Deletum

di DancingShoes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Discesa ***
Capitolo 2: *** Vuoto ***



Capitolo 1
*** Discesa ***


Il primo senso a risvegliarsi fu il tatto. Era come se un'improvvisa folata di gelo avesse investito in pieno il suo corpo, facendolo rabbrividire.
Dopo una manciata di interminabili attimi, le palpebre sbatterono e donarono alle pupille confuse l'enigmatica visione del freddo asfalto su cui era disteso. Cominciò pian piano a percepire le vibrazioni e i suoni che danzavano vicini, diventando progressivamente più chiari e incessanti.
Si portò a sedere ancora stonato e si guardò attorno: si trovava al margine di un'ampia strada affiancata da edifici molto alti; da una finestra situata al terzo piano di un palazzo vicino proveniva il nervoso suono di una chitarra elettrica, in lontananza si udivano rombi che dovevano provenire da molte automobili, eppure lì non se ne vedevano. I passanti sui marciapiedi avevano per la maggior parte un'aria cupa, per il resto sembravano semplicemente molto impegnati o, raramente, troppo spensierati per dargli conto.
Si alzò, barcollante, e si massaggiò la fronte mentre nella sua mente si facevano strade diverse domande: che ci faceva lì? Che posto era quello? Come ci era arrivato?
Tentò di ricordare come fosse finito in quella situazione, ma secondo dopo secondo, passo dopo passo, si materializzava davanti ai suoi occhi stanchi un'inquietante consapevolezza. Non ricordava nulla. Nè come fosse arrivato in quella zona sconosciuta né perchè, né quale zona della città effettivamente conoscesse, né dove vivesse, né quanti anni avesse, né chi fosse. Tenne la testa tra le mani per qualche secondo, soffocò un conato di vomito e poggiò la schiena ad una parete grigiastra, portando gli occhi all'osservazione del cielo senza stelle che avvolgeva la notte. Un'improvvisa fitta alla testa gli fece digrignare i denti mentre uno stralcio di un passato ricordo gli attraversava dolorosamente il cranio. Demetrius. Uno, due, tre sussurri e capì che quello doveva essere il suo nome. Demetrius. Deglutì e continuò a camminare senza una meta mentre di quando in quando il mondo cominciava a roteargli attorno senza sosta, costringendolo a fermarsi di botto. Traballante si spostava da una strada all'altra, avendo addosso l'insopportabile sensazione di stare girando in tondo, qualche volta qualcuno gli lanciava un'occhiata sprezzante ma poi tornava ad ignorarlo. Quando sentì di non riuscire più a trattenersi si infilò rapidamente nel primo vicolo che trovò, dopo un paio di passi cadde in ginocchio e cominciò a vomitare un liquido biancastro e inodore. Continuò tenendosi lo stomaco con una mano e la fronte con l'altra, mentre l'intero corpo veniva scosso da incontrollabili spasmi; chiuse gli occhi, e mentre qualche lacrima da sforzo cominciava a rigargli il viso udì l'avvicinarsi di passi confusi

-Guarda qua, sembra che stia per scatenarsi una tempesta-
Commentò una voce femminile proveniente dall'entrata del vicolo
-Di sicuro questo qui non c'entra-
Questa volta le parole appartenevano ad un ragazzo dal tono infastidito, visibilmente disinteressato alla spiacevole scena. La ragazza si avvicinò all'individuo in ginocchio quasi saltellando, gli si parò di fronte ed attese un paio di secondi, quando fu sicura che il ragazzo avesse espulso tutto si chinò sui talloni, osservandolo con un mezzo sorriso poco rassicurante. I capelli erano di un lilla delicato e arrivavano poco più in giù del mento, gli occhi azzurrini puntavano incessantemente i suoi e le sorridenti labbra sottili lasciavano intravedere i denti bianchi
-Io invece credo che sia proprio colpa tua. Come ti chiami?-
Il ragazzo non rispose e si prese la testa tra le mani mentre un'altra fitta gli sconquassava il petto

-Dobbiamo andare-
L'altro individuo era rimasto al limitare del vicolo e pronunciò le due parole con tono tanto grave da non ammettere obiezioni. La ragazza si alzò tenendo ancora in volto lo strano sorriso, sollevò il mento del ragazzo e lo costrinse a guardarla ancora: gli occhi di lui passarono su un paio di pesanti scarpe nere, su veli di calze bucate e su una larga canottiera che nascondeva il corpo della ragazza dal petto a metà coscia
-Cerca di non perderti-
Poi si diresse con leggerezza verso il compagno che, spazientito, si era già avviato lungo la strada.
Il ragazzo rimase ancora qualche secondo in ginocchio mentre lampi e tuoni cominciavano a riempire l'aria. Un fulmine squarciò il cielo a metà e la sua mente si riempì tutto d'un tratto: una stanza buia, una giovane donna dai lunghi capelli d'argento e gli occhi di ghiaccio, e ancora il suo nome, Demetrius. Si alzò barcollando e ritornò in strada mentre nuove domande gli affioravano alla mente: chi era quella donna? E perchè il ricordo del suo viso gli aveva provocato un violento senso di vuoto?

Riprese a camminare, gettando lo sguardo confuso a destra e a manca in cerca di qualcosa di familiare che, prevedibilmente, non arrivava mai. Avanzò fino a ritrovarsi ad un enorme incrocio sovrastato da alti grattacieli bluastri, il caos dei motori e dei clacson adesso era reale: grosse auto dalle tinte metallizzate sfrecciavano pericolosamente in strada, mentre fanciulle adornate di curiosi copricapi come orecchie da coniglio o corna da diavolo si affacciavano pericolosamente dai finestrini, festeggiando la folle notte con risate e sguardi incantatori. Il giovane fece per attraversare la strada ma venne bloccato da qualcuno che fulmineamente gli prese la mano, impedendogli di finire spappolato sotto le ruote di una gigantesca monovolume nera
-Dovresti stare più attento-
Si voltò, incontrando lo sguardo di una ragazzina dai lunghi capelli neri
-Grazie-
Fu tutto ciò che riuscì a balbettare, l'altra gli mostrò un sorriso gentile e chinò il capo di lato. I profondi occhi scuri lo scrutavano da capo a piede, cercando di individuare il problema
-Sei appena arrivato?-
Il ragazzo assunse un'aria interrogativa, incapace di comprendere ciò che la giovincella intendeva con quell'enigmatica domanda

-Arrivato dove?-
Chiese, osservandola meglio: aveva la pelle chiara e i lineamenti affilati, era bassa da arrivargli appena al petto e vestiva con una semplice maglia nera su di una gonna a scacchi che le copriva poco più di metà coscia
-Qui, dove sennò?-
Il ragazzo scosse il capo, ancora non riuscendo a capire
-Non lo so. Non so niente-
Gli sembrò quasi che pronunciare così tante parole gli prosciugasse le forze. La ragazzina gli fece cenno di avvicinarsi, sorridendo con aria gentile ed occhi puri
-Come ti chiami?-
Il ragazzo si chinò alla sua altezza e portò lo sguardo stanco in quello dell'interlocutrice

-Demetrius-
L'altra sorrise e lo prese per mano, allontandolo dal ciglio del marciapiede
-Vieni con me, ti aiuterò-
Il giovane la seguì inerme, deglutendo un bolo di sentimenti contrastanti: istintiva fiducia e paura si mescolavano dando vita ad un conflitto che più di tutto mirava ad abbattere le pareti della memoria che gli impedivano di capire cosa potesse succedere
-Aiutarmi in cosa?-
Un tuono coprì per un attimo tutti i suoni della città, che ammutolì quasi impaurita. La ragazzina si voltò ed esibì ancora una volta un sorriso gentile

-Cosa cerchi?-
Le palpebre si facevano nuovamente pesanti, mentre i lampi disegnavano inquietanti luci e ombre di piombo sul creato che li circondava

-Me stesso-
biascicò prima di cadere di nuovo in ginocchio. La ragazzina lo sorresse senza molti sforzi e cominciò a camminare verso una zona piuttosto affollata mentre gli sguardi delle altre persone scivolavano con noncuranza su di loro
-Non aver paura, ti troverai-
Fu tutto ciò che riuscì ad udire prima di cadere in un nuovo, confuso sonno.
 
 

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Capitolo 2
*** Vuoto ***


Le palpebre si dischiusero con lentezza, le iridi vagarono a destra e a manca per qualche secondo, osservando il soffitto chiaro nella penombra della stanza. Il diaframma si muoveva regolarmente a ritmo del suo respiro mentre pian piano la nebbia nella sua mente si diradava: non ricordava come fosse arrivato lì, ma suppose che la ragazzina dai capelli neri doveva avercelo portato. Scosse il capo e si mise a sedere, si trovava su un letto adagiato ad una parete e alla sua destra una finestra dava sulla strada che, sette o otto piani più in basso, brulicava di automobili e passanti dall'aria indaffarata

-Oh, ti sei svegliato-

La vocina allegra della ragazza arrivò improvvisamente, facendolo sobbalzare. L'ospitale sconosciuta accese una lampada e si avvicinò tenendo tra le mani una grossa tazza scura

-Vedo che ti sei ripreso. Bevi, ti farà stare ancora meglio-

Gli porse la coppa fumante ma non ottenne risposta, Demetrius si limitò a guardarla negli occhi. La ragazzina sorrise ed accostò la tazza alla bocca, bevendo un sorso del liquido all'interno

-Ti farà bene, davvero-

Demetrius rimase immobile ancora per qualche secondo per poi annuire ed assaggiare timidamente l'intruglio al sapore di menta

-Chi sei?-

-Non ho un vero nome, ma puoi chiamarmi Byakko-

Il ragazzo continuò a bere avidamente l'invitante miscuglio

-Perchè mi hai aiutato?-

-Perchè no?-

I due rimasero in silenzio per qualche secondo, poi Byakko fece spallucce e sorrise ancora

-Si stava avvicinando una brutta tempesta, e tu non eri in ottime condizioni-

Il ragazzo rabbrividì al pensiero degli ultimi avvenimenti, si prese il capo tra le mani di fronte all'impotenza del proprio ego contro la gigantesca parete oscura che si stagliava laddove avrebbero dovuto esserci immagini e ricordi. La ragazzina gli poggiò una mano sulla spalla, sorridendogli con gentilezza

-Non devi preoccuparti, tornerà tutto al suo posto-

Demetrius sollevò lo sguardo, puntandolo nel suo con rabbia

-Cosa vuoi? Cosa sai di me?-

Byakko rimase in silenzio per qualche secondo, osservando gli occhi del ragazzo lanciare lame di collera e frustrazione. Mosse qualche passo all'indietro, guardando l'altro con un'espressione estremamente seria

-Dovresti essere più gentile con chi ti aiuta-

Rimasero immobili per qualche secondo, poi Demetrius nascose il volto tra le ginocchia e non proferì parola. Passarono interminabili attimi che ad entrambi parvero ore, poi il ragazzo trovò il coraggio di alzare gli occhi a guardare quelli della gentile ragazzina dai lunghi capelli neri

-Mi dispiace, è che non ricordo niente-

L'espressione di Byakko si sciolse in un sorriso mite, si sedette accanto a lui

-A volte ricordare può far male-

Demetrius scosse il capo

-Io non so chi sono. Non so dove sono, né da dove vengo-

La ragazza inspirò lentamente e parlò con voce ferma

-A volte non è necessario se si ha la volontà di andare avanti-

Restarono in silenzio per qualche minuto finchè il ragazzo non decise di infrangere la coltre di parole non dette

-Ho un solo ricordo, in realtà. Il volto di una donna-

Byakko lo guardò leggermente sorpresa e Demetrius ebbe il sentore che non fosse la prima volta che aiutava qualcuno nelle sue condizioni, nonostante ciò non si interrogò troppo a lungo sulla questione

-Ha i capelli grigi, ma non sembra anziana-

La ragazzina gli fece cenno di continuare, lui annuì

-Ha gli occhi color ghiaccio e mi sorride-

Rievocò nella memoria il volto sereno della donna, sembrava quasi stesse allungando le braccia verso di lui per sollevarlo in un affettuoso abbraccio, quando improvvisamente l'atmosfera si tinse di rosso e il volto di lei si contrasse in un'espressione folle. Il ragazzo si portò velocemente le mani a sostenere il capo mentre la ragazzina dai capelli neri gli porgeva nuovamente la tazza. Demetrius bevve ancora riducendo il liquido ad un misero sorso, poi rivolse uno sguardo timoroso alla sua benefattrice

-Cosa mi sta succedendo?-

Chiese con voce tremante, Byakko lo guardò con serietà

-Ho già aiutato altri nella tua situazione-

Cominciò, poi sospirò con rassegnazione, portando lo sguardo deciso in quello confuso del ragazzo

-La maggior parte non ricorda niente, qualcuno conosce il proprio nome...ma avere dei ricordi, anche miseri...è molto raro-

-Stai dicendo che sono affetto da qualche patologia...?-

La ragazzina gli sorrise con premura scuotendo la testa

-Non sei malato, Demetrius-

Il ragazzo dischiuse le labbra per porre altre domande, ma si fermò ad un cenno della mano dell'altra, che ricominciò a parlare

-Certe domande sono premature. Credo sia il caso che tu ti riprenda del tutto prima di altre spiegazioni...ora come ora ti turberebbero senza portare a niente-

Demetrius deglutì, annuendo: quelle parole non avevano avuto altro effetto che spaventarlo, ora come non mai desiderava sapere ciò che l'altra gli stava nascondendo, ma non osava controbattere. Non sapeva niente, né di ciò che lo circondava né di ciò che lo aveva circondato in passato, non conosceva se stesso né altri, l'unica soluzione era aspettare che la ragazza gli rivelasse tutto.
-Suppongo che non ricordi il tuo aspetto-

Esordì lei con un sorriso, il ragazzo si guardò le mani e si sforzò di ricordare, ma ciò che vide non fu altro che oscurità

-Come pensavo. Aspetta qui-

Byakko uscì dalla stanza e trafficò rumorosamente mentre Demetrius si affacciava, scrutando il mondo in basso: mastodontiche automobili sfrecciavano lungo la strada, avevano l'aria di contenere almeno una decina di persone e di essere guidate da folli ubriachi, eppure non si verificavano incidenti di sorta. Le persone sembravano quasi indifferenti a tutto ciò che le circondava, mentre gli altissimi edifici attorno apparivano per la maggior parte illuminati. Il ragazzo si soffermò sulla finestra di fronte: Una ragazza dai capelli corti sembrava indaffarata a riordinare la stanza in cui si trovava, stava piegando un paio di jeans quando si accorse del suo sguardo dall'altra parte della strada. Demetrius rimase immobile a guardarla mentre lei gli sorrideva e lo salutava con un cenno della mano, ricambiò timidamente il sorriso ed accennò un debole movimento imitando il suo.

La ragazzina dai capelli neri tornò entusiasta con uno specchio su ruote che la superava quasi due volte in altezza, lo tenne fuori dalla portata del suo riflesso e gli sorrise

-Pronto?-

Demetrius gettò un' ultima occhiata alla ragazza di fronte e si voltò verso la trepidante Byakko, esitò per qualche secondo, poi annuì con convinzione.
In un primo momento ebbe l'orribile sensazione di non appartenersi, fu come guardare qualcuno stargli di fronte, immobile. Inspirò ed espirò, portò una mano a scompigliarsi i capelli e si guardò negli occhi, fu allora che cominciò a sentirsi meglio. Si rilassò e sentì che ciò che si rifletteva nello specchio era effettivamente la sua immagine, sua e sua soltanto.
Aveva i capelli corti ai lati mentre sul capo si innalzavano ciuffi scompigliati di un chiaro tono castano, i lineamenti dolci e le labbra definite, il naso diritto ed un fisico slanciato ed atletico di base, ma che in alcuni punti come clavicole e stomaco portava segni di leggera denutrizione. Dimostrava sommariamente diciotto o diciannove anni, indossava jeans strappati sulle ginocchia ed una T-shirt nera logora in più punti.

Passò lo sguardo dalla testa ai piedi per poi soffermarsi sugli occhi, per i quali aveva preferito aspettare: l'occhio destro era di un caldo color miele mentre il sinistro riluceva di verde acceso.
Byakko sporse il busto oltre lo specchio, guardandolo con un sorriso smagliante

-Allora?-

Demetrius sorrise a sua volta e si guardò ancora una volta

-Va bene, credo. Non avevo idea di come potessi essere-

Portò una mano a grattarsi il capo e si sedette nuovamente sul letto; sembrava aver completamente dimenticato le pesanti parole che la ragazzina aveva precedentemente proferito e si sentiva decisamente più a suo agio dopo aver appreso qualcosa su di sé. Sapeva di non essere che all'inizio, ma nella sua situazione qualsiasi cosa sembrava molto più confortante del vuoto nei suoi ricordi.

La ragazzina portò via lo specchio e lo invitò nella stanza adiacente, la quale sembrava una cucina interamente di legno rossiccio. Non seppe con precisione il perchè, ma a guardare fuori ebbe l'impressione che arredi del genere non fossero molto diffusi in città

-Puoi aiutarmi a preparare la cena-

Fece Byakko con gentilezza, Demetrius annuì sebbene non avesse la minima idea di cosa dovesse fare

-Prendi quelle ciotole in alto e comincia a sciacquarle-

Ordinò mentre tirava fuori da un grosso frigorifero alimenti che il ragazzo, come si aspettava, non riconobbe. Sciacquò le due ciotole bianche e le rivolse uno sguardo che non tardò ad essere intercettato

-So che te l'ho già chiesto, ma perchè mi aiuti?-

La ragazzina sospirò fermandosi per un istante

-Perchè hai bisogno di mangiare, oltre che di vestiti nuovi e di un tetto sopra la...-

Demetrius la interruppe

-Va bene, ho capito, ma perchè?-

Byakko perse nuovamente il sorriso

-E' così difficile da accettare? Senza di me saresti in strada, probabilmente saresti già stato picchiato o molestato da qualcuno-

Seguì qualche secondo di silenzio, poi il ragazzo emise un sospiro quasi rasserenato

-Perdonami. E' che sono confuso-

La ragazzina lo guardò ancora

-Ti spiegherò tutto, ma non ora. Adesso aiutami a cucinare-

Demetrius la guardò con riconoscenza ed annuì, chiedendosi quanto avesse dormito e quanto fosse durata la tempesta che lo aveva accolto al suo risveglio.

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