Il mio nuovo inizio di Alidifarfalla_ (/viewuser.php?uid=129473)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** II capitolo ***
Capitolo 3: *** III capitolo ***
Capitolo 4: *** IV capitolo ***
Capitolo 5: *** V capitolo ***
Capitolo 6: *** VI capitolo ***
Capitolo 7: *** VII capitolo ***
Capitolo 8: *** VIII capitolo ***
Capitolo 1 *** Capitolo I ***
I personaggi non mi appartengono, la storia è scritta senza scopo di lucro.
Esme non aveva mai pensato a come sarebbe stata la sua vita dopo il matrimonio, in realtà credeva che nella sua grande casa che non aveva scelto lei, con suo marito, che non aveva scelto lei, sarebbe stata festa tutto il giorno, con danze e tanta, tanta musica. Purtroppo credeva.
In meno di un anno Esme aveva capito il significato della frase "crollarti il mondo addosso": aveva solo 24 anni ma aveva perso la voglia di vivere; infondo passerebbe a tutti se da un anno tuo marito ti picchia, ti violenta e ti chiama "puttana" solo perché non sei rimasta incinta e non puoi fargli continuare la discendenza degli Evenson, e adesso si faceva schifo pure lei.
- Non pingere - si diceva, - forza Esme, devi essere felice di non riuscire più ad alzarti in piedi: potrebbe essere l'ultimo giorno di questa tua vita!
Un giorno però Charles superò il limite, preso dalla follia decise di prendere un coltello, perché in questo modo - diceva - il gioco era più eccitante.
- Forza, tesoro, non pensi che sia una bella idea? - sussurrò lui vicino al suo orecchio con quell'alito troppo pesante da poter sostenere.
Per tutta risposta Esme abbassò lo sguardo, ma fu un gesto di troppo, abbastanza da fare scatenare la furia di Charles. Da quel momento in poi Esme ricordava solo un dolore al fianco destro e sangue, troppo sangue per essere solo il suo o forse era un'illusione, in ogni caso un angelo - supponeva - le aveva voluto troppo bene, perché suo marito crollò a terra, e lei, pur trascinandosi, decise di scappare, di andare via da quella casa: e ci riuscì. Andò per strada mentre il sangue le sporcava i vestiti e le mani, e gridò, gridò con tutta la voce che aveva in corpo, che poi non era così tanta, fino a quando non vide una figura che andava verso di lei e le sorrideva: era veramente il suo angelo, - pensò- poi il buio. |
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Capitolo 2 *** II capitolo ***
Non appena
Esme si svegliò sentì una sensazione piacevole:
si sentiva leggera, come in una
bolla, e probabilmente sarebbe anche rimasta lì dentro, se
una voce, la voce
più melodiosa che avesse mai sentito -pensò Esme-
non l’avesse chiamata.
-
Ben
svegliata, ciao Esme!
-
Buon
– e a quel punto Esme si bloccò, perché
–si disse- non aveva mai e dico mai
visto un uomo così bello, ma ad un tratto si
ridestò.
-
Buongiorno,
scusi, lei è?
-
Scusami,
che maleducato, sono il dr. Cullen, Carlisle.
-
Carlisle,
che nome particolare, non lo avevo mai sentito prima…
è molto bello: quello di
un angelo!
A
quell’affermazione Carlisle sogghignò;
-
Angelo,
sono ben diverso da un angelo.
-
Secondo
me lo sei comunque, metti tranquillità. Sei il mio angelo
Carlisle? Eri tu ieri
sera, non è vero?
-
Sì,
ero io… bene, ora devo andare, ciao Esme!
-
Allora
grazie, ma verrai ancora?
-
Gli
angeli non abbandonano i loro protetti, no?
Dopo quella
chiacchierata Esme si sentì piacevolmente meglio, anche se
durò solo per pochi minuti: realizzò tutto
ciò che le era capitato e si sentì
sprofondare, e tremò fino a quando non si
addormentò: nei suoi sogni, incubi
più che altro, tutto fu molto peggio.
Correva, correva
Esme, e lo faceva su
una strada rossa, sporca di sangue, il suo sangue, mentre una figura
nera le
stava dietro, vicina, troppo vicina, fino a quando…
-
Esme,
svegliati, Esme!
-
Lasciami,
lasciami!!!
-
Esme,
sono io, Carlisle, guardami!
A quel punto
Esme aprì gli occhi e vide l’amorevole volto del
dr. Cullen
e non poté fare a meno di piangere e rifugiarsi tra le sue
braccia. Quella
notte Esme la passò così, con Carlisle che le
accarezzava i capelli e le
sussurrava che non le sarebbe successo niente. Fu così che
si addormentò,
mentre tra le parole dolci che lui pronunciava, le sembrò
sentirgli sussurrare
“ti amo”.
Angolo autrice
Questo
capitolo è nato così, in un momento di follia, e
non sono per niente convinta
del risultato.
Grazie a
tutti coloro che leggono e, in particolare, a chi ha inserito la storia
nelle
seguite. Un bacio.
P.s. una
recensione non fa mai male!
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Capitolo 3 *** III capitolo ***
Quando Esme
aprì gli occhi accanto a sé sentì una
sensazione piacevole, ma quando si girò
per vedere da dove provenisse non trovò niente e,
soprattutto, non trovò
nessuno.
-Sarà
molto
tardi- pensò Esme, e così si alzò per
guardare fuori dalla finestra, ma non
guardò neanche se c’era il Sole che qualcuno la
chiamò.
-Buongiorno
Esme!
-Buongiorno
a te Carlisle!- disse lei con un sorriso smagliante- Hai idea di che
ore siano?
Qui dentro confondo il giorno con la notte!
-Sono le 11,
hai dormito parecchio, spero ti sia riposata.
-Oh, si, ho
dormito bene… a proposito, grazie, grazie per ieri sera.
-E’
stato un
piacere- sussurrò Carlisle con lieve imbarazzo- In ogni caso
oggi è la tua
ultima notte, domani ti dimettiamo.
-Che cosa?
-Potrai
tornare a casa.
A
quell’affermazione
Esme sentì il mondo crollarle addosso; non riusciva a non
pensarsi sanguinante
mentre Charles la guardava col suo ghigno. Le venne da vomitare e
Carlisle se
ne accorse.
-Ehi, che
succede, qualcosa non va?- le chiese allora con la sua voce amorevole.
-Io…
niente,
niente.
-Sicura?
-Ho bisogno
di uscire, posso?
-Certo, ma
non rimanere troppo tempo fuori, ti viene la febbre!
-Tranquillo,
grazie.
Esme quel
giorno rimase nel giardino dell’ospedale tutto il pomeriggio,
ma non se ne rese
conto finché non la riscaldò più la
luce del Sole. E la notte non fu tanto
meglio: ebbe ancora una volta gli incubi, e gridava Esme, gridava come
non mai,
e ancora una volta Carlisle era lì.
-Lasciami,
lasciami Charles!
-Esme
svegliati, sono di nuovo io, Carlisle, Esme!
A quel punto
Esme aprì gli occhi, ma a differenza dell’ultima
volta pianse convulsamente,
anche quando Carlisle le disse che non era successo nulla.
-Cosa
succede Esme, chi è Charles?
-Ho paura-
rispose lei con la voce rotta dai singhiozzi- ho paura di mio marito,
Charles
mi uccide, mi uccide! Non posso tornare a casa, non ho una casa,
io…- e
cominciò di nuovo a piangere.
-Ehi,
tranquilla, non ti preoccupare, ci sono io, vieni con me, va bene?
Sarai al
sicuro, te lo prometto.
-Per sempre?
-Fino a
quando il tuo cuore batterà.
ANGOLO
AUTRICE
Ciao a
tutti, allora, cosa ve ne pare? Io non ne sono contentissima, in ogni
caso tra
un po’ la storia cambierà questo suo corso un
po’ malinconico, ma non anticipo
niente!
Un enorme
grazie a Cullen_Isabella, ma grazie anche a tutti coloro che hanno
inserito la
storia nelle seguite e a chi legge!
P.s.
ricordatevi di recensire! Un bacio!
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Capitolo 4 *** IV capitolo ***
Il giorno
successivo arrivò molto velocemente, e questa volta Esme al
suo fianco trovò
Carlisle che ancora le accarezzava i capelli, ed era la sensazione
più
piacevole che avesse mai provato, infatti prima di parlare
aspettò un po’.
-Buongiorno
Esme, come ti senti?
-Buon…
buongiorno,- rispose lei con un leggero sbadiglio che fece sorridere
Carlisle-
per ora mi sento bene… grazie… di tutto.
-Non mi devi
ringraziare, lo faccio perché sei, tu sei- la
mia cantante, pensò Carlisle- una persona speciale.
A quel punto
Esme non fece altro se non abbracciare Carlisle, ed in quel momento si
accorse
che era freddo, freddissimo e –si disse- lo era
perché, per lei, aveva passato
una notte sopra le coperte.
-Sei molto
freddo Carlisle, scusa, io…
Lui non
poté
fare a meno di ridere a quell’affermazione ed infatti le
rispose che poteva
stare tranquilla, che non era colpa sua.
-Sicuro?-
chiese allora lei.
-Certamente,
ma dai, ora preparati così usciamo da questo posto, va bene?
-Sarò
velocissima!
In meno di
dieci minuti Esme si era sistemata e non era neanche uscita dalla
stanza che
Carlisle la chiamò.
-Allora,
andiamo?
-Certo! Io
lo so che non dovrei dirtelo, ma grazie!
-Conosci
altre parole, o questa è l’unica che ricordi?-
chiese allora lui sorridendole.
-Ehi, guarda
che mi arrabbio!
-Non sia
mai!- rispose lui in tono canzonatorio.
Per tutta
risposta Esme rise, ed a quel punto si diressero verso l’auto
bellissima del
dr. Cullen, ed in macchina continuarono a parlare con così
tanta naturalezza
che ad Esme sembrò di conoscerlo da sempre.
-Casa mia
è
un po’ isolata dalla città, ma non saremo in un
angolo sperduto della Terra. E’
abbastanza grande, ma non ha molti mobili… non ho
avuto… tempo- e a quel punto
sorrise- di arredarla.
-Ehi,
Carlisle, mi stai offrendo casa tua perché sei troppo buono
e ti preoccupi che
non mi piaccia? Non lo devi neanche pensare, mi piace già
tantissimo.
-Va bene, in
ogni caso oggi potrai valutarla, anche se pensavo che avessi bisogno di
nuovi
vestiti, ma…
-Parli
troppo Carlisle! Io sono stata abituata a non parlare tanto
perché una parola
sbagliata ti uccideva, quindi tranquillo, oggi vedremo cosa fare, in
ogni caso
sarà bellissimo!
-Scusami-
sussurrò allora Carlisle
-Ehi, ti sto
contagiando!
A quel punto
scoppiarono a ridere, ed in meno di cinque minuti arrivarono a casa, ed
Esme
non capì per quale motivo Carlisle si fosse preoccupato,
perché era la casa più
bella che avesse mai visto, o forse –constatò- era
solo la presenza di lui a
renderla stupenda.
ANGOLO
AUTRICE
Allora, che
ve ne pare? Capitolo di transizione… mi rifarò al
prossimo… un grazie di cuore
sempre a tutti, un bacio.
P.s.
Recensite, recensite e recensite!
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Capitolo 5 *** V capitolo ***
Esme rimase
sorpresa di quanto fosse grande quella casa, anche se Carlisle aveva
ragione:
c’erano pochi mobili; in ogni caso non ci pensò
più di tanto perché era
veramente molto bella.
-Carlisle,
è
bellissima! E poi è così luminosa, peccato che
per ora ci sono giornate
piovose: sono sicura che d’estate brilli!- disse lei piena di
entusiasmo.
-Non ne ho
idea, solitamente l’estate la passo altrove.
-Ma allora
viaggi tanto! Sei mai stato in Europa? Dicono che è
bellissima!
-Ci sono
nato in Europa, a Londra!
-Veramente?
Io non sono mai uscita da Columbus, anzi, non sono mai andata oltre
casa mia. M
sembra strano pure parlare dell’Europa.- sussurrò
lei con tono triste.
Per tutta
risposta Carlisle la prese per mano e
la
condusse nel suo studio, perché -si disse- poteva farle
vedere alcune parti di
quel Vecchio continente che tanto l’affascinava, e
così in cinque minuti Esme
si ritrovò davanti ad una miriade di quadri con Carlisle che
le raccontava di
quei posti con entusiasmo e a volte con leggero rimpianto, fino a
quando non si
ritrovarono di fronte ad un quadro che raffigurava quattro uomini
vestiti come
personaggi del 1600: lì Carlisle si bloccò.
-E di questo
non mi parli?- chiese allora Esme.
-E’ un
periodo della mia vita che non ricordo con molto piacere.
-Oh, allora
scusa, non volevo farti tornare in mente brutti ricordi, mi dispiace.
-Ehi, non
è
mica colpa tua se ho vissuto male con i Volturi- e mentre Carlisle
pronunciava
quelle parole si maledisse, perché capiva come ad ogni
parola svelata lei fosse
in pericolo, e non poteva permetterlo.
-Volturi,
Italia, Francia, Londra… ma quante cose hai fatto? Per tutte
quelle che racconti
dovresti essere bicentenario!- disse lei col uso bellissimo sorriso
A
quell’affermazione Carlisle si rabbuiò,
così con il suo solito modo di fare
cambiò discorso.
-Ahahah, hai
proprio ragione, ma come ti avevo detto oggi usciamo, hai bisogno di
vestiti.
-Vestiti,
certo, ma non ho soldi!
-Ma io si!
-Ma sei
pazzo? Non se ne parla!- urlò quasi lei rossa di imbarazzo.
-Casa mia,
mie regole, forza andiamo!
-Ma
Carlisle, io…
-Niente ma!
Fu
così che Esme,
che ancora si lamentava, si ritrovò in un camerino con forse
cinquanta vestiti
da provare, per passarvi due ore.
-Secondo me
dovresti provare il vestito rosso!
Non appena Esme
uscì dal camerino Carlisle non poté fare a meno
di rimanere a bocca aperta: era
la prima volta che si sentiva in quello stato: mai in duecento anni si
era
sentito così bene, mai aveva creduto che il suo cuore
potesse “tornare a
battere”.
-Sei…
bellissima.
-Grazie…-
disse lei imbarazzatissima
-Io direi
che li prendiamo tutti, andiamo a pagare?
-No, no!
Carlisle, sii ragionevole, non puoi! Costeranno un patrimonio e ci sono
cose
più importanti dei vestiti e poi sono troppi!
Carlisle non
poté fare a meno di sorridere- Un patrimonio dici? I soldi
non sono un
problema, ne ho così tanti che potrei
anche non lavorare più, e poi è un regalo.
Esme non
ebbe il tempo di ribattere che già i suoi vestiti erano sul
bancone, mentre
cinque minuti dopo loro erano già in macchina. Tuttavia
piuttosto che tornare a
casa andarono al parco e vi rimasero tutto il pomeriggio, mentre Esme
constatava che con Carlisle il tempo passava velocemente e bene.
Ritornarono a
casa con la Luna che illuminava il cielo, solo perché Esme
aveva avuto la buona
idea di ricordare la sua esigenza di cibo.
-Cucino io!-
aveva allora detto lei.
-In
realtà
non… ho fame- rispose lui.
-Non mi
interessa, so cucinare benissimo e me lo devi, quindi tu, volente o
nolente
mangerai!
A quel punto
Carlisle non poté fare a meno di guardarla, bellissima e
testarda, e allora,
per la prima volta, la baciò.
ANGOLO
AUTRICE
Che ve ne
sembra? Spero proprio che piaccia! In ogni caso, sempre tante e tante
grazie a
chi ha recensito, a chi ha inserito la storia tra le seguite e
addirittura tra
le ricordate! Ovviamente grazie anche ai lettori silenziosi!
Un bacio.
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Capitolo 6 *** VI capitolo ***
Mentre
ancora si baciavano Esme pensò che quello era il bacio
più dolce che avesse mai
ricevuto, ed infondo non era mai stata baciata veramente. Poi
però fu proprio
lei a dover interrompere il bacio, più per mancanza di
ossigeno che per voglia,
e, troppo imbarazzata per poter parlare, abbassò lo sguardo.
-Sei bellissima-
sussurrò lui.
-Io…
non ti
merito Carlisle-, disse triste lei.
-Tu non mi
meriti? Al massimo è il contrario, sono io che non merito
te, ma non riesco a
starti lontano: non ho mai amato così tanto.
-Carlisle,
io ho paura di affezionarmi troppo, la felicità non
è fatta per me. Non so
perché, ma ho come l’impressione che mi nascondi
qualcosa e che tutto questo
tra poco svanirà.
A quella
rivelazione Carlisle si rabbuiò: lei aveva capito che lui
era diverso, che non le avrebbe
potuto dare
la felicità, al massimo la dannazione eterna, e lei non lo
meritava. Quel
giorno, tuttavia, non riuscì a dirle addio, volle essere
egoista, averla tutta
per sé e regalarle i sorrisi più belli.
-La
felicità
è una scelta Esme, scegli attentamente, in ogni caso io ci
sarò, se lo vorrai.
-Una scelta?
Non credo di avere mai scelto in vita mia, e se sbaglio?
-Riprovi!
-Io…
scelgo
te, scelgo te Carlisle.
A quel punto
Carlisle la prese in braccio e la fece volteggiare per aria per poi
baciarla
ancora una volta, ed in quel momento tutto fu perfetto.
-Ti ho
aspettata per così tanto tempo… non lo puoi
neanche immaginare.
-Sei la cosa
più bella che potevo sperare Carlisle, promettimi che non mi
deluderai.
-Non lo
farei mai.
Rimasero
così per altri cinque minuti, poi fu di nuovo Carlisle a
parlare per primo.
-Non avevi
fame?-, le chiese con un leggero sorriso sulle labbra.
-Scusa, lo
avevo dimenticato, ti preparo la cena! Non hai problemi se
sarà pronta tra un
po’ non è vero?- , chiese lei dandosi mentalmente
della stupida: lui non era
Charles, era Carlisle, il suo Carlisle.
-Il cibo- e
a quel punto storse il naso- non è un problema per me, meno
mangio, meglio sto!
-Sei il primo
a cui lo sento dire, ma sono sicura che cambierai idea non appena ti
faccio
gustare i miei pancakes, lo so, non è proprio quella che si
può definire cena,
ma sono veramente molto buoni!
-Molto buoni
e cucinati date, beh, uno sforzo posso farlo!
-Mi aiuti a
prepararli? Oppure preferisci rimanere così fermo?
-Te
l’ho
detto, io e la cucina non andiamo d’accordo, ma non riesco
proprio a dirti di
no, forza, cosa serve?
Fu
così che
prepararono la “cena”, tra risate e baci.
-Allora,
come sono?-, disse lei entusiasta.
-Buonissimi.-
rispose lui con non troppa convinzione.
-Non ti
piacciono invece!-, constatò lei delusa.
-Scusa, ma
ti avevo avvisata.
-Per questa
volta ti perdono, ma la prossima volta non sarò tanto buona!
-Mi devo
spaventare?
-Certo!-,
rispose ridendo lei, -ma, dimmi, ora cosa facciamo?
-Ma non sei
stanca?-, disse lui meravigliato.
-No,
è stata
la giornata più bella della mia vita! Non voglio che
finisca.-, sussurrò lei con
un velo di tristezza nella voce.
-Beh, allora
vieni, ti faccio vedere un posto!
Ecco allora
che si ritrovarono in terrazza, la parte più in alto della
casa: si vedevano le
stelle, ed erano così belle da dare un tocco magico a tutto
ciò che
illuminavano. Rimasero in quella posizione, con Carlisle che parlava ed
indicava le stelle ad una ad una, ed Esme accoccolata a lui, forse per
un’ora.
Fu uno sbadiglio di Esme a risvegliarli da quella magia che si era
creata tra
loro. Arrivarono in camera da letto velocemente, anche se Esme non se
ne
accorse, e, stanca per com’era, più velocemente si
addormentò.
Per lei
quella notte niente incubi, ma solo sogni, quelli che ormai credeva di
poter
realizzare.
Angolo
autrice
Buongiorno!
Allora, cosa ve ne sembra? Spero proprio che piaccia questo capitolo,
perché a
me è piaciuto molto scriverlo. In ogni caso, ricordatevi
questo capitolo
sdolcinato, perché tra un po’ il miele
sarà finito. Sempre tante grazie a chi
ha recensito, a chi ha inserito la storia tra le seguite ed anche ai
lettori
silenziosi. Un bacio.
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Capitolo 7 *** VII capitolo ***
Sette giorni.
Erano
passati sette giorni da quando Carlisle era entrato nella vita di Esme,
e se
glielo avessero chiesto, avrebbe risposto che quello era il periodo
più bello
della sua vita. Da sette giorni si sentiva amata, da sette giorni
nessuno la
picchiava ed i lividi che aveva erano scomparsi, se non tutti la
maggior parte.
In una settimana aveva capito il significato della parola amore, quello
con la
a maiuscola, per il quale si può accettare di tutto, anche
il fatto che
Carlisle mangiasse raramente con lei, o le sue mani fredde, dovute ad
un “problema
di circolazione”, ad ogni modo non ci faceva caso, anzi, le
piaceva il fatto
che lui fosse sempre freddo, perché quando
l’abbracciava o la baciava lei
andava in fiamme. Non finì di formulare questo pensiero, che
l’oggetto dello
stesso le arrivò alle spalle.
-Buonasera
amore!
-Buonasera
Carlisle! Mi sei mancato tantissimo oggi, sei stato via più
del solito, come
mai?-, chiese lei, ansiosa di conoscere la risposta, risposta che
Carlisle non
le avrebbe potuto dare in quanto era stato a caccia.
-Beh,
un’emergenza
all’ultimo minuto, un bambino aveva la febbre molto alta da
ieri notte.-, le
rispose senza guardarla negli occhi. Odiava mentirle, ma era certo che
fosse
ancora necessario, non voleva rovinarle la felicità di quei
momenti, per la
verità… ci sarebbe stato tempo.
-Oh, povero
piccolo, mi dispiace, ma adesso come sta?
-Tranquilla,
domani starà già meglio, niente di cui
preoccuparsi.
-Meglio
così, son contenta! In ogni caso, stavo pensando che magari
domani, visto che è
domenica potremmo andare a fare una passeggiata sulla riva del fiume
Scioto, ci
sono andata una volta ed è stato bellissimo, che ne pensi?
Potremmo anche fare
un pic-nic…
Prima di
rispondere Carlisle ci pensò un po’ su, come se
dovesse valutare l’offerta, e
solo dopo decise di darle la risposta che gli sembrava perfetta.
–Magnifico, ma
dipende dal tempo!
-Oh, certo!
Ma sono sicura che domani sarà una bellissima giornata!-,
disse lei entusiasta.
Sembrava una bambina ogni volta che le veniva in mente una nuova idea:
diventava così piena di energie, che se Carlisle non fosse
stato un vampiro –ne
era sicuro- non sarebbe riuscito a starle dietro.
Arrivò
la
domenica, e, come Esme aveva sperato, era una bella giornata, anche se
il cielo
era coperto dalle solite nuvole. Fu mentre camminavano mano nella mano
che a
Carlisle venne in mente un’idea. Sciolse il contatto e le si
parò di fronte.
-Ehi, lo
vedi quell’albero?
-Si,
perché?
-Che ne
pensi se ci arrampichiamo? Non mi hai detto tu che lo hai sempre voluto
fare?
-Sì,
ma non
sono così atletica, è una pessima idea!
-Ma ci sono
io, non ti lascerò cadere, ti fidi di me?-, la disse con uno
di quei sorrisi a
cui non sapeva dire di no, porgendole la mano.
-Sempre!
Passò
un po’
di tempo, ed ecco, lui che si arrampicava con estrema
facilità, per poi
stendere le braccia verso il basso e sollevarla come se fosse una piuma.
-Allora, ne
è valsa la pena?-, le chiese con uno sguardo colmo
d’amore mentre l’abbracciava
per non farla cadere. A quella domanda Esme non rispose, non aveva
parole per
quello che stava provando, infatti lo baciò,
perché un bacio era tutto quello
che lei poteva dargli, senza sapere che in realtà gli stava
donando una vita.
Quando
decisero di tornare a casa era già il tramonto e sembrava
essere stata una
giornata normale, bellissima come le altre che avevano trascorso
insieme, e lo
sarebbe stata, se, una volta arrivati a casa, Carlisle non avesse
sentito nell’aria
un odore diverso dal solito, l’odore di qualcun altro:
l’odore di un altro
vampiro.
Angolo
autrice
Buongiorno a
tutti! Sarò ripetitiva, ma ancora una volta vi chiedo: cosa
ne pensate? Spero
tanto che la mia storia non vi stia annoiando, in caso contrario fatemi
sapere.
Sempre tante grazie
a chi ha inserito la
storia tra le seguite e tra le ricordate e a chi ha recensito. Grazie
anche ai
lettori silenziosi, anche se, ricordate, che una recensione fa sempre
piacere!
Un bacio.
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Capitolo 8 *** VIII capitolo ***
Erano
passati quasi 300 anni dall’ultima volta in cui Carlisle
aveva provato la paura
di perdere qualcosa, o, in questo caso, qualcuno. Non riusciva a capire
come un
altro vampiro di cui non conosceva l’odore fosse entrato in
casa sua: era un
nomade? E se lo era, perché non lo aveva aspettato? Non
finì di formulare
questi pensieri che Esme lo chiamò.
-Carlisle,
lo senti anche tu questo odore?- disse lei in un sussurro.
-Sì,
lo
sento, e, a tal proposito, Esme, penso di doverti dire una cosa.
-Cosa?
-Beh, in
realtà è abbastanza
“complicata”, ma promettimi che non scapperai, va
bene?
-Carlisle mi
sto preoccupando, che c’è?
-Esme, sono
un vampiro- sussurrò lui.
Esme rimase
a bocca aperta, incapace di pronunciare anche una sola parola.
Passò del tempo
prima che parlasse, ma non se ne accorse neanche, ancora troppo
sconvolta per
quella rivelazione.
-Un vampiro,
tu sei un vampiro… e?
-Beh, cosa
posso dirti? Sono un vampiro, è vero, ma sono buono,
credimi, non mi nutro di
sangue umano, sono “vegetariano”.
-Non posso
credere che tu sia cattivo Carlisle, ma non so cosa dire, come hai
detto tu è
complicato, ma va bene se è parte di te, sei sempre il mio
angelo.
-E tu il
mio. Grazie Esme, ti amo.
-Ti amo
anch’io
Carlisle.
A quel punto
Carlisle la baciò come se lo avesse fatto per la prima
volta. Era un bacio
dolce, delicato, ma anche profondo ed intenso, carico di tutte quelle
emozioni
che lo avevano attraversato: gioia, stupore, felicità, ma
soprattutto paura,
paura di perderla, e fu in quel momento che si ricordò del
perché glielo aveva
detto, proprio a causa della paura. Quando si staccarono decise di
raccontarle
tutto.
-Esme-
disse- devo dirti un’altra cosa, ma non è bella,
va bene?
-Stupiscimi.
-Beh,
l’odore
che hai sentito prima è quello di un altro vampiro, ma non
lo conosco, e la
cosa non mi piace per niente, perché tu, il tuo sangue, ha
un odore così buono
che non è difficile pensare al sapore. Per me, per esempio,
il tuo sangue
canta, vuol dire che sarebbe la cosa più buona che potessi
mai assaggiare, ma
indipendentemente da questo, è sangue umano, profuma, e non
molti dei vampiri
sono vegetariani.
-Quindi,
cosa succede adesso? E cosa vuol dire vegetariano?
-Per quanto
riguarda il vegetariano, significa che bevo solo sangue animale, mentre
per la
prima domanda non so cosa risponderti, posso solo dirti che ti
proteggerò sempre,
e nessuno potrà farti del male.
-E tu? Cosa
può succedere a te?
-Niente.-
rispose- Niente di veramente pericoloso, tranne il fuoco, ma dobbiamo
essere
positivi, no?- chiese, neanche lui convinto delle sue parole.
Esme
annuì,
poi parlò, spinta dalla curiosità di conoscere la
sua vera storia.
-Allora,-
iniziò lei- com’è che sei un vampiro?
-Beh, se sai
qualcosa a riguardo, si diventa vampiri se si viene morsi da qualcun
altro: è
quello che è successo a me mentre ero a caccia di queste
creature per conto di
mio padre.
-E
perché
andavi a caccia di vampiri? Non è una cosa che si faceva
secoli fa?
-Sì,
hai
ragione, nel 1600 lo facevamo molto più di ora!- disse lui
sorridendo alla sua
espressione basita.
-1600?
Carlisle, scusa se sembro scortese, ma quanti anni hai?
-Sicura di
volerlo sapere? Non è che se te lo dico scappi via?
-Non potrei
mai, pur volendolo, non sei uno super forte o super veloce?
Rise.
–Sì,
hai ragione, sono super veloce e super forte e ho 279 anni.
-E’…
strano,
insomma, li porti benissimo!- disse lei ridendo- A quanti
anni…-, continuò, ma
non finì la domanda che lui rispose.
-23, avevo
23 anni. Sai, all’inizio mi sono odiato per quello che ero
diventato, poi mi
sono rassegnato e ho iniziato a “vivere” la mia
nuova vita; sono andato in
Francia e poi in Italia a vivere dai Volturi.
-Quelli del
dipinto?
-Quelli del
dipinto!
-Ma allora
sono anche loro dei… vampiri?- chiese, anche se era
più un’affermazione che una
domanda.
-Sì,
sono i
più antichi ed i più potenti: una famiglia reale,
li definiamo, ma non sono
cattivi, solo molto “tradizionalisti”. Ecco
perché me ne sono andato. Sono
arrivato in America ed ho continuato a fare quello che facevo in Europa.
-Il medico?-
lo interruppe lei, per poi abbassare lo sguardo, imbarazzata per averlo
interrotto mentre sembrava così preso dal suo racconto.
Carlisle
sorrise e poi continuò.- Sì, in ogni caso,
dovresti sapere che ho un “fratello”,
più un figlio, in realtà. Si chiama Edward e
l’ho trasformato tre anni fa per
volontà di sua madre. Tuttavia l’anno scorso si
è “ribellato” al mio stile di
vita e se n’è andato. Ora sai tutto.
Esme non
sapeva cosa dire, lo baciò soltanto, e solo quando si
staccarono glielo disse.
-Grazie,
grazie per avermi aspettata.
-Rifarei
tutto da capo per arrivare a te. Sei la persona più
importante, ed è per questo
che da oggi fino a quando non scoprirò chi è
questo vampiro sarò iperprotettivo,
va bene? E mi dispiace, ma non accetterò un no come
risposta. Non sono disposto
a rinunciare a te.
-Non potrei
mai dirti di no, Carlisle, e poi… neanche io voglio
perderti- disse lei
arrossendo.
-Oh, Esme-
disse, e poi la baciò ancora una volta.
Angolo
autrice
Ehilà,
come
va? So che è passato un po’ di tempo, ma sapete
com’è, tra l’estate e il
“blocco
dello scrittore” questo capitolo si faceva scrivere a pezzi.
Ritornando
alla storia vorrei dire che:
-so che
Edward se ne va di casa dopo che Esme viene trasformata, ma dal momento
che è
una “What if” ho stravolto un po’ le cose;
-sono
davvero convinta che Esme sia stata la “cantante”
di Carlisle, al punto che la
riconosce prima di trasformarla e se ne innamora.
Come al
solito spero che la mia storia piaccia almeno un po’ e che
non sia molto
banale. Ringrazio sempre tutti di cuore. Un bacio.
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