Il mio nuovo inizio

di Alidifarfalla_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** II capitolo ***
Capitolo 3: *** III capitolo ***
Capitolo 4: *** IV capitolo ***
Capitolo 5: *** V capitolo ***
Capitolo 6: *** VI capitolo ***
Capitolo 7: *** VII capitolo ***
Capitolo 8: *** VIII capitolo ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


I personaggi non mi appartengono, la storia è scritta senza scopo di lucro.

Esme non aveva mai pensato a come sarebbe stata la sua vita dopo il matrimonio, in realtà credeva che nella sua grande casa che non aveva scelto lei, con suo marito, che non aveva scelto lei, sarebbe stata festa tutto il giorno, con danze e tanta, tanta musica. Purtroppo credeva.
In meno di un anno Esme aveva capito il significato della frase "crollarti il mondo addosso": aveva solo 24 anni ma aveva perso la voglia di vivere; infondo passerebbe a tutti se da un anno tuo marito ti picchia, ti violenta e ti chiama "puttana" solo perché non sei rimasta incinta e non puoi fargli continuare la discendenza degli Evenson, e adesso si faceva schifo pure lei.
- Non pingere - si diceva, - forza Esme, devi essere felice di non riuscire più ad alzarti in piedi: potrebbe essere l'ultimo giorno di questa tua vita!
Un giorno però Charles superò il limite, preso dalla follia decise di prendere un coltello, perché in questo modo - diceva - il gioco era più eccitante.
- Forza, tesoro, non pensi che sia una bella idea? - sussurrò lui vicino al suo orecchio con quell'alito troppo pesante da poter sostenere.
Per tutta risposta Esme abbassò lo sguardo, ma fu un gesto di troppo, abbastanza da fare scatenare la furia di Charles. Da quel momento in poi Esme ricordava solo un dolore al fianco destro e sangue, troppo sangue per essere solo il suo o forse era un'illusione, in ogni caso un angelo - supponeva - le aveva voluto troppo bene, perché suo marito crollò a terra, e lei, pur trascinandosi, decise di scappare, di andare via da quella casa: e ci riuscì. Andò per strada mentre il sangue le sporcava i vestiti e le mani, e gridò, gridò con tutta la voce che aveva in corpo, che poi non era così tanta, fino a quando non vide una figura che andava verso di lei e le sorrideva: era veramente il suo angelo, - pensò- poi il buio.  

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Capitolo 2
*** II capitolo ***


Non appena Esme si svegliò sentì una sensazione piacevole: si sentiva leggera, come in una bolla, e probabilmente sarebbe anche rimasta lì dentro, se una voce, la voce più melodiosa che avesse mai sentito -pensò Esme- non l’avesse chiamata.

-        Ben svegliata, ciao Esme!

-        Buon – e a quel punto Esme si bloccò, perché –si disse- non aveva mai e dico mai visto un uomo così bello, ma ad un tratto si ridestò.

-        Buongiorno, scusi, lei è?

-        Scusami, che maleducato, sono il dr. Cullen, Carlisle.

-        Carlisle, che nome particolare, non lo avevo mai sentito prima… è molto bello: quello di un angelo!

A quell’affermazione Carlisle sogghignò;

-        Angelo, sono ben diverso da un angelo.

-        Secondo me lo sei comunque, metti tranquillità. Sei il mio angelo Carlisle? Eri tu ieri sera, non è vero?

-        Sì, ero io… bene, ora devo andare, ciao Esme!

-        Allora grazie, ma verrai ancora?

-        Gli angeli non abbandonano i loro protetti, no?

Dopo quella chiacchierata Esme si sentì piacevolmente meglio, anche se durò solo per pochi minuti: realizzò tutto ciò che le era capitato e si sentì sprofondare, e tremò fino a quando non si addormentò: nei suoi sogni, incubi più che altro, tutto fu molto peggio.

Correva, correva Esme, e lo faceva su una strada rossa, sporca di sangue, il suo sangue, mentre una figura nera le stava dietro, vicina, troppo vicina, fino a quando…

-        Esme, svegliati, Esme!

-        Lasciami, lasciami!!!

-        Esme, sono io, Carlisle, guardami!

A quel punto Esme aprì gli occhi e vide l’amorevole volto del dr. Cullen e non poté fare a meno di piangere e rifugiarsi tra le sue braccia. Quella notte Esme la passò così, con Carlisle che le accarezzava i capelli e le sussurrava che non le sarebbe successo niente. Fu così che si addormentò, mentre tra le parole dolci che lui pronunciava, le sembrò sentirgli sussurrare “ti amo”.

 

 

 

Angolo autrice

Questo capitolo è nato così, in un momento di follia, e non sono per niente convinta del risultato.

Grazie a tutti coloro che leggono e, in particolare, a chi ha inserito la storia nelle seguite. Un bacio.

P.s. una recensione non fa mai male!

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Capitolo 3
*** III capitolo ***


Quando Esme aprì gli occhi accanto a sé sentì una sensazione piacevole, ma quando si girò per vedere da dove provenisse non trovò niente e, soprattutto, non trovò nessuno.

-Sarà molto tardi- pensò Esme, e così si alzò per guardare fuori dalla finestra, ma non guardò neanche se c’era il Sole che qualcuno la chiamò.

-Buongiorno Esme!

-Buongiorno a te Carlisle!- disse lei con un sorriso smagliante- Hai idea di che ore siano? Qui dentro confondo il giorno con la notte!

-Sono le 11, hai dormito parecchio, spero ti sia riposata.

-Oh, si, ho dormito bene… a proposito, grazie, grazie per ieri sera.

-E’ stato un piacere- sussurrò Carlisle con lieve imbarazzo- In ogni caso oggi è la tua ultima notte, domani ti dimettiamo.

-Che cosa?

-Potrai tornare a casa.

A quell’affermazione Esme sentì il mondo crollarle addosso; non riusciva a non pensarsi sanguinante mentre Charles la guardava col suo ghigno. Le venne da vomitare e Carlisle se ne accorse.

-Ehi, che succede, qualcosa non va?- le chiese allora con la sua voce amorevole.

-Io… niente, niente.

-Sicura?

-Ho bisogno di uscire, posso?

-Certo, ma non rimanere troppo tempo fuori, ti viene la febbre!

-Tranquillo, grazie.

Esme quel giorno rimase nel giardino dell’ospedale tutto il pomeriggio, ma non se ne rese conto finché non la riscaldò più la luce del Sole. E la notte non fu tanto meglio: ebbe ancora una volta gli incubi, e gridava Esme, gridava come non mai, e ancora una volta Carlisle era lì.

-Lasciami, lasciami Charles!

-Esme svegliati, sono di nuovo io, Carlisle, Esme!

A quel punto Esme aprì gli occhi, ma a differenza dell’ultima volta pianse convulsamente, anche quando Carlisle le disse che non era successo nulla.

-Cosa succede Esme, chi è Charles?

-Ho paura- rispose lei con la voce rotta dai singhiozzi- ho paura di mio marito, Charles mi uccide, mi uccide! Non posso tornare a casa, non ho una casa, io…- e cominciò di nuovo a piangere.

-Ehi, tranquilla, non ti preoccupare, ci sono io, vieni con me, va bene? Sarai al sicuro, te lo prometto.

-Per sempre?

-Fino a quando il tuo cuore batterà.

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti, allora, cosa ve ne pare? Io non ne sono contentissima, in ogni caso tra un po’ la storia cambierà questo suo corso un po’ malinconico, ma non anticipo niente!

Un enorme grazie a Cullen_Isabella, ma grazie anche a tutti coloro che hanno inserito la storia nelle seguite e a chi legge!

P.s. ricordatevi di recensire! Un bacio!

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Capitolo 4
*** IV capitolo ***


Il giorno successivo arrivò molto velocemente, e questa volta Esme al suo fianco trovò Carlisle che ancora le accarezzava i capelli, ed era la sensazione più piacevole che avesse mai provato, infatti prima di parlare aspettò un po’.

-Buongiorno Esme, come ti senti?

-Buon… buongiorno,- rispose lei con un leggero sbadiglio che fece sorridere Carlisle- per ora mi sento bene… grazie… di tutto.

-Non mi devi ringraziare, lo faccio perché sei, tu sei- la mia cantante, pensò Carlisle- una persona speciale.

A quel punto Esme non fece altro se non abbracciare Carlisle, ed in quel momento si accorse che era freddo, freddissimo e –si disse- lo era perché, per lei, aveva passato una notte sopra le coperte.

-Sei molto freddo Carlisle, scusa, io…

Lui non poté fare a meno di ridere a quell’affermazione ed infatti le rispose che poteva stare tranquilla, che non era colpa sua.

-Sicuro?- chiese allora lei.

-Certamente, ma dai, ora preparati così usciamo da questo posto, va bene?

-Sarò velocissima!

In meno di dieci minuti Esme si era sistemata e non era neanche uscita dalla stanza che Carlisle la chiamò.

-Allora, andiamo?

-Certo! Io lo so che non dovrei dirtelo, ma grazie!

-Conosci altre parole, o questa è l’unica che ricordi?- chiese allora lui sorridendole.

-Ehi, guarda che mi arrabbio!

-Non sia mai!- rispose lui in tono canzonatorio.

Per tutta risposta Esme rise, ed a quel punto si diressero verso l’auto bellissima del dr. Cullen, ed in macchina continuarono a parlare con così tanta naturalezza che ad Esme sembrò di conoscerlo da sempre.

-Casa mia è un po’ isolata dalla città, ma non saremo in un angolo sperduto della Terra. E’ abbastanza grande, ma non ha molti mobili… non ho avuto… tempo- e a quel punto sorrise- di arredarla.

-Ehi, Carlisle, mi stai offrendo casa tua perché sei troppo buono e ti preoccupi che non mi piaccia? Non lo devi neanche pensare, mi piace già tantissimo.

-Va bene, in ogni caso oggi potrai valutarla, anche se pensavo che avessi bisogno di nuovi vestiti, ma…

-Parli troppo Carlisle! Io sono stata abituata a non parlare tanto perché una parola sbagliata ti uccideva, quindi tranquillo, oggi vedremo cosa fare, in ogni caso sarà bellissimo!

-Scusami- sussurrò allora Carlisle

-Ehi, ti sto contagiando!

A quel punto scoppiarono a ridere, ed in meno di cinque minuti arrivarono a casa, ed Esme non capì per quale motivo Carlisle si fosse preoccupato, perché era la casa più bella che avesse mai visto, o forse –constatò- era solo la presenza di lui a renderla stupenda.

 

 

ANGOLO AUTRICE

Allora, che ve ne pare? Capitolo di transizione… mi rifarò al prossimo… un grazie di cuore sempre a tutti, un bacio.

P.s. Recensite, recensite e recensite!

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Capitolo 5
*** V capitolo ***


Esme rimase sorpresa di quanto fosse grande quella casa, anche se Carlisle aveva ragione: c’erano pochi mobili; in ogni caso non ci pensò più di tanto perché era veramente molto bella.

-Carlisle, è bellissima! E poi è così luminosa, peccato che per ora ci sono giornate piovose: sono sicura che d’estate brilli!- disse lei piena di entusiasmo.

-Non ne ho idea, solitamente l’estate la passo altrove.

-Ma allora viaggi tanto! Sei mai stato in Europa? Dicono che è bellissima!

-Ci sono nato in Europa, a Londra!

-Veramente? Io non sono mai uscita da Columbus, anzi, non sono mai andata oltre casa mia. M sembra strano pure parlare dell’Europa.- sussurrò lei con tono triste.

Per tutta risposta Carlisle la prese per mano e  la condusse nel suo studio, perché -si disse- poteva farle vedere alcune parti di quel Vecchio continente che tanto l’affascinava, e così in cinque minuti Esme si ritrovò davanti ad una miriade di quadri con Carlisle che le raccontava di quei posti con entusiasmo e a volte con leggero rimpianto, fino a quando non si ritrovarono di fronte ad un quadro che raffigurava quattro uomini vestiti come personaggi del 1600: lì Carlisle si bloccò.

-E di questo non mi parli?- chiese allora Esme.

-E’ un periodo della mia vita che non ricordo con molto piacere.

-Oh, allora scusa, non volevo farti tornare in mente brutti ricordi, mi dispiace.

-Ehi, non è mica colpa tua se ho vissuto male con i Volturi- e mentre Carlisle pronunciava quelle parole si maledisse, perché capiva come ad ogni parola svelata lei fosse in pericolo, e non poteva permetterlo.

-Volturi, Italia, Francia, Londra… ma quante cose hai fatto? Per tutte quelle che racconti dovresti essere bicentenario!- disse lei col uso bellissimo sorriso

A quell’affermazione Carlisle si rabbuiò, così con il suo solito modo di fare cambiò discorso.

-Ahahah, hai proprio ragione, ma come ti avevo detto oggi usciamo, hai bisogno di vestiti.

-Vestiti, certo, ma non ho soldi!

-Ma io si!

-Ma sei pazzo? Non se ne parla!- urlò quasi lei rossa di imbarazzo.

-Casa mia, mie regole, forza andiamo!

-Ma Carlisle, io…

-Niente ma!

Fu così che Esme, che ancora si lamentava, si ritrovò in un camerino con forse cinquanta vestiti da provare, per passarvi due ore.

-Secondo me dovresti provare il vestito rosso!

Non appena Esme uscì dal camerino Carlisle non poté fare a meno di rimanere a bocca aperta: era la prima volta che si sentiva in quello stato: mai in duecento anni si era sentito così bene, mai aveva creduto che il suo cuore potesse “tornare a battere”.

-Sei… bellissima.

-Grazie…- disse lei imbarazzatissima

-Io direi che li prendiamo tutti, andiamo a pagare?

-No, no! Carlisle, sii ragionevole, non puoi! Costeranno un patrimonio e ci sono cose più importanti dei vestiti e poi sono troppi!

Carlisle non poté fare a meno di sorridere- Un patrimonio dici? I soldi non  sono un problema, ne ho così tanti che potrei anche non lavorare più, e poi è un regalo.

Esme non ebbe il tempo di ribattere che già i suoi vestiti erano sul bancone, mentre cinque minuti dopo loro erano già in macchina. Tuttavia piuttosto che tornare a casa andarono al parco e vi rimasero tutto il pomeriggio, mentre Esme constatava che con Carlisle il tempo passava velocemente e bene. Ritornarono a casa con la Luna che illuminava il cielo, solo perché Esme aveva avuto la buona idea di ricordare la sua esigenza di cibo.

-Cucino io!- aveva allora detto lei.

-In realtà non… ho fame- rispose lui.

-Non mi interessa, so cucinare benissimo e me lo devi, quindi tu, volente o nolente mangerai!

A quel punto Carlisle non poté fare a meno di guardarla, bellissima e testarda, e allora, per la prima volta, la baciò.

 

 

ANGOLO AUTRICE

Che ve ne sembra? Spero proprio che piaccia! In ogni caso, sempre tante e tante grazie a chi ha recensito, a chi ha inserito la storia tra le seguite e addirittura tra le ricordate! Ovviamente grazie anche ai lettori silenziosi!

Un bacio.

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Capitolo 6
*** VI capitolo ***


Mentre ancora si baciavano Esme pensò che quello era il bacio più dolce che avesse mai ricevuto, ed infondo non era mai stata baciata veramente. Poi però fu proprio lei a dover interrompere il bacio, più per mancanza di ossigeno che per voglia, e, troppo imbarazzata per poter parlare, abbassò lo sguardo.

-Sei bellissima- sussurrò lui.

-Io… non ti merito Carlisle-, disse triste lei.

-Tu non mi meriti? Al massimo è il contrario, sono io che non merito te, ma non riesco a starti lontano: non ho mai amato così tanto.

-Carlisle, io ho paura di affezionarmi troppo, la felicità non è fatta per me. Non so perché, ma ho come l’impressione che mi nascondi qualcosa e che tutto questo tra poco svanirà.

A quella rivelazione Carlisle si rabbuiò: lei aveva capito che lui era diverso, che non le avrebbe potuto dare la felicità, al massimo la dannazione eterna, e lei non lo meritava. Quel giorno, tuttavia, non riuscì a dirle addio, volle essere egoista, averla tutta per sé e regalarle i sorrisi più belli.

-La felicità è una scelta Esme, scegli attentamente, in ogni caso io ci sarò, se lo vorrai.

-Una scelta? Non credo di avere mai scelto in vita mia, e se sbaglio?

-Riprovi!

-Io… scelgo te, scelgo te Carlisle.

A quel punto Carlisle la prese in braccio e la fece volteggiare per aria per poi baciarla ancora una volta, ed in quel momento tutto fu perfetto.

-Ti ho aspettata per così tanto tempo… non lo puoi neanche immaginare.

-Sei la cosa più bella che potevo sperare Carlisle, promettimi che non mi deluderai.

-Non lo farei mai.

Rimasero così per altri cinque minuti, poi fu di nuovo Carlisle a parlare per primo.

-Non avevi fame?-, le chiese con un leggero sorriso sulle labbra.

-Scusa, lo avevo dimenticato, ti preparo la cena! Non hai problemi se sarà pronta tra un po’ non è vero?- , chiese lei dandosi mentalmente della stupida: lui non era Charles, era Carlisle, il suo Carlisle.

-Il cibo- e a quel punto storse il naso- non è un problema per me, meno mangio, meglio sto!

-Sei il primo a cui lo sento dire, ma sono sicura che cambierai idea non appena ti faccio gustare i miei pancakes, lo so, non è proprio quella che si può definire cena, ma sono veramente molto buoni!

-Molto buoni e cucinati date, beh, uno sforzo posso farlo!

-Mi aiuti a prepararli? Oppure preferisci rimanere così fermo?

-Te l’ho detto, io e la cucina non andiamo d’accordo, ma non riesco proprio a dirti di no, forza, cosa serve?

Fu così che prepararono la “cena”, tra risate e baci.

-Allora, come sono?-, disse lei entusiasta.

-Buonissimi.- rispose lui con non troppa convinzione.

-Non ti piacciono invece!-, constatò lei delusa.

-Scusa, ma ti avevo avvisata.

-Per questa volta ti perdono, ma la prossima volta non sarò tanto buona!

-Mi devo spaventare?

-Certo!-, rispose ridendo lei, -ma, dimmi, ora cosa facciamo?

-Ma non sei stanca?-, disse lui meravigliato.

-No, è stata la giornata più bella della mia vita! Non voglio che finisca.-, sussurrò lei con un velo di tristezza nella voce.

-Beh, allora vieni, ti faccio vedere un posto!

Ecco allora che si ritrovarono in terrazza, la parte più in alto della casa: si vedevano le stelle, ed erano così belle da dare un tocco magico a tutto ciò che illuminavano. Rimasero in quella posizione, con Carlisle che parlava ed indicava le stelle ad una ad una, ed Esme accoccolata a lui, forse per un’ora. Fu uno sbadiglio di Esme a risvegliarli da quella magia che si era creata tra loro. Arrivarono in camera da letto velocemente, anche se Esme non se ne accorse, e, stanca per com’era, più velocemente si addormentò.

Per lei quella notte niente incubi, ma solo sogni, quelli che ormai credeva di poter realizzare.

 

 

 

Angolo autrice

Buongiorno! Allora, cosa ve ne sembra? Spero proprio che piaccia questo capitolo, perché a me è piaciuto molto scriverlo. In ogni caso, ricordatevi questo capitolo sdolcinato, perché tra un po’ il miele sarà finito. Sempre tante grazie a chi ha recensito, a chi ha inserito la storia tra le seguite ed anche ai lettori silenziosi. Un bacio.  

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Capitolo 7
*** VII capitolo ***


Sette giorni.

Erano passati sette giorni da quando Carlisle era entrato nella vita di Esme, e se glielo avessero chiesto, avrebbe risposto che quello era il periodo più bello della sua vita. Da sette giorni si sentiva amata, da sette giorni nessuno la picchiava ed i lividi che aveva erano scomparsi, se non tutti la maggior parte. In una settimana aveva capito il significato della parola amore, quello con la a maiuscola, per il quale si può accettare di tutto, anche il fatto che Carlisle mangiasse raramente con lei, o le sue mani fredde, dovute ad un “problema di circolazione”, ad ogni modo non ci faceva caso, anzi, le piaceva il fatto che lui fosse sempre freddo, perché quando l’abbracciava o la baciava lei andava in fiamme. Non finì di formulare questo pensiero, che l’oggetto dello stesso le arrivò alle spalle.

-Buonasera amore!

-Buonasera Carlisle! Mi sei mancato tantissimo oggi, sei stato via più del solito, come mai?-, chiese lei, ansiosa di conoscere la risposta, risposta che Carlisle non le avrebbe potuto dare in quanto era stato a caccia.

-Beh, un’emergenza all’ultimo minuto, un bambino aveva la febbre molto alta da ieri notte.-, le rispose senza guardarla negli occhi. Odiava mentirle, ma era certo che fosse ancora necessario, non voleva rovinarle la felicità di quei momenti, per la verità… ci sarebbe stato tempo.

-Oh, povero piccolo, mi dispiace, ma adesso come sta?

-Tranquilla, domani starà già meglio, niente di cui preoccuparsi.

-Meglio così, son contenta! In ogni caso, stavo pensando che magari domani, visto che è domenica potremmo andare a fare una passeggiata sulla riva del fiume Scioto, ci sono andata una volta ed è stato bellissimo, che ne pensi? Potremmo anche fare un pic-nic…

Prima di rispondere Carlisle ci pensò un po’ su, come se dovesse valutare l’offerta, e solo dopo decise di darle la risposta che gli sembrava perfetta. –Magnifico, ma dipende dal tempo!

-Oh, certo! Ma sono sicura che domani sarà una bellissima giornata!-, disse lei entusiasta. Sembrava una bambina ogni volta che le veniva in mente una nuova idea: diventava così piena di energie, che se Carlisle non fosse stato un vampiro –ne era sicuro- non sarebbe riuscito a starle dietro.

Arrivò la domenica, e, come Esme aveva sperato, era una bella giornata, anche se il cielo era coperto dalle solite nuvole. Fu mentre camminavano mano nella mano che a Carlisle venne in mente un’idea. Sciolse il contatto e le si parò di fronte.

-Ehi, lo vedi quell’albero?

-Si, perché?

-Che ne pensi se ci arrampichiamo? Non mi hai detto tu che lo hai sempre voluto fare?

-Sì, ma non sono così atletica, è una pessima idea!

-Ma ci sono io, non ti lascerò cadere, ti fidi di me?-, la disse con uno di quei sorrisi a cui non sapeva dire di no, porgendole la mano.

-Sempre!

Passò un po’ di tempo, ed ecco, lui che si arrampicava con estrema facilità, per poi stendere le braccia verso il basso e sollevarla come se fosse una piuma.

-Allora, ne è valsa la pena?-, le chiese con uno sguardo colmo d’amore mentre l’abbracciava per non farla cadere. A quella domanda Esme non rispose, non aveva parole per quello che stava provando, infatti lo baciò, perché un bacio era tutto quello che lei poteva dargli, senza sapere che in realtà gli stava donando una vita.

Quando decisero di tornare a casa era già il tramonto e sembrava essere stata una giornata normale, bellissima come le altre che avevano trascorso insieme, e lo sarebbe stata, se, una volta arrivati a casa, Carlisle non avesse sentito nell’aria un odore diverso dal solito, l’odore di qualcun altro: l’odore di un altro vampiro.

 

 

Angolo autrice

Buongiorno a tutti! Sarò ripetitiva, ma ancora una volta vi chiedo: cosa ne pensate? Spero tanto che la mia storia non vi stia annoiando, in caso contrario fatemi sapere.  Sempre tante grazie a chi ha inserito la storia tra le seguite e tra le ricordate e a chi ha recensito. Grazie anche ai lettori silenziosi, anche se, ricordate, che una recensione fa sempre piacere! Un bacio.

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Capitolo 8
*** VIII capitolo ***


Erano passati quasi 300 anni dall’ultima volta in cui Carlisle aveva provato la paura di perdere qualcosa, o, in questo caso, qualcuno. Non riusciva a capire come un altro vampiro di cui non conosceva l’odore fosse entrato in casa sua: era un nomade? E se lo era, perché non lo aveva aspettato? Non finì di formulare questi pensieri che Esme lo chiamò.

-Carlisle, lo senti anche tu questo odore?- disse lei in un sussurro.

-Sì, lo sento, e, a tal proposito, Esme, penso di doverti dire una cosa.

-Cosa?

-Beh, in realtà è abbastanza “complicata”, ma promettimi che non scapperai, va bene?

-Carlisle mi sto preoccupando, che c’è?

-Esme, sono un vampiro- sussurrò lui.

Esme rimase a bocca aperta, incapace di pronunciare anche una sola parola. Passò del tempo prima che parlasse, ma non se ne accorse neanche, ancora troppo sconvolta per quella rivelazione.

-Un vampiro, tu sei un vampiro… e?

-Beh, cosa posso dirti? Sono un vampiro, è vero, ma sono buono, credimi, non mi nutro di sangue umano, sono “vegetariano”.

-Non posso credere che tu sia cattivo Carlisle, ma non so cosa dire, come hai detto tu è complicato, ma va bene se è parte di te, sei sempre il mio angelo.

-E tu il mio. Grazie Esme, ti amo.

-Ti amo anch’io Carlisle.

A quel punto Carlisle la baciò come se lo avesse fatto per la prima volta. Era un bacio dolce, delicato, ma anche profondo ed intenso, carico di tutte quelle emozioni che lo avevano attraversato: gioia, stupore, felicità, ma soprattutto paura, paura di perderla, e fu in quel momento che si ricordò del perché glielo aveva detto, proprio a causa della paura. Quando si staccarono decise di raccontarle tutto.

-Esme- disse- devo dirti un’altra cosa, ma non è bella, va bene?

-Stupiscimi.

-Beh, l’odore che hai sentito prima è quello di un altro vampiro, ma non lo conosco, e la cosa non mi piace per niente, perché tu, il tuo sangue, ha un odore così buono che non è difficile pensare al sapore. Per me, per esempio, il tuo sangue canta, vuol dire che sarebbe la cosa più buona che potessi mai assaggiare, ma indipendentemente da questo, è sangue umano, profuma, e non molti dei vampiri sono vegetariani.

-Quindi, cosa succede adesso? E cosa vuol dire vegetariano?

-Per quanto riguarda il vegetariano, significa che bevo solo sangue animale, mentre per la prima domanda non so cosa risponderti, posso solo dirti che ti proteggerò sempre, e nessuno potrà farti del male.

-E tu? Cosa può succedere a te?

-Niente.- rispose- Niente di veramente pericoloso, tranne il fuoco, ma dobbiamo essere positivi, no?- chiese, neanche lui convinto delle sue parole.

Esme annuì, poi parlò, spinta dalla curiosità di conoscere la sua vera storia.

-Allora,- iniziò lei- com’è che sei un vampiro?

-Beh, se sai qualcosa a riguardo, si diventa vampiri se si viene morsi da qualcun altro: è quello che è successo a me mentre ero a caccia di queste creature per conto di mio padre.

-E perché andavi a caccia di vampiri? Non è una cosa che si faceva secoli fa?

-Sì, hai ragione, nel 1600 lo facevamo molto più di ora!- disse lui sorridendo alla sua espressione basita.

-1600? Carlisle, scusa se sembro scortese, ma quanti anni hai?

-Sicura di volerlo sapere? Non è che se te lo dico scappi via?

-Non potrei mai, pur volendolo, non sei uno super forte o super veloce?

Rise. –Sì, hai ragione, sono super veloce e super forte e ho 279 anni.

-E’… strano, insomma, li porti benissimo!- disse lei ridendo- A quanti anni…-, continuò, ma non finì la domanda che lui rispose.

-23, avevo 23 anni. Sai, all’inizio mi sono odiato per quello che ero diventato, poi mi sono rassegnato e ho iniziato a “vivere” la mia nuova vita; sono andato in Francia e poi in Italia a vivere dai Volturi.

-Quelli del dipinto?

-Quelli del dipinto!

-Ma allora sono anche loro dei… vampiri?- chiese, anche se era più un’affermazione che una domanda.

-Sì, sono i più antichi ed i più potenti: una famiglia reale, li definiamo, ma non sono cattivi, solo molto “tradizionalisti”. Ecco perché me ne sono andato. Sono arrivato in America ed ho continuato a fare quello che facevo in Europa.

-Il medico?- lo interruppe lei, per poi abbassare lo sguardo, imbarazzata per averlo interrotto mentre sembrava così preso dal suo racconto.

Carlisle sorrise e poi continuò.- Sì, in ogni caso, dovresti sapere che ho un “fratello”, più un figlio, in realtà. Si chiama Edward e l’ho trasformato tre anni fa per volontà di sua madre. Tuttavia l’anno scorso si è “ribellato” al mio stile di vita e se n’è andato. Ora sai tutto.

Esme non sapeva cosa dire, lo baciò soltanto, e solo quando si staccarono glielo disse.

-Grazie, grazie per avermi aspettata.

-Rifarei tutto da capo per arrivare a te. Sei la persona più importante, ed è per questo che da oggi fino a quando non scoprirò chi è questo vampiro sarò iperprotettivo, va bene? E mi dispiace, ma non accetterò un no come risposta. Non sono disposto a rinunciare a te.

-Non potrei mai dirti di no, Carlisle, e poi… neanche io voglio perderti- disse lei arrossendo.

-Oh, Esme- disse, e poi la baciò ancora una volta.

 

 

Angolo autrice

Ehilà, come va? So che è passato un po’ di tempo, ma sapete com’è, tra l’estate e il “blocco dello scrittore” questo capitolo si faceva scrivere a pezzi.

Ritornando alla storia vorrei dire che:

-so che Edward se ne va di casa dopo che Esme viene trasformata, ma dal momento che è una “What if” ho stravolto un po’ le cose;

-sono davvero convinta che Esme sia stata la “cantante” di Carlisle, al punto che la riconosce prima di trasformarla e se ne innamora.

Come al solito spero che la mia storia piaccia almeno un po’ e che non sia molto banale. Ringrazio sempre tutti di cuore. Un bacio.

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