The Neighbor

di Svazzi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


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A Rebecca, la mia forza, che ha ispirato il personaggio di Mia.
A Giorgia che mi ha convinta a pubblicare nonostante avessi solo pochi capitoli pronti.

 

Emma


Il sole splendeva alto su New York illuminando il locale con i suoi raggi. La gente entrava nel locale in continuazione portandosi dietro il freddo troppo fitto per poter essere scaldato dal sole di quel giorno.
Pulii un paio di tavoli dalle briciole prima di tornare dietro il bancone, guardai come la gente si sedeva infreddolita ai tavoli e si strofinava le mani l’una contro l’altra per combattere il gelo invernale di New York. C’era chi se ne stava seduto da solo a leggere il giornale, chi in compagnia del proprio partner, chi in compagnia degli amici; pensai che sarebbe stato bello poter essere dall’altra parte del bancone e godermi una cioccolata calda.

 “Emma al tavolo dieci chiedono due cappuccini” mi risvegliò Marcus dai miei pensieri, annuii e cominciai a preparare i caffè. Preparare i cappuccini era compito mio perché ero la più brava con le decorazioni fatte con il latte; er0 una frana a disegnare, ma per qualche strana ragione sapevo decorare i cappuccini.
Consegnai i cappuccini a Marcus e tornai a guardare il locale gremito di gente. Quella era una delle giornate più impegnative, il bar non era mai così affollato, fuori faceva freddo ma c’era un bel sole così la gente usciva per farsi una passeggiata in città e poi si rintanava nei bar per scaldarsi. Vidi Liam in seria difficoltà con una coppia di giapponesi e risi sommessamente pensando che, se non avesse rischiato di perdere il lavoro, li avrebbe lasciati lì senza prendere le loro ordinazioni. Sentii il campanello della porta che stava ad indicare l’arrivo di nuovi clienti; il bar continuava a riempirsi senza svuotarsi. Sentii una risata sguaiata e mi girai per vedere chi erano i nuovi ospiti. Mi trovai davanti un ragazzo dai capelli biondi - a cui attribuii la risata sguaiata -, e uno dai capelli castani, entrambi avevano gli occhi più azzurri che io avessi mai visto. Si sedettero al bancone, il che significava che era compito mio servirli. Mi avvicinai con un sorriso.

 “Buon pomeriggio ragazzi, cosa posso portarvi?” chiesi cordiale stringendo il blocchetto tra le mani e, con il sorriso ancora in volto, li vidi scrutarmi per qualche secondo .

“Per me una ciambella al cioccolato, una fetta di crostata e una cioccolata” disse il biondo scaldandosi le mani.
“Per me una fetta di crostata e un caffè” disse poi l’altro, annuii scrivendo tutto sul taccuino e mi allontanai per servirli, li sentii chiacchierare sommessamente prima che Liam venisse dietro al bancone.

 “Quei due ragazzi non fanno altro che guardarti, scegline uno e provaci” mi disse, facendomi l’occhiolino. FRisposi con un grugnito di disgusto, Liam aveva questo pallino di trovarmi un fidanzato. A me non interessava molto averne uno, l’avrei avuto al momento giusto. Preparai le ordinazioni dei due ragazzi e gliele portai con il sorriso ancora stampato sul volto. Liam aveva ragione, mi guardavano, ma come guardavano me guardavano anche Lucy e qualsiasi altra ragazza del locale, i soliti ragazzi.
Guardai con insistenza l’orologio per tutta l’ora successiva, non vedevo l’ora di tornare a casa e godermi con tranquillità un bagno caldo. Non appena scoccò l’ora sorrisi e andai nel retro per togliermi il grembiule; salutai Liam, Marcus e Lucy e uscii. Respirai a fondo l’aria fredda di Manhattan, mi strinsi nel cappotto e andai verso la mia macchina. Mia madre diceva che era inutile avere una macchina a New York; c’era molto traffico, su questo non c’era alcun dubbio, ma era comunque comodo avere un proprio mezzo, in più non ci si poteva fidare dei tassisti al giorno d’oggi. Salii in macchina e  accesi il riscaldamento al massimo. Le strade erano trafficate, come al solito, e la musica degli Imagine Dragons mi teneva compagnia mentre attraversavo il ponte per tornare a Brooklyn.
Entrai in casa buttando per terra la borsa e il cappotto senza curarmi di metterli a posto. Mi guardai intorno pensando che casa mia era davvero un casino; nel lavandino c’erano i piatti sporchi di tutta la settimana, sul divano erano sparse tutte le riviste che avevo letto negli ultimi giorni e la scrivania in camera mia era cosparsa di libri e trucchi. Mia mi avrebbe ammazzata una volta tornata a casa. Mi spogliai velocemente,  andai in bagno e preparai una vasca di acqua calda e schiuma, decisa a stare a mollo il più a lungo possibile. Mi rilassai  lasciando scivolare via il freddo e lo stress accumulati durante la giornata. Venire a vivere a New York era stata la cosa migliore che avessi mai fatto, tuttavia a volte la vita era troppo frenetica e avevo decisamente bisogno di rallentare un momento.
Uscii dalla vasca tre quarti d’ora dopo, molto più rilassata di come ero entrata Avevo sempre amato i bagni caldi, che fosse estate o inverno, immergermi nella schiuma e chiudere gli occhi lasciando passare il tempo. Feci appena in tempo a mettermi un maglione gigante e dei pantaloncini prima di sentire bussare; probabilmente era in signor Smith che si lamentava ancora una volta del volume della mia musica. Aprii senza curarmi troppo di essere presentabile per il vecchio signore che abitava nell’appartamento di fronte al mio, tuttavia non era il signor Smith quello davanti a me, decisamente non era lui. Fui stregata da quegli occhi verdi che mi guardavano e mi vergognai di avere addosso praticamente solo un maglione davanti ad uno sconosciuto.

 “Posso aiutarti?” chiesi, cercando di distoglierlo dalle mie gambe che, a quanto pare, gli interessavano molto.

 “Sì, mi sono appena trasferito all’appartamento di sotto – ecco perché c’era tanto baccano stamattina –, mi sono completamente dimenticato di comprare il sale al supermercato e si dà il caso che abbia già cominciato a cucinare. Potresti prestarmene un po’? Ho provato a chiedere alla mia vicina e al signore qui di fronte, ma mi hanno preso per un vandalo pronto a svaligiargli la casa.” risi divertita. Il signor Smith e la signora Bell erano  altri due abitanti di questo palazzo - per fortuna non eravamo in troppi, per lo più giovani artisti scapestrati o famiglie poco numerose -, ma loro due facevano la parte di mille vicini rompiscatole, anziani e scorbutici, con una particolare avversità per i ‘giovani d’oggi’. Facevano comunella davanti alla portineria tutti i giorni e avevano sempre da ridire sul mio abbigliamento, sul fatto che Mia uscisse con un ragazzo di colore e sulla musica che ascoltavamo. Era confortante sapere che dopo che Seth si era trasferito l’appartamento sotto al mio era stato occupato da un altro ragazzo e non da  anziani acidi.

 “Non sono dei vicini molto cordiali. Vieni, dovrei avere un po’ di sale in cucina, non faccio la spesa da quando la mia coinquilina è andata a trovare i suoi”.

Mi addentrai in cucina, disordinata, e cercai nella dispensa un po’ di sale da dare a quel ragazzo che con ogni probabilità era un modello Calvin Klein o qualcosa del genere. Trovai abbastanza facilmente il contenitore del sale e glielo porsi, spostandomi i capelli ancora bagnati dalla fronte.

 “Grazie mille. Comunque piacere, sono Harry” mi disse, allungando una mano e sorridendo mettendo in evidenza delle adorabili fossette. Gli strinsi la mano e sorrisi a mia volta.

 “Emma, benvenuto nel quartiere Harry” mi sorrise ancora di più.

“Grazie Emma, ti riporterò presto il tuo sale” annuii e lo accompagnai alla porta “Non preoccuparti, saprò vivere senza un po’ di sale” dissi facendolo ridere, mi salutò ancora una volta prima che chiudessi la porta di casa.

“Emma Elizabeth Austin, che cazzo è questo porcile?” misi il cuscino sulla faccia per coprirmi dalla luce che improvvisamente aveva inondato la mia stanza e per attenuare le urla di quella pazza di Mia.
“Mia cosa ci fai già qui? Pensavo non tornassi prima di sabato” borbottai con la voce impastata dal sonno, togliendomi il cuscino dalla faccia e mettendomi seduta sul letto. Mi stropicciai gli occhi e mi stiracchiai.

 “Volevo farti una sorpresa e tornare prima, ma la sorpresa l’hai fatta tu a me. Da quanto non pulisci questo posto?” aveva le braccia incrociate e batteva il piede sul pavimento, sbuffai alzandomi dal letto. “Sono stata occupata con il lavoro, ok?”

Alzò un sopracciglio e mi seguì in bagno “Usa una scusa migliore, lo sappiamo entrambe che sei pigra. Comunque non preoccuparti, metto a posto io, non torno a lavoro fino a lunedì, ma tu mi devi offrire cappuccini fino alla fine del mese Adoro i tuoi cappuccini” mi disse allungando la mano verso di me, alzai gli occhi al cielo e gliela strinsi “D’accordo, affare fatto. Ora ti dispiacerebbe uscire dal bagno? Devo fare la pipì.” la spinsi fuori chiudendomi poi la porta alle spalle.
Quando arrivai in cucina era già più pulita di come l’avevo lasciata la sera prima. Presi del succo dal frigo e mi sedetti al tavolo, mentre Mia mi osservava.

 “Cosa mi racconti?” mi chiese dopo qualche secondo di silenzio. Alzai le spalle.

 “Niente, cosa dovrei raccontarti? Tu piuttosto, sei andata a trovare i tuoi, come è andata?” arricciò il naso e fece uno strano verso gutturale che mi fece capire che la visita ai suoi genitori non era andata per niente bene.

“Come vuoi che sia andata? Mio padre non fa altro che ripetermi che sono una stupida e mia sorella è stata tutta la settimana fuori con un ragazzo di cui non mi ha mai parlato. Ti rendi conto che preferisce parlarne con mia mamma che con me?” addentò un biscotto  come se volesse ucciderlo.

 “Gli hai parlato di José?” chiesi, prendendo  un biscotto. Scosse la testa.

“Sei pazza? Mi chiuderebbero in un convento, nonostante sia abbastanza grande da poter decidere da sola della mia vita” annuii distrattamente. Odiavo i genitori di Mia, nonostante con me fossero sempre stati gentili, ma odiavo il modo in cui la trattavano e la facevano sentire. “Tu non hai proprio niente da dirmi? Sono stata via più di una settimana” feci spallucce. Effettivamente non era successo niente di entusiasmante da quando se n’era andata.

“Niente di che. Il signor Smith ha scoperto che siamo state noi a lasciargli quelle riviste porno nella cassetta delle lettere, Liam cerca ancora di affibbiarmi un ragazzo e un tizio che sembra uscito da un servizio fotografico di Armani si è trasferito nell’appartamento di Seth. Se Victoria’s Secret avesse dei modelli maschi alle sue sfilate lui sarebbe sicuramente il primo della lista” mi ricordai di come avevo accolto il giorno prima il nuovo vicino e le mie guance si tinsero subito di rosso, dettaglio che ovviamente non sfuggì a Mia.

“Perché stai arrossendo? Non dirmi che ti sei presa una cotta! Oddio devo subito dirlo a Liam” scossi la testa “Ma che dici? Solo che ieri è venuto a chiedermi se gli potevo dare del sale e io ero appena uscita dalla vasca da bagno. Avevo addosso solo quel maglione vecchio di mio fratello e dei pantaloncini che ovviamente non si vedevano da sotto il maglione Non puoi capire l’imbarazzo, non faceva altro che guardarmi le gambe” la mia amica scoppiò a ridere senza nemmeno curarsi di come potessi sentirmi io.

“Te l’ho sempre detto che hai delle belle gambe” disse senza togliersi quello stupido sorrisino dalle labbra, la fulminai con lo sguardo sperando che potesse smetterla “Vado a vestirmi o farò tardi al lavoro, vieni con me?” chiesi alzandomi e buttando il bicchiere nel lavello senza curarmi di guardare la faccia infastidita di Mia “Si, mi devi almeno mille cappuccini”.

“Ciao Lucy” salutai la mia collega che stava servendo dei clienti.

“Ciao Emma. Mia sei tornata?” chiese poi rivolta alla mia amica.

“Questa mattina. Emma mi ha fatto trovare una bella sorpresa” sbuffai andando nel retro per prendere il mio grembiule, Mia si sedette al bancone aspettando paziente che le preparassi un caffè. “Se sapessi disegnare  un dito medio con il latte lo farei” dissi cominciando ad armeggiare con la macchinetta. Diedi a Mia il suo cappuccino prima di concentrarmi sugli altri clienti che erano seduti al bancone. Fortunatamente alle 10.00 del mattino il locale non era affollato, non come all’ora di pranzo perlomeno, così potevo tranquillamente sgranocchiare qualche biscotto o rubare qualche muffin.
 “Cosa facciamo stasera?” chiesi a Mia che era rimasta seduta al bancone a leggere per tutta la mattinata. Il locale cominciava ad affollarsi. “Non lo so, credo che venga Josè. E` un problema?” scossi la testa. José era un tipo a posto, nonostante pensassi che probabilmente non sarebbero durati a lungo.

“Va bene, allora dopo il lavoro passo a prendere qualche film” sentii qualcuno battermi sulla spalla e mi girai vedendo Marcus che mi trafiggeva con lo sguardo “Ci sono dei nuovi clienti seduti al bancone, vai a servirli o proibisco a Mia di venire qui”.

Alzai gli occhi al cielo e guardai chi erano i nuovi clienti, per poco non  soffocai con la mia stessa saliva; Harry, il nostro nuovo vicino, era seduto con i due ragazzi che erano venuti il pomeriggio precedente al locale. Insieme a loro c’era un altro ragazzo che non avevo mai visto.

“Ve l’avevamo detto che le cameriere sono fighe in questo posto” sentii sussurrare il castano che avevo visto il giorno prima “Hey, Emma” lo zittì Harry tirandogli una gomitata, sorrisi e vidi con la coda dell’occhio Mia alzare la testa dal suo libro e osservarci, mentre dietro i ragazzi Liam alzava i pollici e mi faceva l’occhiolino.

“Ciao Harry – sorrisi – cosa posso portarvi?” chiesi nervosa, tamburellando la matita sul taccuino “Due piadine con prosciutto e formaggio, un hamburger con pancetta e un hot dog” disse il biondo squadrandomi da capo a piedi come aveva fatto il pomeriggio prima “Da bere cosa vi porto?” chiesi annotando velocemente tutti gli ordini sul blocchetto.
“Quattro birre” parlò Harry, alzai lo sguardo e li guardai scettica.

“Almeno ce li avete più di ventuno anni?” il castano dagli occhi azzurri scoppiò a ridere, mentre il ragazzo che non avevo visto prima di quella mattina mi rispose divertito “Ne abbiamo ventidue, tranne Louis che ne ha ventiquattro – indicò il ragazzo castano che non aveva ancora smesso di ridere –  nonostante sembri decisamente più piccolo” aggrottai le sopracciglia. Non sembravano affatto così grandi, gli avrei dato massimo vent’anni, ma non ventidue o addirittura ventiquattro.

Lou smettila di ridere, sta solo facendo il suo lavoro – lo rimbeccò Harry – hai bisogno di vedere i documenti?” mi chiese con voce roca, scossi la testa incapace di parlare, ero troppo impegnata a guardare i suoi occhi “Torno subito” staccai il foglietto dell’ordinazione e lo lasciai a Cesar - il cuoco della tavola calda-. Vidi Liam sorridermi come un imbecille, mentre tornava dietro al bancone.

“Chi è quello riccio che ti ha salutato?” mi chiese con fare indagatore. Dio odiavo Liam e la sua ossessione di trovarmi un ragazzo e come se non bastasse Mia mi guardava con le sopracciglia alzate in attesa di una risposta.

“Quello è il nostro nuovo vicino, quello di cui ti ho parlato stamattina ” sussurrai stando attenta a non farmi sentire da quei ragazzi.

“Stai scherzando? Noi abitiamo con quel figo al piano di sotto? E i suoi amici?” chiese allungandosi sul bancone per vedere meglio i quattro in faccia. Liam rise passandosi una mano tra i capelli “Quello biondo e quello castano sono venuti ieri, devono essere tornati per l’eccellente servizio di Emma” lo fulminai con lo sguardo e andai verso la cucina dove Cesar aveva preparato le ordinazioni dei quattro ragazzi. Lasciai i piatti davanti a loro e riempii quattro bicchieri di birra “Buon appetito” feci per allontanarmi, ma la voce di Harry mi bloccò. “Hai da fare stasera?” lo guardai confusa, voleva per caso chiedermi di uscire? No, impossibile, guardando lui e i suoi amici, specialmente quello seduto alla sua sinistra con i capelli neri e la pelle leggermente più scura, sembravano dei modelli appena usciti da un servizio fotografico. “La mia coinquilina è tornata e penso che staremo a casa a guardare un film con il suo ragazzo” risposi, mettendomi nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio, abbassai lo sguardo incapace di sostenere il suo e poi mi girai verso Mia che scuoteva la testa “D’accordo, allora ci becchiamo in giro”.

“Sei una completa imbecille” mi insultò Mia, mentre tirava il pollo fuori dal forno. Alzai gli occhi al cielo.

“Smettila Mia” la ammonii sperando che la finisse di insultarmi.

“Ti ha invitata ad uscire!” esclamò mettendo a tavola la cena.

“Non mi ha invitata a uscire, mi ha chiesto se stasera avevo da fare. Quindi smettila, per piacere.”

Sbuffò “Sei proprio imbranata” la ignorai, mettendomi in bocca un pezzo di pollo. Possibile che non potesse lasciarmi in pace? “Non ti lamentare se non hai un ragazzo dopo” la guardai sperando che il mio sguardo potesse ucciderla.

“Non mi sono mai lamentata, ora per favore non parliamone più”  dissi guardando il cibo nel mio piatto. Mia mi guardò per qualche secondo poi decise di lasciar perdere, sapeva che quello era un argomento delicato.

“Josè arriverà qui per le 9.30” annuii senza alzare gli occhi dal piatto “Io vado in camera, ho dei trucchi da provare e devo finire di leggere un libro” finii in fretta la mia cena sotto lo sguardo indagatore della mia migliore amica poi mi alzai e mi chiusi in camera mia. Presi il telefono, ci attaccai le cuffie e cominciai a sentire la musica. Presi il diario che mi portavo sempre in giro - di cui nessuno sapeva l’esistenza, nemmeno Mia -, lo aprii alla prima pagina bianca e cominciai a scrivere.

AMORE: la verità è che voglio innamorarmi, sentire le farfalle nello stomaco, stare sveglia la notte per stare al telefono, piangere e ridere, soffrire e sentirmi viva; ma sono troppo codarda, troppe delusioni e troppe poche gioie. Non so nemmeno cos’è l’amore e forse mai lo saprò.

Chiusi il diario e lo misi a posto, nascosto dietro gli altri libri. Presi “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” e cominciai a leggere, dimenticandomi di tutte le preoccupazioni.

 

Eccomi qua, allora so di aver fatto una pazzia a pubblicare, questa storia l’ho appena iniziata e ho pronti solo due capitoli, non so ancora bene dove andrà a finire, né quanto sarà lunga, ma la mia carissima amica Giorgia (Obsessionjall) mi ha convinta a pubblicarla.
Il banner è opera mia e fa schifo, ma è il primo banner decente che mi sia mai venuto, la storia è dedicata alla mia Rebs (Ladyme) che ha ispirato il personaggio di Mia e, per quanto possa sembrare patetico, il personaggio di Emma è un po’ ispirato a me.
Non chiedo chi sa quante recensioni, ma mi farebbe piacere un parere!
Vi lascio anche i miei contatti nel caso in cui volesse chiedere/scrivere/ricevere spoiler
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Un bacio
Sil

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


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Emma

 

Stavo sognando di essere in spiaggia, sotto al sole con un bagnino decisamente figo accanto a me quando mi svegliai di soprassalto sentendo qualcuno bussare alla porta. Guardai l’ora sulla sveglia, erano le 10.30. Per un giorno che non avevo il turno al mattino e potevo dormire a oltranza qualcuno mi svegliava. Se era il signor Smith l’avrei mandato al diavolo una volta per tutte.
“Mia per favore vai tu” urlai sperando che la mia coinquilina si fosse svegliata di buon ora come al solito, ma non ricevetti nessuna risposta e i pugni sulla porta si facevano sempre più insistenti. Mi alzai sbuffando e andai in soggiorno, notando che era decisamente più pulito di come l’avevo lasciato io, vidi un biglietto attaccato al muro ‘Sono fuori con Josè, ci vediamo più tardi. Mia’ sospirai e buttai il biglietto nel cestino, prima di andare ad aprire la porta. Per poco non la richiusi in faccia al nuovo ospite.
“Per te è un’abitudine accogliere gli ospiti così?” mi chiese divertito Harry guardandomi e soffermandosi sulle gambe nude, di nuovo. Mi guardai e mi grattai il collo, indossavo solo una maglietta bianca e gli slip neri non erano certamente nascosti.

“Scusa, è che mi sono appena svegliata e non ce la faccio proprio a dormire con dei vestiti addosso” risposi mortificata e in imbarazzo, due volte che era venuto a casa e due volte che lo accoglievo praticamente nuda.

“Oh tranquilla, a me non dispiace affatto – mi sorrise – posso entrare?” annuii lasciando spazio per farlo entrare, si guardò intorno e poi tornò a sorridermi “Lo ricordavo diverso questo posto” alzai gli occhi al cielo e mi incamminai verso i fornelli mettendo su la caffettiera per farmi un caffè.

“Mia è una maniaca dell’ordine io, beh, odio le faccende domestiche. Vuoi un caffè?” chiesi cordiale cercando di non pensare che Harry, il ragazzo più bello che avessi mai visto, era seduto al bancone della cucina e mi guardava certamente le chiappe al vento “Sì grazie. Ti ho riportato il sale” disse lasciando il contenitore che gli avevo dato sul bancone, annuii aspettando pazientemente che il caffè fosse pronto. Sentivo i suoi occhi verdi penetrarmi la schiena,  ma non potevo girarmi perché altrimenti avrebbe sicuramente visto le mie guance rosse. Non avevo una cotta per Harry, non lo conoscevo, ma era un bel ragazzo ed io ero in mutande davanti a lui. Che situazione, dovevo sempre fare figuracce. Mia mi avrebbe preso per il culo a vita. Versai il caffè pronto in due tazze, poi mi sedetti di fronte a lui e gliene allungai una “Ecco a te” mi sorrise, e non potei fare a meno di pensare che quello era il sorriso più bello che avessi mai visto, chi sa quante ragazze aveva fatto innamorare con quelle fossette.

“Allora, cosa ti porta qui a New York?” chiesi sorseggiando un po’ di caffè, il silenzio che si era venuto a creare era decisamente imbarazzante.

“Abitavo già a New York, avevo un appartamento con Louis, sai il cretino con i capelli castani e gli occhi azzurri – annuii divertita –, ma poi ho deciso che dovevo andare a vivere da solo, volevo la mia indipendenza e soprattutto Louis non sa cosa significhi il rispetto dello spazio altrui” disse divertito prendendo anche lui un sorso del suo caffè, sentii nuovamente bussare alla porta e, questa volta, ero sicura al 100% che fosse il signor Simth, sbuffai e mi alzai per andare ad aprire “Buongiorno signor Smith” dissi aprendo la porta e notando che effettivamente avevo davanti il vecchio signore. Mi squadrò da capo a piedi prima di allungare lo sguardo dietro di me e guardare Harry che lo salutò con un gesto della mano sorridendo sornione “Signorina Austin, un po’ di contegno!” mi ammonì scandalizzato “Sono in casa mia, anzi le dispiace fare in fretta? Io e Harry stavamo per entrare nella doccia” l’anziano mi fulminò con lo sguardo prima di scuotere la testa e bofonchiare qualcosa.

“Oggi vengono a trovarmi dei parenti, gradirei che il volume della vostra musica e i ragazzi in casa vostra siano tenuti a bada” disse sprezzante, risi di gusto “Stia tranquillo, il rave party l’abbiamo organizzato per domani, ora se non le dispiace ho un bel ragazzo in casa mia che mi sta aspettando, buona giornata e  mi saluti i parenti” gli chiusi la porta in faccia prima di tornare a sedermi al mio posto dove il caffè si era leggermente raffreddato. Harry mi guardava divertito “Odio quel tizio, e anche quella che abita di fronte a me” alzai le spalle, e finii in fretta il mio caffè .

“Lo so, sono odiosi, pensano che io e Mia siamo delle sgualdrine” dissi alzandomi per buttare le due tazze ormai vuote nel lavandino.

“Gli hai detto che stavamo per andare a fare una doccia insieme e hai aperto in mutande. La cosa non mi stupisce” rispose ridendo, arrossii violentemente, certe volte la mia bocca non si collegava con il cervello e faceva uscire fuori frasi assolutamente stupide e volgari.

“Beh, al diavolo cosa pensa il signor Smith, non lo sopporto e mi diverte prenderlo in giro” risposi, cercando di mascherare tutto l’imbarazzo che provavo in quel momento. Il riccio davanti a me scoppiò a ridere e si avvicinò.

“Sappi che non mi dispiacerebbe fare la doccia con te – si guardò l’orologio – ora devo andare, ci vediamo Emma” mi diede un buffetto sulla guancia e uscì da casa mia lasciandomi lì impalata come un pesce lesso.
Mi feci una doccia veloce e mi vestii, poi presi lo smalto e cominciai a  sperimentare una serie di nail art cercando di non pensare a quello che aveva detto Harry. Beh era un ragazzo, era normale che facesse commenti un po’ ambigui giusto?


“Ti ha detto che farebbe la doccia con te?” esclamò Mia, mentre passeggiavamo per la Fifth Avenue. Lo sapevo che non dovevo dirle niente, dovevo tenere per me l’incontro che avevo avuto con Harry quella mattina “Sì Mia, ma è un ragazzo, è normale che faccia quei commenti” sbuffai. Cosa ci trovasse di così strano proprio non lo sapevo. Sì, anche a me aveva lasciato un attimo interdetta, ma poi mi ero subito ripresa.

“Emma, io sono un ragazzo e, fidati, che non direi a qualsiasi ragazza che farei la doccia con lei. Sicuramente ti trova carina” disse Josè, passando un braccio intorno alle spalle della mia amica Alzai le spalle per niente convinta di quello che dicevano.

“Josè, so di non essere una brutta ragazza, ma sicuramente lui ne avrà viste di più belle” sentii Mia grugnire di fianco a me “Smettila di buttarti giù,  le avessi io quelle gambe” mi morsi il labbro pensando a come Harry mi avesse fissato le gambe sia quella mattina sia pochi giorni prima.

“Cosa c’è? Perché improvvisamente ti sei zittita?” alzai le spalle e nascosi la faccia nella sciarpa sperando che Mia lasciasse stare “O mio Dio, non dirmi che non ti sei messa i pantaloni prima di aprire la porta” quasi urlò fermandosi in mezzo al marciapiede. Josè mi guardò divertito e trattenne una risata, non era un segreto che dormissi in maglietta e mutande anche d’inverno, dato che mi dava fastidio stare con qualcosa di lungo sotto le coperte e avevo già detto alla mia coinquilina che ero stata svegliata da Harry.

“Pensavo fosse il signor Smith, sai quanto  mi piace provocarlo. Non ho sinceramente pensato che potesse essere qualcun altro, né tanto meno Harry” mi difesi, riprendendo a camminare con passo deciso. Avrei fatto tardi a lavoro se fossi stata ad ascoltare le paternali di Mia.

“Ci credo che si offre di fare la doccia con te! Oh, ma non capisci? Questa è un’ottima occasione, chiedigli di uscire” questa volta fu il mio turno di bloccarmi in mezzo al marciapiede, mi voltai a guardarla con le sopracciglia alzate, mentre lei mi guardava con quel faccino innocente che in quel momento avrei preso a schiaffi volentieri.

“Lo sai che non gli chiederò di uscire, ora per favore lasciami in  pace. Farò tardi”.

Quel pomeriggio era abbastanza fiacco, i clienti non erano molti così me ne stavo appoggiata al bancone facendomi aria con la coda di tanto in tanto. Lucy stava servendo una coppietta di ragazzini e li guardava con disgusto, erano quel genere di ragazzini che a dodici anni si dicevano già ‘ti amo’ e progettavano di passare la vita insieme. Lucy odiava queste nuove generazioni. Liam era seduto nel retro a mandare messaggi alla sua ragazza aspettando che il suo turno finisse, mentre Marcus aveva il pomeriggio libero. Guardai fuori notando che nonostante fosse buio si riuscisse tranquillamente a vedere nuvole bianche che minacciavano di buttare giù tonnellate di neve. Sperai che cominciasse a nevicare dopo il mio rientro a casa altrimenti sarebbe stato un casino attraversare il ponte.
“Quei ragazzini vogliono due cioccolate, puoi prepararle per favore?” mi chiese Lucy, passandosi una mano tra i capelli. Sorrisi cominciando a preparare quello che mi aveva chiesto “Sei nervosa?” le chiesi cauta, la vidi girarsi verso i due ragazzi seduti prima di sentirla bisbigliare “Stai scherzando? Non li sopporto. Si chiamano cucciolotto e topolina, ti rendi conto? È già tanto se chiamo Ian 'amore', mentre facciamo sesso. Figuriamoci chiamarlo cucciolotto” scoppiai a ridere allungandole le due cioccolate “Tu e Ian non sembrate nemmeno una coppia” le feci notare io, appoggiandomi al bancone e sorridendole divertita. Mi fulminò con lo sguardo “Io e Ian siamo una coppia bellissima” disse prima di allontanarsi e lasciare malamente le tazze al tavolo di quei due poveri ragazzini.

Hey, cameriera” mi sentii chiamare, mi girai e sorrisi nel vedere gli occhi azzurri familiari di quel ragazzo biondo che era già entrato per due giorni di fila, ormai tre, nel bar di Marcus.

“Ciao, cosa posso portarti?” si mise un dito sotto il mento facendo finta di riflettere con attenzione “Un muffin va bene, possibilmente al cioccolato, ma vanno bene tutti i gusti” annuii e mi allontanai per prendere ciò che mi aveva chiesto e sistemarlo in un piattino.

“Giornata fiacca eh?” disse con la bocca piena facendomi ridacchiare “Sì, deve essere questo tempo, sembra stia per arrivare una bella nevicata” dissi, allungando di nuovo lo sguardo verso le vetrate. Il biondo si girò a sua volta prima di tornare a guardarmi.

“Già, stasera avremmo dovuto suonare in un locale, ma hanno annullato la serata” disse un po’ deluso, riprendendo a mangiare il suo muffin. Lo guardai confusa “Suonare?” tornò ad osservarmi con quegli occhi azzurrissimi e quasi mi fece venire i brividi.

“Sì, abbiamo una band. Comunque piacere io sono Niall” disse sorridendo e porgendomi la mano che strinsi subito “Piacere, sono Emma. Una band? Ero convinta che foste tutti dei modelli” Niall scoppiò a ridere, facendomi ricordare del primo giorno in cui era entrato nella tavola calda e aveva  attirato la mia attenzione con la sua risata sguaiata.

“Modelli? No, forse Harry e Zayn, ma io e Louis modelli proprio no. A proposito, tu come conosci Harry?” pensai alla sua frase, Louis era quello castano a quanto mi aveva detto Harry, mentre Zayn doveva essere l’altro ragazzo che si era presentato al bar il giorno prima.

“Oh, Harry è il mio nuovo vicino, si è trasferito nell’appartamento sotto al mio” il biondo annuì finendo finalmente il suo muffin al cioccolato.

“Davvero? Beh allora magari ci incontriamo. Stasera vado da lui, abbiamo una partita alla playstation sospesa. Louis e Zayn ci hanno dato buca per stare con le proprie ragazze” sorrisi, guardai l’orologio e notai che mancava poco più di un quarto d’ora alla fine del mio turno e alla chiusura del negozio.

“Come ci arrivi a Brooklyn?” gli chiesi senza pensarci su due volte.

“Con un taxi suppongo” rispose, alzando le spalle e lasciando qualche dollaro sul bancone per pagare il muffin .

“Il mio turno finisce tra poco e dobbiamo fare la stessa strada. Ti accompagno io” sorrisi al biondo che mi guardò grato “Fantastico, allora ti lascerò una mancia più alta”.


“Avevi detto che avresti preparato tu da mangiare oggi!” mi rimproverò Mia uscendo dalla sua stanza con i capelli ancora bagnati per via della doccia che si era appena fatta.

“Avevo detto che ci avrei pensato io, infatti sto per chiamare la pizzeria da asporto” sorrisi sorniona, sapendo che l’avrei fatta infuriare.

“Oh ma io mi chiedo che ci sto a fare ancora qui con te” si lamentò sparendo di nuovo in camera sua.

“Sei la mia migliore amica e mi adori” sentii bussare alla porta e alzai gli occhi al cielo, alzai di poco il volume dello stereo sapendo perfettamente chi mi sarei trovata di fronte una volta aperta la porta.

“Oh, sei vestita, che peccato” sbuffai, vedendo il sorrisetto beffardo sul viso di Harry “Cosa ci fai qui? Pensavo che avessi ospiti” annuì, entrando in casa senza nemmeno aspettare che gli dessi il permesso. Ma chi si credeva di essere?

“Io e Niall ci chiedevamo se a te e alla tua amica piacerebbe passare la serata con noi” aprii la bocca per parlare, ma Mia fece di nuovo capolino dalla sua stanza con un sorriso a trentadue denti che non prometteva nulla di buono.

“Ci farebbe molto piacere, in fondo Emma non ha ancora ordinato la cena, giusto?” .

La casa di Harry era ordinata, per essere di un ragazzo. Nessun calzino sporco in giro, nessuna briciola per terra e c’era un buon profumo, ero molto più maschio io di lui in questo caso. Salutai Niall che ci accolse seduto sul divano con in mano il telecomando, ma appena vide Mia scattò in piedi come un soldato.

“Oh, piacere sono Niall” disse porgendo la mano alla mia amica. Risi sotto i baffi, a quanto pare Mia aveva fatto colpo.

“Piacere sono Mia” rispose lei imbarazzata, stringendo appena la mano del biondo. La guardai divertita, mentre mi intimava con lo sguardo di smetterla. A quanto pare anche Niall non le era indifferente dato che era arrossita fino alla punta dei capelli. Ci sedemmo sul divano, mentre Harry ordinava le pizze per tutti e quattro.
Osservai gli altri nella stanza e notai che Niall, che nel tragitto dalla tavola calda all’appartamento non aveva fatto altro che parlare e ridere, ora se ne stava in silenzio, seduto composto. Faceva zapping distrattamente, lanciando qualche occhiata a Mia, la quale se ne stava attaccata al cellulare probabilmente a parlare con José, che era uscito con degli amici, mentre Harry, dopo aver posato il telefono, prese a fissarmi. Mi sentii a disagio sotto quegli occhi verdi che mi bruciavano la pelle.

“Mi aiuti ad apparecchiare la tavola?” mi chiese sorridente, annuii e mi alzai dal divano aspettando che mi indicasse dove fosse la cucina.
Niall è strano Credo che la tua amica gli piaccia” disse prendendo i tovaglioli e le posate, alzai le spalle.

“Mia sta con un ragazzo, non credo che le interessi molto Niall” risposi aprendo il frigo e tirando fuori le cose da bere. Sentii nuovamente i suoi occhi addosso e sbuffai “Puoi smetterla di fissarmi per favore?” chiesi con molta poca gentilezza facendolo ridacchiare.

“Mi chiedevo se anche tu avessi un ragazzo” rimasi a bocca aperta per qualche secondo, prima di scuotere la testa per riprendermi.

“No, io non sono molto fortunata con i ragazzi” risposi a disagio, mi vergognava il fatto che a 21 anni fossi una sfigata senza un ragazzo, vergine e con un sacco di delusioni alle spalle. Mi imbarazzava specialmente parlarne con un ragazzo che era poco più di uno sconosciuto per me e che probabilmente aveva avuto più ragazze degli anni che aveva, a giudicare dall’aspetto. Sapevo che mi stava fissando, di nuovo, ma non volevo alzare lo sguardo né tanto meno intimargli di nuovo di lasciarmi in pace, così continuai tranquilla a sistemare le cose a tavola “Le pizze sono qui” ci avvertì Niall entrando in cucina con i quattro cartoni fumanti.

“Quei ragazzi sono simpatici” disse Mia, appena entrata in casa nostra. Mi tolsi le scarpe e le lanciai in un punto indefinito della sala, guadagnandomi uno sguardo di fuoco da parte della mia migliore amica.
“Harry è strano e Niall deve essersi preso una cotta per te”

Cominciò a ridere; una risata acuta e forzata che faceva ogni volta che voleva nascondere la verità.

“Sto con Josè comunque. Perché strano? Che ha fatto?” feci spallucce, stravaccandomi accanto a lei sul divano. Prontamente aprì le braccia e mi accoccolai al suo fianco . Mi strinse e cominciò ad accarezzarmi i capelli.

“Mi guardava in continuazione, poi mi ha chiesto se ho un ragazzo” mi strinsi di più a Mia che sorrise “Forse gli piaci. E` così strano?” sospirai  “Sì Mia, è strano” la sentii scuotere la testa, mentre le sue dita continuavano ad accarezzarmi. Adoravo Mia, non so cosa avrei fatto senza di lei.

“Dovresti avere più fiducia in te stessa, tesoro. Ora andiamo a nanna che è tardi”.

 

 

Ecco il secondo capitolo, ancora dal punto di vista di Emma. Inizia ad entrare in scena il personaggio di Niall e si capisce un po’ di più l’amicizia tra Mia e Emma.
Non c’è molto da dire, dato che non succede nulla di che, a parte questa cena tra i quattro protagonisti e Niall che conosce Mia e sembra esserne subito attratto.
Fatemi sapere che ne pensate!
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Un bacio e alla prossima
Sil

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


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Mia

 

Scesi dall’autobus e mi strinsi nel cappotto. L’inverno di New York era troppo freddo, nonostante fossi abituata al New Jersey. Camminavo velocemente, con lo sguardo basso e il cappello ben fissato sulla testa. La vita nella City era frenetica e, per quanto mi piacesse osservare le persone, preferivo guardare dove mettevo i piedi, prima di scivolare sulla neve e fare una delle mie solite figure.
Arrivai in redazione, mi sedetti alla scrivania e accesi quel computer che probabilmente apparteneva alla preistoria.

“Signorina Roberts, è arrivata giusto  in tempo” alzai lo sguardo, trovandomi davanti il capo redattore, un uomo sulla cinquantina che sapeva come metterti a tuo agio, ma sapeva anche come farsi odiare.

“Buongiorno signor Travis” salutai educatamente.

“Come è andata la visita ai suoi genitori? Spero che abbia trovato un tempo più gradevole a Denville” sapevo che stava tramando qualcosa. Quando si fermava a parlare era perché aveva in mente un pezzo decisamente difficile, se non impossibile, da assegnarmi.

“Faceva freddo anche lì, sa in fondo c’è solo un fiume che divide i due stati” risposi cordialmente, sperando che la sua fosse solo cortesia e non avesse un secondo fine. Preferivo scrivere pezzi semplici, riguardanti cronache di quartiere o simili, ma lui trovava sempre qualcosa da farmi fare che io non apprezzavo affatto. Eravamo solo un giornale locale, non eravamo il Times, per cui perché complicarci troppo la vita? Annuì alla mia risposta.

“Ho un pezzo per lei Mia” disse poi vanificando tutte le  mie preghiere, prima o poi avrei dato le dimissioni da quel posto.

“Mi dica” dissi io, senza entusiasmo. Cominciai a mordicchiare la penna sperando che questa volta non si trattasse dell’ultimo centenario rimasto nel Bronx.

“Faccia un pezzo sugli artisti di New York; trovi una band, un cantante, un attore, un pittore, qualsiasi cosa. Voglio un pezzo sulla difficoltà di avere successo in questa città, pensa di poterlo fare?” aggrottai le sopracciglia, non era una cosa così difficile, avrei trovato facilmente qualcuno da intervistare a Brooklyn, ma non era un pezzo adatto a me.

“Beh ecco io non lo so, forse sì, potrei farlo” applaudì rendendomi sorda da un orecchio “Fantastico, lo voglio pronto entro giovedì”.
Arrivai alla pausa pranzo stremata. Avevo scritto due articoli che sarebbero andati nel giornale del giorno successivo e avevo impostato il terzo. Avrei dovuto cominciare a cercare del materiale per quello stupido pezzo che mi aveva assegnato il signor Travis, ma ero a corto di idee.
Guardai il cellulare e ci trovai una chiamata persa di José, così lo richiamai.

“Pronto?” rispose dopo il terzo squillo, sorrisi sentendo la sua voce.

Hey, ho visto la tua chiamata” tirai fuori dalla mia borsa il contenitore con la pasta fredda e lo aprii “Volevo solo sapere come stavi, stasera ti va se ci vediamo?” sentii le farfalle nello stomaco, stavo con Josè da poco più di tre mesi ed ero sicura di esserne innamorata. Emma mi appoggiava in questa relazione ed era davvero molto importante per me.

“Va bene, ci vediamo a casa mia?” lo sentii sbuffare “Adoro Emma, ma preferirei passare la serata da soli, vieni da me?” sorrisi “D’accordo, a stasera”.

 

“Scusi, cameriera vorrei un cappuccino” dissi ad alta voce, guadagnandomi un’occhiata di fuoco da parte di Emma. Sorrisi, mandandole un bacio e aspettai pazientemente che la mia migliore amica portasse la mia ordinazione.

“Ciao Mia” mi salutò Liam, raggiungendo Emma dall’altra parte del bancone.

“Ciao Liam, come procede?” chiesi, prendendo un sorso del cappuccino che  la mia amica mi aveva appena portato con sopra un cuore disegnato.

“Tutto bene. Non hai ancora trovato un ragazzo per Emma? Sembra parecchio nervosa in questi giorni, avrebbe bisogno di svagarsi un po’” scoppiò a ridere, mentre Emma gli tirava uno schiaffo sul braccio. Liam non aveva tutti i torti, ad Emma sarebbe stato utile un ragazzo dato che era spesso nervosa. Magari, poi, avrebbe cominciato a credere un po’ di più in se stessa.

“Beh, sembra che il nostro caro vicino sia interessato” dissi con un sorriso soddisfatto a Liam che guardò Emma divertito “Ma chi, quello che sembra un modello? Oggi è passato a prendere un caffè veloce” disse, prendendo una fetta di torta da mettere su un piattino da portare ad un cliente. Guardai Emma a bocca aperta, faceva finta di lavare le tazze, ma sapevo che cosa stava pensando, iniziava a provare seriamente interesse per Harry.

“Mia smettila, non è niente di che. Era di strada” disse più a se stessa che a me. Ogni volta era sempre la stessa storia, un ragazzo le mostrava interesse, lei si prendeva una cotta stratosferica, diventava sua amica e perdeva qualsiasi occasione di combinare qualcosa perché non voleva dichiararsi. Mi dispiaceva che fosse così, non se lo meritava, si meritava di essere felice.

“Con tutti i bar che ci sono, guarda caso è venuto in quello dove lavori tu” le feci notare finendo il mio cappuccino. Avrebbero dovuto darle una laurea, erano buonissimi.

“Smettila di dire queste cose. Come è andata a lavoro?” cambiò argomento e si mise a pulire il bancone, la tavola calda ormai si stava svuotando. Era quasi giunta l’ora di chiusura.

“Bene, il signor Travis mi ha dato un nuovo pezzo” mi rigirai la tazza tra le mani, pensando che non avevo ancora trovato niente di interessante da scrivere e avevo solo due giorni.

“Di che si tratta?” feci spallucce e le allungai la tazza che mise prontamente nel lavabo “Un pezzo sugli artisti di New York, devo trovare qualcuno da intervistare che mi dica quanto è difficile avere successo nella City” Emma alzò gli occhi su di me e mi sorrise, odiavo quel sorriso perché significava che aveva qualcosa in mente e la maggior parte delle volte non era niente di buono.

“Lo sai che Harry e Niall sono in una band – alzai le sopracciglia – beh potresti intervistare Niall” rispose tranquilla, riprendendo poi a pulire il bancone. Cominciai a ridere “Perché Niall e non Harry o qualsiasi altro componente della band?” alzò di nuovo lo sguardo verso di me e sorrise.

“Beh, puoi intervistarli tutti quanti, domani sera c’è un loro concerto. Harry mi ha invitata” disse l’ultima parte a bassa voce, questa volta fu il mio turno di sorridere.

“Ah sì? E perché non me l’hai detto prima?” le chiesi stuzzicandola, sapendo che l’avrei fatta incavolare “Perché ti saresti comportata come una cretina, ora lasciami lavorare.”


Alle 10 ero sotto casa di Josè, come mi aveva chiesto lui. Sorrisi a me stessa prima di salire le scale che mi avrebbero portato alla porta del suo appartamento. Bussai e aspettai che qualcuno mi aprisse. Quando vidi Josè per poco non gli saltai addosso.

“Ciao piccola” mi salutò, dandomi un casto bacio sulle labbra. Allacciai le braccia al suo collo e approfondii il bacio. Fosse stato per me non mi sarei mai più staccata.

“Ho preparato un film, vuoi vederlo?”  mi chiese. Mi tolsi il cappotto, mi prese la mano e mi trascinò sul divano. Lo guardai per qualche secondo immaginandomi come sarebbe stato lasciarmi trasportare per una volta dai miei sentimenti e non dal mio cervello.

“Non mi va di guardare un film” risposi spostandomi in braccio a lui. Mi guardò leggermente confuso - e come biasimarlo - di solito evitavo qualsiasi contatto troppo intimo.

“Ah no? E cosa vuoi fare?” prese ad accarezzarmi le cosce da sopra i jeans, gli sorrisi “Beh, potremmo parlare” alzai le spalle, mentre Josè mi guardava divertito e con una strana luce negli occhi. Dio se lo amavo, mi faceva stare sveglia la notte, non facevo altro che pensare a lui e spesso avevo anche discusso con Emma a causa sua.

“E di cosa vorresti parlare?” cominciai a giocare con i capelli alla base del suo collo, mentre la sua mano andava sotto il mio maglione e mi accarezzava i fianchi.

“Potremmo parlare del tempo, di New York o del nuovo pezzo che mi ha assegnato il signor Travis” risposi rimanendo vaga. Ridacchiò poi, con un movimento brusco, mi fece sdraiare sul divano e si mise sopra di me.

“Credo di aver capito di cosa vuoi parlare” risi, mentre cominciò a baciarmi il collo. Mi faceva il solletico e la sua barba appena accennata mi pungeva. Sentii le sue mani finire sotto il mio maglione  cercando di toglierlo. In qualsiasi altra situazione mi sarei tirata indietro, odiavo il mio corpo e odiavo farlo vedere alle persone, ma in quel momento mi interessava solo di Josè e di nient’altro. Mi sollevai quanto necessario per togliere quegli indumenti che ormai erano di troppo e mi concentrai sulla sua maglietta che fu presto accanto al mio maglione.

“Ti amo Mia, so di non avertelo mai detto, ma è la verità. Se non sei pronta a fare l’amore adesso va bene” mi disse guardandomi negli occhi, scossi la testa e presi ad armeggiare con la cintura dei suoi pantaloni, facendogli capire che non avevo alcuna intenzione di tirarmi indietro.
Volevo sentire Josè, lo volevo con tutto il cuore, volevo essere sua e non mi interessava di altro in quel momento. Volevo sentire il suo corpo e il suo cuore così vicino al mio, volevo fondermi con lui e non ci sarebbe stato nient’altro se non quel bellissimo ragazzo che era entrato nella mia vita veloce come un uragano.

“Non mi ero mai immaginata la mia prima volta su un divano con le molle rotte” dissi stringendomi di più al petto muscoloso di Josè, sentii la vibrazione della sua risata e alzai lo sguardo verso di lui.

“Ho, per caso, deluso le sue aspettative signorina?” risi anche io lasciandogli un bacio sulla guancia.

“Non mi interessa molto il luogo, mi interessa la persona” prese ad accarezzarmi la schiena nuda, provocandomi dei brividi che certamente non erano per il freddo.

“Rimani qui stanotte” sorrisi “Va bene, allora avviso Emma che non torno a casa” lo vidi alzare gli occhi al cielo e sbuffare. Chissà perché in questi giorni ce l’aveva tanto con Emma? “Non c’è bisogno che tu le dica tutti i tuoi movimenti. Sei abbastanza grande, no?” mi disse infastidito “Beh, si preoccuperà, le mando solo un messaggio” mi alzai dal divano, ignorando le proteste e presi il cellulare dalla tasca dei jeans. Inviai un messaggio ad Emma e poi lo rimisi a posto. Josè era andato in bagno, così decisi di andare in camera sua e cercare qualcosa per dormire.

“Che fai?” mi chiese entrando in camera “Stavo cercando una maglietta da mettere stanotte” chiuse con violenza il cassetto che avevo aperto, lo guardai confusa.

“Va benissimo quella che avevi sotto il maglione. Lo sai che non mi piace quando la gente fruga nelle mie cose” mi sentii attaccata per qualcosa che non avevo fatto. Cosa diavolo gli prendeva? Mezz’ora prima mi aveva confessato il suo amore, adesso non voleva nemmeno che gli prendessi una maglietta.

“Cosa ti prende? Non stavo frugando nel cassetto, cercavo una maglietta” risposi arrabbiata “Beh, usa la tua” non me lo feci ripetere due volte e tornai in soggiorno, presi la mia maglietta e me la infilai velocemente. Cercai di trattenere le lacrime, non volevo farmi vedere piangere da lui, probabilmente era solo stanco o nervoso.
Tornai in camera da letto e lui era già disteso, mi sdraiai di fianco a lui. Si girò per guardarmi e mi passò una mano intorno al fianco.

“Scusami Mia, è che sono davvero stanco e non mi piace quando la gente prende le mie cose” annuii senza emettere alcun suono, altrimenti si sarebbe accorto che ero sull’orlo di un pianto isterico.

“Buonanotte amore mio” mi lasciò un bacio sulla guancia e poi chiuse gli occhi, mentre io mi lasciai andare ad un pianto silenzioso.


Mi sentii un ladro. Entrai in casa facendo il minimo rumore possibile e camminando sulle punte sperando che Emma o stesse dormendo, nel caso in cui avesse avuto la mattinata libera, o fosse già uscita per andare a lavoro, nonostante fosse troppo presto per l’ultima opzione. “Qualcuno mi deve delle spiegazioni” sentii la voce della mia migliore amica dalla cucina, mi girai e la vidi sorridente con in mano una tazza di latte.

“Perché entri in quel modo? Pensavi forse che mi sarei persa questo momento? Allora cosa mi racconti?” alzai gli occhi al cielo e mi sedetti di fronte a lei, lasciando il cappotto sul bancone. La guardai per qualche secondo valutando in fretta le possibilità che avevo davanti: se le avessi detto la verità si sarebbe arrabbiata, conoscevo Josè da giusto pochi mesi e, dopo tutti i discorsi che avevamo fatto sul sesso, io ci andavo a letto senza nemmeno dirle nulla, d'altro canto mentirle sarebbe stato un grosso peso da portare.

“Allora?” mi incitò lasciando la tazza sul bancone “Beh non è successo niente, ero troppo stanca per chiamare un taxi o prendere l’autobus e Josè non aveva voglia di guidare” buttai lì. Emma mi guardò perplessa, ma lasciò perdere.

“D’accordo, beh io ora scappo, ci vediamo stasera all’Irish pub in centro. Porta l’occorrente per intervistare i ragazzi, mi raccomando!” mi lasciò un bacio sulla guancia prima di correre fuori dalla porta.
Andai in camera mia e mi sdraiai sul letto. Perché le avevo mentito? Certo, magari non sarebbe stata d’accordo, ma non si sarebbe incavolata più di tanto, ora invece avevo combinato un bel casino.
Feci una doccia per schiarirmi le idee. Era tardi e dovevo andare a lavoro, scrissi un messaggio a Josè per vederci quella sera all’Irish pub e poi uscii.

Liam, non pensavo saresti venuto. Ciao Sophia” salutai Liam e la sua ragazza che erano seduti al nostro tavolo. Mi guardai intorno, ma non c’era traccia né di Emma né di Josè, ma quest’ultimo mi aveva avvisato che sarebbe arrivato più tardi.

“Ciao Mia, Emma è al bancone con Harry, le ha offerto una birra” mi fece l’occhiolino e scoppiai a ridere. Harry ci stava spudoratamente provando con lei e lei non faceva altro che negare come al solito.

“Lei è troppo cocciuta per accorgersi che ci sta provando” dissi, togliendomi il cappotto e appoggiandolo alla sedia. Sentii due mani coprirmi gli occhi “Josè lo so che sei tu” ridacchiò e mi lasciò un bacio sulla guancia “Non ti si può proprio ingannare eh”.

Finalmente Emma raggiunse il nostro tavolo con una birra in mano e Harry al suo seguito. Ci avrei scommesso, prima o poi avrebbero combinato qualcosa “Oh ragazzi, siete troppi, così ci emozioniamo – scherzò Harry – ciao Mia, Niall sarà contento di sapere che sei qui” sorrisi e abbassai lo sguardo, mentre José mi guardava confuso. Tra me e Niall non c’era assolutamente niente, ma si vedeva che lui era a disagio a stare con me e, a dirla tutta io mi sentivo a disagio con lui.

“Oh beh, salutamelo allora” il riccio annuì, lanciò un’occhiata ad Emma che lo salutò con un cenno della mano e poi si allontanò.

“Chi è Niall?” mi chiese Josè. Lo guardai per qualche secondo prima di abbassare di nuovo lo sguardo, sentivo gli occhi di Emma addosso.

Niall è un amico di Harry, suona anche lui nella band” risposi, mettendomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, mi sentivo ad un interrogatorio per qualcosa che tra l’altro non avevo fatto.

“E questo Niall ci prova con te?” mi chiese aggressivo, alzando leggermente la voce.

“No, ma che dici! Abbiamo mangiato una pizza con lui e Harry settimana scorsa e basta” scosse la testa infastidito e si alzò dal tavolo.

“Dove stai andando?” chiesi, cercando di trattenere le mie stupide lacrime. Perché si comportava così?

“Non mi faccio prendere in giro ok? Ti amo Mia e se c’è qualcosa tra te e quello lì dimmelo” disse con voce ancora più alta, trattenere le lacrime cominciava ad essere davvero difficile “Josè abbassa la voce” lo ammonì Emma, l’avrebbe preso a pugni se avesse potuto.

“Sta’ zitta Emma” rispose lui. Emma alzò un sopracciglio “Stai rovinando la nostra serata, vattene” avrei voluto fermare entrambi, perché odiavo il fatto che non andassero sempre d’accordo.

“Tranquilli me ne vado. Ci sentiamo domani Mia, sempre se non sarai andata da quello lì” disse prima di prendere la sua giacca e sparire nella folla.

 

 

Terzo capitolo, scritto dal punto di vista di Mia che impariamo a conoscere meglio. Le cose tra lei e Josè non sembrano essere tutte rose e fiori e presto si scoprirà il motivo del comportamento del ragazzo. Anche il prossimo capitolo sarà dal punto di vista di Mia.
Spero che vi sia piaciuto, ringrazio chi ha recensito e ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate.
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Sil

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


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Mia


Hey, è tutto a posto?” mi chiese Emma, avvicinandosi e sedendosi accanto a me. Aannuii.

“Sì, tutto ok, allora tu e Harry?” avevo bisogno di cambiare argomento perché non avevo alcuna voglia di parlare di Josè e di come si stava comportando da quando eravamo andati a letto insieme.

“Io e Harry niente. Non cominciare Mia, per favore” la guardai cercando di capire se le piaceva.

“Lui inizia davvero a piacerti, Emma. Cosa ti costa buttarti?” scosse la testa e prese un sorso di birra.

“Mi costa una delusione, ok? Non posso piacere a un tipo come Harry. Voglio dire... guardalo! Farebbe cadere ai suoi piedi anche Megan Fox e poi ha tutta l’aria di essere uno che gioca con le ragazze e sai che io non ho bisogno di questo” abbassai lo sguardo. Forse Josè era uno di quelli che giocava con le ragazze “Non giudicare un libro dalla copertina, Emma. Le persone ti stupiscono sempre” dissi più a me stessa che a lei.
Mi concentrai a guardare i ragazzi che avevano cominciato a cantare sul palco: Harry era il cantante principale, poi c’era Niall alla chitarra, o al basso, non sapevo realmente riconoscerli, quello che Emma mi aveva indicato come Zayn era al basso, o alla chitarra - dipendeva da cosa stava suonando Niall -, mentre quello che doveva essere Louis era alla batteria. Erano bravi ed erano appassionati. Il locale era rapito, mi girai a guardare Emma e la vidi completamente presa dalla musica e dalla voce di Harry. Se non si fosse decisa ad agire le sarebbe costato un cuore spezzato e una vita piena di rimpianti. Tornai a guardare i ragazzi e mi soffermai su ognuno di loro; non c’era dubbio che fossero estremamente talentuosi e dotati, ma poi guardai Niall e mi resi conto di come fosse coinvolto e di come coinvolgesse il pubblico. Gli occhi gli brillavano ed era davvero raggiante. Mi persi a guardarlo suonare, mi persi così tanto che nemmeno mi accorsi del fatto che mi stesse fissando.


Raggiungemmo i ragazzi in quello che doveva fungere da backstage dopo lo spettacolo. “Ragazzi, siete fantastici” si complimentò Liam. Aveva sempre adorato la musica, da quando l’avevamo conosciuto non aveva fatto altro che istruire me e Emma sulla musica e prestarci CD che in realtà erano ancora al nostro appartamento.

“Allora Mia, devi farci questa intervista, giusto? Facciamo in fretta, per favore, ho bisogno di mangiare. E` da mezzogiorno che non mangio nulla” mi disse Harry, annuii e tirai fuori dalla borsa il mio quaderno e la penna. Mi sedetti sulla prima sedia libera che trovai “Sì, beh per prima cosa dovreste dirmi come vi chiamate e come vi siete conosciuti” dissi nervosa, grattandomi una guancia. Mi sentivo sotto interrogatorio con tutte quelle persone che stavano ad ascoltare le mie domande.

Dirty Boys” rispose Niall, ammiccando e facendomi arrossire fino ai piedi.

Niall sta’ zitto – lo ammonì Zayn divertito – ci chiamiamo One Direction e ci siamo conosciuti a scuola, eravamo al liceo insieme qui a New York” scrissi velocemente tutte le informazioni che mi erano state date.

“Che ruoli ricoprite nella band?”

Questa volta fu Louis a rispondermi.

“Harry è il cantante, io suono la batteria, Zayn suona il basso e Niall la chitarra. In questo momento ci manca qualcuno che suoni la tastiera, ma non abbiamo trovato nessuno” vidi il volto di Liam illuminarsi, mentre Emma cominciò a battere le mani.

Liam suona il pianoforte. Non so la differenza tra i due, ma entrambi hanno tasti bianchi e neri, no?” Zayn sorrise e si girò verso il nostro amico “Beh, un giorno di questi dovresti venire a provare con noi allora” Liam annuì felice della proposta di Zayn.

Finii la mia intervista ponendo ai ragazzi tutte le domande che mi ero annotata sul mio quaderno. Era stato più difficile di quanto pensassi; i ragazzi erano simpatici, ma non facevano altro che scherzare e fare gli idioti.
“Ok, io sono davvero affamato quindi vado a cercare un McDonald aperto. Qualcuno viene con me?” disse Harry guardando Emma. Alzai gli occhi anche io verso di lei e cercai di farle capire che doveva andare con lui, anche se aveva già mangiato. Tanto non avrebbe rifiutato il McDonald.

“Anche io ho fame, vengo con te – sorrisi – ci vediamo dopo a casa Mia!” mi diede un bacio sulla guancia e andò via con Harry .

Io e Zayn dobbiamo andare dalle nostre donne. Ci vediamo. Ah Liam, mi raccomando vieni presto a provare con noi!” ci salutarono sia Louis che Zayn. Guardai Liam sperando che non mi lasciasse da sola con Niall, ma le mie speranze erano tutte vane.

“Io porto Sophia a casa. Devo andare a letto presto, domani ho l’apertura della tavola calda, mentre la tua migliore amica entra alle 10.00. Ci vediamo ragazzi” se ne andarono anche lui e Sophia, lasciando me e Niall soli.

“Allora io vado” salutai goffamente il biondo con un gesto della mano e mi allontanai. Uscii dal locale, ma poi mi ricordai che il mio passaggio a casa doveva darmelo José. Le opzioni erano due: chiamare un taxi, ma ero terrorizzata dai tassisti, oppure tornare a piedi, ma tornare a piedi a Brooklyn a quell’ora era decisamente poco raccomandabile. Tirai fuori il cellulare dalla borsa per chiamare un taxi. Era il male minore, ma poi mi sentii chiamare e mi girai trovandomi davanti Niall con le guance rosse per il freddo e il sorriso stampato sul volto.

“Ti porto io a casa, sono in macchina”.

Il viaggio era silenzioso e la cosa mi metteva a disagio. Vedevo come Niall si comportava con me e io non ero Emma che non capiva nemmeno quando un ragazzo ci provava con lei, forse Niall non ci stava proprio provando, ma si vedeva che era interessato e a me non dispiaceva. Era un bel ragazzo, ma io avevo Josè.

“Quando uscirà l’articolo?” mi chiese di punto in bianco, risvegliandomi dai miei pensieri “Giovedì” risposi semplicemente.

“Stai insieme a quel ragazzo che era con te? ” chiese poi “Sì, quello è Josè” lo vidi annuire senza però emettere alcun suono. Grattava il volante nervoso e si mordeva il labbro. Decisi di lasciar perdere e mi girai a guardare New York che sfrecciava accanto a noi; era incredibile come quella città mi avesse stregato nonostante vivessi lì da poco. Ci fermammo ad un semaforo.

“L’ho visto andare via, sembrava arrabbiato e tu ci sei rimasta male. Non meriti di essere trattata così” mi voltai a guardarlo, i suoi occhi erano così azzurri che sembravano dei fari nella notte.

“Non sai niente Niall” scosse la testa “No, non so niente, ma ne so abbastanza per dire che un ragazzo che abbandona la propria ragazza in un pub in quello stato non la merita” esclamò. Lo guardai a bocca aperta. Come si permetteva di sparare sentenze senza nemmeno conoscere Josè e, tanto meno, me?

“Tu non sai niente, né di me né di José. E poi in quale stato mi avrebbe lasciata? Tu non eri nemmeno lì, eri sul palco” schiacciò l’acceleratore dopo che la luce verde si accese, tenevo lo sguardo fisso su di lui per capire cosa diamine volesse da me.

“Sono un ottimo osservatore, Mia. Eri triste, l’ho notato anche durante l’intervista. I tuoi occhi sono troppo belli per essere così tristi” la macchina si fermò, mi guardai intorno riconoscendo il palazzo di casa mia. Tornai a guardare Niall.

“Smettila”

Mi guardò confuso “Di fare cosa?”

Mi passai una mano tra i capelli nervosa “Di essere gentile: Io ho un ragazzo e non è giusto che sia qui da sola con te. Buonanotte e grazie del passaggio” feci per aprire la portiera, ma la mano di Niall mi bloccò “Voglio solo conoscerti Mia, che male c’è? Non abbiamo fatto niente di male. Sono gentile con te perché voglio esserlo. Josè controlla talmente tanto la tua vita che non possiamo nemmeno essere amici?” strattonai il braccio per scappare alla sua presa “Buonanotte Niall” dissi, scendendo dalla macchina e sbattendo la portiera.


“Qualcuno è mattiniero oggi” dissi, entrando in cucina e vedendo Emma già in piedi alle 7.30 del mattino nonostante il suo turno cominciasse alle 10.00.

“Mi sono svegliata e non riuscivo più ad addormentarmi” si giustificò, versandosi una tazza di caffè. Sarebbe morta, prima o poi, con tutta la caffeina che ingeriva. Mi sedetti sul bancone della cucina e cominciai a mangiare dei biscotti.

“Allora, come è andato il primo appuntamento con Harry?” mi fulminò con lo sguardo e fui davvero felice che gli occhi non potessero uccidere.

“Non era un appuntamento. Abbiamo mangiato da McDonald e ognuno ha pagato per sé” quasi mi strozzai con i biscotti.

“Non ti ha offerto nemmeno una cena da McDonald? Che tirchio” commentai, continuando a mangiare i biscotti “In realtà sono io che ho insistito perché non pagasse. Non c’era motivo che lo facesse.”

Alzai gli occhi al cielo, scesi dal bancone e posai i biscotti a posto.

“Sei un’idiota. Si vede che è interessato a te, ma non starò qui ad insistere anche perché è tardi e devo andare a lavoro. Non fare la scema e chiedi ad Harry di uscire”.


Finii l’articolo poco prima della chiusura della redazione. Non era particolarmente difficile da scrivere, ma ero distratta perché pensavo a Niall e a quello che mi aveva detto la sera prima. Non doveva permettersi di dirmi quelle cose, ma in realtà aveva ragione. Josè mi stava trattando male da quando eravamo andati a letto insieme e questa cosa non mi andava giù.
Uscii dalla redazione e il freddo mi investì in pieno, mi strinsi di più la sciarpa intorno al collo e cominciai a camminare. Non ero molto lontana da casa di Josè e avevo bisogno di parlargli. Non ci parlavamo dalla sera prima e questa situazione mi faceva veramente male.
Suonai il campanello e aspettai che venisse ad aprirmi. Aprì la porta, ma il suo volto rimase impassibile, entrai e mi chiusi la porta alle spalle, mentre lui andava a sedersi sul divano e cominciava a fare zapping.

“Possiamo parlare?” chiesi, torturandomi le mani e guardandomi le scarpe . Non alzò nemmeno gli occhi per guardarmi, rimase a fissare la televisione.

“Non ho niente da dirti” sospirai e mi sedetti sulla poltrona. Mi misi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e raccolsi i pensieri per formulare una frase decente, senza che le lacrime prendessero il sopravvento.

“Perché ti stai comportando così? Da quando abbiamo fatto l’amore sei diverso, più scontroso, forse hai mentito quando hai detto di amarmi” finalmente spense la televisione e mi guardò, ma il suo sguardo era tutt’altro che amorevole.

“Fai la scema con altri ragazzi, non dovrei essere arrabbiato? Quello che ti ho detto è vero, ti amo” cercai di sostenere il suo sguardo, ma era troppo difficile farlo.

“Però non me lo dimostri” dissi quasi sottovoce. Josè si alzò dal divano e cominciò a fare avanti e indietro per la stanza, si passò la mano tra i capelli prima di fermarsi e guardarmi.

“Mi dispiace Mia. E` solo che Jane mi ha scritto, è qui a New York” il sangue mi si gelò nelle vene, sbattei le palpebre più volte per riprendermi. Jane era il suo grande amore, la ragazza che l’aveva lasciato per andare al College di cui lui era perdutamente innamorato.

“Quando è tornata?” chiesi, con il poco autocontrollo che mi era rimasto “Il giorno in cui abbiamo fatto l’amore, mi dispiace. Credo di aver cercato ogni scusa per prendermela con te” senza che le potessi controllare le lacrime cominciarono ad uscire dai miei occhi.

“Vuoi lasciarmi Josè?” cercai di mantenere un tono di voce abbastanza normale, ma non ce la feci affatto.

“No Mia, ho solo bisogno di tempo, ok?” si avvicinò e mi prese il viso tra le mani, mi asciugò le lacrime con i pollici e poi mi baciò “Io vado a casa” dissi alzandomi e sparendo.
Quando arrivai a casa Emma era già tornata e stava cucinando qualcosa.

Hey, ti va bene la carbonara?” mi chiese, ma io non risposi e andai direttamente in camera, mi sdraiai sul letto e cominciai a piangere.
Sentii il peso di Emma sul letto.

“Cosa succede?” mi chiese iniziando ad accarezzarmi i capelli.

“Jane è tornata e ha contattato Josè” dissi tra un singhiozzo e l’altro. La sentii sospirare, mi lasciò un bacio sulla fronte.

“Ti lascio un po’ da sola, ok? Ti chiamo quando è pronta la cena” .

La cena era silenziosa, si sentivano solo le forchette che sbattevano contro i piatti. Sapevo che Emma stava cercando le parole giuste da dirmi, era nervosa.

“Mia, non mi preoccuperei tanto se fossi in te. Josè ti ama e Jane è acqua passata” la guardai per qualche secondo prima di tornare a guardare il piatto. Avevo toccato poco cibo, ma non avevo per niente fame.

“Lei è il suo primo amore, Emma. Non ho fame, vado a dormire” mi alzai da tavola, sentii la mia amica sbuffare.

“Smettila di comportarti così, Mia. Hai un ragazzo che ti ama. La sua ex è tornata e allora? La tua vita non fa schifo come credi, tu almeno una persona accanto ce l’hai. Che ti importa se è tornata? E anche se doveste lasciarvi non la vedo una tragedia. State insieme da tre mesi e sì, capisco che ne sei innamorata e che tu ci stia male, ma devi reagire” sentii gli occhi pizzicare. Aveva ragione, mi ero sempre lamentata di Josè e di Jane, ma io Josè ce l’avevo accanto. Certo, mi sarei potuta riprendere, se solo non avessi fatto sesso con lui.

“Ho perso la verginità con lui Emma. Lui ha fatto l’amore con me il giorno stesso in cui Jane l’aveva richiamato. Ecco perché sto così male! Sono una stupida” Emma era a bocca aperta, si alzò anche lei da tavola e venne ad abbracciarmi.

“Io non lo sapevo Mia. Perché non me l’hai detto? Mi avevi detto che non era successo nulla” singhiozzai sulla sua spalla e la strinsi di più a me, avevo bisogno di lei.

“Lo so, è che avevo paura che ti arrabbiassi” scosse la testa “Non potrei mai arrabbiarmi, forza, andiamo a dormire. A quello stronzo di Josè ci penso io domani”.

 

Ecco il quarto capitolo! Allora, che dire? Si scopre il motivo per cui Josè ha trattato male Mia e in più c’è un dialogo diretto tra Niall e Mia che cominciano ad avvicinarsi.
Harry e Emma sono andati a cena insieme, ma nel prossimo capitolo si capirà meglio cosa sta succedendo tra i due.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
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Faccio un po’ di pubblicità alle mie storie, ho iniziato la raccolta di shot dedicata a  “30 Days che si intitola “Innamorarsi”; ho pubblicato una shot Black Keys un po’ triste e introspettiva ma se volete passare ben venga!
Ed infine vorrei pubblicizzare la storia della mia scrittrice preferita Ladyme che si intitola “Il me dit…
Un bacio e alla prossima
Sil

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


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Emma

Mi sistemai la coda e presi il telefono a cui erano attaccate le cuffie. Andai in camera di Mia per avvisarla che stavo uscendo. Era sdraiata sul letto con gli occhi lucidi, mentre leggeva. Ero davvero preoccupata per lei. Le cose tra lei e Josè non andavano affatto bene, uscivano sempre meno e le chiamate erano saltuarie. In compenso, una volta a settimana, ci incontravamo con i ragazzi e passavamo la serata tutti insieme e lei riusciva a svagarsi.
Avevamo conosciuto le ragazze di Zayn e Louis ed erano deliziose. Niall sembrava sempre interessato a Mia. Cercava di starle vicino sapendo che stava passando un periodo un po’ triste  e lei sembrava essere indifferente a queste attenzioni, ma la conoscevo abbastanza bene per sapere che in realtà era solo troppo diffidente, specialmente con tutta questa storia di Jane e Josè.
Harry, invece, mi prendeva sempre più alla sprovvista. Era a tratti gentile e a tratti si comportava come il peggiore degli idioti. Questa cosa mi confondeva.
«Mia, vado a correre. Porto con me il cellulare.»

La mia amica non alzò nemmeno lo sguardo dal libro. Mi fece un lieve cenno con la testa, facendomi intuire che aveva sentito.
Sospirai e uscii di casa. Forse non era una grande idea andare a correre con questo freddo, ma la giornata era bella e la neve sui marciapiedi ormai era sciolta.
Accesi la musica e cominciai a correre. Ero sempre stata sportiva, sin da bambina. La corsa, però, non era la mia specialità, ma la domenica a casa era un mortorio, specialmente ora che Mia aveva litigato con Josè, in più mi piaceva stare all’aria aperta.
Cominciai a pensare a come erano cambiate le cose nel giro di poco meno di un mese. Avevo conosciuto Harry - per cui mi ero presa una cotta stratosferica -, e grazie a lui avevamo allargato il nostro giro di amici, che prima si limitava a Liam e alla sua ragazza, Josè e ogni tanto anche Lucy. Mia e Josè erano in rotta di collisione e Mia era attirata da Niall. Avrei voluto fare qualcosa per Mia, ma più che parlarle non c’era molto che potessi fare, anche perché lei si chiudeva in se stessa ed era difficile riuscire a farla ragionare. Avevo paura che facesse qualcosa di tremendamente stupido.

Dopo circa tre quarti d’ora di corsa il mio cellulare squillò. Mi fermai preoccupata che fosse Mia, invece era mia sorella, sorrisi e risposi.

«Pronto» la sua voce squillante mi rispose dall’altro capo del telefono.

«Ciao sorellina, come stai?» cominciai a camminare per tornare a casa.

«Io bene e tu?» le chiesi  «Tutto bene, hai il fiatone?» risi. Sentire la sua voce mi tirò subito su di morale e mi fece per un momento dimenticare le preoccupazioni che avevo per Mia.

«Sono andata a correre» la sentii ridacchiare «Certo che pigra come sei non ti ci vedo proprio a correre con il gelo di New York» alzai gli occhi al cielo, nonostante lei non potesse vedermi.

«Avevo bisogno di uscire. Mia è un po’ giù di corda e io avevo bisogno di prendere un po’ d’aria fresca» la sentii mugugnare qualcosa, probabilmente aveva la bocca piena come al solito.

«Cosa ti succede sorellina?» alzai le spalle «Niente, avevo bisogno di pensare un po’, tutto qui. Come mai mi hai chiamata?» cercai di sviare il discorso.

«Io e la mamma abbiamo deciso di venire a trovarti. Ci manchi Emma» sorrisi, anche loro mi mancavano, nonostante le avessi viste poco più di un mese prima a Natale. Ero contenta di sapere che sarebbero venute a trovarmi.

«D’accordo, quando venite? Dovrò trovare un modo per sistemarvi in casa» dissi cominciando già a pensare a come disporre i mobili per far entrare mia sorella e mia madre.

«Settimana prossima, non so ancora quando» attraversai la strada e notai la figura familiare di Harry fermo davanti ad un negozio.

«Va bene, mandami un messaggio. Ora scusa, Alex, ma devo andare» la salutai e chiusi la chiamata.
Mi avvicinai a Harry che era intento ad osservare una vetrina, avvicinandomi notai che era un negozio di musica.

«Ciao Harry» lo salutai. Si girò confuso, ma appena mi vide il suo volto si illuminò in un bellissimo sorriso.

«Hey Emma – mi squadrò da capo a piedi – sei andata a fare un po’ di jogging?» mi chiese divertito, abbassai lo sguardo imbarazzata. Mi ero completamente dimenticata di essere in tenuta sportiva, sudata e con una coda disordinata. Speravo solo di non puzzare.

«Sì, avevo bisogno di uscire da casa» annuì. Cominciammo ad incamminarci insieme verso casa.

«Come sta Mia?» sospirai e scossi la testa «Abbastanza male. Josè è fortunato che io non l’abbia incontrato. Se solo l’avessi visto gli avrei strappato tutti i capelli ad uno ad uno e poi l’avrei torturato» sentii Harry ridacchiare, poi si schiarì la gola.

«Cosa mi faresti se ti dicessi che spero che lui e Mia si lascino definitivamente? » gli tirai un pugno sul braccio e poi incrociai le braccia arrabbiata «Ahia! Semplicemente vorrei che si mollassero così Niall avrebbe una possibilità con lei. Lo so che sono di parte, ma Niall è un bravo ragazzo e la farebbe stare bene» annuii, mi costava ammetterlo, ma il riccio aveva ragione.

«Lo so Harry, sinceramente spero anche io che la facciano finita presto, non ce la faccio più a vedere Mia in questo stato. Fa stare male anche me. Dovrebbe smetterla di tenere il piede in due staffe quello stronzo. Che si decida e se vuole mollare Mia lo faccia, almeno lo dimentica e va avanti» dissi infuriata. Odiavo Josè per quello che stava facendo passare a Mia.
«Cosa stavi guardando in quel negozio?» chiesi cambiando discorso «Oh, hanno messo in vendita la discografia completa dei Rolling Stones. Speravo di riuscire a raccogliere i soldi per farmi un piccolo regalo di compleanno, ma dovrò aspettare» disse un po’ deluso, mi dispiacque vederlo così. Sembrava un bambino che non aveva ricevuto quello che aveva chiesto a Babbo Natale.

«Mi dispiace» dissi sincera «Non fa niente, riuscirò a comprarla prima o poi».
Passammo il resto della passeggiata a parlare di musica, o meglio, passai il resto della passeggiata ad essere insultata da Harry per la musica che ascoltavo. Come se i suoi gusti fossero indiscutibilmente i migliori.
«Harry, l’unica canzone decente degli Eagles è “Hotel California”» dissi salendo le scale «Ci credo che dici così, probabilmente non avrai mai ascoltato altre canzoni» rispose alterato, tirò fuori le chiavi dalla tasca e le infilò nella toppa.

«Non ce n’è stato bisogno» alzò gli occhi al cielo per poi fulminarmi con lo sguardo «Dovrebbero vietarti di ascoltare la musica» rise di gusto. La sua risata fece svolazzare le farfalle nel mio stomaco  «Grazie, detto da uno che non ascolta i Beatles poi, davvero mi offende molto» rise di nuovo.

«Mi ha fatto piacere questa passeggiata con te» sorrisi «Anche a me. Devo tornare da Mia» annuì «D’accordo, ci vediamo allora» mi lasciò un bacio sulla guancia che mi fece salire un brivido lungo la spina dorsale. Mi allontanai prima che le mie ginocchia mi abbandonassero e cedessero davanti ad Harry «Ah Emma – mi girai giusto prima di iniziare a salire le scale – ti sta bene la coda, mi eccita» disse prima di sparire dentro il suo appartamento e chiudersi la porta alle spalle lasciandomi a bocca aperta.


«Emma, non vado in giro a dire a tutte le ragazze che mi eccitano. Smettila di dire che tutto quello che fa Harry lo fa perché è un maschio. Ci sta provando con te!» disse Liam, mentre insieme pulivamo i tavoli che si erano appena svuotati «Tu hai la ragazza, certo che non vai a dire in giro queste cose» scosse la testa esasperato «Io non so come faccia Mia a sopportarti, sei cocciuta! Senti, entro il fine settimana devi chiedergli di uscire» ridacchiai, presi le tazzine sporche dai tavoli e tornai dietro al bancone per lavarle. Liam mi raggiunse pochi secondi dopo con altre stoviglie «Sai che non lo farò» sbuffò, poi si illuminò «Se non lo farai farò vedere a tutti quella foto che ti imbarazza tanto» lo guardai con gli occhi spalancati e la bocca aperta per lo stupore, non avrebbe osato.

«Liam James Payne, non oserai davvero farlo» alzò le spalle e un sorrisino malefico si fece spazio sul suo volto «Vedremo Emma Elizabeth Austin».
Tornai a casa distrutta. L’affluenza alla tavola calda era stata troppo alta e i miei piedi gridavano pietà. Non ero riuscita a sedermi nemmeno un secondo. «Ciao Mia, come stai?» chiesi entrando in casa e trovandola sdraiata sul divano. Mi sdraiai accanto a lei e la stritolai in uno di quegli abbracci che a lei piacevano tanto.

«Come al solito, ma ora che sei qui sto un po’ meglio» sorrisi e le lasciai un bacio tra i capelli «Adesso ti preparo una bella cena. Non hai parlato con Josè oggi?» scosse la testa. Avrei trovato Josè e l’avrei ucciso con le mie stesse mani.

«No, ma in compenso Liam mi ha scritto che se non chiedi a Harry di uscire dovremo far vedere a tutti quella tua foto imbarazzante. Hai tempo fino a domani sera» io stavo lì a consolarla e lei mi voltava le spalle cospirando con Liam.

«Sono i ragazzi che devono farsi avanti. Lo sai che devo essere sicura al 100%» dissi staccandomi dall’abbraccio e alzandomi dal divano.

«Sì, forse nel 1960. Armati di coraggio e va’ da lui. Cosa deve fare di più? Flirta con te da quando l’abbiamo conosciuto, semmai sei tu che non gli dai soddisfazione. Domani mattina hai il turno libero e sappiamo che anche lui lavora il pomeriggio di sabato. Vedi di combinare qualcosa».

Mi guardai allo specchio e mi sistemai prima di aprire la porta di casa per poi chiudermela alle spalle.

Scesi le scale lentamente cercando di non pensare al motivo per cui stavo andando a bussare alla porta di Harry. Come diavolo avevano fatto Mia e Liam a convincermi a farlo? Cosa avrei dovuto dirgli? Non ero pratica di appuntamenti o ragazzi in generale.
Arrivai alla porta con un groppo in gola per l’agitazione. Le mani mi tremavano ed erano sudate. Mi guardai intorno cercando di trovare qualsiasi scusa per non bussare, eppure sapevo che prima o poi avrei dovuto sconfiggere le mie paure e le mie stupide ansie.
Raccolsi tutto il coraggio e bussai. Ero ancora in tempo per scappare, ma avrei fatto una figuraccia se mi avesse visto. Cercai di prepararmi velocemente un discorso, mentre aspettavo che la porta si aprisse.
Quando Harry aprì la porta per poco la mia mascella non toccò terra. Era davanti a me con solo un asciugamano addosso che copriva le sue parti intime, delle goccioline d’acqua scorrevano sul suo petto ed entravano in collisione con i tatuaggi che fino ad allora non avevo avuto il piacere di guardare. I capelli bagnati e vergognosamente lunghi, ma che comunque lo rendevano bellissimo, erano un po’ appiccicati al viso e un po’ tirati indietro per scoprire gli occhi rossi. Quel rossore risaltava ancora di più le iridi smeraldine. Sulle labbra era stampato l’immancabile sorriso malizioso che mi metteva in soggezione e mi faceva rivoltare lo stomaco.

«Emma! A cosa devo il piacere?» chiese appoggiandosi alla porta, come sa già la visione non fosse abbastanza erotica. Cercai di trovare le parole, ma il mio cervello non collaborava e si era imbambolato sulle braccia toniche del ragazzo davanti a me. Maledetta me e la mia strana fissa per le braccia.

«Emma è tutto ok?» era divertito davanti alla mia faccia da ebete. Mi ripresi, cercai di collegare il cervello alla lingua.

«Uhm sì, io ecco, mi chiedevo se ...se avessi del sale da prestarmi» cazzo! Ma che scusa mi ero inventata? Ecco, avevo fatto la figura della scema. Mi guardò stranito, con le sopracciglia aggrottate prima di rilassare il viso e ridacchiare. Sicuro pensava che fossi patetica.

«Certo, entra» mi fece spazio per entrare, dopodiché chiuse la porta. Lo seguii fino in cucina e aspettai che mi desse ciò che gli avevo chiesto, nonostante non mi servisse realmente.

«Ecco a te» mi allungò il contenitore, ringraziai e feci per andarmene.

«Sicura che ti servisse il sale?» mi chiese confuso, annuii «Sì, perché?»  chiesi a mia volta, cercando di sembrare abbastanza a mio agio e disinvolta, fece spallucce.

«Mi sembra strano che tu mi abbia chiesto il sale, è solo una strana coincidenza?»

I suoi occhi mi facevano sentire come una bambina colta con le mani nel barattolo della Nutella. Indicai il suo petto nudo «Immagino che il fatto che tu mi abbia aperto mezzo nudo sia solo una coincidenza, no? » sorrisi nel vedere la sua espressione divertita e sorpresa della mia risposta.
Raggiunsi la porta d’ingresso velocemente, appoggiai la mano alla maniglia, ma la sua voce mi bloccò nuovamente.

«Emma, vorresti uscire con  me?» rimasi a bocca aperta a guardare la mia mano appoggiata alla maniglia, mi girai piano per osservarlo.

«Cosa?» chiesi per conferma che avessi sentito bene.

«Ti ho chiesto se vuoi uscire con me» ripeté, sbattei le palpebre più volte, mentre lui se ne stava fermo e mezzo nudo ad aspettare una risposta.

«Sì, va bene» dissi con un tono di voce che non riconobbi nemmeno io. Annuì sorridente «Bene, vengo a prenderti alle 8.00» annuii ancora incredula prima di aprire la porta e uscire per respirare di nuovo.

 

 

 

Ecco finalmente il quinto capitolo!! Perdonate l’attesa, ma sono stata al mare e non ho avuto voglia di pubblicare!
Allora, questo forse è uno dei capitoli che mi piace di più, per ora, spero che piaccia anche a voi.
Finalmente Harry chiede ad Emma di uscire, ma non illudetevi perché io amo il dramma e, anche se per ora sembrerà andare tutto a gonfie vele, ho già in mente qualcosina!
Grazie per chi ha recensito lo scorso capitolo e grazie a chi ha aggiunto la storia tra seguite/preferite/ricordate.
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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


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Emma


«Emma, per piacere calmati» mi disse Mia che, sdraiata sul mio letto, mi osservava svuotare l’armadio e buttare tutto il contenuto a terra.

«Calmarmi? Mia, tra due ore Harry sarà qui. Non posso nemmeno sperare nel traffico perché arrivi in ritardo. Devo ancora farmi la doccia, le sopracciglia, decidere come vestirmi e truccarmi».  

Non avrei mai dovuto accettare, avrei preferito se Liam e Mia avessero fatto vedere in giro quella foto piuttosto che farmi venire un’ulcera per un appuntamento con Harry.

«Vai a farti la doccia, io ti preparo qualcosa da mettere e, stai tranquilla, che il trucco è l’ultimo dei tuoi problemi. Sei bravissima in quello» sbuffai e presi l’accappatoio.

«D’accordo, ti prego niente di eccessivamente scollato» puntualizzai.

«Sta’ tranquilla!».
Quando tornai in camera Mia aveva rimesso a posto tutti i vestiti e mi aveva preparato un paio di jeans, una camicetta semi trasparente e una giacca da mettere sopra «Allora, è il primo appuntamento, quindi niente di corto o particolarmente scollato. Però qualcosa devi far vedere, devi stuzzicarlo. Quindi ho preparato  questi jeans che ti stanno d’incanto e ti fanno un culo che è una favola, la camicetta vedo-non vedo discreta, ma sexy al punto giusto e la giacca per non sembrare troppo casual. Ti piace?» mi disse sorridente, annuii e andai ad abbracciarla. «Grazie Mia, non so come farei senza di te. Sicura che non sia un problema se esco?» scosse la testa.

«No Emma, devi uscire con Harry. Io starò qui a fare il tifo per voi e non ti preoccupare. Se quando ti avrà accompagnata a casa vorrà fare un salto in camera tua, io me ne starò chiusa in camera mia come se non ci fossi» mi disse ammiccando, risi dandole una piccola spinta.

«Sta’ zitta! E comunque casa sua è al piano di sotto. Tranquilla che possiamo usare il suo di letto».
Alle 7.55 ero già pronta, per qualche strano miracolo. Mi guardai allo specchio altre dieci volte prima di essere abbastanza convinta del mio aspetto. Anche se comunque avrei probabilmente sfigurato di fianco ad Harry. Quando sentii bussare sussultai e il cuore sembrava volesse uscire dal petto. Raccattai velocemente tutte le cose che dovevo portare e le buttai alla rinfusa nella borsa. Presi il cappotto. «Augurami buona fortuna» dissi a Mia che era in soggiorno a guardare la TV.

«Stai tranquilla, andrà bene. Poche piccole regole: non parlare delle sue ex al primo appuntamento; non metterti il rossetto perché spero che a fine serata ci sia uno di quei baci da film mozzafiato; non fare l’oca, ma per questo non c’è pericolo; non sottolineare i tuoi difetti come tuo solito ed infine divertiti» sorrisi e le mandai un bacio volante prima di aprire la porta.
Un Harry Styles si presentò davanti a me in tutto il suo splendore, una giacca pesante aperta che lasciava intravedere un maglione grigio e dei jeans neri attillati che risaltavano le sue gambe lunghe e magre, i capelli erano tenuti a posto da una strana bandana e, per finire, le fossette erano ben scavate sulle sue guance e gli occhi erano più luminosi che mai.

«Continuo a preferire quando apri la porta in mutande, ma sei bellissima anche così» sorrisi e abbassai lo sguardo, non ero abituata a ricevere molti complimenti, specialmente da un bel ragazzo.

«Grazie, anche tu stai bene» chiusi la porta di casa e feci per infilarmi il cappotto che, nella fretta di aprire, non avevo ancora indossato.

«Oh, lascia che ti aiuti» mi prese la giacca dalle mani e mi aiutò ad infilarla. Quando si avvicinò per spostare i capelli finiti sotto al cappotto il suo profumo mi invase le narici, facendomi sentire stordita. «Andiamo?» mi porse il braccio e ci dirigemmo fuori dal palazzo.
Non ero mai salita sulla macchina di Harry e mi stupii di vedere un veicolo così ben tenuto e ordinato. Sapevo che non fosse particolarmente disordinato, dato che ero stata più volte nel suo appartamento, ma quella macchina brillava davvero.
«Dove andiamo?» chiesi, quando partì.
Mi guardò per qualche secondo prima di tornare con gli occhi alla strada. «A mangiare una pizza» annuii, appoggiando la testa al finestrino.
Ero in macchina con uno dei ragazzi più belli che avessi mai visto, che mi faceva battere il cuore come pochi e mi faceva venire il latte alle ginocchia ogni volta che mi sfiorava. Forse era solo un bellissimo sogno e, in tal caso, non mi sarei voluta svegliare mai. «Ti scoccia se accendo la radio?» mi chiese risvegliandomi dai miei pensieri, scossi la testa. «No, affatto» la musica riempì l’abitacolo in men che non si dica e Harry cominciò a canticchiare “Wonderwall” degli Oasis. Aveva una voce fantastica, possibile che tutto di Harry andasse bene? «Hai una bella voce» dissi, mi sorrise.

«Lo so, canto in una band» risi alzando gli occhi al cielo.

«Come fai di secondo nome? Modesto?» chiesi, divertita.

«Edward, ma modesto non sarebbe male. Comunque siamo arrivati» disse parcheggiando la macchina.
Non eravamo molto lontani da casa, non avevamo nemmeno attraversato il ponte. La zona non era troppo affollata, ci ero passata ogni tanto, ma non era una delle zone che frequentavo di più.
Il locale era abbastanza intimo, non troppo grande, ma nemmeno un buco. Ci diedero un tavolo vicino alla finestra dal quale si riusciva a vedere il fiume.

«Non ci ero mai stata, è un bel posto» Harry mi sorrise allungandomi uno dei menù che ci aveva portato il cameriere.

«Ci vengo spesso con mia madre e mia sorella, fanno delle ottime pizze». Ordinammo e, per fortuna, ci portarono in fretta le nostre ordinazioni.
 «Allora Emma, hai sempre abitato a New York?» mi chiese, dopo aver ingoiato un boccone. Mi pulii la bocca e presi un sorso d’acqua, prima di rispondere.

«No, abitavo a Denville. Dopo il liceo avevo cominciato il college, ma non era proprio la mia strada, lo stesso vale per Mia. Dopo aver lavorato un po’ lì a Denville e esserci raccolte i soldi, abbiamo deciso di venire a New York insieme. Mi piacerebbe diventare una scrittrice in realtà, è il sogno mio e di Mia. Tu invece? Sei sempre stato qui?» chiesi, ricominciando a mangiare quella pizza che era davvero deliziosa.

«Sì, nato e cresciuto a New York. Solo che mia sorella è stata ammessa ad Harvard, quindi è andata a Boston. Mio padre se n’è andato quando avevo sette anni e mia madre si è risposata. Non vado molto d’accordo con il nuovo compagno, quindi ho preferito andarmene di casa. Ho sempre amato l’indipendenza. Non mi sono mai iscritto al college. Io e i ragazzi abbiamo fondato la band poco prima del diploma, vorremmo sfondare nel mondo della musica, ma fino ad allora mi limiterò a lavorare nella panetteria al centro di Brooklyn» concluse con un sorriso, ridacchiai leggermente e mi guardò confuso «Cosa c’è di divertente?» scossi la testa.

«Niente, è solo che la prima volta che ti ho visto pensavo che fossi un modello. Non avrei mai immaginato che in realtà fossi un panettiere» dissi, scoppiando definitivamente in una fragorosa risata. Mi guardò incredulo prima di scoppiare a ridere a sua volta.

«Un modello? Oh per favore, ma come ti è saltato in mente?» alzai le spalle cercando di controllare la mia risata.

«Non lo so! Sei alto, bello e abbastanza strafottente da sembrarlo».

Mi accorsi solo dopo averlo detto che avevo ammesso che era bello, così tornai a mangiare la pizza sperando che non lo avesse notato, ma ovviamente era lì che mi guardava con quella sua faccia da schiaffi soddisfatta.

«Quindi io sarei bello?» quel sorrisino mi faceva impazzire e mi faceva venire voglia di picchiarlo, perché mandava in pappa tutto il mio sistema nervoso.

«Ti prego, fa’ finta che non l’abbia detto» mi misi una mano sulla fronte, scuotendo la testa. Lo sentii sogghignare, poi prese la mano che era appoggiata sul tavolo facendo partire una serie di brividi che dal mio braccio si propagarono in tutto il corpo.

«Anche tu sei bella, anzi oserei dire bellissima» i miei occhi incontrarono i suoi, aveva uno sguardo così intenso in quel momento. Il suo sorriso non era il solito sorriso malizioso, no, era un sorriso rilassato e felice. Sorrisi a mia volta senza sapere bene cosa dire.

«Grazie» dire che ero imbarazzata era un eufemismo.

«Non sei abituata a ricevere complimenti, vero?» mi chiese, spostando la mano dalla mia e facendomi sentire improvvisamente come se mi mancasse qualcosa.

«Non proprio».
Harry non rispose, si limitò ad annuire e a continuare a mangiare. Lo osservai bene e notai che le sue mani erano davvero grandi. Notai come di tanto in tanto si sistemava la bandana sulla testa e più di una volta lo beccai a guardarmi. Non so cosa effettivamente uno come lui ci trovasse in una come me, ma in quel momento poco mi importava perché eravamo insieme.
Finita la cena uscimmo dal ristorante e cominciammo a passeggiare per le strade di Brooklyn. Eravamo in silenzio, gli unici rumori erano quelli degli altri passanti e degli artisti di strada.
«Dovresti essere abituata a ricevere complimenti» disse ad un certo punto, facendomi sussultare.

«Come scusa?» chiesi confusa, che intendeva dire? «Dovresti essere abituata, sei una bella ragazza Emma e tutti i ragazzi che incontri dovrebbero dirtelo» scossi la testa e sorrisi.

«Harry, non parliamone, per favore» si fermò in mezzo al marciapiede, lo guardai corrucciata e confusa.

«Che stai facendo? » lui fece spallucce.

«Ti osservo» ero ancora più confusa di prima.

«Cosa stai osservando?» sorrise e si avvicinò, mi accarezzò delicatamente la guancia, facendomi andare a fuoco la pelle .

«Tutto, come le luci della notte ti illuminano, come il cappotto ti calza a pennello e mi immagino quello che c’è sotto. Sei bellissima Emma e dovresti credere un po’ di più in te stessa» mi persi nelle sue parole e nei suoi occhi che anche al buio e con le luci della strada erano più verdi che mai. Si stava avvicinando, sentivo il suo respiro sulle labbra. Ancora pochi secondi e ci saremmo baciati, ma poi l’ansia mi assalì, le mani cominciarono a tremare e entrai nel panico, così girai il viso appena in tempo e le sue labbra finirono sulla mia guancia.
Lo sentii ridere «Sei una difficile, Emma Austin» sussurrò al mio orecchio, lasciandomi poi un bacio leggero sul collo. Sentivo il cuore battere così forte che probabilmente mi avrebbe aperto in due la gabbia toracica, la testa girava e il mio viso era così vicino al suo collo che avrei voluto appoggiare le labbra alla sua pelle e poi inebriarmi di quel profumo che mi faceva sentire molle come una gelatina.
Il viaggio in macchina fu particolarmente silenzioso. Ero ancora stordita per quello che era successo ed ero anche infuriata con me stessa perché avrei dovuto cedere e baciarlo fino a perdere il respiro. Invece mi ero fatta sopraffare dalla stupida insicurezza, come mio solito.
«Harry, non voglio che la serata finisca adesso» ammisi, quando parcheggiò sotto il nostro palazzo, con un coraggio che non sapevo di possedere.

«Allora non facciamola finire. Cosa ti va di fare?» alzai le spalle.

«Non lo so, possiamo guardare un film» proposi, ci pensò su per qualche secondo.

«Va bene, ma dovremo andare a casa tua. Ho prestato il lettore dvd a Louis e il mio computer è della preistoria» ammise, grattandosi la nuca.

«Non importa, il nostro lettore dvd è morto, ma il mio computer va alla grande».
Entrammo in casa, stando attenti a non fare rumore. Mia probabilmente era già a letto e poi non volevo disturbarla, né volevo che uscisse dalla camera per salutarmi per poi vedere Harry e sentirsi in imbarazzo, così ci chiudemmo velocemente in camera. Mi tolsi il cappotto e la giacca e li lanciai sulla sedia, senza curarmi di metterli via decentemente. Vidi Harry alzare gli occhi al cielo, togliersi la sua giacca e sistemare il tutto più ordinatamente sullo schienale della sedia «Come fa Mia a sopportare tutto il tuo disordine?» chiese, ridendo sedendosi sul mio letto.

«Mi adora, il mio disordine è solo una piccola pecca. La mia camera non è poi così disordinata» mi guardai intorno e, effettivamente, a parte qualche vestito sparso qua e là non c’era molto disordine.

«No, è vero, ma ricordo com’era il lavello della  cucina la prima volta che sono venuto qui» gli feci la linguaccia e presi il computer dalla scrivania per poi metterlo sul letto.
Dopo dieci minuti di discussione su quale film guardare optammo per “Il lato positivo”.
Il letto era ad una piazza e mezzo il che significava che eravamo tremendamente vicini e, circa a un quarto di film,  il braccio di Harry si spostò dietro le mie spalle e mi strinse al suo petto. Sentivo il suo cuore battere ad un ritmo leggermente più accelerato del normale, mentre ormai avevo smesso di prestare attenzione al film nonostante i miei occhi fossero fissi sullo schermo.
Sapevo che mi stava osservando perché sentivo i suoi occhi bruciarmi addosso, le sue dita si muovevano sul mio braccio e, grazie alla stoffa sottile della mia camicetta mezza trasparente, il suo tocco gentile mi provocava la pelle d’oca e sentivo le budella contorcersi nel mio stomaco.

«O mio Dio» sentii urlare, aprii gli occhi e trovai mia madre e mia sorella sulla porta della mia stanza, sbattei le palpebre più volte a causa della luce e poi mi accorsi che quello che stavo usando come cuscino non era il mio solito cuscino, bensì il petto di Harry. Mi misi seduta di scatto, non mi ero accorta di essermi addormentata.

«Oh cazzo» scossi il braccio del riccio per farlo svegliare, mentre Alex e mia madre mi guardavano divertite.

«Non mi avevi detto di avere un ragazzo» mi prese in giro mia sorella, appoggiandosi alla porta «Sta’ zitta Alex! – la fulminai con lo sguardo – Harry, per la miseria, svegliati!» quando aprì finalmente gli occhi mi guardò confuso.

«Stavo dormendo» alzai gli occhi al cielo.

«Devi andartene, Harry» la sua espressione si fece ancora più corrucciata.

«L’avete svegliata? » chiese Mia, entrando in camera. Harry si girò verso la porta, accorgendosi dell’improvviso affollamento nel mio appartamento.

«Oh cielo» esclamò la mia migliore amica, scoppiando poi a ridere. Mi nascosi il volto con  le mani. Sapevo che il riccio si stava grattando il collo come ogni volta che era in soggezione «Devo proprio andarmene? Almeno un bacio me lo dai?» mi chiese sottovoce, come se gli altri presenti nella stanza non potessero sentirlo. Lo guardai incredula, mentre Alex scoppiava a ridere. «Vi lasciamo soli» disse mia madre, trascinando via le altre due contrariate e chiudendosi la porta alle spalle.

«Harry, che diavolo ti salta in mente? Quella era mia madre» mi alzai dal letto e cominciai a fare avanti e indietro agitata, ci mancava solo che mi beccasse a dormire con un ragazzo. Si alzò anche lui dal letto e mi mise le mani sulle spalle per fermarmi.

«Smettila di agitarti, non ci siamo accorti di esserci addormentati, non ci ha beccati nudi insieme» lo guardai, aveva un sorriso rassicurante e le sue fossette cambiarono subito il mio umore.

«D’accordo, ora però devi andare» dissi seria, togliendo le mani dalle mie spalle. Mi allontanai per aprire la porta, ma mi bloccò dal polso facendomi girare di nuovo verso di lui. Mi strattonò per avvicinarmi, mi accarezzò le guance e appoggiò la fronte alla mia.

«Prima voglio baciarti, poi forse me ne andrò» strinsi la sua maglietta all’altezza dei fianchi, non poteva farmi questo, non adesso che mi ero appena svegliata e mia madre ci aveva beccati insieme. Non ora che il mio cervello non era assolutamente lucido, mi lasciò un bacio sul naso prima di avvicinarsi alle mie labbra, ma proprio quando mi sfiorò la porta si aprì facendoci sobbalzare.

«Scusate, volevo solo sapere se Harry si ferma a fare colazione con noi» chiese Alex sogghignando, scossi la testa e mi allontanai da lui.

«No Harry torna a casa, ci sentiamo dopo, ok?»  gli chiesi speranzosa che non si fosse offeso, mi sorrise e annuì, mi lasciò un bacio sulla fronte e uscì dalla camera a grandi falcate. Lo sentii salutare Mia e mia madre, poi sentii la porta di casa aprirsi e successivamente chiudersi. Guardai Alex che mi guardava sorridendo sorniona, alzai gli occhi al cielo e andai in sala pronta a sorbirmi tutte le domande.

 

Ecco il nuovo capitolo! Allora, quanto mi odiate da 1 a 10? Ma secondo voi li faccio baciare così facilmente?!
Allora, questo capitolo non mi piace tantissimo, nel senso che avrei preferito uscisse un pochino meglio perché nella mia testa vengono sempre meglio…
Spero comunque che a voi piaccia e che mi lasciate un parere!
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Un bacione
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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


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Emma

 

Avevo lo sguardo fisso sulla mia colazione e cercavo di ignorare che Mia, Alex e mia madre mi guardavano in attesa di qualche spiegazione che io non avrei comunque saputo dare.
Come era potuto succedere? La mamma e Alex non mi avevano detto che sarebbero arrivate quella domenica, quindi questa era tutta colpa loro.
«Suppongo che l’appuntamento sia andato bene.»

Fu Mia la prima a spezzare il silenzio, la guardai prima di tornare a guardare le mie fette biscottate imburrate.

«Abbastanza» risposi, cominciando a girare il cucchiaino nel caffè. Alex sbuffò.

«E dai Emma, non farti tirare le parole fuori di bocca con le pinze, parla!» esclamò esasperata, alzai gli occhi al cielo e pregai che il terreno si aprisse e mi inghiottisse.

«Non è successo niente, ok? Siamo andati a mangiare una pizza, poi siamo venuti qui a guardare un film e ci siamo addormentati, fine della storia.»

Mia madre ridacchiò e mi prese la mano.

«Potevi dire a tua madre che avevi un ragazzo» sgranai gli occhi e la guardai incredula. Ragazzo? Nessuno aveva mai detto che Harry era il mio ragazzo.

«Mamma ti sbagli, Harry non è il mio ragazzo» lei scosse la testa convinta.

«Stavate dormendo insieme e ti ha chiesto di baciarlo, è il tuo ragazzo! Invitalo qui a pranzo, lo voglio conoscere.»

Questa volta fu il mio turno di scuotere la testa, non avrei invitato Harry a pranzo, specialmente con Mia e Alex che non aspettavano altro per mettermi in imbarazzo.

«Dai Emma, non fai conoscere il tuo ragazzo alla tua sorella preferita?» mi prese in giro Alex. «Non è il mio ragazzo e non verrà qui a pranzo, fine della storia.» 

Mi alzai per mettere la mia tazza ormai vuota nel lavello.

«Emma se non lo inviterai tu, sarò io ad invitarlo» disse mia madre, facendomi rizzare i capelli. Dio perché doveva fare così? Sbuffai.

«D’accordo, ma non è il mio ragazzo!»

Dopo aver fatto una doccia e essermi schiarita le idee decisi di andare da Harry.
Non riuscii a bussare subito, avevo un po’ di timore. Avevo paura che il suo comportamento della sera prima fosse dettato solo dalla situazione o forse si aspettava di venire a letto con me oppure, ancora peggio, era offeso per come l’avevo cacciato di casa quando erano arrivate mia madre e mia sorella. Decisi di lasciare tutte quelle preoccupazioni in un angolo remoto del mio cervello e bussai. Pochi minuti dopo il riccio aprì la porta, doveva aver appena fatto anche lui la doccia visto che aveva solo dei pantaloni della tuta addosso e i capelli erano ancora leggermente bagnati.

«Ciao bellissima, entra» mi invitò ad entrare, spostandosi leggermente dalla porta. Cominciai a torturarmi le mani nervosa.

«Mi dispiace per prima, non volevo cacciarti in quel modo. Sono stata presa alla sprovvista.» scosse la testa, sorridente e qualche ciuffo di capelli gli ricadde sulla fronte. Mi prese la mano e mi trascinò sul divano.

«Stai tranquilla, tutto a posto» annuii.
Eravamo seduti sul divano in silenzio, uno accanto all’altra. Io mi guardavo le mani, mentre lui guardava me.

«Mia mamma crede che tu sia il mio ragazzo e ti ha invitato a pranzo» dissi, poi, alzando lo sguardo verso di lui che fece una risatina e annuì.

«Va bene, ma verrò solo ad una condizione» lo guardai confusa, che diavolo voleva adesso? Non mi stava mettendo già abbastanza in difficoltà?
«Harry, è già abbastanza imbarazzante che mia madre ci abbia beccati a letto insieme e …» mi mise un dito sulle labbra per zittirmi, aveva quel suo solito sorriso malizioso e strafottente che mandava a prostitute tutti i miei organi. Avvicinò le labbra al mio orecchio.

«Voglio baciarti, questa è la condizione. Niente giochetti, niente sorelle che entrano in camera, voglio baciarti e basta» sentivo il sangue pulsare nelle orecchie, mentre l’aria faticava ad entrare nei polmoni. Tenevo gli occhi chiusi per assaporare la sua voce roca e bassa che mi faceva venire i brividi. Quando aprii le palpebre gli occhi di Harry erano così vicini ai miei che potevo chiaramente distinguere le sfumature più chiare delle sue iridi. Appoggiò una mano sulla mia guancia e la fronte alla mia.

«Non voglio obbligarti Emma, se proprio non vuoi che lo faccia fermami» restò con la fronte incollata alla mia, per qualche secondo.

«Baciami» riuscii a dire con la voce tremante e incerta. Lo sentii sospirare, non sapevo nemmeno che stesse trattenendo il respiro, poi in una frazione di secondo le sue labbra furono sulle mie e tutto smise di esistere.
Le sue labbra erano morbide e le sue mani mi accarezzavano delicatamente le guance, appoggiai le mie al suo petto e sentii il suo cuore battere ad un ritmo accelerato. Sentii la  sua lingua sulle mie labbra chiuse e le schiusi leggermente per permettergli l’accesso. Harry non era il primo ragazzo che baciavo, ma era il primo che mi faceva sentire in quel modo con un semplice bacio; le farfalle nello stomaco si stavano dando alla pazza gioia.
Quando il contatto terminò entrambi avevamo il fiatone, la testa mi girava e le sue mani erano ancora sul mio viso. Le sue labbra rosse erano distese in un bellissimo sorriso, mentre le mie bruciavano e bramavano ancora il contatto con le sue.
Rimanemmo in silenzio a guardarci negli occhi, non potevo credere di averlo appena baciato, non potevo credere che un ragazzo come lui era lì a perdere tempo con me.
«Devi allontanarti, perché altrimenti ti bacerò ancora e poi ti bacerò di nuovo» disse chiudendo gli occhi e lasciando il mio viso, facendomi sentire improvvisamente freddo. Allontanai anche io le mani dal suo corpo e abbassai lo sguardo imbarazzata.

«Ti aspetto per pranzo, allora» dissi alzandomi dal divano e sistemando il maglione che si era alzato sui fianchi. Lo sentii ridacchiare, poi la sua mano mi prese il polso e mi spinse di nuovo sul divano.

«Ho cambiato idea, non ti allontanare. Rimani.» disse, prima di posare nuovamente le labbra sulle mie.

 

Mia


«Che fine pensi che abbia fatto mia sorella?» mi chiese Alex, mentre apparecchiavamo la tavola. Alzai le spalle divertita e guardai l’orologio. Era da più di un’ora che Emma era scesa per invitare Harry a pranzo e ancora non era tornata. Sorrisi pensando che forse adesso stava avendo un amorevole scambio di DNA con Harry. Stavo internamente facendo il tifo con tanto di cori da cheerleader.
Sentimmo la porta d’ingresso aprirsi, mi sporsi per guardare la faccia di Emma e cercare di captare qualcosa. Il loft si riempì della sua risata e vidi  Harry entrare dietro di lei.
A giudicare dal sorriso di entrambi le cose dovevano essere andate bene.

«Buongiorno» salutò Harry, entrando in cucina. Mi lasciò un bacio sulla guancia, prima di avvicinarsi alla madre di Emma.

«Piacere, io sono Harry» disse, porgendo la mano educatamente.
Guardai la mia migliore amica che si era seduta al bancone della cucina e guardava Harry con sguardo sognante. Ridacchiai e tirai una gomitata ad Alex che subito scoppiò a ridere attirando l’attenzione di tutti.

«Ciao Harry, è un piacere conoscerti» disse la signora Austin, per distogliere l’attenzione dalla figlia che presto sarebbe stata sbranata dalla sorella minore.
«Harry, ti lascio un momento da solo con Alex e mia madre, devo parlare con Mia.»

Emma mi prese da un braccio e mi trascinò in camera sua. Era su di giri e aveva le guance rosse.
«Ci siamo baciati» disse, con un gridolino isterico e cominciando a battere le mani. Risi e la abbracciai.

«L’avevo immaginato, sei stata da lui un’ora!» si buttò sul letto, prese il cuscino e se lo mise sopra la faccia per soffocare un grido di gioia.
Era bello vederla così felice. Per un momento mi dimenticai di tutte le mie preoccupazioni e di quello che stava succedendo con Josè. Vedere Emma così contenta mi faceva bene al cuore «Emma, tesoro, non vorrei smontare tutto quanto, ma abbiamo lasciato Harry nelle grinfie di tua sorella» si alzò di scatto dal letto, sotto il mio sguardo divertito e si avviò a grandi falcate in cucina per limitare i danni di Alex.

Il pranzo era abbastanza tranquillo, anche se Alex non faceva altro che tirare frecciatine a Emma che arrabbiata ribatteva sotto lo sguardo divertito mio e di Harry.
Harry la guardava come se fosse l’unica cosa presente nella stanza, aveva la mano sotto il tavolo e qualcosa mi diceva che era appoggiata alla gamba di Emma, le guance della mia amica erano perennemente rosse.
La signora Austin sembrava adorare il riccio e la sua gentilezza. Harry, dal canto suo, sembrava essere a proprio agio anche quando Alex faceva le sue battutine.
Sentimmo bussare, così Emma si alzò per andare a vedere chi fosse.
 «Vattene» sentii dire dalla mia migliore amica, mi girai per vedere chi fosse l’ospite indesiderato e il boccone che avevo in bocca mi andò di traverso.
Mi alzai velocemente prima che la mia amica prendesse a calci nel sedere Josè.

«Emma, va’ a sederti, ci penso io.» dissi, mettendole una mano sul braccio.

«Non se ne parla neanche. Cosa ci fai a casa nostra?» alzò la voce.

«Non sono qui per parlare con te e, fino a prova contraria, Mia è ancora la mia ragazza.»

La mia amica scosse la testa, veementemente.

«E fino a prova contraria questa è ancora casa mia, quindi esci da qui.»

Ci raggiunse anche Harry che prese la mano di Emma e cercò di allontanarla da Josè.

«Senti carina, questi non sono affari tuoi – si girò verso di me – possiamo parlare?»

Ero bloccata, non sapevo cosa rispondere e le parole sembravano non volermi uscire di bocca. Vidi la mano di Emma muoversi velocemente e schiaffeggiare la guancia sinistra di Josè.

«Ok, Emma andiamo»

Harry la prese dai fianchi e la allontanò di peso dal ragazzo che era rimasto sulla soglia e che adesso si massaggiava la guancia.

«Sì, allontanala prima che sia io a metterle le mani addosso» mormorò Josè, abbastanza forte perché Harry lo sentisse.

«Amico, credo che sia giunto il momento che tu te ne vada»

Harry cominciava ad infuriarsi, Josè lo ignorò e tornò con gli occhi su di me.

«Andiamo fuori» dissi, raccattando velocemente la mia giacca e la mia borsa per poi uscire e chiudermi la porta alle spalle.

Non sapevo che cosa mi aveva spinto ad uscire con lui, forse il fatto che se fosse rimasto in casa avrebbe solo creato danni, forse perché avevo bisogno di sentire la sua voce o il calore della sua vicinanza o forse semplicemente perché ero masochista e volevo soffrire.
Camminavamo in silenzio e, di tanto in tanto, calciava un sassolino trovato sul marciapiede. Il mio sguardo era basso. Non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi.
«Cosa devi dirmi?» chiesi stufa del silenzio e stufa di far lavorare il mio cervello e farmi possibili ipotesi sul perché fosse venuto a cercarmi a casa dopo settimane in cui ci eravamo sentiti a malapena per telefono.

«Ci ho pensato molto» si fermò in mezzo alla strada. Le mani infilate nelle tasche del cappotto troppo leggero per la temperatura sotto lo zero di quella giornata grigia, mi scostai i capelli dalla fronte in attesa che parlasse e mi dicesse cosa aveva in testa.

«Io non voglio prenderti in giro – continuò – mi dispiace per come ti ho trattata negli ultimi giorni, io ti voglio bene Mia, ma Jane è tutto per me e non posso stare senza di lei»

Un grosso macigno mi cadde sul petto impedendomi improvvisamente di respirare, senza che le potessi controllare un fiume di lacrime cominciò a scorrere lungo le mie guance.

«Mi vuoi bene? Tu avevi detto di amarmi» si avvicinò, cercando di prendermi le mani, ma mi allontanai. Non volevo che mi toccasse.

«Lo so, lo pensavo davvero quando te l’ho detto» scossi la testa, non volevo credere alle sue bugie.
Ero stata una stupida, mi ero concessa a lui e lui mi aveva usata come valvola di sfogo per i suoi bisogni e per la sua rabbia. Non mi sarei mai più fatta usare così, avevo imparato la lezione.

«Ci tengo a te e so quanto puoi essere fragile, voglio esserti amico» lo guardai incredula. Davvero pensava di potermi essere amico? Davvero pensava che avrei avuto la forza di accantonare quello che provavo per lui e accontentarmi di un’amicizia? No, non potevo farlo. Volevo che uscisse dalla mia vita, volevo smettere di pensarci, volevo che non mi facesse più male.

«Non saremo mai amici» dissi prima di scappare via da lui, da me, da tutto quanto.
Corsi senza meta, senza obiettivo lasciando quel ragazzo a cui avevo dato tutto lì, su quel marciapiede vuoto, dove avevo lasciato anche il mio cuore.

 

 

Allora, non avrei dovuto aggiornare oggi, ma volevo tirare su il morale della mia Rebs, quindi ho aggiornato! Ok, questo capitolo non è il massimo per tirarle su il morale, ma so che apprezzerà il mio gesto!
Allora, Emma e Harry finalmente si baciano, anche se io non canterei vittoria troppo presto..non sono una che ama le cose rose e fiori, quindi preparatevi!
Mia e Josè si sono lasciati, cosa succederà adesso?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e le recensioni sono sempre ben accette ;)
Grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo e a chi ha inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate!
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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


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Mia

 

Corsi fino a quando non sentii le gambe molli, le lacrime mi avevano appannato la vista e non sapevo nemmeno dove ero finita.
Sentii una goccia sulla guancia e alzai lo sguardo vedendo una distesa di nuvoloni neri sopra la mia testa, la pioggia cominciò a scendere battendo violentemente sull’asfalto.
In quel momento non mi importava molto di bagnarmi, almeno le lacrime si sarebbero confuse con la pioggia e forse i passanti mi avrebbero guardato con meno cipiglio.

Mi guardai intorno notando di essere in una zona che non avevo mai visitato, o forse ci ero passata poche volte visto che nulla mi sembrava particolarmente familiare.
Attraversai la strada pronta ad entrare in un bar e mettermi al riparo dalla pioggia.
Presi posto ad un tavolino vicino alla finestra e ordinai una cioccolata, tirai fuori dalla borsa il cellulare vedendo tre chiamate perse di Josè e un messaggio di Emma che mi chiedeva come stessi. Decisi di ignorare tutto quanto e ributtai il telefono nella borsa appoggiandola poi a terra.
«Ecco a te» disse la cameriera posando davanti a me la tazza di cioccolata con panna, cominciai a prenderne qualche sorso mentre guardavo il panorama fuori dalla vetrata. La pioggia cadeva senza sosta, alcuni passanti si riparavano sotto un ombrello altri, che come me avevano lasciato l’ombrello a casa, tentavano di coprirsi con i cappucci delle felpe o delle giacche o stavano sotto i balconi ad aspettare che la pioggia cessasse.

Vidi con la coda dell’occhio qualcuno sedersi di fronte a me, girai lo sguardo e alzai gli occhi al cielo, ci mancava solo lui «Vattene» scosse la testa e prese un sorso dalla sua tazza, la posò sul tavolo appoggiandosi poi con i gomiti.
Aveva i capelli leggermente bagnati «Perché sei fradicia?» mi chiese stupidamente.
Lo guardai sperando che la sua domanda fosse ironica, stava letteralmente diluviando, per quale motivo secondo lui ero fradicia?
«Perché fuori piove e io non ho l’ombrello» risposi ovvia mentre il suo volto si apriva in un sorriso «Sei lontana da casa» puntualizzò appoggiandosi allo schienale della sedia e incrociando le braccia. Lo ignorai continuando a bere la mia cioccolata «Ero nella libreria qui accanto e ti ho vista correre, hai gli occhi rossi segno che hai pianto. È tutto a posto Mia?» sbuffai, mi appoggiai a mia volta allo schienale della sedia e lo guardai per qualche secondo «Sei uno stalker, Niall? Comunque non sono affari tuoi» tirai fuori dalla borsa il portafoglio e lasciai qualche moneta per la cioccolata sul tavolo, poi mi alzai ma il biondo mi bloccò dal polso «Offro io – mi porse le mie monete – ti accompagno a casa» scossi la testa «Non voglio andare a casa» mollò la presa dal mio polso, mise una banconota sul tavolo e si alzò.
Era abbastanza alto, il che mi obbligava a guardarlo dal basso in alto e mi faceva sentire in soggezione «Devi farti una doccia calda e asciugarti prima che ti venga una polmonite» mi accarezzò la guancia con la punta delle dita, toccandomi a malapena, lasciando poi cadere la mano lungo il suo fianco.
«Lo so, ma non voglio andare a casa, ci sono la mamma e la sorella di Emma e poi lei e Harry sembrano aver finalmente concluso qualcosa. Se tornassi rovinerei tutto e non voglio, non me lo perdonerei» ricominciai a piangere senza riuscire a controllarmi.
Sentii Niall sospirare prima di stringermi in un abbraccio «Puoi venire a casa mia, ti fai una doccia e ti presto qualcosa» annuii sul suo petto beandomi di quella sensazione di essere abbracciata da qualcuno, sentirmi protetta e amata.

La casa di Niall non era a Brooklyn ma nella City. Era un piccolo appartamento al sedicesimo piano di un grattacielo non lontanissimo dal centro, era accogliente e confortevole.
«Vado a prenderti degli asciugamani puliti e dei vestiti» scomparve nel corridoio mentre io mi guardavo intorno, non era proprio ordinato come l’appartamento di Harry, ma sicuramente era più ordinato di come sarebbe stato se fosse stato l’appartamento di Emma.
«Tieni, quello è il bagno, prenditi tutto il tempo che ti serve e se hai bisogno di qualcosa basta chiedere» annuii prima di chiudermi nel bagno.
Mi spogliai lentamente ed entrai nella doccia aprendo l’acqua calda e lasciandomi cullare dal getto.
Avevo tenuto Josè lontano dalla mia mente, ma ora non riuscivo più a non pensarci. Mi ero fatta prendere in giro come una stupida, avevo sempre immaginato il mio primo vero ragazzo come una persona dolce e amorevole, una persona che mi avrebbe amata incondizionatamente. Invece lui mi aveva solo ingannata, mi aveva usata e poi mi aveva gettata come un giocattolo rotto.
Cosa aveva Jane più di me? Era solo per una questione di bellezza? Josè preferiva stare con lei solo perché era più bella e più simpatica di me?
Dovevo prevederlo, dovevo prevedere che sarebbe successo, tutti prima o poi si stancano di me.

Mi lavai con il bagnoschiuma al muschio bianco che era nella doccia, mi sciacquai e uscii.
Mi asciugai con calma, compiendo le azioni per inerzia, mi vestii e uscii dal bagno.
La televisione era accesa e Niall era ai fornelli che preparava qualcosa. 
«Sto preparando un po’ di tè» disse girandosi verso di me, annuii sedendomi sul divano raccogliendo le ginocchia al petto e posando lo sguardo sulla tv senza guardarla veramente.
Pochi minuti dopo il biondo si avvicinò con due tazze fumanti e me ne porse una «Allora, vuoi dirmi cosa è successo?» mi chiese sedendosi di fianco a me.
«Josè mi ha lasciata. Non mi ha mai amato, è tornato da Jane» ammisi con un groppo in gola mentre gli occhi cominciarono a pungermi di nuovo.
Abbassò lo sguardo «Mi dispiace» alzai le spalle, non importava più nulla ormai, non volevo che provasse pena per me «Non importa, sapevo che prima o poi sarebbe successo».
Stette in silenzio per qualche secondo «C’è qualcosa che posso fare?» mi chiese davvero preoccupato e premuroso, scossi la testa mentre le lacrime ricominciarono il loro percorso lungo le guance «No, solo posso rimanere qui per un po’?» mi sorrise prendendomi la mano «Certo che puoi rimanere, puoi stare quanto ti pare».

Guardavamo la televisione in silenzio, entrambi coperti dal plaid blu, eravamo vicini e le nostre braccia si toccavano.
Con la coda dell’occhio vedevo che ogni tanto girava lo sguardo come per controllare che fossi ancora lì con lui.
«Amor, ch’a nullo amato amar perdona» sussurrai attirando la sua attenzione, il biondo mi guardò confuso «Come?» osò chiedere, alzai gli occhi per incontrare il suo sguardo di ghiaccio «V canto dell’ Inferno di Dante, amore che non tollera che chi è amato non ami. Sai qual è il mio problema Niall? – scosse la testa – Il problema è che se lui tornasse da me e fingesse ancora di amarmi, io cadrei nella sua rete».
Niall abbassò lo sguardo e cominciò a giocare con lo strappo sul ginocchio dei jeans «Lui non tornerà, Mia»  mormorò, un suono quasi impercettibile alle orecchie, ma ben udibile dal cuore. Mi passai una mano tra i capelli e chiusi gli occhi «Lo so».

«Harry non voleva tornare a casa, cosa dovevo fare lasciarla in mezzo alla strada?» mi svegliai sentendo Niall sussurrare al telefono, quando mi ero addormentata?
«Si, capisco che Emma fosse preoccupata ma non posso farci nulla. Non potevo rispondere al suo telefono, non sono un maleducato» mi alzai dal letto dove non ricordavo di essermi sdraiata e mi stiracchiai, guardai l’ora sulla sveglia sul comodino e segnava le 8.35 di sera, Emma mi avrebbe uccisa.
«Sta dormendo, quando si sveglia le chiedo cosa vuole fare, comunque guarda che non la stupro, può stare qui se non vuole tornare» aprii piano la porta per spiare il biondo che era in mezzo al corridoio appoggiato al muro, si passò una mano tra i capelli «Ha detto che non voleva essere un problema per Emma perché ci sono sua madre e sua sorella e poi a quanto pare tra voi è successo qualcosa, ma questo me lo dirai più avanti» cercai di aprire di più la porta e uscire sul corridoio senza farmi vedere da Niall, ma ovviamente urtai un libro appoggiato su un mobile nel corridoio facendolo cadere rovinosamente a terra e attirando così l’attenzione del ragazzo che si girò verso di me.
«Scusa Harry, ci sentiamo più tardi, di’ ad Emma che Mia sta bene – chiuse la chiamata – ti ho svegliata?» mi chiese avvicinandosi «Tranquillo, non mi hai disturbata. Come ci sono finita sul letto?» chiesi confusa. Si grattò il collo imbarazzato e abbassò lo sguardo «Ti sei addormentata sul divano e ti ho portato in camera da letto per farti stare più comoda. Hai bisogno di qualcosa? Se preferisci puoi rimanere qui stanotte, io dormirò sul divano» disse tutto d’un fiato «Prima di tutto vorrei il mio cellulare per vedere quante volte mi ha chiamata Emma e capire di che morte devo morire. Poi vorrei sapere cosa ti ha detto Harry e se rischio davvero la morte allora accetterò il tuo invito a rimanere qui, ma prenderò io il divano» annuì e si avviò verso il salotto.
Lo seguii in silenzio fino a che non prese il mio telefono dal tavolo e me lo porse «Continuava a squillare, avevo paura che ti svegliasse così lo portato in salotto, ma non ho guardato nulla» sorrisi grata e gli presi il cellulare dalle mani «Sta’ tranquillo».
C’erano almeno una trentina di chiamate perse di Emma e qualcuna di Harry, dieci messaggi della mia migliore amica e tre messaggi di Josè. Lessi i messaggi di Emma e le risposi che era tutto a posto, ma non lessi la risposta che mi mandò, probabilmente era piena di minacce.
Alzai gli occhi verso Niall che mi guardava silenzioso «Non è un problema se rimango qui vero? Se torno a casa Emma mi uccide e preferisco rimandare a domani perché oggi sono troppo stanca e spossata per discutere con lei. Ti preparerò la colazione e me ne andrò prestissimo, tanto devo andare a lavoro».
Scosse la testa e mi mise le mani sulle spalle «Ti ho detto che puoi rimanere e non c’è bisogno che ti sdebiti in nessun modo, ma la colazione la accetto volentieri! – risi – Ho messo i tuoi vestiti in lavatrice e ora stanno asciugando, saranno pronti per domani mattina. Ora vai a sederti che io ordino le pizze».

Stare con Niall mi aveva fatto dimenticare del motivo per cui ero finita tra le sue braccia in lacrime quel pomeriggio. Mi aveva fatta ridere e mi aveva dato quello di cui avevo bisogno: qualcuno su cui contare e qualcuno che mi facesse sentire amata ed ero tremendamente spaventata da questa cosa perché dopo Josè non volevo più fidarmi di nessuno, mi sarei fidata solo di me stessa e di Emma.

 

Questo capitolo, come vedete, è interamente dedicato a Niall e a Mia e, nonostante io sia ossessionata da Harry, devo dire che questo è il mio capitolo preferito in assoluto di quelli che ho scritto. Mi piace questo rapporto tra Niall e Mia  e mi piace come è uscito questo capitolo perché è uscito come lo volevo io!!
Detto questo niente, ho aggiornato soprattutto perché la mia Rebs lo aspettava.
Ah, fatemi sapere se il nuovo banner vi piace! Le coppie sono volutamente invertite, quindi sappiate che il prestavolto di Emma è Lily Collins e quello di Mia è Anna Kendrick!
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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


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Mia


Avevo lasciato casa di Niall presto quella mattina, gli avevo preparato la colazione e gli avevo lasciato un biglietto di ringraziamento.
Ero andata a lavoro e avevo ignorato le chiamate e i messaggi di Emma, sarei andata a trovarla in caffetteria, un territorio neutrale dove non poteva uccidermi.

«Signorina Roberts, sta bene?» mi chiese il signor Travis venendo davanti alla mia scrivania, cosa diamine voleva adesso «Sì, signor Travis» annuì e prese a grattarsi il mento, mi veniva voglia di alzare gli occhi al cielo, ma non potevo di certo farlo davanti al mio capo «Vorrei proporle una cosa, venga nel mio ufficio nella pausa pranzo, per piacere» lo guardai confusa, cosa c’era di così importante da dovermelo dire in privato nel suo ufficio? «D’accordo» risposi.
Mi rimisi a lavoro con un po’ di ansia addosso, ero preoccupata che volesse licenziarmi per qualche strano motivo, ma non ne trovavo nessuno valido.
Ero sempre stata in orario, avevo sempre consegnato gli articoli in tempo e molte volte avevo fatto anche del lavoro extra.
Sentii il cellulare vibrare sulla scrivania, lo presi pensando di vedere l’ennesimo messaggio minaccioso della mia migliore amica

Grazie per la fantastica colazione, non ne facevo una così da tempo! Avrei preferito trovarti ancora qui al mio risveglio, sarà per la prossima volta.
Non c’è bisogno di ringraziarmi per averti ospitata, l’ho fatto volentieri e puoi venire da me quando vuoi. Buona giornata, Mia. - Niall

Un sorriso involontario si fece spazio sul mio volto. Avevo passato tutta la serata precedente con Niall che mi aveva fatta ridere e mi aveva fatto completamente dimenticare di quell’idiota di Josè che non mi aveva più chiamata e non mi aveva più scritto nessun messaggio. Avrei dovuto dimenticarlo in fretta, non potevo continuare a stargli dietro.
Risposi velocemente a Niall

Non devi ringraziarmi per la colazione, sono contenta che sia stata di tuo gradimento. Dovevo scappare per andare a lavoro e mi dispiaceva svegliarti.
Grazie ancora per l’ospitalità, buona giornata anche a te Niall. –Mia

Appoggiai di nuovo il cellulare sulla scrivania e mi rimisi a lavoro per finire un articolo per il giorno successivo.

L’ora di pranzo arrivò più in fretta di quanto aspettassi e sperassi, mi alzai lentamente dalla sedia e mi avviai verso l’ufficio del mio capo.
Bussai alla porta e mi fece entrare, mi sedetti di fronte al signor Travis e aspettai di sentire cosa aveva in serbo per me.
«Signorina Roberts, lei sa che questo è un giornaletto di poco conto in una città come New York, tuttavia molti cittadini lo leggono, grazie specialmente al prezzo basso del quotidiano. I suoi lavori sono stati apprezzati da molti e spesso giornali del calibro del “Times” leggono i nostri articoletti per reclutare nuovi giornalisti. Ebbene, si dà il caso che proprio il “Times” abbia richiesto una tirocinante e, si dà il caso, che sia stata richiesta proprio lei, signorina Roberts. Che ne dice?» ascoltai attentamente il discorso rimanendo poi a bocca aperta. Il “Times” di New York voleva me come tirocinante? Mi sembrava di essere in un sogno, forse ero ancora addormentata sul divano di Niall e presto mi sarei svegliata.
«Signor Travis, lei è proprio sicuro che abbiano chiesto di me?» il mio capo annuì con veemenza «Certo. Se lei ha intenzione di accettare, e le consiglio a malincuore di farlo, dovremo procedere con le pratiche di licenziamento e lei verrà assunta all’altro giornale entro la prossima settimana. La metterò in contatto con il capo redattore del “Times”» non avrei aspettato un minuto di più a farmi licenziare da quello stupido giornaletto se questo voleva dire farmi assumere anche come un’inutile tirocinante al “Times” «Compili tutte le pratiche che deve compilare, signor Travis!» esclamai facendolo ridere «D’accordo, ora vada a pranzare e poi scriva un pezzo d’addio ai suoi lettori. Da domani non farà più parte di questo giornale».

Tremai quando uscii dal palazzo e l’aria fredda mi colpì dritta in faccia. Nascosi il viso nella sciarpa e mi avviai verso la caffetteria.
Probabilmente Emma mi avrebbe uccisa anche in territorio neutrale, era da un giorno intero che non mi facevo sentire.
Aprii la porta di vetro facendo tintinnare il campanello e subito dal bancone la mia migliore amica mi fulminò con lo sguardo.
«Ciao Mia» mi salutò Liam, feci un cenno con il capo «Senti, sai com’è l’umore di Emma?» fece una strana smorfia che mi fece capire che non avrei avuto nessuna buona notizia «Oltre ad essere estremamente nervosa e oltre al fatto che ha bevuto circa cinque caffè da stamattina, tutto normale» lo sapevo che sarebbe stato così, mi avrebbe sicuramente ammazzata e avrei potuto dire addio al mio tirocinio al Times.
Mi avvicinai piano al bancone e mi sedetti. Mi tolsi lentamente la sciarpa e la giacca e li poggiai sullo sgabello accanto al mio «Emma» la chiamai cautamente mentre metteva dei piatti sporchi di clienti che si erano appena alzati nel lavandino. Si avvicinò sistemando la coda e tirando fuori il blocchetto delle ordinazioni «Cosa vuole ordinare?» mi chiese con tono freddo, alzai gli occhi al cielo «Emma non fare così, per favore» sbuffò appoggiandosi al bancone «Sa, assomiglia molto alla mia migliore amica, nonché coinquilina, ma non me la ricordo bene perché è sparita da ieri pomeriggio; non riesco a mettere bene a fuoco il suo volto perché non ho dormito tutta la notte tanto ero preoccupata per lei» disse con tono accusatorio.
Mi passai una mano tra i capelli, mi sentivo in colpa e lei non mi stava aiutando «Mi dispiace, ok? Senti sono venuta qui perché pensavo che avremmo potuto parlare civilmente, ma a quanto pare tu vuoi solo venirmi contro. Quindi ti aspetto a casa e ti preparo qualche oggetto vecchio da lanciarmi addosso» feci per alzarmi, ma fui bloccata dal polso «Mi hai fatto preoccupare, non sapevo dove fossi finita, non rispondevi al cellulare. Ho persino chiamato Josè. Poi vengo a sapere che sei a casa di Niall, ma come ci sei finita?» sospirai e mi sedetti di nuovo.
«Mi dispiace Emma, non volevo farti preoccupare, solo che avevi tua madre e tua sorella a casa, tu e Harry vi eravate baciati e io non volevo essere di troppo» scosse la testa e mi prese le mani
«Sei stupida, lo sai che vieni prima di tutto. Mia madre e mia sorella avrebbero capito e Harry non scappa da nessuna parte» mi disse. Mi sentivo davvero stupida, avevo fatto preoccupare la mia migliore amica per nulla.
«Scusa Emma» dissi abbassando lo sguardo «Ascolta, il mio turno finisce tra un quarto d’ora, ti porto un cappuccino e andiamo a casa insieme».

In macchina vedevo con la coda dell’occhio che mi lanciava qualche occhiata, ma stava in silenzio perché sapeva che non avevo voglia di parlare.
Arrivate al loft, però, non esitò un minuto, si sedette sul divano e cominciò l’interrogatorio.
«Cosa è successo quando te ne sei andata di casa? E come diavolo sei finita con Niall?» mi sistemai di fianco a lei sul divano e presi un cuscino da stringere.
«Per farla breve: Josè mi ha detto che non mi ama, è innamorato di Jane, pensava di amarmi ma non è così; ha detto che vuole rimanere mio amico, così mi sono incazzata e ho cominciato a correre. Mi sono fermata in un posto che non avevo mai visto e ha cominciato a piovere, così mi sono fermata in un bar dove ho incontrato Niall. Si era offerto di accompagnarmi a casa, io non ho voluto e mi ha ospitato, fine della storia» Emma mi guardava e mi ascoltava attentamente.
All’improvviso si alzò dal divano e cominciò a fare avanti e indietro gesticolando «Oh io lo uccido quell’idiota, uccido anche quella zoccola, puoi giurarci! Rimanere tuo amico?! Come gli salta in mente, dovrebbe vergognarsi. – si passò una mano tra i capelli – E Niall è stato così carino ad ospitarti, è cotto di te. Ieri ne ho parlato con Harry, ha detto che non si è mai comportato così con una ragazza, vuol dire che gli piaci sul serio».
Scossi la testa, non ne volevo sapere nulla. Niall era stato gentile ed era un ragazzo molto carino, ma dopo l’esperienza di Josè non volevo più nessuno.
«Non voglio avere un ragazzo per un bel po’ adesso, concentriamoci su te e il riccio che abita al piano di sotto» cercai di cambiare discorso in fretta perché non avevo voglia di parlare di me e ripensare a quanto male mi aveva fatto Josè e quanto bene mi avesse fatto Niall.
«Non è successo molto, mamma e Alex sono dovute scappare a Denville, il fidanzato di Alex ha avuto un incidente. Ci siamo messi sul divano e abbiamo guardato un po’ di TV ma c’era “Captain America” e sai quanto mi facciano schifo questi film, ma a quanto pare a lui piacciono. Solo che mi annoiavo abbastanza e allora l’ho sedotto. Lo sai che dopo che prendo il via la timidezza finisce in un angolo remoto del mio cervello, quindi diciamo che l’ho convinto a passare il film a limonare sul divano».
La guardai a bocca aperta, sapevo che riusciva ad essere anche abbastanza estroversa, ma di solito ci voleva un po’ di più per farla sciogliere «Emma Austin, mi sorprendi! Immagino che a Harry sia piaciuta la tua intraprendenza» alzò le spalle «Ci siamo divertiti fino a che quella disgraziata della mia migliore amica non mi ha fatto preoccupare a morte» feci il broncio e incrociai le braccia al petto «Smettila di rinfacciarmelo» mi sorrise, si avvicinò a me e mi strinse in un abbraccio «Ti prego, non farlo mai più» scossi la testa beandomi del profumo ai fiori di Emma e lasciandomi cullare come una bambina.
Non avevo bisogno di nessun ragazzo se avevo lei accanto.


Lo so, è da una vita che non aggiorno, ma capitemi, non ho un momento di pace! Allora, non succede moltissimo in questo capitolo, almeno non per quanto riguarda le “coppie” però succede una cosa bella a Mia, inoltre fa pace con Emma nonostante lei sia incavolata nera!
Niente, non ho molto da dire sul capitolo, il prossimo è sicuramente più interessante e divertente e cercherò di essere un po’ più veloce!!
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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


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Emma


«Spogliati» mi dice Harry con voce roca, penetrandomi con i suoi occhi verdi. Lo guardo maliziosa «Spogliami tu» rispondo mordendomi il labbro.
Alza l’angolo sinistro della bocca facendo comparire un accenno di fossetta sulla guancia, si avvicina come un felino che ha adocchiato la sua preda «Vieni qui allora
» la sua voce è sempre più bassa e sempre più sexy, un brivido percorre la mia spina dorsale «Prendimi» comincio a correre per l’appartamento, ma ovviamente lui ha più padronanza dello spazio essendo il suo appartamento e non il mio e in pochi secondi mi raggiunge mettendomi un braccio intorno al fianco.
«Ti ho presa
» sussurra al mio orecchio prima di mordermi il lobo e lasciarmi un bacio sotto di esso. Sento la pelle andare a fuoco e stringo le dita intorno alla sua mano appoggiata al mio fianco.
All’improvviso le mie spalle sono contro al muro e la sua lingua è nella mia bocca. Stringo i suoi capelli mentre le sue dita mi lasciano segni sui fianchi e si insinuano sotto la maglietta, percorrono tutto il mio corpo fino a che non si fermano sul mio sedere, coperto solo dagli slip, e mi sollevano.
Allaccio subito le gambe al suo bacino e stringo, sentendo la sua erezione premere contro la mia coscia. Mi porta fino al tavolo e mi fa stendere lì sopra, prende a baciarmi il collo mentre le mie mani cercano di slacciare la cintura dei suoi pantaloni. Mi toglie la maglietta e rimango con solo le mutandine addosso.
Mi guarda, mi sfiora con le dita e mi lascia qualche leggero bacio sulla pelle nuda «Sei così bella
» sussurra quando con le labbra si trova all’altezza dell’ombelico. Con le dita scende fino all’elastico delle mutande e comincia ad abbassarle mentre le sue labbra si fanno strada fino alle mie parti intime.

«Emma svegliati!» sentii qualcuno scuotermi il braccio e aprii gli occhi di scatto. Il viso di Mia era a cinque centimetri dal mio.
«Cosa stavi sognando? È da cinque minuti che cerco di svegliarti» mi misi a sedere e mi passai una mano sugli occhi. Proprio sul più bello mi doveva svegliare?
«Niente, ero solo molto stanca e ne approfitto della mia giornata libera – mi alzai dal letto – stai andando?» chiesi vedendo il trolley «Sì, ho il treno tra 45 minuti. Ti prego, non farmi trovare la casa come l’ultima volta; i numeri di telefono dei miei ce li hai; se dovessi incontrare Josè almeno lasciagli le gambe per poter camminare e fai la brava, ma non troppo, con Harry» sorrisi e la strinsi in un abbraccio.
Dopo ciò che era successo con Josè e dopo aver firmato il contratto con il “Times”, dato che aveva una settimana di riposo prima di cominciare, Mia aveva deciso di cambiare aria e andare a Denville. Mi sarebbe mancata da morire, ma almeno si sarebbe distratta un pochino da tutto quello che le era successo e, anche se non me ne parlava, sapevo che era confusa perché era attratta da Niall ma non voleva dargli troppa confidenza.
«Sta’ tranquilla, vai e rilassati. Mi mancherai» le lasciai un bacio sulla guancia e la accompagnai alla porta «Mi mancherai anche tu e per qualsiasi cosa chiamami».

Ero sdraiata sul divano a mangiare schifezze, erano le 10.30 di mattina e ancora non mi ero fatta una doccia.
Harry era alle prove con i ragazzi e prima delle 11.00 non si sarebbe sbrigato, ma avevamo deciso di passare  la giornata insieme, così controvoglia mi alzai dal divano.
Presi tutto l’occorrente per la doccia e andai in bagno, ma quando aprii l’acqua calda questa rimaneva ghiacciata. Tentai di aprire quella del lavandino, ma anche quella non si scaldava; così andai a controllare lo scaldabagno vedendo che effettivamente non funzionava.
Ci mancava solo lo scaldabagno rotto, come facevo adesso?
Sbuffai e tornai in camera mia, presi il cellulare e ci trovai un messaggio di Harry che mi avvisava che era appena arrivato a casa così, senza pensarci due volte, mi misi le scarpe e andai al piano di sopra e bussai.
«Di solito stavi mezza nuda in casa, adesso pure fuori casa?» mi chiese divertito vedendomi in pantaloncini e maglietta nonostante fosse il 30 gennaio.
Lo spinsi dentro e chiusi la porta alle mie spalle, stavo congelando «Lo scaldabagno non funziona e io puzzo, dovevo farmi la doccia prima di vedermi con te, ma l’acqua rimane ghiacciata» dissi gesticolando nervosa, lo sentii ridacchiare e lo fulminai con lo sguardo.
«Va’ a farti la doccia, puzzona, io ti preparo dei vestiti da mettere» mi diede un bacio sulla fronte che mi fece quasi cedere le ginocchia e sparì in camera sua.
Andai in bagno e aprii la doccia che, grazie al cielo, si scaldò immediatamente. Mi spogliai e entrai facendomi investire dal getto di acqua calda.
Mi cullai con l’acqua e il bagnoschiuma alla lavanda di Harry e pensai che, nonostante fossero pochi giorni che ci frequentavamo, mi sembrava fossero anni.
Uscii e mi asciugai con l’asciugamano, vidi sul mobile dei vestiti che doveva aver messo Harry là sopra mentre io mi facevo la doccia.
Sorrisi e mi infilai il maglione largo e caldo che mi aveva preparato e dei pantaloni della tuta.
«Stanno meglio a te che a me» disse appena mi vide arrivare in soggiorno, era seduto sul divano che si guardava la televisione e mi sorrideva. Mi avvicinai e mi accoccolai vicino a lui che mi strinse in un abbraccio e mi diede un bacio «Mi piace questo maglione, è caldo»
«Puoi tenerlo, se vuoi. Ascolta dopodomani mia madre mi ha invitato a cena a casa sua per il mio compleanno, lo so che è presto, ma se venissi mi faresti un grossissimo favore. Non so se posso sopravvivere ad una cena di famiglia da solo» mi si gelò il sangue nelle vene, mi ero completamente dimenticata del compleanno di Harry, accidenti!
«Oh, certo, verrò volentieri» risposi cercando di rimanere impassibile, cosa gli avrei comprato in due giorni?! Avrei potuto chiedere aiuto a Liam o a Niall o a qualsiasi altro ragazzo. Mia doveva mancare proprio nei momenti peggiori.
«Vado ad ordinare due pizze e ad avvisare mia madre che porto un’ospite» annuii e mi sdraiai sul divano.

L’acqua calda scorre sul mio corpo mentre delle mani mi stringono da dietro, accarezzo con la punta delle dita la piccola croce tatuata sulla mano sinistra.
Mi stringe a lui, la mia schiena contro il suo petto, le gocce cadono dai suoi capelli sul mio collo
«Dovremmo sempre risparmiare l’acqua» la sua voce mi sfiora appena, le sue labbra che si posano delicate sulla mia spalla poi sulla mia clavicola mi fanno andare a fuoco.
Appoggio la testa sulla sua spalla, l’acqua mi colpisce il viso in pieno mentre le sue labbra continuano il loro lento sentiero sul mio collo e sulla mia mandibola.
Il vapore mi rende ancora più stordita, le sue mani si muovono sul mio seno, per poi scendere di nuovo verso il bacino.

Aprii gli occhi quando sentii delle labbra poggiarsi sulla mia fronte «Scusa, mamma mi ha tenuto troppo al telefono, stai bene? Hai una faccia strana» annuii mettendomi a sedere sul divano. Due sogni erotici in meno di 24 ore? Ero decisamente frustrata.
«Ho solo fatto un incubo, niente di che. Sono arrivate le pizze?» mi sorrise e mi prense la mano trascinandomi in cucina dove due cartoni fumanti erano posati sul tavolo.
Vedere il tavolo mi fece tornare in mente il sogno fatto prima che Mia mi svegliasse. Avvampai all’improvviso e, il rossore, non passò inosservato a Harry
«Perché sei arrossita?» mi chiese sedendosi e prendendo un cartone. Lo imitai sedendomi di fronte a lui, mi schiarii la gola cercando di temporeggiare e trovare una scusa plausibile «Arrossita? Non me ne sono resa conto» mi guardò confuso ma lasciò perdere, alzò le spalle e cominciò a mangiare la sua pizza.

Eravamo sdraiati sul suo letto a guardare “Il re leone”, ero appoggiata al suo petto che accarezzavo delicatamente mentre  lui mi stringeva.
Sentii il suo petto alzarsi e abbassarsi più velocemente, così preoccupata mi misi sul gomito e lo guardai.
«Non ci credo – mi guardò strofinandosi gli occhi – stai piangendo!» esclamai ridendo, ammetto che anche io avevo gli occhi lucidi, ma Harry stava letteralmente singhiozzando.
«Sono una persona sensibile, non prendermi in giro. Mufasa è morto e Simba è rimasto solo» mi disse con il broncio, aveva gli occhi lucidi e sembrava un bambinone.
Mi sembrava incredibile aver fatto sogni erotici su di lui quando adesso era lì, sdraiato, che piangeva per un film della Disney.
«Sei adorabile» dissi risistemandomi sul suo petto «Sono sensibile, non adorabile. Stai ferendo il mio orgoglio maschio» risi pensando che se sapesse cosa la mia testa aveva elaborato, il suo orgoglio maschio non sarebbe poi così ferito.
«Perché ridi così?» scossi la testa nascondendomi il viso nelle mani, non potevo dirglielo, mi avrebbe presa in giro a vita «Dimmelo» si mise seduto sul letto guardandomi curioso «Se te lo dicessi mi prenderesti in giro a vita» mi prese le mani e mi scoprì il viso «Facciamo un patto? Tu non mi prendi in giro perché piango alla morte di Mufasa e io non ti prendo in giro per quello che mi dirai, ok?».
Sospirai e puntai gli occhi nei suoi, in fondo era normale «Ok – presi un respiro profondo – potrei aver fatto dei sogni erotici su di te» sgranò gli occhi e si passò una mano tra i capelli, mi sentii avvampare mentre mi nascondevo di nuovo il viso tra le mani.
Scoppiò a ridere facendomi sussultare «Sei seria? Emma non c’è niente di male! Non sai quanti sogni mi sono fatto su di te il giorno in cui mi hai aperto praticamente nuda»  gli tirai un ceffone sul braccio che lo fece ridere ancora di più.
«Cosa hai sognato?» alzai gli occhi al cielo «Se proprio lo vuoi sapere in nessuno dei due sogni siamo andati fino in fondo, tu e Mia mi avete svegliata prima» mi alzai dal letto e mi sgranchii le gambe; guardai l’orario, erano solo le quattro del pomeriggio.
«Quindi quando prima ti ho svegliata mi stavi sognando nudo?»  spense la televisione e si alzò dal letto. Mi guardava con quel maledetto ghigno strafottente e malizioso «Può darsi …»
«Sai che voglio sapere tutti i dettagli vero? – si avvicinò pericolosamente – Voglio sapere cosa hai sognato, cosa hai provato e anche come sono nei tuoi sogni» soffiò sul mio viso, avevo le spalle al muro, le sue dita mi sfiorarono la guancia e iniziai a fare fatica a respirare.
«N-non erano completi, in uno eravamo sul tuo tavolo in cucina e nell’altro nella doccia» dissi con difficoltà. Facevo fatica a reggere il suo sguardo, sorrise e prese a baciarmi delicatamente il collo. Chiusi gli occhi cercando di non svenire «Voglio sapere cosa hai provato» sussurrò facendomi rabbrividire «Volevo che continuassero Harry, volevo che fossero reali» ammisi. Mi prese il volto con le mani e mi baciò. Strinsi i suoi fianchi mentre le nostre lingue si cercavano, avrei voluto baciarlo per ore senza dovermi staccare.
«Non c’è nessuna fretta, voglio fare le cose per bene, ci frequentiamo da appena pochi giorni Emma e conoscendoti non credo tu abbia avuto molte esperienze. Ma non devi imbarazzarti perché è normale e se sapessi tutte le fantasie che mi faccio io su di te mi prenderesti per un maiale e mi molleresti nel giro di cinque secondi e, inoltre, come posso biasimarti, anche io farei sogni erotici su di me» sorrisi e lo abbracciai, mi sembrava ancora impossibile che, per la prima volta nella mia vita, qualcuno ricambiasse il mio sentimento; specialmente qualcuno come Harry.

Stavo preparando della pasta e intanto pensavo a cosa regalare ad Harry. Come avevo fatto a dimenticarmi del suo compleanno? Io ero quella che non si dimenticava nessuna data importante, eppure ero riuscita a dimenticarmi la data del compleanno del ragazzo con cui stavo uscendo.
Cercavo di pensare ad un regalo che non fosse banale e nemmeno scontato quando, ad un certo punto, Harry, spuntò dal bagno con addosso solo dei boxer e il torso completamente bagnato. Deglutii cercando di non pensare al sogno, ma quando si appoggiò al tavolo non potei farne a meno.
«Harry, per favore …» aggrottò le sopracciglia confuso; sbuffai e cominciai a gesticolare «Vestiti accidenti! E smettila di stare vicino al tavolo» alzò un sopracciglio e cominciò a ridacchiare facendomi innervosire, aveva detto che non mi avrebbe preso in giro, avrei rivelato a tutti la sua reazione alla morte di Mufasa «Oh piccola, non sai quanto desidero farti sdraiare su questo tavolo, ma ogni cosa a suo tempo. Ora, è pronta la cena o devo torturarti ancora un po’? » quasi gli scaraventai il mestolo addosso prima di mettere la pasta in due piatti e portarli a tavola «Vaffanculo Harry» borbottai sotto al suo sguardo divertito.
La verità, però, era che adesso avevo davvero il desiderio di essere sdraiata su quel tavolo.

 

Una Emma così su di giri non si vede spesso, ma vi consiglio di non esultare troppo per questa coppia, ho un po’ di cosine in mente!
Allora, Emma sembra voglia un po’ affrettare le cose, mentre Harry sembra prendersela più con calma, anche se di solito le cose sono invertite, questo potrebbe essere un indizio per ciò che accadrà nei prossimi capitoli.
Sono contenta di vedere che le visualizzazioni salgono e anche i seguiti/preferiti/ricordati, ricordatevi che una recensione è sempre ben accetta :D
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Un bacio e alla prossima
Sil

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


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Emma


Mi svegliai di soprassalto quando sentii dei rumori, mi stropicciai gli occhi e mi guardai intorno. Come e quando ero arrivata in camera mia? Mi guardai e sorrisi notando che avevo ancora addosso i vestiti che Harry mi aveva prestato il giorno precedente, avevo davvero passato una bella giornata con lui.
I rumori provenienti da qualche parte della casa mi destarono dai miei pensieri, mi alzai un po’ spaventata e guardai l’orario. Erano le 6.30 del mattino e alle 8.00 sarebbe cominciato il mio turno, se non altro mi ero svegliata in orario per andare a lavoro.
Uscii dalla stanza in punta di piedi, cercando di capire da dove provenisse tutto quel baccano. Quando stabilii che veniva dal bagno presi il bastone della scopa e lo impugnai come se fosse la più letale delle armi. Mi diressi a passo felpato verso la porta del bagno e la aprii piano cercando di non fare rumore, alzai il bastone sopra la testa pronta a colpire con violenza chiunque si fosse intrufolato nel mio bagno.
«Harry!» esclamai quando fui definitivamente dentro il bagno. Era lì, senza maglietta e sudato che stava armeggiando con lo scaldabagno.
«Buongiorno bellissima, che ci fai con il bastone della scopa in mano?» mi chiese avvicinandosi e lasciandomi un bacio sulla guancia «Ho sentito rumori e pensavo ci fosse qualcuno in casa. Cosa stai facendo?» prese un cacciavite da una cassetta da terra e ricominciò a lavorare. Quella visione sicuramente non faceva bene ai miei ormoni.
«E avevi intenzione di colpire un presunto ladro con il bastone della scopa? – ridacchiò – Sto sistemando lo scaldabagno, hai detto che era rotto e visto che ieri sera mi sono addormentato qui dopo averti portato a letto, bella addormentata, ho deciso di mettertelo a posto prima di andare a lavoro».
Ero a bocca aperta, e non solo per la spettacolare visione che avevo davanti agli occhi, mi aveva messa a dormire e si era svegliato chi sa a che ora per sistemarmi lo scaldabagno? Era un ragazzo da sposare.
«Harry, santo cielo, sei impazzito? Avrei chiamato l’idraulico» sospirai passandomi una mano tra i capelli «Non è niente, sta’ tranquilla! Devo sdebitarmi con te dato che domani sera ti sorbirai una noiosissima cena di famiglia dove tu sarai l’argomento principale» disse cominciando ad usare il cacciavite. Metteva forza per avvitare un bullone e i muscoli delle sue braccia sudate si contraevano facendomi quasi sbavare. Io, con la mia fissa per le braccia, non sarei durata molto in quella situazione.
«Ti piace quello che vedi?» mi chiese girandosi improvvisamente ridacchiando, avvampai nascondendomi il viso tra le mani «Sei veramente uno stronzo» borbottai cercando di uscire dal bagno, ma lui mi prese prontamente per un braccio e mi trascinò verso di lui facendomi entrare in collisione con il suo petto sudato.
«Che schifo Harry, sei sudato» dissi cercando di divincolarmi dalla sua presa senza alcun risultato «Scommetto che alla tua mente perversa non dispiace poi così tanto che io sia qui, sudato e senza maglietta che ti sto abbracciando, non è vero?» mi chiese con il suo solito sorriso strafottente che gli avrei volentieri tolto dalla faccia con un bel ceffone.
«La mia mente perversa, in realtà, sta lavorando da quando hai detto “mi sono addormentato qui dopo averti portato a letto”; peccato che quella affermazione fosse ambigua e non si avvicinasse neanche lontanamente al desiderio della mia mente perversa».
Mi guardò stupito prima di abbassarsi, lasciarmi un bacio sul collo e sussurrarmi all’orecchio «Ti assicuro che se continuiamo di questo passo ti porterò a letto, letteralmente, molto prima di quanto immagini» sorrisi allontanandomi da lui.
«Sei tu che continui a provocarmi» lo accusai incrociando le braccia al petto «Ti sto solo sistemando lo scaldabagno, tesoro» lui e quel suo sorrisetto sghembo li avrei mandati presto al cimitero, sempre se prima non fossi finita io in manicomio «Vuoi la guerra Harry? Ricordati che sono una ragazza, non avrò mai avuto un ragazzo serio ma so bene come usare i miei occhi da cerbiatta e le mie ciglia lunghe» risposi a tono facendo sparire per qualche secondo il sorriso sul suo volto.
«Emma, non giocare con il fuoco. Non voglio fare azioni di cui potrei pentirmi e poi non pensare di poter vincere contro di me» alzai le spalle e mi avvicinai a lui, passando un dito sul suo petto sudato e facendolo scendere lentamente sulla sua pancia fino ad arrivare all’elastico della tuta.
«Tranquillo, non farai nulla che io non vorrò farti fare, mio caro» dissi infilando piano il dito nell’elastico per poi ritrarlo subito e uscire dal bagno, lasciandolo a bocca aperta.

Mentre pulivo il bancone sentivo lo sguardo di Liam addosso, così sbuffai e mi girai «Che diavolo vuoi Liam?» scosse la testa ridendo e avvicinandosi.
«Volevo sapere come è andata la tua giornata libera. Ieri mattina Harry, alle prove, era agitato perché voleva tornare in fretta a casa» disse sorridendo, alzai gli occhi al cielo e sbuffai.
«Non è successo niente, abbiamo solo passato un po’ di tempo insieme e abbiamo visto un film. A proposito, la prossima volta che ci incontriamo tutti insieme per guardare un film guardiamo “Il re leone” sai, ad Harry piace particolarmente» dissi scoppiando a ridere.
Mi guardò confuso, ma lasciò perdere «Cosa gli regali al compleanno?» mi chiese cominciando a raccogliere dei piatti sporchi che i clienti che si erano appena alzati avevano lasciato al bancone, sbuffai «Mi era completamente passato di mente! Non ho comprato nulla, non so cosa comprare e domani mi ha invitato ad andare a cena a casa di sua madre. Ma che figura ci faccio se non gli compro un regalo?» dissi disperata mettendomi le mani nei capelli.
Liam mi passò un braccio intorno alle spalle «Sei brava con i regali, troverai sicuramente qualcosa che gli piace. Non ha mai parlato di nulla che desidera e che non si è comprato? Non lo so, prova a pensare cosa gli piace, a parte te ovviamente, ma non credo tu sia già pronta a offrirgli la tua virtù su un piatto d’argento» lo fulminai con lo sguardo, ma poi mi illuminai.
«Liam sei un genio accidenti! Che ore sono? – Guardai l’orologio – ti prego, coprimi gli ultimi dieci minuti del turno, devo scappare prima che il negozio di dischi chiuda» il ragazzo annuì perplesso e corsi a mettermi la giacca, prendere la borsa e uscii in fretta dalla caffetteria.
Arrivai a Brooklyn in poco tempo, avevo violato il codice della strada come minimo una decina di volte, ma dovevo arrivare al negozio prima della chiusura.
Scesi dalla macchina, parcheggiata veramente male, e mi avviai verso il negozio.
«Mi scusi, so che avete messo in vendita la discografia dei Rolling Stones, ce l’avete ancora?» chiesi senza prendere fiato, il commesso mi guardò stranito prima di rispondere «Ne è rimasta solo una copia, è davvero fortunata signorina» rispose sistemandosi gli occhiali sul naso e andando a prendere quello che gli avevo chiesto.
Battei nervosamente il piede sul pavimento fino a che il commesso non si avvicinò con la discografia in mano «Ecco a lei, sono 50,99$» sgranai gli occhi mentre tiravo il portafoglio fuori dalla borsa «Sta scherzando?» il signore mi guardò di nuovo stranito e anche un po’ scocciato mentre mi dava lo scontrino «Signorina, sa chi sono i Rolling Stones? Si aspettava di spendere 10$?» alzai gli occhi al cielo e gli lasciai i soldi sul tavolo.
Se Harry avesse fatto ancora lo stronzo glielo avrei rinfacciato a vita.

«Buon compleanno!!» gridai non appena il riccio aprì la porta di casa. Mi sorrise, facendo spuntare due adorabili fossette sulle guance «Grazie splendida» rispose facendomi entrare in casa.
Aveva i suoi soliti jeans stretti, una camicia con degli strani disegni sopra e una giacca. Mi sentivo una pezzente con il mio misero vestito a fiori.
Mi avvicinai a lui, che si stava sistemando i bottoni delle maniche, lanciai sul divano tutto quello che tenevo in mano e gli allacciai le braccia al collo «Cosa c’è?» chiesi guardandolo negli occhi, nonostante guardare quelle iridi così verdi mi facesse sentire veramente male «Sono un po’ agitato, mia sorella ci metterà in imbarazzo e mia madre non farà altro che farci domande su domande, il nuovo marito di mia madre non lo sopporto e mi sto chiedendo perché ti ho trascinato in questa storia».
Sorrisi, sembrava un bambino con quella fronte corrucciata, un bambino a cui era appena stato tolto il suo gioco preferito «Posso cavarmela, sia con tua sorella sia con tua madre. Sono felice che tu mi abbia chiesto di venire. Prima, però, devi aprire il mio regalo». Mi scostò la frangetta, ormai troppo lunga, dalla fronte «Prima di aprire il tuo regalo voglio baciarti» disse con voce bassa e roca. Mi dovetti aggrappare al suo collo per non cadere, quella voce mi faceva sentire molle, poggiò delicatamente le labbra sulle mie e mi strinse a lui. Le mie dita cominciarono a giocare con i suoi capelli lunghi e sperai che non li tagliasse mai perché adoravo affondarci le mani. Le nostre lingue si incontrarono in una danza che aveva un tempo tutto suo, sentivo il suo profumo invadermi le narici e arrivarmi al cervello. Non mi sarei staccata da quelle labbra al sapore di menta per nessuna ragione al mondo, sarebbe potuta scoppiare la terza guerra mondiale in quel momento, ma per me c’erano solo le labbra rosse e screpolate di Harry.
«Posso dire a mia madre che mi sono improvvisamente sentito male e rimanere qui da solo con te» sussurrò dopo essersi staccato e aver lasciato la sua fronte sulla mia, ridacchiai cominciando a giocare con i riccioli alla base del collo «Se vuoi farlo, non sarò di certo io a fermarti» risposi lasciandogli un bacio a stampo «Non tentarmi, Emma» mi lasciò un bacio sul naso prima di staccarsi da me facendomi sentire vuota per qualche istante.
«Apri il regalo, voglio vedere la tua faccia» mi sedetti sul divano e gli allungai il pacchetto, si sedette vicino a me e, come un bambino la mattina di Natale, scartò tutto alla velocità della luce strappando la carta.
«Mi stai prendendo in giro?» la sua mascella per poco non toccava il pavimento mentre il mio sorriso andava da un orecchio all’altro «Era l’ultima copia rimasta e, ammetto, mi ero completamente scordata del tuo compleanno. È stato un regalo dell’ultimo minuto» mi guardò con la bocca spalancata per qualche secondo prima di fiondarsi su di me e abbracciarmi.
 «Sei fuori di testa? Questa roba costava un sacco di soldi» alzai le spalle e gli presi la mano «Ma che mi importa dei soldi Harry? 50$ in più o in meno non mi cambiano granché, l’espressione sul tuo viso, invece, mi riempie il cuore di gioia» dissi sorridente.
Mi lasciò un bacio sulla tempia «Grazie, non dovevi. Ma sappi che, nonostante tu mi abbia fatto un bellissimo regalo, la guerra è ancora aperta. Non avresti dovuto mettere un vestito, ho pieno accesso alle  tue gambe meravigliose in questo modo» arrossii vistosamente e, con un movimento repentino, cercai di abbassare il vestito sulle gambe.
Lo sentii ridacchiare vicino al mio orecchio «Dobbiamo andare».

«Oh, il mio bambino è cresciuto» disse la madre di Harry appena ci accolse in casa. Lo abbracciò di slancio cogliendolo impreparato e facendolo quasi finire a terra «Mamma, ho 23 anni adesso, non sono un bambino» rispose scocciato e ricambiando l’abbraccio della madre. Risi alla scena, vedere Harry così alto in confronto alla madre che lo trattava ancora come se fosse il suo bambino era decisamente esilarante.
«Guarda un po’ che bella ragazza si è trovato il mio fratellino. Molto piacere, io sono Gemma, la sorella maggiore di questo idiota» disse la sorella di Harry porgendomi la mano e mettendosi una ciocca di capelli rosa dietro l’orecchio.
Strinsi la mano della ragazza sorridente, era davvero bellissima. Tutti in quella famiglia erano belli, come diavolo era possibile?
«Chiudi la bocca Gem, almeno io ho un colore di capelli normale» la rimbeccò Harry. La ragazza alzò gli occhi al cielo, non erano verdi come quelli di Harry ma erano ugualmente belli «Non sai quante conquiste faccio con i miei capelli colorati, razza di idiota» Harry le passò un braccio intorno alle spalle e la strinse a lui «Fammi uno squillo quando troverai un ragazzo che sarà interessato alla tua meravigliosa personalità e non ai tuoi capelli improponibili o a quella cosina che hai in mezzo alle gambe» Gemma gli tirò un pugno sul petto e si allontanò dal fratello che la guardava ridendo.
La cena sembrava essere molto più piacevole di quanto Harry avesse preannunciato; sì, Gemma era abbastanza imbarazzante, a volte, ma non c’era alcun motivo di preoccuparsi.
Harry, come al solito, era troppo esagerato e si preoccupava veramente per nulla.
«Cosa fai nella vita, Emma?» mi chiese Robin, il patrigno di Harry «Lavoro in una caffetteria in centro, nel tempo libero scrivo, mi piacerebbe diventare una scrittrice».
Vidi Anne, la madre di Harry, annuire contenta «Trovo che sia una bellissima ambizione, che cosa ti piace scrivere?» in quel momento la mano di Harry si posò sulla mia coscia.
Aveva aspettato che la conversazione si spostasse completamente su di me prima di agire; le mie collant rendevano il suo percorso sulla  mia gamba ancora più sensibile e cominciai ad agitarmi sulla sedia sotto il suo sguardo soddisfatto.
«Ehm scrivo di tutto, ecco io … non ho un genere preferito. Mi piacciono le cose romantiche, più che altro» la mano di Harry salì facendosi sempre più vicina al mio inguine e mi fece sussultare «E dei romanzi erotici che ne pensi?» mi chiese sollevando l’angolo sinistro della bocca.
Misi la mano sotto il tavolo e cercai di allontanare la sua dalla mia coscia con scarso risultato «I romanzi erotici, Harry, non sono esattamente il mio genere. Mi piacciono molto i gialli però, potrei uccidere una persona senza che la polizia mi scopra, ne ho letti talmente tanti di libri gialli che ormai potrei diventare un serial killer» lo fulminai con lo sguardo mentre gli altri presenti ci guardavano confusi.
Era impazzito? Comportarsi in questo modo davanti ad i suoi genitori, mi avrebbe uccisa se avesse continuato ad accarezzarmi delicatamente le gambe con quelle dita lunghe e affusolate.
«Come vanno le cose con la band Harry? L’altro giorno ho incontrato Zayn, ha detto che c’è un ragazzo nuovo che suona la pianola» decisi che quello era il momento giusto per vendicarmi.
Misi la mia mano sulla sua gamba e mi avvicinai all’inguine senza troppi complimenti, lo vidi in difficoltà mentre abbassava lo sguardo per guardare la mia mano che si avvicinava sempre di più al punto più sensibile del suo corpo.
«S - si, Liam è un collega di Emma. Suona il piano» balbettò mentre la mia mano vagava per tutta la sua gamba evitando magistralmente l’erezione che stava spuntando sotto i pantaloni.
«Tesoro, tutto bene?» gli chiese sua madre dopo aver messo in bocca l’ultimo boccone di torta rimasto nel suo piatto, trattenni una risata quando sussultò sulla sedia quando gli toccai piano l’accenno di erezione che si era formata «Mamma, ti dispiace se andiamo? Domani devo alzarmi presto per lavorare e non mi sento bene» disse alzandosi da tavola e prendendomi la mano.
Ebbi appena il tempo di salutare e di ringraziare che subito fui trascinata fuori dalla casa e dentro la macchina.
Strinse le mani sul volante e chiuse gli occhi mentre io lo guardavo con un sorriso soddisfatto «Sei il diavolo, lo sai?» alzai le spalle, misi la mano sulla sua gamba e mi avvicinai al suo orecchio «Chi di spada ferisce, di spada perisce» sussurrai al suo orecchio mordendogli poi il lobo. Sentii un grugnito proveniente dalla sua gola, cercai di allontanarmi ma mi bloccò per il polso.
«Emma, fa’ attenzione. Stai giocando con il fuoco» sentii un brivido crescere lungo la spina dorsale, le sue pupille erano dilatate, le sue guance rosse e gli occhi lucidi «Forse voglio bruciarmi, Harry» risposi.
Ed era vero, se fosse stato Harry a bruciarmi, allora avrei bruciato volentieri; non ci avrei pensato nemmeno mezzo secondo. Quel ragazzo era entrato nella mia vita facilmente, era entrato nel mio cuore e nel mio cervello senza che nemmeno me ne accorgessi. Sapevo che il fuoco avrebbe fatto male, ma in quel momento l’unica cosa che mi importava era che quel ragazzo meraviglioso, con gli occhi più belli che avessi mai visto, mi stava guardando come se volesse mangiarmi.
«Andiamo a casa, prima che ti faccia sdraiare sul sedile posteriore della mia auto» disse lasciando andare il mio polso e mettendo in moto.

 

Nuovo capitolo che, personalmente, mi piace molto perché Harry e Emma non fanno altro che punzecchiarsi!
Allora, come vi ho già detto e ripetuto: non cantate vittoria troppo presto perché ho cose brutte in serbo per questi due!
Non ho molto da dire, come al solito le recensioni sono sempre ben accette, spero che il capitolo vi sia piaciuto e, come sempre, vi lascio i miei contatti.
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Un bacio e alla prossima
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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


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Mia


Scesi dal treno e mi avviai piano verso l’uscita della stazione dove sapevo che avrei trovato mia madre e mia sorella.
Sorrisi quando vidi Mary corrermi  incontro e la abbracciai.
«Sorellona, mi sei mancata» mi disse stringendomi, sorrisi e la strinsi anche io di più «Mary, ci siamo viste da poco» si staccò da me e mi guardò come se avessi detto la più grande delle cavolate.
«Mia, non hai idea, da sola con mamma e papa! Io mi annoio» risi e le scompigliai i capelli. Mi avvicinai a mia madre e la abbracciai di slancio. «Vorrei sapere il vero motivo per cui sei venuta a casa, ma lascerò perdere» mi disse prima di prendere la mia valigia e di andare in macchina.

Guardavo le case e gli alberi sfrecciare accanto a noi mentre ci dirigevamo a casa, adoravo Denville, la adoravo davvero, ma non era New York. Ormai quella era la mia casa.
«Come sta Emma? Perché non è venuta anche lei?» mi chiese mia sorella mentre cambiava canzone alla radio.
Mi girai verso di lei distogliendo per un momento l’attenzione dal panorama per poi girarmi di nuovo verso il finestrino «Perché doveva lavorare e poi sta uscendo con un ragazzo» dissi mangiandomi le unghie. Mi chiesi come stesse in quel momento la mia migliore amica e cosa stesse facendo, sapevo che avrebbe passato la giornata con Harry e non volevo rovinargliela mandandole messaggi stupidi, così le scrissi semplicemente che ero arrivata e che stavo bene; giusto per non farla preoccupare.
«Oddio, Emma esce con un ragazzo? Come si chiama? È carino?» sorrisi per la curiosità morbosa di mia sorella e ringraziai il cielo per il fatto che non mi avessero ancora fatto domande su di me «Si chiama Harry ed è molto, molto carino!» Mary si girò verso di me con gli occhi che brillavano. Mary adorava Emma, forse anche più di quanto adorasse me.
«Come sono contenta, non vedo l’ora di conoscerlo. A proposito, tu invece nessun ragazzo all’orizzonte?».
Per un momento il respiro mi si mozzo in gola, feci fatica a deglutire «No, per me nessun ragazzo all’orizzonte sorellina» forzai un sorriso, vidi mia madre guardarmi dallo specchietto retrovisore per poi tornare con gli occhi sulla strada.
Quando arrivammo a casa corsi in camera mia e mi ci chiusi dentro.
Forse  tornare a casa non era stata un’ottima mossa, ma non potevo  rimanere a New York, avevo bisogno di una valvola di sfogo, avevo bisogno di allontanarmi.
Non volevo incontrare Josè in giro per la strada, non volevo vedere Niall perché non volevo cominciare a provare qualcosa per lui e, per quanto volessi bene ad Emma, non volevo rimanere a casa e vedere lei e Harry fare i piccioncini.

Dopo aver pranzato, ed aver annunciato ai miei la notizia del “Times” senza aver ricevuto molta soddisfazione, decisi di uscire a farmi una passeggiata per schiarirmi le idee.
Conoscevo Denville come le mie tasche, potevo andare in giro ad occhi chiusi. I miei piedi mi portarono verso il parco dove da bambina giocavo con Emma, dove entrambe avevamo dato il nostro primo bacio al nostro primo “ragazzo”, dove avevamo litigato per la prima volta.
Quel parco aveva visto tanti dei momenti importanti della mia vita. Mi sedetti sulla prima panchina libera che trovai, mi strinsi nella mia giacca e nascosi la faccia nella sciarpa.
Cosa ci facevo lì a Denville da sola? Perché non ero rimasta con Emma? Perché non riuscivo ad essere forte e ad affrontare le mie paranoie?
Presi il cellulare dalla tasca tentata di chiamare la mia migliore amica, ma non potevo farlo, non dovevo. Non potevo dipendere sempre da lei e, soprattutto, non potevo rovinare la sua giornata solo perché io ero una noiosa paranoica che non sapeva affrontare i suoi problemi da sola.
Sbuffai e appoggiai il cellulare sulle gambe, dovevo essere forte.
Quando finalmente mi decisi a mettere via il telefono, questo cominciò a vibrare e il nome di Niall comparve sullo schermo. Chiusi gli occhi cercando di capire se volevo rispondere o se sarebbe stato meglio lasciar perdere.
Alla fine il mio dito schiacciò il bottone verde e mi portai il telefono all’orecchio.
«Pronto?» risposi titubante.
Una voce allegra mi rispose dall’altra parte «Ciao Mia, come è andato il viaggio?» mi passai una mano tra i capelli e chiusi gli occhi, forse il tono gioviale di Niall mi avrebbe fatto bene «Bene, mi sono addormentata in treno. Tu come stai? Come va a New York?» lo sentii sospirare.
«Qui, qui va tutto bene. Mi annoiavo, sono da solo a casa, Harry è con Emma, Zayn è con Perrie, Louis con Eleanor, Liam è a lavoro e io sono solo come un cane» disse teatralmente facendomi ridere «Io sono sola come un cane seduta su una panchina» risposi guardandomi intorno, effettivamente non c’era proprio nessuno in quel punto del parco «Allora ho fatto bene a chiamarti, com’è Denville? Non ci sono mai stato» alzai le spalle, avevo vissuto a Denville per tutta la vita, ma non sapevo come descriverla «Denville è … è Denville, non saprei come descrivertela, è fredda ed è dall’altra parte del fiume».
Lo sentii ridere, mi piaceva la sua risata ed odiavo il fatto che mi piacesse, non doveva piacermi «Un’ottima descrizione, come se l’avessi visitata!» risi anche io abbastanza sguaiatamente facendo spaventare uno stormo di uccelli che volarono via non appena la risata uscì dalla mia bocca.
«Mi piace sentirti ridere» disse facendomi arrossire. Grazie al cielo non poteva vedermi, altrimenti sarebbe stato un disastro «Vorrei farlo più spesso, credimi Niall» risposi senza pensarci guardando il cielo plumbeo  «Ti prometto che starai meglio, Mia».
Sospirai, doveva smetterla, non poteva farmi sentire in quel modo. Io non volevo sentirmi di nuovo in quel modo perché non avevo la forza di affrontare tutto nuovamente, non avevo la forza di affrontare quello che era successo con Josè, figuriamoci se fosse successa la stessa cosa con Niall, ne sarei uscita distrutta.
«Niall, ti prego non farlo» dissi trovando coraggio «Cosa non dovrei fare? Perché devi privarti di tutto solo perché uno stronzo ti ha spezzato il cuore? Mia, non sono tutti come Josè; io non sono come lui» sentire il suo nome uscire con disprezzo dalle labbra di Niall mi aveva fatta sussultare.
«Non posso permettermi di rischiare»
«Mi offendi, e non perché mi stai rifiutando. Mi offendi perché mi paragoni ad un bastardo del genere. Io non sono così, io non ti spezzerei mai il cuore» cercai di trattenere le lacrime.
Non potevo cedere, non potevo far cadere tutti i muri, ero già stata troppo vulnerabile con Niall e non potevo lasciare che accadesse di nuovo.
«E se fossi io a spezzare il tuo cuore? Niall, ti meriti di meglio e io ora non voglio stare con nessuno». Sospirò, stando in silenzio per qualche secondo mentre sentivo il mio cuore rimbombarmi nelle orecchie. Perché non capiva? Perché non capiva che io non ero fatta per stare con nessuno e che tanto prima o poi avrebbe trovato una scusa per allontanarsi da me?
«Voglio solo che tu stia bene, Mia» quasi sussurrò «Prima o poi starò bene. Ora scusa Niall, devo andare, grazie della chiamata».
Chiusi il telefono senza aspettare una risposta, non volevo una risposta.

Tornai a casa quando ormai era quasi buio. Mio padre era in salotto che si guardava una replica di una partita di football. Mi sedetti sul divano vicino a lui cercando di trovare le parole giuste da dire.
«Sei contento che io vada al “Times”?»  chiesi senza riuscire a trovare un modo migliore per chiederglielo.
Lui non staccò gli occhi dalla tv ed alzò le spalle «Questo è solo un tirocinio, non vuol dire che sarai una giornalista affermata del “Times”; probabilmente ti faranno fare fotocopie e ti faranno portare il caffè ai superiori» rispose freddo. Non mi guardò nemmeno per mezzo secondo negli  occhi. Annuii alzandomi dal divano, non potevo stare un minuto di più lì perché sarei scoppiata a piangere, nonostante fossi abituata a ricevere risposte del genere da lui.
Mi chiusi in camera, guardai il cellulare trovando un messaggio di Emma

Ciao Mi’, sono a casa di Harry, il nostro scaldabagno si è rotto e sono andata a casa sua a farmi una doccia. Abbiamo appena finito di guardare la tv, tra poco mangiamo.
Domani chiamo l’idraulico, ti voglio bene, se hai qualche problema con i tuoi chiamami e se vedi i miei in giro per la città salutameli.

Sorrisi nel leggere il messaggio, non volevo esattamente sapere cosa stava facendo con Harry. Mi sdraiai sul letto mettendomi il cuscino sulla faccia.
Ero tentata dal chiamare Niall e questo non era un buon segno, ero tentata di chiamare Josè e urlargli dietro tutta la mia frustrazione, tutta la frustrazione che provavo grazie a lui, a mio padre e a tutta questa situazione.
Non sapevo se era peggiore la tentazione di chiamare Niall o quella di chiamare Josè.
Senza pensarci troppo composi il numero e mi portai il telefono all’orecchio.
Dopo pochi squilli una voce rispose dall’altra parte «Mia?» sospirai.
«Ciao» dissi piano, pensai addirittura che non mi avesse sentito «Stai bene?» mi chiese preoccupato, me lo immaginai mentre si passava una mano tra i capelli come faceva spesso.
«Sì, avevo bisogno di sentire la tua voce» chiusi gli occhi maledicendomi all’istante per ciò che avevo appena detto, certe volte mi sembravo Emma, quando dicevo cose senza pensarci.
«Credevo che non volessi parlare con me, che non volessi rischiare di avere il cuore spezzato» cercava di sembrare serio, ma probabilmente stava sorridendo dall’altra parte del telefono.
«Niall, ho detto che volevo sentire la tua voce, non che ti voglio sposare» risposi ridacchiando; lo sentii ridere leggermente. Il mio umore era già cambiato «Da qui alla proposta di matrimonio la strada è breve, hai anche dormito nel mio letto e usato i miei vestiti; per non parlare del fatto che mi hai preparato la colazione. Ormai dovremmo mettere le pubblicazioni per il matrimonio»
«Non ti montare la testa! E poi sei tu che mi hai portata nel tuo letto, io stavo bene sul divano, infatti la notte ho dormito lì. I tuoi vestiti me li hai dati tu e la colazione te l’ho preparata per sdebitarmi» risposi mettendomi a sedere sul letto.
«La tua frase sul fatto di averti portata nel mio letto è decisamente ambigua» disse scoppiando a  ridere; arrossii, l’influenza di Emma mi faceva decisamente male «O mio Dio, Niall, smettila di ridere. Non voleva essere ambigua! Accidenti, devo smetterla di stare con Emma».
Sentii la sua risata affievolirsi fino a che non sospirò «Allora, vuoi dirmi per quale motivo volevi sentire la mia voce? Ci siamo sentiti appena un’ora fa». Mi schiarii la voce e mi passai una mano tra i capelli «Il fatto è che non so nemmeno perché sono tornata a Denville. Questa è la città dove sono cresciuta con Emma e lei mi manca, sono da sola e non faccio altro che pensare, non riesco a spegnere il cervello e in più mio padre mi fa sempre sentire come una fallita» dissi tutto d’un fiato.
Ci fu silenzio per qualche secondo «Posso venire a Denville se vuoi, non è un problema prendere un permesso dal lavoro. Potrebbe venire anche Emma e con lei Harry, non ho mai visitato la città e sono sicuro che ad Emma farebbe piacere tornare a casa per qualche giorno e per quanto riguarda Harry, seguirebbe Emma anche al Polo Nord per quanto sembra cotto».
Ero scappata da New York per rimanere lontana da Niall e per non guardare Harry e Emma fare i piccioncini e ora il biondo mi proponeva una gita tutti insieme.
«A questo punto, tanto vale che me ne torni a New York»
«No, qui rischieresti di incontrare Josè e una vacanza farebbe bene a tutti quanti».
Ci pensai su per qualche secondo, non era un’idea così pessima «D’accordo, ma aspettiamo ancora un giorno per avvisare Harry e Emma. Domani è il compleanno di Harry ed Emma è già abbastanza agitata per il fatto che dovrà andare a cena da Harry»
«Va bene, allora ci sentiamo domani. Buonanotte Mia, fai sogni d’oro»
«Buonanotte Niall».

 

Allora, di solito ci metto più tempo ad aggiornare, ma oggi avevo promesso ad una certa Rebecca che avrei postato quindi ecco il nuovo capitolo!
Allora, lo scambio di battute tra Mia e Niall mi piace molto sinceramente, perché ormai Niall parla a cuore aperto, mentre Mia è sempre restia e cerca di non lasciarsi andare troppo.
Preparatevi perché tra pochissimi capitoli mi vorrete ammazzare!!
Ringrazio come sempre chi segue la storia e perde un po’ di tempo per farmi sapere cosa ne pensa!
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Un bacio e alla prossima!

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


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Emma


«Tranquilla, controllerò tutto quanto – la sentii sbuffare – Mia, non fare così, so essere responsabile. Ora scusa, devo andare a finire i bagagli» tranquillizzai Mia mentre finivo di mettere le cose in valigia; chiusi il telefono dopo averla salutata e continuai a fare la valigia.
Saremmo andati per qualche giorno a Denville: io, Niall e Harry. Avremmo preso la macchina di Harry perché “Il treno è sporco e puzza” aveva detto il riccio.
Sentii bussare alla porta e andai ad aprire «Ciao splendida» disse Harry entrando e dandomi un bacio. Sorrisi allacciandogli le braccia al collo e lo baciai di nuovo in maniera un po’ meno casta.
«Buongiorno» dissi poi staccandomi e tornando in camera mia per finire i bagagli.
«Partiamo verso le 7.30 stasera, io finisco di lavorare alle 6.30 come te, Niall alle 7.00. Ci incontriamo a casa mia. Il viaggio dovrebbe durare circa un’ora ma sono previste forti nevicate, quindi probabilmente ci metteremo un po’ di più» annuii chiudendo finalmente la cerniera della valigia. Harry la prese e la portò in sala «Ti accompagno a lavoro e ti passo a prendere all’uscita» disse mentre mi mettevo la giacca per uscire «D’accordo, mia madre ha detto che non è assolutamente un problema se state da me. Mi dispiace che Niall non possa stare da Mia» Harry ridacchiò «Credimi, dispiace parecchio anche a Niall».

A lavoro ero decisamente distratta, Harry sarebbe stato a casa mia, avrebbe dormito sotto il mio stesso tetto nella camera di fronte alla mia. Ci frequentavamo da poco più di una settimana, era decisamente un tempo breve, ma nonostante ciò i miei sentimenti per lui non facevano che crescere e la cosa mi spaventava perché, conoscendomi, avrei fatto qualcosa di decisamente stupido di cui mi sarei pentita «Emma, dove sei con la testa?» mi chiese Marcus picchiettandomi sulla spalla «Scusa Marcus, che succede?» alzò gli occhi al cielo e mi indicò un ragazzo seduto al bancone, che riconobbi essere Louis, così presi il blocchetto e mi avvicinai.
«Signor Tomlinson, cosa posso portarle?» chiesi con fare teatrale, lui distolse lo sguardo dal cellulare che mise subito in tasca e mi sorrise «Signorina Austin, gradirei uno dei suoi famosi cappuccini» annuii e mi avviai verso la macchina del caffè.
Preparai in fretta il cappuccino e lo portai a Louis che mi guardava sorridendo sornione «Cos’è quel sorriso?» chiesi sospettosa mentre gli allungavo la tazza, lui alzò le spalle ma il sorriso non scomparve «Louis, dimmi cosa ti passa per quella testa bacata».
«Hey, potrei seriamente offendermi! – sorrise – Niente, comunque, pensavo solo al fatto che per ben cinque giorni tu e Harry dormirete sotto lo stesso tetto; quindi ti ho portato questi»  mi allungò una scatola di preservativi sul bancone. Sgranai gli occhi e presi velocemente la scatola nascondendola dietro il bancone sperando che nessuno l’avesse vista; Louis scoppiò a ridere e cominciò a sorseggiare il suo cappuccino «Sei un deficiente» lo rimbeccai mentre lui continuava a ridacchiare «Hey, Harry è il mio migliore amico, lo conosco come le mie tasche e si confida con me. Inoltre, vedo come vi comportate quando siete vicini e mentiresti a te stessa se dicessi che non c’è tensione sessuale tra di voi» sbuffai alzando gli occhi al cielo. Lui non aveva la minima idea del conflitto interiore che avevo «Louis, tu non capisci» dissi scuotendo la testa e cominciando a pulire nervosamente il bancone, lui mi bloccò il polso e alzai lo sguardo per incontrare i suoi occhi più azzurri del ghiaccio «Fammi capire allora, qual è il problema?» sospirai e cominciai a tamburellare il dito sul bancone.
Non sapevo trovare le parole giuste per dirgli che io non avevo mai fatto sesso in vita mia, ma che mi sarei fatta sbattere contro al muro da Harry anche all’istante «Il fatto, Louis, è che per quanto io voglia andare a letto con Harry, io sono vergine» sussurrai avvicinandomi a lui.
Il castano mi guardò come se gli avessi appena confessato un omicidio, mi arrotolai nervosamente una ciocca di capelli sul dito e cercai di distogliere lo sguardo da lui guardandomi intorno sperando che arrivassero altri clienti.
«Un momento, fammi capire, tu non hai mai fatto sesso? – Annuii piano – Sei vergine vergine? Ma sul serio?» sbuffai, possibile che fosse così strano?
«Sì, Louis, sono così sfigata ok? Ti prego di non dirlo ad Harry!» esclamai, vidi una coppia entrare nel bar, sperai che si sedessero al bancone così mi avrebbero salvata dalla conversazione con Louis ma, purtroppo, si sedettero ad un tavolino e fu Liam a prendere le loro ordinazioni.
«Hey, io non ho mai detto che sei una sfigata! Emma, non c’è niente di male, anzi è lodevole. Vorresti dirmi che Harry non lo sa?» scossi la testa, mi sentivo così stupida in quel momento «Lo sai che prima o poi dovrai dirglielo? Come puoi tenere nascosta una cosa del genere? E, inoltre, lui pensa che tu l’abbia già fatto, magari poche volte, ma pensa che tu l’abbia fatto».
Avvampai all’improvviso «Cosa?! E perché lo pensa? Io non gli ho mai detto niente» dissi preoccupata; lui mi guardò alzando un sopracciglio «Emma, vuoi che non mi racconti nulla? Poi, con tutte le battute a doppio senso che fai, è difficile pensare il contrario»
«Louis, il punto è che ho paura che dicendoglielo lui mi molli» ammisi con aria colpevole «Beh, conosco Harry, non credo proprio che lo farebbe, non è da lui».
Stavo per rispondere ma la voce di Liam mi richiamò «Emma mi prepari due cioccolate per favore? E poi vai a toglierti il grembiule, il tuo Romeo è venuto a prenderti».
Alzai lo sguardo verso la porta e vidi Harry entrare sorridente togliendosi il beanie e scrollandolo dalla neve.
Lo vidi avvicinarsi a Louis mentre io preparavo le cioccolate e le allungavo a Liam.
«Arrivo subito, vado a togliere il grembiule» dissi ad Harry, lui annuì, presi velocemente la scatola che mi aveva dato Louis e andai a nasconderla nella mia borsa, raccattai tutta la roba ed uscii con Harry.

«Cosa ci faceva Louis al locale?» mi chiese mentre aspettavamo in coda sul ponte, le nevicate erano già iniziate e noi eravamo già in ritardo sulla tabella di marcia «Voleva solo salutarmi».
Mi guardò per qualche secondo un po’ sospettoso «Sei sicura che non abbia detto altro? Sai, a volte sa essere abbastanza inopportuno» scossi la testa e arrossii leggermente pensando alla scatola di preservativi nascosta dentro la mia borsa, lui annuii poco convinto ritornando a guardare la strada bloccata.
Riuscimmo finalmente a partire alle 8.30, un’ora in ritardo.
Le strade erano quasi tutte bloccate a causa della neve e questa non voleva saperne di finirla di scendere dal cielo ma, anzi, non faceva altro che aumentare.
«Accidenti, non arriveremo mai» si lamentò Niall allungandosi sui sedili posteriori «Niall, porca miseria, quante volte ti devo dire che non devi mettere i piedi sui sedili» il biondo ridacchiò e si mise di nuovo composto «Sono sicuro, anzi lo so per certo, che avrai fatto cose peggiori sui sedili posteriori di questa macchina» commentò continuando a ridacchiare.
Harry lo fulmino dallo specchietto retrovisore mentre io mi nascondevo nella mia sciarpa. Quante ragazze si era fatto su quei sedili posteriori?
«Ricordo chi era l’ultima, aspetta come si chiamava? Megan giusto? La bionda». Guardai Harry con la coda dell’occhio mentre stringeva il volante «
Si, Niall, era Megan. Ora ti dispiacerebbe chiudere la bocca?»  lo vidi girarsi verso di me, ma fui pronta a cambiare discorso.
«Credo che sia meglio avvisare che arriviamo tardi» non mi dava tanto fastidio il fatto che Harry avesse avuto altre ragazze, ero consapevole di questo e non potevo farci niente.
Lui era un ragazzo splendido e con le donne ci sapeva fare, non mi sarei stupita di sapere che aveva avuto anche ragazze più grandi di lui. Quello che mi dava fastidio era che avevo paura di non essere alla sua altezza e questa cosa mi stava lentamente logorando dall’interno.
Mi sentivo inferiore a lui in tutto e per tutto.
 «Sì, è meglio se avvisi» mi rispose lui scrutandomi attentamente. Tirai fuori il cellulare per chiamare mia madre e avvisarla che ci avremmo messo molto più del previsto.
«Ciao mamma, ascolta le strade sono tutte intasate, penso arriveremo con molto ritardo. Andate pure a dormire, io ho le chiavi, non faremo rumore». Sentii mia madre sospirare  «Ti stavo per chiamare tesoro, hanno chiuso le strade. Trovate un motel e fermatevi lì, ci vediamo domani mattina, state attenti».
Chiusi la chiamata «Accidenti» mormorai mettendo il telefono in tasca  «Che succede?» mi chiese Harry preoccupato, mi passai una mano tra i capelli  «Hanno chiuso le strade. Mia madre ha detto di fermarci in un motel fino a domani mattina» Niall grugnì dietro di noi.
«Questa non ci voleva! Se avessimo preso il treno ce la saremmo cavata! Saremmo partiti oggi pomeriggio e invece no! Dobbiamo sempre ascoltare te e le tue stupide idee» alzai gli occhi al cielo, ci mancava solo che quei due si mettessero a litigare.
 «Hey, potevi benissimo andartene con il treno! Nessuno ti ha obbligato a venire in macchina con noi. Anzi, ci avresti solo fatto un favore dato che non hai fatto altro che parlare delle ragazze che mi sono fatto sui sedili della mia macchina!»
«Non è colpa mia se ti sei portato a letto la metà della popolazione femminile di New York» mi misi una mano sulla fronte sperando che la finissero di litigare.
«È proprio necessario dire queste cose davanti ad Emma?»
«Almeno capisce con chi ha a che fare».
Vidi Harry pronto a controbattere, ma lo precedetti «Adesso basta ok? Non mi interessa sapere con quante ragazze Harry ha fatto sesso. Siamo tutti stanchi e bloccati nel traffico. Ci fermiamo al primo motel che troviamo e non voglio più sentire né A né B uscire dalla vostra bocca, sono stata chiara? Tu tieni gli occhi sulla strada e tu smettila di provocarlo e stai seduto composto».

Dopo circa un’ora riuscimmo a parcheggiare nel parcheggio di un motel, sia Niall che Harry stettero zitti per tutto il resto del viaggio e non si guardavano nemmeno in faccia.
«Buonasera, siamo in tre, avete delle camere libere?» chiesi una volta arrivati alla reception. Un signore, per niente raccomandabile, schiacciò qualche tasto a computer «Ci sono rimaste solo due camere matrimoniali, con questa neve siete fortunati che abbiamo ancora posti liberi» annuii «Grazie, le prendiamo».
Prendemmo le chiavi e ci avviammo verso le stanze, erano due camere una vicina all’altra  «Come ci dividiamo?» chiesi quando fummo davanti alle porte «Tu e Harry in una stanza, io nell’altra. Buonanotte» disse Niall freddamente aprendo la porta di una delle due stanze e sparendo dentro di essa.
Io e Harry entrammo nell’altra e ci sistemammo alla meno peggio «Tutto ok?» gli chiesi guardandolo mentre si toglieva le scarpe e si sdraiava sul letto, lui annuii e chiuse gli occhi.
«Sì, sono solo stanco. Tu stai bene?» annuii e mi girai per prendere il pigiama nella valigia pronta per andare in bagno a cambiarmi.
Lo sentii alzarsi dal letto e venire verso di me «Mi dispiace per quello che ha detto Niall in macchina» disse abbracciandomi da dietro e lasciandomi un bacio sul collo che fece fare le capriole al mio stomaco.
«Va tutto bene, non mi dà fastidio il fatto che tu abbia fatto sesso con tante ragazze» dissi piano e poco convinta «Ne sei sicura?» mi chiese sussurrando al mio orecchio.
Mi stavo sentendo male, mi girai verso di lui per guardarlo in faccia «Mi dà fastidio il fatto che io non sia alla tua altezza. Oggi Louis è venuto per portarmi dei preservativi, ma sai qual è il problema? Che io non so nemmeno come si usino perché sono fottutamente vergine! Ma la verità, Harry, è che non mi interessa che usciamo insieme da poco più di una settimana, se devo scegliere qualcuno con cui perdere la mia verginità, beh io scelgo te!».
Harry era a bocca aperta, continuava a sbattere le palpebre confuso e aveva la fronte corrugata «Louis ti ha portato dei preservativi?» lo guardai alzando un sopracciglio «Dopo tutto quello che ti ho detto, l’unica cosa che mi chiedi è questa? Ma che razza di problemi hai?» sbuffai e presi di nuovo il pigiama che avevo lasciato cadere nella valigia e feci per allontanarmi verso il bagno, ma lui mi bloccò per un braccio.
«Perché di tutto quello che hai detto, questa mi sembra la cosa più assurda e stupida. È vero, pensavo che non fossi vergine, ma questo non cambia nulla e non mi importa un fico secco. – Mi tirò verso di lui ed entrai in collisione contro il suo petto – Non azzardarti mai più a dire che non sei alla mia altezza» disse appoggiando leggermente le labbra sul mio collo e lasciando un leggero bacio che mi fece rabbrividire fino alla punta dei capelli.
Mi aggrappai ai suoi fianchi mentre sospiravo, le sue labbra continuavano a vagare dal collo all’orecchio «Harry, ti prego» riuscii a dire con quel poco di autocontrollo che mi era rimasto.
«Non  ti farò avere la prima volta in una squallida camera di un motel, ma mi piace vedere come rabbrividisci» mi sussurrò prima di allontanarsi.
Lo bloccai dal polso, lo volevo in quel momento, anche se era una cosa tremendamente stupida e patetica, ma volevo Harry «Non mi interessa del luogo, mi interessa di essere con te».
Mi avvicinai a lui e tentai di togliergli il maglione «Emma, ti ho già detto che stai giocando con il fuoco» disse prendendo le mie mani «E io ti ho già detto che voglio bruciarmi».
Non se lo fece ripetere due volte ed incollò le labbra alle mie, sentivo il cuore martellare nel petto mentre le mie mani andavano sotto il maglione e la maglietta che stava indossando.
In qualche modo riuscii a sfilargli tutto quanto e mi persi per qualche istante a guardare il suo corpo tatuato; era la cosa più bella ed eccitante che avessi mai visto. Riprese a baciarmi, mi tolse il maglioncino e con le sue dita affusolate cercava di sbottonare la camicetta senza molti risultati, ridacchiai  «Sono bottoni automatici, Harry» dissi aprendomi velocemente la camicia.
Ebbe più fortuna con il reggiseno che tolse in un batter d’occhio, ora ero completamente nuda dalla vita in su e, nonostante fossi sempre stata abbastanza insicura del mio corpo, non mi importava affatto di essere in quello stato davanti a lui «Sei splendida» disse quasi soprapensiero facendomi arrossire.
Riuscimmo ad arrivare in qualche modo al letto, nonostante le nostre labbra non volevano saperne di staccarsi, ci spogliammo velocemente e a fatica degli ultimi indumenti rimasti.
«Ti prometto che andrà bene, se ti farà male dimmelo ok?» annuii, ero spaventata a morte, ma Harry era con me e non poteva andare meglio di così.
Dopotutto il regalo di Louis si era rivelato utile e adesso Harry era sdraiato sopra di me con i muscoli tesi, il viso concentrato e tentava di entrare delicatamente dentro di me per non farmi male. Prese a baciarmi lentamente le clavicole, il collo e il seno per farmi distrarre dal dolore che stavo provando.
Non era poi così male, era più che altro fastidioso, ma andava bene. Gli occhi verdi di Harry mi bruciavano addosso mentre cominciava a muoversi piano e la sensazione fastidiosa cominciava a diventare più sopportabile.

Mi addormentai tra le braccia di Harry quella notte, appagata e felice come non lo ero mai stata. Con il suo petto sudato premuto contro la mia schiena e le nostre gambe intrecciate
«Buonanotte bellissima» mi sussurrò prima di baciarmi sotto l’orecchio e lasciarsi trascinare in un sonno profondo.

 

Finalmente Harry e Emma hanno ceduto agli ormoni impazziti, anche se forse era ancora troppo presto. Vi avviso che nel prossimo capitolo mi odierete a morte, quindi godetevi questo dove c’è tanta dolcezza e passione!
Sono felice di vedere che i seguiti/preferiti/ricordati aumentano, ricordatevi che una recensione è sempre super gradita!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
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Un bacio e alla prossima
Sil
                                                                          

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


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Emma


Quella mattina mi svegliai felice come non lo ero da tempo, un braccio di Harry era ancora intorno al mio fianco mentre mi teneva stretta  a lui, sorrisi e cercai di divincolarmi dalla sua presa senza svegliarlo.
Mi alzai e guardai lo spettacolo davanti a me: era bellissimo, i capelli lunghi e spettinati sparsi sul cuscino, la bocca semi aperta e le ciglia lunghe che gli accarezzavano le guance.
Mi avviai verso il bagno ed aprii l’acqua della doccia, mi ci infilai velocemente e lavai via a malincuore l’odore di Harry.
Sarei rimasta in quella squallida camera per giorni interi, solo per poter fare l’amore con Harry ancora e ancora, come se potesse bastare quello per vivere.
Forse avevo trovato l’amore che tanto cercavo, quello a cui anelavo da tempo. Forse quegli occhi verdi erano la mia casa e ora non avrei più avuto bisogno di cercare altro perché loro erano lì e mi guardavano come se fossi la creatura più preziosa dell’universo.
Uscii dal bagno con i capelli ancora bagnati  e con indosso i primi vestiti che avevo recuperato dalla valigia. Vidi Harry intento a cercare una maglietta nel borsone «Buongiorno» sorrisi avvicinandomi, ma lui si allontanò e si andò a sedere al tavolino posto al centro della stanza, prese il cellulare e guardò l’ora prima di riappoggiarlo sul tavolo «Non hai visto la mia maglietta bianca dei Rolling Stones vero?» scossi la testa e lo guardai confusa «No, Harry. Quella maglietta l’hai lasciata a me» annuì leggermente perplesso e si rimise a guardare il cellulare.
Presi un respiro profondo «Senti, ho pensato, dato che ho conosciuto i tuoi e sai … abbiamo fatto quella cosa … ecco, io credo che sarebbe carino presentarti ai miei come il mio ragazzo».
Harry si bloccò, si appoggiò con i gomiti al tavolo e mi guardò come se fossi un fantasma «Emma, frena un secondo. Il tuo ragazzo?» alzò un sopracciglio e scoppiò a ridere.
La mia faccia divenne istantaneamente rossa, non seppi se per la rabbia o per l’imbarazzo «Il fatto che abbiamo scopato non ti rende di certo la mia ragazza. Io non sono e non sarò mai il ragazzo di nessuno, te l’avevo detto che stavi giocando con il fuoco» fu come ricevere una coltellata dritta nel petto.
Boccheggiai per qualche secondo, prima di cadere a peso morto sul letto. Dove era finito l’Harry amorevole che mi ripeteva che ero bellissima?
«Harry, sei ubriaco?» chiesi con un filo di voce. Per un momento aggrottò le sopracciglia, poi il suo ghigno strafottente spuntò sulle labbra, il lato sinistro della bocca più sollevato del destro e mi guardò. No, non mi guardò, mi perforò con i suoi occhi verdi che fino a pochi minuti prima avevo definito la mia nuova casa «Perché dovrei esserlo?».
Si spostò dal tavolo e prese a buttare le magliette alla rinfusa nel borsone.
Sbattei le palpebre confusa dal suo comportamento, la sera prima era stato così dolce e adesso si comportava come il peggiore dei bastardi.
Il suo unico obiettivo era semplicemente quello di portarmi a letto e io come una stupida ero caduta nella sua rete, io che avevo aspettato vent’anni prima di concedermi ad un ragazzo ero riuscita a farmi ingannare così «Vaffanculo, Harry» dissi alzandomi dal letto.
Presi le mie cose e uscii dalla stanza, non avrei mai pianto di fronte a lui, non meritava di vedere le mie lacrime.

Aspettai pazientemente alla macchina che Niall ed Harry scendessero, non avevo alcuna intenzione di tornare in quella stanza. Mi sentivo usata e mi sentivo stupida.
«Hey, ecco dov’eri finita» disse Niall comparendomi davanti all’improvviso, sorrisi «Dormito bene?» chiesi cercando di ignorare Harry il più possibile «Sì, non posso di certo lamentarmi. Tu?»
sospirai sentendo nuovamente il groppo in gola formarsi «Una meraviglia».
Mi precipitai in macchina non appena Harry aprì le portiere, mi misi le cuffie alle orecchie e chiusi gli occhi concentrandomi sulla musica.
Dopo circa dieci minuti sentii qualcuno scuotermi, aprii gli occhi e vidi la mano di Harry sulla mia coscia «Toglimi le mani di dosso» dissi senza curarmi di farmi sentire da Niall, che solo dopo mi accorsi essersi addormentato.
«Non ti sono dispiaciute così tanto le mie mani questa notte» mormorò tenendo gli occhi sulla strada e la mano sulla mia gamba. Strinsi i denti tentando di mantenere il controllo «Che diavolo vuoi? Non ti sei divertito abbastanza?» vidi la sua espressione farsi dura per qualche momento, come se potessi averlo ferito in qualche modo, ma subito dopo il suo sorriso da schiaffi comparì di nuovo sul suo viso «Mi devi 15£, non vorrai mica far pagare tutta la camera a me, anche se ammetto che ieri sera mi sono divertito, quindi puoi anche tenerteli i soldi».
Sentii la bile risalire nel mio stomaco, ero a digiuno dalla sera precedente, ma ero certa che dopo quella frase avrei di sicuro trovato qualcosa da vomitare «Perché mi stai facendo questo?» chiesi trattenendo a fatica le lacrime. Lui alzò le spalle, noncurante di avere infranto il mio cuore in centinaia di migliaia di pezzettini «Io non sto facendo proprio nulla, Emma. Penso esattamente tutto quello che ti ho detto, non mentivo quando ti dicevo che eri bellissima e che non avrei voluto farti avere la prima volta in un motel; sono sempre stato me stesso con te, ma non puoi pretendere che io sia il tuo ragazzo, ti avevo avvertita che ti saresti bruciata» la sua espressione tornò seria e per un momento rividi gli occhi verdi che conoscevo, l’Harry di cui mi ero affezionata «Se non mentivi, allora stai mentendo adesso. Non puoi comportarti in due maniere completamente differenti nel giro di poche ore! Che razza ti è preso? Dov’è finito quel ragazzo che si è alzato all’alba per sistemarmi lo scaldabagno? Quello che piange per la morte di Mufasa? Mi dispiace Harry, ma o soffri di doppia personalità oppure hai mentito e fino ad ora non hai fatto altro che sperare che io cadessi nella tua trappola e aprissi le gambe» urlai senza pensare che dietro di noi Niall stava dormendo. Le mani di Harry si strinsero sul volante così forte che le nocche gli diventarono bianche.
«Hey, ma che cavolo sta succedendo?» chiese il biondo assonnato da dietro «Niente, Niall. Non sta succedendo niente» sussurrai rimettendomi le cuffie e chiudendo gli occhi.

Arrivammo dopo circa mezz’ora a casa dei miei genitori. Non avevo più spiccicato parola con Harry e non avevo intenzione di farlo.
«Oh, tesoro! È davvero un peccato che abbiate perso la notte in un motel» disse mia madre abbracciandomi forte, mi feci cullare per qualche secondo dalle sue braccia che per qualche momento alleviarono il dolore all’altezza del petto.
«Ciao Harry, è un piacere rivederti e non nel letto di mia figlia, aggiungerei» vidi Harry ridacchiare prima di stringerla in un abbraccio e alzare lo sguardo verso di me  «Anche per me è un piacere rivederla, signora Austin».

Dopo aver fatto fare un veloce tour ai due ragazzi, mi chiusi in camera mia. Presi il cellulare e mandai un messaggio a Mia per avvisarla che eravamo arrivati e di chiamarmi una volta sveglia, dato che erano appena le 7.30 del mattino e probabilmente era ancora tra le braccia di Morfeo.
Chiusi gli occhi sperando di liberarmi la mente, volevo togliermi dalla testa Harry e le sue mani che mi stringevano i fianchi, le sue labbra che mi baciavano il collo e la sua voce roca che mi sussurrava cose all’orecchio, ma più cercavo di levarmelo dalla testa meno riuscivo nel mio intento.
Aprii gli occhi quando sentii bussare alla porta, guardai la sveglia sul comodino che segnava le 10.30, quando mi ero addormentata?
«Avanti!» mi misi a sedere sul letto e vidi una chioma castana entrare nella stanza «Mia!» dissi alzandomi e correndo ad abbracciarla.
«Mi sono precipitata qui non appena ho letto il tuo messaggio, ho visto Niall e Harry in cucina con i tuoi fratelli e mi hanno detto che ti sei chiusa in camera, così sono venuta a bussare. Hey, aspetta un momento, hai pianto?» mi disse tutto d’un fiato.
Sbuffai e tornai a sedermi sul letto, lei mi seguì e si mise di fianco a me «Sono un’idiota, Mia» mi sorrise accarezzandomi delicatamente la schiena «Che succede?»
«Io ho fatto l’amore con Harry, stanotte, ma stamattina quando ci siamo svegliati tutt’un tratto si è trasformato nel peggiore degli stronzi. Mi sento una completa imbecille, mi ha persino detto “Mi devi 15£ per la camera, anzi mi sono divertito stanotte quindi i soldi puoi tenerteli”» dissi scoppiando in lacrime.

 

Mia


Vidi Emma scoppiare a piangere mentre io impallidivo. Come diamine era potuto accadere? Da quando Emma compiva azioni così stupide e avventate?
«Emma, sei fuori di testa? – Chiesi incredula – Lo conosci da poco più di un mese e lo frequenti da una settimana e ci sei andata a letto insieme?» la mia amica alzò gli occhi rossi su di me e mi guardò colpevole «Non so cosa mi sia preso, ok? So solo che in quel momento mi sembrava giusto farlo» mi alzai dal letto e scossi la testa.
Ero delusa, non tanto per il fatto che avesse fatto una stupidata, ma perché aveva fatto la stessa stupidata che avevo fatto io «Non pretendere che io stia qui a dirti che va tutto bene Emma, come ti è saltato in mente?» dissi alterata.
Mi guardò confusa e poi arrabbiata, lo conoscevo quello sguardo e non mi piaceva per nulla «Oh, ma sta’ zitta Mia! Non venire a farmi la predica, almeno io non mi sono fatta prendere in giro per tre mesi» mi sentii pugnalata alle spalle, mi sentii come se all’improvviso mi mancasse tutta l’aria «Sempre meglio farsi prendere in giro per tre mesi, piuttosto che passare per una poco di buono».
Ecco, lo sapevo che saremmo arrivate a questo, lo sapevo che saremmo arrivate a dirci cose che non pensavamo sul serio, ma erano dettate dalla rabbia «Esci dalla mia camera» disse freddamente, senza nemmeno guardarmi negli occhi.
Senza farmelo ripetere due volte girai i tacchi e levai le tende dalla sua stanza.
Scesi le scale e ritornai in cucina dove c’erano ancora Niall e Harry. Presi Harry da un braccio e lo trascinai in giardino «Sei un cretino» dissi prima di tirargli uno schiaffo; prese a massaggiarsi la guancia dolorante prima di parlare «La tua amichetta sa difendersi da sola» lo guardai incredula «Questo è tutto quello che sai dire? Le hai spezzato il cuore e ti assicuro Harry che te ne pentirai amaramente» mi guardò duramente mentre la sua mascella si contraeva «Mia, non hai la più pallida idea di quello che sto facendo. Credimi, è meglio per tutti quanti se lei si rende conto di essere andata a letto con uno stronzo» disse prima di lasciarmi lì da sola.
Tornai velocemente dentro casa, presi la giacca e uscii di nuovo per andare da qualsiasi parte che fosse lontano da Emma e da casa mia.

«Mia, hey fermati» sentii qualcuno chiamarmi e poi una mano che mi bloccava dal braccio, mi girai per poi trovarmi faccia a faccia con gli occhi celesti di Niall «Cosa succede?».
Sbuffai e incrociai le braccia al petto «Succede che il tuo amico è un idiota, lasciami andare» dissi allontanandomi da lui.
Sentii di nuovo la sua mano bloccarmi, questa volta più dolcemente «Sono venuto qui per stare con te, non per sentire Harry e Emma litigare né tantomeno per vederti delusa da qualcosa. Che ne dici se andiamo a farci una passeggiata?» sorrisi e annuii.
Passeggiare con Niall si era rivelato rigenerante, in un certo senso. Mi sentivo ancora in colpa per la litigata con Emma, non avrei dovuto dirle quelle cose, ma in tutta sincerità aveva sbagliato e doveva rendersene conto, era sempre stata impulsiva, ma mai avrei pensato che lo sarebbe stata anche in quella situazione. Aveva aspettato vent’anni e non capivo cosa potesse esserle scattato con Harry.
Guardai Niall che di fianco a me gesticolava e raccontava felice qualche suo aneddoto. Mi sarebbe piaciuto essere spensierata come lui, avere la risata contagiosa e riuscire a trovare il lato ilare di qualsiasi cosa.
Poi guardai i suoi occhi, il colore che rifletteva quello del cielo in piena estate, degli occhi in grado di fare innamorare persino un cieco di loro, degli occhi che mi facevano stare male ogni volta che si posavano su di me.
«Lo sai Niall – dissi interrompendo maleducatamente le sue chiacchiere – vorrei avere i tuoi occhi, vorrei avere la consapevolezza di possedere degli occhi così belli da fare innamorare di me qualsiasi persona; avere degli occhi di un colore freddo come il tuo che per qualche strano motivo mi fanno andare a fuoco ogni volta che mi guardi. I tuoi occhi sono come le stelle, lo sai che le stelle più calde hanno il colore del ghiaccio, proprio come i tuoi occhi?».
Niall si bloccò in mezzo alla strada, mi guardò per qualche secondo prima di avvicinarsi e posare le mani sulle mie guance «Non puoi pretendere che io stia qui a guardare e a sentire queste cose senza agire. Lo so che sei ferita, delusa e che probabilmente Harry avrà abbassato ancora di più la tua fiducia nel genere maschile, ma io adesso conterò fino a dieci e poi ti bacerò, se tu non vuoi che lo faccia devi solo fermarmi in tempo, perché dopo ti assicuro che nemmeno la terza guerra mondiale riuscirebbe a staccarmi dalle tue labbra».
Chiusi gli occhi mentre sentivo le dita di Niall bruciare sulle mie guance, volevo fermarlo? No, non volevo farlo, ma una parte di me diceva che non potevo farlo andare avanti. Sarei rimasta ferita, lui se ne sarebbe andato, sarei rimasta da sola.
Mi avrebbe abbandonata perché tutti prima o poi mi abbandonano, dovevo parlare e dirgli che non volevo alcun bacio.
«Dieci» sussurrò prima che potessi fermarlo, prima che il mio cervello si collegasse alla bocca e gli dicesse che non volevo avere alcun contatto fisico con lui.
Sentii le sue labbra posarsi piano sulle mie, quasi con timore, stette fermo per qualche secondo prima di premere più forte e stringere di più le mie guance. Mi sentivo in una bolla di sapone e il mio cuore ringraziò il mio cervello per aver lavorato lentamente e non aver impedito a Niall di baciarmi.
Sorrise nel bacio e strinsi le mani ai suoi fianchi, mi sentivo bene, dopo settimane in cui mi sentivo veramente uno schifo, adesso mi sentivo veramente bene.
«Non mi hai fermato» disse dopo essersi staccato senza però allontanare la fronte dalla mia «Non ho la forza di farlo, Niall» sorrise e mi strinse a lui.
Stavo bene, in quel momento stavo bene e non mi importava altro.

 

Ciao a tutti, ecco il nuovo capitolo, sinceramente non mi piace particolarmente e non per quello che succede, ma per come è scritto, speravo di riuscire a rendere un po’ meglio le cose.
Comunque, detto questo, spero che a voi sia piaciuto e che non vogliate ammazzarmi per quello che è successo tra Harry ed Emma (suvvia, Niall e Mia si sono baciati, concentratevi su quello).
Ringrazio ancora una volta chi lascia una recensione, sapete che sono sempre gradite, e chi ha aggiunto la storia tra seguite/preferite/ricordate.
Come sempre vi lascio i miei contatti

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Un bacio enorme
Sil

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


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Mia


Camminavo mano nella mano con Niall e mi sentivo leggerissima, come se non fossi io a muovere le mie gambe.
Eravamo in silenzio, ma non c’era bisogno di parlare perché le nostre mani intrecciate valevano più di mille parole.
Vedevo la gente camminare di fianco a noi che ci guardava, come se fossimo la coppia più bella del mondo e io mi sentivo bene, per una volta mi sentivo bene e tentavo di tenere lontani i pensieri cattivi.
Emma era a casa, probabilmente distrutta, mentre io ero lì mano nella mano con un ragazzo che conoscevo appena, ma che mi aveva ormai catturata.
«Un penny per i tuoi pensieri» mi sorrise Niall.
Feci spallucce «Pensavo ad Emma, lei sarà a casa con musica depressa nelle orecchie o rap da incazzata mentre io sono qui che mi diverto con te.
«Dovrei andare da lei, ma più ci penso e più mi dico che voglio stare qui e lasciare i problemi e le litigate da parte. Sono una pessima amica, vero?» chiesi retorica con le sopracciglia aggrottate.
Il biondo scosse la testa sorridendo, la luce candida e la neve rendevano i suoi occhi più azzurri che mai e il mio cuore cominciò a battere all’impazzata, non seppi se per gli occhi perfettamente azzurri o per quel mezzo sorriso «Io, invece, credo che dovresti rilassarti ed essere egoista una volta tanto. Emma se l’è cercata e comunque anche se fossi a casa con lei non potresti fare molto»
«Non posso essere egoista con la mia migliore amica, lei non si è cercata proprio nulla è il tuo amico che si è comportato da bastardo» dissi abbastanza alterata.
Emma aveva fatto qualcosa di avventato, ma di certo non era solo colpa sua, quelle cose si fanno in due ed Harry si era comportato da perfetto stronzo «Ammetto che non so perché Harry si sia comportato così, ma la tua amica non ha fatto altro che provocarlo ed Harry è uno di quelli a cui piacciono le ragazze e portarsele a letto» chiusi gli occhi per metabolizzare le parole di Niall,  forse aveva ragione, ma sapere che Emma stava soffrendo mi faceva sentire male. Dovevo essere con lei e non a sbaciucchiarmi il primo ragazzo che mi passava davanti «Devo tornare da lei».
Il biondo annuì, mi lasciò un bacio tra i capelli ed insieme tornammo verso casa della mia amica.

La casa era silenziosa, probabilmente non c’era nessuno in casa oltre ad Emma.
Mi spaventai quando vidi Harry seduto sul divano in soggiorno che fissava la televisione spenta come se fosse un fantasma «Dove sono tutti?» gli chiesi entrando nella sala e osservandolo, se il mio sguardo avesse potuto ucciderlo, a quest’ora sarebbe ridotto in cenere.
Harry si soffermò per qualche secondo sulle mani mie e di Niall intrecciate prima di ridacchiare «E così vi siete messi insieme, questo viaggio non è stato poi così inutile» staccai velocemente la mia mano da quella di Niall, quasi come se mi fossi sentita giudicata dalle parole del riccio.
Sentii lo sguardo confuso di Niall addosso mentre io rimanevo con gli occhi fissi su Harry «Ti ho fatto una domanda, Styles» risposi acida.
Harry alzò le mani come in segno di difesa «Qualcuno qui ha tirato fuori gli artigli – mi prese in giro – comunque i genitori di Emma sono al supermercato, i fratelli sono usciti e la tua amica è ancora di sopra. Si starà toccando pensando alla meravigliosa notte passata con me» disse ridendo come un cretino.
Lo guardai schifata, doveva per forza soffrire di qualche strana malattia mentale per dire una cosa del genere. «Sei disgustoso» dissi prima di girare i tacchi e andare verso le scale per raggiungere la camera della mia migliore amica.

Bussai leggermente prima di aprire la porta senza aspettare la risposta. Emma era sdraiata con un cuscino sulla faccia e lo stereo acceso con il volume basso che mandava una vecchia canzone di Eminem: era nella fase rap da incazzata.
Chiusi la porta alle mie spalle e mi ci appoggiai osservandomi intorno, la camera era ancora in ordine, stranamente, la valigia era ancora chiusa vicino all’armadio, il telefono era lontano sulla scrivania e aveva sulla pancia uno strano quadernino di pelle nero che non avevo mai visto.
«Chiunque tu sia, esci da questa stanza» mugugnò senza togliersi il cuscino dalla faccia.
Mi avvicinai al letto e mi sedetti di fianco a lei, alzai il cuscino mentre i suoi occhi si aprivano leggermente «Sono io, Emma. Posso rimanere?».
Si rimise il cuscino sulla faccia «No» disse semplicemente. Persi il respiro per qualche secondo, era semplicemente arrabbiata e ferita per Harry, non ce l’aveva con me, ne ero sicura «Mi dispiace per quello che ho detto, lo sai che non lo pensavo»
«Mia, mi hai chiesto se puoi rimanere, ti ho detto di no. Perché sei ancora qui?» era fredda come il ghiaccio, come se avesse davanti uno sconosciuto che la stava importunando e non la sua migliore amica che stava solo cercando di aiutarla.
«Cos’è questo quadernino che hai sulla pancia?» si tolse il cuscino dalla faccia e si mise a sedere.
Aveva gli occhi rossi, il trucco era sbavato e i capelli erano arruffati. Aveva il viso pallido e delle occhiaie come se non avesse dormito per giorni.
Avevo visto Emma così distrutta poche volte ed ogni volta era peggio della precedente.
«È una cosa che non ti riguarda. Vattene».
«Cosa ti ho fatto Emma? Sto solo cercando di aiutarti, non volevo dirti quello che ti ho detto prima, mi dispiace» prese il quadernino e lo lanciò contro il muro arrabbiata facendomi sussultare. Non l’avevo mai vista così  «Quello, Mia, è il mio diario. Cosa mi hai fatto dici? Beh, partiamo dal fatto che mi hai dato della poco di buono, non lo pensavi davvero? L’hai detto ed ha fatto male»
«Mi dispiace» dissi colpevole, scosse la testa e si rimise sdraiata «Questo non riporta indietro le tue parole, dove sei stata?» mi chiese come se sapesse già la risposta.
«Ero fuori con Niall» dissi con un filo di voce mentre mi si stringeva un nodo alla gola «Come immaginavo».
«Ci siamo baciati» dovevo dirglielo, non potevo tenerlo per me «Beh, visto che ti sei divertita tanto, perché non torni da lui?»
Mi alzai dal letto e uscii dalla stanza, se non mi voleva lì era inutile rimanere.

Scesi le scale piano, mi misi la giacca e uscii di casa sperando che i due ragazzi nel soggiorno non si accorgessero della mia fuga.
«Non mi saluti?» sentii una voce, quella voce che non volevo sentire, dietro di me «Quel bacio è stato un errore».
Abbassai la testa mentre le lacrime iniziavano ad uscire dagli occhi e a scorrere sulle guance.
«Sai bene che non lo è stato. Perché dici così?» mi asciugai le guance e mi girai verso di lui.
Il vento gli scompigliava il ciuffo biondo, stava probabilmente gelando visto che quasi nevicava e lui era senza giacca «Perché Emma è distrutta ed io ero fuori a spassarmela con te!».
Scosse la testa e si avvicinò, ma io feci un passo indietro «Emma è ferita ed arrabbiata, qualsiasi cosa ti abbia detto non la pensava davvero»
«Scusa Niall, devo andare».

Quando arrivai a casa le mie guance erano fradice, mi fiondai in camera mia e mi ci chiusi.
Come potevo essere un minuto prima felice come una pasqua e leggera come una nuvola e un minuto dopo essere distrutta in questo modo?
Che Emma sapesse essere stronza lo sapevo, o meglio, che Emma avesse questo strano modo di proteggersi lo sapevo; ma non immaginavo che avrei mai visto questo suo lato con me e faceva davvero, davvero male.
Dall’altra parte c’era Niall, che mi piaceva da impazzire, ma a cui non volevo concedermi e di cui non potevo permettermi di innamorarmi.
Pensai a quello che mi aveva detto Harry, aveva detto che era meglio per tutti se Emma avesse creduto di essere andata a letto con uno stronzo; ma perché?
Odiavo questa situazione, perché la vita doveva essere così dura? Ripensai a quello che Emma aveva detto essere il suo diario, perché non me ne aveva mai parlato? Non sapevo che ne avesse uno prima di ora.
Stavo impazzendo, la mia testa lavorava a velocità supersonica. Ora come ora l’unica cosa che volevo fare era chiarire con la mia amica perché questa situazione mi faceva sentire uno schifo totale.
Cominciai a pensare che forse era colpa mia, io ero venuta a Denville, Niall era voluto venire per me e si era trascinato dietro Harry ed Emma, se non fosse stato per me loro non sarebbero rimasti bloccati in quel motel e non avrebbero mai fatto sesso.
Scossi la testa per allontanare quei brutti pensieri dalla testa. Sentii bussare, chi poteva essere? Mia sorella non si degnava di bussare e i miei non erano in casa. Per un momento sperai che fosse la mia amica, ma non sarebbe mai uscita di casa per venire da me, non in quella circostanza almeno.
«Avanti!» osservai attentamente la porta aprirsi mentre una chioma bionda faceva capolino nella stanza.
Lo guardai confusa mentre mi mettevo seduta composta sul letto «Niall, che ci fai qui?» si avvicinò e si sedette vicino a me «Te l’ho detto, non sono venuto qui per assistere a litigi vari. Sono venuto qui per te, che tu lo voglia o meno e quel bacio, Mia, ha riempito la mia giornata. Tu non vuoi essere egoista forse, ma io sì. Non me ne frega niente di Harry ed Emma e di quello che è successo tra di loro, nonostante Harry sia uno dei miei migliori amici e io voglia bene ad Emma. Sai perché non mi importa? Perché non faccio altro che pensare a quel fottuto bacio e a come mi sia sembrato giusto che le tue labbra fossero sulle mie e che tu non voglia lasciarti andare lo capisco, sei stata ferita e lo accetto. Ma non accetto di essere rifiutato perché hai litigato con la tua migliore amica. La vita è una Mia, vuoi davvero sprecarla così?» lo guardai mordendomi il labbro, aveva ragione, fottutamente ragione.
Quel bacio aveva riempito anche la mia giornata e mi aveva fatto dimenticare di Emma e di tutto quanto. Forse aveva ragione, dovevo essere egoista per una volta.
Senza pensarci due volte, posai le mani sulle sue guance e lo baciai. Un bacio molto più spinto del primo, un bacio che sapeva di bisogni e di certezze, uno di quei baci che ti entrano fino alle ossa.
Le sue labbra si muovevano piano e la sua lingua cercava di farsi spazio nella mia bocca, portai le braccia al suo collo e lo strinsi a me mentre le sue mani finivano sui miei fianchi.
La mia mente si era improvvisamente svuotata e tutto ciò che riuscivo a percepire era Niall con le sue mani calde e le sue labbra morbide.
Quando ci staccammo per riprendere aria mi sentivo come se tutte le cose brutte si fossero volatilizzate in un baleno.
«Wow» disse con ancora gli occhi chiusi, sorrisi. Era bellissimo, possibile che fosse un angelo caduto dal cielo? Non poteva essere altrimenti «Niall, devi andare. I miei saranno qui tra poco e se ti trovano in camera mia mi uccidono» lui annuì e mi lasciò un bacio sulla fronte «D’accordo, ci sentiamo» mi diede un ultimo castissimo bacio a stampo e uscì dalla mia stanza.

Quando aprii gli occhi mi guardai intorno spaesata, non mi ero nemmeno accorta di essermi addormentata e avevo anche dormito tutta la notte.
Avevo ancora l’accappatoio dalla doccia fatta la sera prima, mi alzai dal letto e mi vestii velocemente.
Quando arrivai a casa di Emma, Harry era uscito, Niall era ancora tra le braccia di Morfeo e la mia migliore amica era in giardino con il suo diario sulle gambe mentre scriveva forsennatamente.
La raggiunsi e mi sedetti di fianco a lei «Buongiorno» le dissi sorridente, sperando che tutto fosse passato, come se la notte avesse potuto cancellare tutto quanto; eppure non sentii nessuna risposta da parte sua, se ne stava lì con la testa china a scrivere.
«Cosa scrivi?» chiesi cercando di fare conversazione e di spingerla a parlare. Chiuse il diario e mi guardò, gli occhi più rossi del giorno precedente «Il fatto che io non abbia risposto al tuo saluto, avrebbe dovuto farti capire che forse non ho intenzione di parlare. Il tuo amico è di sopra a dormire, perché non vai a svegliarlo con un bel bacio?» disse prima di riaprire il quadernino e ricominciare a scrivere. Sbuffai e mi alzai «Vaffanculo Emma» dissi rientrando in casa.
Odiavo litigare con lei, ma se era questo che voleva bene, non le avrei di certo impedito di continuare nella sua opera di autodistruzione e autocommiserazione.
Io non avevo fatto nulla di male, perché ce l’avesse con me era un mistero. Fino a che non sarebbe rinsavita mi sarei fatta i fatti miei, anche se sapevo già che non ce l’avrei fatta a lasciarla stare perché le volevo troppo bene per permetterle di farsi male in questo modo.

 

 

Ecco il nuovo capitolo, allora a me non piace proprio per nulla e non parlo dei contenuti ma di come è scritto! Spero che a voi piaccia…
Emma e Mia sono in litigio, ma dall’altra parte Mia sembra aver ceduto a Niall (badate bene, sembra).
Non so quando posterò il prossimo, ma prometto che cercherò di essere veloce.
Saluto con molto affetto le due sorelle di cui non metto il cognome che fanno parte del mio fan club (e che sono due lecchine <3)

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Un bacio e alla prossima
Sil

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


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Emma


Era arrivato il giorno di tornare a casa e io non avevo fatto altro che piangermi addosso ed essere incazzata con la mia migliore amica per tutta la vacanza.
Mi sentivo in colpa per come avevo trattato Mia perché lei non c’entrava assolutamente nulla, io ero stata una stupida a fidarmi di Harry e lei si è arrabbiata con me solo perché aveva fatto lo stesso errore con Josè e io mi ero incavolata con lei per nulla.
Volevo andare da lei e chiederle scusa, chiederle di raccontarmi come stava andando con Niall, volevo abbracciarla e sentirmi bene.
Avrei anche voluto andare da Harry e urlargli in faccia tutta la mia frustrazione, dirgli quanto lo detestavo per quello che mi aveva fatto.
Ero stata una completa idiota a fidarmi di lui, ci ero cascata come una quindicenne sfigata che si innamora del più bello della scuola che non vede l’ora di toglierle le mutandine di dosso per poi buttarla in un cassonetto.
Avevo aspettato vent’anni prima di trovare un ragazzo che valesse la pena e quando pensavo di averlo trovato mi ci sono buttata a capofitto come una completa idiota senza pensare che forse stavo facendo una cavolata.
Mi alzai dal letto e scesi le scale, stare nella stessa casa con Harry era stato un vero incubo, dormiva nella camera di fronte alla mia e ogni giorno ero costretta a vederlo. Certe volte mi guardava con quella sua aria strafottente e faceva battutine disgustose, altre volte sembrava completamente assente, come se in qualche modo ci stesse male anche lui per questa situazione.
«Buongiorno» disse mio fratello non appena mi sedetti al tavolo per fare colazione «’Giorno, Niall oggi vedi Mia?» il biondo mi guardò strano, come se improvvisamente mi fosse cresciuta un’altra testa, era la prima volta da quando eravamo arrivati che rivolgevo gentilmente la parola a qualcuno che non fosse un mio parente.
«Sì, ha detto che prepara le valige e poi viene qui» annuii prendendo un sorso di spremuta «Ti dispiace se te la rubo per qualche minuto? Ho bisogno di parlare con lei»
«Certo, nessun problema». All’improvviso Harry fece capolino in cucina, a torso nudo come al solito e con i capelli scompigliati.
Si era comportato da stronzo e lo detestavo per quello che aveva fatto, ma era sempre bellissimo e vederlo così ogni mattina non aiutava di certo i miei ormoni «Buongiorno a tutti! – Esclamò – Oggi si parte, siete pronti?» si sedette a tavola e cominciò a sgranocchiare biscotti.
Mio fratello lo guardò storto e si alzò da tavola, non avevo ovviamente detto nulla ai miei familiari di quello che era successo con Harry, ma mia sorella e mia madre sapevano che c’era una certa intimità tra di noi quando eravamo a New York e tutti avevano capito che il mio cattivo umore e la mia tristezza derivavano da lui.
«A che ora partiamo?» chiese Niall cercando di spezzare la tensione che si era creata, non volevo che ci fosse questa tensione perché sapevo che il fatto che Niall e Mia uscissero insieme implicava che avrei visto Harry e tutto il gruppo spesso. Avevo bisogno di parlare con Harry in maniera civile e sistemare questa storia sperando di non finire per prenderlo a pugni.
«Direi per le 7.00 oggi pomeriggio, Emma domani mattina hai il turno in caffetteria, non possiamo tornare troppo tardi» rispose Harry stupendomi, è vero che mi ero lamentata parecchio prima di partire del fatto che Mark mi avesse dato il turno sabato mattina appena tornata da Denville, ma non credevo che mi avesse davvero ascoltata o che se lo ricordasse, visto tutto quello che era successo dopo.
Sia io che Niall annuimmo «Per quell’ora va bene – dissi – mi basta essere a casa prima di mezzanotte per avere un po’ di tempo per riposare» mi alzai da tavola e mi avviai al piano di sopra per fare una doccia.

Quando uscii in corridoio per andare al piano di sotto sentii dalla camera di Niall la voce di Mia, non avrei voluto disturbarli, ma dovevo davvero parlare con lei.
La porta era socchiusa, ma bussai comunque prima di aprirla «Avanti» disse Niall.
Aprii la porta e vidi la mia migliore amica seduta sul letto mentre Niall era per terra, non mi chiesi nemmeno cosa ci facesse sul pavimento «Scusate, non volevo disturbarvi, Mia potrei parlarti un secondo per favore?» la mia amica mi guardò un attimo, abbassò lo sguardo verso Niall e poi tornò a guardarmi «Certo» disse prima di alzarsi e seguirmi in camera mia.
Era più difficile di quanto pensassi, non mi era mai capitato di dover chiedere scusa a Mia per una litigata così pesante, di solito facevamo pace in cinque minuti, ma questa volta non era andata così ed ora mi trovavo veramente in difficoltà.
Mia era seduta sul mio letto mentre io facevo avanti e indietro per la stanza, presi un respiro profondo e mi bloccai davanti a lei.
«Mi dispiace, mi sono comportata da stronza quando tu non c’entravi nulla. Ho riversato su di te la mia rabbia perché era più facile, perché non ho il coraggio di andare da Harry e sputargli in un occhio, lo sai che ho questo strano modo di chiudermi in me stessa e divento una stronza patentata. Spero che tu possa perdonarmi, non ce la faccio senza di te, Mia».
Quasi non scoppiai in lacrime, ero terrorizzata dal fatto che potesse voltarmi le spalle, ne avrebbe avuto tutto il diritto per come l’avevo trattata io.
Lei mi sorrise, si alzò dal letto e mi abbracciò «Ma come faccio a non perdonarti? Mi dispiace per averti dato della poco di buono, lo sai che non lo penso. Ti voglio bene Emma e lo sai che ti perdonerò sempre» la strinsi a me, mi era mancata da impazzire.
Mi lasciai cullare per qualche minuto dalle braccia di Mia mentre iniziavo a piangere come una bambina  «Perché piangi?» mi chiese accarezzandomi delicatamente i capelli «Perché mi sei mancata e mi sento una completa idiota» ridacchiò leggermente.
Quando ci staccammo mi asciugai le lacrime e mi sedetti insieme a lei sul letto «Lo so che il tuo principe azzurro è di là da solo, ma devi raccontarmi tutto!».
Mia si passò una mano fra i capelli e sbuffò, le accarezzai il braccio sperando di calmarla «Questa è una situazione complicata. Niall mi piace, mi piace davvero, ma ho paura e credo che in questi giorni io mi sia lasciata andare troppo. È come se qui a Denville fossi in una specie di bolla che mi isola dal mondo reale, come se qui potessi essere una persona diversa da quella che sono a New York.
«Cosa succederà quando torneremo a casa? Dove non potremo essere insieme tutto il giorno e dove il lavoro ci porterà via un sacco di tempo; dove saremo stanchi e stressati. Cosa succederà? Non posso permettermi di rimanere ferita un’altra volta».
Capivo il suo punto di vista, ora che Harry si era comportato così con me riuscivo anche a comprendere meglio il suo comportamento nei confronti di Niall. A mie spese avevo imparato che fidarsi è bene, non fidarsi è meglio; anche se Mia non avesse lasciato entrare Niall nella sua vita, ci sarei stata io, quella era l’unica certezza che avevo e l’unica certezza di cui avevo bisogno: io e Mia saremmo state insieme sempre.
«Beh, io direi che ti godi l’ultimo giorno e poi ci penserai a New York» le dissi sorridendo, il primo sorriso vero negli ultimi cinque giorni.

Lasciai Mia a divertirsi con Niall mentre io scesi al piano di sotto, avevo chiarito con lei e il mio cuore era più leggero, ora era il turno di parlare con Harry.
Tuttavia Harry sembrava introvabile, in casa sicuramente non c’era e quando chiesi a mia madre se sapeva dove fosse andato, mi disse che aveva ricevuto una strana telefonata e che era uscito di casa furioso senza dare alcuna spiegazione.
Decisi di uscire anche io, non avevo fatto altro che stare in casa e avevo bisogno di una boccata d’aria, in più una passeggiata al parco mi avrebbe schiarito le idee.
Mentre passeggiavo osservavo i bambini che giocavano a palle di neve, le coppiette che si abbracciavano sulle panchine e i ragazzi che, appena usciti da scuola, chiacchieravano della giornata scolastica appena passata.
Una figura magra mi incuriosì, aveva la testa china, ero lontana e non riuscivo a metterlo a fuoco, ma mi sembrava familiare. Man mano che mi avvicinavo capii che i capelli castani che uscivano disordinati dal cappellino, le mani infilate nelle tasche del giubbotto e le gambe fasciate nei jeans stretti e scuri appartenevano ad Harry.
Aveva ancora la testa china quando mi sedetti di fianco a lui, alzò il capo per guardarmi e sentii un piccolo verso di sorpresa provenire dalle sue labbra «Emma» disse semplicemente, la voce era più roca del solito, probabilmente a causa del freddo.
«Ciao Harry» avevo lo sguardo fisso sui miei piedi, ma sentivo il suo bruciarmi addosso «Cosa ci fai qui?» alzai le spalle «Siamo in un parco, posso stare dove voglio»
«Lo sai cosa intendo, cosa ci fai qui con me? Pensavo che non volessi più parlarmi» alzai lo sguardo verso di lui, aveva gli occhi rossi e gonfi, come se avesse appena pianto. Il mio primo istinto fu quello di preoccuparmi «Cosa succede? Perché hai pianto?» accidenti, non avrei dovuto chiederglielo, non dovevo preoccuparmi per lui.
«Si tratta di mia sorella, sta facendo delle analisi e potrebbe avere bisogno di un trapianto di midollo, ma l’unico che potrebbe aiutarla è  mio padre» si passò una mano sul viso e tirò su col naso, mi distruggeva vederlo così, ma dopo quello che mi aveva fatto non potevo stare lì a consolarlo. Sapevo che la situazione era grave, che suo padre era uno stronzo e che sarebbe stato difficile chiedergli di aiutare Gemma, ma io non volevo essere trattata come un tappetino.
«Beh, mi dispiace, Harry» dissi alzandomi.
Mi prese per un polso bloccandomi «Io ti dico che mia sorella potrebbe morire e tu mi dici che ti dispiace e te ne vai?» mi chiese ferito; deglutii, dovevo essere forte e ripagarlo con la stessa moneta «Non ho motivo di rimanere. Pensi che stia qui a consolarti dopo quello che mi hai fatto? Ti sbagli di grosso, io non sono il tappetino di nessuno» mi staccai bruscamente dalla presa di Harry e cominciai ad allontanarmi, sapevo che se fossi rimasta avrei ceduto e l’avrei fatto piangere sulla mia spalla come se nulla fosse successo.
«Ho bisogno di te, Emma» aveva la voce tremante, stava per piangere.
Non so con quale forza e con quale coraggio continuai a camminare ignorando Harry. Non ero io, se fosse stata un’altra situazione non ci avrei pensato due volte a tornare indietro per consolarlo, ma questa Emma che era stata ferita da lui si era trasformata in una stronza senza cuore che voleva fargliela pagare e fargli provare quello che aveva provato lei.

Alle 7.00 precise eravamo in macchina, Harry non mi aveva rivolto nemmeno mezzo sguardo, Mia e Niall erano sui sedili posteriori abbracciati come due piccioncini mentre io ero nel mio mondo con le cuffiette alle orecchie e gli occhi chiusi che cercavo di togliermi dalla testa l’immagine di un Harry piangente che mi pregava di rimanere con lui.
Sentii la macchina fermarsi e improvvisamente qualcuno che mi scuoteva, aprii gli occhi e vidi il viso di Harry a pochi centimetri da me «Dove siamo?» chiesi confusa guardandomi intorno, non eravamo ancora a New York «Siamo in una stazione di servizio, Mia e Niall dormono, dobbiamo parlare» scossi la testa «Harry, domani mattina devo lavorare, possiamo tornare a casa?» si tolse la cintura e aprì la portiera «Ho detto che dobbiamo parlare, scendi dalla macchina».
Scesi dalla macchina, si gelava. Mi strinsi nel mio cappotto e lo seguii mentre si allontanava leggermente dalla macchina. Si fermò in mezzo al parcheggio e si girò verso di me, non riuscii a distinguere la sua espressione, non capivo se era arrabbiato, triste o semplicemente stufo di tutta questa situazione.
«Io ho paura Emma. Ho paura di quello che provo per te, tu mi prendi alla sprovvista! Sei bella e accattivante. Sai provocarmi, nessuna ragazza l’ha mai fatto prima, erano solo stupide oche che non vedevano l’ora di aprire le gambe per me. Tu mi hai dato la tua verginità, mi hai scelto perché ci tieni a me e nessuna l’aveva mai fatto, nessuna ci ha mai tenuto davvero.
«Noi non abbiamo scopato, noi abbiamo fatto l’amore e, per la prima volta in vita mia, mi interessava solo di far star bene te. Volevo farti avere una prima volta magica, volevo compiacerti e guardarti e pensare che ero io a farti stare bene. Lo so che ti ho ferita, ma spero non sia troppo tardi per rimediare. Oggi è stato come ricevere una pugnalata, ho bisogno di te Emma».
Ero a bocca aperta, non sapevo cosa rispondere, era stato sincero e lo capivo perché mi stava guardando negli occhi senza battere ciglio, era stato sincero perché oggi avevo visto il suo sguardo ferito quando mi ero alzata per andarmene via da lui «Io … Harry non so cosa dire, mi sono sentita una scema e ora tu vieni a dirmi queste cose. Ho bisogno di pensare. Ti prego, torniamo a casa, fa freddo e sono stanca e ho bisogno di riflettere» mi guardò per qualche secondo prima di annuire e allontanarsi per tornare verso la macchina.
Adesso ero davvero più confusa che mai, avevo solo bisogno di farmi una bella dormita e riflettere.

 

Ecco il nuovo capitolo, ho voluto pubblicarlo il prima possibile perché l’altro era triste e orrendo, quindi dovevo rimediare!
Allora, Emma e Mia chiariscono e poi Harry fa una dichiarazione ad Emma, come reagirà lei?
Spero vivamente che questo capitolo vi sia piaciuto! Ringrazio come sempre chi ha aggiunto questa storia tra seguiti/preferiti/ricordati!

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Un bacio e alla prossima
Sil

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


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Emma

 

Da quando eravamo tornati a New York avevo fatto di tutto per evitare Harry. Dopo quella pseudo dichiarazione, non avevo idea di come avrei dovuto comportarmi.
Quello che provavo per Harry era un sentimento ovviamente forte, ma lui mi aveva veramente ferito e forse non sarei riuscita a perdonarlo.
«Mia, vado al supermercato» dissi a Mia che seduta sul divano a guardare la tv, mi fece un leggero segno con il capo per farmi capire che mi aveva sentita ed uscii di casa.
Era da una settimana che eravamo tornati, Niall e Mia avevano rallentato la corsa sotto volere di Mia. Niall l’aveva presa bene, ci teneva a lei e avrebbe fatto di tutto pur di tenersela, anche aspettare dieci anni se necessario. Lei, d’altro canto, era ancora scottata da Josè, aveva ammesso che forse non lo amava come credeva, ma era stata illusa e si sentiva presa in giro.
Presa in giro come mi sentivo io, ero fottutamente confusa. In una settimana non avevo fatto altro che evitare Harry come se fosse la peste; quando uscivo di casa correvo per uscire velocemente dal palazzo e non passare davanti alla sua porta, avevo ignorato le chiamate e i messaggi e quando era venuto al locale, mi ero nascosta nel retro.
Il fatto era che non sapevo nemmeno io cosa fare. Lui aveva bisogno di me, sua sorella stava male, forse peggio di quanto pensassi, ma io non avevo la forza di stargli accanto, non ora perlomeno. Avevo pregato per Gemma tutte le notti, avevo pregato per Harry, perché stesse bene, ma non potevo stargli accanto.
Fuori si gelava, avrei di gran lunga preferito usare la macchina per andare a fare la spesa, ma Niall mi aveva chiesto di prestargliela per andare ad un colloquio di lavoro e ora mi trovavo a piedi, fortunatamente la lista della spesa non era lunga.
Il supermercato non era affollato, ma io odiavo fare la spesa e, anche se fosse rimasto vuoto, l’avrei comunque odiato.
Mia aveva segnato un sacco di roba salutare e dietetica, io volevo solo sbafarmi di caramelle Haribo e Nutella; così, dopo aver preso le minestre di verdura per Mia, mi avviai verso il reparto dolciumi. Quello era il mio regno, avrei potuto vivere in quel reparto, farmi portare la pizza ogni tanto e poi cibarmi solo di schifezze.
Riempii il carrello di tutte le caramelle Haribo in circolazione e poi mi misi a cercare la Nutella. Possibile che non ci fosse? Quale supermercato non porta la Nutella?
Alla fine la trovai, era lì sullo scaffale più alto, decisamente troppo alto per me.
Sbuffai, avrei fatto di tutto per prendere uno di quei vasetti, anche arrampicarmi sulle mensole se necessario! 
Mi allungai per cercare di raggiungere un barattolo, quasi esultai quando ne toccai uno con la punta delle dita ma, invece di avvicinarlo, lo allontanai ancora di più. Cercai di salire sulle punte il più possibile, ma era tutto vano, ero troppo bassa e non avrei mai preso il mio agognato barattolo. Sconfitta scesi dalle punte, ma subito una mano si posò sul mio fianco e un’altra si allungò sopra di me e prese la Nutella.
Abbassai lo sguardo sulla mano poggiata sul mio fianco e sussultai nel vedere la familiare croce nera tatuata sul dorso di essa.
Mi porse la Nutella e mi sorrise, sorrisi di rimando mettendo il barattolo nel carrello «Grazie» dissi timidamente cercando di non guardarlo negli occhi, mi sentivo come una ladra anche se, di fatto, non avevo fatto nulla di male.
«Come stai?» mi chiese, aveva la voce roca e stanca. Mi grattai la nuca imbarazzata «Bene, diciamo, tu?» sospirò e scosse la testa, alzò le spalle «Lo sai come sto» decisi di ignorarlo, non ero pronta ad affrontare quel discorso.
«Gemma come sta?» alzò un sopracciglio scettico «Perché, ti importa? Sta bene, comunque. Era un falso allarme, grazie al cielo» annuii, forse non ero pronta ad affrontare il discorso ma dovevo affrontarlo comunque «Ne sono davvero felice. Harry, ascolta, io …»
«Risparmiati il fiato, Emma. Ho capito, non sono stupido» mi interruppe, si voltò per andarsene ma lo bloccai dal polso «Mi dispiace, io avevo bisogno di tempo. A dire la verità ho ancora bisogno di tempo» strattonò via il polso dalla mia presa «E allora prenditi tutto il tempo che ti serve, a me non importa più» disse alzando leggermente la voce attirando l’attenzione di una vecchietta che era poco più in là di noi «Smettila di fare così, non ti farebbe male dire per una volta quello che provi» dissi anche io alterata, questo suo atteggiamento da bambino mi faceva imbestialire «E se fosse la verità? Se davvero non mi interessasse più nulla? Io mi stavo innamorando di te, Emma, ma avevo paura. Mi dispiace per come mi sono comportato, ma capisci che ricevere una telefonata che ti dice che tua sorella potrebbe morire e che l’unico che potrebbe aiutarla è quello stronzo di tuo padre e ricevere una coltellata al petto dalla ragazza di cui ti stai innamorando non è piacevole.
«È da una cazzo di settimana che cerco di parlare con te, sai avevo semplicemente bisogno di qualcuno con cui sfogarmi, qualcuno che mi stesse accanto mentre aspettavo che mia sorella mi desse notizie. Non mi sembra chiedere troppo. Buona giornata, Emma» mi voltò le spalle e se ne andò.

Quando tornai a casa, Mia era uscita e mi aveva lasciato un biglietto con scritto che avrebbe pranzato fuori con Niall. Non avevo per niente fame, mi sentivo come svuotata.
Harry mi aveva ferita sul serio, ma io non avevo pensato che forse lo stavo ferendo più di quanto lui aveva ferito me.
Tutto questo era sbagliato, io non ero così, mi ero fatta prendere troppo dalla rabbia e dal dolore per vedere che forse Harry era semplicemente spaventato.
Presi il mio diario per rileggere tutto quello che avevo scritto in quella settimana infernale in cui non avevo fatto altro che prendermela con la mia migliore amica e con il ragazzo di cui mi stavo innamorando troppo velocemente. D’altronde, Harry non c’entrava nulla, ero stata io a fare un’azione avventata, eppure non me ne potevo pentire perché quella era stata la notte più bella di tutta la mia vita.
Nel mio diario c’erano solo parole di odio e rabbia nei confronti di due delle persone più importanti della mia vita, mi maledii all’istante e, senza pensarci due volte, uscii di casa e scesi al piano di sotto.
Stetti per dieci minuti buoni a guardare la porta dell’appartamento di Harry, pensando a cosa volessi fare realmente, a cosa dovessi dirgli nel caso in cui avessi deciso di bussare a quella porta.
Dopo aver fatto avanti e indietro per il corridoio un centinaio di volte ed essermi presa gli insulti della signora Bell, decisi di essere coraggiosa e di bussare.
Avevo il cuore in gola mentre aspettavo che Harry aprisse la porta, picchiettavo il piede sul pavimento sperando che l’ansia potesse andare via e che mi venisse in mente un discorso sensato da fare.
Quando finalmente la maniglia si abbassò ebbi un sussulto, era arrivato il momento di essere coraggiosa. Ero già pronta a parlare prima ancora che la porta si aprisse completamente, avevo già aperto la bocca, ma poi mi resi conto. La figura che avevo davanti non era quella di Harry, no, a meno che non gli fossero improvvisamente cresciute le tette e si fosse abbassato di qualche centimetro.
Sentii una morsa allo stomaco e una mano che prendeva il mio cuore e lo strappava via dal mio corpo.
«Harry sta facendo la doccia, hai bisogno di qualcosa?» la squadrai da capo a piedi, il suo abbigliamento non nascondeva di certo le azioni che aveva compiuto con Harry poco prima, la maglietta nera le arrivava giusto sopra l’elastico del tanga in pizzo che indossava e i capelli erano arruffati «Io … No, niente, lascia stare» cercai di mantenere una voce ferma, ma probabilmente sembrava più la voce di un gatto che stava per essere sgozzato «Meg, dove sei?» sentii la voce di Harry dall’interno dell’appartamento, sgranai gli occhi e tentai di fuggire il più velocemente possibile.
«È stato un piacere vederti, ora io scappo» dissi cercando di scappare sul serio «Emma?» la voce sorpresa di Harry arrivò giusto prima che potessi correre verso le scale e sparire senza farmi vedere.
«Megan, aspettami dentro» disse poi chiudendosi la porta alle spalle e rimanendo sul pianerottolo con me. Era mezzo nudo, con i capelli ancora bagnati e se ne stava lì a guardarmi con quegli occhi magnetici che al momento avrei volentieri strappato dalle orbite.
«Torna dentro, Harry, ti prenderai una polmonite così»
«Che ci fai qui?» chiese ignorando le mie parole «Ero venuta a parlarti, ma sei impegnato quindi direi che possiamo rimandare il discorso» ormai non tentavo nemmeno più di mantenere una voce poco tremante, era inutile.
«Emma, perché stai piangendo?» mi chiese addolcendo il tono di voce «Non sto piangendo» tecnicamente era vero, ancora non stavo piangendo, ma ci mancava poco.
«Ma stai per farlo» constatò alzando un sopracciglio, fu allora che persi totalmente il controllo e cominciai a parlare senza riuscire a fermarmi «Certo che sto per piangere! Per la miseria Harry, mi riempi di attenzioni e di parole bellissime, facciamo l’amore e mi getti nel cestino come se fossi un giocattolo rotto, poi mi fai una dichiarazione degna di un film hollywoodiano in un parcheggio sperduto in mezzo ad una autostrada e per finire mi dici che ti stai innamorando di me.
«Vengo da te per chiederti perdono per come ti ho trattato, per dirti che anche io mi sto irrimediabilmente innamorando di te e ti trovo con una sciacquetta da quattro soldi che, per altro, non ha nemmeno buon gusto nel scegliere l’intimo. Hai davvero il coraggio di chiedermi perché piango? E ora scusa, ma me ne torno di sopra. Mi sono fatta umiliare abbastanza da te» mi girai per andare verso le scale, ma mi bloccò dal braccio.
Mi mise le mani sulle guance e mi asciugò le lacrime che erano cadute durante il mio stupido discorso senza senso «Megan è solo un rimpiazzo. Lo so che ti ho ferita, ma devi capire che anche tu l’hai fatto e l’unico modo per stare insieme è riuscire a perdonarci a vicenda. Io non so se sono pronto per farlo, avevo davvero bisogno di te e forse nemmeno tu sei pronta perché quello che ti ho fatto è orribile e se fossi stato un po’ più maturo, a quest’ora non saremmo in questa situazione» aveva ragione, nemmeno io ero pronta per perdonarlo, ma mi costringevo ad esserlo perché avevo bisogno di stare con lui, perché il mio cuore reclamava un contatto con il ragazzo che stavo imparando ad amare.
«Cosa facciamo, Harry?» mi sorrise, era un sorriso spento e rassegnato «Aspettiamo, aspettiamo che il dolore passi e che la fiducia torni» annuii e feci per andarmene, ma le labbra di Harry si incollarono alle mie.
Era un bacio disperato, uno di quelli che sa di abbandono ma anche di speranza, uno di quei baci che non ti dicono addio ma ti dicono arrivederci.
Le labbra di Harry erano fatte apposta per stare con le mie, si muovevano in sintonia mentre le lingue danzavano tra di loro.
Le nostre labbra erano fatte per stare insieme, ma forse questo era il momento sbagliato.

 

Questo capitolo fa letteralmente schifo, perdonatemi!
Speravo di scrivere qualcosa di decisamente più decente, dovete davvero scusarmi…
Allora, Emma e Harry sono in una situazione di stallo, vorrebbero stare insieme ma non riescono a perdonarsi… Mia e Niall in questo capitolo non si sono visti, ma il  prossimo sarà completamente dedicato a loro!
Non ho ancora deciso quanto sarà lunga questa storia, dovrei decidermi a fare una scaletta, ma credo che ancora avremo un po’ di capitoli!
Spero che il capitolo sia piaciuto a voi più di quanto sia piaciuto a me!

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


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Mia


Sbadigliai per la terza volta quella mattina, da quando avevo cominciato il mio tirocinio ero dieci volte più stanca di prima e stavo arrivando a consumare la stessa quantità di caffeina che consumava Emma, il che era abbastanza preoccupante.
Ero sicura che, almeno all’inizio, mi avrebbero fatto fare fotocopie e portare il caffè negli uffici, invece ero finita a correggere le bozze; non era comunque il lavoro a cui aspiravo, ma era comunque più dignitoso di quello che mi ero immaginata.
Non avevo un ufficio tutto mio, avevo la mia postazione e affianco a me mi ero ritrovata Zayn, sapevo già che lavorava al Times, ma non avevo mai avuto la minima idea di quello che faceva. Le ore di lavoro passavano più in fretta con lui, entrambi correggevamo bozze che era uno dei lavori più noiosi da fare in un giornale, ma insieme era abbastanza divertente.
Avere Zayn come collega mi aveva permesso di conoscerlo meglio, era un ragazzo d’oro e davvero molto riservato; sapevo che avrebbe voluto fare il vignettista, ma fino a quel momento avevano pubblicato solo quattro sue vignette, aveva del talento e speravo davvero che un giorno sarebbe riuscito ad arrivare dove voleva.
Avevo scoperto molte cose anche su Niall e su tutti gli altri, era facile parlare delle nostre vite, nonostante mi fossi sempre tenuta lontana dal raccontare troppo di me. Zayn era convinto che Niall fosse davvero preso da me, ma questo l’avevo già capito.
Niall era una di quelle persone che fino a che non ottengono quello che vogliono non si arrendono, lottano anche a costo di sputare sangue, ma alla fine ci riescono. Sapevo che ancora non ero completamente pronta a lasciarmi José e il passato alle spalle,  ma piano piano stavo riuscendo a superare la cosa.
Erano passate ormai due settimane da quando io e Niall avevamo cominciato a frequentarci a Denville, avevo deciso di prendere le cose con calma ed evitare di correre troppo come avevo fatto in precedenza e lui l’aveva presa bene senza farmi questioni; prendere le cose lentamente mi stava aiutando ad apprezzare di più Niall e la sua bellissima persona sotto tutti gli aspetti.
«Cosa fai stasera?» mi chiese improvvisamente Zayn risvegliandomi dai miei pensieri «Non lo so, devo sentire Niall, tu?» alzò le spalle e arricciò il naso «Harry e Louis vogliono andare in pub, Perrie vuole stare a casa, tra i due fuochi non so quale scegliere» ridacchiai, Perrie non amava molto i pub, ma sapevo anche quanto potevano essere persuasivi Harry e Louis «Portala con te, Louis e l’altro non si portano nessuno dietro?» lui mi fulminò con lo sguardo per l’epiteto che avevo usato per Harry, ero ancora furiosa con lui per quello che aveva fatto alla mia migliore amica «Sicuramente Eleanor andrà con loro, Harry probabilmente troverà qualcuno lì, sempre se non riuscirà a convincere Emma ad andare con lui» grugnii con disapprovazione. Non avevo ancora ben capito in che situazione si trovassero quei due e, sinceramente, volevo restarne fuori. Per quanto volessi bene ad Emma, non volevo entrare in questi affari perché sapevo che niente le avrebbe fatto cambiare idea e che non si sarebbe mai esposta troppo.
«Spero che Emma abbia più spina dorsale» Zayn stava per rispondermi, ma il cellulare prese a squillare e il viso sorridente di Niall comparve sullo schermo.
Sorrisi involontariamente vedendo quegli occhi più azzurri del cielo e quel sorriso luminoso e sincero,  non avrei risposto solo per guardare quella foto il più possibile «Pronto?» risposi infine facendo sparire quella foto dalla mia vista.
«Ciao, Mia» subito le farfalle presero a svolazzare nel mio stomaco, vidi con la coda dell’occhio un ghigno sul viso di Zayn, ma lo ignorai «Ciao, Niall» la mia voce era uscita come quella di una bambina felice di aver ricevuto il regalo che tanto aveva desiderato. «Passo a prenderti dopo il lavoro, ok? Ho preparato una sorpresa per stasera» disse contento, sorrisi «Certo, non vedo l’ora, ci vediamo dopo»
«A dopo, Mia».

Un’ora e mezza dopo la chiamata di Niall ero già fuori dal portone in trepida attesa. Non mi interessava molto della sorpresa, volevo solo vedere Niall e ricevere uno di quegli abbracci che mi faceva sentire nel posto giusto al momento giusto.
«Mia!» mi sentii chiamare e mi girai, subito mi pietrificai sul posto, possibile che ancora mi tormentasse la sua presenza? Se ne stava lì, mano nella mano con la sua nuova ragazza sorridente a guardarmi come se fossimo amici di vecchia data.
«Come stai?» mi chiese avvicinandomi, le mani ancora intrecciate tra di loro mi facevano venire la nausea «Sto bene, Josè. Tu come stai?» mi sforzai di sorridere, non volevo far capire a lui, né tantomeno a Jane che se ne stava lì a guardarmi dall’alto in basso, che ancora mi faceva effetto averlo intorno «Tutto bene. Cosa ci fai qui?» disse indicando il palazzo del Times «Ci lavoro, mi hanno presa per un tirocinio».
«Hey» sentii una mano stringersi sul mio polso, mi voltai e vidi Niall guardarmi preoccupato prima di girarsi verso Josè. Niall era arrabbiato, era sempre abbastanza facile decifrare l’espressione di Niall anche perché, la maggior parte delle volte, era sempre allegro.
Quello che apprezzavo di più di Niall era proprio il fatto che in nessuna situazione si faceva buttare giù, aveva sempre quella scintilla di allegria negli occhi, lui amava la vita. Ora, però, quella scintilla era leggermente più spenta e ce n’era un’altra al suo posto: rabbia.
Più che arrabbiato forse era solo sulla difensiva. Aveva la mascella contratta e la mano era stretta al mio polso, molto più del necessario, come se stesse cercando di far capire a Josè che io non gli apparteneva più, stava marcando il territorio.
«Dobbiamo andare, faremo tardi» disse a denti stretti senza nemmeno guardarmi in faccia, aveva lo sguardo fisso sulla coppia davanti a noi, Josè non si era azzardato ad aprire bocca era lì fermo impalato a guardarci.
«D’accordo, andiamo. Ciao Josè» alzai la mano in segno di saluto «Ci vediamo, Mia».
Niall prese a trascinarmi lungo la strada come se stesse portando un cane al guinzaglio e non come se avesse a che fare con una ragazza che di certo non era legata al guinzaglio «Niall, fermati!» esclamai strattonando il braccio. Lui si fermò e si voltò verso di me, aveva il volto rosso e non sapevo se per il freddo, per la fretta di allontanarsi o per la rabbia; il petto faceva su e giù velocemente. Si passò una mano fra i capelli e sospirò «Scusa, è che gli avrei volentieri tirato un pugno, dovevo allontanarmi in fretta. Come stai?» mi guardò preoccupato avvicinandosi e prendendomi una mano. Sorrisi e gli accarezzai la guancia ruvida per il lieve accenno di barba «Sto bene, davvero. Grazie per esserti preoccupato» annuì leggermente imbarazzato e mi lasciò un bacio a stampo «Andiamo» disse stringendo la mano più delicatamente di prima e ricominciando a camminare.

«Quindi la sorpresa era venire a casa tua?» chiesi con una nota di sarcasmo nella voce, lui alzò gli occhi al cielo «No, dovrai avere un po’ di pazienza per la sorpresa,  intanto accontentati del fatto che ho ordinato le pizze per cena».
Mangiammo velocemente le pizze raccontandoci come era andata la giornata. Mi disse che Louis aveva pregato anche lui di andare stasera con loro, ma lui aveva preferito dirgli di no perché aveva in serbo una cosa per me.
Mi sentii lusingata dato che sapevo quanto erano importanti per Niall i suoi amici, Niall era un po’ il collante del gruppo perché tutti amavano Niall e, francamente, era impossibile non farlo.
Non ero  lusingata solo dal fatto che lui avesse deciso di passare una serata da solo con me, ero lusingata anche perché mi chiedevo come fosse possibile che stesse a perdere tempo con me che volevo fare le cose con calma e che lo avevo fatto penare, anzi lo facevo ancora penare.
«Sei pronta per la tua sorpresa?» mi chiese alzandosi improvvisamente da tavola. Annuii pulendomi la bocca e alzandomi per mettere via le stoviglie sporche «Quanto devo agitarmi?» chiese mentre mettevo tutto nel lavello «Non devi agitarti affatto! Metti la giacca e fai in fretta».
Mi misi la giacca velocemente e seguii Niall fino all’ascensore, non capivo dove stessimo andando fino a che non mi accorsi che eravamo arrivati all’ultimo piano. Niall aprì una porta che portava a delle scale che, a loro volta portavano al tetto del palazzo. Quando aprì la porta per poco il fiato non mi mancò dai polmoni.
La vista era stupenda, la città si estendeva sotto di noi, le luci delle macchine e dei palazzi risultavano lontane. Mi avvicinai al bordo a bocca aperta, sembrava di stare su un altro mondo, come se quello ai nostri piedi fosse un universo lontano. Le persone erano talmente piccole da sembrare formiche, riuscivo persino a vedere Times Square.
«Bello vero?» mi chiese avvicinandosi e appoggiandosi al cornicione «Magnifico» dissi continuando a guardare incantata il panorama «Alza lo sguardo» obbedii come un burattino si muove secondo i voleri del burattinaio e alzai la testa. Una distesa di stelle che non avevo mai visto a New York si apriva sopra la nostra testa «Niall, è splendido» lui sorrise e mi prese la mano «Vieni» mi trascinò fino ad un punto del tetto sul quale erano sistemati dei cuscini ed una coperta. Ci sdraiammo lì, sotto quella immensa distesa di stelle e tutto sembrava così magico che mi sentivo in uno di quei libri romantici che amavo leggere, uno di quei libri che finivano sempre con il lieto fine, nonostante io odiassi il lieto fine.
Niall mise un braccio intorno ai miei fianchi e mi strinse al suo petto, sentivo il battito del mio cuore persino nelle orecchie. Stavo così bene in quel momento che avrei desiderato rimanere lì su quel tetto per tutta la vita; era sparito tutto quanto, la voglia di rallentare le cose, la delusione di Josè, era tutto sparito.
«Vengo sempre qui a suonare la chitarra, quando ho bisogno di un posto lontano dal mondo, è un tremendo cliché, ma qui sto bene»
«È un bel posto» ammisi io beandomi del contatto con Niall «Ti ricordi la sera in cui ci hai fatto quella intervista? – Annuii – dopo averti accompagnata a casa venni qui, ero confuso. Tu mi piacevi ma avevi un ragazzo e io non volevo essere né inopportuno né invadente, ma mi piacevi così tanto, Mia. Quella sera decisi che dovevo, in qualche modo, avvicinarmi a te; ti sarei stato vicino anche se ci fosse stato Josè, anche se ammetto che avevo capito che le cose non sarebbero andate bene tra di voi; vi avevo visto insieme mezza volta, ma mi era bastata» sorrisi, gli lasciai un bacio sulla guancia «Non so cosa ho fatto per meritare questo. Mi dispiace costringerti a prendere le cose con lentezza, ma ne ho bisogno» lui scosse la testa e mi baciò il naso «Non c’è problema. Come stai dopo averlo visto oggi?».
Sapevo che prima o poi questa domanda sarebbe arrivata «Sto bene, mi ha fatto strano, ma credo che sia normale, però sto bene. Solo che vederlo mano nella mano con … quella e il fatto che lei mi guardasse dall’alto in basso come se fosse migliore di me, mi ha fatto venire la nausea» sospirai, forse non era il caso di dire queste cose a lui, ma volevo essere completamente sincera, non volevo nascondere nulla, volevo cominciare con il piede giusto «Lei non è migliore di te, in nessun campo. Sai, in passato ho avuto una delusione simile alla tua: ero fidanzato con questa ragazza al liceo, ne ero follemente innamorato, avrei fatto di tutto per lei. Lei era una di quelle popolari, io ero un ragazzo normalissimo, sapevo che lei non mi amava tanto quanto la amavo io, ma non potevo farci nulla, io volevo stare con lei.
«Alla festa del diploma c’era tutta la scuola e c’era anche mio fratello, nonostante fosse più grande. Eravamo a casa di Josh Patterson, ricco sfondato. Aveva telecamere installate in tutta la casa, così per divertirci abbiamo deciso di andare a vedere il nastro di registrazione e scoprire se qualcuno si era chiuso in qualche stanza a fare cose sconce. Scoprimmo che qualcuno c’era, cominciammo a fare battute, sai le solite cose che fanno i ragazzi. Poi la telecamera riuscì a riprendere i volti dei due, dato che si erano  girati. Credo che il cuore mi si sia fermato per dei secondi, erano mio fratello ed Amy, la mia ragazza. Ho iniziato a non sentire più nulla, sai ero talmente ferito che ormai non c’era più nulla, vedere mio fratello e la ragazza che amavo più di qualsiasi altra cosa al mondo insieme aveva risucchiato qualsiasi tipo di emozione dal mio corpo. Per questo sono venuto a vivere da solo, non sopportavo più di vedere il volto di mio fratello ogni santo giorno» stetti in silenzio per tutto il tempo ad ascoltare Niall raccontare quella storia che gli aveva spezzato il cuore probabilmente molto più di quanto Josè avesse spezzato il mio.
«Mi dispiace, Niall. Vorrei poter fare qualcosa per farti dimenticare tutto il dolore e la delusione» lui scosse la testa e mi guardò, mi perforò con quegli occhi di ghiaccio che alla luce della luna erano più luminosi delle stelle «Non importa, sai perché? Perché ho capito che la vita non fa schifo come credevo dopo avere visto quel video, stare a lamentarsi e piangersi addosso la rende uno schifo, ma noi abbiamo così tante cose da vivere. Non bisogna lasciare che qualche delusione ci scoraggi, dobbiamo vivere la nostra vita e lasciare le delusioni al passato perché la vera vita ce l’abbiamo davanti. Amy non fa più parte di me, l’ho lasciata nel passato e sono felice perché ho trovato te e non ti lascerò andare» in quel momento capii, capii che Niall era tutto ciò che stavo cercando. Avevo cercato l’amore in Josè, mi ero costretta ad amarlo, ma adesso era diverso, Niall era così facile da apprezzare e, nonostante sarei comunque andata piano con lui, sapevo che prima o poi avrei dovuto accettare la realtà ed accettare il fatto che mi stessi davvero innamorando di lui.

 

Finalmente sono riuscita a finire questo capitolo, Niall e Mia sono due personaggi abbastanza difficili che mi fanno penare!
Questo capitolo è estremamente fluff, mi fa venire la nausea, ma io amo questi due!
Spero che vi sia piaciuto e mi scuso per il tremendo ritardo! Cercherò di essere più costante, ve lo prometto!
Devo dire che, nonostante sia stato complicato, questo capitolo mi piace abbastanza!
Ovviamente le recensioni sono sempre ben accette!

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Un bacio e alla prossima
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Capitolo 19
*** capitolo 19 ***


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Emma


«Sei proprio sicura di voler andare a questa festa?» mi chiese la mia migliore amica che, sdraiata sul mio letto, mi guardava mentre mi preparavo «Si, perché?» alzò le spalle «No, niente. Lo sai che non è un problema se rimani qui, io e Niall ci guardiamo un film, puoi unirti a noi» scossi la testa «No, Mia, voglio andare a questa festa» lei sbuffò e si alzò dal letto «D’accordo, ma stai attenta, ho solo paura che Harry possa fare qualcosa che ti faccia male»
«Non c’è bisogno che ti preoccupi, starò benissimo» dissi, lei mi guardò un po’ scettica prima di uscire dalla mia stanza.
Finii di prepararmi in fretta, ero abbastanza agitata, dato che ci sarebbe stato Harry. Louis ci aveva proposto di andare a questa festa di inaugurazione di un club, Niall e Mia ci avevano dato buca per passare una serata insieme, mentre noi altri avevamo accettato l’invito.
Certo, Harry sarebbe stato in quel club, ma passare la serata con Niall e Mia e rischiare di diventare diabetica mi spaventava ancora di più. In realtà, il problema, non era tanto che ci sarebbe stato anche Harry, il problema era che sicuramente altre ragazze si sarebbero strusciate su di lui e lui non avrebbe disdegnato.
Era passato un mese da quando avevamo più o meno chiarito la situazione. Ovviamente il rapporto non era quello di prima e la cosa mi faceva stare abbastanza male, era evidente che entrambi provavamo qualcosa l’uno per l’altra, ma ancora non eravamo pronti ad affrontarlo. Faceva male vederlo la sera quando uscivamo tutti insieme che flirtava con qualche ragazza, faceva ancora più male uscire la mattina e vedere una ragazza uscire dal suo appartamento.
Mi ero ripromessa che sarei stata forte, che non avrei fatto arrivare tutto questo al mio cuore perché ormai mi aveva già ferita abbastanza, ma non ce la facevo. Lui aveva detto che si stava innamorando di me e che avremmo dovuto aspettare per ritrovare la fiducia; ma come potevo fidarmi di lui dopo che si era portato a letto tutta Brooklyn nel giro di un mese?
Salutai Mia che stava scegliendo il film da guardare con Niall ed uscii di casa. Avrei preso un taxi, non avevo voglia di guidare e, soprattutto, avevo voglia di bere.
Uscii all’aria fredda, nonostante ormai fosse marzo e chiamai il taxi.
Sentii qualcuno picchiettarmi sulla spalla, mi girai e vidi la figura alta e magra di Harry dietro di me, aveva i suoi soliti jeans scuri, un cappotto e uno dei suoi soliti beanie.
«Hey» mi sorrise, io intanto cercavo di riprendere il fiato perché vederlo così bello mi faceva sentire male «Ciao!» risposi con forse troppo entusiasmo «Stai aspettando il taxi?» annuii distrattamente mentre buttavo l’occhio sulla strada, doveva già essere lì quel maledetto taxi «Ti … ti spiace se prendo il taxi con te? Se aspetto che ne arrivi un altro arrivo in ritardo» rimasi per un momento spiazzata, poi pensai che non poteva portare a nulla di male dividere lo stesso taxi per dieci minuti, anzi avrei risparmiato «Nessun problema».
Cademmo in un silenzio imbarazzante, io passavo il peso da un piede all’altro mentre lui si grattava la nuca nervosamente e ogni tanto tossicchiava.
Ringraziai il cielo quando il taxi giallo si fermò davanti a noi e salimmo. Di nuovo in macchina si instaurò un clima alquanto imbarazzante che mi faceva andare fuori di testa; eravamo agli estremi dei sedili posteriori, entrambi con lo sguardo verso la città che si muoveva veloce intorno a noi.
Ogni tanto spostavo gli occhi verso di lui e sapevo che anche lui lo faceva, dato che sentivo il suo sguardo bruciarmi addosso.
«Ti stanno bene i capelli così» disse riferendosi al fatto che avessi tagliato la frangia «Grazie» risposi facendo cadere nuovamente la conversazione. Non avevo molto da dirgli se non che gli sarei volentieri saltata addosso, ma non era il caso di farlo.
Dopo poco tempo arrivammo a destinazione, pagammo il taxi e uscimmo. Gli altri ci stavano già aspettando fuori dal club «Hey, siete in ritardo!» ci sgridò Louis, alzai gli occhi al cielo, lui era sempre in ritardo e ora voleva fare la predica a noi?
«Il taxi ci ha messo una vita ad arrivare» il castano alzò un sopracciglio e ci scrutò con quegli occhi di ghiaccio che mi mettevano sempre in soggezione «Farò finta di credere che non vi siete fatti una sveltina prima di venire, forza entriamo» sgranai gli occhi e Harry gli tirò una pacca sulla testa «Chiudi la bocca ed entriamo, idiota».

Dopo un’ora ero già abbastanza brilla, ero brava a reggere l’alcool ma non bevevo mai tantissimo, quella sera stavo esagerando abbastanza. Harry non era stato fermo un secondo, ovunque si girasse aveva una ragazza pronta a strusciarsi addosso a lui e lui era ben felice di accontentarla concedendosi un pochino; ogni tanto era un bacio sul collo, ogni tanto era una mano sul fianco e, se la ragazza era davvero fortunata, riusciva anche a ballare con lui.
Grugnii e presi l’ennesimo sorso di quel drink che avevo in mano e che mi faceva schifo, ma ormai volevo finirlo per poi passare ad un altro «Hey, tutto ok?» Liam si sedette accanto a me ordinando una birra «Fantasticamente ok!» risposi con un volume di voce decisamente troppo alto, Liam scoppiò a ridere «Andiamo, Emma! Guarda quanto stai bevendo, sei sicura sia tutto a posto?» annuii finendo finalmente quella schifezza che avevo nel bicchiere «Bevo perché mi piace bere, va tutto bene! Anzi, sai cosa ti dico? Ora me ne vado lì in mezzo e mi metto a ballare e rimorchierò il ragazzo più figo di questo club» mi alzai troppo velocemente dalla sedia e vidi tutto girare intorno a me, stavo per perdere l’equilibrio ma Liam mi prese da un braccio.
«Mi piace il tuo spirito, ma dovresti essere un po’ più attenta a muoverti con tutto quello che hai bevuto! – Si fece serio – Ascolta, se fai tutto questo per Harry …» lo interruppi «Lo faccio per me, non ho bisogno di lui, posso avere tutti i ragazzi che voglio! Ok, forse sono solo un pochino gelosa, ma ho il diritto di rimorchiare chi voglio giusto? Quindi lasciami stare».
Mi avviai verso il centro della sala, non ero molto a mio agio, nonostante l’alcool. Presi a muovermi a ritmo di musica, piano piano iniziavo a sciogliermi sempre di più; ero consapevole degli sguardi che avevo addosso, ma io non volevo quegli sguardi; io volevo il suo sguardo, volevo che mi guardasse e che mi desiderasse per poi rimanere deluso nel vedere che avrei concesso ad un altro di ballare con me.
Ballavo, ballavo e mi divertivo senza pensare a delle possibili conseguenze, sentivo la musica e la seguivo.
Al bancone del bar c’era Liam che guardava la scena, un po’ curioso e un po’ deluso dal mio comportamento, gli sorrisi e poi mi girai per vedere dove fosse finito Harry e lo vidi. Lo vidi mentre se ne stava fermo lì ad osservare le mie mosse.
Avevo ancora gli occhi fissi nei suoi quando sentii una mano posarsi sul mio fianco. Ero pronta a mandare via chiunque fosse che mi stava distraendo dagli occhi di Harry, ma poi mi ricordai del dolore che mi aveva inflitto lui e di tutte le ragazze che si era passato da quando ci eravamo lasciati.
Mi girai e iniziai a ballare con quello sconosciuto che non aveva niente a che vedere con Harry, lui era mille volte inferiore ad Harry, ma volevo che si rendesse conto che non sarei stata ad aspettare per sempre che arrivasse il momento giusto per noi.
«Posso offrirti qualcosa da bere?» mi chiese ad un certo punto quel tizio di cui non sapevo nemmeno il nome «Certo» risposi senza pensarci su due volte.
Ci avviammo verso il bar dove Liam adesso era stato raggiunto da Zayn e mi tirava delle occhiatacce «Emma, posso parlarti un secondo?» mi chiese Zayn, scossi la testa. Perché dovevano rovinarmi il divertimento?
«Emma, è davvero una cosa importante» sbuffai scocciata «Cosa c’è di così importante, Zayn?» era evidentemente scocciato dal mio tono «Cosa stai facendo?» si mise le mani sui fianchi, chi si credeva di essere, mia madre?
«Sto prendendo un drink con un bel ragazzo, non vedi?»
«Sei già ubriaca, stai esagerando con i drink» ridacchiai «Papà, ti ringrazio ma sono adulta» dissi prendendo in mano il bicchiere che il mio “cavaliere” aveva gentilmente fatto riempire per me «Ascolta, amico, lasciala stare»
«Non sono tuo amico – rispose Zayn – ti avverto Emma, questa cosa non ti farà bene, Harry sarà infuriato» lo liquidai con un gesto della mano «Non me ne frega niente di Harry, ora lasciami andare» presi per mano il ragazzo di cui ancora non sapevo il nome e lo trascinai al primo divanetto libero.
«Come ti chiami?» chiesi prima di prendere un copioso sorso del mio drink «Mi chiamo Joe, se ho capito bene tu sei Emma» annuii appoggiandomi allo schienale del divanetto.

Parlammo per qualche minuto, non era poi così male come ragazzo, anche se aveva tirato fuori delle frasi da rimorchio veramente patetiche.
Sentii ad un certo punto la sua mano posarsi sulla mia coscia e prese ad accarezzarmi piano con il pollice, sussultai quando sentii che piano piano saliva.
Girai lo sguardo e vidi Harry guardarmi con in mano un drink, tornai con gli occhi a Joe che ora si era visibilmente avvicinato e, prima ancora che potessi dire qualcosa, le sua bocca era su di me.
Muoveva le labbra con urgenza e infilava la lingua anche fin troppo in fondo, mi stava facendo una laringoscopia lì su quel dannatissimo divanetto, una mano tentò di infilarsi sotto la maglietta mentre io cercavo di scansarlo, ma lui non demordeva e mi stava attaccato come una sanguisuga. Poi, improvvisamente, si staccò da me, o meglio, qualcuno l’aveva staccato da me: Harry.
«Ok, adesso basta» aveva la voce roca e gli occhi verdi rossi e lucidi, deglutii cercando di calmare i miei battiti accelerati a causa dell’agitazione.
«Senti, avrai il tuo turno quando avremo finito, amico» disse Joe alzandosi dal divanetto «Credimi, amico, è meglio se te ne vai» erano ad una distanza troppo ravvicinata e sapevo che se non avessi fatto qualcosa sarebbe successo il finimondo.
Mi alzai e mi misi in mezzo ai due «Ok, è stato un piacere conoscerti Joe. – Presi la mano di Harry – Andiamo fuori» dissi trascinandolo via.
Quando arrivammo all’esterno Harry prese a fare avanti e indietro sul marciapiede mentre io incrociai le braccia al petto per ripararmi dal freddo.
Dovevo avere la tipica espressione da cane bastonato, stavo per scoppiare a piangere e l’alcool che avevo ingerito di certo non aiutava.
«Sei fuori di testa?!» urlò all’improvviso facendomi sobbalzare «Scusa?» dissi un po’ confusa, un po’ arrabbiata. «Quello voleva solo portarti a letto. Sei venuta qui solo per farti vedere con un altro?» disse sempre più alterato, facendo alterare anche me «E anche se fosse? Mi sembra che a te non importi nulla, sei così bravo a rimorchiare tutte le ragazze che incontri. Perché io non posso fare lo stesso?».
Stette in silenzio per qualche secondo «Non puoi e basta» alzai lo sguardo al cielo esasperata «Perché Harry? Perché “ti stai innamorando di me”?» sottolineai le virgolette con le mani.
«Senti, lascia perdere, tanto non capiresti» disse voltandomi le spalle pronto a tornare dentro, lo bloccai da un braccio «No, Harry, aspetta. Senti mi dispiace ok? Sapevo che ti saresti arrabbiato, ma tu hai sempre una ragazza diversa nel tuo appartamento e io non ce la faccio più. È da un mese che siamo in questa situazione di stallo. Ho bisogno di sapere cosa provi per me, seriamente; non posso stare ogni sera a scrivere su quel dannato diario quanto mi piacerebbe poter stare tra le tue braccia e fare l’amore con te per ore e …»
«Frena un momento, tu hai un diario in cui scrivi queste cose?» sospirai imbarazzata «Si, e tu non avresti dovuto saperlo. Ascolta, lascia stare» feci per tornare dentro, ma questa volta fu il suo turno di bloccarmi «Voglio leggerlo, voglio leggere quello che hai scritto di me. Ascolta, Emma, mi dispiace per tutto quanto e capirò se ora mi manderai a quel paese, ma io non sono abituato a tutto questo; non sono abituato ad essere così affezionato a qualcuna e, soprattutto, non sono abituato ad avere qualcuna che stia con me perché ci tiene sul serio.
«La verità è che ogni volta che sono con un’altra ragazza, io penso a te. Beh, certe volte è anche imbarazzante dato che sai, in quei particolari momenti intimi, spesso mi viene da dire il tuo nome; ma non è questo il punto. Ti prego, fammi leggere quel diario, ho bisogno di sapere che effettivamente c’è qualcuno che tiene a me» rimasi spiazzata per qualche secondo. Quello era il mio diario, non potevo farlo leggere ad Harry «Harry, sei impazzito? Non posso» aggrottò le sopracciglia «Perché?» alzai le spalle «Perché sono cose personali, comunque, non sviare il discorso! Non puoi farmi scenate di gelosia quando sei il primo a comportarti da stronzo. Senti, torniamo dentro e facciamo finta di nulla»
«Oppure potremmo prendere la nostra roba e andarcene, andare a prendere un panino per smaltire la sbornia e stare in giro tutta la notte, insieme» ero stupita dalle parole di Harry, come faceva a proporre una cosa del genere?
«Harry, sei serio?» chiesi incredula «Non sono mai stato così serio, sono stufo di questa situazione; possiamo dimenticare tutto? È passato un mese, abbiamo fatto i nostri errori e ne abbiamo pagato le conseguenze, direi che è sufficiente no?» ci pensai su qualche secondo. Non ero abbastanza forte da rifiutare l’offerta di Harry, ancora pensavo a quante volte mi ero rintanata in camera ad ascoltare musica da depressa per colpa sua, ma come potevo dirgli di no?
«D’accordo, ma sia chiaro che il mio diario non lo leggerai mai» dissi, lui mi sorrise e mi prese una mano avvicinandomi a lui «Prima di andare, devo fare una cosa» detto ciò, posò le labbra sulle mie e subito qualcosa dentro di me andò a posto. Era giusto che fosse così, che Harry mi baciasse e mi tenesse stretta a lui, nonostante tutto il male che ci eravamo fatti e che, probabilmente, ci saremmo fatti in futuro.

 

 

Ecco, finalmente, il nuovo capitolo! Allora, non mi piace per nulla perché nella mia testa doveva uscire diversamente; non pensate che le cose tra Harry ed Emma vadano a posto così facilmente, sono due idioti troppo impulsivi per sperare che le cose continuino ad andare bene.
Emma è debole e non riesce a dire di no ad Harry, Harry è ferito e ha paura.
Non vi farò anticipazioni, ma non esultate troppo!
Spero che vi sia piaciuto e, come sempre, una recensione è ben accetta :D

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Un bacio e alla prossima
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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


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Emma


Mi giravo e rigiravo nel letto cercando di riaddormentarmi, ma non c’era verso, non avrei più preso sonno. Aprii gli occhi e per poco non mi venne un infarto, Mia era lì che mi guardava come un vecchio psicopatico «Oh Gesù, Mia! Sei fuori di testa?» mi sedetti sul letto passandomi una mano sul viso «Come è andata ieri sera?» mi chiese dopo aver preso un sorso di tè.
«È andata» cercai di liquidarla velocemente, ma sapevo che avrebbe insistito.
«Suvvia! Non farti tirare fuori le parole con le pinze, voglio sapere come è andata con Harry» sbuffai «D’accordo, beh abbiamo preso insieme il taxi, poi ammetto di avere leggermente esagerato con i drink, ma lui se ne stava lì con quelle … Sgualdrine che si strusciavano e di lui; Liam e Zayn non facevano altro che farmi la predica. Volevo divertirmi senza pensare ad Harry, così l’ho fatto e sono andata a ballare, ho trovato un ragazzo carino e ho fatto un po’ la scema.
«Harry ci guardava con quello sguardo da pazzo geloso omicida; poi questo ragazzo mi ha baciata ed Harry lo stava per pestare, così l’ho portato fuori. Abbiamo litigato e poi siamo andati a mangiare insieme un hot dog».
Mia mi aveva ascoltato attentamente e ora mi guardava confusa «Non hai mangiato il suo hot dog, vero?» mi chiese seria, la guardai male e mi alzai dal letto, la sentii ridacchiare mentre mi seguiva in bagno dove stavo andando a lavarmi la faccia.
«Scusa, ma non capisco. Ti fai un tizio, litighi con Harry e poi vai a farti un panino con lui? Non ha alcun senso, Emma»
«Lo so, ok? Ero brilla e, per una sera, volevamo dimenticarci di tutto» dissi esasperata, questa situazione cominciava a starmi davvero sui nervi  e mi stava sfuggendo di mano «Ed è successo qualcosa? Vi siete baciati?» mi chiese poi Mia seguendomi in cucina, era diventata la mia ombra?
Ponderai sulla domanda che mi aveva fatto, se le avessi detto che ci eravamo baciati mi avrebbe uccisa, lei era convinta che Harry fosse fondamentalmente un idiota e che non sarebbe mai cambiato, ma valeva la mena mentire?
«Ehm, no … Abbiamo solo parlato del più e del meno, del lavoro, della famiglia e di quanto siete diabetici tu e Niall».
Lei annuì poco convinta, speravo vivamente che se la fosse bevuta «Meglio così, non devi cedere! Ricordati che stasera c’è la festa in quell’albergo in centro, non mi mollare, è il mio primo articolo per il Times e trovati un accompagnatore» annuii liquidandola con un gesto della mano. Non avevo per niente voglia di andare e non sapevo nemmeno chi portare; Harry era proprio la mia ultima spiaggia. Avrei potuto chiedere a Liam, l’avrei pregato fino allo sfinimento, non avrebbe potuto dirmi di no. A proposito, in due ore sarebbe cominciato il mio turno, dovevo muovermi.
Mi feci velocemente una doccia e mi preparai ad uscire. Sentivo ancora la testa rimbombare leggermente a causa dell’alcool ingerito la sera prima; ripensai a tutto ciò che era successo. Forse avevo sbagliato a lasciarmi andare per una sera, ma ero stata talmente bene con Harry che ora non mi sentivo nemmeno in colpa per aver mentito a Mia; quando mi aveva baciata mi ero sentita così bene che non mi interessava di nient’altro al momento. Nonostante questo, la strada per riacquistare fiducia in Harry era ancora lunga, eravamo in una situazione in cui non eravamo né carne, né pesce; ma avevamo entrambi bisogno di tempo ancora.

«Buongiorno!» esclamai entrando nella caffetteria, Liam mi accolse con un’occhiataccia che non avrei potuto assolutamente ignorare nemmeno se fossi stata cieca.
«Hai qualcosa da dirmi, signorina?» alzai le spalle e scossi la testa mentre mi mettevo il grembiule.
Grugnì alzando gli occhi al cielo mentre io ridacchiavo «Beh, prima di tutto comincerei con delle scuse e, per seconda cosa, vorrei un resoconto dettagliato della tua serata, visto che poi tu ed Harry siete spariti insieme». Temporeggiai per qualche secondo guardando la sala piena di persone già alle 11 del mattino «Emma, rispondi» mi ammonì lui, lo guardai per qualche secondo «Non è successo niente, e comunque scusa per il mio comportamento, ora posso lavorare?» dissi avvicinandomi ad una ragazza che si era seduta al bancone, sapevo che Liam non avrebbe fatto cadere lì il discorso, ma non avevo voglia di parlarne; ero stufa di dover dare spiegazioni per quello che facevo con Harry.
Servii la cliente sotto lo sguardo di Liam «Allora, ora mi dirai la verità?» sbuffai ed iniziai a picchiettare il piede a terra «Sinceramente, Liam, non è successo nulla; ci siamo mangiati un hot dog e basta!» mi guardò per qualche secondo cercando di capire se gli stavo dicendo qualche frottola o se era la verità «Va beh, se non ne vuoi parlare va bene, ma sappi che non mi è piaciuto il tuo comportamento di ieri sera» disse mettendosi a pulire nervosamente il bancone anche se non ce n’era assolutamente bisogno «Senti, Liam, mi dispiace ma non potete trattarmi come una bambina; sono libera di fare quello che voglio. Perdonami per come ti ho trattato ieri sera» lui annuì prima di abbracciarmi forte.
Mi sentii sollevata, Liam era uno dei miei più cari amici ed era la prima persona che avevo conosciuto a New York, mi dispiaceva essere in attrito con lui per qualche stupido motivo.
«Liam, devo chiederti un favore» chiesi poi quando ci staccammo cercando di fare gli occhi più dolci possibili, mi guardò male e si mise le mani sui fianchi «Che diavolo vuoi?» cominciai a sbattere le palpebre sperando che funzionasse, ma sapevo che avrei dovuto utilizzare diversi metodi per convincerlo «Stasera c’è l’inaugurazione di quell’hotel e Mia deve fare l’articolo, ho bisogno di un accompagnatore» scosse la testa e mi fece di no con il dito «Te lo scordi, signorina, stasera sono con Sophia. E, comunque, non ci verrei con te» cominciai a piagnucolare come i bambini, di solito funzionava «E dai Liam, ti prego! Ti prometto che coprirò i tuoi turni il sabato e la domenica mattina, non ti tratterò mai più male e farò tutto quello che mi chiederai! Per favore, non lasciarmi. Non  posso andare senza un accompagnatore». Congiunsi le mani davanti al viso e feci un finto broncio, doveva convincersi, gli stavo praticamente offrendo la mia anima!
«Tesoro, per quanto questa tua proposta sia allettante, non verrò con te. Chiedi al tuo cavaliere» corrucciai le sopracciglia, non avrei chiesto ad Harry a meno che non fosse stato strettamente necessario «Harry è la mia ultima spiaggia, sei un pessimo amico».

Verso l’ora di pranzo la tavola calda si era vistosamente riempita, non avevamo un momento di pausa, il bancone era pieno e facevo avanti e indietro come una trottola.
Tutto questo lavoro, perlomeno, mi teneva Harry e i sensi di colpa per aver mentito a Mia fuori dal mio cervello.
Mi sentivo così stupida per aver mentito alla mia migliore amica, non sapevo nemmeno perché l’avessi fatto, avevo paura di sentirmi giudicata da lei e, per di più, si sarebbe arrabbiata se avesse saputo che c’eravamo baciati. Dovevo solo sperare che Harry non dicesse nulla a Niall e che Niall non dicesse nulla a Mia.
«Mi scusi, signorina?» mi girai verso quella voce familiare e vidi Zayn e Louis seduti al bancone, Zayn nemmeno mi guardava, mentre Louis sorrideva come al solito.
Mi avvicinai con una lentezza incredibile e tirai fuori il blocchetto delle ordinazioni «Cosa posso portarvi?» Zayn non mi rivolse nemmeno mezzo sguardo ed indicò una piadina sul menù «Lo stesso per me, grazie».
Portai le ordinazioni a Cesar e, mentre aspettavo che fossero pronte, andai da loro.
«Zayn, mi dispiace ok? Mi sono comportata male con te» non alzò il viso dal cellulare nemmeno per un secondo, come se non mi stesse ascoltando, sbuffai esasperata. Certe volte sembrava un bambino «Tranquilla, gli passerà» sussurrò Louis «Non mi passerà così facilmente» disse il moro con voce bassa, come se non appartenesse nemmeno a lui «Oh, allora il gatto non ti ha mangiato la lingua» dissi divertita incrociando le braccia al petto, sapevo che stava combattendo contro un sorriso, ma non voleva darmi alcuna soddisfazione «Vaffanculo, Emma» disse prima di cedere, gli lasciai un bacio sulla guancia felice di aver chiarito anche con lui.
Gli portai le piadine pronte e mi fermai a parlare con loro, dovevo convincere uno dei due a venire con me a quella stupida inaugurazione «Sentite, stasera siete liberi?» chiesi per tastare il terreno, Zayn scosse la testa, a quanto pare aveva una cena di famiglia mentre Louis era libero.
«Oh Louis, sei la mia salvezza, verresti con me all’inaugurazione? Ho bisogno di un accompagnatore» chiesi speranzosa, non poteva dirmi di no, avrebbe bevuto e mangiato gratis. Il castano scosse la testa facendomi cadere di nuovo nel baratro «Te lo scordi, se venissi come tuo accompagnatore Harry non mi parlerebbe più. Chiedilo a lui» alzai gli occhi al cielo «Lascia perdere, grazie».

Tornai a casa stremata, erano le 7.00 di pomeriggio, alle 9.00 sarei dovuta andare a quella inaugurazione e ancora non avevo trovato un accompagnatore, avrei dovuto per forza chiedere ad Harry.
«Hey» dissi entrando in casa, Mia si stava preparando un po’ di tè, non mi salutò. Pensai subito che fosse in ansia per la serata, era il suo primo articolo per il Times, anche io sarei stata in ansia «Hai bisogno di aiuto per il trucco?» di solito mi chiedeva sempre di aiutarla per una serata importante «No» rispose semplicemente sedendosi al bancone della cucina per bere la sua bevanda calda.
Mi preoccupai, poteva essere preoccupata, ma perché era così fredda con me? Tentai di scioglierla un po’ continuando a parlare «Non ho ancora trovato un accompagnatore, mi sa che mi toccherà chiedere ad Harry sperando che accetti, altrimenti non potrò esserci» mi spostai una ciocca di capelli dietro l’orecchio e la osservai.
Non mi guardava negli occhi e la cosa era frustrante, cosa diamine le era successo? Che avesse scoperto della mia bugia?
«Scommetto che sarà un enorme sacrificio chiedere ad Harry di accompagnarti, a proposito, è passato qui prima, ha detto che ieri sera si era dimenticato una cosa nella tua borsa ed è andato a prenderla» guardai Mia confusa, che io ricordassi non aveva messo nulla nella mia borsa, ma ero abbastanza brilla la sera prima, era comprensibile che non mi ricordassi cose così.
«Va beh, vado a chiedergli se mi accompagna» dissi alzandomi, tanto non avrei mai scoperto cosa aveva Mia.
Uscii di casa e scesi le scale, presi un respiro profondo e suonai il campanello. Non lo vedevo e non lo sentivo da quando mi aveva mollata davanti a casa mia lasciandomi uno di quei baci mozzafiato che mi facevano sentire le ginocchia di gelatina.
«Emma!» esclamò aprendo la porta, presi un altro respiro profondo perché vederlo davanti a me mi faceva sempre un grande effetto «Ciao Harry, ascolta, volevo chiederti se stasera puoi essere il mio accompagnatore per la festa in quell’albergo. Per Mia è importante che ci sia, ma se non ho un accompagnatore non posso andare» dissi tutto quasi d’un fiato, lui mi guardò divertito, anche se nei suoi occhi c’era qualcosa che non riuscivo a leggere, forse un po’ di tensione «Certo che verrò con te, vengo da te alle 8.30, va bene?» annuii prima di salutarlo e scappare di nuovo al piano di sopra.
Corsi a prepararmi, altrimenti non sarei mai stata pronta in tempo, Mia si era chiusa in camera e non volevo sinceramente indagare sul suo comportamento. Prima di prepararmi, però, avevo bisogno di scrivere alcune cose sul mio diario, non avevo avuto tempo di lasciarci giù i miei pensieri sulla sera prima e ne sentivo il bisogno.
Andai per prenderlo dalla mia libreria, ma non c’era più. Andai nel panico, ero sicura che fosse lì; quella era l’unica cosa che mettevo sempre al suo posto.
Cercai di fare mente locale, ma non potevo averlo messo da nessun’altra parte. Poi unii tutti i puntini: Harry la sera prima voleva leggere il mio diario e Mia mi aveva detto che Harry era venuto a prendere una cosa che si era dimenticato, una cosa che io non ricordavo che mi avesse dato.
Se aveva preso il mio diario mi sarei davvero arrabbiata. Uscii dalla mia stanza a grandi falcate ed entrai in quella di Mia «Harry ha preso il mio diario?» mi guardò per qualche secondo prima di rigirarsi verso l’armadio «Non so cosa ha preso, ma credo di si, non ho visto bene ma sembrava avesse un libretto in mano» ero incredula, l’aveva lasciato andare via con il mio diario?
«E tu non l’hai fermato?» possibile che non potessi fidarmi di nessuno? Mia si girò di nuovo verso di me, era furiosa «Ma che ne so io che lo devo fermare? Se tu invece di dirmi bugie mi dicessi la verità, magari saprei come comportarmi!» e così aveva saputo che io ed Harry ci eravamo baciati.
«Senti Mia, non te l’ho detto perché sapevo che ti saresti arrabbiata, tu odi Harry e sei convinta che non possa amarmi; ma lasciarlo andare via con il mio diario è imperdonabile» alzai la voce, ero furiosa.
«Emma, se me l’avessi detto tu di certo non sarei stata così arrabbiata, me l’ha detto Niall e ci ho fatto la figura della cretina! E vuoi sapere una cosa? Sei un’idiota perché Harry non ti amerà mai come credi, sei solo un contenitore per svuotare le sue voglie e se non lo capisci allora sei veramente ottusa!» mi sentii colpire in pieno petto dalle parole della mia migliore amica, come poteva dirmi queste cose?
«Non sei nessuno per giudicarmi, sei andata a letto con Josè e dopo poco più di un mese ti eri già messa con Niall. Vado a prepararmi perché, nonostante tutto, io sono una vera amica e verrò stasera perché so quanto sia importante per te»
«No, tu vieni stasera perché speri di farti una sveltina con Harry» gridò prima che mi sbattessi la porta alle spalle.

Quando Mia uscii di casa non mi salutò nemmeno, ero furiosa. Ero furiosa con lei e con Harry, non potevo credere a quello che era successo.
Alle 8.30 sentii bussare alla porta, andai ad aprire. La mia faccia non doveva essere delle migliori dato che Harry mi guardò confuso «Cosa succede?» mi chiese mentre chiudevo la porta e mi avviavo velocemente verso le scale, aveva anche il coraggio di chiedermelo?
«Ti stai divertendo a leggere il mio diario?» chiesi retorica mentre aprivo il portone del palazzo.
Gli avevo espressamente detto che era una cosa personale e che non avrebbe dovuto leggerlo.
«Emma, mi dispiace, ero curioso e avevo bisogno di leggerlo»
«Se avessi voluto fartelo leggere, te l’avrei dato io, Harry! Ora andiamo».
Il viaggio era silenzioso, ogni tanto mi tirava delle occhiate prima di tornare a guardare la strada mentre io stavo in fissa sulla strada davanti a me, senza dargli nessuna spiegazione.
Se voleva che riacquistassi fiducia in lui, questo non era certamente il modo giusto per farlo.
Quando arrivammo alla festa, già la sala era piena zeppa di persone. Harry aveva raggiunto subito Niall e Mia e io l’avevo seguito, anche se non avevo affatto voglia di parlare con loro.
Io e Mia non ci scambiammo nemmeno mezzo sguardo, Niall mi guardava male mentre Harry cercava di capire cosa stesse succedendo.
«Beh, io vado a prendere da bere» dissi poi stufa di stare lì in mezzo; Mia mi guardò e alzò un sopracciglio ghignando «Occhio a non esagerare, prima di finire in bagno con uno sconosciuto o, peggio, con Harry. Lo disprezzi tanto e poi non fai altro che ricadere fra le sue braccia» la guardai incredula «Guardate che io sono qui» tentò di dire Harry, ma io lo interruppi «Smettila, Mia! Sono stufa di sentire le tue accuse, sei così brava a parlare ma sei caduta tra le braccia di Niall non appena ti ha sussurrato qualche parolina dolce! Io, almeno, ho fatto errori solo con Harry e non sto a piangermi addosso come fai tu.
«Ho chiesto ad Harry di accompagnarmi solo perché avevo bisogno di un accompagnatore ed era l’unico rimasto libero, visto che gli altri mi avevano detto di no. Sono venuta qui solo per te. Vaffanculo, Mia e sai cosa ti dico? Non ci voglio più stare in quella casa con te. Sei arrabbiata perché ti ho mentito? Prova a chiederti perché l’ho fatto e, ti ricordo, anche tu mi avevi mentito riguardo a Josè, ma io non ne ho fatto un affare di stato perché sapevo che non stavi bene e non te l’avrei mai rinfacciato».
Il mio petto si alzava e abbassava velocemente, la metà delle cose che avevo detto manco le pensavo, ma ormai era tardi per rimangiarmele. Mia mi guardava con gli occhi sgranati, le avevo appena detto che non volevo più vivere con lei, con la mia migliore amica di sempre, e perché poi? Solo perché ero frustrata ed arrabbiata «Non preoccuparti, Emma. Me ne andrò il prima possibile» disse prima di allontanarsi.
Niall mi guardava basito mentre Mia si allontanava «Come hai potuto, Emma?» mi chiese mentre il suo sguardo seguiva la mia amica che si era confusa in mezzo alla folla «Niall, non immischiarti in faccende che non ti riguardano».
Mi allontanai anche io cercando di trattenere le lacrime. Cosa era appena successo? Corsi verso l’ascensore pronta per andare a casa, ma mentre le porte si stavano per chiudere Harry si infilò con me.
Appena l’ascensore partì, Harry velocemente schiaccio il tasto per bloccarlo «Che stai facendo?» chiesi cercando di sbloccare l’ascensore, ma lui si mise davanti ai pulsanti.
«Cos’è successo là dentro?» mi chiese con espressione severa «Lasciami stare, sono già abbastanza alterata e tu sei una delle ragioni» fece un piccolo sbuffo e scosse la testa «Io? Io che sono l’ultima ruota del carro di Emma Austin? Mi hai chiesto di venire qui solo perché eri da sola» mi accusò puntandomi addosso l’indice, come se avessi commesso chi sa quale reato «Harry, hai letto il mio diario! E poi non volevo venire con te perché sono ancora confusa» urlai, cominciava a mancarmi l’aria lì dentro.
«Avevo bisogno di sapere come ti sentivi nei miei confronti e, sai una cosa? Credo che tu abbia mentito a te stessa, non penso proprio che tu sia innamorata di me» disse facendo ripartire l’ascensore.
Questa volta fu il mio turno di bloccarlo «Smettila, Harry. Hai violato la mia privacy, ti sei passato mezza Brooklyn e mi hai trattata come se fossi la tua bambola gonfiabile; forse sei tu che non provi niente per me» volevo scoppiare a piangere e gridare, ma dovevo cercare di mantenere la calma «Io ti amo, Emma. Mi sembra che sia ovvio ormai o non ci starei ancora dietro, ma sembra che tu stia facendo di tutto per ferirmi» non riuscii più a trattenere le lacrime, mi sentivo un’imbecille. Stavo ferendo tutte le persone a cui tenevo di più.
Sentii le braccia di Harry stringermi forte mentre mi accarezzava i capelli «Portami a casa, per favore» gli chiesi singhiozzando, lui annuì e, improvvisamente, l’ascensore riprese ad andare.

 

Mia


Fortunatamente Niall mi aveva permesso di andare a dormire a casa sua. Non potevo credere a tutto quello che era successo quella sera, mi sentivo come svuotata.
Non mi era mai capitato di litigare così con Emma, quando eravamo andate  a Denville sapevo che prima o poi le cose si sarebbero aggiustate, ma ora una riappacificazione mi sembrava veramente lontanissima.
Probabilmente non pensava la metà delle cose che aveva detto, ma faceva male comunque e, il fatto che molte di quelle cose fossero vere, faceva ancora più male.
Anche io le avevo mentito, in più avevo permesso ad Harry di prendere il suo diario nonostante fossi ben consapevole che lei non gliel’avrebbe mai dato e, tutto questo, solo perché era stato Niall a dirmi che si erano baciati.
«Hey, stai bene?» mi chiese Niall entrando in camera sua, annuii distrattamente, nonostante non stessi affatto bene.
Mi alzai dal letto per svestirmi e andare a dormire, quella giornata mi aveva tolto qualsiasi forma di energia.
«Mia, lo sai che domani dovrai tornare a casa e chiarire le cose con lei, vero?» mi disse Niall mentre io cercavo di slacciarmi il vestito «Io non torno da nessuna parte, lei non mi vuole e io non voglio stare con lei, fine della storia». Lo sentii sospirare, poi le sue mani si posarono delicate sulla mia schiena e slacciarono la zip «Avete sbagliato entrambe, lo sai che comunque non lo pensava sul serio» mi girai verso di lui mentre con la mano tenevo il vestito per evitare che cadesse al suolo e mi lasciasse completamente scoperta «Adesso la difendi? Pensavo stessi con me» dissi alterata.
Mi avviai verso un cassetto e lo aprii, sapevo che lì avrei trovato una maglietta da usare per la notte «Non sto difendendo nessuno, dico solo che il comportamento di entrambe è esagerato» mi infilai la maglietta bianca di Niall che aveva impresso il suo profumo e feci cadere il vestito; il tono calmo che usava mi faceva imbestialire ancora di più «Io lo faccio per lei, Harry la ferirà di nuovo! Come può perdonarlo dopo tutto quello che le ha fatto passare?».
Lui si avvicinò a me e mi prese il viso tra le mani cominciando ad accarezzarmi con i pollici «Ma non capisci? Lei è innamorata e lui anche, perdonarsi è l’unico modo che hanno per essere felici. Anche io ti perdonerei tutto, Mia. Stare lontano da te farebbe molto più male che pensare al passato» rimasi per un attimo attonita.
Cosa mi stava dicendo? Ok, forse Emma ed Harry erano davvero innamorati ed io ero così stupida da non accorgermene, ma quel riferimento a noi due?
Che Niall stesse cercando di dirmi che era innamorato di me? Avevo gli occhi persi nei suoi e la mia mente era annebbiata, mi sentivo come ubriaca nonostante avessi bevuto solo mezzo bicchiere di spumante «Niall, ma …» le sue labbra si posarono sulle mie stoppando la mia frase, era un bacio così dolce che mi sentivo volare sopra le nuvole. Le mie mani si spostarono sui suoi fianchi stringendo la camicia azzurra che aveva indossato per quella sera.
«Ti amo, Mia» disse poi poggiando la fronte sulla mia, assaporai le parole sussurrate di Niall. Sentii il cuore cominciare a battere più forte mentre le sue parole mi arrivavano dritte al cervello. In quel momento capii che non volevo più aspettare, non avevo più nulla da aspettare perché anche io lo amavo e forse era da egoisti pensare solo a me e a Niall in quel momento, quando avevo litigato con la mia migliore amica, ma non volevo più aspettare.
Baciai di nuovo Niall con quanta passione avevo in corpo e presi a slacciargli la camicia. Le mie mani fredde si posarono subito sul suo petto sentendo il cuore battere accelerato.
«Mia, che stai facendo?» mi chiese prendendomi le mani e guardandomi negli occhi «Ti amo anche io, Niall, e voglio fare l’amore con te».
Non se lo fece ripetere una seconda volta e subito le sue mani si insinuarono sotto la maglietta bianca che avevo appena indossato. Le sue mani, a differenza delle mie, erano calde e mi fecero rabbrividire.
Si chiusero sul mio seno prima di andare dietro la schiena e avvicinarmi al corpo di Niall.
Sentivo la sua eccitazione contro la mia coscia facendo crescere anche la mia; all’improvviso la sua camicia finì sul pavimento e presi d’assalto il suo collo baciandolo e mordicchiandolo, le mie mani si spostarono verso il bottone dei pantaloni slacciandoli e abbassandoli.
La mia maglietta finì presto a terra insieme ai vestiti di Niall, ora eravamo entrambi coperti solo dalle nostre mutande.
Ci contemplammo per qualche secondo, se con Josè mi ero sentita molto più a disagio, con Niall mi sentivo davvero bene, i suoi occhi azzurri mi guardavano come se davanti avesse una bellezza inestimabile.
Mi prese la mano e mi avvicinò al letto dove mi fece sdraiare. Cominciò a darmi leggeri baci sulla pelle liscia dello stomaco facendo su e giù dall’ombelico al collo.
Sentivo i brividi crescere lungo la spina dorsale mentre il calore nel bassoventre si faceva sempre più forte.
Volevo sentirlo, volevo stare con lui nella maniera più intima possibile perché solo in quel modo mi sarei sentita veramente completa.
Quando finalmente si decise a spogliare entrambi degli ultimi indumenti rimasti e si sistemò in mezzo alle mie gambe, mi sentii improvvisamente bene, come se non esistesse altro al mondo.
Entro dentro di me con una lentezza e dolcezza disarmante fermandosi per qualche secondo per farmi adattare.
Poi, all’improvviso, i nostri sospiri e i nostri gemiti riempirono la stanza e tutto sembrava essere al proprio posto; ogni pezzo del mio cuore ferito era tornato al suo posto e aveva ricominciato a funzionare.

«Ti senti bene?» mi chiese accarezzandomi i capelli. Mi sentivo così appagata che avevo dimenticato tutto, anche quel terribile litigio con Emma «Non mi sono mai sentita meglio» risposi baciandogli il petto.
Lui annuì mentre le sue dita continuavano il loro lento massaggio sulla mia cute «Se … Se vuoi rimanere qui per un po’, prima di sistemare definitivamente le cose con Emma, sei la benvenuta». Ringraziai mentalmente il signore che mi aveva regalato un angelo come Niall «Grazie, Niall».

Quando mi svegliai la mattina successiva, Niall era già in cucina a preparare la colazione. Improvvisamente tutto quello che era successo la sera prima mi colpì come una folata di vento.
Avevo passato una notte bellissima con un ragazzo bellissimo, ma, qualche ora prima, avevo litigato con la mia migliore amica.
Presi il cellulare sperando di trovare qualche suo messaggio, ma non avevo alcuna notifica, forse Niall aveva sentito Harry.
Andai in cucina «Buongiorno, principessa» mi salutò Niall con un bacio sulla fronte «Buongiorno anche a te. Per caso hai sentito Harry?» chiesi prendendo un biscotto.
Il biondo sospirò «Non ha chiuso occhio tutta la notte, Emma ha pianto fino alle 3 di stamattina e lui è rimasto con lei. Spera che tu torni a casa presto» arricciai il naso, non avevo intenzione di tornare a casa per un po’.
Prima di tutto mi doveva delle scuse, in secondo luogo ero troppo testarda per ammettere che anche io gliene dovevo «Per un po’ starò qui, hai detto che non è un problema, no?» lui alzò un sopracciglio  «Non è un problema, ma devi promettermi che presto parlerai con lei» annuii.
Saremmo riuscite a fare pace? Sarei riuscita a perdonare tutte le sue parole e lei sarebbe riuscita a perdonare le mie?
Forse l’unica cosa di cui avevamo bisogno adesso era un po’ di tempo separate, forse avevamo bisogno di riscoprire cosa ci teneva legate così tanto l’una all’altra e cosa ci stava impedendo di andare d’accordo.

Questo capitolo è chilometrico! Non avrebbe dovuto essere così lungo, ma spero che non vi abbia annoiato. Avevo pensato di dividerlo in due capitoli, ma volevo che si vedesse il punto di vista di entrambe, nonostante quello di Emma sia visibilmente più lungo!
Allora, Emma e Mia litigano di nuovo, questa volta però sembra più pesante come litigio. Secondo voi chi ha ragione e chi torto?
Harry prende il diario di Emma, nonostante lei gli avesse espressamente detto di non leggerlo e lei, comunque, alla fine finisce tra le sue braccia.
Niall confessa il suo amore a Mia e lei cede perché capisce di essere innamorata anche lei e ci finisce a letto.
Cosa ne pensate? Ovviamente una recensione è sempre ben accetta. Cercherò di non far passare troppo tempo per il prossimo capitolo, promesso.

Intanto vi lascio i miei contatti:
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Un bacio
Sil.


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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


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Mia


Una settimana e ancora io ed Emma non ci parlavamo. Non era mai passato così tanto tempo, non mi ero mai sentita così vuota, nemmeno quando Josè mi aveva lasciata.
Perdere la mia migliore amica era l’incubo più ricorrente della mia infanzia, incubo che è andato avanti fino a quando non è diventato realtà; ti accorgi di tenere ad una persona solo quando ce l’hai lontana, quanto è vera questa frase?
La mia vita aveva sempre girato intorno a lei, intorno al fatto che la sera sarei tornata a casa e lei mi avrebbe fatto ridere con qualche sua battuta stupida e  mi avrebbe fatto dimenticare della giornata pesante che avevo passato, avevo sempre contato sul fatto che lei ci sarebbe stata sempre a prescindere da tutto e da tutti.
Non avevo mai messo in conto che avremmo litigato e, per di più, per colpa di qualche ragazzo. Da quando eravamo diventate così deboli? Quando avevamo smesso di pensare a noi e avevamo cominciato a far girare il nostro mondo intorno all’amore?
Ricordai quando, a 13 anni, Emma fu lasciata dal suo primo fidanzato e corse da me in lacrime, come se fosse appena stata lasciata dal suo grande amore. Ci eravamo dette che nessun ragazzo valeva così tanto da farci versare le nostre lacrime per lui, che ci saremmo sempre state l’una per l’altra e che ci sarebbe bastato quello.
Ora, con la consapevolezza e la maturità dei nostri 21 anni, potevamo affermare che non ci saremmo mai bastate e questo litigio ne era la prova.
Eravamo così impegnate a lasciare tutto al di fuori di noi, a proteggerci, che non ci siamo accorte che qualcosa si stava spezzando e che tutto quello che ci eravamo tenute dentro prima o poi sarebbe uscito.
Mi chiesi cosa stesse facendo in quel momento, cosa stesse pensando.
Anche lei ci stava male come me? Anche lei era troppo orgogliosa per chiedermi scusa o semplicemente era convinta di essere dalla parte della ragione?
Emma era più forte di me, lei non si lasciava intimorire così dai sentimenti, era una persona arrabbiata e probabilmente quella a soffrire di più in tutta questa storia ero io.
Perché non potevo essere forte come lei?
Sobbalzai quando sentii la porta della stanza aprirsi «Hey, non sei in ritardo?» mi chiese Niall appoggiandosi allo stipite guardai l’orologio, effettivamente era tardi e se non mi fossi mossa un bel ritardo non me l’avrebbe levato nessuno «Sì, mi ero persa nei miei pensieri» mi alzai dal letto e lisciai la maglietta che avevo appena indossato.
L’aria primaverile cominciava a farsi sentire, avevo mandato Niall a prendere qualche vestito più leggero a casa, dato che i primi due giorni ero andata avanti indossando gli stessi jeans e le sue camicie.
«Dovresti passare da casa, parlare con lei. Harry mi ha detto che è distrutta» tentò di dire lui. Per tutta la settimana era stato in silenzio, ma ora aveva trovato il coraggio di affrontarmi.
Davvero era distrutta?
«Non me la sento di andare a casa e tanto Harry è con lei» lui scosse la testa e si avvicinò, mi mise le mani sulle spalle e per qualche secondo mi parve di annegare nei suoi occhi azzurri come l’Oceano Pacifico «Harry ed Emma non stanno insieme, lei non ha nessuno che dorma con lei la notte. Harry mi ha detto che ogni tanto è andato a controllare che stesse bene, ma nulla più di questo. Sei convinta che lei stia meglio di te, ma non è così» scostai bruscamente le sue mani dalle mie spalle e mi allontanai per prendere la borsa.
Ero innervosita dal fatto che lui non facesse altro che difenderla, ero io la sua ragazza. Se ad Emma fosse importato qualcosa avrebbe potuto anche fare lei qualcosa «Mia, non fare così» mi ammonì il biondo avvicinandosi di nuovo a me «Sembra che tu stia perennemente dalla sua parte, forse dovresti metterti con lei».
Sospirò afflitto «Mia, per la miseria, non sto dalla parte di nessuno! Ma prova a metterti nei suoi panni: da un lato ci sei tu, la sua migliore amica con cui ha litigato e non parla da una settimana; dall’altro c’è Harry, il ragazzo di cui è innamorata e con cui è in una situazione che non riesce a comprendere nemmeno lei.
«Tu hai me, io sono qui ad abbracciarti tutte le notti e a fare l’amore con te; pensaci».
Niall aveva ragione, come al solito, ma non gli avrei dato la soddisfazione di dirglielo.
«Devo andare» dissi superandolo per uscire dall’appartamento.

Non avevo mai pensato al fatto che Emma fosse effettivamente sola. Sicuramente Liam a lavoro avrebbe provato a tirarla su di morale, ma al di là di quello?
Avevo dato per scontato che Harry sarebbe rimasto al suo fianco senza pensare che anche lui l’aveva ferita, così come l’avevo ferita io.
Pensai di chiamare la redazione e di darmi malata, sarei potuta passare dalla caffetteria e sperare che lei fosse di turno. Ma poi mi dissi che non avevo il coraggio di affrontarla, di chiederle scusa, di accettare che non era solo lei ad avere torto.
Senza nemmeno farci caso mi trovai davanti alla sede del Times, ero così persa tra i miei pensieri che non mi ero nemmeno accorta di essere arrivata.
Mi sedetti alla mia scrivania proprio allo scoccare delle 9.00, ora in cui iniziavo a lavorare, mentre Zayn mi guardava di sottecchi.
«Cosa c’è?» chiesi dopo dieci minuti alzando gli occhi dal mio computer, odiavo sentirmi osservata «Perrie ha organizzato una festa a casa sua domani sera, volevo invitarti; ma visto come è finita la serata dello scorso sabato, non sapevo se avevi voglia di venire» sospirai e mi appoggiai allo schienale della sedia.
Dopo qualche minuto di silenzio ripresi il discorso «Emma sarà lì?» lui mi guardò qualche secondo prima di rispondere «Ho detto a Harry di avvisarla, non mi ha ancora dato una risposta; posso dirti che lui ci sarà e che Niall aspettava di avere una conferma da parte tua» annuii «Ti farò sapere».

Lavorai ininterrottamente fino alla pausa pranzo, lavorare mi teneva la testa occupata e mi aiutava a non pensare troppo.
Stavo giusto finendo di correggere una bozza prima di recarmi alla sala da pranzo quando un’ombra comparve davanti a me.
Alzai lo sguardo e mi trovai Harry con le mani appoggiate sulla scrivania che mi fissava.
«Che vuoi?» chiesi tornando a guardare il computer. Non avevo voglia di vedere Emma, figuriamoci se avevo voglia di vedere lui che era la causa di tutto questo casino «Mi stupisco di te, Mia. Domani sera è  una settimana esatta che non parli con Emma, pensavo che avresti ceduto prima» disse con uno dei suoi sorrisi strafottenti.
Come faceva Emma a sopportarlo era un mistero.
«E con questo? Non sono affari tuoi Harry, stanne fuori» Zayn ci osservava in silenzio, pronto ad intervenire se ce ne fosse stato bisogno «Tu non l’hai vista. Credi di essere quella fragile ed indifesa, invece te ne stai a casa di Niall a spassartela mentre lei è da una settimana che non esce di casa!» alzò la voce, così tanto che gli altri colleghi si girarono a guardarci.
Lo guardai incredula «Come sarebbe a dire? Non sta andando a lavoro?» chiesi preoccupata «No, si è messa in malattia. Senti, so di essere la causa principale di tutto questo, ma io ci sto provando! Tu invece continui a pensare di essere dalla parte del giusto, lei non ti ha fatto nulla, ti ha detto una bugia, e allora? Tu mi hai permesso di prendere il suo diario»
«Hai detto bene, Harry, tu sei la causa principale e se non ci fossi stato tu probabilmente non saremmo in questa situazione» non riuscii a distinguere il sentimento negli occhi di Harry; forse era tristezza, o rabbia, o forse semplicemente era stanco di tutto questo.
«Torna a casa e fatela finita» mi disse poi allontanandosi dalla mia scrivania, salutò Zayn con un gesto della mano e se ne andò.

Quando tornai a casa, Niall si era addormentato sul divano con la tv accesa. La spensi e mi sdraiai di fianco a lui; subito le sue braccia si strinsero intorno a me in una morsa forte e accogliente «Mi sei mancata» mi sussurrò lasciandomi un bacio appena sotto l’orecchio «Anche tu, queste giornate sono particolarmente pesanti». Mi strinse più forte, mentre la mia schiena ormai era diventata un tutt’uno con il suo petto «Come farò quando tornerai a casa?» sospirai, tentai di allontanarmi ma le sue braccia non me lo permettevano «Non ho intenzione di tornare a casa, per ora» risposi un po’ indispettita, erano solo affari miei.
«Tesoro, dovrete fare pace prima o poi» mi girai per guardarlo in viso, un’impresa quasi impossibile su quel divano stretto, la sua pelle candida risaltava sotto la luce chiara del lampadario e gli occhi sembravano leggermente stanchi «Quando sarò pronta la affronterò, ora gradirei che la smetteste di dirmi cosa fare. Harry si è presentato alla redazione e per poco non gli tiravo in testa il computer.
«Lo so che voi volete solo il nostro bene, ma sono cose mie e di Emma, lasciateci in pace» mi sorrise e mi lasciò un bacio sul naso «D’accordo, adesso vieni qui» mi prese dolcemente il viso tra le mani per poi poggiare le labbra sulle mie.
In un lampo tutto andò a posto, le sue labbra erano sulle mie e le mie paranoie e preoccupazioni erano finite in un angolo remoto del mio cervello. Mi persi nel suo tocco delicato e rabbrividii quando le sue dita fredde mi accarezzarono i fianchi.
Sentivo il cuore pieno di amore, amore per quel ragazzo biondo che mi aveva scombussolato la vita e mi aveva fatto credere in me stessa; i sensi di colpa per Emma erano scomparsi e ora mi perdevo nei baci lenti che Niall mi lasciava lungo il collo.
Come avevo fatto ad innamorarmi di Niall così velocemente? Come aveva fatto a farsi apprezzare da me in così poco tempo?
Ora, mentre mi toglieva la maglietta e mi osservava sdraiata sotto di lui, queste domande mi sembravano superflue; perché lui era lì, pronto a fare l’amore con me ancora una volta, pronto a svuotarmi la mente dai problemi e a riempirla con le sue parole dolci. Avrei fatto l’amore con lui per sempre, avrei potuto vivere e nutrirmi solo di Niall.

 

Emma


Dopo quasi una settimana che me ne stavo chiusa in casa, ero pronta ad uscire. Mark mi aveva permesso di stare ancora un giorno in malattia, ma io non avevo proprio voglia di stare ancora lì, tra quelle quattro mura, dove la metà delle cose apparteneva a Mia.
Decisi di andare a fare un po’ di jogging, dato che era da tanto che non correvo, il tempo era bello e non faceva freddo; correre mi avrebbe distratta.
Dal mio stato d’animo, sembrava che mi fossi appena mollata con il mio ragazzo, in realtà avevo solo mandato a prostitute la mia migliore amica. Mi sentivo in colpa per quello che le avevo detto, per averle mentito; ma allo stesso tempo ero così ferita da lei e dal suo comportamento che non ce la facevo ad alzare la cornetta e chiederle scusa.
Non ho mai avuto segreti con lei, o almeno ci ho provato, avevo solo un luogo in cui potevo rifugiarmi completamente in me stessa, solo un posto in cui potevo scrivere tutto quello che mi passava per la testa e lei l’aveva violato, o meglio, aveva fatto in modo che qualcun altro lo violasse.
Ero talmente delusa da Mia che in certi momenti mi chiedevo se fosse davvero stata lei a permettere ad Harry di prendere il mio diario o se in quel momento era stata posseduta da una strana entità maligna.
Più volte mi ero chiesta cosa stesse facendo, se stesse male come me; mi rispondevo che sicuramente stava soffrendo, ma che lei aveva Niall accanto e io invece continuavo a respingere Harry nonostante lui stesse solo cercando di aiutarmi.
Forse stare lontana da Mia mi avrebbe fatto bene, per un po’, avevamo sviluppato un rapporto quasi morboso, un rapporto in cui sapevamo che ci saremmo sempre state l’una per l’altra dando per scontato che sicuramente saremmo rimaste amiche per sempre; ma non avevamo messo in conto che effettivamente siamo due persone completamente diverse; due persone che in comune avevano davvero poco.
Forse era giusto in questo momento che ci prendessimo una pausa, e allora perché mi sentivo come se mi avessero strappato il cuore dal petto? Mi sentivo come se una parte di me se ne fosse andata e mi sentivo sola, sola come non lo ero mai stata.
Forse avevo bisogno di lasciarmi andare e di amare Harry come volevo, forse avevo bisogno di stare meno sola e di avere quell’affetto che Mia non poteva darmi.

Tornai a casa più stanca e confusa di prima, tutta questa situazione mi faceva girare la testa e mi faceva sentire stupida.
Mi fiondai in doccia e ne uscii quasi un’ora dopo, dopo aver consumato tutte le lacrime che avevo in corpo.
Mi sedetti sul divano a fare zapping in tv, ma come al solito non c’era nulla.
Mi alzai e cominciai a vagare per casa alla ricerca di qualcosa da fare, era come se tutta la mia essenza fosse stata risucchiata all’improvviso.
Sentii bussare alla porta, una parte di me sperava che fosse Mia e che fosse pronta a tornare a casa, l’altra parte di me mi diceva che lei non avrebbe bussato, questa era anche casa sua.
Con fare quasi meccanico mi avvicinai alla porta e aprii trovandomi davanti Harry in tutto il suo splendore.
Come la prima volta che aveva bussato alla mia porta, io avevo i capelli bagnati e il maglione di mio fratello che copriva ben poco del mio corpo.
«Il lupo perde il pelo ma non il vizio» un piccolo sorriso, troppo flebile per far sì che le fossette si scavassero sulle sue guance, fece capolino sul suo volto. Sorrisi di rimando, anche il mio un sorriso spento «Hai bisogno di qualcosa?» chiesi facendomi da parte per farlo entrare.
Lui scosse la testa «No, volevo solo sapere se stavi bene e avvisarti che domani sera Perrie farà una festa a casa sua e ha invitato anche te» mi appoggiai al muro dietro di me e incrociai le braccia al petto «Ci sarà Mia?» chiesi subito, se ci sarebbe stata lei non ci sarei andata, lui alzò gli occhi al cielo «Non lo so, Emma. Ma devi uscire da casa e lasciarla perdere, per una sera. Sono andato da lei, oggi» lo guardai incredula, lui era andato da Mia? «Perché? Cosa le hai detto?» chiesi preoccupata, ci mancava solo che peggiorasse la situazione «Le ho detto la verità e, francamente, vorrei dirla anche a te: lei sarà anche ferita da questa situazione, ma la sera se ne torna da Niall che la aspetta a braccia aperte e fidati che lei gli apre qualcos’altro e ne sono sicuro perché Niall mi racconta tutto! Tu sei da sola, Emma, e lei non lo è; esci di casa e divertiti senza pensare a lei; fai quello che ti va di fare!» era vero quello che stava dicendo? Che io fossi sola, non c’era alcun dubbio su questo, ma che lei se la spassasse con Niall … Non potevo crederci.
Ci fu qualche minuto di silenzio, lui mi osservava mentre io cogitavo su quello che mi era appena stato detto.
«Va beh, fai come ti pare» disse pronto ad uscire da casa.
«Non andartene» le parole uscirono dalla mia bocca senza il mio consenso, lo sentii sospirare, la sua mano scivolò dalla maniglia «Dammi un motivo per non farlo» mi penetrò con lo sguardo, facendomi sentire improvvisamente piccola ed indifesa «Ho bisogno di te» sperai che quelle poche parole fossero sufficienti per farlo tornare indietro sui suoi passi «Anche io avevo bisogno di te, ma tu non ci sei stata».
Le sue parole erano affilate come coltelli che colpirono e il mio petto e il mio stomaco impedendomi di respirare per qualche secondo «Ero confusa, Harry» la mia voce era stranamente controllata. Lo osservai avvicinarsi, aveva la rabbia negli occhi, scagliò un pugno contro la parete dietro di me facendo cadere una cornice che mi fece sussultare «E io non lo sono? Cazzo, Emma! Ti ho dato del tempo per pensare a noi; ho cercato di starti vicino in questa settimana e tu non hai fatto altro che respingermi; perché improvvisamente mi vuoi?» alzò la voce, non aveva mai alzato la voce così con me, ma la cosa non mi spaventava «No, Harry, tu eri semplicemente troppo codardo per ammettere i tuoi sentimenti» risposi io cercando di rimanere calma «Hai ragione, sono un codardo, allora perché vuoi che rimanga?» mi chiese guardandomi negli occhi.
Mi si bloccò la saliva in gola, il cuore batteva come un tamburo mentre quelle parole che non avevo mai avuto il coraggio di dire ad alta voce faticavano per venire fuori «Perché ti amo e non mi importa più nulla di quello che hai fatto. Eri spaventato e io ero ferita, lasciamoci tutto alle spalle.
«Non voglio più sentirmi così, non voglio sentirmi sola, come se tutto mi stesse cadendo addosso improvvisamente» chiuse gli occhi e si allontanò da me. Stava in silenzio, ma quel silenzio pesava più di mille parole «Io … Non so se riesco a dimenticarmi di tutto, avevo bisogno di te e tu non ci sei stata» era ferito, si grattava nervosamente il braccio fino a farsi rimanere i segni «Mi dispiace» non potevo dire altro, in questo momento lui aveva ragione ed io torto.
«Possiamo farla funzionare» dissi poi avvicinandomi e prendendogli le mani. Accarezzai le nocche della mano destra ferite dal pugno tirato prima alla parete «E come?» un barlume di speranza aveva acceso i suoi occhi «Ci amiamo, questo basterà» risposi prima di appoggiare le labbra sulle sue.
E per un momento, quella sensazione di vuoto, quella sensazione che mi faceva sentire risucchiata in un vortice senza fine, era scomparsa e c’erano solo le labbra di Harry che morbide si muovevano sulle mie.
Avrebbe funzionato, doveva funzionare, perché io ne avevo davvero bisogno.

 

Allora, questo capitolo è ancora a metà tra Emma e Mia perché credo che sia meglio vedere il punto di vista di entrambe dopo il litigio. Tutti battono sul fatto che Mia stia con Niall, mentre Emma sia da sola, ma io sono un po’ dalla parte di Mia perché tra le due è quella con un carattere più debole e di certo non sarà Niall ad aiutarla a fare pace con Emma.
Ammetto che mi piace abbastanza come è uscito questo capitolo, spero tanto che sia piaciuto anche a voi!
Come sempre, sarò felice di ricevere i vostri pareri nelle recensioni!

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Un bacio
Sil.


P.S. “Mia” ci tiene a sottolineare il fatto che sia figa e io sono più che d’accordo con lei.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


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Emma


Mi girai nel letto e sorrisi vedendo i capelli di Harry sparsi sul cuscino mentre il suo petto si alzava e abbassava piano, ritmicamente, seguendo il suo respiro.
Mi fermai ad osservarlo, il petto nudo lasciato scoperto dal lenzuolo che si era scostato dal suo corpo durante la notte, i tatuaggi che risaltavano ai deboli raggi del sole che entravano dalle persiane, le ciglia lunghe che gli accarezzavano le guance e le labbra rosa leggermente schiuse che bramavano di essere baciate.
Mi alzai sul gomito, il lenzuolo mi scoprì il seno ma subito lo risistemai e con l’indice presi ad accarezzare il petto di Harry delicatamente. Dopo qualche secondo un piccolo sorriso fece capolino sul suo volto, la sua mano bloccò il mio polso e mi tirò sul suo petto.
Aprì gli occhi «Buongiorno» sussurrò, sorrisi felice «Buongiorno anche a te» risposi incapace di togliermi quello stupido sorriso dalla faccia «Come hai dormito?» mi chiese scostandomi la frangetta dagli occhi, mi beai per qualche secondo del suo tocco gentile prima di rispondere «Bene, molto meglio rispetto alle ultime notti! Tu?» chiesi di rimando «Anche io molto bene, che dici, ci facciamo una doccia e ti accompagno a lavoro?» scossi la testa e mi guardò confuso «Mark mi ha scritto un messaggio, ha detto di prendermi tutta la settimana, torno lunedì a lavorare. Ho tutta la giornata libera!» esclamai felice, lui mi sorrise e mi lasciò un bacio sul naso «Molto bene, allora doccia e poi andiamo a fare una passeggiata se ti va».
Dopo aver fatto una doccia veloce, per quanto una doccia insieme ad Harry possa essere veloce, e aver fatto colazione; uscimmo per andare a fare una passeggiata.
Camminavamo per le strade del centro di Brooklyn, mano nella mano, come se nulla fosse successo prima. Stavo bene così, ma sapevo che prima o poi avremmo dovuto discutere di tutto quello che era successo.
Volevo introdurre il discorso in qualche modo, ma avevo paura di rovinare tutto quanto; dopo la bellissima notte passata insieme non volevo rovinare nulla. Volevo chiamare Mia e raccontarle tutto, ma lei detestava Harry e se le avessi detto che avevo fatto pace con lui, mi avrebbe tolto la parola per sempre.
Ero ancora indecisa se andare alla festa organizzata da Perrie quella sera, volevo chiarire con Mia una volta per tutte, ma avevo anche paura di farlo.

Ci sedemmo su una panchina in un parco, le mani erano ancora intrecciate tra di loro e il sorriso non aveva lasciato il viso di Harry per un secondo.
«Hai deciso che fare stasera?» scossi la testa e presi a guardarmi le scarpe nervosa ed incapace di sostenere il suo sguardo «Dobbiamo parlare, Harry» lui annuì «Lo so, speravo solo che arrivasse tardi questo momento» abbassò lo sguardo e prese a torturarsi le mani.
«Ascolta, quello che è successo stanotte, quello che stiamo facendo adesso … Io non so come interpretarlo! Tu hai preso il mio diario, hai violato la mia privacy, mi hai ferita come nessuno aveva mai fatto; eppure io non riesco a starti lontana. Ho bisogno di sapere che non mi stai prendendo in giro, che vuoi stare davvero con me» cercai di mantenere la voce calma e misurata, anche se mi risultava abbastanza difficile «Sono confuso quanto te, Emma. Non ti voglio prendere in giro, ma so anche come sono fatto. Ti prego di fidarti di me, non voglio farti del male; ero spaventato e avevo bisogno di sapere che tu tenevi davvero a me»
«Harry, ti do una possibilità, una sola e se la sprechi ti giuro che finirai fuori dalla mia vita per sempre» lo ammonii seria, mi guardò per qualche secondo prima di annuire «D’accordo, vieni qui adesso» disse avvicinandosi e lasciandomi un tenero bacio sulle labbra.
I suoi baci mi davano ancora i brividi, nonostante ormai fossi abituata a riceverli, era come ricevere ogni volta una secchiata di acqua gelata inaspettata.
Presi a giocare con i suoi capelli mentre le sue mani mi stringevano i fianchi, mi sentivo davvero bene come se tutto fosse scomparso.
«Allora, non mi hai detto se vieni stasera, se non vuoi andare resto a casa con te» sorrisi per la sua gentilezza, stava cambiando, o forse ero io a volerlo vedere cambiato. Mi accarezzava delicatamente i capelli mentre ce ne stavamo lì seduti a chiacchierare e ogni suo gesto era tremendamente dolce che quasi mi sentivo al pari di Mia  e Niall «Sinceramente, non lo so. Non so se Mia sarà là e onestamente ho paura di affrontarla» lo sentii sospirare «Ho sentito Niall, saranno lì entrambi; ascolta, non puoi far girare tutto intorno a lei! Sei stata una settimana chiusa in casa, nessuna delle due ha fatto un passo verso l’altra per avvicinarsi, se vuoi uscire e divertirti fallo e mal che vada la ignori»
«Voglio venire, voglio passare una bella serata con te, ma allo stesso tempo ho paura di vederla e di affrontarla perché so che appena la vedrò mi sentirò male» Harry mi mise un braccio intorno alle spalle e mi avvicinò al suo petto. Mi appoggiai alla sua spalla mentre qualche lacrima prepotente lasciava i miei occhi, mi strinse per qualche istante e mi lasciò un bacio sulla testa «Non piangere, Emma. Vedrai che tutto si risolverà, te lo prometto».

Quando Harry mi lasciò a casa mi sentivo ancora più confusa di quando ero uscita, nonostante con lui avessi ormai chiarito.
Non mi fidavo ancora al 100% ma in qualche modo il mio corpo e la mia mente avevano assoluto bisogno di lui, non riuscivo a stargli lontana, come se fosse una specie di calamita. La cosa che mi confondeva di più era che in qualche modo non riuscivo a stare lontana ad una persona che mi aveva calpestato il cuore, ma non riuscivo a parlare con la mia migliore amica che aveva fatto un piccolo, seppur doloroso, sgarro.
Avevo ormai deciso di andare alla festa di Perrie quella sera, ma non sapevo cosa mi sarei dovuta aspettare; sapevo che nonostante tutto Harry sarebbe stato lì e che Niall ci sarebbe stato per Mia e questa era una cosa che mi dava conforto, perché dopo tutto non saremmo state sole; sapevo anche che prima o poi avremmo fatto pace perché non avremmo resistito a tenerci il broncio per tanto tempo e che in futuro, pensando a questa cosa, ci avremmo riso su e avremmo pensato a quanto siamo state stupide.

Passai il resto della giornata a poltrire e a rimuginare su Mia e su quello che avrei potuto dirle quella sera.
Cominciai a prepararmi per uscire ma tutte le mie azioni erano abbastanza meccaniche, inoltre mi mancava avere l’aiuto della mia migliore amica che mi consigliava cosa mettere. Cercavo di trattenere le lacrime il più possibile, quando Harry era con me era tutto un po’ più semplice perché riuscivo a tenere Mia lontana dalla mia testa per qualche istante, quando ero completamente sola, invece, non riuscivo a non pensarci e a non stare male.
Quando Harry bussò alla mia porta non ero ancora del tutto pronta «Hey, non sei ancora pronta?» mi chiese entrando e chiudendosi la porta alle spalle, corsi in bagno a finire di prepararmi «Devo solo finire di truccarmi, giuro che ci metto poco» risposi prendendo tutti i cosmetici che mi servivano. Lo sentii ridacchiare, si appoggiò allo stipite della porta e prese a fissarmi «Cosa c’è?» chiesi un po’ divertita e un po’ infastidita, lui alzò le spalle senza spostarmi gli occhi di dosso «Niente, è che mi è mancato tutto questo. Venirti a prendere, passare la serata con te …» sorrisi mentre mi mettevo l’eyeliner, anche a me era mancato, dovevo ammetterlo «Ti assicuro che è mancato anche a me, Harry».
Stette in silenzio per qualche secondo mentre io finivo di truccarmi, poi lo vidi con la coda dell’occhio avvicinarsi piano, quasi come un felino che aveva avvistato la sua preda e ora voleva catturarla. Si mise dietro di me e mi abbracciò i fianchi, poggiò delicatamente le labbra sul mio collo e mi lasciò un bacio leggerissimo che fece partire una serie di scariche elettriche che si espandevano in tutto il corpo «Non sai per quante notti ti ho sognata, sotto di me mentre facevamo l’amore o in giro per casa mia che ridevi e riempivi la stanza con i tuoi sorrisi» sussurrò con voce roca mentre io mi abbandonavo a quella sensazione di caduta che sentivo ogni volta che lui era troppo vicino a me; un altro bacio sul collo «Vorrei prenderti qui, adesso, perché sei bellissima e mi sei mancata, vorrei mandare a puttane la serata e chiamare Zayn per dirgli che non andiamo» la voce sempre più bassa, sempre più profonda mentre ormai io non sentivo più il terreno sotto i piedi, un terzo bacio poco sotto il mio orecchio «Vorrei fare l’amore con te per tutta la sera, ma so che ci sarà Mia e che parlerete, quindi prima che io non riesca a trattenermi è meglio se usciamo» si allontanò dal mio corpo e lasciai andare un respiro che non sapevo di aver trattenuto. Mi sentivo ancora scombussolata mentre lo vedevo uscire dal bagno e dirigersi verso il soggiorno per prendere il mio giubbotto di pelle e porgermelo.
Salimmo in macchina in silenzio, ero ancora abbastanza scossa per ciò che era successo nel bagno di casa mia per poter parlare.
«Tutto bene?» mi chiese spostando per un momento gli occhi dalla strada, annuii silenziosamente «Ti vedo … turbata» disse facendo fatica a trovare il giusto aggettivo per descrivere il mio stato d’animo, feci spallucce continuando a mantenere il mio sguardo verso la città «Sono solo agitata, in più le tue parole di prima non mi hanno di certo aiutata a calmarmi» risposi girandomi e sorridendogli, il suo solito ghigno malizioso si fece spazio sul suo volto «Posso sempre fermare la macchina e farti provare i sedili posteriori» scoppiai a ridere sentendomi improvvisamente leggera mentre Harry rideva con me «Finiscila e cerca di concentrarti sulla strada che voglio arrivare a fine serata ancora viva»
«Sissignora! – Si fece poi improvvisamente serio – Ascolta, voglio solo che tu sappia che in qualsiasi momento possiamo andarcene e che io sono sempre con te, va bene?» annuii «Lo so, Harry, ti ringrazio».
Varcammo la soglia di casa di Perrie dopo venti minuti, la casa era accogliente e già molta gente era arrivata, alcune persone nemmeno le conoscevo. La casa era gremita di gente, ma l’unica persona su cui avevo posato gli occhi era Mia, seduta sul divano insieme a Niall, che non appena avevo messo piede in casa aveva alzato lo sguardo su di me.
In quel momento decisi che l’avrei affrontata, l’avrei affrontata quella stessa sera.

 

Mia


«Niall smettila! Ti ho detto che non mi piace la birra» dissi tra una risata e l’altra mentre Niall continuava a mettermi davanti un bicchiere di birra che non avrei mai bevuto «Allora, mi dispiace dirtelo, ma la nostra storia non può continuare. È stato bello finché è durato, ma se non bevi la birra non potrai essere la mia ragazza» fece fatica a mantenere una faccia seria, le sue guance erano colorate di rosso a causa dell’alcool che aveva  già ingerito nonostante fossimo arrivati da appena mezz’ora «Oh, mi rincresce molto, ma se lei, signor Horan, non può sopportare questo affronto, allora forse non è il caso di continuare a stare insieme» non riuscii a trattenere una faccia seria come aveva fatto lui e scoppiai nuovamente a ridere.
Mi baciò una guancia prima di prendere un sorso di birra dal bicchiere «Beh, sono sicuro che riusciremo sicuramente a farla funzionare!».
Non avevo chiesto a Niall informazioni su Emma ed Harry, sapevo che lui sarebbe venuto e mi sarei tenuta lontana da lui il più possibile, ma non ero sicura che lei sarebbe venuta. Conoscendola, se fosse venuta, avrebbe fatto di tutto pur di tenersi la testa leggera e avrebbe probabilmente esagerato con i drink. In quel momento, sinceramente, mi importava ben poco, volevo solo passare una serata spensierata insieme al mio ragazzo e volevo tenerla lontana dalla mia testa il più possibile, non potevo farmi rovinare la serata così.
Sussultai quando un po’ di birra bagnò il mio braccio nudo, mi girai verso Niall per sgridarlo ma lo vidi con lo sguardo fisso verso la porta; seguii la traiettoria dei suoi occhi e vidi lì, sulla soglia dell’ingresso, Emma con la mano stretta in quella di Harry.
Persi il respiro per qualche secondo, non sapevo se per il fatto che avevo davanti la mia migliore amica dopo una settimana intera in cui non la vedevo né la sentivo, o se per lo shock di vederla mano per mano con la persona che era la causa di tutto questo e che l’aveva ferita come mai nessuno aveva fatto.
I nostri occhi rimasero in contatto per almeno un minuto, non sapevo se ero pronta ad affrontarla, ma sapevo che era lì e che nonostante tutto stava bene e questa era la cosa più importante.
Vidi Harry abbassarsi verso il suo orecchio per sussurrarle qualcosa, lei annuì e, dopo un ultimo sguardo, si allontanò insieme a lui.

La serata procedeva, ero stata attenta a stare ad una debita distanza da Emma; non che lei stesse facendo particolari sforzi per avvicinarsi a me.
Perché era venuta? Ero quasi certa del fatto che Niall avesse detto ad Harry che saremmo andati entrambi, inoltre l’ultima volta che Niall mi aveva aggiornata, Harry ed Emma non erano una coppia, cos’era cambiato adesso?
Non sapevo nemmeno distinguere quello che stavo provando in quel momento. Indignazione? Rabbia? Sollievo? Volevo solo essere risucchiata in un vortice per poter uscire da quella casa dove l’aria si era fatta sempre più pesante.
Mi versai un po’ di Coca Cola in un bicchiere e ne presi un sorso sentendo le bollicine bruciarmi in gola; un paio di mani si posarono sui miei fianchi e sentii un peso sulla spalla. Mi girai vedendo il mento di Niall poggiato su di me e i suoi occhi azzurri che mi scrutavano attentamente.
«Attenzione a non bere troppo! Non vorrei portarti a casa trascinandoti per tutta New York» esclamò più ubriaco di quanto ricordassi, sorrisi accarezzandogli la testa «Credo proprio che sarò io a portarti a casa trascinandoti per tutta New York» risposi lasciandogli un bacio tra i capelli biondi arruffati «Tutto ok? Ti vedo pensierosa da quando sono arrivati»
«Tutto ok, sono solo un pochino scossa, ecco. Non mi aspettavo di vederli arrivare insieme» lui annuii e si spostò di fianco a me prendendo un bicchiere e versandosi un po’ di vodka alla pesca «Harry mi ha detto che è successo ieri sera, Emma era particolarmente sensibile e gli ha chiesto di rimanere con lei, il resto non penso che ci sia bisogno di dirtelo» scossi la testa prendendo un altro sorso della mia Coca, non sapevo come sentirmi.
Forse un po’ tradita, in fondo non ci aveva messo nulla a perdonare Harry che era la causa maggiore dei suoi problemi, mentre io ero qui a penare e a rimuginare su tutto quello che era successo.
Niall stava per aprire bocca quando sentii una mano posarsi sulla mia spalla, mi girai per vedere Harry che se ne stava in piedi davanti a me con uno sguardo abbastanza imbarazzato «Posso parlarti un momento?» guardai Niall in cerca di sostegno, non ero psicologicamente pronta ad avere un’altra conversazione con Harry, specialmente con Emma che gironzolava intorno «Io devo andare a vomitare, scusatemi» si congedò Niall lasciandomi un bacio sulla fronte.
Maledii il biondo in tutte le lingue del mondo mentre lo vedevo allontanarsi verso il bagno, Harry si schiarì la gola attirando nuovamente la mia attenzione «Dimmi tutto, Harry» mi appoggiai al tavolo per ottenere un sostegno maggiore; lui prese a giocare con gli anelli sulle sue dita mentre cercava di trovare le parole giuste «Io … Ecco … Mi dispiace Mia, mi dispiace per tutto. Non devo delle scuse solo ad Emma, le devo anche a te perché hai ragione: io sono la causa di questo litigio. Se solo non avessi fatto il coglione, se solo non fossi venuto a prendere il suo diario adesso sarebbe tutto normale.
«Lo so che mi detesti, ho ferito la tua migliore amica e ora avete anche litigato per colpa mia, ma ti ricordi com’era all’inizio? Tu tifavi per me ed Emma, vorrei solo che tutto tornasse come prima. Stai insieme al mio  migliore amico e so quanto sia importante per lui che andiamo d’accordo; ti assicuro che non ho intenzione di fare di nuovo del male ad Emma, voglio solo stare con lei e mettere la testa a posto, ti prego di perdonarmi».
Ero abbastanza scioccata dalle parole di Harry, non mi aspettavo un discorso così da parte sua, mi aspettavo piuttosto che mi dicesse “Hey, sto con Emma, fattene una ragione”; invece aveva avuto la decenza di chiedermi scusa per qualcosa che non mi aveva nemmeno fatto «Harry, va tutto bene, scusami tu per come ti ho trattato. Ok, forse è vero che sei stato tu a prendere il diario, ma io non ho fatto nulla per impedirtelo; possiamo ricominciare da capo, so quanto sia importante per Niall che andiamo d’accordo e sono sicura che anche per Emma sia importante» gli sorrisi porgendogli la mano per sancire le nostre parole, ma lui per tutta risposta mi strinse in un abbraccio completamente inaspettato ma per niente indesiderato.
Non mi fidavo ancora completamente di Harry, ma in fondo aveva ragione, avevo tifato per lui ed Emma all’inizio e, nonostante lui la avesse ferita, sapevo che erano fatti per stare insieme.

Stavo vagando alla ricerca di Niall da qualche minuto, non sapevo se era collassato nel bagno o se semplicemente aveva trovato un posto più comodo su cui riposarsi, quando, improvvisamente andai a sbattere contro qualcuno «Scusami non ti avevo …» iniziai a parlare ma poi le parole mi morirono in gola quando mi accorsi di chi avevo davanti. Emma se ne stava lì in piedi a fissarmi come se avesse visto un fantasma.
«Hey» riuscii a dire a malapena, sentivo il cuore pulsare nelle orecchie mentre una strana sensazione di inquietudine si faceva spazio nel mio corpo «Hey» rispose lei apatica, forse stava provando le mie stesse sensazioni.
«Come stai?» mi guardò per qualche secondo, poi scoppiò a ridere, così dal nulla la sua risata cristallina riempì il corridoio «Non mi vedi da una settimana e mi chiedi come sto? Come vuoi che stia, Mia? Sto uno schifo» disse ricomponendosi  «Se ti consola anche io sto uno schifo, Emma perché continui a ridere?» le chiesi mentre lei cercava di soffocare le sue risatine «Perché sono ubriaca e perché, se ti interessa, ho appena scopato con Harry sul letto di Perrie e Zayn, ma non dirglielo!» sussurrò l’ultima parte prima di scoppiare a ridere di nuovo «Sei nelle condizioni di fare una conversazione seria?» lei annuì prendendomi la mano e trascinandomi nella camera da letto dove probabilmente era appena stata con Harry.
Si sedette sul letto e mi invitò a fare lo stesso «Oh no, tesoro, non mi siederò di certo là» dissi prendendo posto sul tappeto di fronte a lei, Emma alzò gli occhi al cielo prima di alzarsi e sedersi di fronte a me per terra.
«Ho parlato con Harry, abbiamo chiarito» ruppi il ghiaccio, sentivo ancora il sangue nelle orecchie ma ero sollevata dal fatto che Emma fosse molto brilla «Lo so, me l’ha detto. Senti, Mia, non avrei dovuto dire quelle cose. Sono mortificata e se ho perdonato Harry, per la miseria, posso perdonare anche te!» esclamò prima di singhiozzare, risi di gusto «Ci sei andata giù pesante eh? Ad ogni modo, Emma, sono io a doverti chiedere scusa. Non avrei dovuto permettere ad Harry di prendere il tuo diario» sospirai abbassando lo sguardo.
La vidi avvicinarsi gattonando, mi guardò per qualche secondo prima di buttarmi le braccia al collo con talmente tanto impeto da farci cadere a terra «Facciamo pace, mi manchi e poi casa nostra è un porcile!» la strinsi forte a me beandomi di quel contatto che mi era mancato così tanto da averlo sognato persino la notte.
Ero innamorata di Niall, ma le sue braccia non sarebbero mai state quelle di Emma «Emma, giuro che ti uccido! Comunque pace fatta, torno a casa» si staccò bruscamente da me guardandomi di sottecchi, Emma così ubriaca non l’avevo mai vista «Puoi tornare domani? Harry viene a casa nostra e sai, non si sa mai quali superfici potrebbero tornarci utili» scoppiai a ridere abbracciandola di nuovo «D’accordo, sei una pervertita!».
Tutto ora andava bene, era tornata la normalità. Era come se per una settimana avessi vissuto in un universo parallelo e ora fossi improvvisamente ritornata alla mia vita di sempre.

 

 

 

Ecco il nuovo capitolo che mi fa abbastanza schifo, Emma e Mia fanno finalmente pace con una Emma abbastanza ubriaca.
Harry ed Emma sono tornati i soliti pervertiti di prima e ora non perdono occasione per “divertirsi”, ho preferito dare un po’ più spazio a loro due in questo capitolo perché hanno appena fatto pace e mi sembrava giusto!
Ovviamente sono sempre ben accetti i vostri pareri!

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


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Mia


Erano ormai due settimane che ero ritornata a casa e il mio rapporto con Emma si rafforzava di più giorno dopo giorno.
Per il weekend avevamo deciso di andare a rilassarci insieme ai ragazzi e di andare alle terme. La mia relazione con Niall andava a gonfie vele e non passava un momento in cui non volessi essere con lui; Emma mi prendeva continuamente in giro nonostante lei facesse di peggio con Harry; ogni volta che si vedevano non potevano fare a meno di stare appiccicati e di avere contatto fisico, che comprendeva anche numerose sveltine.

«Emma, hai visto il mio costume con i fiori?» le chiesi mentre finivo di preparare la valigia per il fine settimana. Ero particolarmente esaltata di partire insieme a Niall ed Emma; Harry ancora non mi stava così simpatico, ma cercavo di farmelo andare bene perché sapevo che ad Emma avrebbe fatto piacere, in fondo se l’aveva perdonato lei, perché non avrei dovuto perdonarlo io?
«No, lo sai che i tuoi costumi non li uso, non mi entrano» alzai gli occhi al cielo, non perdeva occasione per ricordarmi che le mie tette erano visibilmente più piccole delle sue.
Non potevo partire senza il  mio costume preferito, era una tradizione, lo portavo ovunque nonostante fosse vecchio e scolorito «Accidenti, ma dove posso averlo messo?» pensai ad alta voce mentre mettevo a soqquadro la camera per trovare il mio adorato costume.
Sentii Emma ridacchiare sullo stipite della porta, quando era entrata in camera mia?
«Hai provato a vedere in quel cassetto? Di solito lo metti lì» mi disse indicando la mia cassettiera; ma certo, come avevo fatto a non pensarci prima? Aprii il cassetto e tirai fuori vittoriosa il mio bikini andando subito a dare un bacio sulla guancia alla mia amica.
«A che ora viene a prenderci Harry?» chiesi mettendo in valigia il costume e chiudendola finalmente «Alle  7.30, ho messo in valigia i completini che ho comprato l’altro giorno, credi che gli piaceranno?» mi chiese preoccupata, scoppiai a ridere, non poteva essere seria «Emma, gli piaceresti anche con il saccone della spazzatura addosso» la presi in giro, guadagnandomi un’occhiata di fuoco «Voglio solo che questo weekend sia perfetto, voglio rilassarmi e passare tanto tempo con Harry» annuii, la pensavo esattamente come lei «Anche io voglio solo rilassarmi e stare con Niall, a proposito, speriamo che le nostre camere non siano una di fianco all’altra, non voglio sentire te e Harry!» alzò gli occhi al cielo sbuffando «Come se tu e Niall passaste il vostro tempo insieme a giocare a carte» mi disse prima di sparire di nuovo in camera sua.

Alle 7.30 precise Harry bussò alla nostra porta insieme a Niall, ci aiutarono a caricare le valigie in macchina e partimmo alla volta delle terme.
L’atmosfera era leggera, Harry guidava con una mano stretta in quella di Emma mentre Niall si era quasi addormentato appoggiato alla mia spalla; la musica soffusa ci faceva compagnia e tutta quella pace mi dava una sensazione di inquietudine, avevo paura che qualcosa potesse andare storto e rovinare tutto.
«Stai pensando che qualcosa possa andare male, non è vero?» sentii sussurrare Niall, sorrisi, ormai riusciva a leggermi nel pensiero «Lo sai che le cose belle prima o poi finiscono, in più io sono pessimista per natura» lui arricciò il naso e alzò la testa dalla mia spalla per guardarmi negli occhi «Devi smetterla, stiamo andando a rilassarci, non pensare che possa succedere qualcosa di brutto» annuii e gli presi la mano «Lo so, lo so hai ragione» dissi stringendogli forte le dita e guardando fuori dal finestrino.
Non potevo farci nulla, ero così di natura, per una cosa bella che succedeva, ce n’erano altre tre brutte. Ero felice, per una volta nella vita lo ero davvero e sapevo che non sarebbe durato a lungo.
Non volevo rovinare la vacanza a tutti, né volevo farmi condizionare dalle mie stupide paranoie.
«Hey, finiscila. Andrà tutto bene» cercò di rassicurarmi Niall, ma c’era quella sensazione, quella angoscia che non ne voleva sapere di andarsene.
Vedevo davanti a me Harry ed Emma che si facevano gli occhi dolci, Niall che mi stringeva la mano e che mi guardava amorevolmente, ma mi sentivo soffocare; come se improvvisamente la macchina si fosse riempita di gas, avevo questa strana sensazione che il nostro weekend rilassante sarebbe passato in secondo piano e che quell’armonia si sarebbe distrutta.

Arrivammo alle 9, prendemmo le chiavi delle camere e ci chiudemmo dentro. La mattina successiva sarebbe cominciato il nostro “percorso rilassante”, come l’aveva chiamato la ragazza alla reception.
«Fortunatamente la camera di Harry ed Emma è in fondo al corridoio, non avevo alcuna voglia di sentirli copulare» disse Niall mentre si preparava per entrare in doccia. Ridacchiai, ero completamente d’accordo con lui «Emma ha fatto incetta di completini intimi, avranno da divertirsi» risposi mentre sistemavo le mie cose nella stanza.
Niall si avvicinò e mi cinse i fianchi, la mia schiena si appoggiò al suo petto mentre mi beavo del calore che emanava; sentivo il cuore battere così forte che sembrava volesse uscirmi dal petto e dalle orecchie. Sentivo che ogni giorno il mio amore per Niall cresceva sempre di più e probabilmente, prima o poi, mi avrebbe sopraffatta «Perché non vieni a farti un bagno con me? La vasca è grande, in più così ti rilassi e lasci che tutte le tue angosce se ne vadano. Sei troppo ansiosa, vieni a rilassarti» sussurrò al mio orecchio prima di lasciarmi un tenero bacio sul collo che mi fece rabbrividire.
Annuii incapace di parlare, la gola mi si era seccata e il mio cervello non sembrava ragionare bene.
Mi trascinò in bagno, mi slacciò la zip del vestitino che avevo indossato in quel giorno così caldo di primavera ed entrammo insieme in vasca. Aprì subito l’acqua calda e la fece riempire mentre prendeva il bagnoschiuma e se lo versava sulla mano prima di prendere ad insaponarmi.
Mi lasciai massaggiare dalle mani gentili e delicate di Niall, mi rilassai completamente sotto il suo tocco e lasciai che i  miei cattivi pensieri si volatilizzassero.
La vasca si riempiva sempre di più; ora eravamo immersi nell’acqua bollente e nella schiuma, mi sembrava di essere su una nuvola e speravo di non scendere mai.
Le sue mani mi accarezzavano ed esploravano il mio corpo riempiendomi di brividi, gemetti più di una volta mentre mi lasciavo trasportare dal suo tocco.
Mi baciava il collo, le spalle, le braccia; ovunque la sua bocca riuscisse ad arrivare.

Uscii dal bagno che ero come una donna nuova, senza nessuna preoccupazione addosso, rilassata ed innamorata.
Il mattino dopo ci alzammo di buon ora e andammo a fare colazione; Harry ed Emma erano già seduti al tavolo, ma a giudicare dalla faccia felice di Emma anche loro si erano dati alle attività di coppia la sera precedente.
«Allora, da che cosa si inizia?» chiese Harry una volta usciti dalla sala da pranzo, Emma guardò il foglio che ci avevano dato il giorno prima dove erano segnate tutte le attività della giornata «Massaggi, secondo piano, stanza 12. Durano un’ora; dopodiché ci spostiamo alla vasca idromassaggio al primo piano».
Seguimmo le indicazioni per arrivare alla sala dei massaggi, la mano di Niall era stretta nella mia, ma quella sensazione di angoscia che avevo avuto la sera precedente era tornata ed era più forte che mai.
C’era qualcosa che non andava, avevo un sesto senso io e sapevo che stava per accadere qualcosa di brutto.
Arrivati alla sala dei massaggi ci andammo a spogliare nei rispettivi spogliatoi maschili e femminili; così, non appena ne ebbi l’occasione, riuscii a parlare con Emma di questa mia sensazione di inquietudine.
«Emma, succederà qualcosa di brutto, me lo sento» la mia migliore amica alzò gli occhi al cielo e sbuffò «Possibile che non riesci a stare rilassata nemmeno per due giorni?» mi ammonì seria «Non lo so, lo sai che certe volte ho queste brutte sensazioni e puntualmente ho ragione!» puntualizzai io «Non pensarci, pensa al fantastico massaggio che riceverai tra pochi minuti e a quanto sarà figo il massaggiatore» disse esaltata mentre si stringeva l’asciugamano intorno al corpo «Ma tu non eri felicemente innamorata di Harry?» chiesi divertita «Ma che c’entra! Questo non vuol dire che io non possa guardare, le cose belle vanno comunque ammirate» disse prima di aprire la porta.
Ci ritrovammo in una stanza in cui erano posizionati quattro lettini, Harry e Niall erano già dentro che aspettavano seduti che i nostri massaggiatori arrivassero.
Quella sensazione non faceva altro che crescere invece di diminuire.
«Sei nuda sotto quell’asciugamano?» sentii Harry chiedere maliziosamente alla mia amica «Vuoi controllare?» chiese lei altrettanto maliziosa, se non di più; io e Niall facemmo entrambi una faccia schifata «Queste cose ditele quando siete da soli, per piacere» disse Niall tirando un coppino ad Harry «Quando siamo da soli facciamo ben altro» rispose lui. Il biondo non fece in tempo ad aprire bocca che la porta si aprì facendo entrare i nostri quattro massaggiatori.
Erano due ragazzi e due ragazze, presumibilmente i due ragazzi per me ed Emma e le due ragazze per Niall e Harry; non appena entrarono Niall si pietrificò, come se avesse visto la morte.
Cercai di capire cosa lo avesse sconvolto, era diventato improvvisamente pallido e non toglieva gli occhi da una delle massaggiatrici, Harry passava lo sguardo tra la ragazza e il biondo ed Emma li guardava più confusa di me «Niall, Harry! Da quanto tempo» disse questa avvicinandosi.
Dire che era bella era un eufemismo, era splendida; capelli castani e occhi più azzurri del cielo, avrebbe potuto tranquillamente fare la modella.
Niall non aprì bocca e non mosse un muscolo quando la ragazza li abbracciò di slancio, fu Harry a prendere in mano la situazione «Amy! Non ci vediamo dall’ultimo anno di liceo, suppongo» disse lui cordiale, ma c’era qualcosa nel tono della voce che non mi convinceva. In più quel nome, Amy, non mi era nuovo; l’avevo già sentito, ma non riuscivo a ricordare dove.
«Si, credo proprio di si! In realtà credo di avervi visti suonare in qualche locale, ma non mi sono mai avvicinata» disse un po’ imbarazzata; parlava con Harry, ma con la coda dell’occhio guardava Niall «Si, ogni tanto suoniamo, è ancora la nostra passione» rispose Harry leggermente a disagio, cercava con lo sguardo il suo amico che sembrava avesse perso il dono della parola.
Se ne stava fermo immobile ad osservare quella ragazza. Amy, Amy … Dove l’avevo già sentita?
«E tu Niall, cosa mi racconti?» chiese lei spostando la sua attenzione dal riccio al biondo; Niall sembrò rinsavire, sbatté le palpebre un paio di volte prima di parlare «Te la fai ancora con mio fratello?» chiese senza ritegno. Ora ricordavo dove avevo sentito quel nome, Amy era la ragazza del liceo di Niall, quella che lo aveva tradito con suo fratello.
Amy sgranò gli occhi, non si aspettava questa sfacciataggine da parte di Niall e, francamente, non me la aspettavo nemmeno io.
Niall era sempre e comunque gentile e alla mano, sembrava che quelle parole fossero state sputate fuori da una presenza demoniaca che si era impossessata del suo corpo «Io … no, non sento più Greg da un po’» rispose lei, imbarazzata. Io guardavo la scena attonita, cosa ci faceva Niall insieme a me dopo essere stato con una bellezza che faceva invidia alla Dea Venere?
«Certo, era più divertente scopartelo quando stavi con me, non è vero?» di nuovo parole cariche di veleno furono sputate dalla bocca del biondo con asprezza e freddezza «Niall io …» tentò di dire Amy, ma fu interrotta da Emma «Beh, io direi che è il caso di cominciare, no? Altrimenti non faremo in tempo a farci l’idromassaggio».
Ci sistemammo sui lettini e cominciammo la nostra seduta. Mi sentivo morire dentro, mi sentivo così insignificante rispetto a lei, così inutile.
Lo sapevo che non sarebbe durato a lungo, me lo sentivo; e ora  mentre vedevo Amy massaggiare Niall ne avevo la conferma, mi avrebbe lasciata, non ero abbastanza per lui, non avrei mai potuto esserlo.

 

Dovete perdonare il mio immenso ritardo, lo so, ci ho messo una vita! Non ci sono scuse e mi dispiace davvero, spero comunque che continuiate a seguire la storia!
Non mi piace questo capitolo, non mi piace cosa succede né come è scritto, spero però che a voi sia piaciuto!
Non credo manchi molto alla fine, ma tranquilli che le cose si aggiusteranno!!
Come sempre, una recensione è ben accetta, spero davvero che il capitolo non vi abbia fatto schifo.

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Un bacio
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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


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Mia


Avevo tentato di evitare Niall fino all’ora di pranzo, non avevo voglia di una discussione, né di pensare a quella Amy.
Emma, che aveva perfettamente capito che qualcosa non andava, me lo teneva lontano mentre il biondo tentava invano di avvicinarsi a me.
Sapevo che Amy l’aveva profondamente ferito ed evidentemente, visto come le aveva risposto, lui ancora sentiva dolore per ciò che era successo anni prima.
Io non ero alla sua altezza, non lo sarei mai stata e questo era un pensiero fisso nella mia testa da quando l’avevo vista e avevo capito chi fosse.
«Mia, fermati» Niall mi chiamava mentre ci avviavamo nella nostra stanza, ma io procedevo a passo spedito decisa a non dargli ascolto «Mia, per l’amor del cielo» la sua mano mi afferrò poco prima che riuscissi ad aprire la porta «Niall, lasciami stare» scostai bruscamente il braccio ed entrai nella stanza.
Niall mi seguì a ruota, si passò una mano tra i capelli rassegnato e si sedette sul letto.
«Mi spieghi qual è il problema?» mi avviai in bagno senza rispondere e mi chiusi la porta alle spalle.
Volevo solo stare per conto mio. Aprii l’acqua del rubinetto e mi sciacquai la faccia prima di guardarmi allo specchio.
Il mio riflesso mi colpì in pieno; no, non potevo competere con Amy. I miei capelli di uno stupido castano insignificante, gli occhi di un colore indefinito tra il verde e il castano e le occhiaie profonde non potevano competere con il volto perfetto, gli occhi cristallini e i capelli lucenti di Amy.
Perché doveva sempre essere così? Due volte mi ero innamorata e due volte i fantasmi delle ex fidanzate mi avevano perseguitata; ero riuscita a superare Jane, ma non sarei riuscita a superare lei.
Sentivo lontani i battiti di Niall alla porta, continuava a bussare incessantemente, ma io non riuscivo nemmeno a sentirlo troppo concentrata a disprezzarmi.
Mi asciugai il viso ancora bagnato e mi avvicinai alla porta lasciandomi scivolare contro di essa e sedendomi a terra. Presto le lacrime solcarono il mio volto mentre Niall continuava a bussare.
Perché non capiva? Non volevo parlargli, volevo solo stare nel mio guscio dove nessuno avrebbe potuto ferirmi, dove nessuno avrebbe potuto lasciarmi «Vattene Niall» mormorai tra una lacrima e l’altra, abbastanza forte perché il biondo riuscisse a sentirmi «Mia, ti prego fammi entrare» e non seppi se intendeva farlo entrare nel bagno o nei miei pensieri «Non ora Niall, va’ con gli altri, vi raggiungo dopo» stette in silenzio per un minuto buono mentre io faticavo a trattenere le lacrime; mi chiesi cosa stesse pensando, se vedendo Amy si fosse ricordato di quanto vale e di cosa può avere al mio posto «D’accordo, chiamami se hai bisogno» sentii i suoi passi che si allontanavano e poi la porta della camera che si apriva e successivamente chiudeva.
Presi un respiro profondo e uscii dal bagno, mi assicurai che Niall effettivamente non fosse in camera e poi andai a sdraiarmi sul letto.

Sento ridere in salotto, mi alzo dal letto per andare a vedere chi è che fa divertire così Niall.
Forse è Harry che ha appena raccontato una delle sue battute squallide, o forse Louis ha detto qualcosa di divertente prendendo in giro i capelli di Liam.
Mi avvio verso la sala, il corridoio sembra improvvisamente più lungo del solito,  alla risata di Niall se ne aggiunge una femminile che non credo di avere mai sentito; un senso di inquietudine si fa spazio nel mio petto, sento un grosso peso sullo stomaco come se un grande masso mi impedisse di respirare.
Quando finalmente riesco a raggiungere la fine del corridoio il fiato mi si blocca in gola, Niall è sul divano con Amy, le loro mani sono intrecciate mentre ridono a crepapelle come se avessero appena sentito la barzelletta più divertente del mondo.
Niall alza la testa e si accorge della mia presenza «Oh, Mia, stavamo giusto parlando di te» mi dice sorridente, un sorriso che avevo visto poche volte sul suo volto «Di me?» chiedo confusa, lui annuisce mentre Amy scoppia a ridere «Pensavamo a quanto sei stata sciocca – Niall non riesce a trattenere una fragorosa risata – come potevi credere che fosse innamorato di te quando poteva avere me?» mi dice lei con aria di sfida, divertita; sento il mio cuore spezzarsi in piccoli frammenti.
Comincio a correre per il corridoio che sembra essere infinito, gli echi delle loro risate mi perseguitano, comincio a urlare dei “no” sconnessi ogni qualvolta le risate si fanno troppo forti ed insistenti.

Aprii gli occhi e mi trovai davanti quelli verdi di Harry «Hey, è tutto ok?» mi misi a sedere e mi passo una mano sul viso «Cosa ci fai qui?» chiesi, si sedette di fianco a me «Niall mi ha chiesto di venire a controllare come stavi, voleva chiederlo ad Emma ma è crollata dopo la doccia emozionale; a proposito ti sei persa un paio di cose interessanti» disse sorridendomi debolmente, non abbastanza perché si vedessero le fossette, alzai le spalle noncurante, non mi interessava granché «Me ne farò una ragione; vi siete divertiti?» annuì «Niall un po’ di meno però, era abbastanza preoccupato, che succede?».
Sospirai, tra tutte le persone Harry era l’ultimo con cui avrei voluto parlare di tutto ciò. Non l’avevo ancora perdonato per ciò che aveva fatto ad Emma, né per come la sua presenza aveva influenzato il rapporto tra me e la mia migliore amica; forse, però, era il momento di seppellire l’ascia di guerra e dargli la possibilità di farsi perdonare anche da me.
«Non mi sarei mai immaginata di trovarmi faccia a faccia con te e parlare delle mie paranoie» dissi sincera con una lieve nota di divertimento nella voce, ridacchiò «Hey, mi chiamano Styles lo psicoterapeuta, sono la persona più adatta per ascoltare le paranoie altrui» disse alzando le sopracciglia facendomi ridere; no, non era decisamente male come avevo pensato, perdonarlo sarebbe stato più facile del previsto.
Tornò serio «Si tratta di Amy, non è vero? Niall ti ha parlato di lei» annuii abbassando lo sguardo, la mano di Harry si strinse nella mia in un gesto di conforto che mai mi sarei aspettata da lui «Mia, è acqua passata, ora lui sta con te» mi lasciai confortare volentieri dal pollice del riccio che mi accarezzava il dorso della mano, un contatto forse un po’ troppo intimo, ma in quel momento non mi interessava troppo «Lo so che sta con me, ma quanto durerà? Quanto tempo ci vorrà prima che si accorga che può avere di meglio? Amy non ha niente a che vedere con me, Harry»
«Hai ragione, non ha niente a che vedere con te, perché tu non faresti mai a Niall quello che gli ha fatto lei. Tu non c’eri, Mia; era distrutto, credo di non aver mai visto Niall in quelle condizioni e spero di non vederlo mai più» una parte della mia testa mi diceva di dare ascolto ad Harry, che Amy l’aveva ferito come nessun altro aveva fatto e che lui non sarebbe tornato da lei; l’altra parte mi diceva che se non fosse stata Amy, sarebbe stata un’altra ragazzo altrettanto bella, se non di più.
«Ciò non toglie che io non meriti di stare con Niall. L’hai vista? Harry, è splendida, con quegli occhioni azzurri e le gambe chilometriche. Amy potrà anche averlo ferito, ma io non sarò mai alla sua altezza, troverà un’altra migliore di me» il riccio scosse la testa, fissò poi i suoi occhi nei miei.
Solo in quel momento mi accorsi di quanto effettivamente fossero verdi e capii cosa ci vedeva Emma in essi; erano magnetici; certo, Emma era completamente fuori di testa, ma ora riuscivo a comprenderla un pochino di più; sembrava che in qualche modo ti leggessero dentro «Allora non hai proprio capito come funziona il cervello di Niall. Puoi essere anche la persona più brutta sulla faccia della Terra, e ti assicuro che comunque non è il tuo caso, ma se a lui piaci, allora sarai la cosa più bella che esista.
«Mia, Niall non ti lascerà perché tu non ti vedi attraente come le altre ragazze; hai idea di quanto sia innamorato di te? Beh, io si. Non fa altro che parlare di te da quando ti ha vista per la prima volta, perché per te è così difficile capire che ti ama davvero?»
«Perché per te è così difficile capire che Emma ti ama davvero? Hai dovuto leggere il suo diario per accertartene» abbassò lo sguardo, guardò per un secondo le nostre mani ancora strette tra di loro «Siamo molto più simili di quanto credi, ma io ho imparato ad accettare che a questo mondo c’è una persona che mi ama e che farebbe di tutto pur di stare con me, prova a pensarci» mi strinse la mano prima di alzarsi dal letto e avviarsi verso l’uscita.
«Harry – lo fermai prima che uscisse – grazie, davvero» mi sorrise, questa volta le fossette ben evidenti «Figurati» rispose prima di uscire dalla stanza.

 

 

Eccomi qui con il nuovo capitolo! Come promesso ho cercato di aggiornare in fretta e non di aspettare un mese come la scorsa volta.
Allora, innanzitutto tantissimi auguri di buona Pasqua (nonostante ora siano le 23.15); spero che questo capitolo vi sia piaciuto, non c’è molta interazione tra Mia e Niall, ma ho voluto dare più spazio ad Harry che cerca di confortare Mia ed aiutarla.
Ringrazio chiunque abbia messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate, ad ogni capitolo aumentate e siete diventati veramente tantissimi!!
Sapete che se avete voglia, le recensioni sono sempre ben accette!

Detto questo vi lascio, come al solito, i miei contatti

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Inoltre volevo avvisarvi che ho iniziato una nuova long, dato che questa è quasi terminate (non so esattamente quanti capitoli mancano alla fine), quindi se vi va di passare faccio un piccolo spam: “Negli occhi dell’assassino”. È una storia completamente diversa dal mio solito, ma spero che possa piacervi ugualmente!

Detto questo, vi saluto!
Un bacio
Sil.



 

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


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Emma


Bussai alla porta veementemente e aspettai pazientemente cominciando a tamburellare il piede per terra. Dopo pochi secondi la porta si aprì rivelando la chioma bionda di Niall «Ah, sei tu, da come stavi bussando pensavo che fosse la polizia venuta a cercarmi per qualche crimine che non ricordavo di aver commesso» disse ridacchiando, lo guardai con una faccia per niente divertita e lui capì al volo che la mia non era  affatto una visita di cortesia «Hey, non troppo allegra eh … vieni, entra pure» mi fece spazio per farmi passare e si chiuse la porta alle spalle.
«Posso offrirti qualcosa? Un bicchiere d’acqua, una bibita o magari un sorriso?» mi sedetti sul divano accavallando le gambe e guardandolo con aria minacciosa «Niall, lo sai che giorno è oggi?» chiesi sperando che capisse il motivo per il quale ero andata a trovarlo a casa «Sì, il 17 aprile, perché?» Dio, ma perché gli uomini dovevano essere così stupidi? «E sai che giorno sarà dopodomani?» mi guardò confuso «Il 19 aprile? Emma, hai per caso bisogno di un calendario?» mi alzai arrabbiata dal divano e cominciai a fare avanti e indietro nervosa.
«Santo cielo Horan, ma quanti neuroni hai? 13? Dopodomani è il compleanno della tua ragazza, o almeno, suppongo che siate ancora fidanzati! Non dirmi che te lo sei dimenticato!» il biondo abbassò lo sguardo e scosse la testa «Non mi sono dimenticato del compleanno di Mia, le ho comprato un regalo, ma non sono così sicuro che lo voglia ricevere» disse affranto.
Per un momento il mio sguardo si addolcì, ma poi mi ricordai del motivo per il quale ero arrivata fino a qui rinunciando a un comodissimo passaggio di Harry per tornare a casa, dato che la mia macchina era dal meccanico  «Ma che le importa del regalo! Non vi parlate da quanto, una settimana? Che hai in testa? Forse dovresti andare a reclamare un criceto nuovo, quello nel tuo cervello è morto» sbottai. Batté un pugno sul divano facendomi sussultare e si alzò «Hai finito di insultarmi?  Lo so bene che non ci parliamo da una settimana, anzi da otto giorni per l’esattezza; ma che dovrei fare? Non mi parla, non posso di certo forzarla» alzò la voce, ma io ero molto più alterata di quanto non lo fosse lui «E tu cosa hai fatto per risolvere la questione? Non mi sembra che tu ti sia prodigato in eroiche imprese per farti perdonare! Lo sai come è fatta, sai che si sente inferiore agli altri, cosa avresti fatto eh? Le hai mandato qualche messaggino tenero sperando che improvvisamente tutto si risolvesse?
«Niall, conosco Mia da quando sono nata, so che è testarda e che non la scolli facilmente dalle sue paranoie, ma non puoi startene qui per tutta la vita ad aspettare che la fatina risolva tutto magicamente» la mia voce era ancora più alta della sua.
Gli occhi di Niall erano visibilmente furiosi e le sue guance erano rosse, probabilmente era davvero nervoso «Parli tu, Emma? Dovrei ricordarti cosa è successo giusto poche settimane fa? Non farmi la predica, non sei migliore di me e, per inciso, quella che tentava di tenermi lontano da  lei alle terme eri tu!
«Vattene, non sei in grado di venire qui a farmi una predica, non te lo puoi proprio permettere, corri tra le braccia di Harry e rimanici» si passò una mano tra i capelli, il petto si alzava e abbassava velocemente, non avevo mai visto Niall in questo stato.
«Non ti permetto di parlarmi così, Niall. Tu non sai niente, tu pensi di essere il fidanzato perfetto, vero? Beh, ti sbagli e ti sbagli di grosso! Io, la mia situazione con Mia, l’ho sistemata; tu sei qui invece a fare cosa?
«Per inciso, ti tenevo lontana da lei alle terme perché sapevo cosa stava passando nella sua mente, in quel momento aveva solo bisogno di stare da sola, ma ora sai cosa sta pensando? Sta pensando che se non sei tornato da lei è perché hai in testa Amy; sta pensando che, dopo averla rivista, tu ti sia preso nuovamente una cotta per lei e ora non conta più niente per te. Non sai niente, Niall»
«Vattene» sputò, senza nemmeno dare segno di aver ascoltato cosa gli avevo detto «Tranquillo, non ho intenzione di rimanere un minuto in più, sappi che ho organizzato una festa a casa nostra per dopodomani, se vorrai avere la decenza di donarci la tua presenza» dissi dirigendomi verso la porta e uscendo.

Quando mi chiusi la porta alle spalle respirai a pieni polmoni, come se dentro quell’appartamento avessi trattenuto il respiro, come se fossi stata in apnea per troppi minuti. L’aria era talmente tesa che si poteva tagliare con un coltello, come si era permesso di dirmi quelle cose?
Già Mia non era una di quelle che amava il suo compleanno, con questa situazione non era affatto dell’umore di festeggiarlo.
Avrei organizzato una super festa, l’avrei fatta sorridere almeno quel giorno, glielo dovevo e, inoltre, non le avrei permesso di deprimersi così per Niall.

 

 

Mia

 

19 aprile 2015, che gioia, un altro anno è  passato e io sono ancora più vecchia. Sbuffai e presi il cellulare, erano le 6 del mattino e avevo giusto due messaggi di auguri: mia madre e mia sorella.
Non avevo praticamente chiuso occhio tutta la notte, tra Emma che era entrata in camera mia a mezzanotte in punto con un cupcake al cioccolato ed era stata sdraiata con me fino alle 2 del mattino e la mia speranza che Niall mi mandasse un messaggio d’auguri, anche misero; non avevo proprio avuto modo di addormentarmi decentemente.
Fortunatamente era domenica e potevo stare a casa a dormire, senza dover lavorare.
Ci avevo sperato, avevo sperato che mi arrivasse una chiamata e la faccia di Niall comparisse sullo schermo, avevo sperato in uno dei suoi messaggi strappalacrime che fanno venire il diabete, invece c’era stato il nulla.
Per qualche giorno mi aveva scritto, nulla di che, qualcosa come “Hey, tutto ok?” oppure “Ricordati che ti amo, Mia, sempre”, ma nulla di più.
Avevo sperato di incontrarlo per caso per strada, magari anche di fretta, un po’ come accade nei film romantici; avevo sperato di sentirlo tirare sassolini alla mia finestra di notte, invece non era accaduto nulla.
Non era colpa sua, nemmeno colpa mia. Io non potevo essere di più, non potevo essere quel di più che lui meritava e sicuramente se n’era reso conto nel momento in cui aveva incontrato gli occhi di Amy in quella sala massaggi.

Mi alzai dal letto e mi stiracchiai, desideravo che quel giorno passasse velocemente, Emma era fissata con i compleanni e sapevo per certo che aveva organizzato qualcosa per festeggiare; io volevo solo stare a casa in pigiama e godermi un film o un libro tranquillamente sul mio letto.
Andai in cucina e mi preparai una tazza di tè cercando di fare poco rumore per non svegliare Emma.
Sobbalzai e corsi a prendere il telefono, che avevo lasciato sul tavolo, quando sentii vibrare, segno che era arrivato un messaggio. Pensai, anzi sperai, che fosse di Niall e rimasi delusa quando invece scoprii che era solo Harry che mi augurava un buon compleanno.
Persino Harry mi aveva fatto gli auguri prima di lui; non che non ne fossi contenta, io ed Harry avevamo legato di più in questa settimana. Lui stava ormai a casa nostra tutti i giorni e avevo scoperto di essere molto più simile a lui di quanto pensassi e non era per nulla antipatico. Era stato molto gentile con me e, quando Emma non era a casa, era lui a farmi da balia per evitare che mi deprimessi troppo, veniva persino a prendermi in redazione ora che la macchina di Emma era rotta e lei non poteva darmi passaggi.
«Hey, cosa ci fai già sveglia? Sei in fibrillazione per il tuo compleanno?» mi chiese Emma entrando in cucina e sedendosi al bancone, evidentemente i miei tentativi di non svegliarla erano stati vani «Non hai idea, guarda sono ultra felice – risposi ironica e con un finto sorriso – comunque il tuo dolcissimo ragazzo mi ha già fatto gli auguri» lei mi sorrise e mise sul tavolo un pacco «Non avevo dubbi, l’ho minacciato! Gli ho detto che l’avrei tenuto a secco per un mese se si fosse dimenticato di farti gli auguri, e ho rischiato! Sai, stordito com’è non mi sarei stupita se si fosse scordato, come avrei fatto a stargli lontana per un mese? Questo è il tuo regalo comunque, aprilo» sorrisi e mi avvicinai al bancone «Come se non fossi stata per più di vent’anni senza sesso! Non dovevi, lo sai che non voglio nessun regalo» presi il pacco e cominciai a scartarlo «Si, ma dopo che lo provi non puoi più farne a meno, soprattutto con Harry! Un giorno te lo presto, devi provarlo»
«Emma, tesoro, sto bene così grazie» risposi scoppiando a ridere.
Tirai fuori dall’incarto il regalo di Emma, era un album, non un semplice album; dentro c’era tutta la nostra vita: foto, lettere, dediche, braccialetti e persino scontrini di cinema o negozi in cui eravamo andate insieme. Cominciai a lacrimare, maledetta me e la mia emotività «Allora, ti piace?» mi chiese ansiosa; io ero senza parole, non sapevo cosa dire.
Aveva conservato ogni singola cosa che fosse nostra, che rimandasse alla nostra amicizia «Emma, scherzi? Questo me lo porto nella tomba!» dissi facendo il giro del bancone e abbracciandola più forte che potevo «Sono davvero contenta che ti piaccia, ci ho messo una vita per farlo e tu sai che la mia vena artistica è molto scarsa» stava piangendo anche lei, lo sapevo, in fondo era più sensibile di quanto volesse far credere «Ti assicuro che è il regalo più bello che io abbia mai ricevuto, meno male che ci sei tu» dissi staccandomi e dandole un bacio sulla guancia «Ah ecco, sì appunto … Non ti arrabbiare, ma potrei aver organizzato qualcosa  per stasera, qui a casa nostra, alle 8 … Quindi magari mettiti un bel vestitino e sorridi, che ne dici?» disse con un finto sorriso innocente. Lo sapevo! Sapevo che avrebbe sicuramente organizzato qualcosa contro la mia volontà «Dico che mi rimangio tutto e che me ne andrò presto di casa, ma visto che probabilmente ti sei anche impegnata per organizzare, mi metterò un bel vestito e cercherò di sorridere».

Alle 8 la casa era già piena di gente, erano venuti tutti, tutti tranne lui ovviamente.
La festa era in mio onore, ma io me ne stavo seduta in disparte ad accettare gli auguri e ringraziare per i regali; cercavo di sorridere perché sapevo quanto fosse importante per la mia migliore amica, ma la verità era che avrei solo voluto passare il mio compleanno con Niall ed Emma e magari anche Harry per non lasciare la mia amica da sola; non che non mi facesse piacere che gli altri fossero venuti, anzi, li avrei ringraziati fino alla morte, ma volevo solo un bacio di Niall; niente di più.
Alle 9 la gente era visibilmente alticcia, specialmente Liam, che si era improvvisato cantante e ora stava facendo il Karaoke su una vecchia canzone dei Backstreat Boys mentre gli altri lo prendevano in giro facendo video e foto; erano tutti così … felici.
Emma mi tirava qualche occhiata ogni tanto e io cercavo di farle un sorriso convincente per non farla preoccupare, anche se sapevo che non ci sarebbe mai cascata.
Alle 9.30 il campanello prese a suonare, nonostante ormai tutti i nostri amici fossero già arrivati, chi potesse essere non lo immaginavo nemmeno; forse Emma aveva invitato la mia famiglia.
Anche lei abbastanza alticcia, si avviò alla porta biascicando un «Arrivo» aggiungendo poi «Se è il signor Smith che rompe le palle giuro che è la volta buona che mi alzo la maglietta per fargli vedere le tette e fargli chiudere il becco» guadagnandosi un’occhiataccia di disappunto da parte del suo ragazzo.
Alla porta, però, non era il signor Smith. No, a meno che non fosse ringiovanito di almeno quarant’anni e non somigliasse a Niall Horan.
Il mio cuore sobbalzò solo alla vista di quegli occhi azzurri come il mare, Emma era stupita quasi quanto me di vederlo «Oh, hai avuto la decenza di venire» disse lasciando la porta aperta e allontanandosi. Non volevo indagare sul comportamento di Emma, mi interessava solo che lui fosse qui, adesso, e che fosse più bello che mai.
Gli altri non fecero caso alla mia faccia stupita, all’espressione arrabbiata di Emma e all’improvvisa timidezza di Niall che si guardava intorno impacciato senza sapere come fare e tornarono a cantare canzoni al karaoke o a bere tranquillamente.
Alle 10.15 Niall prese posto vicino a me, sul divano, con un bicchiere di birra in mano e stando attento a stare a debita distanza «Buon compleanno, Mia» disse piano, quasi impercettibile in mezzo a tutto quel casino «Grazie» risposi, altrettanto piano.
Alle 10.30, quando il suo bicchiere di birra era quasi vuoto, con un movimento veloce, si spostò più vicino a me, quasi a far toccare le nostre cosce «Come stai?» sospirai e scossi la testa, dopo una settimana mi chiedeva come stavo? «Non bene, Niall, e tu?» mi girai a guardarlo, Dio quanto mi erano mancati quegli occhi «Male, Mia, sto male perché mi manchi» abbassai lo sguardo, e allora dov’era stato quei dieci giorni?
«Potevi venire a cercarmi, sapevi dove trovarmi» si passò una mano tra i capelli, poi appoggiò i gomiti alle ginocchia e stette in silenzio per qualche secondo ponderando sulle parole da usare «Io … Non sapevo cosa fare! Pensavo che volessi del tempo da sola e poi non ho fatto nulla, assolutamente nulla. Non potevo sapere che Amy fosse lì»
«No, non hai fatto nulla, è vero. Ma le risposte che le hai dato mi hanno fatto capire che la tua ferita è ancora aperta» si girò verso di me e mi prese le mani in un gesto disperato «Io la odio, Mia, la ferita non è aperta, ma non potrò mai dimenticare la mia ragazza che se la fa con mio fratello. La odio, punto e stop, non c’è niente di più» staccai le mani dalle sue e mi alzai «Odio e amore sono due sentimenti che vanno a braccetto, non potrò mai competere con lei e il fatto che tu non mi abbia cercato per dieci giorni mi fa solo pensare che stessi pensando a lei, ora scusa Niall» dissi allontanandomi.
Alle 11 spensi le candeline sulla torta e, alle 11.30, gli invitati cominciarono ad uscire da casa nostra.
A mezzanotte eravamo rimasti in quattro in casa, Harry ed Emma seduti sul divano abbracciati che ridevano per ogni cavolata grazie a tutto l’alcool che avevano ingerito, io seduta al bancone della cucina a pugnalare la torta che avevo nel piatto con la forchetta e Niall appoggiato al muro con il suo, probabilmente trentesimo, bicchiere di birra in mano.
«Allora è finita?» chiese il biondo a voce troppo alta, rompendo la quiete e le risate di Harry ed Emma «Come?» chiesi confusa girandomi verso di lui e perdendo interesse verso la mia torta ormai distrutta «Si, insomma, hai deciso di chiuderla qui solo per le tue stupide paranoie?» si spostò dal muro e si avvicinò a me.
Harry ed Emma si alzarono prontamente dal divano, erano tutti e quattro ubriachi e la cosa mi spaventava «Niall ne parliamo domani, dormi sul divano, sei troppo ubriaco per guidare» dissi alzandomi anche io «No, noi ne parliamo adesso»
«Niall» lo ammonì Emma che, tutt’un tratto sembrava aver smaltito la sbornia «Sta’ zitta tu! – Sbottò il biondo – Sei stata tu ad invitarmi, no? Che c’è, vieni a farmi la predica a casa e poi quando mi presento qui non posso nemmeno parlare?» Emma cercò di avvicinarsi, ma Harry la trattenne per un braccio «Andiamo, vieni a casa mia» le disse Harry cercando di trascinarla fuori «Sì, Emma, vai a casa di Harry. Ti fai una bella scopata, così magari ti calmi un po’, tanto ora sai fare solo quello giusto? Tu si che sei una brava amica, vieni a casa mia a sgridarmi, ma di fatto sei peggiore di me» a cosa si riferisse Niall non lo sapevo e nemmeno volevo saperlo, sinceramente, ma se non avesse chiuso la bocca si sarebbe beccato un pugno in faccia da Harry «Niall, non costringermi a picchiarti da ubriaco» disse infatti il riccio stringendo la mano della mia amica che aveva la mascella serrata pronta ad attaccare il biondo.
Niall capì che era meglio lasciar perdere e si girò di nuovo verso di me «Chiamami, se hai bisogno – disse Emma – e tu comportati bene, altrimenti ti taglio gli attributi e li do da mangiare ad un cane» riuscì ad aggiungere prima che Harry la portasse fuori di casa.
All’1 di notte, io e Niall eravamo seduti sul  mio letto a fissarci negli occhi «Mi dispiace, scusa, sono un idiota» disse rompendo il silenzio, sorrisi e scossi la testa «Sei ubriaco, non sei idiota» risposi, la tensione si era decisamente alleggerita rispetto a prima, ma io sentivo comunque un macigno sul petto.
«No, ho detto delle cose orribili ad Emma e ti ho trattata da schifo. È che non so come comportarmi con te, l’unica ragazza che io abbia mai avuto mi ha tradito con mio fratello e tu sei così diversa da lei!
«Mi dispiace, non so che altro dire, dovevo venire da te. Ero confuso, non ci sono giustificazioni, ma tu mi hai allontanato alle terme e io pensavo che avessi solo bisogno di tempo» aveva il viso coperto dalle mani, forse stava piangendo, forse era solo disperato e aveva paura di perdermi perché in fondo lo sapevo che lui era innamorato di me, ma una parte del mio cervello non poteva fare a meno di pensare che l’amore può finire da un momento all’altro e che, in fondo, aveva amato anche Amy un tempo.
«No, Niall, non ho bisogno di tempo. Io ho solo bisogno di sicurezze, quindi in futuro sappi che se io ti tengo lontano, tu devi cercare di starmi ancora più vicino, d’accordo? Forse sì, quel giorno avevo bisogno di stare da sola, dovevo metabolizzare il tutto, ma poi ci sono state solo paranoie e incubi, incubi talmente reali che avevo paura di addormentarmi» dissi prendendogli le mani e scoprendogli il viso. Sì, aveva gli occhi lucidi e il mio cuore si strinse in una morsa.
«Vuoi lasciarmi?» mi chiese piano, aveva paura persino di pronunciarle quelle due parole «Assolutamente no, non ne sarei capace» gli sorrisi, sperando di essere rassicurante «Oh, grazie al cielo – disse abbracciandomi – ho un regalo per te» si infilò la mano nella tasca posteriore dei jeans,  ma lo bloccai «Voglio solo un bacio e fare l’amore con te, niente di più, il regalo me lo puoi dare dopo».
Lui mi sorrise, un sorriso così bello che mi era mancato terribilmente «Nessun problema» disse prima di posare le labbra sulle mie e baciarmi come non aveva mai fatto.
Alle 2.45 ero sdraiata sotto Niall mentre le sue labbra mi baciavano ovunque riuscissero ad arrivare e le sue mani mi accarezzavano delicatamente.
Le mie paure, le angosce e gli incubi che mi ero portata dietro per dieci interminabili giorni erano scomparsi grazie e quelle carezze e a quella dolcezza che mai nessuno era riuscito a donarmi.
Alle 3.30 facevo l’amore, per la seconda volta, con quel ragazzo con gli occhi azzurri e quel sorriso così raggiante che avrebbe illuminato anche una giornata uggiosa.
Alle 4.15 chiudevo gli occhi e mi addormentavo, cullata dal battito del cuore di Niall e dalla sua voce che mi sussurrava «Buon compleanno, amore mio»

 

 

SUONATE LE CAMPANE, CE L’HO FATTA!!
Allora, con otto giorni di ritardo sono qui con il capitolo dedicato al compleanno di Rebecca (perdonami); visto che ormai ero in ritardo mi sono presa un po’ di tempo per cercare di farlo al meglio e spero di esserci riuscita!
Non potevo lasciare Mia e Niall nel litigio, dovevano fare pace assolutamente, spero vivamente che il capitolo vi sia piaciuto (soprattutto alla mia Rebs)
Come sempre le recensioni sono benvenute e, per qualsiasi cosa vi lascio i miei contatti

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Un bacio e alla prossima
Sil

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


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Emma


«Avranno fatto pace?» chiesi ad Harry mentre mi accarezzava pigramente la schiena «Per l’amor del cielo, non sei stanca? Dobbiamo lavorare entrambi  domani, va’ a dormire» mi alzai sul gomito e gli tirai uno schiaffetto sul petto facendogli aprire gli occhi «Non mi sembravi così stanco un quarto d’ora fa! Non importa del lavoro, voglio sapere se la mia amica sta bene» lui sbuffò e mi trascinò di nuovo sul suo petto «Cosa vorresti fare? Andare di sopra a controllarli? Magari hanno fatto pace e ora stanno sancendo l’accordo fornicando, oppure si stanno lanciando piatti addosso; in ogni caso non puoi fare nulla e dovrai aspettare la mattina. Tanto vale che vai a dormire» mi baciò la fronte e chiuse di nuovo gli occhi.
Harry aveva ragione, non c’era nulla che avrei potuto fare, ma se solo Niall si fosse azzardato a farla soffrire di nuovo gli avrei strappato tutti i peli ad uno ad uno, compresi i capelli, con le mie stesse mani.

Quando mi svegliai al mattino ero stanca morta, guardai l’orologio che segnava le 7.30, fortunatamente non ero in ritardo, e mi alzai. Harry si era già alzato, ma non sentivo l’acqua della doccia scorrere, quindi sicuramente non era in bagno.
Andai in cucina e lo trovai indaffarato ai fornelli, sorrisi e mi appoggiai al bancone ad osservarlo.
Era così bello, la schiena tonica, i ricci scompigliati che gli ricadevano sulla nuca, le braccia tatuate; ridacchiai quando si bruciò con il caffè bollente e si accorse della mia presenza.
 «Hey, non fare la guardona!» mi prese in giro, sorrisi e mi avvicinai a lui abbracciandolo e appoggiando la guancia sulle sue spalle  «Non è colpa mia se sei bello da guardare» lo sentii ridere «Non posso darti torto, ma tu sei molto più bella» disse girandosi e prendendomi i fianchi.
Mi lasciò un casto bacio sulle labbra prima di spingermi indietro verso il bancone e farmici sedere sopra «Mi piace come ti sta questa camicia» sussurrò prendendo a baciarmi il collo, lo strinsi a me beandomi dell’effetto che mi facevano le sue labbra «Spero che non ti dispiaccia il fatto che io mi sia servita tranquillamente nel tuo armadio» scosse la testa e mi morse il collo facendomi sussultare «Puoi servirti dove vuoi, anche se personalmente ti preferisco senza vestiti» continuò a torturarmi il collo prima di tornare con il volto davanti al mio.
Mi passò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e continuò ad osservarmi «Cosa c’è?» chiesi leggermente in imbarazzo; gli occhi di Harry mi mettevano continuamente in soggezione, come se fossero lì a studiarmi incessantemente «Nulla, è solo che vorrei svegliarmi così tutte le mattine e il tuo viso è così bello» disse prima di mettermi una mano sulla guancia e baciarmi.
Un bacio che non era passionale, non era lascivo, era solo carico d’amore e il mio cuore perse un battito quando le sue labbra cominciarono a muoversi sulle mie.
«Hai mangiato del miele per caso?» gli chiesi non appena ci staccammo dal bacio; poggiò la sua fronte sulla mia sorridendo e accarezzandomi la guancia «Sono solo felice, non capita tutti i giorni di svegliarsi così» disse baciandomi di nuovo  «Si, ammetto che la giornata è iniziata molto bene, ma se non ci muoviamo facciamo entrambi tardi a lavoro».

«Ti passo a prendere alla fine del turno» annuii «D’accordo, a dopo» dissi lasciandogli un bacio veloce e aprendo la portiera della macchina «Ah Emma, aspetta – mi girai verso di lui – sei libera questo weekend o lavori?» aggrottai le sopracciglia confusa «Sono a riposo, perché?» lui sorrise «Niente, lascia stare, ci vediamo dopo» disse prima di partire per arrivare lui stesso a lavoro lasciandomi confusa.

La mattinata procedeva lenta, entravano pochi clienti e quasi mai si sedevano al bancone, il che mi lasciava veramente poco lavoro.
Passavo meccanicamente lo straccio sul bancone nonostante non ci fosse assolutamente bisogno, ma in qualche modo dovevo pur passare il tempo.
«Signorina, mi può portare un cappuccino?» alzai la testa di scatto quando sentii la voce della mia migliore amica, Niall era seduto di fianco a lei e si torturava nervoso le mani; sicuramente avevano fatto pace, il che mi rendeva molto più tranquilla; ma probabilmente non aveva ancora deciso se e come chiedermi scusa.
Mi avvicinai a loro e sorrisi dando un bacio sulla guancia a Mia «Allora, tutto a posto?»  chiesi alla mia amica «Si, tutto a posto e Niall dovrebbe dirti qualcosa»  disse tirandogli una gomitata facendomi ridacchiare.
Mi appoggiai con i gomiti al bancone e misi una mano sotto il mento «Dimmi Niall, sono tutta orecchi» dissi sorridendo. Il biondo sbuffò e senza nemmeno alzare lo sguardo mormorò «Scusa» scossi la testa e mi allungai verso di lui «Perdonami Niall, non ho sentito, potresti alzare gentilmente la voce?» lui sbuffò di nuovo sonoramente «E va bene! Scusami, ok? Mi dispiace per come ti ho trattata, ero sotto stress» sorrisi tirandogli uno scappellotto sulla testa «Sei perdonato, ma rimani comunque una testa di cavolo».
Rimasi a parlare con Mia e Niall per un po’, almeno fino a che il locale non si riempì per l’ora di pranzo; fu allora che i miei amici mi salutarono intimati anche dagli sguardi di fuoco di Marcus.

La giornata era passata lentamente, troppo lentamente e io stavo perdendo piano piano le forze; non vedevo l’ora di vedere Harry varcare quella porta e portarmi via.
Ero curiosa di sapere cosa volesse fare quel weekend e perché mi avesse chiesto se ce l’avessi libero.
Quando finalmente lo vidi parcheggiare davanti al bar, feci un salto, andai a togliermi il grembiule nel retro e, quando tornai avanti, gli saltai addosso «Santo cielo, così mi uccidi!» esclamò stringendomi a lui «Scusa, è che mi stavo talmente annoiando» risposi staccandomi «Forza, andiamo a casa».

«Quindi hanno fatto definitivamente pace?» mi chiese Harry mentre guidava con una mano sul volante e una sulla mia gamba «A quanto pare si, ma l’ho messo bene in guardia» avvisai Harry che si mise a ridacchiare «Non credo che avrebbe seriamente il coraggio di mettersi contro di te» scoppiai a ridere «Voi uomini fareste meglio a ricordarvi che non dovete mettervi contro di me» dissi ridendo.
Stavamo attraversando il ponte quando mi venne in mente della strana richiesta che mi aveva fatto prima di lasciarmi a lavoro «Perché mi hai chiesto se avevo il weekend libero?» distolse per un momento gli occhi dalla strada per guardarmi, alzò le spalle «Pensavo di andare fuori, il mio patrigno ha una casa a Cape May; potremmo farci un salto. Che ne dici?»
«Sarebbe fantastico! Non sapevo che aveste una casa in New Jersey» vidi il volto di Harry farsi più cupo alla mia constatazione; forse non voleva parlarne, forse quel posto non gli piaceva «Non ci vado spesso, cerco di stare alla larga da quello che concerne il mio patrigno, sai che non ci vado molto d’accordo» mi rispose stringendo la mano sulla mia coscia, non sapevo esattamente perché non corresse buon sangue tra lui e il compagno della madre, con me era stato educato e non l’avevo visto comportarsi male con Harry, quindi non comprendevo il suo astio.
«Non è necessario andare là, insomma, se non vuoi andarci …»
«No, è un bel posto ed è sul mare; voglio portatrici, ci sono delle cose che voglio mostrarti» annuii «D’accordo, come preferisci tu»
Ero curiosa di sapere che cosa volesse mostrarmi, ero curiosa di sapere che cosa lo tormentasse e perché improvvisamente la sua mano era sempre più stretta alla mia gamba, quasi a farmi male.
Ero curiosa e preoccupata, ma allo stesso tempo non vedevo l’ora di passare del tempo da sola con Harry lontana dalla città.

 

Lo so, lo so che sono in tremendo ritardo e che questo capitolo fa schifo; perdonatemi davvero!
Questo e il prossimo capitolo saranno pieni di fluff tra Emma ed Harry, io vi avverto!
Non so cosa dire, è corto, fa schifo e vi ho fatto aspettare un sacco; ma il prossimo arriverà in fretta (si spera)
Spero che comunque vi sia piaciuto!
Come sempre le recensioni sono benvenute e, per qualsiasi cosa vi lascio i miei contatti

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Un bacio e alla prossima
Sil

 

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


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Emma


Guardare Harry caricare le valige in macchina era una scena decisamente eccitante, a petto nudo, mentre solleva pesi sotto il sole caldo di aprile. Probabilmente stavo anche sbavando e, probabilmente, avrei anche dovuto aiutarlo; ma era così eccitante stare a guardare che non avevo la minima intenzione di muovermi.
«Ti rendi conto che questo sembra l’inizio di un film porno? Tu che te ne stai appoggiata al muro a mangiare un ghiacciolo mentre mi guardi? Per di più con delle adorabili treccine, oh Emma, se vuoi fare un filmino hard non hai che da chiedere» disse avvicinandosi e prendendomi per un fianco, mi sorrise e si abbasso a prendere un pezzo di ghiacciolo «Nessuno ti ha dato il permesso di ciucciare il mio ghiacciolo, ed è una cosa abbastanza schifosa, adesso mangerò la tua saliva » dissi con una faccia schifata «Punto primo, la mia saliva non credo ti faccia poi così schifo; punto secondo, posso ciucciare tutto ciò che voglio» rispose malizioso sorridendomi.
Possibile che fosse così eccitante? Fortunatamente eravamo in strada, altrimenti gli sarei saltata addosso senza troppi complimenti «Ok, ora sembra davvero un film porno; a proposito, che diamine c’entrano le trecce?» la sua mano era ancora sul mio fianco, la strinse leggermente e si avvicinò al mio orecchio, mi lasciò un bacio appena sotto il lobo prima di sussurrare «Sono eccitanti e Dio solo sa quanto vorrei fare l’amore con te in questo momento, sei fortunata che siamo in strada» sentii all’improvviso le gambe molli e le guance calde, sicuramente ero diventata rossa come un peperone; lo allontanai da me velocemente prima che perdessi qualsiasi facoltà mentale mentre lui ridacchiava divertito. Lo fulminai con lo sguardo e gli lanciai la maglietta «Vestiti e partiamo, razza di idiota, il viaggio è lungo e ricordati che si raccoglie ciò che si semina; preparati a guidare con il tuo amichetto nei pantaloni felice» lo minacciai, anche se di minaccioso nelle mie parole c’era veramente poco «Vuoi rischiare le nostre vite provocandomi mentre guido? Pessima scelta Emma» alzai le spalle e mi avviai verso la macchina ignorandolo.

Durante il viaggio Harry sembrava teso, non sapevo se lo fosse perché aspettava che io cominciassi a stuzzicarlo o se lo fosse perché ci stavamo avvicinando a Cape May.
Non mi aveva detto cosa volesse farmi vedere, né perché ogni volta che nominavamo quel posto improvvisamente diventasse nervoso.
La musica ci teneva compagnia mentre attraversavamo New York e ci avvicinavamo verso il New Jersey; avevo cercato di pensare a cosa potesse renderlo così nervoso, cosa avesse portato Harry ad odiare tanto il suo patrigno, ma non ero arrivata a nessuna conclusione.
«Posso cambiare canzone?» chiesi spezzando il silenzio che si era creato tra di noi, lui annuì senza distogliere lo sguardo dalla strada «Harry, è tutto ok?» chiesi preoccupata girandomi verso di lui  «Si, è solo che … niente» disse scuotendo la testa «Cosa c’è Harry?» mi guardò per qualche secondo con il suo solito sguardo malizioso «Hai davvero intenzione di provocarmi mentre sono alla guida?» sapevo che non mi stava dicendo la verità, ma feci finta di nulla e ridacchiai «Aspetta e vedrai Styles, aspetta e vedrai» dissi allungandomi verso di lui e lasciandogli un bacio sulla guancia.
Il comportamento di Harry mi stava leggermente preoccupando, sapevo che la sua mente era da tutt’altra parte in quel momento, forse provocarlo leggermente era in realtà una buona idea per distrarlo da chi sa quali pensieri.
Sorrisi a me stessa e gli poggiai una mano sulla coscia sentendolo improvvisamente teso.
Feci scorrere la mano lentamente lungo la gamba, su e giù fino ad avvicinarmi all’inguine e fermandomi lì. Si agitò leggermente sul sedile e si schiarì la gola; trattenni la mano lì per qualche minuto prima di toglierla e allungarmi a prendere qualcosa da mangiare nello zaino.
Mi morsi le labbra e tirai fuori una banana «Ti dispiace se te ne rubo una? Lo so che hai il  monopolio delle banane, ma ho molto caldo e ho davvero bisogno di potassio» lui si limitò ad annuire con la testa senza emettere alcun suono.
Sbucciai la banana e cominciai a mangiarla lentamente «Fa veramente caldo oggi, non trovi? – mi slacciai qualche bottone della camicia – Ora va molto meglio» continuai ad addentare il frutto senza ritegno mentre lui stringeva le mani sul volante.
«Ci fermiamo alla prossima area di sosta» disse tirandomi un’occhiata, sorrisi e appoggiai nuovamente la mano sul suo inguine «E perché? Mi sembra che di benzina ce ne sia abbastanza e non dobbiamo comprare nulla da mangiare, se ci fermassimo arriveremmo tardi a destinazione» mangiai l’ultimo boccone di banana sentendo Harry sempre più nervoso «Sei una persona orribile e finirai per farci ammazzare entrambi» bofonchiò tenendo le mani strette al volante e lo sguardo fisso alla strada.
Mi allontanai da lui soddisfatta e presi a guardare fuori dal finestrino «Ti rendo pan per focaccia, sei tu che mi hai provocata prima, mentre eravamo in mezzo alla strada, ora è il mio turno»
«Siamo in autostrada, ci farai uccidere se continui e non temere che appena arriveremo a destinazione ti darò ciò che ti meriti» alzai le sopracciglia «È una minaccia o una promessa?» chiesi sorridendo maliziosamente «Sei il diavolo, Emma Austin, il diavolo».

Arrivammo a casa verso le 11 del mattino, l’aria era frizzante e si riusciva a sentire il rumore delle onde da dove eravamo.
Portammo i bagagli dentro casa e, dopo esserci chiusi la porta alle spalle, Harry mi prese e mi appoggiò al muro baciandomi «Sei stata una bambina cattiva, Emma» mi disse strappandomi letteralmente la camicia di dosso «Mi piaceva quella camicia» dissi mentre mi torturava il collo «Mi dispiace, ti avevo detto che ti avrei dato quello che ti meritavi» mi prese in braccio e mi portò verso il divano dove mi fece sdraiare per poi mettersi sopra di me.
Si sfilò la maglietta e si perse un attimo a guardarmi «Sai, per quanto mi riguarda potremmo anche stare tutto il weekend chiusi in casa, nudi, a fare ciò che sappiamo fare meglio» lo presi dalla nuca e lo spinsi verso di me, lo baciai lasciandomi per un attimo trasportare dalle sensazioni che provavo ogni volta che le mie labbra si appoggiavano alle sue «Credimi, sarebbe un ottimo passatempo, ma ho voglia di abbronzarmi».
Alzò le spalle e riprese a baciarmi slacciandomi i pantaloni, sentivo la schiena appiccicarsi alla pelle del divano mentre le sue labbra si spostavano verso il seno e la pancia.
I gemiti cominciarono a riempire la stanza mentre le mie mani si muovevano sul suo corpo alla ricerca di un contatto più intimo con lui.
Passammo tutta la mattina a fare l’amore, su quel divano, senza staccarci un secondo l’uno dall’altra e mi sentivo così bene che davvero avrei potuto passare tutto il weekend chiusa in casa con lui.

Mentre Harry si faceva una doccia e io aspettavo che la pasta si cuocesse, decisi di fare un giro di ispezione per tutta la casa.
C’erano foto di Harry e Gemma da piccolini mentre giocavano sulla spiaggia, foto di Anne e del suo nuovo marito e, in qualche foto, erano presenti dei ragazzi che non avevo mai visto, tra cui una ragazza bionda che se ne stava sempre appiccicata ad Harry.
Ora che ci pensavo, Harry non mi aveva mai parlato di suoi amici che non fossero Louis, Zayn e Niall; né mi aveva mai parlato di sue eventuali ex ragazze, se non si contava il periodo in cui si portava a letto una ragazza diversa al giorno.
Mentre curiosavo tra le foto e gli album, un’immagine in particolare attirò la mia attenzione, Harry avrà avuto si e no sedici o diciassette anni e la ragazza bionda di prima era accanto a lui; erano abbracciati e lui la guardava con degli occhi talmente innamorati che mi fece male il petto a guardarli.
Chiusi l’album con violenza e lo rimisi  a posto, Harry mi aveva mai guardata in quel modo? Quella ragazza aveva qualcosa a che vedere con il nervosismo di Harry?
Ripensai alla mattinata che avevamo passato a fare l’amore sul divano e mi venne in mente la frase di Harry: «Sai, per quanto mi riguarda potremmo anche stare tutto il weekend chiusi in casa, nudi, a fare ciò che sappiamo fare meglio»; e se Harry in realtà fosse con me sole per il sesso?
Mi sembrava stupido pensarlo dopo tutto quello che avevamo passato, ma vedere quella foto con quella ragazza aveva cambiato tutte le mie prospettive.
«Emma, guarda che si sta bruciando il sugo» sussultai sentendo la sua voce, mi alzai dal divano e mi fiondai in cucina per rimediare al danno.
Lui mi seguì e si sedette a tavola «Stai bene?» mi chiese confuso, annuii e preparai due piatti da portare a tavola.

«Metti il costume, ti porto a fare un giro e poi andiamo in spiaggia» mi disse dopo aver raccolto i piatti e averli messi nel lavabo «Dove vuoi portarmi?» chiesi alzandomi, non avevo granché voglia di uscire sinceramente «A fare un giro, devo mostrarti delle cose, forza, vai a vestirti» mi baciò la fronte e si allontanò per lavare i piatti.
Mi preparai con calma, pensando a come iniziare il discorso e chiedergli chi fosse quella ragazza. Harry mi aveva detto che non era abituato ad avere qualcuna che tenesse effettivamente a lui, allora chi era quella?
«Sei pronta?» chiese spuntando in camera, annuii «Si, andiamo».
Il clima era abbastanza caldo, nonostante la brezza che soffiava leggermente, ed era piacevole passeggiare sul lungo mare. La spiaggia non era particolarmente affollata e, per lo più, era occupata da ragazzini che giocavano a pallone o in acqua.
«Harry, dove stiamo andando?» chiesi mentre passeggiavamo mano nella mano, la curiosità mi stava uccidendo «Siamo quasi arrivati».
Dopo altri cinque minuti buoni di cammino, ci fermammo davanti ad un cancello «Siamo arrivati» mi guardai intorno, non c’era nessuno.
Era un parco, un parco completamente vuoto «Mi hai portata qui per stuprarmi?» chiesi cercando di smorzare la tensione, mi fulminò con lo sguardo  prima di varcare la soglia del cancello.
Ci sedemmo su una panchina in silenzio, aspettavo solo che lui parlasse e mi spiegasse cosa ci facessimo lì.
Non apriva bocca, se ne stava zitto e immobile a guardare un punto davanti a lui «Harry, che ne dici di cominciare a spiegarmi sin dall’inizio perché questo posto ti innervosisce così?» lui sospirò e abbassò lo sguardo, prese a torturarsi le mani prima di cominciare a parlare «Amavo questo posto, da bambino non vedevo l’ora di venire qui. Avevo anche un buon rapporto con il mio patrigno sai? Lui era quello che mio padre non era riuscito ad essere, mi portava a pescare, mi dava consigli su qualsiasi cosa, mi portava al parco e, soprattutto, mi ascoltava.
«Quando avevo circa quindici anni mi sono preso una cotta, una cotta molto forte per una ragazza. Si chiamava Alice, era bellissima; certe volte mi sogno ancora i suoi occhi. Avevo chiesto a Robin una mano e, l’estate dei miei diciassette anni, avevo deciso che sarebbe stata mia. Dopo svariati sforzi, ce l’avevo fatta; era diventata la mia ragazza e io la amavo; è stata la prima ragazza che io abbia mai amato. Lei non mi amava, però, no lei aveva solo sedici anni, ma aveva già deciso che avrebbe fatto penare gli uomini; sapeva di poterlo fare, sapeva che con quegli occhi avrebbe distrutto qualsiasi uomo sulla faccia della terra. – Tirò su con il naso e gli presi una mano incitandolo ad andare avanti – Lei è stata la mia prima volta, ho cercato di rendere quel momento magico, il più magico possibile, volevo ricordarlo per il resto della mia vita ed effettivamente, lo ricordo come se fosse ieri.
«Abbiamo fatto l’amore, lei è rimasta con me per qualche minuto prima di rivestirsi, io ero così felice che mi sentivo come in una bolla; mi aveva detto che mi amava, che sarebbe stata mia per sempre e io come un cretino mi sono fidato. Il giorno dopo, felice, andai nell’ufficio di Robin per raccontargli tutto e lei era lì, seduta sulla scrivania che gli raccontava di come mi avesse fatto sentire amato, di come avesse portato via la mia verginità e di come mi avesse reso felice. L’aveva pagata, Emma, l’aveva pagata per stare con me» ero completamente senza parole, gli occhi di Harry erano rossi e le guance erano rigate dalle poche lacrime che aveva pianto.
«Harry, perché?» era tutto ciò che ero riuscita a dire «Perché sono uguale a mio padre, fisicamente, ho i suoi stessi occhi, gli stessi lineamenti. Mia madre gliel’ha detto più volte quanto io le ricordassi mio padre e quanto sperava che io non crescessi come lui. Voleva farmi del male perché rivedeva mio padre in me e aveva paura che io ferissi mia madre» gli strinsi la mano e mi appoggiai alla sua spalla «Mi dispiace, Harry» non sapevo che altro dire, non avrei mai immaginato una cosa del genere e adesso anche io odiavo profondamente Robin.
«Anche a me dispiace, non tanto per quello che è successo, mi dispiace il fatto che se ora lei si presentasse qui, davanti a me, io non so come reagirei» mi scostai da lui, ferita da quelle parole.
Lo guardai incapace di emettere alcun suono, fissò gli occhi nei miei  «L’anno dopo tornai qui, eravamo in questo parco, su questa stessa panchina e io ero intenzionato a dirle che doveva uscire dalla mia vita, che ormai avevo diciotto anni e che me ne sarei andato di casa e non sarei mai più tornato qui; ma lei mi prese il viso tra le mani e mi baciò. Pensavo che mi chiedesse scusa, che mi dicesse che mi amava sul serio; invece mi guardò con quei cazzo di occhi che non dimenticherò mai e mi disse “Puoi andare dove vuoi, Harry, tanto sei mio” e aveva ragione, io non potrò mai dimenticarla».
Abbassai lo sguardo incapace di guardarlo un minuto di più; perché mi stava dicendo quelle cose? Perché mi aveva portata a Cape May?
«Ho visto la sua foto prima, stavo curiosando e ho trovato questa foto in cui c’eri tu con una ragazza bionda e la guardavi con quegli occhi così innamorati; mi sono chiesta se avessi mai guardato me in quel modo, ma ora mi rendo conto che no; probabilmente non mi hai mai guardata così».
«Harry?!» una voce lo chiamò, entrambi ci girammo e, neanche a farlo apposta, lei era lì.
Ora capivo cosa intendesse Harry, degli occhi così belli e azzurri non li avevo visti nemmeno su Niall o Louis «Alice» sussurrò lui; la bionda si girò verso di me e mi sorrise «Molto piacere, sono Alice, una vecchia amica di Harry» mi porse la mano che strinsi con un finto sorriso stampato sul volto «Emma, piacere. Vi lascio soli; vado a fare un giro» dissi alzandomi dalla panchina, Harry mi prese per il polso  «Ti prego, non lasciarmi» e, in quel momento, non sapevo se si stesse riferendo a non lasciarlo da solo con Alice o ad altro, ma non avevo la forza di rimanere lì dopo tutto quello che mi aveva detto «Ci vediamo a casa» dissi prima di allontanarmi. Diedi un ultimo sguardo indietro e vidi Alice sedersi vicino a lui, dopo di che cominciai a correre senza sapere dove stessi andando.

Corsi fino a che avevo il fiato di farlo; poi, stanca, mi sedetti sulla spiaggia ad ammirare l’orizzonte.
Quello che mi aveva detto Harry mi aveva spezzato il cuore, lui era ancora visibilmente scottato e aveva detto che non l’avrebbe mai dimenticata. Ero terrorizzata dal fatto che fossero da soli in questo preciso momento, ma avevo anche fiducia del fatto che Harry non mi avrebbe tradita.
Almeno, supponevo che non l’avrebbe mai fatto; ma se lui effettivamente fosse ancora innamorato di lei?
Tutte le mie certezze si stavano sgretolando e sentivo il cuore infrangersi in mille pezzi.
Sentii il cellulare vibrare, era un messaggio di Harry che mi chiedeva dove fossi; non avevo intenzione di rispondergli anche perché, in realtà, non sapevo nemmeno io dove fossi finita.
Cosa avrei dovuto fare adesso? Rimanere lì o prendere il primo treno per New York? Cominciai a piangere senza nemmeno accorgermene, forse Alice era per Harry quello che lui era per me.
Il cellulare vibrò di nuovo, questa volta mi stava chiamando, risposi innervosita «Cosa vuoi?» lo sentii sospirare «Dove sei? Avevi detto che ci saremmo visti a casa» mi guardai intorno, ero in mezzo al nulla, non avevo la più pallida idea di dove fossi «Non so dove sono, sono in spiaggia, Harry ci vediamo a casa, troverò un modo per tornare» stavo per chiudere la conversazione, ma lui riprese a parlare «Guarda il cielo, sta per mettersi a piovere, prova a darmi un punto di riferimento e ti vengo a prendere; non ti lascio da sola sotto un temporale» alzai gli occhi ed effettivamente il cielo si era coperto; la spiaggia ormai era vuota ed io ero lì da sola.
Mi guardai intorno cercando di trovare un punto di riferimento da dargli «C’è una fermata degli autobus sulla strada, vicino ad un fruttivendolo» dissi sentendo arrivare le prime gocce di pioggia «D’accordo, sto arrivando».

Era passato un quarto d’ora da quando Harry mi aveva chiamata e ormai ero fradicia; proprio quando stavo per perdere le speranze sentii urlare dietro di me «Sei impazzita?! Perché non sei tornata a casa?» mi chiese avvicinandosi, probabilmente anche lui era stato sotto la pioggia dato che era fradicio quanto me «Beh, non avrei mai voluto rovinarti i piani con l’amore della tua vita! Magari volevi portarla a casa» dissi arrabbiata stringendo i pugni  «Te ne sei andata! Se solo mi avessi lasciato finire di parlare …» lo interruppi «Cosa, Harry? Mi avresti detto che mi hai portata qui per farmela conoscere e farmi vedere che io non avrò mai quello che ha lei? Che non sarò mai importante quanto lei? E cosa vi siete detti eh? Avete parlato o avete passato tutto il tempo con le bocche incollate?» le lacrime si erano confuse con la pioggia che cadeva incessante su di noi, un tuono mi fece sobbalzare mentre il volto di Harry restava impassibile.
«Se fossi rimasta, Emma, ti avrei detto che sì, lei è stato il mio primo amore; che non me la sarei mai dimenticata e che forse provo ancora qualcosa per quella stronza; ma ti avrei anche detto che ora ci sei tu e che amo te, punto»
«Hai detto che se si fosse presentata non sapevi come avresti reagito, tu provi ancora qualcosa per lei» si passò una mano tra i capelli bagnati «So quello che ho detto, ma lei si è presentata effettivamente davanti a me e quando te ne sei andata io … io ho avuto troppa paura di perderti, lei non fa più parte di me; è acqua passata» scossi la testa «Conosci la teoria dello Yin e dello Yang?» mi guardò per qualche secondo confuso  «No» rispose, in attesa di una spiegazione, mi sistemai una ciocca di capelli bagnati dietro l’orecchio prima di riprendere a parlare «È un’antica teoria cinese, non starò a spiegarti tutta la storia; ti basti sapere che lo Yin e lo Yang si creano a vicenda, possono essere distinti ma non separabili. Dipendono l’uno dall’altro, si controllano a vicenda: se lo Yin è in eccesso, lo Yang sarà carente e viceversa. Si trasformano l’uno nell’altro.
«Per i cinesi lo Yin rappresenta la mente femminile, intuitiva e complessa, la parte nera; lo Yang è l’intelletto maschile lucido e razionale, la parte bianca. Noi siamo come lo Yin e lo Yang, dipendiamo l’uno dall’altra, siamo la parte nera e la parte bianca; solo che non riusciamo a controllarci, non riusciamo a stare in equilibrio. Ce n’è sempre uno in eccesso e un altro in carenza e io mi chiedo se riusciremo mai a stare in equilibrio» dissi singhiozzando; lui si avvicinò e  mi prese una mano «Noi siamo in equilibrio, Emma; prima mi hai chiesto se ti ho mai guardata in quel modo, nel modo in cui guardavo Alice in quella foto e sì, ti guardo in quel modo, tutti i giorni e tutte le notti. Facevo fatica a fidarmi di te e di quello che mi dicevi perché avevo paura che la storia si ripetesse, ma la verità è che ti amo e che nulla potrà cambiarlo» appoggiò la fronte alla mia mentre io continuavo a piangere.
Tremavo per il freddo e singhiozzavo, dovevo essere orribile da guardare «Baciami» dissi con la voce tremante, non era una richiesta, era un ordine; avevo bisogno delle sue labbra, avevo bisogno di sapere che tutto quello che mi aveva detto era reale e, nel momento in cui le sue labbra bagnate si posarono sulle mie, ne ebbi la conferma.
Eravamo in equilibrio, ci amavamo, con o senza Alice in mezzo; nulla avrebbe potuto cambiarlo.

 

Eccomi qui, con questo capitolo abbastanza chilometrico, che è un misto tra l’erotico, il fluff e l’angst… Non sono pienamente soddisfatta di come è venuto fuori, ma non mi fa nemmeno troppo schifo!
Spero che a voi piaccia e che mi perdoniate per i miei continui ritardi!
Vi anticipo che, purtroppo, non manca moltissimo alla fine; non dirò i capitoli che mancano perché so che una certa persona non lo vuole sapere, ma sappiate che manca poco!

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Un bacio e alla prossima
Sil

 

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


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Mia


«Quando ritornano Emma ed Harry?» mi chiese Niall mentre si rimetteva i pantaloni, mi girai nel letto e presi a guardare la schiena bianca leggermente illuminata dai raggi del sole che filtrava dalle persiane «Teoricamente questa sera, praticamente ritarderanno per qualche “imprevisto dell’ultimo  minuto” » dissi  mimando le virgolette con le mani, lui si girò e mi sorrise; si avvicinò e si sedette di fianco a me «Intendi dire qualche imprevisto che riguarda loro nudi tra le lenzuola? » annuii ridacchiando mentre lui si abbassava sul pavimento per prendere la mia maglietta e passarmela «In tal caso, ne sarei felice, ti avrei tutta per me ancora per un po’» disse lasciandomi un casto bacio per poi alzarsi e avviarsi in cucina.
Mi presi un po’ di tempo per infilare la maglietta e per cercare la biancheria, la mia camera non era mai stata così disordinata come in questi giorni in cui Niall si era fermato a casa mia. Sorrisi nel vedere il cellulare, le chiavi e il portafoglio del biondo appoggiati sulla scrivania; era rassicurante vedere come lui si sentisse a suo agio a stare con me.
Quando arrivai in cucina il caffè era già pronto sul tavolo e lui stava addentando una ciambella mentre faceva zapping in tv, si girò ad osservarmi e mi sorrise «Non era la specialità di Emma quella di stare mezza nuda?» mi chiese alludendo alle mie gambe nude, alzai le spalle e mi sedetti di fianco a lui versandomi una tazza di caffè «Ho fatto fatica a trovare le mutande, non avevo intenzione di mettermi a cercare pure i pantaloni, vuoi farti una doccia prima di andare?» lui annuì bevendo gli ultimi sorsi del suo caffè prima di guardarmi maliziosamente «La fai con me?».

Dopo aver impiegato una vita per farci una semplice doccia, uscimmo per andare a lavoro.
Mi lasciò davanti alla redazione con un bacio e lo vidi allontanarsi.
Avevo passato tutto il weekend in casa con Niall e uscire era stato un vero trauma, come se fossi stata in una realtà parallela per giorni e ora dovessi improvvisamente tornare alla routine di sempre.
Controllai le e-mail e le scartoffie che avevo sulla scrivania, ancora non avevo nulla da correggere, così decisi di chiamare Emma, sperando di non disturbarla.
Dopo due squilli mi rispose «Buongiorno principessa» la sentii grugnire dall’altra parte del telefono «’giorno» rispose alquanto scocciata, corrucciai la fronte, forse l’avevo svegliata  «Hey, ti ho svegliata oppure Harry ne ha combinata una delle sue? O forse è una delle giornate “Emma nervosa” che capitano circa 363 giorni all’anno, 364 per gli anni bisestili» dissi ridacchiando divertita «Non c’è nulla da ridere, sono solo stanca, faccio fatica a dormire. È due mattine che mi sveglio con una nausea pazzesca, probabilmente quell’idiota mi ha cucinato qualcosa di tossico – si staccò un attimo dalla cornetta - sì Harry, l’idiota sei tu» vidi il mio capo avvicinarsi con dei fogli in mano «Mi spiace che tu non stia bene, mi raccomando mangia in bianco e non abbuffarti di schifezze. Devo andare, ci vediamo stasera» aspettai la sua risposta prima di chiudere «Sì mamma, tranquilla! A stasera».

Il capo mi aveva lasciato un bel po’ di cose da ricontrollare, mi girai verso la scrivania di Zayn e lo vidi intento davanti al computer a fare non so cosa «Hey, non sei mai stato così concentrato a lavoro» dissi facendolo sussultare «Santo Dio, Mia, mi hai spaventato! Non sto lavorando, sto cercando dei voli per Parigi» rispose felice come una pasqua, sicuramente stava preparando qualche sorpresa a Perrie «Parigi? Vuoi fare un regalo alla tua fanciulla?» lui annuì  «Sì, è il nostro anniversario tra poco e quale posto migliore di Parigi per festeggiarlo?» Dio, Zayn era così romantico! Per un momento sperai che anche Niall mi portasse a Parigi con lui, la mia città preferita con il mio ragazzo preferito.
«Caspita, è davvero un bel pensiero!» dissi dando voce a ciò che pensavo «E tu che mi dici? Come va con Niall? So che avete avuto qualche problema» per un attimo il respiro mi si mozzò in gola. Avevo smesso di pensare a quello che era successo con Amy, volevo totalmente rimuoverlo dalla mia mente, era un avvenimento che non avrei voluto mai ricordare «Ora è tutto ok, abbiamo chiarito» risposi cercando di fargli capire che non avevo assolutamente alcuna voglia di parlare di quello che era accaduto «Capisco, beh se ti può consolare, a me quella Amy non è mai piaciuta!» mi disse sorridendo, sorrisi di rimando  «Grazie, Zayn».
«Emma ed Harry, invece?» mi chiese dopo qualche minuto di silenzio, lo guardai confusa «Sai, l’ha portata dove vive il suo grande amore Alice, com’è andata?» si affrettò a spiegarmi; questa cosa mi confondeva ancora di più «Il suo grande amore Alice? Non so nulla di questa storia, non sono ancora tornati» dissi alzando le sopracciglia «Sì, beh immagino che se sono ancora lì vuol dire che tutto è andato per il verso giusto o…»
«O che Emma ha ammazzato Harry» continuai io per lui «Esatto, ma ancora nessuna notizia di omicidio proveniente da Cape May, possiamo stare tranquilli» annuii e mi rimisi a lavoro.

La giornata era passata velocemente, tra chiacchiere con Zayn e bozze da correggere. Non avevo intenzione di pensare ai drammi di Emma ed Harry, ero sicura che mi avrebbe detto tutto quando sarebbe tornata a casa.
Ora ero sul ciglio della strada ad aspettare che Niall venisse a prendermi, in ritardo come sempre, dovevamo uscire con Louis ed Eleanor, ma saremmo sicuramente arrivati tardi e Louis non ci avrebbe risparmiato le sue battutine a sfondo sessuale.
 «Hey, bellezza, vuoi fare un giro sul mio bolide?» disse Niall facendomi un occhiolino mentre accostava di fianco a me, alzai gli occhi al cielo e andai a sedermi al posto del passeggero «Razza di idiota, adesso arriveremo in ritardo all’appuntamento con Louis ed Eleanor e Louis non farà altro che fare battutine sul perché siamo arrivati in ritardo. Possibile che tu non possa mai essere in orario? Insomma, lo sai che Lou mi mette in imbarazzo, sei un cretino» dissi irritata mentre lui mi guardava divertita, senza accusare nessuno dei miei insulti «Da quando Emma si è impossessata di te? E comunque non andiamo a nessun appuntamento con quei due, ti porto fuori a cena» disse dando gas alla macchina «Perché?» chiesi confusa  «Perché è il nostro mesiversario, bellezza».

Il ristorante che Niall aveva scelto era piccolo ed intimo, nulla di troppo elegante ma nemmeno scialbo. Era semplicemente perfetto e  lui era perfetto, con i capelli biondi leggermente spettinati e gli occhi azzurri stanchi che guardavano il menù.
Mi concedetti qualche  minuto per fissarlo; quei capelli in cui avrei voluto infilarci le mani dentro, le dita callose a causa della chitarra che sfogliavano il menù, gli occhi azzurri e l’espressione concentrata mentre decideva cosa ordinare «Se non la smetti di fissarmi non ordineremo mai e, se non ordineremo mai, non avrai il dessert che avevo deciso di darti» mi disse alzando gli occhi dal menù e guardandomi maliziosamente «Emma si sarà impossessata di me, ma tu sei posseduto da Harry» dissi divertita mentre prendevo il menù e cominciavo a spogliarlo «Se diventiamo come loro, ti giuro che prima do fuoco a te e poi mi do fuoco da solo» risi e scossi la testa «Esagerato» mi fulminò con lo sguardo «Esagerato? Probabilmente non ci sarà più una superficie in cui non ci abbiano dato dentro a Cape May; se entrano in una chiesa, si bruciano» disse facendomi scoppiare in una fragorosa risata.

«Allora, com’è andata oggi?» mi chiese Niall dopo aver addentato un pezzo del suo filetto al sangue «Bene, è stato un trauma uscire di casa, ma bene» dissi alzando le spalle «Un trauma?» mi chiese divertito, io annuii «Sì sai, sono stata chiusa in casa da venerdì sera con te, non è stato piacevole uscire … oddio Niall, ci stiamo davvero trasformando in loro due!» il biondo scoppiò a ridere e mi prese la mano che era appoggiata sul tavolo «Beh, questo weekend ammetto che è stato molto piacevole, è stato un po’ un trauma anche per me, poi sì insomma, mi venivano in mente i tuoi gridolini “oh sì, Niall, ti prego continua! Non fermarti”» gli tirai un ceffone sulla mano che lo fece ridere di nuovo «Il dessert non lo avrai mai, biondo» dissi offesa «A parte gli scherzi, Mia, sono felice di stare con te, davvero» disse facendomi sciogliere «Anche io sono felice, molto felice».

Quando Niall mi riaccompagnò a casa, controllai bene in tutte le stanze che non ci fosse ancora Emma; dopo essermi assicurata che la via era libera, lo trascinai in camera mia e lo feci sdraiare sul letto.
«Pensavo che non volessi darmi il dessert» disse mentre mi accarezzava le gambe «Si beh, ho cambiato idea dopo quella fantastica dichiarazione» dissi abbassandomi su di lui e dandogli un bacio che di casto aveva ben poco.
Ero a cavalcioni su di lui mentre lui tentava con poco successo di svestirmi, lo aiutai prontamente e, non appena fui mezza nuda con solo la biancheria addosso, lui ribaltò la situazione «Hey, stavo bene di sopra»  protestai «Starai ancora meglio di sotto, te lo assicuro» mi baciò mordendomi il labbro inferiore prima di spostarsi verso il mio collo, mi riempì di baci umidi scendendo verso il seno ancora coperto, sentivo il cuore scoppiare mentre rabbrividivo senza ritegno sotto il suo tocco.
Effettivamente aveva ragione, non si stava male neanche sotto. Mi baciò ovunque potesse farlo prima di spogliarmi definitivamente e sistemarsi ed entrare dentro di me.

Non credo che qualcosa potesse rendermi davvero appagata come fare l’amore con lui, qualsiasi cellula del mio corpo si svegliava e il cervello si spegneva lasciando spazio solo ai miei istinti più perversi. Mi piaceva farmi coccolare da lui dopo e mi piaceva ancora di più svegliarmi al suo fianco e rifarlo ancora fino a che non eravamo costretti ad alzarci.
Amavo Niall e solo ora mi rendevo realmente conto di quanto mi faceva male quando non c’era, solo ora che sapevo che sarebbe andato a casa e che Emma sarebbe tornata mi rendevo conto di quanto fossi attaccata a lui.
Non che mi dispiacesse che la mia amica tornasse e non che lei si sarebbe fatta troppi problemi con Niall in giro, ma sarebbe ricominciata la quotidianità e tutto questo mi sarebbe mancato.

Sentì la porta di casa sbattere, sussultai nel letto mentre Niall sussurrava «Eccola…» la porta della mia stanza si aprì «Mia devo parlarti di … Oh santo cielo» disse coprendosi gli occhi  «Non ti hanno insegnato a bussare?» disse Niall cercando di coprirsi ancora di più con il lenzuolo «Io non … insomma … sapevate che sarei tornata e … vi lascio vestire» disse uscendo dalla stanza.
La mia faccia si era tinta di rosso mentre Niall infastidito si alzava dal letto «Un giorno di questi la uccido, te lo assicuro» mi alzai anche io per raccattare la mia roba «Probabilmente pensava che non ci fossi, non l’ha fatto apposta» mi fulminò con lo sguardo prima di aprire la porta e uscire.
«Scusatemi davvero, io non pensavo che ci fossi!» disse Emma seriamente dispiaciuta, Niall scoppiò a ridere lasciando andare la sua espressione arrabbiata «Tranquilla, ti lascio con la tua amica» disse lasciandole un bacio sulla guancia, si avvicinò a me per baciarmi «Buonanotte, tesoro» sorrisi «Buonanotte a te» lo accompagnai fino alla porta ma, prima che la chiudessi Emma urlò «Comunque complimenti Niall, ottime dimensioni!» costringendomi a sbattere la porta e a fulminarla con lo sguardo.
Mi sedetti sul divano di fianco a lei e lei prese a fissarmi preoccupata «Allora, di cosa volevi parlarmi?» le chiesi fissandola, non mi piaceva l’espressione che aveva e non mi piaceva il fatto che si stesse mangiando le unghie, non lo faceva mai, a meno che non fosse realmente molto nervosa e stressata «Io ecco … credo di essere incinta»

 

Ecco finalmente il nuovo capitolo, non sono pienamente soddisfatta, ma spero vi piaccia!
Mia e Niall li adoro, sono così carini!! Il prossimo capitolo, vi avverto, sarà abbastanza fluff …
C’è giusto un piccolo colpo di scena finale, ma (non) ribadisco che mancano pochi capitoli alla fine (si Rebecca, quel non è per te), quindi beh…fate le vostre ipotesi!
Spero davvero che vi sia piaciuto nonostante sia un po’ corto!

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


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Mia


Guardai Emma a bocca aperta per qualche secondo, non poteva averlo detto sul serio. Santo cielo, non sapevano cosa fossero i preservativi? Le precauzioni prima di tutto, pensavo che le lezioni di educazione sessuale al liceo le fossero servite «Emma … Credi o ne sei sicura?» chiesi lasciando da parte tutti i rimproveri che avrei voluto farle; non era il momento.
Lei alzò le spalle e si coprì il viso con le mani «Non lo so, non ho fatto un test. Sai le nausee che avevo? – Annuii – Ecco beh, ho pensato ad un po’ di cose … Ho avuto strane voglie ultimamente, senza contare che ero più eccitata del solito e poi ho fatto un rapido calcolo; sono in ritardo di una settimana» chiusi gli occhi e deglutii; non era la prima volta che Emma aveva voglie strane, tante volte all’una di notte si lamentava di volere un hamburger, non mi stupiva nemmeno il ritardo perché non era mai stata troppo regolare e nemmeno la storia dell’eccitazione  mi convinceva; ma le nausee, aggiunte a tutto il resto, erano un grosso campanello di allarme.
Le presi le mani nelle mie e tentai di rassicurarla  «Tesoro, non preoccuparti, domani compriamo un test; se dovesse essere positivo andremo al consultorio. Ma non allarmarti, spesso i test in farmacia sono sbagliati» lei annuì poco convinta prima di abbracciarmi.
Di solito era lei a dover consolare me, ero io quella che aveva sempre bisogno di qualcuno che mi abbracciasse, ma in questo momento i ruoli erano invertiti e io avrei fatto di tutto per essere forte al suo fianco.

Quando mi svegliai la mattina successiva Emma era già in piedi che preparava la colazione, aveva la faccia di una che non aveva dormito affatto: pallida, con delle occhiaie scure sotto gli occhi e con il viso più stanco che mai.
«Buongiorno» dissi sedendomi al bancone versandomi un po’ di caffè nella tazza, lei si limitò a fare un cenno e a sedersi di fianco a me «Passerò in farmacia non appena avrò finito di lavorare, Mia ti prego non deve saperlo nessuno, non dirlo a Niall» le accarezzai la testa prima di lasciarle un bacio tra i capelli «Non preoccuparti, non dirò niente a nessuno. Quando hai intenzione di dirlo ad Harry?» le chiesi cauta, sapevo che parlare con Harry sarebbe stato più difficile che fare il test.
Emma scosse la testa e gli occhi le diventarono improvvisamente lucidi «Non lo so, io … Dio Mia, stavamo così bene a Cape May. Lui mi ha fatto una dichiarazione degna di un film Hollywoodiano e abbiamo passato un weekend magnifico e io rovino tutto con un bambino? Come faccio a dirglielo? “Hey Harry, mi hai ingravidata” oppure “Harry tesoro, tra nove mesi un simpatico mostriciattolo uscirà dalla fessura in mezzo alle mie gambe” o c’è sempre l’opzione “Credo che il tuo seme abbia raggiunto il mio ovulo, sei felice?”» disse gesticolando mentre le lacrime uscivano imperterrite dagli occhi bagnandole le guance «Credo che l’opzione migliore sia “Harry, sono incinta” ma anche quella del mostriciattolo è carina, originale» le risposi cercando di smorzare la tensione. Lei mi fulminò con lo sguardo prima di alzarsi e buttare le stoviglie nel lavandino.
Mi alzai con lei e la seguii verso la sua camera da letto, ero preoccupata. Preoccupata perché di solito ero io quella che faceva le cose stupide, ma lei è sempre stata più impulsiva rispetto a me e la cosa mi spaventava perché non sapevo fino a dove Emma potesse arrivare; conoscevo i miei limiti ma non i suoi e lei trovava sempre un modo per stupirmi.
«Perché non stai a casa oggi?» le chiesi mentre la osservavo prendere i vestiti dall’armadio «Perché ho già avuto abbastanza giorni liberi, non posso chiedere anche oggi. Andare a lavoro mi terrà il pensiero lontano e, in ogni caso, se rimanessi a casa dovrei andare nella farmacia qui sotto e le possibilità che Harry mi veda sono troppo alte» annuii e mi allontanai dalla stanza lasciandola da sola.

Avrei voluto urlarle addosso che avrebbe dovuto stare attenta, che alla sua età avrebbe dovuto conoscere i rischi che ci sono quando fai sesso, avrei voluto dirle che se l’era cercata perché lei e Harry stavano appiccicati 24 ore su 24; ma poi pensai che sarebbe stato ipocrita da parte mia, pensai che se ci fossi stata io al suo posto lei non mi avrebbe rinfacciato nulla e mi sentii una stupida anche solo per aver pensato di dirle tutte quelle cose.
In fondo come è capitato a lei poteva capitare anche a me e comunque non c’erano certezze sul fatto che fosse realmente incinta.
Harry, però, era quello che mi spaventava di più; sarebbe rimasto al suo fianco nel caso? Quel ragazzo era perso di lei, si vedeva lontano un miglio, ma un bambino era un prezzo alto da pagare per stare con una persona ed Harry non mi sembrava abbastanza maturo da averne uno.

 

Emma


A lavoro ero già riuscita a rovesciare due cappuccini e a rompere un piattino. Liam mi guardava di sottecchi mentre serviva i clienti e mi tirava occhiate di fuoco quando rispondevo in maniera acida a qualcuno che faceva richieste strane.
Sei in una tavola calda, pasti veloci, davvero vorresti che ti portassi una pizza? Ci sono le pizzerie per quello!
La gente sembrava che volesse farmi perdere la pazienza apposta, non era giornata e tutti se ne erano accorti, tanto che Marcus mi invitò gentilmente ad andarmene a casa.

Speravo che tenermi occupata lavorando mi togliesse dalla testa il casino che avevo, invece continuavo a pensarci. Chiudevo gli occhi e vedevo bambini che piangevano e urlavano tutt’intorno a me; come poteva essere successo? Avevamo sempre usato le adeguate precauzioni, perché era successo a me?
Attraversai la strada e entrai nella farmacia, mi misi in fila ad aspettare il mio turno e sentivo il sangue ribollirmi nelle orecchie. Era così imbarazzante comprare un test di gravidanza, non avrebbe dovuto esserlo! Insomma, non ero una ragazzina 15 anni, anche se fossi stata incinta sarei stata grande abbastanza no?
21 anni alla fine dovrebbero essere tanti, allora perché mi sentivo come una bambina che doveva confessare ai genitori di aver rotto un vaso?
Mi avvicinai al bancone e mi schiarii la voce «Un test di gravidanza, per favore» dissi a bassa voce sperando che mi sentisse «Mi scusi signorina, potrebbe ripetere per piacere?» mi chiese la farmacista in maniera cordiale. Cominciai a battere il piede a terra nervosa «Un test di gravidanza» dissi a voce un po’ più alta, questa volta mi sentì perché allargò leggermente gli occhi e mi sorrise imbarazzata «Certo, quale vuole? Ne abbiamo di diversi tipi. Ci sono quelli più classici che le dicono semplicemente se è incinta o meno oppure quelli che le dicono anche di quante settimane è; ovviamente i primi sono più economici e …» alzai gli occhi al cielo «Per favore, mi dia solo un dannatissimo test di gravidanza, uno qualunque. Voglio solo sapere se ho un feto che mi sta crescendo nella pancia o meno, crede di potermi aiutare o devo andare in un’altra farmacia? Non ho molto tempo da perdere» la interruppi scocciata, forse avevo alzato un po’ troppo la voce perché le persone più vicine a me si erano girate a guardarmi, mi schiarii la gola nuovamente e aggiunsi con un tono più calmo «Mi scusi, sono molto nervosa. Me ne dia uno qualsiasi, la prego» lei annuì e sparì nel retro della farmacia.
Mi passai una mano tra i capelli mentre aspettavo che lei tornasse «Emma» una voce mi fece sussultare, mi girai e vidi Louis nella fila di fianco alla mia. Trattenni il respiro per qualche secondo mentre lui mi guardava come se fossi un fantasma «Ecco a lei signorina, sono 12$» disse la farmacista porgendomi il test che infilai prontamente nella borsa.
Pagai e uscii dalla farmacia il più in fretta possibile, Louis avrebbe sicuramente detto qualcosa ad Harry ed io ero fottuta.
«Emma, fermati» sentii Louis chiamarmi, ma invece di fermarmi mi allontanai più velocemente. Inutile dire che in men che non si dica lui mi aveva raggiunto e mi aveva fermata per un braccio «Louis, ti prego, lasciami andare» dissi tenendo gli occhi bassi, perché tenevo gli occhi bassi? Di cosa mi vergognavo? Non avevo commesso nessun crimine.
«Lui lo sa?» mi chiese, non c’era bisogno che esplicitasse. Scossi la testa mentre ricominciavo a piangere; oh fantastico, quanto avrei pianto ancora? Odiavo essere ipoteticamente incinta «Ma non ne sei ancora sicura, giusto? Insomma, hai appena comprato il test» scossi nuovamente la testa «Vuoi che ti accompagni a casa? Posso stare con te fino a che non lo fai o posso sparire subito. Promettimi solo che glielo dirai al più presto» sbuffai e alzai finalmente gli occhi per incontrare i suoi azzurri che mi stavano fissando preoccupati «Non c’è bisogno che mi fai da babysitter e glielo dirò solo se sarà necessario farlo. Non dirglielo ti prego» dissi in tono lamentoso «Emma … non posso promettertelo, è il mio migliore amico e non sono sicuro di riuscire a tenere la bocca chiusa, perdonami» annuii, sapevo che per Louis era difficile tenere la bocca chiusa con Harry, ma speravo che almeno ci provasse. Dovevo muovermi a fare quel test «D’accordo, io vado a casa e cercherò di avere notizie il prima possibile, tu cerca di non incontrare Harry per favore» lui annuì e mi abbracciò «Andrà  tutto bene, vedrai».

Arrivai a casa in men che non si dica, sarebbero probabilmente arrivate molte multe per eccesso di velocità, ma poco mi importava.
Mi chiusi in bagno e lessi velocemente le istruzioni del test, in pratica dovevo farci la pipì sopra e aspettare pochi minuti; sarebbero comparse delle linee, una per il test positivo e due per il test negativo.
Respirai a fondo e cominciai a fare la pipì su quello stupido bastoncino. Mi girava la testa, lo appoggiai sul lavandino e aspettai pazientemente che i minuti passassero.
Proprio quando stavo per prenderlo in mano qualcuno bussò alla porta facendomi sussultare e facendo cadere il bastoncino, sperai che non si fosse rotto o non fosse successo qualcosa che avrebbe potuto alterare il risultato e andai in fretta ad aprire.
Harry era davanti a me, furioso e mi guardava con sguardo omicida «Sai, è successa una cosa buffa poco fa» disse entrando in casa «Harry … ti prego, fammi spiegare …» cercai di dire, ma lui mi interruppe  «Ho incontrato Louis, era molto nervoso. Gli ho chiesto cosa ci fosse che non andava e ci ha impiegato ben cinque minuti prima di cedere, di solito ce ne vogliono solo due, e mi ha detto questa cosa divertente. Ha detto di averti vista in farmacia a comprare un test di gravidanza» disse alzando gli occhi verso di me e inchiodandomi sul posto con quelle iridi cristalline «Harry, non volevo dirtelo fino a che non ne fossi stata sicura» la mia voce era incerta «Sicura di cosa, Emma? Abbiamo sempre usato il preservativo, di sicuro se sei incinta quel bambino non è mio» sentii una fitta al cuore che mi fece quasi perdere il respiro.
Mi stava accusando di averlo tradito? Davvero?
«Non posso crederci, pensi davvero che io abbia fatto sesso con qualcuno che non fossi tu?» si passò una mano fra i capelli e cominciò a fare avanti a indietro per il salotto «Ci sono altre spiegazioni? Sono sicuro di aver sempre messo il preservativo, se abbiamo sempre usato precauzioni vuol dire che hai fatto sesso non protetto con qualcun altro e soprattutto, me l’avresti detto se ci fosse stata la possibilità che fossi incinta; invece l’ho scoperto da Louis!» avrei preferito che mi dicesse che non voleva più stare con me, piuttosto che pensare che l’avessi tradito «Per tua informazione, usare precauzioni non è sicuro al 100%. Sai una cosa Harry? Se dovessi davvero essere incinta, non ti vorrei con mio figlio, non dopo quello che mi stai dicendo ora! Stai dubitando di me e credimi che questa cosa mi ferisce» dissi alzando la voce, me ne fregavo dei vicini, della mia emotività di quel periodo e di quanto avrei ferito Harry con quelle parole «Non vorrei mai che mio figlio crescesse con qualcuno che da quando ci conosciamo ha passato più tempo a farmi del male che a farmi stare bene; Robin aveva ragione, sei come tuo padre santo cielo, ferisci le persone che ti amano e te l’avrei detto, stavo solo aspettando di avere conferme. Ora vattene, non voglio che tu sia qui quando vedrò il risultato» dissi cercando di allontanarmi, ma lui mi prese per il polso «Rimangiati quello che hai detto, Emma per favore, rimangiati quello che hai detto» scossi la testa «Non mi rimangio nulla» mi strattonò più forte facendomi finire addosso a lui «Rimangiati tutto, non me ne vedo fino a che non mi dici che tutto quello che hai detto, l’hai detto solo perché sei arrabbiata» lo guardai furiosa, io dovevo rimangiarmi tutto mentre lui poteva dirmi tutto quello che voleva? Non funzionava così «Non sono io quella che ti ha accusato di andare a letto con un’altra persona, non sono io ad aver insinuato un tuo tradimento. Se non ti fidi di me credo che sia inutile continuare la nostra relazione».
Mi staccai bruscamente e tornai verso il bagno, lui mi seguiva come un’ombra «Emma, mi dispiace, ma è l’unica spiegazione che posso darmi. Non capisco come sia potuto succedere, non puoi essere incinta di un mio bambino» disse esasperato «Quindi continui ad insinuare che questo ipotetico bambino non sia tuo?» lui annuì, mi sentivo come se mi avessero strappato il cuore dal petto «Cosa faresti quindi, mi lasceresti? O vorresti un test del DNA? E se fosse tuo lo terresti?» le domande uscivano a raffica dalla mia bocca senza che potessi controllarle.
«Emma, possiamo solo guardare quel test?» mi chiese visibilmente in difficoltà «No, Harry. Rispondi» prese un respiro profondo «Penso che questo bambino non sia mio perché sarebbe più facile lasciarti con il pensiero di farti crescere da sola un bambino che non è mio. Non sono pronto ad avere un bambino; voglio essere sincero con te, ora possiamo guardare il test?».
Avevo la gola secca, non sapevo cosa rispondere né cosa pensare.
Mi avvicinai al punto in cui il test era caduto e lo raccolsi deglutendo; lo guardai in fretta prima di chiudere gli occhi e passarlo ad Harry che lo guardò qualche istante più a lungo «Cosa … Cosa significa? Parlami per favore» cominciai a piangere silenziosamente, non so esattamente per quale motivo, ma ormai in quei giorni piangere mi veniva semplice «Significa che puoi stare tranquillo, nessun pargolo in arrivo, ma te ne devi andare da qui perché non voglio vederti».
Il volto di Harry era più bianco di un lenzuolo appena lavato, avrei tanto voluto sapere cosa gli passava per la testa, ma in quel momento volevo solo che si allontanasse da me «Emma …» indietreggiai «Vattene» aprì la bocca un paio di volte per dire qualcosa, ma capì che era meglio non aggiungere nulla e se ne andò via.
Mi sciacquai il volto e buttai nel cestino il test usato, andai in camera e, presa da un moto di rabbia cominciai a buttare e a distruggere tutto quello che mi capitava sotto mano.
Ero arrabbiata, ferita e anche delusa sia da Harry e dal suo comportamento, sia perché, in fondo, mi sarebbe piaciuto se quel test fosse stato positivo.

 

Ecco il nuovo capitolo che è stato un po’ un parto, devo dirlo, ma sono parzialmente soddisfatta. Allora, Emma alla fine non è incinta, era solo un falso allarme, ma Harry non sembra averla presa bene questa notizia …
Questo litigio è abbastanza pesante, quindi il futuro è abbastanza imprevedibile e io non ho assolutamente intenzione di darvi indizi :D

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Un bacio e alla prossima
Sil

 

 

 

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


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Mia


Mi passai una mano tra i capelli mentre controllavo il cellulare, ancora mancavano due ore alla fine del mio turno e il tempo passava troppo lentamente.
Il sole splendeva alto e il caldo di maggio si faceva sentire, sembrava di essere già in estate inoltrata, quando mancava ancora una settimana a giugno e questo significava anche che il compleanno di Emma si stava avvicinando.
In quei ultimi giorni era stato difficile parlare con lei, dopo la storia del bambino e dopo che Harry si era comportato come un tale stronzo, come al solito d’altronde; tuttavia oggi non avevo proprio voglia di pensare ai loro drammi di coppia, oggi io e Niall saremmo usciti fuori a cena e aveva detto di avere una sorpresa per me.
Non vedevo l’ora di passare una bella serata con lui, in questi giorni ero stata occupata a badare alla mia migliore amica, non che mi dispiacesse, ma mi mancava il mio biondo preferito.
Sbuffai sonoramente dopo aver archiviato l’ennesimo articolo corretto; non ce la facevo più, inoltre l’aria condizionata era rotta e stavo morendo di caldo, Zayn non c’era e mi stavo annoiando da morire.

Quando finalmente mi accorsi che potevo tirare un sospiro di sollievo e uscire dall’ufficio, corsi all’ascensore e fuori dall’edificio in poco tempo. Appena uscii, vidi la macchina di Niall e il biondo appoggiato ad essa dall’altra parte della strada; il mio cuore perse un battito e, senza esitazione, gli corsi incontro cercando di non farmi investire «Hey, a cosa devo tutta questa felicità?» mi chiese quando lo strinsi a me in un forte abbraccio «Non ce la facevo più, non vedevo l’ora di uscire» spiegai senza sciogliere l’abbraccio.
Lo sentii ridere, un suono che non mi sarei mai stancata di sentire, mentre ricambiava il mio gesto affettivo «Piccola, per quanto ami i tuoi sbalzi d’umore che ti rendono così affettuosa, mi stai seriamente stritolando» disse lasciandomi un bacio tra i capelli. Mi staccai di malavoglia e leggermente imbronciata, si stava bene tra le sue braccia «Non fare quel finto broncio, andiamo, ho preparato una sorpresa».

Il viaggio in macchina fu breve, parcheggiammo vicino a Central Park. Ero leggermente confusa, pensavo che mi avrebbe portata fuori a cena, almeno così aveva detto, ma lì di ristoranti non ne vedevo.
Niall, probabilmente, si accorse del mio stato di confusione e si affrettò a parlare «Ho preparato un picnic, spero che non ti dispiaccia. Sai, fa caldo e mi annoiava portarti nel solito ristorante» si grattava distrattamente la nuca nervoso, come se a me importasse realmente in quale posto fossimo andati; a me interessava solo che ci fosse lui, per il resto saremmo potuti anche essere sotto un ponte insieme ad un barbone.
Gli sorrisi, sperando di rassicurarlo «Va benissimo, Niall» mi prese la mano, prima di scendere dalla macchina, e mi bacio il dorso mandando una scarica elettrica in tutto il corpo.
Mesi che stavo con Niall e ancora provavo le stesse sensazioni delle prime volte, non mi sarei mai abituata.
Scendemmo dalla macchina, lui prese dal baule una borsa frigo e un telo e ci avviammo all’interno del parco. Le giornate stavano finalmente allungando e, nonostante fossero le 7.30, il cielo non era ancora del tutto scuro e il sole non era tramontato completamente.
Il posto che aveva scelto Niall per posizionarci era spettacolare, il laghetto era alla nostra destra e, tutt’intorno, gli alberi ci facevano da recinto: era stupendo.
«Sai, è davvero meraviglioso, non ci ero mai stata di sera» mi sorrise, Dio, quel sorriso mi avrebbe distrutta prima o poi, ne ero sicura «Solo il meglio per la mia principessa!» esclamò facendomi ridacchiare.

La cena che aveva preparato non era niente di strano, dei tramezzini e un po’ di macedonia, ma era perfetto. Tutto era perfetto con Niall e la cosa mi spaventava da morire perché le cose sembravano andare troppo bene, davvero troppo bene e, dopo aver visto ciò che era accaduto alla mia migliore amica, ero spaventata.
«Vorrei davvero indicarti le costellazioni e fare tutte quelle cose romantiche che fanno nei film, ma, anche se si vedessero le stelle, non ci capirei un fico secco» disse divertito guardando il cielo, risi di gusto stendendomi poi sul telo seguita da lui «Potresti dare il mio nome ad una stella» lo sentii schioccare la lingua «Ma tu sei la mia stella, se dessi il tuo nome ad una stella del cielo, tutti potrebbero ammirarti» alzai gli occhi al cielo, era decisamente troppo mieloso «Se vuoi che mi venga il diabete, stai riuscendo nel tuo intento» dissi prima di tornare a guardare le stelle.
C’era qualcosa, in quel momento, che rendeva il tutto assolutamente magico. Io e lui, sdraiati a Central Park con gli scoiattoli che andavano a dormire e la luna che rifletteva nel laghetto.
Pensavo che queste cose accadessero solo nei film o nei libri, credevo che le sensazioni descritte e quegli sguardi scambiati fossero tutte delle cavolate e che mai nella vita reale avrei provato qualcosa di simile; eppure eccomi qui, con una marea di farfalle nello stomaco mentre la mano di Niall stretta alla mia mandava calore in tutto il mio corpo.

Ne avevamo passate tante, io e lui, la nostra relazione non era di certo una relazione che poteva definirsi felice visti i trascorsi, ma ora sembrava essere perfetta e c’era qualcosa, in quella perfezione, che mi rendeva inquieta e sapevo che lui se ne sarebbe andato, prima o poi.
Avevo tentato di scacciare via quel pensiero, mi ero sempre detta che le mie paranoie erano stupide e che se avessi continuato a pensarlo, l’avrei mandato via io per esasperazione; ma era più forte di me, pensare che prima o poi mi avrebbe lasciato era un pensiero fisso.
«A che pensi?» mi chiese girandosi verso di me, gli occhi azzurri brillavano sotto la luna piena, uno spettacolo che non avrei mai voluto finire di vedere «Penso che le cose stiano andando estremamente bene per me, per noi» lui annuì, evidentemente d’accordo con quello che avevo detto «Era anche ora, non credi? Ci meritiamo un po’ di tranquillità» disse lasciandomi un bacio sul naso, sorrisi, non volevo renderlo partecipe di tutti i brutti pensieri che mi ero fatta in testa, in fondo erano solo stupidate senza valore a cui io davo fin troppo peso.
«Hai mai fatto l’amore in un parco?» gli chiesi poi improvvisamente mettendomi su un gomito ad osservarlo. Il biondo sgranò gli occhi e scoppiò a ridere «Mia Roberts, stai per caso proponendo di farlo qui? Dove potrebbe venire chiunque?» mi chiese alzando un sopracciglio.
Alzai le spalle e sorrisi maliziosa «Non è passato nessuno fino ad ora, ma tu non hai risposto alla mia domanda, l’hai fatto?» scosse la testa «No, ma mi piacerebbe avere questa prima volta con te» mi disse spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Mi avvicinai a lui posando le mie labbra sulle sue, non mi sarei mai stancata di baciarlo, anzi avrei potuto vivere solo di baci di Niall.
Le sue mani si posarono prontamente sotto la mia camicetta stringendomi i fianchi mentre le mie vagavano sotto la sua camicia, avrei voluto far durare quel momento il più a lungo possibile ma, allo stesso tempo, avrei voluto arrivare subito al sodo.
Nella mia vita non avrei mai pensato di essere così disinibita come lo ero con Niall, né di sentirmi a mio agio a stare con un uomo eppure ora ero qui, in mezzo ad un parco pubblico a fare l’amore insieme al mio ragazzo mentre gli scoiattoli dormivano sugli alberi e i grilli frinivano intorno a noi.

«Oh Mia, che ne hai fatto di quella ragazza innocente che arrossiva ai miei complimenti?» mi chiese Niall divertito mentre si riabbottonava la camicia «Arrossisco ancora ai tuoi complimenti, ma non posso negare che il sesso e una bella cosa, non vedo perché non dovrei farlo con il mio fantastico ragazzo» lui rise e si avvicinò per lasciarmi un bacio a stampo «Ti avevo già detto quanto sei bella stasera? – Scossi la testa divertita – Beh, allora devo rimediare, sei bellissima! Ed ora mi aspetto che tu arrossisca» mi lasciò un bacio sulla guancia e non ci volle molto prima che il mio viso si tingesse di rosso facendolo ridacchiare.
Raccattammo tutte le nostre cose e ci dirigemmo verso la macchina, si era fatto davvero tardi e mi sentivo leggermente in colpa per aver lasciato Emma da sola a casa.
«Come sta Emma?» mi chiese Niall una volta entrato in macchina come se mi avesse letto nel pensiero «Beh, male. È ferita, non si aspettava che Harry dicesse quelle cose e sperava che si sarebbe comportato diversamente» lo vidi con la coda dell’0cchio passarsi una mano tra i capelli biondi e spettinati a causa delle nostre precedenti attività per poi sospirare «Mettiti nei panni di Harry, però, è comprensibile! Avevano sempre usato protezioni, no? Inoltre crescere un bambino è difficile, devi volerlo, è un impegno» le sue parole mi fecero leggermente innervosire, stava forse difendendo Harry?
«Ha detto che preferiva pensare che Emma lo tradisse e lasciarla per quello, piuttosto che abbandonarla con un bambino; Niall lo stai difendendo?» sbuffò e si girò a guardarmi per qualche secondo prima di rimettere gli occhi sulla strada «Quello che sto cercando di dire, è che ricevere una notizia così ti lascia senza parole e di certo non pensi razionalmente. Io, ad esempio, per quanto sia innamorato di te, non saprei cosa fare» sgranai gli occhi senza riuscire a credere alle sue parole.
«Cosa stai dicendo? Mi lasceresti forse con un pargolo in pancia?» il nervosismo stava prendendo sopravvento «Mia, frena. Non ho detto che ti lascerei, ho detto che non saprei cosa fare. Poi, perché ne discutiamo? Non siamo in questa situazione» si fermò davanti al mio palazzo e spense la macchina guardandomi in faccia.
«Voi, siete tutti uguali, cercate di scaricare le vostre responsabilità sugli altri! Stiamo parlando di un figlio, Niall. Sai quanto le parole di Harry l’hanno ferita? Insinuare un tradimento, dire che l’avrebbe lasciata … è distrutta» corrucciò la fronte e un’espressione leggermente arrabbiata si dipinse sul suo viso «Beh, anche Harry ci sta male, insomma non è incinta, non vedo perché dovrebbe prendersela tanto, ha detto quelle cose perché era in stato di shock» aprii la bocca stupita, non sapevo cosa dire  «Smettila di difenderlo» dissi arrabbiata «Ma è il mio migliore amico!» incredibile come potesse essere così ottuso «Buonanotte, Niall» dissi scendendo dalla macchina ignorando la sua voce che mi chiamava.
Lo sapevo, le cose belle sono sempre destinate a finire.

 

Ecco il nuovo capitolo! Mia e Niall litigano perché Niall, da bravo amico idiota, dice cose che non dovrebbe dire perché è un idiota!
Non mi piace troppo questo capitolo, ma ho voluto concentrarmi sui sentimenti di Mia per Niall, quindi spero che vi sia piaciuto più di quanto piace a me!
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Sil

 

 

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


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Emma


«Dovresti rispondere al telefono, ogni tanto» dissi a Mia indicando il suo cellulare che non faceva altro che vibrare incessantemente dalla sera precedente. Lei alzò le spalle e continuò a fare colazione noncurante; alzai gli occhi al cielo, possibile che dovesse litigare con Niall per una cosa che riguardava me ed Harry?
«Ascolta, Mia, tu e Niall non avete dodici anni, non dovete litigare perché io ed Harry non siamo più insieme» lei scosse la testa, aveva per caso perso l’uso della parola?
Odiavo che le cose tra lei e Niall andassero male solo per colpa mia «Niall ha detto delle cose stupide, tipicamente maschiliste, non c’entra il fatto che tu e Harry non stiate più insieme. A proposito, è ufficiale? Siete di nuovo single?».
Era ufficiale? No, non lo era, non ci parlavamo da quella sera; lui aveva provato a parlarmi, ma io l’avevo evitato perché non ero ancora pronta ad affrontarlo, sapevo cosa avrei dovuto fare, ma il mio cuore continuava a stopparmi.
«No, niente di ufficiale, non abbiamo ancora parlato, ma dovremo farlo al più presto» Mia annuì, non insistette troppo perché sapeva che di parlarne ne avevo davvero poca voglia.
«Emma, ascolta, so che non sono le parole che ti aspetti da me, – disse dopo qualche secondo di silenzio – ma io credo che Harry fosse solo spaventato e non vedo perché dobbiate soffrire così quando è evidente che entrambi non volete che la vostra relazione finisca. So che adesso dirai “Allora tu perché hai litigato con Niall?” Ma la cosa è diversa, perché io e Niall faremo pace, ma io credo che per una volta tu debba lasciare l’orgoglio da parte e lasciarti andare» sospirai, quello che aveva detto Harry, le illazioni che aveva fatto e il solo pensiero che probabilmente mi avrebbe lasciata da sola con un bambino, non erano facilmente perdonabili «Mia, che avresti fatto se fosse successo a te e Niall? Non riesco a passarci sopra, avrei preferito che mi tradisse, l’avrei perdonato più facilmente! Ma questo, Mia, questo non posso perdonarlo perché lui mi avrebbe lasciata da sola e cercava una scusa per farlo, capisci? Inoltre, credo che anche lui ce l’abbia con me, gli ho detto che è come suo padre e tu non hai idea di quanto detesti suo padre» mi misi le mani sul viso, quella situazione mi stava esasperando «Ascolta, non ti obbligo ad andare da lui, ma pensaci ok? Hai tutta la giornata, pensaci su e stasera vedi che fare, ora scappo» mi diede un bacio sulla testa prima di correre fuori di casa.

Arrivai a lavoro appena in tempo, Lucy stava già servendo alcuni tavoli mentre Liam se ne stava appoggiato dietro al bancone; mi misi il mio grembiule e raggiunsi il mio amico «Da quando avete litigato, Harry non si presenta alle prove o, se si presenta, è molto irascibile. Potresti parlargli per favore? Risolvete la questione in un modo o nell’altro» sbuffai, possibile che a casa avessi Mia e a lavoro Liam che non facevano altro che mettermi pressione?
«Liam, non sono ancora pronta a parlargli e, anche se lo fossi, non migliorerebbe la situazione» lo sentii sospirare accanto a me mentre mi passava un braccio intorno alle spalle «Quindi hai deciso che è finita? Ne sei sicura?» alzai gli occhi al cielo, perché non volevano lasciarmi in pace?
«Il posto dietro al bancone è mio, Liam, dovresti essere dall’altra parte a servire i tavoli» dissi prendendo il panno e cominciando a pulire il bancone, nonostante non ce ne fosse bisogno.
Liam grugnì infastidito «Emma smettila, non fare la bambina, fatti crescere un paio di palle e parla con Harry» strinsi i denti alterata, perché tutti si immischiavano nella mia vita privata?
Erano solo fatti miei, per quanto Harry mi avesse ferita, io avevo ferito lui paragonandolo a suo padre e sapevo quanto questo l’aveva deluso, ero spaventata, ma nessuno sembrava comprendermi. Tutti pensavano di sapere cosa fosse meglio per me, ma nessuno lo sapeva con certezza «Sai cosa ti dico? Sono stufa, stufa del fatto che tutti quanti pensiate di sapere cosa devo fare! Voi non sapete niente, ok? Lasciatemi in pace» urlai facendo girare tutti i clienti verso di me.
Vidi Marcus uscire dal retro e guardarmi con uno sguardo di fuoco, l’avevo combinata grossa, accidenti «Emma, metti via il tuo grembiule e vattene, sei licenziata» disse alterato, ci mancava solo questa «No, Marcus mi dispiace, ma non licenziarmi io …» lui scosse la testa «No, Emma, sono stanco dei tuoi comportamenti impulsivi, vattene» mi passai una mano tra i capelli frustrata, proprio questa non ci voleva adesso.
Mi tolsi il grembiule e lo porsi a Marcus che lo prese prontamente, andai a prendere la mia roba ed uscii dal negozio.

Cosa avrei fatto adesso? Non potevo stare senza un lavoro, avevo bisogno dei soldi. Vagavo per New York senza una meta sotto il sole caldo di giugno.
Se ripensavo agli ultimi sei mesi trascorsi mi veniva la nausea, erano successe troppe cose, la mia vita era stata stravolta troppo e ora mi ritrovavo con il cuore spezzato, per l’ennesima volta, e pure senza un lavoro.
Ero tentata dal presentarmi alla panetteria di Harry, ma se fossi andata avrei fatto perdere il lavoro anche a lui; poi ripensai alle parole di Liam “Emma smettila, non fare la bambina, fatti crescere un paio di palle e parla con Harry” e in fretta andai a prendere la macchina per andare da lui.
Quando arrivai al negozio, sembrava deserto. Aprii la porta e il campanello fece rumore, il viso di una donna fece subito capolino dal retro del negozio e un sorriso la illuminò.
Si avvicinò al bancone «Cosa posso fare per te, dolcezza?» mi chiese cordiale «Salve, stavo cercando Harry, so che lavora qui, ma forse non è di turno» dissi vedendo che il negozio, oltre alla donna che mi aveva accolta, era deserto.
La signora corrucciò le sopracciglia e prese a mordersi un labbro «Oh tesoro, ma Harry non lavora più qui! Ha trovato un nuovo lavoro e, mio malgrado, si è licenziato!» sentii un peso sul petto come se un grosso macigno mi fosse appena caduto addosso, Harry aveva cambiato lavoro ed io nemmeno lo sapevo.
«Sa dove lavora adesso?» chiesi tentando di mantenere un tono di voce calmo «Si, lavora al negozio di musica qui a Brooklyn, sai dov’è? Posso darti le indicazioni» scossi la testa, sapevo bene dove si trovava il negozio «La ringrazio, so dov’è, arrivederci» dissi uscendo dalla panetteria.

Aveva cambiato lavoro, si era licenziato ed io non lo sapevo; non sapevo perché questa cosa mi rendeva così frastornata, in fondo ero io che non avevo avuto il coraggio di andare a parlargli e non gli avevo nemmeno dato la possibilità di dirmi che la sua vita aveva avuto un cambiamento così radicale.
Tornai a casa, era inutile andare a cercarlo al negozio di musica, inoltre sarebbe stato comunque troppo affollato per avere una conversazione privata e non volevo fargli perdere un lavoro che aveva appena ottenuto, oltretutto un lavoro che sapevo amasse davvero.
Entrai nella mia stanza, era ancora un casino da quando avevo rotto tutto quello che mi capitava a tiro quella famosa sera del litigio con Harry, sembrava che fossero passati i ladri.
Accesi la musica e mi sdraiai sul letto, avrei passato la giornata così, sdraiata sul letto ad ascoltare musica da depressa e a piangere sulla mia miserabile vita.
Forse un po’ di Nutella mi avrebbe aiutato a superare la cosa. Mi alzai e andai in cucina a prendere il mio agognato barattolo con un cucchiaio e mi chiusi in camera di nuovo.

Presi il mio diario e cominciai a sfogliarlo mentre “Say something” di A Great Big World e Christina Aguilera risuonava tra le pareti della stanza.
Non avrei mai pensato che in così poco tempo mi sarei affezionata tanto ad una persona, rileggendo tutto ciò che avevo scritto nei passati sei mesi, mi sentivo come una stupida adolescente alla prima cotta e, forse, era davvero così, dato che prima di allora non avevo mai avuto un vero ragazzo.
Volevo continuare a stare con Harry? Sì, lo volevo, con tutto il cuore, ma mi conoscevo abbastanza per sapere che per come ero fatta, alla prima litigata gli avrei rinfacciato tutto di nuovo e sapevo che era sbagliato.
Era deleterio, stare insieme ci avrebbe distrutto perché eravamo entrambi troppo orgogliosi e troppo impulsivi e nessuno dei due avrebbe mai abbassato la testa.
Quindi, la vera domanda era: potevo continuare a stare con Harry? No, non potevo, perché stare con lui sarebbe stata la scelta più facile, ma anche la più sbagliata.
Presi il telefono e composi il suo numero nella speranza che rispondesse. Ci vollero circa otto squilli, stavo ormai perdendo la speranza, ma alla fine rispose «Pronto?» chiusi gli occhi per assaporare qualche secondo la sua voce, se avessi potuto l’avrei registrata e l’avrei risentita fino allo sfinimento «Ciao Harry» sussurrai, mi tremava la voce «Ciao Emma» dio, sarei morta presto se non avessi chiuso la chiamata al più presto  «Stai lavorando? Ti ho disturbato?» chiesi  «No, il mio turno è finito, sto tornando a casa» annuii senza rendermi conto che lui non potesse vedermi «Harry, puoi venire a casa mia? Ho bisogno di parlarti» lo sentii sospirare dall’altra parte del telefono «Certo, arrivo subito».

Dieci minuti dopo sentii bussare alla porta, deglutii il groppo che avevo in gola e andai ad aprire.
Harry era più bello che mai, con una camicia a fiori e i suoi soliti jeans stretti; i capelli ormai erano cresciuti fino alle spalle e i suoi occhi erano sempre i più belli che io avessi mai visto.
Lo feci entrare in silenzio, la tensione era così palpabile che avrebbero potuto tagliarla con un coltello «Ti ho portato la posta, era nella cassetta delle lettere. – L’appoggiò sul tavolo all’ingresso – Come mai non sei a lavoro? Hai la giornata libera?» mi chiese rompendo il ghiaccio, senza però guardarmi in faccia «No, Marcus mi ha licenziata stamattina» si girò verso di me  «Oh, mi dispiace, come mai?» alzai le spalle, non avevo molta voglia di parlare di quello «Nulla di che, era solo stufo del mio comportamento impulsivo, a proposito di lavoro, ero passata in panetteria e mi hanno detto che hai trovato lavoro al negozio di musica. Sono contenta per te Harry, so che volevi quel posto sin dall’inizio» annuì abbassando di nuovo lo sguardo incapace di tenerlo troppo su di me.
«Grazie, ora, immagino che tu non mi abbia chiamato per parlare di lavoro» scossi la testa, era arrivato il momento di affrontarlo e di lasciarlo, una volta per tutte.
«Credo che sia meglio che ci sediamo» dissi allontanandomi verso il divano, mi bloccò per un braccio «Vuoi lasciarmi?» deglutii «Harry, ti prego, ho preparato un discorso nella mia testa e ho bisogno di dirti tutto quanto» pregai che mi facesse parlare, pregai che capisse che avevo bisogno di spiegargli come mi sentivo e il perché della mia decisione.
«D’accordo» disse sedendosi.
Mi schiarii la gola e presi un respiro profondo prima di parlare «Sì, Harry, ho intenzione di lasciarti, ma prima che tu dica qualcosa o che tu te ne vada via incazzato, ho delle cose da dirti. Prima di tutto, devo chiederti scusa, perché tu non sei tuo padre; tu non hai passato la maggior parte del tempo della nostra relazione a farmi del male. Quella sera mi hai chiesto di rimangiarmi tutto e io non l’ho fatto, quindi lo faccio adesso, mi rimangio tutto quello che ti ho detto perché ero furiosa e sai che quando sono arrabbiata dico cose che non penso realmente.
«Per seconda cosa, vorrei che tu capissi perché ho preso questa decisione. Ti assicuro, che ci ho pensato tanto. Mi dicevo che in fondo potevo passarci sopra, non sei stato l’unico ad aver detto delle brutte cose, pensavo che dopo tutto quello che avevamo già passato questo fosse solo un altro piccolo ostacolo. Ma ricordi quando ti parlavo della teoria dello Yin e dello Yang?» annuì debolmente, presi fiato ancora prima di ricominciare a parlare «Ecco, noi non siamo in equilibrio e, forse, non lo saremo mai; questa cosa che abbiamo, è deleteria, ci sta mangiando dentro e non si fermerà fino a quando non ci avrà divorato del tutto. È finita, Harry, e ti giuro che nulla al mondo mi ha mai fatto così male, ma non possiamo andare avanti così» cercai di trattenere le lacrime, ma non era affatto facile.
Lo vidi passarsi una mano tra i capelli prima di sospirare «È per quello che ho detto, vero? Perché  ho detto che ti avrei lasciata? Non l’avrei fatto, non avrei avuto il coraggio di farlo, ma mettiti nei miei panni! Ero spaventato a morte e questa cosa mi ha preso alla sprovvista. Non lasciarmi» vedevo un dolore nei suoi occhi che non avevo mai visto, mi si spezzo ancora di più il cuore a vederlo così «No, non è per quello che hai detto, è perché noi ci facciamo solo del male a vicenda e non possiamo continuare. Ci amiamo, è vero, ma forse questo non basta più».
Si alzò dal divano e cominciò a fare avanti e indietro forsennatamente
«Quindi ti stai arrendendo, giusto? Ci stiamo arrendendo Emma, e capisco quello che dici, ma non lo condivido, perdonami. Io credo che potremmo lottare, se solo lo volessimo, potremmo lottare» disse inginocchiandosi davanti a me e prendendomi le mani.
Sentii le lacrime bagnarmi le guance, incapace di trattenerle ancora, e scossi la testa «Mi dispiace Harry, non credo di poterlo fare. Io ti amo, ma non credo sia abbastanza. Forse questo non è il momento giusto, forse dovremo aspettare ancora e un giorno saremo in grado di amarci davvero» abbassò lo sguardo prima di fissare di nuovo i suoi occhi verdi nei miei e allungarsi per darmi un bacio sulla fronte «Lo spero, Emma, lo spero» disse, poi, nella frazione di un secondo, le sue labbra furono sulle mie e tutto per un momento cessò di esistere.
Era un bacio salato dalle mie lacrime, un bacio che non avrei mai desiderato dare ad Harry eppure eravamo lì, a dirci addio forse per sempre, forse solo per un periodo limitato di tempo.
«Ti amo, ok? Ricordalo, ti prego» mi sussurrò. Annuii, incapace di parlare; mi lasciò un altro bacio a stampo prima di alzarsi, guardarmi un ultima volta e uscire.

Mi alzai dal divano frastornata, come se avessi bevuto troppo e fossi nel bel mezzo di una sbronza.
Andai al tavolino dell’ingresso e presi la posta, c’era una lettera per me. Appena lessi il mittente strappai la busta e cominciai a leggere con il cuore in gola.
“Cara signorina Austin;
è con sommo piacere che le annunciamo che la nostra casa editrice ha deciso di pubblicare il racconto da lei inviato.
La preghiamo di contattarci al più presto.

Boston Publishing House”

Avevano accettato il mio racconto, non potevo crederci. Forse, quella giornata, non sarebbe stata poi così brutta.

 

Ok, allora, ho amato scrivere questo capitolo anche se mi fa soffrire!!
Andiamo con ordine, Emma ed Harry si lasciano, definitivamente e questa cosa mi spezza il cuore; in più Emma riceve una strana lettera alla fine … Nel prossimo capitolo verrà spiegato meglio quando, come e perché Emma ha inviato un racconto ad una casa editrice di Boston.
E niente, come al solito spero che vi sia piaciuto e se volete lasciare una recensione, siete sempre i benvenuti!

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Un bacio e alla prossima
Sil

 

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


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Emma

 

Era da un’ora che mi rigiravo quella lettera tra le mani, avevano accettato il  mio racconto, e pensare che l’avevo inviato così per gioco.
E ora? Cosa sarebbe successo? Avrebbero davvero pubblicato una mia storia? Provavo dei sentimenti contrastanti dentro di me, da un lato ero felice, insomma era il  mio sogno da sempre vedere una mia storia pubblicata, dall’altro ero triste perché io ed Harry ci eravamo appena lasciati definitivamente e io non avevo detto a nessuno che avevo spedito un mio lavoro ad una casa editrice.
Chiusi gli occhi e cercai di tranquillizzarmi un attimo, dovevo prima di tutto contattarli e vedere che cosa mi avrebbero detto; poi avrei pensato a tutto il resto.

Presi il telefono e composi il numero che era segnato sull’intestazione della busta. Dopo un paio di squilli una voce mi rispose «Boston Publishing House, come posso aiutarla?» mi chiese una voce cordiale dall’altra parte della cornetta «Buongiorno, mi chiamo Emma Austin, mi è arrivata una lettera che mi informava che la vostra casa editrice aveva accettato di pubblicare il mio racconto» dissi insicura di quello che avrei dovuto dire, forse avevano cambiato idea e ora non volevano più pubblicarlo.
Aspettai qualche secondo che la signorina rispondesse «Signorina Austin, la metto subito in contatto con il mio capo, deve solo avere un attimo di pazienza» annuii ricordandomi solo in un secondo momento che non poteva vedermi «Certo, aspetto».
Sentii partire quella solita musichetta snervante che mettevano sempre quando eri in attesa; cominciai a tamburellare il piede a terra con ansia, cosa dovevo aspettarmi da quella cosa? Cosa sarebbe successo adesso?
Sbuffai mentre continuavo a sentire quella musichetta odiosa nelle orecchie, ci voleva tanto a mettermi in contatto con il capo?
Proprio quando stavo per perdere la pazienza, sentii una voce maschile e molto più profonda e meno cordiale di quella precedente «Signorina Austin?» mi schiarii la gola «Si, sono io» la mia voce sembrava più alta di qualche ottava, come quella di un gatto che stava per essere ammazzato, ovviamente.
«Sono Josh Malkovich, il direttore della Boston Publishing House. Il pezzo che ci ha mandato era davvero ottimo, lei da quanto scrive, signorina?» disse con un tono più amichevole che mi fece tranquillizzare all’istante «Beh, scrivo da quando avevo circa sedici anni, ma non mi sono mai ritenuta brava. Questo era un sogno nel cassetto» lo sentii mormorare qualcosa che non riuscii a decifrare «Beh, a noi piacerebbe pubblicare il suo operato, ovviamente con il suo permesso» come se effettivamente io avessi potuto anche solo pensare di rifiutare un’offerta del genere «Signor Malkovich, sarebbe un onore per me!» esclamai tentando di mantenere un certo contegno «D’accordo, allora ci terremo in contatto, ci sarà da lavorare a molte cose».

Dopo aver definito un appuntamento telefonico con la segretaria, mi buttai sul letto, tutto stava succedendo troppo in fretta.
Prima la rottura con Harry, poi questa notizia; non avevo nemmeno il tempo di metabolizzare tutto quello che mi stava succedendo.
Ora non restava altro che dirlo alla mia migliore amica e sperare che non si arrabbiasse per non averglielo detto prima.

 

 

Mia

«Sono a casa!» urlai appena aprii la porta, sperai di vedere Emma già intenta a preparare la cena, ma era come sperare che lo spirito santo scendesse nel nostro appartamento.
Alzai gli occhi al cielo quando vidi la sua giacca abbandonata disordinatamente sul divano.
Aprii la porta della sua stanza solo per trovarla sdraiata a pancia in giù, sul letto, con addosso solo una maglietta e della musica alternativa che ogni tanto ascoltava, quando non riusciva a decifrare se era arrabbiata, triste o felice.
«Hey, stai bene?» chiesi andandomi a sedere vicino a lei e scostandole i capelli dalla faccia, doveva decisamente decidersi a tagliarli.
Si mise a sedere appoggiandosi alla testiera del letto «Onestamente, non lo so» si passò una mano tra i capelli e mi guardò, riuscivo a capire quanto fosse confusa, il suo viso non dava spazio alla tristezza né a qualsiasi altro sentimento; era completamente neutra.
«Vuoi parlarne?» chiesi cauta, sapendo quanto la mia migliore amica fosse impulsiva.
Annuì leggermente, mi chiesi cosa effettivamente le passasse per la testa.
«Sono stata licenziata, ho fatto una scenata e Marcus si è arrabbiato perché dice che è stufo del mio comportamento impulsivo. Ma questa non è la cosa peggiore: ho lasciato Harry definitivamente, mi sento come se qualcuno mi avesse strappato il cuore dal petto; non credevo che avrei mai sofferto tanto per un ragazzo; ma non ho nemmeno il tempo di metabolizzare questo dolore perché circa un mese e mezzo fa, avevo trovato su un giornale un articolo di una casa editrice che cercava nuovi scrittori da lanciare sul mercato, così per gioco ho inviato un mio racconto e ora lo vogliono pubblicare».
Ero stupita dalle parole di Emma, ero indubbiamente contenta, ma il fatto che non mi avesse detto nulla mi faceva leggermente male.
«Io … Emma, è una bellissima notizia; solo che ora … Devo andare» dissi alzandomi dal letto «No, Mia, aspetta un attimo» sentii la mia migliore amica alzarsi dal letto e venirmi incontro «Davvero Emma, ci vediamo dopo».

Uscii di casa senza nemmeno sapere dove fossi diretta, né senza sapere davvero perché me ne fossi andata. Il fatto era che sì, era contenta per Emma, ma quello era sempre stato anche il mio sogno e vedere che lei l’avesse realizzato mentre io me ne stavo seduta alla redazione di un giornale importante, per di più senza rendermi partecipe, mi aveva fatto male.
Odiavo i taxi, li odiavo davvero, ma in quel momento c’era solo un posto dove volevo essere e non mi sarei di certo fatta fermare dal mio odio per i tassisti.
Riuscii miracolosamente a fermare un taxi sul ciglio della strada e, circa venti minuti dopo, ero già a destinazione.
Non sapevo se lui mi voleva effettivamente là o se non voleva più vedermi, dato che non ci parlavamo da giorni; ma io volevo davvero stare con lui.
Dopo dieci minuti in cui cercavo di convincermi a suonare il campanello, riuscii finalmente a schiacciare il pulsante.

Quando mi aprii la porta non potei fare a meno di notare quanto fosse bello e quanto mi fosse mancato in quei pochi giorni «Mia, non ti aspettavo, entra» disse facendosi da parte per farmi entrare nell’appartamento «Scusa, avrei dovuto avvisarti» lui scosse la testa «Non preoccuparti, è solo che c’è Harry, dovrebbe fermarsi qui a cena» accidenti, avrei preferito rimanere da sola con lui, ma alla fine non potevo pretendere che Harry se ne andasse solo perché io ero piombata così in casa di Niall.
«Oh, non è un problema, anzi se vuoi me ne vado» dissi pronta ad essere cacciata di casa «Ma che dici, ordiniamo una pizza e mangiamo tutti e tre insieme»  annuii avviandomi verso il soggiorno dove Harry era seduto sul divano con una birra in mano.
Non aveva una faccia molto allegra, probabilmente c’entrava con il fatto che Emma l’avesse appena lasciato «Hey» dissi sedendomi vicino a lui e mettendogli una mano sulla spalla «Hey» rispose lui con poco entusiasmo «Emma mi ha dato la notizia, come ti senti?» lui scosse la testa prima di girarsi a guardarmi «Mi sento uno schifo, Mia. Io … Sono un idiota, è tutta colpa mia, se solo non le avessi detto quelle cose sarebbe andato tutto diversamente» si passò una mano tra i capelli e prese un sorso dalla sua birra.
«Amico, credo che anche se non avessi detto quelle cose, prima o poi sarebbe andata a finire così. Tu ed Emma siete due bombe a orologeria, quando litigate rischiate di uccidervi a vicenda e cercate tutti i modi per farvi del male e colpirvi; vi amate, ma Emma ha ragione, non è abbastanza» annuii alle parole di Niall, Emma la conoscevo bene e quando litigava con una persona cercava di colpirla sui punti deboli e gli rinfacciava tutto ciò che poteva rinfacciargli «Niall ha ragione, la conosco da una vita, lei scopre i tuoi punti deboli e li colpisce uno ad uno e tu sei come lei, Harry. Inoltre, la nostra cara Emma non avrà più tempo per noi» entrambi i ragazzi mi guardarono confusi, come se mi fosse cresciuta una seconda testa.
«Che intendi?» mi chiese il riccio «Beh, ha inviato un suo racconto ad una casa editrice e questa a deciso di pubblicarlo; tu ne sapevi qualcosa?» Harry scosse la testa e si appoggiò con le spalle al divano prendendo un altro sorso di birra «No, non ne sapevo nulla, ma immagino che il gioco “teniamo nascoste le cose ad Harry” fosse il suo gioco preferito» disse mimando le virgolette con le dita.
Capivo esattamente come si sentiva Harry, perché io mi sentivo allo stesso modo: tradita; non solo perché non mi aveva detto che aveva inviato il suo racconto, ma anche perché lei sapeva che quello non era solo il suo sogno nel cassetto; sapeva che avrei lavorato tutta la vita pur di vedere qualcosa di mio pubblicato.
«Ragazzi, non siate duri con Emma, io credo che l’abbia fatto solo così per provare. Quando fai una cosa così importante, non pensi nemmeno alle conseguenze, diamine non pensi nemmeno di poter davvero raggiungere quel risultato! È come quando compri un biglietto della lotteria, non pensi mai di essere il vincitore, eppure potresti vincere i milioni!» disse il biondo sedendosi di fianco a me.
Beh, non aveva tutti i torti, Emma stessa mi aveva confessato che aveva solo inviato il suo racconto per gioco; ma ugualmente non riuscivo ad essere realmente felice per lei.
«Niall, vedi solo la parte buona delle persone, inoltre la tua ragazza non è psicopatica tanto quanto la mia ex, a proposito, avete fatto pace?» arricciai il naso alle parole di Harry «Hey, la mia migliore amica non è psicopatica! E comunque no, io e Niall non abbiamo ancora chiarito, ero venuta qui apposta» tentai di difenderla, ma ci guadagnai solo un’occhiata di fuoco da Harry e Niall «Andiamo! Ok, ha certi atteggiamenti un po’ aggressivi, ma in fondo è la persona più buona del mondo, Harry la conosci ormai; avrebbe fatto di tutto pur di renderti felice e lo sai perfettamente» si passò una mano tra i capelli sbuffando «Lo so, ma non ricordarmelo per piacere. Ora, voi due, chiudetevi in una stanza e chiarite; io ordino le pizze, ma vi prego di essere silenziosi perché non sono emotivamente stabile per sentire il mio migliore amico e la migliore amica della mia ex fare baldoria in camera da letto» alzai gli occhi al cielo e gli tirai uno scappellotto in testa prima di alzarmi dal divano e dirigermi verso la camera da letto di Niall.

Eravamo entrambi seduti sul letto, nessuno dei due si muoveva o parlava e la tensione era talmente tanta che avrei potuto toccarla con le mie dita.
«Onestamente, non so nemmeno perché abbiamo litigato» disse Niall spezzando il silenzio, scoppiai a ridere incapace di mantenere un minimo di serietà «Stai scherzando? Hai detto delle cose profondamente maschiliste e, ad ogni modo, se davvero non sapevi per quale motivo fossi arrabbiata, perché non mi hai scritto?» lui alzò le spalle e si passò una mano tra i capelli «Beh, io non vi capisco, voi donne siete lunatiche e non volevo farti arrabbiare di più; poi, sinceramente, non sapevo cosa scriverti perché non sapevo bene per quale motivo ti fossi arrabbiata con me» mi disse sincero, risi di nuovo e gli accarezzai una guancia «Se mi avessi scritto, sarei stata sicuramente più felice, ma ora è tutto ok» mi sorrise e mi lasciò un bacio, fin troppo casto per i miei gusti, sulle labbra «Ascolta, dopo cena caccio Harry a calci nel sedere e tu ti fermi a dormire, che ne dici?» sorrisi e annuii lasciandogli un altro bacio sulle labbra.

«Ragazzi, mi ci voleva proprio una bella pizza per tirarmi su il morale» disse Harry mettendosi una mano sulla pancia «Harry, vedrai che tornerete insieme, ne sono sicura. Nonostante tutto, siete fatti per stare insieme» mi sorrise grato «Grazie Mia, ora, me ne vado perché direi che ho già fatto abbastanza da terzo incomodo. Usate il preservativo e assicuratevi che non si rompa, a me questa storia ha fregato di brutto! Buonanotte ragazzi» disse poi alzandosi da tavola, mi lasciò un bacio tra i capelli, diede una pacca sulla spalla a Niall e se ne andò.
«Finalmente soli» disse Niall alzandosi da tavola e prendendomi la mano. Mi trascinò fino al soggiorno e ci sedemmo sul divano «Sai, mi sento un po’ in colpa, ho lasciato Emma da sola a casa senza darle nessuna spiegazione e …» mi mise un dito sulle labbra stoppando le mie parole «Non voglio più sentire il nome di Emma fino a domani mattina, ne abbiamo parlato fin troppo, sono sicuro che saprà cavarsela. Ora, mia cara, direi che dovresti usare quella bocca per fare altro» disse sorridendomi malizioso.
Lo guardai incredula, non mi sarei mai aspettata qualcosa del genere da Niall «Signor Horan, sta diventando estremamente volgare» dissi prendendolo in giro «Che ci posso fare? La tua bocca mi piace, specialmente se è sul mio corpo» scoppiai a ridere e gli tirai un buffetto sul petto  «Finiscila, mi sembra di parlare con Harry» lui mi guardò sorridente, con gli occhi più luminosi che mai, Dio quanto era bello «Fatto sta che non hai ancora messo la tua bocca su nessuna parte del mio corpo e la stai usando solo per parlare» disse avvicinandosi pericolosamente a me. Mi mise due dita sotto il mento e, senza darmi il tempo nemmeno di respirare, posò le sue labbra sulle mie.
Amavo baciarlo, amavo lui e amavo qualsiasi sensazione che i nostri corpi a contatto mi davano.
Ci staccammo dopo un tempo che sembrava infinito, ma ugualmente troppo breve per i miei gusti. Non c’era bisogno di parlare perché i suoi occhi brillavano e probabilmente i miei riflettevano i suoi perché in quel momento stavo bene con il mondo e tutte le mie preoccupazioni e le mie paranoie non esistevano.
«Ti amo» mi sussurrò accarezzandomi una guancia, sorrisi mentre sentivo il cuore accelerare i suoi battiti come se volesse uscirmi dal petto «Ti amo anche io» risposi prima di baciarlo nuovamente e fare l’amore con lui.

 

Finalmente ecco questo capitolo in super ritardo!! Sono imperdonabile perché avevo promesso a Rebecca che l’avrei pubblicato una settimana fa e invece lo sto pubblicando oggi…
Scusate tutta questa attesa, ma non ho mai il tempo di fare nulla, spero di riuscire a non farvi attendere troppo per il prossimo!
Allora, questo è un po’ un capitolo di passaggio, Emma viene lasciata sola da Mia che è felice ma allo stesso tempo un po’ gelosa di lei; Harry è triste ed arrabbiato mentre Niall, beh è sempre Niall!
La fine si avvicina, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e come al solito le recensioni sono ben accette!

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


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Mia


Quando aprii gli occhi Niall non era più dall’altro lato del letto e, fuori dalla finestra, sembrava che le nuvole avessero inghiottito New York; era estate ma, nonostante questo, il cielo fuori era completamente nero, così mi lasciai coccolare per qualche minuto dal lenzuolo che profumava di Niall.
Controvoglia mi alzai dal letto e mi diressi verso la cucina dove il biondo aveva già preparato la colazione  «Buongiorno!» mi salutò sorridente e a petto nudo, una visione che avrei voluto avere tutte le mattine, onestamente.
«’Giorno, dormito bene?» chiesi sorridendogli di rimando, si sedette vicino a me e mi lasciò un bacio sulla tempia che mi fece subito sentire le guance calde, possibile che ogni suo piccolissimo gesto mi facesse venire la pelle d’oca? «Benissimo, anche se mi sono svegliato con questa bruttissima giornata, ma avevo di fianco te, quindi il tempo fuori è passato in secondo piano» arrossii ancora di più cercando di nascondermi il più possibile fra i capelli ancora arruffati dalle attività della sera precedente «Finiscila Niall, o mi farai venire il diabete!» gli risposi facendolo scoppiare a ridere.
Improvvisamente, il nostro piccolo angolo di felicità e spensieratezza, fu interrotto dalla suoneria del mio cellulare che, probabilmente, era rimasto acceso tutta la notte. Mi alzai per prenderlo e, per poco, non lo feci cadere a terra.
Il viso di Emma sorridente era comparso sullo schermo e io mi ero completamente immobilizzata nel guardarlo; non la chiamavo da ieri sera, non le avevo nemmeno detto che mi sarei fermata a dormire da Niall e che non sarei tornata a casa, doveva essere molto preoccupata.
«Pronto?» risposi con un filo di voce mentre Niall mi osservava ansioso «Mia, ti prego, dimmi che sei a casa di Niall» la voce della mia migliore amica risuonava particolarmente preoccupata e apprensiva, mi sentivo così male per averla fatta stare in pensiero che per poco non mi misi a piangere sul posto «Si, sono da Niall. Scusa se non ti ho avvisato, è che …» cercai di scusarmi, ma lei mi interruppe subito «Non importa, l’importante è che tu stia bene e che te ne stia chiusa in casa. Hanno appena dato l’allerta per un uragano. Non uscite Mia, ti prego, rimanete in casa e chiudete bene le finestre» guardai di nuovo fuori dalla finestra e, effettivamente, il cielo era ancora più nero di prima, mi metteva i brividi.
«D’accordo, non preoccuparti. Ma tu sei a casa da sola, ho paura per te Emma» santo cielo, non potevo scegliere sera peggiore per lasciarla da sola in casa «Non preoccuparti, ci terremo in contatto telefonico. Un’altra cosa, avete notizie di Harry? Ho provato a chiamarlo, ma non risponde; non vorrei che fosse già uscito di casa» mi si strinse il cuore in una morsa per lei, era sola in casa, io l’avevo abbandonata solo perché ero stata una stupida egoista, nonostante lei si fosse appena lasciata con Harry e avesse appena ricevuto una delle notizie più importanti della sua vita e ora si ritrovava ad essere preoccupata sia per me, sia per il riccio «Era qui ieri sera, ha cenato insieme a noi, ma poi è tornato a casa. Ascolta Emma, va’ a casa sua e se è in casa rimani con lui per favore, non voglio che tu stia sola» non era una bella idea, ma ero preoccupata a sapere che fosse completamente sola.
«Mia, non è una grande idea» sospirò «Lo so, ma è la cosa migliore che tu possa fare in questo momento. Teniamoci in contatto, per favore» vedevo Niall sempre più preoccupato, ma in questo momento la mia priorità era avere Emma al sicuro «D’accordo, a dopo» disse prima di chiudere la conversazione.

 

Emma


Volevo essere arrabbiata con Mia, per tutta la notte non avevo fatto altro che pensare al perché se ne fosse scappata così, senza nemmeno degnarsi di dirmi dove sarebbe andata e che non sarebbe tornata a casa a dormire; volevo essere arrabbiata perché mi aveva lasciata sola, nonostante sapesse che in quel momento ero emotivamente instabile; ma non appena al telegiornale avevano dato la notizia, tutta la rabbia era scomparsa e aveva lasciato spazio all’ansia.
Ora sapevo che era al sicuro e che Niall sarebbe stato con lei, non mi restava che sperare che anche Harry fosse ancora chiuso in casa e che non avesse risposto alle mie chiamate solo perché ancora a letto o magari per evitarmi.
L’idea di Mia non era delle migliori, rimanere chiusa in casa con Harry non avrebbe di certo giovato al mio stato d’animo, ma non mi ispirava nemmeno l’idea di rimanere da sola mentre fuori il cielo si faceva sempre più scuro e cominciavano a vedersi lampi nel cielo.

Mi vestii in fretta e uscii di casa, pregando di trovare Harry nel suo appartamento. Avevo il cuore che batteva a mille, non ero certamente pronta ad affrontarlo, ma la preoccupazione di sapere se era fuori casa in pericolo o sicuro nel suo appartamento era più forte della mia ansia di incontrarlo.
Suonai il campanello due volte prima che la sua figura comparisse davanti alla porta. Lo stupore era evidente sul suo volto, tanto quanto l’agitazione era, probabilmente, evidente sul mio «Emma, cosa … cosa ci fai qui?» cercai di parlare ma, per qualche istante, la voce mi si bloccò in gola così, dopo aver preso un bel respiro per tranquillizzarmi, ci riprovai «Ecco, ti avevo chiamato perché hanno dato l’allerta uragano al telegiornale, ma tu non hai risposto ed ero preoccupata che fossi uscito; inoltre sono sola in casa e, beh … Potrei stare qui con te?» non avevo nemmeno il coraggio di guardarlo negli occhi, accidenti.
Dopo qualche secondo di silenzio alzai lo sguardo per vedere la sua bocca leggermente aperta e le palpebre che si aprivano e chiudevano velocemente «Ero sotto la doccia, non ho sentito il telefono. Vieni, entra pure» disse scostandosi leggermente per farmi passare.

Avevo il cuore in gola, non sapevo come comportarmi, cosa fare o cosa dire; non mi sentivo nemmeno a mio agio a sedermi sul divano senza aver aspettato prima il suo permesso.
«Puoi sederti, se vuoi; stavo per fare colazione, vuoi qualcosa?» scossi la testa, onestamente non avevo voglia di mangiare niente, tutte quelle sensazioni ed emozioni in poche ore mi avevano fatto venire la nausea «Non ho fame, ho avuto troppe cose per la testa e ora mi viene da vomitare» annuì leggermente e si allontanò verso la cucina prima di tornare in soggiorno e sedersi di fianco a me con una tazza in mano.
«Come stai?» mi chiese prima di prendere un sorso di the, non ci guardavamo in faccia, entrambi avevamo lo sguardo fisso sul pavimento mentre io mi torturavo le mani con le mie unghie laccate di nero «Onestamente, Harry, non lo so – risposi sincera – tu?» gli chiesi poi senza smettere di giocare con le mie dita «Onestamente, Emma, uno schifo; ed il fatto che tu ora sia qui rende il tutto ancora più uno schifo perché vorrei cominciare ad andare avanti e a dimenticare tutto quanto, invece ti sei presentata qui alla mia porta perché hai paura di uno stupido uragano che probabilmente non ci colpirà nemmeno» rispose lui altrettanto sincero.
Bene, sapevo che venire da lui sarebbe stato stupido, ma non pensavo che mi avrebbe risposto così, anche se mi meritavo tutto quanto, dato che ero stata io a lasciarlo definitivamente «Scusa, non sarei dovuta venire qui, ero solo preoccupata che tu fossi uscito. Torno a casa mia» dissi alzandomi dal divano, non avrebbe avuto senso rimanere lì e fare del male ad entrambi in questo modo. Mi stavo per allontanare, ma la sua mano mi bloccò sul posto «No, non andare, non voglio che tu stia sola; sono solo ferito, tutto qui. Ci siamo lasciati ieri e non ho ancora metabolizzato la cosa, inoltre Mia mi ha detto che pubblicheranno un tuo racconto ed ero talmente arrabbiato per il fatto che tu non mi avessi detto che l’avevi inviato e mi sono lasciato prendere la mano. Scusa, sono felice comunque che una tua storia finirà nelle librerie» mi risedetti di fianco a lui e sorrisi «Ti ringrazio Harry e, beh, non te l’avevo detto perché non ci credevo nemmeno io; l’ho inviato solo per provare, non pensavo nemmeno che lo avrebbero letto» mi prese la mano e me la strinse leggermente mentre i nostri occhi si incrociavano facendomi perdere qualche battito «Spero che tutto vada per il meglio, Emma; te lo meriti».

Nonostante la tensione iniziale si fosse leggermente sciolta, eravamo entrambi ancora in imbarazzo.
Stavamo guardando “Ritorno al futuro” in TV, ma nessuno dei due era particolarmente interessato al film; con la coda dell’occhio vedevo che ogni tanto mi tirava qualche occhiata, mentre io ero concentrata a muovermi il meno possibile per non toccarlo nemmeno accidentalmente.
«Potresti passarmi la coperta, per favore?» chiesi poi spezzando il silenzio che si era creato fra di noi; avrei preferito stare zitta, ma avevo davvero freddo nonostante fosse ormai quasi fine giugno, ma vedendo la tempesta che c’era fuori era più che comprensibile.
«Certo, ma devi fare spazio anche a me perché ho freddo anche io» annuii mentre Harry copriva entrambi con la coperta.
Lo spazio sul divano non era poi così ampio, il che rendeva già difficile lo stargli lontano il più possibile, ma la coperta da dividere in due ci teneva ancora più vicini, praticamente appiccicati.
Smisi completamente di prestare attenzione al film quando il suo braccio si posò sullo schienale del divano dietro di me e il profumo del suo shampoo mi inebriò.
«Harry …» cercai di trovare qualcosa da dire «Non ci sto provando con te, stavo solo cercando una posizione più comoda» si affrettò a dire per giustificarsi, scossi la testa «Non è quello, è solo che non ce la faccio» sospirai mentre Harry mi guardava confuso  «Non ce la fai a fare cosa?» chiese, gesticolai indicando me e lui in modo da fargli capire «Questo, io e te vicini, che guardiamo un film come se niente fosse; come se non volessi baciarti e fare cose sconce con te su questo divano su cui, diciamolo, abbiamo fatto proprio del gran sesso! Insomma, lo so che sono stata io a lasciarti, ma ora siamo chiusi in casa mentre fuori sembra che stia per scoppiare l’apocalisse e tu sei qui, perfetto come sempre ed io sono troppo debole per resistere» vidi un piccolo accenno di sorriso comparire sul suo volto mentre la fossetta sulla guancia sinistra diventava visibile «Ti ho perso al punto delle cose sconce su questo divano» disse sorridendo sornione mentre si avvicinava sempre di più.
La sua vicinanza mi aveva costretta a spiaccicarmi contro il bracciolo del divano, non avrei dovuto cedere, ma era praticamente impossibile ora che le sue labbra erano a pochi centimetri dalle mie e i suoi capelli lunghi mi solleticavano il collo e le guance «Harry, ti prego …» sussurrai quando le sue labbra si posarono leggere sul mio collo facendomi rabbrividire «Lasciati andare, lo vuoi anche tu» sussurrò al mio orecchio.
Gemetti quando sentii i denti affondare leggermente nella mia carne «Come farò ad andarmene dopo? Harry, ci siamo lasciati».
Lasciò per qualche secondo il mio collo per puntare le sue iridi verdi nelle mie castane e, in quel momento, mi sembrava di annegarci dentro «Un ultima volta, ne ho bisogno e ne hai bisogno anche tu» disse. Posò poi le labbra sulle mie e ci sarei potuta morire in quel bacio, in quelle lingue che si intrecciavano e si davano la caccia, mentre le nostre mani cercavano il più possibile il contatto con il corpo dell’altro e i tuoni e i fulmini ci facevano da sottofondo in quel momento di passione che avrei voluto non finisse mai.

Sdraiati sul pavimento, e come ci fossimo finiti sul pavimento era un mistero, ci coccolavamo mentre i film alla TV continuavano ad andare avanti. Non avrei mai voluto andarmene, sarei rimasta per sempre tra le braccia di Harry a farmi coccolare per poi fare ancora l’amore con lui senza fermarmi mai.
«Forse è il caso che io vada» dissi alzandomi per raccattare tutta la mia roba «Preferirei che rimanessi» Harry non aveva per niente una faccia allegra, ma rimanere non sarebbe stata una grande idea, già andare lì era stato un enorme sbaglio  «Harry, devo andare, lo sai. Ma ti assicuro che questa è stata una delle giornate migliori della mia vita e, nonostante tutto, ricordati che ti amo, ok?» mi abbassai per lasciargli un bacio sulle labbra che voleva essere solo un piccolo e casto bacio a stampo, ma che si trasformò inevitabilmente in qualcosa di più.
«Quindi è finita, è finita definitivamente» annuii mentre qualche lacrima mi rigava la guancia «D’accordo, allora buona fortuna per il futuro, Emma» mi disse lasciandomi un bacio sulla fronte «Buona fortuna anche a te, Harry» risposi per poi uscire e tornare a casa mia.

Appena misi piede in casa, scoppiai in un pianto liberatorio. Sentivo i polmoni far fatica a prendere aria mentre le guance si inzuppavano di lacrime.
Quello che era appena successo da Harry, non doveva succedere, ma ormai era andata ed era stata una delle cose più belle che io avessi mai provato in tutta la mia vita; riuscii a trascinarmi a malapena in camera e a buttarmi sul letto mentre la consapevolezza che quello che era successo non sarebbe successo mai più mi distruggeva e logorava lentamente dall’interno.
Lo squillo del telefono, però, mi destò improvvisamente dal mio pianto e dalla mia disperazione.
Risposi senza nemmeno guardare chi fosse, sicura che fosse Mia «Pronto?» la voce uscii più roca del solito «Signorina Austin? La chiamiamo dalla Boston Publishing House» mi schiarii la gola sperando di ottenere un risultato migliore e sembrare un po’ meno idiota al telefono  «Si, mi dica tutto» sentii la signorina dall’altro capo del telefono tossire lievemente prima di ricominciare a parlare «Il capo mi ha detto di avvisarla che è assolutamente necessario che lei si trasferisca a Boston per la pubblicazione del suo libro, altrimenti la nostra collaborazione finisce qui. La preghiamo di farci sapere entro l’inizio della prossima settimana, arrivederci» chiuse la chiamata senza nemmeno darmi il tempo di rispondere.
A Boston, mi sarei dovuta trasferire a 306 chilometri da New York, ne valeva davvero la pena? Accidenti, era davvero una scelta difficile, ma sapevo già che cosa avrei dovuto fare.

 

Ok, ecco il nuovo capitolo pubblicato prima del previsto, così Rebecca ha qualcosa da leggere sul treno!
Che dire, Emma ed Harry ci cascano un’altra volta (perché, c’erano dubbi?), ma ora Emma dovrà prendere una decisione difficile!
Manca sempre di meno alla fine!! Ma non vi dirò quanti capitoli!

Spero che vi sia piaciuto e, come sempre, le recensioni sono ben accette! Mi scuso per eventuali errori ma non ho riletto e sto veramente morendo di sonno!

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Un bacio e alla prossima
Sil

 

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Capitolo 34
*** Capitolo 34 ***


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Mia


Mi svegliai di soprassalto alle 6 del mattino controllando subito sul cellulare che giorno fosse. Una volta essermi accertata del tutto di non aver sbagliato, saltai giù dal letto e corsi in camera di Emma «Buon compleanno!!!» esclamai saltandole sul letto.
La sentii grugnire prima di mettersi il cuscino sulle orecchie per allontanare le mie grida «Ma che ore sono?» disse allungando il braccio verso il comodino per guardare l’orologio, prima di rivolgermi uno sguardo omicida «Mia, sono le 6» si lamentò la mia amica mettendosi seduta sul letto mentre si sfregava gli occhi «Volevo solo farti gli auguri! Ora puoi tornartene a dormire, ci vediamo direttamente stasera per la festa» dissi dandole un bacio sulla guancia prima di uscire dalla stanza e cominciare a prepararmi per andare a lavoro.

La giornata passava più lenta del solito, l’aria condizionata nel palazzo si era rotta e faceva un caldo infernale; Louis mi aveva chiamata circa cinquanta volte per chiedermi consiglio su cosa regalare ad Emma, dato che ancora non le aveva comprato nulla.
Ora, durante la pausa pranzo, mi giravo e rigiravo il cellulare tra le mani indecisa se chiamare o meno Harry. Da quando c’era stato l’allarme per l’uragano, Emma aveva cominciato a comportarsi in maniera strana e sapevo che aveva passato la giornata a casa di Harry; ora, non volevo fare strane supposizioni, ma ero quasi convinta che il comportamento della mia migliore amica fosse in parte, o del tutto, dovuto al riccio.
Presi un respiro profondo prima di trovare il suo numero nella rubrica e chiamarlo «Pronto?» rispose dopo qualche squillo  «Harry, sono Mia» dissi cercando di risultare il più calma possibile «Sì, dimmi, c’è qualcosa che non va?» chiese lui preoccupato. Effettivamente non erano molte le volte in cui lo chiamavo, quindi la sua preoccupazione era comprensibile «No, tutto a posto; volevo solo sapere se stasera hai intenzione di venire al compleanno di Emma» sentii improvvisamente silenzio dall’altra parte, tanto che credevo che mi avesse riattaccato il telefono in faccia o che fosse caduta la linea «Io … Si, credo di si»  disse poi sospirando «Non sei obbligato a venire, lo sai?» sapevo che Harry ci stava male tanto quanto Emma, sia perché Niall non perdeva tempo a dirmi quanto fosse depresso il suo amico, sia perché le poche volte che lo avevo incrociato nel palazzo, non mi era di certo sembrato il ritratto della felicità  «No, voglio venire, le ho comprato un regalo» sorrisi a quell’affermazione, nonostante tutto sapevo quanto lui ci tenesse alla mia migliore amica «D’accordo, a stasera allora» dissi prima di chiudere la chiamata.
Avrei preferito indagare , sapere se effettivamente era successo qualcosa il giorno dell’uragano, se tra loro due era successo qualcosa e se lui era la causa del comportamento strano e distaccato di Emma; ma se avessi voluto ricevere informazioni, sarei dovuta andare direttamente dalla mia amica, senza obbligare Harry a dirmi qualcosa, non era giusto nei suoi confronti e non avevamo quel rapporto così stretto da permettermi di intrufolarmi nella sua vita privata.

 

Emma

Ero sempre stata una di quelle persone che adoravano il giorno del loro compleanno; ero come i bambini, solitamente ero iperattiva e non mi importava troppo che la gente si ricordasse o meno di questa ricorrenza, nulla avrebbe potuto rovinare il mio giorno.
Certo, nulla che non fosse una partenza imminente per Boston; avevo accettato la loro proposta il giorno dopo la loro chiamata, non avevo detto niente a nessuno, però.
Ci avevo pensato tutta la notte, c’erano certamente pro e contro, ma i pro avevano vinto di gran lunga. Primo tra tutti, mi sarei allontanata da Harry, almeno per un po’ di tempo, così da potermi schiarire le idee e farle schiarire anche a lui, ma dovevo ammettere che questo faceva anche parte dei contro, non avrei più potuto vederlo per chi sa quanto tempo e non volevo nemmeno pensare agli effetti che avrebbe avuto su di me la sua lontananza.
Tra i contro, sicuramente, c’era anche il fatto che avrei dovuto abbandonare la mia vita, i miei amici, Mia e anche la mia famiglia per andare in un posto completamente nuovo, da sola e ricominciare tutto da capo; questa cosa mi spaventava, ma dopotutto ero rimasta ormai senza lavoro e passavo le mie giornate a poltrire sul divano, almeno a Boston avrei avuto qualcosa con cui distrarmi.
Erano già le 6.30 del pomeriggio e io ancora non avevo cominciato a prepararmi, nonostante sapessi che di lì a un’ora e mezza sarebbero arrivati tutti gli invitati.

Dopo essermi truccata, pettinata e vestita, avevo preso la decisione di dire quella sera stessa a tutti quanti che di lì a due settimane mi sarei trasferita a Boston per lavorare con la casa editrice che aveva deciso di pubblicare i miei lavori.
Fortunatamente erano stati loro a trovarmi un alloggio per stare lì, non era di certo il loft che avevo a Brooklyn con Mia, ma me lo sarei fatto bastare.
Sussultai quando sentii bussare alla porta di camera e vidi Mia entrare con un sorriso sulle labbra «Allora, sei pronta? Gli invitati arrivano tra un po’» mi disse continuando a sorridere. Io annuii, non fidandomi della mia voce con quel maledetto groppo in gola «Ti aspetto di là» disse poi uscendo dalla stanza per chiudersi la porta alle spalle.

Erano passati venti minuti da quando Mia era entrata in camera mia e sapevo che qualche invitato era già arrivato, dato che sentivo il chiacchiericcio, ma non avevo ancora avuto il coraggio di uscire dalla mia camera.
Presi un respiro profondo, dovevo farmi vedere prima o poi e, soprattutto, avrei dovuto trovare il coraggio necessario per sputare il rospo.
Uscii dalla camera, non del tutto convinta di quello che stavo facendo, per andare in sala ed essere accolta calorosamente da Niall e Zayn che mi fecero entrambi gli auguri.
Altri venti minuti dopo la sala era ancora più affollata, dato che anche Liam, Sophia, Louis ed Eleanor avevano fatto il loro ingresso. Mi guardavo intorno come una scema nella speranza che prima o poi dalla porta spuntasse la chioma riccia di Harry, ma sapevo che era molto improbabile che sarebbe venuto.
«Verrà» sussultai quando sentii una mano poggiarsi sul mio fianco e una voce squillante parlare «Come?» chiesi con le sopracciglia aggrottate per la confusione  «Harry, verrà, ne sono certo» disse Louis con un sorriso che doveva essere di conforto, probabilmente «Non ne sono così sicura» ammisi appoggiandomi al bancone per prendere un sorso della mia bevanda «Credimi, verrà, starà solo cercando di farsi crescere un paio di palle» disse facendomi ridacchiare. Continuai a parlare con Louis per altri minuti prima che il campanello suonasse e, nemmeno a farlo apposta, Harry comparisse sulla soglia.
Louis mi rivolse un mezzo sorriso prima di farmi l’occhiolino e allontanarsi mentre io mi avvicinavo a lui «Tanti auguri» mi disse sorridendomi e porgendomi un mazzo di rose profumante «Grazie, non dovevi» dissi odorando i fiori prima di allungarmi verso di lui e lasciargli un bacio sulla guancia.
La tensione era palpabile e l’imbarazzo era talmente tanto che mi sarei sotterrata volentieri da sola «Vieni, prendi qualcosa da bere» dissi accompagnandolo verso la cucina dove il tavolo era stato ricoperto di bevande e alcolici di tutti i tipi.
Lo vidi aprire la bocca un paio di volte per dire qualcosa prima che Niall salisse in piedi su una sedia guadagnandosi un’occhiataccia da parte della mia migliore amica «Ora che anche il signor Styles ci ha degnato della sua presenza, possiamo fare un brindisi in onore della festeggiata che tra poco diventerà ricca e famosa e con un sacco di libri in libreria e si dimenticherà di noi!» urlò facendo ridere tutti i presenti, tutti tranne me.
Non credevo che avrei trovato il momento giusto per vuotare il sacco, ma il fatto che Niall avesse tirato fuori questa storia, giocava di certo a mio favore; presi un grosso respiro prima di schiarirmi la voce e fare un sorriso tirato a Niall.
 «Ti ringrazio, Niall! – Dissi spingendolo giù dalla sedia – Grazie per essere venuti a festeggiare con me,  chi mi conosce bene sa che sono una di quelle che il giorno del suo compleanno sembra perennemente fatta di cocaina – una risata comune si alzò nella sala – tuttavia, quest’anno, è un po’ diverso» presi un sorso dal mio bicchiere mentre vedevo la confusione popolare il volto dei presenti, mi fermai per qualche secondo di troppo sul viso di Harry prima di cominciare a parlare «Come ha detto Niall, presto ci sarà un mio racconto in libreria, quello che però Niall non sa, così come tutti voi, è che circa una settimana fa ho ricevuto una chiamata dalla casa editrice e mi hanno detto che per continuare la collaborazione con loro mi sarei dovuta trasferire – presi un respiro profondo prima di guardare Mia per qualche secondo per poi puntare i miei occhi in quelli di Harry – parto tra due settimane» ecco, l’avevo fatto.
Vidi i lineamenti di Harry indurirsi mentre cominciava a respirare irregolarmente, spostai lo sguardo su Mia che aveva gli occhi spalancati e la bocca semi aperta  «Ti … ti trasferisci a Boston? Per quanto tempo?» Liam fu l’unico che ebbe il coraggio di parlare  «Non lo so, un bel po’ suppongo, vogliono farmi firmare un contratto per scrivere altri libri» spiegai continuando a far passare lo sguardo da Mia ad Harry.

Sussultai quando sentii una botta contro il muro e vidi Harry con il pugno chiuso «Te ne vai? Tra due fottute settimane te ne vai e non hai nemmeno pensato di dirmelo?» mi chiese furioso.
Deglutii il groppo che avevo in  gola cercando di farmi coraggio e di non piangere davanti a lui «Harry io …» cercai di parlare, ma fui interrotta da Mia «Perché non me l’hai detto?» chiese sull’orlo del pianto.
Chiusi gli occhi cercando di riprendere un po’ di lucidità e spiegare la situazione «Ok, allora, non è mai stata mia intenzione tenervelo nascosto; ho ricevuto la chiamata il giorno dell’uragano ed è stato inaspettato per me tanto quanto lo è per voi, non sapevo come dirvelo e ci ho pensato molto a riguardo, credo che sia un’opportunità troppo buona per lasciarmela scappare» dissi cercando di farli ragionare, ma ci guadagnai solo una risata per niente divertita da parte di Harry «Ah, quindi è per questo che hai fatto sesso con me quel giorno? Perché tanto te ne saresti andata e tanti cari saluti, vero? Beh, felice di essere il tuo passatempo sessuale Emma» scossi la testa alle sue parole «L’ho saputo dopo, quando sono tornata a casa e …» fui di nuovo interrotta da Mia «Hai fatto sesso con lui?» chiese incredula facendo qualche passo in avanti verso di me «Tutt’un tratto hai deciso che non ero più degna di essere la tua confidente, Emma?» mi chiese arrabbiata, tanto quanto lo era Harry che subito scosse la testa deluso «Lascia stare Mia, lascia che se ne vada a Boston, se a lei non interessa di noi, perché a noi dovrebbe interessare di lei?» chiese retorico.

Sentii gli occhi riempirsi improvvisamente di lacrime mentre vedevo la mia migliore amica e il ragazzo che probabilmente avrei amato per tutta la vita, guardarmi delusi ed arrabbiati. Non ci pensai due volte prima di superare tutti quanti e uscire di casa diretta ovunque purché lontana da loro due.
Riuscii a malapena a fare due metri fuori dal palazzo prima di sentire la voce di Louis chiamarmi «Vattene!» esclamai cercando di allontanarmi il più possibile da lui «Emma, per la miseria, fermati!» mi sentii tirare per un braccio «Lasciami andare, cosa ci torno a fare di sopra?» chiesi senza nemmeno provare a trattenere le lacrime «Harry se n’è andato e Mia si è chiusa in camera sua» mi spiegò mentre mi asciugava le guance bagnate «Ti lasciamo da sola con lei, così potete chiarire, ci sta parlando Niall adesso».

Entrai nella stanza di Mia dopo che il biondo ne uscì, mi disse di essere cauta, ma sapevo già come mi sarei dovuta comportare «Mi dispiace, Mia, avrei dovuto parlartene prima, ma non sapevo come fare. Cosa avrei dovuto dirti? “Hey, ho fatto di nuovo sesso con Harry anche se l’ho lasciato e inoltre me ne vado a Boston, lontana da te”» dissi sbuffando facendola ridacchiare «Va tutto bene, non mi sarei dovuta arrabbiare così, avevi tutte le ragioni del mondo per non dirmelo» il fatto che fosse sempre così comprensiva nei miei confronti mi fece venire male al petto, così la abbracciai subito tenendola stretta a me «Scusa, davvero, e grazie per tutto» sussurrai al suo orecchio mentre ci abbracciavamo.
Sapevo che il problema principale non sarebbe stato sistemare la situazione con Mia ma quella con Harry, per adesso, però, mi bastava essere tra le braccia della mia migliore amica.

 

Ecco finalmente il nuovo capitolo! Allora, è il compleanno di Emma e lei decide di dare a tutti la notizia che sconvolgerà più o meno tutto l’equilibrio!
Manca veramente pochissimo alla fine della storia, non vi dirò quanti capitoli solo perché so che Rebecca non vuole saperlo!
Spero che vi sia piaciuto e, come sempre, le recensioni sono ben accette!

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Un bacio e alla prossima
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Capitolo 35
*** Capitolo 35 ***


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Mia


Vedere Emma impegnata a fare i bagagli mi faceva sentire male; non eravamo mai state a più di dieci chilometri di distanza, invece ora lei si sarebbe trasferita in un'altra città e, addirittura, in un altro stato. Sapevo che avrei dovuto essere felice per lei, in fondo stava per realizzare il suo sogno, ma una parte di me sarebbe sicuramente svanita nel momento in cui avrebbe preso l’aereo per andare a Boston.
Ok, forse ero semplicemente esagerata, ma comunque sarebbe stata dura stare senza di lei, specialmente i primi tempi.
Non volevo nemmeno immaginare come se la sarebbe cavata lì da sola, specialmente con la casa, ma questo non volevo dirglielo, altrimenti l’avrei solo fatta agitare ed innervosire più di quanto non fosse.
Nel giro di quattro giorni, la sua camera sarebbe stata vuota e non avrei più trovato suoi vestiti in giro, non avrei più avuto nessuno con cui prendermela per i piatti sporchi nel lavandino né nessuno che invece di cucinare la cena avrebbe ordinato la pizza per entrambe; non avrei più avuto la mia migliore amica da abbracciare la sera, l’unica persona a cui avrei voluto raccontare tutto della mia vita e presto il suo profumo di fiori sarebbe svanito.
Questi pensieri non facevano altro che deprimermi di più, ma d’altronde cosa avrei dovuto fare? «Mia, hai visto il mio vestito azzurro? Quello devo metterlo come ultimo in valigia, devo indossarlo per il colloquio con il direttore» disse Emma entrando in soggiorno mentre io finivo di chiudere uno dei suoi scatoloni «Sì, l’hai lasciato appeso in bagno dentro il cellophan della lavanderia» risposi il spostandomi i capelli sfuggiti alla coda dal viso «Grazie, Mia perché non chiami Niall ed esci con lui? È una giornata meravigliosa ed entrambi siete a casa dal lavoro, mi hai già aiutato abbastanza» disse sedendosi di fianco a me. Effettivamente, mi sarebbe piaciuto passare la giornata insieme a Niall, ma allo stesso tempo volevo passare con Emma tutto il tempo che avevo a disposizione per stare con lei «Voglio stare con te, chi sa per quanto tempo non ti vedrò poi» la sentii sbuffare e, sicuramente, aveva alzato gli occhi al cielo «Andiamo, come se fossi di compagnia in questo momento, non perdere tempo qui e vai da Niall».

Dopo circa dieci minuti di discussione, mi ero fatta convincere ed ero uscita di casa.
Mi incontrai con Niall a Central Park mezz’ora dopo, aveva i capelli che al sole sembravano ancora più biondi, un sorriso smagliante e gli occhi purtroppo coperti da un paio di occhiali scuri; la maglietta bianca attillata e quei pantaloncini di jeans, inoltre, gli davano un’aria piuttosto sbarazzina.
«Buongiorno» mormorò appena mi vide dandomi un bacio sulla guancia «‘Giorno» sussurrai io stringendomi a lui e appoggiando la testa al suo petto; adoravo il fatto che gli arrivassi proprio lì, in modo da sentirmi sempre protetta tra le sue braccia.
Passeggiavamo mano nella mano sotto il sole caldo di New York, era una giornata veramente fantastica: i bambini giocavano; le coppiette come noi avevano deciso di fare picnic, di passeggiare o semplicemente di stare sedute sull’erba a conversare; era pieno di ragazzi sdraiati a  prendere il sole e altri sdraiati a leggere un libro o ad ascoltare la musica.
Per quanto mi riguardava, però, non mi interessava parecchio di quello che facevano gli altri, io ero nel mio mondo persa a stringere la mano di Niall nella mia e a guardare di tanto in tanto come il sole rendesse la sua pelle più bella.
«Come sta Emma? È pronta alla partenza?» mi chiese spezzando il silenzio che si era creato tra  di noi; alzai le spalle «È più nervosa ed agitata del solito, ma credo abbia quasi finito di impacchettare tutto» risposi osservando il prato verde sotto i miei piedi «E tu? Come stai?» chiese stringendomi la mano per farmi fermare. Alzai lo sguardo su di lui che ora si era sollevato gli occhiali da sole mostrandomi le iridi azzurre che adoravo tanto «Io sto abbastanza bene, ho solo paura di non abituarmi alla sua assenza, so che i primi giorni saranno terribili, ma piano piano credo che sarà più facile» risposi cercando di convincere più me stessa che lui.
Il biondo annuì lasciandomi un bacio sulla fronte prima di trascinarmi verso una panchina per sedersi «Mia, non sta andando in guerra, inoltre esistono computer e cellulari, potrete vedervi e sentirvi ogni volta che vorrete – disse lui accarezzandomi il dorso della mano con il pollice – quello che mi preoccupa di più è Harry, non l’ha presa per niente bene» si passò una mano fra i capelli lasciandosi andare un sospiro leggermente frustrato «Non voglio che si lascino in questo modo, in brutti termini; ne passerà di tempo prima che Emma torni qui, non credo che voglia lasciarla partire senza parlarle» dissi mordendomi il labbro inferiore.
Dovevo trovare qualcosa per fare in modo che quei due si parlassero, non potevo lasciare che le cose finissero in questo modo, non per Emma che, anche se non lo avrebbe mai ammesso, stava davvero soffrendo.
«Ho un’idea! – Esclamai – Organizziamole una festa a sorpresa, per la partenza, chiamerò anche i suoi genitori, la faremo a casa nostra, la sera prima di partire! Che ne dici?» gli chiesi con forse fin troppo entusiasmo visto che mi stava guardando con un sopracciglio alzato e con l’espressione estremamente divertita «Dico che è un’ottima idea, anche se non vedo come questo possa aiutare la situazione tra lei ed Harry» ammise Niall, effettivamente non sapevo ancora come questo poteva portare ad una riappacificazione tra i due, ma magari avrebbe potuto aiutarli «Beh, inviterò Harry alla festa e poi li chiudo a chiave in una stanza» risposi alzando le spalle come se questo fosse ovvio, Niall scoppiò a ridere facendo sorridere anche me, avrei ascoltato la sua risata anche per ore «D’accordo, dottoressa stranamore, adesso ascoltami un attimo perché ho un annuncio da farti» disse sistemandosi meglio sulla panchina mentre io fremevo per sapere cosa avesse da dire  «Ho ricevuto una promozione, sono diventato capo reparto e il capo dice che tra qualche anno, se continuo a lavorare così, potrei addirittura prendere il suo posto» disse entusiasta con un sorriso che andava da un orecchio all’altro. Non avevo mai capito esattamente quale fosse il lavoro di Niall, aveva provato a spiegarmelo una volta, ma ci avevo rinunciato a comprenderlo quando avevo capito che c’era fin troppa matematica e fin troppa economia per i miei gusti; tuttavia sapevo quanto a lui piacesse e quanto impegno ci mettesse, quindi non potevo non essere più che felice per quella notizia «Ma è fantastico!» esclamai abbracciandolo e sentendolo ridere «Pensavo che il capo mi stesse facendo uno scherzo, all’inizio, ma quando ho capito che era serissimo, stavo per mettermi a saltare e a ballare nel suo studio»  mi disse ridacchiando «Sono davvero felice, Niall, te lo meriti sul serio».

Da quando avevo avuto la brillante idea di fare una festa a sorpresa per Emma, non avevo fatto altro che dedicarmi all’organizzazione di questa. Purtroppo i suoi genitori e i suoi fratelli non sarebbero riusciti a venire, ma questo era solo un vantaggio, perché quel giorno Emma sarebbe andata a salutarli a Nashville e questo mi dava il tempo di preparare la casa e gli invitati al meglio.
Avevano tutti accettato di buon grado di partecipare, mancava solo una persona all’appello, ma sapevo che con Harry avrei dovuto usare un approccio diverso; avevo chiesto a Niall di parlargli, ma mi aveva detto che ogni volta che lui tirava fuori l’argomento, Harry si indispettiva e si ammutoliva o cercava subito di cambiare discorso.
Così, dopo essere uscita dal lavoro, decisi che dovevo prendere coraggio e andare io stessa a parlare con Harry.
Arrivata a Brooklyn mi diressi subito verso il negozio di musica, sapendo che l’avrei trovato dentro, dato che avevo chiesto a Niall i suoi orari lavorativi.
Lo trovai intento a sistemare i cd nella sezione pop, infatti, con i capelli leggermente scompigliati e la maglietta del negozio fin troppo attillata per lui «Mi scusi, sto cercando il cd di Ed Sheeran» dissi avvicinandomi con voce civettuola; lo vidi alzare l’angolo sinistro della bocca in un mezzo sorriso mentre mi rispondeva «Di certo non lo trovi sotto la lettera O» rispose con tono fintamente seccato girandosi verso di me  «Dovresti essere più gentile con i clienti» lo presi in giro alzando un sopracciglio «Lo sono, con quelli che non sono le migliori amiche delle mie ex che stanno per partire per Boston e le belle ragazze che non sono fidanzate con uno dei miei migliori amici» rispose con un sorriso finto.
Alzai gli occhi al cielo per il suo pessimo sarcasmo e incrociai le braccia al petto «Comunque, non sono qui per controllare come lavori o per comprare un cd» dissi intenzionata ad arrivare subito al punto «Beh, immaginavo non fossi qui per mandare un richiamo al capo o per comprare un cd di Ed Sheeran, dato che li hai tutti, quindi spara» ignorai i suoi commenti e cominciai a giocare con le mie dita per il nervosismo «Ecco, dopodomani Emma parte, così ho pensato di organizzare una festa a sorpresa per salutarla domani sera, prima della partenza, e credo che tu debba venire» dissi tutto d’un fiato, era inutile girarci attorno, meglio dirglielo subito e togliersi il peso.
Lo vidi sospirare e passarsi una mano fra i capelli «Sai che non verrò» rispose spostandosi in un’altra sezione per sistemare altri cd, sbuffai e lo seguii «Andiamo Harry, vuoi davvero che quelle siano le ultime cose che vi siete detti prima che lei parta?» gli chiesi esasperata, odiavo quando la gente si comportava in questo modo  «Non
ho altro da dirle, cosa dovrei dire? “Grazie di andartene?” inoltre sarebbe solo peggio vederla il giorno prima della sua partenza per poi non vederla più per chi sa quanto tempo» mi rispose leggermente spazientito senza guardarmi in faccia, ma continuando a lavorare «Quindi è meglio che parta così, senza che vi salutiate? E se dovesse cadere l’aereo?» ok, era una situazione un po’ estrema, ma d’altronde Harry non ne voleva proprio sapere di ragionare, quindi avrei dovuto usare le maniere forti «Santo Dio, Mia! – Esclamò girandosi – Non ti piace proprio pensare positivo» disse per poi tornare con l’attenzione sugli scaffali da sistemare «Ok, ho esagerato, ma quello che sto cercando di dirti, Harry, è che non sai quando la rivedrai di nuovo e vuoi davvero che parta così? Non dico che devi fare un discorso da film e convincerla a non partire, ma semplicemente salutarla come è giusto che sia» dissi in tono un po’ più dolce cercando di convincerlo. Si lasciò andare un piccolo sbuffo prima di liquidarmi con un «D’accordo, ci penserò».


Emma


Scesi dal treno alla Central Station alle 7.54, con esattamente 45 minuti di ritardo. Ero stata tutto il giorno a Nashville per salutare i miei genitori e tutta la mia famiglia e non vedevo l’ora di mettere piede in casa per rilassarmi.
Avevo cercato il più possibile di non pensare alla partenza, di non pensare al fatto che in poche ore mi sarei trovata in un altro stato completamente da sola e a quasi 400 chilometri di distanza dai miei amici e dalla mia famiglia.
Ciò però che mi preoccupava di più, era il fatto che dal mio compleanno io non avessi più parlato con Harry, nemmeno per sbaglio; avevo provato a rivolgergli almeno il saluto quando lo incontravo nel palazzo, ma per lui era come se non esistessi, come se a salutarlo fosse un fantasma. Potevo capire la sua rabbia, ma pensavo che in due settimane fosse almeno un po’ rinsavito e mi rivolgesse almeno la parola per chiedermi come stavo.
Sul taxi verso Brooklyn mi resi conto quanto mi sarebbe mancata quella città, mi sarebbe mancato persino il caos e il traffico; io non sapevo nemmeno come fosse fatta Boston, non l’avevo nemmeno vista in fotografia, e in poche ore sarebbe diventata casa mia.

Quando il taxi mi lasciò sotto casa, non ero psicologicamente pronta a salire. Salire voleva dire mettersi in pigiama e mangiare qualcosa, il che avrebbe successivamente portato al mettermi al letto per dormire che stava a significare che il momento della partenza sarebbe arrivato più in fretta.
Non mi ero pentita della scelta fatta, anzi ero più che convinta che se mi fossi fatta scappare quell’opportunità me ne sarei pentita a vita, ma era comunque più difficile di quanto pensassi e sperassi.
Salii le scale con calma fermandomi più tempo del dovuto al piano di Harry, indecisa se bussare alla sua porta o meno, ma dopo qualche minuto di esitazione decisi che era meglio salire.
Quando aprii la porta di casa le luci erano tutte spente e mi sembrò davvero strano, dato che sapevo che Mia sarebbe stata a casa per quell’ora, ma forse aveva deciso di passare la serata con Niall. Quando schiacciai l’interruttore per accendere tutto, però, per poco non mi venne un infarto nel sentire un coro di «Sorpresa!» espandersi per tutto il salotto.
Erano tutti lì, sorridenti, con alle spalle un grande striscione con scritto “Ci mancherai” «Oh mio dio, ma siete impazziti?» dissi con le lacrime agli occhi «Volevamo salutarti per bene» mi spiegò Mia avvicinandosi e abbracciandomi forte  «Ti stiamo aspettando dalle 8.00 signorina, dov’eri?» mi chiese Louis con finto tono accusatore  «Il treno ha fatto ritardo e … Oh santo cielo ragazzi, grazie» dissi poi abbracciando tutti quanti.

Non mi sarei mai aspettata tutto questo, ma ciò non faceva altro che farmi capire quanto quelle persone fossero importanti per me. Cercai di passare un po’ di tempo con tutti in modo che potessi fargli capire quanto gli fossi grata di essere venuti per salutarmi.
Ovviamente mancava una persona all’appello, ma cercavo di non pensarci troppo, non volevo rovinarmi la serata e, d’altronde, non potevo nemmeno aspettarmi che venisse dato che aveva preso la  notizia della mia partenza sul personale «Mi dispiace che non ci sia» disse Niall sedendosi di fianco a me e porgendomi una birra; mi ero seduta sul divano per avere un po’ di tranquillità mentre gli altri parlavano tra di loro. Alzai le spalle «Non mi aspettavo che ci fosse» dissi con un tono fin troppo ferito «L’abbiamo invitato, aveva detto che ci avrebbe pensato, magari e ancora al piano di sotto a rimuginare, ma potrebbe arrivare presto» sapevo che lo faceva solo per tirarmi su, ma onestamente ormai avevo perso tutte le speranze, dato che era da due ore che eravamo lì a festeggiare e a fare casino «Dubito che venga, ma grazie per averci provato» risposi prendendo un sorso di birra.
Era ormai mezzanotte passata e per me era davvero ora di andare a dormire, dato che l’indomani avrei dovuto prendere l’aereo alle 10.30 al JFK.
Avevo sempre odiato i saluti ed ero una persona fin troppo sensibile ed emotiva per superarli senza piangere come una bambina «Mi mancherai Emma e mi mancheranno tanto i tuoi cappuccini» disse Louis stringendomi a sé così forte che ero quasi sicura che mi avesse rotto una costola «Mi raccomando, fa’ la brava e niente scenate sul nuovo posto di lavoro» mi ammonì Liam facendomi ridacchiare «Mandaci tante foto da Boston, mi raccomando» mi disse semplicemente Zayn pizzicandomi un fianco «Ci vediamo domani, ma ti prego, non piangere così altrimenti mi tocca comprare un ombrello» disse Niall dandomi un bacio sulla guancia.
Niall non aveva tutti i torti, non avevo mai pianto tanto in vita mia, sapevo che tanto avrei comunque rivisto i miei amici prima o poi, ma era più forte di me.
«Ok, domani sarà un disastro» mi girai verso Mia notando che anche lei aveva il viso bagnato dalle lacrime «Oh, vieni qui» mormorai avvicinandomi a lei per stringerla tra le mie braccia.
Sapevo che lei sarebbe stata la persona più difficile da lasciare a New York, ma ero anche sicura che non avremmo di certo perso i contatti e che ci saremmo sentite tutti i giorni. La sentivo singhiozzare contro di me e bastò veramente poco per far scoppiare nuovamente anche me «Smettiamola ti prego, vorrei tenere qualche lacrima per domani» dissi staccandomi da lei per asciugarmi le guance, lei annuì e imitò il mio gesto «Va’ a dormire, hai bisogno di riposarti».

Guardai l’orologio per l’ennesima volta, le 3.36 del mattino, sbuffai e mi rigirai nel letto. Ci avevo provato a prendere sonno, ma il mio cervello non voleva proprio saperne di spegnersi. Sapevo che quell’insonnia non fosse dovuta all’ansia della partenza, né all’ansia di dovermi trasferire in una nuova città; sapevo perfettamente che tutto questo era dovuto al fatto che non avevo salutato Harry.
Ci avevo provato in quelle due settimane a non darci peso, avevo provato a pensare il più possibile alla preparazione per la partenza e ad autoconvincermi che non fosse così importante.
Così, senza pensarci due volte, presi il cellulare  e lo chiamai velocemente nonostante l’orario.
Il fatto che mi rispose dopo appena uno squillo, mi confermò che anche lui stava avendo problemi a dormire «Pronto?» chiusi gli occhi non appena sentii la sua voce bassa e roca dopo due settimane «Hey» dissi incapace di formulare una frase di senso compiuto «Hey» rispose lui.
Ci furono secondi di puro silenzio prima che ricominciasse a parlare «Non dovresti dormire? Hai un aereo tra poche ore» sospirai sistemandomi meglio sul letto «Non riesco ad addormentarmi» ammisi mordendomi il labbro inferiore per il nervosismo  «Già, nemmeno io» rispose a bassa voce «Posso … Posso venire da te?» chiesi poi chiudendo gli occhi sperando di ricevere una risposta positiva, sentii un sospiro dall’altra parte prima di un flebile «Ti aspetto».

Quando Harry mi aprii la porta, mi fiondai direttamente in camera sua, sapendo che lui mi avrebbe seguito; mi sdraiai a letto e mi sdraiai su un fianco aspettando che lui facesse lo stesso e, con mia grande sorpresa, mi mise un braccio intorno al bacino per avvicinarmi al suo petto «Non sei venuto stasera» mormorai chiudendo gli occhi sentendo la sua mano scivolare sotto la maglietta per accarezzarmi «Sarei venuto domani in aeroporto» sussurrò lasciandomi un bacio sulla nuca che mi fece rabbrividire fino alla punta dei piedi «Davvero?» chiesi girandomi verso di lui che annuì «Mi dispiace, io ti assicuro che non sono venuta a letto con te perché avevo deciso di andarmene, non lo sapevo ancora» dissi guardandolo negli occhi «Lo so, ho reagito male, è solo che speravo che prima o poi ci avremmo riprovato e invece ora te ne vai a Boston» il tono ferito con cui mi rivolse quelle parole mi strinse il cuore in una morsa «Non starò lì per sempre, inoltre tornerò spesso a New York e sono convinta che prima o poi riusciremo ad equilibrarci» dissi accarezzandogli una guancia pur non essendo troppo convinta delle mie parole «Dormi, piccola, hai bisogno di riposare» disse dandomi un bacio sulla fronte prima di stringermi al suo petto.

Niall era venuto a prenderci alle 8.30, io ero probabilmente un cadavere, ma né lui né Mia avevano fatto domande sul perché avessi dormito da Harry e, anzi, ero sicura di averli beccati scambiarsi uno sguardo d’intesa.
L’aeroporto era molto più affollato di quanto mi aspettassi, stringevo con la mano sinistra quella di Harry mentre, con la destra, il trolley che mi sarei portata come bagaglio a mano, visto che il resto l’avevo già spedito.
Sentivo il cuore battere a mille mentre ci avvicinavamo ai controlli, sapevo che di lì a pochi minuti avrei dovuto salutare le persone più importanti della mia vita e speravo che il tempo si fermasse per far durare quel momento più a lungo.
Mi girai verso di loro non appena raggiungemmo il limite consentito «Beh, direi che è ora dei saluti ufficiali» dissi sentendo già le lacrime riempirmi gli occhi mentre mi avvicinavo a Niall.
«Mi raccomando, tienila d’occhio» lo abbracciai forte mettendogli le braccia al collo «Non lasciarla, ti ama davvero e ha bisogno di te» aggiunsi staccandomi per guardarlo negli occhi, lui mi sorrise e annuì «Abbi cura di te, mi raccomando» disse poggiandomi le mani sulle spalle per darmi poi un bacio sulla guancia.
Mi avvicinai a Mia che piangeva tanto quanto piangevo io e la strinsi in un abbraccio «Perché mi fai questo? Non lasciarmi» sussurrò facendomi spezzare il cuore «Sono sempre con te, Mi’, sempre» risposi senza staccarmi dall’abbraccio «Promettimi che chiamerai e verrai qui ogni volta che potrai farlo» disse staccandosi per asciugarsi le lacrime «Te lo prometto, non ti libererai mai di me» risposi dandole un altro rapido abbraccio.
Mi girai poi verso Harry che aveva le mani nelle tasche e mi guardava con gli occhi lucidi, mi avvicinai a lui e gli avvolsi le braccia intorno al bacino poggiando la testa al suo petto; sentii subito le sue braccia stringersi intorno a me e mi beai di quella sensazione e del suo profumo per qualche minuto, lo sentivo ogni tanto lasciarmi qualche bacio tra i capelli ma non avevo il coraggio di alzare lo sguardo.
«Mi mancherai» disse poi quando mi decisi ad alzare gli occhi verso i suoi, accarezzandomi la guancia e asciugandomi le lacrime che tanto non volevano smetterla di scendere «Mi mancherai anche tu, da morire» confessai cercando di placare il pianto e di mantenere un tono di voce normale «Ti amo, ricordatelo» abbozzò un sorriso mentre avvicinava il viso al  mio «Ti amo anche io, Harry, sempre» risposi poggiando le labbra sulle sue.
Non sapevo esprimere a parole quanto mi fosse mancato quel contatto, ma sapevo che avrei portato per sempre nel mio cuore quel bacio salato per via delle lacrime.
Non mi sarei mai voluta staccare da lui, ma purtroppo dovevo farlo e, quando ne ebbi il coraggio, mi sentii come se mi avessero strappato via un arto.
Mi asciugai le lacrime velocemente prima di prendere il trolley e allontanarmi un po’ «Mi mancherete» mormorai guardandoli un’ultima volta prima di girarmi e sparire oltre la porta.

 

Ed eccomi qua con l’ultimo capitolo prima dell’epilogo. Ammetto di avere le lacrime agli occhi; allora, Emma parte, ma fortunatamente Harry rinsavisce e decide di salutarla come si deve.
Mia, ovviamente, è quella più provata da tutto ciò mentre  Niall è probabilmente quello che dovrà poi sostenere la ragazza e il migliore amico.

Spero che vi sia piaciuto e, come sempre, le recensioni sono ben accette!

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Un bacio e alla prossima
Sil

 

 

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Capitolo 36
*** Epilogo ***


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New York 2020


Le mani di Emma non erano mai state più sudate, erano anni che faceva questo tipo di cose, ma per qualche motivo quella volta era più agitata del solito.
Forse perché quel libro era particolarmente personale, forse perché sapeva che per la prima volta ci sarebbero stati alla stessa presentazione parenti e amici o forse perché ad occuparsi dell’articolo che sarebbe uscito sul “Times”, sarebbe stata proprio la sua migliore amica.
«Calmati» disse una voce alle sue spalle facendola sussultare «Dio, mi hai fatta spaventare – disse mettendosi una mano sul petto all’altezza del cuore – non spuntare mai più all’improvviso» lui ridacchiò e si sedette su una sedia lì vicino «Scusa, ma sei bianca come un lenzuolo, dovresti rilassarti» lei alzò gli occhi al cielo e si sedette di fianco a lui che prontamente le prese la mano «La fai facile tu, non devi presentare il libro più personale che tu abbia mai scritto davanti ad una folla di persone tra cui ci sono il tuo fidanzato, la tua migliore amica, i tuoi amici e i tuoi parenti» rispose abbassando lo sguardo sulle loro mani intrecciate.
Il ragazzo sorrise e sollevò la mano per lasciarle un bacio sul dorso prima di iniziare a giocare con l’anello all’anulare «Non vedo l’ora che arrivi quel giorno» sussurrò alzando gli occhi luminosi su Emma, lei gli sorrise accarezzandogli una guancia con la mano libera «Anche io, non sai quanto io lo stia aspettando» sussurrò dandogli un bacio sulle labbra.

«Aiutami ad allacciare i jeans» disse Mia mentre, sdraiata sul letto, cercava di allacciarsi il bottone dei pantaloni; Niall alzò gli occhi al cielo «Non puoi mettere i jeans, metti questi» disse tirando fuori dei leggins dall’armadio e lanciandoglieli, lei li prese in mano e li guardò con circospezione «Non voglio mettermi dei leggins per la presentazione di questo libro, inoltre sono una giornalista importante del “Times” ormai, non posso andare in giro con una tuta!» rispose lei lamentandosi e tornando a lottare con il bottone.
Il biondo si sedette sul letto ridacchiando divertito  «I leggins non sono una tuta, in più immagino che tutti capiscano che il fatto che la tua pancia si sia ingrossata così tanto nel giro di sei mesi ti impedisca di mettere dei jeans così stretti» le fece notare mettendole una mano sulla pancia e sentendo subito dei piccoli movimenti all’interno.
Mia sorrise mettendo la mano su quella di Niall e stringendo leggermente le dita «Scommetto che ha preso da te, non sta ferma un attimo» disse ridacchiando sentendo la bambina continuare a muoversi nella sua pancia, come ormai succedeva da almeno un mese «Basta che non abbia preso da me l’intelligenza, per il resto può ereditare da me quello che vuole» rispose lui scoppiando a ridere e dandole un bacio sulla guancia «Allora non sembrerò una balena poco elegante con i leggins, vero?»  chiese mordendosi il labbro inferiore.
Da quando era rimasta incinta, oltre ad essere estremamente felice, dato che era quello che lei e Niall aspettavano da tempo, aveva cominciato ad essere più insicura e ad avere paura dei cambiamenti che il suo corpo avrebbe inevitabilmente subito e sapeva che Niall ormai ne aveva fin sopra le orecchie delle sue paranoie, ma mai una volta si era stufato di consolarla «Mia, tesoro, sei incinta. Non sei né la prima né l’ultima donna a portare in grembo un bambino, quindi non hai di che preoccuparti» le rispose dandole un bacio sulla testa prima di alzarsi e finire di prepararsi.

Mancavano ormai solo pochi minuti prima dell’inizio della presentazione ed Emma era un fascio di nervi, nonostante avesse appena fatto una sveltina nel bagno della libreria con l’intento di rilassarsi un po’.
Vide il ragazzo allontanarsi da lei per andare dagli altri che erano già seduti sulle sedie per il pubblico, ma lei lo fermò prontamente da un braccio «Dove vai?» gli chiese allarmata, non aveva mica intenzione di lasciarla lì da sola; lui alzò un sopracciglio «Vado a sedermi, Mia e Niall mi hanno riservato un posto in prima fila» rispose dandole un bacio sulla fronte e cercando di allontanarsi di nuovo, ma lei lo fermò ancora «Non andartene, non voglio stare da sola» ammise con un lamento.
Le sorrise e le accarezzò una guancia «Tesoro, sono quasi cinque anni che fai questo lavoro, inoltre ho intenzione di seguire la presentazione da davanti, quindi devo andare» lei serrò le labbra e aggrottò le sopracciglia scocciata «Saranno anche cinque anni, ma non ho mai presentato un libro così; Harry – disse sospirando – parlo della nostra storia, di Mia e Niall e di tutti gli altri, mi sento come se mi fossi messa a nudo davanti a tutti» aveva gli occhi quasi lucidi, sapeva che se non avesse smesso con quelle paranoie avrebbe finito per piangere.
Il riccio le mise le mani sulle spalle e puntò i suoi occhi verdi in quelli scuri di lei «Ascolta, io ho letto questo libro, sai che se non fosse stata una buona idea te l’avrei detto; invece credo sia meravigliosa! Hai raccontato qualcosa di vero, di reale e in cui i lettori si possono immedesimare ed ora vai di là e tira fuori le palle per far vedere a tutti di che pasta sei fatta» le disse dandole un rapido bacio a stampo prima di farle l’occhiolino e andare di là insieme agli altri.

Mia osservava la sala gremita di gente tra cui i loro amici; era incredibile come fossero cambiate le loro vite in cinque anni.
Lei stava per avere un bambino da Niall, chi se lo sarebbe mai aspettato? Era una giornalista del “Times”, uno dei giornali più importanti del mondo, e conviveva con il ragazzo da ormai tre anni.
Si girò verso Emma, non appena fece il suo ingresso, e cominciò ad applaudire sentendo la folla dietro di lei fare lo stesso. Guardò la sua migliore amica di una vita e non riusciva a non  pensare a quanto fosse fiera di lei.
Aveva avuto il coraggio di trasferirsi a Boston e lasciare la sua vita per inseguire un sogno che avrebbe anche potuto non portarla da nessuna parte; aveva lasciato indietro la sua famiglia e i suoi amici ma, soprattutto, aveva lasciato indietro la persona che probabilmente significava di più al mondo per lei. Era diventata una famosa scrittrice, aveva vissuto a Boston per due anni prima di tornare a vivere a New York e trasferirsi direttamente da Harry, dato che nei due anni passati entrambi non avevano fatto altro che sentirsi e vedersi il più possibile, ed ora stavano addirittura per sposarsi. 
Guardò Niall alla sua sinistra, con una mano poggiata sulla sua coscia e il sorriso sempre presente sulle sue labbra e non riusciva a non pensare a quanto fosse contenta di averlo trovato e di quanto fosse fortunata. Era fiera di lui, era diventato capo dell’azienda da un paio d’anni e, anche se questo lo impegnava più del dovuto, lui era comunque felice di dove era riuscito ad arrivare ed ora stavano aspettando una bellissima bambina che sarebbe nata nel giro di quattro mesi e lei non poteva che essere felice di ciò che la vita le aveva donato.
Harry, alla sua destra, aveva lo sguardo in adorazione verso Emma; non aveva mai visto qualcuno più innamorato di Harry Styles e, nonostante le ci fosse voluto molto tempo per acquistare fiducia in quel ragazzo, era davvero felice che quell’amore fosse rivolto alla sua migliore amica.
Harry era una delle persone migliori che Mia avesse mai incontrato, senza contare che le dava in anteprima e gratuitamente i cd di tutti i suoi artisti preferiti, ora che era diventato il proprietario del negozio di musica a Brooklyn.
Ricordava ancora quando l’aveva chiamata nel panico perché voleva comprare l’anello perfetto per fare la proposta ad Emma e ricordava anche il tempo che avevano perso nei vari negozi di gioielli prima di trovare quello giusto per lei; ora che mancavano poco più di due mesi al matrimonio, non riusciva a non pensare a come fossero cambiate le cose tra quei due che non riuscivano a non litigare per più di due settimane consecutive.

«Questo libro, “The neighbor”, parla di uno degli anni più importanti della mia vita, l’anno in cui tutto ha avuto una svolta; per questo sono così agitata, ma allo stesso tempo felicissima di poter pubblicare questa storia e sono grata ai miei amici e al mio fidanzato che mi abbiano dato il via libera per poter raccontare quello che mi è successo in quel periodo» Emma guardava i volti dei presenti e non riusciva ancora a capacitarsi che ci fosse gente realmente interessata ai suoi libri e a quello che aveva da dire, gente che non fossero i suoi amici o i suoi familiari ovviamente.
Mai avrebbe pensato di avere tutto quel successo né di continuare a scrivere ancora per anni, ma, soprattutto, non avrebbe mai immaginato di essere in grado di raccontare in un libro come la sua vita aveva ricevuto una svolta anni prima, in qualsiasi campo, e non riusciva ancora dopo anni a realizzare come fosse passata dall’essere una cameriera qualsiasi di una piccola tavola calda ad una scrittrice di discreto successo.
Guardò Harry seduto in prima fila che subito le rivolse un sorriso rassicurante, le cose tra loro due andavano alla grande e sapeva che finalmente avevano raggiunto il loro equilibrio e ne era talmente sicura che si era fatta tatuare un piccolo simbolo dello Yin e dello Yang all’interno del polso e non riusciva ancora a credere che presto sarebbe stata sposata con lui e avrebbe preso il suo cognome. Mia appuntava le sue parole su un blocchetto per poter scrivere un articolo accurato; il suo pancione era sempre più evidente ed Emma sorrise pensando che anni prima avessero fatto una scommessa su chi sarebbe rimasta prima incinta e lei aveva ipotizzato che sarebbe stata proprio Mia, avrebbe dovuto riscuotere il suo premio.
Era stato difficile stare lontano da lei per due anni, ma questo le aveva anche fatto bene dato che per tutta la sua vita avevano praticamente dipeso l’una dall’altra e, quel tempo separate, le aveva portate a raggiungere un’autonomia che prima non avevano. Niall le accarezzava dolcemente una coscia facendo finta di stare attento a quella presentazione, ma Emma sapeva bene che il biondo stava probabilmente pensando alla cena che lo aspettava a casa quella sera o ad una partita di calcio che avevano trasmesso in televisione oppure, più probabilmente, stava pensando a qualcosa del lavoro dato che da quando era diventato il capo non faceva altro che pensare a quello.

«Non scolarti tutto lo champagne» disse Niall facendo sussultare Harry «Mi hai spaventato, razza di idiota» rispose il riccio prendendo un bicchiere e versando un po’ della bevanda a Niall per poi prenderne ancora anche lui.
Il biondo ridacchiò «Cosa c’è? Perché ti dai all’alcool?» gli chiese ridacchiando sapendo che la motivazione sarebbe stata piuttosto stupida «Perché la mia adoratissima futura suocera mi ha tenuto per mezz’ora a parlare di come vorrebbe che fossero assegnati i tavoli al matrimonio, senza contare che ha parlato di come io ed Emma dobbiamo assolutamente essere coordinati ed indossare in qualunque modo il colore scelto per il matrimonio» rispose alzando gli occhi al cielo e facendo ridere ancora di più l’amico.
Niall scrollò le spalle e prese un sorso di champagne «Per questo non mi sposo, non ho voglia di organizzare un matrimonio» spiegò guardando l’amico che ora aveva le sopracciglia alzate con aria scettica «No, tu non ti sposi perché sei un codardo, ecco perché» lo riprese Harry scuotendo la testa. Sapeva che Niall aveva paura, l’aveva avuta anche lui prima di fare la sua proposta, ma non riusciva a capire di cosa fosse realmente spaventato dato che lui e Mia stavano aspettando una bambina «Non dirmi che tu non hai paura! Non voglio finire come i miei genitori, divorziati e che si detestano» rispose sapendo che quelle erano le paure che accomunavano più o meno entrambi «Certo che ho paura, ma non credo proprio che finirò come mia madre e mio padre, e anche se fosse ora come ora voglio sposarmi con Emma, quindi perché dovrei vietarmelo?» rispose il riccio prendendo un sorso dal suo bicchiere.
Sapeva quello che intendeva Niall, ma sapeva anche che non voleva farsi frenare dalla paura; era arrivato al punto in cui credeva che tra lui ed Emma non ci fosse più niente in grado di farli barcollare; ne avevano passate di ogni ed ora erano comunque felici ed innamorati, forse anche più di prima.
Niall pensò alle parole di Harry, sapeva che anche se Mia non gliel’avrebbe mai detto, aveva il desiderio di sposarsi, giusto per ufficializzare la loro unione. Gli sembrava stupido doverlo fare, dato che in tre mesi avrebbero avuto una figlia nata dal loro amore, ma era anche cosciente del fatto che la ragazza desiderasse avere  un anello al dito «Dici che … Che dovrei fare la mia proposta?» chiese all’amico che ora lo guardava con un aria vagamente divertita «Io dico che stai per diventare padre, Horan, e che per Mia e per la bambina che sta per nascere, dovresti tirare fuori le palle e inginocchiarti con un fottuto solitario in mano» rispose tirandogli una pacca amichevole sulla spalla «E se poi non è sicura?» disse Niall tirandogli un pugno sul braccio «Oh certo, sicuramente avrà dei ripensamenti, in fondo state insieme solo da cinque anni e lei è incinta, ma sono certo che per lei sarà difficile dirti di sì» rispose Harry sarcastico guadagnandosi un altro pugno sul braccio.


«Oh casa dolce casa – disse Emma sedendosi sul letto – queste scarpe mi stanno uccidendo»  si tolse i tacchi e li lasciò cadere a terra per poi sdraiarsi «Tua madre non ha fatto altro che ripetermi quanto sia importante che il matrimonio abbia i colori coordinati» Harry si lasciò cadere a peso morto sul letto cercando subito la mano di Emma per stringerla nella sua e lasciarle un bacio sul dorso «Lo so, ha sempre avuto una strana fissa per i colori» rispose lei alzando gli occhi al cielo sapendo quanto potesse essere pesante sua madre certe volte «Oh, mi ricorda qualcun’altra in quella famiglia» la prese in giro il riccio pizzicandole i fianchi.
Emma rise cercando di allontanare le mani del ragazzo e, quando finalmente smise di torturarla, si girò verso di lui per guardarlo.
«Sono felice» sussurrò sorridendo e vedendo di riflesso un sorriso contornato di fossette di fronte a lei «Anche io lo sono» lui le accarezzò una guancia avvicinando di più il suo corpo a quello della ragazza.
Si guardarono per qualche minuto negli occhi, senza spiccicare parola, accarezzandosi e contemplandosi, come se non esistesse altro all’infuori di loro «Devo dirti una cosa» disse poi Emma all’improvviso deglutendo.
L’aveva scoperto giusto un paio di giorni prima, ma ancora non aveva avuto il coraggio di dirglielo, nonostante ne avessero parlato più di una volta, aveva il terrore che lui potesse reagire male «Spara» la vedeva agitata e aveva il terrore che potesse dargli qualche brutta notizia, dato che era diventata improvvisamente pallida.
Emma prese un respiro profondo e chiuse gli occhi «Sono incinta» disse tutto d’un fiato aprendo gli occhi e trovandosi davanti quelli verdi è sgranati di Harry «Quando …» disse incapace di finire la frase, ma la ragazza capì esattamente cosa voleva sapere «Ho fatto un test un paio di giorni fa, ma devo fissare un appuntamento dalla ginecologa» spiegò mordendosi il labbro inferiore e abbassando lo sguardo; aveva davvero paura della sua reazione.
Harry, dal canto suo, sentiva il cuore battere così forte che aveva paura che lei lo sentisse; sorrise così tanto che le guance cominciarono a fargli male e rotolò fino a trovarsi sopra di lei per cominciare a lasciarle baci su tutta la faccia «Dio, è meraviglioso! – Esclamò – Saremo genitori, sono al settimo cielo!» Emma scoppiò a ridere sentendo gli occhi pizzicare mentre Harry continuava a baciarla ovunque «Smettila, mi pungi con la barba» cercò di allontanarlo, ma lui era più forte di lei «Posso fare l’amore con te, vero? Non facciamo del male alla creatura» disse Harry fermandosi improvvisamente e guardandola negli occhi; Emma alzò un sopracciglio e lo guardò divertita «Credo abbia le dimensioni di un fagiolo, non gli farai male se farai l’amore con me anche perché ti obbligo a farlo, sai con il fatto che sono incinta non controllo più gli ormoni» disse facendo scorrere le mani sulla sua schiena al di sotto della maglietta. Lui sorrise e si abbassò per lasciarle una scia umida di baci sul collo «Perché, di solito riesci a controllare i tuoi ormoni?» le accarezzò una coscia lasciata nuda dal vestito mentre se la portava intorno al bacino «Sei tu che sei provocante, io non posso farci niente» rispose sentendo improvvisamente il suo respiro irregolare «Non vedo l’ora di essere tuo marito e padre di nostro figlio, grazie» sussurrò al suo orecchio mordendole il lobo; la ragazza sentì improvvisamente il cuore smettere di battere prima di ricominciare ad un ritmo più accelerato «Ti amo, Harry, per sempre» rispose prima di spogliarsi velocemente e fare l’amore.

Mia stava finendo di lavare i piatti in cucina mentre Niall la osservava dalla porta a braccia conserte pensando a quello che gli aveva detto Harry poco prima «Non dovresti sforzarti, sai quello che ha detto il medico riguardo gli ultimi tre mesi di gravidanza» disse entrando e sedendosi all’isola «E tu dovresti evitare di farmi prendere questi infarti, altrimenti moriamo sia io che la bambina» rispose lei asciugandosi le mani e girandosi verso di lui appoggiandosi al lavello.
Lui le sorrise passando lo sguardo dal suo viso alla sua pancia, faticava ancora a credere che lì dentro stava crescendo sua figlia «Ho pensato ad un nome per lei» disse poi tornando a guardarla negli occhi; lei alzò un sopracciglio scettica, erano mesi che discutevano sui nomi, da quando avevano scoperto il sesso, ma ancora non ne avevano trovato uno che soddisfacesse entrambi «Elizabeth Jane Horan; volevi che la bambina avesse qualcosa che ti ricordasse Emma, Elizabeth è il suo secondo nome e Jane è un nome che mi è sempre piaciuto, che ne dici?» Mia sorrise felice, le sembrava un nome perfetto per la sua bambina «Dico che è splendido, Niall, e poi mi piace come suona con il cognome» rispose ridacchiando ricordandosi di come la maggior parte dei nomi erano stati scartati perché risultavano cacofonici con il cognome.
Il biondo si alzò sorridendo e si avvicinò alla ragazza lasciandole un bacio sulla guancia prima di abbassarsi sulle ginocchia e alzarle la maglietta per scoprirle la pancia ormai evidente «Hai sentito piccola? Ti abbiamo trovato un nome, Elizabeth Jane, ti piace?» lasciò una serie di baci lungo la pancia facendo sorridere Mia che gli infilò una mano tra i capelli  «Sta scalciando come una forsennata, quindi credo che le piaccia» rispose ridacchiando.
Niall tornò in piedi e le prese il viso tra le mani par darle un lungo bacio «Sai che sono l’uomo più felice del mondo?» sussurrò sulle sue labbra prima di baciarla ancora senza darle il tempo di rispondere «Oggi ho parlato con Harry e mi ha fatto riflettere su una cosa; non ne abbiamo mai parlato esplicitamente, ma so che è una cosa che vuoi e sono sicuro di volerla anche io, ma sono sempre stato troppo codardo per chiedertelo, nonostante avessi comprato questo anello da mesi».
Si inginocchiò di nuovo davanti a lei aprendo la scatolina di velluto che aveva lasciato nascosto da mesi sotto i calzini nel suo cassetto del comò; Mia sentì i suoi occhi improvvisamente pizzicare mentre si portava le mani alla bocca «Sono francamente terrorizzato, ma credo che sia giusto che tu abbia quello che ti meriti, sappi che mi hai già reso l’uomo più felice della terra quando mi hai detto che stavi aspettando una bambina, ma io voglio sposarti e far sapere a tutti quanto ti amo. Quindi, vuoi sposarmi, Mia?» la ragazza era rimasta completamente senza parole; ormai aveva perso le speranze e pensava che non avrebbe mai ricevuto la proposta, eppure ora Niall era inginocchiato davanti a lei con un solitario fra le mani e chiederle di sposarlo «Oh mio dio, sì! Certo che si, accidenti» il biondo sorrise alzandosi in piedi e mettendole l’anello al dito prima di prenderle il viso tra le mani e baciarla «Ti amo e grazie» disse staccandosi per qualche secondo prima di tornare a baciarla.
E Mia lo sapeva, sapeva che le cose sarebbero andate sempre bene, nonostante avesse sempre pensato che per ogni avvenimento felice ce ne fosse uno altrettanto triste, ora non poteva che pensare che tutto sarebbe andato per il meglio e che sarebbe stata sempre felice.

 

Questa storia, dopo più di un anno, volge finalmente al termine e io mi sento molto triste. Ho adorato scrivere di Mia ed Emma perché sono due personaggi che mi stanno ovviamente a cuore e questa storia ha molto di personale, quindi ha un valore affettivo per me insuperabile.
Ringrazio tutti coloro che l’hanno letta; ringrazio le 42 persone che l’hanno inserita tra le preferite, le 13 che l’hanno inserita tra le ricordate e le 67 che l’hanno inserita tra le seguite dandomi uno stimolo per portarla avanti fino alla fine!
Spero che questo epilogo felice e un po’ avanti nel tempo vi sia piaciuto tanto quanto a me è piaciuto scriverlo e spero che non questa storia non vi abbia deluso!
Ringrazio soprattutto Rebecca, che ha ispirato una delle protagoniste della storia, per aver atteso così tanto per questo epilogo e mi scuso con lei per non essere sempre stata veloce e regolare con gli aggiornamenti!

Volevo avvisarvi che ho una nuova storia in cantiere, ma non credo la pubblicherò su EFP, al 90% verrà pubblicata solo ed esclusivamente su wattpad, se vi interessa seguirmi anche lì,
https://www.wattpad.com/user/__Silvia questo è il mio profilo!

Spero che vi sia piaciuto e, come sempre, le recensioni sono ben accette!

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