Amnesia

di __Bunny__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



Prologo
"Mel"
Tre lettere, un nome.
Il mio nome.
Una voce roca e profonda mi chiama mentre avvolgo svogliatamente una ciocca dei miei lunghi capelli color cioccolato nell'arricciacapelli, catturando la mia attenzione.
Mi guardo intorno e mi rendo conto di non sapere dove mi trovo.
Poggio l'arricciacapelli sul tavolo e decido di dare uno sguardo in giro.
E' tutto molto...bianco.
Bianco come l’asciugamano che avvolge il mio corpo ancora umido dopo la doccia e continuando con le pareti della stanza: sono bianche, eccetto una verde pistacchio sul quale è appeso un quadro con delle semplici righe di vari colori.
Il soffitto è anch’esso bianco con delle piccole luci sparse qua e la e una vetrata dal quale scende un enorme lampadario.
Dove sono finita?
Mi volto davanti a me c'è un tavolino con delle cornici.
Mi avvicino e ne prendo una in mano.
Improvvisamente mi bruciano forte gli occhi e li chiudo per sfregarli, ma appena li riapro, la foto che era all'interno della cornice quando l’ho presa in mano, sparisce, lasciando il posto ad un semplice foglio bianco.
Per lo spavento mi scivola dalle mani, ma il colpo viene attutito da un enorme tappeto grigio. La raccolgo e la rimetto apposto, notando che anche le altre cornici su quel mobiletto adesso sono senza foto.
Sicuramente sto sognando, non c’è altra soluzione.
Il lampadario si accende illuminando la stanza in maniera ancor più fastidiosa.
Cosa diavolo sta succedendo? Sto iniziando a spaventarmi.
Il bruciore agli occhi aumenta, e con lui arriva anche il mal di testa e la tremarella.
 
"Cause maybe you’re loveable
Maybe you’re my snowflake..."
 
Sento una canzone provenire da un'altra stanza. Una melodia che non penso di aver mai sentito, ma allo stesso tempo mi sembra così famigliare.
Cerco di capire da dove provenga, e mentre la voce dolce e bassa del ragazzo che canta si fa sempre più vicina, le gambe iniziano a cedermi.
 
"Mel"
 
Di nuovo quella voce. Attaccata al muro mi trascino in un'altra stanza, s'è possibile, ancora più bianca.
 
"But maybe I’m just in love
When you wake me up"
 
La mia vista migliora sensibilmente.
Un raggio di sole filtra dalla finestra e punta dritto sul letto sfatto e noto un paio di infradito nere con dei brillantini sul tappetino ad un lato di esso.
Mi guardo i piedi, sono scalza. Forse sono mie.  
Ad un tratto le coperte si muovono, lasciando intravedere un ammasso di ricci scuri. Forse è lui il ragazzo che mi stava chiamando. Mi avvicino e cautamente mi siedo sul letto, cercando di non svegliarlo.
Lo osservo e sento l'irrefrenabile desiderio di infilare le mani tra quei capelli, e prima ancora che me ne renda conto, la mia mano sinistra si impossessa dei riccioli all'attaccatura del collo.
Cosa sto facendo? Perché sto facendo i grattini a un ragazzo misterioso di cui non conosco nemmeno il volto? Vorrei scappare, ma qualcosa mi trattiene. Questi ricci sono così interessanti.
La vista migliora e la luce del sole non è più così fastidiosa.
 
"Mel"
 
Mi chiama di nuovo, e questa volta sento la sua voce ancora più vicina. Era lui che mi stava chiamando.
Il mio cuore perde un battito quando inizia a muoversi sul letto, segno che si sta svegliando.
Proprio quando vorrei alzarmi e nascondermi, la vista si appanna di nuovo, perdo i sensi e svengo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


Capitolo 1.
Wake me up.
 
Bip. Bip. Bip. Bip.
Non ricordavo di avere una sveglia. Una fastidiosissima sveglia che non smette di suonare.
 
Bip. Bip. Bip. Bip.
 
“E’ tutto sotto controllo” sento dire da qualcuno non molto lontano da me. “Si sta svegliando. Vi devo invitare ad uscire, mi dispiace. Può restare solo una persona.”
“Resto io” riconosco a stento la voce di mia madre, stanca e spenta, come mai l’avevo sentita prima d’ora. Sento le palpebre pesanti, vorrei aprire gli occhi ma mi sento come bloccata nel mio corpo che non vuole rispondere.
“Melissa, tesoro” la voce di mia madre si fa sempre più vicina. La mia mano entra in contatto con qualcosa di caldo, la sua mano. “Svegliati su, hai dormito abbastanza” la sento tirare su col naso, piange. Inizio a capire che forse c’è qualcosa che non va.
Mia madre non piange quasi mai. L’ ho vista piangere rarissime volte. L’ultima volta è stata quando…

Quando…

Non mi ricordo.

“Non si sveglia, dottore” il pianto di mia madre è irrefrenabile ed io non posso fare niente per farla smettere.
Posso solo impegnarmi e cercare di svegliarmi.
Se solo riuscissi a trovare le forze…ecco! Credo di aver mosso un dito.
“Si è mossa, dottore!” Dottore? Non sono in camera mia?
“Ha fatto uno scatto col dito” il repentino cambiamento del tono di voce di mia madre mi fa capire che sto andando bene.
“Forza, signorina. Si svegli o il suo fidanzato sarà costretto a trovarsi un’altra ragazza.”
Mattia, il mio fidanzato da tre anni. Ci siamo conosciuti durante le vacanze estive, entrambi sedicenni, entrambi con poche esperienze alle spalle.
Pensare che nemmeno mi piaceva all’inizio! Poi col passare dei mesi l’ho conosciuto bene, abbiamo iniziato ad uscire ed eccoci qua, dopo tre anni, ancora insieme.
Io mi sono trasferita a Londra  l’anno scorso, dopo un’intera vita passata a Milano.
Zio Carlo, il fratello di papà, si è trasferito un anno prima di noi dopo il matrimonio con una donna inglese, Sasha, per poi trasferirsi con lei a Londra e aprire un ristorante, italiano ovviamente, dove adesso lavoriamo tutti noi.
I primi tempi è stata dura, passavamo interi pomeriggi attaccati al cellulare e al computer e i risultati scolastici di entrambi erano calati.
Così abbiamo iniziato a sentirci con meno assiduità, ma appena Mattia ha qualche giorno libero vola da me, o viceversa. Abbiamo appena finito le scuole, io a Londra, lui a Milano. E mentre io continuo la mia vita in questa bellissima città che è diventata la mia casa, aiutando la mia famiglia in ristorante, lui studia in Italia per passare il test di ingresso in medicina.
 
Il rumore di una porta che viene aperta bruscamente mi riporta alla realtà.
Mel
Questa voce.
Devo averla già sentita da qualche parte, ma non riesco a collegarla a nessun volto.  “Mel, love, sono io, Harry”  Harry?  Chi è questo ragazzo? “Svegliati, sono qui con te, mi senti?” un calore nuovo mi avvolge la mano, me la stringe forte, quasi mi fa male da quanto la sta tenendo stretta, ma contemporaneamente è come se mi desse forza, energia.
“Cerchiamo di stare calmi, forza tesoro” la voce di mio padre fa capolino nella stanza “siamo tutti qui, aspettiamo te” mi tocca un piede coperto dal lenzuolo, come quando viene a darmi buonanotte in camera mia.
Perché non sento la voce di Matty?
Trovo la forza per riuscire a muovere di nuovo qualche dito.
“Ecco, così, brava love” ancora una volta, la voce calda e roca di questo Harry mi da la forza. Sembra così in confidenza con me. Mi ha chiamata Love.
Un paio di labbra si poggiano lentamente ma con decisione sulla mia fronte, facendomi scontrare con un profumo a me nuovo, che non saprei descrivere. Ma che mi sconvolge.
Chi è questo ragazzo? E perché pare avermi così tanto a cuore?
Spinta dalla curiosità e con l’aiuto di questo misterioso ragazzo, apro gli occhi.
Una luce accecante mi sorprende portandomi a strizzare gli occhi e a sbattere ripetutamente e lentamente le ciglia. “Allontanatevi” dice il dottore puntandomi una luce sugli occhi. “Uscite, vi chiamo io”
“Dove...sono?” domando, con non poca fatica, le parole sono quasi un sussurro. Riprovo a parlare, ma la gola mi si secca subito. Ho bisogno di bere. Il dottore sembra capire le mie necessità e mi fa bere dei piccoli sorsi da una cannuccia, il bicchiere lo tiene lui.
Mi sembra di non bere da una vita. “Piano, signorina” mi dice il dottore sorridendo e allontanandomi il bicchiere “Avrà tutto il tempo necessario per bere l’acqua che non ha bevuto in queste settimane” detto questo, si allontana da me con una cartellina in mano.
 
Qualcosa mi dice che mi è successo qualcosa di grave. La testa mi pulsa e un’infermiera mi inietta qualcosa in una flebo. “E’ per il mal di testa, stai tranquilla” mi sorride, gentile,  prima di allontanarsi e lasciare posto alle figure di altri dottori che mi visitano. Passano quelle che mi sembrano ore interminabili e finalmente i miei genitori entrano in stanza.  
Vederli così affranti e stanchi e non sapere come fare per poterli aiutare, fa piangere pure me.
“Mi dispiace” dico, sentendomi impotente in quel lettino. “Non so cosa mi sia successo” mia madre mi accarezza una guancia, portando via le lacrime che mi rigano il volto. Vorrei fare lo stesso con lei, ma non ho la forza per alzare le braccia. “Shh, è tutto apposto adesso” mi dice lei. Mio padre si siede dall’altro lato e mi tocca una gamba. “Hai avuto un brutto incidente, tre settimane fa.” Quindi ho passato quasi un mese coricata in questo letto. “Sei stata investita, mentre attraversavi la strada.”
 
Tipico di me.
 
Sono sempre con la testa fra le nuvole, nel mio mondo incantato dove tutto e bello. Non guardo mai dove metto i piedi, dove sto andando, mi perdo dietro casa mia a volte, era ovvio che prima o poi l’avrei pagata cara per queste mie disattenzioni.
“Perché non c’è Matty?” la mano di mio padre che sino a un momento prima mi stava accarezzando la gamba si ferma. “Matty?” chiede mia madre, guardandomi come se avessi tre teste “Il mio fidanzato, mamma. Non ricordi?” rispondo prendendola in giro, accennando un sorriso. L’acqua deve avermi fatto bene, perché riesco a girare la testa e a tirare leggermente su una gamba.
Lo sguardo interdetto che si stanno scambiando i miei genitori non preannuncia nulla di buono.
Perché Matty non è qui? E se avessero investito anche lui? Mi sto agitando.
“Cosa gli è successo?” chiedo e intanto sento il bip della macchina accanto al mio lettino farsi sempre più veloce. “Stai calma, vado a chiamare il dottore e faccio anche entrare Harry” mio padre si alza e mi lascia sola con mia madre e mille domande.
Mia madre ha gli occhi fissi su di me ma non mi sta guardando veramente, il suo sguardo è perso, e mi sto perdendo anche io.
 
“Chi è Harry?”

_________________________________________________________

Ciao ragazze! Ecco il primo capitolo del mio racconto!

Melissa si è svegliata dal coma, è spaventata e non ha la più pallida idea di chi sia Harry. Ha tante domande che le frullano per la testa e presto avrà le sue risposte, ma non sarà facile.

Spero che come inizio vi sia piaciuto, aspetto i vostri pareri! Un abbraccio, Bunny

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***


Who is Harry?

"Chi è Harry?"  

La porta della mia stanza si spalanca facendo spaventare entrambe. "Si calmi, per l'amor del cielo!" sento urlare il dottore "Non siamo a un concerto in piazza, ma in un ospedale!"

Passano alcuni secondi e un ragazzo fa capolino nella stanza. Mi da le spalle nel mentre che chiude la porta. Sembra veramente molto alto, e ha dei folti ricci marroni con una fascetta intorno alla testa. 

Improvvisamente si volta e lo vedo. Due bellissimi occhi verdi e lucidi si incatenano ai miei. Come se non bastasse le sue labbra si curvano in un sorriso incredibile, mostrandomi la sua perfetta dentatura e due fossette sulle guance. Abbasso lo sguardo, imbarazzata dalla sua bellezza, mentre lui, lentamente, si avvicina al letto. Guardo mia madre, in cerca di aiuto, non ho proprio idea di chi sia. Sono sicura di averlo già visto prima però.  Mia madre si alza, lo guarda e gli da una pacca sulla spalla. "Sii forte." Lui la guarda e poggia una mano su quella che mia madre aveva ancora sulla sua spalla. "Lo saremo, insieme" Li osservo in questi pochi istanti e mi sembra che si conoscano da tanto tempo. Sembra che mia madre abbia più confidenza con lui che con Matty, che ancora non ho visto.  Mia madre si mette ai piedi del mio letto e ci osserva.  

Lui si siede sul letto, i suoi occhi verdi sono ricoperti da un alone lucido. Non riesco a smettere di guardarlo, di osservarlo, di studiarlo. Mi prende una mano e mi accorgo che la sua trema. Sposto lo sguardo sulle nostre mani intrecciate. Le sue sono molto più grandi rispetto alle mie, ha una croce tatuata tra il pollice e l'indice e sul polso si intravede un altro tatuaggio che però è coperto dal maglione.  Forse è un ancora. Lo sento tirare su col naso e riporto il mio sguardo sui suoi occhi. E' di una bellezza disarmante.  Non oso neanche immaginare in che stato sia io in questo momento, dopo tre settimane passate in questo letto d'ospedale a far penare chi mi vuole bene.  

"Ce ne hai messo di tempo per svegliarti" mi dice mentre con la mano libera mi accarezza i capelli.  "Mi sa di si..." le guance mi si colorano, i battiti aumentano. Non so cosa rispondere a questo sconosciuto. "Devo aver fatto spaventare molte persone"  "Già, mi hai fatto perdere qualche decennio di vita" risponde, mostrandomi di nuovo le sue fossette. E li capisco.  

E' lui il ragazzo che mi ha investita.  Non c'è altra soluzione.  Dovrei essere arrabbiata con lui per ciò che mi ha fatto, ma nonostante tutto riesco a trovare diecimila e un motivo per cui non debba sentirsi in colpa.  "Non è colpa tua" gli dico e gli stringo un po' la mano. Io, coricata su un lettino di ospedale, sveglia da poche ore, che cerco di dare conforto a chi mi ha investita. Siamo alla frutta.  

"Cosa non è colpa mia?" 

"Me. Su questo lettino." Rispondo facendo spallucce, con ovvietà "Non è colpa tua se mi hai investito, ho sempre la testa tra le nuvole" mi incolpo e il suo sguardo diventa sempre più simile a quello perso di mia madre poco fa. Si volta un attimo a guardare mia madre che si allontana dicendo che va a recuperare papà e il dottore. "Non guardo mai dove metto i piedi" continuo "il mio fidanzato, Matty -che ancora non è qui e non so il perché- mi ha sempre detto che prima o poi mi sarebbe successo qualcosa"  

Qualcosa negli occhi di Harry si rompe, si frantuma. Il suo sorriso scompare lasciando posto ad uno sguardo cupo e preoccupato.  "Mel. Tu sai chi sono, vero?" "Sei Harry" rispondo "ho sentito il tuo nome un paio di volte da quando mi sono svegliata" la sua mano che sino a poco fa stringeva la mia si stacca, come scottata, per andare a finire, insieme all'altra, tra i suoi ricci. "Non sei...il ragazzo che mi ha investita?"Il dottore entra di corsa nella mia stanza, fa spostare Harry che intanto inizia a parlare con i miei genitori.  

"Signorina" mi dice il dottore mentre mi punta nuovamente quella dannata luce sugli occhi. "Segua la luce e mi dica: in che mese siamo?"  Guardo Harry e i miei genitori, indossano maglioni e pantaloni lunghi e suppongo siano in inverno. "Dicembre?" rispondo insicura, sparando un mese a caso. Il dottore spegne la lucetta. "Si ricorda cosa stava facendo prima di essere investita?" "Stavo..." il buio.  Tutti i presenti mi guardano attenti e aspettano la mia risposta.  Provo a ripercorrere i momenti prima del mio incidente. Chiudo gli occhi e mi massaggio le tempie.  Una ragazza mi da una spinta, una macchina rossa. Nient'altro.  Provo a tornare ancora indietro con la memoria. "Ricordo di essere uscita con le mie amiche e poi di aver sentito il mio fidanzato Mattia al telefono, in camera mia." Guardo i volti dei miei genitori, sono sconvolti. Harry si tira indietro i capelli lasciando spazio ad una fronte imperlata di sudore. All'improvviso si avvicina a me e in pochi secondi me lo ritrovo così vicino da poter ammirare le sfumature delle sue iridi verdi. Mi guarda ed è come se stesse cercando qualcosa, o qualcuno, nei miei occhi "Mel, love. Dimmi che ti ricordi di me."  

Una sua mano afferra saldamente la mia guancia, stringendomela.

Bip. Bip. Bip. Bip. 

"Non puoi non ricordarti di me, di noi, di tutto" lacrime amare gli rigano il volto.  

BipBipBipBipBipBipBipBip 

Il rumore della macchina è sempre più veloce.  I battiti aumentano, la testa pulsa così tanto da farmi mettere le mani in testa per alleviare il dolore. Un volto nuovo entra nella stanza. Un uomo grande e grosso con la barba e un auricolare. Da come mi guarda mi fa pensare che ci conosciamo, ma io non so chi sia. Dice qualcosa a Harry, i due mi guardano, lui piange ancora. Lo sconosciuto mi fa un saluto militare alzando il braccio e portandosi una mano ad un lato della fronte. "Bentornata, andrà tutto bene honey", e se ne va, portandosi Harry con se. 

Inizio a pensare che il mio incidente si sia portato via qualcosa di più che un paio di settimane.

Ho perso la memoria.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. ***


Capitolo 3.
Dear diary

 
Saint Thomas’ Hospital, Londra, 21 Ottobre 2014.
 
Caro diario,
non so più chi sono.
Mi sono risvegliata in un letto di ospedale con i miei genitori e uno sconosciuto al mio capezzale.
Sei stata investita, mi hanno detto. Hai preso una bella botta, ma starai meglio e tutto tornerà come prima.

Ma com’era prima?
E’ passata una settimana dall’incidente e ancora non mi ricordo niente.
Tutto nella mia testa è fermo a cinque anni fa da quanto mi hanno detto.
Tutto è fermo a quando ero al telefono con Matty. 
Questo è il mio ultimo ricordo, anch’esso abbastanza sfuocato.
Ed è un ricordo che mi fa male, perché i miei genitori mi hanno detto che con Matty è finita.
Mi ha lasciata pochi giorni dopo quella telefonata, dicendo che per lui la nostra relazione a distanza era diventata un peso.
Fa male venire a sapere che la persona che pensavi di amare ti ha lasciata di punto in bianco.
Fa male il pensiero che sono già stata male anni fa quando questo è successo, e rivivere, in maniera ancora più dolorosa, il suo abbandono.
Fa male l’idea che non lo rivedrò più, che non verrà a trovarmi in ospedale, che è dall’altro lato del mondo, in Brasile, a lavorare in un bar perché non è riuscito ad entrare in medicina.
 
E fa male tutto, insomma.
 
“Buongiorno stronzetta” una voce acuta e squillante fa capolino nella mia stanza facendomi sussultare. Chiudo di botto il diario. Alzo lo sguardo per vedere di chi si tratta.  
E’ una ragazza, il suo volto è nascosto da un peluche enorme a forma di…puzzola?
Nonostante il peluche, la riconosco subito.
“Ally!” un attacco di pianto improvviso prende il sopravvento su di me e mi porto una mano sulle labbra per trattenere i singhiozzi.
La mia migliore amica toglie il pupazzo dal suo viso coperto di lacrime e corre ad abbracciarmi.
“Sei una stronza, non permetterti più di farmi scherzi del genere” mi dice stringendomi forte a se.
“Sei qui con me, Ally”
“Io non me ne sono mai andata” risponde prendendo un fazzoletto dalla borsa “al contrario di qualche altro cretino” commenta poi, mentre mi accarezza la testa “ma vedrai, man mano che recupererai i ricordi capirai di doverlo ringraziare per la libertà che ti ha dato”

Prendo il diario che avevo ancora tra le gambe e lo poggio nel mobiletto. Lei lo nota, lo prende in mano e osserva la copertina più da vicino. 
“Scommetto che te l’ha regalata Harold.” Afferma sghignazzando mentre si sistema affianco a me sul letto.  “Odia quando lo chiamo così” mi passa il diario, che ritorna tra le mie mani.
“Si. E’ un suo regalo.” Affermo imbarazzata. Sento le guance colorarsi e questo non passa inosservato all’occhio vigile e sempre attento della mia amica.
Non vedo Harry da tre giorni, cioè da quando lui ed i suoi occhi verdi si sono presentati in stanza per dirmi che doveva partire e per lasciarmi questo diario.
 
Era pomeriggio inoltrato e avevo appena finito di fare la risonanza magnetica.
L’infermiera che spingeva la sedia a rotelle su cui ero seduta, aprì la porta della mia stanza e notai subito la figura di Harry accanto alla finestra. Aveva le braccia incrociate al petto avvolto in un giaccone pesante color cachi. Le sue gambe snelle e lunghe erano fasciate da un paio di jeans strettissimi neri e ai piedi aveva degli stivaletti marrone scuro.

Stretto alla mano destra, un pacchetto.
I nostri sguardi si incrociarono e sorrise, ma durò poco perché spostò lo sguardo su tutta la mia figura sulla sedia a rotelle “perché sei su quella?” chiese avvicinandosi “non puoi camminare? Dove ti fa male?” si inchinò alla mia altezza e mi toccò una gamba.
“Sto bene, tranquillo” non riuscii a tenere il suo sguardo per più di una manciata di secondi.
“La sedia a rotelle è solo una precauzione.” Aggiunse l’infermiera “la signorina Melissa può camminare con le sue gambe, ma è meglio che questi sforzi li faccia nella sua stanza per ora.”
Feci peso sui braccioli della sedia e mi alzai sotto lo sguardo attento di entrambi. Ebbi un giramento di testa ed Harry mi fece appoggiare a se. Appoggiò il mio braccio sulla mia spalla e l’altra sua mano si strinse alla mia.
Così vicina a lui potei sentire di nuovo il suo profumo.
“Mi stai annusando, vero?” mi disse mentre mi aiutava a sedermi sul letto. Mi ritrassi all’improvviso, come scottata. “Scusami?”
“Il mio profumo” si sedette affianco a me. “Ti ha sempre fatta impazzire” si lecco le labbra, facendomi entrare in iperventilazione.
Spostai lo sguardo dal suo e mi voltai per prendere la bottiglietta dell’acqua.
“Ti dispiace se sto così?” mi voltai e lo trovai steso sul letto, appoggiato allo schienale.
Si era tolto il cappello e il giaccone e si stava arrotolando le maniche del maglione viola che indossava quella sera. “No, tranquillo, sistemati come vuoi” sorrisi e imitai la sua posizione. Eravamo un po’ stretti, ma si stava bene.

“Bene.”
“Già.” Aggiunsi, stiracchiandomi leggermente. “Bene.”

Seguirono degli attimi di silenzio imbarazzante, poi mi porse il pacchetto. Lo presi, imbarazzata, e lui sorrise.
Lo scartai.
Era un diario.
“E’ in finta pelle” mi disse, mentre accarezzavo la copertina “come il mio. E c’è anche un geranio arancione, il tuo fiore preferito, se non lo ricordi. Te l’ho preso perché ho pensato che in qualsiasi momento potresti ricordarti qualcosa e potresti annotarlo qua” si tirò indietro i capelli, notai il suo nervosismo, evidentemente l’argomento faceva male a lui, quanto a me.
“Ti ringrazio. E’ veramente un bel regalo”


Erano passati due giorni dal mio risveglio. Due giorni che erano trascorsi velocemente tra visite mediche e visite di parenti e amici. Avevo la stanza ricoperta di fiori, peluche e palloncini di ogni forma e colore. Alcuni erano molto semplici, altri erano delle vere e proprie composizioni più elaborate.
Erano quasi tutti senza firma, senza bigliettino, tranne quelli di alcuni miei parenti dall’Italia e qualche conoscente inglese di cui non avevo memoria.

Persino la famiglia di Harry era venuta a trovarmi e da come mi abbracciarono e mi parlarono, iniziai a sospettare che il ragazzo riccio seduto di fianco a me, probabilmente, non era solo un semplice amico.
E capii anche che era giunto il momento di fargli qualche domanda, anche perché, quando avevo fatto qualche domanda ai miei genitori riguardo Harry, mi avevano risposto che ne avrei parlato presto con lui.

Mi ritornò in mente un episodio stranissimo che mi era capitato quella mattina, così decisi di raccontarglielo per sciogliere il ghiaccio.
“Stamattina mi è successa una cosa molto strana” iniziai, rigirandomi l’agenda tra le mani, che iniziavano a sudare.
“Raccontami, ti ascolto” anche se i miei occhi erano rivolti verso l’agenda, sapevo che mi stava guardando. Presi coraggio e alzai lo sguardo, voltandomi verso di lui, ritrovandomi i suoi occhi verdi a pochi centimetri dai miei. “Io…ecco.” Era una continua distrazione. Matty mi aveva lasciata anni fa, ma per me era come se fosse successo l’altro ieri. Eppure, la sola presenza di questo ragazzo nella mia stanza, mi faceva distrarre e mi faceva sentire più leggera dai miei problemi di cuore infranto.
“Stamattina sono stata svegliata da della gente che cantava a squarciagola nel giardino dell’ospedale che si vede dalla mia finestra.” Harry affianco a me si irrigidì ma non disse niente “Ero così curiosa che sono riuscita ad alzarmi da sola”
“Oh, questa è una bella notizia. Significa che ti stai riprendendo”
“Già. Sono riuscita ad arrivare davanti alla finestra aperta, mi sono affacciata e c’è stato come un boato. Un sacco di persone, molte ragazze, hanno iniziato ad urlare appena mi hanno vista. E’ stato incredibile. Ho pure guardato sotto di me o sopra, ma c’ero solo io”
La risata del riccio affianco a me riempì tutta la stanza. “Scusami, ma sto immaginando la scena nella mia mente” scoppiai a ridere anche io. Dovevo essere veramente ridicola, pensandoci bene. “Ero felice per l’affetto che stavo ricevendo da quelle persone, ma quando stavo per chiedermi cosa c’entrassi io con loro, ho visto alcuni loro cartelloni. E c’erano i nostri nomi. C’era anche qualche foto, ma erano troppo piccole perché le vedessi dal nono piano.” Ci furono interminabili istanti di silenzio dove ripresi a torturare il laccetto del diario. Poi il suo cellulare squillò. Si alzò dal letto, prese il telefono dalla giacca e rispose.
“Ancora cinque minuti. Dai…” sbuffò. “Va bene. Scendo.”

Rimise il cellulare nella tasca del giubbotto e lo indossò.
“Devo scappare. Ho un volo per Parigi tra un’ora” mi disse mentre finiva di abbottonarselo. Parigi?
“La tua faccia in questo momento è piena di punti interrogativi.” Si sedette sul letto e mi prese le mani. “Quando tornerò da Parigi ti spiegherò tutto, ma ti prego, non cercare su internet, non guardare la televisione…” si interruppe, si morse il labbro e una sua mano lasciò le mie per posarsi sulla mia guancia. Si sporse verso di me che mi irrigidii per il suo brusco cambiamento d’umore e per il suo viso così vicino al mio. Il verde dei suoi bellissimi occhi si incatenò alle mie iridi castane così poco originali.
Le sue labbra umide e calde si poggiarono delicatamente ma con sicurezza sulla mia fronte e dopo qualche secondo si staccò. “Solo, aspettami.”

 
“Che storia romantica” commenta Ally come finisco di raccontare. “Taylor Swift potrebbe scrivere una canzone!” Ally mi fa morire. Il sarcasmo è sempre stato uno dei lati del suo carattere che più mi piacciono.
“Comunque Harold mi aveva già raccontato tutto” mi volto verso la mia amica, in attesa che continui la sua confessione “Per quanto io stia morendo dalla voglia di spettegolare con te su di lui, gli ho promesso che non dirò niente.”
“Ma che amica sei? Dai, almeno dimmi come l’ho conosciuto! Tra me e lui c’è qualcosa, vero?” chiedo incerta e ho paura di sapere la risposta. Non so se sperare in una risposta affermativa, o negativa.

So solo che voglio sapere.

Ally si mette una mano sulla fronte, finge di svenire e si sventola con un tovagliolo, facendomi ridere “Portatemi dell’acqua, non fatemi pensare a certi momenti che preferirei dimenticare” appena finisce di parlare si accorge subito della gaffe incredibile che ha fatto e mi abbraccia “Ti prego scusami, lo sai che parlo senza pensare”
Non riesco a trattenermi più e scoppio a ridere “Dai, era una bella battuta, non preoccuparti. Per quanto mi piacerebbe sapere tutto e subito, ho promesso ad Harry che lo avrei aspettato e così farò. Però potresti raccontarmi tutto il resto della mia vita che non ricordo” propongo.
Ally sembra pensarci su.
“Beh, non c’è molto nella tua vita che non riguardi quella scimmia antropomorfa. Comunque ok, prendi appunti sulla tua agenda in finta pelle.”

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Nuovo capitolo! Spero vi piaccia! So che Harry è poco presente, ma arriverà! Ho già altri due capitoli pronti, ma vorrei aspettare e leggere qualche recensione, non saprei...Ho visto che la state leggendo in tanti, però vorrei avere qualche parere, negativo o positivo che sarà :)
Un abbraccio, Bunny. <3

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