Una vacanza che cambia tutto.

di everyday35
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Start. (1) ***
Capitolo 2: *** La cena (2) ***
Capitolo 3: *** Aereo. (3) ***
Capitolo 4: *** Abbracci non dovuti. (4) ***
Capitolo 5: *** Il college. (5) ***
Capitolo 6: *** L'ottava meraviglia. (6) ***
Capitolo 7: *** Due labbra. (7) ***
Capitolo 8: *** Il primo risveglio. ***



Capitolo 1
*** Start. (1) ***


"Dobbiamo andarci per forza mamma?" Dico subito dopo che la macchina si ferma a un semaforo.
"Si Liz. Papà ha dato una buona parola alla professoressa Katrin a proposito dell'inglese su di te. Quest'inverno sembravi così felice di partire in Inghilterra e per di più da sola! In una città come Manchester vedrai che ti divertirai molto." Prese a dire mia madre "tuo padre ha anche detto che andrai in un college di irlandesi, si dice che siano molto socievoli, magari trovi qualche ragazzo carino." Aggiunse con un sorriso.
"Forse ti sei scordata che sto con Nate, mamma. Da cinque mesi, ricordi? Te l'ho anche presentato."
"Giusto ma questo non toglie il fatto che potresti fare conoscenza con qualcuno del posto."
"Questo magari si."
Una volta arrivati, la prof. Katrin ci accoglie con tazze di te e biscotti, in perfetto stile inglese. Naturalmente mia madre inizia a parlare mentre io faccio conoscenza con gli altri ragazzi del gruppo. Charlotte è quella con cui parlo di più e mi ci siedo anche affianco. Scopro che ha 15 anni come me e che fa pallavolo da molto tempo. Questo spiega le spalle piuttosto larghe e alcune cicatrici sulle gambe che, nonostante ciò sono lunghe e curate.
La professoressa ci inizia a parlare del viaggio, del posto in cui staremo, delle escursioni ecc.
Il tempo passa in fretta così come la riunione.
Mi segno il numero di Charlotte e mi precipito in macchina intenta a tornare a casa.
"Non ho potuto fare a meno di notare i ragazzi e le ragazze del gruppo. C'è quel ragazzo lì, Peter credo che si chiami, che è il figlio di una mia vecchia amica e non è nemmeno brutto. Che ne dici?"
"Come amico sicuro."
Tiro fuori dalla tasca il telefono.
Due messaggi.
Il primo è da Nate: "Com'è andata la riunione? Che ne dici di parlarne sta sera? Ti passo a prendere alle 9 ok?"
"È andato bene a sta sera tesoro."
Il secondo messaggio invece è dalla wind che come al solito mi scala soldi.
Arrivo a casa e mia madre inizia a raccontare a papà com'è andata la riunione intanto io, essendo già le 8 inizio a prepararmi.
Mi lavo, mi vesto, trucco leggero, una pettinata e scendo per le scale pronta ad uscire.
"Dove vai?" Chiede mia madre dalla cucina.
"Esco" spingo la maniglia della porta "con Nate."
"Torna prima di mezzanotte! " si precipita a dire mia madre prima che mi chiuda la porta di casa alle spalle. Fuori dal cancello c'è già Nate ad aspettarmi con il casco in mano e il suo solito fascino.
"Ciao tesoro" dice baciandomi.

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Capitolo 2
*** La cena (2) ***


Salgo sulla moto e Nate mettendo in moto parte superando il primo isolato.
"Dove mi porti?"
"Non su una stella Liz, mi dispiace" sorrido, apprezzando il suo solito senso dell'umorismo. "Ti porto in un ristorante."
"Va bene."
Arriviamo difronte a un posto con un entrata stile 'hotel'. Tappeto affiancato da paletti della luce.
"Nate, se mi dicevi che stavamo andando ad una serata di gala, mi vestivo meglio."
"Non lo è tranquilla."
Mi prende la mano, inizio a incuriosirmi.
Va a dire qualcosa a un signore all'entrata il quale ci accompagna in una sala con dei tavoli la maggior parte dei quali occupati.
"Questo è il vostro tavolo, signori."
"Grazie mille Andrew" dice Nate dandogli una pacca sulla spalla.
Sorridendo l'uomo ritorna all'entrata e noi, dopo esserci seduti iniziamo ad ordinare.
Nate mi prende la mano.
"Allora, questa riunione?"
"Hanno detto che faremo diverse escursioni. Le stanze saranno singole ma i bagni li condividerò. Ho fatto amicizia con una ragazza, si chiama Charlotte."
"Mmh..non conosco nessuno con questo nome." Rispose assaggiando un grissino.
"Meno male, credevo fosse una delle tue tante ex." Abbassai lo sguardo.
"E dai Liz, non ricominciare con questo discorso. Sai che per me esisti solo tu." Mi stringe la mano "fidati di me."
Alzo lo sguardo.
I suoi occhi mi fissano, le pupille si dilatano.
Prima di conoscermi Nate era il classico playboy. Stava con due o addirittura tre ragazze contemporaneamente e non riusciva a essere single per più di uno o due giorni. Andava subito a a cercare qualche altra ragazza.
Io e lui ci conoscemmo ad una festa e ancora oggi dice a tutti che conoscermi lo fece cambiare radicalmente.
Il mio piccolo flashback viene interrotto dal vibrare del mio telefono nella borsa.
Un messaggio da Meg, la mia migliore amica.
"Liz, come va? Sei con Nate?"
"Chi è ?" Mi chiede Nate prima di addentare un altro pezzo del suo pollo.
È Liz, mi chiede come sto.
"Meg sono a cena con Nate domani mattina a colazione insieme al solito posto?"
La risposta arriva dopo pochi secondi.
"Certo, a domani.".

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Capitolo 3
*** Aereo. (3) ***


Dopo qualche mese..


"Liz, svegliati. Forza! È notte fonda e dobbiamo partire."
Sorrido alle ultime due parole di mia madre, non vedo l'ora di lasciarmi alle spalle la mia ordinaria vita. Forse l'unica cosa per cui non partirei è Meg.
In quest'ultimo periodo mi è stata molto vicina. Sono stata malissimo per aver rotto con Nate. Ma l'ho dovuto fare, non potevo mica accettare il fatto che avesse un'altra, che in più è (anzi era) anche una mia amica.
La mia testa continua a vagare in infiniti pensieri mentre mio padre carica la mia valigia nel portabagagli e ci mettiamo in macchina diretti in aeroporto.
Arrivati, io e i miei genitori salutiamo la professoressa Katrin abbronzatissima. D'altronde cosa ci si poteva aspettare da una patita del mare come lei?
Noto quasi tutti i ragazzi che avevo conosciuto alla riunione di qualche mese fa, saluto Charlotte con cui mi ero anche vista la settimana scorsa a colazione.
Check-in, imbarco di bagagli e poi tutti in aereo.
Molte persone ci salgono, addirittura troppe, si inizia a creare il solito caos pre-decollo. Dei signori mi spingono per farsi spazio tra la folla e qualcosa mi fa inciampare. Cado su qualcuno che mi afferra fortemente e mi rialza tenendomi per i fianchi.
Mi giro per vedere di chi si trattasse e degli occhi azzurri mi fermano per qualche secondo.
Capelli biondi scuri non troppo corti. Una maglietta poco aderente traccia i lineamenti del suo petto. Un paio di jeans fino al ginocchio con risvolto e delle Ishikawa.
"Stai bene?" Mi dice guardandomi dritto negli occhi.
"Si, certo. Mi hai salvato." Dico con un pizzico di ironia.
Mi sorride prima di girarsi e andare verso la direzione opposta.
Smetto di incantarmi e controllo ancora una volta il posto.
18b.
La fila è ancora vuota così ne approfitto per sedermi accanto al finestrino.
Mando un messaggio a mia madre tranquillizzandola e rimetto il telefono nella tasca della borsa.
Dopo pochi minuti sento qualcuno sedersi accanto a me.
Mi giro e ancora una volta un paio di smeraldi mi fanno incantare.
"Ciao. Io sono Peter, ma mi puoi chiamare Pete" sorride. Continua a incantarmi col suo meraviglioso sorriso.
"Piacere, Liz." Accenno un sorriso anche io.
Il pilota da il benvenuto e le hostess mostrano le uscite di emergenza e il modo per attivare giubbotti, mascherine ecc.
Prendo dalla borsa il cellulare e lo spengo.
Noto che Peter fa lo stesso però con un iPhone.
L'aereo accende i motori e inizia a decollare.
Adoro quando lo fa. Si vede tutto dall'alto. Le macchine sembrano modellini così come le case e i palazzi.
"Liz, vuoi una gomma?"
"Si grazie." Sorrido mentre Peter mi porge il pacchetto.
La prendo e la metto in bocca e masticandola le orecchie si stappano.
Si spegne il segnale della cintura e così sfilo dal bagaglio a mano il mio iPod e le cuffie.
Le metto nelle orecchie e scorro la playlist in cerca di qualche bella canzone.

'Wake me up - Avicii'

Non ascolto un preciso genere di musica. Apprezzo quella di Mika ma ascolto un po' di tutto, soprattutto musica commerciale.
Parte il ritornello e, conoscendolo a memoria, inizio a canticchiarlo dentro di me. I miei occhi vanno improvvisamente su Peter e anche lui ha le cuffie alle orecchie e gli occhi chiusi.

'Rhianna feat. Eminem - Love the way you lie'

Il rap di Eminem è uno dei pochi che apprezzo perché pur avendo qualche parolaccia, il testo ha senso e racconta qualcosa al contrario delle canzoni rap italiane che sembra esprimono i loro pensieri tramite le parolacce.
Qualcuno parla tramite il microfono dell'aereo. Mi tolgo le cuffie tre e si riaccende il segnale della cintura così capisco che sta succedendo qualcosa all'aereo.
'Oh no, odio quando l'aereo balla' penso dentro di me.
Inizia a girare e a tremare chiudo gli occhi cercando di non sentire ma non ce la faccio. Respiro a pieni polmoni ma la situazione non migliora anzi.
Vedo alla mia destra Peter che con aria tranquilla guarda fuori dal finestrino.
"Vorrei avere io il tuo coraggio." Gli dico continuando a respirare forte.
Sorride e mi prende la mano stringendola un po'.
"Devi stare tranquilla. Evidentemente qualcosa ha intralciato il percorso.
Succede sempre anzi ti dico una cosa, se non succede non si potrebbe definire aereo."
Sorride ancora una volta e anche io. Mi aveva tranquillizzato.
Improvvisamente non avevo più bisogno di chiudere gli occhi oppure di respirare a pieni polmoni per stare calma.
Lo ringrazio ancora una volta e non appena finisce di ballare l'aereo, cerco di addormentarmi.

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Capitolo 4
*** Abbracci non dovuti. (4) ***


Apro gli occhi. Sono un pò stordita.
Mi rendo conto che sono in aereo. Un piccolo flashback mi fa ricordare quello che è successo prima: Peter.
"Buongiorno Liz."
Alzo la testa.
Oh mio Dio mi sono addormentata sulla spalla di Peter!
"Oddio, scusa Peter" mi metto una mano tra i capelli accennando un sorriso.
"Non.. Non so come sia potuto accadere."
"Figurati, i tuoi abbracci mi hanno riscaldato." Sorride mentre mangia un biscotto.
"Abbracci?!"
Ok, ho fatto la prima figuraccia della vacanza. Come ho potuto abbracciarlo?! Ci conosciamo a malapena!
"Si lo hai fatto ma stai tranquilla, nel sonno nessuno capisce cosa fa."
Mi ricompongo. Mi lego i capelli e accendo l'iPod di nuovo.
"Sono passate le hostess con il cibo e le bibite, non sapendo cosa ti piacesse ho preso dei salatini e un bicchiere d'acqua."
L'aveva davvero fatto? Si era preoccupato per me? Non eravamo nemmeno amici forse e si era disturbato a prendermi qualcosa da mangiare e un bicchiere d'acqua.
Ok, io non l'avrei mai fatto, voglio dire se stavo dormendo sarebbe stato un problema mio se fossi morta di fame.
Mi sto facendo troppi film. Basta. Non è un buon segno questo.
"Vanno benissimo. Grazie per esserti preoccupato per me." Sorrido e appoggio i salatini sul tavolino.
"Figurati. "
Si era preoccupato per me e non sapevo quasi nulla di lui.
Mi decido a fargli una domanda.
"Ti ho abbracciato e non so nemmeno quanti anni hai."
"Non ti preoccupare per prima ho 16 anni comunque, tu?"
"15."


Guardo dal finestrino come l'aereo si avvicina alla pista di atterraggio, mi è sempre sembrato che si schiantasse in pieno come il Titanic con quell'iceberg ma per fortuna non è mai successo.
Siamo vicini, molto, sempre di più, quasi tocchiamo.
Si sente un rumore come se qualcuno si fosse buttato su un materasso dal sesto piano.
Andiamo in aria per qualche attimo e poi la velocità si concentra sulla pista.
Siamo atterrati.
Un applauso riempie i pochi spazi di quell'aereo e poi arrivano le raccomandazioni di restare seduti da parte delle hostess come al solito, mai seguite.
Usciti dall'aereo si respira aria fresca e non quell'insopportabile condizionata.
Prendo dal mio bagaglio a mano la felpa e la metto sulle spalle. Il clima non è del tutto freddo ma nemmeno caldissimo.
La professoressa Katrin ci ricorda di parlare inglese da questo momento fino alla fine della vacanza con la gente del posto ad eccezioni di emergenze.
Entriamo nell'aeroporto pieno zeppo di gente e ci dirigiamo insieme verso il reparto "recupero bagagli".
Molti dei miei compagni di viaggio recuperano il proprio compreso Peter di cui non avevo visto traccia dal momento dell'atterraggio.
Finalmente riconosco la mia valigia arrivare verso di me. La prendo ma è troppo pesante e il terreno su cui è appoggiata che si muove non mi aiuta. Sento che la valigia si alleggerisce di punto in bianco. Mi giro e alle mie spalle riconosco il viso di Peter.
"Non dovevi.. Ce l'avrei fatta in un modo o nell'altro" mi affretto a dire.
"Si certo." Dice ridendo " è la seconda volta che ti aiuto, mi devi un favore.
Che ne dici di accompagnarmi a comprare qualcosa da sgranocchiare dal quel negozio?" Si aggiusta i capelli con una mano mentre con l'altra prende la valigia.
"E va bene."
Ci dirigiamo verso il negozio e Peter sceglie un pacco gigante di Kit-kat.
"Ti sembrerà esagerato" dice mentre sfila dal suo zaino il portafoglio "ma so per certo che in Inghilterra si cena molto presto e sono sicuro che io, a un certo orario inizierò ad avere fame."
"Posso immaginare."



Spazio autrice:
Salve a tutti ragazzi, questo è il terzo capitolo della storia di questi due ragazzi. Nel prossimo capitolo vedremo le prime impressioni di Liz sul college.
Il cioccolato di Pete riuscirà ad attirare talmente tanto la ragazza da spingerla ad andare nella sua stanza?
Vi ricordo che le conversazioni fra le persone, pur essendo ambientate in Inghilterra, verranno scritte in italiano.

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Capitolo 5
*** Il college. (5) ***


Usciti dall'aereoporto, la professoressa ci fa salire su un autobus blu posizionato poco lontano dall'uscita.
Mi siedo a un posto nella quinta fila, come al solito vicino al finestrino.
"Posso?"
"Certo, Charlotte. Non ti ho visto da quando siamo saliti sull'aereo!"
"Non me ne parlare" si mette una mano tra i capelli "sono capitata accanto a due cinesi pazze che continuavano a parlare in modo incomprensibile!
Sono stata tutto il tempo con le cuffie infilate nelle orecchie per non sentirle!"
Ridiamo insieme mentre io le racconto quello che mi era successo con Peter: come mi aveva salvata, tranquillizzata e il resto.
"Non per intromettermi, ma la scorsa settimana non avevi detto che eri troppo scossa per Nate per avere una relazione con qualcun'altro?"
"E lo sono! Io e Peter siamo solo.. Amici ecco."
Certo, Liz. Amici. Stavo cercando di autoconvinceremi che Peter non mi piacesse. Ci conoscevamo da qualche ora eppure i suoi modi di fare, il suo stile mi avevano colpito sin dal primo momento.
Magari era anche fidanzato, magari stavo rovinando la sua relazione solo per i miei soliti capricci da bambina.
"Secondo te è fidanzato?" Chiedo subito a Charlotte dopo averle tolto una delle due cuffie dall'orecchio sinistro.
"Non lo so Liz, prova a chiederglielo. Ma ricorda, è a tuo rischio e pericolo."
Charlotte aveva ragione, se mi avesse risposto di no magari avrebbe pensato che mi interessasse.
Il che in realtà potrebbe essere vero. Non lo so.

Arriviamo al college.
Il bus parcheggia in una rotonda il cui centro è caratterizzato da una fontana di grandezza media.
Davanti a noi si innalza un grande blocco.
"Salve ragazzi." Un uomo dai capelli arancioni sulla quarantina arriva da dietro di noi.
Ci spiega che il college è diviso in blocchi. A noi italiani sarà riservato il blocco F.
L'edificio di fronte a noi è il blocco principale, A: quello dove ci sono le classi per fare lezione, la mensa, la sala computer, la discoteca e il cinema.
Superiamo l'edificio e davanti a noi troviamo una grande estensione di verde con due campi da calcio, due da pallavolo, uno da tennis e un grande salice verso la fine.
Un vialetto costruito un pietra ci fa strada verso il nostro blocco.
"5 piani, 20 stanze e 10 bagni, puliti giusto qualche ora fa. Ci siamo permessi di posizionare i maschi, in maggioranza sui primi due piani della palazzina, e le ragazze sugli ultimi due. Il piano in mezzo sarà messo a disposizione per la professoressa.
Naturalmente ricordo ai ragazzi di rispettare gli oggetti che troveranno in stanza e oh, quasi dimenticavo. Chiunque perdesse la chiave della propria stanza dovrà pagare multa e la sua camera da quel momento non potrà più essere chiusa a chiave finché quel ragazzo sarà dentro il college." il proprietario continuava a parlarci delle regole sorridendo a ogni parola lui dicesse e fissando la professoressa Katrin, alquanto compiaciuta di tutto ciò.
Dopo averci consegnato le chiavi, la professoressa ci annuncia che saremo liberi di visitare il college o fare qualsiasi cosa ci saltasse per la mente per le seguenti quattro ore. Dopo di chè saremmo dovuti andare a pranzo. Mi precipito nella mia stanza e la osservo attentamente: un lavandino difronte a te appena entri, alla cui destra si trova un grande armadio di legno scuro che nasconde il resto della piccola ma graziosa stanza. Lo supero e alla mia destra mi trovo un letto affiancato da un piccolo comodino a cassetti e una scrivania.
Corro verso la finestra e la apro, curiosa di sapere quale fosse il panorama che mi trovassi davanti. Le persiane cigolano un po' ma è questione di abitudine.
Lo sfondo è pazzesco. Si vede tutto il grande Prato che abbiamo scrutato poco prima e il salice che mi è rimasto nella mente.
Faccio una foto e la mando a Meg.
Prendo le mie cose e vado in bagno a farmi una doccia fresca.

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Capitolo 6
*** L'ottava meraviglia. (6) ***


Dopo aver fatto una doccia e aver esplorato il bagno del mio piano, apro la finestra e un'aria non troppo fredda mi riempe l'animo. Manca ancora un ora al pranzo e io sto morendo di fame. Così busso alla porta di Charlotte. -Hey Liz! Hai bisogno di qualcosa?- -Scusa se ti disturbo, per caso ti è rimasto qualcosa da sgranocchiare prima di pranzo? Io ho consumato tutto quello che avevo in pullman e ora sto morendo di fame.- dico toccandomi la pancia con la mano destra. Sento un gorgoglio che persiste. -Purtroppo no, scusa Liz! Ho solo un pacchetto di gomme ma non penso possa aiutare il tuo stomaco!- dice con aria dispiaciuta. -Va bene fa niente, grazie comunque. - concludo la conversazione congedando Charlotte. Torno in camera delusa. Possibile che non mi sia rimasto nulla nello zaino?! Frugo dentro il borsone ma non trovo nulla se non delle caramelle gommose che mi aveva dato mia madre per il viaggio e che ho dimenticato sbadatamente qui dentro. Per fortuna che c'è stato Peter a darmi le sue. Un sorriso si fa spazio sulle mie labbra secche. Peter!! Lui aveva i Kit-Kat che aveva comprato in aeroporto! Esco velocemente dalla mia stanza e mi precipito nella sua camera contrassegnata da un post-it con scritto il suo nome. Busso più volte ma non risponde nessuno. Starà dormendo? Non lo so ma di certo il mio stomaco ne risentirà. Decido di fare una passeggiata fuori per distrarmi un po' e proprio mentre sto per uscire, vedo qualcuno seduto su la rotonda punta di una collinetta vicino al salice. Riconosco i capelli di Peter e felice corro verso il prato. Lui, sentendo i passi, si gira improvvisamente e la prima cosa che vedo è un pacchetto di cioccolato nella sua mano. Mi sorride e il mio cuore si ferma per un attimo. Pur essendo disordinati i suoi capelli sono perfetti ancora una volta , con qualche ciocca più chiara sul davanti. Alcune lentiggini circondano la perfetta forma del suo naso cosiddetto "alla francesina". E il suo sorriso, beh anche se lo vedesse una persona in fin di vita riuscirebbe ad apprezzare un dono così grande. Peter, l'ottava meraviglia.

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Capitolo 7
*** Due labbra. (7) ***


-Hey!- dice con entusiasmo.
-Hey- faccio lo stesso e mi siedo accanto a lui.
L'erba è fresca, appena bagnata. Inizio a strappare qualche rametto dalla terra quando lui mi porge il cioccolato.
-Favorisci?-
Finalmente!! 
"Sono venuta qui per questo!" penso ma non lo dico.
-Si grazie- afferro la barretta e la metto in bocca senza esitare.
-Che te ne pare del campo?- i nostri sguardi sono concentrati sul panorama. Un immenso prato lo domina, sembra non finire mai insieme a delle palazzine colorate che non lo rovinano come potrebbe sembrare, anzi quasi lo "decorano".
-Davvero fantastico- prendo a dire con sicurezza.
Lui distoglie lo sguardo dal panorama e si gira verso di me.
Il sole esattamente sopra di noi scalda l'aria e nel momento esatto in cui si gira a guardarmi, questo sembra agire con più intensità. Ho improvvisamente caldo ma non voglio rovinare tutto. Lascio stare.
Il suo corpo si avvicina lentemente. Mentre le nostre labbra stanno per magicamente unirsi in un incontro perfetto, la voce di qualcuno disturba il nostro magico momento.
Ci giriamo contemporaneamente dietro, da dove arrivava la lontana voce.
-Ragazzi! Forza è ora di pranzo! Prima arriviamo più posti troveremo.-
La professoressa Katrin si avvicina a noi con un paio di ragazzi che la seguono.
Giuro che la prossima volta che la becco con un uomo qualunque in un momento come quello che stavamo passando io e Peter, le lancio un gavettone! 

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Capitolo 8
*** Il primo risveglio. ***


Apro gli occhi.
Alzo la testa.
Guardo il cellulare che squilla interrottamente, maledetta sveglia.

Sono le 6.30.
“La colazione avrà inizio alle 7 e finirà alle 8, a chiunque arrivi dalle 8.05 in poi non verrà servito il pasto.”

Ricordo le parole del direttore dette ieri sera, dopo cena.
Mi alzo controvoglia, mando un messaggio a mia madre e mi lavo i denti.
Realizzo che è troppo tardi per farmi una doccia così mi vesto in fretta ed esco dalla stanza.
La porta della camera di Charlotte è socchiusa così entro senza pensarci due volte.
“Charlotte, sono Liz” la stanza è in completo disordine e non la vedo.
“Ehi Liz, sono qui dietro!”
Seguo la voce e avanzo nella stanza quando finalmente noto la sua sagoma sulla destra.
Si sta allacciando le Vans.
“Andiamo insieme alla mensa? Ho paura di perdermi”
Accenno un sorriso indifeso e lei ricambia.
“Certo, avevo intenzione di bussare alla tua porta con il tuo stesso scopo, ma mi hai anticipata.”
Finalmente usciamo dalla palazzina e respiriamo un po’ di aria fresca.
Il campus è pieno di alberi e piante splendide che rendono il paesaggio magico.
Una stradina principale porta all’epicentro della struttura.
Entriamo in una piccola sala che porta alle diverse stanze della palazzina.
Charlotte si avvicina a un banco dietro al quale si trova una donna dai tipici capelli biondi inglesi.
“Scusi mi sa dire dove si trova la mensa?”
La donna sorridendo indica un cartello che noi non avevamo notato proprio accanto a una macchinetta per le merendine.
Assomiglia quasi a uno di quelli che si trovano sulla strada in cui vengono scritti i paesini e le destinazioni dove si vuole andare.
In mezzo alle infinite mete, troviamo finalmente la mensa e seguiamo la freccia che indica una rampa di scale.
Una volta salite ci troviamo davanti una serie di tavoli lunghi su una moquette e una piccola stanza con un’entrata e un’uscita.
“Sono sicura che un giorno mi perderò qui dentro” prende a dire Charlotte mentre ammira l’altissimo tetto di legno che si trova sopra di noi.
Rido mentre ci dirigiamo verso la stanza.

 

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