Hold me in your arms, I'll be buried here with you

di Shiwriter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. The call ***
Capitolo 2: *** 2. London ***
Capitolo 3: *** 3. Recording studio ***
Capitolo 4: *** 4. Tea and pizza ***
Capitolo 5: *** 5. Halloween ***
Capitolo 6: *** 6. River ***
Capitolo 7: *** 7. Feelings ***
Capitolo 8: *** 8. Better to know? ***



Capitolo 1
*** 1. The call ***


Milano dormiva ancora in attesa che una nuova frenetica giornata cominciasse. Le chiome degli alberi, rese argentate dal bagliore della luna, oscillavano dolcemente mosse dal vento, creando disegni di ombre danzanti sulle facciate dei palazzi. 
Al terzo piano la luce di una camera si accese, una lucciola solitaria tra i tetti degli edifici.

Sarah p.o.v.

Fui svegliata dal suono del telefono nel bel mezzo della notte, avevo il libro della sera prima appoggiato sul naso e la faccia tutta sudata. La asciugai con la manica del pigiama, ciancicai con i piedi sul pavimento per trovare le ciabatte e corsi a rispondere.
- Pronto...
- Ciao Sarah!!! Oh che voce terribile che hai, ti ho svegliata? Scusami Patatina, non ho pensato che lì avete un' ora diversa...
-No figurati, ormai sono sveglia dimmi...
-Scusa ancora se non ho aspettato a chiamare ma me lo hanno comunicato adesso e non ho potuto resistere!!-
-Avanti, sputa il rospo.- dissi poco convinta, preparandomi già ad una notizia poco interessante sul suo lavoro stupendo in Australia.
- Hai presente il nuovo capo della sezione estera? Il signor Green? Ecco aveva comunicato che servivano alcuni di noi che andassero negli Stati uniti o in Inghilterra ricordi? Certo siamo in tanti, la lista dei candidati era lunga e le probabilità minime ma...-
-Congratulazioni Anna!! Ce la hai fatta anche questa volta!!- risposi forse un po' troppo stizzita.-
-M..ma.. ma Patatina cosa hai capito! Non hanno scelto me, hanno scelto te!-
Non mi ero completamente resa conto di quello che stava dicendo e per un attimo la gola si strinse e non riuscii a dire nulla.
-Andrai in Inghilterra Sarah!!!-
Di colpo il groppo in gola sparì e cominciai a balbettare senza sosta cose come: " non ci credo" "ommioddio" "non é possibile" ridendo e piangendo allo stesso tempo.
Quando riuscii a riprendermi Anna mi disse che presto mi sarebbe arrivata una mail con tutte le indicazioni e i programmi e che probabilmente l'azienda avrebbe pensato a tutto, persino ad un appartamento.
Parlammo ancora un po', esattamente come due amiche che non si vedono mai, quali eravamo, e poi la salutai dicendo che dovevo tornare a dormire.
Naturalmente non riuscii a chiudere occhio, così presi le cuffiette dell'iPod e scelsi d'istinto Sleepsong. 
Certo negli ultimi anni avevo avuto molte opportunità per sentirmi realizzata, tra il lavoro e i miei piccoli traguardi individuali, e avevo conosciuto molte persone con le quali avevo accumulato esperienze e ricordi, ma in fondo sentivo che al mio film personale mancava qualcosa. Che non era ciò che avevo sempre sperato di fare e di ottenere. La mia città ora mi stava stretta, mi intristiva ogni giorno di più e andarmene avrebbe potuto migliorare tutto, oppure distruggerlo. Era per questo che avevo un disperato bisogno di Inghilterra, ma anche tanta paura di andare.

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Capitolo 2
*** 2. London ***



2. London
L'aeroporto di Milano era gremito. Centinaia di passeggeri aspettavano il loro volo avvolti nei cappotti e nelle sciarpe di lana cercando di non pensare al freddo che penetrava sotto i vestiti. Le grandi vetrate erano rigate dalla pioggia e a stento si riusciva a vedere fuori. Tutte le sedie erano occupate e tutto intorno erano accatastate valigie di ogni misura e colore. Ogni centimetro di pavimento libero veniva conteso tra i viaggiatori più sfortunati, rimasti in piedi; qualcuno si era accampato persino nei bagni.
Sarah era riuscita a sedersi davanti agli sportelli del check-in, abbastanza vicino per vedere i tabelloni delle partenze senza occhiali. Si era sempre rifiutata di metterli nonostante la miopia fosse peggiorata nel corso degli anni. Diceva a tutti che le sembravano un armatura, che copre gli occhi e li nasconde, e lei le persone doveva guardarle proprio attraverso gli occhi per capirle, per amarle; i suoi occhi verdi si sarebbero ribellati rinchiusi dietro le lenti di vetro.

Sarah p.o.v.

Ero arrivata prestissimo in aeroporto, non ero riuscita a chiudere occhio e così avevo lasciato l'appartamento prima dell'orario che mi ero stabilita e mi ero fatta accompagnare lì in taxi. Il volo era in ritardo di un'ora a causa del maltempo e io non facevo che ripetermi che tutto sarebbe andato bene e che il fatto di non avere nessuno a cui stritolare il braccio durante il decollo non sarebbe stato un problema, quando mi arrivò un messaggio da Anna:
-Buongiorno Rosellina! Qui splende il sole e fa un caldo terribile... Come te la passi? Sei emozionata per oggi? Tra quanto parti?-
Ero abituata a tutte le sue domande e non ci feci caso.
- Qui diluvia. Per il resto bene, credo che partiremo tra un'ora-
- Fantastico!! Buon viaggio allora e chiama quando arrivi. XXX-
Non feci in tempo a risponderle perché il nostro volo venne chiamato per il check-in e io mi preparai a una lunga e noiosa serie di controlli.

Due ore dopo eravamo già atterrati ed eravamo stati inghiottiti da Londra. Con tutte le valigie. 
Aveva un odore completamente diverso rispetto a Milano. Era un'altro odore di strade e di persone, bagnato dalla pioggia e dalla foschia, e mi piaceva davvero tantissimo. 
Dato che sapevo che in metropolitana mi sarei di certo persa, decisi di prendere di nuovo un taxi e lessi all'autista l'indirizzo della sede centrale dell'azienda. Ci avevano detto che lì era prevista la prima riunione e che ci avrebbero spiegato in cosa consisteva il nostro lavoro.
La sala designata era all'ultimo piano dell'altissimo edificio e quando pian piano l' ascensore si svuotò e rimanemmo solo in cinque, capimmo che eravamo diretti nello stesso posto. Gli altri erano due ragazze e tre ragazzi. Sheila, Laura.  Tom, Alan, Ben. Chiacchierammo un po' tra di noi in inglese per conoscerci ma presto fummo introdotti nella stanza riunioni.
- Benvenuti a Londra. Spero che il soggiorno qui fino ad ora sia stato piacevole. Finita la riunione verrete accompagnati negli appartamenti che abbiamo preparato per voi.-
L'uomo che parlava era alto e dai lineamenti duri ma avevo lo sguardo aperto e luminoso.
-vi abbiamo chiamato qui perché in seguito alla crescente popolarità di alcune star per cui lavoriamo, una serie di artisti emergenti ci ha chiesto di fare da manager anche a loro. Voi siete giovani e talentuosi e crediamo che siate perfetti per seguirli partendo dall'inizio.-
Vedendo che annuivamo sorridenti proseguì.
- Abbiamo pensato che Alan potrebbe lavorare con Dj Volt dato che sappiamo che ha già avuto a che fare con questo tipo di musica e Laura tu potresti occuparti dei Clean Bandit dato che devono fare un tour negli States e tu sei stata lì più volte. Va bene?Tutto chiaro? 
I due annuirono soddisfatti e si scambiarono uno sguardo compiaciuto.
-Riguardo agli altri- proseguì- uno di voi dovrebbe seguire una band già abbastanza nota ma che ha bisogno di maggiore popolarità all'estero: I Bastille.-
Così alzai la mano. Immediatamente. Credo che fu questione di secondi, stavo ancora pensando a quello che aveva detto e già avevo alzato la mano, come un moto incontrollato che non avevo potuto bloccare.
- Bene! Vedo che abbiamo una volontaria entusiasta- disse lui ridacchiando.
- Beh.. No... Se nessun altro lo vuole..., chiaramente.- mi scusai imbarazzata.
- Non ti preoccupare... Sarah giusto? Il posto è tutto tuo.-
Stavolta per poco non mi strozzai. Il groppo in gola non solo mi impediva di parlare ma anche di respirare così annuii energicamente cercando di non tossire.

L'appartamento che avevano preparato era praticamente perfetto. Non molto grande ma funzionale e situato in un quartiere tranquillo della città. Aveva un ingresso privato e un piccolo giardino sul davanti. La facciata era tipicamente inglese e mi fece sorridere come tutte le casette sembrassero identiche tra loro nella loro perfetta singolarità. All'interno c'era una cucina spaziosa e il salotto con il tavolo da pranzo, ma il punto forte della casa era al piano superiore. L'ampia finestra della camera da letto dava su un piccolo parco pubblico con una panchina e tantissime piante diverse con le foglie vestite ad autunno in mille sfumature. Capii immediatamente che avevo trovato il mio rifugio.
Per cena cucinai una pastasciutta con del terribile sugo pronto londinese e poi andai a sdraiarmi sulla moquette della camera davanti alla finestra con No Angels nelle orecchie.
..." No I don't want your number, no I don't want to give you mine and, no"... 
Un trillo che proveniva dal mio portatile interruppe il mio piccolo idillio, avvisandomi che avevo ricevuto una mail. Era l'agenzia: il pomeriggio seguente sarei dovuta andare in uno studio di registrazione per parlare con alcuni tecnici che mi avrebbero spiegato cosa serviva alla band e avrei conosciuto i ragazzi. Avrei conosciuto i ragazzi.
In quel momento pensai di sognare e continuai a guardare il soffitto in preda al panico, alla gioia e all'emozione fino a quando non mi addormentai cullata dalle note.
"No I don't want no scrubs, scrub is a guy that can't get no love from me..."
A domani Londra, grazie di tutto

        Spazio autrice
Ciao a tutti, grazie per avere letto la mia storia, lasiatemi una recensione per farmi sapere cosa ne pensate e se secondo voi vale la pena di continuare. Comunque tranquilli, i nostri amati bastille compariranno nel prossimo capitolo;))
A presto
Shiwriter

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Capitolo 3
*** 3. Recording studio ***



3. Recording studio.
Sarah p.o.w.
Fui svegliata dalle prime luci del mattino che filtravano dai vetri della finestra sul parco. Non avevo tirato le tende e mi ero addormentata sul pavimento, che non si era rivelato comodo e mi aveva lasciato la schiena tutta indolenzita e un braccio dolorante. Mi tirai su a sedere aiutandomi con l'altro e guardai fuori. C'era poco movimento nella strada oltre il parco e dovevano essere circa le 7:00 perchè il sole era basso e la luce illuminava solo una parte dei palazzi. Aprii il portatile per controllare l'ora e sulla schermata balenò la mail della sera prima rimasta aperta. Di colpo ritornai alla realtà e in automatico la mia mente cominciò a organizzare la giornata, mentre i battiti erano accelerati e non davano segno di voler rallentare.
Andai in cucina per bere del latte, cercando di mettere in pratica gli esercizi respiratori delle uniche due lezioni di yoga a cui avevo partecipato.
- Calmati Sarah, ora pianificherai la tua giornata e tutto andrà per il meglio.-
Decisi di andare là per le 14:00 anche se l' appuntamento con i tecnici era previsto per un ora dopo, così avrei potuto vedere lo studio e dare un' occhiata alla cartella del precedente manager dei Bastille.
Per non pensare all'incontro di quel pomeriggio corsi in camera e arraffai dal comodino "Jane Eyre" e scesi nel parco per immergermi nella lettura. Aprii il cancello di ferro battuto ricoperto d'edera ed entrai. Grazie alle foglie di quella pianta, l'interno del parco era invisibile dalla strada così potei restare sola e indisturbata per qualche ora.

La facciata del "recording studio" sembrava quella di un piccolo cinema e l'insegna luminosa ne aumentava notevolmente l'illusione. 
Una ragazza all'ingresso mi disse che dovevo salire al terzo piano e quando glielo chiesi mi diede il fascicolo che volevo consultare.
Non appena arrivai su, bussai alla porta con scritto"studio", ma dato che nessuno rispose la spinsi ed entrai. La sala era deserta ma due delle luci erano accese; c'era un attaccapanni alla mia sinistra così appoggiai il giaccone e la borsa ed andai a sedermi su un piccolo divanetto beige. Sfogliai gli appunti che aveva lasciato l'altro manager. Stando a quelli avrei dovuto fare molte telefonate per organizzare concerti, meeting e sessioni radiofoniche, non molto diverso dal mio lavoro a Milano dopotutto, il che era molto rassicurante. In fondo alle pagine trovai alcuni numeri utili e li segnai sulla rubrica del telefono. Poi guardai sul tavolino davanti a me. Appoggiato sopra alcune riviste c'era un block notes dove qualcuno aveva scritto con dell'inchiostro blu. Quello che lessi mi era molto familiare e andando avanti non riuscii a trattenermi e cominciai a cantare, prima piano e poi sempre più decisa, dato che nessuno mi avrebbe potuto sentire. L'acustica era perfetta e le parole scivolavano fuori dalle mie labbra per riempire tutto lo spazio vuoto della sala.
"I have written you down now you will live forever, and all the world will read you and you will live forever..."

- Beh non è niente male Kyle, che ne dici?-
- Dico che per me è si!- rispose il ragazzo sorridendo in modo buffo e alzando i pollici.
- Già, la ragazza canta bene. Forse abbiamo finalmente trovato qualcuno per rimpiazzare quell'egoista di Dan.- ribatté l'altro accompagnato dalle sonore risate dell'amico. 
Sarah ripose velocemente l'album sul tavolo e spostò lo sguardo sulle scarpe sentendo le guance avvampare per la vergogna. 
-Scusa, non volevamo interromperti, continua pure se vuoi- disse Kyle.
-No, no non dovrei cantare, stavo aspettando qui da sola e...-
-Figurati, ci fa piacere sapere che non siamo gli unici fissati con la musica qui- la rassicurò Will- ma forse è meglio presentarsi. Io sono Will e lui è Kyle.-
- Ciao!- Kyle venne avanti e le strinse la mano. Sarah si sentì percorrere da un brivido freddo lungo tutta la schiena.
- e tu sei?...-
Non capì subito che si stava rivolgendo a lei. Ma poi alzò lo sguardo e incrociò quello dei due ragazzi che la fissavano, così si affrettò a rispondere.
-Ehm.. sono Sarah e vi seguirò e mi... mi occuperò di voi nei prossimi mesi.- 
- Sarai la nostra mamma!- strillò una testa capelluta spuntando da dietro Will.
- Dai Woody, così la offendi. Lei è un manager e conta più di tutti noi messi assieme.-lo zittì Will ridacchiando. 
La battuta aveva disteso un sorriso sulle labbra di Sarah e lei stava stringendo la mano a Woody quando dalla porta in fondo alla sala entrò Dan. Entrarono gli occhi di Dan e i suoi capelli magnifici. Gli occhi verdi di Sarah acchiapparono il suo sorriso timido e il suo sguardo sincero e li strinsero tra le pupille per non lasciarli andare.
-Dan eccoti! Lei è Sarah la nostra mamma-manager!- Lo ragguagliò Woody allegro.
- E canta anche molto bene, ce lo ha dimostrato un attimo fa.-
- Mi spiace di essermela persa...-
-Oh non direi Dan, è meglio così- gli disse Kyle- Perché è molto più brava di te!-
Tutti risero e i ragazzi cominciarono a prendersi scherzosamente in giro.
Sarah p.o.w.
 Mi fecero vedere lo studio di registrazione e dato che glielo chiesi cominciarono a parlarmi delle loro abitudini durante le serate e i concerti.
- Wow!- fece Kyle compiaciuto- Tu si che sei una manager seria, ci conosci da dieci minuti e stai già prendendo appunti mentali per lavorare con noi.
-Ma no, non è vero...- dissi ridendo perché sapevo di essere stata"scoperta"- lo faccio solo per curiosità.-
-Ma sì certo noi ci crediamo...- fece Woody ironico.
-Davvero, posso giurarlo.- rivolsi ai ragazzi un sorriso di sfida e con il pollice destro tracciai una piccola croce all'altezza del cuore in modo ironicamente solenne. Contemporaneamente feci scivolare l'altra mano dietro la schiena e incrociai le dita.
Dan mi stava fissando e quando poggiai lo sguardo sui suoi occhi sorrise e guardò la mia mano sinistra. Si era accorto subito dell'inganno e non riusciva a smettere di ridacchiare e guardare verso di me. Ma si tenne la sua vittoria per sè e non lo fece notare agli altri.
In quel momento entrarono tre uomini e una donna. Salutarono i ragazzi e mi dissero che erano Greg il fotografo, Lucy e Alex i tecnici del suono, e Mark che aiutava i ragazzi in sala registrazione.
Greg Lucy e Alex mi circondarono letteralmente e cominciarono a parlare tutti e tre contemporaneamente cercando di dirmi cosa serviva a loro e alla band e mettendomi in mano parecchi fogli con le persone da contattare quelle a cui scrivere con liste su liste di impegni e richieste.    Nel  frattempo Mark era entrato nella sala adiacente seguito dai ragazzi. Dan era l'ultimo e mi dava le spalle, camminava con la testa abbassata e sulle sue labbra mi parve di vedere un sorriso. Aveva le dita incrociate sulla schiena.

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Capitolo 4
*** 4. Tea and pizza ***


4. Tea and pizza

 Sarah p.o.v.

Stavo letteralmente tremando. Mentre Greg mi parlava entusiasta dell'ultimo concerto, i ragazzi nella sala accanto avevano cominciato a provare. Riconobbi Flaws all'istante. Potevo quasi vedere Kyle che pigiava i tasti della pianola per produrre quel ritmo inconfondibile e Will che sistemava il basso, Woody che spostava il ciuffo dagli occhi e... ora sapevo che sarebbe toccato a Dan. Iniziò a cantare piano, con la voce roca sulle note più alte e per un'attimo mi dimenticai di Greg e della sua vocina acuta, per concentrarmi solo sulla musica:
"When all of your flaws and all of my flaws are laid out one by one, a wonderful part of the mess that we made, we pick ourselves undone..."
Non avevo più dubbi sul perché avessi scelto proprio loro.
Il mio nuovo collega mi riportò bruscamente alla realtà.
-Sei mai stata ad uno dei loro concerti, Sarah?
Scossi la testa.
-Neanche un festival? Una live session?
Gli spiegai che ero Italiana e che non erano ancora mai venuti a suonare lì.
-Italianaaa?!!- si intromise Woody che era uscito dall'altra sala- Pensavo fossi inglese!-
-Come mai?-chiesi curiosa.
Mi rispose Dan spuntando dietro di lui.
-Beh per il tuo cappotto e per il fatto che non hai ancora detto nulla sulla pioggia.- Sorrise.
Io mi voltai verso la finestra e mi accorsi con stupore che stava diluviando, e sembrava già sera inoltrata.
-Ma..ma non è possibile! Prima c'era il sole... Adesso è praticamente buio!- Li guardai esterrefatta.
-Ah sì, ora tutto si spiega... sei proprio Italiana.- sorrise Woody compiaciuto.
Ci sedemmo e cominciarono a farmi un interrogatorio per saperne di più sull'Italia e su di me. Chiacchierare aiutò notevolmente a spezzare la tensione e mentre e ridevo e scherzavo con loro mi sentii davvero bene. Dopo che Anna era partita per l'Australia avevo passato le giornate a tenere compagnia a me stessa, ed era da tempo che non mi sentivo considerata ed ascoltata come in quel momento.
Non ci accorgemmo che aveva smesso di piovere e che qualche raggio di sole stava scaldando di nuovo le cime dei tetti londinesi. Quando Greg vide che la moglie lo aspettava a casa già da un'ora, decidemmo di accompagnarlo e andare anche noi. 
Eravamo in piedi fuori dall'ingresso e Dan era vicino a me. Teneva le mani in tasca e si guardava le converse sbuffando nuvolette di fiato dalla bocca per il freddo.
- Come torni a casa, Italiana?- si informò Woody. 
- Credo che chiamerò un taxi.- risposi sicura, dato che finora conoscevo solo quel modo di muovermi a Londra. 
-Perché non prendi la metro? Mi disse Dan -Risparmi un po' ed eviti il traffico. Se vuoi venire la prendiamo anche noi.- sorrise agli altri- Vero ragazzi?
-Ah, ma si certo...-  -Stavamo giusto andando lì.- -La prendiamo sempre...- tentarono di rispondere convincenti.
-Se la mettete così, allora accetto.- acconsentii ridacchiando.

La metro era poco affollata. La maggior parte dei lavoratori erano già tornati a casa e rimanevano solo vecchine di ritorno da chissà quale commissione e gruppi di ragazzi che probabilmente erano stati fuori a divertirsi.
Sarah e Will trovarono un posto a sedere mentre gli altri si misero in piedi di fronte a loro.
Kyle li salutò e scese dopo due fermate, seguito da Woody alla successiva.
Solo allora Sarah si rese conto di non avere idea di dove scendere e si mise a scorrere il tabellone con gli occhi, in cerca magari di una fermata che avesse già sentito nominare.  Ma le scritte erano maledettamente piccole, così senza occhiali non riusciva a leggere quasi nulla. 
Poi si disse che i ragazzi avrebbero potuto non conoscere la sua zona, ma valeva la pena chiedere.
-Tu dove scendi Sarah?- Dan sembrò leggerle nel pensiero.
- Ehm alla prossima, o quella dopo... O quella dopo ancora.- gemette lei guardandolo. -In realtà non ne ho la più pallida idea...-
I ragazzi risero e Will la circondò con un braccio. 
- Dicci dove abiti.-
-In Anley road, dietro il Tamigi.
-Ah beh, in tal caso sei a posto, puoi fermarti a Shepard Bush, anche Dan scende lì.- Will sorrise al suo amico.
Le guance del ragazzo diventarono rosse - Si... Abito da quelle parti.- Mormorò piano.

Sarah p.o.v.

Ci incamminammo fuori dalla stazione e uscimmo sotto il cielo plumbeo di Londra, accolti dalla consueta pioggerellina. Mi guardai intorno, ma non riconoscevo la zona, forse era un po' lontano da casa mia.
-Tranquilla ho capito dove abiti, vieni.- 
Dan si passò la mano tra capelli, li tirò indietro e si mise il cappuccio della felpa grigia. Cominciò a camminare veloce e faticavo a stargli dietro, ma quando arrivammo a un attraversamento lo affiancai. 
Lo guardai mentre scrutava l'altro lato della strada. Era come l'avevo visto nelle foto e nei filmati che avevo riguardato all'infinito, con il viso magro e la barba corta, appena accennata, solo che ora era lì, in piedi accanto a me.
All'improvviso mi strinse la mano, sentii la sua morsa calda e fui percorsa da una scarica di brividi. Prima che potessi parlare cominciò a correre verso il marciapiede. 
- Scusa se ti ho fatto fare una corsa, ma altrimenti avremmo dovuto aspettare ore che le auto si fermassero.- mi guardò con occhi dolci e mi sentii sciogliere.- Sono perdonato?
Gli diedi un pugno sulla spalla e risposi di sì. Poi scoppiammo a ridere come due bambini e ci incamminammo lentamente.
- Così vieni dalla terra della pizza e della pasta.- disse cercando di usare l'accento italiano. Era così buffo che non riuscii a non ridere. 
- Sì, ma guarda che noi Italiani non mangiamo e basta...-
-Lo so, ma la vostra cucina è davvero buona.- 
- Credo di non poter dire la stessa cosa per voi, ma il tè e i muffin londinesi sono famosi...-
-In effetti sono buoni -sorrise orgoglioso- anche se credo che in Cina per il tè ci battano.-
-Ti assicuro che non è un granchè... - gli dissi con una smorfia,- sono stata là e lo ho assaggiato.
-Ah se dici così allora ne starò lontano...-
Chiacchierammo ancora a lungo e smisi di far caso alle vie che percorrevamo, quando Dan si fermò all'inizio di una strada.
-Questa è Anley road, se guardi i numeri civici troverai subito casa tua.- mi disse guardandomi fissa negli occhi e passando la mano tra i capelli scompigliati.
Si aspettava un ringraziamento ma non riuscii a dire nulla così contunuò:
- Bene, io allora vado a ordinarmi della pizza da mangiare a casa, ciao...-
-No aspetta, sali da me.- mi lasciai scappare prima di rendermi conto del significato che la frase poteva avere.
- Intendo a mangiare la pizza... te la cucino io!- tentai di spiegare.
-no, davvero non voglio disturbare...-
Lo rassicurai che non c'era alcun problema , così accettò e gli feci strada.


Sarah lo fece entrare e si scusò per la casa in disordine, anche se era puntualmente ordinatissima. Quando si mise a cucinare, Dan si avvicinò a lei osservando, e facendosi spiegare ogni passaggio.
- Vedi devi impastare con entrambe le mani facendo leva sulle gambe.... -È meglio se usi la mozzarella fresca, il sapore sarà migliore...- - non serve troppo sale il formaggio fa la sua parte...-
Dan volle provare e alla fine si ritrovarono entrambi ricoperti di farina. Sarah passó le mani tra i capelli di lui per toglierne un po' mentre Dan si puliva il grembiule. Erano folti e soffici e le solleticarono le dita. 
- Beh, ce la siamo cavata bene!- scherzò lui e le battè il cinque.

Si sedettero davanti alla pizza fumante e rimasero un attimo in silenzio.
- Ora voglio del tè.- gli disse lei con un sorriso di sfida.
Dan strabuzzò lo sguardo e le pupille si strinsero di colpo, lasciando spazio alle iridi color oceano.
- E va bene- acconsentì ridendo - del resto te lo devo.
Si avvicinò ai fornelli e mise dell'acqua a scaldare, poi prese le foglie di tè sminuzzate dalla dispensa di Sarah e le setacciò più volte. Quando l'acqua fu abbastanza calda le mise in infusione e poi filtrò il tutto.
-Ecco a te. Un ottimo tè londinese delle... - guardò l'orologio- delle 20:35!
Sarah rise e sorseggiò la bevanda, era davvero buona. 
- Non avevo mai pensato a "tea and pizza"-gli disse.
-Nemmeno io! Ma non è male, noi due dovremmo brevettarlo.- scherzò Dan.
Quel "noi due" la fece rabbrividire e in un attimo le sue gote si infiammarono.
Non riusciva a credere di aver passato più di due ore insieme al ragazzo che aveva adorato per mesi, che la aveva aiutata a farsi forza e a trovare un rifugio sicuro tra le note della sua musica. E lui non sapeva nulla di tutto ciò.
Risero per tutta la sera davanti a due birre (il tè non era bastato a sostituirle) e fecero zapping tra i canali, per ridicolizzare le serie tv.
-forse è meglio che vada, è quasi mezzanotte e sai... sono a piedi.- disse a un certo punto.
Sarah lo accompagnò alla porta.
- Ciao, e grazie della serata- si abbracciarono veloci e poi lui uscì in strada, sotto il chiarore della luna.
Sarah corse in camera sua, davanti alla finestra e lo guardò camminare via. Il ciuffo corvino mosso dal vento e le mani perennemente in tasca.


Spazio autrice:
Ciao a tutti e grazie per essere arrivati fino in fondo a questo capitolo!!
Spero che vi sia piaciuto e continuerete a seguire la storia. Fatemi sapere cosa ne pensate dei nostri due piccioncini!
Un bacio
Shiwriter
P.S 
Domani parto per le vacanze e credo che per un paio di giorni non riuscirò a scrivere. Farò il possibile! ; ) 

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Capitolo 5
*** 5. Halloween ***


5. Halloween

Dan p.o.v.

Arrivai a casa tardi. La fedele felpa grigia non era bastata a scaldarmi a quell'ora della notte e quando fui davanti al portone mi accorsi che stavo tremando. Avevo percorso la strada fino al mio appartamento camminando veloce, quasi correndo, non sapevo se per il freddo o per il subbuglio di emozioni a cui ero in preda, che mi rendeva euforico.
La serata a casa di Sarah era volata in un attimo, era tanto che non mi sentivo così bene con qualcuno, al di fuori dei ragazzi della band. In più, lei era la prima ragazza che da tempo si avvicinava a  me, per quel che ne sapevo, senza adorare già il Dan che cantava ai concerti sul palco. Mi era sembrato di conoscerla da sempre, come se tra di noi ci fosse un legame, come se avessimo avuto da subito bisogno l'uno dell'altra, ed era stato come una piccola dose di eroina per me: non avevo mai provato una sensazione simile.
Prima di addormentarmi controllai il telefono che avevo lasciato in silenzioso: c'erano alcuni messaggi da Kyle.
20:10
- Hey Dan, Will mi ha detto che hai riaccompagnato a casa Sarah, è andato tutto bene?-
21.04
-Daan perché non rispondi, dove sei?-
21.47
-Non sarai mica rimasto a casa sua?!
22.30
-Ok, ci sei rimasto...-
23.01
- Va bene Englishman, se vuoi continuare a ignorarmi fai pure... Ma poi non venirmi a dire che avete parlato di lavoro tutta la sera... ; ) Chiamami quando puoi, volevo sapere cosa hai deciso di cantare dopodomani.-

Cavolo, il Vevo Halloween Show!

Sarah p.o.v.

Cavolo, il Vevo Halloween Show!
Vidi le carte sul letto e me ne ricordai improvvisamente. Lucy, Alex e Greg mi avevano detto che era il primo evento di cui occuparsi e mi ero ripromessa di organizzarlo quella sera, per esporlo il giorno dopo alla band. Ma non mi dispiaceva affatto di non averci potuto lavorare per "colpa" di Dan...
Mi ero sempre chiesta come sarebbe stato di persona, semmai un giorno avessi potuto parlagli, e non ero mai riuscita a immaginare il suo carattere. Invece quella sera era stato tutto perfetto, e tremavo al solo pensiero di rivederlo.
Il mattino dopo mi alzai presto e cominciai a riordinare le idee che avevo avuto per la serata. Chiamai i tecnici del suono e delle luci, i fotografi e lo staff della sicurezza, poi organizzai la stampa degli ultimi manifesti e acquistai della pubblicità in rete. 
Dopo aver ricontrollato mille volte volte la lista del materiale da ordinare decisi che avevo finito. Era un perfetto show serale per la band.
-Ma tu non vuoi organizzare un banale show.- mi dissi- Deve essere speciale, in modo che i ragazzi se lo ricordino e attiri l'attenzione dei fan in rete.
Allora mi venne in mente una brillante idea. Sapevo come dare alla serata la svolta che serviva.


Erano seduti tutti attorno al tavolino nella sala del recording studio. Woody beveva della cioccolata mentre davanti agli altri c'erano tre bicchieri di caffè freddo. Londra era nel pieno di una fase di pioggia torrenziale e un fiume di ombrelli colorati ricopriva tutti i marciapiedi, creando l'illusione di un carnevale anticipato.
Mancava solo Sarah, che li aveva appena chiamati per avvisare del ritardo.
- Allora Dan, come è casa sua?- disse Will divertito.
- Carina... Ma non è come pensi, abbiamo solo mangiato della pizza e parlato un po'... Nulla di speciale...- Dan sorrise e arrossì.
- Ma non trovi che sia un po' maleducato andare a casa sua senza invito?-
-Mi ha detto lei di salire! Ho accettato per gentilezza...-
-Ohhh per gentilezza!!- fecero gli altri tre in coro, decisi a non smettere di torturarlo.
Woody colpì Dan sul braccio e si mise a correre per farsi ineguire.
In quel momento entrò Sarah, completamente fradicia per la pioggia, con il piccolo ombrello grondante e un plico di fogli stretti sotto il cappotto. Nonostante i capelli neri fossero bagnati, gli occhi grandi e luminosi la rendevano bellissima. 
-Mamy!- gridò Woody mentre le andava incontro. Lei appoggiò i fogli e andò ad abbracciarlo. - Ciao ragazzi, scusate per il ritardo, non ce l'ho fatta ad arrivare prima.-
Andò da Will e Kyle, poi abbracciò anche Dan.
- Grazie, se non fosse stato per te sarei dovuta rimanere a casa: non c'era nemmeno un taxi e così ho rifatto la strada di ieri per la stazione della metro.-
- Figurati, meno male che sei riuscita a ritrovarla.- rispose lui.
Alle spalle di Sarah i ragazzi si esibivano in faccine sognanti e occhi dolci. Dan li fulminò con lo sguardo.
Poi lei recuperò i fogli e si sedette con un gran sorriso in volto.
- Allora, quanti brani avete pensato di cantare?-
- Cinque o sei...- 
- Fantastico, allora ce la potete fare.-
- A fare cosa?- le chiese Kyle preoccupato.
- A non morire di caldo!-

Sarah p.o.v

 Quando glielo avevo detto pensavano che stessi scherzando, ma dopo averci pensato avevano accettato entusiasti. Ora erano in piedi davanti a me, ad ammirarsi gongolanti nelle loro fantastiche tute da scheletro.
- Tu sei un genio ragazza mia, sono perfette! Molto in stile Bastille!- commentò Kyle euforico.
-Già- disse Will- anche perché la mia unica alternativa sarebbe stato lo squallido costume da Capitano Uncino che ho messo per l'ultimo Halloween dell'università. 
- Siete proprio uno schianto, chissà di chi sarà stata l'idea...-
- Ah ma anche tu non scherzi...- disse Kyle alludendo al mio costume da angelo oscuro, un vecchio cimelio della mia passione per i manga.
- Bene, ora dovete fare la vostra parte su quel palco. Ci saranno telecamere anche tra il pubblico, ma a voi non cambierà nulla. Buona fortuna! Io vi guarderò da qui dietro.- 
I ragazzi mi ringraziarono e Woody, Kyle e Will si spostarono nella stanza vicino al palco. Dan invece non uscì e mi guardò negli occhi; le mie gambe vacillarono come accadeva ogni volta che che il suo sguardo incontrava il mio.
- Non ho paura di te, Angelo della morte. - disse sfoderando il suo sorriso tenero e avvicinandosi. - Sono uno scheletro, non puoi ferire i miei sentimenti...- arrivò affianco a me e posò velocemente le sue labbra sulla mia guancia. 
-Grazie Sarah, so che con il tuo aiuto riusciremo a migliorare molto.- mi guardò l'ultima volta e poi scivolò oltre la porta sorridendo felice. Non poteva immaginare che io lo fossi mille volte di più.
Guardai esibirsi un'altra artista e poi toccò a loro. Quando salirono sul palco mi sentivo emozionata come al mio primo concerto. Quello era il loro mio primo concerto, anche se non ero in mezzo a migliaia di persone affette dalla mia stessa ossessione, a urlare per loro.
Cantai tutte le canzoni muovendo le labbra sulla voce di Dan, lasciandomi trasportare dalla musica e non mi accorsi che una ragazza si era avvicinata.
- Le sai proprio tutte a memoria, eh... - disse facendomi sussultare -Cosa ci fa una fan come te dietro le quinte?-
Mi girai, la guardai che mi sorrideva e la riconobbi: era Janna, la ragazza con cui Kyle usciva da un po', avevo visto alcune loro foto in rete.
-Oh nulla, controllo che tutto proceda per il verso giusto, quello che deve fare un manager dopotutto...- le risposi.
-Allora devi essere Sarah, Kyle mi ha parlato di te, dice che sei sveglia.-
Arrossii e farfugliai che non era vero.
- Hai avuto una grande fortuna a lavorare con una band che ti piace, come sei arrivata fin qui?
Le raccontai gli eventi che avevano sconvolto le ultime settimane, tralasciando i particolari emotivi su Dan e alla fine lei sembrava ancora più stupita.
Nel frattempo i ragazzi avevano finito di suonare e tutto il pubblico stava applaudendo, erano stati grandiosi.
Poco dopo entrarono urlando nella stanza, mimando la vittoria trionfale di una partita e io e Janna non potemmo fare a meno di ridere e unirci ai festeggiamenti.
Kyle la stava abbracciando quando Woody salì in piedi su un tavolo e prese la parola.
- Oggi è Halloween giusto? E quindi io dico che dobbiammo assolutamente onorare la festività come si deve!-
Capimmo al volo e senza farcelo ripetere ci precipitammo fuori, sotto il cielo londinese.
Dopo esserci fermati a prendere della birra vagammo per ore tra i quartieri della città, suonando alle porte per poi scappare senza farci vedere. In testa al gruppo c'era Woody seguito da Will un po' alticcio che suonava una chitarra scordata presa nel backstage, mentre più in fondo camminavano Kyle e Janna abbracciati e ciondolanti. 
Dan era venuto vicino a me e mi aveva offerto la sua bottiglia, poi aveva circondato le mie spalle con un braccio a cui mi ero aggrappata, ed eravamo rimasti così tutta la notte, ridendo talmente tanto da sentirci esausti. 
Poiché non sapevamo dove andare, raggiungemmo tutti d'accordo il Recording Studio, entrando dal retro e trascorremmo le poche ore che ci separavano dal mattino addormentati sui divani beige.

Spazio Autrice:
Ringrazio come sempre tutti voi che leggete e recensite la mia storia.
Volevo solo fare un appunto perché capisco che a qualcuno potrebbe sfuggire. 
Dan dice: ..." per quel che ne sapevo, senza adorare già il Dan che cantava ai concerti sul palco" perché non ha sentito Sarah cantare Poet al Recording studio e quindi non sa che è una grande fan dei Bastille.
Grazie ancora
Shiwriter

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Capitolo 6
*** 6. River ***




6. River

Sarah p.o.v.

Sentii una mano calda che mi scuoteva piano la spalla e aprii lentamente gli occhi impastati di mascara. Avevo di nuovo dormito sul pavimento, ma stavolta vicino alla mia mano c'era quella lunga e affusolata di Dan. Accovacciata sui talloni Janna mi stava guardando, dopo avermi svegliato.
- Buongiorno Sarah, dormito bene?- disse rivolgendomi il suo sorriso contagioso. - Non ho potuto resistere e ti ho svegliato: devi assolutamente vedere come stanno dormendo i ragazzi!-
Mi misi a sedere e scoppiai a ridere con lei.
Will dormiva senza maglia su uno dei divani, con un calzino di Woody in testa mentre lui aveva i piedi appoggiati a Dan, che dormiva per terra, e la testa reclinata sull'altro divano. Kyle era schiacciato tra i tre, in una posizione contorta, esibendo la sua dentatura completa e russando forte.
Janna prese il telefonino e gli scattò una foto senza riuscire a smettere di ridere, poi si diresse verso il distributore per bere un bicchiere d'acqua e io la imitai. 
- Non ci crederai, ma io ho dormito bene su quel parquet! Certo che però sono stati egoisti, potevano almeno lasciare a noi due i divani...-
Smise subito di parlare di galanteria perché Dan aveva mosso le gambe e Woody era precipitato a terra, imprecando. Andammo a svegliare anche Kyle e Will.

Dan p.o.v.

Ero steso per terra e Sarah mi dava le spalle. Indossava ancora il costume di Halloween, ma aveva tolto i lunghi stivali, così le sue gambe erano rimaste scoperte. Stava cercando invano di far aprire gli occhi a Will, allora mi alzai per aiutarla. Quando mi vide sfoderò un sorriso contagioso.
-Buongiorno Dan.-
-Buongiorno signorina Sarah.-
-Mi daresti una mano a tirare giù dal divano questo gigante?-rise.
-Sono qui apposta per servirla.-
-Oh, sono lusingata...- si girò verso di me e il mio sguardo incontrò quello liquido dei suoi occhi.
-VA BENEEE! Ho capito che è meglio se mi sveglio da solo... Se aspetto voi due...- Will saltò su a sedere di colpo spaventandoci. Poi si mise a ridere di gusto.
-Brutto.. Razza di cafone!- mi gettai su di lui, ma mi immobilizzò immediatamente con un braccio.
- Ragazzi, Dan è un po' deboluccio, io direi che è meglio se gli diamo una colazione sostanziosa.- scherzò per far capire che era affamato. - Propongo una retata in caffetteria!-
E in un attimo stavamo già camminando verso il bar più vicino.

Sarah p.o.v.

Dopo la colazione decidemmo di tornare dove si era tenuto il concerto per recuperare le nostre cose, e la camminata si rivelò un po' più lunga di quello che ci era sembrata la sera prima. Il sole si era fatto largo tra le nuvole e scottava ormai alto sulla nostra testa, così arrivammo accaldati e stanchi. Dopo aver ri-indossato i miei jeans e un maglione, andai da Janna e i ragazzi per salutarli. Sapevo di dover lavorare un bel po' per loro, visto il programma intenso della successiva settimana e non volevo ridurmi all'ultimo, ma andarmene fu più difficile del previsto, dato che arrivarono a pregarmi di restare in ginocchio- Kyle per l'esattezza.
Quando uscii comprai un panino da un venditore per strada e mi incamminai verso la cara stazione della Metropolitana. 
- Andiamo dalla stessa parte.- mi bloccai in mezzo al marciapiede.-Se non ti dispiace ti accompagno.- mi voltai e trovai dietro di me un Dan sorridente e compiaciuto. 
-Non mi dispiace- risi- ma la prossima volta non comparire come uno stalker.- 
-Sono perdonato?- mi guardò un'altra volta con gli occhi dolci e gle gli dissi di sì senza nemmeno far finta di pensarci. 
Mi affiancai a lui per riprendere a camminare insieme, ma mi strinse la mano e mi tirò verso destra. - Allora seguimi, voglio mostrarti una cosa.- 
Essere trascinata da lui per le vie di Londra ormai era diventato normale. Era folle e bellissimo non sapere dove stavo andando, perché mi potevo affidare completamente a Dan. 
Arrivammo vicino al Tamigi, dalla sponda opposta a quella di casa mia. Le due rive sembravano così vicine, come se poche bracciate bastassero per passare da una parte all'altra, ma quando Dan mi fece sporgere sull'acqua mi resi conto della grande distanza che le separava. 
-Vieni, non è qui che voglio portarti.- disse cingendomi la vita e facendomi scendere dal parapetto. Pensai per un attimo a tutto il lavoro che avevo da fare, e che avrei dovuto rimandare. Per Dan, di nuovo. Non avrei mai potuto essere più felice. Così mi aggrappai alla sua mano sorridendo e lo seguii.
-Eccoci, fai attenzione quando scendi.- si era fermato in un punto del fiume dove non c'era nessuno e il parapetto era sostituito da una fila di arbusti. Si aprì un varco tra le piante e fece passare anche me, poi camminò sulle rocce della riva fino a sotto uno dei ponti. Lì altre piante schermavano la visuale ai lati. Dan le oltrepassò e si sedette rivolgendo lo sguardo al fiume e mi fece cenno di fare la stessa cosa. Eravamo circondati dalle foglie rigogliose degli arbusti, che proprio di fronte a noi si aprivano in uno scorcio sull'acqua luccicante del fiume. 
- Tra pochi minuti ci sarà il tramonto. A quell'ora il colore del fiume diventerà spettacolare.- mi disse emozionato per quell'evento. 
Ed in effetti non riuscivo a credere che l'acqua potesse colorarsi di tante sfumature diverse: diventò arancione poi rossa, rosa e viola fino a quando il sole scomparve e la luna prese il suo posto.
Appoggiai la testa sulla spalla di Dan che non aveva ancora lasciato la mia mano e continuava a giocare con le mie dita. Spostai lo sguardo sulle piccole luci che cominciavano ad accendersi sulla riva e mi tornò in mente la casa a Milano e le luci dei palazzi di fronte al mio. Il pensiero di casa non mi fece provare nostalgia, ma mi fece capire quanto mi sentissi a mio agio in quel luogo.
- A cosa stai pensando?- disse sorridendo senza voltarsi.
 -A nulla, solo che sono in pace con me stessa, anche se detto così sembra un po' Zen.- 


Dan pensò a quelle parole. Buffo, ma descrivevano esattamente come si sentiva in quel momento. Sì,anche se sembravano un po' Zen.
-È questo posto che ti fa sentire così.- le spiegò- vengo sempre qui per sentirmi bene, mi aiuta a scacciare il mio pessimismo cronico.- continuò ridacchiando.
-Anche io sono una pessimista. Da sempre. Ho paura di fare ogni cosa perché penso che andrà male e così ho perso un sacco di occasioni...- 
- Menomale che non hai perso quella di venire in Inghilterra, allora.-
Sarah alzò la testa e gli sorrise, gli era grata per quella frase. Sciolse l'ansia costante che portava sul petto, come una corazza. Ora sapeva che c'era un motivo per cui era valsa la pena di volare via dall'Italia, sapeva di contare qualcosa per qualcuno.
Parlarono ancora un po', seduti vicino all'acqua e lui le raccontò di tutti i pensieri che erano maturati in quel rifugio sotto il ponte, delle canzoni che aveva pensato e della rabbia che aveva scacciato. Quando cominciarono a sentire freddo si alzarono e senza smettere di parlare si incamminarono verso l'appartamento di Sarah, dall'altra parte del fiume.

-Beh,buonanotte allora. Scusa se ti ho fatto fare tardi.- le disse quando arrivarono. Erano esattamente nella situazione dell'altra serata. Ma Sarah non voleva che lui se ne andasse.
-Aspetta Dan, anche io voglio farti vedere il mio "rifugio"- lo pregò con gli occhi. Lui sorrise e alzò le mani per farle capire che la avrebbe seguita.
Quando aprirono i cancelli del piccolo parco si ritrovarono immersi nella luce chiara del lampione vicino alla panchina. Sarah mostrò a Dan le piante, che avevano ancora le sfumature rosse dell'autunno, e gli indicò la finestra di casa sua.
- C'è una cosa che dovresti aiutarmi a fare- gli disse poi.- quel piccolo albero ha delle  bellissime mele rosse vedi? Però non arrivo a prenderle e non ci si può arrampicare. Credi di essere abbastanza alto? - continuò conciliante.
Dan si avvicinò, ma le mele erano tropo in alto anche per lui.
-Sarah, se vuoi posso sollevarti.- propose. Lei si avvicinò e la prese per i fianchi. Nonostante le sue braccia fossero magre nascondevano una certa forza e sollevò Sarah con facilità. Lei stava quasi per afferrare una mela quando tutto successe in un attimo.
Dan la fece scendere e appoggiare al tronco del melo, poi la guardò con gli occhi azzurri e affondò le sue labbra in quelle di Sarah, stringendole la vita. Lei sentì mille brividi correrle lungo la schiena e si aggrappò al collo di Dan sfiorando i suoi capelli. Entrambi si dimenticarono del tempo e di ciò che li circondava, perché per quell'attimo bastavano da soli, uno all'altra.

Dan p.o.v.

Si addormentò sulla panchina del suo rifugio, con la testa sulle mia ginocchia. Ero esausto anche io dopo il concerto e la notte di Halloween, così presi le chiavi che le spuntavano dalla tasca ,senza svegliarla, e la portai in casa. La misi sul divano e le scostai i capelli neri dalla fronte per posarci le labbra, lei si svegliò per un attimo e riuscì a mugugnare un "buonanotte" prima di crollare di nuovo nel sonno. Mi stesi sull'altro divano con il viso rivolto verso il piccolo balcone. Prima chiudere gli occhi scorsi la biancheria stesa fuori, e vidi qualcosa che attirò la mia attenzione: appesa ad asciugare c'era una maglia nera, molto familiare; era di Twin Peaks.

Spazio autrice
Grazie atutti per aver continuato a leggere la mia storia. Questo capitolo è molto importante per me, ci tengo che mi facciate sapere cosa ne pensate. 
A presto e un bacio
Shiwriter
 

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Capitolo 7
*** 7. Feelings ***


7.Feelings

Sarah p.o.v.

Rimasi in cucina appoggiata al lavello per più di un ora. Solo quando sentii le gambe formicolare mi decisi a sedermi e a mettere fine alle mie stupide preoccupazioni, anche se era quello che cercavo invano di fare fin da quando mi ero alzata.
Il bicchiere di latte che stringevo tra le dita era ancora mezzo pieno,- o piuttosto mezzo vuoto considerato il mio pessimismo- a dimostrare che non stavo affatto pensando alla mia colazione. 
Non appena mi ero svegliata mi ero resa conto di trovarmi nel mio salotto, senza spiegarmi il perché, ma poi avevo visto Dan steso sull'altro divano e avevo immaginato con dolcezza come fosse finita la serata, dopo il mio crollo di sonno.
Resistendo all'impulso di accoccolarmi tra le sue braccia, ero andata in cucina, dove insieme alla lucidità erano arrivate le insicurezze.
Cosa avrei detto a Dan al suo risveglio? Forse le cose erano cambiate dopo quei momenti al rifugio e in quel caso, avrei dovuto trattarlo come prima? Mi ero detta che ci sarebbero stati imbarazzo e vergogna, almeno da parte mia. E che cercare di comportarmi normalmente sarebbe stato impossibile.
Il formicolio alle gambe mi aveva salvato dallo sprofondare in autosuggestioni sempre peggiori, e così mi ero decisa. 
Mi alzai dalla sedia per andare a svegliarlo, dopotutto le mie preoccupazioni non portavano da nessuna parte e solo affrontando Dan avrei scoperto cosa era cambiato dopo quella sera.

Mi sedetti sul bordo del divano e scrollai piano la sua spalla. Mosse le labbra, poi aprì lentamente gli occhi.
- Hey Sarah- bisbigliò passando un braccio intorno ai miei fianchi con naturalezza. Il suo viso era riposato e gli occhi brillavano, come se da quel divano potesse sfidare ogni difficoltà della giornata con entusiasmo.
- Buongiorno Dan- dissero le mie labbra in autonomia. - Grazie per avermi portato in casa ieri.- 
- Figurati, scusa se sono rimasto a dormire senza chiederti nulla.-
- Piuttosto, scusami se mi sono addormentata su di te al rifugio...- 
-No, scusa me se...- si fermò e mi fissò. Poi scoppiammo a ridere entrambi. Eravamo davvero patetici.
- Dobbiamo smetterla di scusarci e non pensare a ciò che ormai è fatto. - dissi tra le risate- Vieni, vuoi qualcosa da mangiare?.-
Rispose che gradiva del tè, così lo guardai complice e gli lasciai il posto ai fornelli. Quella bevanda era esclusivamente di sua competenza. 
Mentre sorseggiava parlammo e scherzammo come se facessimo colazione così ogni mattina. Una parte dei miei timori si sciolse assieme a quel tè, che mi confermava che tra me e Dan non era cambiato nulla, tutto era solo più dolce di prima. 
Dieci minuti dopo sedevamo al tavolo del soggiorno davanti a tutti i miei appunti di lavoro.

Dan p.o.v.

- Cara la mia rockstar, avete un po' di impegni in questo periodo...- mi disse assumendo un tono da segretaria antipatica. Sapeva come farmi sorridere.
- Abbiamo in agenda una sessione radiofonica con intervista stasera, un'altra intervista Mercoledì e un incontro per la scelta del merchandising in data da definirsi al più presto.-
Io sbuffai divertito, poi la guardai che rideva con me.
- Anche se sicuramente si può trovare il tempo per una gita al fiume...- proposi innocentemente. Mi abbracciò di slancio e disse che non avrebbe potuto farne a meno, poi tornammo a concentrarci sul lavoro. In realtà faceva quasi tutto lei, aveva giustamente molta più esperienza e sapeva come gestire ogni telefonata e ogni mail, senza perdere la calma. Mi incantai a osservarla spostarsi velocemente da una cartelletta all'altra leggendo,annotando, mordicchiando la penna. Era strana la sensazione che provavo, ma stando seduto lì mi sentivo come l'unico fortunato spettatore di un'opera magnifica.
-Quindi?- sbottò ridestandomi. Mi ero perso le sue ultime parole e non sapevo come risponderle, così cercai di guardarla con occhi colpevoli. 
- Non mi ascoltavi, vero? -rise- Dicevo, avresti già in mente qualcosa, per il merchandising della band?-
Riflettei un attimo.
.- Salsa- risposi poi- Salsa piccante!- Non era una cattiva idea in fondo, al posto dei soliti bracciali e delle magliette con il nostro simbolo, la salsa era meglio. Poi piaceva sia a me che a Kyle, Woody e Will e ne avevamo già parlato, quindi poteva funzionare.
Gli occhi spalancati di Sarah, però, dimostravano che non era d'accordo.
-Salsa?!! Ah ma stai scherzando...- proseguì ridendo. 
Io, facendo per finta l'offeso per la sua scarsa considerazione le feci capire che ero serio. 
-Va bene e salsa sia...- approvò sorridente- però voglio un compromesso: i fan vorranno anche delle magliette o degli accessori quindi mi devi promettere che accetterete anche quelli.- 
Mi arresi e feci segno di sottomettermi alla sua decisione. Lei voltò la testa, contenta, soddisfatta che avessi accettato e poi mi colse alla sprovvista. Mi sembrò che il tempo rallentasse quando incrociò il mio sguardo. Non fu nulla di tenero, ma avvertii i suoi occhi scavare a fondo nei miei per stabilire un contatto, un legame. Uno di quelli che spaventa, perché capisci che non potrai scioglierlo mai più. 
Poi con disinvoltura posò un bacio sulle mie labbra e tornò a dedicarsi alle sue scartoffie, come se niente fosse.


Entrarono insieme nel grande atrio della stazione radiofonica. Dan cingeva le spalle di Sarah con un braccio e lei faceva lo stesso con i suoi fianchi. 
La grande sala con le pareti di vetro dava sulla strada trafficata, e la vista delle auto che sfrecciavano a pochi metri dall'edificio, creava l'illusione di trovarsi all'interno di un moderno videogioco. Dalle bocchette sul soffitto veniva rilasciata aria calda e difficilmente si poteva pensare di essere in autunno, così entrambi si tolsero subito il cappotto. 
Woody e Kyle, seduti su alcune poltroncine verso il fondo, si scambiarono occhiate complici quando videro Sarah e Dan; tra i due doveva essere successo qualcosa dopo l'ultima volta che li avevano visti. 
Mancava solo Will che arrivò venti minuti dopo, con un sorriso beffardo come unica giustificazione del suo ritardo, poi vennero fatti entrare tutti nella stanza dei Live radiofonici.


Sarah p.o.v. 
La sala era riempita dal frenetico andirivieni degli addetti alla trasmissione.
L'intervista sarebbe stata in diretta, quindi erano tutti visibilmente tesi: in quella circostanza non ci si può permettere errori. I ragazzi erano già andati a sedersi  dietro la grande vetrata che separava la zona di registrazione da quella dei computer e i microfonisti stavano collegando vicino a loro tutte le attrezzature necessarie. 
Avrei voluto restare lì a guardarli, rassicurando Dan, che era tesissimo, ma due uomini che dissero di essere esponenti della casa discografica mi presero in disparte e cominciarono a parlarmi.
Li trovai immediatamente ripugnanti. Erano entrambi piuttosto vecchi, ma solo uno aveva i capelli grigi, l'altro era brizzolato. Quando spiegarono la loro posizione nel mondo discografico, si vantarono senza ritegno, affermando di poter stroncare la carriera di qualsiasi artista. Poiché non riuscivo a capire cosa volessero da me, decisi di rimanere in silenzio e limitarmi a piccoli cenni d'assenso, ma ad un certo punto cominciarono a farmi domande insistenti sulla mie esperienze precedenti, sulla laurea e persino sullo stipendio.
Fui salvata dai ragazzi che, cominciata la trasmissione, vennero presentati e iniziarono a suonare "Things we lost in the fire" attirando l'attenzione dei due uomini.
La voce di Dan era perfetta e Woody, Kyle e Will non erano da meno. Sentirlìi cantare di nuovo dal vivo, a pochi metri da me, risvegliò le emozioni che avevo provato fino ad allora, nella metro, in camera mia, per strada, tutte le volte che li avevo ascoltati con gli auricolari pressati nelle orecchie, e immaginai di infrangere quella parete di vetro, per perdermi completamente nella musica. 
" Things  we lost to the flame, things we'll never see again, all that we have ammassed, sits before us shattered into ash..."

Il resto dell'intervista si concluse brillantemente, Dan era ancora agitato ma Will riuscì ad alleggerire la tensione con una o due delle sue battutine ben piazzate e insieme crearono una buona alchimia con il conduttore.
Quando tornarono da me non riuscivo a smettere di sorridere come se avessi partecipato io alla trasmissione, ma quando stavo cominciando a complimentarmi con loro sentimmo i due discografici discutere.
- Certamente, il loro sound è buono, nulla di simile circola sul mercato, e sarebbero un buon acquisto, ma non credo che arriverebbero molto lontano con quella manager.- 
- Hai ragione, è troppo giovane, non ha alcuna esperienza e poi mi sembra poco motivata. È sciocca se crede di poter puntare così in alto con un curriculum del genere, va sicuramente rimpiazzata."
A quelle parole avvertii la gola riempirsi di lacrime salate, spingevano, stavano per traboccare, ma le ricacciai giù deglutendo. Decisi di voltarmi per dire a qui due che si sbagliavano, poi ripensai alla loro posizione influente e serrai i denti.
Dan invece non ci badò. Andò verso di loro, e con un coraggio che non gli avevo ancora visto gli parlò:
- Sarah non va rimpiazzata. Sarà anche giovane, ma ha molta motivazione e ha già fatto tanto per noi.  Si sta dedicando con impegno al suo lavoro, ho potuto vederlo con i  miei occhi e noi non abbiamo intenzione di farla andare via.-
Non lasciò loro nemmeno il tempo di ribattere e si diresse verso l'uscita, seguito a ruota da noi. 
Aveva corso un bel rischio, ma fortunatamente la trasmissione aveva registrato moltissimi ascolti e il giorno dopo la casa discografica mi mandò una mail, dicendo che era interessata ai Bastille.


Una volta fuori dalla sede della radio ci fermammo sul bordo del marciapiede. Ci squadrammo per un'attimo e poi scoppiammo a ridere, chi per la tensione chi per la felicità.
- Dan, eri davvero mooolto arrabbiato!!- gli disse Kyle divertito -Sul serio è la prima volta che ti vedo così!- 
Dan continuò a ridacchiare grattandosi la nuca, poi mi guardò, credo per vedere se fosse tutto a posto, così gli sorrisi immediatamente.
-Forza, una lunga serata al pub ci aspetta!- ruppe il silenzio Woody. Gli altri annuirono già al corrente. Chiesi se potevo unirmi a loro e Kyle mi travolse con la sua risposta
- Certo che sì!! Era sottinteso! C'è anche Janna, ci aspetta là, andiamo.- 
Così lo seguimmo lungo il marciapiede bagnato dalle goccioline di nebbia. 
Dan si affiancò a me e mise il suo braccio attorno alle mie spalle, mi ero già abituata a camminare così. Poi accostò la sua mano alla tasca del mio cappotto e ci fece scivolare dentro un biglietto.
- Non mi sono dimenticato l'appuntamento al fiume. Ci vediamo lì domani all'ora del tramonto. 
Un bacio 
Dan -
Acconsentii subito, poi riflettei un attimo. Gli feci notare che non avevo riscosso il bacio del messaggio così si chinò su di me e senza nemmeno farmi finire di parlare esaudì la mia richiesta.

Spazio autrice:
Grazie per aver letto la mia storia anche stavolta. Questo è un capitolo di passaggio, mi dispiace ma mi serviva per far capire le parti successive e far sviluppare i pensieri di Dan e Sarah.
Ci vediamo presto con la nuova parte! 
XXX
Shiwriter

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Capitolo 8
*** 8. Better to know? ***


8. Better to know?

Entrarono nel locale semibuio uno per volta, passando dalla piccola porta verde che dava sulla strada. L'insegna "Inn's pub" penzolava storta sopra lo stipite e delle venature brillanti lungo i bordi delle lettere facevano pensare che un tempo la scritta fosse stata dorata. Attraverso le vetrate non si poteva scorgere quasi nulla, se non lo sfavillio ambrato dei boccali di birra sui vassoi. 
Kyle, che era davanti agli altri, ruotò il collo e fece scivolare lo sguardo tra i tavoli per trovare Janna. Poi notò la sua bombetta nera sopra i capelli biondi e la raggiunse seguito dagli altri.

Sarah p.o.v.

Dall'esterno quel locale non prometteva nulla di buono ; se non fosse stato per la piccola scritta " Open" sul vetro, avrei pensato che fosse chiuso. Ma una volta entrata dovetti ricredermi: i tavoli di legno scuro e la luce fioca delle lampade creavano una sensazione di tranquillità mentre il viavai di cameriere con i bicchieri traboccanti dava vita a quel posto.
Raggiungemmo Janna che era splendida nel suo abbigliamento hipster, e mi sedetti tra lei e Dan.
Le nostre birre non tardarono ad arrivare così brindammo subito alla riuscita dell'intervista e al futuro della band. Al secondo giro di bicchieri eravamo già tutti più allegri e cominciammo a scherzare senza badare più al volume della voce.
Poi, mentre parlava con i ragazzi, Dan prese la mia mano sul tavolo accarezzandone distrattamente il dorso con il pollice, e subito la sentii bruciare per lo sguardo degli altri. Un sorrisetto compiaciuto si distese sulle labbra di Will.
- A proposito di futuro...- cominciò per cambiare argomento - diteci cosa avete fatto di bello oggi, ho saputo che alla sede della radio siete arrivati insieme...- concluse rivolto verso me e Dan. Lui lasciò la mia mano e io avvampai, concentrando il mio sguardo sulle sue converse rovinate.
-Abbiamo parlato del nostro merchandising.- fece Dan negando l'evidenza ma senza mentire. - Avete presente quella salsa che dicevamo? Sarah ha detto che possiamo produrla e venderla ai fan.-
Kyle e Woody si mostrarono subito entusiasti e Will stava per ribattere qualcosa quando Janna ci salvò da quell' inquisizione:
-Allora che ne dite di farcela assaggiare? Qui se non sbaglio fanno la vostra preferita!-
Woody non se lo fece ripetere due volte e fermò una cameriera per ordinare salsa e abbondanti patatine. Io allora sollevai lo sguardo ringraziando Janna con gli occhi e vidi Will che dopo aver chiuso la bocca sorrise, arreso.
Appena la cameriera tornò i ragazzi si avventarono sulle patatine, inondandole di salsa, così li imitai, forse con troppa leggerezza. Presa dalla fame e dalle risate mi ero completamente dimenticata che Dan avesse parlato di salsa "piccante", e ne presi una grande porzione. Non appena deglutii, sentii la gola pizzicare fino a farsi bollente, impedendomi di parlare e tossire. Così con gli occhi colmi di lacrime pregai gli altri a gesti di passarmi da bere e trangugiai il boccale di Janna tutto d'un fiato. 
I ragazzi non riuscivano a smettere di ridere e non appena mi ripresi mi unii a loro, ammettendo di aver fatto una figuraccia.
-Certo che se anche i nostri fan sono così, dovremo creare una salsa un po' meno piccante...-osservò Woody divertito.
-Peccato... Perché è davvero buona!- Kyle immerse altre patatine nella salsa e le ingoiò tutte assieme.  -Sarah, sicura di non volerne un po'?- in risposta feci una faccia disgustata e ridendo asciugai le ultime lacrime causate dal peperoncino. 
Dopo che Kyle ebbe raccontato anche a Janna la lite di Dan con i due discografici, i ragazzi si allontanarono alle nostre spalle per raggiungere il vecchio jukebox: avevano scommesso se ci fosse o meno Hey Jude dei Beatles, così rimasi sola con Janna.

-Ci tiene a te, eh?- Janna sorrise abbassando lo sguardo- Dan, intendo.-
Annuii, avevo già capito. - Penso di sì. Almeno, da come si è comportato in questi giorni.- le risposi.
-Ti guarda come se dovesse convincersi di quanto gli piaci.-
Pensai a quella frase che mi aveva colto alla sprovvista. Janna aveva capito che amare qualcuno fa paura. Che a me fa paura. 
- Forse anche Dan ha paura.- le dissi. E credo che colse subito quell' anche riferito a me.  -Nel senso... Se deve convincersi che io gli piaccio è perché non vuole sbagliarsi e commettere un errore che lo ferisca.- mi spiegai.
-Parli come se Cupido ti avesse fatto qualche dispetto in passato.- a quelle parole mi irrigidii ma lei mi guardò comprensiva.
- Tranquilla, mi è successa la stessa cosa. Capita a tanti per un motivo o per l'altro no? Ma guarda ora, sono felice e non ci ho più pensato.-
Mentre parlava teneva la testa rivolta verso i ragazzi, ma forse il suo sguardo stava spaziando molto più lontano, tra le scene dei suoi ricordi indistinti.
Poi si voltò di nuovo verso il tavolo e lasciò che un sorriso luminoso spuntasse.
- Sai- le dissi- Se penso a quest'ultima settimana faccio fatica a credere che non sia un sogno. Londra, il lavoro, la casa, mi facevano paura prima di partire, ma poi, a dire la verità, da quando sono qui non me ne sono più preoccupata. I ragazzi mi hanno completamente assorbito, non ho avuto tempo di preoccuparmi d'altro, ma "preoccuparmi" di loro mi fa star bene, come se mi garantisse sicurezza.-  
Dopo aver parlato la guardai per vedere la sua reazione, pensavo che mi avrebbe squadrato come se fossi troppo sentimentale, ma il suo sorriso era ancora lì, intatto.
- E poi c'è Dan.- continuai arrossendo- Quando sto con lui mi sembra di conoscerlo da sempre, non c'è nulla che mi imbarazzi o mi blocchi se parliamo e mi sembra che capisca come mi sento, come se pensassimo allo stesso modo. Averlo davanti riproduce l'immagine che mi ero creata da tempo. È stato il mio idolo- ammisi imbarazzata, sperando che Janna capisse - ho ascoltato le canzoni che ha scritto immaginando di poterlo incontrare e ora...
- E ora è meglio di quello che pensavi giusto?-
- Sì, il vero Dan è speciale, è molto meglio.- 

                                                            ******

Dan non fece in tempo a sentire quell'ultima frase. Stava ritornando al tavolo, alle spalle di Janna e Sarah, e aveva ascoltato le sue parole. 
Era una Fan dei Bastille. Lui era il suo Idolo.
Conosceva bene il significato di tutto ciò, così non riuscì a rimanere fermo e le gambe lo portarono subito verso l'uscita; camminò ancora, lungo le vetrine spente dei negozi, poi appoggiò la schiena ad un muretto e non si mosse, anche se era ruvido e gli pungeva le spalle.

Dan p.o.v.

Mi dissi che ero stato uno stupido a non capirlo prima, Sarah conosceva fin troppo bene la band, sapeva sempre cosa fosse meglio per noi, e la maglietta di Twin Peaks avrebbe dovuto dimostrarmelo. Forse avevo deciso di nasconderlo a me stesso, di illudermi che fosse diversa per non perderla, ma non sarebbe comunque durato a lungo. 
Era una fan e si era avvicinata a me solo perché mi aveva giá visto attraverso le foto e i video; desiderava solo conoscermi, come tutte le altre.
Stavo ripensando ancora alle sue parole e più le riascoltavo più facevano male, quando vidi arrivare Kyle, Will e Woody . Feci per allontanarmi ma mi raggiunsero.
- Hey perché sei uscito? Tutto bene?-
- Lei é un'altra delle nostre fan e io sono uno stupido!- dissi praticamente urlando. 
- Perché, non lo sapevi? Non ti ricordi quando ha cantato Poet al recor...- Kyle si interruppe ricordandosi che quel giorno ero arrivato dopo di loro.
- Bene. Tu lo sapevi, voi lo sapevate e non avete detto nulla? Pensavo che la sincerità fra noi fosse naturale, spero che non mi stiate nascondendo qualcos'altro!- mi staccai dal muro e cominciai a camminare veloce verso la fermata della metro. Non sapevo cosa stessi facendo, avevo la testa completamente annebbiata e avevo parlato d'impulso. Più tardi, una volta calmato, avrei capito che i ragazzi non avevano alcuna colpa e che non mi avevano nascosto quello che sapevano di proposito: potevo solo essere arrabbiato con me stesso. 

La facciata bianca di casa mia mi si parò davanti mentre stavo ancora rimuginando sulla serata. Camminare, anzi correre, aveva calmato la tristezza e sotto i muscoli ancora tesi sentivo la tensione sciogliersi.
Mi dissi che avrei dovuto parlare a Sarah, poi entrai e chiusi la serratura alle mie spalle.

Sarah p.o.v. 
Vidi Dan che usciva dal locale a pensai che dovesse parlare al telefono con qualcuno. Tenni d'occhio la porta d'ingresso mentre chiacchieravo con Janna ma lui tardava a tornare. Cominciavo a preoccuparmi, quando i ragazzi fecero ciò che altrimenti avrei fatto io: uscirono a cercarlo. Tornarono poco dopo senza di lui, avvicinandosi al tavolo; vedevo che cercavano di sembrare tranquilli ma il sorriso che avevano prima era sparito.
- Dan è tornato a casa, non passerà il resto della serata con noi. Non se la sente.-ci spiegò Will.
A quelle parole un dubbio si insinuò nel filo dei miei pensieri. Quando aveva camminato verso l'uscita Dan sembrava venire da vicino al nostro tavolo... Avrebbe potuto sentire il mio discorso e fraintenderlo...
Kyle tramutò quel pensiero in una certezza. - Non sapeva che Sarah fosse una nostra fan, e ora che lo ha scoperto ha bisogno di riflettere un po' da solo...- Il suo tono di voce era visibilmente imbarazzato e mi accorsi che evitava di guardare verso di me.
Così mi alzai di scatto e sollevai la borsa dalla panca. - Capisco. Ma credo che abbia capito male, so come si sente, o almeno credo di saperlo. Devo andare... a sistemare le cose- dissi mentre già mi dirigevo all'esterno senza lasciar loro il tempo di rispondere. Vidi Janna che si alzava per venire dietro di me, ma affrettai il passo e svoltai per tornare a casa.
Mentre camminavo non riuscii a non pensare a come si sentisse Dan dopo le mie parole. Le persone mi avevano tradito anche quando avevo riposto fiducia in loro e non era stato facile tornare a fidarsi di qualcuno. Decisi che il giorno dopo sarei andata a parlargli, non potevo permettermi di perdere anche lui, ancor prima che tutto cominciasse.


Spazio Autrice:
lo so che il capitolo non è granchè, ma ho avuto poco tempo per scrivere, scusate se vi ho deluso! Aspetto come al solito consigli e recensioni.
A Presto ;-)
Shiwriter

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