Do you ever feel invisible?

di sam_di_angelo
(/viewuser.php?uid=725532)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una nuova famiglia a Bord Ville. ***
Capitolo 2: *** Lavoro per un cantante capriccioso. ***
Capitolo 3: *** Due teneri fratelli e un ragazzo impertinente. ***
Capitolo 4: *** Struzzi altezzosi sugli skateboard. ***
Capitolo 5: *** Un nuovo Vip e una Serpeverde arrabbiata. ***
Capitolo 6: *** Io odio Biologia ***
Capitolo 7: *** Chi è la ragazza nuova? ***
Capitolo 8: *** Pizza, birra, ed Harry Potter. ***
Capitolo 9: *** Fra scarpe da calcio e fazzoletti della verità. ***
Capitolo 10: *** Nuove conoscenze e ragazzi-orso. ***
Capitolo 11: *** Influenza e bucce di banana. ***
Capitolo 12: *** Perdono e domande inaspettate. ***
Capitolo 13: *** Make-up baby! ***
Capitolo 14: *** Pioggia e lampi fanno nascere un'amicizia, o un amore... ***
Capitolo 15: *** Shakespeare e pietre preziose. ***
Capitolo 16: *** Di cose non dette e appuntamenti galanti. ***
Capitolo 17: *** Domande improvvise ed anziane sportive ***
Capitolo 18: *** Ramanzine e canzoni inedite. ***
Capitolo 19: *** Segreti svelati e delusioni d'amore. ***
Capitolo 20: *** Il festival studentesco e involtini primavera. ***
Capitolo 21: *** Attenti al cane! ***
Capitolo 22: *** OTP e saette preoccupate. ***
Capitolo 23: *** Riccioli d'oro e una serie di sfortunati eventi. ***
Capitolo 24: *** AVVISO IMPORTANTE. ***
Capitolo 25: *** Nuovi capitoli su Wattpad! ***



Capitolo 1
*** Una nuova famiglia a Bord Ville. ***


NEWS: Il cantante dei Three Half-Blood Boys è scomparso, dopo lo scandalo del suo arresto, Percy Jackson è sparito dal mondo della musica. Il gruppo formato da Nico Di Angelo, Leo Valdez e Percy Jackson si scioglie con una rivelazione shock del chitarrista, Nico: "Vogliamo avere una vita da normali adolescenti, e tutto questo successo ci stava dando alla testa." L'era dei tre affascinanti ragazzi che hanno conquistato le teen-ager di tutto il mondo si nascondono per avere una vita normale. Nico è andato a studiare in Italia, Leo non ha ancora deciso che liceo frequentare, ma del sexy cantante nessuna traccia. Vi terremo aggiornati, linea allo studio.

-Pronto?-
-Ehi Annabeth, sono Piper, come va?- Annabeth si lasciò cadere sul letto, parlava al telefono con la sua migliore amica.
-Tutto okay, sono ancora alla ricerca di un lavoro.-
-Ma tu non hai sedici anni?-
-Si, ma con il permesso firmato dal genitore posso lavorare, e papà è d'accordo.-
-Ci credo, anche lui spera con tutto il cuore che tu riesca a studiare architettura Annie, e un po' di soldi da parte fanno comodo.-
-Giusto Pip, e non chiamarmi Annie...- Disse la bionda con aria arrabbiata. L'amica ride.
-Come va la vacanza in California surfista?- Chiese Annabeth cambiando posizione.
-E' uno sballo qui! E' pieno di ragazzi abbronzati e con un fisico da urlo!- Annabeth rise.
-Farai colpo sicuramente Pip.- L'amica era la ragazza più bella del paesino sperduto. Era alta, con una carnagione scura, lunghe treccine castane e occhi verdi da paura. Per non parlare del fisico, avrebbe potuto fare la modella per qualsiasi stilista di moda famoso.
-Non lo so Annie, quando vedo un bel ragazzo e mi avvicino per parlarci, penso a lui...-
-A chi? A Jason? Ma fammi il piacere! Lascia stare quel montato e pensa a divertirti Pip, è la cosa migliore.-
-Giusto Annie. Devo andare, vado a surfare con papà, ci sentiamo, un bacio!- Piper era davvero felice e Annabeth lo era per lei, tralasciando un pizzico di invidia. 
-Ciao Piper.- Disse dolcemente Annabeth, per poi riattaccare il telefono. Tutti i suoi amici erano in vacanza, mentre lei era rimasta a Bored Ville, no ehm... Bord Ville, un paesino sperduto e dimenticato in un angolo degli Stati Uniti. Il suo sogno era studiare architettura in una grande città, ma le servivano soldi, dato che viveva sola con il padre che lavorava come professore nella scuola superiore. La madre era scappata con un attraente giocatore di Football quando lei aveva solo nove anni, prosciugando tutto il conto del marito. Lei e il padre si erano dati da fare per rimettere insieme i pezzi delle loro vite crollate e ricominciare, e il padre di Annabeth l'aveva cresciuta da solo, lei gli voleva molto bene.
-Annabeth! Mi serve aiuto!-
-Papà? Papà!-
Annabeth scese le scale di corsa e trovò il padre nella cucina con una pentola in mano....che andava a fuoco.
-Papà!- Annabeth prese l'estintore, sempre presente dati i continui disastri del padre, e lo spruzzò sulla pentola. 
-Forse dobbiamo fare a meno delle omelette stasera...- Disse il signor Chase. Annabeth sorrise.
-Ci facciamo due panini?-
-Andata.- Annabeth rise.

Il giorno successivo Annabeth si svegliò spaventata dalla suoneria del suo cellulare. Guardò la sveglia sul suo comodino.
-Pronto?- Disse la bionda stropicciandosi gli occhi.
-Annabeth!-
-Piper! Ma lo sai che ore sono? Sono le sette di domenica mattina!-
-Devi ascoltarmi! E' importante!-
-Cosa succede? Mi spaventi così...- L'amica lanciò un gridolino.
-Non hai idea di chi è arrivato oggi a Bord Ville!-
-Chi?- Chiese curiosa Annabeth.
-Non hai idea! Sono rimasta schockata perché nessun abitante di Bord Ville può dirlo in giro, e tu sei una di Bord Ville, e io sto sclerando, l'ho saputo stamattina e...EH!-
-Piper, prendi un respiro, e dimmi il nome.-
Sentì l'amica fare un respiro prondo.
-Non devi dirlo a nessuno al di fuori degli abitanti di Bord Ville, pena, una multa gigantesca...-
-Parla.- Annabeth ora era davvero curiosa.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Lavoro per un cantante capriccioso. ***


Sentì l'amica fare un respiro prondo.
-Non devi dirlo a nessuno al di fuori degli abitanti di Bord Ville, pena, una multa gigantesca...-
-Parla.- Annabeth ora era davvero curiosa.
-Percy Jackson si è trasferito nel nostro villaggio!- 
-Ma dai Piper saranno solo pettegolezzi che girano.-
-E va bene, non mi credere, ma ti dico dell'altro.- Annabeth si mangiucchiò le unghie.
-Mhmh?- In fondo era curiosa davvero e ci credeva anche a quello che le aveva detto Piper.
-Hanno comprato l'Hotel Blizer e una casa accanto a quella di Jason, nel quartiere dei ricchi, questo significa quello che deve significare.-
Annabeth si lasciò sfuggire un sorriso. Uno dei suoi cantanti preferiti si era trasferito nel suo villaggio. 
-E stanno anche cercando un dipendente all'Hotel!- Aggiunse con un gridolino di entusiasmo Piper.
-COSA?- Annabeth scattò in piedi dal letto.
-Sì! Che ci fai ancora qui? Non dovresti essere al colloquio?-
-Grazie mille Pip, ti amo, a volte.-
-Ohw, quante smancerie.- Si sentì una risatina.
-Io vado, ci sentiamo e ti aggiorno, ciao!-
-Ciao Annie.- 
Annabeth si mise degli shorts di jeans e una maglia larga e comoda, le Converse grige e si legò i capelli in una coda spettinata.

Alle dieci Annabeth era difronte alla porta dell'Hotel Blizer, a fissare il cartello: CERCASI PERSONALE con l'ansia nel petto e le goccioline di sudore. Aveva il permesso, l'in bocca il lupo del padre, e buona volontà di lavorare. Doveva solo premere il campanello. "Che sarà mai? Sto cercando solo un lavoro per raggiungere il mio sogno, non sto mica andando a morire."
Dopo circa dieci minutì si decise, e premette. Le aprì una signora grassoccia e bassa con un grembiule bianco e un'aura da tenera nonnina.
-Salve mia cara, come posso esserti utile?- La vecchietta sorrise ad Annabeth con aria dolce e con un impercettibile inchino. La bionda si rassicurò.
-Sono qui per il lavoro.- Annabeth sorrise raggiante e gonfiò il petto.
-Il lavoro dici?- La vecchietta la guardò con gli occhi castani caldi e gonfi di dispiacere, e il sorriso ampio fra le rughe sparì.
-Mi dispiace cara, ma il posto è già stato assegnato un'ora fa.- 
Annabeth sentì un leggero crack, forse era la sua buona volontà che andava in frantumi, o semplicemente un pizzico di dolore esplosivo.
-Ohw.- Riuscì solo a dire.
Il viso della signora era triste, pieno di...pietà?
-Ma ti posso dare un consiglio.- La vecchietta sorrise e si avvicinò ad Annabeth.
-Puoi provare a vedere a casa Jackson, la signora Sally Jackson sta cercando una donna delle pulizie.- Si accigliò sulla parola donna. -Puoi provare a chiedere lì, sembri una ragazza volenterosa.-
Il volto di Annabeth si illuminò di raggiante stupore.
-Grazie! Grazie mille!- 
-Di niente cara.- La vecchietta la abbracciò, e Annabeth sorpresa ricambiò con gratitudine.

Annabeth prese la bicicletta e volò verso il quartiere ricco del paese. 
Questa volta non esitò a suonare il campanello, ancora con il fiatone per la corsa e aspettò fuori dal cancello di una grande villa. La facciata era bianca e piena di finestre, e si scorgeva una piscina sul retro.
"Che bella vita che fanno questi ricconi." Pensò Annabeth.
Le aprì la porta una donna dall'aria materna e con un tenero sorriso caldo. Era vestita per andare al lavoro, con un completo grigio gonna e camicia e un cartellino con scritto: Blue Candy. "E così lavora al negozio di dolci...strano..." Aveva capelli castani boccolosi e gli occhi del medesimo colore, che infondevano tenerezza e affetto materno.
-Salve, desideri?-
-Sono Annabeth Chase, sono qui per il lavoro di...ehm...domestica.- L'ultima parola suonò più come una piccola domanda.
-Quanti anni hai?-
-Sedici, ma ho il permesso e...-
-Te la cavi con le pulizie e con i bambini?- Bambini?
-Ohw, ehm, certo.- Disse Annabeth, con il cuore che le martellava in petto. 
-Sei assunta.- 
"Wow lavorerò in casa Jackson, pensavo sarebbe stato un lavoraccio più difficile." 
-Puoi iniziare da subito ad aiutare Percy con gli scatoloni e ripulendo un po', devo correre al lavoro, appena torno ci sediamo e ci beviamo un caffè con calma per parlare del lavoro, e per conoscerci meglio. Mi sembri una brava ragazza, non deludermi.-
-Certo signora Jackson. Non la deluderò.- 
-Ohw, signora Jackson mi fa sentire vecchia, chiamami Sally.-
-Ok signor..ehm Sally.- Le due si salutarono con una stretta di mano. 
Sally la lasciò entrare. La casa era grande e bellissima, le strutture erano fantastiche, così belle che Annabeth si sarebbe voluta sedere per ammirarle e studiarle con calma.

Annabeth fu riscossa da una voce squillante e inconfondibile.
-Mamma! Mamma!- Un ragazzo scese velocemente dalle scale, e si fermò incredulo difronte ad Annabeth. 
-Ehm, ciao...- Percy scrutò la ragazza che lo guardava sul ciglio della porta. Era abbastanza carina. Gli ricordava una tipica ragazza californiana, con i capelli biondi e spettinati e l'abbronzatura perfetta. Se non fosse stato per gli occhi. I suoi occhi grigi erano colmi di nuvole temporalesche, e brillavano d'intelligenza.
-Sono Percy Jackson.- Allungò la mano verso la ragazza.
-E tu sei?-
-Annabeth, Annabeth Chase, piacere di conoscerti.- La ragazza strinse la sua mano presentanosi con tono fermo. La sua voce lasciava trasparire un chiaro messaggio.
"Non metterti contro di me, o sono costratta a finirti con un paio di mosse di judo."

Annabeth su sorpesa dalla disponibilità del cantante, ma il suo aspetto piuttosto macho non le avrebbe impedito di concentrarsi sul suo lavoro. Il ragazzo era alto, con i capelli corvini tagliati irregolarmante, che ricadevano su degli occhi vispi e brillanti color verde, come l'acqua del mare. Indossava dei jeans consumati, scarpe da ginnastica e una maglietta con scollo a V che lasciava intravedere i pettorali.
-Sono la nuova ehm... ragazza delle pulizie.- 
-Meno male, credevo di dover pulire da solo questa stupida casetta.-
"Casetta? Se questa la chiami casetta, la mia è uno sgabuzzino." Pensò Annabeth roteando gli occhi.
Il comportamento era mutato da "possibile amico" a "ricco bamboccio viziato". 
"Andiamo male." Si disse Annabeth, mentre un pianto da neonato ruppe i suoi pensieri.
-Andiamo, ti presento i miei fratelli.-
"Aiuto." Annabeth alzò gli occhi al cielo, con i bambini era sempre stata una frana. "Che il cielo mi aiuti." 




Nota: Spero vi sia piaciuto questo capitolo, siete curiosi? :3 Mi farebbe piacere una vostra recensione, grazie per aver letto, al prossimo capitolo!!♥ 


Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Due teneri fratelli e un ragazzo impertinente. ***


-Allora.- Disse Percy illustrando le stanze ad Annabeth.
-Questa è la mia stanza, ti avverto: non provare ad entrare senza bussare, e meno mi dai fastidio, meglio è.-
-Okay...- Disse Annabeth con riluttanza.
"Che gran pallone gonfiato."
Fece appena in tempo per scorgere le pareti azzurre e blu, uno skateboard appoggiato al letto, una chitarra appesa al muro e dei poster, poi Percy chiuse in fretta, come se non volesse estranei nel suo pezzetto privato di casa.
-Questa è la camera mi mia sorella Emma.- Entrò in una stanza. Annabeth lo seguì e si ritrovò in un piccolo mondo tutto rosa. Lei odiava il rosa.
-E' tutto molto...ehm...roseo?- Percy fece spallucce. C'era una bambina seduta sul letto a baldacchino rosa.
-Ciao Emma, sono Annabeth.- Annabeth si chinò sulle ginocchia sorridendo alla bambina. Aveva un bel vestito con delle rose rosa, "ma dai?", con le maniche a palloncino, delle scarpette bianche e lucide con un piccolo tacchetto e delle calze con dei disegnini floreali bianchi in rilievo. Portava un ampio fiocco color panna fra i capelli castani, che ricadevano come una cascata di boccoli sulle spalle piccole. Aveva delle tenere lentiggini e un'aria da birbante, gli occhi marroni simili a quelli della signora Jackson, vispi e allegri.
-Ciao, io sono Emma.- Fece un gran sorriso e Annabeth notò che mancava l'incisivo superiore. Quella finestrella era carinissima. "Che tenera!" Pensò Annabeth.
-Vieni.- Si sentì chiamare da Percy e lo seguì, dopo aver salutato Emma.
-Questo è mio fratello, Tyson.- Nella culla era adagiato un bebè dall'aria affamata che strillava muovendo le braccine grassocce in aria. Aveva i capelli più chiari dei due fratelli, e una tutina azzurra. La camera era dipinta di blu. C'erano molti peluche e giocattoli nella stanza, era davvero carina. "Del resto, questa casa è tutta una favola." Si disse Annabeth.
Annabeth andò a preparare il biberon per il piccolo, che evidentemente aveva fame.

-Bene, vuoi darmi una mano con gli scatoloni?- Indicò Percy scendendo le scale. C'erano una pila scatole ammassate accanto all'ngresso.
-Certo, va bene.-

-Cosa? Stai lavorando a casa di Percy Jackson?!- Sentì strillare l'amica.
-Thalia calmati! Comunque si, ieri è stato il mio primo giorno.- Thalia era piena di curiosità, e sembrava poterla sentire attraverso il telefono.
-E lui com'è? Bello, muscoloso, sexy?-
-Un po' tutte e tre, ma è un gran viziato, ed è anche antipatico.- Sentì l'amica mormorare un "Ohw..."
-Se ti da fastidio non devi fare altro che dirmelo, qualche pugno qua e la e il gioco è fatto!-
-AHAHAHA lascia stare Thal, non vorrai picchiare un cantante famoso e passarla liscia vero?-
-Per te questo e altro biondina.-
-Come mai tutta questa dolcezza oggi?..- Chiese Annabeth sorridendo.
-E' che mi manchi Sapientona, stare in una casa sperduta in montagna e con solo Jason di compagnia è deprimente....- Annabeth rise.
-Il ragazzo più bello della scuola è tuo fratello, sai quante ucciderebbero per passare un quarto del tuo tempo che passi con lui?-
-E' davvero noioso, non fa altro che parlare di football e di come sia sexy il suo nuovo taglio di capelli...-
-E' un tipo molto interessante allora.-
-Molto.- Entrambe scoppiarono a ridere.
-Bene, io vado Annie, resisti, mancano solo due settimane, poi ricomincerà la scuola, non che ne sia felice, ma almeno potremo stare insieme.-
-Concordo.-
-Ci sentiamo Sapientona.-
-Ciao Faccia di Pigna.- Sentì Thalia ridere, poi riattaccarono.
Annabeth si lasciò cadere sul letto. Era stata una giornata stressante, aveva mangiato solo un panino ed aveva fame, ma decise di aspettare suo padre per la cena.

Due ore dopo Annabeth era assorta in un giallo così intensamente che non si era accorta di essere stesa sul pavimento, rannicchiata sotto la scrivania, e che aveva letto più di metà libro.
"Stanno per scoprire il colpevole. Me lo sento."
-Annabeth! Sono a casa!- Annabeth si alzò e sbattè forte la testa alla scrivania artigliandosi il petto sobbalzante, si voltò ad occhi sbarrati verso il padre, che sembrava divertito.
-Papà!- dissi indignata.
-Mi hai fatto venire un infarto!-
Il padre rise affacciato alla porta e le chiese di seguirlo.
Annabeth uscì da sotto la scrivania e ripose il libro sul comodino con cura.

-Mi faresti un favore Annie?- Chiese il padre mentre lasciava cadere la borsa accanto alla porta e andava verso il lavello per lavarsi le mani.
-Oggi voglio preparare una bella cenetta per festeggiare, mi servirebbero solo un paio di cosette dal supermercato.-
-Certo papà, ci vado subito.-

Stava scendendo la sera, e l'aria era più fresca, o almeno, meno appiccicosa.
"Prendo la scorciatoia." Annabeth andò verso il quartiere dei ricchi per poi girare sinistra e trovarsi il supermercato alla destra, senza dover fare il giro del mondo.
Guardò curiosa la lista della spesa.
"Besciamella, passata di pomodoro, mozzare..." Annabeth andò a sbattere pesantemente contro qualcosa, o meglio, qualcuno. Atterrò duramente sul cemento del marciapiede, stesa sulla schiena dopo un bel volo. Sentì anche il suo aggressore cadere piombando nella direzione opposta.
Rimase stesa per un momento, lottando per immettere aria nei polmoni e fissando il cielo tinto di rosa dal tramonto. Era completamente senza fiato. Ad occhi sbarrati, serrò i pugni, annaspando per qualche secondo, per poi ritrovare l'andatura normale dei respiri.
-Oh cavolo.- Sentì mormorare il suo aggressore, Annabeth si mise a sedere, mentre si reggeva con una mano la testa che girava.
-No, dico, ma sei impazzito per caso?- Chiese fissando con rabbia il suo aggressore.
-Non è colpa mia se sei distratta e non mi hai visto!-
-E tu potresti evitare di scorrazzare per il marciapiede con lo skateboard come un idiota!- Solo allora Annabeth si rese conto chi stava uccidendo con uno sguardo grigio e tagliente. I suoi occhi erano riflessi in due buchi verdi pieni di acqua salata.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Struzzi altezzosi sugli skateboard. ***


-Stammi lontano Jackson.- Ringhiò Annabeth.
-Ti ripeto che sei stata tu! Che leggevi il fogliettino e non stavi attenta!-
Annabeth serrò i denti e i pugni e si voltò, andandosene impettita, sentendosi osservata. 
Sbattè la porta di casa e ci si appoggiò, sospirando.
"Uff, cosa ho fatto per meritarmi questo?"
-Annabeth, già di ritorno? Mi dai la busta? Devo finire la lasagna.- Annabeth spalancò gli occhi nel panico.
Il padre si affacciò dalla porta della cucina.
-Entro oggi.-
-Ehm, ho avuto un problemino con degli struzzi altezzosi sugli skateboard.- Sorrise maldestramente mentre il padre alzò gli occhi al cielo.
-Struzzi sugli skateboard eh? Ti do dieci minuti Annabeth Chase, o ti farò mangiare broccoli bolliti per cena.-
-Volo papà, volo!- Disse la bionda chiudendosi la porta dietro le spalle.
"Cosa avrò mai fatto?"

I giorni successivi Annabeth ebbe una "tregua". Quel maleducato di uno struzzo-Percy spariva sullo skateboard non appena Annabeth arrivava, ed era contenta di non avercelo fra i piedi. Passarono quasi due settimane, il lavoro procedeva liscio, e i risparmi di Annabeth lievitavano.

-Annabeth, devo dirti una cosa.-
Annabeth guardava fuori dalla finestra, e la vocina della piccola Emma la riportò alla realtà.
-Dimmi piccola.- Annabeth le sorrise, pettinandole i capelli, entrambe sedute sul letto di Emma.
-Ieri ho sentito Percy cantare con la chitarra.- Annabeth la guardò perplessa.
-Tuo fratello era un cantante, cosa ti aspetti?- La bambina prestò un'inspiegabile attenzione alle sue scarpette nere e lucide.
-E' che, non l'ho mai sentito cantare una canzone così triste...- Giocherellò con la gonna del vestito, aveva un'aria davvero preoccupata.
"Come fa ad essere preoccupata per quel sedicenne da salmone e aragosta?"
-Scommetto che è per la fine della sua carriera da cantante, vedrai, passerà.- Annabeth finì di passare la spazzola delicatamente fra i boccoli castani di Emma. 
-Lo spero, rivoglio il mio fratellone.-
"Forse un Percy depresso è la miglior cosa per il momento."
-Eh? Dicevi?-
-Rivoglio il mio fratellone!- All'urlo di Emma si unirono anche i lamenti di Tyson.
Annabeth andò a controllarlo e, per sua sfortuna, le aveva lasciato un ricordino nel pannolino.

Annabeth si sfilò il grembiule e si asciugò le mani. Una pila di piatti luccicanti e ordinati la facevano sentire tremendamente soddisfatta.
"Bel lavoro, Annabeth. E questa volta non ne hai rotto nemmeno uno!"
-Mamma! Sono a casa!- Annabeth rabbrividì e il sorriso le sparì dal volto.
-La signora Jackson non c'è, è ancora a lavoro.- Disse Annabeth con indifferenza mentre Percy Jackson entrava in casa, con una maglietta bianca bagnata di sudore che metteva in risalto i muscoli. Okay, forse una sbirciatina...
"Annabeth! Smettila, non è da te!" Annabeth si ricompose e lanciò uno sguardo diffidente allo struzzo, in fondo i capelli spettinati lo facevano sembrare uno struzzo.
-Capisco, volo in camera. Addio.-
Annabeth non ce la fece più e scoppiò a ridere, reggendosi la pancia.
-Che c'è da ridere?- Disse Percy allargando le braccia con aria imbronciata.
-E' che...Oddio AHAHAHAH Quando hai detto...AHAHAHA E' che, assomigli ad uno struzzo con quei capelli!! AHAHAH- L'espressione di Percy non fece altro che peggiorare il tutto. Annabeth credeva che avrebbe vomitato da un momento all'altro il fegato per quanto stava ridendo.
-Tu sembri un procione.- Annabeth smise di ridere, e la sua espressione mutò totalmente. Percy ingoiò. "Come fa a cambiare espressione così?" Si chiese, prima di sudare freddo, illuminato dagli occhi grigi e spietati della bionda.
-Io, odio, i procioni.- Fece per avvicinarsi a Percy.
"Aria da dura. Aria da dura." Annabeth rinunciò alla camminata da bad girl, quando mise un piede su della schiuma, che aveva sicuramente rovesciato lei stessa mentre lavava i piatti, e scivolò. Si sarebbe rotta la testa se Percy non l'avesse afferrata per la vita, impedendole di cadere. 
-Sei un procione maldestro.-
Restarono un attimo in silenzio. Lo sguardo di Annabeth volo dagli occhi di Percy, alle sue mani che le stringevano la vita. E lui la vide arrossire. Si allontanò brusca. 
-Saluta la signora Sally da parte mia.- 

Annabeth volò, letteralmente, sul vialetto verso casa, mentre la caduta continuava a scorrerle in testa.
"Basta Annabeth. Non pensarci più. Pensa a cosa più importanti, domani a scuola."


Nota: Mi scuso, il capitolo è molto corto, fra qualche giorno partirò e andrò in vacanza, quindi volevo pubblicare più capitoli possibile, continuerò quando riceverò un po' di recensioni, così potrò seguire al meglio i vostri consigli nei prossimi capitoli, al prossimo ♥ 


Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Un nuovo Vip e una Serpeverde arrabbiata. ***


"Cosa metto, cosa metto, è un dramma." Disse Annabeth guardando la marea di vestiti che aveva tirato fuori dall'armadio alla ricerca dei vestiti giusti.

-Annabeth! Sono le otto meno un quarto! Farai tardi!-

-Si papà!- La bionda si mordicchiò le unghie.

Ecco qui Annabeth Chase, che esce da casa con i suoi amati jeans scoloriti, la maglietta larga e nera e le sue amate Converse bianche semi-distrutte e con i capelli legati in modo confuso.

"Bene, assomiglio ad una barbona." Pensò passando allegramente sul vialetto di pietre bianche della scuola, sorridendo e stringendo la cartella piena di quaderni bianchi che profumavano di carta nuova.

"Ma di certo a me non importa."

Appena la bionda incrociò gli occhi blu elettrico della migliore amica sorrise a 64 denti e le corse incontro.

-Sapientona!-

-Faccia di pigna!- Le due si abbracciarono mentre tutto il cortile si era girato a fissarle. Ma al diavolo, non si vedevano da tre mesi, tre lunghissimi mesi.

-Thalia, mi sei mancata da morire.- Annabeth la strinse forte chiudendo gli occhi e sorridendo, mentre il profumo pungente di aghi di pino di Thalia le riempì le narici.

-Chase!- Un'altra ragazza si unì all'abbraccio. Annabeth sentì l'inconfondibile profumo di fragola della sua amica.

-Piper!- Urlarono entrambe le ragazze.

Quando l'abbraccio si sciolse, Annabeth non poté fare a meno di notare l'abbigliamento elegante di Piper e di come la pelle color caramello era abbronzata. Si sentì un fantasma a confronto. Piper aveva un vestito a fiori azzurro e degli stivali di pelle marrone con un po' di tacco. Aveva le inconfondibili treccine con le piume, tipiche delle ragazze indie, e gli occhi cangianti pieni di felicità, e il suo amabile sorriso dolce. Sembrava tanto una modella uscita da una rivista di moda, anche se era completamente senza trucco. Thalia invece, emanava un'aura da punk, aveva jeans neri strappati, una maglietta blu elettrico con un gruppo rock stampato sopra, e Vans completamente nere. Aveva il viso un pochetto più abbronzato, ma le lentiggini continuavano a coprirle tutto il naso e le guance. Gli occhi blu erano carichi di elettricità.

Si unirono a loro altre due ragazze, Hazel e Silena.

-Ragazze!- Urlarono in coro, prima di iniziare a parlare delle vacanze e inevitabilmente dei ragazzi. Hazel aveva i capelli ricci sciolti che le ricadevano sulle spalle e le incorniciavano il viso scuro e gli occhi dorati. Indossava jeans e maglietta, semplice come sempre, senza un filo di trucco. Silena aveva una canottiera a fiori rosa e una gonna verde acqua con del pizzo e delle ballerine blu. I capelli neri e lucenti erano piastrati e perfetti e gli occhi azzurri penetranti e curiosi.

-Ma è vero che lavori per Percy Jackson?- Chiese Silena, con un sorrisetto malizioso.

-Lavoro per la signora Sally, e Percy lo vedo poco e niente.- Disse Annabeth.

-E dimmi, com'è lui?- Chiese curiosa Hazel mentre Silena studiava concentrata l'espressione di Annabeth.

-Ohw, ehm...- Annabeth arrossì al ricordo delle mani di Percy che la afferravano per la vita.

Thalia spalancò gli occhi.

-Sapientona, se quel tizio si azzarda anche solo a sfiorarti con un dito, cambierò la sua desinenza da Perseo, a Persea a furia di calci.- Thalia strinse il pugno, mentre Silena, Pieper ed Hazel ridacchiavano divertite.

-Ma no Thal, è semplicemente arrogante e si comporta come un teenager capriccioso al quale è stato tolto il video game...-

-Certo che paragonare la fama ad un video game non rende l'idea.- Osservò Piper.

-Ma il significato è lo stesso.-

-Se lo dici tu.-

 

In quel momento arrivò nel parcheggio della scuola l'inconfondibile macchina rosa shock del Trio.

-Ed ecco le Galline sui Tacchi.- Bofonchiò acida Hazel.

Tre ragazze truccate eccessivamente e con dei tacchi così alti da far invidia alle Torri Gemelle scesero dall'auto, ridacchiando.

Annabeth sospirò. Si muovevano a schieramento a V, con Rachel Dare al comando, pronte ad attaccare qualsiasi ragazzo e stregarlo. La rossa aveva un vestitino verde attillato e scintillanti tacchi argentati.

"Sarà una Serpeverde." Pensò Annabeth.

La seguirono una ragazza chiamata Drew e una chiamata Reyna, entrambe vestite d'argento.

-Vengono da questa parte.- Annunciò Thalia.

-Vorrei tanto prendere i loro tacconi e spaccarglieli in testa.- Aggiunse.

-Molto probabilmente si romperebbe solo la testa e non i tacchi per quando sono spessi e alti.- Disse Piper con una smorfia.

Da quando Annabeth aveva accidentalmente urtato Rachel nel corridoio l'anno scorso versandole il caffè sul vestito, non le dava tregua, e le aveva promesso, dicendo testuali parole: "ti renderò la vita un Inferno Annabeth Chase, mi hai sporcato il vestito nuovo." Annabeth sospirò, un attimo prima che la rossa si fermasse a pochi metri da lei.

-Ho sentito che lavori dai Jackson.- Improvvisamente tutti gli occhi del cortile caddero su Annabeth e Rachel. Thalia avanzò minacciosa, ma Annabeth la fermò un con un cenno della mano.

-Sì. Problemi Dare?-

-Non hai nemmeno i soldi per pagarti il pranzo, poverina...- Disse arricciando le labbra, mentre tutto il cortile rise.

-Oh, oh...- Disse Silena, vedendo gli occhi di Annabeth risplendere di un grigio velenoso e terribilmente infiammabile.

-Al tuo contrario, io metto da parte i soldi per realizzare il mio sogno e non li butto via a smalti e scarpe Rachel, io ce l'ho un cervello.- Hazel trattenne una risata, mentre tutto il cortile rideva più forte di prima. Rachel sbuffò e si girò.

-Voglio Percy Jackson, Chase, è mio.- Detto questo, se ne andò sculettando, seguita dai suoi cagnolini argentati.

-Sei stata grande Annabeth!- Si congratulò Hazel.

-Mai farmi arrabbiare...- Incrociò le braccia al petto la bionda.

-A proposito di chi ti fa arrabbiare Annie, vedi l'auto che è appena entrata.- Piper indicò un macchinone.

"Oh no." Pensò Annabeth mentre la macchina nera e tremendamente grande di Jason Grace si fermò nel parcheggio. Ne uscirono tre ragazzi, Jason, Luke, e un nuovo membro dei Vip, l'inconfondibile struzzo con gli occhi verdi e acquosi.

Tuttavia, salutò Annabeth con un cenno del capo e un sorriso, mentre attraversava il cortile gonfiando il petto come fosse una passerella di moda, assieme a Jason e Luke.

-Annabeth! Percy Jackson ti ha sorriso!- Disse con un gridolino Silena mentre batteva le mani.

-Ma sta zitta Cupido, a proposito, c'è qualcuno che ha preso in ostaggio il tuo cuore, Silena?- Chise Annabeth con una piccola gomitata. Le ragazze fissarono Silena, mentre lei arrossì.

-Bah, un ragazzo ci sarebbe....-

-E CHI?- Gridarono in coro tutte.

-L'ho incontrato a Madrid mentre ero in vacanza, si chiama....-

-SI?-

-...- Silena giocherellò con i braccialetti dorati che aveva al polso.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Io odio Biologia ***


-Tu ci credi?-
-Cosa?- Chiese Annabeth distrattamente, incrociando gli occhi blu dell'amica.
-Annie, non mi stavi ascoltando!- 
-No è che...scusa Thal....- La ragazza punk fa spallucce.
-Ti perdono, non è che pensavi ad un certo struzzo con gli occhi verdi, vero?-
-Eh? No,no.- Scuoté la testa Annabeth, arrosendo giusto un po'.
-Beh, comunque sia...- Annabeth ringraziò il cielo della noncuranza dell'amica.
-Ci credi che a Silena piace Charles?-
-Ma chi, Beckendorf?-
-Ti boccio Chase, sei sempre disattenta.- Affermò Thalia incrociando le braccia al petto, ma sorridendo.
-Mi scusi madame, mi perdoni.-
-Comunque sì, il ragazzo-armadio della seconda B...-
-Ma sì, starebbero bene assieme.- Decretò Annabeth aprendo il suo armadietto. 
-Che abbiamo a prima ora?- Annabeth lesse dall'orario scritto sul suo foglietto.
-Biologia.-
-Io odio biologia.- Thalia sbuffò, sottileneando con voce seccata la parola 'odio.'
Annabeth guardò per un momento l'amica. Era davvero diversa dal fratello. Non solo di aspetto, ma anche per quanto riguarda il carattere. Thalia era una ragazza semplice e solare, un po' punk, inevitabile, ma pur sempre disponibile e allegra. Jason era l'opposto. Era uno stupido, altezzoso e triste ragazzo biondo con un irrefrenabile interesse verso le macchine sortive e i suoi capelli, capitano della squadra di football. Thalia diceva spesso che non andavano molto d'accordo, anche se erano pur sempre fratelli e si volevano bene, ma i  momenti da 'fratello e sorella' non erano moltissimi. 
-A cosa pensi, Ann?- 
-No, a nulla, andiamo, o faremo tardi.- Lo squillo della campanella le fece correre fra i corridoi a più non posso.
"Un buon inizio, davvero un buon inizio." Pensò Annabeth, col fiatone.


Percy Jackson camminò per il corridoio, ignorando con diffidenza gli sguardi curiosi e gli occhi a cuoricino di alcune ragazze. 
"Irritante." Pensò Percy, girando a destra verso la segreteria. Venne accolto da una signora grassoccia che parlava da dietro un vetro.
-Salve, tu sei?...O sì! Il ragazzo nuovo!-
"Il ragazzo nuovo." Ripetè Percy.
-Aspetta un attico che... oh cielo, un attimo, intendevo un attimo, il lavoro già mi stressa.-
"E' ancora il primo giorno, e poi devi vedere io quanto sono felice." Si disse Percy roteando gli occhi e stringendo le strisce di tessuto dello zaino sulle sue spalle. La signora continuava a rovistare in una pila di fogli sulla scrivania.
-Ecco bel giovanotto.- Prese una decina di fogli e li passò sotto il vetro. Percy li guardò con avversione, prima di allungarsi per prenderli, con riluttanza.
-Se hai qualche domanda, mi troverai qui.- Continuò la signora con un sorriso fin troppo amichevole.
 -Il numero dell'armadietto e l'orario sono qui, i tuoi libri sono già nell’armadietto. So che amerai la Bord Ville High!- Disse con una scintilla neglio occhi la donnetta.
"Oh, certo..." Sbuffò Percy mentre camminava ancora fra gli sguardi nei corridoi. "Starò una meraviglia in mezzo a tutti questi impiccioni." Si disse, mentre consultava l'orario.
"Prima ora." Fece scorrere il dito sul foglio. "Biologia." Guardò l'orologio. Otto e un quarto.
Allora alzò il passo. Raggiunse il suo armadietto, mise la combinazione e si aprì con un crick, prese il libro di biologia e lo richiuse, poi si avviò con passo spedito verso l'aula di biologia.

Annabeth giocherellò con la penna, con il viso poggiato sulla mano e con aria assente, mentre il professore spiegava. 
"Dannata dislessia, e dannata iperattività." Si auto-rimproverò Annabeth. Così cercò di stare più attenta. 
Era in un banco in mezzo all'aula, a sinistra c'era Thalia, dall'altra parte c'era un banco vuoto. La sua migliore amica sapeva del suo disturbo, così cercava di non distrarla più di quanto non lo facesse già da sé. Thalia era intenta a sottolineare man mano quel che il professore diceva con un evidenziatore azzurro, finché tutti non vennero interrotti da qualcuno che bussava alla porta.
-Avanti.- Il professore si accigliò e smise di scrivere, voltandosi verso la porta.
Entrò un ragazzo alto e da fisico atletico, con i capelli corvini e gli occhi verdi svegli e furbi.
"Oh no." Pensò Annabeth. "Anche qui." 
-Salve, Percy Jackson. Ragazzi, questo è Percy Jackson, nuovo studente della Bord Ville High.- Disse circondando con un braccio un nuovo arrivato dall'aria seccata e imbronciata e gli occhi socchiusi, come per sottolineare "vi odio già tutti."
"Almeno non ha detto: trattatelo come fosse a casa sua." Si disse Percy.
"Un ragazzo di New York buttato in un paesino sperduto solo perché ha esagerato con l'alcool, assurdo." Aggiunse.
"Pft." Annabeth lo squadrò, e quando lui incorciò il suo sguardo si sentì strana. Fu scossa da un brivido che le corse dalla nuca fin giù per la schiena.
"Agghiacciante." Pensò Annabeth. "Come fa Emma a voler bene ad un tipo così...gelido?"
-Siediti dove vuoi.- Disse il professore indicando con il braccio libero la classe, con un sorriso. Percy si guardò attorno, evidentemente scocciato dai compagni curiosi e andò verso il fondo dell'aula. Indugiò, guardando il banco vuoto accanto ad Annabeth, che faceva finta di prestare attenzione alle pagine del libro. Guardò di nuovo il posto vuoto, ma andò a sedersi in un banco all'ultima fila, isolato.
"Mi ero completamente dimenticata dell'esistenza di quel banco." Pensò Annabeth curiosa. Poi realizzò.
"Oh, un Dio non può mica sedersi accanto ad una Mortale." Si disse mentre guardava col broncio il banco accanto a se.
-Bene, continuiamo.- Concluse il professore. 
-Pss, pss, Annabeth.- Annabeth si voltò alla sua sinistra, incrociando lo sguardo blu elettrico dell'amica, alzando un sopracciglio.
-Cosa?- In risposta Thalia le lanciò furtivamente un bigliettino piegato. Annabeth lo afferrò, e stando bene attenta al professore lo aprì. 

Secondo me è soltanto arrabbiato.

Annabeth ci pensò un secondo, poi prese la penna rossa e rispose.

-Secondo me no, è solo viziato. E continuò così.
-Oppure ha bisogno di un amico. Scrisse Thalia, mimando anche con la bocca:"o un'amica." Alzando e abbassando le sopracciglia con un'espressione particolarmente comica e un sorrisetto malizioso. Annabeth per poco non si strozzò con la risata che cercava di reprimere.
-Grace, Chase. Cosa succede?- 
-Oh, nulla professore, le ho chiesto un fazzoletto.- 
"Banale, Thalia." Pensò Annabeth sorridendo.
-Prestate attenzione ora.- Annabeth e Thalia abbassarono la testa, non badando alle occhiate incuriosite dei compagni. 
"E se avesse davvero bisogno di qualcuno? E sta con i Vip solo perché è un Vip che sente di dover essere?" Pensò Annabeth mentre continuava a mangiucchiare la penna. 
"Ma sono davvero curiosa." Si disse Annabeth iniziando a scarabocchiare. "Davvero curiosa..."

Percy Jackson si ritrovò ad osservare la bionda di nascosto. Era intenta a scarabocchiare sul suo quaderno con aria assorta, così Percy ebbe il tempo di studiarla. I capelli biondi erano raccolti in una coda alta disordinata, dalla quale spuntavano ciuffi scintillanti. Gli occhi grigi e carichi di tempesta erano poggiati sul foglio, ma con aria assente. 
"Chissà a cosa sta pensando..." Si disse Percy. 
Era vestita in modo semplice, con jeans, Converse e una maglietta larghissima, ma Percy la trovò comunque carina.
"Smettila Percy." Si disse cambiando direzione dello sguardo infastidito. "Non è da te." 
Dopo un po' suonò la campanella e il moro fece per uscire dall'aula. Si ritrovò inevitabilmente accanto ad Annabeth, ed entrambi, volendo uscire, rimasero incastrati.
-Per tutti gli Dei del cielo Jackson.- Mormorò Annabeth infastidita.
-Scu..scusa...- Mormorò a sua volta Percy, scosso dal contatto delle loro braccia.
-Che ti prende?- Chiese Annabeth con le sopracciglie aggrottate.
-No, nulla.- Percy si tirò dietro, in modo da farla uscire, per poco non cadde, inciampando.
Annabeth lo osservò, poi ridacchiò.
-Sei davvero maldestro Percy.- Disse iniziando a ridere di gusto.
-E tu sei antipatica.- Si accigliò Percy, prima di inizare a sorridere a sua volta. 
-Che materia hai ora?- Chiese Annabeth asciugandosi una piccola lacrima.
-Matematica.-
-Io ho Inglese, nell'aula accanto. Andiamo insieme?- Percy annuì sorridendo. 
"Non è poi così male." Pensò Annabeth sorridendo di ramando. 
Ma nessuno dei due sapeva cosa sarebbe successo poco dopo...



Nota:Tadaaaan, che ve ne pare? :3 Volevo solo avvisarvi che non scriverò per un po', perché partirò domenica, lasciatemi tante recensioni, e non mi abbandonate(?) :c riprenderò a scrivere appena posso.
*tossisce* *voceteatrale*
COSA SUCCEDERA' AI NOSTRI EROI?
*rulloditamburi*
LO SCOPRIREMO NEL PROSSIMO CAPITOLOOOO!!
Grazie a chi segue la mia storia, baci. ♥ -Sam 



 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Chi è la ragazza nuova? ***


Nessuno dei due sospettava minimamente che nel corridoio di quella scuola infuriasse una strega verde coi capelli rossicci, e che stesse aspettando la ragazza bionda e saggia direttamente accanto all'armadietto, sbraitando e agitandosi decisamente da oca.
-Oh no.- Mormorò Annabeth nascondendosi leggermente dietro la spalla di Percy.
-Hai paura Chase?- Chiese il ragazzo ghignando, guardandola.
-No idiota, è che se quella pazza isterica mi capita fra le  mani giuro che le strappo quella paglia rossa che si ritrova sulla testa con la ferocia di un gladiatore romano una volta per tutte.- Rispose Annabeth incrociando le braccia. Strinse i pugni intorno al cotone della sua maglietta e iniziò a camminare lasciandosi dietro Percy, che la fissava mentre andava con passo spedito verso il suo armadietto, leggermente confuso.
-Dare.-
-Chase.- Disse la rossa con odio, scuotendo il capo.
-Cosa vuoi?- Andò al punto Annabeth, gli occhi grigi pieni di lampi e nuvole temporalesche e minacciose.
-Non crederti chi-sa-chi, biondina svampita, sappi che non ho intenzione di farmi mettere i piedi in testa da te, quindi ti annuncio che quest'anno sarà indimenticabile.-Rachel lanciò uno sguardo verde e freddo.
-Hai finito?- Per un momento Rachel spalancò gli occhi sorpresa per poi stringere i denti.
-Sì Chase, tanto ho capito, è facile sai, data la tua faccia.- Annabeth la guardò confusa e spalancò gli occhi, quando Rachel andò sculettando da Percy e gli mollò un bacio sulle labbra. Per poco Annabeth non si strozzò, si voltò e prese il libro dall'armadietto, ignorando la risatina di Rachel e gli sguardi curiosi dei compagni e si avviò verso la sua aula, senza batter ciglio.
Percy rimase imbambolato, con gli occhi sbarrati. Rachel gli sorrise  e alzò il pollice e il mignolo, agitando la mano.
-Chiamami, Jackson.- Gli fece un occhiolino. Ma l'unica cosa che Percy riuscì solo a guardare Annabeth andare via pestando i piedi, lui rimase lì, e piombò nel suo passato.

-Papà, non andare via!- Strillò il bambino, stringendo la maglia del padre con la manina. 
-Devo Percy, capirai.- Il padre si alzò, e accarezzò i capelli del suo bambino, mentre i suoi occhi si riempirono di lacrime.
Il bambino rimase lì, a guardare il padre, andare via, di spalle. Il padre non tornò più, e si portò dietro l'infanzia del suo bambino, con sé. Lui era il bambino cresciuto troppo in fretta, la star che tutto il mondo desiderava veder brillare, mentre lui, dentro di sè, si era già spento.



"Non ti darò nemmeno un briciolo del mio anno scolastico, non ti permetterò di rovinarmi tutto." Era come un'auto-promessa per Annabeth, ma non sapeva se era indirizzata a Rachel, o a Percy.
"E' la mia vita, non la tua." Si sedette, e guardò fuori dalla finestra, con aria assorta. Cos'era quel formicolio allo stomaco che le dava fastidio? Perché il bacio di Rachel a Percy continuava a darle il tormento? Una nuova e spietata sensazione naque nel cuore di Annabeth, come una piccola macchietta di veleno denso e pericoloso, come si chiamava?

-Sì Thalia, ti ho detto che lo ha baciato.- Disse Annabeth dando un morso alla sua mela. 
-E perché mai?- Chiese Thalia guardando prima Annabeth, per poi annegare gli occhi nel sugo della sua pasta, accarezzandosi il mento come se stesse pensando profondamente.
-Non ne ho idea.- Ammise Annabeth alzando le spalle.
-Mi pare ovvio, sciocche, Rachel ha baciato Percy perché pensa che ad Annabeth piaccia.- Constatò Silena tirando un aristocratico morsetto alla sua fetta di pizza con aria da esperta in materia. Il pezzo di mela di Annabeth le tornò su, e la sua faccia divenne rossa almeno quanto il sugo di Thalia.
-Ma cosa dici? Ah, lasciamo perdere, anche perché questa storia è uguale a tutti quei film americani dove la tizia ha una nemica che le ruba la cotta, e sinceramente, non mi va.- Terminò Annabeth, poggiando il torsolo della mela nel vassoio. 
-Piuttosto, chi è quella ragazza lì?- Annabeth indicò impercettibilmente una ragazza che sedeva da sola ad un tavolo. Aveva la pelle abbronzata ma comunque delle occhiaie marchiate. Dei lunghi capelli mossi e scuri e degli occhi dolci. Portava una maglia argentata e dei jeans neri, e uno strano berretto poggiato sui capelli voluminosi. Ad Annabeth sembrò familiare.
-Ah non ne ho idea.- Disse Hazel, che fino ad allora se ne era rimasta in disparte ad osservare i maccheroni galleggiare nel sugo decisamente liquido della mensa, assorta nei suoi pensieri. 
-Scusatemi, ma dov'è Piper?- Chiese Hazel, accorgendosi dell'assenza dell'amica.
-In biblioteca a cercare argomenti per la sua ricerca di scienze.- Spiegò Silena.
-E di cosa si tratta?- Hazel si decise a mandar giù un boccone di pasta, disgustata.
-L'accoppiamento delle scimmie...- Rispose Thalia, cercando di non ridere.
-Beh, si sa, dove c'è Piper, c'è il...ehm... romanticismo?- Le amiche risero, non era di certo una presa in giro, ma dove c'era Piper, c'era sempre qualcosa che includesse la parola: AMORE.
-Oh, ecco le VIP...- Annunciò Thalia, roteando gli occhi. 
-Che poi mi domando, cosa vuol dire VIP?- Chiese Silena. La ragazza non era mai stata un granché a scuola, e i suoi voti lo dimostravano, ma, come diceva sempre: "non si può avere tutto dalla vita." Era una ragazza simpatica e socievole, e tremendamente, terribilmente, assolutamente bella.
-Ovvio, nel loro caso, Very Important Penguin.- Rispose Thalia, attaccando le braccia al busto ed imitando un pinguino. Annabeth non riuscì a trattenere una risata, e sputò tutta l'acqua che stava sorseggiando, dritta nel piatto di Hazel, ridendo come una matta.
-Almeno adesso ho un buon motivo per non mangiarla.- Si accigliò Hazel spostando con una smorfia il piatto, e tutte risero.
-Io vado a parlare con quella ragazza, mi dispiace lasciarla sola.- 
Le altra ragazze annuirono ed Annabeth si alzò con il suo vassoio fra le mani, avviandosi verso il tavolo della ragazza color caffè-latte. 
-Ciao.- Salutò Annabeth, dopo essersi seduta al posto difronte alla ragazza. Lei alzò il viso dai suoi spaghetti, con aria incuriosita. Aveva gli occhi come se fossero di cioccolata calda, e infondevano tenerezza e forza nello stesso tempo. 
-Io sono Annabeth Chase, tu come ti chiami?-
-Sono Bianca Di.... De Angelis.-
Annabeth la guardò, curiosa. Era chiaro come la luce del sole che nascondeva qualcosa.
-Sei nuova, vero?-
-Sì, sono arrivata proprio ieri, e questo è il mio primo giorno.-
-Benvenuta.- Disse Annabeth con un sorriso, per sciogliere il ghiaccio.
-Io e le mie amiche lì.- Indicò Annabeth il suo tavolo con la mano.
-Ci chiedevamo se ti andrebbe di pranzare con noi.-
-Volentieri.- La ragazza sorrise e si alzò dal tavolo. Si sedettero e Hazel, Piper e Thalia si presentarono. 

La giornata scolastica era finita, e Percy Jackson era immerso fino alle orecchie nella sua piscina. Scese giù, verso il fondo, e si sedette, trattenendo il fiato. Il volto di Annabeth annebbiava la sua mente, e le sue mani desideravano stringere quelle di Annabeth nelle proprie. Quella mattina avrebbe voluto inspiegabilmente trattenere Annabeth, forse perché avrebbe voluto fare lo stesso con suo padre. Ma Annabeth non era nemmeno sua amica, quindi che motivo lo avrebbe mai spinto a chiamare il suo nome e a non farla andare via?

-Uff.- Annabeth poggiò l'ultimo piatto di ceramica raffinata sulla pila pulita e scintillante di piatti bianchi. 
-Finito.- Annabeth si tolse il grembiule con un sorriso. Controllò che sul pavimento non fosse rimasta nessuna macchia di schiuma e andò in soggiorno. Sprofondò in una poltrona e sospirò stanca. Prese il telecomando e accese la TV.
“Mi merito una pausa.” Si disse Annabeth. 

NOTIZIA FLASH: Scomparsi entrambi i membri della band Three Half-Blood Boys. Nico Di Angelo e Leo Valdez sono stati avvistati ad un aeroporto alle tre di ieri pomeriggio, i cantanti hanno evidentemente tagliato la corda per un nuovo viaggio o, chissà, un trasferimento? Tanti i bagagli dei due adolescenti, entrambi con cappuccio e occhiali da sole, passati inosservati dalle fans, ma non dai numerosi paparazzi, che li ritraggono mentre aspettano il check-in. Qual'era la loro meta? Vi terremo aggiornati nell'edizione serale. Linea allo studio.

Annabeth saltò giù dalla poltrona e corse su per le scale, spalancò la porta dell'armadio della casa e afferrò la sua borsa. Rovistò gettando tutto all'aria, e prese il cellulare.
-Cosa fai?- 
-AAAH!-Annabeth sobbalzò e gettò all'aria il telefonino, voltandosi di scatto.
-Percy! Maledizione!- Annabeth si poggiò una mano sul petto, la vista appannata e il cuore che correva a mille. Quando rimise a fuoco, un sexy Percy Jackson in costume le stava porgendo una mano, nella quale era poggiato il suo cellulare. Le guance di Annabeth divennero rosa. Percy aveva un costume lungo fino alle ginocchia, rosso e blu, e un ascigamano bagnato attorno al collo. I capelli corvini umidi erano sparati in tutte le direzioni, e gli occhi erano cerchiati da strane occhiaie, come di chi non dormiva da giorni.
-Grazie.- Disse Annabeth prendendo il cellulare. Le loro mani si sfiorarono ed Annabeth abbassò lo sguardo. Percy sollevò gli angoli della bocca, concedendosi un piccolo sorriso, sparito una volta che la bionda tornò a guardarlo in volto. 
-Cosa stavi facendo?- Chiese lui.
-Oh! Giusto! Devo chiamare Thalia!- Annabeth lo sorpassò quasi correndo e lui a sentì scendere le scale di corsa.
“Non la capirò mai.” Si disse Percy. 

-THALIA!- Strillò Annabeth nel cellulare.
-Ehi Annabeth, cosa succede?- Thalia era preoccupata.
-HAI SENTITO IL NOTIZIARIO? LEO E NICO SONO SPARITI, SAI COSA SIGNIFICA?- Annabeth urlava.
-No, cosa?- Annabeth prese un lungo respiro.
Era tutto chiaro, tornava tutto. Annabeth era agitata e il suo cuore correva nel petto. Chi lo avrebbe mai immaginato?


Nota: Sono tornataaaa! Questo capitolo è più lungo del solito, contenti? ♥ La storia si complica, cosa ha scoperto Annabeth? Nel prossimo capitolo fra palloni da football e compiti in classe, succederà qualcosa di inaspettato! *vocedaTV* Non perdetevi il prossimo capitolo di Do you ever feel invisible? Aspetto le vostre recensioni, a prestoooo♥
-Sam 


Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Pizza, birra, ed Harry Potter. ***


-Sarebbe fantastico poter vedere il mare, vero?-

-Annabeth, smettila di drogarti di foto del mare, prima o poi ci andrai.- Disse Thalia, trangugiando una patatina. Annabeth abbandonò il PC portatile dell'amica e si sedette accanto a lei sul divano beige.

Avevano rinunciato alla loro uscita, (da vere pigrone) ed erano rimaste a casa di Thalia.

Erano sprofondate comodamente nel divano e sgranocchiavano patatine al formaggio, vagabondando fra i canali della gigantesca TV al plasma dei Grace.

-Oh guarda qua! La partita di calcio femminile Germania-Brasile!- Esclamò Thalia sorridendo. Annabeth si strozzò con una patatina e rotolò in malo modo giù dal divano.

-LO SCHEMA!- Balzò in piedi e si mise le mani nei capelli, con aria sconvolta.

-Cosa Annie?- Si accigliò Thalia.

-HO DIMENTICATO LO SCHEMA DELLA PARTITA DI DOMANI!- Annabeth pensò fosse il caso di strapparsi i capelli uno ad uno.

Annabeth Chase, capitano della squadra femminile di calcio della Bord Ville High. Geniaccio famoso per le sue distruttive tattiche d'attacco. Grande osservatrice, guardava le partite degli avversari ed elaborava strategie così particolareggiate che ogni sqaudra contro la quale giocavano, si ritrovata come schiacciata da un trattore. In poche parole, la squadra di Annabeth non aveva mai perso una partita.

-COME HO POTUTO DIMENTICARMENE?- Annabeth si diede uno schiaffo sulla fronte. Thalia si alzò e poggiò le mani sulle spalle dell'amica.

-Puoi farcela, tu sei Annabeth, e ce la farai.- Annabeth respirò a fondo.

-Prendiamo carta e penna.- Disse con tono fermo, rassicurata.

 

Percy Jackson affiancava Jason Grace. Camminavano sul marciapiede, entrambi con aria disinvolta di chi non sa che fare, con le mani nelle tasche. Chiacchieravano del più e del meno, accennando a qualche battuta sarcastica e a qualche risata. Solo accennata però, i veri VIP non si scompongono. Destinazione: casa Grace.

-Thalia è uscita con Annabeth, quindi abbiamo tutta la casa per noi.- Disse allegro Jason.

-Fantastico, vada per pizza, birra ed Harry Potter?-

-Harry Potter? Nah, che film da poppanti.- Percy si accigliò.

-Non insultare la mia saga preferita Grace.-

-Perché, tu leggi?- Jason aggrottò le sopracciglia. Percy sentì le gambe tremare.

-Ma no, certo che no, ho solo...ehm...visto i film, sono forti.- Disse tentando di sembrare rilassato e di non pensare ai suoi sette libri posizionati con cura sulla mensola della camera.

Un terzo ragazzo si unì a loro. Jason e Percy si trovarono difronte ad un esemplare di Luke Castellan tremendamente felice e raggiante.

-Ciao belli!- Salutò. Sembrava in preda ad una scarica d'adrenalina.

-Che è successo amico?- Chiese Jason.

-Oggi ero in biblioteca, e ho visto una biondina che cercava di prendere un libro da uno scaffale alto, allora da vero gentleman, le ho preso il libro. Lei mi ha sorriso, con quegli occhi grigi così...così, belli. Poi abbiamo iniziato a parlare e le ho detto del mio problema con l'algebra. Le ho proposto di passare insieme la pausa pranzo, così lei mi avrebbe aiutato. E... BOOM Ho un semi-appuntamento con una bionda da paura!- Luke si passò una mano fra i capelli biondi e la cicatrice che aveva sul viso scintillò sotto gli ultimi raggi di sole.

Percy avvertì una scarica pungente partire dalla nuca e scendere lungo tutta la schiena.

-Grande amico! Una nuova conquista!- Jason diede il cinque a Luke.

Percy si guardò le scarpe, poi puntò gli occhi in quelli dell'amico.

-E chi sarebbe?- Chiese con non-chalance, sapendo già quale sarebbe stata la risposta.

-Annabeth Chase.- Percy cercò di scrollarsi di dosso i brutti presentimenti e un'altra... “cosa” non appartenente al suo database "EMOZIONI". Era come se uno spillo gli si fosse impiantato nel cuore.

-Andiamo Jason.- Percy si alzò, e trascinò via il compagno.

 

-Ho dimenticato la borsa dai Jackson.- Sbuffò Annabeth, mentre riponeva con cura lo schema di gioco nello zaino di Thalia.

-Vado a prenderla. Thalia, non dimenticare lo schema. O userò la tua testa come pallone per giocare domani. Faccia di Pigna avvisata, mezza salvata.-

Thalia rise.

-Non preoccuparti Sapientona, ci tengo alla mia testa.- Annabeth sorrise e si chiuse la porta alle spalle.

 

-Jason, non mi sento molto bene, sarà meglio che io torni a casa, scusami.-

-Non ti preoccupare Percy, dopo chiamami e dimmi come stai.- Percy sorrise e cambiò direzione.

Gli faceva male la testa, e l'unica cosa che avrebbe voluto fare era infilarla nella Nutella e mangiarne almeno mezzo chilo.

 

Annabeth entrò in casa Jackson, Sally aveva un grembiule bianco sulla tuta.

"Starà cucinando." Pensò Annabeth.

-Annabeth, che piacere vederti!-

-Altrettanto signora Jackson. Sono qui perché credo di aver dimenticato la borsa qui.- Annabeth sorrise, a mo' di richiesta di perdono.

-Ma certo, accomodati.- Sally la fece entrare.

"E' davvero una donna dolce." Si disse Annabeth.

"Chissà se..." Non riuscì a pensare, perché un tonfo sordo la fece tremare tutta. Era come rumore di vetro che si rompe. Sentì Emma piangere. Annabeth, spaventata, salì volando le scale, seguita da Sally. Entrarono come due furie nella stanza di Emma. La bambina era seduta a terra circondata da pezzi di ceramica rosa.

-Il mio salvadanaio si è rotto!- Disse Emma con i lacrimoni agli occhi. Anche Tyson iniziò a piangere nell'altra stanza. Sally prese la figlia in braccio.

-Vada da Tyson, Sally, qui ci penso io.- Annabeth sorrise.

-Grazie mille Annabeth, sei un tesoro.- Sally uscì dalla stanza.

Annabeth si chinò e raccolse i resti di Pink Pig. Sentì le urla di Tyson affievolirsi, e la porta della casa aprirsi.

La bionda buttò i pezzetti di salvadanaio nella spazzatura e fece per scendere le scale, ma qualcosa, o meglio, qualcuno, le ostruiva il passaggio.

-Oh, Percy.- Annabeth sorrise, cercando di non fissare gli occhi verdi del , che sembravano spenti e privi del “sono un macho” che di solito era stampato nel suo sguardo a caratteri cubitali.

-Ciao Annabeth.- Percy sorrise con un'espressione imbarazzata, si accigliò e prese la mano di Annabeth fra le sue.

-Cosa hai fatto?- Chiese esaminando l'indice della ragazza.

-Ohw, devo essermi ferita con i resti di Pink Pig...- Disse lei arrossendo.

-Aspetta qui.- Percy entrò ed uscì dal bagno, con in mano un cerotto.

Prese la mano di Annabeth e con cura le sistemò il cerotto sul taglio.

Annabeth divenne ancora più rossa, come un pomodoro.

Il tocco di Percy era sicuro e delicato. Annabeth avvertiva i polpastrelli consumati per via della chitarra. Si morse il labbro.

"Sembra così brusco, ma è più delicato di una farfalla." Si disse Annabeth, guardando il soffitto per non diventare bordeaux.

Percy le sorrise.

-Tutto okay.-

-Wow! Bello il cerotto delle Principesse!- Disse Annabeth, per poi lasciar uscire dal petto una risata sincera, e anche il rossore sparì.

-Sì, Emma le adora.- Anche Percy rise, ed entrambi si sentirono nel posto giusto. Si sentirono giusti.

-Rimani con noi per cena?- Chiese poi il moro.

Annabeth per poco non si strozzò.

Sentì Emma urlare 'SIIIIIII' e la signora Jackson si affacciò sulle scale.

-E' un ordine.- Le sorrise, ed Annabeth non poté fare a meno di dire sì.

Dopo cena (Annabeth era piena come un pallone) lei e Percy si sedettero nel soggiorno e iniziarono a guardare "Harry Potter e il Calice di Fuoco." seduti sul divano blu.

-Amo questo film, il libro poi...- Disse Annabeth con lo sguardo rivolto verso lo schermo. La ragazza sembrava brillare di luce propria nella stanza buia, brillava più della televisione, era così bella e semplice, che Percy non prestò minimamente attenzione alle scene iniziali, ma bensì al viso della ragazza che gli sedeva accanto.

-Cosa c'è?- Annabeth si girò, sentendosi osservata.

-Nono, nulla.- Percy cercò di rilassarsi, lasciando cadere le mani sul busto. Non volendo, la mano destra sfiorò la mano di Annabeth, ed entrambi si girarono, e si guardarono negli occhi.

"Dei, che imbarazzo." Si disse Annabeth, mentre il cuore le correva veloce.

E poi...

 

-E POI COSA?- Urlò Silena, in piena ship.

Annabeth sorrise, pensando alla serata precedente. Ma la campanella suonò. Silena afferrò Annabeth per le spalle, per poi iniziare a scuoterla.

-E POI? ANNIE!- Hazel e Thalia risero, divertite dalle hard ship di Silena e dalla faccia assente di Annabeth.

-Andiamo, o faremo tardi.- Hazel si mise in mezzo alle due, e le circondò con le braccia.

-Tutte in aula di chimicaaaa!- Silena si bloccò.

-Ma io voglio sapere cosa è successo...- Mise il broncio, come una bimba piccola, ed incrociò le braccia.

-E va bene.- Annabeth sospirò.

-Stavamo guardando Harry Potter, le nostre mani si sono sfiorate e....-

-E?-



Nota: TADAAAAAAN, vi è piaciuto? DOMANI E' IL MIO COMPLEANNOOOOO *sclera* quindi non credo di pubblicare l'ottavo capitolo... investite questo di recensioni u.u Aspetto i vostri consigli e commenti, spero vi sia piaciuto. Grazie a chi continua a seguire questa storia, grazie davvero. ♥  -Sam 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Fra scarpe da calcio e fazzoletti della verità. ***


Annabeth fissava le sue scarpe preferite. Erano azzurre e verdi, e le usava solo per giocare a calcio, le amava. La ragazza sentì il suo cuore accelerare il battito e la prima goccia di sudore colarle giù per la fronte. Fece un respiro profondo, e iniziò ad allacciarsi le scarpe. Intanto ripeté nella mente lo schema della partita. Le sue compagne entrarono nello spogliatoio, fra le quali anche Thalia, che saltellava sul posto, con i capelli legati in una codina, che ondeggiavano a ritmo dei suoi salti.

-Sapientona, sei pronta?- L'amica le sorrise, energica. Annabeth la ammirava, Thalia aveva una grinta pazzesca, era una ragazza forte, coraggiosa e leale, e Annabeth la prendeva come esempio.

-In realtà sono un po' agitata, le nostre avversarie sono forti, sembrano degli armadi e...-

-Annie.- La zittì Thalia. -Ce la faremo. Oggi mio fratello è sugli spalti con Percy e Luke, andrà tutto bene, dobbiamo fare bella figura, o semplicemente non fare figuracce.- Thalia sorrise.

Il cuore di Annabeth fece una capriola.

"Ho un cuore acrobata?" Si chiese Annabeth, poggiandosi una mano sul petto. Alzò lo sguardo.

-Percy Jackson dici?-

-Sì, perché?- Thalia aggrottò le sopracciglia.

-E' che- In quel momento l'allenatore entrò nello spogliatoio, soffiando incredibilmente forte nel suo amato fischietto, che sia Annabeth, sia le sue compagne, detestavano terribilmente.

"I timpani prima o poi mi esploderanno." Pensò Annabeth, con una smorfia.

-Siamo pronte guerriere?-

-SI!- Urlarono tutte in coro.

-Annabeth, ho visto il tuo schema, è un capolavoro, come sempre.- L'allenatore sorrise ad Annabeth, che gonfiò il petto.

-La ringrazio Mister.- Disse con orgoglio.

-E ora andiamo a spaccare le chiappe delle avversarie. Su!-

-BORD VILLE HIGH!!WUU- Urlarono tutte in cerchio, con una mano al centro.

 

La partita era iniziata da un po'. Erano le tre del pomeriggio. Percy Jackson era seduto sugli spalti e sorseggiava una Coca-Cola Light. Non ci capiva niente di calcio, essendo un grande amante del rugby e del baseball. Riusciva a vedere però Annabeth, la numero 3, che correva sull'erba, con la divisa della scuola e la sua solita coda spettinata. La partita era ancora sullo 0-0. Percy era seduto in mezzo a Jason e Luke, e quando l'arbitro fischiò la fine del primo tempo, ne approfittò per fare due domande all'amico.

-Ehi Luke.- Disse dandogli un colpetto con il gomito.

-Dimmi Testa d'Alghe.-

-Odio quando mi chiami così.- Luke sorrise beffardo.

-Lo so. Di cosa si tratta?-

-Oggi come è andata la tua pausa pranzo?- Percy cercò di sembrare indifferente. Si sedette con aria da duro. Luke sorrise, guardando il prato del campo.

-Perché dovrei dirtelo, Percy Jackson?- Percy strinse i pugni.

-No, ero solo curioso, sai, Annabeth è la babysitter dei miei fratelli.- Iniziò Percy. -E voglio sapere di più su di lei.- Mentì.

-Non è successo nulla di che, abbiamo fatto gli esercizi di algebra e poi abbiamo parlato. Lei è simpatica e dolce, sai, penso di invitarla al ballo d'Inverno.- Percy ingoiò.

-Davvero?- Chiese, incredulo.

-No, scherzo.- Disse ironicamente Luke roteando gli occhi.

-Certo che la inviterò.-

-Capisco.- Percy si sentì tremendamente stupido, perché stava facendo tutto questo?

"Smettila Percy, non pensare più a niente." Ma il suo tentativo andò in fumo, quando le ragazze rientrarono in campo e lui vide Annabeth sorridere. Non si sopportavano per più di mezz'ora, e litigavano spesso, ma il sorriso della ragazza lo colpiva come un pugno in faccia, e allo stesso tempo come una carezza.

 

Annabeth, attaccante, non aspettava altro che un'occasione da cogliere al volo. E quando arrivò la palla perfetta, con un calcio formidabile la piazzò nella rete avversaria, lasciando il portiere di stucco. Le sue compagne le furono addosso e la abbracciarono, mentre tutto il pubblico urlava e fischiava. Annabeth si sentì appagata, mentre Thalia la abbracciava.

-Grande Sapientona!- Le diede il cinque.

-Chiamami Spacca Ossa.- Disse Annabeth con una linguaccia molto da “Ehi tu, io spacco tutto, yeah.”

-Non esageriamo, non montarti il cervello Chase.- Entrambe risero.

La partita terminò 1-0 per la Bord Ville High. Appena entrata nello spogliatotio, Annabeth fu sommersa da Piper, Hazel, Silena e Bianca, ormai diventata loro amica. Tutte la abbracciarono forte e la riempirono di complimenti, facendola arrossire.

-Temevo facessi un buco nella rete!- Urlò felice Piper.

-Il portiere è rimasto di sasso! Non se l'aspettava minimamente!- Aggiunse Hazel.

-Stasera pigiama party a casa mia.- Decretò Silena.

-Sei stata grande, Annabeth.- Bianca le sorrise timidamente.

-Grazie tenerellaaaa.- Annabeth la abbracciò, sentì la ragazza sorridere.

 

Nessun Leo e nessun Nico erano arrivati in città, quindi Annabeth si era sbagliata, e si trovò delusa.

Annabeth si concesse una doccia calda prima del party, e usò l'acqua per lavare via tutti i suoi pensieri. Solo uno non abbandonava la sua mente, o meglio, non un pensiero, ma un suono.

La sera prima, quando Percy ed Annabeth guardavano assieme Harry Potter, le loro mani si sfiorarono, e guardandosi negli occhi, scoppiarono entrambi a ridere. Certo, Silena era stata delusa da questo "non-lietofine." Ma Annabeth non faceva altro che pensare alla risata del moro, le riempiva la testa, il petto, limpida e cristallina come l'acqua del mare. Annabeth sorrise mentre l'acqua calda le scorreva addosso, e le sue guance diventarono rosa.

 

Thalia, Piper, Silena, Hazel e Bianca erano sparpagliate nella stanzetta di Silena. Thalia era "seduta" sul letto dell'amica, Piper era sdraiata su un puff rosa, Silena e Bianca erano sedute sul pavimento, con la schiena poggiata al muro ed Hazel era seduta su un cuscino, accanto a Thalia.

-Annabeth che fa tardi, dove si è visto mai?- Sbuffò Thalia.

-Secondo voi...- Iniziò Hazel. -Ad Annabeth piace Percy?- Le amiche la guardano con aria stralunata, mentre Piper tossì, schiarendosi la voce prima di esporre la sua teoria.

-Secondo me, ad Annabeth piace, e a lui piace lei, solo che sono entrambi due teste di rapa, e finiranno per rovinare tutto.- Tutte annuirono, d'accordo con Piper.

Il bussare alla porte le fece spaventare.

-Buonaseraaaa.- Annabeth poggiò lo zaino sul pavimento assieme al cappotto.

-Annabeth! Dei! Mi hai fatto venire un infarto!- Disse Bianca, raccogliendo il cappello che le era volato dalla testa.

-Scusate, ho fatto una beeella doccia calda.- Annabeth sorrise.

-Come mai sei così spensierata?- Si accigliò Silena.

-Ma no! Niente!- Disse lei agitando la mani.

-Facciamo un gioco.- Disse Piper. -Io vi passerò dei fogli, e ognuna deve scrivere chi le piace, sinceramente, ricordate la nostra regola? "Le amiche si raccontano ogni cosa, senza segreti?" Bene, applichiamola.- Finì Piper, in tono solenne. Le altre annuirono, tranne Annabeth, titubante.

-Sembra una cosa stupida...-

-Annabeth, devi farlo per forza.- Disse Hazel. Annabeth sbuffò, poi annuì.

Piper si alzò e andò alla scrivania.

-Ehm, niente fogli.- Si toccò i capelli imbarazzata, sorridendo.

-Ci toccano questi.- Prese sei fazzoletti di carta e sei penne.

Le amiche iniziarono a scarabocchiare il nome del ragazzo che le piaceva.

Annabeth ci pensò, poi scrisse.

-Finito?- Chiese Piper. Tutte annuirono.

-Prima Thalia.- Thalia arrossì, poi aprì il suo fazzoletto, mostrando il nome alle altre. Annabeth spalancò gli occhi, poi si alzò di scatto.

-Perché non me lo hai mai detto?- Chiese alzando il tono della voce.

Thalia la guardò, dispiaciuta. Annabeth strinse i pugni.

-Sono disgustata.- Disse, per poi prendere le sue cose e uscire come una furia dalla stanza.


Nota: Scusate se il capitolo non è molto lungo, ma oggi vado al mare da una mia amica, e ci resto fino al 28, quindi non potrò aggiornare in questi giorni:c Comunque sia, vi è piaciuto questo capitolo? Siete curiosi di sapere come continua? Eheh, sono cattiva, lo so. Al prossimo capitolo, aspetto le vostre recensioni, ciaooooo! ♥ -Sam 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Nuove conoscenze e ragazzi-orso. ***


-Forse hai esagerato un pochino...- Il ragazzo la guardò con un sorriso di consolazione.
-Credo che tu abbia ragione, ma il problema è... cosa faccio io ora? Quel ragazzo lo vedo quasi tutti i giorni! Come mai non me lo ha detto! Perché?- Annabeth poggiò la testa fra le mani.

5 ore prima...

Annabeth correva lungo il vialetto verso casa.
"Come ha potuto farmi questo?" Si chiese, e poi BOOM. Si era scontrata contro qualcuno.
Annabeth si rialzò lentamente, togliendosi la terra dal cappotto.
-Scusa, davvero, non era mia intenzione, io...- Annabeth non riusciva a trovare le parole, e un nodo alla gola le rendeva difficile bloccare le lacrime, che minacciavano di scendere dagli occhi da un momento all'altro.
-No, non preoccuparti...- Il ragazzo le sorrise. Aveva la pelle scura e caramellata, dei capelli ribelli che spuntavano da un cappello marrone e un paio di orecchie a punta. I denti erano bianchi e dritti, e gli occhi vispi e liquidi, come il petrolio, non troppo scuri però, perché erano pieni di fiamme scoppiettanti, nascosti dalle grandi lenti degli occhiali da sole.
-Tu sei...- Si rese conto Annabeth.
-Tu sei Leo Valdez!- La bionda sgranò gli occhi.
-Shhh! Nessuno sa che sono qui, quindi silenzio...- Disse lui tappandole la bocca con la mano. Per poi sorriderle.
I problemi di Annabeth si alleggerirono. Solo un po'.
Leo sembrò per un momento analizzarla, poi si accigliò sugli occhi, quella ragazza aveva qualche problema, e lui era intenzionato ad aiutarla, non sapeva perché, non sapeva come, e non sapeva nemmeno il suo nome.
-Come ti chiami?- Chiese.
-Sono Annabeth Chase, è un vero piacere conoscerti.- La ragazza sorrise, ma non fu difficile capire che si trattava di un finto e triste sorriso.
-Cosa c'è che non va?- Leo andò al punto.
-Cosa?- Annabeth lo guardò curiosa.
-Hai sentito bene, questo bad boy.- Gonfiò i muscoli delle braccia. -Ha tutto un pomeriggio per ascoltarti.-

Annabeth non sapeva se raccontare tutto ad un ragazzo conosciuto da un'ora a mala pena potesse avere un senso logico. Eppure, quel ragazzo con tutta la sua simpatia, era riuscito a tirarle fuori tutte le parole. Lui le aveva raccontato anche della sua di vita.
Era un orfano, aveva perso entrambi i genitori in un incendio. Era cresciuto in un collegio, ma nessuno era mai riuscito a tenerlo in gabbia, o meglio, in molti collegi. Riusciva sempre a sgattaiolare e a scappare. Lui volava via, e un bel giorno, camminando per strada, aveva visto una batteria in una vetrina di un negozio di musica, e se ne era innamorato. Iniziò a suonare con i secchi, per strada, e dopo parecchio tempo, riuscì a comprarsi una batteria con i risparmi. In quel periodo era in affidamento ad una famiglia, ma della batteria non ne sapevano nulla. Lui suonava nello scantinato, quando i "genitori" non c'erano.
-E così, per mia immensa fortuna, un produttore musicale intento ad andare al mercato per comprare le pesche, mi sentì suonare nello scantinato, e mi propose di entrare a far parte di una band. Poi poof! Ho legato con i miei compagni d'avventura, e la fama non tardò ad arrivare, poi sai il resto, ed eccomi qui.-
Annabeth lo guardò attentamente.
-Sai, tu sembri un ragazzo davvero spensierato Leo.- Disse Annabeth.
-Lo so, è per questo che tutti mi amano.- Leo sorrise con il petto in fuori.
-Tutti ti amano, ma nessuno ti capisce.- Annabeth gli sorrise e lui sgranò gli occhi. Poi li chiuse, fin quando due fessure sbirciavano Annabeth.
Non era stato difficile cogliere la sofferenza che si portava dietro quel ragazzo, chiusa a chiave dietro un sorriso sveglio. Sembrava così forte, ma portava sul cuore tante cicatrici.
-Annie, tu... tu ti sei mai sentita invisibile?- Chiese poi, con il tono della voce basso, come se avesse paura di essere preso in giro.
-Sì.- Annabeth si morse il labbro, e parlò di lei, di come la madre l'aveva abbandonata, e della lotta contro tutto e tutti affiancata da suo padre. I due si guardarono per un momento.
-Comunque sia, oggi è successo davvero un fatto spiacevole.- La bionda iniziò a raccontare gesticolando quello che era successo il pomeriggio.
-Forse hai esagerato un pochino...- Il ragazzo la guardò con un sorriso di consolazione.
-Credo che tu abbia ragione, ma il problema è... cosa faccio io ora? Quel ragazzo lo vedo quasi tutti i giorni! Come mai non me lo ha detto! Perché?- Annabeth poggiò la testa fra le mani.
Erano seduti in un bar da ben sei ore adesso, e il cielo era diventato nero. La notte era scesa all'improvviso. Era colata scura su Bord Ville, portandosi dietro il nulla senza stelle.
Annabeth si sentì davvero a suo agio con Leo, sembrava di conoscerlo da una vita, e ne fu contenta.
-Credo che la cosa migliore sia parlare con Thalia, e mettere le cose in chiaro.- Disse Leo.
-Hai ragione.- Annabeth strinse i pugni, più sicura.
-Così si fa! Spacca Sapientona!- Urlò Leo, e tutte le persone si girarono, mentre Annabeth scoppiò a ridere.

Hazel era uscita da poco dalla casa dell'amica. La madre l'aveva chiamata dicendole di andare subito al negozio. Lei si era precipitata fuori dalla casa salutando le amiche velocemente e abbandonando il pigiama party. La madre di Hazel aveva una gioielleria, e lei l'aiutava spesso. Era molto brava a riconoscere le varie pietre preziose, e a disegnare gioielli.
Hazel spalancò la porta del negozio.
-Mamma! Mamma!- Chiese, guardandosi attorno.
-Sono di sopra!- Hazel salì le scale in tutta fretta.
Entrò come un ciclone nella stanza e trovò la madre seduta su una sedia, accanto al suo letto. Si avvicinò a piccoli passi, e si trovò di fronte ad una scena piuttosto raccapricciante.
Un ragazzo era steso nel letto, e si lamentava a bassa voce. Le coperte erano sporche di sangue.
-Cosa è successo?- Chiese Hazel, spaventata.
-E' stato investito. L'ospedale è ad un ora di viaggio, il pronto soccorso è lontano, dobbiamo fermare il sangue, subito.-
Il ragazzo non aveva particolari segni di uno scontro forte, nessun osso rotto, pochi lividi qua e là, ma aveva un profondo taglio sul braccio, e sembrava una ferita seria.
-Come ha fatto a ferirsi così ma a non ferirsi il resto?- Chiese Hazel.
-Non lo so, sembra come se la macchina si fosse scontrata con un orso, non ha fratture, come se il suo corpo fosse forte il triplo, ma per questo non ne ho idea.- Disse facendo cenno al taglio del braccio sinistro.
-Dai Hazel, aiutami a tenerlo fermo.-


Nota:Tadaaaaan che ne pensate? Non saprete mai cosa ha scritto Thalia nel biglietto, maaaai MUAHAHAHAHA sono crudele. Comunque sia, chi è il ragazzo ferito? Cosa succederà? Lo scopriremo nel prossimo capitolooooo.
*lalalala* aspetto le vostre recensioni, grazie a tutti, a presto.♥ -Sam 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Influenza e bucce di banana. ***


-Annabeth non è ancora arrivata?- Chiese Thalia, mangiucchiandosi le unghie.
-No.- Risposero in coro Silena e Piper. Thalia sbuffò, e iniziò a battere il piede sull'asfalto, nervosa.
-Che cosa ho combinato?- Si mise le mani fra i capelli neri sparati in tutte le direzioni.
Non si era mai comportata così, ma con Annabeth era diverso. Di solito Thalia avrebbe preso coraggio e avrebbe detto tutta la verità faccia a faccia, e probabilmente, dato il suo carattere scontroso, non avrebbe nemmeno chiesto perdono... invece adesso... il coraggio non lo aveva nemmeno per chiedere scusa. Ma con Annabeth era così, aveva paura di perdere la sua sorella, e qualsiasi parola cercasse in quel momento, probabilmente non sarebbe stata l'ideale per scusarsi con lei, e l'ultima cosa che Thalia avrebbe voluto era perdere la sua migliore amica.
-Non preoccuparti Thal, si risolverà tutto...- Silena le poggiò la mano sulla spalla, e le sorrise.
-Ragazze!- Un cespuglio di capelli castani saltellò fino al gruppetto, rivelando poi il viso di una Hazel terribilmente scossa. Si fermò dopo aver corso da casa sua fino a lì, e riprese fiato, poggiando i palmi della mani sulle ginocchia.
-Ehi Haz, cosa succede?- Chiese Piper preoccupata, date le grandi borse sotto gli occhi dorati dell'amica.
-Non avete idea di quello che mi è successo!-
-COSA?- Chiesero all'unisono le tre compagne.

Annabeth stava fissando il soffitto.
"Proprio a me doveva capitare l'influenza sette giorni prima di Natale?" Si chiese la bionda, coprendosi con il piumone fino al naso. Starnutì.
Girò la testa di lato, poggiando lo sguardo sul fazzoletto della verità, appallottolato e buttato sulla scrivania.
"Non posso credere di averlo scritto." Pensò Annabeth.
"Meno male che non lo ha visto nessuno... Forse sarebbe meglio disfarsene... ma il cestino è nella stanza di sotto..." Annabeth fece una smorfia, poi si alzò e traballante afferrò il fazzoletto, tirando sul col naso. Si guardò riflessa nello specchio. Era così inquietante che si spaventò da sola: sembrava uno zombie dalla pelle pallida, il naso rosso, le occhiaie violacee e i capelli scoloriti.
"Bleah." Pensò disgustata, poi si diresse verso la finestra. Aprì e dopo aver preso la mira, gettò il fazzoletto aka aeroplanino verso la spazzatura.

Non si curò nemmeno di controllare se era atterrato nella pattumiera, che già si era buttata nel suo letto caldo, sotto le coperte, e dopo nemmeno due minuti, già russava. Ah, che cosa fa fare l'influenza...

 

Percy Jackson era davvero in ritardo. Correva verso la scuola. Già, con l'auto di Jason fuori servizio, non aveva potuto scroccare un passaggio in auto. Percy maledì sua madre per avergli fatto lasciare le sue macchine a New York.

“Povere Zoey, Pich e Penelope...” Si disse Percy, sì, i nomi delle sue auto. Passò di corsa accanto alla spazzatura dei Chase. Poi successe tutto troppo in fretta. Un pezzo di carta gli coprì gli occhi ed inciampò su quella che si sarebbe rivelata una buccia di banana, e cadde rovinosamente sull'asfalto. Era a pancia all'aria, steso per terra e con un mal di schiena tremendo.

-Ma cosa diamine...?- Si rialzò lentamente, e si tolse la carta dal viso. Era un fazzoletto, lo aprì e lesse.

“Oh...” Corrucciò la fronte, poi guardò la finestra aperta della stanza della bionda, poi di nuovo il fazzoletto. Non gli interessava di certo, ma aveva scoperto che quella era la stanza di Annabeth. Poi scosse la testa, e si infilò il fazzoletto nella tasca, per poi riprendere la sua folle corsa.

 

-E quindi hai un tizio di nome Frank a casa tua?- Hazel arrossì.

-Sì...-

-Quindi si è tutto risolto?- Chiese Piper, tranquillizzata.

-Sì. Io e mamma abbiamo pulito e fasciato la ferita.-

-E dicci, com'è questo Frank?-

-Silena!- Le urlò Piper.

-Che c'è? E' solo pura curiosità?- Disse Silena incrociando indifferente le braccia al petto.

-Oh, ehm, si, è molto alto, ha un fisico atletico, ma un'espressione la bambino. Ha i lineamenti e la pelle tipica degli asiatici, e...-

-Ma guardala.- Piper le si avvicinò e le lisciò una guancia, con fare materno.

-E anche la nostra piccola panda si è innamorata.- Disse poi, come una nonnina. Hazel divenne rossa fino alla punta delle orecchie.

-Ma no!-

-Guardala.- Silena la affiancò dall'altra parte.

-Le si illuminano gli occhi solo al parlarne.- Disse con aria sognante.

-Che romantico!- Sospirano insieme Piper e Silena, mentre Hazel gesticolava.

-Tu che ne pensi Testa di Pigna?-

-Mh?- Fece Thalia, risvegliandosi dalla sua tranche.

-Cosa?- Silena roteò gli occhi.

-Ma come? Non hai sentito? La nostra Hazel ha una cotta per un cinesino!- Sorrise Silena, dando una piccola pacca sulla spalla ad Hazel, che cercava di parlare. Inutilmente, dato che continuava a balbettare tentando di formare frasi di senso compiuto, ma non riusciva comunque a superare le due sillabe.

-Scusate ragazze, ma oggi non sono dell'umore adatto.-

Le tre ragazze la guardarono, intristite.

-Si aggiusterà tutto, vedrai.-

-Lo spero.-

 

Thalia spalancò gli occhi.

-E perché vorresti parlare con Annabeth?- Chiese la lentigginosa, guardando l'altro con sguardo truce.

-Non sono fatti che ti riguardano.-

-Oh, invece sì, sappi che non permetto a tutti di parlare con la mia Sapientona, e ora dimmi perché la cerchi, sentiamo...-

Il ragazzo roteò gli occhi, infastidito.

-Devo dirle una cosa...-

-Ohw, mi dispiace, si da il caso che la mia migliore amica sia a casa con l'influenza, sarebbe inopportuno andare a disturbarla, a meno che tu non desideri ardentemente un mio pugno sulla faccia...-

Thalia serrò la mascella. Si era incredibilmente avvicinata a quel tipo, in modo da fulminarlo meglio con gli occhi elettrici. -No grazie, non vorrei mica picchiare una ragazza.- Thalia ringhiò.

-Io invece ho molta voglio di piazzarti un bel calcio come si deve.- Disse lei pungente. D'un tratto qualcuno divise i due, che entrambi si voltarono.

-Basta ragazzi!- Thalia aggrottò le sopracciglia.

-Tu saresti?-

-Sono un ragazzo nuovo.- Disse poi lui, sorridendo e passandosi una mano fra i capelli.


Nota: Eccomi qui, che ovviamente aggiorno la storia alle 23.57 AHAHAHAHAHAH Comunque sia, volevo ringraziarvi di cuore per le undici recensioni sotto il capitolo precedente, sono davvero contenta. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento, lasciatemi un commento o dei consigli, aspetto le vostre recensioni, ciaaaaaooooo♥ -Sam

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Perdono e domande inaspettate. ***


Thalia si girò, assieme a Percy Jackson.

-E tu chi saresti?-

-Io sono il ragazzo nuovo.- Sorrise e si grattò la nuca. Era un ragazzo bassino, con i capelli neri abbastanza lunghi, profondi occhiaie violacee e occhi scuri e tenebrosi. Era vestito tutto in nero, con una maglietta con il teschio. La pelle era pallidissima, sembrava candida, come la neve.

"Bianco Nevo." Pensò Thalia. Sobbalzò quando Percy saltò addosso al ragazzo, abbracciandolo.

-Nicoooo!- Allora Thalia spalancò gli occhi.

"Oh miei Dei, lui è Nico Di Angelo!”

 

-Annabeth, ti prego, ho bisogno di te.- Annabeth alzò gli occhi dalle scarpe da ginnastica. Pur essendo seduta riusciva benissimo a guardare negli occhi l'amica. I loro sguardi, intrecciati, creavano una terribile tempesta carica di fulmini elettrici. Annabeth analizzò il volto di Thalia.

"E' sincera." Decretò.

-E chi me lo dice?- Finse.

-Te lo giuro, avrei voluto dirtelo, ma tu... era complicato, tu ti vedevi tutti i giorni con lui e io... Non ero nemmeno sicura che mi piacesse davvero!- Cercò di giustificarsi Thalia agitando le mani.

-Avresti dovuto dirmelo subito Thalia!- Annabeth era davvero arrabbiata, furiosa. Ma la sua migliore amica le mancava davvero, davvero molto.

-Annabeth, non succederà più, ti prego.- Thalia quasi non si strozzò, quando si accorse che i suoi occhi si stavano riempendo lentamente di piccole lacrime pungenti.

"No, Thalia Grace non piange mai." Cercò di ricacciarle dietro, ma le lacrime minacciavano di cader giù. Erano in bilico, si reggevano sulle ciglia.

-Thalia, s-stai pian-gendo?- Balbettò Annabeth. Non aveva mai visto Thalia piangere. L'altra non rispose e si morse il labbro, quando la prima lacrima scese silenziosa fra le sue lentiggini. Annabeth non poté fare altro che abbracciarla, fortissimo. Se Thalia piangeva, significava che era davvero pentita e che voleva bene ad Annabeth per davvero.

-Non so perché sto piangendo.- Sbuffò la punk fra i boccoli d'oro della bionda.

-Ti perdono Faccia di Pigna.- Thalia la strinse più forte.

-Ti voglio bene, Sapientona.-

-Anche io Thal, adesso andiamo a schiacciare la palla sulla faccia di Rachel.- Sorrise Annabeth. Presero la palla da pallavolo e uscirono dallo spogliatoio.

-Ci sto.- Si diedero il cinque.

 

Annabeth camminava assorta, con l'MP3 in una mano, con la lista della spesa nell'altra.

I suoi passi seguivano il ritmo dolce della canzone Canon in D, al piano. Si lasciava cullare.

Finché qualcosa, o meglio, qualcuno, andò a sbattere contro di lei, si ritrovò col sedere a terra. Poi aprì gli occhi, furiosa.

-Percy Jackson. Tu, insulso moscerino, io ti.spezzo.in.DUE!- Ringhiò Annabeth rossa in viso.

Percy Jackson raccolse il suo skate, poi sorrise ad Annabeth allungandole la mano, sorprendendola.

Lei guardò prima la mano, poi il ragazzo, sorridente.

-Scusa Annie.- L'aiutò ad alzarsi e raccolse l'MP3 da terra.

-Che ti succede oggi Jackson?-

-Sono contento, semplice, Leo e Nico sono in città, in vacanza.- Percy era evidentemente rilassato e troppo, troppo sorridente.

"Mh..." Pensò Annabeth.

-Che canzone ascolti?- Prese una cuffietta, e la infilò nell'orecchio.

-Musica classica?- Annabeth sbuffò riprendendo la cuffietta con uno strattone.

-Non sono affari tuoi.-

-Io amavo ascoltare papà che suonava.- Sputò all'improvviso lui. Il suo sorriso da malandrino non c'era più.

-Mi..mi dispiace... io...non volevo...-

-Mi sono sempre chiesto cosa significasse vivere la musica, come diceva sempre, mi aveva promesso che un giorno me lo avrebbe detto, ma... non è mai successo.- Si lasciò cadere sul marciapiede, seduto accanto allo skateboard.

"Che cosa ho combinato..." Annabeth si morse il labbro, e si sedette accanto a lui. Poi le venne in mente cosa le diceva sempre suo padre, da bambina. Prese una cuffietta, la mise nell'orecchio. Prese l'altra, e la diede a Percy.

-Te lo spiego io.- Disse. Percy spalancò gli occhi e la guardò.

-Lo faresti?- Mise la cuffia nell'orecchio.

-Certo, se non non te l'avrei detto.- Annabeth puntò lo sguardo verso la strada.

-Anche mio padre suona il piano, mi diceva sempre che una canzone è come una persona.

Una persona nasce, cresce muore. Anche le canzoni hanno una propria storia. E chi la suona, bè, la vive in prima persona. Una canzone al piano. Le note sgorgano lente e dolci, ti trasportano in un luogo al di fuori del tempo e dello spazio, dove le note ti trafiggono, ma come una carezza, ti arrivano al cuore, ti pungono, ma non è sangue che esce poi, è qualcosa di inafferrabile, piacevole. Poi il ritmo incalzante corre veloce, e le mani lo inseguono sulla testiera, quel ritmo frenetico. Le note si inseguono, sembrano voler scappare, sfuggenti, e le dita che premono i tasti arrancano per stare al ritmo, il cuore accelera, si tende per afferrarle.- Percy la fissava, con lo sguardo attento. Annabeth sorrise dolcemente. Sembrava un bambino. Un bambino cresciuto troppo in fretta, che non aveva avuto il tempo per porre le sue domande. La incitò a continuare.

-E ancora una volta, lo scenario cambia. La mente si libera, e le note saltellano, sembrano cavalli che alzano nubi di polvere, che corrono veloci e bellissimi. Poi, il ritmo si rilassa, respiri profondamente e le note riprendono a cullarti, soavi, sfuggenti, delicate, incisive. Il sorriso torna spontaneo, mentre l'anima sembra respirare, ancora e ancora. Poi, la canzone finisce, e finisce anche la storia, dolce, cristallina, come un "vissero per sempre felici e contenti." Lascia un alone di malinconia, di nostalgia. E la storia, bè, quella è per pochi. Son solo note per alcuni, per altri in una canzone, nasce e cresce un infinito che pian piano, dopo aver brillato, si spegne. Lascia un sapore piacevole, poggia un velo sugli occhi, lacrime. E questa, bè, si chiama felicità. La musica è per pochi, che non la sentono, ma la ascoltano, la percepiscono, se ne nutrono. In una piacevole scia di emozioni inspiegabili a parole. E scivola giù dalle mani, finché il cuore non ne desidera ancora. La musica, è il nutrimento per i cuori degli ascoltatori, non per tutti. La voglia che la musica suscita negli ascoltatori, è quella di volare via, ancora, lontano. Oltre l'immaginabile, dove il cuore e l'anima trovano la pace, ma che appena svanisce non si può spiegare. Ecco perché l'animo desidera ancora assaporare quella pace, così viva, vuole respirare ancora. La musica è un grande dono, che pochi sanno trovare.- Percy sembrava trattenere il fiato.

-Sai, l'ho sentita.- Annabeth si accigliò.

-Cosa?-

-La musica, l'ho... respirata.- Il suo viso si illuminò. Poi si girò verso Annabeth e le diede un veloce e delicato bacio sulla guancia, poi corse via, con lo skateboard in mano, sorridendo.

-Grazie Annabeth!- Lei rimase immobile per qualche minuto, con la mano sulla guancia, rossa in viso.

"Oh no, non le farfalle nello stomaco, datemi l'insetticida!" Si disse andando nel panico.

 

-No, Annabeth non ne hai idea!- Urlò Silena, facendo saltare Annabeth, dall'altra parte del telefono.

-Ma cosa è successo di tanto grave?- Chiese la bionda, preoccupata.

-Nonononononono.-

-Silena, pronto? Silena!!- Annabeth andò nel panico, per la seconda volta nella giornata.

-Silena?!-

"Prendo un coltello e vado a casa sua, no, chiamo la polizia, no, meglio ancora, potrei arrampicarmi nella sua stanza sulla pianta, forzare il lucchetto con un ferretto e..."
Sentì l'amica fare un respiro profondo, e si calmò, era viva.

-Annie...-

-Si Silena?-

La curiosità la stava divorando viva.


Nota: Salve genteee! Eccomi che aggiorno alle 23:40... D: Comunque sia, cosa ne pensate? Non mi ha fatto impazzire come capitolo, ma andavo di fretta çwç Cosa avrà fatto Percy dopo esser corso via? *vocemisteriosa* Cosa c'era scritto sul maledetto bigliettino di Thalia? E soprattutto, cosa ha da urlare Silena? Lo scopriremo nel prossimo capitolo di "Do you...ever...feel...invisibleeeee"! Aspetto le vostre recensioni, ciaoooo ♥ -Sam 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Make-up baby! ***


Ecco Annabeth, in piedi come una stupida, con una pila enorme di vestiti in mano, al Centro Commerciale, stanca, imbarazzata, e si sentiva tanto un asino da trasporto.

-Silena, hai davvero intenzione di provarti tutta questa roba?- Chiese la bionda seccata.

Silena non la ascoltava minimamente, in quanto era immersa fra le grucce degli abiti spensierata. Nella pila sotto il naso di Annabeth, c'erano vestiti di tutti i tipi:

Vestito rosa con i fiori.

Vestito blu.

Vestito con le paillette.

Vestito blu con le paillette.

E la lista continuava. Per non parlare della fila ai camerini.

"Chissà se avrà dato la notizia alle altre." Si chiese Annabeth.

-Silena, mi devi un immenso favore.- Sentenziò Annabeth, uscendo dal camerino esausta, affiancata dall'amica.

-Non ne ho provati mica molti!- Annabeth voleva atterrarla con una mossa di kung fu, ma non fece in tempo nemmeno a fare una faccia scocciata, che la sua amica era volata fra i vestiti.

-ANNABETH!- Annabeth si affacciò. Silena la raggiunse come un fulmine.

-Vedi questo vestito!- Annabeth spalancò gli occhi.

-Wow...- Mormorò.

-Devi provarlo Annie! Sembrerai un angelo!- Gli occhi di Silena scintillarono e il suo sorriso divenne enorme. Annabeth arrossì.

"Il ballo d'Inverno è alle porte, e un bel vestito mi aiuterebbe ad aprirle come si deve." Pensò Annabeth.

"Potrei anche far colpo." Sorrise fra se, ormai era cotta a puntino.

"Spero solo di non cadere sulle scale come l'anno scorso." Aggiunse, ridendo al pensiero.

 

Annabeth salì le scale di casa Jackson, con la borsa del negozio in mano. Lasciò tutto in angolino nell'armadio dei Jackson e si diresse verso la stanza di Emma.

Sentì un rumore strano, e si fermò accanto alla stanza di Percy. La porta era socchiusa. Annabeth si accostò, con le orecchie ben aperte.

"No Annabeth, non puoi mica origliare." Ma il suo auto-rimprovero si dissolse non appena il ragazzo iniziò a pizzicare le corde della chitarra. Era una canzone davvero splendida. Priva di parole, ma piena di sentimenti. Annabeth provò emozioni forti, differenti. Appena finì, lei aveva gli occhi gonfi di lacrime. Era una canzone semplice come una nuvola, ma complessa come le cellule umane. Corta e incisiva. Probabilmente rimase lì in tranche, perché quando Percy aprì la porta e sobbalzò spaventato, le uniche parole che riuscì a dire Annabeth furono:"non sai quanto io riesca a capirti." Percy l'aveva guardata in modo strano.

-L'ho scritta ieri, pensando a quello che mi hai detto.- Le parole arrivarono alle orecchie di Annabeth lontane come un eco disperso fra le montagne. Fece per andarsene imbarazzata. Quando scivolò e cadde rovinosamente col sedere a terra, la risata cristallina del moro la portò in superficie. Così rise anche lei.

-Questa volta non mi hai salvato, struzzo!- Rise lei.

-Chiedo umilmente perdono, e un pacchetto di erba medica.-

-Sai che cosa mangiano gli struzzi, allora non sei così stupido.-

-Qualità nascoste.- Disse lui passandosi la mano con fare teatrale fra i capelli.

Emma spiò con la piccola faccina dalla sua porta. Il suo piano avrebbe dovuto funzionare.

- Ciao Emma!- Annebth si rialzò, non appena notò il viso boccoloso della bimba puntato verso di lei.

-Cosa ti va di fare oggi?- Chiese mentre si passava una mano sul jeans.

-Tu sarai la mia modella!- La prese per mano e la portò nella sua stanza.

Annabeth sentì Percy gridarle dietro: Dopo vengono i miei amici a casa! E lei aveva ribattuto con un sordo Okay, sperando che fosse arrivato al destinatario.

Chiusa fra quelle quattro mura rosa e terrebilmente principesche, Annabeth se ne stette buona seduta sul letto a baldacchino di Emma, mentre la bambina voleva qua e la pasticciandole la faccia con diversi trucchi misteriosi. Quando però Annabeth si guardò allo specchio, non era certo un pasticcio la sua faccia.

-Emma! Come hai fatto a truccarmi così?- Chiese Annabeth sotto shock osservando il suo riflesso nello specchio. Aveva un sottile filo di ombretto blu, del blush sugli zigomi, un fascio di lucidalabbra, un righino sottile di eye-liner nero e le ciglia voluminose per via del mascara. E per la prima volta in vita sua si sentì carina.

-Andiamo! Percy deve vederti!- Sorrise la bambina, stringendo la mano piccina attorno a quella della più grande, iniziandola a trascinare verso la cucina, senza che lei avesse avuto tempo per ribattere.

"Come ha fatto a truccarmi così?" Si chiese Annabeth, arrancando dietro la bimba che volava giù per le scale. Entrarono insieme nel salotto, ed Annabeth si pietrificò sul posto. C'erano cinque facce che la fissavano. Leo, Nico, Jason, Percy e Octavian (un irritante biondino insopportabile) la scrutavano. Annabeth rimase in piedi, mentre Emma passava lo sguardo contenta, dal viso bellissimo della sua Annabeth, alla faccia sorpresa del fratellone.

-Ehm...- Disse infine Annabeth.

-Sei uno schianto!- Fece Leo, non riuscendo a chiudere la bocca. Jason lo fulminò con gli occhi.

-Che screanzato.- Disse. I due si lanciarono un lampeggiante sgurdo di fuoco, ed Annabeth capì che c'era qualcosa che non andava fra loro. Octavian combatteva per non sbavare. L'unico che sembrava non interessato era Nico.

"Probabilmente Nico è l'unico sano di mente." Si disse Annabeth. Per non parlare della faccia di Percy. Annabeth sorrise, e lui divenne rosso fino alla punta delle orecchie, ancora con la bocca aperta.

-Io e Annie andiamo a fare i biscotti!- Disse Emma felice, e trascinò la bionda dietro di se nella cucina.

 

Hazel bussò alla porta degli ospiti.

-Posso?- Chiese con voce tremolante.

-Avanti.- Hazel aprì la porta, stando attenta al vassoio che reggeva. La tazzina di thé verde tintinnò.

"Il thé verde è il suo preferito." Pensò Hazel, così aveva preso coraggio e lo aveva preparato, per trovare una scusa per vederlo.

Hazel dovette ricorrere a tutte le sue forze per non far cedere le gambe quando gli occhi del ragazzo le si posarono sul viso, neri come il petrolio, e dolci come i marshmellow.

-Fr-Frank, ti va una tazza di thé?- Hazel cercò di sorridere, mentre il suo cuore batteva a mille.

-Certo.- Frank le sorrise. Hazel era convinta del fatto che il sorriso del ragazzo fosse più bello di qualsiasi rubino, o di qualsiasi smeraldo, o di qualsiasi diaman..

-Hazel, ti siedi anche tu?- Hazel interruppe la lista mentale e si sedette accanto a Frank, che nel frattempo si era seduto. Prense la tazza di thè e iniziò a sorseggiarlo.

-Prendi un biscotto.- Le disse.

Hazel prese un biscotto tondo e iniziò a mangiarlo. Frank si accigliò sorridendo, mentre passava il suo enorme pollice sul viso della ragazza scura.

-Sei tutta sporca di zucchero a velo.- Hazel sorrise, e per poco non si strozzò con le briciole.

 

 

-E poi abbiamo chattato un sacco!- Gridava Piper, stringendo il suo cellulare rosa con entusiasmo e piroettando come una ballerina.

-La sua cicatrice è così sexy, per non parlare dei suoi capelli...-

-Ma piantala.- La sgridò Thalia, seccata.

Erano tutte nel cortile della scuola. Silena, Annabeth, Piper, Thalia e Bianca. L'unica a mancare all'appello era Hazel.

-Dov'è la panda?- Chiese Silena.

-Non è ancora arrivat..- Ma una cascata di riccioli color cioccolato spuntarono fra gli studenti.

-Eccola lì.- Sorrise Bianca.

Hazel si fermò brusca, ansimando per la corsa.

-Ragazze! NON AVETE IDEA DI COSA MI E' SUCCESSO!- Disse, mentre gli occhi dorati scintillavano.

-Ha eruttato il Vesuvio?- Disse Thalia scherzosa.

-Avete salvato un cane randagio?-

-Hai scoperto un nuovo tipo di zanzara.-

-Hai inventato una nuova ricetta per le melanzane!-

-HAI SCOPERTO IL CORPO DI UN ALIENO IN GIARDINO!-

-Nono! Niente di tutto questo Thalia!- Disse Hazel scuotendo le mani, mentre le altre ridacchiavano.

-Si tratta di Frank?- Chiese Piper con un sorrisetto.

Hazel diventò rossa come un peperone.


Nota: Vi lascio sempre sulle spine eh? MUAHAHAHAHAHAH Volevo dirvi che la storia è quasi giunta al termine.... *sigh* çwç Aspetto sempre le vostre recensioni, vi voglio bene(?) E grazie mille a chi continua a seguire la mia storia, mi scuso per il ritardo (stupida scuola Babbana). Alla prossimaaa!♥ -Sam 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Pioggia e lampi fanno nascere un'amicizia, o un amore... ***


-E così Hazel e Frank si sono baciati? Almeno una di noi ha trovato l'amore...- Disse Annabeth alzando gli occhi al cielo, attraversando il corridoio accanto a Thalia a passi svelti.

-Non direi, non te l'ha detto Piper?- Annabeth si accigliò.

-Detto cosa?- Scrutò l'amica elettrica da dietro i boccoli biondi.

-Che ha preso A+ in economia e che...-

-Thalia!- La rimproverò Annabeth.

-Sii seria!-

-Mi scuso.- Disse con tono melodrammatico, sorridendo.

-Allora, è successo che...-

 

*il giorno prima*

Piper aspettava che passasse qualcuno con un ombrello. Diluviava, e lei aveva dimenticato l'ombrello a casa, seppur il meteo aveva chiaramente previsto piogge anomale.

-Sono uno stupido cervello di carota.- Borbottò poggiandosi alla colonna sotto il porticato della scuola a braccia conserte. Il cielo era grigio e coperto. Insomma, non avrebbe smesso di piovere. Anche Leo era andato a casa... I due erano diventati amici, grazie al carattere estroverso di Leo. La loro amicizia era iniziata nell'aula di biologia, quando per sbaglio Leo aveva urtato con il sedere un contenitore di vermi morti da osservare al microscopio ed erano caduti sulla gonna di Rachel generando una marea di risate e le urla della rossa.

"Pagherei qualsiasi somma pur di rivederlo." Pensò Piper mordendosi il labbro, per non scoppiare a ridere.

"Quel ragazzo ha tutta la mia stima."

Leo e Nico si erano trasferiti definitivamente a Bord Ville, e a quanto pareva Leo e Piper sarebbero diventati molto amici, e Piper ne era contenta.

Era davvero tardi. Piper rivalutò l'opzione -corri nella pioggia veloce come Bolt e vola a casa senza inzupparti completamente.- Ma i lampi le fecero cambiare idea. Si nascose dietro ad una pianta finta. I tuoni la spaventavano. Un boato riempì il cielo, seguito da un'improvvisa vampata di giorno luminoso. Piper sobbalzò.

-Ehi!- Piper si voltò brusca con un suono strozzato che le partì dalla gola.

-Sono io!-

E si tranquillizzò non appena i suoi occhi cangianti si incastonarono in quelli azzurri e limpidi che aveva sempre osservato di nascosto fra le ante degli armadietti in corridoio.

-Jason!- Piper cercò di controllare il rossore, ma probabilmente le aveva invaso tutte le guance.

-Tu sei Piper, la ragazza della B, giusto?-

"Conosce il mio nome, Dei, conosce il mio nome!"

Piper si sarebbe messa a saltellare come un coniglio pasquale, ma mantenne l'espressione seria.

-E tu sei Jason, il fratello di Thalia. Cosa ci fai qui?-

"Domanda intelligente... Ovvio che si è appena allenato." Pensò Piper roteando gli occhi, ma il sorriso di Jason liberò le farfalle dalle gabbie, che presero a svolazzare nello stomaco di Piper come impazzite.

-Allenamento, e tu?-

-Come un'idiota ho dimenticato l'ombrello.- Disse la mora imbarazzata.

"Adesso lui aprirà il suo ombrello e mi chiederà: 'Posso scortarti io a casa?' Con un sorriso galan"
-Pensa un po', l'ho dimenticato anche io!- Rise lui passandosi una mano sulla nuca. Piper sentì i suoi sogni fare crack.

"Addio momento da film romantico per eccellenza."

-Andiamo al bar dietro l'angolo, ci prendiamo un caffè, così chiamo mia sorella e ci viene a prendere con la macchina.- Jason sorrise con aria gentile.

Piper cercò di mantenere regolare il respiro, ma le gambe le tremavano troppo. Si sentiva oscillante come un budino.

Jason era sempre sembrato il tipo:'Ciao io sono il ragazzo strappa cuori della scuola, se mi sfidi, ragazzo, ti picchio. Sono bello e irraggiungibile arrendetevi o preparatevi a combattere, donzelle!' Eppure era lì, e con quel suo sorriso dolce avrebbe potuto far sciogliere qualsiasi cuore di ghiaccio e tutto il Polo Nord.

-Perché no.- Disse infine Piper sorridente, rompendo l'imbarazzante silenzio creatosi fra i due.

-Al mio tre. Uno, due, tre!- Jason si alzò il cappuccio della felpa e prese il polso di Piper. Lei spalancò gli occhi, poi lo seguì tuffandosi nella pioggia fitta. In meno di trenta secondi erano entrati nel caldo accogliente del piccolo bar "Fireflies", il preferito di Piper.

Jason sorrise, scrollandosi la pioggia dai capelli.

-Sei veloce!- Disse. Poi si accorse di star stringendo ancora il polso di Piper. Quel contatto suscitava nel suo petto una vagonata di fulmini. Rimase per un secondo a guardare la sua mano attorno al polso di Piper. Avrebbe voluto lasciarla cadere per poi afferrare la mano caramellata della ragazza, e non ne conosceva il motivo. Quello che provava in quel momento lo spaventò, perché era qualcosa di sconosciuto, e dolorosamente piacevole, che partiva dal cuore, e si irradiava.

Evidentemente la ragazza colse i suoi pensieri, perché scostò con delicatezza il polso.

-Ordiniamo un caffè?- Sorrise. Le sue parole svegliarono Jason da una tranche, e lui riuscì solo ad annuire, con una buffa aria da turista smarrito. Si sedettero ad un tavolino accanto ad una stufa, e quel piacevole colore ambrato investiva il viso dei ragazzi. Gli occhi di Jason emanavano un caldo bagliore azzurro come il cielo al tramonto. Piper si lasciò sfuggire un secondo per affogarci dentro. Poi lui prese il cellulare dalla tasca. Erano più belli di un qualsiasi dipinto, più belli dei romanzi d'amore o di qualsiasi altra cosa.

-Chiamiamo Thalia.- La telefonata durò poco. I due ordinarono: Jason un caffè, Piper una cioccolata calda con panna.

-Allora, come è andato l'allenamento?- Chiese Piper stringendo le mani attorno alla tazza calda, nervosa.

-Abbastanza bene, avresti dovuto vedere Connor! Ha messo lo sgambetto a Travis e si sono messi a litigare, è stato epico!- Disse lui ridendo, così la tensione si sciolse. Jason disegnò nella mente i dolci contorni del viso della ragazza. Non aveva mai visto niente di più delicato e dolce. Gli occhi della ragazza avevano un colore strano ed ipnotico, verde con delle sfumature di marrone, di verde come l'oceano, insomma, erano bellissimi. I minuti passarono e i due continuarono a parlare in generale di tutto, dello sport, della scuola, dei passatempi. Piper era seduta, e si vedeva riflessa nei chiari occhi del suo principe azzurro, e non avrebbe voluto essere da nessuna altra parte, se non lì ad osservarlo.

 

-E poi, appena sono entrata nel bar...- Thalia mozzò la frase aggiungendo una silenziosa suspance, che Annabeth non apprezzò.

-E PO- Annabeth si ritrovò con il sedere sulle mattonelle a scacchi. Thalia cercò di non ridere. Annabeth sbuffò furiosa.

-Ma insomma!- Sbraitò. Poi una mano si tese verso di lei. Lei la guardò incredula, per poi afferrarla, con presa salda.

"E se lui fosse la causa di tutto ma al contempo la medicina?"


Nota: Salve a tutti! :3 Eccomi con il capitolo promesso. Ho deciso di dedicarlo interamente alla coppia Jasper, perché mi andava lol e anche perché li shippo. Spero che vi sia piaciuto. Il capitolo scorso non ha ricevuto molte visite, e mi dispiace molto :c Mi scuso per il ritardo e per la lungezza del capitolo, ma la scuola non mi lascia scampo D: 
COSA PREFERISCI: TONNO, O SARDINE? NON C'E' SCAMPO! AHAHAHAHAHAHAHAHA No okay, la smetto...
Al prossimo capitolo, aspetto le vostre recensioni!
A presto.♥
-Sam

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Shakespeare e pietre preziose. ***


Nota importante: Sono davvero contenta di aver raggiunto le 100 recensioni, devo ringraziare di cuore voi, voi che leggete ogni singolo capitolo di questa storia. Non so se continuerò per il momento la continuerò, in quanto la scuola non mi lascia nemmeno il tempo di respirare. Aspetto un vostro commento e...DON'T WORRY, è sicuro al 90% che continuerò i capitoli, ma volevo avvisarvi comunque per quel 10%, baci. -Sam ♥


Come posso ritrovare la mia pace
se il ristoro del sonno mi è negato?
Se l'affanno del giorno non riposa nella notte
ma giorno da notte è oppresso e notte da giorno?
Ed entrambi, anche se l'un l'altro ostili,
d'accordo si dan mano solo per torturarmi
l'uno con la fatica, l'altra con l'angoscia
di esser da te lontano, sempre più lontano.
Per cattivarmi il giorno gli dico che sei luce
e lo abbellisci se nubi oscurano il suo cielo:
così pur blandisco la cupa notte dicendo
che tu inargenti la sera se non brillano stelle.
Ma il giorno ogni giorno prolunga le mie pene
e la notte ogni notte fa il mio dolor più greve.

-Sembravi un'attrice in classe Annie.-
-Ma sta' un po' zitta Faccia di Pigna.- Sbuffò Annabeth poggiando il libro di poesia nell'armadietto.
-Ti ho detto che ho solo letto...- Aggiunse poi, rivolgendosi all'amica punk con uno sguardo pungente.
-Oh certo... ti mancava soltanto il teschio in mano e uno di quei cosi con il colletto strano di pizzo, un bel taglio e assomigliavi a Shakespeare in versione bionda!- Disse Thalia ridendo e immaginandosi la scena.
-Sarebbe comico Thalia, se soltanto tutti i libri scolastici non parlassero in qualche modo di Shakespeare e non lo definissero "Genio", mi sarei offesa.- Sputò Annabeth mentre chiudeva l'armadietto con un click sordo.
-Mi sono persa al 'sarebbe comico'...- Rispose l'altra, passandosi una mano nei capelli neri e alzando gli elettrici occhi blu al cielo.
-Non avevo dubbi Faccia di Pigna.- Rise Annabeth.
-Ehi! Guarda che ultimamente ho preso parecchie C!-
-Sì Thalia, due C, tre note disciplinari, mi correggo, quattro e sei F...-
-Dettagli.- Ribatté lei, strofinandosi le unghie con non-chalance sul giubbotto di pelle nera.
-Comunque sia, hai visto come ti guardava Testa D'Alghe mentre leggevi Shakspaer?-
-Shakespeare, Thalia, Shakespeare... e comunque, non ha importanza.- Disse Annabeth, iniziando ad incamminarsi nel corridoio, immediatamente seguita da Thalia.
-Dai Annabeth! Non dirmi che non ti sentivi osservata! Ci mancava solo che si mettesse a sbavare...- Gesticolò Thalia.
"Può essere..." Pensò Annabeth, mentre le sue guance si coloravano di un tenue rosa.
-Non capisco perché lo chiamate Testa D'Alghe...- Disse Annabeth aggiustandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Non cercare di cambiare argomento baby, e comunque sia è stato davvero epico quando l'altro giorno è uscito dalla piscina della scuola con quell'insalata verde sulla testa... Leo è stato un genio a lanciar...ehi! Non te la caverai mica così!- Sbuffò Thalia. Annabeth le fece una linguaccia ed entrò nella sua classe.
-Ci vediamo a pranzo Thal.- Sentì l'amica sbuffare, poi fece per sedersi al suo posto, ma qualcuno le mise una mano sulla spalla.


Thalia continuò a camminare nel corridoio, improvvisamente seria.
"Forse avrei dovuto dirglielo subito..." Si disse.
"Va be', glielo dirò a pranzo. Non succederà una seconda volta. In fondo lei e Luke non si vedono più..." Ma la sua vocina interiore continuava a dirle: TORNA DA LEI E DILLE SUBITO TUTTO! Ma ormai Annabeth era entrata in classe.
"Non era il momento." Ripete la punk alla sua vocina interiore. "Quindi sta' zitta."

Girò l'angolo stringendo il suo libro di chimica al petto. C'erano molti ragazzi nel corridoio, e lei sentiva molti sguardi scorrerle sul viso.

"Ma cosa avranno da guardare questi impiccioni?" Si chiese. Alcune ragazze bisbigliavano parole poco cortesi nei suoi confronti. Thalia gonfiò il petto e continuò a camminare a testa alta, concentrando la sua attenzione sul rumore generato dai suoi anfibi che sbattevano sul pavimento.

"Ti sei mai sentita invisibile, Thalia Grace?" Chiese di nuovo la sua vocina interiore.

"Certo." Le rispose Thalia. "Ed è sempre stato perfetto così."

"E allora come mai tutti ti guardano, Thalia Grace?" La ragazza strinse più forte il libro, fino a sentire dolore alle mani.

"Semplice, perché sono la ragazza di Luke Castellan." Si morse un labbro. Le piaceva davvero Luke, ma le sue molteplici pretendenti e i lori pettegolezzi le davano un terribile fastidio.

Gli adolescenti che la circondavano sembravano dei giganti, e lei si sentiva così piccola. L'immagine che lei stessa aveva costruito della Thalia Grace forte e spavalda si stava sbiadendo, lasciando il posto ad una comune adolescente, che avrebbe preferito pestare una buccia di banana e cadere di sedere per terra piuttosto che essere oggetto di tutto quel parlare infondato.

 

"Non avrei mai pensato di essere un tale idiota." Si disse il ragazzo, mentre fissava immobile il suo riflesso confondersi con i braccialetti d'oro e d'argento della vetrina, con le mani sudate e il cuore a mille.

"Mi sembra una cosa parecchio stupida." Ma aveva già stretto la mano attorno alla della porta, che si aprì facendo tintinnare una campanella stridula, che lo fece spaventare. Sentì una risata gracchiante provenire dal bancone al centro del negozio e si sentì leggermente offeso. Ne fece capolino una vecchietta, alta un metro e mezzo con un vestito rosa antico.

-Salve giovanotto, come posso esserti utile?- Chiese la vecchietta.

Percy la studiò. Doveva essere stata une bella e bassa, ma bella donna anni fa, dati i suoi dolci lineamenti orientali seminascosti dalle rughe. Aveva un paio di occhietti neri a mandorla allegri e vispi, che sembravano saltellare sul volto di Percy. I suoi capelli scoloriti raccolti in uno chignon con dei strani bastoncini scintillavano come la Luna.

-I-io sono qui per...-

-Sei qui per un regalo.- La vecchietta sorrise.

Percy si accigliò.

-Come fa a saperlo?- Chiese, stringendo le mani attorno alla tracolla della borsa.

-E' da trent'anni che vivo fra gli scaffali di questo negozio ragazzo, pensi che non ne sappia niente?- Chiese gonfiando il petto avvolto nello scialle di lana grigia.

-Nonono, non penso nulla del genere.- La rassicurò Percy.

-E posso dirti di più, tu sei un ragazzo simpatico e socievole, che si nasconde dietro la corazza di bambino viziato per paura di perdere le persone più care.- Un ampio sorriso si fece largo fra le rughe dell'anziana signora, mentre una presa stretta strinse forte il cuore di Percy.

-C-come fa a...a capirlo? Sono così prevedile?- Chiese sbigottito il ragazzo.

-Gli occhi delle persone sono come le pietre preziose, figliolo, si leggono come fossero libri.-

"Si leggono come fossero libri." Ripeté Percy, pensando al paio di occhi che lo tormentavano da un bel po'.

-E lei come si chiama giovanotto?-

Percy indugiò, ingoiando.

"Questa vecchietta è una macchina da guerra."

 

Annabeth si voltò divincolandosi dalla stretta salda di Rachel.

-Cosa vuoi Rachel?- Chiese la bionda, perdendo la pazienza. La rossa respirò a fondo, e prese Annabeth per il polso.

-Voglio una tregua, Chase.- La sorpresa fu così immensa che Annabeth la paragonò all'intero Sistema Solare.

-Cosa?- Disse poi, cancellando lo stupore dagli occhi, che tornarono gli stessi buchi grigi e tempestosi di sempre.

-Hai capito bene, Annabeth.- Invece gli occhi verdi della rossa erano stranamente caldi e sembravano sorridere imploranti, fra le lentiggini che le costellavano il viso.

-A che gioco stai giocando Rachel?- Chiese Annabeth perdendo la pazienza. La presa attorno al suo polso si attenuò e Rachel sospirò, lasciando cadere da dietro l'orecchio qualche ricciolo fiammeggiante sul viso.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Di cose non dette e appuntamenti galanti. ***


"Non reggo più." Si disse Thalia, contando ad occhi bassi le carotine che si nascondevano nel piatto fra le foglie di insalata e i pomodori. Allungò la mano verso il bicchiere e ne bevve un lungo sorso. Poi chiuse gli occhi e respirò a fondo.

-Che c'è Thal?- Chiese Annabeth, mentre ancora sorseggiava il succo di frutta dal brick con la cannuccia. Il brusio di sottofondo non aiutava di certo Thalia a trovare le parole adatte per rivelare la semplice ma complessa verità.

-Thal?-

-Son sfidenzata on Uke...- Thalia si tappò la bocca con la mano. Annabeth scoppiò in una sonora risata, sputando succo di frutta ovunque.

-Tha...Thalia...sto ridendo troppo NON CE LA FACCIO AHAHAHAH- Thalia sorrise, mentre Annabeth continuava a ridere battendo il pugno sul tavolo e ad asciugarsi le lacrime e un po' di succo alla pesca che le era schizzato fuori dal naso.

-Che vorresti dire?- Disse poco dopo, recuperando il controllo.

Thalia divenne seria. Le parole le uscirono tutte d'un fiato. Annabeth addentò il suo trancio di pizza come un t-rex si lancia sul tenero piccolo dinosauro\preda.

-Sono la fidanzata di Luke.- Annabeth si strozzò con il pezzetto di pizza e guardò l'amica con gli occhi quasi fuori dalle orbite.

-Annabeth, tutto okay?- Annabeth era diventata bianca come un lenzuolo e continuava a tossire, poi il suo viso assunse una strana sfumatura di rosso, per poi passare al viola e al verde.

-Annabeth?!- Si stringeva la gola. Thalia si alzò dal tavolo e corse dietro alla sedia di Annabeth, e la strinse, finché non sputò il pezzo di pizza che la stava soffocando. Tutti si erano girati a guardare, Thalia si accasciò a terra. Tutti presero a battere le mani.

"Studiare per tre ore la Manovra di Heimlich è servita a qualcosa." Si disse Thalia, asciugandosi la fronte.

"Ho rischiato di morire soffocata." Annabeth era stesa su un lettino dell'infermeria, non aveva avuto il coraggio di dire una parola, e aveva accettato l'aiuto di Thalia che l'aveva portata lì.

-Ne parliamo dopo, Annie.- Aveva detto l'amica con aria afflitta, poi uscì, lasciando Annabeth sola. Le faceva male il torace e ad ogni respiro le veniva una fitta di dolore.

"Non mangerò mai più una sola fetta di pizza in vita mia."

Ma il problema non era questo adesso, per niente. Ce ne era uno mille volte più grande, si trattava di una ragazza con i capelli rossi.

"Sono nei guai." Annabeth sbuffò. "Mai una cosa che va per il verso giusto, Dei.”

 

-Non lo so Jason, non lo so. Cosa devo fare?- Percy scalciò un sasso, che rotolò per molta strada prima di finire in un tombino con un plof.

-Non lo so Perce, quel ragazzo puzza di guai, e qui c'è di mezzo una donzella... che si fa?- Percy alzò le spalle.

-Io voglio invitarla al ballo, ma non ne ho il coraggio...- Percy abbassò gli occhi e prestò la sua attenzione alle foglie secche che scricchiolavano sotto le sue Converse blu.

-Amico, senti, in amore tutto è lecito, potresti risolvere la questione con uno sgambetto, così il tizio ruzzola giù dalle scale e problema risolto, può sembrare un inci-

-Piantala Jason, non mi va di uccidere nessuno... anche se, a dirla tutta, sembra molto promettente...- Tutti e due risero.

-Visto? Fai come ehm... hai un rivale, uccidilo.- Jason annuì, soddisfatto della sua proposta sanguinaria.

-Caracalla, Jason, Caracalla... e poi ha ucciso il fratello, e non è molto bella come cosa...- Jason fece spallucce.

-Be', sembra la via più semplice.-

-Ma sta' zitto.- Percy diede un colpetto sulla spalla dell'amico, e i due continuarono a ridere.

-Prendiamoci un frullato Testa D'Alghe.-

-Odio quando mi chiamano così.-

-Mirtillo?-

-Mirtillo, amo il frullato al mirtillo.-

-Ti ricordo che tu hai un'ossessione per tutto ciò che è blu...-

-Forse...- Percy sorrise, in fondo voleva bene a quel playboy biondo.

 

-Pà, dove è che vai stasera?- Annabeth si poggiò con non-chalance sulla porta, pronta a mettere con le spalle al muro il padre armata della sua testardaggine. Il padre si guardava allo specchio, mentre indaffarato si aggiustava la cravatta.

-Ad una riunione del club di scacchi.-

"Mi ha preso per una stupida?" Annabeth roteò gli occhi.

-Papà, l'ultima volta che hai messo quel profumo risale all'epoca di Tutankhamon.-

Disse Annabeth facendo cenno con la testa alla bottiglietta di vetro poggiata sul tavolo.

-Dai, dimmelo...-

-Annabeth, non sono affari tuoi.-

"AhAh!"

-Io vado dai Jackson papà, oggi Sally andrà fuori città e mi ha chiesto di badare ad Emma e Tyson.-

-Certo Annabeth.- Il padre era così assorto nei suoi pensieri che lanciò solo una rapida occhiata alla figlia, che incrociò le braccia.

-Farò tardi.- Annabeth aggrottò le sopracciglia.

-Va bene.-

-Andrò in un locale.-

-Si Annabeth sì.-

-E mi ubriacherò, poi farò un tatuaggio con scritto "ballo come una scimmia" e un unicorno sulla fronte, tre pearcing al naso, ruberò una macchina e andrò ad insultare il Presidente degli Stati Uniti dicendogli che il burro di arachidi costa troppo!-

-Okay Annie.- Annabeth lanciò un gridolino e scese le scale sbattendo i piedi irritata, sbatté la porta e in meno di un minuto era arrivata a casa Jackson, dopo aver lasciato dei buchi nell'asfalto per tutto il tragitto.

"Papà, che esce con una donna." Annabeth bussò alla porta.

"Come si permette? Okay, magari non deve morire da foreveralone, certo, ma che almeno me lo dicesse!" Annabeth incrociò le braccia e iniziò a pestare l'erba con il piede.

"Cavoli!"

Appena la porta si aprì, Annabeth inciampò in quel paio di occhi verdi così familiari, ma che ogni volta la turbavano. Erano stranamente sorridenti e... anche un po' imbarazzati.

-Ehi Annabeth...- Percy sorrise, ed Annabeth non poté fare a meno di dirsi che quel sorriso avrebbe illuminato tutta New York durante un black-out.

 

-E così non le ho detto nulla.- Annabeth si lanciò in bocca un'altra manciata di patatine, mentre Emma pensava seduta accanto a lei.

-Mh, davvero interessante...- La bambina rifletteva accarezzandosi il mento, ed Annabeth sorrise. Le aveva raccontato quel che era successo ed ora Emma stava cercando una soluzione.

-Sono una persona orribile eh, Emma?-

-Nah, devi solo dire a Thalia tutto e sarai una ragazza a posto.- Annabeth rise.

-Grazie Emma... Adesso, vedi cosa ho qui per te.- Annabeth tirò fuori dalla borsa un CD.

-Cos'è?- Chiese la bimba dai riccioli principeschi sporgendosi per vedere.

-Una fiaba sonora.- Annabeth sorrise. Amava ascoltare quei CD quando era piccola, c'era un canta-storie che raccontava la favola, e i vari personaggi che dialogavano, ne aveva un'intera collezione.

-Ascoltiamo la Bella Addormentata insieme?-

-Siii!- Rispose entusiasta Emma, abbracciando la baby-sitter.

-Ti voglio bene Annabeth!-

-Anche io Emma.- Annabeth strinse la bambina in un caldo abbraccio, quella bambina così solare e dolce che avrebbe potuto sciogliere qualsiasi cuore di pietra, era diventata come una sorella per Annabeth.

Percy sorrise, osservando la scena da dietro la porta.


Nota:Salve gente, mi scuso per il ritardo çwç tutta colpa della scuola Babbana... Vi è piaciuto il capitolo? Aspetto le vostre recensioni asgfurgf "Mirtillo?Mirtillo." *sighColpaDelleStellesigh* Comunque sia, spero vi sia piaciuto questo capitolo, grazie a chi segue la mia storia, vi amo! Aww :')Alla prossima. -Sam ♥

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Domande improvvise ed anziane sportive ***


-Percy, cosa stai facendo?- Annabeth seguì lo sguardo di Emma e si ritrovò per la centesima volta intrappolata in quei buchi salati. Le guance della ragazza divennero color pomodoro maturo. Percy sbiancò imbarazzato.

-Ehm... Io... Volevo solo avvisarvi... Sto uscendo ciaoooo.- Si precipitò via.

Annabeth aggrottò le sopracciglia perplessa, mentre Emma ridacchiava divertita.

-Il mio fratellone è parecchio stupido.- Annabeth non poté fare altro che essere d'accordo con la bimba.

-E a te Annie? Lui ti piace?- Disse improvvisamente la bambina.

Annabeth si strozzò, come ormai le capitava frequentemente...

-Emma! Ma che domande sono queste?!- La bambina sorrise mostrando la finestrella del dente mancante.

-Avrò pure otto anni, ma non sono mica stupida.-

Annabeth si morse un labbro. "Questa bambina é una macchina da guerra."

Già, in quel paesino c'erano vecchiette e bambine intelligenti e astute, delle vere e proprie macchine da guerra.

-Non fa altro che strimpellare con la chitarra ultimamente, mangia tanto cioccolato, e canticchia sempre sottovoce...- La bambina si poggiò un dito sulla fronte, con aria assorta e comica. Annabeth trattenne un sorriso.

-C'è soltanto una soluzione a questo mistero...-

Poi Emma interruppe la sua meditazione e volò fuori dalla porta, seguendo il suono del campanello e urlando:É arrivata! É arrivataaaa!

Annabeth la seguì veloce come un fulmine.

-Chi è arrivata Emma?!- Poi si arrestò accanto alla bambina, che aveva appena aperto la porta della casa. C'era una vecchietta sorridente, con un borsone in spalla. Era la vecchietta più sportiva e curiosa che Annabeth avesse mai visto.

-E' permesso?- Chiese con voce allegra, mentre Emma non riusciva a non sorridere.

 

-Raccontami com'è! Sono curiosa!- Annabeth pensò, poi rispose, iniziando a raccontare all'amica Thalia lo strano incontro avvenuto dieci minuti prima.

 

La vecchietta aveva sulle spalle un borsone blu. Sorrideva fra le rughe illuminando gli occhi color nocciola vispi e allegri, che Annabeth aveva già conosciuto sul viso di Emma.

-Sono la signora Molly, mamma di Sally e nonna di Percy.- L'anziana indossava una tuta da trecking azzurra scolorita e delle simpatiche scarpe da ginnastica color zucchero filato. Aveva i capelli grigi e boccolosi ben curati e pettinati, lunghi fino alla spalla.

Emma si gettò fra le sue braccia.

-Nonna!- La vecchietta si abbassò e abbracciò la nipotina.

-Vado a portarti il borsone nella stanza degli ospiti!- Disse Emma, prendendo la borsa blu della nonna e iniziando a salire le scale.

-Grazie cara!- Poi la pimpante nonna-sprint guardò Annabeth.

"Somiglia davvero tanto a Sally." Pensò la ragazza.

-Tu devi essere Annabeth, la babysitter.- La nonna Jackson aveva dei denti drittissimi e bianchi.

-Sì, sono io.- Annabeth allungò una mano cortese. -Piacere di conoscerla.

-Piacere mio!- Disse lei ricambiando la stretta di mano con una forza al dir poco sorprendete per una donna di quell'età.

-Il mio Percy ha trovato proprio una bella fanciulla.- Annabeth arrossì.

-No!No! Io e Percy non stiamo insieme!- Disse in fretta Annabeth agitando le mani.

-Avrò pur settantadue anni, ma non sono mica stupida.-

"Questa frase l'ho già sentita..." Si disse Annabeth, sconvolta.

 

-Aw! Che cosa tenera!- Gridò Thalia nel telefono.

-Thalia! Non urlare!- La rimproverò Annabeh, massaggiandosi l'orecchio.

-ANNABETH! Ho appena visto tuo padre dalla finestra!!-

-Thalia! Ti ho appena detto di non...- Poi la bionda spalancò gli occhi. -Cosa?!-

-Ti sto dicendo che è così Annabeth! Tuo padre sta cenando con una donna sospetta nel ristorante accanto a casa mia!- Annabeth si irrigidì. Stringeva così forte il telefono che fu costretta ad allentare la presa quando si sentì uno strano crack!

-Vado subito a vedere, grazie Thalia.- Annabeth chiuse la telefonata e si affacciò nella cucina.

-Signora Jackson, io devo andare! E' stato un piacere conoscerla.- La vecchietta ed Emma la salutarono con mano, rimanendo però concentrate sui biscotti blu che stavano preparando.

 

"Sono pronta per la mia missione!" Si disse Annabeth avvoglendosi bene nel cappotto. Attraversò le strade gelate di corsa, e arrivò al ristorante "Cupido's" in cinque minuti. Entrò in punta di piedi, scrutando ogni persona nel tentativo di trovare il padre. Si avvicinò all'acquario dove delle aragoste stavano per fatti loro e si abbassò.

"Sembro un leone che spia la sua preda.." Si disse compiaciuta Annabeth. "Quando becco quell'uomo gli darò una bella lezione, fra padre e figlia non ci sono segreti!" Attraversò svelta la distanza acquario-siepe e si acquattò dietro le finte foglie verdi del cespuglio ornamentale. Spiò tra le foglie tutti i tavoli riducendo gli occhi grigi a due fessure.

"Eccolo là!" Era seduto difronte ad una donna dai capelli scuri, mangiava con lei a lume di candela. Annabeth si voltò, pronta a prenderlo per le orecchie, poi si scontrò contro qualcuno. Annabeth scivolò su uno spaghetto che per oscure ragioni era finito per terra. Per non cadere si aggrappò al suo aggressore e tutti e due caddero rovinosamente, ribaltando la siepe e finendo entrambi a gambe all'aria. Il ragazzo cadendo aveva colpito un cameriere, che aveva rovesciato il vassoio pieno di vongole in testa a lui e alla sua aggreditrice.

"Che disastro!" Piagnucolò Annabeth, con la faccia nelle foglie di plastica e le vongole nei capelli.


Nota:Salve genteee! Sì, sono ancora viva e.e Vi è piaciuto questo capitolo? Premetto che nel prossimo ci sarà una scena Percabeth molto dolciosa awwww Grazie a chi continua a leggere i miei capitoli, il merito è tutto vostro. Grazie a chi continua a sostenermi, perché senza di voi questa storia non sarebbe mai continuata. Grazie mille ancora, un mega-abbraccio! -Sam♥ 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Ramanzine e canzoni inedite. ***


-Un comportamento inaccettabile Annabeth, inaccettabile.-

La bionda avrebbe voluto sotterrarsi, molto in basso, tipo fino ad arrivare nel nucleo terrestre e fondersi con esso per l'eternità. Anche sbucare dall'altra parte del mondo in Cina sarebbe stata una soluzione accettabile. Una cosa positiva però c'era, Percy Jackson stava subendo la stessa ramanzina da parte della Signora Jackson. I due malcapitati ragazzi-spia erano spalla a spalla, e fronteggiavano la tempesta.

-Percy, è davvero oltraggioso quello che hai fatto.- Il ragazzo guardava il pavimento con un'aria da cucciolotto triste con-i-capelli-pieni-di-vongole talmente tenera che nemmeno Annabeth avrebbe potuto resistere. Ebbene sì, il Signor Chase e la Signora Jackson stavano mangiando aragosta al lume di candela. Quando la donna misteriosa si era voltata ed Annabeth ebbe capito chi fosse, le era venuto un colpo. I riccioli di Sally scendevano morbidi sulle spalle, incorniciandole il viso stranamente truccato. Annabeth era solita vedere la madre di Percy sempre senza un filo di trucco, ed era già bellissima, figuriamoci truccata. Truccata la signora Jackson era uno spettacolo. Aveva un filo di eye-liner blu sugli occhi marroni e dolci a dir poco perfetto. Un leggerissimo strato di fondotinta le aveva coperto le caratteristiche occhiaie-da-mamma. Aveva le guance rosa e un rossetto tinta nude fantastico. Era davvero una donna semplice, non c'è che dire. Il vestito che indossava era del colore del mare, nulla di complicato, con qualche strass qua e là ma non troppo appariscente. Le stava un incanto. Il ragazzo accanto alla bionda parlò, facendola spaventare.

-Mamma, mi hai raccontato che andavi fuori città. Non é così?- L'espressione di Percy era mutata. Adesso era teso. La signora Jackson spalancò gli occhi sorpresa.

-Be'...ecco... Io...-

-Tu non andavi ad una riunione del club papà?- Accusò Annabeth con sguardo pungente il padre, che si strinse nelle spalle con aria colpevole. Percy guardò Annabeth con occhi riconoscenti.

"Grazie per avermi appoggiato Annie."

Annabeth aggrottò le sopracciglia.

"Non l'ho mica fatto per te." Disse Annabeth nella sua mente. Di tutta risposta il moro ridacchiò divertito, scaturendo una smorfia sul viso della bionda.

"E' carina quando si arrabbia."

"Che hai da ridere?" Pensò Annabeth leggermente urlando nella sua mente. Poi tornò a costruire la tatticca scarica-barile.

-Padre, hai mentito spudoratamente e senza ripensamento a tua figlia, quando il codice della Vita afferma, con chiarezza, l'inesistenza di segreti fra padre e figlia. Cos'hai da dire a tua discolpa?- Disse Annabeth con tono autoritario, mentre Sally e Percy osservavano la scena incuriositi.

-Che saresti un ottimo avvocato...- Affermò il Signor Chase, tentando di cambiare argomento.

-Papà...- Lo rimproverò Annabeth.

-Parla la ragazza con i capelli pieni di vongole che gioca a fare la 007.-

"Colpita, e affondata." Pensò Annabeth.

-Resta il fatto che avresti potuto dirmi tutto senza paura papà!- Si agitò Annabeth, facendo cadere un broccolo dai suoi capelli-spaghetti.

 

-Com'è andata a finire dici? Be'.. abbiamo discusso ancora un po', poi papà e Sally ci hanno cacciato, sì, cacciato è la parola giusta, revocando il loro "diritto alla privacy", poi io e Percy siamo usciti dal ristorante e...- Annabeth si interruppe divertita. Silena pendeva totalmente dalle sue labbra, come Piper del resto. Il club stravagnate era riunito attorno al tavolo della mensa, Bianca, Hazel e Thalia comprese. Ascoltavano tutte il racconto di Annabeth, curiose fino al midollo.

-E poi?- La invitò a proseguire Silena, quasi stesa sul tavolo, con gli occhi spalancati.

-Silena, stai mettendo i capelli nella senape.- Le fece notare Bianca ridacchiando, e tutte risero.

-Voglio sapere Beth!- Continuò la mora, insistente.

-Non chiamarmi Beth.- Puntualizzò Annabeth, per poi riprendere il racconto.

 

Nell'ora di storia dell'arte successe un fatto molto strano. Molto, molto strano.

Annabeth era come sempre seduta in prima fila, pronta ad assorbire qualsiasi informazione riguardo all'architettura antica. Mentre prendeva appunti, completamente immersa nella lezione del signor Sound, il professore si era bruscamente interrotto.

-Signor Jackson, sì, lei in fondo, appena ha terminato la sua opera d'arte, potrebbe mostrarla ai suoi compagni?- Percy abbassò la penna immediatamente, chiedendo pietà con gli occhi.

Il professore si affrettò ad attraversare l'aula. Percy tentò in fretta e furia di nascondere il foglio sul quale girovagava con la penna dall'inizio dell'ora, ma il professore glielo strappò di mano con un gesto fulmineo. Lesse a bassa voce, poi guardò Percy da sotto gli occhiali a mezzaluna.

-Una canzone Signor Jackson? Le sembra questo il momento di scrivere una canzone?- Disse agitando in aria il foglio. Tutti gli alunni ridacchiarono.

-Mi è venuta l'ispirazione prof, non posso non ascoltarla.-

-Bene, allora seguirà la sua "ispirazione" e canterà a tutti quello che ha scritto, Signor Jackson.-

Percy impallidì.

-Preferirei non mostrare nulla in anteprima, prof.- Risatine.

-Niente storie Jackson! In piedi!- Percy si alzò, con le gambe di gelatina. Incontrò lo sguardo grigio di Annabeth e avrebbe preferito morire in quel preciso istante.

Iniziò a cantare, con voce tremante.

"Lei è la cosa più bella che mi sia capitata.

Uno spiraglio di luce,

Una giustizia sbagliata.

Ha fatto suonare il mio cuore,

e impallidire il mio dolore.

Lei è il mio angelo salvatore,

dagli occhi come gemme color ..."

Annabeth ascoltava rapita la voce di Percy, senza modifiche, a cappella, era magnifica, leggera come la brezza marina. E le parole? Bellissime..

Lui si interruppe. -Professore, basta così, non crede?-

-Questa canzone ci delizia, Signor Jackson, ce ne riveli il titolo, prego.- In tutta risposta Percy strappò il foglio.

-No.-

-Come osi disubbidire al suo insegnante?- Sbraitò il professore, con la faccia paonazza e le narici dilatate come quelle di un drago sputa-fuoco.

-Professore, non voglio dirlo.-

-In presidenza Jackson. Voli.-

-Con piacere.- Disse lui con un inchino uscendo dall'aula. Tutti rimasero in silenzio.

"Chissà qual'era il titolo della canzone." Si chiese Annabeth.

 

"Nessuno lo saprà mai." Si disse Percy. "La ragazza con gli occhi di diamante." Sarebbe rimasta segreta, per sempre. 


Nota:Tadaaaan! Vi è piaciuto il capitolo? Devo ammetterlo, la canzone di Percy è un po' sdolcinata, ma è davvero carina no? Spero vi sia piaciuto, grazie a chi continua a leggere i miei capitoli. Aspetto le vostre recensioni, scusatemi per eventuali errori, ma il libro di storia mi attende... *sigh* Alla prossima! -Sam ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Segreti svelati e delusioni d'amore. ***


ATTENZIONE, QUESTO CAPITOLO CONTIENE SPOILER DA "LA CASA DI ADE." VI HO AVVERTITI e.e
 

Annabeth si dondolava sui talloni, difronte alla porta di casa Grace.

"Come ho potuto nasconderlo per così tanto tempo? Cinque giorni, Annabeth, cinque giorni!" Si ricordò sbattendosi la mano contro la fronte.

"Sei una testa di Pigna." Poi qualcuno uscì dalla porta, facendola sussultare.

-Ci vediamo dopo Jas...- Il moro vide davanti a se gli occhi grigi marmorei che da tanto occupavano i suoi pensieri a pochi centimetri dai suoi. Rimase per un momento a guardare le nuvole grigie vorticare negli occhi temporaleschi della ragazza, poi decise di rompere l'imbarazzante silenzio creatosi.

-Ehi!- Disse Percy con un sorriso, passandosi la mano fra quei maledetti capelli che profumavano di mare.

-Ciao.- Rispose Annabeth, tentando di sorridere. I due si guardarono per dei secondi interminabili, persi uno negli occhi dell'altro. Annabeth si scrollò la nebbiolina-romantica di dosso.

-Io...ehm, dovrei entrare.- Disse poi, e in risposta Percy si scostò.

-Ci vediamo.- Percy la salutò posandole una mano sulla spalla, quel contatto le mise a soqquadro tutto lo stomaco, che si contorse, come se stesse ballando la danza irlandese.

"Smettila." Lo rimproverò Annabeth, mente anche le farfalle iniziavano a svolazzare.

Annabeth guardò per un istante il moro allontanarsi, poi si girò. Ed entrò in casa.


"Mezz'ora prima..."

-Ti ho detto che è così Jason!- Disse brusco Nico Di Angelo, togliendo dalle mani del biondo il suo diario segreto con uno strattone.

-Non avresti dovuto leggere nulla!- Urlò furioso. Il suo "Grande segreto" era venuto a galla, ormai lo aveva scoperto.

-Sei un verme Jason! Un verme!- Sputò amaro.

-Nico! Ti ho detto che mi dispiace!- Gridò Jason. -E' stato un incidente! Non sapevo che quello fosse il tuo diario!-

-Stupido di un Grace! C'è scritto di non aprire!- Rispose Nico, puntando il dito scheletrico contro la copertina rigida del suo diario, dove c'era scritto in caratteri cubitali: NON APRIRE.

-Se scrivi NON APRIRE è logico che tutti lo apriranno! Come "Non aprire quella porta"! Andiamo amico!- Cercò di giustificarsi Jason. Nico contò fino a dieci, in modo da far calare la rabbia che lo dominava, e la voglia di strangolare il biondo.

-Il tuo segreto sarà al sicuro con me.- Promise Jason. Nico crollò sul pavimento, seduto con la schiena contro il muro. Le lacrime iniziarono a pungergli gli occhi, ma lui le ricacciò.

"Non sembrerò un bambino piccolo che piagnucola."

-Non c'è niente di male amico...- Cercò di rassicurarlo Jason, sedendosi accanto a lui.

-Invece sì okay? Fa schifo! Amare una persona che non ti amerà mai! E' una condanna fra le peggiori! Fa schifo!- Urlò Nico, tappandosi gli occhi lucidi con le mani.

-Non ce la faccio più...- Disse, lasciando che la lacrime scendessero e si dissolvessero nelle sue mani.

-Amare Percy è stata la cosa peggiore che mi potesse capitare.-

-Passerà amico, te lo prometto, passerà.- Nico si sentì circondare dalle braccia muscolose di Jason, non amava gli abbracci, ma cedette, lasciandosi sorreggere dall'amico.

-Troverai la persona giusta, maschio o femmina che sia, vedrai.- Nico poggiò la testa sulla sua spalla.

"Lo spero."

 

Thalia Grace sputò gli spaghetti che stava mangiando.

-Cosa? Che cosa?!- Urlò, mandando in aria gli spaghetti rimanenti e viscidi che stava mangiando da una scatola di cibo cinese, con due bacchette.

-Annabeth! Cosa stai dicendo?!- E anche le bacchette volarono dall'altra parte della stanza.

-Avrei dovuto dirtelo subito, spero che mi perdonerai.- Thalia si afflosciò sul divano, completamente svuotata.

-Come è possibile?- Sussurrò. Annabeth si sedette accanto a lei.

-E' così, Luke sta uscendo con Rachel, mentre sta con te.- Thalia si poggiò una mano sul petto, per contrallare se il cuore battesse ancora.

-Fa male come un coltello nel petto.- Disse la mora, cercando di recuperare l'andamento normale dei respiri.

Si alzò brusca, afferrò il cappotto e uscì da casa, lasciando Annabeth seduta sul divano, imbambolata.

 

"Non sarebbe dovuto succedere tutto questo." Pensarono entrambi, uno venendo da est, l'altra da ovest.

"Che orribile destino mi è toccato." Entrambi entrarono nel parco.

Thalia si sedette sul muretto della fontana, guardando sconsolata le nuvolette di vapore che nascevano dalla sua bocca. Il freddo le pizzicava la faccia, avvertiva il naso semi-congelato e le guance fredde. Qualcuno si sedette accanto a lei, ma non ci fece caso.

-Delusione d'amore eh?-

-Eh già.- Thalia si voltò di scatto. Nico era seduto affianco a lei, con le mani in tasca e il viso semi-nascosto da una sciarpa nera di lana. I due si guardarono. Lui aveva degli occhi scuri come il petrolio liquido, cerchiati da nere occhiaie, lei aveva gli occhi blu, dei fili elettrici attraversavano gli iridi della ragazza rendendoli stracolmi di lampi. Entrambi rimasero persi per qualche istante. I primi fiocchi di neve iniziarono a cadere sul parco, ma, all'improvviso, faceva meno freddo. 

Nota: Io sono una Percico shipper, lo ammetto, ma ho deciso di scrivere questa storia su Percabeth, quindi la scrivo su Percy e Annabeth. Dato che mi dispice lasciare Nico da solo, puff! Ho creato la Thalico :3 Io ce li vedo bene assieme, ma devo ancora decidere se inserire Thalico oppure Solangelo (Will e Nico) o la Valdangelo? Quale preferite? Spero che il capitolo vi sia piaciuto, aspetto le vostre recensioni! A presto! ♥ -Sam 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Il festival studentesco e involtini primavera. ***


-Sta per iniziare Annie!!Manca una settimana!- Strillò su di giri Piper, con gli occhi spalancati a forma di stelline. Annabeth corrugò le sopracciglia.

-Sta per iniziare che?- Chiese, beccandosi un'occhiata scettica dall'amica.

-Come che? Il festival studentesco Annie!- Piper la guardò come se fosse un alieno sceso da Marte.

Questa bella notizia si fece largo nella mente di Annabeth, come un fascio di luce che perfora le nuvole nere. "Il festival studentesco! Evviva!" Gridò una vocina nella sua testa. Poi le venne in mente il vestito chiuso nell'armadio che avrebbe dovuto trasformarla in una principessa.

"Sarà imbarazzantissimo."

-Quest’anno noi del club di teatro abbiamo deciso di mettere in scena Romeo e Giulietta.- Annunciò Piper piroettando nel corridoio, sospirando. Annabeth arrancò per starle dietro.

-Io e la squadra giocheremo di domenica la finale del torneo.- Sorrise Annabeth soddisfatta.

-Oh no! Domenica 20 porta pioggia!- Disse Piper con un'espressione drammatica.

-E che fa, giocheremo sotto la pioggia.- La rassicurò Annabeth.

-Pioggia vuol dire. FANGO.- Piper spalancò gli occhi, come se l'aver pronunciato quella parola avesse scaturito in lei lo stesso panico che causa un film Horror la notte di Halloween.

"O un ragno." Pensò Annabeth.

-Non devi preoccuparti Pip, un po' di fango non è una tragedia.- Disse Annabeth con noncuranza.

-Cosa? E' FANGO ANNABETH! Non che io da piccola non amassi saltare nelle pozzanghere di fango come Peppa Pig, ma è la seconda cosa che odio di più dopo le palline da ping pong!- Annabeth ne conosceva il motivo. Il ricordo di Piper che cadeva colpita da una pallina in piena fronte con un bernoccolo che le spuntava sulla fronte come l'Everest la fece ridacchiare.

"Ah, giusto." Si ricordò anche di quando Piper era scivolata in una pozzanghera di fango in cortile, uscendone come una torta glassata al cioccolato davanti a tutta la scuola...

-Andrò al ballo con Jason!- Sospirò sognante Piper. Altre piroette.

-Io non ne ho idea, nessuno mi ha invitato.- Disse Annabeth con non-chalance, alzando le spalle.

-Come no?- Una terza voce si aggiunse alla conversazione, e un Leo raggiante circondò con le braccia le sue amiche.

-Hai tanti pretendenti Annie. Sai, nello spogliatoio molti dicono che sei carina.- Disse Leo alzando i palmi delle mani.

-Eh?...che cosa dicono?- Annabeth impallidì.

-Dicono che sei carina!- Rispose semplicemente Leo, ed Annabeth si sentì strana

“Non sono mai piaciuta a nessuno...”.

-Poi dicono che piaci ad un ragazzo della squadra di nuoto, ma non so chi.- Annabeth strinse il quaderno di geometria.

"Un ragazzo della squadra di nuoto?" Ingoiò. "lui?"

-Come mai sei così felice Leo?- Chiese Piper, sgretolando l'imbarazzante silenzio che si era creato.

-Noi Mangiafuoco dobbiamo esibirci nel cortile l'ultimo giorno del Festival!- Nei suoi occhi zampettarono le scoppiettanti fiamme che circondavano perennemente i suoi iridi. Per un momento Annabeth rabbrividì.

"Leo e il fuoco insieme sono pericolosamente esplosivi."

-Non vedo l'ora di assaggiare tutto quello che preparerà il club di cucina!- Esclamò Thalia, unendosi al gruppo che chiacchierava accanto agli armadietti.

-Tu cosa farai Thalia?- Chiese Leo.

-Niente di estremo, monteremo con il mio club le luci e il palco.- Disse sorridendo.

-Ve ne occuperete voi? Allora spaccheremo alla grande!- Leo fece un piccolo saltello.

-Con chi vai al ballo, Testa di Pigna?- Piper era curiosissima.

-Ehm... ecco...- Leo e Thalia si guardarono, complici.

-No!- Esclamò Annebeth ironica. –Non ci credo!-

-Non ha saputo resistere al mio fascino.- Disse Leo, gonfiando il petto e sorridendo malizioso.

-Non scherzare con l’elettricità, Valdez.- Lo avvertì Thalia, e i suoi occhi blu lampeggiarono.  

-Come faccio a dirglielo?- Il ragazzo biondo guardò l'amico gettare l'asciugamano della squadra di nuoto nell'armadietto, frustato. -Ah non lo so amico, ma io glielo chiederei, sai com'è, è una bella ragazza, il tempo stringe...-

-Non sei d'aiuto Jason.- L'amico scrollò le spalle. L'altro si afflosciò su una panchina, passandosi una mano nei capelli ancora umidi.

-Sono nei guai Jason, devi aiutarmi!-

Il biondo accese il cervello. -Vediamo un po'...-

 

Nico sistemava gli addobbi nel suo club, allungandosi per appendere uno striscione, in bilico su una scala. “Odio fare l’equilibrista.”

Nella terza aula a destra delle scale, secondo piano, aula di musica, Nico Di Angelo era in equilibrio precario su una scala, ma in fondo, questo e altro per amore. Adorava il suo club. Di certo gli toccava interagire con degli esseri viventi, ma i suoi compagni erano degli umani piuttosto simpatici. Poi, condividevano il suo immenso amore per i fumetti, quindi il tempo passato con loro risultava addirittura “piacevole”. Nico era entrato da poco nel club, ma già lo amava. Lui e gli altri membri avrebbero organizzato una specie di mostra. C'erano modellini ovunque, fumetti esposti, insomma, uno spazio in cui i ragazzi...e le ragazze, cosa molto rara ma non estinta, potevano condividere la loro passione per i personaggi dei fumetti con altre persone. Nico si definiva un Fanboy, ma non lo aveva mai detto ad anima viva. Faceva parte di parecchi Fandom e amava leggere. Ma nessuno aveva mai osato guardare oltre la maglietta nera con il teschio e la sua fama da chitarrista, per questo era rimasto tutto seppellito, in un angolino remoto, ben nascosto dal suo aspetto macabro.

-Babbani.- Mormoro lentamente. Poi oscillò. Stava per cadere dalla scala traballante.

"No, no! Non voglio morire!" Sudò freddo. Poi, fiuuuh boom! Nico cadde rovinosamente sul pavimento, portandosi dietro lo striscione che stava appendendo e che lo avvolse come un salame. Un ragazzo entrò nell'aula e quando vide Nico aka involtino primavera si precipitò ad aiutarlo.

-Vuoi una mano, amico?- Chiese.

“No, mi stavo divertendo ad arrotolarmi negli striscioni, sai com’è...”

Nico sbirciò dal suo nuovo turbante, maledicendo tutti gli dei del cielo e preparandosi ad una terribile figuraccia. Gli faceva male tutto. Poi si ritrovò riflesso in degli occhi belli e limpidi, blu. Il ragazzo dai capelli color grano sorrise tendendogli una mano, e delle farfalle presero a svolazzare nel suo stomaco.


Nota: Scusate, ma il mio pc Mortale è stato in assistenza parecchi giorni çwç Scusaaaateeemiii Comunque sia, vi è piaciuto questo capitolo? Vi ringrazio di cuore per le 15 recensioni del capitolo precedente, ne aspetto altre qui sotto! Grazie alle persone che continuano a leggere questa fanfiction, siamo già al capitolo 20 e la storia si sta per concludere çwç Grazie mille a tutti, davvero! Al prossimo capitolo! -Sam ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Attenti al cane! ***


Mancavano solo due giorni all’inizio del tanto atteso Festival scolastico. Nel pomeriggio i corridoi brulicavano di studenti, chi cercava i costumi di scena, e chi, come Nico Di Angelo, cercava con gli occhi una persona in particolare. Era tutto pronto, tutto deciso e sistemato. Tutto procedeva per il verso giusto, tranne che per un minuscolo, misero, piccolo particolare.
 
/Assemblea dei Rappresentanti dei Club: ARC/
 
-Mi scusi, non ho ben capito.- Piper Mc Lean spalancò gli occhi dalla sorpresa, mettendosi le mani sui fianchi.
-Ha capito benissimo, signorina Mc Lean, il Festival non inizierà. A meno che il responsabile di questo rapimento non salti fuori e si consegni a me entro domani mattina, questo è quanto.-
Tutti seduti attorno al tavolo, i ragazzi rimasero a fissare la preside dell’istituto uscire, tutti senza parole. Piper si girò verso i compagni, pallida.
-Chi ha rapito quello stupido barboncino?!- Urlò, fuori di sé.
 
-Già, proprio così.- Affermò Annabeth Chase infilandosi una forchettata d’insalata in bocca. Scrutò uno ad uno i suoi amici, seduti con lei al tavolo della mensa.
-Ma non è giusto!- Obbiettò Thalia, sbattendo la bottiglietta nel vassoio, schizzando di succo alla pera la povera Hazel.
-Scusami, amica.- Disse Thalia, per poi riprendere a borbottare.
-Non può sospendere l’attività più bella dell’istituto solo perché la sua stupida palla di pelo batuffolosa ha deciso di giocare a nascondino!-
-Qui le cose si mettono proprio male.- Disse Bianca, addentando il suo sandwich.
-Dobbiamo trovare quel cane.- Lanciò uno sguardo di intesa immediatamente ricambiato dai compagni.
-SE NOI BRUCIAMO, VOI BRUCIATE CON NOI!- Annabeth si girò verso Leo.
-Leo, non mi sembra il caso.-
-Una frase ad effetto ci stava.- Disse lui con fare compiaciuto.
-E poi adoro Hunger Games, lasciami sognare.- Annabeth sospirò alzando gli occhi al cielo.
-Su, mettiamoci a cercare questo barboncino.- Gli altri annuirono.
-Oggi la scuola resterà aperta fino alle sette. Tutti avete finito la preparazione dei vostri Club, vero?- Annuirono nuovamente.
-Bene, ci divideremo e andremo in giro a cercare Bluff, il barboncino. Se è stato rapito, dovremo scovare l’idiota che ha osato farlo e che sta rischiando di far saltare i Festival. Tutto okay?- Fecero sì con la testa.
-Bene.- Disse Annabeth. –Piper, tu andrai con Bianca. Hazel, tu con Frank.- I due si guardarono arrossendo. –Leo con Thalia.- Lui sorrise, lei si affrettò ad ingurgitare tutta la bottiglietta di succo in un sorso.
-Silena, tu andrai con Charles.- I due risero. –Sappiate, tutti, che questa non è una gita per coppiette amorose, siamo in missione… ed ora tutti all’opera!- Annabeth alzò il pugno.
-C’è un piccolo particolare, tu resterai da sola?- Chiese Bianca.
Annabeth si toccò la nuca, spiazzata.
-Ehm… a quanto pare…-
-Ci vado io con lei.- Tutti si voltarono verso il ragazzo che aveva  appena parlato.
 
-Jason!- Percy picchiò l’amico con la forchetta. Entrambi, con permesso scritto, erano usciti per fare “acquisti per il Festival” e si erano fermati in un fast food, per pranzare.
-Non vorrai colpire questi irresistibili occhi azzurro cielo, vero?- Percy rise.
-Lo scopo era quello.- Jason spalancò la bocca.
-Attentato! Eresia!-
Percy rise ancora di più.
-Non ho intenzione di chiedere ad Annabeth di venire al ballo.- Disse poi.
-Scusa se te lo dico amico, ma sei un idiota.- Improvvisamente Jason tornò serio.
-Perché non vuoi invitarla?-
-Non mi va, ecco perché.- Percy infilzò un broccolo nel suo piatto, indifferente.
-Senti, dovresti mettere da parte il tuo “orgoglio maschile” Jackson, muovere il sedere ed invitare quella ragazza, prima che lo faccia qualcun altro.- Percy ci pensò.
-No.-
-Percy, alcune volte vorrei prenderti a schiaffi in faccia.- Percy alzò le spalle. –Fallo.-
Jason mugugnò, frustrato.
-Non c’è mica bisogno di Cupido per capire che ti piace! Quando la vedi i tuoi occhi diventano a forma di cuoricini!-
-Non sono affari tuoi.- Ribatté Percy, aspramente.
-Non ti rendi conto che quella ragazza ti ha cambiato la vita? E’ merito suo se sono tuo amico, ha tirato fuori il meglio di te, non riesci a capirlo? Apri gli occhi, e cresci, Percy. Persone così capitano una volta nella vita, e se tu sei così imbecille da farti passare l’amore sotto al naso senza batter ciglio, fai pure. Ma ricordati di questo, chi fugge dalla felicità per paura di soffrire, è un codardo, Perseus Jackson.- Jason sbatté le posate del tavolo e se ne andò, lasciando Percy solo, a bocca aperta, mentre tutte le persone rimaste nel fast food lo fissavano, mormorando.
 
Annabeth scrutava ogni ragazzo o ragazza nel raggio di due metri, come un falco cerca impaziente la sua preda. Affiancata da un esemplare di Nico Di Angelo selvatico, vestito di nero e seccato.
“Ma come mi è venuto in mente?” Si lamentò. “Cosa non si fa per amore.”
Dei fumetti, era sottointeso. Anche Nico desiderava con tutto il cuore che il Festival si svolgesse nel migliore dei modi, in quanto, nella sua infanzia di viaggi e trasferimenti, non aveva mai fatto parte di niente.
-Che ne dici di dare un messaggio tramite i microfoni della segreteria, così tutti gli alunni cercheranno il cane.- Propose Nico.
-Non mi sembra il caso, anche perché il responsabile potrebbe darsela a gambe.- Nico annuì. –Giusto. Allora che si fa?-
Annabeth rifletté.
-Avviciniamoci e origliamo un po’ di conversazioni, magari stavolta i pettegolezzi aiuteranno invece di creare danni.- Detto questo la bionda si avvicinò agli armadietti, dove un gruppo di ragazzi parlava.
-Facciamo finta di niente.- Mormorò al compagno di missione.
-Parlami un po’ di te.- Sorrise a Nico.
-Ehm, non saprei…- Rispose lui imbarazzato.
-Chi ti piace Di Angelo?- Chiese lei con noncuranza, osservando i tizi accanto a loro con gli occhi ridotti a due fessure. Nico per poco non si strozzò.
“Prossima domanda?”
 
Nota: TADAAAAAN! Ecco finalmente il ventunesimo capitolo. Scusate il ritardo, ma la scuola Babbana e tutte le verifiche non mi lasciano nemmeno il tempo di andare in bagno ormai... E scusate anche la lunghezza del capitolo çwç Spero che vi sia piaciuto. Che fine ha fatto il barboncino della preside? Riusciranno i nostri eroi a trovarlo e a salvare il Festival? Lo scopriremo nella prossima puntata, a presto! *siglia finale* TARATATAAAAAAN *musichetta ricca di suspense* 
-Sam ♥

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** OTP e saette preoccupate. ***


Nico infilò la mano sudata in tasca. Stava cercando una risposta da dare alla domanda di Annabeth, magari fosse stata in tasca! Si guardò intorno, mordendosi le guance, finché il sapore metallico del sangue non iniziò a scorrergli sulla lingua.
-Ecco...io...-
Annabeth aveva distolto gli occhi dal gruppetto da tenere sotto controllo e adesso li aveva puntati sul viso pallido di Nico, che cercava in tutti i modi di uscire da quella brutta situazione spostando gli occhi color petrolio un po' ovunque. Poi il suo sguardo venne catturato da un piccolo dettaglio. Spalancò gli occhi quando si rese conto di cosa stava accadendo. Dalla finestra, aveva visto una piccola macchietta bianca saltellare per il giardino.
-Vieni!- Prese Annabeth per la manica e iniziò a correre.
-Che c'è Nico?- Nico non le prestò attenzione e continuò a fare lo slalom fra gli studenti che si aggiravano nei corridoi, sicuramente superando il limite di velocità, sfrecciando fra i visi sorpresi dei ragazzi. Poi con un salto arrivò alle scale ed iniziò a scendere i gradini quasi volando, seguito da un'Annabeth spaventata quanto confusa. La preoccupazione di Nico non era di certo il cane, ma piuttosto chi lo stava inseguendo. Quando arrivarono nell'atrio Nico spalancò la porta e continuò a correre, stupito dalla forza che aveva in corpo. Era come se una piccola parte del suo cervello stesse mandando impulsi fortissimi a tutti i muscoli, con delle scariche tremende di adrenalina. Forse non era il cervello, forse era il suo cuore, e quel piccolo ragazzo cupo in corsa non voleva accettarlo. Quando raggiunsero l'inseguitore del batuffolo bianco i capelli di Nico  gli si erano appiccicati sulla fronte e il petto faceva su e giù a velocità sovrumana. Nico spalancò gli occhi e si gettò addosso al ragazzo a terra.
-Will!-
Lui rispose con un lamento.
-Sono caduto come un salame.- Tentò di ridere, ma il petto gli bruciava. Si era sentito un vero idiota mentre riconcorreva come un dannato quello stupido barboncino, ancora di più quando era caduto rotolando sulla brecciolina come un sacco di patate. Aveva le mani sbucciate e si era sicuramente rotto i jeans, se non le gambe.
-Tutto bene?- Chiese Nico, ansimando.
-Sì, credo.- Rispose Will con un filo di voce, toccandosi con la lingua un profondo taglio sul labbro.
-Sembro essere stato attaccato da un gatto con la rabbia, ma me la caverò.- I suoi occhi azzurri scintillarono quando si fusero con quei buchi neri color petrolio che tanto lo tormentavano.
-Sei stato carino a preoccuparti per me, testa di rapa.- Disse Will sorridendo.
-La testa di rapa qui sei tu.- Rispose Nico incrociando le braccia come un bambino piccolo. E Will amava quel lato di Nico, come tutti gli altri. Quel ragazzo gli era entrato nel cuore e lo stava martellando, era un piacevole dolore che lo faceva sorridere, e Will aveva sete degli occhi di Nico, come se il petrolio che richiudevano fosse come acqua in mezzo al deserto. Spinto dal martello pneumatico che gli bucherellava ormai il cuore Will si avvicinò a Nico poggiandosi sul gomito. Spostò la mano fra i suoi capelli sudati. Vide le guance di Nico diventare rosse e sorrise d'istinto. Poi chiuse gli occhi, e si avvicinò al volto del ragazzo. Quando si baciarono, esplose un enorme applauso, e i due si separarono. Tutta la scuola era appiccicata ai vetri dei corridoi, tutti battevano le mani e gridavano, euforici. Nico sarebbe stato volentieri a mille metri nel terreno seppellito nel cortile, piuttosto che lì imbambolato come un salame, ma comunque, aveva baciato il ragazzo che amava, quindi tutto il resto non aveva importanza. E sorrise, perché si sentiva felice finalmente. Spostò i suoi occhi negli occhi azzurri di Will, e lì ci trovò il cielo che aveva sempre sognato, e l'amore che tanto aveva cercato. Nico Di Angelo si sentì amato, finalmente.
 
Annabeth Chase continuò a correre dietro il barboncino. Aveva lasciato Will assieme a Nico, anche perché i due erano diventati la sua OTP. Sapeva anche che Nico non avrebbe risposto alla sua domanda ma bensì avrebbe cercato di svignarsela. Questo perché gli piaceva Percy, e si sentiva a disagio, e soprattutto perché adesso si era innamorato di un altro ragazzo, e un coming out non era sempre tanto semplice. Dall'eco di un applauso che aveva sentito, Annabeth capì che finalmente la sua OTP Solangelo si era affermata. La piccola vocina da fangirl nel suo cervello gridò.
"Finalmenteeeee!" Poi la bionda si riconcentrò su quel maledetto cane che correva zampettando come fosse una moto in corsa. Annabeth sentiva i polmoni gonfiarsi e sgonfiarsi velocemente, troppo. Avvertiva un bruciore all'addome e continuava ad annaspare in cerca di aria. Poi qualcosa sfrecciò sotto gli occhi della ragazza. Un ragazzo aka saetta si era gettato sul cane e dopo parecchi rotolamenti si era fermato. Annabeth si fermò e si accasciò a terra, ansimando e con la fronte imperlata di sudore.
-Sempre nei guai eh, Annabeth Chase?- Quella voce.
Annabeth capì di chi fosse ancor prima di aver visto gli occhi color oceano.
-Sempre vanitoso eh, Testa D'Alghe?- Rispose lei.
Il ragazzo le sorrise e il petto di Annabeth si fece più leggero. Lui allungò una mano verso di lei, che la afferrò e si tirò su a fatica. Un tremendo dolore le afferrò la caviglia in una morsa terribile.
"AH..." Per poco non cadde, ma Percy l'afferrò per la vita e per un braccio e la tirò su.
-Tutto okay?- Chiese lui evidentemente preoccupato. Questo lusingò Annabeth, ma non tanto eh......
-Sì, mi fa solo male la caviglia... ieri all'allenamento, mi hanno... come dire, urtato la caviglia col piede?-
-E ti sei messa a correre dietro un barboncino fuori di testa?- Le chiese lui con tono di rimprovero.
-Per il Festival. E poi perché ti stai agitando tanto, Testa D'Alghe?- Rispose lei amara.
-Forse perché mi preoccupo per te?-
Questa frase addolcì Annabeth più di un cucchiaino di miele ricoperto di zucchero. 

Nota: BUON NATALE A TUTTIIIII♥ Questo capitolo è il mio regalo per voi! Vi chiedo scusa, ma la scuola ci uccide tutti. Spero vi sia piaciuto, SOLANGELO SHIPPERS, CI SIETEEEE? Grazie a chi continua a seguire la mia storia e a chi continua a credere in me, siete davvero importanti. Buon Natale ancora!♥
-Sam 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Riccioli d'oro e una serie di sfortunati eventi. ***


Annabeth Chase si guardò allo specchio, e sorrise.
Andava tutto per il verso giusto.
La partita era stata vinta, assieme al campionato.
Il Festival stava per concludersi, il Festival più bello della sua vita.
Mancava di certo una cosa, un accompagnatore per il ballo, ma in cuor suo Annabeth sentiva che quel problema si sarebbe risolto.
Sorrise nuovamente, guardando il suo riflesso, coperta di strass grigi. Si sentiva carina con quel vestito, semplice, ed elegante e con quel paio di tacchetti scintillanti. Si aggiustò un boccolo dietro l'orecchio. Aveva il capelli raccolti in uno chignone e dei morbidi ricci d'oro che le scendevano ai lati del viso. Nulla di troppo elaborato o vistoso, come il trucco del resto. Un filo di mascara e un po' di lucidalabbra, giusto per completare il tutto. Si sentiva stupida, questo è certo.
"Non ci sarà il coronamento del tuo sogno d'amore, sciocca." Le ripeteva la vocina interiore, ma lei era troppo entusiasta per ascoltarla. Accompagnatore o non accompagnatore l'avrebbe trovato, e glielo avrebbe detto. La tenera ragazza innamorata non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo sorriso, il sorriso più felice che avesse mai fatto.
 
Percy Jackson si guardò allo specchio, si aggiustò il papillon, e sorrise.
Tutto aveva preso una bella piega.
La finale di nuoto? Vinta.
Maglia del club come miglior nuotatore della scuola? Vinta.
Ragazza dei suoi sogni? Vin...ehm, no.
Fece una smorfia. Ma, ehi! Era la Vigilia di Natale! Avrebbe sicuramente trovato il coraggio che gli serviva, giusto?
Aveva addirittura provato ad aggiustarsi i capelli ribelli, ma non c'era stato verso. Tentò di costringere una ciocca di capelli a stare in riga assieme alle altre... ma niente.
Guardò l'orologio. "Cavolo! E' tardii!" Percy si precipitò fuori dalla casa e iniziò a correre verso la macchina di sua madre, che avrebbe dovuto accompagnarlo. Non fece in tempo a fare nemmeno il giro dell'auto per salire dalla parte del passeggero, che un'altra macchina passò a razzo accanto a lui. Un'intera pozzanghera di fango schizzò sul vestito di Percy, inondandolo da capo a piedi. Lui impreco.
-Non può essere!- La madre abbassò il finestrino.
-Corri a cambiarti! Sbrigati!- Percy rivolò verso casa, quasi sfiorando il terreno. Salì al piano di sopra correndo come un furia e si diede una bella ripulita. Uscì dal bagno venti minuti dopo. Corse giù per le scale, o almeno, ci provò. La sorellina uscì all'improvviso dalla sua stanzetta, Percy lanciò un urlo tremendo e la bimba, terrorizzata, urlò a suo volta schizzando il suo succo di frutta ovunque. Percy avrebbe voluto urlare, sbraitare, distruggere ogni centimetro della casa, ma, senza dir nulla, corse nuovamente nel bagno.
E meno male che di smoking ce ne aveva! Indossò il terzo paio, grigio. Ed uscì dalla camera, assicurandosi di aver guardato ogni porta, per non ricevere ancora una volta brutte sorprese.
Come si suole dire, basta girare un angolo! Puff! Percy sentì il piede affondare in un peluche, inciampò, rotolò, e quando fu alla base delle scale sentì un sordo crack al piede.
-MA CHE CAVOLO!-
 Sally entrò di corsa, spaventata.
-Percy! Che stai combinando!- Percy sventolò il piede totalmente avvolto dal peluche, e si reggeva l'altro, reprimendo a fatica le lacrime.
-Credo di essermi rotto un piede...-
 
Percy guardò l'orologio, le nove e dieci. Troppo tardi ormai, sbuffò, spostando gli occhi sul dottore che, con troppa calma e lentezza, gli stava ingessando il piede destro.
-Dottore, non potrebbe fare più in fretta?-
-Percy!- Sally lo rimproverò con tono severo. Il figlio alzò le spalle sconfitto.
-E' che, oggi sarebbe dovuto essere un giorno speciale e...- Sospirò e incrociò le braccia.
"Trovate un ragazzo più sfortunato di me. Infangato, terrorizzato, avvolto da un peluche e da un gesso, con il sogno del suo amore sfocato come una nuvola lontana."
-Signor Jackson, mi raccomando, tenga il piede rialzato, e non si muova.-
-Sì, dottore.- Rispose sconsolato.
 
Annabeth guardò l'orologio, le nove e cinquanta. Percy non si era visto.
-Annabeth, vieni a ballare con noi!- Hazel la chiamò da lontano, fermando la sua danza scatenata assieme a Frank, il suo ragazzo, che si era trasferito a Bord Ville con la famiglia.
"Lei sì che è una ragazza felice..." Annabeth intravide un pezzetto del suo futuro: una zitella con sette gatti, in una casa isolata, in Alaska. Le vennero i brividi. Si strinse nella giacchetta, seduta sulla sedia. Piper con Jason, che si era dimostrato un ragazzo decisamente più puntuale di qualcun altro... Leo e Thalia, chi lo avrebbe mai detto? Nico e Will, la sua OTP. Bianca e un ragazzo, decisamente carino, Silena e Charles, tutti con qualcuno, a ballare. Annabeth sbuffò.
 
Percy si sfilò il cellulare dalla tasca. Era seduto sul divano, in stato di autocommiserazione, a guardare uno strano documentario sul Bangladesh. Digitò il numero di Piper, e inviò un messaggio. Poi si rilassò. Quel gesso bianco gli impediva qualsiasi movimento, lo teneva incatenato lì, e lui si sentiva più in trappola che mai. Ma... l'ultima speranza non era ancora del tutto persa.
“Ti prego. Ti prego.”

Nota: Eccomi qui. E' passato un mese dalla pubblicazione dell'ultimo capitolo, dovete perdonarmi çwç la scuola Babbana mi sta distruggendo çWç Percy, povero ragazzo sfortunato... Spero che il capitolo vi sia piaciuto, un po' corto, ma ho avuto pochissimo tempo. Scusate ancora *sigh*. -Sam♥

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** AVVISO IMPORTANTE. ***


IMPORTANTE.

Ho deciso di riscrivere questa storia su Wattpad, correggendo errori e aggiungendo cose nuove, potete ricercarla con lo stesso nome: "Do you ever feel invisible?" che ho deciso di lasciare invariato e terminerò la storia. Sono Sam Di Angelo su Wattpad, oggi o domani pubblicherò il primo capitolo, scusatemi davvero... ma, ehi! La storia potrebbe farsi più interessante se scritta per bene! 

Vi aspetto, love you all! 
-Sam 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Nuovi capitoli su Wattpad! ***


LA STORIA CONTINUA!

Se vi siete fermati al capitolo: Riccioli d'oro e una serie di sfortunati eventi. Volevo solo dirvi che su Wattpad la storia è continuata. Se seguivate questa storia e ci tenete a leggere i capitoli conclusivi, qui il link del capitolo 24: Vodka alla fragola rosso rubino. https://www.wattpad.com/149009350-do-you-ever-feel-invisible-vodka-alla-fragola e da lì i successi capitoli.
Grazie mille, vi amo!
-Sam ♥

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2749294