Un cammino privo di speranza, ovvero, come sopravvivere ad una pallottola vagante

di Yumeji
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: What if..? ***
Capitolo 2: *** I ***
Capitolo 3: *** II ***
Capitolo 4: *** III ***
Capitolo 5: *** IV ***
Capitolo 6: *** V ***
Capitolo 7: *** VI ***
Capitolo 8: *** VII ***
Capitolo 9: *** VIII ***
Capitolo 10: *** IX ***
Capitolo 11: *** X ***
Capitolo 12: *** XI ***
Capitolo 13: *** XII ***
Capitolo 14: *** XIII ***
Capitolo 15: *** XIV ***
Capitolo 16: *** XV ***
Capitolo 17: *** XVI ***



Capitolo 1
*** Prologo: What if..? ***



Un cammino privo di speranza, ovvero, come sopravvivere ad una pallottola impazzita.
Prologo.



Per favore non abbandonarmi …

Era questo che gli urlavano la sua voce e il suo sguardo (già colmo di disperazione e di lacrime), pur con parole diverse, poiché era incapace di rivelargli quel segreto, quella paura inconfessabile di abbandono che cosi maldestramente celava. Il suo corpo e i suoi gesti lasciavano trapelare ogni cosa, le mani tremanti, aggrappate cosi saldamente alla giacca che indossava, quasi a strapparla, lo pregavano di restare, di non andarsene.
In quel momento Owada comprese che Ishimaru sarebbe arrivato a perdonargli tutto, persino il terribile assassinio di cui si era macchiato e al quale, presto, lo avrebbero chiamato a fare ammenda. Il risarcimento per la vita di Fujisaki era la sua vita stessa ed, essendo un tipo da occhi per occhi, Mondo la trovava una giustizia equa. Era arrivato a commettere l’atto più efferato e orribile di cui si potesse macchiare un essere umano, non credeva di riuscire sopravvivere a lungo portandosi un simile fardello sulle spalle, il fatto di essere stato scoperto era per lui un sollievo. Se fosse scampato alla propria esecuzione solo per assistere a quella di tutti gli altri, dopo aver trovato e ucciso il Burattinaio (perché il pensiero della vendetta non lo aveva mai abbandonato, come non era accaduto a nessuno dei presenti nell’aula), si sarebbe probabilmente suicidato, mandando in malora tutte le sue idee su quanto deboli e stupidi fossero i suicidi.
No, soffriva troppo per ciò che aveva fatto a quel piccoletto di Fujisaki, non poteva neppure immaginare quanto maggiore sarebbe stata la sua sofferenza e l’odio, il ribrezzo, che provava per se stesso, se per pura fortuna avesse vinto il processo.
Era un bene che avesse perso, lo pensava realmente, ed era questo il motivo per cui non era caduto tanto in basso come Kuwata il quale, terrorizzato dalla prospettiva della morte, aveva cominciato ad arrancare scuse su scuse per evitarsi la pena.
Ovviamente, anche Mondo temeva la morte però l’avrebbe affrontata evitandosi di apparire come un pezzente, era diventato un’omicida, ma teneva ancora l’orgoglio del super ultra motociclista fuorilegge liceale, non avrebbe supplicato, né cercato di fuggire.
Era la giusta punizione, si ripeté. Eppure…
Eppure, per quanto in cuor suo lo sapesse, un momento di esitazione lo ebbe.
Un unico istante in cui avrebbe voluto negare ogni cosa, l’omicidio, il segreto del piccoletto, ecc.
Sarebbe arrivato a mentire su ciò che oramai era divenuto palese a tutti, calpestando il suo orgoglio e il suo “comportamento da uomo”, e lo avrebbe fatto solo per lui. Per quell’unico idiota che era arrivato a votare il colpevole sbagliato durante la sentenza, per quello stupido che ancora adesso, dopo la sua stessa confessione, non credeva ad una sola parola di come era stato ricostruito l’omicidio di Fujisaki.
Per Ishimaru.
Owada avrebbe fatto qualunque cosa per togliere quell’espressione incredula e sofferente dal volto del suo migliore amico. Non capiva come, in cosi poco tempo, il capoclasse fosse riuscito a sviluppare una tale fiducia e attaccamento nei suoi confronti, come se al posto di quei brevi giorni avessero in realtà trascorso anni assieme. E ora si pentiva di non aver condiviso con lui il proprio segreto, quello che l’aveva portato a esplodere di rabbia e ad uccidere Chihiro. Se lo avesse fatto, probabilmente, tutto sarebbe stato diverso. Oltre ad aver ucciso un compagno, doveva aggiungere alla sua già lunga lista di peccati l’aver tradito un amico, non era stato in grado di ricambiare quella fiducia che il Kiyotaka riponeva in lui; e aveva macchiato la memoria di Daiya, suo fratello maggiore, non era riuscito a mantenere la loro promessa.
Nega! Nega, nega...
Lo supplicava Ishimaru con lo sguardo, ancora aggrappato a lui, le guance rigate dal pianto e le labbra serrate, prese a morsi dallo stesso tanta era la frustrazione di cui gli si era colmato il petto. In quel momento appariva fragile come una statuetta di cristallo dalle pareti sottili, un piccolo tocco e sarebbe finita frantumata, ridotta in migliaia di pezzi.
Owada avvertì lo spirito del amico creparsi e sgretolare sotto ai propri occhi senza poter nulla per fermare quel processo, era una reazione inarrestabile e sapeva di esserne lui la causa. Gli aveva causato una ferita insanabile.


Tramutati in un mostro e seppellisci tutti coloro che vogliono farGLI del male.
Il seme della follia si piantò nel suo animo, ma lui non gli diede retta, quella voce invitante sapeva di zucchero e veleno; e il capoclasse, per quanto non lo si pensasse, non era facile da ingannare, ben consapevole di chi avesse sussurrato quelle parole, invitanti e suadenti, al suo animo.
Sul momento però Ishimaru non si chiese come Monokuma fosse stato in grado di penetrare tanto in profondità nella sua psiche, perché quel pensiero gli aveva dato la soluzione.
Un idea tanto disperata che non avrebbe potuto non far gola al pazzo preside-orso.
Il ragazzo si irrigidì, lasciando la presa con cui si era afferrato ad Owada in un inutile tentativo di trattenerlo, dal motociclista non avrebbe più ottenuto nulla ora che il verdetto era stato declamato. Gli si allontanò di qualche passo, cercando di mettere più distanza possibile tra loro, per quanto gli fosse possibile essendo rinchiusi nella medesima stanza, e con gesti impacciati si ripulì il viso dalle lacrime, asciugandosele con movimenti meccanici sulla manica della giacca, fatto assai inconsueto per lui, avendo un ossessione quasi maniacale per la divisa scolastica. Sul viso sembrò accendersi una nuova determinazione, che si propagò simile a delle sottili ma vive fiamme scarlatte dai suoi occhi, le guance ripresero colore.
No, non si era arreso.
Nella canna della pistola di Ishimaru Kiyotaka era caricato ancora un ultimo proiettile, e se anche solo per un secondo si fosse trovato ad esitare per la paura di ciò che stava tentando di fare, sapeva che il colpo con cui avrebbe potuto salvare la vita del suo migliore amico si sarebbe rivelato a salve, completamente inutile. Non doveva avere tentennamenti, dritto per la propria strada, anche se davanti si fosse trovato un muro, in quel caso dall'aspetto di robot-orso semi-indistruttibile.
- Monokuma, permetti una parola? - gli si fermò proprio davanti, quando ormai era chiaro che stava per dare il via all'esecuzione del "cattivo" di quell'ultimo processo, visibilmente annoiato dall'inutile e barboso prolungamento solo per rivelare a tutti il movente di Owada.
- Upupupupu! Ishimaru devo forse ricordati che non è possibile contestare l'esito di un processo solo perché non ci piace la verità che ne è uscita fuori? - rise il sadico e crudele orsacchiotto, probabilmente divertito dall'atteggiamento del capoclasse,
- Non intendo contestare alcunché, il processo si è concluso nel modo più giusto, ovvero con la scoperta del colpevole - negò lui ed era stupefacente quanto la sua voce sembrasse diversa, solo pochi istanti prima le parola che aveva pronunciato erano suonate crepate dal dolore e malferme a causa della angoscia, gli era bastato un attimo per ricomporsi, il suo tono ora risultava totalmente pulito, sicuro e potente, il solito Ishimaru insomma.
E fu quella voce a mettere Owada in allarme, se Kiyotaka aveva voluto allontanarsi da lui era perché sapeva che, a causa di ciò a cui sarebbe arrivato poi, avrebbe tentato di fermalo.
-... avrei però una proposta per rendere la faccenda più "interessante" - il gelo calò nella stanza. Associare l'aggettivo "interessante" alla loro situazione di reclusione, omicidi, processi ed esecuzioni era qualcosa di grottesco ed impensabile, terribile e orrendo come il trovarsi davanti ai cadaveri dei loro compagni. - Sempre se ha voglia di ascoltarla, naturalmente - gli propose, avvertendo uno strato di sudore freddo bagnargli la fronte, con il prolungarsi del silenzio cominciò a trattenere il fiato.
Bene! Aveva trovato la forza per tirare il sassolino, ora doveva solo sperare di aver colpito l'interesse di Monokuma e che lo raccogliesse.
- Cosa c'è di più interessante di un esecuzione?! Tu mi stai prendendo in giro Kiyo! E io odio perdere tempo! - si infuriò l'orso meccanico mostrandogli rabbioso gli artigli, avvicinandoli così tanto al suo viso che quasi immediatamente il capoclasse poté avvertire il familiare calore del sangue strisciargli in una sottile linea scarlatta lungo la guancia, poi più giù, per il mento, andandogli infine a macchiare l'impeccabile e candida divisa scolastica.
Ishimaru però non arretrò di un singolo passo, anche se avvertì il panico che si creò alle proprie spalle, l'ira di Monokuma aveva messo in subbuglio i suoi compagni e distintamente riuscì ad udire i richiami di Naegi e Owada, i quali si erano subito preoccupati per la sua incolumità (Fukawa era invece svenuta, alla vista del vitale liquido rosso).
"Non posso ritirarmi adesso" pensava, deciso a non demordere,
- Io credevo che l'obbiettivo del preside-orso meccanico Monokuma fosse quello di far piombare ognuno di noi nella più profonda disperazione - riprese a parlare, quasi non avesse udito le sue repliche e non vedesse le lame in acciaio che lo minacciavano, pericolosamente vicine all'occhio sinistro.
- Certo CHE è IL MIO OBBIETTIVO! Cos'è credi che non sia in grado di fare il mio lavoro!!?-  replicò lui, all'apparenza ancora più arrabbiato, e per reazione Ishimaru sbarrò gli occhi, certo che la sua testa sarebbe partita (prendendo il volo), avendo osato tanto, e non era il solo a crederlo. Hagakure cominciò ad urlare, convinto di star per assistere ad un altro omicidio in diretta, Asahina si era coperta il volto con le mani, Oogami e Owada si prepararono invece a scattare, forse credendo di poter sottrarre il corvino alle grinfie del pazzo orso preside appena in tempo per salvargli la vita; Naegi era impallidito cosi come Yamada, il cui urlo si era unito a quello dello sciamano. Le reazioni dei rimanenti erano più trattenute, sui loro volti era però mal celato un certo disagio e disgusto.
Invece, contro tutte le aspettative, Monokuma ritirò gli artigli e, con fare seccato, tornò a sedersi comodamente sul proprio trono, - Sentiamo - sbuffò -... però se ciò che mi dirai non mi piacerà, ti punirò per tutto il tempo che mi hai fatto perdere strappandoti un orecchio - precisò, e Ishimaru non mise in dubbio che avrebbe messo in pratica una simile minaccia, se la sua proposta si fosse rivelata una bufala. A causa di un leggero shock, essendo convinto di star per essere decapitato, al capoclasse ci volle qualche momento per riprendere il controllo di se, frenò il tremolio alle mani e ispirò profondamente. Il suo sassolino aveva fatto centro!
- Io non metto di certo in dubbio il suo lavoro, d’altronde basta che guardi il suo fantastico operato: in due settimane che siamo chiusi qui dentro sono già avvenuti due omicidi...- provò ad adularlo cosi da evitarsi di essere messo subito a tacere da un secondo scatto d'ira, e Monokuma sembrava apprezzare, trovandosi ad annuire compiaciuto e gongolante. - e con l'esecuzione di Kuwata, certo, vi siete superato, la sua disperazione mentre veniva trascinato via non aveva paragoni, però...-
- Però.?- reagì subito l'orso, mettendosi sull'attenti, la sua attenzione non aveva però la carica omicida di poco prima, adesso sembrava solo interessato nel sapere cosa, nella sua strabiliante opera di disperazione, stesse andando storta rovinandone la perfezione.
- Però, guardi Owada - indicò il motociclista, il quale si stupì di essere tirato in causa, ancora non capiva dove l'amico stesse andando a parare, - e pensi invece a Kuwata quando è stato nelle veci del colpevole. Non nota alcuna differenza? -
- In effetti, Kuwata mi ha dato più soddisfazione. Quel suo inutile aggrapparsi alla vita arrancando scuse ridicole l'una sull'altra, era assai spassoso - convenne Monokuma con fare pensieroso, la mano con gli artigli ancora sfoderati a grattarsi il mento, - lui almeno aveva cercato di negare tutto fino all'ultimo, Owada invece dopo un primo momento ha subito ceduto -
- Questo perché Kuwata voleva farla franca, kyoo-... ehm, Owada invece si sente in colpa per aver ucciso Fujisaki e desuidera ricevere una punizione (almeno è ciò che suggerisce il suo carattere) - e fu quel commento detto tra parentesi in un leggero sussurro, più per parlare a se stesso che ad altri, a decidere tutto.
- E quindi? - si spazientì Monokuma, e un leggero sorriso si dipinse sul volto di Ishimaru, ma era forzato e del tutto innaturale,
- Conosco un modo per far raggiungere ad Owada una disperazione ben più profonda e deleteria di quella che toccherebbe con una semplice esecuzione - in quell'ammissione terrificante c'era una nota strana, nel sentirlo parlare Makoto l'avvertì subito, ma non comprese di cosa si trattasse, non fatico però a afferrare il significato delle sue parole. “Impossibile” pensò, non la credeva una cosa vera. Dopo l'aver ucciso un compagno ed essere stato costretto ad ascoltare Monokuma mentre rivelava a tutti il suo segreto, cosa poteva esserci di peggio per Owada se non la morte?
- La morte è la suprema disperazione per ogni essere umano, pensi che gli potrebbe capitare di peggio? - fu la stessa obiezione dell'orso robot,
- Per alcuni però la morte può rivelarsi un sollievo o una liberazione, per esempio, anche se questo non è il caso di Owada, ogni giorno molte persone decidono di sfuggire alla vita perché la ritengono un onere troppo grande da sopportare. Per Owada subire la punizione (l'esecuzione), significa espiare la propria colpa. Avendo rubato la vita di Fujisaki lui lo ripaga dandogli la propria, non sembra l'atteggiamento di qualcuno caduto nella disperazione, ma di chi è dilaniato dal senso di colpa - osservò Ishimaru, e Monokuma non trovò modo per replicare, anzi, sembrava in evidente difficoltà dopo l'arringa del capoclasse, ora era comprensibile da dovere arrivase il suo titolo di super ultra liceale, il suo ragionamento era inattaccabile. Sopratutto perché si basa sulla verità, lo stesso Owada aveva ammesso di non aver voluto uccidere Chihiro, ma di essere stato accecato da una folle rabbia, il suo senso di colpa non era affatto una farsa.
- Quindi, quale sarebbe la tua idea? - cedette una seconda volta Monokuma, allettato dalla possibilità di spargere ancora più disperazione tra loro,
- Per far cadere Owada in una disperazione ancora maggiore basta aumentare il suo senso di colpa...- ammise candidamente, quasi fosse la cosa più ovvia del mondo e, con quella sua ultima affermazione, finalmente il motociclista compresre la malsana idea balzata nella mente del suo migliore amico.
- Ohi, Bro'!..- ma era troppo tardi per fermalo,
- Basta un semplice scambio - lo ignorò Ishimaru, - si potrebbe far subire la sua esecuzione a qualcun altro, cosi che sulle sue spalle si trovi il peso di ben tre vite: quella di suo fratello Daiya che gli ha salvato la vita, quella di Fujisaki che ha ucciso e quella di un suo compagnio morto per evitargli quella sorte; in questo caso potrebbe impazzire letteralmente dalla disperazione -
Tornò il silenzio più assoluto, in cui sembrò che ogni persona presente nella stanza stesse trattenendo il fiato, nessuno degli altri otto compagni rimasti (Fukawa era ancora svenuta), temeva per la propria sorte, perché tutti avevano compreso quale vita Ishimaru volesse scambiare con quella di Owada.
- Upupupupu! Ma questo significherebbe che qualcuno di voi bastardi dovrebbe sacrificarsi per parare il culo di Owada - rise divertito Monokuma, - Non credo che ci sia tra voi qualcuno cosi stupido da...-
- IO MI OFFRO VOLONTARIO! - affermò immediatamente Kiyotaka, confermando i sospetti e le paure dei suoi compagni,
- Non sparare cazzate, Bro'!!- lo ammonì Owada, un evidente panico nella voce, lo sguardo spalancato dal terrore puro, ma quel richiamo fu il suo più grande errore.
A Monokuma non sfuggì l'angoscia malcelata in quella reazione,
- Upupupupu! È vero, qui dentro voi due bastardi avete fatto amicizia, me ne ero scordato...- si prese un momento, fingendo di riflettere, solo per il gusto di aumentare la suspense, - Upupupupu! Sei un bastardo intelligente Kiyotaka Ishimaru, quando mi hai proposto lo scambio sapevi già di essere il candidato perfetto per la sostituzione - ammise, e se la stava ridendo di gusto, quasi avesse trovato l'atteggiamento del ragazzo assurdamente comico, - Essendo la persona che ha legato di più con lui la disperazione in cui sprofonderebbe se dovessi morire si rivelerà maggiore che con la morte di chiunque altro... E va bene Ishimaru, mi piace la tua proposta, mi cederai a tua vita per salvare quella del colpevole Owada - accettò Monokuma e gli occhi scarlatti di Ishimaru si riempirono rapidamente di lacrime.
Il suo ultimo proiettile aveva fatto centro! Quella piccola speranza, una minuscola fiammella, aveva infine causato un incendio. Owada sarebbe sopravvissuto!
Lui, invece, sarebbe morto... Sarebbe stato da sciocchi dire che non era minimamente spaventato, ma non credeva di poter sopravvivere a lungo alla morte del motociclista, quindi, se era per salvarlo, preferiva morire così. Per il suo migliore amico. Perché, anche se Owada fosse caduto nella più buia e profonda disperazione, presto il peso delle vite che teneva sulle spalle, la sua compresa (le quali inizialmente lo avevano spinto a terra), lo avrebbero portato a rialzarsi. Perché Owada non era il tipo da sprecare un dono cosi importate come una seconda opportunità, lo avrebbe sfruttato in modo da poter pagare il debito che aveva contratto nei loro confronti. Ishimaru era certo che, quando si fosse ripreso, Mondo con la sua forza sarebbe stato in grado di proteggere tutti gli altri sopravvissuti e, insieme a loro, sarebbero riuscito a fuggire da lì. Di questo era sicuro, per questo quando Monokuma tirò fuori il martelletto per dare il via all'esecuzione, Ishimaru poteva dire di non avere rimpianti per aver fatto una simile scelta.
- No! Aspetta Monokuma, non puoi fare una cosa simile! Va... va contro le regole!- cominciò a sbraitare il motociclista avvicinandosi di corsa all'orso, questi però non gli dava retta,
- Upupupupu! Nel regolamento non c'è scritto nulla riguardo alle sostituzione in una esecuzione - gli fece notare,
- Ma... ma - cercò ancora di replicare per evitare una simile ingiustizia all'amico, però era tardi.

[GAME OVER]
OWADA è stato giudicato colpevole.
La sua esecuzione sarà subita da ISHIMARU e avrà inizio tra breve.


Monument Man
Rigido e immobile Ishimaru li salutava in cima ad una piattaforma simile ad un piedistallo, il braccio destro piegato nel suo solito saluto militare, perfettamente dritto come la sua schiena. Quella rigidità non sembrava però naturale, non era causata dalla compostezza che tanto lo caratterizzava. Ben visibile era lo strato di sudore freddo che gli ricopriva la fronte e il nervosismo nello sguardo era palpabile, il petto gli si alzava e abbassava freneticamente, il volto pervaso da un innaturale pallore, doveva essere colto da un violento panico, una paura folle, ma stava mettendo tutto se stesso nel tentativo di celarla, di soffocarla. Sapeva di non poter tornare indietro, poiché era stato proprio lui a scegliersi un simile destino, non poteva rimangiarsi la parola, né lo desiderava. Temeva la morte, sì, ma come tutti. Però non avrebbe dato Owada in pasto ai leoni dopo che era riuscito a salvarlo. Aveva raccolto ogni briciola del proprio coraggio per quello scambio, non era ammissibile cadere sulla dirittura d'arrivo.
"Tra poco sarà finita..." pensò, non senza una punta di gelo ad attraversargli la spina dorsale, "tra poco morirò" realizzò avvertendo gli occhi inumidirsi di pianto, ma non una singola lacrima gli scivolò sulle guance. Quello era il suo orgoglio.
L'ambiente intorno al ragazzo cambiò di colpo, con una velocità incredibile si creò la scenografia personalizzata che Monokuma aveva creato appositamente per lui, dal nulla si alzarono un appatentenmente infinito numero di alti palazzi di cartone, dalle finestre malamente dipinte d'azzurro, e insieme ad essi arrivò anche una folla, una miriade di piccoli monokuma, sempre di cartone, gli vorticavano attorno innalzando cartelloni con su scritto il suo nome, sembravano fare il tifo per lui, lo inneggiavano tra urla festose.
"Che bastardo" fu l'ultimo pensiero con cui Kiyotaka si rivolse all'orso robot prima che i suoi occhi venissero avvolti dal buio grigiore di una pesante colata di cemento.
Il tema che Monokuma aveva scelto per il super ultra capoclasse liceale era la raffigurazione di una città in festa per l'inaugurazione del monumento dedicato al loro famoso e rispettato sindaco, Ishimaru per l’appunto, il quale avrebbe fatto da base alla statua.
Il corpo del ragazzo venne presto tramutato in un perfetto blocco rettangolare, del tutto ricoperto da uno spesso strato di cemento, poi la velocità cambiò di nuovo, l'orso cominciò a correre come un forsennato intorno al basamento, armato di picca e martello. Una nuvola di polvere si alzò, coprendo per un momento tutto l'ambiente, rendendo invisibile ogni cosa e, quando finalmente i detriti si dispersero, una grottesca raffigurazione con i tratti somatici del capoclasse si presentò davanti ai sopravvissuti della Kibougamine.
I ragazzi credettero che fosse finita, per loro quell'orrore era già abbastanza, ma sbagliavano. L'assenza di Monokuma dalla scena non faceva presagire nulla di buono, difatti, l'orso psicopatico si ripresentò alla guidava di una ruspa da demolizione (indossava persino un casco giallo anti-infortuni), con la quale, senza troppi complimenti, distrusse in un sol colpo la statua appena creata, riducendola in una miriade di frammenti.
Ora, l'esecuzione si era realmente conclusa.

Era la fine di Kiyotaka Ishimaru.

- Bro'...- non aveva smesso per un secondo di chiamarlo Owada, letteralmente sconvolto, l'espressione incredula, gli occhi sgranati, dai quali continuava ad uscire un silenzioso ma copioso fiume di lacrime.



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NDA: di solito non mi perdo in spiegazioni, ma (visto che quello che ho in mente), in questo caso credo che si meglio mettere in chiaro alcuni punti sin da ora.
1_ Questa FanFiction è stata creata da un enorme, gigantesco [What if..?], al quale pian piano si sono aggiunte vari supposizioni che l'hanno seguito simile ad un effetto domino.
2_ Credo che tutti i fan della serie abbiano fantasticato di come fosse la vita dei nostri cari studenti PRIMA del più grande e terribile disastro che ha colpito l'umanità, ripescando varie fan art per il web mi sono creata la mia teoria personale, potrebbe non essere in linea con la vostra, ma non essendoci dati certi sui legami passati dei personaggi si può dire che ogni teoria è buona xD xD


Parlando del capitolo: questo è il prologo (il gigantesco What if..? a cui accennavo prima).
Ho scelto di iniziare con due brevi paragrafi introspettivi (di mia interpretazione), per dare cosi una più chiara idea di come IO veda questi personaggi (e quindi spiegare perché secondo me potrebbe comportarsi in questo o in quell'altro modo... visto che un interpretazione, potrei aver sforato nell'OOC, sorry xP ). Coomuque, in questo caso non volevo dare un tono "amoroso" alla relazione tra Owada e Ishimaru, ma essendo un amante della coppia potrei non essere riuscita nell'intento, ci tengo a specificare cmq che la mia FF (per una rara volta), non vuole contenere dello Yaoi
(ma forse mi sfuggirà qualche scena shonen-ai xD xD)

p.s: Grazie di aver letto la mia fanfiction, al prossimo capitolo ;-)))
p.p.s: lo so che tanto nessuno legge gli Nda xD xD

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Capitolo 2
*** I ***




Capitolo I



- Cosa facciamo adesso?- domandò Naegi, il volto rabbuiato dalla tristezza, avvilito sia nel corpo che nello spirito, mai si sarebbe immaginato che Kiyotaka potesse arrivare a sacrificare la sua vita per Owada, se solo lo avesse capito prima avrebbe tentato in ogni modo di fermarlo - al costo di legarlo ad una sedia e imbavagliarlo con un calzino! -, e questo doveva averlo pensato anche Mondo stesso. Quando il capoclasse aveva fatto quella folle proposta a Monokuma Makoto l'aveva intravisto stringere i pugni tanto da farseli sanguinare, probabilmente desideroso di picchiare l'amico fino a farlo svenire per essere stato tanto pazzo e incosciente, ma a quella distanza nessuno aveva potuto nulla per fermare la follia del ragazzo.
Ora Ishimaru era morto, aveva subito l'esecuzione al posto di Owada, colpevole dell'assassinio di Fujisaki, e i rimanenti nove sopravvissuti non sapevano come comportarsi. Da quando si era concluso il processo di classe, due giorni prima, il motociclista non aveva mai lasciato la sua stanza e nessuno lo aveva più visto, i ragazzi si erano riuniti nella sala mensa, incapaci di capire come dovessero comportarsi di fronte ad una simile situazione. Non potevano certo dimenticare la terribile azione che Owada aveva compiuto, l'omicidio non era un'atto possibile da perdonare. Per quanto non fosse intenzionale, la furia assassina da cui Mondo era stato posseduto era tutt'altro che immaginaria e Chihiro ne era rimasto vittima.
- Per me, fino a quando se ne rimane per i fatti suoi non è un problema - commentò Togami sprezzante, - Sarebbe peggio se ricominciasse a girare tra noi tranquillamente, come se non fosse accaduto nulla - aggiunse sistemandosi gli occhiali, portando lo sguardo altrove, verso la soglia della sala, forse temendo che l'interessato, udendo parlare di sé, l'attraversasse da un momento all'altro.
- Per una volta devo dare ragione al cinismo di Toga, neanch'io mi sentirei sereno con Owada in torno, infondo a causa sua sono morte due persone... - lo appoggiò controvoglia Hagakure, l'espressione tirata e sudata dal nervosismo,
- Ma non possiamo lasciare la cose come stanno! - protestò vivamente Naegi, nemmeno lui aveva scordato ciò che il super ultra motociclista fuorilegge aveva fatto, però non poteva neppure far a meno di pensare al gesto di Ishimaru. Di certo il corvino non avrebbe mai desiderato un simile futuro per il suo migliore amico (separato, abbandonato dal resto del gruppo), ma per quanto Makoto si sforzasse di riflette non riusciva proprio ad immaginare cosa il capoclasse si aspettasse da loro, insomma, come avrebbero dovuto comportarsi? Era impossibile accettare di nuovo Owada tra loro come se niente fosse (come poco prima aveva già accennato Togami), isolarlo però non era la risposta giusta. - I-io non dico che Owada non meriti una punizione per il suo gesto, ma... credo che tutti noi ci sbagliamo pensando che non l'abbia già ricevuta - si ritrovò a balbettare, esponendo quel pensiero che da lunghe ora aveva cominciato ad elaborare in segreto dentro di sé,
- È vivo mi sembra - fu la secca replica di Togami,
- Sai cosa intendo! - ebbe un moto di stizza di fronte all'ennesimo muro che l'ereditiere gli metteva di fronte, perché per una volta non provava a essere un poco più elastico?
- Pensi sul serio che ad Owada importi qualcosa se quello stupido di Ishimaru sia morto per lui? - insistette inacidendosi, - Fidati, quell'omicida ha solo pensato che gran fortuna fosse aver fatto amicizia con un imbecille simile, altro che legame (o qualunque altra cosa avessero formato quei due). Con ogni probabilità adesso se la sta ridendo per aver salvato la pelle -
- No, sono certo che Owada sta soffrendo per la morte di Ishimaru e che odi se stesso per non essere riuscito a far nulla per fermarlo, cosi come si odia per aver ucciso Fujisaki in un impeto di rabbia - lo difese Naegi e aveva una salda convinzione per farlo,
- Sei solo uno sciocco ingenuo, come puoi esserne certo?-
- Perché Ishimaru non era il tipo di persona che cede la propria vita per nulla! - era questo che lo assillava, se qualcuno, anzi, contando anche suo fratello maggiore più di uno, era arrivato a sacrificate la propria vita per lui, come poteva Owada Mondo essere una persona malvagia? Loro che erano arrivati a tanto potevano essersi sbagliati sul suo conto? Tralasciando Kiyotaka che lo conosceva da poco, anche Daiya era stato ingannato dal fratello? Entrambi erano morti per nulla? Oppure, avevano un motivo per aver compiuto un simile folle gesto? Cosa avevano visto in Owada..?
Forse, Fujisaki aveva intravisto in lui lo stesso? Per questo gli si era affidato per cercare la propria forza - seppur per il softwarista tutto fosse andato per il verso sbagliato (lo zampino di Monokuma aveva fatto in modo che l'ago della bilancia pendesse pesantemente sul punto dolente del motociclista).
- Solo un idiota può fidarsi del giudizio di un altro idiota - alzò le spalle l'ereditiere, per lui una sciocchezza simile non meritava neppure una smentita,
- Spezzò una lancia in favore di Naegi - intervenne in quel momento Oogami, con la sorpresa di Byakuya, il quale riteneva la questione già chiusa.
- Alla fine sei ammattita non potendo seguire il tuo quotidiano ciclo di allenamenti Oogami? - gli chiese Celestia con una velata ironia,
- La mia non è follia, è che comprendo i sentimenti con cui Ishimaru è arrivato a fare quel che ha fatto per Owada - spiegò la lottatrice, lo sguardo rivolto per un momento alla ragazza con la giacca sportiva rossa al suo fianco - ed è proprio perché li capisco che accetto la risposta data da Naegi a Togami, poiché, se non mi fidassi del giudizio di Ishimaru, dovrei mettere in dubbio pure il mio -
- Sì! Lo stavo pensando anch'io! - la seguì con la sua solita vitalità Asahina, - per quanto le persone si possano ingannare l'un l'altra, quando si arriva a mettere a repentaglio la propria vita per qualcuno allora significa che si è trovato qualcosa di "importante" in lui, e non è possibile mentire su questo! - avvolte era incredibile ciò che usciva dalla sua bocca.
- È impensabile che noi torniamo a fidarci di Owada sulla base di simile congetture sentimentali - la fredda logica di Kirigiri però non sembrava lasciar scampo, aveva taciuto sino a quel momento solo per studiare quali carte avessero sul tavolo, -... ma se davvero dovessimo ricominciare a collaborare con lui lo dovremmo fare con la certezza che non nuoci più a nessuno - nell'ascoltarla Naegi faticò a trattenere un sorriso, anche lei era dalla sua parte! Non stava negando la possibilità di far tornare il motociclista tra le loro fila e le sue condizione era giuste e razionali, per Makoto era già una vittoria, avere l'appoggio di Kirigiri per lui contava molto.
- Ricapitoliamo: Toga, Yama, Fukawa e Celes sono per l'allontanamene di Owa dal gruppo;
Nae, Kiri, Asa e Ogre (con le dovute precauzioni), sono per un suo ritorno. - riepilogo Hagakure tenendo il conto dei compagni con le dita, - Uhmm... Pari? Ma non eravamo in nove? Ho dimenticato qualcuno? -
- Avvolte la tua stupidità stupisce anche me - commentò Celestia scuotendo il capo con fare sconsolato, quasi fosse realmente in pena per la scarsa intelligenza di Yasuhiro,
- Hai dimenticato te stesso, babbeo - lo aiuto Fukawa mordendosi con fare ossessivo l'unghia del pollice, preda di chissà quale raptus,
- Ah, già! Bhé... Ascoltando Nae e Ogre direi che non ci sono problemi se Owada torna tra noi! - esclamò candidamente, con un sorriso ebete, e per un momento Makoto ebbe la sensazione che Togami stesse cercando di frenare se stesso per non assalirlo e ucciderlo lì, davanti a tutti. Alla fine sembrò riuscirci, perché si limitò a coprirsi il viso con una mano, cercando di non esplodere dalla rabbia di fronte a tanta insulsaggine,
- Ma non eri tu quel codardo che grida ad ogni ombra: "al lupo, al lupo" - osservò a denti stretti, perdere a causa di un singolo voto gli bruciava, un Togami non si sarebbe mai abituato o arreso alla sconfitta.
- Infatti, ma se continuo a chiamare "al lupo, al lupo" quando non c'è farò la fine del bambino della storia: nel momento in cui il lupo arriverà per davvero nessuno mi crederà e sarò divorato - ammise continuando con quel sorriso ebete, -... chissà, forse questa volta quello che mi è parso un lupo si rivelerà un cane docile già ammansito -
- In questo momento darei la metà dei miei guadagni in scommesse per un calendario in cui segnarmi questo giorno ...- commentò Celestia sorseggiando un Milk Tea, che durante la discussione aveva fatto preparare a Yamada almeno una quindicina di volte prima che lo giudicasse accettabile secondo i suoi canoni.
- Eh, perché? -
- Non pensò che dirai più qualcosa di cosi assennato - ammise e il resto della classe annui dandogli man forte, trovandosi perfettamente d'accordo con lei, per una volta tutti con la medesima opinione, senza altri conflitti se non le proteste del super ultra sciamano liceale, il quale negava di avere il "cervello di una seppia", come Fukawa asseriva.
"Incredibile, l'idiozia di Hagakure sembra essere il nostro unico punto d'incontro" pensò Naegi sorridendo tra se e se, grazie a quell'ultimo intervento l'ambiente intorno a loro sembrava essersi di colpo alleggerito, finalmente potevano prendersi un attimo di respiro, anche se sapevano che quella pausa non sarebbe durata allungo.
Monokuma era sempre in agguato, e di sicuro stava escogitando tante nuove splendide "sorprese" per loro.
Upupupupupupupu!


- Cosa cazzo dovrei fare adesso!? Me lo dici tu Bro'?- si infuriò Owada gridando al nulla, al vuoto della sua stanza, mentre pestava, stracciava, colpiva qualunque oggetto gli capitasse a tiro. Era una vera fortuna che le camere da letto fossero tutte insonorizzate, almeno non doveva dare spiegazioni a nessuno di tutto quello sfacelo che si era creato attorno.
Ormai da giorni quella distruzione perpetrava senza interruzioni e la maggior parte dei suoi averi erano già ridotti ad un cumulo irriconoscibile d'immondizia, eppure, ancora non gli bastava, non si era sfogato del tutto.
Sembrava esistere qualcosa di ben più profondo in quegli atti di totale furia in cui nulla riusciva a trarsi in salvo, un briciolo di lucidità nelle azioni della bestia. In lui aveva preso a crearsi un desiderio malsano, per quanto del tutto naturale nella sua tragica situazione: voleva annientarsi.
Il suo orgoglio però non gli permetteva di prendere in considerazione il suicidio (non dopo che qualcuno si era sacrificato perché continuasse a vivere), quindi, non aveva trovato altro modo per cercare di seguire, e allo stesso tempo smorzare, quell'impulso che distruggendo tutto ciò che gli apparteneva, cancellando ogni cosa riconducibile a Owada Mondo. L'omicida. Persino lui non poteva più evitare di pensare a se stesso in quel modo: prima suo fratello Daiya, poi quel piccoletto di Fujisaki e infine il suo migliore amico Ishimaru; se si fosse trovato nel mondo oltre le mura di quella maledetta accademica, con tre vite sulle spalle, l'avrebbero già considerato un serial killer. Non certo al livello di Genocider Syo, ma aveva comunque portato alla morte degli esseri umani, un atto di totale infamia, per cui avrebbe meritato lui stesso di morire.
Owada l'aveva pensato sin dal momento in cui si era reso conto di ciò che aveva fatto al piccoletto, provava ribrezzo per se stesso, non era più un uomo! Ma forse aveva smesso di esserlo quando aveva celato la verità sull'incidente di Daiya. Se solo quella volta non si fosse comportato da perfetto codardo ora... "Ora né Fujisaki, né Ishimaru sarebbero..."
No, non concluse quel pensiero. Con i se, i ma e i forse non sarebbe andato da nessuno parte, avrebbe solo ferito ancor di più il proprio animo tormentato dal rimorso. Invece, non poteva continuare a struggersi nella propria personale disperazione. Doveva trovare una soluzione! Scoprire il motivo per cui era ancora vivo, un'obbiettivo da perseguire con cui aiutare se stesso e gli altri a fuggire da quella reclusione, e che potesse redimere il suo spirito, anche solo di poco, abbastanza da rendergli sopportabile l'orrore della consapevolezza delle sue azioni.
Un capogiro colse d'improvviso il super ultra motociclista fuorilegge liceale, era già la quinta volta quel giorno, la stanchezza si faceva sentire e quelle poche schifezze che si era limitato a sottrarre dal magazzino durante il periodo notturno (così da essere sicuro di non incontrare nessuno), di certo, non bastavano a rifornirlo delle giuste energie per continuare il suo incessante atto di distruzione. Era arrivato al limite e se ne rendeva perfettamente conto per quanto si intestardisse a rimanere in piedi, evitandosi assolutamente di dormire.
In quell'ultimo periodo si era concesso soltanto brevi e saltuari momenti di riposo, così da non stramazzare moribondo a terra, ma mai si era lasciato preda, neppure per un'ora, del sonno. Si era costretto a rimanere sempre vigile perché, nella veglia, poteva controllare i fantasmi della propria psiche, cosa che nel sogno invece non poteva fare. Non appena chiudeva gli occhi i demoni che ne popolavano il subconscio prendevano l'aspetto dei suoi compagni, di quei compagni che aveva ucciso, e lo tormentavano con i loro sguardi accusatori e bocche mute, prive di voce per quanto spalancate.
- Cosa volete che faccia?!- urlava agli spettri, ma essi non avevano parole con cui rispondergli e l'incubo si concludeva cosi, con il suo risveglio tra urla di rabbia e frustrazione, lasciandolo ancora più vuoto e angosciato di quanto lo fosse quando si era coricato.
La mancanza forzata di sonno aveva però aperto una sorta di porta nella usa mente da cui quei fantasmi erano usciti e ora, anche nelle ore diurne, si mostravano come allucinazioni di fronte ai suoi occhi. Owada, non capendo la reale natura di quelle proiezioni, aveva persino tentato di colpirle, pensando si trattasse di qualche brutto tiro di Monokuma, ma non c'era stato verso di scacciarle.
Quei fantasmi erano le sue colpe e, dovunque si fosse rifugiato, LORO, lo avrebbero trovato.
Non c'era più alcun luogo in cui potesse avere pace, e questo era un bene, poiché era il rimorso che lo attanagliava a renderlo ancora umano.

Da venti minuti Naegi ormai stanziava di fronte alla camera di Owada, insicuro su cosa dovesse fare, nervoso e pensieroso come un bambino che passava la sua prima notte fuori casa,
- Prima di tutto dovremmo cercare di farlo uscire - aveva osservato quando ancora si trovava in sala mensa, e mai per lui parole furono più sventurate.
- Visto che è stata una tua idea, d'ora in poi dovrai occupartene tu - gli si era rivolto Togami mentre si ripuliva gli occhiali con un fazzoletto di stoffa, all'apparenza ben poco interessato al discorso. La sua doveva essere una qualche forma di vendetta per aver perso ai voti, aveva pensato poco dopo Naegi, nel momento in cui anche il resto della classe si era pronunciata a favore della proposta dell'ereditiere.
"Bhè.. qualcuno deve pur farlo " sospirò il ragazzo rassegnato, ancora fermo davanti a quella soglia, incapace di premere il campanello. Per quanto avesse insistito per accettare nuovamente Owada nel gruppo, provava comunque un certo timore nei confronti del motociclista, alla fine cosa non lo assicurava che Togami non avesse ragione su tutto? Forse Mondo dopo averla scampata si era tramutato in una specie di mostro omicida assetato di altro sangue... Loro non avevano bisogno di un'altro Genocider Syo, Fukawa era più che sufficiente a terrorizzarli abbastanza con il suo comportamento fuori dal normale, da serial killer fuori di testa.
"A... adesso busso" si ordinò Makoto, ricordando subito dopo quanto quel gesto fosse inutile, essendo le camere completamente insonorizzate, e riportando il braccio e il pugno già alzato lungo il fianco, arreso, ignorando totalmente il citofono proprio lì al suo fianco, un poco sulla destra. Se avesse solo allungato un dito lo avrebbe raggiunto, però di nuovo l'incertezza lo fermò ad un passo dall'arrivo.
- Sei patetico - osservò Kirigiri alla sue spalle, facendolo sussultare dalla spavento. "Da.. da quanto tempo è qui?" la fissò il ragazzo incredulo, l'espressione spaventata di chi è stato totalmente colto di sorpresa,
- Abbastanza da capire che, come uomo, ti manca totalmente la spina dorsale - sbuffò sistemandosi un lungo ciuffo di capelli dietro l'orecchio, l'espressione sempre piatta, imperscrutabile, - ma questa dimostrazione è solo di pura conferma, lo sospettavo già - rispose quasi gli avesse letto nel pensiero, e una vecchia battuta sui poteri Esp che la sua frase gli riportò alla mente fece venire a Naegi una leggera stretta al cuore.
- Si, hai proprio ragione - confermò con un sorriso triste, capendo quanto stupidamente si stesse comportando, un piccolo ipocrita che prima cercava di convincere gli altri della buona fede di un loro compagno e poi lui stesso non riusciva a credere alle proprie parole. Il ricordo di Maizono, che Kirigiri gli aveva inconsapevolmente riportato alla mente, aveva però cambiato le cose. Lui aveva promesso di non lasciare indietro nessuno, che tutti, anche coloro deceduti per mano di qualcun altro o per volere di Monokuma, sarebbero usciti fuori da quell'inferno, perché Makoto li avrebbe portati via con sé.
E se ora non fosse riuscito ad attraversare quella porta, non avrebbe potuto mantenere quella promesso, perché lasciare Owada solo, preda a chissà quale disperazione, equivaleva ad abbandonarlo. Non poteva permetterselo. - Infatti ho sempre bisogno del supporto di Kirigiri per fare una qualunque cosa - aggiunse con un'espressione già più serena mentre, finalmente, suonava a quel campanello, un'azione di una facilità disarmante, tanto che persino Naegi si chiese perché avesse sprecato tutto quel tempo senza fare nulla.
"Probabilmente gli altri mi daranno già per disperso a quest'ora" riflette pensando ai suoi compagni mentre il trillo dell'apparecchio invadeva per un momento il corridoio, prima di acquietarsi, "chissà forse Kirigiri mi ha raggiunto perché preoccupata per me?" ma un pensiero simile faceva ridere anche lui. Se la ragazza lo aveva seguito era perché sapeva che non era in grado di bussare a quella porta, non da solo almeno, che le insicurezze si sarebbero impiantate nella sua testa come dei semi, per poi germogliare, ancorandolo con le loro radici a terra e impedendogli di avanzare. "Grazie, Kirigiri" aggiunse poi, non doveva essere facile occuparsi di un amico tanto inaffidabile e insicuro.
Passarono i secondo, i quali si trasformarono in minuti.
1, 2... 4, 5 minuti e nessuno venne ad aprire, "che non ci sia?" si domandò Naegi volgendo uno sguardo preoccupato alla ragazza dietro di lui, Kyouko scosse leggermente il capo e lo superò, suonando una seconda volta, lasciando però che l'indice continuasse a premere sul pulsante, cosi che il suono non venisse interrotto.
- Hai intenzione di stanarlo con il rumore? - gli domandò Makoto, dubbioso che una simile idea potesse funzionare, se il motociclista era uscito era impossibile che qualcuno venisse ad aprirgli,
- L'unico momento della giornata in cui Owada si arrischia ad uscire è durante il periodo notturno, quando è certo che la maggior parte di noi non sta girovagano per i corridoi - fece lei, il tono di chi la riteneva un'informazione superflua, perché ovvia come la luce del sole,
- e come fai a saperlo?! - esclamò stupito, la voce più acuta di quanto volesse,
- Temevo che potesse fare qualche azione pericolosa quindi ho cominciato a sorvegliare la sua stanza, esce solo di notte per prendere un po' di scorte di cibo dal magazzino -
"Chissà perché, ma trattandosi di Kirigiri la cosa non mi stupisce" pensò Naegi, sapendo quanto la ragazza si potesse far seria e scrupolosa, ancora più di quanto non apparisse (era stata pur sempre lei a scoprire la reale identità sessuale di Fujisaki dopo un esame "accurato" del suo cadavere).
- Adesso sono le 14:00, è certo che Owada sia lì dentro - affermò con tutta la sicurezza di chi ha passato giorni a spiare le abitudini di un proprio compagno, in qualche modo un simile atteggiamento  poteva farla assomigliare a quella stalker di Fukawa, ma neanche per un secondo Makoto era stato sfiorato da un simile pensiero, le motivazioni che spingevano le due ragazze erano troppo diverse per poterle accumunare.
- Ma se c'è, allora perché non viene ad aprire? - domandò Naegi e subito un velo di preoccupazione gli oscurò il viso, che anche per Owada fosse ormai tardi? - E se qualcuno fosse arrivato prima di noi e lo avess...- la voce gli morì in gola come ogni qualvolta che si trovasse ad affrontare una simile orrida situazione,
- Come ti ho detto, ho tenuto sottosorveglianda questa porta, e posso assicurarti che noi siamo i primi ad avvicinarci tanto da quando si è concluso il processo - affermò  continuando a suonare il campanello, forte e sicura della propria convinzione, - E se pensi che possa essere accaduto quando ci siamo ritrovati tutti in sala mensa, bhè... ti sei già dato la risposta da solo visto che TUTTI erano presenti (meno Owada ovviamente) -
- Ma... ma ci deve essere stato un momento in cui anche tu ti sei allontanata, in cui hai perso d'occhio la porta! - insistette lui, certo che ogni essere umano al mondo non potesse mantenersi costantemente vigile ed attento.
Infondo, cosa c'era di più noioso di guardare una porta chiusa?
- Anche se fosse (e non lo sto ammettendo), non sarà stato più di 2 o 3 minuti, ed è impensabile che qualcuno abituato come Owada a lottare, e vista la stazza, possa essere ucciso in un cosi breve lasso di tempo, e di certo avrei colto l'omicida nel momento in cui lasciava la stanza - ammise, e Naegi poté trarre un sospiro di sollievo, anche Kirigiri era umana, per quanto comunque la sua concentrazione fosse qualcosa da meritarle qualunque titolo di super ultra liceale le avessero affibbiato. - In realtà, gli unici momenti in cui perdevo di vista Owada era quando andava nel magazzino a fare scorta di cibo, essendo certa che lì dentro non avrebbe potuto far alcun danno non mi apprestavo a seguirlo, poiché facendolo avrei anche rischiato di essere scoperta -
- Allora, se è vivo, perché non viene ad aprire? - osservò Naegi, la cui preoccupazione per l’assenza del motociclista si acuiva di secondo in secondo,
- Non è detto che sia vivo - fu la gelida premonizione della ragazza, la quale cercò il suo sguardo, incrociandolo per un momento,
- Vorresti dire che Owada potrebbe essersi su..- no, non riusciva a dirlo,
- Lo so che Owada non sembrerebbe il tipo di persona che compie gesti cosi drastici, però la disperazione può portare ad accarezzare idee che normalmente sono totalmente contrarie alla tua natura -
- Ma… ma che senso avrebbe?!- si infuriò a quel punto il ragazzo, che per nulla al mondo poteva accettare una spiegazione simile, - Allora perché Ishimaru sarebbe morto!? - più di tutto era la consapevolezza che un suo amico potesse essersi sacrificato per nulla a ferirlo.
- La smettete con quel campanello si o no!?- arrivò infine l’urlo furente di Mondo Owada mentre spalancava di colpo la porta, assillato sino allo sfinimento dal quel suono orribile, pronto a prendere a pugni qualunque idiota avesse cosi tanta voglia di morire da farlo imbestialire in quel modo.
- Oppure ci sta semplicemente ignorando - concluse le sue supposizione Kirigiri, un leggero sorriso di vittoria ad incurvargli le labbra,
- O-owada! -


Essendo stata Kirigiri ad aver continuato a suonare il suo campanello, ininterrottamente per quasi dieci minuti, Owada (non potendo colpire una ragazza), dovette desistere dall’impulso di prendere qualcuno a pugni in faccia. Per un momento Naegi aveva temuto che potesse sfogarsi su di lui, ma il motociclista lo aveva già colpito una volta, ed essendo stata un'esperienza molto deludente, visto che il ragazzo era svenuto subito, non aveva alcuna intenzione di ripeterla.
Quindi, dopo l’urlo iniziale, Owada si era trovato costretto ad accogliere i due indesiderati visitatori in camera propria, visto che ormai gli aveva aperto.
Si limitò a fargli cenno di seguirlo dentro con un grugnito.
Kirigiri fu la prima ad entrare, Naegi invece esitò, un poco titubante dopo una simile accoglienza, non sapeva cosa dovesse aspettarsi da lui, ma non poteva certo lasciare che Kyouko facesse tutto da sola, infondo, come incaricato a parlare con Mondo era stato scelto Naegi, non lei.
Preso tutto il proprio coraggio, anche Makoto entro nella stanza, chiudendosi poi la porta alle spalle, ma pentendosi quasi immediatamente di averlo fatto, ciò che vide oltre quella soglia lo lasciò di stucco e ancor più inquieto di quanto non lo fosse già stato.
Cosa diavolo era successo alla camera da letto di Owada?! Si chiese osservando con occhi sgranati dalla meraviglia come ogni singolo oggetto appartenuto al motociclista fosse stato ridotto in frantumi, fatto a pezzi, distrutto da una furia per lui inconcepibile, usufruendo di una forza tale che, se mai fosse stato Naegi a provarla, ne sarebbe rimasto ucciso.
In mezzo a tutta quella devastazione, però, c’era anche un fondo di ordine, i rottami erano stati accatastati in un angolo a formare un’alta pila, simile ad una piccola montagnola di rifiuti pronti per essere bruciati; i rari oggetti che non erano finiti disintegrati erano quei elementi d'arredamento disponibili in tutte le stanze: la scrivania, il letto e la pianta vicino alla porta, il resto era invece tutto da buttare, compreso un tavolo identico a quello presente nella camera di Naegi.
Quanto aveva impiegato per ridurre tutti i suoi effetti personali in quel modo? Si era chiesto il ragazzo, notando solo in quel momento come lo sguardo di Owada, seduto sul bordo del proprio letto, e di Kirigiri, in piedi davanti a lui, fossero fissi a guardarlo, quasi si trattasse dell’ultimo attore, giunto in ritardo, per provare la scena.
- Co… cosa è successo qui?- balbettò Naegi, incapace di controllare la propria voce, a disagio sotto gli occhi dei compagni, e non sapendo cos’altro dire,
- Ho solo dato una ripulita alla stanza, qualcosa da obbiettare?- non era starno il comportamento perennemente passivo aggressivo del motociclista, Makoto però si stupì che minimizzasse in tal modo il fatto, si trattava pur sempre di oggetti personali, alcuni dei quali avevano probabilmente un significato importante per il motociclista. Eppure, il ragazzo non sembrava averci pensato due volte prima di romperli,
- Nu- nulla!- si affrettò a negare agitando la testa, non voleva certo farlo infuriare, anche se Owada sembrava già furente per conto suo.
- Siamo qui per parlarti Owada - saltò i preliminari Kirigiri, giungendo subito al punto, avvolte Naegi credeva di amare davvero quella ragazza, arrivava sempre in suo soccorso in casi simili.
- Non ho mai pensato che questa fosse una visita di cortesia - osservò astioso, per nulla disposto a discutere con loro, un'atteggiamento chiuso ed evasivo, del tutto consono al suo ruolo di super ultra motociclista fuorilegge, una parte che doveva essergli venuta naturale un tempo, ma che adesso pareva solo malamente recitate. C’era qualcosa che non andava in Owada, lo si capiva non solo dalle condizioni in cui versava la sua stanza, ma dal suo stesso aspetto. Aveva il volto pallido, stanco, attraversato da profonde occhiaie che gli segnavano lo sguardo, sembrava non chiudere occhio da giorni (ed era realmente cosi, solo che né Naegi, né Kirigiri potevano saperlo), e per di più, ma Makoto se ne rendeva conto solo adesso che poteva osservarlo meglio, la sua tipica pettinatura era scomparsa, i ciuffi di capelli gli ricadevano scompostamente sulla fronte, più lunghi di quanto avesse creduto, scompigliati e disordinati. Non li aveva pettinati,  e sembravano anche un po’ umidi… Umidi? All’ora Naegi notò l’asciugamano che il motociclista teneva sulle spalle. “Non è che lo abbiamo disturbato mentre si faceva la doccia?” si domandò preoccupato, notando che anche i vestiti che indossava non erano i soliti con cui si era sempre presentato a loro: una canottiera bianca e i pantaloni di una tuta, doveva averli pescati alla rinfusa dall’armadio, “Ecco perché era cosi infuriato!”
- Allora, che volete? - chiese in tono tutt’altro che cordiale, quasi di minaccia,
- Che ci aiuti ad uscire di qui - la capacità di sintesi di Kirigiri aveva qualcosa di incredibile, soprattutto, Makoto non capiva cosa avesse in mente, come poteva Owada aiutarli a fuggire se loro non avevano ancora trovato né un piano, né una maniera per farlo?
- Avete trovato un modo per scappare?! - si stupì difatti anche il motociclista,
- No, ma non lo troveremo mai se non collaboriamo tutti assieme - affermazioni simili non erano proprio da lei, pensò Naegi, il quale capì di essere un muto osservatore della loro conversazione (gli sguardi di prima erano un avvertimento: “non ti intromettere”).
- Suona strano detto da qualcuno che fino ad adesso ha fatto tutto da solo - convenne anche lui, - … e poi, per trovare un modo per fuggire da qui ci vuole cervello, cosa che a me manca, non vi sarei di alcun aiuto - non aveva tutti i torti,
- Non sappiamo cosa Monokuma farà d’ora in avanti. Se tu sei vivo è perché Ishimaru l’ha convinto a cambiare le regole del gioco, d’ora in poi potrebbe accadere di tutto e, in caso di pericolo, la tua forza può esserci utile. Per quanto sia straordinaria, Oogami da sola non basta -
“Ha cambiato le regole del gioco” nessuno ci aveva fatto caso, ma quello che aveva detto Kirigiri era vero, Monokuma aveva mandato a morte un'innocente piuttosto che il colpevole e, questo, andava contro al suo stesso regolamento. Se il piccolo orso psicopatico era arrivato a compiere un gesto simile, significava che le sue regole non erano altro che cartastraccia, non avevano alcun valore e ciò portava ad una sola cosa: in qualsiasi momento il Burattinaio avrebbe potuto ucciderli, spinto forse da semplice noia.
Se prima avevano almeno la certezza, se mai si fossero rassegnati a quella prigionia, di poter vivere all’interno della Kibougamine per tutta la vita, ora non potevano più esserne cosi sicuri.
Come sempre tutto era nelle mani del loro aguzzino, ogni cosa era controllata dal suo umore.
- Hai parlato tanto per il plurale, ma sono certo che gli altri non rimpiangano la mia presenza, di sicuro qualcuno crede anche che potrei tentare di uccidere ancora - e, di nuovo, aveva ragione. Per qualcuno che si descriveva come un persona di scarsa intelligenza era comunque abbastanza sveglio.
- Avevo anch’io questo dubbio - ammise Kirigiri, era nella sua natura essere sospettosa, - … e non posso essere certa che in futuro non lo rifarai - sembrò che Owada volesse replicare, ma una cenno di lei lo azzittì, non aveva ancora finito.  - Però sono sicura che in questo momento, in questo presente, non commetterai un altro omicidio, le prove che ho raccolto me lo confermano -
- E quali sarebbero queste prove?- gli domandò con un sorriso beffardo sul volto, non le credeva,
- Siamo ancora tutti vivi -
- Questa non è una prova -
- Si, lo è. - replicò, e il suo tono non accettava altre obbiezioni, come se l’avessero punta sul vivo, - … visto che tu stesso lo hai ammesso poco fa, io lo ribadisco: Owada, rispetto ad alcuni di noi tu non hai molto cervello (anche se altri però li superi) - per quanto quella fosse una mezza offesa, il motociclista non poteva obbiettare, lo aveva detto lui solo pochi momenti prima. - Ed è per questo che il maggior pericolo in cui incorrevi, una volta sventata l’esecuzione, era che la disperazione ti portasse alla follia. Perché solo in quel caso saresti stato spinto ad uccidere di nuovo, diventato un serial killer molto vicino a quella pazza di Genocider Syo -
- E cosa centra il fatto che io abbia “poco cervello”? - era visibilmente irritato, molto irritato, ma si tratteneva digrignando i denti e ricordandosi che il suo interlocutore era una donna. Una donna irritante ma comunque un donna.
- Perché, qualcuno con più sale in zucca, sarebbe invece stato allettato dall’idea di commettere un nuovo omicidio che lo avrebbe portato a diplomarsi, ma essendo già stato colpevole di un primo, questo avrebbe richiesto una preparazione impeccabile: meticolosa ed attenta; ma soprattutto un enorme pazienza. Qualità che a te mancano - l’espressione di Kirigiri era rimasta immutabile, severa ed attenta, per tutto il discorso, ma a quell’ultima affermazione si era concesse un sorrisino vittorioso, di quelli che faceva quando tutte le tessere del puzzle prendevano il loro posto nella sua mente.
Ora che aveva mostrato le prove si sentiva sicura ed inattaccabile.
“Praticamente, hai fiducia nel fatto che Owada non possa commettere un altro omicidio perché non è in grado di progettarlo. Quindi, non è neppure cosi folle da provarci, perché altrimenti lo avrebbe già fatto” ripensò mentalmente al suo ragionamento Naegi, provando però un po’ di tristezza nella fredda logica della ragazza, alla fine non era che si fidasse DAVVERO di Owada.
- Questo però è solo la mia motivazione, non conosco il motivo per cui Naegi e gli altri ti rivogliono nel gruppo - fu il suo ultimo commento, perché, con un altro sguardo, concesse finalmente la parola a Naegi.
- Ecco… Oogami e Asahina sono convinte che tu sia una brava persona e questo lo credo anch’io (su Hagakure non mi posso pronunciare perché il suo cervello è un mistero) - parlò in fretta, senza saper bene cosa dire, forse era rimasto in silenzio troppo allungo. Un leggero panico gli prese il petto, doveva convincere Owada a fidarsi di loro, ma cosa poteva dire? Cosa?.. COSA?!?
Forse avrebbe dovuto semplicemente cominciare dalla verità? Rifletté prendendo un profondo respiro, cosi da schiarirsi le idee, Kirigiri e il motociclista non parevano aver alcuna fretta, perché rimasero in silenzio (l’una attenta, l’altro pensiero), aspettando che parlasse.
Era il tempo di riaprire il caso dell’omicidio di Fujisaki.
- Non penso che tu sia cattivo Owada, nonostante quello che è successo a Fujisaki, credo ancora che tu sia una brava persona... Per tanto tempo ti sei portato il peso di un simile segreto e alla fine sei esploso, ma ad accendere la miccia è stato Monokuma. Non posso dire che tu non abbia colpa, perché non sarebbe la verità, però… però sono sicuro che se fossi stato in te in quel momento non avresti mai -
- Ucciso il piccoletto?- concluse per lui il motociclista, e il suo sguardo serio era che di più spaventoso Naegi avesse mai visto, più del suo volto colmo d'ira, perché era un'espressione piena di rassegnazione, distrutta. Per la prima volta Makoto vide in faccia il senso di colpa, e comprese cosa significasse esserne logorato fino a consumarsi. Owada era un ottimo esempio, il rimorso aveva messo a tacere ogni altra emozione. Niente più rabbia, né collera, se non quella che provava per se stesso, accompagnate dal disgusto e dal dolore della perdita. Aveva ucciso due suoi compagni, uno di essi con le sue stesse mani, non era una colpa che potesse essere cancellata e, se mai gli altri fossero riusciti in qualche modo a dimenticarsene (anche solo per un momento), lui non l’avrebbe fatto, dilaniato nel spirito. Una ferita bruciante che avrebbe sanguinato per sempre, finché avesse avuto vita.
Owada era caduto in un'inferno senza possibilità di redenzione, forse Ishimaru quella volta aveva avuto ragione, per il motociclista la morte non si sarebbe rivelata una punizione, ma un sollievo, un modo per pagare i suoi peccati.



- Il piano è semplice, dobbiamo portare: disperazione, Disperazione... DISPERAZIONE!!- urlò Enoshima, colma di una strana euforia, mentre saltellava spensierata sul divanetto della sala monitor, dove poteva controllare ogni movimento dei suoi amati giocattoli, simile ad una bambina che aspettava sovraeccitata l’arrivo di Babbo Natale. - Non vedo l’ora di scoprire in quali abbassi di follia cadranno quei bastardi!- esultò un ultima volta prima gettarsi a terra con un tonfo, quasi qualcuno le avesse tolto le pile. - Quante lacrime, sofferenza e sangue, spargeranno quei poveretti quando entrerà in funzione? - sussurrò con un filo di voce, totalmente priva di energie e con un espressione cosi depressa che una famiglia di funghi aveva preso a crescergli numerosa in cima alla testa.
- Che importa! Quegli sciocchi hanno già avuto la possibilità di inchinarsi a me, l’incarnazione della Disperazione, il dominatore supremo, non l’hanno fatto! Ma ora che avranno l’opportunità di assaggiare lo splendido dono della Disperazione non potranno farne a meno!!- iniziò a ridere come un ossessa, scattando in piedi come una molla, colma dell’arroganza e della spirito di un re conquistatore.
“Ma quante personalità alternative ha questa pazza?” avrebbe potuto pensare qualcuno osservandola, purtroppo, non c’era nessuno a fare da spettatore a quel grottesco spettacolo, perché altrimenti avrebbe potuto comprendere, dal suo delirio, che qualcosa di grosso stava per piombare sui già sfortunati superstiti della  Kibougamine.
- Con chi possiamo iniziare?.. Uhmm. Il merlo ha perso gli occhi come farà a verder;
il merlo ha perso il becco, come farà a cantar;
il merlo ha perso le ali, come farà a volar;
il merlo ha perso le zampe, come farà a saltar.
Oh povero, povero merlo mio!* - concluse quella sua inquietante filastrocca fermandosi con l'indice dritto puntato contro un teleschermo.
La telecamera stava riprendendo le sale della biblioteca al secondo piano dell'edificio, qualcuno era seduto ad una scrivania, intento a sfogliare innumerevoli tomi con sguardo freddo e attento, cosi concentrato che il resto del mondo sembrava tagliato fuori, ma abbastanza vigile da avvertire l'imminente arrivo di una particolare presenza se si fosse trovata nelle vicinanze.
- Bene, Togami Byakuya il super ultra ereditiere (snob) liceale sarà il primo! -




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*: esiste davvero!

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Capitolo 3
*** II ***




Capitolo II
NB:
In questo capitolo si fanno riferimento a molti avvenimenti avvenuti SOLO nel videogioco di Danganronpa, quindi, per accertamenti alla fine leggete la NdA.
Buona lettura e un saluto a Miss Yuri ;-))




Non c'era nulla che lo spaventasse.
Non c'era situazione di cui lui non riuscisse a prendere il controllo.
Ogni cosa andava sempre secondo i suoi calcoli.
Lui non commetteva errori.
Era l'erede della grande stirpe Togami, non poteva permetterseli!
Se all'ora avesse commesso anche il più piccolo sbaglio, adesso non lo porterebbe neppure quel nome di cui fa tanto sfoggio.
Un errore e l'eletto sarebbe stato qualcun altro.
Uno sbaglio e la morte, quell'esilio a cui erano costretti tutti coloro non "predestinati" a diventare gli eredi della famiglia Togami, avrebbe colto anche lui.
Invece era riuscito a superare qualsiasi prova, ad aggirare ogni ostacolo, e tutto alla perfezione.
Aveva sotterrato i propri fratelli e si era eretto sopra il cumulo formato dai loro cadaveri.
Aveva conquistato la vetta, il diritto alla sopravvivenza.
Era diventato un Togami.

Byakuya si svegliò di soprassalto, la fronte sudata e il respiro corto. "Merda! Di nuovo quell'incubo!" pensò avvertendo i battiti sempre più accelerati del proprio cuore, stringendo forte i pugni sulla coperta attraversato da un impeto di rabbia, di malumore già di primo mattino.
Odiava essere spaventato, sopratutto quando non capiva cosa lo impaurisse tanto.
Sapeva di essere tormentato sempre dallo stesso sogno, ne aveva la certezza per quanto, al risveglio, provasse solo una strana pesantezza e una sensazione di malessere. Non ricordava perché tremasse durante la notte o il motivo per cui urlava (spesso erano le sue stesse grida a destarlo da sonno). Però era costante la sensazione di una forte, tremenda paura a colmargli il petto, quel genere di terrore che non avvertiva dal tempo in cui, da bambino, vedeva mostri immaginari che andavano ad abitargli sotto al letto o dentro all'armadio.
Il suo intero corpo era attraversato da un panico inconscio, quasi primordiale, avvertiva un pericolo, ma non capiva di che pericolo si trattasse.
"Smettile Byakuya! Era solo un sogno, un sogno. Non è nulla di reale!" si rimproverò asciugandosi con il dorso della mano, ancora tremante, la fronte bagnata, era impensabile che un Togami si facesse sconvolgere in quel modo da qualcosa che era semplice frutto della propria mente, si stava comportando in maniera ridicola. Doveva darsi una calmata! Si promise mentre già andava a vestirsi, erano ancora nel periodo notturno, quindi, per quanto l'avesse desiderata, una bella doccia fredda per scacciare quegli ultimi residui di fantasmi dell'inconscio dalle membra era fuori questione.
Non aveva però alcun desiderio di rimettersi a letto, ombre troppo oscure e misteriose avrebbero potuto attaccarlo nuovamente nell'oblio del sonno, non che le temesse, ma voleva evitarsi di doverle affrontare una seconda volta in una sola giornata. Decise di uscire, nonostante gli altri gli avessero imposto di non farlo, un simile assurdo coprifuoco non l'aveva mai seguito, nessuno poteva obbligarlo a rimanere rinchiuso nella propria camera.
Sarebbe andato nella biblioteca, perché era semplice scacciare gli incubi se si dedicava la mente ad altro. Si, avrebbe tenuto il cervello impegnato così da non essere costretto a rievocare ciò che lo spaventava.
Il suono dei suoi passi era l’unico rumore che si potesse distinguere nei silenziosi e bui corridoi della’accademia, come era ovvio, a quell’ora del mattino (le 5:24 per la precisione), non si vedeva gironzolare anima viva, probabilmente ancora tutti immersi nei loro personali mondi onirici. Con eccezione forse di Oogami, la quale era abituata a svegliarsi ad orari ben più assurdi per cominciare i propri allenamenti, Byakuya però non temeva di incontrarla, sino alla fine del periodo notturno la ragazza tendeva a fare un riscaldamento (come lo definiva lei), tra le mura della propria stanza.
Togami non era mia stato una persona che amasse la compagnia degli altri, ma per quel giorno in particolare avvertiva proprio il bisogno di non vedere nessuno. Voleva isolarsi il più possibile in modo da avere il tempo di ricomporsi, di coprire le crepe che avevano cominciato a disfare la sua maschera di cera. Doveva tornare il solito ereditiere di sempre, cancellare l’angoscia che ancora gli avvinghiava il petto, seppellire ogni timore.
Ad un Togami non era permessa alcuna debolezza.
Giunse alla biblioteca, ed ebbe la sensazione di essere pedinato, che Fukawa lo stesse di nuovo spiando? Si voltò, ma non vide nessuno. Improbabile che fosse la letterata, ne avrebbe avvertito l’odore.
Forse si stava solo sbagliando, ciò che avvertiva era nuovamente frutto della sua fantasia, e a seguirlo era quel’incubo che non riusciva a ricordare.
“Per oggi evitiamo i gialli…” pensò ritrovandosi nella familiare penombra della sua aula favorita, ammirando, strizzando un po’ gli occhi, le alte e lunghe librerie dagli scaffali colmi di libri, sentendo il profumo della carta e un leggero odore di polvere - per quanto alcuni di loro (lui non era compreso), si fossero impegnati a ripulire l’intero piano, in parte doveva essergli sfuggita. Dietro gli scaffali o sotto le scrivanie ne avevano scovati gomitoli grigi cosi grandi da sembrare che l’intero edificio non fosse stato pulito da mesi, se non anni.
Forse quel giorno avrebbe potuto dedicarsi ad ispezionare quella parte dell’archivio che non aveva ancora avuto l’occasione di studiare, distratto dalla documentazione di Genocide Sho e dall’omicidio di Fujisaki, alla fine, riflettendoci, non era stata una buona idea usare la prolunga della lampada per crocifiggerlo, era stata una faticaccia trovarne una di ricambio (non avendo però voglia di occuparsene aveva affidato quel compito a Fukawa). L’idea però non lo invogliava molto, non avvertiva un’esigenza tanto impellente di scoprire cosa gli celassero gli altri documenti custoditi in quella specie di sgabuzzino, ormai si era già fatto un’idea di cosa trattassero e al momento non stuzzicavano il suo interesse. Desiderava solo qualcosa con cui tenersi occupato ma che non fosse troppo impegnativo, cosi da riempire il tempo sino al giungere dell’ennesimo omicidio o fino a quando non si fosse deciso lui a compierne uno. Il suo piano però richiedeva tempo e tanta, tanta progettazione. Non poteva lasciar nulla al caso.
Nessuno sbaglio…
Un brivido gli percorse la schiena, un ultimo residuo di paura che per un momento gli ghiacciò le membra e il cervello, lasciandolo con lo sguardo fisso sulle copertine dei libri che stava esaminando, gli ci volle qualche istante per riuscir ad afferrarne i titoli, non era riuscito subito leggerne le lettere, quasi si fosse scordato come si facesse. Il panico poteva fare scherzi simili.
“Basta Byakuya! Di cosa hai paura?.. Della tua ombra? Smettila subito di comportarti come un bambino! Non c’è nessun’altro qui, oltre a te. Vedi di non fare lo sciocco!” si rimproverò mentalmente, furioso con sé stesso, serrando forte i pugni per fermare il tremore che gli percorreva le mani.
- Upupupupupupu!.. Sembri un po’ scosso Togami - la risata di Monokuma lo raggiunse alle spalle, e per una volta il biondo ereditiere fu felice di sentirlo, c’era davvero qualcuno che lo pedinava, non era ammattito. - Hai forse dormito male? - insistette il preside-orso mentre il ragazzo continuava a dargli le spalle. Togami si diede un momento, prima di rispondergli, il tempo di prendere un aria decente, togliendosi quella faccia da bambino spaventato, e fare un respiro profondo (circa 2 secondi e ½).
- Ti stavi forse annoiando Monokuma? - evitò la domanda con un'altra domanda, - A essere l’unico ad alzarsi cosi presto soffri di solitudine? - riuscì persino a beffeggiarlo un po’, un sorriso sottile, da rettile, a piegargli le labbra.
- Upupupupupu! Non dovresti sforzarti a fare il solito cinico bastardo, hai la faccia di un fantasma (o di qualcuno che ha l’esigenza di vomitare), piccolo bastardo. Faresti bene a non scherzare con me quando è ben visibile che ti senti perso come un pulcino alla ricerca della sua mamma - per Byakuya fu difficile capire se si stesse solo giocando di lui o se il suo fosse un rimprovero, sapeva però che ogni minaccia detta da Monokuma (con qualunque tono l’avesse pronunciata), non era da prendere sottogamba. Enoshima era stato un ottimo esempio, e lui non ci teneva a finire infilzato.
- Coomunque, se sono qui è perché, essendo il preside, è mio dovere aiutare gli alunni quando sono in difficoltà - aggiunse, cambiando discorso, e l’ereditiere lo fissò confuso, non aveva bisogno di alcun aiuto, soprattutto non da quel pazzo, meglio la presenza di Fukawa (forse). - Non sai che libro leggere? *Ta ra da dan!* Ecco il libro apposta per te! -  detto questo gli sguancio tra le mani, senza dargli il tempo di protestare e dopo aver suonato quella musichetta demente, un semplice quaderno scolastico, sottile e dalla copertina chiara, tendente all’azzurrino.
- Tsk… e questo ti sembra un libro? - gli si rivolse al quanto seccato, ma non aveva fatto in tempo a parlare che Monokuma era già sparito chissà dove, lasciandolo nuovamente solo tra quelle monumentali librerie. “Ma che bastardo!” pensò nuovamente irritato, desiderando di poter smontare pezzo dopo pezzo quel giocattolo troppo cresciuto, sarebbe stato un divertimento strapparne tutti i circuiti e magari farlo saltare in aria con la sua stessa bomba. “E di questo caso dovrei farne?” rifletté poi, quando si fu calmato, osservando con una dubbiosa curiosità l’apparentemente innocuo (poiché avendolo ricevuto da Monokuma non poteva esserne tanto sicuro), quaderno. Sembrava di quelli che si usavano alle elementari.
“Dovrei lasciarlo qui senza neppure sfogliarlo, però…” alla fine non resistette alla tentazione di dargli una sbirciata, “… solo una.”
E, come aveva supposto, quel quaderno era appartenuto ad un bambino.


- Qualcuno di voi ha visto Togami? - si preoccupò Naegi, non che avesse motivo per farlo, raramente il ragazzo si presentava all’assemblea mattutina e spesso evitava persino di recarsi in sala mensa, un luogo in cui Fukawa non avrebbe faticato a rintracciarlo.
- No -
- Io neppure… -
- Idem - risposero quei pochi cosi gentili da non ignorare la sua domanda (Yamada, Oogami e Hagakure), Asahina non si era ancora vista, ma alla lottatrice aveva detto di non sentirsi molto bene e di preferire rimanere in camera per quel giorno. Celestia stava bevendo il suo the, dopo aver costretto l’otaku a prepararglielo, sta volta stranamente non l’aveva rifiutato dopo un primo assaggio, segno che Yamada doveva star diventando bravo. Kirigiri l’aveva invece incontrata appena fuori dalla sala, già pronta per partire con le sue indagini. Ora che lo notava non c'era neppure alcun segno di Fukawa, però la sua assenza non lo metteva in allarme come quella dell’ereditiere.
- Non credo sia nulla, però sono preoccupato, vado a cercarlo - si congedò dai suoi compagni, rifiutando gentilmente chi tra loro si proponeva di aiutarlo, quella situazione gli capitava a fagiolo e non poteva rischiare che qualcosa andasse storto. “La potrei usare come scusa per chiedere aiuto ad Owada” si era detto sperando cosi di far uscire il motociclista dal suo isolamento auto-imposto.
- E noi due dovremmo cercare Togami?- lo guardò il ragazzo dopo che Naegi gli ebbe esposto le sue preoccupazioni, l’espressione scettica e stanca, dalle pesanti occhiaie che gli segnavano gli occhi doveva aver passato un'altra notte insonne. -Hai provato a chiedere a Fukawa?- gli consigliò sbuffando, grattandosi con una mano dietro al collo, non aveva alcuna voglia di partire per una spedizione alla ricerca di un cinico e gelido signorino.
- Non trovo neppure lei… ho suonato alla sua stanza ma non risponde nessuno - mentì, visto che non l’aveva mai cercata, - Ti prego, aiutami. Non è troppo sospetto che nessuno dei due si trovi? - lo supplicò mettendogli il sale sulla coda, sperando di convincerlo,
- Togami oramai è abituato a gestire quella stalker, io non mi preoccuperei cosi tanto - non abboccò il motociclista, ma c’era una certa incertezza nella voce mentre distoglieva lo sguardo dal volto di Naegi, il fatto che il moccioso avesse un aspetto cosi simile ad un cagnolino che lo pregava di attenzioni non l’aiutava a dirgli di no.
- Ma se dovesse affrontare una serial killer come Genocide Sho?- fu il suo ultimo colpo prima della resa e, fortunatamente (come diceva il suo titolo), andò a segno.
- D’accordo...- cedette, - ma se lo troviamo (e sta bene), ho ancora un conto aperto con lui e ho intenzione di farglielo pagare con gli interessi - lo avvertì stringendo il pugno davanti alla faccia con fare minaccioso, come se Byakuya in quel momento gli fosse stato di fronte.
“Se gli riducesse la faccia ad un pungi ball toglierebbe una soddisfazione a molti” pensò Makoto osservandolo, sentendosi sbiancare un poco, forse la sua non era stata una cosi buona idea, rifletté, ma non poteva certo rimangiarsi una simile richiesta dopo quanto aveva insistito. Anche se, doveva ammetterlo, non gli dispiaceva trovarsi di fronte al solito Owada, quello che aveva imparato a conoscere, ciò che il ragazzo gli aveva mostrato solo il giorno prima era servito a spaventarlo non poco. Aveva temuto di non rivedere mai più il super ultra motociclista fuorilegge liceale, invece, ora era proprio lì, sulla porta della sua camera con indosso la lunga giacca scura con lo stemma dei Daimond  e la pettinatura tanto particolare.
- Pensavo di iniziare dalla biblioteca - propose Naegi avvertendo sparire ogni preoccupazione e tornado l'ottimistica testa vuota di sempre.

Andarono in biblioteca, ma lì, dell'ereditiere non c'era alcuna traccia.
"Strano, e io che ero sicuro fosse qui.." pensò Naegi un po' sconsolato mentre cercava tra le librerie, nel caso il biondo non fosse seduto al suo solito posto di lettura preferito perché alla ricerca di un qualche libro. Ma nulla. Guardò anche nell'archivio, ma di nuovo non ebbe fortuna, solo polvere e documenti.
- Trovato? - domandò Owada, rimasto sulla soglia della stanza, non sembrava molto propenso a volerlo aiutare nella parte pratica della ricerca, ma Makoto non se ne dispiaceva, l'averlo portato fuori dalla sua camera era già una vittoria, non chiedeva anche un miracolo. Infondo, la ricerca di Togami era solo una scusa per convincere il motociclista a provare un po' di fiducia nei suoi confronti, visto che con il discorso fattogli il giorno prima non sembrava esserci riuscito.
- No...- negò tornando mogio, mogio da lui, l'espressione triste e avvilita, aveva fallito nel trovarlo e non credeva che Mondo l'avrebbe ancora seguito per la scuola. Doveva avergli fatto una pessima impressione, pensò avvertendo il peso dell'obbiettivo che si era prefissato cadergli come piombo sulle spalle, probabilmente si era giocato tutte le possibilità di convincerlo a farlo tornare a collaborale con il resto del gruppo. - Non c'è - aggiunse con il capo chino e lo sguardo ancorato a terra,
- Allora deve essere nello spogliatoio -
- Che?.. - si stupì della sua risposta, Owada aveva ancora l'intenzione di aiutarlo?
"Hai la faccia di un cagnolino abbandonato sotto la pioggia! Non posso certo filarmela!" pensò Mondo in risposta, intuendone i pensieri dall'espressione di stupore che gli si dipinse sul volto, era davvero troppo facile leggere le intenzioni di quel ragazzo.
- Non lo sai?..- fece fingendosi del tutto disinteressato della questione, evitando di  incrociare quello sguardo che ora, dopo aver guardato per quasi mezz'ora il pavimento, lo fissava, - Togami si nasconde nello spogliatoio maschile della piscina quando vuole essere certo di non poter essere disturbato da Fukawa - dovette spiegargli quando a Naegi non si accese nessuna lampadina. "Provo quasi pena per Kirigiri che deve occuparsi di lui" si disse non capendo come qualcuno, tanto bisognoso di continui consigli e aiuti, fosse in grado di far ribaltare le sorti di un processo. In quei casi mostrava una forza e una determinazione che non sembravano neppure appartenergli nella vita quotidiana, aveva la capacità di mettere alle strette il colpevole, svelarne tutti gli intrighi e i sotterfugi, e portarlo alla confessione -Owada stesso era finito fregato dalla sua esposizione.
Eppure, si perdeva in un bicchiere d'acqua se qualcuno non gli lanciava un salvagente (o durante un processo un "suggerimento"). "Sul serio... povera Kirigiri" ripete mentalmente, non doveva essere affatto facile per una ragazza trascinare un simile moccioso verso la strada giusta, si chiedeva perché si spingesse a tanto, ma era una domanda sciocca. Probabilmente era per lo stesso motivo per cui lui era arrivato a seguirlo docilmente per due piani dell'accademia: non si riusciva a lasciarlo da solo...
Solo dio poteva sapere in quale genere di guaio un tipo del genere avrebbe potuto andarsi a ficcare se lo si lasciava a briglia sciolta, senza supervisione. Considerando anche il luogo in cui si trovavano, ovvero, in una scuola dove per diplomarsi si doveva uccidere qualcuno, lui diveniva la vittima perfetta.
- Allora dovremmo andare a controllare - gli propose Makoto, e il motociclista non ebbe nulla da obbiettare, ormai si era fatto coinvolgere e non si sarebbe tirato indietro,
- Io però ti aspetto fuori - lo avvertì, per quanto glielo avesse promesso non era ancora pronto ad affrontare i propri demoni e sopratutto non in un posto dove l'avrebbero avuta facilmente vinta sulla sua psiche.
Il luogo dell'omicidio di Fujisaki... non ci andava da quella notte. Sebbene non avesse avuto difficoltà ad entrare nello spogliatoio femminile, dove ne aveva spostato il cadavere, tornare nel luogo in cui aveva compiuto l'atto. No, non ce la poteva fare, era troppo presto.
- Ce-certo! Non ti obbligò a venire se non vuoi! - balbettò Naegi, probabilmente aveva intuito troppo tardi cosa significasse per Mondo lo spogliatoio, e subito un senso di disagio l'aveva colpito quando se era accorto, tingendogli le guance di un leggero rosa imbarazzo. Doveva sentirsi uno sciocco per avergli proposto una cosa di simile, intuì Owada e la sua reazione lo fece quasi ridere. Oltre alla faccia da cagnolino, Naegi si rivelava anche un adorabile imbranato, un personaggio troppo fuori posto in quella tragedia che stavano vivendo per non essere comico.


Odiava quelle patatine troppo salate e quella bibita gassata. Odiava come gli graffiavano la gola e gli bucavano lo stomaco, ma non aveva altro al momento di cui cibarsi e dovette accontentarsi. Aveva sgraffignato qualche merendina dal magazzino senza farsi beccare, purtroppo erano solo delle schifezze con troppi zuccheri e caffeina. Impedivano al suo corpo di dormire, caricandolo di una tale energia che le gambe non sembravano obbedire più, attraversate da quel irritante formicolio di quando si era costretti all'immobilità troppo allungo. Cazzo, aveva bisogno di muoversi, correre, fare qualcosa insomma! Invece aveva l'obbligo di tenere d'occhi quei bastardi, accertarsi che tutto andasse secondo i piani osservandoli attraverso la moltitudine di telecamere e schermi.
Spesso quella stanza gli dava un senso di claustrofobia.


- Certo che... è bello rosso - commentò Owada osservando le cinque dita ben stampate sulla guancia dolorante di Naegi, uno splendido livido gonfio e color amaranto a segnarli il viso, lì dove era stato colpito da un sonoro ceffone - tanto rumoroso che persino il motociclista era riuscito ad udirlo, sussultando dallo spavento, nonostante ci fossero gli spogliatoi a dividerlo dalla piscina dove era avvenuto il misfatto. -... ma perché Asahina ti ha fatto una cosa del genere? - gli domandò passandogli un sacchetto di preparato per minestrone surgelato, così che il ragazzo se lo appoggiasse sulla parte lesa.
Vedendolo uscire dallo spogliatoio in quelle condizioni, ammaccato e probabilmente anche piangente (ma su questo Naegi preferì sorvolare), Owada l'aveva trascinato in cucina, insistendo che aveva bisogno di un po' di ghiaccio. Si era però scoperto che il ghiaccio non c'era, e ora Makoto aveva un mix di verdure a rinfrescargli la faccia.
- N-non lo so! - esclamò facendo trapelare dalla sua voce tutta la sua confusione e meraviglia, - Le ho solo chiesto se si sentiva meglio, visto che sta mattina aveva detto ad Oogami di stare male... Non so perché mi ha colpito! - fece sconvolto, simile ad un cucciolo portato dal veterinario per il vaccino e che al momento della puntura ti osserva sofferente chiedendoti: "perché mi fai questo?"
- Non è che hai fatto qualcosa che l'ha messa a disagio?- insistette, ma per quanto riguardava le ragazza neppure Mondo era troppo ferrato in materia, aveva ricevuto un cosi innumerevole numero di schiaffi dalle ragazze a cui aveva chiesto di uscire da averne perso il conto. Lui però aveva per lo meno la scusa di aver un aspetto e un atteggiamento che solitamente intimoriva il "gentil sesso", non capiva cosa potesse aver fatto Naegi per meritarsi un trattamento simile.
In quel momento in cucina piombò Yamada, tutto trafelato e sudato, il respiro pesante e un poco asmatico, all'apparenza sembrava il superstite di una lunga corsa.
- Master Makoto Naegi, Master Mondo Owada! Voi non mi avete visto! - urlò per quanto la voce glielo permettesse, essendo vicino al collasso, per poi andare ad acquattarsi dietro il bancone della frutta. Il nascondiglio perfetto.
- Dov'è?! - giunse subito dopo Celestia, il volto trasfigurato dalla rabbia, lo sguardo che sembrava lanciare lingue di fuoco e portandosi dietro un atmosfera carica di elettricità, quasi un fulmine dovesse colpire l'intera stanza da un momento all'altro.
- C-chi..?- balbettò Naegi, sentendosi morire nell'incrociare lo sguardo omicida della ragazza, credeva che avrebbe potuto ucciderlo sul posto solo con quello,
- Quel buta-otaku pervertito! Dov'è finito!? - continuò a gridare fuori di sé, i capelli che, privati da ogni leggere della fisica, si inalzavano nell'aria come se si trovassero immersi nell'acqua, vinti dalla devastante aura violacea che tingeva l'aria intorno alla ragazza. La sua furia stava prendo corpo e presto sarebbe esplosa.
- N.. noi non lo abbiamo visto - mentì Owada, cercava di mantenere un espressione tranquilla, ma un leggero sudore freddo gli aveva coperto la fronte, per sino lui che aveva affrontato avversari assai temibili non si era mai trovato davanti qualcosa di simile. Per quanto teoricamente sapesse di essere fisicamente più forte di Celes, praticamente temeva di far la fine della formica schiacciata dal gigante.
- Fo-forse è andato nel bagno grande - suggerì Makoto sperando di farla allontanare, fortunatamente per loro, al momento la rabbia aveva offuscato a tal punto la mente di Celes che non si rese conto che le stavano mentendo e, con la stessa velocità con cui era arrivata, se ne andò gridando:
- YAAAAMAADAAA!!!- il tono spaventoso, capace di far tremare le pareti.
La tempesta era stata evitata, dopo tutti quei fulmini e saette calò il silenzio incredulo dello scampato pericolo.
- è... è andata? - riapparve Hifumi tutto tremolante, un pomodoro in cima alla testa nel rispuntare solo in parte dal proprio geniale nascondiglio,
- Andata - confermò Naegi annuendo con la testa e il sacchetto di minestrone congelato,
- Fiiuuu... bene - sospirò dal sollievo l'otaku, sentendosi abbastanza al sicuro da uscire da dietro il bancone e sedersi a terra, sfinito, si sentiva privo di forze. Non era sua abitudine fare una qualsiasi tipo di movimento fisico, sopratutto non una rocambolesca corsa per salvarsi la vita.
- Ohi, otaku... che cavolo hai combinato per farla diventare una bestia simile? - lo aggredì subito Mondo, nervoso e alterato, non era abituato a trovare qualcuno che lo spaventasse a tal punto, la cosa lo irritava, però... No, dare un seguito a quel però avrebbe significato troppi problemi, quindi fece tacere quel pensiero, rivolgendo tutta la sua attenzione su Yamada.
- Iiiih! Master Mondo Owada! Da quando sei tornato nel regno dei vivi? - lo fissò incredulo Hifumi cose se si fosse accorto della sua presenza solo adesso, e forse era realmente cosi, essendo spaventato a morte poteva essergli sfuggito.
- Non darmi per morto solo perché non mi vedi da un paio di giorni...- replicò lui seccato, stringendo il pugno nervoso,
- Eeeh.. Oggi si è parlato tanto della presenza di un fantasma per i corridoi dell'accademia, pensavo potessi essere tu -
- Fantasma? - ripete stupito Naegi, non l'aveva ancora sentita quella storia,
- Come vedi sono vivo, otaku. Ora, rispondi alla domanda prima che Celes torni qui a farti secco -
- Iiiiih! No, no! Vi prego, proteggetemi dalla regina delle furie! Vi dirò tutto! - pianse in ginocchio, senza alcuna briciola d'orgoglio e il moccio che gli colava dal naso, una scena un po' schifosa,
- Allora parla! - gli ordinò massaggiandosi la radice del naso, la stanchezza causata dal sonno arretrato cominciava a farsi sentire.
- Si.. si tratta solo di espressione artistica, non mi aspetto che mi comprendiate! - si mise immediatamente sulla difensiva, e subito Owada e Naegi compresero a quali "espressioni artistiche" l'otaku faceva riferimento.
- Dimmi che non hai fatto una cosa cosi stupida...- si coprì gli occhi con una mano il motociclista, capendo come Ludenberg, solitamente tanto brava a mantenere una facciata di autocontrollo (la sua faccia da poker), avesse dato di matto sino a quel punto,
- Non sarà che hai fatto di Celestia la protagonista di una delle tue ehm... opere? - cercò di avere più tatto Naegi, cosa non facile essendo a conoscenza delle tematiche che solitamente trattavano le doujinshin di Yamada.
- Eeeh?.. No, non mi permetterei mai di confondere il 3D con il sublime, splendido, impareggiabile 2D - ebbe la prontezza di negare con aria arrogante, fiero di sé stesso nel proclamare il suo amore per le ragazze di sola carta e inchiostro.
- Bene... perché sapendo come finisco solitamente i personaggi delle tue doujinshin nessuno potrebbe fermare Celes dal castrarti - commentò Mondo e istintivamente Hirofumi andò a coprirsi la parte del corpo presa in considerazione, perdendo colorito diventando bianco cadaverico,
- Giu...giuro che non è lei - balbettò al colmo del panico, - però è vero che gli artisti vengono ispirati da ciò che li circonda, quindi, forse è vero che tra Celestia è il personaggio originale da me creato ci sono dei punti in comune, ma sono puramente casuali! - si difese versando amare lacrime di rimpianto, dannato per la sua arte, e avrebbe fatto pure pena, se solo il contenuto delle sue storie non fosse costantemente da bollino rosso, vietato ai minori di 20 anni e lui ne aveva solo sedici.
- Più tardi cercherò di farla ragionare... - si lasciò ammansire Makoto, incapace di ignorarlo,
- Davvero?! - si asciugò rapidamente il pianto l'otaku, - Ooh, Master Makoto Naegi è grandioso, una splendida persona di buon cuore, dovrebbero farti un monument...- ebbe l'accortezza di tacere prima di finire la frase, rendendosi conto di star facendo un commento al quanto inopportuno dopo ciò che era accaduto a Ishimaru.
Il silenzio che seguì era denso di inquietudine ed imbarazzo.
- Ma cos'è successo al volto di Master Makoto Naegi? - trovò un appiglio con cui cambiare discorso,
- Asahina l'ha preso a ceffoni - spiegò brevemente Mondo,
- eeh? è stata Lady Aoi Asahina? Impensabile, è cos'ha mai fatto per meritarsi una punizione simile?-
- Io non ho fatto nulla! - specificò Makoto,
- Oh, neppure io. Questo non toglie che ci siamo attirati l'odio di due dolci signorine - Naegi avrebbe anche voluto replicare qualcosa, ma Owada fu più rapido,
- Quando era in piscina gli si è solo avvicinato per chiedergli come stesse, visto che sta mattina sembrava che non stesse molto bene - spiegò,
- Uhmm... e Lady Aoi Asahina indossava forse il costume da bagno? -
- Eh..? Ma questo che centra?! - esclamò Makoto stupito, che gli ormoni avessero avuto la meglio sui neuroni di Yamada? Non era una novità.
- Rispondi e basta, era in piscina, normalmente si indossa il costume -
- Bhè... lei non lo portava, anche se aveva i capelli bagnati - ricordò, e subito pensò che fosse una cosa strana,
-  Allora il caso è presto che risolto...- si fece nuovamente arrogante, - Lady Aoi Asahina ha l'abitudine di indossare una maglietta bianca sotto la giacca sportiva, se mettiamo in conto che è andata ad allenarsi con quella indosso, è del tutto normale che non volesse che Naegi gli si avvicinasse -
- E perché? - Owada e Naegi non erano in grado di seguire i suoi ragionamenti,
- Cosa succede ad un maglietta bianca quando si bagna?-
- Diventa traspa...-
- Yamada! - la voce di Celestia squarciò l'aria, era tornata, e sta volta non c'era scampo per nessuno.


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Da quanto tempo stava compiendo quelle stesse azioni?
Non ne era sicuro, prigioniero di quella monotonia che ne aveva offuscato la percezione dello scorrere delle ore, dubitava però di farlo da più di un giorno o avrebbe avvertito prima la stanchezza e il senso di fame che ora gli attanagliava lo stomaco. Purtroppo, non aveva il tempo per prendersi una pausa. Doveva finire prima che qualcun'altro ne venisse al corrente.
Insabbiare tutto. Come gli avevano insegnato se non aveva a disposizione altre alternative e, in quel momento, non le aveva.
Sapeva solo di non potersi permettere di essere umiliato, non un'altra volta. Per quanto gli importasse poco di loro, di quei compagni di sventura che si era ritrovato, non accettava più di essere sminuito di fronte a nessuno.
Lui era un Togami!
"Questo è peggio del segreto imbarazzante" pensò Byakuya senza fermare il proprio operato, in quel caso, ciò che Monokuma aveva scritto su di lui in quel biglietto non era nulla di che (certo, imbarazzante, ma non cosi eclatante), ed era niente a confronto con l'ultima tortura ideata per lui dal preside-orso. "Come ha potuto saperlo... come ha potuto saperlo!?" fisso, immobile come un macigno, questo pensiero gli rodeva la mente e l'animo, consumandoli simile ad un parassita che divorava dall'interno il corpo della sua vittima per lasciarlo un semplice involucro vuoto. "Vi distruggo! Vi piazzo al centro di una zona di addestramento balistico e vi scaglio tutto l'arsenale che hanno a disposizione!" promise a Monokuma e al burattinaio, convinto che alcuna vendetta sarebbe stata mai abbastanza per riuscire a ripagarli con la loro stessa moneta.
Stava sudando, e parecchio, ma non era dovuto solo allo sforzo fisico cui si sottoponeva, la paura e l'ossessione l'avevano invaso, ricoprendogli la pelle di un sottile strato di sudore freddo che ne impregnava anche i vestiti, attaccandoli fastidiosamente al corpo. Proprio per questo aveva abbandonato da un pezzo la giacca della divisa scolastica, gettata malamente a terra in uno scatto d'ira. Indossava solo pantaloni e camicia, le cui maniche erano state tirare su sino ai gomiti per facilitarne i movimenti. I capelli gli si erano appiccicati alla fronte e forte fu la tentazione di cercare un paio di forbici con cui tagliarseli, ma c'era un'unica persona che aveva a disposizione una scorta di quegli arnesi, e preferì evitare.
All'ennesima ripetizione: afferra, strappa, cancella; Togami decise che doveva fermarsi. Non poteva andare avanti in quello stato! Si sentiva sporco, puzzava e temeva che il suo odore potesse essere percepito dalla sua personale stalker/serial killer Fukawa alias Genocide Sho.
Doveva assolutamente andare a farsi una doccia!
Per quanto lo infastidisse lasciare il lavoro incompiuto, non aveva alternative. Sarebbe stato ridicolo fare tutta quella fatica, per evitarsi una simile umiliazione, se dopo quei babbei dei suoi compagni lo avessero colto in quelle condizioni pietose. La facciata che mostrava doveva risultare sempre impeccabile, era un Togami, aveva l'obbligo essere convincente. Non era ammissibile mostrarsi affaticato e in disordine, era una questione d'orgoglio e onore familiare, essendo il futuro patriarca della famiglia.
Si, l'erede legittimo. Lui era il prescelto.
"Tutta colpa di quello stupido quaderno!" maledì il vecchio sé stesso di nove anni più giovane mentre abbandonava finalmente la palestra in cui era rimasto nelle ultime 10 ore. Una miriade di fogli erano stati appesi da per tutto (esclusi pavimento e soffitto), non lasciando un singolo centimetro libero sulle pareti, e per quanto Togami avesse lavorato incessantemente per straparli tutti, una buona parte del muro orientale ne rimaneva ancora fittamente coperto.




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[NdA]
Ecco gli episodi accaduti nel Videogioco a cui mi faccio riferimento:
1) La fissazione di Togami di essere il prescelto (è presente anche nell'anime, ma è sempre meglio specificare <--- anche se per motivi di trama è stata amplificata), il fatto di essere il più giovane di quindici (o forse sedici, non si capisce se lui è compreso quando lo dice o no) tra fratelli e sorelle;
2) L'opera originale di Yamada (ci sta lavorando davvero, anche se dubito che ne farà protagonista Celes... sempre se non vuole morire xD xD );
3) Owada intimorito dalla furia di Celes (lo aggiungo perchè non sono sicura che sia presente anche nell'anime xP ) e il suo amore per i cani (sopratutto per quelli adorabili e di piccola taglia);
4) La maglietta bagnata di Asahina, ad un certo punto del gioco, quando sviluppi la tua amicizia con la nuotatrice questa ti chiede di venire ad allenarti con lei in piscina, ed è imbarazzata perchè la sua maglietta bianca diventa trasparente (per me è sempre stato oscuro il motivo per cui non abbia indossato il costume ?___? ) .
Bene, detto tutto, al prossimo capitolo ^3^/
in cui si scoprira cosa sta facendo impazzire Togami, bye!

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Capitolo 4
*** III ***



Capitolo III



- Cosa è accaduto..?- era la prima volta che il volto di Kirigiri gli appariva tanto espressivo, attraversato da un naturale sentimento di meraviglia e confusione, lo sguardo leggermente spalancato, quasi fosse rimasta abbagliata da una qualche luce rimanendone momentaneamente accecata. Naegi pensò che probabilmente quella sarebbe stata la sua prima e ultima occasione di coglierla in un simile stato, così impreparata a celare i propri sentimenti, peccato solo che non potesse goderselo. Sul momento era troppo impegnato a scampare dalla furia di una gothic con la mania del gioco d’azzardo, trovatasi a diventare, a propria insaputa, la protagonista di una doujinshin hentai dai forti contenuti bondage, scritta come opera originale da Yamada e pervenuta nelle sue mani per puro caso (sfortuna).
- Nu... nulla! - negò l'evidenza Makoto con le lacrime agli occhi e il segno dello schiaffo di Asahina ancora ben vivido sulla guancia, "perché sono finito coinvolto in un simile disastro?" si chiedeva nel superare di corsa la ragazza e svoltando a sinistra, dirigendosi verso la stanza dell'inceneritore. "Perché Yamada l'ha dato a me?" con la coda dell'occhio guardò alle proprie spalle e intravide Celestia, lo stava inseguendo, sempre avvolta da quell'aura violacea colma di intento omicida, Owada non poteva mettere mani su una donna e non era riuscito a frenarla.
Il povero Naegi avvertì un brivido di terrore attraversarlo lungo tutta la spina dorsale, quella ragazza lo terrorizzava, e istintivamente strinse ancor di più tra le braccia l'opera incriminante.
"- Master Makoto Naegi, l'affido a te! -" glie l'aveva lanciata l'otaku tirandola fuori dallo zaino, quando ormai tutti e tre avevano capito che non potevano nulla per fermare la rabbia cieca della ragazza,
"- Eh..? Aspetta! Non sarà?!-" da bravo ingenuotto Naegi afferrò il plico di fogli (racchiusi in un pacchetto), che Hifumi gli passò e troppo tardi comprese di cosa si trattasse,
"- Si, è la mia opera d'arte... Master Makoto Naegi, è lei il predestinato, l'unico che può distruggerla-" gli rivelò Yamada con voce seria, quella che usava per dare patos alle proprie parole,
"- Perché cacchio mi passi la patata bollente!?-" aveva cercato di replicare, ma la presenza della Ludenberg alle sue spalle gli mise un tale terrore in corpo da farlo scappare fuori dalla cucina come una lepre inseguita dai cani.
Aveva sperato di non essere rincorso dalla ragazza, ma a quanto pareva, più che a vendicarsi di Yamada, era la doujinshin a premere a Celestia. Voleva impossessarsene prima che altri potessero vederla, questo era il suo principale obbiettivo, poi ovviamente si sarebbe accanita sull'otaku per punirlo in modo lento e molto, molto, doloroso.
L'unica fortuna di Naegi era che fosse toccato a lui essere il bidello per quella settimana e aveva quindi a disposizione la chiave dell'inceneritore, ci avrebbe gettato dentro l'opera di Yamada e "chi si è visto si è visto", senza alcuna prova a confermare il misfatto forse l'otaku avrebbe persino avuto uno sconto della pena. Anche se questo Makoto lo credeva improbabile, per lo meno agendo in quel modo la rabbia di Celestia si sarebbe smorzata.
"Ma allora perché sto scappando?" ragionò rendendosi conto di non aver motivo per fuggire alla gothic, infondo si stava premurando di cancellare ciò che la metteva in imbarazzo (umiliandola in quella maniera assai indecorosa), se le avesse spiegato cosa aveva intenzione di fare non ci sarebbero stati problemi. Si era detto così Naegi, ma un'altra occhiata alla ragazza alle sue spalle lo fece desistere da qualunque intento di darle una spiegazione.
"No, se mi fermo mi ammazza!" ne era sicuro, era troppo infuriata, non lo avrebbe ascoltato.

Owada osservò la scena incapace di agire in alcun modo.
Aveva ben pensato di seguire Celestia, dopo che era partita per rincorrere Naegi, credendo di poter fare qualcosa per bloccarne la furia ingiustificata nei confronti del ragazzo, ma aveva sbagliato i suoi conti.
“Com’è che l’ha definita Yamada?” si chiese ricordando come il buta-otaku avesse cominciato a farneticare colto dal panico più totale:
“- Ihh! Lady Celestia Ludenberg si è trasformata in un boss di livello 52! È la crudele e folle entità vendicatrice che si trova alla fine del labirinto, intoccabile ed inavvicinabile fino a quando non ha concluso il suo sanguinolente compito –“
“Si, era qualcosa del genere” convenne, dubbioso su cosa dovesse fare, ancora fermo davanti alla porta della sala mensa a guardare l’angolo dove Naegi e la gothic erano scomparsi. Non poteva abbandonare Makoto, riflette, ma non poteva nemmeno toccare una ragazza…
Era giunto al suo nodo gordiano, ad un dilemma esistenziale irrisolvibile.
- Owada, vedo che sei uscito dal tuo isolamento – la voce di Kyouko lo colse di sorpresa, distogliendolo dai suoi problemi d’etica personale,
- Uff… il moccioso mi ha trascinato per mezza accademia per cercare quella serpe di Togami – spiegò laconico, sbuffando seccato, eppure non appariva tanto infastidito come voleva sembrare,
- In realtà sembra che tu ti stia divertendo – osservò lei, e appariva divertita a sua volta, con quel leggero sorriso enigmatico ad incurvargli le labbra sottili,
- No, non mi sto…- cercò di negare, ma non riuscì farlo, perché comprese che Kirigiri aveva ragione.
“Mi sto divertendo?” si ritrovò stupito a pensare, non lo credeva possibile, non con tutto quel senso di colpa che gli grava sulle sue spalle, eppure, aveva finito con il comportarsi normalmente, recuperando le vecchie abitudini nel rivolgersi a Naegi e Yamada. “Cosa sto facendo?!” si rabbuiò infuriandosi con sé stesso, si stava atteggiando come se nulla fosse successo.
Stava insultando la memoria dei compagni morti a causa sua!
- Il mio non voleva essere un rimprovero - puntualizzò Kirigiri notandone il repentino cambio di atteggiamento. Nulla sembrava fuggire ai suoi occhi o alle sue orecchie. - … e, anzi (per quanto possa valere per te la mia opinione), non credo che tu debba continuare ad importi una qualche punizione per gli atti che hai compiuto. Hai già ricevuto la sentenza di colpevolezza e la tua condanna è stata proclamata: sei costretto a vivere; Monokuma ha deciso cosi -
- E ti sembra giusto? - sbottò il motociclista alzando la voce, non la stava guardando, sembrava invece non riuscire ad affrontarne lo sguardo, teneva la testa china, il volto scuro,
- Si, perché non credo nella pena di morte, e di certo non penso che un pazzo come Monokuma possa annoverarsi il diritto di fare una scelta simile - sta volta Owada si sentì obbligato a cercarne il viso, lei rimaneva sempre impassibile, indecifrabile, e neppure in quel caso faceva eccezioni.
“Perché mi stai dicendo questo?” si chiedeva mentre la sua bocca diceva:
- E allora Leon, o il prossimo che si troverà al mio posto (perché di sicuro ricapiterà), pensi davvero che la mia punizione rispetto alla loro non sia ingiusta!? - sapeva di avere un espressione spaventosa, colma d’ira e frustrazione, ma non poteva farci nulla.
- Ai miei occhi tu sei semplicemente stato fortunato, nient’altro, e di questo nessuno può fartene una colpa - sentenziò e una nota di gelo si perse nell’aria, - Avevi un amico come Ishimaru che non solo ti conosceva bene (nonostante il breve periodo che avete trascorso insieme), ma era disposto a tutto pur di salvarti. Ti ha costretto ad affrontare una condanna ben peggiore di quella ti era prevista, e se lo ha fatto, arrivando sacrificando se stesso, è solo perché era certo che tu avresti trovato il modo di redimerti. Di ripagare quelle vite che per te si sono spente -
- Redimermi..? Stai scherzando?! - il petto cominciò a dolergli in maniera insopportabile, - Non c’è nulla che io possa fare per rimediare a quello che ho fatto… a quello che ho causato! Niente di ciò che farò potrà mai cancellarlo! -
- Questo è vero - ammise Kirigiri, per nulla intimorita dalle urla furenti del motociclista, sapeva che Owada non sarebbe divenuto due volte preda del medesimo errore, - … ti porterai questo peso per il resto della vita. Però puoi comunque scegliere -
- Se aspettare di essere ucciso da qualcuno o farla finita da me? - ironizzò con un'espressione amara, con quel dolore che non scompariva,
- No. Puoi scegliere tra: sprecare questa seconda opportunità che ti è stata data, rendendo inutile il sacrificio di Ishimaru; o farla fruttare, in modo che le morti di coloro che hanno creduto in te non siano del tutto vane - c’era un pizzico di accusa nella sua voce, Mondo non fatico ad udirlo, era piuttosto palese per qualcuno abituato come lei a nascondere le proprie emozioni, - … E, fidati, rinchiudendoti nella tua stanza a farti dilaniare dai rimorsi farai solo il gioco del Burattinaio - furono parole dure, potenti come un calcio nello stomaco, abbastanza per lasciare Owada senza fiato. Non aveva modo di replicare. Sapeva che aveva ragione, Kirigiri sembrava averla sempre, qualunque cosa la sua bocca pronunciasse. Il motociclista però non poteva dirglielo, non era l’orgoglio a fermarlo (bhè… forse in parte), era la sua incapacità di perdonarsi, non solo per le sue colpe, poiché mai per l’intera durata della sua esistenza ci sarebbe riuscito.
Ciò di cui non si poteva perdonare era di essere ancora vivo.

Doccia. Doccia. Doccia. Si ripeteva mentalmente Togami, fissandosi su quell’unico desiderio cosi che la sua mente non vagasse per altri pensieri. Doveva smetterla di rimuginare o rischiava di commettere qualche passo falso. Se qualcuno avesse solo minimamente sospettato della verità che in quel momento lo attanagliava, sarebbe stata la sua rovina. Senza quella protezione, quella barriera che la più colossale delle menzogne gli aveva creato attorno, sarebbe rimasto completamente nudo, inerme, di fronte a chi poteva tramutarsi nel suo assassino.
Morire non era nei suoi piani, non dopo che aveva reso realtà la propria bugia, non prima di aver conquistato il mondo con il potere datogli dalla stirpe Togami.
Lui era il prescelto... "Basta! Devo solo pensare a farmi una doccia!" si ordinò scuotendo la testa, cercando di scacciare da essa ogni elemento molesto. Uno strano evento però lo distrasse da quel obbiettivo, un'immagine inconsueta gli si sarebbe palesata a breve davanti agli occhi, cambiandone in piani.
Mentre entrava nella parte della Kibougamine dove si trovavano i dormitori le orecchie  dell'ereditiere furono subito invase dal pianto disperato di Naegi, seguito dal terribile grido di una voce che, sul momento, non riconobbe, ma che ne urlava il nome.
"Cosa stanno combinando quelle scimmie decerebrate?" si chiese tra l'incuriosito e lo scioccato, un espressione sul volto che però non lasciava trapelare nulla se non un certo fastidio.
La giacca della divisa, tenuta ripiegata su un braccio, gli scivolò a terra, "Kirigiri e Owada?" li intravide davanti all'entrata della mensa, e istintivamente si tenne lontano dai loro sguardi, cosi da non farsi notare. Non sapeva bene perché lo fece, ma non vedeva di buon occhio una conversazione tra quei due, che si stavano dicendo?
"Non è... Kirigiri abbia scoperto qualcosa?" stava diventando paranoico, se ne rendeva perfettamente conto. "Calma, Byakuya. Calma. Ricordati cos'hai imparato. Autocontrollo e mente fredda" trattenne il respiro aguzzando l'udito, doveva capire di cosa stessero parlando.
Non dovette però faticare molto, Owada iniziò ad urlare:
- CREDI CHE NON LO SAPPIA?!? - il biondo sussultò, sorpreso da una simile reazione, sentendosi come assordato dalla sua voce, - Era questo il suo obbiettivo quando ha accettato la proposta di Ishimaru! - continuò, e l'ereditiere non faticò a fare i propri collegamenti "Stanno parlando di Monokuma, o comunque di chi lo controlla”, voleva saperne di più, ma ormai il discorso era chiuso. Kyouko lo aveva notato e le sue labbra si erano sigillate, lo fissava con un occhiata gelida, forse persino sospettosa, ma con quel volto imperscrutabile era difficile da dire. Lei non sembrava aver reagito in alcun modo alla rabbia di Owada, e questo seccò un poco Togami che, invece, si era spaventato.
- Ma sarà vero che è solo per questo? - parlò la ragazza continuando a guardare nella sua direzione, senza mai distogliere lo sguardo dal suo, stava pensando ad alta voce e questo di solito era lo stratagemma che usava per fare riflettere il piccolo Naegi, cosi da fargli cominciare a percorre il suo stesso ragionamento. "Cosa hai in mente?” si stupì Togami, chiedendosi se lo stesse mettendo sullo stesso piano di quel moccioso, sentendosene immediatamente offeso, ".. se pensi che mi getterò famelico sull'osso che mi hai appena lanciato come quel cagnolino innamorato del tuo amichetto, allora non mi conosci affatto Kirigiri". Fece una smorfia con le labbra, raccogliendo finalmente la giacca da terra, una scusa come un’altra per non dover continuare ad affrontare quegli occhi indagatori. Temeva riuscissero a leggergli dentro, che la specialità della misteriosa ragazza priva di titolo fosse quella di collegare tutti i pezzi, ogni frammento di menzogna, per svelare la verità che dietro ad essa si celava, fino a quel momento (durante i processi di classe, spalleggiando Naegi), questo compito gli era riuscito fin troppo bene.
- Penso che il burattinaio, approfittando di come si è svolto l'ultimo processo, stia escogitando qualcosa di diverso da tutto ciò che ha fatto fin'ora - annunciò Kyouko ed era ormai chiaro anche ad Owada di non essere più il suo interlocutore, ma che si rivolgeva alla figura del ereditiere appena entro in scena.
- Oh, finalmente spunti fuori serpe - lo salutò il motociclista, e Togami si chiese quando gli avesse attribuito quel soprannome (non che in fondo non lo trovasse azzeccato per se stesso, su questo doveva essere sincero), -... il moccioso ti stava cercando, era preoccupato - lo avvertì.
Byakuya non faticò ad intuire di chi parlasse, Makoto era l'unico cosi idiota da temere per l'incolumità degli altri in una situazione disperata come la loro.
Più che altro cominciò a chiedersi perché Fukawa non gli fosse ancora venuta incontro, urlando qualcosa del tipo: "o mio cavaliere bianco"; adesso che si trovava, già da alcuni minuti, in un luogo pubblico facilmente accessibile. Forse la sua personale stalker aveva cominciato a perdere colpi, o forse era ancora la personalità di Genocide ad avere il sopravvento e la serial killer non lo riteneva un soggetto interessante..(?) Non era però il caso di perdersi a riflettere su quella pazza, doveva semplicemente ritenersi fortunato a non averla incontrata per tutta la giornata.
- Non è di vostro interesse sapere come occupo il tempo..- fu l'elegante "fatevi i fatti vostri e non rompetemi" che Togami gli elargì senza troppi complimenti, il tono infastidito, quasi si fosse trovato a scambiare due chiacchiere con una manciata di moscerini irritanti. Istintivamente, ad una risposta tanto acida e arrogante Owada strinse i pugni, il desiderio impellente di realizzare il suo proposito di rifilargli un gancio dritto sui denti. - Comunque, mi è sembrato di sentire Naegi urlare - continuò il biondo con fare vago, non fece domande, non dovevano credere che lui provasse per uno qualunque di loro un qualche particolare interesse, però il fatto lo incuriosiva. Se inseguito si fosse trovato il cadavere di Naegi non voleva certo essere l'unico a presentarsi al processo senza un'idea chiara dell'accaduto.
- Celestia lo sta inseguendo...- rispose Kirigiri, la quale era all'oscuro delle motivazioni per cui la gothic volesse fare la pelle a Makoto. Neppure lei chiese alcunché, semplicemente, il suo sguardo si spostò su Owada, l'unico a detenere le risposte che entrambi cercavano.
- è tutta colpa di Yamada - si limitò ad informarli il motociclista, per nulla intenzionato ad entrare nei dettagli: primo perché Kirigiri era una ragazza ed era convinto che certi "argomenti" non dovessero essere toccati in sua presenza (erano premure che non avrebbero dovuto neppure sfiorarlo, visto il soggetto a cui erano rivolte, ma era una questione di principio); secondo perché Togami gli stava sulle scatole e piuttosto di fargli un favore avrebbe preferito il linciaggio da parte di Celestia, - che in quel momento era invece subito da Naegi.
- Quindi, Naegi si è fatto coinvolgere come un allocco - concluse Togami con un sorriso derisorio sul volto e, per quanto non gli piacesse il tono con cui si era pronunciato, Owada non poté replicare, era vero.
- C'è... c'è pericolo? - la voce di Yamada li colse impreparati, spuntando timidamente dalla porta della mensa, forse, udendosi chiamato in causa aveva finalmente deciso di palesare la sua immensa mole.
Non aveva un bell'aspetta (ancora meno del solito), tremava, aveva la fronte ricoperta di sudore freddo, il fiato corto ed era pallido come un fantasma, nonostante la stazza, più vicina a quella di un orso, sul momento sembrava avere qualcosa di simile ad un criceto spaventato.
- No, hai ancora qualche secondo prima che venga a chiedere la tua testa - non fu molto rincuorante Owada, non che ne avesse l'intenzione, l'otaku però non sembrò udirlo, distratto da altro.
- Oh, ci sono anche Lady Kyouko Kirigiri e Master Byakuya Togami...- sembrò riprendere un po' di coloro nel vedere i due compagni, - vi credevamo dispersi - commentò con un espressione divertita, si riprendeva in fretta,
 - Avevamo di meglio da fare che perdere tempo con voi - fu l'ennesimo commento aspro del biondo occhialuto, il quale si rese conto di essere rimasto invischiato in una discussione che non aveva più alcuna intenzione di portare avanti, finché Fukawa non si vedeva all'orizzonte aveva l'idea di approfittarne per recarsi in tutta tranquillità nella propria stanza per farsi quella doccia tanto agognata.
Con l'arrivo di Yamada era arrivato il momento dei suoi saluti.
- La vostra presenza (e forse anche quella di master Makoto Naegi), avrebbe però fatto comodo qualche ora fa'..- commentò il grassone sospirando, deprimendosi come se gli fossero sorti alla mente brutti ricordi,
- Perché è forse accaduto qualcosa?- si fece subito interessata Kirigiri,
- Bhé... credo che tutti, meno Master Byakuya Togami probabilmente, sappiano che questa mattina Lady Aoi Asahina non si sentisse molto bene -
- Si, infatti ricordo di non averla vista in mensa - confermò lei,
- Naegi mi aveva accennato qualcosa poco fa'- si aggiunse il motociclista, e questo sottolineò ancor di più il silenzio di Togami, il quale era indeciso se chiudere subito la questione come una stupidaggine ed andarsene senza troppi complimenti o rimanere a sentire cosa Hifumi avesse da dire.
- All'ora di pranzo però sembrava essersi già ristabilita del tutto, alcuni di noi, difatti, la trovarono mentre cercava di uscire dalla mensa alla chetichella dopo essersi sbafata una vasta quantità di ramen e ciambelle... -
- Non è proprio il pasto di qualcuno che si sente male - commentò Owada, un espressione che sembrava esprimere tutt'altro che un apprezzamento per il genere di pranzo che la ragazza si era scelta.
Ramen e ciambelle non erano proprio un accoppiata vincente.
- Chi è che l'ha trovata?- volle i dettagli la scrupolosa Kyouko,
- ehm....- ci dovette riflettere un momento, - Io, Lady Celestia Ludenberg, Hagakure e Oogami - elencò, - comunque non è questo il punto!- si affrettò a specificare, - Abbiamo intuito subito che Asahina avesse mentito ad Oogami sulle sue condizioni di salute. Questo ha messo in allarme Lady Celestia Ludenberg che ha insistito sul motivo per cui avesse fatto una cosa simile... Ehm, eravamo tutti curiosi e allo stesso tempo sospettosi - confessò, ma di certo non era da biasimare, dopo tutto ciò che stava accadendo divenire diffidenti verso il prossimo era il minimo che potesse accadere. - ... abbiamo insistito fino a quando Lady Aoi Asahina non ha ceduto e alla fine ha confessato di aver assistito ad uno strano fatto la scorsa notte (ha dovuto ammettere di aver violato il coprifuoco) -
- Che tipo di fatto? - cedette seccato Togami, non riuscendo a trattenersi, era estenuante ascoltare il racconto dell'otaku, sembrava dilatarsi volutamente solo per fargli perdere tempo!
- Credo che si possa definire un "evento soprannaturale": ha detto di aver visto un fantasma -
E per un momento calò il gelo.
- Tsk.. i troppi zuccheri le hanno causa delle allucinazioni -
- I fantasmi sono semplici frutti delle menti deboli, gli shock che ha subito di recente e la stanchezza accumulata le hanno provocato delle visioni -
- è per una stupidaggine simile che mi davi per morto? -
Hifumi si stupì di trovarsi parata davanti una simile barriera ideologica, nessuno dei tre aveva dubitato neppure per un secondo che il racconto di Asahina fosse una semplice sciocchezza. Un poco se ne sentì rammaricato, pensava che con le sue doti di narratore potesse almeno causare un brivido di terrore nei suoi compagni, ma a quanto sembrava la convinzione che "i fantasmi non esistono" era troppo radicata in loro perché fosse possibile.
- Si... si, era certo che Lady Kyouko Kirigiri e Master Byakuya Togami avrebbero trovato qualche spiegazione plausibile (la vostra presenza avrebbe di certo calmato Hagakure)- ammise grattandosi sorridente dietro la nuca, smorzando un leggero imbarazzo, - ... però Lady Aoi Asahina era cosi convinta di ciò che aveva visto, continuava a ripetere di non esserselo sognata. Per questo, sotto le sue insistenze e per essere sicuri che non ci fosse nulla, abbiamo deciso di perlustrare il luogo dell'avvistamento: lo spogliatoio del bagno grande - continuò a spiegare, - Ci siamo recati lì e abbiamo perlustrato, ma come era ovvio non c'era alcuna traccia di presenza ectoplasmica - sbuffò sollevando le spalle, quasi ne fosse rimasto amaramente deluso.
- Ma è successo dell'altro mentre eravate lì?- lo colse Kirigiri a bruciapelo rivolgendogli una domanda che non si aspettava, facendolo sussultare,
- Co..cosa te lo fa pensare, Lady Kyouko Kirigiri?- si ritrovò in difficoltà Yamada, sistemandosi nervosamente gli occhiali,
- Da come ne parlavi prima sembrava che fosse accaduto qualcosa di terribile - osservò e l'otaku si sentì colto in flagrante,
- Bhé... ecco, è stato lì che Lady Celestia Ludenberg ha scoperto la mia opera, mi era scivolata dallo zaino e cosi... - confessò,
- Opera..? - lo guardò lei confusa, non sapeva di cosa stesse parlando,
- Ma si, la mia doujinshin hen...!- Owada intervenne appena in tempo per tappargli la bocca, dandogli un "amichevole" scappellotto dietro alla nuca che lo lascio per qualche momento dolorante piegato su stesso, a tastarsi la testa tra lacrime e una serie di imprecazioni.
- Non è il genere di informazione che potrebbe tornarti utile - commentò Togami assistendo insensibile alla scena, intuendo però ciò che il motociclista voleva evitare di divulgare (come hobby Yamada crea delle doujinshin hentai con protagoniste le sue compagnie di classe… Sopratutto per il bene dell'otaku era meglio tacere).
- Tutto il racconto su questo "fantasma", non sembra avere alcuna utilità - sottolineò, - ma sono comunque intenzionata ad ispezionare il luogo dell'avvistamento - si premurò di avvisarli Kirigiri, per quanto una testimonianza potesse apparire inservibile o comunque poco veritiera per un caso, era suo dovere verificarla. Non si poteva mai sapere cosa si celasse dietro ad un avvenimento improbabile. Forse, avrebbe trovato una nuova pista, una svolta nelle indagini che l'avrebbe portata ad un gradino più vicino alla sconfitta del burattinaio, alla loro fuga da quelle mura.
Doveva esaminare la scena con i suoi occhi, era l'unico modo in cui avrebbe potuto trovare delle risposte.

Togami la osservò andarsene e per un momento fu indeciso se seguirla, sperando di ottenere magari qualche informazione. Il ricordo però dell'enorme problema che doveva ancora risolvere lo colpì come un calcio nello stinco, "Merda! Ho perso troppo tempo!" si ritrovò a digrignare i denti, prendendosela con se stesso.
Ormai non poteva più concedersi una doccia, doveva tornare in palestra e...
- Ohi, dove hai intenzione di nasconderti di nuovo serpe?- la voce di Owada lo fermò quando era già  sulla porta. Ora, cosa voleva quella testa a pannocchia da lui? Pensò sentendosi montare dentro un'irritazione sempre maggiore, doveva starci attento o rischiava di abbassarsi ai livelli di quel teppista, urlando e sbraitando come un ossesso.
- Non sono affari tuoi, ho da fare - non riuscì a trovare altro modo per dirglielo, di solito per quanto schietto era più sottile, ma l'irritazione gli annebbiava il cervello. Era in una situazione di forte stress, e quando si trovava sotto pressione (per quanto in realtà dovesse esserci abituato), gli diveniva difficile ragionare lucidamente. Qualcosa nel suo animo aveva cominciato a graffiare, urlare e contorcersi dal desiderio di uscire, sentimenti che da tempo ristagnavano silenziosi nel suo petto si risvegliavano dal lungo letargo a cui li aveva costretti, per risollevarsi e scontrarsi l'un l'altro in una battaglia che, prima ancora di avere un vincitore, avrebbe portato alla totale distruzione del erede dei Togami, di Byakuya.
- Ecc-o... io me ne andrei...- annunciò timidamente Yamada, la voce ridotta ad un sussurro, sudando come un maiale, non ci teneva proprio a fare da spettatore ad una simile scena, si sentiva al quanto a disagio. Gli altri due, fortunatamente, non sembravano prestargli alcuna attenzione, quindi ne approfittò, tirando fuori una rapidità impensabile per la sua stazza, e svanì verso i dormitori.
- Bene, non è mia intenzione farti perdere tempo..- fece il motociclista con un marcato sarcasmo, il volto livido di una rabbia a stento trattenuta, - volevo solo chiudere un conto in sospeso - specificò e lo scricchiolio delle sue nocche causò un campanello d'allarme nella testa del biondo,
- Tsk... io non ricordo di aver tratto alcun un debito nei tuoi confronti - schioccò la lingua, recuperando un poco di quell'altezzosità che solitamente lo rivestiva,
- Oh, non riscuoto per me, ma per il piccoletto -
"piccoletto, piccoletto, piccoletto..." cominciò a riflettere velocemente Togami, "se Naegi lo chiama moccioso, allora piccoletto è, no! Era.."
- Non ti sembra da ipocrita prenderti un simile diritto quando sei stato tu ad uccidere Fujisaki?- si sistemò gli occhiali con un gesto studiato, sapeva di aver posto domanda sciocca (o per lo meno lo intuiva).
- Per l'appunto, se l'ho ucciso io, perché ti sei preso la briga di agghindare in quel modo il suo cadavere!? - lo aggredì, non ancora fisicamente, ma la rabbia che gli sputò contro non lasciava dubbi che da lì a poco si sarebbe rifatto,
- Mi sembrava di averlo già detto. Era un caso noioso, avevo solo idea di renderlo più interessante e allo stesso tempo era un buon modo per testare il campo per un eventuale futuro -
- Ma ce l'hai un po' di rispetto per i morti?!-
- Rispetto..? - sorrise, quella parola sembrava averlo divertito, -  Stiamo parlando di un cadavere, un semplice contenitore vuoto, privo di alcun valor..-
- Sei proprio un bastardo -
- Tu…-
Non lo vide. Il pugno che lo colpì, lo colse del tutto impreparato.
Avvertì solo il rumore dello schiocco delle nocche contro la sua guancia, un fastidio dove la pelle era stata colpita e già cominciava ad arrossarsi, alla fine, non gli fece poi cosi male.
“Togami non li sa proprio tirare i cazzotti”, pensò Owada in quel momento di perfetta calma che precedeva l'esplosione. Quel damerino da strapazzo aveva osato colpirlo, ma si poteva essere più idioti? C'era da dubitare che avesse mai partecipato ad una rissa, mentre le membra del super ultra motociclista fuorilegge liceale erano già state temprate da infiniti scontri.
- Tu non osare più chiamarmi in quel modo! - gli intimò l'ereditiere in tono autoritario e spavaldo, ma la voce risuonava tremante, non per paura (come se avesse ragionato: "o merda sono fottuto"), - Con chi credi di avere a che fare?! - continuò e, a quel punto, accadde qualcosa di inusuale.
Piuttosto di scagliarsi contro di lui e pestarlo a sangue, Mondo si frenò e cominciò a riflettere.
Qualcosa lo bloccava. C'era un che di strano e di terribilmente familiare nell'improvviso cambio di atteggiamento di Byakuya.
Owada conosceva bene quel miscuglio di emozioni che stava riversando all'esterno simile ad un fiume in piena. Probabilmente, se lui stesso non avesse raggiunto il punto di rottura solo pochi giorni prima, non si sarebbe mai reso conto di cosa stesse accadendo al ereditiere.
Una diga si era rotta, sotto la pressione sempre maggiore dell'acqua, e adesso ciò che conteneva inondava ogni cosa la circondasse. Era in quel modo che Owada aveva finito con il prendersela con l'indifeso Chihiro, ed era una fortuna che a Togami fosse accaduto con lui (qualcun altro avrebbe potuto esagerare con l'autodifesa a finire con l'ucciderlo inavvertitamente).
"Sei uno bastardo fortunato" pensò il motociclista nel rifilargli un pugno nello stomaco, - era stato cosi impegnato a continuare ad inveirgli contro da non pensare minimamente di difendersi, - lo lasciò momentaneamente privo di fiato e piegato in due dal dolore.
Prima di tutto, c'era il bisogno che il biondo si desse una calmata, o rischiava davvero di fare qualche pazzia, in più, Owada non era il tipo da ricevere senza ricambiare il pensiero. Certo, il fatto che l'ereditiere perdesse i sensi subito dopo non era nei suoi piani, era davvero delicato il damerino, e neppure l'immediato arrivo di Naegi, il quale era miracolosamente scampato alla furia cieca di Celestia e che, trovandosi Owada con di fronte il corpo inerme di Togami, per quanto fiducioso fosse nei confronti del motociclista, non poté non pensare al peggio.
- Aiutami, lo portiamo in infermeria - Owada sapeva che sarebbe stato inutile cercare di spiegargli l'accaduto, troppo complicato. Odiava le complicazioni.
- Che.. che è successo?- gli chiese Makoto cercando chiarimenti, correndogli subito affianco,
- Dopo. Adesso lo portiamo in infermeria - insistette, facendosi passare un braccio di Togami intorno alle spalle e indicando a Naegi di fare lo stesso,
- Pe-perché sei ferito?- esclamò lui stupito, notando il segno rossastro che l'altro aveva sul viso.
- Dopo -



In infermeria.
Lo aveva travolto un camion, ne era certo. Non importava che dentro ai corridoi dell'accademia i camion non riuscissero a passare, Togami era sicuro di essere stato investito. La testa e lo stomaco gli dolevano in maniera impressionante, aveva la nausea e, quando apri gli occhi, sprovvisti degli occhiali, il mondo oltre che annebbiato e confuso gli sembrò vorticare tutto intorno a lui. "Eppure quell'imbecille di Owada mi ha colpito solo lo stomaco.." convenne abbandonando l'idea dell'automezzo quanto il suo cervello, ripresosi dalla batosta iniziale, ricominciò ad ingranare. Non si capacitava allora di quella ferita alla testa, su cui era stato già fatto un sottile bendaggio, né capiva come fosse arrivato fin lì, sul letto dell'infermeria... Perché era in infermeria giusto? Non aveva ancora visitato i nuovi luoghi accessibile dopo l'omicidio di Fujisaki, la credeva una perdita di tempo, aveva preferito raccogliere i dettagli dagli altri, andando poi a visitare solo le aule che gli interessavano, l'infermeria però non era una di queste. In fondo il loro obbiettivo era di ammazzarsi a vicenda, a cosa mai potevano servirgli dei bendaggi? Dubitava che se avessero tentato di ucciderlo sarebbe stato in grado di medicarsi da solo o che quel compito se lo prendesse qualcun altro. Non ne vedeva l'utilità in una gara di omicidi.
Al contrario dei suoi presupposti però, qualcuno si era preso cura di lui... e ciò era qualcosa di stupefacente. Si riconosceva come un perfetto cinico bastardo, pochi avrebbero avuto pietà per la sua persona (visto che in quel luogo la mano dei Togami non sembrava raggiungerlo), e se fosse stata Fukawa a trovarlo (magari nelle vesti di Genocide Sho), avrebbe fatto la fine della rana vivisezionata.
- Togami!- lo chiamò Naegi aprendo la porta dell'aula, ovviamente non poteva essere altri che lui il buon samaritano, all'apparenza stupito di trovarlo sveglio, - Ecco... ti senti bene? T-ti fa male da qualche parte?- lo stupore iniziale del ragazzo lasciò presto largo ad un senso di nervosismo e di leggero panico.
- Si, la testa - gli indicò la nuca osservandolo con uno sguardo accusatore, non sapeva esattamente di cosa lo accusasse, ma aveva scoperto essere un buon metodo per far capitolare i pessimi bugiardi come Makoto,
- Mi... mi dispiace! Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace!! - cadde nella più completa confusione il ragazzino, cominciandosi ad inchinare ad una tale velocità che per poco non andò a sbattere la testa contro alla ringhiera in metallo del letto. - Eri più pesante di quel che credevo, p-po i sono inciampato e...- tacque smettendola con tutti quegli inchini, che cominciavano a procuragli un leggero giramento di testa, e lo fissò dritto negli occhi con aria colpevole e profondamente dispiaciuta (per quanto non riuscisse a celare una punta di divertimento per la situazione), - ... e ti ho fatto cadere facendoti sbattere la testa contro lo stipite della porta - confessò.
- Idiota - fu il secco e lapidario commento con cui concluse la conversazione Togami, troppo stanco e malandato per pensare a qualche insulto meno popolare e più aristocratico. Era arrivato al punto, bastava.
L'ereditiere si alzò, aveva ancora un compito da finire e non aveva idea di quanto tempo fosse rimasto k.o., preferì però non investigare per non procurarsi un altro motivo di stress, si rendeva conto di aver raggiunto il limite... Era arrivato a colpire Owada come un perfetto imbecille (quello era un esperto nel darle!). Un Togami non perde mai il controllo, non si comportava a quel modo. Se qualcuno al di fuori, nel mondo esterno, lo avesse scoperto, non riusciva ad immaginare quale punizione il patriarca della famiglia (non l'aveva mai chiamato padre o papà), potesse infliggergli. Sapeva solo per certo che non sarebbe stata piacevole.
- A...aspetta! Non alzarti cosi velocemente!- lo riprese Naegi, la cui voce per un momento rimbombò nella testa dell'ereditiere mentre un senso di vertigini lo coglieva, per una volta Makoto sembrava aver fatto un osservazione assennata. Veloce il castano lo aiuto a sorreggersi e a sedersi sul letto, - Non è una ferita grave, ma le ferite alla testa intontiscono spesso -
- Cos'è sei un esperto di botte in testa? - aveva ritrovato il suo sarcasmo, era un buon segno,
- Io no, ma Owada si - rivelò, facendogli intuire che la benda usata per avvolgergli la fronte ferita era un lavoro del motociclista.
- Peccato, questo avrebbe spiegato molte cose - ironizzò e fece qualcosa che notoriamente sembrava contrario alla sua natura, tanto che Naegi credette che il colpo alla nuca forse era stato più forte di quanto avesse immaginato, rise.
Non che Makoto non lo avesse mai visto sorridere, ma era la prima volta che ne udiva la risata. Non aveva nulla di quel sorriso di scherno che spesso gli aveva riservato, né dell'espressione arrogante con cui solitamente si elevava sopra a tutti loro, sicuro della potenza dei Togami.
No, era una risata era aperta, divertita... sincera.
Tardi Byakuya si rese conto del proprio errore, e il silenzio che seguì non fece che pesare ancora di più sulle sue spalle.
Era stato così terribilmente frustrato per l'intero arco della giornata che alla fine, per non piangere, era scoppiato a ridere. Una valvola di sfogo risalente agli anni della sua prima infanzia. Un Togami non si sarebbe mai permesso un espressione cosi volgare, con essa aveva inavvertitamente creato un largo foro su quella maschera che stentava a tenere insieme. Sopratutto da quando Monokuma aveva scoperto che...
- Ohi, Toga! - Mondo giunse simile ad uno tsunami: prima fece tremare la stanza come un terremoto facendo tuonare potente la voce; poi invase l'infermeria come un onda inarrestabile. Entrambi i ragazzi vennero colti alla sprovvista dal suo arrivo, lo guardarono confusi, non capendo perché sembrasse tanto sconvolto. Cosa gli era preso?
- Dimmi dove sei stato oggi?! - assalì immediatamente il biondo, non lasciandosi neppure il tempo di riprendere fiato, doveva aver corso,
- Ma cosa ti..? - cercò di replicare l'ereditiere, ma al momento Owada non poteva accettare un "ma cosa ti frega" da parte sua, era una faccenda terribilmente seria. Byakuya lo comprese nell'incrociarne lo sguardo, quando il ragazzo lo afferrò forte per le spalle,
- Parla, cosa hai fatto per tutto il giorno?- insistette con più veemenza,
- Owada, è forse accaduto qualcosa? - la voce di Naegi fu però sormontata da un familiare annuncio registrato.
*Dlin... dlon... dlin*
-E' stato appena trovato un cadavere, che gli studenti si preparino,
tra poco si terrà il Processo di Classe - la voce di Monokuma ebbe la capacità di far gelare l'aria.
Era accaduto un'altra volta.
Con un panico crescente Naegi volse lo sguardo verso l'ereditiere affianco a sé, "possibile che..?"
Nessuno l'aveva visto per tutta la giornata, facile capire su chi sarebbero caduti i sospetti.
"Merda..!" inveì Byakuya tra sé e sé, i denti stretti, il volto stanco e sconvolto.
Cosa aveva fatto?!


---
Finalmente, sono riuscita a concludere questo capitolo..! Cavolo, è stato un scalata non da poco xD xD , avevo promesso di rivelare il segreto di Togami (il quale, non temete non è nulla di cosi complicato, anzi, lo ritengo abbastanza banale <.< , per quanto per lui sia sconvolgente), ma a questo punto credo che verrà fuori al processo.
In più penso che tutti abbiano già intuito chi sia la vittima, e forse ì più attenti hanno già capito dove si trova ^^ , cmq, il processo di classe inizierà e si concluderà nel prossimo capitolo ^^
Cmq da questo punto in poi parte anche alla rivalsa di Owada, basta pensieri deprimenti (per lui almeno xd )!
NB:  Finalmente si cocludo i preliminari, la storia ha finalmente comincito a muoversi... credo che più o meno mi rimangano 6 capitolo per cocluderla, spero che continuerete a seguirmi!
Un saluto a Miss Yuri cosi gentile da lasciarmi sempre un commento e qualche (molti) consiglii <--- li aprezzo molto
bye ^3^/

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Capitolo 5
*** IV ***




Capitolo IV

NB: Per la riproduzione del processo di classe mi sono tenuta fedele a quella che ho ritrovato nel gioco (anche perché è passato un po' da quanto ho visto l'anime xP ).



[Monokuma File N°3]
Vittima: Touko Fukawa
Causa della morte: Recisione della gola e conseguente dissanguamento.
Luogo del ritrovamento: Sauna del bagno comune.
 
- Vista però la quasi totale assenza di sangue non è da escludere che l'omicidio sia avvenuto altrove - commentò Kirigiri, attenta e scrupolosa nell'osservare il cadavere della letterata mentre Naegi finiva di leggerle il rapporto di Monokuma. Ormai era la terza volta, la potevano considerare una consuetudine, mentre Kyouko si aggirava attorno per studiare la scena, lui le esponeva i pochi dettagli datigli a disposizione e poi, quando gliele poneva, rispondeva alle sue domande (per quanto gli fosse possibile), in realtà non credeva di essergli molto utile.
Quando però si era espresso in tal senso Kirigiri gli aveva spiegato che, in una simile circostanza, le sue risposte ordinarie e completamente prive di fantasia le rendevano più facile il ragionamento. Piuttosto di supposizioni articolate e fantasticherie Naegi la portava a deduzioni semplice ma logiche, lineari. Le sue ovvietà la tenevano ben salda a terra, in un momento in cui qualunque congettura errata poteva portare alla tragedia.
- L'ultima volta che qualcuno ha visto Fukawa era ieri sera, poco prima del coprifuoco, non avendo informazioni sull'ora del decesso possiamo supporre che sia morta tra le 22 di quella sera fino ad almeno un'ora prima dal ritrovamento, ovvero le 16e30... - si fece ancora più pensierosa nello studiare il taglio che attraversava, largo e profondo, la gola di Fukawa, -No, è un lasso di tempo troppo approssimativo, dobbiamo trovare degli indizi per aver un orario più preciso -
- Yamada non aveva detto che erano venuti nel bagno grande e caccia di fantasmi?.. Possibile che nessuno abbia notato il cadavere? - osservò Togami e c'era impazienza nella sua voce, un nervosismo palpabile lo attraversava, ma era comprensibile. Era lui il primo sospettato. Non sopportava Fukawa e per tutto il giorno non si era visto, per poi tenere un comportamento bizzarro quando era riapparso.
- Ho.. ho raccolto le testimonianze! - annunciò Naegi, sentendo che era il momento per lui di intervenire, - Hagakure afferma di non aver notato nulla, e cosi anche Oogami e Celestia, Asahina invece dice di aver visto qualcosa (l'ha definita un'ombra), che correva verso la sauna. Non ha pensato di avvertire i compagni perché dubitava che le avrebbero creduto, dopo il casino con il fantasma, e l'aveva intravista solo per un momento, quindi alla fine ha pensato davvero di essersela immaginata -
- A che ora sono venuti qui? - chiese Kirigiri,
- Poco dopo pranzo, le 13 all'incirca - rispose, stranamente efficiente.
- Quindi la domanda adesso è se quello che Asahina ha visto fosse la vittima o l'omicida - affermò Togami, e la sua presenza, al quanto collaborativa, era qualcosa di assolutamente inedito, persino sospetto. In fondo, se era veramente lui l'omicida avrebbe partecipato a quelle indagini, in comunione con loro, solo per assicurarsi che non scavassero troppo affondo, e per occultare delle prove; invece, se era innocente, temeva l'accusa e lavorava con i compagni alla disperata ricerca di fatti che lo scagionassero.
Tra la possibilità di un Togami che voleva ingannarlo o un Togami bisognoso d'aiuto, Naegi pensò fosse assai più probabile la prima che la seconda.
- Ma sopratutto, Fukawa che era nota per non amare l'acqua, cosa ci faceva nel bagno comune? - parlò di nuovo Kyouko.
Tante domande, poche risposte.
E un processo che sarebbe iniziato a breve.


Stesso momento, corridoio al piano terra dalla Kibougamine, vicino alla sala audio video.
- Ohi, monokuma! Salta fuori, brutta ferraglia! - chiamò Owada, non si riteneva abbastanza intelligente per investigare come i suoi compagni, ma allo stesso tempo non riusciva a starsene fermo. Un orrendo presentimento lo aveva colpito, un dubbio lo logorava martellandogli insistentemente nel cervello, causandogli anche un emicrania.
- Upupupupu! Owada mi offendi, "brutta ferraglia"? Ti informo che io sono l'ultimo ritrovato della tecnologia più avanzata e moderna - sussultò il motociclista, come al solito quello stupido orso-robot spuntava di colpo senza emettere il minimo fiato (non che respirasse, ma avvolte faceva qualche sospiro). - Comunque, caro compagno assassino, per cosa ti occorre la mia preziosissima persona? -
- Non c'è il tuo zampino in questo omicidio, vero? - andò dritto al punto, trovando che il ritrovamento del corpo di Fukawa avesse una tempistica eccessivamente perfetta. Togami era troppo furbo per farsi fregare cosi facilmente, per quanto avesse pure agito in un momento d'ira, avrebbe comunque trovato un modo perché non risultasse così palese.
- Mi stai chiedendo se ho ucciso io quella complessata puzzolente? - si fece falsamente pensieroso, solo per il gusto di irritarlo (gli riusciva sempre tanto bene), - Ebbene, no... Essendo il preside non ho il permesso di uccidere i miei stessi studenti, andrei contro le regole - enfatizzò quell'ultima frase, sottolineandone parola per parola, quasi volesse renderle degli sottile stiletti con cui pugnalare il petto di Owada. Il motociclista però non sembrò accusare il colpo, era un idiota (se lo diceva da solo), non riusciva a pensare a più cose contemporaneamente, e adesso il suo cervello era già impegnato da altro, le parola di Monokuma gli rimbalzarono addosso come se il suo corpo si fosse trasformato in gomma.
- Allora hai spostato il cadavere? - aveva sentito Kirigiri fare un'osservazione sulla scena del delitto che risultava troppo pulita,
- Owada... - sbuffò, scuotendo la testa con fare sconsolato e alzando le spalle, - si tratta pur sempre di un bagno, le tracce di sangue in un luogo simile sono facili da lavare, vista la grande presenza d'acqua. Chissà, magari è caduta nella vasca e dopo è stata messa nella sauna ad asciugare... - si interruppe, conscio di aver parlato troppo, l'espressione immutabile da cui però Mondo percepì una nota divertita, - ops! Non dire agli altri bastardi che ti ho aiutato, non devono sapere che ho un debole per la feccia! - arrossì tenendosi il viso tra le mani in una pessima interpretazione di imbarazzo.
"Come se non lo avessi fatto di proposito" pensò Mondo, sapeva quando lo volevano usare, Daiya gli aveva ben insegnato a riconoscere gli inganni.
- è strano comunque che l'arma del delitto non sia stata ancora trovata, Kirigiri a quanto pare sta battendo la fiacca - fu l'ultimo commento che gli concesse Monokuma prima di scomparire cosi come era venuto. Se un giorno si fosse volatilizzato in una nuvoletta di fumo Owada non se ne sarebbe stupito più di tanto.
- Dovrei controllare la vasca..? - osservò il punto in cui l'orso robot era sparito, era vero che ogni tanto si faceva fuggire (volutamente o non), qualcosa di importante inerente al processo, ma era la prima volta che arrivava sino a quel punto.


- Trovato nulla? -
- Tsk... Se magari ci dessi una mano faremo prima -
- Siete uomini, non vi lamentate -
- Dov'è finita la parità dei sessi? -
- Stai frignando come un moccioso Togami, forse (come Fukawa), non ami l'acqua? -
- Da quando fai commenti sarcastici Kirigiri? È strano per te -
- Qui sei tu che ti stai comportando in modo strano - osservò, e aveva ragione, non era qualcosa a cui normalmente Byakuya si sarebbe prestato, - Agisci in questo modo perché spinto da un inedito senso di compassione per quella ragazza che ti giurava amore e che hai sempre snobbato, oppure è semplice paura, timore di rimetterci la testa? -
- Tu...- sembrò partire sul piede di guerra il ragazzo, andando in escandescenza come qualche ora prima. No, non doveva ricordarglielo. Lui per primo sapeva di star tenendo un comportamento non consono a se stesso. A un Togami.
- Smettetela voi due! Togami muovi il culo invece di parlare e tu Kirigiri abbi pazienza!. - esplose Owada, stanco di quella discussione, innervosito dalla stessa situazione, immerso nell'acqua calda fino alle cosce insieme all'ereditiere e a Naegi, tutti e tre completamente vestiti, a cercare la lama con cui Fukawa era stata uccisa.
Mondo era conscio di non dover prendere troppo sul serio le parole di Monokuma, ma non le poteva neppure sorvolare così facilmente. Quando l'orso robot lo aveva lasciato era tornato di corsa al bagno grande, preferendo parlare con quell'improbabile trio di investigatori, i quali, su decisione di Kirigiri, avevano stabilito di esaminare per bene anche le vasche. Qualunque cosa per ottenere qualche indizio e, se arrivavano a seguire un suggerimento fornitogli da Monokuma, dovevano essere davvero ad un punto cieco.
"Kirigiri in difficoltà?.. Impossibile!" pensava invece Makoto, l'unico a lavorare silenziosamente tra un irritabile motociclista e Togami che continuava a brontolare fra sé e sé, sotto lo sguardo vigile dell'unica femmina che si era autonomamente esentata da quel compito. "Di sicuro avrà già un'idea di chi sia stato" continuava a ripetersi, forse cercando di convincersi, perché se Kirigiri non aveva ben chiaro come fosse avvenuto l'omicidio allora lui, che faceva principalmente affidamento sulle sue informazioni e la sua logica, come avrebbe fatto? Con tutti questi pensieri per la testa Naegi non notò la breve scaramuccia che interessò la ragazza fulcro della sua attenzione, perché altrimenti si sarebbe reso conto di quell'anomalia. Kyouko, per quanto potesse diventare impaziente, non arrivava mai a discutere a quel modo con qualcuno, faceva parte della sua natura, del suo "occultare le proprie emozioni", che persino lei si trovasse in difficoltà?
Avendo ancora la mente concentrata su altro, Makoto non si accorse neppure dell'oggetto, sul fondo della grande vasca, che per errore calpestò, scivolandoci di conseguenza sopra e finendo con la testa sott'acqua.
Avvolte si chiedeva chi, tra lui e la classica protagonista di shojo manga, fosse più imbranato.
- Eccola! - esclamò riemergendo esultante, stingeva qualcosa nel pugno della mano destra.
Aveva trovato l'arma del delitto! Ecco dove stava la sua fortuna quando serviva.
Purtroppo però le cose non si chiarirono, anzi, quell'oggetto appena pervenuto, il quale era di sicuro ciò che aveva ucciso la letterata (Kirigiri ne aveva ben esaminato la ferita al collo per poterlo affermare), gettò ancora più oscurità sull'intera faccenda e, di certo, non scagionò Togami.

*Dlin... dlon... dlin*
- Il Processo di Classe sta per iniziare, ormai è la terza volta, sapete la strada cari bastardi -
La voce di Monokuma gli avviso che il tempo per le indagini si era appena concluso.

- E lasciami respirare! - avrebbe voluto urlare l'ereditiere nell'udire quel avviso, ma si morse la lingua, impedendosi di farlo. Aveva commesso molti errori (già uno normalmente sarebbe risultato troppo), per quel giorno, non poteva continuare a farne altri.
Perché, perché, perché... Si maledisse, da un pezzo aveva compreso che fargli perdere tutto quel tempo in palestra faceva parte del piano che Monokuma aveva stilato per incastrarlo.
Per scagionarsi Togami avrebbe dovuto dire la verità, ovvero rivelare il motivo per cui non si era fatto vedere per l'intero arco della giornata... No, non voleva farlo!
Piuttosto la condanna al patibolo, ma sapeva che i suoi compagni - quelli provvisti di un cervello e che cominciava ad odiare ogni momento di più -, lo avrebbero obbligato a parlare. Perché additarlo come colpevole e sbagliare significava la fine di tutto. Nonostante lo strappo alle regole a cui il burattinaio si era tenuto nel processo precedente, Togami dubitava che questo sarebbe mai cambiato.
Perdere era sinonimo di morte.
"Perdere..?" non sarà stato Celestia, ma neppure Byakuya ricordava il significato di quella parola, provata sulla pelle cosi tanto tempo indietro da averne cancellato quasi ogni ricordo, e adesso che gli si presentava davanti una simile prospettiva se ne sentiva confuso, probabilmente addirittura spaventato.
Si portò una mano al petto, avvertendo sotto le dita i battiti accelerati del proprio cuore.
Per la prima volta temeva per la sua vita. Si sentiva ridicolo.
Eppure era riuscito ad ignorarlo per ben otto anni quello stupido e stramaledetto sé stesso.
Quel Byakuya che ad un membro della famiglia Togami non si avvicinava nemmeno un po'.



L'ascensore si apri e tutti i nove sopravvissuti ne attraversarono le ante spalancate.
Ognuno si sistemò al posto che gli era stato assegnato. Erano pronti.
Il 3^ Processo di Classe era ufficialmente cominciato.

"Okay, cosa abbiamo?" fece rapidamente mente locale Naegi, esaminando le prove che aveva a disposizione: il Monokuma File n°3, le testimonianze di Oogami, Celestia e Hagakure, la testimonianza di Asahina, l'arma del delitto, le tracce di sangue (la loro mancanza sulla scena), il colore dell'acqua, la foto mezza strappata nella tasca della vittima (che ancora non sapevano chi raffigurasse), le impronte insanguinate sulla porta della sauna, e basta. Era tutto.
Come al solito per il resto avrebbe dovuto improvvisare, visto l'esiguo numero dei colpi che aveva a disposizione. Ora bisognava solo vedere chi avrebbe dato il via alla conversazione sull'omicidio di Touko Fukawa.
- Per prima cosa, qualcuno è a conoscenza dell'orario della morte di Fukawa? Cosi potremmo verificare gli alibi di ognuno di noi - Celestia prese parola sorridendo come se si fosse trovata bere un the con le amiche, pur non seguendo in prima linea le indagini sembrava sempre molto informata,
- L'ultima volta che Fukawa è stata vista viva è stato poco prima dell'inizio dell'orario notturno (le 21:45 circa), si era recata in sala mensa per qualche motivo, forse uno spuntino prima della sua chiusura, per poi fuggire quando ci ha trovato Hagakure - si prese la briga di spiegare Kirigiri,
- Si, e mi ha pure riempito d'insulti! - confermò il super ultra sciamano liceale, - come se avessi potuto sapere che quel super ramen gold che ho trovato nascosto nella dispensa l'avesse nascosto lei per tenerselo da parte - sbuffò grattandosi la testa, forse ragionando che tanto ormai era inutile arrabbiarsi a causa di un morto.
- Quello è stato l'ultimo momento in cui è stata vista viva - riprese Kirigiri, - supponendo che inseguito sia tornata nella sua stanza per poi uscire una seconda volta, contando il lasso di tempo doveva già essere in atto il coprifuoco, il suo corpo è stato ritrovato alle 17e30 del giorno dopo. Quindi per il momento possiamo solo affermare che sia morta nell'arco di tempo tra le 22 di ieri e le 16e30 di oggi -
- Ugh... amici è un sacco di tempo - commentò sempre Hagakure deprimendosi un poco a quella notizia. Davvero non avevano altri indizi per ridurlo?
- Supponiamo però che fosse già morta quando Yamada è gli altri sono andati in esplorazione del bagno grande alla ricerca di fantasmi... - propose Makoto,
- Delle fantasie di Asahina vorrai dire - precisò Celestia,
- Oh, ve l'ho già detto! Sono sicura di aver visto qualcosa lì dentro!- insistette la nuotatrice visibilmente offesa dal commento della gothic.
- ... se mettiamo che l'omicidio sia avvenuto prima del loro arrivo, allora l'arco di tempo si riduce dalla sera di ieri alla mattina di oggi - abituato a essere interrotto in quei casi Naegi non ci badò più di tanto,
- È un buon presupposto Master Makoto Naegi, ma se ci fosse stato un cadavere all'interno del bagno comune qualcuno di noi se ne sarebbe certo accorto - ne minò il ragionamento Yamada, sistemandosi gli occhi con aria intelligente (si sentiva figo per aver detto qualcosa di sensato),
- Perché, qualcuno è andato ad esaminare le vasche o la sauna? - fu la repentina replica di Owada,
- Ehmm...- non seppe rispondere l'otaku, non ricordava che qualcuno si fosse...- Lady Aoi Asahina l'ha fatto! - esclamò vittorioso, - Mi ricordo distintamente che, frustrata per la ricerca infruttuosa ha infilato la testa nella sala della vasche, per poi ritirasi delusa di non aver trovato nulla -
- Bhè... veramente qualcosa l'ho vista - fece un'espressione dolcemente colpevole la ragazza tutta energia, seno e ciambelle, portandosi in segno di scuse una mano dietro il capo, - Ho scorto un'ombra che si rifugiava nella sauna, temendo però di essere considerata una specie di visionaria non ho detto nulla -
- E non poteva trattarsi della stessa Fukawa? - osservò Celestia, e il suo dubbio era più che giusto, - Forse aveva qualche motivo per nascondersi -
- Certo, se si stava facendo il bagno temeva che qualcuno la vedesse nuda! - sentenziò Yasuhiro, poco importava che la letterata fosse stata ritrovata con ancora indosso la divisa scolastica, - ritenendola solo l’ennesima delle sue osservazioni inutili nessuno si prese la briga di farglielo notare.
- Visto il contenuto delle sue tasche dubito che, anche se volesse nascondersi, Fukawa sarebbe entrata nelle sauna - si fece sentire Kirigiri, e il suo sguardo si incrociò con quello di Naegi, gli aveva appena lanciato un sassolino, ora stava a lui raccoglierlo. - Si sarebbe danneggiata con l'umidità, e conoscendola non avrebbe voluto che si rovinasse ancora –
“Pensa, e scegli la prova giusta!”
- Ma certo, la foto...- ragionò Makoto, - Fukawa non sarebbe entrata nella sauna perché aveva con sé quella fotografia -
- E perché una semplice foto gliel'avrebbe impedito?- lo guardò confuso Owada,
- Perché era qualcosa a cui teneva molto, forse lo considerava una specie di tesoro - da Naegi gli occhi di Kirigiri vagarono altrove, alla ricerca di una persona in particolare,
- Cosa raffigura quella fotografia? - volle accertarsi Celestia, avvertendo un presentimento salirle lungo la colonna vertebrale, pizzicandole dietro la nuca mentre mostrava il solito sorriso da avida calcolatrice.
- Non so come ne sia entrata in possesso... - preannunciò Kyouko estraendo l'oggetto in questione da una tasca della giacca, cosi da poterlo esaminare meglio alla luce della sala processi, - ma è una foto raffigurante due persona, una donna e un bambino di circa sei o sette anni, forse madre e figlio, non se ne può esserne sicuri perché il volto di lei è stato cancellato. Il viso del piccolo è invece integro e ben identificabile - fredde e impietose quelle iridi violacee si posarono sul suo obbiettivo, - Non sei forse tu il bambino, Togami -
La sua non era una domanda, ma una affermazione, e mentre mostrava l'immagine all'intera sala fu finalmente compreso il motivo per cui l'ereditiere avesse taciuto fino a quel momento (quando abitualmente amava animare l'ambiente declamando a gran voce le proprie conclusioni), probabilmente consapevole del cappio che si stava stringendo intorno alla sua gola e ormai già privo di fiato.
Nessuno poteva immaginare che Byakuya avesse già deciso la conclusione di quel processo. Come gli era consueto era giunto da solo alle proprie rispose e aveva stabilito il da farsi: non avrebbe detto nulla. Tacendo sarebbe finito con l'essere accusato ingiustamente dagli altri e ci avrebbero rimesso tutti le penne, ma poco importava. Nonostante i presupposti la sua bocca rimaneva cucita.
- Come puoi spiegare la presenza di questa immagine sul cadavere della vittima, Togami? - insistette, e Naegi trovò inusuale che Kirigiri partisse immediatamente in quarta con un'accusa, nella sua normale procedura amava discutere arrivando a riepilogare passo dopo passo ogni avvenimento che aveva portato al delitto, non era solita a simili colpi di testa.
Riflettendoci, Makoto non poté che giungere ad un sola conclusione: la ragazza non pensava, non ancora almeno, che l'ereditiere fosse colpevole, però esigeva delle risposte che solo lui poteva dargli.
- Se ti dicessi che non ne sapevo nulla prima che tu la tirassi fuori mi crederesti? - sorrise sprezzante il biondo, mostrando una freddezza ritornatagli propria solo perché consapevole di ciò che lo attendeva,
- Vuoi scherzare?! Quella è la prova che sei stato tu! Di certo Fuka te l'ha rubata!!- di nuovo l'intervento non richiesto di Hagakure mise in scompiglio l'intero processo, se ogni tanto se ne fosse stato zitto avrebbero avuto tutti una vita più facile.
- Fregato cosi facilmente?.. Togami dov'è finita tutta la scaltrezza che mostravi? - Ludenberg non era una sprovveduta, sapeva giocarle bene le sue partite ed era brava a scoprire le carte in mano all'avversario leggendone semplicemente l'espressione. Se fosse stata una partita a poker sarebbe stata certa che Byakuya teneva una scala reale.
- È perché odiavi Fukawa, ammettilo! - anche Asahina, spinta dalle insinuazioni di Hagakure cominciò ad accusarlo,
- Amica mia, non è ancora il momento di indicare il colpevole. Attendi, prima di trarre le tue conclusioni, ascolta tutto ciò che c'è da sapere - la tranquillizzò Oogami, consapevole che la nuotatrice fosse spinta ad additare Togami più per un sentimento personale che per delle prove reali.
- Sarebbe sciocco negare che odiavo quella piattola - sbuffò il ragazzo, - ... non per questo però l'ho uccisa io - "come se, anche se fossi il colpevole, ammettessi di averlo fatto" disse conscio della totale inesistenza della propria difesa. "Spero che muori soffocato da un chicco di riso Burattinaio" gli augurò intrappolato in quella rete creata appositamente per lui.
- Questo lo dicono tutti - convenne Celestia, - perché non provi a convincerci?- propose e solo all'ora Togami si rese conto che la ragazza nascondeva un che del rapace nei suoi modi. Se prima appariva un puntino lontano, in alto del cielo, un secondo dopo era in picchiata, alle spalle della preda.
- E come potrei?- fece il finto tonto, cosa che sembrò solleticare l'ilarità della gothic,
- Dicci cosa hai fatto per tutta la giornata - sapeva che glielo avrebbe chiesto e fu facile controllare la propria espressione di fronte al suo sguardo che lo fissava così intensamente, facendo un paragone non era nulla a confronto con gli occhi di Kirigiri (quelli sapevano trafiggerti peggio di due lance affilate).
- Tsk... sono stato tutto il tempo in biblioteca - una menzogna,
- No, questo non è vero! - subito smentita da Makoto, - Io e Owada ti abbiamo cercato, ma lì non c'eri -
- Cosa vuoi nascondere Togami? - si fece più pressante Celestia, - Non dirmi che hai davvero commesso un omicidio tanto deludente? -
- ... - non la degnò di risposta, lo sguardo rivolto altrove, quasi avesse altro a cui pensare piuttosto di partecipare a quel processo che avrebbe deciso delle loro vite.
- Non rispondi?! Allora ammetti di essere un assassino!? - Asahina sembrava averla presa molto a cuore, nonostante non avesse alcun particolare legame con Fukawa, ora che Chihiro non c'era più era lei da considerarsi la più sensibile tra loro. Un atteggiamento che Byakuya definiva strano, ma probabilmente era lui, che non comprendeva la natura di quel sentimento, ad esserlo. - È vero che magari Fukawa non era una ragazza molto simpatica, ma ti amava veramente! - come se il saperlo potesse cambiare qualcosa, non gli era importato quando era in vita e non gli sarebbe importata di certo adesso.
- Era Fukawa, anzi, Genocide l'assassina. Non so cosa ho fatto per risultarti tanto antipatico ma tra me e lei credo che fosse chiaro chi fosse il cattivo -
- Kuwata dovrebbe esserti stato di insegnamento Togami, se qualcuno muore non viene riconosciuta l'autodifesa - tornò a prendere parola Kirigiri, nonostante l'ereditiere non avesse ancora ammesso nulla, sembrava intenzionata a precludergli ogni via che non lo portasse a dire il vero.
- Credevo che nel caso di Kuwata l'autodifesa non fosse stata riconosciuta... - puntualizzò Naegi lasciando però cadere il discorso, non era il momento di perdersi a discutere di un caso già chiuso quando dovevano ancora affrontarne uno.

- Certo che siete proprio pallosi voi bastardi... Owada ti fai una partita a carte? Tanto anche se partecipi non sei di nessuna utilità - commentò Monokuma con voce lamentosa, sdraiato di traverso sul suo trono.
Tutto stava procedendo secondo i suoi piani, anche troppo per non risultargli terribilmente noioso.
- E da quando cazz…- tentò di replicare il motociclista, ma la sua mente fece contatto, bloccandogli la lingua a metà della frase. Se aveva reso Enoshima una groviera per un non nulla, forse era meglio che si desse una regolata nel rivolgersi direttamente a lui, chissà che non avesse l’intenzione di trasformarlo in burro o in qualche altro tipo di latticino. - Quando cavolo saremmo diventati compagni di giochi, brutta ferraglia? - si corresse sul filo del rasoio, fulminandolo con uno sguardo pieno d'odio.
- Ooh! Quello sguardo, quegli occhi! Mi fissano cosi intensamente!! Non vorrai farmi delle avance Owada!?- cominciò ad arrossire e ansimare Monokuma, quasi fosse stato davvero colpito da una vampata di calore o avesse avuto un colpo di fulmine,
- Vorrai scherzare!- fu sul punto di spaccargli il muso Mondo, al diavolo ogni tentativo di essere previdenti.
- B.. bene! Perché con me il tuo bel faccino non ha alcun effetto!!- esclamò lui, con un atteggiamento che dimostrava tutto il contrario di quello che diceva. Tsundere l’avrebbe definito Yamada.
Per quanto ancora doveva subire gli scherzi di quel maledetto orso? Si chiese Owada, capendo che con le proprie reazioni lo stava divertendo, e quindi svolgeva perfettamente il suo compito di “passatempo”

Nessuno presto ascolto al breve battibecco tra orso e motociclista, e la discussione avanzava.
- Togami, perché non voi dirci la verità?.. Questo ti fa apparire come colpevole, e nel caso non lo fossi ci condanneresti tutti - Naegi la buttava sempre sul sentimentale, cercava forse di appellarsi al suo cuore? Ai suoi sentimenti? Byakuya non fece neppure la fatica di ascoltarlo.
- Non credo che andremo molto avanti continuando ad insistere in questo modo con lui, al momento sarà meglio parlare d'altro, forse più avanti gli verrà voglia di risponderci - intervenne Kirigiri a fermarlo, a continuare a parlare ad un muro non si otteneva nulla, bisognava minarne la solidità, anche a costo di spaccarsi le mani nel prenderlo a pugni.
- Di cosa discutiamo? Il colpevole ce lo abbiamo già... Whuo! Sta volta è stato facile! -
- Appunto perché la risposta ci è stata data su un piatto d'argento che dovresti diffidare Hagakure - ogni consiglio rivolto allo sciamano era un consiglio sprecato, ma forse rispondendogli Kyouko aveva ottenuto di farlo tacere per un po'.
- Però ha ragione, di cosa dovremmo discutere adesso? - chiese anche Asahina, l'espressione a metà tra il preoccupato e il confuso,
- L'arma e il luogo del delitto - proclamò Kirigiri e, al suo ennesimo sguardo, toccò a Naegi prendere parola,
- L'arma è stata trovata sul fondo della vasca del bagno grande, la sua presenza lì e il colore dell'acqua ci fa credere che Fukawa ci sia caduta e che successivamente il suo corpo sia stato spostato all'interno della sauna - solo in quei momenti Makoto sembrava tirare fuori un po' di quella spina dorsale che cosi spesso Kyouko gli rimproverava gli mancasse, - Per quanto l'arma che l'ha uccisa, si tratta di un paio di forbici fatte a mano, di quelle che di solito maneggiava Genocide Sho -
- Le forbici di Genocide Sho? Ne sei sicuro? -
- Si, Yamada . Fukawa ne aveva ancora qualcuna addosso, e abbiamo potuto verificare che erano dello stesso tipo -
- Io invece mi sono assicurata che la ferita combaciasse con la lama delle forbici - specificò Kirigiri,
- Davvero delle forbici... possono? - si massaggiò il collo grasso Hifumi, impallidendo un poco.
- Non abbiamo mai specificato una cosa - si rese conto Naegi nell’udirlo parlare,
- Cosa?-
- Chi è stato a trovare il cadavere? - quando era arrivato al bagno grande accompagnato da Togami e Owada erano già arrivati tutti,
- Ehmm... siamo stati io e Owada - rispose l’otaku, il volto provato da un simile ricordo, l'espressione del cadavere di Fukawa era una di quelle che non si dimenticano, -... poi però Master Mondo Owada è corso via, ed è arrivata Lady Celestia Ludenberg, a quel punto è scattato l'avviso di Monokuma -
- E cosa ci facevate lì? - si incuriosì Kyouko,
- Bhé... io mi stavo ancora nascondendo -
- E io lo stavo cercando per dare a questo buta-otaku la punizione che si meritava - si aggiunse elegantemente alla discussione la gothic, era incredibile come potesse sputare simili insulti con un espressione tanto serena e innocente, - Ho incrociato Owada nel corridoio, ho notato la sua faccia sconvolta e, incuriosita, mi sono diretta al bagno comune per vedere cosa fosse accaduto - la sua spiegazione non necessitava di altri approfondimenti.
- Adesso però torniamo a Fuka...- intervenne Hagakure, - perché hanno spostato il suo cadavere? -
"è la prima domanda intelligente che tu abbia fatto in un processo" pensarono all'istante i presenti, Monokuma compreso.
- Se si sposta il corpo è perché non si vuole che venga trovato, non subito almeno - che fosse Owada a spiegarlo fu al quanto inquietante, poiché lui sembrava parlare per esperienza, nessuno però commentò quel fatto, Celes ne fu tentata, ma non ne ebbe il tempo.
- E credo che, chi ha spostato Fukawa fosse anche l'ombra che ha intravisto Asahina –
Fu lo spontaneo intervento di Togami, uscito dal proprio mutismo. Non se lo sarebbe mai immaginato, ma tutte quelle chiacchiere lo avevano aiutato a riflettere. Aveva ragionato a mente fredda, senza avvertire la pressione delle domande degli altri su di sé, ed era arrivato alla conclusione che, anche sabotando il processo come stava facendo, non aveva alcuna garanzia di uscirne pulito (morto certo, ma pulito, chissà), in fondo, Monokuma non aveva forse svelato a tutti il segreto di Owada quando si era rivelato essere il colpevole?
Cosa l’assicurava che non avrebbe fatto lo stesso con lui?
Che si  suicidasse con le proprie mani o che seguisse il disegno di Monokuma, in fine, il risultato non sarebbe comunque cambiato. Togami sarebbe morto, in un modo o nell’altro. Quindi, perché non togliersi un’ultima soddisfazione? Non era da lui tornare sui propri passi, ma in quell’ultimo periodo non era in lui e basta. Solo una cosa non era cambiata: odiava perdere e odiava riscoprire il significato di quel verbo.
L’ego di Byakuya non gli permetteva di cadere senza aver dato prima un colpo mortale all’avversario.
Se il burattinaio aveva creduto che se ne sarebbe stato tranquillo nella sua rete, allora non si era accorto che quella che credeva un’anguilla era in realtà un serpente marino. Appena tirato fuori dall’acqua l’avrebbe morso, infettandolo con il letale veleno.
- Però è assai improbabile che si trattasse dell’assassino - aggiunse sistemandosi gli occhiali con fare riflessivo,
- Hai appena ripreso a parlare e te ne esci con una simile sciocchezza? - sorrise quasi gongolando Celes, “ma c’era qualcuno che non godesse a vederlo in difficoltà?” si chiese l’ereditiere ma la risposta gli fu subito chiara: no.
- Naegi, mostra la tua utilità - gettò l’osso a Makoto che, da bravo bastardino ammaestrato, subito rispose,
- Se è vero che l’omicidio si è compiuto prima della 13:00, ovvero prima della vostra perlustrazione del bagno comune, allora questo deve essere avvenuto intorno a mezzogiorno - partì in quarta, quasi i suggerimenti di Togami e Kirigiri gli avessero riempito un serbatoio interno che gli dava la grinta per esporre la sua arringa. - Quando è stata esaminata la vasca abbiamo notato che l’acqua aveva uno strano colore, non era perfettamente limpida, questo perché si era mescolata al sangue di Fukawa -
- Un quantità tale che prevedeva che il corpo fosse rimasto immerso per almeno un ora - specificò Kirigiri, la più ferrata in simili dettagli,
- È poco plausibile che il colpevole sia rimasto affianco della sua vittima per un’intera ora o più, soprattutto se temeva di essere scoperto - sentenziò Byakuya, sicuro delle proprie affermazioni.
- … c’è qualcosa di strano - commentò Naegi,
- Cosa? - si irritò del suo intervento, non lo aveva interpellato,
- Ecco, se non è stato il colpevole a spostare il corpo allora un suo complice, e questo…-
- Non ha senso - convenne con lui Kirigiri,
- Il complice non avrà salva la vita solo perché ha aiutato il colpevole a nascondere il suo omicidio - citò a memoria Celestia,
- Non sarebbe la prima volta che una terza persona interviene a manomettere il corpo - ricordò l’ereditiere, trovandosi accerchiato da quelle opinioni contrastanti,
- Ma quella volta eri stato tu Toga - la buona memoria e il pessimo tempismo erano le armi finali di Hagakure,
- E non ce ne sono altri qui con il tuo stesso gusto dell’orrido - convenne la gothic, “si sta divertendo, sono sicuro che questo processo la diverte un mondo” non poté evitarsi di osservarla con un certo astio.
- Perché, che il colpevole sia rimasto tutto quel tempo con il cadavere di Fukawa e che poi, sentendosi arrivare, si sia precipitato nella sauna è più probabile? - domando non celando un sottile sarcasmo,
- Il colpevole è dovuto allontanarsi - fu Kirigiri a parlare e, quando era lei ad aprir bocca, tutto appariva così limpido e chiaro, a Kirigiri stessa perlomeno. - Un momento di panico in cui realizza la gravità del proprio gesto, deve essere semplicemente fuggito per poi tornare per nascondere il corpo -
- Quindi è ancora possibile che quell’ombra vista da Aoi sia l’assassino - annuì con espressione greve Oogami, le braccia muscolose incrociate al petto,
- E gli unici assenti ingiustificati a quell’esplorazione erano: Lady Kyouko Kirigiri e Master Byakuya Togami - ricordò Yamada, poiché erano in coppia Naegi e Owada erano stati esentati dall’elenco,
- Veramente…- intervenne Hagakure, e la sua espressione colpevole non preannunciava nulla di buono, - subito dopo aver concluso la caccia ai fantasmi stavo andando al negozio scolastico e…- si interruppe cominciando a sudare freddo e non sapendo dove appoggiare lo sguardo, - ho trovato Kirigiri davanti alla porta blindata - bhé, non c’era nulla di strano, anzi, quello diveniva un’affidabile alibi per la ragazza.
Per un qualche motivo però, nonostante Yasuhiro l’avesse appena scagionata, il volto di Kirigiri fu attraversato da un lampo d’ira, per un momento fu visibile a tutti, prima di tornare con la sua solita espressione piatta, dal cipiglio severo.
- Che ci facevi lì Kirigiri? - gli domandò curioso Makoto, non comprendendo il nervosismo dello sciamano e l’aura cupa e maligna che avvolgeva la ragazza,
- Stavo controllando gli ID dei nostri compagni deceduti per assicurarmi che a nessuno  venisse la malsana idea di scambiarli o rubarli come aveva fatto Owada…- spiegò, - poi ho esaminato di nuovo la porta blindata -
- Aaah! Allora è per questo che era con una lente di ingrandimento piegata a quattro zampe sul pavimento! - esclamò rincuorato Hagakure, per poi impallidire subito dopo, quando qualcosa di appuntito ed affilato gli trafisse da parte a parte il cranio. Kirigiri l’aveva appena fucilato con lo sguardo (se gli occhi potessero uccidere),
- Le hai viste? - assottiglio le palpebre, e fu come un pugnale che penetra lentamente nella carne, dilaniandoti fermandosi un momento prima di raggiungere il cuore,
- Eh… n-No - esitò nel rispondere, privo di fiato, quasi la ragazza lo stesse uccidendo davvero. Incapace di essere convincente, mentre intanto pensava “mu-mutandine... disegno.. PANDA! Adorabili!”.
- Viste cosa?..- intervenne sempre più perplesso Naegi, di cosa parlava Kyouko? E perché sembrava cosi arrabbiata, ma soprattutto, Hagakure non sarebbe morto d’infarto in quel momento, vero?
- Hihihihihihi! Master Yasuhiro Hagakure ha visto il paradiso, e tra non molto raggiungerà l’inferno - rise cupamente l’otaku, lui non era interessato alle ragazze 3D, ma gli sarebbe comunque piaciuto che Hagakure, prima di morire, gli rivelasse quel segreto,
- Naegi, sei vuoi sopravvivere non insistere oltre- gli consigliò invece Owada. Più assennato, mal celando un certo imbarazzo, voleva saperlo.
- Vi devo ricordare che stiamo svolgendo un processo? - intervenne Togami a riportare l’ordine, -Della biancheria intima di Kirigiri avremmo una dettagliata descrizione più tardi - era un ragazzo nel pieno dell’adolescenza, poteva fare il superiore quanto voleva, ma certi argomenti comuni interessavano anche a lui.
- B…biancheria intima? - balbettò Naegi diventando rapidamente rosso pomodoro, avrebbe saputo delle mutandine di Kyouko…? Il suo cervello andò in corto a causa di un surriscaldamento.
- Ditelo, ditelo anche a me! - si aggiunse tutto esaltato Monokuma.
E i nervi di Kirigiri saltarono del tutto.

*20 secondi più tardi*
- Possiamo riprendere adesso? - chiese Kirigiri sistemandosi la gonna,
- Ceeerto, e non ammetto più interruzioni!- ebbe l’appoggio del preside orso, la voce tremante e sottile, non aveva protestato quando gli aveva rubato il martelletto che usava per proclamare le sentenze, vedendo la sua espressione spaventosa gli erano mancate le parole. Quella ragazza sapeva diventare terribile quando voleva! Potevano ben confermarlo i membri maschili della classe ritrovatisi con un bernoccolo e diversi ematomi in cima alla testa.
“Se fosse un po' più robusta sarebbe un ottimo secondo negli allenamenti” pensò Oogami,
“Mai io non ho fatto nulla…” piagnucolò tra sé e sé Naegi.

- Va bene, finiamola qui, tanto è Toga il colpevole, giusto? - era incredibile come lo sciamano riuscisse a sorridere in maniera tanto spensierata con la testa fracassata e un occhi nero,
- Aspetta, perché dovrei essere io?  - ebbe un giramento di testa il biondo, causato dalla lente degli occhiali rotta (fortunatamente ne aveva tre paia di riserva in camera),
- Sei l’unico senza un alibi, no? - si resse la fronte con le mani Naegi, un livido proprio al centro,
- O forse vuoi finalmente dirci cosa hai combinata per tutta la giornata? - si aggiunse Owada, la guancia gonfia, a lui gli era andata bene, i capelli gli avevano fatto da ammortizzatore rendendo vano l’attacco con il martello, e aveva ricevuto un semplice schiaffo (visto che Kirigiri indossava i guanti non doveva essere stato cosi spiacevole, ma aveva già beccato un pugno in quel punto per quel giorno, e un pochino dolorante lo era).
- Stavo strappando fotografie e distruggendo documenti - la facilità con cui Togami rispose alla domanda fu così stupefacente da lasciar perplesso persino lui stesso,
- Documenti? - si fece subito interessata Kyouko, tornata la solita di sempre, seria ed attenta,
- Si - ammise con un sorriso scaltro e autoironico, -… sono stato giocato da Monokuma e per tutto il giorno ho girato come una trottola nel tentativo di arginare il suo scherzo -
- Aspetta! Hai detto foto? Come quella che è stata ritrovata su Fukawa? - domandò Asahina,
- Ce ne erano di simili, ma quella non l’avevo ancora vista -
- E pensi che ti crediamo? - lo accusò di nuovo la nuotatrice, era particolarmente isterica, forse non era la sua giornata. - Hai ucciso Fukawa perché volevi nascondere ciò che c’è dietro a quella immagine! - fu subito pronta ad additarlo, stuzzicando però l’ilarità dell’ereditiere, che non si trattenne dal riderle in faccia,
- “Ciò che c’è dietro”? È una foto di me e di mia madre, se avessi saputo che ce l’aveva gliel’avrei anche lasciata, per quel che mi importava - continuò a ridere, a deriderla, irritandola sempre più,
- Allora se quelle foto non valevano nulla perché ti sei tanto premurato a cancellarle?!- insistette, voleva coglierlo in fallo, almeno una volta, era stanca dei suoi modi, della sua arroganza. Detestava Togami.
- Mi sono espresso male: quella particolare fotografia in possesso della piattola non aveva per me alcun interesse - specifico, alzando le spalle come se stesse spiegando il fatto più ovvio del mondo ad un bambino un po’ tardo, - le altre invece erano una altra storia, se le ho distrutte insieme ai documenti era nel tentativo di tenerlo nascosto - che strano, farla finita con le proprie mani, uccidendosi da sé Byakuya avvertiva un estraneo senso di liberazione, quasi un peso gli fosse stato tolto dal petto. Respirare più liberamente.
Non poteva comunque far a meno di pensare all’ironia della faccenda, dopo tutta la fatica per occultare ogni prova. Non riusciva ad evitarsi di continuare a sorridere.
- Nascondere, cosa? -
- Il mio nome-


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Oookay, non l'ho finito in un capitolo, ma capitemi, con Hagakure che interviene sempre (a random per di più), Celestia che gode nel vedere Togami in difficoltà a con quest'ultimo che non vuole collaborare, è complicato dare a tutti i giusti spazi... Cmq, fidatevi se non avete ancora provato il gioco, il casino che avete letto qui sopra è identico a quello che troverete lì -cavolo, che sudata <.< 
Ma secondo voi chi è il colpevole? Io lo so, ma forse ho lasciato in giro troppi indizi e magari ci siete già arrivati anche voi xD ... fatemi sapere.
bye ^3^/

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Capitolo 6
*** V ***




Capitolo V



- Kyahahahahahahah! Una volta con l'acqua alla gola hai scelto di salvare la pelle Togami - rise Enoshima, - ecco fin dove arriva il tuo esorbitante orgoglio! - la sua voce acuta si propagò alta e assordante nell'intera sala elaborazione dati. Al momento la porta che la collegava alla stanza di controllo di Monokuma era chiusa e nessun altro poteva sentire ciò che diceva, parlava a se stessa, abituatasi alla solitudine a cui il ruolo di Burattinaio la costringeva.   

- I-il tuo nome?..- ripete balbettante Makoto, confuso dalla confessione di Togami.
Cos’aveva di così strano il suo nome da spingerlo a desiderare di tenerlo nascosto?  Se fosse stato Celes avrebbe anche capito, ma essendo lui, proprio non ci arrivava.
- Vuoi dire che non sei Togami Byakuya? - si aggiunse Hagakure, il viso sconvolto (perché le sue abilità sensoriali non gli avevano rivelato qualcosa di cosi semplice?.. che avesse perso il suo dono?! -sarebbe finito in miseria!),
- Certo che lo è - affermò l'ereditiere, cosa che rese ancora più incomprensibile la sua precedente affermazione. -... ma solo adesso, prima non mi era riconosciuto - va bene che oramai l'aveva ammesso, ma si sarebbe limitato a ciò, raccontare il resto era troppo umiliante e l'orgoglio, si sa, è come la speranza: duro a morire.
- Riconosciuto?..-
- Upupupupu! Ma come bastardi, non ci siete ancora arrivati? - tornò alla carica Monokuma, pronto a dare l'ultimo colpo all'ego del biondo per ridurlo in frantumi,
- Naegi, ti ho spiegato come funziona nella mia famiglia - sovrastò le parole del preside orso per evitargli il dolce piacere di svelare a tutti il suo segreto, - tu dovresti esserci già arrivato - lo invitò, che fosse lui a parlare. Non che ritenesse Makoto diverso dagli altri, ma era l’unico con a disposizione abbastanza conoscenze (ora che ci pensava nell’ultimo periodo gli aveva fatto molte confidenze), per aver un quadro ben chiaro della situazione. In fondo, non era proprio l’abilità di Naegi quella di accumulare tutti gli indizi lanciatigli dai compagni per poi ricreare il puzzle degli eventi nella sua interezza?
E poi gli sarebbe andato bene chiunque, gli bastava non fosse Monokuma.
- Eeh..? A-aspetta! Io lo so? - s’indicò il ragazzo stupito, perché finiva sempre con il ricevere la patata bollente? Prima Yamada, ora Togami, sembrava stesse diventando un'abitudine.
No, in realtà lo era già, ma preferiva ingannare un poco se stesso per non considerarsi uno zerbino.
- Se non arrivi a fare un collegamento così semplice mi stupisco che tu sia sopravvissuto fin ora - commentò aspramente l’ereditiere, se lo stuzzicava un po’ a quel modo Naegi tendeva a diventare più veloce nei propri ragionamenti,
- Ma co-sì su due piedi..- si sentiva titubante e insicuro il ragazzo, perché sempre a lui toccavano simili ingrati compiti?
- Perché perdi tempo a chiacchierare con quelli che ritieni i tuoi “compagni”, se poi non ti ricordi neppure di cosa vi siete detti? - sbuffò Byakuya usando quella parola con cui l’altro amava tanto riempirsi la bocca, aveva osato molto, se lo diceva da solo, tirando al limite il filo che, se si fosse spezzato, lo avrebbe portato a perdere la sua collaborazione. Non temette però neppure per un momento di aver sbagliato, aveva invece ottenendo la reazione che desiderava,
- Va bene!- esclamo Naegi, esasperato, grattandosi rabbiosamente la testa, a furia di pensare tanto gli si sarebbe cotto il cervello. - Lasciatemi però dieci minuti - elemosinò, il tempo di mettere in ordine i pensieri e riportar a galla i ricordi.
- Non potrebbe limitarsi Togami a parlare? - si fece sentire Celestia, trovando irritante dover attendere senza fare nulla, quel processo si dilungava troppo per i suoi gusti, era già sera inoltra quando avevano iniziato, se non si fossero sbrigati a chiudere il caso avrebbero finito allo scoccare del periodo notturno, e lei non aveva ancora avuto il tempo di farsi una doccia.
Non voleva ASSOLUTAMENTE rimandare a domani mattina.
- Può sembrare una perdita di tempo Celestia, hai ragione - intervenne Kirigiri, - … ma ultimamente i ragionamenti di Naegi sono al quanto deludenti, per lui sarà un buon allenamento - le gelide osservazioni della ragazza si tramutarono in frecciatine velenose alle orecchie dell’interessato. “Deve essere ancora arrabbiata per la storia delle mutandine..” realizzarono i ragazzi presenti, vista la sua espressione impassibile sembrava le fosse passata e, invece, se l’era legata al dito.
- Intanto potremmo usufruire di quel tempo per discutere di altri punti oscuri - propose Oogami, non parlava molto la gigantessa, ma quando lo faceva era per riportare una sorta di pace al tumulto che si creava durante quei processi,
- Mi sembra perfetto - convenne Celestia, consapevole che insistere con la ragazza dagli occhi viola era un dispendio inutile di energie  - … al momento le carte in nostro possesso sono: un sospetto (Togami), l’arma (ovvero, le forbici di Genocide Shou), il luogo (il bagno comune) e l’orario del delitto ( arco di tempo che va dalla sera di ieri alla mattina di oggi), e il movente sembrerebbe quel segreto celato dietro la foto che Fukawa teneva in tasca - non era il suo ruolo riepilogare i fatti, ma il personaggio che solitamente si prendeva un simili disturbo era momentaneamente impegnato a spremersi le meningi, e a lei non dispiaceva prendersi per un po’ il palcoscenico. - Il corpo è stato ritrovato (in ordine cronologico) da Yamada, Owada e me; e con questo credo di aver detto tutto. A parte i punti oscuri che Naegi di qui a poco dovrebbe chiarirci,  c’è qualche domanda? - si rivolse alla classe colma di quell’egocentrismo da prima donna che la metteva sempre al centro del mondo, e che le disegnava quel sorrisino gongolante sulle labbra sottili.
- Non c’è qualcosa di sbagliato?- parlò titubante il motociclista, aggrottando la fronte pensieroso,
- Pensi che abbia detto qualcosa di errato? - s’incrinò leggermente l’espressione che aveva sul viso a causa dell’irritazione provocatagli dall’essere ripresa,
- No, non quello che hai detto tu, ma quello che è stato detto durante il processo - volle subito specificare Mondo, memore del pessimo carattere della gothic.
- Qualcosa non ti torna? - s’intromise Kyouko,
- Si…- ammise lui incrociandone dritto lo sguardo, senza distoglierlo, affrontandolo di petto - … Kirigiri, perché non sei stata tu la prima a trovare il cadavere? -
Ci fu un breve attimo di silenzio mentre la tensione nella stanza saliva.
Quella domanda di Owada nascondeva forse un’accusa nei confronti della ragazza?
- No, aspetta Owa! Qui, non ci capisco nulla. Perché Kiri avrebbe dovuto trovare per  prima il cadavere?- l’esclamazioni di Hagakure smorzarono un po’ la scena che si stava venendo a creare,
- È vero - sorrise Kirigiri prendendosi al col tempo il mento con la mano, come quando stava riflettendo, - Dopo che Yamada ci aveva riferito ciò che era accaduto questa mattina (la caccia ai fantasmi), io avevo affermato che sarei andata ad investigare sul posto, anche Togami lo può confermare - ricordò, non mostrava però alcun cenno di preoccupazione per una simile incongruenza,
- Tsk… Se ti metti a fare anche tu la misteriosa questo processo non avrà mai fine - osservò l’ereditiere, l’ultimo in quel momento che avrebbe dovuto parlare, ma sempre irritato quando erano gli altri a nascondergli qualcosa.
- Non intendevo farlo - negò lei riprendendo parola, - … riflettevo solo su come una semplice curiosità mi abbia allontanato a tal punto dalla scena di un crimine - disse biasimando in parte se stessa, - Non sono mai arrivata al bagno comune. Appena fuori dalla soglia ho trovato delle chiazze d’acqua e le ho seguite -
- Uppupupupupu! Alice che segue le orme del bianconiglio - rise Monokuma, e mai similitudine parve più azzeccata.
- E perché trovavi cosi inusuali delle… ehm, chiazze d’acqua? - domandò Hagakure, titubante nel parlarle, temendo un atto violento da parte sua, gli ci sarebbe voluto del tempo prima che dalla sua mente si cancellasse l’immagine di quel dolce panda.
- Perché non si dirigevano verso i dormitori - gli rispose guardando però da tutt’altra parte rispetto a dove si trovava (sì, era arrabbiata), - Solitamente, dopo che si è fatto un bagno, se non si è riusciti ad asciugarsi del tutto si torna in dormitorio - osservò, difatti in ognuna delle loro stanze c’era a disposizione un phon per asciugare i capelli, era un fatto logico tornare in stanza in quel caso. - Seguendo le impronte invece ho trovato che andavano per l’edificio scolastico - specificò e difatti sembrò strano, - pensandoci adesso, probabilmente quelle tracce sono state lasciate dall’assassino dopo che ha ripescato il corpo di Fukawa dalla vasca - ipotizzò, ma quando una ipotesi prendeva forma dalla sua bocca diveniva automaticamente una certezza.
- Kirigiri, a tuo parere, da quanto tempo dovevano essere state lasciate quelle chiazze? - domandò Owada, intravedendo una possibilità,
- So cosa pensi Owada, ma ti devo deludere, il pavimento è formato da piastrelle poco assorbenti e l’ambiente non facilità l’evaporazione dell’acqua, poteva trattarsi di ore come di pochi minuti - ne smontò il tentativo di creare una prova a favore dell’innocenza dell’ereditiere.
- Almeno potete testimoniare che non era bagnato quando vi ho incontrato - osservò sbuffando Byakuya, nervoso per l’attesa a cui lo costringeva Naegi, possibile che non ci fosse ancora arrivato? A lui sembrava talmente ovvio. Tutti quegli indizi.
- Però Master Byakuya Togami, Lady Kyouko Kirigiri afferma che le tracce potevano essere state lasciate lì da ore, avresti avuto tutto il tempo per asciugarti - lo smontò Yamada mangiandosi le unghie dal nervosismo, stava sudando, non doveva piacergli correggere il damerino,
- In più provenivi dall’edificio scolastico - si aggiunse Owada,
- E non indossavi la giacca della divisa, segno che forse te l’eri tolta per asciugare la camicia sottostante - concluse Kirigiri.
Inutile, per trovarsi una via di scampo Togami poteva basarsi unicamente sul proprio alibi, il quale sarebbe stato dimostrabile solo quando Naegi avrebbe esposto il suo segreto.  Sempre che ne fosse in grado.
Sbuffò, tastandosi la fronte, avvertendo sotto le dita il bendaggio fattogli qualche ora prima dal motociclista, si era dimenticato di averlo, per quanto le ferite alla testa sanguinassero molto adesso doveva essersi di certo richiusa, più tardi avrebbe dovuto controllare.
- Credo di aver capito… - la voce di Makoto mise fine a quell’estenuante attesa.

[…]
Prima però di ascoltare le conclusioni a cui era arrivato Naegi, bisogna fare un passo indietro, ovvero, seguire il ragionamento che lo ho portato alla risposta.
“Cosa mi ha raccontato Togami della sua famiglia?” era partito da questa domanda, riportando in superficie tutti i discorsi che aveva condiviso con l’ereditiere.
Essenzialmente però ciò che gli tornava in mente era solo quella storia del “prescelto” su cui il ragazzo aveva tanto insistito: “- Si nasce predestinati, ma per divenire prescelti bisogna faticare, lottare anche con le unghie e con i denti -” gli aveva detto più volte; da quelle affermazione Makoto si era sempre sentito confuso, prescelti e predestinati non erano la stessa cosa?
Bhè, per l’ereditiere non lo erano per nulla. Lui essendo un prescelto aveva il piacere di guardare tutti da un gradino più alto, guadagnato grazie alle proprie fatiche, i predestinati invece non potevano vantarsi di tale onore, poiché il loro titolo lo ricevevano alla nascita senza alcuno sforzo.
“Ma com’è che Togami è diventato un prescelto?” si sforzò per ricordare, chiedendosi poi come avesse fatto a dimenticare un particolare simile.
Togami era il più giovane di 15 fratelli, quindi tecnicamente ultimo in linea di successione per diventare il capofamiglia della stirpe.
Eppure aveva l'appellativo di "super ultra ereditiere liceale" perché un giorno avrebbe avuto quel titolo.
“Come aveva fatto?”
Certo, c'era riuscito perché i 15 (tra fratelli e sorelle) che lo precedevano, erano tutti morti.
Non morti nel senso letterale del termine, no, perché questo avrebbe fatto di Togami un omicida. Erano morti per la famiglia, costretti ad un umiliante e povero esilio nel quale erano preclusi tutti gli sbocchi al successo a cui si poteva accedere grazie all’immenso potere della stirpe.
“Ma perché l’esilio?” continuò a farsi domande su domande.
“Ah, è vero! Tutti i figli del patriarca dei Togami devono dimostrasi adeguati a portare il peso della famiglia sulle spalle” ovvero, si dovevano mostrare idonei, superare prove su prove fino a non rimanere l’unico a sopravvivere.
Forse in fondo un poco era vero che Togami aveva seppellito i proprio fratelli, visto che alla fine era stato lui l’unico a mostrarsi abbastanza lodevole a portare il nome che aveva ora.
“Aspetta! Il nome che ha ora..? Perché prima ne aveva uno diverso?”
Il patriarca aveva 15 figli. Improbabile che avessero tutti la stessa madre.
- Molte donne vorrebbero vantarsi di avere un figlio con il nome dei Togami, perché queste le renderebbe automaticamente consorti di uno degli uomini più potenti del mondo e madri del suo futuro successore. Vi sono una miriade di spasimanti, per questo vengono scelte solo le più meritevoli -” come i figli anche le consorti dei Togami andavano a selezione, e alla fine la vincitrice era quella che aveva partorito il solo vero erede.
Quando glielo aveva detto Naegi ne era rimasto un po’ sconvolto e l’ereditiere aveva riso alla sua perplessità: “- Se stai pensando a qualche sciocchezza sull’amore o sui rapporti familiari evitali, nella mia famiglia ogni cosa si traduce in affari -  “ lo stava deridendo e, anche se sapeva di essere nel giusto, Makoto non sapeva come replicare, vivevano in mondi troppo diversi (a confronto cominciò a sentirsi così piccolo).
- Quindi, visto che sei tu l’erede dei Togami, tua madre è divenuta la moglie di tua padre, giusto?-” gli aveva chiesto, avvertendo nella propria mente una miriade di pensieri confusi e sconnessi,
- Non ho mai affermato questo..- “ aveva avuto una reazione scostante Togami, il riso con cui lo derideva di colpo scomparso, mentre il suo sguardo si spostava altrove- Per un momento gli parve… in imbarazzo?!
“Perché quando ho parlato di sua madre ha reagito in quel modo? Ma, soprattutto, perché sua madre non è la consorte di suo padre ora che lui è il prescelto?”
Che fosse morta? Ne dubitava, se fosse stato vero allora non avrebbe avuto motivo di vergognarsi.
-Sei il più giovane di 15 fratelli?-“
“- Non fare quella faccia d’allocco, non è che con loro abbia mai avuto qualche genere di rapporto (se non quando ci davamo battaglia per il titolo), quello più vicino d’età con me adesso dovrebbe avere 32 anni -“
Sedici anni erano una distanza notevole tra un figlio e l’altro, senza contare che tra i fratelli maggiori di Byakuya la differenza di età non superava gli otto anni. In più far partecipare un dodicenne a confronti in cui gli altri partecipanti erano adulti era al quanto crudele, sembrava proprio che si volesse precludergli ogni possibilità di farcela.
O forse, più semplicemente, Togami non era mai stato contato.
“Ooh..”
- Tutti i miei fratelli dopo aver portato per tutta la vita il nome dei Togami se lo sono visti portare via, non c’è umiliazione più grande in assoluto -
A differenza sua, per i suoi fratelli non c’era mai stato alcun altro nome prima di Togami.
[…]


- Togami, tu sei un figlio illegittimo, vero? -
Proclamò Naegi e, alle sue parole, tutto divenne così terribilmente palese, ovvio. Aveva usato un certo tatto e molta delicatezza nel rivolgergli una simile domanda, e Byakuya trovò comica la sua espressione. Di nuovo, temeva di ferire i suoi sentimenti?
- E bravo Makochin!- intervenne a quel punto Monokuma tutto esultante ed esaltato, -*Ta ra da dan!* Hai indovinato! - confermò i suoi sospetti mentre saltellava divertito sul suo trono, - Ora però permettete a me (vostro preside), di fare le presentazioni - dal nulla apparve un cordicella, che il robot orso tirò prontamente, facendo cadere una miriade di coriandoli sull’intera sala.
- Cara classe di bastardi, ecco a voi il vero bastardo della classe! - due striscioni appesi al soffitto erano stati srotolati e ora fiancheggiavano il biondo, su entrambi vi era la scritta a lettere cubitali “erede bastardo”,
- Conosciuto ora come Byakuya Togami “il super ultra ereditiere liceale”, è stato per anni l’unica macchia di infamia che rischiava di gettare la stirpe nel fango, una mina vagante che avrebbe potuto far esplodere il sistema su cui essa sorgeva e nel quale è stato ammesso solo con la speranza che fosse lui a soccombere al sistema - gongolava l’orso ridendo sguaiatamente, tronfio della riuscita dal suo piano.
Credeva di aver vinto... ma se sperava che se ne sarebbe sentito umiliato, si sbagliava.
Se credeva che con una simile pagliacciata lo avrebbe distrutto, si sbagliava.
Se pensava di averlo sconfitto, bhè, in quel caso: si sbagliava DI GROSSO.
- Allora Monokuma, visto che sei stato tu a farmi questo scherzo, puoi confermare che ho passato tutta la giornata in palestra a strappare fotografie e documenti in cui c’era il mio nome precedente? - con una totale indifferenza Togami si rivolse all’orso preside ignorandone il balletto al quanto insensato e imbarazzante (da dove l’aveva tirato fuori quel costume da spogliarellista brasiliana?),
- Ah..? - si bloccò il robot facendo cadere le piume del suo costume, - Uff.. Si, si. Ci sono le registrazioni dei video di sorveglianza come prova - rispose sbuffando, mai che gli desse una soddisfazione quel ragazzo. Un tipo davvero noioso.
“T’infilzo su uno spiedo gigante e ti cucino a fuoco lento” gli prometteva intanto mentalmente Byakuya avvertendo una profonda rabbia che gli risaliva lo stomaco e gli bruciava la gola, aveva una voglia matta di urlare, di ricoprire d’insulti quell’idiota, di strappare quegli striscioni e di cancellare gli ultimi cinque minuti di quel processo dalla mente di tutti i presenti. Anzi, no, avrebbe cancellato l’intera giornata, così da procurarsi un alibi per l’omicidio di Fukawa.
Non voleva. Non avrebbe mai voluto che qualcuno lo scoprisse.
Aveva faticato tanto a dimenticare quel vecchio se stesso che aveva vissuto per ben otto anni all’oscuro di quale sangue scorresse nelle sue vene. Aveva faticato tanto per diventare l’erede perfetto di quella famiglia che mai lo aveva riconosciuto come suo membro sino a quando non era divenuto lui il prescelto.

- Allora, con la testimonianza di Monokuma possiamo ritenere Togami sopra ad ogni sospetto? - domandò Naegi con il semplice desiderio di voltare pagina, cambiare discorso e sorvolare su quella verità a cui erano appena giunti. Era bastato Owada a mostrargli quanto forte potesse essere il desiderio di tenere sepolte certe ombre oscure del passato, voleva per lo meno evitare all’ereditiere che gli fosse messo il dito nella piaga. Tali premure non furono però percepite da Byakuya, il quale di certo non le avrebbe apprezzate, troppo impegnato ad arginare il sangue che usciva dalla metaforica ferita che gli era stata inferta. Per quanto si fosse preparato a riceverla, in realtà, pronto non lo era affatto.
- Essendo lui l’unico che può accedere ai filmati delle telecamere, la sua parola viene presa per buona - affermò Kirigiri, per quanto le seccasse ammettere la valenza delle informazioni che ricevevano da quel orso,
- Asp..! Credete a Monokuma!? - si allarmò Asahina, il volto colmo d’angoscia,
- Purtroppo, non possiamo fare altro - fece Kyouko,
- Ma… ma lui è il pazzo crudele che ci ha rinchiuso qui dentro! Come potete credergli?! - urlò, e la sua voce si spezzò dal pianto che rapidamente gli andava ad invadere gli occhi, - Fukawa è stata uccisa da Togami, nessun’altro può essere stato! Se Monokuma afferma il contrario allora mente! -
- Uppupupupupupu! Io mentire?.. Cosi ferisci i miei sentimenti Aochin, se ingiusta - si finse demoralizzato dalle sue accuse,
- Ingiusta?..- ripete Celestia, le sopracciglia leggermente inarcate in un’attentamente studiata espressione di stupore, - Monokuma debbo ricordarti che solo qualche giorno fa sei venuto meno a quelle stesse regole che proclamavi assolute? - gli fece memoria sorridendo affabile, - Credo che sia normale dubitare di ciò che dici, forse hai deciso di metterti in combutta con il colpevole Togami perché allettato dal denaro che lui può offriti - ipotizzò, e di nuovo la sua somiglianza con un uccello rapace balzò fuori, rendendo le sue parole affilate come gli artigli di uno sparviero.
- Ugh..! Questi studenti di oggi, tutti cosi diffidenti - si trovò messo alle strette il robot orso e, anche se non era programmato per farlo, cominciò a sudare per il nervosismo,
- Se però fossi così gentile da mostraci i video di sorveglianza, allora, potremmo crederti - aggiunse quasi le fosse venuto in mente per caso e non avesse puntato ad essi sin da subito.
- Lady Celestia Ludenberg, la tua aura mostra che è appena salita a boss di livello 55 - si sentì tremare nelle viscere anche Yamada, dopo quello che aveva subito quel giorno da parte della gothic avrebbe avuto gli incubi per le successi quattro notti,
- Te… te le concedo Celes, m-ma non pensare che i tuoi poteri da boss maligno abbiano qualche effetto su di me! - esclamò Monokuma tutto tremante, non che fosse realmente spaventato, era che gli piaceva stare al gioco. Concedere qui e là qualcosa a quegli inetti così da movimentare un po’ l'ambiente, che altrimenti gli sarebbero sembrate tanto noioso.
Qualche secondo dopo, sui teleschermi alle spalle degli ultimi studenti della Kibougamine partì il video di sorveglianza, con tanto di orario in alto a destra, il quale mostrava l’ereditiere entrare in palestra nella prima mattinata di quel giorno e, usufruendo dell’avanti veloce, si ebbe la conferma che fosse rimasto lì per tutto l’arco della giornata, sino a pochi minuti prima di incontrarsi con Owada e Kirigiri.
- Bene, Toga non è il colpevole! - dire ovvietà con una faccia da beota era ciò che riusciva meglio ad Hagakure, ed era in quel modo che era diventato uno sciamano famoso, - … però, allora chi è stato? - si grattò la guancia perplesso, erano forse arrivati ad un punto cieco?
- Adesso che Togami è stato tolto dalla rosa dei sospetti dobbiamo semplicemente rivedere le prove che abbiamo a disposizione  sotto un'altra ottica - spiegò l’assennata Kirigiri, - Naegi, tu hai qualche idea? -
“Oggi non ho un attimo di tregua” pensò frustrato Makoto,
- Rifletti, c’è forse qualcuno che può destare sospetti? -
“E chi altro? Togami è stato sospettato principalmente perché non si è visto per tutto il giorno. Tutti gli altri hanno un alibi per l’orario presunto…(!)” un pensiero lo attraverso come un fulmine a ciel sereno, facendo cadere su di lui una pensate ombra di preoccupazione.
- Kirigiri, inizialmente avevamo supposto che l’omicidio potesse essere accaduto anche solo ad un'ora prima del ritrovamento del corpo, giusto? - cominciava a vedere i pezzi del puzzle incastrarsi pian piano sotto ai suoi occhi, e il disegno che gli appariva di fronte non gli piaceva affatto.
- Ricordi bene - confermò,
- Quando ho chiesto agli altri cosa stessero facendo, ovvero che mi fornissero un alibi, io mi sono riferito solo a questo pomeriggio, credendo che Fukawa fosse stata uccisa in quest’ultime ore - continuò a riflettere domandandosi cosa lo avesse spinto a pensare che non fosse avvenuto prima.
Aveva parlato con i suoi compagni proprio all’inizio delle indagini, per lasciare una certa privacy a Kirigiri mentre esaminava il corpo, da quel momento però avevano riscontrato nuove prove.
Ciò che prima gli era sembrato nella norma forse ora, da un punto di vista diverso, non lo era più.
“Quello che ha detto è sbagliato!” comprese, realizzando che la sua testimonianza aveva pregiudicato tutto il resto. Se Kyouko non avesse rinvenuto la foto nelle tasche della letterata l’ora del delitto non sarebbe stata mai confermata con esattezza e si sarebbero basati solo sulle sue parole.
- Poco fa abbiamo però stabilito che la morte di Fukawa risale a prima dell’ispezione e non abbiamo ancora avuto modo di appurare cosa stessero facendo tutti - non voleva crederci, era qualcosa d’impensabile, ma forse si sbagliava. Si, di certo era cosi.
- Come sapete io e Owada abbiamo girato per la scuola per tutto il tempo alla ricerca di Togami - cominciò per primo,
- Non abbiamo però mai pensato alla palestra - commentò a mezza voce il motociclista sbuffando, ricordando la faticaccia di guardare dietro ad ogni angolo.
- Io e Lady Celestia Ludenberg siamo sempre rimasti in caffetteria - parlò Yamada,
- Ero in lavanderia a fare il bucato, più tardi mi ha raggiunto anche Oogami - fece Hagakure,
- Stavo indagando, ma se può contare ho incontrato Oogami - toccò a Kirigiri,
- Io seguivo il mio ciclo di allenamenti, poi mi sono recata in lavanderia, dove ho trovato Hagakure e, prima in corridoio, ho incrociato Kirigiri - confermò Sakura,
- Non mi sentivo molto bene, ero rimasta un po' scossa per la visione del fantasma, e per tutta la mattina sono rimasta nella mia stanza - affermò Asahina,
- Qualcuno lo può confermare? -
- Oogami è venuta a trovarmi - ricordò sorridendo all'amica, - Mi ha anche portato del the - fece quell'espressione da animaletto felice che la rendeva adorabile,
- Ho incontrato Kirigiri subito dopo, quando mi stavo recando in lavanderia - fece la gigantessa.
Perché prima non lo aveva accennato?
- Uhmm... Ricordo che Lady Sakura Oogami era venuta in caffetteria proprio per preparare del the - intervenne Yamada,
- Ma non vi sembra sospettoso che una sola persona sia stata vista da così tante gente? - volle mettere un dubbio Celes, - Non sembra volersi creare appositamente dei testimoni per il proprio alibi?- non aveva prove reali per accusarla, ma le bastava instaurare un'incertezza, un minimo di incrinatura nelle convinzioni dei propri compagni per decretare la super ultra lottatrice liceale come colpevole.
- Non provare ad accusare Sakura! Lei è innocente! - corse subito in sua difesa la nuotatrice, a spada tratta, la voce acuta e animata pronta anche ad assalire la gothic se fosse stato necessario. Per la sua migliore amica questo e altro.
- E tu lo sai bene, vero? - l'espressione di Naegi aveva continuato ad incupirsi nel procedere del discorso e ora aveva un volto funereo, pallido e sconsolato, rammarico si udiva nel tono della sua voce, cosi come una profonda frustrazione. Per quanto provasse una diversa composizione delle forme, per quanto le spostasse, girasse o le cambiasse di posizione, le tessere di quel puzzle si potevano incastrare in un solo modo.
- Co...cosa vuoi dire Naegi? - balbettò lei confusa, colta di sorpresa,
- Asahina, sei stata tu ad uccidere Fukawa - sentenziò additandola con decisione.

- Eeeh? Lady Aoi Asahina?!?-
- Co..cosa!? -
Come sempre accadeva, dopo un’accusa plateale come quella di Naegi, si creava un certo scompiglio all'interno della sala, tra esclamazioni di stupore e di sconcerto. Non di meno che questa volta l'accusata era l'energica e innocente Asahina, la quale mai si potrebbe credere capace di tanto. "Eppure le prove dicono questo..." si sentì morire un poco dentro Makoto, ogni volta che giungeva alla verità, nel constatare che uno dei suoi compagni era arrivato a sopprimerne un altro, non poteva non sentirsi un poco colpevole lui stesso. Non aveva promesso di salvarli tutti? Quanti ancora ne sarebbero caduti nell'inganno di Monokuma prima che lui riuscisse a fare qualcosa?
- Naegi, non posso permetterti di macchiare il nome di una mia amica - lo ammonì Oogami, il cipiglio con cui lo fulminava non aveva però quella solida fermezza che spesso la lottatrice aveva mostrato nel dare battaglia a chi attaccava ciò a cui teneva.
Qualcosa sembrava frenarla,
- Anche tu hai qualche sospetto, non è così Oogami?- l'intervento di Kirigiri lo salvò da quel muro insormontabile che rappresentava per lui Sakura. Per Naegi era difficile affrontarla, per quanto sapesse di essere nel giusto, la ammirava molto per il suo stoicismo e per la forza che dimostrava, senza contare il suo fisico di due metri d’altezza di puri muscoli (avrebbe mentito se avesse negato che non lo metteva in soggezione). In più il ragazzo desiderava con tutto se stesso di essere contraddetto, sperava di essere caduto in errore.
- Perché non hai trovato Asahina nella sua stanza – insistette Kyouko,
- Si, invece, mi ha anche portato del the! - negò la nuotatrice, ribadendo ciò che aveva detto poco prima,
- Quante volte Oogami è venuta nella tua stanza? - le domandò,
- Eeh?.. Solo una – ci fu un attimo d’esitazione nella risposta, come se un leggero dubbio stesse cominciando a formarsi nella sua mente,
- È cosi Oogami? – volle conferma la ragazza dalle iridi violacee e, di fronte a quello sguardo, persino la lottatrice più forte al mondo si ritrovò a capitolare, quelli erano gli occhi di chi cercava solo e unicamente la verità.
- Asahina, piccola mia, io sono venuta da te due volte – ammise Sakura, il tono dolce ma cupo, quasi preannunciasse una sciagura, - La prima ti ho porta una tazza di the sperando che ti calmasse, ma alla seconda…-
- Non l’hai trovata, per questo ci siamo incrociate in corridoio – concluse per lei Kirigiri,
- Tu lo sapevi già? – intervenne Owada fissandola accigliato, un poco scioccato,
- L'avevo vista suonare al campanello della camera di Asahina prima di tornare sui tuoi passi – ammise senza mezzi termini, se era per incastrare il colpevole si abbassava ad ogni sotterfugio, come tacere sulle reali informazioni in suo possesso. Mondo constatò che anche nel suo caso aveva fatto lo stesso, chissà che sin da subito non avesse saputo che la nuotatrice era la colpevole.
- Fo... forse è stato quando sono andata in cucina a mangiare! - suppose Asahina, stupita e a disagio nel ritrovarsi nel mirino dei suoi compagni, rischiava di finire male se non fosse corsa ai ripari.
- Era da poco passato mezzogiorno quando ho incrociato Oogami - la informò Kyouko,
- Io e Lady Celestia Ludenberg ci siamo allontanati dalla mensa solo alle 12e30 - affermò Yamada sentendosi importante, dando per una volta un contributo significativo alle indagini,
- E non ti abbiamo visto - gli fu rubata la scena da Celestia, la quale non approvava di essere offuscata dal proprio animaletto da compagnia, - Ti abbiamo trovato solo dopo l'una, quando siamo tornati in caffetteria per il pranzo -
- Dove sei stata e cosa hai fatto in quel lasso di tempo Asahina? - non c'era biasimo nella voce di Naegi, solo una profonda pena e forse pietà per la sorte dalla ragazza, trovatasi accusata d'omicidio.
A denti e pugni stretti Aoi con il volto scuro ascoltava le loro testimonianze, sembrava furente, ma delle leggere lacrime gli riempivano gli occhi.
- Non vi credo - fu Sakura a spezzare quel cerchio di accuse, determinando allo stesso momento la propria scelta,
- Co..cosa? - si animò Celestia, il volto attraversato da una leggera ruga che incrinò la sua perfetta maschera da poker, - Credi sul serio che la tua amichetta non abbia commesso un omicidio? Cosa la eleva al di sopra di tutti gli altri? Pensi che avendone l'occasione non ne avrebbe approfittato? Che non avrebbe tentato di diplomarsi? - c'era frustrazione nella voce della gothic, segno evidente che ne aveva avuto abbastanza, di quel processo, di quel caso, di tutto! Era un’egoista che guardava solo a se stessa, desiderava solo concludere in fretta per potersi riposare e sistemare il proprio vestito, sgualcitosi dopo una giornata tanto animata.
- Aoi non avrebbe mai compiuto un gesto simile - Sakura non avrebbe dubitato ancora della propria migliore amica, come qualcun altro prima di lei preferiva negare l'evidenza delle prove piuttosto di spezzare quel sentimento di totale fiducia che la legava alla nuotatrice.  
Ma una tale comportamento feriva ancora di più Asahina, la quale poteva solo constatare quanto Oogami tenesse alla loro amicizia.
Lei, invece, aveva finito con il tradirla. Le aveva detto il vero.
- Basta! Smettila, Sakura!- le intimò con il pianto che le segnava le guance, - Lo hai capito anche tu che sono colpevole! Non negarlo! - la gigantessa si volse con uno sguardo colmo d'apprensione verso lei, non era la solita imperturbabile roccia, ma solo una ragazza che non voleva perdere una preziosa amica.
Era ovvio che la sapesse colpevole, ma comprenderlo e ammetterlo erano due cose differenti.
- Allora lo confermi? - interruppe Celestia la scenetta strappalacrime, un atteggiamento che in molti avrebbero definito crudele ed insensibile, e che solitamente sarebbe toccato a Byakuya, ma questi sembrava ancora troppo intento a superare il trauma psicologico di essere morto di fronte a tutti come ereditiere dei Togami, riducendosi a semplice cane bastardo.
- Si, sono stata io ad uccidere Fukawa! - ammise rivolgendosi con un certo astio verso la gothic, - Ma non volevo farlo, è stata lei ad attaccarmi - si giustificò crollando allo stesso tempo, lasciandosi andare ad un pianto che, seppur muto, non appariva meno disperato.
Non sapendo se dandole il proprio sostegno potesse ferirla di nuovo, Oogami non si mosse, incapace di consolarla.
Per un momento la sala fu colmata solo dai singhiozzi mal trattenuti di Asahina.
- Credo che comunque, per capire meglio come sono andate le cose, sia il caso di ricostruire i fatti - spezzò quell'atmosfera pesante e angosciosa Kirigiri, e Makoto si chiese se la sua decisione servisse per dare alle nuotatrice il tempo per ricomporsi, un atto umano, una sensibilità che raramente la ragazza mostrava tanto apertamente.
- Ma è davvero necessario? - intervenne Hagakure, sapevano già chi fosse il colpevole, aveva pure confessato.
- Ci sono ancora dei punti oscuri che vanno chiariti - fu l'ereditiere a rispondergli, mostrando una capacità di recupero che aveva dell'incredibile. Non c'era nulla di più pietoso che farsi vedere da altri a rammendarsi da solo le proprie ferite. - In più, la confessione di Asahina non basta, bisogna mostrare le prove della sua colpevolezza - aggiunse, non fosse mai che qualcuno, impietosito dalle lacrime della nuotatrice decidesse arbitrariamente (nonostante le prove), che fosse lui il colpevole, sprecando così tutti i suoi sforzi.
- Naegi, tocca a te -
I sentimentalismi e i rimorsi dovevano essere rimandati a più tardi, ancora una volta Makoto era richiamato al dovere da Togami e Kirigiri.
Ancora una volta toccava a lui mostrare il disegno completo dal delitto, con tutti i pezzi al loro posto.*
- Non abbiamo ancora tutti i componenti, ma posso dare un idea approssimativa dei fatti - affermò con un tono smorto, privo di vitalità e un poco deprimente. Non voleva assistere ad un'altra esecuzione, ma aveva forse altra scelta?

- Quella mattina Asahina non è rimasta tutto il tempo nella sua camera come ha affermato, la testimonianza di Oogami ci dice che a mezzogiorno non era nella sua stanza, e Celestia e Yamada affermano di aver lasciato la sala mensa solo alle 12e30, per poi tornare dopo l'una e coglierla in flagrante mentre lasciava la cucina. C'è un'ora di vuoto che va dalle 12 (se non prima, contando che della nuotatrice non si hanno notizie dopo la prima visita di Oogami alla sua stanza), alle 13, orario in cui Asahina si è recata nel bagno comune per accertarsi se ciò che ha aveva visto la sera prima (quella sorta di spettro o fantasma), fosse reale.
Sappiamo che nel tempo in cui era lì, Fukawa l'ha raggiunta, ed ecco il primo tassello mancate: perché Fukawa avrebbe dovuto attaccare Asahina? E cosa ci faceva lì? Visto che la letterata non amava quel luogo possiamo supporre che abbia seguito Asahina, ma per quale motivo? - iniziò la spiegazione, e non pareva più il Naegi che tutti conoscevano, quella sua abilità lo portava a mutare il proprio carattere, diveniva irriconoscibile: serio, attendibile, sicuro di sé.
Un personaggio di tutto rispetto.
- Io propongo di chiedere il motivo a Monokuma - intervenne Kirigiri, come al solito quando Makoto raggiungeva un punto dolente, era pronta a dargli supporto,
-Upupupupu! Credete che abbia istigato la pazza pluriomicida contro la tutta pimpante Aochin!? Upupupu! Che pensiero peregrino - negò l'orso ridendo divertito,
-  Vuoi fregarci mettendo in mezzo Genocide? Pensi che siamo tanto sciocchi? - s’impuntò Togami, sistemandosi gli occhiali cosi che il riflesso per un momento ne oscurasse lo sguardo gelido con cui, simile all'acido, logorava la ferraglia da cui era composto l'orso robot.
- Eh? Che centra Genocide..? - qualcuno di cosi sciocco a quanto pare c'era, ma era Hagakure, nulla da stupirsi,
- Monokuma ha detto di non aver istigato la "pazza pluriomicida", un chiaro riferimento alla personalità alternativa di Fukawa, ovvero la serial killer Genocide Shou - spiegò Kirigiri a nota di tutti, per evitare in seguito altri interventi inutili, - Noi però volevamo sapere se avesse plagiato la sua personalità predominante -
- Chissà... chissà, forse sì, forse no - rispose il preside robot facendo un gesto annoiato con la zampa, - Ma dimmi Owada, se lo avessi fatto, come ci sarei riuscito? - si rivolese direttamente al motociclista con stupore di questi e non solo, di tutti gli studenti presenti. Mondo si ritrovò di colpo ad usare il cervello, ma fortunatamente non era una domanda troppo difficile,
- Hai sfruttato Togami - rispose, per nulla contento di essere tirato in mezzo da quell’orso psicopatico,
- Bravo bastardo! Hai visto che quando t’impegni ci arrivi? - lo beffeggiò applaudendogli e risvegliando il lui l'istinto (suicida), di prenderlo a calci su quella testa rotonda come un pallone.
- Quindi mi hai usato? - domandò Byakuya, desideroso di avere risposta alle proprie domande,
- Yes - yes! Avevo idea di farti credere che Fukawa aveva scoperto il tuo segreto e spingerti così ad ucciderla, ma è andata anche meglio di quanto immaginassi - gongolò, - Avevo lasciato come regalo a quella puzzona la foto che poi avete trovato nelle sue tasche, ma Aochin è arrivata prima e Fukawa ha piacevolmente frainteso la situazione - spiegò ridendo, non avrebbe detto altro.
- Sì, sono stata io a trovare la foto, Fukawa è entrata mentre la tenevo e, quando l'ha vista, mi ha subito attaccato armata di forbici...- si strofinò gli occhi Aoi, incapace di frenare il pianto,
- Quindi Fukawa ha attaccato Asahina con la probabile intenzione di appropriarsi della fotografia - riprese Makoto,
- Che stupidaggine morire per una foto - commentò Celestia con aria annoiata, ora che si era arrivati al momento finale, tutta la smania che aveva mostrato per terminare il processo sembrava svanita,
- In realtà Fukawa temeva che Asahina stesse complottando qualcosa ai danni del suo adorato "cavaliere bianco" - a sentire quell’orribile soprannome pronunciato con quell'espressione seria da Kirigiri, sia Togami sia Naegi rabbrividirono dal disgusto (per cause assai differenti), pregando perché non lo facesse mai più.
- Come fai ad esserne convinta? - le domandò Celes incuriosita,
- Nelle tasche di Fukawa, insieme alla foto ho trovato anche le chiavi della sua stanza e ci sono andata a dare un’occhiata, lì ho rinvenuto la lettera con cui Monokuma l'ha spinta ad andare nel bagno comune - li informò, e Naegi avvertì un certo rammarico nel constatare l'incapacità della ragazza di lavorare in squadra, tendeva ancora a stare tra le sue nascondendogli indizi che tirava fuori solo all'ultimo momento, come in quel caso.
- E quando l'avresti esaminata? - anche Togami sembrava irritato per lo stesso motivo, credeva di essere l'unico a potersi permettere un simile atteggiamento scostante nei confronti degli altri,
- Quando voi tre perdevate tempo a farvi il bagno - il suo sarcasmo faceva ancora un poco storcere il naso all'ereditiere, ma ci si stava rapidamente abituando. Ovviamente si riferiva al momento in cui stavano cercando l'arma del delitto nelle vasche.
- In breve - riprese a parlare Kyouko, - ... nella lettera viene intimato alla letterata di recarsi a recuperare questo "oggetto" che, se fosse trovato da altri, decreterebbe automaticamente la morte di Togami -
- Ha quindi pensato che, con in mano l'oggetto in questione, Asahina avesse cattiva intenzioni nei confronti di Togami e l'ha automaticamente attaccata - chiarirono finalmente il primo punto lasciato in sospeso. Naegi poteva riprendere la sua ricostruzione.
- Quando Fukawa l'ha attaccata, Asahina non ha trovato altro luogo in cui fuggire se non verso le vasche, lì è avvenuta la colluttazione.
Fisicamente Asahina è più forte della letterata che, non essendo nella sua personalità alternativa, aveva ben scarse possibilità di averla vinta. Grazie a questo Asahina è stata in grado di disarmarla e appropriarsi delle forbici con cui l'aveva attaccata... -
Ebbe un attimo di esitazione nel continuare. Deglutì,
- A quel punto Asahina ha pugnalato Fukawa alla gola, a causa di questo il suo corpo ha perso l'equilibrio, cadendo nella vasca - odiava raccontare quella parte.
- Io... io non lo volevo fare, mi... mi stavo solo difendendo! Lei però mi si è gettata contro, o forse è scivolata a causa dell'acqua, non lo so!.- urlò la nuotatrice disperata tenendosi la testa fra le mani, scuotendo forte il capo cercando di scacciare quei terribili ricordi,  - La forbice si è piantata nella sua gola e, e quando ha tentato di allontanarsi si è... si è formata quella orribile ferita! H-ha cominciato a sanguinare. Fukawa mi fissava... - gridò con tutto il fiato che le riempiva i polmoni, le era bastato rivedere mentalmente quegli occhi che la guardavano, ricordare come la loro luce si fosse spenta, di quanto stupore, rabbia, odio, con quelle sole iridi Fukawa era riuscita a riversare su di lei.  - È caduta nella vasca e da lì non si è più mossa - tremava stringendosi ora le braccia al petto, il volto pallido e sconvolto.
In qualche modo Naegi non poté far a meno di pensare a Maizono, a quanto turbata gli si fosse mostrata quando aveva creduto che da lì, da quella stramaledetta accademia, non ne sarebbe più uscita. Invece, ironia del destino, era stata la prima ad andarsene, anche se non come aveva sperato.
Dopo quella piccola atroce ammissione di Asahina, Makoto riprese da dove si era interroto.
- Probabilmente sconvolta per ciò che aveva fatto, le è caduta l'arma del delitto ed è corsa via. Non sapendo come agire si è recata in sala mensa, forse cercando aiuto, poi però deve aver compreso l'inutilità di quel gesto e ha cominciato a riflettere su cosa dovesse fare -
- E allora, visto che tanto aveva commesso un omicidio, ha cominciato a riflettere su come farla franca - commento Togami,
- Si, ha pensato che Togami fosse un buon capro espiatorio, Oogami doveva averle raccontato che non si era visto per tutto il giorno, ed era anche in possesso di quella foto con cui avrebbe potuto incastrarlo, doveva solo metterla addosso al corpo di Fukawa.
Deciso il da farsi Asahina è uscita dalla cucina, dove si era rifugiata, anche per ripulirsi da eventuali tracce di sangue, ma lì è stata trovata dagli altri - non ricevendo altre interruzioni, Makoto continuo a raccontare,
- A seguito di quell'incontro come sapete è avvenuta la caccia ai fantasmi, e Asahina ha dovuto inventarsi un modo perché il corpo non fosse trovato prima che lei sistemasse le false prove, aveva finto di controllare lei stessa le vasche, ma non bastava...(!)
Per sicurezza lo chiedo: Yamada, erano tuoi i disegni che si trovavano in cucina? - s’interruppe per porre quella domanda all'otaku, era arrivato al secondo punto incerto,
- Eh? Devo aver dimenticato ancora in giro le mie bozze.. - ammise grattandosi dietro la nuca, - mentre preparo il the per Lady Celestia Ludenberg mi diletto a fare qualche schizzo -
- Come li ho notati io, anche Asahina, quando si è recata in cucina, poteva averli visti. Essi stanno alla base della doujinshin che Yamada sta recentemente componendo - a quelle parole, in un attimo, un'aura densa come l'oscurità avvolse Celestia, qualcun altro aveva visto quei disegni indecenti con lei come protagonista? - Asahina deve averne riconosciuto il soggetto, per questo, quando si trovavano nello spogliatoio del bagno comune, ha rovesciato di proposito lo zaino di Yamada, facendo in modo che tutti vedessero il suo ehm... lavoro(?). Voleva creare scompiglio e allo stesso tempo allontanare chiunque da lì (sarebbe stata una coincidenza troppo comoda perché fosse casuale), e c'è riuscita. Yamada e Celestia se ne sono andati di corsa, così Hagakure subito dopo.
Erano rimaste solo lei e Oogami, ma le bastò dare appuntamento a più tardi alla lottatrice, fingendo forse di doversi recare un momento nella propria camera, per risolvere il problema.
Salutata Oogami è tornata nel bagno grande e ha estratto il corpo di Fukawa dall'acqua, finendo per bagnarsi lei stessa, le ha infilato la foto in tasca e ha nascosto il corpo nella sauna, non credo l'abbia fatto per un motivo preciso, forse temeva solo che, rivelando l'orario della morte, fosse strano che lei non l'avesse notato.
La sauna invece era lontana dallo sguardo quindi non sarebbe stato strano non notare un cadavere stipato lì dentro.
Ha però perso troppo tempo e stava tardando per l'appuntamento con Oogami - per la foga non ha notato di essersi sporcata le mani di sangue e che aveva lasciato delle tracce sulla porta, - non aveva neppure il tempo di asciugarsi, quindi si è semplicemente recata in palestra.
E' stato mentre si recava lì che ha lasciato quelle tracce d'acqua che Kirigiri ha notato, ed è stato perché io non vedessi che era completamente bagnata che mi ha colpito quando l'ho incontrata in piscina -ricordava bene come avesse trovato strano l'aver trovato la ragazza con i vestiti completamente zuppi d'acqua quando avrebbe potuto benissimo indossare un costume.
Si fermò, attendendo qualche osservazione per correggere la traiettoria dei suoi colpi, magari il suo ragionamento aveva fallato in qualche dettaglio,
- A grandi linee credo che il delitto sia avvenuto in questo modo - ebbe l'appoggio di Kirigiri,
- Si, è andata così - ammise tristemente Asahina, - ho dato appuntamento a Sakura in palestra dicendole che ci saremo allenate insieme e sono andata a prendere Fukawa come ha detto Naegi... - tremava ancora, conscia che presto la scure si sarebbe abbattuta sulla sua testa. Non era però ancora venuto l'ora della sua esecuzione, e aveva una domanda fare,
- Naegi, come hai capito che ero io? - domandò accennando ad un sorriso che non aveva nulla di quell'espressione allegra e colma d'energia che normalmente gli era così solita.
Makoto avvertì una stretta al cuore a quella richiesta,
- Perché hai detto : "quando ho dato un occhiata alla stanza delle vasche ho visto un'ombra che correva verso la sauna"; e questo è sbagliato Asahina - le spiegò, - Fukawa in quel momento era già morta e tutti avevano un alibi, quindi, mentivi. E perché mentire? Per non dire di aver visto il cadavere della letterata a mollo nell'acqua, e perché non dirlo? -
- Perché sono la colpevole - concluse per lui e, dicendo questo, estrasse dalla tasca il frammento mancante della fotografia, il volto della madre di Togami, - Kirigiri, credo che sapessi già che lo avevo io - glielo mostrò,
- Supponevo che il colpevole lo tenesse ancora con sé, visto che non ne ho trovato traccia in giro - ammise,
- è una bella donna tua madre Togami...- commentò la nuotatrice osservando per un'ultima volta l'immagine prima di andare a consegnarla all'ereditiere,
- Sei una sciocca, se non avessi faticato tanto per dare l'altra parte a Fukawa... - la ammonì lui, ma poi tacque, prendendo quel frammento di foto dalle sue mani. No, se non fosse stata la fotografia sarebbero state le tracce d'acqua ad inchiodarla, o forse quelle impronte di sangue che si confondevano bene, ma non così tanto, sulla sua giacca rossa. Oppure si sarebbe semplicemente tradita da sola, come con quell'ammissione dell'"ombra" quando in realtà non c'era nulla.
Asahina non era un assassina, e mai lo sarebbe voluta diventare. Non aveva progettato alcun omicidio, si era solo trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato, e davanti ad una situazione disperata aveva semplicemente chiuso gli occhi e incrociato le dita. Probabilmente anche lei, sin da subito, aveva compreso di non aver speranza di farla franca che, una volta crollati i sospetti contro Byakuya, non le sarebbe rimasto nulla. Ecco perché inizialmente si era tanto prodigata ad accusarlo, non era semplice antipatia, ma istinto di sopravvivenza.
Per la prima volta in vita sua, Togami provò pietà per un altro essere umano, forse era stato contagiato dalla malattia di Naegi e si sarebbe tramutato presto in un sentimentale. Ma era normale che si sentisse così, se non fosse stata Asahina, sarebbe stato lui, proprio come nei piani di Monokuma, ad uccidere Fukawa così da mantenere nascosto il suo segreto.
Avrebbe forse dovuto ringraziarla? No, facendolo l'avrebbe solo presa in giro.
Non disse più nulla, perse il suo momento, e alla fine Monokuma proclamò:
- Allora bastardi, avete raggiunto un verdetto? Allora ditemi chi è il colpevole!-
La votazione fu breve e il risultato ovvio:
Asahina Aoi veniva giudicata colpevole per l'omicidio di Fukawa Touko.
- Avete di nuovo fatto centro, idioti fortunati -
Nessuno però esultò per un simile risultato, nessuno fece alcun commento e nessuno prestò la benché minima attenzione a quel pazzo orso.
La sala era intrisa da un comune sentimento di rispetto verso il condannato a morte, mai priam si era respirata un'atmosfera simile alla conclusione di un processo. Seppur qualcuno si mostrasse ancora insensibile per il destino di un proprio compagno, gli altri vedevano in quell'esecuzione un’ingiustizia ancora più imperdonabile di quelle che già erano avvenute. Era come se un secondo innocente fosse stato mandato a morte!
Per quanto Asahina avesse realmente tolto la vita alla letterata, era impensabile darle la colpa della sua morte. Monokuma aveva manipolato Fukawa, ed era stato questo ad ucciderla, che poi la mano che ne aveva reciso la carotide fosse stata quella di Aoi appariva superfluo.
Eppure, dalla malsana giustizia del burattinaio non si scappava.
- Sakura, sei stata un ottima amica - fu il commiato della nuotatrice tra le lacrime, prima della caduta del martelletto,
- Sta volta avete spiegato tutto voi e siamo già andati per le lunghe, quindi partiamo con l'esecuzione!- annunciò il preside orso.
E fu tardi per una qualunque risposta volesse darle Oogami.   

[GAME OVER]
ASAHINA è stata giudicato colpevole.
La sua esecuzione avrà inizio tra breve.




---
*rifermento all'ultimo atto di ogni processo nel videogioco, quando Makoto espone la ricostruzione del delitto attraverso un manga in cui bisogna riporre le figure adatte nelle giuste vignette.

nda: se sono soddisfatta di questo capitolo? Per nulla! >.<''' devo allenarmi a fare un'esposizione più decente, prometto che al prossimo processo (perché sì, ce ne sarà un altro), farò meglio :D .
NB: Ho dovuto concludere il capitolo qui perché è uscito estremamente lungo. Non pensate che la nostra sirenetta si salverà in qualche modo, il prossimo cap inizierà con la sua esecuzione <3

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Capitolo 7
*** VI ***



Capitolo VI


Prigioniera in una gabbia stava Asahina, braccia legate davanti al corpo, in piedi in mezzo a quelle sbarre sottili, dalla compattezza (all'apparenza) di un foglio d'alluminio, uno sguardo folle, colmo di terrore, sfigurava il dolce viso della ragazza, intenta a fissare il vuoto sotto i suoi piedi. La gabbia si trovava sospesa a mezz'aria, a più di quindici metri da terra, una catena la teneva sollevata, e la nuotatrice ebbe la convinzione che Monokuma volesse farla schiantare a terra.
Ma il palcoscenico per la sua personale esecuzione non era finito, veloce il piccolo orso robot apparve sul palco alla guida di un enorme camion rimorchio, trasportava una vasca colma d'acqua, grande quanto una piscina olimpionica e profonda due volte essa.
Con orrore Aoi comprese ciò che il Burattinaio aveva tenuto in serbo per lei, e la gabbia in cui si trovava non aveva più l'aspetto di qualcosa di pauroso, ma di una sicurezza, molto più di confortevole di ciò che sapeva l'aspettasse in quella vasca.
Uno scatto improvviso e la gabbia precipitò di qualche metro per poi fermarsi quasi a pelo d'acqua, non le riuscì di trattenere un urlo mentre ogni colore le abbandonava il viso e la paura ne scavava le guance. Il cuore accelerava e tutto il sangue defluii nelle gambe, il suo corpo le urlava di scappare, di nascondersi, ma non aveva luogo in cui rifugiarsi.
Era bloccata lì, stava per morire.
Asahina cominciò a piangere, lacrime di rabbie e frustrazione le solcavano il viso, una stretta al petto nel ricordare il cadavere della letterata che aveva abbandonato a mollo nell'acqua, in quell'elemento in cui si trovava così bene, in cui rivelava la sua vera natura.
Eppure, adesso, quello specchio limpido le appariva minaccioso, terrificante.
Da un momento all'altro una piscina, una delle cose che più aveva amato al mondo, si sarebbe tramutata nella sua tomba.
Vestito con una muta da sub intanto Monokuma aveva preso posto al affianco dei comandi, con i quali aveva già fatto muovere la gabbia, era un dispositivo semplice, provvisto di un'unica leva (con essa si poteva allungare o accorciare la catena con cui la gabbia rimaneva sospesa), e un grande bottone rosso dal dubbio utilizzo.

Goodbye, little mermaid

Senza altri indugi Monokuma premette il pulsante, l'assordante suono di una sirena riempì l'aria accompagnato da una luce rossa ad intermittenza, tutti segnali che rivelavano che qualcosa di terribile stava per accadere.
Confusa Asahina ebbe appena il tempo di guardarsi attorno, prima di precipitare sott'acqua.
L'apparecchio aveva aperto il fondo della gabbia e ora la nuotatrice si trovava a sprofondare nella vasca. Delle piccole bollicine d'aria fuggirono dalle sue labbra, era stata colta di sorpresa, non si aspettava un simile colpo basso, anche se trattandosi di Monokuma se lo poteva aspettare.
Cominciò a scalciare, cercando di tornare alla superficie, era una nuotatrice esperta e questo significava che i suoi polmoni potevano incamerare più aria di una persona normale, avere le mani legate non era per lei un forte impedimento, era lenta, ma non aveva grandi difficoltà nel muoversi. Gli allenamenti a cui sì era sottoposta l'avevano portata ad affrontare la corrente impetuosa dell'oceano, per quanto semi-immobilizzata, quella piscina non era nulla a confronto. 1, 2... 9,10 secondi e Asahina aveva quasi raggiunto l'orlo della piscina, il panico di cui era intriso il suo animo non le aveva fatto notare che era composta da vetro, simile a quelle vasche che si trovano negli acquario.
Forse con lei il Burattinaio aveva deciso per una punizione più blanda, cominciò a credere, azzardandosi persino a sperare di potersi salvare. Le bastava uscire dall'acqua...
Non sapeva quanto profonda potesse essere la disperazione una volta che ci si ritrovava a precipitarvi dopo che le proprie speranze sembravano ad un passo dal realizzarsi.
La sua testa sbatté contro qualcosa di liscio e trasparente, una superficie in plexiglas ricopriva per intero la superficie della piscina, e per poco Asahina si mise ad urlare, disperdendo tutta l'aria che le rimaneva.
Era questa la sua fine?
Si chiese con rabbia, le lacrime salate che si disperdevano nell'acqua altrettanto salata.
Allora cosa centrava quella gabbia per squali in cui l'aveva rinchiusa?
Un'ombra scura le piombò alle spalle.
Nel voltarsi la nuotatrice non si curò più di trattenere il respiro.
Gridò, nonostante il suono non si propagasse sott'acqua, consapevole che essa le avrebbe riempito i polmoni, soffocandola.
Annegare non era una sorte poi così temibile a confronto di quella che le era toccata.
Un gigantesco squalo bianco chiuse le sue aguzze fauci su di lei.
Accecata dalla speranza la nuotatrice non aveva avvertito la presenza del predatore.
In superficie, l'immobile specchio dell'acqua si tinse rapidamente di un intenso e denso porpora acceso.



- Hai voglia di scherzare, spero - lo fissò Byakuya con sguardo seccato e tono fermo, anche se uno leggero turbamento sembrava incupirgli il volto, abbastanza perché le sue iridi glaciali non riuscissero a sostenere allungo gli occhi del motociclista a cui si rivolgeva.
- Ma dai, che ti costa farci un piccolo prestito? - continuò a chiedergli solerte Owada, il sorriso dai canini sporgenti che, per quanto sincero, gli dava sempre un'aria pericolosa, come se fosse pronto ad azzannarti da un momento all'altro,
"Que... questa è un estorsione?" si chiedeva intanto Naegi,  muto nell'osservare la scena, trascinato in quella situazione senza avere modo di replicare.
- Infondo siamo amici e sei pure ricco, prendere una piccola somma dal tuo esorbitante patrimonio non dovrebbe crearti problemi - insistette,
- ... e quand'è che saremmo diventati "amici"? - Togami pronunciò quella parola con un certo sforzo , come se si fosse tramutata in veleno sulle sue labbra, non demordeva, non era il tipo di persona che sperperava i suoi guadagni per un semplice ricatto.
Se doveva scegliere tra il pagare il silenzio di qualcuno o liquidarlo, avrebbe sempre scelto la seconda, quando si trattava di denaro diventava piuttosto taccagno.
- Lasciando da parte ciò che abbiamo scoperto durante il processo - Owada era un uomo in tutto e per tutto, non avrebbe sfruttato la più grande debolezza di una persona per farla capitolare, lui per primo sapeva quanto certi segreti logorassero l'animo. -... non vorrai certo che vendiamo questo genere di foto a qualche rivista - l'umiliare però una serpe come Byakuya, facendo vedere al mondo come a cinque anni avesse ottenuto la parte di Cappuccetto Rosso nella recita scolastica dell'asilo, era però qualcosa che non andava in conflitto con la sua morale. Sopratutto se aveva la prospettiva di guadagnarci qualcosa in favore della sua amata banda di motociclisti, non voleva neppure pensare al finimondo che stavano subendo quei poveri ragazzi. Ora che lui era chiuso lì dentro non c'era nessun altro a comandare, e un corpo senza testa finiva con il subire i soprusi degli altri. Facendo una previsione, il conto da saldare per i vari ricoveri in ospedale e la riparazione delle moto... gli veniva il mal di testa con tutti quei numeri. Non era in grado di arrivare ad una somma precisa, ma non ci voleva un genio per capire che non era a portata delle sue povere tasche, se però avesse potuto prelevare almeno la metà della spesa dall'immensa cassaforte di Togami, sarebbe stata tutt'altra storia.
- Do... dove l'hai presa?! - esclamò Byakuya scattando verso il motociclista, in uno slanciò in cui cercò di riprendersi l'oggetto incriminante (imbarazzante), Owada fu però più veloce di lui a levare in alto il braccio, al di fuori della sua portate, quei due centimetri che li differenziavano facevano la differenza. - Ridamela! - gli intimò visibilmente alterato, un livido di rabbia sulla fronte, in quel periodo era stato decisamente troppo umiliato per i suoi gusti.
- Hai dimenticato di finire di ripulire la palestra e (visto che questa mattina ti sei svegliato tardi), io e Naegi ne abbiamo approfittato e siamo andati a darci un'occhiata - lo avvertì e per l'ereditiere fu come un colpo dritto nello stinco - se fosse stato una dama del XVIII sec. avrebbe finto uno svenimento, ma purtroppo non era né una dama, né si trovava nel XVIII secolo. Si dovette trattenere, limitandosi ad impallidire a quella rivelazione, stringendo i pugni mentre nella sua mente risorgevano tutti gli avvenimenti più infausti (vergognosi), dei suoi primi anni di vita e che, puntualmente, sua madre aveva deciso di fotografare.
Per quanto potente fosse la famiglia Togami, il gossip e il desiderio popolare di mettere alla berlina coloro che occupavano uno status sociale elevato erano ben più forti.
- Tsk... non credere che mi pieghi ad un simile ricatto - si sistemò gli occhiali sulla radice del naso, credendo così di occultare l'agitazione che gli invadeva il petto, stava ragionando sul genere di punizione gli sarebbe toccata una volta uscito da lì, soppesando quale peccato sarebbe stato giudicato il più grave (da suo padre), tra il cedere ad un estorsione e la pubblica umiliazione. Entrambi creavano dei precedenti non da poco, che lo avrebbero portato a divenire malleabile per tutta la vita per l'una o l'altra cosa.
- Abbiamo anche le immagini delle tue "prime volte" - annunciò candidamente Owada, estraendo il proprio asso nella manica, e con quell'attacco i punti PV di Byakuya calarono vistosamente, era un brutto colpo, abbastanza perché la sua riserva di vita fosse prossima allo zero. Chissà quanto faticava Mondo per non mettersi a ridere,  riflette fulminandolo con uno sguardo carico d'odio, mentre l'onta dell'imbarazzo rendeva le sue guance di un vivido rosso acceso. Naegi aveva già rinunciato da un pezzo dal trattenersi e in silenzio si era volta per nascondere quel risolino che gli era salito alle labbra. Non c'era alcun dubbio che le avesse viste anche lui, bastava osservare quell'atteggiamento per averne la certezza.
L'ereditiere strinse i denti, livido di rabbia e frustrazione, ma perché sua madre non le aveva semplicemente bruciate? Ma si sa come sono le mamme, sempre fiere delle "prime volte" dei loro figli: primo giorno all'asilo, primo bagnetto, prima festa di compleanno, prima recita, prima volta sul vasino...
Se avesse commesso un pluriomicidio in quel momento quante probabilità aveva di farla franca? Decisamente poche, sopratutto perché con quei due avrebbe raggiunto il tetto massimo degli omicidi imposto da Monokuma e non avrebbe potuto liberarsi di Kirigiri che, di certo, in un processo lo avrebbe inchiodato (in più, anche Celestia poteva diventare pericolosa).
Davanti ad una situazione disperata, bisognava prendere decisioni altrettanto disperate.
- Naegi!.- chiamò Togami facendolo trasalire, quella sua sensibilità esagerata nei confronti degli altri poteva tornare a suo vantaggio,
- Si..?- balbettò Makoto, consapevole di star per essere invischiato ancora di più in quella storia,
- Quelli sono gli unici ricordi che ho di mia madre. Non la vedo da quando avevo otto anni e sono stato ufficialmente adottato dalla famiglia Togami, la quale non le ha mai permesso di avvicinarsi a me - tirò tutto d'un fiato, non era pratico dei sentimentalismi, ma avendo detto la verità sapeva che ciò avrebbe toccato il ragazzo più di qualunque complicata bugia si sarebbe potuto inventare.
- Ah...- di certo però non si aspettava che il piccolo e dolce Naegi scoppiasse in lacrime, cosa che fece di riflesso, prima ancora che la sua mente elaborasse le parole rivoltogli dal biondo.
"Va bene, forse la mia infanzia appare più terribile di quanto lo sia stata in realtà" realizzò Togami, il quale, vivendo quegli eventi in prima persona, li aveva accettati come la normalità. Visto che sua madre non avrebbe mai potuto far parte della famiglia non aveva alcun diritto di avvicinarsi ad essa, se anche Byakuya avesse sofferto di quella distanza (e non lo stava ammettendo), con il corso del tempo dovette farsene una ragione, e quella figura che per otto anni era stata il centro del suo universo aveva finito con il diventare un fantasma dai contorni pallidi e indistinti.
- Ohi... Naegi, non stai esagerando? - si sentì a disagio Owada, un po' come quando parlava con Fujisaki, si sarebbe aspettato da lui una reazione simile, non da Makoto. Infondo gli aveva spiegato che la loro era solo una finta, non aveva veramente l'intenzione (non totalmente almeno), di estorcere dei soldi a Togami. Quando aveva pensato alla tecnica "facciamo i bastardi così che la piccola serpe si arrabbi e non abbia il tempo di deprimersi" gli era sembrata un'idea perfetta, almeno nei confronti dell'ereditiere, il quale non avrebbe mai accettato volentieri che qualcuno si preoccupasse per lui.
- Eh..? No, non avete capito non sto piangendo per...- si stupì Makoto nel trovarsi osservato da quei volti stupefatti e un po' sconvolti, - è che... ché-ee - fu interrotto da una serie di starnuti che avrebbero assordato un elefante, seguiti da una specie di singhiozzo simile allo squittio di un topo.
- ... e questo? - volle chiedere spiegazione Byakuya dopo che il ragazzo si fu finalmente fermato,
- Benso di non sDare molDo bene...- balbettò in risposta mentre si strusciava gli occhi sulla manica della giacca e tirava rumorosamente su il moccio che gli colava dal naso.
- Aspetta - distrattamente Owada passo le foto che teneva in mano a Togami, così da potersi chinare sul più piccolo, era entrato in modalità "fratellone", e verificò la sua temperatura appoggiandogli un palmo sulla fronte mentre con l'altro tastava la propria.
Sì, rispetto a lui sembrava che Naegi avesse una temperatura più alta, forse qualche linea di febbre, ecco il motivo per cui quella mattina gli era sembrato avesse troppo spesso la testa fra le nuvole. Così si spiegava anche perché in un momento della conversazione tra il motociclista e l'ereditiere si fosse voltato dando loro le spalle, era assai probabile stesse tentando di trattenere quegli starnuti che lo avevano colto subito dopo.
- Credo sia meglio portarlo in infermeria...- commentò osservando gli occhi lucidi di Makoto, a quanto sembrava era il tipo di persona alla quale lacrimavano eccessivamente gli occhi quando stava male,
- Eh?.. è solo un allergia! Non serBe - rifiutò, ma bastò uno sguardo minaccio del motociclista per azzittirlo,
- Allergia a cosa?..- continuò a fissarlo nell'evidente intento di intimorirlo, una persona messa sotto pressione tende a dire la verità più di quanto lo faccia se si alzano le mani su di lei,
- Ehm... agli orsi? - distolse lo sguardo a disagio. Le bugie non sapeva proprio raccontarle.
- Bene, visto che qui abbiamo risolto... occupati del cagnolino - intervenne Togami, facendo già per andarsene, per una seconda volta in quel giorno però i riflessi allenati di Owada furono più veloci di lui e gli bloccarono la fuga, afferrandolo per una spalla.
- Dove credi di andare? -
- Mi hai dato le fotografie, abbiamo finito - concluse l'ereditiere guardandolo da dietro la spalla, senza fare la fatica di voltarsi mentre gli mostrava con un sorriso sagace il bottino che incautamente Mondo gli aveva lasciato,
- Col cavolo che sparisci di nuovo! Non pensi che, non essendoci riuscito la prima volta, Monokuma proverà a spingerti a commettere un omicidio una seconda?!? - se era irritato, e questo accadeva spesso, Owada parlava a macchinetta, e ciò che gli usciva dalla bocca non passava per il cervello. Rivelare al diretto interessato le preoccupazioni, di cui Kirigiri aveva reso lui e Naegi gli unici testimoni, non era una mossa molto saggia, sopratutto se fatta nel mezzo del corridoio dove tutti poteva udirlo e sotto l'occhio vigile delle telecamere da dove il Burattinaio gli spiava.
- Non sono tanto sciocco da cadere nelle trappole di quello psicopatico - ribatté Byakuya facendosi aggressivo, punto in un già moribondo amor proprio, non gli serviva la pietà di quegli inetti, che si preoccupassero di loro stessi se ne erano in grado, lui avrebbe fatto lo stesso.
Con un gesto brusco si liberò dalla presa del motociclista ma, invece di andarsene, si girò verso di lui, pronto ad uno scontro verbale, l'altra volta era stato accecato dall'ira, non lo avrebbe più sfidato su un campo in cui si trovava in netto svantaggio.
- La prima volta però non mi sembra che tu te la sia cavata così bene. Eri pronto ad immolarti e a portarci tutti con te! - gli rammentò, non credeva che il biondo avesse una memoria tanto corta, era accaduto solo il giorno prima,
- Tsk... Non avrei di certo ucciso Fukawa - negò Togami, ma per un istante un tremolio gli attraversò le iridi, non era del tutto sicuro di quell'affermazione. Era un dubbio che lo avrebbe tormentato sino alla morte, se Asahina non si fosse trovava nello spogliatoio del bagno comune nel momento in cui era arrivata Fukawa, lui, scoprendo ciò che la letterata aveva ottenuto, come avrebbe reagito?
Forse le cose avrebbero potuto finire in maniera diversa, se gliel'avesse semplicemente chiesta, probabilmente la ragazza gli avrebbe dato quella fotografia senza fare storie... una parte di Byakuya però lo dubitava fortemente. Touko aveva una vera e propria ossessione per l'ereditiere, non sarebbe stato strano se avesse cominciato a ricattarlo, o se avesse considerato quell'immagine come un tesoro o un reliquia, rifiutandosi di restituirgliela.
- E comunque "testa a granoturco" ...- avendo perso la faccia come Togami, di tanto in tanto aveva deciso di concedersi qualche termine volgare e popolare, da bambino era sveglio e loquace, non era raro che insultasse qualcuno superiore a lui (sia fisicamente, che a livello sociale). A dirla tutta, prima diventarne parte, odiava in maniera viscerale, istintiva, ogni forma di autorità. -... se fossi in te mi preoccuperei delle attenzioni che Monokuma ti dedica ultimamente – aggiunse in tono acido,
- Te... testa a granoturco?!- il cervello di Owada andò in ebollizione e non udì per nulla l'avvertimento che gli rivolse, - Prova a ripeterlo brutta serpe!! - lo invitò scrocchiandosi rumorosamente le nocche, con un espressione che per nulla nascondeva i suoi intenti: l'avrebbe ridotti in poltiglia, occhiali o no.
- Sempre pronto ad usare la violenza, e pensare che ti credevo maturato - lo beffeggiò, traendo un sadico piacere nel punzecchiare la tigre già pronta ad azzannarlo,
- Non pensare di potermi fare la predica Bast...-
- Ragazzi sDo per vomiDare - gli interruppe un Naegi pallido come un morto, per dargli quel avvertimento che seguì quasi immediatamente l'atto che annunciava.
I due ammutolirono per un lungo istante, sbalorditi dalla scena, la quale sembrò avere un pessimo effetto su Togami, - Ugh...-  trasalì, visibilmente toccato, per quanto cadaveri e sangue non gli procurassero il minimo fastidio, non poteva proprio reggere ad una simile vista e finì per essere attaccato a sua volta da una forte nausea.
"Adesso ne devo portare due in infermeria" pensò Owada sbuffando, sbollendo la rabbia che gli era montata, massaggiandosi le tempie credendo che presto avrebbe cominciato a perdere i capelli, preoccuparsi per quei due era un compito troppo gravoso.


L'unica pecca nel piano di Owada nel decidere di portarli in infermeria stava che, una volta lì, non aveva un'idea ben precisa di cosa dovesse fare. Con tutte le contusioni e le ferite che aveva dovuto curare su stesso, suo fratello o agli altri membri della banda ormai sapeva destreggiarsi sapientemente con impacchi, bende, e simili, ma i medicinali non erano un ramo di sua competenza. In più non capiva un accidenti di ciò che era scritto sulle etichette delle varie pastiglie, bottigliette e simili che occupavano l'armadio, ma perché non c'era un semplice farmaco per l'influenza? Si ritrovò a pensare irritato.
Non essendo sicuro di come procedere decise per prima cosa di verificare se Naegi avesse realmente la febbre e, se si, quanta ne avesse, un termometro non fu tanto difficile da trovare e per lo meno sapeva come adoperarlo. Occupatosi di quell'incombenza, aspettando che il piccolo apparecchio elettronico prendesse la temperatura esatta del ragazzo, si assicurò che Togami non se la fosse svignata. Fortunatamente per l'ereditiere (il quale al contrario avrebbe attirato su di se l'ira di Mondo), era ancora lì, seduto su uno sgabello vicino alla porta doveva l'aveva lasciato, non aveva più il volto nauseato, ma rimaneva comunque pallido, probabilmente la sua mente si era fissata sull'immagine di poco prima e non riusciva a scrollarsela di dosso.
Un po' come quando vedi una scena paurosa in un film horror e il cervello continua a ripresentartela davanti agli occhi, più tardi, quando sei in camera da letto immerso nell'oscurità, con le coperte portate sin sopra la testa nell'inutile tentativo di prendere sonno.
Era meglio dargli un medicinale per lo stomaco, riflette Owada, ma nello scaffale non c'era traccia di quello che di solitamente trovava in farmacia, e prenderne uno a caso non era la scelta più sensata, c'era il rischio di peggiorare le cose, se non addirittura di uccidere Naegi o l'ereditiere inavvertitamente.
- Owada? - quasi fosse un angelo disceso dal cielo, e non ne aveva proprio l'aspetto con quei muscoli pompati da lottatore di wrestling ed essendo alta più di due metri, a quel punto giunse Sakura a salvarlo da tutti i suoi dilemmi,
- Ti serve qualcosa Oogami? - l'accolse un po' freddamente, non intenzionalmente però, era semplicemente irritato nel trovarsi in un vicolo cieco,
- No, ho visto quello che è successo in corridoio. Pensando che qualcuno stesse male sono venuta a vedere se aveva bisogno d'aiuto - spiegò, e nonostante occultasse con un'eccezionale abilità la sofferenza di cui gli si era impregnata l'anima in quelle poche ore, nessuno, dopo averle viste assieme, avrebbe mai creduto che la super ultra lottatrice liceale non penasse per la morte della sua amica. Era impensabile che non piangesse per la fine di Asahina, ma Sakura era una ragazza stoica e estremamente severa (più con se stessa che con i suoi compagni), non avrebbe permesso ad altri di essere testimoni delle sue sofferenze, preferiva portare tutto sulle proprie spalle, che le sue debolezze non pesassero su chi la circondava.
Il soffrire per la morte di una persona amata non era una debolezza, questo però Oogami non lo sapeva, o decise comunque di ignorarlo, mostrasi disperati era la gioia del Burattinaio, e forse consapevole di ciò preferiva rimandare il cordoglio per le persone amate a quando lo avessero sconfitto e fossero fuggiti alla sua prigionia.
- Owada, sembri in difficoltà - osservò vedendo il motociclista immobile davanti l'armadio dei medicinali a fissarlo come se si fosse trattato di una stele scritta in aramaico antico,
- Tu ci capisci qualcosa di queste..? - indicò le etichette con tutte quelle loro scritte articolate e complicate (molte delle quali in inglese),
- Dipende da cosa ti serve, comunque, quella che hai in mano è per i dolori mestruali, non credo che sia indicata per loro - osservò provocando un imbarazzo generale nel toccare quell'argomento che per i ragazzi era un tabù, con un certo disagio Owada rimise la scatola di pastiglie in mezzo alle altre. - Comunque, cos'hanno? - si volle informare la lottatrice, comprendendo di essere necessaria come l'acqua fresca ad un assetato viste le condizioni in cui versavano,
- A Togami viene il vomito perché ha visto il vomito - più diretto di così Owada non avrebbe potuto esserlo neanche volendo, e ciò gli procurò uno sguardo pieno d'astio da parte dell'ereditiere il quale, se mai il motociclista fosse stato un medico, dopo una diagnosi simile, lo avrebbe denunciato. - E Naegi si è preso l'influenza, credo che abbia la febbre - quasi lo avesse chiamato in causa, il termometro elettrico fece un breve *bip* avvertendo che aveva appena finito di prendere la temperatura del ragazzo: 39,2 era il responso.
- Piuttosto alta - convenne Oogami subentrando al motociclista, le bastarono due secondi per trovare il medicinale per lo stomaco adatto a Togami e uno che abbassasse la febbre a Naegi, - La pastiglia deve essere sciolta in acqua calda - li avvertì mandandoli in cucina, -... è meglio se state per un po' lontano da qui, Naegi potrebbe essere contagioso e sarebbe un bene se evitassimo di ammalarci tutti in una situazione simile - aggiunse invitandoli ad andarsene e prendendosi automaticamente l'impegno di badare al ragazzo. D'altronde, preferiva tenersi occupata in vari modi, se solo si fermava o tornava alla solita routine di allenamenti l'assenza di una certa presenza al suo fianco le stringeva il cuore e le sembrava che esso si tramutasse in sabbia, per poi sgorgare fuori dal suo petto, svuotandola poco per volta, lasciandola senza più nulla.

La mensa era insolitamente vuota, Celestia che la usava come base fissa per quasi l'intero arco delle giornata non era in vista, forse era rimasta attirata da una delle aule che l'ultimo omicidio aveva aperto o, più semplicemente, annoiata dall'atmosfera piatta che si respirava sempre a seguito di un processo di classe, era andata a prendersi qualche rivista in sala giochi.
- Allora seconda Kirigiri sarei un omicida latente pronto ad esplodere da un momento all'altro - fece Togami mentre beveva da una neutrale tazza bianca, colma d'acqua calda, la medicina datagli da Oogami. A differenza di Owada, cui l'osservazione dell'ereditiere era sfuggita, il biondo non aveva certo mancato di udire la piccola rivelazione che gli aveva fatto in preda alla rabbia,
- ... non ti ha descritto proprio così - ebbe la tentazione di tranciarsi la lingua di netto Owada, non era certo una ragazzina che diveniva preda dei propri umori, eppure faceva notevoli passi falsi quando gli saltava la mosca al naso. Faticava a controllarsi.
- Fammi indovinare, ha detto: "sospetto che Togami sia diventato instabile, se Monokuma dovesse progettare qualche altro colpo basso nei suoi confronti non credo che riusciremo ad evitare il peggio. Naegi, vedi di controllarlo" - scimmiottò la ragazza riuscendoci anche discretamente bene, evento che stupì non poco il motociclista.
Non  avrebbe mai creduto si dedicasse ad attività simili, ma forse quella era la parte di Byakuya che Togami aveva sempre soffocato, o che nessuno aveva ancora visto perché il ragazzo era un associale freddo e sospettoso che preferiva starsene per i fatti propri.
- Hai dimenticato la parte: "Owada tu invece controlla Naegi" - aggiunse cedendo alle sue insistenza, ora non aveva più motivo di nascondergli nulla, ciò che era importante glielo aveva già rivelato,
- Oh, bene. Non solo sei stato declassato a baby sitter - commentò ironicamente, - ... ma hai anche finito per occupare un posto nella schiera dei cani investigativi di Kirigiri - ormai l'avevano notato tutti come quella ragazza aveva la tendenza a fare la despota, in questo era simile a Celestia, solo che quest'ultima aveva almeno la decenza di farlo platealmente, Kirigiri era invece più sottile nei suoi modi, si comportava come se seguire le sue indicazioni fosse l'azione più ovvia del mondo, naturale come respirare.
- Non fare il furbo...- lo riprese Owada guardandolo di traverso, con il sorriso irritante dal canino sporgente, -... non eravamo solo io e Naegi a sguazzare nell'acqua alle ricerca di prove l'altro giorno -
- Questo non significa che in futuro continuerò a essere collaborativo con voi - rimbeccò lui,
- Ma quell'unica volta è bastata per considerarti ufficialmente arruolato nella squadra - per una qualche ragione, ogni discorso cominciassero finiva sempre con il rischio di tramutarsi in rissa, senza eccezioni, doveva esserci qualcosa a livello molecolare che li spingeva ad azzannarsi l'un l'altro. Forse gli stessi ruoli di cui portavano il titoli erano in parte la prova della loro incompatibilità, il motociclista di strada fuorilegge e l'ereditiere in cima alla scala sociale, entità che al di fuori dell'accademia Kibougamine non avevano nulla in comune e che mai, probabilmente, si sarebbero incrociate. Due antipodi, la cui polarità era però la medesima e li portava ad avvicinarsi quel tanto che bastava solo per potersi respingere.
- Mi dispiace deludervi, ma i cani investigativi hanno un fiuto molto migliore del vostro - la voce di Kirigiri fece sussultare i ragazzi dalla sorpresa e il commento rivelò che era già da un po' che stava in silenzio ad ascoltarli, alle loro spalle.
"MA da dove è spuntata!!?" si allarmarono Togami e Owada, "non avrà mica poteri Esp?" si chiesero, influenzati forse dai pessimi racconti di Hagakure,
- Kirigiri...- la salutò il motociclista, sudando freddo, un vero uomo non la spuntava mai contro una donna, era un fatto veritiero e impossibile da modificare, questioni di genetica.
- Owada, credo di essere stata chiara nel chiedere che certe mie congetture non fossero divulgate - gli ricordò, quasi si trattasse realmente di un cane rimproverato dal padrone, Mondo si ritrovò, imbarazzato, a chinare il capo,
- Si..- mugugnò a denti stretti, stuzzicando l’ilarità del biondo, il quale preferì però tenerlo per se.
- Eri talmente convinta che fossi una persona tanto facile da manipolare e tramutare in un assassino, da sguinzagliarmi dietro questi due? - osservò con un sorriso ironico, affrontandola a viso aperto,
- No, non lo credevo - negò lei, con il conseguente sconcerto dei due, - ma speravo che invece Monokuma lo pensasse, così ci sarebbe stato facile prevedere e aggirare le sue mosse - sospirò, - avremmo potuto creare un’offensiva adatta da far smuovere il burattinaio, sopratutto ora che ha preso un comportamento a lui tanto inconsueto da quello che ci ha mostrato sino ad adesso - per quanto sapesse di star facendo quelle dichiarazioni sotto l'occhio fisso delle telecamere, ormai ciò non aveva più importanza, il suo piano era andato in malora prima ancora di cominciare.
E tutto perché Owada non sapeva tenere la bocca chiusa.
- Kirigiri, sono l'ultima persona a poterlo dire, ma se hai intenzione di usare altre persone per svolgere i tuoi piani, devi per forza rivelarglieli. Questo incidente è accaduto per causa tua, se gli avessi detto le tue reali intenzioni Owada sarebbe stato attento due volte in più a non spiattellare tutto – e se in quel momento si fosse scoperto che il vero Togami Byakuya era stato rapito dagli alieni e che quello che avevano di fronte era una specie di cyborg altamente tecnologico, Mondo non si sarebbe stupito più di tanto. Qualunque cosa era ben meno stupefacente del vedere l'ereditiere prendere le sue difese.
Perché un simile comportamento? Non andavano per nulla d'accordo.
Forse, nel mettere lui e Kirigiri su una bilancia, l'ago aveva finito con il puntare contro la ragazza? La trovava più fastidiosa?
- Ne terrò conto per la prossima volta, non è mia abitudine fare lavoro di squadra, e tal volta tendo a dimenticarmi come si faccia a collaborare – ammise, e quelle sarebbero state le parole più vicine a delle scuse che avrebbero ricevuto.
- Dov'è Naegi? - cambiò rapidamente discorso, forse sentendosi un poco d'impiccio, ma la sua espressione non tradiva alcun turbamento,
- In infermeria - rispose Owada,
- ... si è preso l'influenza perché nessuno gli ha dato il tempo di liberarsi dei vestiti bagnati fradici prima dell'inizio del processo - aggiunse Togami con il chiaro intento di punzecchiarla.
- Voi non vi siete ammalati...- osservò Kirigiri, - Naegi è pur sempre un uomo, dovrebbe avere un sistema immunitario più sviluppato - non sapevano precisamente che tipo di idee si fosse fatta Kyouko sul gene maschile, ma da come ne parlava sembrava considerarli immuni a tutto e ciò la rendeva al quanto esigente nei loro confronti.  
"Nello spogliatoio del bagno comune" con un movimento del tutto naturale, facendo per andarsene,  la ragazza appoggiò il biglietto sul tavolo dove erano seduti, facendo in modo che fosse visibile a loro ma non alle telecamere, e uscì dalla sala mensa senza aggiungere altro.
Togami si liberò quasi immediatamente del biglietto stringendolo nel pugno, per poi gettarlo dentro la tazza che ancora stringeva, c'era rimasta ancora un po' d'acqua e il biglietto era di carta sottile, una volta bagnato, quasi scomparve.
Entrambi i ragazzi sapevano che sarebbe risultato sospetto se si fossero diretti nel luogo dell’appuntamento immediatamente e insieme, soprattutto subito dopo che Kirigiri li aveva incontrati. Per quanto si comportasse in maniera strana e fosse uno psicopatico, il Burattinaio non era certo uno stupido, avrebbe subito compreso che stavano architettando qualcosa.
L'ereditiere si alzò per primo dal tavolo, perdendo tempo dirigendosi in cucina per lavare la tazza (era il tipo che amava la pulizia, per quanto sembrasse non alzare mai un dito), Owada invece andò nel corridoio per poter bighellonare lì intorno, andando prima in camera propria, uscendone dopo qualche minuto con una cesta colma di vestiti, e recandosi in lavanderia.
Togami si recò nel punto d'incontro dopo dieci minuti da quando la ragazza gli aveva fornito il messaggio, Owada dopo un quarto d'ora e li trovò lì ad attenderlo.


Kirigiri non parlò subito, aveva un aspetto differente da quello di soli pochi minuti prima, non che il suo viso avesse un espressione in particolare, ma c’era qualcosa nel suo atteggiamento che non quadrava. Ricoprì per un paio di volte l’intera ampiezza dello spogliatoio, a passo veloce e dalla cadenza pesante, sembrava persa nei suoi pensieri, in una riflessione che la separava momentaneamente dalla realtà da cui era circondata. Non riservava la minima occhiata al motociclista e l’ereditiere, i quali si erano pur sempre scomodati a raggiungerla quando li aveva chiamati.
“No, aspetta..! Che ci faccio qui?!” riflette d’improvviso Togami, attraversato da un lampo di lucidità, si era davvero inconsciamente unito a quella banda di investigatori a tempo perso? Ma perché le aveva ubbidito? Si domandò allarmato, cominciando a riflettere su una risposta sensata da dare per spiegare la sua presenza. Certo, poteva usare la scusa che, riconoscendo la straordinaria abilità della ragazza nel raccogliere informazioni, era appunto per venir a conoscenza delle sue ultime scoperte se ne aveva seguito le indicazioni. Una mezza menzogna per salvare la faccia. Cosa gli stava accadendo nel ultimo periodo?
- Ehm… Kirigiri? – notando come i suoi due compagni avessero la testa da tutt’altra parte, e sentendosi un poco a disagio nell’udire, nel completo silenzio della stanza, gli ingranaggi dei loro cervelli che lavoravano senza sosta, Owada decise di richiamarne l’attenzione. Aveva lasciato incustoditi i suoi vestiti ad asciugare in lavanderia e temeva che, qualcuno, volendogli  rubare il posto sul filo che usavano per stendere la biancheria, potesse infilarglieli dentro una cesta impedendo così che si asciugassero (era già successo).
Non voleva perdere tempo.
- Non dovevi dirci qualcosa? – insistette, e finalmente la ragazza si fermò, fissandoli per un momento come se cercasse di ricordare cosa volesse da loro o accorgendosi che erano arrivati solo in quel istante,
- Si… - ammise, senza aggiungere però altro, lo sguardo che si perdeva altrove.
- Ma che le prende?- sussurrò il motociclista a voce appena udibile all’orecchio di Togami, vicino a lui, sempre più incuriosito (allarmato), dall’atteggiamento di lei,
- Per chi mi hai preso?.. Non riesco mica a leggere nel pensiero - replicò con voce altrettanto sottile il biondo, l’espressione irritata per qualche motivo che Mondo non afferrò,
“Oggi cos'hanno tutti?” pensò credendo fosse a causa dell’influenza di Naegi, forse si era già propagata infettando sia Kirigiri che l’ereditiere, visti i comportamenti insoliti. Purtroppo, senza altri modi per sapere cosa stesse accadendo e ignorandone totalmente la causa, Owada non aveva altra scelta.
Sbuffò, non era il genere di cose in cui eccelleva, anzi, in passato ciò gli aveva causato non pochi grattacapi, - Ehm… Kirigiri, tutto a posto? – fu costretto a chiederle, diretto, poiché era l’unica maniera in cui sapeva comportarsi, cercando di modulare la voce così da non apparire aggressivo, ma incapace di avere un’espressione rincuorante.
Kyouko era una ragazza e, per quanto non avesse certi interessi nei suoi confronti, per il motociclista era comunque un'impresa rivolgersi al “gentil sesso” senza avere un aspetto minaccioso.
Fortunatamente, Kirigiri non era il tipo da spaventarsi per così poco, spesso qualcuno aveva persino dubitato che fosse umana (Hagakure aveva sviluppato la teoria che fosse in realtà un androide), visto la sua apparente  indifferenza a tutto, questo era però solo il suo istinto di autodifesa, non era davvero tanto impassibile come appariva.
- Si, Oogami si sta prendendo cura di Naegi…- rispose sovrappensiero,
- Ah…- commentò Owada, confuso,
- Oh, è gelosa? – ipotizzò Byakuya sottovoce, stupito, non credeva che la ragazza potesse nascondere comportamenti così tipicamente femminili, o forse era attanagliata dal senso di colpa dopo ciò che lui stesso gli aveva detto? Ovvero, che era colpa sua se Makoto si era ammalato.
La ragazza però parve sentirlo, visto lo sguardo con cui lo fulminò e che intimamente lo fece trasalire, ma non si degnò di dargli risposta, ricomponendosi e tornando la solita Kyouko, pronta e vigile.
- Naegi è momentaneamente indisposto, dovremmo agire da soli- annunciò come se quelle parole spiegassero ogni cosa, dissipando ogni dubbio e rispondendo a qualunque domanda,
- A fare cosa? – ma che in realtà non dicevano nulla e procurarono solo ancora più confusione al motociclista,
- Dobbiamo approfittare del momento, prima che Monokuma crei una regola che ce lo impedisca, e penetrare in presidenza – spiegò,
- In presidenza? – continuava a non capirci nulla.
- Non sei andato ad esaminare l’ultimo piano che ci è venuto a disposizione? – fece in tono volutamente derisorio Togami, beffeggiandolo per la sua ignoranza, - Oltre alla presidenza, c’è la sala professori, l’aula di musica, il laboratorio di chimica e la stanza di trasmissione dei dati – gli fece un rapido resoconto,
- E perché dovremmo andare in presidenza? - più che altro Owada non comprendeva perché Kirigiri dovesse annunciarglielo in quel modo, lontano da occhi indiscreti. Insomma, non bastava aprire la porta? Avendo accesso al piano avrebbero dovuto poter esaminare tutte le stanze che lo occupavano.
- Perché è chiusa a chiave, e c’è una notevole possibilità che il Burattinaio voglia nasconderci qualcosa presente al suo interno – spiegò lei, serrando forte la mascella nell’aggiungere, - è assai probabile, viste le prove riscontrate fin ora, che il colpevole della nostra prigionia e dei processi di classe sia lo stesso preside della Kibougamine – sembrò faticare ad ammettere una simile possibilità, quasi prenderla in considerazione andasse contro la sua natura. Un altro comportamento insolito.
- Quindi, esaminando il suo ufficio, potremmo trovare altri indizi – seguì il suo ragionamento l’ereditiere, trovandola un’idea sensata, probabilmente c’erano documenti o altri file che gli avrebbero reso più chiara la situazione in cui erano piombati e forse, chissà, si sarebbero anche imbattuti in una via di fuga (questo era però essere troppo ottimisti, e non si facevano illusioni).
- Ma come facciamo a procurarci la chiave?..- intervenne Owada, - Hai qualche idea di dove sia nascosta Kirigiri? –
- Per nulla – ammise, un evento al quanto inedito, allora non era poi così onnipotente e onnipresente come spesso era sembrata, - Però ci sono altri modi per aprire una porta… – aggiunse rimanendo sul vago, lasciando che fosse la fantasia del motociclista a dare seguito a quella frase.
- Vorresti sfondarla?-
- Esattamente – confermò,
- … e voi che sia io a farlo? – aggiunse, poiché dubitava che contasse su Togami in quanto a forza fisica,
- Di nuovo esatto – sorrise leggermente,
- Credi che Monokuma ce lo lascerà fare? – protestò a quel punto l’ereditiere, evidenziando immediatamente un enorme punto scoperto del suo piano,
- Per questo sarebbe stata necessaria la presenza di Naegi, lui avrebbe tenuto occupato Monokuma, e di conseguenza il burattinaio, mentre Owada si occupava di buttare giù la porta –
- Questo però non gli avrebbe impedito di osservarci tramite le telecamere – obbiettò,
- Ho buoni motivi per credere che mentre Monokuma è in funzione, il burattinaio non sia in grado di vedere ciò che proiettano le telecamere –
- Il tuo piano allora sarebbe di distrarlo mentre accedi all’ufficio del preside – ricapitolo il biondo,
- Si, ma senza Naegi esito a metterlo in pratica, e questo potrebbe farci perdere l’occasione per infiltrarci –  finalmente fu comprensibile il suo turbamento di poco prima, non era preoccupata per le condizioni del ragazzo, ma per la buona riuscita del suo piano.
Oppure, l’aveva detto volutamente per farglielo credere.
- Naegi è così essenziale? – domandò Mondo, il quale non vedeva l’assenza di Makoto un problema tanto insormontabile,
- Abbastanza – rispose per lei Togami, sollevando gli occhiali per massaggiarsi gli occhi, stava riflettendo, fu però poi Kirigiri a riprendere parola,
 - Naegi, per quanto potrebbe essere spaventato all’idea (o forse propri per questo), riuscirebbe a distrarre Monokuma per un tempo relativamente lungo, e quell’orso non verrebbe insospettito eccessivamente dal suo comportamento. In più, per quanto non sia una cima, ha dimostrato di avere più cervello di Hagakure, con il quale potremmo distrarre Monokuma per lo stesso tempo, ma con il rischio che riveli il nostro piano in un attacco di panico - alla fine, per quanto venisse sempre sottovalutato, Naegi aveva nervi più saldi di quanto gli si attribuisse ad una prima occhiata e la sua parlantina, come aveva già dimostrato durante i processi, poteva dilungarsi anche per svariati minuti.
- Però adesso è malato – comprese la gravità della situazione il motociclista,
- Non si potrebbe neppure sfruttare quell’interesse che Monokuma sembra aver sviluppato per Owada, visto che è l’unico tra noi tre che potrebbe abbattere una porta…-  commentò Byakuya, pensando ad alta voce,
- Hai forse intenzione di aiutarci Togami? – la domanda di Kirigiri poteva sembrare fuori luogo, a quel punto, ma non si poteva mai dire con l’ereditiere, sempre suscettibile a fare combriccola e a collaborale.
- Eh?..- una pessima sensazione ne impregnò l’animo, si era forse fregato con le proprie mani?
- Bene, la mia principale preoccupazione era che, essendoci solo io e Owada: o non avremmo potuto distrarre Monokuma; o Owada avrebbe dovuto entrare da solo in presidenza, con il problema che non ha l'abilità per comprendere quali documenti possono rivelarsi utili per la nostra investigazione – spiegò gli intoppi in cui era incappata nel tentativo di far quadrare il suo ragionamento. – Però se Togami affiancasse Owada nell’andare in presidenza, io potrei occuparmi di fare una lunga chiacchierata con Monokuma – stava sorridendo, un sorriso più largo di quello che di solito mostrava quando era soddisfatta della risposta che riceveva, si stava divertendo, di questo Togami ne era certo. "Manca solo che cominci ad abbaiare" pensò, ultimamente il suo orgoglio veniva calpestato sin troppo spesso.


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Va be', sono una bugiarda... >.<'''
avevo previsto di prendermi una pausa, ma questo capitolo è uscito da solo. Spero vi possa piacere e scusate gli errori di distrazione xP
NB: RINGRAZIO tutti coloro che hanno risposto al mio appello. Hifumi Yamada e Yasuhiro Hagakure sono finalmente nella lista!!! Grazie a TUTTI!!!

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Capitolo 8
*** VII ***




Capitolo VII



- Davvero... tu devi soffrire di qualche problema mentale serio - sentenziò Togami, l'espressione nervosa e seccata, le braccia incrociate al petto,
- Uhm.. Perché dici questo? - nelle ultime ore Owada aveva scoperto la via dello Zen (su suggerimento di Oogami), e si stava impegnando a seguirla, il suo nuovo motto era: alla terza volta massacralo!; l'aveva creato appositamente per quella serpe, ed era così magnanimo da dargli a disposizione ben due frecciatine irritanti in più di quante gliene concedesse all'inizio. "Cambiare il carattere di un bambino viziato è impossibile" era una regola universale, riteneva più facile trovare la pazienza in se stesso per non ridurlo in poltiglia in meno di cinque secondi da che apriva bocca. Doveva cercare la quiete e la pace interiore, sopratutto perché, quella mattina, aveva notato dei capelli sul lavandino del bagno quando si era lavato la faccia..(!) la calvizie precoce era uno dei suoi peggiori incubi.  
- Ti pare normale nascondersi in un ripostiglio, stipati come sardine, solo perché Kirigiri ce l'ha ordinato?!.- sbuffò irritato, probabilmente avrebbe tentato pure un gesto plateale con le mani, se lo spazio glielo avesse permesso,
- Allora devi avere qualche problema pure tu, visto che ci sei finito dentro - osservò, i suoi buoni propositi iniziavano già a cedere, gli prudevano le mani.
- Io sono stato coinvolto contro la mia volontà! -
- Non sembravi tanto restio all'idea poco fa -
- Certo! Prima di sapere quale era il suo piano! -
- Smettila di urlare, sprechi tutta l'aria -
- E tu allora? Occupi tutto la spazio!! -
- Ho più massa muscolare di te, ovvio che occupo più spazio - la reazione che seguì gli fece capire di aver toccato un punto dolente nell'animo dell'alto damerino quattrocchi.
Ultimamente stavano decisamente troppo tempo insieme se era divenuto tanto intuitivo nei suoi confronti.
- Cos'è, un modo sottile per vantarti dei tuoi muscoli razza di pompato? Dimmi, hai mai provato ad allenare quel cervello rinsecchito e atrofizzato che ti ritrovi? - lo attaccò, i nervi scoperti,
- Hai così tanta voglia che ti cambi i connotati braccia a stecchino?.. - minacciò già scrocchiandosi le nocche e digrignando i denti, - Puoi dire di aver mai  sollevato oggetti più pesanti di un libro o di coltello e forchetta? -
-...- il silenzio che segui sbollì momentaneamente la sua ira.
- Che hai?..- gli chiese, cominciava a preoccuparsi, che Togami fosse claustrofobico e stesse avendo un attacco di panico?
- Zitto!.. Ci sto pensando - gli intimò lui, e Owada si pentì di essersi preoccupato per un ingrato simile,
- Scherzi? - replicò, trattenendosi a stento dal ridere,
- Bhé... è una cosa normale! Io sono un membro dell'alta classe sociale (che un tempo si poteva definire aristocrazia), i lavori di fatica vanno lasciati alla plebe -
- Cos'è, dopo Kirigiri fai le imitazione di Celes?.. O forse ti imbarazza di avere la forza fisica di un moscerino? - il suo modo di pensare lo urticava terribilmente, solo perché la sua famiglia aveva qualche zero in più (quasi un infinità a dir il vero), alla fine della cifra del loro conto in banca credeva di poter trattare tutti come dei pezzenti? Di poterli guardare dall'alto in basso quasi fossero solo delle formiche?
- Taci! Il mio cervello è l'unico muscolo che ho intenzione di allenare! La tua testa invece è ormai irrecuperabile - Ciò di cui Byakuya non era a conoscenza era che anche le formiche hanno un loro orgoglio, e insieme sono in grado di abbattere persino un elefante*.
- Senza i miei muscoli non sarei certo diventato il "super ultra motociclista fuorilegge liceale"... - i suoi voti non saranno stati un granché, ma non era entrato alla Kibougamine per nulla. Camminava a testa alta, senza timore di affrontare nessuno, aveva lo stesso diritto di stare tra quelle mura come lo avevano tutti gli altri (peccato solo che "il tutto" fosse iniziato con quella storia di omicidi e processi di classe). Non era un semplice teppista, aveva lavorato sodo per quel titolo e per la propria banda, abbastanza da rendere orgoglioso quel fratello che sempre gli era sembrato irraggiungibile. Prima o poi avrebbe fatto comprendere anche a quell'ottuso di un ereditiere (probabilmente a suon di pugni), che non gli era da meno.
-... e poi, è appunto la mia forza ad essere essenziale in questo piano - gli fece notare, sottolineando quanto la sua presenza fosse necessaria,
- Tsk... Se non ci fossi io tu non sapresti da che parte cominciare - replicò Togami,
- E senza di me tu non potresti cominciare affatto! - basta! Di lui non ne poteva più!
- Ahi! - istintivamente Mondo alzò le mani in alto, non lo aveva ancora toccato con un sol pugno,
- Scusa..! - balbettò imbarazzato,
- I tuoi capelli sono un arma pericolosa, mi hai accecato! - lo accusò il biondo, coprendosi con la mano l'occhio dolente, neppure la protezione degli occhiali poteva nulla contro l'attacco dell'invincibile capigliatura di Owada,
- Sei tu che ti sei mosso troppo -
- Se tu non occupassi cosi tanto spazio! -
- Ricominci?..-

"Posso fidarmi di quei due?" li ascoltava nel mentre Kirigiri, ferma davanti alla porta dello sgabuzzino dove li aveva rinchiusi e, come riusciva a sentirli lei, così poteva farlo chiunque fosse passato di lì in quel momento.
Dovevano cucirsi quelle bocche o il suo piano sarebbe andato in fumo.
- Voi due smettetela di amoreggiare siete indecenti - li avvisò in tono fermo e serio, accostandosi alla soglia e socchiudendola appena per evitare di dover urlare a sua volta,
- Amo..-ché!? - fu l'immediata replica di Togami, il quale aveva finito con l'essere spinto in avanti quando Kirigiri aveva aperto la porta (essendoci schiacciato contro), ritrovandosi addossato ad Owada - la distanza tra loro era praticamente nulla, in più si trovavano in una posizione altamente equivoca. Nella remota possibilità in cui fosse stato qualcun altro a scovarli lì dentro, per quanto Monokuma affermasse che nel caso di un solo cadavere doveva esserci un unico colpevole, avrebbero ridotto tanto male quel povero disgraziato, il cui unico peccato era di averli colti in flagranti, da rendere impossibile capire chi tra loro avesse dato il colpo mortale.
- Scherzavo - affermò la ragazza con quell'espressione piatta, il suo tono aveva però un che di grottesco e inquietante. "Non sembra affatto!" pensarono in contemporanea il motociclista e l'ereditiere, le stranezze di Kirigiri portavano le persone ad avere le medesime reazioni. - Comunque, vedete di azzittirvi, non abbiamo evitato di incrociare gli altri e le telecamere solo per farci scoprire in maniera tanto indecorosa da Monokuma - osservò, e la scelta delle parole sembrava sin troppo azzeccata per non alludere alla posa imbarazzante presa dai due ragazzi a causa della mancanza di spazio.
- Se... se mi fai il favore di chiudere la porta io mi stacco da questo energumeno - la vergogna cominciava a farsi sentire nella voce di Togami, e diventava ben visibile sul volto di Owada, man mano che i secondi passavano ed erano ancora obbligati a quella invasiva vicinanza,
- Devo essere certa che abbiate recepito il mio messaggio. Ricapitoliamo il da farsi...- gli negò il favore Kirigiri e tutto, nella mente dei due, fu di colpo chiaro.
"Si sta vendicando per la storia delle mutandine!!" realizzarono scandalizzati, attraversati da uno shock profondo che ne avrebbe modificato per sempre la psiche.
Una domanda però sorgeva spontanea: l'idea del ripostiglio era nata con l'intento di umiliarli e prendersi la propria rivincita, o era una semplice conseguenza del piano che aveva escogitato?
- Come vi ho spiegato poco fa...- per il loro bene preferirono non indagare e, ancora esterrefatti, ascoltarono il riepilogo datogli da Kirigiri, - ... sarebbe sospettoso se voi cominciaste a girovagare intorno all'ufficio del preside, per questo c'è la necessità che rimaniate nascosti, pur stando nelle immediate vicinanze del nostro obbiettivo. Precedentemente ho controllato questo ripostiglio, essendo una stanza di scarso interesse non è sorvegliato da telecamere, quindi, al momento, la vostra posizione è al sicuro (ma vedete di tacere!) - li fissò a lungo con un'intensità che avrebbe potuto spaccare in due una pietra, in uno sguardo di ammonimento intriso da una sottile minaccia. Non avrebbe ammesso errori, sopratutto se stupidi come i loro inutili battibecchi. Poi, quando fu sicura di aver reso chiaro il concetto, riprese:
- Non si può nulla per evitare gli obbiettivi puntati sulla soglia della presidenza, se però la mia teoria è giusta, una volta che avrò richiamato l'attenzione di Monokuma non dovrete più preoccuparvene... -
- Poco prima di andartene busserai tre volte, da quel momento noi dovremmo attendere 2 minuti prima di uscire. Dopo di che ci recheremo in presidenza, il gorilla qua abbatterà la porta e io penserò a sottrarre i documenti che ci interessano - si aggiunse Togami per dare un svelta a quella spiegazione volutamente lenta e logorroica,
- Quindi, ce la filiamo - concluse Owada, sperando che Kirigiri ritenesse di averli fatti soffrire abbastanza,
- E il tutto dovrà accadere in sei minuti -
- Si, in se... Aspetta! Che? - questa all’ereditiere suonava nuova,
- E' il tempo massimo che vi concedo. Se dovessi trattenere il burattinaio più a lungo correrei il rischio di insospettirlo e questo manderebbe in fumo i nostri piani- spiegò Kyouko mentre il suo sguardo correva per un istante verso il corridoio su cui il ripostiglio si affacciava, che stesse arrivando qualcuno?
-  Non puoi inventarti qualcosa per trattenerlo di più? - sbottò Togami, avvertendo la frustrazione scavargli la gola, scendendogli sino alla bocca dello stomaco,
- Siete uomini, il tempo che vi ho dato è abbastanza per completare i vostri incarichi - anche la ragazza tradiva un certo nervosismo, probabilmente dovuto a ciò che si apprestava a fare, la voce gli uscì di un'ottava più alta dalle labbra.
- Ah... Ma certo! Qualcuno di taciturno come te non è in grado di sostenere una conversazione degna di questo nome - la punzecchiò acidamente, e perché avesse un tale istinto autolesionista non lo aveva ancora capito, forse inconsciamente si incolpava per qualcosa e ciò lo portava a desiderare di essere punito, oppure, nonostante le apparenze, era un semplice idiota. Fatto sta che ormai tardi comprese di aver parlato troppo, più o meno quando lo stipite della porta andò a scontrarsi contro la sua nuca bionda in un tonfo sordo. Il dolore lo accecò per un momento e, se non fosse stato spiaccicato contro Owada, si sarebbe piegato in due dal male.
Nota per il futuro: anche Kirigiri, per quanto non lo sembrasse, era soggetta a divenir preda delle proprie emozioni come ogni ragazza nel pieno della pubertà.
- Avete compreso tutto? - continuò Kyouko come se nulla fosse accaduto, ignorando i lamenti dell'ereditiere.
Prima l'occhio, ora la testa, per una volta Hagakure ci aveva preso nel fargli l'oroscopo - gli aveva predetto una "giornata funesta"-, non che fosse stato lui a chiedergli di dirlo, era solo l'ennesima trovata dello sciamano nel tentativo di spillare dei soldi a qualcuno (ci aveva già provato con Naegi, ma lui era un poveraccio).
- Si...- annuì Mondo, "le donne sono gli avversari più temibili e pericolosi che si possano affrontare, per questo non bisogna mai mettersele contro. Hai capito Bro'?" e a distanza di qualche anno finalmente comprendeva le parole che Daiya gli aveva rivolto nel metterlo in guardia sul gentil sesso.
- Bene - concluse la conversazione per poi ritirarsi, chiudendo dietro di se la porta,
- Brut...!- imprecava intanto Togami tenendosi la testa fra le mani, provando però un leggero sollievo nel ricevere quel poco di spazio in più che gli permetteva di respirare, - ma che le è pr..?!- la voce gli fu però tappata da un gesto di Owada che li fece segno di tacere,
- "parla a bassa voce, non ha dato il segnale, quindi è ancora qui vicino"- gli ricordò e l'ereditiere annuì, abbassando notevolmente il volume delle proprie parole,
- "Ma cosa l'è preso?"- ciò nonostante la rabbia traspariva senza fatica dal suo tono, furente,
- "Non lo so... il suo comportamento però è strano" - osservò Mondo, e un cipiglio di preoccupazione gli creò una leggera ruga sulla fronte,
- "Che hai?"- notò quell'espressione riflessiva, e quindi tanto stonata con la natura dirompente del motociclista,
- "Niente... pensavo che sarebbe meglio tenerla d'occhio" - evitò di incrociare lo sguardo dell'ereditiere, quasi temesse che fosse in grado di carpirne i pensieri semplicemente osservando l'intensità delle sue iridi violacee.
- "Cos'..?"- avrebbe voluto insistere Togami, ma tre colpi alla porta lo distrassero, era il segnale che dava inizio al conto alla rovescia.
2 minuti all'irruzione nell'ufficio del preside.


Non le era mai capitato di non voler sapere.
Non le era mai accaduto di desiderare di poter ignorare la realtà.
Mai si sarebbe aspettata di temere quella verità che, solitamente, tanto agognava.
I passi di Kirigiri producevano un rumore secco e cadenzato all'interno del corridoio, non sembrava esserci nessun altro su quel piano, e questo era un bene, l'intervento di un esterno (per esempio: Hagakure), avrebbe sconquassato i suoi calcoli, sfracellandone i piani. Sarebbero capitolati ad un passo dall'arrivo.
Con il suo cervello freddo e logico Kyouko ripercorreva mentalmente tutte le possibilità, studiando ogni fattore nel minimo particolare, doveva essere pronta. Era tutt'altro che certa dell'affidabilità della sua teoria (ovvero che il Burattinaio non fosse in grado di osservare le telecamere mentre guidava Monokuma), se si fosse sbagliata la crudeltà del loro aguzzino era già ben nota e si sarebbe di certo sbizzarrito, divertendosi un mondo, nel trovare una giusta punizione con cui mettere fine alle loro misere vite.
Si fermò, esitando per un solo istante nel voltare l'angolo che si affacciava alle scale.
Se voleva faceva ancora in tempo a fermare quegli idioti, realizzò, non erano passati neppure venti secondi da quando li aveva lasciati, aveva ancora tutto il tempo per farlo. Per bloccarli.
Non lo fece.
Invece avanzò scendendo gli scalini che la portarono al secondo piano.
Non doveva lasciare che simili insicurezza annebbiassero il suo giudizio, perché era consapevole che quell'ansia che l'attanagliava non era causata solo dalla buona riuscita del piano. Conosceva abbastanza se stessa da rendersene conto: se si trattava di LUI, il suo autocontrollo diveniva instabile; era incapace di mantenersi oggettiva e quelle emozioni, tenute nascoste dietro ad una maschera composta da ragionamenti lineari, prove e sospetti, si riaffacciavano sul suo volto, rendendola una semplice ragazzina.
Una volta l'aveva spiegato a Naegi, non era che lei non avesse paura, semplicemente, era in grado di celarla, soffocarla. Non era un pezzo di ghiaccio, ma era meglio se il suo nemico credeva il contrario.
Se non ha presa a cui afferrarsi nel suo animo, il Burattinaio non poteva né tentarla, né ferirla.
Lo credeva davvero, ma purtroppo il DVD mostratogli dall'orso robot distruggeva una simile certezza.
Li conosceva bene, anche troppo. Era riuscito ad accedere a dati riservati destinati solo...
Era trascorso 1 minuto e 23 secondi, e aveva finalmente raggiunto il suo obbiettivo: il laboratorio di fisica, affianco a quell'enorme macchinario per il filtraggio dell'aria. Aveva cercato di affrettarsi nell'allontanarsi il più possibile dal luogo in cui aveva lasciato Owada e Togami, ma non poteva mettersi a correre o ciò avrebbe potuto allarmare Monokuma.
In quel breve lasso di tempo che si era autoimposta le classi raggiungibili non erano molte, aveva optato per quella non solo perché si trovava al piano sottostante, quindi in un punto abbastanza distante dall'ufficio del preside, ma anche per il curioso aggeggio che trovava posto al suo centro, le dava un buono spunto per una conversazione (forse, in fondo, l'osservazione di Togami non era stata poi così errata).
1 minuto e 53 secondi. Un bel respiro e...
- MONOKUMA! Esci fuori, ho bisogno di parlarti! -
Uppupupupupupupu!
Quasi non aspettasse altro che il suo richiamo, la sua irritante figura gli comparve come dal nulla alle spalle.

Scoccati i due minuti, Owada e Togami si gettarono all'istante nel corridoio, presi da una foga degna dei più testardi maratoneti, ma più che per l'esiguo tempo a loro disposizione, era stata la massiccia esigenza d'ossigeno a scaraventarli fuori da quel minuscolo ripostiglio con una tale rapidità. Una volta preso l'andazzo era però difficile liberarsene e, sempre di corsa, raggiunsero l'entrata dell'ufficio del preside.
Non trovarono nessun orso meccanico ad attenderli, dedussero che Kirigiri stava facendo il suo lavoro e, per il momento, la teoria che gli aveva esposto sembrava confermata.
- Bene... buttala giù - ordinò l'ereditiere nel sistemarsi gli occhiali sulla radice del naso, l'espressione seria e un poco tesa, avvertendone una leggera agitazione nella voce Owada si senti rincuorato, allora non era l'unico sotto pressione.
Insomma, stavano facendo qualcosa di REALMENTE pericoloso, un affronto a quel pazzo che aveva tramuta Asahina in cibo per pesci, Ishimaru in una statua e Leon in un tiro al bersaglio... "Sì, come minimo mi tramuta in burro", si convinse il motociclista mentre, con occhio attento, osservava la soglia che gli si parava davanti. Puntava a diventare un falegname, una volta conseguito il diploma, e una semplice tavola di legno gli suggeriva più di quanto non potesse intuire una qualunque altra persona.
- Che fai sbrigati! - gli intimò Byakuya,
- Ma che ti aspetti, che la abbatta a testate?! - protestò di rimando il motociclista, chinandosi sulla porta, era in quercia, troppo solida e resistente per demolirla con la semplice forza fisica,
- Perché non era questo quello che dovevi fare? -
- Hai mai provato a scavare in un muro con un cucchiaino? -
- Tsk... domanda idiota: ovviamente no..-
- E, allora, perché ti aspetti che lo faccia io? -
Stizzito l'ereditiere voltò la testa dall'altra parte, non trovando una battuta adeguata con cui rispondergli, era la prima volta che Owada vinceva uno scontro verbale contro di lui e, anche se durò per poco, fu orgoglioso di essere riuscito ad azzittirlo.
Era da parecchio che non partecipava ad una scazzottata degna di questo nome e anche una vittoria simile bastava a risollevargli un poco il morale.
- Quindi, le tue intenzioni sarebbero?..- si trovò un momento spaesato il biondo, continuava a non guardarlo direttamente, come se la parete avesse catturato tutto il suo interesse, gli bruciava di non aver avuto la battuta pronta (per quanto insignificante fosse la questione).
- Chi è che fa domande stupide ora? - gli mostrò in risposta, da dietro la spalla destra, il set da scasso che Monokuma aveva gentilmente concesso a ogni membro di sesso maschile della classe,
- Te lo sei portato dietro?!. No, aspe- Sai usarlo!? - si corresse comprendendo di aver raggiunto il suo massimo di domande idiote per quel giorno.
- La mia fedina penale comprende furto con scasso, quindi: sì, ho qualche esperienza a maneggiare questi oggettini - sorrideva, un'espressione divertita in cui probabilmente ricordava i vecchi tempi con la sua banda. L'episodio a cui faceva riferimento risaliva ancora agli anni in cui Daiya era vivo e i Diamond erano appena agli inizi, lui e cinque dei suoi compagni teppisti (Owada maggiore non ne era stato informato per ovvi motivi), erano penetrati nel covo dei loro rivali e l'aveva devastata approfittando della loro assenza. Quella era stata la prima volta in cui Mondo si era destreggiato con le serrature e, in seguito, comprese che l'aver appreso una simile abilità poteva solo andare a suo vantaggio.
Le manette degli sbirri si potevano aprire con un semplice stuzzicadenti di metallo.
- Questo mi stupisce... credevo non facessi molto altro, se non menar pugni - commentò Togami colto alla sprovvista, non se lo aspettava, per la prima volta sembrava persino ammirato nel rivolgergli la parola.
Da quel momento Owada salì di postazione nella sua personale graduatoria, in cui classificava le persone in base alla loro utilità, da "persona buona solo ad usare i muscoli" fu promosso a "tuttofare".
- Quella è la mia attività principale - ammise lui, stringeva tra le labbra un ferro lungo e sottile, mentre intanto maneggiava la serratura con un oggetto molto simile a quello appena descritto, se non leggermente più spesso, e un altro arnese dalla punta seghettata. Si muoveva come un esperto, del tutto concentrato su lavoro che stava compiendo e, forse subendo l'influenza della sua espressione, ovvero, vedendolo tanto impegnato da non volerlo disturbare, Byakuya tacque, osservandolo in silenzio.
Owada non si era ancora fatto un'idea ben chiara sulla serratura che aveva davanti, ma per il momento ringraziò che non fosse anti-scasso come quella delle loro camere da letto e non avesse un'apertura elettronica come gli spogliatoi della piscina. Sperava solo di non doverci perdere troppo tempo, visto il loro limite di 6 minuti, ma qualcosa nel suo cervello gli disse stare tranquillo, che una serratura da quattro soldi come quella la poteva far saltare in meno di 3 minuti.

"Non si preoccupi prof. è un gioco da ragazzi, è una fortuna che sia un amante delle robe vecchie, questa è stata fabbricata nel dopo guerra, si apre con un soffio d'aria" - lo scatto della serratura aveva confermato le sue affermazioni.

Un flash lo accecò per un momento, procurandogli nell'immediato una tremenda emicrania che sembrò promettergli di spaccargli in due il cervello. Da dove veniva fuori un ricordo simile?
Dovette interrompere il lavoro, stringendosi la testa fra le mani, il dolore era atroce! Peggio di quando lo avevano colpito alla fronte con una mazza da baseball, ma quando era accaduto? Strano, per quanto ricordasse l'evento, non ne possedeva alcun ricordo, esattamente come l'immagine che gli aveva appena attraversato gli occhi.
Era lì, di fronte a quella porta, stessa identica posizione e... parlava con qualcuno alle proprie spalle? E cosa gli aveva detto “roba vecchia”, “fabbricata nel dopoguerra”? No, quest’ultima non era certo un informazione sua, di certo doveva avergliela suggerita qualcuno, Ma chi?
- Ohi, Owada, perché ti sei fermato? - la voce di Togami lo riportò alla realtà, facendolo sussultare dalla sorpresa,
- Eh?.. Ah! Niente, adesso la apro - e, come in quel ricordo sconosciuto, lo scatto della serratura diede conferma alle sue parole, - Ecco, vedi? A-perta - esclamò quasi con stupore, avvertendo un brivido percorrerlo lungo la schiena, cosa gli era preso?
- Che ti prende? - lo guardò il biondo sospettoso,
- Nu.. nulla! - l'impeto con cui negò diceva però il contrario, - Piuttosto spicciati, ci sono rimasti meno di 4 minuti. Tocca a te il resto - gli fece segno d'entrare e, di nuovo, Togami lo guardò come se si trattasse di un animale da circo (tipo un orso su un triciclo con in bocca una trombetta e in testa un capellino).
- Come vuoi - spalancò la soglia l'ereditiere alzando le spalle, trovava curioso che Owada non avesse insistito per seguirlo, ma, avendolo osservato da vicino mente maneggiava quei ferri, aveva notato che era stato colpito da qualche malessere. Forse Naegi lo aveva infettato con i suoi germi e, essendo un tipo grande e grosso, non voleva che qualcuno se ne accorgesse.
Byakuya si trovò dunque da solo ad entrare nella presidenza, la quale all'istante fu illuminata, quasi certamente grazie a qualche sensore posto in cima alla porta, dalle luci al neon poste sul soffitto. Un urticante odore di polvere e di chiuso gli invase le narici, doveva essere trascorso molto tempo da quando qualcuno vi era entrato per dare una pulita, ma non era lì per giudicare lo stato di sporcizia della stanza.
Veloce si diresse verso la "postazione ufficiale" del preside. Se aveva imparato qualcosa da suo padre era che, gli uomini da scrivania (come l'aveva talvolta sentito definire i dirigenti di certe compagnie), tendevano a tenere i documenti più importati sempre a portata di mano, così da averli subito a disposizione in caso di fuga o se arrivava il momento di sbarazzarsene.
Il dirigente dell'accademia Kibougamine rientrava quasi certamente in quella categoria di persone, per questo, piuttosto di aprire gli armadi che decoravano le pareti, Togami cercò nella scrivania.  
Non gli fu difficile trovare il doppiofondo del cassetto contenente un plico di documenti, simili per aspetto ai dossier che aveva letto su Genocide Sho qualche giorno prima. Purtroppo, il tempo a sua disposizione stava per scadere, non aveva modo di giudicare la rilevanza di quel che stringeva tra le mani, per sicurezza decise di racimolare tutte quelle scartoffie appena rinvenute e di potarle fuori con se.
Non era una soluzione molto brillante, certo, ma non vedeva alternative con i secondi che lo incalzavano.
Si sarebbe fatto aiutare da Owada a trasportarle.
Uppupupupupupupu!
Bastò una risata fin troppo familiare a paralizzarlo sul posto, quasi il solo udirla l'avesse reso una statua di ghiaccio.
"Non sono passati 6 minuti, abbiamo ancora 30 secondi! Kirigiri, cosa hai com..?" di colpo Togami avvertì il proprio corpo tramutarsi in piombo a causa della pesantezza della figura alle sue spalle.
Avvertiva tutti i muscoli come atrofizzati, congelati a causa di quella presenza.
Non gli riusciva di voltarsi verso la porta. Stava di nuovo sperimentando la paura?
Magari era solo stata una allucinazione uditiva..? No, non doveva raccontarsi storia, Non se l'era immaginata. Era la voce di Monokuma.  
Proveniva proprio da dietro di lui, dalla soglia della presidenza lasciata spalancata, ma, quando ebbe riacquistato abbastanza controllo su di se per girarsi, noto che ora quella porta era chiusa.
"I-impossibile, io l'avevo lasciata aperta" e ricordava perfettamente.
Dall'esterno, Mondo, fiutando il pericolo, aveva agito di conseguenza.
"A..aspetta, non dirmi che..?" un pessimo presentimento invase Byakuya che, incurante di chi si aggirasse nel corridoio, si avvicinò all'uscita e, tirando la maniglia, fece un insolita scoperta "N.. non si apre!"
Owada aveva fatto scattare nuovamente la serratura, una mossa intelligente, la quale aveva impedito al pazzo orso di accorgersi della presenza del biondo  all'interno dell'ufficio, ma che, allo stesso tempo, lo bloccava all'interno della stanza.
"I-io lo uccido quella testa a granoturco, brutto teppista di merd..!" si agitò Togami imprecando silenziosamente tra se e se, il timore di essere udito da Monokuma gli impediva di dare libero sfogo alla sua ira. "E adesso cosa faccio?" fece forza sul proprio autocontrollo, doveva calmarsi, riflettere.
Si trovava ad affrontare una situazione che non aveva minimamente preso in considerazione e non aveva la minima idea di come togliersi d’impiccio. Far scassinare nuovamente la porta al motociclista poteva rivelarsi un problema, se il burattinaio aveva manovrato sin lì l’orso meccanico era perché probabilmente sospettava qualcosa del loro piano. Non sarebbe stato tanto facile distrarlo di nuovo ma, soprattutto, chissà quanto Togami avrebbe dovuto attendere prima che Kirigiri ideasse un altro piano per salvarlo (sempre se fosse stata disposta a farlo, sapeva di non risultarle molto simpatico).
“Un momento!” con uno sguardo trasfigurato dall’orrore Byakuya osservò quell’unica telecamera posta a tenere sotto sorveglianza l’intero ufficio.
Se il tempo di Kirigiri era scaduto, questo significava che ora LUI, aveva riavuto accesso alla telecamere.
Il Burattinaio di certo sapeva che era lì! Impossibile che non lo avesse già scoperto! Ecco il motivo per cui aveva mandato Monokuma a stanarli!
“M-ma se lo sapeva allora perché non è entrato?..” un singulto di paura lo attraversò e per un istante gli mancò di ragionare lucidamente. Come tutti gli esseri viventi temeva per la propria vita e, conoscendo il malsano senso dell’umorismo del loro personale boia, era convito che da un momento all’altro la stanza si sarebbe modifica come accadeva con il cambio di scena a teatro.
I muri scomparsi, i mobili spostati e, al loro posto, il palco sarebbe stato riallestito per la sua personale esecuzione.
Queste erano però solo maligne fantasie dettate dalla mente scossa di Togami, nulla di quello che si immaginò avvenne.
Pareti e arredamento rimasero dov’erano, e non udì più la voce di Monokuma. Si era allontanato.
L’ereditiere trasse un sospiro di sollievo, felice di poter ancora avvertire il battito del proprio cuore nel petto, dal ritmo accelerato a causa dello sforzo a cui l’aveva sottoposto. Si accorse in quell’istante di avere le mani tremanti, tanto da farsi sfuggire alcuni dei documenti che ancora stringeva, e di essere ricoperto da un leggero strato di sudore freddo. “Sono ridicolo” si disse addossandosi con la schiena alla parete mentre si copriva gli occhi con una mano, scoprendoli umidi sotto le dita, e una smorfia di disgusto gli deformò il volto. Non credeva di poter arrivare ad odiarsi sino a quel punto, si sentiva nauseato dalle proprie reazioni, davanti alla prospettiva della propria morte si era ritrovato ad affondarla da codardo inerme.
E pensare che solo due giorni prima sembrava disposto a gettare via la sue esistenza per preservare l’orgoglio dei Togami.
Ora invece non avrebbe saputo dire quale, tra quei comportamenti, fosse il più idiota.
Esausto, quasi avesse affrontato una scalata, l’ereditiere si lascio cadere a terra, seduto sul pavimento, in mezzo a tutti quei fascicoli raccolti durante la sua ricerca, li avrebbe sistemati più tardi, aveva altro su cui riflettere. “Perché Monokuma, se sa dove sono, non viene a stanarmi?” era la domanda a cui aveva l’urgenza di rispondere, “perché ha altro da fare” era la soluzione più ovvia da darsi e, d’altronde, non possedeva alcun indizio su cui basarsi per creare le sue congetture, le quali non poteva certo essere campate per aria (quella era una specialità di Hagakure).
“Cosa può esserci di più importante di punire uno studente che è andato a danneggiare le proprietà scolastiche?” era il secondo quesito, ben più difficile, perché per l’appunto non aveva niente su cui basarsi, “Uhm… probabilmente uno studente che fa qualcosa di ancora più stupido”
-Ooh…- si fece fuggire una leggera esclamazione dalle labbra.
Si poteva supporre che Owada avesse creato un qualche diversivo per allontanare Monokuma, sarebbe stato il genere d’azione da teppista senza cervello che tanto gli si addiceva.
Bene, allora, se fosse stato vero, gli doveva la vita... “Quante altre umiliazioni dovrò sopportare prima di arrivare alla fine di questa storia?” si chiese avvertendo il disagio montargli dallo stomaco e risalirgli alla gola, rendendogli difficile deglutire, una leggera ansia gli invase il petto, sostituendo la paura di poco prima.
“No, non mi sto sentendo in colpa!” sembrò ordinare a se stesso, era impossibile per lui provare un emozione simile. No, no, no! Non si sentiva ASSOLUTAMENTE colpevole di alcun che! Se Owada aveva ben pensato di trovare un modo per far incazzare Monokuma e farsi inseguire, dopo averlo chiuso lì dentro per non farlo scoprire, era stata una scelta sua! Lui non centrava minimamente, anzi, sin dall'inizio non aveva mai voluto collaborare con quello stupido.
Un Togami non poteva permettersi di avere dei rimorsi, soprattutto se riguardavano persone inferiori alla sua stirpe… Byakuya si ricordò solo in quel momento di essere morto come “erede della stirpe Togami”, di fronte a tutti, nell’ultimo processo, e che quindi non doveva più preoccuparsi di come si sarebbe comportato da quel punto in avanti (tanto aveva già perso il suo nome, non aveva altro che Monokuma potesse sottrargli).
- Tsk… la stupidità deve essere contagiosa - parlò alla solitudine della stanza, avvertendo l’impellente bisogno di rompere quell’assordante silenzio.
Perché mai aveva pensato di aver bisogno di un aiuto esterno per uscire?  Doveva pensarci da solo!
Forse, ribaltando l’intero ufficio, avrebbe trovato qualcosa di utile per distruggere la porta che lo bloccava (chissà una chiave, un martello… una motosega), gli andava bene di tutto, gli bastava evadere da lì.

“Poi mollerò un pugno in testa a quella testa di granoturco per la sua ottusità!” si ripromise rialzandosi e, nel farlo, il suo piede andò ad urtare qualcosa sul pavimento che produsse un tintinnio metallico.



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*Una variante del nostro carta-sasso-forbici è uomo-formica-elefante (di origine cinese): l'uomo calpesta le formiche, le quali riescono ad abbattere l'elefante, che infine schiaccia l'uomo.

Potrei dire che non ho potuto pubblicarlo prima perchè staVo studiando per l'UNI... in realtà giocavo al videogioco di Toradora, scusatemi xP ...
Cmq parlando di questo capitolo (vaneggi vari a parte):
Kirigiri è preoccupata per un motivo che TUTTI voi conoscete;
Owada compiendo nuovamente le medesime azioni ha "sbloccato" un ricordo (si vede che mi sto dando ai Videogiochi);
E Togami sembra aver appena compiuto una scelta importante (ma tornerà il solito se stesso..? Per ME, sempre una serpe rimarrà xD )
NDA particolamente priva di senso, è stata una settimana stancante, spero che il capitolo non vi deludi, fatemi sapere cosa ne pensate (RECENSITE!), Grazie.

P.s: Un saluto speciale a MISS YURI!

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Capitolo 9
*** VIII ***




Capitolo VIII


- Presente-
Trovarono il suo corpo a terra, abbandonato sul pavimento della stanza, riverso su un fianco in posizione fetale. Dava le spalle alla porta dalla quale erano entrati e dove ancora sostavano, spiazzati dalla scena a cui stavano assistendo. Mai avrebbero pensato di poterlo trovare in quella stanza e, sopratutto, non in quelle condizioni.
Sottili ferite da taglio gli ricoprivano tutto il corpo, gli stessi abiti che indossa erano stati in buona parte stracciati dalla lama con cui l'avevano colpito, la quale però, per quanto si fossero accaniti su di lui, non sembrava essere penetrata mai troppo affondo nelle sue carni. Quelle pugnalate, prese singolarmente, lo avrebbero ferito, non ucciso. La sua era stata una lunga e terribile agonia, probabilmente perpetrata per ore dal suo aguzzino, il quale doveva aver goduto di una simile tortura, poiché risultava difficile credere che non lo avesse fatto di proposito. Aveva evitato gli organi interni, limitandosi ad imporgli lunghi tagli su ogni centimetro di pelle scoperta.
Difficile era però stabile cosa lo avesse portato a quello stato, se aveva perso l'equilibrio a causa dell'ingente perdita di sangue o se la colpa era il colpo alla testa, perché di certo qualcosa doveva essere stato sbattuto con violenza contro la sua nuca, vista la presenza di sangue anche lì, trai suoi capelli. Il liquido aveva poi cominciato a colare da quella ferita, creando così una spessa maschera di sangue incrostato che gli ricopriva per intero il volto, deformandone - ormai secco - i contorni, abbastanza perché, per un lungo istante, nessuno dei presenti fosse in grado di riconoscerlo.
Pallido ed immobile, non pareva avere più nulla di vivo, del tutto simile ad un cadavere. Se ne avessero toccato la mano, ne erano certi, sarebbe stata gelida e rigida come quella in pietra di una statua.
Teneva ancora un braccio sopra le testa, probabilmente il suo ultimo (disperato) tentativo di fuga; forse per evitarsi di cadere lo aveva sporto in avanti, cercando qualche appiglio cui aggrapparsi per recuperare l’equilibrio. Un gesto che comunque si era rivelato completamente inutile, non era riuscito a salvarlo dalla grinfie del suo aguzzino e che appariva del tutto involontario, probabilmente dettato dal semplice istinto, il quale ancora cercava di salvarlo.
Il corpo continua a reagire, anche quando la mente ha già compreso di non avere speranze.
“Perché diavolo è successo!?!” si chiedeva Owada ancora sulla soglia, lo sguardo sconvolto e confuso, incapace di comprendere simili eventi. Si sentiva sul punto di urlare di frustrazione: come erano arrivati a quel punto!? Cosa cazzo era accaduto?! Perché un finale del genere?!
Si assillava con queste e altre mille domande, non capiva cosa avessero mai potuto sbagliare.
Eppure, secondo Kirigiri, quello che avevano fatto avrebbe dovuto portarli a qualche risposta.
Invece... Erano solo aumentate le domande.


- Qualche tempo prima -
“Come posso distrarre un preside orso meccanico?..  come, Come, COME!!?” veloce Mondo correva lungo il corridoio, aveva appena sbarrato la porta dell’ufficio del preside, sperando che ciò gli avrebbe fatto guadagnare qualche secondo, ma non aveva la benché minima idea di come agire e, di certo, Monokuma non si sarebbe fatto troppi problemi trasformare il proprio braccio in un bazooka (o qualcosa di simile), e spazzare via, in un sol colpo, non solo la soglia, ma l’intero ufficio.
“Merda!.. ho appena ammazzato Togami!” riflette prendendo seriamente in considerazione una simile eventualità, serrò forte la mascella, sempre più teso a causa della pressione, tutto stava andando a rotoli! Ma cosa cavolo aveva combinato Kirigiri? Non erano ancora passati sei minuti quando aveva sentito l’orso avvicinarsi, ne era sicuro, - recentemente Naegi gli aveva regalato un orologio da polso (chissà dove se li procurava tutti quei gingilli che poi distribuiva in giro?), e con quello aveva cronometrato le proprie azioni e quelle di Togami.
Non poteva però perdere tempo a chiedersi cosa fosse andato storto nel piano di Kyouko, doveva inventarsi una maniera per parare il culo alla serpe, - la sua psiche non avrebbe retto il peso di un altro fantasma sulle spalle. Sul momento gli era sembrata un idea geniale, chiudendolo dentro la presidenza gli evitava di essere notato subito da Monokuma, non lo aveva minimamente sfiorato il pensiero che, così facendo, lo bloccava in una stanza completamente priva di vie di fuga.
“È in trappola come un topo!” si sentiva già attanagliato da un leggero senso di colpa, il quale avrebbe probabilmente finito per dissanguarlo se avesse preso spessore.
Non ci poteva far nulla, gli ultimi avvenimenti lo avevano reso un pessimista.
“Pensa, pensa, pensa, pensa, pensa… PENSA!!!” si impose, ma non era facile trovare di punto in bianco un modo per distrarre un orso dalla preda che aveva puntato, doveva creare un caos degno di questo nome per distrarlo dal proprio obbiettivo. Ma questo avrebbe dovuto riuscirgli bene, era o non era il teppista capobanda più temuto del Giappone (gli mancava solo un bimbo nudo sempre appeso alle spalle ed era a posto*)?
Fu in preda all'ansia e con la mente colma di ragionamenti assurdi che, sempre correndo, superò una certa porta di quel piano lasciata appena socchiusa, ma abbastanza per fargli intravedere l'interno.
"Trovato!" fu folgorato da un illuminazione, la quale blocco di colpo la sua corsa facendogli quasi perdere l'equilibrio. "Ho sempre desiderato farlo..." pensava, ghignando divertito nel tornare sui propri passi, fermandosi davanti a quella classe che aveva appena superato, se avesse spalancato del tutto la soglia sarebbe stato impossibile per Monokuma non udirlo. "Non mi risparmierò" si scrocchiò rumorosamente le dita avvertendo un familiare formicolio attraversargli i pugni, era da quando era finito rinchiuso lì dentro che non provava un eccitazione simile, l'adrenalina cominciò a riversarsi in dose massiccia nella sue vene, il suo corpo già si preparava per lo sforzo a cui stava per prestarsi.
- Hola, Owa! Amico, che combini?...- interruppe la sua preparazione mentale Hagakure, spuntando da dietro l'angolo simile a quei cespugli mobili di erba secca che sembravano spuntare ovunque e in qualunque momento (del tutto inutili, ma eternamente presenti). - Ehm... Owa, hai un espressione che fa paura, c-che hai? - cambiò rapidamente espressione facendosi nervoso e tremante, cominciando a sudare sotto quello sguardo viola e quel sorriso minaccioso,
- Sei arrivato giust'in tempo Hagakure, avevo proprio bisogno di un "complice" - non gli fornì alcuna spiegazione Mondo, limitandosi a spingerlo dentro la classe senza troppi complimenti, sordo a qualunque protesta,
- U-UN COMPLICE?!.. E per cosa?! - fu preso dal panico lo sciamano, il quale avvertì un improvvisa urgenza di correre al bagno.


“Io ho… commesso un errore?” confusa Kirigiri si fissava le mani, immobile stava in piedi al centro dell’aula di fisica, posizione da cui non si era mossa da quando Monokuma l’aveva lasciata. Persa nei propri pensieri cercava di trovare il filo logico che l’aveva condotta fino a quel punto, portata a dire certe parole, a compiere determinate azioni, ma ormai esso si era sfilacciato. Rotto a causa dell’usura si era mescolato al resto della matassa, la quale ricreava, in senso metaforico, il tormentato caos che regnava nel animo della ragazza.
“Rianalizza le prove Kyouko. Ricomincia da capo e osserva tutto come se fosse la prima volta, non saltare alle conclusioni e mantieniti fredda, è l’unico modo per comprendere in che punto le tue congetture hanno preso una piega sbagliata e ti hanno allontanato dalla Verità” seppur i suoi ricordi rimanessero per la maggior parte avvolti da una spessa nebbia grigiastra, c’era insegnamenti, lezioni, che Kirigiri non avrebbe potuto scordare.
Ogni qual volta si sentisse persa durante le sue investigazioni, in quel labirinto di misteri, verità grottesche e mezze bugie crudeli - che erano le mura dell’accademia superiore Kibougamine , - le era bastato guardare la punta delle proprie dita per trovare lì una spinta, un’indicazione in grado di portarla sulla strada giusta.
Quel gesto le riportava alla mente le parole di suo nonno, come se i dubbi da cui era attanagliata e il tessuto dei guanti, i quali mai l'abbandonavano, innescassero un meccanismo nel suo cervello capace di superare quella barriera invisibile (quella muraglia insormontabile), che la separava dal proprio passato.
Dal nulla aveva ritrovato suo nonno, nonché maestro, sostituto di un padre fuggito alla propria famiglia, e pian piano, quando ne aveva più bisogno, ne ripescava le dottrine, studi vitali con cui riusciva a incastrare i vari pezzi  -indizi - raccolti, ma era un processo lungo e contorto. La mente spesso le giocava brutti scherzi. Se mai tentava di sforzarla non otteneva nulla, anzi, quelle rare memorie che aveva faticosamente recuperato si facevano via, via più labili, temeva sarebbero scomparse del tutto se avesse continuato.
Quindi al momento, trovandosi di fronte ad un vicolo cieco, non poteva fare altro. Doveva cercare le risposte all’interno di se stessa, sperando forse nell’affiorare di qualche frammento capace di sciogliere il nodo delle sue esitazioni.
In più, neppure se avesse voluto se ne sarebbe potuta andare, Monokuma le aveva intimato di non lasciare l’aula prima del suo ritorno, pena una crudele e contorta punizione a cui difficilmente sarebbe sopravvissuta. Conscia delle veridicità delle sue minacce, e per nulla propensa a morire, Kirigiri si era fatta ubbidiente, ma se il corpo rimaneva completamente statico, quasi pietrificato, tanto da sembrare che trattenesse il respiro, il suo cervello lavorava a mille.
“Devo ricominciare..” rifletté cercando di sopprimere quel senso di inquietudine capace di salirle sul viso e creare una leggera ombra sui suoi tratti. Non era tanto insensibile da non essere preoccupata per il destino di Togami e Owada (anche se del primo provava un certo astio da quando aveva VOLUTAMENTE manomesso un caso - non gliel’aveva ancora perdonata), era stata lei a tirarli dentro a quella faccenda, ed essendo il giudizio e il senso di colpa ciò che distingueva l’essere umano dagli animali, non poteva non sentirsi, almeno un poco, colpevole.
“Sono uomini, se la caveranno!” decise però di chiudere sbrigativamente la faccenda, scacciando in maniera definitiva dalla mente ogni pensiero riguardante quei due. Non sapeva quando Monokuma potesse tornare, probabilmente da un momento all’altro e, nell’istante in cui fosse accaduto, aveva tutta l’intenzioni di intraprendere un’altra discussione con lui. Doveva ricavare più informazioni possibili, ma per farlo aveva bisogno delle domande giuste, le quali si creavano solo forgiando dei capi saldi nelle investigazioni, le così dette “prove inconfutabili”.
Nel silenzio della stanza, interrotto unicamente dal sottile riverbero prodotto dal gigantesco macchinario per il filtraggio dell'aria (sconvolgente quanto silenzioso fosse rispetto alla sua mole), continuava a guardarsi le mani, conosceva ormai a memoria il tessuto che le ricopriva, quei guanti comodi e caldi che l’aiutavano a nascondere le orribili cicatrici da cui erano deturpate. Non rammentava precisamente da quanto tempo li portasse - aveva però riacquistato un vago ricordo dell’incidente -, ma erano divenuti per lei come una seconda pelle, ne possedeva altre due paia identiche.
Per quanto però vi avesse fatto l’abitudine, quei guanti avevano per lei un significato oscuro, come un marchio trasudante vergogna. La loro presenza le serviva da monito, le impedivano di dimenticare il dolore e i rischi a cui si incorreva nel comportarsi da incoscienti, deviando dai lineari percorsi dettati dalla logica e dalle prove, da ogni cosa ritenuta concreta.
Quando, insomma, si decideva di allontanarsi dalla Verità…
Lei una volta l’aveva fatto, e quello era stato il risultato. In realtà, si riteneva fortunata, molti non avevano avuto la possibilità di imparare da un simile errore.
L’inesperienza l’aveva portata ad intraprendere una strada senza uscita, aggrappandosi a dei vaghi e tiepidi sentimenti, intuizioni dettate dal semplice istinto.
Ignorando gli indizi a sua disposizione preferì dare completa fiducia alla persona che aveva di fronte, ad un sospettato, ma esso non ricambiò il favore. La colpì a tradimento, procurandole quelle ustioni che l’avrebbero segnata per l’intera durata della sua vita.
“Tra noi c’è una talpa” concluse infine il suo ragionamento, sollevando finalmente lo sguardo, era questa la risposta a cui era giunta inseguendo la pura e semplice logica. Purtroppo, non si era minimamente accorta che, di nuovo, la mente le aveva fatto un brutto tiro.
Quelle emozioni da sempre celate si presero una rivincita su di lei.
Il suo animo non voleva credere che LUI fosse coinvolto e, seguendo i desideri del cuore (complice l’amnesia da cui era attanagliata), il cervello cancellò ciò che la faceva soffrire. Indizi essenziali furono sepolti in profondità, nei meandri più nascosti della sua psiche, e sarebbero risaliti in superficie solo quando Kirigiri fosse stata sincera con se stessa.
Poche parole scambiate con il Burattinaio e la sua armatura di granito era definitivamente crollata, portandola a perdere la sua naturale arma di difesa.
Comico come qualcuno autodefinitosi: “ricercatore della verità”; si rivelasse un tale bugiardo con se stesso e i propri reali desideri.


- Voi bastardi! Cosa cazzo state combinando?!! - presto la confusione che Hagakure e Owada stavano creando venne udita dall'orso robot, il quale si presentò furente di fronte alla classe da cui provenivano urla isteriche, colpi sordi e imprecazioni tanto colorite da far arrossire uno scaricatore di porto (quale dei due facesse l'una o l'altra cosa è facile intuirlo).
Al giungere del falso preside un silenzio da catacomba calò nella stanza e impagabile fu l'espressione che si dipinse sul volto di Monokuma, il quale per una volta si lasciò attraversare da una naturale e sincera emozione di fronte a quello sfacelo.
Lungo fu il silenzio che seguì, Owada fissava preoccupato l'orso, avvertendo una gocciolina di sudore attraversargli la fronte. Era il momento della resa dei conti, in qualche modo era riuscito a fargli distogliere l'attenzione da Togami, ma ora? Quale punizione gli sarebbe toccata? Con il prolungarsi del suo mutismo cominciò a domandarsi se Monokuma non stesse innescando la bomba che teneva nascosta nello stomaco, intenzionato a farli saltare in aria senza neppure lasciargli il tempo di spiegare.
O forse era rimasto talmente sconvolto da essersi rotto? La paralisi facciale a cui sembrava soggetto, la bocca spalancata in un urlo privo di suono, il colorito tendente al bluastro della sua fronte (come faccia è un mistero), poteva far supporre un guasto tecnico.
 E difatti sembrò essere quest'ultima ipotesi, perché un secondo Monokuma si aggiunse a sostegno del primo,
- Monokuma A! Riprenditi!! - ordinò il robot orso appena arrivato, dando due forti schiaffoni al gemello (se quel colpo lo avesse ricevuto un essere umano, probabilmente la testa gli si sarebbe staccata dal corpo),
- Mo... Monokuma B! - strana fu la reazione di A, il quale da prima fissò l'altro se stesso con un emozione indecifrabile, poiché limitate erano le sue espressioni facciali, per poi rivolgere un'altro sguardo ad Owada.
Il motociclista deglutì a vuoto aspettando la propria condanna,
- ma... ma... - iniziò a balbettare l'orso cominciando a tremare,
"Whaaa! ADESSO ESPLODE!" pensò Hagakure terrorizzato, si era raggomitolato in un angolo, magari sperando di rendersi invisibile, seguendo il motto: "se io non vedo loro, loro non vedono me"; piagnucolando e tirando rumorosamente su con il naso, "Ma perché Owa ha dovuto coinvolgermi?!"
- Ma questi teppistelli hanno distrutto la sala professori! - gridò Monokuma A, indicando i due ragazzi nel parlare con B, mentre un fiotto di lacrime (in realtà acqua), cominciava ad uscirgli dagli occhi con una pressione tale che in pochi secondi aveva già formato una pozzanghera intorno alla sue zampe.
"Ma che..?" fu sul punto di uscire con una delle sue esclamazioni Owada, trattenendosi appena in tempo, non avrebbe mai creduto che Monokuma avrebbe reagito in quel modo, va bene, aveva distrutto vasi, scrivanie, ribaltato sedie e armadi, ma gli sembrava comunque una reazione esagerata (infondo non era ancora  riuscito a staccare la lavagna dal muro). E poi, per la seconda volta in quella giornata, una forte emicrania colpì il motociclista arrivando quasi ad accecarlo per il dolore, si prese la testa fra le mani convinto che gli sarebbe sul serio esplosa, fortunatamente per lui durò solo momento e, com'era arrivato, il dolore svanì. Gli rimase solo un vago senso di rabbia a colmargli il petto, ma non riusciva a indirizzarla, non capiva cosa lo stesse irritando. Qualcosa però non quadrava e una fitta glielo confermò.
- Hanno deturpato le proprietà scolastiche!! - continuava intanto a frignare A, aggrappatosi a B quasi cercasse il suo supporto, ma a B non sembrava più di tanto importare, l'espressione scocciata e infastidita, - Sono imperdonabili, imperdonabili! -
- Non ripeterti, o ti verrà il raffreddore - fu l'unico commento, del tutto disinteressato, che ricevette dalla sua copia.  
- M..ma meritano una punizione!- esclamò A indignato dal comportamento dell'altro, passando da piagnucoloso a furente e istintivamente Mondo fu attraversato da un senso di gelo che gli percorse per intero la spina dorsale, mentre Hagakure non fu in grado di trattenere un gridolino isterico,
- Va bene, e cosa vuoi fare? - replicò Monokuma B incrociando le braccia al petto con fare annoiato, - ... vuoi sbarazzarti di loro? Pensi di usare la lancia Gungnir oppure preferisci farti esplodere? -
- Nononononononononono!! I-io non centro nulla!! E' stata una sua idea! Un'idea di Owada! Io non centro nulla!! - intervenne allora lo sciamano gridando come un forsennato, le lacrime agli occhi e pronto a regalare la propria nonna a quello psicopatico del burattinaio se ciò gli avesse salvato la vita (non era una cattiva persona, ma aveva una vena codarda che lo spingeva a fare cose per le quali, più tardi, si sarebbe pentito).
- Si, è vero. Ho fatto tutto da solo - confermò il motociclista grattandosi dietro la nuca con fare nervoso, non poteva dare torto a Yasuhiro per essersi comportato a quel modo, avendolo coinvolto a forza ignorandone le proteste, ma la facilità con cui lo aveva accusato lo ferì un poco, "Hagakure sei un bastardo" lo fulminò con uno sguardo.
- Potevi tentare di farlo desistere in qualche modo! - replicò Monokuma A,
- E credi che mi avrebbe ascoltato? - biascicò lo sciamano, preso in contro piede,
- Non ci hai nemmeno provato?! - sembrò imbestialirsi ancor di più l'orso robot, mentre Mondo trovava che la situazione si stesse facendo sempre più assurda, perché ora Monokuma se la prendeva con Hagakure?
- Mi prendi in giro..?- nonostante la paura che provava, lo sciamano non riuscì ad evitarsi un velo di ironia nella voce, doveva essere uno scherzo, nessuno poteva credere che fosse possibile far ragionare quella testa calda di Owada quando si metteva in testa qualcosa, era un suicidio! Bhé... forse non proprio, ma si rischiava di provocarlo inavvertitamente, ed essendo un tipo violento si poteva ben immaginare quale reazione avrebbe avuto (in più, lo spettro di ciò che aveva fatto a Fujisaki sarebbe rimasto permanente appiccicato alle sue spalle, come monito a lui stesso e a tutti quelli che gli si fossero avvicinati).
- Per nulla - affermò A, - ... e se non eri in grado di fermalo da solo avresti potuto chiamare l'attenzione di qualcun altro -
- Questo non ha senso! - fu stanco di ascoltarli Mondo, - Senti Monokuma, ho detto che mi assumo io tutta la colpa di questo sfacelo, Hagakure si è semplicemente limitato ad urlare e a piangere come una ragazetta isterica, non ha fatto nulla - ripete cercando di convincerlo a lasciare in pace lo sciamano,
- "Ra-ragazzetta isterica"? - ripete Yasuhiro, sentendosene un poco offeso, lui non urlava come una ragazzina, o almeno non gli sembrava.
- Mi sono stancato Monokuma A... fai quello che vuoi di questi due, ma poi vedi di ripulire - sbuffò B cominciando a trovare noiosa la conversazione, lavandosene completamente le mani lasciando il compito di risolvere la situazione all'altro se stesso, - Io me ne vado - annunciò con le mani appoggiate sui fianchi, per poi scomparire così com'era venuto.
"Ma è servito solo per prendere a schiaffi la sua copia?" si domandò Owada nel vederlo sparire oltre la porta dell'aula, chiedendosi quale fosse stata la sua utilità,
- Uff..- sospirò a sua volta A tenendosi il mento inesistente (avendo la testa tonda come una palla da calcio), con fare pensieroso, sembrava in difficoltà. - Cinquecento...- affermò annuendo fra se e se come se avesse appena risolto tutti i suoi grattacapi,
- C-cinquecento che..? - intervenne nuovamente la voce balbettante di Hagakure,
- Voglio che scriviate un tema di scuse da 500 parole su come non si debba danneggiare le proprietà scolastiche - spiegò facendo di sì con la testa, all'apparenza fiero della propria idea,
- U-un tema..?! - esclamò sempre più perplesso,
- Hagakure, sappiamo tutti che hai l'intelligenza di un volatile, ma non devi ripetere tutto quello che si dice come un pappagallo - lo guardò Monokuma con tutta l'apprensione che riusciva a mostrargli, quasi fosse realmente preoccupato per lui.
- Ma...-
- Aspetta! Come punizione ci voi solo far fare un tema?! - lo interruppe Mondo, sapendo che intanto lo sciamano non sarebbe riuscito ad articolare nulla di sensato,
- No, ovviamente! - negò Monokuma, - Dovrete anche sistemare questo sfacelo... e tu Owa-feccia, non pesare di cavartela così a buon mercato - lo avvisò e il motociclista lo fissò in un misto di nervosismo e confusione, - In più, come punizione, dovrai fare 20 volte il giro della scuola con un tuo compagno (a scelta) sulle spalle -
- ..20 volte? - si ridusse alle medesime esclamazione di Yasuhiro,
- E di corsa, non voglio vederti battere la fiacca! - lo additò facendo la voce grossa, con fare serio e severo.
"Deve avere sul serio un qualche problema tecnico" lo fissarono i due super ultra sempre più sconvolti da quel pazzoide travestito da orso.

"Ma che problemi ha..?" si domandò a sua volta Togami, aveva visto Monokuma uscire dalla sala professori e si era stupito non poco quando, avvicinandosi a sua volta alla soglia, aveva visto un altro orso all'interno dell'aula, il quale era intento a discutere con Owada e Hagakure - quest'ultimo di cui non capiva la presenza. Aveva deciso di non mostrarsi, rimanendo accostato alla porta, l'orecchio teso per capire cosa stesse accadendo, anche se, da quello che intravedeva, poteva intuire quale sfacelo il motociclista avesse provocato.
Sedie e scrivanie erano ribaltate, così come gli armadi colmi di documenti, finiti tutti sul pavimento in un mare di carta scribacchiata, i vasi pieni di fiori (i quali prima si trovarono sopra ad ogni scrivania), erano stati rotti in migliaia di pezzi. "Strano che non abbia staccato la lavagna dal muro" pensò Byakuya continuando ad ascoltarli, stupito dal comportamento di Monokuma, il quale non aveva minacciato nessuno dei due di morte, ma, anzi, sembrava interpretare sin troppo bene il ruolo del preside, arrivando ad imporgli una punizione anche piuttosto blanda (normalmente una sospensione non gliel'avrebbe tolta nessuno, ma ciò avrebbe comportato allontanarli da scuola, e per il Burattinaio sarebbe stato controproducente).
- Anzi..- riprese a parlare Monokuma poco dopo aver annunciato la punizione supplementare di Owada, -... visto che ultimamente state molto tempo assieme, sarà Togami che dovrai scarrozzarti in giro per la scuola - specificò togliendo al motociclista il privilegio di scegliere il compagno con cui condividere la propria punizione, e facendo sussultare allo stesso tempo l'ereditiere, il quale comprese di essere stato scoperto.
Era stato da sciocchi credere, vista l'altissima tecnologica da cui era composto, di aver aggirato i finissimi sensi dell'orso robot.
- Su, vieni - gli ordinò e, con un smorfia di riluttanza, Togami entrò nell'aula,
- Aspetta, com..?- stava per chiedergli Owada, ma bastò un occhiata del biondo per azzittirlo, non era quello il momento di fare domande. Non davanti a Monokuma.
- Vi aiuterà anche lui a ripulire - aggiunse,
- No, un momento... - protestò immediatamente l'ereditiere, per nulla abituato a lavori di fatica e non capendo affatto il motivo per cui avrebbe dovuto abbassarsi a farlo, - ... perché dovrei? - sembrò però aver detto una parola di troppo, poiché il volto di Monokuma, prima divertito, si fece di colpo scuro e furente, ed estrasse gli artigli puntandoli contro Togami.
- Chi è penetrato senza permesso nell'ufficio del preside? - fece con un tono del tutto privo di quella grottesca felicità che lo caratterizzava, la sua era una domanda retorica che non necessitava di risposta e, sul momento, Byakuya non avrebbe comunque trovato voce per dargliela, se si fosse mosso anche solo di un millimetro la sua giugulare sarebbe stata tranciata dalle lame d'acciaio che spuntavano dalla mano tonda dell'orso.
- Allora, hai qualche obiezione?..- ritirò gli artigli quel poco che bastava per permettergli di negare con la testa, il volto dell'ereditiere si era fatto tanto pallido da ricordare il fondotinta di Celestia e un velo di sudore gli ricopriva la fronte, doveva essersi spaventato non poco di fronte all'ennesima prospettiva di morte.
- Bene... Allora, se siamo d'accordo cominciate subito - riprese Monokuma tornando a farsi socievole e allegro, rifoderando le sue armi, - Owa-feccia, Togami, voi sapete già dov'è il ripostiglio delle scope - e li salutò con quell'ultimo commento, ridendosela di gusto, facendo calare il gelo nell'aula semi-distrutta.
"Lo sapeva! Si è accorto di tutto!" realizzò Togami, ancora fissando il punto in cui l'orso era svanito, massaggiandosi il collo per assicurarsi di non avere ferite,
- Ci ha fregati..- disse invece Owada, articolando il pensiero di tutti (meno Hagakure che non stava capendo nulla, rimasto del tutto ignorato, rintanato nel suo angolo), un sottile ma pesante senso di sconfitta ad invadergli il petto.

- 10 minuti più tardi -
Dopo aver impilato le scrivanie e averle spostate lungo le pareti della classe, scoprendo così alcune sedie che, a causa della forza con cui erano state scagliate a terra, erano prive di uno o due arti, Owada, Togami e Hagakure, si accingevano a eseguire gli ordini Monokuma. Come consigliato dalla stesso orso avevano recuperato alcuni utensili utili dal ripostiglio, ma se lo sciamano e il motociclista sembravano pronti a darsi da fare - temendo le probabili ripercussioni che il disobbedire avrebbe comportato -, Byakuya era tutt'altro che disposto ad unirsi a loro, seduto in cima ad una scrivania sembrava più che altro contemplare il caos da cui era circondato, per nulla propenso a rimettere in ordine.
- Mi spieghi che ci fai lì appollaiato? - si stizzì con lui Owada,
- Dirigo i lavori - rispose, mostrando molto più interesse a fissare la parete che il suo interlocutore,
- Stai imitando Celestia o fai sul serio? - fu attraversato da una scarica di violenza cieca il motociclista. La giornata non gli era andata per nulla bene, con quel mal di testa che sembrava poterlo colpire con le sue fitte atroci in qualunque momento, la disfatta totale del piano di Kirigiri e la scoperta che Monokuma si stava giocando di loro erano state le ciliegine sulla torta. Non sarebbe stato in grado di sopportarlo ancora a lungo (in più non aveva ancora scoperto come avesse fatto a fuggire dall'ufficio del preside).
- Se volessi imitare Celestia direi qualcosa del tipo: "Ho il dovere di non imbrattarmi l'abito di tutto questo sudiciume" e poi sospirerei affranta ordinando al primo disgraziato capitatomi a tiro di prepararmi qualcosa di orrendamente complicato e dal dubbio gusto - per quanti libri leggesse, Togami doveva in realtà annoiarsi parecchio, per lo meno da quando erano rinchiusi lì dentro, se era arrivato a studiarsi l'imitazione dei suoi compagni di sventura.
Da ciò si poteva però dedurre che era un attento osservatore, più di quanto sembrasse.
- Whuo! Non credevo avessi hobby simili Toga! - esclamò difatti Hagakure tra lo stupito e l'ammirato, era l'unico al momento che si stava dando realmente da fare e, visto come solitamente era raro vederlo svolgere un qualsiasi compito, doveva aver preso una strizza terribile se si impegnava tanto.
- Smettila di fare l'idiota e muovi il culo! - gli ordinò Owada, sempre più rabbioso,
- Impossibile, c'erano sono solo tre scope - obbiettò lui,
- Che cazz..?- non capì il suo commento,
- Tu hai appena rotto la tua - gli fece notare, e solo allora il motociclista si accorse che il manico si era spezzato in due, all'altezza del pugno, l'aveva stretto troppo, - Purtroppo, adesso non ce ne sono abbastanza per tutti - Owada cominciò ad avere il vago sospetto che lo avesse irritato di proposito puntando a quello.
"Giuro che prima o poi gonfio di pugni la tua faccia da rettile" si ripromise, scuro in volto. Poi venne il colpo di genio!
- Perché allora non riordini le carte? - gli propose, il sorriso inferocito di un cane pronto ad azzannare,
- ..?- si stupì Togami, tentava ancora di obbligarlo a fare un lavoro da villici?
- Si, probabilmente tra queste cartacce sparse per terra ci saranno anche dei documenti importanti, non possiamo rischiare che vadano persi - osservò e su quel punto Byakuya non ebbe da obbiettare, però non capiva perché toccasse a lui sistemarli.
- A raccogliere dei fogli può riuscirci anche Hagakure - osservò acidamente, alle volte sembrava proprio un bambino viziato (segno di una madre troppo premurosa),
- Mi dispiace, ma né io, né Hagakure "abbiamo l'abilità per comprendere quali documenti possano rivelarsi utili "- citò le parole con cui Kirigiri aveva incastrato l'ereditiere, portandolo a collaborare per il suo piano.
- Tsk... non farci l'abitudine - lo avvisò Togami, sul volto un'espressione tutt'altro che contenta, quasi avesse appena avvertito un odore nauseabondo,
- A cosa?-
- Ad averla sempre vinta con me - spiegò scendendo dalla sua postazione - Diciamo che sta volta te lo concedo perché ti devo un favore - volle specificare, salvando il proprio orgoglio, a cui, per quanto si fosse ridotto alle dimensioni di una briciola di pane, aveva deciso di non rinunciarvi.
"Ho appena assistito a qualcosa di incredibile" osservava intanto in silenzio Hagakure, la bocca spalancata, la scopa che gli cadeva a terra con un leggero tonfo, era come se un dodo a cavallo di un dinosauro, trasportato su una carrozza trainata da unicorni, gli avesse appena attraversato la strada. Lo sciamano di certo non aveva potuto udire ciò che l'ereditiere aveva appena sussurrato a Mondo nel passargli affianco, ne aveva notato cosa gli avesse infilato nella tasca della sua giacca da capobanda.
-"C'era questa nascosta tra le carte del preside... Per questo sono riuscito ad uscire"- gli confidò affidandogli al col tempo l'oggetto in questione,
"Una chiave?" la osservò di nascosto il motociclista, stingendovi attorno il pugno sentendone la consistenza fredda e compatta, vi era appeso un portachiavi a forma di Monokuma, molto sospetto e un poco inquietante.
Dovevano essere incappati in qualcosa di realmente importante, ma perché Togami glielo dava? "Probabilmente teme che Monokuma venga a richiedergliela indietro" comprese incrociando lo sguardo del biondo, il quale, anche se non lo sapeva ancora, più tardi gliel'avrebbe chiesta in dietro in modo di metterla in un posto sicuro sino a quando non avessero deciso cosa farne.
Il loro piano alla fine non era fallito del tutto.

Intanto, nello stesso momento ma in parti assai lontane dell'accademia.
Kirigiri affrontava nuovamente Monokuma credendo di essere giunta ad un punto di svolta nelle proprie indagini, per nulla conscia di essere incappata in un vicolo cieco creato dalla sua stessa mente.

Naegi rinveniva dal suo stato comatoso grazie alle cure di Oogami, e un senso di gratitudine nei confronti della wrestler lo avrebbe accompagnato da quel momento in poi per tutto il resto della sua vita.
Celestia e Yamada, com'era loro abitudine, si facevano i fatti loro, del tutto ignari dei movimenti e delle decisioni compiute dai loro compagni.
E intanto il Burattinaio rideva, pronto a far calare ancora più disperazione nell'esistenza delle sue marionette.


---
*: Si, sono un fan di Beelzebub <.< 

NDa: SAAAAAAALVE! Sono tornato dal mondo dei morti (si, il mio compleanno mi deprime un po' <.< ),  avevo già annunciato in precedenza che mi sarei preso una pausa, ma forse ha fatto male a non specificare di averla semplicemente rimandata xP ... cmq, spero di riuscir a riprendere regolamente la pubblicazione di questa FF ^^
NB: In questo capitolo, forse a causa della mole di tempo che ci ho impiegato a stenderlo (ispirazione e voglia pari, se non inferiori, a 0 ), ho disseminato vari indizi... credo di essermi fregato da solo xP, ma nonostante questo spero che continuerete a seguirmi ^^
bye ^3^/

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Capitolo 10
*** IX ***




Capitolo IX


- PRESENTE -

Fu Kirigiri la prima ad avvicinarsi al corpo, Togami le era subito dietro, non voleva lasciarsi sfuggire quelle informazioni vitali che, di certo, la ragazza avrebbe rinvenuto sul cadavere.
Solo Owada non si mosse, fermo, immobile sulla soglia, un moto di rabbia lo attraversava mista alla frustrazione, le mani tremanti strette a pugno sino a farsi divenire le nocche bianche. Non sapeva cosa fare e, come primo istinto, cercò di scaricare la propria inquietudine su qualcuno,
- Tu sai cosa significa questo, vero Kirigiri?! Avanti. Spiegamelo! - l'aggredì verbalmente, il tono duro e iroso mentre rimaneva sempre sulla porta, non osava compiere un solo passo. Si conosceva, e dare di matto in un luogo del genere, su una scena del delitto, non giovava a nessuno se non al colpevole. L'impellente desiderio di distruggere qualcosa però non si acquietò, per quanto cercasse di sopprimerlo esso si piantò in profondità nel petto di Owada, avrebbe dovuto trovare un qualche oggetto pesante su cui riversare tutta la propria aggressività ma poteva cercarlo più tardi, non era quello il momento giusto.
Kyouko non gli rispose, non subito, ma diede segno di averlo udito fermandosi a metà strada da dove si trovava il motociclista al punto in cui stava il cadavere. Gli dava le spalle e sembrava riflettere su quale fosse la risposta più giusta da dargli, con ogni probabilità il suo cervello stava valutando tutte le possibilità. Quasi si trattasse di un concorso a premi in cui doveva trovare la risposta esatta ad una domanda all'apparenza irrisolvibile, cercava le parole adatte per non perdere la fiducia di Mondo, così che fosse ancora disposto ad aiutarla quando ne avesse avuto bisogno.
Era strano per una persona diretta come lei esitare tanto, ma aveva compreso che, per lavorare con qualcuno (al di fuori di Naegi e lei stessa), avrebbe dovuto sviluppare un po' di tatto, per evitare spiacevoli incidenti.
Trattenne un sospiro, continuando a riflettere, avrebbe voluto Makoto al suo fianco in quel momento, quel piccoletto sembrava un esperto nel comprendere l'animo delle altre persone, la sua sensibilità gli sarebbe tornata utile nel gestire Owada, il quale era da prendere con le pinze quando si infuriava. Ma si diede mentalmente della sciocca a quel pensiero e qualcosa di molto vicino al rammarico le attanagliò il petto, era impossibile che Naegi gli stesse vicino perché lui adesso era...
- Kirirgiri! - la chiamò alla realtà Mondo, impaziente, non voleva che gli rifilasse qualche scusa o che gli facesse uno di quei giochetti di cui era tanto pratica durante i processi, desiderava gli dicesse la verità senza alcun fronzolo o abbellimento. "Stai nascondendo qualcosa, e lo stai facendo da un po' Kirigiri.." sarebbe stata la sua prossima frase ma, prima che tornasse ad aprir bocca, fu finalmente lei a parlare.
- Non c'è qualcosa di strano..?- commentò voltandosi, incrociandone lo sguardo, così che le profonde iridi lilla si specchiassero in occhi del medesimo colore.
La sua era una domanda, ma ad Owada parve solo un scarso tentativo di cambiare discorso, pensiero che fece salire il suo livello di nervosismo,
- Kirigiri non prendermi per...- solo allora si rese conto che la ragazza aveva ragione, c'era davvero qualcosa a non quadrare, la mancanza di una cosa per l'esattezza, - N.. non c'è stato nessun annuncio - esclamò stupito e, guardando il volto di Kyouko, capì di aver azzeccato il punto.
- Eppure, ogni volta venga trovato un cadavere (da un minimo di tre persone), Monokuma non ha mai mancato di annunciarcelo - ricordò facendosi pensierosa, che fossero caduti in trappola? Forse era stato il Burattinaio stesso a commettere quell'assassinio, aveva lasciato il corpo in bella vista in quella stanza, la sala di trasmissione dati, ben consapevole che ci sarebbero entrati. Se Owada si fosse spostato dalla soglia questa si sarebbe richiusa bloccandoli lì dentro, alla mercé di quello psicopatico?
- Forse aveva altro da fare..?- suppose il motociclista grattandosi la testa, ben poco convinto della sua stessa idea, esitante nel pronunciarla,
- Imposs...- la replica di Kyouko fu però interrotta dall'intervento di Togami, il quale durante la loro discussione aveva avuto il tempo di avvicinarsi al cadavere.
- Ohi, si è mosso - li avvertì, non senza una punta di incredulità nel dirlo, e dopo ciò ogni altra parola divenne superflua.
Sta volta anche Owada abbandonò la sua postazione, accorrendo con Kirigiri per assicurarsi che l'ereditiere non avesse avuto un calo di vista e non stesse sparando una balla.


- QUALCHE TEMPO PRIMA -
C'era un silenzio surreale nello spogliatoio del bagno grande, un’aria cupa e inquietante aleggiava nella stanza. Sembravano trascorsi mesi dall'ultima volta che vi fosse entrato qualcuno, vista l'atmosfera desolante e cupa, di totale abbandono, eppure risalivano a soli pochi giorni prima gli orrori che si erano compiuti giusto poco più in là, nella camera adiacente, dove stavano le vasche.
"Ci siamo visti qui anche stamattina..." ricordò Togami, seduto con le gambe accavallate sulla panchina nel mezzo dello spogliatoio, le braccia incrociate al petto, in attesa. Era stato il primo ad arrivare, fatto assai inconsueto essendo fedele al motto: "l'importanza di una persona si intuisce dall'ampiezza del suo ritardo"; doveva aver letto male le lancette dell'orologio se si era presentato con così largo anticipo (anche se supponeva fossero gli altri due ad essere, in realtà, in ritardo). Come d'accordo lui, Owada e Kirigiri, una volta portato a termine il piano, qualunque esito avesse dato a patto che fossero stati tutti vivi, si sarebbero dovuti incontrare solo quella sera, poco prima del coprifuoco. C'era la possibilità che Monokuma agisse in qualche modo prima di quell'orario e non era il caso di farsi trovare assieme, se fosse accaduto, ciò avrebbe portato l'orso ad attaccarli uno per volta e, con un po' di fortuna, l'ultimo tra loro ad incontrare la fine avrebbe ricavato abbastanza tempo, grazie al linciaggio degli altri due, da riuscire ad affidare a Naegi le scoperte che avevano fatto. Dovevano solo sperare che il ragazzo fosse in grado di usufruire delle informazioni che gli erano state affidate, così da non rendere vana la loro morte.
Aveva qualcosa di comico vedere come avessero immaginato ogni scenario possibile, compreso quello più catastrofico, ma non avessero minimamente preso in considerazione l'ipotesi di non ricavarci nulla, prevedendo la maniera in cui, difatti, l'operazione era andata. Il progetto dell'infiltrarsi nella presidenza si era rivelato un quasi totale buco nell'acqua.
Se Togami non avesse rinvenuto per caso il passepartout universale del preside il piano si sarebbe stato un completo spreco di tempo, e forse era proprio quello il motivo per cui Byakuya si era presentato in orario all'appuntamento.
Era stato per merito SUO se avevano trovato qualcosa, era LUI che aveva rimediato alla situazione. Non Kirigiri, non Owada, LUI!
Grazie a quel colpo il suo ego stava rapidamente riacquistando spessore e si aspettava realmente di ricevere un qualche tipo ringraziamenti od elogio da parte dei suoi "compagni" (gli procurava ancora una leggera smorfia insofferente chiamarli così).
L'attesa dell'arrivo del motociclista e di Kyouko lo stava però estenuando, starsene da solo in quel luogo non gli piaceva. Quel mattino, quando si erano incontrati lì per accordarsi su come agire, non ci aveva fatto caso o, meglio, aveva volutamente ignorato dove si trovava, ma ora che era solo, senza nulla a distrarlo, non poteva far a meno di ricordarlo. Le memorie e le immagini picchiavano prepotenti alla porta della sua mente, facendogli rivivere avvenimenti per nulla piacevoli, colmandolo allo stesso tempo di disagio ed inquietudine.
Oltre la soglia alle sue spalle, in quella sala colma d’acqua, vapore ed umidità, era stata assassinata la sua stalker personale, quella piattola vivente, nonché super ultra letterata liceale Touko Fukawa.
Ora, non che Togami, il quale poteva vantarsi di aver frequentato le migliori e le più esclusive scuole del paese, credesse ai fantasmi. Tutt'altro, era capace di dare una spiegazione perfettamente logica a simili manifestazioni, la scienza aveva già compreso dall'inizio del secolo scorso cosa si celasse realmente dietro quelle visioni, di spiriti o ectoplasmi che fossero. Difatti, uno dei più noti trattati del periodo che ne smentiva l'esistenza diceva:

[I fantasmi sono frutto della fantasia delle persone, essi non esistono fino a quando non si comincia a credere il contrario, questo perché il cervello, trovandosi a cercare le prove dell'esistenza di qualcosa d'inesistente, la crea automaticamente. [...]
In sostanza i fantasmi e gli spiriti sono creati dall'immaginazione umana, ciò però non li rende meno temibili di qualcosa di tangibile. Un esempio a questa affermazione può essere una la persona messa sotto ipnosi a cui si dice che sta per essere toccata da un ferro rovente, qualunque oggetto si usi, ecco che, dove è avvenuto il contatto, si formerà comunque un ustione. Basta quindi che il cervello si convinca di qualcosa per portare la persona a subire sul proprio fisico le conseguenza di ciò che la mente crede.]

Il problema di Togami era di saperne fin troppo sull'argomento!
Abbastanza perché qualcuno si chiedesse come mai possedesse tali conoscenze, ma non era una domande a cui al momento l'ereditiere sarebbe riuscito a rispondere, troppo impegnato ad eliminare dalla propria mente ogni riferimento a Genocider Sho. Nel tentativo di esorcizzarne ogni pensiero, simile ad una preghiera o un mantra, aveva preso a ripetersi mentalmente: "non pensare che qualcuno ti arrivi alle spalle, non pensare che qualcuno ti arrivi alle spalle... non pensare a quanto possano far male delle forbici piantate nella trachea"; l'aver però studiato a fondo il fascicolo dei suoi casi, adesso, non lo aiutava a non evocare il suo fantasma. Aveva finito con l'alimentare inconsapevolmente la propria immaginazione.
Si bloccò, perfettamente conscio di essere ridicolo e chiedendosi quanto potesse diventare stupido, ma non appena interruppe la propria muta litania, un tonfo, come di qualcosa che veniva sbattuto contro ad una parete, lo fece sussultare. Il suono si ripeté una, due, tre volte ad un intervallo di qualche secondo di distanza tra un colpo e l'altro, poi, così come era iniziato, il rumore smise del tutto.
L'ereditiere tese l'orecchio, sperando fosse solo autosuggestione, non si accorse di aver iniziato a trattenere il fiato. Il suo corpo si era irrigidito, ancora seduto sulla panchina con le braccia incrociate, le dita impiantate negli avambracci tanto da causarsi un acuto dolore, ma non era in grado di allentarne la presa, del tutto paralizzato da un sottile ma agghiacciante panico. D'improvviso aveva cominciato ad avvertire una nota di gelo dietro la nuca, quasi qualcuno gli stesse soffiando il suo fiato gelido sul collo, gli fece venire i brividi procurandogli la pelle d'oca. Il sangue stava rapidamente defluendo via dal suo viso - dandogli un colorito pallido - e dal resto del corpo per andare a rinforzargli le gambe, per renderle pronte allo scatto e ad una eventuale fuga. Era un meccanismo di difesa del suo corpo, il quale istintivamente avvertiva in pericolo la propria incolumità.
Quel suono però non venne più udito da Byakuya, che automaticamente si vergognò della propria reazione, se Owada o Kirigiri lo avessero trovato ridotto a quel modo, spaventato come una lepre inseguita dai cani, sicuramente avrebbero riso di lui (bhé... Kyouko probabilmente non lo avrebbe dato a vedere, ma interiormente non si sarebbe trattenuta). Aveva i nervi a fior di pelle e, per lo meno lo doveva ammettere con se stesso, per quanto avesse continuato a comportarsi nel suo solito modo acido per il resto della giornata, in realtà non si era ripreso del tutto dall'incidente di quel pomeriggio - quando aveva creduto di finir ucciso da Monokuma. Ne era rimasto terribilmente scosso, abbastanza da diventare paranoico, temendo la propria ombra e facendo ragionamenti degni da Hagakure (aveva il timore di essere ammazzato da una propria fantasia!).
"Mi sto rimbecillendo" si massaggiò le tempie, stanco come se non dormisse da giorni, quella era stata una lunga giornata e ancora non ne vedeva la fine. Forse, se si fosse fatto una lunga dormita, avrebbe scacciato dal suo animo quella perenne sensazione di inquietudine e angoscia da cui era assalito ogni qual volta si trovasse da solo. Purtroppo, l'idea di dormire nella propria camera non l'allettava per nulla... sarebbe stato da solo, COMPLETAMENTE, e se Monokuma avesse voluto riprendersi il passpaurt sarebbe venuto da lui a cercarlo. Niente vietava all'orso-robot di penetrare nella sua stanza come già aveva fatto con Naegi (il ragazzo gli aveva raccontato come il primo giorno fosse spuntato dal nulla per spiegargli il mal funzionamento della porta del suo bagno).
Un'altra serie di colpi lo prese di sorpresa, distraendolo dai suoi pensieri e facendogli spalancare lo sguardo, questa volta non a causa della paura. No, ne era sicuro, non se li era immaginati. Quei rumori li aveva uditi sul serio!
Essi però non arrivavano dalle sue spalle, dalla sala delle vasche, come prima aveva creduto ma dall'esterno, dal corridoio, un poco lontano da dove si trovava.
Verso le camere da letto.


"Ookay... questo non ha senso" si disse Togami sbuffando, seccato con se stesso, "Prima ho quasi un attacco di cuore e vado in iperventilazione dallo spavento, e adesso l'unica cosa sensata che mi viene in mente di fare è andare a vedere cos'era quel rumore?.. " si sbatté con uno schiocco la mano aperta sulla fronte, una smorfia a deformargli il viso, "Ma un po' di coerenza, no eh?" più scopriva come fosse Byakuya senza il peso del titolo Togami, più si trovava un imbecille senza speranze. "Eppure almeno un paio di un film horror li ho visti anch'io... so esattamente cosa succede al povero demente che se ne va DA SOLO, a vedere da dove proviene il rumore da brividi che ha sentito" aveva qualche possibilità di sopravvivenza solo se si fosse trovato in un episodio di scooby-doo, c'era però bisogno di qualcuno con l'intelligenza e il carattere di un cane che gli stesse affianco, chissà se Naegi era disponibile.
Per tutto il tragitto dal bagno comune al dormitorio, Togami cercò di tenere la mente occupata con quei pensieri disconnessi, andando da un argomento all'altro, ma un messaggio rimaneva costantemente di fondo, un persistente promemoria a ricordargli che stava facendo una bel e merita... "Uhmm, come la chiamerebbe quello scaricatore di porto di Owada?.. Ah sì, cazzata" ma per quanto lo sapesse, per quanto se lo ripetesse, continuava a percorrere quella strada.
"Se non mi ammazzano adesso non lo fanno più" si disse, memore di quella volta in cui aveva scoperto il motociclista che se ne usciva di soppiatto dallo spogliatoio femminile della palestra, lasciando dietro di se il corpo esamine di Fujisaki. Forse si sarebbe trovato davanti ad uno spettacolo analogo, la stessa tragedia ma interpretata da diversi attori, sta volta però dubitava che sarebbe intervenuto in qualche modo (come già aveva fatto), probabilmente neppure volendo sarebbe stato in grado di inscenare qualcosa, il suo cervello era impegnato in ben altre macchinazioni.
Alla fine arrivò ai dormitori, superò senza degnare di un'occhiata la prima porta alla sua destra, la camera di Kirigiri, per un momento aveva pensato di suonarle e domandare se sapesse chi o cosa fosse la causa di quei colpi (o per ricordarle l'appuntamento a cui lo aveva obbligato a partecipare e a cui non si era presentata), ma desistette ancor prima di tentare. Non aveva alcuna voglia di chiederle aiuto, né ne aveva bisogno. Poteva cavarsela benissimo anche senza quella saputella onnipresente, infondo era stata colpa sua e della sua incapacità di intrattenere Monokuma se c'era quasi rimasto secco. Se fosse stata in grado di fare ciò che si era prefissata, ovvero tenerlo impegnato per sei minuti, forse ora avrebbero avuto in mano qualcosa oltre a semplice polvere e inutile cartastraccia.
"Se almeno mi avesse detto cosa è andato storto..." digrignò i denti continuando ad avanzare, dimentico che uno dei motivo per cui avevano deciso di incontrarsi nel bagno comune era appunto per discutere di cosa fosse accaduto in quei minuti.
Si ritrovò talmente perso nei suoi ragionamenti che per poco non mancò di notare quella sagoma scura, rannicchiata su se stessa, appoggiata alla porta appena affianco a quella della ragazza. "Quella è la camera di Naegi.." ricordò per poi osservare meglio la figura seduta sul pavimento, "... e quello è Naegi" riconobbe immediatamente il ciuffo ribelle che spuntava dalla cima della sua testa, era qualcosa di così tremendamente ridicolo da essere difficile da scordare, in più era il suo unico tratto caratteristico.
- Non che mi interessi, ma non eri in infermeria? - gli domandò freddamente, aveva escluso a priori di essere di fronte all'ennesimo caso di omicidio, per quanto non si fosse mosso, quasi non lo avesse udito arrivare, Makoto era indubbiamente vivo, ne vedeva le spalle alzarsi ed abbassarsi al ritmo del suo respiro.
- Uhm... Togami? - con una voce impastata dal sonno il ragazzo alzò faticosamente la testa verso di lui, osservandolo con uno sguardo vago, stanco e languido, lucido dalla febbre,
- Tsk... Oogami non si stava prendendo cura di te? - insistette, leggermente infastidito, sembrava che per Naegi il solo comprendere le sue parole fosse uno sforzo troppo gravoso, di sicuro non sarebbe stato in grado di reagire se qualcuno, con malevole intenzioni, fosse passato da lì in quel momento. "Ho sempre pensato che, dopo Fujisaki, fossi la persona più facile da far fuori, ma stai semplificando troppo le cose" rifletté attendendo che il ragazzo racimolasse abbastanza parole per dargli una qualche spiegazione.
- Ho... ho perso la chiave della mia stanza - disse biascicando un poco la frase, simile ad un ubriaco che tentava di seguire il filo, apparentemente logico, dei suoi pensieri, - Sakura è andata a cercarla in infermeria... non potevo rimanere lì - si interruppe e sembrò sul punto di addormentarsi, per un istante la sua testa cadde a ciondoloni, ma andò a sbattere sulle ginocchia, che stringeva al petto, e ciò lo destò per qualche momento dal suo torpore.
- Ah, è per quella stupida regola del "è permesso dormire solo nelle stanze" - comprese l'ereditiere, ricevendo come conferma un leggero cenno d'assenso dell'altro, "... in più si parla di una punizione, nel caso non venga rispettata", - Quindi Oogami ti ha lasciato qui..? - e istintivamente si guardò attorno, per accertarsi dell'assenza della wrestler.
- Uhmm...- annuì Naegi, - prima però ha provato a buttare giù la porta, ma una nuova regola apparsa nell'elettroiD nel pomeriggio vi-... vieta di fare un cosa del... del genere - sbadigliò più volte, ma Togami non ci fece caso, stupito dalla quella nuova informazione.
"Una nuova regola?.." riflette, capendo finalmente la natura dei colpi che aveva udito qualche minuto prima e andando subito a verificare se gli stesse dicendo il vero, velocemente estrasse il proprio ElettroiD dalla tasca dei pantaloni e con un leggero senso di soffocamento apprese che le regole da 12 erano divenute 13. L'ultima era quella che stabiliva, su decisione esclusiva del preside, la possibilità dell'aggiunta di altre regole qualora lo ritenesse necessario, la nuova regola n°12 invece diceva:
E' assolutamente vietato causare qualunque tipo di daneggiamento al materiale scolastico, - e con "materiale scolastico" è inteso ogni oggetto presente all'interno della scuola (comprese porte, finestre, telecamere, ecc...). Chiunque sia trovato ad infrangere questo divieto sarà punito di conseguenza.
Togami deglutì a quel "sarà punito di conseguenza" aveva come l'impressione che ciò che aveva subito con Owada, quell'imbarazzante corsa con lui sulle spalle del motociclista, sballottato da ogni parte della scuola per una ventina di volte (con Celestia che casualmente si trovava sul posto con quella ridicola macchina fotografica rosa - quella di Yamada - con stampati sopra i personaggi degli anime), non fosse nulla rispetto a quel che si celava dietro a quelle parole, ora scritte nero su bianco.
Monokuma doveva aver pensato di modificare il regolamento in risposta allo sfacelo compiuto da Mondo, visto il modo disperato con cui aveva reagito non c'era nulla di cui stupirsi, e ciò si sarebbe rivelato presto un problema. Quella nuova imposizione delimitava ancora di più il loro campo di manovra, già di per se esiguo, se prima camminavano sui gusci d'uovo ora era diventato un campo minato, un singolo errore e nulla li avrebbe più salvati dalla morte. Se questa volta l'avevano scampata era stata per una dimenticanza del Burattinaio, la punizione infertagli era stata quell'insulsaggine poiché non avrebbe potuto agire altrimenti. Non erano stati uccisi perché la regola che avevano infranto non era ancora stata scritta.
- Tutto a posto Togam-i..? Sembri pallido - gli domandò Naegi e l'ereditiere si sentì patetico,
- Taci! Anche quando sei malato devi dare inutilmente aria alla bocca?.. Tsk, cosa chiedi agli altri se tu sei quello messo peggio di tutti? - si sfogò un poco su di lui senza provare a trattenersi, era tipico della sua personalità scaricare il proprio malumore sugli altri. Si stupì di vederlo sorridere, doveva essere ammattito del tutto,
- Sono felice che tu stia bene...- e non vi era  dubbio che Makoto dicesse il vero, per quanto poco lucido fosse, nell'ultimo periodo aveva temuto davvero per l'ereditiere, ma nel vederlo comportarsi normalmente capì di essere stato uno sciocco a preoccuparsi.
"Non si diventa un Togami se non si ha la forza per sopravvivere a qualunque costo" gli aveva detto una volta, o così gli sembrava di ricordare.  
- La febbre ti ha fritto il cervello - fece la sua diagnosi Byakuya, teoria supportata anche dalle gote rosse e accaldate del più piccolo, un velo di sudore gli ricopriva la fronte e, solo allora se ne accorse, il suo corpo era scosso da leggeri tremiti. "Prima di portalo qui Oogami deve avergli dato una medicina che provoca sonnolenza, probabilmente credeva di aver tutto il tempo di riaccompagnarlo in camera prima che il medicinale avesse effetto, ma Naegi ha perso la chiave della propria stanza e lei è tornata in infermeria per cercarla" dedusse, chiedendosi poi, subito dopo, da quanto tempo la wrestler si fosse allontanata e come mai nel venire lì non l'avesse incrociata. Forse quando era uscito dal bagno comune la ragazza l'aveva già sorpassato, era trascorso qualche minuto da quando aveva udito i rumori sospetti a quando aveva deciso di andare a controllare. - Bhé... tu aspetta il ritorno di Oogami, io ho altro da fare - si congedò, aveva scoperto l'origine di quei colpi e, raggiunto l'obbiettivo, non c'era motivo per cui si dovesse trattenere oltre in compagnia di Naegi.
Non era un buon samaritano, non si sarebbe preoccupato dell'incolumità dell'altro, se la wrestler, la quale aveva detto che se ne sarebbe occupata, aveva deciso di lasciarlo lì, Togami non si sarebbe intromesso. "Non ho intenzione di raccattare il primo bastardino con gli occhi tristi che trovo abbandonato sulla strada" si disse mentre, la sua mente sadica, rievocava un vecchio ricordo, l'immagine di una cucciolata di meticci lasciati dentro uno scatolone di fianco all'entrata di un supermercato. Erano sette in tutto.
E sua madre si era arrabbiata non poco quando aveva portato l'intero scatolone a casa.
"No! Questo non c'entra nulla! Tutti fanno cavolate da bambini!" ebbe una piccola discussione con il proprio cervello nel tentativo di azzittirlo.
Non cambiò idea, com'era già sua intenzionato a fare, fece per andarsene, ma l'apparizione di un essere pericoloso quanto molesto cambiò i suoi piani,
- Uppupupupupupupu! Ma come Togami, hai intenzione di abbandonare qui il tuo amico? - la risatina irritante di Monokuma gli raggiunse le orecchie, non si stupì, nel voltarsi, di trovarlo proprio di fianco a Naegi quando, sino all'istante precedente, di lui non c'era traccia, ormai aveva fatto il callo alla sue strampalate apparizioni.
- Non mi sembra di aver mai definito Naegi in quel modo - rispose incrociando le braccia al petto con il suo solito fare acido e arrogante, un sorrisino da serpe ad arricciargli le labbra,
- Ooh, quindi non t'importa se, addormentandosi nel corridoio, Naegi riceva una punizione? - insistette il robot in tono divertito e infantile,
- ... - sul momento il biondo non gli rispose, l'immagine di cosa fosse accaduto ad Enoshima, immediatamente dopo aver trasgredito ad una regola impostagli dal Burattinaio, gli risalì alla mente accompagnata da un dolore sordo che lo fece ammutolire.
Monokuma sarebbe arrivato di nuovo a tanto?
- Pensavo di buttarlo nell'olio bollente, così mi assicuro di dargli una bella svegliata - sembrò intuire i suoi pensieri e, per quanto apparisse scherzoso, Togami era sicuro che non si sarebbe limitato alle sole parole, aveva tutta l'intenzione di metterle in pratica.
- Tsk...- l'ereditiere schioccò la lingua, "Dopo questo (sempre se non lo fa già), Kirigiri mi odierà di sicuro" pensò, dicendosi che era la volta buona per finire ucciso dalle sue mani inguantate, ed essendo lei, per il 90%, il motivo della risoluzione di ogni caso (il restante 9% era suo, 0,8% di Naegi e lo 0,2% del colpevole di turno), aveva il 100% di possibilità di farla franca.



- Perché mi hai chiesto di vederti... da solo? -la domanda di Owada era del tutto logica, visto che lui e Kirigiri si sarebbero incontrati nuovamente solo qualche ora più tardi.
Era rimasto un po' interdetto quando, incontrata la ragazza nel punto da lei indicato (davanti all'ingresso ermeticamente chiuso dalla massiccia porta in metallo), lo aveva condotto dentro al bagno maschile del pian terreno, interiormente il motociclista si era detto: "No, anche lei è..."; ricordando la verità che gli aveva confidato Fujisaki il giorno in cui l'aveva ucciso, ma i suoi timore vennero presto cancellati quando Kyouko gli mostrò la stanza segreta dietro la parete del piccolo sgabuzzino in fondo alla stanza. Sul momento Mondo dovette trattenere un sospiro di sollievo, il quale fu rapidamente sostituito dallo stupore,
- Ma che è..?- aveva esclamato, "certo che è davvero scrupolosa nelle sue ricerche per entrare anche qui!",
- L'ho scoperto per un caso fortuito - tralasciò sbrigativamente le spiegazioni Kirigiri, spingendolo ad entrare, senza troppi complimenti, in quella minuscola stanza semibuia ed impolverata. Una larga libreria occupava la parete opposta alla soglia, ed era colma di documenti e libri, di fronte ad essa stava poi una scrivania con sedia annessa, e una sola misera lampadina - spenta, forse fulminata - pendeva dal soffitto.
- Fammi indovinare: sei inciampata nel secchio, sei caduta in avanti e grazie a questo hai scoperto che la parete è mobile - provò a scherzare Mondo, avvertiva tensione nell'aria, come un cane che percepisce l'adrenalina presente nel sangue, cercava di smorzarla in qualche modo, ma Kirigiri non lo aiutava per nulla nell'intento, anzi, il silenzio con cui gli rispose gli fece supporre di aver indovinato.
Il motociclista tossì un paio di volte avvertendo il viso accendersi, per un qualche motivo, d'imbarazzo, la questione si faceva seria: - Perché mi hai chiesto di vederti... da solo? - riuscì infine a chiedergli prima che fosse lei a prendere le redini della discussione.
- Owada, sei tu la talpa - ma era tipico di Kirigiri ignorare le domande altrui quando era lei ad avere qualcosa da dire.
- Eh..?- fu sul punto di replicare il motociclista quando la parete alle sue spalle cominciò a chiudersi, da prima ci fu un sibilo, seguito subito dopo da un tonfo sordo che portò nella piccola stanza la più completa oscurità. Mondo si sentì in trappola. "Sembra il posto perfetto dove commettere un omicidio..." un pensiero terribile, al quanto surreale gli attraversò la mente, "... d’altronde nessuno verrebbe qui a cercare un cadavere, il passaggio segreto è troppo ben mimetizzato perché qualcuno lo noti" nelle tenebre Owada cercò la figura di Kirigiri, la sentiva muoversi attraverso la camera, gli sembrò che si fosse accostata alla parete, ma non ne poteva esserne sicuro, i suoi occhi non si erano ancora abituati al buio.
- A-aspetta un momento...- la voce di lei sta volta lo raggiunse da sinistra e il ragazzo dovette constatare che senza l'uso della vista non era minimamente in grado di seguire decentemente gli spostamenti di una persona, credeva che Kyouko gli stesse ancora di fronte, non immaginava gli si fosse avvicinata.
- Qualche problema..?- chiese titubante, gli era sembrato vagamente di udire il singulto di qualcuno che urtava uno spigolo appuntito con il gomito, "anche Kirigiri è umana" ne ebbe la prova, nemmeno i suoi occhi sembravano capaci di vedere al buio.
- N..-non trovo l'interruttore, eppure era qui - disse, sta volta la voce sembrava provenire da un punto vicino al pavimento e, con ogni probabilità, quello che avvertiva nel suo tono era imbarazzo. Owada riconobbe quel sentimento, per quanto solitamente possedesse l'empatia di un masso, poiché era così raro per lei mostrare una qualsiasi emozione che bastava la minima sfumatura nell'intonazione delle parole per percepirne il cambiamento.
- Ti aiuto - si propose nel tentativo di toglierla d'impiccio, più tempo trascorrevano al buio più gli sembrava che l'umore di Kyouko peggiorasse.
Dopo tre lunghissimi minuti di ricerca, le dita di Mondo urtarono, vicino alla parte del muro che nascondeva l'ingresso, ciò di cui avevano bisogno e presto i loro occhi furono momentaneamente accecati da una ben pallida luce, la quale però, dopo aver abituato i loro sguardi alle tenebre, sembrò potente quanto il segnale di un faro.
- Bene..- disse Kirigiri, appoggiandosi con una mano alla scrivania e sistemandosi un lungo ciuffo di capelli dietro l'orecchio per darsi un tono, cercando di ricomporsi, ma sarebbe stato difficile per la sua figura, sempre tanto impassibile e fiera, riprendersi agli occhi di Owada, per quel giorno almeno. - Dicevo: sei tu la talpa, Owada - ripete, evitandosi però la scena del detective che addita impunemente il colpevole, un cliché troppo umiliante per entrambi, sopratutto per chi era già stato accusato, e a buon ragione, una volta.
- Kirigiri... sei strana, sicura di stare bene? - era sul punto di negare tutto, di proclamare la propria innocenza, ma sarebbe suonato ridicolo da parte sua, piuttosto, provò ad indagare su ciò  che turbava la ragazza, perché doveva esserci qualcosa a minare la padronanza che aveva di se stessa se arrivava ad accusarlo in maniera tanto plateale.
Le investigazioni di Kyouko non si concludevano mai con un'avvincente proclamazione di colpevolezza (quello era il compito di Naegi), lei non sembrava amare le accuse dirette, preferiva i sotterfugi, le mezze verità e le zone d'ombra, Kirigiri raccoglieva le prove, preparava i pezzi d'assemblare e poi, nel momento del processo, lasciava dietro di se un percorso di briciole di pane in modo che qualcun altro, seguendole, giungesse alle sue medesime conclusioni.
- Che scelta banale per cambiare discorso - osservò lei, l'espressione illeggibile, in quel momento sembrava la stessa di sempre, ma bastava possedere quel minimo di cervello per ragionare per capire che qualcosa non andava.
- Sì, ti darei anche ragione. Se non fosse che tu ti stai veramente comportando in maniera assurda! - Mondo l'aveva compreso, ma le sue capacità finivano lì, non era in grado di interrogare qualcuno dalle tempra fredde e lucide come Kirigiri, e trattandosi di un ragazza partiva già svantaggiato. - Andiamo, io una TALPA!? Mi stai prendendo in giro?! Cazzo, ti devo forse ricordare che, se non fosse stato per Ishi, io avrei subito la punizione e sarei morto?!! Credi davvero che Monokuma avrebbe fatto questo ad un suo alleato!? - gli bruciava, le sue parole gli bruciavano terribilmente, non l'accusa in se, quanto che fosse lei a rivolgergliela. Chi era che accompagnava Naegi quando aveva cercato forzatamente di farlo uscire dalla sua stanza? Chi era che aveva approfittato del momento per dargli dell'idiota e quindi escluderlo come possibile nuovo omicida? E, ancora, chi aveva cominciato a sfruttarlo come un cane una volta che aveva deciso di aiutarli a trovare una via di fuga?
L'incapacità di Kirigiri di avere fiducia negli altri era dolorosa e faceva sembrare menzogna ogni sforzo compiuto da Owada,
- Dubito che, anche subendo la punizione, tu saresti morto - commentò, pronta a dare le proprie spiegazioni, ad intavolare le prove che aveva raccolto,  - Le esecuzioni di Monokuma sono talmente grandiose e pacchiane da rendere fin troppo facile la creazione di un piccolo stratagemma per far credere qualcosa che non è...-
- Non ti seguo - stringeva denti e i pugni il motociclista,
- Una nuvola di fumo, una botola, un'esplosione. Si crede che il colpevole sia stato incenerito e invece è sano e salvo in compagnia del Burattinaio... Penso che tu e Monokuma abbiate semplicemente approfittato dell'opportunità offertavi da Ishimaru per darti modo di gironzolare tra noi ancora per qualche tempo -
- Mi stai prendendo in giro..?- la voce di Mondo aveva preso un intonazione grave, spaventosa, le sue spalle tremavano, un impellente bisogno di violenza gli attraversò i muscoli e il muro al suo fianco gli parve il punto perfetto dove sfogare tale impulso. Il rumore del pugno del motociclista che si scagliava contro la parete ebbe la terribile colpa di ricordargli il suono del cranio del piccoletto quando l'aveva colpito con il manubrio da palestra. Per un istante quel suono riempì l'aria, nessuno dei due aprì bocca, sembrava che Kirigiri non dovesse aggiungere altro oppure, più semplicemente, si aspettava toccasse a Owada parlare, per concedergli una qualche spiegazione o provasse a difendersi. Dopo una scenata simile il minimo era lasciarlo sfogare, così avrebbe potuto comprendere se stesse recitando, magari si sarebbe tradito come era già accaduto.
- Dimmi, a parte sparare balle, hai qualche prova concreta per accusarmi o credi di farmi confessare con uno dei tuoi imbrogli? - con una mano si coprì gli occhi, dei fastidiosi pallini scuri avevano preso a macchiargli la retina a causa della luce improvvisa di poco prima, in più tentava di scacciare il ricordo del cadavere di Fujisaki, credeva che, attraverso lo sguardo, Kirigiri potesse intuirne i pensieri e far leva sulle sue colpe per farlo capitolare (se si trattava di trovare il colpevole non aveva né pietà, né esitazioni).
- Io non intendo imbrogliarti, se non sei tu la Talpa basta negarlo - mentiva, non sapeva come, ma riuscì a capirlo,
- Ah, come se bastasse a convincerti! - esclamò iroso, perdendo quell'apparente calma che si costringeva a tenere. Non aveva abbastanza autocontrollo per affrontarla, se ci fosse stato qualcun'altro al posto suo, forse... forse sarebbe stato in grado di capire cosa le stesse accadendo. Ma lì dentro c'era solo lui, il meno indicato a svolgere un ruolo simile, e chissà se non fosse proprio a causa di quella sua mancanza se Kirigiri gli aveva affibbiato nuovamente la parte del "cattivo" (l'appellativo con cui Monokuma era solito rivolgersi all'omicida). - Non ho modo di dimostrami innocente, mentre sicuramente tu ti stai tenendo qualche prova schiacciante nascosta nella fodera del guanto...- c'era dell'ironia nelle sue parole, gridava senza essere più capace di contenersi,  - E poi, riflettici, perché IO, il super ultra motociclista fuorilegge, il teppista scalmanato di turno, dovrei allearmi con il Preside di una scuola che non ho nemmeno ancora frequentato?! Non ti sembriamo troppo improbabili come accoppiata?.. Andiamo, quando m- la sfuriata di Owada fu però interrotte dal violento impeto di cinque dita sbattute contro la scrivania,
- Il Preside non centra nulla con questa storia! - lo zittì Kirigiri, gridando presa dall'impeto della propria esclamazione. - E se il preside non c'entra allora significa che qualcun'altro ha preso il controllo della scuola! Un gruppo sovversivo, terroristico, quindi tu divieni il più indicato ad allearti con qualcuno che è contro le autorità! - gli sbatté in faccia le proprie teorie, rivelando un temperamento tutt'altro che calmo e controllato, anche lei sembrava aver accumulato una certa dose di stress, il quale era esploso tutto d'un colpo.
- Ti rendi conto che quello che stai dicendo sembra la trama strampalata di un film di serie B? - obbiettò Mondo incredulo, per un qualche effetto misterioso, vedere qualcun'altro che si arrabbiava l'aveva fatto automaticamente calmare,
- Lo so perfettamente, eppure è così... deve essere così! - protestò Kirigiri, il volto che le diveniva rosso dal troppo urlare, non era abituata ad una simile attività e stava rapidamente perdendo fermezza e fiato, - LUI... Lui non può aver fatto questo! - affermò passando a chiamare il Preside dal suo titolo a un semplice LUI, segno che la cosa la prendeva sul personale, questo però Owada non lo intuì e rimase esterrefatto a vederla dare di matto, come una qualsiasi liceale in una situazione disperata.
- Kirigiri, tu conosci il Preside..?- suppose, e comprese di aver colto nel segno quando lei lo fissò confusa, come nel rendersi conto troppo tardi di aver commesso un errore,
- Que...questo non c'entra nulla con le mie investigazioni - ben misero fu il suo tentativo di riprendere il controllo, "a me sembra tutto il contrario.." pensò scettico il motociclista nell'osservarla, era obbiettiva come lo era lui quando l'argomento di conversazione era suo fratello Daiya, ovvero per nulla.
Fortunatamente, pensare a Owada maggiore lo mise sulla buona strada,
- Cos'è uno zio..? Un cugino? - doveva essere un parente, o forse un amico di famiglia, c'erano pochi casi in cui una persona se la poteva prendere tanto nel udire parlar male di qualcuno. Eliminando a priori, a causa dell'età avanzata del Preside (sulla quarantina), che Kirigiri avesse una cotta per lui - e conoscendo il tipo dubitava che tale sentimento avrebbe potuto coinvolgerla al punto da annebbiare le sue capacità analitiche - e, per lo stesso motivo, che i due avessero un qualche legame di amicizia. Rimaneva un'unica soluzione plausibile a quel dilemma: era una questione di famiglia.
- E' mio padre...- rivelò con un estrema facilità lei, l'unica motivazione per cui non l'aveva ancora detto era perché qualcuno avrebbe potuto crederla sua complice, ma ormai si era convinta della sua totale estraneità ai fatti, quindi non aveva più senso nasconderlo, -... ma non l'ho mai considerato come un genitore, quindi questa parentela non influenza per nulla il mio giudizio - e il fatto che insistesse tanto nel negare un qualsiasi coinvolgimento sentimentale in quella storia sembrava affermare esattamente l'opposto.
- Bene, dimostramelo - la sfidò Owada, non aveva dimenticato le accuse che aveva avanzato contro di lui, voleva quindi una dimostrazione delle sue convinzioni, se avesse delle prove concrete a  confermare i fatti, -.. dimostrami che il Preside non centra nulla con la nostra incarcerazione qui dentro e io comincerò a credere alla tua teoria del gruppo terroristico - si fece più chiaro, incrociando le braccia al petto in attesa della sua risposta, sapeva di aver detto qualcosa per nulla da se, ma se Togami era in grado di imitare Celestia e Kirigiri, allora lui poteva fingersi una persona seria e controllata.

Da questo momento sarebbe toccato ad Owada investigare sul caso Kirigiri Kyouko, perché era innegabile che qualcosa le fosse accaduto... e visto le scarse capacità deduttive del motociclista, non si presupponeva un lavoro facile.




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Ookay, ho dato di matto, come è accaduto con Togami ora anche Kirigiri è ai ferri corti (ripeto: sto dando di matto), ma non vi preoccupate, per il prossimo processo le sue attività neurologiche si saranno ristabilite... so che quest'ultima parte non è molto chiara, ma è voluta (più che altro per questione di spazio), delle spiegazioni più precise ci saranno nel prossimo capitolo, in cui si svelerà l'identità del "cadavere" (doveva essere in questo, ma una parola tira l'altra e sono già dieci pagine xP )
p.s: word mi è partito, quindi, anche se ho controllato con il microscopio, ci saranno parecchi errori che mi sono sfuggiti, sorry e continuate a seguirmi ^3^/
bye

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Capitolo 11
*** X ***




Capitolo X


- Non ho alcuna intenzione di rivelare informazioni ad un sospettato - obbiettò Kyouko, aveva nuovamente preso un tono calmo e controllato, ma era ancora vivido sul suo volto il rossore della rabbia, apparentemente ingiustificata, che l'aveva attraversata, - Piuttosto sei tu a dovermi delle spiegazioni -
- Spiegazioni?! Ma se non so nulla!! - fu la replica di Owada, accusato di essere la Talpa che, in gran segreto, progettava piani malvagi e riferiva ogni mossa compiuta dai suoi compagni, mentre sorseggiava amabilmente del the assieme a Monokuma. A lui neppure piaceva il the!
E non aveva alcuna idea di come gli fosse venuto in mente uno scenario simile.

Riflettendoci però, si disse, vi era un'unica persona abbastanza bastarda da giocare tanto sporco con loro, ed era... anzi, no, erano due! Celestia e Togami, "Fermo!.. Basta Kirigiri che parte per la tangenziale" si rimproverò subito dopo, scuotendo la testa sconsolato, giudicare entrambi dei sospettati solo a causa del pessimo carattere di cui facevano sfoggio, non era la maniera giusta di procedere.
- Tu sapevi del nostro piano per introdurci nella presidenza! - insistette Kirigiri, si stava irritando, non sembrava abituata agli scontri diretti, sopratutto non quando non aveva nulla in mano e il sospettato si rivelava troppo ottuso e testardo per cadere nei suoi tranelli logici e articolati. Non era come quella volta al processo, far ammettere qualcosa ad Owada non si sarebbe più rivelato tanto facile. Sopratutto perché il motociclista non aveva in realtà nulla da dire, questo però la ragazza lo ignorava e continuava ad innervosirsi in una battaglia muro contro muro, poiché anche lei, nella sordità in cui era caduta, si rivelava testarda alla stessa maniera di Mondo.
- Monokuma in qualche modo ne era a conoscenza, eravamo solo in tre ad essere al corrente dei dettagli: tu, io e Togami. E Togami è troppo orgoglioso per ridursi a fare da personaggio di supporto al Burattinaio - continuò la sua arringa, "Non posso darle torto..." convenne nell'ascoltarla Owada, era più probabile
fosse l'ereditiere colui che controllava quel gioco di processi e grotteschi omicidi, piuttosto di vederlo interpretare un ruolo da comparsa.
- Quindi rimani solo tu Owada! - lo accusò,

- E se invece Monokuma si fosse appostato fuori dal bagno comune per origliare cosa ci stessimo dicendo (con i suoi sensori per lui non dovrebbe rivelarsi troppo difficile)? Oppure, se ci fossimo sbagliati e una telecamera fosse stata puntata verso lo sgabuzzino dove io e Togami eravamo nascosti?.. Tu hai insistito per ripeterci il piano, avrebbe potuto scoprirlo in quel momento e sfruttare la cosa a suo vantaggio - era difficile, molto difficile per Owada fare la persona controllata e ragionevole, in più c'era lo sforzo di ricordare le parole di quella serpe di Togami, stava sfruttando le osservazione che l'ereditiere aveva fatto mentre, per punizione, lo portava in spalle in giro per la scuola.
Era stata una corsa estenuante e lunga, molto lunga, abbastanza da far venir voglia a quel associale di Byakuya di intraprendere una conversazione unilaterale con se stesso (vista la noia), poiché, dopo la diciottesima rampa di scale, a parte qualche grugnito, per Owada diveniva difficile spiccicare parole che suonassero comprensibile ad orecchio umano.
- Te la sei studiata bene la parte - il sorriso di Kirigiri ebbe il potere di metterlo in allarme, forse aveva commesso uno sbaglio a ripetete le opinioni del damerino, era fin troppo ovvio che simili osservazioni non potevano provenire da lui, la rapidità con cui le aveva espresse lo aveva tradito,
- Aspe... Queste sono le teorie della serpe, ho passato metà del pomeriggio ad ascoltarlo - si giustificò e ciò suonò terribilmente come una scusa, - Lo vuoi capire che non sono io la Talpa!? - cominciava a non sopportarlo più quel suo sorrisino appena accennato di quando trovava qualcosa capace di destare il suo interesse,
- Perché dovrei crederti? L'hanno visto tutti che Monokuma ha
per te un trattamento speciale - con quel "tutti", probabilmente intendeva nello specifico Hagakure, il quale, dopo aver assistito in diretta e come protagonista ai fatti avvenuti in aula professori (ovvero, alla scenata dell'orso robot), per quanto ottuso, non poteva non aver notato l'atteggiamento quasi protettivo che il falso preside teneva nei confronti del motociclista, per non parlare della ridicola punizione riservatagli.
Altri non sarebbero stati altrettanto fortunati.

"Da quando quel sensitivo da strapazzo è diventato un tuo informatore..? Non hai già abbastanza cani in giro per i corridoi?" si trovò colto di sorpresa Owada. In un moto di nervosismo serrò forte la mascella, l'ennesimo istinto violento che sembrava voler prendere il sopravvento, non se ne era accorto. Anche se aveva trovato il comportamento di Monokuma un poco strano, non aveva mai pensato di star ricevendo da parte sua un trattamento speciale (dopo quello che già aveva ricevuto al processo), - E cosa vuoi che ne sappia di quello che passa in testa a quel bastardo! - protestò, -... è un pazzoide! Forse lo sta facendo per sviarti, o forse perché sono un omicida e si è convinto che tenterò di diplomarmi, avendo ricevuto una seconda occasione - i suoi buoni propositi per controllarsi erano andati in malora. Era davvero un caso senza speranza.
- No, tu non commetterai un altro omicidio - rispose di riflesso alla sua ultima obbiezione Kirigiri, le braccia incrociate al petto, l'espressione sicura e fredda, per un momento sembrò riprendere pieno possesso delle sue facoltà,
- Si, me l'hai già detto: perché sono troppo stupido per farlo - ricordò, e una piccola intuizione, simile ad una scintilla, gli attraversò lo sguardo. Aveva intravisto qualcosa, una risposta al quesito che lo attanagliava, una piccola possibilità per chiarire il tutto.
Il problema era se sarebbe stato abbastanza scaltro da sfruttarla, - ... ma allora, se non commetterò un altro assassinio, ha senso che io sia la Talpa? - doveva riuscire a far ritrovare a Kyouko il percorso logico che aveva perso, riportarla nel punto in cui aveva abbandonato la strada.
- Dipende da cosa Monokuma stia sfruttando per farti stare al suo gioco - fece lei, -... non credo tu o (te lo concedo) chiunque sia la Talpa, lo faccia perché lo desideri - spiegò allontanandosi per la prima volta dalla scrivania da che vi si era appoggiata, cominciando a fare qualche passo avanti e indietro per la stanza. Stava riflettendo. - Ricordi il DVD che Monokuma ci ha fornito come primo "incentivo" per commettere un omicidio..?- gli si rivolse fermandosi nel guardarlo dritto negli occhi,
- Quello a cui Maizono ha abboccato..? E chi se lo scorda - no, la sua non era mancanza di sensibilità, era che il tatto non sapeva neppure dove stesse di casa, ma fortunatamente non c'era alcuno lì tanto sensibile da accusare il colpo.
- Nessuno ha mai confessato ad altri il contenuto del proprio video, ma posso supporre che tutti fossero simili l'un, l'altro - riprese a camminare, afferrandosi il mento con una mano, l'aria pensierosa e concentrata, ora Owada doveva solo attendere e vedere il momento in cui la ragazza si smarriva, cadendo nell'errore di accusarlo come "la Talpa".
- In quei DVD ci venivano mostrate le persone a noi care e il Burattinaio ci fa intendere che a loro sia accaduto qualcosa durante il periodo della nostra prigionia qui dentro...-
- ... e ci dice di diplomarci per scoprire cosa è successo - concluse per lei, gli metteva una certa ansia vederla muoversi per tutta la stanza, ma finché avesse seguito la via giusta non poteva chiederle di fermarsi.
- Quindi, probabilmente il Burattinaio tiene come ostaggi quella o quelle persone care alla Talpa, e lo costringe ad obbedirgli... Chissà, potrebbe trattarsi di un amico, un cugino, un fratello, di un..-
- Un padre? - ma sì, spariamo un colpo in aria con una benda sugli occhi e una pistola forse scarica, chissà, si può sempre avere la fortuna di prendere qualcosa, tanto intuito e deduzione potevano confondersi tra loro tal volta, giusto?
-... Si, anche un genitore - annuì lei, e Owada lo notò, aveva avuto un momento di esitazione, un istante, ma c'era stato. Adesso non gli restava altro da fare se non la cosa che gli riusciva meglio: attaccare - seppur non si trattasse di un attacco fisico, ma verbale, sperava comunque di sapersi destreggiare al meglio.
"Ookay, come farebbe la serpe?"

Alla fine, discutere per tutto il tempo con Togami avrebbe avuto la sua utilità,
- Kirigiri, volevo chiedertelo da prima, ma se è stato un gruppo terroristico a prendere la scuola e a rinchiuderci, che fine ha fatto il vero Preside? - "non atteggiarti troppo! Fai solo il cinico bastardo!" si ordinò provando per un'ultima volta a prendere un tono freddo e calmo. Doveva riuscire a controllarsi!
- Le mie indagini non sono arrivate al punto da scoprirlo - il suo sguardo vagò per la stanza, evitando di incrociare quello del ragazzo, ma lui non sembrò notarlo,
- Quindi, potrebbe anche essere stato rapito dal Burattinaio...- suppose Owada, lasciando di proposito la frase in sospeso, sapeva che Kirigiri avrebbe intuito il resto, o almeno lo sperava, si mostrava sicuro, ma in realtà si sentiva nervoso come un uomo intento a bruciare un nido di vespe privo di protezioni.
Non aveva idea di come proseguire! Stava improvvisando e non aveva nulla a cui aggrapparsi, pregava in una sua reazione, pur credendolo difficile.
- Stai forse cercando di dirmi qualcosa, Owada? - come già era accaduto più volte, Kirigiri lo fulminò con uno sguardo in grado di abbattere una fortezza in granito, tanto freddo e spietato da farla sembrare ad una qualche dea vendicatrice pronta a trasformare il mondo in una landa desolato dopo averlo purificato con il fuoco. Per un momento il motociclista si sentì sopraffatto da quegli occhi, quasi ne fosse sbriciolato (le donne erano da sempre il suo punto debole, ancor di più se sapevano mostrare una tale decisione e fermezza), il suo cuore sussultò e non per paura, ma resistette, non era il momento di cedere.
- See...- le parole gli morirono sulle labbra, "MERDA!" si schiarì la voce, avvertendo d'improvviso la gola secca e un certo imbarazzo per la figuraccia, - Oltre a me e a Togami c'è qualcun altro che era a conoscenza dei nostri piani -
-...- la ragazza lo fissò in silenzio, cominciando inconsciamente a mordersi l'interno della guancia, cosa poteva esserle mai sfuggito?
- Sei tu la Talpa Kirigiri! - toccò ad Owada fare le proprie accuse. La stanza fu immersa in un silenzio attonito.   


La stanza in cui Naegi si risvegliò non era la sua camera, come credette in un primo momento, il soffitto era lo stesso, ma erano presenti una certa quantità di mobili d'arredo che non seppe riconoscere come propri. Se ci rifletteva, non aveva mai perso tempo a decorare la propria stanza cosa che, invece, i suoi compagni (almeno da quel che aveva potuto vedere), avevano fatto.
Si alzò a sedere, avvertendo però un cerchio alla testa solo per quel piccolo movimento, una forte nausea lo assalì e fu certo di star per rimettere quel poco rimastogli nello stomaco, ma la sensazione di disagio passò quando il suo sguardo, attirato dal tavolino poco al di là del letto dove si trovava, incontrò un oggetto a lui familiare:
"Quella è una radio antica..?"

La riconobbe perché era lui l'unico a rifornirsi al negozio scolastico di simili oggetti inutili, non sapeva perché lo facesse, si trattava di una tentazione troppo forte, trovando delle monetine sparse da per tutto. Purtroppo, dopo un istante di felicità, simile ad un bambino con un giocattolo nuovo, finiva per stancarsi dell'oggetto in questione e, non sapendo cosa farne, finiva sempre per regalarli in giro (se era fortunato la persona che lo riceveva ne era felice, altrimenti lo rifiutava*). E ricordava bene l'espressione stupita di quello spocchioso di Togami quando gli aveva mostrato quella radio dal modello antiquato, era ben visibile quanto la desiderasse, anche se cercò di celargli quel desiderio con un commento seccato e acido, come se nell'accettarlo gli facesse un favore: "Tsk... simili cianfrusaglie sono curiose solo per la loro inutilità". Poco più tardi Naegi si era convinto che l'avesse gettata nell'inceneritore, ma invece, come aveva supposto, l'ereditiere doveva averla apprezzata.
- Ti invito ad evitare di vomitarmi sul pavimento, se proprio però non ci riesci, vedi di ripulire dopo - non ebbe pietà per il compagno malato il biondo, salutandolo in quel modo nell'entrare, teneva una bacinella tra le mani, presa probabilmente dalla lavanderia, - Non ho alcuna intenzione di avere la stanza appestata - affermò con cipiglio indignato nell'avvicinarsi a lui, rimanendo però a una distanza di sicurezza, sembrava piuttosto seccato, più del solito almeno.
- Ehm... Togami - si trovò esitante a parlare Makoto, aveva un vago ricordo di aver discusso con l'altro in corridoio, mentre aspettava il ritorno di Oogami, ma non aveva memoria di cosa si fossero detti, in più non capiva quale passaggio lo avesse portato a dormire nel suo letto. Adesso si sentiva più lucido, il medicinale datogli dalla wrestler doveva aver cominciato a fare il suo lavoro, abbassandogli la febbre, non poteva però non sentirsi a disagio, non avendo idea di cosa poteva aver fatto per ritrovarsi in quella situazione.
- "è permesso dormire solo nelle stanze"-  citò in risposta Byakuya, intuendo la sua domanda, - ... se per caso Monokuma dovesse beccarti a dormire da qualche altra parte ha promesso di ridurti in riso fritto - spiegò provocando un singulto di paura nell'altro, Monokuma l'aveva trovato a dormire nel corridoio?.. Non se ne era minimamente accorto! Se non fosse stata per la sua presenza si sarebbe svegliato solo quando l'orso robot lo avesse immerso in una pentola gigante di olio bollente.
- Gra-grazie - gli faceva strano dirlo, non lo credeva capace di compiere un qualsiasi gesto altruistico,
- Risparmiatelo, se Monokuma ti avesse ucciso poi Kirigiri se la sarebbe presa con me (e probabilmente ci avrei rimesso la vita) - rifiutò i suoi ringraziamenti appoggiandogli la bacinella, solitamente usata per trasportare la biancheria, vicino al letto, - Se ti sale di nuovo la nausea vedi di non mancarla - gli intimò, severo nel indicargli il cesto, fulminandolo con uno sguardo gelido attraverso le lenti degli occhiali.
- Bhé... Anche se non lo hai fatto per me, grazie lo stesso - insistette con un sorriso tirato Makoto, spesso il suo comportamento gli urtava i nervi, rendendogli difficile mantenere un atteggiamento gentile, avvolte avrebbe solo voluto rispondergli per le rime, ma sapeva che l'avrebbe fatto tacere in meno di mezzo secondo. - Aspetta, questo significa che posso rimanere qui!? -
esclamò stupito, gli era servito qualche secondo per metabolizzare le parole dell'ereditiere, era convinto di doversene andare ora che aveva recuperato i sensi,
- Perché riusciresti ad andare da qualche parte? O a rimanere sveglio? - replicò il biondo incrociando le braccia la petto, fissandolo dall'alto in basso simile ad un lupo che fissa una misera e stolta formica,
 - Ehm... No, non credo - ammise Naegi chinando il capo, grattandosi la guancia nervoso, vista la reazione dell'altro doveva irritarlo non poco ritrovarsi con un ospite in camera, sopratutto se malato e probabilmente contagioso, - Pensavo solo che se Oogami non mi trovasse dove mi aveva lasciato potrebbe preoccuparsi... In più, se avesse recuperato la mia chiave potrei andare in camera mia, così da non disturbarti - cercò di levare le tende,
- Sapevo avresti detto qualcosa di simile..- sbuffò stanco Byakuya, - Le ho scritto un biglietto e l'ho infilato sotto la tua porta facendo in modo che una parte rimanesse visibile perché lo notasse. Quando tornerà dall'infermeria lo troverò e lo leggerà - fu tanto previdente da pensare pure a questo mentre andava in lavanderia a prendere il cesto.
- Ah - si sentì a disagio Naegi, non ne capiva bene il motivo, ma non riusciva più a sostenere il suo sguardo, forse c'era una piccola parte di lui che non aveva dimenticato le proclamazioni di Togami, in cui si affermava come unico possibile vincitore a quella gara di omicidi.
- Sarebbe fin troppo idiota da parte mia ammazzarti qui, non trovi? – obbiettò l’ereditiere, sul serio, il volto di Makoto era un libro aperto,
- In effetti..- dovette ammettere lui, colpevole, l’imbarazzo a tingergli le guance già arrossate dalla febbre,
- Comunque, se ti preoccupo tanto..- sospirò una seconda volta, letteralmente esausto mentre gli lanciava un paio di chiavi - quelle della propria stanza, era colmo di una stanchezza che gli penetrava fin nelle ossa, non aveva voglia di altri problemi e perdere tempo a discutere con Makoto gli sembrava solo un modo per disperdere l'ultima riserva di energie rimastagli. Desiderava finire quella giornata alla svelta, e non ci sarebbe riuscito se si fosse messo a cercare di convincere Naegi di non aver intenzioni omicide nei suoi confronti, persino quel moccioso ottusamente positivo non si poteva permettere tanta ingenuità da credere a chiunque dicesse: "non ti voglio ammazzare"; se desiderava sopravvivere ancora per qualche tempo lì dentro.
- Che significa..? - guardò confuso le chiavi Makoto - le quali
gli erano cadute sulle ginocchia non essendo riuscito ad afferrarle prontamente -, fissandole quasi si trattasse di un oggetto sconosciuto, o uno di quei oopart (dalle dubbie facoltà), di cui andava pazzo Hagakure.
- Io devo uscire - non gli spiegò altro l'ereditiere, - Se pensi che qualcuno possa venire qui per ucciderti, ti basta non aprire - fu il suggerimento, al quanto superfluo, con cui fece per andarsene,
- Ho... ho una pessima esperienza con il cambio di stanza! - obbiettò il castano, un leggero pallore gli aveva preso il viso, segno che la nausea lo stava attaccando di nuovo,
- Rifletti...- gli ordinò l'altro, le braccia incrociate al petto, l'aria seccata e una smorfia insofferente sul viso, - La tua chiave (sempre se la trova), ce l'avrà Oogami, la quale non ne usufruirà di certo per incolparti di un omicidio; tu, invece, sarai chiuso qui dentro da solo, cos'hai da temere? - alle sue giuste osservazione, Naegi cominciò a sentirsi un idiota, aveva ragione, di cosa aveva paura? Sapeva che teoricamente non doveva spaventarlo nulla di quella situazione, anzi, doveva sentirsi fortunato per come erano andate le cose e per la proposta di Togami (anche se sospettava gli tacesse qualcosa: perché non gli aveva detto dove andava?), ma istintivamente non poteva evitarsi di provare un nervosismo e un senso di panico crescenti, i quali gli invadevano il petto, simili a pesi opprimenti su cuore e stomaco.
- Va bene..- accettò infine Makoto, dopo averci riflettuto per qualche secondo, messo alle strette dallo sguardo incalzante di Byakuya e dalle sua figura opprimente affianco. Non aveva trovato una proposta migliore, - ... ma tu dove passerai la notte? - da bravo piccolo, stupido altruista, non poteva far a meno di preoccuparsi per lui, procurandosi dei problemi che, altrimenti, non lo avrebbero
minimamente toccato.
- Quello che faccio o non faccio, non sono affari che ti riguardano - lo azzittì sbrigativamente Togami, - Non ho alcuna intenzione di farmi infettare dai tuoi microbi sta notte - aggiunse tanto per non sembrare troppo cordiale, Naegi non doveva pensare che gli stesse facendo un favore, semplicemente, per lui lasciarlo morire in quel corridoio sarebbe stato controproducente per delle future indagini (avere Makoto che rispondeva ad ogni ordine come un bravo bastardino ammaestrato era una comodità cui non voleva rinunciare). Se gli aveva dato le chiavi della propria stanza era stato solo a causa della stanchezza e della scarsa pazienza che possedeva al momento, non aveva voglia di informarlo della situazione o di rassicuralo sulle indagini, ci avrebbe perso troppo tempo e non aveva motivo per farlo. In più, conoscendo il moccioso, nonostante le condizioni in cui versava, avrebbe voluto partecipare e in quel caso si sarebbe rivelato un'inutile palla al piede, come se la situazione per loro non fosse già stata abbastanza complicata.
No, la sua non era per nulla una gentilezza. Lo aveva fatto solo per non avere altri crucci cui pensare inseguito.
Era con questi pensieri che Byakuya stava per uscire, doveva tornare nello spogliatoio del bagno comune, oramai Owada e Kirigiri doveva già essere arrivati.

"Tsk…è già tanto che io partecipi ad una sciocchezza simile" si diceva tirando a se la maniglia, quando:
- Upupupupupupu! Sera, ereditiere-bastardo, sono venuto a riprendermi ciò che mi hai rubato...- la terribile risata di Monokuma lo accolse non appena oltre la soglia, - Allora me lo vuoi render..?-  ma non ebbe il tempo di finire di parlare che, istintivamente, Byakuya gli sbatté violentemente la porta sul muso, in un moto di terrore puro capace di gelargli il sangue nelle vene.


- Ho sopravvalutato la tua intelligenza Owada, simili affermazioni insulse me le sarei aspettate da Hagakure - commentò Kirigiri osservandolo con uno sguardo impassibile, ma che nascondeva un fiotto di acido, non sembrava aver apprezzato l'accusa del motociclista e lui non poteva certo darle torto, sapeva cosa si provasse ad avere l'indice puntato contro. - E dimmi, con quale percorso logico sei giunto a tale conclusione? - c'era una nota sarcastica nella sua voce, segno che probabilmente credeva le sue delle parole infondate e, di nuovo, aveva ragione, neppure Owada capiva del tutto perché avesse agito in quel modo.
Era un'intuizione, nulla più di questo.
- So di non essere la Talpa e hai già escluso la serpe dai possibili colpevoli, quindi l'unica rimasta sei tu - certo, usare come supporto le affermazioni fatte dalla sospettata, non era proprio il metodo migliore su cui costruire  la propria arringa, ma aveva alternative? Trattandosi di lui, no. - Monokuma ha in ostaggio tuo padre, il preside, e ti obbliga e fare il lavoro sporco. Oppure, il Burattinaio è lo stesso preside (come la maggior parte di noi ancora crede), e tu essendo sua figlia collabori con-
- E ti pare che avrei partecipato tanto attivamente nella risoluzioni degli omicidi se stessi lavorando con il burattinaio? - replicò lei interrompendolo di punto in bianco, perdendo un altra volta il suo sangue freddo, - In più, te l'ho già detto, per quanto all'anagrafe Lui risulti essere mio padre, tra noi non c'è mai stato alcun tipo di rapporto. E LUI non è il Burattinaio! - affermò, lo sguardo spalancato, furiosa ed atterrita allo stesso tempo, quasi stesse combattendo una battaglia interiore contro il buon senso, si aggrappava con le unghie e con i denti ad un'unica convinzione, la quale l'accecava, simile ad una luce puntagli dritta sugli occhi, i fanali di un auto pronti ad investirla se non si fosse tolta in tempo dalla strada.
- E che ne so di cosa hai in testa! - si innervosì pure Owada, "non bisogna chiedere al Braccio di usare la testa! Dov'è la Mente quando serve?!" - Magari il tuo ruolo è quello di far durare il più a lungo possibile il gioco, per questo ti impegni a trovare il colpevole... O forse sei diventata la Talpa solo di recente -
- Di recente..?- ripeté Kyouko, un campanello d'allarme e risuonarle nella testa, era veramente possibile? Che la Talpa si fosse alleata al Burattinaio solo da poco?
- Bhé... questo nel caso il preside fosse stato fatto prigioniero - spiegò il motociclista, sul volto un espressione del tutto inedita, pensieroso e concentrato come poche volte era stato in vita sua, - Sarebbe logico - e detto da lui suonava strano come quando Hagakure proclamava incollerito: "io non credo nel soprannaturale";
- Monokuma ti ritiene una minaccia, sa che stai architettando qualcosa di potenzialmente pericoloso per lui. Deve trovare una maniera per fermati - espresse le proprie idee ad alta voce, man mano che gli venivano in mente e, ragionandoci, ebbe un illuminazione, comprese in quale momento Kirigiri avesse potuto stipulare un'alleanza con quel orso robot, - ... e tu, a sorpresa, lo chiami per "parlare" -  ciò che era successo quella mattina, i sei minuti mancati!
Monokuma non li aveva fregati, era stata Kirigiri a farlo.
- Cosa vi siete detti?- Owada si rabbuiò, un'ira invisibile penetrò nelle sue membra mentre quell'idea prendeva forma, gelida, lucida, all'improvviso apparve più temibile di quanto fosse quando sbraitava furioso, mostrando i pugni pronto a colpire qualunque uomo o oggetto nelle vicinanze.
Se era stata la rabbia del motociclista ad uccidere Fujisaki, era probabilmente quello il volto con cui gli si era mostrato nel momento in cui lo aveva aggredito.
Non vi era niente di più spaventoso di quel groviglio di emozioni intraducibili a parole.
Quell'accusa campata in aria nei confronti di Kirigiri aveva preso spessore, fino a diventare qualcosa di reale, di concreto, il tutto però si sarebbe dimostrato vero solo in base a ciò che gli avrebbe detto la ragazza:
- Nulla - rispose cercando il suo sguardo, nuovamente il viola delle loro iridi si scontrò, nessuno dei due era pronto a cedere, farlo significava la sconfitta, e non se la potevano permettere.
- Non prendermi in giro! - Owada arretrò di qualche passo, trovandosi con le spalle poggiate contro al muro, aveva paura di se stesso e di quello che era capace di fare, avrebbe mantenuto tanta più distanza possibile da Kyouko finché non avesse ricevuto una qualche risposta soddisfacente, fino a quando si fosse assicurato di non perdere la testa al punto di ucciderla.
- Non sto mentendo. Non appena Monokuma si è presentato davanti a me, mi ha intimato di non lasciare la stanza e se ne è andato - si difese, e diceva il vero, i suoi occhi non fuggirono a quelli del motociclista, seppur una leggera gocciolina di sudore gli percorse la fronte, anche lei aveva cominciato ad avvertire la potenziale minaccia in cui si poteva tramutare Mondo.
- Allora cosa ha fatto Monokuma nei quattro minuti successivi?- obbiettò Owada, ringraziando mentalmente Naegi per l'orologio che gli aveva regalato, era stato utile per prendere il tempo della loro irruzione nella presidenza, - Ci sono copie di quell’orso sparse ovunque (ce l'ha detto lui stesso), improbabile che ci mettesse tanto a raggiungere me e la serpe -
- Io non ho avuto alcun colloquio con Monokuma, né con il Burattinaio! Non sono io la Talpa! - si affrettò a ribadire Kyouko, l'espressione impassibile del suo volto si era definitivamente sgretolata sotto i colpi infertogli dalla frustrazione e dalla rabbia, cosa le stava accadendo? Da quando per lei diveniva così facile cadere preda delle proprie emozioni? Da quando era divenuta incapace di tenere testa ad Owada? Accuse simili solitamente l'avrebbero attraversata come l'acqua fresca, non le importava di cosa pensassero di lei gli altri, se il giorno prima l'avessero accusata di essere il Burattinaio non le sarebbe minimamente importato.
Invece, ora si imbestialiva, urlava, appariva fragile, sul punto di spezzarsi.

- E per cosa poi, unirmi al piano del Burattinaio per difendere un uomo che mi ha abbandonata!? Di Lui non mi è mai importato! - proruppe, e lì la sua voce ebbe nuovamente un'esitazione, un fremito, le parole le si creparono.
Vi fu un lungo momento di silenzio dopo quello scoppio d'ira,
- Io non ho idea di che genere di rapporto abbiate tu e il tuo vecchio...- c'era voluto tempo per riflette, per trovare le parole giuste, si gratto il capo, incerto se continuare, - ma se sei finita in questa scuola, proprio perché si tratta di te, non può essere un caso - certo, Owada non poteva minimamente immaginare i trascorsi di Kirigiri (di cui poi, a causa dell'amnesia a cui era soggetta, neppure lei aveva le idee poi così chiare),  ma sapeva cosa significava essere abbandonato.
- Sì, questo è vero - confermò Kirigiri assottigliando lo sguardo, il volto fattosi pallido e sudato, sembrava sentirsi male, qualcosa appena sotto pelle si contorceva, scavava per uscire, un pensiero che non aveva alcuna intenzione di pronunciare, - Ma se sono venuta qui non era certo per incontrarlo -
- E allora perché?.. La tua iscrizione non è una botta di culo come per Naegi, avevi un motivo per voler essere una super ultra - insistette, consapevole di aver trovato il punto dolente, l'anello su cui dover forzare per rompere la catena.
- Volevo solo... -
- Rinfacciargli come vivi bene senza di lui? - l'interruppe, concludendo ciò che non riusciva a dire,
- Sì, qualcosa del genere - ammise Kirigiri, un sorriso amaro ad incurvargli le labbra, Owada era arrivato dritto al punto dove lei, invece, si sarebbe persa, attribuendo altri valori alle sue azioni, quando la realtà era pura e semplice come il ragazzo gliel'aveva presentata. - La mia intenzione era di ringraziarlo per non avermi portato via dalla famiglia da cui lui è fuggito, incapace di seguirne credi e dottrine - spiegò, poiché le rimaneva ancora una punta d'orgoglio,
- "Dottrine"? "credi"? Cos'è la tua famiglia, una setta? - la fissò confuso il motociclista,
- Penso che clan sia il termine più adatto, nonostante il casato dei Kirigiri sia migrato all'estero ormai da tempo, le usanze e gli insegnamenti su cui si poggia non sono cambiate dal passato - non aveva intenzione di rivelargli di più sull'identità della sua famiglia, né Mondo volle chiederle altro.
- Quindi, fammi capire un attimo...- c'era il rischio che perdesse il filo del discorso, e qualcosa di cui aveva parlato non gli tornava, decise di riepilogare, - tu saresti tornata dall'estero, ti saresti iscritta all'accademia Kibougamine (tralasciamo la fatica che hai fatto per farti ammettere), avendo come unica intenzione di incontrare il Preside, dirgli: "grazie tante padre bastardo"; e poi basta? Ciao e tanti saluti? - sopratutto nell'ultima parte c'era qualcosa di stonato, strideva terribilmente con la mentalità fredda e calcolatrice di Kyouko.  
- Se togli il colorito commento che hai aggiunto ai ringraziamenti, a grandi linee, era la mia idea - per un qualche motivo, sentire il suo piano presentato da Owada con una tale semplicità le procurò un forte imbarazzo, non che le apparisse stupido, poiché la convinzione che l'aveva portata a fare una simile scelta non si era ancora del tutto spenta, ma sembrava comprendere solo ora di aver agito in quel modo spinta da qualcosa di diverso dal desiderio di rivalsa.
Forse era divenuta tanto brava a celare i propri reali sentimenti da riuscire a nasconderli bene anche a se stessa.

- Scusa, ma faccio fatica a crederlo -  commentò Mondo, - Insomma, perché tutta questa faticaccia solo per dirgli quattro parole? Bastava che so... Una telefonata, una cartolina, ti evitati un viaggio inutile e un'iscrizione dispendiosa...- erano osservazioni giuste, che purtroppo per lui Kirigiri aveva sentito e si era posta già un migliaio di volte, e a cui era divenuta al quanto sensibile, finì con l'irritarla terribilmente,
- Non sarebbe stato lo stesso! Lui doveva capire il mio valore, doveva vedere che io ero riuscita dove Lui aveva fallito...- alzò la voce stringendo i pugni inguantati, il suo sguardo aguzzo evitava di incrociare quello del motociclista, - questa volta sembrava essersi infuriata più con se stessa che con lui, - d'impulso serrò forte la mascella e un sentimento viscido e viscoso le riempì il petto mentre agli angoli degli occhi si formavano quelle che sembravano delle mute lacrime.
Ed eccolo il desiderio segreto, quello espresso in silenzio da ogni bambino trovatosi ad affrontare l'abbandono di uno o di entrambi i genitori, ciò che urlava l'espressione dipintasi sul viso di Kyouko: accettami!
; "Voglio essere accettata da Lui!"
Quello per cui persino Owada aveva supplicato inutilmente per notti intere, per quanto nel suo caso fosse la madre ad aver lasciato lui e Daiya.

- Tu non te ne saresti andata - parlò Mondo dopo averle lasciato una manciata di secondi per asciugarsi quel pianto che non era arrivato a bagnarle le guance,
- Eh..?- lo guardò confusa,
- Ho la sensazione che, se le cosa fossero andate nella maniera giusta, avresti trovato un motivo per rimanere alla Kibougamine - non sapeva da dove proveniva tutta quella certezza, in fondo non conosceva Kirigiri da così tanto tempo da fare simili congetture sulle sue decisioni future, eppure ne era convinto.
- Chi lo sa... Già il solo fatto di aver ottenuto il titolo di super ultra mi ha messo in cattiva luce con il resto della famiglia, forse, se tutto fosse andato nella maniera corretta e io avessi cominciato a frequentare quest'accademia, non mi sarebbe più stato permesso di tornare a casa - non negò, e di nuovo un espressione malinconica salì a segnarle il viso, la famiglia era il suo punto debole, di fronte alla quale perdeva tutte le maschere e le armature.
- Certo che hai proprio una famiglia scassaballe - commentò con la sua scarsa finezza e sensibilità Owada, forse nel tentativo di smorzare l'aria pesante di cui si era intrisa la stanza, aveva dimenticato il motivo per il quale aveva iniziato il discorso, ma non tardò a ricordarlo. - ... però adesso non puoi più dire che del Preside non ti importa - aggiunse, completando con un altro tassello il puzzle, se Kirigiri fosse stata totalmente in se non si sarebbe tradita con tanta facilità. - Per incontrarlo sei andata contro a principi del tuo, ehmm... "clan". Non  avresti fatto una cosa simile se non di importava -
E con quel colpo la prese in fallo. Kirigiri comprese che, per quanto a lungo lo avesse fatto, non le era più possibile negare l'evidenza:
- è vero... forse, un poco, di Lui mi importa -
Era una minima affermazione ma le costò una fatica immensa, tanto che una corsa di quindici chilometri le sarebbe sembrata, a confronto, una passeggiata. Per troppo tempo quelle parole erano state la sua pietra che, simile a Sisifo, aveva spinto in cima alla montagna senza mai vedere la cima, senza trovare un modo per farle uscire.
Mai prima di allora l'aveva detto a qualcuno, troppo complicata la sua situazione in casa per poterlo ammettere, troppo forte il legame con il nonno per rimpiangere in sua presenza il padre assente. Aveva finito con l'affossare talmente in profondità quel sentimento da scordarsene, credendo non vi fosse mai stato, eppure era sempre stato lui a guidarla, simile ad una bussola, conducendola nei luoghi dove voleva andare, portandola lì, in quell'accademia.
"Cosa gli sarà accaduto..?" ebbe il coraggio di chiedersi lasciando che una genuina preoccupazione, derivata da un legame a cui, al momento, la logica del suo cervello non riusciva ancora a dare spiegazione, le invadesse il petto.

E nel rompere la pietra che così faticosamente aveva trasportato, ciò che bloccava la sua mente, il muro invisibile da cui era stata isolata, si dissolse.

Fu come riprendere fiato dopo una lunga apnea,
- Hai ragione Owada... - tornò finalmente ad essere se stessa, stupendosi del comportamento che aveva tenuto.
Se non lo avesse sperimentato in prima persona, non avrebbe creduto possibile farsi sconvolgere sino a quel punto da un semplice blocco mentale.

Ancora una volta si trovava a constatare la straordinaria abilità di Monokuma nel manovrali a piacimento. C'era riuscito anche con lei che, fra tutti, si riteneva quella psicologicamente più forte.
Aveva manipolato i suoi sentimenti!
Kirigiri non aveva mentito. Nell'affermare di non avere avuto per quel giorno alcun colloquio con l'orso robot non stava affermando il falso, poiché per lei non era avvenuto, di quei quattro minuti di cui Owada chiedeva spiegazione non ne possedeva alcuna memoria.
I suoi ricordi dell'accaduto si erano volatilizzati, e ciò non era un caso, il Burattinaio si era rivelato tanto scaltro da riuscire a sfruttare l'amnesia di cui era soggetta a proprio vantaggio, l'aveva manipolata sapientemente, andandone a toccare i nervi scoperti, le ferite sanguinanti.
Inconsciamente Kyouko aveva cominciato a muoversi seguendo delle direttive che non le appartenevano, agendo tramite quegli impulsi suggeriti dal perfido essere monocromatico, ordini che si erano instillati in profondità nella sua mente e a cui non sapeva di obbedire.

"Certo, una volta trovato il punto sensibile il Burattinaio ne ha approfittato", era ciò che aveva fatto pure a Togami, riflettendoci recuperata la propria lucidità, Kirigiri non se ne stupì più di tanto. Ciò di cui non si capacitava era di come fosse riuscito a scoprire quei sentimenti per lei tanto intimi.
Monokuma sembrava conoscerli meglio di chiunque altro... quasi avessero trascorso un periodo delle loro vite in sua compagnia.
- Sono io la Talpa - confessò Kyouko.


“Merda! Dov’è quel mister muscolo dal cervello monocellulare quando serve!” imprecò tra se e se Togami, appoggiato contro la porta, come se avesse potuto realmente impedire a Monokuma di entrare bloccandola  con il suo corpo. Per quanto alto era piuttosto mingherlino e, anche con tutto il proprio peso, l’orso avrebbe potuto sollevarlo con l'uso di un sol mignolo artigliato, dopo averlo infilzato come uno spiedino.
- Tutto a posto Togami?..- a complicare ulteriormente la situazione si aggiunse la voce di Naegi, si era dimenticato che c’era anche lui! “Ma sentilo il super ultra fortunato liceale” un moto di stizza gli fece digrignare i denti, “solo dieci secondi in più tardi, Monokuma non mi avrebbe trovato e se la sarebbe di certo presa con te” rifletté cominciando a supporre che, più ad avere una buona stella, Makoto portasse sfiga a chi lo circondava.
- Maaa certo…- gli rispose sarcastico, la voce leggermente tremante a causa del nervosismo, - se Monokuma è venuto qui è solo per offrirci un atroce e spietata morte non convenzionale -
- Che!? – si allarmò il castano facendo per alzarsi, così da correre dall’ereditiere ad accertarsi di cosa stesse effettivamente accadendo, ma sollevandosi finì con l’impigliare un piede nelle coperte. Il rumoroso e all’apparenza doloroso suono di qualcosa che cadeva sul pavimento fece intuire a Togami il disastroso capitombolo fatto da Naegi giù dal materasso.
- Se-sei sicuro di averlo visto?! – giunse infine al suo fianco Makoto, una coperta avvolta sulle spalle, non sapeva se perché avesse freddo o perché non fosse riuscito a liberarsene,
- Ma secondo te che porto gli occhiali a fare? – fu l’acida replica di Byakuya, il quale si sentì offeso dal fatto che mettesse in dubbio la sua affermazione,
- Potresti comunque aver visto male! – obbiettò l’altro, sembrava attraversato da un leggero tremore, forse causato dalla febbre, agitarsi nello stato in cui si trovava non gli faceva certo bene, anzi, probabilmente lo stress accumulato nell’ultimo periodo era uno dei fattori principali che l’avevano portato ad ammalarsi.
- Senti, se cerchi qualcuno con le visioni, vai da Hagakure, io non mi faccio di allucinogeni! – c’era stato qualcosa nelle sue parole che mise in allarme Naegi, la punta del suo ciuffo ribelle, in cima alla testa, sembrò drizzarsi simile ad un’antenna, scacciando via ogni grammo di quella sonnolenza che gli gravava sulle membra, con sguardo attento osservò meglio il viso dell’ereditiere.
- Togami… cos’hai intenzione di fare? – ebbe un pessimo presentimento,
- Semplice, ti sbatto fuori. Se sei fortunato come dici non sarai tramutato in cibo per orsi – Naegi si sentì ferito da una punta di gelo a quelle parole, ma non ebbe neppure il tempo di incrociarne gli occhi – nascosti dal riflesso degli occhiali -, per assicurarsi se dicesse sul serio o fosse l’ennesimo dei suoi commenti pungenti, che questi, finito di discutere, l’afferrò da dietro al collo assicurandosi di avere una presa ben salda su di lui, con rapido movimento aprì la porta quel tanto che bastava per farlo passare e, rifilatogli un calcione (così da togliersi qualche soddisfazione), lo gettò tra le micidiali braccia di Monokuma, per poi richiudergli la soglia alle spalle.

“L’ha… l’ha fatto sul serio!” realizzò Naegi sconvolto, trovandosi a carponi sopra l’orso robot, a poco distanza dal quel suo sorriso maligno e l’occhio rosso fiammeggiante, lo scontro causato da Togami li aveva fatti finire entrambi sul pavimento.
- M-mi dispiace, è stato un incidente! – rapido si tolse da quella posizione imbarazzante, rimanendo in ginocchio a fare profondi e umili inchini con la fronte che toccava terra, sperando in quel modo di mostrargli tutto il suo dispiacere, - Mi dispiace, m…-
- Smettila con queste cazzate bastardo! – gli ordinò Monokuma furente, forse persino imbarazzato per essere stato atterrato così facilmente da quel peso piuma alto meno di un metro e sessanta, sembrava pronto a riversare su di lui tutta la propria furia, già lo minacciava con i suoi artigli e un leggero colorito rossastro aveva modificato la sua espressione.
Di riflesso Naegi sbarrò gli occhi, preparandosi ad avvertire il forte e bruciante dolore di quelle lame d’acciaio a massacrargli le carni, ma ciò che attendeva non avvenne.

- Uhmm… Perché sei uscito dalla camera di Togami? – quasi fosse stato attraversato da una scossa elettrica, Monokuma si blocco, e ci fu un lungo momento in cui sembrò studiare attentamente lo stato del castano: occhi languidi, viso arrossato, capelli in disordine, vestiti sgualciti… e si avvolgeva con una coperta del letto dell’ereditiere!  
- In che generi di rapporti siete!? – gridò l’orso robot preso da una strana frenesia, rifoderò gli artigli afferrando Makoto per bavero della giacca, c’era una nota allarmata nella sua voce, molto simile al panico, sembrava che la sua rabbia fosse evaporata.
- Eeh..?- lo fissò incredulo Naegi, non riusciva a capire,
- Oh, certo. Adesso Fukawa è morta e lui può fare quel cazzo che gli pare! Non deve temere delle forbici piantate nella nuca e…- cominciò a vaneggiare Monokuma lasciando, con la stessa rapidità con cui l'aveva afferrato, la presa sul castano, il quale continuava a guardarlo confuso, - Si lascia condurre dai propri bassi istinti il bastardo… Non ci credo! Non nella mia scuola! Simili atti indecenti che sia con l’altro e o con lo stesso sesso (al momento) non sono accettabili (ne riparleremo quando avrete diciott’anni)!!- si era messo ad urlare contro la parete, passando da uno stato iroso ad uno depresso in una manciata di secondi, – e io che pensavo ci stesse provando con Owada…- si sedette in mezzo al corridoio in un atteggiamento piagnucolante, con tanto di nuvoletta di pioggia in cima alla testa (come riuscisse a creare tali effetti non era dato saperlo), in uno stato di totale autocommiserazione.
- Ehm… Monokuma? – provo a richiamarlo Naegi, con un certo timore, intuendo di star correndo un forte pericolo nel solo rivolgergli la parola in quel momento in cui stava affrontando una forte instabilità emotiva,
- CHE C’è?! – si fece difatti nuovamente aggressivo, ringhiandogli letteralmente contro,
- Io non ho idea di cosa tu stia pensando, ma credo ci sia un equivoco…- sussultò dallo spavento, ma trovò abbastanza coraggio da continuare a parlargli,
- Vuoi dire che tu e quell’perv-ereditiere non stavate fornicando come conigli!? – domandò e c'era un forte tono d'accusa nella sua voce,
- PER NULLA!! - negò Makoto, irrigidendosi, tramutato in una statua di sale dallo shock e sentendosi sull'orlo del pianto a causa dell'imbarazzo, quale mente malata poteva arrivare a concepire pensieri simili?  
- pff... peccato - sbuffò a quel punto alzando le spalle con aria annoiata Monokuma, suscitando lo stupore di Naegi, avendolo visto fino ad un secondo prima disperarsi per le possibili sconcezze accadute all'interno delle camere da letto, - Avrei potuto umiliarvi rivelando la vostra relazione alla classe e, se Owada si fosse dimostrato interessato a giocare la partita, si poteva arrivare ad un rapporto a...-
- Alt! No, ti prego, basta! Non voglio sapere altro, per favore!! - lo interruppe supplicante, non aveva la minima intenzione di sapere quali fantasie avesse il Burattinaio su di loro, era bastata una fujoshi come Genocider Sho ad istruirlo abbastanza (e contro la sua volontà), su quell'ambiente. Le sue orecchie avrebbero potuto iniziare a sanguinare se avesse sentito altre congetture.
- Ma dimmi, Naegichin...- d'improvviso, da giocosa che era, la voce di Monokuma si fece seria e il castano udì una leggera minaccia provenire da essa, sensazione confermata nel ritrovarsi nuovamente con gli artigli dell'orso puntati contro, - allora che ci facevi nella stanza di Togami? -
- M-mi stava ospitando perché ho perso le chiavi della mia stanza - balbettò in risposta, lo sguardo fisso su quelle lame pronte a sgozzarlo o a cavargli gli occhi (a seconda dell'umore di chi le manovrava),
- E da quando quel bastardo di un ereditiere fa gesti tanto altruistici? - si fece sospettoso l'orso,
- Haa stupito anche me - ammise incapace di controllare il tremolio nella voce, avvertendo uno giramento di testa causato dalla febbre, -... ma non potevo dormire in corridoio, avevi minacciato di punirmi - aggiunse e avvertì un altro cambiamento avvenire in Monokuma, il quale ancora una volta nascose le sue armi,
- Ah, già... è vero - ne confermò le parole, ma c'era esitazione nel suo tono, una certa rigidità nei movimenti, quasi come se, chi lo guidasse, si trovasse in difficoltà. - Va bhé... non mi interessa più il motivo per cui tu e bastar-Togami condividevate la stanza - cambiò rapidamente discorso, nell'evidente tentativo di togliersi d'impiccio,
- Sono di fretta, quindi: spogliati -
- Eh?..- cominciò a temere per la propria integrità Makoto.

"Non appena capirà che non ha quello a cui è interessato, probabilmente lo lascerà andare" rifletteva Togami, ancora rinchiuso nella propria camera, seduto sul materasso privo di lenzuolo in attesa dell'arrivo dell'orso robot, Naegi avrebbe potuto tenerlo impegnato, si e no, per una manciata di minuti e l'ereditiere dubitava che, in un così scarso lasso di tempo, potesse accadere qualcosa, una qualunque cosa, che potesse cavarlo d'impiccio.
Era morto, questa volta nulla avrebbe impedito a Monokuma di fargli la pelle.
"Ma perché quel orso non mi ha chiesto il passepartout quando ci siamo incontrati in corridoio?" cominciò a chiedersi, "Forse perché non lo sapeva ancora!" ipotizzò, ricordando come, per quanto il Burattinaio avesse dimostrato di conoscere il loro piano per penetrare in Presidenza, non aveva mai accennato a ciò che Byakuya aveva rubato da essa. Probabilmente non se ne era reso conto fino a quando non aveva controllato, e ciò doveva essere accaduto dopo il loro incontro in corridoio, o il comportamento di Monokuma non avrebbe avuto alcun senso.  


- Mi hai piacevolmente stupito, non sei solo una testa a granoturco. Sono stata manipolata dal Burattinaio, e nemmeno io lo sapevo - continuò Kirigiri, le braccia incrociate al petto nel rivolgergli quel sorriso appena accennato, che tanto fino a pochi minuti prima il motociclista aveva detto di odiare ma ora che, con quell'espressione, la ragazza riconosceva il suo impegno e valore... come poteva non piacergli?
Per nulla abituato a ricevere dei complimenti da una componente del gentil sesso (per quanto nascosto vi fosse anche un leggero insulto), Owada si sentì avvampare d'imbarazzo, sul momento stava per perdonarle tutto, dimentico persino della sua ultima affermazione,
- Aspet..! Che significa che "non lo sapevi"? - fortunatamente sfumò presto il rossore che gli aveva colorato il viso,
- Te lo spiegherò dopo, per il momento accontentati di sapere che non ero in pieno possesso delle mie facoltà, se lo fossi stata non mi sarei mai apprestata a collaborare con quell'orso - se la sbrigò enfatizzando il tutto con un gesto della mano, - Ora però è meglio sbrigarsi..- aggiunse nel superarlo, già spingendo la parete dove si nascondeva l'entrata del nascondiglio,
- Sbrigarci a fare cosa? - si trovò ancora più confuso Owada, dopo che Kirigiri si era rivelata essere, per propria ammissione, la Talpa, poteva ancora fidarsi di lei? Ma, sopratutto, aveva altra scelta?
- Il Burattinaio mi ha usata per farti perdere tempo...- gli rispose uscendo dallo sgabuzzino del bagno maschile, avanzando a passo svelto mentre lui la seguiva, - Dovevo allontanarti il più possibile da Togami così che Monokuma avesse il tempo di avvicinarlo per recuperare ciò che gli avete rubato -  e dopo questo fu Kirigiri che si ritrovò a rincorre il motociclista, partito in quarta ad una simile rivelazione, ogni dubbio su di lei momentaneamente accantonato in un angolo.
Si poteva ben immaginare con quali metodi l'orso robot avesse intenzione di riprendersi ciò che riteneva suo, ed entrambi dubitavano vi fosse anche la minima possibilità per l'ereditiere di uscirne integro.



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* [per chi non avesse ancora provato il Videogioco]: faccio riferimento alla macchinetta Monomono presente all'interno del negozio scolastico, la quale distribuisce a caso gli oggetti più disparati (acquistabili grazie alle monete Monokuma che si possono trovare sparse per la scuola o che si ricevano a conclusione del processo), che poi Naegi regala agli altri compagni per approfondirne la conoscenza (così da ricevere abilità speciali da poter poi usare durante il processo). Ovviamente, a seconda del personaggio con cui si vorrà legare, il regalo migliore da fare cambia, il livello d'apprezzamento si comprende dalla sua reazione (la quale va da entusiasta, contento, indifferente e rifiuto).

NB: la radio antica è un oggetto apprezzato da Togami, il quale accetterà oggetti curiosi come gli OOPART di cui va pazzo Hagakure 0___0

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Capitolo 12
*** XI ***




Capitolo XI



Ogni colore gli sparì dal viso, le sue spalle cominciarono a tremare sotto a quel grottesco ghigno sghembo, che gli occupava solo metà del volto, e il deforme occhio rosso la cui luce lo investiva impietosa, pronta a studiare ogni centimetro della sua pelle nuda con quella perversione che lo caratterizzava.

"Spogliati" gli aveva detto Monokuma, ma come poteva lui obbedire ad un simile ordine!?
Si sentiva violato, umiliato dalle parole dell'orso robot, perché avrebbe dovuto prestarsi ad una tale oscenità, ma, sopratutto, quale interesse poteva avere per il suo corpo il Burattinaio? Sapeva che possedeva una mente malata, ma quanto in profondità arrivavano i suoi stadi di perversione..? A Naegi venne il voltastomaco e strinse convulsamente il lenzuolo che teneva ancora sulle spalle - torturandolo con le unghie quasi a strapparlo -, lo avvolgeva interamente simile ad un mantello e, per un momento, il ragazzo sperò si rivelasse un'armatura indistruttibile o un tessuto capace di renderlo invisibile ai sensori di Monokuma. Era nauseato, non aveva alcuna intenzione di divenire il protagonista dei giochetti o dei sogni erotici del proprio aguzzino.
- Allora..? Vuoi far mattina? - insistette l'orso monocromatico impaziente, le braccia incrociate al petto, il suo umore stava rapidamente peggiorando, Naegi comprese quasi istantaneamente che, se non avesse provveduto da solo, ci avrebbe pensato Monokuma a denudarlo, probabilmente senza troppi complimenti e, quasi sicuramente, procurandogli qualche escoriazione o ferita per nulla piacevole, e con la conseguente rottura dei suoi abiti (con quegli artigli avrebbe stracciato la sua adorata felpa in un secondo, riducendola in minuscoli brandelli). Lo voleva evitare, non amava la violenza, sopratutto se era lui stesso a subirla, ma rimaneva ancora titubante a spogliarsi. Sentiva il proprio viso avvampare come se si fosse trovato davanti ad un falò, le sue guancie accese di un rosso vivo, simile a colore di un segnale stradale,
- N-non voglio!- piagnucolò con una vocina per nulla virile, cadendo in ginocchio a terra con un urletto isterico mentre si copriva il viso con entrambe le mani, per nascondere le lacrime di frustrazione che gli salivano agli occhi, mostrando la pudicità tipica di una ragazzina delle medie (se al suo posto ci fosse stata sua sorella avrebbe fatto una figura meno penosa).
- Non far bollire il tuo unico neurone, stupido Naegi - lo rimproverò Monokuma e, il ragazzo in qualche modo riuscì ad intuirlo, lo stava fissando con uno sguardo rassegnato, quasi si trattasse di un caso perso, -... sei un uomo: spogliati con un po' d'orgoglio! Dov'è la tua spina dorsale?!- lo incitò.
"E con questo doveva rassicurarmi?" si senti ancor meno motivato, fissandolo con un’espressione patetica, l'incarnato che ora tendeva al bluastro, il disagio in lui aumentava, così come il rischio che la nausea da cui era attanagliato trovasse un qualche sboccò, lì nel corridoio.
- No! Non mi puoi costringere! - ebbe un moto di totale rifiuto, mostrando così un briciolo di carattere, non sapeva però se Kirigiri avrebbe apprezzato una simile cocciutaggine.
Infondo, non era stata proprio lei ad aver detto di evitare di opporsi (per il momento) a Monokuma, così da non incorrere ad una fine prematura? Oppure a Kyouko sarebbe piaciuto quel suo dimostrarsi "uomo" (almeno nella punta del dito mignolo), insistendo nel difendere la propria dignità?
Ma, sopratutto, perché pensava a Kirigiri in un momento del genere?!
Forse sperava che apparisse in galoppo al suo cavallo bianco(?) e lo salvasse da quella situazione spinosa?.. Ovviamente no!
Non era una ragazzina, il cavallo non doveva essere necessariamente bianco!
No, non si prendeva in giro e non stava delirando, era solo consapevole di aver un disperato bisogno d’aiuto, e la sola presenza Kirigiri gli aveva da sempre instillato una profonda fiducia, abbastanza perché, per quanto fosse consapevole che la ragazza non avrebbe potuto nulla nell’affrontare direttamente quella super tecnologica arma di distruzione di massa che era Monokuma, la voleva comunque al suo fianco. "Ookay, da quando sono arrivato al punto di pensare che, se ho vicino Kirigiri, posso anche affrontare una morte lenta e dolorosa?.." si stupì di se stesso, prendendosi la tesa fra le mani, più il tempo passava più si sentiva la protagonista di un manga di Arina Tanemura* o l'interprete di qualche tragedia in cui il 90% dei personaggi finiva ucciso (e, in questo caso, non era poi tanto distante dalla realtà).
- Whaaaa!- sbuffò a quel punto Monokuma, stanco delle continue esitazioni del ragazzo, ma quanto poteva rivelarsi palloso alle volte? - Se preferisci mettere a rischio la tua salute, bastardo, sono fatti tuoi...- proruppe irritato, un’ombra maligna ad oscurargli il volto,
- L-a mia salute? - ripeté Naegi confuso, fissandolo stupito,
- Sì, mi hai stancato con i tuoi modi da ragazzina! Mi chiedo cosa te ne fai delle palle - continuò a parlare da solo l'orso, quasi non lo avesse udito, o semplicemente decidendo di ignorarlo,
- Aspe- Cosa vuoi fare?! - ebbe timore per la propria virilità il ragazzo, parlando con una vocettina acuta e priva di fiato,
- Ma come, non l'hai capito? - inclinò la testa di lato Monokuma, standolo finalmente ad ascoltare, parlandogli con un tono falsamente serioso, trattando come se fosse lui l'unico idiota a non afferrare una cosa tanto ovvia: - Ti devo perquisire - spiegò, e a quel punto Makoto si senti davvero un'idiota.
-...- si vergognò talmente di se stesso, per il modo in cui la sua mente era partita verso perverse fantasticherie, da non riuscir più a trovare parole con cui rispondergli. Si chiedeva perché non vi era arrivato prima che, la motivazione per cui l'orso gli aveva impartito quell'ordine, fosse una semplice perquisizione. Cominciò a domandarsi chi, tra loro due, avesse la mente più perversa.
- Sai, come quando un poliziotto deve assicurarsi che un malvivente non abbia con sé un’arma, quella si chiama perquisizione - continuò a parlare Monokuma con fare saccente, probabilmente convinto, vista la sua reazione, che il ragazzo non sapesse realmente il significato di quella parola. - Se tu ti fossi spogliato subito, avremmo risparmiato un mucchio di tempo, stupido Naegi, ora mi toccherà usare i raggi - ovvero, l'ennesimo dispositivo di cui era provvisto quel piccolo corpo monocromatico, impiantato nei suoi occhi insieme al rivelatore di calore e la vista notturna, - Sei davvero una scocciatura - sbuffo, - ... ero stato tanto magnanimo da volerteli evitare, viste le tue precarie condizioni di salute, ma sei davvero troppo ottuso - continuò a rimproverarlo, - Probabilmente non sai neppure che la lunga esposizione è cancerogena -
- Da quando tu ti preoccuperesti per la mia salute!? - obbiettò il ragazzo sconvolto, - E poi, perché devi perquisirmi, non ho nulla di sospetto addos...- fu però interrotto da un semplice gesto di Monokuma, il quale sporse la zampa in avanti, a pochi centimetri dal suo viso,
- Non posso permettermi che tu non sia in perfetta forma..- e in qualche modo la sua suonò come una minaccia, - Non sarebbe divertente infierire su un Naegi malaticcio e per nulla combattivo - un brivido di terrore percorse per intero la spina dorsale del ragazzo, che cosa gli stava riservando quel pazzo?
- In più, bastar-Togami mi ha rubato un oggetto che potrebbe rivelarsi estremamente seccante per il prossimo futuro, devo assicurarmi che non l'abbia affidato a te -
- To-togami non mi ha affidato nulla! - negò Makoto con un tremito nella voce, sussultando facendo cadere il lenzuolo con cui si copriva a terra, a quella distanza, se l'orso avesse sfoderato gli artigli, avrebbe reso la sua faccia piena di buchi come un groviera.
- *Scannerizzazione completata* ... sì, adesso lo so - per un momento la voce di Monokuma suonò metallica e impersonale come quella che s’immaginerebbe avere un vero robot, ma sembrò subito riprendersi, tornando al tono giocoso e grottescamente scherzoso che lo caratterizzava.
"Oh, è stata una cosa veloce.." si stupì Naegi, trovandosi a sbattere più volte le palpebre confuso, Monokuma aveva veramente fatto qualcosa o la sua era solo scena?
- Bene, vai pure..- ma siccome tutto sembrava essere andato per il meglio, era saggio non obbiettare,
- Ce-certo - affermò, del tutto intenzionato a fuggire il più lontano possibile da lui, per quella sera aveva già avuto abbastanza emozioni, le quali di certo non avrebbero contribuito a ridurre la sua convalescenza, già avvertiva la febbre alzarsi, nonostante il medicinale somministratogli da Sakura.
Il giorno dopo ne avrebbe di certo pagato le conseguenze, ma ora poteva trarre finalmente un sospiro di sollievo, era finita,
- ... adesso vedrò di applicare la giusta punizione a quel ladruncolo di uno stupido e acido ereditiere. Uppupupupupupupupu! - o forse no?


"Se daranno un premio all'idea più stupida del secolo, sono certo che mi piazzerei nella top ten..." si disse Togami pensieroso, la fronte imperlata di sudore e il respiro pesante, cercava di soffocare in qualche modo il nervosismo che gli faceva tremare i muscoli, ma nulla riusciva a tranquillizzarlo. Il suo piano era un suicidio! In più, rimanere nascosto dietro la porta della propria stanza, appoggiato con la schiena contro la parete, gli dava un senso di claustrofobia che ne aumentava il disagio. "Ugh..! Non credevo potesse pesare tanto" avvertì un cedimento nelle braccia, costrette a sostenere il peso di una bacinella colma d'acqua, tenuta sollevata sopra la testa con estremo sforzo, pronto a dare il benvenuto a qualunque malintenzionato monocromatico alto meno di un metro sarebbe entrato da quella soglia. "Sto per affrontare un sofisticato orso robot killer - il quale tiene piazzata nel petto una bomba - con sì e no sei litri d'acqua!" altro che top ten, correva il rischio di finire trai primi cinque posti, se non addirittura sul podio!
L'acqua ovviamente non proveniva dalla doccia, essendo nel bel mezzo del periodo notturno non era in funzione, l'ereditiere aveva dovuto dare fondo a tutta la sua scorta segreta di bottiglie di acqua minerale per riempire la bacinella (in caso di necessità aveva rifornito la propria stanza di scorte alimentare a lunga scadenza).
Quale persona sana di mente avrebbe escogitato un piano di simile? E come poteva essere stato il suo cervello a partorire quella stupidaggine?!
Attaccare Monokuma in maniera così strampalata, approfittando dell'effetto sorpresa (dall'esterno i sensori dell'orso non potevano vedere attraverso le pareti, troppo spesse a causa dell'insonorizzazione di cui disponevano le camere), prima che fosse in grado di percepire la sua presenza era ben più di un azzardo, era necessaria una velocità incredibile e un calcolo millimetrale, se avesse tardato di un solo istante per lui non ci sarebbe stato scampo. Senza contare che non ne sapeva abbastanza di robotica per giudicare se quella riproduzione in miniatura di un orso fosse impermeabile o meno.
Cominciava ad avvertire una certa ansia, se quell'aggeggio con quattro zampe munite di artigli d'acciaio si fosse rivelato immune all'acqua... sarebbe stato fottuto.
"Merda! Ci deve essere un modo per uscirne!” la frustrazione cresceva con il passare dei secondi, se le sue mani non fossero state impegnate a reggere la bacinella, Byakuya avrebbe ritrovato la sua brutta abitudine di giocare con i bottoni dei polsini della propria camicia sino a strapparli. Gli capitava di farlo ogni qual volta era sovrappensiero, intento a riflettere su un qualche problema di difficile soluzione - Pennyworth in passato lo aveva ripreso più volte su questo fatto, essendo poi costretto a rammendargli l’intero guardaroba, ma non gli era mai riuscito di farlo smettere.
"... ragiona Byakuya!" si ordinò, "se sei arrivato a questo punto è perché non hai trovato alternative!" Monokuma rivoleva indietro passepartout universale che gli aveva sottratto e lui non poteva assolutamente consegnarglielo. Quello era la loro chiave per svelare i misteri del Burattinaio ed evadere da lì, l'unico spiraglio di speranza a cui si potevano aggrappare dopo tanto cercare. Sapeva di incorrere nella sua ira, se si fosse rifiutato di darglielo, ma ad ogni modo dubita che, dopo averglielo rubato (anche riconsegnandolo senza fare storie), l'orso fosse tanto propenso a perdonarlo. Un pessimo presentimento gli suggeriva di scordarsi la punizione toccatagli quel pomeriggio, ciò che Monokuma avrebbe riservato a lui, e a lui solo, non sarebbe stato nulla di così innocente, un simile peccato doveva essere pagato col sangue. "E, comunque, anche se volessi..."


"IO NON POSSO ASSOLUTAMENTE AFFRONTARE MONOKUMA!" fu il pensiero con cui Makoto si diede elegantemente alla fuga, correndo verso la mensa, era ormai in atto il coprifuoco e l'avrebbe trovata chiusa, ma non gli era riuscito di pensare a nessun altro luogo in cui rifugiarsi per allontanarsi al più preso dall'orso, era semplicemente scappato in quella direzione senza avere un'idea ben chiara su quali intenzioni avesse.
Voleva forse abbandonare Togami? Per nulla!
Era pur sempre Makoto Naegi, le sue uniche qualità erano gentilezza e ottimismo, e poco importava se la prima lo portava a essere uno zerbino tuttofare e la seconda non si rivelasse poi molto utile, non aveva altri pregi ed era intenzionato a tenerseli ben stretti. Infondo, erano quelle stesse cose che Maizono apprezzava di lui, non poteva voltare le spalle a Togami o avrebbe perduto se stesso.
Certo, i suoi pensieri non sembravano coincidere con le azioni, visto che se l'era data a gambe, ma lo aveva fatto semplicemente perché era consapevole di non disporre della forza necessaria per essere in qualche modo utile all'ereditiere. L'unica soluzione rimastagli a disposizione, la sola a venirgli in mente, fu di cercare aiuto.
Doveva chiamare i rinforzi! Sì, ma a chi avrebbe dovuto rivolgersi? Esisteva forse qualcuno in quell'accademia capace di vincere uno scontro con quel robot super tecnologico e ultra micidiale?
"OOGAMIiiiii..!" senza fermarsi superò di corsa l'entrata della sala mensa, continuando per la parte della Kibougamine adibita a edificio scolastico. Non avvertiva più neppure un grammo di fatica, persino la nausea sembrava averlo abbandonato - nel suo sangue si era versata una massiccia dose di adrenalina, la quale gli pompava il cuore a mille. In uno stato febbricitante dava fondo alle ultime energie del proprio corpo, tendendo il fisico provato al limite del sopportabile. A breve sarebbe collassato.  
"Ti prego fa che sia ancora lì" cominciò a pregare, senza sapere esattamente a chi si rivolgesse, mentre continuava a dirigersi verso l'infermeria. Quando Monokuma gli aveva intimato di andarsene lui, spaventato all'inverosimile e incredulo della propria fortuna, istintivamente si era diretto verso la propria stanza, dimenticando di averne perse le chiavi. Era stato portando lo sguardo a terra di fronte alla soglia che aveva scorto un angolo bianco spuntare da sotto la porta, e fu solo grazie alla presenza di quel bigliettino se si ricordò di Sakura, la quale, non avendo letto il messaggio lasciato dal biondo, stava probabilmente ancora cercando un modo per farlo entrare nella camera senza causare alcun danno alla struttura dell'accademia. Naegi non avrebbe potuto chiedere di meglio!
Se la lottatrice non avesse mostrato una tale premura nei suoi confronti, e si fosse già trovata nella propria stanza, lui non avrebbe potuto chiamarla senza attirare l'attenzione di Monokuma, invece ora, sapendola lontana dai dormitori, non doveva preoccuparsi di allarmare l'orso.
L'unico inconveniente era non sapere dove esattamente Oogami si trovasse, quando Makoto raggiunse l'infermeria, le luci erano spente e non c'era alcuna traccia della ragazza. Doveva affrettarsi a cercarla! Istintivamente non perse tempo a vedere se si trovasse lì intorno, conosceva abbastanza la propria abilità di super ultra da sapere di non essere "così" fortunato. Salì le scale, diretto al primo piano.
Ignorava cosa fosse esattamente accaduto per portare Monokuma ad imbestialirsi in quel modo, non che fosse poi tanto rara una simile reazione da parte sua (era uno schizofrenico). Aveva compreso centrasse con un oggetto che l’ereditiere aveva sottratto all’orso, ma niente di più, - era comunque certo che niente giustificasse la violenza con cui si sarebbe accanito su Togami, portandolo certamente alla morte. Nulla, nel loro quotidiano orrore, possedeva più una logica, solo una mente malata, o la somma di più di esse, sarebbe riuscita a creare un universo tanto contorto, privo dei naturali principi d’umanità.
In quanto tempo Monokuma avrebbe fatto la pelle a Togami?
"Dipende da quanto si vuole divertir-e.." rispose Naegi a quella domanda balzata nella sua mente d'improvviso, la quale lo accostò tanto bruscamente alla realtà da provocargli un capogiro che lo fece aggrappare saldamente al corrimano, evitandogli una brutta caduta.
Si trovò carponi sulle scale, era inciampato su uno scalino. “Merda!..“ se ne era reso conto con un leggero ritardo e la verità lo aveva colpito in pieno come il pugno di Owada un paio di settimane prima: non aveva tempo! Non aveva tempo!
O trovava Sakura immediatamente o per Byakuya sarebbe stato troppo tardi, sempre se già non lo era. Quanto aveva impiegato per arrivare lì? Non ne aveva idea. Dubitava di essersi mosso rapidamente, almeno non come avrebbe voluto, ma non credeva più di due, massimo tre minuti.
Poteva essere che l'ereditiere fosse già..?
- Naegi? Cosa ci fai qui?..- dall'alto gli giunse una voce, - Ti senti di nuovo male? - e per la seconda volta in quella giornata, nonostante avesse un aspetto tutt'altro che rassicurante e possedesse i muscoli di un gorilla, Sakura gli apparve davanti agli occhi come un angelo, gli sembrava il suo corpo brillasse - e ciò era a causa dell'angolazione da cui Makoto la osservava, dietro la testa della lottatrice si nascondeva la lampada da soffitto che, per effetto della luce, la faceva sembrare avvolta da un'aureola.

- Sei sicura sta volta di quello che dici? - domandò Mondo per l'ennesima volta, rimarcando volutamente sulle parole nel rivolgersi a Kirigiri, alle sue spalle, la quale in risposta lo fulminò con il suo sguardo violetta, visibilmente rabbioso, che fu in grado di azzittire il ragazzo. Erano entrambi di corsa, vinti dall'urgenza di trovare l'ereditiere prima che fosse Monokuma a farlo e un leggero fiato corto aveva preso le loro gole.
"Che permalosa" pensò il motociclista, il quale continuava a pensare che la ragazza gli nascondesse qualcosa. Insomma, non dubitava che, se davvero avesse obbedito agli ordini del Burattinaio, l'avesse fatto contro la propria volontà, spinta da una qualche complicazione interiore che solo un bravo analista avrebbe potuto risolvergli, ma... Davvero non c'era altro? Gli sembrava mancasse qualcosa, un punto con cui terminare la frase.
- E' solo che non capisco perché...- s’interruppe, avvertendo altri passi lungo il corridoio che stavano percorrendo, qualcuno si avvicinava dal fondo dei dormitori!
Per una questione di sicurezza, per evitare di essere subito notati dai sensori dell'orso robot giungendo dalla via principale, Owada e Kirigiri, una volta usciti dal bagno maschile, avevano deciso di deviare per la stanza dell'inceneritore, allungando così la strada con l'intenzione di aggirare le camere. Giungevano quindi dalla parte opposta alla mensa e al corridoio che conduceva all'edificio scolastico.
- Credo che a Celestia verrebbe da piangere nel vedere come nessuno rispetta il suo coprifuoco - fu il sarcastico commento di Kirigiri, fermatasi al fianco di Mondo, a differenza del ragazzo sapeva che quei passi non erano compiuti da chi lui credeva, a giudicare dalla sua espressione preoccupata, Monokuma era silenzioso nel muoversi. Non lo si udiva arrivare, per questo riusciva sempre ad apparire e a scomparire all'improvviso, quasi fosse un illusionista.
- Kirigiri, Owada..?- Mondo sospiro dal sollievo nel riconoscere la voce che li salutava, a causa del buio (durante l'orario notturno le luci della scuola venivano spente), era riuscito a vedere solo una sagoma indistinta venire verso di loro e, automaticamente, influenzato dalla situazione, aveva creduto di scorgere Monokuma. Quando Sakura gli si era avvicinata abbastanza da scorgerne la stazza, notevolmente superiore a quella di meno di un metro dell'orso robot, aveva compreso il proprio errore. Si sentì sollevato dalla presenza della lottatrice, riconosceva la sua forza e sapeva che, ipotizzando lo scenario peggiore, era assai più probabile fosse lei, invece di lui, a vincere una battaglia contro Monokuma. Ricordava ancora com’era stato quasi fregato dalla bomba che quello strampalato aggeggio nascondeva nel petto, di certo Oogami non avrebbe mostrato la stessa leggerezza nell'affrontarlo.
- Oogami, che ci fai qui? - subito lo stupore della sua apparizione venne scacciato dal dubbio, era forse accaduto qualcosa? -... Ma quello è Naegi? - notò tardi che la ragazza stava portando l'amico, privo di sensi, in spalle, - Non ha una bella faccia - fu il commento superfluo che aggiunse, essendo ben visibile a tutti.
Il ragazzo aveva infatti il volto arrossato e un'espressione sofferente, un velo di sudore gli ricopriva la fronte e respirava pesantemente, quasi per lui fosse uno sforzo,
- Sì, è collassato - fu la semplice ammissione che fece la lottatrice, non credendo ci fosse bisogno di ulteriori spiegazioni. Makoto stava male, si era sforzato troppo e ora era peggiorato.
- Non sarebbe meglio lasciarlo in infermeria al momento? - quella richiesta, fatta da Kirigiri, aveva qualcosa di incredibilmente umano, sembrava persino che una certa ansia le avesse attraversato con una ruga la fronte,
- No, Monokuma ha vietato di dormire al di fuori del dormitorio... poco fa è venuto a ricordarcelo - negò,
- Poco fa?! - si agitò Owada, ricordando per quale motivo si stavano dirigendo lì - le condizioni penose di Makoto glielo avevano fatto momentaneamente scordare -, se Monokuma era già nelle vicinanze, poteva essere troppo tardi!
- Sì e, prima di perdere i sensi, Naegi mi ha detto di correre qui, perché Monokuma stava minacciando Togami, anche se non è riuscito a dirmi il motivo - preferì non dilungarsi. La ragione per cui aveva lasciato Makoto solo, la storia della chiave smarrita, glielo avrebbe spiegato dopo.
- Però di Monokuma, non c'è traccia - osservò Kirigiri tornando impassibile, mantenendosi fredda nel proclamare verità capaci di far scendere ancor più gelo su una situazione già di per se disastrosa. Come al suo solito aveva ragione, erano già nel corridoio su cui si affacciavano le camere, quella dell'ereditiere era solo di due porte più avanti, eppure, l'orso robot non si vedeva. Loro quattro erano gli unici lì fuori.
- E le camere sono completamente insonorizzate - aggiunse sempre Kyouko, e all'inquietudine si mescolò un tocco di macabro nell'immagine che si palesò nelle menti di tutti loro (meno Makoto), ognuno si creò la propria personale teoria su come Monokuma potesse liquidare Togami. Nessuna di esse era meno dolorosa dell'altra.
- Almeno vediamone il cadavere prima di seppellirlo - sbottò frustrato Mondo, stanco della continua pressione che quella sera si ritrovava scaricato addosso, come se già gli eventi di quel mattino, e del successivo pomeriggio, non fossero stati abbastanza. Aveva dovuto affrontare la crisi di Kirigiri e in più ora probabilmente dovevano bruciare un altro cadavere. Non ce la faceva più!
Percorse a passo pesante gli ultimi metri che lo separavano dalla camera di Togami. Al diavolo tutto! Se si fosse trovato quell'orso bastardo davanti agli occhi gli avrebbe spaccato il muso, poco importava se probabilmente sarebbe saltato in aria. Aveva molta rabbia repressa da sfogare, era stanco e doveva assolutamente menare qualcuno! Era un desiderio impellente, impossibile da sopire. Aveva deciso, qualunque cosa gli si fosse presentata di fronte (escluse donne e cadaveri), l'avrebbe pestata a sangue. Trovò la porta socchiusa, strano e sospetto, ormai ne era certo, non avevano possibilità.
Abbassò la maniglia, irruppe nella stanza.
E si ritrovò così investito da uno tsunami di sei litri d'acqua.


- Ti spacco quel bel faccino che ti ritrovi, damerino di merda, serpe viscida! - nell'udire quegli improperi provenire dalla porta spalancata della stanza, sia Kirigiri sia Oogami capirono non vi fosse nulla di cui preoccuparsi, a quanto sembrava non c'erano vittime, per il momento.
- Taci scimmione analfabeta! Eri un intruso, sei entrato nella mia stanza senza permesso, mi sono solo difeso! - ribatté pronto Togami, la fronte rossa dopo che il motociclista vi aveva sbattuto contro la propria, lo tratteneva afferrandolo per il bavero dalla giacca e furente, per lo scherzo della bacinella, gli impediva di allontanarsi ad una distanza di sicurezza. A causa di ciò presto anche Byakuya si trovò con parte dei propri vestiti bagnati.
- Avevi capito che ero io! Non fare l'innocentino! Tra me e quell'orso c'è una bella differenza!! - continuò ad accusarlo urlandogli in faccia, in risposta l'ereditiere voltò il viso dall'altra parte e, dalla sua espressione forzatamente seria, Mondo capì che stava trattenendo a fatica le risate. - E non ridere! - gli ordinò avvertendo, di contro, il viso accendersi d'imbarazzo, cosa che lo fece innervosire ancora di più.
- Non sto ridendo - negò l'evidenza Byakuya, mordendosi l'interno delle guance nel tentativo di trattenersi, ma era come una pentola a pressione pronta allo scoppio.
- Che sta accadendo? - entrò Kirigiri, la quale rimase qualche secondo ferma sulla soglia ad osservarli, in quel momento quei due erano incredibilmente vicini, - ... volete che vi lasci soli? - in più un Owada senza pompadour, con il corpo e i vestiti zuppi d'acqua, aveva qualcosa di oscenamente seducente.
- Non ti ci mettere anche tu!!- la ammonì il motociclista voltandosi verso di lei, mollando un poco la presa su Togami, il quale si sentì libero di accennare un riso, coprendosi poi la bocca con la mano,
- Scusa, sembravate così presi - lo rabbonì la ragazza alzando indifferente le spalle,
- Ma hai notato come mi ha conciato?! - replicò, e solo allora notò la mancanza di Sakura, -Ohi, dov'è Oogami? -
- Ha deciso che per questa notte Naegi dormirà nella sua stanza, lo vuole tenere d'occhio, in più ha aggiunto che Makoto ha perso le chiavi della sua e non ha un posto dove dormire -
- Capisco - non poté darle torto Owada, visto il suo pessimo stato di salute era meglio che vi fosse qualcuno ad assisterlo, nel caso peggiorasse.
- La vuoi finire di ridere sotto i baffi?! - si rivolse di nuovo a Togami, mollando con un gesto brusco la presa sul di lui, dandogli in compenso uno scappellotto sulla nuca, il quale al momento, come sfogo, gli bastava, quell'acqua gelida che grondava dai suoi abiti aveva avuto il pregio di spegnere i suoi bollenti e collerici spiriti.
- E' un automatismo...- fece Kirigiri,
- Eh?. -
- Significa che non ride a causa tua, ma per l'improvviso calo della tensione - spiegò,
- Ah... -
- Vuol dire che, anche se sembra strano, è naturale - tentò con termini ancor più semplici,
- Guarda che lo avevo capito! - si sentì offeso Owada,
- La smettete di parlare come se non ci fossi?.. Non sono certo la prima persona al mondo che fatica a trattenere una risata - si schiarì la voce Togami, ricomponendosi, fissando lo sguardo su Kyouko così da evitarsi una ricaduta nel vedere la misera condizione del motociclista, sembrava un grosso cane bagnato. - Comunque, ripeto, non è stata un'azione voluta, ero convinto vi fosse Monokuma alla porta... -
- E volevi affrontarlo con una bacinella d'acqua? - gli chiese sarcastico Mondo,
- Quella o la radio che mi ha dato Naegi, ho pensato di avere più possibilità con la prima - il biondo si era trovato con le spalle al muro e in camera propria non possedeva alcuna arma con cui difendersi (non da Monokuma per lo meno),
- Ma allora Monokuma non è entrato? - si stupì strizzandosi la canotta che teneva sotto la giacca da capobanda, inzaccherando tutt'attorno a se la moquette della stanza,
- No, altrimenti dubito che avrei ancora la facoltà della parola -
- Però era alla tua porta - si aggiunse Kirigiri,
- Di questo sono certo - annuì Togami, le braccia incrociate al petto, - quando stavo per uscire me lo sono trovato di fronte, mi chiedeva di restituirgli ciò che gli avevo preso - ricordò, sorvolando sul fatto di aver poi dato Makoto in pasto all'orso.     
Certo, era convinto di avergli fatto un favore, perché così Monokuma non se la sarebbe presa con lui, ma dubitava che Kyouko l'avrebbe vista allo stesso modo, giudicando vile e codardo il suo comportamento. - Poco prima che arrivaste voi qualcuno ha aperto la porta, credevo fosse quell'orso..- aggiunse, spiegando perché l'avessero trovata socchiusa, sorvolando però sulla paura fottuta da cui era stato colto sul momento e a causa della quale aveva finito con far fare un bagno indesiderato al motociclista. - Ma alla fine è stato testa a granoturco ad entrare, non capisco però come abbiate fatto ad aprirla, visto che io l'avevo chiusa ed essendo una porta antiscasso... Uhm, Naegi ve l'ha forse consegnato? - domandò, causando una visibile confusione nei suoi interlocutori,
-  Consegnato cosa..?- non fu abbastanza sveglio Owada, ma gli bastò seguire l'indice della mano dell'ereditiere per vedere che indicava di nascosto la telecamera presente nella sua stanza,
- Ho consegnato la "chiave" a Naegi, ipotizzando il caso peggiore non volevo che il mio cadavere rimanesse qui a marcire - non poteva essere più chiaro senza rischiare di tradirsi, forse non era una premura necessaria e Monokuma sapeva già tutto, ma era meglio essere previdenti, piuttosto di rivelargli ogni cosa come un perfetto imbecille.
- Naegi non ci ha dato nulla, la porta era già aperta - gli rispose Kirigiri, lei in realtà ancora non sapeva a quale "chiave" Togami si riferisse, non avevano ancora discusso dopo l'incidente della Presidenza e, quando aveva preso in disparte Owada, non gli aveva dato il tempo di spiegargli cosa fosse accaduto in quei momenti, troppo presa dai propri problemi aveva agito in maniera distorta, da brava marionetta nelle mani del Burattinaio.
- Comunque, ne riparleremo più tardi - decise la ragazza, la voce ferma che non ammetteva obbiezioni e che pretendeva di essere ascoltata sino all'ultima sillaba, - Owada, Togami siete bagnati fino alle ossa, dovreste farvi un bagno prima di prendervi qualcosa - e tanta falsa premura diceva molto su quanto la ragazza tenesse a loro.


Non avendo a disposizione le docce, c'era ovviamente un unico posto in cui i ragazzi potevano recarsi a darsi una ripulita: il bagno grande. Quel luogo che avevano stabilito essere il loro punto di raccolta e dove avevano già progettato di darsi appuntamento quella sera per scambiarsi le informazioni raccolte nella giornata. L'orario dell'incontro era purtroppo slittato a causa dei vari intoppi accaduti nel mentre, ma finalmente, ora, erano tutti e tre presenti all'appello.
- E la tua scusa per essere qui?..- domandò ironico Togami, osservando Kirigiri seduta a gambe accavallate su una panca,
- Non lo sapevi?.. Sono una guardona e voglio accertarmi di che tipo di relazione ci sia tra voi due - gli si ritorse contro il suo tentativo di punzecchiarla, avendo sempre un tono piatto, privo di sfumature e un’espressione facciale difficilmente leggibile, era complicato comprendere quando Kyouko scherzasse o dicesse sul serio.
- Tu...- stava per chiedergli allora quale differenza ci fosse tra lei e Fukawa, ma l'intervento di Owada lo fermò in tempo,
- Serpe, deciditi a parlar chiaro e dicci quale chiave hai consegnato al moccioso - gli intimò mentre si asciugava i capelli con uno degli asciugamani lasciati a disposizione negli armadietti, era deciso a finirla presto, visibilmente irritato dopo essere stato costretto a spogliarsi della sua giacca da capobanda, lasciata in lavanderia a sgocciolare.
- Prima però è meglio informare Kirigiri di cosa è accaduto...- proclamò l'ereditiere, dedicandogli uno sguardo eloquente e un poco maligno, con cui gli passò la seccatura di riassumere ogni evento accaduto da quando si erano separati. Mondo, nell'intuirlo, ebbe l'ennesimo impulso di prenderlo a pugni a fargli formicolare le mani, ma sapeva di non poter ritrarsi da quel compito, infondo, era stata a causa sua se Byakuya era stato assente per un largo lasso di tempo.
Il racconto durò una decina di minuti in tutto.
- Quindi: hai chiuso Togami in Presidenza, distrutto con il supporto di Hagakure l'aula professori, assistito allo sdoppiamento di Monokuma e corso per tutta la scuola con Togami sulle spalle come punizione per gli atti precedenti... Ho scordato qualcosa? - ricapitolò Kirigiri con uno straordinario dono della sintesi. Quel riassunto aveva acceso il suo interesse, un'informazione in particolare punzecchiava la sua mente, portandola a mandare a mille gli ingranaggi del proprio cervello, sentiva di essere vicina ad una risposta.
- Sì, lo scimmione qui ha dimenticato di dirti la cosa più importante - si aggiunse Byakuya, chiedendosi quanto potesse essere imbecille il motociclista, si era scordato del motivo per cui Monokuma voleva fargli la pelle, - Mentre ero rinchiuso in presidenza, ho trovato il passepartout universale del preside - affermò, concedendosi un po' di sottile vanità, fiero di se stesso per aver attirato a sua volta l'interesse della ragazza, la quale alzò gli occhi verso di lui, sembrava si fosse già persa a rimuginare sulle proprie congetture e pensieri, ma quella rivelazione l'aveva riportata tra loro.
- Allora il passepartout è ciò che Monokuma stava cercando - comprese, capendo perché l'orso avesse osato minacciare di aggredire uno studente pur di riaverlo, quell'oggetto poteva rovinare i suoi piani prima che venissero a compimento. Perdendolo sarebbe forse stato costretto a terminare quel suo grottesco gioco prima del tempo, un divertimento cui non voleva certo far a meno e per il quale sacrificare un partecipante non era un grosso impedimento. - Però, non capisco cosa gli ha impedito di riprenderselo..- comunicò il dubbio che ora la attanagliava,
- Bhé... abbiamo visto che la porta della serpe era aperta quando siamo arrivati, e se non è stato lui ad aprirla, allora è stato Monokuma, quindi, forse... alla fine quel passepartout non gli serve poi molto - osservò titubante Owada, poco pratico a portare simili congetture, più abituato ad ascoltare, in quei casi, le ipotesi degli altri.
- La questione non è se può servire o no al Burattinaio - obbietto Byakuya, - Il punto è quanto quell'oggetto possa essere utile a noi, per questo se lo voleva riprendere - smontò immediatamente quella teoria,
-  Se era tanto importante, perché se ne è andato a mani vuote? - tornò al punto di partenza Kirigiri, il volto pensieroso nell'afferrarsi il mento con la mano. "No, così non andiamo da nessuna parte!" rifletté, comprendendo che stavano girando in tondo senza riuscir a togliere un ragno dal buco, - Tralasciamo per un momento il comportamento incomprensibile di Monokuma - decise per tutti, la voce autoritaria, un vero e proprio ordine che non necessitava di alcun consenso. Sin da subito si era autoproclamata capo del gruppo, evento accaduto così naturalmente che oramai per i ragazzi non valeva neppure più la pena di protestare. Di nuovo l'ereditiere trovò che la metafora dei cani obbedienti al padrone fosse fin troppo azzeccata, - Togami, tu hai detto di aver affidato a Naegi la "chiave", gli hai dato il passepartout?- "oh, era arrivata dritta al punto" si riscosse dai propri pensieri alle sue parole,
- Non esattamente - per un qualche motivo non riuscì più a sostenerne lo sguardo,
- Allora ce l'hai ancora tu? - insistette.
- Non proprio - evitò ancora di dare una risposta eloquente, cercando di rimediare un paio di secondi in più, avvertendo intanto un sottile e gelido nervosismo insinuarsi nella gola, spezzandogli la voce. Tossì un paio di volte per riprendersi, - Temevo per l'appunto che Monokuma mi cercasse per prenderlo, quindi, l'ho affidato a qualcun altro... - affermò, una notizia che suonò nuova pure ad Owada, il quale strabuzzò gli occhi confuso, "ma a chi può averla..?" - Prima ho detto di aver affidato la "chiave" a Naegi, intendevo che gli ho dato un indizio per trovare quella persona - il fatto che evitasse di proposito di rivelarne il nome diveniva sempre più sospetto.
- Perché ho la sensazione che stai per sparare una cazzata? - ebbe un pessimo presentimento Mondo, un senso di gelo a percorrergli per intero la colonna vertebrale,
- Forse perché... l'ho consegnato ad Hagakure - ammise Togami, sistemandosi gli occhiali sulla radice del naso con finta indifferenza, nascondendo con quel movimento una certa agitazione. Era consapevole di aver osato molto con quel gesto, forse troppo.
- Sei. Un. Imbecille - strano a dirsi, ma fu Kirigiri la prima a sbottare, vi fu un istante in cui il suo viso cambiò colore, passando da un rosa pallido ad un vivido rosso porpora, sembrava sul punto d'esplodere dalla collera (o forse era il tipo che quando s’infuriava scoppiava a piangere?). Aveva l'aria di chi stesse per riversare tutta la propria ira sull'artefice del suo malumore, Owada pensò che, se non ci fosse stato lui da testimone, probabilmente la ragazza avrebbe assalito l'ereditiere e, in quel caso, chi poteva darle torto?
Da quando avevano iniziato a cercare una maniera per fuggire da quell'incubo era la prima volta che si trovavano così vicini a scovare un'opportunità per scappare. Tra le mani gli era capitato un oggetto che poteva rivelarsi la loro salvezza, con il quale di sicuro avrebbero rinvenuto una via di fuga, forse arrivando persino a mettere il Burattinaio con le spalle al muro. Si riusciva già a sperare, ad avvertire il profumo di libertà.
E a chi veniva affidato questo "santo Graal", fonte di tutte le loro opportunità? Ad Hagakure!
Yasuhiro Hagakure, l'uomo cespuglio capace di accusare qualcuno di essere un fantasma pur avendocelo davanti, convinto che agli alieni piaccia unicamente carne 100% bovina e che gli Skyfish presto domineranno il mondo. A questo elemento era stato ceduto il passepartout universale con cui avrebbero potuto salvare le proprie vite.
Fu quasi udibile anche all'esterno il rumore dello sciacquone di un water che si creò nell'immaginario collettivo dei tre ragazzi presenti nello spogliatoio del bagno comune.
- Hai buttato nel cesso la nostra unica possibilità..- commentò Mondo, palesando a parole l'immagine appena passata nella mente di tutti loro,
- Ammetto che è stato un azzardo...- cercò di giustificarsi Byakuya, ben consapevole dell'errore compiuto, - ma quali scelte avevo? - obbiettò, tenendosi sulla difensiva, - Alla fine ho visto giusto e Monokuma è venuto a cercarmi -
- Potevi darlo a me, tanto per cominciare - si propose il motociclista, iniziando ad innervosirsi, di certo lui era un’alternativa preferibile a quello sciamano da strapazzo,
-  Una scelta meno ovvia no, eh?- replicò in tono sarcastico e acido.
- Calmatevi entrambi - intervenne Kirigiri prima che la discussione potesse degenerare, il suo colorito era tornato nella norma, aveva recuperato completamente la sua capacità di controllarsi, per quanto fosse ovvio che neppure lei gioisse alla notizia datagli da Togami. Era come se qualcuno avesse posizionato una scatola aperta di sardine sul pulsante di autodistruzione di una centrale nucleare, per poi lasciarvi davanti un gatto affamato. Non era questione se la centrale sarebbe esplosa, ma "quando" lo avrebbe fatto.
- Ormai il danno è fatto e non ci si può fare più nulla - continuò Kyouko, - Solo una cosa Togami - e lo fulminò con quello sguardo che, se la ragazza fosse stata una creatura mitologia, avrebbe tramutato l'ereditiere in pietra, - davvero non c'era nessuno, ma proprio NESSUN'altro a cui rivolgerti? - il primo istinto del biondo fu di voltarsi dall'altra parte ed ignorare la domanda, ma sarebbe stata un’azione troppo infantile da parte sua.
- Come ho già detto, voi due eravate una scelta troppo ovvia. Insomma, se Monokuma, dopo essere venuto da me, non avesse trovato il passepartout, sarebbe di certo andato da voi. Non potevo contare su Naegi perché sta male, né su Sakura perché impegnata ad occuparsi di Naegi. Di Celestia manco a parlarne (di lei non mi fido) e Yamada è l'animaletto da compagnia di Celes, quindi nemmeno. Noi compresi, siamo rimasti in otto, tolto me stesso e quelli citati, chi rimane? - espose il suo ragionamento tenendosi freddo e serio, l'espressione dura, di quando voleva stabilire la propria superiorità.
- Balle, te lo se inventato adesso - lo smascherò istantaneamente Owada, - Con il passepartout tra le mani ti sentivi un bersaglio mobile, quindi hai passato la patata bollente al primo beota che ti passava davanti - l'ereditiere ignorò quel commento, mettendo su un broncio offeso, non voleva passare per un codardo, ma non aveva modo di replicare, il motociclista aveva dimostrato un incredibile intuito, forse un pochino ci aveva preso.
- Non ricominciate - li interruppe nuovamente Kirigiri, - Togami, dopo averti ascoltato, non dubito del tuo ragionamento, se hai affidato qualcosa di così importante ad Hagakure dovevi essere con le spalle al muro - ricevette l'assoluzione dalle proprie colpe, cosa che irritò il biondo dipingendogli una smorfia sul viso, quella testa color lavanda non si stava montando un po' troppo? Chi si credeva di essere per trattarlo così? "Come se avessi bisogno dalla tua approvazione" pensò facendo schioccare la lingua, mostrando tutta la sua indignazione.
- Adesso..- riprese, - supponendo che Hagakure non abbia perso il passepartout, dobbiamo escogitare un piano per sfruttare al meglio questa possibilità - affermò e i due si trovarono d'accordo con lei.
Solo allora Owada si ricordò che, per quanto in quel momento si stesse affidando a Kirigiri, avrebbe dovuto diffidare della ragazza. Infondo non era stato lui stesso a smascherarla come la Talpa (per quanto l'avesse accusata senza uno straccio di prova e, alla fine, fosse stata lei a confessare spontaneamente)? Non era forse probabile che il burattinaio tentasse di approfittare di nuovo delle sue debolezze? Ma, sopratutto, avrebbe dovuto raccontare a Togami l'accaduto?.. No, era meglio tacere. Conoscendo l'ereditiere era probabile che avrebbe fatto una scenata o qualcosa di simile nel saperlo, e di certo non sarebbe mai rimasto alleato con colei per la quale aveva rischiato, ancora una volta, la vita. Se avesse parlato, ne era sicuro, quella improbabile e mal assortita squadra si sarebbe disfatta, e ciò avrebbe giovato solo il loro aguzzino. Divisi non potevano nulla contro Monokuma, ma forse se agivano insieme, per quanto minima, una possibilità c'era.
Sì, aveva preso la sua decisione, avrebbe taciuto sulla questione della "Talpa" con Byakuya e gli altri, ma allo stesso tempo si sarebbe assicurato che Kirigiri non si facesse più plagiare dal Burattinaio. Per quanto difficile, sarebbe diventato la sua ombra, come aveva fatto Kyouko,  qualche tempo prima, ora toccava a lui sorvegliarla, "speriamo che non mi accusi di stalking" fu la sua prima preoccupazione.

- COME CAZZO E' SUCCESSO!?- sbraitò Owada furioso, seduto sul bordo del proprio letto digrignando i denti, tenendosi la testa, con i capelli ancora scompigliati, stretta tra le mani. Ma non aveva deciso di tenere Kirigiri sotto controllo? Non doveva essere la sua ombra, ridursi ad una specie di stalker?.. Per quale motivo allora adesso si trovava lì, nella propria camera, mentre la ragazza probabilmente era già chissà dove per l'accademia?..
Perché quella tipetta l'aveva fregato, ecco perché!
Kyouko doveva aver intuito le sue intenzioni prima ancora che fosse lui stesso a concepirle, ed aveva preparato una controffensiva per impedirgli di portarle a termine. A quanto sembrava non ci teneva proprio a essere pedinata.
"Giuro che questa me la ricorderò" si fece un promemoria mentale con una malsana idea nata dalla stanchezza, non sarebbe mai riuscito a vendicarsi su una donna, ma qualche dispetto infantile, come aggiungergli un lassativo nel bicchiere, poteva concederselo. In qualche modo avrebbe dovuto far comprendere a Kyouko tutto il risentimento che gli stava facendo provare, per quanto desiderasse tenerselo lontano dai piedi, perché sottoporlo ad un simile strazio? Già sopportava Togami con una certa difficoltà, ma ospitarlo per il resto della nottata nella propria stanza? Aveva qualche dubbio sul fatto che il mattino dopo sarebbero stati entrambi vivi o, per lo meno, integri. Sul momento però, non era riuscito a dare una buona ragione a Kirigiri per rifiutare la sua proposta, non era sicuro per l'ereditiere rimanere da solo (c'era il rischio che Monokuma si ripresentasse), questo lo sapeva e non aveva trovato modo per ribattere.
Subito dopo aver concluso il "piano d'ispezione", ovvero, la mappa delle stanze a cui avrebbero dovuto accedere come prima cosa l'indomani, una volta tornati in possesso del passepartout, avevano deciso fosse meglio concludere la giornata. Affaticarsi ancora si sarebbe rivelato solo un inutile dispendio di energie, dovevano riposarsi per le investigazioni che li attendevano.
A quell'idea si erano detti tutti e tre d'accordo, ma i ragazzi sapevano delle vere intenzioni di Kirigiri, la quale voleva separarsi da loro per poter agire da sola, facendo indisturbata le proprie ricerche. Probabilmente li considerava due palle al piede e preferiva non averli attorno.
Questa volta Owada era però intenzionato a seguirla, senza farsi notare, voleva sorvegliarla poiché, per quanto si trattasse di Kirigiri, dopo che si era rivelata la Talpa, non poteva più fidarsi completamente di lei.
Invece, cogliendolo completamente di sorpresa, Kyouko se ne era uscita: "- Togami, la tua stanza non è sicura, è meglio se ti trovi un altro posto dove passare la notte -"; non aveva aggiunto altro, ma il suo sguardo si era automaticamente posato sul motociclista.
- Guarda che nemmeno io apprezzo questa situazione! - ribadì l'ereditiere mentre stendeva il futon, recuperato dal magazzino, sul pavimento, Owada si chiese se un damerino colmo di soldi da far schifo come lui avesse mai dormito per terra o se tutte le notti della sua vita le avesse passate riposandosi su materassi di seta e piume. Una sottile invidia gli causò un sadico piacere nel pensarlo in quel futon striminzito, sperava gli venisse un atroce mal di schiena o che la polvere sul pavimento lo facesse starnutire tutta la notte impedendogli di chiudere occhio.
La stanchezza lo incattiviva un po'.
- Però ci tengo a vivere il più allungo possibile, e stando qui ho più probabilità che rimanendo solo... - aggiunse brontolando, due leggere occhiaie avevano preso a segnargli gli occhi, ora più evidenti poiché si era tolto gli occhiali, la fatica si faceva sentire per tutti. Dal magazzino aveva recuperato anche un pigiama nero (erano davvero forniti!), ma mancava la sua taglia e aveva dovuto optare per una più grande, il risultato era un Togami al quanto ridicolo ed assonnato, nonostante non avesse ancora appoggiato la testa sul cuscino, i suoi capelli avevano già preso una piega strana, in un complesso disordine di ciuffi ribelli.
- Credo che Kirigiri stia progettando qualcosa - tralasciò l'argomento della convivenza forzata Owada, rivelando ciò che lo assillava e lo irritava al momento,
- Quella ha sempre qualche progetto in mente... - ribatté Byakuya, finendo i suoi preparativi per la notte, - Prima non ti è parsa "strana"? - riprese dopo qualche secondo, approfittando del silenzio dell'altro, fortunatamente non notò come l'uso di quell'aggettivo avesse fatto sussultare il motociclista (senza occhiali era proprio cieco), facendogli strabuzzare gli occhi. Che avesse capito qualcosa? Si chiese subito Owada, ansioso. "Ma no", si disse, "non è possibile".
Kirigiri si era comportata al solito modo di fronte al biondo e, a meno che non avesse posseduto una qualche capacità ESP segreta, era improbabile avesse notato qualcosa.
- Cosa intendi? - ma forse l'occhio dell'ereditiere aveva comunque colto dei segnali che a lui erano fuggiti,
- Mentre ascoltava il tuo racconto mi sembrava si fosse "persa" - spiegò, l'espressione di chi è convinto di non aver esposto al meglio il proprio pensiero. Una pesante sonnolenza gli si era caricata sulle spalle e ciò gli rendeva difficile parlare, sopratutto, gli era divenuto complicato trovare aggettivi più azzeccati di quelli che esponeva.
- Intendi quando le ho fatto il riassunto di quel che è successo oggi? - chiese, cercando di fare mente locare, ricordando come gli era parsa la ragazza mentre gli parlava, ma nulla.  Gli sembrava lo stesse ascoltando, niente di più.
- Sì, ha fatto quel sorriso da "ah, adesso si spiega tutto" e deve essere partita con i suoi ragionamenti - ricordò, per Togami era facile notare quell'espressione, era l'unico movimento facciale che Kirigiri si concedesse e lo irritava terribilmente tanto, anche se a torto, se ne sentiva sempre in qualche modo deriso.
- Dici che ha capito qualcosa d'importante? -
- Non ne sono sicuro - ammise, -... ma stanne certo, importante o meno, adesso è andata a verificare la sua supposizione - nel parlare aveva quel suo solito sorriso velenoso con cui amava sopraelevarsi a tutti gli altri, - Vedrai, se si rivelerà esatta, domani ci esporrà le sue scoperte - proclamò convinto.
- E se invece non scopre nulla?- chiese Owada, sentendosi divertito dall’atteggiamento del biondo, “Ceeerto, superiore a ogni cosa ma a lei ci stai attento, eh?” quella sera si era scoperto abbastanza intuitivo da intravedere qualcosa che, normalmente, gli sarebbe passata davanti inosservata.
- Se ne starà zitta e farà finta di nulla - rispose mentre lo osserva cercando di metterlo a fuoco, gli occhi ridotti per questo a due sottili fessure, ma presto vi rinunciò, forse perché consapevole di quanto diventasse ridicola la sua espressione quando lo faceva. - Solitamente è troppo orgogliosa per ammettere di aver sbagliato, per questo preferisce verificare da sola le proprie teorie, così se non ci azzecca salva la faccia - incrociò le braccia al petto con aria saccente e antipatica, la quale per una volta non infastidì il motociclista, era deciso a mettersi a dormire, basta con le grane,
- Mi sa che hai ragione - convenne, chiudendo lì il discorso.

Meno di quindici minuti più tardi ed entrambi si erano già addormentati, vinti dalle estenuanti prove che avevano dovuto vincere quel giorno.
Nessuno dei due avrebbe potuto minimamente immaginare a quali conclusioni, l'indomani, le intuizioni di Kirigiri li avrebbero portati. Il sonno non li avrebbe mai colti se ne fossero stati a conoscenza.
Una volta aperta quella porta, le loro domande sarebbero aumentate a dismisura.
Uppupupupupupupu! DISPERATEVI!




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*: Autrice “tragica” (ne accadono peggio di una telenovela) di shoujo manga
Sii, il cadavere è nel prossimo capitolo, lo giuro ^^

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Capitolo 13
*** XII ***



Attenzione:
Primo capitolo della terza parte di questa FF, è più breve del solito ed al quanto leggero come temi tratti (per una volta niente problemi psicologici di sorta xD), e questo in previsione degli eventi ben più pesanti che accadranno inseguito, ciò a causa dell'identità del corpo che nel capitolo verrà (finalmente) scoperto.
P.s: Ho preparato un piccolo gioco riguardante questo capitolo, per chi fosse interessato legga l'Nda.


Capitolo XII



*DRIIIIIN DRIIIIIN... Driiin driiiin... DRIIIIN DRIIIIIiiiN!!!*
E dopo una notte sfiancante, fatta di terrore e incertezze, quale modo migliore per iniziare una nuova giornata se non venendo destati dal molesto e incessante trillo del campanello?
- Ghaaw! Ma stiamo scherzando?! - grugnì Owada mettendosi faticosamente a sedere, stropicciandosi gli occhi nel tentativo di tenerli aperti, il cattivo umore che s’insinuava in lui man mano che i secondi passavano e il rumore molesto proseguiva.
- No basta, mi arrendo... Uccidetemi - mugugnò invece un’ancora mezzo addormentato ereditiere nel rigirarsi svogliatamente nelle coperte, sollevando il lenzuolo sin sopra la testa, nascondendovi quasi si trattasse di un bozzolo protettivo.
"Ora fa il bruco?.." lo osservò Mondo con aria assente, il cervello che faticava a connettere, ma che ore erano? Gli pareva di aver chiuso gli occhi per soli cinque minuti, e poi perché aveva dormito sul pavimento?
"Ehi, aspetta!" gli ci volle qualche secondo, ma non appena i suoi neuroni fecero contatto gli fu subito lampante che qualcosa non quadrava, una rivelazione gli si parò di fronte agli occhi,
- Ohi! Cazzo ci fai nel mio letto!? - esclamò additando furioso il biondo.
Perché quella serpe si trovava comodamente disteso nel suo materasso mentre lui si era trovato coricato in maniera scomposta a terra (senza neppure usare il futon che era a disposizione dell'ereditiere), con un filo di bava lungo il mento?
- Taci scimmione dal cervello monocellulare! - non si levò dal suo nascondiglio Togami, e la sua voce suonò ovattata da sotto le lenzuola,
- No che non sto zitto, razza di bimbetto capriccioso e ingrato! Io ti ospito nella mia stanza e tu mi rubi il materasso, stronzo?!! - era furioso, ora comprendeva perché si sentisse ancora più stanco di quando si era coricato, non era solo per l'esiguo numero di ore in cui aveva riposato, era anche a causa dell'indecente giaciglio che gli era toccato. "Ora il mal di schiena c'è l'ho io" pensò dopo essersi alzato in piedi con un movimento brusco, il quale gli causò un dolore sordo alla parte inferiore della spina dorsale, - Brutto... - imprecò, non sapendo se contro Togami o per le fitte che lo avevano colpito.
Avvertendo la rabbia montare sempre più Owada afferrò d'impulso un lembo delle coperte con cui il biondo si avvolgeva e senza preavviso lo scoprì, convinto di aver facile vinta su un Byakuya perso per metà nel mondo onirico. Si sbagliava. Quella serpe di Togami non demordeva, non sembrava per nulla intenzionato a cedergli il posto che gli aveva sottratto. Forse prevedendo la mossa di Mondo, a sua volta aveva afferrato saldamente il lenzuolo, in una presa tanto salda da riuscir a contrastare per una manciata di secondi la forza del motociclista, creando così un comico tiro alla fune in cui palio c'era la possibilità di una dormita degna di questo nome.
Ovvio era l'esito dello scontro, nel quale fu Owada a prevalere, per un momento era stato stupito della resistenza fatta dall'altro, ma era durato solo un istante, alla fine non faticò molto per riuscire a sottrarre le lenzuola all'ereditiere, lasciandolo così privo di difese sul materasso, ormai del tutto scoperto.
- Non ti ricordi di essermi caduto addosso idiota!? - si tirò in piedi, in cima al letto Togami, scattando come una furia ora che il suo tentativo di riappisolarsi era stato intralciato, aveva gli occhi cerchiati da pesanti occhiaie, privati al momento dai fedeli occhiali, il volto un tantino sciupato dalla stanchezza e una pettinatura tanto ridicola, con una miriade di ciuffi ribelli a decorargli il viso, che in un'altra situazione Owada gli sarebbe scoppiato a ridere in faccia.
- Che cazzo dici?!! - replicò lui, già normalmente i discorsi che intraprendeva non erano il massimo del linguaggio, ma di mattina, appena sveglio, dava di certo il meglio di se,
- Ti dico che sei sonnambulo SCIMMIONE! Hai preso a camminare nel sonno e mi hai calpestato, razza di rincitrullito pompato!! - gli urlò in risposta Byakuya, un tantino isterico per il sonno mancato, adattandosi splendidamente al tono con cui l'altro gli si rivolgeva. Non poteva sopportare che Owada gli parlasse a quel modo perché, se lui aveva dormito poco, Togami non lo aveva fatto per nulla, Morfeo non era venuto a fargli visita quella notte.
- Balle! - non gli credette, fissandolo furente dal basso all'alto poiché il biondo non voleva scendere da quella postazione sopraelevata, quasi a quel modo potesse far valere di più le proprie ragioni, o per il semplice gusto di mostrargli una qualche sorta di superiorità.
- Ah, perché ti sembra più logico che io sia riuscito a buttarti giù da letto senza che ti svegliassi!? - parlò sarcastico, usando quel tantino di logica per permettere al motociclista di comprendere quanto stupido fosse il suo comportamento, era ovvio che Togami non sarebbe mai riuscito a sollevarlo di peso.
- In effetti...- fu costretto ad ammettere Owada, grattandosi la testa con fare stanco e irritato, abbassando da prima cosa il tono della voce, non era un bene cominciare in quel modo la mattina, anche se lo capiva ormai tardi, doveva darsi una regolata.
- Se vuoi te lo rispiego (così mi assicuro che quel tuo ottuso cervello ci arrivi) - si propose, per poi cominciare a parlare senza attenderne il consenso, - ... stavo dormendo discretamente bene - gli volle esplicare il concetto indicando il futon poco più indietro di dove si trovava il motociclista, -Quando TU - sottolineò il "tu" con un tono colmo d'ira mal celata e una nota di disprezzo, rivolgendogli anche uno sguardo (per quanto miope), capace di spaccare le pietre. - Ti sei fatto un giro per la stanza e con il tuo, per nulla dolce, peso, mi sei piombato addosso, cadendomi sopra come un sacco di patate! - si poteva ben capire l'origine della sua rabbia, quello non doveva essere stato un risveglio molto piacevole.  
"Si è proprio incazzato.." non ebbe più dubbi Mondo, - Io però non mi ricordo di essermi alzato - fu la sua blanda difesa, a cui l'ereditiere aveva già ribattuto,
- Stavi sognando, idiota! TU. SEI. SONNAMBULO! - se non avesse saputo che avrebbe avuto la peggio, vista la disparità di forza, probabilmente Byakuya gli si sarebbe avventato contro, sbattendogli per la rabbia, e la mancanza di sonno, più e più volte la testa sul pavimento della camera.  - Comunque...- incrociò le braccia al petto e si schiarì la voce nel tentativo di ricomporsi, cosa che gli riuscì ben poco con l'acconciatura a nido di rondine che si ritrovava, -... quando sono riuscito a levarti da sopra di me, ho ritenuto giusto appropriarmi del letto, visto il trattamento subito - sentenzio come fosse la cosa più logica del mondo, e forse lo era. Owada non era abbastanza lucido per capirlo, sapeva solo che voleva chiudere al più presto quel discorso, così da poter andare a vedere chi fosse quel tizio a cui faceva tanto schifo vivere e che continuava imperterrito a suonare al stra-maledetto campanello della sua stanza.

"Dovevo immaginarmelo" fu attraversato da un senso di sconforto Mondo quando, aperta la soglia, si trovò davanti Kirigiri con quel suo volto impassibile, sul quale i segni della stanchezza non riuscivano a creare neppur la più impercettibile crepa.
- Sono felice di trovarti sveglio Owada - lo salutò la ragazza, togliendo con un’estrema naturalezza il dito, fino a quel momento ancor ben piantato sopra, dal tasto del campanello, la tecnica “stana il topo con il rumore”, di cui sembrava maestra, non la deludeva mai.
"Sarebbe stato impossibile dormire con quel frastuono" la guardò storto il motociclista, ben lungi però da esternare un simile pensiero, litigare con due persone in meno di dieci minuti da che era sveglio gli avrebbe rovinato definitivamente la giornata.
- Hai scoperto qualcosa d’interessante Kirigiri? - gli chiese, sforzandosi di non imprecarle contro o di non sbatterle la porta in faccia (in quel caso avrebbe ricominciato a suonare!), non trovava altri motivi che spingessero Kyouko sino alla sua camera se non per tenerlo informato su nuovi avvenimenti.
- Nulla d'interessante... - negò, - ma qualcosa l'ho scoperta: Hagakure non è disposto a darmi la chiave - quell’informazione attraverso Owada simile ad una scossa elettrica, scacciando da lui quel senso di fatica che ancora gli gravava sui muscoli dalla sera prima.
Cosa cavolo stava facendo quella testa di medusa essiccata?!
- Brutt...- si sentiva già tremare le mani, pronto a pestare a sangue quel medium da strapazzo incapace persino di leggere le previsioni meteo.
- Dice che la consegnerà solo a Togami - aggiunse la ragazza con un leggero sbuffò nel sistemarsi una lunga ciocca di capelli, anche lei doveva essere rimasta al quanto seccata dal comportamento di Yasuhiro. - Probabilmente ne vuole approfittare il più possibile per guadagnarsi una qualche ricompensa da parte sua una volta usciti da qui - commentò con una precisione tale che, se il diretto interessato fosse stato presente, l’avrebbe accusata di leggergli nel pensiero, quasi fosse lei in realtà a possedere delle capacità psichiche - sensoriali.
- A quello gli spacco il muso - non si tranquillizzò alla spiegazione Owada, la mano stretta a pugno e la mascella serrata, quell'avido cialtrone, non capiva quanto una simile stupidaggine mettesse in pericolo non solo la sua vita, ma quella di tutti loro?
- Quindi, dov'è Togami?- non badò ad una simile reazione Kirigiri, oramai abituata agli scatti d'ira del motociclista, del tutto indifferente a quel suo comportamento,
- E'..- lo cercò lui con lo sguardo, stupendosi non trovandoselo alle spalle, si era convinto che l'ereditiere lo avesse seguito sino alla porta, per vedere il volto del loro disturbatore folle.
-...-
Ci fu un momento di silenzio in cui i due si scambiarono uno sguardo carico di significato, poi entrambi, in un muto accordo, entrarono nella stanza, constatando che sì, Byakuya, raggomitolatosi sul materasso spoglio, si era riaddormentato.

Per Owada fu un’impresa destare la serpe dal suo sonno, sapeva che il ragazzo era un cocciuto di prima categoria, ma mai si sarebbe aspettato di doversi scontrare con lui in un simile frangente. Doveva trovare una maniera perché alzasse quel deretano da aristocratico spocchioso dal letto, sopratutto perché la camera che stava occupando abusivamente era la sua e voleva la liberasse in fretta. La notte era trascorsa, non aveva più remore a cacciarlo fuori a calci, ma smuoverlo si rivelò più complicato del previsto. Monokuma aveva fatto l'immenso favore di inchiodare i letti di ogni stanza al pavimento, quindi, quando in un estremo atto disperato provò a ribaltare il mobile, l'unico risultato che ebbe fu quello di causarsi l'ennesima fitta alla schiena già dolorante, avendo passato ore sul pavimento.
- Ho sentito "crock" - commentò Kirigiri con un sorrisino divertito, una delle sue rare espressioni, dipinto sul viso, era rimasta sulla porta, limitandosi ad osservare gli inutili tentativi del motociclista, i quali passavano dall'urlare contro l’ereditiere a cercare di smuoverlo in qualche modo, con i risultati citati. "Manca solo che lo sollevi di peso" pensò Owada ignorando le parole della ragazza, osservando quell'irritante, capriccioso, viziato ereditiere, sapeva che era sveglio, era impossibile che stesse ancora dormendo, non era umanamente possibile con tutto il casino che stavano facendo! Lo stava ignorando volutamente, "... adesso lo prendo a pugni" decise,
- Perché non provi ad alzare il materasso? - propose sempre dalla sua postazione Kyouko, non sarebbe intervenuta, quella scena la divertiva troppo per interromperla. Non sapeva se la causa fosse solo la mancanza di sonno o se, in segreto, quei due facessero uso di qualche sostanza che ne alterava le facoltà, ma lo stupido infantilismo che mostravano non era certo normale, anche per i loro canoni. Erano esilaranti, faticava realmente a trattenere le risate.

Successivamente, Owada seguì le istruzioni di Kirigiri, ciò causò una violenta reazione da parte di Togami il quale, per difendere il proprio territorio (?), si scagliò in un attacco suicida contro il motociclista.
In quel momento Kyouko avrebbe pagato oro per avere tra le mani l'indecente macchina fotografica di Yamada.

- Hai esagerato...- lo accusò Togami,
- Te lo ripeto: guarda che hai cominciato tu - gli ricordò Owada,
- Fa lo stesso - non demorse, sicuro della propria ragione, - ... Ti sembra di poterti mettere a far sul serio con una persona mezza addormentata? -
- Serpe, hai visto la mia faccia?! Mi avresti cavato un occhio! - si difese,
- Per qualche graffio? Io sto sanguinando! - s’infiammò,
- Ti si è solo riaperta la ferita dell'altro giorno, a me rimarranno le cicatrici! Mi hai deturpato, voglio un risarcimento! - cercò di approfittare della situazione,
- Scherzi?.. Fa più danni quella tua acconciatura ridicola che i segni delle mie unghie - sbuffò il biondo incrociando le braccia al petto, segno che per lui la questione era chiusa.
Dopo il loro piccolo battibecco Mondo e Togami erano finiti nuovamente in infermeria, il motociclista con il volto semi sfigurato da vari tagli sottili, alcuni più profondi di altri, erano i graffi procuratagli dal pseudo amico, il quale lo aveva attaccato alla sprovvista, quando aveva provato per l'ennesima volta a farlo alzare dal letto, saltandogli addosso.
A Byakuya invece si era riaperta la ferita alla testa, in risposta al suo assalto il capobanda lo aveva spinto via con un pugno, il cui contraccolpo con il pavimento aveva causato la fuoriuscita del sangue. Sul momento Owada si era allarmato non poco a vederlo, ricordando solo successivamente del taglio già riportato in precedenza dal ragazzo.
L'unico lato positivo della faccenda era che, finalmente, entrambi erano riusciti a svegliarsi, destandosi completamente da quel torpore per il quale avevano agito in maniera tanto stupida ed infantile. L'ereditiere giurava di non ricordare nulla di come fosse scoppiata la lite, non rammentava di aver assalito l'altro, né i suoi tentativi di svegliarlo, affermava di essere stato probabilmente in una sorta di dormiveglia in cui non si rendeva conto di agire, ma forse voleva evitarsi l'imbarazzo di spiegare il proprio comportamento insensato.
Nessuno dei due avrebbe mai ammesso che quella prigionia li stava divorando, non si sarebbero azzardati per nulla al mondo ad esternare la frustrazione da cui erano logorati. Sopratutto nelle ultime ore i loro nervi erano stati messi più e più volte a dura prova e, come risultato, ne erano usciti esausti, incapaci di sfogare quel senso d’impotenza e di rabbia che si sedimentava sempre più nei loro animi. Se alla fine le azioni che avevano compiuto si erano rivelate esagerate rispetto a contesto in cui si svolgevano, il motivo andava cercato nella loro incapacità di trovare un qualche sfogo su cui riversare le proprie preoccupazioni e paure. Per quanto fosse abituato da una vita agli scoppi d'ira, anche per Owada era ancora un mistero il modo giusto con cui gestirli.
- A proposito, perché quelle unghie non te le tagli? - propose all'ereditiere, le trovava un'arma temibile quasi quanto gli artigli di Monokuma,
- No, mi servono per un omicidio - rifiutò lui voltando il viso dall'altra parte, approfittando di non doverlo più guardare in faccia ora che aveva finito di fasciargli la fronte,
- Stai ancora progettando di commetterne uno..?- si stupì Owada, credeva avesse ormai abbandonato quella malsana idea,
- E' sempre un bene avere un piano di riserva - non ammise l'ovvio, ma cosa pensava, che solo perché si era messo a giocare ai detective con lui e Kirigiri avesse smesso di progettare una via di fuga alternativa, ovvero, di sfruttare l'omicidio perfetto compiuto da se stesso? Se Mondo la pensava così allora era più ingenuo di quanto sembrasse.
- Ma che c'entrano le ungh-..! No, non dirmi che hai tratto l'idea da uno di quei libri, vero? - un naturale sorriso ironico gli fiorì sulle labbra, infondo la serpe non si era documentato sull'argomento leggendo una serie di gialli?
- Sì, e con questo? - si sentì offeso dal tono beffeggiante con cui il motociclista gli rivolse la domanda,
- Non crederai di poterla fare franca solo perché hai copiato la trama di un romanzo? - rise, irritando sempre più Togami,
- Non permetterti di giudicare se prima non conosci il mio piano - lo fece tacere con tono seccato e imperioso, ma più per le sue parole fu l'entrata di Kirigiri ad azzittire Owada, rendendolo di colpo pensieroso. La fissò, ignorando deliberatamente le proteste dell'ereditiere, chiedendosi dove si fosse cacciata Kyouko mentre loro si medicavano le ferite, ad un certo punto, quando si stavano recando lì, aveva notato la sua scomparsa.
- Hai intenzione di tagliare la gola della tua vittima con l'unghia del pollice? - intervenne, dando segno che, come al solito, stava ascoltando già da un po' la loro conversazione, - L'ho letto anch'io quel libro qualche tempo fa - ammise,
- Bene, allora mi toccherà inventarmi qualcos'altro - dovette scartare la propria idea Byakuya, costringendosi ad usare un tono piatto ed impersonale, non voleva ammettere di essersi un po’ affezionato a quel progetto.  Anche se doveva ritenersi fortunato per l'intervento di Kirigiri, se avesse continuato per quella via, arrivando quindi al processo, sarebbe stato impossibile farla franca visto che conosceva il trucco.
- Ma davvero si può uccidere qualcuno con... con un’unghia? - Owada lo credeva difficile,
- Teoricamente è possibile, visti gli elementi da cui è composta - affermò il biondo,
- Certo, sempre se la si riesce a rendere abbastanza affilata - si aggiunge Kirigiri annuendo.
"Spero che voi due non collaboriate mai..." fu invece attraversato da un tremore il motociclista, convincendosi che, se avessero agito insieme, sarebbero stati in grado di architettare l'omicidio perfetto.

Riunitisi con l'arrivo di Kyouko, tutti e tre lasciarono l'infermeria per dirigersi alla caffetteria dove avrebbero trovato Hagakure.
- Allora, hai intenzione di pagarlo? - domandò Owada durante il tragitto, grattandosi l'enorme cerotto che si era appiccicato sulla guancia, la sensazione che gli lasciava sulla pelle lo infastidiva,
- Affatto, non sborserò un centesimo - negò risoluto e irremovibile Byakuya, - Non ho mai inteso che gli avrei dato una ricompensa -
- Ci sono i presupposti per una lunga discussione - prevedé Kirigiri e, come accadeva il 97% delle volte quando era lei a fare una supposizione, gli eventi successivi le diedero ragione.
Nonostante Hagakure Yasuhiro fosse un noto codardo, quando si trattava di guadagnarci non guardava in faccia nessuno. Il pensiero dei quattrini sonanti che si accumulavano nelle sue tasche uccideva quel poco buon senso di cui disponeva, il quale sopravviveva a fatica sotto il cespuglio di capelli rasta. Un simile comportamento incosciente era il motivo per cui aveva finito con l'inguagliarsi con la mafia, avendo escogitato una truffa ai danni dell'amante di un boss per spillarle più soldi possibili. In quel caso Hagakure aveva pagato la sua cupidigia perdendo ben tre anni di scuola, essendo costretto a fuggire - non solo dalla malavita ma anche da una serie d’infuriati creditori -, a darsi alla macchia per non finire ucciso. Ancora adesso, dopo tutto quel tempo, doveva muoversi con estrema cautela, guardandosi alle spalle con il timore di veder sbucare da un momento all'altro un "uomo in nero" (il nome con cui aveva imparato a riconoscere coloro che volevano fargli la pelle), pronto ad acciuffarlo, portalo nel primo vicolo buio e lì esportargli gli organi per rivenderli al mercato nero.
Visti simili, terribili, angosciosi precedenti, si supponeva che Yasuhiro avesse imparato dai propri errori, facendone tesoro per non ripeterli in futuro. Ma purtroppo, si stava parlando di Hagakure, il quale non immaginava minimamente quanto ancora più orribili e atroci potessero essere le conseguenze dell'incorrere nell'ira della famiglia Togami, il cui peso sul governo non solo giapponese, ma mondiale, l'avrebbe portato a diventare il ricercato numero uno sul pianeta. Fortunatamente per lui, Byakuya non aveva alcuna intenzione di smuovere le conoscenze concessagli dal ruolo che ricopriva, sul momento doveva trattenersi dal afferrarlo per il collo, quindi sarebbe stata già una vittoria per lo sciamano se ne fosse uscito vivo. Di nuovo però, il ragazzo rasta era troppo ottuso e insisteva per ricevere una cospicua somma per aver tenuto un oggetto "potenzialmente pericoloso per la propria incolumità".
"Quasi rimpiango che Monokuma non te l'abbia trovato addosso quel passepartout del caz...” pensò Togami sull'orlo dell'ennesima crisi di nervi.
Intanto, nell'attesa che la contrattazione tra Hagakure e l'ereditiere si concludesse, Owada ebbe tutto il tempo di consumare una cospicua colazione, mentre Kirigiri si servì il quarto caffè della mattina (non era un essere ultra terreno, se non aveva ancora ceduto al sonno era per l'esorbitante quantità di caffeina che le scorreva nelle vene al posto del sangue).
Infine, dopo una buona mezz'ora di discussione, fatto più che altro di una testa a polpo che proponeva e un Byakuya che negava, l'ereditiere chiuse quell'acceso dibattito così come aveva affermato: senza sborsare un soldo. Non aveva ceduto alle richieste dallo sciamano, sempre più demoralizzato dai continui rifiuti dell'altro, ottenendo così una vittoria totale, seppure fosse stato costretto ad usare incentivi non convenzionali per chiudere in fretta la questione. Difatti, l'unica cosa che il biondo dovette concedere fu la promessa di non rendere Hagakure vittima della propria insonnia, uccidendolo sul posto armato di cucchiaio.
- Un cucchiaio?..- lo aveva guardato stupito e confuso Yasuhiro, non sapendo se dovesse mettersi a ridere, credendolo uno scherzo, l'espressione dell'ereditiere però lo trattenne, seria e terrificante come poche volte l'aveva vista,
- Ci si mette un po', ma sa dare tante soddisfazioni - si limitò ad affermare Togami, sul limite del proprio autocontrollo, il quale, si era già visto quel mattino, era ai minimi storici.
"Ah, ho letto anche quel racconto..." pensò Kirigiri intuendo da quale libro avesse preso spunto per una simile minaccia, fissando impassibile la scena da una distanza di sicurezza, mentre Owada, al suo fianco, sembrava più interessato al resto della sala. A parte loro quattro, al momento nella mensa non c'era nessun altro e, forse per questo, il motociclista non poteva far a meno di sentirsi irrequieto, avvertiva come la presenza di qualcosa di anomalo, ma non capiva cosa.
L'istinto avvertiva il giungere di un pericolo prima della ragione, seduta al suo fianco.

Uno strano odore aleggiava per gli ambienti dell'accademia, ma non era causato da qualcosa di fisico, come quando il bidello della settimana aveva scordato di fare il suo lavoro e i rifiuti erano rimasti a stazionare nel il corridoio per due giorni - solo poi si era scoperto che chi era di turno era la vittima dell'ultimo processo. Era più simile ad una sensazione, come se qualcosa di stagnate avesse cominciato a smuoversi contemporaneamente negli animi di tutti loro, provocando un senso di disagio collettivo.
Quel giorno, gli ultimi studenti della Kibougamine si erano svegliati trovando una ormai nota presenza a camminare fra loro, un personaggio che, se avesse avuto un corpo fisico, non sarebbe stato poi tanto dissimile da Monokuma, avendo incarnato in sé la medesima violenza e crudeltà, era l'istinto omicida. Da quando era cominciata quella terribile partita per la sopravvivenza, i ragazzi avevano imparato a riconoscere inconsciamente quel profumo, già dal tempo del primo omicidio erano divenuti consapevoli che ognuno dei presenti (chi più, chi meno), ne era pervaso. Per loro era divenuto il segnale.
Nel momento in cui un omicidio stava per compiersi, l'aria diveniva satura d’istinto omicida, proprio come accadeva quella mattina.
Stava per accadere ancora una volta.
Una nuova vittima, un nuovo carnefice, chissà a chi sarebbero toccati quei ruoli all'apparenza sempre uguali, ma dalle interpretazioni tanto diverse.
I tempi erano maturi, si sarebbe tenuto un altro processo.
Il colpevole aveva già fatto la propria mossa.


Aprì gli occhi e, quasi istantaneamente, desiderò di non essersi svegliato, di poter tornare placidamente al silenzioso oblio dell'incoscienza a cui si era appena sottratto. L'intero corpo gli doleva, i muscoli gridavano in agonia e si sentiva pesante, quasi si fosse tramutato in una statua di piombo, dubitava che sarebbe riuscito ad alzarsi. Avvertiva la mente intontita, gli occhi faticano a mettere a fuoco l'ambiente che lo circondava e non ricordava neppure dove fosse finito.
Sapeva di aver esagerato, la sera precedente, aveva tirato troppo la corda ed ora ne pagava le conseguenze. Di certo però non si aspettava di avvertire quel gelo sulla fronte, proprio in mezzo agli occhi, il freddo contatto con la canna metallica di una pistola.
"Dove l'ha trovata..?" fu il suo primo pensiero, rivoltò a chi la maneggiava, ma non osò chiederlo.


Inizialmente l'idea di Kirigiri, dopo aver ricevuto il passepartout universale del preside, era di aprire la saracinesca posta nel corridoio di fianco ai dormitori, con cui Monokuma teneva ancora inaccessibile una parte dell'edificio. Purtroppo però il suo piano al momento non era fattibile, non vedeva modo di liberarsi di Owada e Togami a breve termine e con quei due, i quali (presi assieme), li considerava delle pesanti zavorre. Era per questo che aveva agito alle loro spalle, quando ancora dormivano, salvo poi essere costretta a svegliarli a causa delle assurde insistenze di Hagakure. Coloro non aveva tutta la libertà di movimento necessaria per andare ad investigare in quel luogo ancora sconosciuto, da cui non sapeva esattamente cosa aspettarsi. Per quanto la mappa che aveva scovato nel loro primo giorno di reclusione gli indicasse la presenza delle stanze personali degli insegnanti, non poteva essere certa che essa non fosse stata in qualche modo manomessa, per quanto si fosse sempre dimostrata una fedele riproduzione dell'accademia sino a quel momento. Andarci poteva rivelarsi un errore, chissà che Monokuma non la stesse aspettando al varco con l'intenzione di liberarsi di lei una volta per tutte e, se non lui, sarebbe potuto cadere in qualche trappola piazzata dal Burattinaio per impedirle di ficcare troppo il naso. Non aveva certezze di ciò che l'attendeva, ma di una cosa era sicura: se voleva dissipare almeno un po' il velo di misteri ed inganni da cui era avvolta la scuola, era lì che doveva recarsi.
Lì avrebbe trovato le sue risposte.
- Per prima cosa andiamo all'aula di trasmissione dati - annunciò ai suoi compagni di sventura, decidendo di tenerli all'oscuro delle proprie intenzioni, in qualche modo li avrebbe convinti a consegnargli il passepartout, o avrebbe trovato comunque uno stratagemma per sottrarlo a Togami, così da poter agire indisturbata senza il loro intervento. Al momento giudicava più opportuno andare a scovare quelle stanze a cui, per qualche motivo sconosciuto, non avevano ancora avuto accesso (così come si erano accordato la sera prima), sperando di trovarvi qualche indizio, ma già presupponeva che la ricerca si rivelasse infruttuosa. Se aveva a disposizione un'intera ala della scuola a cui non potevano accedere, perché il Burattinaio avrebbe dovuto nascondere, se stesso e/o i suoi segreti, a soli pochi metri da loro?
Kirigiri non la riteneva una mossa saggia, ma chi governava Monokuma era pur sempre un pazzo, quindi, non poteva esserne tanto sicura, in più, perché era proprio l'aula di trasmissione dati a rimanere chiusa, quale motivo ci poteva essere?
Cominciò ad intuire la risposta, quando, aperta la porta della stanza, trovandola immersa in una semioscurità - nessuna luce proveniva dai teleschermi spenti appesi alle pareti-, vide nel lato opposto alla soglia, disteso sul pavimento con il volto incrostato di sangue rappreso, il corpo di una delle tre vittime delle esecuzioni di Monokuma: Ishimaru Kiyotaka.




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Finalmente ho rivelato l'identià del corpo... c'ho messo una vita <.< , perdonate il capitolo breve, ma da qui in poi i fatti si fanno più... più... più... Insomma PIU'! E nel continuare avrei solo rischiato di confondere.
Coomunque, ecco il piccolo GIOCO che voglio proporvi (va bene anche se mi credete uno sfigato, non importa xP , però nel mio account vedo quante persone mi leggono, quindi, prendetelo come un incentivo per recensire xD xD ): YUMEJI QUIZ!
In questo capitolo Togami e Kirigiri parlano di alcune ARMI IMPROPRIE usate nei racconti gialli che hanno letto. Ora, premettendo che in realtà non si tratta di libri, ma di FUMETTI, mi sapreste dire i loro titoli?
Piccolo indizio: il primo è un MANGA molto conosciuto in Italia, da cui è stato anche tratto un anime (già doppiato in Italiano e trasmesso dalla mediaset);
Il secondo è un fumetto italiano, che ha ben poco di "giallo" (anche se in realtà qualcosa c'è).
Tanto so' che non cagh.... ehm presterete attenzione -3-/ , cmq, al primo che risponde esattamente (come premio), sono disposto a scrivere una FF secondo una trama/parametri scelti da lui (a patto che sia su un anime/manga che conosco).
Bye ^3^/

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Capitolo 14
*** XIII ***


efp


Capitolo XIII


Non fu uno dei suoi risvegli migliori, non che ne avesse avuti molti di meglio di recente (soprattutto negli ultimi giorni), quello però era di certo il peggiore.
Durante il dormiveglia, quando la coscienza faticava ancora a formarsi e rimaneva isolata in un angolo in alto a destra del suo cervello, non gli riuscì di ricordare il proprio nome.
Fu una sensazione orribile. Per quanto si sforzasse, per quanto tentasse, non gli veniva in mente, ciò durò solo una manciata di secondi, ma gli parvero secoli.
In quel breve lasso di tempo arrivò persino a chiedersi se non fosse morto.
Infondo, i cadaveri perdono la loro identità, dopo il trapasso un uomo scorda il modo con cui lo chiamavano quand’era in vita, per questo necessità di un nome nuovo, così da comprendere il proprio stato e adattarsi.
Dubitava però che, nel morire durante il folle gioco di Monokuma, qualcuno di loro avrebbe vista rispettata una tale cerimonia... E se era veramente accaduto questo, allora, cosa gli sarebbe capitato d'ora in avanti?
Sarebbe forse finito come spirito errante a calpestare la terra sino a quando la sua anima consumata, privata della possibilità di reincarnarsi, si sarebbe dissolta nel nulla?
Fu con quei cupi pensieri che finalmente recuperò del tutto la coscienza di se stesso e, con essa, anche ciò da cui era stato tanto angustiato: il suo nome era Kiyotaka Ishimaru, ricordò; e fortunatamente (o sfortunatamente, a seconda dei casi), per lui, occupava ancora un posto nella tribuna dei viventi, tra le altre pedine ancora utilizzabili dalla malsana e raccapriciante mente del Burattinaio.
Il capoclasse tossì, trovandosi a prendere lunghi respiri, avvertendo una massiccia mancanza di ossigeno causargli un forte bruciore ai polmoni, sembrava dovessero scoppiargli tanto era il dolore che lo attraversava mentre rantolava, singhiozzando simile ad un affogato che riprendesse finalmente a respirare. Un senso di nausea gli graffiava la gola, accompagnata dall’acido sapore della bile, il suo stomaco gorgogliava, minacciandolo di svelare il suo contenuto, ma non teneva nulla che Ishimaru potesse rimettere, in più un disagio maggiore lo avrebbe colpito a breve perché se ne preoccupasse.
Un forte dolore alla testa lo colse non appena tentò di aprire le palpebre, una cecità bianca lo avvolse, rendendolo a col tempo sordo alla sua stessa voce. Sapeva di aver urlato, o forse grugnito, colto alla sprovvista dalle fitte che, simili a leggere scosse, erano partite dalla nuca per poi percorrergli tutto il corpo, ma non era stato in grado di udirsi.
Nuovamente le gelide dita della paura lo artigliarono, facendolo sprofondare in un mare denso, color nero pece.
La mente di Kiyotaka percepiva la realtà a sprazzi, faticava a comprendere quale fosse il sogno e dove cominciasse la veglia, se stesse per scivolare nell’oblio dell’incoscienza o se invece fosse sul punto di svegliarsi. Ora sapeva solo che un’acqua di tenebra lo sovrastava, bloccandogli i movimenti, sottraendogli l’aria. Non riusciva a respirare, non riusciva a muoversi.
I muscoli si contrassero nel tentativo di ribellarsi, di riemergere dal pozzo in cui era caduto, il corvino cercava una superficie, ma lo sguardo, da prima avvolto da un alone bianco, ora vedeva solo oscurità.
Un penetrante bruciore si aggiunse alla sofferenza che già provava, capace però di ridare un po’ di lucidità al suo cervello provato, destandolo dall’incubo indottogli da un panico folle e malato, provocato dalla febbre che gli aveva annebbiato i sensi.
Quello era un dolore sopportabile, quasi piacevole, era il familiare bruciore di quando si metteva del disinfettante su una ferita aperta - solo che in quel caso era più esteso di quanto avesse mai ricordato di provare. Recuperata una sorta di calma, regolarizzò il respiro, concentrandosi e riconoscendo quell’odore tipico di asettico e disinfettante di un ospedale. Aprì le palpebre, e per la seconda volta fu accecato da una luce, piantata proprio di fronte ai suoi occhi, durò solo pochi istanti e presto si rese conto di star fissando le lampade al neon di un soffitto sconosciuto. Non faticò però a comprendere dove si trovasse, "un'infermeria" constatò, ma per un qualche motivo, il ritrovarsì lì, non gli procurò alcun sollievo.


- Tu... tu lo sapevi?! Vero, Kirigiri? - trovare il proprio migliore amico, creduto morto, in fin di vita all'interno di un'aula aveva alterato al quando la mente di Owada, il quale aveva preso a sbraitare come il cane rabbioso che era quando incitava la sua banda a scontrarsi con quella rivale.
- No, non lo sapevo - negò la ragazza, evitava di incrociare il suo sguardo, persa nei propri pensieri, rifletteva, cercando di ricordare ciò che era accaduto durante l'imprevista esecuzione del capoclasse, in quel momento le era forse sfuggito qualcosa? Come poteva un cadavere fatto a pezzi ritrovarsi ora ricomposto e, per di più vivo, di fronte ai suoi occhi?
- Non dovremmo avvertire gli altri? - intervenne Sakura, interrompendo la discussione trai due, un modo anche per distrarre il motociclista dal comportamento apparentemente indifferente di Kyouko.
La lottatrice era stata chiamata perché già in precedenza si era dimostrata la più esperta nell'occuparsi di malati e ferite, sul momento Owada era poco lucido a causa della confusione e dell'irritazione ad essa mescolata per pensare ai bendaggi con cui ricoprire i tagli riportati dall'amico, il quale, pur avendo perso molto sangue - abbastanza da causarsi un'anemia-, non era in pericolo di vita.
- E per quale motivo?.. Così che Hagakure se ne possa uscire con una teoria del tipo: "whaaah! E' come il mostro di Frankenstein!" oppure "whaa! Un fantasma"? - fu l'ironico commento di Togami, per un qualche motivo se ne rimaneva leggermente in disparte rispetto a Kirigiri e a Mondo, occupando il posto più vicino alla porta dell'infermeria - erano usciti in corridoio per discutere della situazione -, rimasta leggermente socchiusa per poter sentire se fosse accaduto qualcosa all'interno. Non erano sicuri di quale fosse lo stato mentale del capoclasse e, a dirla tutta, non erano neppure certi di potersi fidare di lui, o almeno questo valeva per l'ereditiere, trovava sospetto quel suo ritorno dal regno degli inferi.
- Allora hai intenzione di tenerglielo nascosto? - gli domandò Oogami, scrutandolo con quello sguardo severo e stoico che la caratterizzava,
- Dico che prima sarebbe meglio parlare con il diretto interessato, e poi agire di conseguenza - si spiegò sbuffando, il tono saccente ed irritante che, nell'ultimo periodo, trovava di aver usato raramente per i suoi canoni. Non sopportava gli occhi di quel gorillone in gonnella, sembravano sempre aspettarsi che, la persona a cui li rivolgeva, facesse la cosa giusta, qualunque essa fosse e qualsiasi prezzo comportasse.
- Cosa credi di scoprire interrogandolo? - c'era difatti un tono d'accusa nella sua voce, Byakuya doveva avergli dato la risposta sbagliata,
- Dov'è stato per tutto questo tempo, per esempio - replicò facendosi acido ed irritato, quasi che la rabbia di Owada fosse una malattia trasmissibile e lui ne fosse il primo contagiato, -... com'è riuscito a sopravvivere all'esecuzione, o in che rapporti è con il Burattinaio. Ognuna di queste domande sarebbe un ottimo inizio -
- Non credo che, quando si sveglierà, sarà in grado di risponderti - la voce della lottatrice si era fatta ancor più profonda e greve del solito, - Hai visto le sue condizioni...- e sta volta, quello sguardo, fece definitivamente uscire Togami dai gangheri,
- E se quelle ferite se le fosse procurate da solo? - sbottò, non sapeva il motivo per cui lo infiammasse tanto quella discussione, ma aveva la necessità che quell'energumeno di donna comprendesse i suoi sospetti.
- Ne dubito - l'intervento di Kirigiri smorzò l'eccessiva animosità dell'ereditiere, per quanto persa a riflettere, aveva allungato abbastanza l’orecchio per origliare la conversazione dei due, - .. C’è una certa similitudine tra le lame da cui è stato ferito Ishimaru e quelle che hanno ucciso Enoshima - affermò, sedando allo stesso tempo anche Owada. Il ragazzo necessità di alcune risposte da sua e, forse, finalmente gliene avrebbe concessa qualcuna,
- Scherzi..?- esclamò, un senso d’incredulità sul volto -un'ombra che non lo aveva abbandonato da quando si era affacciato all'aula di trasmissione dati -, ricordava bene quel che era successo a Junko solo un paio di settimane prima, rivedeva ancora il suo corpo martoriato attraversato da una miriade di lance, il sangue che schizzava, il suo sguardo incredulo prima di essere avvolto dalle tenebre. - Bro' ha subito la quella cavolo di lancia non-mi-ricordo-gun-ché? - non era possibile sopravvivere a qualcosa di simile!
Ma in realtà era impossibile pure uscire vivi da un’esecuzione di Monokuma, quindi...
- Sapete cos'è la Vergine di ferro? - ignorò la domanda Kirigiri, preferendo spiegare le cose per bene così da rendere tutto chiaro,
- Certo -vi fu un'unica affermazione di assenso proveniente, come c'era d'aspettarselo, da Togami, - E' un tipo di tortura medievale, per farla breve si tratta di un sarcofago pieno di spuntoni, lame affilate ricoprono tutta la superficie interna. Si fa entrare il malcapitato al suo interno, la si chiude e quando si riapre..-
- Lo sfigato ne esce fuori tipo groviera - lo interruppe Owada, dando segno di aver capito l'antifona. - Ma questo adesso cosa c'entra?-
- Una cosa che pochi sanno della Vergine di ferro e che c'erano due modi per usarla - di nuovo Kirigiri sorvolò sulle sue proteste, riprendendo la spiegazione - ... la prima ve l'ha già esposta Togami, in cui la vittima finisce per essere uccisa dalle spade dell'armatura. La seconda, invece, comporta che la persona al suo interno finisca ferita, in modo doloroso, sanguinolento, ma non mortale - sapendo di non dover temere un’ulteriore aggressione verbale da parte sua, Kyouko incrociò finalmente lo sguardo del motociclista,
- Ed è il trattamento che stato riservato al capoclasse -
Per un istante, un senso di gelo attraversò il corridoio, quasi qualcuno si fosse dimenticato una finestra aperta in pieno gennaio, evento in realtà assai improbabile non essendo gennaio, e sopratutto perché ogni possibile via di uscita dall'edificio era stata murata con pesanti lastre di ferro.
- Sì, ma perché..?- fu la domanda che gli pose successivamente Mondo, basta rabbia, basta irritazione, solo il bisogno di sapere. Lui che aveva spinto Ishimaru a sacrificarsi, non poteva rimanere all'oscuro di cosa avesse portato all'amico una simile decisione,
- Questo... non lo so - ammise Kirigiri, -... però, riflettendoci, ho ricordato una sorta d’incongruenza durante l'esecuzione di Ishimaru - sembrava cercasse di soppesare, con quell'ultima informazione, la sua mancanza.
- A parte il fatto che quell'idiota non fosse colpevole di alcun omicidio? - e lo sguardo che i tre rivolsero a Togami fu abbastanza eloquente da fargli comprendere di tacere, se doveva limitarsi a fare commenti degni di Hagakure, senza dare alcun contributo alla conversazione. Il biondo si schiarì un paio di volte la gola, scacciando l'imbarazzo, -... cioè, del tipo? - ma non era da Kirigiri dare una risposta diretta quando poteva far lavorare il cervello dei suoi "assistenti". Naegi ne sapeva qualcosa.
- Ripensate alle esecuzioni di Kuwata e Asahina... - Sakura ebbe un leggero sussultò a sentir pronunciare il nome dell'amica, ma il suo viso duro ed impassibile non tradì alcuna emozione, per le lacrime ci sarebbe stato tempo in futuro, ma ad agire ci poteva pensare solo adesso. - Cos'è c'è di diverso rispetto a quella del capoclasse?-
- La location, il metodo di esecuzione e la vittima... - e l'elenco sarebbe stato lungo, ma Kirigiri fece segno all’ereditiere di tacere,
- Sì, è esatto, ma c'è un elemento particolare, un minimo comun denominatore che incorre alla conclusione di entrambe le esecuzioni di Kuwata ed Asahina, ma che manca in quella di Ishimaru - si fece più specifica, sperando che qualcuno acciuffasse l'osso da lei lanciato.
Owada chinò il capo, sforzandosi di pensare, azione a cui non era per nulla abituato, come gli era accaduto un momento prima con la fine di Enoshima, ora era la morte (non così definitiva), di Kiyotaka a pararsi nuovamente di fronte ai suoi occhi. Rivide il cemento che ricopriva l'amico, Monokuma che ne scolpiva la statua con picca e martello, il nuvolone di polvere che ne era seguito e poi... la palla da demolizione.
- Il sangue -
E simile all'eroe che torna dopo un lungo pellegrinaggio, la figura di Naegi si presentò un poco pallida e sciupata davanti a loro, il solito sorriso innocente e ingenuo a colorargli leggermente le guance del volto stanco.
- I malati non dovrebbero stare a letto a riposare?..- fu il rimprovero che subito Makoto ricevette da Kirigiri, la quale fu costretta a voltarsi per vederlo, il suo tono e la sua espressione tradivano però un certo sollievo nel vedere il ragazzo, tutto sommato, in buone condizioni,
- Temevo che mi avreste lasciato indietro se mi fossi perso troppe cose - osservò lui nell'avvicinarsi ulteriormente, prendendo posto al fianco di Kyouko, e fu in quel momento che l'atmosfera da cui erano circondati cominciò a farsi strana. Lo sguardo verde e largo di Makoto non lasciò neppure per un secondo quello più sottile e viola di Kirigiri, sembravano legati da un potente magnetismo, il quale li rendeva incapaci di distogliere gli occhi l'uno dall'altra. Avvolti da una bolla di sapone, piombati in un universo tutto loro, per una decina di secondi abbondanti si estraniarono completamente da tutti gli altri.
Senza conoscerne il motivo, Owada avvertì una sorta d'imbarazzo nell'osservare la situazione, l'umore di Togami invece sembrò peggiorare di colpo, facendogli pronunciare un secco "Tsk...", e persino Sakura iniziò a provare un po' di disagio.
- "Ohi, mentre il moccioso era ammalato, è successo qualcosa?" - domandò a bassa voce il motociclista alla lottatrice affiaccandola, approfittando del momento in cui Kyouko aggiornava Makoto sulla stituazione, in lui c'era un’emozione simile a quella che gli suscitava vedere il fratello pomiciare con la ragazza di turno - una profonda invidia mista alla vergogna di averli colti sul fatto -,
- "Più o meno..."- rimase sul vago Oogami, assumendo l'aria di una perfetta ragazza liceale trovatasi ad affrontare un argomento "spinoso", ovvero, in certa se dover rivelare i fatti accaduti la sera prima o tacere. Ma infondo, Kirigiri non le aveva intimato di mantenere il segreto. - "... ieri sera, dopo che ho portato Naegi nella mia camera, Kirigiri è venuta a farmi visita"-
- "uhm.."- mugugnò Togami unendosi a loro per confabulare, interessato al pettegolezzo, e pensare che aveva creduto fosse stata sveglia tutta la notte ad investigare,
- "... sì, è successo dopo che vi siete parlati"- spiegò, -" era venuta per chiedermi se poteva occuparsi lei di Naegi. Visto che mi sembrava davvero in pensiero per lui ho accettato, ma sarebbe stato scomodo spostarlo, quindi gli ho lasciato a disposizione la mia stanza mentre io sono andata in quella di Naegi (di cui avevo ritrovato la chiave)"-
- "Quindi quei due hanno passato la notte insieme..?"- realizzò Togami,
- "...e da soli?"- sottolineò Owada,
- "E' sospetto"- ritennero entrambi.
- Se state supponendo che io e Naegi abbiamo avuto un qualche tipo di rapporto solo a causa della situazione in cui eravamo, devo ricordarvi che anche voi due avete passato la notte “insieme” e “soli” - non era molto intelligente parlare alle spalle di qualcuno se questo ti era proprio davanti, difatti il commento di Kirigiri giunse puntuale a coglierli in flagranti, facendo sussultare biondo e il motociclista dallo spavento. -.. In più non era Togami quello che sta mattina ti occupava il letto, Owada?- aggiunse, causando la comparsa di un'accesa tinta porpora sul volto del ragazzo,
- Sì, ma non c'abbiamo dormito assieme! - protestò vivamente Mondo, ma con scarso risultato, la parentesi comica psedo-romantica si era già conclusa, si tornava ai discorsi seri.
- Potresti spiegare come sei arrivato al sangue, Naegi? - sembrava che la strana atmosfera di poco prima fosse scomparsa, quasi se la fossero immaginata, ma c'era ancora un genuino rossore a tingere il viso solitamente tanto imperscrutabile di Kyouko, rendendola particolarmente bella.
- Le palle da baseball che avevano colpito Leon erano ricoperte di sangue, l'acqua in cui era immersa Asahina si è tinta dello stesso colore. Ma quando la statua di Ishimaru è stata fatta a pezzi... non ce ne era traccia - e nel dirlo, nelle menti di tutti si palesò l’immagine dei pezzi scomposti del capoclasse mentre rotolavano a terra, alla fine dell’intervento di Monokuma. L'unico colore era quello del cemento, nessuno ricordò frammenti di carne o budella.
- Ora che mi ci fai pensare..- ammise Togami, da quando vi era costretto ad assistervi aveva sempre ritenuto inutile prestare troppa attenzione a quei macabri spettacoli - mai avrebbe ammesso che a una parte di lui si rivoltava lo stomaco dal malessere ad osservare -, ciò lo aveva portato a trascurare una simile stranezza,
- Ma allora, cosa significa? - non riusciva invece a capire Owada, osservando il volto dell'ereditiere come se su di esso potesse leggervi la risposta,
- Ciò significa che dentro alla statua, non c'era alcun corpo - gli fece chiarezza la ragazza dall'espressione impassibile, smettendo di girarci intorno,
- Il tuo amichetto è stato fatto sparire prima di diventare un blocco di cemento - aggiunse Byakuya, per un qualche motivo la sua irritazione non spariva.
- M...ma è possibile? - si trovò l'altro ancor più incredulo,
- E' di certo più plausibile che credere che Monokuma si sia rimesso a ricucirlo - non fu meno acido il biondo, le braccia incrociate al petto in un segno inequivocabile del suo stato umorale,
- Ishimaru era stato piazzato sopra ad un piedistallo, se supponiamo che in esso fosse nascosta una botola, è facile pensare che, quando il cemento ha cominciato a colare, sia stata aperta facendo cadere il capoclasse al suo interno...- il ritorno di Naegi rese più rapida la ricostruzione dei fatti, evitando che fosse Kirigiri a prendersi un simile compito. Aveva l'orribile difetto di spiegare gli eventi in modo che fossero chiari solo a lei stessa, per non parlare della sua abitudine di tralasciare quella o quell’altra cosa, così da poterla utilizzare a piacimento più tardi.
-... allora ciò gli ha salvato la vita - commentò Togami, e vi era qualcosa nel suo tono, e nell'atteggiamento che aveva tenuto sino a quel momento, che urtò sensibilmente i nervi di Owada,
- Se hai da dire qualcosa, allora fallò, non ti sei mai fatto problemi in questo o sbaglio!? - lo incitò ricominciando a sbraitare, mai una volta in cui riuscissero ad avere una conversazione normale.
- Tsk... Sei proprio uno scimmione ottuso, il tuo QI deve essere più basso di quello di una pianta di granoturco - aveva quel sorrisino da serpe con il quale sembrava supplicare Mondo di picchiarlo, essendo ben consapevole di quanto lo irritasse, - Se Ishimaru è vivo, significa che il Burattinaio non è poi così disposto a contravvenire alle sue stesse regole! - alzò la voce, perdendo il sorriso e quell'ultima traccia di compostezza che, solitamente, manteneva anche nella rabbia,
- Quindi, nessuno ha ancora pagato per l'omicidio di Fujisaki - l'impassibilità del tono di Kirigiri, messo a confronto con l'irritazione espressa dall'ereditiere, fece subito comprendere ad Owada quanto seria fosse la questione appena sollevata, sopratutto per lui, essendo il fautore di quell’assassinio.
- Oh, merda...- si lasciò sfuggire comprendendo la propria situazione, avvertendo il vuoto formarsi sotto ai suoi piedi.

Se fosse stata sua abitudine farlo, in quel momento Ishimaru avrebbe preso ad imprecare peggio di un turco ubriaco a cui avevano appena scippato il portafogli. Come se non bastassero le varie ferite che gli ricoprivano tutto il corpo, ora gli era sorta anche una martellante emicrania, le cui fitte di dolore si accentuavano ogni qual volta le voci all'esterno della stanza facessero sentire la loro chiassosa presenza.
Se prima la discussione dei suoi compagni era stato un mormorio indefinibile, ora i toni si erano animati, causando un turbolento vociare che gli urtava il cranio, simile un martello pneumatico che perforava il cemento.
Perché quei quattro dovevano stanziare proprio di fronte alla porta dell'infermeria? Non sapevano che il regolamento scolastico vieta di schiamazzare nel corridoio? Cominciò a chiedersi per deformazione professionale. Un simile comportamento indisciplinato andava punito in qualche modo, se solo avesse avuto il registro di classe, e il tremore alla mano si fosse acquietato quel tanto che bastava da permettergli di scrivere, gli avrebbe messo una nota di demerito, poco importava se una fosse la figlia del preside, un altro l’erede della famiglia più influente del Giappone e l’ultimo il suo Kyoudai.
Sì, aveva subito riconosciuto i compagni indisciplinati, associando ad ogni voce un volto, tra tutti il più animato era Togami, le sue parole tenevano una nota di preoccupazione mal celata che si sopraelevava sulle altre, allarmato come poche volte doveva essersi mostrato - nel periodo in cui non lo aveva incontrato sembrava essersi fatto più isterico, giudicò. Owada ben si distingueva per il suo linguaggio colorito, che ribatteva ad ogni battuta dell'ereditiere con risposte secche e rabbiose, non suonava diverso dal suo solito. Kirigiri invece era l'unica a non avere un volume eccessivamente alto, se non la si conosceva poteva sembrare che i suoi interventi fossero calmi e controllati, ma la velocità con cui pronunciava le parole mostrava quanto il discorso l'avesse infiammata.
Infine, c'era lo squittio indistinto che non poteva appartenere ad altri se non a Naegi, allo sfortunato super ultra fortunato liceale doveva essere capitato l'ingrato compito di rappacificatore, infatti sembrava cercare di riportare la calma tra quelle tre belve, in cui lui era solo un innocuo topino.
Poco prima ad Ishimaru era sembrato di udire anche la voce di una quinta persona, ma la sua doveva essere stata una frase di congedo, di seguito infatti aveva sentito dei passi che si allontanavano. Forse in previsione di quella discussione che sarebbe esplosa, lo sconosciuto aveva preferito filarsela, così da non finire coinvolto, oppure gli era sorto un altro impegno.

- Ra...ragazzi, calmatevi! -
- Owada, le obbiezioni sollevate da Togami sono sensate -
- Lo capirebbe anche un essere dal cervello monocellulare come Hagakure che ho ragione -
- No, sono delle scempiaggini! Solo delle cazzate! -
- Allora non venire a piangere da me quando ti ritroverai un coltello piantato nello stomaco, idiota -
- Se mai mi dovesse succedere, di certo non verrò da te, serpe -
- Ora sarebbe meglio discutere sulle varie possibilità che questa eventualità comporta -
- Ha ragione Kirigiri, forza smet-...-
- Testa a granoturco -
- Stupido bimbetto viziato -
- Gorillone pompato! -
- Signorina con le braccia a stecco! -
- Brutt...-
- FATELA FINITA! - l'improvviso richiamo all'ordine di Kyouko fece calare un silenzio tombale nel corridoio, azzittendo i due ragazzi che per poco non erano venuti alle mani, i quali ora la fissavano stupiti, del tutto colti alla sprovvista da una simile reazione da parte sua.
Anche Makoto la guardava leggermente sconvolto, lo aveva spaventato.
- Bene - si schiarì la voce, - Come dicevo, ritengo che le osservazioni di Togami aprano una serie di possibilità per nulla improbabili - ammise, riprendendo a parlare prima che l'ereditiere o chiunque altro potesse commentare. - Però è anche vero che non bisogna prendere per vere delle semplici supposizioni - l’occhiata che Owada riservò al biondo valeva più di mille parole “hai capito, stupida serpe arrogante?” - Non abbiamo prove che dimostrino la sua teoria, quindi, al momento, ritengo che la cosa migliore da fare sia di parlare con Ishimaru. A seconda di ciò che ci dirà, potremmo decidere come agire... Tutti d'accordo? - e fissò allungo i due, trovandoli sul momento a fucilarsi tra loro con lo sguardo, - Siamo tutti d'accordo? - ripete, il tono pesante,
- Siii..- affermò con un timido cenno Naegi, mentre Owada grugniva e Togami scuoteva leggermente il capo.
Kirigiri sbuffò, esausta, sapeva che al momento non avrebbe ottenuto di meglio, anzi, doveva già ritenersi fortuna per essere riuscita a sedarli, vista la situazione difficile che si trovava a risolvere temeva di non essere ascoltata. Bastava un passo falso perché la sua autorità crollasse come un castello di carte, un unico errore, dall'una o l'altra parte, per perdere l'appoggio del motociclista, dell'ereditiere o di entrambi, proprio ora che cominciava a ritenerli meno inutili di quanto sembrassero assieme.
L’era capitata proprio una bella gatta da pelare, tra le mani aveva finalmente la possibilità di trovare risposta a tutte le proprie domande e ai misteri che avvolgevano la scuola e la figura del Burattinaio. Guardandola oggettivamente teneva delle ottime carte, ma se le avesse giocate male avrebbe perso tutto, quasi certamente anche la vita.
Chissà se Celestia provava la stessa frenesia, che in quel momento attraversava Kirigiri, quando giocava d'azzardo, se era così la ragazza cominciava a capire cosa la attirasse tanto.
- Ora non dobbiamo far altro che aspettare che il capoclasse si svegli e...-
La porta a scorrimento dell'infermeria, prima leggermente socchiusa, con uno spiraglio di appena un paio di centimetri, si spalancò del tutto, mostrando un Ishimaru al quanto malandato, il torace quasi totalmente coperto dalle bende bianche e una fasciatura attorno alla fronte - a causa della quantità di medicazioni si portava addosso un pesante odore di disinfettate -, la camicia che indossa era stata gettata, ridotta ormai a brandelli, si presentava con indosso solo i pantaloni, stracciati però dal ginocchio in giù.
- Comprendo la fretta... - parlò mentre si sorreggeva alla soglia con entrambe le mani per tenersi in piedi, il fiato corto a causa dello sforzo. - ... ma non accetto di rimanere in queste condizioni all’interno dell’ambiente scolastico - e fu come se le sue parole uscissero dalla voce registrata in una vecchia cassetta che nessuno si aspettava di riascoltare, per la prima volta da quando lo aveva trovato, Owada si rese conto che l’amico era davvero vivo, che era di fronte a lui. "Non è morto..." si trovò a ripetersi, "non è morto per colpa mia.." e anche se era un mister muscolo di un metro e ottanta, ci mancò poco che non piangesse dal sollievo, gli era appena stato tolto un macigno dal cuore.
- Traduco: mi vorrei vestire - si trovò ad aggiungere Kiyotaka, credendo di non essere stato capito visto le facce allibite che accolsero la sua richiesta, forse aveva detto qualcosa di sbagliato o si era spiegato male (per un qualche motivo gli succedeva spesso), non comprendeva gli occhi sgranati di Naegi e il volto improvvisamente scuro di Mondo.
"Ho... ho finto di essere tranquillo quando Kirigiri me l'ha detto, ma, ma ora che c'è l'ho davanti" pensava Makoto in uno stato confusionale, era stato appena informato di quella novità e il suo cervello non aveva avuto ancora il tempo di metabolizzarla. Per qualcuno creduto morto, Ishimaru se la passava piuttosto bene, seppur non sembrasse aver avuto molto tempo per riposare viste le profonde occhiaie scure che gli cerchiavano gli occhi.
- Certo - si riprese rapidamente dallo stupore, il quale non le aveva attraversato il viso, Kirigiri, aveva giudicato che il capoclasse avrebbe impiegato almeno un paio di giorno per riprendersi dalle ferite, o per lo meno per recuperare abbastanza lucidità da riuscire a parlare, e di solito su questo non si sbagliava. Doveva però ammettere di essere più ferrata a fare le proprie osservazioni sui cadaveri, che su qualcuno di vivo. - Owada, accompagnalo alla sua stanza, dubito che riesca ad arrivarci da solo - acconsentì, trovandosi ancora leggermente incredula per il proprio errore di valutazione,
- Owada..? Sicura sia una scelta azzeccata? - intervenne con tono ironico Togami, dopo tutta la discussione avvenuta poco prima non pensava che lasciare quei due da soli fosse un’idea molto sensata,
- Ti stai proponendo per accompagnarli?- gli riservò un'occhiata eloquente lei, che però rimbalzò sulla superficie dell'ereditiere, ci aveva fatto l'abitudine.
- E rovinare il momento idilliaco trai due con la mia meschinità?.. Ma non sia mai. Propongo Naegi - si tirò subito indietro, usando l'asso nella manica che, essendo stato momentaneamente indisposto, non aveva potuto sfruttare da un po',
- Proposta accolta - accettò Kirigiri, senza pensare neppur per un momento di interpellare l'interessato. Naegi aveva provato quasi una certa nostalgia per il trattamento con cui quei due erano soliti trattarlo, quasi però, poiché alla fin fine lo urtava un po' essere usato come una pezza da piedi.  - Owada, Naegi, accompagnate Ishimaru alla sua stanza - riformulò l'ordine il caporale Kirigiri, - Fate però attenzione, non sappiamo ancora in che genere di situazione siamo capitati, Monokuma potrebbe saltare fuori da un momento all'altro con una delle sue sorprese -
- No, non credo che al momento interverrà...- s’intromise Ishimaru, il volto già bianco fattosi di un colore cereo.
- Perché lo dici?- non ebbe modo di trattenersi Byakuya, per quanto avessero appena tacitamente concordato di rimandare le domande a più tardi,
- Perché non c'è abbastanza... Disperazio-ne - e con quell'ultima parola ancor a fior di labbra Kiyotaka collassò, scivolando lentamente lungo lo stipite della porta, perdendo i sensi.


Togami e Kirigiri rimasero soli dentro l'infermeria, dopo che il capoclasse era svenuto lo aveva rimesso a letto, questa volta premurandosi di attaccargli una flebo al braccio, era più sicuro che fargli una trasfusione di sangue, viste le loro scarse conoscenze in campo medico, e di certo male non gli faceva.
- Dov'è che Oogami ha imparato tutte queste cose? - domandò il biondo, rivelando i pensieri che lo assalivano in quel momento,
- Chissà...- fu la risposta di Kirigiri, - Non serve molta esperienza per infilare un ago in un braccio, basta prendere la vena... Se si fosse trovata ad assistere qualcuno in ospedale, non le ci sarebbe voluto poi molto per imparare - osservò limitandosi però a questo, a differenza dell'ereditiere non aveva alcun interesse di sapere il passato della lottatrice. - Non penso comunque che sia diventata tanto pratica perché si dopa - puntualizzò azzeccando i pensieri dell'ereditiere con la stessa precisione con cui leggeva quelli di Naegi. - Non ha alcuna cicatrice tipica di chi ne fa uso, né ha mostrato i disturbi da crisi d’astinenza... e poi non sembra il tipo - l’ultima affermazione non era molto logica, ma dopo quelle settimane di prigionia Kirigiri, come tutti gli altri, non poteva evitarsi di cominciare a provare un reverenziale rispetto nei confronti di Sakura.
- Muscolosa com'è... qualche dubbio è normale - borbottò Byakuya colto in fallo, lasciando che la conversazione cadesse nuovamente nel silenzio, avvertendo il disagio tipico di chi sa di aver detto qualcosa di sciocco. "Ma quanto ci mettono quei due?!" cominciò a rimpiangere l'assenza di Naegi e del motociclista, i quali erano stati incaricati di andare nella camera di Ishimaru (usando il passepartout del preside), a recuperare i vestiti che quest'ultimo aveva richiesto - un capoclasse degno di tale titolo non poteva certo mostrarsi senza divisa a scuola -, con loro presenti si sarebbe rapidamente tolto d'impiccio, invece di stanziare in quel sottile imbarazzo.
- Allora è vero che hai una fissazione per la muscolatura - il commento successivo di Kirigiri non lo aiutò a sentirsi meno a disagio,
- E questa da dove ti è uscita? - ebbe un moto d’irritazione ad attraversagli la fronte, trattenendosi però dall'esternarlo troppo, non doveva certo comportarsi come uno stupido scimmione violento e pompato di sua conoscenza.
- Fai continui riferimenti alla stazza di Owada -
- Per nulla! - si difese, forse con eccesiva veemenza,
- Ultimamente il tuo insulto preferito nei suoi confronti è "stupido scimmione pompato" - e Togami qui non aveva modo di ribattere, avendolo appena pensato - ... in più ti ricordò che ho origliato il vostro discorso nello sgabuzzino - sì, questo aveva preferito scordarselo.
- Kirigiri...- all'improvviso a Byakuya sorse un dubbio, - Ti stai annoiando? -
- Il tuo intuito ultimamente lascia al quanto a indesiderare, Togami. Sei distratto - evitò di rispondergli, segno che il biondo aveva visto giusto, e che lei aveva preso a punzecchiarlo di proposito,
- E questa per te è una buona scusa per irritarmi? -
- Sì, se ciò ti riporta a ragionare lucidamente - "oh, sta per farmi la predica" intuì Byakuya, sbuffando interiormente, ricordando come il discorso di poco prima fosse degenerato a causa sua, - ... lo so che come rapporti umani, noi due non sia poi tanto dissimili - ovvero, "non siamo affatto in grado di rapportarci con gli altri", - Ma, visti i trascorsi, è lampante che Owada non possa tenere un pensiero logico se si tratta di Ishimaru, sopratutto ora che è appena ricomparso -
- Anche tu hai affermato che non ho detto nulla di sbagliato - ribatté lui, punto sul vivo, sapeva dove la ragazza volesse andare a parare e non gli piaceva,
- Non sto dicendo di non trovare "possibili" le tue teorie, sto affermando che non dovevi esporle di fronte ad Owada - il viso di Kirigiri appariva impassibile come al suo solito, ma c'era qualcosa nella sua voce che tradiva una qualche emozione, irritazione sopratutto.
- Non puoi aspettarti che qualcuno si fidi di te se tu continui a tenergli nascosto qualcosa, Kirigiri! - sbottò Togami, solo poi avrebbe compreso il peso delle proprie parole, - Devi smetterla di avere dei segreti per poi rivelarli quando ti fa comodo! - era qualcosa che lo aveva sempre urtato, poiché credeva fosse solo suo il diritto di farlo, e da tempo desiderava confidarglielo. -.. anche con quello scimmione - riprese - C’è la possibilità che Ishimaru abbia sempre collaborato con il Burattinaio, e che gli eventi del processo per l’omicidio di Fujisaki siano stati solo una farsa, una finta per farci credere della sua morte - la voce gli calò, insieme alla furia che lo aveva spinto ad alzare il tono, era strano, per quella parte menefreghista di lui, prendere tanto a cuore una situazione che non lo toccava direttamente. - ... se ciò fosse vero -
- Allora l'esecuzione del colpevole Mondo Owada è solo stata rimandata, non cancellata - concluse per lui Kirigiri, sorridendo all'esitazione del biondo, - Cosa c'è, ti sei fatto più sentimentale, Togami? -
- Diciamo che, ora che tu e Naegi avete consumato, mi sentire il terzo in comodo se quel babbione crepasse - rispose, deciso a punzecchiarla a sua volta,
- Che blando tentativo di cambiare discorso -
- Però sei arrossita -
- Quello che abbiamo o non abbiamo fatto io e Naegi non sono affari tuoi - puntualizzò, fissando il suo sguardo viola in quello dell'ereditiere, affermando la sua compostezza e autocontrollo, un po' di rossore sulle guance non dimostrava nulla.
- Vero...- ammise lui, divertito di aver trovato qualcosa che potesse alterarla a tal punto, - però ti faccio notate che non hai negato -
- Il silenzio ha molte interpretazioni, è da sciocchi credere che esso sia un sintomo di colpevolezza o una risposta affermativa - incrociò le braccia al petto, non mostrandosi particolarmente interessata dalla conversazione, per quanto le guance rimanessero di un rosso acceso,
- Stai facendo troppi giri di parole, anche per te Kirigiri - la derise Byakuya con quel sorriso ironico da serpe.
- Vi pregherei di fare questo discorso altrove - quel giorno sembravano andare di moda gli interventi a sorpresa, la voce di Ishimaru li colse per la seconda volta alla sprovvista, sorprendendoli a discutere,  il ragazzo si era nuovamente svegliato, ancora una volta a causa della confusione creata dai suoi compagni. - ... come capoclasse sarebbe mio dovere avvertire il docente, se venissi a sapere che all'interno della scuola sono avvenuti degli atti disdicevoli - aveva avuto tutto il tempo di ascoltarli, più o meno da quando l'ereditiere aveva finito per alzare la voce, destandolo. Approfittando del fatto che nessuno dei due sembrasse prestargli la minima attenzione, era rimasto in silenzio, con gli occhi sbarrati, fingendosi ancora addormentato. Origliandoli si era così fatto un'idea ben chiara dei loro sospetti, ma riteneva fosse più saggio, per il momento, fargli credere di non esserne al corrente.
- Continuo a trovare assurdo il tuo attaccamento al ruolo di capoclasse - commentò Togami, trattandolo freddamente, il modo in cui si rivolgeva a chiunque,
- Forse hai ragione...- non poté dargli torto Kiyo, l'aria leggermente impacciata nel grattarsi la guancia, solo nel muovere il braccio sembrò accorgersi della flebo a cui era stato attaccato. - ... ma se non mi aggrappassi al titolo che ricopro (e per cui sono finito qui dentro), credo che avrei perso da un pezzo la mia sanità mentale - aggiunse continuando a fissare, con sguardo assente, il tubicino trasparente colmo di quel liquido simile ad acqua, non si mostrava particolarmente colpito dal comportamento dell’ereditiere, ma solo stanco, con quegli occhi rossi incavati e cerchiati di nero dalle occhiaie, che rendevano ancor più evidente il colore scarlatto delle sue iridi.
- Poco fa hai detto che comprendi la nostra fretta..- intervenne Kirigiri, ricordandogli le parole che aveva pronunciato prima di svenire sulla porta dell'infermeria, -... quindi, ti chiederei di rispondere a qualche domanda - sarebbe stato meglio se, al posto dell'ereditiere, fosse stato presente Naegi, rifletté, riservando allo stesso tempo un'occhiata leggermente contrariata al biondo. Non sapevano quali torture il capoclasse avesse subito, e temeva che il comportamento troppo cinico (logico) e diretto di entrambi potesse portarlo a non voler più collaborale con loro. Il tatto tipico del piccoletto avrebbe fatto comodo a Kyouko, ma non poteva attendere il suo ritorno, perché con lui sarebbe giunto anche Owada, e riteneva fosse meglio che lui non vi assistesse. Un attaggiamento iperprotettivo alimentato dai sensi di colpa da parte sua, avrebbe complicato ulteriormente la faccenda, già di per sé non molto facile da risolvere.
- Va bene - acconsentì Ishimaru con un leggero sospiro, aveva smesso di fissare il sacchetto della flebo, riportando gli occhi a terra, facendoli poi vagare per la stanza, - Però ho una condizione -
- Del tipo? - non sembrò stupita della richiesta Kirigiri, mentre lo sguardo di Togami si assottigliava, sospettoso,
- Se volete sapere cosa mi è accaduto dall'istante immediatamente successivo alla mia "esecuzione", dovete promettermi che eviterete di far parola di alcuni fatti a kyou-... ad Owada - nel correggere l'appellativo con cui solitamente si rivolgeva al motociclista, arrivando a chiamarlo con il cognome, sembrava voler evidenziare il suo desiderio di tenerlo, per quanto possibile, fuori da quella storia.
- Ah, dimenticavo, in caso la risposta fosse negativa, non aprirò bocca - aggiunse subito dopo con un sorriso a labbra chiuse, all'apparenza innocente, ma che lasciava la sensazione di nascondere un dente avvelenato (c'era qualcosa di paurosamente familiare in quell'espressione, ma di certo non sul volto del capoclasse!). Vi era una nota stonata in quella situazione, ma né Kirigiri, né Togami si persero a cercare quale fosse, anche perché, con quell'ultima affermazione, il capoclasse non gli lasciava altra scelta se non quella di accettare l'offerta.
"Aveva un carattere così?" lo osservò l'ereditiere, non poteva far a meno di pensare che qualcosa non andasse, ma in realtà prima non aveva mai trascorso abbastanza tempo con Ishimaru da poter distinguere un suo comportamento ordinario e da uno insolito.

*Dlin... dlon... dlin*
-E' stato appena trovato un cadavere, che gli studenti si preparino,
tra poco si terrà il Processo di Classe -

- Eh?...- si trovarono tutti spiazzati da quell'annuncio, capace di congelare l'aria al tal punto da condensare il respiro di Kirigiri, trovatasi a sospirare, per una volta, visibilmente seccata e sfinita dalla situazione.
- Tsk... proprio adesso - si lamentò Togami mentre il capoclasse se ne rimaneva in silenzio, il volto di qualcuno sul punto di dare di stomaco, tra loro era lui quello ad aver accusato peggio il colpo,
- Chi... chi sarà - mormorò sovrappensiero, più rivolgendosi a se stesso che agli altri,
- C'è un solo modo per saperlo - non si perse in inutili congetture Kyouko, già andando verso la porta, bloccandosi però un istante prima di imboccarla, quasi si fosse rammentata di qualcosa d’importante solo all'ultimo momento.
- Togami - chiamò il ragazzo, già pronto a seguirla, il quale fu attraversato da un pessimo presentimento, - ... saremo io, Naegi ed Owada ad occuparci del caso - gli annunciò senza neppure degnarlo di uno sguardo, facendolo rabbrividì vistosamente, più dell'ennesimo omicidio era la prospettiva di rimanere fuori dalle indagini a spaventarlo.
- Chi ti ha mai dato il diritto di dispensarmi ordini? - fu l'ovvia replica di Byakuya, ricordando a se stesso che, se avesse voluto, una volta uscito da lì, avrebbe potuto rovinarla insieme a tutta la sua famiglia con una telefonata, togliendogli ogni cosa meno che le mutande (non era così cattivo).
- Passare troppo tempo con Owada deve averti rimbecillito..- commentò lei concedendogli di poterla guardare negli occhi, voltandosi e avvicinandosi con passo pesante, si aspettava una simile reazione da parte sua, ma non aveva tempo da perdere a discutere - ogni secondo lontano dalla scena del delitto era un secondo perso -, necessitava della sua immediata collaborazione. Neppure sotto tortura avrebbe ammesso di non potersi affidare ad altri se non a lui, era l'unico con abbastanza cervello di cui riuscisse (quasi) a fidarsi e cui potesse chiederlo. Era strano per lei essere costretta a chiedere tanto ripetutamente aiuto a qualcuno, ma non aveva alternative, - Ascolta...- doveva sbrigarsi.
- Lo so già - la interruppe, però, l'ereditiere, -... devo ascoltare il racconto di Ishimaru e assicurarmi che nessun Monokuma che passava da qui per caso, lo rispedisca nel regno dei morti da dove è appena tornato - fece, accennando al suo famoso sorriso da rettile, consapevole di aver colto nel segno dallo stupore che si era palesato negli occhi della ragazza. Kirigiri, doveva ammetterlo, se ne sentiva stupita, aveva davvero dimenticato che Togami non era lo sciocco che, accoppiato con Owada, sembrava essere... Forse era davvero influenzato negativamente dalla presenza del motociclista, giudicò. Il fatto che avesse usato dei piccoli accorgimenti verbali lo rivalutava ulteriormente ai suoi occhi, dire "racconto" piuttosto che "interrogatorio" le aveva fatto comprendere che si sarebbe assicurato di distinguere quale fosse la parte reale delle parole di Ishimaru dalle menzogne, senza però fargli sapere di essere sospettato. In più, il riferimento al Monokuma "che passava per caso" e al regno dei morti stavano ad indicare che non gli avrebbe permesso di fare mosse strane, con cui potesse intralciare in qualche modo le indagini.
- Bene - non aveva altro d'aggiungere Kyouko, trovandosi invece piacevolmente sorpresa, che Togami mostrasse una tale maturità, dopo il comportamento da moccioso capriccioso che solitamene teneva con Owada e con cui stava già protestando per partecipare alle indagini, la faceva ricredere sulle sue remore ad affidarsi agli altri per ciò a cui non trovava rimedio da sola.
Non era però nella sua natura non essere sospettosa per meno di un quarto di secondo, e già quando era ormai uscita in corridoio, alla ricerca di qualcuno che la potesse ragguagliarla sulla situazione, il dubbio che l’ereditiere stesse complottando qualcosa si era formato nella sua mente.

つづく
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Un ringraziamento speciale a miss yuri e blatt meister, senza di loro improbabile che questa FF sarebbe durata così allungo xD
Se vi chiedete il perché di つづく, un motivo non c'è mi andava di mettere "continua" xD
I miei NDA diventano sempre più inutili <.<

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Capitolo 15
*** XIV ***




Capitolo XIV


Naegi si sentì male mentre, con Owada, si dirigeva verso la camera del capoclasse. Un terribile presentimento lo attraversò e, quasi avesse avvertito un odore nauseabondo nell'aria, la certezza che qualcosa di orribile, e già familiare a suoi occhi, stesse per accadere, s’impresse nelle sue narici scendendogli fin nei polmoni, propagandosi per tutto l'animo.
Certo, quella sensazione di malessere poteva essere semplicemente scaturiti dagli ultimi residui di febbre ed influenza che ancora gli attanagliavano il corpo, ma si era talmente imbottito di medicinali, per riuscire a stare in piedi quel giorno (probabilmente stimolato a farlo dalla visita notturna di Kyouko), che dubitava di aver anche il più piccolo germe ad appestargli il fiato. No, quella non era una sensazione fisica, ma qualcosa di ben più viscerale, l'inquietante intuizione di qualcuno che, fin troppo bene, riconosceva il richiamo della sfortuna.
- O...owada! - cercò di attirare l'attenzione del motociclista, il quale al momento gli camminava davanti, lui non sembrava però dargli retta, perso in chissà quali profondi pensieri. - Owada..?- leggermente demoralizzato Makoto ritentò, con ben scarse speranze, il ragazzo era stato piuttosto meditabondo durante l'intero tragitto, smorzando ogni suo tentativo di conversazione con risposte monosillabiche e distratte, o limitandosi a degli indecifrabili grugniti. - Owada! - insistette un'ultima volta, afferrandogli un lembo della giacca, così da obbligarlo a fermarsi, cosa che invece l'energumeno non fece, distratto com'era, e il rumore successivo fu lo *Strasch* della stoffa che si strappava.
Naegi sbiancò, diventando ancor più pallido di quanto già non fosse, trovandosi un lembo di tessuto fra le mani. Aveva appena... aveva appena distrutto il simbolo del capobanda più potente del Kansai!
- Uhm... Hai detto qualcosa Naegi? - si voltò finalmente verso di lui Mondo, facendolo sussultare dallo spavento mentre, istintivamente, si nascondeva il frammento della giacca dietro le spalle, "come se servisse a qualcosa.." si disse ironico,
- Sì, ecco...- cominciò a balbettare avvertendo il viso avvampare dal nervosismo, il fatto che il motociclista lo fissasse confuso, senza far cenno all'immensa colpa di cui si era macchiato, gli fece capire che non si era accorto di nulla. - N-non mi sento ancora molto in forma... Potremmo fermarci un... un momento in caffetteria a prendere un bicchiere d'acqua? - propose, ben deciso a tener nascosto ad Owada il misfatto, partorendo la maligna idea di nascondere le prove del reato usufruendo del tritarifiuti presente in cucina, “Così, anche sé se ne accorgesse, non potrebbe incolparmi di nulla” passare tutto quel tempo alla ricerca d’indizi, moventi e colpevoli - ed essendo sotto la costante influenza di Kirigiri -, lo aveva portato ad adottare un approccio più logico verso le sue disavventure. Ovvero, aveva cominciato a capirne abbastanza da poter, in teoria, escogitare dei sotterfugi per farla franca... Sperava però che, allo stesso modo in cui ora stava cercando una maniera con cui salvarsi dalla furia di Owada, un giorno non si sarebbe corrotto a tal punto da trovarsi a progettare un omicidio. Avrebbe mentito se avesse ammesso che quello non fosse uno dei suoi peggiori timori.
- D'accordo - acconsentì il motociclista ad accompagnarlo, sarebbe stato un problema se avesse deciso di procedere da solo, se si fosse accorto di come si era ridotto il retro della sua giacca sarebbe stato facile fare un collegamento con la repentina scomparsa di Naegi, -... non credo ci sia fretta, non pensò che Bro' sta volta si sveglierà così presto - suppose, non sapendo quando ben lontano fosse dalla verità.
"Bene!" esultò interiormente Naegi dirigendosi verso la mensa, che avevano appena superato, voltando così le spalle ad Owada, ma stando ben attento a nascondergli il lembo di giacca tenuto ancora stretto tra le mani.


La presenza di Celestia e Yamada in caffetteria non era un evento raro, anzi, con il corso delle settimane era divenuto chiaro quanto la gothic amasse quella postazione, tanto che la si poteva trovare lì per buona parte del giorno. Vi si recava spesso in compagnia dell'otaku, al quale, con la massima non curanza, ordinava di servirla, quasi si trattasse del suo cameriere personale, obbligandolo a prepararle cibi o bevande assai complicate. La cui abilità culinaria richiesta nella preparazione era lontana anni luce da quella mostrata da Hifumi, e per cui Celestia aveva quindi solo parole di rimprovero, causando, ad ogni piatto che non si confacesse ai suoi gusti, certe scenate degne solo ad una prima donna.
Già consapevole della loro presenza, Naegi non trovò alcunché di strano nell'entrare in mensa, accennando a malapena un saluto ai due, dirigendosi, quasi correndo, verso la cucina, ricevendo per questo uno sguardo stranito da parte di entrambi. Makoto però non ci fece caso, pervaso dal bisogno impellente di gettare la prova della sua colpa, sudando freddo come un assassino messo alle strette.
- E' forse successo qualcosa a master Makoto Naegi?- domandò Yamada vedendo giungere, alle spalle del piccoletto, la figura di Owada, il quale non si apprestava per nulla a seguirlo, limitandosi ad osservarlo andarsene,
- Aveva detto di voler un bicchiere d'acqua... non credevo avesse così tanta sete - osservò dubbioso, mentre si grattava la testa, per un momento gli era sembrato... spaventato?
No, si disse, vedeva cose, dove non c'era nulla. Forse era semplicemente frastornato, essendo stato male per qualche giorno.
- Tutta quell'agitazione per un bicchiere d'acqua..?- commentò Celestia, seduta al tavolo circolare, che ormai considerava di sua proprietà e a cui non permetteva a nessuno di sedersi, difatti, da bravo servetto, Yamada gli stava dietro le spalle, in piedi a qualche metro di distanza, pronto ad un nuovo ordine. - Sembrava un topino che fugge dalle fauci di una tigre - aggiunse mentre, con un’eleganza calcolata, mescolava la sua bevanda preferita, un Milky Tea che con ogni probabilità l'otaku aveva appena finito di preparargli, in una tazzina estremamente e pacchianamente decorata, ma che lei definiva di "buon gusto". Non che Owada potesse in realtà fare un qualunque commento in merito, non ci capiva nulla di tazzine da the in stile inglese vittoriano, e non aveva alcuna intenzione di capirci qualcosa in futuro.
- Mi stai forse incolpando di qualcosa, Celes? - s’irritò a quelle parole, trovandole un'accusa indiretta alla sua persona,
- Oh, era solo un'osservazione detta così, senza alcuno scopo - negò lei con un sorriso innocente e allegro, ma che a malapena occultava gli artigli da rapace di cui aveva già fatto sfoggio più volte, minacciando di ferire chiunque l'avesse contraddetta o minacciata. La sua era una forza ben più devastante e temibile dei muscoli di Mondo. -... non m’interessa in alcun modo come occupiate il tempo tu e Naegi  - aggiunse portandosi la tazza di the alle labbra, assaggiandone il contenuto e, non avendola gettata a terra dopo il primo sorso, per una volta Yamada doveva essere riuscito ad azzeccarne i difficili gusti.
Dopo pochi istanti Naegi riemerse dalla cucina, visibilmente più rilassato e con un'espressione serena sul volto,
- Tutto a posto Owada - annunciò candidamente, facendo per andarsene,
- Bhè... allora - già lo seguiva il motociclista, non chiedendosi neppure perché ci avesse impiegato tanto per bere un misero bicchiere d'acqua, e salutando con un cenno Yamada e Celestia, i quali invece non sembravano avere alcuna intenzione di allontanarsi.
Erano ormai sulla porta quando la gothic si alzò di scatto in piedi, accompagnata da un preoccupante suono di cocci rotti che li fece voltare. Aveva gettato a terra l’ennesima tazzina di Milky Tea, distruggendola e, non essendo un evento nuovo, sul momento tutti pensarono che la bevanda alla fine non fosse stata di suo gradimento e per questo volesse rivolgere a Yamada la solita strigliata rabbiosa su come dovrebbe essere preparata una buona tazza the, ma, stranamente, la ragazza non proferì parola.
A passo malfermo Celestia compì un paio di passi, allontanandosi dal tavolo a cui era seduta, urtandone la sedia facendola cadere a terra. Boccheggiava, nel portarsi una mano alla gola, mentre il suo sguardo spalancato, le cui pupille erano ridotte a due puntaspilli, vagava da una parte all'altra della stanza, alla disperata ricerca di aiuto.
- Lady Celes...- si preoccupò Yamada fiancheggiandola, era la prima volta che la vedeva avere una tale reazione ad una sua tazza di the, non capiva cosa le stesse accadendo e tentò di afferrarle un braccio, quello che non si era portata al collo, ma con un gesto bruscò lei lo allontanò, rischiando così di perdere l'equilibrio. La gothic si mantenne in piedi a fatica, afferrandosi al tavolo su cui di solito svolgevano la loro "riunione mattutina" (la quale in realtà non facevano da un bel po'), rivolgendo all'otaku uno sguardo furente, carico d'odio nel tendere l'indice coperto dall'artiglio argentato verso di lui, in tono d'accusa.
Le sue labbra si mossero, pur rimanendo mute, ma dal labiale furono chiare ai presenti le parole che Celestia gli rivolgeva: “tu, mi hai avv...”; e sarebbe di certo sopraggiunto dell’altro, probabilmente qualche insulto e/o un augurio di morte, se dalla bocca di lei non avesse cominciato a fuoriuscire copioso un fiotto di sangue.
Il liquido le colò lungo il mento, andando a macchiarle i vestiti, rendendo all'apparenza ancor più chiaro il fondotinta che le copriva il volto, se messo a confronto con quel vivido scarlatto.
Barcollò un'ultima volta Celes, e sta volta la sua presa non era abbastanza forte da tenerla eretta, scivolò, rischiando di cadere a terra.
Per un qualche istinto cavalleresco sconosciuto, Owada si lanciò verso di lei, coprendo i pochi metri da cui erano separati così da afferrarla al volo, prima che urtasse il pavimento.
- Ohi..! Celestia - la chiamò cercando di farla rinvenire, non sapendo esattamente come dovesse agire, la gothic respirava affannosamente e il suo corpo era scosso da tremiti sempre più violenti, simili a delle convulsioni. Continuava a vomitare sangue, il quale oltre che dalla bocca aveva preso ad uscirle dal naso e dalle orecchie, Mondo cercò il suo sguardo per sapere se fosse cosciente e, quando Celes lo ricambiò, si accorse con sempre maggior orrore che i capillari degli occhi le si erano spaccati e che adesso, mescolandosi al colore delle sue lenti a contatto, delle lacrime prima rosa, poi rosse, iniziarono a colargli lungo le guancie.
Eppure, nonostante fosse ridotta ad uno stato pietoso, di fronte ad una morte violenta causata da un volere sconosciuto e ciò, come accadeva a tutti, la spaventasse, Owada constatò che neppure per un istante il suo sguardo fu abbandonato da una furia cieca e distruttiva. Un sentimento compreso appieno dal motociclista, il quale, quando lei sollevò il braccio con una lentezza tale da far credere che l’arto si fosse tramutato in piombo, tanto sembrava pesante, la lasciò afferrarsi con la mano sporca di sangue e dalla flebile stretta, alla sua giacca da capobanda.
- Ucci...-te qu..l ba-ba...sta-rdo - non erano forse le ultime parole più eleganti che si potessero pronunciare, ma furono quelle che Celestia, con le forze rimastigli, volle affidargli, obbligandolo ad accostare l'orecchio vicino alle sue labbra per udirle, sporcandosi così la guancia con uno schizzo di sangue quando la ragazza prese a tossire.
Una tosse convulsa la colse insieme a tremiti sempre più violenti ed incontrollati, gli occhi le si rovesciarono all'indietro, perdendo entrambe le lenti a contatto, mostrando solo il bianco dell'orbita.
Ricordando di aver sentito dire da qualche parte che, chi era preda di convulsioni, rischiava di ferire se stesso, per istinto Owada abbracciò la gothic per evitare si facesse del male. Nel tentativo di bloccarne i movimenti la strinse a se, avvolgendola tra le braccia - sentendo le unghie di lei piantarsi con violenza nella carne -, pregando che quel momento passasse presto. Ma quando il corpo di Celestia, dopo secondi che sembravano interminabili, smise del tutto di muoversi, un senso di gelo colpì il petto del motociclista, insinuandosi in profondità, insieme alle altre gelide schegge che gli riempivano il cuore. La sua mente comprese immediatamente la situazione, eppure, rimase ancora qualche momento in quella posizione, perfettamente immobile, trattenendo il fiato in attesa di udirlo, di avvertire un respiro sottile, una qualche reazione da parte sua. Aveva le palpebre chiuse e, se si evitava di prendere in considerazione il sangue di cui era intriso il suo volto, pareva dormisse, una dolce illusione che si frantumo in meno di un secondo.
- O-owada...- lo chiamò Naegi con voce sottile e tremante, rompendo lo spettrale silenzio di cui, in quei pochi istanti, si era intrisa la caffetteria. Il motociclista levò lo sguardo dalla gothic per rivolgerlo a lui, accorgendosi che gli si era avvicinato, probabilmente per accertarsi delle condizioni della ragazza.
- E' morta - rispose secco e lapidario alla domanda che Makoto non aveva avuto il coraggio di pronunciare e, quasi volesse accompagnare la sua affermazione, un ormai ben noto annunciò si propagò per l'intera accademia.

*Dlin... dlon... dlin*
-E' stato appena trovato un cadavere, che gli studenti si preparino,
tra poco si terrà il Processo di Classe -


- Non mi va di lasciarla lì...- fu il semplice commentò con cui Owada accolse l'osservazione di Kirigiri che, dopo aver ascoltato il rapido resoconto di Naegi, gli aveva chiesto il motivo per cui non mettesse il corpo di Celestia a terra, così da darle la possibilità di esaminarlo. La sua risposta lasciò basita la ragazza, la quale cominciò a credere che il motociclista fosse caduto in uno stato di shock non dissimile da quello che aveva colto Yamada, il quale farfugliava cose incomprensibili come: "milky tea", "tazzina da the" e "morta".
L'otaku non sembrava aver preso bene la dipartita della sua padrona o, per lo meno, dell'unica ragazza che non fosse di carta con cui aveva avuto un qualche rapporto - per quanto fosse un suo semplice schiavetto -, ma se il suo sconcerto era comunque causato da un, seppur strano o malato, sentimento d'affetto, per Owada la questione era ben diversa.
Il motociclista non riusciva a far meno si sovrapporre la figura di Fujisaki a quella di Celestia. In quell’orribile sera, di non più di qualche settimana prima, aveva stretto allo stesso modo della gothic il corpo del piccoletto quando lo aveva trasportato da uno spogliatoio all'altro, e anche se Celes era più alta di Chihiro, per le braccia di Owada il loro peso era il medesimo. Questo rendeva ancor più vivido in lui il ricordo della colpa che non aveva ancora scontato, e con la velocità di un virus che si propagava nel sangue, Owada sentì risorgere in se l'odio che rivolgeva a se stesso - il quale si era solo momentaneamente sopito -, avvertendo ogni singolo momento trascorso dalla morte del softwarista come un perpetuarsi infinito del medesimo errore, ovvero, la perenne constatazione della sua debolezza. Dell'impossibilità di ricevere il perdono per un gesto tanto ignobile, e per cui non desiderava neppure essere perdonato, poiché, ciò avrebbe significato sminuire la vita che aveva sottratto, e non poteva permettere un oltraggio simile, sopratutto trattandosi di Fujisaki, lui che gli aveva mostrato una forza ben diversa, ma molto più sincera e splendente, della sua.
Niente aveva legato Mondo a Celestia quando era in vita, la gothic non gli era mai stata particolarmente simpatica e la cosa gli era sempre sembrata reciproca - a dirla tutta lei non sembrava aver mai apprezzato nessuno -, ma proprio nel momento della morte, non trovando nessun altro, Celestia si era aggrappata a lui. Gli si era afferrata, graffiandogli la pelle mentre lottava contro qualunque cosa la stesse uccidendo, colma di una volontà ferrea e indomabile, bruciante collera e terribilmente viva anche un istante prima di spirare.
Owada aveva visto i suoi occhi chiudersi e... non aveva fatto nulla.
Seppur la mano colpevole di aver reciso l'esistenza della Ludenberck non fosse la sua, Mondo si sentiva comunque colpevole. Avvertiva ancora la presa di lei intorno al tessuto della sua giacca, sapeva cosa gli ordinasse lo sguardo che gli aveva rivolto, voleva reagisse, che facesse una qualunque cosa ma lui, del tutto impotente, non aveva mosso un dito.
Non gli era riuscito di impedire ad un'altra vita di consumarsi di fronte ai suoi occhi, aveva fallito, concedendo così l'ennesima vittoria a Monokuma... ma di due cose si ripromise, cercando di far ammenda per quell'ultimo errore, avvertendo un nodo alla gola nel ricacciare il veleno del proprio animo infondo allo stomaco.
Primo, si sarebbe preso su di sé le ultime parole di Celestia "uccidi quel bastardo", cui bastardo doveva esse il suo assassino, e le avrebbe rese proprie, partecipando attivamente alle indagini perché si realizzassero - ciò faceva probabilmente parte di quello spirito cavalleresco che aveva appena scoperto di possedere.
Secondo, non avrebbe lasciato che il suo corpo rimanesse lì in bella vista, sotto lo sguardo di tutti, in uno stato tanto indecoroso di cui lei si sarebbe certamente vergognata.
Quest'ultimo era un desiderio che Owada avrebbe voluto far valere anche per il piccoletto, ma all'epoca non poteva permettersi di insistere, o sarebbe sembrato colpevole - non che quel piccolo accorgimeno gli fosse poi servito a molto in realtà.
- Va bene...- gli concesse Kirigiri, forse intuendo quali pensieri e quale figura si fossero impressi nella mente del motociclista. Un gesto stranamente accomodante da parte sua, notò Naegi, il quale sapeva quanto diffice fosse convincere la ragazza. - La porteremo in infermeria, ti sta bene? - propose, e a Makoto divenne di colpo palese quale fosse il suo intento: non aveva alcuna intenzione di lasciare Ishimaru e Togami troppo allungo da soli, ma sopratutto non voleva che l'ereditiere fosse l'unico ad ascoltare per via diretta la testimonianza del capoclasse. Kyouko appariva cosi avida di informazioni, bisognosa d'indizi, da arrivare a sfruttare l'attimo di debolezza di Owada, e il cadavere di Celestia, per non dover dividere le indagini.
- Eh?.. Do-dove portate Lady Celestia Ludenberck? - balbettò un cereo Yamada, tutto tremante, simile ad un terrorizzato criceto in sovrappeso,
- E morta, Yamada - fu la lapidaria risposta che ricevette da Kyouko, la quale sembrò ferire l'otaku come una pugnalata nello stomaco, perché si mise a tremare ancor più vistosamente, piegandosi su se stesso arrivando al punto di trovarsi carponi a terra, in preda ai singhiozzi ed a un pianto inconsolabile. Le lacrime gli colavano dalle guance paffutte, mostrando un viso contratto da un sincero dolore, ".. E pensare che per lei non valevi nulla" ebbe un cinico commento a fior di labbra Naegi, che all'ultimo decise di tenere per se, non era quello di cui Hifumi al momento aveva bisogno e, poi, parole simili ce se le aspettava da Togami, non certo da lui.
Aveva forse passato in quella gabbia troppo tempo per non finire desensibilizzato da tanta, inutile, violenza?
O forse era qualcos'altro a spingerlo ad essere così crudele nei confronti di Yamada?.. Da quanto lui non provava una sofferenza simile di fronte all'ennesima vittima del perfindo marchingegno di Monokuma?
Sapeva bene la risposta: "Maizono";
Dal primo omicidio, di cui si era stata protagonista la sua vecchia compagna di scuola (per la quale segretamente aveva sempre avuto una cotta), non aveva più provato quella stessa stretta al petto, quel dolore lancinante, ma per nulla fisico, che sul momento aveva portato lui a svenire e che ora faceva agonizare Hifumi sul pavimento della caffetteria.
- Kirigiri...- chiamò la ragazza quando lei ed Owada stavano già prendendo la porta, ed ossevando quest'ultimo penso che, se Celestia fosse stata ancora viva, avrebbe apprezzato la "presa della principessa", con cui Mondo la trasportava, vi era una sorta di rude gentilezza in quel gesto.
- Io rimangò qui... - annunciò non causando alcuna particolare emozione sul volto di Kyouko, la quale lo fissò, aspettandosi che aggiungesse altro, una spiegazione logica per una simile decisione, -... qualcuno deve rimanere per assicurarsi che non venga toccato nulla e, visto il suo stato, non credo che Yamada sia in grado di farlo - spiegò, celando il vero motivo per cui volesse restare, ovvero, per costringersi a provare qualcosa in più di quel leggero dispiacere che, più per Celestia, rivolgeva allo stato penoso di Hifumi. Quasi all'otaku fosse morto il gatto e a lui non importasse poi molto di quella bestiola... "Dannazione! Naegi, smettila! Cosa cavolo ti è preso!? Sei diventato un mostro senz'anima come Togami!? Celestia non sarà stata la persona più simpatica del mondo ma... era comunque una tua compagna di classe!"
-...- Kyouko lo fissò allungo, e sembrò sul punto di dirgli qualcosa, ma ci ripensò, esitando per un qualche motivo, - Hai fatto una giusta osservazione - ammise, e il suo tono aveva una nota morbida che raramente palesava (difatti, la prima volta che Makoto l'aveva avvertita era stata solo la sera prima), accompagnata da un leggero sorriso, -... rimani pure ad assicurarti che tutto rimanga al suo posto - acconsentì dandogli le spalle, prendendo la porta da cui Owada l'aveva già preceduta, ma lì si bloccò. - Vedi però di asciugarti le lacrime, Naegi - disse in fine ciò che non gli riusciva,
- Eh..?- guardò la sua schiena Makoto mentre se ne andava, stupito e confuso da quel consiglio, lui non stava pian..! Solo quando si portò le mani alle guance e le trovò bagnate, si rese conto che sì, quelle erano lacrime, e immediatamente si sentì rincuorato a quella visione. Non era cambiato, non ancora.

Vi è una leggera differenza quando ci si trova ad dover assistere all'imprevista e violenta fine di una persona conosciuta, piuttosto di arrivare a fatto già compiuto e rinvenirne il cadavere.
Per quanto siano entrambi dei fattori di forte stress per il cervello umano, nell'ultimo caso vi è tutto il tempo di elaborare la situazione, per comprendere gli avvenimenti e accettare ciò che è avvenuto, ovvero, la morte di quella persona; nel primo caso, invece, l'evento è talmente immediato, repentino, che la mente non ha il tempo di elaborarlo. Accade quindi spesso che ci voglia un po' di tempo perché ci si renda conto degli eventi accaduti ed è tal volta il corpo a manifestare prima, quelle emozioni, che la mente non è ancora arrivata ad esprimere.


La discussione di Togami e Ishimaru, le cui voci si potevano avvertire sin all'esterno dell'infermeria, fu bruscamente interrotta dall'arrivo di Owada, il quale fu costretto a chiamare l'ereditiere a gran voce per farsi aprire la porta.
Non sapeva dove fosse finita Kirigiri, probabilmente stava dando le ultime direttive a Naegi, si era detto, notando ormai tardi la sua assenza dietro di se.
- Owada..? Che?- lo accolse il biondo, da prima con un’espressione austera e un poco seccata, per poi spalancare lo sguardo nel notare cosa il motociclista stringesse fra le braccia, - Celestia? Ma, cos'...- balbettò stupito,
- L'hai sentito l'annuncio, no? - non andò tanto per il sottile Mondo, spostandolo quando lui ancora gli bloccava la porta, irrompendo nella stanza,
- E'.. era lei? - esclamò confuso, se proprio avesse dovuto dare un ruolo alla gothic, piuttosto che quello da vittima, gli avrebbe assegnato il titolo di assassina, era una parte che più le si confaceva.
- Sì, è io e Naegi abbiamo assistito a tutto - fu la rapida sintesi con cui gli descrisse l'intero accaduto Owada,
- Per tutto intendi..- gli domandò lui incrociando le braccia al petto, sistemandosi gli occhiali nel tentativo di ricomporsi, di apparire freddo e insensibile anche di fronte ad un cadavere grondante sangue.
- Per tutto voglio dire tutto! - non volle essere più chiaro, alzando la voce per sovrastare qualunque protesta l'ereditiere volesse fargli. Il tono furente che gli intimava di tacere mentre era si occupava di adagiare, con una cura che non gli era propria, il corpo della ragazza nell'unico letto rimasto vuoto, il quale era solo a un mezzo metro di distanza da quello occupato da Ishimaru. Per un istante gli sguardi del capoclasse e di Owada s’incrociarono, nel momento in cui quest'ultimo si decideva finalmente ad abbandonare il cadavere di Celestia, ma subito le iridi vermiglie di Kiyotaka fuggirono a quelle del motociclista, attirate dalla larga macchia sanguigna che si era formata sulla sua canottiera bianca. -... è quello di Celes - si affrettò a tranquillizzarlo, intuendo la domanda nascosta dietro quel velo di preoccupazione che gli aveva aggrottato la fronte, avvertendo subito dopo un senso d’imbarazzo attraversargli le guance nell'affrontarlo. Era strano rivolgergli la parola dopo tutto quel tempo, quando già si era abituato all'idea che fosse impossibile.
E seguendo quel filone di pensieri, comprese tardi quanto il suo gesto, caritatevole nei confronti di Celes, potesse risultare insensibile per Ishimaru. Aveva appena lasciato un corpo morto proprio di fronte a qualcuno vivo per chissà quale miracolo, e di cui si pensava, fino poche ore prime, fosse in quelle medesime condizioni.
- Avete visto com'è morta? - gli chiese Kiyo, la voce soffocata e leggermente roca, gli occhi ora fissi su Celestia, a Owada parve impallidito, nonostante la flebo, ancora attaccata al suo braccio, avesse contribuito a ridargli un po' di colore,
- Sì...- affermò, insistendo per non dover raccontare oltre, e avendo abbastanza premura da tirare la tenda che separava i due letti, così da nascondere momentaneamente la figura della gothic.
"Chissà se anche Bro' si era trovato a sputare sangue come Celestia?" Si domandò guardando l'amico, evitando però accuratamente di chiederglielo, non gli sembrava il caso, in più lo preoccupava il modo in cui, dopo essersi assicurato che il sangue di quella larga macchia non fosse il suo, Ishimaru evitasse di rivolgergli lo sguardo.
- Uhmm...- si schiarì rumorosamente la voce Togami, con l'intenzione di attirare su di se l'attenzione di entrambi, - Non ti chiederò cosa è successo - specificò alzando le mani in alto in segno di resa, prima che il motociclista lo attaccasse, - ... ma è stata Kirigiri a dirti di portarla qui? - e la sua suonò a Mondo come una domanda terribilmente fuori luogo.
Cosa gli importava? Faceva forse qualche differenza? Si ritrovò a pensare irritato,
- Non che importi - sbuffò stringendo i denti, - ma sono stato io a volerla spostare - decise che era inutile, in quel momento, iniziare una discussione con il biondo, preferì rispondergli per chiudere in fretta la questione. -... Kirigiri mi ha solo suggerito il posto - precisò, ancora non capendo il senso di quella domanda,
- Ah...- si limitò a grugnire l'ereditiere, per nulla intenzionato spiegarglielo, rivolgendo, anzi, un'occhiata ad Ishimaru, il quale rispose con un leggero cenno con il capo. La loro sembrava una comunicazione muta carica di sottointesi, ma si trattò di uno scambio di gesti talmente rapido che Owada non riuscì a coglierli.

- Non sembrano esserci dubbi sull'accaduto, ovvero, che Celestia sia stata avvelenata - affermò Kirigiri, giunta poco dopo il motociclista, il ragazzo avrebbe voluto chiederle il motivo del suo ritardo, ma la presenza di Oogami al suo fianco si rivelava già una risposta esaustiva.
- Hai aggiunto un altro subordinato alle tue file? - commentò ironico Togami nel vedere la wrestler, il cui eterno cipiglio severo non mostrava alcuna ombra di fastidio per essere stata costretta ad unirsi alla loro pietosa combriccola.
- ... ma, comunque, ritengo sia doveroso esaminarne il corpo, così da rilevare eventuali indizi - continuò a parlare, ignorandone palesemente l'osservazione, - Oogami mi darà una mano -
- E da quando hai bisogno d'aiuto per studiare un cadavere? - si stizzì l'ereditiere prendendo un tono acceso, forse seccato per il modo in cui Kyouko l'aveva snobbato o, più probabilmente, irritato dalla sua decisione arbitrale di voler coinvolgere, in maniera tanto diretta, Sakura nelle indagini.
Togami non poteva non essere contrario ad una simile scelta, e non solo perché Kirigiri, per l'ennesima volta, aveva evitato di interpellarlo - ormai la riteneva un'abitudine. Il principale motivo per cui non desiderava la presenza di Oogami stava nel fatto che, la sola figura della wrestler, bastava a metterlo in una sorta di agitazione, non provava per lei una qualche antipatica, ma più volte una naturale ostilità si era instaurata fra loro.
C'era qualcosa, nel carattere della lottatrice e in quello di Byakuya, che li metteva agli antipodi, agli estremi opposti del mondo. Le loro linee di pensiero erano totalmente differenti ed inconciliabili, per questo si trovavano spesso in contrasto, anche se in maniera più sottile, meno plateale, rispetto alle continue discussioni che il biondo intraprendeva con Owada.
- Forse non lo sai Togami, ma senza delle analisi, è assai difficile distinguere un veleno dall'altro - gli rispose Kirigiri, l'espressione impassibile, ma con uno sguardo capace di gelare qualcuno sul colpo, -... usufruisco dell'aiuto di Oogami perché sembra aver qualche nozione in merito, in più è l'unica (oltre a me), ad aver esaminato l'armadietto dei veleni nel laboratorio di chimica -
- Quello nello sgabuzzino dietro la stanza dove c'era quel gigantesco deumidificatore?..- intervenne Owada un poco confuso, avevano a disposizione dei veleni? Ma quanto si stava divertendo Monokuma?
- No, ti confondi con il laboratorio di fisica al terzo piano, dove c'è l'impianto per il filtraggio dell'aria. Io mi sto riferendo al laboratorio del quarto - gli spiegò,
- E quando sei andata ad esplorare il quarto piano? - sbottò Togami interrompendola, gli bruciava rimanere indietro. Con tutto quello che gli era successo negli ultimi giorni si era persino dimenticato dell'esistenza di nuovo piano a cui potevano accedere.
- Più o meno quando tu e Owada eravate troppo impegnati a scambiarvi segreti da brave amichette davangi ad un caffè, dopo aver portato Makoto (che si era sentito male), in infermeria - fu la secca e sarcastica replica che ricevette, ed era già sul punto di ribattere, ma si fermò. Kyouko gli aveva appena mostrato il fianco su cui serrare le fauci.
- Makoto? - ripete il nome appena pronunciato dalla ragazza, e vide un leggero tremito farle sussultare le palpebre,"Troppo tardi per rimediare al tuo errore, Kirigiri" pensò, un sorriso da iena a deturpargli il viso e il riflesso degli occhiali a nascondergli lo sguardo.  - Davvero, tu è Naegi siete diventati molto intimi - commentò, prendendo la mira prima di assestare l'attacco.
Kyouko si preparò, stringendo i pugni inguantati, pronta ad accusare il colpo con la solita impassibilità, ma un leggero strato di sudore freddo aveva cominciato a coprirgli la fronte, il motore del suo cervello andava a mille alla disperata ricerca di una soluzione.
Certo, constatò Byakuya, la ragazza avrebbe sempre potuto tirare fuori la storia che, essendo stata per un lungo periodo all'estero, aveva preso quell'abitudine di usare il nome proprio dagli occidentali, ma ciò non poteva spiegare il motivo per cui, fino al giorno prima, si fosse tenuta alla norma giapponese.
- Stiamo perdendo tempo - una mente logica come quella di Kirigiri sapeva quando veniva il momento per darsi alla fuga. Per quanto codarda e meschina potesse apparire, una ritirata avvolte si rivelava la migliore delle strategie. - ... tra poco ci sarà il Processo di Classe, piuttosto che stare a battibeccare fra noi dovremmo dedicarci alle indagini - e su questo sapeva che Togami non avrebbe potuto ribattere, aveva giocato il jolly e con esso chiuso la partita.
"Per il momento..." fu il sadico pensiero che si concesse Byakuya, pronto a ritornare sull'argomento non appena quel fastidioso inconveniente che metteva a rischio le loro vite si fosse concluso.
Intanto Ishimaru faceva da semplice spettatore alla discussione, sentendosi messo in disparte, sembrava si fossero già dimenticati di lui.
Il piano stava funzionando.


Rimasto solo, con l'unica presenza di Yamada seduto piangente in un angolo - simile ad un enorme pupazzo parlante rotto, le cui pile si erano scaricate e riusciva ad esprimersi solo ad inquietanti singhiozzi e gorgogli -, Naegi pensò che il modo migliore per ottimizzare il loro esiguo tempo, prima dell'inizio del processo, mentre Kirigiri era impegnata ad esaminare il cadavere, fosse che lui cominciasse a perlustrare la scena del crimine. "Forse dovrei fare qualche domanda a Yamada" si disse, ma gli bastò dare un'occhiata all'otaku per comprendere che non fosse il caso, il ragazzo appariva distrutto, tanto da coprire solo metà dello spazio occupato solitamente dalla sua mole, in più gli aveva già dimostrato di non essere in grado di rispondere lucidamente.
"Meglio andare in cucina" decise, forse anche per lasciare Yamada un po' solo con il proprio dolore, e poiché riteneva di aver visto qualcosa d’inerente alle indagini quando, poco prima, vi si era recato per liberarsi delle proprie "prove del reato". Sospirò, avvertendo un sapore amaro riempirgli la bocca, ora quel piccolo incidente gli pareva così stupido se messo a confronto con ciò che era avvenuto (trovava comunque più saggio non far parola dell'episodio ad Owada).
- Bene, era qui da qualche parte...- iniziò le sue ricerche chinandosi a quattro zampe sul pavimento, mettendosi ad esaminarlo piastrella per piastrella, certo che quello fosse il metodo migliore per trovare l'oggetto sospetto. Non ricordava di preciso cosa fosse, l'aveva intravisto solo con la coda dell'occhio, e al momento, mentre si destreggiava con il tritarifiuti, non ci aveva fatto troppo caso, ma aveva istintivamente giudicato strana la sua presenza in cucina.
- Polvere... polvere... polvere... - non si rese conto di aver cominciato a parlare ad alta voce, probabilmente avvertendo la mancanza di una familiare figura femminile alle spalle, la quale (cosa che aveva appreso solo di recente), apprezzava sin troppo di poterlo ammirare in simili frangenti. "Ed ecco il motivo principale per cui mi fa sempre scarpinare qui e là come un dannato" concluse la propria riflessione chiedendosi se Kirigiri non nascondesse un leggero sadismo, o se invece il suo era un modo sottile per dire che gli guardava il sedere.  
- Trovato! - esultò, sentendosi subito dopo un babbeo per aver urlato in una stanza dove era lui l'unica presenza, mentre sollevava l'oggetto misterioso in segno di vittoria.
Tossì, avvertendo un imbarazzo insensato colorargli le guancie, quasi qualcuno avesse assistito a quella scena imbarazzante, ritornando serio. "L'assassino avrebbe potuto usarlo per nascondere il veleno e trasportalo qui senza dare nell'occhio..?" si chiese meditabondo, rigirandosi quella nuova prova fra le mani, domandandosi poi se non fosse pericoloso (per la sua salute), maneggiarla. Una simile preoccupazione cadde però in secondo piano, quando si rese conto a chi riconduceva la presenza di un tale oggetto, istintivamente allora il suo sguardo si volse alla porta della cucina, la quale riconduceva alla caffetteria, di certo, durante il processo di classe i maggiori sospetti e le accuse, almeno inizialmente,  sarebbero ricadute su di lui, ma questo lo rendeva colpevole? Fu il dubbio che cominciò ad assillarlo.


- Nulla...- sospirò Kirigiri premendosi il dorso della mano guantata sulla fronte, avvertendo la stanchezza degli ultimi giorni pesargli sul cranio simile ad un macigno, perquisire il corpo di Celestia, anche con l'aiuto di Oogami, non aveva portato a nulla. Non c'erano tracce di punture sulla pelle della gotich, né di altri segni che potessero far supporre che qualcuno le avesse somministrato il veleno tramite siringhe o simili. Kirigiri doveva ormai giudicare vera la sua prima deduzione, quella cui era giunta dopo il racconto di Naegi, ovvero, che la ragazza aveva ingerito inconsciamente il veleno, il quale doveva essere stato nascosto in una pietanza o in una bevanda. "Questo potrebbe rivelarsi pericoloso.." giudicò, evitando di esternare i propri pensieri, se il veleno era stato mischiato al cibo, ciò poteva significare che tutti loro erano in pericolo. "Se il colpevole avesse agito evitando di mirare ad una persona precisa..." iniziò con una delle proprie congetture, fermandosi subito dopo.
Non era Yamada ad occuparsi dei pasti consumati da Celestia?
Kirigiri non sapeva ancora se l'otaku centrasse qualcosa nel delitto - non disponeva di abbastanza prove per dirlo con sicurezza, solo qualche sospetto -, ma se era stato lui a preparare i piatti poi mangiati dalla gotich, allora era assai probabile che (in maniera volontaria o meno), le avesse anche servito il veleno.
- Quindi è stata una perdita di tempo..- commentò seccato Togami, l'espressione sadicamente divertiva e acida, gli era rimasto un peso sullo stomaco e non vedeva l'ora di liberarsene urlando alla sua incompetenza. Non si capacitava del motivo per cui, dopo aver insistito con Kyouko perché lo lasciasse andare a perquisire la caffetteria e dintorni, lei glielo avesse negato. E lì, sarebbe nata l'ennesima questione, se Kirigiri non avesse ignorato ogni protesta dell'ereditiere, dedicando tutta la sua attenzione al cadavere, lasciando così il biondo isterico come una ragazza mestruata.
- Peccato, ne abbiamo sprecato un bel po', rimanendo qui a girarci i pollici - volle sottolineare, la spina che aveva al fianco ancora ben impiantata nella pelle, gli bruciava quell’immobilità. Cominciava quasi a pensare che Kirigiri volesse sabotare il processo.
- Naegi è più che sufficiente ad esaminare la scena. Hai potuto constatare anche tu la sua abilità - fu la pronta risposta con cui lo azzittì, infondo, Byakuya una volta aveva davvero riconosciuto le qualità del nanetto. -... dov'è Owada? - gli chiese poi, distogliendo lo sguardo da lui, lasciandolo girovagare sospettoso e attento per l'infermeria
- Quello scimmione...- gli rivolse il solito insulto, -  ha accompagnato il capoclasse nella sua stanza (sai, per quella storia dei vestiti) -
- E tu gliel'hai lasciato fare?- fu sul punto di protestare Kirigiri, ma poi si ricordò che l'ereditiere non era stupido come credeva, doveva nascondere un motivo se aveva lasciato avvenire qualcosa di potenzialmente controproducente per loro.
- Ishimaru non è nelle condizioni di muoversi..- s’inserì Sakura, trovando che il ragazzo si era staccato la flebo, - avresti dovuto fare qualcosa per fermarli - non pareva arrabbiata, il suo sembrava più un richiamo al buonsenso.
- Quello ha una capacità di recupero migliore di quella che pensi Oogami..- replicò all'ammonimento Byakuya, evitando però di guardare la wrestler in faccia, la sua intera attenzione rivolta a Kyouko, - In più, credevo volessi sapere al più presto possibile quello che io e Ishimaru ci siamo detti - aveva quel sorriso furbo e saccente di quando era convinto di essere un passo avanti a tutti. Kiyo doveva avergli rivelato qualche informazione importante, giudicò Kirigiri, forse addirittura inerenti al Burattinaio.
Avrebbe mentito nel dire che non era interessata.
- Quindi, Ishimaru ha insistito per allontanarsi con Owada, perché tu avessi il tempo di informarmi? - ricordava ancora la condizione che il corvino le aveva imposto, ovvero, che il motociclista non dovesse venir a conoscenza delle sue rivelazioni. Ora ne avrebbe scoperto il motivo.


- Owada... Non serviva che entrassi - commentò Ishimaru guardando l'amico, ora seduto sul bordo del suo letto. Aveva cercato di congedarlo, una volta arrivati alla porta della camera, provando a convincerlo ad attenderlo lì, nel corridoio, sentendosi animato da una certa agitazione mista ad imbarazzo, era consapevole che, a causa della sua lunga assenza, la stanza non doveva apparire nel suo aspetto migliore. Difatti, come aveva potuto constatare, un leggero strato di polvere aveva già cominciato a ricoprire ogni cosa, persino uno dei suoi numerosi libro di testo, lasciato aperto sulla scrivania, aveva formato, nell'incanalatura fra le pagine, un sottile grumo grigiastro. "E' imperdonabile..." fu sul punto di mettersi a piangere Kiyotaka, lui che era l'incarnazione dell'intransigenza non poteva sorvola su una simile dimostrazione di sfacelo e pigrizia, tutt'al più davanti al kyoudai che ammirava tanto. Nonostante avesse un’ottima scusa per giustificare la sua mancanza, l'essere morto, non trovava comunque accettabile una simile situazione.
- Sei collassato nemmeno un’ora fa, chi mi dice che non succeda di nuovo? - fu l'assennata risposta con cui il motociclista ignorò le proteste dell'amico infiltrandosi, senza troppi convenevoli, nella sua stanza, dalla quale, notò, traspariva un ordine quasi maniacale, che mai un disordinato cronico come Mondo Owada avrebbe raggiunto, e tutto quell’amore che Kiyo provava per ogni forma d'istruzione scolastica. Montagne di libri erano ordinatamente impilate un po’ ovunque, a ridosso delle pareti, a formare alte librerie senza alcuna struttura di sostegno. Nel guardarle Owada si chiese cosa sarebbe successo se, in un momento di distrazione, Ishimaru avesse deciso di prendere un libro di esercizi o una dispensa dall'angolo di sostegno del basamento. "Potrebbe finire ucciso dal crollo.." ipotizzò senza alcuna voglia di scherzare, aveva da poco sviluppato un istinto iperprotettivo nei confronti del capoclasse. Avrebbe fatto ogni cosa in suo potere per impedire che morisse una seconda volta di fronte ai suoi occhi.
- E poi... potresti sparire di nuovo - aggiunse a mezza voce, una frecciatina che colpì in pieno la coscienza colpevole di Kiyotaka, forse, oltre al sollievo per averlo trovato vivo, il motociclista riservava per lui anche una certa rabbia, per aver rischiato di morire in quel modo stupito. Sacrificandosi per lui senza neppure interpellarlo.
- Kyoudai, trascorri troppo tempo con Togami, hai cominciato a parlare come lui - cercò di evitare il discorso con quel commento superficiale, avvertendo montare un leggero nervosismo, sapeva di non poter sostenere, al momento, una discussione con l'amico - non ne aveva le forze. Giudicò che, un modo intelligente per evitare lo scontro, fosse di chiudersi in bagno con la scusa di una doccia. Un vero peccato però che la porta del servizio non fosse provvista di serratura, così com’era per le ragazze, avvertiva l'esigenza di mettere una certa distanza di sicurezza tra se e il motociclista, quasi per lui si rivelasse un pericolo.
- Bro' dimmelo...- gli ordinò serio Owada e, in un primo momento, Ishimaru lo guardò confuso, non capendo a cosa si riferisse, - Dimmi che ti è successo. Come ci sei finito mezzo dissanguato sul pavimento della sala comunicazione dati? - insistette e Kiyo avvertì il sangue tramutarsi in ghiaccio nelle vene e, così come poco prima era accaduto quando aveva visto il cadavere di Celestia, ogni colore gli abbandonò il viso, lasciandolo del medesimo colore di quella divisa che si accingeva a indossare.
- Va..vado a farmi una doccia! - optò per la via di fuga che aveva appena ideato, trovandosi a balbettare dal panico, ignorando le domande dell'amico e infilandosi dietro alla porta prima che tentasse di fermarlo. Avvertì un giramento di testa a causa dello scatto repentino con cui si era mosso, e dovette appoggiarsi alla parete per non perdere l'equilibrio,
- Mi dispiace kyoudai...- mormorò sospirando stanco, quando fu sicuro che l'altro non potesse sentirlo, rivolgendosi al sottile strato di legno che li separava. E per una trentina di secondi rimase così, sulla soglia, per assicurarsi che l'amico non tentasse di entrare.

Venti minuti dopo, Owada, ancora seduto sul letto di Ishimaru ad aspettare che finisse di lavarsi, affrontava con il massimo della serietà un enorme dilemma:
"Non ci sta mettendo troppo..?" si chiedeva avvertendo l'impulso di andare a controllare, ma aveva ben capito che l'amico si era rifugiato in bagno per evitarlo, o quanto meno per sviare il discorso, e sapendolo, era restio a disturbarlo. Aveva la sensazione di trovarsi di fronte ad un cane impaurito, cui il semplice avvicinarsi potesse causargli una reazione aggressiva. "Ma se busso, non dovrebbero esserci problemi..?" decise quando il silenzio persistette, e le rotelle del suo cervello già fumavano per troppo sforzo - e pensare che era stato quel macinino malandato ad intuire il segreto di Kirigiri... Sì, la ragazza in quel momento non doveva proprio essere in se.
Sì alzò dal letto ancora un po' titubante, camminava sui gusci d'uovo, in equilibrio tra due sentimenti contrastanti come il sollievo e il sospetto, era ovvio che Ishimaru gli stesse nascondendo qualcosa, ma cosa?! Che fosse vera la supposizione di Togami e Kiyo fosse...
- Ohi, Bro! - lo chiamò battendo più volte il pugno chiuso sulla soglia del bagno.
Non ricevette risposta.
- Bro..?- chiamò ancora, sta volta a voce più alta, una sottile paura ad incrinargli la voce, - Guarda che adesso apro! - annunciò già con la mano sul pomello, ma non dovette arrivare a tanto.
La porta si spalancò all'improvviso sbattendogli dritta in faccia, lo spigolo giusto in mezzo alla fronte, il colpo tanto violento da farlo cadere con il sedere a terra.
"Ahi, ahi, ahi" guaiì tra se e se dal dolore, il giorno dopo gli sarebbe di certo venuto un livido, si disse ricordando anche la serie di graffi che l'ereditiere gli aveva lasciato sempre sul volto, a vedersi non sarebbe certo apparso un adone.
- NON C'E'!! - gridava nel mentre Ishimaru, piombando nella stanza in un evidente stato di panico, i capelli ancora un po' umidi dopo la doccia e vestito di tutto punto con la sua divisa bianca perfettamente in ordine, la fascia da capoclasse al braccio e medaglietta annessa, - Non è da nessuna parte! - continuò, sembrava preda di un attacco isterico,
- Che cosa non..?- non ebbe neppure il tempo di chiedergli Owada, leggermente intontito dalla botta, che il capoclasse se ne stava già andando. Se non avesse iniziato a barcollare probabilmente il motociclista lo avrebbe perso, visto l'impeto da cui era stato posseduto, - Bro' - lo raggiunse, - Calmati - non era però la persona più adatta a dispensare un simile consiglio,
- I... il mio elettroID - biascicò Ishimaru reggendosi nuovamente alla parete, cercando ancora di andare verso l'uscita, - era... era nella mia tasca, ma - rivolse all'amico uno sguardo molto vicino al pianto, un misto di disperazione e paura,
- Non lo avevi quando ti abbiamo trovato - rifletté il motociclista, - Non è che è andato distrutto? - suppose, ma gli occhi che Kiyo gli rivolse lo fecero pentire di aver parlato, questa volta gli trasmettevano una furia omicida velata dalle lacrime. Se non fosse stato impossibile, avrebbe giurato di vederci anche delle fiamme in quelle iridi,
- Gli elettroID sono indistruttibili! E... - gli ricordò, e le sue parole avevano il suono di un ammonimento. Owada con capì cosa lo avesse fatto arrabbiare tanto, ma fu ancora più stupito quando quella rabbia svanì di colpo, e il suo sguardo volò lontano, -... ma sì! Deve essere lì - esclamò il capoclasse più sereno, ritrovando una sorta di calma ma ancora pervaso da una certa smania. Recuperate un po' di energie, prese di scatto la porta ed uscì nel dormitorio, Mondo lo seguì confuso, osservando che non gli cedessero le gambe.
Fortunatamente, Ishimaru non ebbe bisogno del suo aiuto, incespicando ogni tanto nei propri piedi e reggendosi tal volta ai muri, riuscì a ricoprire senza troppa fatica i tre piani che lo separavano dalla sua destinazione. Owada ad un certo punto arrivò a pensare che neppure se gli si fosse parato davanti Monokuma, Kiyo si sarebbe fermato, era il tipo di persona che, quando puntava ad un obbiettivo, non si arrestava sino a quando non lo aveva raggiunto.
Ci volle un po' al motociclista per capire dove l'amico fosse diretto, ma quando lo intuì, un nodo alla gola sembrò sul punto di soffocarlo, ricordandogli quale scena gli si fosse presentata di fronte la prima volta c'era entrato, l'aula trasmissione dati!
- Ehi, ehi, ehi... Fermo un attimo! - s’impose Owada superandolo, bloccandogli la strada occupando con tutta la sua grandezza l'entrata alla classe, - Cosa vorresti fare lì dentro? - aveva un pessimo presentimento riguardo quella stanza (ma non essendo Hagakure la sua poteva essere semplicemente un'impressione).
- Cercare il mio elettroID - fu la chiara risposta del corvino, irremovibile sulla sua decisione,
- Ti ricordo che non è passato neppure un giorno da quando ti abbiamo trovato moribondo qua dentro - osservò Mondo indicando la soglia, sperando che, ricordandoglielo, potesse farlo desistere,
- Appunto per questo è il luogo più logico dove cercarlo - serrò inconsciamente i pugni il capoclasse, le braccia tenute rigide lungo i fianchi, si stava irritando.
- Non parlami TU di logica! - proruppe allora il motociclista con una reazione che colse di sorpresa il suo interlocutore, sembrava furente e, sul momento, Ishimaru credettè volesse afferrarlo per il collo. - Ti sembra logico quello che TU hai fatto? - era chiaro che si stesse sforzando per non picchiarlo. Alla fine era successo, era scoppiato, Owada stava finalmente esternando tutta quella rabbia repressa accumulata dall’esecuzione dell’amico.
- Ci sono un sacco di cose illogiche che tu hai fatto, kyoudai, ed io sto forse passando il tempo a rinfacciartele? - lo colse in contropiede Kiyotaka, il quale si cavò d'impiccio una seconda volta sfruttando una sua non ben nota abilità, l'espressione severa e di rimprovero, quasi fosse Mondo quello da biasimare. - Adesso, se potessi spostarti - lo incitò approfittando del suo momento di confusione, la rabbia del motociclista ormai sgonfiata come un palloncino bucato, riuscendo così a liberare la porta.
Infondo, se Ishimaru intendeva diventare un bravo politico, e inseguito primo ministro del Giappone, doveva sapere come sfruttare e rigirare i discorsi dei propri avversari, così che suonassero a suo favore.
"Mi.. mi ha fregato?" si rese conto un po' in ritardo Mondo, trovando una nuova vampata d'ira ad investirlo, - Ohi, Bro'! - lo seguì ancora, sta volta all'interno dell'aula di trasmissione dati, e nuovamente fu accolto dall'oscurità degli schermi neri dei vari televisori appesi alle pareti, quegli aggeggi lo incuriosivano, chissà a cosa servivano?
Ishimaru invece parve ignorarli, diretto sicuro verso una delle scrivanie che occupavano la stanza insieme a varie apparecchiature dell'aspetto complicato e alla porta con la faccia di Monokuma stampata sopra. Per un istante lo sguardo del capoclasse fu attirato da quel disegno, ma subito lo distolse, quasi ne fosse spaventato. Dopo tutta quell'energia da cui era stato attraversato, la quale l'aveva portato a superare ben tre rampe di scale nonostante non fosse nelle condizioni migliori per farlo, pareva che giunto alla meta, Kiyotaka esitasse.
- Bro' tutto okay? - lo guardò preoccupato Owada, forse l'amico aveva ricordato qualcosa di spiacevole, non per nulla c'era quasi morto in quell'aula,
- Eh..? Sì - si voltò verso di lui, che era rimasto sulla soglia, e il suo sguardo gli parve stralunato, assente, come perso altrove. - Devo solo riprendermi l'elettroID - ripeté, parlando più a se stesso che a Mondo,
- Ma perché è così importante ritrovarlo? - si ritrovò a chiedere il motociclista, il quale, avendo perso il proprio, non capiva perché il capoclasse fosse tanto affezionato al suo, ma la risposta che ricevette gli suonò al quanto inquietante, per non dire allarmante per la salute mentale del compagno.
- Perché, altrimenti, come faccio a sapere chi sono? - quelle parole furono capaci di coprire con un ulteriore velo di timore il volto già scuro di Owada, quelle non gli sembrava una frase che Ishimaru avrebbe potuto pronunciare.
- Non penso sia così facile dimenticare chi si è..- osservò, forse tentando di farlo ragionare o per assicurarsi che non lo stesse prendendo in giro, magari aveva sviluppato un pessimo senso dell'umorismo, chi poteva dirlo?
Cominciò comunque ad avvicinarlo, a piccoli passi così che non se ne accorgesse, temeva una sua strana reazione, ed era deciso a fermarlo in tempo nel caso.
- Scordare le cose è più semplice di quello che credi, kyoudai - no, non stava scherzando, ad Owada bastava uno sguardo per capirlo, qualcosa aveva cambiato l'espressione del corvino da quando era entrato nella classe. Come se fosse stato investito da un secchio di nera melassa, i suoi movimenti e reazioni apparivano alterati, - Ad esempio - continuò a parlare Kiyo, ormai arrivato alla scrivania che lo interessava.
Gli sfuggì un sorriso triste quando, aprendone il cassetto, vi trovò all'interno la chiave della propria stanza, il suo elettroID e... - io avevo dimenticato il piccolo regalino lasciatomi da Monokuma -
Il flash del suo primo risveglio all'interno di quella stanza gli attraversò lo sguardo, riportandogli alla mente l'immagine del Burattinaio che gli imprimeva il metallo gelido di quell'oggetto sulla fronte. In un primo momento non si era neppure reso conto di star per morire, si era solo chiesto, con un leggero stupore, dove quel pazzo si fosse procurato una pistola.
Quella stessa pistola che ora era lui ad impugnare e di cui sapeva esservi un solo colpo in canna. "Un proiettile, una vita” erano state le parole del manovratore di Monokuma, prima di proporgli un accordo che ben si confaceva alla sua inumana crudeltà.
- St...stai scherzando? - balbettò Mondo, lo sguardo fisso sull'arma che gli veniva puntata contro, gli occhi persi nel foro buio da cui sarebbe esploso il colpo, "Allora quella serpe aveva ragione.." prima di avvertire paura o sofferenza per il tradimento subito, fu l'irritazione, il forte bruciore di dover dare ragione a Togami la prima emozione che attraversò il motociclista. - Bro'... dimmi che scherzi - cominciò inconsciamente ad arretrare verso la porta, maledicendo se stesso per essere stato tanto appresso all'amico, ora un mezzo metro in più di distanza non avrebbe fatto alcuna differenza.
Ishimaru non poteva mancarlo. Owada non poteva fuggire.
- Il patto era che io spedissi uno di noi due all'inferno - spiegò Kiyo, rivelandogli, con una semplicità disarmante, l'accordo con cui si era comprato la propria semi-libertà,
- Vu.. vuoi uccidermi? - gli chiese il motociclista, ora lo sguardo largo dal panico e gonfio dalla rabbia e dal dolore del tradimento, gli ci volle un enorme sforzo per modulare il tono di voce, in modo da non farlo suonare isterico.
- In realtà no - e il sorriso con cui gli si rivolse, fece comprendere ad Owada che Ishimaru aveva perso anche l'ultimo briciolo della sua sanità mentale, -... ma sei stato tu poco fa a chiedermi se il mio fosse un comportamento logico - il presentimento che lo aveva colto il motociclista nel giorno del processo per la morte di Fujisaki, si rifece sentire.
"Meglio puntare alla testa?" fu invece il pensiero stranamente lucido che attraversò la mente del capoclasse, consapevole di essere in una posizione di vantaggio, voleva concedersi un momento per fermarsi e riflettere sulla situazione. Voleva evitare di provocare una morte troppo dolorosa.
- Bro' - Owada fu visibilmente scosso da un sussulto quando Ishimaru tolse la sicura all’arma e, nell’istante successivo, tutti i suoi dubbi ebbero conferma,
- Questa è l'ultima volta che ci salutiamo, kyoudai - parlò un ultima volta il capoclasse premendosi la canna della pistola contro la propria tempia.
Ancora una volta Owada non sarebbe stato in grado di fare nulla "Merd...!"

Uno scoppio assordante, e alcuni schizzi di sangue andarono a colorare il vetro buio dei teleschermi spenti.




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Bene, chi se lo aspettava? No, non dico la parte di Kiyo fuori di testa, dico la dipartita di Celestia, strano pensarla come vittima piuttosto che carnefice, eh?
Ormai lo sapete che quando sono tra le mie mani i personaggi danno di matto, quindi la reazione del capoclasse non credo vi abbia stupiti più di tanto, ovvimente non lascerò la questione in sospeso come ho fatto in questo capitolo, ma l'approfondirà così da rendere chiaro il motivo che l'ha spinto ad agire così... Chissà, forse verrà fuori cosa Junko stia architettando xP

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Capitolo 16
*** XV ***




Capitolo XV



- E-eh..? - Togami impallidì girando lentamente la testa, osservando il sangue schizzato sul vetro scuro dei teleschermi. Cos'era..? Cos'era stato quello scoppio?!

"Che hai combinato sta volta, Owada?" avrebbe voluto urlare contro il motociclista, il quale ora si trovava di fronte a lui, all'interno della stanza, ma invece rimase a boccheggiare, incapace di proferire parola, il cervello in tilt, perso e confuso in quella situazione.
- To-togami?- lo chiamò Mondo, con il medesimo stupore del biondo sul volto, ma lui non riuscì a rispondergli, non una sola sillaba gli uscì dalle labbra, la voce gli rimaneva muta in fondo alla gola, così come il respiro, rimasto mozzato dallo spavento, lo sguardo spalancato dall'orrore, nelle orecchie ancora quel botto assordante, simile al suono di un fuoco d'artificio esploso a breve distanza. Byakuya non capiva, non riusciva ad intuire cosa fosse accaduto, ma, sopratutto, gli era incomprensibile la presenza di Owada nell'aula di trasmissione dati.
Perché era lì? Che Ishimaru gli avesse detto qualcosa? Eppure, il capoclasse aveva insistito tanto perché non ne venisse a sapere nulla della funzione di quella classe e, nel particolare, di quell'infinità di televisori che la riempivano.
- Togami? - si aggiunse al richiamo del primo la voce di Kirigiri, poco dietro di lui, appena fuori dalla porta lasciata spalancata. Essendo alle sue spalle l'ereditiere non riusciva a vederne il volto, ma era certo che fosse rimasto del tutto inespressivo, la voce però ne tradiva la confusione e una nota di sconcerto. Sembrava che neppure lei fosse in grado di capire il senso di quegli eventi, si disse, avvertendo un certo conforto in questo.
Con estrema lucidità Byakuya, nel tentativo di comprendere cosa stesse accadendo, ripercorse mentalmente la sequenza di azioni che l'avevano portato a quel punto.
Dopo aver discusso su ciò che Ishimaru gli aveva rivelato, lui e Kirigiri avevano lasciato l'infermeria - con l'intenzione di verificare la veridicità delle sue affermazioni -, e su ordine di quest'ultima Oogami era stata mandata ad aiutare Naegi nella ricerca di eventuali indizi (non che potesse essere utile, se ciò detto da Kiyotaka si fosse rivelato vero).
Era stato lui a condurla sino all'aula, insistendo per rimanerle sempre davanti, e non con il cavalleresco intento di farle strada, poiché non ce n'era alcun bisogno, ma per il semplice gusto di superarla. Era assai raro che si trovasse in possesso d'informazioni rimaste, al contrario, oscure alla ragazza e, per una volta, ne risultasse superiore, aveva quindi tutta l'intenzione di vantarsi il più possibile di quella posizione sopraelevata.
Raggiunto il terzo piano, avevano scoperto la porta dell'aula trasmissione dati aperta e, per quanto l'avesse trovato inusuale, perché certo che precedentemente l'avessero chiusa, Togami non si era fatto troppe domande. Entrò di slancio per assicurarsi che non fosse accaduto nulla, avvertendo un sottile presentimento provocargli un brivido dietro la nuca, ma compiuti i primi passi all'interno della stanza, aveva avuto unicamente il tempo per notare la presenza del motociclista nel lato opposto alla porta, prima dello scoppio … "Uno sparo" realizzò infine, comprendendone finalmente la natura.
E ora, nel trovare anche la presenza di Ishimaru vicino ad Owada, a Togami venne il dubbio di chi fosse il sangue con cui si era inzaccherata la parete di teleschermi che gli stava affianco .
Ben visibile era la pistola tra le mani dei due ragazzi, l'impugnatura era stretta dal capoclasse, mentre il motociclista ne teneva la canna, modificandone la traiettoria, deviando così il proiettile che ne era esploso. Tra loro doveva essere nata una colluttazione ed era partito un colpo accidentale, giudicò Byakuya, avvertendo al col tempo un forte e bruciante dolore al fianco.
A quanto sembrava aveva avuto davvero un tempismo perfetto, ironizzò, tamponandosi lì dove la pelle scottava, avvertendo il calore del sangue bagnarli le dita.


D'istinto Owada e Ishimaru lasciarono in contemporanea la presa sull'arma, la quale cadde a terra con un tonfo metallico, non aveva più alcun valore. Priva di altre munizioni diveniva un oggetto del tutto innocuo, inutile.
Veloce il motociclista fu il primo a correre dall’ereditiere ferito, il quale si tamponava con una mano il fianco lacerato e sanguinolento, era finito in ginocchio a terra, l’espressione dolorante e via via sempre più cerea, un velo di sudore freddo a bagnargli la fronte.
- Serpe?..- lo chiamò di nuovo, poco prima il biondo non gli aveva mostrato alcuna reazione, e ancora il suo sguardo gli parve altrove, come se non fosse realmente lì.
- ...do - alla fine però Togami sembrò avere una qualche reazione, ma le sue parole furono tanto flebili che Owada non riuscì ad udirle,
- Eh..? - si avvicinò ulteriormente, chinandosi su di lui... Grosso errore.
Con un rapido movimento dell'unico braccio libero Byakuya gli afferrò il bavero della giacca, costringendo ad abbassarsi ulteriormente, e tirò appena indietro la testa prima di far cozzare la propria fronte contro quella del motociclista, provocando un suono, tonfo sordo, all'apparenza molto doloroso.
- Ma che..?!- arretrò bruscamente Owada, trovandosi un nuovo livido sul volto già martoriato e una smorfia contratta a deformagli le labbra, gli aveva fatto male! Il biondo aveva colpito nello stesso punto in cui, poco prima, aveva avuto un incontro ravvicinato con la porta del bagno del capoclasse. - Cosa cavolo ti è preso?! - urlò, furente ed irritato, e pensare che si stava realmente preoccupando per le sue condizioni!
- COSA MI è PRESO!? - ritrovò la voce Togami, un urlo isterico che si produsse potente dalla sua gola, sino quasi ad assordare chi lo ascoltava, - Cosa cazzo ci facevi tu con una pistola!? Cos'è interpretavi la parte del gangster?! Microcefalo demente dal cervello monocellulare! - continuò a coprirlo d'insulti, vinto da un vero e proprio attacco di panico. Si era spaventato a morte! Per un momento aveva creduto realmente di star per morire, la pallottola lo aveva preso di striscio, finendo con il piantarsi in uno degli schermi poco lontano da lui. Il fianco comunque gli doleva ad ogni respiro e la ferita, ben più di un graffio, ma non fatale, non la smetteva di sporcargli la camicia di sangue.
- Non è mia! - ebbe come unica difesa Owada, riuscendo a sovrastare con le proprie le parole dell'ereditiere, - E... Idiota, ti si è riaperta un’altra volta! - con quest'ultima affermazione il motociclista si riferiva alla ferita che Byakuya riportava alla testa, a causa della testata che gli aveva riservato, aveva finito con il ricominciare a sanguinare, - Non guarirà mai! - lo rimproverò.
- Non pensare a quella! - proruppe Togami, ritrovandosi a constatare che aveva ragione quando finì accecato da un rivolo rosso che gli colò nell'occhio, - Mi hai sparato! Potevi uccidermi!! - insistette, aveva un ottimo motivo per prendersela con lui, Owada non doveva nemmeno provare a ribattere.
- NON E' STATO KYOUDAI A SPARARE! - fu il turno di Ishimaru ad intervenire, l'espressione turbata, in un misto di rabbia, colpevolezza e vergogna, lo sguardo già velato di lacrime ancorato al pavimento. Non si era mosso dal punto in cui era partito il proiettile, e ora il suo corpo tremava, scosso da violenti tremiti, sembrava che le emozioni lo colmassero al punto di farlo scoppiare. - E' colpa mi-a... - aggiunse con il suono di quell'affermazione che gli moriva in gola, mentre i suoi occhi, le cui pupille si erano ridotte e due puntaspilli, finalmente si alzavano da terra per posarsi, con orrore crescente, sulla familiare e terribile figura di un orso in miniatura.
- Uppupupupupu! Ma che bella riunione di dementi abbiamo qui - accompagnò con quell’esclamazione la sua improvvisa apparizione Monokuma e, per diversi istanti, la classe calò nel più profondo silenzio.
- Monokuma - lo salutò Kirigiri, entrando a sua volta nella stanza, vista la confusione creatasi aveva ritenuto più sicuro attendere prima di varcare la soglia, nel caso vi fosse stata una seconda arma, potenzialmente pericolosa per la sua incolumità, nascosta da qualche parte. Si chiese come l'orso robot avesse fatto a superarla senza che se ne accorgesse, sembrava apparso dal nulla, "o forse qui c'è un'altra entrata" suppose, non lasciando che alcuna confusione o stupore infrangesse la sua maschera d'impassibilità.
- Guarda, guarda..- la ignorò l’orso, l’attenzione invece rivolta al capoclasse, il quale, trovatosi di fronte all’ombra del Burattinaio, sembrava sul punto di collassare, o di dare di stomaco dal panico. - Non ti è piaciuto il mio "regalino" Kiyo? - ironizzò cogliendo con la sua zampa la pistola finita a terra, a poca distanza dai piedi del corvino, - E pensare che ho faticato non poco per procurarmela - finse di piagnucolare con un leggero sbuffo di rammarico. -... ma tu hai sprecato l'unico colpo! - la calma fasulla con cui aveva parlato si sgretolò di colpo mentre sfoderava gli artigli, distruggendo di conseguenza l’arma che stringeva, il suo occhio destro cominciò ad emettere una sinistra luce rossastra, simile ad un lampeggiante che avvertiva di un pericolo imminente.
Inconsciamente Ishimaru arretrò, ma solo per ritrovarsi ad urtare contro la parete di monitor alle sue spalle, sussultò tremante al contatto con il freddo del vetro da cui erano composti gli schermi. Non poteva scappare.
Nel vedere l'amico in difficoltà Owada tentò d'intromettersi, ma Togami lo fermò afferrandolo per un lembo della giacca, l'espressione che gli intimava di non intervenire,
- "Finiresti solo per complicare le cose" - gli mormorò come ammonimento, lo sguardo severo e aguzzo,
- Tu..- stava per replicare, ma la voce di Monokuma si sollevò alta, soffocandone le parole.
- Uppupupupupupupu! E così, fin dall'inizio, la tua intenzione era di suicidarti? - cominciò a ridere, cambiando nuovamente umore, - Ma quale nobile e drammatica fine, una teatralità degna di... bhé, lasciamo stare - continuò a beffeggiarlo, ma per quanto sembrasse passato il suo momento di crisi omicida, di furore nero, i minacciosi artigli continuavano a svettare dalla sua zampa tonda, da pupazzo. - Adesso dimmi, cosa intendi fare, ora che il tuo "brillante" piano è andato in fumo? - e le lame puntarono pericolosamente sul volto di Kiyo, nonostante fosse alto un mezzo metro scarso, quegli spuntoni erano abbastanza lunghi da colmare, e superare, la distanza che li separava, - Mi sembra che avessimo un accordo: uccidi il tuo kyoudai o muori; e se non dovessi riuscirci, eliminerò entrambi - gli ricordò e, se sino a quel momento Ishimaru si era ridotto ad un piccolo roditore tremante, a un coniglio privo di coraggio, il suo sguardo s’indurì a quelle parole.
- Ricordo quello che ho promesso - rispose con voce dura, appena scalfita da un leggero tremore, - ... e non ho intenzione di tirarmi indietro, c'è solo stato un piccolo intoppo - minimizzò l'incidente, non aveva previsto una simile reazione da parte di Owada, ne era stato colto di sorpresa.
- Uppupupupu! Quindi hai ancora intenzione di morire? - ad avvenuta conferma delle intenzioni del capoclasse, finalmente, Monokuma decise di ritrarre gli artigli, gli bastava uno sguardo per comprendere che lo spirito del ragazzo non era stato minimanete scalfito da quell'inconveniente. Avrebbe proseguito verso quell'obiettivo che si era prefissato.
Certo, sempre se Monokuma non fosse intervenuto e lo avesse portato a cedere. Ovvero, a convincerlo a commettere quell'atto che tanto ripudiava, come uccidere la persona a cui era tanto legato. Fin da quando avevano stipulato l'accordo, era stato quello il suo scopo e, sino a momento in cui non aveva assistito alla scena in cui Ishimaru puntava la pistola contro la sua stessa tempia, aveva creduto di averlo raggiunto. Alla fine riteneva fosse un bene che quel gorillone imbecille di Owada fosse intervenuto, così non aveva dovuto rinunciare al suo passatempo preferito degli ultimi tempi.
Per quanto il suo spirito fosse mutevole quanto le nuvole, osservare come le sue marionette cadessero in una Disperazione sempre maggiore, era una goduria per il loro burattinaio.  
- E cosa t’inventerai? Hai intenzione di impiccarti, di rubare un coltello da cucina e pugnalarti alla gola? O forse vuoi suicidarti mordendoti la lingua? - produsse le sue macabre ipotesi, notando, con occhio attento, come il ragazzo fosse colto da un brivido a ognuna di esse e, da dove lo osservava, Junko non poté non sorriderne. Vi era un semplice, quanto splendido inconveniente quando una persona sopravviveva a una morte considerata certa...
- Ma sono tutti metodi troppo lenti, vero Kiyo? Ti renderesti conto di star morendo e affronteresti di nuovo tutta la paura e la sofferenza che questo comporta, upupupupupu! - sviluppa un terrore estremo, una fobia paranoica verso quella morte che si è trovata ad affrontare. - Sarebbe stata così comoda quella pistola, un colpo e tutto finito, vero? - E su questo Kiyotaka non faceva eccezioni, nonostante si fosse mostrato pronto a sacrificarsi una seconda volta per il suo kyoudai, ora che aveva perso quell'opportunità, dettata sopratutto da un momento di poca lucidità, gli sarebbe risultato quasi impossibile provarci nuovamente. L'esecuzione che si era trovato a subire aveva moltiplicato in maniera esponenziale la paura della morte sopita in lui, come in ogni essere vivente.
- Comunque...- alzò le spalle Monokuma, all'apparenza stanco di punzecchiare il capoclasse - chiusosi in se stesso, incapace di replicare -, voltandosi e allontanandosi da lui quel tanto che bastava da non opprimerlo del tutto con la sua presenza, ma stando ben attendo di creare tra lui e gli altri come una barriera, lasciandolo così isolato da loro. - ... devo ammettere che lo spettacolino messo su da voi bastardi mi ha al quanto divertito - cambiò rapidamente discorso, rivolgendosi agli studenti rimasti, - ... l’intervento di Togami è stato magistrale, sembrava l'aveste studiata tanto la sua entrata è stata perfetta - commentò osservando l’ereditiere ancora sanguinante a terra, l’emorragia sembrava però aver già cominciato ad arrestarsi, - E il fatto che la pallottola l’abbia preso solo di striscio, upupupu! Visto i danni che potevi ricevere, sei davvero stato fortunato bastar-Togami, in più la tua faccia scioccata quando ti sei accorto che ti avevano sparato, uppu! Valeva milioni..! Sì, davvero, davvero divertente, uppupupupupupu! -
- E non meritiamo un compenso per questo? -
- Eeh?! - quell'improvviso intervento di Kirigiri lasciò il resto dei presenti basiti, deformando i loro volti in un’espressione sconcertata, Monokuma compreso,
- Ti abbiamo intrattenuto, quindi, non ci spetta una ricompensa? - insistette lei, il volto impassibile, da cui non traspariva nulla.
A cosa puntava? Si chiese Byakuya nell'osservarla, ma non gli ci volle molto per comprenderlo, erano venuti fin lì proprio per quel motivo,
- Che.?! Volete una ricompensa perché, per una volta, voi branco di bastardi, vi siete rivelati interessanti? - protestò Monokuma, all'apparenza seccato da quella proposta.
- Non vedo nulla di male se ti chiediamo un premio dopo che tu stesso hai ammesso di esserti "divertito" - si aggiunse l'ereditiere, aveva capito cosa la ragazza volesse ottenere e, se avessero avuto il consenso di Monokuma per farlo, non avrebbero dovuto temere un suo intervento in seguito.
- Tsk... vi è forse partito il cervello? La reclusione vi ha rimbambito? - si mostrò ancora aggressivo, ma ora le sue parole sembravano avere un suono smorzato, quasi l'atteggiamento del biondo e di Kyouko lo incuriosisse in qualche modo, era strano per quei due collaborare tanto platealmente. - E allora..- sbuffò, - Quale sarebbe la vostra richiesta? Non provate però di chiedermi di diplomarvi per così poco! - li avvertì additandoli con la zampa,
- No, non era quella la mia idea..- si concesse un leggero sorriso Kirigiri, - Vorremo solo il permesso di usufruire di questa classe - rivelò facendo riferimento all’aula trasmissione dati. - ... d’altronde questa è il genere di richiesta che gli alunni sono obbligati a fare ad un professore o, in sua assenza, al preside - riconoscere quell’orso robot come loro preside era un insulto a quel padre che ancora non conosceva, e per questo, interiormente, Kirigiri avvertì una stretta al cuore, ma era anche abbastanza furba da sapere quanto, concedergli anche solo a parole quel titolo, carezzasse l’ego del Burattinaio. E le lusinghe erano sempre la prima arma da sfruttare in una contrattazione.
Quello stratagemma però, insolitamente, non sembrò dare gli effetti sperati.
- Ah ..- esclamò Monokuma, rivolgendosi una seconda volta verso Ishimaru, - quindi gli hai detto a cosa serve questa stanza - l'osservò, serio, e nessuno poté prevedere quale sarebbe stata la reazione successiva, il suo tono e la sua espressione erano piatti, imperscrutabili. Sul momento avrebbe anche potuto farsi esplodere, visto quanto sapesse essere imprevedibile, - ... hai forse rivelato altro? - e subito fu chiaro a tutti i presenti che sì, la probabilità che volesse farli saltare tutti e quattro in aria non era affatto blanda.
- Nient'altro - gli rispose Ishimaru impassibile, per quanto gli fosse possibile vista la tensione accumulatasi sul momento, un leggero sudore freddo ad imperlargli la fronte, - ... se dov-essi tradirti, il nostro accordo salterebbe, giusto? Dirlo si sarebbe rivelato controproducente per entrambi - balbettò per un momento, certo che l'orso non gli avrebbe creduto nonostante gli stesse dicendo la verità, - Guarda le riprese dell'infermeria, se pensi che menta! - lo fronteggiò sentendosi messo sottopressione, mostrando un coraggio che non possedeva, avvertendo, anzi, il proprio corpo tremare come una foglia.
 - Booom!- scoppiò Monokuma, riproducendo con la voce il rumore di un'esplosione, facendo così prendere uno spavento a tutti i ragazzi, i quali furono sul punto di morire per un attacco di cuore simultaneo. Curiose furono le posizioni che i quattro presero per una strana somma di riflessi incondizionati (nel momento in cui si convinsero che la bomba fosse vera). Togami si era mosso per primo afferrandosi nuovamente alla giacca di Owada, come se questi potesse fargli in qualche modo da scudo, mentre Kirigiri si era riparata dietro al motociclista per lo stesso motivo; il capoclasse invece, non avendo modo di trovare un rifugio, era finito con il sedere a terra, le gambe divenutogli molli dalla paura. Per ultimo, Owada era rimasto paralizzato, anzi, immobilizzato dalla reazione dei suoi due compagni, che lo avevano obbligato a rimanere fermo in piedi nel bel mezzo della stanza, cosa che lo avrebbe portato a prendere in pieno l'esplosione, se fosse stata reale. "Non so esattamente come dovrei sentirmi.." pensò il motociclista, il volto contratto in un’espressione a metà tra l'irritato e il terrorizzato, nel dubbio se insultare Togami e Kirigiri per averlo mandato a morte certa, o se credere che lo avessero preso come punto d'appoggio per salvare se stessi, condizione la quale, pur rivelando comunque un atto puramente egoistico, era leggermente meno peggio della prima.
- Uppupupupupupu! Davvero delle splendide espressioni disperate, i miei complimenti!- rise del proprio scherzo Monokuma e "Bastardo" fu la parola che si formò all'unisono, in un impercettibile mormorio, sulle labbra dei quattro. Insulto che il robot finse di non udire, quei ragazzi proprio non lo capivano il suo senso dell'umorismo.
- Tornando ai discorsi seri..- sembrò uno scarso tentativo dell'orso per tirarsi fuori d'impiccio,
- E' vero Kiyo, non sei tanto stupido da rivelarlo, sapendo cosa ciò comporti... - affermò, rivolgendosi un'ultima volta ad Ishimaru, dando le spalle agli altri studenti, - Ti ho tenuto d'occhio, e so cos'hai detto a quei bastardi... Uppupupupupu, non potevo però perdermi l'opportunità di giocarmi di voi - li derise ancora, suscitando un'irritazione vagamente omicida nei presenti. - E visto che avete preso così bene il mio scherzo... Uppupu! - tornò a parlare all'intera classe, - Mi rivelerò tanto magnanimo da lasciarvi quest'aula, ma solo per quanto riguarda oggi, non pensate che ve lo riconceda inseguito - annunciò con un’espressione gongolante, che mal celava quell’ombra inquietante e grottesca, tipica di un amante del macabro o, nel suo caso, della disperazione. - Uppupupupupupu, divertitevi! - e, con quell'augurio scomparve, prendendo la porta della stanza, evitando per una volta di sparire nel nulla com'era sua abitudine.



- I... impossibile! - crollò Owada cadendo in ginocchio, battendo violentemente il pugno contro il pavimento. Una, due, tre volte, frustrato, furioso, incazzato. Era la tredicesima... La tredicesima volta che riguardavano quei stramaledetti video e nulla, niente, neanche la benché minima traccia! Li avevano visualizzati ancora e ancora, ma quello che le telecamere avevano ripreso non cambiava. Vi erano lui, Makoto, Yamada e Celestia in caffetteria, e quest'ultima finiva immancabilmente per... Per morire avvelenata. Così come aveva potuto vedere con i propri occhi dal vivo, e ancora non avevano capito come fosse accaduto. Né chi avesse causato la sua morte.
- Calmati - gli suggerì Kyouko alle sue spalle, seduta a gambe accavallate sopra ad una delle scrivanie che occupavano la stanza, teneva le braccia incrociate al petto e, dallo sguardo gelido con cui lo freddò, Owada giudicò che, neppure per il suo fine intuito, quell'ennesima visione aveva portato a qualche frutto. Sembrava trovarsi in difficoltà, una profonda irritazione le aveva disegnato una leggera ruga tra le sopracciglia, scalfendone la pesante maschera di granito con cui celava il proprio cuore. -... mettersi ad imprecare non cambia la situazione in cui ci troviamo - lo rimproverò,
- Ovvero, che siamo nella merda?- ironizzò lui voltando appena la testa per guardarla, avvertiva la sua rabbia - essendo un tipo iroso ne percepiva l'odore a distanza -, e la comprendeva, infondo, Monokuma li aveva giocati un'altra volta. Dopo lo scherzo della bomba, ecco l'ennesimo dei suoi tiri mancini: "Potrete utilizzare l'aula di trasmissione dati solo per questo giorno". Aveva detto così, dimenticandosi però di accennare che, le registrazioni a cui avrebbero potuto accedere sarebbero state unicamente quelle relative "alla data di oggi" e riconducibili alle telecamere occupanti un'unica stanza, ovvero, quelle presenti in sala mensa, il luogo dov'era avvenuto il delitto su cui stavano indagando. Certo, quando l'orso gli aveva concesso tanto facilmente l'uso di quella classe e quindi, come Owada era stato informato poi per bocca di Kirigiri, ad accedere alle registrazioni delle telecamere piazzate ovunque per l'istituto, si erano aspettati qualche colpo basso da parte sua, ma neppure Kyouko aveva immaginato che avesse già prestabilito tutto, impostando i teleschermi perché rimandassero all'infinito sempre lo stesso video.
Sul momento la ragazza non ne era venuta molto a male, credendo che assistendo anche lei alla morte di Celestia di poterne ricavare qualcosa, ma si sbagliava. Non c'era nulla da poter ricavare da quelle riprese.
- Se ci fossero state utili in qualche modo, credi che quel bastardo ci avrebbe permesso di metterci le mani?..- la incalzò il motociclista, ora che Togami era andato a rappezzarsi la ferita, approfittava della sua assenza per fare quelle osservazioni che, solitamente, sarebbero state esposte dall'ereditiere.
- Per quanto inutili, comunque, queste riprese ci dicono qualcosa - obbiettò lei riportando lo sguardo sui monitor che li circondavano, "lo devono fare" si corresse mentalmente, mentre le immagini ricominciavano a scorrerle davanti agli occhi per la quattordicesima volta. Quella situazione aveva qualcosa di alienante, dopo tutte quelle ripetizioni, gli eventi a cui assistevano, per quanto terribili, cominciavano a perdere il loro significato. Kirigiri iniziava a sentirsene logorata, sembrava che quella situazione fosse stata progettata come una tortura contro di loro e, conoscendo la mente folle del loro aguzzino, doveva proprio esserlo.
Il burattinaio ne stava mettendo a dura prova i nervi e il sangue freddo, nel riproporgli all'infinito la scena di quella morte inutile ed insensata, come poteva esserlo solo un omicidio.
- Perché credi che Bro' abbia voluto tenermelo nascosto?- dopo qualche istante di silenzio, Owada riaprì bocca, porgendogli una domanda per nulla inerente alla faccenda, la quale mise una leggere irritazione a Kirigiri. Tra non molto avrebbero avuto un processo d'affrontare, e lui cosa faceva? Si preoccupava per i propri rapporti interpersonali?
"Ah, quanto odio lavorare con dei dilettanti" sospirò in preda allo sconforto, se ci fosse stato Togami, probabilmente, il motociclista non avrebbe neppur minimamente affrontato il discorso e con la presenza di Naegi, con ogni probabilità, una simile domanda l'avrebbe rivolta a lui, trovandolo più adatto a capire la situazione.
Invece, essendo abituata a nascondere sempre propri sentimenti, Kirigiri non era la persona più consona cui rivolgersi per problemi simili. L'unico comportamento che riusciva a spiegarsi, a comprendere ed intuire, era quello dei criminali, e non gli risultava, per il momento, che Ishimaru appartenesse a quella schiera di elementi.
- Chiediglielo...-  lo mortificò nel tentativo di chiudere rapidamente la faccenda, per nulla intenzionata a rimanerne coinvolta,
-Se aveva idea di tenermelo nascosto (e per questo ha lasciato che fossi tu a dirmelo), pensi che me ne confesserà il motivo? - la fissò lui con uno sguardo di sufficienza, che doveva aver appreso inconsciamente sempre da Byakuya.
Passavano davvero troppo tempo assieme quei due! Si disse Kirigiri, esasperata. Come se normalmente già non gli bastasse l'aspro giudizio dell'ereditiere, ora c'era pure Owada a fargli pesare le sue mancanze, il suo sguardo viola aveva quel pizzico di amara delusione che riuscì a smuovere il suo senso di colpa. "Ma credete che tenga tutte le risposte del mondo nascoste dentro i guanti?" cominciò a chiedersi sentendosi frustrata da quegli occhi, pensava forse che fosse una divinità onnipresente e per questo conoscesse ogni cosa?!
Bhé, se lo credeva, si sbagliava, era umana quanto lui... Anche se, doveva ammetterlo, il comportamento di cui si era resa famosa, poteva aver dato adito a qualche dubbio sulle sue reali capacità. Le congetture di Kirigiri però nascevano da processi logici, supportati da prove tangibili, innegabili, e se ne era sprovvista, come in quel caso, non poteva ideare alcuna ipotesi sensata. Non era nella sua indole tirare ad indovinare, se doveva correre qualche rischio lo correva, ma solo se aveva la certezza che il gioco valesse la candela.
- Abbiamo trovato il capoclasse qui dentro, giusto? -  ma alla fine, decise che fosse meglio non sminuire ulteriormente la propria figura di fronte ad Owada, visti i già pessimi precedenti di cui si era resa protagonista,
- Sì... - confermò, anche se dubitava fosse necessaria una sua risposta, Kirigiri sembrava solo voler ottenere del tempo per riflettere,
- Ti avverto, questa è una semplice teoria - lo avvisò, certa che sarebbe basto questo a tenerlo buono per il momento, facendolo smettere di insistere sull'argomento. -... penso che Ishimaru abbia tentato di tenerti nascosta la funzione di quest'aula per evitarti un dispiacere -
- Un dispiacere?..- ripeté il motociclista confuso, intanto che, come sottofondo alla loro conversazione, si aggiungeva il rumore di una tazzina da the frantumatasi a terra,
- E' innegabile che, dal momento in cui ha cercato di sostituirsi a te durante il processo per la morte che Fujisaki, abbia sempre tentato di proteggerti - lo informò del procedimento logico che aveva seguito con la sua precedente affermazione. - L'ha dimostrato anche poco fa con quel tentativo di suicidio, fortunatamente fallito, quindi, perché sta volta le sue motivazioni dovrebbero essere diverse?.. Probabilmente non vuole farti sapere cosa Monokuma gli ha mostrato con quelle telecamere - continuò, sperando di non dover aggiungere altro, poiché, nel parlare, già sapeva cosa il capoclasse non avrebbe mai voluto confidare al suo kyoudai e, per la prima volta, si trovò a provare una sorta empatia con il desiderio di qualcun altro.
Stare con Naegi era rischioso, si stava ammorbidendo. Rischiava di diventare una sentimentale.
- Ma cosa può aver visto da sconvolgen..- stava per protestare Owada, ma s’interruppe. Aveva capito. Aveva compreso ciò di cui, involontariamente, Ishimaru si era reso testimone.
La morte di Chihiro.
Ora cominciava a capire quel senso di disagio che aveva avvertito provenire dall'amico e perché, in infermeria, avesse ostinatamente evitato il suo sguardo. Difficilmente non lo avrebbe visto come un assassino, adesso che aveva avuto conferma di quale peccato si fosse macchiato.
- Smettila! - fu il veloce ammonimento con cui lo riprese Kirigiri, facendolo sussultare, - Avresti già dovuto capirlo da solo, se Ishimaru ha taciuto, è proprio per evitare che ti deprimessi, vuoi forse sprecare i suoi sforzi?- esplose, per il comportamento del ragazzo, per la morte di Celestia, per Monokuma, insomma, per tutto. Aveva raggiunto il suo limite di sopportazione. Non aveva bisogno di un cane bastonato intento a leccarsi le ferite, in quel momento necessitava di Owada, per quanto minimo, il suo aiuto gli sarebbe stato indispensabile durante il processo, essendo  il primo testimone dei fatti, non poteva perderlo per quella sua leggera tendenza all'autocommiserazione e al perseguitarsi.
Come risposta il motociclista la fissò confuso, con un'espressione un po' esterrefatta e al quanto idiota sul viso, - Ma cosa diavolo ti ha fatto Naegi ieri sera? - esclamò, non trovando altro modo per esporre al meglio una simile domanda, "da quando ti mostri così umana?" era il reale significato nascosto nelle sue parole.  


Nel frattempo in infermeria, seduto su uno sgabello a petto nudo, Togami osservava, con un leggero velo di preoccupazione crescente a bagnargli il viso, il vicino carrellino in acciaio, simile a quelli usati dai dentisti, su cui erano stati predisposti vari utensili degni di un chirurgo. Quella vista inquietava non poco il ragazzo, essendo consapevole a cosa servissero, cosa lo attendesse, e già un nodo alla gola gli mozzava il fiato. Byakuya si apprestava a subire l'incredibile esperienza di farsi cucire i punti sulla pelle senza l'ombra di un'anestesia, unicamente dell'alcool a ripulirgli e disinfettargli quella parte di lui interessata dall'operazione, ovvero, il fianco sinistro squarciato dal proiettile, da cui era stato strappato un largo lembo di pelle (e fortunatamente solo quella!).
L'ereditiere, conscio della situazione affatto piacevole che si trovava ad affrontare, si era preparato a stringere i denti, per poi finire, appena due secondi più tardi, a bestemmiare a gran voce come un vero signorotto d'altri tempi, con il massimo della raffinatezza di un lord inglese finito con un piede sotto a uno schiacciasassi.
Il disinfettante versato sulla ferita aveva avuto il medesimo effetto che se ci avesse sparso sopra del sale: bruciava. Bruciava tanto che solo le fiamme dell'inferno o un acido capace di liquefare i metalli, si diceva il biondo, avrebbero potuto fare di più.
Il peggio però, in base alle sue conoscenze, doveva ancora arrivare. Dopo quel breve preliminare, un grosso ago di ferro, precedentemente sterilizzato, avrebbe preso a perforargli la pelle, più e più volte, ricucendolo come se fosse stato una bambolina di pezza a cui si era staccato un occhio a bottone.
Quel pensiero gli diede una leggera nausea, gli era sempre stato facile giocarsi di Fukawa e del suo terrore per il sangue, ma ora che si trovava a finir rappezzato, forse cominciava ad intuire in massima parte il malessere che colpiva la ragazza. Sperava di non fare la ben misera figura di svenire, aveva un orgoglio da mantenere.
- Bene..- disse Ishimaru, osservando un'ultima volta la ferita dell'ereditiere,
- Sei sicuro di quello che fai? - gli domandò Togami guardandolo dubbioso, una nota di nervosismo ad alterargli la voce. Avrebbe preferito fosse Oogami ad occuparsi della faccenda, e non perché per lei avesse una qualche simpatia in particolare, piuttosto era la presenza del capoclasse stesso a metterlo in allarme. Aveva cominciato a dubitare della sua sanità mentale dal momento in cui aveva tentato di spararsi alla testa (per poi colpire lui), e lo riteneva potenzialmente pericoloso.
- Certo - fu la secca risposta che ricevette, per nulla rincuorante a dirla tutta,
- E dovrei crederti perché..? - insistette, non trovando per nulla strano richiedergli qualche referenza in merito quando, invece, nel momento in cui era stata la lottatrice a proporsi per "prendersi cura" del momentaneamente malato Naegi, nessuno le aveva chiesto alcunché ma, anzi, lui e Owada erano stati ben felici di passargli quell'impiccio, non possedendo alcuna conoscenza in merito.
- La mia vecchia scuola organizzava un corso di Primo Soccorso..- riuscì a cavargli un'informazione leggermente più rassicurante della precedenza ma che, comunque, non lo lasciava del tutto tranquillo, - Vuoi che ti vada a prendere l'attestato che ho in camera? - gli domandò alzando il viso e guardandolo finalmente negli occhi, sembrava un poco seccato dal suo comportamento tanto restio e nervoso,
- Non mi risulta che nei corsi di Primo Soccorso insegnino a mettere i punti...- obbiettò, consapevole di star irritando l'altro, ma per nulla intenzionato a demordere. In realtà, entrambi erano consapevoli che le sue erano solo delle scuse per prendere tempo, perché terrorizzato all'idea dell'ago.
- Ho seguito quello e, in più, approfittando del momento, mi sono fatto insegnare da mia nonna - replicò Kiyo prontamente, cercando di mettere presto fine alla crisi di panico del biondo, più tentava di evitare il momento fatidico, più sarebbe stato peggio, - ... e, per tua informazione, mia nonna era un’infermiera qualificata e no, non soffre di artrite - aggiunse, prevedendo le sue eventuali obbiezioni, prima ancora che aprisse bocca.
- Ti prego, non dirmi che ti sei allenato su dei polli - fu l'unica supplica dell'ereditiere, il cui viso aveva preso un tono bluastro, sembrava sul punto di piangere,
- Va bene... non te lo dico - tornò ad evitarne lo sguardo Ishimaru, alzandosi dalla sedia che gli aveva posto di fronte per andare a trafficare con il frigorifero poco lontano, dove, sapevano, erano conservate le sacche di sangue.
- E adesso che fai?..- se gli avesse proposto una trasfusione, si sarebbe rifiutato categoricamente, e non solo perché non si fidava di lui, ma perché era stato Monokuma a fornirgliele, chissà che non gli avesse giocato qualche scherzetto nel prepararle.
- Ghiaccio - non si voltò per rispondergli, continuando a guardare nel piccolo elettrodomestico, -... o comunque qualcosa di abbastanza freddo da sostituirlo - aggiunse, afferrando quella che sembrava una borsa dell'acqua, - Non ho idea di chi ce l'abbia messa, ma può funzionare - e la estrasse per poi tornare ad occupare la propria seduta.
- Se lo tieni applicato sulla pelle per un po', dovrebbe renderne insensibile almeno la parte superficiale - spiegò quando Byakuya sembrò esitare nell'accettare l'oggetto,
- Adesso, sembri normale.. -commentò lui quasi sovrappensiero, decidendosi ad afferrare il sacchetto gelato e trattenendo un brivido quando le sue dita lo toccarono, "prima un bruciore degno dell'inferno e ora il gelo dell'Antartide?"
- Pri-prima sono uscito un po' di testa - non tentò di negarlo Ishimaru,
- Solo un po'?.. Mi hai sparato - gli ricordò, un tremito e la pelle d'oca a scuoterlo, la ferita si rivelava ben più sensibile di quanto credesse possibile.
- Non volevo colpirti! - si difese, abbassando il capo colpevole,
- E non volevi neppure colpire Owada, vero? - aggiunse Togami, assottigliando lo sguardo nel fissarlo,
- Volevo solo farla finita il più velocemente possibile - gli rivelò lui, scuro in volto, e se a qualcuno quella poteva suonare come l'ammissione del suo tentato suicidio, l'ereditiere, invece, notò che aveva evitato di rispondere alla domanda, sviando a quel modo il discorso.
- Eh, sì... Un proiettile può viaggiare a 400 km al secondo, un metodo rapido per chiudere le questioni - fu il suo commento sarcastico, con cui sembrava voler sottintendere ci fosse dell'altro, un evento ancora non ben chiaro, in quella situazione paradossale.
- Fortunatamente, kyoudai è stato più veloce - usò il suo stesso tono il capoclasse, alzando il viso e rivolgendogli un sorriso ironico, di nuovo, non stava negando le sottili accuse di Byakuya e, questa volta, il brivido da cui il corpo del biondo fu percorso, non aveva nulla a che vedere con la borsa dell'acqua gelata. C'era qualcosa in quell'espressione, il quale tanto malamente si accostava all'idea che si era fatto in precedenza di Ishimaru, da fargli suonare un campanello d'allarme. Un simile atteggiamento non sembrava appartenergli, anzi, appariva artefatto su di lui, quasi si fosse costretto a indossare una maschera di cera senza volto, lasciata storta così da creare su di essa le ombre inquietanti di un’espressione, le quali ne deformavano i contorni dell’ovale.
Il suo era il sorriso innocente di qualcuno incapace di nascondere completamente le proprie zanne da bestia feroce, “... o artigli da rapace” terminò quel pensiero Togami, folgorato da un’intuizione di cui però gli era ancora celato il significato. Qualcun altro lo aveva già portato ad avere quella stessa impressione non molto tempo prima ma, confuso che fosse ora Ishimaru a causargliela, faticava a ricordare chi.
Solo quando notò dove si fosse posato lo sguardo del capoclasse, per un momento intento a guardare altrove, finalmente, comprese.
- A Monokuma...- si trovò la gola secca nel parlare e dovette interrompersi per schiarirsi la voce - Cos’hai promesso di non rivelarci? - si ricompose in fretta Byakuya, scuotendo leggermente il capo nel porgli quella domanda che lo assillava, avendo ormai intuito la natura della questione precedente, aveva anche capito non fosse quello il momento adatto per affrontarla, vi erano eventi più importanti cui doveva giungere.
- Stai... stai approfittando della momentanea cecità del Burattinaio? - intuì i suoi intenti Ishimaru, sussultando leggermente nell'accorgersi di essersi distratto, perso in altri pensieri. Teoricamente, ora che si erano appropriati, anche se per un tempo limitato, dell'aula di trasmissione dati, per Monokuma sarebbe stato impossibile accedere in diretta alle riprese di tutte le telecamere che riempivano l'istituto. Quindi, in quel preciso istante non li stava osservando.
- In realtà, sto solo osando sperare che sia realmente cieco... L'ultima volta che l'ho creduto non era così - ammise l'ereditiere, recuperando la propria acida arroganza ad affrontare un capoclasse che gli sembrava tale, e non la brutta copia di qualcun altro.
- Infatti, quindi capirai che non posso parlare, rischiando di mandare tutto all'aria - vi era esitazione sul suo viso, la promessa con cui si era legato a Monokuma gli mozzava mani e piedi, chiudendogli la bocca con una pesante lastra di ferro, con la quale probabilmente faticava persino a respirare. -... ma, posso dirti di cosa si tratta senza rivelarlo - risolse i propri dubbi dopo un attimo d’incertezza, a quanto sembrava vi era una piccola crepa nel metallo, da cui passava uno spiffero d’aria.
Il capoclasse si avvicinò ulteriormente al biondo, così che fosse in grado di udirlo quando, con il tono più basso che riuscisse a raggiungere (il quale per lui doveva ritenersi un grande sforzo), disse: - Conosco la vera identità del Burattinaio -
- ... - e quell'ammissione distrasse a tal punto Togami, lasciandolo ammutolito ed interdetto per una manciata di secondi che, in un primo momento, neppure si accorse che Ishimaru aveva usato la loro vicinanza per toglierli la borsa dell'acqua. -Ehi! - fu la sua unica esclamazione quando, avendo già predisposto ago e filo, rapidamente il corvino cominciò a ricucirlo, approfittando di quel suo momento di confusione e sordo alle sue successive proteste.
"Lo... lo ha fatto di proposito?" Si stupì di esserci cascato Byakuya, dandosi mentalmente dell'imbecille. Kiyo aveva deciso di fargli quella confidenza pericolosa solo per distrarlo, così che non si ritraesse alla vista dell'ago. Allora, non doveva prendere sul serio le sue parole?
In un'altra situazione avrebbe insistito sull'argomento, ma preferì rimandare a operazione conclusa le sue domande sulla questione. Sul momento, fatica a mantenersi lucido per l'impressione e la sofferenza causatagli dall'assistere alla cucitura della propria ferita.

- Fammi indovinare, il tuo hobby è il cucito... - non poteva evitarsi di rabbrividire Togami nell'osservare il corvino chino sulla sua ferita, il dolore in qualche modo gli risultava attenuato rispetto a quello che si era immaginato, il ghiaccio doveva aver fatto il suo lavoro.
- Il mio hobby è studiare..- lo corresse Ishimaru, serio come se gli stesse rivelando la ragione della propria esistenza -... però, me la cavo con il ricamo - confessò, con quella che sembrò una nota d'imbarazzo.
Ancora una volta, riflettendo anche sull'ultimo espediente che aveva usato per distratto, l'ereditiere si chiese se ci si potesse fidare di lui. C'erano molte domande cui il capoclasse non aveva voluto rispondere, evitandole o sviando il discorso con inaspettata maestria. Lo aveva fatto sin da subito, dal momento in cui, qualche ora prima, avevano parlato proprio lì, in infermeria.
In quel caso Ishimaru gli aveva rivelato quale fosse la funzione dell'aula di trasmissione dati solo per portare l'attenzione di tutti, Byakuya per primo, altrove, lontana da lui stesso. Aveva cambiato la direzione cui procedeva il proprio interrogatorio per evitare che gli fosse posta la domanda fatale, ovvero: "cosa gli era accaduto dal momento della sua esecuzione?"; in realtà, per quanto avesse ammesso di volerlo rivelare, probabilmente non ne aveva mai avuta l'intenzione.
Forse, si disse Togami, persino lo svenimento (vista la rapidità con cui aveva ripreso i sensi in seguito), era stato fasullo, una messa in scena facile da rappresentare viste le sue condizioni precarie... A questo punto però, l'ereditiere correva un po' troppo, non aveva prove a sostenere una simile tesi.
"E se invece", continuava a dirsi, " fosse andata in quel modo? " la termite del dubbio cresceva, andando a lenirgli il cervello, sempre più in profondità per far udire la propria voce. Se gli ultimi avvenimenti (escluso l'omicidio di Celestia), non fossero stati solo un susseguirsi di sfortunate di coincidenze? Questo non significava che Ishimaru li aveva giocati, manipolati così da tener nascosto, ancora per il momento, cosa gli fosse accaduto? E perché farlo se l'unico patto che aveva stipulato con Monokuma era quello che già conoscevano? C'erano forse altri cavilli a costringerlo al silenzio? E, se così era, allora perché non lo ammetteva come aveva fatto un istante prima con l'identità del burattinaio?
Cosa stava macchinando? Quali erano i suoi obiettivi?
Mille e altre più domande cominciarono ad affiorare nella mente di Togami, il quale avrebbe anche affrontato immediatamente Kiyotaka a visto aperto, se questi non fosse stato intento a mettergli i punti sulla ferita. Sarebbe stato controproducente per se stesso intavolare il discorso in quel momento, chissà, il corvino poteva anche rivelarsi pericoloso - per quanto neppure lui sembrava essersi ripreso del tutto dalle proprie ferite. Byakuya era quindi costretto a rimandare ogni cosa a più tardi e, intanto, limitarsi ad escogitare un piano d'attacco efficace per mettere alle strette il suo avversario, cosa che non aveva fatto durante il primo interrogatorio, non credendo di averne bisogno. Ora, invece, doveva partire dal presupposto di essersi sbagliato a giudicare Ishimaru come un idiota esaltato e - sempre supponendo di non aver preso un abbaglio e di non essere di fronte a semplici fatti casuali -, cominciare a considerarlo come un giocatore più abile e astuto di quel che apparisse.


*Dlin... dlon... dlin*
- Il Processo di Classe sta per iniziare, che tutti gli studenti si rechino all'aula designata-



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Sono in ritardo e il capitolo non è un granché... Mi dispiace per chiunque mi segua.
bye ^3^/

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Capitolo 17
*** XVI ***





Capitolo XVI


"Ci siamo..." pensò Naegi deglutendo a vuoto, avvertendo i propri muscoli tesi, sentendosi rigido come una pietra, un leggero velo di sudore gli copriva la fronte e un doloroso nodo gli si era formato alla bocca dello stomaco. Come sempre, un profondo disagio lo coglieva ogni qual volta in cui, lui e gli altri, erano costretti a prendere quel stramaledetto ascensore. La tensione saliva man mano che giungevano sempre più in profondità, in prossimità dell'aula processi, il luogo dove il Burattinaio amava mostrare a tutti, e con il massimo dell'orgoglio, il suo ignobile sadismo, la sua grottesca mentalità che sembrava uscire da un pessimo film splatter.
Quanti di loro erano già morti in quella stanza, anzi, in quella immediatamente adiacente ad essa? E quanti, fra loro, avrebbero dovuto ancora subire le esecuzioni del Burattinaio prima che quell’incubo avesse fine?
Non che ne fosse confortato, anzi, era l'ennesima pugnalata al cuore, l'ulteriore senso di sconfitta a ferirlo ma, ragionandoci, se le cose fossero andate per il meglio, solo un'altra. Un'unica anima sarebbe dovuta cadere fra le mani del boia Monokuma e poi, forse, tutto quell'affare di processi, colpevoli e cadaveri avrebbe avuto fine. Chissà, magari, aggiudicandosi l'accesso al piano successivo, avrebbe finalmente trovato un modo per uscire, una qualche via di fuga. O qualcuno dall'esterno sarebbe finalmente giunto a soccorrerli... Insomma, doveva pur accadere qualcosa. Una qualunque cosa!
Non potevano andare avanti con quella farsa ancora per molto, era impossibile protrarre una simile situazione all'infinito, perché presto, oltre che ai colpevoli, sarebbero finite anche le vittime. Ora erano in otto, alla conclusione del processo sarebbero rimasti in sette, meno della metà di quanti erano all'inizio.
 "Basta!" fu la decisione che Naegi prese in quel momento, quando la cancellata in ferro si stava spalancando per aprirsi nell'ormai familiare aula con i banchi d'accusa disposti in cerchio, dove ognuno sarebbe stato in una posizione perfetta per accusare un chiunque altro. Un luogo privo di logica e di pietà, ma colmo di crudeltà, egoismo e istinto di sopravvivenza.
"Questo sarà l'ultimo processo che dovrò affrontare!" proclamò nella sua testa Makoto, lo sguardo colmo di convinzione, il pugno stretto con una tale forza da farsi venire le nocche bianche. Non lo poteva più sopportare. Non poteva più sopportare il peso dell'ennesima vita sulle proprie spalle. Aveva promesso che avrebbe portato tutti con sé, anche chi non ce l’aveva fatta e, pur ancor intenzionato a mantenere la parola, era giunto al proprio limite. Quello di Celestia sarebbe stato l'ultimo omicidio di cui uno dei suoi compagni si sarebbe macchiato, avrebbe trovato presto un modo per impedire che ne accadessero altri e, questa volta, lo giurava unicamente a se stesso.
Un modo, per fermare quell'orrore, l'avrebbe scovato ad ogni costo. Qualunque sacrificio gli sarebbe toccato.


L'ennesimo processo... Quanto tempo era trascorso dal precedente? Uno, due, tre giorni?
Togami non ne era poi così sicuro, in quell’ultimo periodo aveva rischiato di morire così innumerevoli volte che la sua percezione del trascorrere del tempo era andata allo scatafascio, quasi soffrisse di un jet lag che ne alterava l'orologio interno. Per di più il dolore bruciante che avvertiva al fianco - dove, la ferita causata dal proiettile, gli era appena stata suturata dal capoclasse -, ne deviava le percezioni, lo faceva sentire rabbioso, intontito. Se qualcuno lo avesse contraddetto, avrebbe potuto azzannarlo al collo, così come aveva attaccato Owada quel mattino, quando era ancora immerso nel dormiveglia.
"A proposito di quel gorillone, direi che lui e Kirigiri non hanno trovato nulla di utile" giudicò, cercando di mantenersi lucido per quanto possibile - stava pur sempre per affrontare un processo! -, osservando di sottecchi il volto dall'espressione scura e frustrata del motociclista, mentre lui e gli altri si mettevano ognuno al proprio posto, dietro ai banchi che gli erano stati assegnati.
"Si parla però di Kirigiri... Conoscendola avrà certamente qualche asso nella manica" ma, piuttosto che esserne sicuro, Byakuya lo sperava fortemente, perché, altrimenti, per usare un termine volgare, sarebbero stati fottuti.


"Va bene... Vaaa bene. Tutto andrà per il meglio, questo è certo. Nessuno può sospettarmi, perché io ho qualcosa che nessuno dei precedenti colpevoli aveva: un COMPLICE. Sì, Lui me l’ha assicurato, me la caverò... E se è LUI a dirlo, io non posso far a meno di credergli, giusto?"


- Uppupupupupupupu!.. Accomodatevi bastardi, su accomodatevi! Tanto ci siete abituati a tutta 'sta manfrina, quindi, che aspettata? Prendete posto! - li incitava Monokuma notando come i suoi alunni si muovessero a rilento, - Ohi, Ishimaru, che ti prende?! Muovi il culo!! - si rivolse nello specifico al capoclasse, il quale si era fermato al fianco dell'entrata dell'ascensore e aveva sul viso un'espressione incerta ed esitante,
- Ecco... Dove mi metto? - sollevò, un poco esitante, la questione, probabilmente temendo la reazione dell'orso robot, il quale, puntualmente, s’imbestialì.
- E dove cazzo ti vuoi mettere, idiota decerebrato?! La segregazione ti ha ucciso tutti i neuroni del cervello?! Corri al tuo cazzo di posto, ba...- tardi Monokuma notò che la postazione del ragazzo era occupata dalla sua immagine funeraria con una X rosa dipintaci sopra. A seguire vi fu un momento di disagio, in cui tutti i presenti compresero che, il protrarsi del silenzio del preside robot, era la sua reazione d'imbarazzo alla ben misera gaffe che aveva fatto. - Un... un secondo - simulò un attacco di tosse per togliersi dall'impiccio, mal celando la propria vergogna, scendendo poi con un balzo dal suo trono per andare alla postazione del corvino e lì, disintegrare con un sol colpo il piccolo monumento funebre a lui dedicato. - Adesso hai di nuovo il tuo posto, contento? - tornò a sedersi sul proprio scranno rialzato, nel tono delle sue parole una profonda irritazione a cui Ishimaru decise, saggiamente, di non rispondere, ritenendola una domanda retorica.
- Bene, ora che ci siamo tutti... Uppupupupu!- si ricordò di tornare di buon umore Monokuma, poiché stava per iniziare l'evento più divertente ed eccitante della sua rappresentazione degli orrori, - Che inizi il 5^ processo di classe! - diede il via alla festa con un’esclamazione entusiata.


- Questa volta vorrei iniziare io... se posso - si pronunciò per primo Naegi, trovando più che giusta la sua richiesta essendo stato, evento al quanto inusuale, a capo delle ricerche di quel caso,
- Uppupupupu! E perché lo chiedi? C'è forse qualcun altro qui dentro che di solito si prende la briga di esporre i fatti? - fu subito il commento che ricevette da Monokuma, a cui mentalmente Makoto dovette dare ragione. Era vero, solitamente gli altri cominciavano a chiacchierare per poi tirarlo in mezzo, quando gli serviva una specifica su qualche evento o prova del caso preso in esame, "Mi considerano un database?" arrivò a chiedersi leggermente demoralizzato a quel pensiero.
- Per quanto ri..-
- FERMATE TUTTO!! - all'ultimo, l'intervento di Hagakure, azzittì d'improvviso l'esposizione del castano, il quale aveva appena cominciato la sua arringa. - Che... che, che -  iniziò a chiocciare lo sciamano, simile ad una gallina in cova, il volto tendente al bluastro ed un’espressione terrorizzata mentre, con il dito tremante, indicava il capoclasse. - Che ci fa qui un FANTASMA!?! - e se ne uscì con una domanda cui unicamente lui e la sua testa bacata potevano concepire.
Come reazione a tanta stupidità Togami si coprì il volto con una mano, avvertendo che la disperazione lo coglieva tanto più quel ciarlatano da due soldi apriva bocca, "Ma non lo hai notato nell'ascensore..? Perché, perché razza di rincitrullito non lo potevi chiedere prima?!" si domandò, irritato per quell'ennesima perdita di tempo. In un moto di nervosismo si tastò lo squarcio lasciatogli dal proiettile, avvertendo i punti fatti da Kiyotaka sotto la benda con cui l'aveva fasciato, sarà stata a causa dell'irritazione che Hagakure gli aveva causato, ma gli pareva bruciasse più di prima.
- Ehm... Hagakure, Ishimaru non è un fantasma - toccò al sempre disponibile Naegi tentar di porre un freno ai timori dell'altro, poiché nessuno sembrava disponibile ad umiliarsi tanto a pronunciare parole così ovvie, il suo intervento però non sembrò sortire l'effetto sperato.
- L'abbiamo visto tutti morire nell'esecuzione di Monokuma! - obbiettò Yasuhiro, fermo sulle proprie convinzioni, alimentate da anni e anni di occultismo, - Se è qui, deve essere per forza un fantasma! -
- Servirebbe a qualcosa se giurassi di non esserlo?..- cercò di intervenire un Ishimaru visibilmente a disagio, anche lui incapace di gestire l'ottusità del ragazzo,
- NO! Non mi farò ingannare dalle parole di un non-morto!! - sembrò colto da un profondo panico lo sciamano. - Buddha Dainiji, Ujigami e maestro Kayoshin, vi prego, allontanate l'impurità! - cominciò a chiamare la protezione degli spiriti, mentre improvvisava un esorcismo lanciando del sale per tutta l'aula, una manciata del quale cadde dritta in testa ad Owada, che finì per innervosirsi.
- Smettila con queste cazzate! Non lo vedi che Bro' è vivo?! - sbottò contro Yasuhiro, tanto seccato dalla situazione da essere tentato di allontanarsi dalla propria postazione per andare a prenderlo a pugni.
- Se tu lo credi vivo è perché ti ha già posseduto, Owa - replicò sempre più convinto testa a cespuglio e, a quel punto, nessuno si sarebbe stupito se avesse cominciato a fare un'offerta promozione sugli amuleti di sua produzione, presentandoli come cura da ogni male e vendendoli per prezzi stratosferici. Fortunatamente, Mondo non gliene diede il tempo,
- Cos'è adesso dovremmo provarti che non è morto?! - continuò a protestare, già incollerito, non era proprio il più adatto per far ragionare qualcuno, essendo solitamente lui il primo a perdere la ragione.
- Bhé... se avessi delle prove - sembrò rifletterci su lo sciamano, quasi valutasse realmente una simile, assurda, ipotesi, -... però non mi convincerete così facilmente! - obbiettò subito dopo, con l'espressione arrogante e palesemente ottusa del pollo che urla ai quattro venti "non mi farò fregare", il cui però destino è quello di finir spennato subito dopo.
- La finiamo di perdere tempo o diamo inizio a questo processo? - si fece valere Togami, stanco del bisticcio fra quei due, i loro farfugliamenti assurdi e rumorosi gli aveva fatto venire il mal di testa,
- Sono d'accordo con Togami, dovremmo parlare dell'omicidio di Celestia, non discutere di eventi non inerenti al caso - lo appoggiò Kirigiri, la quale era rimasta in silenzio per non essere costretta a partecipare ad una simile scempiaggine.
- Davvero non lo sono? Inerenti, intendo.. - esitante si fece sentire una voce, fino a quel momento rimasta muta, di cui molti in un primo momento faticarono a capire la provenienza. A chi apparteneva? Suonava tanto innaturale, lieve e timida, sottile come un sussurro, quasi il suo proprietario avesse perso ogni forza o desiderio di farsi udire. - Lady Celestia Ludenberck viene uccisa e Master Kiyotaka Ishimaru ritorna dal regno dei morti nello stesso giorno, e le due cose non sono collegate? Suona sospetto... - lentamente il tono di Yamada prese più vigore mentre, sistemandosi la montatura degli occhiali, si rivolgeva al resto della classe, aveva ancora l'espressione abbattuta e distrutta, per nulla migliorata dall'istante in cui aveva visto spirare la gothic.  
- Vorrei sapere cosa Ishimaru ci faccia qui - fu la sua richiesta, - Ovviamente, mi rendo conto che non sia un fantasma - precisò stancamente, ignorando la protesta di Hagakure che si proclamava sicuro sulla vera natura del capoclasse, -... ma comunque non capisco perché sia vivo.Tu lo sai, invece, Master Makoto Naegi? - e si rivolse direttamente al castano.
In un primo momento Makoto si sentì oppresso dall'aura di depressione e tristezza che avvolgeva l'otaku, e faticò a sostenerne lo sguardo. Alla fine, nonostante si fosse ripromesso di farlo durante le sue ricerche in caffetteria, non era più riuscito a rivolgergli la parola, e ora quel silenzio che c'era stato, cominciava a pesargli. Si sentiva in colpa per la propria mancanza, per non aver trovato nulla da dire ad Hifumi in quel momento di sofferenza, del quale poi, ancora ben poco si capacitava, poiché mai avrebbe creduto che si potesse legare tanto ad una ragazza in carne ed ossa (e con un carattere simile).
A quanto sembrava, prima del processo vero e proprio, Makoto avrebbe dovuto sedare gli animi e spiegare la situazione ai quei due membri della classe rimasti fuori dagli eventi, che avevano portato all'inaspettato ritorno dall'oltretomba di Ishimaru. Dimostrando in più che non vi era alcun nesso tra il capoclasse e la morte della gothic.
- Prima di tutto, intendo precisare che Ishimaru non può aver avvelenato Celestia perché, al momento della sua morte, si trovava in infermeria in stato semicomatoso, quindi non era nelle condizioni per somministrarle il veleno - volle per prima cosa togliere i sospetti che Yamada aveva, o tentava di alimentare, nei confronti del corvino.
- Questo però non è del tutto vero, giusto Naegi? - il fatto però che Kiyo intervenisse con l'evidente intento di minare le sue affermazioni non lo aiutava a scagionarlo. "Che hai in mente?", - Sì, insomma, bisognerebbe sapere esattamente il momento in cui Celestia è stata avvelenata per sapere chi e quando aveva l'opportunità di farlo -
- Bhé... Grazie a Oogami abbiamo riscontrato che, come immaginavamo, Celes ha ingerito il veleno tramite il the che stava bevendo - e avrebbe voluto aggiungere altro a quell'affermazione se, Hagakure, accantonando per il momento la storia del fantasma, non avesse cominciato con le sue accuse a casaccio.
- MA CERTO! YAMADA, SEI STATO TU!! - additò l'otaku, il quale fu visibilmente scosso da una simile accusa, - Sei tu quello che Celes obbligava a fargli da servetto, a preparargli il the e cose simili, quindi sei l'unico che avrebbe potuto avvelenare la sua bevanda! - come al solito, lo sciamano tendeva a chiudere sbrigativamente i casi, accusando il primo che apparisse sospetto, facendola decisamente troppo facile e rischiando, ogni santa volta, di mandarli tutti a morte certa con le sue inutili congetture.
- IO NON  HO AVVELENATO Lady Celestia Ludenberck! - si difese Yamada riscosso dalla propria letargia, comprendendo che, se non avesse reagito in qualche modo, si sarebbe trovato nei guai, accusato di quell’atroce crimine.
- Se non sei stato tu, Yamada, mi può spiegare questa? - l'inaspettata domanda di Naegi però sembrò gelare Hifumi, il quale impallidì di fronte all'oggetto che il ragazzo teneva fra le mani,
- Che..? Perché ce l'hai tu? - balbettò tremante,
- All'apparenza sembra una comune penna stilografica - spiegò Makoto mostrando l'oggetto alla classe, -... ma spesso questo genere di strumento viene anche usato per inchiostrare i manga. Me lo puoi confermare Hifumi? -
L'otaku si limitò ad annuire, serio e silenzioso, come se la voce non gli uscisse più dalla gola, lo sguardo che evitava quello del castano, appariva spaventato, simile ad un gigantesco criceto impaurito. Probabilmente, temeva che le prossime parole di Naegi decretassero la sua condanna. - Questo è l'oggetto con cui il colpevole ha trasportato il veleno - annunciò di fatti il ragazzo, lasciando qualche secondo perché i suoi compagni assorbissero quell'informazione,
- Ma quella cosa può davvero trasportare del veleno? - fu subito il dubbio con cui lo interrogò Owada e a cui, ancor più velocemente, Makoto rispose:
- E' al quanto semplice: svitata la punta, si toglie il tubicino d'inchiostro e la si rimette al suo posto; rimarrà solo l'esterno in plastica, al cui interno ci sarà abbastanza spazio per nasconderci qualcosa -
- Di solito è un metodo usato per nascondere i bigliettini durante le verifiche - si aggiunse Ishimaru per dare un esempio più esplicativo al suo kyoudai, il quale, dalla sua espressione, doveva nutrire ancora qualche dubbio.

- Qui sembra che ci stiamo girando i pollici - commentò Togami sbuffando, stanco di star semplicemente ad osservare l'evolversi della situazione, ma non trovava modo di parteciparvi, non avendo nulla di utile da condividere con la classe.
- Prima Naegi non ha avuto modo di comunicarci le informazioni che ha raccolto, quindi c'è poco da fare... Massimo potremmo intervenire quando ci sembrerà agire o ragionare in maniera sbagliata - fece Kirigiri, all'apparenza del tutto impassibile, ma in realtà probabilmente annoiata da una simile situazione straordinaria. Solitamente era lei a governare il processo, sfruttando Naegi ogni qual volta le facesse comodo, era bravo a dare quelle spiegazioni che sembravano tanto annoiare Kyouko, con le quali era poi in grado di portare l'intera classe ad additare il giusto sospetto. La ragazza, con i suoi modi, pur disponendo di tutte le prove necessarie, aveva l'unica pecca di non essere in grado di lasciarsi trasportare, mostrando quell'animosità che invece, durante i suoi interventi, Naegi era così bravo a palesare. Era con essa che Makoto riusciva a convincere il resto della classe chi fosse il colpevole, il suo sentimentalismo e le ricerche svolte da Kirigiri erano normalmente ciò che li faceva giungere alla vittoria di quei processi.
In quel caso, la ragazza non aveva partecipato direttamente alle indagini, eppure, poteva constatarlo con i propri occhi, Makoto sembrava cavarsela egreggimente anche senza il suo supporto.
"Che sia di cattivo umore?.." intuì Byakuya guardandola, riuscendo a percepirne l'irritazione, nonostante l'espressione sul suo volto non fosse minimamente cambiata,
"Se fosse realmente Yamada il colpevole?.. Non sarebbe tutto troppo facile" pensava intanto Kyouko dubbiosa, ignorando lo sguardo indagatore rivoltogli dall'ereditiere.

- L'ho rinvenuta in cucina, sembra sia caduta al colpevole e, al suo interno, ci sono ancora dei minuscoli granuli bianchi, quasi certamente il veleno - continuò la sua deposizione Naegi,
- Ne sei "quasi", certo? - obbiettò Hagakure, non sembrava però voler mettere in dubbio la veridicità delle parole del castano, più semplicemente ne sottolineva la mancanza di sicurezze. Se non poteva dimostrare che quello fosse realmente del veleno, allora la sue rimanevano unicamente delle supposizioni.
- Hai voglia di verificarlo tu stesso, imbecille? - lo invitò Togami arrivato al suo limite di sopportazione, avvertendo una profonda irritazione alla gola che lo avrebbe portato ad aizzarsi contro lo sciamano, e alle sue domande idiote, in maniere ben peggiori, se ne avesse seguito il primo impulso. "Ma cosa crede testa a cespuglio?! Non abbiamo i mezzi per verificare se quello sia veramente veleno e, sopratutto, se è dello stesso tipo che ha avvelenato quella primadonna di Celestia... Non tutti i veleni hanno odori o caratteristiche particolari che li rendono riconoscibili ad occhio nudo" pensò innervosendosi ulteriormente. Inconsciamente cominciò a grattarsi la gola, tossendo un paio di volte nel tentativo di liberarsi di quel fastidio, avvertendo come se qualcosa gli si fosse bloccato nella giugulare, ma non ottenne nulla. - Assaggia il residuo che Naegi ha trovato, se muori, allora era veleno - parlò schiarendosi la voce, usando quel tono irritante e sarcastico con cui amava rivolgersi a quelli che considerava solo dei miseri insetti,
- Se ci sono presenti solo alcuni granuli non è detto che la dose sia fatale - si aggiunse Kirigiri, e il suo intervento sembrò andare a supportare la richiesta di Togami.
- Calmatevi bastardi, calma! - intervenne a quel punto Monokuma, - Okay che shaman king qui, vi ha scassato le palle con i suoi interventi inutili, ma vi ricordo che portare qualcuno al suicidio non equivale a diplomarsi -
- Sì, però ce lo toglierebbe di torno -
- ... e sarebbe morto a causa della sua stupidità - l'essere ridotti a ben miseri spettatori in quel processo sembrava aver creato una strana coalizione tra Togami e Kirigiri, il cui nervosismo per il mancato supporto a Naegi, li portava a dirigere la loro frustrazione contro Hagakure, causa primaria del rallentamento allo sviluppo del caso e, quindi, un intoppo di cui sbarazzarsi.
- Co... cominciò ad avere paura - arretrò di un passo lo sciamano, quasi mettere un misero metro di distanza in più da quei due potesse realmente servire a qualcosa, cominciava a sudare freddo avvertendo gli sguardi gelidi della ragazza e dell'ereditiere su di se.
- Kirigiri, Togami, smettetela di molestare Hagakure - per un qualche motivo, nonostante stesse ricoprendo il proprio ruolo da capoclasse, Ishimaru non mise la sua ben nota animosità in quel richiamo, mantenendo un tono di voce normale e l'espressione che pareva assorta in altri pensieri. Probabilmente, persino lui era arrivato a pensare a quanto tempo avrebbero risparmiato, se lo sciamano avesse finalmente chiuso il becco.
- Mi sento così odiato... - piagnucolò questi chinando il capo, ferito nel profondo, e pensare che lui aveva vent'anni, perché quei mocciosi non gli portavano il minimo rispetto?
- Ma no, ma no...- arrivò repentino l'intervento di Naegi, il quale tentò di risollevargli il morale, -... è solo che sono accadute un mucchio di cose, siamo tutti un po' provati e stressati dalla situazione -
- E tu, con la tua idiozia, rendi persino troppo facile prendersela con te - commentò Owada vanificando ogni sforzo del castano, guardando distrattamente l'altro nel parlare, mentre si ripuliva l'interno dell'orecchio con il mignolo.
- Potremmo tornare al processo? - le chiare e giuste parole di Oogami, seria e stoica come sempre, riportarono la discussione nella giusta carreggiata, chiudendo quelle chiacchiere inutili,
- Certo - fu d’accordo con lei Ishimaru, - Naegi ci stava parlando della penna stilografica che aveva rinvenuto vicino alla scena del delitto - volle ricordare, nel caso lo stesso Makoto avesse perso il filo del discorso,
- Ah, sì...- confermò questi sussultando, colto in un momento in cui si era perso in altre congetture. Cominciava a trovare strana la tranquillità che il capoclasse palesava, solitamente i processi sembravano innervosirlo molto o, almeno, lo facevano prima che subisse un’esecuzione. Che quell'esperienza lo avesse reso più rilassato? No, improbabile, se fosse stato in lui, Naegi, sarebbe stato terrorizzato anche solo alla minima possibilità di dover ripetere una simile esperienza. Quindi, cos'era a renderlo tanto tranquillo?.. Oppure, si stava sbagliando? Era davvero tranquillità quella che si mostrava sul suo volto? O, forse, nascondeva una logorante impazienza?
- Dicevo, dopo aver trovato un oggetto simile, poiché (come ho detto prima), è una penna usata spesso anche per l’inchiostrazione nei manga, è facile credere che sia stato Yamada a perderla. E, avendo sia l'opportunità sia i mezzi, ciò fa presupporre che sia stato lui ad avvelenare Celestia -
- NO, NO, NO, NO! Io non centro! Non avrei mai potuto fare una cosa di simile a Lady Celestia Ludenberck! Non so come ci sia finito del veleno nella mia penna, ma non sono stato io a mettercelo!! - cominciò furiosamente a negare Hifumi, animandosi a tal punto a quelle accuse da farsi venire la bava alla bocca dalla rabbia. Le sue reazioni erano mutate di colpo, passando ad una muta e terrorizzata passività ad una forte e dirompente negazione delle prove a suo carico.
- Bhé... Hifu, devi ammettere che è una prova un po' pesante - fu il primo commento intelligente con cui se ne uscì Hagakure, un velo di dispiacere nello sguardo nell'osservare l'otaku,
- E'... è una congiura! Io non ho fatto nulla! Io... io..- le gambe del ragazzo sembrarono cedere sotto la sua enorme mole, facendolo cadere in ginocchio, le mani ancor bene afferrate al suo banco, arrivando quasi ad impiantarci le unghie delle dita grassocce. - Io ho fatto tutto come al solito... Ho, ho preparato il the a Lady Celestia Ludenberck, tutto era come al solito... Allora, perché? Perché è morta?! - e scoppiò a piangere, mostrando quell'agonia interiore a cui Naegi aveva già potuto assistere in caffetteria, notando come quel ragazzo dalla stazza di una montagna, apparisse molto più piccolo, quasi un dolore troppo forte per il suo animo l'avesse distrutto, ripercuotendosi anche sul suo fisico mastodontico.
Forse per rispetto al dolore dell'otaku, il resto dei suoi compagni rimasero qualche istante in silenzio, lasciandolo singhiozzare, ma presto una scena tanto commovente e struggente venne a noia al Burattinaio.
- Pff... E pensare che non sei tu quello più piagnucoloso - sbuffò Monokuma tenendo la testa tonda reclinata, appoggiata su una zampa con fare visibilmente annoiato, sbadigliando di fatti subito dopo, non era per nulla toccato da una scenetta simile, lui amava le tragedie, non i sentimentalismi. Anche se, doveva ammetterlo, l'inaspettata disperazione che aveva suscitato in Yamada, lo stava facendo godere un po'. - Comunque, branco di bastardi, vedete di sbrigarvi a darvi una mossa! Volete accusare il qui presente Yamada come colpevole dell'omicidio o volete chiacchierare dei fatti vostri ancora per un po'? -
- Ci sono dei punti che ancora rimangono oscuri in questa faccenda, quindi, direi di discuterne finché tutto non diverrà chiaro - decise per tutti Kirigiri, la quale ben dubitava che tutto potesse rivelarsi tanto facile e, dall'espressione che aveva visto sul volto di Naegi, neppure lui, che aveva dato il via all'accusa, ne sembrava troppo convinto.
- Quali punti..?- tirò su rumorosamente con il naso Yamada, sembrava aver recuperato un minio di controllo nel rivolgergli uno sguardo lucido colmo di stupore, già credeva che per lui fosse finita, vista la prova schiacciante che lo indicava.
- Ad esempio, chi voleva incastrarti, Yamada - rispose per lei Naegi, l'espressione seria di quando cominciava ad assemblare i pezzi del puzzle che aveva davanti agli occhi.
- Un momento! Ma non avevi appena detto che era stato il cicc... cioè,  Yamada? - Owada era ben consapevole di essere un insensibile, ma neppure lui era tanto ottuso da riservare un insulto gratuito a chi si era appena dimostrato tanto fragile,
- Ho detto che la penna riconduceva a lui e a seguito di ciò ho solo fatto una serie di congetture, non l'ho mai accusato direttamente - gli fece notare Makoto.

- Usare simili sfaccettature e piccolezze... Il tuo assistente impara in fretta Kirigiri - fu il commento a mezza voce che l'ereditiere rivolse alla ragazza, la quale finse di non udirlo, rimanendo impassibile ma, nuovamente, Byakuya notò che sembrava si fosse rallegrata al comportamento di Naegi.
"La padrona è fiera del suo cagnolino..." non trovò descrizione più azzeccata, per poi sbuffare per l'ennesima volta, annoiato dalla totale mancanza di reazioni da parte di Kyouko, tornando così prestar attenzione alla discussione che, nel frattempo, avanzava. Tossì ancora un paio di volte, continuando ad avvertire quel raschio in gola, provocandosi delle fitte ad ogni colpo, la ferita al fianco gli doleva, gli sembrava che la pelle attorno alla sutura avesse cominciato a bruciare sempre più, come se qualcuno l'avesse scottato con dei ferri roventi.

- E perché tutta questa manfrina?- insistette Owada, non capendo il motivo per cui il ragazzo avesse agito in quel modo,
- Perché volevo studiare le reazioni di ognuno, ed era un modo rapido per assicurarmi che Yamada non fosse veramente il colpevole - spiegò Makoto trovandosi un po' esitante a parlare, quasi la cosa lo mettesse in imbarazzo, cominciava a temere di aver sbagliato, che un simile atteggiamento non fosse da lui, eppure, grazie ad esso aveva raggiunto il proprio obiettivo.
- Quindi non ne eri sicuro..? - forse, mostrare delle insicurezze, non era il modo migliore per affrontare un processo in cui in palio c'era la propria vita, ma Naegi non poté trattenersi dall'ammetterlo, d’altronde a lui interessava la Verità e nient'altro.
- Ora lo sono - e s'incupì leggermente a quell'affermazione,
"Non dirmi che credi a Yamada solo perché si è messo a frignare" pensò Togami, cominciando a dubitare delle capacità del ragazzo, il suo "sentimentalismo" rischiava di portarlo sulla strada sbagliata. -... Kirigiri, Owada è vero che avete potuto studiare le riprese di ciò che è accaduto in caffetteria? - esitò a porgere quella domanda, probabilmente insicuro se potesse fargli o meno la richiesta che aveva in mente.
- Sì è così - affermò Kyouko, mentre Owada si limitava ad annuire, l'avevano visto a ripetizione almeno quindici volte, fino a memorizzare ogni più piccolo avvenimento dell’accaduto ma, purtroppo, il filmato non conteneva alcun indizio su chi fosse il colpevole, e di ciò Kirigiri aveva già informato Naegi, quindi, quale’era il suo obiettivo?
- E... prima di morire, quante volte Celestia sorseggia il the? - appariva come una domanda insensata e fuori luogo, ma nessuno dubitava più che, le richieste del castano, nascondessero un significato.
- Tre volte - fu rapida a rispondere Kirigiri, come c'era d'aspettarsi da lei, mentre Owada ancora faceva mente locale,
- Però, quando ero in caffetteria, l'ha bevuto solo due volte - ricordò quel breve scambio di battute che aveva fatto con la gothic mentre Naegi era andato a bere "un bicchiere d'acqua".
- E' perché lo fa prima del tuo arrivo...- l'occhiata che Owada ricevette da Kyouko, per averla contraddetta, avrebbe potuto perforare una muratura in granito,
"Ma non ha visto anche lui i video?" gli riservò invece uno sguardo di sufficienza Togami, intento a schiarirsi nuovamente la voce.
-... lo assaggia una prima volta poi aggiunge lo zucchero - continuò, sospirando interiormente, aveva memorizzato ogni singolo particolare di quella scena. "Ora sono io a dover rispondere alle richieste di Makoto?" pensò subito dopo, notando come vi fosse stato uno scambio di ruoli, e ciò non le piacque affatto,
- Yamada, era questo il comportamento "solito" a cui ti riferivi prima? - e, a quel punto, Naegi si rivolse rapidamente a Yamada, interrompendo la ricostruzione della ragazza.
"Lo sai che questa te la farà pagare, vero Naegi?" pensarono in contemporanea i restanti tre ragazzi della classe, osservando pietosamente Makoto, tanto ingenuo e preso dal processo da non essersi reso conto del proprio errore.
- Eh..? Ah, ti riferisci allo zucchero? Sì, Celestia prima assaggiava il the (per assicurarsi che fosse veramente del Milky Tea), e poi aggiungeva due cucchiaini - a qualcuno, una simile attenzione sulle abitudini di un’altra persona, sarebbe sembrata sfociare nello stalker, e forse era così, ma in quel momento poco importava se l'otaku avesse o meno un’ossessione per la gothic, le sue osservazioni furono ben utili a Naegi.
- Grazie Yamada - si aggiudicò un ulteriore punto in meno, essendosi ricordato di ringraziare Hifumi e non la ragazza che aveva precedentemente interpellato.
"Il prossimo sarà il tuo omicidio" Togami avvertì un senso di disagio nell'osservare Kirigiri, cui volto impassibile nascondeva appena l'irritazione di cui si era colmata, "Sarà in quel periodo..?"
- E adesso cosa c'entra lo zucchero? - intervenne Hagakure, confuso dal repentino cambio d'argomento,
- Ecco...- fu attraversato da un moto di disagio Makoto, quasi alle sue spalle si fosse appena materializzato un drago pronto per divorarlo, -... poco fa, mentre assieme ad Oogami perlustravo la caffetteria, ho avuto un’intuizione - si grattò la nuca con un sorriso nervoso, infondo non aveva prove a supportare la propria teoria, e ciò la rendeva solo una mera supposizione.
- Che tipo d'intuizione? - lo incitò a continuare Kirigiri, forse con un tono troppo secco persino per lei,
- E se il colpevole non avesse voluto assassinare Celestia? - non avrebbe potuto portar maggior confusione nella mente dei suoi compagni.
- Eppure, non mi sembra ci siano dubbi su chi sia il morto in questo caso...- osservò nuovamente Hagakure, dopo un momento in cui nessuno prese parola,
"Ha parlato quello che crede Bro' un fantasma.." pensò all'ironia della cosa Owada, notando poi il silenzio del capoclasse, il quale osservava la situazione senza intervenire. Gli sembrava si fosse irrigidito alle parole di Naegi e ora pareva avere la testa altrove ma, non essendo un grande osservatore, probabilmente si sbagliava.
- Se si riflette un momento appare ovvio, se realmente Yamada avesse voluto uccidere qualcuno, non avrebbe certo scelto Celestia, sarebbe stato troppo facile ricondurre l'omicidio a lui - trattandosi di un delitto evidentemente premeditato, risultava difficile che la sua soluzione fosse tanto scontata, per un omicidio serviva preparazione. Ed essendo, oltre che ad un otaku autore di doujishin hentai, un esperto di videogiochi, Hifumi doveva aver accumulato una certa esperienza nello stendere piani strategici o simili.
- Però Yamada è l'unico che avrebbe potuto avvelenare il the di Celestia, tu stesso e quel gorillone di Owada potete confermare che non c'era nessun altro in caffetteria oltre a loro due - obbiettò Togami, sforzando la voce perché suonasse chiara, non riuscendo ancora a liberarsi di quel fastidio alla gola,
- E' questo il punto. Non era il the a essere avvelenato - si appoggio all'intervento dell'ereditiere, Naegi,  per esibire il secondo dei suoi sospetti, - Ho chiesto conferma a Kirigiri proprio per esserne certo, Celestia non si è sentita male dopo aver bevuto il PRIMO sorso di the -
- Ma non può trattarsi di un veleno ad effetto ritardato? - fu il primo vero intervento di Ishimaru, l'espressione pensiero e preoccupata, per quanto avesse posto la domanda, sembrava già intuire la risposa.
- Naegi mi ha incaricato di controllare gli armadietti dell'aula di chimica - fu Oogami a rispondergli, -... per controllare se la sostanza usata fosse stata presa da lì. Difatti lo era e, seppur non sia un'esperta, so che è un veleno che agisce nell'immediato o nell'arco di una manciata di secondi - per quanto una simile affermazione potesse suonare sospetta, Sakura non voleva nascondere le informazioni di cui era in possesso ai suoi compagni, ne aveva intenzione di specificare che, la sostanza in questione, era abitualmente usata nei veleni per topi.
- Se il the fosse stato avvelenato, Celestia sarebbe morta prima che io e Owada arrivassimo in caffetteria - concluse il discorso Naegi,
- Aspe..! Fermo un attimo! - sbottò Owada, che cominciava ad avere serie difficoltà a seguire il discorso, - Lasciando per un momento da parte la storia del the, è da prima che dici che non è stato Yamada, ma se non lui, allora chi poteva..? - preso dalla smania del momento, non trovò le parole per terminare la domanda, ma queste a Naegi non servirono.
- C'era una seconda persona che poteva avvelenare Celestia, ovvero...-
- Celestia stessa - se quella di Kirigiri fosse solo una piccola ripicca nei confronti di Makoto, per averla interrotta poco prima, o se semplicemente volesse dare il proprio contributo al processo, dopo aver potuto solo assistervi per massima parte, Togami non riuscì ad intuirlo, vedeva solo il sorriso della ragazza e questo, ne era certo, si rivelava sempre un pessimo segnale per il colpevole.
- L'omicida ha mischiato il veleno allo zucchero, è questo che supponi, vero Naegi? - lo incalzò a continuare dopo essere stata lei stessa ad azzittirlo, lasciandolo per un momento interdetto, poiché il castano era convinto di essere il solo ad essere giunto ad una simile soluzione, - Prima hai descritto i residui, di quello che si suppone essere il veleno, rimasti nella penna: minuscoli granuli bianchi; e nel video Celestia comincia ad accusare il malessere solo dopo aver aggiunto lo zucchero nel the - spiegò ciò che l'aveva portata a fare il suo medesimo ragionamento.
- S..sì, e-esatto! - seppur forse si dovesse sentir irritato per l'intervento della ragazza, la quale gli aveva rubato il palco, Naegi non poté non ammirare le capacità logiche di Kyouko, la quale sembrava stare sempre un passo avanti a lui anche quando non ne sapeva nulla della faccenda in questione. La trovava straordinaria.
- Quindi, possiamo escludere Yamada dalla rosa dei sospetti poiché per lui non avrebbe avuto senso avvelenare il vasetto dello zucchero quando era lui stesso a preparare il the di Celestia - non voleva apparire da meno Togami, sempre per una questione d'orgoglio.
- Ma ciò è solo una supposizione, non costituisce una prova. Yamada avrebbe potuto decidere di mettere la sostanza nello zucchero così da sviare da se eventuali sospetti - volle remare contro Ishimaru, al quale non si potevano dare tutti i torti.
- Allora non sarebbe stato così stupido da dimenticare sulla scena la sua penna - replicò acidamente Byakuya, sentendosi contraddetto,
- Però non sappiamo ancora come quella penna sia arrivata lì - si aggiunse Hagakure il quale, forse a causa degli intenti omicidi che aveva percepito provenire dall'ereditiere e da Kirigiri, aveva cominciato a trattenersi dallo sparare le prime sciocchezze che gli balenavano alla mente.
- Non siamo certi che sia la penna di Yamada  - cercò di spuntarla Togami,
- No, no... E' proprio la mia - fu però smontato dall'improvvisa sincerità di Hifumi, il quale, cominciando a sentirsi meno oppresso dalle accuse dei compagni, iniziava ad aprirsi con loro,
- E potresti spiegarci com’è finita in cucina? - la domanda di Kyouko azzittì l'ulteriore intervento di Byakuya, il quale sembrava sul punto di realizzare la fantasia che aveva avuto in ascensore e azzannare chiunque lo contraddicesse.
"Questi punti del cavolo.. fanno dannatamente male!” imprecò mentalmente il biondo, respirando profondamente nel tentativo di sedare il dolore e di calmarsi, ma il bruciore non spariva.
- Ecco... mi sono accorto di aver perso una penna per l'inchiostrazione tempo fa, poco prima di scoprire il cadavere di Fukawa - fu costretto a tornare con la mente a qualche giorno prima l'otaku, - Anzi, è stato proprio cercandola che sono andato al bagno grande e lì, ho trovato... Bhé, sapete -
- Credi te l'abbia presa qualcuno? - lo interrogò Kirigiri,
- Potrebbe essere, altrimenti non mi spiegherei come ci sia finito del veleno al suo interno - ammise grattandosi le guance tonde, pensieroso. - Però non credo di aver pestato i piedi a nessuno... almeno non al punto di procurarmene l'odio -
- Dubito che il colpevole voglia incolparti per una sorta d'antipatia nei tuoi confronti, semplicemente, risulti il più facile d'accusare in questo frangente - volle evitare che il ragazzo cominciasse ad accusare persone alla cieca Kyouko, spinto da intuizioni troppo approssimative per poter essere prese sul serio, Hifumi avrebbe rischiato di complicare ulteriormente le cose.
- Piuttosto bisognerebbe guardare a chi non sopportasse Celestia - propose Togami, già consapevole di quanto inutile potessero suonare le sue parole, Yamada a parte, non sembrava esserci alcuno che avesse particolare simpatia per la gothic.
- Il problema è proprio questo Togami - si apprestò a riprendere parola Naegi, mostrando quella smania di quando si affrettava a correggere le osservazione dei propri compagni, - Se qualcuno avesse avvelenato il the di Celestia non ci sarebbero stati dubbi di chi fosse l'obbiettivo - scambiò uno sguardo con Kirigiri quasi aspettasse il suo consenso per continuare, lui stesso sembrava temere di mostrare quale via aprisse il suo ragionamento. - ... ma il colpevole ha messo il veleno nello zucchero - gli sfuggì una smorfia di stizza mentre stringeva il pugno sotto alla banco, - ed essendo qualcosa usato da tutti..-
- Chiunque di noi avrebbe potuto essere stata la vittima di questo processo - concluse per lui Kyouko, per quanto non disprezzasse il suo impegno nel condurre il processo, preferiva quei momenti in cui Naegi, trovatosi in difficoltà o troppo sensibile per continuare, palesava platealmente il bisogno del suo supporto.
- E.. esatto - confermò Makoto, titubante, -... il colpevole, questa volta ha agito senza un piano preciso, con il solo scopo di diplomarsi - simili constatazione, per quanto vere, lo ferivano, non riusciva a sopportare l'idea che uno dei suoi compagni potesse arrivare a tanto, eppure, contando quello, di esempi ne aveva già ben quattro.

- Uppupupupupu!.. Mossa intelligente, se non c'è una vittima designata, difficilmente riuscirete a risalire ad un colpevole preciso, bastardi. Uppupupupup! Se negli altri processi ve la siete cavata è solo perché vittima e assassino avevano un qualche legame, uppupupu! Ma come farete, adesso? -
La voce squillante di Monokuma e la sua orripilante risata calarono simili ad una cortina di fumo nero sull'aula, assieme all'opprimente sensazione, che avvolse la maggior parte dei sopravvissuti, di essersi appena imbattuti in un vicolo cieco.

E adesso..?



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