What Dreams May Come

di Nana_Hale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1
 
Anni fa incontrai un uomo staordinario in un capanno abbandonato...

Le tegole di metallo che fungevano da tetto del capanno iniziarono a sbattere con violenza, come se un improvviso tifone si fosse manifestato all'esterno. Dean e Bobby si alzarono colti di sorpresa e si misero fianco a fianco, pronti al peggio come sempre. Le luci all'interno esplosero in una pioggia di scintille facendoli spaventare mentre le porte del capanno lentamente si aprivano scricchiolando e una sagoma si faceva avanti camminando lentamente in tutto quel fracasso.
Le scintille delle lampadine gli piovevano sul trench come polvere ma la figura non sembrava prestarvi la minima importanza, guardandosi intorno tranquillamente mentre i due uomini dal lato opposto della stanza cercavano di ripararsi dai vetri e imbracciavano i loro fucili puntandoli contro il nuovo arrivato che continuava ad avanzare verso di loro, imperterrito. Ora i suoi occhi erano fissi su Dean. Esclusivamente su Dean.
Un colpo di fucile, poi un altro e un altro ancora ma la figura in trench non cadeva, continuava a camminare sotto gli occhi stupiti dei cacciatori; il primo istinto di Dean fu quello di cercare con lo sguardo il pugnale ammazzademoni e afferrarlo immediatamente andando poi a fronteggiare l'uomo misterioso.
I loro occhi si incontrarono e si agganciarono come quelli di due bestie che si girano attorno prima di attaccare.
"Chi sei?"
Chiese Dean, guardia alta e riflessi attivi al massimo.
"Sono quello che ti ha stretto forte e salvato dalla perdizione."
"Grazie tante."
L'ammissione della creatura in trench non sortì alcun effetto sul cacciatore, anzi... Dean sollevò il braccio e piantò con violenza il pugnale in mezzo al petto dello sconosciuto che, però, non fece una piega. Sgranò gli occhi lasciando la presa sull'arma e si allontanò lentamente, confuso e sorpreso.
L'uomo osservò il pugnale conficcato nel suo pettorale, un'espressione divertita sul suo volto e, senza battere ciglio, se lo tolse dalla carne lasciandolo cadere a terra.
I cacciatori si scambiarono uno sguardo incredulo e Bobby immediatamente tentò di nuovo di aggredire lo sconosciuto che parò il colpo del piede di porco senza nemmeno voltarsi, senza togliere gli occhi dal viso di Dean fino all'ultimo istante, quando si girò e con il semplice tocco di due dita sulla fonte fece stramazzare Bobby al suolo, svenuto.
"Dobbiamo parlare, Dean. Da soli."
Disse con infinita calma, tornando a guardare il giovane cacciatore che, per un istante, smise di respirare quando quella creatura misteriosa gli arrivò abbastanza vicino da permettergli di vedere ogni dettaglio del suo viso. Sarebbe stato un viso comune, uno come tanti, se non fosse stato per quegli occhi. Blu come nemmeno il mare più profondo o la notte più limpida potrebbero mai essere; occhi che, Dean Winchester capì subito, non avrebbe più potuto dimenticare.

All'inizio ci fu solo poca fiducia e diffidenza, ma poi, col tempo, le cose cambiarono..
 
"Il mio incarico mi ha avvicinato troppo agli umani. A te, Dean."

"Non me ne vado da qui senza di te, Cas. Capito?"

"Mi danno la caccia, mi sono ribellato e ho fatto tutto questo per te, Dean."

"Ho perso Lisa, ho perso Ben... e ora anche Sam. Ma non voglio perdere te, Cas."

"Dean, ho fatto tutto quello che hai chiesto. Sono sempre venuto quando mi hai chiamato. E sono tuo amico nonostante la tua mancanza di fiducia, e ora le tue minacce, ti ho salvato la vita, di nuovo. Chi altro ha mai fatto tanto per te?"

"Senti, Cas, non ho bisogno di sentirmi una merda per averti deluso, okay? Per averti deluso come ho deluso ogni dannata persona a cui tengo! Non ne ho bisogno!"

"Preferisco avere te, Cas. Maledetto o no."

"Cas! Cas... sono io. Siamo una famiglia. Abbiamo bisogno di te. Io... ho bisogno di te."
.
.
.

"Hey, Dean?"
La voce di Sam attira la sua attenzione, e Dean alza la testa da dentro il cofano dell'Impala, tirandosi su le maniche della t-shirt bianca, sporca di grasso, che indossa, e va con gli occhi alla ricerca del fratello; fa appena in tempo a scorgerlo dalla parte opposta dell'auto, accanto a Castiel, quando qualcosa di ghiacciato lo colpisce in pieno volto. Ci mette qualche secondo a riprendersi mentre il suono delle risate accompagna il suo stordimento e, finalmente, nota la canna dell'acqua stretta nelle mani di Cas. Si pulisce il viso con le mani, temporeggiando e guardandosi intorno alla ricerca di una possibile vendetta, fino a quando il suo sguardo non cade sull'arma perfetta.
I due stanno ancora ridendo quando una secchiata d'acqua piena di sapone li investe inaspettatamente; ed ora è Dean a ridere senza contegno nel vederli bagnati come due cani sotto la pioggia, le magliette completamente appiccicate al corpo. Si avvicina a loro lasciando cadere il secchio a terra sapendo che oramai la guerrà è iniziata.
Sam si volta di scatto e punta la canna contro Castiel che d'istinto tenta di fuggire, ricordadosi a malincuore di non avere più i suoi poteri, solo quando il getto d'acqua fredda lo colpisce sul petto facendolo rabbrividire.
Dean fa uno scatto indietro e si ripara dietro alla macchina, ma Sam ha già riempito nuovamente il secchio e, abbandonato il tubo a terra, lo insegue intorno all'Impala minacciandolo di lanciare l'acqua anche all'interno della sua adorata automobile.
"Non oserai!"
Grida Dean fingendo la massima serietà.
"Vuoi scommettere?"
Sam porta la mano alla maniglia della macchina ma non fa in tempo a sfiorarla che subito getti d'acqua, provenienti dal suo fianco destro, lo aggrediscono a ripetizione; Castiel si avvicina armato di canna schizzandolo in viso più e più volte, scatenando una violenta risata di Dean che però dura molto poco. L'acqua impietosa e gelida della canna colpisce anche lui.
Oramai non ci sono alleati. Tutti contro tutti.
Dean si lancia oltre la macchina, scivolando con il sedere sul cofano, e si getta addosso a Castiel cercando di rubargli il tubo di mano ma entrambi cadono rovinosamente per terra, oramai totalmente fradici. Sam rovescia completamente il secchio sulle loro teste provocando isterici urletti di dolore per via del freddo; poi si unisce allo scontro chinandosi per tenere fermo ora il fratello, ora Castiel e vederli bagnarsi rovinosamente  a vicenda senza fare nessuna fatica.
Ci vogliono almeno 10 minuti prima che tutti quanti riescano a calmarsi e smettere di ridere tanto da farsi male alle guance.
Rimangono lì seduti, completamente fradici, appoggiati con la schiena all'Impala a godersi i raggi del sole che pian piano riscaldano e asciugano i loro volti sorridenti.

.
.
.

"Possibile che in questa casa ci sia sempre e solo cibo spazzatura?"
Sam esce dalla stanza adibita a cucina del rifugio, con in mano un paio di mele e un bicchiere di succo; si siede al tavolo accanto a Dean e Castiel che stanno beatamente mangiando due grossi panini unti e strapieni di salsa.
"E' il piacere di mangiare, Sam!" afferma Dean pulendosi la bocca con un tovagliolo e bevendo con gusto un sorso di birra.
"E il piacere di un attacco cardiaco prima dei 50 ce lo mettiamo insieme?" Risponde sarcasticamente il fratello minore addentando una delle sue mele.
"La nostra aspettativa di vita, in ogni caso, non è molto alta visto il lavoro che facciamo." Castiel interviene dopo aver mandato giù il boccone di panino.
Sollevando le sopracciglia in segno di solidarietà, Dean indica Cas con un dito per sottolineare la condivisione del pensiero appena espresso dall'ex-angelo.
"Ok, quindi visto che potremmo morire domani tanto vale accellerare le cose?" Ridacchia Sam incredulo.
"Sammy, avanti, facciamo questa discussione quasi tutti i giorni, ora non ne ho voglia. Se vuoi mangiare qualcos'altro puoi andare a prendertelo, nessuno te lo vieta."
Dice Dean appoggiandosi con la schiena alla sedia e indicando la porta del rifugio con la mano che regge la birra.
Cala il silenzio per qualche secondo mentre i fratelli continuano a fissarsi con aria di sfida e Cas non proferisce parola masticando molto lentamente, quasi avesse paura di disturbare con il rumore dei suoi denti.
"Sai cosa? Ci vado."
Ad un tratto Sam si alza, abbandonando le sue cibarie sul tavolo e, senza staccare gli occhi da Dean fino all'ultimo istante, afferra la giacca, se la infila e si dirige verso l'uscita. Sta già per richiudersi la porta alle spalle quando, all'ultimo, infila la testa nello spiraglio e, ignorando volontariamente il fratello, si rivolge a Castiel.
"Cas, ti prego, almeno tu. Perchè ti fai convincere a mangiare quella roba? Vieni con me!"
L'uomo, colto di sorpresa, mastica in fretta per poter parlare a bocca vuota e inghiotte il boccone enorme quasi soffocandosi.
"Io... mhpf... woh... io non ho mai mangiato queste cose. Voglio sperimentare ancora qualche porcheria prima di preoccuparmi e passare al cibo sano!"
A quella dichiarazione, Dean si volta soddisfatto verso il fratellino, sorridendo divertito con le guance piene di roba da mangiare simili a quelle di un criceto.
"Ahh, siete una causa persa!" Urla Sam ridendo e lasciando il rifugio, chiudendosi la porta alle spalle.


E' stata l'ultima volta che io e Cas lo abbiamo visto in vita.
.
.
.

Dean e Cas, fianco a fianco, non si muovono nemmeno di un centimetro quando la pioggia inizia ad aumentare e a cadere come secchiate dal cielo, fitta, densa e gelida tanto da penetrare fin dentro le ossa; le gocce d'acqua scivolano senza sosta lungo la lapide di granito bianco di Samuel "Sam" Winchester, e sembrano ricoprirla di un velo lucido; i pochi raggi di sole che ancora squarciano le nuvole la fanno luccicare continuamente.
Gli occhi verdi del cacciatore, arrossati e stanchi, sembrano inespressivi, come quelli di una statua di vetro; non c'è più sofferenza dentro di essi, nè rabbia, nè frustrazione: non c'è più niente. 
Al contrario, quelli dell'ex-angelo sembrano racchiudere un intero mare in tempesta, le grida tremende del vento più devastante, e le lacrime di un cielo che sembra non riuscire più a smettere di piangere.
Le loro mani si cercano nella pioggia scrosciante, senza una spiegazione, senza esitazione, e si trovano, si legano, si stringono così forte da farsi male, sperando che quel male possa portarsi via il peso dell'immenso dolore che soffoca i loro cuori senza farli respirare.

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Lo so, lo so... la prospettiva non è delle migliori con un primo capitolo di questo genere... ma fidatevi andrà anche peggio ma poi tutto verrà svelato.
Bacio
Nana

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

 
4 anni dopo

Il cellulare di Dean suona appena due volte prima che lui lo afferri dalla tasca e risponda mentre con agilità scende dall'auto e richiude la portiera.
Oramai il sole è tramontato e il lampione sotto cui si trova è l'unica fonte di luce disponibile accanto a quel bosco popolato da enormi alberi intricati.
"Sì?"
"Dean..."
La voce di Castiel trema impercettibilmente, ma è abbastanza affinchè il cacciatore lo noti.
"Cas? Cosa c'è? Che succede?"
"Mi hanno attaccato. Mi hanno ferito, non è grave ma... mi sono bloccato, Dean... non sono riuscito a..."
Dean riapre immediatamente la portiera e risale sull'Impala, infilando le chiavi nel quadro.
"Ok, ok, sta calmo. Io qui ho finito di controllare. Era un buco nell'acqua."
Mente, senza sprecare neppure un secondo. C'è una cosa molto più importante che occupa la sua mente.
"Ora torno al rifugio. Tu dove sei?"
"Sono già qui. Me la sono vista davvero brutta, Dean. Credevo di non farcela, mi sono terrorizzato, mi sono bloccato e..."
"Cas, Cas, calmati. Va tutto bene. Hai fatto quello che potevi. Ti preferisco vivo con qualche senso di colpa piuttosto che morto e sereno."
Il cacciatore accende la macchina e subito la radio si accende ad alto volume nell'abitacolo, facendolo sussultare; per un pelo il telefono non gli scappa di mano. Abbassa la musica con rabbia e si risistema il cellulare contro l'orecchio in tempo per sentire l'uomo che ancora balbetta dispiaciuto.
"Io... avrei dovuto..."
"Cas! Smettila di compatirti! Sei vivo. Fine."
Una canzone è partita alla radio e le parole inondano la macchina con un piacevole sottofondo.

♫ ♪Love of mine, someday you will die, but I'll be close behind. I'll follow you into the dark.♫ ♪

Dean fa un profondo respiro, accorgendosi di aver usato troppa aggressività nel suo rimprovero; si passa una mano sul viso, infilandola poi fra i capelli e, puntando il gomito alla portiera, lascia cadere la testa sul suo palmo.
"Cas... io non so cosa farei se dovessi perdere anche te."

♫ ♪No blinding light or tunnels to gates of white, just our hands clasped so tight, waiting for the hint of a spark.♫ ♪

"Dean..."
La voce di Cas ricompare solo dopo alcuni istanti di silenzio, ma viene di nuovo subito interrotta dalle parole del cacciatore.
"Io ti... io ho bisogno di te."

♫ ♪I got my knuckles bruised by a Lady in Black and I held my tongue as She told me, 'Son, fear is the heart of love' so I never went back.♫ ♪

"Anche io..."
C'è una nota di tristezza nella voce di Cas che a Dean non sfugge, ma non è il momento di discuterne adesso. Ne avrebbero parlato al rifugio, insieme.
"Ci vediamo tra poco, Cas."
"D'accordo..."
Il cacciatore chiude la chiamata proprio mentre la pioggia comincia a picchiettare sul parabrezza dell'Impala. Parte e si immette nella strada buia e desolata mentre la canzone continua a suonare alle radio.

♫ ♪ The time for sleep is now, it's nothing to cry about 'cause we'll hold each other soon in the blackest of rooms. ♫ ♪

Gli ho detto "Ho bisogno di te". Me lo ricorderò sempre. Avrei dovuto dirgli tutta la verità.
 
Le parole di questa canzone mi fanno venire i brividi; normalmente avrei cambiato immediatamente stazione se avessi beccato una canzone del genere, ma stasera non capisco perchè, non ci riesco.
Mi passo rapidamente la mano sul viso, sono stanco e mi sento le ossa a pezzi.
Ma che...?
C'è qualcosa al bordo della strada, diversi metri più avanti. Una sagoma.
Rallento, abbassando il finestrino, e d'istinto porto la mano sulla pistola.
Una ragazzina. O almeno lo sembra. Ho imparato tempo fa a non fidarmi dell'apparenza, specialmente al buio.
Infatti scopro subito di avere ragione.
I suoi occhi completamente neri mi fissano e lei ride. Ride anche quando estraggo la pistola e gliela punto dritta in faccia. Ride perchè sa.
Prima che possa premere il grilletto qualcosa mi spinge via il braccio e sento un urlo mentre la pistola mi cade di mano.
Sono io. Sto urlando. 
Mi hanno spezzato la spalla con quella botta.
Cerco a tentoni la pistola con l'altra mano e mi allontano dalle braccia che entrano dal finestrino e tentano di afferrarmi il collo.
Mi accorgo solo troppo tardi che la mia arma non era caduta all'interno dell'Impala.

♫ ♪ If Heaven and Hell decide that they both are satisfied, illuminate the NO's on their vacancy signs.♫ ♪

Il suono dello sparo lo sento. Poi più niente.
Vedo il foro circondato da crepe nel parabrezza e sento qualcosa di caldo colare sul mio torace mentre, oltre il vetro, il mio sguardo si posa sul viso della ragazzina che ancora impugna la mia pistola e mi sorride.
La radio è ancora accesa. E' l'unica cosa che noto mentre il mio ultimo pensiero va ad una sola persona.


♫ ♪If there's no one beside you when your soul embarks, then I'll follow you into the dark.♫ ♪

Dean è steso a terra sul bordo della strada, sotto l'acqua che continua a cadere dalle grosse nubi sopra di lui; il sangue continua a uscire dalla ferita al centro del suo petto e i suoi respiri impercettibili sono sempre più rari.
Poi, un'ombra, una sagoma sfocata entra nel suo campo visivo.
"Sai cos'è successo, Dean?"
C'è qualcosa di familiare in quella voce ma Dean non riesce a riconoscerla.
"Sì, devo aver mangiato una torta andata a male."
La voce del cacciatore non esce dalle sue labbra e all'improvviso, Dean si accorge di vedere se stesso a terra, morente. Ma da quella visione non nasce paura dentro di lui, solo confusione e curiosità. Si volta per guardare la figura sfocata.
"Chi sei tu? Che cosa vuoi?"
E in quell'istante, l'ultimo barlume di vita negli occhi di Dean, sdraiato al suolo, si spegne e tutto viene invaso da una luce accecante.
.
.
.

Quando apre gli occhi, capisce immediatamente di trovarsi nel rifugio, e che la sagoma indistinta è ancora lì al suo fianco.
"Chi sei? Perchè ti vedo così sfocato?"
"Mi vedrai bene quando lo vorrai tu. Non capisci perchè sei arrivato qui così in fretta?"
"Perchè sto sognando..."
La figura continua a muoversi girandogli intorno, come se volesse studiarlo; poi lo precede facendo strada nel rifugio e Dean non riesce a far altro che seguirlo.
Svoltato l'angolo, Dean si ritrova davanti al tavolo; solo una sedia è occupata: Castiel, seduto come un pupazzo privo di vita, le braccia e le mani abbandonate sulle cosce e gli occhi come esanimi, svuotati da ogni traccia di quella luce che li ha sempre contraddistinti, ma pieni di lacrime che cadono imperterrite rigandogli il viso.
"Sei morto, Dean."
La sagoma sfocata gli si para davanti attirando la sua attenzione e continua a condurlo lontano da quella stanza.
"No, deve essere un sogno. Se fossi morto lo saprei!"
"Per ciascuno è diverso..."
Ma lo sguardo di Dean non riesce a staccarsi da quella scena.
"Perchè riesco a vedere Cas ma non riesco a vedere te?"
La confusione è sempre più forte dentro di lui, ci sono milioni di domande che si affollano nella sua mente, ma nessuna risposta sembra essere quella giusta. 
"Io sono quello che tu non vuoi vedere. Tu non vuoi essere morto. Tu vuoi solo ricordare le persone che ami, quando erano ancora vive."
Basta un battito di ciglia e ogni cosa scompare mentra la sua mente lo trascina in un altro luogo, un altro tempo.
.
.
.

Il cofano dell'Impala era sempre stato il posto migliore per cenare quando faceva troppo caldo per rinchiudersi in un locale o la gente era troppo fastidiosa per stare dentro ad un bar.
Hamburger per Dean e insalata per Sam; mangiavano in silenzio, quel piacevole silenzio che solo le persone davvero legate possono permettersi, senza imbarazzi o disagi. Lo diceva anche un aforisma: Amico è colui con cui puoi stare in silenzio.
E per loro era così. Lo era sempre stato. Ed era uno dei momenti migliori delle loro faticose giornate.
Per questo, quando tutto d'un tratto iniziò a piovere, Dean si irritò parecchio imprecando contro il cielo.
"Seriamente?!"
Saltarono giù dal cofano agguantando tutto il cibo e Dean aprì la macchina gettando dentro tutte le sue cose.
"Dammi una mano!"
Gli gridò Sam passandogli un sacchetto contenente le bevande che il fratello afferrò prontamente allungandosi con le braccia; si accorse solo dopo che, facendo quel gesto, aveva richiuso la portiera dell'auto, facendola scattare e lasciando le chiavi all'interno.
"Oh, merda..."
Bisbigliò mentre l'acqua aveva iniziato ad infilarsi sotto la giacca e a bagnargli i vestiti.
"Dean, apri!"
Lo intimò Sam dall'altra parte della macchina mentre tentava di aprire la portiera.
"Non posso! Si è chiusa!"
"E tu riaprila!"
"Lo farei se le chiavi non fossero rimaste dentro!"
Sam aggrottò la fronte e si chinò per guardare all'interno attraverso il finestrino; Dean non sentì l'imprecazione che lanciò quando si accorse delle chiavi comodamente adagiate sul sedile, all'asciutto dentro la macchina.
"Come diavolo hai fatto a chiudere dentro le chiavi?!"
"Stavo aiutando il signorino a portare le bibite!"
Entrambi posarono a terra la roba che ancora reggevano in mano e si fissarono negli occhi attraverso la pioggia che oramai li aveva quasi completamente bagnati.
"Adesso rompo il finestrino."
"COSA?!"
Disse il fratello maggiore, emettendo un urlo molto simile a quello di una donna.
"E per farlo uso la tua testa."
Sam si mise a fare il giro della macchina, con passo deciso, per raggiungere Dean .
"Non ci provare."
Per reazione anche Dean si mosse, facendo il giro dell'auto, ritrovandosi ad inseguire il fratello più piccolo mentre entrambi giravano in tondo. Più piccolo solo di età, di sicuro non di stazza.
"Non scappare!"
"Stammi lontano!"
"Non sto qui fuori a bagnarmi!"
"Sammy!Vai via!"
"Vieni qui!"
"Sam Winchester smettila di fare bullismo contro tuo fratello! AH!"
.
.
.

Un altro battito di ciglia e Dean si ritrova accanto ad un albero, in una giornata illuminata da un sole molto caldo. Tutto intorno c'è solo prato e, al suo fianco, sempre quella figura sfocata. 
"Dove siamo?"
Chiede cercando con lo sguardo qualcosa che possa aiutarlo a capire.
"Forse preferisci non restare, Dean..."
Si volta verso la sagoma accorgendosi di essere vicino ad essa più di quanto non lo fosse stato fino a quel momento.
"Mio dio, ma che mi avete fatto? Perchè ti vedo così?" 
Istintivamente, allunga una mano verso il viso della figura ma subito si blocca come atterrito, disorientato; e, per la prima volta, si accorge di essere in grado di vedersi le mani.
"Almeno sei disposto a vedere te stesso... stai vincendo la tua paura."
"Paura? Paura di cosa?"
Chiede subito Dean, più spaventato dalla parola che da ciò che davvero rappresenta.
"La paura di scomparire."
Finalmente, alcuni dettagli compaiono in mezzo a quel prato infinito: due pietre bianche e un uomo, in piedi davanti ad esse. Castiel.
"Non sei scomparso. Sei solo morto."
Dean inizia a camminare senza accorgersene e, in pochi secondi, arriva alle spalle di Cas, immobile, davanti a quelle due lapidi bianche.
I suoi passi diventano più lenti e leggeri quando passa di fianco all'ex-angelo e gli si mette proprio davanti in modo da poter vedere il suo viso.
La sua espressione non è diversa da quella che gli ha visto pochi attimi prima, seduto al tavolo del loro rifugio; solo i suoi occhi sembrano diversi, molto più arrossati e fissi verso un punto basso. Fissi sui nomi incisi sulle lapidi.
La mano di Dean si solleva quasi involontariamente e si avvicina al volto di Cas; le sue dita sfiorano a malapena lo zigomo dell'uomo che, in quel preciso istante, chiude gli occhi lasciando che una lacrima scivoli lungo la sua guancia e cada in mezzo all'erba verde.
Di nuovo, un semplice battito di ciglia fa svanire tutto come se fosse solo un ricordo lontano.
.
.
.

Dean si ritrova di nuovo all'interno del rifugio, questa volta la sagoma sfocata non è nelle vicinanze, ma lontano, dall'altra parte della stanza. Castiel invece è lì a pochi passi da lui.
E' di nuovo seduto al tavolo, ma questa volta ci sono un mucchio di fogli di carta e qualche penna sparsi davanti a lui. Tra le mani regge un bellissimo coltello da caccia con il manico decorato da un paio di ali.
"Quello è un regalo... glielo feci io. Era il Nostro Giorno..."
Con delicatezza Cas posa il coltello e afferra una penna e un foglio e comincia a disegnare, ma Dean non riesce a vedere oltre le sue spalle.
"Sono morto, mi ha seppellito. Perchè la cosa continua anche dopo?"
Dean, senza pensare, si avvicina e riesce a scorgere oltre la schiena dell'ex-angelo, rimandendo paralizzato per un lungo momento. Sul foglio che ha davanti lo vede fare uno schizzo del suo viso, poi un altro e un altro, e un altro ancora.
Preoccupato, si china avvicinando il suo volto alla nuca dell'uomo.
"Cas..." 
E con sua immensa sorpresa, la mano di Castiel si ferma di colpo.
"Sono ancora qui, Cas. Esisto ancora. Pensa a me. Continua a pensare a me." 
Il respiro di Cas accelera, come se riuscisse a sentire le sue parole e questo lo spinge ad andare avanti.
"Sono ancora con te. Io esisto ancora."
Dean con una lentezza controllata, posa la mano molto, molto vicino a quella di Castiel, proprio sulla penna che ancora regge tra le dita.
La penna inizia a muoversi, ma se sia merito dell'ex-angelo o del cacciatore, questo non riescono a comprenderlo nemmeno loro. Gli occhi di Cas si chiudono quasi involontariamente mentre le parole continuano a comparire sul foglio.
Un enorme sorriso compare sul volto di Dean quando la punta della penna si stacca dalla pagina.
"Leggilo, Cas..."
Sussurra Dean nel suo orecchio come fosse una preghiera e l'uomo non riesce a fare a meno di riaprire gli occhi e guardare il pezzo di carta davanti a sè.
-Sono Dean. Sono ancora qui.-
Ma la reazione non è quella che Dean si aspettava. 
"NO!"
Castiel accartoccia il messaggio con rabbia e disperazione e lo getta a terra insieme a tutti gli altri fogli e alle penne che rimbalzano sul pavimento e rotolano in ogni direzione.
Il cacciatore sussulta allontanandosi di scatto poi, la luce, un baleno. E tutto finisce di nuovo.
.
.
.

Come un sadico ping-pong Dean realizza immediatamente di essere di nuovo alla sua lapide, ma è un altro giorno, un altro momento. E' trascorso del tempo poichè un po' di barba è scresciuta sul volto di Castiel, di nuovo in piedi lì davanti alla pietra tombale.
"Gesù quando finirà?"
Dean guarda verso il cielo per un istante, rendendosi conto di quanto quel viaggiare in luoghi e momenti futuri e vedere nient'altro che il dolore di Castiel lo stia distruggendo.
"Non ci sono regole, Dean. Finirà quando lo vorrai tu."
La figura sfocata continua a rispondergli senza mai farlo davvero, aumentando la sua confusione, la sua ansia.
"E tu da dove vieni?"
"Da un altro posto."
Il cacciatore aggrotta le sopracciglia non capendo la risposta che gli è stata data.
"Credi che io sia frutto della tua immaginazione? Questa è la realtà. Lui è reale. Tu sei reale. E' tutto reale."
Scuote la testa arrendendosi all'idea che, forse, non capirà mai il senso di tutto quello che sta accadendo. Ignorando la sagoma, si mette a camminare arrivando alle spalle di Cas.
"La realtà finisce quando decidi di non farlo più soffrire."
L'ex-angelo si piega a terra e con delicatezza toglie delle erbacce e delle foglie dalla lapide bianca, per poi lasciarsi cadere sedendosi. Dean si inginocchia subito dietro di lui, arrivando con le labbra a sfiorargli l'orecchio
"Non preoccuparti. Non ti lascerò."
Solleva le braccia per avvolgerlo ma con un sussulto disperato e un gemito di paura, Cas si ritrae portandosi le mani sul volto.
Allora Dean capisce.
Rimanere lì non è di nessun aiuto, non è di conforto nè di incoraggiamento per Castiel; è solo un tormento, un terribile incubo in cui riesce a sentire la sua presenza, la sua voce, ma non può stargli vicino.
Si alza in piedi lentamente, lasciando l'ex-angelo seduto a terra. Tiene lo sguardo su di lui fino all'ultimo istante, fino a quando non si volta e in un attimo scompare come fumo nel vento.
"Addio, Cas..."
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Eccoci con il secondo capitolo, spero abbiate gradito e non preoccupatevi... tutto verrà spiegato in seguito...
La canzone citata è "I'll Follow You Into The Dark" dei Death Cab For Cutie. E' davvero una bellissima canzone e vi consiglio di ascoltarla!
Bacio
-Nana

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

 
Mi sembra di correre da ore in questo bosco.
Ma le gambe non mi fanno male nemmeno per un secondo, quindi continuo a correre nell'oscurità.
Mi viene in mente una frase di Winston Churchill che una volta mi disse Sam: Se stai attraversando l'inferno, vai avanti e non ti fermare.
E così faccio.
E vengo ripagato.
Una luce, come quella sottile e infuocata dell'alba si disegna all'orizzonte delineando pian piano le forme di tutto ciò che mi circonda.
Corro. Non mi fermo.
Fino a quando non riesco più a tenere gli occhi aperti per la troppa luce.
Li chiudo e cado immediatamente in un sonno profondo.
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Dean apre gli occhi di scatto e gli ci vogliono una manciata di secondi per abituarsi al bagliore che lo ha appena investito. Quando riesce a tornare in sè, si accorge di trovarsi nel bel mezzo di una città, una normalissima città disabitata, e di essere seduto in mezzo alla strada fatta di ciottoli sconnessi.
Si alza in piedi sentendo uno strano profumo, forte e avvolgente. Profumo... di fritto?
Con il naso all'insù come un cane, il cacciatore inizia a camminare, cercando di trovare l'origine di quell'odore così goloso, avvicinandosi agli edifici che sembrano più simili a bar o ristoranti, ma niente. Il profumo non viene dalle case, ma sembra non abbandonarlo per tutto il percorso.
"Maledizione."
Dice fra sè e sè, spazientito dal non riuscire a venirne a capo; solo in quel momento la sua attenzione viene attirata dagli strani sassi che formano la strada.
Molto lentamente si china sempre più in basso, continuando ad annusare, fino a ritrovarsi in ginocchio per terra, con cautela allunga una mano verso uno dei ciottoli più sconnessi e lo afferra fra le dita portandoselo pian piano sotto il naso.
I suoi occhi si sgranano appena l'odore di patatine fritte sprigionato dal sasso gli entra nelle narici e d'istinto la sua bocca addenta la roccia che si rompe senza fatica.
Masticando con calma il suo stupore aumenta ogni secondo di più nel realizzare che anche il sapore corrisponde in pieno all'odore. 
I sassi SONO patatine fritte.
"Wow. Sì, credo che questo sia proprio il mio paradiso."
Non riesce a fare a meno di ridere mentre afferra qualche altro sasso in mano e si alza, rimettendosi a camminare.
La città è completamente deserta, ed è molto simile alle tante città che lui, Sam e Cas visitavano nei loro viaggi; il clima è perfetto, non troppo caldo anche se il sole inonda tutte le case e le strade, illuminando ogni dettaglio.
Dean continua a mangiucchiare qualche sasso mentre cammina e osserva le case una alla volta per cercare di riconoscere il luogo quando, improvvisamente, i suoi occhi non vedono in tempo la grossa pozzanghera davanti ai suoi piedi ed egli ci finisce dentro in pieno.
"WOH! Ma che diavolo..."
Con sua immensa sorpresa, il suo corpo sprofonda fino alla vita dentro quella apparentemente piccola pozza d'acqua passata così inosservata.
"Ehi! Che stai facendo?"
Una voce urla dall'altra parte della strada e Dean solleva la testa di scatto stringengo gli occhi e portandosi una mano a fargli da visiera per vedere oltre la luce. Una figura si sta avvcinando a passo svelto verso di lui; dapprima è solo una sagoma, poi ogni dettaglio si delinea pian piano. Jeans strappati, camicia a scacchi, leggera barba sfatta e testa nascosta da un cappellino da baseball.
"...Bobby?!"
"Eh già! Chi l'avrebbe detto eh? Mi hanno messo a farti da guida!"
Arrancando fino al bordo della pozzanghera, Dean riesce a trascinarsi fuori dall'acqua e a rialzarsi senza mai distogliere lo sguardo da Bobby, incredulo su quello che i suoi occhi stanno guardando.
"Scommetto che ti aspettavi di vedermi vecchio e lamentoso eh! A chi gli va di rimanere acciaccato in eterno!"
Quello è senza dubbio Bobby ma con almeno 15 anni di meno rispetto all'ultima volta che si erano visti.
Dean va verso di lui, mentre un grosso sorriso gli si stampa sulla faccia, prima camminando, poi correndo fino a fermarsi proprio di fronte al nuovo arrivato.
"Allora eri tu quello di prima... quando sono morto..."
"Credevo mi avessi riconosciuto, visto che sono il tuo vecchiaccio preferito da sempre."
Entrambi non riescono più a trattenersi; ridono di gusto mentre si stringono in un forte abbraccio.
Bobby afferra saldamente il  cacciatore dietro al collo accarezzandogli la testa come si fa con un cucciolo.
"Sei ancora più brutto di quanto ricordassi, Dean."
"Senti chi parla."
Risponde Dean allontanandogli la mano  senza smettere di sorridere
"Bel posticino ti sei scelto, Bobby!"
Dice indicando il luogo intorno a sè con un rapido gesto della mano.
"Oh, no, no. Il posticino l'hai scelto tu."
Replica l'altro prendendo il giovane sotto braccio e continuando a camminare lungo la strada di ciottoli-patatine.
"Io?"
"Certo! E' frutto della tua fantasia."
Dean aggrotta le sopracciglia, dubbioso.
"Ma io non ricordo di essere mai stato in un posto così..."
"La realtà è solo uno spunto. Ora tu stai creando tutto un mondo tuo. Dalla tua immaginazione, dai luoghi e le persone che tu ami, da quello che vuoi!"
Ecco spiegati i sassi-patatine. Ma allora... può fare anche altro? Può modificare le cose a suo piacere? Serve solo provare.
Da una rapida occhiata in giro alla ricerda di un oggetto qualunque fino a che il suo sguardo non si posa su una bottiglia rotta, abbandonata al bordo della strada. Si allontana da Bobby che resta ad osservarlo, afferra la bottiglia e poi torna al suo fianco, continuando a camminare. Basta un suo pensiero e l'oggetto che ha in mano si ricompone davanti ai suoi occhi, stupiti e increduli.
La posa di nuovo a terra, eccitato da quella nuova scoperta e si mette a scrutare ogni cosa intorno a sè finchè la vede: una bellissima macchina, molto simile alla sua Impala ma completamente distrutta, sbuca da dietro un edificio. Dean si mette a correre come un bambino a Natale mentre i suoi pensieri fanno ricomporre l'auto pezzo per pezzo fino a renderla nuova di zecca.
Arrivato nei pressi della macchina allunga un braccio per aprire la maniglia della portiera ma, non appena le sue dita la stringono, questa si stacca e si deforma nelle sue mani come fosse fatta di gelatina.
Sorpreso e confuso Dean si volta verso Bobby con la mano ancora sporca e piena di poltiglia.
"Questo non l'ho fatto io..."
"No, l'ho fatto io. Vedi, quando siamo insieme è come se comandassimo in due."
In effetti aveva senso.
Dopo una piccola risata, i due continuano a camminare guardandosi intorno alla scoperta di nuove stranezze finchè, all'improvviso, Dean si blocca sul posto con la bocca socchiusa e lo sguardo pensieroso. Bobby fa ancora qualche passo prima di accorgersi di aver perso il suo compare e quindi voltarsi a cercarlo.
"Posso far parlare il cibo?"
La serietà con cui il giovane pone quella domanda lascia incredulo l'uomo che, con un sospiro, scuote la testa e torna indietro a recuperarlo.
"Vieni, ti mostro la tua casa."
Gli poggia una mano sulla schiena e, prima che possa proferire parola, gli dà un forte spintone in avanti, facendolo finire dritto dentro ad un'altra pozzanghera assurdamente profonda. 
"Prendiamo la scorciatoia!"
Dean sente la voce di Bobby sopra la testa e si accorge di essere finito completamente sott'acqua mentre continua ad affondare ogni istante di più.
"Bella scorciatoia. Sto affogando."
Parla senza pensarci e le parole escono dalla sua bocca insieme a centinaia di bolle senza difficoltà, anche dentro l'acqua.
Alza lo sguardo e vede la suola delle scarpe di Bobby, oltre al viso dell'uomo rivolto verso il basso, attraverso la superficie dell'acqua .
"Non puoi, sei già morto, genio."
"Oh, giusto."
"Avanti vieni su!"
Dean solleva un sopracciglio, decisamente confuso.
"E come faccio?"
Grosse bolle escono dal suo naso risalendo e scoppiando sul pelo dell'acqua, accanto ai piedi di Bobby.
"Dimentica chi eri Dean. Non sei solo carne e ossa, sei molto di più."
Il giovane alza gli occhi al cielo, spazientito; tutti questi indovinelli e aforismi celestiali stanno iniziando ad innervosirlo. Sta per lanciare un insulto verso la superficie quando, d'un tratto, si ricorda delle parole che Bobby gli aveva detto quando era ancora solo un'ombra sfocata al suo fianco
E' reale. Tu sei reale.
Le sue labbra si tendono in un piccolo sorriso mentre Dean si osserva le mani sott'acqua sentendo ancora il fresco contro la pelle.
"Sono ancora qui."
Dice sottovoce e all'improvviso, il suo corpo comincia a risalire a galla, su, su, fino a quando le suole dei suoi stivali non sfiorano la superficie, e i suoi occhi si ritrovano nuovamente a guardare il viso di Bobby.
"Se sei consapevole di esserci ancora anche al di là del tuo corpo, allora esisti. Per questo sei ancora qui."
.
.
.

La casa è piccola e accogliente, come una baita di montagna quasi interamente fatta di legno. I due uomini sono seduti su una panca ad un tavolo di legno scuro.
"Bevi, Dean. Tu pensa che sia birra e lo sarà."
Il giovane afferra dal tavolo quella che sembra una bottiglia, ma completamente fatta di carta che si deforma nelle sue mani. Bobby ne tiene in mano una identica ma, a differenza della sua, questa sembra fatta davvero di vetro resitente.
Prova a bere ma, appena il liquido all'interno tocca le sue labbra, Dean tossisce e risputa tutto all'interno.
"Bleah! Inchiostro..."
Bobby sospira a malincuore e gli si avvicina, scorrendo sulla panca.
"Ti è così difficile accettare tutto questo?"
Dean sembra parecchio nervoso da quando sono entrati in quella casa.
"Credevi davvero di essere solo quello che si vedeva in superficie? Tu sei molto più di come ti vedevi quando eri vivo."
Il cacciatore abbassa lo sguardo per vedere il suo corpo: Stivali e jeans consumati come al solito, t-shirt nera come l'ha sempre portata e sopra camicia verde militare tutta stropicciata, la solita.
"Allora perchè mi vedo uguale?"
"Noi qui vediamo quello che scegliamo di vedere, ma sotto c'è tanto altro da scoprire..."
Bobby si alza, tenendo la sua birra stretta in mano, e si avvicina ad una delle pareti della casa, scrutandola con attenzione.
"Vieni qui."
Dean subito si alza, raggiungendo il suo fianco, giusto in tempo per vederlo spingere la parete con un dito e farla cadere come fosse fatta di carta.
Dall'altra parte, la città è completamente sparita, e davanti agli occhi increduli del cacciatore, ora si apre una vista mozzafiato. Un prato magnifico che scende fino alla riva di un limpido lago e, tutt'intorno, montagne e boschi a perdita d'occhio.
"Questo... questo non l'ho fatto io..."
Gli occhi del giovane sono splendenti, ammaliati, incollati a quella vista splendida.
"Invece sì, ragazzo. Non hai più bisogno della realtà, ora il tuo pensiero è reale. I tuoi sogni e desideri sono reali. La materia è solo illusione." 
Bobby gli posa una mano sulla spalla dandogli una leggera e affettuosa pacca.
"Bevi la tua birra."
Dean si riprende da quella sorpresa straordinaria e si accorge di avere ancora la bottiglia di carta fra le mani, ma ora anche la sua sembra fatta di vetro duro. Se la porta alle labbra e dà una lunga sorsata.
"Mmh, io preferisco la birra chiara."
Dice stuzzicando Bobby che gli sorride dandogli una spallata.
"Idiota."

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4
 

Mi siedo di nuovo al tavolo portandomi dietro fogli e penne.
Non so perchè lo faccio, ma sembra che fare questi stupidi disegni mi distragga, almeno per qualche minuto.
Anche se disegno sempre e solo scarabocchi.
Ma non oggi.
E' strano come mi riesca ancora bene disegnare delle ali. 
E' la cosa che mi riesce meglio.
E disegnare il tuo volto, Dean... insieme al mio, in qualche modo mi fa sentire come se tu fossi ancora vicino; e questo pensiero, anche se solo per un breve momento, mi dà un po' di pace. 
Perchè ho la sensazione che tu possa sentirmi... che tu riesca a vedermi
.
.
.
.

Ci sono un'infinità di sentieri in quel nuovo paradiso che la volontà di Dean ha creato; e lui e Bobby stanno camminando su uno di quelli quando qualcosa su nel cielo attira la loro attenzione.
Due figure senza volto, con maestose ali nere sembrano danzare e rincorrersi fra le nuvole.
"Che cosa sono quelli? Angeli?"
Domanda Dean curioso, ma Bobby sembra non sapere cosa rispondere per la prima volta da quando si sono ritrovati lì.
"Andiamo a dare un'occhiata più da vicino. Su quella collina."
Il giovane è già pronto a correre, ma l'uomo lo blocca, trattenendolo per una spalla. 
"Però devi arrivare là in meno di 5 secondi. Credi di farcela?"
Dean osserva la collina per qualche secondo provando a calcolare i tempi, ma da subito si rende conto che 5 secondi sono un'assurdità. Troppo poco.
"Come dovrei fare, scusa?"
Chiede ridendo fra sè e sè nell'attesa di una risposta plausibile.
"Beh...devi trovarti un incentivo..."
Che Bobby, con sua grande sorpresa, gli dà immeditamente. 
Allora forse è possibile?
Lentamente Dean abbandona lo sguardo verso l'orizzonte e si concentra sul punto da raggiungere pensando a che cosa potrebbe spingerlo a desiderare di arrivare laggiù il più in fretta possibile.
Birre, panini, torte, macchine, ogni genere di cosa gli passa per la testa ma non c'è niente da fare, nessuna scintilla scatta dentro di lui.
Ma d'un tratto qualcosa, no meglio, qualcuno appare in cima alla collina.
Cas.
In piedi, osserva l'orizzonte con un lieve sorriso sul volto mentre i suoi occhi blu brillano come specchi d'acqua colpiti dal sole. 
Dean sussulta, paralizzato da quella visione ma poi, anche la sua bocca si apre in un sorriso ed ogni cosa, ogni filo d'erba, ogni foglia, tutto quanto sembra rallentare.
In una frazione di secondo, il giovane si ritrova sulla collina, ma Castiel o qualunque cosa fosse quell'immagine, è già scomparso.
Bobby arriva immediatamente al suo fianco ed entrambi alzano la testa, osservando ammaliati le figure che volano sopra le loro teste, danzando con eleganza.
"Non ho mai visto nulla di simile..."
Si lascia sfuggire Bobby, a bassa voce.
"Per essere tu l'esperto sei piuttosto sbalordito."
Replica Dean divertito. 
Rimangono ad ammirare quel ballo per alcuni istanti, fino a che una curiosità affiora nell'uomo più grande.
"Cosa hai visualizzato come incentivo?"
Dean risponde subito ma non sposta mai lo sguardo dalle figure in cielo.
"All'inizio cose materiali. Cose che mi rendevano felice in vita. Ma poi..." 
Per un attimo esita, temendo di essersi solo immaginato di vedere quello che aveva visto, ma si rende conto da solo che non è possibile.
Qui vediamo quello che vogliamo vedere.
"Poi...l'immagine di Cas mi è come apparsa davanti agli occhi. Era ancora un angelo, potevo vedere le sue ali."
Bobby annuisce ottenendo la conferma di qualcosa che già sapeva.
"Voi siete due spirti affini."
Con uno scatto Dean volta la testa per la prima volta, perplesso e insicuro riguardo a quello che ha appena sentito.
"E' estremamente raro ma può succedere."
L'altro uomo lo guarda negli occhi, sicuro, determinato.
"Anime gemelle."
"Cosa?!"
Sbraita il giovane ridendo nervosamente. 
"No, no, no. Io e Cas non siamo... cioè, voglio dire... noi non... io..."
Ma la risata si spegne immediatamente, insieme alle parole, mentre pian piano, la realizzazione si impadronisce di Dean che, confuso e spaventato, torna a regalare il suo sguardo alle due figure alate che volteggiano nel cielo. 
"Non potete essere separati nemmeno dalla morte." 
Le guarda e solo in quel momento si accorge che lentamente i loro volti, fino ad allora rimasti avvolti in una luce bianca, si stanno definendo. 
E Dean riesce subito a riconoscerne i tratti.
"Riuscite a sentirvi attraverso i suoi pensieri."
.
.
.

Tu non riesci a vederlo, vero?
Una goccia cade sul foglio facendomi smettere di disegnare
Una lacrima. Una mia lacrima.
E non riuscirai mai a vederlo.
I minuti sono finiti.
Il momento di pace è finito.
Tutto è finito.
Mi ritrovo ad accartocciare il foglio e ad afferrare la candela che ho acceso qualche istante prima senza nemmeno accorgermene, e appena la carta inizia a bruciare, sento di nuovo quel vuoto, quel peso, quel buio tornare ad occuparmi il cuore, schiacciandolo senza pietà.
.
.
.

Le due figure alate non danzano più, si sono bloccate davanti allo sguardo spaventato di Dean, come se qualcosa le avesse colpite e trafitte.
Ora sembrano sostenersi a vicenda, sembrano soffrire atrocemente poichè entrambe si stringono l'una all'altra, contorcendosi per il dolore.
"No..."
Dean vede il suo stesso viso e il viso di Cas, sopra quelle figure, piegarsi in una smorfia di dolore e combattere con tutte le loro forze per sopravvivere.
Sconvolto e atterrito, vede le ali nere e i due corpi prendere lentamente fuoco e sgretolarsi come polvere davanti ai suoi occhi che, sbigottiti, si riempiono di paura e sofferenza.
Una lacrima calda scivola lungo la sua guancia un istante prima che un urlo disperato esca dalla sua gola e risuoni con tanta violenza da poter andare oltre ogni confine, oltre la morte, ed arrivare alle orecchie dell'uomo che, piangendo, osserva le ultime braci del suo disegno ricadere sul pavimento del rifugio.
"CASTIEL!"

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5
 
C'è perfino una lunga spiaggia accanto al lago di quel paradiso; non una spiaggia qualunque, sembra direttamente uscita da un film. Sabbia fine, rumore dell'acqua che scroscia e un leggero vento rinfrescante.
Dean e Bobby camminano scoprendo tutti quei nuovi paesaggi che a poco a poco si delineano nella mente e nella nuova realtà del giovane. D'un tratto, un rumore attira l'attenzione del cacciatore che si volta di scatto verso un grosso scoglio.
"Cos'è stato?"
Prima ancora che Bobby riesca a pensare a un modo per rispondere, Castiel, o almeno l'immagine che Dean produce di lui, sbuca da dietro la roccia; si toglie il trench e la camicia, già slacciata, con un solo gesto elegante e si butta in acqua, svanendo con la stessa rapidità con cui si è materializzato.
"Cas!"
Grida Dean, risvegliandosi improvvisamente dallo shock, e subito si carica per partire a rincorrerlo, ma Bobby lo agguanta per la spalla e lo ferma.
"Dean! Le fantasie non sono ciò di cui hai bisogno ora."
Lo fa voltare con delicatezza, mentre la sua voce lo rimprovera decisa.
"No, hai ragione. Ho bisogno di Cas."
Le parole gli sfuggono dalle labbra come una valanga e immediatamente un brivido lo attraversa dalla testa ai piedi. E' la prima volta che ammette ad alta voce una cosa del genere davanti a qualcun'altro.
"Cambierà col tempo..."
Si affretta a dire Bobby un po' per consolarlo e un po' per spazzare via l'illusione che loro possano rincontrarsi in un futuro prossimo.
"Oh, non ci provare, Bobby. Qui non esiste il tempo!"
Dean oramai è sicuro di aver capito come funzionano le cose, almeno in parte.
"E tutto questo non mi aiuterà a dimenticarmi di ciò che ho perso!"
Con un ampio gesto della mano, il giovane indica tutto intorno a sè, come se nulla di quell'intero mondo fosse importante o di qualche valore.
"Proverai nuovi sentimenti Dean e succederà anche a lui.
"Ti sbagli, Bobby."
C'è una nota di paura nella rabbia che travolge la voce di Dean. Il dubbio che le parole della sua guida possano essere vere. Ma lui non ha la minima intenzione di accettarlo, non ora che finalmente ha capito. Il suo sguardo si stacca dagli occhi di Bobby scivolando lentamente verso il basso.
"Non mi sono reso conto di ciò che avevo... fino a quando non l'ho perso..."
La tristezza sta per invadere il suo sguardo quando, all'improvviso, qualcosa attira la sua attenzione: un piccolo oggetto luccicante si intravede tra la sabbia a qualche metro da lui.
Con un paio di balzi il giovane arriva subito a destinazione e si china per vedere meglio; il respiro gli si spezza per un secondo quando un leggero soffio di vento sposta qualche granello di sabbia rivelando il ciondolo. Il suo ciondolo, quallo che Sam gli aveva regalato tanti anni prima, quando erano ragazzi.
Lo afferra subito da terra, stringendolo nel pugno e si volta verso Bobby.
"Sam..."
L'uomo non sembra avere nessuna reazione, quasi si aspettasse già tutto ciò che era appena successo.
"E' qui anche lui vero?"
Domanda Dean con impazienza.
"Qui è tanto vasto che ognuno può avere un proprio personale universo."
La solita risposta fuorviante che fa sbuffare il giovane cacciatore.
"Ma non è per questo che non hai ancora visto Sam, vero?"
Dean non riesce nemmeno a capire il perchè quella affermazione gli dia così fastidio. E forse è proprio per questo che la sua reazione è tanto esplosiva.
"Cosa cazzo vorresti insinuare? Io voglio vedere Sam!"
Urla contro Bobby che, nel frattempo, lo ha già preceduto, continuando a camminare lungo la spiaggia. Nemmeno si volta a guardarlo negli occhi per dargli la risposta che sapeva bene Dean non voleva sentire.
"Quando sarà così, lo vedrai."

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6
 
Questo letto sembra molto più freddo del solito stasera.
Questa giornata mi ha messo a dura prova.
Ho tentato di uscire di fare qualcosa. 
Ho perfino provato a salire sull'Impala. Ma non ce l'ho fatta. 
Ero convinto di riuscire a tenere insieme i pezzi di me stesso ma appena ho toccato la portiera ho perso colpi. 
Non avrei dovuto lasciare che Sam uscisse da solo da quella porta 4 anni fa. 
Avrei dovuto andare con lui. Avrei dovuto fare qualcosa. Invece non ho fatto niente. 
E se non mi fossi fatto ferire come uno stupido la sera del Nostro Giorno, se non ti avessi chiamato, tu non saresti mai venuto in tutta fretta a casa di notte e non ti avrebbero attaccato. 
E' colpa mia. Tutta colpa mia.
Forse dovevo farmi chiudere da qualche parte per evitare il peggio. 
Mi sono ribellato e ho combattuto contro i miei fratelli, la mia famiglia, perchè era la cosa giusta. 
Ho rinunciato alla mia Grazia per stare vicino alle persone che più amavo. 
E ora... ho volentieri dimenticato me stesso per poter ricordare te.
Lo scotch che bevo non sembra più così amaro come lo ricordavo. Non sa quasi di niente.
Forse sono le pillole.
Così tante pillole farebbero perdere sapore a qualsiasi cosa.
Avevo trovato una casa, ero finalmente parte di una famiglia in cui mi sentivo utile e accolto. 
Ero innamorato...
Non mi sento più le mani. Le lascio cadere. 
Va bene.
E ora non sento nemmeno più il resto del corpo. Le palpebre mi si chiudono. 
Meglio così. 
E' tutto finito. Resta quest'ultimo filo da spezzare. 
Non posso dirti addio, tu sei morto e io non ne ho avuto l'occasione. 
E mi maledico fino all'ultimo istante per non aver saputo dirti quando io tenessi a te...
.
.
.

In qualche strano modo il tempo viene scandito anche in quel paradiso perchè sotto gli occhi di Dean, seduto su una sedia fuori dalla sua casa, il cielo si oscura pian piano e ammassi di dense nubi grige invadono l'orizzonte portando il buio, la notte.
"Ciao, ragazzo."
La voce di Bobby lo fa sussultare e alzare in piedi.
"Dove sei stato? Sei scomparso all'improvviso."
"Avevo del lavoro da fare."
Dean annuisce col capo poi, notata la mancanza di un posto a sedere, con un cenno impercettibile delle dita fa apparire una sedia accanto alla sua, prima di iniziare a parlare.
"Senti...mi dispiace per quello che ho detto..."
Ma subito, appena i suoi occhi tornano a osservare il volto della sua guida, le parole si spengono. C'è un'espressione strana disegnata sul suo viso, preoccupata, triste.
"Che c'è?"
Chiede prontamente Dean mentre Bobby lentamente passa oltre il suo corpo, si siede e prende un profondo respiro.
"Siediti."
Il giovane obbedisce e, appena si accomoda sulla sedia, resta stupito dalle mani di Bobby che subito afferrano le sue.
"Dean, tu non sei solo. Io sono al tuo fianco."
Aggrotta le sopracciglia per un momento e un sorrisetto si fa spazio sulla sua bocca. Hanno discusso, è vero, ma forse Bobby sta esagerando con le scuse.
"Dean, Cas è morto."
TUH-TUM
E' come il silenzio innaturale e spaventoso dopo lo sparo che lo ha ucciso.
TUH-TUM
Come una piccola crepa che intacca un vetro e lo fa esplodere in mille pezzi. 
L'incredulità, lo shock, l'incapacità di credere, di accettare che possa essere vero.
"Si è ucciso."
I sensi cedono un po' per volta, ma mai completamente: la vista si annebbia, le parole si incastrano nella gola, le mani tremano, tutto rimbomba e fischia come vento in una tempesta furibonda.
"Non me lo sarei mai aspettato. Lui era un angelo..."
Bobby continua, ma Dean non sta più ascoltando.
"...sa che cosa significa commettere un atto simile..." 
Poi, le parole finalmente escono.
"L'hai detto tu no? Siamo spiriti affini o cazzate simili."
E non riesce nemmeno a capire come, ma lo fanno sorridere.
"E' una specie di rischio professionale per le anime gemelle. L'una non vale molto senza l'altra." 
E il suo sguardo si illumina di nuovo per quella realizzazione.
"Ora non deve più soffrire. E' tornato un angelo, giusto?"
Ma Bobby non sembra altrettanto ottimista.
"Tu non capisci, Dean."
"Quando potrò vederlo?"
"Non lo rivedrai!"
Bastano poche parole e tutto ripiomba nel caos, nel dubbio, nella paura.
"Non lo rivedrai mai più. Si è tolto la vita e... e i suicidi vanno in un altro posto."
Ma questa volta qualcos'altro si fa largo superando la paura e la confusione. Qualcosa di più simile a quello che era quando era ancora vivo.
"Volete punirlo?"
Rabbia.
"Non è una punizione."
Una rabbia che tutto il luogo sembra percepire.
"Era uno di voi!"
Gli alberi tremano, il cielo palpita, ruggisce, freme.
"Non esistono giudici o crimini qui, siamo tutti uguali! Così vanno le cose!"
Ed esplode in un tuono.
"E la fottuta realtà è che i suicidi vanno all'Inferno! Nessuno giudizio un cazzo!"
Si alza con uno scatto afferrando Bobby per la giacca e spintonandolo indietro mentre con un possente calcio, la sedia su cui era seduto, viene scaraventata a spaccarsi contro una parete.
"Vuoi ribellarti, Dean? Qui non è come quando eri in vita! Non puoi fare niente! Puoi solo cercare di capire perchè l'ha fatto e accettarlo!
Bobby lo fissa dritto negli occhi sperando, pregando di poterlo calmare.
"...non puoi fare niente, Devi lasciarlo laggiù."
Ma niente sembra riuscire a tranquillizzarlo oramai.
"Lasciarlo?!"
Dean afferra di nuovo il colletto della giacca di Bobby dandogli uno strattone violento.
"Io ci sono stato all'Inferno! E' Cas porca puttana! E non lo lascerò mai laggiù a marcire in quello schifo! MAI!"
Molla la presa di scatto spingendolo lontano da sè e facendo un passo indietro per cercare di calmarsi. E così tenta di fare anche la sua guida provando a spiegargli nel modo più consolante qualcosa di orribile.
"Per i suicidi è diverso, Dean... loro non vanno in quell'inferno per immorali e peccatori. Per loro è molto diverso."
Dean sembra ben disposto ad ascolta adesso; le sue mani non sono più chiuse a pugno ma rilassate, così come la sua mandibola ben definita, fino ad un secondo prima tesa quasi fino a spezzarsi i denti.
"Noi tutti abbiamo un percorso, un ordine naturale da seguire quando siamo in vita. Castiel ha violato quest'ordine e si rifiuta di affrontarlo. Non vuole rendersi conto e accettare quello che è successo. E passerà l'eternità in questo stato"
"Cas è all'Inferno?"
E' l'unica domanda che il giovane gli rivolge finita la spiegazione.
"Ognuno ha un diverso inferno. Non sempre sono fiamme, e tormenti. Il vero inferno è una vita andata storta."
Basta. Niente più rispose evasive. 
"Rispondimi Bobby. Cas è all'Inferno?"
Bobby prende un profondo respiro prima di rispondere, sentendo la sua gola chiudersi.
"Si...è laggiù."
Il temporale risuona improvvisamente più forte all'orizzonte, gorgogliando, pronto a scatenarsi.
"Sono la sua anima gemella..."
Una lama antidemone compare nella mano di Dean mentre sul suo viso si disegna la determinazione, l'ostinazione implacabile.
"Lo ritroverò."
I suoi piedi stanno già per muoversi quando Bobby gli posa le mani sulle spalle e lo trattiene.
"Tu non capisci come funziona qui!!"
"Non me ne frega un cazzo di capire! Qui non si tratta di capire! Qui si tratta di non arrendersi!"
"Dean..."
"Hai detto che non ci sono regole, giusto? E che mi dici di quelle due figure che volavano? sei rimasto piuttosto sorpreso di com'è andata o sbaglio?"
Non ci sono spiegazioni che Bobby possa esporre a suo vantaggio. Nessuna parola.
"Se non ci sono regole, come puoi affermare che tutti i suicidi sono uguali?"
"Non posso."
"Oh bene! Allora come puoi dire che Cas non si rende conto di quello che gli è successo?"
"Non posso."
"Grandioso!"
"Posso solo affermare quello che ho visto e non si è mai visto un suicida tornare dall'Inferno!"
Doveva trovare il modo di fermarlo. Doveva. Ma sapeva che ciò che Dean stava dicendo era la verità. Quello che era successo con loro non era mai, mai successo.
"Dopo tutto quello che abbiamo passato Bobby, dovresti sapere che non c'è limite alle sorprese."
Il cacciatore non attende oltre; si volta e va verso la porta della casa con passo svelto. 
"Non puoi andarlo a riprendere all'inferno, Dean."
L'ultimo, l' unico misero tentativo che esce dalla bocca di Bobby riesce a far voltare il viso di Dean.
Ma sul suo viso non è comparsa neanche la minima ombra di dubbio o ripensamento.
Solo un sorriso, lieve e malinconico increspa le sue labbra prima che un tuono ruggisca in lontanaza.
"Lui l'ha fatto per me." 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7
 
"E va bene, meriti una possibilità."
Bobby entra in casa dopo diversi minuti dalla fine della discussione con Dean e lo raggiunge al tavolo a cui è seduto.
Il giovane sorride rincuorato dal fatto che se perfino una guida del paradiso gli concede una chance, allora forse non è completamente impazzito. Recuperare Cas all'Inferno si può fare.
"Ma dobbiamo trovare una guida."
Dice Bobby afferrando per un polso il cacciatore che, prima ancora di poter proferire parola, si ritrova in un luogo completamente diverso da quello in cui era mezzo secondo prima.
Anche qui c'è un lago, di un rosso scuro simile a sangue denso, inquietante e tetro; una piccola barca galleggia sulla superficie accanto alla riva e i due ci salgono immediatamente.
Il viaggio dura solo pochi minuti poi, davanti agli occhi di Dean, appare un'immensa distesa di scaffali che sembrano infinitamente alti, stracolmi di libri di ogni colore e dimensione. Altre figure volteggiano nell'aria afferrando, sfogliando e consultando i libri, cercando una risposta a qualsiasi domanda possa anche solo aver sfiorato la loro mente quando erano ancora in vita.
La barca si ferma davanti ad uno scaffale che pare molto più ampio di tutti gli altri e Bobby, senza aspettare che Dean lo segua, scende camminando sull'acqua purpurea e si dirige verso una figura che gli dà le spalle.
Il cacciatore salta giù dall'imbarcazione e si affretta a seguire l'uomo, fino a fermarsi accanto a lui, proprio dietro la sagoma avvolta nell'oscurità.
Bobby fa un passo verso la figura, senza esitazione
"Hey."
Sentendosi chiamata, essa si volta molto lentamente richiudendo il libro che ha fra le mani.
"Eccovi, finalmente!"
L'aspetto è leggemente diverso da come lo ricordava: più pulito, più elegante; ma lo stile resta inconfondibile. La mandibola di Dean si apre così come le sue palpebre conferendogli un'espressione scioccata, basita.
"Balthazar?!"
La voce quasi non gli esce dalla bocca tanta è la sorpresa.
"Oh! Ecco quello che non si arrende mai! Ti hanno mai detto che l'eccessiva ostinazione può diventare stupidità?"
Poteva essersi curato, aver cambiato aspetto e perfino temperamento, ma Balthazar restava sempre Balthazar. Con un rapido sguardo, il cacciatore lo fulmina sul posto respirando dal naso come un toro imbestialito.
"Costantemente."
"Fantastico. Mi sei sempre piaciuto Dean Winchester."
Questa è una sorpresa. Non tanto sconvolgente ma pur sempre una piacevole sorpresa che può andare a suo vantaggio dato che Balthazar deve guidarlo in un posto in cui nessuno sano di mente vorrebbe mettere piede.
"Tu invece non mi sei mai piaciuto."
Non serve essere gentile con qualcuno come Balthazar, bisogna stuzzicare la sua attenzione, tenere il suo divertimento sempre acceso. Lo scambio di sorrisi è inevitabile e perfino gradevole, ma poi l'espressione della nuova guida si fa estremamente seria.
"Dobbiamo cavarcela da soli. Crowley non ama questo genere di intromissioni, specialmente da parte di qualcuno proveniente dai piani superiori."
Dean non si smuove; certe sottigliezze burocratiche legate a qualche assurda regola infernale non lo preoccupano. Fa un cenno d'assenso con la testa verso Balthazar. Non si lascia spaventare.
"Va bene."
"Castiel... ti ama molto?"
Ma basta una semplica domanda per stravolge tutte le sue certezze, il suo coraggio e la sua cocciutaggine. Resta pietrificato, incapace di rispondere; la sua bocca si muove ma nessun suono esce dalle sue labbra tranne qualche lettera balbettata.
Balthazar sorride soddisfatto e divertito, lui conosce già la risposta.
"Lo troveremo."
Dichiara con convinzione.
"Ma quando l'avrai trovato, nulla potrà aiutarlo a riconoscerti, ad abbattere il suo diniego. E' più forte di qualsiasi amore. Potrai dirgli tutto ciò che desideri. Compreso addio. Anche se in realtà non riuscirà a capirlo."
Si ferma per un istante come rattristato dalle sue stesse parole.
"Ma tu avrai la soddisfazione di non esserti arreso. Questo dovrà bastarti."
Conclude infine con fermezza, come se avesse appena impartito degli ordini infrangibili.
Ma è sempre stata una specialità del cacciatore il saper rompere regole indistruttibili.
"Tu sta zitto e portami da lui. Deciderò io cosa mi basta."
Bobby non riesce a non sorridere realizzando quanto gli fosse mancato stare al fianco di Dean mentre Balthazar resta enormemente stupito ancora una volta da quel giovane arrogante e testardo che sotto sotto davvero gli piace. 
"Dimmi quando si parte."
L'angelo schiocca la lingua sul palato e prende un profondo respiro invitando gli altri due a fare lo stesso.
"Chiudi gli occhi, Dean Winchester."

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8
 

Dean si ritrova seduto, mentre i suoi occhi si aprono molto lentamente ancora immersi nell'oscurità. La barca sta viaggiando a passo d'uomo all'interno di uno stretto canale le cui pareti quasi toccano il legno dell'imbarcazione.
Balthazar è appena dietro di lui, in piedi, lo sguardo che scruta l'orizzonte distrattamente, mentre Bobby è al suo fianco, anch'egli in piedi, con una torcia salda in pugno e gli occhi vigili e attenti.
"Bobby è un brav'uomo."
Sussurra Dean sentendo l'attenzione di Balthazar spostarsi su di lui. 
"Lo so."
Si limita a rispondere l'angelo con un lieve sorriso in viso.
"Ha un lato tenero molto più profondo di quanto ricordassi. Forse perchè non lo conoscevo quando era così giovane. Mi è mancato molto in questi anni.""
Non capisce come mai questa riflessione lo abbia colpito così all'improvviso, ma il pensare a Bobby in qualche modo riporta alla sua mente piacevoli ricordi.
"E tuo fratello? Non ti manca?"
Sembra che Balthazar sia intenzionato a non permettergli di abbandonare le sue memorie più tormentate con ogni mezzo.
"...ovviamente."
Risponde sollevando le spalle mentre l'angelo lo fissa negli occhi attendendo una reazione.
"Oh, Dean, Dean, hai detto una banalissima stronzata."
Il caos nella mente di Dean sembra aumentare insieme alla sua irritazione nel sentire le parole della sua guida.
"Rifletti prima di rispondere."
"Ho detto ovviamente."
Si affretta a ribadire nervosamente per poi voltarsi, seccato e profondamente indispettito più dalla sua esitazione che dalla risposta di Balthazar; e, in quell'istante, un lampo squarcia il cielo in lontananza, come richiamato dai pensieri del cacciatore, attirando la loro attenzione.
"Adoro centrare il bersaglio. Crea energia."
Esclama esaltato l'angelo.
"L'energia è forte, unisce, fa di te un miglior ricevitore per Castiel."
Una violenta onda si infrange contro la barca facendoli sobbalzare mentre i lampi smuovono l'aria con violenza.
"Lui è la trasmittente che invia il suo ricordo di te."
Le onde aumentano quando la barca esce dal cunicolo trovandosi in mare aperto, costringendo i tre uomini ad aggrapparsi ad essa; una tempesta tremenda scuote l'acqua fino a creare bianchi turbini di schiuma mentre da ogni direzione provengono urla, grida e lamenti terrificanti. Tutto è tinto di infinite sfumature di rosso come se un manto purureo fosse sceso su quella visione atroce.
"Come mai sei qui Balthazar?"
Chiede Dean tentando di distrarsi dal quella visione, da quei rumori disperati.
"Ho avuto una seconda occasione. Come ce l'avete voi."
Seconda occasione? Il giovane aggrotta la fronte, visibilmente disorientato, spingendo l'angelo a continuare la sua spiegazione.
"Certo. Potete rinascere e avere nuove vite, ma solo se lo volete."
Il cacciatore sta per ribattere quando un'ondata violenta fa sobbalzare la barca gettandolo quasi fuori bordo.
"Merda! Me lo ricordavo diverso questo posto!"
Si aggrappa ad una corda cercando di ignorare la risatina fastidiosa di Balthazar.
"Le cose cambiano di continuo quaggiù! Volevi un pericolo fisico? Eccolo!"
Dean sputa dell'acqua che gli è finita in bocca. Acqua salata, amara, come lacrime piante per troppo tempo e mai finite.
"Cosa può farti? Ucciderti?"
L'angelo continua imperterrito, ridendo di gusto.
"Falla finita!"
Grida il giovane cercando di coprirsi il volto dagli schizzi gelidi.
"All'inferno esiste un solo pericolo reale, Dean..."
Poi, Balthazar indica qualcosa con la mano, qualcosa fuori dalla barca, sotto di loro. Dean lentamente sposta lo sguardo, timoroso e riluttante e quello che vede, quello che i suoi occhi si ritrovano ad osservare, è forse la cosa più raccapricciante e mostruosa che abbia mai dovuto guardare.
Corpi pallidi, nudi e magri scorrono inermi sotto la superficie dell'acqua; sono cadaveri ma non sono morti, i loro arti si muovono ancora, così come i loro occhi, con scatti e spasmi nervosi, come pesci in una rete.
"Perdere la ragione."
Come una scossa di corrente elettrica, le parole dell'angelo attivano i corpi nudi, che si sollevano gemendo e urlando aggrappandosi alla barca disperatamente. Ribellarsi è inutile, sono in troppi, e i tre uomini se ne rendono subito conto.
La barca si capovolge in pochi secondi sotto gli strattoni dei non-morti e Dean è il primo a cadere in quell'acqua ghiacciata e soffocante che lo stritola in una morsa di vecchi dolori, vecchi ricordi, nuovi rimpianti.
Balthazar si trascina fuori dall'acqua per primo, arrancando su di una riva piena di cadaveri ammassati, avvolti in un morboso e repellente abbraccio. Dean esce subito dopo di lui aiutando anche Bobby a raggiungere la riva.
Sollevano tutti lo sguardo attirati dal mostro di acciaio che sta davanti a loro: il relitto di una gigantesta nave completamente in fiamme su cui si contorcono e urlano altri corpi sempre più magri, sempre più pallidi.
"Che diavolo è questo posto, Balthazar?" 
Chiede Dean deglutendo a fatica la saliva.
"Il nostro dolce passaggio per l'inferno."
A quella risposta, il cacciatore respira pesantemente asciugandosi il viso con la manica della giacca. E' arrivato fin lì, fiamme o non fiamme andrà avanti. Arriverà da Cas.
"Bene. Dobbiamo seguire qualche segnale, giusto?"
Senza aspettare indicazioni di alcun genere, si mette a camminare verso il relitto infuocato; Bobby lo segue senza indugio ma l'angelo non sembra dello stesso parere.
"Beh, per la verità...non c'è nessun segnale adesso..." 
Afferma scocciato poggiandosi le mani sui fianchi.
Solo allora Dean si ferma a pensare, rendendosi conto che, probabilmente, la mancanza di una strada da seguire è solo colpa sua.
"Forse perchè... stavo pensando a qualcun'altro..."
.
.
.

Opachi raggi di sole colpiscono la lapide di Sam facendo brillare le gocce della pioggia che ha appena smesso di cadere.
"Non doveva seguirmi. Non dovevo trascinarlo in questo orrore. Avrebbe dovuto sopravvivere."
Sono le prime parole che riesco a proferire dopo più di 3 giorni di completo silenzio e apatia. Castiel mi guarda, gli occhi ancora pieni di lacrime, senza staccare la mano dalla mia.
La sento perfino stringere più forte le mie dita.
"Avrebbe dovuto sposarsi e invecchiare. Doveva diventare un padre con quache capello grigio che sorride a suo figlio e gioca con lui."
E pian piano, come un soffio di vento che strappa brutalmente i petali di un fiore, sento a poco a poco la mia rabbia, la mia frustrazione, la mia collera staccarsi da me, lasciando posto la dolore, alla tristezza, alla disperazione.
"Riesco a vederlo così chiaramente, Cas... Avrebbe guardato suo figlio e lo avrebbe fatto sentire come mi sentivo io, ogni volta che incrociavo il suo sguardo.""
E le lacrime cominciano a cadere di nuovo dai miei occhi.
"Gli avrebbe fatto capire che non lo avrebbe mai abbandonato, che non lo avrebbe mai... mai lasciato solo."
.
.
.


 
"Hey...andiamo." Bobby richiama Dean alla realtà passando al suo fianco e incitandono a seguirlo, dirigendosi verso il relitto
Dean è ancora decisamente intontito ma lo segue senza fare domande. 
Solo arrivati davanti al primo scheletro di metallo si rendono conto che è solo un ammasso di acciaio, uguale agli altri centinaia di cumuli di scarti e ferraglie sparsi ovunque su quella specie spiaggia della devastazione.
E' soltanto proseguendo che finalmente giungono al vero, immenso relitto: una montagna di ferro ardente sbarra la loro strada e, sopra di esso, corpi smembrati e sanguinanti gridano insulti e maledizioni contorcendosi per il dolore.
Sulla fiancata, marchiata a fuoco, lacerata e coperta da pezzi di stracci marci si può ancora intravedere la scritta 'CERBERO' e, davanti all'enorme porta che funge da passaggio, uomini, o almeno quelli che sembrano uomini, vestiti con brandelli di stoffa e armati fino ai denti sbarrano la strada. 
Bobby non accenna a fermarsi nemmeno per un secondo e si dirige a passo sicuro verso i demoni armati, staccando il cacciatore e l'angelo di diversi passi.
Dean rallenta fino a fermarsi, lo sguardo fisso sul suo amico e, nella testa, una lunga catena di ricordi che preme per uscire.
.
.
.
 
Nel rifugio riecheggiavano le voci concitate di Dean e Castiel, che litigavano animatamente muovendosi per la stanza, intorno al tavolo.
"Non è più il fratellino a cui devi badare, Dean. Ha bisogno che tu ti fidi di lui ad occhi chiusi, che non lo tagli fuori."
"Io non lo taglio fuori."
Dean era molto seccato, molto nervoso e nemmeno i tentativi di Cas di farlo ragionare sembravano avere effetto questa volta.
"Sei sempre preoccupato per lui quasi fosse un gattino indifeso! E lui questo non lo sopporta!"
L'ex angelo gli andò vicino allungando una mano per posargliela sulla spalla, ma il cacciatore si ritrasse.
"Non è colpa mia, io-"
"Lo so! Io lo so! Tu vuoi solo proteggerlo ma devi riuscire, per il suo bene e il tuo, a lasciare che lotti per quello in cui crede, anche se questo comporta rischiare la vita."
"Non posso sopportare l'idea che gli accada qualcosa!"
Cas gli prese le spalle con fermezza cercando di appigliarsi al suo buon senso con ogni mezzo possibile.
"Ogni volta che non gli permetti di aiutarti, lo uccidi, lo fai sentire inutile!"
.
.
.
 
Dean non riesce a staccare gli occhi da Bobby vedendolo avanzare verso i corpi infuriati assetati di sangue. Lo vede voltarsi in cerca del suo sguardo. Lo vede sorridere.
"Andiamo, Dean! Dobbiamo entrare!" 
Bobby lo incita a seguirlo ma Dean sembra paralizzato. Il muro di corpi armati si solleva davanti a Bobby pronto a difendere l'ingresso ad ogni costo ma l'uomo continua ad avanzare facendosi largo fra le mani che tentano di afferrarlo e le armi che tentano di colpirlo. 
Dean osserva pietrificato, incredulo.
Ma è sufficiente una mano, solo una che riesce ad afferrare Bobby per il collo trascinandolo nel mezzo della mischia di demoni, per far sì che nel cacciatore si accenda qualcosa di improvviso e brutale.
Una rabbia che gli permette finalmente di capire, di vedere.
"NO!"
.
.
.

Una pioggia estiva calda e intensa cadeva senza sosta da oramai mezz'ora quando Sam uscì dal bar decisamente arrabbiato.
"Devi smetterla Dean, maledizione. E' snervante vedere che mi tratti come un bambino! Queste sono mie scelte! Non tue! Non credi che sia in grado di decidere da me se voglio o non voglio rischiare la vita per qualcosa di giusto?"
Il fratello uscì subito dietro i lui, seguendolo come un'ombra mentre le loro grida cercavano di sovrastarsi.
"Niente di tutto questo è giusto, Sammy! Niente! Tu dovresti essere in qualche bella città, in una casa in riva al lago a goderti la vita! Non qui a rischiarla ogni giorno!"
L'acqua li colpiva bagnandoli dalla testa a i piedi ma loro non le diedero alcuna importanza; continuarono ad urlare con la voce carica di angoscia.
"Quindi sei tu ora che decidi dove dovrei essere?"
"Io vorrei che la tua vita fosse così!
Sam si bloccò, voltandosi di scatto, e fronteggiando il fratello faccia a faccia lo afferrò per le sbraccia scuotendolo con forza.
"Ma io non sono te!"
La luce al neon dell'insegna del bar tingeva le loro figure di un rosso luminoso e inquietante, mentre i loro respiri pesanti si condensavano immediatamente a contatto con l'aria e rivoli di acqua piovana rigavano i loro volti immobili, tristi.
"E' come uno schiaffo in faccia vedere che ogni volta fai una fatica enorme per permettermi di aiutarti."
Dean non rispose, non sapeva cosa rispondere. Si limitò a guardare suo fratello dritto negli occhi seguendo le sue parole come mai aveva fatto prima.
"Nonostante tutti questi anni, ancora, ogni giorno mi sembra di avere la conferma che tu non riesci ad accettare che io voglia stare al tuo fianco in questa guerra."
Le mani di Sam non allentano la presa sulle sue spalle nemmeno per un secondo quasi avessero paura che lui possa fuggire via nel caso in cui dovessero lasciarlo andare.
"Ma nonostante questo, io non mi arrendo Dean. Non me ne vado. Starò al tuo fianco e qualsiasi cosa tu farai o dirai, non ti aiuterà a sbarazzarti di me."
Un nodo blocca la gola di Dean, accompagnato non un senso di oppressione e fastidio, bensì la gioia, di serenità, nel sapere che nonostante le incomprensioni, i litigi e la rabbia, nulla poteva cambiare tra lui e il suo fratellino. Nulla poteva cambiare Sammy.
"Sei il mio fratellone e ti voglio bene."
Sam abbandonò la presa sulle spalle di Dean con una lentezza infinita, lasciando scivolare le mani lungo le sue braccia fino ad allontanarle dal suo corpo.
Il fratello maggiore ci mise diversi secondi prima di riuscire ad comporre una frase sensata.
"Mi dispiace Sammy... non riesco a farne a meno... non riesco a smettere di pensare a come mi sento quando vado a letto la sera e sto male, e mi odio per ogni singolo fallimento della mia vita e non voglio per nessuna ragione al mondo che tu ti senta come me..."
La pioggia sembrò improvvisamente più calda a contatto con la sua pelle, o forse era il suo viso ad essersi scaldato per la paura, per l'emozione che lo aveva travolto nel fare quella confessione.
"Io vado a dormire ogni sera Dean e ho paura. Ho paura come ce l'hai tu. Ed è proprio questo che mi permette di addormentarmi. Non sono solo."
Sam non si lasciò impressionare o sconvolgere. Sam era sempre stato forte, forse perfino più forte di Dean anche se lui non se ne rendeva conto.
"Ci sei tu con me."

Era il suo fratellino dopotutto.
La bocca di Dean si tese in un sorriso fiero, commosso, felice mentre la sua mano andava a posarsi sulla nuca del fratello e scendeva ad afferrargli il retro del collo.
"La mia fiducia in te non ha limiti, Sammy. Anche se non smetterò mai di preoccuparmi per te, lo sai."
Poggiarono le fronti l'una contro l'altra mentre la pioggia scivolava fra i loro visi senza tregua; e risero, risero come facevano da piccoli, come facevano da ragazzi.
"Ma qualunque cosa accada... demoni, mostri, guerre, e perfino se dovessi attraversare l'inferno... "
Come avevano sempre fatto insieme durante tutta la loro vita.
"...c'è una sola persona che vorrei al mio fianco."
.
.
.
 
"NO!!!"
Urla, non appena una delle creature tenta di strangolare Bobby, e corre con tutte le sue forze. Nella sua mano è già comparsa una lama antidemone quando il suo braccio si solleva e colpisce con forza il mostro.
Afferra Bobby per le spalle e tenta di trascinarlo via dai suoi assalitori, ma lui continua ad avanzare, come ipnotizzato.
"NO! NO! NON FARLO!"
Le sue dita si stringono sul suo viso, voltandolo con forza per poterlo guardare negli occhi.
"CAS NON E' LI' DENTRO, SAMMY!"
Gli occhi del suo fratellino.
Il volto di Bobby non è più necessario oramai e scompare come polvere nel vento, lasciando che Dean veda quello che finalmente ha avuto il coraggio di vedere.
Sammy.
Lo afferra dietro il collo sfregando la sua fronte contro la propria mentre un dolce sorriso gli tende le labbra.
"Cas non è lì dentro... idiota."
"...i-imbecille..."
Gli occhi di Sam si riempiono immediatamente di lacrime, ma nessuna di esse riesce a rigare il suo volto davanti allo sguardo di Dean poichè, con un impetuoso gesto, il cacciatore afferra il suo fratellino con forza e si stringe contro di lui in un lungo, disperato abbraccio.
"Non c'è altro uomo con cui attraverserei l'inferno..."

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La logistica di questo capitolo purtroppo è abbastanza complicata ma spero ne siate venuti a capo!

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO 9

 
"Ok, sì magnifico, ma adesso prendiamo l'ascensore per l'inferno. Si va su, Dean Winchester!"
Balthazar fa roteare gli occhi e interrompe l'abbraccio dei due fratelli passandogli proprio in mezzo.
I due si staccano controvoglia ed entrambi rimangono per un attimo straniti dalle parole dell'angelo.
"Io vengo con voi!" 
Protesta Sam immediatmente, avvicinandosi al fianco del fratello, ma Balthazar subito gli riserva uno sguardo fulminante.
"Non sei tu che decidi, ragazzo."
C'è enorme soddisfazione nel suo tono di voce, quasi divertimento.
"Woh, hey, hey che vuol dire?" 
Interviene Dean afferrando l'angelo per una spalla per costringerlo a rispondere.
"Da quando hai sospettato che Bobby fosse tuo fratello hai perso ogni segnale proveniente da Castiel."
Risponde secco quest'ultimo scrollandosi la sua mano di dosso.
"Ritroveremo i segnali."
Si limita a dire il cacciatore senza staccare gli occhi da quelli di Balthazar che, improvvisamente, si anima di un'irritazione violenta.
"Oh, davvero? E tu sai come si fa, immagino. Tutto chiacchiere e niente sostanza."
Fa un passo in avanti avvicinando minacciosamente il viso a Dean che non si muove di un centimetro.
"L'unico motivo per cui siamo arrivati fin qui non sei tu; è solo perchè Castiel, Dio sa per quale motivo, ti ama." 
Solo a queste due semplici parole, il cacciatore ha un impercettibile sussulto.
"E tuo fratello è decisamente una distrazione."
Conclude l'angelo rimanendo poi a fissare i ragazzi per qualche secondo prima di dar loro le spalle.
"Che cosa ne vuoi sapere tu, eh? Ti sei sempre divertito a giocare con la vita degli esseri umani e adesso mi fai la predica?"
Dean lo insegue sentendo il nervoso salirgli dentro ma, appena prima che le sue dita possano afferrare la giacca di Balthazar, Sam prova ad intervenire frapponendosi tra loro.
"Lui non è mai stato in un posto simile."
"E nemmeno tu, se è per questo. E per me è già abbastanza snervante fare da babysitter ad un solo Winchester."
Ma viene zittito immeditamente. Entrambi restano privati della possibilità di ribattere e non possono far altro che cercare di controllare la loro rabbia scaricandola col respiro.
"Allora? Vuoi muoverti?" 
Balthazar non dà alcun segno di voler cedere e continua ad osservare severamente i due uomini mentre Dean, dopo un'imprecazione, si rivolge a suo fratello che, però, non ricambia il suo sguardo, rimanendo ad osservare l'angelo.
"Vada a farsi fottere, Sam."
"Io non... non voglio lasciarlo."
Le loro voci sono decise, sicure, ma c'è qualcosa che inizia a crescere nel cuore di Sam. Un dubbio.
"E se restando con lui gli impedissi di rivedere Castiel? Gli impedissi di dirgli addio?"
Un dubbio che immediatamente si manifesta nelle parole di Balthazar.
"Continueremo senza di lui, Sam. Noi due insieme."
Dean lo guarda negli occhi, determinato più che mai, senza badare minimamente all'angelo e ai suoi avvertimenti. Afferra la sua spalla e la stringe cercando una conferma.
"Ascolta, Dean..." 
Ma Sam sa cosa deve fare, l'ha capito. 
Abbassa la voce e avvicina il suo viso a quello del fratello.
"Quando arriverete, tu non dargli retta."
"No, Sam io..."
"Devi solo trovare Cas e riportarlo indietro."
Non gli permette di ribattere. Non gli permette di convincerlo, perchè sa bene che ci riuscirebbe senza troppi sforzi.
Balthazar ha ragione. Non può permettersi distrazioni e lui è, senza dubbio, una distrazione per Dean. 
Questo pensiero fa sorridere Sam di gioia, una gioia malinconica. Dio, quanto gli è mancato quell'imbecille di suo fratello.
"Puoi farcela. Io ho fiducia in te."
Non appena le loro fronti si toccano, un sorriso triste appare sul volto di entrambi: essersi ritrovati solo per doversi separare di nuovo, così presto.
Dean si stacca da quel contatto con riluttanza, sapendo bene di non poter reggere un minuto di più quel dispiacere che gli stringe lo stomaco. Si volta e segue Balthazar su una carrucola completamente distrutta ma apparentemente funzionante, che inizia subito a muoversi verso l'alto.
"Non ti sei chiesto perchè ho scelto Bobby?"
La strana domanda di Sam lo costringe a voltarsi di scatto e cercare i suoi occhi in basso, a terra. In effetti non si era ancora domandato come mai suo fratello non aveva scelto le sue vere sembianze per manifestarsi. Confuso, Dean fa cenno di no con la testa.
"Era l'unica persona che ascoltavi... ma adesso ascolta me!"
L'elevatore continua a salire e Sam è costretto ad alzare la voce per farsi sentire in mezzo alle folate di vento e alle eco di grida lontane.
"Pensa a Cas! Pensa a quello che è successo quando sono morto!"
Dean sente un nodo formarsi nella sua gola.
"Pensa a quello che hai fatto per salvarlo!"
.
.
.

La camera da letto del rifugio sembrava molto più fredda del solito quella sera; Cas era seduto sul letto a gambe tese, lo sguardo fisso nel vuoto e le mani abbandonate sopra al ventre con una bottiglia di scotch fra le dita. Aveva i segni delle occhiaie e sembrava decisamente più magro del solito, colpa anche della barba incolta. 
Quando Dean mise piede nella stanza non accennò a muoversi; nemmeno quando Dean gli si sedette di fianco, sul bordo del letto.
"Sto cercando di imparare a bere. Magari mi fa dormire."
Sono le prime parole che disse, senza nemmeno rivolgerli uno sguardo.
"Forse è meglio dei sonniferi..."
Riuscì solo a rispondere Dean distogliendo lo sguardo per un attimo dal volto dell'ex-angelo. Fece un profondo respiro e tentò di calmare il suo nervosismo, di mostrarsi tranquillo, rilassato.
"Hai detto che vuoi che le nostre strade si dividano. Hai tutta la mia attenzione. Parlami."
Dopo un lungo, quasi interminabile silenzio, Cas mosse le dita lungo il collo della bottiglia di vetro, lasciandole cadere sulle lenziola e inizò a parlare.
"Ho scoperto di non essere tagliato per questo mestiere. Che non lo so fare. Altrimenti non sarei conciato così ma sarei forte e pronto a tornare in campo come te."
Non lo guardò mai negli occhi, nemmeno una volta. Teneva lo sguardo fisso verso un punto lontano, che a Dean parve per un attimo irraggiungibile.
"Tu non sembri un cadavere che cammina. E hai perso tuo fratello."
Quell'ultima frase sembrò più un rimprovero che una semplice constatazione, che colpì Dean come una frustata.
Si torse le mani per diversi secondi, abbassando lo sguardo verso il pavimento.
"Si, lo so bene. Non l'ho dimenticato."
Poi, prese un profondo respiro e risollevò la testa, avvicinandola a quella di Cas per costringerlo in qualche modo a guardarlo.
"Non ho dimenticato quel silenzio, quel vuoto dentro di me. Volevo... credevo di dover essere forte."
E Cas lo fece.
"Per me?"
"E per me."
I loro occhi si incontrarono per un breve e fugace istante che parve svanire tanto rapidamente quanto una stella all'arrivo del sole.
"Per noi. Gli volevo bene... ma non c'è più."
Il cacciatore staccò una mano dalla presa dell'altra e la posò sul materasso, molto vicina a quella di Cas, cercando il suo contatto, il suo sostegno.
Avrebbe voluto urlare, strepitare, prendere a calci qualsiasi oggetto alla sua portata e dare libero sfogo a tutta la soffocante sofferenza che aveva dentro, ma non poteva cedere. Non doveva. L'aveva promesso a Sam.
"Sam voleva che la nostra vita continuasse... e ora dobbiamo fare una scelta. Andare avanti...o no."
Senza accorgersene, l'ex-angelo spostò la mano lontano da quella del cacciatore, riportandola alla bottiglia.
Sembrava spento, privo di emozione, privo di vita.
"Tu hai già scelto. Non arrendersi mai, vero?" 
.
.
.

L'ascensore infernale si blocca di colpo facendo sobbalzare Dean e Balthazar che si reggono alla balaustra di ferro per non cadere. L'angelo picchietta sulla spalla del cacciatore per attirare la sua attenzione e, con un delicato gesto della mano, gli fa segno di voltarsi per guardare alle sue spalle.
Ciò che si presenta davanti agli occhi di Dean, gli fa perdere la capacità di respirare per qualche secondo.
Un pavimento senza fine, grezzo, sporco, fangoso, ricoperto completamente di volti umani, come se i loro corpi fossero stati sepolti lasciando fuori solo le facce. Ma questi volti ancora parlano, imprecano, strepitano, litigano, si lamentano e si lamenteranno per tutta l'eternità in quel freddo che penetra fino alle ossa.
"Siamo arrivati, Principe Azzurro."
Con una piccola spinta, Balthazar fa scendere Dean dalla carrucola e il giovane comincia immediatamente a perlustrare con lo sgurado quel pavimento mostruoso, alla ricerca dell'unico volto che gli interessa trovare.
Cerca di camminare in mezzo ai visi, che lo minacciano e lo insultano ogni volta che, per sbaglio, lui li pesta senza accorgersene.
L'odore pungente e fastidioso di terra e decomposizione gli entra sempre di più nelle narici e negli occhi, costringendolo a sfregarsi le palpebre e tossire violentemente più volte; in più, la vista che sporadicamente si appanna per via dei gas non aiuta minimamente la sua ricerca.
Poi, d'un tratto, una voce si rivolge a lui.
"Tesoro..."
Dean si guarda intorno, fra le facce sotto di lui, fino a quando i suoi occhi non si posano sul volto di una donna, magro, cereo, circodato da quelli che una volta erano dei lunghi capelli biondi.
"Tesoro sei arrivato..."
Ripete il viso, mentre un morso afferra il cacciatore alla bocca dello stomaco.
"M-mamma?"
"Benvenuto, tesoro..."
Il suo respiro si fa più pesante nel guardare quegli occhi dolci, infossati in un viso devastato, che lo fissano con amore; non riesce a staccarsi da quello sguardo neanche facendo ricorso a tutte le sue forze, fino a quando un grido, molto probabilmente di Balthazar, lo costringe a risvegliarsi. Sbatte le palpebre con forza e subito i lineamenti del viso sotto di lui cambiano radicalmente.
"No. Tu non sei mia madre..."
Sussurra ritraendosi e scuotendo la testa energicamente.
"Non fa niente tesoro, non fa niente."
Risponde tristemente il volto soffocando un singhiozzo di pianto.
Dean si volta per ringraziare Balthazar ma, prima che i suoi occhi possano raggiungere la sua guida, qualcosa attira a sua attenzione a lato del suo campo visivo: la sua testa si gira istintivamente, quasi a rallentatore, come se tutto si ritrovasse improvvisamente immerso sott'acqua e il tempo si fosse congelato in un crudele attimo di terrore.
Un viso, in mezzo a milioni di altri, pallido, devastato, sofferente: le guance segnate da lacrime oramai secche da tempo, le labbra tagliate dal freddo, dischiuse a esalare un respiro che ad ogni istante potrebbe essere l'ultimo; e gli occhi chiusi, come abbandonati in un sonno colmo di incubi e tormenti che nessuno dovrebbe mai essere costretto a subire.
.
.
.

Cas stava al tavolo del rifugio a scarabocchiare su qualche foglio in compagnia di Sam, accasciato sulla sedia di fronte a lui a leggere un libro sulle possessioni demoniache, e Dean, seduto al suo fianco a fare ricerche e comprare attrezzature da caccia dal computer.
Dean butta un occhio su ciò in cui è impegnato Cas: disegnare delle ali.
"Ti mancano?"
Cas non si era accorto che Dean aveva smesso di osservare lo schermo del portatile e stava guardando con attenzione e curiosità il disegno abbozzato sui suoi fogli.
Un ammasso di piume, accuratamente dettagliate e poste a formare una splendida ala, erano disegnate sulla carta. 
"No, non più di tanto. Ma erano piuttosto belle."
Risponde Castiel distrattamente, continuando a rifinire lo schizzo.
"Erano come questa?" Dean indicò con un cenno del capo il disegno, realmente interessato a conoscere quelle piccole cose che mai si era domandato sull'ex-angelo.
"Più o meno. Le piume erano un po' più rovinate, per via dell'età."
Cas sorrise malinconico.
"Non ti mancano nemmeno i tuoi poteri?"
Il cacciatore si accorse che non aveva mai considerato l'ipotesi che Castiel si sentisse fuoriposto e a disagio nell'essere un umano, soprattutto data la mancanza dei poteri.
"No, non più. Ma la prima volta ero terrorizzato."
Confessò l'ex-angelo ridacchiando.
"Non capivo come voi poteste essere felici in mezzo a tutto questo dolore, questa indifferenza per il vostro prossimo."
Poi il sorriso lentamente si spense, mentre gli occhi color mare di Cas si perdevano in un pensiero passato, triste e spaventoso.
"Mi sembrava di essere solo, disperso in un mare di facce."
.
.
.

"Cas..."
La voce esce dalle sue labbra come un siblo rotto e, immediatamente, le sue gambe scattano per correre verso il viso incastrato nella lurida terra; non sente la voce di Balthazar che gli urla di fermarsi. 
E' arrivato vicinissimo al volto quando il pavimento si sgretola, si frantuma e gli crolla sotto ai piedi.
Il cacciatore precipita nel vuoto, giù, sempre più giù, come in un pozzo senza fine, attraversando un mondo sotterraneo pieno di urla stridenti e oscurità
Precipita con un unico pensiero nella testa, un unico nome, un'unica voce che grida cercando il suo aiuto; poi, finalmente, la caduta finisce dentro l'acqua di una pozza nera come il petrolio, soffocante come il fumo di un fuoco infernale.
.
.
.

L'impala correva lungo la strada, completamente libera, di ritorno verso il rifugio; la musica usciva dalla radio leggermente gracchiante per la mancanza di segnale ma agli occupanti della vettura non sembrava importare.
Dean guidava serenamente con Cas seduto accanto: sui loro volti c'era un'espressione tranquilla, rilassata ma un po' triste.
"Ho comprato una torta."
Disse Cas con voce allegra.
"Per il Nostro Giorno. L'ho lasciata nel rifugio così la possiamo mangiare dopo."
"Hai fatto benissimo."
Affermò il cacciatore con gentilezza spostando lo sguardo dalla strada per qualche secondo per poter osservare il volto di Castiel.
Si scambiarono una rapida occhiata e si sorrisero affettuosamente.
"Non arrendersi mai." 
Sussurrò Cas.
"Non arrendersi mai." 
Rispose Dean.
 
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


CAPITOLO 10
 
L'acqua sembra pesante e densa come l'olio e nuotarci dentro è faticoso quasi come scalare una montagna con i pesi attaccati alle caviglie.
Dean si spinge con la forza delle braccia, riuscendo con un enorme sforzo ad uscire dalla pozza; si passa le mani sul viso e si strizza la camicia verde militare come meglio può.
Si guarda intorno ancora un po' spaesato e confuso, poi i suoi occhi si posano su una costruzione a qualche metro da lui: il rifugio. 
O almeno sembra il loro rifugio poichè le pareti sono coperte di polvere e muffa e tutto sembra andato in rovina, abbandonato da molti anni.
Il suo respiro, ancora appesantito dalla nuotata, si condesa a contatto con l'aria fredda che scende non appena la sua attenzione si sposta sulla porta d'ingresso e le gocce d'acqua sul suo viso sembrano diventare di ghiaccio.
"E' qui. L'hai trovato."
La voce di Balthazar alle sue spalle non lo smuove minimamente dalla sua posizione.
"Impressionate... quel sussulto di paura per lui vi ha collegato."
"E'...è il nostro rifugio..."
Sono le uniche parole che escono dalla bocca di Dean che, sconvolto, fa qualche passo avanti pestando rovi e rami secchi per osservare più da vicino.
"Sembra davvero il nostro rifugio."
Ripete fra sè e sè continuando ad avanzare.
"Non pensarlo nemmeno per un secondo. 
Balthazar gli arriva di fianco in una frazione si secondo afferrandogli la spalla per bloccarlo.
"E' un'illusione. Tutto quanto è un'illusione."
E Dean si volta, pronto a levarsi di dosso la mano dell'angelo con uno strattone per poi proseguire senza ascoltarlo.
"I suicidi amano spesso torturarsi. Sono molto caparbi nel punirsi. E non credo che tu voglia spingerlo in quella direzione."
Ma le sue parole non riescono a passargli sopra; lo incuriosiscono, lo preoccupano.
"Tu puoi vederlo. Dirgli tutto quello che vuoi e che non gli hai mai detto... e poi andartene."
Balthazar è serio, incredibilmente serio, quasi angosciato dalle sue stesse parole, come mai gli era capitato di vederlo.
"Niente istruzioni Balthy."
Risponde Dean riprendendo il controllo con un profondo respiro, per poi scostarsi delicatamente dalla sua presa e fare un passo indietro, pronto a riprendere la sua direzione.
"Aspetta... Aspetta!"
Lo ferma immediatamente l'angelo con premura e urgenza, capendo di non poter fare nulla per convincerlo se non dirgli la completa verità.
"Sapevo che saresti arrivato fin qui, ami la competizione, sei orgoglioso. Ma prima di entrare... devi sapere a cosa vai incontro."
"Lo so, me l'hai già detto."
"Dean..." 
"Ma ora piantala con le raccomandazioni del cazzo."
"Dean.."
Si volta e si dirige verso la porta senza aspettare la noiosa e inutile spiegazione di altre regole, leggi o stronzate simili.
"Scoiattolo."
I piedi gli si piantano al suolo come inchiodati alla terra e il respiro si blocca per una frazione di secondo, in cui il suo cervello collega quel nomignolo alla voce che lo ha appena pronunciato.
Impossibile.
"Voltati e stammi a sentire, Scoiattolo."
O forse no.
Dean si gira di scatto e non riesce tenere rilassato nemmeno un muscolo del suo corpo tanto è forte il desiderio di lanciarsi a spaccare la faccia a quell'uomo.
Balthazar non era la persona di cui si sarebbe fidato di più al mondo, ma ora capiva come mai c'era proprio lui a guidarlo. Meglio Balthazar. Mille volte meglio Balthazar di questo.
Il Re dell'Inferno.
"Se avessi un fucile ti farei esplodere la testa qui, all'istante, Crowley."
L'unico resposabile di qualsiasi tortura o sofferenza stesse subendo Castiel oltre quella porta.
"Vacci piano, cowboy. Non è colpa mia se ti trovi qui."
"AH, NO?!"
Con uno slancio, Dean si getta contro al demone afferrando il colletto della sua giacca nera e strattonandolo con violenza.
"Potevi liberare Cas, razza di figlio di puttana! Invece di lasciarlo qui dentro a marcire!"
"Non posso."
"Non dire stronzate! Sei il fottuto Re qui dentro no?!?!"
"Io non posso farlo, Dean."
Una specie di piccola onda d'urto scaraventa il cacciatore ad un paio di metri da Crowley; Dean mantiene l'equilibrio quasi per miracolo mentre il demone si avvicina con passo calmo e sicuro.
Nessuno dei due proferisce parola per quasi un minuto; il giovane attende delle spiegazioni mentre l'uomo vestito di nero sembra cercare il modo per riuscire a dargliele.
"Per i suicidi è diverso."
"Continuate a ripeterlo ma nessuno sa darmi un cazzo di motivo sens-MH."
Basta un rapido gesto di Crowley per far sparire la bocca del volto di Dean che, sorpreso si porta le mani al viso.
"Forse così mi starai a sentire."
Il cacciatore sbuffa come un leone furibondo ma, finalmente, si placa.
"Io non posso portarlo via da questo luogo perchè la sua anima non mi appartiene."
La voce del demone è tranquilla come quella di un professore che spiega una lezione, mentre Dean aggrotta le sopracciglia non riuscendo a capire e spingendolo a continuare a parlare.
"Quando ti togli la vita acquisisci un privilegio al quale nemmeno io posso oppormi nonostante il mio ruolo. Hai il diritto di tenerti la tua anima..."
Il cacciatore sente la gola seccarsi e il respiro farsi più faticoso e pesante.
"... e di torturarla nel modo più orribile per il resto dell'eternità."
Con un altro cenno della mano, il Re dell'Inferno fa ricomparie al giovane la bocca dalla quale fuoriesce immediatamente un violento singhiozzo.
"Ti ho aiutato ad arrivare fin qui..."
Il demone avanza verso di lui arrivando a lasciare quasi mezzo metro di distanza fra loro.
"...ma nemmeno tu puoi infrangere tutte le regole."
Conclude sbattendo un ghigno falsamente malinconico in faccia al cacciatore che, però, non cede minimamente alla provocazione nonostante l'enorme preoccupazione che sente crescere in lui e risponde con un sorriso di sfida.
"Sta a vedere." 
Sostiene il suo sguardo per qualche secondo prima di voltarsi di nuovo.
"Sai perchè ho scelto di guidarti fin qui?"
Crowley non sembra demordere anche se ora la sua voce sembra meno divertita e molto più disponibile e comprensiva.
Dean non risponde; si era fatto quella domanda non appena aveva visto il demone manifestarsi, ma aveva deciso che non gli importava.
"Tuo fratello è la persona che più ti conosce a questo mondo ovviamente, mentre io... io ero curioso, Dean Winchester."
Il cacciatore non si volta, i suoi occhi restano inchiodati alla porta d'ingresso del rifugio, rotta e quasi completamente scardinata.
"Volevo vedere fin dove saresti arrivato per lui, nonostante tutti i tuoi dubbi e le tue paure."
"Io non ho paura di questo posto."
"No, lo so! Tu hai paura di quello che stai provando."
Gli riesce impossibile trattenere il sussulto di panico che lo colpisce in pieno petto.
"Di quello che hai sempre provato ma che non hai mai capito, o che non hai mai voluto capire fino a quando non ti sei trovato qui."
Non riesce a ribattere, non riesce a parlare.
"E finalmente sei pronto ad accettarlo, anche se ti fa ancora una paura fottuta ammetterlo ad alta voce, ora più che mai."
Le labbra di Dean tremano mentre la sua gola tenta di far uscire un qualsiasi suono.
"Tu non sai niente di me."
Ma Crowley è subito pronto a ribattere arrivando alle spalle del cacciatore così da potergli sussurrare ogni parola all'orecchio.
"Tutto quello che eri, il tuo passato, il tuo ruolo, le tue paure. Chi è forte? Chi è debole? Ha sempre intralciato la tua vera identità nel rapporto con Castiel, e qui non è come nel resto dell'inferno. Qui non hai più nessuna difesa contro di lui."
Il cacciatore chiude gli occhi stringendo i denti con forza.
"Nemmeno perdere te stesso e la tua anima risucchiato nel più profondo dell'inferno servirebbe a salvarlo."
Quelle parole lo spaventavano più di qualsiasi altro mostro, spirito, angelo, demone o inferno avesse mai temuto in tutta la sua vita.
"Non posso arrendermi."
"Quello là dentro non è più il Castiel che conoscevi. Non ha più bisogno di te."
I suoi occhi si riaprono: due gemme verde brillante riepite di una nuova convinzione, una nuova forza.
"Ma io bisogno di lui."
Solo in quel momento Crowley si arrende. Nonostante tutto il suo potere, non può fare niente per impedirgli di entrare; si allontana dalla schiena del giovane con un sospiro.
"10 minuti. Non un attimo di più o potresti smarrirti."
Dean prende un profondo respiro e stringe i pugni iniziando a camminare molto lentamente verso la porta.
"Come posso smarrirmi?"
Chiede come ultima cosa, senza fermarsi.
"Nel momento in cui la sua realtà diventa la tua... non c'è più ritorno."

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


CAPITOLO 11

 
La porta d'ingresso si apre da sola con un cigolio fastidioso e inquietante non appena le dita di Dean la sfiorano delicatamente. 
Il posto all'interno è squallido, orrendo, pieno di ragnatele ad ogni angolo e una sottile nebbia di polvere e fumo in ogni stanza. I tavoli e le sedie sono tutti distrutti e la legna da essi ricavata è accatastata in vari mucchi sparsi per il rifugio. Lame di luce entrano da ciò che rimane delle finestre rendendo l'atmosfera spettrale, trasformando quel posto in un cimitero di ricordi.
"C'è qualcuno?" 
Chiede Dean con voce decisa, ma non ottiene nessuno risposta.
Si addentra nel salone guardandosi intorno con molta attenzione; riconosce oggetti e cianfrusaglie che si trovavano anche nel loro vero rifugio ma non si sofferma molto su di esse.
Svolta un angolo e improvvisamente lo vede.
Con il volto abbassato verso il pavimento e le mani intrecciate appoggiate sulle gambe, la figura è seduta contro quelli che sembrano i resti di un letto, ammassati tutti in un angolo. Il materasso è squarciato e i resti di metallo sembrano uno scheletro deforme intono a lui. 
Dean istintivamente fa un passo avanti, pestando un pezzo di vetro che si frantuma rumorosamente; Castiel solleva la testa di scatto, permettendo al cacciatore di vederlo in viso.
Sembra impassibile, privo di sorpresa o di qualsiasi espressione. Sembra il volto freddo e distaccato che aveva la prima volta che si erano incontrati, tanti anni fa, quando il loro legame non erano altro che parole vuote, ordinate da qualcuno al di sopra di loro.
Ma questo non scalfisce minimamente Dean, che l'unica cosa che sente nascere dentro di sè è il desiderio incontenibile di sorridere e andare verso di lui ma, non appena le sue labbra stanno per pronunciare il nome dell'ex angelo, questi lo interrome.
"Chi sei tu?"
E questa volta il rumore di vetro infranto che Dean sente non proviene dal pavimento del rifugio, ma da dentro il suo petto. Un dolore che per un attimo gli fa mancare la terra sotto i piedi.
Le sue labbra continuano a muoversi senza che però nessun suono venga fuori. Ci impiega quasi un minuto per costringersi a riprendere il controllo e a non perdersi d'animo.
E solo in quel momendo si accorge di non sapere cosa fare, come comportarsi; l'unica cosa che capisce subitoè che non può rivelare se stesso per quello che è o distruggerà ogni possibilità di comunicare con Cas.
"Sono... sono il nuovo vicino. Ho affittato l'altro rifugio due mesi fa. Mi sono appena trasferito."
"Non sapevo ci fosse un altro rifugio."
Risponde immediatamente Cas con tono sospettoso, dimostrando subito al cacciatore di non poter esagerare con le bugie.
"Tu sei... Castiel, giusto? Ho sentito parlare di te..."
Dean cerca di cambiare subito argomento e finalmente prova ad avvicinarse lentamente di un passo senza smettere di guardare l'ex angelo e di parlargli.
"Che ti hanno detto di me?"
"Che sei un cacciatore. Ma una volta eri un angelo."
Nemmeno quell'affermazione tocca Castiel minimamente ma il biondo continua provando ad azzardare qualcosa di più.
"Che avevi trovato una famiglia ma... l'hai perduta."
Ma niente, nemmeno questo sembra tangere in alcun modo l'ex angelo, che distoglie lo sguardo da lui e va ad osservare un punto distante, sperduto.
"Il rifugio accanto... non è grande come questo..."
Cas riporta la discussione indietro, in una zona salva e sicura da pericoli, da emozioni e Dean è disorientato, non sa cosa dire o cosa fare per poter riaccendere la sua memoria o, quantomeno, per ottenere una qualsiasi reazione.
"E' un bene che noi abbiamo scelto questo allora."
Tenta, inserendosi da solo nel suo mondo, rendendo anche suo quel luogo tetro. Ma non ci riesce.
"Ma questo non è più come una volta."
E Cas continua imperturbabile.
"Adesso l'impianto elettrico, quello idraulico e il gas non vanno più e molte cose sono sparite. I libri, i vestiti, tutte le nostre cose..."
Le nostre cose?
Nostre.
Lui ricorda, non li ha dimenticati.
Dean sussulta e fa un passo avanti, con riacceso entusiasmo. 
Ma in quel momento, un ragno enorme cade sulla spalla di Cas e lo punge facendogli sanguinare il collo; Dean sobbalza e allunga una mano per aiutarlo ma l'ex angelo si limita ad alzarsi in piedi e voltarsi di profilo senza fare una piega. 
Finalmente, in quel momento, Dean lo riesce vede per intero. 
I capelli neri completamente in disordine, spettinati, il trench, chiaro quando era ancora vivo, ora è nero, sporco di sangue rappreso e terra come tutto il resto del suo corpo e, sul retro dell'impermeabile, due lunghi tagli verticali coperti di sangue in corrispondeza dei punti in cui, una volta, stavano le sue ali.
"Cosa... cosa sono?" 
Domanda Dean con voce preoccupata; ma Cas sembra non capire a cosa si riferisca, come se non vedessero le stesse cose, come se non vedesse il suo stesso corpo.
Prende il ragno per una zampa con due dita e lo getta al suolo per poi pestarlo con violenza con la scarpa.
"Ce ne sono ovunque, ogni giorno."
Risponde convinto che la domanda del cacciatore riguardasse la bestia che aveva appena ucciso.
Senza aggiungere altro torna a sedersi a terra, leggermente più lontano, e allora Dean decide di fare lo stesso; Si accovaccia al suolo standogli a debita distanza per non agitarlo ma non riesce in nessun modo a levargli gli occhi di dosso.
Non c'è tormento o dolore sul suo volto, tutta la devastazione e la sofferenza sembrano essere visibili al di fuori del suo corpo: nel suo aspetto trasandato e in quel rifugio abbandonato e in rovina.
C'è un lungo momento di silenzio nel quale il cacciatore tenta con ogni mezzo di sporgersi per vedere gli occhi dell'ex angelo, sperando di trovare almeno in quelli una briciola di quello che Cas era un tempo. 
Quando non ci riesce decide di provare a continuare come aveva iniziato.
"Hai detto che le tue cose sono scomparse..."
"Si, anche i suoi vestiti..."
TUH-TUM
Suoi.
TUH-TUM
"I vestiti... di chi?"
Con timore e un batticuore incontrollabile il biondo si azzarda subito a domandare senza essere minimanente pronto per la risposta. 
"Di Dean."
Sussulta stringendo le labbra per non emettere alcun suono sentendo un brivido freddo alla base del collo, mentre un lieve e triste sorriso gli si disegna sul viso quando Cas continua a parlare.
"Di Dean e Sam. Per questo non esco mai."
Ma preso quel breve momento di gioia svanisce quando il cacciatore realizza il perchè l'ex angelo gli stia raccontando quelle cose su di loro. 
"Perchè... potrebbero tornare?"
Cas fa piccolo cenno d'assenso con la testa senza voltarsi, tenendo lo sguardo fisso nel vuoto.
"Non capirebbero cos'è successo se tornassero e io non ci fossi..."
Dovrebbe essere una cosa magnifica, la speranza; ma quando rimane aggrappata con insistenza al cuore di un uomo il cui unico desiderio è punirsi per il resto  dell'eternità, la speranza diventa una gabbia dalla quale non c'è via di fuga.
La mente non gli permette di abbandondare il dolore, di essere felice, ma il cuore continua a provare e a provare, alimentando quella che alla fine sembra solo un'orribile e amar illusione.
Dean sente un nodo formarsi nella sua gola, un nodo spesso e duro.
"Spero tanto che tornino... con tutto il cuore..."
Quel tipo di nodo che ti fa bruciare gli occhi fino a quando non riesci più a trattenere il dolore.
"Ma non è così. Quando muori scompari."
Per la prima volta la voce dell'ex angelo vibra di un'emozione repressa, penosa e triste; Dean scuote leggermente la testa per l'affermazione di Castil e si costringe a non mostrare nessun segno della sua sofferenza per potersi concentrare solo su di lui. Per portare finalmente quella speranza alla luce.
Respira profondamente e si sposta di un poco verso l'ex angelo per potergli quasi sussurrare nell'orecchio.
"L'uomo che io a..." 
Ma appena inizia a parlare, la voce gli si blocca; non può dirlo, non riesce a dirlo, non ancora.
" lui... si è suicidato... dopo che mio fratello morì e che anche io..."
Ma va avanti, deve andare avanti.
"Era... era un uomo straordinario."
Purtroppo Cas sembra non ascoltare, sembra tornato a perdersi in quel mondo, in quella realtà di dolore che si è creato attorno e dalla quale non vuole essere portato via.
"Non devi andare via?"
Dice all'improvviso senza nemmeno voltarsi.
"No... non devo..."
Risponde Dean un po' sorpreso ma senza farsi distogliere dalle sue intenzioni.
"Devi andare via."
Il tono di Cas si fa più deciso ma Dean non vuole per nessuna ragione mollare la presa.
"L'ultima volta che ho visto quell'uomo era il Nostro Giorno..."
"Voglio che tu te ne vada."
"No! Voglio restare."
Nemmeno l'improvvisa aggressività del cacciatore sortisce alcun effetto sull'ex angelo che rimane immobile.
"Per favore, Cas..."
C'è un lungo istante di silenzio, come se entrambi stessero trattenedo il respiro, poi Dean, prima che l'ex angelo possa replicare in alcun modo, continua il suo discorso lasciandosi invadere dai ricordi e sperando che anche Cas non abbia dimenticato.
"Il Nostro Giorno non era una specie di anniversario, noi non eravamo... insomma... era un giorno speciale. Ma nessuno lo sa..."
.
.
.
Quella giornata era stata molto fredda e la notte sembrava intenzionata perfino a peggiorare in quanto a temperatura. Il rifugio fortunatamente riusciva a mantenere una temperatura vivibile anche con quel tempo, ma quella sera il gelo non stava solo all'esterno.
Dean entrò con decisione dirigendosi a passo svelto verso la camera da letto; si fermò proprio sulla porta spalancata e si affacciò all'interno.
Cas è seduto a terra accanto al letto con la testa poggiata al lato lungo del materasso.
"Devo parlarti. Non sei obbligato a rispondere." 
Disse Dean in torno sicuro, serio.
Cas stava picchiettano le dita di una mano sul pavimento mentre l'altra era accasciata, quasi senza peso sulla coscia. 
Dean si sedette accanto a lui, molto vicino, tanto da far toccare le loro gambe; sollevò una mano portandola vicino all'ex angelo e la aprì mostrando una chiave, vecchia e un po' arrugginita.
"Questa è la chiave del rifugio, per te."
La osservò quasi con disprezzo, senza smettere di parlare.
"Il mio restare qui non ti aiuta in nessun modo. Ti sta uccidendo quindi... ora è il momento di decidere."
Le parole gli uscivano dalle labbra controvoglia, con dispiacere e riluttanza perchè in fondo, dentro di sè, desiderava con tutto se stesso di non dover fare quello che stava facendo.
"Pensavi fosse meglio che le nostre strade si separassero."
"Sì, lo pensavo."
Furono le prime parole che Cas disse; senza nemmeno girare il viso, senza nemmeno guardarlo negli occhi.
Fu come morire bruciati vivi per il cacciatore, come se in un secondo tutto il suo mondo si fosse sgretolato e gli fosse crollato addosso.
E allora capì di non avere più nulla da perdere.
"So che pensi che se fossi andato con Sam quella notte invece di rimanere con me, avresti potuto aiutarlo, salvarlo."
Che poteva finalmente confidarsi, tanto ogni cosa era andata inesorabilmente a puttane.
 "Ma sono che io cel'ho mandato, che gli ho detto di uscire."
Per colpa sua.
"E non riesco ad ammetterlo con me stesso, non riesco a smettere di dirmi che quella è la verità perchè se lo facessi, credo che non sarei in grado di sopportarne le 
conseguenze."
Sentì la sua voce iniziare a tremare ma le parole non smettevano di uscire, come l'acqua che oramai ha distrutto gli argini del fiume che la contiene.
"So solo fare la morale a chi ha il coraggio di mostrare il suo dolore ma io... non potrei mai sopportarne il peso."
La rabbia verso se stesso, la frustrazione, il rimorso, il dolore uscirono come lava che erutta da un vulcano invadendo e sommergendo con prepotenza la maschera di 
forza e fermezza indistruttibile che Dean si era costruito per evitare di soffrire come mai aveva sofferto prima.
"Perchè sono solo un vigliacco bastardo che non è nemmeno in grado di prendersi la responsabilità... la colpa..."
Non si accorse nemmeno della lacrime che rigarono il suo viso, calde e pesanti, piene di tutto quel dolore che sembrava così insopportabile anche al solo pensiero.
"...della morte di suo fratello."
Un dolore troppo grande, troppo violento e tremendo da poterlo affrontare da solo.
"Io non sono più forte di te, Cas. Sono solo più bravo a nascondermi e ho capito che questo è parte del problema. Non per quello che ho fatto..."
Perchè nonostante tutto il suo coraggio, la sua aria da duro e indipendente, ogni fibra del suo essere sapeva che non avrebbe mai potuto resistere un solo giorno in 
quello schifo di vita...
"... ma perchè non sono riuscito a starti vicino... e ti ho lasciato solo."
...senza Castiel.
Ma questo suo bisogno egoistico aveva distrutto proprio lui, la persona più importante che gli era rimasta al mondo, e non poteva permettere a se stesso di continuare 
a fargli del male.
Voleva proteggerlo, voleva tenerlo al sicuro, voleva che fosse salvo a qualsiasi costo, anche se questo significava doversene andare e rinunciare a lui.
Le lacrime non diedero cenno di volersi fermare e Dean si costrinse a trattenere i soffocati singhiozzi che gli impedivano di continuare a parlare.
Si chinò verso l'ex angelo facendo molta attenzione a non incontrare mai i suoi occhi per paura di non riuscire ad abbandonarli, gli afferrò la mano posata sul pavimento vi mise dentro la chiave del rifugio, richiudendogli sopra le dita.
"Non arrenderti, ti prego."
Gli sussurrò come ultima cosa vicino al viso per poi scostarsi e sollevarsi da terra.
Prima che potesse alzarsi, una mano gli afferrò il polso stringendolo con disperata violenza, e lo fece bloccare.
Dean girò subito il viso di scatto: ciò che i suoi occhi si trovarono ad affrontare non sarebbero mai stato in grado di dimenticarlo.
L'ex angelo scuoteva la testa con dei continui e lenti cenni d'assenso mentre la sua bocca tramava senza controllo bagnata dalle lacrime che scivolavano dai suoi occhi blu, stanchi e arrossati. Il suo volto era pieno di paura. Non più paura di soffrire, paura di una colpa troppo pesante da sostenere ma solo, la paura di 
perdere la persona che gli stava davanti. La persona senza la quale non poteva, non voleva vivere.
"Ho capito... ho capito..."
Sussurrarono le labbra di Cas mentre lui gettava per terra la chiave del rifugio con forza e si sollevava verso il cacciatore rimasto immobile con gli occhi sbarrati 
che avevano ripreso a piangere.
Si gettarono l'uno contro l'altro, abbracciadosi tanto forte da perdere il respiro e in quella notte tanto gelida, sentirono rinascere dentro di loro il calore che 
per tanto tempo si era nascosto sotto al dolore.
.
.
.

 
"Così vi siete ritrovati." 
Cas non si muove, nemmeno accenna a rivolgere a Dean uno sguardo o un cenno.
"E' molto bello. Ma poi lui si è suicidato. Si è arreso alla fine."
C'è disprezzo e vergogna nella voce dell'ex angelo e il cacciatore sente il peso di quelle affermazioni su di sè. 
Sono convinzioni che lui possedeva e con le quali Cas si sta punendo.
"Non è un crimine arrendersi."
"Dean non la pensava così."
"Perchè è un codardo."
Il suono di un pezzo di vetro che si distrugge contro il pavimento interrompe i pensieri di Dean per un secondo.
"Essere forti, non arrendersi mai. Parole dietro le quali si nascondeva. Respingeva il dolore e la paura di soffrire con tanta furia da non permettergli nemmeno di 
vedere quanto importante fosse per lui l'uomo che aveva accanto."

Dean scruta Cas soppesando ogni sua parola e verificando se qualcosa, anche una minima reazione, si scatena dentro all'ex angelo.
"Forse doveva arrendersi."
Ma niente. 
Gli serve tutta la sua ostinazione per riuscire a recuperare il coraggio per continuare a parlare e tentare il tutto per tutto gettando l'esca.
"Quando ho rivisto Sam..."
"Avevi detto che il fratello era morto."
Preso.
"I morti si possono vedere, basta che sia tu a volerlo."
In quel momento, Cas volta la testa per la prima volta accogliendo gli occhi speranzosi del cacciatore dentro ai suoi.
E finalmente Dean ottiene la reazione tanto desiderata; ma il suo spirito e il suo cuore non sono pronti a sopportare ciò che questo comporta.
"Voglio vedere Dean."
Lo sguardo dell'ex angelo si riempie di tristezza, di dolore, e Dean per alcuni secondi smette di respirare.
Poteva farcela. Doveva. Era la sua occasione.
"Io... io posso insegnarti, non è difficile. E' come disegnare una figura. Lo facciamo insieme."
Si avvicina con la mano alla sua facendo sfiorare le loro dita.
"Chiudi gli occhi... non avere paura."
Con sua grande sorpresa, Cas obbedisce e Dean stringe le labbra prendendo un profondo respiro e, con incoscenza, si spinge fino al limite.
"Ricordi un vostro momento insieme?"
.
.
.
 
L'Impala cominciava pian piano ad asciugarsi con i raggi del caldo sole che picchiava dal cielo limpido. 
Sam, Dean e Castiel erano ancora seduti davanti a lei, completamente bagnati per la guerra a secchiate d'acqua. Tutti e tre ad occhi chiusi e i volti totalmente 
rilassati.
Dean aprì lentamente le palpebre e, dopo aver lasciato qualche secondo alle sue pupille per abituarsi al sole, si voltò verso Cas.
Aveva un'espressione serena e pacifica e un leggero sorriso gli segnava le labbra. 
Dean spostò piano piano la sua mano fino a posarsi su quella di Cas ed afferrarla con delicatezza.


Apro gli occhi e mi volto.
Ti vedo. 
Sei tu?
"Cas... non è un incubo."
Mi sussurri guardandomi negli occhi e avvicinandoti al mio viso.
"E' reale. Tu ci sei ancora."
Mi afferri il retro del collo per attirarmi a te e quasi mi sfiori le labbra ma io non capisco. 
Cosa è reale?
Cosa vuoi dire?
"Noi... ci siamo ancora."
Noi?
Noi non ci siamo più.
Lui non c'è più.
Se n'è andato e tu...
Tu chi sei?

"No..."
Vedo Cas spostarsi indietro opponendo una brutale resistenza ma cerco di trattenerlo con tutte le mie forze.
Non posso arrendermi. Non proprio adesso.
"No."
Ma mi sono spinto troppo oltre. Ho superato il limite.
Troppo velocemente. Troppo presto.
E a causa della mia testardaggine ho perso Cas di nuovo.
"NO!"
.
.
.

"NO!"
Cas si allontana da Dean spingendolo via, lontano dal suo viso, dal suo corpo, dal suo mondo di dolore autoinflitto.
"CHIUNQUE TU SIA! QUALUNQUE COSA TU SIA NON ME LO PORTERAI VIA!"
Si alza urlando disperatamente contro al cacciatore, che rimane pietrificato, per poi andarsene nella stanza accanto calciando via la porta che si scardina e cade a terra andando in mille pezzi. Si accascia contro la parete ansimando pesantemente mentre il suo viso ritorna quasi impassibile e privo di emozione, e il suo cuore ritorna di nuovo in quell'abisso di solitudine e sofferenza. 
Dean rimane solo, seduto a terra, senza più nessuna idea nella testa e un enorme buco al posto del cuore; ma gli basta una frazione di secondo, un attimo di lucidità per capire di aver fatto ogni possibile scelta sbagliata dal momento in cui ha messo piede in quel rifugio.
E ora non può combattere, non può lottare o infrangere le regole. 
Può solo arrendersi. 
Ma gli resta un'ultima cosa da fare prima di desistere completamente.
E deve farla a qualunque costo.
Ora è pronto.
Dopo diversi minuti, anche Dean entra finalmente dalla stessa porta superando le macerie di legno polvere e terra ma la sua espressione è completamente cambiata.
Non c'è più confusione o preoccupazione, non c'è più nemmeno una briciola di pauranei suoi limpidi occhi verdi.
Si avvicina a Cas fermandosi alle sue spalle e, molto delicatamente si appoggia anch'egli al muro, con il viso abbastanza vicino alla nuca dell'ex angelo da sentire i suoi capelli contro al naso.
"Mi dispiace, Cas. Ci sono delle cose che devo dirti e mi resta poco tempo."
Bisbiglia ogni parola come fosse una preghiera. Come le preghiere che una volta rivolgeva proprio a Castiel quando era ancora un angelo.
"Mi dispiace per tutto quello che non sono riuscito a fare per te. Per tutte le volte che non sono stato all'altezza. 
Mi dispiace per averti trascinanto in una vita da essere umano. Avrei dato qualsiasi cosa per farti provare alcune di quelle banalità che la gente considera normali, quotidiane, ma non si rende conto di quanto preziose siano, fino a quando non ci sono più.
Non ti farò mai provare una vera torta, non una di quelle confezionate. 
Volevo soltanto che non ti sentissi più una faccia tra le tante, ma che fossi parte della nostra famiglia, della mia vita. 
Ne abbiamo passate tante insieme... la caccia, le dormite nell'Impala, gli hamburger e i litigi. Di quelli ne abbiamo avuti di epici... e di questo ti ringrazio.
Ti ringrazio per ogni sacrificio che hai fatto per me, per aver rinunciato ad essere un angelo, per avermi salvato, ancora e ancora; per la prima volta che ci siamo visti e ho tentato di ucciderti. 
Ti ringrazio per avermi sempre protetto anche quando credevo di essere io a proteggere te. 
E, dio Cas, perdonami.
Perdonami per non essere stato in grado di dirti quello che provo ma ora so perchè non ci sono riuscito.
Non è uno stupido, smielato film romantico. Non ti ho mai detto 'ti amo' perchè non è sufficiente, perchè un paio di parole del cazzo non sono abbastanza per dimostrare  quello che tu sei per me... quello che io farei per te...
So che cosa vorresti che io facessi adesso, ma non posso farlo. Ti chiedo scusa.
E ti chiedo scusa per tutte le volte che ti ho deluso... specialmente questa..."
 
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


CAPITOLO 12
 

La porta del rifugio si apre di nuovo e Dean fa capolino dopo ben 20 minuti. 
Crowley sospira amaramente vedendolo uscire da solo ma nota un'espressione strana sul viso del cacciatore. E' sereno, tranquillo.
"Non credevi che cel'avrei fatta ad uscirne, vero?"
Dice con voce allegra, camminando fino ad arrivare proprio di fronte al demone che aggrotta le sopracciglia ancora confuso da quella calma.
"Ci sei rimasto un bel po'."
"Mi ci è voluto tempo per capire che avevi ragione."
Il Re dell'inferno sgrana gli occhi incredulo mentre la bocca gli si socchiude quasi avesse perso l'uso della mandibola.
"Senti, senti!"
Esclama sorpreso e sta per aggiungere qualche altro commento sarcastico quando la sua mente torna ad immaginare cosa sia successo oltre quella porta. 
"Non puoi fare più nulla per aiutarlo. Nessuno può."
Dice rivolgendo a Dean uno dei rarissimi sguardi di simpatia che Crowley concede.
"Questo viaggio serviva solo a te."
Il cacciatore non risponde; si limita ad annuire con la testa, quasi divertito da quell'affermazione.
"Ci sei andato vicino?"
Domanda il demone ricordandosi improvvisamente della sua curiosità nei confronti di quel giovane così testardo e della sua crociata.
"A perdermi? Oh, sì... mi sono spinto fino al limite."
Non c'è rimorso o tristezza nella voce e negli occhi di Dean.
"Per questo sono uscito. Per dirtelo."
Crowley aggrotta la fronte, confuso mentre il cacciatore prende un profondo respiro prima di parlare e un ampio sorriso gli si disegna sul viso.
"Io mi arrendo."
Fa un effetto strano al demone sentire quelle parole uscire dalla bocca di Dean ma nonostante sia il momento perfetto per infierire con una battutina crudele, il Re dell'Inferno sfoggia ancora una volta tutta la sua eleganza. 
"Non devi fartene una colpa, Scoiatt-"
"No, non come pensi tu." 
Ma il giovane loo interrompe ancora prima che possa concludere la frase, lasciandolo in attesa, disorientato, ad aspettare che lui gli dia una spiegazione.
"Una volta Cas mi ha detto che non posso salvare tutti quanti. Beh, aveva ragione, non posso salvarlo."
Il demone alza un sopracciglio piegando la testa come un gatto che studia qualcosa di strano.
"Ma non voglio lasciarlo."
Il sorriso sulle labbra del cacciatore si fa malinconico e dolce; un sorriso che perfino il Re dell'Inferno riesce a riconoscere. Il sorriso di un uomo che ama qualcuno incondizionatamente.
"Puoi andare via. Solo... di a mio fratello che gli voglio bene ma che non posso abbandonare Cas."
Crowley apre la bocca ma dalla sua gola non esce alcun suono; nessuno aveva mai fatto una cosa simile nel suo regno. 
Prova a dire qualcosa, una qualsiasi cosa, ma negli occhi di Dean Winchester c'è qualcosa che mai aveva visto in nessun uomo o anima che avesse incrociato il suo sguardo. Una luce diversa. 
Non è completamente impazzito, ma è convinto, sicuro, determinato.
Lo sta facendo perchè lo vuole fare.
Il Re dell'Inferno non fa neppure in tempo ad allungare una mano verso di lui che subito il giovane si volta e torna di corsa verso il rifugio, sparendo oltre la soglia, lasciandolo solo con la sua incredulità.
Appena entrato sbarra la porta con un grosso pezzo di legno e torna velocemente nella stanza in cui aveva lasciato Castiel pochi minuti prima.
Lo trova seduto su un altro letto vecchio e malandato, oramai quasi ridotto in pezzi, lo sguardo rimasto perso nel vuoto e un'espressione abbandonata alla tristezza; si avvicina e si siede accanto a lui, senza più restrizioni, limiti o freni.
"Ora andiamo dove vuoi tu, Cas."
Allunga la mano e tenta di afferrare quella dell'ex angelo, ma timoroso egli si ritrae spaventato, allora Dean continua a parlare.
"Fra un minuto non saprò più chi sei, Cas. E tu non saprai chi sono io..."
Sposta le dita con più delicatezza posandole sul dorso della mano del moro che, questa volta, non si allontana dal suo tocco.
"...ma saremo insieme."
Cas alza lo sguardo, ancora perso, ancora inconsapevole di chi sia l'uomo tanto gentile che gli sta parlando; i suoi occhi blu, arrossati e pieni di lacrime, incontrano quelli verdi e brillanti del cacciatore che gli sorride dolcemente.
"La gente buona finisce all'inferno perchè non è capace di perdonarsi."
Continua Dean e la sua espressione si fa triste, ma sempre accompagnata da una malinconica gioia che illumina i suoi occhi.
"Io so di non riuscirci... ma riesco a perdonare te."
Castiel sussulta scuotendo lentamente la testa a destra e sinistra, senza mai abbandonare lo sguardo del cacciatore.
"Per aver ucciso Sam... e Dean, l'uomo che amavo?"
Dean aggrotta le sopracciglia come se l'ex angelo avesse appena detto un'assurdità inspiegabile. 
"No... per essere entrato nel mio cuore. Per essere l'uomo che sei."
Un sorriso luminoso si disegna sulle labbra di Dean quando sente le loro dita intrecciarsi insieme; poi, con me una ventata sferzante e inarrestabile, le sue parole congelano in un frammento di tempo tutta la realtà colma di dolore e tormento in cui Cas si era rinchiuso. 
"E io scelgo volentieri l'Inferno piuttosto che il Paradiso pur di starti starti vicino."


"Non per quello che ho fatto, ma perchè non sono riuscito a starti vicino e ti ho lasciato solo. Non arrenderti ti prego."


"Dean...?"
Una lacrima cade dalle ciglia dell'ex angelo mentre un sussurro esce dalle sue labbra.
"Dean..."
Ma il cacciatore corruga la fronte confuso, quasi spaventato allontanando la mano da quella di Cas.
"Cosa succede qui? Chi sei? Cosa..." 
Dura solo una frazione di secondo, poi il suo sguardo si perde nel vuoto e il suo viso si volta di lato diventando impassibile e freddo sotto gli occhi di Castiel.
"Dean! No... no, no, no!"
Con uno scatto l'ex angelo gli afferra il volto con le mani, riportandolo verso di sè.
"Non arrenderti! Non mollare! Dean! Dean!"
La casa intorno a loro comincia a scricchiolare violentemente e la terra prende a vibrare. Cas grida, implora, poggiando la sua fronte contro quella di Dean cercando con ogni mezzo di far ritrovare i loro sguardi.
"Non arrenderti, no! Ti prego! TI PREGO!  DEAN!!!"
Una violenta scossa di terremoto fa spaccare il tetto dal quale piovono infiniti detriti e tutta la casa comincia a crollare sopra le loro teste in un tremendo baccano che però non copre le disperate grida di Cas. 
D'un tratto, una grossa trave cade accanto a loro sfondano il pavimento e, senza rendersene conto, Dean precipita nel vuoto, ritrovandosi immerso in un'acqua gelida, mortale.

Le braccia non mi sorreggono, le gambe mi trascinano giù sempre più in basso ma io continuo a nuotare, a spingere verso l'alto seguendo quella voce che continua a chiamare il mio nome.
Mi sento svenire, mi sento debole.
La luce è troppo forte per tenere gli occhi aperti e non riesco a guardare quanto manca alla superficie. 
Chiudo gli occhi e continuo a sopportare il dolore, la fatica, nel buio più oscuro e totale.
Ma alla fine perdo i sensi e mi sembra di sentire una corrente fresca investire il mio viso bagnato.
E' finita.
Ora è finita.

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Il meraviglioso film "What Dreams May Come" al quale mi sono inspirata per scrivere questa fan fiction è uno dei film secondo me più belli dell'appena scomparso Robin Williams.
Lo ringrazio per tutte le emozioni che mi ha fatto provare e spero di essere riuscita a far emozionare un po' anche voi.
Ci vediamo al prossimo capitolo
Un bacio
Nana

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


CAPITOLO 13
 
Dean spalanca gli occhi all'improvviso sentendosi come mancare il respiro nel sonno, quando hai la sensazione di cadere nel vuoto. 
Si guarda intorno dando tempo al cervello di riattivarsi e subito si accorge di essere nella sua casa sul lago, nel suo paradiso. 
Ansimando si alza con uno scatto dal divano e si lancia verso la porta; sente le gambe pesanti e solo un attimo prima di arrivare all'uscio si rende conto di essere completamente bagnato e di non ricordare il perchè.
Esce e viene immediatamente investito da un caldo sole che illumina meravigliosamente tutto il suo mondo. 
Stringe gli occhi, scuote la testa e contemplando per un istante il panorama e, in quell'istante, riesce a ricordare il perchè è completamente fradicio. Sente come una mano afferrare il suo cuore e stringero con forza ed è proprio quel vilento senso di soffocamento che lo spinge a riprendere a correre, facendo un giro completo della casa.
I suoi occhi scrutano, cercano in ogni angolo; ma quel posto è troppo vasto, troppo immenso perchè si possa vedere nella sua interezza. 
Pian piano le sue gambe rallentano quasi involontariamente, non per la stanchezza, ma per la paura.
Non c'è nessuno oltre a lui.
Nessuno.
"No..." 
Resta immobile per un tempo quasi infinito, un'espressione vuota sul volto sopra al quale scivolano fredde gocce d'acqua che cadono dai capelli e i suoi grandi occhi verdi sono dispersi, spauriti, e pian piano si arrossano dolorosamente.
Quando un singhiozzo gli scappa dalla gola, subito il cacciatore si porta la mano a coprire la bocca prima che qualche altro suono disperato e pietoso ne venga fuori; gli manca il respiro e gli occhi gli bruciano tanto che è costretto a chiuderli per riprendere il controllo di sè.
Ma non ci riesce.
"Hey..." 
Non reagisce immediatamente a quella voce che lo chiama dalle sue spalle, anzi, la sua mente lo registra come una fantasia, un ricordo, un desiderio così intenso da sembrare reale anche se impossibile.
"Ti ricordi di me?"
Ma quella voce parla di nuovo e il giovane, questa volta, non ne resta immune. Le mani gli scivolano via dalla bocca rimasta dischiusa, incredula.
Gli serve una quantità infinita di coraggio per decidere di girarsi, ma alla fine lo fa.
Si volta con uno scatto e, prima che il suo cervello possa registrare una qualsiasi informazione, l'uomo si è già avvicinato a lui, arrivandogli proprio di fronte.
I capelli neri sono tornati in perfetto ordine e ogni traccia di sangue e terra è scomparsa; il trench è sparito, ora indossa una camicia dello stesso colore degli occhi, così blu come Dean li ricordava. E, alle sue spalle, insieme alla sua ombra disegnata sulla parete della casa, c'è la sagoma di due enormi e splendide ali.  
L'angelo sorride leggermente scrutando ogni dettaglio del viso del cacciatore rimasto immobile, pietrificato, con il cuore che batte talmente forte da rendergli difficile respirare.
E' bello ancora più di come lo ricodasse.
Gli occhi color smeraldo brillano ogni volta che i raggi del sole colpiscono le lacrime in essi intrappolate; i capelli biondi e il volto sono imperlati da centinaia gocce d'acqua che scivolano lungo le guance, lungo il collo, andando a perdersi nei vestiti.
E' così bello da togliere il respiro.
Lentamente l'uomo tende una mano verso il suo viso spaventato, ma il cacciatore d'istinto si ritrae per una frazione di secondo, ancora terrorizzato all'idea che possa essere tutto un sogno.
Ma Castiel non si ferma.
Posa delicatamente le dita sul suo volto e tutto il suo corpo viene scosso da un brivido a quel contatto, e in quel momento, come lavato via da una pioggia torrenziale, ogni dubbio sparisce, e scivola via dal cuore di Dean come la lacrima che lentamente gli riga la guancia. 
"Come siamo arrivati qui?"
Sussurra godendosi ogni istante in cui la mano di Cas sfiora la sua pelle e si sposta dietro al suo collo.
"Viaggiare qui è come tutto il resto."
Si guardano negli occhi, avvicinandosi l'uno all'altro tanto da far toccare le punte delle scarpe.
"Basta volerlo."
Dean solleva le braccia e le posa sulla schiena dell'angelo stringendolo leggermente.
"Dicevano che era impossibile che potessi trovarti."
Cas sorride, sospirando mentre le sue dita si intrecciano fra i capelli baganati sulla nuca del cacciatore.
"Meno male che sei abbastanza testardo e folle."
L'aria fra i loro visi è dolcemente tiepida e manca giusto un respiro di distanza fra le loro labbra quando una voce li fa sobbalzare.
"Ciao, ragazzi."
Si voltano di scatto ritrovandosi di fronte a Crowley che li osserva ridendo.
Entrambi sgranano gli occhi, rimanendo abbracciati.
"Come fai tu ad essere qui?!?!"
Crowley storce la bocca facendo spallucce.
"Un piccolo permesso speciale dai piani alti, ora me ne vado! Ciao, ciao!"
Prima che i due possano aggiungere altro, il Re dell'Inferno scompare e al suo posto, proprio davanti ai loro occhi, appaiono Sam e Bobby.
"Mancavamo all'appello."
Dice Sam ridendo, posandosi le mani sui fiachi mentre Bobby fa un cenno di saluto con la testa.
"Sam..."
Sussurra Cas incredulo, sorridendo di gioia; Dean lo libera dalla presa delle sue braccia permettendogli di avvicinarsi a suo fratello. 
Si vengono incontro a passo svelto ma, prima di arrivare troppo vicini, entrambi si fermano un attimo a guardarsi negli occhi.
E' quasi un salto quello che tutti e due fanno buttandosi l'uno verso l'altro e stringendosi in un lungo abbraccio.
Dean sorride osservandoli di nuovo insieme dopo tutti quegli anni di buio e di colpa mentre con la mano si asciuga la lacrima sfuggita dalle sue ciglia.

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Capitolo 14
*** EPILOGO ***


EPILOGO
LOVE WILL STAND WHEN ALL ELSE FALLS.
 
Le strade sono piene di persone travestite in tutti i modi più bizzarri, con i costumi che variano dai più originali ai più classici dell'orrore. La sera di Halloween tutto si tinge di nero e arancione e mille luci compaiono alle porte e alle finestre, sulle strade e nelle vie illuminando ogni angolo della città.
Una famiglia con due bambini passeggia in mezzo alla gente per il quartiere; portano i figli a fare dolcetto o scherzetto. 
Il più piccolo, 3 anni, vestito da Dracula sta per mano alla mamma, vicino vicino alle sue gambe, mentre il più grande, 7 anni, indossa una divisa da cowboy e preferisce scorrazzare da solo sparando con il suo fucile di plastica.
Si stacca dal gruppo non appena la sua attenzione viene rapita da un capannone con la porta aperta, e il piccolo si mette a correre.
La madre gli intima di stare attento, ma lui è troppo preso dalla curiostà per sentirla. 
"Dean! Attento a non cadere!"
.
.
.

Il lago nel loro paradiso era il posto migliore vicino a cui passeggiare e fu il primo che Dean mostrò a Cas.
Camminavano fianco a fianco a piedi nudi sulla sabbia fredda e pungente della riva ricordando vecchie storie e immaginandone di nuove.
Ma Dean sembrava pensieroso, quasi preoccupato e l'angelo ne ebbe la conferma quando questi si fermò con i piedi nell'acqua a guardare un punto all'orizzonte.
Cas gli si avvicinò senza parlare, aspettando con pazienza.
"E' possibile invecchiare, qui?" 
Chiese dopo qualche attimo Dean, voltandosi verso l'angelo.
"Qui tutto è possibile. Non sarebbe male invecchiare qui, insieme." 
Rispose Cas un po' incuriosito da quella strana domanda, ma decisamente soddisfatto dalla risposta sotto tutti i punti di vista.
Ma il cacciatore non replicò, anzi si fece più serio in volto e si girò completamente spingendo l'angelo a fare lo stesso fino a che non si ritrovarono uno di fronte all'altro.
"E se invece tornassimo indietro?"
Più che una domanda sembrava una richiesta sulla quale il biondo si era evidentemente soffermato parecchio; i suoi occhi verdi  scintillavano in attesa di una risposta, non importava quale fosse.
"Rinascere?"
Replicò Cas come a chiedere una conferma sulle intenzioni del cacciatore.
"Questa è l'unica cosa che non si può fare qui."
Dean si avvicinò a lui, infervorato dalla curiosità che l'angelo aveva espresso verso la sua domanda.
"Ritrovarsi di nuovo. Ricominciare."
Lo afferrò per le braccia mentre il suo viso si illuminava di gioia.
"Magari capire di amarsi prima di crepare."
Aggiunse sarcasticamente alla fine, facendo una smorfia con la bocca per la quale entrambi si misero a ridere.
"Fare scelte diverse..."
Cas fece un passo in avanti, abbassando la voce.
"Evitare demoni e apocalissi."
Continuò Dean scendendo anch'egli col volume della voce e riuscendo a tenere acceso il sorriso dell'angelo che gli afferrò il retro del collo con la mano per abbassargli leggermente il viso un po' impacciatamente.
"Sam è già d'accordo con me. Vuole che andiamo. Tutta una vita sulla terra è solo un battito di ciglia e poi torneremo tutti qui."
Il cacciatore spostò le braccia avvolgendo Cas per la vita e tirandoselo vicino.
"E come faremo a ritrovarci?"
Domandò l'angelo sollevando un sopracciglio, divertito, mentre il suo volto si avvicinava a quello del cacciatore. 
Dean si bloccò allontanado di nuovo il viso, quanto bastava per guardare Cas negli occhi; fece spallucce divertito dal pensiero di aver sfidato tutto l'aldilà per potersi riprendere l'uomo che ora era finalmente fra le sue braccia.
Sorrise senza più alcun timore, senza nessun dubbio, stringedo Cas contro di sè con più forza.
"Ti ho trovato all'inferno... dici che non ti trovo nel Kansas?"
Quando le loro labbra si toccarono per la prima volta un po' esitanti, i loro corpi iniziarono ad illuminarsi di una flebile luce bianca che li avvolse come una nebbia. 
Si staccarono per un secondo, sorridendosi, per poi riprendere a baciarsi con più ardore, con più passione; e più i loro corpi si stringevano e le loro labbra si sfioravano, più l'intensità della nebbia cresceva fino a quando non rimase altro che un manto candido che abbracciò ogni angolo di quel mondo al di là dei sogni.
.
.
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Arrivato vicino all'ingresso del capanno, il bambino si toglie il cappello da cowboy, lasciandolo a terra, e apre subito la porta con uno spintone; questa scricchiola rumorosamente aprendosi a fatica.
All'interno è tutto molto scuro e solo il fascio di luce che entra dalla porta illumina uno spicchio del capanno.
Nel buio, il piccolo vede una figura seduta a terra: un altro bambino accovacciato sul pavimento, che si nasconde dalla folla.
Appena la luce lo colpisce, questo si alza di scatto e il giovane cowboy lo può vedere bene dallo spiraglio di luce. 
Indossa un piccolo impermeabile beige da detective decisamente più grande della sua taglia; ha circa la sua età, i capelli neri, scuri come la notte, e due grandi occhi blu che brillano anche nell'oscurità di quel posto. 
Fa un passo avanti andando verso di lui e, incuriosito, l'altro bambino lo imita, entrando completamente nella luce.
I due si fermano l'uno di fronte all'altro e per qualche istante si scrutano, si osservano, si studiano; poi, il piccolo cowboy lascia cadere il suo fucile per terra e si mette a frugare nelle sue larghe tasche fino a quando, tutto soddisfatto, non estrae il pugno chiuso. Molto lentamente porge la mano, aprendola a palmo in sù, mostrando all'altro bambino una caramella colorata, mentre un sorriso luminoso si disegna sul suo visino tondo.
Il piccolo angelo resta stupito, guardandolo per un attimo, per poi allungare timidamente la mano, afferrare il dono e ricambiare con gioia il sorriso.

Quando ero giovane incontrai un ragazzo staordinario, in un capanno abbandonato...
 
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Buonsalve a tutti!!! Anche questa avventura è finita. Per tutti quelli che sono arrivati in fondo lascio un piccolo disegno che ho fatto, inspirandomi ad una bravissima artista (Soviets), come rappresentazione di quest'ultimo capitolo.
Grazie a tutti quanti per i commenti e per avermi seguito in questa storia. Spero vi sia piaciuto e vi abbia fatto emozionare quanto ha emozionato me scriverla.
Alla prossima! 
Bacio
Nana
Se vi va di leggere un'altra Destiel (più breve, allegra e meno complicata) eccola QUI

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