Love Goes Through All Times.

di Tom Kaulitz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Numba SixxtyNine. ***
Capitolo 2: *** Tempo. ***
Capitolo 3: *** Personaggi. ***
Capitolo 4: *** Aiuto. ***
Capitolo 5: *** Incontrandoti. ***
Capitolo 6: *** Gwendolyn. ***
Capitolo 7: *** Verità. ***



Capitolo 1
*** Numba SixxtyNine. ***




1.
Numba Sixxtynine.

Leave us alone!
You're on your own!
We are breathing,
While your sleeping, go, (GO!)

-Black Veil Brides, Perfect Weapon

 

Bill buttò la sigaretta a terra e la spense pestandola. Sbuffò e stette ad osservare la nuvoletta che il suo respiro produceva, faceva freddo, dopotutto era gennaio, due giorni prima del compleanno di Andreas, il suo migliore amico. Non sapeva neanche che regalo fargli.. A quel pensiero arrossì leggermente e accennò un piccolo sorriso vergognandosi. I compleanni non erano il suo forte. Si passò una mano fra i capelli corvini alzati in un'alta cresta e si sistemò la matita passando un dito sotto l'occhio più volte. Doveva essere spaventoso, pensò. Dopo aver fumato almeno tre sigarette di fila, dopo aver sbadigliato ad una frequenza di due volte al minuto doveva sembrare una ragazzina nel doposbornia. La verità era che stava aspettando Beatrice e, si sa, le donne si fanno sempre aspettare. Finalmente Bill vide il portone aprirsi... No, non era lei. Era soltanto la tata dei ragazzini che vivevano nell'appartamento sotto quello della sua ragazza. Il moro sbuffò e chiuse gli occhi reclinando la testa indietro, appoggiando la schiena ad una palo, le mani in tasca. A cosa doveva abbassarsi per lei.. il capo della gang più temuta della città, ad aspettare la principessa che finisse di avere le ripetizioni di fisica.. Si, Bea andava ancora a scuola, era due anni più piccola di Bill.
Sentì il Big Ben segnare le 9 e osservò come la nebbia concondasse il London Eye col suo abbraccio. Eccola, gli stava venendo incontro, le mani in tasca e l'aria piuttosto raffreddata. I suoi capelli neri erano legati in una coda disordinata da cui uscivano alcune ciocche, la frangia era perfetta come al solito, piastrata, il giubbotto di pelle bianca le stava da Dio sulla gonna nera aderente, le calze nere semicoprenti e le New Rock. Non erano le New Rock con tremila teschi, erano quelle sobrie, senza tanti fronzoli, semplicemente con un piccolo plateau e il rubusto tacco alto argentato, alte fino a poco sotto il ginocchio coi lacci. Rispecchivano il suo carattere: energica, semplice, distinta dalla massa e con una grande classe che era innata, un'eleganza che ancora una volta mostrava mentre oltrepassava la strada vuota: la testa eretta, la piccola bocca leggermente incurvata in un sorriso e gli occhi truccati pesantemente, azzurro chiaro, nei quali Bill adorava perdersi dopo aver fatto l'amore.

Lei si avvicinò e gli sorrise: «Ciao 'more» gli disse prima di dargli un bacio a stampo. Lo abbracciò. «Scusa per l'attesa» Ma lui l'aveva già scordata, l'attesa. Le baciò la testa e sorrise. «Sei proprio decisa?» le sussurrò. Lei si irrigidì e annuì. «Voglio vedere... ciò che fai. Un giorno entrerò anche io nella tua gang.» Bill chiuse gli occhi, contrariato. Non voleva. Si sarebbe rovinata. Gli avrebbe sorriso in un'altro modo, avrebbe reagito diversamente a qualunque cosa, avrebbe smesso di tapparsi gli occhi davanti al sangue, avrebbe smesso di essere così... pura. «Ti prego» lo supplicò lei. Bill rispose con un vago «Solo questa volta. Poi vedremo.» mentre iniziavano a camminare verso la moto. Lei rimase a testa china e gli camminò docile al fianco. Il ragazzo, dopo aver preso il suo casco e quello della mora (Entrambi tassativamente neri), si mise sulla moto e tolse il cavalletto, si piegò leggermente per permetterle di salire più comodamente e buttò via l'ennesima sigaretta. Lei lo guardò male («Devi smettere di fumare, Bill»), prima di sisemarsi il ciuffo da una parte e salire sulla moto abbracciandolo. Partirono. Bill alla guida, contrariamente a quanto si potesse pensare, era abbastanza cauto e non ci teneva a rischiare la vita, aveva da pensare ad altre cose. Bea gli infilò una cuffia nell'orecchio e l'altra la tenne per sè. Bill sorrise. Aveva messo "Ritual" dei Black Veil Brides, una delle sue canzoni preferite: gli piacevano i Black Veil, soprattutto Andy "Sixx", il cantante, era un pazzo furioso ma dopotutto gli stava simpatico, ad ogni intervista si faceva un paio di risate, da quanto carismatico era. Bill, segretamente, lo ammirava: era ciò che sarebbe diventato se non avesse scelto di passare la vita in quel modo.

"Becoming one in our ritual" cantava Andy nelle sue orecchie, mentre Bill faceva il playback mimando le parole con la bocca.

La canzone era arrivata all'ultimo ritornello quando arrivarono a destinazione: la stazione. C'erano vari treni fermi, aperti: Era in quartier generale della gang, ognuno poteva andarci quando voleva, tanto nessuno osava avvicinarsi ai famosi "Tokio Hotel", il loro nome. Bill parcheggiò, fece scendere Beatrice e mano nella mano si avvicinarono al vagone del treno regionale 6009 che avrebbe portato a Edinburgh, per gli amici il "numero 69".

Tom comparve al finestrino, passò una mano sul vetro per vedere meglio chi fosse e riconobbe le scarpe di Bea e la cresta di Bill. Sorrise raggiante e disse «Sono arrivati!» ai presenti prima di uscire. «Finalmente Bill, pensavo vi fosse successo qualcosa! Bea cosa ci fai con quel ragazzo che ti viene a fare ripetizioni?» scherzò. Lei lo guardò male e cercò di tirargli un calcio, e mani incrociate al petto. Tom rise, la schivò e strillò: «Appoggia quelle scarpe micidiali per terra, grazie!» rise anche lei. Bill alzò indice, medio e anulare, mise la mano orizzontale e fece al fratello: «Leggi fra le righe» Tom gli fece la linguaccia e scomparve dentro il vagone precendendoli.

 

All'interno del vagone c'era un gran casino: i sedili erano stati staccati e messi a cerchio, i pochi tavoli che c'erano erano stati sistemati al centro. C'erano seduti, in ordine: Gustav, Georg, Andreas, Tom e Markus. Dall'altra parte, chiacchieravano Anna, Lise e Lotte. Tutti salutarono Bill con un cenno del capo o della mano accompagnato da un reverente " 'Giorno Bill" a cui lui reagì sfoderando un placido sorriso. «Ragazzi conoscete tutti la Bea vero?» Annuirono e la accolsero con tanti «Era ora che venissi e ti unissi a noi» (Bill fece una smorfia, contrariato).
Mentre lei, arrossita, si faceva strada fra gli zaini per terra per raggiungere le ragazze si sentì toccare il culo da qualcuno. Si girò e vide soltanto Bill, che era scattato subito, con le mani fra i capelli di Georg che era seduto. Il moro stava in piedi dietro alla poltrona mentre l'altro aveva tirato la testa indietro per cercare di farsi strappare meno capelli possibile, un lieve sorriso rassegnato sulle labbra, che inumidì guardando Bea che si allontanava. «Vedi di stare attento a cosa fai, figlio di una troia. Ricorda chi è che ti ha fatto entrare, qui.» Georg stette in silenzio «Capito?» disse ancora Bill soave, tirando di più i lunghi capelli. Un flebile e orgoglioso «Si» pronunciato dal pervertito di turno fece tornare Bill alla sua sigaretta dopo aver lasciato con uno strattone la chioma di Georg che, per paura, si guardava le scarpe fingendosi pensieroso.

Intanto Tom, che aveva osservato la scena ridendo sotto i baffi (Era sempre più incredibile quanto suo fratello la amava, anche se erano davvero fatti l'uno per l'altra), chiese a Bill a bassa voce: «Allora? Passiamo all'azione domani?» Bill diede un tiro alla sigaretta, soffiando il fumo dalla parte opposta della faccia di Tom (verso, guarda caso, la sedia di Georg) continuando a fissare suo fratello, per poi dire con tutta la calma del mondo «Vedremo cosa succederà.. Non possiamo contare sulla passività degli Slipknot». Mise l'accento su quella parola tanto strana (il nome della gang nemica) alzando gli occhi al cielo e facendo le virgolette in aria. Distolse lo sguardo dal fratello e guardò verso Bea, che stava ridendo. Odiava i nomi artificiosi e senza senso, "non che il nostro sia da meno" aveva commentato una volta il rasta. Bill sorrise al ricordo.

Il Tom del presente annuì pensieroso osservando Gustav, Andreas e Markus fare discorsi, come al solito, molto filosofici. «Si, io l'ho assaggiata la birra degli Iron Maiden.. Non sa di niente in realtà. Piscio con un leggero retrogusto alcolico.» diceva Andreas, il suo migliore amico. «Perchè, tu hai assaggiato il piscio?» gli chiese Markus. «Ma che schifo...» Andreas storse il naso. Gustav voleva intervenire con una frase sicuramente molto interessante però qualcosa, o meglio qualcuno lo interruppe. Un silenzio calò improvviso nel vagone.

Uno sparo. Due spari. Tre.

Bill si alzò di scatto e spense frettolosamente la cicca.
Guardò fuori dal finestrino per venti lunghi secondi.
«Oh Cazzo».
 




Note finali:

Salllve al mondo intero. Intanto, ecco i nostri amori.
E poi, volevo dire che martedi (ho aggiornato, fate conto, il 30 e vado il 2) parto per Roma, perciò cercherò di scrivere appena posso, ma non vorrei promettervi niente perchè non so se c'è connessione, quello è l'unico limite. Poco male, solo una settimana. Ma a chi importa? O.o 
Anyway, spero che vada tutto per il meglio per quanto riguarda la storia... E un avvertimento: non cerco in alcun modo di confrontare le band citate :)
Perciò, ci si sente. Ah, ringrazio coloro che hanno seguito la storia, vi amo.♥
Shiau beli

 

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Capitolo 2
*** Tempo. ***




2.
Tempo.

"E' molto buio quando fuori piove
il giorno è quasi senza luce ed ora sta per diluviare
il bene,il male, l'odio, il sale della vita
respiro senza più mangiare, mi muovo lento senza respirare
la strada è ricoperta dalla neve, una spessa coltre immobile
nella nebbia."
-Africa Unite-

 

*
 

Il Conte si avvicinò ad Alcott «E' giunta l'ora.» gli disse. Alcott deglutì e annuì: gli avrebbe lasciato le redini della loggia. Ma Alcott non era neanche uno dei dodici e non aveva Paul (quel fottuto ragazzo era scappato con Lucy rubandosi per giunta il cronografo, frutto del lavoro di decenni: Aveva intuito tutto tramite gli scritti segreti del conte che Alcott non osava neanche guardare, gli girava la testa già alla prima parola).

Poteva solo contare sul ritorno del Diamante e di quella delinquente di un Rubino. Il Conte intanto aveva preso una fialetta che conteneva uno strano sale dai riflessi magenta e se l'era messo sulla mano. Lo osservava, pregustando l'evento che avrebbe scatenato di lì a poco. Finalmente lo ingoiò. Tutto si fece improvvismente freddo: Il drago sul soffitto sopra di loro sembrava diventare vivo e fece una fiammata che colpì il Conte in pieno, che barcollò soltanto un pochino prima di cadere sul divano Settecentesco dietro di lui. Alcott strabuzzò gli occhi esterrefatto: era già finito? Si immaginava qualcosa di più... In fondo era una cosa particolare, adesso il Conte era...

«Alcott,» interruppe i suoi pensieri «Prova a pugnalarmi.» Prese un coltello affilato e glielo porse. Un pò spaventato, lui poggiò cauto la punta sull'abito rococò del Conte e aspettò un'occhiata rassicurante che arrivò. Prese la rincorsa e penetrò la lama nel petto del Conte, che rantolò leggermente e cadde in ginocchio. Respirò affannato, si quietò, guardò la mano che aveva poggiato sulla ferita, la trovò sanguinante. «Deve succedere adesso.» disse a bassa voce. Infatti, una nuova forza lo prese e si rialzò come se niente fosse. Sorrise. Un sorriso malvagio, un sorriso perfido, più che solo malizioso, soddisfatto, che quella creatura oramai semiumana sfoggiava, immortale.

Alcott fece un sospiro di sollievo. «Adesso credo che il Diamante e la sua deliziosa accompagnatrice possano venire.» proclamò il Conte di Saint Germain.

 

*


Dall'inizio di quel mese la sua vita era cambiata ed era diventata irriconoscibile. Quando prima viveva senza particolari preoccupazioni, adesso doveva sempre dipendere da quel fottuto cronografo, un oggetto che, con una tua goccia di sangue, permetteva di controllare i propri salti nel tempo impostandone la durata, il giorno e l'ora. Giusto un mese prima poteva ancora pensare che sua cugina in qualche modo facesse parte della sua famiglia, ma ormai Charlotte la odiava. La odiava perchè, lei più di tutti, era rimasta sbalordita dalla scoperta che era stata Gwendolyn ad ereditare il gene dei viaggi nel tempo, e non lei. Era Gwendolyn, la pecora nera dei Montrose, ad avere il privilegio di far parte di quella ristretta cerchia dei dodici prescelti. Era lei a poter condividere i viaggi nel tempo con Gideon De Villiers, l'ultimo ad aver ereditato il gene (Nella linea femminile erano i Montrose, in quella maschile i De Villiers), non Charlotte. Era lei a poter frequentare la borghesia barocca. Lei. Solo lei.

Per Gwendolyn però Gideon era stato solo sofferenza prima che sapesse che lei era immortale dalla nascita. Lo scoprì perchè un certo Alcott, alle dirette dipendenze del famoso Conte di Saint Germain, fondatore della loggia segreta dei Guardiani, l'aveva trafitta durante un salto nel tempo con una spada dritta al cuore. Gideon si era subito occupato di lei cercando di bloccare l'emorragia ma lei sembrava morta, labbra blu, pelle bianca, occhi vitrei, pelle sudata sotto la grande parrucca bianca, sanguinante sotto il bellissimo vestito di velluto blu notte. Le ultime parole che sentì furono «Gwenny ti amo, ti prego non mi lasciare...» pronunciate dal ragazzo che fino a quel momento le aveva nascosto il suo amore per lei che ricambiava soffrendo.

Dopo un pò di tempo però, sentì di essere poggiata ad un letto di un ospedale, e, aprendo gli occhi, vide di trovarsi nella sala del drago accerchiata da tutti i Guardiani, che, preoccupati, sembravano cercare di calmare Gideon in lacrime. Sentì Xemerius, il piccolo demone-doccione che poteva vedere e sentire solo lei, dire «Finalmente ti sei svegliata, pensavamo fossi morta, soprattutto dopo il racconto di Mr. Occhi verdi che non riusciamo a calmare. Intervieni, per piacere.».

La sera stessa, Gideon aveva bussato a casa sua, la lussuosa villa dei Montrose per chiarirsi con lei, per le parole che le aveva detto ma soprattutto per la sua "rinascita".
Leslie, la migliore amica di Gwen, li salvò prima che i parenti li scoprissero a pomiciare in camera, riusciendo a chiamarla prima che Caroline, sorella di Gwendolyn, splalancasse la porta e urlasse : «TORTA PER TUTTI!» per poi girarsi verso i parenti dietro di lei e dirgli: «Vedete? Non stanno mica pomiciando!».

Eccolo Gideon, sempre perfetto coi suoi capelli leggermente lunghi, oggi la barba un pò incolta, il giubbotto di pelle e i jeans neri larghi. 
«Ciao Gwenny» la salutò sorridendo. Lei ricambiò e gli diede un bacio sulla guancia. «Allora? Oggi dove dovremmo andare?» chiese poi. Lui si grattò una guancia e fece per parlare, ma Mr. George, membro della cerchia interna dei Guardiani lo interruppe e disse con aria bonaria: «Oggi starete comodi comodi nella cantina, l'operazione opale è stata spostata a dopodomani. Ordini superiori.» Gwen guardò con aria preoccupata Gideon, che ricambiò lo sguardo e aspettò che Mr. George si allontanasse per parlarle.
«Gliene parleremo. Poi.» Lei annuì.

 

*

Leggimi ♪

Visto che molti non hanno letto il romanzo, che ha una trama piuttosto complicata, faccio un "ripassino delle cose principali. Come avrete capito c'è una loggia segreta (A Londra) che è quella dei "Guardiani". I Guardiani sono coloro che nascondono il segreto dei viaggi del tempo da oltre dieci generazioni, ci possono solo entrare uomini [Solo Mrs. Jenkins, la segretaria, faceva eccezione] e fanno parte di una loggia fondata dal Conte stesso, che per primo scoprì che era un viaggiatore del tempo e architettò i cronografi (I cronografi c'è scritto sopra cosa sono). Ci sono in tutto 12 viaggiatori del tempo: dunque 6 maschi dei De Villiers e 6 ragazze Montrose. Ognuno di loro è legato ad una pietra, ad una pianta, ad una formula chimica, ad un animale, ad una nota musicale. L'elenco completo è questo:
 


Voglio citare anche alcuni scritti del conte di Saint Germain, che riguardano una profezia di cui nessuno sa il significato. (Solo il conte e poi successivamente Gwen e Gideon. Si pensa che anche Paul e Lucy - quelli scappati col cronografo di cui pensava Alcott, ricordate? - se ne fossero accorti, perciò voelvano impedire che il "cerchio" si "chiudesse", cioè che TUTTI i viaggiatori fossero "inseriti - in loro sangue fosse inserito là dentro - nel cronografo, sarebbe successo QUALCOSA. Qualcosa = si sarebbe prodotto l'elisir di lunga vita che il Conte voleva avere tutto per sè, che ha ingoiato all'inizio ;) di tutte queste cose gwen e gideon non ne sanno niente fino alla sera della torta e della pomiciata.)
 

Opale e Ambra la prima coppia s'avanza,
canta Agata che del lupo ha sembianza,
con Acqua Marina in si bemolle, solutio,
seguono Smeraldo e Citrino, coagulatio!
Le due Corniole gemelle in scorpione
e Giada numero otto, digestione.
In mi maggiore, Tormalina Nera,
Zaffiro in fa, rischiara la sera,
e subito a presso ecco Diamante,
undici e sette leone rampante.
Projectio! Scorre il tempo così lento,
Rubino in principio e fine del movimento.

(Dagli scritti segreti del conte di Saint Germain)

*

 

Dodici colonne sostengono del tempo il maniero.
Dodici bestie reggono l’impero.
Il falco è pronto a ergersi fiero. Il cinque è chiave e fondamento vero.
Nel cerchio dei dodici, il dodici è il due invero.
L’aquila spunta per settima, ma è terza davvero

*

Note personali:
Ragazzi spero che siate riusciti a capirci qualcosina. Semmai per recensione chiedete pure. Ps Arriveranno anche altre info sul libro, non è tutto ciò che vi ho detto. ♥
Ciau♥:3

 
Ps2 prima questo era il capitolo uno: le note autrice sullr info del capitolo tre sono, dunque, all'attuale capitolo uno.♥ scusate♥♥

"Il cerchio di sangue giunge a conclusione, la pietra è dell'eterno realizzazione.
La veste della gioventù si accresce di nuova energia, che dà potere immortale a colui che porta la magia.
Ma, attenzione, quando la dodicesima stella sorgerà il destino di quanto è terreno si compirà.
La gioventù si scioglie, la quercia è condannata a decomporsi in quest'epoca buia e odiata.
Soltanto quando impallidisce la dodicesima stella, l'aquila raggiungerà per sempre la sua meta più bella. Sappi dunque,
una stella si consuma per amore, se sceglie liberamente di struggersi il cuore."

 

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Capitolo 3
*** Personaggi. ***




3.
Personaggi.



Bill Kaulitz:

 


Tom Kaulitz:



Beatrice:


(con i capelli neri e gli occhi azzurro chiarissimo)
E le New Rock, per rendere l'idea.


Charlotte Montrose:



Gwendolyn Shepherd:


(nel romanzo non è così ma a me garba di più hihi)


Gideon de Villiers:


(
Jannis Niewöhner, è un'attore)

Conte di Saint Germain:



Anne:



Lotte:



Lise:




Salve a tutti!
Ho intenzione di pubblicare il prossimo capitolo, questo era per rendere l'idea dei personaggi.
Io personalmente ADORO Gwenny e la Bea :3
Adoro quello stile... il Gothic, il dark e l'emo (lo so differenza c'è ma li adoro tutti♥)
Comunque, massimo domani c'è il prossimo.
Spero vi piaccia♥
Ciaoo♥


PS: Avvisatemi se devo ridimensionare le immagini o se le vedete anche se alcune sono enormi. Avvisate, così cambio.♥♥♥♥♥)

PS 2: Il primo romanzo della Trilogia, Rubinrot, lo trovate anche in streaming come film (il secondo uscirà): 
http://www.nowvideo.at/video/d9f4d123ca599 E un'altra cosa, io ho stravolto il "finale" per così dire. Ma vedrete... ;)


 

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Capitolo 4
*** Aiuto. ***




3.

Aiuto.
 

Wild and running for one reason
They can't stop us from our freedom
Wild and running for one reason
They can't stop us from our freedom

-Black Veil Brides, Rebel Love Song


 

Dopo aver imprecato, Bill si girò verso i compagni con aria lugubre. «Tirate fuori le pistole.» disse. Tutti obbedirono, in attesa di altre indicazioni. «Si vede soltanto una ragazza, ma da quanto ho visto non ha intenzione di parlare un granchè.» iniziò a parlare Bill riguardando fuori dalla finestra. «Comunque siamo d'accordo» un'altro sparo lo interruppe. «Meglio bloccare piuttosto che uccidere. Chiaro?» Il silenzio divenne assordante: Tutti si girarono verso Georg, che alzò gli occhi al cielo dicendo «Ciò che è successo è successo. Non posso farci niente ormai. E poi quello era un figlio di puttana, non meritava di vivere». «Questo non puoi deciderlo te» ribatté pungente Bill caricando la pistola, gli occhi fissi sulla ragazza che stava camminando verso il vagone. «Certo che è stupida a venire da sola. Sa benissimo che siamo in netta maggioranza, oltre al fatto che siamo noi.»

«Bill» disse una voce flebile. Lui si girò verso la fonte e il suo sguardo s'incupì. «Basta che resti qui dentro ben nascosta... Vedrai che non succederà niente.» disse alla sua ragazza che stava mordendo la manica della sua maglietta. Le sorrise debolmente passando un dito sulla pistola e soffiando via la polvere tenendo lo sguardo fisso su di lei. Lei alzò gli occhi al cielo sorridendo e gli diede un bacio a stampo che lui ricambiò dandole una leggera strizzata al sedere prima di girarsi e uscire dal vagone seguito da Tom e da tutti gli altri che le sorrisero a loro volta.

Lei trattenne il fiato guardando Bill avvicinarsi alla ragazza con passo lento e tranquillo.

 

*

 

Bill non aveva idea chi fosse quella ragazza, una cosa certa era che era veramente affascinante: Lunghi capelli rossi, sorriso misterioso e corpo perfetto, lineamenti sinuosi del viso. Ma non era questo il momento per ammirare una nemica, si riprese il moro.

«Kaulitz» iniziò a parlare la rossa, due armi in mano che teneva basse ma comunque cariche «Sai chi sono? Sono Charlotte Montrose. Sono venuta per proporvi un'offerta che, ovvio, non potete rifiutare.» Bill ghignò «Vediamo, cosa ci offriresti?» Lei alzò il mento e le sopracciglia e parlò.

«Dovreste aiutarmi a sbrigare una certa faccenda, in cambio otterrete la pace con gli Slipknot, ho degli amici nel "settore".» Bill fece una pausa. Voleva davvero la pace con loro? Si girò verso i suoi compagni che alzarono le spalle.

La rossa intuì la sua esitazione e continuò: «Dovresti soltanto tenere d'occhio una persona per me. Ti dò tempo fino a domani per decidere.» disse con voce decisa per poi voltarsi e camminare.
Bill restò a fissarla e poi reagì finalmente rendendosi conto che non poteva stare lì come un'allocco. Gridò: «Aspetta!»
Lei si voltò, al che Bill continuò. «Chi dovrei tenere d'occhio?» Lei fece una breve risatina e rispose schiettamente «Gwendolyn Shepherd» per poi voltarsi e continuare a camminare. Il moro si girò verso gli amici con uno sguardo confuso: E ora?

 

*

 

«Ma qualcuno l'ha mai vista?» urlò Tom sovrastando il gran casino che, come sempre, si era creato nel vagone abbandonato. «Silenzio!» gridò Bill, che fu rispettato subito. Tirò un sospiro di sollievo.

«Facciamo una votazione direi. Chi vota a favore?» Molte mani si alzarono. Bill le contò a mente: Tom, Gustav, Lotte, Lise, Anna... «Credo che allora domani dovremmo accettare.» Bill abbassò gli occhi e si grattò il naso. Era la scelta giusta? "...che non potete rifiutare" aveva detto la rossa, Charlotte Montrose. Cosa voleva dire??? Quando rialzò gli occhi incontrò quelli di Bea, perfetti nel loro trucco nero, nel loro colore chiaro gli venne un tuffo al cuore perchè si era quasi scordato della loro bellezza; cosa che succedeva spesso. Non poteva credere che una creatura simile potesse essere sua, solo sua. Le sorrise e le fece cenno di avvicinarsi, cosa che lei fece per poi mettersi a sedere sulle sue ginocchia. Bill le sussurrò: «Tu cosa pensi di questa storia?» Bea scrollò le spalle, non sapeva cosa pensare, sapeva soltanto che il respiro del suo ragazzo era a meno di un centimetro dalla sua pelle. Lo abbracciò e iniziò a baciarlo con trasporto mentre lui ricambiava prendendola per la vita. Furono interrotti da alcuni fischi scherzosi da parte di tutta la gang. Sorrisero nel bacio per poi staccarsi e guardarli male uno per uno, Tom in particolare. Bea comunque pensava che anche lui era di una bellezza inaudita: simile al fratello per i lineamenti, aveva le labbra ornate da un labret che gli stava da Dio, le treccine scure non facevano che completare l'opera, e gli zigomi alti e le guance leggermente incavate erano rese vagamente reali soltanto da una piccola cicatrice probabilmente provocata da un'unghia distrattamente troppo lunga. Sorrise arrossendo per i suoi pensieri e guardò Bill pensando che avrebbe comunque amato lui per sempre (D'improvviso le venne voglia di buttarlo su un letto).
 

*

 

Gwendolyn ripensò ancora una volta a Gideon, ma oramai che era il suo ragazzo poteva permetterselo. Lui, perfetto coi suoi capelli disordinati, le appariva sempre in sogno: a volte si baciavano, a volte parlavano, oppure ridevano. Forse era questo il problema, ne era ossessionata. Ma, vedendo che lui le sorrideva innamorato, pensava che andasse bene così. Carpe diem.

 

*

 

Charlotte aveva bisogno di lavarsi la faccia. Uscì dal bagno. Pff, quei bagni della loggia avevano un profumo orrendo al limone, sembrava una caramella andata a male, lefaceva solo girare di più la testa. Urlò dalla rabbia e dall'esasperazione, dando con forza un colpo allo specchio. Stette immobile per un paio di secondi, poi alzò la testa e si guardò. Il trucco colato, i capelli spettinati, gli occhi lacrimanti e distrutti, la fronte tesa. "Ecco cosa è rimasto di me" pensò Charlotte. Scosse lenta la testa. Tutto ciò per chi? Per Gideon! Gideon, col quale aveva passato l'infanzia, che l'aveva fatta innamorare senza ricambiare per poi dedicarsi a sua cugina. "Senza cuore" l'aveva accusato. In realtà sapeva benissimo che lui non poteva farci niente, ma aveva deciso di ignorare tale possibilità e di chiudersi in un mondo di rabbia, risentimento, sofferenza e ossessione. Si chiedeva se la scelta di rivolgersi ai Tokio Hotel fosse stata saggia, ma convenne che avrebbero saputo come fare. Dopotutto, Gwenny non era armata di pistola 24 ore su 24, anzi neanche per una, era Gideon che rischiava sempre. Per lei, per di più, e lo faceva volentieri... Chiuse gli occhi per fare in modo che un'ultima lacrima cadesse silenziosamente sulla ceramica del lavandino.

Si lavò la faccia, li rifece la coda e si stese la maglietta per fare in modo che tornasse la Charlotte perfetta che tutti vedevano. Sospirò uscendo dal bagno e spengendo la luce.

 

*

 

Tom si stropicciò gli occhi per poi riguardare Bill. Erano soli nel vagone, perchè il resto della gang era a scuola (si, Bill e Tom erano i più grandi). «Secondo te come andrà, Bill?» chiese Tom al fratello, che guardava con la fronte aggrottata fuori da finestrino nel punto in cui era comparsa la rossa come incantato, cercando di ricordare ogni piccolo dettaglio, senza riuscirci. Si girò veros il fratello e scrollò le spalle irritato: ci voleva solo questa storia fra le palle. Tom sbuffò e formulò un'altra domanda.

«Tu l'hai mai vista questa Gwendolyn?»

Bill diede un tiro alla sigaretta e, sporgendosi verso il posacenere sul tavolo, alzò le sopracciglia e scosse la testa, per poi sospirare facendo uscire fumo dalla bocca e dal naso. Erano nella merda, pensò Tom. La terza domanda fece finalmente parlare il moro. «Quando aveva detto che tornava?»

«Aveva detto stasera..» Guardò l'orologio: le 19.12 ... sarebbe dovuta venire...

In quel momento si sentì la porta aprirsi e Bea fece capolino nel vagone. Oggi indossava una gonna scozzese verde sulle calze nere, i suoi adorati stivali e la giacca di pelle bianca sopra una canottiera nera semplice che mostrava un collo tonico e un petto... attraente.

Disse un timido «Ciao» prima di sedersi accanto a Bill e dargli un lieve bacio che lui voleva approfondire, ma rimase deluso perchè lei si stacco dandogli un buffetto sul naso. Il moro fece finta di essere imbronciato e i due presenti risero. Tom scherzò: «Se vuoi posso dartelo io un bacino hehe». Bill gli tirò una treccina mentre si alzava per sedersi vicino alla finestra che dava su uno spiazzo di cemento su cui c'erano alcuni sassolini da stazione.
Tom disse «Ahia» mentre Bill poggiò la fronte contro il vetro intento a scrutare nell'oscurità. Sussurrò «E' arrivata.», ma gli altri lo sentirono comunque.

Charlotte si avvicinava con un passo spedito verso illoro vagone, le zeppe alte, la gonna blu della divisa scolastica, una maglietta stile militare e i capelli raccolti in una coda portata di lato, su una spalla.
Era seria e pensierosa, gli occhi guardavano distrattamente la pistola che aveva in mano, nel dubbio per precauzione. "Pff" pensò Bill "non siamo mica serial killer"...

Il moro fece cenno al fratello di accompagnarlo fuori e rassicurò Bea che poteva seguirli senza pericolo.
«Kaulitz» iniziò la rossa raggiungendoli e fermandosi «Avete deciso?»
«Fammi capire: noi dovremmo... tenerla d'occhio? E poi?» chiese Bill.
Charlotte ghignò e rispose: «Tenetela d'occhio, non è necessario che le parlate.. Dovete aspettare solo il mio eventuale segnale per un eventuale omicidio, non so se mi spiego.. devo tenerla lontana da Gideon, Gideon de Villiers, quello è l'importante.»

I Tokio Hotel si guardarono di sottecchi, stupiti.
Tom sogghignò e chiese: «Perciò tutto sto gran casino è per un'amore non ricambiato?» «Non vi deve interessare.» sentenziò la rossa con voce perentoria, alzando la voce.

«E se fosse proprio il motivo da cui dipende un si o un no?» ribattè Bill. «In tal caso» ghignò Charlotte «Puoi dire addio a lei.» Indicò Bea, che si stava mordicchiando distrattamente l'unghia. Strabuzzò gli occhi: aveva sentito bene?
«E' una minaccia?» disse Bill intimidatorio reggendo lo sguardo della rossa. «Puoi vederla anche come una promessa.» rise lei. Il cuore, oramai, le era stato portato via. Bill fu costretto ad acconsentire, non si sarebbe mai perdonato la morte della sua ragazza.

«Va bene.» alzò lo sguardo da terra, dove aveva guardato per riflettere.

«Benissimo, vado a dire agli Slipknot di mutilarvi invece di uccidervi.» Fece l'occhiolino ai tre per poi andarsene via a passo svelto.
«Gentilissima» sussurrò fra sè e sè Bill, tenendo lo sguardo fisso sulla sua schiena.
 

*

SAALVE SALVE di nuovo ;)
Dico solo che spero vi piaccia la storia. Recensite se vi va, e, che altro dire, a presto!
Ringrazio come sempre tutti♥
Bye Bye♥♥

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Capitolo 5
*** Incontrandoti. ***




4.

Incontrandoti.

 

I'm screamin' from the top of the world
can you hear me?
Don't you know that
I'm screamin' from the top of the world
Don't you feel me?

- Screamin' Tokio Hotel

 

Gwendolyn si ritrovò a sbuffare e a rigirare la penna nella mano: era sempre più faticoso concentrarsi per fare i compiti, soprattutto quando c'era Gideon nella stessa stanza. Guardò il display del suo cellulare: 12 chiamate perse da Leslie (la sua migliore amica) e 3 messaggi, sempre di Leslie, ovviamente. Guardò annoiata il soffitto. Quelle stanze del 1858 erano sempre rovinate, lo stucco (se esisteva già) si staccava e si vedevano crepe lungo una linea che sembrava essere arrecata dall'umidità, il lampadario sembrava voler, come sempre, esalare l'ultimo respiro da un momento all'altro. Sospirò e volse lo sguardo verso Gideon, che era sdraiato sulla schiena sulla "cugina sofà" come l'avevano chiamata i due: un vecchio divano settecentesco di un tessuto ignoto tutto logoro. Ascoltava la musica con l'ipod con gli occhi chiusi, ogni tanto faceva "mm" intonando le note. Ascoltava Hallelujah. Gwenny arrossì al ricordo di ciò che avevano fatto ascoltando quella canzone e si incantò sul mattone rosso del muro davanti a sè. Gideon intanto aprì gli occhi e la spaventò. «I compiti ti tormentano?» disse rompendo il silenzio. Lei sussultò lievemente e annuì sbuffando di nuovo. «Quanto tempo abbiamo ancora prima del salto?» gli chiese scostando i suoi capelli biondo chiarissimo quasi bianco. Lui aprì finalmente gli occhi, la fissò e disse tranquillo: «Più di due ore, Gwenny.» Lei sorrise maliziosa. «Posso sedermi accanto a te?» si alzò. Gideon si sedette per farle spazio e allungò un braccio sullo schienale dietro di lei, e spense la musica. «Gideon» lo chiamò. Lui alzò la testa sorridendo rassicurante incitandola a continuare. «Mm?» «Cosa diremo a Mr.George e agli altri?» Lui alzò le spalle e poggiò l'iPod sul tavolino sporgendosi, e sospirò.

«Secondo me dovremmo semplicemente ignorare i loro comandi. Anche se il Conte è immortale, perciò è ancora fra noi, credo che nessuno scoprirà cosa sappiamo. Se è così, andiamo di lusso risolto.» Gwen sogghignò. «Forse hai ragione..» Si guardarono per un paio di secondi, Gideon trattenne il respiro e si avvicinò lentamente a lei, che chiuse gli occhi. Le labbra di Gideon, si ritrovò a pensare la ragazza, erano sempre così morbide, calde... Però c'era qualcosa che non andava. Non lo baciava più come agli inizi, non lo baciava più come se fosse l'ultimo giorno. Non lo faceva più, era come se l'euforia iniziale fosse scomparsa per lasciare spazio ad un'abitudine, ad una rassegnazione verso il presente che "era semplicemente così"...

Senza che Gwen lo sapesse, anche Gideon pensava la stessa cosa. Si volevano bene, ma non come una volta.
 

*
 

Tom e Bill camminavano verso la Saint Lennox high school, sorriso sornione in volto. «Sei sicuro che sia questa?» chiese il rasta a suo fratello. «E che cazzo, è la quarta volta che me lo chiedi! La risposta non cambia nel giro di due minuti..» Lo spinse e rise. «Si scusa, sono nervoso.» Il moro lo guardò con aria ironica; suo fratello che si "scusava" per una cosa stupida? Si, era decisamente nervoso. Bill scrollò mentalmente le spalle. Al loro passaggio, come al solito, le ragazze li guardavano incantate dalla loro bellezza inaudita, nessuno sapeva chi dei due fosse meglio. Bill le ignorava sempre, mentre Tom, con le ragazze particolarmente carine, ricambiava lo sguardo e a volte persino accennava un sorriso.

Svoltarono l'angolo e rimasero a bocca aperta:un enorme edificio bianco pulito si stagliava alla fine della strada. Uno sciame di studenti perfettamente vestiti con l'uniforme dalla camicia bianca e la gonna blu stavano uscendo da una grande e pesante porta laccata. I due gemelli si guardarono leggermente intimoriti: come l'avrebbero trovata, quella Gwendolyn? Anche se, dalla descrizione che gli avevano dato, era piuttosto appariscente: Capelli biondo platino quasi bianco, vari piercing e un abbondante trucco («Ma non sembra una zoccola come altre!» aveva voluto sottolineare lo strano tipo a chi avevano chiesto.) che le ornava gli occhi. Per di più, usciva con un tipo che era "il più figo della scuola".

Stettero ad attendere per un pò appoggiati al muretto del cortile, un pò appartati , e rimasero in un silenzio carico d'attesa. Bill, coi ray ban neri classici, era come sempre bellissimo. Guardava la porta della scuola in attesa della comparsa della famosa chioma bianca. Tom, invece, era incantato a vedere i grandi tigli che ondeggiavano nel vento primaverile, che ti scompigliava i capelli e ti portava addosso l'odore della colonia di qualche eccentrica professoressa; per fortuna Tom aveva le trecce-rasta che erano pesanti, se no anche a lui sarebbe successa la stessa cosa di Bill, che lottava contro la brezza che cambiava sempre direzione senza permettere un'acconciatura decente.

Finalmente eccola: una minuta ragazza, veramente molto carina, si avviava verso l'uscita accomapgnata da una mora mulatta con le lentiggini. I suoi capelli bianchi venivano scompigliati dal vento, il che la rendeva ancora più affascinante. Indossava una collana di perline bianche finte e una collana con una piccola croce gotica nera e portava due labret, uno a sinistra della bocca e uno a destra.
Bill tirò una gomitata al fratello per svegliarlo da quello stato di trance in cui era andato mentre fissava la ragazza. Dopotutto, non doveva scordarsi che erano venuti lì per una missione, ben precisa. Non dovevano farsi coinvolgere, non la conoscevano neanche.

«Tom, dobbiamo decidere quando la spiamo. Voglio dire, giorno e notte mi pare eccessivo. Facciamo mattina te e pomeriggio io?» chiese Bill girandosi verso di lui mentre il rasta continuava a tenere d'occhio la bionda.
«Ma perchè bisogna fare tutto noi? Mandiamo anche le tre grazie, Anna Lise e Lotte costì a spiare un pò. Ho capito siamo i capi della gang ma non ci siamo solo noi.»
«Hai ragione.» convenne il moro. «Ma ricorda che vanno a scuola.»
Tom sbuffò. «E allora facciamo che la mattina ci alterniamo noi due e il pomeriggio si alternano gli altri, no? Acume zero qui..» Bill gli tirò un coppino mentre si avviavano dietro la ragazza che, nel frattempo, camminava spensierata verso Bourdon Place chiacchierando con la sua amica. Tom non riusciva a staccarle gli occhi di dosso: riusciva a mascherare l'attrazione che aveva verso la ragazza soltanto col fatto che fosse suo dovere starle dietro (sempre a distanza però, per non farsi vedere).

I due fratelli riuscirono solo ad origliare alcune frasi, da cui capirono che l'amica di Gwen si chiamava Leslie e che parlavano di alcuni "Guardiani". Bill guardò Tom, entrambi in visibile difficoltà. «Ma che cazz..?» sussurrò Bill guadagnandosi una breve risata del fratello che era in contemplazione dei capelli perfettamente lisci della bionda. Chissà...
 

*
 

Tom sbadigliò e si stiracchiò, procurandosi le vertigini. Gemette e si tenne la testa, in attesa che il sangue tornasse a fluire normalmente. La settimana passata era stata molto movimentata ma al contempo monotona. Le volte in cui Tom aveva dovuto seguire Gwendolyn erano state sempre molto irritanti: stava insieme al ragazzo, a quel Gideon de Villiers. Era, si, bello, ma Tom non ci trovava nient'altro. Come era possibile che Charlotte sarebbe pronta ad uccidere per lui e che Gwen lo amasse così tanto? Una piccola, impercettibile fitta di dolore lo pervase. Ma a cosa pensava? Credeva forse che doveva parlarci con Gwen? No! Doveva solo fare il proprio lavoro. Solo il proprio lavoro..... Solo il.... No. Le avrebbe parlato.

Tom si tirò un mentalmente un ceffone. Stava a lambiccarsi il cervello solo per una ragazza che non conosceva neanche! "Bellissima, simpatica, gentile.." suggerì una vocina nella sua testa. Tom la mise a tacere. Come faceva a sapere se era davvero così? -.-"
Decise che sarebbe stato il destino a decidere. Si alzò, si mise una t-shirt e i suoi soliti jeans larghi e andò a fare colazione. Passò accanto al letto del fratello, che ancora dormiva beato.

Vivevano soli in quella casa, dopo che i loro genitori erano morti. A volte però Tom vedeva sua madre, Simone, aprire i cassetti della dispensa per prendere la pasta a forma di stelline che gli piacevano tanto e la vedeva mentre gli sorrideva, imboccando il figlio. Sentiva ancora i rumori dei passi pesanti di suo padre e riusciva ancora a percepire la carezza affettuosa che gli dava sulla testa, prima di sedersi a tavola e dare un bacio a sua moglie. Ricordava ancora Bill che veniva tenuto in braccio da Simone che rideva mentre il moro cercava di cantare la canzone che la madre gli cantava prima di dormire. La classica famiglia felice, prima che morissero in un incidente d'auto. Un banale incidente, causato dal tipico uomo ubriaco della domenica sera.

Il rasta scacciò quei pensieri dalla testa, dopotutto adesso doveva lavorare e non poteva cedere alla tristezza. Prese i biscotti dalla dispensa, quelli su cui c'era scritto "Biscotti al cioccolato bianco", cosa che leggeva nelle mattinate in cui non aveva niente da fare. Si sedeva sullo sgabello della cucina, sbadigliava e iniziava a tirare giù biscotti fino a che non si sentiva sazio, mentre leggeva per noia gli ingredienti. Ma quella mattina non c'era niente da fare: i caratteri sembravano annegare in un lago di solitudine. Quello era il lato dei due gemelli che nessuno, all'infuori di loro due, aveva mai visto: le lacrime amare che versavano, in silenzio, ricordando i genitori.
 

*
 

Gwendolyn passeggiava tranquillamente sul lungo Tamigi fumandosi una lucky strike azzurra. Tom stava abbastanza lontano da lei ad osservarla. Di solito era sempre accompagnata, pensò. Forse si voleva soltanto un pò rilassare lontano dalle parole della sua migliore amica che, si vedeva lontano un miglio, era abbastanza chiacchierona. Diede un tiro alla lucky e trattenne il fumo reclinando la testa indietro, per poi lasciarlo andare, denso. Tom era in apnea da alcuni secondi quando buttò anche lui fuori il fumo ricordandosi di resipirare. Lei, intanto, fece due passi in avanti e si appoggiò al muro che la divideva dal fiume, portandosi i capelli da un lato.

Il rasta era appoggiato ad almeno venti metri da lei allo stesso muro, cercava di non guardarla troppo per non infastidirla o farla sospettare qualcosa: ormai era un mese che il pedinamento andava avanti; non potevano farsi scoprire proprio ora. Erano stati bravi, perchè solo in quel momento Gwendolyn notò Tom.
"Carino quel ragazzo" pensò la bionda, ignara del fatto che lui lo pensasse ogni volta che la vedeva. Gwen buttò la sigaretta per terra e subito le venne voglia di fumarne un'altra. Imprecò ad alta voce, non aveva l'accendino. Le venne un'idea.
Tom sogghignò alla parola che la bionda si era fatta sfuggire e nascose la testa fra le mani per evitare che lo sgamasse ridere.

Solo in quel momento notò che lei si stava avvicinando lentamente. Cazzo, e ora? Non poteva fuggire adesso che lei lo stava puntando, sarebbe stato molto maleducato da parte sua.
«Ehi» disse Gwen. La voce che Tom si sognava da ormai un bel pò di tempo finalmente si fece sentire, finalmente soltanto per lui. Si voltò verso di lei e le sorrise lievemente.«Ehi» le disse con voce tremolante. Lei continuò. «Hai mica da accendere?» Cazzo, aveva persino le fossette mentre sorrideva in quel modo...

 


 

SALLLVEE♥
Amatemi, questo capitolo è arrivato molto ma molto in fretta, non volevo aspettare perchè fra un paio di giorni vado al mare. Non sono sicura ci sia la connessione... Ma scriverò comunque, così appena torno ne posto uno subito.. 
Grazie a coloro che hanno recensito♥
E a coloro che hanno seguito/messo tra i preferiti♥
Ciau, fatemi sapere come sta andando se vi va♥♥

 

 

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Capitolo 6
*** Gwendolyn. ***




5. (6.)
Gwendolyn.


It's a melancholic time 
But together we'll be fine 
Hey, let's go with a smile into the, into the end
-Hurricanes And Suns Tokio Hotel 



 

«Hai mica da accendere?»
Tom si sforzò di non immaginare il sorriso ebete che poteva avere in quel momento mentre le porgeva l'unico accendino che aveva: quello dei Black Veil Brides.
"Cazzo, e se a lei non piacciono? Mi manda a fanculo!" Ma lei, contro ogni aspettativa, s'illuminò e se ne uscì con un: «Oddio non ci credo piacciono anche a te??» Tom annuì e le accese la sigaretta che lei iniziò a fumare guardandolo più interessata di prima. «Ma sei di qui? Non ti ho mai visto..» "Che ingenua, avrebbe potuto vedermi sempre!" «Si, vivo un paio di isolati da qui. Te?»
«Vivo dai Montrose. Sono una di loro, purtroppo.» Tom si meravigliò: una delle famiglie più ricche e influenti, e lei non voleva viverci? Lei notò il suo scetticismo e disse: «Non ti immagini che gabbia di matti è...» Guardò pensierosa il fiume che scorreva veloce e Tom fece lo stesso. Poi lei decise di rompere il silenzio.
«Allora grazie per l'accendino.. Senti, ci si vede in giro magari? Ti va?»
«Certo, vabbene..» Lei tirò fuori il cellulare. Cavolo. Era stato così facile? Tom non sapeva di essere così sexy... Si diede mentalmente un ceffone per il suo pensiero (capitava sempre più spesso ultimamente). Lei intanto era occupata col cellulare. Sembrava cercare un contatto.Poi alzò lo sguardo piena di attesa mentre lui la fissava senza capire. Gwen alzò un sopracciglio. «Lo vuoi il mio numero?» chiese timidamente, speranzosa. Che tenera.
Tom prese frettoloso in suo cellulare balbettando un «Oh, si, scusa..» E lei iniziò a dettare. 3... 4...0...53...21..
«Grazie.. Ti chiami?» le sorrise il rasta mentre lei fece vento con la mano come per dire "prego prego" e disse «Oh scusa.. Gwen, Gwendolyn. Tu sei..?» «Tom» annuirono imbarazzati mentre la ragazza dava un tiro alla lucky strike. Poi se ne andò, di lì a poco, salutando Tom con un gesto della mano e un lieve «Ci sentiamo» esibendo uno sei suoi più bei sorrisi con le fossette. Tom rimase a guardarla mentre si allontanava, immobile, un sorriso piccolo piccolo inziò a farsi spazio sulle sue labbra mentre arrossiva impercettibilmente. Ma non era possibile, succedeva tutto troppo in fretta. E poi lui doveva fare il suo dovere.. Si ricordò di essere il donnaiolo per eccellenza e che non doveva essere così "romantico". Scosse la testa e si avviò verso casa, il suo turno era finito, ufficiosamente.

*

Gwen alzò gli occhi al cielo posando il suo giobbotto di pelle nero sull'appendiabiti. «Caroline, che vuoi?» Caroline e Nick erano i fratelli della bionda. «Gwenny, è passato Gideon e ci ha detto di dirti che domani vi incontrate alle sette sotto casa nostra!» Gwen alzò DI NUOVO gli occhi al cielo entrando in camera sua e chiudendo la porta. Mandò un messaggio al suo ragazzo.

-Senti Gideon, stasera non posso venire. Rimandassimo a domani?-
La risposta non tardò ad arrivare.
-Come a domani? Sicura? Stai male?-
Sbuffò e si inventò il messaggio successivo.
-Si sto male stasera. Mi gira la testa.. Dai che ci si vede domani!-
-Vabbene... Ti amo Gwenny-
-Anche io, a domani xx-

Sospirò. Non era stanca, la aspettava una lunga nottata insonne, non aveva semplicemente voglia di vederlo. Si buttò sul letto e iniziò a spogliarsi. Si tolse la maglietta, e si mise il pigiama. Fece per slegarsi i capelli ma bloccò le braccia a mezz'aria quando si accorse di qualcosa. Andò a sbirciare alla finestra che dava sul retro e vide una figura familiare trafficare dentro un armadio. Sembrava un ragazzo.. Prese una maglietta e camminò lento verso la finestra appoggiandosi sopra al marmo, la t-shirt ancora in mano invece che addosso. Guardò un pò in giro e poi volse la testa verso villa Montrose. A Gwen venne un tuffo al cuore e si nascose subito. Era Tom. Riconobbe i suoi rasta.. D'improvviso qualcuno lo chiamò e Tom dovette rientrare e per fare spazio ad un ragazzo veramente molto carino con la cresta nera. Quando Gwen si accorse che era senza maglietta anche lui arrossì ma rimase a guardare, consapevole del fatto che fosse impossibile che la vedessero.

Il moro guardò in giro e, anche lui, verso la villa. Cosa avesse di tanto interessante, si chiese la bionda, non lo sapeva. Scrollò le spalle e si chiese subito se anche il fratello della cresta avesse quei muscoli e quel fisico perfetto...
"Gwenny" si disse tornando dentro e sdraiandosi sul letto "Si vede che ti è finito il ciclo". Scosse la testa e fece un risolino imbarazzato. Erano passati pochi giorni da quando si erano conosciuti, sarebbe stata ora di farsi sentire, pensò.

*

Tom rientrò in casa per fare spazio a Bill che voleva vedere come era il tempo fuori. Si stava preparando per uscire con Bea e era indeciso per cosa mettere. Bill non era gay ma, pensava Tom, si curava davvero molto del suo aspetto. Cosa lodevole che, francamente, portava a dei risultati. Osservò suo fratello che si apprestava a prendere le chiavi di casa e aprire la porta quando il suo cellulare vibrò. Era un messaggio da...

...dal gestore telefonico. Imprecò a bassa voce alzando gli occhi al cielo, deluso. Bill sembrò non accorgersene e si lisciò un ciuffo della cresta perfetta. Poi si girò verso il fratello e lo salutò con un "Bis bald, sei vorsigtig" (A presto, stai attento) Tom annuì intuendo che parlasse di Gwen e ricambiò il sorriso e salutò con la mano, in piedi sull'uscio. Quando la porta si richiuse tornò mesto alla finestra e volse lo sguardo verso la villa Montrose. Sorrise. Quando aveva scoperto che Gwen viveva a meno di cento metri da lui era rimasto incredulo ma felice, tutto sommato. Lei non immaginava che Tom la seguiva, tantomeno che gli viveva vicino... Tom non osava pensare a come l'avrebbe presa la ragazza quando avrebbe scoperto tutto ciò... Rabbrividì, ricordandosi poi che era senza maglietta, il torso nudo al vento. Fu in quel momento che notò un'esile figura muoversi nella terza finestra in alto di villa Montrose. Stava prendendo una maglietta da un armadio. Tom guardò meglio e riconobbe Gwen. Distolse subito lo sguardo seppur svogliatamente per rientrare veloce in casa, non voleva che lei lo sgamasse guardare dentro camera sua.

*

Un essaggio da un numero non salvato, 23:14
-Ei, disturbo? Tom-

Gwen sorrise. Da quanto aspettava un suo messaggio?
-No :) Anche tu non dormi ancora?-
La risposta arrivò dopo poco.
-No, insonnia.. :P -

*

Gwendolyn venne svegliata da un raggio di sole. Guardò l'orologio: le otto e mezza. Affondò la faccia nel cuscino e gemette disperata. Aveva dormito solo sei ore, era stata sveglia a messaggiare con Tom e poi non era riuscita ad addormentarsi perchè era talmente eccitata che il suo cervello voleva ancora fare baldoria: si erano dati appuntamento all'uscita della Saint Lennox. Sorrise al pensiero. "Magari io sto qui a pensare a lui mentre lui si sta facendo qualche sua amica..." s'incupì.

*

Tom non poteva crederci: l'avrebbe vista (non che non ne avesse occasione, ma l'avrebbe fatto "UFFICIALMENTE").. Ieri sera avevano parlato tanto insieme... Sbuffò e si alzò dal letto scostando le coperte di scatto. "Magari" pensò "mentre io qui penso a Gwen lei è lì che si scopa il suo ragazzo.." Alzò le sopracciglia.
Il suo pensiero venne interrotto da Bill che si stiracchiò. «Senti Tom» iniziò «Non mi hai mai nascosto niente prima d'ora. Devo preoccuparmi?» disse fra uno sbadiglio e l'altro.
Tom fece una smorfia per pensare. Che gli doveva dire?
«Senti Bill era Georg e non riusciva a dormire.» Disse irritato, al che Bill esibì la tipica faccia "so tutto e aspetto che me lo dici" e rispose.
«Ma come mai non l'hai detto subito?» Tom sbuffò e si alzò dal letto. Tornò pochi minuti più tardi vestito di tutto punto e annunciò che sarebbe andato "al lavoro". Bill sbadigliò e fece un gesto della mano come per dire "vai vai" e il rasta alzò gli occhi al cielo; chissà quanto ci avrebbe messo Bill per vestirsi. Per quanto lo conosceva, almeno due ore.

Ma era meglio così, non sarebbe stato fra i piedi. Tom sogghignò mentre calciava via un sasso, le mani in tasca, piedi doloranti per la strada lastricata di sanpietrini molto fastidiosi.
Arrivò alla scuola e guardò l'orologio. Le undici meno sei. Fra sei minuti Gwen sarebbe uscita. Si appoggiò ad una colonna, all'ombra.
Sei minuti più tardi sentì la campanella suonare, cosa che gli fece riaffiorare ricordi involontari poco piacevoli. Rivide le immagini dei ragazzini stesi a terra con il naso leggermente sanguinante, rivide nei suoi compagni la paura che mostravano quando passava lui e lo stupore di quando magari abbracciava suo fratello e nessuno si aspettava che lui potesse toccare qualcuno senza cattive intenzioni. Poi la scuola intera dovette ricredersi: si fidanzò con varie ragazze, tutte attratte dal suo carisma e dal suo aspetto che, concordavano tutte, era semplicemente impeccabile e perfetto. Però Tom era stato molto coerente e diceva subito alle ragazze se era stata un'avventura (spesso di una notte sola). Risultato: fama da puttaniere dal cuore di pietra. Poi ecco comparire Selene, che gli aveva rubato il cuore dal primo giorno. Tom era così, poteva innamorarsi in tre ore come, appunto, in una notte (ma era più raro).
Selene lo aveva abbandonato due anni dopo, mentre Bill iniziava a conoscere Beatrice. Era una ragazza adorabile, pensò Tom. Dolce, grintosa e sexy. Non osava immaginare cosa ci si potesse fare soltanto perchè apparteneva a suo fratello e rispettava la cosa come un musulmano rispettava il Corano. Di solito amava fantasticare sul corpo delle ragazze che vedeva per strada, come per Lise, Lotte e Anna, su cui aveva fatto un pensierino ma niente di serio. Solo con Gwendolyn questa cosa non era successa subito. Cercò di non pensarci troppo.
La vide avvicinarsi a lui, non aveva neanche notato la solita ondata di studenti che era uscita dalla scuola a causa dei pensieri che lo avevano occupato..
«Ciao Tom» lo salutò lei fermandoglisi davanti. Lui ancora una volta ammirò i capelli liscissimi, gli occhi azurri e i piericing che aveva (uguale a lui, solo doppio. Di questa cosa andava molto fiero) e prima di rispondere si concesse tre secondi per guardarlegli occhi. «Ciao Gwen» Erano un pochino imbarazzati ma Gwen sdrammatizzò subito.

«Hai... hmm... cambiato cappello! Quanti ne hai?» chiese seriamente incuriosita. Tom rise e non rispose tutto ciò che c'era da dire. «Li colleziono, ognuno lo metto per diverse occasioni.» Non disse che quello che aveva ora era quello che, per Bill, era il cappello che gli stava meglio. Ovviamente, tutto per Gwen.
Lei intanto alzò un sopracciglio ed evitò di porre la domanda che le era salita ("E che occasione è questa per te?"), sarebbe stata stronzissima e lo avrebbe solo messo in difficoltà. Sorrise serena e optò per un'altra domanda. «Dove andiamo?» La risposta? Imaginabile. «Dove vuoi tu. Un gelato?» Tom aveva già paura che Gwen fosse una di quelle che mangiavano soltanto insalata a colazione pranzo e cena solo per la "linea" ("Che Gwen aveva già perfetta" cercò di sussurrare una voce dentro di sè). Lo stupì quando annuì vigorosamente, un sorriso chilometrico in volto. Anche Tom sorrise liberato, senza farsi sgamare, mentre camminavano. Durante il tragitto parlarono su cosa facevano di scuola o di lavoro e Tom fu costretto a raggirare con un «Io faccio vari lavoretti iniseme a mio fratello, ultimamente molto poco però.» La guardò sperando che non chiedesse il classico "che genere di lavori" che però non arrivò. Gwen era molto raffinata e sapeva come mettere a proprio agio l'altra persona, e voleva che la sua "reputazione" rimanesse tale. Gwen invece disse «Beh io vado a scuola dove hai visto tu» indicò Tom con la palettina de gelato «e per il resto niente.. Gideon -il mio ragazzo-» (alzò impercettibile le sopracciglia, ma Tom colse comunque il gesto) «all'inizio mi aveva etichettata come "una ragazza normale, che spettegola se Lisa si è comprata una maglietta da Marks & Spencer"» imitò la sua voce sorridendo e scuotendo la testa. Tom sorrise e alzò le sopracciglia, confuso. Come si poteva dire questo di Gwen?

Lei rabbrividì. «Hai freddo?» domandò il rasta. Gwendolyn rabbrividì un pochino e si limitò ad annuire facendo una smorfia. Tom, da vero gentiluomo, le porse la propria felpa larga dopo essersela tolta cauto. Lei dopo vari «Sicuro?» la accettò sorridendo e ringraziando. "Per quelle fossette farei di tutto" pensò Tom guardandola sorridere.

*

Avevano finito il gelato, erano andati a fare una passeggiata nel lungo Tamigi tra una risata e un'altra (Gwen era grulla) e adesso stavano tornando a casa.

«Si, e mia zia Glenda non sopporta niente che abbia il pelo» stava raccontando la bionda mentre Tom la ascoltava rapito «è una vera strega. Xemerius l'ha soprannominata strega dai capelli rossi prima che sapesse il suo nome..» Tom inarcò le sopracciglia. Xemerius? «Chi è Xemerius?» Gwen si tappò la bocca istintivamente. Si era aperta talmente tanto a Tom che aveva scordato che Xemerius non era un amico di cui raccontare. Era un demone doccione che poteva vedere solo lei, dotato di una certa ironia e di un umorismo molto pungente ma che faceva di lui il suo migliore amico.
«Oh, lo conoscerai.» sviò la conversazione così e Tom sembrava soddisfatto della risposta.

D'un tratto Gwen impallidì e prese Tom per la mano (Lui arrossì per tre secondi prima di stringerle la mano) in un repentino cambiamento di rotta di cui il rasta non aveva capito il motivo prima che lei indicasse con la mano libera una figura che passeggiava per il marciapiede. Si nascosero in un buio vicolo cieco fra due edifici. «Entra lì!» gli ordinò Gwen e Tom obbedì entrando in una nicchia scavata nel muro. Con sua sorpresa anche Gwen si insinuò fra Tom e il muro, incurante dell'ambiguità di quella posizione, occupata invece a guardare oltre il cassonetto che avevano accanto, in attesa che Gideon passasse oltre. Tom aveva, nel buio, gli occhi chiusi e si godeva l'odore della ragazza che era il migliore del mondo. Erano uno di fronte all'altro, bloccati dal muro che gli lasciava soltanto lo spazio di meno di un metro. Gwen si aggrappò al muscoloso braccio di Tom e lui perse un battito. Poi lei sospirò sollevata e guardò Tom negli occhi, per quanto si riuscisse a vedere nell'oscurità. Sussurrò «Siamo salvi credo» prima sorridere. Tom ardeva dal desiderio di assaporare quelle labbra ma si ricordò che Gwen aveva un ragazzo e si trattenne dallo spingerla ulteriormente contro il muro e di renderla in parte sua.

Ma Gwen si limitò a fissarlo e a spiegare «Non che sia vietato che io mi incontri con te, ma certe precauzioni vanno prese per cercare di evitare litigi inutili» sorrise. «Poi in fin dei conti se andiamo a mangiare un gelato non vuol dire che facciamo cose sconce.» aggiunse con ironia. Tom si ritrovò a pensare "Non ancora" ma si meravigliò del suo istinto assolutamente balordo. Lui amava quella schiettezza che ti spiazzava, ma che si faceva apprezzare perchè sapevi subito cosa pensava l'altra persona.
«Gideon sarà già tornato a casa.. Sai Tom, faremo meglio a separarci prima di arrivare a casa se no anche mia nonna mi farà domande su di te e non mi sembra la cosa giusta sapendo che c'è Charlotte in giro pronta a spiattellare tutto ai quattro venti..» Charlotte... Quella Charlotte... Rabbrividì alla faccia che avrebbe fatto la rossa se li avrebbe visti insieme. Sorrise e annuì comprensivo.

Iniziarono ad incamminarsi verso casa, Tom, un pò infreddolito, le mani nella tasca dei larghi jeans e Gwen nella tasca della sua felpona calda.
Si separarono all'angolo di Bourdon Place e Gwen azzardò a dargli un leggero bacio sulla guancia che lui accettò volentieri con un leggero colorito rosso in faccia. Lei sorrise teneramente e fece per togliersi la felpa per ridargliela ma lui la fermò. «No tienila pure, me la ridarai quando vuoi..» Il sorriso della ragazza si fece ancora più ampio e disse un flebile «Grazie, ci sentiamo..» e lo saltuò con un "ciao ciao" della mano prima di voltarsi e camminare verso la grande porta della villa. Aprì la porta e lanciò un'ultima occhiata al ragazzo che, come lei aveva previsto, aspettava che lei chiudesse la porta prima di andarsene. Gli sorrise da lontano e lui ricambiò timido, poi Gwen sparì oltre il legno pesante. Tom tirò un sospiro e continuò a sorridere felice prima di tornare a casa lento, ricordando ogni contatto fisico che aveva avuto con la ragazza ("sempre il solito" si rimproverò poi).

*

Trovò Bill seduto al tavolo col cellulare, sorridente. Tom alzò un sopracciglio e lo salutò. Bill non aspettò la domanda che Tom aveva sulla punta della lingua e disse solo «Oggi è trentasettesima volta che lo facciamo, Tom, ed è sempre meglio di quelle precedenti. Io la amo, Tom, puoi capirmi?» sospirò innamorato. Tom alzò gli occhi al cielo e annuì sedendosi al tavolo. Anche per lui era stata una bella giornata, ma non poteva raccontarglielo.
 

-Spazio Autrice-
Salve!♥ Siete autorizzati ad odiarmi, ho aggiornato piuttosto tardi.
Ho anche una brutta notizia: da domenica sono in un campus per una settimana, cerco di aggiornare più presto possibile dopo la domenica dopo ;)
Intanto mi piacerebbe sapere cosa ne pensate... Se vi va recensite♥
Okay allora al prossimo capitolo!

GRAZIE A TUTTI♥




 
 

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Capitolo 7
*** Verità. ***




7.
Verità

 

Gwen e Gideon si guardarono. Come avrebbero fatto a nascondere il cronografo? Era quello che Lucy e Paul avevano rubato per poi fuggire nel 1912. E adesso l'avevano appena trovato in uno scompartimento segreto di casa Montrose. Se qualcuno della loggia lo sarebbe venuto a sapere per loro due era finita. Senza cronografo non avrebbero potuto tramare in segreto contro il conte, non avendo mezzi per farlo. Guardò su, in direzione dell'uscita. Erano entrati non molto prudentemente in una specie di cantina interrata.
Lucy però sarebbe stata fiera di lei, pensò facendo tremare la voce della frase che disse poi a Gideon.

«Gideon, lo prendi te o io?» Il ragazzo scrollò le spalle.

«Secondo me è meglio se lo tieni te, dopotutto vorrai visitare tuo nonno ogni tanto, no? Io non ho nessuno a parte i miei acidi zii che non vogliono più vedermi..» disse, distratto dal cellulare che stava guardando con la fronte aggrottata.

Gwen annuì pensierosa fissando la scatola di legno in cui c'era il cronografo. Si ridestò e senza dire una parola lo prese per poi allontanarsi decisa, in un moto di stizza. Voleva vedere se Gideon staccava gli occhi dal cellulare almeno per camminare. Sbuffò mentalmente, irritata.

«Ehi» la chiamò debolmente, non alzando neanche gli occhi «Aspetta, dove vuoi andare?» Lei non rispose e finalmente lui si accorse che aveva fatto un errore, almeno il decimo in quella serata.
Gwen si fermò non appena lui corse su per le scale per raggiungerla. Lei appoggiò il cronografo su un muretto alto quando il suo gomito (era pesante) e si girò a guardarlo storto.

«Ehi» ripetè il ragazzo «Cosa c'è?» sussurrando si avvicinò a lei tentandola. Lei rimase immobile e silenziosa, fino a quando no lo prese per il colletto e lo baciò. Lui reagì stupito e compiaciuto avvicinandola a lui, i loro bacini si toccavano, e Gwen divenne leggermente aggressiva. Scopo: farlo eccitare.
Ci riuscì, e proprio quando lui stava per sbottonarle la camicia (ci aveva passato le mani sotto già da dieci minuti) lei si staccò bruscamente lasciandolo lì boccheggiante e col cuore a mille.
Gwen si ricompose e prese il cronografo per poi camminare come se non fosse successo niente verso l'uscita. Gideon aveva una faccia come se avesse visto un asino volare ed aveva ancora le braccia tese come abbracciando una inesistente ragazza dai capelli biondo platino.

«Ma.. ma... sei... sei una stronza..» sussurrò queste parole con odio profondo, gli occhi ridotti a fessure.

Lei, girata dall'altra parte, rideva in silenzio e si incamminò verso camera sua. Voleva nascondere il cronografo sotto il letto, fra il materasso e la rete. Un nascondiglio provvisorio.
Gideon si decise a ricomporsi a sua volta per poi grattarsi la testa e seguirla senza fare rumore. Sentiva un pò i sensi di colpa, non poteva negare di essere stato un ignorante. Ma non poteva negare neanche che col tempo i sensi di colpa svanivano, per lasciare spazio ad un lieve risentimento.
I suoi pensieri vennero interrotti da dei capelli rossi che varcarono la soglia del portone di casa. Era Charlotte. Quando si accorse di loro, s'irrigidì visibilmente e sbattè le chiavi sul mobiletto del esci-entra (come l'aveva chiamato Lady Arisa, la nonna di casa Montrose). Si tolse la sciarpa e il cappotto in religioso silenzio prima di rompere con uno stizzito «Allora, Gideon? Come va con mia cugina, eh?»
Lui mentì, ma non voleva peggiorare le cose. «Bene. Te come mai torni così tardi?» Charlotte assunse il sorriso da Monna Lisa e quando Gwen rise istericamente all'affermazione del suo ragazzo alzò un sopracciglio.

«Sono contenta che fra di voi sia tutto apposto. Per il resto, non vi riguarda. Piuttosto, cosa ci facevate nella cantina della cioccolata di Zia Maddy?»
Gwen sputò un «Non ti riguarda.» e lei buttò i capelli all'indietro con fare leggiadro (Gideon trattenne il respiro: era davvero bellissima) replicando:
«Certo che mi riguarda! Non voglio che roviniate il lavoro di secoli. Ma adesso basta chiacchiere Gwen. Credo di sapere cosa nascondi lì e prega che io non lo trovi. Se dovessi farlo, non esiterei a sacrificare la mia vita -o la tua, sia ben chiaro- per difendere la Loggia.»

Finito di parlare sbattè la porta della sua camera e sparì lasciandoli senza parole.
Solo due parole uscirono dalle loro bocche: «Oh. Cazzo.»

*

Gwen, sdraiata sul suo letto, stava pensando a cosa fare. Non credeva di poter reggere molto con sua cugina sempre all'erta. Fra poco non poteva neanche dormire in pace, doveva difendere il cronografo. A tutti i costi.
E poi, la rossa si era esplicitamente proclamata pronta... ad ucciderla. Tutto per la Loggia. Gwen non potè che ammirare la sua faccia tosta. E poi le venne in mente una frase di Eragon. Com'era...? Ah si.

Una dose di prodezza, tre di stoltezza.

Il mitico Brom... persone più sagge di lui se ne sono viste poche..
Sospirò. COSA CAZZO AVREBBE FATTO? Certo, se fosse stata Charlotte il rubino l'umanità sarebbe già finita. Finita.
Ma di tutte queste cose lei non era a conoscenza.

Il suo cellulare vibrò. Un nuovo messaggio da "Tom(:", 22:06.
Ancora sveglia piccola? ;)
Arrossì e sorrise contenta. Le venne un'idea.
Ja ;) dove sei? Mi va di vederti.
La risposta ci mise pochi minuti in più del solito per arrivare.
Sono a pochi minuti da casa tua. Arrivo se vuoi. Fra dieci minuti davanti alla quercia della piazza? ;*
Gwen sorrise ancora di più.
Perfetto. Dieci minuti! ;*

Si alzò fulminea dal letto e iniziò a frugare nell'armadio. Optò per dei normali jeans aderenti chiari, per una maglietta bianca (che recava la scritta "Panda.") che lasciava abondante spazio per una collana, si mise la felpona nera di Tom e infine le converse nere logore. I capelli li raccolse in una treccia francese che chiuse sulla nuca per lasciare la maggior parte dei capelli liberi. Si guardò soddisfatta nello specchio e uscì dalla camera.
Le venne un tuffo al cuore vedendo la porta della camera di Charlotte socchiusa, e fece dietrofront per recuperare il cronografo che si era scordata e metterlo in uno zaino (nero).
Per fortuna non era molto pesante.
Per ultima cosa mise dentro la scatola di legno, ora vuota, dei monili che potevano sembrare vecchi, così che Charlotte si sarebbe dovuta ricredere per forza, e nascose tutto sotto il materasso.

Ora poteva uscire davvero, era pronta. Si grattò il naso pensando a cosa fare del cronografo. Se non sbagliava Tom e il fratello avevano una casa molto vicina, poteva chiedere se... se l'avrebbero tenuto loro, al sicuro dalle manacce di Charlotte.
Fece una smorfia, indecisa. Gli avrebbe dovuto rivelare della Loggia... di tutto...
Sospirò per la trecentesima volta in quella sera.

Quando lo vide tutte le preoccupazioni svanirono. Tutte. C'era solo lui, le mani in tasca, distratto, che guardava qualcosa alla sua destra, lei, la quercia folta e il ramo sul quale si era arrampicato.
Senza accorgersene iniziò a camminare più veloce e lo salutò da lontano con un gesto della mano, quando lui si accorse di lei le sorrise e fece per scendere.
Lei attese che scendesse, ridendo per i tanti scivoloni che faceva il rasta dalla fretta. Infine, proprio all'ultimo, cadde sul sedere. Si rialzò immediatamente, un pò rosso, mentre lei ridacchiava, intenerita.
Tom si pulì le mani piene di terra sui pantaloni e arrossì.

«Ciao Tom» lo salutò lei avvicinandosi per dargli un bacino sulla guancia. «dove sei stato finora?» domandò poi, incuriosita.

Lui esitò e poi rispose, le mani in tasca.

«Oh ero con amici in giro.. Poi sono andati via e..» lasciò a metà la frase, ma lei aveva già capito.

In effetti Tom era stato davvero "in giro con amici", era stato nel vagone della gang a chiachierare con Lise, Lotte, Anne, Gustav e Bill. Gli altri non c'erano.
Al ritorno aveva mandato un messaggio a Gwen, e quando lei gli aveva chiesto di vedersi aveva abbandonato suo fratello (che era comunque in compagnia di Bea, perciò sarebbe stato il terzo incomodo) per precipitarsi lì.
Gwen annuì e per un pò di tempo rimasero in silenzio camminando verso l'albero dal quale era sceso Tom poco prima. Guardarono in alto.

«Tom» la ragazza interruppe il silenzio e poi continuò. «Mi insegni a salire sull'albero?»

Il rasta le sorrise ed annuì rassicurante.

*

Charlotte era stata per tutto il tempo in cui la cugina era fuori a cercare il cronografo. Sapeva che ce lo aveva lei, sapeva che in quella scatola che ora conteneva collane da due soldi molto vecchie c'era il cronografo. C'era... forse l'aveva portato con sè, quella furba.
Sentì dei rumori all'ingresso, e decise di rimandare a domani. Dopotutto, anche se ci sarebbe voluto tempo, chi cerca trova.

*

Si fermarono davanti al grande portone di casa Montrose. Gwen si girò verso Tom con un sorrisetto malizioso e attese qualcosa, che arrivò poco dopo. Il rasta si sporse cauto e cercò approvazione dagli occhi della ragazza, che gli fu data. Poggiò, sempre molto prudente, le sue labbra contro quelle della ragazza, in un bacio a stampo tenero e casto. Chiusero gli occhi per quattro secondi e poi si staccarono, rossi in volto e con un sorriso ampio.
«Grazie» gli disse sussurrando. Lui scrollò le spalle e rispose con un «Fatti sentire quando vuoi, Gwenny».
Poi un altro bacio arrivò, stavolta più deciso e un pò meno casto. Gwen accarezzò la guancia del rasta e lui la avvicinò a sè.

«Buonanotte Tom»

«Buonanotte Gwenny»

*
 

«Posso entrare? Devo parlarti..» Tom, stupito di trovarla davanti alla sua porta, annuì timido e la fece passare, meno male Bill non era in casa.
Come aveva fatto a sapere dove viveva? La risposta gli arrivò poco dopo quando lei gli fece capire. Facebook. Si diede mentalmente uno schiaffo.
«Tom» la ragazza esitò. Stette un paio di secondi ad aspettare e poi continuò.
«Ci sono un paio di cose che non sai su di me.»
Tom la guardò serio e annuì impercettibilmente, incoraggiandola ad andare avanti. Non era lesbica, se no non avrebbe un ragazzo e non avrebbe baciato lui un paio di giorni prima... Era improbabile fosse una criminale... E allora?

«Faccio parte di una Loggia. E' una loggia che esiste da secoli, a Temple, che serve per proteggere dodici persone e un segreto.»

Intanto, i tre neuroni di Tom avevano iniziato a lavorare. Loggia... le continue escursioni a Temple... I conti tornavano. Ci fu una pausa.

«Io sono una di quelle dodici. Sappiamo viaggiare nel tempo.»

Il rasta strabuzzò gli occhi. Pensava fosse solo fantascienza... Non disse niente aspettandosi che lei volesse continuare.

«Andiamo a Temple per controllare i salti, che senza cronografo sarebbero a caso. Invece con cronografo si può impostare l'ora esatta, il giorno,l'anno e la durata.
«Ora, la storia è mooolto lunga, ma fondamentalmente il fondatore di questa Loggia, il Conte di Saint Germain, architettò i cronografi e così ci rese possibile comunicare con lui, raccontandoci che, immettendo il sangue di tutti e dodici nel cronografo, ci sarebbe stata la salvezza dell'umanità o balle varie. Niente di ciò è vero. E' soltanto così che lui può essere immortale, cosa che diventa nel millesettecentoqualcosa. Ma poi c'è stata un'altra complicazione. Appena nasco io, nel '94, per un motivo strano lui torna mortale, mentre io sono immortale dalla nascita, a meno che non mi tolga la vita.»

Tom rimase immobile. Tante informazioni del genere tutte insieme l'avevano leggermente scombussolato. Lentamente annuì.
Poi Gwen gli mostrò qualcosa che aveva nello zaino: un apparecchietto argentato con tanti scompartimenti e vetri. Era... la guardò interrogativo.

«Si, è un cronografo. Ce ne sono due, uno nella Loggia e poi questo, che mia cugina ha rubato e nascosto in casa, quando è andata nel passato. Ora l'abbiamo ritrovato, io e Gideon. Ma se i Guardiani lo vengono a sapere, ci ammazzano. Perciò..» -Sfoderò i suoi occhioni da cerbiatta- «Puoi tenerlo qui in casa te? Basta che lo nascondi da qualche parte... Tranquillo non è niente di satanico o di magia nera» gli fece l'occhiolino.
Lui ci pensò un paio di secondi. Nel suo armadio poteva andare bene. Lo prese con movimenti lenti e annuì.
Lei, dalla contentezza, lo abbracciò di getto, e Tom, sorpreso, ricambiò con una mano occupata dallo strano macchinario, fortunatamente leggero.
Gwen gli sussurrò all'orecchio «Grazie infinite. Senza di te che avrei fatto?» una piccola lacrima le uscì, ma Tom non se ne accorse e sorrise dandole un bacio sulla testa.
Si staccarono svogliatamente e poco dopo si salutarono, la ragazza tornò a casa e Tom si sedette sul tavolo, la fronte appoggiata alle mani.
Non sapeva come andare avanti. Quando glielo avrebbe detto che doveva seguirla? E poi, era meglio che lei non venisse spesso a casa Kaulitz, c'era Bill che la seguiva, o peggio, che era a casa..

Infatti, come temeva, Bill entrò con una faccia stranita e vagamente delusa.

«Tom» il rasta si preparò. «Cosa ci faceva Gwendolyn Shepherd a casa nostra?» lo guardò serio.
«Noi... ci siamo incontrati. E parlati. E..» e baciati. Avanti, diglielo Tom! Dillo! «perchè mi aveva chiesto di accendere una volta. Da lì..» cretino.
«Non ci sarai andato a letto..» chiese Bill inquisitorio. Tom lo guardò allucinato e rispose a voce un pò più alta del dovuto: «No! Ma cosa dici!» Bill alzò le sopracciglia, sospirò e si alzò dal tavolo. Non era ancora finita però. Tom lo sapeva. Infatti continuò.
«Sai vero che se Charlotte lo viene a sapere può darsi che Bea ci torni un pò... come dire.. ammaccata?» Bill rabbrividì e cacciò in dentro una lacrima involontaria.
Tom annuì pensieroso. Poi un'idea lo illuminò.
«Bill, ti ricordi cosa voleva Charlotte? Tenerla lontana da Gideon! Per quello ci sono riuscito meglio di chiunque altro.. L'ho pure..» AVANTI, CONTINUA! «...baciata.» si grattò pensieroso la testa, timoroso di sapere la reazione del gemello.
Bill scoppiò a ridere e disse «Sei sempre il solito... Comunque hai ragione.. Se la metti su questo piano, le parlerò. E vedrò cosa posso aggiustare. Mi prometti una cosa però?»
«Hm?»
«Non farla soffrire in alcun modo. Non se lo merita.»
«Okay.»
Ma non era neanche lontanamente sua intenzione. 

*

Yee♥ Finalmente un capitolo nuovo.♥
Ringrazio tutti per il supporto♥
Devo però dirvi che partirò per la campagna a breve e lì avrò taaaaaanto ma tanto tempo per scrivere ma poco per postare, non c'è wifi per il portatile... Potrò solo rispondere alle recensioni e leggere ff di altri :'(
Ma senza computer collegato ad internet postare è un casino.
Perciò in questi giorni cerco di postare più possibile.
Grazie a tutti per il supporto, spero che la storia continua a piacervi.♥

Chissà cosa farà Gwenny ora? ;)
E Tom? Cosa decide di fare?
Come la prenderà Charlotte? Bene o male? ;)
E quando arriverà la scena dell'"anteprima" della fanfiction col coltello lanciato per strada? ;)

Okay, vi lascio con taaaante domande a cui ci saranno presto risposte.♥
Baci!:*
Ps questo Banner di oggi mi piace particolarmente... :o♥:D

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