Oblivion

di applestark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** San Diego State University ***
Capitolo 2: *** It’s time to begin, isn’t it? ***
Capitolo 3: *** Maths ***
Capitolo 4: *** Like a child ***
Capitolo 5: *** Teenage dream ***



Capitolo 1
*** San Diego State University ***


 
Oblivion
 
A.U. ; Probabile OOC;
 
Ciao a tutti, è la mia prima fanfiction su Teen Wolf quindi spero di non combinare un disastro.
Vorrei fare alcune precisazioni ai fini di una buona lettura da parte vostra.
La storia è “Another Universe”, quindi è ovvio che alcune cose NON quadreranno con il telefilm e con il corso delle stagioni!
Alcuni personaggi non ci saranno, sarà come se non ci fossero mai stati!
Un’ultima cosa, nella fanfic , Allison non c’è perché purtroppo è già scomparsa (ç____ç).
Detto questo vi auguro una buona lettura e vi ringrazio in anticipo.


Capitolo Uno
 
San Diego State University
 
Il liceo era finalmente terminato, ed io, diplomata con il massimo dei voti, avevo potuto godermi l’estate nel migliore dei modi. Ho passato un mese nel sud della Spagna, tra mare e corride, e al mio ritorno mi sentivo come rigenerata.
A scuola non ero mai stata una delle più belle o popolari, anzi, venivo ignorata dalla maggior parte dei bellocci. Tuttavia, per me questo non era mai stato motivo di sofferenza o altro, perché semplicemente andava bene così. Non ero bellissima, ma avevo un cervello, e potevo essere certa che quello non mi avrebbe abbandonata mai, anzi, sarebbe progredito sempre di più.
Certo, c’erano stati momenti, al liceo, in cui mi ero sentita un pesce fuori d’acqua, un agnellino assalito dai lupi, un verme sotto i tacchi alti delle cheerleader che avevano sempre un accompagnatore al ballo mentre io, beh, rimanevo a casa a guardarmi qualche stupido film d’amore in pigiama e con i pop corno sulle gambe.
Con il tempo tutti quegli avvenimenti avevano fatto in modo che io mi fortificassi, e…come dice quella famosa canzone: Ciò che non ti uccide, ti rende più forte. Ecco, io mi sentivo esattamente così.
Di ritorno dalle mie vacanze estive, trovai sulla scrivania la lettera inviatami dalla San Diego State University.
Mi sarei trasferita in California per il college, perché alla SDSU c’erano i migliori corsi di laurea in Ingegneria Informatica, ed io ero un vero e proprio genio con i computer.
Aprii la lettera in fretta e furia e iniziai a leggere il lunghissimo comunicato. Si trattava di una spiegazione del come si svolgessero le lezioni, dell’alloggio nel campus, e dei coinquilini.
Questa parte mi agitava un po’, visto che non ero certamente la persona più socievole del mondo. Ad ogni modo, avrei condiviso con una certa Lydia Martin la camera da letto, il bagno e una piccola cucina.
Ovviamente la mia casa a New York mi sarebbe mancata molto, con tutto il suo lusso e la sua “freddezza”. In pratica passavo da sola la maggior parte delle mio giornate perché mia madre è una giornalista, mio padre il proprietario di un’azienda farmaceutica… ed io una sfigatella cresciuta con le baby sitter in una villa troppo grande, in grado di contenere l’eco sconfinato dei White.
Il giorno della mia partenza, il tredici settembre, pregai i miei genitori di non venire all’aeroporto, o la scena sarebbe stata troppo straziante.
Per quanto io mi fingessi fredda nei loro confronti, sapevo benissimo che non avrei  sopportato di vederli mentre l’aereo si innalzava in volo, consci del fatto che la loro “Piccola Dianne” fosse cresciuta, e sarebbe andata a vivere da sola.
Quella volta, non era come la vacanza studio in Inghilterra o in Spagna, quella volta non sarebbero state quattro settimane presso una famiglia ma… un anno. Un anno intero con ritorno solo a…Natale e il Giorno del Ringraziamento.
 
Il viaggio non durò molto, e lo passai principalmente ad ascoltare musica o a sfogliare brochure sul college, perché ero troppo agitata per poter dormire.
Per fortuna non ci volle molto per arrivare, e quando approdai all’aeroporto di San Diego ebbi un attimo di sconforto, visto che mi sentivo una specie di moscerino in mezzo a quel caos, in quella California tanto acclamata nei telefilm, che a me sembrava più un ring in quel momento.
Presi un respiro, strinsi forte la maniglia del trolley e camminai svelta fino all’uscita. Diedi un’occhiata all’orologio e scoprii che erano le quindici del pomeriggio, così compresi il perché di quel caldo lancinante. Avevo addosso un paio di pantaloncini e una canotta rosa confetto, completamente sudata dietro la schiena. Non vedevo l’ora di sistemarmi nel campus e fare una doccia, se c’era qualcosa che non sopportavo era il sudore. Bleah, schifo.
Mi spostai in mezzo alla strada e alzai il dito verso il primo taxi che passò , infilandomi dentro in fretta e furia ed indicando la strada al conducente.
-Non sei di qui, non è vero?-
-Beh no, vengo da New York- risposi secca, appoggiando la testa al finestrino.
-Va bene, la porto subito a destinazione-
Dianne si limitò ad annuire, e aspettò in silenzio fino a che non giunse alle porte del campus. Solo in quel momento ricordò di dover mandare una mail alla sua coinquilina, quella Lydia Martin, per annunciarle il suo arrivo.
Prima di scendere dall’abitacolo aprii la casella delle e-mail nel mi Iphone e digitai brevemente:
“Ciao Lydia Martin, sono Dianne White la tua coinquilina e… sono al campus”.
Riposi il cellulare nella borsa, pagai il taxista e poi uscì, portandosi dietro quella mega valigia e la borsa alla Mary Poppins.
Stavo per avere un attacco di panico.
Davanti ame, il più bell’edificio che avessi mai visto. Gli esterni completamente bianchi, le tegole rossicce e dei cespugli verdi tutti intorno all’entrata, cosparsi di fiorellini color carminio. Due grossi alberi di palme si ergevano ai due lati dell’entrata. Uno spettacolo, in pratica. Un po’ indecisa, varcagli la soglia del cancello e camminai dritta dritto fino all’entrata di quel paradiso. Non riuscivo ad orientarmi, ero sempre stata una schiappa con quel genere di cose.
Il corridoio davanti a me era lungo e dritto, le pareti azzurro cielo e la segreteria completamente vuota. Erano appena le quattro del pomeriggio, probabilmente non lavoravano ancora. Io però non sapevo dove andare, a vagare lì non era l’ideale, visto che sarei passata per…una studentessa sbadata, e infantile e non so cosa.
Mi agitai un po’. Purtroppo capitava spesso, avevo delle crisi di ansia quando non tutto filava liscio. Sentii il cuore iniziare a battere forte, volevo trovare una via d’uscita e non passare sempre per l’imbranata di turno, ma a quanto pare mi era impossibile non dover fare brutte figure o provare vergogna.
-Senti, cerchi…l’entrata agli appartamenti del campus?-
Mi voltai di scatto , nella direzione dalla quale proveniva quella voce. –Dove sei?- domandai, sottovoce, e vidi avanzare un ragazzo più o meno della mia età, che mi sorrise.
-Ehilà! Dicevo, non trovi l’entrata al campus?-
-Io… io… cioè si. Si, non so dove andare… si nota?!- farfugliai, indicandomi con netto sarcasmo.
Avevo i capelli scompigliati, il trucco si era sciolto, quella valigia pesava da cani.
-Non si nota! Per carità- rispose lui, con una certa ironia che però risultò simpatica, infatti ridacchiai.
-Allora, dove devo andare?-
-Ti accompagno-
Lo seguii verso l’uscita, sussurrando un minuscolo “grazie”, e quando fummo nel giardino antistante la scuola, mi guardò con una punta di imbarazzo.
-Sono tremendo! Vuoi che ti aiuti con la valigia?-
Scossi la testa. –Siamo nel XXI secolo. Posso fare da sola-
-Se lo dici tu!-
Alzò le braccia in aria, in segno di resa, e mi strappò un altro sorriso.
-Chi è la tua coinquilina? Magari posso aiutarti meglio-
-Aspetta…- feci un secondo mente locale, poi risposi. –Lydia Martin-
Lui spalancò gli occhi. –Lydia? Oh ma è una mia amica, abbiamo fatto il liceo insieme… lei è.. è da questa parte-
Annuii, un po’ confusa, e gli fui dietro mentre aumentava vertiginosamente il passo.
Era stata una fortuna trovarlo, ed anche il fatto che conoscesse Lydia Martin era una buona cosa. Probabilmente il college non sarebbe stato pessimo quanto le superiori, forse, forse avrei avuto degli amici.
-Eccoci, questo è il suo appartamento-
-Oh io ti ringrazio, sei gentilissimo- dissi grata al ragazzo che nel frattempo aveva bussato al campanello.
-Arrivo!-
Una voce squillante rispose dall’altro lato della porta, e un attimo dopo una bella ragazza dai capelli rosso fragola era davanti ai nostri occhi.
-Oh. Scott, adesso fai l’accompagnatore?- disse rivolta al ragazzo al mio fianco, che si limitò a sorridere.
-Ciao Lydia Martin. Sono, sono…-
-Sei Dianne White. Ho ricevuto la tua mail, entra pure- rispose lei, arricciando le sue labbra fucsia in una smorfia simpatica.
-Okay, ti ringrazio- balbettai, guardando un ultima volta “l’accompagnatore”, poi la mia coinquilina chiuse la porta dietro di noi e mi sorrise.
-E così hai conosciuto McCall… interessante-
La guardai come se fossi un coniglietto alle prese con un leone. –Non so nemmeno come si chiama-
-Si chiama Scott McCall! Ma passiamo a te-
Annuii e posai all’entrata la valigia che mi aveva praticamente distrutto un braccio.
-Io sono Lydia , la tua coinquilina e vengo da Beacon Hills- 
-Piacere di conoscerti, io sono Dianne e vengo da…New York-
Mi guardò spalancando gli occhi. –Chia diamine ci fai qui!-
Roteai lo sguardo, quella ragazza non era normale. E per me era un complimento, quello. Cioè, le persone tra le righe, come me, non mi piacevano, le trovavo noiose.
-Ciò che voglio studiare si studia meglio in California. Scusa il gioco di parole-
-Capisco. E cos’è che studi?-
Mentre parlavamo, Lydia mi fece cenno con il dito di seguirla nella camera da letto, perfettamente arredata in glicine.
-Ingegneria informatica-
-Devi essere un genio!-
-Già…-
Si voltò per guardarmi, così le mostrai un bel sorriso. “Via il broncio!” dissi a me stessa, mentre mi avvicinavo al letto e mi ci sedevo sopra.
-Ascolta Dianne. Questo è il tuo letto, vicino alla finestra. L’altro è il mio. Li ho sistemati io con delle coperte glicine, ti dispiace?-
Scossi la testa. –Sono molto belli-
-Perfetto!- la rossa mi si avvicinò e posò una mano sulla mia spalla.
-Sei brava a cucinare?-
Scossi la testa. –Potrei… imparare-
-Okay siamo sulla stessa barca. Tu cosa studi?-
-Astrofisica.-
Spalancai la bocca. –Devi essere un genio anche tu-
-Esattamente- asserì, e poi ridacchiammo entrambe.
Probabilmente il college sarebbe davvero stata una bella esperienza, la mia coinquilina era una ragazza simpatica e piuttosto accogliente, non potevo lamentarmi. Inoltre, quella piccola casa, era già dieci volte più accogliente della mia villa nell’Upper East Side.
Lydia stava per uscire dalla camera, quando si fermò proprio sull’uscio della porta e mi guardò dritto negli occhi.
-Va a fare una doccia perché stasera si esce. Non voglio assolutamente  trovarti che dormi o cose del genere. Stasera ti mostro come funzionano le cose al college. In California.-
Quelle parole suonarono forti e decise, quasi minacciose, ma non ebbi il tempo di replicare che Lydia era già fuggita via.

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Capitolo 2
*** It’s time to begin, isn’t it? ***


Capitolo Due
 
It’s time to begin, isn’t it?
 

Il bagno dell’appartamento non era certamente quello di casa mia, tuttavia riuscii comunque a fare una doccia nonostante ci stessi tremendamente scomoda, vista la mia altezza.
Con calma uscii dal bagno, ancora in intimo e sgattaiolai nella camera mia e di Lydia. Lei, dall’altro lato, chiuse frettolosamente la telefonata e mi raggiunse.
-Cosa metterai?- chiese con il tono di chi ha già qualche sospetto.
Lei indossava una splendida minigonna blu a pois bianchi e una camicetta, stava davvero bene. Ma io con quei vestiti non mi ci sarei mai vista!
Io ero semplicemente Dianne jeans e t-shirt e una passione per le tecnologie.
-Credo un paio di jeans- risposi sinceramente, mentre frugavo nella mia valigia alla ricerca di qualcosa.
-Dolcetto, queste sono cose che metti quando vai…a lezione- disse lei, alzando gli occhi verdi al cielo.
-Non ho altro-
La rossa mi si avvicinò, punzecchiandomi una guancia. –Sei così…innocente.-
-Io non…-
-Senti, ti presterò qualcosa! Ci stai?-
Scossi la testa. –Credo che i tuoi vestiti mi andranno corti… non voglio dire che tu sia bassa per l’amor del cielo…-
-Calmati, ho capito. Non fa niente!-
Tirai un sospiro di sollievo , e seguii Lydia verso il suo armadio, dove centinaia di vestiti erano perfettamente sistemati sulle grucce in ordine cromatico.
-Wow…-
-Ho già in mente qualcosa…- sussurrò lei, con aria di sfida, e in men che non si dica mi trasformai in un’altra persona.
Le bastarono quaranta minuti, quindici dei quali solo passati a scegliere l’outfit perfetto per me.
Quando mi guardai allo specchio pensai di poter essere all’altezza di una delle cheerleader della mia vecchia scuola. Indossavo una minigonna a tubino blu corta e a vita alta con un cinturino sulla vita. Un semplice top bianco e una splendida collana vistosa turchese. Feci un giro su me stessa, contenta che Lydia mi avesse concesso di indossare un paio di ballerine, e istintivamente l’abbracciai. Gesto piuttosto raro per me, visto che con gli sconosciuti evitavo ogni tipo di contatto fisico o visivo.
-Ti piace?- chiese lei, osservandomi dal letto.
-Si, ti ringrazio. Anche il trucco è molto bello-
Avevo l’eyeliner blu e un gloss con i brillantini, semplice ma comunque carino. Anche i capelli erano a posto, Lydia aveva pettinato in maniera ordinata il mio caschetto, lungo più o meno fino alle clavicole.
Non mi ero mai sentita a posto come in quel momento, probabilmente avevo bisogno di un po’ di shopping.
-Prego. Vedrai che ci divertiremo!-
Lydia non finì nemmeno di parlare che bussarono alla porta.
-Saranno i ragazzi, tranquilla-
Annuii, e insieme ci alzammo per andare all’entrata. Mentre la mia coinquilina si intratteneva con “i ragazzi”; io gettai un veloce sguardo alla cucina. I mobili erano tutti bianchi e sul tavolo c’erano delle peonie glicine, sicuramente opera di Lydia.
-Di! Esci fuori su!-
Annuii, e con la borsetta a tracolla mi precipitai fuori alla porta.
Davanti a me c’era il ragazzo di poco prima e quello che sembrava essere il suo migliore amico, un giovane alto e dal portamento buffo.
-Dianne, Scott lo conosci già, ti presento Stiles-
Allungai una mano verso Stiles, e sorrisi. –Piacere di conoscerti-
-Piacere mio, coinquilina di Lydia-
Accennai un sorriso,  e guardai di sottecchi Scott, che alzò timidamente una mano. –Ciao-
-Ciao- sussurrai, e Stiles agitò in aria le chiavi dell’automobile.
-Tutti nella mia Jeep-
-Si, andiamo.- Lydia mi passò un braccio sulle spalle e trotterellammo fino alla macchina del ragazzo buffo, che prima di mettere in moto ci raccomandò di mettere le cinture di sicurezza.
-Ragazzi, vi prego di non fare cose stupide o spaventeremo Dianne-
Sorrisi timidamente.
-Di, non sai da quanto ti sto aspettando! Non avrei resistito un minuto di più con questi due…maschi- sbottò, aprendo il finestrino ed esponendo il suo viso al venticello californiano.
-Sono contenta, anche io non vedevo l’ora di conoscerti- confessai, e dopo piombò il silenzio.
“Oh” pensai, “è solo colpa mia, è solo colpa mia”, e presi ad agitarmi di nuovo. Tuttavia non era evidente, a meno che non posavi una mano sul mio petto.
-Tutto bene, Dianne?- esclamò Scott, voltandosi verso di me e lasciandomi a bocca aperta.
-Si, si…- balbettai, e non so perché Stiles fulminò con lo sguardo il povero Scott.
-Accendiamo la radio!- intervenne Lydia, come se volesse voltare pagina immediatamente. Non compresi, ma immediatamente non ci feci caso, perché passò Katy Perry alla radio con Teenage Dream.
-E’ questo il locale che dicevi?- domandò Stiles, frenando bruscamente.
-Si, si, è qui che si ritrovano tutti gli studenti del college- rispose Lydia, prendendo lo specchietto dalla borsetta e controllando che il trucco fosse apposto.
-Come sto?-
-Sei un amore, Dianne. Però via quest’espressione da cerbiatto indifeso! Via!- scherzò, dandomi una gomitata ed aiutandomi poi a scendere dall’auto.
Le minigonna erano una vera e propria noia, da quel punto di vista.
Una volta tutti fuori, Lydia fece strada a tutti e tre verso quel locale, chiamato “Sex on the beach”, nome piuttosto ambiguo.
La musica a palla si sentiva chiara e tonda già dal parcheggio, ed io realizzai che non ero mai uscita a quell’ora, non senza i miei genitori.
Che stessi cominciando a vivere? Era pure l’ora di iniziare!
 
Lydia Martina era davvero instancabile. Ballava a più non posso su un paio di trampoli, ed attirava tutti gli sguardi su di lei, con il suo fascino. Adoravo i suoi capelli color biondo fragola, fluttuanti e pieni di vita, dovevano essere sicuramente molto curati.
Io dopo qualche canzone mi ero dovuta mettere in disparte perché avevo mal di testa, e quindi in quel momento ero seduta al bancone degli alcolici del locale in mezzo a Stiles e Scott.
-E’ davvero fantastica- commentai, alludendo a Lydia.
-Già… tremendamente fantastica- mi fece eco Stiles, appoggiando entrambi i gomiti sul bancone e guardandomi sconsolato.
In quel momento ebbi il sospetto che quel ragazzo avesse una cotta per la mia coinquilina, quindi spalancai la bocca come per parlare, ma lui fece prima di me.
-Si, si, sei perspicace. Lydia mi piace-
-Oh ma è una cosa carinissima!- gridai, consapevole che con quella musica a palla non mi avrebbe sentita mai e poi mai.
-Un po’ meno se… se le stai dietro dalla terza elementare ma a lei non importa- commentò secco Stiles, facendomi venire una gran voglia di abbracciarlo.
Potevo capirlo, potevo comprendere quella senso di solitudine provocato dal fatto che tutti hanno un amore adolescenziale e tu no.
O tu non vieni ricambiato.
-Dai, magari adesso ti noterà… siamo al college-
Scott si voltò verso di me, stringendo tra le mani un bicchiere con del liquido arancione dentro e del ghiaccio.
-Sei una buona consolatrice-
Alzai lo sguardo verso di lui e scrollai le spalle.
-Stiles, dovresti andare a ballare anche tu-
Ritornai al ragazzo, che si alzò repentinamente dallo sgabello e fece una giravolta su se stesso.
-Ti sembro un buon ballerino?-
-A dir la verità…ho conosciuto persone peggiori-
-Okay allora mi butto-
-Buttati-
Alzò la mano e io gli diedi il cinque, poi lo vidi avvicinarsi a Lydia, ed essere però preso in disparte da un’altra ragazza, che era distante miglia dalla rossa del suo cuore.
 
-Tu non vai?- mi chiese dopo un po’  Scott, posando lo sguardo sulla folla di persone sparse per la sala, illuminata solo da fari blu e verdi.
-Non mi va, io non sono abituata a questo genere di…posti-
Seguii il suo sguardo, e lo senti prendere un respiro e poi buttare fuori l’aria.
-E tu?-
-Io non… non va nemmeno a me.-
-Capisco.-
Calò un imbarazzante silenzio, ed io desiderai ardentemente di poter essere una di quelle ragazze civettuole e belle da morire, capaci di attirare le attenzioni dei ragazzi semplicemente passandosi una mano tra i boccoli.
Ma non ero così, io ero fatta di un’altra pasta, e quello era il mio difetto e il mio pregio più grande. Il motivo della mia sofferenza, della mia insicurezza, ma anche del mio buon temperamento.
-Cosa studi?-
Alla fine gli feci quella domanda un po’ banale, che però lo riportò di nuovo sul pianeta Terra. Sembrava stranamente pensieroso, o probabilmente lui era proprio così ed io non lo sapevo.
-Io sono entrato al college grazie alla borsa di studio per il lacrosse. Studio Veterinaria, ma non me la cavo bene con la matematica- ammise, e un sorrisetto sincero gli apparve sulle labbra.
-Oh, se hai bisogno di aiuto io ci sono…okay? Me la cavo con la matematica, studio Ingegneria informatica-
-Caspita, devi essere un genio-
Annuii imbarazzata.
-A te piacciono gli animali?-
Scott annuì. –Si, ho lavorato anche in un ambulatorio veterinario qualche anno fa-
-Interessante. E…qual è il tuo animale preferito?-
Mi pentii immediatamente di aver fatto quella domanda, visto che suonava infantile ed ingenua. Infatti Scott si mise a ridere, prima di rispondermi.
-Beh mi piacciono…i cerbiatti.- disse dolcemente, e scrutandomi negli occhi.
-Capito. A me i delfini-
-ULALA’! Vedo che avete fatto conoscenza!-
La voce di Lydia, squillante ed inconfondibile, si fece spazio tra la folla, e poi lei ci raggiunse materialmente.
-Si…-
-Ommioddio dov’è finito Stilinski?-
Stilinski?
-Stilinski è il cognome di Stiles- mi suggerì Scott, indicando poi l’amico, che cercava di sfuggire a una spogliarellista.
-Stiles! Ti avevamo perso!- disse Lydia, dando un colpetto sulla testa del ragazzo, che sorrise beato.
Lo trovavo molto dolce, così diverso dallo stereotipo di ragazzo da college.
-Abbiamo il coprifuoco, dovremmo tornare-
Lydia tornò seria, e iniziò a spingere tutti e tre fuori da quel locale. Guardai l’ora sullo schermo del mio cellulare e scoprii che era mezzanotte passata, e dovevamo assolutamente tornare al campus.
-Dovremmo muoverci ragazzi, a quest’ora ci possono essere strane…persone- balbettai, poco prima di entrare nella Jeep.
Lydia si scambiò uno sguardo di intesa con i ragazzi, poi diede una pacca sulla spalla a Scott e si avvicinò al mio orecchio.
-Tranquilla, sei al sicuro con McCall- sussurrò, facendomi evidentemente arrossire.
 
Grazie al Cielo ci volle poco per arrivare alla San Diego University, e in fretta e furia attraversammo il campus per giungere al nostro appartamento, collocato a qualche chilometro da quello dei ragazzi.
Io e la rossa entrammo in casa e chiudemmo per bene la porta, poi ci volle una buona mezz’ora per struccarci, fare una doccia, lavare i denti e mettere il pigiama.
Alla fine andammo a letto all’una e qualche minuto, ed io feci praticamente un fosso nel mio letto.
Dormii benissimo quella notte, come non avevo mai fatto, e ciò mi stupì.
Era come se la mia adolescenza stesse iniziando, a diciannove anni.

 

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Capitolo 3
*** Maths ***


Capitolo tre

​Maths

 
 Il mattino seguente mi svegliarono alcuni rumori di elettrodomestici provenienti dalla cucina. Svogliatamente mi alzai dal letto e, dando un'occhiata furtiva in cucina notai che Lydia era alle prese con il tostapane e il mixer. Un po' confusa mi chiusi in bagno per potermi lavare il viso con dell'acqua gelida, in modo da potermi svegliare meglio. Solo dopo essermi data una sistemata ed aver indossato dei pantaloncini di jeans e una canotta bianca, entrai in cucina facendo sobbalzare Lydia. -Oh mio Dio mi hai spaventata- ammise lei, portandosi teatralmente una mano sul petto. -Non volevo- risposi, e andai a sedermi su una delle sedie intorno al tavolo rotondo al centro della stanza. A prima mattina non ero molto socievole o loquace, avevo bisogno ancora di qualche ora per poter ritornare completamente attiva. -Non fa niente, ho preparato dei toast… -
-Ho sentito, ti ringrazio- Accennai un sorriso, e mi soffermai ad osservare il suo raggiante vestito color zucca. Le donava, perché sembrava essere perfettamente abbinato alla sua chioma biondo fragola.
-Posso sapere… per quale motivo utilizzavi il mixer?- le domandai, osservando l’aggeggio da cucina nel lavandino. -Ho preparato un frullato! Ne vuoi un po’?-
Osservai il liquido verde chiaro nel suo bicchiere e scossi la testa. –No, grazie. Davvero-
Lydia scrollò le spalle, e si sedette di fronte a me. Io afferrai un toast ancora caldo e vi spalmai sopra della marmellata di albicocche , che la mia coinquilina aveva estratto dal frigorifero qualche minuto prima.
-Allora, come hai dormito?- fece lei, sorseggiando quel liquido proteico con grazia ed eleganza.
-Benissimo. E tu? Che lezione hai alla prima ora?-
-Non ho lezione, infatti mi occuperò un po’ dell’appartamento-
-“Giusto” pensai, “qui non c’è nessuna domestica”.
-Allora quando ho la prima ora libera toccherà a me mettere in ordine-
-Esatto! In questo modo filerà tutto liscio- Acconsentii, mostrandole un sorriso a trentadue denti.
Addentai il mio toast , e con il dito indicai il telecomando della tv a Lydia, che me lo passò.
-Ti dispiace se accendo?- -
No, no, tranquilla-
Bevvi un sorso d’acqua e poi accesi la televisione, iniziando a fare un po’ di zapping. Non c’era niente di interessante, considerando che erano appena le otto e dieci minuti. Tuttavia, quando giunsi al canale delle Breaking News di San Diego, rimasi immobile ad ascoltare ciò che la cronista diceva. Una giovane era stata assassinata la notte prima al centro della città, e il corpo era stato trovato nei boschi in condizioni pietose. Rimasi impietrita, e con la coda dell’occhio guardai Lydia. Aveva gli occhi sgranati, e sembrava seriamente preoccupata. Spensi la tv, e avvicinai una mano al suo braccio niveo.
-Tutto… tutto bene?-
-Si, Dianne. Tranquilla… solo credo che.. dovresti andare-
Parlava in fretta, senza guardarmi, così pensai che forse aveva perso un parente, magari in un modo analogo. Ad ogni modo rimasi in silenzio, ad indugiare mentalmente su quell’omicidio, accaduto così vicino a me e quando io e gli altri ancora eravamo in giro.
-Hai ragione, dovrei andare- dissi alla fine, e andai in bagno per pettinarmi i capelli e mettere un frontino azzurro sulla testa. Misi sulle labbra il burrocacao al cocco , presi la mia borsa beige di camoscio e mi avviai alla porta.
-Ciao Lydia, ci vediamo!-
-A pranzo ci troviamo in mensa- rispose lei, ancora con la cera di chi ha ricevuto una brutta notizia.
-Okay- mormorai, e, uscendo dalla porta mi trovai Stiles Stilinski proprio davanti a me.
Sobbalzai, evidentemente spaventata. -STILES!-
-Dianne, non credevo di essere così brutto da…spaventarti- scherzò lui, facendomi ridere.
-Non sei per niente brutto-
-Ti ringrazio allora. Vai a lezione?-
Annuii.
–Tu… da Lydia?-
Lui alzò gli occhi al cielo.
–Ha bisogno di me-
-Oh… beh allora buona fortuna- gli augurai, dandogli una pacca sulla spalla.
-Ciao Dianne, buona lezione-
Mi limitai a sorridergli e poi corsi via perché rischiavo di fare tardi, proprio il primo giorno, e certamente non era l’ideale. Quando giunsi nella hole del college, in lontananza scorsi Scott McCall e una ragazza, aveva i capelli scuri e gli occhi a mandorla, doveva essere cinese o giapponese. Sarò pure ignorante, ma io non riconoscevo mai cinesi o giapponesi, non subito e a prima vista. Ad ogni modo parlavano animatamente, lui le teneva persino la mano. “Oh Scott ha la ragazza!” mi suggerì la voce della coscienza, il grillo parlante nel mio cervello. Mi dispiaceva? Forse solo un pochino, ma cercai di non mostrarmi imbarazzata e, quando gli passai di fianco, alzai anche la mano per salutarlo. Lui mi rivolse il sorriso timido ma socievole del nostro primo incontro , ed io proseguii fino ad arrivare all’aula di informatica. La lezione fu lunga ed interessante, -ben due ore e mezzo- e nonostante alcuni ragazzi avessero iniziato a dormire dopo quindici minuti, a me era piaciuta molto. Scienze ingegneristiche era una delle mie materie preferite, e forse quella mia totale fissa per quel genere di cose aveva allontanato molti ragazzi da me. Non avevo mai avuto una storia vera e propria, e l’ultimo bacio dato risaliva circa al primo anno del liceo. Scossi la testa per non pensare a quelle stupidaggini ed iniziai a mettere in borsa tutti i miei libri, le mie penne e matite. Tolsi anche gli occhiali, che utilizzavo solo a lezione e al computer, e mi voltai di scatto quando sentii qualcuno picchiettarmi sulla spalla. Si trattava della ragazza che avevo visto parlare con Scott, anche lei frequentava Ingegneria Informatica, a quanto pare. -Ciao, io sono Kira- Si presentò, allungando una mano verso di me.
Gliela strinsi, poco convinta e solo dopo un po’ mi presentai a mia volta.
-Io sono Dianne White, scusa.-
-Conosci Scott McCall?-
-Si, si… solo di vista, cioè , me l’ha fatto conoscere la mia coinquilina-
-Ah! Sei in casa con Lydia?-
-Esatto- Sorrisi appena, e mi alzai come per andarmene, ma lei mi si mise di fianco, evidentemente vogliosa di approfondire la nostra conoscenza.
-Anche tu conosci Scott?- le domandai, mentre uscivamo dall’aula
-Si, lui mi piace. Noi… noi ci frequentiamo- rispose, dandomi semplicemente un altro pallino fisso.
Voglio dire, c’è differenza tra “stiamo insieme “ e “mi piace e noi ci frequentiamo”.
Mi sentivo sciocca a pensare quel genere di cose.
-Capito. Beh… io vado a pranzo ora, mi aspetta Lydia- la liquidai, e Kira mi sembrò quasi dispiaciuta.
-Ci vediamo alla prossima lezione?-
-Certo. Conservami un posto- dissi, salutandola con la mano e poi fuggendo, praticamente, in mensa.

 
Mi sedetti accanto a Lydia in mensa, proprio di fronte a Scott, e piantai immediatamente lo sguardo sul tramezzino nel piatto della mia amica.
-Ne ho preso uno anche per te! Vuoi?- esclamó lei, come per intavolare subito un argomento.
Credevano che non me ne fossi accorta che si erano zittiti non appena ero arrivata io.
Comunque cercai di non farci caso, d'altronde io ero la nuova arrivata nel gruppo ed ero fin troppo fortunata a non essere completamente sola.
-Si grazie- risposi alla rossa, e addentai subito il tramezzino, facendo un boccone troppo grande.
Mi sentivo a disagio, perché loro tre sembravano sulle spine ed io ero di troppo. Coda di paglia com'ero, stavo per scoppiare, visto che Stiles aveva proprio un faccino che sgamava qualche confabulata alle mie spalle.
-Io...io vado a ripetere in giardino okay?- Sbottai, gettandomi in bocca l'ultimo pezzo di tramezzino e poi bevendo un sorso della coca cola di Scott, gesto alquanto audace per una come me... Infatti arrossii violentemente, ma poi mi alzai e trotterellai via. Lydia si alzó come per dire qualcosa, ma Scott le fece cenno di sedersi, infatti me lo ritrovai qualche attimo dopo alle calcagna.
Mi voltai di scatto, facendo un passo indietro per non stargli troppo vicino. Ero offesa! Mi avevano trattato male! Io non volevo che mi fossero "amici" solo perché gli facevo pena.
-Tranquilla- Mi disse, facendo un sorrisetto sghembo, il ghigno di chi la sa lunga ma non lo da a vedere.
-Se dovete parlare di fatti privati basta dirmelo!-
-No! Cioè...Stiles e Lydia.... Loro dovevano parlare. Io non centro-
Lo squadrai dalla testa ai piedi di nuovo, poco convinta di ciò che stava dicendo, ma alla fine ammorbidii lo sguardo. -Dianne, dicevi sul serio quando mi hai offerto il tuo aiuto per matematica?-
Aprii la bocca per dire qualcosa, ma poi mi ritrovai a balbettare quando dissi "si, certo", perché i suoi occhi erano piccoli e profondi, e lui aveva usato quel tono da bambino, e a me cose del genere intenerivano troppo.
-Allora oggi pomeriggio ci vediamo-
-Va bene- risposi con un sorriso, e poi lui mi salutó con una pacca leggera sul braccio, e sparí via nella folla di studenti.
Rimasi ferma immobile una manciata di secondi, poi corsi via a lezione con lo stomaco in subbuglio. Non appena la lezione incominció, sentii il cellulare vibrare nella mia borsa.
Attenta a non farmi scoprire dal professore, diedi un'occhiata allo schermo e trovai un sms di Lydia.

"Di! Scusaci, tutta colpa di Stiles che voleva parlarmi! Noi non l'abbiamo fatto a posta, sei la benvenuta nel nostro piccolo gruppo. Comunque, ottimo tentativo di abbordarti quello del mio amico McCall, con la scusa delle ripetizioni"

Lessi il messaggino e posai subito il telefono, riuscendo a stento a trattenere una risata. Quando l'insegnante ci diede le spalle per scrivere alla lavagna simboli algebrici, le risposi, digitando in fretta.

"Vi perdono E comunque non vedo nessun tentativo di abbordarmi in tutto ciò." Era vero. Io non credevo che Scott potesse provare interesse per...me!

D'altronde non ero bellissima o cose così.
Ero semplicemente Dianne, un'ingenua ragazzina troppo intelligente, un po' secchiona, con una passione per i computer. Era incredibile che un ragazzo come Scotf, bello e un po' misterioso, potesse interessarsi a me. Aveva bisogno di aiuto con matematica, e avrei fatto ciò che potevo perché lui era gentile. Niente di piu.



Ciao!
Scusateeee, avevo pubblicato ieri sera ma mancava un pezzo! Io non sono molto brava con i computer, al contrario di Dianne!
Vi auguro una buona giornata. :)

_stargirl

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Capitolo 4
*** Like a child ***


Capitolo quattro

Like a child
 
Quando tornai a casa dopo l’intensa giornata scolastica, trovai Lydia  sull’uscio della porta, ben vestita, profumata e con uno splendido rossetto color ciliegia sulle labbra.
La squadrai dalla testa ai piedi facendo un fischio, e lei mi sorrise sicura di se.
-Dove vai? Esci senza di me?- ci scherzai su, mentre entravo in casa.
-Sbaglio o devi fare la maestrina oggi pomeriggio?-
Alzai gli occhi al cielo. –Lydia!-
-E dai Bambi, credi che non abbia capito come guardi Scott?-
Bambi. Mi aveva affibbiato un nuovo soprannome! Non riuscii a trattenere una risata, e poi la spinsi delicatamente fuori alla porta.
-Tu dove vai?- chiesi ancora, curiosa, e con lo sguardo scorsi una certa Jeep in lontananza.
-Esco con Stiles-
-Stiles?-  alzai la voce, contenta come una fangirl alla vista della sua ship preferita.
-Si, con lui…beh andiamo al cinema. Non farti strane idee in testa!-
La sicurezza negli occhi verdi di Lydia vacillò un poco, quindi sorrisi dolcemente e lasciai che lei andasse verso l’auto. Insomma, a Stiles quella ragazza piaceva da secoli, forse era arrivato il momento che lei aprisse gli occhi.
Rimasi qualche attimo ferma sull’uscio della porta, e tornai dentro solo dopo che la rossa e Stiles mi ebbero fatto un colpo di clacson.
Sinceramente, dopo ciò che avevo udito al telegiornale avevo un po’ paura.
Chiusi a chiave la porta dell’appartamento e andai in bagno a farmi una doccia. In California faceva caldo, nonostante fosse settembre, ed io ero tutta sudaticcia.
Dopo essermi lavata andai in camera mia ed indossai un paio di shorts in jeans e un top a spalline turchese, un po’ scollato sul davanti e con un diamante proprio al centro. Mi piaceva un sacco.
Ai piedi indossai dei sandali, visto che saremmo rimasti in casa. E, insomma, a Scott servivano semplicemente delle…ripetizioni. Io non gli piacevo e lui non piaceva a me. Semplice.
Pensavo quelle cose quasi ad autoconvincermi, e nel frattempo pettinai i capelli che stavano iniziando a crescere. Li avevo tagliati prima di partire per la Spagna, in modo da essere più facili da gestire rispetto alla lunga chioma castano chiaro di prima.
Sulle labbra misi nuovamente il mio affezionato burro di cacao e poi mi misi in cucina ad aspettare che Scott arrivasse.
Dopo circa un’ora e mezza pensai che avesse un’idea di “pomeriggio” differente dalla mia.
Erano le sette e un quarto e di lui nemmeno l’ombra. Pensai di chiamarlo, ma non avevo nemmeno il suo numero di cellulare quindi dovevo stare lì in attesa.
Cinque minuti dopo il suono del campanello mi fece scattare in piedi, in preda al panico.
Ero una fifona, perché quel genere di cose, quando ero sola a casa, mi terrorizzavano sempre.
Mi passai una mano tra i capelli per sistemarli e poi andai ad aprire.
Di fronte a me, Scott , sempre accompagnato da quel sorriso sincero del primo incontro.
Indossava una semplice t-shirt grigia e un paio di jeans, ma io lo trovavo molto carino.
-Buonasera Dianne, scusa per il ritardo…- disse, portandosi una mano dietro la nuca.
-Tranquillo, entra pure-
Così fece, e dopo aver chiusi la porta alle mie spalle, mi avvicinai a lui.
-Come stai?-
Dicemmo all’unisono, e poi io abbassai lo sguardo.
“Sembra la scena patetica di un film patetico” pensai, prima di rivolgergli nuovamente la parola.
-Io sto bene. Tu?-
-Anche io, grazie. Kira…mi ha detto che ti ha conosciuta-
-Si, si, oggi a lezione abbiamo parlato-
-Lo so! Cioè me l’ha detto-  spiegò lui, mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni.
-Vi frequentate, tipo.-
Probabilmente non l’avrei dovuto dire, ma a volte la mia ingenuità risiedeva proprio nel dire cose sbagliate al momento sbagliato.
-Si. Cioè…noi… siamo amici però in…-
Spalancai gli occhi, perché non capivo.
-In senso… cioè.. Dianne…noi-
Continuavo a non comprendere. Io non ero ferrata con il leggere tra le righe!
-Siamo amici in Quel senso-
-Quel senso?- balbettai, avvampando improvvisamente.
Scott guardò altrove, alla ricerca di un diversivo che però non c’era.
Oh cavolo, Kira e Scott erano… scopamici! Avevo sentito quella parola in qualche film, ed era un concetto alquanto disgustoso per me.
-Scott, eri venuto qui per ripetere vero?- farfugliai, prendendogli il braccio e trascinarlo nella camera mia e di Lydia.
-Certo. Scusa, io non so perché l’ho detto-
-Tranquillo.- sussurrai, bloccandomi un attimo e lasciandogli andare il braccio.
-E’ solo che per me sei parte del gruppo. Lo sanno Stiles, Lydia… ed ora anche tu-
Eccolo, quel sorriso sincero e lo sguardo da bambino. Mi veniva voglia di prendergli le guanciotte tra le mani.
-Sono felice allora.- risposi, e sentii che il mio battito stava accelerando. Non mi ero mai sentita parte di niente e nessuno, e quelle sue parole erano piacevoli.
Ad ogni modo il momento smielato finì in fretta, perché Scott estrasse dal suo zaino un libro enorme di algebra e una matita.
-Oh, bene, iniziamo!- esclamai, strofinando le mani tra di loro e facendo un attimo mente locale.
Iniziai a sfogliare il libro e Scott mi spiegò tutti i suoi dubbi e le sue incertezze, in modo che sapevo dove poterlo aiutare.
L’esame di matematica nel suo corso di laurea era importante, ed era anche l’unico, quindi aveva bisogno di superarlo e poi sarebbe stato più o meno tranquillo.
Iniziai le mia spiegazioni un po’ da secchiona, con quel tono da saccente che assumevo involontariamente quando spiegavo qualcosa, e presi a gironzolarmi tra le mani il mio evidenziatore lilla.
La cosa che mi rendeva soddisfatta era che Scott stesse capendo, perché anche le espressioni più complicate lui riusciva a svolgerle. Con lentezza, ma ci riusciva.
A volte dovevo intervenire, correggendolo, ma nel compenso era piuttosto bravo.
Quasi un’ora dopo, alzò lo sguardo dal libro e si voltò a guardarmi dritto negli occhi. Io ero proprio vicina, piegata verso di lui con il gomito sulla scrivania, in modo da poterlo seguire meglio.
Mi guardava e basta, senza parlare, e se avessi visto quella scena da film avrei detto che quello era proprio il momento che precede un bacio.
Ma sapevo che nel mio caso, non sarebbe stato così.
-Possiamo smettere? Sono un po’ stanco, e confuso- disse alla fine, parlando sottovoce.
Rimasi un secondo impallata a guardarlo, con le narici che avevano fatto l’abitudine del suo buon odore così vicino a me, ma poi dovetti allontanarmi un po’.
-Si, certo. Possiamo continuare la prossima volta-
-Va bene. E… sei bravissima-
Iniziai a chiudere i libri e sistemare tutto sulla scrivania, senza guardarlo.
-Grazie- risposi, e lui accennò una risata.
-Perché ridi?-
-Così! Non lo so perché lo faccio-
-Bene-
Calò un po’ di silenzio, che venne subito spezzato da Scott, che aprì la bocca per parlare.
-Hai mai pensato di diventare professoressa?-
-Certo che no! Odio insegnare!- risposi convinta.
-Allora lo stai facendo solo per me?-
Mi lanciò uno sguardo lievemente malizioso, infatti scossi la testa e socchiusi gli occhi.
-Lo faccio perché sei parte del gruppo. Lo farei con Lydia, con Stiles… capisci?-
Come risposta non era male. Un attimo dopo mi alzai e gli feci cenno di seguirmi in cucina.
Lui continuava a sorridere, ed io volevo capire perché! Tuttavia, non gli domandai niente.
-Scott, io sono pessima in cucina. Ma sono affamata, e anche tu visto che il tuo stomaco continuava a brontolare… ti va la pizza?-
Mi ero fermata al centro della cucina, con una mano appoggiata sul tavolo e l’altra pronta ad afferrare l’Iphone per telefonare.
-Io dico che è perfetto!- rispose lui, andando a sedersi sul divano di fronte alla piccola televisione.
Io composi il numero e chiamai a una pizzeria di San Diego, ordinando due pizze.
Finita la comunicazione, andai a sedermi accanto a lui.
-Allora, da dove vieni?- domandai, curiosa di conoscere un po’ di storia del “gruppo”.
-Beacon Hills, una cittadina qualunque della California. Ho conosciuto al liceo Stiles e Lydia-
-Oh. Capito-
Annuii, infondo non c’era niente di speciale da raccontare. Forse dovevo fidarmi della rossa, e pensare che a pranzo davvero aveva solo bisogno di parlare in privato con Stilinski.
 
 
Quando arrivò la pizza, io e Scott ci eravamo sdraiati sul divano (ognuno con la testa appoggiato su un lato di verso, ovviamente) a guardare Grey’s Anatomy.
Quello era il mio telefilm preferito, e nemmeno a lui dispiaceva. Solo ogni tanto, spostando lo sguardo su di lui, l’avevo trovato con gli occhi socchiusi.
Mi sentivo strana, come in subbuglio, perché per me quello era il massimo dell’intimità con un ragazzo.
Ci sedemmo sul divano per mangiare direttamente dal cartone e bere coca cola dalle lattine, e chaicchierammo tutto il tempo del più e del meno.
Musica, telefilm, cibo, niente di troppo personale ne di troppo specifico.
Io mi sentivo tranquilla, in sua presenza, come se potessi fidarmi di lui senza alcun problema.
Ed era una sensazione strana, perché lo conoscevo solo due giorni.
-Posso sapere cosa ti ha detto Kira?-
-Abbiamo parlato solo un secondo, Scott-
Scrollai le spalle.
-E va bene. Allora, proseguiamo con Grey’s Anatomy okay?-
Il suo tono era dolce e accomodante, ed io mi sentivo bene, almeno fino a quando non accesi la televisione.
Di nuovo le Breaking News di San Diego e la stessa cronista della mattina, solo che si trovavano sul retro del nostro college.
Immediatamente mi alzai, con gli occhi sgranati, ma Scott mi si avvicinò con calma, posandomi un braccio intorno alle spalle.
-Shh, fammi sentire- disse, con lo sguardo fisso sulla televisione.
Era stato trovato il cadavere di Hanna Steward, una studentessa della nostra università, frequentante il corso di Ingegneria come me.
Aveva uno squarcio sulla gola e inquadrarono semplicemente la scena del delitto, con l’asfalto dei parcheggi tutto sporco del sangue di quella giovane innocente.
La cronista giornalista diceva “Si ipotizza un serial killer, o un animale selvaggio. Caccia all’uccisore.”
-Oddio Scott- dissi, con la voce tremolante, ma lui non si mosse.
Potevo solo sentire i suoi muscoli tesi, e poi mi lasciò andare per prendere il cellulare e chiamare Stiles.
Ne lui ne Lydia rispondevano, visto che nel cinema non c’era mai campo.
-Io devo andare Dianne. Non ti succederà nulla, stai tranquilla.- sibilò Scott, avvicinandosi a me e scompigliandomi i capelli con una mano, che poi posò sulla mia spalla.
-O-okay. A domani-
-Vai a dormire- si raccomandò, e poi lo vidi uscire dalla porta dell’appartamento, e mi sentii un attimo una bambina piccola che non può sapere le cose, e deve andarsene a letto.
E così feci.
Chiusi a chiave la porta, buttai i cartoni della pizza e poi andai a mettermi sotto le coperte per cercare di dormire.
 
Erano circa le due di notte quando sentii i passi di Lydia e poi il tonfo di lei che si gettava sul letto.
Avevo un sonno molto leggero a causa dello spavento, quindi mi girai su di un lato ed aprii gli occhi.
-Lydia, come stai?- chiesi con la voce impastata, e lei mi fece un sorriso rassicurante.
-Sto bene, tranquilla. Io e Stiles ci siamo baciati. Un bacio vero- sussurrò, ed io le feci segno “okay” con la mano.
-Ne parliamo domani- aggiunsi, e poi mi misi a pancia sotto per continuare a dormire.
Mi domandavo per quale motivo fossero state assassinate due ragazze proprio quando io mie ero trasferita, quasi a farmi pentire di essermi trasferita in California.
 



Ho visto che ci sono cinque persone che seguono la storia,  quindi volevo ringraziarvi.
Baci,

_stargirl

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Capitolo 5
*** Teenage dream ***


 
Capitolo cinque


Teenage dream

Ciao!
Prima che iniziate a leggere questo capitolo volevo precisare che Kira, in questa fanfic, è un'umana.
Detto questo, buona lettura! ...e... una recensione non farebbe male ç_ç
baci,

_stargirl

 
La mia prima settimana al college volò in fretta, e da quel giorno non rividi più Scott, se non di sfuggita.
Era sempre preoccupato, accigliato, nervoso, e persino Kira mi aveva detto di aver notato quello strano comportamento.
Io passavo il mio tempo quasi sempre con Lydia e Stiles, che ormai erano ad un passo da ammettere di piacersi entrambi, e donare finalmente a Stilinski il lieto fine amoroso che meritava.
L’inizio del semestre era difficile e faticoso, quindi era raro che uscissi di sera, soprattutto dopo l’omicidio di Hanna, che aveva sconvolto un po’ tutti.
Insomma, la mia vita procedeva nel modo più tranquillo possibile, visto che lo studio in eccesso mi provocava attacchi di sonno e, se pure uscivamo, finiva che non appena Stiles metteva in moto la Jeep, io dormissi a bocca aperta sdraiata sui sedili posteriori.
La sera delle ripetizioni di matematica, Scott aveva dimenticato la sua felpa a casa mia, e da allora l’avevo tenuta sotto il cuscino per non far scoprire a Lydia del mio guilty pleasure, ma il martedì successivo, decisi che era il momento di restituirgliela.
Lydia era nella camera da letto a studiare per l’esame di Geografia astronomica, e a breve sarebbe arrivato Stiles perché dovevano vedere insieme “Il Re leone”, dunque, senza dire alla rossa dove andassi, uscii di casa.
Il sole iniziava ad essere più lieve, almeno verso le sei del pomeriggio, così prima di uscire avevo indossato un cardigan rosa confetto sulla t-shirt bianca, abbinato alle Converse dello stesso colore.
Camminai a piedi per più di dieci minuti, fino a quando non giunsi all’appartamento di Scott e Stiles.
Pensai mentalmente a cosa avrei potuto dire, poi mi specchiai nel pomello e alla fine bussai alla porta.
“Arrivo” gridò Scott, e dopo una manciata di minuti lo vidi comparire davanti a me.
Capelli scompigliati, evidentemente imbarazzato, t-shirt appallottolata tra le mani e un fisico mozzafiato.
-Io…io… io p-posso ripassare, io… io-
Mi impallai, balbettando come una stupida e con il cuore praticamente in gola.
Avevo forse interrotto qualcosa?
-Tranquilla, davvero, puoi entrare- fece lui , mentre faceva capolino al suo fianco Kira.
-Ciao Dianne!- mi salutò, anche lei con i capelli fuori posto e la camicetta da abbottonare.
Si, avevo decisamente interrotto qualcosa tra quei due.
Mi sentii… strana. Forse gelosa?
Ma no, non avevo motivo di esserlo.
-Ripasso, okay? Mi dispiace- mormorai, e quella mia innocenza mi fece sembrare così dispiaciuta che sul volto di Scott apparve quel sorriso.
-Di, puoi entrare. Kira stava giusto andando!-
-Esatto- rispose la ragazza, evidentemente infastidita, poi diede un bacio sulla guancia e Scott ed uscì da casa sua, ignorandomi.
Io entrai in casa, un po’ stranita, e mi voltai subito a guardare McCall con un’espressione nervosa in volto.
-Credo che Kira si sia arrabbiata-
-Dianne. Kira deve capire che non sono innamorato di lei- mi rispose, alzando le spalle e poi infilandosi la t-shirt rossa.
-Come vuoi. Io sono venuta qui solo per restituirti la felpa. L’hai dimenticata da me e l’ho trovata nella biancheria- mentii, estraendo dalla borsa la maglia e posandola sul tavolo in cucina.
-Oh, ecco dov’era! Ti ringrazio-
-Prego. Suppongo che posso anche andare. Ciao Scott-
Feci dietro front e mi riavvicinai alla porta, ma lui mi prese la mano e mi avvicinò un po’ a lui.
-Ormai sei qui, Kira è andata via e la tua coinquilina è con Stiles. Non vorrai interromperli??-
-Ho già interrotto te e Kira- risposi caustica, e incrociai le braccia al petto.
-Allora andiamo a farci un giro-
-Uhm… dove andiamo? Sai, sono ancora terrorizzata da… da quell’omicidio-
-Con me sei al sicuro- rispose, dandomi uno scherzoso buffetto sulla guancia e poi prendendo le chiavi della sua automobile, e agitandoli davanti ai miei occhi.
-Va bene… allora propongo di andare in spiaggia. Non conosco mare che non sia Coney Island-
Lui rise, spingendomi fuori la porta. –Allora non conosci mare- mi disse, ed io pensai che il nervoso gli era ufficialmente passato.
 
Mezz’ora dopo giungemmo in spiaggia, così io tolsi via le scarpe da ginnastica e camminai scalza, visto che mi piaceva molto il calore della sabbia sotto le piante dei piedi.
-E’ bellissimo- commentai, volgendo lo sguardo all’orizzonte. Il sole stava tramontando e sembrava in procinto di tuffarsi nell’Oceano.
-Già. Vengo sempre qui quando sono pensieroso-
-E ora come stai?-
-Sto bene, Di. Tu sei una ragazza a posto- disse sotto voce, calciando un granello di sabbia.
-Nonostante tu abbia una scopamica credo che anche tu sia a posto-
Mi diede una gomitata. –Sei letale-
Risi di gusto, “letale” era la parola che meno mi si addiceva! Quasi preferito Lydia che mi chiamava “Bambi”.
 
Così , per scherzare, e non fare calare un'imbarazzante silenzio, gli diedi un colpetto sul braccio e poi iniziai a correre verso la riva.
 Non volevo farmi un bagno, sarebbe stato troppo imbarazzante, volevo semplicemente correre come quando ero piccola, giocare ad acchiapparello con un ragazzo bello e affascinante.
 Peccato che Scott forse troppo veloce, e mi raggiunse un millisecondo dopo, afferrò il lembo della mia maglietta ed io fui costretta a voltarmi.
 -Ehi, credevi di...fuggire via?-
Ridacchiai. -A quanto pare mi è stato impossibile-
-Mi devo vendicare- sibilò lui, e proprio mentre mi chiedevo cosa avessi fatto di male, Scott portó le sue possenti braccia proprio sotto le mie natiche , facendo forza e prendendomi di peso corse verso il mare.
 -Scott no! Mettimi giù!- strillai, ma lui sembrava non ascoltarmi, nonostante gli dessi i pugni sulla schiena levigata.
Quando compresi che mi avrebbe gettata in acqua, tra le onde dell'oceano, chiusi occhi e bocca e sprofondai in giù, per poi risalire sopra e scuotere la testa tipo cagnolino.
 -MCCALL!- strillai, dando un pugno al ragazzo, che però non si mosse al contrario del mio pugno dolorante.
-Cosa c'è, Bambi?-
Lo osservai, con uno sguardo piedi di ammirazione, aveva i capelli bagnati , uno sguardo malizioso che non riuscivo ad ignorare... Mi batteva il cuore, non avvertivo niente più.
I vestiti appiccicati addosso, il sole che ormai stava sparendo per dare spazio al crepuscolo, il coprifuoco del college dopo gli omicidi... Erano tutte cose che non avevano più importanza per me.
Scott posò la mano sul mio fianco, ed ebbi come la strana paura che stesse per baciarmi.
Lui era di Kira, cioè, aveva una sorta di relazione con lei ed io non rubavo o ragazzi a nessuno!
Abbassai lo sguardo, ma lui non mollò quel sorriso sincero del primo incontro, e mi baciò sulla fronte.    
Mi sentii come sollevata, e lui mi abbraccio forte , avevo la testa sul suo petto e tremavo per il freddo ma non riuscivo a parlare.
 -Dovremmo andare- balbettai con i denti che battevano, una manciata di secondi dopo essermi accucciata tra le sue braccia.
-Si, hai ragione- mi rispose con un sorriso, e a braccetto raggiungemmo la spiaggia.
-Mi sono divertita-
-Anche io. Però se non vuoi il raffreddore prendi la mia felpa-
Acconsentii, infilai la felpa bordeaux che aveva il profumo di Scott e poi camminammo verso la sua automobile.
 
Una volta giunti al campus, Scott frenò bruscamente a pochi metri dall'appartamento mio e di Lydia.
In effetti potevo vedere la luce della cucina accesa, e una bella ragazza dai capelli rossi andare avanti e indietro visibilmente preoccupata.
Solo in quel momento mi voltai verso Scott e tolsi la cintura di sicurezza.
 -Allora, che c'è?-
-Io volevo chiederti un consiglio. Tu...tu sei una persona a posto , lo so. E mi fido di te.- incalzò lui, facendomi sorridere.
-Sono qui, dimmi-
 Bloccai così il suo flusso di parole e complimenti per me, visto che lo trovavo un po' ruffiano.
Certo, a volte Scott era strano, ma io lo trovavo comunque un bravo ragazzo, e non uno dei soliti bamboccioni ai quali ero abituata.
-Io vorrei chiudere questa specie di cosa con Kira. Perché.... Basta ragazze distrazione. Ora voglio stare solo- Annuii, corrugando la fronte perché non riuscivo a capire dove volesse arrivare.
-Secondo te faccio bene? Credi che la prenderà male?-
 Ci pensai un attimo su, poi posai la mano sulla sua spalla e gli feci un sorriso rassicurante.
 -Io credo che questa sia la scelta più giusta da fare. Fai capire a Kira che é meglio se siete solo amici, e che non ti piace una relazione basata solo su....su quelle cose- gli spiegai, arrossendo giusto un po', a causa della mia pudicizia.
-Basata solo sul sesso- fece lui, come a correggermi, ma sorridendo in modo scherzoso.
 -Si esatto-
 -Ecco! Le dico che proprio perché le voglio bene la porterò con me alla festa di Halloween della scuola, organizzata in una delle sale più suggestive del college. Ci andremo da amici.-
 Non avevo mai partecipato a una festa del genere!
Al mio liceo ne organizzavano ma io rimanevo a casa a guardare film e mangiare cioccolatini a forma di zucca fino all'indigestione.
-Mi sembra perfetto- conclusi, prendendo la mia borsa dal retro della macchina e aprendo lo sportello, con ancora la felpa di Scott addosso.
 Non avevo intenzione di restituirgliela perché aveva quel suo profumo di muschio che mi piaceva tanto.
 -Senti sabato ci sarà una festa in spiaggia per salutare l'estate... Tu... Cioè io... Ci vieni con me?- balbettò Scott, proprio mentre scendevo dall'abitacolo.
Io finsi di pensarci su qualche secondo, poi lo guardai negli occhi attenta a non scoppiare a ridere.
 -Ci andremo da amici- dissi in tono spiritoso, per citare ciò che aveva detto lui poco prima a proposito di Kira. Lui si limitò ad alzare le mani in segno di resa, poi svolazzò via.
Non appena entrai in casa, trovai Lydia su tutte le furie.
-TU TE NE VAI IN GIRO CON MCCALL, AD AMOREGGIARE TRA LE ONDE DELL'OCEANO ED IO STO QUI A PREOCCUPARMI-
Strillava come una matta, e non riuscivo a capire il motivo di quella reazione.
 Probabilmente lei era una persona molto apprensiva, e ci teneva a me.
Non ero abituata a quel genere di trattamento, tuttavia non dissi niente e mi limitai a darle un abbraccio
 -Scusa! La prossima volta ti chiamo- le dissi in tono rassicurante, e lei finalmente si calmò un pochino.
-Tutto ok con Stiles?- le domandai, mentre andavo in bagno per togliermi i vestiti bagnati e mettere qualcosa di asciutto addosso.
-Si, noi... Cioè Stiles è innamorato di me da tempo. Io non l'ho mai trattato come....meritava.-
 Per la prima volta da quando l'avevo conosciuta , vedevo l'insicurezza prevalere nei suoi grandi occhi verdi. Infatti, una volta indossati i pantaloni della tuta, andai a darle una pacca sulla spalla.
-Vedi, Dianne, una volta un'amica mi ha parlato di questo amore... Di un ragazzo che aspetta fuori la porta dell'aula la fine della lezione per vederti, di un ragazzo dolce e...premuroso e...-
Sorrisi, ciò che diceva era molto toccante ed io ebbi quasi il timore che Lydia iniziasse a piangere, per questo l'abbracciai di nuovo.
Le persone non si erano mai confidante con me con quella facilità, e soprattutto con quella frequenza, quindi non sapevo bene come comportarmi.
Fu  una stretta leggera, veloce.
-Stiles é così, Di. E adesso capisco tutto e vorrei solo chiedergli scusa e...provare a stare con lui. Ma non voglio sbagliare-
 La rossa sospirò, alzando gli occhi al soffitto.
-Lydia lascia che sia il tuo cuore a guidarti! Dici tutto questo a Stiles, e stai certa che lui sarà felice.
 E finalmente entrambi avrete il lieto fine che meritate- le suggerii, usando un tono incoraggiante che riuscì a farla sorridere.
Quella sera, quando andai a dormire, mi sentivo davvero come una ragazzina felice alle prese con prime amicizie e primi amori. Scott mi attirava molto, non potevo ancora dire che mi piaceva perché quella era una parola grande, ma... Lui mi interessava.
Era indubbiamente al centro delle mie attenzioni. E proprio con questi pensieri nella testa mi addormentai tranquilla.
Purtroppo, però, erano circa le tre di notte quando sentii Lydia strillare, così forte che ebbi paura si potessero rompere le finestre. Mi alzai, accesi la luce, feci il possibile per farla calmare. Poi arrivò la telefonata di Stiles, che ci chiedeva di andare nel dormitorio maschile.

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