Il nostro Per Sempre

di Margo Malfoy
(/viewuser.php?uid=718569)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un vicino molto speciale ***
Capitolo 2: *** Quanto dura un -per sempre-? ***
Capitolo 3: *** Cena dagli Smith ***
Capitolo 4: *** Cinema e troppe coccole ***
Capitolo 5: *** Il bacio ***
Capitolo 6: *** La promessa ***
Capitolo 7: *** The last summer in LA ***



Capitolo 1
*** Un vicino molto speciale ***


Mamma e papà sarebbero partiti con il volo di mezzogiorno e stavano lasciando la casa alle otto e mezza. “Comportatevi bene” disse papà baciando in ordine mio fratello, me e i gemelli. “Signorina” disse mamma rivolta a me.
“Si?” chiesi convita di aver fatto qualcosa di male.
“Non esagerare con Emma, d’accordo”
“Mamma per favore, tranquilla”
“Ok ok, Karen la porterà qui tra poco.” Karen è la madre di Emma.
“Va bene mamma.”
“Bravissime, ora io e papà scappiamo. Non fate casini” si rivolse a tutti e quattro.
“Agli ordini” dicemmo in coro; loro poi scomparvero dalla porta con le valigie. Mio fratello poco dopo uscì con i gemelli per portarli al campo estivo.
Mi stavo facendo la colazione quando il campanello suonò. Guardai attraverso lo spioncino e vidi che era Emma. Aprii la porta e tornai subito in cucina, non la salutai nemmeno. Veniva a casa mia ogni giorno dopo scuola e oggi, che finalmente erano iniziate le vacanze, si sarebbe trasferita lì per l’estate. “Ciao eh!” mi disse lei appoggiando rumorosamente, stanca e stremata le sue valigie enormi in salotto. “Buongiorno!” dissi leccandomi un dito sporco di Nutella.
“Prepari i pancake?” cambiò subito la sua espressione da potevi anche aiutarmi a ne voglio assolutamente uno.
“Si Emma, li sto preparando solo per te” dissi girando l’ammasso di uova, farina e latte in una ciotola.
“Benissimo”. Frugò tra i cassetti della cucina, prese un tovagliolo e un paio di posate e si sedette su uno dei tre sgabelli che stavano ai bordi della penisola di legno. Aprì il tovagliolino di carta e se lo infilò nella vistosa scollatura a V della sua maglietta rosa e impugnò le posate.
“Sono pronti tra poco” dissi creando una specie di cerchio con la pasta dentro alla padella. Mangiammo due pancake a testa e poi aiutai Emma a portare in camera dei miei i bagagli. Salimmo a fatica le scale di legno dipinte di bianco e arrivammo finalmente lungo il corridoio che portava alle camere.
“Dov’è che sono i tuoi?” mi chiese mentre riempiva i loro cassetti della biancheria con reggi seni e mutande di Victoria Secret.
“Staranno in Cina per l’estate. Vogliono promuovere un nuovo modello di macchina e questa volta vogliono partire dall’Asia con il marketing”.
“Fico! Adoro il lavoro dei tuoi” disse mentre passava a sistemare le magliette.
“Sì è forte, ma odio quando partono” ammisi.
“Perché?” disse mentre staccava le foto del matrimonio dei miei dalle pareti e ci appendeva le nostre fatte alle macchinette.
“Perché mi tocca stare con quei rompiscatole dei miei fratelli” dissi.
“Ma sono adorabili! E poi c’è sempre tuo fratello ad aiutarti, giusto?”
“Certo... quello è sempre fuori con i suoi amici e l’unica volta che è rimasto a casa più di due ore ha dato una festa per la quale i vicini hanno chiamato la polizia”.
“Ma dai, povero! È così adorabile” disse sognante. Ha sempre avuto una cotta per mio fratello. Ma lui ventuno anni e lei quindici, non si poteva fare.
“Sì, la mia famiglia è così adorabile finché la vedi da fuori, prova a farne parte. Genitori compresi” dissi sistemando sul comodino l’ultima foto rimasta negli scatoloni.
“Ma loro sono così...”
“Prova a dire che sono adorabili e ti butto fuori di qui a calci” dissi alzandomi dal comodino e agitando la foto.
“Ok ok, scusa. Ti capisco, anche io ho i miei problemi a casa! È per questo che sono venuta qui”. Scendemmo in salotto e ci buttammo sul divano accendendo la TV.  Lei guardò l’orario sul cellulare e mi strappò il telecomando di mano.
“Che stai facendo?”  risi.
“MTV, MTV, MTV!” lo ripeteva mentre premeva con forza sui tasti del telecomando.
“Quale celebrità per cui hai una cotta ha un’intervista?” chiesi prevedendola.
“Jaden Smith, Jaden Smith, Jaden Smith!” urlò appena apparve il viso inquadrato di Jaden sul televisore.
“Quanto è meraviglioso, adorabile, bello, forte e perfetto?” si girò verso di me in attesa di una risposta. Suonò il campanello.
“Quanto lo sono tutti gli attori montati come lui”  risposi urlando mentre si alzava per aprire la porta. Adoravo quando si comportava come si abitasse veramente lì, ma probabilmente l’aveva fatto solo perché doveva essere mio fratello che riportava i gemelli dal campo estivo.
“Ma andiamo, è così adorabile!” urlò lei come risposta mentre apriva la porta.
“Ciao sono il vostro nuovo vicino” riuscii a sentire con suono ovattato dalla sala.
“Oddio mio! Oddio mio! Maya!” urlò tutta agitata.
“Cosa c’è?” chiesi urlando.
“Dio mio Maya, vieni qua!” gridò quasi arrabbiata. Mi alzai svogliata dal divano e mi avviai, trascinando le infradito rumorosamente, verso la porta.
“Maya, guarda chi si è appena trasferito qui!” intanto agitava una mano vicino al viso per farsi aria. Aprii di più la porta, che era socchiusa, per vedere chi ci fosse di così meraviglioso e mi si presentò davanti niente di meno che Jaden Smith, Jaden Smith, Jaden Smith. Avrei dovuto intuirlo dal tono così eccitato di Emma. D’altronde vivevamo a Los Angeles, ed era possibile che qualche attore, attrice o cantante si trasferisse vicino a me, soprattutto ora che avevano costruito una casa a tre piani proprio dall’altra parte della strada. Io rimasi lì a guardarlo, senza dire niente. Non sapevo se scusarmi perché Emma aveva fatto una scenata, se sbuffare perché non mi andava assolutamente di avere come vicino un attore famoso montato come lui, o se andarmene perché stavano per dare Dario di una nerd superstar in TV. Alla fine optai per presentarmi con poco entusiasmo.
“Ciao, io sono Maya” dissi alzando la mano.
“Io sono Jaden” disse facendo lo stesso e tenendo l’altra mano in una tasca dei suoi jeans aderenti.
“Oh lo sappiamo chi sei!” disse emozionata Emma.
“Lei è Emma” dissi io ridendo.
“O qualsiasi altro nome ti piaccia” disse sempre lei appoggiandosi allo stipite della porta.
“Jaden!” una voce forte chiamò il ragazzo dalla strada. Poco dopo apparvero davanti a noi Will e Willow Smith.
“Ciao ragazze, io sono Will” disse il padre.
“E io Willow” aggiunse la ragazza con un cenno del capo.
“Noi siamo Maya e Emma” dissi presentando anche lei, che era troppo scombussolata per poter aprir bocca e non dire cavolate. Davanti a lei c’era il ragazzo per cui aveva una cotta da “Karate Kid” solo perché quando era piccola non aveva mai visto “La ricerca della felicità”.
Suonò il telefono di casa e corsi verso la cornetta per rispondere. “Maya?” la voce profonda di mio fratello venne coperta dal suono di un clacson.
“Ehi Logan!”
“Senti, porto Megan e Travis a giocare a paintball, ok?”. Non potevo crederci: mio fratello che si occupava dei gemelli?
“Uhm ok. A che ora tornate?”
“Verso cena, vogliono provare la merenda del McDonald’s e poi li portavo un po’ in spiaggia”
“Che bello, una giornata libera!” dissi notevolmente sorpresa.
“Già sorellina, te la meriti”
“Va bene, ci vediamo stasera”.
Tornai alla porta giusto in tempo per sentire Emma che invitava gli Smith ad entrare.
“In realtà io e Willow stavamo andando in studio. Deve preparare un paio di demo” disse Will sinceramente dispiaciuto (il ché mi sorprese).
“E tu Jaden?” chiese speranzosa Emma.
“Uhm, io resterei. Sempre che alla padrona di casa stia bene” disse guardandomi e sorridendo. Io stavo pensando che Emma doveva avergli raccontato che ero io che vivevo lì e che lei stava lì solo per l’estate, e nello stesso tempo stavo anche realizzando che ero davanti a una delle famiglie più famose d’America (e non solo) in pantaloncini da calcio, infradito e maglia da basket di mio fratello, a cui andava aggiunto uno chignon spettinato.
“Entra pure” dissi infine. Salutammo suo padre e sua sorella e gli facemmo fare un giro della casa. Mentre passammo davanti a camera mia dissi: “Magari io mi sistemo un po’. Emma offrigli qualcosa, e non dire troppe cazzate” dissi chiudendo la porta che aveva inciso: “Se vuoi la colazione a letto, dormi in cucina”. Mi infilai un paio di shorts e una maglietta bianca, mi sciolsi i lunghi capelli color miele e mi sistemai un cerchietto elastico sottile e nero che li gonfiava un po’ sul davanti. Mi rinfilai le infradito di prima, era comunque casa mia, no?, e poi scesi le scale.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Quanto dura un -per sempre-? ***


“Cosa vi va di fare?” chiesi una volta arrivata davanti a loro che erano seduti in cucina. 
“Non devi aspettare i tuoi fratelli?” disse Emma.
“Hai dei fratelli?” chiese subito dopo Jaden.
“Purtroppo sì” ammisi “Due gemelli minori maschio e femmina e un fratello maggiore” dissi prima rivolta a Jaden “Che oggi si è gentilmente offerto di accompagnarli a giocare a paintball, a mangiare da McDonald’s e poi in spiaggia” conclusi poi rivolta a Emma.
“La spiaggia! Andiamo al mare?” chiese lei.
“Per me va bene” dissi.
“Anche per me, vado a prendere il costume a casa. Passo da qui tra dieci minuti?” 
“Perfetto” disse Emma che evidentemente parlando con lui si era calmata.
Così salimmo entrambe le scale per metterci il costume. Io ne misi uno di Hollister con i gabbiani, bianco e blu. Tenni gli stessi pantaloncini e sopra misi una canotta. Afferrai una borsa con l’asciugamano proprio mentre Jaden suonò alla porta e scesi le scale in sincronia con Emma. 
Camminammo in riga lungo il marciapiede affiancato da una serie di palme, io al centro, a destra Emma e a sinistra Jaden. Arrivammo poi in spiaggia e sistemammo i teli sulla sabbia bollente. Emma si tolse subito i vestiti e io la seguii poco dopo. Mi tolsi i pantaloncini ancheggiando e poi mi sfilai la canotta afferrandola all’estremità. Poi frugai nella borsa e tirai fuori un cappellino dei Lakers di mio fratello e me lo infilai in testa. 
“Tuo fratello deve essere uno fico” disse Jaden. 
“Come sai che è di mio fratello?” gli chiesi seduta a gambe incrociate sulla mia salvietta. 
“Non credo che una ragazza vada nel negozio dei Lakers a comprarsi una canotta e un cappellino” disse con l’aria da furbo.
“Touchè” gli dissi muovendo l’indice della mano. 
Andammo a fare il bagno e stemmo dentro per due ore. Scoprii che Jaden non era come mi aspettavo, non era così male per lo meno. Non era un pallone gonfiato che aveva in testa solo quello che un attore sedicenne famoso in tutto il mondo poteva avere. Aveva delle ambizioni, dei programmi, che andavano oltre a ciò che aveva già raggiunto. Aveva delle domande a cui voleva trovare delle risposte e non erano domande del tipo “Esiste la vita dopo la morte?” oppure “Dio c’è?” che avevo da sempre trovato quesiti più che stupidi. Ci disse che aveva tante domande e che quella che gli premeva di più era: “Quanto dura un –per sempre-?”. Era una gran domanda, che andava al di là di tutte le domande che mi erano sempre passate per la testa in quindici anni, era una domanda vera, una domanda da libri per quattordicenni che ti lasciano con la curiosità per tutta la vita, una domanda che poteva avere trecento risposte diverse, ma che quella di Jaden ce l’aveva una sola persona, e non era lui. L’unica persona che poteva avere la risposta alla sua domanda era il -per sempre- di Jaden, l’unica con cui lui poteva trovare un periodo di durata a un vero -per sempre-.
Tornammo a casa verso le sette, e purtroppo i miei fratelli erano già tornati. Quando videro me e Emma con Jaden Smith il primo commento che fecero (opera di Travis) fu: “Ehi Logan, è quello che Emma ci fa sempre vedere in tv!”. Io per tutta risposta misi una mano sulla fronte rumorosamente. Dopo poco arrivò Logan dalla cucina, con in braccio Megan tutta piena di sabbia. “Jaden Smith?” disse lui stupito. 
“È quello famoso” sussurrò Megan rivolgendosi a mio fratello.
“Sì, mi sono appena trasferito qui di fronte” disse lui ridendo.
“Che figata, gli Smith di fronte a casa nostra” disse Logan.
Io, imbarazzata, dissi a Jaden: “Jaden, loro sono Logan, mio fratello maggiore, Travis e Megan, i gemelli minori”. 
“Ciao Logan!” disse Emma.
“Ciao Emma” rispose lui più interessato del solito.
“Emma, perché non salutiamo Jaden fuori?” le dissi facendo cenno con la testa verso la porta.
“Certo” disse lei.
“Beh ragazze, è stato un piacere” disse lui.
“A chi lo dici!”. Non so come, ma anche morendogli dietro, Emma riusciva a essere sexy.
“Mi farebbe piacere invitarvi a cena domani, ci state?”
“Uhm, d’accordo” mormorai guardando il ragazzo.
“Ok, allora alle otto da me!” 
“Ci saremo” intervenne Emma.
“Buonanotte Emma, buonanotte Maya”. Poi se ne andò.
Una volta salita in camera con un cappuccino di Starbucks che mi aveva portato mio fratello, chiusi la porta e mi stesi supina sul letto, iniziando a pensare alla domanda di Jaden, che mi aveva tormentata fino a quando se ne era andato. Credevo di aver già iniziato a trovare la risposta, perlomeno un indizio, perché sapevo chi ce l’aveva: il suo -per sempre-. Anche se la parte più importante del risultato era ancora da calcolare, considerato che bisognava trovare questo suo -per sempre-. Mi chiedevo anche se non fosse il caso di darmi da fare per trovare la mia durata di –per sempre-, ma mi sarei sentita una ladra. Era la sua domanda della vita, non la mia. Il ché mi portava a pensare che avrei dovuto trovare la mia domanda. Ma mi intrigava così tanto la sua che volevo trovargli la risposta. “Ma così sarei io il suo per sempre” dissi tra me e me.
“Parli da sola?” disse Megan entrando in camera. 
“Ciao Megan.” dissi mettendomi seduta “Ti sei divertita oggi?”
“Molto, ho anche conosciuto un ragazzo” mi disse sedendosi sull’angolo del letto.
“Un ragazzo?” deglutii faticosamente un sorso di cappuccino, insomma aveva sette anni!
“Sì, è il fratello di un’amica di Logan” spiegò come se fosse una cosa normale.
“Oh, e ti piace?”
“Sì, tantissimo. E io piaccio a lui, dice che vuole essere mio amico per sempre!”. 
“Uh, amico!” pensai. “Meno male” continuai.  “Aspetta, per sempre?” le feci eco a voce alta.
“Sì, per sempre” annuì.
“Megan, che cosa vuol dire –per sempre- secondo te?” 
“Non lo so, è sbagliato?”
“No, assolutamente!” dissi tranquillizzandola “Voglio solo conoscere la tua opinione”.
“Oh beh, in questo caso non lo so, ma sembra bello”. Aveva ragione. Di sicuro condividere un –per sempre- con qualcuno doveva essere proprio bello. “Va beh, buona notte Maya” disse come ogni sera. Dall’anno prima veniva sempre in camera mia prima di andare a letto. La salutai e andai a letto cercando prima su internet “Per sempre”, anche se vennero fuori solo titoli di film, libri o canzoni.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Cena dagli Smith ***


La mattina dopo scesi dalle scale e trovai mio fratello che preparava la colazione e Emma che metteva a tavola le posate.
“Che sta succedendo?” dissi.
“Vuoi la verità?” rise Emma guardando Logan.
“Ehm si” dissi io con le braccia incrociate.
“Ok. Mamma e papà mi hanno pagato perché mi occupassi per tutta l’estate dei gemelli. L’hai sempre fatto tu e credevano fosse arrivato il mio turno” spiegò mio fratello.
“Oh, finalmente!” mi accasciai su uno sgabello rilassata.
Travis mi guardò male: “Ci odi?”
“No, no Trav! È che siete... impegnativi, ecco”. Lui guardò Emma e Logan per vedere se pensavano lo stesso e, quando loro annuirono, fece una faccia compiaciuta.
“È il nostro compito!” rise mia sorella. Che mostri!
“Va beh, noi andiamo. Oggi è la giornata del Lunapark!” disse poco entusiasmato Logan. Prese per mano i gemelli e urlò uscendo dalla porta che sarebbero tornati dopo cena, che sogno!
“Allora, non è così male Jaden, vero?” Emma nel frattempo girò i pancake.
“No, meglio di quanto mi aspettassi!”
“Ma dai! È un ragazzo d’oro!”
“Sembra intelligente,” addentai un pancake stracolmo di Nutella “mi è piaciuta un sacco la sa domanda ieri”
“Sì, non tutti gli attori sono presuntuosi o montati come credi tu”
“Già. E con mio fratello come va?” le chiesi.
“Alla grande stamattina mi ha sorriso” rispose emozionata.
“Wow facciamo progressi! Beh, per quanto ne so, ha lasciato quell’idiota di Rachel”
“Oddio! Non è più fidanzato. Emma all’attacco!” disse ridendo. Finimmo i pancake e andammo in camera per vestirci, ma prima di poter salire le scale, suonò il campanello.
Andai alla porta in pigiama e mi ritrovai davanti Jaden, Mateo e Moises con lo skateboard in mano. “Mateo, Moises, lei è Maya e quella sulle scale è Emma”.
“Piacere ragazze” dissero in coro i fratelli.
“Vi va di venire alla pista?” dissero alzando gli skate.
“Certo, ma non siamo il massimo sullo skate” dissi con il viso appoggiato allo stipite.
“Tranquille vi possiamo sempre insegnare!” disse Moises.
“Ok, entrate pure mentre ci vestiamo” dissi indicandogli il salotto. Loro entrarono e appoggiarono gli skate e si sedettero. Io non feci in tempo a chiedergli se volevano qualcosa, che Emma corse giù dalle scale e mi portò di sopra.
“Torniamo subito!” dissi mentre mi trascinava ridicolmente su per le scale. Entrammo in camera mia e lei chiuse la porta.
“Disastro! Come mi devo vestire per andare sullo skate? Che poi neanche ci so andare! E poi stasera? Oggi pomeriggio dobbiamo andare a fare shopping!” disse.
“Ok, calmati. Ti metti un paio di shorts e una maglietta larga. Ti insegnano loro ad andarci e per stasera faremo shopping oggi, va bene?” la calmai. “Ora vestiti”
Mi vestii esattamente come le avevo detto, con i pantaloncini di jeans e una maximaglia nera, e mi misi un paio di Vans leopardate.
“Pronte” dissi dopo che scendemmo. Uscimmo di casa e andammo sullo skate fino alla pista, con Emma che schivava goffamente i vecchi che andavano a fare la spesa di prima mattina.
Mateo e Moises erano intenti a insegnare a Emma come muoversi un po’ meglio. Io invece andavo avanti e indietro con Jaden che mi stava di fianco.
“Facciamo un paio di rampe?” chiese lui.
“Vorrei, ma non sono capace. So solo andarci in giro”
“E che problema c’è? Ti insegno!”
“Ok” dissi un po’ titubante. Lui iniziò a seguirmi camminando e tenendomi per la vita. Disse di non avere paura e di lasciarmi andare. Feci una rampa non proprio perfetta, ma rimasi in piedi, e già era tanto. In realtà fu lui che mi tenne in piedi evitando che io cadessi, arrivando quasi ad abbracciarlo scendendo dallo skateboard.
“Wow, tutto ok?” mi chiese lasciandomi.
“Sì, per quanto sia stato un disastro è divertente” risi.
“Di sicuro sei meglio di Emma” rise e fece un cenno verso di lei con la testa. Era china sulla tavola, con Mateo e Moises che le tenevano le mani.
“Sì, lo skateboard non è proprio il suo forte. Cioè, non che sia il mio”.
“Per stasera tutto confermato?” chiese.
“Uhm sì. Ma come mai ci hai invitate? Nel senso, noi siamo due normalissime ragazze, e tu sei... tu”. Lui rise. In effetti avrei voluto trovare un aggettivo più significativo. Ci sedemmo su una rampa.
“Sono il vostro nuovo vicino, in TV i nuovi vicini invitano sempre quelli di fronte a loro. Non dovevo? Insomma so che tu non ami i tipi come me, ma non sono così male, vero?”
“Molto meglio di quanto pensassi” e risi mentre gli sistemavo il cappellino da baseball.
“Lo so, non si può resistere a questo” si indicò.
“Oh, questo non dovevi dirlo!” risi.
“Ehm, lo sapevo. L’ho fatto apposta!”
“Certo” annuii ironica.
“Che fate di bello?” Mateo si avvicinò seguito dal fratello e Emma.
“Stiamo per andare a mangiare” disse Jaden.
“Noi dobbiamo andare a fare shopping” disse Emma rivolta a me.
“Sì, ma dobbiamo mangiare qualcosa prima” risi.
“Ok, ok andiamo a mangiare”. Andammo a mangiare in una pizzeria italiana. Era tutto buonissimo ma Emma mi trascinò via appena finito di mangiare e passammo metà del pomeriggio al centro commerciale solo perché l’altra metà dovevamo passarla a prepararci. Lei prese una tuta unica a pantaloncini corti e senza spalline, che mise con delle paperine. Io misi degli shorts bianchi decorati in nero e un top nero, come i Doctor Martens che misi sotto. Uscimmo dalle camere contemporaneamente. E scendemmo le scale lentamente. Attraversammo la strada ci ritrovammo a suonare alle otto e cinque al campanello degli Smith.
“Siamo in ritardo di cinque minuti” continuava a dire Emma.
“Vuoi stare tranquilla?” le dicevo in risposta. E andammo avanti finché Jada non arrivò ad aprire e noi ci mettemmo composte di fronte alla porta come se non fosse successo niente.
“Che belle ragazze! È un piacere conoscervi, Maya e Emma, giusto?” disse indicandoci.
“Esatto, e lei è Jada” disse Emma.
“Oh no, vi prego, datemi pure del tu. Venite la tavola è pronta”. La loro casa era enorme. Enorme e bellissima. Divani e poltrone in pelle, con maxischermo cinematografico a chissà quanti pollici. Cucina arredata in legno pregiato e il pavimento in marmo. Poi aveva un vago profumo di vaniglia, il ché la rendeva ancora più sofisticata. Dopo cena Willow invitò Emma in camera sua e Jaden fece lo stesso con me, il ché mi sorprese. A) perché Willow e Emma si erano parlate si e no una volta, ed era la volta che ci eravamo presentate e b) perché non c’era motivo di dividersi in coppie.
“I tuoi genitori sono deliziosi” dissi una volta che chiuse la porta della stanza.
“Già, lo dicono in tanti” disse sedendosi sul letto.
“Sai, ieri sera ho pensato alla tua domanda”
“Ah si? E che cosa hai scoperto?” disse interessato.
“Io credo che l’unica persona che può trovare risposta alla tua domanda sia la persona con cui passerai il tuo -per sempre-”
“Fico, mi piace come cosa. Ora devo solo trovare il mio -per sempre-”.
“Questa è la parte difficile.” dissi io “Non c’è nessuna ragazza che ti interessa?”
“E se fossi gay?” replicò fissandomi divertito.
“Ti chiederei se ci fosse un ragazzo che ti interessa. Ma non lo faccio perché so che uno come te non è e non può essere gay”
“Mi conosci bene per esserci incontrati ieri”
“No, io ti conosco da prima, da molto prima. Non sai quante mattine, quanti pomeriggi o serate ho passato con Emma a guardare le tue interviste online, o a molestare il tuo profilo”
“Devi capirla, non hai mai avuto una cotta per una celebrità?”
“L’attore che faceva Peter Pan” dissi cercando di ricordare.
“Poi non puoi biasimarla? Era più che calcolabile che si innamorasse di me” alzò le sopracciglia e mi fissò passandosi la mano tra i capelli.
“Oh, ma vuoi piantarla?!” dissi colpendogli la spalla con un pugno.
“Ok, ok scusa. Dicevamo? Già, se c’è qualcuna che mi interessa...” tornò serio. Io lo guardai annuendo e sedendomi di fianco a lui dopo essermi tolta le scarpe.
“Beh in effetti c’è una ragazza. Non la conosco molto, ma è davvero fantastica! Sembra così... è davvero giusta”
“Giusta giusta o giusta per te?”
“Credo entrambe le cose” disse. Poco dopo bussarono alla porta: “Si può?” la voce di Willow attraverso il muro di legno.
“Vieni, vieni” disse Jaden.
“È ora di andare a nanna” mi disse Emma mentre mi prendeva la mano. Presi le scarpe ma non le misi.
“Grazie mille per stasera. Appena riusciremo a trovare un modo facile di cucinare un piatto raffinato vi inviteremo anche noi, giusto Maya?” disse Emma.
“Assolutamente” annuii. Ci congedammo e arrivammo in cima alle scale, ma prima di scendere sentimmo Will parlare con Jada.
“Sono davvero delle brave ragazze” diceva la madre.
“Sì, soprattutto quella di cui ci parla tanto Jaden.” continuava Will “Dici che ne parla tanto solo perché la considera una vera amica come dice lui, o...”
“Will, è di nostro figlio che stai parlando. È ovvio che c’è sotto qualcosa”. Ok, volevo rimanere lì ad ascoltare all’infinito, ma ci avrebbero visto. Così strattonai Emma giù per le scale.
“Grazie della bellissima serata, signori Smith, ma per noi è ora di andare a letto” disse Emma. Io annuivo dietro di lei, ancora scombussolata per la conversazione che avevo ascoltato per sbaglio. E mi piaceva il fatto che, quando ero troppo scossa per qualcosa, Emma parlasse al mio posto. Ci congedammo e andammo a letto quando tutti in casa mia avevano già spento le luci. Ci rinchiudemmo nelle nostre stanze e passò un’ora prima che presi sonno, continuavo a pensare a quello che si erano detti Jada e Will. Perché mi interessava? Jaden era simpatico, senza dubbio carino, ma non mi era mai interessato.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Cinema e troppe coccole ***


La mattina seguente fu il telefono a svegliarmi: “Ciao amore”
“Ciao papi” dissi addormentata.
“Ti ho svegliato?”
“Sì, ma fa lo stesso. Tra poco sarebbe venuta Emma”
“Mi ha detto Logan che abbiamo dei nuovi vicini”
“Bene e cosa ne pensi?” mi alzai dal letto.
“Dico che è fantastico! Sai cosa vuol dire avere come vicini di casa gli Smith?! Avete già fatto amicizia con i loro figli?”
“Ehm sì, Jaden è venuto a presentarsi subito e spesso io e Emma vediamo lui e i suoi amici”
“Fantastico! Tesoro, ora vado perché è arrivato un cliente. Ti voglio bene”
“Anch’io papi, ciao”
Mi vestii al volo e scesi le scale.
“Buon giorno dormigliona!”. In cucina mi trovai Mateo, Jaden e Emma intenti a bere latte e cookies.
“Dove sono i miei fratelli?” dissi.
“Logan li ha portati a San Francisco per il weekend”.
“Meraviglioso! Casa libera per tre giorni!” dissi sedendomi vicino a Mateo “Cosa si fa oggi?”
“Cinema?” chiese Moises sbucando dalla dispensa con un pacchetto di cereali in mano. In effetti per essere in California e per essere estate c’era abbastanza nuvoloso. E andammo al cinema. Io e Emma ci occupammo di fare la fila per i biglietti, mentre i ragazzi andarono al bar a prendere da mangiare come se non lo facessero da una settimana. Inutile dire che orde di fan si catapultarono su tutti e tre. Optammo per un horror che si chiamava “Le origini del Male”. Guardavo sempre gli horror a casa e non mi davano troppo fastidio, ma al cinema era tutt’un’altra cosa. Io ero seduta vicino a Mateo e Jaden, vicino a Mateo c’era Emma e vicino a Jaden Moises. Senza accorgermene, quando spuntò fuori l’immagine fissa dell’intervallo con bibita e popcorn, mi ritrovai aggrappata a Jaden, con la testa appoggiata alla sua spalla, che girava intorno al mio collo, e la sua testa appoggiata sui miei capelli.
“Ehm, scusa. Non... non me ne ero accorta” dissi imbarazzata alzando la testa.
“Ehi, va bene così. Poi inizio ad avere freddo per l’aria condizionata, e tu mi fai caldo” mi rimise con la mano la testa di nuovo sulla sua spalla.
“Uh, ok!” dissi troppo entusiasta. Il film ricominciò e mi fece più impressione di quello che credevo. Era la storia di una ragazza, unica bambina sopravvissuta a un incendio innescato da lei stessa anni prima, diventata psicopatica. Un gruppo di ricercatori, guidati da un professore di Oxford, decide di farle delle analisi, per poterla liberare da questo spirito maligno che la possiede, ma alla fine muoiono tutti bruciati. Usciti dal cinema vidi Emma e Mateo per mano: “Ragazzi, vi dispiace se ci facciamo un giro noi due soli?” disse Mateo.
“No, andate pure” Jaden ammiccò. Voleva dire che Emma non gli interessava e che ero io la ragazza... no ma chi prendevo in giro? Magari parlavano di altre ragazze, o magari gli piacevo solo come amica. Comunque fosse, lui non mi piaceva.
“Vado anche io. Devo vedere un paio di amici che tornano per due settimane dall’Italia” disse Moises andandosene.
“Beh, allora a dopo” dissero Emma e Mateo mentre si allontanavano. Io e Jaden rimanemmo lì a guardarci, davanti al cinema.
“Tu non devi rimanere con me per forza” dissi.
“Io dico che andiamo a casa tua che non c’è nessuno, per stare tranquilli” specificò Jaden. Io annuii sorridendo e ci incamminammo verso la nostra via. Entrammo e ci togliemmo le scarpe.
“Andiamo su?” salii le scale e lui mi seguì.
“Quindi Mateo e Emma...” incominciai a dire.
“A quanto pare” rise.
“Ma sono agli antipodi! Insomma, conosco Emma da una vita e ti è sempre morta dietro”
“Meglio così, lei è ok. Ma io... non è il mio tipo ecco”
“E com’è la tua ragazza tipo?”
“Minuta e non troppo alta, zigomi alti, bionda e con gli occhi verdi”. Ero io. No, no, no. Ognuno di noi ha almeno sette sosia nel mondo e chissà quante ragazze così esistono. Non ero io. “E qual è il tuo ragazzo tipo?”. Vaga, dovevo essere vaga.
“Non troppo alto, moro, occhi scuri, muscoloso”. Era lui. Dio, non avevo detto di essere vaga? “Ehm, ok. Ti va un po’ di TV?” chiesi subito dopo. Lui annuì, scendemmo le scale e ci spaparanzammo sul divano. Guardammo una puntata di NCIS Los Angeles e Hell’s Kitchen, poi arrivarono Mateo e Emma.
“Ciao ragazzi, come va?” entrarono.
“Alla grande.” disse Jaden togliendo il suo braccio dalla mia spalla “Voi?”
“Benissimo” si guardarono negli occhi sorridenti. I due ragazzi se andarono dopo poco, così andai in camera mia con Emma.
“Quindi... state insieme?” chiesi emozionata per lei.
“Sì!!!” ci buttammo sul letto e iniziammo a saltarci sopra.
“E tu e Jaden?” incalzò una volta sedute.
“Io e Jaden? Perché, perché me lo chiedi? Io... tra noi due non c’è... siamo solo amici” dissi dopo essermi finalmente sciolta la lingua.
“Ah-ah” disse lei ironica.
“No, no dico davvero. Jaden è solo un amico”
“Ah, per carità lo dici solo perché ti scoccia esserti innamorata di lui dopo avermi ripetuto per anni che una cotta per un attore non poteva avere un vero e proprio fine, non è così?”
“Non è assolutamente così! Lui... non è il mio tipo”
“E ti sembra che Mateo sia il mio?”
“No ma...”
“Allora dagli una chance. Si vede che ti muore dietro”
“Cristo, Emma! Ti sembra che suoni? Jaden Smith, pluripremiato sedicenne californiano, protagonista insieme al padre Will Smith di After Earth e La ricerca della felicità, debuttato con Jackie Chan in The Karate Kid, si innamora di Maya Jones, quindicenne californiana conosciuta dai suoi compagni di scuola, conoscenti dei suoi fratelli e compagni di karate e famiglia. Certo, mi sembra ovvio!”
“Maya, tutto può succedere. Io se fossi famosa non andrei di certo a mettermi con un altro famoso”
“Ok, cercherò di essere meno diffidente e di vedere la cosa sotto un’altra luce. D’accordo?”
“Bene, ora mangiamo!”
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Il bacio ***


La mattina seguente scesi di sotto a prendere la posta, come ogni domenica. Mamma, papà, Logan, papà, papà, mamma. Niente di nuovo, a parte un tempo orribile per Los Angeles.
“Cosa facciamo con questo tempo?” lanciai sconsolata la buste sul tavolo.
“Chiamo Teo” disse Emma. Lo chiamò e optammo per un giro al centro commerciale io, lei, Teo e Jaden. Loro, dopo mezz’ora di giri per negozi decisero di mollarci lì e andare per conto loro così noi, che di rimanere lì ancora non avevamo proprio voglia, uscimmo dall’enorme palazzo e camminammo un po’.
“Hai presente il mio –per sempre-?” disse Jaden dopo un po’.
“All’incirca” annuii io senza guardarlo.
“Ecco, se io penso di aver capito chi è, ma non so se sono giusto per lei?”
“Come sai che è quella giusta?”
“Perché quando sono con lei è diverso. Con lei è una favola” disse. Nel frattempo iniziò a piovere.
“E perché credi di non andar bene?”
“Perché lei passa da essere dolce e interessata a scontrosa e menefreghista, e questa cosa mi fa impazzire. In tutti i sensi”
“Credo che dovresti essere diretto con lei” dissi. Lui tentennò un attimo.
“E dici che non si arrabbierà?”
“No, almeno non penso”
“Ok, allora sarò diretto” disse. Subito dopo mi sbatté contro il muro, con la pioggia che picchiava sempre più rumorosamente e velocemente. Non ebbi il tempo di chiedergli cosa stesse facendo che lui mi baciò. Con il braccio destro teso contro il muro, e la mano sinistra che mi accarezzava scendendo dalla spalla verso la mano, che poi mi strinse. “Tu sei il mio –per sempre-” disse dopo che le nostre labbra si staccarono.
Io mi scostai contrariata quanto attratta da lui e scossi la testa. Jaden era simpatico, gentile, disponibile, senza dubbio molto sexy, ma non volevo essere la sua ragazza. Non volevo che pensasse a me in quel modo. Non potei spiegarglielo perché un’orda di paparazzi saltò fuori da ogni angolo della strada. Dio, ci avevano fotografati? Io scappai a casa con lui che mi trascinava per strada correndo, nonostante io, dopo il bacio, abbia scosso la testa come per dire “No”. Arrivammo in cinque minuti davanti alla porta di casa mia e restammo fermi per un po’ sulla soglia a guardarci, lui sembrava in attesa di una risposta e io stavo cercando di mettere insieme le parole giuste per spiegargli. “Jay, tu sei gentile, carino, disponibile, simpatico e molto, molto sexy” iniziai quando lui sembrava aver perso le speranze di una spiegazione “ma io non voglio avere una relazione, scusami. Poi guarda cosa succederebbe: ci siamo baciati per sbaglio e ci hanno fotografati. Ora su tutti i giornali ci sarà il finimondo.”
“È la prima volta che mi chiami Jay” sottolineò stupidamente.
“Credo non sia questo il punto della conversazione, Jaden
“E poi non ci siamo baciati per sbaglio. Io volevo quel bacio da quando ti ho vista in pigiama davanti alla porta con Emma che stava per svenire. Io ti voglio Maya” si riprese alla grande. Lo volevo anche io, ma non volevo neanche soffrire, o diventare lo zimbello americano per un titolo sui giornali del tipo: “Maya Jones, diventata la ruota di scorta dopo che Jaden Smith è stato avvistato in un pub con chissà quale star più attraente di me”. Sapevo come andavano a finire storie del genere, e non volevo centrarci.
“Jaden ci sarebbero troppe complicazioni! Siamo troppo diversi”
“Se vuoi liberarti di me devi trovare un’altra scusa, e anche se la trovassi migliore nnon è così facile liberarsi del sottoscritto”
“Io non... non sono l’unica. Ci saranno altre ragazze, e scommetto che più della metà di loro si getterebbero ai tuoi piedi” cercai di consolarlo, anche se nessuno stava consolando me.
“Ma io non voglio delle fan sfegatate che vogliono mettersi con me perché credono che sia un fico della Madonna, anche se non hanno tutti i torti. Io voglio una ragazza difficile da conquistare e a cui non importa niente di me. Che crede che io sia un pallone gonfiato, ma che conoscendola riesco a convincerla che non sono poi tutto questo schifo. Una ragazza che mi fa i pancake alla mattina in pigiama e spettinata e che cerca su internet una risposta alla mia domanda della vita. Io voglio te, Maya Jones”. Restai a bocca aperta, incerta se replicare o abbracciarlo.
“Mi dispiace Jaden” dissi infine stringendomi nella felpa. Mi accorsi solo dopo che la guardai che era una sua felpa della MsftsRep.
“Ci riproverò” disse lui per niente scosso. Non sembrava essere deluso o triste, era troppo sicuro di sé per ammettersi di essere stato rifiutato e io iniziai a temere che avrei potuto dargliela vinta con il tempo.
“Sono così irresistibile?” chiesi alzando le sopracciglia.
“Più di quanto pensi” annuì.
“Ciao Jaden” dissi chiudendo la porta. Lui mise un piede tra il muro e il portone e lo aprì: “Ricorda, non è così facile liberarsi di me” poi lo chiuse. Sbattei con la schiena contro la porta e mi abbassai come sciogliendomi fino ad arrivare accovacciata al pavimento, stretta nella sua felpa bianca. Andai subito a letto, senza mangiare o aspettare che Emma tornasse dalla sua uscita con Teo perché non avevo voglia di raccontarle ciò che era successo, e né tantomeno di ascoltare di lei, del suo fantastico nuovo ragazzo e della loro uscita. Così mi addormentai in poco tempo, sempre con la sua felpa addosso, pensando all’anno scorso. Non potevo tradirla.
La mattina seguente mi alzai verso le otto, sentendo che Emma si rigirava nel letto dei miei genitori. Avrei dovuto raccogliere il coraggio per raccontarle tutto. Tutto, tutto. Era passato un anno ed era ora di svegliarsi un po’, anche perché in ogni caso non avrei potuto fare niente.
In cucina aprì lei la conversazione: “Ieri Jay ha mandato un messaggio a Teo dicendogli quello che era successo.” disse “Perché l’hai fatto?”
“Emma, io ho promesso l’anno scorso di non mettermi mai con una celebrità. Non posso farlo”
“E sentiamo, a chi l’avresti promesso?” chiese con aria spazientita e arrabbiata.
“A Taylor!” sbottai. Lei sgranò gli occhi.
“E quando? Non me l’hai mai detto...” iniziò con tono più dolce.
“Lei è venuta qui prima che si... hai capito. E mi ha fatto promettere di non mettermi mai e poi mai con una star. Non posso tradirla, ora che è successa tutta questa storia. Se lei fosse ancora qui sarebbe diverso... io...” un paio di lacrime mi scivolarono sulle guance. “Emma, mi manca così tanto” ammisi infine abbracciandola. Taylor era la migliore amica mia e di Emma. Un anno prima si era messa con un famosissimo attore canadese, conosciuto anche in America e altri stati. Loro erano perfetti l’uno per l’altra e avevano solo tre anni di differenza. Solo che un giorno in TV diedero un servizio su Michael, così si chiamava, visto in un pub con una modella alta, bionda, magra, perfetta insomma. I media non si posero nemmeno il problema se scrivere o meno l’articolo, perché la relazione che aveva con Taylor era segreta, ma anche se non lo fosse stata l’avrebbero fatto lo stesso. Lei da quel momento cadde in depressione, perché credeva davvero di aver trovato il ragazzo giusto. Poi lei aveva diciassette anni e lui le aveva promesso che per il suo diciottesimo compleanno le avrebbe chiesto di sposarlo. Iniziò a bere e a fumare, e non sigarette. Una sera poi venne a casa mia, per sfogarsi. Insultò quel bastardo snocciolando imprecazioni che non avevo sentito dire neanche a Logan quando perdeva le partite di football. Poi, prima di andarsene, mi fece promettere che non mi sarei mai messa con una persona famosa. Lei ci era rimasta così male perché dopo lo scoop si venne a sapere anche della loro relazione segreta e disse che era così doloroso, che non avrebbe mai voluto che capitasse a me. Io lo feci, lo promisi e poi non la sentii più fino al giorno dopo. In realtà il giorno dopo non è che la sentii, non era più possibile farlo. Ma mi chiamò sua madre Tiffany in lacrime, dicendo che Taylor non era tornata a casa per la notte e che la polizia aveva trovato il suo corpo senza vita sulla spiaggia. Si era suicidata annegandosi, ed era stata riportata a riva dalla corrente. Io l’adoravo, e sentivo così tanto la sua mancanza, soprattutto subito dopo l’accaduto, per questo andai ad un gruppo di supporto con Emma e altri nostri due amici storici fratelli, Lenny (gay fino al midollo) e Eddy, playboy della scuola, dove ci aiutarono a superare l’accaduto. Le nostre famiglie erano molto unite, ci vedevamo in gruppo tutte le settimane e mia sorella Megan stravedeva per lei. Da quando è morta ogni sera viene in camera mia, non so il perché, ma fa bene anche a me.
“Non sapevo che fosse venuta, mi dispiace. Ma se Jaden lo sapesse, ti aiuterebbe. Maya, guardami” mi tirò su il viso bagnato che guardava il parquet “Jaden non è come Michael, lo so per certo” sembrava davvero sincera, e io iniziavo a desiderare così tanto quel ragazzo che forse ci avrei pensato su.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** La promessa ***


Qualche giorno dopo scesi di sotto. Emma non era ancora sveglia e i miei fratelli non c’erano: avevano deciso di andare al lago per l’estate. Presi una bottiglietta di succo dal frigo e mi misi al computer a leggere le e-mail. Ce ne era una di mia madre: “Ciao tesoro, la Cina è bellissima! Tutto bene? Noi ci divertiamo un sacco e mangiamo benissimo. Papà mi ha detto che si sono trasferiti gli Smith davanti a noi, ed è fantastico! Appena torniamo li invitiamo a casa e preparo una bella cenetta, ok? Ti abbraccio forte”. Certo, una cena con gli Smith era l’ideale... suonò il campanello; una, due, tre volte. Emma apparve sul pianerottolo delle scale: “Perché non apri?” chiese mezza truccata e mezza no.
“Eri sveglia?”
“Beh, mi stavo preparando...” suonarono ancora “Apri quella maledetta porta!” urlò mentre tornava in bagno. Io andai anche se temevo che fosse Jaden. Guardai attraverso lo spioncino e fortunatamente era Teo.
“Ciao Teo” dissi sollevata.
“La mia seconda ragazza preferita che ha spezzato il cuore al mio migliore amico! Come te la passi?”
“Teo, non gli ho spezzato il cuore! Se sapeste tutta la storia mi capireste” gli chiusi la porta dietro.
“Allora racconta” si sedette in cucina. Io mi misi di fronte a lui spingendo verso di lui il succo che non avevo bevuto perché lo finisse. Gli raccontai tutta la storia e lui, proprio come la sua ragazza, disse che dovevo dirlo a Jaden perché almeno avrebbe saputo che era per una buona causa.
“Lo so, lo so” dissi stringendomi nelle spalle.
“Ciao amore! Eri tu alla porta?” Emma scesa di fretta dalle scale e si buttò addosso a Teo baciandolo.
“Si piccola, tutto a posto?”. Lei annuì serrando le labbra. Il campanello suonò di nuovo e questa volta non avevo scampo, era per forza Jaden. Andai ad aprire svogliata, dopo che Emma mi guardò preoccupata. Aprii senza neanche controllare chi fosse.
“Ciao bambola!!!” disse Eddy aprendo del tutto la porta con un calcio.
“Bambina, devi spiegarci un paio di cose” Lenny tirò fuori da dietro la schiena un giornale aperto alla pagina di una delle foto che avevano scattato i paparazzi quel giorno. Io sorrisi innocentemente. E Lenny si mise a parlare davanti alla porta: “Sai cosa darei io per un bacio di quel fico? Tutti i miei risparmi” disse.
“Ragazzi è per Taylor” dissi ridendo. All’ingresso arrivarono Emma e Mateo.
“Ciao ragazzi” disse Emma. Loro salutarono con la mano.
“Eddy, Lenny, lui è Mateo. Mateo, loro sono Lenny e Eddy”.
“Molto piacere di conoscerti” disse Lenny più gay che mai seguito da Eddy. Spiegai anche a loro la storia in cucina e anche loro mi dissero di dirlo a Jay. Io annuii e uscii di casa.
“E ora dove vai tesoro?” disse Lenny.
“A spiegarlo a Jay” sottolineai.
Attraversai di fretta la strada, beccandomi anche una suonata di una Porsche, senza tenermi per me un sonoro “Vaffanculo”. Dopodiché suonai il campanello degli Smith. Non vedevo Jaden da quel giorno, e forse non avrebbe voluto vedermi, ma a sentire il mondo dovevo parlargli.
Mi aprì Will: “Maya” disse tra l’imbarazzato, il contento e il dispiaciuto.
“Ciao Will,” dissi “c’è Jay?”. Will annuì e mi fece salire in camera sua. Io raccolsi il coraggio e bussai.
“Vieni pa’ ” disse lui. Io aprii lentamente la porta.
“In realtà non sono tuo padre” mi richiusi, sempre lentamente, la porta alle spalle. Lui era sdraiato sul letto.
“Ciao” disse con quella bellissima e maledetta voce.
“Ciao,” mi sdraiai di fianco a lui “devo spiegarti una cosa”. Spiegai per l’ennesima volta la storia di Taylor, e giurai a me stessa che sarebbe stata l’ultima, anche se sapevo di non potermelo permettere.
“Quindi mi hai detto di no solo per quello?” chiese con molto più entusiasmo del dovuto.
“Beh, tecnicamente non ti ho detto di no”
“Quindi mi stai dicendo di si?”
“Non sto facendo neanche questo” risi sempre sdraiata di fianco a lui, come se stessimo guardando le nuvole.
“Sei troppo adorabile”
“Cos’ho detto di così irresistibile?”
“Tutto” disse. Ci fu un po’ di silenzio, poi io decisi di andarmene e, sulla porta, Jaden mi fermò.
“E se io ti promettessi di non essere o diventare come Michael?”
“Non manterrei la mia promessa in ogni caso” cercai di essere il più visibilmente dispiaciuta possibile.
“Ma non è una forma di rispetto per i morti mantenere le promesse” insistette. Io lo guardai sorridendo e maledicendo me stessa per quello che stavo per fare. Mi buttai sopra di lui e lo baciai di nuovo. “Mi dovrò travestire per uscire con te?” chiesi rotolando di fianco a lui.
“No” rise lui.
“Dovrai farlo tu?”
“Di nuovo no” rise ancora.
“Bene!” esclamai alzandomi dal letto e tornando alla porta “E comunque ricorda che posso farti male, faccio karate” risi, lui mi salutò con la mano e poi tornai a casa.
Ritornai a casa sbattendo rumorosamente la porta, anche se trovai  i bei visetti dei miei amici nascosti dietro una delle colonne del salotto.
“Ehi” disse innocente Teo con la mano che si grattava la schiena.
“Quindiiii?” dissero in coro Eddy e Lenny.
“Quindiiii mi ha promesso di non diventare come Michael” sorrisi a trentadue denti.
“Oddio, oddio, quindi da ora posso chiamarti Maya Smith?” chiese emozionata Emma.
“Non esageriamo” risi. Si sentì il campanello.
“Vado io, vado io, vado io!” salterellò Emma fino alla porta.
“Ciao Emma” disse Jay.
“Oddio mio, oddio mio, Maya!”
Io da dietro, con le mani sui fianchi dissi: “Chissà come mai mi sembra di aver già visto questa scena”. 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** The last summer in LA ***


Le settimane seguenti furono piene di depressione. Non per le nostre storie d’amore: Emma e Teo diventavano ogni giorno più affiatati e io e Jaden eravamo ok. Sì, so che non è uno di quegli aggettivi che usano le ragazze follemente innamorate dei loro fidanzati, ma non ci servono quegli aggettivi. Non mi serve dire che la nostra storia è fantastica, epica, meravigliosa o una favola della Walt Disney per sapere che sono innamorata di lui. Io sapevo di essere innamorata di Jaden, e anche se non potevo averne la certezza, lui ogni giorno mi dimostrava il suo amore per me, ma non come quelle coppiette che si tengono la mano, che riempiono di baci in pubblico. No, noi ci tenevamo per mano, ci baciavamo, ci abbracciavamo, ma tra di noi. Non avevamo bisogno di far sapere al mondo che stavamo insieme. Ci bastava camminare spalla a spalla sul marciapiede, sederci accanto al cinema, di fronte a ristornate, darci un bacio alla sera prima di andare a letto e uno al mattino appena svegli. Ed era perfetto così. La depressione che stava colpendo tutti era causata dalla fine dell’estate. I miei genitori sarebbero tornati a casa, i miei fratelli avrebbero ricominciato a rompere, Emma sarebbe tornata dai suoi, e sarebbe ricominciata la scuola. Quanto di più odioso e stressante ci sia. Io ci tenevo ad avere una media alta e significava che passavo interi pomeriggi sui libri e di conseguenza questo avrebbe tolto del tempo a me e a Jay.
Due settimane prima dell’inizio delle scuole io e Emma eravamo a casa e stavamo aspettando che il fattorino portasse il cibo cinese quando suonò il telefono: “Maya?”
“Ciao mamma”
“Come stai tesoro?”
“Bene e voi? Quando tornate?”
“Ecco, è proprio di questo che volevo parlarti. Il capo marketing ci ha offerto un  lavoro stabile qui a Pechino. La paga è buona, ottima direi. E io e tuo padre ci troviamo davvero bene qui. Tutti sono molto ospitali e carini e gli affari...”
“Quindi non tornate?”
“Credo di no tesoro mio”. Il mondo mi stava crollando addosso. I miei erano una rottura, pretendevano troppo affetto quando avevo bisogno di stare sola e mi ignoravano quando avevo  bisogno d’affetto. Incolpavano sempre me dei disastri dei gemelli e punivano sempre me quando io e Logan litigavamo. Ma eravamo una famiglia. Avevo bisogno di una madre che mi insegnasse come camminare sui tacchi, come comportarmi con i ragazzi, come cucinare. Un padre che mi dicesse tutti i termini tecnici del football, che mi insegnasse a guidare, che mi aiutasse con i compiti. Non potevo stare senza di loro, ma a quanto pare era stato già tutto deciso.
“Io rimarrò con Logan e i gemelli?”
“No Maya”. No? Mi toglievano anche i miei fratelli???
“Cosa vorrebbe dire?”
“Logan, Megan e Travis rimarranno al lago. Logan ha trovato un’università da frequentare molto buona, Megan e Travis sono stati iscritti a una scuola validissima e la casa che hanno preso in affitto gli è stata venduta a un bassissimo prezzo”
“Quindi avevate già deciso di riorganizzare la vita di famiglia e avete pensato bene di informarmi una volta aver già sistemato tutto? Cosa farò? Vivrò da sola?”
“No, Maya. I genitori di Emma hanno ottenuto un contratto nella nostra azienda di Pechino e si trasferiranno per l’inizio delle scuole. Voi due vivrete insieme, non è quello che sognate da quando siete piccole?”
“Sì, ma a diciotto, diciannove anni. Quando saremo abbastanza mature da ricordarci tutto ciò che dobbiamo comprare al supermercato. Non ora che abbiamo bisogno di imparare da qualcuno come funziona il mondo”
“Mi dispiace Maya, ma è già stato tutto deciso. L’abbiamo fatto anche per il vostro bene” mentre il mio tono andava alzandosi, quello di mia madre era sempre più dispiaciuto.
“Credo che sia una delle scelte più ipocrite e egoiste che abbiate mai preso per me”. Riattaccai la cornetta, sicura che mi sarei presto pentita di non aver sfruttato la nostra telefonata mensile per dirle che le volevo bene, ma ero infuriata, dispiaciuta e a bocca aperta. Non potevo veramente crederci!
“Hai saputo?” chiese Emma sporgendosi dalle scale.
“Già, non posso crederci”
“Come sarebbe a dire? Vivremo insieme, come abbiamo sempre sognato! Sì, ci mancheranno i nostri genitori e dei consigli maturi, ma li sentiremo una volta al mese e potremo chiedere loro tutto quello che vogliamo. Saremo autonome e indipendenti. Devi vedere il bicchiere mezzo pieno e non mezzo vuoto!” scese in fretta gli scalini e mi abbracciò. Forse aveva ragione. Era un’opportunità per dimostrare di essere mature e in grado di vivere senza dipendere da nessuno.
“Hai ragione, sfruttiamo la cosa” annuii afferrando la maniglia della porta.
“Dove vai?”
“A dire a Jaden che potrà venire ogni volta che vorrà” sorrisi. Jaden però era già sul pianerottolo di casa con in mano un foglio.
“Maya!” mi afferrò la vita e mi sollevò facendomi girare, mi riappoggiò delicatamente a terra e salutò la mia migliore amica.
“Ehi, che succede?” lui mi mostrò il foglio che teneva in mano ed era un contratto cinematografico.
“Wow, ehm, che film farai?”
“Faremo, io e Teo siamo stati assunti insieme! Gireremo una trilogia a New York” sempre se possibile scientificamente, il mondo mi crollò addosso di nuovo.
“Cosa vorrebbe dire New York?” io e Emma parlammo in coro.
“Ragazze lo so è lontano, ma...”
“Lontano? Jaden è dall’altra parte del Paese e non ci pensate a noi?” Emma aveva iniziato ad attaccarlo, mentre io non potevo fare altro che fissare distrutta il vuoto.
“Vuoi lasciarmi finire? Ecco, Teo mi ha detto che voi due vivrete da sole perché i vostri genitori lavoreranno in Cina, e mio padre ha già fatto un paio di telefonate per cercarvi un appartamento a Manhattan”alzai di scatto la testa. Improvvisamente tutte e tre le nostre bocche si aprirono in bellissimi sorrisi, che finalmente portavano buone notizie.
 
Qualche giorno dopo io ed Emma ci eravamo già organizzate: ci eravamo inscritte in una scuola superiore vicino alla casa di Teo e Jay, che avrebbero vissuto insieme, avevamo preparato gli scatoloni per un eventuale trasloco e avevamo chiesto il permesso ai nostri genitori. Aspettavamo solo la risposta del venditore di immobili.
Dopo giorni di torturante attesa, Will finalmente ci disse che io ed Emma eravamo ufficialmente le posseditrici di un appartamento a New York. Il volo ci sarebbe stato due giorni dopo ed eravamo tutti pronti. Io, Emma, Jaden e Teo, pronti per cominciare una nuova vita nella Grande Mela. 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2752905