I'll watch over you.

di Elissa_Bane
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** About a story, an hello and a goodnight. ***
Capitolo 2: *** About a fall, a revelation and sleeping. ***
Capitolo 3: *** About a sacrifice and a clock. ***
Capitolo 4: *** About a rescue, a night and a sunrise. ***
Capitolo 5: *** About a decision and blood. ***
Capitolo 6: *** Memories. ***
Capitolo 7: *** Do you remember? ***
Capitolo 8: *** One night. Please, just one night. ***
Capitolo 9: *** Souls and bounds. ***
Capitolo 10: *** I'll give you the world. ***
Capitolo 11: *** Goodnight Cass, I love you. ***



Capitolo 1
*** About a story, an hello and a goodnight. ***


 

I'LL WATCH OVER YOU

CAPITOLO PRIMO

ABOUT A STORY, AN HELLO AND A GOODNIGHT

 

Per Dean e Gabriel. 
-Cass


-Ogni angelo ha un Guardiano, che lo aiuta e lo sostiene, che sente ogni cosa senta l’angelo per poter meglio provvedere ai suoi bisogni. È il suo angolo di Paradiso in terra.

-E ogni Guardiano ha un solo angelo?- chiese Castiel. La figura davanti a lui rise divertita.

-Oh no, anche se potrebbero.

-E perché non lo fanno?- Anna abbassò il capo.

-Perché quando abbandoniamo il nostro tramite è come se morissimo, e loro muoiono con noi.

 

-.-.-.-.-.-

 

Castiel vagava solo e smarrito nella nera foresta, che allungava i suoi rami a ghermirlo e le radici a farlo inciampare. Non sapeva né dov’era né cosa stesse facendo, quando vide la casa: piccolina, su due piani con i muri celesti e tanti fiori bianchi alle finestre.

Stava per bussare, ma la porta si aprì. Era una bambina di circa dieci anni, con lunghi capelli scuri raccolti in una treccia sulla spalla e la pelle chiara come la luce della luna. Gli occhi erano, in contrasto col pallore del viso, di uno scintillante color miele, carichi di saggezza. Sembravano molto più vecchi del corpo, quegli occhi.

-Ciao Castiel- mormorò con una voce che aveva già perso ogni traccia dell’infanzia, morbida e dolce, ma allo stesso tempo graffiante. Castiel sapeva il suo nome, sapeva chi fosse quella creaturina in camicia da notte bianca che gli offriva un fuoco caldo e un rassicurante abbraccio.

-Ciao Sibille- un sorriso si aprì sul volto della bambina, rendendogli per un istante lo sguardo giovane che avrebbe dovuto avere.

-E così mi hai trovata, angelo.

-Pare di sì. Questo ti rende la mia Guardiana, giusto?- Sibille rise e fu come se mille campanelle fossero state mosse insieme da un dolce vento.

-Finalmente!

 

-.-.-.-.-.-.-

 

Anni dopo, 24 Dicembre.

-Raccontami una storia- mormorò Castiel, dopo aver lanciato il trench da qualche parte ed essersi seduto sul pavimento contro la giovane. Erano come sempre davanti al caldo camino che scoppiettava.

Due volte l’anno si rivedevano, solo alla vigilia di Natale e al compleanno di Sibille. Solo due volte, perché Castiel, attratto dal suo Paradiso in terra, da qualcuno che precedeva ogni suo desiderio, non desiderasse fermarsi con la sua Guardiana e perché questa non volesse trattenerlo. Inutile. Si volevano bene, forse troppo, ma rispettavano comunque quelle regole ingiuste e avvilenti. Per Sibille addirittura devastanti, anche se Cas non lo sapeva. Come ogni Guardiano lei viveva per il suo angelo, e saperlo lontano le straziava il cuore. Nonostante questo, quando era il momento, lei lo attendeva sulla soglia della casetta azzurra, sorridente. Sorrideva solo in quei due giorni, solo per il suo angelo. Il suo unico angelo.

Perché Sibille era stata una dei pochi a scegliere di legare la sua vita a quella di un solo angelo, senza rimpianti. Aveva donato tutta se stessa a Castiel, lo aveva giurato. “Che io possa essere l’acqua per dissetarti, il cibo per sfamarti, il calore per riscaldarti e l’abbraccio per rincuorarti. Lego la mia vita alla tua: accada a me ciò che accada a te, provi io ciò che provi tu, sia il freddo del ghiaccio o il bruciore del fuoco, l’orgoglio in battaglia e il valore nel dovere. Io veglierò su di te.”

-Che storia vuoi?- chiese Sibille, scacciando quei tristi pensieri.

-Non lo so- rispose Castiel col viso sulla sua clavicola. La Guardiana lo stava abbracciando stretto a sé e l’angelo accettava con gratitudine l’amore incondizionato che lei gli donava, non rendendosi conto del dolore che le straziava il cuore. Il legame tra angelo e Guardiano non gli permetteva di sentirla come sentiva i suoi simili.

-D’accordo- disse quella che per l’angelo dalle ali nere era ormai più che una sorella –E’ una storia molto antica, che parla delle Custodi del Tempo- Castiel si accoccolò meglio, permettendosi un comportamento così diverso dal suo solito essere un guerriero che si concedeva solo con Sibille –Un giorno, nostro Padre creò il cielo, la terra, le stelle e l’universo intero, ma si rese conto, finita l’opera, che qualcosa mancava. Chiamò quindi tutti i suoi figli e lo chiese loro, ma nessuno ebbe il coraggio di parlare, tranne un angelo che rispose “Padre, la tua opera è grande e meravigliosa, ma gli uomini necessitano di qualcosa che li guidi e insegni loro il valore della vita e della morte.” Allora il Padre gli sorrise, Cas non storcere la bocca, è una storia, non deve essere per forza letterale. Dicevo, il Padre gli sorrise, disse che era giusto e stabilì che fosse compito di quell’angelo, Kronos. Gli diede due Guardiane, una chiara come l’alba e l’altra nera come la notte, la prima con la voce dell’usignolo e la seconda col tono potente del corvo, e le chiamò Janet e Sibille- Castiel le accarezzò lentamente una mano, come avrebbe fatto un fratello maggiore orgoglioso della sorellina –Ma le cose non andarono bene. Entrambe le Guardiane s’innamorarono di Kronos, e lui le amava di rimando.

-Come io e te- disse Cas, ma Sibille scosse il capo, facendosi scivolare sul viso i capelli scuri.

-Loro erano sempre insieme, avevano un legame molto più forte del nostro. Tu mi ami come un fratello, lui le amava più di ogni altra cosa al mondo- l’angelo sbuffò –Dai, fammi continuare. Era un amore impossibile. Le Guardiane giunsero a odiarsi, erano gelose l’una dell’altra e ogni pretesto era buono per un litigio. Sicché, un giorno, misero mano alle armi e morirono. Kronos era distrutto, ma un angelo gli rivelò che avrebbe potuto richiamarne dalla Morte una. Ma una soltanto. Kronos provò, ma le rivolle entrambe, e offrì in cambio il suo stesso corpo. La sua anima fu costretta ad andarsene dal suo tramite, ma le due ragazze non ritornarono completamente in vita: solo metà sia del corvo che dell’usignolo. Piansero insieme, riconoscendo la loro stupidità, ma Kronos se ne era ormai andato. Sopportarono insieme l’ira divina, sostenendosi a vicenda, e da quel momento furono unite, letteralmente: un corpo solo, un’anima sola, ma due cuori distinti, che battessero in maniera opposta. Non consentirono che il sacrificio del loro amato fosse stato invano e presero il suo posto, continuando a far battere il suo cuore. E si racconta che ancora oggi veglino il corpo del loro angelo, Tempo, e che lo faranno sino a che non troveranno un altro amore impossibile e così disperato da prendere il loro posto.

Castiel si mosse lentamente e Sibille, conoscendo un copione recitato tante volte, si alzò e camminò sicura sino alla sua camera, una stanza con le pareti color del sangue più scuro. Si sciolse la treccia e s’infilò nel letto, attendendo l’angelo, che non tardò. Amava vederla dormire, lo sapeva bene. Cas si sedette accanto a lei –Veglierò su di te- disse, pronunciando quelle parole uscite dalla bocca della ragazza tanti anni prima. Le spostò una ciocca di capelli dal volto e Sibille storse la bocca, già sentendo nel cuore un dolore sordo che ben conosceva.

-Buonanotte Cas, ti voglio bene.

-Buonanotte Sibille.

Al suo risveglio la ragazza trovò la casa vuota.

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Capitolo 2
*** About a fall, a revelation and sleeping. ***


 

I'LL WATCH OVER YOU

CAPITOLO SECONDO

ABOUT A FALL, A REVELATION AND SLEEPING
 

Per Dean e Gabriel, come sempre.
-Cass

 

-DEAN WINCHESTER, NON CI PENSARE NEMMENO!- urlò Castiel, ignorato dal ragazzo che continuò a correre con quella specie di serpente avviluppato addosso. Il loro ultimo caso, un caso dalle opache scaglie cerulee e zampe artigliate, senza parlare degli occhi d’ossidiana. Un Senzanima, un mostro che (nessuno lo direbbe mai) ti strappa l’anima per cibarsene. L’essere strinse le sue spire intorno al braccio di Dean affondandogli gli artigli nella carne, e il ragazzo saltò su una moto lasciata incautamente incustodita.

Doveva farlo, doveva buttarsi giù dalla scogliera e quel coso sarebbe morto. Insieme a lui.

Ogni metro lo portava più vicino al baratro, dove l’acqua e la morte lo avrebbero accolto.

Tre metri. Dean pensò a Sam, al suo fratellino che in quel momento dormiva in albergo.

Due metri. Castiel, quell’angelo che sembrava essergli legato in qualche modo, che lo guardava sempre con quei brillanti occhi celesti.

Un metro. I pensieri si fermarono.

 

Castiel guardò la moto correre veloce e proiettò i suoi pensieri “Sibille, è il momento. Sii pronta.” pensò, prima di lanciarsi all’inseguimento del ragazzo.

 

Il vuoto. In quel momento Dean vide un paio di occhi celesti nei suoi, un paio di occhi che sognava da tempo.

E poi fu solo buio.

 

*.*.*

 

Il giorno dopo

Stavano scappando.

Ma non dai demoni.

Dagli angeli.

Li inseguivano ormai da ore, senza che Dean ne capisse il motivo, quindi lui e Castiel erano scappati in una vecchia casa che usavano a volte i due fratelli come nascondiglio, mentre Sam andava in tutt’altra direzione per cercare Bobby e capirci qualcosa.

-Odio gli angeli. Senza offesa, Cass, ma sono un branco d’idioti. Insomma, da quanto tempo ti conoscono? 'Inseguiamolo, forza, tanto lui non è Castiel, quel maledetto angelo con cui combatto dall'alba dei tempi, no no'. Ma dai, seriamente?

Castiel lo guardò con quegli occhi celesti che sembravano sempre leggergli l’anima e non sorrise, non che Dean se lo aspettasse d’altronde.

Sicuramente, però, non si sarebbe aspettato nemmeno la frase successiva.

-Non stanno sbagliando Dean – rispose, infatti, l’angelo –Mi hanno riconosciuto e mi stanno cercando.

-Come scusa?- chiese il ragazzo inarcando un sopracciglio –Quei tizi là fuori con le spade starebbero cercando te?

-Esatto. Sono un Caduto, un errore da cancellare- disse tranquillamente Castiel, parlando della sua morte come avrebbe fatto di una nuvola in cielo. Dean gli si mise davanti, fissandolo con le iridi smeraldine.

-Tu, tu saresti un Caduto?- l’altro semplicemente annuì, e lui rise –Certo Cass, ed io sono nato con due teste.

L’angelo lo guardò senza mutare minimamente espressione. Allora il cacciatore lo fissò attentamente, notando per la prima volta le occhiaie scure.

-Sei stanco- constatò. Ma non era possibile. Castiel era un angelo e gli angeli non hanno né fame né sete, non provano dolore né stanchezza.

Le iridi verdi scavarono nei suoi occhi, ma vi trovarono solo una pura, limpida, disarmante sincerità.

-Cosa hai fatto?- chiese, cercando di nascondere l’ansia. Perché se Cass era caduto, gli angeli lo avrebbero trovato e lo avrebbero portato via da lui. E Dean questo non poteva accettarlo, a costo di andare con lui di nuovo all’Inferno.

Perché sì, il cacciatore provava qualcosa per l’angelo dalle ali nere, ma non lo avrebbe mai ammesso. Aveva semplicemente paura, lui che aveva affrontato fantasmi, mutaforma, demoni, aveva il terrore che il suo angelo, dopo averlo saputo, se ne andasse.

-Quale dannatissima regola hai infranto per cadere dalla tua nuvoletta?- continuò, mascherando la paura con la rabbia.

Castiel storse un po’ la bocca –Non ti piacerà.

Gli sorrise, divertito nonostante tutto –A meno che non ti sia scopato un demone posso sopravvivere…Aspetta, non ti sarai mica scopato un demone, vero?

L’angelo lo guardò con quella sua composta serietà che si sgretolava sotto gli occhi del ragazzo –No, Dean. Ho interferito con la Morte.

-L’hai già fatto prima- fu l’unico commento del cacciatore.

-E’ diverso. Prima ne avevo avuto il permesso.

-Bene. Allora, quale graziosa fanciulla ti è costata il posto in Paradiso?

Un sorriso dolce increspò le labbra di Castiel, che in un sussurro rispose –Tu.

A Dean andò di traverso l’aria che stava respirando e, tra i colpi di tosse, riuscì ad ansimare un poco intelligente –Cosa?

-Ieri- spiegò l’angelo –Quando ti sei lanciato giù dalla scogliera- Dean ricordò il caso e la decisione di uccidersi insieme a quella mostruosa creatura. Ma non ricordava alcuna caduta. Semplicemente due occhi azzurri e il buio. –Ti ho salvato. Ecco…io ho volato e ti ho afferrato e sono caduto- terminò d’un fiato Castiel, che prese un respiro profondo. –Non potevo perderti.

A Dean servirono un paio di secondi per realizzare la notizia. –Tu, tu sei caduto per me?- Castiel gli rivolse uno sguardo ben conosciuto dal ragazzo, perché era lo stesso che vedeva nello specchio ogni mattina: lo sguardo di chi ama sapendo che non può permettersi di sperare. Quello sguardo negli occhi del suo angelo fece scattare qualcosa nel petto di Dean, lasciando finalmente la vocina nella sua testa libera di urlare “Coraggio, bestia sexy, ti ama anche lui! Muovi il culo e bacialo!”

Ecco perché Castiel si ritrovò davanti un Dean che sorrideva, che gli si avvicinava in fretta, che gli sussurrava sulle labbra “Stupido”. Che lo baciava.

Dean lo stava baciando.

Dean.

-Questo…questo era- si ritrovò a balbettare il ragazzo contro le labbra dell’angelo, che sorrise.

-Un bacio, Dean.

Risero insieme e d’improvviso Dean rivide le occhiaie livide del compagno.

-Devi dormire almeno un po’ Cass.

Un’espressione imbarazzata comparve sul suo viso –Non…non so come si fa. Cioè, non ho mai dormito prima d’ora e…

-Basta che ti metta comodo e il sonno verrà da solo- lo interruppe Dean.

Castiel gli sorrise, gli occhi celesti che scintillavano –Insegnami tu.

- Non si può insegnare a dormire, Cass, è una cosa naturale. Si canta o si porta in macchina una persona per aiutarla ma non posso farti una lezione!- tentò di replicare, ma l’angelo lo fissò inarcando un sopracciglio.

-Eppure mi pare che tante ragazze abbiano dormito con te. Le ho viste, ogni mattina.

-Beh quello non era proprio dormire, non esattamente- si sentì di specificare il cacciatore.

-Invece quello era dormire. Dean, voglio dormire come quelle ragazze- replicò piccato Castiel.

Il ragazzo sorrise con un angolo della bocca –Questo è il peggior modo di rimorchiare che io abbia mai sentito.

L'angelo lo guardò con quello sguardo da "non capisco quello che stai dicendo, piccolo e stupido umano", così Dean alzò gli occhi al cielo e sospirò. -E sia.

-Mi spieghi come facevano a dormire così profondamente?- chiese Castiel togliendosi il trench e appoggiandolo su una delle poltrone nel salotto, prima di seguirlo nella camera.

Dean si voltò verso di lui e spalancò gli occhi –Ti stai davvero spogliando?

Un guizzare di occhi celesti precedette la frase di Castiel - Beh, loro dormivano così e tu anche quindi...

-Bene, in un modo molto chiaro che spero che anche uno come te possa capire: me le ero appena portate a letto.

-Appunto. Non è quello che stiamo per fare, andare a letto intendo?- chiese con la sua solita ingenuità Cass. Ingenuità che in quel momento fece desiderare a Dean di prenderlo a pugni. O di sbatterlo sul letto, ancora non aveva deciso.

-Tu mi stai chiedendo di andare a letto? Nel senso, me lo stai chiedendo DAVVERO? Okay, ora non so davvero che diamine fare.

Castiel lo fissò -Magari portarmi a letto? Perché, cosa vuol dire per voi andare a letto?

-Lascia stare.

Castiel si stese con Dean accanto. Il ragazzo non resistette e gli diede un altro piccolo bacio, mentre l’angelo lo guardava imbarazzato.

-Cosa devo fare ora?

-Ora chiudi gli occhi.

Castiel ubbidì, per poi riaprirne uno -E ora?

-Ora dormi, dannazione! Sei così complicato.

Un leggero brontolio scosse il petto dell'angelo -Io non sono complicato- ribatté, prima di addormentarsi col capo sulla spalla di Dean.

Castiel!” lo chiamò nella mente la voce di Sibille “Perché diamine mi hai fatto questo? Perché diamine ho delle ali? Perché ho le TUE ali?” Ma Castiel non rispose.




NDA: Buonsalve a tutti! Okay, questa è la mia prima nota da autrice, in questa storia, e come al solito ho da fare mille ringraziamenti. Quindi, perdonatemi.
Grazie a ThePirateSDaughter per aver messo la storia tra le seguite e la recensione e grazie a tutti quelli che hanno perso dieci minuti a leggere questa....cosa.
E, infine, il mio grazie più grande (lo so che ve lo dico cinquanta volte al giorno, ma amen) va a seeyouthen e a StellaDel Mattino, che sono la mia Dean e la mia Gabriel (brutta stupida Dalek che non sei altro).
Ci rivediamo tra due o tre giorni!
-Dan. <3

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Capitolo 3
*** About a sacrifice and a clock. ***


I'LL WATCH OVER YOU

CAPITOLO TERZO

ABOUT A SACRIFICE AND A CLOCK

Sempre per voi, Dean e Gabs.
-Cass

 

 

Castiel, ti abbiamo trovato, disse una voce nella sua mente, poco dopo essersi addormentato.

Lo immaginavo.

Hai intenzione di affrontarci o resterai lì a morire come un verme insieme al tuo umano?

Non gli farete del male.

Chi ce lo impedisce?

Io.

Sei uno solo. Noi siamo in tanti. Vieni fuori e promettiamo che lui resterà al sicuro.

La paura prese Castiel alla gola. Non potevano fare del male a Dean. Non potevano.

Qualcuno stanotte morirà. Devi solo decidere se andartene con lui o da solo.

Si alzò lentamente, facendo attenzione a non svegliare il ragazzo che gli dormiva accanto. Posò una mano sul suo viso con dolcezza, osservando come si modellasse perfettamente sulle sue ossa. Gli accarezzò i capelli. Aveva deciso.

Lasciò nella casa le armi, diede un ultimo bacio a Dean e uscì, da solo nella notte.

Andando incontro alla Morte.


 

*.*.*


 

Perché non mi rispondi? Urlò Sibille con la mente, ricevendo solo il nulla in risposta. Osservò intorno a sé la sua casa, l’unico luogo che avesse mai visto. Perché un Guardiano non aveva genitori, né famiglia, né amici, né una vita. Un Guardiano vive per il suo angelo. La ragazza si guardò dietro le spalle, vedendo oltre l’incantesimo di protezione. Ali, bellissime, grandi ali dalle lucide piume dello stesso colore di una notte senza luna né stelle. Le ali di Castiel.

Cosa hai fatto, stupido? Chiese ancora, e ancora le rispose il silenzio. Sospirò.


 

*.*.*


 

-Dean.

Il ragazzo si svegliò di soprassalto, una giovane che lo fissava ai piedi del letto.

-Chi sei?

-Dov’è Castiel?

Dean si guardò intorno, non vedendo l’angelo e scosse la testa –Merda, si è consegnato.

-COSA HA FATTO?- urlò la ragazza dai capelli scuri.

-Tu chi sei?

-Non…non ti ha mai parlato di me?- chiese, improvvisamente raddolcita e vagamente delusa, e il cacciatore per un istante temette che fosse la compagna di Castiel –Io sono la sua Guardiana.

-Non capisco.

Fu così che Sibille gli raccontò dei Guardiani, del loro compito e della sua scelta di avere solo Castiel, per terminare con la faccenda delle ali.

-Ma Castiel è caduto- obbiettò Dean.

-Cosa?- Sibille spalancò gli occhi

-E’ caduto, per salvarmi.

La ragazza si mise le mani sugli occhi, e al cacciatore venne lo strano impulso di abbracciarla. Ma non lo fece, attese invece lacrime che non giunsero –E’ un casino adesso.

-Perché?- domandò Dean –Beh, a parte per il fatto che gli angeli stanno per ammazzare Cass, naturalmente. E, a proposito, non dovremmo andare a salvarlo?

Sibille rise stancamente –Non è Caduto. Ha fatto qualcosa e ora se io ho le sue ali, non le ha lui- prese il coltello di Dean e si aprì un profondo taglio sul braccio, che si risanò quando lei ci passò la mano sopra –Se ho i suoi poteri non li ha lui. È andato a morire disarmato.

Dean saltò in piedi –Muovi il culo, andiamo a riprendercelo- Sibille annuì, e al cacciatore sovvenne un’altra idea –Tu come sai chi sono?

La ragazza sorrise e si limitò a abbassare un poco la parte superiore della canottiera mimetica. C’erano delle cicatrici da pallottola sul petto. –Dimmi- disse –Hai mai visto cicatrici sul torace di Castiel? No? Eppure, se non sbaglio, la prima volta che lo vedesti gli sparasti.

-Come?

-Quando Castiel viene colpito la ferita si apre sul mio corpo, non sul suo.

-E non ti ho uccisa?

-Un Guardiano è legato al suo angelo- mormorò Sibille –Se Cass non muore non muoio nemmeno io. Le ferite ci mettono poco a rimarginarsi e non fanno male, ma le cicatrici restano.

Dean sospirò –D’accordo, ne parleremo poi- disse –Ma ora dovremmo avvertire Sam.

-Ci penso io- rispose Sibille –Non sono un angelo, posso trovarlo e portarlo qui.

-A dopo, allora.

La giovane gli si avvicinò lentamente e gli posò un bacio delicato sulla guancia –Grazie per aver reso felice Castiel. Grazie Dean, e buona fortuna.

-Buona fortuna anche a te, Sibille- sussurrò Dean alla stanza vuota.


 

*.*.*


 

-Sam Winchester- esordì la ragazza guardando il giovane chino sui libri –Dobbiamo andare.

-Dove? E tu chi sei?

Sibille sbuffò –Mai nessuno ha sentito parlare dei Guardiani? No? Muoviamoci, ti spiegherò mentre andiamo. Fidati di me, sono dalla vostra parte.

-Perché dovrei fidarmi?

Un sospiro gonfiò il petto della ragazza dai capelli corvini –Tuo fratello Dean l’ha fatto.

Sam la guardò attentamente –Come ti chiami?

-Sibille.

-Come quella della leggenda sul Tempo?

Uno sguardo sorpreso illuminò gli occhi ambrati e le labbra s’incurvarono per la meraviglia –La conosci anche tu.

-Come potrei non conoscerla?

Sibille rise –Non pensavo che voi umani foste così!

-Tu cosa sei? Umano o angelo?

-Nessuno dei due- un lampo scuro le balenò negli occhi –Posso spiegarti più tardi?

Sam le sorrise, stupendo se stesso per la fiducia che stava dando a quella sconosciuta. C’era qualcosa, però che lo rassicurava, qualcosa negli occhi dorati. –D’accordo, ma sappi che pretendo che le promesse siano mantenute.


 

*.*.*


 

Dean si sentì chiamare. Non sapeva perché, ma dopo che Sibille se n’era andata gli era preso un gran sonno e solo ora riusciva a svegliarsi. Una figura lo fissava dai piedi del letto.

-Sibille?- Chiamò, ma la ragazza scosse i lunghi capelli e Dean si accorse che sembrava essere due persone a metà. Una delle due era mora, come con un manto di pece che le scendeva fin sotto le spalle, e occhi dello stesso colore di una notte senza stelle, mentre la seconda aveva una cascata d’oro al posto dei capelli e occhi come acqua marina in un giorno di sole. Anche l’abito che indossava era diviso a metà: quello di destra era una tunica rosso sangue, quello di sinistra una veste color nontiscordardimé. Sembravano in lotta tra loro, come se faticassero a restare unite.

La creatura sorrise e parlò con una voce che aveva qualcosa di strano, come l’unione sconclusionata di due voci non abituate a completarsi, come sentire il ruggito del vento e del mare insieme, la voce dell’usignolo cantare con quella del corvo: qualcosa di opposto.

-Chi sei?

-Non siamo una sola. Noi siamo l’inizio e la fine, il giorno e la notte, il bianco e il nero.

-Chi siete?- chiese nuovamente il cacciatore.

-Amiche. Vogliamo solo aiutarti- gli prese una mano, posandogli nel palmo un piccolo orologio d’argento –Quella è parte di noi. Se premi qui- gli mostrò un’incisione a forma di stella –il tempo si fermerà e si piegherà al tuo volere.

-Qual è il prezzo?

-Nessuno. E siamo sincere Dean, noi non conosciamo la menzogna.

Un istante dopo la figura era alla porta.

-Perché ci stai aiutando?

La ragazza sorrise, ma gli occhi erano colmi di una tristezza millenaria –Perché abbiamo sempre amato gli amori impossibili.

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Capitolo 4
*** About a rescue, a night and a sunrise. ***


Perdonate il mio enorme ritardo, ma ero al mare e senza internet :(
Comunque, grazie mille a tutti voi, e se vi andasse di lasciare una recensioncina piccola piccola (o anche mandarmi un messeggio per dirmi che dovrei darmi all'ippica) io ne sarei TAAAAAAAAANTO contenta.
Bacetti pandosi a tutti!
-Dan.



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CAPITOLO QUARTO

ABOUT A RESCUE, A NIGHT AND A SUNRISE

 

A Dean, Gabs e Sam.
Thank you guys.
-Cass.

La lama era fredda sul suo collo, la mano che la reggeva salda nella presa. Ma Castiel non aveva paura, non più. Sapeva che Dean era al sicuro e non gli importava che il suo tempo fosse finito. Non aveva rimpianti.

La lama si alzò.
 

*.*.*

 

Dean si ritrovò nel bosco, senza sapere come ci era arrivato, insieme a Sibille e a Sam, proprio mentre un angelo alzava la spada sul collo di Castiel, pronto a sferrare un colpo che non arrivò mai.

Aveva avuto giusto il tempo di afferrare un lembo della canottiera di Sibille, che ancora teneva per mano Sam (perché quando Castiel lo aveva portato con sé non gli aveva mai dato la mano?) e poi aveva premuto la stella sull’orologio d’argento. Il tempo si era cristallizzato intorno a loro, bloccando ogni azione. Dean andò da Castiel e gli toccò una spalla, desiderando ardentemente che fosse immune all’orologio.

Un paio di occhi celesti lo fissarono sgranati.

-Sei un idiota Castiel- gli urlò addosso –Ti stavi per fare ammazzare!

-Ma tu saresti stato salvo.

-Senza di te tanto vale morire!- rispose rabbioso il cacciatore –Perché ti amo, stupido idiota e non ho intenzione di fingere che non sia vero- riprese fiato lentamente –Ecco, ora puoi anche dire che sei un angelo e che è sbagliato, o che ho frainteso il modo in cui mi guardi, o che…

-Sei un idiota- sussurrò Castiel sulle sue labbra –Sei un idiota.

Sibille sbuffò dietro di loro –Potreste rimandare a dopo il momento degli insulti? Vi ringrazio.

Si guardarono tutti e quattro, ma fu Sam a parlare –Dobbiamo andare.

-Ma non possiamo lasciarli così!- esclamò la mora guardando gli angeli dai volti severi e pietrificati.

-Certo che possiamo!- ribatté Dean, ma Castiel argomentò che era pericoloso bloccare il tempo, e che era meglio porre fine a quell’incanto il prima possibile.

Sibille sorrise abbracciando il suo angelo –Andate. Ci penserò io.

Castiel annuì lentamente e urlò ai due ragazzi di seguirlo, prima di correre via e di premere nuovamente sulla stella. Gli angeli si risvegliarono e presero a inseguirli.

-Cosa sta facendo?- chiese Sam, vedendo la Guardiana che fronteggiava gli angeli, apparentemente disarmata.

Lo capì soltanto quando un’esplosione fece saltare in aria l’intera radura.

 

*.*.*

 

Li aveva portati in una casetta azzurra, in un luogo che nessuno dei Winchester sapeva identificare, in un bosco.

-E’ morta per noi- disse Sam, ma Castiel lo guardò con gli occhi azzurri scintillanti e solo minimamente preoccupati.

-Non è morta. Non può morire, se non muoio io.

-Sono tre ore che la stiamo aspettando.

-Tornerà.

 

*.*.*

 

Sam dormiva davanti al camino, quando una figura boccheggiante gli si materializzò accanto. Si svegliò di soprassalto e vide Sibille che respirava faticosamente. La aiutò ad alzarsi e, senza farle domande , la accompagnò nel bagno del piano superiore, accanto alla stanza dove dormivano Dean e Castiel. Le medicò con delicatezza le escoriazioni sul viso, ma poi uno sguardo imbarazzato della giovane lo fermò.

-Non ti voglio fare del male, né voglio approfittare di te- le disse, facendola sorridere lentamente.

-Non ho paura di quello- mentì lei –Ma che io ti possa disgustare.

-Disgustarmi?- chiese Sam, inarcando un sopracciglio –Perché mai dovresti?

Sibille si alzò in piedi a fatica, levandosi la canottiera con un gesto stanco. Sulla pelle candida, esattamente al centro del petto, un intreccio d’oro luminoso le marchiava la carne.

-Sangue d’angelo- spiegò lei parlando lentamente –Me lo iniettarono quando scelsi Cass, togliendogliene poche gocce e facendole colare nel mio petto.

-Non deve essere stato piacevole.

Sibille rise piano –No, per niente. Bruciava e faceva male, scavava la carne e le ossa- Sam si rese conto che il segno pulsava e ne chiese il motivo –Segue il mio battito cardiaco. Nelle mie vene scorre sangue umano unito a sangue angelico, che mi aiuta a rimanere in contatto con Castiel.

Il cacciatore la accompagnò nella sua camera e lei gli sorrise –Resta con me. Fammi compagnia, non potrei dormire nemmeno volendo, e tu mi potrai fare tutte le domande che desideri.

-Va bene- disse il ragazzo, sedendosi accanto a lei sul letto –Raccontami la tua storia.

Gli occhi color miele scintillarono nel buio –Ne potresti restare deluso. Ho sempre vissuto in questa casa, leggendo e allenandomi con le armi. Attendevo Castiel e gli davo tutto ciò di cui aveva bisogno, due volte l’anno.

-E i tuoi genitori?

Sibille lo guardò interrogativamente –Cosa sono dei genitori?

Sam trasalì –Come fai a non saperlo? Sono coloro che ti hanno concepito, la tua mamma e il tuo papà.

-Non li ho, non li ho mai avuti. Mi hanno creata per Castiel- spiegò, mostrando il ventre privo di ombelico.

Quella notte parlarono a lungo, a volte addirittura ridendo piano per non svegliare i due ragazzi nella stanza accanto.

E al mattino Sibille guardò gli occhi verdi di Sam e si rese conto che evidentemente non solo gli occhi blu erano capaci di scaldarle il cuore.

 

*.*.*

 

-Potresti dire a Dean di essere più delicato?- chiese la ragazza al suo angelo. L’alba era il momento che preferiva nella giornata, quando il sole si alzava prepotente insanguinando il cielo e, in quel momento, la grande stella li sorprese sulla veranda di casa, seduti vicini. Castiel inarcò interrogativamente un sopracciglio e Sibille sorridendo maliziosamente si scoprì i fianchi, sui quali spiccavano lividi i segni delle dita del cacciatore. Vedendo che Castiel non rispondeva, passò ad un tono di voce molto più serio -Cosa hai fatto?

-Ho salvato Dean.

Sibille sbuffò –Intendo dire, come faccio ad avere le tue ali?

Castiel si voltò a guardarla sorridendole –Era un trucco, speravo che gli angeli non mi percepissero più, dato che ho proiettato su di te ciò che mi rendeva un angelo.

-Beh, puoi anche riprenderti tutto: ali, poteri… non mi piacciono, non riesco a sentirti più.

-Come vuoi- mormorò poche parole in enochiano e Sibille lo cercò con la mente, trovandolo con facilità –Meglio?

-Meglio, grazie.

Castiel fece per rientrare in casa, ma sulla soglia si voltò a guardarla –Mi dispiace, per tutte le volte in cui non sono stato capace di ascoltarti- disse con la mente

Cosa hai fatto?

Ho solo modificato leggermente il nostro patto.

Ma è sbagliato, non dovrebbe essere così!

Preferivi davvero vedermi solo come una stella lontana?

Sibille non rispose, voltandosi nuovamente col viso alla luce del sole che nasceva.

 

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Capitolo 5
*** About a decision and blood. ***


I'LL WATCH OVER YOU

CAPITOLO QUINTO

ABOUT A DECISION AND BLOOD

 

A Dean.
-Cass.

 


Quella mattina i fratelli Winchester si erano svegliati in un luogo sconosciuto e senza la compagnia di chi li aveva fatti addormentare la sera prima, ma quando scesero in cucina sia l’angelo che la Guardiana erano lì, davanti a una tazza di caffè e un piatto di pancake.

-Dobbiamo capire cosa sia successo- intervenne Dean. Sibille sospirò, portandosi una mano alla testa.

-Mostrami l’orologio, per favore- chiese, e il ragazzo le porse il piccolo oggetto d’argento. Nella mano chiara e dalle dita lunghe il metallo riluceva di bagliori ghiacciati e sembrava pulsare piano. Sibille alzò lo sguardo su Sam e glielo mostrò.

-E’ la leggenda che prende vita- asserì quello, ma Dean non capì. –Ed evidentemente pensano che voi siate l’amore impossibile e disperato che le salverà.

-Non lo pensano- lo contraddisse Sibille –Lo sanno.


 

*.*.*


 

-Ci hanno trovato!- esclamò Sibille, entrando in sala. Aveva indossato un mantello nero per uscire in ricognizione, che le ricadde ai pedi mentre correva verso i ragazzi –Dovete andare. Vi raggiungerò.

L’angelo annuì, baciandole la fronte con dolcezza, e Dean le sorrise –Vedrò di fare in modo che Cass non muoia.

-Sarà meglio per te.

Dean afferrò l’orologio e desiderò essere in un luogo sicuro, dove gli angeli non potessero trovarli, ma Sam si liberò dalla sua stretta.

-Io resto qui.

-Non fare l’idiota Sam. Lei non può morire.

- Non la lascio sola un’altra volta, tu ieri non c’eri quando è tornata. Non posso lasciarla sola.

La porta di casa si ruppe in mille pezzi e gli angeli cominciarono a entrare.

Dean accarezzò la stella d’argento.


 

*.*.*


 

-Bevi Sam.

-No.

L’angelo gli tirò uno schiaffo, ma vedendo che lui resisteva sorrise crudelmente.

-Chissà se la tua amica ha la tua stessa forza- mormorò avvicinandosi a Sibille. Dei lacci la tenevano legata strettamente, ma provò lo stesso a ribellarsi -Bevi, puttana degli angeli.

E in quel momento Sibille parlò in perfetto enochiano –Puttana sarà la tua Guardiana.

Un lampo sorpreso passò negli occhi dell’angelo davanti a lei –Ti ha insegnato la nostra lingua. Ragazza mia, ci hai appena dato una ragione in più per ammazzarlo.

Sibille rise e Sam capì cosa stava per fare. L’essere si voltò verso di lui –Perché ride?!

-Perché avete appena minacciato il suo angelo. Le avete appena dato il permesso di massacrarvi- disse lentamente. Il demone che era lì, pronto per essere prosciugato da Sam, in modo che potesse accettare Lucifero e dare finalmente inizio alla grande battaglia, aveva il collo squarciato e Sibille china sopra di lui.

Sangue d'angelo e demone non possono coesistere nello stesso corpo.

La ragazza bevve, e tutto si dissolse in luce e calore.


 

*.*.*


 

In un luogo fuori dal Tempo

-Ehi Dean- chiamò Cass dalla stanza accanto. Quando lo vide steso sul letto a giocherellare con l’orologio d’argento rabbrividì. Era passato tanto tempo da quando erano fuggiti e l’oggetto li aveva trasportati in quel luogo. La ragazza era apparsa solo un’altra volta, per dire a Dean che quello era un posto sicuro, intoccato dal tempo e che se fossero voluti ritornare alla realtà sarebbe bastato chiederlo all’orologio –Stai bene?

-Chi sono loro?

-E’ una vecchia storia- disse Cass, ma gliela raccontò ugualmente.

-L’amore impossibile- sussurrò Dean –Lei, cioè loro, mi hanno detto che amavano gli amori impossibili.

Castiel annuì –Questo orologio, Dean, è il cuore del loro angelo. Ne hanno fatta una forma materiale per aiutarci, ma ci hanno consegnato ciò che di più caro hanno al mondo.

D’improvviso una folata di vento sconvolse la stanza, e videro avanzare verso di loro la creatura. I capelli biondi erano acconciati in onde morbide, quelli neri scivolavano lisci sulle spalle, e persino l’abito era di due fatture diverse, ma gli occhi scintillavano con la stessa dolcezza –Siamo contente di vedere che il sacrificio del nostro amore non è stato dimenticato, angelo- Castiel chinò il capo e la creatura si mosse arrivando a fronteggiarli –Grazie. Ci hai portato un po’ di gioia. Siamo qui solo per poco, altrimenti mancheremmo al nostro dovere di Custodi, ma volevamo parlarvi.

Castiel, chiamarono due voci nella mente dell’angelo, abbi coraggio. Tante prove dovrete ancora affrontare e Dean ha bisogno di te. Amalo. Sempre, in ogni istante, come se non ci fosse nulla di più importante. Amalo come solo un angelo sa amare, con quell’immensità che ti colma il cuore. Sappiamo che puoi farlo.

Dean, il ragazzo si sentì sussurrare nella mente da due voci differenti, non temere. Il suo amore è forte e sicuro. Non lasciare mai che i dubbi offuschino i vostri sentimenti. Sappi che tu non avrai una seconda possibilità, quindi non sbagliare, non cadere nel nostro stesso errore. Fai ammenda anche per noi e amalo come noi non siamo state capaci a fare.

Abbiamo fiducia in voi, dissero entrambe, il corvo e l’usignolo, sappiamo che sarete degni della nostra scelta.

-Cosa stanno facendo Cass?- sussurrò Dean vedendo la creatura che lentamente si separava in due figure distinte.

Solo l’amore può far continuare il Tempo. Il nostro angelo ci attende da troppo tempo ormai e noi siamo stanche.

-Ci stanno per rendere i Custodi, Dean- rispose Castiel –Diventeremo il tempo stesso.

La scelta è stata fatta: accettate?

Castiel guardò Dean nelle iridi smeraldine –Se accettiamo tu potrai avere solo me e io solo te per l’eternità intera. Non potrai morire sino a quando qualcuno non avrà accettato di sua spontanea volontà di prendere il tuo posto.

Il cacciatore alzò lo sguardo e proclamò fiero –Accettiamo.

La figura si contrasse in uno spasmo e le due metà si divisero lentamente: Janet, l’usignolo dai capelli d’oro e gli occhi celesti, teneva per mano Sibille, il nero corvo coi capelli d’ossidiana e gli occhi scuri.

Le due ragazze, la bionda e la mora, ora finalmente due figure distinte, avanzarono fino a prenderli per mano. Grazie. Una luce bianca invase la stanza e un angelo dai capelli ramati ne uscì sorridente, tendendo le braccia alle ragazze che rilucevano di gioia pura e scomparendo con loro.

Poco dopo Castiel si voltò verso il ragazzo seduto accanto a lui sul letto.

-Come ti senti Dean?

Gli occhi verdi ammiccarono –Come se avessi tutta l’eternità per spiegarti finalmente che cosa vuol dire andare a letto.- annunciò, prima di scoppiare a ridere di fronte alla faccia sconvolta dell’angelo.


 

*.*.*


 

-Sam! Sam stai bene?- Tossì forte e Sibille lo aiutò ad alzarsi –Ti prego, dimmi che avevi la bocca chiusa quando…

-Non credo di averci pensato- ansimò.

-Il demone, hai bevuto il suo sangue?

-No…no.

-Non ancora- disse l’angelo, che evidentemente era resistito all’esplosione, tirandogli indietro la testa. Un pugnale lo uccise, ma il sangue di demone che gli macchiava le mani era già nella gola di Sam


 

*.*.*


 

Dean lo aveva rinchiuso, di nuovo, in quella maledetta stanza, per disintossicarlo.

-Fammi entrare, Dean- ordinò Sibille –Posso salvarlo, facendolo soffrire molto meno.

-Se fosse possibile fare in un altro modo, Cass ci avrebbe già pensato- ma un pugno diretto sul viso lo fece barcollare, e poco dopo, sentendo una specie di pressione a lato del collo, svenne.

Quando si riprese, la porta era aperta, ma i due ragazzi erano lì dentro, sul letto.

-Dean- lo chiamò Castiel con dolcezza –Lasciala fare. Sta facendo la cosa giusta.

-Cosa sta facendo a mio fratello?- chiese, osservando Sam sovrastare Sibille col capo sospeso sul suo collo.

-Il suo sangue- rispose semplicemente l’angelo –E’ unito al mio. Sangue di angelo e demone non possono coesistere nello stesso corpo, si annullano a vicenda- Dean si lasciò scivolare per terra e l’angelo lo abbracciò –Vieni con me, lasciamoli soli.


 

*.*.*


 

Quella notte

Amalo come noi non siamo state capaci a fare, risuonarono ancora una volta le voci nella mente stanca di Dean.

Come se potessi fare altro che amarlo, fu l’ultimo pensiero del Custode del Tempo mentre si stringeva contro quell’angelo che ora era davvero, finalmente, suo.

Nella camera sigillata, Sibille guardò attentamente il viso ora rilassato di Sam, che non soffriva più, e gli posò una mano sulla guancia, sentendosi arrossire. Gli occhi, in quel momento sfumati di verde e oro, si spalancarono e la guardarono con dolcezza –Grazie.

La Guardiana rise piano –Dean non mi perdonerà mai. Credo che pensi io ti abbia fatto qualche sortilegio strano.

-E’ così?

Gli occhi dorati scintillarono nel buio –Magari. Magari il sangue che ti ho fatto bere era avvelenato o sto complottando con gli angeli o sono posseduta o…

Sam interruppe quel monologo posando le labbra su quelle della ragazza. Il primo bacio di Sibille.

Fu un bacio dolce e lento, di labbra che si rincorrevano per poi sfuggirsi, di denti che mordevano prima piano e poi con forza. Fu un bacio chiesto e concesso, di mani delicate e di mani forti che si cercavano, di gesti timidi e di gesti sicuri che si completavano a vicenda. Fu un bacio che sapeva di polvere da sparo, cenere e sangue.

E quello, in quella cella metallica, circondati da simboli protettivi e sale, fu il bacio più bello che avessero mai dato.


 

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Capitolo 6
*** Memories. ***


I'LL WATCH OVER YOU

CAPITOLO SESTO

MEMORIES

Un anno dopo.

La malattia la consumava, lentamente. Sam preferiva chiamarla così, malattia, piuttosto che come faceva Castiel, punizione.

Osservò Sibille rantolare ancora. E ancora. E ancora, in un gesto spezzato che non finiva. Il gesto di una vita che non si arrendeva.

Sibille non si arrendeva.

Nemmeno dopo una lunga agonia.

Una mano pallida strinse quella grande del cacciatore, le vene dorate che percorrevano la pelle, marchiandola.

Spacciata.

Era il suo stesso sangue a punirla per aver scelto di amare.


 

*.*.*


 

Sei mesi prima

Sam ancora non lo sapeva, ma quel giorno sarebbe iniziato il suo Inferno personale. Proprio in quella giornata iniziata così bene, nel dolce sorriso di Sibille che sognava al suo fianco.

La aveva portata in biblioteca, per la prima volta. La Guardiana era rimasta entusiasta a fissare gli scaffali impolverati e la vecchia, bisbetica bibliotecaria. Avevano mangiato in un piccolo ristorante lì accanto e, quando Sibille era scoppiata a ridere, Sam le aveva chiesto il perché.

-Meglio stare in giro ancora un po’, non vorrei mai che Castiel ti assordasse- aveva risposto, facendogli capire che il contatto mentale tra loro era attivo.

-Sta urlando?- Aveva esclamato Sam alzandosi –Dobbiamo andare…

La risatina maliziosa della ragazza lo aveva interrotto. Ah, stava urlando in quel senso.

-Pare che Dean apprezzi- aggiunse Sibille afferrando una cucchiaiata di gelato –O almeno, lo apprezza da quando Cass ha fatto in modo che capisse l'enochiano.

-Perché, può farlo?

-Certo- gli aveva sorriso –Potrei farlo anche io, ma vorrei evitare che passassi la notte sveglio a sentire quei due. Non sono silenziosi.

Sam aveva inarcato un sopracciglio –Non li sento mai.

E la Guardiana rise ancora, con quel suono che faceva vibrare ogni atomo del ragazzo in risposta –Ho silenziato la camera il giorno in cui siete arrivati.

Poi erano andati al lago lì vicino ed erano rimasti tutto il pomeriggio stesi sui ciottoli a parlare e giocare come due bambini. Si stavano concedendo di vivere quell’infanzia che gli avevano sempre negato.

-Sam- lo aveva chiamato la ragazza, mentre il sole tramontava e insanguinava il cielo –Devo dirti una cosa- Al cacciatore si strinse il cuore in uno spasmo doloroso, ma le strinse semplicemente la mano, incapace di parlare –Sto morendo.

Sam si voltò a guardarla stupefatto: aveva immaginato mille cose, ma non questa.

-Non puoi morire- fu l’unica risposta che riuscì a dare –Non se Castiel non muore.

-Ma è quello che sta succedendo- aveva mormorato piano la ragazza, slacciandosi la camicetta. E lì, al centro esatto del suo petto, brillava il simbolo del suo legame con Castiel, il Marchio dell’angelo. Ma non era del solito oro scuro, né pulsava al ritmo del cuore di Sibille: quasi bianco, batteva ad un ritmo impossibile per qualsiasi cuore.

-Cosa succede Ille?- le chiese, chiamandola con quel soprannome stupido che la ragazza odiava.

-Sto morendo- ripeté la giovane –E questa era probabilmente la mia ultima giornata, prima che peggiori. Ma ora sono troppo stanca per tornare a casa. Ho bisogno di Castiel.

E così Sam fu costretto a vedersi apparire davanti l’angelo (stranamente, vestito con i jeans e la maglietta di Dean) che li riportò a casa e adagiò la sua Guardiana nel letto dalle coperte celesti.

Castiel la vegliò a lungo, sino a che Sam non perse la pazienza e gli puntò contro il suo stesso coltello.

-Cosa le hai fatto?- gli domandò furioso, premendogli la lama contro la carotide.

-Io?- rispose l’angelo –Nulla. Per una volta avete fatto tutto da soli.

-Ma è il tuo sangue che la sta uccidendo!- urlò il cacciatore.

-No. È la sua scelta a farlo.

-Cosa?

Un delicato tossicchiare richiamò i due ragazzi al mare calmo che era il letto di Sibille.

-Castiel, vai. È compito mio dirglielo.

-Dirmi cosa Sibille?

-Siediti- gli chiese con un sorriso che s’incrinò al rifiuto del giovane –Sam, ti prego.

Sam non si sedette, anzi, la fissò duramente –Qualunque cosa sia possiamo combatterla.

Sibille rise liberamente, con quella risata che nei mesi a venire si sarebbe affievolita sino quasi a scomparire, senza mai farlo davvero –Non questo. È la mia punizione.

-Punizione per cosa?- domandò smarrito il cacciatore dagli occhi buoni.

-Ti amo.

Sam boccheggiò –Scusa?

-Ti amo. Ti amo e non dovrei, perché Cass dovrebbe essere l’unica persona al mondo per me e non è così. Il sangue dovrebbe uccidermi per non essere stata all’altezza del mio compito.

-Hai usato il condizionale. Quindi cosa ti sta succedendo?

Gli occhi già scuri di Sibille si adombrarono –Mi aspettavo una risposta all’altra parte del mio discorso.

Sam si sedette sulle coperte celesti e la baciò.

Dolcemente mosse le labbra su quelle della Guardiana, avvolgendola con le braccia forti e circondandola col suo profumo. Una risata dolce salì alle sue labbra, ma Sam aggiunse –Voglio sapere cosa ti sta succedendo.

Una lacrima dalle sfumature dorate infranse la calma del loro mare.

-Cass ha modificato il nostro patto, tempo fa. Non sto morendo, ma peggio. Sto diventando un angelo.

 

 

*.*.*


 

-Com’è possibile?

-Ho fatto sì che anche la sua anima si trasformasse, assieme al suo corpo. Sopravvivrà- disse Castiel, seduto accanto alla ragazza addormentata.

-Dimmi il prezzo- all’inarcarsi del sopracciglio dell’angelo aggiunse –C’è sempre un prezzo.

Castiel sospirò lentamente –Vivrà, ma non sarà più Sibille- disse, andandosene da Dean.

Quella notte, quando Sam si fu addormentato sul seno della ragazza, questa chiamò l’angelo.

-Non potevi evitare di innamorarti di lui?- domandò Cass, osservando la maniera dolce di Sibille di accarezzarlo.

-Avresti davvero preferito vedermi amare per tutta la vita solo una stella lontana?- rispose lei, stirando le labbra morse a sangue in un sorriso amaro.

Castiel non seppe risponderle.


 

*.*.*


 

Oggi

Prima era arrivata la voce. Da un giorno all’altro Sibille non sapeva parlare, se non in enochiano.

Poi le ali, che le avevano lacerato la carne per uscire. Piumate, grandi e bellissime ali blu. Ali.

E, infine, il sangue che cambiava.

Erano tutti stanchi da quei mesi di tortura. Dean, come Custode del Tempo, aveva rallentato quello di Sibille, ma il momento era giunto comunque.

Improvvisamente Sam ricordò una cosa: sangue angelico e demoniaco non possono convivere nello stesso corpo. Era così che lo aveva salvato la Guardiana, mesi prima. Facendogli bere il suo sangue, che in parte era d’angelo.

Prese l’occorrente per evocare un demone, diede un altro bacio alle labbra bollenti (letteralmente, ormai quasi non riusciva più a toccarla) di Sibille.

Poi -Crowley- chiamò.

 

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Capitolo 7
*** Do you remember? ***


I'LL WATCH OVER YOU

CAPITOLO SETTIMO

DO YOU REMEMBER?

-Lo sai vero che tutto questo è una pazzia?

-Mi serve il tuo sangue Crowley, non i tuoi consigli- ribatté gelido Sam, rivolto al demone che lo guardava sarcastico.

-Potresti ucciderla.

-O potrei salvarla.

-Cosa ne ottengo io?

Sam non sapeva, non immaginava nemmeno ciò che davvero voleva quell’uomo che lo fissava celando gli occhi neri –Quello che vuoi.

-Anche parte della sua anima?- Al ringhio basso del cacciatore, Crowley alzò le mani –Solo quella che già è diventata angelica, quella che la sta uccidendo.

-D’accordo- acconsentì –Cosa devo fare?

Pochi attimi dopo Sam stava cercando di non urlare, il sangue del demone che gli scorreva nelle vene, bollente dentro di lui. Fissò il petto asciutto nello specchio e rabbrividì: al centro esatto, speculare a quello di Sibille, brillava un Marchio di sangue vermiglio.

-Grazie- sussurrò

-Non abbiamo finito- Crowley si chinò sulla ragazza agonizzante e la sua mano sprofondò dentro di lei, che si inarcò con un urlo, estraendone una cosa che sembrava una sfera di mercurio, ma di un colore indefinibile, a metà tra l’argento e l’oro. –La mia ricompensa- aggiunse, quando parte dell’anima della ragazza si separò, lasciandola completamente argento.

-Starà bene?

Crowley sospirò –Non lo so Sam. Non lo so.


 

*.*.*


 

-Bevi- le ordinò qualcuno, e Sibille aprì la bocca, ubbidiente. Sangue caldo e dolce le scivolò nel corpo. Riconobbe il sapore di rosa e violetta del sangue demoniaco, e le venne da sorridere: un demone sapeva di fiori e un angelo di polvere e cenere.

Aprì lentamente gli occhi, e vide davanti a lei tre ragazzi.

-Dean- chiamò, riconoscendo un solo viso.


 

*.*.*


 

-Cosa cazzo è successo, Castiel?

-NON LO SO!- sbottò stanco l’angelo. Quando la sua Guardiana non lo aveva riconosciuto, aveva temuto di impazzire, ma evidentemente non aveva fatto i conti con Sam.

-Non sa chi siamo…- sussurrò distrutto il cacciatore, scivolando a terra –E’ colpa mia…


 

*.*.*


 

-Dean.

-Dimmi Sibille.

-Io mi ricordo di Castiel e Sam, ma manca qualcosa.

-In che senso?- chiese il ragazzo, accarezzandole piano la mano, complice di una confidenza acquisita nei mesi passati a vegliarla.

-So che dovrei provare qualcosa per loro ma…non provo nulla. Solo un grande vuoto.


 

*.*.*


 

Avevano imparato. Ci era voluto tanto tempo, ma alla fine si erano arrangiati a vivere anche con la nuova lei. Sibille si sentiva sempre un pochino a disagio con Castiel, ma era con Sam che c’erano i problemi.

Lui non riusciva ad accontentarsi che quella fosse la nuova Sibille. Non si accontentava di quella guerriera dagli occhi tristi e dalle ali blu che non riusciva ad amare, che di notte non dormiva, per cui il tempo non sarebbe mai passato. Lui rivoleva lei, la ragazza che amava.

Ma, nei mesi, le speranze si erano affievolite. Dipendevano l’uno dall’altro, sebbene solo per il sangue: ognuno aveva bisogno di quello dell’altro per non morire.

Era solo abitudine.

Non c’era affetto.

Non c’era calore.

Non c’era quella sensazione di completezza.

C’era solo il sangue e la paura di morire.

Fino a quando non rapirono Sam. Furono i demoni, che lo trascinarono nel loro covo. Per fare morire lei e trasformare lui in uno di loro.

Quello che i demoni non sapevano, era che Sibille era tornata.


 

*.*.*


 

Due mesi prima, circa sei dopo il risveglio di Sibille.

Stava sognando. Ne era certa, perché lei non si sarebbe mai lasciata stringere da Sam in quel modo. Non questa lei.

La aveva abbracciata con delicatezza e la aveva baciata, lì distesi in quel letto dalle lenzuola azzurre. Le labbra di Sam erano morbide e sapevano di caffè nero senza zucchero. Sibille era scomoda, sentiva le ali (chissà come le sentiva diverse, come se fossero nuove quasi) schiacciate sotto di sé, ma non le importava.

A Sam, invece, sì e fu per questo che ribaltò le posizioni.

-Aprile- le chiese. Sibille sorrise, il ragazzo amava vedere le sue ali spiegarsi dietro alla sua figura pallida. Le spalancò con dolcezza, piume blu che si scioglievano nell'argento verso la fine, e Sam trattenne il fiato –Sono bellissime. E io non dovrei dirlo, perché loro ti stanno portando via da me…ma Dio, sono meravigliose.

Le accarezzò con delicatezza impacciata, al sentire le piume setose sotto le dita, e come sempre Sibille gemette per il piacere che quel gesto le provocava.

-Piano- mormorò, ondeggiando piano sopra di lui, sopra quei jeans che adorava. Sam continuò ad accarezzarle le ali con un misto di adorazione e terrore negli occhi e Sibille si chinò a baciarlo, sorprendendosi ancora una volta del sapore forte del compagno.

Più tardi si addormentarono insieme, e l’ultima cosa che Sibille ricordò fu Sam che le stringeva la mano –Se lo stringiamo abbastanza stretto, forse riusciremo ad imprigionare il nostro per sempre.


 

*.*.*


 

Il mattino dopo Sibille svegliò Sam sedendosi sul letto che prima condividevano. Ne riconobbe le coperte azzurre, i ciondoli appesi sopra alla testiera, l’abat-jour di stoffa blu.

-Sam- chiamò, e il ragazzo sobbalzò.

-Sibille- disse con la paura negli occhi –Va tutto bene? Stai bene? Il Marchio brucia?

-No- scosse la testa la ragazza dalle ali blu –Ho ricordato qualcosa.

A Sam mancò il respiro –Hai ricordato?

-Ho ricordato cosa si prova a sentirsi il cuore esplodere nel petto per tutto l’amore che prova. Ma ancora non riesco a sentirlo completamente, non è la stessa cosa- lo deluse la giovane sciogliendosi i capelli corvini sulle spalle.

Sam si sedette, facendole posto accanto a sé. Rimasero lì un’eternità, a fissarsi nello specchio davanti al letto.

Fu Sibille a interrompere il silenzio –Abbiamo mai…

Prima che finisse la frase Sam la interruppe con un secco –No.

-Scusa- aggiunse l’istante dopo –No… non abbiamo mai avuto la nostra notte. Nessuna volta.

-Perché?- chiese Sibille con l’innocenza tipica degli angeli.

-Perché…perché tu avevi paura.

-Che tu mi ferissi? Non ti credo. Sin da quando mi sono svegliata mi sono fidata ciecamente di te, mentre mi proteggevo persino da Castiel. Possono anche aver preso quella parte della mia anima che ti amava, ma non hanno intaccato la mia fiducia. Persino quando non mi ricordavo di amarti ti avrei affidato la mia stessa vita.

-Avevi paura di essere tu a ferire me.

-Come avrei potuto?

Sam sorrise ironico e si tolse la maglietta. Sulla spalla sinistra quattro profondi graffi scavavano la pelle. Segni di unghie. Sibille scosse la testa, non capendo. Allora il cacciatore la stese sotto di sé, le prese la mano destra e la appoggiò sui segni. Bastò poco perché l’angelo capisse e muovesse la mano lungo le cicatrici bianche.

-Le ho fatte io.

-Stavamo giocando- gli occhi di Sam si scurirono un poco al ricordo della felicità condivisa con la ragazza -E ho iniziato ad accarezzarti le ali dicendoti di non fare rumore. Per trattenerti mi hai baciato, stringendomi la spalla, e quando ho stretto la mano tra le piume...

Sibille immaginò il tocco del ragazzo, che ancora adesso le provocava brividi profondi, tra le piume scure. Riusciva a capire.

Sam tornò a sedersi e lei, titubante, appoggiò il capo sulla sua spalla. Se il cacciatore ne fu sorpreso, non lo diede a vedere, ma si limitò a rimanere in silenzio.

Tacque anche quando Sibille si alzò in piedi e lo baciò delicatamente, una semplice pressione di labbra su labbra che scaldò Sam molto più del previsto.

Tacque anche mentre la giovane, sulla soglia della stanza si voltò a guardarlo.

-Te lo ricordi, vero? Quando stringevamo il nostro per sempre tra le dita.

Sam tacque anche quando lei se ne andò. Non una sola lacrima bagnò il suo viso, Sam non era tipo da lacrime, ma una mano si chiuse a pugno su quell’aria che improvvisamente sapeva troppo di Sibille, di cotone e cuoio e metallo con quel ricordo lontano che era il profumo al gelsomino.

Per sempre, pensò, facendosi sbiancare le nocche.


 

*.*.*


 

Nel presente

Sibille non sapeva dov’era, il suo corpo si muoveva a suo piacimento.

Sapeva solo che mancava poco, solo poco e sarebbe diventata un angelo. Un orribile, impietoso, angelo.

Urlò nel magazzino vuoto.

Urlò il suo dolore.

Fisico, ma anche spirituale. Da quando avevano rapito Sam, tre settimane prima, qualcosa si era spezzato.

Urlò e urlò.

Corse, ed entrando in una stanza un’allucinazione le si parò davanti: Sam. Legato ad una sedia e coperto di sangue, ma era vivo, ed era Sam.

Corse da lui ma una nuova fitta la fermò prima che potesse andare avanti.

Il suo tempo era finito.

 

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Capitolo 8
*** One night. Please, just one night. ***


I'LL WATCH OVER YOU

CAPITOLO OTTAVO

ONE NIGHT. PLEASE, JUST ONE NIGHT.

 

Mille volte grazie a Dean, Dean2 e Gabriel <3
-Cass.

 

-Sam- sussurrò con la voce rotta –Sam.

Sam tentò di liberarsi dalle corde, senza riuscirci.

Sibille scosse lentamente il capo e il cacciatore poté vedere di che colore erano i suoi occhi: quel colore che ti rimane impresso nella retina dopo aver fissato troppo a lungo il sole. Sapevano entrambi cosa stava succedendo, ma Sam tentò ugualmente di offrirle il suo sangue.

-Sam- singhiozzò ancora la ragazza –Sam, ho bisogno che tu mi risponda. Dov’è il nostro per sempre, ora?

Il cacciatore non poté fare altro che vederla piangere lacrime che a contatto con la pelle ustionante evaporavano. Lacrime d’oro.

Il suo ultimo gesto umano sarebbe stato versare una lacrima.

Ma Sam non sapeva rispondere. Non sapeva dove fosse il loro per sempre, non lo sapeva più da tempo.

Sibille smise di respirare, e una luce accecante divampò nell’edificio, uccidendo ogni demone nell’arco di dieci chilometri.

E così come Sibille tempo prima aveva scelto di amarlo, in quel momento Sam scelse di guardarla.

Magari per un’ultima volta, ma l’avrebbe guardata.


 

*.*.*


 

Nella mente di Sibille tutto infuriava.

Il dolore scorreva impetuoso sopra i ricordi e le altre sensazioni.

La prima volta che aveva visto Cass, col suo impermeabile beige.

La prima volta che lo aveva abbracciato.

La prima parola che aveva detto in enochiano: “Castiel”.

La sua prima nevicata.

La prima volta che era stata ferita per il suo angelo.

Calore bruciante le sciolse le ossa e gelidi brividi le congelarono gli arti.

Il primo sorriso di Sam.

La sensazione di voler combattere non solo per Cass.

Il calore dolce nello stomaco della prima volta che avevano parlato, quella notte di tanti mesi prima.

La scelta di amarlo.

Il primo bacio e il sapore di sangue e cenere.

Le carezze dolci e impacciate sulle ali.

Il calore del corpo di Sam accanto al suo, quando ancora dormivano insieme.

Dio, ti prego, no” pensò disperata. Improvvisamente, in mezzo al dolore, ricordava ogni cosa e nuovamente provava delle emozioni. “Per favore. No. Concedimi solo un altro po’. Devo fare così tanto. Devo dare così tanto. Ho così tanto per cui combattere e non ho intenzione di smettere adesso. Quindi muoviti e aiutami. Ti prego. Ho bisogno di te. Non mi sono mai lamentata, nemmeno quando ero la Guardiana di Cass e mi si spezzava il cuore al vederlo andar via. Non mi sono mai ribellata. Ma ora ho paura. Dentro sono ancora una bambina e ho paura, lo sai. Ti prego. Aiutami. Aiutaci. Per favore. Non lasciarmi andare.”

Richiamò alla mente il viso di Sam, in quel momento in cui le aveva detto di stringere il loro per sempre.

E Sibille lo fece. Chiuse le mani contro il petto, a circondare un qualcosa d’invisibile e sperò.

Una notte. Per favore, una sola notte.”

Concentrò in quel pensiero, quello di una sola notte ancora per poter avere Sam, per dirgli che lo amava ancora, tutto ciò che le rimaneva della sua povera anima mutilata.

Pregò con ogni atomo del suo intimo.

Urlò con tutta la voce che aveva in corpo.

E tutto finì.


 

*.*.*


 

Qualcuno le teneva delicatamente il capo.

-Sibille- chiamò Sam.

In tutta risposta la ragazza spalancò gli occhi, ritornati di colpo del loro color miele. Sam la fissò sconvolto.

Sibille si tirò a sedere dolorante.

-Sei vivo.

Le sorrise –A quanto pare... andiamo a casa.

Quando arrivarono Castiel li attendeva alla porta.

-Ille- la salutò gentilmente, e la ragazza si fiondò tra le braccia dell’angelo. Quell’angelo che non era più suo.

-Quindi che cosa sei?- chiese con la solita delicatezza quella sera Dean. Come Custode del Tempo aveva sentito il tempo di Sibille finire e poi ricominciare a scorrere, cosa che non sarebbe mai dovuta accadere.

-Un corpo d’angelo, un’anima umana- aveva sorriso la giovane, sotto lo sguardo ancora preoccupato di Sam.

Si scoprì che era un angelo in tutto e per tutto, se non appunto per quel piccolo particolare: aveva ancora un’anima argentea.


 

*.*.*


 

-Ho bisogno di parlarti.

Quella notte erano stesi fianco a fianco nel mare calmo, il letto della ragazza, che sorrise a Sam –Dimmi Sammy.

Passò le mani grandi sul petto della giovane accanto a lui, stupendosi ancora una volta di non trovare più né il Marchio oro di lei, né il suo vermiglio, scomparso con l’esplosione che aveva ucciso i demoni nel magazzino.

-Sei un angelo.

-Che capacità di sottolineare l’ovvio, Sherlock.

-Intendo: sei un angelo senza un Guardiano- Sibille, capendo, spalancò gli occhi –Non posso chiederti di sposarmi. Non posso permettermi di perderti ancora- mormorò –Questo è l’unico modo che conosco.

-No- disse serenamente l’angelo dalle ali blu –Non lo fare. Non ti voglio condannare a quello.

-Mi stai condannando a ben di peggio. Non so quando ti rivedrò. Se ti rivedrò.

-Mi rivedrai- giurò Sibille.

-Fallo per me, se non vuoi farlo per te. Sceglimi come compagno, come Guardiano, come qualsiasi cosa tu voglia. Ma scegli me.

Sibille sorrise dolcemente tra le ciglia piene di lacrime –E’ una proposta, signor Winchester?

Sam strinse la sua mano a quella di Sibille –Per sempre- sussurrò


 

*.*.*


 

Lo fecero la mattina seguente. Dean tentò di ribellarsi, ma Castiel trovò il modo di farlo acconsentire.

-Vuoi essere il mio Guardiano?- gli chiese di punto in bianco, facendo scivolare la tazza di caffè dalle mani di Dean.

-Sì- rispose quello con una calma insolitamente sicura.

-Bene. Allora lascerai anche che Sam sia quello di Ille- concluse Cass –O nemmeno noi lo faremo.

Era una giornata di pioggia.

Nelle rispettive camere gli angeli sedettero sul bacino del compagno, con un’unghia incisero il loro Marchio nel torace e vi versarono il sangue.

Nessuno dei due Winchester urlò.

Nessuno dei due scalciò o si dimenò. Attesero con pazienza che il dolore passasse.

Si parlarono a lungo, dopo, trovando nuove confidenze e nuovi giochi.

Molti nuovi giochi, come sperimentarono quella notte, grazie al legame.

E per una volta da tanto tempo, tutti e quattro si addormentarono sorridendo.

Con un per sempre stretto tra le dita.

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Capitolo 9
*** Souls and bounds. ***


I'LL WATCH OVER YOU

CAPITOLO NONO

SOULS AND BOUNDS.

 

A Prongs, che è un'amica fantastica.
-Cass

 

Era una routine, la loro.

Sibille, poco dopo aver scelto Sam come Guardiano, si era allontanata per seguire dei ribelli in Afghanistan. Erano state ragazzini come lei, Guardiani come lei, che si erano innamorati di un angelo. Erano stati destinati a morire, ma si erano ribellati.

Sam continuava a cacciare con Dean, e Cass... chi lo sapeva dove diamine spariva Cass!

Ma erano felici. Al sicuro.

Il giovane lo stava pensando, una sera di Novembre, steso tra le coperte blu del letto che condivideva con la compagna, quando c'era, ma un lampo di luce lo distrasse. Una figura rantolava per terra.

Era Sibille.

Per un istante Sam rivisse la prima volta in cui l'aveva vista ritornare dalla morte, dopo averli salvati sacrificandosi. Ma lo sapeva fin troppo bene: Sibille ora poteva morire.

Si precipitò da lei e le sollevò il capo con delicatezza. Una macchia vermiglia si allargava sul suo stomaco.

Sam annaspò un momento, prima di pregare Castiel di raggiungerli.

L'angelo dalle ali nere arrivò immediatamente e osservò la sorella stringersi la stoffa pregna di sangue contro la ferita.

-Sibille- chiamò, con la voce spezzata -Perché le hai permesso di avvicinarsi così tanto?

Sam non capiva, ma la ragazza scosse il capo, inspirando tra i denti.

-Perché lei mi ha creata, pensavo che lei fosse come mia madre.- Ah, parlavano di Anna, l'angelo che aveva scaricato Sibille da sola nel bosco, sperando che Cass la trovasse.

Castiel sorrise -No, non lo è.

Con un gemito, Sibille scosse il capo, tirandosi a sedere -Credo che tu abbia ragione. Peccato non averlo capito prima. Dai, angioletto, aggiustami.

Il sorriso dell'angelo gli si congelò sulle labbra -Non posso.

-Come, non puoi?- esclamò Sam, aiutando la ragazza a tirarsi in piedi. -Come sarebbe a dire?

-Sarebbe a dire, Samuel- lo fulminò con lo sguardo -Che quella non è una ferita normale. Le hanno strappato parte dell'anima. In realtà, quello sullo stomaco è solo un graffio.

-E quindi ora che succede?

-Succede- ansimò la giovane appoggiandosi alla sulla spalla, avendo capito -Che o Castiel mi pianta quella cazzo di spada nella pancia e la facciamo finita, o che resterò ad agonizzare per ore prima di risvegliarmi con meno anima di quella che ne ho ora. E non credo sarebbe un bene.

-Il problema è solo la quantità d'anima che uno ha nel corpo?- domandò sorpreso il ragazzo.

Castiel, ancora, lo fulminò con lo sguardo, ma fu Dean, apparso sulla soglia della camera, a rispondere.

-No, il problema sono le ferite che rimangono incise dentro di te, che non smettono mai di sanguinare. Quando ti feriscono l'animo, in realtà ne staccano dei brandelli. E o muori, o diventi un demone. Un danno alla tua anima e sei spacciato.- si avvicinò camminando velocemente, andando ad aiutare il fratello a sorreggere la ragazza. -E' la stessa cosa che fanno all'Inferno. Non avrei mai pensato che anche un angelo lo potesse fare.

-Ci sarà pur qualcosa da fare! Cass ti ha tirato fuori da quel cazzo di posto e sei ancora tutto intero!

Il cacciatore li vide sobbalzare entrambi e capì di aver immaginato giusto: qualcosa si poteva fare.

-Aiutatemi a salvarla.

Castiel mormorò -Dovresti legare la tua anima alla sua...

-Molto bene, allora fallo!- esclamò rabbiosamente, ma la giovane gli pose un dito sulle labbra.

-Sam- disse con voce fievole -No. È una cosa troppo intima. Non si può tornare indietro. Mi doneresti parte di ciò che ti rende Sam, e non potremo più cambiarlo.

La guardò attentamente negli occhi castani -Non m'importa. Dean e Castiel ce l'hanno fatta, ce la faremo anche noi.- Si voltò verso Cass -Fallo, e il prima possibile.

-Non può farlo lui- intervenne ancora Dean -Dovete riuscirci voi, senza aiuti esterni. Dovete riuscire a raggiungere l'uno l'anima dell'altra. E dovete essere soli.- asserì, trascinando via il suo compagno.

I due rimasti nella stanza si fissarono.

Sibille quasi urlò dal dolore datole da una fitta e si piegò su se stessa. Sam non poteva sopportare di vederla così. Lei era la sua guerriera, il suo angelo, la sua compagna. Non poteva perderla. Fu quella consapevolezza che lo spinse a unire le loro labbra in un bacio che sapeva di preghiera.

Una scossa elettrica li attraversò e istintivamente Sam appoggiò le mani sui fianchi della ragazza, che lo strinse a sé, ricalcando con una mano le cicatrici bianche sulla spalla, le ali blu e argento improvvisamente aperte dietro di sé.

C'era qualcosa di sbagliato nell'unire due anime separate. Ma Sam ne era sicuro. Non gli importava di finire all'Inferno e nemmeno di non essere più se stesso, se in cambio lei fosse stata salva.

Aprirono insieme gli occhi, spogliandosi velocemente. Non era la loro mente a guidarli, ma qualcosa di più antico, più carnale.

Era qualcosa che bruciava fin nel profondo. Samuel sentiva che dentro di lui una massa di lava premeva, pulsando contro la mano di Sibille.

E sapeva che lei sentiva lo stesso, glielo leggeva negli occhi spalancati.

Scintillarono, quegli occhi, di bianco accecante. L'anima dell'angelo.

Sam non poteva vedersi, ma Sibille catturò col suo sguardo un paio di occhi verdi, e sul fondo dell'iride vide scintillare l'argento dell'anima del compagno.

Si erano raggiunti. Si erano trovati in una preghiera ad un Dio assente.

Si baciarono ancora, il calore che cresceva.

Era un bacio di gratitudine, di insicurezza, di amore.

Era un bacio rassicurante e protettivo.

Sibille lo sentiva benissimo, come l'anima di Sam completasse la sua, incastrandosi negli squarci che le rimanevano dalla battaglia.

Poi il calore prese il sopravvento, e fu solo buio.

 

*.*.*

 

-Stai bene?- sentì chiedere dolcemente. Annuì, strofinando il capo contro il collo del compagno, che poco dopo si alzò, annunciando di voler fare una doccia.

Osservandolo, notò con sgomento che le cicatrici bianche sulla spalla era scomparse, sovrapposta a loro un'ustione nitida. La sua mano.

Sam notò il suo sguardo -Non fa male, tranquilla.

-Ti...ti ho marchiato...- ansimò la ragazza. Iniziò a respirare sempre più velocemente, finché Sam non la prese per le spalle e la guidò fino al grande specchio.

-Guardati.- le ordinò.

Arrossendo per la loro nudità, Sibille obbedì e vide che, come sulla spalla del compagno, sul suo fianco sinistro campeggiava una mano rossa. L'impronta di Sam.

-Ma...Cass non ha il segno di Dean- fu l'unica cosa che riuscì a sussurrare.

-Ti dimentichi che tu non sei completamente un angelo.- le mormorò nell'orecchio Sam facendola voltare verso di lui e baciandola con dolcezza -Non so perché, ma ho l'assurdo desiderio di toccarla.

-Fallo- lo incitò la ragazza, portandogli lei stessa la mano sul segno. Combaciarono perfettamente e Sibille si ritrovò a trattenere un gemito alla sensazione di calore che le si irradiava nel corpo.

-Scusa!- esclamò Sam, togliendosi. Ma poi, notando lo sguardo liquido e per nulla sofferente della compagna, lo rifece.

L'angelo fece scivolare la sua mano pallida sulla pelle abbronzata del cacciatore, fino a far combaciare anche la sua impronta.

Una corrente elettrica li attraversò in un circolo continuo.

-Sam...- gemette la ragazza, che il cacciatore aveva sospinto verso il letto -la...la camera...ci sentiranno...

Samuel sorrise maliziosamente e scivolò tra le sue gambe.

 

*.*.*

 

-Cass?

-Dimmi, Dean.

-Anche noi eravamo così, quando mi hai salvato?- il suo angelo sorrise imbarazzato, stringendosi a lui, pelle contro pelle e aprendo pigramente le ali corvine a coprirli, quindi il cacciatore scosse la testa -Immagino di non potergli dire nulla, riguardo al casino che stanno facendo, vero?

-No. È molto importante che rimangano il più vicini possibile, in ogni senso, fino a quando non si saranno abituati. Soprattutto tuo fratello. Ha appena ceduto parte della sua anima- mormorò Castiel, facendo combaciare la sua mano con l'impronta sulla spalla. Sorrise, lievemente malizioso.

Un paio di occhi verdi lo fissarono scintillando -Bene. Non posso dirgli nulla, ma...- sussurrò al suo orecchio, muovendosi sopra di lui -...posso scoprire chi tra voi due angeli urla di più.



Nda: ehilà a tutti gente! Noticina piccolina piccolina per annunciarvi che mancano solo due capitoli, il decimo e l'epilogo e poi dovremo salutare Dean, Cass, Sam e Sibille.
Vi saluto, ringraziando come sempre tutti voi che leggete. 
-Dan

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Capitolo 10
*** I'll give you the world. ***


I'LL WATCH OVER YOU

CAPITOLO DECIMO

I'LL GIVE YOU THE WORLD.

Sibille, ti prego ho bisogno di te.

La ragazza sentì distintamente Sam chiamarla. Ma nel bel mezzo di un’imboscata era abbastanza difficile fermarsi e rassicurarlo che lo avrebbe raggiunto appena possibile, quindi attese. Ma presa dalla preoccupazione, si decise, asciugatasi il sangue dal volto, a volare da lui.

Fu Dean ad accoglierla –Sibille, Sam è di là. Devi aiutarlo, Cass non può per il tuo Marchio.

Sibille, con un terribile peso sul cuore si precipitò nella stanza disadorna, correndo al fianco di Sam, che steso sul pavimento respirava piano. Non appena lo toccò, il ragazzo la stese per terra e urlò –Ora Dean!

Una luce potente invase la stanza e l’angelo si rese conto di essere in un cerchio di fuoco santo. Le braccia di Sam la stringevano non lasciandole possibilità di fuga e Sibille tremò contro il suo petto.

-Sam, cosa succede?

-Succede che non ti vedo da otto mesi. Otto mesi Ille! E devo essere in punto di morte perché tu mi raggiunga.

La ragazza si voltò a guardarlo –Otto mesi? Ma se siamo solo a Gennaio!

-No- scosse la testa Sam –Ille, siamo ad Agosto. Hai di nuovo perso il senso del tempo.

-Mi dispiace- sussurrò lei –Non volevo.

Sam strofinò piano le labbra sulla sua guancia –Potrei anche abituarmici, a tenerti stretta così, intendo. Ma ora abbiamo altro da fare.

-Cioè?- domandò curiosa Sibille, sentendosi tirare in piedi. Le ali, che aveva dimenticato di celare, scintillavano argento e blu dietro la canottiera mimetica e il viso di Sam sepolto in mezzo alle piume le impediva di pensare lucidamente.

-Sposarci, per esempio.

Sibille rise –Tu mi stai dicendo che mi hai fatto venire dall’Afghanistan, mi hai fatto credere di essere in pericolo di vita e rinchiusa in un cerchio di roba che mi potrebbe uccidere per sposarmi?

-Così tornerai sempre da me- ammise candidamente Sam.

-Non ho il vestito- disse l’angelo, ignorando la frase del compagno e la sua mano che andava a sfiorale l'impronta sull'anca, facendola infiammare.

-Sei vestita, mi basta.

-E se fossi stata nuda?- ribatté la ragazza sorridendo.

-Lo avrei preferito, ma avremmo scandalizzato Cass e Dean- sussurrò al suo orecchio Sam, prima di chiamare Castiel.

Fu lui a sposarli, con un sorriso che andava da un orecchio all’altro. Sibille guardò lui e Dean, fianco a fianco e pensò che forse quella era la felicità: essere con le persone che ami, sapendo che stanno bene e che sono felici.

Sam la baciò improvvisamente e l’angelo si rese conto di essersi appena persa il suo matrimonio. Ridacchiò contro le labbra di suo marito, come le sembrava strano chiamarlo così!, che la prese in braccio e attraversò le fiamme ormai ridottesi a piccole luci.

-Questa è già casa tua- le disse –ma posso almeno portarti nella nostra camera.

La portò sino alla soglia di quella che era sempre stata la camera di Sibille, che entrando non la riconobbe. Le pareti erano dipinte di un azzurro cielo, mobili nuovi erano stati messi al posto di quelli da ragazzina, solamente l’enorme letto di legno d’acero era rimasto al suo posto.

Fu lì che la adagiò con una delicatezza particolare persino per lui, per poi chinarsi a baciarla. Sapeva di caffè amaro e metallo e umano. Una mano scivolò sul suo fianco a cingerla e per molto tempo Sibille smise di pensare.

-Sam- chiamò dopo, stretta al suo petto. Una mano accorse ad intrecciarsi con la sua. –Cosa sarà dopo di noi?

-Dopo di noi?

-Quando moriremo. Tu sei un umano, io non so nemmeno cosa sono. Che cosa sarà dopo.

Sam si sollevò a guardarla –Non sarà. Noi non finiremo, semplicemente. Basta che continuiamo a stringere il nostro per sempre.

Sibille annuì e posò un bacio leggero sul tatuaggio del marito.

Quella notte non dormirono, rimasero svegli a scambiarsi promesse d’eternità che disfacevano e ricomponevano come intrecci, intessendoli tra le coltri leggere del loro mare calmo.




Nda: Ci siamo quasi! Ancora un solo capitolo, l'epilogo ( che in origine doveva essere questo - infatti scusate se è così corto)
-Dan


 

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Capitolo 11
*** Goodnight Cass, I love you. ***


I'LL WATCH OVER YOU

EPILOGO.

GOODNIGHT CASS, I LOVE YOU.
 

Erano passati anni. Anni di battaglie e sangue e metallo nella carne morbida. Anni di stoffa pulita, caffè caldo e carezze delicate. Erano stati anni in cui ogni giorno era una lotta per sopravvivere, per poter la sera tornare a casa dal compagno e stringersi nel suo abbraccio.

E Sibille non ne rimpiangeva un solo istante.

Guardò nel letto celeste, il loro mare calmo, e incrociò gli occhi di Sam. Il suo Sam, suo marito, il suo Guardiano, il suo umano. A novant'anni, l'uomo stava morendo.

Aveva salutato Cass e il fratello per l'ultima volta, rimanendo da solo con la ragazza che dopo sessant'anni era ancora giovane, come ogni angelo.

Ma Sibille aveva preso una decisione.

Uscì dalla camera e raggiunse Castiel sul portico, dove tante mattine avevano guardato il sole sorgere e insanguinare il prato davanti alla casa. Le stelle scintillavano delicate, come diamanti su un abito da sera.

-Cass- iniziò, ma l'angelo si voltò a fronteggiarla con occhi infuocati.

-No. Non lo farai.

Sibille sorrise stancamente -Ho preso la mia decisione.

-Non puoi abbandonarmi.

-Hai Dean con te, è lui il tuo Guardiano.

-E tu sei mia sorella! Non puoi farlo.

-Lo farò.

Castiel sospirò, incassando il colpo -Ci rivedremo.

La risata triste di Sibille smosse l'aria -No, lo sai bene. Non mi sarà consentito uscire dal paradiso di Sam e a te non sarà concesso entrarvi.

-E' un addio.

Una lacrima solcò la guancia di Sibille, mentre osservava suo fratello abbracciarla come quando lei era ancora la sua Guardiana. E, come allora, quando sapeva che lui se ne sarebbe andato e l'avrebbe lasciata sola per altri mesi, lo salutò.

-Buonanotte Cass, ti voglio bene.

-Buonanotte Sibille. Ti vogl...- ma quando l'angelo riaprì gli occhi, Sibille non c'era più. E lui non le era mai riuscito a dire quanto le volesse bene.

 

*.*.*

 

-Sono qui amore mio- mormorò la giovane a Sam, che nel letto celeste respirava piano.

-Sibille...- rantolò l'uomo, stringendole la mano.

La ragazza si stese al suo fianco e insieme ricordarono. I giorni felici, quelli tristi, le separazioni e gli aneddoti che li facevano sorridere come sempre. Le lacrime giunsero presto agli occhi della giovane, che si sforzò di ricacciarle indietro. E intanto il respiro di Sam era sempre più debole.

-Sibille- sussurrò al mattino -Sibille, devo dirti una cosa.

-Non sforzarti, amore mio- disse la ragazza, ormai senza più frenare le lacrime.

-Non rimpiango nulla. Nessun litigio, arrabbiatura, ferita che ti ho o mi hai medicato. Non rimpiango nulla della mia vita, lo giuro. Sei l'amore della mia vita- mormorò asciugandole le gocce salate dal volto.

Sibille si chinò e posò le sue labbra su quelle del marito. La mano di lui scivolò a coprire l'anca di lei, e l'angelo fece combaciare la sua mano con l'impronta sulla spalla del marito.

L' ultimo respiro di Samuel Winchester si infranse contro quelle labbra che tante volte aveva baciato, accarezzato, morso. L'angelo ricacciò un urlo di dolore in fondo alla gola.

Si voltò verso il comodino, dove riposava una lama d'argento. Una lama angelica.

Il pugnale penetrò senza difficoltà tra le costole della ragazza, trafiggendo il cuore.

 

*.*.*

 

-Sei già qui- disse Sam.

-Non potevo farcela senza di te.

Il marito, nuovamente giovane, le andò incontro e le asciugò le lacrime che ancora sostavano sul suo viso, prima di baciarla con delicatezza.

-Perché sei qui?

-Sei il mio Guardiano. Alla morte di un angelo questo va nel Paradiso del suo compagno.

Due lacrime scivolarono lungo le guance di Sam -Sibille, cos'hai fatto?

-Avevi giurato di non abbandonarmi mai e lo stavi per fare. Ti ho seguito- singhiozzò la ragazza.

Un nuovo bacio le bloccò le parole in gola. Piansero, si strinsero, risero, si baciarono ancora.

Erano di nuovo insieme.

Solo dopo Sibille si voltò a guardare il paradiso del compagno. Era una camera da letto. La loro camera da letto.

-Oh- si lasciò sfuggire.

-Beh...è il luogo dove sono stato più felice nella mia vita- spiegò imbarazzato il cacciatore.

Sibille lo baciò ancora una volta, non avendone mai abbastanza del sapore di caffè legato indissolubilmente al compagno, che la spinse sul letto.

Le loro mani si intrecciarono e gli occhi d'oro si persero in quelli verdi.

-Per sempre.





Nda: E così siamo davvero giunti alla fine...non credevo ce l'avrei mai fatta. Volevo solo spiegare una cosa: Sibille, dopo aver salutato Cass, se ne va perchè pensava che lui l'avrebbe salutata come quando lei era la sua Guardiana. Per evitare questa sofferenza, quella del vederlo andar via di nuovo, sceglie di tornare da Sam.
Non sentirà mai quel "Ti voglio bene".
Questa storia era in origine nata  come una Destiel, ma mi sono innamorata talmente tanto che ho dovuto lasciare che Sam e Sibille vivessero la loro storia.
Tutti lo meritiamo.

Infine grazie a tutti. Davvvero, a tutti voi che avete letto, recensito, messo tra le seguite o tra le preferite. Grazie.
Un grosso bacio va in particolare a Giulia e Giulia (siete le Dean migliori che potessi desiderare) e a Francesca (grazie di tutto Gabs) per avermi betata, supportata, sopportata e patpattata.
E grazie sopratutto per continuare a farmi sperare in un futuro migliore.
-Dan

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