Teen Wolf - The Demon Inside

di xAlisx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** 1. Incubi e pericoli ***
Capitolo 3: *** 2. La ragazza del fuoco ***
Capitolo 4: *** 3. Rumore di sabbia ***
Capitolo 5: *** 4. Party di sangue ***
Capitolo 6: *** 5. Quando ti manca il respiro ***
Capitolo 7: *** 6. Il demone dentro ***
Capitolo 8: *** 7. Giochi pericolosi ***
Capitolo 9: *** 8. Echo House ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


Cose da sapere per leggere la storia:
- La storia nasce come versione alternativa della 3B. Ho trovato che la trama della 3B sia stata sfruttata una po' male: non fraintendiamoci, ci sono delle puntate molto belle e Dylan O'Brian nelle vesti di cattivo è fantastico, ma penso che tutta la storia di Demon!Stiles (ogni riferimento a Demon!Dean di “Supernatural” NON è puramente casuale XD) potesse essere sfruttata meglio, concentrandosi meglio su quella senza aggiungere altre “sotto trame”.
- Alcuni dialoghi o scene della mia storia si rifanno ad alcuni momenti delle puntate, il resto è tutto farina del mio sacco.
- Stiles avrà un ruolo più centrale rispetto a tutti gli altri personaggi, anche se quasi nessuno verrà trascurato. Se Stiles dovesse risultare un po' OOC, è perché comunque non è proprio in lui nella terza stagione e ha perso un po' di smalto che lo caratterizza.
- Non esistono Kira e Malia (non ho nulla contro di loro – o forse contro Malia sì, ma questa è un'altra storia!), ma ai fini della trama erano inutili. Vengono usati poco Derek, Peter, i gemelli e vari ed eventuali (XD). In compenso, ci sarà una nuova ragazza, Blaze.
- Ogni capitolo è come se fosse un episodio della serie. Lo stile così frammentato vuole simboleggiare i cambi di scena delle puntate.

 
 
Teen Wolf - The Demon Inside
PREFAZIONE
È buio. Il cielo è scuro, senza stelle. L'aria è fredda e il respiro si tramuta in nuvolette opache.
Stiles è in mezzo al nulla. La sua mente gli urla a gran voce che qualcosa non quadra, ma lui non la sente. Cammina senza sapere dove andare, dentro di lui una strana sensazione lo investe. Apre e chiude gli occhi ripetutamente.
“Qualcosa non va.” continua a ripetersi, prendendone sempre di più coscienza.
Si sente smarrito e l'ambiente circostante non lo aiuta. Nel mezzo del nulla trova una porta. La oltrepassa e si ritrova davanti un grande tronco di quella che era stata una grande quercia. Il Nemeton.
Stiles si guarda intorno, spaesato. Le mani gli pizzicano e quando le guarda si accorge del perché: un dito in più gli fa capire che quello che sta vivendo non è reale. È solo un sogno.
Eppure, nonostante continui a ripeterselo, sembra tutto maledettamente vero. Chiude gli occhi, inspira ed espira cercando la calma dentro di sé. Quando riapre gli occhi, lì, stesa sul tronco dell'albero c'è una ragazza. È nuda e sembra svenuta. Stiles si avvicina, le tocca un braccio ed è gelida. Vorrebbe poter fare qualcosa, ma è nel giro di pochi istante che riapre gli occhi nella sua stanza. Il sogno è finito, ma Stiles sente un peso dentro che non riesce a spiegarsi.
 
Scott continua a vedere sé stesso in ogni dove. Sé stesso con le sembianze di un lupo mannaro feroce e spietato. Sa che lui non è così, ma quando vede quell'animale la consapevolezza di non sapersi controllare lo investe. È un Alfa Originale, ma non sa sfruttare ancora le sue capacità. Il suo corpo diventa più forte e la sua mente diventa selvaggia. Non è più lui. E Scott sa di poter perdere il controllo da un momento all'altro. Sa di poter uccidere i suoi amici in un momento d'ira. Si sente un assassino anche se non ha fatto nulla. Si sente macchiato di una colpa ancora non commessa.
Durante la notte si rigira nel letto investito dagli incubi.
Una notte si trasforma in lupo mannaro e scappa nei boschi. La liberà dell'animale lo porta fino al grande tronco del Nemeton. Distesa sul duro legno, c'è una ragazza. Scott si avvicina e preso da un istinto improvviso infila le zanne nel suo nudo corpo.
 
Allison trema costantemente. La voce nella sua testa le ripete che è debole e che non potrà sopravvivere a lungo se continua a tremare come una femminuccia.
“Le donne della famiglia Argent non si comportano così.” le ripete la voce di sua zia Kate.
Poi la vede ed è un corpo putrefatto che la perseguita. Le sue mani vogliono afferrarla come per portarla con lei. Allison vorrebbe scappare, ma si sente in trappola. In trappola dentro la sua mente. Ed è nella sua mente che raggiunge il Nemeton. L'aria fredda della foresta la investe come se fosse un pugno. Ma forse un pugno lo ha ricevuto davvero, Allison non lo sa. Allison non sa più niente.
Sua zia le urla ancora contro. Allison cerca d'ignorarla. Si volta dall'altra parte, mentre il corpo putrefatto l'avvolge in un fetido abbraccio. Nel tronco del Nemeton c'è una giovane ragazza rannicchiata su sé stessa. Allison vorrebbe aiutarla, ma sua zia la strappa da quella realtà e la porta lontano, finché, al mattino, Allison non riesce finalmente a svegliarsi.







 
SPAZIO ALIS: Ed esordisco nel fandom con una long. Già con le long non vado d'accordo, in più scrivo in un fandom nuovo...insomma, preambolo per dire "perdonatemi se la storia farà schifo"! XD
Tornando seri, questa long nasce perché, per quanto la 3B mi sia piaciuta, ho trovato che mancasse qualcosa, come se si potesse dare di più a Demon!Stiles. Sarà stato l'inserimento dei nuovi personaggi o il mischiare la storia di Malia e poi quella di Kira della volpe e quella del Nogitzune. Insomma, troppo tutto insieme e poco spazio a tutto. Quindi, con questa long voglio ampliare lo spazio di Stiles e la sua lotta con il demone che ha dentro - da qui il titolo.
Non vi anticipo nulla su chi sia la ragazza, ma avrà un ruolo chiave nella vicenda.
Sebbene il protagonista sia Stiles, ho cercato di non trascurare gli altri, anche se per ora - ho pronti 6 capitoli - ne stanno uscendo poco considerati Derek e Peter ç__ç Rimedierò!
Alcune battute/scene sono prese dagli episodi stessi, il resto è farina del mio sacco.
L'immagine là sopra è una sorta di copertina dove la mia prestavolto è
 
India Eisley :)
Ho finito.
Spero che la prefazione vi intrighi.
Alla prossima settimana,
Alis
PS: La prefazione è al presente, ma i capitoli saranno al passato.

 

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Capitolo 2
*** 1. Incubi e pericoli ***


CAPITOLO 1
Incubi e pericoli

La scuola era appena iniziata. Scott e Stiles si stavano dirigendo ai loro armadietti.
«Quindi, abbiamo visto la stessa ragazza nel Nemeton?» chiese Stiles.
Quando l'Alfa gli aveva detto che aveva visto una ragazza, a Stiles era quasi venuto un attacco di cuore. Non aveva fatto altro che pensarci tutto il tempo, mentre si preparava per andare a scuola e quando Scott gli aveva detto che anche lui l'aveva sognata – o immaginata, c'erano ancora tanti dubbi da risolvere -, Stiles aveva iniziato a cercare tutte le possibili teorie per accertarsi su cosa fosse vero e cosa no.
«Non lo so. Quella che hai visto tu com'era?» chiese Scott, facendo spallucce.
«Una ragazza, nuda, rannicchiata in un tronco, non credo che ci fosse una rimpatriata di donne nude nel bosco. Doveva essere per forza la stessa.» spiegò Stiles.
Scott annuì, pensieroso.
Allison li raggiunse nel corridoio. «Vi devo parlare.» disse subito. «Si tratta del Nemeton.» aggiunse, dopo essersi accertata che nessuno stesse ascoltando.
«Ci hai visto coricata sopra una ragazza?» domandò Stiles.
Alliason strabuzzò gli occhi. «Come lo sai?» boccheggiò.
Anche Stiles strabuzzò gli occhi e indicò prima Scott e poi Allison. «Tutti e tre l'abbiamo vista. Quella ragazza deve significare qualcosa.»
«Sì, ma cosa?» domandò Scott.
Sia Stiles che Allison scossero la testa.
«Deaton aveva detto che potevamo attirare qui qualunque cosa con il nostro sacrificio.» specificò Allison.
«Dobbiamo scoprirne di più. Non possiamo semplicemente andare al Nemeton e vedere se c'è una ragazza. Potrebbe essere una trappola.» sentenziò Scott alla fine.
«E se lei è davvero lì, la lasciamo ad assiderarsi?» domandò Stiles, preoccupato.
«Non lo so, amico. Non possiamo fare nulla per ora.» concluse Scott, allontanandosi verso l'aula di chimica.
Stiles guardò Allison che gli sorrise incoraggiante. «Riusciremo a risolvere anche questo mistero.» disse, prendendolo a braccetto e dirigendosi in aula.
Ma qualcosa non quadrava. Stiles si guardò intorno. Strinse la mano di Allison nella sua, facendo scaturire un'espressione dubbiosa nel suo volto. «Tutto bene?» chiese.
Stiles la ignorò.
E poi, come se avessero suonato un allarme, cominciò ad urlare con tutto il fiato che aveva in corpo.
Suo padre si precipitò nella sua stanza, lo strinse tra le braccia, cercando di calmarlo.
 
Scott si stava preparando per andare a scuola. S'infilò la camicia e prese la borsa. Quando si voltò per uscire, nella porta si rifletté la sua mano armata di artigli. Il suo cuore accelerò e la sua mente fu investita solo dall'immagine del lupo che addentava la ragazza nel Nemeton.
Scott cercò di riprendere il controllo di sé. Provò a calmare i battiti del cuore e tentò di liberarsi delle visioni. L'ombra della sua mano nella porta tornò normale, senza artigli.
«Scott?» Isaac entrò nella stanza.
Scott si riscosse dai suoi pensieri e guardò l'amico.
«Stai andando a scuola?» domandò il Beta.
L'altro annuì.
«Volevo prima parlarti di una cosa.» iniziò Isaac, evidentemente in imbarazzo. «Se qualcuno, un'ipotetica persona, provasse qualcosa per Allison, tu saresti geloso?» chiese, attendendosi il peggio.
«No.» rispose Scott. Poi però sembrò ripensarci. «Stalle lontano, Isaac.» aggiunse, uscendo dalla stanza.
 
Si stava dirigendo a scuola, lei lo sapeva. Quella mattina Allison si era svegliata, preparata e si stava dirigendo a scuola. Allora perché ora si trovava nell'obitorio dell'ospedale? Perché sentiva le urla dei morti nelle loro celle?
Vide una cella mezza aperta. Una voce la chiamava in un sussurro assordante. “Allison.”.
La ragazza guardò dentro la cella e un corpo putrefatto iniziò ad andarle in contro, urlando e contorcendosi.
Allison riprese conoscenza di sé nella sala di arte. Il suo dipinto era schizzato di pittura rossa, come sangue, e Allison aveva il fiato corto e il cuore che batteva a mille.
«Stai bene?» domandò Lydia.
«Non credo.» rispose Allison, incrociando lo sguardo preoccupato di Isaac dall'altra parte della stanza.
 
«Forse dobbiamo solo aspettare per riuscire a tornare alla normalità.» tentò Scott, per risollevare il morale suo e dell'amico.
«Abbiamo azionato un radar per creature soprannaturali, non credo che le cose torneranno mai normali. In più, c'è una ragazza, nel Nemeton che potrebbe essere morta e noi non sappiamo come aiutarla.» precisò Stiles, per niente incline ad essere positivo.
“Se hai problemi, avvisami. Anzi, cercami anche se non c'è nulla di preoccupante.” Scott captò la voce di Isaac.
Era dall'altra parte del corridoio e parlava con Allison, cercando di tranquillizzarla.
“Grazie, Isaac.” fece la ragazza, sorridendogli dolcemente.
Scott voltò il viso verso Stiles prima che i due si accorgessero che li stava guardando.
«Amico, che stai facendo?» domandò Stiles, con il panico crescente nella voce.
«Cosa? Nulla.» rispose l'Alfa, senza capire.
«I tuoi occhi brillano, Scott.» lo rimproverò Stiles, prendendogli la testa e facendolo allontanare verso un'aula vuota.
Gli artigli nella mani spuntarono senza che Scott riuscisse a controllarli. Chiuse la mani a pugno tanto da farsi uscire sangue.
Quando raggiunsero l'aula, Scott cercò di ricomporsi. Con il fiato corto e il cuore accelerato, gli artigli si ritrassero e gli occhi tornarono del loro colore naturale.
«Sta succedendo qualcosa. Tutto quello che vediamo, Scott, non ce lo stiamo immaginando. È la realtà.» fece Stiles, accasciandosi in una sedia. «Sta diventando difficile anche per me. Faccio dei sogni in cui per svegliarmi devo letteralmente urlare. E a volte non so nemmeno se sono davvero sveglio.»
Scott lo guardò accigliato. «Cosa intendi?»
«Non distinguo più un sogno dalla realtà. Ho difficoltà a leggere. E quello era l'unico modo per distinguere il sogno e la realtà.» spiegò ancora, investito da una tale tristezza che Scott si sentì trafitto dal dolore. «Dobbiamo cercare quella ragazza. Sento che può aiutarci.» aggiunse.
Scott annuì. Si fidava di Stiles e anche lui aveva una strana sensazione riguardo a quella ragazza. «Andremo dopo scuola.» sentenziò, infine.
 
Il Nemeton era ancora il vecchio tronco tagliato che avevano visto l'ultima volta. Nella superficie non c'era nessuna ragazza. Stiles si inginocchiò ai piedi del tronco. Si sentiva smarrito e indifeso. Aveva riposto in quella ragazza la fiducia che potesse davvero aiutarli, invece lei nemmeno esisteva probabilmente.
«Non fiuti nulla?» chiese a Scott che si era fermato poco distante.
«Nulla.» fece l'Alfa.
Stiles sbuffò. Gli venne l'irrefrenabile desiderio di mettersi ad urlare, un po' come Lydia, ma si trattenne.
Poi qualcosa scattò attorno a lui e si rese conto che qualcosa non andava. C'era un odore particolare in quel posto.
«Scott, lo senti?» chiese, alzandosi e guardandosi intorno.
Scott, però, non c'era più. E lui non era più nemmeno nel bosco. Era a scuola, stava entrando in classe e cercava un posto dove sedersi.
Si sentiva stanco, non più stranito o confuso come poco prima.
Si avvicinò al suo banco abituale, ma una ragazza lo precedette e si sedette.
«Quello è il mio posto.» fece, il più gentilmente possibile.
La ragazza lo guardò e iniziò a fare strani gesti con le mani. Doveva essere sordo-muta, ma non fu quello a far rabbrividire Stiles: tutti i suoi compagni e persino il coach iniziarono a fare quelli stessi gesti. Gli stavano dicendo qualcosa, ma lui non capiva. Si sentiva soffocare. Provò a scappare, ma iniziò a vedere sfocato e le gambe gli cedettero.
Fu il fischio assordante del coach a farlo svegliare. Tutti lo fissavano, ridendo sotto i baffi per la brutta figura. Scott, invece, lo guardava preoccupato.
«Tutto bene?» gli chiese.
Stiles annuì, cacciando via l'incubo. «Sì, mi sono solo addormentato.»
«Amico...non stavi dormendo.» gli fece notare Scott, e con la testa gli indicò il foglio davanti a lui.
Stiles lo guardò e gli vennero i brividi. C'era scritto ripetutamente “Svegliati”.
 
Allison aveva cercato di rilassarsi dopo la lezione di arte. Lydia aveva comunque insistito per passare il pomeriggio insieme. Come volesse passare il pomeriggio, Allison aveva iniziato a chiederselo quando le aveva detto di portarsi dietro arco e frecce...nel bosco. Un pomeriggio un po' strano, sicuro non da Lydia.
Comunque Allison aveva imparato a farsi poche domande ormai e aveva seguito gli ordini dell'amica fino a ritrovarsi nel bosco, con l'arco in punto, pronta a scoccare una freccia verso un bersaglio in un albero.
«Ho visto come tremi e come non riesci a concentrarti. Quindi, esercitiamoci qui.» disse Lydia, davanti alla faccia dubbiosa della cacciatrice.
Allison annuì e si preparò a lanciare. Le mani sudavano e tremavano. La mente vagava come se non riuscisse a vedere l'albero e il bersaglio che aveva davanti.
Scoccò la freccia, che andò a conficcarsi nel terriccio a qualche metro dall'albero.
«Okay. Riprova.» la incoraggiò Lydia.
Ma Allison già non l'ascoltava più. Un rumore nel bosco attirò la sua attenzione «Resta qui.» intimò alla Banshee.
Allison seguì i rumori. I passi si trasformarono in una voce. “Allison. Da questa parte.” continuava a ripetere. Allison le andò dietro. “Lydia?” domandò al vento.
Intorno a lei mille voci parlarono con lo stesso tono. “Da questa parte.”
Poi calò il buio e un corpo comparve davanti ad Allison. Kate si contorceva per raggiungerla. Allison impugnò l'arco, in preda al panico. Preparò la freccia e scoccò.
D'un botto tornò la luce del sole. Davanti a lei c'era Isaac che teneva la freccia che aveva appena lanciato a pochi centimetri dal viso di Lydia.
 
Scott si sentiva scoppiare. Avrebbe voluto prendere suo padre e cacciarlo a pedate da casa sua. Lo irritava anche solo vederlo.
«Come puoi fare una cosa del genere al mio migliore amico?» chiese, sconvolto.
Il padre cercò di spiegarsi, ma Scott non lo ascoltò.
Melissa arrivò in quel momento. «Cosa succede?» domandò, accarezzando un braccio del figlio.
«Papà sta cercando di far licenziare il padre di Stiles.» rispose Scott, nervoso.
«Cosa?» fece sconvolta anche Melissa.
«Sto portando avanti un'indagine per incriminazione. Se verrà licenziato non sarà per colpa mia, ma per la sua incapacità di risolvere casi.» rispose.
Scott non resse più. La sua testa scoppiò in un ringhio, gli artigli uscirono e gli occhi brillarono.
Melissa lo notò appena in tempo. Si avvicinò a lui e gli prese le mani. «Scott, stai calmo.» gli disse. «Vieni con me, ora.» lo cinse con le braccia e lo portò in camera sua.
Scott fece un ringhi nel petto, ma Melissa non indietreggiò. Poi, proprio com'era arrivato, il lupo sparì e Scott si ritrovò a fissare sua madre con fare colpevole.
«Stai bene?» chiese lei.
Scott annuì e sospirò. «Scusa.»
«Tranquillo. Riposati ora.» lo incoraggiò lei, dandogli un bacio sulla fronte.
Uscì dalla stanza poco prima che il cellulare di Scott prese a squillare.
«Pronto.» rispose.
«Scott, devi venire immediatamente al Nemeton.» fece la voce di Stiles agitata.
«Stiles, amico, che succede?» chiese l'Alfa.
«La ragazza...la ragazza è qui.» spiegò Stiles.
Scott prese le chiavi della moto e si precipitò fuori senza nemmeno avvisare sua madre.








SPAZIO ALIS: Primo capitolo della long. Diciamo che è un capitolo spiegativo (?), dove più che altro emergono i problemi di Stiles, Scott ed Allison dopo il loro sacrificio.
I problemi degli incubi, della trasformazione e di Kate saranno importanti ai fini della trama - credo XD - tanto quanto lo sarà, più avanti, il confronto tra Stiles e il demone dentro sé. Ci saranno alcuni siparietti tra i due niente male *si fa i complimenti da sola* XD
Invece, ecco che compare la ragazza. La sua storia sarà spiegata e non, nel senso che sarà svelato cos'è, ma la sua vita sarà lasciata da parte. Ma ora sto zitta e non vi svelo altro XD
Spero che questo capitolo vi abbia incuriosito e che continuiate a seguire la long :3
Il prossimo aggiornamento è per lunedì prossimo - direi MOONDAY prossimo <3
Okay, mi dileguo.
Alis

PS: Sono una frana con i titoli, direi .-.

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Capitolo 3
*** 2. La ragazza del fuoco ***


CAPITOLO 2
La ragazza del fuoco
 
Il signor Deaton li fece entrare e Scott e Stiles sistemarono la ragazza nel tavolo. L'avevano trovata esattamente dove l'avevano sognata. Era nuda e ricoperta di gravi ferite. Scott perse un battito quando si rese conto che poteva essere stato lui a fargliele.
«Come l'avete trovata?» chiese Deaton.
«Non lo so. Mi sono ritrovato davanti al Nemeton senza che sapessi nemmeno di esserci andato. Lei era lì e poi è arrivata Lydia.» rispose Stiles, indicando poi la Banshee.
Lydia aveva sentito una strana sensazione e aveva guidato senza meta fino ad arrivare al Nemeton.
«Questo significa che è morta?» chiese Scott, considerando il fatto che Lydia fosse brava a trovare spesso e volentieri dei cadaveri.
«No, è ancora viva. Ma ha delle brutte ferite e non so come se riuscirà a sopportare il dolore.» rispose Deaton, esaminando quei profondi tagli.
«Io...credo di averli fatti io quei tagli. Nel mio sogno, io ero un lupo mannaro e l'ho azzannata. Insomma, se non fosse stato solo un sogno? Se l'avessi fatto davvero?» domandò Scott, in preda al panico.
Si sedette per terra e si prese la testa tra le mani. Non voleva essere un Alfa, non l'aveva mai chiesto. Quella nuova condizione gli stava portando via la sua vita.
«Ehi, amico, non sei stato tu.» lo tranquillizzò Stiles, mettendogli una mano su un braccio.
All'improvviso la stanza diventò molto calda. La ragazza cominciò ad urlare e intorno a lei si accese una fiamma di fuoco bruciante. I presenti stettero a guardare, increduli e impauriti.
La ragazza bruciò e urlò per minuti che parvero ore. Alla fine, il fuoco si spense tanto rapidamente come si era acceso. La ragazza si sedette nel tavolo e aprì gli occhi. Per qualche secondo le sue pupille furono fiamme danzanti al vento, poi assunsero una tonalità azzurra. Le sue ferite, prima così profonde e preoccupanti, adesso non c'erano più, al loro posto c'era solo la pelle diafana e liscia della ragazza misteriosa.
 
«Okay, l'avete visto anche voi, vero? Ha letteralmente preso fuoco e poi si è alzata come se nulla fosse.» fece Stiles, camminando avanti e indietro per l'atrio della clinica.
Deaton aveva fatto uscire tutti dallo studio per poter visitare la ragazza.
In quel momento arrivarono Allison e Isaac a cui Lydia aveva mandato un messaggio.
«Le avete chiesto qualcosa?» chiese Allison.
«Ancora nulla.» rispose Scott. «È successa una cosa abbastanza strana.» precisò, per poi raccontare l'accaduto.
«Ragazzi, potete entrare.» li chiamò Deaton.
I ragazzi entrarono, pieni di domande.
La ragazza indossava dei vestiti che le aveva dato Lydia – “Io ho sempre un cambio in macchina.” aveva trovato giusto precisare la ragazza poco prima, mentre posava gli abiti in un tavolo – e si guardava intorno spaesata.
«Ehi, ciao.» iniziò Stiles.
La ragazza lo guardò e sorrise leggermente. «Ciao.» fece, per poi abbassare lo sguardo sulla gonna.
«Io sono Stiles e loro sono i miei amici Scott, Lydia, Allison e Isaac.» li presentò il ragazzo, cercando di essere il meno precipitoso possibile.
Avrebbe voluto subito le risposte alle domande che lo assillavano, ma la ragazza sembrava confusa e spaventata quanto lui, quindi decise di partire con calma.
«Io sono Blaze.» si presentò la ragazza.
«Senti, Blaze, per caso ti ricordi come sei arrivata al Nemeton e cosa ti è successo lì?» chiese Deaton, anticipando Stiles.
La ragazza scosse la testa. «No. Ricordo solo due luci gialle che si avvicinavano a me, poi nulla. Mi dispiace.» rispose, con gli occhi leggermente appannati.
Stiles si sentì triste per lei e le sorrise. Blaze ricambiò il sorriso, leggermente imbarazzata.
«Sei una fenice, vero?» domandò ancora Deaton.
Blaze annuì. «Ho fatto male a qualcuno quando mi sono guarita?» chiese spaventata.
«No, tranquilla.» la rasserenò il veterinario.
«Una fenice?» s'intromise Isaac.
«Una fenice è una creatura quasi divina. Sana le sue ferite tramite il fuoco, ha una velocità elevata e può entrare nella mente delle persone. Sono rimaste poche fenici e quelle rimaste si nascondono perché in molti puntano ad appropriarsi dei loro poteri.» spiegò Deaton.
«Come mi avete trovata?» domandò Blaze, guardando i ragazzi.
«Direi che tu hai trovato noi. Ti abbiamo sognata nel Nemeton.» spiegò Scott.
«Mi dispiace. Io...non so cosa mi sia successo.» cercò di giustificarsi lei. «Non ricordo nulla di nulla.» aggiunse, sovrastata dalla debolezza.
«È tutto okay.» la rassicurò subito Stiles.
«Ne capiremo meglio quando sarete tutti riposati e rilassati. Tornate qui domani dopo la scuola e cercheremo di venire a capo della questione.» li invitò Deaton.
«E lei?» chiese Allison, indicando Blaze.
«Può stare da me. Domani mattina l'accompagno alla centrale da mio padre per vedere se qualcuno ha denunciato una scomparsa.» si offrì Stile. «Sempre se tu sei d'accordo.» aggiunse poi, rivolgendosi a Blaze.
«Io...non vorrei disturbare.» fece lei, imbarazzata.
«Figurati. Ci farà piacere darti una mano. A tutti noi farà piacere.» fece Stiles, trovando l'approvazione anche degli altri.
Dopo tutto quello che avevano passato, sapevano quanto ci si potesse trovare smarriti e persi a Beacon Hills. Dare una mano ad un'altra persone era la cosa che riusciva meglio a quel gruppo strampalato di ragazzi. Deaton sorrise a vedere quanto fossero uniti e affiatati.
«Grazie.» rispose Blaze, mostrando il primo, vero sorriso.
Allison, Isaac e Lydia se ne andarono per primi, lasciando Scott, Stiles e Blaze con Deaton. Stiles aveva ancora bisogno di aiuto dal veterinario per cercare di spiegare il suo strano sogno del pomeriggio.
Raccontò a Deaton per filo e per segno tutto ciò che aveva turbato il suo sonno negli ultimi giorni.
«Sembra che il tuo subconscio voglia comunicarti qualcosa.» spiegò il veterinario.
«Beh, se il mio subconscio usasse una lingua che conosco sarebbe meglio.» rifletté Stiles, sospirando.
«Ti ricordi pressapoco quali gesti facevano?» chiese Deaton.
Stiles riportò alla mente il sogno, i movimento dei suoi compagni e del coach. Prese a mimare, facendo roteare un dito della mano destra intorno al dito della mano sinistra. Continuò affiancò le mani e ne allontanò una. «Questo c'era due volte.» precisò. «E tra i due c'era questo.» disse, passando il pollice sotto al mento.
«“Quando una porta non è una porta?”» recitò Deaton.
«“Quando una porta non è una porta?”?» ripeté Stiles, non capendo.
«Quando è socchiusa.» intervenne Scott.
«La mia mente mi sta facendo un indovinello? Sta scherzando?» fece incredulo Stiles, sentendosi preso in giro.
«No. La tua mente vuole dirti qualcosa. Quando siete morti e poi tornati in vita, avete aperto una porta nelle vostre menti.» spiegò il veterinario.
«Quindi, è ancora aperta?» chiese Scott.
«Non del tutto. E dovete chiuderla al più presto, perché non è un bene.» li avvisò Deaton.
Scott e Stiles si scambiarono uno sguardo e sospirarono. Come avrebbero chiuso quella porta era un mistero per entrambi.
 
Stiles guidò Blaze su nella sua stanza. La ragazza era rimasta zitta per tutto il viaggio, evidentemente in imbarazzo, e Stiles aveva provato a metterla a proprio agio facendo battute e cantando le canzone che passavano alla radio. Blaze si era abbandonata a qualche risata di tanto in tanto e mentre entravano nella stanza del ragazzo sembrava più rilassata.
«Ecco, tu puoi dormire nel mio letto. Io dormirò nella sedia.» si offrì Stiles, liberando il letto dalla roba che c'era sopra.
Blaze prese la mano di Stiles e gli sorrise. «Grazie per avermi salvata.»
«Non è merito mio. Sei tu che mi hai trovato.» puntualizzò lui, facendo spallucce.
«Ci siamo trovati a vicenda, allora.» insisté lei, ridendo di una risata cristallina.
Fu come se Stiles la vedesse per la prima volta, tanto piccola e dolce da sembrare una bambola. Doveva essere una cosa da fenice, perché Stiles si sentiva attratto da lei come se fossero due calamite.
«Penso che se ci stringiamo, possiamo starci entrambi nel letto.» fece lei, sedendosi nel materasso e trascinando con sé anche il ragazzo.
Lui rise, imbarazzato, ma troppo stanco per ribattere. Si stesero entrambi e si addormentarono nel giro di qualche minuto.
 
Il mattino seguente fu traumatico per tutti andare a scuola. Stiles accompagnò Blaze alla centrale per cercare eventuali persone scomparse. Raccomandò a suo padre di trattarla bene e poi filò a scuola. Scott lo aspettava nel parcheggio.
«Come sta Blaze?» chiese subito l'Alfa.
«Bene. Ora è con mio padre. Se troveranno qualcosa mi faranno sapere.» spiegò Stiles.
I due si avviarono in classe. Si sistemarono nei loro banchi non prima di aver informato anche Allison, Lydia e Isaac che Blaze stava bene.
«Oggi parleremo della guerra, in particolare dei campi di concentramento. C'è una lettura che vorrei fare. Chi vuole leggere ad alta voce per tutti?» chiese il professore. «Signor Stlinski?» chiamò poi.
Stiles alzò lo sguardo, entrando nel pallone. «No, io preferirei di no.» tentò di tirarsi indietro.
«Avanti, Stilinski.» insisté il professore.
Stiles si alzò, sospirando a pieni polmoni. Si avvicinò al leggio e osservò le parole nel libro. La vista gli si annebbiò. Cercò di concentrarsi, ma più ci provava, più le lettere si scomponevano. Il respiro iniziò a diventargli corto e la testa iniziò a vorticare.
Scott se ne accorse e si avvicinò all'amico. «Stiles? Stai bene?»
No, decisamente Stiles non stava affatto bene. «Devo accompagnarlo in infermeria.» fece Scott al professore.
Lui annuì e Scott aiutò l'amico ad uscire dall'aula. Barcollava, la testa girava e vedeva tutto opaco. Si diresse subito agli spogliatoi maschili.
«Stile, amico, ehi, guardami. È un attacco di panico?» chiese Scott.
Stiles non lo ascoltava. Si aggrappò ad un lavandino e cominciò a ripetere “È solo un sogno.”.
«Amico, non è un sogno. Ehi, guardami.» Scott lo afferrò per le spalle e lo costrinse a guardarlo. «Questa è la realtà, tu sei qui con me. È reale.» continuò, cercando di convincerlo. «Come distingui un sogno dalla realtà?» domandò.
«Le dita! Nei sogni ci sono sempre dita in più.» balbettò Stiles.
«Okay, conta con me. Stiles, conta con me.» fece Scott, mostrandogli le mani.
Stiles prese a contare le mani dell'amico. Piano piano, dito dopo dito, la lucidità tornava. La vista tornava normale, i tremori cessavano, la testa non girava più.
Stiles guardò Scott, poi si accasciò al suolo, stremato.
«Che mi sta succedendo?» chiese, più a sé stesso che a Scott.
L'Alfa si inginocchiò. «Andrà tutto bene. Risolveremo tutto.» tentò d'incoraggiarlo.
Ma probabilmente non credeva nemmeno lui alle sue parole. Qualcosa non andava e non solo in Stiles, ma anche in lui e in Allison. Tutti e tre avevano sfidato la morte e ne stavano pagando le conseguenze.
 
La centrale di polizia era caotica e piena di persone. Blaze si sentì per un attimo smarrita, ma lo sceriffo Stilinski la mise a suo agio portandole una cioccolata calda.
«Stai bene? Ti senti bene adesso?» domandò premurosamente lo sceriffo.
Blaze annuì e gli sorrise. «Siete così gentili. Lei e Stiles, intendo. Non so come ringraziarvi.» disse poi, sorseggiando la cioccolata.
«Non ce n'è bisogno.» assicurò l'uomo, sorridendole.
Improvvisamente Blaze si sentì debole. La testa prese a girarle e le mani a tremare. La tazza cadde a terra rompendosi in mille cocci. Qualcosa, nella mente di Blaze si accese e la ragazza scappò via correndo senza che lo sceriffo potesse chiederle nulla.
 
Stiles si era ripreso. Si sentiva ancora un po' debole, ma preferiva non rimanere solo quindi non era tornato a casa. Stava camminando nei corridoi quando vide Blaze precipitarsi verso di lui. La ragazza gli avvolse le braccia al collo e lui dovette mantenere l'equilibrio per non cadere.
«Stai bene?» chiese lei.
Lui la guardò stranito, senza capire cosa ci facesse lì e il perché di quella reazione. «Sì. Sto bene. Che ci fai qui?» chiese, curioso.
«L'ho sentito. Ho sentito il tuo attacco di panico. Mi sono precipitata e...stai bene?» chiese ancora, guardandolo negli occhi.
Stiles sorrise, piacevolmente sorpreso. «Sì, sto bene. Davvero.» la rassicurò.
«Oddio, scusa.» fece lei, quando si accorse di essere ancora abbracciata a lui.
«Non fa nulla. Davvero. Puoi venire quando vuoi ad abbracciarmi così affettuosamente.» affermò Stiles divertito.
Blaze rise e lo abbracciò di nuovo e Stiles la strinse a sé posando la testa nella sua spalla.








SPAZIO ALIS: Okay, il titolo non c'entra assolutamente nulla con "Catching Fire", e fin qui è tutto chiaro.
Questo secondo capitolo introduce la nuova protagonista: Blaze, una fenice *coff Parrish coff* XD (sì, ci sono in giro teorie che dicono che Parrish potrebbe essere una fenice, ma questa è un'altra storia.)
Che rapporto abbia con i ragazzi, è tutto da scoprire, e soprattutto il perché sia così connessa a Stiles è un mistero anche per me - magari non lo sapremo mai XD
La parte finale ha fatto un po' battere i vostri cuoricini fluffosi? **
Okay, me ne vado.
Spero che Blaze *la pat-patta con affetto* vi ispiri simpatia c:
Al prossimo aggiornamento, ovvero il prossimo Moonday...o forse, potrei postare eccezionalmente Domenica, visto che la puntata andrà in onda di Domenica ^_^ Vabbè, tenete d'occhio l'aggioramento, insomma XD
Mi farebbe piacere ricevere più pareri, quindi sentitevi liberi di recensire anche con critiche ;)
-Alis

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Capitolo 4
*** 3. Rumore di sabbia ***


CAPITOLO 3
Rumore di sabbia
 
Iniziare a frequentare la scuola fu un incubo ad occhi aperti per Blaze. Tutti la fissavano come se avesse due teste e lei non aveva la minima voglia di studiare e fare compiti.
«Perché sono costretta a venire a scuola?» chiese la ragazza a Stiles.
«Perché...perché studiare è giusto.» tentò Stiles, poco convinto delle sue stesse parole. «Senti, mio padre vuole che rimani nascosta finché non capiremo meglio la tua situazione. E quale posto migliore di una scuola con tanti teenagers per nascondersi?» fece ancora, cercando di essere il più convincente possibile.
«Odio la scuola. E odio anche te!» affermò Blaze, incrociando le braccia al petto.
«Nah, non mi odi!» ribatté Stiles, mettendole un braccio sulle spalle.
Da quando Blaze era corsa a scuola perché aveva sentito l'attacco di panico di Stiles dentro di lei, il rapporto tra i due era diventato più profondo. Era come se potessero sentire le emozioni l'uno dell'altra e potessero aiutarsi a stare bene. Dopo tutto quello che avevano passato nelle loro vite, la stabilità era la cosa di cui avevano più bisogno e insieme sembravano averla trovata.
«Scott, potresti dire tu a Stiles che studiare fa schifo?» fece la ragazza, quando in corridoio incontrarono l'Alfa.
Scott non rispose. Nella sua mente urlava un lupo con un ringhio cattivo e affamato. I suoi artigli si presentarono nella mano alla velocità della luce, tanto veloce quanto la sua mano che schiacciava il collo di Blaze nell'anta dell'armadietto.
«Scott, ehi, amico.» tentò di risvegliarlo Stiles.
Il lupo mannaro lo respinse, facendolo scivolare a terra. Poi ringhiò contro Blaze, che era rimasta paralizzata.
«Scott, Scott, smettila.» riprovò Stiles, rimanendo a debita distanza.
Blaze cercò di riprendere aria, stretta nella forte presa del lupo mannaro. Poi chiuse e riaprì gli occhi e le sue pupille si colorarono di arancione e rosso, come fiamme ardenti.
Scott si sentì investito dal potere della fenice e tornò in sé.
«Mi dispiace. Mi dispiace, ragazzi.» si scusò, affranto.
«È okay, amico. È tutto okay.» lo tranquillizzarono gli amici, aiutandolo a stabilizzarsi.
«Sta diventando sempre peggio.» constatò Stiles con amarezza.
Erano notti che non riusciva a chiudere occhio e molte volte, anche da sveglio, non riusciva a capire cosa fosse reale e cosa no. Scott non riusciva più a trasformarsi in lupo mannaro, non volontariamente. Quando lo faceva, perdeva il controllo e rischiava di uccidere qualcuno come nelle sue peggiori visioni. Anche Allison non era messa meglio: sognava continuamente sua zia, ne sentiva la voce e ne percepiva la cattiveria. Era come se ce l'avesse sempre accanto.
Tutti e tre stavano impazzendo sotto la responsabilità di quello che avevano fatto per salvare i propri genitori.
 
Erano giorni che Isaac si presentava a casa Argent per studiare. Chris iniziava ad avere dei sospetti su cosa potesse esserci tra lui e sua figlia, ma non s'intromise.
Allison accolse Isaac con un gran sorriso e gli fece segno di sedersi nel letto. I libri e i quaderni erano già aperti pronti per essere studiati.
«Come va?» chiese il ragazzo, stendendosi accanto ad Allison.
«Così.» rispose semplicemente lei, facendo spallucce.
«Allison, dimmi come posso aiutarti.» la spronò lui, desideroso di essere utile.
«Mi aiuti già abbastanza venendo qui ogni giorno. Davvero.» confessò lei.
Isaac la sentì vicina come non mai. Allison non era una che si apriva ai sentimenti e alle emozioni, non dopo Scott. Ma in quel momento era sincera e Isaac si sentì utile solo per aver fatto scaturire un dolce sorriso nelle sua labbra.
Si avvicinò a lei, al suo sorriso e alle sue labbra e premette le sue in un casto bacio.
Allison rimase prima ferma, poi scosse la testa. «Non è così che si bacia.» disse.
Si avvicinò di più a lui, fino a trovarsi attaccati. Unì le loro labbra in un bacio pieno di desiderio.
In quel momento, Chris entrò nella stanza. Allison e Isaac si separarono all'istante.
«Allison, devo parlarti.» ringhiò il signor Argent, e Isaac lo temette più di Derek o Scott versione Alfa.
«Un altro lupo mannaro!» lo sentì urlare dall'altra stanza.
 
Lydia cercava di essere una ragazza normale, ma la sua parte Banshee prendeva spesso il sopravvento. Odiava quei momenti, non solo perché parecchie volte la conducevano a dei cadaveri, ma anche perché si sentiva confusa e non riusciva mai a capire come decifrare i segni.
Anche in quel momento, mentre stava cercando di studiare, la sua testa scoppiava di rumori assordanti. Sentiva urla, o forse erano sospiri. Non sapeva su cosa dovesse concentrarsi. C'erano mille rumori, tutti che cercavano di sovrastare gli altri. Lydia ne prese uno e lo estrasse dalla folla. Era un fruscio di sabbia nel pavimento. Era inquietante, le faceva venire i brividi. Ma c'era anche qualcos'altro. Qualcosa come fuoco, un fuocherello leggero che sta per spegnersi.
Lydia si abbandonò nel letto, cercando di liberare la mente.
Il rumore divenne così insopportabile che la Banshee iniziò ad urlare.
 
Quando Stiles aprì la porta di casa e si ritrovò Lydia davanti, iniziò a sudare freddo. Non perché la visita dell'amica fosse indesiderata, anzi, ma la ragazza aveva un'espressione così sconvolta che Stiles non poté che avere paura per sé stesso e per i suoi amici.
«Dov'è Blaze?» chiese la Banshee.
«Ha detto che sarebbe rimasta a scuola a farsi aiutare a studiare.» rispose Stiles, facendo spallucce.
«Dobbiamo raggiungerla. È in pericolo.» ribatté allarmata Lydia, afferrando Stiles per un braccio e trascinandolo in macchina.
«Cosa? Come lo sai? Cosa senti?» la interrogò il ragazzo, impugnando una giacca e seguendola senza fare storie.
Le sensazioni di Lydia si rivelavano sempre vere e sempre pessime. Dovevano arrivare a scuola il prima possibile e trovare Blaze prima che qualcuno si facesse gravemente male.
«Sabbia. Sento il rumore della sabbia che sfrega nel pavimento e sento il rumore del fuoco che si sta per spegnere.» spiegò la ragazza, cercando di calmarsi.
«Chiamo Scott.» sentenziò Stiles, gesticolando agitato.
 
Il professore se n'era andato da un po', ma Blaze aveva deciso di rimanere ancora a scuola per concentrarsi meglio. A casa di Stiles tendeva sempre ad abbandonarsi nel letto e ad addormentarsi nel giro di pochi minuti senza studiare nulla. Stiles la rimproverava sempre, ma ogni volta che la vedeva pacificamente addormentata, non aveva il coraggio di svegliarla.
Così la scuola era vuota e Blaze era da sola nell'aula di chimica a ripassare qualche complicata formula che non riusciva ad entrarle in testa.
La distrassero dei rumori provenienti dall'esterno dell'aula. Blaze si alzò e si avvicinò alla porta chiusa, guardando oltre al vetro.
Dall'altra parte c'erano delle creature che Blaze non aveva mai visto prima: sembravano fatte di ombra, di sabbia e di vento.
Blaze indietreggiò, mentre le due creature entravano nell'aula. La fenice prese fiato e si preparò ad attaccare.
 
La scuola era deserta e buia. I ragazzi odiavano la scuola già normalmente, ancora di più quando era vuota e buia. Avevano vissuto troppe disavventure lì dentro per trovarsi a loro agio.
Lydia aguzzò l'udito e si lasciò guidare dai rumori. Scott e Stiles la seguivano, in attesa di indicazioni.
Un odore pungente investì le narici di Scott. Era odore di sangue. «C'è qualcuno. E non sembra stare bene.» avvisò.
L'Alfa si lasciò guidare dalla scia fino a raggiungere l'aula di chimica.
Blaze era lì, rannicchiata vicino ad un tavolo con brutti tagli su tutto il corpo. Stiles si precipitò da lei. «Ehi, ehi, Blaze.» la scosse leggermente finché lei non aprì gli occhi.
Le fiamme vibravano leggere nelle pupille. «No, non dovevate venire.» sussurrò appena. «Loro sono qui.» aggiunse, respirando affannosamente.
Stiles la prese tra le braccia e la sollevò. Lei si accoccolò al suo petto, con gli occhi chiusi e cercando di calmarsi.
In quel momento, un gruppo di creature nere comparve nell'aula. Avevano pesanti cappotti addosso che li coprivano dalla testa ai piedi ed erano armati di lunghe spade letali.
Scott si posizionò davanti agli amici e ringhiò minaccioso. Le creature sembrarono non spaventarsi minimamente.
Avanzarono con fare cattivo verso il gruppo di amici. Scott ringhiò di nuovo e si preparò ad attaccare.
«Scott, non puoi trasformarti.» gli ricordò Stiles, temendo per la loro incolumità.
Se Scott si fosse trasformato e avesse perso il controllo, Stiles, Lydia e Blaze sarebbero dovuti scappare da due nemici mortali.
«Speriamo che non serva.» disse l'Alfa.
Una delle creature impugnò la spada e attaccò Scott, ma il ragazzo la evitò appena in tempo. Stiles, con Blaze in braccio e Lydia al fianco corse fuori dall'aula. Le creature attaccarono tutte insieme, investendo Scott in una polvere nera e pericolosa.
«Dobbiamo aiutarlo.» si allarmò Lydia.
«Come?» chiese Stiles, guardando l'amica come per dire “Maddai”.
«Stiles, mettimi giù.» sussurrò Blaze.
Stiles obbedì. Blaze cercò di restare in piedi da sola. Si allontanò dagli amici e respirò lentamente. Le fiamme l'avvolsero in un turbinio di calore e colore, fino a che non sparirono e lasciano Blaze come nuova. La fenice si avviò all'interno dell'aula, negli occhi la luce del fuoco bruciante e letale.
Scott era ricoperto di tagli e sangue. Blaze lo aiutò ad alzarsi per poi cominciare ad espandere la sua aura di fuoco tutt'intorno. Le creature provarono ad avvicinarsi a lei, ma ne uscirono scottate. Scomparvero nel vento, come sabbia.
Blaze sorresse Scott fuori dall'aula, poi entrambi si accasciarono per terra, stanchi e feriti.
«È stato magnifico!» affermò Stiles, alzando le mani in segno di vittoria.
Una polvere nera nel pavimento attirò l'attenzione di Lydia. La ragazza s'inginocchiò e fece per toccarla, ma fu come se la sabbia fosse bollente, bruciante. Lydia ritrasse la mano, scottata.
«Tutto bene?» le chiese Stiles.
Lei annuì.
«Forza, torniamo a casa.» fece Stiles, aiutando Scott e Blaze ad alzarsi.







SPAZIO ALIS: Eccoci al terzo capitolo dove le cose iniziano a smuoversi un po'.
Blaze è una fenice e a quanto pare qualcuno la sta cercando. I problemi per via del sacrificio continuano, tanto che Scott nemmeno si trasforma più.
E quindi, eccoci qui, con un po' di qualcosa di nuovo che rivoluziona la trama originale.
Spero vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe molto piacere leggere le vostre opinioni, anche negative o consigli :)
Informo, inoltre, che io la fic l'ho finita finita con tanto di Epilogo. Mi manca già scriverla ç__ç Mi ci sono affezionata! <3
Okay, me ne vado.
Alla prossima,

Alis

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Capitolo 5
*** 4. Party di sangue ***


CAPITOLO 4
Party di sangue
 
Aiden ed Ethan erano tornati a scuola con un solo obbiettivo: convincere Scott ad accettarli nel suo branco. Loro non volevano assolutamente diventare Omega e Scott necessitava di Beta.
Ma Isaac non era d'accordo sul loro inserimento nel più bizzarro branco che si fosse mai visto – davvero, un branco con lupi mannari, cacciatrici, umani, banshee e anche fenici era alquanto bizzarro – quindi anche Scott non approvava.
«Saremo morti nel giro di qualche giorno se non troviamo un branco.» fece Ethan, mostrando involontariamente una mal celata preoccupazione.
«Lo so, lo so bene.» ribatté Aiden, sbuffando. «Non ci arrendiamo, però. Convinceremo Scott e i suoi amici. Per forza.» aggiunse, stringendo una mano nella spalla del gemello per confortarlo.
«Okay, grazie per avermi rovinato la festa.» sbottò poco lontano Danny, chiudendo una chiamata.
«Tutto bene?» gli chiese quasi involontariamente Ethan.
Danny rimase a fissarlo per un po' - perché davvero avrebbe voluto prenderlo a schiaffi per non essersi fatto sentire per settimane e per essere spuntato di nuovo dal nulla – per poi scuotere la testa. «Stasera dovevo dare una festa, ma il tizio che doveva trovare il posto se n'è lavato le mani, quindi addio festa!» sbuffò.
Ethan guardò Aiden e il gemello capì subito le sue intenzioni. Lo prese per la maglietta e lo portò lontano da Danny prima che potesse aprire bocca.
«Non lo farai!» disse appena furono lontani dagli sguardi confusi di Danny.
«Che problema ci sarebbe?» si difese subito l'altro lupo, facendo spallucce. «Danny ha bisogno di un posto dove fare una festa e noi ce l'abbiamo. Noi siamo qui per essere quasi normali adolescenti e a Scott e alla sua combriccola serve una prova di fiducia. La festa potrebbe solo giovare a nostro favore!» spiegò, fiero del piano appena elaborato.
Aiden avrebbe tanto voluto prenderlo a pugni quando faceva dei ragionamenti così fastidiosamente logici. Il gemello sbuffò infastidito e poi si diresse da Danny.
«Ti aiutiamo noi.» gli disse, guadagnandosi un sorriso compiaciuto del fratello.
Un giorno o l'altro l'avrebbe sicuramente ucciso!
 
«Quindi...quei cosi hanno attaccato Blaze per...?» Isaac sembrava parecchio confuso su ciò che Stiles, Scott, Lydia e Blaze avevano appena raccontato a lui e ad Allison.
Avevano detto di essere andati a scuola e che dei cosi neri con delle spade li avevano aggrediti. Sicuramente poco precisi nelle descrizioni e tanto meno nella comprensione globale della situazione. Era chiaro che Isaac era confuso.
Stiles lo guardò con uno sguardo assassino. «Potresti smetterla di fare domande idiote? Credi che sappiamo più di ciò che ti abbiamo appena raccontato?» fece, gesticolando in preda al nervosismo.
«Quello che ci avete raccontato non è che faccia capire proprio molto!» lo rimbeccò il Beta, scuotendo la testa.
«Non sappiamo nient'altro. Dobbiamo assolutamente capire cosa sono queste creature e cosa vogliono da Blaze.» precisò Scott, con un'autorità che ormai iniziava a diventargli familiare.
«Un attimo. Ricordate cos'ha detto Deaton?» domandò Allison, e continuò prima che qualcuno potesse rispondere. «Ha detto che le fenici sono molto braccate per i loro poteri.» ricordò la cacciatrice.
«Quindi, stanno cercando di rubarti i poteri.» constatò Isaac, rimarcando l'ovvio.
«Dobbiamo tenerti il più al sicuro possibile. E dobbiamo cercare contro cosa stiamo combattendo e come sconfiggerli.» sentenziò Scott, cercando di trasmettere sicurezza a Blaze.
Gli altri annuirono e la fenice sorrise grata a quelli che stavano piano piano diventando i suoi migliori amici.
«Chiederò a mio padre se conosce qualche creatura simile a quelle che ci avete descritto. Vi faccio sapere appena ho novità.» si offrì Allison.
In quel momento, Aiden ed Ethan entrarono nell'aula in cui il gruppo era riunito. Isaac s'irrigidì all'istante.
«Siamo qui in pace.» fece Ethan, alzando le mani in segno di resa. «Volevamo invitarvi ad una festa questa sera.» aggiunse, cercando l'approvazione di anche solo uno di loro.
«Vi aspettiamo al loft di Derek.» disse solo Aiden, prima di uscire dall'aula seguito dal gemello.
 
«Io non so nemmeno come si balla ad un festa.» boccheggiò Blaze, mentre cercava di capire perché il vestito che le aveva prestato Lydia fosse così corto.
«Te lo insegno io. Sarà divertente.» la incoraggiò Stiles distrattamente, mentre guardava il computer.
«Okay, e perché questo coso dev'essere così dannatamente corto?» chiese la fenice, indicando l'intero vestito con movimenti imbarazzati.
Stiles si voltò a guardarla e boccheggiò. Quel vestito stava bene a Lydia tanto quanto stava bene a Blaze. Stiles non pensava che avrebbe mai pensato una cosa del genere. Si sentiva incredibilmente confuso.
«Non è corto...o meglio, sì, è corto...ma ti sta bene...benissimo direi. Lydia ha ottimi gusti...ha scelto un vestito che ti dona moltissimo. Complimenti...a Lydia...e a te per il tuo corpo...insomma, per come ti sta il vestito, ecco.» s'incartò Stiles, sentendosi un terribile, terribile idiota.
Era che quella ragazza gli faceva scattare qualcosa dentro che proprio non riusciva a spiegarsi. Come Lydia, anche lei gli faceva sempre scattare qualcosa dentro. Già non riusciva a convivere con una ragazza stupenda che lo faceva sudare freddo, figuriamoci con due. Provò a riprendersi con qualche sospiro profondo.
«Quanto tempo passerà prima che tuo padre mi cacci via a pedate da casa vostra?» domandò Blaze sedendosi nel letto, affranta.
Da quando era arrivata, la settimana prima, ancora non aveva scoperto nulla riguardo alla sua famiglia. Gli Stilinski l'avevano ospitata con estrema gentilezza, ma Blaze si sentiva sempre un peso. Sapeva di non poter stare per sempre a casa loro, a scroccare il loro cibo, la loro acqua corrente, la loro elettricità e il loro letto – tra l'altro, il letto di Stiles che condividevano anche se il signor Stilinski aveva messo un materasso per terra e aveva raccomandato loro di stare lontani. Se avesse saputo che dormivano insieme, l'avrebbe cacciata via all'istante.
«Non ti caccerà via a pedate.» la rassicurò Stiles, sedendosi accanto a lei.
«Nemmeno mi conoscete.» aggiunse la fenice, facendo spallucce.
«Io ti conosco invece: sei una cattiva, cattivissima ragazza che prende fuoco per spaventare le persone che odia – quindi anche me, tra l'altro.* E poi sei una fenice che ha dei super-poteri da cui derivano grandi responsabilità. Noi Stilinski amiamo persone del genere, quindi non ti cacceremo via!» fece il ragazzo, prendo le mani di lei tra le sue.
«Hai dimenticato di dire che ti rubo il letto e che sono una frana in chimica.» aggiunse Blaze, sorridendo leggermente.
«Esatto.» concluse Stiles, posandole un bacio sulla fronte.
 
Scott non aveva idea di come gli fosse venuto in mente di andare a casa Argent. Si stava maledicendo da solo mentre l'ascensore saliva fino al piano dell'appartamento. Rimase alcuni minuti davanti alla porta, riflettendo sul da farsi.
Al diavolo, era arrivato fin lì, tanto valeva suonare.
Ad aprire fu il signor Argent che dapprima lo guardò confuso e poi lo fece entrare. «Non mi aspettavo di vederti qui.» disse.
«Già.» fece Scott a disagio. «C'è Allison?» gli uscì dalla bocca prima che potesse ripensarci.
Chris annuì e lo guidò verso la stanza della ragazza. Arrivati davanti alla porta bussò. «Allison, c'è Scott.» l'avviso il padre.
Allison strabuzzò gli occhi e si guardò intorno, notando la camera non perfettamente in ordine. E, ora che ci pensava, nemmeno lei era tanto in ordine: aveva i capelli spettinati e indossava una vecchia canottiera bucata e una paio di pantaloncini davvero corti.
Si alzò di corsa dal letto, mise a posto qualche libro e poi s'infilò velocemente il primo vestitino che trovò nella sedia. «Avanti.» fece a quel punto, sistemandosi i capelli alla bene e meglio con le dita.
Scott entrò e Chris li lasciò soli. Aveva imparato a fidarsi di Scott, anche se non l'avrebbe mai ammesso.
«Ehm, ciao.» esordì il lupo mannaro, facendo un gesto con la mano.
Allison sorrise imbarazzata. «Ciao.» rispose. «Come mai qui?» chiese poi curiosa.
«Io...ecco, volevo chiederti se tuo padre aveva scoperto qualcosa riguardo alle creature.» improvvisò al momento il ragazzo, rendendosi contro che era la scusa più stupida che potesse trovare.
«Ah. Avresti potuto chiamarmi o mandarmi un messaggio.» constatò lei, sorridendo.
Scott ricambiò il sorriso, quel sorriso che a lui tanto piaceva. Si sentì le farfalle nello stomaco, ma fece finta di nulla.
Anche Allison non sembrava sentirsi diversamente da lui: avvampava di un leggero rosso nelle guance e si tormentava le mani.
Sembravano due adolescenti alla prima cotta e la scena risultò molto buffa e dolce ad entrambi, anche se non se lo dissero.
«Beh, hai ragione. Scusa se ti ho disturbato.» fece Scott, senza però accennare ad andarsene.
Restarono in silenzio per un po'. Si mancavano, era cristallino, ma nessuno dei due voleva fare il primo passo perché entrambi temevano di fare un errore. Lydia avrebbe detto ad Allison che non doveva perdere tempo e riprendersi Scott il prima possibile, ma la cacciatrice aveva paura.
«Allora...ci vediamo alla festa.» rinsavì Scott, facendo spallucce.
Allison annuì. «Sì, ci vediamo alla festa.» assicurò lei.
Scott le sorrise di nuovo e poi uscì dalla stanza. Allison si gettò di peso nel letto e sospirò.
 
Prima di raggiungere la festa, Stiles e Blaze erano andati allo studio veterinario per parlare con Deaton. Ancora non riuscivano a spiegarsi come la fenice captasse tutte le emozioni dell'umano, come se fossero connessi. Era una cosa che lei non poteva controllare: semplicemente, se Stiles si sentiva male, lei lo sentiva, come era successo con l'attacco di panico.
Deaton li osservava con occhio indagatore. I poteri della fenice non prevedevano alcun potere psichico, che lui sapesse.
«Non ho mai sentito nulla del genere.» confessò il veterinario. «Ma è chiaro che la connessione che avete è molto potente e può nascere solo da qualcosa di profondo.» spiegò.
«Abbiamo una sorta di connessione mistica che esiste da prima che nascessimo?» tentò Stiles, confuso.
«Può essere. Vedi, le fenici nascono con poca frequenza e solo per casi particolari. Potrebbe essere che lei sia nata con te o per te e che insieme vi completiate a vicenda.» suppose Deaton facendo avanti e indietro per la stanza.
«E questo è un bene o un male?» chiese Blaze.
«Dipende. Per te non è di certo semplice tenere a bada le emozioni di entrambi. Devi sopportare un grande peso. Potrebbe distruggerti, se troppo forte.» spiegò il veterinario con una nota di preoccupazione nella voce.
«Quindi, lei potrebbe morire per colpa mia?» chiese stupito Stiles.
«Non posso darvi una risposta definitiva perché ne so quanto voi. Solo il corso degli eventi potrà farci capire di più.» concluse Deaton.
Stiles guadò Blaze e sospirò. «Non permetterò che tu muoia.» le disse stringendole le mani.
«Non succederà. Non ti libererai di me.» sdrammatizzò lei dandole un buffetto sulla guancia.
 
Ethan guardava il party che si stava svolgendo nel loft di Derek e si sentì soddisfatto. Aveva raggruppato tutto il necessario in meno di tre ore e aveva anche assunto delle persone che pitturassero gli ospiti con vernice fosforescente. In quel momento, quel posto era un tripudio di colori, musica e persone senza pensieri.
«Non compiacerti troppo, dobbiamo ancora entrare nel branco di Scott.» lo rimbeccò Aiden, arrivandogli accanto.
Ethan lo ignorò con un gesto della mano e andò a cercare Danny in mezzo alla pista.
Aiden sbuffò e si fece dare da bere. E, mentre guardava quella bizzarra situazione in cui si trovava, dovette ammettere che Ethan aveva proprio fatto un bel lavoro e che anche lui si sentiva stranamente bene. Chiaramente, non l'avrebbe mai ammesso al fratello!
Poco lontano da Aiden, Stiles e Blaze stavano sorseggiando un cocktail e osservavano la pista con timore.
«Okay, andiamo a ballare.» fece improvvisamente la ragazza, prendendo Stiles per mano.
Lui esitò. «Hai presente quando ti ho detto che ti avrei insegnato io a ballare? Ecco, mentivo, anche io sono una frana a ballare.» ammise, grattandosi la nuca.
«Vorrà dire che saremo vergognosi in pista, ma non mi lascerai fare una pessima figura da sola!» affermò Blaze, trascinandoselo dietro.
Stiles mugolò, contrariato. «Ti odio.» soffiò.
«Nah, non è vero.» rise lei, per poi iniziare a ballargli intorno.
E Stiles dovette ammettere che non era per niente male ballando. Forse un po' goffa, ma tutto sommato brava. Quando iniziò lui a ballare, Blaze scoppiò a ridere, gli avvolse le braccia intorno al collo e presero a ballare insieme in maniera del tutto sconnessa dal resto del gruppo.
Nel mentre che i due si esibivano in una vergognosa, ma divertente esibizione, Allison arrivò alla festa con Isaac al seguito.
«Vado a prendere qualcosa da bere.» fece il lupo mannaro.
Allison annuì e prese a camminare tra la calca di persone per trovare un posto tranquillo.
«Ehi.» esordì Scott che l'aveva vista entrare.
I due si sorrisero.
«Bella festa, vero?» fece l'Alfa, urlando per sovrastare la musica.
Allison annuì, poi lo prese per mano e lo condusse dalle ragazze con i colori fluorescenti.
Dopo l'incontro a casa sua, Allison si era decisa che doveva fare qualcosa, qualunque cosa per sistemare le cose con Scott. Si sentiva bene con lui, davvero, e non voleva perdere tempo inutile a crogiolarsi nelle paranoie. Lydia sarebbe stata fiera di lei.
«Ti va di pitturarmi?» chiese la ragazza togliendosi la maglietta e restando in reggiseno.
Scott strabuzzò gli occhi e sorrise come un ebete – a passare tanto tempo con Stiles Stilinski si rischiava di prendere le sue abitudini.
Si avvicinò alla ragazza e iniziò a pitturarle il corpo con disegni a caso. Solo quando le loro labbra furono abbastanza vicine, Scott si lasciò andare e la baciò come avrebbe voluto fare da tempo.
Isaac, in mezzo alla folla, sentì un rumore sordo nel petto e sospirò affranto.
 
Una bella festa, non c'era che dire. Certo, Lydia avrebbe fatto di sicuro meglio, ma non poteva negare che la gente si stesse divertendo e che l'organizzazione fosse buona.
La Banshee se ne stava in disparte, senza davvero amalgamarsi a quell'aria gioiosa della serata. Aveva una strana sensazione e trovava difficile smettere di pensarci.
Vide da lontano Scott e Allison baciarsi e sorrise vittoriosa: i suoi consigli alla fine si erano rivelati utili per far sì che la cacciatrice si sciogliesse. Lydia era fiera di lei.
In mezzo alla pista Stiles e Blaze ballavano in una danza assurda. Lydia si vergognò al posto loro, ma dovette ammettere che erano davvero carini.
«Non ti va di ballare?» le domandò una voce, destandola dai suoi pensieri.
Aiden la guardava sorridente, offrendole un drink.
«Non c'è nessuno tanto bravo da ballare con me.» fece altezzosa lei, prendendolo in giro.
«Vediamo se posso fare qualcosa per farti cambiare idea.» la invitò il lupo, prendendola per mano e portandola in pista.
A Lydia piaceva Aiden, ma non si sentiva pronta a nessuna relazione seria dopo Jackson. La spaventava il fatto che la ferita del suo primo amore fosse ancora così dolorosa. Comunque, stava sicuramente molto meglio di quando lui si era trasferito a Londra, ma cercava di stare ben lontana da sentimenti troppo forti per qualcuno perché era più che chiaro che la popolazione di Beacon Hills fosse in costante pericolo di morte. E lei proprio non ne voleva sapere di perdere qualcun altro.
Così ballò con Aiden solo come amica e si allontanò più di una volta quando lui provò a baciarla.
Finché, come un fulmine a ciel sereno, nella sua testa qualcosa si smosse e mille rumori la investirono più forti di qualunque musica. Stava per succedere qualcosa, qualcosa di brutto.
Ad interrompere la festa fu un urlo a squarciagola che attraversò la stanza: Lydia si aggrappò alla braccia forti di Aiden, senza riuscire a smettere di gridare.
Un corpo, poco lontano, cadeva a terra e diventava privo di vita. Le ombre apparirono in un attimo, portando scompiglio e morte nel loft.
Derek, appena tornato a casa, si fece largo tra la folla per accorrere in soccorso degli amici.
Tutti presero a scappare, mentre Scott, Allison, Isaac e Stiles si mettevano intorno a Blaze con fare protettivo.
Nel giro di pochi minuti nella stanza non c'erano che il branco di Scott con anche Ethan ed Aiden e le creature armate di spada che li circondavano.
Scott ringhiò, ma si guardò bene dal trasformarsi. Fece uscire fuori solo gli artigli e si mise in posizione d'attacco. Derek, Isaac, Ethan ed Aiden invece si trasformarono completamente, anche loro pronti ad attaccare. Allison afferrò il suo coltello. Tremava, tremava moltissimo, ma bastò la mano di Lydia sulla sua a tranquillizzarla. Stiles stava davanti a Blaze, facendole scudo con il suo corpo. Ed era comico che una fenice venisse protetta da un semplice umano, ma a Stiles in quel momento non importò nulla della sua impotenza e si fece coraggio – se avesse avuto la sua mazza sarebbe stato molto meglio!
Le creature avanzarono, braccando il branco. Il primo ad attaccare fu Aiden e a quel punto si scatenò l'inferno. Allison tentò d'infilzare il suo coltello nella sabbia di una creatura, ma quella evitò il colpo e riuscì a graffiare il braccio della cacciatrice. Scott, Derek e Isaac attaccarono insieme, ma poco servì l'attacco combinato: tutti e tre furono scaraventati dall'altra parte della stanza. Ethan aiutò Aiden ad alzarsi dopo un attacco di una creatura e poi si lanciò contro alla stessa vedendosela sfumare davanti. Stiles teneva le braccia allargate facendo da scudo a Blaze e Lydia. Le creature avanzavano verso di loro senza esitazione e senza problemi. Quando furono ad un palmo dal naso di Stiles, quelle restarono ferme, come indecise sul da farsi. Stiles non distolse lo sguardo dal loro volto informe, nemmeno quando una manciata di sabbia gli cadde nel braccio.
Poi dall'enorme finestra del loft spuntò il sole e le creature si diradarono come nebbia.
I presenti si guardarono, confusi.
Mille domande affollavano la mente di tutti, ma una iniziò a tormentare Stiles come se fosse una mosca: perché non l'avevano attaccato?
 
Quando tornarono a casa, Blaze cadde nel sonno in poco tempo. Stiles, invece, restò sveglio a rigirarsi nel letto sommerso dai pensieri. Qualcosa non quadrava: le creature avevano attaccato tutti, nessuno escluso, ma arrivate davanti a lui avevano esitato, come se si fossero trovati davanti qualcosa di inaspettato. Stiles non riuscì a smettere di pensarci, fino a che non gli venne in mente un avvenimento di poco prima: quando la sabbia nera della creature l'aveva sfiorato, lui non aveva sentito nulla, al contrario di Lydia che ne era rimasta scottata.
Il ragazzo si alzò dal letto e si guardò intorno. Sapeva che qualcosa non quadrava, se lo sentiva. Poi, un luccichio alla base della finestra attirò la sua attenzione e vi si avvicinò. Posata come neve appena caduta c'era un manciata di polvere nera. Stiles la sfiorò, mentre nella sua mente iniziò a formarsi un'idea che gli fece venire la pelle d'oca.





SPAZIO ALIS: Qui non commenta nessuno D:
Però ho deciso di postare per due motivi: a) perché oggi in America va in onda l'ultima puntata della quarta stagione di Teen Wolf e mi sentivo di postare almeno un capitolo in quest'occasione; b) perché magari la trama ancora non ha convinto e quindi aggiungo un capitolo per invogliare le persone a recensire. Magari più va avanti la trama, più a qualcuno viene un'irrefrenabile voglia di recensire...
Non so perché la storia non piaccia, ma io ci tengo e quindi posto lo stesso, insomma XD
Se qualcuno volesse recensire anche solo per dire "che schifo!" andrebbe benissimo XD
Spero aumentino le persone interessate a questa mia piccola bambina innocente (?)
Alla prossima e buon ultimo Moonday dell'anno a tutti <3 ç_____ç

Alis

PS: *Stiles si riferisce al fatto che, quando Blaze prende fuoco, anche lui si spaventi e questo implica che lei lo odi, visto che prende fuoco per spaventare chi odia. Insomma, ci siamo capiti XD
La frase "Super-poteri da cui derivano grandi responsabilità" viene da Spider Man, pressapoco :)

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Capitolo 6
*** 5. Quando ti manca il respiro ***


CAPITOLO 5
Quando ti manca il respiro
 
Stiles non stava bene, era inutile dire il contrario. Erano giorni che non riusciva a dormire, travolto da terribili incubi che non sempre sembravano accadere mente dormiva. Soffriva sempre più spesso di attacchi di panico, gliene venivano anche due al giorno. Smetteva di respirare, di pensare, di parlare. Smetteva di essere Stiles, anche, e diventava un automa che ripeteva le proprie abitudini solo per inerzia.
Scott e Blaze se ne accorsero una mattina a scuola, quando Stiles era rimasto stranamente in silenzio per ore e non aveva fatto nemmeno una delle sue battute sarcastiche.
L'avevano entrambi raggiunto al suo armadietto e si erano messi uno alla sua destra e l'altra alla sua sinistra.
«Ehi, amico, tutto bene?» chiese Scott, posandogli una mano sulla spalla.
Al contatto, il corpo di Stiles tremò, come attraversato dall'elettricità.
«Sto bene.» mentì lui, guadagnandosi solo occhiate contrariate.
«Non è vero. Non dormi da giorni, Stiles, me ne accorgo – anche perché non fai altro che rigirarti nel letto – e mangi poco, sei investito da attacchi di panico improvvisi. Noi vogliamo solo aiutarti.» cercò di infondergli un minimo di positività la ragazza.
Stiles scosse la testa. «Sto bene, davvero. Ho solo bisogno di dormire. Anzi, ora torno a casa. Starò bene.» rispose sconnessamente, allontanandosi e lasciando i suoi amici senza possibilità di risposta.
Invece di guidare verso casa, però, Stiles si diresse all'ospedale. Quando Melissa lo vide arrivare si allarmò, ma il ragazzo la tranquillizzò con un gesto della mano. Sembrava spaesato, instabile, sull'orlo delle lacrime. A Melissa le si ruppe il cuore a vederlo così.
«Stiles, stai bene?» gli chiese, mettendogli una mano sulla spalla.
Stiles sussultò. «Non lo so.» fece, sentendosi perso.
Perché era lì? Perché non era a casa sua o a scuola? Perché non riusciva a respirare e sentiva come un nodo alla gola?
«Penso...di no.» aggiunse poi.
Melissa lo prese per le spalle, rassicurante come solo una madre può fare. «Vieni con me.» disse, guidandolo verso una stanza.
Lo fece sedere nel letto e si armò di una cartella. «Che cosa senti, Stiles?» domandò, con fare più materno che professionale.
«Vuoti di memoria.» cominciò Stiles. «Sonnambulismo, di cui soffrivo un sacco da piccolo.» ci pensò su, cercando cosa aggiungere alla lista. «Brutti attacchi di ansia. E a volte ho difficoltà a leggere.» sembrò terminare.
«Quante ore dormi?» domandò Melissa, appuntando tutto nel foglio.
«Otto.» rispose Stiles.
«Al giorno?» chiese ancora l'infermiera.
«Negli ultimi tre giorni.» ribatté Stiles, guardandosi le scarpe con fare stremato.
Melissa lo guardò con rinnovata preoccupazione e tristezza. Sembrava stesse per svenire. «Ti senti nervoso?»
«Sì...a volte sull'orlo dell'omicidio.» confessò il ragazzo.
Melissa si allontanò verso un tavolo e tornò vicino a Stiles con una siringa.
«Cos'è quello?» chiese lui.
«Ti fidi di me?» domandò la donna.
«Non quando ha una siringa in mano.» constatò Stiles, facendo spallucce.
Melissa sorrise. «È un sedativo, Stiles, perché tu sei un ragazzo che ha davvero bisogno di riposare e ne ha bisogno ora!» dettò la sua diagnosi.
Nemmeno fece in tempo a dire altro, che il ragazzo crollò nel letto, aiutato dal sedativo, ma già stremato di suo.
Melissa lo coprì, gli strinse la mano e gli accarezzò la testa.
Prima di crollare in un sonno senza sogni, Stiles sussurrò un «Grazie, mamma.» che fece sussultare il cuore della signora McCall.
 
Chris Argent aveva chiamato tutti nel loft di Derek. Il padrone di casa, Scott, Allison, Isaac, Lydia, i gemelli e Blaze attendevano di sapere il perché di quella riunione improvvisa.
«So contro cosa stiamo combattendo.» esordì il signor Argent, guadagnandosi l'attenzione completa di tutti. «Dov'è Stiles?» chiese poi passando lo sguardo tra tutti i presenti.
«Si sentiva poco bene ed è tornato a casa. Non mi è sembrato il caso di chiamarlo. Gli dirò tutto io appena torno.» spiegò Blaze.
«Si tratta di demoni della notte.» cominciò Chris. «Sono creature che possono manifestarsi solo con la luna e non hanno una consistenza fisica. Sono, diciamo, generati dal loro creatore attraverso la mente.» spiegò con estrema esperienza.
«Quindi c'è qualcuno che li controlla.» constatò Derek. «Se troviamo la mente possiamo ucciderli.»
«Non sarà facile, ovviamente.» fece subito Chris. «Il loro creatore può essere in chiunque. È anche lui un demone che viene chiamato Trickster e per sopravvivere deve occupare un contenitore. Si nutre di debolezza, angoscia, rabbia, tutti sentimenti negativi che gli permettono di rafforzarsi fino a che non s'impossessa definitivamente del corpo del suo ospite.» precisò.
«Trickster?» domandò Ethan.
«Non solo vuole rafforzarsi e guadagnare un corpo, ma vuole anche divertirsi e giocare con le sue prede.» spiegò il signor Argent, accorgendosi di quante brutte notizie stesse dando ai quei ragazzi.
«Immaginavo che non sarebbe stata una passeggiata.» borbottò Scott.
Nulla era mai facile a Beacon Hills da quando era diventato lupo mannaro. Ora che era anche un Alfa i guai sembravano essersi triplicati. Sbuffò, rassegnato a non avere una vita tranquilla.
«E scommetto che, una volta trovato il loro creatore, non sarà nemmeno facile ucciderlo.» suppose Allison, ricevendo un'occhiata affermativa dal padre.
«Sappiamo che il loro obbiettivo sono i poteri di Blaze. Vogliono impossessarsene per poterli dare al loro creatore.» aggiunse Chris, guardando la fenice.
«Quindi...devo dare loro i miei poteri per far sì che ci portino dal quel pazzo demone che si vuole divertire con noi?» chiese Blaze, confusa.
«Assolutamente no.» scattò subito Scott. «Non ti metteremo in pericolo. Troveremo un altro modo per trovare il Trickster.» chiuse subito la questione.
 
Melissa non riusciva proprio a darsi pace. Stava leggendo e rileggendo i sintomi di Stiles che aveva scritto nella cartella e più li leggeva più li trovava familiari.
Andò nella stanza dell'archivio. Si guardò intorno, non ben certa di dove trovare quella precisa cartella. Prese qualche cartella tra le mani, ne sfoglio alcune e finalmente trovò quella che cercava. La aprì e lesse quasi in un sussurrò i vari sintomi:“Allucinazioni”, “Impulsività”, “Irritabilità” e “Insonnia”.
Li lesse e li rilesse almeno trenta volte perché non voleva crederci, non voleva che ciò che stava pensando potesse essere vero.
Chiuse la cartella che aveva preso dall'archivio e lesse le lettere del nome della paziente come per confermare la sua tesi. Le lettere citavano “Claudia Stilinski” e poco sotto “Deceduta nel 2004”.
Melissa sospirò e sentì gli occhi pizzicarle.
 
Prima di tornare a casa, lo sceriffo Stilinski aveva chiesto a Blaze di passare in centrale. Blaze aveva il cuore che batteva all'impazzata mentre oltrepassava la porta della stazione di polizia. Il tono dello sceriffo le aveva fatto presagire che avesse trovato qualcosa di estremamente importante.
«Blaze.» la salutò lo sceriffo, mentre la ragazza si chiudeva la porta alle spalle. «Siediti.» la invitò, indicando la poltrona davanti alla sua scrivania.
Blaze obbedì e sospirò, preparandosi al peggio. Aveva una brutta sensazione.
«Blaze, sono riuscito a trovare questo.» disse teso lo sceriffo, porgendole una cartella.
La ragazza l'afferrò e l'aprì con mani tremanti.
“Incidente stradale. Vittime: 2. Micheal Lawrence – Clarisse Lawrence.
Il conducente dell'auto ha perso il controllo finendo nella corsia opposta. Le vittime sono state sbalzate fuori dal mezzo. La figlia della coppia è tutt'ora scomparsa.”
Insieme a quei fogli, c'erano anche le foto delle due vittime e di Blaze. Suo padre era un bell'uomo sulla quarantina, con i capelli brizzolati e gli occhi verdi. Sua madre era delicata e bellissima, con la pelle chiara, i capelli castani e gli occhi azzurri come quelli della figlia. Nella foto, Blaze poteva avere cinque anni: aveva le guance rosse e paffute, un sorriso birichino e due grandi occhi azzurri.
Blaze toccò la superficie delle foto sentendosi piccola e impotente. Aveva perso i suoi genitori senza nemmeno ricordarsi di averli avuti. Si sentiva vuota, debole.
«Mi dispiace.» disse lo sceriffo, affiancandosi a lei e mettendole una mano sulla spalla con fare protettivo.
«Grazie per avermi aiutato.» fece lei, reprimendo l'istinto di piangere.
 
Quando Blaze tornò a casa entrò nella stanza di Stiles in punta di piedi per non rischiare di svegliarlo. Il problema era che nel letto, sempre sfatto, non c'era proprio nessuno.
«Stiles?» chiamò la fenice, dirigendosi verso le altre stanze della casa.
Nessuno rispose.
«Stiles, ci sei?» chiamò ancora, ma a risponderle fu di nuovo il silenzio.
Il panico iniziò a far tremare Blaze. Stava provando ciò che sentiva quando Stile aveva uno dei suoi attacchi d'ansia. La gola le si seccò, la testa cominciò a scoppiarle e gli occhi le si appannarono.
Prese il cellulare dalla tasca e digitò i tasti senza nemmeno badarci. Il cellulare dall'altra parte squillò una, due, tre volte, ma nessuno le rispose. La segreteria di Stiles la accolse con la sua innata allegria. «Sono Stiles, non posso rispondere, lasciate un messaggio dopo il bip.»
«Stiles, dove sei finito? Stai bene? Chiamami appena riesci.» disse, sentendosi sempre meno tranquilla.
Afferrò la giacca dalla sedia e si precipitò a casa di Scott in cerca di aiuto.
 
Non appena Scott aprì la porta di casa e si ritrovò Blaze davanti non seppe se mettersi ad urlare per la sua imprudenza di uscire da sola o se abbracciarla vista la sua espressione preoccupata.
«Dimmi che Stiles è qui.» lo supplicò con la voce incrinata dall'ansia.
«No. Non è a casa?» chiese Scott, iniziando ad allarmarsi anche lui.
Blaze scosse la testa e si sentì mancare. Non era del tutto certa che ciò che stesse provando fosse solo suo o c'entrassero anche le emozioni di Stiles.
Scott la sorresse e la fece sedere in una sedia della cucina per poi chiudere la porta.
«Dove può essere andato?» chiese Scott, più a sé stesso che all'amica.
Si sentiva così responsabile per aver trascurato Stiles e i suoi problemi che si sarebbe voluto mettere ad urlare.
La porta si aprì e la signora McCall entrò in casa con espressione assente.
«Ciao, ragazzi.» salutò distrattamente. «State bene?» domandò, accorgendosi della loro preoccupazione.
«Non sappiamo dov'è Stiles.» sputò in un rantolo ferito Blaze.
«È in ospedale. Gli ho dato un sedativo perché sembrava piuttosto stressato. Si riprenderà, vedrete.» l'incoraggiò la donna, mettendo le mani sulle spalle dei ragazzi.
Blaze non fece in tempo a tirare un sospiro di sollievo che qualcosa nel salone fece un rumore sordo.
I tre si avvicinarono alla porta della cucina e videro uno dei demoni con la spada infilzata nel petto del padre di Scott. Il lupo mannaro ringhiò, infuriato e spaventato. Il demone fece qualche passo avanti, ma Derek, Ethan, Aiden ed Isaan arrivarono proprio in quel momento, pronti ad affrontarlo.
La lotta fu impari anche solo con un unico demone: riuscì, anche se con qualche difficoltà, a liberarsi dei cinque lupi mannari, ma arretrò giusto fino all'esterno della casa.
«Adesso, mamma.» gridò Scott.
Melissa avanzò verso la pronta e lanciò in aria la polvere di frassino. La barriera protettiva s'innalzò e il demone non poté più entrare in casa.
Scott e Melissa si precipitarono da Rafael che respirava appena.
«È tutto okay. Andrà tutto bene.» lo rassicurò la moglie, bloccando il sangue con un panno.
Scott gli strinse una mano e si concentrò per portargli via un po' di dolore. Fu come ricevere un pugno nello stomaco, come ogni volta che lo faceva, ma quando riprese fiato si sentì meglio.
Blaze era scossa: sentiva la testa pesante e gli occhi chiudersi.
Derek le si avvicinò, preoccupato. «Stai bene?» chiese, mettendole una mano sulla spalla.
«Non lo so.» confessò lei, chiudendo gli occhi e mettendosi le dita nelle tempie. «Si tratta di Stiles, credo. Qualcosa non va.» aggiunse, sentendo dei brividi attraversarle la spina dorsale.
 
Aveva dormito per ore e si sentiva bene. O forse no. Stiles non riusciva a capire cosa provasse e come si sentisse. Era solo troppo perso o confuso per formulare pensieri logici.
Si alzò dal letto e si diresse verso il corridoio dell'ospedale. Il posto sembrava deserto.
Il ragazzo uscì dalla sua stanza e prese a camminare senza meta. Raggiunse la porta dell'ascensore.
Davanti gli comparvero quattro creature.
Il tempo sembrò fermarsi, congelarsi.
Stiles fece qualche passo verso di loro, senza timore. Fece un gesto della mano e con rumore di sabbia e vento le creature s'inchinarono a lui.
La testa di Stiles scoppiò e il Trickster ne prese possesso in un battito di ciglia.






SPAZIO ALIS: Sono una pessima persona e ieri mi sono dimenticata di postare. Chiedo perdono D:
Prima settimana senza Teen Wolf *sigh* ç___ç Io, comunque, continuerò a postare il lunedì - se non mi dimentico XD
Passando al capitolo, vediamo che Stiles inizia ad avere seri problemi e il Trickster è ormai capace di prenderne il controllo. Spoiler sul prossimo capitolo: confronto diretto da Stiles e il Trickster!
Blaze ha finalmente scoperto che fine hanno fatto i suoi genitori. L'incidente, per inciso, è stato causato dal Trickster stesso che è da sempre alle calcagna della fenice.
E, altro punto importante, finalmente si sa chi sono le creature che hanno aggredito Blaze. Sono, appunto, demoni della notte e sono generati, credo sia ovvio, dal Trickster stesso.
Il prossimo capitolo è uno dei miei preferiti e s'intitola Spoiler! "Il demone dentro" proprio come tutta la long.
In attesa di lunedì prossimo, spero vi piaccia questo capitolo. Fatemi sapere :)
Alla prossima,
Alis

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Capitolo 7
*** 6. Il demone dentro ***


 
CAPITOLO 6
Il demone dentro
 
Era notte fonda quando il cellulare di Scott prese a suonare. L'Alfa si svegliò di soprassalto e lesse le lettere sullo schermo. “Stiles”. Premette il tasto di risposta.
«Ehi, amico, che succede?» chiese.
Dall'altro lato lo raggiunse un respiro affannato e degli strani rumori d'interferenza. «Stiles?» chiamò Scott, iniziando a preoccuparsi.
«Scott?» rispose Stiles, e la sua voce era rotta dal dolore.
Scott si alzò dal letto, in allarme. «Ehi, sono qui. Mi senti? Stai bene?»
«Scott...non so dove mi trovo. Non so come ci sono arrivato.» fece Stiles dall'altro capo, con la voce rotta dal pianto. «Penso di essere sonnambulo.» aggiunse.
«Okay. Riesci a vedere qualcosa? Dimmi cosa vedi.» gli chiese Scott.
«È difficile vedere, è molto buio. Penso che ci sia qualcosa che non va...» spiegò l'amico, sempre con la voce tesa.
La linea cadde e il silenzio assordì Scott come se lo stesse affogando. Cercò affannosamente di richiamare Stiles, ma rispose solamente la segreteria.
«Avanti, Stiles, rispondi.» disse, smanettando con il cellulare.
Un rumore proveniente dall'esterno scosse Scott. Fuori dalla finestra Blaze aveva picchiettato nel vetro con l'ansia leggibile negli occhi. Scott le aprì la finestra e la fece entrare.
«Stiles.» disse solo lei.
Scott annuì, mostrandole il cellulare. In quel momento quello prese a squillare e Scott rispose all'istante, facendo ascoltare anche Blaze. «Stiles.»
«Scott...qualcosa non va nella mia gamba. Credo che stia sanguinando.» fece il ragazzo, ansimando.
«Ehi, quanto è grave?» chiese Scott.
«Non lo so, ma fa male. E qui si gela.» aggiunse, ansimando.
«Okay, ascolta. Adesso chiamo tuo padre.» cercò di tranquillizzarlo l'amico.
«No, no, no.» lo ammonì Stiles. «Non chiamarlo, Scott. Promettimi che non lo farai.»
«Io...Stiles, come posso non chiamarlo. Io...» tentò Scott.
Ma Stiles non sembrava intenzionato a cambiare idea. «No, Scott, promettimelo.» disse categorico.
Scott scambiò uno sguardo con Blaze. Lei scosse la testa, ma l'Alfa sospirò. «Va bene, te lo prometto.» cedette.
«Devo richiamarti. Devo riattaccare.» fece Stiles.
Blaze prese il telefono dalle mani di Scott. «Stiles, aspetta, non chiudere.» fece, agitata.
Ma il ragazzo aveva già riattaccato.
«Isaac.» urlò Scott. «Isaac, svegliati, mi serve il tuo aiuto.»
Il lupo mannaro si precipitò nella stanza. «Che succede? Blaze, che ci fai qui?» domandò, preoccupato.
«Si tratta di Stiles.» rispose Blaze, avviandosi per il corridoio.
«Cosa è successo a Stiles?» chiese Isaac, confuso.
«Non lo so.» ribatté Scott, seguendo Blaze.
 
L'aula di arte era così pacifica e silenziosa che Lydia credette di essere in paradiso. Se avesse avuto anche un modello più fermo sarebbe stato perfetto.
«Quando mi hai detto se potevo farti da modello, non immaginavo questo.» le fece notare Aiden, seduto in uno sgabello, muovendo leggermente la testa.
«Ti sei mosso.» lo rimbeccò Lydia, tratteggiando la linea della sue spalle nel foglio.
«Possiamo stare qui fino a così tardi? E se la sicurezza ci trova?» domandò il lupo, muovendosi ancora e facendo letteralmente ringhiare Lydia.
«Non c'è nessuna sicurezza. L'elevato numero di omicidi in questa scuola ha fatto sì che nessuno sano di mente volesse starci a fare la guardia.» spiegò la ragazza.
«Quindi siamo soli?» chiese ancora Aiden.
Senza aspettare una risposta, si tolse la maglietta, ricevendo un'occhiata sbrigativa da Lydia. «Se pensavi di posare nudo, di solito si fa anche senza pantaloni.» lo apostrofò.
Aiden non se lo fece ripetere due volte: si tolse i pantaloni e li tirò verso la ragazza.
Ma Lydia aveva perso interesse per quel gioco perché la radio aveva iniziato a gracchiare. «Hai sentito?» chiese ad Aiden.
Lui scosse la testa. «Io ho sentito solo musica. Tu cos'hai sentito?» chiese, notando che Lydia era improvvisamente impallidita.
«Delle voci.» sussurrò, concentrandosi.
La radio seguì delle interferenze per un po', poi la voce tremante e debole di Stiles colpì Lydia come un pugno. «Per favore, vieni a cercarmi.»
 
Il cellulare ben stretto nella mano di Scott prese a squillare di nuovo. «Stiles.» rispose subito l'Alfa.
«Scott. Non hai chiamato mio padre, vero?» sussurrò il ragazzo dall'altro capo.
«No, non l'ho chiamato. Siamo solo io, Isaac e Blaze. Ma non so se possiamo trovarti da soli.» fece Scott preoccupato.
«Ce la farete. Dovete trovarmi, Scott. Ti prego.» continuò Stiles, in un sussurro quasi inudibile.
«Stiles, perché stai sussurrando?» chiese Scott.
«Io...credo che ci sia qualcuno qui.» disse con un filo di voce. «Scott, devo chiudere. Ti richiamo.» aggiunse.
Senza che Scott potesse rispondere, la chiamata si chiuse.
 
Tremava dal freddo, dalla paura e dal dolore. La gamba gli faceva malissimo, stretta in quella trappola per lupi. Ironico come lui, un umano amico dei lupi, fosse finito in una di quella dannate trappole.
Un rumore nel nulla lo fece sussultare. Si fece coraggio e urlò. «Chi sei? Cosa vuoi da me?»
Nell'ombra qualcuno si mosse. «Oh, Stiles, Stiles, perché sei così aggressivo?» chiese, avvicinandosi.
A Stiles si gelò in sangue e il cuore prese a battere all'impazzata: davanti aveva sé stesso, con delle scure occhiaie e la pelle pallida. Nel viso aveva un sorriso maligno, troppo imperfetto per stare nel viso solare e sempre allegro di Stiles.
«Chi sei? Cosa vuoi da me?» chiese di nuovo Stiles, stavolta abbassando il tono di voce e affannando.
«Come chi sono? Credevo fosse evidente che sono te, Stiles.» spiegò con voce pacata l'altro, come se stesse spiegando un concetto semplice ad un bambino.
Si sedette per terra, poco lontano da Stiles. Lo guardava con finta preoccupazione e con un mal celato piacere.
«No. Tu...» a Stiles mancarono le parole. Avrebbe solo voluto urlare, piangere, uccidere quella creatura che lo perseguitava.
«Mi sono insinuato dentro di te, mi sono cibato del tuo dolore, della tua rabbia, della tua sofferenza. Hai così tanti sentimenti negativi dentro di te, piccolo e povero Stiles.» mugolò l'altro Stiles, parlando con una dolcezza maligna che fece venire i brividi al vero Stiles.
Perché era lui il vero Stiles, no? Non capiva, non capiva più nulla.
«Sei così indifeso e debole che è stato un gioco da ragazzi impossessarmi di te, quella notte al Nemeton.» spiegò divertito l'altro.
«La notte in cui ho trovato Blaze.» ricordò Stiles.
«Oh, quella dannata fenice. Ero quasi riuscito a prendermi i suoi poteri. Invece si è ripresa ed è riuscita a far fuori il mio guscio di carne. Quando sei arrivato a salvarla ho sentito in te così tante emozioni negative che mi sono tuffato dentro di te senza che nemmeno te ne accorgessi. Purtroppo, opponi ancora troppo resistenza!» ringhiò il demone.
«Non ti lascerò far del male a Blaze.» ribatté Stiles, cercando di sembrare forte.
La sua forza e la sua determinazione si perdevano nel dolore della gamba e nella paura. L'altro Stiles rise divertito.
«Sei coraggioso, Stiles, lo ammetto, ma non durerai a lungo. Quanto pensi che ci vorrà prima che mi lascerai il completo controllo del tuo corpo? Pensi di poter resistere al mio continuo tormento? Cederai. Il tuo corpo sarà mio e a quel punto anche la tua Blaze sarà mia.» disse, assaporando quel momento. «Mi chiamano Trickster, sai perché?» chiese, con una tranquillità da far rabbrividire.
Stiles scosse la testa. Le lacrime scorrevano ancora nelle sue guance e la gamba gridava.
«Perché mi piace ingannare le persone, giocare con loro e guadagnare il loro dolore e la loro rabbia. Ah, tutti quei sentimenti negativi che mi fanno diventare più forte.» spiegò, chiudendo gli occhi in un'espressione beata. «Prendi te, ad esempio. Sei davvero certo che la gamba destra sia chiusa nella trappola? O è la sinistra? O è solo la tua mente che ti sta prendendo in giro?» aggiunse, ridendo di gusto.
Si alzò da terra e prese a camminare avanti e indietro.
Stiles restò interdetto per un po', senza capire. Poi guardò la gamba che sanguinava, intrappolata nel marchingegno. Ma dove prima c'era il marchingegno, ora non c'era nulla e la gamba era perfettamente sana.
«Mi divertirò così tanto con te e con i tuoi amici.» constatò il Trickster, sorridendo.
 
Scott, Isaac e Blaze si precipitarono a casa di Stiles speranzosi di trovare qualche indizio su dove potesse essere finito. Quando arrivarono furono sorpresi di trovarci anche Lydia ed Aiden.
«Come lo sapevi? Ha chiamato anche te?» domandò Scott.
«L'ho sentito.» rispose semplicemente Lydia. «Guardate.» aggiunse, indicando il letto di Stiles.
Nel materasso erano conficcate un paio di forbici da cui partivano numerosi fili rossi che conducevano alle pareti ricoperte di varie foto.
«Questi fili non c'erano quando sono uscita.» disse Blaze, toccandoli appena.
«Usa il rosso per i casi irrisolti.» spiegò Lydia.
«Forse pensa di essere parte di un caso irrisolto.» suppose Aiden.
«O è un caso irrisolto.» ribatté Isaac.
Blaze cercò di captare qualunque cosa potesse aiutarla. C'erano così tante emozioni in quella stanza che Stiles aveva provato nelle ultime settimane, che Blaze ne rimase quasi stordita. Poteva sentire l'ansia salire quando i sogni si facevano più oscuri. Il panico diventare soffocante quando la realtà si mischiava alla finzione. Sentiva Stiles lì dentro come se lo stesse respirando nell'aria, eppure nulla riusciva a dirle dove potesse essere in quel momento. E si sentiva male al solo pensiero di non aver captato tutte quelle cose prima, prima che Stiles sparisse.
«Aspettate. Lui è ancora fuori? Non sapete dov'è?» domandò Lydia.
«Ha detto che intorno a lui è buio, che la gamba sanguina e che fa freddo.» rispose Scott, mettendo insieme le poche informazioni che avevano.
«Stanotte è la notte più fredda dell'anno. Scenderà sotto zero.» disse Aiden allarmato.
«Okay, io chiamo il signor Stilinski.» fece d'improvviso Blaze, afferrando il cellulare.
Scott la bloccò. «Gliel'ho promesso, Blaze. Possiamo trovarlo con l'olfatto o con quello che senti tu. Se è sonnambulo non può essere andato lontano.» affermò, cercando di essere convincente.
«No, Scott, non possiamo farcela. Tu hai promesso di non chiamare suo padre, non io.» rispose Blaze, componendo il numero.
«Non c'è bisogno che lo chiami. Siamo a qualche minuto dalla stazione di polizia.» decise a quel punto l'Alfa.
«Noi stiamo qui. Ci aggiorniamo quando ci sono novità.» propose Lydia.
«Io resto con loro.» decise Blaze.
«Cosa? Perché?» chiese Scott, non capendo.
«C'è qualcosa qui.» dissero all'unisono la fenice e la Banshee.
«Sì, la prova di totale pazzia.» ribatté Isaac, guardandosi intorno.
«Ci sentiamo dopo.» salutò Scott.
 
Alla stazione di polizia tutti si mobilitarono all'istante per cercare Stiles.
Lo sceriffo Stilinsk portò Scott e Isaac in una stanza.
«Okay, ditemi tutto quello che non posso dire a nessuno.» fece l'uomo, preoccupato.
«Blaze ha sentito qualcosa, sa, come succede sempre. E Lydia sa che è scomparso. Adesso sono nella stanza di Stiles per cercare qualunque cosa possa aiutare. Ho chiamato Allison e Derek per darci una mano.» rispose Scott.
Parrish entrò in quel momento. «Signore, abbiamo trovato la Jeep.» annunciò.
Subito lo sceriffo, Scott ed Isaac si precipitarono nel luogo dov'era stata ritrovata l'auto: l'ospedale.
Lo sceriffo si accorse subito che l'auto non si accendeva più. «Deve aver lasciato le luci accese.» disse a Scott.
«Perché è venuto qui?» domandò l'Alfa, guardandosi intorno.
«Scopriamolo.» disse lo sceriffo dirigendosi all'interno dell'edificio.
Melissa li accolse subito. «Stanno perlustrano tutto l'edificio. Ancora nulla.» disse tristemente.
«Okay, dividiamoci. Voi andate nel tetto, noi andiamo nel seminterrato.» fece lo sceriffo a Scott e Isaac e indicando alcuni dei suoi uomini per la sua squadra.
Le due squadre di ricerca si divisero.
«Va' a cercare Allison. Controlla perché non risponde.» ordinò Scott ad Isaac.
Il Beta uscì dall'ospedale, mente Scott raggiunse il tetto. Lì c'era Derek che si guardava intorno con fare meditabondo.
«Senti l'odore nell'aria.» suggerì a Scott.
«Stress.» captò lui.
«E ansia.» suggerì Derek.
«Cosa faceva qui?» domandò l'Alfa.
«Non lo so. Ma ci sono sicuramente segni di lotta.» fece notare Derek.
«Lotta? Con chi?» chiese ancora Scott.
«Sé stesso.» affermò convinto il Beta.
 
Allison si rigirava nel letto in preda a terribili incubi.
Si trovava stesa in un tavolo operatorio, circondata da diversi medici. Tra loro c'era anche sua zia Kate. Il suo ventre era aperto con gli organi in mostra.
Allison affannava, terrorizzata.
«Questi organi sono davvero pessimi.» disse uno dei medici.
«Già, inutili ormai.» sentenziò Kate, osservando il corpo con fare critico. «Beh, allora possiamo sbarazzarcene.» aggiunse.
Sotto gli occhi spaventati di Allison, tutti i dottori si trasformarono in lupi mannari e iniziarono a divorare i suoi organi.
Allison provò a muoversi, ma era immobile, senza fiato.
Quando aprì gli occhi, Isaac era accanto a lei e le teneva i polsi.
«Stai bene?» chiese il lupo mannaro.
Allison non rispose e prese un respiro profondo.
«Ancora incubi?» domandò ancora Isaac, stavolta ricevendo un assenso con il capo dalla ragazza.
«Come mai sei qui?» chiese allora lei, riprendendosi leggermente.
«Scott ti ha chiamato parecchie volte, ma tu non hai risposto. Stiles è sparito. Ci siamo mobilitati per cercarlo, ma ancora nulla.» spiegò Isaac.
Allison ricevette la notizia come se avesse incassato un pugno. Uno dei suoi amici era in pericolo e lei stava combattendo con i suoi incubi. Doveva riprendersi, al più presto, perché se qualcuno si fosse fatto male e lei non si fosse impegnata per aiutare se lo sarebbe rimproverato tutta la vita.
«Ehi, stai bene?» domandò di nuovo Isaac, preoccupandosi per il suo sguardo perso nel vuoto.
Allison annuì, apparendo decisa e lucida.
Le immagini dell'incubo erano ancora nella sua mente, ma la ragazza cercò di respingerle per un po'.
 
«Sentito qualcosa di nuovo?» chiese Aiden mentre Lydia fissava le pareti tappezzate di foto.
Blaze si era seduta nel letto. Sentiva la testa scoppiare e le faceva male respirare.
«Shh.» lo ammonì Lydia.
La Banshee prese un respiro profondo e chiuse gli occhi. Quando li riaprì si voltò verso Blaze e prima che potesse dire qualcosa la fenice iniziò ad affannare e quasi svenne.
«Blaze.» provò a chiamarla Aiden.
La ragazza teneva le mani strette a pugno tanto da far diventare le nocche bianche. Gli occhi le si illuminarono di rosso intenso. Aiden e Lydia le stettero a debita distanza per paura che prendesse fuoco.
«Lui...» arrancò la fenice. «Sta male.» disse mentre si stringeva su sé stessa con il dolore che la soffocava.
Era il dolore di Stiles, atroce e assassino. Pensò che stesse per morire, sia lei che lui.
«Nella foresta.» disse Lydia all'improvviso, fissando la ragazza. «Stiles è nella foresta.»
 
Faceva freddo, gelo. La polizia si era divisa in squadre e la foresta era setacciata completamente in cerca di Stiles.
Scott, Isaac, Derek e Allison raggiunsero Blaze, Lydia ed Aiden in un punto in cui le due ragazze sembravano captare più segnali. Blaze si reggeva in piedi a malapena.
«È qui. E sta molto male.» affannò la fenice, sorreggendosi a Lydia e ad Aiden.
Chiuse gli occhi, respirò a fondo e poi si precipitò in un punto della foresta.
In una piccola tana nella terra c'era Stiles tremante. Blaze s'inginocchiò e lo tirò a sé. Lui prese ad urlare a squarciagola, senza fiato.
«Va tutto bene, Stiles. Siamo noi.» disse la fenice cercando di calmarlo.
Ma il ragazzo urlava, dal dolore, dalla paura.
Poi Blaze li notò, profondi tagli nelle braccia. Erano sanguinanti e Stiles sembrava perdere vita ogni secondo di più.
«Aiutatemi. Perde sangue.» urlò lei.
Scott si precipitò al suo fianco e prese a premere la sua giacca contro le ferite. Quelle non sembravano voler placare l'uscita del sangue. Stiles iniziò ad affannare e anche a Blaze prese ad offuscarsi la vista.
«Devi guarirlo, Blaze. Devi guarirvi entrambi.» affermò Scott.
Blaze lo guardò terrorizzata. «Non l'ho mai fatto su un'altra persona. Rischio di ucciderlo.» disse, mentre lacrime silenziose iniziarono a scenderle nella guance.
«Non arriverà in ospedale se non ci provi.» fece l'Alfa.
Blaze lo guardò negli occhi, cercando il coraggio per fare una pazzia tanto grande. E se l'avesse ucciso? Non si sarebbe mai potuta perdonare una cosa del genere. Forse sarebbe morta anche lei con lui.
La mano di Scott si avvolse incoraggiante intorno alla sua spalla. «Ce la farai. Stiles crede in te.»
Blaze annuì, mandò giù tutta la paura e l'ansia e chiuse gli occhi. L'arancione del fuoco prese a ballarle nelle pupille quando li riaprì e le fiamme avvolsero il suo corpo e quello di Stiles in pochi secondi.
L'aria divenne asfissiante. Le ferite di Stiles smisero di sanguinare, fino a che le fiamme si spensero e nella pelle rimasero solo dei leggeri segni rossi.
Blaze sospirò e si accasciò nel petto di Stiles che ora respirava regolarmente.














SPAZIO ALIS: Ed ecco che ricompaio. Ho avuto svariati problemi e ho bloccato scrittura, postatura (?), lettura e ogni genere di svago. In più, questa storia non ha ricevuto molte recensioni e mi stava passando la voglia di postarla. Però, sono una a cui non piace lasciare le cose a metà e quindi l'ho ripresa in mano, rileggiucchiata e mi sono ricordata quanto affetto provi per lei (dichiarazioni amorose 
). E quindi, eccomi tornata con il sesto capitolo, quello dove Stiles ha l'incontro con "l'altro sé", il Trickster. Mi è stra piaciuto scrivere quella parte: Stiles è un personaggio che mi piace tantissimo e farne una controparte cattiva è stato bellissimo. Il Trickster, io ve lo dico, è uno dei miei personaggi preferiti in questa storia!
Il capitolo si rifà alla puntata 18 (che in italiano si chiama proprio "Il demonde dentro") e noterete che alcune parti e dialoghi sono proprio come nella puntata.
Spero di non avervi annoiato con questo papiro XD
Spero anche che ci sarà più gente interessata a seguire questa storia :3
Alla prossima,
Alis

 

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Capitolo 8
*** 7. Giochi pericolosi ***


CAPITOLO 7
Giochi pericolosi
 
Derek ed Aiden erano tornati alla Jeep di Stiles. Derek era convinto che ci fosse qualcosa di più che un attacco di sonnambulismo. I segni di lotta nel tetto e la convinzione di essere con qualcun altro nella foresta, facevano pensare a qualcosa di molto più complicato e allarmante.
«Quindi pensi sia sonnambulismo o c'è qualcosa di più grave sotto?» chiese Aiden, senza capire perché stessero perlustrando la Jeep.
«In questa città c'è sempre qualcosa di più grave sotto.» disse semplicemente Derek.
«C'è qualcosa che non va in tutta questa situazione. Il giorno della festa, nel tuo loft, i demoni hanno attaccato tutti tranne Stiles. Era come se aspettassero che lui parlasse, sembravano confusi.» tentò Aiden, portando a galla i dubbi che aveva da quel giorno.
«Tu stai dicendo che il magrolino e indifeso Stiles è il Trickster? Un demone maligno e potente?» chiese Derek, indeciso se ridere o ignorare la supposizione.
«Non sono l'unico a pensarlo, sono solo l'unico che lo dice.» rispose Aiden senza farsi smuovere dal tono canzonatorio dell'altro.
«Questo demone deve scegliere una persona da possedere e sceglie Stiles? Perché non ha scelto qualcuno più forte? Qualcuno più...potente.» fece Derek, ma nell'esatto istante che gli sorse la domanda, aveva già la risposta.
Stiles era intelligente, avrebbe risolto anche i casi più difficili. Era intuitivo e sveglio. Ed era stato sommerso di sofferenza e dolore. Il Trickster avrebbe trovato in lui un appiglio facile e proficuo.
Derek scambiò uno sguardo con Aiden: la sua teoria non era più così assurda.
 
Stiles era stato portato all'ospedale per degli accertamenti. Scott, Lydia, Blaze, Isaac, Allison e la signora McCall erano nell'andito, in attesa di ricevere notizie.
Lo sceriffo uscì dalla stanza di Stiles e si diresse verso gli amici. «Sta bene. Non ricorda molto. Per lui è stato tutto un sogno.» disse con un sospiro. «Verrà sottoposto a dei controlli il prima possibile.» aggiunse, scambiando uno sguardo con Melissa.
Tutti sentirono sparire un peso dallo stomaco. Blaze si sporse verso lo sceriffo che la strinse in un abbraccio.
«Voi avete scuola fra meno di sei ore. Dovreste andare a riposare.» fece Melissa guardando i ragazzi.
Nessuno voleva allontanarsi da Stiles.
Isaac prese Allison per mano e dopo aver salutato uscirono dall'ospedale facendo promettere di avvisare per qualunque novità. Lydia era frastornata e gli occhi le si chiudevano da soli. Decise di farsi accompagnare a casa da Aiden, così salutò i ragazzi e due genitori e uscì.
Scott scambiò uno sguardo con sua madre. «Vorrei restare qui.» disse solo.
E Melissa non trovò il coraggio di obbligargli il contrario. Solo si avvicinò al figlio e lo abbracciò.
«Sì, puoi restare anche tu ovviamente.» fece lo sceriffo guardando Blaze, che gli sorrise grata.
I due ragazzi ricaddero nelle scomode sedie beige e restarono in attesa di vedere il loro amico.
 
Scott e Blaze non avrebbero saputo dire quanto tempo fosse passato prima che i medici dessero loro il permesso di vedere Stiles. Li dissero che stava per fare una visita per vedere se aveva la stessa malattia della madre.
Blaze si voltò dallo sceriffo e vide nei suoi occhi un'immensa tristezza che la investì come un'onda. Avrebbe voluto fare qualcosa, qualunque cosa, pur di risparmiare a Stiles e a suo padre altre sofferenze.
Entrarono nella stanza tutti e quattro, Scott, Blaze, lo sceriffo e Melissa. Stiles era seduto in un lettino, pronto per essere analizzato da una macchina. Aveva il volto stremato, con delle occhiaie scure e occhi triste. Blaze si precipitò da lui e avvolse le braccia intorno al suo collo.
«Ehi.» la salutò Stiles, con un sussurro nel suo orecchio.
«Ehi.» rispose lei, stringendolo più forte.
Il ragazzo affondò il volto nella spalla di Blaze, tra i suoi capelli, beandosi del suo profumo.
Il dottore entrò nella stanza. «Eccoci qui...» esitò, leggendo il nome nella cartella. «Non so se riuscirei a pronunciarlo o se è scritto male...» disse, riferendosi al nome di battesimo di Stiles.
«Lo chiami solo Stiles.» puntualizzò il padre.
«Okay. Stiles, volevo solo avvisarti: sentirai del rumore durante la risonanza. Se vuoi portare con te degli auricolari.» spiegò il dottore.
Stiles scosse la testa. «No, no, non ho bisogno di niente.»
«Ehi, siamo dall'altra parte del vetro. Okay?» lo incoraggiò lo sceriffo.
«Okay.» rispose Stiles, dandogli una pacca sulla spalla.
Il dottore, Melissa e il padre lasciarono la stanza. Stiles, Scott e Blaze restarono in silenzio finché non furono usciti.
«Lo sapete cosa stanno cercando, vero?» fece Stiles. «Si chiama “demenza frontotemporale”. Alcune zone del cervello iniziano a ridursi.» spiegò, dopo che nessuno rispose. «Non c'è cura.» concluse, guardando per terra.
Blaze sospirò, sentendo la gola serrarsi. Avrebbe voluto piangere, ma si fece forza e represse le emozioni negative – sue e di Stiles. Scott chiuse gli occhi e sospirò, senza guardare nessuno. Si passò uno mano sugli occhi, tentando di nascondere le lacrime.
«Stiles, se davvero ce l'hai...faremo qualcosa.» disse, voltandosi finalmente verso l'amico.
Stiles ricambiò il suo sguardo, poi guardò Blaze e prese la sua mano. La ragazza si avvicinò a lui e lo abbracciò di nuovo, più stretto possibile. Anche Scott si aggiunse all'abbraccio e insieme si diedero forza, coraggio. Avrebbero superato quella situazione e l'avrebbero fatto uniti.
 
Nella sala d'attesa, Blaze cercava di non piangere. La testa posata nella spalla di Scott e il viso stanco. Anche il lupo mannaro era stremato, ma nessuno dei due aveva intenzione di andarsene.
«Credo che Stiles sia il Trickster.» esordì Blaze, smorzando il silenzio.
Scott si mosse appena, solo per guardarla negli occhi, dubbioso. «Come fai a saperlo?»
«Lo sento. Non è solo Stiles, c'è qualcosa in lui che lo confonde. Quei tagli che aveva quando l'abbiamo trovato, sono sicura che se li sia fatti da solo, per cercare di liberarsi da qualcuno.» spiegò la fenice, sentendo le lacrime sopraffarla.
«E la lotta nel tetto. Derek mi ha detto che stava combattendo contro sé stesso. Stava cercando di proteggerci.» intuì Scott. «Lo aiuteremo. Noi lo salveremo.» disse deciso.
 
Il rumore di quel macchinario iniziava davvero a stancarlo. Era forte, fastidioso. Stiles chiuse e riaprì gli occhi un paio di volte finché non si trovò in piedi vicino al lettino, vestito con una felpa e con le luci intorno offuscate.
«Ti diverti?» chiese il Trickster, con il suo aspetto di Stiles pallido e maligno.
«Cosa ci fai qui?» domandò Stiles.
«Che domanda stupida. Io sono qui con te, sempre. Siamo inseparabili. Siamo come due gemelli siamesi.» disse l'altro, facendogli l'occhiolino.
«Devi lasciarmi in pace. Devi lasciare in pace i miei amici.» fece Stiles, cercando di non mostrarsi debole.
Doveva respingere tutto ciò che sentiva di negativo, perché quel mostro si cibava e rafforzava proprio di quello. Respirò a fondo, una, due, tre volte.
«Sai, è divertente vedere come provi a uccidermi. Interessante l'idea di tagliarti i polsi, peccato che quella fenice ti senta come se avessi un GPS e ti ha trovato. Ha degli straordinari poteri, non credi?» domandò il Trickster, con fare colpito.
«Lasciami in pace.» disse ancora Stiles, annaspando.
Le lacrime iniziarono a scendergli senza che nemmeno se ne rendesse conto.
Il Trickster lo guardò sorridendo. «Non odiarmi, Stiles. Ci divertiamo tanto insieme. Solo, devi smetterla di cercare di sabotare i miei piani. Tanto vinco lo stesso.» lo ammonì il demone, come si fa con un bambino che ha appena fatto una marachella.
«Non ti permetterò di fare del male a nessuno.» ringhiò l'umano, puntando un dito contro al suo interlocutore.
«Non hai ancora capito, vero? Tu non sei più niente. Adesso questo è il mio corpo e tu non esisti più. Farò quello che voglio. Tormenterò i tuoi amici, li torturerò. Prenderò la tua ragazza, la fenice, e la ucciderò lentamente finché non avrò i suoi poteri.» il demone si avvicinò naso a naso con Stiles. «Io ho vinto, Stiles. Rassegnati.» concluse, con un sorriso di trionfo.
«Lasciami in pace.» urlò Stiles, piangendo, debole e senza più respiro.
Nella macchina, Stiles aprì gli occhi. Si guardò intorno, mentre le luci dell'ospedale iniziarono a tremolare. Quando le luci si riaccesero, Stiles non era più nella stanza.
 
All'esterno dell'ospedale si scatenò l'inferno come se il Trickster avesse dato il via alle danze: dei cavi della corrente si liberarono dalla centralina nel tetto. Caddero fino a terra, mentre un'ambulanza sterzò e si scontrò contro un idrante e liberò dell'acqua.
Allison e Isaac stavano arrivando proprio in quel momento per fare visita a Stiles. Anche Derek era lì e fu sufficientemente svelto da bloccare Blaze prima che entrasse nell'acqua, ormai elettrificata dal cavo. Scott vide Allison e Isaac e urlò loro di non avvicinarsi.
Ma l'autista dell'ambulanza scese in quel momento dal mezzo e Allison ebbe l'istinto di andare ad aiutarlo.
«Allison.» la bloccò appena in tempo Isaac.
Il Beta finì nell'acqua. L'elettricità lo investì per tutto il corpo, lasciandolo senza fiato. Cadde a terra, inerme.
«Posso bloccare l'elettricità.» fece Blaze, e prima che Scott e Derek potessero bloccarla, lei si era già lanciata nell'acqua.
Intorno a lei divamparono delle leggere fiamme. Il suo corpo tremava, attraversato da perfidi volt, ma lei non si fermò finché non raggiunse il cavo elettrico. Lo tolse dall'acqua e lo portò lontano, dove non avrebbe creato più problemi.
Derek, Scott e Allison si precipitarono da Isaac.
«Isaac.» lo chiamò il Beta. «Non respira.» constatò all'armato.
Una squadra di medici intervenne, caricandolo in una barella e portandolo all'interno dell'edificio.
Scott andò da Blaze che ancora tremava. «Stai bene?» le chiese.
«Sì. Ma Stiles no. Scott, non lo sento più. È debole. Sta morendo, Scott. Stiles sta morendo.» ansimò la fenice, prima di svenire tra le braccia dell'amico.
 
Passarono minuti, ore, giorni. Blaze faticò a riprendersi. Lo sceriffo vegliò su di lei tutto il tempo che gli fu possibile. Erano in ansia, sentivano il respiro debole al solo pensiero che Stiles fosse sparito e che un demone lo controllasse. Cercavano di pensare alla parte del demone il meno possibile e cercavano di ricordarsi che Stiles era furbo e intelligente.
«Ti ho portato la colazione.» esordì una mattina lo sceriffo, entrando nella stanza di Stiles con un vassoio pieno di cibo.
Blaze si sollevò, posando la schiena nel muro. Dormiva nel letto di Stiles, ma senza lui al suo fianco era troppo vuoto, troppo inanimato. Lo sceriffo a volte dormiva nella stanza con lei, nel materasso che sarebbe dovuto essere il suo.
«Non doveva.» disse lei, sistemandosi il vassoio sulle gambe.
«Figurati.» rispose lui, annuendo.
«Mi piacerebbe andare a fare visita ad Isaac, oggi.» informò Blaze, sorseggiando il succo.
«Ti accompagno prima di andare in centrale.» disse lo sceriffo, facendo per uscire dalla stanza.
«Grazie, per tutto quello che sta facendo per me.» sussurrò la ragazza, sentendo gli occhi pungere. «Non avevo ancora avuto occasione di dirglielo.» aggiunse, asciugandosi una lacrima con il dorso della mano.
«Non devi ringraziarmi. Sei importante per Stiles. Magari non scopriremo mai perché sei così connessa con mio figlio, ma sei importante per lui e adesso fai parte della famiglia. E non devi ringraziare la tua famiglia.» fece l'uomo, sorridendole dolcemente.
 
All'ospedale, Allison era rimasta rannicchiata tutta la notte nella sedie della sala d'attesa. Quando Scott arrivò, le accarezzò delicatamente i capelli. La ragazza si svegliò di soprassalto.
«Ehi. Sei stata qui tutta la notte?» chiese l'Alfa.
Allison annuì. «Non me lo lasciano vedere perché non sono della famiglia. Gli ho detto che non ha nessuno.» fece tristemente.
«Ragazzi.» esordì Blaze, uscendo dall'ascensore.
Gli altri le sorrisero leggermente.
«Come sta?» chiese la fenice.
Allison fece spallucce, stremata.
«Beh, Isaac ha noi, siamo la sua famiglia. E io ho una chiave elettronica.» disse Melissa mostrando la tesserina.
Si diressero tutti verso la stanza di Isaac e Melissa aprì la porta. Il lupo mannaro era steso nel letto, debole e quasi in fin di vita. Scott prese le due ragazza per mano e insieme entrarono.
Il corpo di Isaac era ancora ricoperto di brutte ustioni.
«Pensavo fosse già guarito.» disse Allison dubbiosa.
«Anche io.» fece Scott, per poi guardare Blaze. «Puoi guarirlo?» chiese.
«Non lo so, posso provare.» rispose la fenice, prendendo una mano di Isaac.
Provò a far scaturire i suoi poteri di guarigione, ma fu colta da un giramento di testa. Scott la sorresse prima che cadesse.
«Mi dispiace, sono ancora troppo debole.» si giustificò lei.
«Va tutto bene.» la tranquillizzò Allison.
A quel punto Scott posò la mano nel braccio di Isaac e si concentrò per lenire il suo dolore. Il Beta si agitò nel letto, rilassandosi, mentre il suo dolore investì Scott come un'onda.
«Non lo guarirà, ma lo aiuterà con il dolore.» specificò l'Alfa, riprendendosi.
«È stato davvero Stiles?» chiese Allison.
«È stato chi lo controlla.» precisò Blaze.
 
Il coach Bobby attirò l'attenzione di tutti con un forte fischio del fischietto. «Ascoltatemi attentamente: chiunque trovi una minima traccia di Stilinski, contatti subito il primo professore disponibile, capito?» urlò.
«Sì, coach.» risposero gli alunni in coro.
Scott, Aiden ed Ethan si sentivano stranamente irrequieti per quella tranquillità.
«Niente Stiles, niente demoni. È tutto troppo tranquillo.» puntualizzò Ethan.
«Sì, e la cosa mi rende nervoso.» precisò Scott, per poi essere distratto da un rumore.
Era vicino ed era familiare. «Avete sentito?» chiese agli altri due. «È un ripetitore. Un di quello di Argent.» fece, dirigendosi verso il rumore.
Ethan ed Aiden lo seguirono. Arrivarono fino al seminterrato, dove il rumore diventava più forte.
Nella parte più buia c'era una persona. Si voltò verso il branco e alzò le mani in segno di resa.
Era Stiles. «Okay, lo so cosa pensate, ma giuro che sono io.» fece, cercando di essere il più convincente possibile.
Ethan ed Aiden non lo ascoltarono e partirono all'attacco, finché Scott non li bloccò.
«Scott, sono io. Te lo giuro, sono io. Non so dove sono stato in questi due giorni, ma sono io.» ripeté Stiles, guardando l'amico negli occhi. «E so cosa ho fatto, più o meno.» aggiunse, avvicinandosi ad un borsone.
Ne estrasse una cartina. «Questa è la cartina dell'ospedale, e tutte queste scritte le ho fatte io. Io ho causato l'incidente e dentro questa borsa, tutti questi attrezzi, sono parte di qualcosa di più grande e di peggiore.» spiegò, con gli occhi lucidi. «Ho fatto qualcosa di brutto e devo rimediare.» concluse.
 
Gli studenti e le studentesse si stavano preparando per la corsa campestre.
Blaze si sentiva ancora frastornata, ma aveva deciso di correre lo stesso. Quando il coach diede il via, la fenice partì a tutta velocità, lasciandosi dietro tutti.
Ma a metà strada, Stiles le si parò davanti. La ragazza frenò, ma perse l'equilibrio e cadde addosso al ragazzo.
«Stiles.» disse, abbracciandolo.
«Mi sei mancata.» rispose lui, stringendola.
Scott, Aiden ed Ethan bloccarono il resto dei compagni.
Tutti restarono a guardare, come paralizzati, quando il coach toccò una corda con il piede e una freccia gli arrivò dritta nel torace.
L'uomo cadde a terra e tutti si avvicinarono per soccorrerlo.
Stiles premette le mani sulla ferita.
«Sto per morire.» continuava ad agitarsi il coach.
«Fa meno male se non si agita.» consigliò Ethan.
Scott guardò Stiles, che capì all'istante e annuì. Ethan fece segno a tutti di allontanarsi.
Scott prese la mano del coach e gli portò via un po' di dolore.
 
L'ambulanza e la polizia accorsero nel giro di qualche minuto. Lo sceriffo fu felice di riabbracciare suo figlio.
Blaze si avvicinò a Scott e lo prese da parte. «Non mi convince.» disse, indicando Stiles con la testa.
«Cosa? Blaze, non vedi che sta cercando di aiutarci? Non può essere ancora il Trickster!» esclamò l'Alfa, convinto.
«Scott, ho mai sbagliato su ciò che sentivo per Stiles?» domandò la fenice, davvero preoccupata.
Scott scosse la testa. «Diamogli fiducia, ci sta aiutando. Tu sei debole, magari ti stai solo facendo condizionare. È Stiles.» disse, indicando l'amico con fare fiducioso.
Blaze annuì, ma non era affatto convinta.
Stiles si avvicinò a loro con fare allarmato. «È esplosa una bomba alla stazione di polizia.»
 
La centrale era devastata. Tutti i muri e le vetrate erano volati in giro colpendo chiunque fosse lì intorno. C'erano molti feriti, alcuni gravi.
Scott fu sopraffatto dal dolore appena entrò, come se lo stesse assorbendo tutto. Anche Blaze fu attraversata da un brivido, non seppe dire di che natura. Restò nella soglia della centrale.
Stiles si precipitò da uno dei poliziotti più gravi. «Scott.» chiamò.
L'Alfa si avvicinò.
«Puoi fare qualcosa? Puoi prendere il suo dolore, qualcosa per farlo stare meglio?» chiese.
Scott annuì. Prese la mano del poliziotto e assorbì un po' della sua sofferenza, finché quello non chiuse gli occhi per sempre.
La voce dello sceriffo li riportò alla realtà, spronandoli ad allontanarsi. Scott aiutò Stiles ad alzarsi e i due si allontanarono.
«Ragazzi, abbiamo un problema. Stanno arrivando i demoni.» li avvisò Blaze, allarmata.
I tre si scambiarono uno sguardo e corsero in macchina.
«Dove andiamo?» chiese Stiles.
«Alla clinica veterinaria. Il sorbo ci darà del tempo per pensare al da farsi.» decise Scott.
Stiles mise in moto e partì verso la clinica.
I demoni li precedettero di qualche minuto. Quando i tre arrivarono fuori dalla struttura, loro erano lì, ad aspettarli.
«Stiles, va dentro.» lo spronò Scott, prima di far uscire gli artigli.
Blaze si preparò ad attaccare, consapevole di quanto quella lotta sarebbe stata faticosa. Non potevano vincere, non ce l'avrebbero fatta. Ma dovevano almeno provarci.
Scott attaccò per primo, mirando al torace di uno dei demoni. Blaze gli fu dietro, comandando il fuoco intorno a lei. I demoni tentennarono davanti alla ragazza, ma alla fine attaccarono. Scott provò a colpirli, ma loro si dileguavano in un turbinio di sabbia. Blaze emanava un'aura incandescente.
In un momento di distrazione, un demone riuscì a colpire Scott dritto nello stomaco con una delle sue spade. Blaze gli corse subito in soccorso, facendogli da scudo con il fuoco.
«Cerchiamo di andare dentro.» fece la fenice, afferrando Scott per la spalla.
Si mise davanti a lui ed emanò un'aura infuocata più grande e calda. I demoni tentarono di attaccarla, ma senza successo.
Stiles aiutò la ragazza a portare dentro Scott.
La mano di Blaze sfiorò quella di Stiles.
Fu in quel momento che il ragazzo l'afferrò per il collo. «Ciao, fenice. Ci rincontriamo.» la salutò il Trickster, con l'espressione distorta di Stiles.
Blaze provò a far scaturire il fuoco, ma il Trickster l'afferrò per il collo, togliendole il respiro.
«Noto che alla fine non sei niente di speciale. Io saprei utilizzare meglio i tuoi poteri.» l'ammonì il demone.
«Lasciala stare.» lo interruppe Scott, ancora sofferente per la spada nel torace.
Il Trickster si voltò verso di lui e sorrise. «Va bene, con lei me la vedrò dopo. Da te devo prendere un po' di energia, visto che hai accumulato così tanto dolore.»
Il demone lanciò Blaze dall'altra parte della stanza con tutta la sua forza. La ragazza sbatté forte la testa e svenne.
Il Trickster si avvicinò a Scott. Mise le mani sulla spada e lo guardò.
Scott scosse la testa. «Non farlo. Ti prego, non farlo.» supplicò.
Ma il demone non lo ascoltò e girò con violenza la spada nella carne, con cattiveria. «Fa male?» chiese, divertito. «Sai, Scott, saresti dovuto stare più attento oggi. Sei cascato in pieno in tutte le mie trappole. Il coach e il poliziotto. E anche Isaac – è stata una fortuna che ieri si sia elettrizzato per salvare Allison. Tu hai preso il dolore di tutti loro. E sai di cosa mi nutro io?» chiese, avvicinando l'orecchio a Scott in attesa della risposta.
L'Alfa ansimò per il dolore, ma non rispose.
Stiles avvicinò la bocca al suo orecchio. «Mi nutro di dolore, rabbia, caos. Sai, tu sei un concentrato di tutto questo in questo momento. È una gioia per me.» sussurrò, assorbendo tutti i sentimenti negativi di Scott.
In quel momento arrivò Deaton. Infilò un ago di una siringa nel collo di Stiles, premette lo stantuffo e il demone sparì dagli occhi del ragazzo, lasciandolo privo di sensi.









SPAZIO ALIS: L'ottavo capitolo è un po' di passaggio e un po' esplicativo. Insomma, dategli voi una dicitura (?) - o anche no.
Vi ho già detto quanto amo scrivere del Trickster? Credo di sì, ma lo ridico. È un personaggio geniale e la sua malvagita un po' pazza mi piace tantissimo *w* I suoi scontri con Stiles sono bellissimi da scrivere!
Come si nota (spero) nel capitolo c'è uno stacco di giorni in cui non si sa dove sia Stiles.
Okay, non aggiungo altro.
Alla prossima,
Alis

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Capitolo 9
*** 8. Echo House ***


CAPITOLO 8
Echo House
 
La cosa che Deaton aveva liberato nel corpo di Stiles con la siringa, aveva fatto addormentare temporaneamente il Trickster. Stiles si sentiva debole, triste, senza fiato. Avrebbe voluto gridare per tutto quello che quel mostro gli aveva fatto fare, ma allo stesso tempo si sentiva troppo debole per farlo. Suo padre e i suoi amici avevano cercato di sollevargli il morale, ripetendogli più volte che tutto quello non era colpa sua e che avrebbero trovato una soluzione per liberarlo, ma lui si sentiva un morso allo stomaco e un nodo alla gola sempre, in ogni istante.
Mentre suo padre guidava, lui guardava fuori dal finestrino. Le luci scorrevano, il paesaggio cambiava. Era come se lui non avesse potere di nulla, nemmeno della sua stessa vita. Si sentiva così quando il Trickster s'impossessava di lui e lo relegava in un angolo buio e freddo della sua stessa mente.
L'auto si fermò davanti al grande edificio scuro e buio. Stiles e il padre si scambiarono uno sguardo. Sembrava che il padre volesse dire qualcosa, ma restò in silenzio e scese dalla macchina subito dopo il figlio.
Il grande cancello pesante che proteggeva quel luogo fece rabbrividire Stiles. Tutto faceva rabbrividire Stiles in quel periodo.
Una moto arrivò in quel momento. Il pilota parcheggiò davanti al marciapiede e scese dal mezzo. Scott si tolse il casco e nei suoi occhi era visibile la tristezza.
Si avvicinò all'amico. «Perché non me l'avete detto?» chiese con fare accusatorio.
«Perché volevamo evitare una cosa del genere.» rispose lo sceriffo, sospirando.
«Solo per 72 ore.» ribatté Stiles.
«Scott, ho visto una risonanza con gli stessi sintomi di mia moglie, sono terrorizzato. Domani parto per Los Angeles per parlare con uno specialista.» spiegò lo sceriffo, come se si sentisse in dovere di dare spiegazioni.
«Allora perché lo lascia qui?» chiese Scott.
«Non è lui. È stata una mia decisione.» rispose Stiles, con un sospiro quasi liberatorio.
«Non devi farlo, Stiles. Deaton ha qualche idea, gli Argent stanno facendo ricerche...» cercò di convincerlo l'Alfa.
«E io aspetterò qui dentro, così non potrò fare del male a nessuno!» esclamò Stiles, risoluto. «E se non troverete nulla, devi promettere che farai in modo che io non esca più da qui!» aggiunse, avvicinandosi all'amico e supplicandolo.
Lo sceriffo fece segno a Stiles che era ora di entrare.
Scott bloccò l'amico. «Dov'è Blaze? Che ne pensa di tutto questo?» domandò, come se fosse l'unica cosa che potesse fargli cambiare idea.
Stiles esitò. «Non sa nulla. E tu non devi dirle nulla. Devi promettermelo.» disse infine.
L'Alfa sospirò. «Te lo prometto.» acconsentì.
Poi i due entrarono nell'edificio e lasciarono Scott da solo lì fuori con un enorme senso di vuoto nello stomaco.
 
Quel luogo era incredibilmente freddo e silenzioso. Stiles si guardò intorno e gli venne quasi l'istinto di correre fuori. Dovette usare tutto il suo autocontrollo per non farlo.
Un'infermiera li accompagnò in uno studio, dove prese ad indicare tutte le regole del posto. Stiles sentiva, ma non ascoltava. La sua testa era da tutt'altra parte, o da mille parti diverse. Pensava al Trickster che lo manipolava e usava per divertirsi e rafforzarsi. Pensava a Blaze, con cui aveva un rapporto così stretto e profondo che quasi la sentiva piangere da lontano, nel silenzio della notte, quando nessuno la poteva sentire. Aveva pensato che fosse meglio non dirle nulla di quella sua avventura al manicomio, ma si sentiva in colpa per averla lasciata da sola, di nuovo. Le mancava, le mancava moltissimo. Avrebbe voluto abbracciarla e trovare in lei la pace e la tranquillità di cui aveva bisogno. Gli occhi le pizzicarono, ma i suoi pensieri furono interrotti dalle parole del padre, così le lacrime non fecero in tempo a scendere.
«Ho l'impressione che stiamo dimenticando qualcosa.» disse lo sceriffo, angosciato. «Il cuscino. Abbiamo dimenticato il tuo cuscino. Non dormi mai senza quello.» fece, agitato.
«Papà, non fa niente. Lo puoi portare domani.» lo rassicurò Stiles.
Ma lo sceriffo non era per niente tranquillo. Non per il cuscino in sé, ma per quella situazione così ingiusta, così dolorosa.
«Okay, Stiles, ce ne andiamo. È stato un errore venire qui. Prendi le tue cose.» scattò all'improvviso, alzandosi dalla sedia.
«Papà, papà, è tutto okay.» disse semplicemente il figlio, per poi abbracciare il padre.
Un abbraccio angosciato, pesante come un macigno.
 
Scott sapeva che Blaze avrebbe captato qualcosa, era inevitabile. Ma non avrebbe mai immaginato che l'avrebbe trovata fuori da casa sua al ritorno dal manicomio.
«Dov'è Stiles?» chiese subito lei, alzandosi dal gradino in cui si era seduta nell'attesa.
«Da nessuna parte, Blaze.» rispose Scott, superandola e entrando in casa. «Vai a casa, dormi e stai tranquilla.» aggiunse, facendo per chiudere la porta.
Non avrebbe potuto mentirle oltre, sentiva che stava già per scoppiare. Ma aveva promesso. Una delle tante, stupide promesse che faceva a Stiles, ma erano pur sempre promesse e non avrebbe deluso il suo migliore amico.
«Scott, non osare chiudermi la porta in faccia.» ringhiò lei, mettendo un piede a bloccare la porta.
Scott sbuffò, lasciando libero il passaggio. Blaze entrò in casa e stette in attesa con le braccia conserte. «Resterò qui finché non mi dirai dov'è.» disse, risoluta.
Scott la odiava, odiava Stiles e odiava quella situazione. E si odiava anche.
Si voltò verso di lei e sospirò. «Te lo dirò, se solo prometti di non andare da lui. Gli ho promesso che non ti avrei detto nulla.» affermò.
«Va bene.» acconsentì lei.
«È all'Echo House. Ha deciso di passare lì 72 ore per non mettere in pericolo nessuno.» spiegò, con la tristezza percepibile nella voce.
«Dimmi che stai scherzando.» fece Blaze, sconvolta. «È da solo? In un manicomio?» chiese, sentendosi investire dall'ansia.
Fece per correre fuori, ma Scott fu veloce a bloccarla. «Non andrai.» l'ammonì, tenendola per il braccio. «Blaze, non possiamo aiutarlo. Non se lui cercherà di ucciderci. Forse è meglio così, per ora.» concluse, allentando la presa.
«Per me invece è un errore. È sbagliato.» disse la fenice, con la voce incrinata. «Lui non lo merita.» aggiunse.
Ma si rassegnò a dare retta a Scott. Perché, nonostante le mancasse Stiles, nonostante quella situazione fosse crudele per tutti, sapeva che era la soluzione migliore per garantire a Stiles la salvezza.
«Posso dormire qui?» chiese, asciugandosi una lacrima con il dorso della mano.
Scott annuì, le mise un braccio intorno alle spalle e l'accompagnò nella stanza della madre che quella notte era a lavoro.
 
Il padre di Stiles aveva ragione: senza il suo cuscino, il ragazzo non era riuscito a chiudere occhio. Forse non ce l'avrebbe fatta lo stesso, ma quel cuscino gli dava un senso di sicurezza che non sapeva spiegare.
La notte gli vorticarono nella mente mille pensieri. Cercò d'ignorarli, tutti troppo pressanti e pesanti da mandar giù, ma fu inevitabile soffermarcisi ogni tanto.
Quando arrivò il mattino e il suo compagno di “stanza” si svegliò, Stiles tirò un sospiro di sollievo. Oliver era abbastanza rumoroso e chiacchierone da zittire i suoi fastidiosi pensieri.
Uscirono dalla loro cella per l'ora d'aria. Quel posto era soffocante, constatò Stiles. Sembrava che lui fosse fuori posto, in quel momento, ma non appena gli vennero in mente le immagini di tutto ciò che aveva fatto – “di tutto ciò che il Trickser aveva fatto!” avrebbero precisato i suoi amici – si sentì nel posto perfetto.
«Stiles.» fece qualcuno alle sue spalle.
Il ragazzo si voltò e vide Blaze, il volto così luminoso e felice da risultare come una nota stonata in tutto quel grande manicomio. Indossava la tuta grigio pallido, tanto larga da farla sembrare ancora più piccola di quanto già non fosse. I capelli erano legati in due code spettinate che la facevano apparire come una bambina capricciosa che non aveva voluto aspettare che la mamma terminasse l'acconciatura. Stiles non poté che sentire un sollievo, così inusuale che quasi lo spaventò.
La fenice gli corse incontro e gli gettò le braccia al collo e Stiles si sentì come quando lei era accorsa a scuola dopo il suo attacco di panico. In quel periodo, i problemi erano molto meno opprimenti. Sembravano passati anni da quel momento.
La strinse a sé, senza curarsi di niente intorno.
«Cosa ci fai qui?» chiese, come accorgendosi in quel momento che qualcosa non andava.
«Non potevo lasciarti qui da solo. Lo so che avevi detto a Scott di non dirmi nulla, ma sai quanto sono insistente e quando me l'ha detto io non ho potuto mantenere la promessa di non venire da te.» spiegò, con una parlantina tanto veloce che era difficile seguirla. «Mi dispiace, davvero, ma io...» tentò di continuare.
Ma Stiles non aveva bisogno di sentire altro. Premette le sue labbra su quelle della ragazza e la baciò con dolcezza e amore. Un amore così innocente e nuovo da investire entrambi come un'onda. Blaze restò per un attimo sorpresa, poi rispose al bacio con lo stesso trasporto. Era come se non fossero nati per altro, se non appartenersi sempre, nel bene e nel male.
Quando si staccarono, Stiles le diede un bacio sulla fronte. «Grazie per essere qui.» le disse, stringendola in un altro abbraccio.
 
Scott e Allison erano andati da Deaton dopo la scuola per discutere sul da farsi. Erano ancora tanti i quesiti a cui rispondere. Non avevano idea di come poter far uscire quel demone dalla testa di Stiles e tanto meno sapevano come ucciderlo. Brancolavano nel buio più totale.
«Purtroppo, il lichene che ho somministrato a Stiles non è una cura. Il suo effetto svanirà tra qualche giorno. A quel punto, il Trickster avrà di nuovo la forza di manifestarsi e non sappiamo quali siano i suoi piani.» puntualizzò subito Deaton, mettendo le cose in chiaro. «Quindi dobbiamo muoverci su due piani: un gruppo dovrà cercare il modo per esorcizzare il Trickster, l'altro gruppo dovrà concentrarsi su come ucciderlo. Dobbiamo scoprire il più possibile.» aggiunse, aprendo un cassetto e tirando fuori dei pesanti tomi.
«Papà e Isaac stanno controllando in tutti gli appunti della famiglia per vedere se trovano qualcosa.« informò Allison.
Scott annuì. «Anche Derek ha detto che avrebbe cercato qualcosa nella cripta degli Hale.» disse. «E Lydia, Aiden ed Ethan stanno venendo qui per aiutarci a leggere questi libri.» aggiunse, indicando la pila di dieci libri che Deaton aveva piano piano sistemato nel bancone.
«Dov'è Blaze?» domandò Allison.
Scott sospirò. «Quando mi sono svegliato stamattina non c'era. Immagino sia andata da Stiles, in qualche modo. Avrei dovuto controllarla.» si rimproverò.
Allison mise una mano sulla sua e lo guardò negli occhi. «Non è colpa tua.» cercò d'incoraggiarlo.
«Mi sentirò meglio solo quando tutta questa storia sarà finita.» precisò l'Alfa, stringendo la mano della ragazza.
 
Chris e Isaac stavano sfogliando pagine e pagine di vecchi diari di appunti della famiglia Argent, ma sembrava non esserci nessuna traccia del Trickster.
Isaac sbuffò, dopo aver finito l'ennesimo diario, e si abbandono con fare stanco nella poltrona del salone.
Chris lo guardò. «Vuoi qualcosa da mangiare?» domandò, alzandosi dalla sedia su cui era rimasto seduto per ore.
Si avviò verso la cucina e aprì la credenza.
«Signor Argent, venga.» lo chiamò a quel punto Isaac.
Chris tornò in salone e guardò ciò che il ragazzo gli stava indicando: in una pagina di un diario c'era disegnato uno dei demoni invocati dal Trickster.
«“Demoni della notte. Natura: Malvagia.
Tali demoni nascono dalla mente del demone superiore chiamato Trickster.
Per ucciderle bisogna uccidere il loro stesso creatore.
La loro spada è letale per il Trickster stesso.”» concluse, voltandosi verso Isaac.
«Fantastico. Ora dobbiamo solo sottrarre una spada a uno di questi esseri.» fece il Beta, passandosi una mano sul volto stremato.
«Dimentichi che dobbiamo ancora capire come separare Stiles e il Trickster. Altrimenti dovremmo uccidere anche Stiles.» precisò Chris, anche lui stanco.
 
L'attacco di panico era arrivato all'improvviso, senza che Stiles nemmeno se ne rendesse conto. Aveva faticato a respirare e poi era svenuto. Blaze l'aveva sorretto in tempo e cercava di calmarlo.
Erano in una stanza vuota del manicomio e Blaze teneva Stiles stretto tra le braccia. Lui però si agitava, urlava e respirava a fatica. Era come la notte in cui la fenice l'aveva soccorso nel bosco.
«Stiles, sei al sicuro. Ci sono io. Stiles, ascolta la mia voce.» provò ancora Blaze.
Il ragazzo sembrò rilassarsi. Gli occhi tornarono a mettere a fuoco il volto della ragazza.
«Mi dispiace.» fece Stiles, passandosi una mano sul viso.
Blaze gli sorrise. «È tutto okay.» lo tranquillizzò, stringendogli una mano.
Restarono in silenzio per un po'. Stiles riprese il controllo del suo corpo e Blaze sentì che stava un po' meglio.
«Cos'hai lì?» domandò la fenice, indicando il collo di Stiles. «Sembrano...graffi. Oh, no.» aggiunse, scoprendo e analizzando i segni rossi.
«Cosa significa quell'“Oh no”? Un “Oh no” non è mai positivo.» fece Stiles toccandosi il collo.
«Posso controllare la tua schiena?» chiese Blaze.
Stiles annuì e si voltò. Blaze gli sollevò la maglietta: i segni erano sparsi anche lì, diramati come aggrovigliate ramificazioni.
«È il tempo che ci resta prima che il Trickster torni a prendere il controllo.» confessò a quel punto la ragazza, chinado la testa.
«Oh.» fece Stiles, sentendo l'ansia investirlo.
«Andrà tutto bene. Troveremo una soluzione.» cercò di rassicurarlo lei.
Ma le cose non erano così semplici, e lo sapevano entrambi. Se il Trickster avesse preso il sopravvento, avrebbe potuto fare qualunque cosa e loro non avevano nulla per fronteggiarlo. Erano disarmati e tutti avrebbero potuto rimetterci la vita, specialmente Blaze che era la preda principale del demone.
«Ascoltami, devi andartene da qui. Se si risveglia e tu sei qui sarà la fine. Devi andartene subito.» la spronò Stiles, mettendole le mani sulle spalle e guardandola supplichevole.
«Non ti lascio, Stiles, scordatelo.» fece lei, irremovibile.
«Potresti morire. E sarebbe colpa mia. Sai come mi sentirei se ti uccidessi? Ti prego, Blaze, va' via.» disse ancora il ragazzo.
Ma Blaze scosse la testa. «No.» ribatté e poi lo baciò.
Per rassicurarlo, per farlo stare bene, per fargli sentire quanto teneva a lui. Lo baciò perché era giusto farlo e perché provava per lui sentimenti sempre più forti. Il bacio si prolungò un po', finché nessuno dei due ebbe più fiato.
«Sei pazza.» disse Stiles, tenendo il viso di lei tra le mani come se fosse prezioso.
Blaze era preziosa per lui. Lo supportava, lo aiutava, lo faceva sentire bene anche se tutto andava a rotoli. Era come se fosse arrivata per stargli accanto e lui non avrebbe mai potuto chiedere di meglio.
«Sì, forse.» sussurrò lei, regalandogli un gran sorriso. «Ma sto con te.» aggiunse, accarezzandogli una guancia.
Non ci fu bisogno di altre parole. Semplicemente, seppero che era il momento giusto. Il loro momento. Si spogliarono piano, con timore, ma anche con curiosità. Si baciarono, accarezzarono, coccolarono. Fecero l'amore e fu così naturale, così dolce e così perfetto che entrambi sembrarono rinascere.
 
C'era un odore acre nell'aria che punse il naso di Stiles non appena si svegliò. Si guardò intorno, spaesato, solo per poi accorgersi di essere nel suo letto.
«Tutto bene?» chiese Blaze, accanto a lui.
Stiles annuì appena, sentendo la consapevolezza che no, non andava tutto bene.
«È un sogno.» sussurrò, lasciando che le parole si perdessero nell'aria.
Blaze gli mise una mano sulla spalla. «Non è un sogno, tesoro.» disse, con dolcezza.
E quella dolcezza, le sue parole, il suo viso, tutto era distorto, come se fosse annacquato e ovattato.
Stiles scosse la testa e si alzò dal letto.
«Stiles.» disse qualcuno, ma non Blaze.
Una voce nella testa di Stiles pronunciò quel nomignolo con un tono troppo familiare, troppo uguale al suo.
Stiles aprì gli occhi nella stanza del manicomio in cui era con Blaze. Il Trickster era davanti a lui e lo guardava come se fosse uno spettacolo deludente.
«Pensavo non ti saresti più ripreso.» lo pungolò con fare annoiato.
«Blaze» biascicò Stiles guardandosi intorno.
La ragazza era in un angolo, incosciente. Stiles fece per trascinarsi verso di lei, ma il Trickster lo bloccò mettendogli un piede sulla schiena. «Ah-ha, Stiles, non ti ho voluto qui perché tu potessi disturbare mentre le prendo i poteri. Volevo solo che guardassi come, piano piano, la vita sparisce dai suoi occhi. Sarà così divertente!» fece il demone, ghignante.
«Non la toccare. Non la toccare.» disse Stiles, alzando il tono della voce e scandendo le parole.
Il cuore gli batteva all'impazzata. Sarebbe voluto morire e portare via con sé quel mostro. Avrebbe solo voluto che le persone che amava fossero finalmente al sicuro.
Le lacrime lo investirono, fastidiose, umilianti. Ma lui non ci badò.
«Allora, vediamo cos'hai da regalarmi, piccola fenice.» esclamò il Trickster.
Si avvicinò a Blaze, s'inchinò e le prese la testa fra le mani fino a farla arrivare ad un palmo dal suo viso. Stiles provò a muoversi, ma il respiro gli si smorzò quando un demone della notte gli conficcò la spada nella spalla. Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.
Come se si fosse svegliata grazie a quell'urlo, Blaze aprì gli occhi infuocati. Il suo corpo fu investito da un fremito e poi prese fuoco, con così tanta violenza che il Trickster restò inghiottito dalle fiamme.
«Stiles.» sussurrò la fenice con le lacrime agli occhi, cercando di avvicinarsi a lui.
Ma il ragazzo scosse il capo, piangendo. «Scappa.» le disse solo.
E lei obbedì. Uscì da lì il più velocemente possibile. Mentre lei tornava a casa per cercare un modo per salvare Stiles, lui diventata qualcun altro. I suoi occhi diventavano neri, scuri come la pece. Scuri e crudeli come il male.



SPAZIO ALIS: Erano secoli che non entravo su EFP °O° Mi sono accorta che mi manca questo mondo, così l'altro giorno sono andata a spulciare in cerca di qualcosa da leggere e oggi mi è proprio venuta voglia di postare - perché odio lasciare le cose a metà.
E quindi eccomi qui con l'ottavo capitolo di questa fic. L'ho scritto talmente tanto tempo fa che a rileggerlo mi sorprendo: quanto amo Stiles e Blaze? Me n'ero dimenticata <3 E quanto amo il Trickster? È così maligno e crudele **
Spero che il capitolo vi piaccia, soprattutto il momento magico di Stiles e Blaze *vomita arcobaleni* <3
Non prometto nulla, ma crcherò di postare con più frequenza e di portare a termine la long *croce sul cuore*
Un bacio sulla fronte a tutti coloro che recensiranno/preferiranno/seguiranno/odieranno (?) il capitolo e la long :3
Alis

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