Better Be Slytherin! di jharad17 (/viewuser.php?uid=56508)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 1 *** capitolo 1 ***
better be slytherin cap 1
"Hmm,"
disse una piccola voce all'orecchio di Harry "Difficile.
Molto difficile. Molto coraggio, vedo. Neanche una mente niente male.
C'è talento -- oh mia bontà, sì -- e
un bel desiderio di
mettersi alla prova, ora, è interessante.... Così
dove ti
metto?"
Harry si aggrappò ai bordi dello
sgabello e un orribile
pensiero lo colpì, come gli orribili pensieri fanno sempre
quando sei molto nervoso. E se non fosse stato scelto per nessuna casa?
E se fosse rimasto solo lì con quell'orribile
cappello
sugli occhi per anni, finché la professoressa McGonagall non
glielo avesse strappato dalla testa e avesse detto che ovviamente era
stato fatto un errore e che sarebbe stato meglio che lui tornasse nel
treno? Era mai successo prima?
Non pensava che avrebbe potuto sopportare di tornare dai Dursley,
dopo aver fallito il suo primissimo test di magia. Dudley avrebbe riso,
e Zia Petunia avrebbe ghignato, e Zio Vernon gli avrebbe detto che
aveva sempre saputo che Harry non avrebbe mai fatto nulla di buono.
Dovunque,
pensò ferocemente. Qualunque sia il mio posto.
"Nessuna preferenza, eh?" disse la piccola voce. "Sei
sicuro? Bè, se sei sicuro -- sarà meglio
SERPEVERDE!"
L'estremo silenzio nella Sala Grande era fragoroso.
Harry
alzò il cappello malconcio dalla propria testa e
guardò tutte le espressioni scosse che lo circondavano, e si
morse il labbro, forte. Si voltò per guardare Hagrid, alla
fine
del tavolo principale, e l'uomo gigante era accigliato, e
ciò fece
affondare il cuore di Harry. Vicino ad Hagrid, però, accanto
al
balbettante Professor Quirrel nel suo assurdo turbante, sedeva un uomo
con occhi scuri, un naso adunco e una tendina di unti capelli scuri, il
suo viso in uno schizzo di completa sorpresa prima che diventasse
attentamente vuoto.
Harry riconobbe quello sguardo, dal suo stesso repertorio ,
quando
era sconvolto o davvero arrabbiato per qualcosa, ma non voleva che i
Dursley lo toccassero a causa di questo. Era abituato a nascondere, e
dal continuo silenzio accanto a lui, sapeva che avrebbe dovuto
nascondere qui, anche.
L'uomo
dagli occhi scuri catturò lo sguardo di Harry e dopo
un lungo momento annuì con il mento verso il tavolo in cui
Harry
aveva visto gli altri Serpeverde andare. Così,
obbedientemente,
Harry scivolò giù dallo sgabello e
consegnò il
cappello alla Mcgonagall prima di percorrere la via verso i suoi nuovi
compagni di casa.
Una volta lì, rimase in piedi vicino al tavolo,
con i nuovi
Serperverde che lo fissavano come se avesse tre teste, forse quattro.
Era sicuro gli sarebbe presto stato detto di "Levarsi dai piedi" per
fare aria, e allora uno di loro, un lungo ragazzo, smistato
nella casa solo due smistamenti prima di Harry, si spostò
sulla
panca e fece un gesto allo spazio ora vuoto accanto a lui. Il suo nome
era Nott, Harry rammentò. Theodore Nott. "Siediti, Potter. E
smetti di fare il balordo, per l'amor del cielo."
"Grazie,"
disse Harry, e scivolò sulla sedia, abbassando la testa per
evitare gli sguardi.
Ma il resto della Sala finalmente proseguì in
quello che
stava facendo prima che lo smistamento di Harry l'avesse scossa, e
tornò a guardare il cappello mentre "Thomas, Dean" veniva
smistato in Grifondoro. Lui si guadagnò gli stessi applausi
che
tutti finora -eccetto Harry- avevano ricevuti, e fu seguito da "Turpin,
Lisa" che andò a Corvonero, e "Weasley, Ronald" a
Grifondoro.
"Zabini, Blaise" fu l'ultimo, e finì a Serpeverde. Harry
applaudì insieme agli altri al suo tavolo e fece spazio
quando
Zabini venne a sedersi all'altro lato di Nott.
La
professoressa Mcgonagall arrotolò la pergamena e la mise via.
TBC
---
PROSSIMO CAPITOLO:
Dopo la festa di inizio anno!
Il
primo capitolo sarà più corto degli altri.
Questa
è una traduzione, e quindi non appartiene a me. Spero vi
interessi. Vi assicuro che andando avanti con i capitoli diventa
davvero affascinante. Spero di averla tradotta in modo decente. Credo
che aggiornerò una volta a
settimana. Recensite, e se avete qualche domanda per l'autrice
originale, io glielo riferirò. Comunque potrete
trovare il
link della fic originale nel profilo.
Lasciate
un commentino, cosa vi costa???
Io
sono pikkola prongs e se volete dare un'occhiata al mio profilo fate
pure ---> http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=20080
Ho
preferito lasciare i nomi dei personaggi con il cognome originale,
quindi per chi ne avrà bisogno tradurrò i loro
cognomi nello Spazio Autrice.
McGonagall:
McGranitt
Quirrel:
Raptor
Alla
prossima!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** capitolo 2 ***
better be slytherin cap.2
Severus
Snape aveva temuto questo giorno per undici anni. Aveva
sempre saputo che Harry Potter sarebbe un giorno arrivato a Hogwarts --
il nome del ragazzo era stato segnato dal giorno in cui era nato,
dopotutto -- e lui aveva sempre saputo che avrebbe dovuto affrontare
giornalmente il ricordo di James, nella sua classe, nella Sala Grande
ai pasti, e anche nei corridoi. Aveva covato il timore, l'aveva
lavorato nella sua mente come argilla, l'aveva modellato nella perfetta
forma del suo odio e desiderio di vendetta. Si era aspettato che il
bambino sarebbe stato una copia perfetta del padre. Anche dopo che
James e Lily erano morti, aveva saputo che il sangue avrebbe vinto. Il
ragazzo non sarebbe stato capace di evitarlo, era sicuro. Sarebbe stato
arrogante e inutile, cercatore di attenzione e antipatico quanto lo
si
possa immaginare, con una particolare tendenza a infrangere le regole.
Ma
anche così, non aveva previsto che il figlio di James e Lily
sarebbe stato un Serpeverde.
Quando
il silenzio discese sulla Sala Grande dopo l'annuncio,
Severus era stato, per un momento, sicuro di aver sentito male. Doveva
essere stato un errore. Non era possibile che il
Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto non fosse un Grifondor, come il
suo
ampiamente adorato e completamente odioso padre. Ma il ragazzo rimase
lì, anche lui silenzioso, guardandosi attorno come se tutti
i
suoi sogni fossero stati distrutti -- come potevano esserlo davvero!
Nessun applauso; l'orrore! -- prima che la sua espressione diventasse
completamente vuota subito dopo, e il mento si alzasse solo un pochino.
Severus avrebbe potuto applaudire la piccola canaglia per quello -- non
lasciare mai che ti capiscano, ragazzo! -- ma invece, quando il ragazzo
finalmente intercettò il suo sguardo, lui semplicemente
indicò il tavolo di Serpeverde e Harry andò a
sedersi con
il resto della sua casa. Dopotutto, era tipico del figlio di Potter
pensare che tutti debbano applaudirlo per aver indossato un cappello.
Il labbro di Severus si arricciò in disgusto. Proprio tipico
del
moccioso Potter guardare dall'alto la sua nuova casa, anche.
Guardò
il ragazzo sedersi accanto a Nott, e vide Zabini
unirsi a loro un momento dopo. Potter tenne la testa giù,
però Severus notò le rapide occhiate che lanciava
in
giro, probabilmente provando a trovare un modo per attirare
più
attenzione su di sé. Moccioso arrogante.
Albus
fece un discorso senza senso, lo stesso ogni anno, però
Severus poté giurare di aver sentito una nota di malinconia
nella voce del Preside. Ah, bé, naturalmente il Vecchio
Tonto
aveva pensato che il moccioso Potter sarebbe finito nella sua Casa. Di certo sarebbe stato
deluso. Non lo erano tutti?
Alla
fine la vera festa cominciò e, come faceva ogni anno
mentre mangiava, Severus guardò ciò che succedeva
ai
tavoli degli studenti, e quello di Serpeverde in particolare. Gli dava
spesso indizi su quali sarebbero stati i gruppi di un dato anno, e
poteva sempre usare quell'informazione a suo vantaggio. Al tavolo dei
Serpeverde, rimase interessato alla vista, nonostante il Barone
Sanguinante stesse librando piuttosto vicino a Malfoy, facendo smettere
il ragazzo di mangiare, lo sconcertante fantasma aveva lo sguardo
fissato sul moccioso Potter. E sembrava pensieroso.
Severus
sospirò. Quello non prometteva bene.
Guardò
il Moccioso-Che-è-Sopravvissuto fissare la mole
di piatti di cibo, e allora rivolgere i suoi occhi vuoti sugli altri
studenti. Notò che il Moccioso non prese alcun cibo
finché non fu sicuro che tutti gli altri avessero
un'alta
pila di cibo nei loro piatti. E allora afferrò
una coscia di pollo e rivoltò il proprio corpo come se fosse
un
animale, e come se stesse proteggendo il suo cibo da altri predatori.
Naturalmente, i piccoli serpenti di Serpeverde erano
predatori, ma non così incivili da rubarsi il cibo
l'un
l'altro, per l'amore di Merlino! Avevano maniere, non come il Moccioso
Che Visse per Essere Fastidioso!
La
cena proseguì rapidamente, e Severus presto
congedò
i mormorii dell'insegnante di Difesa contro Le Arti Oscure con il
turbante in testa accanto a lui, come anche gli occasionali soffi di
fastidio mentre discuteva lo Smistamento -chiaramente lei
aveva
pensato che il Moccioso sarebbe finito nella propria Casa, come Albus.
Per un breve momento, considerò la
possibilità di dirle
che avrebbe potuto volentieri averlo! Ma lui non aveva mai rimosso una
studente dalla propria Casa prima, e non l'avrebbe fatto ora. Non con
Potter, di tutte le persone.
Quando
la cena fu finita, lui guardò i prefetti di Serpeverde
guidare
la Casa fuori dalla Sala Grande. Loro passarono davanti ai
coetanei, dal Primo Anno al Settimo, silenziosamente ed in perfetta
formazione. Lui annuì educatamente come faceva sempre quando
gli
altri Capo Casa riconoscevano che le loro case non sarebbero mai state
così organizzate o precise, non importa che quella fosse la
prima sera, mentre i loro
studenti correvano fuori dalla Sala con gli
stridori delle panche e un tumulto di piedi e urla. Era una delle molte
cose che a lui piacevano di dar comandi davanti a loro.
Dopo
aver aspettato altri dieci minuti, abbastanza a lungo
perché i prefetti avessero portato i nuovissimi Serpenti in
ordine nella sala comune, Severus si alzò dal tavolo
principale
e
percorse la strada per raggiungere i Sotterranei. La prima notte era
sempre la più lunga per i nuovi Serpeverde, dato che Severus
preferiva stabilire le regole immediatamente, diversamente da altre
Case -Grifondoro, di tutti? - che raramente avevano una regola in
tutto, o altri che le lasciavano perdere nel corso dei sette anni. Che
disgrazia. Se un bambino non conosceva le regole, non ci si poteva
aspettare che si rendesse conto di quando oltrepassava il limite, e il
bambino poi non poteva essere d'accordo con le regole per l'uso
giudizioso della punizione.
Severus
rimase in piedi di fronte all'entrata della Sala Comune e
prese un respiro profondo, pose sul viso la sua smorfia più
feroce, e spalancò il ritratto. Piegando le braccia, proprio
così, mise in atto il suo famoso movimento da pipistrello,
con
la tunica che ondeggiava aggraziatamente dietro di lui. Ci era voluto
più tempo di quanto voleva ammettere per perfezionare quel
movimento.
Nella
sala comune, ancora ordinati per anno, i suoi piccoli Serpenti
attendevano silenziosamente. Lui annuì una volta ai
prefetti,
Flint e Torrence, per far sapere loro che avevano fatto bene, e
scrutò i primi del gruppo. I suoi dodici primini -e anche
molti
di quelli del secondo anno - che erano sul pavimento ai piedi dei
più grandi, lo guardavano tutti con venerazione... eccetto
due
di loro. Malfoy il Giovano aveva un piccolo ghigno compiaciuto che a
Severus sarebbe piaciuto rimuovere a morsi, e il Moccioso Potter stava
fissando il pavimento.
Creatura
insolente.
Severus
si schiarì la gola, e fu soddisfatto di vedere il
Moccioso contorcersi, come se fosse stato colpito da un incantesimo
pungente, e alzare lo sguardo su di lui. Ma fu profondamente
infastidito dal fatto che il Moccioso avesse perso la sua entrata.
Bene. Avrebbe dovuto fare qualcosa a riguardo.
"Voi
siete tutti Serpeverde," disse senza preambolo e li
scrutò tutti con il suo sguardo. "La vostra Casa
è un
posto di orgoglio e potere. Di astuzia e sopravvivenza. Di
unità
e forza. Come membri di questa Casa, io mi aspetto che ognuno di voi
sia
trattato con sospetto e paura, dagli altri studenti, i vostri
professori, e anche dal Preside stesso. Oh, sì, loro
temeranno
voi, e ciò che potete diventare. Perché Salazar
Serpeverde era conosciuto per il suo potere, ed era conosciuto anche
per i suoi precisi criteri su quelli che venivano a Hogwarts. Voi tutti
avete il potenziale per grande potere, e il resto del mondo vi
invidierà per quello.
"Così
lasciate che io vi dica questo ora: mentre voi potete
affilare certi dei vostri talenti nella mia proprietà, fuori
da
queste mura, voi agirete come uno solo, con un solo scopo. L'unità della casa.
Voi dovete
essere uniti. Quelli che vi temono non penseranno a mettervi l'uno
contro l'altro, e in questo modo, non avranno vantaggio su di voi.
Fuori dai confini dei sotterranei di Hogwarts, nessuno
avrà misericordia di voi."
Severus
passeggiava avanti e indietro mentre parlava, perché
non era mai stato per lui stare in piedi fermo. Da studente gli aveva
causato alcuni problemi. Come professore, era considerato quello che
"è dappertutto subito." Era gratificante come le
posizioni di
autorità cambiassero le percezioni delle persone.
"Quindi,
regola numero uno. Signor Flint, prego?"
Marcus
Flint si alzò più diritto, se possibile, dalla
sua postura rigida. "Sì, signore. Regola uno: i Serpeverde sono la Casa."
"Grazie,"
disse Severus. "Non importa dove siete o cosa fate a
Hogwarts, voi avrete orgoglio e unità nella vostra Casa.
Questo
significa, se un membro della vostra Casa è in pericolo o ha
bisogno di aiuto, voi
lo assisterete.
Questo non è solo per esposizione, o per i duelli - i quali,
ovviamente, sono proibiti a tutti gli studenti, non è
corretto
Signor Higgs? - ma per i compiti e i progetti e la
puntualità in
classe.
Higgs
ebbe la grazia di sembrare imbarazzato, dato che il suo duello
alla fine dell'anno precedente era stato un totale disastro, e aveva
richiesto non meno di tre professore per occuparsi delle conseguenze.
Severus si voltò e fulminò i più nuovi
Serpenti.
"Avere orgoglio a Serpeverde significa anche che manterrete dei vestiti
propri tutto il tempo a partire dalle mutande," attese che i piccoli
risolini cessassero e continuò "E in ogni momento che siete
nei
corridoi vi comporterete come dei giovani gentildonne e gentiluomini
Magici. I vostri prefetti vi daranno liste specifiche da
memorizzare e seguire, e voi dovreste capire che io non
tollererò che voi falliate nell'applicazione di queste
regole, in assoluto,
in modo effettivo immediatamente.
I
loro occhi spalancati erano su di lui, e lui permise loro un
momento per assorbire ciò che era stato detto prima di
proseguire. Anche il Moccioso Potter sembrava attento, anche un po'
timoroso, che fu un po' uno shock. "Ci sono compiti precisi e delle
schede sugli orari del coprifuoco che seguirete rigorosamente, e sarete
alzati, vestiti, e a colazione con la vostra casa precisamente
alle oh- sette e trenta ogni mattina. Inclusi i fine settimana,
Signorina Hutchins, sono stato chiaro?"
L'indolente
ragazza del Secondo Anno era una peste, ma annuì rapidamente.
"La
scheda dell'orario della sera è posta sul cartellone
qui," Severus disse loro, e indicò la tabella fissata
proprio
dentro il ritratto. "Come lo è la scheda degli orari del
bagno
di mattina. Le deviazioni fuori da questi assegnati orari non saranno
tollerate," abbaiò, e lanciò uno Sguardo alle
quattro
ragazze del Sesto Anno, che erano note, ogni anno da quando erano
Primine, per passare troppo tempo in bagno, spesso a danno dei
loro Compagni di Casa.
Sorprendentemente,
la testa del Moccioso si alzò a questo, e
c'era un selvaggio, terrorizzato sguardo nei suoi occhi, rapidamente
nascosto. Cosa diamine... ?
Severus
scrollò via le sue preoccupazioni e continuò
con la sua ramanzina per un'altra ora e mezzo, estendendo le sue regole
e le conseguenze per la trasgressione delle tali, e suggerendo ai sui
Serpenti di familiarizzare con gli ordini della Casa, anche,
così per essere meglio preparati per il terreno
più largo
di Hogwarts.
Alla
fine venne la parte che lui temeva più di tutte. "Ci sono
domande?"
La
mano di Malfoy si alzò. Nessuna sorpresa qui.
"Sì,
signor Malfoy?"
"Quando
ci sono le prove di Quidditch, signore?"
Severus
sogghignò "Ti credi pronto per quello, vero?" Senza
attenere per, e senza aspettarsi, una risposta lui continuò,
"Le
prove per la squadra saranno segnate sul cartellone dal Capitano di
quest'anno, Marcus Flint. A riguardo del fissaggio degli annunci,
quelli che vanno dal Quinto Anno in avanti possono scrivere senza il
mio permesso. A tutti gli altri è richiesto di avere
l'approvazione di un Prefetto prima. Nient'altro?"
Ghignò
ancora quando la mano di Potter si alzò. "Signor Potter? Tu hai una domanda?"
"Sì,
signore." Il ragazzo non reagì per nulla al suo
tono accondiscendente, quasi come se se lo fosse aspettato. "Ci
è permesso usare i gufi per trasportare dei pacchi? Um, da
ordinare a Diagon Alley, diciamo?"
Severus
alzò un labbro in disgusto. "Già ti
mancano i tuoi regalini preferiti? O il famoso Harry Potter ha
dimenticato di impacchettare le piume d'oca?"
Un
paio di studenti più grandi ridacchiarono, e il ragazzo si
guardò attorno e si morse il labbro. Allora lo
lasciò ed
alzò di nuovo il mento, come se si stesse proteggendo da
ciò che doveva venire. Severus rammentò
acutamente di un
altro tempo, un altro ragazzo, e la sua stessa esperienza con quel
bisogno di essere visto come coraggioso.
"Sì, signore. Qualcosa del genere."
Severus
scosse la testa all'assoluta enormità dell'idiozia del
Moccioso. Sicuramente lui aveva una lista.
"Sì, potete usare i gufi della scuola o i vostri per tali
acquisti. Ci sono altre
domande?"
Quando
non ci furono più mani, Severus ricordò loro
della riunione con i Prefetti, che avrebbero consegnato le liste delle
specifiche regole, e stabilito le schede di studio per quelli che
andavano dal Primo al Terzo Anno, e avrebbero mostrato ai
più
giovani Serpenti i loro dormitori.
Quando
l'ultimo dei Serpenti se ne fu andato dalla sala comune, lui
si congedò. Non male, decise come entrò nei
propri
appartamenti e colò due dita di FireWhiskey da godersi
insieme
alla sua ultima lettera dal' Alleanza Europea dei Padroni di Pozioni.
Sarebbe
andata perfettamente se solo non gli fosse stato appioppato il Moccioso
Che Continuava a SorprenderLo.
TBC
----
PROSSIMO CAPITOLO:
primo giorno di lezioni!
Avevo detto che avrei aggiornato la prossima settimana ma dato che il
primo capitolo era breve ho deciso di accontentarvi con il secondo!
Contenti???
Piccola Vero: sono contenta che ti attiri. Spero che adesso tu sia
ancora più vogliosa di continuare a leggere!
clarissa parker: anch'io all'inizio leggevo le fanfiction con il
traduttore automatico, ma poi ho cominciato a provare da sola
perché con il traduttore era davvero orribile leggere e non
ci
si capiva nulla... quindi potrei dire che mi sono appassionata
all'inglese grazie alle fanfiction e questa è stata una
delle
prime fic che ho letto in lingua inglese senza il traduttore. E'
davvero bellissima! Sono contenta di esserti utile!
Lily Snape: Ah, qui non sarà tutto così semplice,
e Sev
farà un po' il b******o, e non
diventerà tanto
facilmente una figura paterna, ma ci arriveremo... Sinceramente
è più faticoso scrivere la mia fanfiction che
tradurre
questa, ma diciamo che mi occuperà più tempo.
Grazie per
la recensione! Baci.
Kisa86: Oh, così mi lusinghi! La storia non è
mia, e se
leggessi le altre storie di Jharad17 ti dimenticheresti presto di me,
comunque questa è di gran lunga la migliore delle sue!
Comunque
grazie, sono contenta che la traduzione ti soddisfi!
Luna Lovegood: Grazie! Comunque credo che continuerò
perché mi piace da morire, tradurre! Bacio.
Ragazzasilenziosa: riferirò all'autrice i tuoi complimenti!
Sono felice che ti piaccia! Kiss
APPLETREE: Scusa, mi ero dimenticata di mettere il mio nome, e se non
lo avessi visto alla fine del primo capitolo, sono pikkola prongs,
l'autrice di "Non sarai mai più solo". Mi dispiace per gli
errori nella trama, comunque nel primo capitolo non ho trovato errori
di ortografia. So che ci sono alcune frasi non del tutto chiare, ma
è difficile tradurre dall'inglese, e non voglio cambiare
troppo
il testo: mi piace tradurre in modo più letterale possibile.
Se
c'è una frase in particolare che per te è
sbagliata,
allora inviami una e-mail e dimmi come potrei migliorarla. Comunque,
grazie per la recensione, e spero che il secondo capitolo ti sia
piaciuto. Baci.
Severus Snape: Severus Piton
Madam Malkin: Madama McClan
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** capitolo 3 ***
better be slytherin cap.3
Quando
l'ultimo dei Serpenti se ne fu andato dalla sala comune, lui
si congedò. Non male, decise come entrò nei
propri
appartamenti e colò due dita di FireWhiskey da godersi
insieme
alla sua ultima lettera dal' Alleanza Europea dei Padroni di Pozioni.
Sarebbe
andata perfettamente se solo non gli fosse stato appioppato il Moccioso
Che Continuava a SorprenderLo.
Severus
non fu sorpreso di sentir suonare il suo allarme di
monitoraggio. Gemette, si rivoltò, cancellò
l'incantesimo
e si lanciò fuori dal letto, ancora solo sveglio a
metà.
La sua bocca era appiccicosa dal firewhiskey, e lui si protese nella
luce brillante delle sue stanze mentre indossava il suo mantello. Ci
erano volute due ore questa volta? Tre? Davvero, durante la prima
notte, avrebbe dovuto proprio evitare di dormire, del tutto. Ogni anno
era lo stesso; uno dei suoi monelli decideva di essere al di sopra
delle regole e tentava di sfidare la sua pazienza e il suo "Dappertutto
subito," non aderendo agli orari che lui aveva scrupolosamente
escogitato.
L'unica
domanda, ogni anno, era chi fosse pazzo abbastanza da affrontare la sua
ira.
----
Harry strisciò nel bagno con la sua borsa con le cose per
lavarsi e prese
un asciugamano dall'angolino proprio accanto alla porta. Doveva
assolutamente farsi la doccia prima che tutti gli altri si
svegliassero. Farlo era tentare il Fato, sapeva, ma non avrebbe potuto
sopportare l'inevitabile risata e gli sguardi se i suoi compagni di
dormitorio l'avessero visto nudo. E ancora peggio, non avrebbe potuto
affrontare il pensiero di avere delle punizioni così presto
nell'anno scolastico per non avere dei vestiti appropriati.
Era rimasto sveglio per la maggior parte della notte a pensare allo
smistamento, e alle nuove regole che dovevano memorizzare, e a provare
disperatamente a trovare un modo per evitare di prendersi una punizione
per il resto della vita prima di poter fare qualcosa a riguardo dei
suoi malandati, troppo larghi vestiti. Desiderò di aver
avuto
più tempo al negozio di Madam Malkin quando stava comprando
il
resto dei suoi vestiti di scuola -- il mantello, il mantello, i
pantaloni, la cravatta ed erano tutti nuovi -- ma Hagrid stava facendo
tardi, aveva detto, ed erano arrivati dalla sarta solo poco prima della
chiusura del negozio. Fortunatamente, la proprietaria aveva solo loro
come clienti, così erano stati in grado di prendere tutte le
cose velocemente. Purtroppo, nessuno aveva pensato di menzionare le mutande.
Il
professor Snape non era il tipo di persona che gli sarebbe
piaciuto contraddire. Aveva intravisto gli sguardi che Snape gli aveva
mandato durante la riunione prima,, e si chiedeva cosa aveva fatto per
aver già fatto arrabbiare l'uomo con lui. Era probabilmente
solo
per il fatto che Harry era stato smistato nella sua casa; nessuno ne
era stato felice a cena. Harry non era sicuro di cosa avrebbe potuto
fare per essere accettato qui, ma la prima cosa che doveva fare era
essere presentabile. Non voleva essere un imbarazzo per i suoi compagni
di Casa.
Dopo
aver messo i vestiti di seconda mano di Dudley su una panca
accanto alle docce, Harry aprì il rubinetto e fu
immediatamente
sorpreso di trovare l'acqua calda. Non troppo calda, ma piacevole per
lo scopo di lavarsi. Era così abituato solo alle docce sotto
l'acqua fredda che sembrava orribilmente stravagante, e lui si
ripromise di lavarsi in fretta. Mise gli occhiali in un posto in cui
sarebbe riuscito a prenderli facilmente dalla posizione della doccia, ,
ed entrò sotto il flusso dell'acqua. Era glorificante. Il
calore
dell'acqua placava i dolori dei lividi e dei muscoli tesi, come anche
il quasi costante mal di testa che era causato dagli occhiali
che
non andavano bene.
Si
diede una veloce lavata con lo shampoo sui capelli disordinati
che non poteva mai domare, non importa quanto provasse duramente, poi
insaponò il suo scheletrico -nell'opinione dei Dursley-
corpo,
si risciacquò rapidamente e poi chiuse definitivamente
l'acqua
in meno di tre minuti. Stava per prendere il suo asciugamano quando
qualcuno prese il suo braccio e lo trascinò,
completamente nudo, fuori dalla doccia. Non aveva ancora addosso gli
occhiali, ma avrebbe riconosciuto l'ondeggiante mantello del Capo di
Serpeverde attraverso la nebbia fitta.
Oh,
dei, no.
"Quanto
sei deficiente, Potter?" ringhiò l'uomo. Era
arruffato, probabilmente appena alzato, e i suoi capelli andavano in
strane direzioni, quasi come i suoi. Ma Harry era troppo terrificato
per fare qualcosa di più oltre a scuotere la testa. Come se
non
lo avesse notato, il Professor Snape andò avanti, "Potrebbe
essere il tuo minuscolo cervello troppo insufficiente per seguire le
più semplici delle istruzioni?"”
"N-no,
signore," disse Harry. Allora lui deglutì la sua paura
ed alzò un pochino il mento. Se doveva essere colpito, che
fosse
colpito. Poteva affrontarlo. Dudley e la sua gang non lo picchiavano
praticamente ogni giorno? Ma lui non si sarebbe fatto piccolo per
nessuno. "No, signore," disse ancora. "Non sono deficiente."
"Davvero?"
disse lentamente il professore, ancora tenendo il suo
braccio con una presa forte come una tenaglia. Dannazione, avrebbe
lasciato un altro livido. "Allora come mai sei qui, quando dovresti
essere ancora a letto?"
Cosa
poteva dire? Non la verità, certamente. Avrebbe solo
portato a più domande e all'arrabbiatura dei Dursley e
probabilmente all'espulsione dalla scuola. Sapeva come questo
funzionava. C'era stata un'infermiera una volte, alle elementari, che
aveva chiesto un sacco di domande, e lui aveva anche risposto
onestamente, su quanto mangiava, e quando, e quanto spesso era stato
dal dottore, e allora qualcuno dai Servizi Sociali dei minori aveva
visitato la casa dei Dursley e aveva chiesto -- di fronte a loro --
molte delle stesse domande. Bè, cosa avrebbe dovuto dire?
Aveva
mentito, ovviamente, e aveva sorriso e aveva detto che andava tutto
alla grande, e l'infermiera lo aveva trattato come se fosse un mostro
che cercava attenzione, dopo quell'avvenimento. A lui non piaceva
ricordare qual era stata la reazione dello Zio.
Snape
lo scosse tenendolo per il braccio e ringhiò, "Ti ho fatto
una domanda, ragazzo!"
Nonostante
la sua decisione di non farsi piccolo, non poté
evitare di farsi indietro un pochino. "Sono spiacente, signore."
"Lo
sarai di certo! Suppongo che tu senti di non dover rispondere ad
una propria domanda, è così? E quelle regole sono
per
tutti gli altri ma non per i Potter? Ebbene, lascia che io ti dica una
cosa, tu insopportabile moccioso, imparerai molto velocemente che
quando Io do ordini, devono essere seguiti. E quando io decido che
qualcosa è proibito, tu non lo devi fare!" Per la fine della
sua
ramanzina, aveva portato Harry molto vicino a sé ed alcuni
sputi
colpirono il viso e il busto nudo di Harry. Anche senza occhiali, Harry
poteva vedere il disgusto e la rabbia chiaramente negli occhi dell'uomo.
"Sì,
signore. Mi dispiace, signore. Seguirò gli orari."
"Certamente
lo farai. E avrai una punizione stasera alle 19. Non.
Fare. Tardi." Dando un'ultima strattonata al braccio di Harry, il
professore scagliò Harry lontano da sé e
camminò
impettito fuori dal bagno in un ondulare di stoffa nera e minaccia.
Harry
prese il suo asciugamano e se lo lanciò addosso, poi si
vestì, più velocemente possibile,
scrollando il ricordo dell'incontro dalla sua mente. Le parole che il
professore aveva urlato non erano peggio di cosa aveva sentito dai
Dursley, dopotutto, e certamente le meritava.
Una
volta che fu vestito, si trascinò fuori dalla sala comune
di Serpeverde e fece un veloce -- o veloce quanto poteva -- viaggio a
vedere Hedwig e a darle un ordinazione da portare a Gladrags, a
Hogsmead. Fu felice del fatto che le direzioni per la guferia erano
state parte delle informazioni che gli erano state date dal suo
Prefetto, come anche una liste di negozi di vestiti che servivano la
scuola.
Per
l'ora in cui fece ritorno, gli altri studenti stavano appena
iniziando a stirarsi, e ad andare lentamente alle docce, o
alla sala comune. e Harry si occupò leggendo un capitolo dal
suo
libro di testo di Pozioni, volendo essere preparato quanto poteva
quando avrebbe incontrato Snape in classe. Tirò fuori
alcune pergamene, anche, e fece pratica prendendo appunti con la piuma
d'oca e l'inchiostro. Era molto più bagnata della punta di
una
penna babbana, e dopo che ebbe macchiato il rotolo di pergamena
così tanto che poteva appena leggere qualcosa, avrebbe
venduto un centinaio di ciocorane per una penna.
Mentre
stava provando a raschiare l'eccesso di inchiostro, vide
Malfoy scendere nella sala comune, affiancato da due larghi ragazzi che
sembravano seguirlo dappertutto. Goyle e Crummm... no, Crabbe. Non era
sicuro di sapere chi dei due fosse chi, però. Malfoy,
d'altra
parte. Non era difficile distinguerlo nella folla, con i suoi capelli
bianchi-biondi e il suo permanente mezzo sorriso, come se sapesse che
qualcuno ti avrebbe fatto uno scherzo, e per un certo prezzo, lui ti
avrebbe detto quale sarebbe stato lo scherzo.
Harry
lanciò loro un'occhiata come Malfoy girovagò e
gli altri due arrivarono pesantemente ai divani e ci crollarono
sopra, ma lui continuò con il suo lavoro. Malfoy non gli
aveva
detto niente a cena, ma era stato uno di quelli che lo avevano fissato.
"E'
ridicolo, no?" disse il biondo, e coprì un piccolo
sbadiglio con la mano. "Che dobbiamo alzarci così presto
ogni
giorno. Voglio dire, posso capire il primo giorno, con gli orari che
devono essere consegnati e tutto. Ma nei fine settimana?"
Harry,
non sicuro se Malfoy stesse parlando con uno dei suoi
individui goffi, non disse nulla, anche se privatamente era d'accordo.
"Sei
sordo, Potter?"
Assicurandosi
di tenere la piuma lontana dalla pergamena,
guardò in su per vedere Malfoy che ghignava verso di lui.
"No.
Non sapevo con chi tu stessi parlando."
Malfoy
roteò gli occhi. "Come se io potessi fare conversazione con
questi due, davvero."
Harry
fece un mezzo sorriso. Anche Dudley si comportava così
con i suoi seguaci. Non li fermava se loro davano pugni
immorali su suo ordine, però. E Harry era orribilmente
stanco di
essere picchiato a scuola. Così scrollò le
spalle.
"Preferirei se ci fosse permesso riposare nei fine settimana. Non ha
molto senso che ci svegliamo così presto. Io pensavo che la
colazione non iniziasse fino alle 8."
"Esattamente."
Malfoy si protese un pochino e allungò
la sua mano. "Non penso che ci siamo conosciuti propriamente. Sono
Malfoy. Draco Malfoy."
"Harry
Potter," Harry disse e scosse la mano del ragazzo.
"Ho provato a trovarti sul treno--"
"Davvero?" chiese Harry. Aveva pensato di aver intercettato
un lampo
di capelli biondi alla fine del vagone, quando stava uscendo dal bagno
una volta, ma Ron non aveva detto nulla a riguardo quando era tornato
al loro scompartimento.
Malfoy gli lanciò una lunga occhiata. "Certamente. Sei
piuttosto famoso in alcuni giri." Sorrise, con solo una traccia di
altezzosità. "Volevo vedere cosa causasse tutto quello
scalpore."
Harry
rise. "Non c'è scalpore. Davvero. Io non sapevo nemmeno di
essere un mago fino ad un mese fa."
Qualcosa nel viso di Malfoy si contorse. "Ma i tuoi genitori
non sono babbani."
"No..." Hagrid gli aveva detto cos'erano i Babbani, e che alcuni
ranghi nel mondo magico non apprezzavano quelli che non erano maghi, o
nati da maghi. "Ma sono stato cresciuto da Babbani. Sai, dopo che i
miei genitori sono morti."
Increspando il naso come se avesse annusato una cosa morta da una
settimana o più, Malfoy si riappoggiò contro il
divano
"E'... orribile."
Bè, Malfoy non ne sapeva nemmeno la metà, ma
Harry non
glielo avrebbe detto. "A loro non piaceva la magia," offrì
lo stesso. "Ma io ho continuato a farla comunque,
immagino."
"Ovviamente." Qualcosa nel tono di Malfoy suggerì che
sarebbe stato impossibile che fosse accaduto diversamente.
----
La colazione fu una faccenda silenziosa per il tavolo di Serpeverde,
dato che tutti gli studenti erano andati a letto tardi e allori si
erano alzati presto, ma alcuni degli altri tavoli erano piuttosto
chiassosi, particolarmente i Grifondoro, dove era stato smistato Ron
Weasley. Harry era un po' triste a riguardo, ma sapeva che il ragazzo
che aveva incontrato sul treno e che gli aveva detto della collezione
di ciocorane era probabilmente più felice con la sua
famiglia di
quanto lui avrebbe mai potuto essere a Serpeverde.
Come
doveva, Harry aspettò che tutti avessero i propri piatti
pieni della colazione prima di prendere una fetta di toast,
però
lo lasciò quasi cadere sul vassoio quando Draco gli
lanciò un brutto sguardo. Invece, lui mordicchio il bordi,
proprio come il Professor Snape andò al loro tavolo con gli
orari.
Harry
tenne la testa bassa, le sue orecchie infiammate, al ricordo
della scena del mattino in bagno, ma il Professor Snape non disse nulla
a riguardo, non disse assolutamente niente, in effetti, gli
lanciò solo uno sguardo cattivo quando lanciò il
pezzo di
pergamena a Harry.
Draco
sbirciò sopra la sua spalla. "Abbiamo Trasfigurazione
prima." Roteò gli occhi e mandò uno sguardo bieco
al
più rumoroso dei tavoli. "Poi Erbologia. Con i Grifondoro."
"Mi
chiedo come possano sentire la loro CapoCasa, con tutto quel rumore,"
mormorò Harry.
Draco sbuffò con una risata. "Come dice mio
padre, loro sono ruffiani ignoranti. Non possono evitarlo, davvero."
Harry
increspò il naso, ma finì il suo toast e attese,
come dicevano le nuove regole, che i suoi compagni finissero, e anche
per
qualunque annuncio, prima di andarsene con loro per la prima loro
lezione. Nonostante lui si sentisse piuttosto nauseato
perché
sapeva di non conoscere alcuna magia e che sarebbe probabilmente
rimasto indietro rispetto ai suoi compagni, fu ancora molto attento,
mentre camminava vicino a Draco per arrivare alla loro prima lezione,
per assicurarsi che nessuno dei suoi orribili vestiti uscisse da sotto
la sua divisa. Era più difficile nascondere i suoi
pantaloni, ma
se faceva dei passi abbastanza cauti, la sua divisa non avrebbe
svolazzato e avrebbe evitato che venissero visti. Questo sarebbe
bastato, per il giorno.
La
professoressa McGonagall sembrava dura ma giusta, e disse
loro come prima cosa che il suo corso sarebbe stato circa il
più
difficile che avrebbero seguito a Hogwarts, e lei non avrebbe tollerato
alcun disastro. Più tardi, a Erbologia, Harry ebbe la
possibilità di dire "Ciao," a Ron per la prima volta dopo le
barche che gli avevano fatto attraversare il lago, ma lasciandolo
deluso, Ron gli lanciò uno sguardo disgustato e si
voltò.
Vedendolo, Draco imprecò a voce bassa qualcosa
riguardo a
"traditori di sangue," che Harry non capì. Il resto del
giorno
andò abbastanza bene, e Harry era quasi abituato allo strano
modo che le scale avevano di muoversi quando meno te lo aspettavi, e ai
vari fantasmi che aleggiavano accanto a loro nei corridoi. Peeves era
un'altro problema, ma dato che tutti sembravano equamente infastiditi
dal poltergeist, quello andava bene, anche.
Mangiò a pranzo con "Teddy" Nott, come preferiva essere
chiamato, mentre Draco sedette con un paio di ragazze del loro anno,
che lui disse di aver conosciuto per anni e con cui voleva riallacciare
i contatti. Teddy continuava a lanciare a Harry strani sguardi durante
il pasto, e alla fine Harry disse, "Cosa c'è? Ho qualcosa
sulla
faccia?"
Le labbra di Teddy si piegarono nelle sembianze di
un sorriso. "Eccetto per la tua cicatrice, no."
Harry si accigliò. Era ciò che restava della
notte in
cui i suoi genitori morirono, e preferiva non pensarci, ma Hagrid aveva
detto che loro non erano morti in un incidente d'auto, invece erano
stati
uccisi da un mago di nome Voldemort. Ed era la cicatrice che lo aveva
reso famoso. "E' solo una cicatrice," disse, e si appiattì i
capelli per coprirla come meglio poteva. "Vorrei che le persone non la
guardassero."
Con gli occhi che gli si spalancarono solo un pochino, Teddy
annuì e si occupò con il pasto. Harry
pensò che
sembrava piuttosto... sospettoso, che fu un po' sconcertanti.
----
Dopo
pranzo, ebbero più lezioni, e poi la cena, e allora
Harry dovette andare all'ufficio del Professor Snape per la punizione.
Bussò leggermente alla porta, il cuore in gola, ma
determinato a
non piangere, anche se avesse dovuto essere colpito con la canna, come
Dudley
diceva che facevano ai mostri nelle scuole come la sua.
"Entra."
Harry aprì la porta e guardò a bocca
aperta le
bottiglie e le fiale e i barattoli pieni di strane, malformate piante e
molte parti di animali che galleggiavano in liquidi di
svariati
colori. L'odore di disinfettante e qualcosa... di terriccio
sparso nell'aria.
"Chiudi la bocca, Potter, prima che un erba di doleshinkle ci faccia un
nido." Il professore era curvato sulla sua scrivania, scrivendo
rapidamente con un brillante inchiostro rosso sul alcune
pergamene, che doveva essere il compito di uno studente. Non aveva
neanche alzato gli occhi! Mentre ancora non stava guardando Harry,
indicò con un magro dito verso la porta che portava alla sua
classe. "Troverai dei calderoni lì. Puliscili. Senza
bacchetta.
Vai ora."
Harry
saltò per obbedire, e dopo essersi arrotolato le maniche
della divisa, passò le seguenti due ore a strofinare
calderoni.
Era molto bravo a pulire, ma c'erano un paio di macchie che non
potè proprio mandare via. Le strofinò per molto
tempo,
finché non gli fecero male le braccia, e le sue fita furono
doloranti e piene di vesciche a forza di stringere lo strofinaccio.
Gliene erano rimasti solo due, della dozzina che gli era stata
assegnata, e ognuno di loro aveva un'ultima macchia inattaccabile su
cui stava ancora lavorando, quando una voce dietro di lui lo fece
saltare.
"Basta.
Puoi andare."
Si girò per trovare Snape a solo un piede o due
lontano da
lui, e alzò lo sguardo fino alla faccia beffarda. "Ma,
signore,
non sono riuscito a--"
"Hai ancora problemi con le semplici istruzioni?"
scattò il
professore. "Posso darti un'altra punizione se è
così."
"No, signore. Scusi, signore." Mise rapidamente via gli
strumenti
per pulire e si affrettò ad arrivare alla porta, non
intercettando lo sguardo pensieroso di Snape gli lanciò.
Non ebbe tempo di fare molti compiti prima dell'orario del
coprifuoco, ma iniziò una lettura per Trasfigurazione, in
preparazione a un saggio che dovevano consegnare in due giorni. All'ora
di andare a letto, ancora una volta, Harry non voleva spogliarsi di
fronte ai suoi compagni di Casa, e così si
arrampicò sul
letto e chiuse le tende prima di indossare i suoi vestiti per la notte
-- un enorme maglia di Dudley che era consumata abbastanza per essere
più soffice della maggior parte degli altri suoi vestiti.
"Awww, il piccolo mezzo-sangue è timido?" venne una voce
dalla stanza. Harry la riconobbe, nonostante il ragazzo non avesse mai
parlato con lui.
"Si nasconde dietro le sue tende così nessuno può
vedere il suo brutto piccolo corpo mezzo-sangue?"
"Zitto, Zabini," disse un'altra, più fredda voce.
"E'
il tuo ragazzo, Teddy?" Prese in giro Zabini.
"Ho detto stai zitto. E dico davvero," Teddy
abbaiò. "Non sai di cosa stai parlando."
Con quello, Zabini lo lasciò stare, ma tutta la
faccia di
Harry stava bruciando, come strisciò fuori dalle tende e
raggiunse il bagno per lavarsi i denti e usare il WC.
Avrebbe
dovuto affrontarli prima o poi... più prima che
poi, si rese conto, dato che doveva fare la doccia con loro al mattino.
Non poteva adirare di nuovo Snape, quello era certo. Quella notte, per
la prima volta in molto tempo, sognò un uomo che somigliava
a un
serpente che rise nel mezzo di un flash di luce verde, e la sua
cicatrice fece male ferocemente quando si svegliò al mattino.
TBC
. . .
Dal
prossimo capitolo l'autrice comincia ad alternare il POV di
Harry con quello di Severus, mostrando come ognuno dei due vede lo
stesso evento. Vi assicuro che il prossimo capitolo sarà
bellissimo, ma ancora meglio sarà il 5° che io mi
rileggo
circa 20 volte alla settimana. Grazie delle recensioni! Jharad17
sarà felicissima!
Vale Lovegood:
Credo che dovrete aspettare prima che Severus attivi il cervello!
Comunque, forse lo avrete già capito, ma Harry ha fatto la
domanda sui gufi perché non aveva vestiti appropriati e
Snape
aveva detto che era una regola! Infatti presto il poverino si
guadagnerà una bella punizione per la mancanza di pigiami
adatti! Grazie mille per il commento!
Piccola Vero:
Credo che li
chiamerò a volte Serpenti a volte Serpi, dato che lo traduco
da
Snakes. Grazie mille! Baci.
Zizela: Ciao!!!! Mi sei mancata! Riferirò i complimenti
all'autrice. Grazie per aver recensito e spero di risentirti ancora.
Kisses.
Kisa86: Grazie per avermi avvertito del problema, ma forse non ti sei
accorta che ti ho inviato un e-mail. Rispondimi presto. Grazie per i
complimenti. Bacioni.
parisienne: fai pure! Non ti negherei mai la lettura di una fanfiction
così bella! Grazie per i complimenti, bacioni.
ragazzasilenziosa: Grazie della recensione! Comunque, forse lo avrete
già capito, ma Harry ha fatto la domanda sui
gufi perché non aveva vestiti appropriati e Snape aveva
detto che era
una regola! Infatti presto il poverino si guadagnerà una
bella
punizione per la mancanza di pigiami adatti! Commenta ancora!
Dogma: Grazie per i complimenti, ma ti ricordo che non l'ho scritta io.
Io sono pikkola prongs e la traduco solo. Recensisci ancora, baci!
Lily Snape: Harry e Draco non diventeranno proprio amiconi, ci saranno
alti e bassi, ma non si odieranno. Grazie per la recensione!
Bacioni.
clarissa parker: Tranquilla, non mi ero accorta della frase che avevo
lasciato, perché per comodità copio il testo e
traduco
paragrafo per paragrafo cancellando un pezzo subito dopo averlo
tradotto, ma a volte ne salto qualcuno. Grazie per il commento. Bacio.
piccola_puffola: Sono contenta che sarai una lettrice accanita, e spero
che recensirai spessissimo! Riferirò i tuoi complimenti
all'autrice.
Invito
tutti quelli che leggono a recensire: renderete felicissima l'autrice
che soffre di dolori cronici, e ci mette tanto impegno nella
scrittura.
Al
prossimo capitolo,
Baci.
Madam
Malkin: madama mcclan
Crabbe:
Tiger
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** capitolo 4 ***
better be slyhterin cap.4
L'unica
domanda, ogni anno, era chi fosse pazzo abbastanza da affrontare la sua
ira.
Come
Severus ricrollò sul letto, decise che la cosa che lo
aveva sorpreso di meno dell'incontro nel bagno era che fosse stato il
Moccioso Potter colui che aveva deciso di infrangere le regole. Prima
che potesse riconsiderare ancora il tutto, si addormentò
ancora.
Stava diventando troppo vecchio per questo.
Al vero mattino -- il Moccioso lo aveva fatto
alzare alle 4. Le
quattro! Non aveva mai avuto un idiota del genere nella sua casa prima
--passò un eccessivo ammontare di tempo sotto l'acqua calda
della doccia, chiedendosi, non per la prima volta, come avesse potuto
vivere senza tali cose. Da bambino a Spinner's End, c'erano state poche
lussurie, e l'acqua calda che durava per un'intera doccia non era una
di queste.
Si lavò i capelli, disperando per non
essere mai libero dal
residuo dei fumi delle pozioni. Per un breve mese in estate, quando non
era curvato sopra un calderone fumante per quindici ore al giorno, i
suoi capelli ne uscivano molto meno spossati. Si chiese quale
degli
studenti di questo anno sarebbe stato il primo a trovare la
sfacciataggine di chiamarlo "Untuoso bastardo." Alcuni anni, non vedeva
l'ora di poter dare le punizioni come risultato. Alcuni anni, come
questo, dato che supponeva sarebbe stato il Moccioso Sopravvissuto ad
avere l'arroganza di ottenere quel dubbioso onore, lui sicuramente
fremeva al pensiero.
Con un ultimo risciacquo, assaporò la
memoria dei pochi
minuti in cui aveva avuto il figlio di James tremante per la paura di
fronte a lui. I suoi occhi erano gonfi, e lui era sveglio solo per
metà, ma era sicuro che il ragazzo fosse stato spaventato.
Per quale
altro motivo non aveva potuto rispondere ad una semplice domanda,
sennò? Stava già pianificando la punizione per il
Moccioso del Quale l'Arroganza Non Conosceva Limiti. Si sarebbe
assicurarlo di appenderlo a uno o tre chiodi.
Dopo altri dieci minuti con l'acqua che gli colpiva la faccia, era
sveglio abbastanza da affrontare i suoi colleghi... Oh, Dio... e gli studenti.
Detestava il primo giorno di lezione.
----
La
colazione fu una faccenda silenziosa, specialmente per Severus.
Il tavolo di Grifondoro era, naturalmente, rumoroso e disgustoso, ma i
suoi Serpeverde si comportavano come ci si aspettava che facessero al
loro primo giorno, specialmente considerando quanto era probabile che
fossero stati abituati ad un indolente poltrire durante le vacanze e si
erano, per la prima volta in mesi, alzati ad un orario ragionevole.
Guardò Flint e Torrence che allungavano gli occhi per
avvistare
ogni trasgressione, ed erano belle da vedere le piccole facce
entusiaste dei Primini mentre assorbivano ogni parola dei loro
superiori. Sebbene... Severus aggrottò le sopracciglia alla
vista di Potter curvato su di un pezzo di toat a mordicchiarlo.
Fortunatamente, anche Malfoy lo notò
e diede a Potter uno
sguardo così disgustato che Severus avrebbe potuto premiarlo
con
dei punti. Invece, finì l'ultima goccia del suo
caffè,
raccolse gli orari dei bambini, e lasciò il tavolo
principale.
Il suo mantello si agitò pericolosamente mentre si
avvicinava
alle sue Serpi, e ricevette più di uno sguardo ammirato,
specialmente fra alcuni dei buoni Tassorosso nelle vicinanze.
Lungo
la strada, ascoltò varie conversazioni dal resto degli
studenti --che avevano poco da dire sulle cose importanti nella maggior
parte delle volte!-- e sentì le loro esclamazioni riguardo a
Potter, di tutte le persone. "Lo hai visto, quello con i capelli
disordinati?" e "L'hai vista? La cicatrice?" e "Pensi davvero che lui,
sai, abbia ucciso Tu Sai Chi?" e "Non posso credere che sia un Serpeverde!"
Sì,
bè, neanche Severus poteva.
Per
il momento in cui raggiunse i ragazzi del settimo anno, era
furioso, però stava cercando con attenzione di nascondere le
sue
emozioni dietro una maschera ben costruita. Il Moccioso era
lì
da non più di dodici ore, aveva già
infranto le regole e ancora, era un eroe. Era un'oscenità.
Piantando un orario davanti al Moccioso Che Doveva Essere un Maledetto
Eroe, non disse nulla, non fidandosi della sua stessa voce.
E
Potter non lo degnò nemmeno di uno sguardo. Che insolenza!
Avrebbe
dedotto punti subito, se non per il fatto che sarebbero
stati sottratti dalla sua stessa Casa, quindi violando la sua politica
di lunga durata. Altri professori potevano togliere punti dalla propria
casa se lo desideravano, ma Severus non li avrebbe assistiti nella loro
strada verso la Coppa delle Case in tale maniera. Le sue Serpi
avevano punizioni con lui più di chiunque altro nella
scuola...
eccetto per i gemelli Weasley, forse.
Alla
fine, poté lasciare la Sala Grande e prepararsi per la
sua prima lezione -- terzo anno di Corvonero e Tassorosso, oh grazie al
cielo. E dato che pranzava raramente nella Sala, non avrebbe dovuto
vedere il Moccioso fino a cena.
Se non fosse stato per il prospetto di calderoni fusi e l'angoscia di
iniziare a correggere i compiti estivi, avrebbe potuto essere una buona
giornata.
----
"Signor
Flint," Severus disse come suonò la campanella della fine
della lezione. "Rimani."
Il
Prefetto annuì con un "Sì, signore," e
riunì
le proprie cose, mettendole nella sua borsa piuttosto disordinatamente.
Severus
sospirò, ma ignorò la trasgressione per ora;
aveva cose più importanti a cui pensare. Attese che il resto
dei
ragazzi del quinto anno se ne fossero andati e mise un incantesimo di
silenzio sulla porta chiusa. "Potter sarà un problema,"
disse
senza preambolo.
Flint
si rilassò un pochino dalla sua rigida posizione,
rendendosi conto, e a ragione, che non sarebbe stato punito. Invece,
annuì, roteando gli occhi un po'. "Sì, signore.
Avevo
immaginato."
"A
tavola... " Severus lanciò la mina, e Flint la prese al volo.
"Le
sue maniere sono senza speranza, signore. Ho notato." Il ragazzo
scosse la testa in modo addolorato. "E' come una scimmia che afferra il
cibo. Continuo ad aspettarmi che lo annusi prima di
metterselo in bocca."
"Esatto."
La sola idea gli dava i brividi. "Mi dispiace doverlo
fare, signor Flint, ma affiderò a te il compito di
rimetterlo in riga. Non avrei pensato che avremmo avuto bisogno di fare
una lista di base sull'etichetta a tavola, ma forse dovrebbe essere
fatta una speciale lista solo per
lui.
Sarà difficile fargli seguire queste regole all'inizio, mi
aspetto. Questa mattina, per esempio, ha violato l'orario del bagno ed
era appena pentito quando è stato scoperto. E' ovvio che non
ha
alcun riguardo per le regole."
"Capisco,
signore. Dirò a Torrence di iniziare una nuova
lista, lei ha una migliore calligrafia. E lo terrò d'occhio.
Non
si renderà conto di nulla."
"Eccellente.
Portami la lista quando sarà completa, e io... lo
spiegherò a lui. E' tutto, signor Flint."
"Grazie,
signore" Flint se ne andò, lasciando a Severus il
resto dell'ora del pranzo per prepararsi per la sua prima lezione con
gli alunni dell'anno dei MAGO. Quasi non vedeva l'ora di avere lezione
con le classi del sesto e settimo anno. Erano popolati da quegli
studenti che avevano eccelso nei loro precedenti cinque anni, e chi
davvero e sinceramente voleva partecipare alle lezioni di Pozioni.
Doveva raramente intervenire per fermare un'esplosione, e gli studenti
erano più silenziosi e concentrati del resto dei testoni con
cui
di solito doveva trattare. In questa classe sarebbe stato presente
Percy Weasley, però, e il ragazzo era un altezzoso
ficcanaso. Lo
nauseava, il pensiero di lui. Ancora, c'erano altri nove in
classe; quello avrebbe dovuto equilibrare la situazione.
A
cena, più tardi, Severus tenne una volta di più
gli
occhi sul tavolo di Serpeverde, assicurandosi che fossero ancora pronti
e precisi come al mattino. Il giorno non era stato un totale spreco.
Aveva fatto piangere un Grifondoro del secondo anno.
Era
anche riuscito a mandare gufi alle famiglie di ognuno delle sue
Serpi, per iniziare a fare appuntamenti per le visite a casa.
Trovava che era molto più semplice trattare ogni problema
che
conseguiva dall'inevitabile nostalgia di casa e stirare le ali (per
preparare i bambini a volare, a lasciare il nido) che nascevano dallo
stare lontano da casa per la prima volta, se conosceva meglio il tipo
di casa che erano abituati
ad avere. E non faceva mai male avere i genitori dalla sua parte.
Aveva
già avuto una risposta da Lucius Malfoy, naturalmente,
che lo aveva cordialmente invitato a cena per venerdì.
Sarebbe stato interessante. Non era stato a Malfoy Manor per quasi tre
anni.
Nonostante
stesse osservando i Serpeverde, provò a non
guardare il Moccioso Che Non Aveva Alcuna Maniera, a non guardare per
non rovinarsi l'appetito per un altro pasto se poteva evitarlo, almeno
finché Flint non gli avesse portato la nuova lista. La
visita a
casa di Potter era quella che temeva di più.
Dopo
che la cena fu finita, Severus raccolse i residui della pozione
e predispose un numero di sporchi, --in alcuni casi, senza speranza --
macchiati e incalliti calderoni a mucchio su tavolo nel retro della
classe. Uno per ogni anno della miserabile vita del Moccioso, e uno per
puro dispetto. Allora si ritirò nel suo ufficiò
ed
iniziò a correggere i saggi estivi del secondo anno. Con
molto
successo, provò a non piangere per i loro infantili sforzi,
mentre attendeva il Moccioso Che Sarebbe Sicuramente Stato Sorpreso per
La Sua Punizione.
Venne
alle 18 e 55 un esitante bussare. Purtroppo, non aveva nessuna
possibilità per rimproverarlo qui. "Entra,"
disse a voce alta, e intravide la determinata espressione del ragazzo
come entrò, mento in alto ancora. Aveva un tic facciale?
Allora
la
mascella cadde spalancata, come se lui non avesse mai visto ingredienti
di pozioni prima. Bè, era stato cresciuto da Babbani, no? E,
secondo Minerva, la peggior specie di Babbani, che significava niente
pozioni, molto probabilmente.
Sopprimendo
un sorriso, non guardò il Moccioso e disse,
"Chiudi la bocca, Potter, prima che un'erba di doleshinkle ci faccia un
nido," e fu soddisfatto di sentire lo schiocco della mascella e della
mandibola che si chiudevano. Sembrava che poteva obbedire quando veniva
rimesso al suo posto.
Ancora
non alzando la testa dall'oggetto della sua attuale ira
--Davvero! Penseresti che dopo un anno di studio, uno dei suoi studenti
avrebbe saputo dire la differenza tra Essenza di Murtlap e Corno di
Bicorno!-- soppresse un ghigno e indicò con un dito magro la
porta che portava alla sua classe "Troverai dei calderoni
lì.
Puliscili. Senza bacchetta. Vai ora."
A
sua grande sorpresa, il ragazzo obbedì senza una parola,
praticamente correndo nella classe. Severus fece una smorfia; aveva
sperato di sentire una protesta per la quale avrebbe potuto assegnare
un'altra punizione. Ebbene, l'avrebbe avuta, era sicuro, quando il
Moccioso avrebbe iniziato a lamentarsi su quanto c'era da pulire, o
quanto era difficile da fare, o come non aveva mai dovuto alzare un
dito prima in vita sua, così perché avrebbe
dovuto
iniziare ora?
Ma
i minuti passarono, come Severus continuò a valutare i
saggi, e non sentiva nulla tranne l'occasionale spostamento, e il
più frequente suono di un vero strofinare.
I minuti divennero ore, e quando si stavano avvicinando le dieci, e lui
aveva finito con i saggi del secondo anno e stava per cominciare con
quelli del terzo, si alzò e si stirò la schiena
dolorante
prima di andare a controllare il progresso del ragazzo. Avrebbe dormito
bene stanotte, quello era certo.
Da
dove stava in piedi sull'uscio della porta, poteva vedere dieci
calderoni perfettamente puliti, alcuni di loro luccicanti quanto lo
erano quando li aveva per la scuola, quasi dodici anni prima. Dire che
era sorpreso era un eufemismo. Degli ultimi due, sapeva che certe
macchie non sarebbero mai venute via, nè con la magia,
nè
con lo sbiancante, nè con un martello. Ma il ragazzo ne
stava
ancora strofinando una, le sue mani rosse e piene di vesciche per la
presa sullo strofinaccio. Aveva uno schieramento di strumenti di
pulizia allineati lungo il tavolo e sembrava che il ragazzo ne stesse
provando ognuno a turno sugli ultimi due calderoni.
Severus
lo guardò per lunghi minuti, considerando le spalle
visibilmente incurvate, la feroce determinazione nell'angolatura della
testa, l'ovvia fatica delle sue braccia, che stava iniziando a
scrollare, frequentemente, come anche la rigidezza delle sue gambe dopo
essere state nella stessa posizione per ore. Malgrado tutto, Severus
era impressionato dalla resistenza del ragazzo se nient'altro.
Si
portò dietro il ragazzo e lo guardò
più da vicino, immobile. Il Moccioso era tutt'ossa,
i suoi polsi piccoli abbastanza perché Severus potesse
circondarne uno con indice e pollice con ancora spazio restante. Il suo
piccolo collo era più magro di quello di un pollo, e... era
un
livido quello sull'interno del braccio, vicino al gomito? Probabilmente
proveniva dal mattino presto, quando lui stesso aveva afferrato il
Moccioso. Sentì una fitta acuta di colpa, rapidamente
soppressa;
non credeva nelle punizioni corporali, avendo troppo spesso sentito
una mano pesante su di sé nella sua gioventù, e
non avrebbe dovuto permettere alla sue emozioni di sopraffare il suo
controllo così completamente quel mattino. Putroppo, c'era
poco
da fare per quello ora. Probabilmente era solo ciò che
restava di un'estate
Mocciosamente piena di risse, comunque. Ghignò.
"Basta.
Puoi andare."
Il
Moccioso si girò per trovarlo solo uno o due piedi lontano
da lui, e guardò in sù, la paura evidente nei
suoi
espressivi occhi verdi. "Ma, signore. Non sono riuscito a--"
"Hai ancora problemi con le semplici istruzioni?"
scattò Severus. Ah! L'insolenza, alla fine. Frenò
la
gioia che stava per mostrarsi nella sua espressione. "Posso darti
un'altra punizione se è
così."
"No, signore. Scusi, signore." Ancora una volta, a sorpresa di Severus,
il Moccioso mise via rapidamente i suoi strumenti di pulizia e si
affrettò alla porta.
Severus
lo guardò andarsene, conseguentemente sentendo il suo mondo
andare un po' fuori ordine.
Invece
di considerarlo ulteriormente, comunque, mise via i calderoni
ed andò a finire i saggi del terzo anno prima di ritornare
ai
suoi appartamenti. Allora lasciò perdere il firewhiskey e si
adagiò con un libro. Ancora stanco, però, si
ritirtò poco dopo. Anche se lasciò attimi gli
stessi
incantesimi di monitoraggio della notte prima, rafforzò
quelli
attornò al dormitorio dei ragazzi del primo anni, come se si
aspettasse di essere svegliato da un'altra escursione di Potter, e
volesse saperlo nel minuto in cui il Moccioso si sarebbe svegliato.
Un
allarme scatto alle cinque del mattino -- almeno il Moccioso
aveva imparato un po' di decoro! -- ma si accorse dopo pochi momenti
che proveniva dai dormitori delle ragazze. Imprecò, si
alzò e si vestì, e cercò Torrence per
occuparsene.
Successivamente,
decise che di esserci andato giù pesante con
il nuovo Prefetto, ma quello significava solo che lei, in cambio, si
sarebbe assicurata che la screanzata in questione ci avesse pensato due
volte prima di disturbare il sonno del suo Prefetto
ancora. Prima di mandare Torrence ad acchiappare la colpevole, le disse
di assegnare una punizione con lui per quella sera stessa.
Era
appena tornato ai suoi appartamenti quando un altro dannato allarme
scattò. I ragazzi del Primo anno! Potter!
Ringhiando non proprio impercettibilmente, girò i
tacchi e
corse di nuovo nella Fossa dei Serpenti per ostacolare la nuovissima
infrazione alla base. Ma Potter non uscì nella sala comune.
Cinque minuti passarono, poi dieci, e Severus era livido. Come osava il
Moccioso farlo venire quaggiù ancora?
Pieno
di onesta indignazione a causa del suo sonno interrotto,
salì
fino al dormitorio dei ragazzi e ne scrutò i contenuti: Sei
tende abbassate, e cinque letti in cui c'era pochissimo movimento.
L'ultimo, comunque... doveva essere quello di Potter. Udì un
suono smorzato da dietro l'ultima tenda. Cosa stava facendo
il ragazzo?
Quasi
avendo paura di scoprirlo, Severus giunse al letto e tirò
via le
tende, per trovare un Moccioso piegato in una palla, con una mano
premuta sulla fronte, mormorante incoerenze. Indossava solo una Babbana
maglietta extra-large e consumata, che lo copriva quasi completamente.
"Cosa
significa questo?" sibilò Severus, tenendo la voce bassa a
beneficio di quelli che il Moccioso non aveva già svegliato.
Gli
occhi del Moccioso si spalancarono, saturi di paura palapabile, e lui
scosse la testa. "Mi dispiace, signore. Io... Io non volevo svegliarla,
scusi." Le sue dita premettero sulla pelle nella quale Severus era
sicuro fosse la famosa cicatrice, e Severus si accigliò alla
vista del livido pezzo di pelle, ora risaltante nell'altrimenti pallida
pelle del ragazzo. Stava... sanguinando?
"Sei
ferito," disse. "Sposta la mano."
"Spiacente,
signore," sussurrò il Moccioso mentre eseguiva, ma chiuse
gli
occhi come se la mancanza di pressione sulla cicatrice facesse
aumentare il dolore.
Severus
la squadrò clinicamente. Sembrava quasi infettata. Ma la
dannata
cicatrice aveva dieci anni! "L'hai stuzzicata, Potter?"
"No,
signore. Io, er..." Il ragazzo deglutì rumorosamente. "Ho
fatto un sogno."
"Un
sogno. Ti sei lacerato la fronte a causa di un sogno?"
"Sì,
signore. Voglio dire, io non
l'ho lacerata." il Moccioso si corresse. Se nient'altro, sembrava
ancora più terrificato ora. E afflitto. Ma non avrebbe
dovuto
essere compiaciuto del fatto di avere un po' di attenzione? Non era
questo
ciò che voleva? Il Moccioso continuò in un
sussurrò, senza più incontrare i suoi occhi. "Ma è stato
un sogno. E quando mi sono svegliato, la mia cicatrice faceva
già male."
Severus
annuì, nonostante fosse certo che il ragazzo stesse
mentendo.
Bene. Ci sarebbe stato abbastanza tempo per scoprire perché
esattamente. "Punizione alle 19, Potter. Per la mancanza di pigiama
regolari."
Lo
sguardo di costernazione sulla faccia del Moccioso lo
accompagnò allegramente fino alla colazione.
SPAZIO AUTRICE
Riferirò
i vostri complimenti all'autrice. Non ho tempo di rispondere a tutti
così lo farò solo con alcuni che hanno lasciato
commenti
necessitanti di risposta. Intanto ringrazio
tutti!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
JDS: Grazie
della recensione.
Se ti piacciono tanto le fic che includono uno sviluppo del rapporto
tra Harry e Sev allora potresti provare a leggere le mie. Sono due. Una
è One-shot, e l'altra sta per essere completata. Mancano un
capitolo o due. Questo è il link del mio account --->
http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=20080
tesar: La
tua è una
domanda interessante. Credo che sia per entrambi i motivi. E' cresciuto
in una famiglia che lo ha insultato per anni per il suo fisico
magrolino (conseguenza della denutrizione). Quindi Harry è
degradato mentalmente. E' come se l'autostima non fosse esistente tra
le sue caratteristiche. Si vergogna di tutto. Nel capitolo 7 o 8 vi
renderete conto della situazione fisica di Harry e capirete
completamente perché Harry non poteva permettersi di essere
visto nudo. Bè, sì Teddy sarà un po'
il Ron della
Rowling, ma molto più intelligente. Anche Draco
sarà suo
amico, ma molto più discretamente, non so se mi spiego.
piccola_puffola:
Harry avrà un amico, ma avrà anche qualcosa, o
meglio, qualcuno di più importante!ù
Recensite,
perché tradurre è dura, e i vostri commenti mi
danno la
forza di farlo!!! Io lo faccio solo per voi, dato che questa fic me la
posso leggere tranquillamente senza tradurla. Lo faccio
perché
è una storia che merita di essere letta di tutto il mondo,
quindi lasciate un milione di recensioni, mi raccomando!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** capitolo 5 ***
better be slytherin cap.5
Severus
annuì, nonostante fosse certo che il ragazzo stesse
mentendo.
Bene. Ci sarebbe stato abbastanza tempo per scoprire perché
esattamente. "Punizione alle 19, Potter. Per la mancanza di pigiama
regolari."
Lo
sguardo di costernazione sulla faccia del Moccioso lo
accompagnò allegramente fino alla colazione.
La
carriera di Harry a Hogwarts stava prendendo una piega davvero
scadente. Non solo aveva questo stupido incubo e la cicatrice dolorante
di cui occuparsi, ma ora aveva pure un'altra punizione, solo nel
secondo giorno, anche! Quando avrebbe avuto tempo per
compiti?
Era già rimasto indietro con la lettura per la lezione di
Storia
della Magia. A parte quello, avrebbe dovuto fare qualcosa per i suoi
pigiami prima di stanotte. Per l'ordine via gufo sarebbero serviti due
o tre giorni, secondo le informazioni del negozio di Gladrags a
Hogsmeade, e allora avrebbe avuto il tipo giusto di vestiti. Ma non
aveva davvero pensato che qualcuno avrebbe visto la sua malandata
vecchia
maglia che usava per andare a letto. Probabilmente Snape passava tutta
la notte nella
sala comune, solo per coglierlo sul fatto.
Contemporaneamente,
doveva fare la doccia e vestirsi prima che uno
degli altri ragazzi avesse potuto vederlo. Ma se Snape lo stava davvero
sorvegliando, per assicurarsi che non violasse l'orario, come avrebbe
fatto? Accucciandosi nella sua solita posizione, ginocchia al petto,
costrinse il dolore della sua cicatrice nel fondo della sua mente. Era
diventato davvero bravo a far sparire il dolore; era solo
così
che poteva alzarsi, in certe mattinate.
Una
volta che ebbe respinto il dolore abbastanza da poter pensare,
si accorse che era ancora presto, e aveva tempo per fare le sue letture
per le lezioni. Strisciando attentamente fino al bordo del suo letto,
lanciò un'occhiata alle tende dei suoi compagni di
dormitorio,
per assicurarsi che stessero ancora sonnecchiando tutti. La sua borsa
dei libri era sopra il suo baule, e lui ne estrasse il suo libro di
Storia della Magia, come anche quello di Trasfigurazione. Avrebbe anche
potuto cominciare il saggio per quella lezione se ne avesse avuto la
possibilità. Dopo aver chiuso le tende attorno al suo letto,
si
risistemò sui cuscini ed iniziò a leggere.
Finché
non sentì gli altri ragazzi muoversi nella
stanza, non alzò lo sguardo dai suoi libri per una volta, e
non
provò neanche a trovare un modo per farsi la doccia senza
che
loro scoprissero il suo segreto. Ma ora non aveva scelta.
Deglutì fortemente, chiuse il suo libro di Trasfigurazione e
separò le tende. Teddy aveva il letto accanto al suo, ed era
piegato sul suo baule, raccogliendo le cose per la doccia.
Ora
o mai, pensò Harry, e optò quasi per il mai.
Invece, scivolò giù dal suo letto ed
afferrò una
delle sue divise di scuola, la indossò velocemente
prima
che Teddy si girasse. Quando lo fece, Harry stava già
afferrando
la sua borsa per la doccia e vestiti puliti e si stava dirigendo alla
porta.
"Potter,"
sibilò Teddy. "Harry."
Il
timore si rotolò nel suo stomaco come una salsiccia
ammuffita. Considerò l'idea di fuggire, ma si
voltò
invece. Teddy stava a un passo da lui, con la testa piegata leggermente
di lato.
"Sì?"
disse Harry.
"Che
stai facendo?" Tenne la voce bassa, dato che c'erano ancora due
letti con le tende chiuse. L'orario dava a ogni studente mezz'ora nel
rispettivo bagno, ma alcuni -- come Crabbe e Goyle, secondo Draco --
utilizzavano il loro tempo fino all'ultimo secondo, se possibile.
"Sto
andando alle docce," rispose Harry, come se fosse la cosa
più ovvia del mondo.
Teddy
roteò gli occhi. "Sì, ma perché stai
indossando quella?"
"Er...
mi risparmia tempo. Se mi vesto del tutto qui. Io, er, devo ancora
finire il compito per la McGonagall."
"A
causa della punizione? Ti ha trattenuto quasi fino al coprifuoco
l'altra sera."
Harry
fu sorpreso dal fatto che Teddy l'avesse notato. "Già. Sono
già rimasto indietro."
Teddy
increspò un pochino il naso, poi scosse la testa.
"Bè, vieni allora. Anch'io devo finire la lettura per Binns."
Si
diressero alle docce, e nonostante Harry provasse ad essere
discreto, poteva sentire lo sguardo di Teddy che lo cercava, mentre
chiudeva la tenda della doccia prima di togliersi la divisa e gettarla
sopra il banco. Ancora una volta, usò il minimo ammontare di
tempo possibile per lavarsi, e allora si vestì
così
rapidamente che si accorse solo quando tirandosi su i pantaloni
dell'uniforme contro la frizione dell'acqua, che aveva dimenticato di
asciugarsi le gambe. Non importava, ce l'aveva fatta, e nessuno lo
sapeva.
Appena
in tempo, anche, come Draco entro nella stanza delle docce
con Zabini, proprio mentre si stava allacciando i pantaloni. Zabini lo
guardò in cagnesco, e Harry finse di non vederlo, ma
raccolse il
resto delle sue cose, inclusa la vecchia maglietta che aveva arrotolato
in una palla, e li sorpassò.
La
sala comune era silenziosa, ancora, però ad un paio di
tavoli c'erano piccoli gruppi di studenti, che facevano i compiti.
Forse Harry -- e Teddy -- non erano gli unici già rimasti
indietro. Harry doveva
partecipare ad un gruppo di studio con Teddy, Zabini, e Millicent
Bullstrode ma era mancato al primo incontro, l'ultima sera, a causa
della punizione. E sarebbe mancato stasera, anche. Per ora,
però, poteva lavorare di più sul suo saggio fino
all'ora
di colazione.
Teddy
si unì a lui un quarto d'ora più tardi,
lanciandogli uno strano sguardo, ma non disse nulla a parte di
ricontrollare quali capitoli dovevano leggere per la lezione di Binns.
Lavorarono insieme in silenzio fino alle 7:20, quando Marcus Flint -- i
Primini dovevano chiamarlo "Prefetto Flint" -- chiamò la
sala
all'ordine e iniziò a farli allineare per andare a
colazione. Dato che
quelli del primo anno stavano davanti, Harry si affrettò a
mettere via i suoi libri e raggiunse la porta.
Draco
era il primo della fila, con Pansy Parkinson proprio dietro di
lui, e poi Harry. Non aveva avuto la possibilità di parlare
con
nessuna delle ragazze del primo anno, e non avrebbe saputo cosa
dirgli, anche se ne avesse avuto la possibilità,
così evitò i suoi occhi quando lei si
girò per
fissarlo, riusciendo appena ad evitare di chiedergli di mostrarle
la sua cicatrice a forma di lampo. Era il motivo per cui la maggior
parte delle persone lo fissavano così, dopotutto. Aveva
avuto
dodici svariate richieste solo ieri, senza contare quelli nell'Hogwarts
Express. Lo odiava, davvero. Era molto più difficile
nascondersi
quando tutti lo fissavano.
Dopo
un momento, la Parkinson tirò su col naso sdegnosamente
e si voltò di nuovo davanti, e Harry lasciò il
respiro
che aveva trattenuto.
"Va
bene. Diamoci una mossa," disse il Prefetto Flint e loro
iniziarono a dirigersi alla Sala Grande. Proprio dall'altra parte del
ritratto, però, Flint pose una mano sul busto di Harry,
facendolo arretrare prima che potesse fermarsi. Flint fece un sorriso
derisorio e si piegò su di lui per sussurrare, "Attento alle
tue
maniere a tavola, Potter. Prova a non dare spettacolo." Fece
un
cenno con il mento verso Draco e continuò, "Guarda lui, se
non
sai come mangiare propriamente." E allora la sua mano si
allontanò, e lui diede a Harry una spinta per fargli
raggiungere
gli altri.
La
faccia di Harry bruciò. Fissò le proprie scarpe
per
il resto del cammino fino alla Sala Grande, e provò a non
pensare al fatto che Teddy era stato proprio dietro di lui e aveva
probabilmente sentito gli ordini di Flint. Ma come gli era stato detto,
quando si sedette per la colazione, tenne d'occhio Draco e
seguì
i suoi movimenti quando si trattava di usare le posate e prendere il
cibo dai vassoi. Il suo stomaco, comunque, continuò a fare
le
capriole e aveva poco appetito.
Riuscì
ad inghiottire un po' di succo di zucca -- la cosa
migliore che avesse mai assaggiato, davvero! -- e metà di un
semplice toast, però, e stava proprio per decidere se
versarsi
più succo, o se restare solo seduto e aspettare che gli
altri
primini finissero, quando il suono di un battito d'ali
attirò la
sua attenzione. Il "cielo" della Sala Grande mostrava un assolato,
brillante giorno, ma ciò che era davvero strabiliante era il
numero di gufi che stavano improvvisamente piombando dalle finestre in
alto. Ognuno di loro portava qualcosa attaccato alle zampe -- lettere,
piccoli pacchetti e cose del genere.
Harry
sorrise alla vista. La Gufo Posta era così favolosa! Fu
davvero sorpreso, comunque, quando un gufo marrone scuro con
un'apertura di ali più larga di quanto Harry fosse alto,
lasciò cadere una lettera sul suo piatto, poi si
precipitò fuori dalla Sala. La pergamena, che era stata
ripiegata una volta, aveva il suo nome sopra, così era
certamente per lui. Ma chi avrebbe mandato a lui una lettera? Non i
Dursley, certamente, non dopo la reazione di Zio Vernon quando la
scuola stava provando a mandargli la lettera di ammissione.
Ruppe
il fino, verde sigillo -- due serpenti intrecciati -- e la
aprì. La nota era molto breve, senza una propria
introduzione:
Vai
in infermeria quando finisci la colazione stamattina, e fatti
controllare la fronte. Mi aspetto di sentire che trattamento
sarà applicato durante la tua punizione di stasera. Non
accetterò scuse.
Professor
Snape
Harry
si accigliò così tanto a causa della lettera che
Draco gli chiese se qualcosa non andava. "Oh, niente," mentì
con
facilità. "Devo andare, però. Ordini di Snape."
Le
pallide sopracciglia di Draco si alzarono. "Ci vediamo a Incantesimi,
allora."
"Sì."
Harry si alzò e raggiunse la fine del tavolo
dove si trovavano i Prefetti di Serpeverde. "Mi è stato
detto di
andare in Infermeria," disse a Flint, mostrando la lettera, e ricevette
un cenno asciutto in risposta.
Mentre
superava l'ampia rampa di scale nella Sala d'Ingresso,
pensò all'ordine di Snape. Perché avrebbe dovuto
importare al suo CapoCasa se gli faceva male la fronte? Quella mattina,
aveva chiesto se Harry l'aveva stuzzicata, ma era accigliato, e Harry
era piuttosto sicuro che Snape avesse pensato che aveva mentito
riguardo al suo incubo.
Con
un sospiro, e molto lontano dal comprendere il professore, Harry
entrò in Infermeria. Una lunga fila di letti erano allineati
lungo entrambi i muri laterali, mentre il muro di fronte alla porta era
quasi una finestra che dava sui giardini. La stanza era molto luminosa,
con tutte le coperte bianche e le mura bianche, specialmente paragonata
alla Sala di Serpeverde. Una strega di mezza età stava
vicino ad
un armadio alla fine della stanza, osservava le fiale una per una e
faceva un segno su di una lista di fronte a lei.
"Madam
Pomfrey?" disse Harry mentre entrava nella stanza e lasciava che la
porta si chiudesse dietro di lui.
La
donna alzò lo sguardo e sorrise. "Sì." Mise
già l'ultima fiala e si strofinò le mani su di un
fazzoletto che le usciva da una tasca. "Hai avuto un incidente, caro?"
"Um,
no. Non proprio." Si fece avanti, anche se doveva ammettere
sentirsi un po' ansioso alla vista di un'infermiera di qualunque tipo.
"Il mio, er... CapoCasa voleva che mi facessi controllare la fronte."
La
donna si accigliò ed eliminò la distanza tra di
loro. "Diamogli un'occhiata, allora," disse lei come estrasse la
bacchetta e lo guidò fino ad uno dei letti.
Harry
sedette al limite del letto, non volendo stropicciare le
coperte, solo per la sua fronte. Allontanò i capelli dalla
cicatrice e Madam Pomfrey annaspò. Tenendo ancora su la
sua frangia, Harry fissò l'altra sua mano, sulle sue gambe.
Stupida cicatrice.
La
medi-maga era in piedi proprio di fronte a lui, e la sua voce era
professionale mentre diceva, "E' molto rossa, sì. Non credo
che
sia infettata, però. Vediamo..." Un formicolio percorse la
testa
di Harry ad iniziare dalla cicatrice. La sensazione non era dolorosa,
davvero, ma lui si allontanò comunque da lei piuttosto
bruscamente. "Va bene, tutto bene, Signor Potter. Non c'è
infezione. Ti darò una lozione, però, che ha un
analgesico locale. Applicherò io la prima dose, e voglio che
tu
la usi tre volte al giorno per la prossima settimana. Dovrebbe ridurre
il gonfiore e dovrebbe darti un po' di sollievo. Capito?"
"Sì,
signora."
Lei
si allontanò per prendere la lozione, e Harry
lasciò i propri capelli. Il barattolo con cui lei
tornò
era fatto di vetro blu, e la stessa lozione era una cream blu chiara
che odorava di arance e di trifoglio. "Frangia su di nuovo,
Signor Potter, così." Le sue dita erano delicate sulla sua
pelle, mentre espandevano la lozione sulla pelle che circondava la
cicatrice. Il dolore diminuì quasi subito, e il bruciore
sparì. Chiudendo gli occhi, deglutì fortemente,
quasi
sconvolto da quella semplice delicatezza.
"Ecco.
Non è stato così male, no?" disse Madam Pomfrey,
mentre richiudeva il barattolo e glielo dava.
"No,
signora," disse lui e scivolò giù dal letto,
evitando i suoi occhi.
"Tre
volte al giorno, ricorda. E vieni a vedermi ancora se il dolore
peggiora, o se la lozione non aiuta." Una pausa. "O per qualunque altra
cosa," aggiunse lei. Lo fece sembrare un ordine, così lui
annuì con comprensione mentre raggiungeva la porta.
Le
lezioni di quel giorno furono simili al primo, tranne che per un
tempo libero proprio dopo pranzo e Incantesimi al posto di
Trasfigurazione. Aveva fatto volare la sua piuma usando il Wingardium
Leviosa alla sesta prova circa. Non veloce come Teddy o Zabini, ma
molto meglio delle guardie del corpo di Draco.
A
Erbologia, provò a salutare Ron Weasley, e i ragazzi vicino
a lui, ma ancora una volta, la testa rossa si voltò con un
brutto ghigno. Harry allontanò la delusione, come faceva con
quasi tutto il dolore, e scrollò le spalle mentre tornava al
tavolo con Draco, Goyle e Crabbe.
"E'
uno spreco di spazio, quello lì," mormorò Draco.
"Non vedo perché ti disturbi a salutarlo."
Harry
scrollò le spalle ancora, mantenendo il proprio viso
vuoto quanto possibile. "E' stato gentile con me sul treno. Ma immagino
che non gli piacciano i Serpeverde."
Draco
sbuffò. "Ma certo che no. A nessuno piacciono. E' per questo
che esiste la prima regola."
Con
un cenno, ma desiderando di non capire, Harry rivolse la sua
attenzione alla Professoressa Sprout, una donna bassa con croste
sporche
sotto le unghie come se non facesse altro che coltivare le piante.
Richiamando alla mente alcune delle sue estati dai Dursley, Harry
poteva capire.
Il
resto del giorno passò abbastanza facilmente,
riuscì anche a finire il suo saggio di Trasfigurazione
durante
il suo tempo libero, e iniziò la lettura per Incantesimi.
Dopo
cena tornò nell'ufficio di Snape,con la paura che rallentava
i
suoi passi, ma quella non lo fermò veramente
finché non
raggiunse la porta. Riunendo tutto il suo coraggio, bussò
leggermente e aspetto per il comando "Entra."
Snape
era curvato su di una pila di pergamene, proprio come la sera
precedente. E come l'altra sera, non alzò lo sguardo da
ciò che stava facendo. "Sei arrivato all'ultimo, eh?" chiese
freddamente.
Non
era arrivato in ritardo, era sicuro, ma quasi con un minuto di
anticipo. Ancora, meglio essere d'accordo che in disaccordo; aveva
imparato quella lezione molto tempo prima. "Sì, signore.
Scusi."
Puntando
la penna d'oca verso una sedia di fronte alla scrivani, disse, "Siedi."
Harry
obbedì, ma si domandò cosa avrebbe fatto per
punizione stasera, e perché Snape non glielo avesse detto
subito, come aveva fatto prima. Sapendo che era meglio non agitarsi,
Harry sedette immobile quanto poteva, lo sguardo sulle sue mani. Il
tempo passò, non seppe dire quanto, prima che il suo
CapoCasa
abbassasse la penna d'oca e spostasse lo sguardo su Harry. Poteva
sentire gli scuri occhi su di lui, penetrandogli la testa, ma non
osò guardare l'uomo negli occhi.
"Sei
andato in infermeria." Non era una domanda.
"Sì,
signore."
"E?"
Un accenno -- bè, più che un accenno -- di
impazienza
"Madam
Pomfrey ha detto che la cicatrice non è infettata, signore.
Mi ha dato una lozione."
"Fammi
vedere."
Harry
alzò la testa alla fine, e si spostò i capelli
dalla fronte.
Snape
gli mostrò un ghigno. "Non la cicatrice. Lo so come
è fatta. La lozione."
Arrossendo,
Harry frugò nella sua borsa e gli consegnò
il barattolo blu. Snape tolse il tappo e annusò il contenuto
prima di annuire e di restituirlo a Harry. "Molto bene. Vedi di usarla
come prescritto."
"Sì,
signore."
Dopo
un altro minuto con Snape che lo fissava mentre lui studiava il
pavimento in pietra e provava a restare fermo, il professore
spostò alcune pergamene sulla sua scrivania e disse in una
voce
perfettamente senza tono, "Ho una lista addizionale di regole per te.
Il tuo comportamento ai pasti non è passato inosservato,
neanche
da quelli delle altre Case. Io richiedo che tutti i Serpeverde
mantengano il proprio decoro, specialmente quando in tale ambiente."
Lo
stomaco di Harry si strinse all'implicazione. Le persone
parlavano di lui tutto il tempo, come se avesse fatto qualcosa da
bambino, della quale non avesse memoria che valesse la pena di
discutere, e lui sapeva che non ne valeva la pena. Ma se discutevano
delle sue maniere a tavola invece... era nauseato. Con i Dursley come
suoi unici modelli, e sostituti dei suoi genitori, come doveva sapere
cosa fare, quando loro raramente gli permettevano di sedere con loro ai
pasti?
La
pausa fu così lunga questa volta, che Harry capì
che avrebbe dovuto rispondere, ma non era stata davvero una domanda.
Serrò la mascella e alzò la testa.
"Sì, signore.
Il Prefetto Flint mi ha menzionato prima il problema."
"Bene.
Vedi di applicare queste regole, immediatamente." Snape gli
consegnò la pergamena, e Harry fu infastidito nel trovare
che la
sua mano tremava.
"Sì,
signore."
Il
labbro di Snape si increspò visibilmente. "Non le hai
ancora lette, Potter. Fallo ora, così che io possa
rispondere ad
eventuali domande che potresti avere."
Harry
aveva sperato di mettere la lista via e di leggerla da qualche
parte in privato, più tardi, ma sembrava che fosse destinato
ad
essere umiliato ancora. Bene. Esaminò il foglio, notando
quanti
fossero I "Non fare" in confronto ai "Fai" e il numero delle volte che
la parola "orripilante" si ripeteva. Il sudore scorreva lungo la sua
schiena, e le sue mani tremavano terribilmente alla fine. Fiocamente,
con il sangue nelle orecchie, si accorse che la sua mascella era
serrata, e provò ad allentarla prima di rompersi un dente.
"Devo
spiegarti qualcuna di queste regole, Potter?"
Chiudendo
brevemente gli occhi, costrinse la sua faccia in una
maschera vuota. Il professore non avrebbe vinto, non lo avrebbe fatto
vergognare ulteriormente vedendolo perdere il controllo. Quando
poté parlare senza che la sua voce di rompesse,
guardò
Snape negli occhi. "No, signore. Sono molto chiare."
La
faccia del Professore era vuota come la sua, senza accenno di
derisione, nessun umorismo nei suoi confronti. Niente. La scena non
cambiò per il tempo di un battito di cuore, o per un'ora,
prima
che Snape facesse un piccolo cenno. "Molto bene. Puoi andare."
Raccogliendo
le sue cose rapidamente, Harry fuggì alla relativa sicurezza
dei dormitori.
TBC
. . .
A/N:
Prossimo capitolo inizierà con questa punizione dal POV di
Snape e andrà avanti da lì.
L'autrice vi ringrazia tutti! Vi adora... e anch'io!
Recensite numerosi.
Al prossimo capitolo!
Binns=
Ruf
Madam Pomfrey=Madama Chips
Professoressa Sprout= Professoressa Sprite
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** capitolo 6 ***
bbs cap.6
Severus
annuì, nonostante fosse certo che il ragazzo stesse
mentendo. Bene. Ci sarebbe stato abbastanza tempo per scoprire
perché esattamente. "Punizione alle 19, Potter. Per la
mancanza di pigiama regolari."
Ad
un minuto prima delle sette, un bussare risuonò alla porta
dell'ufficio di Severus. Disse, "Entra," e dall'angolo dell'occhio,
guardò il Moccioso Potter scivolare all'interno con
un'espressione vuota, la stessa che aveva mostrato a colazione e a
cena, le uniche volte in cui Severus lo aveva visto durante il giorno.
L'espressione incuriosì Severus, se solo perché
era
sicuro che stesse mascherando altri, probabilmente molto più
fastidiosi, sentimenti.
Senza
alzare lo sguardo dai suoi compiti da correggere, mise quanto
gelo poteva nella sua voce e disse, "Sei arrivato in orario per un
pelo, eh?" solo per vedere come avrebbe reagito il Moccioso.
L'espressione
del ragazzo non cambiò, nonostante Severus
fosse sicuro di aver intravisto un accenno di qualcosa --
rassegnazione? Ribellione? -- nei suoi occhi. Era difficile dirlo senza
guardarlo bene. Anche così, fu sorpreso dalle seguenti
parole
del moccioso. "Sì, signore. Scusi."
Puntando
la sua penna d'oca ad una sedia di fronte alla sua
scrivania, Severus disse, "Siedi," e fu egualmente stupito quando il
Moccioso Che Continuava a SorprenderLo obbedì senza domanda,
semplicemente unendo le proprie mani sulle ginocchia e sedendosi con la
testa bassa, le spalle incurvate, quasi perfettamente fermo. Troppo
fermo, davvero, per un undicenne. Severus era abituato a bambini che si
agitavano, a ginocchia che rimbalzavano ed a scarpe che raschiavano.
Non
era abituato a bambini che sedevano immobili, specialmente senza che
gli venisse detto.
Quando
sentì di aver dato al ragazzo abbastanza tempo per
affliggersi, Severus mise giù la penna d'oca,
tappò il
calamaio ed alzò lo sguardo. Aveva saputo che il ragazzo
aveva
tenuto lo sguardo sulle proprie mani, ma era proprio un' altra cosa
vedere il capo piegato di fronte a lui. Cosa diamine stava succedendo
qui?
Dov'erano
l'arroganza ed i commenti beffardi? Dov'era quella
spavalderia dei Grifondoro? Aveva creduto che il Moccioso l'avrebbe
ancora avuta, anche se non era stato smistato nella Casa del padre. Era
il ragazzo un codardo, allora? Era per questo che era stato smistato
tra i Serpeverde? Scosse la testa. Tali pensieri non l'avrebbero
portato da nessuna parte.
Una
nota da Madam Pomfrey giaceva su un lato della sua scrivania, e
Severus la picchiettò leggermente con l'indice, considerando
le
sue conseguenza. Come lei faceva sempre quando uno delle sue Serpi la
andava a vedere, lo aveva avvertito del disturbo del bambino e lo aveva
avvisato della sua successiva cura e di ogni necessaria terapia
riabilitativa. Aveva anche menzionato che aveva osservato alcuni strani
comportamenti nel ragazzo, e che era troppo magro per la sua altezza,
che era anche sotto la media per la sua età. Nel processo
del
controllo dell'infezione della cicatrice, lei aveva fatto scivolare sul
ragazzo alcuni altri incantesimi diagnostici, e quindi aveva
determinato che Potter era malnutrito e disidratato, e che la
prescrizione per i suoi occhiali non era corretta. Lei era quasi sicura
che più ampie analisi avrebbero rivelato ulteriori abusi del
corpo del ragazzo, ma che non le era "permesso" fare altro senza
l'autorizzazione dei suoi tutori o del suo CapoCasa.
Aveva
concluso la sua nota con un avvertimento -- o Severus si
sarebbe occupato della condizione di Potter e le avrebbe dato
l'autorizzazione che lei voleva, o lei sarebbe andata direttamente dal
Preside con le sue scoperte e avrebbe richiesto a lui il permesso
per il completo controllo medico. L'avvertimento aveva
irritato
Severus più di ogni altra cosa, e se avesse ammesso di
averne,
avrebbe probabilmente ferito i suoi sentimenti. La Casa Serpeverde
attraeva più della sua buona parte di studenti che
provenivano da case meno che
ideali*, e lui era sempre stato il primo sul posto per assicurarsi che
ognuno di loro fosse tornato ad una situazione, per le vacanze
invernali o estive, nella quale almeno non venisse deliberatamente
ferito, e nella quale i suoi bisogni primari fossero soddisfatti.
E
ancora, Poppy lo conosceva meglio di quasi chiunque altro, lo
aveva conosciuto quando lui era stato uno studente, e conosceva la sua
storia con James Potter e i suoi Malandrini, avendolo visto nelle sue
cure spesso durante quegli anni. Era solo una delle poche
persone
- va bene, una delle sole due persone -- l'opinione della quale lui si
fidava. Se lei aveva visto una buona ragione per mettere in dubbio la
sua capacità o il suo desiderio di porre rimedio alla
situazione
di Potter... Bene.
Dato
che Severus non aveva mai apprezzato le intromissione del
Preside con le sue Serpi, e dato che, senza contare i suoi sentimenti
verso il ragazzo, Potter era un Serpeverde e quindi aveva un dovere
verso di lui, era una scontata conclusione ciò che avrebbe
fatto. La domanda era... come? Come avrebbe accennato alla situazione,
quando tutto ciò che poteva fare era guardare il ragazzo e
non
volerlo buttare fuori dal suo ufficio.
Perchè il Moccioso La Cui Completa Esistenza Lo Tormentava
doveva assomigliare così tanto a James?
"Sei
andato in Infermeria," disse alla fine.
Il
ragazzo non alzò lo sguardo. "Sì, signore."
"E?"
Anche se le sue Serpi erano di solito i più reticenti di
tutti, quindi era assicurato che lui avesse grande esperienza nell'arte
di estorcere risposte dai riluttanti, ancora lui detestava quella
pratica, e l'irritazione inasprì la sua voce.
Il
ragazzo arretrò visibilmente al suo tono. Non molto, non
abbastanza perché chiunque lo potesse vedere, ma Severus lo
percepì, e archiviò quella reazione per ulteriore
riflessione. "Madam Pomfrey ha detto che la cicatrice non è
infettata, signore. Mi ha dato una pomata."
"Fammela
vedere."
La
testa di Potter si alzò, finalmente, e lui si
spostò i capelli dalla cicatrice con un'espressione
piuttosto
strana.
Severus
ghignò. Davvero, Potter pensava che Severus fosse un membro
del suo fan club? "Non la cicatrice, lo so com'è
fatta. La pomata."
Con
le guance e le orecchie arrossate, il ragazzo frugò nella
sua borsa dei libri e gli consegnò un barattolo blu. Severus
tolse il coperchio, solo per assicurarsi di cosa contenesse prima di
annuire e di restituirlo. Analgesico locale e anti-infiammatorio.
L'aveva fatti lui stesso durante l'estate. "Molto bene. Vedi di usarlo
come prescritto."
"Sì,
signore."
Sopprimendo
un sospiro, Severus guardò il ragazzo per ancora
pochi minuti, dopo che lo sguardo di Potter era tornato al pavimento.
Cosa avrebbe fatto? Alla fine, doveva ammettere che il comportamento
del ragazzo turbava anche lui. Ma senza i dettagli della vita che
Potter aveva condotto prima, non poteva davvero sapere niente, e
preferiva molto di più lavorare da una posizione di forza
mentre
interrogava le sue più nuove serpi. Il gufo mandato agli zii
di
Potter in Surrey, per organizzare una visita a casa loro, non era
ancora tornato, ed ancora era l'unico in ritardo. Questo fatto gli
causava un po' di preoccupazione; anche se i Dursley si stessero
prendendo il loro tempo per replicare, il gufo sarebbe già
dovuto essere tornato. Ne avrebbe mandato un altro domani, se ancora
non avesse ricevuto risposta.
Muovendo
un altro foglio di pergamena davanti a lui, Severus ora
dibattè sul darlo o meno al ragazzo. Se i sospetti di Poppy
fossero stati corretti, avrebbe potuto fare più male che
bene.
Ma se non fosse così, se il ragazzo avesse semplicemente
trascurato la sua stessa salute non mangiando propriamente, allora la
lista avrebbe dovuto solo servire a ricordargli che qui
non era un principino viziato. E, naturalmente, Severus si aggrappava
caparbiamente alla sua razionalità piuttosto che a quella di
Poppy. Per una cosa, aveva più senso. Sicuramente Albus si
sarebbe assicurato che l'Eroe del Mondo Magico fosse cresciuto bene.
Una
volta deciso, Severus disse in un tono omogeneo, "Ho una lista
addizionale di regole per te. Il tuo comportamento ai pasti non
è passato inosservato, neanche da quelli delle altre Case.
Io
richiedo da tutti i Serpeverde il mantenimento del proprio
decoro, specialmente quando si è in tale ambiente." E poi
aspettò.
Ci
fu una lunga pausa prima che Potter alzasse la testa. La sua
mascella era impostata in una linea determinata che Severus dovette
ammirare. "Sì, signore. Il prefetto Flint mi ha menzionato
prima
il problema."
"Bene.
Vedi di applicare queste regole, immediatamente." Severus
consegnò la pergamena, anche se quasi la ritirò
quando
vide quanto tremava la mano del ragazzo.
"Sì,
signore."
Tentando
ancora di provocare una risposta, Severus arricciò
il labbro visibilmente. "Non le hai ancora lette, Potter. Fallo ora,
così che io possa rispondere ad eventuali domande che
potresti
avere."
Guardò
il ragazzo mentre leggeva la lista. La calligrafia di
Miss Torrance era semplice da decifrare, ma Severus aveva rilevato gli
sforzi più proletari del Signor Flint anche. Gli articoli
includevano regole come "Non sgraffignare cibo dai vassoi, usa i
cucchiai e le forchette provviste," e "Mastica con la bocca chiusa,
dato che guardare cibo parzialmente digerito agitarsi nella tua bocca
è disgustante," e "Non pulirti la bocca con la tua manica o
altre parti dei tuoi vestiti." La faccia di Potter impallidì
mentre leggeva la lista, poi si arrossò di nuovo, e le sue
mani
tremavano anche più forte quando finì.
Aspettandosi
una esplosione di qualche genere dal figlio di James,
Severus mantenne il suo tono calmo e disse, "Devo spiegarti qualcuna di
queste regole, Potter?"
Il
ragazzo chiuse gli occhi mentre il suo viso adottava lentamente
quella maschera vuota. Severus attese, affascinato, finchè
il
ragazzo non ebbe riunito le sue emozioni per bene e non le ebbe
viziosamente soppresse prima di incrociare incrociare finalmente il suo
sguardo. La disperazione e la vergogna negli abissi di quegli occhi
verdi gli disse di più di quanto volesse sapere su quanto
fossero probabilmente corretti i sospetti di Poppy. Ma fu sorpreso,
ancora, quando il ragazzo parlò distintamente, senza traccia
del
dolore che si nascondeva proprio sotto la superficie. "No, signore.
Sono
molto chiare."
Severus
mantenne lo sguardo di Potter per un lungo momento e dovette
combattere per trattenersi dal saziare la sua curiosità
utilizzando la Legilimanzia sul ragazzo sul posto. Non avrebbe fatto
bene a nessuno dei due in questo frangente. Ma sarebbe arrivato alla
storia del ragazzo in un modo o nell'altro. C'era più di un
modo
per spellare uno Kneazle. Infine, diede a Potter un piccolo cenno.
"Molto bene. Puoi andare."
Riunendo
le sue cose velocemente, Potter lasciò la sua
presenza, e Severus poteva a mala pena incolparlo. Era ben passata la
mezzanotte prima che ritornasse ai suoi quartieri, e non poteva
ricordare molto dei saggi che aveva valutato... che era probabilmente
una bene.
Nessun
allarme suonò quella notte, grazie a Merlino --non
sarebbe stato responsabile delle sue azioni se avessero suonato -- e si
svegliò più rinfrescato di quanto fosse stato da
prima di
Settembre. Durante la colazione, guardò come Potter seguiva
meticolosamente e scrupolosamente le nuove regole, ma il ragazzo era
molto più rigido di quanto fosse stato ai pasti precedenti.
Vicino a lui, il giovane Malfoy gli lanciava strani sguardi mentre
portava avanti da solo il peso della loro conversazione, e Severus non
mancò gli sguardi francamente scrutatori di Nott.
Come
la gufo-posta arrivò, Severus guardò il Moccioso
ricevere la sua recentissima lettera. Potter lesse l'ordine di
presentarsi da Madam Pomfrey per un completo controllo e
impallidì, poi ripose la pergamena nella sua tasca.
Diversamente
dal giorno prima, non andò immediatamente in infermeria,
invece
si versò ancora succo. Molto bene, se era disidratato come
Poppy
credeva. Ma quando rimase lì per tutto il resto del pasto,
ad
aspettare che i suoi compagni di anno finissero così che
potessero andare alla loro prima lezione insieme, Severus fece una
smorfia. Perchè il moccioso aveva deciso ora di cessare di
obbedire?.
Ancora
aggravato ore dopo, quando seppe da Poppy che Potter non era
ancora tornato a vederla, Severus mandò un'altra nota a
pranzo,
assegnando al ragazzo ancora un'altra punizione per quella sera. Se
avesse continuato così, avrebbe passato con il Moccioso ogni
notte dell'intero quadrimestre! L'idea lo nauseò molto.
Al
tavolo dei Serpeverde, il Moccioso ghermì la nuova nota in
una
mano dalle nocche bianche, e lanciò un sguardo pungente al
Tavolo Principale, specialmente a Severus. Ma Severus alzò
semplicemente le sopracciglia in risposta.
Gli
occhi di Potter si spalancarono, e lui ....., verso il Preside,
o forse Hagrid, e all'improvviso si ghermì la sua cicatrice
mentre il
colore spariva dalla sua faccia. Accigliandosi profondamente, Severus
osservò il ragazzo mentre entrambi Malfoy e Nott si
sporgevano
in modo sollecitante e il Moccioso li mandava via. Il dolore doveva
essere diminuito
velocemente, perché un momento dopo, Potter aveva rimosso la
sua
mano ed era arrossito con imbarazzo -- probabilmente per aver dato
spettacolo di sé ancora
-- ed era tornato al suo pasto, anche se spostava semplicemente il suo
cibo invece di mangiare veramente qualcos'altro.
Sopprimendo
un sospiro, Severus ignorò il balbuziente
Professor Quirrell accanto a lui e lasciò la Sala Grande.
Prima
che arrivasse la sua prossima lezione, mandò una seconda
lettera
ai Dursley ed annotò un paio di note nei file che teneva per
ognuno dei suoi studenti. Il resto del giorno passò
più
velocemente di quanto gli sarebbe piaciuto, dato ciò che
aveva
ad aspettarlo dopo cena, anche se la sua prima lezione di NEWT* con
quelli del settimo anno alleviò un po' il fastidio.
Quando
Potter arrivò, puntuale come sempre, lasciò che
il
ragazzo si sedesse e si affliggesse ancora di fronte a lui, mentre
finiva di correggere i suoi ultimi compiti estivi.
Quando
mise giù la penna d'oca, osservò il ragazzo per
un altro
minuto, considerando l'espressione caparbia, e la tensione delle
strette spalle. "Sei stato in Infermeria, Potter?"
"Sì,
signore," venne la risposta, un po' scontrosa nella sua opinione.
"Oggi?"
Il
capo del ragazzo si alzò e non c'era dubbio
dell'insubordinazione che brillava in quegli occhi verdi. "No, signore."
Bene.
Severus si alzò. "Allora faremo questa gita oggi. Andiamo."
Con
gli occhi che si spalancavano, Potter non fece mossa di alzarsi, ma
scivolò più indietro che poteva mentre rimaneva
sulla
sedia. "No, signore."
"Scusami?"
"Io...
Io ho detto, no, signore. Non ho bisogno di, come lo chiama, un
controllo? Sto bene. Davvero."
"Potter."
Severus fissò la sua espressione sulla pietra. "Alzati in
questo
istante; non tollererò la tua insolenza. Come tuo CapoCasa,
io
deciderò come tu passerai la tua punizione, e questa volta,
sarà in Infermeria." Fece una pausa e poi
continuò nel
suo più setoso tono, quello che incuteva anche ad alcuni dei
suoi colleghi attacchi di paura. "Non costringermi a trascinarti per i
corridoi."
Il
ragazzo deglutì, ed occhieggiò la porta come se
stesse
soppesando le sue opzioni. Erano, certamente, poche. Fingendo di
muovere delle cose, Severus fece un passo verso di lui, alzando una
mano come se stesse per afferrarlo per i colletto, ed il ragazzo
balzò via dal suo posto. Le mani di Potter si alzarono come
in
supplica e lui corse verso la porta. "Va bene, va bene. Mi dispiace..."
Severus
lo seguì fuori, pronto ad afferrarlo se il ragazzo fosse
scappato, e fecero il tragitto verso il dominio della Pomfrey.
TBC
---
NEWT=MAGO
(esami del settimo anno ad Hogwarts)
* Persefone Fuxia, credo
che ora la frase si capisca... avevo dimenticato un verbo... se ancora
non è comprensibile dato che la trovo un po' intrecciata,
fatemi sapere!
PROSSIMO
CAPITOLO: visita in Infermeria... uno dei miei capitoli
preferiti!
Lo
so, lo so.... NON UCCIDETEMI!!! Avevo bisogno di una pausa! L'ho fatto
tutto in una settimana, giuro che ho lavorato tantissimo!Tradurre dei
capitoli di questa lunghezza è davvero un lavoro infinito!
Grazie a tutti quelli che hanno commentato! Recensite numerosi!
ps.
controllerò gli errorì stasera o domani ma se li
trovate fatemelo sapere per recensione!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** capitolo 7 ***
bbs cap.7
Severus
lo seguì fuori, pronto ad afferrarlo se il ragazzo fosse
scappato, e fecero il tragitto verso il dominio della Pomfrey.
Facendo
da guida, Harry camminò impettito verso l'Infermeria,
sapendo di essere in un mondo di guai e desiderando di avere il
coraggio di scappare e basta. In verità, la sola cosa che
gli
impediva di farlo era sapere che sarebbe probabilmente stato espulso e
poi sarebbe dovuto tornare dai Dursley.
Quale
diavolo era il problema di Snape, comunque? Harry non gli
aveva fatto niente -- non lo aveva neanche a lezione per un altro
giorno o due -- e ancora, il professore sembrava odiarlo davvero e
volere rovinargli la vita. Harry aveva sperato che essere nel mondo
magico sarebbe stato meglio che stare con i Dursley, ma finora, era
stato molto deluso da Hogwarts. Assomigliava troppo a Little Winghing,
dove tutti sembravano non avere simpatia per lui per nessuna ragione o,
come i suoi parenti, semplicemente detestarlo.
Ed
ora veniva trascinato a visitare l'infermiera della scuola, e
avrebbe dovuto mentirle per mantenere i propri segreti. L'ultima cosa
che voleva fare era divulgare i suoi segreti di fronte a
Snape!
Troppo
presto furono arrivati, e Snape lo superò per aprire
la porta, che tenne aperta perché Harry entrasse. Non del
tutto
sicuro di cosa aspettarsi -- un gioco preferito di Dudley era stato
proprio fare questo, e poi dare un ceffone a Harry sulla testa mentre
passava -- Harry si abbassò un poco mentre entrava nella
larga
stanza. Snape gli fece una smorfia però, e Harry si mosse un
po'
più veloce, per toglierglisi dai piedi.
Madam
Pomfrey stava camminando verso di loro, prima che loro
avessero fatto un passo o due nel suo regime. "Ah, bene, Signor Potter.
Sono contenta che tu abbia deciso di tornare così
puntualmente."
Dato
che Harry non aveva proprio deciso niente, non disse nulla,
scrollò solo un po' le spalle.
"Bene,
Andiamo dietro la tendina, allora," disse lei, e fece un gesto
verso una tenda mobile che nascondeva un letto nell'angolo vicino al
suo ufficio. "Rimani in mutandine, per favore."
Harry
scosse la testa. Questo era troppo. "Sto bene, Madam Pomfrey. Non ho
bisogno di nessun controllo o niente."
"Non
sono d'accordo, Signor Potter, e il tuo CapoCasa ha dato il permesso
per l'esame. Ora, dietro la tendina."
Il
suo CapoCasa.... Harry fulminò Snape ancora, arrabbiato ed
imbarazzato e non nell'umore per un'ulteriore umiliazione. "Non
può farlo, signore. Non è suo compito dare a
chiunque
permesso su di me."
Snape
gli fece un ghigno e si avvicinò, così che Harry
potesse sentire il suo fiato sulla sua faccia. Strano, odorava di
menta; si era aspettato vecchi calzini. "Ho il dovere su tutti gli
studenti nella mia cura, Potter, di assicurmi che stiano bene nella
mente e nel corpo. Tu sei malnutrito e sottopeso, ed è il
mio
lavoro assicurarmi che non ci sia nient'altro con un esame fisico."
Scrollando
la testa ancora, Harry si allontanò da lui. "Io non mi
spoglio per nessuno!"
"Ti
assicuro, Signor Potter, che non hai niente che io non abbia
visto prima," disse la medi-maga. Lei lo fermò mentre lui
cercava di scappare, e lo manovrò verso l'area della tendina.
"E
io ti assicuro che rimarremo tutti qui in questa infermeria, fino
a quando non ti sottometterai all'esame," si intromise Snape. "Vorrei
ricordarti che ho modi migliori per passare il tempo. Non obbligarmi a
mostrarti l'errore di trattenerci qua troppo a lungo."
Harry
impostò la mascella. "Non vi farà nessun bene,
sapete. Finirete solo nei guai."
"Di che cosa stai parlando?" chiese Madam Pomfrey.
"Se
lo dite. A nessuno importerà, così vi
metterà solo nei guai. Lasciatemi solo tornare al mio
dormitorio, e ci dimenticheremo che questo sia mai accaduto, va bene?"
Un
oscuro sogghigno da Snape fece rimanere Harry a bocca aperta.
"Non pensare di incantarci così, Potter. Vai dietro la
tenda.
Ora!"
Bene,
okay. Li aveva avvertiti. Ora era affar loro, e non più
una sua preoccupazione. Almeno, non fino all'estate quando sarebbe
dovuto tornare dai Dursley. La rabbia gli velocizzò i passi
mentre andava dietro la tenda, e gli fece difficile sbottonarsi la
divisa, e la camicia. Stava lavorando sulla rimozione delle scarpe
quando la voce di Madam Pomfrey gli arrivò da piuttosto
vicino.
"C'è
una camicia da notte sul letto, Signor Potter. Una volta che sei in
mutande, mettila per favore."
"Sì,
signora," disse automaticamente e poi fece come gli era
stato detto. Era grande per lui, anche se la taglia dentro diceva
"small," e lui se la riavvolse attorno al torso due volte e ci
coprì le ginocchia prima di spingersi sul letto. "Okay,"
disse
alla fino, e si maledì la voce per aver tremato. "Ho fatto."
"Eccellente."
Madam Pomfrey mise la tendina da parte solo abbastanza
per entrare, e perché Harry intravedesse la figura di Snape
che
aspettava dall'altra parte, prima che lei la chiudesse. Sarebbe davvero
rimasto per tutto il tempo?
"Ora,
come sta quella cicatrice oggi?" lei chiese e gli alzò
i capelli che gli coprivano sempre la fronte così che
potesse
vederla. "Hai usato la lozione che ti ho dato?"
"Sì,
signora."
"Bene."
Le sue dita erano leggere mentre toccavano la pelle vicina
alla cicatrice, e lei annuì. "Sembra molto migliorata. Ora,
mento all'insù e via gli occhiali, così posso
dare uno
sguardo ai tuoi occhi. Quand'è stata l'ultima volta che hai
fatto controllare i tuoi occhi, Signor Potter?"
Mentre
parlava, muoveva la bacchetta in strani cerchi e
movimenti, e la sua domanda lo prese alla sprovvista. "Ehm... Io non mi
ricordo."
"Un
anno fa?" lei chiese per aiutare. "Due?"
Harry
scrollò le spalle. Erano passati quesi sei anni, ma dannato
lui se l'avesse detto.
"Su
dai, Signor Potter, smettiamola di fare così, va bene? So
che la prescrizione è fuori data, così puoi
rispondere a
queste domande ora, così, o risponderai dopo, quando dovremo
chiamare gli specialisti."
"Specialisti?"
"Esatto.
Non immagini di essere il primo bambino riluttante a
parlare della propria storia medica, vero? Abbiamo un contatto con i
Servizi Sociali dei Bambini Magici, che sarebbero solo felici di venire
a passare un po' di tempo con te." Madam Pomfrey gli sorrise
benevolmente, ma lui lo vide per cosa era. Lei era una grand
manipolatrice.
"Ancora
non vedo perché --"
"Voglio
metterti a tuo agio, Signor Potter," disse lei, e lui
quasi le credette. "Ma sono preoccupata per la tua salute e per il tuo
benessere. Sarebbe molto più semplice se tu fossi sincero
con me
dall'inizio."
Harry
deglutì, ricordando come era stata gentile con lui il
giorno prima, con la lozione e tutto. Non poteva ripagare quella
gentilezza con le bugie, non tutto il tempo comunque. Lasciò
uscire uno sbuffo. "Bene. Sono passati sei anni. Avevo appena iniziato
le elementari."
"Grazie,"
disse, e sembrava sincera. "Ora, posso dare ai tuoi
occhiali la corretta prescrizione in un attimo, e tu dimmi quanto bene
puoi leggere questo foglio..."
Provò
i suoi occhiali migliorati ed annaspò, era tutto
così chiaro. Eccitato, recitò le lettere del
foglio, fino
all'ultims riga. "Grazie," disse sinceramente.
Lei
lasciò perdere il ringraziamento. "Ora che ci siamo
occupati di questo, voglio che tu mi dica come sei riuscito a rompere
tante delle tue ossa."
Ci
fu un crepitio di vestiti -- come una tunica -- dall'altra parte
della tenda, ma Harry non gli prestò attenzione mentre
urlava,
"Cosa?"
"Dalle
mie letture, vedo che negli ultimi dodici mesi, ti sei rotto
il polso sinistro una volta, il tuo naso due volte, e la clavicola tre
volte. Per favore dimmi come."
"Sono
sbadato," disse immediatamente. "Cado sempre."
"Mm-hm."
Lei gli lanciò uno sguardo penetrante. "Ora, che ne dici
della verità?"
Sapeva
leggere la mente? si chiese. O usava la magia per sapere
quando qualcuno le mentiva? Se così, era in ancora
più
guai di quanto si era aspettato. "Finisco in un sacco di risse," disse
in modo accorto. Era la verità, in qualche modo.
"Oh?
Con chi?"
"Lo
sa," disse, scrollando una spalla. "Altri ragazzi."
"Mm-hm."
Stava iniziando ad odiare quel suono. "Chi?"
"Vuole
i loro nomi?"
"Non
subito," disse lei. "Ma dimmi, erano nella tua classe a scuola, o nel
tuo vicinato... Per favore, sii specifico."
Harry
chiuse gli occhi. Stava andando di male in peggio. "Sì,
erano nel mio vicinato, e nella mia scuola." Fece una pausa, e la
sbirciò, e lei gli lanciò quello sguardo ancora,
e lei
aggiunse velocemente, "E uno di loro è mio cugino. Per la
maggior parte, sono Dudley e i suoi amici."
"Vedo."
"Ma
va bene. Voglio dire, non è niente di che."
"Mm-hm."
Lei agitò bacchetta un po' di più. "E non le hai
mai fatte sistemare propriamente?"
"Scusi?"
"Le
ossa. Sei stato cresciuto da Babbani, corretto? E non sei mai
andato da un Guaritore Babbano a farti sistemare le ossa
così
che guarissero propriamente."
"Ummm."
Harry abbracciò la stoffa fina della camicia
più stretta a sè. Cosa importava se aveva sempre
dovuto
occuparsi di se stesso da solo? Non è che qualcun altro
l'avrebbe fatto.
"Quella
risposta è abbastanza, immagino." Per la prima volta,
lei prese un portablocco e vi annotò qualcosa in fretta.
"Voglio
che tu mi dica delle tue abitudini alimentari, quando eri a casa."
Harry
si accigliò. "Tipo cosa mi piace mangiare?"
"No.
Più che altro, quanto spesso mangiavi, e quali tipi di cibo
mangiavi. Nutrizionalmente."
"Non
lo so. Roba normale, immagino." Questo stava scivolando troppo
vicino a quell'orrida lista di regole che Snape gli aveva dato l'altra
notte. Anche pensare alla lista gli faceva venire voglia di urlare.
Madam
Pomfrey sospirò. "La verità ora, Harry, per
piacere."
Digrignò
i denti. "E se non volessi dirla?"
"Maniere,
Potter," abbaiò una voce dall'altra parte della
tenda, e Harry saltò, essendosi quasi dimenticato che Snape
era
lì. "Attento all'insolenza."
Qualcosa
dentro di lui scattò, e lui saltò giù
dal letto e raccolse i suoi vestiti dal pavimento dove li aveva
lasciati. "Non lo farò, io non... non mi sottopongo
più a
questo. Non potete costringermi."
Snape
sorpassò la tenda come un demone. Il suo cipiglio avrebbe
potuto spaventare
i demoni. "Posso e lo farò. Torna su quel letto."
Harry
scosse la testa, e provò a scappare. Questo era stupido e
surreale e non l'avrebbe più sopportato!
Ma
Snape lo prese per il braccio mentre lui lo raggirava, e lo fece
girare così che si trovarono ancora faccia a faccia. "Non
sto
giocando qui, Potter. Rimarrai qui finchè non ti
sarà
permesso andare."
Tirare
il braccio -- lo stesso che Snape aveva afferrato per
trascinarlo fuori dalle docce prima -- si dimostrò inutile,
ma
dannazione faceva male! Non potè sopprimere un sussulto come
le
dita ossute dell'uomo si premettero sui lividi già presenti,
e
quando l'altra mano di Snape si alzò, lui si
abbassò di
riflesso, ma il professore prese solo l'altro suo braccio in mano, e lo
alzò per rimetterlo sul letto d'ospedale.
"Professore,"
disse Madam Pomfrey. "Sono sicura che il Signor Potter starà
bene se lo lascia ora."
"Naturalmente,"
disse lui, e rilasciò Harry, facendo un passo
indietro solo abbastanza per bloccare l'unico punto di fuga di Harry e
incrociando le braccia sul proprio petto. "Prego continua."
Madam
Pomfrey prese i vestiti dalle mani di Harry e li posò
delicatamento nel letto accanto a lui. Le sue scarpe erano ancora sul
pavimento; se fosse scappato, sarebbe dovuto tornare nei sotterranei a
piedi nudi. "So che questo deve essere piuttosto spaventoso per te,"
disse lei, e Harry distolse lo sguardo e scosse la testa, "Ma
è
davvero per il tuo bene."
Harry
non si disturbò a correggerla. Perché avrebbe
dovuto importargli ancora? Non poteva scappare, non importava cosa
avesse fatto. Con la voce bassa, disse. "Bene. Mangiavo ciò
che
rimaneva. E solo se le mie faccende erano finite."
"Ciò
che rimaneva da cosa?" chiese lei in modo calmo.
"Da
quello che mangiavano loro, i Dursley, voglio dire. Se c'erano
avanzi, e se avevo fatto bene le mie faccende, allora potevo mangiare."
"E
questo accadeva spesso?"
Harry
sospirò. Hai fatto trenta, fai trentuno... "Mangiavo
quasi tutti i giorni. D'estate, quando lavoro fuori, è
facile
riempirsi d'acqua dal tubo così non mi viene fame."
"Vedo."
Lei annotò qualcos'altro nel suo portablocco. "Quanto andavi
d'accordo con i tuoi amici a scuola?"
"Non
ne avevo."
"Nessuno?"
Harry
scattò, "Non potevo, no? Con Dudley che minacciava chiunque
parlava con me."
"Va
bene. E hai mai fatto uso di droghe o alcol?"
"No!"
Che tipo di stupide domande erano questo comunque?
"Calma,
Harry. Ho quasi fatto."
Bè, grazie a Dio.
"E poi posso andare?"
"Certo.
Solo un altro paio di domande. Quanto ti senti al sicuro a casa?"
Harry
si accigliò. "Al sicuro? Non lo so. Comparato a cosa?"
Fu quasi sicuro di aver sentito uno sbuffo o qualcosa da Snape, ma
quando lanciò uno sguardo all'uomo, la sua faccia era
imbronciata come mai.
"Comparato
a, diciamo, quando eri alla scuola elementare, o qui."
Lui
le studiò il viso per un minuto e poi' scrollò le
spalle. "Sono più al sicuro qui," ammise e
ghignò. "Sa.
Non c'è Dudley."
"Ti
preoccupi di restare da solo con lui?"
"No.
Mi preoccupo di stare da solo con lui e i suoi amici."
Scrollò ancora una spalla. "Sono più grossi di
me. Io
sono più veloce, però."
"Va
bene allora. Sdraiati sul letto ora, abbassiamo la camicia fino ai tuoi
fianchi, esatto caro."
Harry
eseguì, sdraiandosi, sentendosi nudo nonostante la
camicia, e sentendosi male allo stomaco. Le sue costole erano
costellate di lividi, e le sue braccia facevano pensare che qualcuno
avesse reso "l'afferrarlo con forza" uno sport nazionale. Aveva anche
parte di un'impronta di una mano attorno al collo, da quando suo zion
lo aveva strozzato un po', l'ultima volta in cui aveva dimenticato di
sfoltire le rose propriamente.
"Dimmi
se qualcosa fa male, va bene?" chiese Madam Pomfrey, e
iniziò a fare pressione sulle parti del suo petto e del suo
stomaco con i suoi polpastrelli. Lui non disse niente, ma non
potè evitare di sussultare alcune volte quando lei
toccò
le aree più delicate. "E se potessi girarti sullo stomaco..."
Ancora
una volta obbedì, seppellendo la testa nel cuscino
come il calore lo attraversò. Provò a restare
più
fermo possibile, sperando che finisse presto. Quando lei fece pressione
su una parte del fondo della schiena, lui urlò e si
scansò.
Lei
gli diede una delicata pacca sulla schiena. "Le mie scuse,
Signor Potter. Abbiamo finito per ora. Puoi vestirti mentre preparo
alcune pozioni per te."
Respirò
un "Grazie", non essendo sicuro di poter fare molto
di più. Mentre si sedeva dritto, intercettò gli
occhi di
Snape, e fu turbato dallo sguardo di franca speculazione che ci vide.
Poi entrambi loro lasciarono l'area separata, così che lui
potesse vestirsi, cosa che fece in fretta.
Quando
uscì da dietro la tenda, i due erano riuniti, vicino
all'armadietto delle pozioni di Madam Pomfrey, ovviamente parlando, ma
non riuscì a sentire cosa dicevano.
"Posso
andare ora?" Guardò Snape. "Signore?"
Snape
rivolse il suo scuro sguardo a Harry ed agitò la
bacchetta in un rapido arco. "Tra un momento. Vieni qui, per favore."
Harry
non potè evitare di trascinare i piedi, ma una volta
che arrivò dal suo CapoCasa, l'uomo gli passò
semplicemente una pozione. "Bevila."
Era
blu e sembrava viscida. Harry la annusò e quasì
soffocò.
"Bevila,
Potter," lo avvertì Snape. "E' un supplemento
nutrizionale. Ne prenderai un'altra dose al mattino, e tutti i giorni a
venire a colazione."
Harry
fece una smorfia e poi si tappò il naso e
tracannò la disgustosa bevanda. Il sapore era peggiore
dell'odore. Soffocò un poco, ma riuscì ad evitare
che
tornasse sù.
"E
questa," disse Snape, consegnandogli una tazza di metallo con un
liquido chiaro che la riempiva a metà. "Per le tue ossa."
Con
un sospiro Harry bevve anche quella, con altre due che Madam
Pomfrey gli diede -- una per i suoi reni ammaccati e una per le sue
"contusioni," qualunque cosa fossero -- finché si
ritrovò
a nuotare nelle pozioni. Infine, fu autorizzato ad andarsene, con
severe istruzioni di tornare venerdì per un altro controllo.
Anche
se era entusiasta di essere libero, dovette ammettere che si
sentiva meglio di quanto si era sentito in molto tempo, quasi privo di
dolore. Era una bella sensazione, anche se sapeva che non sarebbe
potuto sfuggire da un mondo di dolore quando la scuola sarebbe finita.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=275507
|