Better Be Slytherin!

di jharad17
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


better be slytherin cap 1

"Hmm," disse una piccola voce all'orecchio di Harry "Difficile. Molto difficile. Molto coraggio, vedo. Neanche una mente niente male. C'è talento -- oh mia bontà, sì -- e un bel desiderio di mettersi alla prova, ora, è interessante.... Così dove ti metto?"

Harry si aggrappò ai  bordi dello sgabello e un orribile pensiero lo colpì, come gli orribili pensieri fanno sempre quando sei molto nervoso. E se non fosse stato scelto per nessuna casa? E se fosse rimasto  solo lì con quell'orribile cappello sugli occhi per anni, finché la professoressa McGonagall non glielo avesse strappato dalla testa e avesse detto che ovviamente era stato fatto un errore e che sarebbe stato meglio che lui tornasse nel treno? Era mai successo prima?

Non pensava che avrebbe potuto sopportare di tornare dai Dursley, dopo aver fallito il suo primissimo test di magia. Dudley avrebbe riso, e Zia Petunia avrebbe ghignato, e Zio Vernon gli avrebbe detto che aveva sempre saputo che Harry non avrebbe mai fatto nulla di buono.

Dovunque, pensò ferocemente. Qualunque sia il mio posto.

"Nessuna preferenza, eh?" disse la piccola voce. "Sei sicuro? Bè, se sei sicuro -- sarà meglio SERPEVERDE!"

L'estremo silenzio nella Sala Grande era fragoroso.

Harry alzò il cappello malconcio dalla propria testa e guardò tutte le espressioni scosse che lo circondavano, e si morse il labbro, forte. Si voltò per guardare Hagrid, alla fine del tavolo principale, e l'uomo gigante era accigliato, e ciò fece affondare il cuore di Harry. Vicino ad Hagrid, però, accanto al balbettante Professor Quirrel nel suo assurdo turbante, sedeva un uomo con occhi scuri, un naso adunco e una tendina di unti capelli scuri, il suo viso in uno schizzo di completa sorpresa prima che diventasse attentamente vuoto.

Harry riconobbe quello sguardo, dal suo stesso repertorio , quando era sconvolto o davvero arrabbiato per qualcosa, ma non voleva che i Dursley lo toccassero a causa di questo. Era abituato a nascondere, e dal continuo silenzio accanto a lui, sapeva che avrebbe dovuto nascondere qui, anche.

L'uomo dagli occhi scuri catturò lo sguardo di Harry e dopo un lungo momento annuì con il mento verso il tavolo in cui Harry aveva visto gli altri Serpeverde andare. Così, obbedientemente, Harry scivolò giù dallo sgabello e consegnò il cappello alla Mcgonagall prima di percorrere la via verso i suoi nuovi compagni di casa.

Una volta lì, rimase in piedi vicino al tavolo, con i nuovi Serperverde che lo fissavano come se avesse tre teste, forse quattro. Era sicuro gli sarebbe presto stato detto di "Levarsi dai piedi" per fare aria, e allora uno di loro, un lungo ragazzo, smistato nella casa solo due smistamenti prima di Harry, si spostò sulla panca e fece un gesto allo spazio ora vuoto accanto a lui. Il suo nome era Nott, Harry rammentò. Theodore Nott. "Siediti, Potter. E smetti di fare il balordo, per l'amor del cielo."

"Grazie," disse Harry, e scivolò sulla sedia, abbassando la testa per evitare gli sguardi.

Ma il resto della Sala finalmente proseguì in quello che stava facendo prima che lo smistamento di Harry l'avesse scossa, e tornò a guardare il cappello mentre "Thomas, Dean" veniva smistato in Grifondoro. Lui si guadagnò gli stessi applausi che tutti finora -eccetto Harry- avevano ricevuti, e fu seguito da "Turpin, Lisa" che andò a Corvonero, e "Weasley, Ronald" a Grifondoro. "Zabini, Blaise" fu l'ultimo, e finì a Serpeverde. Harry applaudì insieme agli altri al suo tavolo e fece spazio quando Zabini venne a sedersi all'altro lato di Nott.

La professoressa Mcgonagall arrotolò la pergamena e la mise via.

TBC

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PROSSIMO CAPITOLO: Dopo la festa di inizio anno!

Il primo capitolo sarà più corto degli altri.

Questa è una traduzione, e quindi non appartiene a me. Spero vi interessi. Vi assicuro che andando avanti con i capitoli diventa davvero affascinante. Spero di averla tradotta in modo decente. Credo che aggiornerò una volta a settimana. Recensite, e se avete qualche domanda per l'autrice originale, io glielo  riferirò. Comunque potrete trovare il link della fic originale nel profilo.

Lasciate un commentino, cosa vi costa???

Io sono pikkola prongs e se volete dare un'occhiata al mio profilo fate pure ---> http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=20080

Ho preferito lasciare i nomi dei personaggi con il cognome originale, quindi per chi ne avrà bisogno tradurrò i loro cognomi nello Spazio Autrice.

McGonagall: McGranitt

Quirrel: Raptor

Alla prossima!

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


better be slytherin cap.2


Severus Snape aveva temuto questo giorno per undici anni. Aveva sempre saputo che Harry Potter sarebbe un giorno arrivato a Hogwarts -- il nome del ragazzo era stato segnato dal giorno in cui era nato, dopotutto -- e lui aveva sempre saputo che avrebbe dovuto affrontare giornalmente il ricordo di James, nella sua classe, nella Sala Grande ai pasti, e anche nei corridoi. Aveva covato il timore, l'aveva lavorato nella sua mente come argilla, l'aveva modellato nella perfetta forma del suo odio e desiderio di vendetta. Si era aspettato che il bambino sarebbe stato una copia perfetta del padre. Anche dopo che James e Lily erano morti, aveva saputo che il sangue avrebbe vinto. Il ragazzo non sarebbe stato capace di evitarlo, era sicuro. Sarebbe stato arrogante e inutile, cercatore di attenzione e antipatico quanto lo si  possa immaginare, con una particolare tendenza a infrangere le regole.

Ma anche così, non aveva previsto che il figlio di James e Lily sarebbe stato un Serpeverde.

Quando il silenzio discese sulla Sala Grande dopo l'annuncio, Severus era stato, per un momento, sicuro di aver sentito male. Doveva essere stato un errore. Non era possibile che il Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto non fosse un Grifondor, come il suo ampiamente adorato e completamente odioso padre. Ma il ragazzo rimase lì, anche lui silenzioso, guardandosi attorno come se tutti i suoi sogni fossero stati distrutti -- come potevano esserlo davvero! Nessun applauso; l'orrore! -- prima che la sua espressione diventasse completamente vuota subito dopo, e il mento si alzasse solo un pochino.

Severus avrebbe potuto applaudire la piccola canaglia per quello -- non lasciare mai che ti capiscano, ragazzo! -- ma invece, quando il ragazzo finalmente intercettò il suo sguardo, lui semplicemente indicò il tavolo di Serpeverde e Harry andò a sedersi con il resto della sua casa. Dopotutto, era tipico del figlio di Potter pensare che tutti debbano applaudirlo per aver indossato un cappello. Il labbro di Severus si arricciò in disgusto. Proprio tipico del moccioso Potter guardare dall'alto la sua nuova casa, anche.

Guardò il ragazzo sedersi accanto a Nott, e vide Zabini unirsi a loro un momento dopo. Potter tenne la testa giù, però Severus notò le rapide occhiate che lanciava in giro, probabilmente provando a trovare un modo per attirare più attenzione su di sé. Moccioso arrogante.

Albus fece un discorso senza senso, lo stesso ogni anno, però Severus poté giurare di aver sentito una nota di malinconia nella voce del Preside. Ah, bé, naturalmente il Vecchio Tonto aveva pensato che il moccioso Potter sarebbe finito nella sua Casa. Di certo sarebbe stato deluso. Non lo erano tutti?

Alla fine la vera festa cominciò e, come faceva ogni anno mentre mangiava, Severus guardò ciò che succedeva ai tavoli degli studenti, e quello di Serpeverde in particolare. Gli dava spesso indizi su quali sarebbero stati i gruppi di un dato anno, e poteva sempre usare quell'informazione a suo vantaggio. Al tavolo dei Serpeverde, rimase interessato alla vista, nonostante il Barone Sanguinante stesse librando piuttosto vicino a Malfoy, facendo smettere il ragazzo di mangiare, lo sconcertante fantasma aveva lo sguardo fissato sul moccioso Potter. E sembrava pensieroso.

Severus sospirò. Quello non prometteva bene.

Guardò il Moccioso-Che-è-Sopravvissuto fissare la mole di piatti di cibo, e allora rivolgere i suoi occhi vuoti sugli altri studenti. Notò che il Moccioso non prese alcun cibo finché non fu sicuro che tutti gli  altri avessero un'alta pila di cibo nei loro piatti. E allora afferrò una coscia di pollo e rivoltò il proprio corpo come se fosse un animale, e come se stesse proteggendo il suo cibo da altri predatori. Naturalmente, i piccoli serpenti di Serpeverde erano predatori, ma non così  incivili da rubarsi il cibo l'un l'altro, per l'amore di Merlino! Avevano maniere, non come il Moccioso Che Visse per Essere Fastidioso!

La cena proseguì rapidamente, e Severus presto congedò i mormorii dell'insegnante di Difesa contro Le Arti Oscure con il turbante in testa accanto a lui, come anche gli occasionali soffi di fastidio mentre  discuteva lo Smistamento -chiaramente lei aveva pensato che il Moccioso sarebbe finito nella propria Casa, come Albus. Per un breve momento, considerò la possibilità di dirle che avrebbe potuto volentieri averlo! Ma lui non aveva mai rimosso una studente dalla propria Casa prima, e non l'avrebbe fatto ora. Non con Potter, di tutte le persone.

Quando la cena fu finita, lui guardò i prefetti di Serpeverde guidare la Casa fuori dalla Sala Grande. Loro passarono davanti ai coetanei, dal Primo Anno al Settimo, silenziosamente ed in perfetta formazione. Lui annuì educatamente come faceva sempre quando gli altri Capo Casa riconoscevano che le loro case non sarebbero mai state così organizzate o precise, non importa che quella fosse la prima sera, mentre i loro studenti correvano fuori dalla Sala con gli stridori delle panche e un tumulto di piedi e urla. Era una delle molte cose che a lui piacevano di dar comandi davanti a loro.

Dopo aver aspettato altri dieci minuti, abbastanza a lungo perché i prefetti avessero portato i nuovissimi Serpenti in ordine nella sala comune, Severus si alzò dal tavolo principale e percorse la strada per raggiungere i Sotterranei. La prima notte era sempre la più lunga per i nuovi Serpeverde, dato che Severus preferiva stabilire le regole immediatamente, diversamente da altre Case -Grifondoro, di tutti? - che raramente avevano una regola in tutto, o altri che le lasciavano perdere nel corso dei sette anni. Che disgrazia. Se un bambino non conosceva le regole, non ci si poteva aspettare che si rendesse conto di quando oltrepassava il limite, e il bambino poi non poteva essere d'accordo con le regole per l'uso giudizioso della punizione.

Severus rimase in piedi di fronte all'entrata della Sala Comune e prese un respiro profondo, pose sul viso la sua smorfia più feroce, e spalancò il ritratto. Piegando le braccia, proprio così, mise in atto il suo famoso movimento da pipistrello, con la tunica che ondeggiava aggraziatamente dietro di lui. Ci era voluto più tempo di quanto voleva ammettere per perfezionare quel movimento.

Nella sala comune, ancora ordinati per anno, i suoi piccoli Serpenti attendevano silenziosamente. Lui annuì una volta ai prefetti, Flint e Torrence, per far sapere loro che avevano fatto bene, e scrutò i primi del gruppo. I suoi dodici primini -e anche molti di quelli del secondo anno - che erano sul pavimento ai piedi dei più grandi, lo guardavano tutti con venerazione... eccetto due di loro. Malfoy il Giovano aveva un piccolo ghigno compiaciuto che a Severus sarebbe piaciuto rimuovere a morsi, e il Moccioso Potter stava fissando il pavimento.

Creatura insolente.

Severus si schiarì la gola, e fu soddisfatto di vedere il Moccioso contorcersi, come se fosse stato colpito da un incantesimo pungente, e alzare lo sguardo su di lui. Ma fu profondamente infastidito dal fatto che il Moccioso avesse perso la sua entrata. Bene. Avrebbe dovuto fare qualcosa a riguardo.

"Voi siete tutti Serpeverde," disse senza preambolo e li scrutò tutti con il suo sguardo. "La vostra Casa è un posto di orgoglio e potere. Di astuzia e sopravvivenza. Di unità e forza. Come membri di questa Casa, io mi aspetto che ognuno di voi sia trattato con sospetto e paura, dagli altri studenti, i vostri professori, e anche dal Preside stesso. Oh, sì, loro temeranno voi, e ciò che potete diventare. Perché Salazar Serpeverde era conosciuto per il suo potere, ed era conosciuto anche per i suoi precisi criteri su quelli che venivano a Hogwarts. Voi tutti avete il potenziale per grande potere, e il resto del mondo vi invidierà per quello.

"Così lasciate che io vi dica questo ora: mentre voi potete affilare certi dei vostri talenti nella mia proprietà, fuori da queste mura, voi agirete come uno solo, con un solo scopo. L'unità della casa. Voi dovete essere uniti. Quelli che vi temono non penseranno a mettervi l'uno contro l'altro, e in questo modo, non avranno vantaggio su di voi. Fuori dai confini dei sotterranei di Hogwarts, nessuno avrà misericordia di voi."

Severus passeggiava avanti e indietro mentre parlava, perché non era mai stato per lui stare in piedi fermo. Da studente gli aveva causato alcuni problemi. Come professore, era considerato quello che "è  dappertutto subito." Era gratificante come le posizioni di autorità cambiassero le percezioni delle persone.

"Quindi, regola numero uno. Signor Flint, prego?"

Marcus Flint si alzò più diritto, se possibile, dalla sua postura rigida. "Sì, signore. Regola uno: i Serpeverde sono la Casa."

"Grazie," disse Severus. "Non importa dove siete o cosa fate a Hogwarts, voi avrete orgoglio e unità nella vostra Casa. Questo significa, se un membro della vostra Casa è in pericolo o ha bisogno di aiuto, voi lo assisterete. Questo non è solo per esposizione, o per i duelli - i quali, ovviamente, sono proibiti a tutti gli studenti, non è corretto Signor Higgs? - ma per i compiti e i progetti e la puntualità in classe.

Higgs ebbe la grazia di sembrare imbarazzato, dato che il suo duello alla fine dell'anno precedente era stato un totale disastro, e aveva richiesto non meno di tre professore per occuparsi delle conseguenze. Severus si voltò e fulminò i più nuovi Serpenti. "Avere orgoglio a Serpeverde significa anche che manterrete dei vestiti propri tutto il tempo a partire dalle mutande," attese che i piccoli risolini cessassero e continuò "E in ogni momento che siete nei corridoi vi comporterete come dei giovani gentildonne e gentiluomini Magici. I vostri prefetti vi daranno liste specifiche da memorizzare e seguire, e voi dovreste capire che io non tollererò che voi falliate nell'applicazione di queste regole, in assoluto, in modo effettivo immediatamente.

I loro occhi spalancati erano su di lui, e lui permise loro un momento per assorbire ciò che era stato detto prima di proseguire. Anche il Moccioso Potter sembrava attento, anche un po' timoroso, che fu un po' uno shock. "Ci sono compiti precisi e delle schede sugli orari del coprifuoco che seguirete rigorosamente, e sarete alzati, vestiti, e a colazione con la vostra casa precisamente alle oh- sette e trenta ogni mattina. Inclusi i fine settimana, Signorina Hutchins, sono stato chiaro?"

L'indolente ragazza del Secondo Anno era una peste, ma annuì rapidamente.

"La scheda dell'orario della sera è posta sul cartellone qui," Severus disse loro, e indicò la tabella fissata proprio dentro il ritratto. "Come lo è la scheda degli orari del bagno di mattina. Le deviazioni fuori da questi assegnati orari non saranno tollerate," abbaiò, e lanciò uno Sguardo alle quattro ragazze del Sesto Anno, che erano note, ogni anno da quando erano Primine, per passare troppo tempo in bagno, spesso a danno dei loro Compagni di Casa.

Sorprendentemente, la testa del Moccioso si alzò a questo, e c'era un selvaggio, terrorizzato sguardo nei suoi occhi, rapidamente nascosto. Cosa diamine... ?

Severus scrollò via le sue preoccupazioni e continuò con la sua ramanzina per un'altra ora e mezzo, estendendo le sue regole e le conseguenze per la trasgressione delle tali, e suggerendo ai sui Serpenti di familiarizzare con gli ordini della Casa, anche, così per essere meglio preparati per il terreno più largo di Hogwarts.

Alla fine venne la parte che lui temeva più di tutte. "Ci sono domande?"

La mano di Malfoy si alzò. Nessuna sorpresa qui.

"Sì, signor Malfoy?"

"Quando ci sono le prove di Quidditch, signore?"

Severus sogghignò "Ti credi pronto per quello, vero?" Senza attenere per, e senza aspettarsi, una risposta lui continuò, "Le prove per la squadra saranno segnate sul cartellone dal Capitano di quest'anno, Marcus Flint. A riguardo del fissaggio degli annunci, quelli che vanno dal Quinto Anno in avanti possono scrivere senza il mio permesso. A tutti gli altri è richiesto di avere l'approvazione di un Prefetto prima. Nient'altro?"

Ghignò ancora quando la mano di Potter si alzò. "Signor Potter? Tu hai una domanda?"

"Sì, signore." Il ragazzo non reagì per nulla al suo tono accondiscendente, quasi come se se lo fosse aspettato. "Ci è permesso usare i gufi per trasportare dei pacchi? Um, da ordinare a Diagon Alley, diciamo?"

Severus alzò un labbro in disgusto. "Già ti mancano i tuoi regalini preferiti? O il famoso Harry Potter ha dimenticato di impacchettare le piume d'oca?"

Un paio di studenti più grandi ridacchiarono, e il ragazzo si guardò attorno e si morse il labbro. Allora lo lasciò ed alzò di nuovo il mento, come se si stesse proteggendo da ciò che doveva venire. Severus rammentò acutamente di un altro tempo, un altro ragazzo, e la sua stessa esperienza con quel bisogno di essere visto come coraggioso. "Sì, signore. Qualcosa del genere."

Severus scosse la testa all'assoluta enormità dell'idiozia del Moccioso. Sicuramente lui aveva una lista. "Sì, potete usare i gufi della scuola o i vostri per tali acquisti. Ci sono altre domande?"

Quando non ci furono più mani, Severus ricordò loro della riunione con i Prefetti, che avrebbero consegnato le liste delle specifiche regole, e stabilito le schede di studio per quelli che andavano dal Primo al Terzo Anno, e avrebbero mostrato ai più giovani Serpenti i loro dormitori.

Quando l'ultimo dei Serpenti se ne fu andato dalla sala comune, lui si congedò. Non male, decise come entrò nei propri appartamenti e colò due dita di FireWhiskey da godersi insieme alla sua ultima lettera dal' Alleanza Europea dei Padroni di Pozioni.

Sarebbe andata perfettamente se solo non gli fosse stato appioppato il Moccioso Che Continuava a SorprenderLo.

TBC


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PROSSIMO CAPITOLO: primo giorno di lezioni!

Avevo detto che avrei aggiornato la prossima settimana ma dato che il primo capitolo era breve ho deciso di accontentarvi con il secondo!
Contenti???
Piccola Vero: sono contenta che ti attiri. Spero che adesso tu sia ancora più vogliosa di continuare a leggere!
clarissa parker: anch'io all'inizio leggevo le fanfiction con il traduttore automatico, ma poi ho cominciato a provare da sola perché con il traduttore era davvero orribile leggere e non ci si capiva nulla... quindi potrei dire che mi sono appassionata all'inglese grazie alle fanfiction e questa è stata una delle prime fic che ho letto in lingua inglese senza il traduttore. E' davvero bellissima! Sono contenta di esserti utile!
Lily Snape: Ah, qui non sarà tutto così semplice, e Sev farà un po' il b******o,  e non diventerà tanto facilmente una figura paterna, ma ci arriveremo... Sinceramente è più faticoso scrivere la mia fanfiction che tradurre questa, ma diciamo che mi occuperà più tempo. Grazie per la recensione! Baci.
Kisa86: Oh, così mi lusinghi! La storia non è mia, e se leggessi le altre storie di Jharad17 ti dimenticheresti presto di me, comunque questa è di gran lunga la migliore delle sue! Comunque grazie, sono contenta che la traduzione ti soddisfi!
Luna Lovegood: Grazie! Comunque credo che continuerò perché mi piace da morire, tradurre! Bacio.
Ragazzasilenziosa: riferirò all'autrice i tuoi complimenti! Sono felice che ti piaccia! Kiss
APPLETREE: Scusa, mi ero dimenticata di mettere il mio nome, e se non lo avessi visto alla fine del primo capitolo, sono pikkola prongs, l'autrice di "Non sarai mai più solo". Mi dispiace per gli errori nella trama, comunque nel primo capitolo non ho trovato errori di ortografia. So che ci sono alcune frasi non del tutto chiare, ma è difficile tradurre dall'inglese, e non voglio cambiare troppo il testo: mi piace tradurre in modo più letterale possibile. Se c'è una frase in particolare che per te è sbagliata, allora inviami una e-mail e dimmi come potrei migliorarla. Comunque, grazie per la recensione, e spero che il secondo capitolo ti sia piaciuto. Baci.

Severus Snape: Severus Piton
Madam Malkin: Madama McClan


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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


better be slytherin cap.3

Quando l'ultimo dei Serpenti se ne fu andato dalla sala comune, lui si congedò. Non male, decise come entrò nei propri appartamenti e colò due dita di FireWhiskey da godersi insieme alla sua ultima lettera dal' Alleanza Europea dei Padroni di Pozioni.

Sarebbe andata perfettamente se solo non gli fosse stato appioppato il Moccioso Che Continuava a SorprenderLo.

Severus non fu sorpreso di sentir suonare il suo allarme di monitoraggio. Gemette, si rivoltò, cancellò l'incantesimo e si lanciò fuori dal letto, ancora solo sveglio a metà. La sua bocca era appiccicosa dal firewhiskey, e lui si protese nella luce brillante delle sue stanze mentre indossava il suo mantello. Ci erano volute due ore questa volta? Tre? Davvero, durante la prima notte, avrebbe dovuto proprio evitare di dormire, del tutto. Ogni anno era lo stesso; uno dei suoi monelli decideva di essere al di sopra delle regole e tentava di sfidare la sua pazienza e il suo "Dappertutto subito," non aderendo agli orari che lui aveva scrupolosamente escogitato.

L'unica domanda, ogni anno, era chi fosse pazzo abbastanza da affrontare la sua ira.

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Harry strisciò nel bagno con la sua borsa con le cose per lavarsi e prese un asciugamano dall'angolino proprio accanto alla porta. Doveva assolutamente farsi la doccia prima che tutti gli altri si svegliassero. Farlo era tentare il Fato, sapeva, ma non avrebbe potuto sopportare l'inevitabile risata e gli sguardi se i suoi compagni di dormitorio l'avessero visto nudo. E ancora peggio, non avrebbe potuto affrontare il pensiero di avere delle punizioni così presto nell'anno scolastico per non avere dei vestiti appropriati.

Era rimasto sveglio per la maggior parte della notte a pensare allo smistamento, e alle nuove regole che dovevano memorizzare, e a provare disperatamente a trovare un modo per evitare di prendersi una punizione per il resto della vita prima di poter fare qualcosa a riguardo dei suoi malandati, troppo larghi vestiti. Desiderò di aver avuto più tempo al negozio di Madam Malkin quando stava comprando il resto dei suoi vestiti di scuola -- il mantello, il mantello, i pantaloni, la cravatta ed erano tutti nuovi -- ma Hagrid stava facendo tardi, aveva detto, ed erano arrivati dalla sarta solo poco prima della chiusura del negozio. Fortunatamente, la proprietaria aveva solo loro come clienti, così erano stati in grado di prendere tutte le cose velocemente. Purtroppo, nessuno aveva pensato di menzionare le mutande.

Il professor Snape non era il tipo di persona che gli sarebbe piaciuto contraddire. Aveva intravisto gli sguardi che Snape gli aveva mandato durante la riunione prima,, e si chiedeva cosa aveva fatto per aver già fatto arrabbiare l'uomo con lui. Era probabilmente solo per il fatto che Harry era stato smistato nella sua casa; nessuno ne era stato felice a cena. Harry non era sicuro di cosa avrebbe potuto fare per essere accettato qui, ma la prima cosa che doveva fare era essere presentabile. Non voleva essere un imbarazzo per i suoi compagni di Casa.

Dopo aver messo i vestiti di seconda mano di Dudley su una panca accanto alle docce, Harry aprì il rubinetto e fu immediatamente sorpreso di trovare l'acqua calda. Non troppo calda, ma piacevole per lo scopo di lavarsi. Era così abituato solo alle docce sotto l'acqua fredda che sembrava orribilmente stravagante, e lui si ripromise di lavarsi in fretta. Mise gli occhiali in un posto in cui sarebbe riuscito a prenderli facilmente dalla posizione della doccia, , ed entrò sotto il flusso dell'acqua. Era glorificante. Il calore dell'acqua placava i dolori dei lividi e dei muscoli tesi, come anche il quasi costante mal di testa  che era causato dagli occhiali che non andavano bene.

Si diede una veloce lavata con lo shampoo sui capelli disordinati che non poteva mai domare, non importa quanto provasse duramente, poi insaponò il suo scheletrico -nell'opinione dei Dursley- corpo, si risciacquò rapidamente e poi chiuse definitivamente l'acqua in meno di tre minuti. Stava per prendere il suo asciugamano quando qualcuno prese il suo braccio e lo trascinò, completamente nudo, fuori dalla doccia. Non aveva ancora addosso gli occhiali, ma avrebbe riconosciuto l'ondeggiante mantello del Capo di Serpeverde attraverso la nebbia fitta.

Oh, dei, no.

"Quanto sei deficiente, Potter?" ringhiò l'uomo. Era arruffato, probabilmente appena alzato, e i suoi capelli andavano in strane direzioni, quasi come i suoi. Ma Harry era troppo terrificato per fare qualcosa di più oltre a scuotere la testa. Come se non lo avesse notato, il Professor Snape andò avanti, "Potrebbe essere il tuo minuscolo cervello troppo insufficiente per seguire le più semplici delle istruzioni?"”

"N-no, signore," disse Harry. Allora lui deglutì la sua paura ed alzò un pochino il mento. Se doveva essere colpito, che fosse colpito. Poteva affrontarlo. Dudley e la sua gang non lo picchiavano praticamente ogni giorno? Ma lui non si sarebbe fatto piccolo per nessuno. "No, signore," disse ancora. "Non sono deficiente."


"Davvero?" disse lentamente il professore, ancora tenendo il suo braccio con una presa forte come una tenaglia. Dannazione, avrebbe lasciato un altro livido. "Allora come mai sei qui, quando dovresti essere ancora a letto?"

Cosa poteva dire? Non la verità, certamente. Avrebbe solo portato a più domande e all'arrabbiatura dei Dursley e probabilmente all'espulsione dalla scuola. Sapeva come questo funzionava. C'era stata un'infermiera una volte, alle elementari, che aveva chiesto un sacco di domande, e lui aveva anche risposto onestamente, su quanto mangiava, e quando, e quanto spesso era stato dal dottore, e allora qualcuno dai Servizi Sociali dei minori aveva visitato la casa dei Dursley e aveva chiesto -- di fronte a loro -- molte delle stesse domande. Bè, cosa avrebbe dovuto dire? Aveva mentito, ovviamente, e aveva sorriso e aveva detto che andava tutto alla grande, e l'infermiera lo aveva trattato come se fosse un mostro che cercava attenzione, dopo quell'avvenimento. A lui non piaceva ricordare qual era stata la reazione dello Zio.

Snape lo scosse tenendolo per il braccio e ringhiò, "Ti ho fatto una domanda, ragazzo!"

Nonostante la sua decisione di non farsi piccolo, non poté evitare di farsi indietro un pochino. "Sono spiacente, signore."

"Lo sarai di certo! Suppongo che tu senti di non dover rispondere ad una propria domanda, è così? E quelle regole sono per tutti gli altri ma non per i Potter? Ebbene, lascia che io ti dica una cosa, tu insopportabile moccioso, imparerai molto velocemente che quando Io do ordini, devono essere seguiti. E quando io decido che qualcosa è proibito, tu non lo devi fare!" Per la fine della sua ramanzina, aveva portato Harry molto vicino a sé ed alcuni sputi colpirono il viso e il busto nudo di Harry. Anche senza occhiali, Harry poteva vedere il disgusto e la rabbia chiaramente negli occhi dell'uomo.

"Sì, signore. Mi dispiace, signore. Seguirò gli orari."

"Certamente lo farai. E avrai una punizione stasera alle 19. Non. Fare. Tardi." Dando un'ultima strattonata al braccio di Harry, il professore scagliò Harry lontano da sé e camminò impettito fuori dal bagno in un ondulare di stoffa nera e minaccia.

 Harry prese il suo asciugamano e se lo lanciò addosso, poi si vestì, più velocemente possibile, scrollando il ricordo dell'incontro dalla sua mente. Le parole che il professore aveva urlato non erano peggio di cosa aveva sentito dai Dursley, dopotutto, e certamente le meritava.

Una volta che fu vestito, si trascinò fuori dalla sala comune di Serpeverde e fece un veloce -- o veloce quanto poteva -- viaggio a vedere Hedwig e a darle un ordinazione da portare a Gladrags, a Hogsmead. Fu felice del fatto che le direzioni per la guferia erano state parte delle informazioni che gli erano state date dal suo Prefetto, come anche una liste di negozi di vestiti che servivano la scuola.

Per l'ora in cui fece ritorno, gli altri studenti stavano appena iniziando a stirarsi, e ad andare lentamente alle docce, o alla sala comune. e Harry si occupò leggendo un capitolo dal suo libro di testo di Pozioni, volendo essere preparato quanto poteva quando avrebbe incontrato Snape in classe. Tirò fuori alcune pergamene, anche, e fece pratica prendendo appunti con la piuma d'oca e l'inchiostro. Era molto più bagnata della punta di una penna babbana, e dopo che ebbe macchiato il rotolo di pergamena così tanto che poteva appena leggere qualcosa, avrebbe venduto un centinaio di ciocorane per una penna. 

Mentre stava provando a raschiare l'eccesso di inchiostro, vide Malfoy scendere nella sala comune, affiancato da due larghi ragazzi che sembravano seguirlo dappertutto. Goyle e Crummm... no, Crabbe. Non era sicuro di sapere chi dei due fosse chi, però. Malfoy, d'altra parte. Non era difficile distinguerlo nella folla, con i suoi capelli bianchi-biondi e il suo permanente mezzo sorriso, come se sapesse che qualcuno ti avrebbe fatto uno scherzo, e per un certo prezzo, lui ti avrebbe detto quale sarebbe stato lo scherzo.

Harry lanciò loro un'occhiata come Malfoy girovagò e gli altri due arrivarono pesantemente ai divani e ci crollarono sopra, ma lui continuò con il suo lavoro. Malfoy non gli aveva detto niente a cena, ma era stato uno di quelli che lo avevano fissato.

"E' ridicolo, no?" disse il biondo, e coprì un piccolo sbadiglio con la mano. "Che dobbiamo alzarci così presto ogni giorno. Voglio dire, posso capire il primo giorno, con gli orari che devono essere consegnati e tutto. Ma nei fine settimana?"

Harry, non sicuro se Malfoy stesse parlando con uno dei suoi individui goffi, non disse nulla, anche se privatamente era d'accordo.

"Sei sordo, Potter?"

Assicurandosi di tenere la piuma lontana dalla pergamena, guardò in su per vedere Malfoy che ghignava verso di lui. "No. Non sapevo con chi tu stessi parlando."

Malfoy roteò gli occhi. "Come se io potessi fare conversazione con questi due, davvero."

Harry fece un mezzo sorriso. Anche Dudley si comportava così con i suoi seguaci. Non li fermava se loro davano pugni immorali su suo ordine, però. E Harry era orribilmente stanco di essere picchiato a scuola. Così scrollò le spalle. "Preferirei se ci fosse permesso riposare nei fine settimana. Non ha molto senso che ci svegliamo così presto. Io pensavo che la colazione non iniziasse fino alle 8."

"Esattamente." Malfoy si protese un pochino e allungò la sua mano. "Non penso che ci siamo conosciuti propriamente. Sono Malfoy. Draco Malfoy."

"Harry Potter," Harry disse e scosse la mano del ragazzo.

"Ho provato a trovarti sul treno--"
"Davvero?" chiese Harry. Aveva pensato di aver intercettato un lampo di capelli biondi alla fine del vagone, quando stava uscendo dal bagno una volta, ma Ron non aveva detto nulla a riguardo quando era tornato al loro scompartimento.

Malfoy gli lanciò una lunga occhiata. "Certamente. Sei piuttosto famoso in alcuni giri." Sorrise, con solo una traccia di altezzosità. "Volevo vedere cosa causasse tutto quello scalpore."

Harry rise. "Non c'è scalpore. Davvero. Io non sapevo nemmeno di essere un mago fino ad un mese fa."

Qualcosa nel viso di Malfoy si contorse. "Ma i tuoi genitori non sono babbani."

"No..." Hagrid gli aveva detto cos'erano i Babbani, e che alcuni ranghi nel mondo magico non apprezzavano quelli che non erano maghi, o nati da maghi. "Ma sono stato cresciuto da Babbani. Sai, dopo che i miei genitori sono morti."

Increspando il naso come se avesse annusato una cosa morta da una settimana o più, Malfoy si riappoggiò contro il divano "E'... orribile."

Bè, Malfoy non ne sapeva nemmeno la metà, ma Harry non glielo avrebbe detto. "A loro non piaceva la magia," offrì lo stesso. "Ma io ho continuato a farla comunque,
immagino."

"Ovviamente." Qualcosa nel tono di Malfoy suggerì che sarebbe stato impossibile che fosse accaduto diversamente.
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La colazione fu una faccenda silenziosa per il tavolo di Serpeverde, dato che tutti gli studenti erano andati a letto tardi e allori si erano alzati presto, ma alcuni degli altri tavoli erano piuttosto chiassosi, particolarmente i Grifondoro, dove era stato smistato Ron Weasley. Harry era un po' triste a riguardo, ma sapeva che il ragazzo che aveva incontrato sul treno e che gli aveva detto della collezione di ciocorane era probabilmente più felice con la sua famiglia di quanto lui avrebbe mai potuto essere a Serpeverde.

Come doveva, Harry aspettò che tutti avessero i propri piatti pieni della colazione prima di prendere una fetta di toast, però lo lasciò quasi cadere sul vassoio quando Draco gli lanciò un brutto sguardo. Invece, lui mordicchio il bordi, proprio come il Professor Snape andò al loro tavolo con gli orari.

Harry tenne la testa bassa, le sue orecchie infiammate, al ricordo della scena del mattino in bagno, ma il Professor Snape non disse nulla a riguardo, non disse assolutamente niente, in effetti, gli lanciò solo uno sguardo cattivo quando lanciò il pezzo di pergamena a Harry.

Draco sbirciò sopra la sua spalla. "Abbiamo Trasfigurazione prima." Roteò gli occhi e mandò uno sguardo bieco al più rumoroso dei tavoli. "Poi Erbologia. Con i Grifondoro."

"Mi chiedo come possano sentire la loro CapoCasa, con tutto quel rumore," mormorò Harry.

Draco sbuffò con una risata. "Come dice mio padre, loro sono ruffiani ignoranti. Non possono evitarlo, davvero."

Harry increspò il naso, ma finì il suo toast e attese, come dicevano le nuove regole, che i suoi compagni finissero, e anche per qualunque annuncio, prima di andarsene con loro per la prima loro lezione. Nonostante lui si sentisse piuttosto nauseato perché sapeva di non conoscere alcuna magia e che sarebbe probabilmente rimasto indietro rispetto ai suoi compagni, fu ancora molto attento, mentre camminava vicino a Draco per arrivare alla loro prima lezione, per assicurarsi che nessuno dei suoi orribili vestiti uscisse da sotto la sua divisa. Era più difficile nascondere i suoi pantaloni, ma se faceva dei passi abbastanza cauti, la sua divisa non avrebbe svolazzato e avrebbe evitato che venissero visti. Questo sarebbe bastato, per il giorno.

La professoressa McGonagall sembrava dura ma giusta, e disse loro come prima cosa che il suo corso sarebbe stato circa il più difficile che avrebbero seguito a Hogwarts, e lei non avrebbe tollerato alcun disastro. Più tardi, a Erbologia, Harry ebbe la possibilità di dire "Ciao," a Ron per la prima volta dopo le barche che gli avevano fatto attraversare il lago, ma lasciandolo deluso, Ron gli lanciò uno sguardo disgustato e si voltò.

Vedendolo, Draco imprecò a voce bassa qualcosa riguardo a "traditori di sangue," che Harry non capì. Il resto del giorno andò abbastanza bene, e Harry era quasi abituato allo strano modo che le scale avevano di muoversi quando meno te lo aspettavi, e ai vari fantasmi che aleggiavano accanto a loro nei corridoi. Peeves era un'altro problema, ma dato che tutti sembravano equamente infastiditi dal poltergeist, quello andava bene, anche.
Mangiò a pranzo con "Teddy" Nott, come preferiva essere chiamato, mentre Draco sedette con un paio di ragazze del loro anno, che lui disse di aver conosciuto per anni e con cui voleva riallacciare i contatti. Teddy continuava a lanciare a Harry strani sguardi durante il pasto, e alla fine Harry disse, "Cosa c'è? Ho qualcosa sulla faccia?"
Le labbra di Teddy si piegarono nelle sembianze di un sorriso. "Eccetto per la tua cicatrice, no."

Harry si accigliò. Era ciò che restava della notte in cui i suoi genitori morirono, e preferiva non pensarci, ma Hagrid aveva detto che loro non erano morti in un incidente d'auto, invece erano stati uccisi da un mago di nome Voldemort. Ed era la cicatrice che lo aveva reso famoso. "E' solo una cicatrice," disse, e si appiattì i capelli per coprirla come meglio poteva. "Vorrei che le persone non la guardassero."

Con gli occhi che gli si spalancarono solo un pochino, Teddy annuì e si occupò con il pasto. Harry pensò che sembrava piuttosto... sospettoso, che fu un po' sconcertanti.

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Dopo pranzo, ebbero più lezioni, e poi la cena, e allora Harry dovette andare all'ufficio del Professor Snape per la punizione. Bussò leggermente alla porta, il cuore in gola, ma determinato a non piangere, anche se avesse dovuto essere colpito con la canna, come Dudley diceva che facevano ai mostri nelle scuole come la sua.

"Entra."
Harry aprì la porta e guardò a bocca aperta le bottiglie e le fiale e i barattoli pieni di strane, malformate piante e molte parti di animali  che galleggiavano in liquidi di svariati colori. L'odore di disinfettante e qualcosa...  di terriccio sparso nell'aria.

"Chiudi la bocca, Potter, prima che un erba di doleshinkle ci faccia un nido." Il professore era curvato sulla sua scrivania, scrivendo rapidamente con un brillante inchiostro rosso  sul alcune pergamene, che doveva essere il compito di uno studente. Non aveva neanche alzato gli occhi! Mentre ancora non stava guardando Harry, indicò con un magro dito verso la porta che portava alla sua classe. "Troverai dei calderoni lì. Puliscili. Senza bacchetta. Vai ora."

Harry saltò per obbedire, e dopo essersi arrotolato le maniche della divisa, passò le seguenti due ore a strofinare calderoni. Era molto bravo a pulire, ma c'erano un paio di macchie che non potè proprio mandare via. Le strofinò per molto tempo, finché non gli fecero male le braccia, e le sue fita furono doloranti e piene di vesciche a forza di stringere lo strofinaccio. Gliene erano rimasti solo due, della dozzina che gli era stata assegnata, e ognuno di loro aveva un'ultima macchia inattaccabile su cui stava ancora lavorando, quando una voce dietro di lui lo fece saltare.

"Basta. Puoi andare."

Si girò per trovare Snape a solo un piede o due lontano da lui, e alzò lo sguardo fino alla faccia beffarda. "Ma, signore, non sono riuscito a--"
"Hai ancora problemi con le semplici istruzioni?" scattò il professore. "Posso darti un'altra punizione se è così."
"No, signore. Scusi, signore." Mise rapidamente via gli strumenti per pulire e si affrettò ad arrivare alla porta, non intercettando lo sguardo pensieroso di Snape gli lanciò.

Non ebbe tempo di fare molti compiti prima dell'orario del coprifuoco, ma iniziò una lettura per Trasfigurazione, in preparazione a un saggio che dovevano consegnare in due giorni. All'ora di andare a letto, ancora una volta, Harry non voleva spogliarsi di fronte ai suoi compagni di Casa, e così si arrampicò sul letto e chiuse le tende prima di indossare i suoi vestiti per la notte -- un enorme maglia di Dudley che era consumata abbastanza per essere più soffice della maggior parte degli altri suoi vestiti.

"Awww, il piccolo mezzo-sangue è timido?" venne una voce dalla stanza. Harry la riconobbe, nonostante il ragazzo non avesse mai parlato con lui. "Si nasconde dietro le sue tende così nessuno può vedere il suo brutto piccolo corpo mezzo-sangue?"

"Zitto, Zabini," disse un'altra, più fredda voce.

"E' il tuo ragazzo, Teddy?" Prese in giro Zabini.
"Ho detto stai zitto. E dico davvero," Teddy abbaiò. "Non sai di cosa stai parlando."

Con quello, Zabini lo lasciò stare, ma tutta la faccia di Harry stava bruciando, come strisciò fuori dalle tende e raggiunse il bagno per lavarsi i denti e usare il WC.

Avrebbe dovuto affrontarli prima o poi...  più prima che poi, si rese conto, dato che doveva fare la doccia con loro al mattino. Non poteva adirare di nuovo Snape, quello era certo. Quella notte, per la prima volta in molto tempo, sognò un uomo che somigliava a un serpente che rise nel mezzo di un flash di luce verde, e la sua cicatrice fece male ferocemente quando si svegliò al mattino.

TBC . . .

Dal prossimo capitolo l'autrice comincia ad alternare il POV di Harry con quello di Severus, mostrando come ognuno dei due vede lo stesso evento. Vi assicuro che il prossimo capitolo sarà bellissimo, ma ancora meglio sarà il 5° che io mi rileggo circa 20 volte alla settimana. Grazie delle recensioni! Jharad17 sarà felicissima!                                                                                                                    Vale Lovegood: Credo che dovrete aspettare prima che Severus attivi il cervello! Comunque, forse lo avrete già capito, ma Harry ha fatto la domanda sui gufi perché non aveva vestiti appropriati e Snape aveva detto che era una regola! Infatti presto il poverino si guadagnerà una bella punizione per la mancanza di pigiami adatti! Grazie mille per il commento!                                                               Piccola Vero: Credo che li chiamerò a volte Serpenti a volte Serpi, dato che lo traduco da Snakes. Grazie mille! Baci.
Zizela: Ciao!!!! Mi sei mancata! Riferirò i complimenti all'autrice. Grazie per aver recensito e spero di risentirti ancora. Kisses.
Kisa86: Grazie per avermi avvertito del problema, ma forse non ti sei accorta che ti ho inviato un e-mail. Rispondimi presto. Grazie per i complimenti. Bacioni.
parisienne: fai pure! Non ti negherei mai la lettura di una fanfiction così bella! Grazie per i complimenti, bacioni.
ragazzasilenziosa: Grazie della recensione! Comunque, forse lo avrete già capito, ma Harry ha fatto la domanda sui gufi perché non aveva vestiti appropriati e Snape aveva detto che era una regola! Infatti presto il poverino si guadagnerà una bella punizione per la mancanza di pigiami adatti! Commenta ancora!
Dogma: Grazie per i complimenti, ma ti ricordo che non l'ho scritta io. Io sono pikkola prongs e la traduco solo. Recensisci ancora, baci!
Lily Snape: Harry e Draco non diventeranno proprio amiconi, ci saranno alti e bassi,  ma non si odieranno. Grazie per la recensione! Bacioni.
clarissa parker: Tranquilla, non mi ero accorta della frase che avevo lasciato, perché per comodità copio il testo e traduco paragrafo per paragrafo cancellando un pezzo subito dopo averlo tradotto, ma a volte ne salto qualcuno. Grazie per il commento. Bacio.
piccola_puffola: Sono contenta che sarai una lettrice accanita, e spero che recensirai spessissimo! Riferirò i tuoi complimenti all'autrice.

Invito tutti quelli che leggono a recensire: renderete felicissima l'autrice che soffre di dolori cronici, e ci mette tanto impegno nella scrittura. 

Al prossimo capitolo,
Baci.

Madam Malkin: madama mcclan

Crabbe: Tiger

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


better be slyhterin cap.4

L'unica domanda, ogni anno, era chi fosse pazzo abbastanza da affrontare la sua ira.

Come Severus ricrollò sul letto, decise che la cosa che lo aveva sorpreso di meno dell'incontro nel bagno era che fosse stato il Moccioso Potter colui che aveva deciso di infrangere le regole. Prima che potesse riconsiderare ancora il tutto, si addormentò ancora. Stava diventando troppo vecchio per questo.

Al vero mattino -- il Moccioso lo aveva fatto alzare alle 4. Le quattro! Non aveva mai avuto un idiota del genere nella sua casa prima --passò un eccessivo ammontare di tempo sotto l'acqua calda della doccia, chiedendosi, non per la prima volta, come avesse potuto vivere senza tali cose. Da bambino a Spinner's End, c'erano state poche lussurie, e l'acqua calda che durava per un'intera doccia non era una di queste.
Si lavò i capelli, disperando per non essere mai libero dal residuo dei fumi delle pozioni. Per un breve mese in estate, quando non era curvato sopra un calderone fumante per quindici ore al giorno, i suoi capelli ne uscivano molto meno spossati. Si chiese quale degli studenti di questo anno sarebbe stato il primo a trovare la sfacciataggine di chiamarlo "Untuoso bastardo." Alcuni anni, non vedeva l'ora di poter dare le punizioni come risultato. Alcuni anni, come questo, dato che supponeva sarebbe stato il Moccioso Sopravvissuto ad avere l'arroganza di ottenere quel dubbioso onore, lui sicuramente fremeva al pensiero.
Con un ultimo risciacquo, assaporò la memoria dei pochi minuti in cui aveva avuto il figlio di James tremante per la paura di fronte a lui. I suoi occhi erano gonfi, e lui era sveglio solo per metà, ma era sicuro che il ragazzo fosse stato spaventato. Per quale altro motivo non aveva potuto rispondere ad una semplice domanda, sennò? Stava già pianificando la punizione per il Moccioso del Quale l'Arroganza Non Conosceva Limiti. Si sarebbe assicurarlo di appenderlo a uno o tre chiodi.

Dopo altri dieci minuti con l'acqua che gli colpiva la faccia, era sveglio abbastanza da affrontare i suoi colleghi... Oh, Dio... e gli studenti.
Detestava il primo giorno di lezione.
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La colazione fu una faccenda silenziosa, specialmente per Severus. Il tavolo di Grifondoro era, naturalmente, rumoroso e disgustoso, ma i suoi Serpeverde si comportavano come ci si aspettava che facessero al loro primo giorno, specialmente considerando quanto era probabile che fossero stati abituati ad un indolente poltrire durante le vacanze e si erano, per la prima volta in mesi, alzati ad un orario ragionevole. Guardò Flint e Torrence che allungavano gli occhi per avvistare ogni trasgressione, ed erano belle da vedere le piccole facce entusiaste dei Primini mentre assorbivano ogni parola dei loro superiori. Sebbene... Severus aggrottò le sopracciglia alla vista di Potter curvato su di un pezzo di toat a mordicchiarlo.

Fortunatamente, anche Malfoy lo notò e diede a Potter uno sguardo così disgustato che Severus avrebbe potuto premiarlo con dei punti. Invece, finì l'ultima goccia del suo caffè, raccolse gli orari dei bambini, e lasciò il tavolo principale. Il suo mantello si agitò pericolosamente mentre si avvicinava alle sue Serpi, e ricevette più di uno sguardo ammirato, specialmente fra alcuni dei buoni Tassorosso nelle vicinanze.

Lungo la strada, ascoltò varie conversazioni dal resto degli studenti --che avevano poco da dire sulle cose importanti nella maggior parte delle volte!-- e sentì le loro esclamazioni riguardo a Potter, di tutte le persone. "Lo hai visto, quello con i capelli disordinati?" e "L'hai vista? La cicatrice?" e "Pensi davvero che lui, sai, abbia ucciso Tu Sai Chi?" e "Non posso credere che sia un Serpeverde!"

Sì, bè, neanche Severus poteva.

Per il momento in cui raggiunse i ragazzi del settimo anno, era furioso, però stava cercando con attenzione di nascondere le sue emozioni dietro una maschera ben costruita. Il Moccioso era lì da non più di dodici ore, aveva già infranto le regole e ancora, era un eroe. Era un'oscenità. Piantando un orario davanti al Moccioso Che Doveva Essere un Maledetto Eroe, non disse nulla, non fidandosi della sua stessa voce.

E Potter non lo degnò nemmeno di uno sguardo. Che insolenza!

Avrebbe dedotto punti subito, se non per il fatto che sarebbero stati sottratti dalla sua stessa Casa, quindi violando la sua politica di lunga durata. Altri professori potevano togliere punti dalla propria casa se lo desideravano, ma Severus non li avrebbe assistiti nella loro strada verso la Coppa delle Case in tale maniera. Le sue Serpi avevano punizioni con lui più di chiunque altro nella scuola... eccetto per i gemelli Weasley, forse.

Alla fine, poté lasciare la Sala Grande e prepararsi per la sua prima lezione -- terzo anno di Corvonero e Tassorosso, oh grazie al cielo. E dato che pranzava raramente nella Sala, non avrebbe dovuto vedere il Moccioso fino a cena.                                                                                           
Se non fosse stato per il prospetto di calderoni fusi e l'angoscia di iniziare a correggere i compiti estivi, avrebbe potuto essere una buona giornata.  

----

"Signor Flint," Severus disse come suonò la campanella della fine della lezione. "Rimani."

Il Prefetto annuì con un "Sì, signore," e riunì le proprie cose, mettendole nella sua borsa piuttosto disordinatamente.

Severus sospirò, ma ignorò la trasgressione per ora; aveva cose più importanti a cui pensare. Attese che il resto dei ragazzi del quinto anno se ne fossero andati e mise un incantesimo di silenzio sulla porta chiusa. "Potter sarà un problema," disse senza preambolo.

Flint si rilassò un pochino dalla sua rigida posizione, rendendosi conto, e a ragione, che non sarebbe stato punito. Invece, annuì, roteando gli occhi un po'. "Sì, signore. Avevo immaginato."

"A tavola... " Severus lanciò la mina, e Flint la prese al volo.

"Le sue maniere sono senza speranza, signore. Ho notato." Il ragazzo scosse la testa in modo addolorato. "E' come una scimmia che afferra il cibo. Continuo ad aspettarmi che lo annusi prima di metterselo in bocca."

"Esatto." La sola idea gli dava i brividi. "Mi dispiace doverlo fare, signor Flint, ma affiderò a te il compito di rimetterlo in riga. Non avrei pensato che avremmo avuto bisogno di fare una lista di base sull'etichetta a tavola, ma forse dovrebbe essere fatta una speciale lista solo per lui. Sarà difficile fargli seguire queste regole all'inizio, mi aspetto. Questa mattina, per esempio, ha violato l'orario del bagno ed era appena pentito quando è stato scoperto. E' ovvio che non ha alcun riguardo per le regole."

"Capisco, signore. Dirò a Torrence di iniziare una nuova lista, lei ha una migliore calligrafia. E lo terrò d'occhio. Non si renderà conto di nulla."

"Eccellente. Portami la lista quando sarà completa, e io... lo spiegherò a lui. E' tutto, signor Flint."

"Grazie, signore" Flint se ne andò, lasciando a Severus il resto dell'ora del pranzo per prepararsi per la sua prima lezione con gli alunni dell'anno dei MAGO. Quasi non vedeva l'ora di avere lezione con le classi del sesto e settimo anno. Erano popolati da quegli studenti che avevano eccelso nei loro precedenti cinque anni, e chi davvero e sinceramente voleva partecipare alle lezioni di Pozioni. Doveva raramente intervenire per fermare un'esplosione, e gli studenti erano più silenziosi e concentrati del resto dei testoni con cui di solito doveva trattare. In questa classe sarebbe stato presente Percy Weasley, però, e il ragazzo era un altezzoso ficcanaso. Lo nauseava, il pensiero di lui. Ancora, c'erano altri  nove in classe; quello avrebbe dovuto equilibrare la situazione.

A cena, più tardi, Severus tenne una volta di più gli occhi sul tavolo di Serpeverde, assicurandosi che fossero ancora pronti e precisi come al mattino. Il giorno non era stato un totale spreco. Aveva fatto piangere un Grifondoro del secondo anno.

Era anche riuscito a mandare gufi alle famiglie di ognuno delle sue Serpi, per iniziare a fare appuntamenti per le visite a casa. Trovava che era molto più semplice trattare ogni problema che conseguiva dall'inevitabile nostalgia di casa e stirare le ali (per preparare i bambini a volare, a lasciare il nido) che nascevano dallo stare lontano da casa per la prima volta, se conosceva meglio il tipo di casa che erano abituati ad avere. E non faceva mai male avere i genitori dalla sua parte.

Aveva già avuto una risposta da Lucius Malfoy, naturalmente, che lo aveva cordialmente invitato a cena per venerdì. Sarebbe stato interessante. Non era stato a Malfoy Manor per quasi tre anni.

Nonostante stesse osservando i Serpeverde, provò a non guardare il Moccioso Che Non Aveva Alcuna Maniera, a non guardare per non rovinarsi l'appetito per un altro pasto se poteva evitarlo, almeno finché Flint non gli avesse portato la nuova lista. La visita a casa di Potter era quella che temeva di più.

Dopo che la cena fu finita, Severus raccolse i residui della pozione e predispose un numero di sporchi, --in alcuni casi, senza speranza -- macchiati e incalliti calderoni a mucchio su tavolo nel retro della classe. Uno per ogni anno della miserabile vita del Moccioso, e uno per puro dispetto. Allora si ritirò nel suo ufficiò ed iniziò a correggere i saggi estivi del secondo anno. Con molto successo, provò a non piangere per i loro infantili sforzi, mentre attendeva il Moccioso Che Sarebbe Sicuramente Stato Sorpreso per La Sua Punizione.

Venne alle 18 e 55 un esitante bussare. Purtroppo, non aveva nessuna possibilità per rimproverarlo qui. "Entra," disse a voce alta, e intravide la determinata espressione del ragazzo come entrò, mento in alto ancora. Aveva un tic facciale? Allora la mascella cadde spalancata, come se lui non avesse mai visto ingredienti di pozioni prima. Bè, era stato cresciuto da Babbani, no? E, secondo Minerva, la peggior specie di Babbani, che significava niente pozioni, molto probabilmente.

Sopprimendo un sorriso, non guardò il Moccioso e disse, "Chiudi la bocca, Potter, prima che un'erba di doleshinkle ci faccia un nido," e fu soddisfatto di sentire lo schiocco della mascella e della mandibola che si chiudevano. Sembrava che poteva obbedire quando veniva rimesso al suo posto.

Ancora non alzando la testa dall'oggetto della sua attuale ira --Davvero! Penseresti che dopo un anno di studio, uno dei suoi studenti avrebbe saputo dire la differenza tra Essenza di Murtlap e Corno di Bicorno!-- soppresse un ghigno e indicò con un dito magro la porta che portava alla sua classe "Troverai dei calderoni lì. Puliscili. Senza bacchetta. Vai ora."

A sua grande sorpresa, il ragazzo obbedì senza una parola, praticamente correndo nella classe. Severus fece una smorfia; aveva sperato di sentire una protesta per la quale avrebbe potuto assegnare un'altra punizione. Ebbene, l'avrebbe avuta, era sicuro, quando il Moccioso avrebbe iniziato a lamentarsi su quanto c'era da pulire, o quanto era difficile da fare, o come non aveva mai dovuto alzare un dito prima in vita sua, così perché avrebbe dovuto iniziare ora?

Ma i minuti passarono, come Severus continuò a valutare i saggi, e non sentiva nulla tranne l'occasionale spostamento, e il più frequente suono di un vero strofinare. I minuti divennero ore, e quando si stavano avvicinando le dieci, e lui aveva finito con i saggi del secondo anno e stava per cominciare con quelli del terzo, si alzò e si stirò la schiena dolorante prima di andare a controllare il progresso del ragazzo. Avrebbe dormito bene stanotte, quello era certo.

Da dove stava in piedi sull'uscio della porta, poteva vedere dieci calderoni perfettamente puliti, alcuni di loro luccicanti quanto lo erano quando li aveva per la scuola, quasi dodici anni prima. Dire che era sorpreso era un eufemismo. Degli ultimi due, sapeva che certe macchie non sarebbero mai venute via, nè con la magia, nè con lo sbiancante, nè con un martello. Ma il ragazzo ne stava ancora strofinando una, le sue mani rosse e piene di vesciche per la presa sullo strofinaccio. Aveva uno schieramento di strumenti di pulizia allineati lungo il tavolo e sembrava che il ragazzo ne stesse provando ognuno a turno sugli ultimi due calderoni.

Severus lo guardò per lunghi minuti, considerando le spalle visibilmente incurvate, la feroce determinazione nell'angolatura della testa, l'ovvia fatica delle sue braccia, che stava iniziando a scrollare, frequentemente, come anche la rigidezza delle sue gambe dopo essere state nella stessa posizione per ore. Malgrado tutto, Severus era impressionato dalla resistenza del ragazzo se nient'altro.

Si portò dietro il ragazzo e lo guardò più da vicino, immobile. Il Moccioso era tutt'ossa, i suoi polsi piccoli abbastanza perché Severus potesse circondarne uno con indice e pollice con ancora spazio restante. Il suo piccolo collo era più magro di quello di un pollo, e... era un livido quello sull'interno del braccio, vicino al gomito? Probabilmente proveniva dal mattino presto, quando lui stesso aveva afferrato il Moccioso. Sentì una fitta acuta di colpa, rapidamente soppressa; non credeva nelle punizioni corporali, avendo troppo spesso sentito una mano pesante su di sé nella sua gioventù, e non avrebbe dovuto permettere alla sue emozioni di sopraffare il suo controllo così completamente quel mattino. Putroppo, c'era poco da fare per quello ora. Probabilmente era solo ciò che restava di un'estate Mocciosamente piena di risse, comunque. Ghignò.

"Basta. Puoi andare."

Il Moccioso si girò per trovarlo solo uno o due piedi lontano da lui, e guardò in sù, la paura evidente nei suoi espressivi occhi verdi. "Ma, signore. Non sono riuscito a--"

"Hai ancora problemi con le semplici istruzioni?" scattò Severus. Ah! L'insolenza, alla fine. Frenò la gioia che stava per mostrarsi nella sua espressione. "Posso darti un'altra punizione se è così."

"No, signore. Scusi, signore." Ancora una volta, a sorpresa di Severus, il Moccioso mise via rapidamente i suoi strumenti di pulizia e si affrettò alla porta.

Severus lo guardò andarsene, conseguentemente sentendo il suo mondo andare un po' fuori ordine.

Invece di considerarlo ulteriormente, comunque, mise via i calderoni ed andò a finire i saggi del terzo anno prima di ritornare ai suoi appartamenti. Allora lasciò perdere il firewhiskey e si adagiò con un libro. Ancora stanco, però, si ritirtò poco dopo. Anche se lasciò attimi gli stessi incantesimi di monitoraggio della notte prima, rafforzò quelli attornò al dormitorio dei ragazzi del primo anni, come se si aspettasse di essere svegliato da un'altra escursione di Potter, e volesse saperlo nel minuto in cui il Moccioso si sarebbe svegliato.

Un allarme scatto alle cinque del mattino -- almeno il Moccioso aveva imparato un po' di decoro! -- ma si accorse dopo pochi momenti che proveniva dai dormitori delle ragazze. Imprecò, si alzò e si vestì, e cercò Torrence per occuparsene.

Successivamente, decise che di esserci andato giù pesante con il nuovo Prefetto, ma quello significava solo che lei, in cambio, si sarebbe assicurata che la screanzata in questione ci avesse pensato due volte prima di disturbare il sonno del suo Prefetto ancora. Prima di mandare Torrence ad acchiappare la colpevole, le disse di assegnare una punizione con lui per quella sera stessa.

Era appena tornato ai suoi appartamenti quando un altro dannato allarme scattò. I ragazzi del Primo anno! Potter!  Ringhiando non proprio impercettibilmente, girò i tacchi e corse di nuovo nella Fossa dei Serpenti per ostacolare la nuovissima infrazione alla base. Ma Potter non uscì nella sala comune. Cinque minuti passarono, poi dieci, e Severus era livido. Come osava il Moccioso farlo venire quaggiù ancora?

Pieno di onesta indignazione a causa del suo sonno interrotto, salì fino al dormitorio dei ragazzi e ne scrutò i contenuti: Sei tende abbassate, e cinque letti in cui c'era pochissimo movimento. L'ultimo, comunque... doveva essere quello di Potter. Udì un suono smorzato da dietro l'ultima tenda. Cosa stava facendo il ragazzo?

Quasi avendo paura di scoprirlo, Severus giunse al letto e tirò via le tende, per trovare un Moccioso piegato in una palla, con una mano premuta sulla fronte, mormorante incoerenze. Indossava solo una Babbana maglietta extra-large e consumata, che lo copriva quasi completamente.

"Cosa significa questo?" sibilò Severus, tenendo la voce bassa a beneficio di quelli che il Moccioso non aveva già svegliato.

Gli occhi del Moccioso si spalancarono, saturi di paura palapabile, e lui scosse la testa. "Mi dispiace, signore. Io... Io non volevo svegliarla, scusi." Le sue dita premettero sulla pelle nella quale Severus era sicuro fosse la famosa cicatrice, e Severus si accigliò alla vista del livido pezzo di pelle, ora risaltante nell'altrimenti pallida pelle del ragazzo. Stava... sanguinando?

"Sei ferito," disse. "Sposta la mano."

"Spiacente, signore," sussurrò il Moccioso mentre eseguiva, ma chiuse gli occhi come se la mancanza di pressione sulla cicatrice facesse aumentare il dolore.

Severus la squadrò clinicamente. Sembrava quasi infettata. Ma la dannata cicatrice aveva dieci anni! "L'hai stuzzicata, Potter?"

"No, signore. Io, er..." Il ragazzo deglutì rumorosamente. "Ho fatto un sogno."

"Un sogno. Ti sei lacerato la fronte a causa di un sogno?"

"Sì, signore. Voglio dire, io non l'ho lacerata." il Moccioso si corresse. Se nient'altro, sembrava ancora più terrificato ora. E afflitto. Ma non avrebbe dovuto essere compiaciuto del fatto di avere un po' di attenzione? Non era questo ciò che voleva? Il Moccioso continuò in un sussurrò, senza più incontrare i suoi occhi. "Ma è stato un sogno. E quando mi sono svegliato, la mia cicatrice faceva già male."

Severus annuì, nonostante fosse certo che il ragazzo stesse mentendo. Bene. Ci sarebbe stato abbastanza tempo per scoprire perché esattamente. "Punizione alle 19, Potter. Per la mancanza di pigiama regolari."

Lo sguardo di costernazione sulla faccia del Moccioso lo accompagnò allegramente fino alla colazione.


SPAZIO AUTRICE

Riferirò i vostri complimenti all'autrice. Non ho tempo di rispondere a tutti così lo farò solo con alcuni che hanno lasciato commenti necessitanti di risposta. Intanto ringrazio tutti!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 
JDS: Grazie della recensione. Se ti piacciono tanto le fic che includono uno sviluppo del rapporto tra Harry e Sev allora potresti provare a leggere le mie. Sono due. Una è One-shot, e l'altra sta per essere completata. Mancano un capitolo o due. Questo è il link del mio account ---> http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=20080
tesar: La tua è una domanda interessante. Credo che sia per entrambi i motivi. E' cresciuto in una famiglia che lo ha insultato per anni per il suo fisico magrolino (conseguenza della denutrizione). Quindi Harry è degradato mentalmente. E' come se l'autostima non fosse esistente tra le sue caratteristiche. Si vergogna di tutto. Nel capitolo 7 o 8 vi renderete conto della situazione fisica di Harry e capirete completamente perché Harry non poteva permettersi di essere visto nudo. Bè, sì Teddy sarà un po' il Ron della Rowling, ma molto più intelligente. Anche Draco sarà suo amico, ma molto più discretamente, non so se mi spiego.
piccola_puffola: Harry avrà un amico, ma avrà anche qualcosa, o meglio, qualcuno di più importante!ù

Recensite, perché tradurre è dura, e i vostri commenti mi danno la forza di farlo!!! Io lo faccio solo per voi, dato che questa fic me la posso leggere tranquillamente senza tradurla. Lo faccio perché è una storia che merita di essere letta di tutto il mondo, quindi lasciate un milione di recensioni, mi raccomando!

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


better be slytherin cap.5

Severus annuì, nonostante fosse certo che il ragazzo stesse mentendo. Bene. Ci sarebbe stato abbastanza tempo per scoprire perché esattamente. "Punizione alle 19, Potter. Per la mancanza di pigiama regolari."

Lo sguardo di costernazione sulla faccia del Moccioso lo accompagnò allegramente fino alla colazione.

La carriera di Harry a Hogwarts stava prendendo una piega davvero scadente. Non solo aveva questo stupido incubo e la cicatrice dolorante di cui occuparsi, ma ora aveva pure un'altra punizione, solo nel secondo giorno, anche! Quando avrebbe avuto tempo per  compiti? Era già rimasto indietro con la lettura per la lezione di Storia della Magia. A parte quello, avrebbe dovuto fare qualcosa per i suoi pigiami prima di stanotte. Per l'ordine via gufo sarebbero serviti due o tre giorni, secondo le informazioni del negozio di Gladrags a Hogsmeade, e allora avrebbe avuto il tipo giusto di vestiti. Ma non aveva davvero pensato che qualcuno avrebbe visto la sua malandata vecchia maglia che usava per andare a letto. Probabilmente Snape passava tutta la notte nella sala comune, solo per coglierlo sul fatto.

Contemporaneamente, doveva fare la doccia e vestirsi prima che uno degli altri ragazzi avesse potuto vederlo. Ma se Snape lo stava davvero sorvegliando, per assicurarsi che non violasse l'orario, come avrebbe fatto? Accucciandosi nella sua solita posizione, ginocchia al petto, costrinse il dolore della sua cicatrice nel fondo della sua mente. Era diventato davvero bravo a far sparire il dolore; era solo così che poteva alzarsi, in certe mattinate.

Una volta che ebbe respinto il dolore abbastanza da poter pensare, si accorse che era ancora presto, e aveva tempo per fare le sue letture per le lezioni. Strisciando attentamente fino al bordo del suo letto, lanciò un'occhiata alle tende dei suoi compagni di dormitorio, per assicurarsi che stessero ancora sonnecchiando tutti. La sua borsa dei libri era sopra il suo baule, e lui ne estrasse il suo libro di Storia della Magia, come anche quello di Trasfigurazione. Avrebbe anche potuto cominciare il saggio per quella lezione se ne avesse avuto la possibilità. Dopo aver chiuso le tende attorno al suo letto, si risistemò sui cuscini ed iniziò a leggere.

Finché non sentì gli altri ragazzi muoversi nella stanza, non alzò lo sguardo dai suoi libri per una volta, e non provò neanche a trovare un modo per farsi la doccia senza che loro scoprissero il suo segreto. Ma ora non aveva scelta. Deglutì fortemente, chiuse il suo libro di Trasfigurazione e separò le tende. Teddy aveva il letto accanto al suo, ed era piegato sul suo baule, raccogliendo le cose per la doccia.

Ora o mai, pensò Harry, e optò quasi per il mai. Invece, scivolò giù dal suo letto ed afferrò una delle sue divise di scuola, la indossò velocemente prima che Teddy si girasse. Quando lo fece, Harry stava già afferrando la sua borsa per la doccia e vestiti puliti e si stava dirigendo alla porta.  

"Potter," sibilò Teddy. "Harry."

Il timore si rotolò nel suo stomaco come una salsiccia ammuffita. Considerò l'idea di fuggire, ma si voltò invece. Teddy stava a un passo da lui, con la testa piegata leggermente di lato.

"Sì?" disse Harry.

"Che stai facendo?" Tenne la voce bassa, dato che c'erano ancora due letti con le tende chiuse. L'orario dava a ogni studente mezz'ora nel rispettivo bagno, ma alcuni -- come Crabbe e Goyle, secondo Draco -- utilizzavano il loro tempo fino all'ultimo secondo, se possibile.

"Sto andando alle docce," rispose Harry, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Teddy roteò gli occhi. "Sì, ma perché stai indossando quella?"

"Er... mi risparmia tempo. Se mi vesto del tutto qui. Io, er, devo ancora finire il compito per la McGonagall."

"A causa della punizione? Ti ha trattenuto quasi fino al coprifuoco l'altra sera."

Harry fu sorpreso dal fatto che Teddy l'avesse notato. "Già. Sono già rimasto indietro."

Teddy increspò un pochino il naso, poi scosse la testa. "Bè, vieni allora. Anch'io devo finire la lettura per Binns."

Si diressero alle docce, e nonostante Harry provasse ad essere discreto, poteva sentire lo sguardo di Teddy che lo cercava, mentre chiudeva la tenda della doccia prima di togliersi la divisa e gettarla sopra il banco. Ancora una volta, usò il minimo ammontare di tempo possibile per lavarsi, e allora si vestì così rapidamente che si accorse solo quando tirandosi su i pantaloni dell'uniforme contro la frizione dell'acqua, che aveva dimenticato di asciugarsi le gambe. Non importava, ce l'aveva fatta, e nessuno lo sapeva.

Appena in tempo, anche, come Draco entro nella stanza delle docce con Zabini, proprio mentre si stava allacciando i pantaloni. Zabini lo guardò in cagnesco, e Harry finse di non vederlo, ma raccolse il resto delle sue cose, inclusa la vecchia maglietta che aveva arrotolato in una palla, e li sorpassò.

La sala comune era silenziosa, ancora, però ad un paio di tavoli c'erano piccoli gruppi di studenti, che facevano i compiti. Forse Harry -- e Teddy -- non erano gli unici già rimasti indietro. Harry doveva partecipare ad un gruppo di studio con Teddy, Zabini, e Millicent Bullstrode ma era mancato al primo incontro, l'ultima sera, a causa della punizione. E sarebbe mancato stasera, anche. Per ora, però, poteva lavorare di più sul suo saggio fino all'ora di colazione.

Teddy si unì a lui un quarto d'ora più tardi, lanciandogli uno strano sguardo, ma non disse nulla a parte di ricontrollare quali capitoli dovevano leggere per la lezione di Binns. Lavorarono insieme in silenzio fino alle 7:20, quando Marcus Flint -- i Primini dovevano chiamarlo "Prefetto Flint" -- chiamò la sala all'ordine e iniziò a farli allineare per andare a colazione. Dato che quelli del primo anno stavano davanti, Harry si affrettò a mettere via i suoi libri e raggiunse la porta.

Draco era il primo della fila, con Pansy Parkinson proprio dietro di lui, e poi Harry. Non aveva avuto la possibilità di parlare con nessuna delle ragazze del primo anno, e non avrebbe saputo cosa dirgli, anche se ne avesse avuto la possibilità, così evitò i suoi occhi quando lei si girò per fissarlo, riusciendo appena ad evitare di chiedergli di mostrarle la sua cicatrice a forma di lampo. Era il motivo per cui la maggior parte delle persone lo fissavano così, dopotutto. Aveva avuto dodici svariate richieste solo ieri, senza contare quelli nell'Hogwarts Express. Lo odiava, davvero. Era molto più difficile nascondersi quando tutti lo fissavano.

Dopo un momento, la Parkinson tirò su col naso sdegnosamente e si voltò di nuovo davanti, e Harry lasciò il respiro che aveva trattenuto.

"Va bene. Diamoci una mossa," disse il Prefetto Flint e loro iniziarono a dirigersi alla Sala Grande. Proprio dall'altra parte del ritratto, però, Flint pose una mano sul busto di Harry, facendolo arretrare prima che potesse fermarsi. Flint fece un sorriso derisorio e si piegò su di lui per sussurrare, "Attento alle tue maniere a tavola, Potter. Prova a non dare spettacolo."  Fece un cenno con il mento verso Draco e continuò, "Guarda lui, se non sai come mangiare propriamente." E allora la sua mano si allontanò, e lui diede a Harry una spinta per fargli raggiungere gli altri.

La faccia di Harry bruciò. Fissò le proprie scarpe per il resto del cammino fino alla Sala Grande, e provò a non pensare al fatto che Teddy era stato proprio dietro di lui e aveva probabilmente sentito gli ordini di Flint. Ma come gli era stato detto, quando si sedette per la colazione, tenne d'occhio Draco e seguì i suoi movimenti quando si trattava di usare le posate e prendere il cibo dai vassoi. Il suo stomaco, comunque, continuò a fare le capriole e aveva poco appetito.

Riuscì ad inghiottire un po' di succo di zucca -- la cosa migliore che avesse mai assaggiato, davvero! -- e metà di un semplice toast, però, e stava proprio per decidere se versarsi più succo, o se restare solo seduto e aspettare che gli altri primini finissero, quando il suono di un battito d'ali attirò la sua attenzione. Il "cielo" della Sala Grande mostrava un assolato, brillante giorno, ma ciò che era davvero strabiliante era il numero di gufi che stavano improvvisamente piombando dalle finestre in alto. Ognuno di loro portava qualcosa attaccato alle zampe -- lettere, piccoli pacchetti e cose del genere.

Harry sorrise alla vista. La Gufo Posta era così favolosa! Fu davvero sorpreso, comunque, quando un gufo marrone scuro con un'apertura di ali più larga di quanto Harry fosse alto, lasciò cadere una lettera sul suo piatto, poi si precipitò fuori dalla Sala. La pergamena, che era stata ripiegata una volta, aveva il suo nome sopra, così era certamente per lui. Ma chi avrebbe mandato a lui una lettera? Non i Dursley, certamente, non dopo la reazione di Zio Vernon quando la scuola stava provando a mandargli la lettera di ammissione.

Ruppe il fino, verde sigillo -- due serpenti intrecciati -- e la aprì. La nota era molto breve, senza una propria introduzione:

Vai in infermeria quando finisci la colazione stamattina, e fatti controllare la fronte. Mi aspetto di sentire che trattamento sarà applicato durante la tua punizione di stasera. Non accetterò scuse.

Professor Snape

Harry si accigliò così tanto a causa della lettera che Draco gli chiese se qualcosa non andava. "Oh, niente," mentì con facilità. "Devo andare, però. Ordini di Snape."

Le pallide sopracciglia di Draco si alzarono. "Ci vediamo a Incantesimi, allora."

"Sì." Harry si alzò e raggiunse la fine del tavolo dove si trovavano i Prefetti di Serpeverde. "Mi è stato detto di andare in Infermeria," disse a Flint, mostrando la lettera, e ricevette un cenno asciutto in risposta.

Mentre superava l'ampia rampa di scale nella Sala d'Ingresso, pensò all'ordine di Snape. Perché avrebbe dovuto importare al suo CapoCasa se gli faceva male la fronte? Quella mattina, aveva chiesto se Harry l'aveva stuzzicata, ma era accigliato, e Harry era piuttosto sicuro che Snape avesse pensato che aveva mentito riguardo al suo incubo.

Con un sospiro, e molto lontano dal comprendere il professore, Harry entrò in Infermeria. Una lunga fila di letti erano allineati lungo entrambi i muri laterali, mentre il muro di fronte alla porta era quasi una finestra che dava sui giardini. La stanza era molto luminosa, con tutte le coperte bianche e le mura bianche, specialmente paragonata alla Sala di Serpeverde. Una strega di mezza età stava vicino ad un armadio alla fine della stanza, osservava le fiale una per una e faceva un segno su di una lista di fronte a lei.

"Madam Pomfrey?" disse Harry mentre entrava nella stanza e lasciava che la porta si chiudesse dietro di lui.

La donna alzò lo sguardo e sorrise. "Sì." Mise già l'ultima fiala e si strofinò le mani su di un fazzoletto che le usciva da una tasca. "Hai avuto un incidente, caro?"

"Um, no. Non proprio." Si fece avanti, anche se doveva ammettere sentirsi un po' ansioso alla vista di un'infermiera di qualunque tipo. "Il mio, er... CapoCasa voleva che mi facessi controllare la fronte."

La donna si accigliò ed eliminò la distanza tra di loro. "Diamogli un'occhiata, allora," disse lei come estrasse la bacchetta e lo guidò fino ad uno dei letti.

Harry sedette al limite del letto, non volendo stropicciare le coperte, solo per la sua fronte. Allontanò i capelli dalla cicatrice e Madam Pomfrey annaspò. Tenendo ancora su la sua frangia, Harry fissò l'altra sua mano, sulle sue gambe. Stupida cicatrice. 

La medi-maga era in piedi proprio di fronte a lui, e la sua voce era professionale mentre diceva, "E' molto rossa, sì. Non credo che sia infettata, però. Vediamo..." Un formicolio percorse la testa di Harry ad iniziare dalla cicatrice. La sensazione non era dolorosa, davvero, ma lui si allontanò comunque da lei piuttosto bruscamente. "Va bene, tutto bene, Signor Potter. Non c'è infezione. Ti darò una lozione, però, che ha un analgesico locale. Applicherò io la prima dose, e voglio che tu la usi tre volte al giorno per la prossima settimana. Dovrebbe ridurre il gonfiore e dovrebbe darti un po' di sollievo. Capito?"

"Sì, signora."

Lei si allontanò per prendere la lozione, e Harry lasciò i propri capelli. Il barattolo con cui lei tornò era fatto di vetro blu, e la stessa lozione era una cream blu chiara che odorava di arance e di trifoglio. "Frangia su di nuovo, Signor Potter, così." Le sue dita erano delicate sulla sua pelle, mentre espandevano la lozione sulla pelle che circondava la cicatrice. Il dolore diminuì quasi subito, e il bruciore sparì. Chiudendo gli occhi, deglutì fortemente, quasi sconvolto da quella semplice delicatezza.

"Ecco. Non è stato così male, no?" disse Madam Pomfrey, mentre richiudeva il barattolo e glielo dava.

"No, signora," disse lui e scivolò giù dal letto, evitando i suoi occhi.

"Tre volte al giorno, ricorda. E vieni a vedermi ancora se il dolore peggiora, o se la lozione non aiuta." Una pausa. "O per qualunque altra cosa," aggiunse lei. Lo fece sembrare un ordine, così lui annuì con comprensione mentre raggiungeva la porta.

Le lezioni di quel giorno furono simili al primo, tranne che per un tempo libero proprio dopo pranzo e Incantesimi al posto di Trasfigurazione. Aveva fatto volare la sua piuma usando il Wingardium Leviosa alla sesta prova circa. Non veloce come Teddy o Zabini, ma molto meglio delle guardie del corpo di Draco.

A Erbologia, provò a salutare Ron Weasley, e i ragazzi vicino a lui, ma ancora una volta, la testa rossa si voltò con un brutto ghigno. Harry allontanò la delusione, come faceva con quasi tutto il dolore, e scrollò le spalle mentre tornava al tavolo con Draco, Goyle e Crabbe.

"E' uno spreco di spazio, quello lì," mormorò Draco. "Non vedo perché ti disturbi a salutarlo."

Harry scrollò le spalle ancora, mantenendo il proprio viso vuoto quanto possibile. "E' stato gentile con me sul treno. Ma immagino che non gli piacciano i Serpeverde."

Draco sbuffò. "Ma certo che no. A nessuno piacciono. E' per questo che esiste la prima regola."

Con un cenno, ma desiderando di non capire, Harry rivolse la sua attenzione alla Professoressa Sprout, una donna bassa con croste sporche sotto le unghie come se non facesse altro che coltivare le piante. Richiamando alla mente alcune delle sue estati dai Dursley, Harry poteva capire.

Il resto del giorno passò abbastanza facilmente, riuscì anche a finire il suo saggio di Trasfigurazione durante il suo tempo libero, e iniziò la lettura per Incantesimi. Dopo cena tornò nell'ufficio di Snape,con la paura che rallentava i suoi passi, ma quella non lo fermò veramente finché non raggiunse la porta. Riunendo tutto il suo coraggio, bussò leggermente e aspetto per il comando "Entra."

Snape era curvato su di una pila di pergamene, proprio come la sera precedente. E come l'altra sera, non alzò lo sguardo da ciò che stava facendo. "Sei arrivato all'ultimo, eh?" chiese freddamente.

Non era arrivato in ritardo, era sicuro, ma quasi con un minuto di anticipo. Ancora, meglio essere d'accordo che in disaccordo; aveva imparato quella lezione molto tempo prima. "Sì, signore. Scusi."

Puntando la penna d'oca verso una sedia di fronte alla scrivani, disse, "Siedi."

Harry obbedì, ma si domandò cosa avrebbe fatto per punizione stasera, e perché Snape non glielo avesse detto subito, come aveva fatto prima. Sapendo che era meglio non agitarsi, Harry sedette immobile quanto poteva, lo sguardo sulle sue mani. Il tempo passò, non seppe dire quanto, prima che il suo CapoCasa abbassasse la penna d'oca e spostasse lo sguardo su Harry. Poteva sentire gli scuri occhi su di lui, penetrandogli la testa, ma non osò guardare l'uomo negli occhi.

"Sei andato in infermeria." Non era una domanda.

"Sì, signore."

"E?" Un accenno -- bè, più che un accenno -- di impazienza

"Madam Pomfrey ha detto che la cicatrice non è infettata, signore. Mi ha dato una lozione."

"Fammi vedere."

Harry alzò la testa alla fine, e si spostò i capelli dalla fronte.

Snape gli mostrò un ghigno. "Non la cicatrice. Lo so come è fatta. La lozione."

Arrossendo, Harry frugò nella sua borsa e gli consegnò il barattolo blu. Snape tolse il tappo e annusò il contenuto prima di annuire e di restituirlo a Harry. "Molto bene. Vedi di usarla come prescritto."

"Sì, signore."

Dopo un altro minuto con Snape che lo fissava mentre lui studiava il pavimento in pietra e provava a restare fermo, il professore spostò alcune pergamene sulla sua scrivania e disse in una voce perfettamente senza tono, "Ho una lista addizionale di regole per te. Il tuo comportamento ai pasti non è passato inosservato, neanche da quelli delle altre Case. Io richiedo che tutti i Serpeverde mantengano il proprio decoro, specialmente quando in tale ambiente."

Lo stomaco di Harry si strinse all'implicazione. Le persone parlavano di lui tutto il tempo, come se avesse fatto qualcosa da bambino, della quale non avesse memoria che valesse la pena di discutere, e lui sapeva che non ne valeva la pena. Ma se discutevano delle sue maniere a tavola invece... era nauseato. Con i Dursley come suoi unici modelli, e sostituti dei suoi genitori, come doveva sapere cosa fare, quando loro raramente gli permettevano di sedere con loro ai pasti?

La pausa fu così lunga questa volta, che Harry capì che avrebbe dovuto rispondere, ma non era stata davvero una domanda. Serrò la mascella e alzò la testa. "Sì, signore. Il Prefetto Flint mi ha menzionato prima il problema."

"Bene. Vedi di applicare queste regole, immediatamente." Snape gli consegnò la pergamena, e Harry fu infastidito nel trovare che la sua mano tremava.

"Sì, signore."

Il labbro di Snape si increspò visibilmente. "Non le hai ancora lette, Potter. Fallo ora, così che io possa rispondere ad eventuali domande che potresti avere."

Harry aveva sperato di mettere la lista via e di leggerla da qualche parte in privato, più tardi, ma sembrava che fosse destinato ad essere umiliato ancora. Bene. Esaminò il foglio, notando quanti fossero I "Non fare" in confronto ai "Fai" e il numero delle volte che la parola "orripilante" si ripeteva. Il sudore scorreva lungo la sua schiena, e le sue mani tremavano terribilmente alla fine. Fiocamente, con il sangue nelle orecchie, si accorse che la sua mascella era serrata, e provò ad allentarla prima di rompersi un dente.

"Devo spiegarti qualcuna di queste regole, Potter?"

Chiudendo brevemente gli occhi, costrinse la sua faccia in una maschera vuota. Il professore non avrebbe vinto, non lo avrebbe fatto vergognare ulteriormente vedendolo perdere il controllo. Quando poté parlare senza che la sua voce di rompesse, guardò Snape negli occhi. "No, signore. Sono molto chiare."

La faccia del Professore era vuota come la sua, senza accenno di derisione, nessun umorismo nei suoi confronti. Niente. La scena non cambiò per il tempo di un battito di cuore, o per un'ora, prima che Snape facesse un piccolo cenno. "Molto bene. Puoi andare."

Raccogliendo le sue cose rapidamente, Harry fuggì alla relativa sicurezza dei dormitori.

TBC . . .

A/N: Prossimo capitolo inizierà con questa punizione dal POV di Snape e andrà avanti da lì.
L'autrice vi ringrazia tutti! Vi adora... e anch'io!
Recensite numerosi.
Al prossimo capitolo!

Binns= Ruf
Madam Pomfrey=Madama Chips

Professoressa Sprout= Professoressa Sprite

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


bbs cap.6

Severus annuì, nonostante fosse certo che il ragazzo stesse mentendo. Bene. Ci sarebbe stato abbastanza tempo per scoprire perché esattamente. "Punizione alle 19, Potter. Per la mancanza di pigiama regolari."


Ad un minuto prima delle sette, un bussare risuonò alla porta dell'ufficio di Severus. Disse, "Entra," e dall'angolo dell'occhio, guardò il Moccioso Potter scivolare all'interno con un'espressione vuota, la stessa che aveva mostrato a colazione e a cena, le uniche volte in cui Severus lo aveva visto durante il giorno. L'espressione incuriosì Severus, se solo perché era sicuro che stesse mascherando altri, probabilmente molto più fastidiosi, sentimenti.

Senza alzare lo sguardo dai suoi compiti da correggere, mise quanto gelo poteva nella sua voce e disse, "Sei arrivato in orario per un pelo, eh?" solo per vedere come avrebbe reagito il Moccioso.

L'espressione del ragazzo non cambiò, nonostante Severus fosse sicuro di aver intravisto un accenno di qualcosa -- rassegnazione? Ribellione? -- nei suoi occhi. Era difficile dirlo senza guardarlo bene. Anche così, fu sorpreso dalle seguenti parole del moccioso. "Sì, signore. Scusi."

Puntando la sua penna d'oca ad una sedia di fronte alla sua scrivania, Severus disse, "Siedi," e fu egualmente stupito quando il Moccioso Che Continuava a SorprenderLo obbedì senza domanda, semplicemente unendo le proprie mani sulle ginocchia e sedendosi con la testa bassa, le spalle incurvate, quasi perfettamente fermo. Troppo fermo, davvero, per un undicenne. Severus era abituato a bambini che si agitavano, a ginocchia che rimbalzavano ed a scarpe che raschiavano. Non era abituato a bambini che sedevano immobili, specialmente senza che gli venisse detto.

Quando sentì di aver dato al ragazzo abbastanza tempo per affliggersi, Severus mise giù la penna d'oca, tappò il calamaio ed alzò lo sguardo. Aveva saputo che il ragazzo aveva tenuto lo sguardo sulle proprie mani, ma era proprio un' altra cosa vedere il capo piegato di fronte a lui. Cosa diamine stava succedendo qui?

Dov'erano l'arroganza ed i commenti beffardi? Dov'era quella spavalderia dei Grifondoro? Aveva creduto che il Moccioso l'avrebbe ancora avuta, anche se non era stato smistato nella Casa del padre. Era il ragazzo un codardo, allora? Era per questo che era stato smistato tra i Serpeverde? Scosse la testa. Tali pensieri non l'avrebbero portato da nessuna parte.

Una nota da Madam Pomfrey giaceva su un lato della sua scrivania, e Severus la picchiettò leggermente con l'indice, considerando le sue conseguenza. Come lei faceva sempre quando uno delle sue Serpi la andava a vedere, lo aveva avvertito del disturbo del bambino e lo aveva avvisato della sua successiva cura e di ogni necessaria terapia riabilitativa. Aveva anche menzionato che aveva osservato alcuni strani comportamenti nel ragazzo, e che era troppo magro per la sua altezza, che era anche sotto la media per la sua età. Nel processo del controllo dell'infezione della cicatrice, lei aveva fatto scivolare sul ragazzo alcuni altri incantesimi diagnostici, e quindi aveva determinato che Potter era malnutrito e disidratato, e che la prescrizione per i suoi occhiali non era corretta. Lei era quasi sicura che più ampie analisi avrebbero rivelato ulteriori abusi del corpo del ragazzo, ma che non le era "permesso" fare altro senza l'autorizzazione dei suoi tutori o del suo CapoCasa.

Aveva concluso la sua nota con un avvertimento -- o Severus si sarebbe occupato della condizione di Potter e le avrebbe dato l'autorizzazione che lei voleva, o lei sarebbe andata direttamente dal Preside con le sue scoperte e avrebbe richiesto a lui il permesso  per il completo controllo medico. L'avvertimento aveva irritato Severus più di ogni altra cosa, e se avesse ammesso di averne, avrebbe probabilmente ferito i suoi sentimenti. La Casa Serpeverde attraeva più della sua buona parte di studenti che provenivano da case meno che ideali*, e lui era sempre stato il primo sul posto per assicurarsi che ognuno di loro fosse tornato ad una situazione, per le vacanze invernali o estive, nella quale almeno non venisse deliberatamente ferito, e nella quale i suoi bisogni primari fossero soddisfatti.

E ancora, Poppy lo conosceva meglio di quasi chiunque altro, lo aveva conosciuto quando lui era stato uno studente, e conosceva la sua storia con James Potter e i suoi Malandrini, avendolo visto nelle sue cure spesso durante quegli anni. Era solo una delle poche persone - va bene, una delle sole due persone -- l'opinione della quale lui si fidava. Se lei aveva visto una buona ragione per mettere in dubbio la sua capacità o il suo desiderio di porre rimedio alla situazione di Potter... Bene.

Dato che Severus non aveva mai apprezzato  le intromissione del Preside con le sue Serpi, e dato che, senza contare i suoi sentimenti verso il ragazzo, Potter era un Serpeverde e quindi aveva un dovere verso di lui, era una scontata conclusione ciò che avrebbe fatto. La domanda era... come? Come avrebbe accennato alla situazione, quando tutto ciò che poteva fare era guardare il ragazzo e non volerlo buttare fuori dal suo ufficio.

Perchè il Moccioso La Cui Completa Esistenza Lo Tormentava doveva assomigliare così tanto a James?

"Sei andato in Infermeria," disse alla fine.

Il ragazzo non alzò lo sguardo. "Sì, signore."

"E?" Anche se le sue Serpi erano di solito i più reticenti di tutti, quindi era assicurato che lui avesse grande esperienza nell'arte di estorcere risposte dai riluttanti, ancora lui detestava quella pratica, e l'irritazione inasprì la sua voce.

Il ragazzo arretrò visibilmente al suo tono. Non molto, non abbastanza perché chiunque lo potesse vedere, ma Severus lo percepì, e archiviò quella reazione per ulteriore riflessione. "Madam Pomfrey ha detto che la cicatrice non è infettata, signore. Mi ha dato una pomata."

"Fammela vedere."

La testa di Potter si alzò, finalmente, e lui si spostò i capelli dalla cicatrice con un'espressione piuttosto strana.

Severus ghignò. Davvero, Potter pensava che Severus fosse un membro del suo fan club? "Non la cicatrice, lo so com'è fatta. La pomata."

Con le guance e le orecchie arrossate, il ragazzo frugò nella sua borsa dei libri e gli consegnò un barattolo blu. Severus tolse il coperchio, solo per assicurarsi di cosa contenesse prima di annuire e di restituirlo. Analgesico locale e anti-infiammatorio. L'aveva fatti lui stesso durante l'estate. "Molto bene. Vedi di usarlo come prescritto."

"Sì, signore."

Sopprimendo un sospiro, Severus guardò il ragazzo per ancora pochi minuti, dopo che lo sguardo di Potter era tornato al pavimento. Cosa avrebbe fatto? Alla fine, doveva ammettere che il comportamento del ragazzo turbava anche lui. Ma senza i dettagli della vita che Potter aveva condotto prima, non poteva davvero sapere niente, e preferiva molto di più lavorare da una posizione di forza mentre interrogava le sue più nuove serpi. Il gufo mandato agli zii di Potter in Surrey, per organizzare una visita a casa loro, non era ancora tornato, ed ancora era l'unico in ritardo. Questo fatto gli causava un po' di preoccupazione; anche se i Dursley si stessero prendendo il loro tempo per replicare, il gufo sarebbe già dovuto essere tornato. Ne avrebbe mandato un altro domani, se ancora non avesse ricevuto risposta.

Muovendo un altro foglio di pergamena davanti a lui, Severus ora dibattè sul darlo o meno al ragazzo. Se i sospetti di Poppy fossero stati corretti, avrebbe potuto fare più male che bene. Ma se non fosse così, se il ragazzo avesse semplicemente trascurato la sua stessa salute non mangiando propriamente, allora la lista avrebbe dovuto solo servire a ricordargli che qui non era un principino viziato. E, naturalmente, Severus si aggrappava caparbiamente alla sua razionalità piuttosto che a quella di Poppy. Per una cosa, aveva più senso. Sicuramente Albus si sarebbe assicurato che l'Eroe del Mondo Magico fosse cresciuto bene.

Una volta deciso, Severus disse in un tono omogeneo, "Ho una lista addizionale di regole per te. Il tuo comportamento ai pasti non è passato inosservato, neanche da quelli delle altre Case. Io richiedo da  tutti i Serpeverde il mantenimento del proprio decoro, specialmente quando si è in tale ambiente." E poi aspettò.

Ci fu una lunga pausa prima che Potter alzasse la testa. La sua mascella era impostata in una linea determinata che Severus dovette ammirare. "Sì, signore. Il prefetto Flint mi ha menzionato prima il problema."

"Bene. Vedi di applicare queste regole, immediatamente." Severus consegnò la pergamena, anche se quasi la ritirò quando vide quanto tremava la mano del ragazzo.

"Sì, signore."

Tentando ancora di provocare una risposta, Severus arricciò il labbro visibilmente. "Non le hai ancora lette, Potter. Fallo ora, così che io possa rispondere ad eventuali domande che potresti avere."

Guardò il ragazzo mentre leggeva la lista. La calligrafia di Miss Torrance era semplice da decifrare, ma Severus aveva rilevato gli sforzi più proletari del Signor Flint anche. Gli articoli includevano regole come "Non sgraffignare cibo dai vassoi, usa i cucchiai e le forchette provviste," e "Mastica con la bocca chiusa, dato che guardare cibo parzialmente digerito agitarsi nella tua bocca è disgustante," e "Non pulirti la bocca con la tua manica o altre parti dei tuoi vestiti." La faccia di Potter impallidì mentre leggeva la lista, poi si arrossò di nuovo, e le sue mani tremavano anche più forte quando finì.

Aspettandosi una esplosione di qualche genere dal figlio di James, Severus mantenne il suo tono calmo e disse, "Devo spiegarti qualcuna di queste regole, Potter?"

Il ragazzo chiuse gli occhi mentre il suo viso adottava lentamente quella maschera vuota. Severus attese, affascinato, finchè il ragazzo non ebbe riunito le sue emozioni per bene e non le ebbe viziosamente soppresse prima di incrociare incrociare finalmente il suo sguardo. La disperazione e la vergogna negli abissi di quegli occhi verdi gli disse di più di quanto volesse sapere su quanto fossero probabilmente corretti i sospetti di Poppy. Ma fu sorpreso, ancora, quando il ragazzo parlò distintamente, senza traccia del dolore che si nascondeva proprio sotto la superficie. "No, signore. Sono molto chiare."

Severus mantenne lo sguardo di Potter per un lungo momento e dovette combattere per trattenersi dal saziare la sua curiosità utilizzando la Legilimanzia sul ragazzo sul posto. Non avrebbe fatto bene a nessuno dei due in questo frangente. Ma sarebbe arrivato alla storia del ragazzo in un modo o nell'altro. C'era più di un modo per spellare uno Kneazle. Infine, diede a Potter un piccolo cenno. "Molto bene. Puoi andare."

Riunendo le sue cose velocemente, Potter lasciò la sua presenza, e Severus poteva a mala pena incolparlo. Era ben passata la mezzanotte prima che ritornasse ai suoi quartieri, e non poteva ricordare molto dei saggi che aveva valutato... che era probabilmente una bene.

Nessun allarme suonò quella notte, grazie a Merlino --non sarebbe stato responsabile delle sue azioni se avessero suonato -- e si svegliò più rinfrescato di quanto fosse stato da prima di Settembre. Durante la colazione, guardò come Potter seguiva meticolosamente e scrupolosamente le nuove regole, ma il ragazzo era molto più rigido di quanto fosse stato ai pasti precedenti. Vicino a lui, il giovane Malfoy gli lanciava strani sguardi mentre portava avanti da solo il peso della loro conversazione, e Severus non mancò gli sguardi francamente scrutatori di Nott.

Come la gufo-posta arrivò, Severus guardò il Moccioso ricevere la sua recentissima lettera. Potter lesse l'ordine di presentarsi da Madam Pomfrey per un completo controllo e impallidì, poi ripose la pergamena nella sua tasca. Diversamente dal giorno prima, non andò immediatamente in infermeria, invece si versò ancora succo. Molto bene, se era disidratato come Poppy credeva. Ma quando rimase lì per tutto il resto del pasto, ad aspettare che i suoi compagni di anno finissero così che potessero andare alla loro prima lezione insieme, Severus fece una smorfia. Perchè il moccioso aveva deciso ora di cessare di obbedire?.

Ancora aggravato ore dopo, quando seppe da Poppy che Potter non era ancora tornato a vederla, Severus mandò un'altra nota a pranzo, assegnando al ragazzo ancora un'altra punizione per quella sera. Se avesse continuato così, avrebbe passato con il Moccioso ogni notte dell'intero quadrimestre! L'idea lo nauseò molto.

Al tavolo dei Serpeverde, il Moccioso ghermì la nuova nota in una mano dalle nocche bianche, e lanciò un sguardo pungente al Tavolo Principale, specialmente a Severus. Ma Severus alzò semplicemente le sopracciglia in risposta.

Gli occhi di Potter si spalancarono, e lui ....., verso il Preside, o forse Hagrid, e all'improvviso si ghermì la sua cicatrice mentre il colore spariva dalla sua faccia. Accigliandosi profondamente, Severus osservò il ragazzo mentre entrambi Malfoy e Nott si sporgevano in modo sollecitante e il Moccioso li mandava via. Il dolore doveva essere diminuito velocemente, perché un momento dopo, Potter aveva rimosso la sua mano ed era arrossito con imbarazzo -- probabilmente per aver dato spettacolo di sé ancora -- ed era tornato al suo pasto, anche se spostava semplicemente il suo cibo invece di mangiare veramente qualcos'altro.

Sopprimendo un sospiro, Severus ignorò il balbuziente Professor Quirrell accanto a lui e lasciò la Sala Grande. Prima che arrivasse la sua prossima lezione, mandò una seconda lettera ai Dursley ed annotò un paio di note nei file che teneva per ognuno dei suoi studenti. Il resto del giorno passò più velocemente di quanto gli sarebbe piaciuto, dato ciò che aveva ad aspettarlo dopo cena, anche se la sua prima lezione di NEWT* con quelli del settimo anno alleviò un po' il fastidio.

Quando Potter arrivò, puntuale come sempre, lasciò che il ragazzo si sedesse e si affliggesse ancora di fronte a lui, mentre finiva di correggere i suoi ultimi compiti estivi.

Quando mise giù la penna d'oca, osservò il ragazzo per un altro minuto, considerando l'espressione caparbia, e la tensione delle strette spalle. "Sei stato in Infermeria, Potter?"

"Sì, signore," venne la risposta, un po' scontrosa nella sua opinione.

"Oggi?"

Il capo del ragazzo si alzò e non c'era dubbio dell'insubordinazione che brillava in quegli occhi verdi. "No, signore."

Bene. Severus si alzò. "Allora faremo questa gita oggi. Andiamo."

Con gli occhi che si spalancavano, Potter non fece mossa di alzarsi, ma scivolò più indietro che poteva mentre rimaneva sulla sedia. "No, signore."

"Scusami?"

"Io... Io ho detto, no, signore. Non ho bisogno di, come lo chiama, un controllo? Sto bene. Davvero."

"Potter." Severus fissò la sua espressione sulla pietra. "Alzati in questo istante; non tollererò la tua insolenza. Come tuo CapoCasa, io deciderò come tu passerai la tua punizione, e questa volta, sarà in Infermeria." Fece una pausa e poi continuò nel suo più setoso tono, quello che incuteva anche ad alcuni dei suoi colleghi attacchi di paura. "Non costringermi a trascinarti per i corridoi."

Il ragazzo deglutì, ed occhieggiò la porta come se stesse soppesando le sue opzioni. Erano, certamente, poche. Fingendo di muovere delle cose, Severus fece un passo verso di lui, alzando una mano come se stesse per afferrarlo per i colletto, ed il ragazzo balzò via dal suo posto. Le mani di Potter si alzarono come in supplica e lui corse verso la porta. "Va bene, va bene. Mi dispiace..."

Severus lo seguì fuori, pronto ad afferrarlo se il ragazzo fosse scappato, e fecero il tragitto verso il dominio della Pomfrey.

TBC

---


NEWT=MAGO (esami del settimo anno ad Hogwarts)
*
Persefone Fuxia, credo che ora la frase si capisca... avevo dimenticato un verbo... se ancora non è comprensibile dato che la trovo un po' intrecciata, fatemi sapere!

PROSSIMO CAPITOLO:  visita in Infermeria... uno dei miei capitoli preferiti!

Lo so, lo so.... NON UCCIDETEMI!!! Avevo bisogno di una pausa! L'ho fatto tutto in una settimana, giuro che ho lavorato tantissimo!Tradurre dei capitoli di questa lunghezza è davvero un lavoro infinito! Grazie a tutti quelli che hanno commentato! Recensite numerosi!

ps. controllerò gli errorì stasera o domani ma se li trovate fatemelo sapere per recensione!

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


bbs cap.7


Severus lo seguì fuori, pronto ad afferrarlo se il ragazzo fosse scappato, e fecero il tragitto verso il dominio della Pomfrey.

Facendo da guida, Harry camminò impettito verso l'Infermeria, sapendo di essere in un mondo di guai e desiderando di avere il coraggio di scappare e basta. In verità, la sola cosa che gli impediva di farlo era sapere che sarebbe probabilmente stato espulso e poi sarebbe dovuto tornare dai Dursley.

Quale diavolo era il problema di Snape, comunque? Harry non gli aveva fatto niente -- non lo aveva neanche a lezione per un altro giorno o due -- e ancora, il professore sembrava odiarlo davvero e volere rovinargli la vita. Harry aveva sperato che essere nel mondo magico sarebbe stato meglio che stare con i Dursley, ma finora, era stato molto deluso da Hogwarts. Assomigliava troppo a Little Winghing, dove tutti sembravano non avere simpatia per lui per nessuna ragione o, come i suoi parenti, semplicemente detestarlo.

Ed ora veniva trascinato a visitare l'infermiera della scuola, e avrebbe dovuto mentirle per mantenere i propri segreti. L'ultima cosa che voleva fare era divulgare i suoi segreti di fronte a Snape! 

Troppo presto furono arrivati, e Snape lo superò per aprire la porta, che tenne aperta perché Harry entrasse. Non del tutto sicuro di cosa aspettarsi -- un gioco preferito di Dudley era stato proprio fare questo, e poi dare un ceffone a Harry sulla testa mentre passava -- Harry si abbassò un poco mentre entrava nella larga stanza. Snape gli fece una smorfia però, e Harry si mosse un po' più veloce, per toglierglisi dai piedi.

Madam Pomfrey stava camminando verso di loro, prima che loro avessero fatto un passo o due nel suo regime. "Ah, bene, Signor Potter. Sono contenta che tu abbia deciso di tornare così puntualmente."

Dato che Harry non aveva proprio deciso niente, non disse nulla, scrollò solo un po' le spalle.

"Bene, Andiamo dietro la tendina, allora," disse lei, e fece un gesto verso una tenda mobile che nascondeva un letto nell'angolo vicino al suo ufficio. "Rimani in mutandine, per favore."

Harry scosse la testa. Questo era troppo. "Sto bene, Madam Pomfrey. Non ho bisogno di nessun controllo o niente."

"Non sono d'accordo, Signor Potter, e il tuo CapoCasa ha dato il permesso per l'esame. Ora, dietro la tendina."

Il suo CapoCasa.... Harry fulminò Snape ancora, arrabbiato ed imbarazzato e non nell'umore per un'ulteriore umiliazione. "Non può farlo, signore. Non è suo compito dare a chiunque permesso su di me."

Snape gli fece un ghigno e si avvicinò, così che Harry potesse sentire il suo fiato sulla sua faccia. Strano, odorava di menta; si era aspettato vecchi calzini. "Ho il dovere su tutti gli studenti nella mia cura, Potter, di assicurmi che stiano bene nella mente e nel corpo. Tu sei malnutrito e sottopeso, ed è il mio lavoro assicurarmi che non ci sia nient'altro con un esame fisico."

Scrollando la testa ancora, Harry si allontanò da lui. "Io non mi spoglio per nessuno!"

"Ti assicuro, Signor Potter, che non hai niente che io non abbia visto prima," disse la medi-maga. Lei lo fermò mentre lui cercava di scappare, e lo manovrò verso l'area della tendina.

"E io ti assicuro che rimarremo tutti qui in questa infermeria, fino a quando non ti sottometterai all'esame," si intromise Snape. "Vorrei ricordarti che ho modi migliori per passare il tempo. Non obbligarmi a mostrarti l'errore di trattenerci qua troppo a lungo."

Harry impostò la mascella. "Non vi farà nessun bene, sapete. Finirete solo nei guai."

"Di che cosa stai parlando?" chiese Madam Pomfrey.

"Se lo dite. A nessuno importerà, così vi metterà solo nei guai. Lasciatemi solo tornare al mio dormitorio, e ci dimenticheremo che questo sia mai accaduto, va bene?"

Un oscuro sogghigno da Snape fece rimanere Harry a bocca aperta. "Non pensare di incantarci così, Potter. Vai dietro la tenda. Ora!"

Bene, okay. Li aveva avvertiti. Ora era affar loro, e non più una sua preoccupazione. Almeno, non fino all'estate quando sarebbe dovuto tornare dai Dursley. La rabbia gli velocizzò i passi mentre andava dietro la tenda, e gli fece difficile sbottonarsi la divisa, e la camicia. Stava lavorando sulla rimozione delle scarpe quando la voce di Madam Pomfrey gli arrivò da piuttosto vicino.

"C'è una camicia da notte sul letto, Signor Potter. Una volta che sei in mutande, mettila per favore."

"Sì, signora," disse automaticamente e poi fece come gli era stato detto. Era grande per lui, anche se la taglia dentro diceva "small," e lui se la riavvolse attorno al torso due volte e ci coprì le ginocchia prima di spingersi sul letto. "Okay," disse alla fino, e si maledì la voce per aver tremato. "Ho fatto."

"Eccellente." Madam Pomfrey mise la tendina da parte solo abbastanza per entrare, e perché Harry intravedesse la figura di Snape che aspettava dall'altra parte, prima che lei la chiudesse. Sarebbe davvero rimasto per tutto il tempo?

"Ora, come sta quella cicatrice oggi?" lei chiese e gli alzò i capelli che gli coprivano sempre la fronte così che potesse vederla. "Hai usato la lozione che ti ho dato?"

"Sì, signora."

"Bene." Le sue dita erano leggere mentre toccavano la pelle vicina alla cicatrice, e lei annuì. "Sembra molto migliorata. Ora, mento all'insù e via gli occhiali, così posso dare uno sguardo ai tuoi occhi. Quand'è stata l'ultima volta che hai fatto controllare i tuoi occhi, Signor Potter?"

Mentre parlava, muoveva la bacchetta in strani cerchi e movimenti, e la sua domanda lo prese alla sprovvista. "Ehm... Io non mi ricordo."

"Un anno fa?" lei chiese per aiutare. "Due?"

Harry scrollò le spalle. Erano passati quesi sei anni, ma dannato lui se l'avesse detto.

"Su dai, Signor Potter, smettiamola di fare così, va bene? So che la prescrizione è fuori data, così puoi rispondere a queste domande ora, così, o risponderai dopo, quando dovremo chiamare gli specialisti."

"Specialisti?"

"Esatto. Non immagini di essere il primo bambino riluttante a parlare della propria storia medica, vero? Abbiamo un contatto con i Servizi Sociali dei Bambini Magici, che sarebbero solo felici di venire a passare un po' di tempo con te." Madam Pomfrey gli sorrise benevolmente, ma lui lo vide per cosa era. Lei era una grand manipolatrice.

"Ancora non vedo perché --"

"Voglio metterti a tuo agio, Signor Potter,"  disse lei, e lui quasi le credette. "Ma sono preoccupata per la tua salute e per il tuo benessere. Sarebbe molto più semplice se tu fossi sincero con me dall'inizio."

Harry deglutì, ricordando come era stata gentile con lui il giorno prima, con la lozione e tutto. Non poteva ripagare quella gentilezza con le bugie, non tutto il tempo comunque. Lasciò uscire uno sbuffo. "Bene. Sono passati sei anni. Avevo appena iniziato le elementari."

"Grazie," disse, e sembrava sincera. "Ora, posso dare ai tuoi occhiali la corretta prescrizione in un attimo, e tu dimmi quanto bene puoi leggere questo foglio..."

Provò i suoi occhiali migliorati ed annaspò, era tutto così chiaro. Eccitato, recitò le lettere del foglio, fino all'ultims riga. "Grazie," disse sinceramente.

Lei lasciò perdere il ringraziamento. "Ora che ci siamo occupati di questo, voglio che tu mi dica come sei riuscito a rompere tante delle tue ossa."

Ci fu un crepitio di vestiti -- come una tunica -- dall'altra parte della tenda, ma Harry non gli prestò attenzione mentre urlava, "Cosa?"

"Dalle mie letture, vedo che negli ultimi dodici mesi, ti sei rotto il polso sinistro una volta, il tuo naso due volte, e la clavicola tre volte. Per favore dimmi come."

"Sono sbadato," disse immediatamente. "Cado sempre."

"Mm-hm." Lei gli lanciò uno sguardo penetrante. "Ora, che ne dici della verità?"

Sapeva leggere la mente? si chiese. O usava la magia per sapere quando qualcuno le mentiva? Se così, era in ancora più guai di quanto si era aspettato. "Finisco in un sacco di risse," disse in modo accorto. Era la verità, in qualche modo.

"Oh? Con chi?"

"Lo sa," disse, scrollando una spalla. "Altri ragazzi."

"Mm-hm." Stava iniziando ad odiare quel suono. "Chi?"

"Vuole i loro nomi?"

"Non subito," disse lei. "Ma dimmi, erano nella tua classe a scuola, o nel tuo vicinato... Per favore, sii specifico."

Harry chiuse gli occhi. Stava andando di male in peggio. "Sì, erano nel mio vicinato, e nella mia scuola." Fece una pausa, e la sbirciò, e lei gli lanciò quello sguardo ancora, e lei aggiunse velocemente, "E uno di loro è mio cugino. Per la maggior parte, sono Dudley e i suoi amici."

"Vedo."

"Ma va bene. Voglio dire, non è niente di che."

"Mm-hm." Lei agitò bacchetta un po' di più. "E non le hai mai fatte sistemare propriamente?"

"Scusi?"

"Le ossa. Sei stato cresciuto da Babbani, corretto? E non sei mai andato da un Guaritore Babbano a farti sistemare le ossa così che guarissero propriamente."

"Ummm." Harry abbracciò la stoffa fina della camicia più stretta a sè. Cosa importava se aveva sempre dovuto occuparsi di se stesso da solo? Non è che qualcun altro l'avrebbe fatto.

"Quella risposta è abbastanza, immagino." Per la prima volta, lei prese un portablocco e vi annotò qualcosa in fretta. "Voglio che tu mi dica delle tue abitudini alimentari, quando eri a casa."

Harry si accigliò. "Tipo cosa mi piace mangiare?"

"No. Più che altro, quanto spesso mangiavi, e quali tipi di cibo mangiavi. Nutrizionalmente."

"Non lo so. Roba normale, immagino." Questo stava scivolando troppo vicino a quell'orrida lista di regole che Snape gli aveva dato l'altra notte. Anche pensare alla lista gli faceva venire voglia di urlare.

Madam Pomfrey sospirò. "La verità ora, Harry, per piacere."

Digrignò i denti. "E se non volessi dirla?"

"Maniere, Potter," abbaiò una voce dall'altra parte della tenda, e Harry saltò, essendosi quasi dimenticato che Snape era lì. "Attento all'insolenza."

Qualcosa dentro di lui scattò, e lui saltò giù dal letto e raccolse i suoi vestiti dal pavimento dove li aveva lasciati. "Non lo farò, io non... non mi sottopongo più a questo. Non potete costringermi."

Snape sorpassò la tenda come un demone. Il suo cipiglio avrebbe potuto spaventare i demoni. "Posso e lo farò. Torna su quel letto."

Harry scosse la testa, e provò a scappare. Questo era stupido e surreale e non l'avrebbe più sopportato!

Ma Snape lo prese per il braccio mentre lui lo raggirava, e lo fece girare così che si trovarono ancora faccia a faccia. "Non sto giocando qui, Potter. Rimarrai qui finchè non ti sarà permesso andare."

Tirare il braccio -- lo stesso che Snape aveva afferrato per trascinarlo fuori dalle docce prima -- si dimostrò inutile, ma dannazione faceva male! Non potè sopprimere un sussulto come le dita ossute dell'uomo si premettero sui lividi già presenti, e quando l'altra mano di Snape si alzò, lui si abbassò di riflesso, ma il professore prese solo l'altro suo braccio in mano, e lo alzò per rimetterlo sul letto d'ospedale.

"Professore," disse Madam Pomfrey. "Sono sicura che il Signor Potter starà bene se lo lascia ora."

"Naturalmente," disse lui, e rilasciò Harry, facendo un passo indietro solo abbastanza per bloccare l'unico punto di fuga di Harry e incrociando le braccia sul proprio petto. "Prego continua."

Madam Pomfrey prese i vestiti dalle mani di Harry e li posò delicatamento nel letto accanto a lui. Le sue scarpe erano ancora sul pavimento; se fosse scappato, sarebbe dovuto tornare nei sotterranei a piedi nudi. "So che questo deve essere piuttosto spaventoso per te," disse lei, e Harry distolse lo sguardo e scosse la testa, "Ma è davvero per il tuo bene."

Harry non si disturbò a correggerla. Perché avrebbe dovuto importargli ancora? Non poteva scappare, non importava cosa avesse fatto. Con la voce bassa, disse. "Bene. Mangiavo ciò che rimaneva. E solo se le mie faccende erano finite."

"Ciò che rimaneva da cosa?" chiese lei in modo calmo.

"Da quello che mangiavano loro, i Dursley, voglio dire. Se c'erano avanzi, e se avevo fatto bene le mie faccende, allora potevo mangiare."

"E questo accadeva spesso?"

Harry sospirò. Hai fatto trenta, fai trentuno... "Mangiavo quasi tutti i giorni. D'estate, quando lavoro fuori, è facile riempirsi d'acqua dal tubo così non mi viene fame."

"Vedo." Lei annotò qualcos'altro nel suo portablocco. "Quanto andavi d'accordo con i tuoi amici a scuola?"

"Non ne avevo."

"Nessuno?"

Harry scattò, "Non potevo, no? Con Dudley che minacciava chiunque parlava con me."

"Va bene. E hai mai fatto uso di droghe o alcol?"

"No!" Che tipo di stupide domande erano questo comunque?

"Calma, Harry. Ho quasi fatto."

Bè, grazie a Dio. "E poi posso andare?"

"Certo. Solo un altro paio di domande. Quanto ti senti al sicuro a casa?"

Harry si accigliò. "Al sicuro? Non lo so. Comparato a cosa?" Fu quasi sicuro di aver sentito uno sbuffo o qualcosa da Snape, ma quando lanciò uno sguardo all'uomo, la sua faccia era imbronciata come mai.

"Comparato a, diciamo, quando eri alla scuola elementare, o qui."

Lui le studiò il viso per un minuto e poi' scrollò le spalle. "Sono più al sicuro qui," ammise e ghignò. "Sa. Non c'è Dudley."

"Ti preoccupi di restare da solo con lui?"

"No. Mi preoccupo di stare da solo con lui e i suoi amici." Scrollò ancora una spalla. "Sono più grossi di me. Io sono più veloce, però."

"Va bene allora. Sdraiati sul letto ora, abbassiamo la camicia fino ai tuoi fianchi, esatto caro."

Harry eseguì, sdraiandosi, sentendosi nudo nonostante la camicia, e sentendosi male allo stomaco. Le sue costole erano costellate di lividi, e le sue braccia facevano pensare che qualcuno avesse reso "l'afferrarlo con forza" uno sport nazionale. Aveva anche parte di un'impronta di una mano attorno al collo, da quando suo zion lo aveva strozzato un po', l'ultima volta in cui aveva dimenticato di sfoltire le rose propriamente.

"Dimmi se qualcosa fa male, va bene?" chiese Madam Pomfrey, e iniziò a fare pressione sulle parti del suo petto e del suo stomaco con i suoi polpastrelli. Lui non disse niente, ma non potè evitare di sussultare alcune volte quando lei toccò le aree più delicate. "E se potessi girarti sullo stomaco..."

Ancora una volta obbedì, seppellendo la testa nel cuscino come il calore lo attraversò. Provò a restare più fermo possibile, sperando che finisse presto. Quando lei fece pressione su una parte del fondo della schiena, lui urlò e si scansò.

Lei gli diede una delicata pacca sulla schiena. "Le mie scuse, Signor Potter. Abbiamo finito per ora. Puoi vestirti mentre preparo alcune pozioni per te."

Respirò un "Grazie", non essendo sicuro di poter fare molto di più. Mentre si sedeva dritto, intercettò gli occhi di Snape, e fu turbato dallo sguardo di franca speculazione che ci vide. Poi entrambi loro lasciarono l'area separata, così che lui potesse vestirsi, cosa che fece in fretta.

Quando uscì da dietro la tenda, i due erano riuniti, vicino all'armadietto delle pozioni di Madam Pomfrey, ovviamente parlando, ma non riuscì a sentire cosa dicevano.

"Posso andare ora?" Guardò Snape. "Signore?"

Snape rivolse il suo scuro sguardo a Harry ed agitò la bacchetta in un rapido arco. "Tra un momento. Vieni qui, per favore."

Harry non potè evitare di trascinare i piedi, ma una volta che arrivò dal suo CapoCasa, l'uomo gli passò semplicemente una pozione. "Bevila."

Era blu e sembrava viscida. Harry la annusò e quasì soffocò.

"Bevila, Potter," lo avvertì Snape. "E' un supplemento nutrizionale. Ne prenderai un'altra dose al mattino, e tutti i giorni a venire a colazione."

Harry fece una smorfia e poi si tappò il naso e tracannò la disgustosa bevanda. Il sapore era peggiore dell'odore. Soffocò un poco, ma riuscì ad evitare che tornasse sù.

"E questa," disse Snape, consegnandogli una tazza di metallo con un liquido chiaro che la riempiva a metà. "Per le tue ossa."

Con un sospiro Harry bevve anche quella, con altre due che Madam Pomfrey gli diede -- una per i suoi reni ammaccati e una per le sue "contusioni," qualunque cosa fossero -- finché si ritrovò a nuotare nelle pozioni. Infine, fu autorizzato ad andarsene, con severe istruzioni di tornare venerdì per un altro controllo.

Anche se era entusiasta di essere libero, dovette ammettere che si sentiva meglio di quanto si era sentito in molto tempo, quasi privo di dolore. Era una bella sensazione, anche se sapeva che non sarebbe potuto sfuggire da un mondo di dolore quando la scuola sarebbe finita.

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