The Seventh: Hellraiser

di Evilcassy
(/viewuser.php?uid=5611)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Hide and Seek ***
Capitolo 3: *** Clash and Burn ***
Capitolo 4: *** Flesh and Bones ***
Capitolo 5: *** Evolutions and Revolutions ***
Capitolo 6: *** Assets and Arrests ***
Capitolo 7: *** Stop and Stare ***
Capitolo 8: *** Break Down and Resolve ***
Capitolo 9: *** Downfalls and Upsets ***
Capitolo 10: *** Enter Burglar ***
Capitolo 11: *** Coming to the Jungle ***
Capitolo 12: *** Devils and Bust ***
Capitolo 13: *** Another One Bites the Must ***
Capitolo 14: *** Born to Lie ***
Capitolo 15: *** Smoke on the Slaughter ***
Capitolo 16: *** The Ring of Dust ***
Capitolo 17: *** Galway Lay ***
Capitolo 18: *** Get up, Broil Up ***
Capitolo 19: *** Only Kingston For A Day ***
Capitolo 20: *** Striking the Balance ***
Capitolo 21: *** Balancing the Strike ***
Capitolo 22: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


The Seventh:

 

The Seventh:

Hellraiser

 

        Prologo

 

 

“La Vita appartiene ai viventi, e chi vive deve essere preparato ai cambiamenti.”

[Johann Von Goethe, Gli anni di Pellegrinaggio di Wilhelm Meister]

 

 

 

Data Terrestre: 26 Marzo 2014

 

Nuovo Bifrost, Asgard.

 

L'arrivo di Thor e Sif è annunciato dal rumore dei cavalli, lanciati al galoppo sul Ponte. Il Guardiano li saluta chinando il capo e muove un passo in avanti, quasi a sbarrare l'entrata al Bifrost: “Le Norne hanno richiesto la presenza del Re solo, sono spiacente ma non posso farvi discendere le radici dell'Yggdrasil."

"Non mi stupisco, le Norne non hanno mai accettato sovranità al di fuori di quella di Odino, tale è alta la considerazione che hanno del suo giudizio. Tuttavia, non posso esimermi dall'esserne inquietato: sono passati millenni dall'ultima volta che hanno chiesto udienza.” Heimdall fa spazio a Thor ed il principe varca la porta “Come Erede di Asgard, non posso permettermi dall'essere escluso dal conoscere il loro vaticinio."

"Ti prego, Thor, non chiedemelo: ben sai l'obbedienza che porto al Re."

"Né ti chiedo di venire a meno del tuo voto, Guardiano. Le Norne han richiesto la sola presenza di Odino, corretto?" Tra il pavimento del Bifrost e l'incavo che custodisce la Spada del Guardiano si è aperta una profonda fessura, in cui scendono a perdita d'occhio ripidi gradini disegnati da fili argentati. Thor osserva il Guardiano, che non può fare a meno che annuire: "Ebbene, non hanno parlato di poter restare al limite ed ascoltare, vero?"

"Thor, questo è..."

Con una mano sulla sua possente spalla, Sif lo rassicura con un sorriso: "Un cavillo, Heimdall"

 

 

 

Manhattan, New York City, Terra.

 

"Tesoro, Tesoro, l'importante è che tu stia calma e respiri. Dentro, fuori. Dentro, fuori, come ti hanno insegnato al corso. Ti ricordi il corso, vero? Quello dove ti hanno fatto spegnere il cellulare e per poco non impazzivi, quello che mi hai proibito di frequentare con te perché dimostravo poca empatia ed ero irritante, quello a cui ti ha accompagnato Bruce, così che mezza stampa scandalistica internazionale ha ipotizzato fosse lui il padre naturale di nostro figlio e l'altra metà che tu fossi solo l'utero in affitto per me e Bruce. Ti ricordi vero? Dentro, fuori. Inspira, Espira. Profondamente. Vieni tesoro, prendiamo la Ferrari, sarà divertente raccontare al bambino che mi hai rovinato gli interni di pelle perdendo le acque. Il ritorno lo faremo con un'altra auto, se lo vuoi anche una limousine così imparerà subito che lo stile conta tantissimo nella vita di uno Stark. Mettiti le cinture e respira. Inspira, Espira, Inspira, Espira: come faccio io. Brava, continua così. Ti amo, lo sai? E voglio che tu stia tranquilla, perché in fondo anche se Howie sta arrivando in anticipo di qualche giorno andrà tutto bene, ed ho già avvisato l'ospedale – il St.Luke - Roosvelt, come volevi tu amore – ed è già tutto pronto e avremo una suite bellissima, che Howie deve imparare sin da subito che noi possiamo permetterci tutto questo e che possiamo anche cambiare gli interni della Ferrari, o cambiare direttamente la Ferrari. A proposito non ricordo se hai deciso poi che regalo vuoi per la nascita del bambino, se il braccialetto di Tiffany o gli orecchini di Cartier, ma se accetti il suggerimento, fossi in te opterei per una Ferrari nuova perché questa ormai ha gli interni da buttare. Come sei silenziosa amore, non ti lamenti neppure perché guido come un pazzo e ho già bruciato tre semafori, meno male che sono le quattro di mattina e non c'è traffico. È perché stai respirando vero? Brava. Dentro. Fuori. Inspira, Espira. Facile, vero? Sono emozionato, mi domando a chi assomiglierà. Ieri sera con Bruce facevamo varie ipotesi basate sui rispettivi patrimoni genetici, c'è anche una piccola possibilità che venga fuori con i capelli rossi. Mi piacerebbe sai? Una piccola birba con i capelli rossi come i tuoi e... Va bene, a questo semaforo mi fermo. Tesor-" Voltandosi verso il sedile del passeggero, Tony sbarra gli occhi, aggrotta la fronte e poi si gratta il pizzetto confuso. "Tu non sei mia moglie. Credo."

Bruce, in pigiama e occhiali storti, sospira: "È quello che sto cercando di dirti, dal garage. Ma hai la pessima abitudine di non farmi parlare e-"

"Ma se tu non sei mia moglie, ed io stavo accompagnando mia moglie, ora mia moglie dov'è?"

Un’auto scura li affianca e si ferma, il finestrino dell’autista scorre verso il basso: Happy Hogan è sudato e ha le vene del collo ingrossate; urla qualcosa di molto simile ad un Capochecazzofai, poi scende, apre la portiera del passeggero ed aiuta Pepper.

"Amore, Amore, scusami, mi sono confuso. E Bruce non diceva niente e..."

"Non mi lasciavi parlare! Pepper non è colpa mia, credimi!"

"Lascia perdere, lascia perdere. Portami solo all'ospedale, ne parliamo dopo."

"Capo, va tutto bene, ho anche preso il seggiolino e la valigia ed il numero di telefono di quella tata svedese con le gambe chilometriche che è venuta a fare il colloquio la settimana scorsa."

"Amore, siediti, calma, tesoro. Brava, mettiti le cinture. Questa è da raccontare ad Howie, sono sicuro che riderà tantissimo, quando capirà qualcosa. Ora andiamo: respiriamo insieme. Inspiriamo ed Espiriamo, Inspiriamo ed Espiriamo. Perché Happy ci insegue facendoci segno di fermarci?"

"... La valigia ed il seggiolino!" Geme Pepper cercando di trovare una posizione più comoda. "Oh! Tony, mi si sono rotte le acque!"

 

"Tesoro, eccomi. Ho recuperato tutto, tranne il numero della Tata Svedese, che mi sembrava più utile ad Happy, in questo momento."

"Tu dici?"

"Sì, dico. Possiamo andare. E respirare. Andare e respirare, andare e... Pepper, perché c'è un elicottero sopra di noi che ci illumina?"

"Beh, ecco... le ragazze mi avevano detto di avvisarle, quando sarebbe venuto il momento..."

"Quindi ora siamo scortati dalla Contraerea di Pepper?"

 

Palazzo Reale, Limbo, Inferno.

Il bagliore che proviene dalla Voragine è da mesi più intenso del solito. "Non lo reputi un buon segno. È

così, Amon?"

Appoggiato alla balaustra, il Re del Sottomondo rivolge uno sguardo alla moglie che si avvicina: "Non ti nascondo una certa inquietudine. Il fato del Limbo è appeso al filo delle alleanze che si muovo nei Gironi. Senza il potere della Gemma dell’Anima a garantirci protezione, non è più tempo di dormire sonni tranquilli. Ancora non mi capacito di come Odino abbia potuto negare lo scambio. Gli stavo porgendo l’anima della sua Regina, di sua moglie!” Accarezza la guancia perfetta di Erszebet ed intreccia le dita con i suoi capelli: “Io non avrei esitato un secondo, pur di riaverti.”

“Odino è un Re stanco, che ha commesso troppi errori. Il suo timore è di compierne altri ben più gravi. Non devi credere che questa decisione non sia stata dura: ha privato i suoi figli della loro madre, e sé stesso della compagna, spalla e sollievo della sua vecchiaia.”

“Ne sei certa?” Erzebet annuisce ed Amon sospira, tornando a rivolgere lo sguardo verso la Voragine: “Ad ogni modo, laggiù qualcosa si muove. Demoni d’alto rango già tramano per coprire il trono che presto o tardi lascerò. Chi vincerà la partita, si guadagnerà un diretto passaggio nell’Altra Dimensione, non posso essere certo della continuità della protezione che fornisco al Mondo dei Vivi.”

“Perché lasci il trono senza eredi.” La donna distoglie lo sguardo: "E questo solo per colpa mia."

"Non ti angustiare, sapevo a cosa andavo incontro sposandoti. E ad ogni modo, c’è pur sempre mia cugina…”

"Addison? Tu vedi davvero GreyRaven al tuo posto? Non ne è neppure interessata: piuttosto che sedere sul trono del Limbo lo venderebbe al miglior pretendente tra i demoni."

"Che esagerazione! Prima o poi sarà costretta dagli eventi a scendere a patti con la sua vera natura e lasciare il Mondo dei Vivi a favore di questo, è solo questione di tempo."

"Ne sei certo?"

"Per quale altro motivo avrei riportato indietro anche il suo caotico amante, se non per sconvolgerle la vita?” Porgendo il braccio alla sua sposa, Amon si incammina verso l’interno del Palazzo: “Ci sarà utile, vedrai. In un modo o nell'altro le azioni di Loki si ripercuoteranno su Addison. Il Caos ha un modo tutto suo di azionare gli ingranaggi, eppure i denti si incastrano sempre alla perfezione creando il moto perpetuo del Fato. Sono quasi certo che sarà addirittura divertente."

 

 

 

Bassa Foresta Occidentale, prossimità dell'Hvergelmir, Nifleheim.

 

I tre cuccioli della lupa sono nati: piccoli salsicciotti grigi e ciechi, che succhiano avidi il latte leccati amorevolmente dalla madre. Aveva guaito a lungo, nel suo giaciglio vicina al focolare, in un modo che a Loki aveva fatto stringere lo stomaco in una morsa d'angoscia per la sorte della sua compagna. Le era stato per tutto il tempo accanto, accarezzandole la pelliccia e cercando di tranquillizzarla. Poi i piccoli erano usciti, uno dopo l'altro e lei si era messa a scodinzolare, stremata e felice, attendendo che i suoi piccoli si addormentassero dopo la poppata per avvicinarsi e mangiare la carne che le ha messo nella ciotola.

 

Seduto a gambe incrociate, Loki svolge lentamente l'involucro di pelliccia in cui ha avvolto il cuore del gigante e lo alza verso il fuoco per guardarlo meglio, come fa continuamente da quando l'epidermide rossa della carne si è seccata ed ispessita.

Quando lo tiene tra le mani sente qualcosa muoversi dentro: Il cuore di Angrboda ora è un uovo, e Loki non ne ha idea di cosa possa contenere.

Da quando l'ha raccolto, quel pezzo di carne è stato un enigma indecifrabile. Non riusciva a trovarne una utilità, eppure percepiva la magia comporre quelle cellule sanguigne.

Poi, un mattino bigio, era tornato nella grotta dopo aver passato una notte con Addison: aveva addosso il suo profumo e sulle labbra il suo sapore, un capello castano impigliato tra i lacci della casacca e l'animo diviso tra l’appagamento di aver trascorso qualche ora con lei e la malinconia per essersi dovuto come sempre allontanare.

C'era ancora il suo calore sulle sue membra quando aveva preso il cuore in mano, deciso a studiarlo nuovamente per distrarsi dal pensare troppo a cosa si era lasciato alle spalle. La lupa l'aveva fissato incuriosita e lui aveva scherzato che avrebbero pasteggiato, con quel cuore, che grosso com'era ce ne sarebbe stato abbastanza per entrambi.

L'aveva appoggiato alle labbra a mimare un boccone.

E la carne era subito indurita.

 

Qualsiasi cosa vi sia dentro, è viva e si muove. È qualcosa che uscirà a breve e gli terrà compagnia come la Lupa ed i suoi cuccioli. Qualcosa di prezioso che sente già suo, e che si tratti di un essere mostruoso o di chissà che altro a lui non importa.

Ha condiviso quel segreto solo con la lupa, senza rivelarlo neppure ad Addison, che ha continuato a vedere sporadicamente e che pure la sente legata alla creatura dentro all'uovo. Gliene parlerà dopo, con calma, anche se è quasi certo che non l'accetterà di buon grado come invece già fa lui.

Ne sarà incuriosita? Arrabbiata? Spaventata? Al momento non importa, le preoccupazioni di Loki sono concentrate sull’uovo.

"Credo che manchi poco alla schiusa." Rivela alla lupa, che si bea delle sue energiche grattate alla collottola: "Spero di capire subito di cosa si nutre questo piccolo essere, mi spezzerebbe il cuore fargli patire la fame."

Accarezza l’uovo, incantato dall’energia che percepisce al suo interno. Il guscio è meno spesso di prima, il movimento della creatura che contiene è minimo ma la sente avvicinarsi alla superficie, sotto la sua mano, come se stesse ricevendo in pieno una carezza.

 

Si è addormentato con l'uovo accanto e spalanca gli occhi non appena lo sente crepitare.

Riavvia il focolare con un cenno della mano e fissa le piccole crepe aprirsi sul guscio. Ha il cuore in gola quando si intensificano e si allargano, con le dita tremanti cerca di aiutare la creatura che lotta per uscire e trattiene il respiro quando una minuscola manina rosa agguanta il suo indice.

Il guscio si apre finalmente a metà e la lupa si sveglia al piccolo pianto del neonato –  no, una neonata – che Loki si ritrova tra le mani.

Cinque dita per mano e cinque per piede, bianca e rossa e grinzosa, sporca della membrana che l’avvolgeva, con un ciuffo scomposto e bagnato di capelli nerissimi e la bocca aperta nel suo vagito di saluto.

Loki ne è completamente spiazzato: non riesce a capacitarsi di come sia possibile, eppure la piccola è viva e reale, si calma quando trova la manina infilandosela in bocca e apre gli occhi nel suo primo, vago sguardo al mondo.

Ha gli occhi verdi.

Sua figlia ha i suoi occhi.

 

 

 

Città degli Eterni, Altipiano dello Xanadu, Titano

 

 

"I primi test sono andati a buon fine, mio Signore Mentore." Il Generale è uno scricciolo in confronto al suo Sovrano. Fissa la poderosa schiena ammantata di bronzo attendendo impazientemente un suo commento o un suo cenno.

Mentore continua a contemplare in silenzio il groviglio di cavi elettrici e tubi idraulici al di là dell'ampia vetrata, nella stanza oscura che è il Ventre artificiale in cui la creatura è stata creata, coltivata, assemblata. Annuisce una volta e poi domanda quando sarà ultimato. "Pochi mesi, cinque al massimo."

"È un grande passo avanti per l'esistenza di tutto l'Universo, ne sei consapevole vero?"

"Sì, mio Signore. Un solo essere, un solo organismo, che sostituisce interi eserciti: l’UltraSoldato."

"Un solo essere, creato artificialmente, senza anima o coscienza propria ad indebolirlo. Non solo un guerriero, ma anche un'infezione. Uno strumento di vendetta ora, di conquista poi."

"Mio Signore... non capisco..."

"La Nostra Signora Morte mi ha parlato, esattamente come ha fatto con mio figlio Thanos. Ella esige che l'onta arrecatale sia lavata: non una ma ben due anime sono state sottratte alla sua schiera. Esige un tributo molto alto per questo torto, e non intendo sottrarmi a questa sua richiesta che combacia con la mia: vendetta per la morte di Thanos. Nessuno può distruggere un discepolo della Morte impunemente. La Terra soccomberà, sotto i colpi del nostro UltraSoldato."

"Sì, mio Signore. Ai terrestri non resterà che perire."

"No: servire la Morte, per l'eternità. Appronta il viaggio dell'UltraSoldato verso la Terra."

"Non vi impiegherà poco tempo."

"E allora fallo rendere più veloce. La Morte ha sete e ha sete ora." Mentore volta appena la testa, lo sguardo nero ad incontrare quello violaceo del Generale ed un ghigno di eccitata impazienza: “Il Tempo degli eserciti è finito. L'Era di Ultron è giunta."

 

 

Asgard, Radici dell'Yggdrasil.

 

Le Norne possono solo essere intraviste, in mezzo alla ragnatela di fili argentati che riempiono lo spazio, diramandosi dalle radici dell'Yggdrasil e attorcigliandosi ovunque in un lento, continuo moto perpetuo: ad Odino non è dato avvicinarsi oltre che all'ultimo dei gradini che hanno disegnato. Il loro aspetto è in continua mutazione. Se mentre scendeva i gradini al Re era parso di intravedere tre giovanissime fanciulle, ora tra i fili scorge ciocche rade e canute e visi solcati da rughe profonde.

"Re Odino."

"Sovrano di Asgard."

"Padre degli Dei."

Mentre salutano nelle loro voci basse e roche, le rughe delle guance si appianano e i capelli diventano prima grighi e poi si tingono di nero, gonfiandosi in boccoli che ricadono sulle spalle nude e sui fili, quasi ad intrecciarsi nella tessitura, prima di toccare terra sfiordano i piedi nudi.

"Son giunto appena mi è stato riportata la vostra chiamata, vi ascolto."

L'eterno moto dell'intreccio sembra rallentare, mentre le Norne parlano di nuovo.

"Secoli prosperosi e secoli bui sono passati dall'ultima volta che vi abbiamo chiamato."

"Rammentate, Maestà, il nostro vaticino nel giorno della vostra incoronazione?"

"Da nessun ventre nascerà un monarca a voi superiore."

Odino annuisce, ricorda di come aveva recepito lieto quel presagio di grandezza, quando ancora le guerre non avevano lasciato le cicatrici e non conosceva la stanchezza di spirito di lutti e dispiaceri.

"Eppure Maestà è accaduto."

"Proprio oggi, nell'Universo."

Quello che reggono e che si passano di mano in mano è un filo breve e sottile, che può essere visto solo con il riflesso della luminescenza delle radici dell'albero: "La sua vita è iniziata, senza che mai ventre l'abbia partorita."

 

====================================================================

 

E finalmente ci siamo! Ho superato le mie solite paranoie e ho iniziato a pubblicare. Spero solamente di non aver fatto una schifezza, di poter 'competere' (?) con i capitoli precedenti.

Sì, questo è il capitolo conclusivo della Saga. Dopo di questo basta. Quindi godetevelo - o sopportatelo.

Cercherò di fare del mio meglio, sono un po' in ansia da prestazione come sempre.

Intanto, approfitto per ringraziare chi mi ha seguita sino a questo punto, chi ha commentato o solamente letto, chi è appena arrivata e chi ritornerà.

Incrocio le dita che anche questa storia piaccia. Per qualsiasi commento, positivo o critico purché costruttivo, io ci sono sempre.

Per qualsiasi curiosità o anche solo per fare due chiacchiere ho il mio ask: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos

 

PS: Mentore è davvero, nell'universo Marvel, il padre di Thanos. Ma non sembra particolarmente propenso a prendere le sue difese. Quanto ad Ultron... beh, non conoscendolo molto, ho deciso che 'prendo in prestito' il suo nome e lo sviluppo secondo la mia testa. (...ahia...). Praticamente, quello che ho fatto con Malekith l'Inchiavabile.

Grazie!

Alla prossima

EC.

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Hide and Seek ***


 

The Seventh:

Hellraiser

 

 

 

Part 8: Dawning

 

Chapt: 1: Hide and Seek

 

Non sappiamo quali saranno i giorni che cambieranno la nostra vita. Probabilmente è meglio così.


[L’Acchiappasogni, Stephen King]


 

Data terrestre: 1°Maggio 2015.

 

 

"Hey, ma questo è mio!" Natasha esce dal mio armadio brandendo il bilanciere e per poco non inciampa nello scatolone davanti alla porta: "Ecco dov'era andato a finire, l'ho cercato ovunque."

"Sciocchezze: non l'hai mai usato. Appena ce l'hanno consegnato e hai visto che era - testuali parole - ‘Un coso per fighette che fanno aerobica' l'hai abbandonato in corridoio. C'è stato un anno, prima che decidessi di spostarlo. Rotolava ovunque!"

Natasha lo guarda di nuovo storcendo la bocca: "Volevo provare ad usarlo come appendiabiti. Se lo si attacca al muro con due supporti-"

"Non avrai ripreso a guardare i programmi sul fai da te, vero?"

"Mi rilassano!

"Bambine, fate le brave!" Si raccomanda Clint rientrando nell'appartamento: "In macchina c'è ancora posto per un paio di scatole e forse anche per una valigia, se ci stringiamo bene: il trespolo di Morrigan ha preso più posto del previsto. Nat, ma quello non è il bilanciere che hai cercato ovunque?"

Fermo con adesivo l'ultimo scatolone e poi lo faccio scivolare verso di lui: "Manca solo questo. Chiudo la valigia e sono a posto."

Una parola: è stracolma di vestiti. Ci devo saltar su di peso, con Natasha che mi aiuta a chiudere la zip imprecando.

“Ci siamo scordate fuori il tuo album di ricordi.” Nota mentre riprende fiato indicando l'unico oggetto rimasto sul pavimento.

Ah.

Dannazione. Riaprire la valigia è catalogabile come suicidio: o mi ammazzo nel rinculo dell'esplosione o lo fa Natasha, piuttosto che ritentare la chiusura.

“Lo prenderò su a mano.”

“Aspetta, forse c’è una borsa lì dentro.” Nat infila di nuovo la testa nell’armadio. "No, niente borsa, ma c’è un'altra scatola, piccola."

Ah.

Ri-Dannazione.

"È verde?” Mi risponde affermativamente: “Beh, puoi anche lasciarla lì."

Lei inarca un sopracciglio e attende che il fischiettio di Clint sia abbastanza lontano prima di tentare di sollevare il coperchio. Gliela strappo dalle mani. Mi rifila due pizzicotti sulle guance e ne approfitta del mio dolore per riprendersela e aprirla.

Guarda l'interno ed esige una spiegazione.

"Sono le cose di Loki" Borbotto sedendomi sul letto coperto dal cellophan. "Le avevo messe via nel caso tornasse, prima o poi, ma direi che è passato abbastanza tempo da poter considerare la faccenda archiviata."

"Però non l'hai ancora buttata" alzo le spalle: "Forse dovresti tenerla. Per ricordare e non cadere nello stesso errore. Tanto qui non c'è niente di che."

Vorrei farle notare l'importanza che quel 'niente di che' ha ricoperto per me. Piccole cazzate quotidiane: uno spazzolino da denti che gli avevo fatto trovare in bagno perché - cavoli - neppure i semidei sono immuni dalla pesantezza del fiato mattutino, una maglietta nera che aveva usato un giorno - non l'ho mai lavata e ci deve essere su ancora il suo profumo - e Dracula di Bram Stoker, che gliel'avevo visto in mano in una delle sue ultime visite.

Tre cose. Tutta la nostra relazione.

Non mi ha neppure detto 'basta' a voce. Semplicemente è sparito e non si è fatto più vedere.

Codardo. Vigliacco. Stronzo.

Evidentemente mi sbagliavo, non ricoprivo tutta questa grande importanza per lui.

Pazienza.

Sto per trasferirmi e avere un appartamento tutto nuovo - un lussuoso appartamento tutto nuovo - nel luogo più invidiabile della città. Aria di vita nuova, e Loki dovesse ritornare non mi troverà più qui: che si fotta il signorino.

Ma non mi devo dimenticare che è stato lui a tagliare i ponti.

Stronzo.

Nella scatola c'è anche una ricevuta: devo guardarla un paio di volte prima di ricordami che è del take away della nostra ultima cena insieme: Sushi di ottima qualità, gentilmente offerto dalla sottoscritta, ovviamente. Ricordo i movimenti goffi delle bacchette tra le sue dita lunghe. Di come guardava incuriosito come mischiavo il Wasabi alla salsa di soia.

Ricordo le sue sue labbra sottili incresparsi in una smorfia d'approvazione, mentre assaporava per la prima volta un Uramaki California.

Richiudo la scatola per scacciare il ricordo del suo bacio al sapore di soia: "Hai ragione, non devo dimenticare che ho speso 200 Dollari per offrirgli una cena."

"Tu a lui? Che cafone! La gravità di questa cosa fa decisamente passare in secondo piano quella faccenda della tentata invasione. Decisamente, uno così è meglio perderlo che trovarlo."

Clint rientra con lo StarkPhone in mano chiedendoci se siamo pronte: "Ceniamo nella Lounge per festeggiare? Dato che non c'è Thor potremmo farci portare del cibo messicano."

Annuiamo in accordo e poi Natasha mi aiuta a portare fuori la valigia.

Guardo un'ultima volta la mia camera, poi il mio corridoio e la mia sala: ormai l'appartamento è completamente vuoto, a parte qualche mobile che non serve più.

"È la fine di un'epoca." mormora Natasha.

 

 

 

La nebbia si è alzata ed il cielo è meno plumbeo, da alcuni giorni le piogge si sono diradate e le nuvole lasciano filtrare più luce. Fuori dall'imboccatura della grotta, Loki si riempie i polmoni del profumo intenso del muschio e ne osserva il colore più vivo.

Quindi anche su Niflheim le stagioni si alternano.

Il cambio di stagione è stato avvertito prima dalla lupa, risvegliandone l'istinto selvatico: con i cuccioli ormai cresciuti ed impazienti di scoprire il mondo al di fuori della grotta, reprimere il richiamo della natura era impossibile.

A Loki dispiaceva che la sua prima compagna in quel regno nebbioso se ne andasse, ma non aveva osato. Solo, le aveva accarezzato il lungo pelo lungo, grattandole energicamente la collottola come lei adorava in segno di ringraziamento.

Poi, la lupa si era avvicinata all'unico cucciolo senza pelliccia presente nella grotta: la bambina a cui aveva fatto da balia, che si addormentava tra i suoi figli dopo aver condiviso la poppata.

L'aveva annusata a lungo quasi come se volesse imprimere nella memoria il suo odore, e così avevano fatto i suoi cuccioli, solleticandola con i loro musi. Lei, Hela, aveva riso come sempre, ma quando li aveva visti allontanarsi e risalire l'entrata della grotta aveva capito ed era scoppiata a piangere.

Solo uno dei giovani lupi si era fermato: Fenrir, che si accovacciava sempre vicino a lei lasciando che la bambina si aggrappasse al suo pelo e che lo stringesse mentre si addormentava, sembrava non riuscire a staccarsi.

Aveva guardato la madre ed i fratelli allontanarsi e poi quella che considerava la sua sorellina senza pelo e senza artigli e che tendeva le braccine piangendo e balbettando il suo nome, divincolandosi tra le braccia del padre. Ed infine aveva fatto la sua scelta, tornando nella grotta, venendo accolto dal piccolo abbraccio per sfregare il muso sul pancino e farle tornare il sorriso.

La felicità della bambina era stata quella di Loki.

 

 

Fuori dalla grotta non ci sono pentapalmi o altre fiere pericolose, Fenrir tiene le orecchie dritte ma non sembra percepire nulla. Loki sistema il cappuccio in testa ad Hela e le avvolge meglio la mantellina attorno alle spalle, prima di prenderla in braccio ed incamminarsi.

Non riesce a trattenerla per molto: anche se cammina ancora abbastanza incerta sulle gambe è sempre in movimento, sgambettando per scendere a terra. Si arrampica ovunque, allungandosi per toccare e guardare qualsiasi cosa. Loki non ha termini di paragone, ma è istintivamente sicuro che sua figlia sia straordinariamente curiosa e sveglia. Le parla a lungo spiegandole tutto quello che vede e tocca e lei contraccambia con sorrisi soddisfatti e gridolini eccitati.

 

La luce degli ultimi giorni ha fatto crescere nuove piante e fatto sbocciare nuovi frutti: conosce abbastanza bene la botanica da poterne capire le varie utilità e la possibilità che siano velenosi o commestibili.

Trova una bacca color ambra, l'annusa e l'assaggia con la punta della lingua trovandola troppo dolce per essere innocua – Infatti sente subito la punta delle dita intorpidirsi - Così la mostra alla bambina, tenendola fuori dalla portata delle manine: "Visto? Questa è velenosa, non va bene." Scuote la testa per sottolineare il concetto e lei lo imita un po' goffa. "No. Esatto. No no. La buttiamo?" La piccola annuisce e lui la lascia cadere a terra, sorridendo quando Hela fa ciao ciao con la manina e schioccandole un bacio sulla fronte.

 

Ha trovato alcuni piccoli frutti oblunghi e succosi: sono un po' amari ed Hela ha storto il nasino quando li ha assaggiati, ma Loki pensa di addolcirli mescolandoli alla resina delle felci appena sbocciate. Sicuramente sulla collina, dove c'è più sole, ne troverà di più. Prendendo sulle spalle la piccola sale il leggero pendio del bosco, mentre Fenrir si è lanciato all'inseguimento di un leprotto.

Sul crinale gli alberi sono meno fitti e l'erba spazzata dal vento è meno alta: lascia libera Hela di camminare da sola  - e ogni tanto di sbilanciarsi all'indietro e cadere seduta – mentre trova le felci e le taglia con il falcetto interrompendosi solo per impedire che la bambina assaggi la preda con cui Fenrir è tornato - ecco, forse è il caso di iniziare ad insegnarle anche le buone maniere a tavola.

Il cielo è decisamente meno grigio e la temperatura più mite. Ad ovest, in lontananza, sembra quasi che un raggio di sole abbia ferito le nuvole e sia riuscito ad arrivare a terra.

 

La primavera è decisamente arrivata. Loki cerca di reprimere il ricordo del significato che quella parola aveva ad Asgard, di giorni lunghi e tiepidi e giardini tempestati di fiori colorati. L'estate di Midgard, poi, l'aveva intravista nei vestiti più leggeri di Addison, quelli che si sfilavano così facilmente.

Il falcetto scivola dal gambo di una felce e gli graffia il polso.

Una goccia di sangue spunta e lui si guarda attorno alla ricerca del muschio grigio, quello con poteri curativi. Lo trova e lo gratta via da un sasso per spargerlo sulla ferita.

Distrazione.

Il pensiero di Addison lo è sempre ed è qualcosa che fa fatica a soffocare; soprattutto quando riconosce il suo sorriso sulla piccola bocca di Hela.

La sua nascita è qualcosa che ancora non è riuscito a spiegarsi: è sensazionale, magia pura, qualcosa di troppo misterioso e complicato persino per lui, che manipola la magia alla perfezione.

La guarda ammonticchiare dei sassolini parlottando, le guance morbide e paffute arrossate dal movimento ed incorniciate dal cappuccio: Hela va ben oltre la perfezione.

Le nuvole hanno soffocato il raggio di sole all'orizzonte, ma un altro spiraglio si è aperto più vicino.

Il potere emostatico del muschio fa smettere di sanguinare il taglio.

Anche il secondo raggio di sole scompare.

 

 

E Loki si ricorda improvvisamente che Niflheim è sempre stata immune all'occhio di Heimdall a causa della coltre di nubi, e che uno dei pochi testi che parlavano di quella terra recitava precisamente 'Nulla filtra da Niflheim, e nulla filtra verso Niflheim'.

 

Un terzo raggio di sole.

"Hela..."

Un cono luminoso sulla valle. Si apre e si chiude velocemente, come uno occhio alla ricerca di qualcosa.

"Hela..."

Loki si volta.

"Hela!"

Il cappuccio le è scivolato all'indietro e le sottili ciocche ribelli sono libere di muoversi nell'aria; il faccino rivolto verso l'alto e gli occhi spalancati di sorpresa nel fascio di luce che scende dal cielo e la inonda.

Loki scatta, l'afferra al volo ed inizia a correre a perdifiato giù dal pendio.

Il raggio di sole li ha inseguiti sino al limitare del bosco, ma mano a mano che scendono la collina non riesce a penetrare gli alberi che si infittiscono.

Nella corsa Loki sdrucciola su delle piccole rocce e poi scivola tra l'erba bagnata cercando di far scudo con il suo corpo alla bambina. Batte la schiena contro un tronco, si graffia un braccio in un cespuglio di rovi, ma stringe i denti e si rimette in piedi velocemente e riprende a correre.

Raggiungono la grotta con Hela che piange spaventata, mentre trafelato rafforza l'incantesimo a protezione del loro appena entra anche il lupo che li segue.

Vede la luce farsi faticosamente strada tra i rami e raggiungere le foglie a terra. Dietro di sé, con la bambina aggrappata alla coda, Fenrir ringhia.

Il fascio di luce è abbastanza lontano dall'imboccatura della grotta, ma Loki si appiattisce comunque contro la parete stringendo Hela, premendole le labbra sulla fronte, cercando di calmarla con il suo contatto e con la sua voce: "Va tutto bene, piccina, va tutto bene. Non ci possono trovare ora. Va tutto bene."

 

 

 

Lo ammetto: quando Natasha mi ha detto che Clint le aveva proposto di vivere insieme - solo loro due da soli - non l'ho immediatamente presa bene.

Certo, i presupposti c'erano tutti: Clint era ormai perennemente a casa nostra - si faceva anche recapitare la posta da noi - e al collo di Natasha non mancava mai il ciondolo a forma di freccia che le aveva regalato a Natale.

E poi i signori Stark, tra un pannolino e una poppata, ci hanno informato che il progetto 'Avengers Lounge' era diventato 'Avengers Flats: cinque lussuosi appartamenti - in aggiunta a quello della Famiglia Stark - arredati secondo il gusto impeccabile di Pepper ed il suo fantastico budget illimitato.

"Cinque? E perché non sei?" aveva chiesto ingenuamente il Capitano.

Ed io avevo abbozzato un sorrisetto di circostanza e mandato giù l'idea che la coinquilina di Natasha - prima o poi - non sarei più stata io.

Il prima o poi era arrivato fin troppo presto.

La sera dopo il trasloco di Nat mi sono ubriacata pesantemente in compagnia di Steve, che data la sua immunità all'alcool è il peggior compagno di bevute possibile, tanto che il mattino dopo mi ero risvegliata nel mio letto con le mutande ancora addosso e Steve addormentato sul divano che - interpellato per una spiegazione logica a fatti che non ricordavo - dichiarò che una sbronza così triste non l'aveva mai vista addosso a nessuno: "E ti posso assicurare che in tempo di guerra le sbronze tristi erano all'ordine del giorno."

 

Presentata all'appello della base in condizioni pietose - struccata, spettinata, in ballerine e con le parti della divisa decisamente scoordinate - la Hill mi prese da parte, retto la fronte mentre vomitavo, dato un paio di aspirine e fatto un discorsetto sulla vita che cambiava.

Piansi per un'ora seduta sul gabinetto, finché Natasha non sfondò la porta e mi rifilò due sberle, che per lei, in genere, equivalgono ad un gesto d’affetto.

 

E poi ho mantenuto la posizione. Mi sono rifiutata di seguirli alla Tower, di prendere possesso di quel bellissimo appartamento con la Jacuzzi nel bagno della camera, l'armadio così spazioso da avere l'eco, la vetrata con vista infinita su Manhattan e la Sala Cinema con una scelta di film infinita sullo stesso piano.

L'ho fatto principalmente perché sono una deficiente.

Perché speravo che Loki si ripresentasse, di nuovo, e senza accorgermene mi sono ritrovata a recitare la parte di Wendy che aspetta Peter Pan alla finestra.

Che cretina.

Ci ho ripreso un'altra sbronza triste su. Beh, forse due.

Ma poi mi sono ripresa. Mi sono fermata in tempo sulla soglia della Sbronza Numero Tre, ho afferrato la cravatta del barista italiano del Phoenix Bar - quello che conosce l'intimo significato della parola aperitivo - e me lo sono portato a casa.

La Hill ha commentato l'episodio definendolo come perfetto esempio di quanto l'assunzione di banane sia basilare nelle diete femminile.

Due settimane fa ho detto BASTA all'affitto e SI' al trasloco: Il Lair di GreyRaven è di fianco al Nest dei piccioncini.

Sì, è finita un'era.

E col cavolo che mi volterò indietro a guardarla.

 

 

Loki non ha chiuso gli occhi per tutta notte. È rimasto vigile e attento ad ogni rumore a guardia dell'imboccatura della grotta.

Il focolare è spento ed Hela si è addormentata stremata dallo spavento e dal lungo pianto, aggrappata a Fenrir. Le aggiusta la coperta di pelliccia e le accarezza la testolina, la piccola mugola nel sonno e si infila in bocca il pollice.


La stanno cercando, e chiunque sia è un pericolo.

Loki sa che la sua nascita non poteva passare inosservata, è il motivo per cui ha deciso di nascondersi con lei: per attendere che crescesse e che fosse meno indifesa, prima di reclamare il posto nel mondo che aveva di diritto.

L'inverno di Nifleheim li aveva protetti, ma la primavera ha assottigliato le nuvole permettendo a chi ne aveva il potere di cercare sul quel suolo. Sente l'angoscia incalzare i battiti del cuore.

Se ci prendono?

Se ci separano?

Se ci uccidono?

Se LA uccidono?

Loki stringe i pugni sino a far diventare le nocche bianche: non l'avrebbe mai permesso.

Ma come fare?

Dove andare?

Si fa largo l'idea di tornare su Midgard, presentare finalmente Hela ad Addison spiegandole il motivo per cui è stato lontano da lei per così tanto tempo e chiedendo la protezione dei Vendicatori per la bambina.

Non potranno rifiutarsi di proteggere la figlia di GreyRaven.

Ma potevano rifiutarsi di aiutare lui, e avrebbe dovuto lasciare la bambina nelle loro mani.

Separarsi da Hela? MAI!

Sussulta quando vede Fenrir alzare di scatto la testa tendendo le orecchie e gli occhi di ghiaccio fissi contro l'entrata della grotta, con un basso ringhio. Loki gli fa segno di tacere, cerca il suo pugnale, lo sfodera e getta un'occhiata fuori: nessuno. Tende le orecchie, si appiattisce contro la parete: ecco, forse sente un fruscio, come di passi cauti tra le foglie. Ordina al lupo di star fermo al suo posto e non abbandonare Hela per nessun motivo.

I passi si avvicinano. Loki si accuccia ed esce a carponi, cercando di nascondersi tra l'oscurità scivolando tra i tronchi degli alberi.

C'è qualcuno, ne percepisce la vicinanza, ed è qualcuno che cammina su due piedi. Dal rumore del respiro e dei rami che sposta stabilisce che è alto quanto lui, ma più pesante. E quindi meno agile.

Loki raccoglie il sasso che si ritrova tra le dita, e quando è abbastanza vicino all'intruso lo lancia tra le fronde.

Percepisce il movimento dello sconosciuto: si è voltato verso il rumore, dandogli le spalle. Scatta e lo aggredisce alla schiena, il braccio attorno al collo per strangolarlo.

Lo sbalordimento dello sconosciuto non dura che un istante: Gli blocca il polso armato e lo scaraventa a terra colpendolo allo sterno con un pugno.

Loki boccheggia ma non si dà per vinto, rotola su un fianco e lo calcia alla caviglia per destabilizzarlo. Quando si piega lo colpisce al volto e poi tenta di nuovo di pugnalarlo.

Viene ancora bloccato e gettato a terra.

È forte, molto più forte di quanto avesse calcolato.

Forte quanto...

Lo sconosciuto alza la mano: il fulmine che attraversa il cielo illumina il bosco.

"Thor?"

 

 

 

"Dos burritos de chilorio y tres quezadillias..."

"No, no: due quezadillias e tre burritos -"

"PUM PUM PUM PUM!!"

"PUM PUM PUM!!"

Howie ha voglia di giocare - manine infilate nei guanti dell'armatura di plastica di IronBoy - e ha trovato in Steve un perfetto compagno: finge di cadere nell'imboscata e di finire a terra fritto - FFFFZZZZ! - e quando IronBoy gli salta addosso ululando per dargli il colpo di grazia si riprende e lo fa impazzire di solletico. Per riuscire a comunicare al telefono con il take away messicano devo tapparmi le orecchie e appiattirmi dietro al bancone bar.

Ma quanto casino può fare un essere così piccolo?

Sono costretta a sfilarmi una scarpa e tirarla addosso a Steve per richiamare la sua attenzione e fargli segno di smettere. Se ne esce dalla Lounge facendo fare l'aeroplanino al piccolo casinista, gettandomi un'occhiataccia.

Me ne frego, mica sono io quella che spacca i timpani alla gente al telefono: "Ricapitolando: Due quesadillas, tre burritos de chilorio, quattro porzioni di carne azadas, due ensaladas di pollo e queso e nove porzioni di chilli con carne, di cui quattro smodatamente piccanti. Ah, e per dolce..."

"HOWIE!"

Ah cielo, smette il figlio ed inizia la madre?

Entra scortata da FerroVecchio con il piattino colorato del bambino: "L'hai visto? Gli stavo dando la cena ma è sparito!"

Le indico il corridoio, le mimo il saluto militare del Capitano, e lei ringrazia uscendo: "HOWIE! Ma perché non ti ingozzi come un facocero come tutti gli altri? HOWIE!"

Inizio a pensare con malinconia alla tranquillità del mio appartamento. Chissà se è già stato affittato?

"...E per dulze, senorita?"

"Qualcosa di molto, molto, molto calorico. Grazie."

Quando finalmente riesco a mettere giù il telefono faccio la conta delle ordinazioni ed impreco ad alta voce. Pepper protesta, rientrando con figlio recalcitrante a tracolla ed un FerroVecchio dall'aria depressa ed il piattino ancora colmo in mano.

Sai che roba... come se potesse capire quello che ho appena detto...

"Medda!" Gioisce per l'appunto il piccolo lord mentre viene infilato nel seggiolone.

Seconda occhiataccia della serata, stavolta da parte di Pepper. Ignoro anche questa: "Non ho chiesto a Bruce cosa voleva per cena... E' ancora giù in laboratorio? Forse faccio in tempo a fare un'aggiunta."

"Oh, è inutile, Bruce è ad Austin sino a mercoledì: una conferenza di astrofisica molecolare ed ingegneria aerospaziale a cui Tony non ha voluto partecipare perché 'tanto so già tutto'. Bruce era di diverso avviso."

"Oh. Austin.” Mi gratto la testa con la biro con cui ho segnato le ordinazioni: “La stessa Austin che compare negli stati di Facebook di Jane?"

Lei si concede una pausa dall'imboccare Howie e mi guarda annuendo con l'aria di chi la sa lunga: "Fanno schifo a nascondere certe cose, vero?"

"Già. "

 

 

Con un cenno Loki riattizza il focolare nell'angolo e le fiamme riprendono ad illuminare l'interno della grotta, permettendo a Thor di guardarsi attorno: è lunga e piuttosto stretta, dalle pareti asciutte e lisce e il pavimento ricoperto in gran parte da stuoie e pelli di animali: "Così questo è il tuo nascondiglio."

Il lupo in fondo alla grotta si è destato ed abbozza un ringhio, che Loki placa con un semplice gesto della mano prima di rivolgersi verso il fratello: "Cosa vuoi?"

"Parlarti. Sei in grave pericolo."

"Ma che novità!" ride a bassa voce "Forse perché qualcuno ha avuto la brillante - anzi lampante - idea di manifestare la propria presenza con dei fulmini? Hai un bel fegato a parlarmi di pericolo, visto che ne sei la causa!"

"Se sono qui è solo perché la tua presenza era già nota in queste terre."

"Heimdall non perde il vizio di farsi gli affari altrui, nevvero? E dunque? Sono in esilio, rammenti? Posso stabilire la mia dimora dove più mi aggrada, al di fuori dei confini di Asgard. Dove ho dunque violato qualche imposizione?"

"Non è per dove sei, ma con chi sei che vieni cercato." Thor viene colto di sorpresa e si ritrova con la schiena a terra: Loki lo blocca, una sottile e acuminata lama di ghiaccio formata tra le sue dita gli sfiora la gola: "Allora torna indietro, fratello, e avvisa tuo padre che da me non otterrà nulla."

"Loki..."

"Pa-pà?"

La bambina si è alzata in piedi, al di là del lupo che continua a starle accanto come protezione e si stropiccia gli occhi gonfi di sonno. Loki si sforza di abbozzare un sorriso e lascia che la lama di ghiaccio si sciolga gocciolando sul viso del fratello. "Va tutto bene, questo signore è venuto a trovarci ma se ne sta andando, non è vero?"

Thor non sta prestando attenzione alle sue parole, la fissa con la bocca aperta dalla sorpresa: "È questa la creatura?"

"È una bambina, idiota." sibila Loki, rifilandogli un colpo ai reni approfittando dell'attimo di distrazione della piccola, prima di andare verso di lei. "Porta a mia figlia il rispetto che conviene ad una Principessa."

"Non è mia intenzione farle del male" Si affretta a spiegare, rialzandosi. "Dovevo venire qui ad avvertirti: Sei stato a lungo cercato, a causa di una profezia delle Norne.”

"Le Norne hanno parlato di mia figlia? Cosa hanno detto?"

"Le loro parole hanno turbato profondamente Odino, tanto che ha ordinato ad Heimdall di cercarvi: Non siamo i soli a farlo. Così come le Norne sono le profete di Asgard, veggenti d'ogni mondo hanno emesso lo stesso vaticinio: Parlano di un regno sopra gli altri regni, di una sovranità a cui tutti i Re dovranno inginocchiarsi. Heimdall oggi era sicuro di averla trovata. Non l'ho sentito parlare di tua figlia, a dire il vero, ma l'ho sentito indicare Niflheim... e te. Non pensavo di trovarvi una bambina…"

"Cosa pensavi che fosse? Un mostro con... con due teste e corna? Uno Jotun?"

"No, no" si affretta a negare Thor. "Non mi aspettavo che... che la considerassi tua figlia, ecco."

"Lo è."

"Posso guardarla?"

 

Hela, in braccio a Loki, sembra piuttosto riluttante a fare una nuova conoscenza, nascondendo il viso contro petto del padre. "Non ha mai visto nessun'altro al di fuori di me." Spiega Loki: "Hela, questo è..." Lo guarda avvicinarsi cauto e sorriderle, accarezzarle una manina e poi una guancia morbida. "Questo è tuo zio."

"È un onore e una gioia fare la tua conoscenza. Sei bellissima, sai?" Allunga le mani per prenderla in braccio e Loki glielo lascia fare. Anche la bambina sembra meno infastidita: "E assomigli a… com’è possibile? Assomiglia a GreyRaven. Come può?"

"È sua madre, infatti."

"Ma come? Son certo che lei non..."

"Hela non è nata da un ventre materno."

"E da cosa, allora, un uovo? Oh, suvvia Loki, non scherzare...!"

"..."

"Beh..."

"..."

"D'accordo. Una questione per volta, è meglio. Posso prenderla in braccio? Madre la adorerebbe! Sarebbe così lieta di avere finalmente una nipote..."

"Pensavo che a quest'ora avessi già regalato un nuovo principe ad Asgard."

Thor palleggia Hela e si bea del suo sorriso coprendola di moine e complimenti. "No, non ancora. Io e Sif non -"

Loki sgrana gli occhi: "Tu e CHI?"

 

 

 

"L'intervento di Higgs durante il congresso valeva tutta la partecipazione." asserisce Jane lasciandosi cadere sul materasso. Si sfila le ballerine sfregando i piedi e le lancia dall'altro lato della stanza. Appoggiandosi al bordo del cassettone, Bruce si allenta la cravatta: "In compenso, Selvig è stato meno brillante del solito."

"Hai ragione. Lo vedo un po' stanco ultimamente, credo che tra un po' sparirà per la sua solita vacanza greca."

"Lasciando tutto il lavoro alla neo vice Direttrice?"

Arrossendo Jane fa un gesto di noncuranza con la mano: "Non c'è ancora nulla di ufficiale, è solo una tua supposizione!"

"Una mia supposizione?" Bruce la raggiunge sul letto e si sdraia su un fianco: "Selvig è stato appena nominato direttore del nuovo Osservatorio di Ricerca e Controllo di Nevada Field, chi altri può nominare come sua Vice se non te? Lo meriti più di chiunque altro!"

"Finché non vedrò nulla di scritto resterà una supposizione. E non festeggerò."

"Oh, davvero?" Le labbra di Bruce scivolano dalla sua fronte all'orecchio e poi sul collo, la mano sinistra risale una gamba e sfiora l'orlo della gonna scura: "E allora che ci faccio qui?"

"A… a festeggiare l’intervento di Higgs." Lo aiuta a sfilarsi la giacca e la cravatta - come al solito si impiglia al naso - e gli sbottona la camicia mentre lui si interessa a trovare l'elastico dei collant sotto alla gonna scura.

"L'orologio!"

"Cosa?"

"L'orologio... stai attento... sono le uniche calze che mi sono portata..."

Bruce fa scattare la chiusura del cinturino e lo abbandona sul comodino senza curarsene troppo: "Scusa" Mormora prima di riprendere il lavoro e farsi perdonare.

 

Com'è stare con Bruce?

Appagante.

La sintonia non è solo fisica - che di fisico inizialmente non c'era proprio nulla - ma soprattutto mentale. Hanno gli stessi ritmi folli, gli stessi bisogni. Si espongono a vicenda i propri risultati, ne parlano e si comprendono l'uno con l'altro.

La conversazione tra di loro non langue mai - Darcy ha da ridire a proposito, sostiene che parlino troppo per essere due che condividono una tresca pressoché segreta - ha aiutato entrambi ad aprirsi, a Bruce fare il primo passo e a lasciare andare le reticenze che la sua situazione gli ha imposto.

Bruce ha fame di un contatto fisico, lei di quello mentale: si completano a vicenda, perfettamente compatibili.

E allora perché Jane alterna la soddisfazione di essergli accanto con il senso di colpa?

"Thor è ancora innamorato di te." Darcy ne è sicura. "E tu non te lo sei ancora tolto dalla testa. E ci credo, con quei muscoli!"

Thor ha detto basta al tira -e-molla dell'ultimo anno. Non ha capito dell'altro, ma percepiva la distanza nei suoi gesti e nei suoi sguardi. Gli ha spezzato il cuore – lei così minuta ha fatto soffrire un colosso come lui – e secondo Darcy il fidanzamento con Lady Sif ne è la prova.

"È stato troppo presto. Sta cercando di farti ingelosire."

Forse ci sta riuscendo, è una cosa che Jane non riesce ad impedire alla sua testa di pensarci.

Bruce non ha l'ardore di Thor, non le fa perdere completamente la testa. È dolce e deciso ma ha sempre il controllo della situazione: Prima di toglierle l'ultimo indumento si ferma, trova la scatola di profilattici nel comodino, e poi prosegue.

Thor non ne comprendeva la necessità: dava per scontato che avrebbero avuto un figlio, per lui e la sua mentalità era assurdo evitarlo.

Bruce è la ragione, Thor la passione.

Jane ha preso una decisione e non intende tornare indietro.

 

 

Thor si è presentato sulla terrazza - Quattro saette, due tuoni ben assestati ed il solito cono di luce colorata - mentre Steve faceva la scarpetta alla sua porzione di Chili extra piccante: quando lo vede entrare attira gelosamente il piatto verso di sé.

Ha l'aria un po' stanca e pensierosa, ma non indossa l'armatura ed il Mjolnir pende tranquillamente dalla cintura: buon segno, nessuno casino all'orizzonte.

"Giungo troppo tardi per banchettare con voi?"

"Ma certo! Anzi, scusaci..... non sapevamo che saresti venuto, e così abbiamo già cenato..."

Si giustifica Pepper, mentre Tony punta il dito imitato da Howie: "Hey, Thor-minator, ricordati la regola: niente brutte notizie durante la cena."

Thor allarga le braccia e ci assicura con un sorriso delle sue intenzioni amichevoli, poi prende una sedia e si siede tra me e Steve, che sposta di nuovo il suo piatto con l'ultimo, prezioso boccone di chili. "Non v’è problema alcuno, Lady Pepper, anzi, ho già desinato. Desideravo soltanto una passeggiata." Mi guarda e ammicca sorridendo, prima di rubarmi la bottiglia di birra e tracannarla. "E una cervogia chiara in compagnia."

E un po' di respiro dalla fidanzata assillante, magari. Dall'occhiata che ci scambiamo io e Natasha, dall'altro lato del tavolo, intuisco che la pensiamo allo stesso modo.

Thor si guarda attorno: "Non vedo Banner. Non lo avrete mica esiliato, spero!" Scherza, poi si fa serio e si rivolge a Pepper: "Spero che Jane stia bene, hai avuto più sue notizie?"

Lei improvvisamente decide di dover lavare i piatti, Natasha la vuole assolutamente aiutare, io ho ancora tanto queso nel piatto e Clint si infila gli occhiali da sole. Tony fissa Steve con l'aria da chi ha appena avuto una rivelazione; il Capitano pare aver finalmente colto un riferimento e dallo sbigottimento lascia sguarnito il chili.

Con la sua velocità ultraterrena, Thor agguanta l'ultimo boccone e se lo lancia in bocca.

Il nubifragio dura sette ore.

 

 

Quando Odino entra negli appartamenti Reali è solo, eppure Sif capisce le sue intenzioni dalla cadenza dei suoi passi. Si alza dalla sedia di scatto e si volta e quando il Re varca la porta d’entrata, chinandosi in ginocchio: "Maestà, io…”

"Tu e Thor credevate davvero di poter aprire un portale ed eludere la sorveglianza di Heimdall? Non fai ancora parte di questa famiglia e già la tradisci. Pensavo di aver già cresciuto una serpe, ma a quanto pare la sto anche acquisendo come nuora!” Sif è atterrita e non sa cosa rispondere, Odino cammina avanti ed indietro, la mano su Gugnir a scandire i suoi passi e a trattenere la sua ira: “Quando Thor mi disse che aveva scelto te per sposa ne fui lieto. Ti ho aperto le porte degli appartamenti della Regina, quando ancora non avresti diritto di abitarli. È questo il tuo ringraziamento?”

Scuotendo la testa, Sif domanda perdono: “Thor temeva che steste per commettere un grave errore, mio Re.”

“Parla.”

“Io non posso…”

“PARLA!”

“Con o senza il mio aiuto sarebbe andato sino in fondo. Giudicava la profezia delle Norne incomprensibile, diceva che non era giusto dare la caccia Loki come un animale senza avere la certezza che la creatura in sua compagnia potesse essere pericolosa per i Nove Regni.”

“E per veder ritornata la tua devozione ed il tuo amore vai palesemente contro al volere del Padre degli Dei? Donna stolta, non sarai mai all’altezza della Regina di cui usurpi le stanze.” 

Sif alza lo sguardo da terra e lo punta dritto sul viso di Odino: “Ed invece agisco secondo il pensiero di Frigga, Maestà: Lei direbbe che le parole delle Norne non sono chiare. E che quella 'creatura' non è che una bambina innocente.”

"Già una volta salvai ciò che credevo innocente." Odino improvvisamente è molto stanco: distoglie lo sguardo, le dà le spalle e si allontana: "Sei agli arresti, Sif. E dato che ammiri tanto chi ha vissuto in questo luogo e ti ritieni da lei ispirata, non potrai lasciare queste stanze. Quando Thor farà ritorno dalla sua visita, troverà posto nelle prigioni.”

 

 

Negli ultimi giorni Loki è diventato più cauto: Niflheim non è più la dimora sicura in cui nascondersi, è diventato un campo minato ed ovunque avverte pericolo. Ha tolto le esche e le trappole per animali che aveva nascosto nei boschi vicino alla grotta per non lasciare tracce e caccia al crepuscolo o all'alba con una lancia. Non potendo permettersi il rischio di allontanarsi troppo il bottino è misero e raccoglie troppi pochi frutti: Hela ha iniziato a succhiarsi il dito con più vigore anche da sveglia e sul visetto smunto gli occhi verdi sono diventati più grandi.

Decide che devono muoversi, e alla svelta; per scegliere la direzione si arrampica su uno dei sempreverdi più alti della foresta per guardarsi attorno: a nord le nubi sembrano ancora abbastanza dense e le montagne sono più alte. Risalendo il corso del torrente potranno comunque essere coperti dai boschi per un bel tratto di strada. Sarà un viaggio abbastanza lungo e sicuramente non privo di inside, ma non ha altra scelta.

Anche perché a Sud, in lontananza, si alza il sottile filo di fumo di un fuoco.

Qualcuno ha già aperto la caccia.

 

=====================================================================

 

Bene, ok, qui stiamo entrando nel vivo della vicenda. E siccome siamo per ‘Un casino per volta’ prima risolviamo questa faccenda della piccola Hela.

Due piccole note: il ‘pancino delicato’ di Thor, intollerante ai cibi piccanti, è anticipato qui, nella racconta di 50Shades of Grey(Raven).

Nevada Field è un posto, segnato su Google Maps, che esiste davvero, nel bel mezzo del deserto del Nevada. Non mi risulta che ci siano basi militari o di ricerca. Ma magari sì, sono solo secretate dallo SHIELD…

Sì, lo so che l’idea di tutti i Vendicatori che vivono sotto lo stesso tempo fa pensare ad un Ostello della Gioventù con occupanti abusivi, ma vedetela così: Tony ha a sua disposizione il controllo sui Vendicatori, la compagnia di Bruce, ed una fornitura di babysitter infinita.

Oltre che una notevole sicurezza per la sua famiglia. Insomma, il suo è un investimento.

Quanto a Loki ed Hela… l’unica cosa che osso fare è scuoricinare, al pensiero di lui papà single che si occupa della figlia in giro per Niflheim!

Mi pare di aver detto tutto. Nel caso abbiate curiosità, o semplicemente per fare quattro chiacchiere, c’è il mio ask.

Concludo ringraziandovi per la meravigliosa accoglienza che ha avuto il Prologo. Siete preziose. Bellissime e preziose. Non so come ringraziarvi.

Alla prossima se lo vorrete.

EC

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Clash and Burn ***


The Seventh:

The Seventh:

Hellraiser

 

 

 

Part 8: Dawning

 

Chapt 2: Clash and Burn

 

 

Non c'è fuoco né gelo tale da sfidare ciò che un uomo può accumulare nel proprio cuore.

[Il Grande Gatsby, Francis Scott Fitzgerald]

 

 

 

Si assicura la bambina sulla schiena e poi la copre con il mantello. È riuscito a farla mangiare a sazietà e già la testolina ciondola dalla sonno: riuscirà a spostarsi più velocemente se dorme tranquilla. Si raccomanda a Fenrir di non lasciare mai il loro fianco neppure per un leprotto succulento finché non gli darà il suo benestare. Raccoglie la lancia ed una sacca con poco altro, getta un ultimo sguardo a quella che è stata una confortevole e sicura tana ed esce.

Cammina sino al crepuscolo, ormai sono lontani quando Hela si sveglia ed inizia a piagnucolare che vuole scendere. Loki per un po’ le parla per farla desistere, le racconta qualche storiella che ricorda dalla sua infanzia, ma la bambina ha ereditato la cocciutaggine di entrambi i genitori ed inizia a scalciare e a piagnucolare più forte: "Su, smettila." Tra gli alberi scende la sera e nel silenzio l'eco del piagnisteo è chiaro.

"Ti ho detto di SMETTERLA!" È costretto a fermarsi e a farla scendere: "Ti ho detto di smetterla di piangere!" La sgrida spazientito mollandola a terra su un mucchio di foglie. Il labbro inferiore di Hela inizia a tremare e gli occhi le si riempiono di lacrime. "No. No. Niente capricci. Non accetto che t-" Hela si copre gli occhi con le manine. Non piange: Sta ferma con gli occhi chiusi ed il broncio. I suoi non sono capricci: è spaventata, lontana da casa, non comprende perché suo padre improvvisamente sia così irato e probabilmente le è anche tornata la fame. Loki si china ad arrivare al suo livello e la raccoglie tra le sue braccia, sedendosi a gambe incrociate con lei in grembo. La culla per tranquillizzarla e quando lei scioglie appena il broncio batte la manina sulla sua.

Loki sorride, aprendo la mano: sul palmo steso si formano due piccole sfere di luce azzurra, che danzano l'una accanto all'altra formando due piccole spirali che si  intrecciano. Hela le guarda per qualche minuto, un piccolo sorriso, prima di abbandonarsi contro il petto di suo padre e addormentarsi.

 

 

 

“Sai cos’è che mi infastidisce di più?” Raggomitolata tra il cornicione ed il muro, una ventosa a tenermi appesa a centosette piani da terra, mi sto prendendo in pieno l’anticipo monsonico che sferza Giacarta da ormai sei giorni.

Resosi invisibile con la tuta mimetica scura OcchioDiFalco sogghigna sul tetto del grattacielo di fronte e non stacca il visore notturno dalla finestra sotto cui sono accovacciata. “Il sacco nero in cui sei avvolta a testa in giù? Sembri la figlia un pipistrello.”

“Sei un amore, come tuo solito. Immagino che Natasha adori questo tipo di carinerie.”

“Mi spezzerebbe l’osso del collo se facessi questo paragone. Attenta!” Mi appiattisco contro il muro ed inizio a togliermi dal bozzolo, il tutto sperando che la ventosa regga.  “La riunione è finita. Si stanno salutando. GreyRaven, pronta a muoverti tra dieci secondi.”

“Che quando finiremo qui e torneremo a casa avrò ancora i miei scatoloni da disfare.” Borbotto. “Ecco cosa mi dà più fastidio.”

“Fuori tra tre… due… “inizio a dondolarmi avanti ed indietro per prendere slancio. “Uno… VAI!”

Mi isso sul cornicione velocemente. Estraggo due grossi spilli dalla tasca della tuta e li infilo negli angoli del vetro. Un piccolo brusio e il campo elettromagnetico che protegge la finestra si disattiva. “Ricordami di portare un dolcetto a Fitz: se lo merita.” Faccio scorrere la finestra verso l’alto ed entro, richiudendola subito dopo.

“Il posto a destra dello schermo al plasma.” Indica Clint all’auricolare. Agguanto il bicchiere usato e lo passo nel mio portacipria scanner, poi lo rimetto a posto e sono costretta a nascondermi sotto al tavolo per evitare l’assistente entrata improvvisamente a rassettare tutto.

Invio i dati: nell’arco di dieci secondi saranno elaborati e processati alla base, finendo stampati sul guanto di lattice che uno dei miei colleghi indosserà per avere accesso al Caveau della società che teniamo sotto controllo.

Ottimo.

“Fase Uno completata. Lascio la mia postazione e scendo.”

Bene.

Appena accenno a muovermi da sotto il tavolo, mi trovo davanti la canna di una pistola.

Fase Due iniziata.

Un cazzotto sull’orecchio e parte anche il silenzio radio.

 

 

Hanno passato la notte piovosa tra le radici secche di un grosso albero, ma Loki non ha chiuso occhio neppure un attimo, con Hela addormentata in grembo e Fenrir che si è concesso una piccola battuta di caccia andata a segno.

Alle prime luci dell’alba si è riassicurato di nuovo la bambina sulla schiena – che ha protestato mugolando nel dormiveglia – e si sono rimessi in cammino.

Le montagne non sono poi così lontane. Loki inizia a sentirsi stanco e logorato dalla preoccupazione – quando si fermano deve usare molta magia per gli incantesimi protettivi e per cancellare le tracce -  il cibo in quella zona scarseggia e non possono permettersi di accendere un fuoco né di impegnarsi nella caccia, ma si sforza di proseguire aggrappandosi alla lancia per farsi più forza.

Si nutre di radici amare e quando vede quella che sembra una grossa capra selvatica tra i cespugli riesce ad fermarla, ipnotizzandola il tempo necessario per arrivare a mungerla per dare ad Hela un po' del latte.

Mentre Fenrir la tiene occupata giocando con lei, si arrampica di nuovo su un albero per controllare: le montagne a nord si stanno avvicinando, ma i fuochi a sud si sono moltiplicati. E un filo di fumo ora si alza anche da est.

Non c’è tempo da perdere.

Torna a terra e recupera la bambina non curandosi della sua lagna. Vorrebbe camminare anche dopo il crepuscolo, poi si rende conto che il rischio di imbattersi in un qualche predatore notturno è troppo alto, perché non riesce a proseguire alla cieca – ha notato che Hela schiva tutti gli ostacoli al buio, probabilmente ha ereditato il potere di sua madre -  e deve comunque riposarsi, che in caso di attacco deve essere in grado di difendersi.

Guarda Hela mordicchiare una delle radici accompagnandole da smorfie di disgusto: la fame sembra aver preso il sopravvento, perché continua a masticare comunque senza lamentarsi ulteriormente. Che fosse una bambina sveglia già lo sapeva, ma la considerazione che abbia già capito in che razza di situazione siano lo colpisce come uno schiaffo.

Le accarezza la testina per coccolarla e si sforza di vezzeggiarla con qualche complimento: "Avremo una nuova casa, più bella e sicura. Manca poco."

Ma si rende conto che sta solo cercando di convincere sé stesso.

 

 

Gli appartamenti della Regina non sono mai stati toccati dalla morte di Frigga. Suppellettili, arredi, tendaggi son sempre gli stessi, e se Sif osasse aprire bauli e armadi ne è certa che troverebbe le sete e i broccati dei suoi vestiti. A volte, quando la brezza serale entra dalla loggia aperta facendo alzare le tende a Sif sembra quasi di intravedere la sua sagoma ritta e fiera vicina alla balaustra. Sono i suoi appartamenti da che il fidanzamento con Thor è stato annunciato, Odino glieli ha concessi per ambientarsi al Palazzo e ai suoi agi: Sif preferirebbe piuttosto vivere nelle stalle e dormire su un pagliericcio, piuttosto che sola in quell’alcova. La differenza tra l’essere amica di Thor e sua futura sposa sono solo un pugno di baci tiepidi; l’affetto, la confidenza e la complicità gli stessi dei compagni d’arme.

A volte Sif pensa che il titolo di ‘Principessa’ con cui qualcuno già la fregia sia quasi di scherno, e ringrazia mentalmente l’esilio di Loki che gli impedisce di sbeffeggiarla ulteriormente con battute taglienti.

Jane Foster non era stata particolarmente amata dal popolo, ma lo era stata abbondantemente – e, Sif ne è certa, deve esserlo tutt'ora – da Thor, che faceva tutto fuorché mitigare quel sentimento e quella relazione: non lasciava il suo fianco nelle situazioni ufficiali né in quelle quotidiane, pieni di sorrisi radiosi e di gesti premurosi. Il cuore di Sif aveva subito un duro colpo quando li aveva visti percorrere insieme i corridoi che portavano alle camere di Thor. Mai quanto, però, non venire mai accompagnata da lui negli appartamenti reali.

“Che cosa hai fatto Sif?” La devozione a Thor le aveva ottenebrato la mente già una volta, inducendola alla disobbedienza e al tradimento come la più plagiabile delle fanciulle. Non ne aveva provato rimorso allora, quando era scesa su Midgard a cercare il compagno che amava più di un amico e che era stato bandito, non ne prova rimorso ora che ha aiutato il suo futuro sposo in un’impresa che faticava a giudicare giusta. Eppure non riesce a riconciliarsi con il suo orgoglio ferito: se Thor ha chiesto il suo aiuto è solo perché certo che il suo amore avrebbe fatto di tutto pur di essere ricambiato, pur di spodestare dal suo cuore il fantasma di quella minuta midgardiana. Si è lasciata vincere dal sentimento, da quella fragilità che ha sempre detestato nelle altre donne.

Con un moto di stizza, Sif rifila un calcio al piede del mobile più vicino: la brocca sul ripiano cade e l’acqua scivola lungo il legno scuro sino ad inondare un cofanetto di madreperla che non si è mai azzardata ad aprire. Lo solleva per salvarlo dall’acqua, ma il piccolo scrigno le sfugge dalle dita e si apre rovesciando a terra la cascata di perle bianche appartenute a Frigga. Quando cerca di raccoglierle scivolano tra le sue dita, seguitando a rotolare sul pavimento di marmo. Si blocca quando si accorge che non sembrano rimbalzare impazzite ma si muovono tutte quante, ordinatamente, in una direzione: la parete dietro l’alcova.

Le perle si accostano lungo l’orlo dell’arazzo che la ricopre, come a formare una lunga collana stesa in terra. Cauta, Sif si avvicina e quando si china a sfiorarle si blocca nuovamente: c’è un alito di vento, uno spiffero che proviene dall’arazzo e solleva appena le frange del bordo. Invece di raccogliere le perle Sif alza l'arazzo, e scopre il passaggio che si apre sotto.

Prima di muovere un passo Sif getta uno sguardo alle sue spalle, verso la loggia aperta: tra le tende sottili vede chiaramente un'ombra; l'elegante sagoma di Frigga che contempla l’orizzonte dalla balaustra.

 

 

Alla fine del terzo giorno di marcia si è reso conto di non aver spiaccicato parola. Non ha parlato ad Hela come è solito fare e l’ha addirittura zittita seccamente un paio di volte quando la sentiva piagnucolare o scalciare. Fenrir lo fissa in attesa di istruzioni, di una carezza o di un grazie. Gli strofina il muso distrattamente e lui infine crolla al suo fianco.

Loki si rende conto che non mangia da più di un giorno e che il paesaggio sta diventando brullo e spoglio: prima di arrivare alle montagne dovranno attraversare un’ampia radura.

Saranno scoperti.

Dovranno essere veloci e preparati al peggio.

 

Dopo qualche ora di riposo e qualche parca pietanza recuperata fortuitamente, Loki riesce a riprendere energie sufficienti per utilizzare la magia. Scinde il suo corpo in molteplici copie che iniziano a percorrere velocemente la radura circondandolo. Ha il cuore in gola e fa attenzione ad ogni piccolo rumore.

Fenrir è più lontano e segue una sua illusione. Ha le orecchie tese e sembra molto nervoso, fiutando l'aria più volte.

Quando ormai il bosco è prossimo un sibilo veloce attraversa l'aria ed una palla di fuoco colpisce il limitare degli alberi.

Gli è passata vicinissimo, ha falciato alcune sue proiezioni e lo spavento gli ha fatto perdere il controllo delle altre, che si sciolgono.

Richiama Fenrir ed inizia a correre il più velocemente possibile.

Altre palle infuocate seguono la prima, per schivarle Loki è costretto a correre a zigzag tra i sassi della radura faticando per non inciampare e cadere, ma deve girarsi più volte per controllare i suoi assalitori: Figli di Muspel, giganti di fuoco. Re Surtur è stato il più celere nel mandare le sue milizie a cercarli.

Raggiunge il limitare degli gli alberi, i sibili e gli schiocchi delle palle infuocate non smettono di sfiorarlo. Salta radici e schiva i primi alberi in fiamme, cercando disperatamente con lo sguardo una via di fuga riparata.

Quando è certo di essere riuscito a mettere un po' di distanza tra sé ed i suoi inseguitori si volta: la foresta sta prendendo fuoco velocemente e si sta trasformando in una trappola mortale di fumo e fiamme.

Non può fuggire, deve affrontarli.

Non ha altra scelta, per spegnere le fiamme velocemente dovrà usare quel potere.

Fa scendere Hela dalla schiena e le calca bene il cappuccio in testa.

Non vuole che lo veda trasformarsi in un mostro.

 

È qualcosa dentro di sé. Un freddo ancestrale e radicato, un pezzo di ghiaccio tra il cuore e lo sterno. Le mani di Loki si striano sfumando nel blu quando lo richiama.

Poi allarga le braccia e lo fa uscire tutto d'un colpo: Il vortice gelato riempie l'aria ed inonda i tronchi di sempreverdi, soffocando le fiamme e costruendo un muro di ghiaccio.

Ha poco tempo, dovrà farne buon uso.

Afferra la bambina, scende nel greto di un torrente e cerca un riparo tra i sassi. Hela è sin troppo spaventata per piangere e trema come una foglia. Loki vorrebbe avere il tempo per tranquillizzarla, ma non può far altro che infilarla dentro ad un piccolo buco tra i sassi dell'argine. "Torno a prenderti" Le spiega accarezzandole il visetto pallido e sporco. Sente l'angoscia riempirgli i polmoni, quanto il fumo della foresta in fiamme. "Devi aspettarmi." Poi si rivolge a Fenrir: "Devi starle accanto, qualsiasi cosa accada. Te l'affido, devi proteggerla, capito?" Il lupo guaisce e tocca con il tartufo il suo viso. Loki non si è mai sentito più spaventato e allo stesso tempo determinato di così: "Grazie" Gli sussurra rialzandosi. Quando la riprende in mano la lancia diventa una cuspide ghiacciata.

 

Sono enormi.

Sono una dozzina.

Sono troppi.

Per Loki è difficile riuscire a gestirli tutti insieme - Deve continuamente scindere il suo corpo in più parti per ingannarli, e continuamente fare ricorso al suo potere da Jotun per contrastare le fiamme che lanciano.

Riesce ad atterrarne uno e a staccargli la testa con una lastra di ghiaccio: L'immenso corpo di pietra bollente smette di agitarsi e si spegne.

Schiva il colpo di un altro e la presa di un terzo: Richiama le sue proiezioni per disturbarli, ma ormai hanno capito che sono solo innocue copie e non gli danno più corda.

Loki cerca di attirarli dalla parte opposta del bosco, c'è un lago lì vicino dove vuole riuscire a buttarceli dentro: con quei corpi pesanti e fiammeggianti non potranno sopravvivere.

Riesce a creare un vortice di ghiaccio che ne distrugge uno e mutila un altro.

Sono dieci. Molto furiosi.

Son sempre troppi, ma meglio di niente.

Sarà un lavoro lungo e logorante, ma Loki non ha alternative che sconfiggerli.

Finché uno di loro non riesce ad agguantargli una caviglia con una lingua di fuoco schiantandolo a terra.

Stringe i denti resistendo al dolore lanciando l' incantesimo che trasforma la frusta di fuoco in un serpente che si rivolta contro la mano che l'ha lanciata, ma ormai gli altri giganti sono riusciti a scagliarsi su di lui e ad arpionarlo a terra. Loki si dimena, fa appello a tutte le sue forze e al ghiaccio nelle sue vene. Riesce a scappare una, due volte, ma alla terza l'arpione di un Gigante di Fuoco lo inchioda al terreno.

La spalla brucia ed è un dolore atroce. Loki non riesce a non urlare, restare lucido è quasi impossibile.

Uno dei giganti gli grugnisce in faccia la richiesta della creatura, Loki gli sputa in un occhio e si ritrova il pugno del gigante ad ustionargli il viso: "Se non ce la consegnerai viva, la prenderemo noi da morta."

Il Gigante si rivolge agli altri, ordinando di radere al suolo la foresta.

La fine. È la fine.

È la nostra fine.

Un cono di luce scrosciante colpisce il suolo.

A malapena se ne accorge: tutta la sua attenzione è per le palle di fuoco che solcano il cielo. Quando cadono nella foresta e la incendiano sente il suo cuore esplodere.

 

 

Thor non da neppure tempo alla polvere di posarsi: mena il Mjolnir ed abbatte il gigante più vicino, ne fa esplodere due con lo stesso fulmine. Uno riesce a sfuggirli e a corre tra gli alberi.

Togliersi l'arpione dalla spalla è una tortura a cui Loki appena resiste: vince l'attimo di debolezza e di dolore e si getta all'inseguimento del gigante nella foresta.

Le fiamme sono ovunque, per Loki è difficile seguire il gigante e tentare di colpirlo con la vista offuscata ed i polmoni che bruciano dal fumo caldo.

Riesce a scagliare un incantesimo, a farlo cadere a terra, ma non si ferma a finirlo: il fuoco sta divorando ogni cosa, deve accorrere da Hela prima che sia troppo tardi. Il greto del torrente è risparmiato dalle fiamme ma non dal fumo: Loki è costretto a proseguire carponi per poter vedere qualcosa, con la spalla destra ustionata e ferita praticamente inutilizzabile.

Riesce ad arrivare al nascondiglio, a scavare tra i sassi, a chiamarla.

Hela non c'è e neppure Fenrir.

Urla nuovamente il suo nome, più e più volte, con il panico che prende il soppravvento.

Gli risponde un ululato dall'altra sponda.

 

L'ultimo gigante di fuoco ha la testa fracassata e Thor ci ha rimesso mantello e parte della pelle sulla schiena. Punta gli occhi verso il bosco in fiamme e si sente raggelare nonostante le ustioni.

Ruota il Mjolnir e lo alza verso il cielo. La pioggia scrosciante segue il lampo.

 

Fenrir non demorde dall'attacco del gigante neppure quando viene sbattuto ripetutamente a terra. Allenta un attimo la presa all'avambraccio, carica ringhiando e lo attacca di nuovo, mentre Hela si è infilata tra le radici di un albero e si è rannicchiata su sé stessa, completamente terrorizzata.

Fenrir cede al quinto colpo e rimane a terra con un guaito strozzato.

La pioggia che sferza il bosco spegne l'incendio e le fiamme del Gigante di Fuoco. Il suo ringhio di rabbia si trasforma in urlo di dolore quando le gocce d'acqua che lo copliscono diventano spilli di ghiaccio che penetrano la sua pietra e lo fanno esplodere in milioni di piccoli ciottoli.

Le gambe di Loki cedono e cade in ginocchio. Incrocia lo sguardo vitreo di Fenrir, il suo respiro che diminuisce, i rivoli di sangue che escono dal tartufo e dalle orecchie. Gli domanda perdono, gli sfiora la pelliccia sporca di sangue con le dita. Poi cerca con lo sguardo la bambina: lei lo ha visto, sta uscendo carponi dal suo nascondiglio e lo chiama piangendo.

La pioggia bagna il viso di Loki.

Perde i sensi con il pianto di sua figlia nelle orecchie e la voce di Thor che lo chiama.

 

 

 

==============================================

 

Spero di poter compensare la brevità di questo capitolo con una certa densità.

Sono estamente soddisfatta del seguito che questa storia sta avendo, non so come ringraziarvi per tutte le manifestazione di affetto che ricevo!

Grazie, Grazie e Grazie.

I giganti di fuoco, del regno di Muspelheim, non li avevo ancora 'usati'. Sono sempre dei simpaticoni amici-ci con Asgard e l'hobby della rosticceria.

Per ogni richiesta, vi rimando al mio ask.

Giuro che il prossimo capitolo sarà un po' più lunghetto. (E che avremo una visuale più ampia delle reazioni ad Hela. ;)

Grazie ancora. Alla prossima (Se vorrete)

EC

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Flesh and Bones ***


The Seventh:

 

The Seventh:

Hellraiser

 

 

 

Part 8: Dawning

 

Chapt: 3: Flesh & Bones

Dare un significato alla propria vita può finire in follia.

[Antologia di Spoon River, E.L. Masters.]

Sono le tre di notte quando Natasha raggiunte il suo appartamento al 97° piano: nessuno in giro e silenzio e penombra nel livello delle unità abitative. Probabilmente Bruce è ancora in laboratorio con Stark, che quando Pepper ed Howie sono a Malibù torna ad essere nottambulo, e se il Capitano non è preda della sua solita insonnia nella Gym o nella sala cinema è perché Beth dorme da lui dopo il turno serale al Phoenix.

Natasha si bea del silenzio e della solitudine e pregusta già un lungo bagno rilassante nella Jacuzzi, con la cromoterapia che ancora non ha capito a cosa realmente serva. Varca la porta del Nest, attraversa l'ampio salotto, sale sul soppalco e lascia scivolare il trolley nella cabina armadio rimandando il metterlo a posto per l’indomani. Entra nel bagno della camera, attiva il cursore olografico ed imposta la temperatura dell'acqua e le opzioni di idromassaggio e cromoterapia.

Mentre il getto si attiva e riempie la vasca ovale lascia scivolare a terra i vestiti e si controlla un paio di grossi lividi allo specchio e l'avambraccio destro gonfio e dolorante. Decisamente, ha bisogno di tanto relax. "J.A.R.V.I.S." chiama "Modalità Pensiero Zero, per favore."

"Immediatamente, Agente Romanoff."

Sulle mensole, sul bordo della vasca e in un angolo del pavimento si alzano piccoli cilindri bianchi che si accendono con la luce calda e tremula di una candela mentre la plafoniera centrale si spegne. La cromoterapia inizia a disegnare sfumature cangianti sul muro.

"Grazie J.A.R.V.I.S."

" È sempre un piacere per lei, Agente Romanoff. Mi permetto di ricordarle la bottiglia di Chardonnay Failla che ha nella cantinetta, un calice sarebbe l'ideale."

"Ottima idea."

"Come colonna sonora preferisce musica lounge, new age o qualche artista in particolare? Se posso consigliarle Lana Del Rey..."

"Niente, J.A.R.V.I.S.: ti ringrazio ma il silenzio andrà benissimo."

"Come desidera."

È passata quasi mezz'ora quando Natasha apre gli occhi di scatto e si rizza sedere facendo cadere nell'acqua la mascherina decongestionante dagli occhi. Ha sentito un rumore - un tonfo, uno scroscio, non ha capito bene - da qualche parte della torre. "Controllo del perimetro" ordina a J.A.R.V.I.S. "Rileva la fonte del rumore e la sua natura."

"Thor è appena atterrato sulla sua terrazza, Agente."

Natasha sospira, recupera la mascherina e la riappoggia sul viso: "Il ragazzo deve imparare a calcolare la differenza di fuso orario tra qui e Asgard."

"Non è da solo."

"Oh, bene. Avrà fatto pace con Jane, allora. J.A.R.V.I.S. ti prego di formulare un memo ad Addison, mi deve cinquanta dollari."

"Temo non sia la dottoressa Foster..."

Storce la bocca: "Xena?"

"Lucy Lawless sta partecipando ad un tributo alla serie che l'ha resa celebre, in Nuova Zelanda."

"Intendevo... Senti, J.A.R.V.I.S., fa finta di niente. Stasera non ho energie per i gossip, torniamo in modalità Pensiero Zero, d'accordo?"

"Agente Romanoff, devo avvisarla che..."

"Cosa ho detto? Non. Ora. Siamo in modalità Pensiero Zero, ricordi?"

"Temo di dovere interrompere il suo Pensiero Zero e..."

Porta che si apre di botto. Suppellettili a pezzi. Tonfo pensante e due metri di semidio asgardiano biondo, sporco, bruciacchiato e trafelato che le invade il bagno.

"Lady Natasha!"

"FUORI."

"Ho necessità del tuo aiuto."

"ESCI. DI. QUI."

"Fammi spiegare."

"Se non esci di qui entro due secondi, Odino si ritroverà una figlia femmina come erede al trono."

"Appunto..."

"ESCI!!"

"Mi permetta di consigliarle di accettare la sua richiesta, Signore. Le palpitazioni dell'Agente Romanoff sono identiche a quelle del dottor Banner al limite della trasformazione nell'Hulk."

Deglutendo, Thor non può far altro che cedere: "Attendo nelle mie stanze."

“Spero per te che sia questione di vita o di morte.” Natasha, in capelli bagnati e tuta sformata addosso non ha l’aria meno pericolosa di quando maneggia un paio di pistole. Sbatte la porta dell’appartamento del ThunderCorner: una foto di lui e Jane davanti ad uno shawarma cade per terra dalla mensola vicina.

“Lo è, credimi.” Thor le va incontro, la ringrazia e le indica la camera da letto. “Sto per chiederti un favore enorme.”

“Se è qualcosa del tipo: aiutami a mollare la fidanzata stalker giuro che ti prenderò a calci. E ti farà male.”



In fondo Natasha l’aveva già intuito, è che si rifiutava di credere che l’avesse davvero portato lì, nella Tower, il Quartier Generale dei Vendicatori. Eppure quando lo vede, privo di sensi abbandonato di traverso sul letto, inizialmente stenta a riconoscerlo: Loki è più magro e ha i capelli decisamente più lunghi, fradici e sporchi, vestiti laceri e nel lenzuolo che gli avvolge malamente spalla e parte del busto si sta formando una chiazza scura.

“Rissa in uno dei peggiori bar di Asgard?”

“Non avrei osato disturbarti se non fosse stato indispensabile: la voce servile mi ha detto che eri sveglia e avevo bisogno di un aiuto immediato. Non è come pensi, è qualcosa di ben più grave.”

“Cosa vuoi che faccia, cucirlo? Volentieri: non pensare che mi limiti alla spalla, farò un lavoro di fino, un bel punto croce sulla bocc –“

C’è stato un singhiozzo, e non proveniva dalle labbra di Loki, ma dalla poltrona della stanza: Natasha non può vedere chi la occupa perché lo schienale è voltato, quindi si limita a fissarlo attendendo una spiegazione.

“Ti ho detto che la situazione è più complicata.” Thor si avvicina alla poltrona, chinandocisi sopra sforzandosi di avere sorriso rassicurante; si rialza con un fagotto verde e tremante in braccio. Con due manine. E sembra anche due piedini. “Il suo nome è Hela, ed è…”

“Tua nipote.”

Lui annuisce, Natasha prende un bel respiro: “Credo che non gli cucirò soltanto la spalla e la bocca a questo stronzo.”



La mano di Loki afferra il polso non appena scioglie il bendaggio di fortuna. Sgrana gli occhi e tenta di alzarsi a sedere, la fronte sporca imperlata di sudore e la voce strozzata che chiama Hela.

“Se ne sta occupando tuo fratello, qui fuori. Ho pensato non fosse uno spettacolo adatto a lei.”

“È ferita?”

“Qualche graffio, nulla di che.” Apre la cassetta del pronto soccorso e si infila i guanti di lattice. Quando apre il lenzuolo il viso di Loki si contrae in una smorfia di dolore. Natasha studia il foro, la carne ustionata e lesionata in più punti: “Brutta ferita. Non sono un medico, ma qualche medicazione la so fare. Questa sarà proprio difficile.”

“Si rimarginerà da sola tra poco tempo.”

“Devo comunque fermare l’emorragia: hai l’aria di chi ha perso molto sangue, anche se è tuo fratello quello che straparla. Dice che la bambina…”

“Hela. Si chiama Hela.”

“Dice che è figlia tua e di Addison.” Riempie una siringa con il liquido di una fiala, la picchietta ed infila l’ago nella ferita con decisione. Loki stringe i denti ed una mano si conficca nel cuscino stringendolo convulsamente. “Io e lei siamo piuttosto vicine, lo sai bene. Nove mesi di gravidanza più un parto non mi sarebbero passati inosservati.”

“Questo caso è diverso.”

“Oh, sicuro. Chissà che bella storia avrai da raccontare a proposito.”

Quando ritira l’ago Loki riprende fiato. “Dov’è lei ora?”

“Che c'è, non ti fidi di me? Un po' hai ragione. Tieniti forte, non sono delicata in queste cose.”





"Hey, Thor-eador" Tony è sporco di morchia sin dentro alle orecchie ed è accompagnato da un Bruce claudicante dal sonno. "Esco dal laboratorio e J.A.R.V.I.S. mi informa che sei arrivato, accompagnato da qualcuno, e che hai chiesto l'intervento della Romanoff nel tuo appartamento. Non per farmi i fatti tuoi - capisco il bisogno di divertirsi e sarei un ipocrita a farti la ramanzina - ma posso farti presente che Barton non ha ancora testato le frecce al plasma e tu potresti essere il suo prossimo bersaglio? A proposito, perché quella cosa che hai in braccio piange? Dimmi che è un scimmietta, ti prego." Thor abbozza un sorriso e volta il fagotto: Hela toglie per appena un attimo le manine dalla faccia e poi riprende a singhiozzare con più decisione.

"Non sembra una scimmia." Smettendo improvvisamente di sbadigliare, Bruce inforca gli occhiali, mentre Tony alza gli occhi al cielo ed incrocia le braccia: "Credo tu sia decisamente nei casini."

"Non giungete a conclusioni affrettate: non è mia figlia."

"Meno male. Per un attimo ho temuto di dover fare i conti con una Xena tradita ed incazzata... senza contare che poi non avresti più avuto nessuna chance con Jane."

Bruce si irrigidisce. Tony sogghigna.

"È mia nipote."

"Ah."

"Cazzo."

"Ma non è come pensate!"

"Quindi hai un altro fratello? Questa volta né scemo né pazzo?"

"La questione è lunga e complicata. E lei è affamata."

Banner si toglie gli occhiali: "Vado a farle un biberon, almeno la smetterà di piangere."

"Bravo. Trovi tutto... "

"Tony, so dove si trova ogni singolo elemento inerente a tuo figlio."

"Sì, forse ho esagerato con il babysitteraggio. Allora, Montagna che Cammina, dammi almeno la buona notizia che la bambina è una povera orfanella."

Thor indica con la testa la porta della camera da letto. "Loki non è nelle condizioni di nuocere; ho chiesto la cortesia a Lady Natasha di occuparsi delle sue ferite."

"Oh, bene, allora sarà orfana presto." A sottolineare la battuta di Tony, da dietro la porta proviene un debole gemito prolungato. Thor decide di ignorarlo e continuare nella spiegazione:

"Era su Niflheim, nascosto agli occhi di Asgard sino a poco tempo fa. Oggi è stato attaccato dalle milizie di Sutur, Re dei Giganti di Fuoco."

"Vicini scomodi, immagino."

"Non c'è da scherzare: se Sif non mi avesse liberato in tempo, a quest'ora sarebbero morti."

"Un momento: liberato da cosa?"

"La sacca." Loki è madido di sudore e ha l'aria stremata, mentre si abbandona di nuovo sui cuscini. Natasha gli ha lavato e cucito la ferita vincendo l'impulso di causargli un'emorragia fatale o recidergli un nervo o provocargli dolori ancora più lancinanti. "Aspetta: per le ustioni- "

"La sacca." Ripete, deglutendo a fatica. "Dentro c'è un pacchetto bianco. Mi serve ora."

Natasha recupera la sacca abbandonata a terra e la apre: resti di provviste, una borraccia, una sciarpa verde e oro che non si prende la briga di studiare troppo, quello che sembra un pupazzo di pezza, qualche vestito di piccole dimensioni ed infine un involucro di tessuto bianco. Lo srotola: ci sono diversi tipi di erbe e foglie, Loki ne indica alcune di un verde brillante, poi si alza a sedere a fatica e le appoggia alla ferita: "Assorbono l'infezione ed il calore delle ustioni, ne ho abbastanza anche per domani" spiega, mentre Natasha riprende il bendaggio. "Addison sa che sono qui?"

"È in missione. Ha l'obbligo del silenzio radio e anche se sapesse della tua presenza non credo che sarebbe impaziente di tornare."

Loki distoglie lo sguardo: "Immagino sia furiosa."

"Lo è stata. Ma per fortuna pare essere passata oltre." Intercetta un guizzo della mascella ed infierisce: "Credo addirittura di abbia dimenticato. D'altronde, è più di un anno che non ti fai vivo. Pensavi davvero che restasse ad attenderti alla finestra?"

"Non ti devo spiegazioni."

"Pensi di giocarti la carta della bambina? Che se la beva davvero la storia che *puff* per magia sia comparsa dal nulla condividendo il suo patrimonio genetico?"

Lo sguardo con cui le risponde è carico di disprezzo: "L'hai guardata bene? Fallo e poi dimmi che non noti la somiglianza. Thor, che di sicuro è meno brillante di te, l'ha colta al volo senza che neppure glielo dicessi."

"Per quanto ne so, può essere uno dei tuoi trucchi, un piano ben architettato."

"Miei trucchi. Non suoi. È così difficile scindere le mie azioni dalla vita di mia figlia? Se non fosse stata in grave pericolo me ne sarei ben guardato dal portarla qui. Sarò pur folle, ma non stolto." Deglutisce ancora a fatica e torna a guardare il muro - A Natasha è parso di averli visto diventare liquidi, come se trattenesse a stento le lacrime. "La sento piangere. È spaventata e stanca. Ha mangiato?" Natasha scuote la testa. "Portala qui."

"Perché, vuoi darle il tuo latte?"

Loki non è troppo stremato per rifilarle un'altra occhiata di disprezzo.

Banner rientra nell'appartamento con il biberon in mano e lo avvicina alle labbra della bambina, ormai paonazza in volto per lo sforzo di piangere. Lei ha un attimo di smarrimento, sembra quasi che lo rifiuti, poi la fame prende evidentemente il sopravvento e si attacca alla tettarella succhiando con vigore e afferrando la bottiglia con le manine sporche. Thor non le stacca gli occhi di dosso e si lascia andare ad un piccolo sorriso, sedendosi sul divano e seguendo le indicazioni di Tony quando gli suggerisce una posizione più comoda per tenerla in spalla mentre beve: "Non è bellissima?"

"Sì, sì, lo è e tuo sei uno zio perfetto. Ora continua a spiegare." Incalza Tony.

"Poco più di un anno fa, le Norne annunciarono a mio padre la venuta di una creatura, non generata da ventre materno, che sarebbe stata 'Monarca sopra ogni Re', e il cui Regno sarebbe stato al di sopra di ogni altro. Turbato, Odino ordinò ad Heimdall di guardare ovunque e di trovarla. Pochi giorni or sono, con le nubi di Niflheim diradate per la primavera, il Guardiano ha potuto vedere Loki, ed Hela con lui. Comprendendo che fosse lei la creatura della profezia, ha avvisato mio padre. È stato solo per un fortuito caso che ho potuto sentire le sue parole: non potevo restare con le mani in mano. Io e Sif siamo riusciti a trovare una via per Niflheim e mi sono precipitato ad avvisare Loki, ma al mio ritorno su Asgard sono stato posto agli arresti per tradimento. Sif è riuscita a liberarmi: ora tremo al pensiero che possa essere nei guai a causa mia - a causa nostra. Ma se così non fosse stato, non oso pensare a cosa sarebbe potuto accadere.”

“Mi sono fermato al ‘non generata da ventre materno’” Ammette Banner, infilandosi nuovamente gli occhiali. “In che senso? Che è stato lui a…”

“Bruce, non è importante questo. Fammi capire, Thor: quindi tu hai portato tuo fratello – ingestibile, psicolabile, genocida – e la sua… pseudo figlia ricercata da mezzo universo sotto lo stesso tetto in cui vive la mia famiglia? Inizio a credere che tu ragioni come un wrestler malmenato: male. Molto male.”

“Stark, tu non capisci”

“NO. TU non capisci:” Il pugno di Tony colpisce la superficie del tavolino con violenza. Hela, quasi assonnata dopo aver svuotato il biberon, sussulta e si irrigidisce tra le braccia dello zio. “L’idiota fa una cazzata e tu accorri, abbocchi alle sue richieste e ci caschi come sempre: non ti fai neppure due domande se quello che ti ha raccontato sia vero o meno. Cristo, Thor, ma non hai imparato niente in questi ultimi anni? E la cosa più grave è che li porti qui tra di noi. Metti in pericolo la Terra, metti in pericolo la mia famiglia e questo perché non hai ancora capito che lo stronzo” Tony si mette le mani ad imbuto sulla bocca ed urla: “Ti prende per il culo!”

Thor sta fremendo ma cerca di trattenersi, alzandosi di scatto e allontanandosi dal divano per camminare avanti ed indietro nella sala cullando la bambina. “Fra tutti pensavo fossi l’unico che avrebbe compreso. Non è mia intenzione mettere in pericolo la tua famiglia, non farei mai una cosa simile. Ma devo anche proteggere la mia, e loro lo sono. Così come tu faresti qualsiasi cosa per proteggere tuo figlio, Loki fa lo stesso con lei. Qui è al sicuro, Asgard non attaccherà i Vendicatori, poiché voi stessi siete Eroi del mio popolo, che è riconoscente ed in debito con voi.”

“Allora lascia la bambina qui e…”

“Senza Loki? È crudeltà!”

"Una parola totalmente sconosciuta a tuo fratello, uh?"

"In effetti" Alzando il dito, Bruce interviene timidamente: “Separare la bambina da suo padre sarebbe un ulteriore trauma. E da come si comporta, ad occhio e croce, direi che ne ha già subiti abbastanza.”

“Oh, non ti ci mettere anche tu! Non stiamo parlando del Padre Modello dell'anno. Si tratta di Loki: vi ricordate di lui, vero? Corna...scettro... chitauri e - kaboom - New York mezza distrutta?”

“Tony, fermati un attimo. Respira, ragiona: stiamo parlando principalmente di una bambina. Guardala: avrà più o meno l’età di Howie! Come ti sentiresti a sapere di tuo figlio circondato da estranei?”

“Mio figlio è un bambino normale non un…”

Lo sguardo di Thor si fa minaccioso: “Non provare ad usare quella parola con mia nipote.”

“Beh, tutti la chiamano creatura, io non posso farlo?”

Natasha apre la porta della camera da letto e intima un: “FERMI TUTTI!” Prima di attraversare la sala verso Thor, prendere in mano la recalcitrante Hela e tornare verso la camera dicendo: “Ora potete riprendere ad accapigliarvi.”





Dalla porta di ingresso, in una maglietta degli Yankees decisamente stretta e un paio di boxer infilati al contrario, compare Steve con i capelli spettinati e gli occhi aperti di un millimetro: “Hey! Non è che potete fare meno rumore? Beth domani ha il turno della mattina, e anche io gradirei dormire, visto che nelle ultime dodici settimane sono stato in missione e non ho mai chiuso occhio. Ciao Thor, è un piacere vederti, anche se sono le quattro di notte. Spero tu non ti offenda se non mi trattengo per festeggiare il tuo ritorno ma…”

“Non stiamo festeggiando.” Sospira Banner. “E non è arrivato da solo.”

“Ah. Se c’entra Jane io non …” Banner gli rifila uno sguardo minaccioso – un inquietante barlume verde ha attraversato gli occhi castani - e Tony si passa il taglio della mano sulla gola per fargli segno di tacere. “Oh. È una di quelle cose per cui non si vorrebbe essere buttati giù dal letto a quest’ora, vero?”

“No. Proprio no” Tony sospira e rifila un'occhiataccia ad un avvilito Thor: “Tantomeno affrontare da sobri. J.A.R.V.I.S, manda Ferrovecchio con del Talisker.”

“Ne sono spiacente” Si scusa ancora Thor. “Ad ogni modo, ogni decisione non può essere presa senza consultare prima Addison.”

Tony si gratta il pizzetto: “Che c’entra la Cornacchietta, ora?” Steve sospira che alzarsi dal letto è stata decisamente una pessima idea.

“Come vi dicevo, la situazione è estremamente complicata.”

“Dopo il Talisker, Thor-mento. Se sento un’altra parola senza qualcosa che mi distenda i nervi sfratto tutti.”



Quando la bambina vede Loki smette immediatamente di piangere e si accoccola al suo fianco, tremando e mugolando, stringendolo così forte da strappargli un gemito di dolore. Loki le parla a lungo, spiegandole che quelle persone sono amici della mamma e che presto sarebbe arrivata anche lei a conoscerla. “Qui siamo al sicuro” La rassicura, guardando Natasha: “Non è vero?”

Lei incrocia le braccia ed alza un sopracciglio: “Forse è meglio che ti riposi” Aggiunge “Penserò io alla bambina. Così la guarderò meglio.

“Ha ancora fame” Loki le accarezza la guancia e torna a rivolgersi direttamente alla piccola “Ora farai un bel bagnetto e mangerai a sazietà, d’accordo?”

Hela guarda suo padre, poi Natasha, poi ancora suo padre e infine si lascia riprendere in braccio da Natasha senza protestare.

Fuori dalla stanza Banner, Tony e Steve fanno compagnia a Thor, una bottiglia mezza vuota di Talisker sul tavolino e un silenzio pesante.

“Tony, ho bisogno della Nursery di Howie.”

“Fai come se fossi a casa tua: tanto qui lo fanno tutti.”

“Ottimo. Prepara anche qualcosa di più sostanzioso che del latte, che la signorina ha ancora fame. Thor, tu tieni d’occhio tuo fratello. Al momento sembra dormire, ma nel caso decidesse di fare qualche cazzata, inchiodacelo a quel letto che il martello già ce l’hai. Bruce: te ne intendi di bambini? Una visita sarebbe necessaria, almeno da escludere qualche ferita grave. Steve tu…”

“Io ora me ne tornerò nella mai stanza e farò finta di non aver visto né sentito niente.”



Mentre l’acqua scorre a riempire la vaschetta Natasha si rende conto di non avere la più pallida idea di cosa fare. La bambina la fissa con aria incuriosita, seduta sul fasciatoio con le manine raccolte in grembo e la schiena dritta: il contegno di una minuscola lady insozzata di fango come un animale.

Dunque: se la sua intenzione è di farle il bagno allora per prima cosa deve toglierle i vestiti - se si possono definire così quei brandelli di pelli - di dosso. Sotto ad una casacca di pelle trova una maglia verde, e poi un'altra e quello che potrebbe rientrare di diritto nell’arsenale chimico di Assad: Natasha sfila il pannolino reprimendo un conato e senza darsi troppa pena di celare il suo disgusto lo getta nel bidone dell'immondizia.

Sgambettando nel vuoto, Hela tira fuori la linguetta e commenta con un 'BLEAH'.

"Che fai, mi prendi in giro?"

Oh sì, lo sta facendo eccome, e nella sua smorfia Natasha ha riconosciuto perfettamente Addison. Sospira, si ripete che è solo suggestione, le dà una pulita sommaria e poi la appoggia dentro alla vaschetta piena d'acqua calda.

Hela caccia uno strillo così acuto che per poco Natasha non la lancia per aria dalla sorpresa: "Cos'è, troppo calda?" Oddio, ora la sta guardando come se avesse davanti la sua potenziale nemesi.

Oh, toh. In questo è tutta suo padre.

"D'accordo, d'accordo. Ci metto un po' d'acqua fredda, contenta?"

"Cì!"

Oddio, la piccola sudicia sa anche parlare?

"Capisci quello che ho detto?"

"Cì!"

Nah, impossibile.

"Ti cucinerò e ti mangerò per cena."

Il labbro inferiore le inizia a tremare.

Ok, comprende tutto, buono a sapersi.

Nell'acqua tiepida Hela sembra essere decisamente a suo agio. Strilla e schizza ovunque muovendosi in continuazione; Natasha è praticamente più bagnata di lei: "Stai ferma un secondo, per favore? Come faccio a toglierti questa merda di dosso se ti dimeni come un'anguilla?"

"Medda!"

Eh sì, di nuovo le attitudini di Addison.

Mentre si dà una calmata ne studia meglio il visetto paffuto, gli occhi grandi e ovali - il colore è lo stesso di quelli di Loki, la forma indubbiamente quella di Addison - ed i capelli scuri: sono sottili e radi, anche bagnati sembrano seguire direzioni proprie.

Lo shampoo le va negli occhi ed Hela ha uno scatto, sollevando un'onda assurdamente grande per il suo piccolo corpo che ovviamente finisce tutta addosso a Natasha.

"Hey!" protesta: "Ho menato tua mamma per molto meno."

Oh, ecco. L'ha detto.

La bambina si ferma, si toglie la schiuma dagli occhi strofinandoseli con le manine pulite e la fissa quasi incantata: "Mam-ma?"

Gran bel casino.

Oh sì, decisamente grosso. Da che la conosce, Addison ha sempre dimostrato un atteggiamento decisamente negativo nei confronti dei bambini. Non che non le piacessero - in fondo anche lei ogni tanto si metteva a giocare con Howie - ma la stufavano presto. Non era nell'ottica di avere figli e – Natasha ne è sicura – men che meno di averne con Loki.

Già si immaginava la crisi isterica. Forse era meglio preparare un paio di fiale di calmante.

O prendere dall'Armeria 1 la 'Pistola della Buonanotte'.

Tutto questo ammesso e non concesso che quella fosse davvero sua figlia.

Perché, diamine, dire che tutto quello era assurdo è usare un blando eufemismo.

Ma, d'altronde, sino a tre anni prima avrebbe dichiarato 'impossibile' la distruzione di New York da parte di un esercito alieno.

O una glaciazione di buona parte dell'emisfero boreale da parte di un gruppo di Na'vi imbufaliti.

Cercando di farla scivolare via il meno possibile, Natasha insapona tutta la bambina e quasi la lancia per aria dalla sorpresa, quando nota che pancino è liscio e senza neppure il più piccolo accenno di ombelico: Bozhe Moi, e questo che significa?

Natasha non ha una gran conoscenza del mondo animale, ma è quasi certa che tutti i mammiferi abbiano il cordone ombelicale. Se Hela ne è sprovvista non è da considerarsi tale? E che cos'è dunque?

Strofinandole il viso sporco di fuliggine, le dita di Natasha seguono la piega del mento e trovano qualcosa. È un ciondolo d'oro, l’ha già visto. Dove?

Oh!

Era il ciondolo che aveva agguantato, insieme alla Gemma della Mente, mentre lottava contro Loki nella tormenta causata dallo Scrigno. Era nella sua tasca, e lui vi si era gettato sopra per recuperarlo prima che sulla Gemma.

"Mmm-mio!" Protesta la bambina.

"Oh sì, tutto tuo. Non ho nessuna intenzione di rubartelo."

Ha mangiato un piatto intero di zuppa e due di carne e verdure. Si regge a malapena il secondo biberon di latte, con la testa che ciondola dal sonno ma l'espressione soddisfatta stampata sul piccolo viso.

Banner l’ha controllata e non ha riscontrato altro che graffi sulle manine e su una guancia e un piccolo livido sul ginocchio, tutto compatibile con la rocambolesca fuga. Le ha fatto anche un tampone in bocca per prelevare del DNA dalla saliva: "Così, tanto per essere sicuri della parentela."

Infine, Natasha la infilata dentro un pigiama di Howie – è minuta ma più alta del piccolo Stark e l'orlo dei pantaloni le arriva a metà polpaccio – e nel tragitto verso il ThunderCorner Hela si addormenta con il viso sulla spalla solleticandole il collo con il respiro tiepido. Natasha non sa spiegarsi l'attimo di esitazione che ha nell'appoggiarla sul letto. La piccola si raggomitola di nuovo accanto al fianco del padre e nel sonno lui la cerca con il braccio sano e la stringe, mentre Thor ha lanciato stivali e vestiti ai quattro cantoni della camera e ora russa dalla poltrona con i piedi appoggiati sul cassettone.

Quando Natasha torna nel suo appartamento l’alba non è lontana e lei non riesce più ad apprezzare la solitudine che aveva cercato solo poche ore prima.

Non sa neppure realmente cosa pensare.

 

 =========================================================

 

Dopo quattro giorni a Lisbona, un concerto di Fado ed una storta alla caviglia (Che il Marques de Pombal, quando ha progettato la pavimentazione della Baixa, mica ci pensava che con il tempo si sarebbero create delle buche mondiali) ritorno alla mia solita routine. Scusate, la prossima volta cercherò di perdere l'aereo.

Sono anche molto indietro con i ringraziamenti per i commenti al precedente capitolo: farò del mio meglio per recuperare in brevissimo tempo!

Ma comunque GRAZIE, ma GRAZIE davvero! (In Portoghese: Obrigada!), anche se vi ho fatto fuori Fenrir in così poco tempo e comparire Frigga solo come fantasma.

Commenti & Critiche costruttive son sempre ben accette, spero di sentire un vostro parere su questo capitolo, ma ad ogni modo, davvero GRAZIE per continuare a cliccare e leggere su questa storia.

Per qualsiasi curiosità, domanda, o cazzeggiata, ho il mio ask.

Alla prossima, se vorrete,

EC

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Evolutions and Revolutions ***



The Seventh:

Hellraiser




Part 8: Dawnin'

Chapt 4: Evolutions and Revolutions.

Le nostre vere scoperte vengono dal caos

[Invisible Monsters, Chuck Palahniuk.]



"J.A.R.V.I.S., avvia videoconferenza con Pepper." Nel quadrato olografico compare la foto di Mrs Potts - Stark e l'indicazione della chiamata in corso, poi l'immagine cambia e lascia il posto al viso pasticciato di colazione di un bambino dai imbrattati di cornflakes che agita entrambe le manine per salutarlo: "Ao pa-pà!"

Tony non può trattenersi dal sorridere. "Ciao MiniMe, siamo già svegli?"

"Shì!"

Pepper allarga l'angolo dell'inquadratura con un dito. Ha i capelli raccolti e l'aria assonnata, avvolta nella vestaglia: "Qualcuno è stato esageratamente mattiniero. Colpa mia, ieri sera gli ho detto che saremmo tornati da papà. Anche tu però non mi sembri molto riposato, ore piccole in laboratorio come al solito?"

"Uh, cara, proprio di questo volevo parlarti: sei sicura di voler già tornare? Siamo solo a mercoledì e so che hai tanto da fare in ufficio lì a Los Angeles e..."

"Oh, mi sono organizzata, riuscirò a gestire tutto dalla Tower. Stamattina ho l'ultimo meeting, e poi posso prendere il jet e..."

"Sì, ma dopo il meeting sarai stanca, e poi Howie è ingestibile quando si vola e..."

L'inquadratura si restringe sul viso di Pepper in un drammatico primissimo piano: "Tony: che cosa sta succedendo?"

"Qui? Niente!"

"Avete di nuovo distrutto la sala cinema giocando a COD?"

"No, Barton è fuori per lavoro. Tesoro, non pensar male subito, cos'è questa mancanza di fiducia nei miei confronti, non capisco! Volevo semplicemente passare il weekend a Malibù, arrivare magari con l'armatura addosso per fare impazzire Howie, così andremo a visitare il cantiere della nuova casa sulla scogliera e passeremo il tempo in spiaggia tutti e tre insieme: qui a NewYork c'è un tempaccio e..."

"Tony, a New York c'è il sole."

"E chi te lo dice? Non ti fiderai mica delle previsioni meteo! La percentuale di fallibilità è-"

"La finestra dietro di te."



Natasha ha dormito poco o nulla, ma non è quello il problema: per chi è abituato a star sveglio per giorni interi, una nottata in bianco in più o in meno non fa troppa differenza.

Il problema è il flusso incessante di pensieri che l'ha accompagnata nelle ultime ore, il bisogno quasi spasmodico di prendere in mano il telefono e chiamare qualcuno che conosca già il livello di confusione nella sua testa con cui parlare liberamente.

Si è resa conto mentre aveva già trovato il numero di Clint nella rubrica dello StarkPhone che quella fetta di caos non l'aveva ancora messa a disposizione di nessuno, che l'aveva custodita gelosamente dentro di sé da quando la Gemma della Mente le aveva spalancato tutte le finestre della memoria che chi aveva deciso per anni il suo destino aveva fatto sbarrare.

Istinti e sensazioni c'erano sempre stati - la paura di perdere ciò che non si ricordava di avere mai posseduto, l'idea assillante che qualcosa di prezioso e unico le fosse stato tolto - ma non aveva mai potuto darci un nome.

Riavere indietro tutte le sue memorie era stato un pugno nello stomaco, Natasha se ne era resa conto mano a mano che l'adrenalina per la battaglia su Asgard scemava, al passo con quella dei muscoli doloranti.

E se ormai si era abituata a scendere a patti con la sua coscienza e a soffocarne la voce assillante, far tacere lo strillo acuto della sua memoria si era rivelato estremamente difficile. Parlarne con Clint o Addison praticamente impossibile.

La solitudine rende vulnerabili.

Era una legge che non valeva per lei, che si era ritrovata a fare i conti con il suo essere umano solo dopo aver legato con qualcuno. I sentimenti sono vischio, si arrampicano addosso, avvolgendo e stritolando in un modo talmente dolce da rendere impossibile ogni resistenza.

Ci pensa spesso a lasciare tutto e tutti e a tornare nel buio, a vivere di ombre. Poi arrivano le labbra di Clint a rendersi così necessarie, e la risata di Addison a spezzare il silenzio e capisce che è legata con la catena più resistente che sia mai stata forgiata e che se anche volesse, anche se si dibattesse con tutte le proprie forze, non potrebbe mai più esserne libera.

Natasha getta tra le coperte spiegazzate lo StarkPhone, poi prende il badge d'entrata agli appartamenti e si dirige in quello di Addison.

Ci sono ancora gli scatoloni in giro, ha avuto pochissimo tempo per sistemarsi e non l'ha neppure sfruttato in pieno. Scavalca una valigia ancora aperta ed inciampa contro il tavolino. Si ritrova distesa a terra, una mano dentro ad uno scatolone, una su una pila di CD ed il naso su quello che sembra un grosso libro quadrato.

"J.A.R.V.I.S.: Luce per favore." No, non è un libro. È l’album di fotografie, un po' sbiadito e impolverato, che Addison non era riuscita a far stare dentro la valigia il giorno del trasloco.

Natasha si siede a gambe incrociate ed apre la prima pagina: Ci sono le foto della famiglia Borgo - la madre di Addison aveva cortissimi capelli biondo cenere ed un nugolo di lentiggini, suo padre le assomiglia tantissimo, ma ha gli occhi chiari - sorridono sulla carta patinata: il loro matrimonio, la loro luna di miele, un pancione che sembrava scoppiare ed un fagottino rosa con i pugni stretti e l'aria imbronciata. Addison non gliene aveva mai parlato, non gliel'aveva mai mostrato: anche lei sentiva il bisogno di tenere per sé una fetta di caos.

Scorre sino ad una torta di compleanno con una candelina e la facciotta ovale e sorridente della festeggiata: Ha i capelli di un castano chiaro e così mossi da sembrare indomabili, ma tra quei ricci scomposti Natasha trova gli occhi ed il viso di Hela.



Lo scroscio della doccia finisce proprio nel momento in cui Natasha mette piede nell'appartamento; non fa in tempo ad attraversare il salotto che Thor esce dal bagno senza nemmeno essersi dato la pena di coprirsi con la salvietta con cui si strofina i capelli.

Oh, toh! Se il buongiorno si vede dal mattino...

Gli punta la scatola che ha in mano con un'accusa: "Ti avevo detto di tenerlo sott'occhio."

"Sta ancora dormendo" risponde cingendosi la vita con il telo. "Cosa c'è lì dentro?"

Ma Addison ci aveva dato un'occhiata prima di gettarsi a peso morto sul fratello casinista?

"Cimeli di Loki. Qualcosa gli sarà utile."

"Ti ringrazio. Il tuo aiuto è stato essenziale, come posso sdebitarmi?"

"Oh, e sarai ancora più in debito con me quando eviterò che Clint cavi gli occhi a tuo fratello. Se la missione procede per il verso giusto, dovrebbe essere qui stanotte."

"E Addison? Loki la cercava nel sonno..." "

"Il suo ruolo richiede il silenzio radio e la missione è troppo importante per interromperla a causa di una presunta parentela coatta." Thor annuisce cupo e Natasha si sente in dovere di precisare: "Non fraintendermi: non ce l'ho con la bambina. Per quanto sia quasi certa che sia tutto un trucco di Loki - un bel trucco, riuscito alla perfezione - lei mi sembra abbastanza reale. E non credo che si possa già accusarla di qualcosa."

"Già l'han fatto le Norne, condannandola senza appello."

"Beh, diciamo che non sarebbe geneticamente portata ad essere uno stinco di santo, visti gli ipotetici genitori. Però sì, almeno un blando tentativo di conquista interplanetaria dovrebbero lasciarglielo fare prima di dichiararla pericolosa. Ed ora credo sia il caso di svegliare il paparino: ti insegno a medicarlo, così non dovrò più farlo io e forse Clint non andrà completamente in berserk."



Studiando il suo stesso riflesso allo specchio del bagno, Loki si rende conto solo in quel momento che non lo osserva da più di un anno, se non di sfuggita nella superficie sfocata di ruscelli o pozze d'acqua.

Si scosta con la mano sinistra i capelli umidi e cerca di strizzarli ulteriormente - impresa piuttosto goffa potendo usare una mano sola. La spalla destra ha ancora un pessimo aspetto, la pelle ustionata non ha avuto nessun beneficio dall'acqua fredda con cui si è lavato, un rivolo di sangue annacquato scivola dalle cuciture del taglio livido ma se prova a muoverla, oltre ad un dolore lancinante, sente anche i muscoli tendersi e le ossa scrocchiare: buon segno, si sta rimarginando anche se lentamente.

La voce di Thor dietro alla porta chiede se stia andando tutto bene, così Loki si tampona la ferita mordendosi il labbro inferiore e cerca con una mano sola di infilarsi i vestiti che Thor gli ha dato il meno goffamente possibile, vincendo l'istinto di utilizzare la magia per adattarseli o cambiarli.

I pantaloni sono morbidi ed imbarazzatamente grandi: anche tirando al massimo il laccio dell'orlo ci balla dentro.

Si riguarda allo specchio: Che aspetto miserabile.

Che situazione miserabile.

Costretto a chiedere asilo ad un gruppo di infimi mortali, dover sperare in una loro protezione e divenire loro ostaggio.

Hela è più importante dell'orgoglio. Seguita a ripetersi da quando si è risvegliato con le mani della Romanoff addosso, eppure non può che essere disgustato da sé stesso per non essere stato in grado di fronteggiare da solo il pericolo e di tenere sua figlia al sicuro. E Fenrir, il compagno più fedele che avesse mai avuto. Il suo nome era stata la prima parola che Hela aveva balbettato appena sveglia, stropicciandosi gli occhietti e guardandosi attorno spaesata. Le aveva semplicemente raccontato che il giovane lupo era rimasto su Niflheim, a casa: "Caccia e scorrazza per la foresta con sua mamma e i suoi fratelli, libero e felice perché sa che sei al sicuro e non hai più bisogno di lui."

La bambina si era imbronciata, facendo tremare il labbro inferiore, e solo Thor che era entrato reggendo una bottiglia piena di latte l'aveva distratta dal mettersi a piagnucolare. Con la figlia momentaneamente impegnata nella colazione - vederla socchiudere gli occhi dal piacere e mangiare avidamente era stato un sollievo - Loki l'aveva lasciata con una fitta di gelosia tra le braccia di Thor e si era concesso una doccia.


"Sono PopTarts, sono facili da preparare." Spiega Thor intercettando il suo sguardo perplesso verso il piatto: "E anche l'unica cosa che effettivamente so fare." Aggiunge infilando il piatto nel microonde: "La cucina midgardiana è davvero veloce, questa scatola..."

"Si chiama Microonde" puntualizza Loki: "Mi son sempre chiesto perché i midgardiani adibiscano le loro abitazioni con una cucina, se poi utilizzano solo questo."

"Forse solo per decorazione. Non ho mai visto Jane utilizzare nient'altro."

"Né io Addison."

"Credi che Hela li possa assaggiare? Penso abbia ancora fame."

Loki ne assaggia uno tagliandolo con la forchetta. Giudicandolo adatto, ne spezzetta un boccone più piccolo, ci soffia sopra per raffreddarlo ed imbocca la bambina: "Ti piace?" La piccola annuisce con vigore e spalanca la bocca tendendo il collo: quando fa così a le ricorda un uccellino affamato, e anche Thor sorride mentre ne apre un'altra confezione.


"Zio dell'anno, potresti lasciarci soli per un istante? Giuro che non lo riempio di botte."

"Sarebbe più facile il contrario, Stark." Ribatte Loki alzando la testa dal piatto ed indicando la finestra.

"La maternità ti ha accorciato la memoria?"

Inizialmente Loki gli rifila uno sguardo d'odio puro, ma poi evidentemente decide di adottare la filosofia di dimostrarsi superiore ai bassi insulti, mettendosi a centellinare il succo di frutta come fosse un prezioso liquore. Quando Thor esce accompagnato da Hela - manina minuscola nella sua callosa - promettendole 'un bel giretto per la torre', incrocia di nuovo lo sguardo con Stark e resta in attesa: "Quindi?"

"Quindi, come ben sai, sono un uomo molto curioso." Con studiata calma Tony sposta una sedia e si siede, poi prende il succo di frutta e si serve direttamente dal brick: "Credimi, non è mia intenzione sottovalutare le tue qualità genitoriali: ho sempre sospettato che, dopo Mussolini, il tuo mito fosse Maria Montessori. Sono semplicemente impaziente di scoprire come hai fatto a far nascere e ad allevare una bambina. Ora, di parti in condizioni estreme si hanno numerose notizie e..."

Lo sforzo di Loki nel mantenersi calmo è ben visibile dallo scatto della mascella che si serra, mentre dissimula mescolando lo zucchero in una tazza di the: "Stai insinuando un'idiozia bella e buona."

"Oh, allora dimmi tu come sono andate le cose. Perché per quanto ne so io ci sono in mezzo un organo genitale maschile, un organo genitale femminile, un gran bel divertimento, nove mesi di attesa e circa dieci ore di improperi che farebbero impallidire uno scaricatore di porto."

"Pretendi di possedere la conoscenza dell'intero universo: non ti ricordavo meno arrogante."

"Beh, diciamo che questa è la base dell'universo."

"Se Hela fosse nata da un ventre materno - qualsiasi tipo di ventre materno - non sarebbe considerata una minaccia."

"E la è?"

"Anche se fosse, pensi davvero che te lo direi?"

"Oh, no di certo, quando mai tradiresti il sangue del tuo sangue? Ma veniamo alle cose che non mi tornano: come avresti fatto a nutrirla, a vestirla, a passare le prime coliche, i dentini, lo svezzamento? Istinto materno? A quale agenzia di babysitter ti sei rivolto, mentre vivevi allo stato brado nella foresta?"

Loki smette per un secondo di sorseggiare il the ed alza un sopracciglio: "È evidente che tu non abbia la più pallida idea di cosa..."

"O forse è perché lo so meglio di te che escludo a priori una tale evenienza."

Scosta la tazza dalle labbra e non nasconde uno sguardo sorpreso: "Ah." È il suo unico commento. "Ed allora saprai che si è capaci di qualsiasi cosa - qualsiasi - per ciò che ritieni più prezioso della tua esistenza stessa."

"Sì. Sì, lo so. So cosa farei io per mio figlio. Ma ormai ti conosco - ti conosciamo tutti - bello mio; la ipotesi più positiva che esprimere è quella che usi la bambina con lo scopo di fare avverare la tanto paventata profezie: con lei Regina sopra ogni dannato e retrogrado monarca di sicuro avrai il posto in prima fila sul dominio dell'Universo. Non è così?"

Loki mantiene lo sguardo fisso sul suo. Appoggia la tazza al tavolo e poi stende un angolo delle labbra in un piccolo ghigno: "A volte penso davvero, Stark, che io e te non siamo in fondo così diversi."

"Per essere così intelligente come dici, guai se ne azzecchi una!"

"Però intanto mia figlia è ancora viva e non più allo 'stato brado' in una foresta."



"Ho estrapolato il DNA di Addison da una sua spazzola per capelli e quello di Loki dal sangue delle sue bende, ma ho dovuto lavorare un po' per riuscire a creare un modello adatto a studiare la loro composizione: hanno caratteristiche diverse da quello di un normale DNA umano, per quanto la struttura basilare sia simile. La loro complessità è tale che mi è ancora impossibile fornire una mappatura completa." Bruce tocca con i palmi il touchscreen del tavolo del laboratorio attorno al quale si sono riuniti: quando li toglie si alzano gli ologrammi di due eliche di DNA. Evidenzia alcuni cromosomi dell'elica indicata col nome di Loki, poi alcuni in quelle di Addison e quindi torna a spiegare: "Il sistema ha evidenziato una discreta compatibilità, di molto inferiore però a quella tra due individui con lo stesso genoma."

"Significa che una loro riproduzione naturale sarebbe stata difficoltosa?"

"Esatto, Steve. Non impossibile, ma la percentuale che possano insorgere malattie genetiche o mutazioni negative è abbastanza alta."

Porgendo la confezione di snack che ha in mano, Stark dichiara che il Capitano si è meritato un biscottino.

"Ma in questo caso la mutazione va ben oltre le nostre conoscenze genetiche." Banner passa le mani in mezzo alle due strutture e le divide: una terza va a formarsi in mezzo: in alto campeggia il nome di Hela: "Innanzitutto ho potuto stabilirne l'età anagrafica di 14 mesi."

"Cielo, mi toccherà pure far festeggiare il compleanno di Howie con questa."

"Sono riuscito solo a capire che condivide con entrambi i geni che determinano l'aspetto fisico, quindi posso dire con assoluta certezza che, per quanto possa sembrare impossibile, abbiamo a che fare con la figlia di Addison e Loki."

"Sicuro al cento per cento?" domanda Natasha.

Banner annuisce: "Ho bisogno di più tempo per una mappatura completa; potremmo scoprire quale gene determina il FuocoFatuo di Addison, o la capacità di generare ghiaccio in Loki..."

"Bene, ora non ci resta che capire come diavolo abbia fatto la mocciosa..."

Natasha fulmina Tony con lo sguardo: "Hela. Si chiama Hela. Usa il suo nome o chiamerò tuo figlio per il suo secondo."

"Tu non nominerai il nome Ismaele in presenza di Howie, chiaro?" Steve non resiste dallo scoppiare a ridere: "Che c'è Rogers, lo trovi famigliare per i tuoi tempi? Era il nonno preferito di Pepper. Fine della discussione. Dicevamo: ora dobbiamo capire da dove salta fuori Hela. In senso pratico."

"Un'idea ce l'avrei" sospira Bruce, evidenziando un paio di altri elementi nell'elica di Hela: "Vedete? Questi non sono compatibili con nessuno dei due genitori, ma:" Tocca di nuovo il touchscreen ed alza una quarta elica di DNA: "Possiamo trovarlo in questo e... in tutto il genoma della sua specie."

"Di che specie stiamo parlando?" Domanda Natasha.

"Ovipari. Questo è il DNA di Morrigan."

"Oh!"

"Ah. E questo spiega l’assenza di ombelico…”

Accartocciando la confezione vuota di biscotti, Stark fatica a trattenere una risata: "Ciò fa di Loki una bella pollastrella?"



Quando J.A.R.V.I.S. gli ha comunicato che l'Agente Barton aveva appena parcheggiato nel sotterraneo della Tower, e stava prendendo l'ascensore, Natasha si è resa conto di avere un'altra bella gatta da pelare.

Clint è il suo secondo - No, aspetta, forse il terzo: ormai ci sta perdendo il conto - problema serio delle ultime ventiquattro ore.

Non prenderà bene la notizia della ricomparsa di Loki e prenderà peggio l'esistenza di Hela - il che potrebbe essere solo un assaggio della reazione di Addison. Una sorta di preludio, ecco - e sarà particolarmente intrattabile.

Forse sarebbe meglio nasconderglielo.

Nah, come si fa a nascondere una cosa simile?

Ma bisognerà dirglielo con il giusto tatto.

Magari dopo un pomeriggio di sesso sfrenato.

È sempre più malleabile, dopo.

Ma anche un po' più permaloso, se capisce che Nat lo sta raggirando.

Natasha inizia a scegliere le parole giuste, l'impostazione della voce, la gestualità adatta. È che ad essere onesta, sincera e leale contemporaneamente non è particolarmente abile. Fa ancora un po' fatica. Cosa strana, ma è così.

Quindi, quando Clint apre la porta del Nest, per prima cosa lo saluta con il più radioso dei suoi sorrisi.




Silenzio.

Silenzio.

E ancora silenzio.

Non che a Bruce dispiaccia - in fondo sta lavorando al modello per la trasposizione cromosomica e durante il lavoro ama la tranquillità tanto quanto a Tony piace far sanguinare lo stereo con la voce di Ozzy - ma quello è un silenzio pesante, carico di pensieri e preoccupazioni. Steve ha i gomiti appoggiati al tavolo e si picchietta la tempia sinistra con l'indice – se Bruce lo fissa per più di dieci secondi l'Altro Tizio si mette a ringhiare nella sua testa – e Tony è al quint... no, forse sesto bicchiere di Talisker.

"Chiederò a Beth di non venire stasera."

Tony sbuffa e domanda: "In che senso?"

"Nel senso che non mi sento tranquillo ad avere la mia ragazza qui dentro con... con... con il Rodrigo Borgia di Asgard."

Tony si scambia uno sguardo perplesso con Bruce, prima di affermare che ha travisato il personaggio: "Borgia te l'avrebbe scopata, la ragazza. E comunque non so darti torto. Ho parlato con Pepper, l'ho convinta a rimanere a Malibu sino al weekend e domani sera li raggiungerò."

"Le hai detto che... "

"No, no. Certo che no. Pepper ha già abbastanza preoccupazioni con la Stark Industries e Howie senza che le metta addosso ulteriore ansia. E dopo mezza bottiglia di Whisky sono anche abbastanza ottimista sul fatto che Morticia e Mercoledì Addams si levino di torno entro lunedì."

"Io dico che forse stiamo esagerando."

"Prego, Bruce?"

"Sì, insomma... è vero, sappiamo tutti chi è Loki."

"Lo stronzo con la scatola di gatti al posto del cervello e l'hobby dell'olocausto."

"Sia messo agli atti che Stark mi trova d'accordo con la sua definizione." Esclama Steve. "No, no. Niente biscottini, grazie."

"È stato anche quello che ha sconfitto Thanos. E che ha combattuto per Asgard."

"Dopo averla tradita." Puntualizza Steve. "Due volte."

"Prova comunque dei sentimenti. In una maniera piuttosto caotica, ma li prova. Credo che ci tenga davvero ad Addison - e sono drammaticamente certo che sia ancora ricambiato - e che, soprattutto, ami sua figlia. Non ci metterei la mano sul fuoco su una sua futura innocuità, né tantomeno su un suo cambio di direzione. Ma al momento..."

"Bruce, ci puoi deliziare con l'anteprima del racconto che farai a Thor della tua storia con la sua ex-ragazza?" Per togliere l’attenzione da un tasto dolente, Tony gioca la carta dell’attacco: Banner cerca di dissimulare balbettando che non sa di cosa stia parlando, ma davanti allo sguardo di compatimento di entrambi sospira e dice che non ha intenzione di farlo: "All'Altro Tizio non piacerebbe la reazione di Thor."

"Oh, poco importa, per sfogarsi gli farò trovare il fratello nella Lounge, come ai bei vecchi tempi."

Tony, io e Jane… beh, è complicato.”

Perché ogni volta che sento parlare di una relazione, di questi tempi, sento sempre e solo la parola è complicato? Chiedo a Clint se lui e Natasha abbiano intenzione di sposarsi e mi risponde ‘è complicato’; Thor torna sulla Terra e dice che la nascita di sua nipote ‘è una questione complicata’. Tu e Jane avete una ’relazione complicata’. Ma si può sapere perché con le persone che amate avete solo problemi? Io e Beth veniamo da due epoche diverse: siamo cresciuti in modi completamente differenti, abbiamo vite e lavori che sono agli antipodi, suo padre odia Capitan America e tutti i Vendicatori – soprattutto te, Tony – e non abbiamo neppure un interesse in comune: mi avete mai sentito dire: è complicato stare con lei?

Tony scatta in piedi e lo indica con aria fiera: “DATE UN CAPITANO A QUESTO BISCOTTO!”

Togliendosi gli occhiali, Bruce si passa una mano nei capelli e poi si massaggia le tempie. “È complicato perché l’ex della mia attuale ragazza è un semidio extraterrestre specializzato in scariche elettriche di enormi dimensioni, che prova ancora qualcosa per lei e che considero mio amico.”

Quindi? Lui ha un martello, tu hai un Hulk.”

Tony…”

PAPA’!”

La porta di acciaio scorre e la versione nanica di Tony Stark trotterella sino a raggiungere le caviglie dell’agghiacciato padre: “…Howie?”

Amore!” Pepper sembra una ragazzina, nei suoi semplici jeans e maglietta bianca, la coda di cavallo e saluta tutti con uno dei sui splendidi sorrisi.

Tesoro? Che ci fate qui? Vi.. vi avevo detto di restare a Malibù, io…”

Bruce allarga le braccia: “Volevi un esempio di complessità relazionale, Steve? Eccoti servito.”



È una secchiata d’acqua gelida a farmi riprendere i sensi.

Boccheggio per qualche secondo in più del necessario, il tempo di dargli l’illusione di avere il coltello dalla parte del manico ed un’agente nemico sotto custodia e reso inoffensivo.

Fascette da elettricista, ma che stiamo scherzando? Va bene la crisi, ma un paio di manette almeno potevano sprecarsi a prenderle per legarmi!

L’uomo che mi ha fatto il gavettone si sposta per lasciare il campo ad un altro, che si tiene a debita distanza sicuro di essere celato dalla semioscurità del posto. La mia vista dorata, invece mi regala un'ottima panoramica dell'individuo: Altezza di circa centosettantasei centimetri, di mezza età ma di corporatura robusta, razza caucasica, doppiopetto nero e cravatta blu. Nessuna cicatrice evidente, mani perfettamente curate: Questo è uno che non si è mai sporcato i polsini inamidati della sua camicia di sartoria.

Probabilmente non è il vero proprietario della barca su cui mi trovo: il motoscafo ha l'aria di essere vecchio e tenuto molto male: le assi di legno del ponte sono scheggiate in più punti, con chiazze scure di olio e chissà che altro qua e là. La mura della poppa a cui sono appoggiata puzza di carburante.

Baco nella videosorveglianza con riproduzione di video nel circuito chiuso, abbigliamento mimetico altamente sofisticato, intrusione da una finestra con bloccaggio elettrico con supervisione in lontananza di un collega esperto... I numeri per un buon lavoro c'erano tutti. Mi dica, agente, cosa è andato storto?”

Me lo dica lei, signore: sarebbe molto utile in vista di mie missioni future.”

Lui sogghigna, io pure, e un pugno mi colpisce la mascella e mi spacca il labbro.

Cazzo. Odio usare il correttore sulle ferite labiali!

Non parlerò di certo in tua presenza di quali sofisticati sistemi abbiamo a nostra disposizione, agente. Lei è di sicuro molto attrezzata e pure capace. Ma non così tanto.” L’uomo ride ed il suo tirapiedi che mi ha tirato il pugno estrae la pistola dalla fondina e toglie la sicura. “Sono sinceramente deluso: speravo che lo S.H.I.E.L.D. mandasse qualcuno di più capace che una ragazzina alle prime armi!”

Ok, ora stiamo esagerando.

Sa com’è, in tempo di crisi si fa quel che si può.” Sospiro, alzando la schiena dalla mura: “Immagino che anche lei dovrà tirare la cinghia, dopo che lo S.H.I.E.L.D. avrà svuotato tutto il suo prezioso caveau.”

Pensi che trovarne solo uno possa arrecarmi qualche danno?”

"Solo uno? E gli altri dove li mettiamo? Perché lei li ha tutti quanti sotto controllo anche ora, non è così?”

Non sono un uomo che lascia le cose a metà e non bada ai particolari.” Precisa, ma un l'inclinazione della sua voce e il sogghigno che si gela appena mi fanno capire che sono sulla strada giusta.

Gli restituisco un sorriso sarcastico: “Lo so benissimo. È quello che mi ha ripetuto più volte il suo più stretto collaboratore, prima che gli facessi saltare il cervello con un proiettile.”

Non è vero: ora quello si gode il sole di Tahiti – dicono tutti che sia un posto magico, prima o poi mi concederò una vacanza laggiù – con la protezione testimoni. Ma il mio amico qui davanti non può saperlo, ed io sono in vena – e anche un po’ costretta vista la canna della pistola che puntata alla tempia – a tirarmela discretamente. Decido di giocarmi il bluff: “Sa cosa mi piace particolarmente di lei? Che in fondo si affida ai cari, vecchi nascondigli. È vero: i posti più banali sono sempre quelli in cui meno si va a cercare. E per nascondere un prodotto così prezioso con la sintetizzazione ultima di Extremis, nessuna banca svizzera era abbastanza protetta.”

L’uomo ha un mezzo sussulto, una breve contrazione della mascella che mi fa capire di aver centrato il bersaglio: in realtà il nostro è sempre stato solo un sospetto, ma di posti banali ce ne potrebbero essere a bizzeffe, e se lui non parla non troveremo mai quello che cerchiamo.

Chiama un altro uomo con uno schiocco di dita, confabula qualcosa, poi entra con lui nella cabina, ed io ne approfitto per guardare chi mi circonda: escluso l’uomo in doppio petto sono in otto e tutti armati. Il ponte del motoscafo è abbastanza grande, suppongo si tratti di un fisherman di circa quindici metri e illuminato solo da un faro posto sulla cabina di prua. Dall'acqua salmastra che mi ritrovo addosso, intuisco che ci troviamo in mare. Probabilmente aperto, ad un bel po' di miglia dalla costa.

Una piccola ombra plana sul radar e gracchia.

Ciao Morrigan, vecchia mia, lieta di rivederti.

Uno degli uomini armati si volta verso la finestra spianando il mitra, un altro lo illumina con il fascio di una torcia. Morrigan si sposta ed un terzo uomo commenta che deve essere stato un gabbiano.

Morrigan un piccione? Non le piacerà.


Brutte notizie per lei, agente.” All'uomo in doppio petto è tornato il sorriso: “Lo S.H.I.E.L.D. non ha proprio trovato nulla, ed il suo piccolo e patetico bluff è stato così semplicemente smascherato. Immagino che la cosa le darà molto fastidio, non è vero?”

Sbuffo: “Sinceramente, la cosa che più mi infastidisce in questo momento è vedere che siete in nove, e quindi che neanche questa volta riuscirò a battere il record della Vedova Nera. Altra cosa che mi infastidisce è questo odore di bruciato, non lo sentite anche voi? Sembra plastica…”

È plastica. Le fascette da elettricista, per la precisione, che sollecitate da una tenue fiamma di FuocoFatuo attorno al mio indice si stanno sciogliendo senza opporre resistenza.

Avrò molto poco tempo, e dovrò sfruttarlo al massimo: Con un gesto teatrale mostro le mani libere: et voilà.

Il resto succede tutto in pochissimi secondi: afferro la canna della pistola puntata su di me e rifilo una fiammata all'uomo e altre due a quelli davanti. Schivo la raffica del mitra di un quarto gettandomi di lato, sciolgo la fascetta con cui sono legate le mie caviglie, recupero una pistola e colpisco il faro con un proiettile: finalmente libera ne approfitto del caos dell'oscurità per agire velocemente.

Hanno la peggio, ovviamente.

Quando ho finito ci sono nove uomini a terra. Quello in doppio petto si sta lamentando, la testa sanguinante dal calcio della pistola con cui l'ho colpito per tramortirlo. Facco cenno a Morrigan di avvicinarsi e lei plana sulla mia mano "Quel cattivone lì a terra ti ha chiamato gabbiano." In segno di disprezzo il mio corvo alza la coda e lascia sul suo corpo esanime una striscia di guano. Sfondo con un calcio il pannello di controllo del motore e sparo quattro colpi: troppo pochi per causare un'esplosione, ma abbastanza per renderlo inutilizzabile. Faccio poi lo stesso con la radio della plancia di comando: prima che li vengano a recuperare, questi stronzi, passerà un po' di tempo.

Poi recupero l'uomo in doppio petto, alzandolo tenendogli le guance schiacciate tra il pollice e il medio: "Ragazzetta alle prime armi, uh?" Richiamo Morrigan, raccomando al bastardo di reggersi forte e prima che il becco tocchi il dorso della mia mano le indico di teletrasportarci al Triskelion.


Accidenti, Nat!” Clint cerca di riprendere fiato, mentre si lascia cadere tra i cuscini del divano con un sorriso ebete: “Avevi proprio voglia di vedermi…!”

Non immagini quanto.”

“…cavoli. Anch’io, ma accidenti!” Rotola su un fianco, cade di nuovo sul tappeto, l’agguanta e la trascina su di sé. “Sono un uomo fottutamente fortunato.”

Sorreggendosi su di un gomito, Natasha traccia scie lascive sul suo petto con l’indice. “Altroché.” Commenta con un risolino. “Hai voglia di mangiare?”

No. No. Già fatto sull’Helicarrier. Ho solo voglia di stare qui con te, riprendermi e…”

“… parlare?”

Sì, certo. Parlare. Anche”

Perché io avrei qualcosa da dirti.”

Bella o brutta?”

Uhm… strana.”

Clint apre gli occhi e le dedica la sua attenzione. “Indizio?”

Uhm… Howie non sarà più il solo bambino qui nella torre.”

Oh! In arrivo Stark Junior 2.0?”

No. Quel qualcuno è già arrivato. Ed è una femmina. Ed i genitori sono - oh, vedrai, un giorno ne rideremo…”


VOGLIO IL SUO BULBO OCULARE SU UN PIATTO D’ARGENTO!”


Quando Pepper - tacchi abbandonati vicino al divano e coda sciolta - gli fa notare che qualcuno ha preso la notizia con meno filosofia di lei, Tony alza le braccia al cielo e sostiene che la reazione di Barton sia più che comprensibile: "È la tua a preoccuparmi, piuttosto!"

Sono pragmatica, amore, come al solito. C’è un problema? Cerco la soluzione. Non la trovo? Faccio in modo che il problema non sia più tale. Ora, mi porti a conoscere la nuova compagna di giochi di nostro figlio o devo seguire la scia delle bestemmie di Clint?”


La Hill mi attende nello spogliatoio: quando emergo dalle docce in una scenografica nuvola di vapore mima un applauso: "Ti devo sinceramente ringraziare per aver risollevato l'umore di Fury: aveva le palle che giravano ad elica da più di una settimana, ieri sera sono stata ad un soffio da rifilargli una pallottola nel ginocchio per farlo smettere."

"È che sentiva la mia mancanza" Scherzo "Diventa malinconico ed ingestibile: dovrei fornirgli un peluche con le mie fattezze con cui dormire abbracciato, sono sicura che lo aiuterebbe a rilassarsi."

"Idiota."

"Quanto basta. Hai da fare stasera?"

"Figurati! Non vedo ore di licenza neppure con il binocolo: parto ora e sono attesa a Buenos Aires domani mattina." Spiega aprendo l'armadietto e recuperando il borsone: "È già la terza volta che rimando un appuntamento con Darcy: ha minacciato di entrare a forza e rapirmi."

"Sono quasi certa che potrebbe farcela."

"È questo che mi preoccupa. Natasha ti ha cercato un paio di volte: è meglio che la richiami, era abbastanza insistente."

"Avrà ficcato il naso dentro casa: non ancora sistemato le scatole del trasloco e sai quant'è rompiscatole per il disordine altrui. Beh, dovrà pazientare: ho intenzione di fare quel bel giro di shopping che tanto mi merito. Buon viaggio, Hill!"


Il cellulare di Bruce vibra per un messaggio arrivato proprio mentre ha Thor a dieci centimetri dalla spalla destra.

Pessima posizione.

Scivola furtivo, dissimulando con uno sbadiglio e uno stiracchiamento di braccia: "Credo che mi ritirerò per un po': non ho ancora fatto la mia sessione di yoga quotidiana, non vorrei far perdere la routine all'Altro Tizio."

"Hai ragione, Bruce, non si finisce mai di perfezionare l'arte del Tantra." Commenta Tony, riuscendo finalmente a trasformare il broncio di Clint in un mezzo, piccolissimo sorriso.

"Ah, quella? Al momento l'ho messa un attimo da parte: ho dovuto prestare il manuale a Pepper, sostiene di averne bisogno ultimamente."

Clint smette di fissare ostinatamente la finestra e abbassa gli Oakley a specchio per incrociare lo sguardo di Tony: "Te la sei cercata."

"Voglio vedere come te la caveresti con una piccola peste per casa - Oh, ma guarda! Ne avrete probabilmente una che vi chiamerà zio e zia!"

Occhiali da sole ed espressione torva ritornano al suo posto.



Tra la moltitudine di tutine e vestitini microscopici del negozio, Pepper ne ha trovate un paio che ha definito 'deliziose'. Le ha misurate ad occhio – "L'altezza è giusta, ma lei è tanto magra..." – e poi è passata ai vestitini: "Certo che per le femmine c'è davvero molta più scelta. Sono quasi indecisa su cosa prendere."

"Pelle e borchie? Per gli elmetti ridicoli potremmo guardare al negozio della Disney..." ironizza Steve, sollevando una maglietta con la scritta 'Little Lovely Princess' fissandola con aria perplessa.

"Beh, la linea baby punk in effetti c'è. È qualcosa di molto blando, ma credo che potrebbe andare. Come questo giubbottino, guarda: ha i teschietti glitter!"

"Io non le darei così corda... E sei sicura che serva tutto questo?"

"Steve " Con studiata calma Pepper ripone nel carrello in plastica anche il giubbottino: "So che questo ti dà molto fastidio - dà fastidio a tutti, d'accordo - ma ti prego di ricordare che ciò che faccio è solo ed esclusivamente per Hela: non è che una bambina innocente. Impegnati a non far ricadere su di lei le colpe del padre, intesi?"

"Io non so proprio come fai. Davvero." Riprende in mano la maglietta 'Little Lovely Princess' e la appoggia dentro al carrello: "Riesci sempre a... vedere oltre. C'è veramente da prendere esempio da te."

"Ma figurati, ragiono solo quei due secondi in più per comprendere che le frecce al napalm non risolverebbero proprio niente e creano solo disordine."



Quando Bruce attiva l'ologramma della videochiamata, a rispondere è subito il sorriso eccitato di Jane: "Avevi ragione!" quasi squittisce poi alza un badge di riconoscimento di Nevada Field: accanto alla sua fotografia, il suo nome è indicato come 'Vice Direttrice'.

Per la prima volta dopo due giorni Bruce riesce a togliersi un macigno dallo stomaco. Le risponde con un sorriso complimentandosi abbondantemente. "Non vedo l'ora di vederti, sono davvero contento per te! Te lo meriti, Jane."

"Stento a crederci. Nevada Field è... è il più grosso centro di ricerca ed osservatorio che sia mai stato costruito. E' così potente e così... così FIGO, per dirla alla Darcy, da non sembrare neppure vero."

"Già, parecchi miliardi investiti in nome della sicurezza planetaria. Fatti un paio di brindisi anche per me."

Jane alza un bicchiere da vino colmo a metà: "Lo sto facendo or ora!"

"Non vedo l'ora di visitarlo, mi farai da Cicerone?"

"Da Cicerone e non solo." Fa l'occhiolino e alza di nuovo il bicchiere di vino: "Quando vieni a trovarmi?"

"Bella domanda." Sospira: "Jane, quello che ti sto per dire non ti piacerà molto." Lei prende un bel sorso di vino poi lo invita a parlare con un cenno della mano. "Thor è tornato e..."

"...ed immagino che le disgrazie non arrivino mai da sole, eh?"




Mi ero ripromessa di aggiornare al lunedì, ma alla fine ho più tempo libero alla domenica e mi scappa postato il capitolo nuovo.

Ci siamo, ormai: la GreyMommy si sta presentando a casa. Mo saranno casinissimi.

Ero molto indecisa se far avere a Pepper una reazione platealmente isterica o questa, alla fine l'ho trovata più attinente al personaggio e l'ho mantenunta. Spero di non essere risultata OC.

Incrocio le dita.

Ad ogni modo, vi ringrazio per continuare a seguire questa storia e a lasciare i vostri commenti: non mi stancherò mai di dirvelo, ma siete PREZIOSE.

Grazie, Grazie, Grazie.

Per qualsiasi cavolata, come sempre ho il mio ask.

Se vorrete lasciare un vostro commento, un vostro parere o una vostra critica (purché costruttiva), vi ringrazio in anticipo.

Altrimenti GRAZIE comunque, per aver aperto questa pagina.

Grazie mille!

Alla prossima, se vorrete,

EC




Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Assets and Arrests ***



The Seventh:

Hellraiser




Part 8: Dawnin'

Chapt 5: Assests and Arrests.



Ci saranno quelli tra voi che lo troveranno fuori luogo e tutti gli altri lo giudicheranno grottesco, ma lasciate che vi dica una cosa, amici miei: sempre meglio un amore bizzarro che nessun amore.

[Stephen King, Il Miglio Verde]



Loki riesce a domare i capelli pettinandoseli all'indietro. La spalla ha un aspetto meno macilento di prima, riesce appena a muoverla ma preferisce tenere comunque il braccio al collo – Banner sembrava abbastanza sincero quando gliel'ha consigliato – ma le cure gli hanno restituito l'energia necessaria per tornare a manipolare la magia: ha potuto vestire di nuovo il completo elegante e scuro e per la prima volta dopo un anno e mezzo la sciarpa verde e oro è di nuovo al collo.

Lady Stark si è dimostrata straordinariamente magnanima verso Hela – che sia gentilezza dettata dal suo cuore di madre o semplicemente dal bisogno di scendere a miti consigli con lui non riesce ad esserne certo – comprandole vestiti e qualche ninnolo femminile che le ha strappato un paio di gridolini di estasiata sorpresa: "Ringrazia Lady Stark, Hela." Si era raccomandato – l'educazione viene prima di tutto, anche della diffidenza e del disprezzo – e la donna era rimasta colpita dal balbettante 'Assie con cui la bambina aveva accompagnato il suo sorriso compiaciuto.

Bene. Molto Bene. Aveva pensato. Se da un canto lasciare che Hela famigliarizzasse con i midgardiani lo disgustava, non poteva fare a meno di sentirsi sollevato: la situazione richiedeva una certa pacatezza da parte sua per tenersi buoni i Vendicatori, almeno la bambina riusciva naturalmente in quest'impresa.

Non potevano rifiutarsi di aiutarla.

Lei, almeno. Per sé stesso avrebbe dovuto trovare presto un'altra soluzione, ma l'importante era Hela e la sua sicurezza e almeno quella poteva forse garantirgliela.

Hela è più importante dell'orgoglio.



Ha scelto un abitino verde con le maniche a sbuffo rosa ed un paio di scarpine bianche lucide. Vestirla utilizzando un braccio solo è abbastanza difficile: Hela è impazzita completamente per i suppellettili dell'appartamento e a Loki tocca rincorrerla a destra e a manca mentre in visibilio cercava di toccare, guardare, curiosare e studiare tutto. Ce la fa fatta dopo mezz'ora abbondante, giacca e cravatta sgualcite ed un succo di frutta schivato per un soffio.

"La mamma arriverà tra poco." Le spiega allacciandole i bottoni del vestitino. "E sarai bellissima per quando ti vedrà."

Hela batte le manine e scalpita, sorridendo radiosa con gli occhi che brillano.

E lo è. Lo è davvero.

Addison non avrebbe potuto far altro che innamorarsene all'istante.

Forse.


Anche Natasha è rimasta piacevolmente colpita dalla trasformazione da 'Piccola Sudicia' a 'Piccola Lady': si china a raggiungere l’altezza della bambina e le sistema un ciuffo ribelle con un gesto che sembra nascondere una carezza: “Sono riuscita finalmente a parlare ad Addison, tra qualche minuto sarà qui. Idee per come le darai la notizia?”

Loki alza la spalla buona e scuote appena la testa: “Non ci sarà bisogno di dilungarsi in spiegazioni, men che meno in vostra presenza.”

Papà è un timidone, vero Hela?”

La bambina piega la testa di lato e la fissa interrogativa. Poi, probabilmente per farla contenta, risponde solo un poco convinto “Cì.”

Se pensi che la prenderà bene ti sbagli di grosso. Non farti illusioni e preparati ad un brutto quarto d’ora. Forse è meglio che prima parliate da soli, magari introducendo Hela con le parole giuste…”

Ti ringrazio per i tuoi preziosi consigli non richiesti.” Taglia corto, e Natasha avverte una nota di nervosismo ad incrinare il sarcasmo nella sua voce. Si è voltato verso la finestra dandole le spalle e non può far altro che studiare la sua espressione nel riflesso del vetro.

Preoccupato?

Se Addison darà di matto potrà dire addio alla sua chance di protezione dei Vendicatori. E GreyRaven, ne è sicura, dire che darà di matto è un eufemismo.

Immaginandosi Loki come una persona normale – Natasha si stupisce per quanta fantasia scopre di possedere – un rifiuto simile strapperebbe il cuore.

Immagino che tu abbia idea di come sia difficile, se non quasi impossibile, essere accettato da qualcuno che non ignora i difetti e gli errori di una vita intera. E se Addison ha voluto me, allora non potrà non volere Hela, che è ancora pura. Se qualcosa di simile è nato tra la nebbia e il fango di un regno sperduto, non può che essere speciale. E se tutto ciò che ho vissuto ora mi ha portato a lei… beh, lasciami nella convinzione che mia anima non sia così marcia, se ho per figlia un simile fiore.”

Hela trova molto interessante l’orologio colorato di Natasha, lei lo slaccia dal polso e ce la lascia giocare: “L'anima è pura a prescindere da quella di chi la mette al mondo. Il problema sarà ciò che apprenderà crescendo, ciò che imparerà dalle azioni di chi la circonda e che le verrà trasmesso.” La bambina ritorna con l’orologio in mano, goffamente glielo avvolge di nuovo attorno al polso e Natasha l’aiuta a far scattare la chiusura. “Se si è degni di farlo.” Aggiunge con un sussurro.

È un bel dilemma, agente Romanoff.”

J.A.R.V.I.S. annuncia che GreyRaven è entrata nell’edificio e sta salendo con l’ascensore.



J.A.R.V.I.S., Back in Black per favore. Voglio un’entrata in scena nella lounge a dir poco trionfale.

Se mi permette, Agente Borgo, io troverei più indicato A Kind of Magic dei Queen.”

Controllo il trucco nello specchio dell’ascensore, appoggiando per un attimo i frutti della mia sessione di shopping e lo accuso di perdere colpi: “La trovo poco incisiva per un ritorno in grande stile.”

Forse ha ragione. Ma non mi accusi di non averla avvisata.”

Eh?


Back in the back
Of a Cadillac

Facendo playback sulla voce di Brian Johnson mi infilo di nuovo i miei occhiali nuovi e getto la testa all'indietro atteggiandomi da rockstar consumata davanti allo specchio.

Number one with a bullet, I'm a power pack
Le porte dell'ascensore si aprono alle mie spalle e piroetto sui tacchi dei miei stivali al grido di Yes, I'm in a bang preparandomi ad additare presenti della Lounge sottolinenado With a gang .

All'entrata della Tower, J.A.R.V.I.S. mi aveva riferito di essere attesa nella Lounge. Credevo da tutta la squadra, o almeno buona parte di loro.

Speravo ci fosse una festa a sorpresa, in verità, o comunque qualcosa di ugualmente divertente.

Ed invece dritto davanti a me c'è solo una persona, in un completo nero accessoriato da una sciarpa verde e oro di Hermés che stona con la benda bianca che gli regge il braccio destro al collo.

Le borse da shopping mi cadono - tutte e cinque - di mano e gli occhiali mi scivolano lungo il naso.

They've got to catch me if they want me to hang

Cause I'm back on the track

"Ti stavo attendendo, Addison."

And I'm beating the flack

J.A.R.V.I.S. ha la buona idea di togliere la musica, tanto il colpo di scena c'è già stato. Il silenzio nella Lounge è pari a quello che nel mio cervello.


C'è Loki, davanti a me.

E no mi sono neppure depilata.

No, aspetta, non è questo il punto. "Che ci fai qui?"

"Ho necessità di parlarti. E prima che lo domandi, i tuoi amici sono tutti nella stanza attigua, vivi ed illesi."

"Sanno che sei qui?"

"Hanno notato la mia presenza."

"Ottimo." Pianto bene i tacchi per terra ed incrocio le braccia: "Ti regalo mezzo minuto della mia vita. Tu regalami una scusa per esserti volatilizzato per più di un anno senza degnarmi di un saluto. Aspetta che alzo il livello di difficoltà: dimmi qualcosa di vero."

L'ho zittito. Prevedibile.

Poi prende un bel respiro e si avvicina alla porta chiusa del salottino. La apre e senza guardarci dentro borbotta a qualcuno di uscire.

Tacchi altissimi e silhuette come sempre invidiabile, Pepper marcia fuori dalla porta, mi prende sottobraccio e mi assicura che potrò chiederle tutti i consigli di cui avrò bisogno.

Cosa?

Con Howie in braccio Tony veste il suo migliore sorrisetto da stronzo, Clint gli Oalkey con lenti a specchio e la sua migliore mascella contratta - mi è parso di sentire un ringhio mentre passava vicino a Loki - Bruce un'espressione preoccupata a cui Steve ne abbina una costernata, in contrasto al saluto quasi allegro di Thor. Ed infine Natasha, impassibile come sempre, entra nella Lounge per ultima tenendo per mano una... una scimmietta?

"Questa bambina..." Spiega Loki, ed ho l'impressione che stia faticando a trovare le parole "… Il suo nome è Hela, ed è mia figlia."

Brutto figlio di...

"E tua."

Cosa?

"È così." Annuisce Stark.

No no. È impossibile. Me ne sarei accorta – son cose di cui ci si accorge, per quanto esistano gente pronte a sostenere il contrario.

"Abbiamo anche comparato il DNA. " Gli fa eco Bruce: "La storia di per sé è incredibile ma-"

Lo fermo mettendo le mani avanti. Mi sento confusa. Molto.

Troppo.

Mi massaggio le tempie.

Mi gira la testa.

Potrei fare solo due cose in questo momento: Chiedere una spiegazione razionale o urlare a squarciagola.

Quando vedo Loki avvicinarsi con la bambina in braccio - oddio, sorride, quella cosa sorride e sbava! - la testa mi gira esageratamente troppo e...

Buio.



Quando l'ha vista afflosciarsi a terra - Pepper ha cercato di trattenerla ma alla fine è dovuta soccombere anche lei ed è tutto finito in un groviglio di borse di carta e tacchi alti - Hela si incupisce subito. Se un istante prima sorrideva eccitata, ora tiene strette le manine al petto ed il sorriso è diventato un piccolo broncio perplesso.

Appoggiata a terra fissa marea di adulti affaccendati attorno a quella che le avevano indicato come 'mamma' e che - papà gliel'aveva ripetuto una marea di volte - avrebbe fatto i salti di gioia a conoscerla.

Indietreggia appena, molto indecisa se scoppiare a piangere o meno. Guardandosi attorno gli unici occhi che trova alla sua altezza sono quelli scuri di Howie.

Lui non ha motivo di piangere, trova tutta quella confusione strana e divertente: c'è abituato, attorno a sé ha sempre tanta gente e tanto chiasso. Si toglie il ciuccio di bocca e glielo infila quasi a forza nella sua.

Sì, così va decisamente meglio. Hela gli sorride di rimando e gli prende la manina, lasciandosi accompagnare a giocare verso le costruzioni di plastica.



Loki era pronto a qualsiasi evenienza - strepiti, urla, fiammate di FuocoFatuo, vomito - tranne che al silenzio irreale con cui Addison ha ascoltato tutta la storia. Gli ha solo chiesto - sibilato è il termine più corretto - di star zitto e lasciar parlare Thor. Ha ascoltato tutta la storia, e poi ha incrociato le gambe sul divano massaggiandosi le tempie: "Ci potete scusare un attimo?"

I Vendicatori si sono scambiati uno sguardo - tranne Barton, lui è rimasto con la mascella contratta a fissarlo da dietro gli occhiali per tutto il tempo - ed erano usciti, facendo interrompere i giochi ai bambini con la promessa di una lauta merenda.

Rimasti soli, gli occhi scuri di Addison tornano a fissare i suoi: "Perché?"

"Cosa?"

"Perché mi hai fatto questo? Non abbiamo mai parlato neppure di avere una relazione seria e duratura noi due, figurati piantarci di mezzo dei bambini."

"Non è stata una cosa premeditata."

"Sì, come no."

È comprensibile che non gli creda, ma per Loki è come aver ricevuto uno schiaffo. Mentre studia la sua confusione e la sua rabbia repressa a fatica - stringe i pugni e si mordicchia l'unghia del pollice con la fronte corrugata - si rende conto che ad Hela non ha rivolto che il primo sguardo, prima di perdere i sensi. Dopodiché l'ha ignorata, nonostante i giochi che condivideva con il figlio di Stark non fossero affatto silenziosi. Addison non la vuole.

Addison la rifiuta.

Rifiuta sua figlia come lui è stato rifiutato da chi l'ha messo al mondo.

È qualcosa che gli accende una rabbia sopita ed irrazionale, ed in improvvisamente a guardarla non prova più il desiderio che l'aveva accompagnato per mesi, ma solo quello di vomitarle addosso il suo disprezzo.

È stato un errore venire qui. Un grosso errore.

Ma andarsene sarebbe ancora più grosso. Hela sarebbe in pericolo e lei viene prima di tutto. Anche dell'orgoglio. Loki si sforza di piegare le labbra in un ghigno beffardo, quando Addison gli domanda quali siano le sue intenzioni: "Impietosirvi" Afferma sarcastico appoggiandosi una mano all'altezza del cuore: "La mia bambina è in pericolo, e voi non lascereste un'innocente alla mercé di chi vuole la sua morte, no? Ma non sono qui solo per questo." Se era vero che Addison aveva sofferto per la sua mancanza, allora poteva tentare di giocarsi la carta dell'amante pentito che tornava. Hela è più importante dell'orgoglio. L'importante è assicurarle protezione, se questo significa raggirare i sentimenti di Addison pazienza. Se lo merita.

Le sfiora la guancia, consapevole di infastidirla: "Mi sei mancata." È la cosa più simile alla verità: per dirla tutta dovrebbe confessarle che il momento in cui le manca di più è ora, ora che si scontra contro un muro di silenzio e indifferenza, di sospetto e rifiuto, loro che hanno sempre avuto il privilegio di condividere quell'affinità emotiva che andava ben oltre le reciproche azioni.

Addison distoglie lo sguardo senza ribattere. "Non sopporto chi decide della mia vita."

La libertà, la più grande menzogna. L'unica a cui lei crede senza riserve.

"Non puoi presentarti qui e credere che da un giorno all'altro mi metterò a... a spalare montagne di cacca e sopportare urli e pianti solo perché tu hai deciso che dovevamo avere una figlia. Se fossi rimasta incinta e l'avessi partorita avrei potuto anche sopportare l'idea di un simile errore. Colpa mia, certi sbagli si pagano. Ma sono sempre stata attenta, ho sempre preso le giuste precauzioni per evitare tutto questo... e che succede? Succede comunque! Grandioso! Ed io dovrei esserne felice? Perché?"

"È una bambina speciale." Per Loki è difficile star calmo: la voce fatica a mantenersi ferma e dentro la sua testa le ha già urlato tutto il suo disgusto. "Mi spiace che tu sia tanto arida da non poter neppure prenderla in considerazione. Non ti saremo d'intralcio, GreyRaven. Resteremo negli appartamenti di Thor e..." Come aveva potuto condividere con lei qualcosa? "...e quando avrò trovato una soluzione, spariremo per sempre senza che tu ne abbia danno. È questo che vuoi?"

Il colore delle guance asciutte di Addison è intenso dalla rabbia: "Sì."



Thor gli ha lasciato a completa disposizione la camera da letto sostenendo che il divano del salotto fosse ugualmente confortevole. Far dormire Hela è più difficile senza Fenrir, soprattutto dopo la brutta avventura che hanno passato: non si vuole staccare e reclama le sue braccia a gran voce.

Qualche servo che non ha visto ha sostituito le lenzuola macchiate di sangue del letto, Loki riesce a trovare una posizione comoda per non sentire troppo dolore alla spalla - no, non è quello a fargli più male - senza negare l'abbraccio che sua figlia richiede.

Il ciuccio che ha rubato al figlio di Stark - quando si è rifiutata di restituirglielo lui ha dato di matto e solo l'intervento diversivo di Lady Stark lo ha fatto in parte desistere - sembra darle qualche conforto, ma è comunque nervosa e si aggrappa al lembo della sua manica per accertarsi che resti con lei.

Tranquilla, piccola mia. Non ti abbandono.

Solitamente quando si impuntava per non dormire Loki cercava di calmarla con qualche storia, ma ora non ha nessuna voglia di inventarne una.

"Mam-ma?" balbetta Hela, cercando di lottare contro il sonno che le fa chiudere gli occhi.

"È qui fuori." Risponde, senza aggiungere altro, premendo le labbra contro la piccola fronte per schioccarle un bacio. Le ha già detto troppo, di Addison, ed è stata tutta una menzogna. Ha mentito anche a sua figlia, la bugia più infame che abbia mai raccontato.



"E ora che intendi fare?" Natasha spezza il silenzio in cui Addison si è ritirata dopo il suo colloquio con Loki: da più di un'ora fissa il vetro che dà sulla terrazza, il buio tempestato di stelle artificiali che compongono New York. Hanno cenato tutti e lei non si è unita a nessuno di loro.

"Devo parlare con Fury."

"Stai scherzando, vero?"

"No, è la cosa più sensata da fare. Credimi, preferirei tagliarmi un braccio piuttosto che andare da lui con questa notizia, ma devo farlo."

"Per fargli prendere un infarto? Per farti arrestare?" Addison fa spallucce, poi recupera il giubbotto e se lo infila. "Altro da aggiungere?" incalza Natasha.

"Sarei scurrile."

"Cerca di calmarti."

"Farò il possibile." Risponde laconica.



Su New York piove: sono costretta a prendere su l'auto e non la moto come faccio sempre quando ho bisogno di sfogarmi e schiarirmi le idee. OTTIMO: Restare imbottigliata nel traffico serale di sicuro aiuterà il mio umore a migliorare e l'incazzatura a passare.

Quando riesco ad arrivare alla Base Manhattan è abbastanza tardi e il personale è dimezzato, incontro solo un paio di persone alla reception - quasi non le saluto - e solo una nei corridoi dei piani direzionali, che mi indica la sala ristoro quando le chiedo se abbia visto Fury.


Il Direttore mi accoglie con il sopracciglio buono alzato e una merendina in bocca: "Sto facendo colazione. Tu?"

Colazione, alle nove e mezza di sera.

Prima o poi qualcuno dovrà studiare il fuso orario con cui è settato Fury.

"Dovrei parlarle, se posso." Sorseggia il caffè e mi domanda se è qualcosa di bello o brutto. "Brutto. Non le piacerà." Recupero una sedia dal tavolo e l'avvicino: "Fossi in lei mi siederei."

Mi restituisce uno sguardo di sufficienza: "Signorina, ero in piedi quando mi hanno annunciato un'invasione aliena in atto e starò in piedi a sentire le tue chissà quanto brutte notizie."

Scommettiamo?

"Loki ha avuto una figlia da me."

Nick Fury praticamente cade sulla sedia.


"Recupera lucidità e prova a spiegarmi come sia biologicamente e fisiologicamente possibile. Sei una femmina, no? Buona parte del personale l'ha potuto toccare con mano."

"La ringrazio Signore per l'elegante giro di parole con cui ha definito la mia promiscuità sessuale. Ad ogni modo pare non ci sia una spiegazione molto logica, e dobbiamo accontentarci di una... magica."

"Ti sembro uno che si accontenta di una spiegazione magica?"

"Le sembro una che va in giro a seminare la prole? Dannazione, ho un chip nel braccio come anticoncezionale, e scopro che avrei fatto meglio a metterlo a lui, come dovrei sentirmi?"

Fury ha abbandonato la colazione sul tavolo ed il caffè ancora dentro al distributore. Si avvicina alla finestra, guarda fuori, passa una mano sulla faccia e sospira profondamente: "Un uovo. Il temibile dio norreno è in realtà una chioccia. Mi auguro che ora tu lo trovi meno 'sessualmente appetibile' di prima."

In effetti è così: "Pare che non l'abbia deposto, ecco."

"Sì, questo cambia completamente le cose. E dimmi, Borgo, perché sei venuta dritta dritta a raccontare tutto a me? Bada: se risponderai indicandomi come una figura pseudo-paterna sappi che finirai giù dalla finestra. Non sto scherzando."

"È per chiedere una sospensione dal servizio attivo." Mormoro tutto d'un fiato. "Credo... credo di aver fatto un casino con Loki."

"Credi, uh? Ti ricordo che una richiesta di sospensione dal servizio attivo, se non accompagnata da una necessità medica, comporta un'immediata retrocessione di livello?"

"Beh, Direttore, pensavo che potremmo metterci d'accordo: in fondo la mia sospensione dal servizio sarebbe per tenere sotto osservazione Loki, evitare che combini casini dovuti alla mia prima, più che comprensibile reazione. Non gli ho dato effettivamente la risposta che voleva sentirsi dire e..."

Il Direttore ritorna a fissarmi, mani dietro la schiena ed espressione corrucciata: "Ed io dovrei fornire al Consiglio, a cui non passerà inosservata la sospensione al servizio di un’agente di ottavo livello nonché membro dei Vendicatori, questa spiegazione? Borgo: Loki è ancora considerato un criminale di guerra; con cui hai socializzato ed, indirettamente, aiutato. Per quanto possa avere fiducia nelle tue capacità, non posso e non intendo pararti il culo anche per questo. Hai fatto una cazzata, Borgo, un'enorme cazzata che potrebbe avere degli effetti fatali per la sicurezza mondiale. Loki è di nuovo su questo pianeta, capisci? Se non vuoi che il Consiglio conosca la tua situazione e l'attuale posizione di Loki e della bambina, non potrò far altro che presentare la tua domanda di sospensione accompagnata da 'motivazioni personali' ed accettare il tuo abbassamento di livello."

Mi sento lacerare le viscere. Tento un'altra carta: "Provare ad affidarmi ad una 'finta' missione? In questo modo il consiglio mi vedrebbe comunque impegnata e -"

"Borgo, durante la tua brillante carriera hai portato a casa un buon numero di risultati, ma anche un discreto numero di casini. Li ho giustificati perché consoni ai fini delle missioni, ma questa sarebbe anche troppo."

"Quindi sarebbe una punizione per essere l'amante di Loki?"

"Non puoi tenere il piede in due scarpe come fai di solito. È arrivata l'ora di fare una scelta: o Loki e sua – tua, vostra, di chi cazzo la vuole – figlia, o la tua carriera nello S.H.I.E.L.D."

Ho lo stomaco serrato in una morsa ed il magone: "Suona un po' anacronistico, non trova? Dover scegliere tra famiglia – imposta, tra l'altro – ed il proprio lavoro. "

"Prima o poi si viene sempre chiamati a rispondere delle proprie azioni. Vedila così: se il consiglio sapesse della tua relazione saresti trascinata davanti ad una corte marziale e subiresti un processo. Non sei sciocca, sai bene cosa potrebbe comportare."

Che potrebbe coinvolgere anche il resto della squadra come complici. Loki sarebbe costretto a fuggire e sarebbero ancora in pericolo.

Annuisco. Estraggo il badge dal taschino con mani tremanti e lo porgo al Direttore. Lui lo appoggia al touch screen del lettore, inserisce la password di sistema e conferma la sua identità con il sensore ottico. Giro lo sguardo altrove mentre compie l'operazione allo schermo, e lo tengo abbassato anche quando mi chiede di confermare la richiesta con le impronte digitali.

Un istante dopo la voce elettronica mi conferma la sospensione ed il mio nuovo, assurdamente basso livello: Quattro.

"Ero pronta a tutto, Direttore. A Tutto. Tranne che... che affrontare tutto questo. Non...non me lo merito."

"Borgo smettila di frignare: non è che hai proprio una malattia mortale. Non ora, almeno. E poi te la sei cercata. Facciamo che vai a casa, ci bevi un po' su e domani ti svegli pronta per il tuo nuovo incarico, d'accordo? E, soprattutto, vedi di non farmi capitare il tuo fidanzatino davanti."



Berci.

Un.

Po'.

Su.

La bottiglia di Jack Daniels è già mezza vuota - solo cinque isolati e tre semafori rossi - ed io non sento nessun giovamento. La testa mi gira, ma troppo poco. I pensieri sono confusi, ma non così tanto.

Fatico anche a trovare cose divertenti su cui ridacchiarci su: per esempio il logo della pizzeria all'angolo non sembra ancora assumere una forma fallica.

Scatta il verde e faccio ancora un paio di isolati, prima di trovare un altro semaforo.

Dovrei cercare il lato positivo della situazione.

Il lato positivo di essere spacciata?

Posso sempre portarmi a letto Loki.

Impresa non semplice, dopo il disastroso scambio di opinioni di oggi pomeriggio.

Forse ho esagerato.

No, non ho esagerato. Ne ho tutte le ragioni.

Tutt'ora non riesco a capacitarmi di come sia stato possibile, né a trovare una motivazione - oltre al senso del dovere nei confronti della pace mondiale - per impegolarmi in questa situazione e trovarla... non dico piacevole, ma sopportabile.

Porcaputtana, ho una figlia.

E non ho avuto neppure nove mesi di tempo per abituarmi all'idea che la mia vita – sociale e lavorativa – fosse finita.

Fi-ni-ta.

Nessuno potrà convincermi del contrario. Quante volte Pepper è uscita con noi Picciotte, da che è nato Howie?

Nessuna.

E le agenti che sono diventate madri, a quante altre missioni hanno partecipato?

Nessuna.

Sono diventata un fottutissimo QUARTO LIVELLO e NON sono più OPERATIVA!

Quante volte ho guardato Howie ed ho pensato: "Che dolce, ne vorrei uno anch'io?"

NESSUNISSIMA!

Sono solo tanto, tanto tanto tanto tanto arrabbiata. Furiosa. Triste. Confusa. Ho voglia di fare le peggiori cose solo per ribellarmi ad un destino - scelto da qualcun altro - di noiosa ed interminabile maturità mentale.

Un altro sorso alla bottiglia – la nascondo subito, che un'autopattuglia della polizia parcheggia al lato della strada – e ora ho voglia di piangere. Oddio, mi sta salendo anche la nausea. Forse è meglio smettere di bere.

Sono solo molto arrabbiata, bere non serve. Potrei andare nell'Avengers Gym e sfogarmi su un sacco da boxe – Steve lo fa sempre, perché dovrei essere da meno? – e poi andare da Loki e cercare di far pace perché, cazzo, l'ho fatto infuriare e poi l'ho...

L'ho ferito.

Dannazione. L'ho ferito nel profondo.

Gli ho detto chiaro e tondo che avrei preferito che la bambina non esistesse. Non l'ho accettata, come non è stato accettato lui.

Maledizione.

Mi odierà a morte, e non avrà tutti i torti.

Un po' mi odio anche io. Anche se continuo a definire la mia reazione Più che Comprensibile.

Vorrei avere qualcuno che mi consoli, ed invece sono circondata da persone che mi rinfacciano di essermela cercata.

Basta, bere non serve.

Abbasso il finestrino e lancio fuori il Jack Daniels. La bottiglia disegna una parabola per aria e poi si schianta con una precisione diabolica sul parabrezza dell'autopattuglia.

Oh, merda. MERDISSIMA.


"Io mi chiamo Candy."

"È perché sei dolce?"

Lei stende le labbra viola in un sorriso e getta all'indietro un boccolo ossigenato, prima di alzarsi e ciondolare sui tacchi enormi sino alle sbarre della cella. Guarda nel corridoio, sospira e poi si toglie la pelliccia sintetica e la getta sulla panca. "La mia amica Stacy arriverà tra poco. Le ci vorrà tutto l'incasso della serata per tirarmi fuori di qui ma... sai quante volte ho dovuto fare lo stesso per lei?"

"Immagino."

"Ha il pessimo vizio di non riconoscere i poliziotti in borghese, quelli ti mandano dentro con una facilità incredibile. E tu con quel bel faccino, sei qui per lo stesso motivo?"

"Ho l'aria di una che batte?"

"Sì."

Ok, forse non ho esattamente un aspetto materno con questa gonna. Il pensiero di dover anche rifare il mio guardaroba mi dà nuovamente il voltastomaco: "Guidavo ubriaca e ho lanciato una bottiglia di Jack Daniels sull'auto della polizia."

"Ammirevole!"

"Già."

"Devi aver un problema bello grosso."

Annuisco: "Uomini che tornano alla ribalta."

"Non è poi così ..."

"Con figlia al seguito."

"Che bastar-"

"... anche mia. Che non sapevo di avere."

Candy sbatte le lunghe ciglia piumate: "Sì, il problema mi pare enorme."

"Ti prego, mi sembri una donna di mondo: Dammi una perla di saggezza per affrontare questa situazione."

"Gioia, di perle di saggezza sulla maternità non ne troverai da una che all'anagrafe risulta ancora come Clark De La Cruz."


"Addison Coleen Borgo?" La poliziotta batte il manganello sulle sbarre e mi alzo. "La sua cauzione è stata pagata. Candy, invece starai ancora qui." Lei alza gli occhi al cielo e sbuffa. "Temo che ne avrai per un po', mettiti comoda.”

"Avresti da prestarmi un paio di pattine?"

Sorridendo per la battuta la saluto, ringraziandola per la compagnia.

"Prendila con filosofia, gioia. In fondo non è mica detto che dovrai essere per forza la madre dell'anno, no? Sii te stessa e fai in modo che la bamboccia ti apprezzi per quello che sei: le servirà al suo primo arresto, sapere che sua madre ha passato lo stesso. Sarò pur sprovvista di utero, ma di neuroni in questa testolina imparruccata ce ne sono finché vuoi."

E così possiamo depennare dalla mia Wishlist la voce 'Ricevere perle di saggezza da una prostituta transessuale'.



Da che siamo entrate in macchina Natasha non ha spiaccicato parola né mi ha rivolto uno sguardo. Detesto essere ignorata e lo sa benissimo, ma si ostina a farlo perché l'ho combinata grossa e vuole girare il coltello nella piaga. Deve essere furiosa.

"Sono stata un'idiota." Esordisco. Annuisce senza togliere gli occhi dalla strada: "Questo è il momento in cui mi consoli dicendo: 'Ma no, non sei un'idiota, sei solo molto confusa per questa situazione assurda'"

"No no: sei proprio stata un'idiota."

"Andiamo, Nat, dimmi la verità: ti saresti comportata in modo diverso?"

Sterza improvvisamente di lato, inchioda sfiorando di un centimetro una cabina telefonica facendomi rischiare l'infarto e mi pianta addosso il suo sguardo di ghiaccio: "Mi stai davvero chiedendo se mi sarei fatta arrestare per guida in stato di ebbrezza e resistenza a pubblico ufficiale?"

"Teoricamente non ho opposto resistenza, gli ho solo vomitato addosso."

"Avrei tanta voglia di prenderti a schiaffi. E non sono sicura che mi tratterrò dal farlo."

"Natasha, cosa avresti fatto al mio posto?"

Torna a guardare oltre al parabrezza, tamburellando le dita sul voltante dell'auto. Sembra in procinto di dirmi qualcosa e allo stesso tempo trattenersi dal farlo: "Mi sarei comportata in modo più maturo" Sbotta alla fine, rimettendo in moto l'auto ed inserendo la marcia per ripartire. "Senti, come ben sai non ho mai fatto parte del partito "Tifiamo per Loki", ma il tuo rifiuto è stato davvero troppo. Tutti - lui compreso - si sarebbero aspettati una scenata isterica, ma non qualcosa di così... così crudele. Addison, puoi anche non sentirla tua, ma Hela è sua figlia, si è quasi fatto abbrustolire per salvarla e dalla sua nascita ha vissuto in una grotta per tenerla al sicuro. Sono sempre stata scettica riguardo ai sentimenti di Loki verso di te, ma quelli per la bambina sono abbastanza palesi. Ed il tuo rifiuto... beh, non l'avrebbe digerito una persona normale, figurati lui."

"Ho messo in pericolo la sicurezza mondiale."

"Anche, ma non è questo il punto, stupida testona: hai ferito qualcuno che per la prima volta da che lo conosco non aveva fatto nulla per meritarselo."

"E la mia vita, allora?"

Sterza nuovamente, sfiora un palo della luce ed inchioda ad un niente da una cassetta per le lettere.

Questa cosa inizia ad essere seccante e a me sta tornando la nausea.

"È la tua vita comunque: cosa pensavi, di andare avanti per sempre a colpi di superalcolici, scopate occasionali e missioni suicide? È una vita nuova, e prima di sbraitare che ti fa schifo, almeno prova a viverla. Se non per te, almeno per Hela, che di certo non ha fatto nulla per meritarsi un padre genocida e una madre stupida!" Ingrana di nuovo la marcia e riparte sgommando.

Mi scoppia il cuore: "A nessuno è mai venuto in mente che a me questa vita piace? CHE PIACE DA MORIRE?"

"E INFATTI CI SEI PURE MORTA! E smettila di urlare!"

"NO, NON LA SMETTO! Non accetto di passare per una stronza egoista, se non voglio vedermi stravolta la vita da altri senza che io l'abbia chiesto! SE VOGLIO VIVERE ALLA GIORNATA, SCOPANDOMI ANCHE I SASSI, NESSUNO HA IL DIRITTO DI..."

"Ti ho detto di SMETTERLA DI URLARE!"

"NO!"

"SMETTILA DI FARE LA BAMBINA!"

"FACCIO QUELLO CHE VOGLIO! LO FANNO TUTTI, PERCHE' IO NO?"

Natasha ringhia esasperata un: "ADESSO BASTA" e tenta una terza sterzata a lato della strada: sfiora un palo della luce e centra un'autopattuglia in transito.



"Ciao Candy."

"Hey, già di ritorno? Questo è un record, e vedo che hai portato un'amica! Le vostre devono essere delle serate memorabili."

"Non ne hai idea." Borbotto.

Io e Natasha ci sediamo agli angoli opposti della panca di legno della cella senza rivolgerci lo sguardo. Di fronte a noi Candy piega la testa di lato, lo sguardo perplesso sotto alle ciglia piumate: "Credo che voi due dobbiate parlare un po'. Ho studiato psicologia e mi sono specializzata nella terapia di coppia: Posso aiutarvi."

E pensare che nella mia wishlist non compariva la voce 'Psicoanalisi da una prostituta transessuale”.


Potete linciarmi. Siete autorizzate a farlo.

Però non vedo come una persona potrebbe reagire diversamente, davanti ad un'evenienza del genere.

Io, per quanto mi riguarda, reagirei PEGGIO di Addison. (Cioè farei qualcosa per cui verrei condannata all'ergastolo).

Piccola nota: 'Io mi chiamo Candy' 'E' perché sei dolce?' è una citazione rubata ad 'Highlander – l'ultimo immortale'. Non c'entra nulla con tutto questo, ma mi è venuta naturale infilarcela.

Ad ogni modo GRAZIE. GRAZIE E GRAZIE per essere arrivate sin qui a leggere, commentare, inserire questa storia tra le preferite/seguite/ricordate.

Che dire? Commenti e Critiche son sempre accette ed incoraggiate, vi ringrazio in anticipo. Ricordo il mio ask. , per qualsiasi altra cosa.

Alla prossima, se vorrete.

EC.



Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Stop and Stare ***



The Seventh:

Hellraiser




Part 8: Dawnin'

Chapt 6: Stop and Stare


E' molto più difficile giudicare sé stessi che giudicare gli altri.”

[Antoine de Saint Euxpéry, Il Piccolo Principe.]



Sono stata per cinque minuti buoni davanti alla porta del ThunderCorner, prima di prendere il coraggio a due mani e bussare. Al giovale 'Avanti!' di Thor entro e mi trovo davanti un quadretto interessante: Thor, in tuta e grembiule 'Kiss the Cook' striminzito per la sua stazza, sta infilando una dozzina di uova ancora nella scatola di plastica direttamente nel microonde. Loki invece è seduto al tavolo ed imbocca una reticente Hela, seduta su una pila di riviste di astrofisica che alzano la seduta della sedia: nel vedermi accenna un sorrisetto emozionato che lui stempera con un altro boccone di yogurt e cereali senza degnarmi di uno sguardo.

"Addison, mai momento fu più appropriato!" Esclama Thor con un sorriso imbarazzato: "Necessito di un tuo aiuto: per cuocere queste uova sode in questa scatola -"

"Microonde" lo correggiamo in coro io e Loki.

"- in questa scatola microonde come debbo fare?"

"Tirarle fuori dalla confezione sarebbe già un ottimo inizio."

Si illumina: "Sei davvero preziosa."

"Non c'è di che." Prendo una sedia e mi siedo al tavolo: Loki si scosta leggermente e seguita ad ignorarmi. Indico con un cenno Hela e tento un approccio dissimulando il mio imbarazzo: "Fa i capricci a mangiare?"

"Puoi anche rivolgerti direttamente a lei." Bercia. Colpita e affondata: Pessimo inizio. "E comunque no. Per lei sono sapori nuovi a cui non è abituata."

Hela mastica e si impiastriccia mento, mani e maglietta di yogurt. Mi sforzo di sorriderle di rimando e puntandomi il dito contro la guancia esclamo un "Uhm... buono!" che risulterebbe sicuramente più convincente se non mi stessi domandando chi dovrà pulire poi questo macello.

"Loki, io... io ho riflettuto molto su ieri sera e -"

PUM!

PUM!

Io e Loki scattiamo di riflesso in piedi, Hela dallo spavento rovescia tutto il piatto per terra.

PUM PUM PUM!

"THOR! Che diavolo hai messo nel microonde?"

"Le uova!" Si precipita sul microonde e spalanca lo sportello: l'ultimo uovo finisce di esplodergli in faccia.

Agghiacciante.

Sospira, piega la testa di lato, si pulisce il viso con uno strofinaccio che poi appallottola e getta nel lavandino, borbottando sulle proprie mancanze, appoggiandosi poi sul piano cottura e fissando cupamente un punto imprecisato della stanza.

Nuvole si addensano su Manhattan ed io e Loki ci scambiamo - finalmente! - uno sguardo. Allarmato.

Decido di risolvere con quanto più tatto mi è possibile: "Dovresti parlarne seriamente con qualcuno. Non ti fa bene tenerti tutto dentro, anche perché di tempeste tropicali quest’anno ce ne sono già state due." Concorda annuendo piano. "Nel frattempo io e Loki parleremo a nostra volta, e questo sarà per tutti quanti estremamente costruttivo e terapeutico. Approvi?"

Annuisce nuovamente, guarda me, poi suo fratello ed infine accarezza la testolina bruna di Hela: "Non riesco a non pensare a come madre sarebbe felice, nel vedere la famiglia che state costruendo." Grazie tante, biondone: e ora chi mi toglie dalla testa il quadretto famigliare in cui Hela indossa un'aureola, io il cappellino da Babbo Natale e Loki le corna da Renna e cantiamo in coro sotto l'albero di Natale? "Ne sarebbe così felice."

"Ne sono certa, Thor." Preferirei una colica "Ora però, se permetti... "

"Hai ragione, domando perdono. Vi lascio soli, andrò a tormentare qualche volto amico."

Beh, sono l'unica qui dentro che deve scontare qualche colpa? Direi di no. "Prova con Banner, Stark dice sempre che è un bravissimo ascoltatore."


Loki ha deciso che Hela ha mangiato a sufficienza, così le ha pulito la bocca con il tovagliolo e l'ha fatta scendere a terra. Lei sgambetta felice verso il divano, ci si arrampica e spinge a terra i cuscini uno dopo l'altro accompagnando l'impresa con gridolini soddisfatti. Loki si risiede, incrocia le braccia e finalmente mi fissa in attesa.

Dunque... da dove iniziamo?

Trovare le parole mi è improvvisamente difficile. Ho passato le ultime due ore a provare il mio discorso allo specchio, ma ora davanti agli occhi freddi di Loki mi è tutto scivolato via dalla mente: "Prima di tutto, ti devo le mie scuse" inizio, trcendomi le mani dal nervoso: "Ieri sera ho avuto una reazione esagerata e mi sento uno schifo per quello che ho detto. Ho avuto modo di riflettere, durante i miei due arresti, e ho capito di aver profondamente sbagliato."

Loki aggrotta la fronte: "Due arresti?"

"Piccolezze.” Minimizzo con un cenno della mano: “Ad ogni modo, sono davvero dispiaciuta per quello che è successo. Me la sono presa con te perché... perché sono infantile ed egoista ed insensibile. Natasha mi ha riassunto così"

"Quantomeno azzeccato."

"Lo so. Me la sono presa con te anche se ... anche se non hai fatto altro che cercare di proteggere tua figlia, e questa è una cosa che non posso proprio contestare. Io sono solo... impreparata per questo evento, ecco. È una cosa che mi spaventa parecchio, e sai che non sono generalmente una fifona, ma questa cosa... beh, questa cosa mi fa una paura tremenda. Ho parlato con Fury, mi sono fatta sospendere dal servizio attivo. Non è stato facile per me, anche perché sono stata degradata, ma così per un po'... per un po' potrò stare qui con voi e... magari trovare una soluzione in modo che non sia considerata una mina vagante per la pace universale. Che ne dici?"

"Che non sembri molto interessata a lei. " Loki ha lo sguardo sul tavolo, tra le stoviglie vuote della colazione. Sul volto stanco e logoro il rosso di un'ustione spicca sulla pelle bianca, quando glielo sfioro appena si scansa e mi sposta la mano. "Non le hai rivolto neppure uno sguardo, tanto meno provato a parlarle."

Già è vero. A mia pietosa discolpa, balbetto la scusa di essere imbranata in questo campo: "Se non ci credi chiedilo a Pepper: l'unica volta che mi ha fatto fare da babysitter ad Howie l'ho perso! Se non fosse stato per J.A.R.V.I.S. sarebbe ancora a dormire nella dispensa!" Ribatto cercando di farlo sorridere. Tentativo vano. "Mi ci vorrà un po' per abituarmi." Aggiungo.

Finalmente ritrova i miei occhi: "Dovrai impegnarti a farlo."

Annuisco. "Ti va di venire di là da me?"

"Non è il momento."

Incasso ed accetto, anche se ho un certo groppo in gola. "Prenditi tutto il tempo che vuoi. Io... io vado a farmi una doccia. In cella credo di essermi presa un paio di pulci."



La prova dell'esistenza del Karma Bruce ce l'ha seduta sul proprio divano.

Una prova alta due metri e con bicipiti dalla circonferenza umanamente impossibile. Negli ultimi venti minuti, oltre ad aver costantemente sudato freddo, ha iniziato a credere che per racimolare quella quantità di disgrazie nella sua vita precedente doveva essere stato l'unico gerarca nazista scampato ai calci di Cap.

"Il mio rammarico più grande è quello di non essere riuscito a comprendere quale sacrificio stessi chiedendo a Jane. Son stato stolto ed ottuso, lei mi ha lasciato per un motivo valido. Se solo avessi cercato un compromesso o un punto di incontro, o se solo mi fosse mostrato aperto verso il medesimo sacrificio, forse lei sarebbe ancora tra le mie braccia."

Bruce si passa una mano sui capelli rasati: "Ehm... chi può saperlo..." riesce solo a biascicare: "In fondo le storie vanno così, insomma... capita ecco!"

"Avevano ragione, Bruce Banner: Sei un buon ascoltatore e un caro amico."

Accarezzando l'idea di lasciare che l'Hulk facesse irruzione nell'appartamento di Addison, Banner annuisce di nuovo: "Figurati"

"Ma le mie colpe non si limitano a Jane." Bruce reprime a stento l'impulso di autoflagellarsi per scampare al discorso successivo: "Infliggo a Sif un'offesa ben maggiore, ad averla chiesta come sposa pur amando un'altra. Lei che non mi ha mai negato la sua amicizia, la sua lealtà... ed io non riesco a ricambiarla come meriterebbe. Riesco a malapena a baciarla, mentre con Jane - "

"Ok, ok. D'accordo." Bruce scatta in piedi ed inizia a camminare nervosamente per la stanza. "Stiamo uscendo dal mio contesto, ammesso e non concesso che fossimo mai entrati in un campo di mia competenza."

"Chiedo scusa se ho urtato la tua sensibilità."

"Non è per sensibilità è che..." È che ho già abbastanza complessi ad andare a letto con una donna che è stata prima con un fusto di dio come te. Non mettermi in testa immagini che mi inducano ansie da prestazione. Sospetto che all'Hulk non possano piacere. "... È che io sono un ottimo ascoltatore, ma un pessimo consigliere. Soprattutto in questo campo. Assolutamente. Ma sai chi è invece la persona che ti rimetterà a nuovo?"Nella torre c'è un sacco di gente che ha peccati da scontare: "Barton. Sì, esatto, proprio lui."




Un alito di freddo e spalanco gli occhi di scatto: Loki si ritira velocemente a sedere in fondo al divano.

Quanto tempo è passato? Mezz’ora? Di più? Mi tocco i capelli, sono ancora umidi. Mi alzo dai cuscini senza curarmi di aggiustare l’accappatoio in cui mi sono addormentata subito dopo la doccia e Loki distoglie lo sguardo dal mio petto: “Ho necessità del tuo medicamento per le ustioni. La ferita alla spalla non migliora.”

Certo.” Mi alzo e salgo in camera da letto. Mi infilo in fretta e furia un top e un paio di shorts e ritorno da lui con il vasetto dell’unguento degli Inferi. Lo aiuto a sfilarsi la maglietta e a togliere le bende: la carne è rossa e scorticata, ma il taglio della ferita non è più tumefatto ed è ricoperto da una spessa crosta: almeno la guarigione è in atto. Spalmo l’unguento con quanta più delicatezza possibile.

Che sia questo il nuovo punto di inizio?

Ricordo di quando gli ho medicato il collo piagato al mio FuocoFatuo, nel comparto di detenzione dell'Helicarrier dopo la battaglia di New York. Aveva soffocato nella museruola un gemito di sollievo. Gli avevo promesso che non sarei stata dolce, ed invece ora lo sto medicando con tutta l’attenzione e la delicatezza possibili.

Sembra tutto appartenere ad un'altra vita.

Beh, in fondo è così.

L’ustione sta ancora buttando fuori calore.” La mia affermazione è totalmente inutile, ma avevo bisogno di dire qualcosa, qualsiasi cosa.

Avevo delle foglie mediche adatte, ma le ho finite.” Risponde, continuando ad evitare di incrociare il mio sguardo finché non rivolgo le mie attenzioni all’ustione che gli sfregia la linea della mascella. Non riesco ad impedire alla mano di stendersi in una carezza: il suo viso mi è stato tolto a lungo e solo ora mi accorgo di quanto davvero mi sia mancato.

Ed ora ho di finalmente i suoi occhi nei miei ed la sua mano si è appoggiata sulla mia gamba, a lato del ginocchio, ed accarezza la pelle con lentezza come faccio con il suo volto.

Sei mio, sì. Sei mio ancora. Così come io sono tua nonostante tutto.

Avvicino il viso alle sue labbra sottili e per un istante sembra fremere quanto me, prima di scostarsi e negarmele. Anche la mano scivola via dalla gamba. “Devo andare. Thor sta badando ad Hela, ma non mi fido ad affidargliela troppo a lungo.” Piega le labbra in un tenue sorriso: “Non se la cava così male, però.”

Sei ancora mio, ma non sei più solo mio.

Ha anche un altro amore, e questo è ben più grande di me. È qualcosa con cui non posso competere, ed in fondo è giusto così.

Ma comunque voglio riavere per me un pezzettino di Loki. Anche se è solo la metà del suo affetto, o un quarto o un decimo, deve potersi fidare abbastanza per ridarmelo.

E potrò tenerlo sotto controllo.

E potrò tenerlo per me.

E Loki ed Hela ora sono un pacchetto completo e non scindibile. Se voglio uno dovrò prendere anche l'altro.

Offerte last minute, una gran fregatura come sempre.

E chissà, magari con il tempo riuscirò a vincere le mie reticenze e ad essere per Hela qualcosa di diverso dalla stronza che ha dato di matto quando ha scoperto la sua esistenza.“Posso venire anch’io?”

Sulla soglia del Lair, Loki sembra sorpreso. Non dice nulla, ma esce lasciando la porta aperta.




"Sono arrabbiato anche con te, Natasha." Clint le ha servito la colazione gettandola alla rinfusa sul piatto, decisamente diversa dalla disposizione curata con cui impiatta di solito. Beve il caffè in piedi, appoggiato al mobile della cucina, e quando lei lo invita a sedersi al suo fianco lui gorgoglia un No dall'interno della tazza di ceramica.

"È per il mio arresto?" Tenta Natasha. "So che la cauzione era il tuo fondo pensione ma... te li restituirò, non c'è problema io..."

"Non è per la cauzione. Non era il fondo pensione ma solo il fondo Nuova Tavola da Snowboard."

"Accidenti, ci spendi un sacco per la tua attrezzatura da neve, eh!"

"Volevo regalartene una anche a te."

"Ah." Natasha abbandona la sedia e cerca di avvicinarsi per calmarlo.

Lui la scansa: "Ti ho detto che sono arrabbiato. E sai perché. Mi prendi sempre per un coglione, uno che si può rabbonire con una succhiatina e quattro colpi e non avrà reazioni lecite a simili notizie. Lo stronzo mi ha fottuto il cervello, Natasha. Mi ha fottuto il cervello, mi ha fatto ammazzare delle persone, e per poco anche te. Ed ora io dovrei accettare di conviverci sotto lo stesso tetto!"

"Non era mia intenzione sedurti per rabbonirti.”

Ma l'hai fatto. E a volte mi domando se davvero io mi possa fidare di te. A livello relazionale, intendo.” Clint appoggia la tazza nel lavello e si allontana: "Vado a dormire: stanotte non ho chiuso occhio per colpa tua, della tua amichetta e dei vostri arresti."



Quando scivola nella camera da letto in penombra e si infila sotto le coperte del letto Clint si volta dandole la schiena: "Non è così che si risolvono le cose" mormora Natasha. "Non tra due persone adulte."

"Oh sicuro. Meglio a modo tuo..."

"Lasciami parlare. Non avevo intenzione di insultare la tua intelligenza, né sminuire il nostro rapporto. Mi è sembrata la cosa... più semplice da fare e... beh, volevo stare un po' con te e sapevo che se ti avessi parlato subito dei nostri - uhm - ospiti avresti immediatamente perso la testa e saresti partito a spron battuto per fare piazza pulita. Io... io non so fare diversamente da così. Neppure io ho perdonato Loki per quello che ha fatto ma... questa è tutta un'altra questione."

Finalmente Clint si volta a fissarla, ma il suo sguardo non è meno duro: "È perché la bambina è la figlia di Addison, vero? Se fosse di qualcun altro li avresti spediti fuori dalla Tower a calci in culo. Ma Addison viene prima di tutto, come sempre."

"Non fare lo stronzetto geloso, sai che non è vero. In cella l'ho strigliata a dovere. È solo che..." Si puntella sui gomiti per alzare il busto e perde il suo sguardo tra le unghie.

"È per riparare alla figlia di Dreykov?" Natasha annuisce: sì, è più semplice lasciargli credere che sia solo per quel motivo che mettersi a spiegare tutto. Lo sguardo di Clint si ammorbidisce. Appena: "Così ti torturi inutilmente."

"No, non è inutile. Hela è... solo una bambina. Condannarla per le colpe del padre è sbagliato. Figlia o no di Addison, non può non avere almeno una possibilità."

"Insomma, farai la parte della zia." Sospira Clint. "Forte." È seccato e non fa nulla per nasconderlo, tuttavia ha smesso di essere arrabbiato e per lei è già qualcosa.

"Ieri l'ho lavata io. Era sozza di merda dalla testa ai piedi, spaventata, continuava a piangere per chiamare suo padre ed è un suono che... beh, non pensavo fosse così potente."

"Ho in mente quello di Howie: Spezza i timpani."

"No, spezza il cuore." C'è qualcosa che trema nella voce di Natasha: "I bambini piangono tutti così quando sono soli e spaventati?”

Probabile.”

Lo facevo anche io?"

"Natasha..."

"Chi mi faceva smettere? E come?"

Clint le passa le braccia attorno alle spalle e l'attira a sé, le mani strette nei pugni e le guance che restano ostinatamente asciutte e arrossate. "Sono così arrabbiata...! Da che quella puttana dell'Incantatrice mi è entrata nella testa ricordo tutto. Tutto. E non posso fare a meno di chiedermi che cosa abbia fatto per meritarlo e perché nessuno l'abbia impedito. Loki è un pazzo maniaco pluriomicida ma si farebbe uccidere pur di salvare sua figlia. I miei genitori che razza di mostri erano per aver permesso tutto quello?"

Le labbra di Clint sono sulla sua fronte, calde e umide e rincuoranti come solo loro riescono ad essere: "Possono esserci mille motivi dietro, non saprai mai cosa è accaduto con certezza, quale è stata la loro sorte o se erano al corrente o meno della RedRoom."

Lei alza le spalle: "Hai ragione, ormai non ha più alcuna importanza. L'unica cosa che posso fare è evitare che a qualcuno accada altrettanto."



"Jane... Jane?" Bruce fissa l'immagine della donna nello schermo: occhi spalancati, bocca che sfiora la scrivania su cui è appoggiato il computer, calice semivuoto di vino che pende pericolosamente tra l’indice e il pollice. "Tutto bene?" La vede chiudere la bocca, sospirare, allungare la mano fuori dall'inquadratura e poi versarsi dell'altro vino nel bicchiere e berne un lungo sorso. "Dì qualcosa...!"

"Tu non sai quanto, in questo momento, sia contenta di stare con te e non più con Thor."

Bruce tira un sospiro di sollievo: "È carino sentirtelo dire, dovresti farlo spesso. Magari anche in altri contesti."

"Perché? Ti ho mai dato l'impressione di fare paragoni?" Ribatte piccata.

"No, no, affatto. È solo che beh, penso che passare da Thor a me... in un determinato frangente, ecco, la differenza si noti no? E mi fermo qui perché mi sta tornando in mente un'orribile scambio di squallide battute tra Stark, Barton ed Addison sulla necessità di un film porno sulla nostra squadra, in cui io mi trasformo e... 'batto tutti'."

Jane appoggia il bicchiere di vino: "La differenza tra te e Thor non è in un solo frangente. E, tranquillo, stravinci."

"Grazie Jane, è una bugia pietosa ma molto dolce."

"Ad ogni modo, tornando a parlare di noi due... ti andrebbe di venire qui tra due weekend? Selvig parte per la Grecia, non cercherà di rubarci tempo prezioso."

"Mi tenti. Farò il possibile." Jane fa l'occhiolino e sussurra un 'Bravo!' Il cellulare di Banner lo avverte di un messaggio: "Ti devo lasciare, mi dispiace. Addison ci ha riunito in salotto, dice che vuole..." Riguarda lo schermo dello Starkphone e arriccia il naso perplesso: "Presentarci il Protocollo da seguire. Che vorrà dire?"

Jane alza una spalla e torna a sorseggiare il vino.




Maxifelpa di H&M, Leggins sdruciti, Ugg e totale assenza di trucco: direi che sei già in uniforme materna." Sghignazza Stark, meritandosi il pizzicotto di Pepper.

Seduti diligentemente sul lungo divano della Lounge, la squadra mi fissa in attesa di ragguagli.

"Manca Beth." Noto, fulminando Steve con lo sguardo. Si affretta a spiegare che sta lavorando e non ha potuto chiedere un cambio ma che provvederà lui stesso a spiegarle la situazione: "Così questa è la volta buona che scappa a gambe levate" Aggiunge con un sospiro. Natasha gli passa una mano sulla schiena in segno di conforto e la mascella di Clint - Oalkey ostinatamente ancorati alla faccia - si contrae in un guizzo infastidito. Banner chiede dove sia Loki in questo momento e Thor gli risponde che è nel ThunderCorner: "Sta giocando con Hela."

"Oh, i primi rudimenti del caos?" Sbuffa sarcastico Stark. Altro pizzicotto di Pepper. Thor lo ignora chiede a J.A.R.V.I.S. conferma. In risposta, il sistema apre un quadrato olografico alla mia destra, con il filmato in diretta della videosorveglianza che mostra Hela nel salotto di Thor, intenta a creare quanto più casino possibile debitamente fomentata da suo padre. Una macchia nera e tremante nell’angolo riparato di un pensile mi suggerisce che Morrigan stia cercando di scamparla come può e che per le prossime ore riceverò anche il malumore del mio corvo.

Tutto a gonfie vele, direi.

"Che vi dicevo?"

"Tony, smettila. Addison, per favore, procedi pure."

"Un momento" Finalmente Clint si è tolto gli Oakley: "La videosorveglianza è in tutti gli appartamenti?"

"Certo, la Tower è mia!" Stark si ritrova addosso gli occhi di tutti. "La mia intenzione era di creare il Reality Show definitivo. Non ve l'ho detto prima perché non trovavo il nome adatto: Avengers Shore? Il Grande Fratello Asgardiano? Sedici secoli e incinto?"

Pepper si affretta a dare una spiegazione seria: "La videosorveglianza è sempre staccata, J.A.R.V.I.S. ha filtri molto severi per quanto riguarda la sua attivazione - che per la cronaca posso decidere solo io, in quanto capo della sicurezza - e questo era uno di quei casi in cui, scusaci Thor, l'abbiamo reputata necessaria."

Thor abbozza un sorriso comprensivo assicurando che non vi è nessun problema.

Decido che è ora di andare avanti: recupero gli StarkPad dal tavolo e ne distribuisco uno a testa; come sempre Tony rifiuta ciò che gli si porge, così è Pepper che lo prende e glielo rifila con più decisione e un'occhiataccia: "Data la situazione, ho pensato di stilare alcune linee guida per evitare che le cose precipitino e cercare di mantenere un livello di convivenza quanto meno accettabile, con il minor spargimento di sangue possibile e possibilmente senza vittime."

"Allora non dovresti parlare con noi, ma con Loki." borbotta Clint.

Gli faccio notare che è appunto questo l'atteggiamento sbagliato: "Ragazzi, so con chi abbiamo a che fare, per questo sto dando le linee guida a voi, perché ho piena fiducia nelle vostre facoltà mentali. E perché davvero questa situazione esula da qualsiasi mia preparazione. Perciò... so di chiedervi molto ma... ho bisogno di voi."

"Non metto in dubbio la ragionevolezza delle tue linee guida" interviene Banner infilandosi gli occhiali: "Tuttavia mi devi spiegare perché vieti la visione del Trono Di Spade in presenza di Loki."

"Troppo sesso?" Ammicca Tony, Thor ridacchia e Steve alza gli occhi al cielo, prima di ipotizzare che il motivo siano le Nozze Rosse: "Insomma... se ci pensate potrebbe trovare qualche affinità e..."

Natasha alza la mano: "È per Re Joffrey?"

Un punto per la Romanoff.” Concedo, e Nat viene apostrofata come 'Secchiona' da Stark. "Vorrei che a Loki non si pongano esempi da seguire di 'cattivi' popolari. Vorrei evitare che sviluppi un'iconica empatia che renda giustificabile e moralmente accettabile le sue azioni. Stessa cosa il Dr Lecter: meglio non nominarlo neppure, entrambi sono stati rinchiusi in una prigione di vetro, non so se mi spiego."

"E le abitudini culinarie di Loki non ci sono poi così chiare." Precisa Banner. Annuiamo tutti in accordo, anche Thor.

Non comprendo perché compaia anche Sherlock.” Interviene nuovamente Stark. “È della BBC, che vuoi che facciano gli inglesi? 'Oh mio dio! Moriarty ha avvelenato il the! La nazione sprofonderà nel caos!'”

Questa volta è Clint a rispndergli indicando me e Natasha: “Regrediscono allo stadio di adolescenti arrapate con quel telefilm. Senza contare che Moriarty... beh, ha stile.”

Assegno un punto a Clint.

Pepper alza di nuovo la mano: “Allora, proporrei di aggiungere anche Labyrinth: non vorrai mica che vada in giro vestito da Jareth il Re dei Goblin, vero? Vero?"

Beh, in effetti quello era il motivo per cui NON l'avevo inserito... "Oh, andiamo... chi non trova Jareth dannatamente sexy?"

Alzano tutti la mano.


Quando apre la porta del ThunderCorner Loki ha una riga rossa che gli attraversa la fronte: "Carino." commento.

"Lady Stark ha comprato ad Hela dei pennelli autoscriventi, pare dimostrare una spiccata dote per le arti."

"O per il MakeUp. Posso entrare?" Mi fa spazio, varco la soglia e me ne pento: Se Thor non è davvero suo zio... com'è che Hela può creare potenti e devastanti uragani?

L'appartamento è completamente a soqquadro: i cuscini del divano sono in tutte le direzioni, una tenda è a terra, la televisione è storta e gli scaffali del mobile del salotto sono svuotati da qualsiasi tipo di oggetto. In compenso il pavimento ne è pieno e sembra che gran parte delle cose siano nascoste sotto al tappeto. Dulcis in fundo, la parete bianca della cucina è decorata da ghirigori di pennarello rosso, blu e verde.

"Era molto nervosa." La giustifica Loki, alzando un paio di sedie e recuperando i cuscini del divano per rimetterli al loro posto: "Il cambiamento d'aria e di abitudine l'ha stravolta. Ho preferito lasciarla sfogare per metabolizzare gli ultimi accadimenti."

E con l'autorità concessami dalla University of Pennsylvania, conferisco a Loki Laufeyson la laurea ad honorem in psicopedagogia.

Lasciamo perdere: A proposito di Hela, domando dove sia, aiutandolo a recuperare gli oggetti da sotto il tappeto. Lui indica un punto sotto il bancone della cucina: dallo sportello aperto, in mezzo ad un paio di stoviglie abbandonate sul pavimento, spuntano le gambine di Hela, intenta a decorare l'interno del mobile con i pennarelli accompagnando la sua opera d'arte con gridolini e versetti.

Forse è il momento giusto per ritentare un approccio: mi avvicino alle sue spalle e la saluto con il più squillante dei “Ciao!” che posso produrre.

Hela trasale, sbatte la testina contro il ripiano interno e scoppia a piangere.

M affretto ad alzare le mani alzo le mani a dimostrare la mia innocenza: "Ha fatto tutto da sola!"

Loki incrocia le braccia: "Quindi? Che vuoi fare, lasciarla lì a strillare?"

E che faccio? La alzo goffamente e penso sia un'ottima idea mettere il bernoccolo sotto l'acqua fredda. Presa dal panico, con lei che urla in modo esagerato, apro il rubinetto ed incrocio lo sguardo allarmato di Loki: "T'avverto: non ha branchie."

Spiritoso. "Farò attenzione." Cerco di afferrarla meglio e la tuffo sotto il getto. La bambina si divincola, mi sfugge dalla presa e rimedia un'altra testata, questa volta nel lavandino.

Ok, e anche il secondo approccio è stato abbastanza traumatico. Vediamo come riesco a peggiorare la situazione.

La alzo: ha il fiatone, gli occhi sbarrati, ed è completamente zuppa. Guardo Loki: ha un sopracciglio alzato e si morde il labbro inferiore per trattenersi dal lanciarmi qualcosa di asgardianamente simile all'Avada Kedavra.

"Beh, il bagnetto doveva ancora farlo, no?" L'espressione di Loki non muta. Mi offro per cambiarla e lui fa cenno di no con una mano: "Hai già fatto abbastanza. Provvedo io."

Sospiro.


"Non ero venuta qui con l'intento di affogarla." Sono riemersi mano nella mano dalla camera, con Hela che trotterella balbettando qualche strana parola. "Volevo solo invitarvi a cena."

"Con gli altri?" Domanda diffidente Loki.

"No, assolutamente!” Anche perché si sono tutti defilati con le scuse più disparate. “Solo noi tre. Da me. Ho delle polpette precotte scadute solo due giorni fa, ma erano in frigo e si sono conservate bene. E poi ho il preparato per il purè e credo anche dei formaggi di quasi certa origine. Ah! E una scatola di piselli."

"Accidenti, che lauto banchetto" Risponde sarcastico: "Se la metti così ci prendi per la gola: declinare l'offerta è praticamente impossibile. Almeno varieremo la nostra dieta: da quando siamo qui Thor non ha fatto altro che propinarci lo stesso piatto."

"PopTarts, vero? Credo che ne abbia la dispensa piena..."



Osservo Loki tagliarle la carne e la bambina inforcarla goffamente per mangiarla con gusto: "Sembra proprio una golosona..." Sorrido forzatamente, cercando di stemperare la tensione, che da quando ci siamo seduti al tavolo ho inforcato una gaffe dietro l'altra e Loki non parla che a monosillabi: "Howie fa dannare per il mangiare: è iperattivo e faticano a tenerlo seduto a tavola. Sono più le volte che viene rincorso con il piatto in mano."

Raccomandandosi di soffiare sulla forchettata di purè caldo prima di infilarselo in bocca - Hela lo fa con troppa veemenza e un pezzo vola nel mio bicchiere - Loki piega finalmente le labbra in un sorrisetto orgoglioso: "Questo perché il rampollo degli Stark è una piccola peste viziata."

Alzo gli occhi al cielo: certo che se le premesse sono queste dovrò stilare ben presto un altro Protocollo.

Abbozzo un altro sorriso di rimando ad Hela: la sua espressione serena ed i suoi occhi costantemente fissi su di me mi mettono a disagio. Mi guarda come se si aspettasse che da un momento all'altro facessi comparire un coniglio dal mio cilindro, sembra incantata dalla mia presenza.

Vorrei esserlo anch'io, credimi bimbetta.

Prova a mangiare i piselli, è una dura lotta riuscire a farli stare sulla forchetta. Loki un po' l'aiuta un po' ne ride, ed in effetti la scena è talmente buffa che non posso impedirmi di fare lo stesso. Quando finalmente riesce a portarsi il boccone alla bocca è impreparata alla loro consistenza: le vanno di traverso e tossicchia. Le batto delicatamente la schiena per aiutarla a deglutire.

Un pisello viene sparato dal naso e centra il mio bicchiere.

Deprimente.


Non vi è nessuna naturalezza nei gesti di Addison, anche la risata è forzata. Loki non riesce a soprassedere alla sua mancanza di affezione verso la sua bambina. Non dimostra nessuno slancio di prenderla in braccio o di sentirla parlare, di vederla ridere o di conoscerla.

Forse dovrebbe semplicemente apprezzare il suo sforzo di adattarsi alla nuova situazione, e di cercare di instaurare un rapporto con Hela. La cena, in fondo, deve essere la sua massima espressione culinaria, visto che quando la visitava era solita ordinarla da taverne esterne e non l'aveva mai vista fare altro che infilare involucri bianchi dentro al microonde.

Per quanto sembri più disponibile ed impegnata a fare ammenda per la sua reazione, Loki non può fare a meno di pensare che Frigga un rifiuto non l'aveva neppure proferito dinnanzi ad un neonato che non aveva nulla da spartire con lei o la sua razza.

Addison è ben diversa. Non può essere avvinta da alcun legame. Non era una delle cose che tanto gli piacevano di lei?

"Sai, Hela, oggi ti ho preso un giochino." Addison aiuta la bambina a scendere dai cuscini della sedia e l'accompagna attraverso la stanza, sul tappeto vicino ai divani dove recupera una busta di plastica continuando a parlarle con moine sdolcinate, finché Loki non resiste e le fa notare che Hela non è un'idiota e può anche smettere di usare falsetti e squittii. Addison avvampa e cerca di dissimulare l’imbarazzo estraendo una scatola dalla busta e aiutando la bambina ad aprirla, sforzandosi addirittura di provare a spiegarle brevemente lo scopo del gioco: "Si chiama puzzle. Vedi? Devi incastrare i pezzi." Mostra un paio di incastri, sbagliati. "E se non entrano alla perfezione, basta pressarli un po'." Li appoggia a terra e li pesta con il piede: "Visto? Divertente, no?" Assicurandosi che Hela si sia interessata al gioco torna al tavolo e si risiede.

"Sono colpito dall'impegno che ci stai mettendo."

Lei ringrazia altrettanto sarcastica. "Volevo parlare di cose... uhm, pratiche. Credo che dovremmo trovare una soluzione all'annoso problema della considerazione che quattro fattucchiere hanno di Hela. Se Asgard non può essere a noi ostile, lo sarà sicuramente qualche altro regno, no? Tipo quello degli arrostitori che hai incontrato."

Annuisce ed ammette che quel ragionamento ha condizionato la sua giornata: "Non nego che Hela possa davvero essere una minaccia per i governi dei Nove Regni. E non ti nascondo che sarebbe per me fonte di enorme orgoglio vedere mia figlia riuscire dove io ho fallito. Lo è sapere che è già temuta: conoscono il valore del suo potere. È il connubio perfetto tra molteplici razze: in parte demone, in parte Jotun, in parte umana... Lei merita di spezzare la schiena a chi vigliaccamente la minaccia."

Addison annusa l'aria: "Il connubio perfetto tra molteplici razze credo che abbia appena riempito un pannolino. Fai tu?"

"Fossi in te mi prodigherei per entrare nelle sue grazie. Quando verrà il giorno – e arriverà, te lo posso assicurare – non vorrai essere tra le schiere dei suoi schiavi."

"In altre parole, vado io." Sospira alzandosi

"Non scordarti il talco: ha una brutta irritazione."


"Dicevamo:" Addison è tornata dopo un quarto d'ora e Loki ironizza sul tempo impiegato esprimendo la sua preoccupazione che con 'cambiare' avesse inteso sostituire di netto la bambina.

"Hey, era la mia prima volta!"

"Ha il talco sin nei capelli."

"Mi hai detto tu di metterglielo!

Intendevo solo sull'irritazione...”

E allora la prossima volta sii più preciso, grazie. Ma torniamo all'argomento principale: Risoluzione della problematica legata alla sicurezza della minorenne posta sotto la nostra tutela."

Loki alza gli occhi al cielo: "Detto così suona indiscutibilmente materno. Soprassederò anche questa volta. Come ti dicevo, il destino che il fato sembra riservare ad Hela lo trovo alquanto fausto, non cercherei di ostacolarlo in alcun modo."

Lei lo fissa attentamente per qualche secondo, poi piega la testa di lato e piega le labbra in un sorrisetto: "Sei angosciato, non è vero?"

"Perché dovrei? Mia figlia è sotto la protezione dei più grandi eroi della Terra. E a rafforzare la tesi che nostra figlia non potrà avere che un glorioso futuro, c'è il fatto che ambedue siamo di stirpe reale: sebbene ci sia stato negato l'onore di un trono, non possiamo rifiutare quale tipo di sangue scorra nelle nostre vene."

"Il che fa di lei non solo una preda ambita, ma un ostaggio perfetto." Loki deglutisce e distoglie lo sguardo, Addison si alza e commenta come abbia centrato il punto. "Ovunque la si guardi, la profezia fa di lei una prigioniera."

"Per ora."

Hela ha rotto a metà un pezzo del puzzle che non entrava da nessuna parte. Lo appoggia sull'incastro e ci saltella sopra per fissare le congiunzioni. Poi li fissa battendo le manine soddisfatta. Entrambi si affrettano a risponderle nello stesso modo.

"E se chiedessi ad Amon di darci una mano? Potrebbe garantire che sarà sotto la sua tutela, e non dannosa per qualcuno. La voce di un sovrano potrebbe dare qualche garanzia in più, non trovi?"

Finalmente un'idea sensata. Loki ammette di esserne positivamente sorpreso: "Temevo avessi perso la tua proverbiale arguzia."

La mascella di Addison ha un guizzo e per un istante si bea di averla punzecchiata a dovere. Poi lei dissimula guardandosi un attimo le unghie e commentando il dover riassettare si alza e sparecchia: "Ritieniti fortunato, comunque: è la prima volta che uso davvero questa cucina."

Hela ritorna dai suoi giochi facendo segno con il pollice di voler bere; si arrampica sulle ginocchia di Loki e tracanna il bicchiere d'acqua che le porge. Un attimo di distrazione e le scivola di mano. Addison scatta per afferrarlo al volo troppo tardi: il bicchiere si infrange a terra. Nel raccogliere i cocci da terra, trattenendo Hela dal toccarli si taglia un polpastrello e soffoca un'imprecazione, poi getta tutto nella pattumiera e fila in bagno a medicarsi con il dito in bocca.

Hela si divincola e Loki la porta in mezzo ai suoi giochi. E poi segue i passi di Addison.

La trova china sul lavandino con l'acqua che scorre sul taglio. "Non sanguina tanto, è solo una scocciatura." Rassicura. "Dovremo rifornirci di bicchieri di plastica. O di cemento. A prova di sublime connubio tra più razze. "

Lascia scivolare la mano sulla sua, la ritira dal getto e se la porta tra le labbra. Passa la lingua sul polpastrello tagliato catturando il sapore metallico del sangue insieme al suo sguardo.

E poi sostituisce la mano con le sue labbra.

Addison lo stringe, attirandolo a sé incurante del taglio che continua a sanguinare; approfondisce il bacio con foga, si lascia sollevare ed appoggiare sul mobile. Loki chiude la porta con un calcio, trova l'orlo della sua maglietta e la solleva per sfilargliela sorridendo al brivido con cui lei accoglie le sue mani fresche. Dal modo in cui si aggrappa alle sue spalle - quasi gli strappa la maglietta - ed avvolge le gambe attorno alla sua vita ha la certezza che non è stato il solo a cui quel momento è mancato. Lo riempie di baci lungo il collo, armeggia con il laccio dei pantaloni e lo scioglie, lo accarezza, lo desidera. Adora il modo in cui risponde al suo tocco e ai suoi baci, e quando Addison pronuncia il suo nome si sente mozzare il fiato: Afferra l'orlo dei pantaloncini, li strattona con forza per toglierli e perde l'equilibrio cadendo indietro. Addison non si è staccata, gli è volta completamente addosso.

Dal rumore che ha fatto, il portellone della doccia su cui sono precipitati deve essersi rotto.

Anche la spalla non ne deve esserne uscita indenne.

Ma non è il momento di preoccuparsene.


Addison ha ancora le guance rosse e le labbra tumide: quando gli fa notare che indossa la maglietta al contrario Loki nota che ha anche cambiato il tono di voce.

La spalla teoricamente dovrebbe fargli male – Il colpo contro la doccia è stato amplificato da Addison aggrappata a lui come vischio ad un tronco – ma prova solo un senso di torpore diffuso.

Decisamente piacevole.

Trovano Hela addormentata con la faccia sui cuscini del divano. Quando Loki la solleva mugola afferrandogli i lembi della maglietta con le manine, strofinandogli addosso gli occhi gonfi e le guance umide, e sente lo stomaco serrarsi in una morsa di sensi di colpa: "Non è abituata a stare da sola." Spiega a Addison, che si sta ristora scolandosi una bottiglietta d'acqua. "Avrà pensato di essere stata abbandonata."

"Rilassati. Siamo stati di là non più di dieci minuti, ed ora dorme, no? Se avesse pianto forte l'avremmo sentita." Addison gli circonda le spalle con un braccio e gli schiocca un bacio sulla guancia: "Ci siamo presi un momentino per noi. Visto che siamo una coppia, ora ufficialmente, direi che..."

Direi che dovremmo essere più responsabili.” Taglia corto. Hela si muove tra le sue braccia accoccolandosi ancora di più al suo petto. Scuote la testa e si alza con la bambina in braccio. "È ora che vada, Hela deve dormire."

"Ah." Addison li fissa con la faccia stupita ed alza le spalle. "Va bene. D'accordo. Come vuoi. Pensavo solo che stessi a dormire qui."

"Non è il caso."

Sembra delusa e un po' seccata, di certo non si aspettava un'epifania simile dal loro incontro nel bagno, ma non insiste per trattenerlo. Solo quando si ritrova davanti alla porta del ThunderCorner, Loki si ferma un istante prima di appoggiare la mano sulla maniglia.

Visto che siamo una coppia, ora ufficialmente.

Niente più incontri clandestini.

Una madre, per la bambina.

L'affetto di Addison è un passaporto per la salvezza di Hela e forse per qualcosa di più.

Per sé.

Loki riflette un momento e poi ritorna sui suoi passi.


Addison apre la porta con una sigaretta tra le dita - che si affretta a spegnere - e l'espressione stupita dipinta in volto.

"Sapendomi qui Thor è saltato a conclusioni affrettate. Russa sul letto e non c'è verso di spostarlo."

"Vi ha spodestato?" Loki annuisce "Allora restate qui?"

"Sì, restiamo qui."


E dopo la sfuriata della volta scorsa, forse Adie si ripiglia un pochino.

Forse.

Ad ogni modo abbiate fede, l'azione è dietro l'angolo. Sta arrivando.

Grazie, Grazie, Grazie e GRAZIE. Per essere arrivate qui, per avermi espresso il vostro affetto o la vostra incazzatura, e per aver letto questa storia.

Come sempre, per ogni evenienza, vi ricordo il mio ask.

GRAZIE!

Alla prossima

EC.



Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Break Down and Resolve ***



The Seventh:

Hellraiser




Part 8: Dawnin'

Chapt 7: Break Down and Resolve



La Soluzione genere nuovi Problemi..

[Legge di Murphy, Corollario.]


Beth ci serve i due piatti di colazione al tavolo: "Il burro è quello aromatizzato che piace a te, Natasha." Precisa nel suo spiccato accento del Mississippi. "E Addison, ti ho tenuto da parte uno dei minimuffin al cioccolato! I bambini ne vanno matti!" Aggiunge con un gran sorriso, prima di voltarsi e andare a prendere l'ordinazione ad un altro tavolo.

"Non capisco se la sua sia gentilezza o voglia di sfottere." Sospiro ad alta voce, versando il succo d'arancia nel bicchiere di Nat.

È in partenza per una missione, ma abbiamo il tempo per concederci una colazione al Phoenix: "Non mi sembri molto su di giri, non si direbbe che hai dormito con Loki."

"Perché infatti non ho dormito. Il mio letto era decisamente affollato, e non nel modo che preferisco. La bambina è abituata a dormire con lui e quando gli ho proposto di lasciarla sul divano mi ha chiesto se stessi farneticando. Morale? Hela mi ha preso a calci sino alle tre di notte, quando si è svegliata e ha scoperto che era bellissimo saltare sul letto. Così chi è dovuta andare a dormire sul divano? Io. Smettila di ridere, non è divertente – ti sembro divertita? Guarda che occhiaie!"

"Appunto! È questo che mi fa ridere. Allora avevo ragione quando dicevo che scoparsi Loki ti avrebbe messo nei guai?"

"Strozzatici, con il burro aromatizzato." Taglio il bacon con talmente tanta energia che Beth, di passaggio per rifornirci di caffè, mi fa notare che “Quell'animale è già morto” . La fulmino con lo sguardo e lei riprende il giro tra i tavoli in tutta fretta. "Ah, sai chi devo chiamare per una doccia nuova? La mia ha un portellone da buttare."

"E come l'hai rotto?"

"Scopandoci su, ieri sera."

Natasha lascia cadere la forchetta nel piatto e dichiara che le è passata la fame.




Com'è che era?

' Verranno tenebre sopra il paese di Egitto, tali che si potranno tastar con le mani'?

Mi avvicino alla vetrata della Lounge per controllare: Nessun temporale in arrivo, solo un buio improvviso. Dal riflesso vedo Loki, dietro di me, avvicinarsi con finta calma ad Hela che gioca insieme ad Howie, pronto ad averla a portata di mano in caso di necessità. Pepper chiede informazioni a J.A.R.V.I.S., che le risponde che l'evento pare essere localizzato solamente sulla Tower.

E quando ormai son preparata allo squillare delle trombe dell'Apocalisse, ecco che nelle casse audio di tutto l'edificio rimbombano i rintocchi lugubri di una campana.

"Un momento, un momento!" Tony salta in piedi sul divano. Quando ai rintocchi si aggiungono i primi accordi di una chitarra esclama esaltato di conoscere la canzone.

Fiammata di Fuoco Fatuo sulla terrazza della Lounge: Amon ed Erzsebet compaiono proprio sulla voce di Brian Johnson.

"Entrata in scena sulle note di Hells Bells." Tony è quasi commosso: "Questa sì che è classe. Prendi appunti, Alice Cooper!"

Loki si limita ad alzare un sopracciglio e a storcere la bocca.


Mezz'ora di squittii, complimenti e moine dopo, con Amon che commosso ha definito Hela 'Uguale a zia Lilith da giovane, ma senza ali e zampe caprine' ed Erzsebet l'ha omaggiata con una mini versione del mio abito del Giubileo - Loki è diventato grigio, Hela ha battuto le manine gioiosa causando una profusione di smancerie da parte dei miei cugini – finalmente si decidono a parlare di cose serie.

Con gli Stark che ci lasciano soli, che Howie ha iniziato a dare di matto quando ha capito di non essere al centro dell'attenzione, ci sediamo al tavolo della Lounge ed espongo i fatti: "Abbiamo pensato che potreste garantire una tutela maggiore, garantire che non sarà un pericolo per gli altri regni..."

"...per ora." Aggiunge Loki con una piccola punta d'orgoglio.

"Per sempre" preciso io fulminandolo con lo sguardo. "Avrete pur una discreta influenza sugli altri sovrani, visto che tanto anche loro dovranno... uhm, passare dalle vostre parti prima o poi."

Erzsebet commenta che il ragionamento non fa una piega: "Tuttavia ho notato in più di una occasione quanto i vivi siano poco interessati a mettere le mani avanti e prepararsi al trapasso nella nostra dimensione."

Nello sguardo che mi scambio con Loki leggo lo stesso pensiero: cara, non è disinteresse, ma pura scaramanzia.

"Noi, invece, che abbiamo una visione più ampia del futuro, siamo molto più lungimiranti su cosa ci seguirà, conoscendo chi e cosa ci ha già preceduti. E ho il presentimento che tu, Loki, abbia già in mente una soluzione più stabile e sicura di una semplice garanzia."

Alzo un sopracciglio: Chi, Loki? L'uomo il cui motto è 'Perché no'?

Le labbra sottili di Loki si piegano in un sorrisetto: "Solo una diversa interpretazione della profezia. Che Odino ha palesemente ignorato, vuoi per timore, arroganza o semplice ignoranza."

"Sarebbe?" Incalzo.

"Essendo Addison tua cugina, Amon, è di stirpe reale, giusto?" Amon annuisce, uno sguardo di intesa con Loki ed Erzsebet. "Quale posizione ha all'interno della tua corte?"

"Duchessa."

Per poco non cado dalla sedia: "Cosa? E da quando?"

"Da che sei nata. Oh, non guardarmi così: è solo un titolo formale e non ti è mai interessato. L'unica volta che hai preso parte ad un'assemblea di nobili demoni hai fatto scoppiare una rissa."

Loki ignora il battibecco e continua: "E tua unica famigliare." Anche questa volta, Amon annuisce con un sorrisetto. "Ciò fa di lei la tua unica erede."

"CHE COSA?"

"Volendo, sì. Ma come avrai capito, non pare molto dell'idea."

Incrocio le braccia indispettita: "Altroché."

Ignorandomi Loki prosegue, indicando Hela che sta giocando con il suo nuovo peluche di Chtulhu: "Ma ora Addison ha una figlia. E se lei abdica alla successione al trono, l'erede diventerebbe Hela."

"Da quando in qua sei un esperto di Diritto Reale?"

"Da che ho deciso di soffiare il trono a Thor: Inizialmente pensavo di appellarmi a cavilli burocratici, così studiai approfonditamente la legislazione di Asgard. Non trovandone, sono stato costretto ad elaborare un diverso piano."

"...con gli ottimi risultati che tutti conosciamo."

Alza le spalle e poi torna a rivolgersi ad Amon: "La profezia parla di un Monarca sopra gli altri, di un Regno al di sopra degli Altri Regni. Non dice che Hela li ridurrà tutti in schiavitù, ma solo che sarà la Regina a cui tutti dovranno rendere conto: la Regina del Regno che li vedrà sudditi al termine della loro vita."

Sono sbalordita. Guardo Amon ed Erzsebet e le loro espressioni d'approvazione: "Voi... voi l'avevate già messo in conto?" Sposto lo sguardo su Loki: "Tu avevi pensato a tutto questo e non mi avevi detto niente?"

"Era un ragionamento basilare, Addison; potevi arrivarci benissimo da sola."

"A cosa, al fatto che io sia solo uno strumento con cui tu raggiungerai un tuo obbiettivo? Sì, dovevo arrivarci da sola, soprattutto dopo la faccenda delle Gemme! Altro che 'Non l'avevo premeditato', avevi pianificato tutto sin dall'inizio!" Avrei voglia di prenderlo a schiaffi, ma mi limito a distogliere lo sguardo e mordermi il pugno per evitare di tirarglielo sul naso.

"Salti sempre a conclusioni troppo affrettate. Hela sarà su un trono, io non ne trarrò alcun beneficio se non quello di vedere mia figlia al sicuro. Ma ora mettiamo in chiaro gli accordi: Essendo anche figlia di Addison immagino che avrà ereditato la sua prerogativa di passare dalla dimensione dei morti a quella dei vivi, giusto?"

"Corretto."

"Ma io non posso."

"Non da quando hai lasciato gli Inferi dopo la vostra resurrezione."

"Se mia figlia dovrà frequentare la vostra corte non posso esserne escluso, non finché è una bambina."

"La via più facile per acquisire un tale diritto sarebbe quella di sposare Addison." Spiega Erzsebet.

"Non è un problema" Loki tenta di appoggiare la mano sulla mia: la alzo a rispondergli con il dito medio.

"Ma forse rilasciare un apposito Salvacondotto in via del tutto eccezionale eviterà qualche screzio di coppia."


Loki legge attentamente la pergamena che Erzsebet ed Amon gli hanno srotolato davanti. Concentrato, segue la riga delle postille strizzando gli occhi: "Certo che potevate editarla un pochino più grande." Commenta. "Addison, vuoi leggere ...?"

Distolgo lo sguardo: Non riesco a scrollarmi di dosso la rabbia per essere stata raggirata di nuovo da Loki. Amon mi invita a smettere di tenere il broncio ed esprimere la mia opinione in merito.

"Perché, avrebbe qualche peso?"

"Dato che Hela è tua figlia sì.” Sibila Loki: “Almeno preoccupati della questione legale, visto che occuparti di lei non sembra neppure passarti per l’anticamera del cervello!”

Erzsebet emette un gridolino di disapprovazione e Amon mi ricorda che anch'io sono coinvolta nell'eredità del Limbo.

"Oh, no, Che faccia lui. Sono sicura che saprà prendere le decisioni migliori per nostra figlia. Già l'ha fatto."

Alza gli occhi al cielo. "D'accordo, allora firmerò questo contratto dove mi impegno a guidare le schiere infernali alla conquista della dimensione dei vivi e farla precipitare nel caos e nelle tenebre. L'esercito lo posso evocare a piacimento o solo in condizioni particolari? Sapresti indicarmi la procedura?"

Ok, mi ha convinto. Gli strappo la pergamena di mano sotto il suo sorrisetto mellifluo e mi metto a studiarla. "Amon, certo che potevi scrivere con un carattere più leggibile, eh!"

Alza le spalle: "I miei legali hanno un concetto di trasparenza piuttosto opinabile."



"Sarai soddisfatto adesso."

Ho io Hela in braccio, mentre attraversiamo l'atrio del Palazzo di Amon: i miei cugini hanno insistito perché li seguissimo subito, in modo da iniziare i preparativi alla Cerimonia della proclamazione ufficiale dell'Erede. Notizia che, dagli altri Vendicatori e affiliati, è stata accolta con parziale sollievo - ha pur sempre i geni di Loki - e Thor si è detto 'Molto fiducioso' che Odino seppellisca l'ascia di guerra davanti a questa spiegazione; occhi alzati al cielo, Loki si è dimostrato invece molto scettico a riguardo.

Nel frattempo, comunque, le solite stiliste filiformi di Erzsbet ci misureranno al centimetro per confezionare gli abiti adatti alla cerimonia.

A me e ad Hela, quantomeno: Da come Loki ha storto il naso credo proprio che non vorrà rinunciare per nulla al mondo a mantello verde ed elmo cornuto.

Prevedibile.

"Soddisfazione?" Ridacchia piano, appoggiandosi al mobile di fronte a me. "Non ho mai trovato particolare affinità con questa parola. Tuttavia devo ammettere di essere sollevato che i tuoi cugini abbiano accolto Hela come loro Erede: è andata meglio di quanto pensassi."

"E ora?"

"E ora cosa?"

"Smettila di fare il finto tonto. Ora cosa intendi fare? Con Hela che non corre più alcun pericolo immagino che non vorrai più sfruttare la nostra protezione."

"Mi stai dicendo che devo andarmene?"

"No. Ti sto chiedendo cosa vuoi fare, zuccone!" Involontariamente alzo la voce e stringo più forte la bambina: Hela protesta con uno squittio e scusandomi la lascio libera di sgambettare per il corridoio di marmo nero.

"E, per una volta tanto, cerca di inventarti qualcosa in cui io non sia raggirata, o usata, o in cui non vengo messa davanti ad un fatto compiuto e non posso far altro che accettare le decisioni di altri. So che ti è difficile, ma sforzarti di farlo."

Lo fisso in attesa di una risposta e lui mi appoggia semplicemente una mano sulla guancia, senza abbassare gli occhi verdi e brillanti dai miei: “Ho i miei propositi, i miei sotterfugi e… tutti i miei fallimenti; è una natura a cui non posso sottrarmi. Ma non è in tutto questo cadere e rialzarmi per cadere di nuovo che tu hai posto: Tu sei un'altra cosa, Addison. Non avrei mai messo al mondo Hela di proposito, perché mi era chiaro che il solo essere mia figlia sarebbe stato un pericolo mortale. Eppure lei c'è, ed ora ha trovato il suo posto nell'universo. Ne sono lieto? Soddisfatto? No, ne sono sollevato che la corruzione della mia anima e della mia sorte non l'abbiano intaccata. Può avere un rifugio davvero sicuro, senza che sia davvero separata da me. È più di quanto potessi desiderare.”

Vorrei chiedergli di essere più palese, di non nascondersi tra mezze frasi sibilline, ma Erszbet si affaccia da una delle stanze vicine e mi chiama, incoraggiandomi a seguirla con un gesto della mano. Recupero la mano di Hela, e getto un ultimo sguardo a Loki: “Ne parliamo più tardi.” Aggiungo.

Lui ha uno dei suoi mezzi sorrisi indecifrabili, poi, semplicemente, annuisce.

Ed è una cosa che non promette niente di buono.


Il Limbo non è che un piccolo regno i cui confini si individuano già a guardare l'orizzonte.

Di importanza strategica, indubbiamente, ma pur sempre piccolo. Mentre scende la scalinata della terrazza che porta al parco, Loki riflette sulla prudenza di Re Amon riguardo a mantenere la fragile pace del regno con quelli confinanti.

Assennato.

Ma così come si difende, Amon non attacca. Non conquista. Non si fa valere o rispettare.

E questo, più che assennato, agli occhi di Loki risulta sciocco.

Amon ha truppe importanti, intelligenza e poteri sufficienti per vincere una guerra e dominare gli Inferi interi. Sua figlia sarebbe l'Erede – e la futura Regina – dell'intera Dimensione dei morti. E quello sarebbe indubbiamente un dominio degno per lei.

Hela è già al sicuro. Ora non resta che rimescolare le carte in tavola ed alzare la posta in gioco.

Loki attraversa il parco e il lungo viale lastricato di pietre nere in direzione della Voragine circondata da una siepe di irti rovi.

Una decina di guardie armate di picche controllano le quattro aperture della siepe: per passare inosservato a Loki basta semplicemente prendere le sembianze di uno di loro.

Segue un piccolo drappello che valica una delle aperture e si dispongono attorno alla Voragine, incuriosito dai loro movimenti: nei mesi che aveva passato nel Limbo, convalescente dopo essere tornato in vita, non aveva mai visto quella manovra.

Bastano pochi minuti per svelare l'arcano.

Un demone alto e dinoccolato, vestito di una lorica nera e dalle membra bitorzolute incendiate che gli ricordavano i giganti di Muspelheim, risale i ripidi gradini dell'abisso e si presenta alla guardia più vicina; Schiocca la lingua biforcuta e socchiude gli occhietti neri fissandolo con disprezzo. La guardia resta impassibile, stendendo semplicemente la mano per porgergli una pergamena arrotolata e Loki comprende: il demone bitorzoluto non è che un messaggero di uno dei regni della Voragine, a cui è stata consegnata la novella dell'avvenuta scelta dell'Erede.

Le labbra di Loki si piegano in un sorriso. Si avvicina alla guardia che ha porto la pergamena e china il volto verso di lui: “Permettimi di accompagnarlo per un tratto, e sincerarmi che non torni indietro o non commetta qualche nefandezza.”

Non è necessario.” Taglia corto la guardia.

Loki non demorde indica il demone con un cenno del mento: sta leggendo il messaggio schioccando la lingua e ridacchiando istericamente. Lascia scivolare una mano verso la cintola della guardia e ne sfila lentamente un dei pugnali, nascondendoselo tra la mano e il bracciale: “La sua espressione canzonatoria mi inquieta, non sarebbe la prima volta che un tale iniquo essere si diletta in motteggi ai danni dei nostri Sovrani. Permettimi solo di fargli capire con la mia presenza che la nostra nuova Principessa non debba essere oggetto di scherno alcuno.”

La guardia si convince. Annuisce appena, e quando il demone riavvolge la pergamena, scendendo i gradini intonando a mezza voce una canzoncina oscena sulle attitudini sessuali della famiglia reale, lo segue lungo la scalinata.

Deve scendere per quasi mezz'ora prima di essere sicuro di essere fuori dalla vista delle Guardie.

Poi, semplicemente, lancia il pugnale che ha rubato alla guardia: la lama si infila precisa e fatale nella nuca del demone. Lui ha solo il tempo di sussultare e schioccare un'ultima volta la lingua, prima che il suo corpo si irrigidisca e cada nel vuoto.

Una volta Amon gli aveva detto che la situazione era talmente tesa, che sarebbe bastato scagliare un sasso nell'abisso per far scoppiare una guerra.

Figurarsi il cadavere di un messaggero.




Ce ne siamo andati da qualche minuto, con la promessa di risentirci presto per fissare la cerimonia ufficiale di nomina di Principessa Erede del Regno del Limbo di Hela. Erzsbet ha riproposto di infilarci dentro anche un certo matrimonio, ma il mio sguardo torvo l'ha fatta desistere alla svelta. Una volta ritornati nel mio appartamento, con Hela intenta a prendere confidenza con il televisore, decido di riprendere il discorso da dove l'avevamo interrotto e affrontare direttamente Loki.

Ti sei domandata, piuttosto, perché non abbia deciso di restare con Hela negli Inferi, ora?”

Scuoto la testa e le braccia di Loki scivolano dalle mie spalle lungo le braccia, trovano le mani ed intrecciano le dita con le mie: "Perché non mi avresti seguito, non è così?"

Già, è proprio così.

Gli Inferi non mi entusiasmano più di tanto. Non ho nessuna mira governativa, né mi interessa la politica.”Sospiro: "Le nostre nature sono simili eppure incompatibili. Due binari che corrono paralleli senza incontrarsi mai."

"Non direi.” Le labbra di Loki sorridono contro la mia guancia. "Io vedo un punto di incontro proprio lì."

Indica Hela, che si è infilata il telecomando in bocca e lotta contro la sonno per continuare a vedere i cartoni animati in Tv.

"Sarà un casino." Sospiro. Mi giro e mi ritrovo davanti ai suoi occhi verdissimi: sono brillanti, spiccano sulla pelle diafana sottolineando il suo sorrisetto sornione. Ho passato tutta la vita cercando di non legarmi sentimentalmente con nessuno, per non avere casini, costrizioni e legami soffocanti, ed ecco il risultato: ottimo.

Accarezzo la pelle diafana del suo viso e lo avvicino al mio: "Sei un gran bello stronzo." Sibilo ed il sorrisetto sulle labbra di Loki aumenta: "Ma il problema è che non ti accetterei diversamente. Sono così stupida..."

"Conosco donne avvinte da uomini più iniqui di me. E anche più orrendi. Non sei capitata così male, dopo tutto." Suggerisce premendo le labbra sulle mie.

"Tutto questo non ha senso."

"Ci sono cose totalmente sprovviste di logica alcuna. Hanno il potere di essere divertenti ed ammalianti allo stesso momento."

Fermo un suo secondo bacio con un dito sulle labbra: "Regole: ne dobbiamo avere." Non ne sembra molto convinto, ma decido di proseguire: "Primo: nessun tentativo di conquista di nessun regno. Questo significa anche nessun esercito mercenario preso in prestito da chicchessia, d'accordo?"

Alza le sopracciglia e sospira che ha già superato quella fase.

Come se la cosa potesse rincuorarmi.

"Secondo: Nessuna defenestrazione di nessun Vendicatore o suo famigliare, amico, compagno umano o animale. E nessuna minaccia velata o palese."

"Neppure con Stark?"

Beh, Stark glielo concedo; in fondo è impossibile sopportarlo senza lanciargli una frecciatina di quanto in quanto. E vista l'arguzia sua e di Loki, una schermaglia potrebbe anche essere divertente. "Ma niente colpi bassi: lascia fuori Pepper e Howie."

Apre le braccia: “Jane Foster?"

"Ha lasciato tuo fratello, è tuo diritto sfotterla. Ma resta, per favore, sempre nei limiti del civile. Terzo: Hela avrà un letto tutto suo."

Non cela il suo disappunto, aggrottando la fronte ed incrociando le braccia: "È troppo piccola e non è abituata a dormire da sola"

"Si abituerà. E tu apprezzerai di condividere il letto solo con me.” E basta con queste seghe mentali: tanto se deve accadere qualcosa succederà comunque.

Se allontano Loki da me può solo accadere prima. E coinvolgere persone innocenti.

E i miei amici: Sa quanto sia legata a loro, se volesse vendicarsi sarebbero i primi a pagarne le conseguenze.

Stiamo calmi, facciamo funzionare le cose.

Facciamolo per la Terra.

Facciamolo per Hela.

E per noi.

Mordicchiandomi le labbra slaccio due bottoni della camicetta, ma Loki mi blocca delicatamente le mie dita con una mano e lo sguardo serissimo. Il nodo della questione è un altro, è non il letto in cui dorme Hela o lo sfottimento tra gli occupanti della Stark Tower, abusivi e non.

Devo accettare Hela come Frigga ha accettato Loki. Senza se e senza ma. Solo così potrò stemperare – almeno in parte – la rabbia sorda che gli brucia ancora nel petto. Un Loki meno furioso è un Loki più lucido. Un Loki più lucido forse è un Loki più tranquillo e propenso a trattare. Forse. Non lo credo veramente, ma tanto vale provare.

Dovrò essere madre.

Saprò farlo? Non ho molte alternative, e mi infastidisce in una maniera inverosimile. Ma tant'è, anche incazzandomi non ho rimediato granché, a parte un paio di arresti.

Com'è che si dice? Se non li puoi battere, fatteli alleati?

Se non riuscirò davvero ad accettare la bambina, almeno dovrò fingere bene.

Mi avvicino all’angolo dei divani, Hela si sta stropicciando un occhietto, i capelli scuri arruffati ed un piccolo broncio. Quando mi vede arrivare tenta di stirare le labbra in un sorrisetto, ma la sonno è troppa e le viene piuttosto sghembo.

Il connubio perfetto tra molteplici razze è una bambina dall’aspetto dolce ed apparentemente poco propensa a piagnistei in ultrasuoni e capricci rumorosi: decisamente un altro pianeta rispetto al piccolo Stark.

Si lascia raccogliere tra le mie braccia ed intreccia le ditina nei miei capelli. Mi rifila un bacio sugoso su una guancia e poi si infila il pollice in bocca che Loki sostituisce con il ciuccio quando gli passo vicina per prendere le scale: “Non farai fatica a farla addormentare. Ti aspetto qui.”

Ah, è così? Comportamento materno in cambio di prestazioni sessuali? Mi pare uno scambio equo, si può fare.


Non dico che Hela non sia bella. Oggettivamente lo è. Ha la pelle morbida e tiepida, bianca e profumata di talco fruttato, i capelli sono dei fili sottili e nerissimi, le incorniciano in viso ribelli a qualsiasi forma.

Dicono tutti che mi somigli, ma io non vedo tutta questa somiglianza. Ha gli occhi di Loki, ma la forma è più grande. Le labbra sembrano meno sottili, ma il broncio a cuore non è decisamente suo.

È che non la sento mia. Forse perché non l'ho portata per nove mesi in grembo né l'ho mai desiderata. E mi dispiace, mi dispiace davvero di non riuscire a condividere un trasporto ed un affetto incondizionatamente materno nei suoi confronti, ma di accettare la sua esistenza come un dovere da compiere, un problema da risolvere, e non come parte integrante della mia vita.

Non è colpa sua.

Forse neppure di Loki.

Forse dovrei prenderla con filosofia. Hela c'è e basta: Scopo del gioco è farla crescere con il minor numero di turbe psichiche possibili.

Le tolgo i vestitini per infilarle il pigiamino - è orrendamente rosa, tanto da sembrare un confetto, ma i piccoli teschi ne minimizzano l'oscenità - senza poter fare a meno di accarezzare il suo pancino completamente liscio.

Sarà un casino quando vorrà il piercing all'ombelico penso, e non posso fare a meno di sghignazzare al pensiero di Loki in crisi alle prese con una figlia adolescente.

Tiè, ben ti sta.

Hela ha un guizzo, alza il braccino e mi preme la manina sulla bocca, come se cercasse un bacio. Lo ottiene. Lei ridacchia, ormai arresa al sonno, e lascia scivolare le dita dolcemente lungo la mia guancia sino a trovare i miei capelli.


Loki, Loki, Hey, Lò!”

Cosa c’è?”

Mi si è attaccata ai capelli, non riesco a toglierla. Vienimi ad aiutare!”

Entra nella stanza senza sforzarsi troppo di trattenersi dal prendermi in giro. Tento di rifilargli un calcio, cosa un po' difficile vista la mia posizione e l'intento di non svegliare la bambina. “… aspetta… provo a sfilarglieli delicatamente e…”

Ahia!”

No, no. Niente da fare. O ti taglio la ciocca…”

Deve passarti questa fissa, prima o poi. Ahi!”

Allora fa niente e se ne riparlerà domattina. Lo fa, quando vuole che qualcuno le stia vicino e..."

Le forbici sono in cucina. Primo cassetto sotto il piano cottura.”




Non c'è nulla che gli ricordi di Asgard, a New York. Forse è per questo che aveva deciso di conquistarla, una vita prima.

La finestra da cui si affaccia non domina nessuna baia, nessun ponte luminoso all'orizzonte. L'opulenza dei Midgardiani potenti è diversa da quella degli Asgardiani.

Le luci stesse sono diverse. Fredde e troppe, ma Loki non ha nostalgia di un luogo che non è stato mai casa sua per davvero.

Si volta a studiare il profilo di Addison, addormentata sul letto in un bozzolo di coperte, vicina – ma non attaccata – ad Hela. È abbastanza? No non lo è, ma è qualcosa in più di prima.

E Loki si ritrova, di nuovo, a sentirsi diviso a metà: Ha acceso una scintilla, poche ore prima, e per quanto lui ne sappia il Limbo potrebbe già essere in guerra.

Ha mosso le acque, l'ha fatto per sua figlia. Che altro c'è di più importante?

C'è che ha tradito Addison – ma Addison ha tradito la fiducia che riponeva in lei per prima.

C'è che l'ha baciata e posseduta pur sapendo di aver appena rivoltato la sua famiglia – Ma tanto lei odia gli Inferi, no?

C'è che forse loro non scopriranno mai di chi è realmente la colpa – e come potrebbero? - ma lui sa perfettamente di essere l'autore dell'ennesimo crimine.

Questo è il mio Destino pensa, mentre la sua coscienza gli suggerisce di aprire la finestra e volare via. Lontano dalla vita di Addison e di Hela, per non contaminarle ulteriormente. Per non distruggerla.

Hela si muove tra le lenzuola. Si alza a sedere, stropicciandosi un occhio, e poi si lascia cadere a peso morto su di Addison. Lei geme un po', nel sonno alza un braccio e bofonchia un 'dormi, dormi'.

Non la scaccia come il giorno prima. È abbastanza?

Tira la tenda e torna nel letto.

Lo è abbastanza da non potersene privare.





Se c'è una cosa di cui mi piace scrivere, è di Loki che fa... Loki. Il suo mestiere è creare Caos.

Quindi... Vai col liscio!

D'ora in avanti si va spediti, giuro. È che sono anche un po' in blocco, mannaggiammè.

Anyway, non sto qui a tediarvi con tutte le mie seghe mentali su questo o quello.

Grazie, Grazie e GRAZIE.

Non ho altre parole da dire: ad ogni aggiornamento rispondete numerose ed entusiaste. Siete preziose (E preziosi, vada per la parità! ;))

Grazie.

Davvero.

Per qualsiasi altra cosa, come sempre, rimando al mio ask: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos

Alla prossima,

Se vorrete.

EC


Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Downfalls and Upsets ***



The Seventh:

Hellraiser




Part 9: Cloudin'


Chapt 8: Downfalls and Upsets




Oh, guardatevi dalla gelosia, mio signore. È un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre. Beato vive quel cornuto il quale, conscio della sua sorte, non ama la donna che lo tradisce: ma oh, come conta i minuti della sua dannazione chi ama e sospetta; sospetta e si strugge d'amore!

[William Shakspeare - Otello]



"Dottor Banner!"

Bruce si volta di scatto, interdetto, e poi si affretta a prendere posto sul sedile dell'aereo quando il passeggero che lo segue protesta per il corridoio bloccato: "Agente Hill! Anche lei qui, che caso..."

"Già, che caso. Dopo cinque anni prendo per la prima volta un volo civile e ci trovo lei. A saperlo, avrei evitato di noleggiare una macchina dall'aeroporto sino a Nevada Field e le avrei scroccato un passaggio."

"Ahem... e chi le dice che sto andando a Nevada Field?"

La Hill alza un sopracciglio: “Davvero vuole prendermi in giro?”

Bruce alza le spalle, sorride forzatamente e cerca di apparire il più convincente possibile: "Ero così curioso di visitare il nuovo osservatorio e..."

"Ah! Jane l'ha invitata a vedere l'osservatorio? È passata di moda la scusa del 'Vieni da me a guardare la mia collezione di farfalle? Stia tranquillo, non lo strillerò ai quattro venti. Anche perché dovrei essere ad Austin, in questo momento, quindi gradirei una discrezione reciproca. Disdice lei il nolo auto?"

"Va...va bene."



La Hill guida il fuoristrada come una pazza, non curandosi dei limiti di velocità. Al suo fianco Bruce ha la fronte imperlata di sudore e l'impellente necessità di rassicurarsi del silenzio della sua improvvisa compagna di viaggio. Dopotutto tra le sue amiche più strette figura Addison... Se si lasciasse scappare qualcosa con lei, ed Addison con Loki... Thor di sicuro non resterebbe all'oscuro a lungo. "Lei capisce, vero?" Esordisce.

Lei gli rivolge un breve sguardo attraverso le lenti dei rayban, schiocca la bolla della gomma da masticare che ha in bocca ed infine scuote la testa. "No. Non capisco lei. Non capisco Jane. Non capisco Selvig che si prende su ed improvvisamente va a fare il nudista in Grecia. Pare che abbia un limite di comprensione per le persone. Non che me ne freghi granché ma..."

"È molto semplice, in verità. Thor... beh, Thor prova ancora qualcosa per Jane e... beh, ha presente com'è Thor incazzato, vero?"

Altra bolla che scoppia: "Altroché. Ma so anche com'è lei da arrabbiato, quindi... sinceramente, che cosa teme?"

"Quello ha un martello e tira i fulmini!"

"Lei è l'Hulk, se lo ricorda vero?"

"Fin troppo bene, mi creda. Ma non è questo il punto: Thor è un compagno di squadra, un amico, ed io gli ho soffiato la ragazza che ama. Come potrei...?"

"Poteva pensarci prima. Ha un cervello notevole, di solito lo usa."

Alzando le braccia in segno di resa, Bruce torna a guardare il deserto del Nevada fuori dal finestrino.

"Parlando d'altro. Come va GreyMommy?"

"Non se la cava neppure troppo male. Non è andata ancora in terapia, né arrestata e Loki non ha più cercato di uccidere nessuno. Beh, forse ha accarezzato l’idea, visto che Tony sta sciorinando un repertorio pressoché infinito di battute sul suo conto. Suppongo che le manie omicide di Loki si siano evolute e farà sembrare tutto un incidente. Quanto ad Addison… beh, non si può negare che il ruolo di madre le stia piuttosto stretto. Ogni mattina piagnucola l’intenzione di strisciare da Fury e farsi mandare in Afghanistan. Passare da single rampante a madre da un giorno all’altro non è semplice. C’è da apprezzarla per l’impegno, questo sì."

"Coulson le ha mandato un regalo, sa se lo ha ricevuto?"


"Che. Grandissimo. Stronzo."

Già.” Loki prende un pannolino, e lo srotola per misurarlo con lo sguardo: “Non sono della misura giusta."

"Torta di pannolini. A me." Prendo il notebook già acceso e lo riabbandono sui cuscini del divano: "Non so neppure che fare. Crackargli il computer di bordo del Bus e farlo schiantare in mezzo all'Oceano?"

"Si ripresenterebbe alla tua porta dopo un paio di mesi. Questa volta puzzando di pesce." Alza le spalle e abbandona la torta di pannolini sul tavolo. "Fossi in te sarei più sottile."

"Fossi in me saresti più crudele." Preciso.

Mi risponde con un mezzo sorriso affilato: "Oh sì. Sottilmente crudele." Si avvicina alla libreria del salotto e passa in rassegna con l'indice i vari libri esposti: "In fondo ti ha fatto un regalo. Sarebbe maleducato non ricambiare." Ferma il dito e lo picchietta sulla copertina rigida di un libro che gli ho visto in mano già un paio di volte: Frankenstein di Mary Shelley; Loki si è scoperto un amante dei classici della letteratura gotica. "Cosa c'è di più gradito di un libro?"

Sei. Un. Genio.

Mi alzo, gli schiocco un bacio, poi apro il browser del notebook: "Un costume di Halloween." Mi restituisce uno sguardo perplesso. "Il costume di Frankenstein, quello 'classico' del film degli anni 20. Adorabilmente vintage come lo stile di Coulson."

"Tu dici?"

"Assolutamente. Anche se, conoscendo Coulson, sarà capace di rigirare tutto ciò a suo favore, indossandolo davvero per Halloween e presentandosi in Direzione."

"A Fury verrà un colpo. Avrai preso due piccioni con un fava. Brava!"

Già. Peccato che mi perderò la scena.

Mi viene da piangere.



Darcy li attende davanti all'entrata principale, in shorts e canotta della Principessa Leila versione Angry Birds. Nel vederla, Maria Hill inchioda e abbassa il finestrino, commentando con un fischio: “Hey, che abbronzatura! Ma qui a Nevada Field lavorate o vi divertite?”

Beh, abbiamo con una piccola piscina nel giardino delle unità abitative. Mi bastano un paio d’ore al giorno, quelle della pausa pranzo. Mai avuto un colore del genere!" Spiega alzando la maglietta sulla pancia per farsi ammirare meglio. All'ombelico brilla un piercing con il logo di WonderWoman. "Dottor Banner, tutto bene? Jane al momento è impegnata, lei e il suo team stanno controllando gli ultimi dati dal satellite.”

Oh! Allora stanno stabilendo se l’anomalia registrata nella fascia principale degli asteroidi è stato un ponte di Einsten-Rosen come ipotizzava?”

Darcy lo guarda con la fronte aggrottata: “Le vostre conversazioni via Skype devono essere di un romanticismo quasi disneyano.”

Seguendola all’interno della Hall, la Hill chiede perché non sia con loro: “Sbaglio o il tuo badge dice ‘Assistente alla ViceDirettrice?”

Perché la Vice Direttrice deve concentrarsi seriamente. E quando deve concentrarsi seriamente non mi vuole tra i piedi. A proposito di badge, sono costretta a registrare le vostre impronte digitali. È per la sicurezza e la segretezza e bla bla bla. Maria, tu lo sai meglio di me. Compilate questi moduli, e per favore niente zozzerie alla voce 'Motivo della Visita'. Ci pensa già Selvig a fare lo spiritoso."



C’è della poesia nel modo in cui i capelli di Jane sono raccolti da una matita. La sua espressione concentrata mentre fissa due schermi contemporaneamente e mormora annotando i calcoli su un block notes. È talmente chiusa nel suo mondo da non sentirlo neppure entrare nell’area dei laboratori e salire le scalette di metallo che portano all’area di lavoro del team. È sola, gli altri si sono probabilmente fermati per una pausa e per rinfrescarsi magari le idee in piscina. Lei invece non è mai sazia del suo lavoro, non è mai stanca, prosegue nei suoi calcoli e nelle sue teorie senza sosta. Bruce recupera una sedie da una postazione e si siede a guardarla. Sentendo il rumore alle sue spalle Jane tende la mano senza sollevare il viso dal diagramma che sta ispezionando: “Mi passi l’ultimo aggiornamento dall’Hubble, per favore?”

Bruce sorride, prende un foglio bianco dal carrello della stampante e scrive velocemente 'Qui c'è buio!’ con un pennarello nero, prima di metterlo in mano a Jane. Lei ringrazia senza guardare, poi dopo un paio di secondi getta un’occhiata. Alle sue spalle Bruce indovina la sua espressione oltraggiata, che quando si volta diventa completamente spiazzata: “Bruce!” Si alza dalla sedia per incontrare il suo abbraccio: “Sei già arrivato? Oh cavolo, da quanto tempo sei lì? Io... io...” Si sfila la matita dai capelli e tenta goffamente di pettinarseli con le dita.

Le schiocca un bacio sulle labbra: “Qualche minuto, non preoccuparti Allora? Mi sembra che stia procedendo tutto alla grande!”

Altroché! Vieni, ti mostro una cosa.” Lo invita a spostare la sedia di fianco alla sua postazione e poi accende entrambi i monitor del computer: “Avevo ragione! In prossimità dell’asteroide Vesta si è verificata un’anomalia spaziotemporale compatibile con la creazione di un ponte di Einstein-Rosen. Questa tipologia di ponte presenta le caratteristiche basilari dei wormholes già analizzati – Il Bifrost, per esempio, che è un ponte di Lorentz – ma dai dati che abbiamo raccolto, questo pare essere uno di Kerr-Newman: attraversabile da una sola direzione. Ed è stato comunque di apertura incredibilmente breve: tra i novantasette e i centodiciassette secondi, ed in concomitanza con un’eruzione solare! Stiamo formulando la teoria che una scarica radioattiva possa aprire un wormhole, siamo a buon punto!”

Un lasso di tempo breve ma in cui è possibile che sia passato qualcosa.”

Infatti.” Jane sfiora un’icona del touchscreen ed allarga l’immagine olografica della cintura principale degli asteroidi e ne evidenzia alcuni piccolissimi: “Ti presento i nostri Nani. Non ridere, l’associazione è venuta naturale, viste le dimensioni inferiori rispetto agli asteroidi già presenti sulla fascia. Sono in tredici, così il team ha deciso di dargli i nomi dei Nani de Lo Hobbit: questo tondeggiante è Bombur, e questi due uguali sono ovviamente Kìli e Fìli, Dwalin, ed infine il più grande è lui, Thorin Scudodiquercia. Le ragazze tifano tutte per Kìli e Fìli, i maschi per Thorin.”

E cosa c’è da tifare?”

Questo è l’aspetto ancora più interessante: dal loro attraversamento del Wormhole, i nostri nani non sono stati fermi un secondo e si spostano sfruttando la forza gravitazionale di ogni orbita vicina. Al momento non abbiamo dati sufficienti per definire questo movimento in modo diverso dal casuale: ogni anno milioni di asteroidi viaggiano nello spazio in questo modo. Abbiamo già avvisato la Nasa, comunque, loro tengono monitorati i nanetti mentre noi studiamo il nostro wormhole. Dalle ultime previsioni pare che la Terra possa essere interessata dal passaggio dei Nani, ma non abbiamo ancora dei dati definitivi. Non sarebbero pericolosi, viste le loro esigue dimensioni, si sbriciolerebbero a contatto con l’atmosfera. E da qui le scommesse del mio team: i maschi puntano che sarà Thorin a disintegrarsi per ultimo, le femmine Fìli o Kìli.”

E se per questi Nani fossimo Erebor?”

Jane la fa semplice: “Allora appena si avvicineranno, tu manderai un sms a Stark e lui sarà il nostro Smaug.”

IronSmaug. Gli piacerà come nome. Sperando che tra qualche parte non ci sia uno Scassinatore!”

Lei ridacchia: “Macché, vedrai! Ma comunque... basta parlare di me!”

E perché mai? Siamo nel tuo regno! E poi le mie novità sono molto meno entusiasmante delle tue: i nostri campioni di cellule Chitaure hanno subito una contaminazione da patogeni alloctoni e non abbiamo neppure potuto tentare una coltivazione a laboratorio.”

Oh! Mi dispiace! Mi sembravi davvero a buon punto...! Hai idea di cosa potrebbe essere stato?”

Un sandwich al burro d'arachidi: Tony ha sbriciolato dentro al vetrino. Beh, sono comunque cellule molto sensibili al nostro ecosistema. Probabilmente se non li avessimo fatti fuori noi non sarebbero sopravvissuti comunque all'impatto con i nostri batteri, non è ironico? Anche le loro stesse armature, a contatto diretto con l'ossigeno sprigionano una fortissima tossina che provoca una muffa che... Oh, chissenefrega, non dovevi farmi da Cicerone?”



Nella Lounge Thor si è seduto nel suo posto preferito, vicino al camino, dedicandosi al suo spuntino a base di un doppio cheeseburger ed una confezione intera di lattine di birra. Quando Stark entra per rifornirsi di biscottini lo guarda e gliene offre generosamente un pezzo.

Grazie, come se l’avessi preso” Risponde l’altro. “Allora, notizie da Asgard?”

No, nessuna. Sono francamente preoccupato, ma anche certo che se Sif fosse in pericolo, i miei amici avrebbero trovato il modo di farmelo sapere.”

Tony alza un sopracciglio: “J.A.R.V.I.S., abbiamo messaggi nella segreteria telefonica?”

No, Signore. In nessuna segreterie delle sue settantaquattro linee.”

Oh, hai ragione, nessun problema!” Tony guarda Thor e alza una spalla. Lui risponde con lo sguardo del Te l’Avevo Detto.

Non vedo il buon Banner in questi giorni. È andato da qualche parte?”

Il buon Banner è uno stronzo che al momento meno opportuno ha deciso di prendersi una piccola vacanza, utilizzando il fallimento del suo esperimento di coltivazione di cellule Chitaure come spiegazione per la variabilità negativa del suo umore” Spiega. “E darsi al turismo scientifico.”

Thor si mette a ridere, battendosi il petto per far scendere un boccone andato di traverso: “Permettimi di dire la mia” Si interromper per salutare con un cenno della testa il fratello appena entrato che si dirige verso la parte opposta, sui puff vicini alla vetrata con un libro in mano: “Ma se la decisione di Banner è stata inopportuna ed improvvisa, direi che c’è di mezzo una donna.”

Tony apre con troppa veemenza il sacchetto dei biscotti: Gran parte cadono a terra e rotolano sul parquet. Li recupera velocemente intercettando un guizzo incuriosito negli occhi verdi di Loki e gli restituisce uno sguardo di sfida, sperando in una battuta sarcastica per distogliere l’attenzione dalla conversazione.

Andiamo, Mrs Doubtfire, insultami per i miei riflessi di merda. Defenestrami. Seducimi. Fa’ qualcosa!

Ma Loki è già tornato al suo libro.

Mi deludi. Farti cambiare così dalla paternità. Pappamolla. Rammollito.

Mah, Thor. È difficile dirlo, Banner non è un tipo che si lascia prendere così facilmente dalle emozioni. Altrimenti saremmo tutti quanti costantemente sbattuti come tappeti.” Tiè, beccati questo, così impari a fare il santarellino.

L’incarto del cheeseburger finisce nel fuoco del camino. Thor si pulisce la bocca sull’avambraccio, accompagna il boccone ad uno sorso di birra e poi domanda un parere a Loki.

Non sono affari che mi riguardano.” È la laconica risposta. “Ma se ti interessa così tanto, indaga.”

Sempre molto utile, fratello. Andiamo, Stark: tu ne sai sicuramente di più. Dove si è diretto, almeno questo potrai dirmelo!”

A Las Vegas, Thor. Bruce è andato a Las Vegas. Punterà, giocherà, se perderà si incazzerà di brutto. Nel caso vincesse, invece, si sposerà ubriaco con una bionda rifatta." Tony allarga le braccia: "Così ci si diverte su Midgard!"

Thor si batte una mano sulla gamba e scoppia in una fragorosa risata, Tony alza un bicchiere di CocaCola come per brindare, poi batte in ritirata con la scusa del lavoro in laboratorio.

Una volta uscito Stark, l’attenzione di Thor si sposta su Loki: “Come mai qui?”

Potrei farti la stessa domanda.”

Ed in tal caso, ti risponderei che avevo fame e null'altro.”

Sicuro. Solo un genitore furioso per l’ennesima intemperanza del disubbidiente figlio e una futura sposa di cui non conosci con certezza la sorte.”

Come dicevo prima a Tony Stark, se fosse in pericolo sarei stato avvisato.”

Hai ragione.” Loki si lecca il polpastrello e gira svogliatamente la pagina. “Devi aver imparato molto dall’esperienza con la midgardiana: prima ti preoccupavi se la tua donna respirava in modo diverso dal solito, ora non ti curi neppure di ciò che le sta accadendo. Spero per te che Heimdall non le racconti della tua poca cura nei suoi confronti, Sif non si limiterebbe ad un broncio.”

Sif sa cavarsela per conto suo. E come ben sai, mal sopporta che vengano messe in dubbio le sue capacità.”

So anche che con Jane Foster eri differente. Ma in fondo, si cambia tutti no? Io sono cambiato per mia figlia, tu per la tua nuova donna, e chissà Jane Foster per chi è cambiata.”

Cosa intendi dire?” Domanda piccato.

Loki risponde candidamente: “Quel che ho detto, non è chiaro? Oh, e per cosa ti inalberi? Così come tu hai scelto una nuova compagna, Jane avrà fatto lo stesso, no? È suo diritto.”

Certo che è suo diritto. Ma Jane è molto presa dal suo lavoro – in fondo è per questo che mi ha lasciato – e poco propensa a distrazioni.”

Lo sguardo del fratello ritorna sul libro: “Hai ragione. Ne è quasi ossessionata. Non che la cosa mi stupisca, siamo circondati da gente ossessionata dal proprio lavoro. Buon per loro, non si annoiano mai. Anche se a pensarci bene, ognuno di loro ha una distrazione con cui intervallare i propri doveri. Stark ha la sua famiglia, Addison ha me ed ora Hela, l’Agente Romanoff corre tra le braccia di Barton e viceversa, il Capitano si fa ritrarre accanto a bambini in visibilio. L’unico era Banner, che non sembrava interessato a null'altro. Ma a quanto pare..."

Improvvisamente Thor si sente a disagio. C'è un suggerimento, nelle parole di Loki: un sospetto che non avrebbe preso neppure in considerazione. Eppure…

Scuote la testa per scacciare il pensiero molesto, in fondo che ne sa suo fratello di simili questioni? Che Addison abbia detto qualcosa? Dopotutto Jane ne è amica.

Cerca di nascondere il dubbio alzandosi e avvisa Loki che intende dirigersi nell’Avengers Gym. “Non ho ancora testato la macchina per allenamenti che Stark ha messo a punto per me.”

Lui non lo saluta che con un piccolo cenno della mano e quando esce dalla stanza, però, si concede un ghigno.

In fondo Addison non gli aveva proibito qualche cattiveria ai danni di Lady Jane.

E lui si stava annoiando.


Invece di dirigersi subito nella palestra, Thor rientra nel suo appartamento. I dubbi ed i sospetti restano sulla soglia della porta e si disperdono quando la chiude.

Quale sciocchezza!

Loki era in cerca un appiglio per prendersi gioco di lui per diletto e gliel’ha servito su un piatto d’argento come al solito. Stark ha ragione: non imparerà mai la lezione sino in fondo.

Sospira e lo sguardo gli cade su una cornice caduta a terra. Si china per rialzarla e la osserva: lui e Jane sono davanti ad un piatto di spaghetti: lei ha gli occhi che brillano ed un mezzo sorriso, lui le guance gonfie dal boccone che sta masticando. Vicino al bordo inferiore si intravedono le loro dita. Intrecciate.

Avevano un sentiero bellissimo davanti a loro, irto e pieno di insidie, ma quale percorso non lo è? Cos'era andato perso nel tragitto? Thor rimette la cornice al suo posto e sente il bisogno spasmodico di rivederla ancora. Di parlarle, chiedere perdono. Di proporre di ricominciare di nuovo. Questa volta, il sacrificio sarebbe stato suo: rinuncia al trono e alla vita su Asgard.

Sif avrebbe compreso. In fondo, era meglio così anche per lei, le avrebbe evitato la pena di essere la seconda scelta, un ruolo umiliante ed avvilente che non meritava.

Thor ne è ora sicuro: “Voce Servile?” Chiama.

Buona sera, signor Thor. Come già le chiesi, la pregherei di chiamarmi J.A.R.V.I.S., il mio nome. Ad ogni modo, sono a sua completa disposizione.”

Tony Stark sostiene che conosci tutto.”

Faccio del mio meglio, non c’è bisogno di adularmi.”

Sai dove si trova ora Lady Jane Foster?”

Ma certamente.” Davanti a Thor compaiono gli ologrammi di immagini del nuovo centro di ricerca e la cartina degli Stati Uniti. “La Dottoressa Foster è diventata Vice Direttrice del nuovo Centro di Nevada Field, per la Ricerca Astrofisica e Sviluppo della Sicurezza Mondiale, Signore. Il suo principale è il Dottor Selvig.”

Ahah! Vedo premiati i loro sforzi! Chi meglio di loro potrebbe ricoprire tale carica? E dove posso trovare questo… questo fortino?”

La piantina degli Stati Uniti zoomma su un puntino rosso. “Il Centro di Nevada Field si trova a duecentoventisette miglia da Las Vegas, Signore.”

Las Vegas, hai detto?” Thor aggrotta la fronte.

Lo schermo olografico alla sua sinistra ora riporta varie immagini di Las Vegas: “Sì, Signore. Cito Wikipedia: ‘È famosa per essere la capitale del divertimento, dello shopping e del gioco d'azzardo, in rivalità con la paragonabile città di Reno.’ Desidera conoscere qualche casinò famoso, hotel in cui poter alloggiare, Luna Park o strip club?”

Che mi sai dire dei matrimoni?”

È molto comune sposarsi a Las Vegas. Le licenze matrimoniali possono essere rilasciate al momento. Secondo un parere del Signor Stark, il gran numero di matrimoni contratti a Las Vegas è imputabile alla legalizzazione della prostituzione nella città.”

Thor scaccia via gli schermi olografici con un ringhio: “Ho sentito già abbastanza.”

Comprendo, Signore. Anche se è mio dovere informarla che, nel caso cambi idea, ho ancora i numeri di telefono di dodici intrattenitrici esercitanti a Las Vegas. Sino al 2008 il Signor Stark soleva passare almeno un paio di weekend l’anno in città.”



Mi pare di aver visto tuo fratello saettare via dalla sua terrazza. È successo qualcosa?”

Loki fa spallucce abbandonando il libro su una mensola: "Un attimo fa stava mangiando nella Lounge."

"Giretto digestivo?"

"Può darsi. Non si è aperto il Bifrost, nulla di cui preoccuparsi."

Sicuro. Come no. Prendo in braccio Hela e la uso come scudo per nascondere il cellulare: "Controlla posizione di Thor" Invio il messaggio a Stark.



Se c’è qualcosa che può competere con il piacere e la soddisfazione di aver terminato con successo una missione, è l’avere un po’ di tempo a disposizione per il rientro.

I primi tempi Natasha veniva fatta rientrare – o, meglio, rientrava da sola per vie traverse, visto che i piani di recupero non venivano mai previsti per lei – immediatamente e subito dava la disponibilità per la riassegnazione. Con il passare del tempo, con l’accumularsi di brillanti operazioni portate a termine, e con il suo essere anche un membro dei Vendicatori, Natasha aveva potuto permettersi un po' di relax prima di rientrare alla base. Niente di trascendentale, solo qualche ora senza avere l’assillo del contatto radio con l’auricolare.

Non che facesse nulla di particolare: a volte semplicemente una dormita, o un pranzo decente, un massaggio rilassante. Se si trovava in una qualche bella località all’estero, si concedeva un po’ di shopping, un giro turistico. Occasioni più uniche che rare. I giorni di licenzia, quando venivano accordati, partivano dal momento in cui passava il badge di riconoscimento all’interno di una base S.H.I.E.L.D. e potevano venire revocati in qualsiasi momento, in base alle esigenze della Direzione.

Quindi, poter passare diciotto ore a Parigi insieme a Clint erano da considerarsi lusso.

Lui, ancora un po’ risentito per le ultime vicissitudini della Tower, aveva inizialmente proposto di recuperare i passaporti falsi e prendere il primo aereo di ritorno negli Stati Uniti. Era bastato che Natasha lo guardasse per quattro secondi netti per fargli cambiare idea.

Una foto sulla Tour Eiffel chiesta ad un turista indiano. Una visita veloce a Notre Dame. Una cena su un battello turistico ancorato sulla Senna all’altezza dell’Ile de la Cité. Una notte d’amore in un bell’hotel di fianco al Museé D’Orsay.

L’espressione di Clint si era ammorbidita e si era lasciato abbastanza trasportare da quel raro momento di calma, anche se non aveva subito in pieno il fascino delle bancarelle e dei negozietti. Natasha invece passa al setaccio un negozietto di abiti vintage sino a trovarsi davanti ad una minuscola gruccia con un vestitino blu da marinaretta. La prende in mano, lo esamina, e Clint si avvicina: "Forse ti sarebbe un po' stretto sul petto, ma sono sicura che sarà perfetto sui fianchi." Natasha gli rifila una piccola gomitata.

"Mi stavo solo chiedendo se potesse andar bene per Hela."

"Devi proprio?"

Riagganciando la gruccia all'espositore, Natasha si allontana di scatto: "Pensavo solo di fare un regalo, tutto qui, come porto sempre a casa qualche souvenir per Addison. Non hai mai avuto da ridire su questo."

Clint la segue fuori dal negozio, faticando per tenerle il passo nervoso: "La situazione è diversa."

"Abituatici."

"Ti ci stai affezionando troppo."

Natasha si ferma di scatto: "Quindi?"

"Quindi... niente!" Clint si passa la mano sui capelli rasati. Natasha riprende a camminare: "Solo che... che non riesco a non credere che in tutto questo non ci sia un secondo fine. Loki sta usando sua figlia per... per fare qualcosa - andiamo, lo conosci, sai benissimo che fa così - e gli viene permesso di farlo. Ma certo! Accogliamo il bastardo a braccia aperte! Lasciamo che viva sotto il nostro stesso tetto! Perché non condividere lo stesso frigo? E a Natale-"

"Clint. Basta. La questione non è cosa farà o non farà Loki. Lo conosco, lo conosciamo tutti, e anche Addison dorme con un occhio aperto. Cosa credi? Che ci siamo tutti rimbecilliti? Il punto è che la bambina è una cosa a parte. Un'entità diversa da suo padre. Ficcatelo bene in testa: Hela non è Loki. Se in futuro romperà i coglioni, sarò la prima a rifilarle quattro sberle. Ma al momento, è solo una bambina. E quel dannato vestito le starà benissimo."


J.A.R.V.I.S., riesci a rilevare la presenza di Thor? Vorrei cenasse con noi…” Pepper attraversa la Lounge deserta con Howie in spalla, raccatta i rimasugli della merenda e li getta nel bidone dell’immondizia: “Sempre che abbia ancora fame, dopo tutto quello che si è mangiato.”

Il Signor Thor ha lasciato in volo la Tower da circa quaranta minuti.”

Asgard?”

No, Signora, dalle informazioni richieste prima della repentina partenza posso dedurre che fosse intenzionato a raggiungere il Nevada.”

Il Nevada?”

Gli ho fornito informazioni circa Las Vegas e Nevada Field.”

Oh.” Pepper rimette a posto il bidone dell’immondizia. Poi si blocca, collega e si porta una mano alla bocca: “Oh. Oh! OOH! TONY!”



Pepper, tranquillizzati, Thor non ha nessun navigatore satellitare, né una mappa e non è neanche di queste parti. Come può trovare Nevada Field volando alla cieca?”

Pepper sospira ed appoggia Howie sul tavolo. Il bambino gattona velocemente verso una sedia, la spinge sino a ribaltarla e Tony la rialza meccanicamente: “Non lo so, potrebbe… potrebbe chiedere informazioni!”

Tony alza un sopracciglio: “Amore, è un uomo. Non si fermerebbe mai a chiedere indicazioni.”



Jorge De La Cruz è talmente concentrato per evitare di prendere meno buche possibili nella dissestata strada del deserto messicano da non accorgersi del lampo che attraversa il cielo un secondo prima limpido e azzurro.

È il tuono a riscuoterlo. Alza gli occhi, bisbiglia un’imprecazione, e quando guardare di nuovo la strada inchioda di botto: il pickup si ferma a pochi centimetri da un uomo comparso dal nulla.

Un uomo biondo alto e muscoloso, con un lungo mantello scarlatto e un martello in mano.

Por Dios!” Esclama, scendendo dal pickup incurante delle prime, grossissime gocce d’acqua che iniziano a cadere.

L’uomo biondo si guarda intorno con aria spaesata, poi lo fissa ed infine si decide a parlare: “Domando scusa, buon uomo. Cerco il Campo del Nevada, un centro di ricerca, voi lo conoscete? È vicino alla città di Las Vegas, un luogo di vizi e perdizione. Potete indicarmi la via?”

Ay caramba! Tu eres Thor!”

Abbozzando un sorriso, Thor si indica ed annuisce. “Esatto, questo è il mio nome. Ora però…”

Mi hijo es tu grande admirador!”

Ora se permettete io…!”

Mi Mujer te quiere!”

Io… io non capisco cosa state dicendo. Vorrei solo sapere…” L’uomo ha già tirato fuori il cellulare e si fionda al fianco di Thor per un autoscatto– gli arriva a malapena al busto - e il Dio del Tuono si trova costretto ad insistere: “Io devo andare al Campo del Nevada. Vicino a Las Vegas. LAS VEGAS, comprendete?”

Il messicano lo guarda, annuisce e poi scoppia in una fragorosa risata. “Las Vegas? Ahahahahaha! Las Vegas es leja! Muy leja!” Accompagna la spiegazione con un segno della mano ed indica un punto imprecisato al di là del confine degli Stati Uniti. “Si es solo por las putas, conozco un lugar cerca de aquì que…”

Grazie, buon uomo.” Thor annuisce, ruota il Mjolnir, e schizza in aria.

In pochi secondi il cielo torna limpido e sereno come se non fosse mai passata una nuvola.




Non riuscirà neppure ad arrivarci vicino, eh?” Incurante delle proteste di marito e figlio, Pepper afferra il telecomando della televisione e lo setta su Youtube: “E allora mi spieghi come mai si trovano video di Thor a Las Vegas? La rete è impazzita! Hanno creato anche gruppi su Facebook e un hashtag su Twitter” Alza lo StarkPhone a mostrargli lo schermo come prova: “#ThorInVegas!

Tony sospira, sposta il figlio dal grembo al divano e poi chiede a J.A.R.V.I.S. di chiamare Banner: “Gli ho già mandato un paio di sms prima, non mi ha risposto. Neppure io mi risponderei, se fossi in compagnia della mia ragazza.”

Tony, possibile che tu non capisca? Thor sta andando lì da loro! Che accadrà quando li vedrà insieme?”

Si incazzerà.” Risponde semplicemente. “Ma non me ne preoccupo più di quel tanto. Sono adulti, vaccinati, possono giocare ad armi pari se vogliono finire con una scazzottata. E, sinceramente, non potevano tirarla tanto per le lunghe con questa ‘relazione segreta’.”

Sospirando, Pepper si piazza davanti a lui con le mani sui fianchi: “A Thor si spezzerà il cuore.”

Mai quanto a Xena quando verrà a sapere che il suo fidanzato corre ancora dietro alla sua ex.”

Forse dovresti andarci anche tu.”

Dietro alla mia ex?”

TONY!”

Mi stai incoraggiando a mettermi l’armatura e a fare da paciere tra l’Hulk e Thor? Non sono molto diplomatico. Chiedilo a Cap!”

Lo farei, se sapessi dove l’hanno mandato in missione! Tony…”

No.”

Tony…! “

E va bene! Ma solo perché voglio un hashtag anch’io.”



Con una precisa parabola dal trampolino, Maria Hill si è tuffata in acqua per raggiungere Darcy. Il giardino si è spopolato velocemente, con il team rientrato alle loro posizioni – “Metti che troppa luce solare li polverizzi” ha commentato sarcasticamente Darcy – ed il panorama del tramonto che infiamma il deserto è tutto a loro disposizione. Darcy le circonda la vita con le gambe e la trascina sott’acqua, lei finge per un po’ di essere in svantaggio e poi si rialza e la riporta in superficie. Si appoggia con la schiena alla scaletta, lascia che la baci ed insinui la mano sotto il costume e…

PUM!

AH!” Darcy si scansa con un tuffo e la Hill si gira, pronta a fare a pezzi qualcuno. E si lascia andare ad una imprecazione tra sé e sé.

Al centro del giardino, trascinando con sé un denso nuvolone carico di pioggia, è atterrato Thor.

Senza l’espressione di chi sta improvvisando una visita di piacere.

Inaspettatamente è Darcy a riprendersi per prima. Saltella nell’acqua oltre la Hill e risale la scaletta: “Thor!” Chiama, riavvolgendosi nel telo recuperato al volo dallo sdraio. E sbracciandosi fingendo un'inutile ilarità: “Che… che ci fai qui? Cioè, è bello rivederti, ma che ci fai qui?”

Sono spiacente di avervi arrecato disturbo.”

Fa niente, figurati. Solo, se facessi smettere di piovere, ahem, eviteremmo di buscarci un raffreddore.” Thor alza lo sguardo al cielo e le gocce smettono di cadere. Il nuvolone, però è ben lungi dal dissolversi; Anzi, si illumina di un paio di lampi. “Ahem… dicevamo… qual buon vento?”

Dov’è Jane?”

Darcy ha il cuore in gola, ma cerca di prendere tempo: “Jane...? Jane intendi... Jane Foster, sì? Oh, sta lavorando. Ah, lo sai che sono la sua assistente ufficiale? Ora mi paga! Se aspetti un attimo, ti faccio vedere il badge…” Prova a distrarlo attirandolo verso lo sdraio facendo cenno alla Hill di correre dentro ad avvisare la diretta interessata. “Guarda! C’è la mia foto! Hey, che fai, ridammelo!”

Thor le ha preso il badge di mano e si è avvicinato all’entrata dell’edificio. Lo passa sotto al lettore ottico e Darcy protesta a viva voce: “E da quando in qua tu sai usare la tecnologia?” Senza rispondere, Thor oltrepassa la soglia e le porte si richiudono scorrendo. Darcy sospira: “Sono spacciati.”

La pioggia inizia di nuovo a scrosciare. Maria Hill guarda il cielo e poi le porte richiuse: “Lo siamo tutti.”




Bene! Era ora, finalmente che i due piccioncini venissero scoperti!

Thor avrà la sua vendetta? IronMan avrà il suo Hashtag? Hela avrà il suo costume da marinaretta?

(E soprattutto, piacerà a sua madre?) E quanto sghignazzerà Loki?

Non perdete la prossima puntata de...

Ok, basta, siamo seri.

Da qui in poi, sappiatelo, inizia l'azione. Ed in questo capitolo -sapevatelo - ci sono ben Due indizi importanti su come procederanno le cose a livello di 'Problemi'.

Che dire?

A parte ringraziarvi, a parte essere felicissima per le vostre recensioni e le vostre attenzioni, a parte lasciarvi il mio ASK per qualsiasi domanda o sciocchezza vi venga in mente non mi resta che sperare di rivedervi al prossimo capitolo.

Grazie ancora!

EC


Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Enter Burglar ***



The Seventh:

Hellraiser




Part 9: Cloudin'


Chapt 9: Enter Burglar



Il terzo angelo suonò la tromba e cadde dal cielo una grande stella, ardente come una torcia, e colpì un terzo dei fiumi e le sorgenti delle acque

[San Giovanni, Apocalisse].



"Grandioso!" Esclama Jane saltellando per l'emozione davanti al computer acceso: "I nani si dirigono verso di noi! Con un po' di fortuna, nelle prossime ore uno di loro potrebbe precipitare sulla Terra senza venire polverizzato dall'atmosfera!"

"Scommetto che anche i Dinosauri ne fossero entusiasti. Prima."

Jane colpisce il braccio di Bruce con un lieve buffetto: "Non fare il guastafeste! Sono minuscoli, non ci estingueremo per così poco. E poi la NASA ha già divulgato il preallarme, IronMan ne sarà già stato informato. Festeggiamo?"



"Signore, c'è una chiamata per lei da parte della NASA"

"Non ora, J.A.R.V.I.S., devo sedare una sicura rissa. Sarà sicuramente per la stella che ho comprato per il compleanno di Pepper; fai partire il bonifico, apprezzeranno."



Bruce sa come creare l'atmosfera.

Ha acceso le quattro candeline aromatizzate che chissà chi le aveva regalato chissà quando e le ha disposte attorno alla stanza. Due tocchi allo Stark-Phone e nell'aria c'è la voce di Celine Dion. Intreccia le dita alle sue e la guida in un lento, guancia a guancia, labbra a sfiorarle l'orecchio e a regalarle piccoli brividi. La pioggia che ha iniziato a scrosciare fuori sembra accompagnare la musica. Un bacio accennato alla fronte, una mezza giravolta, un piccolo, buffo casquè all'indietro.

Un rombo soffocato fuori dalla finestra. Un rumore famigliare.

Troppo.

Ancora a testa in giù per il casquè, Jane apre gli occhi:

Al di là del vetro, sul piccolo terrazzino del suo appartamento, Thor gronda d'acqua.

E stringe forte il Mjolnir.

Oh, cazzo.



"Signore, la NASA insiste."

"Forse sarà per ringraziarmi. Digli di lasciare un messaggio in segreteria, o di mandarmi dei fiori."



"Thor, non è come sembra. Cioè, lo è ma-"

"Ti consideravo un mio amico." La voce di Thor è un ringhio basso, vibrante di disprezzo e rabbia. Ha le vene del collo gonfie e la mano che stringe il Mjolnir è quasi livida. "L'amico a cui avevo confidato la mia angustia, che ha ascoltato le mie pene."

Jane si frappone tra i due, Bruce la sposta. Sta grondando di sudore e la vena sulla sua fonte pulsa: "Allontanati, ti prego."

"Non mi farà del male."

"Non è per Thor." Lo sguardo di Bruce è una supplica che saetta tra il Dio del Tuono e la donna. "Ti prego..."

"GUARDA ME!" Grida Thor. Il cielo è attraversato da un fulmine: cade su una delle palme del giardino incendiandola: "Non riesci neppure a guardarmi negli occhi, per il tradimento che mi hai inflitto? AFFRONTAMI! AFFRONTAMI DA UOMO!"

"Thor, ti prego, calmati... io non riesco a... a..." Bruce deglutisce e si massaggia la fronte: "Lo sai cosa succede, non voglio. C'è Jane. Ci sono Darcy, la Hill... altre persone. Non voglio coinvolgerle."

Gli occhi azzurri di Thor si spostano su Jane, appoggiata allo stipite della porta.

Disprezzo.

Jane si sente morire.

Thor afferra il bavero della camicia di Bruce e lo trascina sul terrazzino: "No, non coinvolgerò nessun altro. È una questione tra te e me. Ma avrò soddisfazione di questo affronto." Poi ruota il Mjolnir e punta al pieno deserto.



"Signore, ho Nick Fury in linea. Deve parlarle"

"Ma che due palle! Digli di chiamare la NASA, se ha voglia di chiacchierare!"



"Pronto?" Quando ho visto il numero di Jane lampeggiare sullo schermo del mio StarkPhone ho avuto un tuffo al cuore. Se prima avevo solo un presentimento, nel vedere Thor scheggiare via dal terrazzino, ora ho quasi la matematica certezza.

"Addison, siamo nella merda!"

Appunto.

"Hill, sei tu?"

"Sì, Jane è piuttosto sconvolta per parlare. Ascolta, hai accennato qualcosa a Thor riguardo una certa frequentazione di Jane?"

"Assolutamente."

"E la tua stronza metà?"

"Che io sappia ne è all'oscuro." Che io sappia simula indifferenza imboccando Hela.

"E allora come mai l'Hulk e Thor si stanno azzuffando nel bel mezzo del deserto del Nevada?"

"Oh, cazzo. Qualcuno si è ferito?"

"Nessun ferito e solo una vetrata distrutta, al momento. E Jane sotto shock. Non so i due contendenti, ma col cavolo che vado a sincerarmi della situazione."

"E fai bene." Chiudo la conversazione, getto il cellulare su un ripiano e fisso Loki: "Niente da aggiungere?" Lui finge il suo migliore sguardo innocente alzando una spalla con l'aria di chi proprio non sa di cosa si stia parlando. "Non hai parlato per caso con Thor di Jane?"

"Accennò qualcosa, mi pare, ma mi pareva tranquillo."

"Così tranquillo che ora se le sta dando di santa ragione con l'Hulk."

Piega la testa di lato: "Quindi tu sapevi che Banner e Jane Foster..." Scoppia a ridere: "Quindi tu e Stark ne eravate a conoscenza... o anche gli altri? Oh oh, grandioso! Ed ora cerchi di scaricare su di me la responsabilità?" Torna a guardare la bambina per infilarle nella boccuccia spalancata l'ultima forchettata di pasta. "Oh, Hela... la mamma ha i sensi di colpa. Sono brutti, vero?"

"Ma vai a farti fottere...!"

"Già fatto, ieri sera sul divano. I sensi di colpa ti ottenebrano la memoria?"


L'Hulk sbatte la faccia a terra colpito in testa dal Mjolnir. Si rialza con un urlo, afferra Thor per una caviglia e lo fa roteare sopra la testa, mollando la presa per scagliarlo contro le rocce della montagna più vicina. Il fulmine che la fa esplodere è immediato.

"Come pensavi che reagissi?" Urla Thor lanciandosi di nuovo all'attacco: L'Hulk smorza la carica con una pedata in faccia. Il Dio del Tuono si rialza di nuovo e lo stende con un montante sotto il mento e una ginocchiata allo stomaco. "Non è per il mio onore, ma per la mia fiducia tradita!" Manrovescio dell'Hulk, gomitata di Thor: "Come...hai osato... sapendo che pena..." L'Hulk riceve una martellata su un alluce: si mette a saltellare con il piede in mano, ululando e lasciando stare il collo di Thor: "...serbavo nel cuore. Era l'amore della mia vita, dannato!"

Il Gigante sbatte il piede a terra, gonfia i muscoli e grida a squarciagola: "HULK NO FREGA!"

"Ti rimangerai le parole..." Ringhia Thor.

L'Hulk urla.

Thor urla più forte.

L'Hulk ancora più forte. E sputa.

Thor si libera dalla saliva pulendosi la faccia con l'avambraccio e si lancia di nuovo all'attacco.



"Signore, è di nuovo Fury... "

"Oh, e va bene! se è davvero così insistente, passamelo..."

"Signorino, facciamo i preziosi oggi?"

"Hey Nick, tutto bene? Magnifica giornata oggi per una rissa, che ne dici?"

"Non ho intenzione di tirarla così per le lunghe. C'è un meteorite delle dimensioni di una cocomero ad uno sputo dall'atmosfera terrestre. A quelli della NASA - che per inciso ti stanno cercando da ore - trema il culo che possa non sbriciolarsi. Visto che è da quarantottore che non compari in televisione con una qualche impresa eroica, non è che potresti andarlo a far saltare per aria, nell'eventualità?"

"Posso postarlo su Instagram?"

"Postalo dove cazzo ti pare, basta che non faccia danni."

"Cercavo proprio un hasthag per oggi. Scalzerà #ThorInVegas dalla classifica!"

"Cosa?"

"Niente, Nick, solo un'allegra strizzata di capezzoli tra amici. Avvio una scansione satellitare per stabilire le coordinate presunte di impatto. Tu intanto... fammi un favore: Hai sottomano il Capitano?"

"Sta rientrando ora dal Medio Oriente, perché?"

"Perché avrei bisogno del suo spirito da paciere americano in Nevada..."

"Ma che cazzo...?"



Il paracadute di Cap - riconoscibile dal disegno, identico a quello sullo scudo - plana placidamente sull'erba ancora umida del giardinetto. Il Capitano si libera dalle cinghia fischiettando e salta sul terrazzino di Jane in tutta tranquillità. Guarda la finestra disastrata e commenta che forse gli sarebbe stato più utile un manutentore, piuttosto che un SuperSoldato: "Tra parentesi, Fury è stato piuttosto caustico a spiegarmi il problema. Potrei avere delucidazioni in me."

"Thor ha beccato Jane e Bruce." Spiega brevemente Darcy. "Non l'ha presa bene."

Steve si toglie il caschetto e la maschera e li appoggia sul tavolino della stanza: "E chi l'avrebbe fatto? L'Hulk si è scatenato?"

Darcy annuisce: "Pensiamo si stiano sfogando nel deserto."

"Ricapitolando: non ci sono feriti, la finestra è assicurata, Bruce è in versione Spaccatutto ma sono in mezzo al deserto. Qual è il problema?" Jane lo fulmina con lo sguardo, Steve sospira. "D'accordo, d'accordo. Andrò a dividerli! Qualcuno mi da un passaggio?"

"Scordatelo." Ribatte la Hill scuotendo la testa.

Darcy le rifila una gomitata nel fianco e alza la mano. "Conta su di me."

"Non ci pensare neppure! Laggiù c'è l'Hulk, che hai intenzione di fare? Non sai neppure la strada!"

"Ho intenzione di evitare un polpettone di Vendicatori. Si vedono i lampi in lontananza, prenderemo quella direzione: andremo sempre dritto, prima o poi troveremo qualcosa. In caso di attacco, so difendermi: il mio Teaser ha già steso Thor una volta. Cap è d'accordo."

"...veramente..."

Ma Darcy si è infilata scarpe e ha afferrato le chiavi del fuoristrada. Maria sospira esasperata e gliele strappa di mano. Poi estrae la pistola dai jeans e si assicura che sia carica e pronta all'uso.

Darcy solleva un sopracciglio: "E vai in giro abitualmente con una pistola in tasca?"

"Certo. Pensavi fossi solo felice di vederti? Andiamo, Cap. Sia ben chiaro che mi tengo a debita distanza."




Passa un weekend romantico con la tua ragazza. Sarà rilassante! Dicevano. Borbotta tra sé e sé la Hill, fuoristrada acceso e retromarcia già ingranata.

I fari illuminano quella che assomiglia in tutto e per tutto ad una di quelle aree desertiche che il governo utilizzava negli anni '50 per i test nucleari: montagne ridotte ad un colabrodo, terreno con più crateri della superficie lunare.

Thor dev'essere ormai esausto, i lampi ora non sono altro che blandi bagliori nelle nuvole e la pioggia ha smesso di cadere. Dell'Hulk nessuna traccia né visiva né sonora.

Steve ormai è sceso dalla macchina da cinque minuti armato del suo scudo e di una torcia e anche lui è uscito dal cono di luce dei fanali. Maria Hill impreca, rovista nel cassetto sotto al cruscotto, prende il pacchetto di sigarette e lo zippo marchiato S.H.I.E.L.D. E si accende una sigaretta abbassando il finestrino.

Ok, se entro cinque minuti Capitan Tuttiamici non ricompare, me ne vado. Io con l'Hulk non voglio averci niente a che fare.

Tamburella le dita sul volante.

Se Banner fosse ancora trasformato, ce ne accorgeremmo.

E se si fossero ammazzati a vicenda? Chi lo dice alla Foster?

Certo che anche lei, in quanto a uomini...

Hill getta a terra il mozzicone di sigaretta, scende dall'auto e lo schiaccia sotto la suola dell'anfibio.

D'accordo. Andiamo a vedere. Prima troviamo Artù e Lancillotto prima Ginevra la smette di frignare, prima riesco finalmente a godermi la mia ragazza.

La torcia illumina praticamente nulla. Da qualche parte, lontano ma non troppo, un coyote ulula.

Prenditi qualche giorno di vacanza. Rigenerati. Dicevano. Quasi quasi era meglio l'Afghanistan.

Anche perché in Afghanistan avrebbe gironzolato armata sino ai denti, e non solo con una pistola infilata nei Jeans, un cellulare che non prendeva neanche una tacca, ed una torcia talmente piccola da non illuminare neppure il cratere davanti ai suoi piedi.

Maria Hill ci ruzzola dentro in pieno.

Prenditi qualche giorno di vacanza. Anche se il Deserto sarà un po' noioso. Dicevano.




"Allora, allora: Thor, tu resta su quella roccia e Hulk, siediti anche tu." Steve resta impassibile davanti all'urlo dell'Hulk che lo investe. Piega appena la testa senza abbassare lo sguardo ed aggiunge: "Per favore." L'Hulk grugnisce e si lascia cadere a terra con un tonfo sordo. "Grazie."

Poi trova un fazzoletto nella cinta e lo porge a Thor, che si tampona il naso."Tutto a posto? Sembra rotto. Aspetta che te lo sistemo:" Gli afferra il naso con una mano e glielo raddrizza con un colpo secco. Thor soffoca un'imprecazione, l'Hulk si lascia andare un ghigno soddisfatto.

"Bene. Ora che vi siete sfogati a sufficienza..." L'Hulk ringhia un NO e scatta in piedi, ma l'indice alzato di Cap lo fa desistere e sedere di nuovo. "Sarebbe il caso di parlarne civilmente. "

"Non ho nulla da dire a questa bestia dissennata!"

L'Hulk urla.

Il dito di Captain America torna a farsi valere: "Thor, guarda che non sei d'aiuto così. Hulk, non è che potresti restituirci il Dottore, per favore? Il tempo di una chiacchierata, non lo tratterremo a lungo."

Il Gigante di Giada si sta già sgonfiando. Alla luce della lampada, il verde sfuma nel rosa brunito della pelle di Banner e le ossa scricchiolano mentre tornano nella loro dimensione originale. Banner ha l'aria stravolta e le labbra pallide del dopo trasformazione, i pantaloni ridotti ad un brandello lacero e sporco; Cap scatta appena in tempo per riuscire a sostenerlo afferrandolo per le spalle.

"Mi dispiace." Mormora il dottore, cercando di sostenersi da solo. Beve un piccolo sorso dalla borraccia termica che Steve gli porta alle labbra e ripete: "Mi dispiace." Thor non fa una piega, alterna il tamponarsi il naso con soffi di moccio e sangue. "Io e Jane... volevamo dirtelo, non sapevamo come. Non pensavo... non pensavo che saremmo arrivati a questo punto. Non volevamo ferirti, solo che... è stato più forte di noi, capisci?" Prende un altro piccolo sorso, riacquista un po' di colore in viso ma continua a respirare a fatica: "Steve mi è testimone, non volevo..."

"TU SAPEVI!?" Thor scatta in piedi e riagguanta il Mjolnir.

Preso in contropiede, Steve molla la presa di Bruce, che cade riverso all'indietro sbattendo la schiena e gemendo ad alta voce.

"Aspetta, aspetta! Non fare stupidaggini io..."

Un lampo attraversa il cielo.



Le ultime previsioni indicano come punto di impatto le coordinate 95° 55' 39.848' longitudine nord e latitudine 11° 19' 17.305 ovest, Signore.”

Si troverebbe?”

In mezzo all’Oceano Pacifico, al largo della costa dell’Honduras.”

Oh, perfetto, così dovrò come al solito provvedere alle selfie. Grazie tante, dannato meteorite! Si può sapere perché tutti vogliono coinvolgermi per un sasso che casca in mezzo all’Oceano?”

Signore, da un calcolo al momento ancora approssimativo della circonferenza massima del meteorite, la sua caduta potrebbe causare onde di almeno dieci metri, che colpirebbero le coste dell’Honduras in meno di dodici ore.”

IronMan spinge al massimo i propulsori: “Ma che razza di cocomeri si mangia Fury?”



Il molare sinistro di Steve dondola.

Non è mai successo da che gli è stato iniettato il Siero. Ma, d’altronde, non ha mai neppure ricevuto un Mjolnir in pieno viso. Ha la mascella tumefatta e gonfia e anche parlare gli riesce piuttosto difficile. Passandosi il braccio di Bruce dietro al collo e sollevandolo quasi di peso, si scopre a domandarsi se il dente cadrà o si risalderà come se nulla fosse accaduto.

Fhor, pef fafore, farefti smettefe di piofere?” Thor, qualche passo dietro di loro e sguardo miseramente rivolto a terra, alza appena il capo verso il cielo: la malinconica pioggerellina che li sta inzuppando cessa di colpo. “Graffie.”

La camminata silenziosa è interrotta solo dai gemiti di Bruce, quando con i piedi nudi calpesta un sasso appuntito o quando un osso o un muscolo si fa male più del solito. Quando inizia a lamentarsi di avere i crampi in tutto il corpo Cap se lo carica direttamente sulla schiena.

Sicuro di non darti fastidio?” Chiede laconico il dottore.

Figufati, fei una piuma pef me.”

Non è per quello. È che ho perso l’ultimo brandello dei pantaloni mezzo chilometro fa.”

Steve ridacchia, per quanto il male alla mascella lo permetta. Dietro di sé, sente Thor soffiarsi il naso nuovamente per coprire una mezza risata.

Dopo pochi secondi stanno tutti e tre ridendo apertamente.

Finché la torcia di Steve non illumina un Coyote alto quasi come una persona normale.

Molla di nuovo a terra Banner, che singhiozza, e Thor alza di nuovo il Mjolnir.

Fermi, stronzi!” Sotto la pelliccia del Coyote ci sono gli occhi azzurri di Maria Hill. Si libera dalla carcassa sulle spalle gettandola a terra e si pianta le mani sui fianchi, picchiettando il piede esigendo spiegazioni.

Che diafolo ti è succeffo? Non dofefi reftare in macchina?”

E tu non dovevi tornare in un minuto?” Ringhia di risposta, cercando di togliersi il fango dalla faccia. “Sono uscita a cercarvi. Alla cieca, per inciso. E sono finita in un fottuto cratere aperto con quel suo fottuto martello.” Thor abbassa il Mjolnir quasi a nasconderlo sotto il mantello. “Ed un Coyote ha cercato di farmi diventare la sua cena! Povera bestia illusa!”

Hill, forfe è meglio tornarfene alla bafe. È ftata una ferata pefante per tutti.”

Io no.” Mormora Thor. "Io…forse è meglio che torni ad Asgard.”

Oh, andiamo, Fhor! Hai appena combattuto come un dannato e farà paffata mezzanoffe. Fieni con noi e domani…”

Non posso affrontare Jane. Non posso ricevere il disprezzo per ciò che ho fatto.”

Faprà perdonarti.”

Bruce e la Hill piegano la testa di lato e si scambiano no sguardo, non troppo convinti dell'affermazione.

Ed io, saprò perdonare me stesso?” Il Dio del Tuono scuote la testa, poi rotea il Mjolnir e spicca il salto verso il cielo scuro.


Exit: light
Enter: night
Take my hand
We're off to never-never land


I Nani superstiti entrano nel campo visivo di IronMan: sono sette, il visore interno dell’armatura li sottolinea come target e li evidenzia quando sono sotto tiro. Passano l’atmosfera e si incendiano graffiando il cielo nero dell’Oceano con scie aranciate. Un grappolo di missili partono dall’avambraccio destro di IronMan, dritti e precisi colpiscono i meteoriti facendoli esplodere in una coreografica sequenza. Tony Stark riprende l'headbanging sul riff di 'Enter Sandman'.

Ripreso tutto, J.A.R.V.I.S.?”

Si, Signore! Complimenti, bellissimo intervento. Solo una precisazione: il meteorite…”

Dalle nuvole di fuoco il visore cerchia un altro piccolo frammento scampato all’esplosione.

Something's wrong, shut the light
Heavy thoughts tonight
And they aren't of Snow White


“Visto.”

Si tratta dell’asteroide soprannominato ‘Thorin ScudoDiQuercia”

Aprendo il palmo, Tony ammette che aveva pochi dubbi: “Vediamo come se la cava in uno scontro diretto con un sostenitore di Smaug.” Lancia un colpo con i propulsori: di nuovo il meteorite viene centrato e di nuovo esplode.

Solo un piccolissimo frammento, come una lunga scheggia, resta integro.

Dreams of war, dreams of liars
Dreams of dragon's fire
And of things that will bite

Tony alza di nuovo la mano, poi J.A.R.V.I.S. ne calcola le dimensioni – Quattro metri di lunghezza per una larghezza massima di due – e decide che non vale la pena sprecare altre energie per distruggerlo. Segue con lo sguardo il suo inabissarsi nell’Oceano senza alcuna conseguenza.

Sleep with one eye open
Gripping your pillow tight


Benissimo. J.A.R.V.I.S., imposta le coordinate di rientro e pubblica il video su Instagram e Twitter. Voglio l’Hashtag #IronManGotFireworks in testa alle preferenze di tutto in continente. E appuntati di ripubblicarlo per il Quattro Luglio.”


Exit light
Enter night
Take my hand
Off to never never land


Il personale di controllo circonda Mentore seguendo i parametri evolutivi della missione su molteplici schermi. Uno di loro alza due delle tre teste e annuncia l’entrata della Copertura nell’atmosfera terrestre, un altro elenca ad alta voce i dati di velocità, temperatura ed attrito. Un’altra conta i meteoriti esplosi.

A fianco del Re, il Generale stenta a trattenere un sorriso soddisfatto.

Un istante di silenzio, e poi l’annuncio finale: “Mio Signore, la Capsula di Copertura principale ha resistito alle esplosioni e ha impattato nell’Oceano come previsto.” I presenti applaudono, il Generale si lascia andare il suo ghigno.

Maestà, Ultron è ufficialmente inserito nell’ecosistema della Terra.”

Mentore annuisce appena guardando il Generale, ed è lui ad ordinare ad alta voce di attivarlo.

Temperatura della capsula esterna abbassata a livello. Inizio apertura.”

Iniziata acquisizione e sincronia con il campo magnetico terrestre”

Operazione preliminare di caricamento cognitivo dei dati terrestri.”

Signore, Ultron è abilitato e pronto a muoversi. Vuole che lo riportiamo in superficie?”

Il Generale sta per rispondere affermativamente, ma Mentore lo precede: “No. Lasciate che l’Uomo di Ferro si allontani. E poi iniziate con le procedure di destabilizzazione magnetica.”

Intendete interrompere le comunicazioni all’interno dell’atmosfera terrestre, mio Signore?”

Esattamente. Confondere, disperdere i terrestri. Creare panico nelle loro strade e nelle loro menti. E poi schiacciarli, come le formiche che sono.”




E alla fine, tra i nostri Nani c'era proprio uno Scassinatore. Ehehehe!

Non ho molto da aggiungere, direi che questo capitolo parla già abbastanza da solo...

Sappiate solo che sono ORGOGLIONA della coppia DarcHill. Mi piacciono da morire! <3

Non mi resta che ringraziarvi, come sempre, per il vostro supporto & Sopportazione! Grazie per lasciare un commento e grazie per seguirmi.

Spero che questa storia continui a tener viva la vostra attenzione... sino alla fine.

Grazie, Grazie, GRAZIE.

Come sempre, per ogni questione, rimando al mio ask

Alla prossima, se vorrete,

EC

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Coming to the Jungle ***



The Seventh:

Hellraiser




Part 9: Cloudin'


Chapt 10: Coming to the Jungle



Guardati intorno, disse. Non c'è profeta nella lunga storia della terra a cui questo momento non renda giustizia. Di qualunque forma abbiate parlato, avevate ragione.”

[Cormac McCarthy, La Strada]



Una madre comune, realizzata ed orgogliosa, dirà che non c'è nulla di più bello al mondo del sorriso del proprio figlio.

Per la sottoscritta, neomadre a tradimento in crisi d'identità, non c'è nulla di meglio nell'Universo intero che vedersi comparire la propria migliore amica - l'altra chiappa del culo, la metà rossa del cielo, la zoppa con cui hai imparato a zoppicare – in un mattino di inizio maggio speso nel vano e vago tentativo di montare la cameretta alla tua biologica infante.

Quando apro la porta del Lair e mi ritrovo davanti Natasha quasi mi commuovo: L'abbraccio stretta mugolando frasi incomprensibili, prima di trascinarla dentro e pregarla di non lasciarmi mai più. "Parlami di qualcosa. Di qualsiasi cosa di lavoro." La imploro:"Armi, proiettili, S-Fury-Ate, gare di sputi dal ponte dell'Helicarrier: qualsiasi cosa."

"Uhm... Abbiamo un nuovo tipo di manette ad alta resistenza e... Ah! Fury ha perso le chiavi dell'Acura mentre era da solo a Caracas.” Alza il mento in un cenno di saluto – stranamente ricambiato – a Loki e prosegue: “Ci siamo beccati le sue bestemmie via radio per un'ora, prima che qualcuno riuscisse a raggiungerlo."

"Ma perché me le perdo queste cose!" Piagnucolo."Signorina, ma non eravamo a farci un pisolino?" Hela che arriva con le braccia colme di pupazzi di varie forme cattura la mia attenzione e quella di Natasha. Trotterella verso suo padre e gli stampa uno dei suoi baci sugosi. Poi si avvicina a noi seminando pupazzi sul suo goffo cammino.

"Ciao." La saluta Natasha, inginocchiandosi per arrivare alla sua altezza. "Abbiamo fatto shopping vedo!"

"Chiunque varchi quella porta entra con un pupazzo per lei ed un regalo per sfottere me."

"Oltre alla torta di pannolini di Coulson?"

Apro la zip della felpa: nel vedere la mia maglietta con la stampa di Mommy of The Year Natasha fatica a trattenersi dal ridere.

"Fai poco la spiritosa, prima o poi ti capiterà qualcosa di cui potrò sfotterti apertamente." Hela apre le braccia verso Natasha per farsi prendere in spalla e lei non si fa desiderare: "Allora zia Nat te la ricordi!"

Loki ripianta gli occhi nel manuale di montaggio del lettino: “La dolce zia Nat di cui porta il nome.”

Natasha mi guarda senza capire.

"Per evitare problemi burocratici futuri ho hackerato il sistema anagrafico statale e l'ho registrata. Loki ha calcolato l'equivalente terrestre della sua data di nascita ed io ho scelto il nome terrestre completo, per assonanza. Per l'anagrafe americana, e Loki ci tiene a precisare solo per quella, si chiama Helena Natalia Borgo. Che te ne pare? Ti fa piacere?"

Lei sbatte gli occhi sorpresa. Ho sbalordito la VedovaNera, è un evento da segnare sul calendario e festeggiare con frequenza annuale. “Io... io ho solo dato il tuo nome alle mie vecchie ciabatte!"

"Beh, sono morbide e calde..."

"Puzzano!"

"Se è questo il problema, dai il mio nome alle tue Lobutin preferite!"

"Posereste a terra mia figlia? Non vorrei che l'idiozia irradiata dalla conversazione possa bloccarle lo sviluppo." Ci schernisce Loki.

"Accidenti, oggi è ancora più simpatico del solito." Commenta Natasha.

"Siamo entrambi un po' acidi, ultimamente."

"Momento per una pausa?" Propone.

Gli occhi di Loki restano nel manuale, ma alza un dito: "Per me Earl Grey."

"Prego, il bollitore è lì." Rispondo seccata indicandolo con un cenno della testa.

"Vicino a te."

Allungo la mano: "Come vedi, è fuori dalla mia portata."

Natasha ed Hela spostano lo sguardo da uno all'altro in contemporanea: "Non intendevo quella pausa."



Pepper raccatta da terra il succhiotto che Howie ha lanciato con un gesto di stizza mentre Tony gli infilava la giacca e se lo passa in bocca per pulirlo prima di restituirlo al piccolo proprietario: “Davvero, Tony, sei sicuro di non volerlo tenere qui? Posso chiedere ad Liselotte di raggiungerti per darti una mano.” Tony scuote velocemente la testa: “Ma Howie sembra aver legato con Hela…”

Non. Mi. Interessa. Niente.” Scandisce Tony dondolando il figlio: “Avrà tempo per farsi amici quando andrà al college, tra sei anni. Al momento, visto che non è ancora un adolescente precoce, desidero tenere fuori dalla portata di mio figlio le cattive compagnie.” Pepper scuote la testa e si infila le scarpe e Tony aggiunge qualche raccomandazione ad Howie sul non rompere le scatole alla madre durante il volo per Los Angeles, né di vomitare su Happy.

Ah, tesoro, dimenticavo: ho apportato qualche modifica alla StarkMom…”

Ancora con questa storia!”

Non mi fido a mandarvi in giro sguarniti, con Loki sullo stesso pianeta.” Pepper lo accusa di essere decisamente paranoico e gli sfila Howie dalle braccia: “Paranoico io? Prima ero troppo avventato, ora sono troppo paranoico…”

Saluta papà…”

Prima vuoi che cambi, poi mi accusi di stare cambiando…”

Ci vediamo tra due giorni, amore. E, per la cronaca, non sei cambiato affatto. Per fortuna.”



"Per merenda solo frutta."Nello zainetto rosa di Hela Loki infila due arance ed una mela. "Al massimo, se ha ancora fame, uno yogurt può bastare. Niente carboidrati, tantomeno zuccheri."

Natasha mi lancia uno sguardo interrogativo: "Da quando in qua è un esperto di alimentazione infantile?"

"Da che ha iniziato a frequentare siti web sull'infanzia. E trollare in forum di mamme ansiose."

"Lo fai anche tu?"

"Certo. È divertente!"

"Voi due avete decisamente bisogno di un pomeriggio da soli."

Loki si è messo a spiegare ad Hela che starà con zia Natasha solo per qualche ora. Le raccomanda di fare la brava, di non piangere e lascia che la piccola riprenda in mano tutta la sua famiglia di pupazzi.

"Fuori c'è una bella giornata, pensavo di portarla a Central Park."

"Non è una brutta idea." Concordo "A prendere una boccata d'aria fresca..."

"Sta bene. Ma bada, Agente Romanoff: Se torna con anche solo un graffio..." Natasha guarda me, Hela che le ha già dato la manina, poi incrocia lo sguardo minaccioso di Loki e alza gli occhi al cielo. "E se inizia a piangere, riportarla subito a casa."

Da dietro la schiena di Loki, scuoto la testa fortissimo: No, Nat. Ti prego no.

Lei sorride complice,prende Hela in braccio, entrambe ci fanno ciao ciao con la manina, e poi escono dalla porta.

Silenzio.

Incredibile, non lo ricordavo così bello.

Un sogno.

Loki si appoggia le mani ai fianchi.

"Turbato?" Domando abbracciandolo da dietro appoggiando il viso sulla schiena. "Paura di aver fatto una cosa irresponsabile?"

Resta un attimo immobile, fisso a guardare la porta. Ma quando le mie mani si spostano dal suo petto verso il basso, scatta e si allontana, tornando verso il lettino ancora smontato, lasciando su due piedi e con il cuore pressoché sanguinante: “Prima finiamo.”

Alzo gli occhi al cielo, recupero il manuale e mi siedo a gambe incrociate per terra. Loki mi getta uno sguardo e piega le labbra nel sui piccolo ghigno mellifluo.

Che hai da sfottere ora?

Apre le braccia, palmi verso il basso a sovrastare i pezzi di legno smontati. Quando muove le dita, iniziano a vibrare e si alzano come piccoli soldatini sull'attenti quando volta i palmi. Quando chiude le mani, si assemblano perfettamente incastrandosi tra di loro a formare il lettino bianco e rosa.

Non ho parole.” Ciè, le ho, ma son tutte brutte.

Per questa sciocchezza?”

Accartoccio il manuale tra le mani: “È da tre ore che tentavo di montarlo! Non potevi farlo prima?”

Non me l'hai chiesto.”

Questo è troppo. Gli lancio la palla di carta che è ora il manuale in pieno viso. Lui la para senza problemi: “Io ti strozzo.”

Non credo” Mi schernisce chinandosi verso di me. “Non hai intenzioni migliori, ora?” Si getta la pallina dietro le spalle, mi prende e mi solleva: “Perché io sì.”

Se la metti così...”



Clint non ha decisamente fatto i salti mortali, ma non ha neppure inforcato gli occhiali da sole per chiudersi nel solito ostinato mutismo.

D'altro canto, Hela sgambetta curiosa per il Nest aprendo sportelli e cassetti, curiosando e infilandosi ovunque: "Beh, si dà da fare" commenta Natasha: "Comprendo che la privacy di quei due fosse andata a ramengo."

"Una vera sfortuna." Commenta sarcastico Clint schiantandosi sul divano. Hela lo raggiunge e tenta la scalata ai cuscini.

"Addison mi pareva piuttosto abbacchiata, ne aveva bisogno. Pensa a quante volte è uscita per lasciarci da soli in casa..."

"Una, due volte al massimo." La guarda aggrottare la fronte e allarga le braccia: "Scusa se il solo pensarci mi dà il voltastomaco!"

Natasha sospira, poi recupera la manina della bambina con la promessa di un giro a Central Park: "Lasciamo questo brontolone sul divano."

"'Toone!" ripete la bambina annuendo vigorosamente.

Non fanno in tempo ad arrivare all'ascensore che Clint le raggiunge: "Non vorrai mica lasciarmi sotto lo stesso tetto di quei due che... bleah! Non voglio neanche immaginarlo!"




Ci sono rapporti in cui tutto si risolve a parole.

Ma Loki è un bugiardo, un tessitore di inganni. E se io non sono alla sua altezza, è solo perché ho qualche millennio di esperienza in meno.

Per noi che viviamo di frasi ambigue e menzogne, è meglio usare le labbra in altri modi.

A che pro spendere tempo in frasi fatte, a convincere l'altro della nostra sincerità e dei nostri sentimenti, quando uno non può fidarsi delle parole dell'altro?

Sono una donna concreta: mi baso sui fatti, non sulle parole.

Ed i fatti dimostrano ben più di quanto le sue parole - leziose, sibilline, argute, graffianti - siano in grado di fare: l'intensità del suo sguardo, l'avidità dei suoi baci e delle sue carezze, il suo abbraccio che diventa così possessivo da risultare quasi feroce: Bisogno. Desiderio. Passione.

Ma le donne che si fanno sciorinare dai loro uomini l'elenco dei sentimenti possibili e immaginabili, lo sanno cosa si perdono nel frattempo?

Si leva i pantaloni di dosso praticamente inciampandoci sopra, lo circondo con le gambe e rotoliamo sul letto. Mi muovo sopra di lui strappandogli dei gemiti di piacere. Affonda le unghie nelle mie cosce, mi fa rotolare sulla schiena e riprende il controllo, bloccandomi i polsi sopra la testa e tuffando le labbra nel mio petto. Mordicchia e succhia, sogghigna nel mio orecchio quando urlo il suo nome.

Crolla su di me, le braccia a stringermi mentre riprendiamo fiato. Trovo la sua fronte con le labbra e la bacio accarezzandogli i capelli.

Lui alza appena la testa dal mio petto, ancora ansante, trova il mio sguardo e piega le labbra tumide in un sorrisetto sornione: "Pensi di essertela cavata con così poco?"

"Tesoro, stavo per dirti la stessa cosa."

Ma sì, a volte le parole possono anche servire.




Thor non fa in tempo a raggiungere i gradini del trono che Odino ha già steso la mano e richiamato a sé il Mjolnir.

"Padre..."

"Silenzio!" Odino si alza ed ordina alle guardie che hanno scortato il principe di uscire. "Stolto, ingrato, insolente! Questo è l'erede che ho cresciuto? Questo, il figlio che mi merito?"

"Padre, io..."

"HO DETTO SILENZIO!" Il Re stringe il manico del Mjolnir, come se si stesse imponendo di non usarlo lui stesso: "Disubbidire a me, per salvare una creatura il cui stesso concepimento è una bestemmia! Ingannarmi, per aiutare colui che inganna per primo!"

"L'interpretazione delle Norne era sbagliata, l'ho dimostrato! La bambina sarà Regina negli Inferi un giorno. Un Regno che non necessita della tua tutela, ma che reclamerà comunque la tua sudditanza!"

"Ah, è questo dunque che aneli? La mia morte?" Ringhia Odino: "Scendi la china del mostro che consideri tuo fratello, arriverai a tentare di uccidere il tuo stesso padre!"

"NO, MAI!" Ora è Thor ad urlare: "Possibile che tu non riesca a comprendere?"

"Io comprendo solo che mio figlio, il mio unico figlio ed erede vola tra i regni, giocando a fare il paciere e l'eroe, occupandosi di qualsiasi, sciocca questione fuorché della difesa di Asgard."

"Midgard è sotto la mia tutela!"

"E quando tu sarai chiamato al tuo ruolo su questo trono? La lascerai perdere? Quale sarà la tua priorità?"

Il Principe non riesce a rispondere, Odino invece annuisce. Gli restituisce il Mjolnir e gli indica la porta: "Fuori dalla mia vista. Non considerarti più appartenere a questo trono, né Principe di Asgard. Vattene su Midgard, a vedere il suo popolo e i tuoi cosiddetti amici invecchiare e morire nell'arco di una tua stagione. Vattene su Midgard, a proteggere la progenie maledetta di chi ti pugnalerà alle spalle."

Thor gli ha già voltato le spalle ed è quasi alla porta, quando si ferma per fare un'ultima domanda: "E Sif?"

"Improvvisamente ti è cara la sua sorte? Avrei voluto imprigionarla, accusarla di tradimento come meritava e condannarla a morte. Ma sono un Re saggio, e ho compreso che la stupidità delle sue azioni è stata dettata dalla sua natura di debole donna sentimentale. Ho spezzato la sua spada davanti agli occhi e l'ho cacciata dalla Prima Guarnigione. Il suo orgoglio ferito farà il resto."



Trova Sif in una locanda ai margini della città, davanti ad una pinta di birra scura con il cappuccio calato sulla testa e Fandral e Hogun a tenerle compagnia in silenzio.

Nel vederlo entrare i due si alzano e gli vanno incontro, gli battono due pacche sulle spalle e ad un suo cenno si allontanano per lasciarli soli. Thor si siede di fronte a lei, ignorando il locandiere che gli getta uno sguardo dal bancone aspettando un cenno per l'ordinazione.

"Voglio porgerti le mie scuse."

Lo sguardo di Sif seguita a restare fisso sulla schiuma della birra. Quando le dita di Thor si appoggiano sulle sue ritrae la mano e volta lo sguardo altrove.

"Ti ho trascinato in questa storia, ho messo a repentaglio il tuo onore da guerriera."

"Il mio onore da guerriera non è stato messo a repentaglio." Sif beve un gran sorso dalla pinta e finalmente gli pianta lo sguardo duro sul viso: "Il mio onore da guerriera è stato spazzato via. Cancellato. Spezzato con la mia lama."

"Non era mia intenzione."

"Solo perché non ti importava."

"Non dire così io..."

"Oh, Thor, taci. So tutto. Sarò pur considerata inutile e stolta da Odino, ma per qualcuno conto ancora qualcosa. E non sto parlando di te. Quando il Re mi ha rilasciata - senza la mia armatura, senza la mia spada - ho raggiunto Heimdall e gli ho detto che volevo raggiungerti. E lui... beh, lui mi ha raccontato tutto quello che stava vedendo. Tutto."

"Perdonami. Te ne prego. Non posso tornare indietro e cancellare tutto questo, ma permettimi di rimediare."

"Hai già fatto abbastanza."

"Nella sua ira Odino mi ha imposto di lasciare Asgard. So che non sarà un esilio eterno: ti prego, vieni con me. Quando e potremo tornare insieme..."

"Ho detto di smettere di parlare." Sif si alza con la pinta in mano e l'ha scolata tutta d'un fiato.

"Ti ho offesa in un modo che non meritavi, voglio solo che tu..."

Il boccale vuoto di Sif cala con forza e si infrange sulla fronte di Thor, facendolo crollare all'indietro dalla panca, lungo disteso sul pavimento.

Sif sputa per terra, si avvicina al bancone tra lo stupore dei presenti e lancia il manico di metallo del boccale, unico pezzo rimasto intatto, tra le mani dell'oste: "Scusa, ma il Re mi ha tolto la spada."



Natasha ha comprato un palloncino gonfiato con l'elio da un venditore ambulante e lega il laccio al polso di Hela. È buffissima: ha perennemente lo sguardo all'insù per guardare il palloncino e tiene il braccio alzato come se dovesse spiccare il volo da un momento all'altro anche lei per seguirlo.

L'area gioco è affollata da genitori, tate e bambini, e per lei è tutto nuovo: ha la bocca perennemente aperta dalla sorpresa, e la manina libera dal palloncino sempre tesa a toccare tutto.

Dopo l'iniziale ritrosia Clint si è lasciato un po' andare: la accompagna tra i giochi dei più piccoli ed aiuta Natasha a seguirla - "Pensavo fosse più facile, accidenti!" Ammette lei - e quando gli capita tra le mani un volantino dello Swedish Cottage propone di andare a vedere lo spettacolo delle marionette: "Magari starà ferma per un po'!"

Hela indica con il ditino tante cose e lancia gridolini per attirare l'attenzione, guardando prima Natasha e poi Clint quasi spazientita: "Credo che stia esigendo delle spiegazioni." Ipotizza Natasha con un mezzo sorriso: "Dev'essere tutto così nuovo per lei..."

Ci provano, dando un nome a quello che lei indica, finché non si indica le labbra con il pollice: "Ecco, questo lo capisco da sola. Hai sete, vero?" Nat sfila dallo zainetto il biberon e lei ne succhia un gran sorso. “È sveglia, non è vero?"

Clint annuisce. "Non sembra neppure una gran rompiscatole, chissà da chi ha preso."

Le labbra carnose di Natasha si piegano in un sorriso. Poi Hela indica una costruzione di legno e si fa accompagnare nell'esplorazione.

Clint si siede sulla panchina più vicina, una signora attempata prende posto dall'altro parte, dopo aver lasciato libero il nipotino di correre sull'altalena ed esclama improvvisamente: "Complimenti, avete davvero una bella bambina!" Lasciandolo per un attimo interdetto. Quando realizza si affretta a scuotere la testa: "Oh no, non è nostra. Lei è... è la figlia di una nostra amica, non abbiamo niente a che fare con lei.”

"Oh!" La donna ridacchia complice, intima al nipote di non allontanarsi e torna ad interessarsi di nuovo a Clint: "Quindi siete quel tipo di zii putativi che portano i nipotini a spasso per fare le prove?" Cosa? Gli occhiali da sole gli scivolano lungo il naso. "Oh, non faccia lo stupito! Lo fanno tutti... e la sua fidanzata mi pare piuttosto presa!"

Beh, sembra davvero così: Nat sta spingendo la ruota su cui è seduta la bambina e risponde con un sorriso al suo applauso sgangherato. Ripensa al suo discorso di qualche giorno prima, sente la fronte imperlarsi di sudore: “Lei...lei non conosce Natasha. Mi creda.”



Natasha e Hela tornano verso la panchina per la merenda che la signora se ne è appena andata con il nipote per lo stesso motivo.

Mentre la bambina succhia lo spicchio d'arancia che le ha sbucciato Natasha, Clint decide che è arrivato il momento di intavolare il discorso: "Forse è il caso di mettere un paio di cose in chiaro."

"Uhm?" Natasha si distrae dallo sbucciare la frutta ed Hela protesta. Lei chiede scusa e le porge un altro spicchio.

"Tra di noi, intendo. Voglio dire:" Clint si sta pentendo di aver intrapreso quella strada, che le sopracciglia di Natasha si stanno aggrottando ed è il segnale che non sta capendo dove voglia andare a parare e dal 'non comprendere qualcosa' a 'comprendere male' il passo è breve ed in genere provoca anche molto dolore. "In effetti non ne abbiamo mai parlato. Ecco. Voglio dire, noi siamo una coppia, ora viviamo anche insieme..."

"Clint, sii conciso."

"Non abbiamo mai parlato di fare dei passi successivi."

Natasha sospira: "Clint, non sappiamo neppure se nel weekend saremo ancora qui o in missione chissà dove. Non sappiamo se avremo tutti gli arti al loro posto la settimana prossima, né tanto meno se saremo vivi il mese prossimo. Non mi pare il caso di pensare ad eventuali vacanze estive, figurati ad altri..." Storce la bocca, porgendo un altro spicchio ad Hela: "...passi."

Lui annuisce: "Hai perfettamente ragione. Scusa. È che..."

"Cosa?"

"Vorrei sapere se, un giorno, ti verrà voglia di dire 'Basta' e..."

"Perché dovrei dire 'basta'? Non potresti volerlo fare tu?"

"Certo! Certo... potrei. Sì, potrei farlo io. Magari con ancora tutti gli arti attaccati. Vivo. E, se volessi farlo, potrei voler comprare una casa a Brooklyn" Natasha storce di nuovo la bocca: "O a Long Island e prendere un cane, e..."

"Odio i cani. Sporcano e puzzano."

"Potrei volere dell'altro?"

"Un'iguana?

"Uhm. Beh, anche. Però... Nat... parlando per ipotesi. Tu ci hai mai pensato a..." Lascia scivolare gli occhiali lungo il naso ed indica con lo sguardo la bambina.

"Mangiare un'arancia?"

"No. Avere figli."

"Ah!" La risata di Nat è evidentemente nervosa. Si infila addirittura un pezzo di frutta in bocca anziché darlo alla bambina, che piega le labbra in un broncio offeso: "Tutto questo gran preambolo solo per chiedermi questo. Per fortuna che ti avevo detto di essere conciso."

"Già. Quindi? Sto parlando per ipotesi, ma forse è il caso di mettere in chiaro le cose.”

"Una relazione non deve sfociare necessariamente nella procreazione. Non c'è scritto da nessuna parte, non è un obbligo. Siamo già in sette miliardi su questo pianeta, è il caso che qualcuno si trattenga." L'arancia è finita ma Hela reclama ancora. Natasha le propone la mela e quando la bambina annuisce estrae un coltello a serramanico da chissà dove ed inizia a sbucciargliela.

"Giusto. Hai ragione, non dovevo neppure domandartelo. E' che ti guardavo con Hela e mi era sorto il dubbio che..."

"Cancellalo." Sospira Natasha. Sembra che stia indugiando ad aggiungere qualcosa.

Clint: "Se ti ho infastidito ti chiedo scusa."

"No, no. Mi hai chiesto un parere, è lecito. Credo. Solo che, beh..." Serra il coltello e se lo rinfila nella manica della giacca. "Ad essere onesti, c'è una cosa di cui dovrei parlarti. Una cosa che riguarda il mio passato e che ultimamente è tornata alla ribalta." Muove la mano all'altezza della testa, come ad indicare la confusione che si trova dentro: "Sai che intendo."

"Ti ascolto."

"Io..." Natasha si guarda attorno: "Un momento, dov'è Hela?"

È solo pochi metri distante, seminascosta da un cespuglio, ma a Natasha sono sembrati chilometri.

Lei ha il nasino all'insù e guarda il palloncino che si è slacciato dal polso e si allontana velocemente spinto dal vento, Natasha indovina la sua espressione sconsolata nonostante sia voltata di spalle: "Te ne compro un altro." Promette, abbassandosi sulle ginocchia e prendendole una manina per farla voltare: "Hela..."

Del verde negli occhi della bambina non c'è traccia: sono completamente dorati.

Natasha inizialmente resta completamente spiazzata, poi si sforza di sorridere, mentre la prende in braccio e finge indifferenza, che la bambina sembra non essersi accorta di nulla. Dietro di sé, Clint si domanda ad alta voce cosa possa averlo scatenato: "Non ne ho idea."

Si guardano attorno.

Eppure c'è qualcosa che non va. Ma cosa?

I bambini continuano a giocare, c'è gente che cammina, fa jogging, gira in bicicletta. Un inserviente, su un sentiero, scende dalla piccola vettura di servizio e ci gira attorno come se la stesse controllando.

Clint suggerisce di tornare alla Tower, Natasha annuisce e si aggiusta Hela su un fianco.

Varcata l'entrata del rettangolo ovattato di Central Park la situazione è surreale: "Nessun rumore di auto." Mormora Clint.

La 5th Avenue è un lungo serpentone di taxi gialli e autobus fermi con i cofani aperti, in cui si affacciano autisti e passanti stupiti e confusi.

Al centro di un incrocio c'è un incidente. Non sembra nulla di grave, ma un paio di donne sono sedute sul bordo del marciapiede e si lasciano tamponare le ferite sul viso da un uomo che indossa ancora il caschetto da ciclista.

Nessuna sirena in lontananza.

Indicando il semaforo, Clint nota che è spento: "Deve esserci stato un blackout, non sento nemmeno la metropolitana muoversi sotto."

"E da quando un blackout fa fermare le automobili?"



Il fiume di parole di Bruce dura da ore: cerca di farle capire quanto la situazione possa essere precaria e pericolosa, di come è necessario che si allontanino e che non può funzionare che l'Hulk può scappare di nuovo dal suo controllo e che...

"Non me ne frega un cazzo!" Lo interrompe Jane. Bruce trasale. Dentro di sé l'Hulk apprezza l'inaspettata sboccatezza della dottoressa. La trova sexy, e non è un buon segno. "Tu mi vuoi?"

"Jane, qui non si tratta di cosa voglio, ma di cosa posso avere."

"Cazzate!"

"No, non lo sono."

"Sì, lo sono! Hai lasciato andare l'Hulk solo perché quel sovrannaturale idiota del mio ex ti ha indotto a farlo. E ti sei più che trattenuto: a parte una finestra rotta, non c'è stato nessun problema. Non pensavi neppure di poter fare sesso, per colpa dell'Hulk e, beh, mi pare che ci siamo riusciti. Temevi di non poter sopportare un litigio, per colpa dell'Hulk, ed invece..."

"Credimi, vederti in canotta e jeans attillati, furiosa e che utilizzando un linguaggio scurrile... beh, non lascia l'Hulk completamente...uhm, indifferente."

"Davvero? E cos'è, incazzato con me perché non voglio che la nostra storia finisca?"

"A dire la verità no, ecco. Lui è... uhm, credo ti trovi sexy. Jane, Jane, ti prego non toglierti la canotta, non è un buon segno che lui si senta eccitato e...."

La maglietta di Jane finisce da qualche parte della stanza e Bruce fatica a distogliere lo sguardo: "E tu come ti senti?"

"Spaventato?"

Jane ride volutamente provocatoria: "Da queste tettine?" Prende la sua testa tra le mani e lo forza a voltarsi verso il suo viso: "Guardami. Avanti, fallo."

"Jane io..."

"Non costringermi a diventare cattiva."

"Jane, ti prego, non è un gioco."

"No che non lo è: voglio solo che tu apra gli occhi, mi guardi, e ti rendi conto che hai una persona davanti a te disposta a rischiare tutto pur di averti al suo fianco. Pensi che non sappia cosa significhi il pericolo? Mi ci sono sempre trovata in mezzo a mio malgrado, lo sai bene, non puoi dire che sia una persona sprezzante dei rischi. Eppure ora lo faccio. Perché? Perché ne vale la pena!" Bruce si lascia sfuggire un singhiozzo, Jane preme le labbra sulla sua fronte: "Quindi ora apri gli occhi e guarda le mie tettine."

"Lo sto già facendo." Bofonchia Bruce.

Jane ridacchia: "E l'altro che dice?"

"Apprezza." Lascia correre le mani lungo la schiena nuda e trova la stoffa ruvida dei jeans sui glutei: "Ma promette che non interferirà."


Fottuta. Fottuta. FOTTUTISSIMA!” Maria Hill chiude di botto il cofano del fuoristrada, aggiungendo un calcio al paraurti anteriore. Darcy le ricorda che è a noleggio: “E quelli si fanno pagare i danni il doppio.”

Beh, allora fattureranno allo S.H.I.E.L.D anche il guasto di questo motore di merda.”

Hey! Guarda il lato positivo! Sei bloccata nel qui con me.”

Ma Maria è troppo irritata per darle corda e scansa l'abbraccio della ragazza: “C'è poco da scherzare: Dovrò per forza farmi venire a prendere in elicottero, e chissà che mazzetta dovrò sborsare per comprarmi il silenzio del pilota...”

Posso correre a cercare aiuto al primo centro abitato a cercare un meccanico.” Propone Steve, scendendo dal sedile del passeggero.

La prima città è a cinquantasei miglia e devi attraversare il deserto.” Puntualizza Maria.

Beh, è praticamente il mio jogging mattutino..”

Ti ricordo che stai parlando con Capitan America. Lui attraversava il deserto europeo con un carro armato sulle spalle, durante la Seconda Guerra Mondiale. Prendendo i nazisti per un orecchio.”

Non esiste un deserto europeo, Darcy.”

Beh, però c'erano zone scarsamente abitate...” Chiosa Steve. “Sai, con le evacuazioni...”

Lascia perdere, davvero. Chiamiamo i rinforzi e faremo una colletta.” Maria si arresta guardando il display dello StarkPhone. Lo agita, lo alza, controlla meglio togliendosi gli occhiali da sole e poi chiede a Darcy di prestarle il suo: “Questo coso non funziona.”

Neppure il mio. Non c'è campo.”

Mi stai prendendo in giro?”

Assolutamente, guarda!” Gira lo schermo per farla controllare, poi alza lo sguardo sulla torre delle antenne che sovrasta la Base. “Che strano. Dovrebbe avere massimo campo, quei cosi garantiscono una copertura pressoché totale. Deve esserci un guasto.”

Iniziano ad esserne troppi, per i miei gusti.”

Steve si guarda attorno. “Non è che avete un diodo al germanio?”

Cosa?”

Volendo, posso costruire una radio anche senza, ma così mi sarebbe molto più semplice. Che dite?”



"Dottoressa Foster?" Alla porta uno dei suoi collaboratori bussa insistentemente. "Può venire un attimo?"

"Non ora."

"È urgente!"

Jane rotola via da Bruce, recupera jeans e canotta e va alla porta con la furia che monta: "Dimmi."

"Stanno succedendo cose strane."

"Chiama i Ghostbusters." Jane fa per chiudere la porta ma l'altro la ferma: " È saltata la corrente, ma anche i generatori sono fuori uso. Non c'è alcun segnale né satellitare né telefonico, siamo completamente isolati e..."

"D'accordo, manda Darcy a..."

"Non vanno neppure le automobili, Dottoressa."

Alle sue spalle, Bruce ha ritrovato i pantaloni e li ha indossati, dopo aver constatato di aver rotto la zip nella foga: "È molto strano."

L'altro sogghigna, aggiustandosi gli occhiali: "Chiamo i Ghostbusters?"



Lo StarkJet sussulta forte, Pepper impreca mentalmente alzando gli occhi dallo schermo del computer per controllare Howie sul sedile di fronte. Il bambino si è finalmente concesso un pisolo - cosa piuttosto rara, ha ereditato la mancanza di sonno paterna - e i sussulti l'hanno interrotto: ecco che si stropiccia un occhietto e sbadiglia. Pepper allontana il computer, si allunga per slacciargli la cintura e prenderlo in braccio per cercare di farlo riaddormentare subito, prima che si riprenda.

Getta un primo sguardo fuori dall'oblo - cielo limpido, senza una nuvola - e poi un secondo. C'è qualcosa che non va. Mentre fissa i motori sull'ala pregando di trovare un accenno del rosso del calore, Happy spalanca la porta della cabina, la faccia stravolta e la fronte imperlata di sudore: "Pepper... abbiamo un problema...."


Virgina Potts-Stark è una donna pragmatica: Se c'è un problema, lo risolve. Se non può risolverlo, allora fa in modo che il problema non sia più tale.

Innanzitutto, Howie non si è accorto di nulla. Per cui è importante continuare a mantenersi calmi, finché è possibile, perché ha notato che il suo brillante cervello va abbastanza nel pallone quando il pianto del figlio diventa isterico, figurarsi un pianto spaventato.

Perciò deglutisce, inspira profondamente, e poi guarda dritto negli occhi Happy e con la voce il più calma possibile gli indica di prendersi il paracadute. Happy annuisce, Pepper guarda l'orologio: Tony ha detto che per attivare la MarkMom le basta tener premuti contemporaneamente i tre tasti del quadrante. L'aereo sta iniziando a destabilizzarsi, il muso inizia a piegarsi verso il basso. Pepper perde l'equilibrio, cade in avanti, Howie sbatte contro i sedili e si sveglia di colpo urlando.

Tenendolo stretto per un braccio, Pepper rischiaccia i tasti del pulsante.

Niente.

Merda.

Fa appello a tutto il suo sangue freddo - dov'è quando ne ha bisogno? - e alla sua lucidità mentale - Howie, ti prego, smetti di piangere! - e cerca di focalizzare la sua attenzione sulla valigetta dell'armatura. La individua nell'ultima cappelliera in coda. Deve raggiungerla. Se non funziona il richiamo, ci sono sempre i comandi manuali: sono autoalimentati dal reattore Arc dell'armatura, perciò sempre funzionanti.

Non può mettersi a scalare il corridoio dell'aereo trascinando suo figlio.

Happy, si è allacciato il paracadute e gli urla di passarglielo tendendo le braccia verso di loro. Pepper lascia il braccio del bambino, che scivola sul linoleum del corridoio e viene accolto dalle braccia dell'uomo.

Poi si toglie i tacchi e comincia a correre lungo il corridoio, puntando i piedi e le ginocchia per vincere l'inclinazione sempre maggiore. Si arrampica tra i sedili, si aggrappa alla cappelliera e la apre, trova la valigetta dell'armatura e l'afferra: la maniglia ha riconosciuto la sua impronta digitale e si attiva al suo comando.

Si apre e le avvolge i polsi, poi il resto delle braccia, le spalle e poi scende tutta la schiena. L'aereo è ormai completamente verticale quando l'armatura si chiude sulle gambe ed i piedi. Pepper salta verso la cabina di pilotaggio, recupera Howie, lo stringe al petto e l'armatura avvolge anche lui: mentre gli schermi olografici si accendono davanti ai suoi occhi lo sente ridacchiare.

Happy alza il pollice lei fa saltare il portellone con un colpo dalla mano sinistra e si lancia fuori, seguita dall'uomo con il paracadute.

I propulsori della StarkMom disegnano una piroetta nel cielo per la gioia del suo occupante più piccolo mentre il paracadute di Happy Hogan si apre.

Lo StarkJet si schianta contro il costone di una montagna ed esplode in una palla di fuoco.




Cominciamo? Ma sì, cominciamo, che l'ho tirata abbastanza per le lunghe.

Non dite che maltratto sempre Sif, comunque.

Stasera andrò a vedere The Winter Soldier, temo che se sarà così bello come dicono mi spazzerà via tutto l'headcanon del Tsuniverse. Speriamo di no, sono ancora indietro a finire questa storia! D:

Ad ogni modo, voglio ancora ringraziare tutti quanti per il sostegno e il seguito che state dando a questa storia.

GRAZIE, davvero. Siete preziose ed ogni vostro commento è una coccola, per me.

Naturalmente, non abbiate remore a dirmi se c'è qualcosa che non va: le critiche, purché costruttive, sono sempre più che accette.

Per domande, curiosità o quello che vi viene in mente vi rimando al mio ask:

Per tutto il resto... c'è MasterStark!

Alla prossima, se vorrete,

EC


Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Devils and Bust ***



The Seventh:

Hellraiser




Part 9: Cloudin'


Chapt 11: Devils and Bust



Affrontare i nemici richiede notevole ardimento. Ma altrettanto ne occorre per affrontare gli amici.

[J.K. Rowling – Harry Potter e la Pietra Filosofale]



"Fame?"

Loki mi blocca al bancone della cucina, insinuando le mani sotto l'accappatoio: "Di te? Certo." Non posso fare a meno di scoppiare a ridere, e lui ne approfitta per rubarmi dalle dita il crostino alla crema di formaggio. Lo sgranocchia facendosi beffe delle mie proteste e poi scioglie il nodo della cintura, tenendo stretta la mia mano per leccare via i residui di formaggio dalle mie dita.

Ne sono estasiata. Abbiamo appena passato una mattinata assolutamente entusiasmante, sfiancante, soddisfacente ed appagante eppure lui sembra volerne ancora.

Cos'è, stiamo facendo una gara di resistenza?

Tesoro, ormai dovresti conoscermi: sai che detesto perdere...

Mi volto nel suo abbraccio lasciando che l'accappatoio mi scivoli giù dalle spalle, Loki mi solleva sul bancone, poi appoggia un ginocchio sul bordo e sale su di me. Mi alza i polsi, li blocca sopra la testa: urta la brocca dell'acqua che cade a terra frantumandosi.

Ops.”

Rotola su un fianco e prendo io il controllo: con la testa urto la coppia di lampade che pendono dal soffitto. Non che me ne renda realmente conto, ma Loki scoppia a ridere e con un colpo di reni si alza a sedere, sfregando il palmo della mano sulla mia fronte colpita e baciandomi: "Ci pensiamo dopo, che vuoi che sia un po' di disordine?”

Sono troppo concentrata nei suoi occhi brillanti per dar peso al sibilo e all'ombra fuori dalla vetrata. Sono i suoi riflessi ad accorgersi dell'elicottero che si infila nel tetto dell'edificio di fronte come se fosse burro.

Io sento solo la presa del suo braccio attorno ai fianchi: ruota il busto e si butta a terra dietro al bancone tenendomi stretta e riparandomi: l'onda d'urto dell'esplosione sbriciola i vetri ed inonda il salotto di lingue di fuoco e fumo.

Ho sbattuto la testa, mi sento intontita. Loki mi schiaffeggia appena una guancia per farmi riprendere, poi si allunga a recuperare gli accappatoi, scuotendoli dalle schegge di vetro.

Gli splinker dell'antincendio partono disperdendo il fumo e spegnendo le poche fiamme che hanno attecchito al divano e ai mobili: "Andiamocene!" è il mio inutile suggerimento: Loki mi ha gettato addosso l'accappatoio, si è infilato il suo e mi ha preso in braccio puntando velocemente la porta d'entrata.

Usciamo nel corridoio in tempo per vedere la porta dell'ascensore aprirsi e Barton entrare accompagnato da Nat ed Hela, che Loki praticamente le strappa di braccio. Nat si limita ad alzare gli occhi al cielo.

Barton getta uno sguardo oltre la porta dell'appartamento, verso la vetrata in frantumi che si affaccia sul grattacielo di fronte, in fiamme, e poi guarda me: "Dimmi che stavate cercando di creare una certa atmosfera romantica e le cose vi sono sfuggite di mano.".

"Idiota" Sibila Loki. "Un elicottero si è schiantato su quel palazzo."

"Attentato terroristico?"

Annuisco, cercando di avvolgermi quanto più possibile nell'accappatoio:"Probabile."

"Non credo." Natasha ha mosso qualche passo dentro all'appartamento distrutto con un braccio davanti al volto per proteggersi dall'aria bollente spinta dentro dal vento: "Non può essere una coincidenza, con quello che sta capitando di sotto."

"Perché? Cosa sta succedendo?"

"Non avete notato nulla?" Natasha alza un sopracciglio quando scuoto la testa: "Pomeriggio costruttivo, vedo.”

Nessun campo nei cellulari, niente corrente elettrica, neppure le automobili funzionano.” Spiega Clint. “Se nella Tower non ci sono problemi di energia, è grazie al reattore ARC che la alimenta.” Indica fuori dalla finestra: nella ferita del palazzo colpito dall'elicottero si è appena infilato IronMan “Che è il motivo per cui IronMan vola ancora.”



Stark esce sfondando le finestre di lato del palazzo con tre persone aggrappate alla sua armatura e scende in strada per appoggiarle.

Quando risale si ferma davanti alla nostra finestra e apre l'elmo: “Un paio di estintori mi farebbero comodo.” Clint esce a recuperare quello dei corridoio, io gli porgo quello dell'appartamento. "Qualcuno ha già chiamato rinforzi?"

"Siamo isolati, Stark!" Spiega Clint. "Tutta Manhattan sembra esserlo."

"Sarebbe stato troppo facile, altrimenti." La visiera torna al suo posto ed Iron Man disegna una parabola per aria, prima di tuffarsi di nuovo dentro all'edificio.

"Dovremmo andare a dare una mano comunque." Propone Natasha. "C'è gente in panico la dentro, qualche mente fredda farà comodo." Io e Clint annuiamo, Natasha mi ferma: "Ho detto salvarli, non scaldarli. Forse è il caso che ti rivesta."

Ah già, è vero.

È che oltre i vestiti, è il caso che sistemi anche la mia famiglia, prima di correre di sotto.



Passo il palmo sul pannello di controllo e quando si aprono le porte precedo con Hela in spalla Loki all'intero della stanza: “È la Sala Relax di Bruce" Spiego. "Una sorta di Panic Room, senza finestre e completamente isolata. Ci sono i servizi essenziali, nient'altro, ma Hela può giocare con la sabbia del giardino zen... e potete impostare i pannelli olografici." Passo le dita sul cursore della consolle e le quattro pareti bianche vengono sostituite da una distesa infinita di dune di sabbia nella luce calda del tramonto. "Per precauzione è meglio che restiate qui dentro, sarete più al sicuro: le pareti sono altamente rinforzate, pressoché a prova di Hulk, quindi sono abbastanza certa che non vi capiteranno in fronte elicotteri in berserk.”

Loki annuisce, guardandomi palleggiare Hela che si guarda attorno sconfortata e tira su con il naso. Povera piccola, nelle ultime settimane non ha fatto che essere sballottata da un posto all'altro, da un guaio ad un altro. “Io... io devo andare.” La porgo a Loki, ma quando mi volto per uscire lei si sporge dalle braccia di suo padre agitando le braccine nella mia direzione: "Mamma!" Piagnucola. "Mamma!" Non posso dirle di no: quando la riprendo in braccio mi getta le braccia al collo stampandomi un bacio sugoso sulla guancia che non posso non ricambiare.

"Va tutto bene, piccola." Piccola mia. "Adesso la mamma va ad aiutare tanta gente in pericolo, ma tu starai qui con il papà, al sicuro e... e potrai giocare con la sabbia del giardino zen dello zio Bruce! Non è fantastico?" Mi avvicino al limite della passerella di legno, mi chino e prendo una manciata di sabbia e lasciandola scivolare tra le dita ed invitando Hela a fare lo stesso. "Visto, che bella? Ci puoi fare le costruzioni e poi... e poi ti insegnerò a tirarla negli occhi ai bambini dispettosi come Howie senza che nessuno se ne accorga. Ci vuole tecnica, e modestamente..." Appoggio la fronte alla sua, i nostri occhi sono vicinissimi.

Hanno il colore di quelli di suo padre, e brillano come i suoi pochi minuto fa. Ma la forma è la mia, così come quella del viso ed il sorrisetto sghembo. Le bacio la piccola fronte raccomandandomi di fare la brava e la appoggio nella sabbia, che ha già dato segni di volerla esplorare.

Quando mi rialzo le ginocchia si son fatte di piombo: "Torno appena possibile." Sussurro a Loki. Questa volta è lui a trattenermi: mi prende il viso tra le mani e appoggia le labbra alle mie.

È diverso da quelli che ci siamo scambiati solo pochi minuti fa.

Un bacio raro, un bacio di bisogno e gratitudine, profondo e perfetto nella sua unicità. Che se provenisse da qualsiasi altro uomo, non potrei definire diversamente da 'bacio d'amore'. Ma siamo io e Loki, per noi l'amore è qualcosa di imperfetto e ineffabile, una scintilla di luce soffocata da un mare di menzogne e sospetti.

"Ti aspettiamo." Sussurra solamente.

Sarà questo, per me, il significato di avere una famiglia? Minuti preziosi di calma apparente alternati da pericoli ed un bisogno spasmodico della certezza del ritorno?

Avrò modo di scoprirlo.

Spero.

Per il momento non posso far altro che rispondergli con un sorriso rassicurante ed uscire.




IronMan ha portato Clint ai piani alti, e lui e le uniche quattro persone non in completo panico sono riusciti a sbloccare la valvola di un idrante e a direzionarlo lungo le scale, Natasha fa lo stesso ai piani bassi: Comunicare senza il via radio è impossibile, quindi dobbiamo attenerci al piano iniziale: cercare di tenere sotto controllo l'incendio, mentre io e Morrigan facciamo avanti e indietro dalla strada con il teletrasporto, portando con noi quanta più gente possibile.

Anche se il tragitto è breve, in poco tempo sono già madida di sudore, faccio fatica a respirare e la testa mi gira vorticosamente: L'edificio ospita degli uffici, pieni di persone in orario di apertura. Beth e un poliziotto che è riuscito ad arrivare a piedi mi sostengono mentre barcollo, dopo essere riuscita a scrollarmi di dosso le quattro persone che ho tratto in salvo. Mi porge una bottiglietta d'acqua, ne tracanno un sorso e versandola nel tappino cerco di dare da bere a Morrigan, che sembra soffrire anche lei per il fumo nell'edificio.

Beth si strappa un pezzo di gonna della divisa, lo imbibisce d'acqua e lo mette vicino al viso della persona più vicina, che sta tossendo, raccomandandosi di tenerlo ben vicino al naso: “Ho fatto un corso di pronto soccorso, da ragazzina.” Spiega brevemente. “Veterinario, a dire il vero. Ma il concetto è lo stesso!”

Da lontano vedo arrivare anche un gruppo di vigili del fuoco, a piedi ed avvolti dalla canna dell'idrante come se fossero tra le spire di un serpente. Indico al poliziotto le posizioni da dargli, riprendo fiato e riporgo il palmo al mio corvo: in un istante sono di nuovo dentro, nel piano immediatamente sotto all'impatto. Mi porto una mano davanti alla bocca maledicendomi per non aver cercato qualcosa con cui ripararmi dal fumo acre: bastano pochi secondi per avere occhi e polmoni che bruciano. "C'è nessuno?" Chiamo. Mi risponde una raffica di colpi di tosse e una mano che si agita appena da dietro una delle scrivanie. Corro a soccorrere un uomo pingue e ribaltato dalla sedia. Tolgo la plafoniera che ha addosso spaccandola con tre colpi d'ascia e lo aiutarlo ad alzarsi: mi si incolla addosso come una cozza, tossendomi in un orecchio implorando aiuto: "Adesso ce ne andiamo di qui." Prometto. "C'è qualcun altro?" Lui scuote la testa, ma riesco ad intravedere una testa riversa sul pavimento. Trascino il ciccione per raggiungerla, quasi mi strozza aggrappandosi al collo: "Sono un uomo ricco!" Sputacchia.

"Buon per lei."

"E scapolo."

"Si faccia delle domande."

Farò tutto quello che vorrà se mi porta via di qui ora”

Riesco a raggiungere la testa: è una donna, il battito della carotide è appena accennato. Stringo la sua mano e poi Morrigan ci riporta in strada.

Questa volta crollo sulle ginocchia con il ciccione addosso, sudato e tossicchiante: Ci vogliono due uomini per togliermelo di dosso. Altri due si prodigano sulla donna, le sollevano il collo e le aprono la bocca per tentare di rianimarla.

Un vigile finalmente mi porge una mascherina per l'ossigeno, indico Morrigan con la testa e tra le lacrime che mi offuscano gli occhi intravedo la testa bionda di Beth prenderla tra le tra le mani e avvicinarle la mascherina al becco. Un paio di ragazzi riprendono con il cellulare. Mi alzo la mascherina per invitarli a muovere il culo e far qualcosa di utile.

Non mi danno molto ascolto, anche perché IronMan mi atterra di fianco e alza l'elmo: "I piani alti sono sgombri, ho appena riportato Barton giù. Ci sono ancora dei focolai nella zona colpita, purtroppo non sono riuscito a far molto là dentro, l'esplosione iniziale non ha lasciato scampo alle persone che c'erano. Come ti senti?"

"Bene" Cerco di rispondere, con l'abbassalingua di un paramedico infilato in bocca e la lampadina diagnostica che mi acceca. Quando la abbassa noto che ha anche due occhi splendidi.

Sino a tre settimane fa gli avrei chiesto un appuntamento. Ma ora ho una figlia e sono pure impegnata.

Però ha due occhi splendidi, e magari stasera non avrà nulla da fare...

Oh Adie, dacci un taglio, hai una bambina e sei pure impegnata!

"Credi anche tu sia stato un atto terroristico?"

Alzo le spalle, il paramedico mi chiede di abbassare la tuta per auscultarmi i polmoni.

Volentieri.

Beth, invece, annuisce: "Un aereo è ammarato sull'Hudson." Spiega. "Le comunicazioni sono del tutto interrotte: niente cellulari, telefoni o radio. Non funziona... nulla! I paramedici e i vigili che sono intervenuti sono arrivati a piedi, e solo perché sono stati avvisati da alcune persone. Mel, la mia collega, ha corso sino alla stazione di Polizia più vicina per chiamare aiuto.”

"E se non fosse solo New York?" Ipotizza il mio paramedico. Stark aggrotta le sopracciglia. Poi guarda il cielo, verso ovest. Catturo un lampo d'angoscia nella sua espressione. Poi abbassare la visiera dell'elmo e saetta via prima che possa chiedergli spiegazioni.

Mi viene da pensare solo ad una cosa, e scaccio con forza il pensiero dalla mia testa:

Pepper ed Howie sono partiti stamattina.



Thor ha un vistoso livido sulla guancia e solo una sacca gettata sulle spalle.

Attraversa il cancello del Bifrost a piedi, senza armatura, con il Mjolnir che pende tranquillamente da un fianco, e saluta Heimdall con un mezzo sorriso: “Immagino tu sappia già tutto.” Il Guardiano annuisce, senza staccare gli occhi d'oro dal meraviglioso abisso stellato davanti a sé: “Spero che Sif saprà perdonarmi. Spero che voi tutti sappiate farlo. Un giorno, forse, sarà in grado di farlo anche mio padre.”

È tua intenzione dirigerti a Midgard?”

Certo.”

Finalmente, Heimdall gli rivolge il suo sguardo preoccupato: “Allora è il caso tu sappia qualcosa.”



"Credi davvero sia così?" Natasha si è seduta sull'asfalto al mio fianco e divide con me la mascherina dell'ossigeno. Mi sento ancora la gola irritata, ma è più un fastidio che un dolore vero e proprio.

"Non ne ho idea" rispondo, accarezzando le piume di Morrigan, ora di nuovo tranquilla e ristorata tra le mie mani.

Anche Clint ci ha raggiunto e con il volto arrossato dalla vicinanza per le fiamme sembra appena tornato dal sole dei Caraibi. Glielo faccio notare e lui sorride appena, facendomi ricordare improvvisamente che è passato troppo tempo da quando abbiamo condiviso una battuta e una risata.

Da prima che Loki ricomparisse dal nulla con Hela.

Praticamente, una vita fa.

Lo sconvolgimento della mia vita ha influenzato le mie amicizie.

Forse non erano così forti come pensavo.

OcchioDi Falco fissa un punto, lontano sulla strada e sospira che finalmente stanno arrivando rinforzi. Seguo il suo sguardo attraverso le barelle improvvisate e le persone stordite, la polvere ed i calcinacci del palazzo sventrato ed i fogli che scappano dalle finestre degli uffici. C'è un gruppo di uomini che avanza. Sono armati e guidati da un'inconfondibile figura nera avvolta nell'immancabile, lungo cappotto nero.

Rinforzi?

Scambio uno sguardo con Natasha.

Non credo.

I rinforzi per soccorrere le vittime di un atto terroristico non hanno i mitra spianati.

Lei si piega appena verso di me e mi sussurra di andar dentro: Ha già capito al volo il mio pensiero.

Come sempre.

Mi alzo cercando di mantenere la calma, avvicinandomi all'entrata della Tower accarezzando Morrigan con aria indifferente. Attraverso l'atrio deserto - anche la sezione lavorativa deve essere stata evacuata – e salgo sull'ascensore.

Scendo a tre piani più sotto del dovuto, fermo le fotocellule della porta e faccio saltare il pannello dei comandi facendo leva con la punta di un'ascia. Stacco i cavi dei comandi, tutti, passandomeli tra le dita e facendoli sfrigolare con il fuoco fatuo.

Questo non li fermerà, ma di sicuro li ritarderà quanto basta.

Rimetto a posto il pannello e scendo.


Quando entro nella Sala Relax gli ologrammi delle pareti sono fronde verdi e rigogliose di alberi.

Loki si è arrotolato i pantaloni sul polpaccio e tiene Hela per le manine, sostenendola mentre sgambetta e ride nell'acqua della fontanella. Quando lui alza lo sguardo, mi rendo conto di non averlo mai visto così sereno.

Ed io con che coraggio li interrompo?

Mi indica ad Hela ed una sua manina scivola dalla sua e si agita nella mia direzione: “Hai visto? La mamma è già tornata!” Alza lo sguardo ed incontra il mio. Ed aggrotta la fronte: “Ma non credo che abbia buonissime notizie...”

Affatto.” Ammetto: “Dobbiamo andare via di qua.”

Loki esce con Hela dall'acqua e mentre lui si infila nuovamente le scarpe io riassetto la bambina. Catturo un tenue bagliore verde con la coda dell'occhio e quando alzo gli occhi lo trovo vestito della sua tenuta asgardiana: “Troppi veivoli cadenti?”

Fury sta venendo qui.”

Ebbene? Mi pare che avessi detto 'non più incontri clandestini'. Non si sorprenderà a trovarmi qui, sei stata tu stessa a dirglielo.”

Appunto: ho fatto una cazzata enorme.”

Parla bene, la bambina ripete tutto.”

Non è il momento di sindacare sul mio linguaggio! Là fuori sta succedendo chissà che cosa: dall'equipaggiamento che ha addosso e dal gruppo di soldati che lo segue direi che non sta venendo a prendere un the.”

Sogghigna: “Cielo, tremo di paura.”

Non essere sciocco: Non puoi affrontarli. Credo ti ritengano responsabile di quello che sta capitando”

Comprensibile sospetto.”

Meglio che voi due stiate da Amon, al momento.” Loki si irrigidisce: “Non preoccuparti, hai sentito che ha detto Erzsebet: hai il Salvacondotto, finché viaggi con Hela. Sistemerò tutto, non possiamo permetterci di peggiorare la situazione. Voi...” Loki ha distolto lo sguardo, fissa un punto indeterminato nella stanza con la bocca schiusa. Questa è decisamente un'espressione che gli ho già visto indossare. Appoggio le dita sul suo mento e lo volto delicatamente verso di me. “C'è qualcosa che non va?”

Sbatte le palpebre, mi rivolge di nuovo gli occhi. “Questa situazione. Direi che non va.” Me non è solo questa, vero?

Devo restare qui, non posso lasciarti sola.”

Non sono da sola, non preoccuparti per me. Hela deve essere tenuta al sicuro, almeno finché non sappiamo cosa sta accadendo. Negli Inferi non correrà pericolo, e potrete stare insieme. Perché gli Inferi sono sicuri, vero?”

Lui annuisce appena. Decisamente, c'è qualcosa che sta nascondendo.

Se tu pensi che sia più saggio andarsene, allora andremo.” Si avvicina per baciarmi ma si blocca, ed io non mi avvicino di più.

Ci mentiamo a vicenda, ma non così tanto.

Accarezzo la guancia di Hela, È così indifesa...

Posso solo sperare che negli Inferi Erzsbet ed Amon la possano davvero proteggere.

Le sorrido di rimando. Poi ordino a Morrigan di portarli nel Limbo.



Li attendo nel corridoio, davanti alla porta delle scale antincendio da cui sento i passi e le voci.

Quando sfondano la porta lascio cadere a terra le asce e alzo le mani in segno di resa.

Gli agenti mantengono il mitra spianato puntato verso di me, mentre mi circondano camminando cauti. Fury entra per ultimo, ed abbassa la pistola quasi subito. “Agente Borgo, sai benissimo perché siamo qui. Consegnaci Loki e non subirai conseguenze.”

Alzo le spalle cercando di mantenere il più possibile la calma: “Direttore, con tutto il rispetto, ma si sta sbagliando, questa volta. Le posso assicurare che...”

Allora al tuo fidanzatino non importerà se facciamo un paio di domande, vero? No perché per il tipo di merda in cui ci troviamo ora, non posso che essere certo del suo coinvolgimento.” Fa un cenno con la testa e qualche soldato alle mie spalle si stacca dal gruppo ed inizia a perquisire il corridoio e ad entrare negli appartamenti.

L'hai davvero già fatto scappare?”

L'ho spedito all'Inferno.”

Detto da qualcun altro, Borgo, ne sarei sollevato. Ma in questo caso non posso fare altro:Agente Borgo, ti dichiaro in arresto per collaborazionismo con il pericoloso criminale Loki, sospettato anche dei recenti attentati terroristici alla città di New York.”



Esco dalla Tower con i polsi legati dietro la schiena sotto una nevicata di frammenti di cenere.

Natasha si rialza da terra, fa per venirmi incontro divincolandosi dalla mano di Clint che la trattiene per un braccio. Mi salgono le lacrime agli occhi quando afferro il suo labiale: Se l'è cercata e cerco lo sguardo di Natasha: Resta ferma dove sei le suggerisco con la mia occhiata.

Ti vengo a prendere Mi rispondono i suoi occhi chiari.

Clint, invece, mi rivolge la schiena.

Nonostante quello che faccio, nonostante non li abbia mai traditi, sono bastati i miei sentimenti verso la persona sbagliata per sbriciolare tutta la sua fiducia nei miei confronti.

Me la sono cercata.

I due agenti alle mie spalle mi spingono in avanti, passo in mezzo ai paramedici e ai pompieri ancora impegnati tra i feriti. Il ciccione che ho salvato solleva la faccia da terra e mi indica con il dito grassoccio: “Hey! Hey ma quella mi ha tirato fuori dall'ufficio!” Bravo, Pallone, fai vedere la tua gratitudine. Mi ha fatto respirare tutto quel fumo per salvare una già morta! Ha rischiato di uccidermi!”

Come? CREPA INCHIAVATO, LURIDO GRASSONE!”

Probabilmente mi divincolo troppo per i gusti di Fury, perché lo vedo estrarre qualcosa dalla fondina interna al cappotto, puntarmela addosso e fare fuoco.

L'effetto della Pistola della Buonanotte è immediato.



Ad Hela il teletrasporto non piace, l'ha già verificato in precedenza. Forse è perché le ricorda la fuga rovinosa da Nifleheim, o forse per una bambina così piccola è semplicemente molto scombussolante.

Si è aggrappata alla sua casacca e ha tuffato il faccino sul suo petto, soffocando il pianto di protesta tra i suoi vestiti.

Le accarezza la testina e le bacia la piccola fronte: "È tutto passato" le sussurra rassicurante. "Siamo arrivati."

"Già. Quando si dice il caso."

Loki alza gli occhi verso Erzsebet. La Regina del Limbo è vestita di un'armatura nera e oro che le copre le spalle e il busto, i capelli biondi raccolti sotto un elmo elaborato e una falce dal lungo manico nel pugno destro. Il volto è pallido e teso, le labbra livide serrate.

"Vedo che i preparativi per la cerimonia proseguono." Ironizza Loki, asciugando le lacrime di Hela con le dita e prendendola in braccio meglio. "Sono certa che Addison apprezzerà lo stile."

La Regina gli volta le spalle, incamminandosi lungo il corridoio, e solo in quel momento Loki si rende conto di quanto sia buio.




Vi presento Loki Laufeyson, signori, l'uomo che riesce ad andare nei casini con una facilità sorprendente.

Sono in fase 'Brodo di Giuggiole' per TWS ed in crisi scrittoria acutissima. Non una bella accoppiata.

Anyway, eccoci qui.

Fury fa anche la figura dello stronzo, poraccio.

Ma in fondo non ha tutti i torti. Vedremo come butta.

Non mi resta che ringraziarvi per la vostra persistenza nel seguire questa storia. E per la vostra dolcezza nel commentarla: siete preziose, non mi stancherò mai di dirvelo.

Per ulteriori domande, e per capire da quale profondo stato di disagio mentale sono pervasa, vi rimando al mio ask.

E che Odino che la mandi buona, una volta tanto.

Alla prossima, se non vi sarete stufati,

EC


Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Another One Bites the Must ***



The Seventh:

Hellraiser




Part 9: Cloudin'


Chapt 12: Another One Bites the Must



C'è voluttà nell'accusarci: quando ci accusiamo sentiamo che nessuno può biasimarci.

[Oscar Wilde, Il Ritratto di Dorian Gray]



IronMan vola a bassa quota, cerca di trovare punti di riferimento per seguire la rotta abituale dello StarkJet. Senza strumentazioni mantenere il senso dell’orientamento è praticamente impossibile, Tony può solo fare affidamento al suo straordinario cervello, e calcolare la distanza percorsa in base all'orario di decollo e alla velocità di crociera solita di Happy - Happy! Come ha fatto a dimenticarsi di Happy! Anche lui è sicuramente stato coinvolto.

Non riceve più J.A.R.V.I.S. da che ha lasciato la Tower, ma non ha tempo di valutare le teorie di cosa possa essere successo per far piombare improvvisamente gli Stati Uniti - Solo la loro Nazione? Perché dovrebbe solo essere la loro Nazione? Per lo stesso motivo per cui i Meganoidi attaccano solo il Giappone? - in un medioevo post apocalittico, senza automezzi funzionanti e telecomunicazioni.

Controlla in ogni incendio, ogni segno di incidente aereo che si trova sulla sua rotta. È sgomento di trovarne a decine – è come se gli aerei fossero grandinati dal cielo – sulla sua strada.

Cos'avrebbe lo StarkJet per non subire la stessa sorte?

Nulla.

Ma c'erano Pepper e Howie a bordo, quindi non può semplicemente essere successo.

Non può essere successo niente.

Niente.

Non c'è niente senza Pepper. Non c'è niente senza Howie. Senza di loro, lui stesso è niente. Nulla.

E nulla e niente non sono definizioni da Stark.


Secondo i suoi calcoli l'ultima grande città che si è appena lasciato alle spalle è Cleveland, sdraiata sulle rive del Erie e puntellata da incendi e pinnacoli di fumo. La pianura finisce velocemente, è solo un lampo grigio e marrone, le colline verdi diventano brulle e rocciose montagne ancora prima.

Ed è una di queste che trova l'ennesima traccia di un incidente: una grossa macchia nera sul costone roccioso della punta, tracce di denso fumo nero che si alzano dai resti della foresta carbonizzata.

I rottami sono localizzati in prossimità del luogo dell'impatto, le fiamme li avvolgono quasi completamente ed il calore dell'incendio è a malapena sopportabile anche per l'armatura.

La lega di alluminio con cui è costruito lo StakJet resiste a temperature di 660 gradi centigradi.

Il calore generato dall'esplosione di diecimila galloni di carburante produce una temperatura di 800 gradi centigradi.

La Mark XVI resiste a temperature superiori ai 900 gradi.

Decisamente, non è solo un fattore di resistenza dei materiali.

È l'anima, che brucia più di qualsiasi altra cosa.

La punta della coda spunta dalle fiamme.

È piegata ed in gran parte annerita, ma il logo della Stark Industries è ancora ben visibile come se fosse una bandiera.

Un monumento.

Una lapide.

Tony Stark cade in ginocchio, l'armatura di IronMan che si stacca e cade a terra in mille inutili pezzi diventando nulla.





Ho mal di testa.

No, non è giramento post sbronza o post sforzo.

Questa è un'emicrania bella e buona, una di quelle in cui ti sembra di avere un'accetta ficcata nella tempia. Cosa che non mi sento da escludere, può capitare: un attimo di disattenzione, un movimento brusco, e - Zack! - finisci trapassata dalla tua stessa arma.

Mi è già successouna volta, in fondo. È che non avevo il mal di testa.

Cerco di alzare un braccio per massaggiarmi la tempia, ma qualcosa lo forza a restare piegato dietro alla mia schiena. Provo anche con l'altro: stesso risultato.

Cerco di orientarmi: Sono seduta, piegata in avanti su un tavolo con la guancia a contatto con la sua superficie fredda e le braccia dietro alla schiena. Ammanettate.

Alzare la testa è più difficile di quanto pensassi, mi sento tutta intorpidita. Sbatto le palpebre un paio di volte per cercare di mettere a fuoco meglio il posto in cui mi trovo.

Sedia di metallo, tavolo di metallo, pareti di metallo con struttura ad alveare, grande specchio rettangolare sulla parete di fronte: la stanza interrogatori standard dello S.H.I.E.L.D..

Il design è sempre lo stesso per qualsiasi struttura dell'agenzia in modo che l'interrogato non possa trovare punti di orientamento e capire dove si trovi. Potrei essere alla Base Manhattan come al Triskelion, sull'Helicarrier come nell'Hub.

Concentrandomi non riesco a percepire nessuna vibrazione o rollio, neppure al minimo, quindi tendo ad escludere di trovarmi su una base mobile. Ho scartato ben il 30% di possibilità: Gran passo avanti.

So che al di là del vetro c'è qualcuno di guardia e il mio risveglio sarà già stato riferito a chi di dovere.

Meglio prepararsi a come impostare l'interrogatorio.

Dura e sprezzante?

Pentita e abbattuta?

Strafottente e Menefreghista?

Prima che possa prendere una vera decisione la porta si apre ed entra la figura scura e severa del Direttore.

Che non è persona abbastanza prevedibile.

Dovrò buttarla sull'improvvisazione.

"Se non fosse per le manette ed il cerchio alla testa, penserei ad un deja-vu." Esordisco con un mezzo sorriso.

Fury non reagisce né si siede. Resta in piedi, fisso di fronte a me con le braccia incrociate e l'occhio puntato sul mio viso.

Opto per il silenzio e restituisco lo sguardo. Se potessi accavallare le gambe ostenterei meglio la mia calma apparente.

Se indossassi un tubino bianco e nessuna mutandina potrei imitare Sharon Stone.

Ho tutto il tempo che voglio, Direttore. Lei può dire lo stesso, così solitamente impegnato?

Mi umetto le labbra e decido di aggiungere conciliante: "Non sono qui per peggiorare le cose."

"Infatti. Sei qui perché sei in arresto, quindi legalmente costretta.”

La bassa considerazione che ha della mia capacità di giudizio quasi mi offende.”

Faresti bene a sentirti profondamente offesa, Borgo.” Appoggia le mani allo schienale dell’altra sedia, ma senza scostarla o sedersi. Non è che non ha tempo, è che vuole farmi passare chiaro e tondo il messaggio che per lui non valgo più che una manciata di minuti: “E così ora lo difendi a spada tratta. Non c'è che dire, Borgo, il tuo lento ed inesorabile degrado sta procedendo.”

Se non fossi sicura di ciò che affermo non-”

Così sicura?”

So dov'era Loki oggi pomeriggio.”

Perché immagino che il tuo Loki non sappia essere in due posti contemporaneamente, vero?”

Ah beh, se la mette così allora... “Stavamo scopando sul bancone della mia cucina, ora distrutta.” Tiè,si becchi questo. “E sì, sono abbastanza certa della sua presenza, in quel momento.” E si tolga quella smorfia dalla faccia, me l’ha chiesto lei.

Molla lo schienale come se fosse diventato improvvisamente bollente ed inizia a passeggiare avanti e indietro: “Sai cosa vedo davanti a me? Uno spreco. Un fottuto spreco di risorse. Anni di addestramento d'alto livello, missioni, risultati, talento: tutto buttato al vento. Eri una delle migliori - “

Io sono una delle migliori.”

Le migliori, ed i migliori, non vendono la loro anima al diavolo.” Mi concedo un sorrisetto: si figuri, è mio parente: “I migliori rispettano i propri superiori. I migliori eseguono gli ordini. I migliori non commettono errori dettati da un bieco ed ingenuo sentimentalismo. Devo continuare l'elenco?”

Non si scomodi, lo faccio io: “I migliori non sono soldatini telecomandati: Quelli sono della CIA. Tanto meno, sono votati ad una morale propagandistica: quello è l'FBI. I migliori hanno una decisa capacità di giudizio. I migliori, spesso, si sporcano le mani. Lei è stato uno dei migliori, o non sarebbe Direttore ora. E senza uno dei migliori che ci sono adesso, quella che considera la sua migliore agente in assoluto sarebbe sottoterra con una pallottola in mezzo alla fronte. Si chiama Libero Arbitrio, e mi perdoni se per natura mi definisco un'esperta in campo.”

E ultimo, ma non per importanza, i migliori non si sottraggono ai loro doveri, né alla fedeltà di chi li ha fatti diventare tali.”

Direttore, ora è lei a buttarla sul sentimentale: Non faccia passare lo SHIELD per l'orfanotrofio caritatevole che non è. Non raccogliete ragazzi di strada per una missione umanitaria: ci selezionate uno ad uno, ci studiate, ci classificate, ci addestrate per servire scopi più alti e farci morire di morti che altri decidono. Alcuni di noi accettano perché non hanno alternative. Altri perché possono lasciare libero sfogo alla loro natura violenta avvalendosi del diritto di difesa del loro Paese. C'è chi carica a testa bassa, chi prende la mira, chi studia e crea in un laboratorio attrezzato. E poi ci son quelli che vogliono sapere, conoscere. Che non accettano di essere messi a tacere, o di ricevere esclusivamente ordini. Quelli che disubbidiscono all'ordine che li porterà a morte sicura, o che risparmiano qualcuno perché non vedono solo un bersaglio da eliminare. Ci sono quelli per cui tutto ciò fa parte della loro natura più intima, e come tale la conoscono e sanno porre i loro limiti ed imporre la propria volontà. Libero Arbitrio, dicevamo. Conscio di ciò che vai incontro, scegli comunque la strada che ritieni giusta.”

Scegli così di farti usare e gettare una volta inutile? Di vivere per tutta la tua vita guardandoti le spalle da chi sostieni di amare?”

Con tutto il rispetto, Signore, ma non è già così?"




La Sala del Trono è gremita di demoni armati.

Parlano tra di loro concitatamente, si urlano a vicenda accuse e ragioni.

Amon, in mezzo a loro, ha lo sguardo fisso e concentrato su quella che sembra una scultura a forma di cono rovesciato, che si muove in continuazione: una cartina della Voragine intagliata nella pietra nera.

Lungo le linee della voragine si alzano e si abbassano di corpi avvinghiati nella lotta, fiamme, esplosioni come un grottesco bassorilievo in perpetuo movimento.

Loki può sentire le grida echeggiare dal profondo anche restando a distanza.


Erzsebet si avvicina al Re e gli sussurra qualcosa nell'orecchio. Lui congeda i consiglieri con un cenno della mano senza alzare lo sguardo dalla riproduzione della Voragine: "Speravo giungessi accompagnato da mia cugina."

"Deve adempiere ad alcuni suoi doveri."

"E tu ai tuoi." Amon si appoggia ai bordi del cono e alza finalmente gli occhi d'oro. "Immagino avrai compreso l'agitazione."

"Ne ho avuto sospetto."

"Una manciata di ore fa la notizia della scelta della Principessa Erede del regno del Limbo è arrivata a tutti gli Inferi. Insieme alla carogna di un messaggero dei piani bassi. Pare ucciso da uno dei nostri soldati."

"Un atto di deprecabile insubordinazione."

"Dalla descrizione che hanno fornito alcuni testimoni l’ho individuato e passato a fil di lama e gettato nell'abisso. Non è servito a placare gli animi." Amon piega la testa di lato: "Ma forse consegnando il vero responsabile..."

Loki si ritrova la lama della Regina a pungergli la nuca. Si sforza di piegare le labbra in un ghigno sfrontato: "E priveresti la tua preziosa Erede di suo padre?"

"Sì." La lama di Erzsebet punge con più insistenza."Nulla me lo vieta. Soprattutto visto lo scherzetto che ci hai giocato. Hela non se ne accorgerà neppure. Un peccato, in fondo: non rammenterà il padre che l'ha tanto amata e cresciuta con tale dedizione. Quanto ad Addison... beh, basterà spiegarle il vero motivo che mi ha spinto a tagliarti la testa e comprenderà. Alla fine, oltre alla vita, avrai perso l'amore delle due persone a cui tieni di più al mondo."

Faticando a restare calmo e trattenendo Hela a sé quasi inconsapevolmente, Loki alza una spalla e simula indifferenza: "Sono abbastanza abituato a perdere. Da morto non farà poi questa gran differenza."

"Bugiardo." Sogghigna Amon.

"Sorpreso?"

"Dalla tua arrendevolezza sì." La lama di Erszebet si abbassa all'invito del marito e la Regina affianca Loki, circonda la vita di Hela con un braccio e la prende con sé senza che nessuno dei due opponga resistenza.

"Riconosco l'ineluttabilità del destino. Tuttavia..." Loki si avvicina alla riproduzione della Voragine in guerra ostentando una forzata calma: "Tuttavia potrebbe anche essere utile un mio diretto intervento."

"Intendi batterti tra le mie schiere?"

"Con tutto il rispetto, Re Amon, ma non parli con il più insignificante dei fanti: io ero un Re, non un soldato esule da qualsiasi discernimento. Offro qualcosa di più risolutivo del mio braccio."

"Sarebbe?"

"Ciò che hai già cercato e ti è stato negato."

"La Gemma dell'Anima." Sussurra Erszebet.

"So dove Odino le nasconde, so come celarmi dall'occhio del Guardiano di Asgard e come sottrarla."

I due sovrani si scambiano uno sguardo, poi gli occhi dorati di Amon tornano a fissarsi sui suoi. Tra le mani della Regina, invece, compare un'elica dorata, che si scinde in minuscoli granelli di sabbia e si compatta a formare una clessidra: "Hai un'ora di tempo. Il mio Corvo ti condurrà su Asgard e ti terrà sott'occhio. Vedi di fare attenzione:" Amon piega nuovamente le labbra in un sorrisetto: "La Proclamazione di Hela non è ancora avvenuta. Sino ad ora - e finché questa guerra non sarà finita - lei non sarà realmente al sicuro."

Loki emette uno sbuffo, come se la cosa fosse di poca importanza, poi si avvicina ad Hela e le stampa un bacio sulla piccola fronte. "Esprimo solo la richiesta che la riportiate da sua madre: non è posto sicuro per lei questo."

"Se pensi che sulla Terra le cose vadano meglio, ti sbagli di grosso. È meglio che ti muovi: la sabbia nella clessidra sta già scorrendo."



Nella sala ristoro del terzo piano, l'agente di quinto livello Leopold Fitz si fa piccolo piccolo nell'angolo tra le macchinette automatiche appena sente i rumori fuori dalla stanza: dall'oblò della porta di ingresso vede solo una porzione della testa rossa dell’Agente Romanoff, illuminata dai neon di emergenza, e parte del volto dell’Agente Barton. Fitz non può che definire feroce la lite in corso dal tono concitato dei sibili che riesce a captare.

Poi il rumore di uno schiaffo e Barton che entra nella stanza sbattendo la porta e massaggiandosi la guancia.

"’Fanculo, ‘fanculo, FANCULO!” Urla tirando un pugno al distributore spento incrinandonde il portellone di plastica. Solo dopo nota Fitz: "Oh, sei tu."

"Vado subito, Signore, non intendevo disturbarla."

"Non ti conviene." Barton sposta con un calcio il distributore e ci infila una mano dietro: "Per come vanno le cose là fuori, meglio per te se resti qui e ti fai un goccetto." Ne estrae una bottiglia di Burbon e due bicchieri. "La scorta personale mia e del tuo capo, Coulson. Non gli dispiacerà se ne assaggi un po'."

"...ma io..."

"Dispiacerà a me, invece, se non lo fai."

"D'accordo, ma proprio due dita, eh..."



Hey!”

Natasha passa tra due agenti facendosi largo con una spallata senza curarsi di voltarsi indietro a scusarsi. I due non insistono oltre, vedendola proseguire a passo veloce nel corridoio in penombra.

La VedovaNera segue il gomito del corridoio e passa oltre la porta dell'Armeria1. La telecamera di sicurezza la inquadra mentre rallenta, si passa una mano tra i capelli, si guarda attorno con aria angosciata per poi appoggiare la mano al lettore delle impronte ed entrare.

Come se cercasse un rigugio.



Il cielo che si apre in un vortice e lo scrosciare di colori alle sue spalle non può che annunciare l'arrivo di Thor. Tony non si volta neppure: non ha bisogno di sincerarsene né tanto meno ha le forze per farlo. Sente a malapena la sua presenza ed i suoi passi, e poi la grossa mano callosa appoggiarsi alla sua spalla.

Ho chiesto ad Heimdall di mandarmi da chi ha più bisogno di me.” Tony non reagisce e Thor alza gli occhi al cielo: la pioggia che segue immediata spegne gli ultimi focolai dell'incendio e disperde il fumo nero. Poi si china davanti a Tony, lo prende per le spalle e lo scuote: “Amico mio, non perderti nel tuo dolore...”

E che dovrei fare?” Tony stringe i pugni sugli occhi pesti: “Alzarmi e pontificare su una vendetta eroica? Verso cosa, e perchè?” Livido dalla disperazione, e fradicio dalla pioggia, Tony inizia a percuotersi: “Perché indosso un’armatura del cazzo che mi serve per fare qualsiasi puttanata tranne salvare la mia famiglia?”

Thor gli afferra i polsi per farlo smettere, e li tiene stretti finché non lo vede calmarsi e smettere di urlare. “Tu non hai idea di quanto il tuo dolore sia il mio.” Posa lo sguardo tra le lamiere fradice e fumanti dell'aereo. “Meglio che tu stia qui.”


Cammina in mezzo ai resti fumanti e bagnati. Cerca tra i sedili divelti e anneriti, solleva e disincastra le lamiere contorte. Dopo qualche minuto è Tony a rompere il silenzio: “Non hai trovato nulla?” L'altro scuote la testa. “Neppure...”

Nessun pietoso resto, Tony.”

Neppure una valigia rossa?”

No.” Thor allarga le braccia: “I rottami sono sparsi, potrebbe ovunque...”

Ma Tony ha già infilato un braccio nell'armatura. Infila due dita in una fessura e borbotta qualcosa sul richiamo manuale. “Se si trova nel raggio di dieci metri...”

Cosa vi era in quella valigia di tanto importante?”

Non capisci? La valigia è la StarkMom! L'armatura che ho creato per Pepper, che può contenere lei e Howie contemporaneamente!” Tiene le dita premute della fessura e cammina avanti e indietro febbrilmente. “Le comunicazioni satellitari sono interrotte, quelle via radio pure a quanto pare. Ma il segnale di feedback in modalità manuale della StarkMom non si appoggia a queste due vie. Appunto perché è di emergenza!” Cammina ancora lungo il pendio, agitando febbrilmente il braccio, con Thor che lo segue preoccupato: “Se la valigia non è qui significa che Pepper ha fatto in tempo ad indossarla e a salvarli! Come ho fatto a non pensarci prima!” Tony scala le rocce, quasi saltella tra un sasso e l'altro: “Non c'è, non c'è, NON C'E'! Ecco perché non hai trovato i corpi! Perché Pepper, la mia Pepper, e il mio Howie sono SALVI!” Alza le braccia al cielo, verso le nuvole che Thor sta disperdendo. “Come ho fatto a dubitare delle capacità di mia moglie?” Raggiunge Thor con un salto e per poco non lo travolge per abbracciarlo: “Capito, Thor-tello? La mia famiglia è viva. Viva! E se non fossi così fedele a mia moglie ti avrei già baciato, bella puttana bionda che non sei altro!”




Io non dovrei trovarmi qui.” La testa di Fitz ciondola quando cerca di appoggiare il bicchiere vuoto al tavolo. Manca clamorosamente l'appoggio e rotola per terra. Ridacchiando, si china sulle ginocchia malferme per raccoglierlo. “Io... io dovrei essere di sotto a dare una mano a... a mettere a posto tutto questo casino.”

Clint si versa un altro sorso e fa spallucce: “Che importa? Tanto non funziona niente e nessuno ha idea di che cazzo stia capitando.”

Fitz si appoggia il dito alle labbra e sibila un 'Ssst!' Per poi rialzarsi, gesticolando con il bicchiere. “Non avremo ancora capito che caspita accade, ma so come far funzionare di nuovo un'auto. È semplice.” Soffoca un rutto: “Il solenoide.”

Cosa?”

È il solenoide. Va cambiato. In tuuuutte le auto. L'ho appena fatto con Lola, e ora funziona benissimo.” Schiocca le labbra, tronfio della propria scoperta. “Qualsiasi cosa sia successo – io dico tempesta solare, ma ci sono anche altre teorie – ha causato una tempesta magnetica di tali dimensioni da mettere fuori uso qualsiasi apparecchiatura elettrica ed annullare qualsiasi comunicazione!”

Un bel casino.”

Assolutamente! Significa che qualsiasi cosa sia stato, ha interferito con il campo geomagnetico terrestre in un modo che non si era mai verificato prima d'ora. Se ci pensa, agente Barton-”

Ti prego, chiamami Clint”

Se ci pensa, agente Clint, la cosa è straordinaria.”

Clint sembra sinceramente ammirato: “E come mai, con questa tua teoria, sei qui a farti un goccetto con me e non a tenere un dibattito con gli altri cervelloni dello S.H.I.E.L.D.?”

Oh, questione di gerarchie.” Sbuffa Fitz agitando il bicchiere con noncuranza. “Il Briefing a cui potrò partecipare con il mio livello deve ancora essere annunciato. Tutta la base è nel caos!”

Ma tu...tu hai capito la cosa del solenoide! Hai riparato una macchina!”

Non pare essere una cosa così eclatante...”

E se...” Clint si gratta il mento, poi scaccia l'idea con un gesto. “Naah. Lascia perdere.”

Ti prego, dimmi pure.”

Mi domandavo se con una riparazione più eclatante, come dici tu, potresti essere meno sottovalutato.”

Oh, sì, forse potrei! Servirebbe qualcosa di più grande, tipo il nostro B-”

Quinjet, giusto! Anche se... se mi domando davvero se sia fattibile, come impresa, per te da solo.”

Cos'è, una sfida, agente Clint?” Fitz ridacchia sghembo, portandosi alla bocca l'orlo del bicchiere vuoto. “Perché sai, come Operativo, vivo per le sfide.”




Non per peggiorare la situazione – ammesso e non concesso che possa peggiorare ulteriormente – ma queste manette devo togliermele, in un modo o nell'altro.

E se Fury, prima di uscire, non si è neppure voltato per rispondere alla mia richiesta, allora significa semplicemente che devo liberarmi da sola.

Che di solito no è un gran problema: le manette possono piegarsi e venire danneggiate dal FuocoFatuo con un po' di lavoro.

Cioè, di solito lo fanno. Queste non sembrano intenzionate a cedere.

Tiro, torco, cerco di surriscaldarle con il solo risultato di scottarmi i polsi. Niente da fare. Anche la sedia sembra meno cedevole del solito: ci salto un paio di volte sopra, facendo sbattere le gambe a terra, me senza effetti.

Porca Puttana.

Tiro, torco, surriscaldo, impreco di nuovo e mi blocco quando sento un rumore vibrante ed un leggero odore di fumo. Sembra provenire da un angolo della stanza. È un brusio soffocato e continuo. Dopo pochi secondi, un cerchio si illumina sul pavimento e dai suoi contorni incandescenti trapela il filo rosso di una luce laser.

Luce e rumore finiscono nello stesso momento: il pavimento tagliato a cerchio si solleva, viene spostato di lato, e la mia testa rossa preferita fa capolino.

Ho le lacrime agli occhi.

Natasha si alza gli occhiali di protezione, soffia via con uno sbuffo la polvere che le si è depositata in faccia e si issa sul pavimento: “Non preoccuparti per quelli dietro allo specchio, ho preparato loro caffè. Avanti, seguimi.”

Volentieri ma...” Scuoto le manette e lei alza gli occhi al cielo.

Le manette ultra-resistenti. Pensavo di avertene parlato.” Alza il laser “Questo dovrebbe bastare.” Prova con le caviglie ma non si scheggiano che di un poco.

Passi veloci in corridoio e Nat impreca che non c'è tempo: “Dovevo mettercene di più, nel caffè. Io e la mia stupida intenzione di non uccidere nessuno...!” Agguanta lo schienale della mia sedia e mi trascina verso il buco: “Il condotto è abbastanza grande, ci passeremo..”


“…Nat...”

Non dire niente. Ci ha fregate la curva a gomito. Ora ti disincastro e...”

Nat. Nat! Cazzo, Nat, AHIA! Vuoi staccarmi le ginocchia? Ascolta, non c'è niente da fare. Scappa almeno tu, d'accordo? Resterò qua e se non mi troverà nessuno morirò qui dentro e mi inventerò una maledizione con cui infestare la base. Nat. Nat, per favore, toglimi il laser dalla faccia. Quando ho detto che morirò, non intendevo ora...”

Apri le gambe.”

Senti, se proprio devi amputare qualcosa non potresti...”

Ti fidi di me?”

Sì, ma tengo più alla mia vagina!”

Apri le gambe, idiota, devo rompere la seduta per farti passare.”


Passare attraverso il condotto è più semplice, con la sedia a pezzi, anche se i rottami che mi trascino dietro attaccati alle manette non mi fanno procedere in silenzio: “Infestazione già iniziata.” Sospiro: “Sembro il fantasma di Canterville.”

Ci siamo quasi.” Annuncia Natasha, precedendomi. Trova una bocchetta dell'aria e la fa saltare con il coltello. Poi ci infila la testa dentro: “Via libera!” urla lasciandosi cadere. Striscio in avanti senza indugiare e mi tuffo di sotto, preparandomi all'impatto con il pavimento.

Ed invece rimbalzo comodamente sui i sedili posteriori di pelle bianca di un'auto famigliare che parte sgommando.

Ma cosa...?

Mi alzo a sedere: al volante di Lola, che sfreccia a tutta velocità zigzagando nell'hangar principale, non c'è Coulson.

Clint!”

Hey, giù i piedi dal sedile, o Coulson mi ammazza.”

Come...”

L'ho convinto? Semplice, non gliel'ho chiesto.”


Clint parcheggia Lola direttamente nel portellone posteriore del Quinjet, Natasha ed io scendiamo al volo e lui recupera un paio di faretre dal baule dell'auto. Ad andargli incontro, sporco di morchia, sudato per l'eccitazione e puzzolente d'alcool è un quasi irriconoscibile Leo Fitz: “A-agente Clint io... io ce l'ho fatta. È stata più dura del previsto, ma...”

Quindi il Quinjet è perfettamente funzionante?”

Beh, ecco... le strumentazioni di volo e di comunicazione sono ancora K.O. E la cassa stereo del gabinetto ronza però... può volare, ecco.”

Ottimo lavoro.” Clint chiude il baule e lancia le chiavi in mano a Fitz, sbalordito. “Puoi prendere questa per correre dai tecnici e avvertire della tua impresa. Avanti, che aspetti?”

Ma... ma è Lola...”

Coulson ha detto che non ci sono problemi – hai lavorato così bene...!” Non fa in tempo a finire la frase: Fitz è già saltato sul sedile del guidatore e ha messo in moto, ingranando la retromarcia per uscire dal portellone. “Noi ti aspettiamo qui...!” Lo saluta Clint agitando la mano. Poi schiaccia il comando della chiusura e ci ordina di prepararci al decollo immediato.



Ta-daaaan!

Pensavate eh, che Clint facesse lo stronzo! SBAGLIATO! Inimicarsi Natasha è un rischio che neppure lui si sente di correre!

Scrivendo questo capitolo, mi si è posto il problema di trovare una figura che facesse una figura di cacca colossale. Uhm... ma dove potevo trovare uno tanto fesso?

Ma nel Team di Coulson, ovviamente! XD Così avete avuto anche un po' di crossover AoS (Serie che seguita a perplimermi.)

Per quanto riguarda il puntatore Laser, inizialmente Nat doveva aprirsi un varco con... una sega circolare.

Poi ho visto CA:TWS e ho aggiustato il tiro. (Sia benedetto quel gadget).

Alla prossima, se continuerà ad aggradarvi!

EC



Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Born to Lie ***



The Seventh:

Hellraiser




Part 9: Cloudin'


Chapt 13: Born to Lie


Che Dio mi conceda la serenità di accettare ciò che non posso cambiare, la tenacia di cambiare ciò che posso e la fortuna di non fare troppe cazzate.

[Le Notti di Salem – Stephen King]


Volare a vista, senza alcuna strumentazione a parte tre vecchie cartine piene di appiccicose macchie marroni di quasi certa origine alimentare è pressoché impossibile. Clint è costretto a diminuire nuovamente la quota di volo e la velocità di crociera: “Bella merda.” Brontola. “Non ci vorrà molto prima che al pivello passi la sbronza e metta a posto il resto della flotta.”

Se si lanciassero al nostro inseguimento, dovrebbero rivedere la loro lista delle priorità.” Sospira Natasha. “Alla biforcazione del fiume, vira a 36° sud. Seguiamo il Platte River sino alla fonte.”

La discussione tra me e Fury non è stata delle più piacevoli.”

Nessuna discussione dove sei ammanettato ad una sedia è piacevole.”

Natasha si lascia scappare un mezzo ghigno: “Davvero?”

L'altra sera non stavamo parlando, infatti.”

Hey, hey!” Li interrompo: “Se iniziate a parlare dei vostri trascorsi sessuali allora lo farò anch'io. E vi avverto, i miei risalgono a circa quattro ore fa. Sento già la mancanza...”

Pensi che Loki se ne starà fermo e buono negli Inferi?” Domanda Natasha. Le rispondo con una risata nervosa. “Sì, lo credo anch'io. Speriamo solo che non peggiori la situazione...”

Rido di nuovo. Con le lacrime agli occhi: “Per favore, pensiamo a cose più piacevoli come non andare a sbattere contro una montagna d'accordo? Stando ai miei calcoli con questa velocità dovremmo raggiungere Nevada Field in circa... quattro ore e mezzo.”

Clint sbuffa che è un'eternità: “Rischiamo di dover viaggiare con poca luce, sarebbe un guaio senza strumentazione.”

Accelerare sarebbe un azzardo, perderemmo l'orientamento.”

Cristo santo quanto odio guidare come un vecchietto. Se pesco il figlio di puttana che ha combinato questo casino...”

E' quello che faremo Clint, stai tranquillo. Siamo Vendicatori. Se non abbiamo potuto proteggere la nostra tecnologia...”

...Stai sicuro che la Vendicheremo.” Concludo.



Oh mio dio! Ma tu sei ... sei.... sei..." La voce della ragazzina è andata progressivamente alzandosi con un picco isterico nel pronunciare il suo nome.

Sì, sì dolcezza, e ti faccio accompagnare al Prom dal biondone qui dietro se rispondi alla mia domanda:” Il sorriso ingabbiato nell'apparecchio odontoiatrico le illumina il viso tondo.

OhmioDioTHOOOOR!”

Tony decide di proseguire, prima che la ragazzina se la faccia davvero addosso – ammesso e non concesso che non sia già accaduto: Ascolta, ascolta, metti via questo cazzo di cellulare e ascoltami bene: Hai visto, o hai avuto notizie, dell'arrivo di un'altra persona con la mia stessa armatura? Una donna, capisci? Il tuo stesso genere, ma più alta, snella e bella. Non fare quella faccia, un giorno sarai più o meno così, vedrai. Devi solo smettere di mangiar schifezze.”

Io... io no.”

Bene, tesoro, allora mi sei inutile. Andiamo, Thor, dobbiamo guardare altrove.”

La ragazzina cerca di recuperare il telefonino.

Io proporrei un ricovero, Tony. Un luogo dove Pepper abbia potuto trovare riparo e cibo.”

Come un dormitorio per senzatetto?” Tony storce la bocca disgustato e piega la testa. “Pepper ha la fobia dei pidocchi, non porterebbe mai nostro figlio in un luogo simile.”

La ragazzina alza timidamente una mano: “Forse nell'ospedale della città? È l'unico posto con i generatori funzionanti, un sacco di gente si è raccolta là, da quando è iniziato il blackout.”

Questo intendevo!” Sorride trionfante Thor.

Tony annuisce: “Andiamo, dammi quel telefonino, te la sei proprio meritata questa selfie.”


Quando Thor ed IronMan atterrano nel cortile del terzo ospedale è il tramonto. Le persone accalcate davanti all'entrata principale si aprono in due ali silenziose al loro passaggio, qualcuno azzarda ad allungare una mano per sfiorare la corazza di Tony o il braccio di Thor, qualcuno sussurra che la situazione dev'essere molto grave per richiedere l'intervento di due Vendicatori, qualcun altro invece li fissa speranzoso.

La bocca dell'infermiera spettinata e dall'aria sfinita della reception si apre per la sorpresa. Il chewing-gum che sta masticando rotola fuori dalle labbra dal rossetto sbavato e cade sui mucchi di fogli sparsi sulla scrivania.

Tony esordisce con un sorriso e un conciliante "Buonasera" a cui fa eco Thor: "La disturbo per chiederle un'informazione circa la presenza o meno di una persona tra i vostri pazienti.”

Lei si riprende, deglutisce, si scosta due ciocche ribelli dal volto e bisbiglia qualcosa sulla privacy.

"Come, prego?"

"Sono spiacente, signor Stark ma... Io non posso dare informazioni sui nostri pazienti... politica di riservatezza, ecco..."

"Si tratta di mia moglie e mio figlio, sa..."

Lei annuisce, recupera la gomma da masticare e cerca di infilarsela nervosamente in bocca, lottando contro l'unghia in cui si è appiccicata: "Posso chiederle un documento per provarlo?"

Tony si passa una mano tra i capelli, sospira, si guarda intorno ed individua un portariviste nella sala d'attesa.

Davanti allo sguardo attonito dei presenti trova un numero di People, lo sfoglia e poi lo porge alla receptionist: "Seconda foto in basso a destra: Pepper si sta toccando la pancia e la didascalia ipotizza una nuova gravidanza: era una colica, aveva mangiato troppo pesante. Ora: può cortesemente dirmi se è ricoverata qui la signora Virginia Potts-Stark e suo figlio Howard Ismaele Stark?"

"Stanza 612, terzo piano" Risponde tutto d'un fiato. Tony ringrazia, imbocca il corridoio e l'infermiera aggiunge, dopo un breve tentennamento: "Ma sono spiacente signor Stark... la signora era... era accompagnata da un altro uomo..."

Tony scoppia a ridere: "Harold 'Happy' Hogan, non è vero?"

"Beh, ecco... non posso confermarglielo sa... per la privacy..." Tony alza gli occhi al cielo: "Però se potesse..."

"Senta, facciamo così: le lascio qui il mio amico." Indica Thor, che sorride imbarazzato: “Non è esattamente capace di spiegare le cose in modo conciso e attuale, ma arreda. La ringrazio per tutto."


Il reattore Arc della StarkMum brilla in un angolo, illuminando appena la stanza 612. Happy russa sul letto, la gamba destra immobilizzata da un gesso e le mani rosse di graffi. Nessun monitor o respiratore: Happy è ferito ma respira autonomamente. Non dev'essere grave, sarà solo dolorante e di pessimo umore.

Seduta su una sedia, le gambe alzate appoggiate al davanzale della finestra e la testa reclinata all'indietro, Pepper - illesa. Spettinata ma illesa – dorme tenendo Howie stretto in grembo.

È il bambino a svegliarsi per primo: Tony giura a sé stesso che non si incazzerà mai più per la sua insonnia. Howie apre entrambi gli occhi scuri di scatto e alza la testa mora. "Papà!" Esclama, tendendo le braccia.

Vivo, incolume, sporco e sorridente: il suo mini-me, il suo omino perfetto, il suo bellissimo rompiscatole dal sorriso luminoso. L'armatura di IronMan si apre e lo lascia libero di chinarsi ad abbracciarlo stretto, di sentire il suo profumo e percepire il suo respiro e il battito regolare del suo cuore.

Pepper si muove, sbatte le palpebre: ci mette un secondo a realizzare e quasi scatta in piedi. Tony le appoggia la mano sul polso, fa segno di far silenzio che non vuole svegliare Happy, e poi allunga il braccio e la attira a sé.

Vorrebbe dirle quanto ha avuto paura di averli persi. Vorrebbe dirgli che non sarebbe riuscito a respirare un secondo di più a saperli morti. Vorrebbe dirgli che li ama, li ama più della sua stessa vita, perché loro sono la sua vita. Ma non è il tempo di dichiarazione e lacrime. La donna che ama ed il figlio che adora sono vivi ed incolumi: C'è solo spazio per la gioia.

E tu che mi davi del paranoico."



"Nessun segnale radio? Non è che è il tuo apparecchio a funzionare?" Ipotizza Darcy.

Appoggiando il microfono rudimentale sul tavolo, Steve aggrotta la fronte e scuote la testa: "Non c'è nessuna trasmissione a bassa frequenza. Nessun radioamatore, nessuna stazione..."

"La radio è perfettamente funzionante, sono le trasmissioni ad essere scomparse." Insiste la Hill. "Come è possibile?"

Jane schiocca le dita: "Le tempesta geomagnetica!" Si avvicina alla sua scrivania e scartabella negli ultimi dati raccolti prima del blackout. Trova un grafico in un foglio A3 e lo stende sopra gli altri fogli: "Il ponte di Einsten-Rosen che hanno attraversato i Nani si è aperto grazie alle radiazioni dell'ultima eruzione solare."

"Che sarebbero passate anche loro, arrivando sino alla Terra" Aggiunge Bruce, piegandosi sul diagramma e seguendo una traccia con un dito: "In questo modo avrebbero investito la nostra atmosfera con una tempesta geomagnetica, causando disturbi energetici e nelle comunicazioni."

"Guarda:" Jane indica un punto preciso sul foglio: "Questo è il picco delle radiazioni che la strumentazione ha rilevato. Proprio a ridosso del Blackout!"

"Possono essere aumentate, nel frattempo."

"Ed avere un effetto ad ampio raggio." Jane cambia scrivania, recupera immagini satellitari ed altri diagrammi e torna al suo posto. Sottolinea un punto e poi un altro, commentando con cifre e calcoli ad alta voce che solo Bruce riesce ad afferrare.

La Hill si scambia uno sguardo con Darcy e Steve: "Odio ammetterlo, ma avete ragione: questa è una coppia decisamente più compatibile della precedente. A chi li devo i venti dollari?"

"Jane, potresti passarmi le ultime immagini dal satellite? Vorrei il luogo di impatto dei Nani."

"Ecco. Guarda! L'ora dell'entrata nell'atmosfera terreste degli asteroidi non coincide né precede la variazione delle correnti elettriche. È... avvenuto prima dei disturbi. Molto prima."

"Non è possibile. Se il vento solare è arrivato con loro, come può il disturbo essere partito con Centonovantotto minuti di ritardo?"

"E se fossero stati i Nani, il disturbo?" Ipotizza Darcy.

"E come? Quello che non ha fatto l'atmosfera terrestre l'ha fatto IronMan."

"Non tutti. Non completamente, almeno." Togliendosi gli occhiali, Bruce fissa un punto dell'immagine e lo segna con un cerchietto del pennarello rosso che jane definisce 'una briciola'.

"La più piccola delle briciole può attirare un intero formicaio." Sospira Steve, per po affrettarsi ad aggiungere, davanti agli sguardi di rimprovero, che la sua è solo una considerazione.

Togliendosi gli occhiali e massaggiandosi le tempie, Bruce ammette che non possono comunque tralasciare nessuna ipotesi, visti gli eventi.

"Dovremmo andare ad ispezionare il luogo di impatto." La Hill controlla le coordinate. "Centro America, giusto?"

"Oceano Pacifico, prossimità Honduras" Precisa Jane. "Ma se neppure un'auto funziona, al momento, figurarsi un aereo o un elicottero."

Guardando fuori dalla finestra, Steve strizza gli occhi per mettere a fuoco il puntino luminoso ad est nel cielo ormai scuro: "E un Quinjet?"



Beh, sì: ammetto che ci speravo in una calorosa accoglienza. Però una Hill pressoché in lacrime lanciata in una corsa sfrenata verso di noi mi pare quasi eccessivo.

Apro le braccia per accoglierla ma mi scansa facendomi crollare contro il Capitano - non male, come atterraggio - per abbracciare il carrello del Quinjet in preda alla commozione.

La reazione di Banner è di poco più parca - probabilmente per evitare che l'Hulk esca e si esibisca di un'esotica e nuda danza di gioia - e si informa su come siamo riusciti a farlo ripartire: "E' tutto il giorno che tento di rimettere in funzione l'auto, non pensavo di dirlo ma Tony mi è mancato."

Clint lo guarda stranito ed esclama con voce ovvia: "Il solenoide!" Scrollando la testa e borbottando qualcosa sull'incompetenza meccanica.

"Le strumentazioni, comunque, sono completamente inutilizzabili" precisa Natasha. "Abbiamo dovuto volare a vista e a bassa quota, per questo ci abbiamo messo tanto. Oh, e poi lei è stata arrestata di nuovo."

"E ti pareva!" Commenta Jane, mentre Darcy mi esprime la sua solidarietà a riguardo e Cap mi rifila uno sguardo di rimprovero: "Ancora guida in stato di ebbrezza?"

Banner ipotizza atti osceni in luogo pubblico.

"Fury crede che sia stato Loki a creare questo casino." Spiego brevemente. "E, per inciso, NON è così."

Jane annuisce: "No, direi proprio di no. Questa volta ho le prove."

Le prometto un biscottino e proseguo: "Clint e Nat mi hanno fatta scappare ma... beh, non credo che Fury l'abbia presa bene."

La Hill si massaggia le tempie: "E chissà chi se lo dovrà sorbire... A proposito, ora dove si trova?"

"All'Inferno." Accolgo il sollievo generale con un'alzata di occhi al cielo: "Non in quel senso..."

"Con Hela? Peccato, mi sarebbe piaciuto conoscerla."

"Jane, e se invece di sparare cazzate ci dicessi che succede?"

"Beh ecco..."

Ma Darcy punta il cielo scuro con un dito, la bocca spalancata dalla sorpresa: "Guardate!"

A nord, oltre le colline lontane, la notte è illuminata da bagliori verdi.

"Aurora boreale... com'è possibile?" bisbiglia Jane.

Clint picchietta il gomito contro il fianco di Bruce: "È pericolosa?"

Lui, troppo sbalordito, non fa altro che scuotere appena la testa: "Solo... impossibile. Non a queste latitudini. E neppure in questa stagione."

"Beh, ragazzi." Sospira Steve: "direi che la parola impossibile possiamo eliminarla dal dizionario."

"E questa puzza di zolfo, è pericolosa?"

Potrebbe.

Perché mi è famigliare.

Troppo.

Ed infatti ecco avvicinarsi, preceduta da Morrigan che mi plana sulla mano, Erzsebet: lorica lucida addosso, qualche traccia di fiamma grigiazzurra ancora tra i capelli ed Hela urlante al collo.

Sì, decisamente. La puzza di zolfo è più che pericolosa.


"ASPETTA!" Palleggio Hela a Jane che la fissa in panico, scanso Morrigan con una mano, getto a terra la borsa del cambio della bambina che mi sono ritrovata a tracollo e la rincorro.

"Cosa sta succedendo?" L'afferro per un braccio. Erzsebet si volta e fa spalucce.

"Nulla di che, solo che ultimamente gli Inferi non sono molto sicuri. Ora, se vuoi scusarmi..."

"NO!" Mantengo la presa e rispondo al suo sguardo indispettito con il mio dorato.

Non te la caverai tanto facilmente. Ho il diritto di sapere. E saprò. "Voglio sapere di preciso cosa sta accadendo."

"Siamo in guerra." Si decide a spiegare.

Sento il cuore mancare di un battito: "Vuoi che venga con te?"

"Oh, assolutamente!" Sbuffa sarcastica: "Mi pare tu abbia abbastanza guai quassù." Muove il braccio per liberarsi dalla mia stretta ma la trattengo con più forza.

"...e Loki?"

"Uhm... non credo che sia corretto usare il termine 'dare una mano' in questo caso ma... diciamo che il senso è quello, più o meno." Cosa? Stai scherzando, vero? "Anche perché la scintilla che ha innescato l'incendio - beh, è giusto che tu lo sappia – è partita da lui."

Come?

Non capisco. Quando? E soprattutto, come?

Apro le dita e lascio che il braccio di Erzsebet scivoli dalla mia presa. Lei si massaggia il polso, fa per andarsene ma poi sospira e mi appoggia le mani sulle spalle "Ormai lo conosci, sai com'è fatto: buone intenzioni, pessime azioni. Ma non angustiarti troppo, in fondo l'avevamo messo in conto. E ora... beh, ora cercheremo di volgere la situazione a nostro favore. Certo, è un bel problema. Un enorme problema, a dire il vero. Ora, se vuoi scusarmi, devo tornare indietro, la pattuglia aerea delle Arpie mi attende."

Annuisco senza rendermene davvero conto, frastornata come sono. Quando?

Quando, cazzo? Quando l'ho perso di vista?

Ed io come ho potuto essere così cieca?

Di nuovo?

Me l'ha fatta praticamente sotto il naso. Un attimo di distrazione e – quando, porca puttana, quando? - ne ha approfittato.

"Erzsebet..." Si volta. "In bocca al lupo. Nel caso dovesse servirvi il mio aiuto..."

"Non esiteremo a chiamarti, d'accordo."

Il disorientamento diventa rabbia sorda e mi si annoda stretta allo stomaco: "Ese vedi Loki..."

Scegli così di farti usare e gettare una volta inutile? Di vivere per tutta la tua vita guardandoti le spalle da chi sostieni di amare?

Stringo i pugni e ricaccio indietro le lacrime che pungono gli occhi. Lacrime di rabbia. Rabbia pura, nessuna tristezza: "Scaraventacelo, in quella cazzo di Voragine."




Thor atterra nel giardino mentre sto cercando di far mangiare qualcosa ad Hela. Lei, completamente spaesata e con gli occhi e il naso rossi dal pianto isterico, continua a rifiutare la forchetta di pasta che le porgo. A nulla sembrano valere moine e vezzeggiativi. Provo ad impuntarmi di più e tutto ciò che ottengo sono i suoi occhioni verdi che si riempiono di lacrime.

No, no. Così non va bene.

Percepisce la mia rabbia ed il mio nervoso e si chiude ancora di più. È spaventata, ha solo me come riferimento sicuro e mi sento totalmente inadeguata per questo compito.

Appoggio la forchetta e la prendo in braccio per cullarla. Natasha invece toglie il piatto dal tavolo. “È freddo, non lo mangerà mai così. Quando le verrà fame glielo riscalderemo al microonde.” Poi si guarda attorno, si ricorda che siamo a lume di candela e lo rifila a Steve con il compito di preparare un fornello microonde da campo. "Se ce l'hai fatta con la radio..."

Entrando cauto, Thor appoggia il martello a terra e saluta con un cenno del capo Jane e Bruce.

Se era calma e serenità che stavamo cercando, questo è il luogo sbagliato; la tensione si taglia come burro.

Cerca di dissimulare l'imbarazzo spiegandoci dell'incidente allo StarkJet, di come Tony avesse temuto di aver perso la sua famiglia e di come l'abbia ritrovata sana e salva. "Abbiamo convenuto che fosse saggio dirigerci qui, dove le strumentazioni avanzate ci avrebbero aiutati maggiormente, schivando il caos di una metropoli in subbuglio. Caso fortuito e assolutamente lieto trovare anche voi qui!" Sorride infine, con una gran pacca alla spalla di Clint, che accusa il colpo con una smorfia. "Al sorgere del sole, anche Tony e la sua famiglia ci raggiungeranno."

Ecco, questa è una buona notizia: ho proprio bisogno dell'esperienza materna di Pepper.

Anche perché giusto un momento prima che Thor atterrasse, Jane e Bruce ci stavano esponendo la loro teoria riguardo cosa abbia mandato in pappa il campo geomagnetico terrestre e proponevano un controllo nel punto di impatto dell'ultima scheggia di asteroide superstite.

Il tipo di gita non esattamente indicato per gli infanti.

E trovare una buona babysitter in mezzo al deserto è decisamente un casino.


Jane mi offre un cambio di vestiti e la chiave di un alloggio vuoto. Thor, evidentemente a disagio a trovarsi nella stessa stanza con lei e Banner – ho notato che non ha mai incrociato lo sguardo né parlato direttamente con loro – insiste per accompagnarmi.

L'alloggio non è che un semplice monolocale: angolo cottura, bagnetto microscopico, divanetto e letto matrimoniale. Mentre appoggio Hela, semi addormentata, sul letto la luce ritorna e lei mugola di disappunto coprendosi gli occhietti con entrambi i pugni.

"Banner deve essere riuscito a far ripartire il generatore." Bisbiglio a Thor, che si affretta a spegnere l'interruttore. "Dev'esserci un solenoide anche lì. Questo significa che anche la pompa idraulica funziona e posso permettermi una doccia. Ti spiace stare con Hela? Ci metto poco, promesso."

Esco avvolta in un telo e con in mano la tuta fradicia per un tentativo di bucato a mano molto opinabile che stendo a cavallo del davanzale della finestra, confidando che il vento caldo del deserto asciughi tutto durante la notte.

Thor è seduto sulla poltrona della stanza con Hela in braccio. Mi indica che si è addormentata, poi la appoggia – mi impressiona vedere quanta delicatezza riesca ad avere un martellatore come lui – e si avvicina a me: "Loki?" domanda.

Il nodo di rabbia torna a stringermi lo stomaco, ma non è giusto sputarla addosso a lui. Cerco di mantenere quanto più distacco posso nella mia bassa voce e spiego brevemente quello che mi ha riportato Erzsebet, una stretta al cuore nel vedere il volto di Thor incupirsi.

"Speravo che la paternità l'avesse cambiato." Bisbiglia rammaricato. I suoi occhi celesti si perdono fuori dalla finestra aperta, tra le distese di roccia spoglia e gli ultimi barlumi verdi dell'Aurora Boreale. "Ma la mia è la speranza di uno sciocco."

"E la mia di una stupida."

"Non essere severa con te stessa. Come avresti potuto..."

"Riflettendoci su." Mi siedo sul letto. Da qualche parte sopra l'angolo cottura le zampette di Morrigan grattano il legno alla ricerca di un punto comodo dove accoccolarsi a dormire. "Non è la prima volta che capita. Ma ho accettato il rischio, perché ero sicura di poterne controllare gli effetti. Poi però..." lo sguardo mi corre verso il divanetto. Hela si è accoccolata in posizione fetale, con il dito in bocca "Ho pensato fosse cambiato. Tanto da spronarmi a cambiare anch'io. Che stupida, eh?"

Thor si siede al mio fianco, mi prende una mano tra le sue e cerca di confortarmi. C'è un'idea che mi balza in testa, tanto inopportuna da sembrare appetibile, e si fa strada prepotentemente senza che mi dia troppa pena di scacciarla. E l'idea si focalizza sulle labbra di Thor.

Che male ci sarebbe?

Sif non è qui. E anche se lo fosse, a me sta sulle palle.

E anch'io ora mi reputo single.

Madre single, ma sempre single rimango.

Che ne dici, Loki, questo è un colpo sufficientemente basso?

Appoggio le mie labbra su quelle di Thor.

È confortevolmente caldo, completamente diverso dai baci di Loki: è quello che ho bisogno ora.

Trattengo le sue mani tra le mie e le guido sul telo dell'asciugamano.

Ma lui si ferma: "No."

Uhm. Due di picche, ci avrei scommesso.

"Non è così che lo dimenticherai."

"Tentar non nuoce."

"Non posso farlo. Nonostante quello che ha fatto lui..."

Sospiro e mi sistemo meglio il telo sul petto. "Sì, lo so, è tuo fratello e non-"

"Lui ti ama. Lo so. E anche tu lo ami."

"Cazzate, Thor. Ha tradito la mia fiducia e quella di chi gli ha prestato soccorso. Ed io sono stufa di essere legata a lui."

"Mi dispiace, Addison. Non approfitto del dolore altrui, né sono uomo da tradimenti."

Piccola frecciatina a Banner? Ci sta.

"Non gli darò un'altra possibilità."

Nel buio, Thor sorride tristemente.

Poi si alza da letto e si dirige verso la porta. Colpisce la gamba del tavolo con il piede, la distrugge, cade ed impreca. Morrigan gracchia allarmata, Hela si sveglia di colpo ed inizia a tremare piagnucolando.

Oh perfetto, non solo non mi scopi, ma svegli anche mia figlia!

"Perdonami, io non-"

"Sparisci."


Mi infilo velocemente i vestiti e prendo in braccio Hela, che è rotolata dal divanetto e mi si è aggrappata alle gambe urlando come un'ossessa. Cerco di tranquillizzarla cullandola, canticchiando la prima canzone che mi viene in mente - Born to Die - tentando di darle un'aria da ninna – nanna.

Il risultato è che Hela piange ancora più forte ed inizia a chiamare suo padre.

Sì, hai ragione tesoro, Lana Del Rey non è per tutti.

Proviamo con la Disney?

Passo in rassegna qualche canzoncina da principessa, ma Hela si calma solo quanto intono Poor Unfortunate Souls - Non sarebbe mia figlia, altrimenti.

Coricate sul letto trovo nei suoi occhi il bagliore dorato dei mezzodemoni. È una sfumatura bellissima ed imprevista, un'ulteriore prova di quanto io e lei siamo inaspettatamente ed indissolubilmente legate.

Magia pura, l'aveva definita Loki.

Mi sorride di rimando, ci scambiano qualche bacino ed un po' di coccole e finalmente e sento il suo respiro rilassarsi tra le mie braccia.

Ed ora?

Ed ora devo sistemare questo casino. Qualsiasi esso sia.

E poi sistemerò Loki. Non so neppure come andrà a finire. Di sicuro, dopo quest'ultima sua mossa stupida, so di non voler più condividere la mia vita con lui. Ma non posso negargli Hela, né voglio farlo: lui la ama e lei ama lui. Sarebbe una guerra inutile. Dovrò scendere a miti consigli – c'è dell'ironia in tutto questo – e chissà che altro.

Ma ora escludo di rinunciare ad Hela.

Pensiamoci domani, d'accordo?

Chiudo gli occhi.

D'accordo.


Li riapro quando sento una presenza nella stanza ed un peso sul materasso accanto a me: per un attimo penso – spero? – sia Loki, ma quando metto a fuoco, sono i capelli rossi di Natasha a spargersi sul cuscino di fronte a me. Si aggiusta il lenzuolo addosso e mi saluta in un sussurro.

Clint e Steve si sono addormentati di schianto sul tavolo.” Spiega. “Li abbiamo portati a spalla nella stanza di fianco e messi nello stesso letto.”

Abbracciati? Oh! Mi perdo sempre le scene migliori!”

Sogghigna e chiude gli occhi sospirando: ha un'espressione sfinita e preoccupata. E c'è anche dell'altro.

Me ne rendo conto a guardarla appoggiare la mano sulla piccola schiena di Hela, a come le sta vicina. Che si sia affezionata a lei non lo metto in dubbio, ma non è solo questo.

Ed è anche un po' che non parliamo un po', io e lei. Bella stronza che sono: lei che si spacca il culo per me ed io che non la calcolo di striscio.

Nat?”

Uhm?”

Va tutto bene?”

Resta in silenzio. La vedo aprire gli occhi per un istante e poi richiuderli: “La piastra per i capelli consuma troppa energia. Banner mi ha vietato di usarla.”

E tu incazzati.”

Temo la Foster.”

E a parte questo?” Ad occhi chiusi le è più facile dissimulare. Storce appena la bocca e alza una spalla. Appoggio una mano sulla sua ed insisto. “Da quando è arrivata Hela io ti vedo molto... non saprei come definirlo” Apre gli occhi e mi domanda se mi dia fastidio.

Affatto! È che...Nat, tu vuoi dirmi qualcosa ma stai zitta.”

Pfui! Ci sono un sacco di cose che non ti dico...”

Ma questa vuoi dirmela, ma non lo fai. E vuoi parlarmene perché vuoi parlarne anche con qualcun altro - Clint, per esempio? - ma non riesci a farlo. Se avessi voluto nascondermi qualcosa, Nat, ci saresti riuscita – Non è un problema per te – ma se non lo stai facendo neppure ora è perché il tuo subconscio vuole parlarmene. Se teniamo bassa la voce non sveglieremo Hela. Puoi parlarmi di qualsiasi cosa, lo sai.”

Tentenna ancora un istante, poi sospira. Prova a convincermi a dormire, infine sospira: “È successo quando l'Incantatrice mi è entrata in testa. Ha aperto finestre della memoria che dovevano restare chiusi.”

Annuisco: mi aveva accennato qualcosa ma era stata molto vaga a riguardo. Quella vaghezza che è una barriera insormontabile: quando Natasha non vuole dire qualcosa, semplicemente non ti accorgi che quel qualcosa esiste. “Tra queste c'è un ricordo. Più doloroso degli altri.” Deglutisce. “Credo di aver avuto diciotto, diciannove anni. Circa tre anni prima di entrare nello S.H.I.E.L.D.. Ero sposata – per copertura – con un altro agente. Non provavo sentimenti per lui ma... beh, dovevamo sembrare una coppia normale, a lui piacevo e io non discutevo gli ordini.”

Da come deglutisce ed inspira realizzo cosa stia cercando di dirmi: mi attraversa il cervello come un proiettile. Non riesco neppure a dirlo a parole, resto solo in silenzio ad aspettare la sua confessione: Natasha è rimasta incinta. Natasha ha avuto un bambino.

Si torce un dito – l'anulare sinistro, dove portava l'anello nuziale – e prosegue: “Non sarebbe dovuto accadere. Mi hanno ordinato di portare avanti la gravidanza, a scopo scientifico. Due cavie anziché una. Il mio fisico ha... beh, risolto il problema da solo. Verso il quinto mese. Ho partorito da sola e... era una bambina. Minuscola. Morta.” La sua voce trema, le stringo la mano e ricambia con le dita fredde. “È meglio così. Razionalmente lo è davvero: ero una marionetta nelle loro mani. Non sarei riuscita a sfuggirgli, forse non l'avrei nemmeno voluto. Se fossi arrivata a termine avrei dato alla luce un'altra cavia della RedRoom. Mia figlia è nata prematura ed è nata morta. È davvero meglio così. Solo che...” Accarezza la schiena di Hela: “Mi domando come sarebbe stata. E avendo Hela davanti io...”

Mi dispiace.” Sento un groppo in gola e mi pizzicano gli occhi. Ricaccio indietro le lacrime ed asciugo quelle che trovo negli angoli dei suoi occhi verdi. “Mi dispiace davvero tanto, Nat.”

Non sarei mai una buona madre...”

Ti sfido ad essere peggio di me. E comunque vada, sarai una splendida zia.”

Piega le labbra in un sorriso triste. Si asciuga nuovamente gli occhi, accarezza ancora Hela che mugola appena e si riaccomoda la testa sul cuscino. “Ora dormiamo, d'accordo? Ci aspetta una giornata pesante, e non voglio assolutamente presentarmi a Stark con occhi gonfi ed occhiaie.”



Gli Stark si presentano di prima mattina, e dopo circa mezz'ora stiamo già pregando che qualche divinità simpatica ci mandi pure i Lannister a contrastare il capofamiglia. Fissa i generatori con un colpo di chiave inglese – pare siano saltati per tutta notte insieme ai nervi di gran parte degli abitanti della base e della Hill, mentre Banner è stato giustamente tenuto all'oscuro di questa instabilità meccanica dalle grazie di Jane – bullandosi del suo operato. Mette le mani sul Quinjet – 'Questo lavoro sembra fatto da un ubriaco!' - fa battute pessime sul fuoristrada mezzo smontato della Hill e la carcassa di Coyote – Maria scrive il suo nome su un caricatore e solo l'intervento di Darcy e Clint la blocca, mentre Steve alza le mani rifiutando qualsiasi intervento e quasi incoraggiando Thor a sgranchirsi le gambe su IronMan: “Banner, tu sei sicuro di essere sereno, questa mattina? Sicuro sicuro?”

Quanto a Pepper, non sono mai stata così felice di vederla. Mi aiuta a tranquillizzare Hela – che si è svegliata in preda alla più grossa crisi da 'Papite' della sua giovane vita – e a preparala per il successivo distacco da me.

Sarà dura.” Mi avverte.

Mi spiace solo che dovrai subirti tutto il suo pianto isterico. Quando vuole la signorina spacca i timpani.”

Oh ma io parlavo di te.” Aggiunge sorridendo sorniona: “So come distrarre i bambini, con Howie mi capita spesso di doverlo fare, e lei mi conosce abbastanza da sapere che sono una persona di fiducia. Sarai tu ad andare in crisi.”

Oh Pepper, ma ti prego!Donna Virgina, fidati, non sono così sentimentale...”



Natasha strappa un altro fazzoletto dalla scatola dei Kleenex e me lo porge mentre Maria mi passa un braccio dietro alle spalle per farmi forza.

Tutto inutile.

Sono una madre orribile!” Singhiozzo. Afferro la bottiglia di Vodka che ho appoggiato di fianco al water e ne bevo un gran sorso: “Sarei... sarei dovuta stare con lei... lei è … è...” Altro sorso di vodka, Natasha me la sequestra colpendomi la mano. Mi soffio il naso: “Senza suo padre, senza sua madre...! Penserà che l'abbiamo abbandonata. Crescerà con questo trauma e diventerà una psicolabile sociopatica con smanie di conquista per dimostrare il suo valore agli occhi dei suoi stupidi genitori!”

Adie, quello è un problema di geni, non di traumi infantili. Hai visto: quando siamo partiti era tranquilla! Ci ha salutati!” Maria sventola il palmo aperto della mano.

Tutto inutile.

Mi sento una vera merda.

Beh, mi sento anche di merda, che ho in corpo ormai mezzo litro di vodka e sono nel bel mezzo della peggior sbronza triste della mia vita – Steve, ricordandosi il precedente, si è eclissato da un pezzo – per di più in volo a novemila metri da terra.

Addison, ascoltami: so che non è una situazione semplice.”

No no, Maria, la situazione è di merda, non 'non semplice'! Sono praticamente senza lavoro – non posso credere davvero che Fury me la faccia passare liscia – e non posso contare neppure sul padre di mia figlia!”

Hai sempre noi!”

Io non ci vengo a letto con voi! E non potete neppure darmi uno stipendio! Diventerò una spogliarellista e mia figlia avrà un pessimo esempio, diventerà una donna oggetto e parteciperà a Jersey Shore! E poi cercherà di conquistare il mondo e ucciderà ottanta persone in due giorni.”

Se si tratta dei membri di Jersey Shore e degli autori, non è una gran perdita. Ok, d'accordo: è una situazione di merda, ma ora abbiamo bisogno della tua lucidità. So che è nascosta da qualche parte lì dentro, e ho tutta l'intenzione di tirartela fuori.”

E come?”

Maria mi rifila un pugno alla bocca dello stomaco e chiede scusa mentre boccheggio.

Poi mi sorregge la testa mentre vomito nella tazza.



Crisi finita.” Dichiara Natasha riprendendo il suo posto nella cabina di pilotaggio. “Un quarto d'ora e sarà dei nostri. Posizione?”

Stiamo sorvolando ancora lo stato di El Salvador, secondo i calcoli di Banner e Stark, a circa duecentocinquanta miglia circa dalla confine con l'Honduras.” Risponde Clint “Scendo di altri mille metri, teniamo a vista la costa alla nostra destra.” Getta uno sguardo dal finestrino e chiede agli altri di fare lo stesso. “Non vedete nulla di strano?”

Banner e Stark scuotono la testa, Thor e Steve, invece aggrottano la fronte: “Sembra quasi che la costa sia erosa in più punti.” Osserva il primo. “Come punteggiata da diverse frane. Puoi avvicinarti?”

Natasha ipotizza un maremoto, Steve scuote la testa: “L'erosione sarebbe avvenuta in modo più omogeneo, qui sembra più un...”

Un bombardamento.” Conclude Clint. “A quest'ora dovremmo iniziare ad avvistare la baia tra l'Honduras e El Salvador.”

Banner picchietta contro il vetro dell'oblò: “Deve essere quella, anche se...” Controlla meglio la cartina “Anche se lì in mezzo dovrebbero esserci tre isole.”

Io vedo solo qualche scoglio, ma potrei sbagliarmi.”

Oh no, Stark. Li vedo anch'io!”

...maremoto?”

Decisamente no Thor. Questo è proprio un bombardamento.”

Steve indica la scia del bombardamento che prosegue verso sud. “Segui lungo la costa, vediamo dove ci porta.”


Mi ripresento in posizione eretta solo ad atterraggio avvenuto. Scendo il portellone dell'Helicarrier e mi guardo attorno: una conca di terra nera, bruciata, una landa desolata che si perde a vista d'occhio: “Che ci facciamo dentro la bocca di un vulcano?”

La faccia di Banner è serissima, mentre si volta per rispondermi porgendo la cartina: “Non siamo dentro ad un vulcano. Siamo a Leon, Nicaragua. O, almeno... quello che ne resta.” C'è un alito di vento. Non alza altro che cenere: “Nulla.”


E dopo la pausa di Pasqua, sono tornata. Che vi sia mancata o no.

Purtroppo vitavera succhia ogni momento di tempo libero...

In ogni modo, Ecco tutto quello che sono riuscita a produrre, al momento.

Ci tengo sempre a ringraziarvi per il vostro seguito ed i vostri commenti: Questa storia sta per compiere due anni, ormai, e c'è ancora chi la apprezza. Vi ringrazio, vi ringrazio davvero tanto.

Come sempre, per chi avesse curiosità, o solamente voglia di fare quattro chiacchiere, esiste il mio ask.

E se per caso vi andasse... beh, ho pubblicato anche qualcosina su CA: TWS. Nel caso aveste tempo e vogliate lasciare un vostro commentino anche qui, ve ne sarei gratissima.

Grazie ancora.

Alla prossima,

se vorrete,

EC

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Smoke on the Slaughter ***



The Seventh:

Hellraiser




Part 10: Stormin'


Chapt. 14: Smoke on the Slaughter



Dal dubbio e dalle tenebre verso il giorno galoppai,
E cantando al sole la spada sguainai,
Svanita ogni speme, lacero è il cuore:
Ci attende la collera, la rovina e il notturno bagliore!

[JRR Tolkien, Il Signore degli Anelli – Il Ritorno del Re]


Buio.

Gli occhi di Loki ci impiegano qualche secondo per abituarsi all'oscurità della Cripta di Odino Con il poco tempo a disposizione non può permettersi un'entrata in grande stile – in temibile stile.

Però forse – forse – se riesce ad avere la Gemma in mano in tempo utile potrebbe concedere ad Odino una visita di piacere.

Loki, attento.

La voce nella sua testa è quella di Addison. Calma, calda, a tratti quasi languida, che lo guida alla realtà senza spingerlo. Non gli nega nulla, non gli ordina niente. Solo, gli ricorda il motivo per cui si trova lì:

la Gemma dell'Anima.

Che Amon aveva previsto benissimo quella eventualità, Loki può scommetterci la testa. Forse il suo intervento scellerato ha solo anticipato i tempi, o stravolto le modalità di esecuzione, ma di sicuro non l'ha sorpreso.

A differenza di molti sovrani che ha conosciuto, Amon non si lascia accecare dal suo potere, né dalla superbia della sua posizione; per questo merita il suo rispetto.

Tuttavia...

Non l'ha fatto per odio. L'ha fatto perché è la sua natura. Bramare, bramare ossessivamente ed innescare sempre la rovina di chi lo circonda.

Addison non deve saperlo.

Perché no? Lei può capirlo? No?

Non è detto. Non questa volta.

Perché?

Perché c'è sempre un limite. Un punto di non ritorno. E questo ha tutta l'aria di esserlo.

Addison non deve saperlo.

Darà la Gemma ad Amon, si assicurerà la salvezza di Hela e se è necessario combatterà contro legioni di Demoni.

Ma Addison non deve saperlo.

Le parlerà, prima che lo faccia qualcun altro. La loro relazione è appesa ad un filo che non deve assolutamente essere reciso.

Per Hela.

Per sé.


Percorre la navata umida della cripta, nervi tesi e pugnale in mano pronto a fendere qualsiasi minaccia. Ha quasi un brivido a vedere il piedistallo vuoto su cui poggiava lo Scrigno degli Antichi Inverni.

Scivola nel il corridoio laterale, lungo il muro delle nicchie più piccole: trova il lieve brillio del Gauntlet e si avvicina.

La parte più difficile: Odino è stolto, ma non così tanto da lasciare tale preziosità incustodita. Loki inspira profondamente, e quando espira una leggera brina si alza dalla sua pelle blu e si diffonde nell'aria: congela la nicchia e blocca ogni potere, avvolge il Gauntlet e lo alza portandoglielo.

È tentato di prenderlo su tutto, ma si impone di riflettere: Amon necessita di solo una Gemma, e non di tutto il guanto. Deve fare ammenda per un suo errore - o almeno far credere che sia questo il suo intento- e deve agire secondo la richiesta fatta: né più, né meno.

Appoggia il Gauntlet a terra e preme la punta del pugnale forzando i contorni dell'incastro della Gemma. Si stacca con un po' di leva e rotola sul pavimento grigio con un leggero rimbombo.

Loki non si da neppure pena di rimettere il Gauntlet al suo posto: afferra la Gemma, pronto a richiamare il Corvo di Amon, ma quando apre la bocca per parlare viene preceduto da una voce.

"Loki"

È un sussurro accennato, talmente basso che Loki non può dire se l'ha udito davvero o si trova nella sua testa.

"Loki"

Si volta, pugnale spianato.

"Loki"

Si gira di nuovo, muove il braccio per colpire, ed invece la lama passa attraverso una figura di fumo. Loki sobbalza e lascia cadere a terra il pugnale come se ne fosse stato ustionato.

"Loki" Il fumo si trasforma, si definice in una cascata di riccioli e nelle lunghe pieghe di un vestito prezioso.

"...madre...!"

"Figlio mio..." Le labbra di Frigga non si muovono, eppure Loki sente la sua voce ben chiara dentro la testa, e gli occhi di lei, chiari nel fumo, sembrano quasi inumidirsi. Guarda la Gemma che stringe tra le dita e ad un tratto sente il bisogno di giustificarsi, quasi fosse stato colto sul mentre di progettare un dispetto infantile: "Madre, non è per me io non..."

"Io so." Le dita di Frigga gli sfiorano la guancia in una carezza inconsistente. A Loki pare quasi di percepirla, tanto ne sente il bisogno, accarezzargli il viso tergendo con il pollice la lacrima che non riesce a trattenere. "Io so tutto, figlio mio."

"Mi dispiace."

"Anche a me. Mi dispiace per la tua natura, Loki, perché non ti permetterà mai di godere in pieno dell'amore che meritersti. Odino ha chiamato abominio la tua bambina, l'ha cacciata come una fiera selvatica e tutt'ora non può accettare di aver espresso un giudizio errato. Se fossi stata in vita, non avrei permesso ciò, anche a costo di mettermi apertamente contro lui."

"Sai... sai di Hela?"

Con un sorriso mesto, Frigga annuisce:"Mi rammarico di non poterla stringere tra le mie braccia. Sarebbe una tale gioia per me! E sapere quello che hai fatto per lei, come l'hai allevata e protetta! Loki! Sono tanto, tanto orgogliosa di te. Non ho mai dubitato che il rancore avesse completamente ottenebrato il tuo cuore. Il tuo giudizio, la tua mente sì, ma il tuo cuore mai." Gli prende il volto tra le mani, le ginocchia di Loki cedono e lei lo segue a terra, le lacrime che passano attraverso le sue dita di fumo e la sua voce che continua a sussurrare tranquillizzante: "Io ti amo, figlio mio, e non ti amo diversamente da quando ti cullavo neonato. Ma il mio è l'amore di una madre, incondizionato ed immutabile: anche tu amerai sempre tua figlia nel tuo stesso modo, qualsiasi cosa essa decida di fare nella sua vita."

"Hela non compirà i miei stessi errori. Il suo futuro è chiaro, palese, e combatterò gli Inferi interi perché sia limpido e senza pericoli."

"Sceglierà comunque da sola come percorrere il suo sentiero da percorrere. Avrà una sua natura, diversa come la tua lo era dalla mia. Farà degli errori, non i tuoi ma altri. Tu la amerai comunque e la difenderai da tutto, a volte anche da sé stessa."

"Sempre."

"Ma, Loki: non tutti gli amori vengono donati gratuitamente; vi sono anche quelli che vanno meritati. Non per questo possono essere meno potenti."

"Addison...?"

Il fragore di armi rimbomba fuori dalle pesanti porte ed invade la stanza. Loki ammira ancora il volto di sua madre, non si stancherebbe mai di farlo. Le sussurra che le è mancata, la prega di non lasciarlo e lei annuisce appena: "Non ho nessuna intenzione di farlo. Ora però, devi andare. Hai di meglio, da combattere, che la cieca cocciutaggine di Odino."


Quando Loki ricompare nella sala del trono del Limbo l'aria brucia di fumo e il cielo, fuori dalla loggia di marmo, è incendiato dalla cenere incandescente che erutta dalla Voragine.

Sui gradini del Palazzo, lungo i viali e le strade delle città si allineano le milizie di Amon, mentre stormi di Arpie volano radenti al suolo scuro capitanate dalla Regina.

Loki individua il Re tra i suoi generali: Amon è completamente vestito della sua armatura nera e oro, e sulla sua schiena sono spuntate due gigante ali dalle piume nere. Attira la sua attenzione ed il Re balza tra i gradini e supera le picche della sua guardia personale atterrando ad un palmo dal naso.

I suoi occhi brillano dell'oro più puro e i canini sono diventate due zanne che spuntano tra le labbra scure. A Loki sembra quasi che sia aumentata l'ossatura del volto da tanto che i lineamenti sono stravolti.

"Al limitare del tempo. Stavo già promettendo in sposa mia cugina al Re dei Goblin per avere il suo appoggio."

"Il tizio affascinante con il doppio mento e il corno in mezzo alla fronte? Non funzionerebbe, le piacciono doppie e molto alte."

"Oh no, quello è un troll: puzzano da far schifo ma sono l'ideale come cuneo di sfondamento. Tornando a noi due..." Loki alza la Gemma e Amon sogghigna prendendola in mano: "Come brilla bene..." Si toglie la corona dal capo, l'avvicina alla Gemma e l'oro sembra fondersi per inglobarla, per poi ricompattarsi e tornare splendente in una nuova forma, più aguzza ed intarsiata, con la Gemma dell'Anima che splende nel centro.

La alza di nuovo, a mostrarla al suo esercito per ricevere le ovazioni dei soldati e le strida feroci delle Arpie. Se la ripone sul capo, inspira soddisfatto e spiega le ali nere.

"Aspetta!" Amon si volta verso Loki: "Ed ora cosa ti aspetti da me?"

"Quello che ti riesce meglio: far quello che vuoi. Sfogati."

"Ed Hela?"

"Sarà Erede, certo." Amon sogghigna di nuovo: "A vittoria guadagnata." La Gemma brilla sulla sua fronte mentre ruggisce e spicca il volo, il suo esercito lo accompagna nell'urlo di guerra e lo segue nella voragine.

Loki freme di rabbia quando Erszebet plana a cavallo della sua Arpia al suo fianco: "Chi la fa l'aspetti" lo sbeffeggia. Poi si porta un fischietto alle labbra, soffia due note acute, e un'altra Arpia atterra: "Preferisci correre come il più insignificante dei fanti o vuoi un passaggio?"




Neppure il Mjolnir, spiegato in tutta la sua potenza, può causare una tale devastazione.”

"Nulla. Niente. Neanche un detrito: solo cenere, come se tutto fosse stato polverizzato." Come Thor, neppure Steve riesce ancora a capacitarsene. Torna sul Quinjet scuotendo la testa e si passa una mano tra i capelli, quasi a voler togliere la cenere depositata dal vento. "Stark, Banner: pensate sia stata una bomba atomica?"

Sedendosi di nuovo al posto di pilotaggio Clint afferma che i segni presenti non sono riconducibili ad un bombardamento atomico. "Lo stesso raggio d'azione è meno ampio e delimitato."

"Non sono presenti neppure tracce di radiazioni gamma." Aggiunge Banner.

Maria gli domanda come faccia a saperlo senza alcuna strumentazione: "È l'Hulk?”

Bruce annuisce. “Le percepisce, per lui sono come feromoni: lo eccitano."

"Ottimo, lo dirò alla Foster." Come sempre Stark si dimentica il tatto quando si tratta di una battuta servita su un piatto d'argento. Thor si limita a lanciargli un'occhiata torva.

Quando Clint e Natasha riavviano i motori si alza altra cenere nera che si deposita sui finestrini, oscurandoli.

Penso con una fitta al cuore che questa polvere erano case, auto, persone: donne e bambini, uomini e vecchi. E questa non era che una piccola città del terzo mondo.

Mi sorprendo di questa realizzazione, non sono solita a pensare automaticamente a cosa c'era davvero prima di un evento distruttivo: non solo muri infranti, ma anche vite spezzate. Anche dopo la prima battaglia di New York, il pensiero di quello che era stato spazzato via – quello che realmente era importante – non è arrivato che dopo.

È la logica degli Agenti: se rifletti troppo su quello che fai, difficilmente riuscirai a conviverci. Piuttosto, bevici su.

Non ora. Mi si rivolta lo stomaco solo a pensarci.

E la logica dei Demoni: non pensarci proprio, non serve a nulla, così va l'Universo.

Cos'è cambiato, dunque, nella mia ottica?

E ci sto pure pensando? Non ho bisogno di ormoni materni in corpo, c'è quello stronzo dell'istinto che basta e avanza.

Lucidità, Addison, lucidità: è indispensabile. È solo un altro modo di vedere le cose: prima tornavi a casa, ti facevi un paio di bicchieri e non dovevi rendere conto a nessuno delle tue azioni; ora tornerai a casa e ti abituerai a schiacciare qualsiasi cosa sotto uno spesso strato di biscotti Plasmon e giocattoli di plastica. Non è una cosa impossibile, solo diversa.

Ti ci abituerai.


Ci sono altre tracce di bombardamenti – o qualsiasi cosa siano. Vanno verso sud.” Ci informa Natasha. “Che cosa stanno cercando?”

Thor ipotizza una città più grande e Stark è d'accordo: “Queste tracce che troviamo... sono semplicemente delle prove. Il vero obbiettivo è una metropoli, milioni di persone.”

Senza eserciti attrezzati sarà una strage.” Sospira Steve. Guarda le cartine e misura a spanne le distanze: “Bogotà, Colombia. Praticamente ci stiamo arrivando in mezzo. Tempo di arrivo stimato?”

Non meno di quattro ore.” Risponde Clint, un'occhiata alla cartina e un'altra all'altimetro. “Devo aumentare l'altitudine, ci sono troppe montagne e troppe nuvole basse. Non posso andare più veloce.”

Stark apre un pannello e decide che troverà un modo per ricalibrare la strumentazione di volo: “Dovessi star fuori dal finestrino con un'antenna in mano, porca puttana.”

Io, invece, mi alzo in piedi e picchietto Morrigan per farla spostare sul mio polso: “A Bogotà ci sono stata un paio di anni fa.”

Cornacchietta, non è il momento di fare la guida turistica.”

Questo significa, Tony, che posso precedervi.” Indico Morrigan. “So la strada. Posso arrivare in città, cercare di lanciare un allarme, o fermare quello che sta succedendo o...”

...o morire nel tentativo.” Termina cupo Thor. Si alza e mi appoggia una mano sulla spalla: “Vengo con te.”

Anch'io.” Steve si infila il casco e ci raggiunge: “Nel caso le cose si mettano male, io e Thor possiamo cercare di tenere a bada il nemico, mentre tornerai sul Quinjet a far rapporto. A meno che tu non possa teletrasportare il Quinjet intero.”

Scuoto la testa: “Ho un limite con gli oggetti, tanto quanto con il numero di persone per volta. Il mio fisico non reggerebbe.” Mi concentro su un luogo preciso della città – il Centro Internacional – ed ordino a Morrigan di teletrasportarci.


Le urla ci assordano quasi prima di ricomporci completamente a terra. E se non fosse stato per la prontezza di riflessi di Steve ad alzare lo scudo a proteggerci sicuramente avrei il cranio fracassato dai mattoni di un cornicione piovuti da un cielo plumbeo di polvere e fumo. Non riesco neppure ad orientarmi: dovremmo esserci materializzati in Avenida Carrera, ma non riesco a trovare punti di riferimento: la polvere dei crolli è già troppo densa per vedere a pochi metri. Alle urla si sostituiscono i rumori dei crolli. C'è una fiammata, alla nostra destra, sopra quello che rimane di un edificio.

Qualsiasi cosa sia, è maledettamente vicino, e fa lo stesso rumore di dieci tornado alla massima potenza.

C'è qualcosa, che spunta in alto dalla polvere, e se non fosse ancora per i riflessi di Steve ci saremmo trovati schiacciati a terra: Un gigantesco artiglio si conficca nell'asfalto davanti ai nostri piedi. Prendendolo come punto di riferimento, Thor mulina il Mjolnir, e spicca il volo: approfittiamo che lo tiene occupato per gettarci di nuovo in strada e cercare di capire con cosa abbiamo a che fare.

Illuminato dalla luce dei lampi, la sagoma quello che sembra un immenso un tripode, un drone che sovrasta i tetti e i grattacieli, combatte contro Thor contrapponendo tre lunghi bracci meccanici alla potenza del Mjolnir. Ha il busto schiacciato, quasi un disco, illuminato da un fascio di luce centrale da cui spara anche i raggi luminosi che colpiscono Thor.

È in difficoltà!” grido caricando le braccia di FuocoFatuo per sparare; ma Steve mi ferma: “Conserva i poteri. Devi tornare indietro. Abbiamo bisogno anche degli altri.”

Ci metteranno comunque troppo tempo!”

Thor viene sbalzato nell'asfalto. Colpisce la strada di schiena creando una ragnatela di crepe sotto di sé, si alza con un colpo di reni, sputa a terra e riparte alla carica.

Viene sbattuto di nuovo a terra. Si rialza come una molla, risputa, impreca contro Odino e decolla di nuovo.

Quanto può resistere?”

Non ho parametri di paragone: Loki è stato sbattuto a terra dall'Hulk, ma questo è decisamente più grosso.”

Dobbiamo approfittarne. Teletrasportati di nuovo sul Quinjet, informa gli altri e ritorna. Se Banner o Stark sono riusciti a far partire le strumentazioni portali qui, abbiamo bisogno di rinforzi.” Para di nuovo un pezzo di muro che vola nella nostra direzione. “Io intanto cerco di andare nei piani alti a studiare la situazione.” Lo fermo aggrappandomi per un braccio e si volta di nuovo guardandomi stupito: “Non temere per me.”

Eh?

D'accordo, ma-” Thor ha caricato al massimo la potenza del Mjolnir: colpisce il tripode con una scarica talmente forte che l'onda d'urto spazza via parte della polvere e sgretola i muri dei grattacieli non ancora abbattuti. Neppure noi riusciamo a reggerci in piedi, tanto meno la gente che scappa in preda al panico.

Il tuono che segue immediato è impressionante: Per un istante sono certa che mi si siano rotti i timpani.

Quando alzo gli occhi al cielo, però, vedo che è stato tutto inutile: il tripode è ancora in piedi, il colpo di Thor sembra essere rimbalzato su uno scudo protettivo invisibile.

Senza la polvere riesco a vederlo meglio: la sua altezza annichilisce, il suo corpo metallico sembra composto da miliardi di piccole lamine, quasi squame, che si muovono in continuazione, formando braccia, armi, barriere. La sua forma è in continua evoluzione.

Steve!” Chiamo, cercando di rialzarlo dal cumulo di detriti dietro cui è volato. “Steve!”

Il Capitano ha l'aria scombussolata: “Ok. Temi pure per me.”

Ascoltami: Cerca qualcosa con cui legare le zampe del tripode.”

Eh?”

Dobbiamo abbatterlo. Mentre sono via, trova il modo di preparare una trappola, capito?”

Annuisce, si rialza in piedi.

Mi raccomando di stare attento e Morrigan mi teletrasporta di nuovo sul Quinjet.


La mia apparizione ammutolisce tutti: la nuvola di polvere che mi porto dietro parla già da sola sulla situazione a Bogotà.

Natasha alza entrambe le sopracciglia e schiude le labbra per sospirare e Stark domanda con chi abbiamo l'onore.

Uno solo. Credo. Non ne sono sicura, sta riducendo la città in macerie, la visuale è scarsa. Androide, o comunque un organismo biotecnologico come i Chitauri.”

Che sono mancati a tutti qua dentro, uh?”

Alto, credo un centinaio di metri.”

Gundam?”

STARK, CAZZO! NON È IL MOMENTO DI SCHERZARE!” Lo redarguisce la Hill, prima di invitarmi a continuare.

No, è tipo... tipo un tripode. Non saprei come... come descriverlo.” Tracanno la bottiglietta d'acqua che la Hill mi porge. “Protetto da una barriera. Neppure Thor riesce a sfondarla. Stark, Banner, qui avete finito? Io dovrei...”

Banner scuote la testa, Stark si gratta il pizzetto: “Banner, puoi fare da solo, qui.”

E di grazia, come? In due non riusciamo a ricalibrare la strumentazione e...”

È un androide, anche solo in parte è una macchina: i Chitauri stessi avevano un sistema di GPS che si basava sui nostri satelliti e soprattutto sul nostro campo magnetico. Lo so, li ho studiati. E anche tu. Se il nostro amico è la versione 'Riveduta e Corretta di Nuovo' di quei figli di puttana, allora avrà un suo sistema di GPS.”

I satelliti non rispondono e il nostro campo magnetico è puff! Sparito.” Gli ricorda Clint.

Non è sparito.” Insiste Tony: “si è solo spostato. Anzi, l'ha spostato lui. Portandolo su di sé.”

E come può aver fatto a...”

Ah, questo proprio non lo so. Sono proprio curioso di saperlo. Salverò un pezzettino di stronzo giusto per studiarmelo a casa davanti a nachos e guacamole. Banner, ricalibra la centralina e i parametri impostandoli sulle coordinate di Bogotà e riavvia il sistema. Passa l'informazione alla base, in una qualche maniera, poi accendete il turbo, che vi aspettiamo su un Chivas Party Bus. Cornacchietta del mio cuore, procedi pure.”



Riavvio interconnessione riuscito. Buona sera, Signore. Mi sono perso qualcosa?”

Bentornato tra noi, J.A.R.V.I.S., guai a te se vai ancora in ferie senza preavviso.” Posso immaginarmi il ghigno soddisfatto di Tony, al di sotto dell'elmo, rassicurante quanto fuori luogo in un momento del genere.

Il tripode ha lasciato dietro di sé una scia di macerie e ancora Thor lo combatte ostinatamente. IronMan ordina a J.A.R.V.I.S. una scansione dell'androide e poi si lancia all'attacco sparando un grappolo di missili che si infrangono contro la barriera protettiva. Raggiungo Steve a terra, lacero e sporco: “Ideato un piano, Capitano?”

Un paio.” Annuisce con il fiato corto: “Falliti miseramente entrambi.”

Una buona media, non c'è che dire.

Cornacchietta, mi senti?”

Oh cielo, mai stata più felice di avere un auricolare funzionate. “Alla perfezione, Stark.”

Splendido. È interamente coperto da uno scudo protettivo, ma non può concentrarlo in troppo punti con la stessa intensità. Se io e Thor continuiamo a massacrarlo in alto, deve tenere la guardia qui e togliere potenza dalle altre parti. Mi serve un unico colpo secco. Piegagli le gambe. Fallo cadere ai tuoi piedi.”

Come tutti gli uomini che incontro.” Scatto e corro in mezzo alle gambe del tripode. Le vedo solo in parte, il resto dell'alto è coperto dalla nuvola di polvere e fumo degli incendi. Mi sfilo le asce dalla schiena, le infiammo di Fuoco Fatuo. Vortico su me stessa a formare un anello grigiazzurro, lo potenzio e lo alzo: Individuo un punto, tra le gambe robotiche, in cui colpire, e lo espando di colpo mentre Stark e Thor colpiscono la cima dell'androide con una granata di colpi e fulmini.

BUMM!

Lo scudo regge, ma a fatica: il tripode quasi si sbilancia, colpito in tutte tre le gambe contemporaneamente.

Thor e IronMan ne approfittano per rincarare la dose di colpi, Steve si fa avanti con lo scudo alzato. Un altro occhio luminoso si apre al centro delle gambe del tripode, mi illumina come se fossi una solista su un palcoscenico. Vene rosse lo irrorano come se stesse scaricando potenza: quanto ci metterà a polverizzarmi? Però questa è un'occasione da non sprecare: Morrigan si posiziona sulle mie spalle e spiega le ali gracchiando, tendo ancora i muscoli nello sforzo di librare le mie fiamme, e lo concentro in un unico, potente fascio che parte dalle mie braccia incrociate davanti al viso.

La colonna di fuoco si alza e colpisce l'occhio mentre IronMan mira alla giuntura di una gamba.

Lo scudo regge di nuovo, dall'occhio del tripode parte un raggio verde che buca l'asfalto dove mi trovavo un secondo prima. Ringrazio sentitamente Steve per avermi trascinato via in tempo.

Quello che accade poi mi è difficile capirlo, dalla nostra posizione: il fumo e la polvere ci avvolgono togliendoci completamente la visuale, nell'auricolare riecheggiano le imprecazioni di Stark, che urla di allontanarci.

Cap mi carica praticamente in braccia per cercare la fuga. Finiamo per dover zigzagare tra gli artigli del tripode e riusciamo a vedere all'ultimo secondo l'ombra di un grattacielo colpito che si accartoccia e crolla su di noi: è solo con un urlo che riesco ad ordinare a Morrigan dove teletrasportarci. Solo a pochi metri, appena fuori dal tiro e con la nuvola di fumo appena meno densa.

Tossiamo, imprechiamo, cerchiamo di strizzare gli occhi per vedere nella polvere, senza riuscirci. Anche i rumori dei crolli, il rombo delle esplosioni e dei tuoni ci arriva attutito, i lampi non sono che dei vaghi bagliori. Mi sento completamente confusa, disorientata: un'occhiata al Capitano e trovo lo stesso smarrimento.

Il ruggito del tripode è una nota cupa e terribile: una tromba dell'Apocalisse.

Mi sento completamente impotente. Riesco solo ad provare un minimo di sollievo che questo sta accadendo lontano da mia figlia.

Sembra che si stiano allontanando.” Nota Steve. “Li sta sopraffacendo!”

Faccio per scattare in avanti ma mi trattiene: “Dobbiamo...”

Aspettare gli altri: hai visto, non possiamo fare niente da soli.”

Cerco di divincolarmi dalla sua presa ma alla fine mi arrendo: ha ragione. È che potrebbe essere troppo tardi.



Lo schermo olografico della plancia disegna il profilo della catena montuosa del Monserrate. Hill, che ha dato il cambio a Clint al posto di pilotaggio, stima l'arrivo a Bogotà in quindici minuti e sedici secondi. “Restate ai vostri posti, credo balleremo un po'. Banner?”

Sono riuscito a ricalibrare le coordinate dei satelliti della Stark Industries in orbita, il sistema si sta riavviando. Dovremo riuscire ad avere stabilire una comunicazione audio con la Base Manhattan in meno di quattro minuti. Sarà ancora abbastanza instabile e a senso unico, ma almeno riusciremo a trasmettere un messaggio, almeno audio.”

Ottimo. Barton, prepara la trasmissione: posizione, dati per il ricalibro ed il riavvio, informazioni su chi stiamo affrontando, richiesta di rinforzi. Sii breve e conciso.”

Clint recupera una cuffia con microfono e si siede a fianco di Banner e al terminale su cui lavora. “Dammi tu il via.”

Ciak, azione!”


Perturbazioni a dritta. Sembra polvere.” Natasha non fai in tempo ad aggiungere altro che il Quinjet valica il Monserrate e si trova avvolto dalla nuvola di polvere e detriti che si alza dalla città. “Visibilità zero, avvio scansione radar. Quanto sono felice di avere di nuovo questi strumenti!” Le vibrazioni aumentano, la Hill fatica a mantenere il controllo della cloche. Un fulmine saetta a pochi metri da loro, Banner si preme le mani sulle orecchie quando il rombo del tuono lo segue.

Il suono cupo ed improvviso di un corno, però, lo fa sobbalzare.

Il riavvio è completo.” Prosegue deglutendo, un velo di sudore a ricoprirgli il la pelle. Si allarga con due dita il colletto della polo.

Banner, cerca di mantenere...”

...ci sto provando ma...”

Senti delle radiazioni gamma? Per favore non dirmi che è eccitato. Non con me vicino.”

Il dottore abbozza un mezzo sorriso, sposta il laptop sul grembo di Clint e gli indica brevemente l'utilizzo del programma. “Carica il messaggio che hai registrato. Invialo. Ci metterà circa novanta secondi.” Inspira profondamente, poi si alza, camminando instabile sull'hangar traballante. “Natasha, apri il portellone.”

Siamo a più di tremila piedi, sei sicuro di non riuscire a resistere?”

Bruce scuote la testa, ringhia che deve saltare giù. Si libera della maglia e la getta indietro. Avanza praticamente bocconi verso il portellone in apertura, il collo e le vene gonfie dallo sforzo ed il verde della pelle che si intensifica di secondo in secondo e si lancia con un ultimo feroce sforzo.



Il braccio meccanico sta vincendo la resistenza dell'armatura. Stretto nella morsa del nemico, IronMan non può che opporre una stregua e disperata opposizione.

L'Hulk cade urlando sul braccio del tripode proprio mentre J.A.R.V.I.S. inizia il countdown di percentuali di resistenza. Colto di sorpresa l'androide lascia la presa quanto basta per permettere ad IronMan di volare fuori.

It's raining Hulk, Halleluya!”

Abbraccia l'Hulk, accende i propulsori e li accompagna nell'atterraggio.

Come risposta il Gigante di Giada gli rifila un manrovescio.

E poi corre a mordere le caviglie del tripode.


Ciak! Azione!

Volevate la distruzione? La distruzione è arrivata!

Non riesco a dire altro, a parte i soliti, sentiti ringraziamenti per chi ancora segue questa storia: come sempre commenti e critiche son sempre ben accette, purché costruttive. Il Tripode, che poi è Ultron, è tratto dal film La Guerra dei Mondi del 2005. Spudoratamente, proprio.

Una nota: Chivas party bus. SUUU LE MAAANIII!!!

Per il resto, curiosità o fare due chiacchiere, esiste il mio ask, o il mio tumblr sconclusionato, o il nuoverrimo blog DarcHill.

Insomma, non ho esattamente lasciato nessuna traccia al mio passaggio, ecco.

Alla prossima, se vorrete,

EC.


Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** The Ring of Dust ***



The Seventh:

Hellraiser




Part 10: Stormin'


Chapt. 15: The Ring of Dust.


Caos, tempeste. Uomini con martelli, uomini con coltelli, uomini con pistole. Donne che pervertono ciò che non possono dominare e denigrano ciò che non possono capire. Un universo di orrore e smarrimento circonda un palcoscenico illuminato, sul quale noi mortali danziamo per sfidare le tenebre.

[Stephen King, 22/11/'63]



Gli strumenti hanno segnalato solo all'ultimo minuto l'ostacolo, nascosto dalla nube di polvere. La violenta virata della Hill ha fatto rotolare per terra Clint e gran parte delle sue armi.

Io te l'avevo detto di reggerti forte.” Lo riprende Natasha. “Cerchiamo un posto per atterrare, non possiamo proseguire in aria senza visuale.”

L'ologramma radar mi segnala uno spazio a ore... CAZZO!” Il braccio meccanico è comparso dal nulla, sferzante come una frusta, e solo per miracolo ha sfiorato il Quinjet. La seconda virata scomposta fa ribaltare nuovamente Barton: “Ma allora il vostro è un vizio!”

E tu reggiti,coglione! Natasha, cerchiamo di portarci fuori dalla raggio d'azione, questo è l'unico supporto che abbiamo, non possiamo fottercelo ancora prima di iniziare.”

Vira a quaranta gradi nord, spazio ancora libero tra mezzo miglio. Atterriamo al parco Bolivar, non avremo problemi di macerie pericolanti.”

Ottimo. Barton, vedi di reggerti.”


Ad accoglierli, a portellone aperto, è una muraglia di persone in panico. Si riversano contro il Quinjet urlando, così coperti di polvere da assomigliare a fantasmi. Quasi travolgono Clint e solo Hill che mette in moto la sirena e richiama l'attenzione con il megafono riesce a farli in parte desistere.

NIENTE PANICO, RIPETO, NIENTE PANICO!”

Il suono che proviene in lontananza – sembra un corno, o un barrito – acuisce l'isteria collettiva. Le persone spingono ed urlano più forte. La Hill è costretta a richiudere il portellone.

Niente panico un cazzo.” Accende l'altoparlante esterno ed invita nuovamente alla calma.

Non capiscono se gli parli in inglese.” Clint le strappa il microfono in mano e parla: “ HOLA! LAS UNIDADES DE SOCORSO ESTAN – come cazzo si dice? Ah – ESTAN LLEGANDO Y SON CERCA DE AQUI.”

Non per sminuire il tuo tentativo, ma non sembrano esattamente darti ascolto.” Sospira Natasha.

Hill riaccende i motori: “GreyRaven, IronMan: Venite a prendere Barton e Romanoff. Manterrò una quota bassa e fissa qui sul parco: li tranquillizzerà vedermi in posizione e potrò proteggerli in caso di attacco.”

Addison compare nel Quinjet senza nemmeno rispondere alla radio: “Prendetevi su dell'acqua e qualcosa con cui coprirvi il naso: c'è polvere ovunque, è calda e pressoché irrespirabile.” Si sciacqua il viso sul lavamani e lascia che Morrigan ci si tuffi dentro per liberarsi le piume dalla polvere, mentre raccoglie due bottigliette dal frigo, ne tracanna una e trova tra i cassetti delle attrezzature delle bande protettive per il viso che le lancia ai compagni. “Maria, stanno arrivando davvero i rinforzi? No? Ma arriveranno? Ok, ho capito. Forza ragazzi, mani addosso – Hey Nat, vacci piano! Sono una mamma ora!”



Ve l'ho detto che c'era polvere”

Non me ne aspettavo così tanta!” Tossisce Clint. Si sistema la fascia sul viso e i Oakley, incocca una freccia, tende l'arco ed individua un punto in alto. La freccia colpisce la barriera protettiva ed esplode con una luce abbagliante. “Voglio accecarlo, questo gran figlio di puttana!”

Stark protesta da qualche parte sopra le nostre teste:“Sì, ma non me!” e l'Hulk gli fa eco con un ruggito.

Clint, l'Hulk deve incazzarsi contro il tripode, non contro di noi!”

Scusate. Mi sono fatto prendere dalla foga.”

Ragazzi, non ci siamo.” Il Capitano interviene: “Martellarlo di colpi non serve: la barriera non si abbassa mai così tanto da portare a successo gli attacchi. Dobbiamo attirarlo in trappola: Ci sono ancora dei grattacieli in piedi in fondo alla strada: Barton, hai dell'esplosivo sufficiente per far crollare un paio di loro?”

Se piazzato bene, ne ho abbastanza per fare un effetto domino. Dove vuoi farli atterrare?”

Tra le gambe del tripode, mentre ci passa sopra. Voglio fargli uno sgambetto e sbatterlo a terra. Natasha, a te l'Hulk da abbastanza ascolto: cerca di direzionarlo in modo da spingerlo a mantenere questa strada e – IronMan! - ”

Ho capito, Capitano. J.A.R.V.I.S. Vi sta passando sullo StarkPhone le planimetrie dei grattacieli, dovreste trovare meglio i punti di sostegno.”

Estraggo lo StarkPhone dalla tasca e controllo: l'icona di una nuova App si illumina e si apre, il modello 3D della base dell'edificio compare. Grandioso. La studio per un istante, e quando mi volto per indicare a Barton quale mi pare il punto ideale per l'esplosivo Natasha richiama la nostra attenzione ed indica il tripode.

Sta succedendo qualcosa: Ha ritirato le lunghe braccia dentro il corpo, ed il rumore di motori alla massima potenza è stato sostituito dal ronzio metallico delle lamine di metallo del suo enorme corpo. Si alzano e si chiudono velocemente, facendo girare la polvere ancora più vorticosamente attorno.

Il Capitano alza lo scudo, afferra Barton che è il più vicino e lo ripara con sé.

Natasha si accuccia a terra dietro la carcassa di un autobus ed io scivolo tra i gradini semi distrutti che portano alla metropolitana.

Ci sono delle persone, in fondo alla scalinata. Sono lacere e sporche, immobilizzate dal panico. Mi ricordo di come a New York Pepper, Jane e Happy avevano trovato la salvezza tramite i tunnel della Metro, durante l'attacco di Thanos, e gli urlo di proseguire. “Para el parque!” Mi guardano smarriti e si muovono come zombie.

Cielo, quanto mi manca il pragmatismo isterico dei NewYorkesi. Sono costretta a scendere la gradinata e a spingerli dentro. Si riprendono un po' dallo spaesamento quando il rumore alle nostre spalle aumenta sino a diventare quasi insopportabile.

Merda!

Corro indietro, cerco di riprendere la mia posizione, la Hill chiede via radio aggiornamenti, io lotto contro il vento e i calcinacci che mi piovono addosso.

Qualcuno rotola ai miei piedi e mi travolge, mi rendo conto solo dopo qualche secondo che è Natasha. Mi passa un braccio attorno alla vita, la alzo, cerchiamo riparo dentro la stazione metropolitana che si riempie di polvere e ci stringiamo l'una contro l'altra.

Nell'auricolare c'è la voce di Maria che ci chiama di nuovo, una sonora bestemmia di Clint come risposta ed un'imprecazione di Tony. Mi pare di aver sentito anche un ultimo rombo di tuono e l'urlo dell'Hulk.

Ma è il silenzio assordante del dopo ad essere completamente agghiacciante.

Clint...?” Chiama Natasha.

Nell'auricolare c'è solo un ronzio sommesso.



Dobbiamo arrampicarci per uscire e una volta raggiunta la superficie ci troviamo avvolte da una densa foschia.

Non è nebbia.” Qualcosa si è depositato sulla mia mano. Sembra un fiocco di neve, ma quando sfrego le dita resta una scia grigia. “È cenere.”

Cenere, fumo, polvere. L'aria è bollente e a malapena respirabile. Il cemento sotto ai nostri piedi è ghiaia. I muri dei palazzi attorno a noi non sono più aperti. Sono inesistenti.


Benvenuti a Silent Hill. Quella vera, latinoamericana.

Natasha si preme la mano sull'auricolare per chiamare di nuovo Clint. Questa volta la sua voce è meno ferma di prima. La vedo abbassare lo sguardo e toccare qualcosa con la punta del piede. “Addison.” Sussurra soltanto.

Tra la ghiaia e la cenere, c'è lo scudo di Captain America.

No.

Semplicemente, no.

Sposto Natasha, la faccio arretrare e mi chino. Pulisco lo scudo dalla cenere con una mano, provo a sollevarlo ma il cemento attorno si è sciolto con il calore e l'ha incollato al suolo. Infilo la lama dell'ascia sotto all'orlo, faccio leva e lo alzo a fatica.

Incorniciati dal bordo quadrato di un tombino, Clint e Steve mi restituiscono lo sguardo stravolto a tre metri sotto terra: Dal sollievo potrei svenire. “Nat! Sono vivi!”

Annuncio inutile: Natasha si è già lanciata praticamente nel buco sino alla vita, faccio appena in tempo a trattenerla per la cinta della tuta prima che ci finisca completamente dentro.

All'auricolare ritorna la voce della Hill, questa volta rispondo al suo appello: “Borgo, Romanoff, Rogers e Barton vivi. Gli ultimi due puzzano di merda, ma sono vivi.”

Come se voi cagaste viole.” Borbotta Clint risalendo dal tombino, aiutato da Natasha: “Credo di essermi giocato l'arco, porca puttana.”

Te ne ricomprerò uno nuovo, promesso.”

Il Capitano si issa da solo e poi si disfa della maschera ormai distrutta. Si guarda intorno tamponandosi con il dorso una ferita sul mento. “Credo di aver visto IronMan venire trascinato a terra dal vortice.”

Non so se era lui o Thor.” Ammette Barton. Beve l'ultimo sorso d'acqua e getta la bottiglietta a terra. Strizzo gli occhi tra la polvere e guarda il punto indicato dal cenno di Steve. Ci sono sono cumuli e cumuli di briciole di muri. Macerie, scheletri di piloni di cemento armato. Non c'è più nulla, non un mattone sopra l'altro: è come se la città fosse stata disintegrata da un immenso uragano e sminuzzata da gigantesche lame. Mi arrampico sui resti e cerco qualcosa, in tutta questa desolazione, che mi faccia individuare qualcuno dei miei compagni.

Un gemito – ed invece c'è solo silenzio.

Un brandello di armatura o di vestito – ed invece c'è soltanto in grigio del cemento sbriciolato dell'immenso cratere che è il centro di Bogotà, mentre la cenere e la polvere si depositano e la visuale, lentamente, si allarga.

No, c'è un punto rosso. Si vede appena tra le macerie. Urlo ai miei compagni e lo raggiungo, franando, cadendo rialzandomi tra le rovine. Scavo a mani nude e presto anche quelle di Steve mi raggiungono per aiutarmi. “È Thor!” Esclama. Quando riesce a sollevare un gigantesco pezzo di cemento dal suo petto cerco il battito con le dita.

È vivo.

Sì, è vivo.

Sacrifico l'ultimo goccio della mia acqua per bagnargli il viso e lo schiaffeggio leggermente.

Geme.

Finiamo di liberarlo dalle macerie mentre sbatte gli occhi e farfuglia.

Thor, ti ricordi cosa è successo?”

Mi rivolge uno sguardo miope: “Jane?”

Uhm... no. Natasha ipotizza una commozione cerebrale. Steve allunga altra acqua, lo aiutiamo a sedere e lui ne tracanna un sorso, poi sputa a terra e sostiene di sentirsi meglio. Richiama il Mjolnir, che si alza da sotto le rovine alzando pezzi di cemento e altra polvere.

Steve e Natasha propongono di andare a cercare IronMan e l'Hulk. “O Banner, come è più presumibile che sia, visto il silenzio.” Thor indica una direzione con un cenno della mano insanguinata.

Barton gli controlla i tagli lungo il braccio: “Non sono molto profondi.”

Sono solo graffi.”

Disse il Khal Drogo”

Thor finisce l'acqua e tenta di alzarsi soffocando le imprecazioni. “È ancora qui intorno.”

Il tripode?”

Annuisce: “Non l'abbiamo sopraffatto, lui si è solo...” scuote la testa e sbatte le palpebre: “Non saprei come descriverlo, sembrava essersi aperto un varco sotto ai suoi piedi come...”

Una talpa?” suggerisce Barton.

Thor annuisce.

Oh perfetto: da sopra alle nostre teste a sotto ai nostri culi. Che bastardo!”




Non so se svegliarli.”

In effetti fanno tenerezza. Sai chi dovrebbe vederli così?” Natasha trova la sua sacca d'acqua ed inizia a svitare il tappo: “La Foster.”

Banner, privo di sensi, è sdraiato completamente nudo sopra IronMan, a fargli scudo con il proprio corpo. Come Hulk, di sicuro era una protezione più che valida per sopravvivere alla distruzione, ma come semplice Bruce Banner risulta solo un po' imbarazzante. Natasha passa una mano dietro all'elmo di IronMan, trova il sensore manuale e ci passa sopra le dita: J.A.R.V.I.S riconosce le sue impronte e lascia che l'elmo si apra e lei lascia cadere un po' d'acqua sulla faccia di Tony: “Sveglia piccioncini!”

Lui sbatte le palpebre e ruota gli occhi verso il basso, sulla testa impolverata di Bruce accoccolato sul suo petto. “Ough.” Esclama con una smorfia. “È nudo?”

Steve sogghigna e annuisce: “Completamente.”

E eccitato?”

Non ho intenzione di controllare.”

Bruce inizia a muoversi e si puntella a fatica sui gomiti per alzarsi. Incrocia lo sguardo di Tony, ci mette qualche secondo per mettere a fuoco e poi geme: “No dirlo a Jane.”

Tu non dirlo a Pepper.”

Steve lo solleva e lo aiuta a rimettersi in piedi: “Sempre nudo e addosso a me...” Sospira. Poi incrocia lo sguardo degli altri due: “Non intendevo che...”

Capitano” Tony punta il dito: “Giù le mani dal mio Dottore, chiaro?”

Su, su, non litigate” Natasha alza un sopracciglio con sguardo clinico: “C'è abbastanza Bruce per tutti.”

Arrossendo, Banner tenta di coprirsi con i resti di un'insegna.



C'è un uomo in piedi.” OcchioDiFalco è il primo a vederlo, camminare in lontananza sopra la distesa di detriti fumanti, tra la polvere che non si è ancora depositata. Devo strizzare gli occhi per individuarlo: “C'è qualcosa di strano.”

Dici...?”

No, Barton, intendo che...”

Il manico del Mjolnir torna in mano a Thor: “È un gigante.”

Esatto.

Le proporzioni e l'andatura non combaciano con la distanza. Un corpo umanoide scuro, alto almeno tre metri, senza volto a parte la lunga fessura verticale all'altezza in cui dovrebbero esserci gli occhi.

Estraggo le lame, ci mettiamo sulla difensiva. Barton ipotizza sia il pilota del tripode: “Non muovetevi finché non fa lui la prima mossa.”

Ma Thor alza il martello e ringhia: “L'ha già fatta, la prima mossa!” La scarica di corrente colpisce in pieno l'umanoide. Ferma il suo avanzare, ma non sembra scalfirlo: si lascia trapassare dal fulmine, immobile, ed è Thor a cedere per primo, abbassa il Mjolnir interrompendo il flusso di energia ed afferrandosi il polso dolorante con un urlo esasperato.

Era anche questo il motivo per-”

Non stava arrivando in pace, Barton.”

Se ti chiedo di non-”

Quello che li interrompe è il sibilo più doloroso che possano sopportare i nostri timpani. Ci coglie così di sorpresa che lasciamo cadere a terra le armi per coprirci le orecchie con le mani: sono quasi certa che mi stiano sanguinando entrambe.

È quel coso che lo emette.

È


Ultron.”


La voce è arrivata dentro alla mia testa, improvvisa come il sibilo. Lo guardo avanzare inesorabile, avvicinarsi a noi piegati ancora a terra. Barton recupera un paio di granate per primo, le lancia una dietro l'altra. Esplodono a pochi centimetri dall'umanoide senza scalfirlo: è protetto dallo stesso scudo invisibile del tripode. E ora che è più vicino posso vedere chiaramente che anche il suo corpo è completamente rivestito dalle lamine lucenti.

Questo non è il pilota del tripode.

Lui è il tripode.

Questo è un mutaforma.



Ultron.”

Che cosa vuoi da noi?

Vendetta.”

Brutta risposta. Mi aggrappo al braccio di Thor: “Prendi Barton e scappa dagli altri.” Visto il flop dell'iniziativa precedente Thor non si oppone: afferra Clint per la tuta e prima che lui possa lanciarsi su di me ed afferrarmi spicca il volo.

Non c'è tempo da perdere e non ho molti colpi in canna: lo terrò distratto mentre gli altri raggiungeranno il Quinjet e poi mi teletrasporterò con loro: individuo Morrigan appoggiata al ferro contorto di uno dei grattacieli sbriciolati.

Non sei il primo gigante che prendo a calci in culo.”


Ultron.”


Probabilmente non sarai neppure l'ultimo.” Lascio che le mie fiamme avvolgano le asce: “Quindi non tirartela.”


Nella carica, il mio corpo si scinde in due, tre, quattro copie; ma al momento dell'attacco è verso di me che il suo braccio si alza: schivo il colpo per un pelo e le altre proiezioni si infrangono contro lo scudo protettivo su ci rimbalza la mia lama.


Ultron.”

Ho capito, STRONZO!” FuocoFatuo a volontà: ho tutta intenzione di cuocermelo.

No, così non va, c'è sempre quel dannatissimo scudo protettivo a proteggerlo. Ma come potrebbe attaccarmi o afferrarmi mantenendo lo scudo alzato?

Sono una donna curiosa.

Attacco di nuovo su un fianco, prendo ad accettate e a fiammate lo scudo per indurlo a colpirmi, ma senza risultato alcuno.


Oh, andiamo!

Le mie lame hanno decapitato Jotun e sventrato Chitauri, come possono non scalfire questo bastardo? Sono addirittura riuscita a perforare l'armatura di Thanos!


Thanos.”

Oh. Cosa?

Mi ha letto nella mente. Impossibile. No, impossibile è la parola depennata dal mio vocabolario. È solo che se questo sa leggere nel pensiero sono decisamente nella merda fino al collo. Arretro di un paio di passi, mentre la fessura vuota degli occhi di Ultron si fissa su di me e sembra accendersi infiammandosi.

Vendetta.”

Oh oh. “Ra... ragazzi... quanto ci mettete a decollare?”

Mi risponde la voce del Capitano: “Stiamo evacuando il parco, non possiamo lasciare i civili inermi qui dentro.” Giusto, eh, però questa storia dell'eroismo inizia ad essere pesante. “Riesci a trattenerlo o mando Stark?”

Lascialo come riserva. Ho ancora qualche asso nella manica.”

D'accordo, attaccarlo direttamente abbiamo capito che non serve: tentiamo la carta degli inganni? Davvero? E come con uno stronzo che ti legge nel pensiero?

Infatti non riesco neppure ad organizzare le idee che Ultron allunga e muove il braccio come una frusta: non faccio in tempo a schivarlo; la gamba sinistra viene colpita e schiocca piegandosi sotto il colpo.

Non riesco neppure veramente ad urlare per il dolore. Il braccio metallico ora preme sul mio petto bloccandomi a terra.


Ultron. Per Thanos. Vendetta.”

Con il dolore ad offuscarmi la mente e il braccio ad inibire i miei movimenti, non posso che tentare la carta di trattenerlo a parole.

Dare tempo agli altri. L'importante è dare tempo agli altri.

Per essere così evoluto hai un linguaggio da poppante.” Ringhio sprezzante. “Problemi con una lingua nuova?”

La pressione sul mio petto aumenta: posso sentire lo sterno scricchiolare.

E poi arriva, improvvisa e dolorosa come il sibilo di prima e la sua voce, il ricordo del dolore della lama che mi trapassava il petto. È un ricordo talmente vivido, il momento della mia morte, che mi sembra di riviverlo completamente: sono nella strada di New York, alzo gli occhi per incontrare lo sguardo Loki, bloccato contro il muro di fronte al mio e gli occhi neri e vuoti di Thanos sono al posto di quelli di Ultron. Sta per uccidermi. Di nuovo.

Faccio appello alla mia lucidità mentale: devo liberarmi, ma sono completamente immobilizzata.

Thanos ha in mano la mia lama, il mio lungo coltello.

Non una delle mie asce.

Questa scena non è reale. Non più.

Ma potrebbe diventarlo di nuovo. È per questo che invece di chiamare le mie armi, stringo entrambe le mani attorno al braccio meccanico di Ultron: nel FuocoFatuo che rilascio c'è tutta l'energia che possiedo.

E lo avvolge.


Ritrae l'arto, scivolo fuori e mi rotolo sulla polvere per spegnere le fiamme che hanno attaccato anche la mia tuta. Mi trascino carponi, non riesco ad appoggiare la gamba. Il mio Corvo mi vola incontro, ma quando sta per colpire la mano che tendo viene spazzata via dall'onda d'urto di un'esplosione che proviene alle mie spalle e si schianta tra le macerie, a metri di distanza.

È già accaduto. Ed è successo di nuovo.

MORRIGAN!”

Addison, vieni via subito!” Urla Natasha nel mio auricolare. Mi volto: alle mie spalle Ultron, ancora avvolto dal Fuoco Fatuo, si gonfia e si alza tra turbini di polvere, facendo tremare e sprofondare il terreno sotto di sé. Cerco di trascinarmi di nuovo, ruzzolo a terra, sbatto la fronte e per un istante sono sull'orlo di perdere i sensi.

Lo Scudo! Non ha più lo scudo!” Ad urlare, questa volta, è Barton. Potrebbero essere sopra di me con il Quinjet, ma il rumore del corpo di Ultron che si trasforma e scuote la testa è troppo forte.

MORRIGAN!” Provo di nuovo ad alzarmi: questa volta la caduta è diretta sulla gamba ferita. Un nuovo schiocco e sento la carne lacerarsi: questa volta la frattura deve essersi scomposta. Urlo, urlo e mi trascino. Apro gli occhi nella polvere per vedere le scintille delle mitragliatrici del Quinjet che cercano di colpire a tutta forza Ultron.

MORRIGAN! MORRIGAN!” Il mio Corvo non deve essere lontano, ma non riesco più a muovermi: sono finita quasi incastrata tra le macerie e i detriti, non riesco a trascinarmi neppure fuori.

Dietro, sotto di me il terreno cede e sprofonda: afferro il ferro dell'armatura di un palazzo per istinto e rest attaccata solo per la forza della disperazione.

È la fine.

Questa la è davvero, di nuovo.

Come la prima volta, io e Morrigan moriremo insieme.

Ma senza Loki. Non ho potuto neppure salutarlo davvero.

Ma per fortuna. Hela non crescerà da sola.

Mi sforzo di mantenere gli occhi aperti, ma la vista mi si offusca e la polvere li punge. Quando ormai mi decido a chiuderli e a mollare la presa, intravedo il mantello scarlatto di Thor calare su di me.


Maria lancia i motori al massimo nel decollo verticale appena Thor e Stark rientrano dal portellone aperto. Lo scudo di Ultron sembra essersi disattivato, ma per difendersi l'androide si è lanciato in un attacco a fuoco. Non potendo rischiare l'unico mezzo disponibile e la vita dei suoi occupanti, la Hill decide di battere in ritirata.

Banner fa posare Addison a terra, controlla i parametri vitali e le inietta dell'anestetico nella gamba, prima di tagliare la tuta e cercare di tamponare l'emorragia: “Frattura scomposta.” Dichiara: “Dobbiamo trovare una sala operatoria al più presto, rischia un'infezione.”

La Hill annuisce: “Il nostro messaggio audio è stato recepito e ho avuto un feedback: l'Helicarrier è attivo nella modalità di navigazione nell'Atlantico. Barton, invia il nostro piano di volo.”

Subito.”

Grazie. Thor...?”

Dimmi.”

... Morrigan?”

Abbassando la testa, Thor allarga il taglio della tuta lacera. Sul palmo della sua mano scivola, senza vita, il corpicino nero del Corvo. Natasha si siede accanto ad Addison. Le prende la mano e la stringe tra le sue.


Dall'alto, vedono il turbine creato da Ultron, il modo in cui sembra sparire nel terreno come una gigantesca trivella e le ultime costruzioni collassare sotto il terremoto. Possono quasi sentire le urla delle migliaia di persone che non sono riusciti a salvare, l'angoscia e il dolore diventano rabbia impotente per la prima battaglia persa dai Vendicatori.

La capitale della Colombia è stata cancellata dalla faccia della Terra in nemmeno un pomeriggio.

Nessuno parla.




Questa capitolo è stato un PARTO. Non tanto per la difficoltà di narrazione (Beh, sì, un po' anche quella) ma perché VitaVera sta richiedendo un tributo in termine di impegno cerebrale e di tempo decisamente più alto del normale.

Dai, ce l'ho fatta anche con questo. Chiedo scusa per il ritardo e vi ringrazio per seguire ancora questa storia.

Mancano ancora CINQUE capitoli (Più l'Epilogo SEI) e già abbiamo registrato un decesso importante.

Abbiate pazienza. Commenti, critiche, quel che volete sono e saranno sempre ben accetti ed incoraggiati.

Vi ringrazio ancora, e per ogni evenienza vi rimando al mio ask.

Per tutto il resto c'è MasterStark.

Alla prossima,

se vorrete,

EC


Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Galway Lay ***



The Seventh:

Hellraiser




Part 10: Stormin'


Chapt. 16: Galway Lay.



E pian piano l'anima gli svanì lenta, mentre udiva la neve cadere stancamente su tutto l'universo e stancamente cadere, come la discesa della loro fine ultima, su tutti i vivi e tutti i morti.”

[James Joyce, I morti – Gente di Dublino]



Una voce di donna che non conoscono parla di tempi di recupero e guarigione. Cerco di concentrarmi sulle parole, ma alle mie orecchie giungono confuse e accavallate. Qualcuno ringrazia – sì questa voce la conosco.

Cerco di aprire gli occhi, le palpebre sono gonfie e pesanti. Vedo solo una fetta di stanza grigia, un neon spento. Un'ombra si muove davanti, volto la testa per trovarne un'altra al mio fianco. Ho la gola riarsa e le labbra secche. Quando provo a muoverle e a parlare non esce che un gemito roco.

Ssssht. Tranquilla, sono qui io.” Anche voltare la testa è sfiancante. Incontro lo sguardo di Bruce e mi sforzo di sorridere. “Hai ancora in corpo l'anestesia, sei appena uscita dalla sala operatoria.”

... Perché?”

Beh, la tua gamba destra era piegata di quasi novanta gradi. Di lato.”

Oh!”

Già.”

Inizio a ricordare qualcosa: nebbia, calore soffocante, polvere, rumore. Dolore. Fisico. Non solo: “Bruce...”

Il chirurgo ha detto che i tempi di recupero per una persona normale sono di circa cinque settimane. Mentre ti operava, aveva già notato alcuni segni di calcificazione.”

Sono veloce a riprendermi. Mi passi un po' d'acqua?” Avvicina la cannuccia alle mie labbra e si raccomanda di bere piano. “Fratture normali si saldano in un paio di giorni. Forse per questa ci metterò una settimana.” Sono ancora troppo confusa per riuscire a focalizzarmi bene sui ricordi, ma sono certa che mi sfugga qualcosa: “Dove siamo?”

Sull'Helicarrier. Modalità navigazione, ancora per il momento.”

E... Ultron?”

Non ne abbiamo ancora traccia.”

Non è questa la brutta notizia, vero? “Siamo tutti vivi?”

Controlla le flebo, finge di non sentire. “Bruce?”

Sì, sì,Vendicatori al completo, noi stiamo... stiamo tutti bene.”

Giro lo sguardo nel resto della stanza. Un armadio, un porta abiti ed il mare al di là dell'oblò.

Nessun altro.

Dov'è Morrigan?” Lo vedo irrigidirsi ed inspirare profondamente distogliendo di nuovo lo sguardo. Dentro di me, qualcosa inizia a sfaldarsi. Qualcosa fatto di polvere: “Bruce...”

Addison, noi non...” No. No. Accoglie il mio singhiozzo prendendomi la mano tra le sue: “L'abbiamo recuperata, ma lei non...”

Non riesco a starlo ad ascoltare. Le lacrime iniziano a corrermi lungo le guance, non cerco neppure di trattenerle. Il singhiozzo diventa un colpo di tosse e l'urlo mi muore in gola.

Il mio Corvo, la mia Morrigan: non un semplice tramite per i miei poteri ma la mia ombra, il mio simbolo, l'emblema della mia anima.

L'ho vista morire davanti ai miei occhi, spazzata via mentre volava in mio soccorso.

Dovevo proteggerla, ed invece è morta per me.

La porta si apre e fa capolino la testa di Natasha. Guarda Bruce con aria di rimprovero, che si alza e si affretta ad uscire, poi prende posto sul materasso di fianco a me e le sue braccia mi circondano.


Nella Morgue dell'Helicarrier ci sono voluta entrare da sola.

Morrigan è adagiata in una scatola di cartone, su uno dei carrelli dell'obitorio. Come un agente umano morto sul campo. Natasha mi ha spiegato che è stato Clint a pulirle le piume, a lisciargliele, e ad riporla nella scatola con cura.

Quello che facevo io alla fine di ogni missione, con lei che gracchiava sommessamente, beata e rilassata tra le mie dita.

Le accarezzo ancora il dorso, quasi sperano che si rianimi miracolosamente e si arruffi di piacere. Niente. Morrigan resta fredda ed inerme. “Scusami” riesco solo a singhiozzare, mentre le mie lacrime la bagnano. “Scusami.”

Non sarai morta invano.

Te lo giuro.

Te lo prometto.

Mi allungo per prendere il coperchio della scatola e la voce di Fury mi sorprende alle spalle. “Puoi prenderti tutto il tempo che vuoi.” Sento i suoi passi pesanti avvicinarsi alla mia sedia a rotelle ed infine la sua figura scura compare nel mio campo visivo. “Non avere fretta di salutarla.”

Scuoto la testa, e tento di ricacciare indietro le lacrime senza riuscirci. La guardo un'ultima volta e poi chiudo la scatola.

Sfilo il cellulare dalla tasca della mia sedia a rotelle, e seleziono l'mp3. La voce di Celtic Woman riempie l'aria sulle note di Galway Bay.


If you ever go across the sea to Ireland,
then maybe at the closing of your day,
you can sit and watch the moon rise over Claddagh,
and see the sun go down on Galway Bay


Chissà quante volte, prima di incontrarmi, Morrigan aveva volato nel tramonto della Baia, sulle correnti dell'Oceano, per ritornare al suo nido sulla scogliera.



Just to hear again the ripple of the trout stream,
The women in the meadow making hay,
just to sit beside the turf fire in a cabin,
and watch the barefoot gosoons as they play.


E chissà quanto le è mancata, la sua casa, e se si è mai pentita di aver stretto un legame con quella ragazza che aveva scalato tutto il giorno la falesia e che si era inchinata davanti ai Corvi di Moher.


Avvicino la sedia al forno crematorio e Fury si propone di darmi una mano. “La ringrazio, direttore, ma voglio farlo da sola.” Alzo il pannello di vetro temprato e la lastra di metallo scorre fuori.

Appoggio la scatola di Morrigan e accarezzo un'ultima volta la sua preziosa superficie prima di spingerla dentro.


For the breezes blowing o'er the sea's from Ireland,
Are perfumed by the heather as they blow,
And the women in the uplands digging praties,
Speak a language that the strangers do not know.


Premere il tasto di accensione richiede uno sforzo ancora maggiore.

Al di là del vetro la scatola resta visibile per un paio di secondi, prima che avvenga avvolta dalle fiamme ed il vetro si scurisca.


Yet the strangers came and tried to teach us their ways,
And they scorned us just for being what we are,
But they might as well go chasin after moon beams,
or light a penny candle from a star.

Ho commesso un errore con te: la rabbia davanti agli eventi ha offuscato il mio raziocinio. Puoi perdonarmi?” Annuisco appena senza staccare gli occhi dal vetro. “Se dopo questo vorrai tornare a casa da tua figlia, lo capirò. Non ti fermerò, Addison.”

La ringrazio Direttore.”


And if there's gonna be a life here after,
And faith somehow I'm sure there's gonna be,
I will ask my God to let me make my Heaven,
In that dear land across the Irish sea.

Ma sono una Vendicatrice, e ho qualcuno da vendicare.”

Quando sarà tutto finito, porterò Hela con me in Irlanda. Andremo a Moher, e sulla scogliera libereremo le ceneri di Morrigan. Le lasceremo danzare nel vento, nel tramonto, e lei sarà di nuovo a casa.

E sono anche una madre, ora: devo dare il buon esempio.”


I will ask my God to let me make my Heaven,
In my dear land across the Irish sea.



TUND!

Nick Fury può pilotare SUV superaccessoriati ed aerei ipertecnologici con un occhio solo. Ma direzionare una comunissima sedia a rotelle pare essere decisamente fuori dalla sua portata.

Direttore, lo spigolo!” Troppo tardi: lo aggancio con la gamba ingessata e rovescio tutto un intero scaffale.

Beh, volevi partecipare al meeting no? Ci siamo o sbaglio?”

Nulla da ribattere.

Steve e Clint mi si avvicinano per assicurarsi delle mie condizioni. “Sto bene, ragazzi, grazie.”

Hai già...?”

Sì, Clint, ho già fatto. Anzi, ti ringrazio per come... come l'hai sistemata.”

Mi sembrava il minimo.” Mi scosta una ciocca di capelli sfuggita dalla coda dal viso e mi avvicina il più possibile al tavolo olografico attorno a cui siamo riuniti.

Da seduta non vedo un accidente. Devo far forza sui braccioli e tentare di alzarmi allungando il collo. Non vedo comunque niente. Sbuffo, appoggio il gesso a terra e mi alzo in piedi, aggrappandomi a Thor per cercare sostegno.

Vedi di non ribaltarti, Cornacchietta.” Si raccomanda Tony: “Per colpa tua c'è stato già abbastanza scompiglio qui dentro.”

È solo una gamba rotta!”

Oh, ma non per quello: Banner si era dimenticato di rivestirsi, e ti ha praticamente portato in sala operatoria con l'Hulkino al vento. Non siamo intervenuti perché pensavamo che avresti apprezzato.”

Ma ero svenuta!”

È il pensiero che conta.” Splendida mossa, Tony: riesce a farmi sorridere. “Ora, se possiamo concentrarci sul nostro amico, ufficiosamente chiamato Figlio di Puttana Intergalattico-”

Ultron. Si chiama Ultron.” Lo correggo, ricordandomi con un brivido la sua voce dentro la testa.

Tony si scambia uno sguardo con Clint, che alza una spalla: “Ultron, il Figlio di Puttana Intergalattico non suona male.”

Steve si permette di richiamarli all'ordine: “Dicevamo?” e Tony ritorna serio.

Abbiamo rielaborato i dati raccolti da J.A.R.V.I.S.” L'ologramma ora è un insieme di algoritmi e grafici. In un angolo, un video a distanza esageratamente ravvicinata del Tripode fa sussultare il Direttore e ringhiare Thor. “Abbiamo le percentuali di resistenza dello scudo e di velocità dei movimenti.” Thor tocca la curva di un diagramma e Tony gli schiaffeggia il dorso della mano per farlo smettere. “Questo coso è una macchina da guerra senza precedenti.”

Quindi che è un androide?” Chiede Natasha.

Biotecnologia organica. In parole povere, la versione riveduta e corretta dei Chitauri.” Spiega Bruce. “Chi ha costruito loro, negli ultimi anni si è dato da fare per estremizzare la loro tecnica. Il risultato è Ultron.”

Sa leggere nel pensiero.” Insisto. “Ed è un mutaforma.”

Sì, il suo corpo può cambiare. Grazie a queste...” Sul tavolo compare l'ologramma del corpo di Ultron e Tony zooma su una parte del corpo: “Squame. Sono loro a sfaldarsi, allargarsi e a comporsi.”

Thor sembra impaziente quanto Steve: “E hai compreso come infrangere il suo scudo? I colpi non potevano nulla. Rimbalzavano senza scalfirlo.”

Oh, quello ci ha pensato GreyRaven. Ottima mossa, quella di farti quasi uccidere per fare abbassare le sue difese e tentare di arrostirlo. Non l'hai danneggiato fisicamente, ma abbiamo così potuto capire che al momento di un diretto attacco corpo a corpo lui deve escludere lo scudo protettivo. E visto che l'ha tenuto abbassato anche dopo, direi che se non l'hai distrutto l'hai almeno danneggiato temporaneamente.”

Il piano è quindi che qualcuno faccia da esca e che venga direttamente attaccato, in modo che con le difese abbassate gli altri possano bombardarlo?”

Tony guarda Steve negli occhi. Poi allarga le braccia: “Possiamo lavorare sulle variabili e sulla resistenza di una protezione per l'esca.”

L'Hulk potrebbe essere sufficientemente resistente.” Si candida Banner.

Ma incontrollabile.” Aggiunge Thor “Potrebbe non attenersi ad un piano. Io potrei-”

Natasha scuote la testa: “Sei uno di quelli con l'artiglieria pesante. Io so attirare l'attenzione molto bene, ed indurlo ad un combattimento.”

Le tue chance di riuscita sono troppo basse.”

Mi stai sottovalutando, Signor Stark?”

Parlo di sopravvivenza, Natasha. L'opzione del martire deve essere l'ultima risorsa. Quindi, Capitano, abbassa la mano.”

Sospiro: “Se ci fosse ancora Morrigan potrei tentare un teletrasporto all'ultimo minuto.”

Ma Morrigan non c'è più quindi...”

Stark, un po' di delicatezza!”

Non cambia le cose, Rogers!”

Anche Amon ha un corvo.”

Sbaglio o anche tuo cugino sta avendo dei casini a casa?”

Maria ci invita ad abbassare i toni: “Anche se fosse, Addison, dovremmo attendere la tua guarigione. Quanto hai detto, una settimana? In un pomeriggio ha distrutto completamente una delle città più popolate del continente. Cosa può accadere in sette giorni?”

Con la coda dell'occhio vedo Bruce corrugare la fronte; anche Tony lo nota e chiede spiegazioni. Invece di rispondere, Banner domanda alla Hill e a Fury se sull'Helicarrier siano ancora presenti dei residui bellici chitauri.

Inizialmente sì, abbiamo mantenuto alcuni campioni di armi da studiare per sviluppare dei prototipi come il fucile Zar di Natasha. Ma non avevamo a disposizione una camera sterile, perciò li abbiamo dovuti spedire al Triskelion, dove sono conservati in celle pressurizzate.” Clint chiede perché.

Banner precede Fury nella risposta: “Per contenere il rischio di contaminazione da patogeni alloctoni.”

Cioè?”

Loro hanno una tecnologia avanti anni luce rispetto alla nostra, ma non hanno il nostro ecosistema.” Bruce inforca gli occhiali, corre alla lavagna, cancella con la manica della camicia tutti i precedenti calcoli e prede un pennarello in mano. Poi si degna di voltarsi e proseguire nella spiegazione: “In quanto composti organici, sono vulnerabili non tanto ai nostri attacchi, quanto ai nostri batteri. Non hanno potuto sviluppare difese immunitarie valide contro quello che trovano su questo pianeta. Come... come gli Inca quando si sono trovati davanti ai colonizzatori spagnoli, ricordate?”

Io no, tu Cap?”

Stranamente non ero ancora nato.”

Lo scudo, sono certo, serve anche a questo.” Scarabocchia sul pannello, chiede alla Hill di fornirgli l'accesso a tutti i loro dati di laboratorio relativi ai test sui Chitauri e a Tony di allontanarsi. “Devo concentrarmi e mi distrai.”

Pensavo che la nostra fosse una relazione seria basata sulla reciprocità.”

Lo è, ma ho bisogno dei miei spazi. Devo calcolare in quanto tempo i batteri attaccano e distruggono i tessuti Chitauri. Nei campioni del mio studio alla Tower, accadeva in poche ore, ma erano tessuti con un processo di decomposizione già avviato. Nel caso dell'organismo vivo e vegeto, in quanto tempo la contaminazione può avere successo?”

Dobbiamo comunque elaborare un piano per fargli abbassare lo scudo, altrimenti i nostri germi non...”

Ti sfugge una cosa, Capitano.” Tony mi indica. “Grazie a lei, lo scudo si è già abbassato. La contaminazione con la nostra atmosfera è già avvenuta. Senza volerlo, Addison, con molta probabilità ti sei già vendicata.”

Oh. Preferivo una vendetta vecchio stile – urla dolore, sangue e 'abbi pietà' – ma non si può voler tutto dalla vita.

A proposito, Cornacchietta, sei consapevole, vero, di indossare un camice ospedaliero aperto sul retro?”

Ops. “E che la vetrata alle tue spalle da sulla plancia di comando?”

Ah.

Dovrei incazzarmi.

Ma non ho le energie per farlo.

Tanto non ho cellulite.”



I posti di comando sono in subbuglio.

Tecnici e scienziati valutano i dati registrati da Ultron, tentano di inviare impulsi alle riparazioni e coordinate di fuga.

Fuori, in disparte dal caos che la battaglia ad anni luce di distanza ha generato, Mentore attende risposte. Il Generale si inchina e lui gli fa cenno di parlare.

Vi sono segnali di disturbo dallo Scudo protettivo di Ultron. E pare – ma non possiamo esserne certi ancora – che i terrestri siano riusciti ad aggirare le problematiche legate ai disturbi del campo geomagnetico.”

Solo piccoli incidenti di percorso, vero?”

Certo, mio Signore. I tecnici stanno lavorando alacremente per risolvere il problema. Ultron al momento è ancora completamente funzionate, solo è indispensabile il ripristino ottimale dello scudo.”

Mi avevate assicurato che la potenza terrestre era di gran lunga inferiore a lui. Non dimenticatelo.”

Assolutamente. Le loro armi sono solo... fastidiose, per l'UltraSoldato.”

Fa che non siano nemmeno punture di insetti. Ora parlami di successi ottenuti.”

Abbiamo distrutto una città intera, Maestà.” Un gesto delle dita e sullo schermo olografico scorrono le immagini della distruzione appena avvenuta, direttamente dal punto di vista del Distruttore. “Ora sanno di cosa siamo capaci. Li abbiamo sorpresi. E gettati nel panico.”

I Vendicatori sono ancora tutti vivi, tuttavia.”

Sfuggiti all'ultimo minuto.” Si affretta a puntualizzare il Generale.

E i Tributi che la Morte rivuole?” Mentore quasi balza in piedi quando sullo schermo olografico compare il volto ravvicinato di una giovane donna, schiacciata a terra dal braccio di Ultron. Quando riapre gli occhi furiosi, il loro colore è l'oro: “È essa...” Sibila con un ghigno. Al Generale pare che la luce, nella stanza, si sia affievolita, e che le pareti metalliche si siano riempiti di bisbigli. “La Morte la riconosce. È una degli ingannatori.”

Sì, mio Signore. Colei che fu uccisa da Thanos, inizialmente.”

E l'assassino di mio figlio?”

Non è ancora stato individuato. Pare... pare che non si trovi in quel mondo.”

La Morte li vuole entrambi. Fa in modo che la donna muoia. L'Asgardiano si farà vivo da sé. Oppure...”

Questa volta il Generale sente i bisbigli chiaramente: “Trova ciò che li lega maggiormente. La Morte, per questa offesa, esige ora un tributo più alto.”



Fuori dalla portata dei colpi, Loki osserva la battaglia.

Dall'alto i due eserciti non sono che un groviglio rumoroso di corpi e arti frammentato da fiamme grigioazzurre e pozze di sangue nero.

La Voragine erutta, le Arpie della Regina sono decimate dai lapilli infuocati. Amon lancia un'ulteriore carica; il suo esercito sembra avere la meglio, la pietra sulla sua corona brilla e Loki sogghigna.

Tra le sue dita brilla la vera Gemma dell'Anima. E ne sta controllando il potere a suo piacimento.

Non si è sottratto ad una battaglia. Non si è messo da parte.

Come sempre, attende solo il momento giusto per fare la sua mossa.





Visto l'andazzo, direi che questo aggiornamento è a tempo di Record.

E di tempo ne ho davvero molto poco. Voglio finire questa storia, glielo devo dopo due anni passati sopra a questa saga, e voglio farlo in modo 'decente'.

Come va? Fa schiferrimo? È una palla colossale? Capisco. Sto facendo del mio meglio. Abbiate pazienza, un capitolo in meno alla fine.

Grazie ancora per chi è rimasto, nonostante tutto, a leggere queste righe e a commentarle.

GRAZIE DAVVERO.


Come sempre, per qualsiasi curiosità, dubbio, evenienza, o anche solo per due chiacchiere, vi mollo qu i il mio ask.


Alla prossima, se vorrete.

EC

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Get up, Broil Up ***


Spett

The Seventh:

Hellraiser

 

 

 

Part 10: Stormin'

 

Chapt. 17: Get Up, Broil Up.

 

Resistere significa semplicemente tirare fuori i coglioni, e meno sono le chance più dolce è la vittoria.”

[Charles Bukowski, Sotto un sole di sigarette e cetrioli]

 

 

Dai, Pepper, rispondi.

Le trasmissioni sono state sono state in parte ripristinate, Tony ha detto che è riuscito a mettersi in contatto qualche ora fa con Nevada Field per aggiornale, ed io sento il bisogno di avere qualche notizia di Hela.

Al quarto giro del timer di Skype, finalmente compare la faccia sgranata di Darcy e la sua voce distorta dal pessimo segnale: “Hey!” Mi saluta allegra: “È un piacere vederti viva e vegeta! Tony ci ha detto che non eri conciata benissimo.” Sposto la webcam per mostrarle la gamba ingessata e lei commenta con un 'ewww...' prima di farmi le condoglianze per Morrigan.

La ringrazio: “C'è Hela in giro? Volevo salutarla.”

“Sta facendo merenda. La vado a prendere, siamo state in piscina tutta mattina e ci siamo appena fatte un bagnetto.” Spiega Darcy, uscendo dall'inquadratura.

Dopo il bagnetto Hela profuma dell'olio di mandorle che le mette Loki, massaggiandole la pelle bagnata per farglielo assorbire. Diventa morbidissima, e lei si annusa le manine ridendo, perché le piace tanto quell'odore.

Quando torna ha Hela in braccio. Nonostante la sgranatura dell'immagine noto i capelli ancora umidi e il ditino tra le labbra sporche di yogurt: “Ma ciao signorina!”

Lei rimane ferma, appiccicata a Darcy che la esorta a riconoscermi. “È la mamma, non vedi?”

“Mam-ma?”

“Sì, proprio lei!”

“Mam-ma!” Hela va in berserk: Si allunga verso la webcam sbracciandosi e divincolandosi e Darcy deve sedersi per cercare di trattenerla dai suoi tentati tuffi: “MAM-MA!”

Non posso che scoppiare a ridere davanti al suo entusiasmo: “Stai facendo la brava?”

!”

“Per davvero?”

“Oh sì, è vivace ma non una rompicoglioni come... beh, avrai già capito chi. Tra l'altro, la principessina gli ha anche dato il benservito, al piccolo Stark

“Oh! Il suo primo due di picche e me lo sono persa?”

“Un bel ceffone a mano aperta, ad essere precisi: l'esasperazione generale era tale che Pepper non si è opposta, anzi...”

Hela sogghigna – oh cielo, quello è il ghigno di suo padre! - ed io le confido che sono tanto tanto tanto orgogliosa di lei: “Quando mamma torna a casa, ti insegna anche come insultare la gente con classe. Promesso!”

!” La connessione ballerina sgrana di nuovo l'immagine, la voce di Hela che blatera qualcosa mi arriva completamente distorta. Anche l'illuminazione dell'immagine cambia, sembra improvvisamente che vengano investiti da un cono d'ombra.

Darcy, non è che accenderesti la luce? Non si vede un accidente da voi!”

“Scherzi? Siamo in giardino, c'è un sole che spacca le pietre! Deve essere la connessione.”

Il video si sgrana ulteriormente, prima che la comunicazione salti del tutto faccio un fermo immagine per stamparla: sento il bisogno di avere qualcosa di Hela con me, per affrontare tutto il resto.

 

 

"… e questo è quello che chiamo il Siringone."

"Che, tecnicamente" Specifica Bruce interrompendo Tony: “è un crioiniettore a carica batterica."

Steve alza la mano: "E qual è la zona adibita ad iniezione?"

"Non lo vuoi davvero sapere." Clint gli afferra la mano e la abbassa.

"Nessuna volgarità, OcchioDiFalco." Protesta Tony falsamente indignato: "Altrimenti lo chiamerei 'Clisterone'."

Bruce tenta di riprendere le redini della spiegazione, alzando il Siringone - non si potrebbe chiamare altrimenti, visto che la forma è è quella di una grossa siringa a stantuffo di metallo - ma Tony decide che il suo modo di brieffarci sarebbe senza dubbio più efficace: "Allora, questo coso sarà pieno con un simpatico mix di liquido farcito di batteri che avevamo a disposizione grazie ai laboratori dell'Helicarrier - Eschericchia Coli, Varicella, muco nasale della Hill...-"

"Ho preso un colpo d'aria!" Borbotta in sua difesa, soffiandosi il naso per l'ennesima volta.

"Sino al momento dell'iniezione, si manterranno stabilmente sotto una temperatura di -80° in modo che possano conservarsi. L'innesto del fluido termico riscaldante avviene ad una prima pressione dello stantuffo. Avremo circa 4-5 secondi di tempo prima di posizionare il Siringone a contatto con il nemico -qualsiasi parte va bene - e premere lo stantuffo una seconda volta, in modo da espellere l'ago e iniettare il mix di batteri. L'allontanamento può avvenire nelle modalità che più vi aggradano. Vi consiglio comunque velocemente."

Clint propone un'ulteriore modifica: "Telecomandato a distanza e bilanciato in modo che possa scoccarlo dal mio arco. Così potrei anche starmene fuori dai casini, una volta tanto."

"Ci avevamo pensato" Ammette Bruce "Ma la variazione di campo magnetico creato da Ultron temiamo possa interferire con la trasmissione del segnale."

"Che palle!"

Bruce condivide con un sospiro, Natasha domanda se potremo averne uno a testa. "Gli altri sono in fase di ultimazione: questo è l'unico veramente finito e testato."

"Su di chi?" domando, che ho appena subito un'iniezione di antibiotico fuori programma.

La Hill starnutisce di  nuovo. Gli altri si allontanano, io sono costretta all'immobilità dala sedia a rotelle.

"No. Non su di noi. Tony li ha testati su cavie da laboratorio. Cavie non umane. Vero, Tony?"

"Ah."

"TONY.”

“È che il team di Coulson era così entusiasta di aiutarmi e... e sono giovani, il loro fisico reagirà subito."

"TONY!"

"E poi la varicella l'abbiamo fatta tutti, no?"

Sarà solo suggestione, ma sentiamo tutti un certo prurito.

 

 

 

La potenza distruttiva del FuocoFatuo di Amon è impressionante, confrontata con quella di Addison. Le fiamme si succedono dalle sue dita freneticamente: diventano onde e lingue di fuoco, cerchi incandescenti che decapitano i suoi nemici.

Più nemici escono dalla Voragine, più il Re degli Inferi scatena la sua potenza.

Guida le sue schiere e le anime dannate obbediscono al barlume della Gemma sul suo capo.

È quando le riesce a respingere l'esercito nemico oltre il bordo della Voragine, quando smette la difensiva ed inizia l'offensiva che Loki lascia che l'Arpia che cavalca plani vicino al Re: “Ora che l'esito della battaglia inizia ad essere chiaro ti fai vivo, Loki?”

“L'avrei fatto anche prima, ma perché rubarti la gloria di una simile vittoria?”

“Ti ringrazio per la delicatezza” commenta sarcastico, aprendo il ventre di un demone nerboruto che si era lanciato all'attacco con un unico movimento della spada: “Continua pure a goderti lo spettacolo, allora.”

Loki piega la testa di lato increspando le labbra in un broncio: “Nessuna richiesta di combattere al tuo fianco?”

“Scherzi? Di schiena ne ho una, ci tengo che non venga trafitta.” La colonna di fuoco che rivolge verso uno sparuto gruppo di nemici li spinge oltre il precipizio, avvolti dalle fiamme.

 “E allora è già troppo tardi, non credi?” Ribbatte sogghignando.

Il Re lo guarda e per un secondo Loki spera che abbia capito l'antifona. Ma gli scontri sono ancora troppo vicini, la concentrazione di Amon deve tornare sui combattimenti, e Loki sposta lo sguardo sulla lancia che trafigge uno dei soldati. È a portata di mano, Loki la estrae dal cadavere con un gesto fluido. Poi scende dall'Arpia e le da una pacca per farla volare via.

Maneggia la lancia: è ben bilanciata, e la punta è così spessa e affilata che potrebbe dilaniare qualsiasi armatura. Anche - per esempio - quella nera di Amon, che si trova proprio davanti ai suoi occhi.

Loki afferra meglio l'arma con la mano destra, prende la mira e la scaglia con tutta la sua forza.

La lancia trapassa da parte a parte il demone che stava calando la pesante ascia sulla testa del Re del Sottomondo e lo fa stramazzare a terra in un lago di sangue vischioso.

Amon finisce di sgozzare il nemico contro cui si sta battendo, poi guarda quello ai suoi piedi, la lancia che lo infilza ed infine Loki. Poi sospira: "D'accordo, ma non ti voglio alle spalle."

"Un vero peccato, le ho coperte così bene..."

 

 

“Signore, abbiamo una traccia.”

Per poco Fury non fa cadere per terra il plancista, da tanto lo sposta con foga. Si pianta davanti allo schermo, legge i dati, ed ordina le coordinate da impostare.  “Siamo nel bel mezzo del Mar dei Caraibi, e il bastardo si sta spostando velocemente. Hill, che tu sappia sa volare?”

“Nossignore” Replica Maria: “Ma da come aveva ridotto la costa pacifica, possiamo dedurre che sappia nuotare molto velocemente. Punta a Nord, se la sua rotta è la terraferma, la prima costa che incontrerà potrà essere la Giamaica.”

“Suppongo che non andrà lì per rilassarsi. Tra quante ore raggiungeremo questo Ian Thorpe?” Domanda Clint.

“Abbiamo lanciato i motori al massimo” Calcola il plancista. “Ma non possiamo ancora decollare, quindi... ci vorranno almeno novanta minuti, Signore.”

Fury rivolge lo sguardo a Tony e Bruce, che annuiscono: “Il team tecnico sta finendo l'approntamento. I Crioiniettori-

“I Siringoni

“Saranno pronti.”

Natasha abbassa lo sguardo su di me, seduta sulla sedia a rotelle: “Mi mancherai, laggiù.”

“Non ho dubbi.” Mi sforzo di sorridere. E poi mento spudoratamente alla mia migliore amica: “La mia vendetta è nelle tue mani.”

 

Davanti alla porta del laboratorio, Bruce sussulta e si gira di scatto premendosi una mano sul petto.

Hey! Sono solo io!” Esclamo alzando le mani in segno di resa.

Lui sospira di sollievo e si passa due dita sulla sella del naso: “Sì, sì. Scusa. Ero sovrappensiero e in un corridoio vuoto il cigolio di una sedia a rotelle è leggermente inquietante...”

Ridacchio: “Ammetto che è vero. Che dici, c'è posto lì dentro per me, la mia sedia e la mia gambona ingessata?”

“Oh sì, certo. Come mai? Voglio dire... dovresti startene a riposo, sei stata operata solo ieri...”

“Sì, lo so, ma sono un po' nervosa e non riesco a rilassarmi come si deve. Magari distraendomi...”

Da come mi guarda, Bruce sembra già aver mangiato la foglia. Tuttavia apre il pannello di scorrimento del laboratorio e poi si scosta per farmi entrare aiutandomi a non incastrarmi nello spigolo di un bancone.

“Che galantuomo!” Cinguetto leggera, spingendo la sedia in un angolo, dove sospiro e scrollo le spalle: “Oh che pace quaggiù. Nessun medico che mi rincorre per medicine o per l'ennesima lastra di controllo” Da che mi hanno operata ne avrò fatte almeno cinque, l'ultima proprio un'ora fa. Ormai brillo al buio! La guarigione sta procedendo velocemente, come previsto, appunto. Credo che i miei amici chirurghi mi amino più come soggetto di studio che come paziente.”

“E ci credo!” Esclama riaccendendo un computer. “Sei una pessima paziente. Non ti attieni al protocollo e non ti riposi. Per un medico è stressante doversi sempre inseguire.”

“In una situazione simile riusciresti a startene buono e calmo nel letto di un'infermeria?”

“Certo!”

“Non mentirmi. Ne ho un po' le palle piene di persone che mentono, ti garantisco che posso dimostrarti la mia immensa seccatura anche con una gamba ingessata.” Avvicino la sedia, faccio forza sulle braccia per alzarmi, poi mi appoggio al tavolo e mi ci siedo sopra, alzando la gamba ingessata con quella sana e ruotando per appoggiarle entrambe sul ripiano.

“Addison...”

“Tranquillo, non voglio sedurti” ridacchio “Perlomeno non ora. Volevo solo mettermi comoda. Per parlare meglio. Guardandoci negli occhi e non dal basso come ora sono costretta.”

“E di cosa dovresti parlarmi?”

“Della mia gamba ingessata che mi impedisce di partecipare al Prom di fine anno.”

“Immagino quanto tu sia furiosa per questo. Ed è giusto che tu ti sfoghi con me. Anche se non sono forse la persona più adatta per darti consigli, ci proverò.”

Sorrido. “Io non voglio consigli. Voglio un tutore.”

Simula di non afferrare: “Sei abbastanza grandina per aver bisogno di un tutore...”

“Non fare il finto tonto. Voglio un tutore ortopedico per la mia gamba, che me la tenga in trazione e me la ripari dai colpi, senza impedire i movimenti.”

“Addison, capisco perfettamente, ma al momento abbiamo particolari più importanti su cui dobbiamo concentrarci e-”

Lo afferro per una manica e lo tiro verso di me, il naso ad un palmo dal suo: “Ti ricordi cosa è successo l'ultima volta che mi avete lasciato indietro, vero?”

“Appunto per questo pensavo che avessi imparato la lezione...” Sospira Bruce.

Scuoto la testa.

“Ormai dovresti capirlo, Bruce, che la Cornacchietta è una ragazza piuttosto testarda.”

Il pannello si è aperto di nuovo e questa volta è Tony, spalleggiato dagli altri, a fare la sua entrata con un pacchetto di mirtilli in mano che si premura di offrire a Bruce ed insistere finché non cede e ne prende una manciata.

Provo a metterci una pezza: “Non guardatemi così, sono qui solo per sedurlo” da come Natasha alza un sopracciglio e Thor scuote la testa direi che non sono molto convincente. “Se pensate che mi arrenda vi sbagliate di grosso. Se non mi darete una mano voi, ci penserò a fabbricarmi un tutore da sola. Con le cinghie di distribuzione e sospensioni di Lola, se necessario.”

Steve cerca di farmi ragionare, intavolando un  discorso sui propri limiti, ma si zittisce quando gli do dell'ipocrita. Thor prova a metterla sul sentimentale e ricordami che ho una figlia a cui tornare e che: “Loki non mi perdonerebbe mai se ti capitasse qualcosa.”

“Piuttosto preoccupati di cosa io non perdono a tuo fratello.”

Resta un attimo interdetto, alza le spalle, mi da completamente ragione e poi annuncia ad alta voce che il suo dovere l'ha fatto: “Che non si dica che Thor appoggia le missioni suicide.”

“Non sarà un suicidio, promesso. Non se mi darete un tutore fatto decentemente e non assemblato da parti sparse di Lola...”

Naaah!” Tony si china sotto il tavolo tuffandosi in uno sportello, e ne riemerge un secondo dopo con quello che assomiglia ad uno dei gambali della sua armatura. “Non ho avuto tempo per le cromature e la personalizzazione, in effetti è un po' grezzo, ma perfettamente funzionante.” Resto a bocca aperta: “Ormai ti conosciamo abbastanza  per prevedere questa tua mossa. Anche se ammetto che inizialmente l'idea di Clint di crocifiggerti all'infermeria per tenerti sotto controllo mi pareva la migliore.”

Clint tenta di nascondersi dietro a Thor: “Era Natasha che non voleva farti venire.”

“Ma poi ho cambiato idea.” Sospira scuotendo le spalle: “Mi saresti mancata troppo.”

Uhmmmm....qui gatta ci cova. Dovrò tenere le orecchie ben aperte, che da come la conosco - e la conosco bene – Natasha non è mai stata così arrendevole nelle sue decisioni. Tuttavia sto al gioco, sorrido complice e ringrazio, e squittisco l'impazienza di provare ad infilarmi il gambale.

“Non sono certo che sarà indolore.” Mette le mani avanti Tony, mentre Bruce prende dal carrello degli attrezzi una sega circolare e la accende.

È inquietante: “Quella... quella serve per togliere il gesso vero?”

La mano di Natasha si appoggia alla mia spalla più per sfottere che per confortare: “O magari un'amputazione, chissà!”

 

 

No, in effetti no.

Questa cosa è tutto fuorché indolore. Il piccolo processo di raffreddamento della parete interna del gambale aiuta a tenere il dolore sotto controllo, ma quando ho provato a saltarci sopra per poco non sono svenuta.

I movimenti non sono fluidi, zoppico vistosamente, stringe da morire dalla coscia in giù e anche la scarpetta del piede è piuttosto corta. Sarò piena di vesciche, oltre che con altre possibili fratture più gravi.

E non potrò essere di grandissimo aiuto, ma almeno potrò dare un supporto. Insomma, si fa quel che si può, no?

“Forse ad Ultron avremmo dovuto spiegare che ai Caraibi non si viene per far scoppiare una guerra. Men che meno in Giamaica.” Stark, come sempre, cerca di alleggerire la tensione: “Credo che per festeggiare la vittoria condivideremo qualcosa di più divertente dello Shawarma. Che ne dite?”

“Io ci sto” alza la mano Clint: “Nat?”

“Vediamo di farlo fuori, prima.”

“E Thor si farà i rasta.”

“Ecco, Cornacchietta, questa è di gran lunga l'idea più bella che tu mai avuto.”

“Cosa sono i rasta?”

“Oh, vedrai, Ras-Thor-fari, li adorerai.”

“...Steve...?”

Aggiustandosi il casco, il Capitano alza una spalla: “Sì, direi che per questa volta potrei essere d'accordo con Stark. Ma ora muoviamoci.”

“Ah, Steve...” Bruce interrompe la distribuzione di crioinettori e abbassa il tono con aria confidenziale; tendiamo le orecchie nonostante cerchi di riappropriarsi di un po' di privacy voltandoci le spalle: “Vorrei chiederti un favore. Il piano, ecco, prevede che io mantenga il più possibile le mie sembianze... uhm, civili e che raggiungiamo il suolo lanciandoci, ma...” abbassa ulteriormente la voce: “Non mi sono mai lanciato con il paracadute.”

“Oh! È molto semplice, e se ci fosse tempo ti insegnerei anche a farlo però... beh, possiamo sempre lanciarci con il paracadute biposto. Io starò dietro di te, così potrò manovrare l'apertura e il volo e all'occorrenza, se non riesci proprio a trattenerlo riuscirò a liberare il bestione dalle cinghie. Che te ne pare?”

Bruce alza una spalla in accordo, Tony annuisce: “È tutto molto gay. Ammetto di essere un po' geloso.”

 

 

 

Come supporto, l'Helicarrier resterà lontano dalla costa, mentre sarà il Quinjet a darci un'assistenza diretta insieme a tre dei cinque F-25 in dotazione all'Helicarrier.

IronMan e Thor saettano dalla rampa di lancio per precederci: la priorità è evacuare quanto prima la popolazione nella zona di impatto: “Dobbiamo evitare una seconda Bogotà” precisa Maria, risoffiandosi il naso e prendendo posto di nuovo nella cabina di comando. “L'inferiore densità abitativa dell'isola dovrebbe aiutarci. Allacciatevi le cinture.  Chiusura portellone. Rotori attivati. Propulsori al massimo. Decollo!”

“Il bastardo è sott'acqua, ma riesco a captarlo.” Urla Tony via radio volando rasente alle onde. “Passo l'informazione.”

Dal mio sedile, non posso fare altro che allungare il collo per guardare la plancia di comando, dove la forma assunta da Ultron compare sugli schermi: “Oh cielo, sembra il Kraken. Anche da loro è uscito Pirati dei Caraibi...?”

“Vediamo di non far sbriciolare la nostra Perla Nera.” Chiosa la Hill. “Stark, la sua traiettoria è Kingston, precedetelo: Ordino agli F-25 di bombardarlo per cercare di deviare la sua corsa.”

Dagli auricolari arrivano gli ordini di Fury all'Helicarrier di prepararsi al lancio dei missili sottomarini.

Dal mio posto posso seguire solo l'audio dell'operazione: Gli ordini concitati, il lancio dei missili, il loro esplodere contro lo scudo protettivo. La Hill vira violentemente e riprende quota imprecando: il Kraken ha reagito alzando i tentacoli dall'acqua. Il Quinjet è stato schivato per un soffio, due dei F-25 sono stati afferrati e solo uno dei due piloti è riuscito ad espellersi. Dell'altro ci arrivano solo le urla all'auricolare.

Il Capitano se lo strappa praticamente via dall'orecchio e lo stringe fremendo nel pugno sino a sbriciolarlo: “Hill” Ringhia. “Quanto manca ancora?”

“Sette minuti. E almeno ha deviato la traiettoria.”

“Prepariamoci.”

Slaccio le cinture di sicurezza e mi alzo a fatica - fitta di dolore dalla gamba e poca stabilità sono una pessima accoppiata - per avvicinarmi al portellone. Quando le vibrazioni si fanno più intense mi capita di dovermi aggrappare a Bruce: non l'ideale visto che è sta combattendo fase premestruale che porta all'Hulk, mentre si infila nel paracadute biposto con Steve. Per evitare di finire a gambe all'aria non posso fare a meno di reggermi: Impossibile preparare già le mie ali della tuta spiegate per l'atterraggio.

Pensandoci, il peso del tutore di metallo di certo non aiuterà nella planata.

Guardo di sottecchi Natasha, concentrata sulla missione con il paracadute sulle spalle e un rivolo di sudore che le solca la fronte corrugata.

Figurarsi se non si è accorta della mia difficoltà. Figurarsi se non ha già pensato a tutte le problematiche prima che ci arrivassi io.

Figurarsi se non ha in mente qualcosa per fermarmi.

Così, quando la Hill da l'ordine a Clint di aprire il portellone, le dico di andare prima di me. Mi guarda con un sopracciglio alzato, aspetta che Steve, imbrigliato alla schiena di Bruce, e Clint, si lanciano, poi annuisce e passa il portellone.

Devo claudicare sul bordo, prima di riuscire a mettermi in un precario equilibrio e lasciare la presa. Infilo le braccia nelle tasche dei fianchi, tendo le ali, fletto le gambe e....

SBAMM!

Mi ritrovo risbattuta dentro alla pancia del Quinjet, ribaltata per terra e con il naso che sanguina.

Dal portellone, aggrappata al lato dall'esterno, si sta issando dentro Natasha, i capelli rossi sferzati dal vento: "Pensavi davvero che te l'avrei permesso?" Il secondo calcio diretto alla faccia lo riesco a parare. Il cazzotto no. Sbatto la nuca all'indietro, contro la parete di metallo e prima che riesca a rialzarmi Natasha mi è nuovamente addosso, bloccandomi a terra con il suo peso.

"Non riesci neppure a battere me!"

"Non sono mai riuscita a battere te, per dirla tutta!." Provo con un colpo di reni: Il risultato è una fitta di dolore allucinante alla gamba, una testata in piena fronte e due click all'altezza dei miei polsi.

Manette.

Di quelle cazzute che mi hanno già dato problemi alla Base Manhattan.

E che ora mi ancorano alla fila di sedili.

"Natasha, apri."

Lei estrae dal una tasca un fazzoletto e mi asciuga il sangue che mi cola dal naso scuotendo la testa: "La tua vendetta è nelle mie mani. Ti fidi di me?" Annuisco. "Bene." Si alza e si dirige di nuovo verso il portellone.

"NATASHA!" Si volta.

Ti prego stai attenta, ti prego vendica Morrigan e ti prego ritorna tutta intera.

"Sei la più grande TROIA mai vista sulla faccia della Terra, e questa ME LA PAGHI!"

Fa spallucce e si lancia, questa volta davvero.

 

 

"HILL!"

Nessuna risposta. Dalla mia posizione non riesco a vedere altro che la sua ombra nella cabina di pilotaggio e sentire i comandi che impartisce via radio.

"HIIIIILLLL!!!" Nessuna risposta. "MARIA!!!"

"Borgo, o la smetti o provo il mio taser nuovo sul tuo culo."

 

Romanoff in posizione. Borgo sistemata.”

Steve annuisce, mentre Hill li aggiorna via radio sulle coordinate di attacco: “La sento urlare da qui.”

“Se ne farà una ragione. Avanti, prepariamoci. Bruce? Ti chiedo di resistere ancora un pochino.”

Cercando di regolare la respirazione e controllandosi i battiti cardiaci con il bracciale, Bruce spera che Ultron non si faccia desiderare troppo.

 

 

"Maria, dai.... " Niente.

"Quando mi libero VI APRO LA GOLA!" Nulla.

"Mi fa male la gamba...!" Inutile.

"Ma io voglio solo guardare dalla finestra....!" Nada.

"Borgo, dacci un taglio o ti sparo all'altra gamba!"

 Ultimo tentativo: ".... mi scappa la pipì!"

Smetto perché il click che arriva dalla cabina di pilotaggio è quello della sicura di una Beretta che viene tolta.

Che scazzo.

 

 

L'onda di Ultron investe la baia di Kingston. Inonda l'aereoporto, sbriciola il braccio di autostrada che lo collega alla terraferma: la sirena della nave da crociera ancorata alla banchina principale si mette a suonare l'allarme e non smette nonostante venga ribaltata e sopraffatta dall'acqua. L'onda si abbatte sulle le strade della Downtown sorprendendo le ultime persone che non sono riuscite a scappare in tempo; Solo l'intervento di Thor, che ricaccia indietro l'acqua con l'onda d'urto del Mjolnir salva i ritardatari a King Road.

E il suono apocalittico della tromba di Ultron si alza dal mare.

Dall'alto della sede della Bank of Jamaica Natasha guarda il Quinjet posizionarsi sulla città, a creare il limite del perimetro: la parte invalicabile per l'incolumità dei cittadini.

Le scaglie di Ultron vibrano e sibilano ferocemente, sino a ricomporre la forma del Tripode.

Clint abbassa l'arco che aveva teso istintivamente: "Ho un'idea. Per aggirare l'ostacolo del suo scudo protettivo. Una cosa che ho notato a Bogotà e mi è tornata in mente ora" Indica il profilo della chiglia della nave da crociera, frustato dalle onde: "Dalla sirena della nave, per la precisione."

"Sarebbe?" Domanda Natasha.

"I suoni: lui li sente. La barriera tiene lontani i colpi fisici ma lascia entrare le onde sonore. Deve farlo, altrimenti lui riuscirebbe a mantenere una percezione solo parziale e non totale come ha ampiamente dimostrato."

"Può usare sensori, sonar, altre apparecchiature..."

"... e non manterrebbe l'equilibrio." Insiste, continuando ad indicare la coordinazione dei movimenti delle tre gambe flessibili mentre risale Ocean Boulevard.

"Ai miei tuoni indietreggiava, anche se di poco." Conferma Thor all'auricolare.

"Dobbiamo assordarlo." Natasha getta uno sguardo a Bruce, chinato per terra ad occhi chiusi, concentrato nello sforzo di mantenersi lucido e calmo. "Vendicatori, sentito OcchioDiFalco?"

"Qui Cap, ricevuto. Sono vicino ad  una caserma dei pompieri. Prendo in prestito qualche sirena."

"Qui IronMan. Sto evacuando un villaggio turistico: chiedo le casse del Baby Club o basterà l'altoparlante dell'Animatore Capo?"

 

 

Siamo agli sgoccioli.

Sono agli sgoccioli. Diciamo che tre settimane per scrivere questo capitolo non avrei mai pensato di dovercele impiegare.

Uno in meno, dai pure!

Riguardo alla mia nota nel capitolo precedente, non era di certo fatta con l’intenzione di fare il mescolino e avere più recensioni: semplicemente, ho notato che rispetto a quando ho scritto tutte le altre parti, in questa ci posso lavorare meno… e con ‘meno’ amore, purtroppo…

Ad ogni modo, ormai sono da DUE anni qui dentro. Ho tutta l’intenzione di finirla e di farla finire in modo decente, per ringraziare chi mi ha seguito. Da subito o ‘dopo’.

Nel frattempo vi ringrazio di essere arrivati sino a qui. Come ben sapete, ho il mio ask e per tutto il resto c’è MasterStark!

Alla prossima, sempre se vorrete,

EC.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Only Kingston For A Day ***


The Seventh:

Hellraiser

 

 

Part 10: Stormin'


Chapt. 18: Only Kingston For a Day


Anche la Follia merita i suoi applausi

[Alda Merini, Aforismi e Magie]


'Could you be loved and be loved!

Could you be loved and be loved!'


Stark, non stiamo cercando di assordarlo con Bob Marley, vero?

Idee migliori, Barton?”

Dobbiamo stordirlo, non invitarlo per un giro di canna. Justin Bieber?”

C'è una convenzione ONU contro la tortura. E io sono uno Stark, non un Bolton!”


Hill, non stanno cercando di assordarlo con Bob Marley, vero?”

Ah-ha” annuisce allibita: “Con la cultura musicale di quei due mi aspettavo un po' di AC/DC, Metallica... Qui sembra che vogliano proporgli una canna in compagnia, piuttosto!”

Beh, siamo abbastanza disperati da tenere in considerazione anche questa alternativa. Come si dice: Se non puoi batterli, fatteli amici.?”

Scommetto sia il tuo motto.”

No, il mio è Battili & Scopali.” Mi sforzo di piegare la testa il più possibile per guardare dentro la cabina di pilotaggio: “Come procede?”

Lo stronzo non fa una piega. Sta attaccando.”

All'auricolare risuona la voce di Natasha: sta parlando a Banner cercando di calmarlo: “Bruce, ascoltami bene: non è ancora ora. Con lo scudo così alzato l'intervento dell'Hulk sarebbe inutile. Non possiamo permetterci una seconda Bogotà, hai capito? NON POSSIAMO.”

Ok, fantastico, siamo nella merda più totale. C0h0iamo la Hill: “Lo sai vero che il Quinjet è dotato di due potentissimi altoparlanti?” La vedo voltarsi e guardarmi fissa: “Li abbiamo usati a Stoccarda: con gli AC/DC a palla facevano una discreta figura.”

Avvicinandoci ad Ultron e volandoci attorno potremmo...”

Stordirlo abbastanza da fargli abbassare lo scudo” concludo.

Lei annuisce di rimando, stringe il pugno e si morde le labbra: “Devo avvisare l'Helicarrier, dobbiamo avere la copertura aerea per la città.”

Se falliamo, la copertura alla città sarà comunque inutile.”

Ci gettiamo nella mischia così, allora?” annuisco “Addison, le possibilità di venire colpite sono altissime.”

Lo so.”

Le chiavi per le manette le ha Natasha.” Ah. Sapevo che c'era la fregatura: “Ma sappi che non lascerò il Quinjet senza di te.”

Non dire stronzate. Devi tornare a casa a sposare Darcyna.”

E tu devi tornare a casa da tua figlia.”

Giusto.” Lascio cadere a terra la nuca e sospiro: “Due validi motivi per restare intere. Che ne dici?

Chop Suey?”

Fai sanguinare le casse.” Ci scambiamo un piccolo sorriso di intesa e lei torna a rivolgersi alla plancia di comando, per spingere rotori e propulsori al massimo.

Quello che non può vedere è che le mie dita sfiorano appena il gancio a cui sono ancorate le manette. Che non è resistente al FuocoFatuo.



Ecco, Stark, questo era quello che intendevo.”

Abbiamo appena fatto la solita magra figura da maschi incapaci? D'accordo: mollo tutto e faccio il casalingo disperato."

"Potreste smettere di fare battute idiote e muovere le chiappe, se non vi è troppo disturbo?”

Oh d'accordo Capitano, va bene!Oh, Thor!" Si rivolge a lui, vedendoselo atterrare di fianco, "Riesci a creare un mulinello d'aria grande come quest'area?"

"Certo."

"Bene, abbiamo bisogno di un bel twister che tagli fuori il resto della città, e che ci lasci nell'occhio del ciclone: farà da cassa di risonanza per il suono e ne aumenterà l'intensità del volume."

Lui annuisce e inizia a roteare il Mjolnir: "Consideralo già fatto" conferma, volando in cielo.



Ragazze, non per mancanza di fiducia” interviene Natasha all'auricolare “Ma quale orribile morte state cercando, tra le varie possibili?”

Il Quinjet si è lanciato contro il il tripode e ruota attorno a lui con la musica a tutto volume. Inizialmente Ultron sembrava quasi non farci caso, ma dopo pochi secondi e un riff di chitarra aveva iniziato a mostrare segni di fastidio e a muovere uno dei bracci meccanici per toglierselo di dosso come se fosse una mosca fastidiosa.

Natasha, com'è la tua visuale?”

Piena e pulita, Addison.”

Le nostre strumentazioni fanno di nuovo le bizze. Dovete avvisarci voi quando lo scudo è abbassato, o quando è il caso che sloggiamo.”

D'accordo.”

Onde EMP.” Banner si è liberato dei vestiti e ha assunto la posizione del loto, occhi chiusi e aria concentrata: “Emette onde EMP, per questo le apparecchiature di ogni genere smettono di funzionare.”

Si può fare qualcosa per contrastarle?”

Beh, a parte abbatterlo no. Però pensavo ci teneste a saperlo.”

IronMan compare dalla strada, volando sopra il cornicione: “Hey Bruce, ma non era meglio convertirsi al rastafarianesimo?"



Nella strada principale Steve direziona due camion verso una laterale: “Cerchiamo di formare un semicerchio attorno a lui!” Urla alla squadra di pompieri. Il capitano gli si avvicina per comunicargli la direzione delle altre: “Stanno arrivando i rinforzi, ma sono bloccati dal traffico. Non abbiamo i vostri mezzi, signore, non eravamo pronti a questo.”

Neppure noi. Ma l'improvvisazione è il nostro forte.” Portate il maggior numero possibile di unità fuori da questa via, dislocatevi lungo le strade laterali, pronti a fare dietrofront. Cercheremo di circoscrivere l'aerea d'interesse. E quando vedrete l'Hulk – e lo vedrete – lasciate le vostre posizioni più in fretta che potete.”

Stai tranquillo Capitano. Il Profeta cantava di alzarci per i nostri diritti, ed è nostro diritto difendere la nostra terra!”

Steve piega la testa di lato: “Non ricordavo che Gesù abbia mai cantato...”

Fratello, io e te non parliamo dello stesso Profeta.”

Oh beh, allora...” Si alza in piedi e salta sopra il tetto di una camionetta e urla: “Al mio segnale voglio le sirene spiegate al massimo!"


Ai limiti dell'atmosfera, tra le nubi che si addensano, Thor direziona il Mjolnir a disegnare il cerchio perfetto del turbine. Fa alzare il vento, lo compatta, ne aumenta l'intensità e lo rafforza con l'acqua del mare: l'uragano diventa una barriera che forma un perimetro tra l'area d'azione ed il resto di Kingston.

Se Ultron volesse, potrebbe valicarlo senza problemi - l'ha già fatto a Bogotà senza grossi problemi - ma il Quinjet vola radente attorno a lui a stordirlo con gli altoparlanti.

La mosca che infastidisce il gigante.

Da terra, il Capitano urla l'attacco ai pompieri: le sirene si levano alte e rimbombano nel vortice del vento.


"Hill, rapporto dal Quinjet"

"Nessun problema di pilotaggio, Direttore." Risponde velocemente: "L'uragano non interferisce con i sistemi di direzione. E Ultron pare accusare il bombardamento di onde sonore."

"Bene, ottimo. Da qui non possiamo far nulla, siamo completamente tagliati fuori, siamo impossibilitati a darvi supporto."

"Ce la caveremo da soli - Figliodiputtana! - non intendevo lei Signore, chiudo comunicazione."

TAC!

L'anello del primo gancio si stacca e rotolo attaccata ad un solo braccio sul pavimento, in balia delle violenti virati della Hill: "E se ti dicessi che mi sta venendo il vomito?"

"Cazzi tuoi." Altra virata. "Devo portarmi più in alto" Avvisa alzando il muso del Quinjet verso il cielo.

No. No. NO! Perdo aderenza, scivolo lungo il pianale del Quinjet e resto appesa come un salame all'unico gancio bastardo che non si è ancora deciso a cedere, trascinata verso il basso dalla gamba di metallo pesante. Deprimente.


"Lo scudo si sta affievolendo!" Avverte Stark e Natasha gli fa eco gridando di allontanarci.

Ok. Ultima chiamata per GreyRaven.

"POSIZIONE!" Urlo a Maria. "Siamo sopra di lui?"

"Sì!"

Perfetto. Frugo nella tasca della tuta, trovo il Crioinettore e premo lo stantuffo la prima volta. Il Led passa da azzurro ad arancione. Lo stringo tra i denti, lancio un'ultima, piccola fiamma al gancio che finalmente si rompe, e finalmente scivolo verso il portellone sul fondo.

"CHE CAZZO STAI FACENDO?"

Raggiungo il pulsante di apertura manuale e ne apro il coperchio: "Trasloco" rispondo prima di premerlo.

Il portellone si apre sotto i miei piedi.



"BORGO!"

"ADDISON!" Natasha per poco non cade dal cornicione, dallo slancio con cui si è gettata in avanti. Bruce interrompe il suo pranayama per afferrarla per una caviglia e trattenerla.

Sull'edificio di fronte Clint trattiene il fiato.

Nella strada, il Capitano urla.

A mezz'aria IronMan spinge i propulsori al massimo e si getta contro Ultron.



Se lo scudo non è abbastanza attivato, ci sbatterò contro e creperò fritta dal suo campo di forza.

Beh, potevo anche pensarci prima.

Ed invece - SDENG! - La gamba di metallo colpisce la testa schiacciata del tripode, prima di perdere aderenza - manderò un richiamo alla casa madre - e scivolare miseramente lungo le squame sottili.

Capendo di aver abbassato troppo la guardia, Ultron mulina le braccia meccaniche e fa vibrare le squame: da come IronMan, lanciato alla massima velocità, impatta e viene scagliato via da una forza invisibile capisco che lo scudo è nuovamente attivo.

Cerco di aggrapparmi con le dita, con il piede sano e quello ingabbiato nel tutore di metallo, ma per scacciarmi di dosso il tripode piega la testa in avanti ed in un attimo mi ritrovo a scivolare nel vuoto.

Trovo un ultimo, disperato appiglio: è il bordo superiore del suo unico occhio acceso, che ruota e focalizza completamente su di me:

- Ultron.

Sì lo so chi sei.

- Morte.

Grazie, ci hanno già presentati.

- Ritorna.

Supponevo, vista la situazione.

- Non te sola.

E nella mia mente ricompare lui, Loki, con quel sorriso mellifluo che ho sempre adorato e che dovrei detestare più di ogni altra cosa al mondo. Ed il suo abbraccio nella cella di Asgard ed il suo bacio di nebbia gelata fuori dalla Tower, ed il suo sguardo cupo o triste, ed i suoi occhi brillanti di attesa o gioia - perché Hela lo sta chiamando papà e lui sorride e la prende in braccio, e lei ride battendo le manine, che poi allunga verso di me e...

...ed io stringo gli occhi, mi strappo il Crioinettore dai denti e pianto l'ago al centro dell'occhio.

Eh no, figlio di puttana, passi il mio pianeta ma loro due non me li tocchi.

E premo lo stantuffo.



Il sibilo di dolore di Ultron è un ultrasuono nella mia testa che mi frigge il cervello. Si divincola talmente tanto che non riesco a mantenere la presa e vengo scagliata come un sasso dalla fionda, all'indietro, fuori dal campo di forza disperso insieme agli ultimi brandelli dell'uragano.

Il mio braccio manca di un soffio quello di Thor, teso per afferrarmi, ed il mio volo continua.



Clint incocca una freccia cablata, calcola velocità e direzione ed anticipa la traiettoria di volo - meglio ancorata per una caviglia che sfracellata a terra - pensa prendendo la mira, ma è Stark che la intercetta afferrandola per un braccio e tirandosela addosso.

"PRESA!" Urla all'auricolare. Clint abbassa la freccia e guarda Natasha, il sospiro di sollievo è talmente visibile che lo fa sorridere: "Toglimela dalla vista, prima che le spacchi la testa con le mie mani" Ringhia.

"Devo farlo, è svenuta."

"Attento che vomita" Ricorda Barton.

Dalla strada il Capitano richiama la loro attenzione: le camionette hanno iniziato a bombardare le gambe del tripode con getti d'acqua: le uniche armi a loro disposizione.

Inutili nel caso di piena potenza del tripode, ma che sembrano fargli perdere stabilità ora. Ultron scuote la testa ad una velocità impressionante, come se stesse cercando di liberarsi da qualcosa di fastidioso. Non dimostra più la stessa coordinazione nei movimenti, ed un attacco che cerca di lanciare risulta goffo ed impreciso: manca completamente il bersaglio e lo fa sbilanciare di lato, andando a colpire un edificio facendolo sgretolare.


"Il muco della Hill ha un potenziale davvero distruttivo." Commenta ammirato Bruce avvicinandosi alla balaustra per godersi lo spettacolo di fianco a Natasha: "Stark, torna alla svelta, abbiamo bisogno delle rilevazioni di J.A.R.V.I.S."

"Un momento, sto sistemando la Cornacchietta kamikaze."

Incoccando una freccia al plasma Clint propone un test sul campo: il dardo sibila dall'arco e si conficca nella giuntura tra una delle gambe del tripode e la sua base d’appoggio. L'esplosione non lo danneggia ma lo destabilizza ulteriormente: "Scudo completamente disattivato, possiamo colpirlo!"

"Il tempo delle tattiche è finito." Thor gli atterra davanti, mentre Cap fa sgomberare velocemente la strada dalle squadre di pompieri. Alza il Mjolnir al cielo ed un fulmine lo attraversa. "E' giunto il tempo del fuoco." Il Quinjet si riposiziona alle spalle di Ultron con i mitragliatori sfoderati: "E fuoco sia."

"Sto tornando, lasciatemene un pezzettino!"


Natasha si allontana dal parapetto ed imbocca le scale: "Bruce, è meglio se abbandoniamo l'edificio, siamo su una possibile traiettoria di caduta. Banner? BANNER!" Si volta e ritorna sui suoi passi: Bruce è ancora al suo posto e sembra molto restio ad andarsene.

"...pensavo..."

"Prima yoga e ora anche filosofia?"

"...è che sono stato molto bravo a trattenere l'Hulk, a non farlo… esplodere."

"Ti daremo un dolcetto per questo, andiamo."

"Però ora ecco io..." Guarda Ultron avvolto dal fumo dei colpi, crivellato dalle mitragliatrici del Quinjet, azzoppato dalle frecce esplosive di Clint e fulminato dai colpi di Thor. IronMan interviene in tempo con un grappolo di razzi. "Qualcuno dovrà pure smantellarlo a cazzotti, no?"

Natasha alza le braccia: "Fai quel che vuoi. Io con Morsi e pistole non posso che godermi solamente lo spettacolo, a questo punto."

"Lo picchierò anche per te."

"Sei molto dolce. Ora, se non ti spiace, vado."



"Sono tipo i fuochi d'artificio del 4Luglio, ma più soddisfacenti."

Il tetto dell'Hotel Hilton, vuoto dall'evacuazione preventiva, è un punto d'osservazione perfetto e comodo: entrando, Natasha ha saccheggiato un mobile bar improvvisando due Margaritas e Steve si è premurato di portare con sé un paio di sdraio dalla piscina per sistemarli vicino al parapetto.

Si siedono con sospirando di sollievo, si slacciano e lanciano via i rispettivi anfibi e si concedono un lungo sorso di cocktail.

"Buono, complimenti."

"Grazie."

Il cielo è tornato limpido e sgombro.

In lontananza, Ultron cede e crolla a terra in una nuvola di polvere e fumo.

L'urlo di vittoria dell'Hulk arriva sino a loro. Natasha e Steve si danno il cinque.

"Ma Tony " domanda lui: "Dove ha appoggiato Addison?"

Natasha alza una spalla: "Me lo stavo chiedendo anch'io. Ha detto solo che sarebbe stata curata e al sicuro."

"In ospedale, forse?"

"Probabile. Vado a cercare dello champagne per quando arriveranno anche gli altri."



Caldo.

Profumo di salsedine.

Rombo gentile delle onde.

Sole: un raggio mi stuzzica la palpebra e devo voltare la testa per schivarlo.

Sono viva?

Mi fa male dappertutto, sono completamente a pezzi. Solo il muovere il collo mi fa scappare un lungo gemito.

Sono davvero viva?

"Si sta svegliando!" Esclama una voce allegra con un accento musicale. Apro appena gli occhi: Un sorriso bianchissimo e perfetto incorniciato da una cascata di splendidi dreadlocks. Pelle nerissima, lucida, pettorali in vista e occhi brillanti.

Ok, sono morta e questo è il paradiso.

E ce ne sono altri due!

Lo sapevo: Il paradiso è bellissimo e pieno di figoni. Si fottano gli Inferi.

"Ciao..." Mormoro tentando di riprendermi un po'.

Il sorrisi si allargano: "Sono Jazz." Si presenta il primo. "Questi sono i miei amici.”

È bello avere degli amici" è la mia insensata risposta. Loro scoppiano a ridere; poi Jazz mi prende in braccio e inizia ad incamminarsi sulla spiaggia: "IronMan ti ha portato da noi perché avessimo cura di te."

Bravo Stark, tu sì che sai come farmi star meglio.

"Siamo medici specializzandi, anche se al momento lavoriamo in un resort turistico anziché in ospedale."

Non ero proprio in vena di giocare al dottore, ma se insistete...!

"Ti abbiamo medicato le escoriazioni e somministrato un antidolorifico, ne avevi proprio bisogno! Ma ora andiamo" No, perché? "Il robottone è stato distrutto, c'è aria di festa in città!"



Il Capitano dei Pompieri batte sui bonghi: "Il Profeta aveva cantato!"

"Aveva canta-aa-to!" Gli fa eco il resto della squadra, chi strimpellando la chitarra, chi battendo le mani.

"Che Dio sarebbe venuto dal cie-ee-lo!"

"Dal Cie-ee-lo!"

Banner si è rivestito e segue Stark tra la folla festante. Clint ha improvvisato uno stage diving da un autobus capovolto e viene portato in trionfo a braccia. La Hill ha preferito portare il Quinjet sull'Helicarrier, a ricevere il plauso del resto dello SHIELD.

"E lui c'èèèèè!!!"

"E LUUIII C'EEEE'!!!"

"Sì, ci sono!" Saluta Tony, occhiali da sole inforcati e sorriso a trentadue denti.

"Non stanno parlando di te." Suggerisce Bruce indicando un punto verso cui tutti sembrano rivolti. Passano oltre un gruppo di musicisti improvvisati e si ritrovano davanti alla caserma dei pompieri: In mezzo ad un piccolo spiazzo tra la folla, Thor è seduto con una birra in mano tra due bellissime ragazze intente a riempirlo di dreadlocks; li guarda sorridendo e alza una spalla: "Hanno tanto insistito!"

"E non ti sei tirato di certo indietro."

"Sarebbe stato villano da parte mia!" Alza lo sguardo verso una ragazza, che contraccambia con un sorriso: "Non so se puoi comprendermi, Tony."

"Chi, io? Ah, proprio no. Beh, cerca di non portarti a casa delle malattie veneree o un paio di figli illegittimi: non sono certo che Xena approverebbe. Andiamo, Bruce, sei ancora mezzo nudo e troppe ragazze ti stanno osservando: non vorrei vedermi costretto a dover difendere anche la tua virtù."





=============================================================================


E ce l’ho fatta anche con questo!!!

Siamo a -3 (Epilogo compreso). Ed il robottone è finito, finalmente!

Ma non i guai, in teoria!

E poi ora abbiamo un Ras-Thor!

Ad ogni modo, voglio come sempre ringraziarvi per la pazienza con cui state seguendo questa storia e porgo le mie scuse per non riuscire ad essere così puntuale come prima.

Grazie, Grazie, GRAZIE.

E a tal proposito ne approfitto di questo piccolo spazio per postare il link al CAPOLAVORO di Erza Chan: il TRAILER a TS:H.

A lei, e a tutti coloro che hanno seguito questa saga e hanno partecipati attivamente con fanart, fan video e scleri vari va il mio GRAZIE speciale.

Come sempre, per ogni quisquilia c’è ask. Per tutto il resto c’è MasterStark.

Alla prossima, se vorrete,

EC


Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Striking the Balance ***


Spett

The Seventh,

Hellraiser

 

 

 

 

PART 11: Clearin

 

Chapt.19:  Striking the Balance

 

 

Noi siamo impegnati in un gioco che non possiamo vincere.

Certi fallimenti sono migliori degli altri, questo è tutto.

[George Orwell, 1984]

 

 

 

Il corpo del Generale fuma ancora, in mezzo agli ultimi gemiti di agonia degli altri. Camminando tra i cadaveri smembrati, Mentore non prova neanche una briciola di rimorso per aver lasciato che la sua furia facesse scempio delle loro carni: che il fallimento, nel progetto Ultron, sarebbe stato pagato a carissimo prezzo era un avviso che più volte aveva ripetuto. Tuttavia la sua rabbia, dopo l’iniziare esplosione, era andata via via scemando: gli ultimi li aveva massacrati più per compiacere la Morte e dimostrarle il suo asservimento.

Nella penombra della stanza fredda,  Lei si compiace del suo operato: eppure non è ancora sazia, né tantomeno soddisfatta.

L'agonia dell'ultimo scienziato ancora in vita smette nell'istante in cui gli accarezza la guancia madida di sudore e sangue.

Poi, semplicemente, sparisce, per andare a reclamare il suo ultimo debito.

Il neon sfarfalla, ritorna a funzionare.

La base resta completamente silenziosa.

 

 

“D'accordo, Principessina: almeno uno dei due deve dormire e tu sei la prescelta.” Darcy solleva Hela da terra – la testina mora ciondola su una spalla – e le asciuga il naso dal filo di moccio che esce dalle narici. Sul tappeto del salottino, invece, Howie continua la sua rumorosa opera di distruzione suppellettili dribblando sapientemente i pedagogici tentativi materni di contenimento.

Jane se l'è data a gambe da un po' – probabilmente sarà nascosta da qualche parte con la scusa del monitoraggio di un qualche pianeta appena scoperto – e Darcy è più che conscia che sia stata la più furba delle tre.

Anche se, non ha problemi ad ammetterlo, BabyBorgo quando non è in compagnia del moccioso Stark è un pezzo di pane.

Infila le ditina nelle ciocche di capelli di Darcy e le attorciglia. Non tira, non fa male,è  semplicemente un antistress.

Darcy la porta nella sua stanza, dove ha allestito un piccolo 'Angolo Hela' con una brandina e tre sedie a fare da sponda, e la appoggia dentro al nido di cuscini e coperte restituendole il ciuccio. Hela cerca di lottare contro la sonno per non lasciarla andare via, ma si arrende dopo pochi secondi. Lascia lentamente la presa mentre Darcy la copre: “Già così presto, Principessina?” Commenta con una mezza risata: “Ed io che volevo cantarti qualcosa per farti dormire...”

Accende la ricetrasmittente e la appoggia su una delle sedie vicine al viso della bimba: “Se permetti, tata Darcy deve finire di leggersi Allegiant, prima di fare la nanna.” Controlla un'ultima volta che stia effettivamente dormendo, prende il suo e-book e poi esce dalla stanza con l'altra ricetrasmittente in mano.

Non si accorge del calo di temperatura.

 

 

 

Fury mi fissa in silenzio.

Senza battere ciglio.

Da circa venti minuti.

Poi si alza dalla sedia di fronte alla mia lettiga ed esce dalla stanza.

Quando Natasha entra sto ancora tremando: “È stato orribile.”

Mi passa una mano fra i capelli e porge un sandwich al pollo: “Immagino” sussurra comprensiva: “La gamba?”

“L'antidolorifico è in circolo; è manna dal cielo, davvero.” Scarto il sandwich e ne mordo un boccone, Natasha prende posto sulla sedia  - in calzoncini e maglietta è decisamente meno inquietante di Fury – e fa lo stesso con il suo. “Il medico dice che non l'ho aggravato più di quel tanto, se si escludono di legamenti stirati; pensavo di peggio. Che ore sono?”

“Quasi l'una di notte, dovremmo metterci anche noi a letto: Bruce lo è di già da un pezzo e Clint mi ha dato una di quelle occhiate che... beh, sai.”

“E allora perché sei qui?”

“Ciclo.”

“Oh!”

“Già. Mentre eri impegnata a rifarti il gesso Tony ha parlato con Pepper: ad Hela è spuntato un dentino nuovo e ha dato un ulteriore due di picche a Stark Junior.”

Amore di Mamma: “Sono così orgogliosa di lei!” Pigolo fingendo di asciugarmi le lacrime agli angoli degli occhi. Poi chiedo a Nat di passarmi la mia tuta lacera e trovo nella tasca interna l'immagine spiegazzata dell'ultima conversazione su Skype. Hela ha le manine piantate sul tavolo e i capelli ribelli sparsi per aria. La bocca è aperta in una O – se non ricordo male sta urlicchiando di piacere – e Darcy alle sue spalle sembra trattenere a fatica il suo entusiasmo.

Che strana sensazione.

Qualcosa che non provo da quell'incidente in automobile - che incidente non era – in cui sono morti i miei genitori.

Una sensazione di appartenenza.

Ho voglia di vederla.

Guardo l'immagine sgranata, ricordo il suo profumo ed il suo modo goffo di provarmi ad accarezzare – mani paffute umide di saliva e completamente scoordinate - studio i suoi lineamenti e cerco di comprendere come sia razionalmente possibile che abbia sviluppato un tale attaccamento nei suoi confronti, che non l'ho portata per nove mesi dentro di me, né desiderata o cercata; L'ho praticamente ripudiata ed ora non vedo l'ora di ritrovarmela davanti.

“Certo che Darcy poteva anche mettersi in un posto più illuminato” Commenta Natasha.

Sto per spiegarle che si tratta solo di un problema di connessione quando mi accorgo di una cosa: è solo Hela ad essere in ombra, Darcy è illuminata completamente dal sole; addirittura strizza gli occhi abbagliata. Sulla bambina, invece, pare incombere un cono d'ombra. Che pare quasi avere una forma umana.

Sarà sicuramente Jane. O Pepper, cerco di convincermi e soffocare l’inquietudine.

“Tutto bene?” domanda Nat. Vorrei annuire, ma non riesco a mentirle e scuoto la testa. Lei segue il mio sguardo sulla foto di Hela, poi si siede sulla lettiga e mi fissa direttamente negli occhi: "Loki?"

"No, non le torcerebbe mai neppure un capello, di questo ne sono sicura."

"Pensi che possa portarla via?"

Alzo le spalle: "Non credo. È qualcos'altro. Non lo so, è... un brutto presentimento, un istinto, ecco."

Lei da un buffetto nella guancia e mi invita a dormirci su: "Fatti una bella dormita, Adie, che la stanchezza porta brutti pensieri." Mi sforzo di annuire e mi accomodo il cuscino mentre lei finge di rimboccarmi comicamente le coperte per tranquillizzarmi. Quando esce lascia accesa solo una piccola lampadina: "Per i brutti pensieri." Spiega con una mano sul pannello d'entrata: "Odiano le abat-jour accese."

 

 

 

 

.

Il secondo attacco dei demoni alati alle arpie è più forte del precedente: sfondano la prima linea della formazione facendole precipitare nel vuoto e ne disperdono la seconda, dirigendo l'attacco ad Erzsebet. Le guardiane più vicine alla Regina si chiudono a proteggerla, ma non possono evitare lo scontro diretto.

Dallo sperone su cui stanno combattendo, Amon si sbarazza del suo avversario e cerca con lo sguardo la moglie, poi alza entrambe le braccia per raccogliere e direzionare il potere della Gemma dell'Anima in suo soccorso.

Questa volta, la Gemma non brilla nemmeno.

Resta per un istante interdetto e prova di nuovo a disegnare con le mani ampi cerchi nell'aria bruciante: sembra quasi il comico direttore di un'orchestra che si rifiuta di suonare. Prova ancora.

E ancora.

Al suo fianco, Loki lo sta già osservando da qualche secondo, appoggiato alla lancia con l'aria più tranquilla del mondo. Quando il Re degli Inferi gli rivolge il suo sguardo dorato, arrossato dal fumo della battaglia, la Gemma sulla sua corona si scioglie completamente inondandogli la fronte e accecandolo quell'istante che basta per permettere a Loki di saltargli addosso e scaraventarlo a terra puntandogli la lancia alla gola.

Con la schiena sulla nuda roccia e la lama a graffiargli la giugulare, anche Amon si permette un ghigno ironico: “...ed io che mi guardavo alle spalle.”

“Saresti dovuto essere più attento.” Lo deride Loki. Rivolge il suo sguardo verso le Arpie sopra le loro teste, in netto svantaggio numerico: Erzsebet sta cercando di guidare una disperata difesa: “Morirà tra poco. O forse la prenderanno in ostaggio i tuoi nemici: non so quale delle due alternative augurarle.” Preme di nuovo la lancia sulla gola, il volto deformato dal ghigno sadico che non tiene più a freno: “Chissà cosa le faranno, prima di restituirtela.”

Amon, invece, ostenta sicurezza: “Si ucciderebbe con le sue stesse mani prima che accada."

“E tu la lasceresti fare? Convivresti con il rimorso di non averla salvata?"

“Oh, Loki, io convivo con un sacco di cose. E lo faccio molto meglio di te.” Erzsebet urla, sbalzata dalla sella della sua arpia, e per un attimo la maschera di impassibilità del Re si incrina: “Tuttavia... hai già dilaniato il mio Regno, ora minacci di far dilaniare la mia Regina. Sarebbe decisamente un po' troppo, forse anche per me. Sono interessato la tua offerta.” La mano sinistra di Loki lascia la presa della lancia e si apre: sul palmo prende forma la vera Gemma dell'Anima. Amon storce la bocca: “Questa è decisamente l'originale, la sento pulsare...! Come ho fatto ad essere così stolto da precipitare nel tuo inganno?

 “Perché le mie abilità sono ampiamente provate” Sogghigna Loki "Non esiste uomo o demone, nell'Universo, che possa resistere ai miei inganni, se io decido che sia così."

 “E quasi ti ammiro per questo. Per quanto ora lo trovi davvero fastidiosa. Ma dicevamo: il prezzo?"

“La nomina.”

“Di Hela?”

“E chi altri?”

“Tutto qui? E come posso fidarmi? La tua parola?” Amon alza un sopracciglio, scettico, piega la testa di lato: “Davvero?”

“Hai alternative?”

“Tu?”

“Se non nomini Principessa mia figlia, essa morirà per mano di qualcuno – Odino o i giganti di Muspel, demoni o Titani non importa. Se ti uccido, essa morirà comunque. Non ho alternative, ma tu ne hai una: rendi ora mia figlia tua Erede, e avrai il potere della Gemma che salverà la tua sposa e gli Inferi interi su cui governare.”

“E la tua, di sposa?”

Loki deglutisce, chiude per un istante gli occhi e poi li riapre, più determinati di prima: “Io non ho una sposa a cui badare, ho una figlia.”

"Direi che è abbastanza" Re Amon alza gli occhi: “E sia, dunque.”

 

 

 

C'è freddo. Hela si raggomitola tra i cuscini stropicciando e arrotolando il lenzuolo che la copre.

E c'è anche qualcuno, nella stanza, ed è qualcuno che la osserva e le impedisce di dormire bene. La ricetrasmittente sulla sedia ronza e si spegne, Hela si strofina gli occhietti mettendosi a sedere: "Pa-pà?" Balbetta, guardandosi attorno. Sbatte le palpebre e il buio che da impenetrabile si schiarisce alla sua vista dorata. Cerca il letto dove dorme Darcy, trovandolo vuoto con il tavolo da notte sgombero dalla solita montagna di fazzoletti e bicchieri d'acqua vuoti e protesta con un mezzo singhiozzo; quando cerca di mettersi in piedi appoggiandosi allo schienale della sedia perde l'equilibrio e rotola a terra trascinando con sé una cascata di cuscini e sbattendo la testa sul tappetino del pavimento. Non fa male, ma il colpo era inaspettato, ed è tutto così freddo e strano, brutto. Scoppia a piangere.

Nell'angolo più lontano della stanza, il buio si condensa in una nuvola nera che gli occhi della bambina non riescono a fendere.

Aumenta l'intensità del pianto con quella del freddo e l'avanzare dell'oscurità dall'angolo della stanza.

Tra le lacrime intravede un volto pallido nel buio e allunga le braccia per farsi prendere in spalla, ma le ritrae subito quando non riconosce nel volto nessuna famigliarità: "Mam-ma?"

Il viso non risponde. Seguita a flutturare nella nuvola nera che sta prendendo il sopravvento nella stanza.

La bambina trema così tanto da non riuscire neppure più a piangere forte.

 

 

"Io, Amon Ba'al Hammon, Sovrano del Limbo e Protettore delle Porte dell'Oltremondo, successore di Astaroth e figlio di

 

 

Dalla nuvola di buio è comparsa anche una mano bianca. Ondeggia davanti agli occhi dorati della bambina, calamitandole l'attenzione e cessandone il pianto.

 

 

"Comandante delle Quaranta Legioni dell'Anticamera degli Inferi, Settimo Spirito di Goetia, Conduttore di Avidità, Conoscitore del Passato e del Futuro, Riconciliatore dei Nemici..."

"Ne hai ancora per molto?"

"Un po' di pazienza, amico mio, è una formula complessa. Dicevamo: Riconciliatore dei Nemici e Dissipatore di Amicizie, Induttore e Vanificatore di Passioni "

 

 

 

Il freddo della mano bianca è percettibile anche senza che la sfiori realmente: Hela ne è completamente ipnotizzata.

 

 

"Attraverso il mio sangue e la mia voce, eleggo mia unica Erede ,di titoli e possedimenti, Hela di Niflheim, figlia di Loki e di Addison, Duchessa del Limbo."

 

 

Le dita sono quasi sulla sua guancia, a tergerle le lacrime con la sua carezza fatale.

 

 

"Sia la Principessa Hela consacrata al dono della Vista che fende le Tenebre, del Fuoco Fatuo e della Lunga Giovinezza. Sia la sua vita prospera, e la sua anima immunhe al tocco diretto della Morte."

 

 

E la mano evapora sul viso della bambina. Il volto bianco ed impassibile si contrae in una smorfia di sgomento e si sfalda.

La nuvola di tenebra svanisce, portando con sé il freddo.

Hela sbatte le palpebre una, due volte, riprende la mobilità dei suoi muscoli.

E poi scoppia di nuovo a piangere.

 

 

 

"Fatto."

"Veramente?"

Amon annuisce e Loki dopo un istante di esitazione lascia cadere a terra la lancia e la Gemma, che il Re si affretta a recuperare, accasciandosi sulle ginocchia. "È finita" mormora, sentendosi improvvisamente esausto e privo di forze.

Si lascia cadere all'indietro, sulla viva roccia nera della Voragine, con gli occhi che pungono. "È finita."

Amon guida la carica finale delle sue Legioni stringendo la Gemma luminescente tra le dita.

"È finita."

Hela è salva, Hela è al sicuro. La sua bambina ha un futuro davanti che nessuno potrà strapparle via.

Almeno in quello non ha fallito.

Tutto attorno, i Demoni di Amon ed Erzsebet esultano alla vittoria e sollevano i sovrani a braccia, portandoli in trionfo urlando.

Per la prima volta dopo tanto tempo, Loki sente il nodo allo stomaco sciogliersi ed il sollievo diffondersi nel corpo.

Scoppia a ridere ed in singhiozzi nello stesso momento: "È finita."

 

 

 

Davanti al riflesso di pannello lucido della Sala Mensa, Thor scrolla di nuovo la corolla di dreadlocks e li osserva ricadere sulle spalle con un ghigno soddisfatto: "Mi piacciono!"

"Non si era capito" Bofonchia Clint ficandosi in bocca il quarto panino della serata: "Sei peggio di Natasha quando esce dal parrucchiere."

"Come, scusa?" Parlando del diavolo, eccola comparire da uno dei pannelli d'entrata, avvicinarsi al tavolo di Clint e rifilargli un pizzicotto dietro alla nuca che gli fa andare di traverso il panino davanti allo sguardo divertito del Capitano. Poi si serve dal sacchetto dei sandwich, rimproverandoli di aver finito tutti quelli al tacchino.

"Colpa di Stark. Trovava divertente seguire Fury sbriciolando sulla plancia di comando." Risponde il Capitano "Me ne è rimasto un wrap vegetariano, vuoi?" Lei dimostra interesse e Steve le chiede anche notizie di Addison.

"Si è risvegliata, sta meglio ma sostiene di avere brutti presentimenti su Hela."

Thor si volta di scatto, un nugolo di dreadlocks che si apre in una coreografica aureola: "Che intendi?"

"Ma nulla, è solo stanca e quando si è stanchi si pensa male. E poi è un po' italiana e si sa, le madri italiane sono ansiose."

"A GreyRaven: Dal Bondage al Bonding in un mese" Ridacchia Clint, alzando la bottiglia di Birra. Natasha fa lo stesso con la sua, apprezzando la battuta.

"Se posso aiutarla a placare questo suo stato, posso precedervi a Nevada Field. Anch'io sono impaziente a rivedere mia nipote."

Natasha alza un sopracciglio: "E...?"

"...e basta!" Thor incrocia le labbra avendo cura di accompagnare il suo diniego con una vibrante scrollata di dreadlocks.

"Niente esibizione di treccine a qualcuna?" Insiste "Sai che staresti meglio se te li legassi in alto? Credo che potresti avere ancora qualche possibilità con..."

Lui alza una spalla e fa un gesto di disinteresse con la mano. Appena gli altri girano l'occhio, però, si passa una mano tra i capelli per raccoglierli e torna a specchiarsi.

 

 

Con le strumentazioni di nuovo funzionanti Nevada Field è ritornata a pieno regime. Selvig è riuscito addirittura a farsi sentire via skype paventando un suo ritorno il prima possibile, gettando un'ombra di sconforto tra alcuni degli scienziati: "Vacanze finite" aveva commentato uno di loro "Se vacanze si potevano chiamare con la dottoressa Foster in perenne crisi isterica." Gli aveva fatto eco una compagna.

Dal canto suo, Jane aveva fatto spallucce e ripreso il suo lavoro: unico rammarico, non aver potuto raccogliere dati audio e video degli ultimi stravolgimenti atmosferici.

"Si saranno verificate anomalie spazio temporali più uniche che rare, e noi non abbiamo uno straccio di rilevazione" si lamenta con Darcy: "Quando ricapita un alieno in grado di sconvolgere il magnetismo terrestre?!"

"Mah, vedendo la media negli ultimi anni, non escluderei un panel al Comic-Con."

"Ormai questo pianeta è diventato un porto di mare" concorda Pepper con un sospiro.

"Ma noi lo abitavamo prima che fosse mainstream. Tisana?"

"Grazie, Darcy."

"Anche per me." Guarda fuori dalla finestra: "Malva e Verbena, grazie."

"Uh! Il dottor Banner ha fatto scuola... adesso la bevi in suo onore?"

"No, è che ho bisogno di qualcosa di molto rilassante" Continuando a guardare fuori dalla finestra, Jane si toglie lo scialle dalle spalle e lo getta furiosamente su una sedia: "Anzi, no" ringhia inforcando la porta.

 

 

 

Thor non si è annunciato con fulmini o acquazzoni. Neppure con un atterraggio 'a tonfo' come suo solito. Semplicemente, attraversa il giardino con il Mjolnir in mano, in jeans e maglietta dei Giants, come se entrare dalla sua ex, al quale ha devastato la finestra della camera e scazzottato il suo attuale ragazzo in versione Berserk, sia la cosa più normale dell'Universo.

Jane praticamente abbatte la porta a vetri del giardino per andargli incontro: "TU!"

"Ciao Jane."

"TU COME OSI!" Gli rifila uno schiaffo che rimbalza sulla guancia e lo fa arretrare di un paio di passi: "PRESENTARTI QUI, COME SE NIENTE FOSSE, DAVANTI AI MIEI OCCHI!"

"Jane, io..."

"STRONZO MENTECATTO ASGARDIANO!"

"...veramente io..."

"Adesso stai zitto e mi ascolti bene: ho detto che è FINITA tra di noi, FINITA HAI CAPITO? Ho tutto il diritto di rifarmi una vita, e di frequentare CHI VOGLIO e con chi MI FA STARE BENE!"

"Io non cercavo..."

"Oh sì, tu cercavi proprio lo scontro, bello mio, ti conosco. Devi lasciarmi vivere, hai capito? Noi due non stiamo più insieme e non c'è modo che possiamo tornare a frequentarci. E SMETTILA DI SCUOTERE QUELLA CAZZO DI TESTA!" Si ferma, strizza gli occhi, lo guarda bene: "Rasta? Ti sei fatto... i rasta?"

"Già."Risponde gettando la testa all'indietro: "Ed ora se permetti..." La prende e la sposta di lato sollevandola: "Come sto tentando di dirti da che son giunto, non era te che cercavo."

"Co-cosa?" Dopo un istante di smarrimento Jane si lancia al suo inseguimento: "Che vorresti dire?"

"Son qui per mia nipote, Hela. Posso domandarti dove si trova o sono di impedimento al proseguire della tua vita?"

Le guance di Jane diventano bollenti per l'imbarazzo: "Io... ahem... ti domando scusa, davvero, è solo che..."

"Non ha importanza, ora."

"E' nella stanza di Darcy, terzo piano a destra."

"Veramente è secondo piano a sinistra" la testa di Darcy - e lo schermo del suo Starkphone - fa capolino dallo stipite della porta: "Vieni, Thor, ti accompagno io. Hey, i dreadlocks, uau! No-Asgard-No-Cry, posso toccarli?"

 

 

Il sorriso di Darcy quando apre la porta della stanza con un 'Ta-daa!' si spegne quando trovano il lettino vuoto. Accende di scatto la luce e Thor si getta a cercarla scaraventando i cuscini e le copertine, aprendo le ante degli armadi chiamandola a gran voce.

Ha già il mjolnir alzato per spaccare la finestra e cercarla fuori quando Darcy si piega abbastanza per trovarla raggomitolata in un angolo buio sotto la rete del letto.

Thor lascia cadere a terra il martello ammaccando le assi del pavimento e sposta la rete cercando di fare il meno rumore possibile. La prende in braccio  - lei si raggomitola ancora di più su se stessa diventando minuscola nelle sue braccia- e sospira di sollievo. Hela apre appena gli occhietti gonfi di sonno, incontra i suoi, e allunga le manine sui dreadlocks. Si riaddormenta immediatamente stringendo una treccina tra i pugnetti chiusi.

Darcy aggiorna il suo profilo Instagram.

Il 'Like' di GreyRaven è praticamente immediato.

 

 

 

Questi ultimi capitoli sono assolutamente dei parti.

Ci sto mettendo un’eternità  - e vi assicuro, non è una cosa psicologica, io non vedo l’ora di finire!.

Ad ogni modo, come sempre non posso mancare di ringraziare per il seguito, per l’affetto e per le recensioni a quest’ultima parte della saga…

GRAZIE grazie e ancora GRAZIE!!!

Come sempre, rimando al mio ask per qualsiasi questione e per tutto il resto c’è MasterStark.

Alla prossima, se vorrete…

EC.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Balancing the Strike ***


The Seventh:

Hellraiser

 

 

Part 10: Clearin'

 

Chapt. 20: Balancing the Strike

 

Per questo è importante lasciare che certe cose se ne vadano. Si liberino. Si distacchino. Gli uomini hanno bisogno di comprendere che nessuno sta giocando con carte truccate: a volte si vince, a volte si perde.

[Paulo Coelho – Lo Zahir]

 

 

Il modo in cui le ore diventano infinite, quando si attende qualcuno con ansia, è una tortura.

Associato ad un costante prurito di una gamba ingessata e costretta all'immobilità sul divano da quattro occhiatacce della propria migliore amica, è paragonabile alla Maledizione Cruciatus potteriana.

Di grazia che ho una discreta inventiva, nel cercare distrazioni.

E qual è il modo migliore per distrarsi quando hai davanti due notevoli figoni fisicamente irraggiungibili?

"Mano destra sul rosso!"

Twister.

Benedetta sia la lista pressoché illimitata di giochi nello StarkPhone con proiettore olografico e benedetta soprattutto la mia capacità di convincimento - e la pena che lo stato di inferma può suscitare - che ha indotto Clint e Steve a cedere e a giocare per mio mero diletto visivo.

Steve si allunga per appoggiare la mano sul cerchio rosso, Clint per fare lo stesso è costretto a scivolare sotto il suo petto: "Capitano, non muovere un muscolo" Si raccomanda. Lui, arcuato sulla schiena di Clint, alza lo sguardo e incontra il mio ghigno divertito, arrossisce di colpo e brontola un: "Non mi piace questo gioco" di generale disinteresse.

 

"Mi sento un po' come Cleopatra davanti a Cesare e Marcantonio che litigavano per lei." Ridacchio con Natasha, davanti ad una birretta fresca.

"Storicamente inaccurato, ma rende l'idea. Mi lasceresti quello più basso?"

Faccio ruotare la lancetta segnacolori: "Piede destro sul verde!" Sbuffando, Clint è praticamente costretto a fare una spaccata; e Steve a mantenere un equilibrio precario per non cadergli addosso: "Se sopravvive."

"...Inizia a non piacere neanche a me questo gioco."

"Io non dovrei, ma ammetto di trovarlo avvincente." Tony si presenta nella stanza con un bicchiere di scotch ed un ghigno divertito. Clint lo invita a partecipare, se gli piace così tanto, e lui gli ricorda che è un padre di famiglia: "Non le faccio più certe cose."

"C'è sempre una prima volta."

"Come siamo espliciti oggi, Capitano!"

"Ok, perfetto. E dopo questo direi che il gioco è finito." Steve si alza di scatto, abbandona uno stramazzato Clint sulla proiezione olografica e si allontana con il cellulare in mano.

"Vai a chiamare la tua fidanzata, Rogers? Sensi di colpa?" Sorseggiando il suo scotch, lo segue con lo sguardo attraverso il corridoio: "Hey! Da quando in qua alza il medio? Ragazze, voi due esercitate una pessima influenza sul Capitano."

"Ha fatto tutto da solo" Sospira Natasha. "Si chiama esasperazione, ne sai qualcosa?"

"Uhm, sì. A proposito, Addison, Pepper ha appena chiamato: saranno qui tra pochi minuti."

"È un modo carino per dire 'metti via la birra?'"

"Più un invito implicito a finirla tutta d'un fiato. Ne avrai bisogno."

 

 

 

Mentre Maria spegne i motori dell'elicottero mi chiedo se il rumore non l'abbia spaventata; ma quando i portellone si apre ed Hela compare in braccio a Darcy ha le orecchie coperte dalle cuffie antirumore e l'aria più tranquilla del mondo: con tutto lo scombussolamento di questi giorni, probabilmente il viaggio in elicottero non potrà che essere sembrato una gita fuori programma.

Pepper fatica a trattenere Howie per una mano e lo lascia andare solo quando si rende conto che c'è Tony, ad aspettare il suo MiniMe con un ginocchio a terra e le braccia aperte vicino alla vetrata che ci separa dalla pista di atterraggio della StarkTower.

Poi scende Thor - inzuccandosi contro il portellone come al solito - e si volta a porgere la mano a Jane per aiutarla.

Bruce accoglie il gesto con un placido e rassegnato "Ah"; poi inforca gli occhiali e cercando di non dare nell'occhio scivola fuori dalla Lounge.

Lo noto a malapena, perché la mia attenzione è tutta calamitata da Darcy, che si avvicina alla vetrata con Hela in braccio, togliendole le cuffie antirumore ed appoggiandola sul parquet d'ingresso: "Guarda, Hela, guarda che c'è la mamma!"

E lo sguardo spaesato della bambina trova il mio e si illumina.

Mi sorride - è come me la immaginavo - e si mette a correre sculettando goffa, con le braccine protese in avanti; schiva per un soffio l'angolo del tavolino, quasi inciampia su una piega del tappeto, ed infine arriva a portata delle mie braccia: la sollevo e la stringo, lei ridacchia e mi afferra i capelli - ahia - spostandosi sul grembo mi urta la gamba -ariahia - saltellando di gioia mi rifila una testata sul naso - gioia mia, ma sei stata in un Osservatorio Scientifico o dal Maestro Miyagi? - e il profumo di borotalco che mi ero sempre immaginata è più di cacca.

"L'emozione" Giustifica Darcy "Vado a cambiarla."

Vorrei fare io, ma tra gesso e stampella sono piuttosto impedita: "Ti do una mano" Insiste Darcy: "Ormai ci sono abituata, sono la sua tata preferita!"

Mi alzo dal divano a più riprese e le faccio strada stampellando verso il Lair: "Davvero? La tua tariffa?"

"Possiamo accordarci. Dopo che avrai saldato gli arretrati.."

Ecco, lo sapevo che c'era la fregatura.

 

 

Dal mobile bar Clint versa un giro di whiskey a Maria: "La tua ragazza mi sembra piuttosto presa con la bambina, vedo."

"Già. E visto l'andazzo riproduttivo della zona, mi toccherà bombardarmi di contraccettivi come un'eterosessuale. Che tristezza!"

Jane lascia cadere il borsone a terra e si guarda intorno: "Qualcuno ha visto Bruce?"

 

 

"Accidenti! Lite in famiglia per caso?"

Nessuno ha - ovviamente - sistemato il Lair: l'aria che entra dalla vetrata frantumata ha spinto le schegge ed i frammenti contro la parete e asciugato le pozze d'acqua degli sprinkler dell'antincendio. il bancone della cucina è così sgombro da sembrare fuori luogo e la brocca che io e Loki avevamo urtato è ancora per terra.

Nell'angolo vicino alle scale c'è il trespolo vuoto di Morrigan.

Ecco com'è la quiete dopo la tempesta: Frantumi e puzza di bruciato, vuoto e silenzio.

Ecco cosa resta della mia vita, come la conoscevo. Come la amavo.

Indico a Darcy la breccia annerita nell'edificio di fronte, illuminato dalla luce aranciata del tramonto: "Ci si è infilato un elicottero, lì dentro."

"Oh. Deve aver fatto un bel botto."

Oh sì. E se non fosse stato per i riflessi di Loki ora mi starei ancora togliendo schegge di vetro dal culo.

"Andiamo, possiamo cambiarla nel bagno.”

 

Fuori dai calzoncini a palloncino, le gambe di Hela mi sembrano più paffute: "La piscina le mette una gran fame." Spiega Darcy "E poi abbiamo scoperto la pizza, non è vero?" Si china su per strofinare il naso contro il suo e mi causa una piccola fitta di gelosia. È una confidenza che dovremmo avere io o Loki, non un'estranea. La faccio spostare con un colpo di fianchi e mi sostituisco a cambiare mia figlia sul fasciatoio.

Quando mi restituisce il suo sorriso mentre le apro il pannolone - Oddio che schifo! Ecco a che servono le babysitter - tutto il resto sparisce: balbetta il mio nome e batte le manine mentre la pulisco - e rifilo il malloppo a Darcy - si allunga per alzarsi e io mi chino a farle le pernacchie sulla pancina liscia facendola ridere come una matta.

"Sì, non è stranissima senza ombelico?"

E levati!

 

 

"Vietato bussare - innervosisce lo scienziato"

Jane legge il cartello appena in tempo: le dita erano già piegate sul vetro che separa il corridoio dal laboratorio. Guarda la schiena di Bruce dall'altra parte, chino su un ventaglio di vetrini sotto il neon della lampada da tavolo e poi di nuovo la cornice della porta: un'altra nota, più piccola, le suggerisce di premere un pulsantino bianco e attendere pazientemente la risposta.

Ad alzare la testa Bruce ci impiega qualche secondo, si volta verso l'entrata e ricambia il saluto con un cenno del capo, poi sblocca l'apertura della porta con un telecomando.

"Ciao!"

"Ciao."

"Non ti concedi proprio un attimo di respiro, eh!"

Lui alza una spalla: "Non sono l'unico science-addicted in questa stanza."

"Già, ma io non sminuzzo organismi biotecnologici alieni, né mi trasformo in qualcos'altro."

"Beh, sì. Quello è una mia prerogativa." Sospira, aggiungendo un sarcastico: "Ci tengo così tanto..."

Jane prende uno sgabello, li appoggia vicino a lui e ci si siede sopra: "C'è qualcosa che non va?"

Bruce scuote la testa: "No, davvero. Sto solo analizzando queste molecole che ho raccolto sui -ahem - resti di Ultron e..."

"... è così urgente?"

"Lavorare mi aiuta a non pensare."

"C'è qualcosa in particolare a cui non dovresti pensare?"

"Se non voglio pensarci significa che non voglio neppure parlarne. E devo sviluppare l'equazione di..."

Lei appoggia una mano sulla sua: " È a causa di Thor, non è vero?" Bruce chiude gli occhi e trattiene un istante il respiro, poi riprende a maneggiare i suoi vetrini. “È tornato a Nevada Field solo per Hela, non era minimamente interessato a me né io a lui. Voleva andarsene subito, è rimasto solo perché la Hill ci ha detto che sarebbe arrivata per portarci qui."

"Però in volo avete fatto pace."

"Ci siamo comportati in modo civile: è una cosa di cui ne è capace persino lui."

"Incredibile, eh?"

"Bruce...!"

Lui si toglie gli occhiali e li appoggia al tavolo: "Quindi rivedere il tuo bellissimo ex, non più rancoroso e anzi civile e gentile nei tuoi confronti non ti fa nessun effetto?"

"Da come lo descrivi sembra piacere più a te che a me." Finalmente a Bruce scappa un mezzo sorriso: " È il mio bellissimo ex, con cui è finita per due motivi: il primo è perché il futuro non si prospettava come volevo io, ed il secondo motivo sei tu. Vuoi ficcartelo in testa, o c'è troppa roba lì dentro per memorizzare anche questo?"

Chinandosi Bruce prende le mani tra le sue: "E tu vedresti invece un futuro con me?" chiede in un sussurro, avvicinando il viso al suo.

"Vedo il presente: il periodo che preferisco"

Sulle sue labbra, Bruce sorride: "E nel presente vuoi vedere anche un'altra cosa?"

"La reazione delle molecole di Ultron a stimolazioni elettriche?"

"Chimiche."

"Oh Bruce...!"

 

 

Sì, lo so che è una bambina e non un cane.

Però con una gamba ingessata fin sopra il ginocchio trovare un gioco diverso non è così semplice.

Perciò con un "Corricorricorri!!" lancio la sua palla di plastica colorata lungo la moquette della sala cinema e mentre lei sculetta velocemente per prenderla mi lascio scivolare a terra, con la gamba ingessata stesa e le stampelle di fianco.

Hela recupera la palla, corre indietro per portarmela urlicchiando, inciampa sui piedini nudi e vola praticamente tra le braccia. La sollevo e la alzo lasciandomi cadere all'indietro e con il ginocchio sano la tengo in alto facendole fare l'aeroplanino. Lei mi molla la palla sul naso - ahi - e ride ancora più forte, sfiorando il livello degli ultrasuoni, lasciandosi muovere e cercando di imitare il mio 'brruuuuummmm'.

Dai, se va così non è neppure malaccio, no?

"Adie, non è che potresti venire un attimo?"

Se poi la mia babysitter mi lasciasse in pace a socializzare con mia figlia, sarebbe il massimo.

"Darcy, vorrei restare-"

"Tutte e due, dovreste venire tutte e due." La guardo, nella fessura tra la porta e lo stipite mi sembra pallida e piuttosto nervosa. "Per favore."

Oh.

Lo stomaco mi si serra in una morsa improvvisa. Sapevo che il momento sarebbe arrivato, ma di certo non mi aspettavo così presto.

Certo che qui non si può mai star tranquilli.

Appoggio Hela a terra e mi rialzo puntellandomi sulle stampelle: "Andiamo, papà deve essere tornato."

 

 

 

Il modo in cui si sono disposti al suo arrivo lo fa quasi sorridere: suo fratello, Natasha, Barton e la Hill si sono piazzati a fissarlo di fronte, ai piedi dei tre gradini che portano alla vetrata della piattaforma di atterraggio.

Quasi fosse quasi un predicatore pronto a pontificare - o un avvocato pronto a sciorinare un'arringa a favore dell'imputato indifendibile.

Lady Stark invece si è defilata - elegantemente come al solito, la classe di quella donna è ammirevole - nel salottino di fianco con il figlio, proponendogli distrazioni per farlo desistere dall'intento di tornare nella Lounge.

Tra loro e la porta con l'immancabile aria presuntuosa, Tony che alza il bicchiere verso la porta d'entrata quando si apre: "Stavamo parlando giusto di te, Cornacchietta."

Addison ha i capelli legati e una vistosa fasciatura alla gamba, che sale sopra il ginocchio. Entra nella stanza sorreggendosi su due grucce e senza aggiungere altro allo sguardo con cui incontra il suo.

Sa tutto.

E non è disposta a soprassedere.

Loki si umetta le labbra e decide che per prima cosa è meglio chiedere: "Stai bene?"

"Una favola" risponde secca. Non abbassa lo sguardo, non gli concede un'espressione, e riesce a tenerlo completamente a distanza solo con i suoi occhi.

Con la coda dell'occhio cattura una mezza piega divertita nella faccia di marmo di Barton e soffoca a fatica l'istinto di defenestrarlo.

Ritenta: “Pensavo che saresti scesa negli Inferi a fare il diavolo a quattro, ma in effetti con quella gamba-”

Morrigan è morta. Non posso più teletrasportarmi.”

Il mezzo ghigno sulle labbra di Loki si incrina e si spegne. “Mi dispiace.”

Addison non risponde.

Tutto il gelo che lei può creare.

Poi, tra le sue grucce fa capolino la testina di Hela e il cuore di Loki manca di un battito: lo guarda spalancano gli occhioni verdi ed allunga le braccia urlando un altissimo "Pa-pà!"

È la perfezione, nel suo vestitino giallo che gli corre incontro a farsi stringere, bella e luminosa con le piegoline nelle gambotte ed i dentini che spuntano tra le labbra rosse.

Le è mancata così tanto che il rivederla è quasi doloroso.

Non sai cosa ho fatto, per te. Non sai cosa farei per te.

"Mi pare più pasciuta."

"Ha scoperto la pizza" Si lascia scappare Darcy, mantenendo comunque una distanza di sicurezza ed arretrando di un passo quando si ritrova addosso una sua mezza occhiata: “È stata Jane a dargliela."

Loki torna a guardare la sua bambina, non si stancherebbe mai di farlo: Non sono passati che pochissimi giorni, a lui sembrano mesi e mesi.

Tutto, per te. Farò di tutto, solo per te.

 

 

Quasi non sente Addison chiedere ai suoi amici di lasciarli soli, è la voce di Stark a riportarlo appena alla realtà: "No."

"Tony, per favore."

"Questa è casa mia, l'hai dimenticato?" Si avvicina al mobile bar ostentando tranquillità e si versa un altro sorso di liquore: "Sono esageratamente curioso di vedere come andrà a finire. È come una di quelle soap operas di Telecinco, quelle farcite di così tanti pessimi colpi di scena da risultare imperdibili, nel loro essere così trash. Capite cosa intendo?"

Barton annuisce, Thor scuote la testa liberando una cascata di treccine crespe sulle sue spalle: Loki non riesce a trattenere una smorfia di disgusto.

"Che c'è?"

"Rammenti quando mi ingegnavo per coprirti di ridicolo? Ecco, non sarei mai arrivato a tanto."

"Sono..."

"...disgustosi."

"Non su Midgard." Thor cerca conferma negli occhi dei presenti. Trova un blando cenno affermativo da parte di Natasha, mentre Barton preferisce guardare fuori dalla finestra e Tony suggerisce che cambierà idea quando inizieranno a puzzare come quelli di una capra "Tra un paio di settimane."

"Io e Loki dovremmo parlare." Insiste stancamente Addison.

"Prego, fate pure."

"Addison" interviene la Hill: "Non ci sembri in grado di... uhm - sostenere fisicamente una discussione" abbassa ulteriormente la voce e si avvicina per precisare: "con lui."

"Oh, ma per favore!" Sbotta invece lei. Fa dietrofront ticchettando con le grucce e gli chiede di seguirla: "Andiamo a parlare a casa mia - o quel che ne resta, almeno..."

 

 

La prima volta che Loki era entrato nell'appartamento nuovo di Addison si era sentito quasi spaesato da tanto spazio dopo più di un anno passato a vivere in un'angusta grotta.

Si era riabituato presto ad avere lussi e comodità a sua disposizione, anche se non aveva mai sentito quell'ambiente suo: ma tant'è, lui era comunque un ospite. Sgradito, tra l'altro.

Eppure mentre ne varcava la soglia seguendo i passi claudicanti della ragazza, la sensazione di stordimento era ritornata, acuita dai detriti che ingombravano e rovinavano il soggiorno.

"Non appoggiare Hela a terra.” È l'inutile raccomandazione di Addison: "Andiamo al piano di sopra, non ci sono stati danni."

"Aspetta."Si sposta Hela su un fianco e richiama la sua attenzione sulle dita della mano libera, avvolte in una luce verde chiaro: "Ti piace vedere papà usare la magia, vero?" Muove lentamente la mano come a raccogliere qualcosa per terra: i vetri per terra vibrano e poi si alzano seguendo il movimento verso l'alto del palmo. Loki muove le dita ed i vetri tornano sulla finestra e si ricompongono. Un ultimo gesto e le crepe si chiudono una dopo l'altra. Loki lascia che Hela scivoli tra le sue braccia e appoggi i piedini sul tappeto e correre verso i suoi giochi in un angolo: "Non c'è più nessun pericolo."

"Per ora." Puntualizza Addison con voce atona, guardandosi attorno. Indica con la punta della stampella una parte della vetrata vicina all'angolo cottura: La brocca di vetro che era a terra si è infilata nel puzzle dei frammenti ricostruiti e si è ricomposta, formando un bizzarro tutt'uno con il resto del vetro.

"Ops. Colpa mia." Abbozza un sorriso che non viene ricambiato. “Rimedio subito.” Lei scrolla appena le spalle e si lascia cadere sul divano, sistemando poi la gamba sui cuscini con una smorfia. “Hai bisogno di...?”

“No.” Addison che non incrocia più il suo sguardo mentre si sistema i cuscini è una stilettata al fianco: fa male ma non è letale, ha tutto il tempo per sanguinare ed infuriarsi contro chi gliel'ha inferta: “Dobbiamo parlare.”

Seria, stanca e con gli occhi spenti: Non sarà un discorso, sarà addio.

Che quando Addison urla e strepita, è una fuoco che esplode e polverizza tutto quello che si trova davanti. Ma quando la sua rabbia è silenziosa, è brace che cova sotto la cenere: brucia lenta ed inesorabile.

Improvvisamente Loki non ha la forza di affrontare l'incendio:

Farò ammenda. Per quello che ho causato, farò ammenda.

Hela, tesoro, vieni qui. Hai fame?”

!”

“Preparo la cena.” Addison interviene per indicargli che nel freezer c'è del cibo giù pronto, e lui ne approfitta per chiederle se si unisca a loro, sforzandosi di mantenere il suo tono il più gioviale possibile.

Ma lei continua a guardare altrove, scuote la testa, ed afferma di non aver fame.

 

 

“Ok, facciamo partire le scommesse: dieci dollari che lei lo molla e lui scatena un'altra guerra intergalattica.”

“Tony!”

“Quindici che la fa desistere dal suo proposito con un discorso strappalacrime -non guardatemi così, sono in quella fase del mese in cui mi scopro romantica.”

Darcy, sei in quella fase del mese dove sragioni più del solito, tesoro.”

“Oh, andiamo Maria: se ci pensi loro ne hanno passate di cotte e di crude insieme.” Darcy s avvicina ad uno degli schermi olografici: l'inquadratura del soggiorno di Addison dove lei è seduta sul divano ed intrattiene Hela come può e lui nell'angolo cottura che alterna occhiate perplesse al microonde ad altre – dalla posizione non si riesce a capire di che natura – ad Addison e alla bambina. “Son morti insieme, tornati in vita insieme, combattuto insieme, guardato Sherlock insieme, avuto una figlia insieme – beh, non esattamente insieme ma il succo è quello – e fatto anche un trilione di altre stronzate. Hanno anche tentato di farsi fuori a vicenda: quei due sono fatti per stare insieme!”

“Io non ho mai tentato di ucciderti.” Borbotta Maria: “Mi pareva l'unico modo per continuare a frequentarci.”

“Sono spiacente, Darcy, ma propendo a pensarla come Tony” sospira Thor, spiluccando qualche salatino dal mobile bar. “Le azioni che compierà saranno più rivolte a punire sé stesso che altri. Purtroppo non ho con me danaro per partecipare alla scommessa, ma se ce l'avessi, lo punterei tutto.”

Clint scrolla le spalle, affondato sul divano di fianco a Natasha: “E invece lei lo perdonerà. Di nuovo.

“Questa volta mi sembra più risoluta. Loki ha-”

Loki ha sempre fatto qualcosa di imperdonabile agli occhi di noi comuni e permalosi mortali. Non abbastanza gravi agli occhi di un mezzodemone, comunque.” Prende un sorso di birra “O della sua migliore amica.”

“Cosa stai insinuando?”

“Nessuna insinuazione, Tasha. Solo la realtà dei fatti.”

“Insisti ancora con questa storia, davvero?”

Thor smette di piluccare i salatini. Guarda Tony, Pepper, e poi conviene che sia meglio togliere bottiglie ed oggetti di vetro dal piano del bancone e metterli fuori dalla portata delle mani di Natasha.

Maria si para davanti a Darcy: “Un passo indietro per volta, lentamente... lentamente...”

Ed infine Tony decide che tentar non nuoce, quindi abbandona il bicchiere su di un tavolo, batte rumorosamente le mani e propone di crackare il sistema di protezione privacy che Pepper ha imposto sulla videosorveglianza “Così, tanto per controllare che succede nei laboratorio tra Banner e Jane. Che ne dite?”

La sua proposta cade nel vuoto.

 

 

“Pronto, Beth?”

Hey, Steve! Guarda chi si risente, finalmente! Iniziavo a pensar male.”

“Scusami, è che... beh, questa volta sarebbe stato più difficile del solito.”

Non dirlo a me, pensavo di affidarmi ai segnali di fumo. In tv stanno iniziando a dare delle brutte notizie, ne sai qualcosa?”

“Sì. Purtroppo sì.”

Eravate a Bogotà?”

“Sì.”

Dicono che è stata distrutta tutta e che è difficile trovare superstiti. Bogotà è più o meno grossa di New York?”

“Credo che più meno si equivalgano.”

E voi c'eravate in mezzo.” La voce di Beth è sollevata ma non euforica, mantiene ancora una nota preoccupata.

“Già.” Anche lui è sollevato dal sentirla, ma si rende conto che c'è qualcosa che si è perso, nel tempo che sono stati separati. Una volta Natasha gli aveva espresso la sua perplessità sulla loro storia: non per la mancanza di sentimento o di volontà per farla funzionare, ma proprio come compatibilità quotidiana. 'Beth è una ragazza carina e molto in gamba' aveva detto 'Ma è una civile, è completamente fuori da questo mondo.' Allora Steve ne era stato quasi infastidito. Ora, con l'orecchio sul cellulare e la voce della sua ragazza che non vedeva da settimane al telefono, doveva ammettere che poteva aver ragione. Beth non aveva avuto parenti con trascorsi militari, non riusciva a comprendere come si potesse vivere con l'eterna ansia che lui potesse non ritornare. E non era neppure giusto, in fondo, che si abituasse. “Possiamo vederci?”

Sì, è meglio parlarne a quattrocchi. Mi passi a prendere?”

 

 

 

 

Se abbasso gli occhi, ci sono le migliaia di luci di New York che percorrono frenetiche le strade ai piedi della Tower.

Se li alzo, il buio infinito di un cielo dalle stelle troppo lontane. Tra il nulla ed il troppo, ci sono io.

Non riuscivo più a stare nel Lair. Non con Loki.

Si è occupato di Hela, come ha sempre fatto: l'ha nutrita e coccolata, vezzeggiata, ha giocato con lei. Indirizzando spesso i suoi occhi su di me.

Non vedi? Sono un padre esemplare. Non puoi negarlo.

Non lo nego.

Affatto.

È come compagno – dove per compagno intendo un rapporto di reciproca fiducia e intesa – che fai acqua da tutte le parti.

E poi nel Lair ci sono le telecamere di videosorveglianza – e no, non ho bisogno di pubblico stasera.

 

“Oh. Eccoti.”

Mi volto appena verso la porta, che Loki varca e chiude alle sue spalle.“Ci avrei giurato” aggiunge con un mezzo sorriso tirato.

Oh, è vero.

Ci siamo già trovati sul tetto della Tower, a metà tra terra e cielo, più vicini alla morte di quando non pensassimo e più attaccati alla vita di quanto non credessimo. Eravamo in bilico sul precipizio ed eravamo insieme.

Forse lo siamo ancora.

Lontani, però. Più lontani di quanto lo fossimo tre anni fa. Una vita fa.

“Ho preferito far addormentare Hela, prima.”

“Hai fatto bene.”

“Non preferiresti sederti?”

Scuoto la testa, appoggiandomi contro alla balaustra con la schiena: “Sono stata seduta tutto il giorno.”

Le sue dita nervose giocherellano con l'orlo della giacca per allentare la tensione: “Immagino il tuo dolore per la perdita di Morrigan. Ne sono dispiaciuto, davvero.”

“Appena mi toglieranno il gesso andrò in Irlanda, voglio spargere le sue ceneri a Moher. Verrà anche Hela con me.”

“Mi pare giusto. Hai intenzione di scegliere un altro Corvo?”

“Non ora.”

“Se preferisci, posso aiutarti ad amplificare la tua magia, in modo che tu non debba più usare un catalizzatore e...”

“No.”

Il mio diniego secco colpisce nel segno: Loki si ritrae appena e distoglie lo sguardo da me, serrando le labbra sottili sino a farle diventare bianche. “Comprendo il tuo furore nei miei confronti...”

“Furore? Dovrei darti fuoco per quello che hai fatto. Hai cerato di uccidere la mia famiglia-”

“Io ed Hela siamo la tua famiglia!” Sbotta di colpo, facendomi quasi trasalire: “Lo sai che Amon non aveva ancora nominato Hela sua erede? Era ancora in pericolo, ti ha ingannato per-”

“Oh, ma per favore! Se tu non avessi scatenato una guerra – un'altra guerra – lei non avrebbe corso nessun pericolo! Sei... sei... non so neppure come qualificarti! Hai la capacità di distruggere tutto quello che riesci a costruire, di spazzare via qualsiasi possibilità ti venga concessa! E non solo per te, ma anche per tua figlia!”

“Mentre tu, invece, tu sei immacolata, vero? Ti fregi ora del tuo stato di madre quando qualche giorno fa non potevi neppure sopportare la sua presenza nella stessa stanza ed ora ti permetti di farmi la morale? Ho sempre fatto di tutto per mia figlia, qualsiasi cosa è stata finalizzata alla sua sicurezza. L'ho nutrita, cresciuta, protetta in mezzo al nulla. Tu cosa hai fatto?”

Alzo le mani: “Ho solo sconfitto il mostro che stava distruggendo il pianeta su cui si trovava anche lei, scusa se è poco.”

“L'affetto che lei prova nei tuoi confronti è immeritato.”

Cerco di calmarmi, mentre lui tenta di fare lo stesso passandosi le dita tra i capelli.

“Ora: non si tratta di Hela, d'accordo? Ammettiamo di non essere entrambi le persone più candide ed innocenti di questo mondo. E, soprattutto, ci stiamo facendo la guerra a vicenda. Non possiamo andare avanti così. Non mi travisare: non voglio toglierti Hela.”

“Moriresti prima di riuscirci.”

“Questo, appunto è l'atteggiamento di cui parlavo. Nostra figlia non può crescere con due genitori che si minacciano di morte ogni santo giorno! Cerchiamo di fare gli adulti, per favore. Non voglio toglierti Hela, ma non voglio rinunciarci neppure. Ha bisogno di entrambi: ha bisogno del meglio di entrambi. Ed io, io ho non ho bisogno di dover passare la mia vita a guardarmi le spalle da chi dovrei fidarmi ciecamente.”

“Ma come, non eri quella che preferiva le relazioni movimentate? Che aborriva la routine sentimentale?” Commenta sarcastico. “Come se tu fossi altrettanto degna di fiducia, poi!”

Annuisco, anche se mi è difficile restare calma: “Sì, ma le cose sono cambiate: un conto è essere noi due, due adulti stronzi e vaccinati che un po' si saltano addosso e un po' se le danno di santa ragione. Un conto è avere una bambina di mezzo. L’hai detto anche tu: dobbiamo essere adulti responsabili. E sono abbastanza responsabile per vedere che così, tra noi due, non funziona. Non come dovrebbe.”

Loki sospira e lascia cadere le braccia, scuotendo appena la testa “Forse non ci siamo semplicemente amati abbastanza.” Sussurra, quasi più a sé stesso che a me, mentre si avvicina alla porta per scendere.

Due binari che corrono paralleli, senza incontrarsi mai. E che se si incontrano, è per causare un deragliamento.

Lo guardo appoggiare la mano sulla maniglia e poi fermarsi. Quando torna a parlare, ha la voce molto meno ferma di prima: “Non rinuncio ad Hela.”

“Neppure io.”

“Non togliermela.” Mormora a voce ancora più bassa.

“Mai. Ma, ti prego, non farlo neppure tu. Puoi... puoi restare quanto vuoi, non ti sto cacciando via. Solo... solo non con me.”

Annuisce ed apre la porta, concedendomi un ultimo sguardo: “Il che è davvero un peccato. Sono stato davvero bene con te. Più che bene. Molto più che bene.”

“Anch'io.”

No, non è vero: Ti ho amato.

Non è vero neanche questo: Ti amo ancora.

Ma amo di più me stessa, e amo di più mia figlia, per permetterti di distruggermi completamente.

E nel suo sguardo velato che varca la porta leggo la stessa, identica cosa.

 

 

La speranza di non incontrare nessuno sul suo cammino – cammino per dove poi? -  si rivela vana già all’aprirsi delle porte dell’ascensore. Thor è nel corridoio, a metà tra la porta della Lounge e quella del suo appartamento. Lo guarda e gli va incontro, senza aspettare nessun accenno o invito.

“Dunque?”

Loki veste il suo miglior ghigno, e lascia che la testa le ciondoli di lato: “E allora vedremo se sarò veloce quanto te a trovare una donna di rimpiazzo alla mia Midgardiana.”

“Sciocco.”

“Quando mai non lo son stato?”

“Potevate essere felici e insieme.”

“Ed invece ognuno è triste a modo suo.” Loki alza le spalle e passa oltre.

“Dove vai ora?”

Bella domanda.

Loki ha solo una risposta plausibile: “Da mia figlia.”

Per prenderla in braccio e sparire insieme, per sempre. È l’unica felicità possibile.

“Vieni qui.” La voce di Thor è un invito, non un ordine. Passa la mano sul lettore digitale della porta e la serratura scatta. “Vieni qui con me. Concediti un po’ di requie.”

Loki sbuffa sarcastico.

“Se non per te stesso, o per me, fallo per nostra madre. Come si sentirebbe a saperti in giro con il cuore spezzato?”

Di nuovo, Loki scrolla le spalle: “Non lo so. Non gliel’ho chiesto.”

Sparire insieme? E dove? Per farla vivere nuovamente braccata come una bestia, nel fondo di una grotta?

Neppure questa è un’alternativa valida. Non più.

Attende il braccio di Thor attorno alle spalle, per seguirlo nell’appartamento.

“Thor.”

“Dimmi.”

“Posso farti sciogliere queste orrende treccine? Se non per te stesso, o per me, potresti farlo per nostra madre? Ti va?”

 

 

A metà tra il cielo e la terra, c'è solo un limbo scomodo di rimpianto. C'è un nodo allo stomaco, e occhi che bruciano dal sale delle lacrime che non voglio lasciare andare.

C'è la preoccupazione ed il sollievo, e mille altri pensieri che non riesco a seguire, e si accavallano l'uno sopra l'altro in un groviglio infernale.

A metà tra il buio e le luci artificiali c'è il rumore di una porta che si apre ed una coperta che si appoggia sulle mie spalle che spazza via quella mezza tentazione di sperare che ci sia Loki, di nuovo.

A metà tra il paradiso e l'inferno c'è un purgatorio agrodolce, dove la mia migliore amica mi abbraccia senza aggiungere nulla, che non c'è niente da dire.

La prossima settimana compierò 28 anni. Spegnerò le candeline sulla torta con la mia bambina in braccio, poi partiremo per l'Irlanda, dove saluterò per sempre il mio Corvo.

Magari resteremo là. Magari ci trasferiremo a San Francisco ed io farò la stripper per mantenerla. Magari invece torneremo a New York e continueremo a fare questa vita, e chissà che altro potrà succederci.

Al momento, però, non mi concedo altro che un bel pianto liberatorio, tra le braccia della persona che non mi ha mai voltato le spalle.

 

 

 

Il parto dei parti.

E manca ancora l’epilogo (Sarò breve, quindi spero anche veloce).

Non posso dire altro che mi dispiace per la lungaggine, chiedervi venia per lo spaccamento di maroni, e sperare di aver concluso degnamente questa storia (uhm…)

Dico solo questo: la fine, tra Adie e Loki, era già stata immaginata così dall’inizio della trilogia. DUE anni fa.

Halleluya che ci siamo arrivati in fondo.

(Ah già, l’epilogo.)

Come sempre, per ogni domanda o questione, rimando al mio ask.

Per tutto il resto continua ad esserci MasterStark.

Alla prossima per il PUNTO DEFINITIVO , se vorrete.

 

EC

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Epilogo ***


Spett

The Seventh,

Hellraiser

 

 

 

 

EPILOGO

 

 

Ma a quell’età i bambini non si pongono troppi problemi. Sono troppo presi dai propri sforzi e dalle proprie lotte per preoccuparsi davvero di quel che fanno gli altri, e perché.

[Roald Dahl, Matilde]

 

 

 

Manhattan, New York, 3 Giugno 2021

 

 

 

Tre isolati in trentadue minuti.

Ne mancano almeno altri quattro – per un totale di otto chilometri – al Museo di Storia Naturale.

Aggiungendo ai sei minuti precisi di sosta agli incroci e al tempo di percorrenza di quattro minuti tra un semaforo e l'altro le varianti del traffico caotico – manovre imprecise di automobilisti, pedoni imprudenti, forse anche un tamponamento, chissà – Howie Stark calcola che lo scuolabus non impiegherà meno di cinquantasei minuti per arrivare a destinazione.

Per confutare il suo calcolo aziona il cronometro dello StarkWatch da polso e poi getta una mezza occhiata alla compagna al suo fianco, sbuffando ulteriormente per attirarne l'attenzione.

Inutile.

Quando ha il naso piantato tra le pagine di qualcosa - libro, guida o brochure poco importa - Hela diventa pressoché impermeabile al mondo esterno.

Nel sedile davanti due bambine bionde ridacchiano davanti ad un tablet condividendo gli auricolari: Howie allunga il collo, spia lo schermo, e poi si lascia ricadere sul sedile sbuffando sonoramente.

"Che c'è?"

Oh, finalmente! Principessa Addams- uno dei delicati nomignoli di suo padre che mamma cerca sempre di arginare - si è degnata di alzare il sopracciglio sinistro.

"Niente. Una nuova cantante Disney. Questa è vestita di azzurro."

"Mamma dice che sono un prodotto di serie epurato da ogni attributo caratteriale e privo di qualsiasi elemento personale per mantenere vivo lo stereotipo della femmina sciocca e ammiccante, ponendola come un martellante esempio comportamentale."

"A volte non ti seguo completamente."

Lei alza completamente lo sguardo dal libro: "Sto dicendo che è una cosa per bambine sceme."

Le due teste bionde nel sedile davanti si voltano di scatto: una mostra un palmo di lingua, l'altra - Tiffany -  alza la mano per richiamare l'attenzione: "Maestra! Helena mi ha chiamata scema!"

"Ho detto" precisa lei, raddrizzandosi sul sedile: "che è per bambine sceme. Se ti senti chiamata in causa non è colpa mia."

La maestra le raggiunge, si accovaccia di fronte alle due bambine e cerca di mediare. Hela sbatte le palpebre con aria innocente piegando deliziosamente la testa di lato. L'insegnante si limita ad una blanda ammonizione e torna nelle file davanti.

"Bei tempi quando in questa scuola si accettavano solo Quozienti Intellettivi e non conti in banca superiori alla media" Sussurra a Howie. "Peccato non esserci stati."

"Già. Cosa stai guardando?" Hela gli passa sotto il naso il libro-guida al Museo ed indica un capitolo picchiettandolo con il dito indice: "Mummie?"

“Da tutto il mondo! All’ultimo piano hanno allestito una mostra, apriranno domani.”

La testa bionda di Tiffany trasale di nuovo: "Mummie? Maestra! Maaaaeeeestra! Ma andiamo a vedere le mummie? Non voglio andare a vedere le mummie! Ho pauuuura!"

Hela ruota gli occhi al cielo, Howie sbuffa e la maestra accorre di nuovo per assicurare: "Niente mummie, Tiffany, solo i nostri amici dinosauri. Howard, Helena: cosa ci eravamo detti all’andata? Niente dispetti e niente scherzi oggi: è l’ultimo giorno di scuola e siamo in gita. Potete farcela?”

Lui annuisce e guarda l'amica fare lo stesso; la conosce,  sa che sta mentendo spudoratamente.

Quando la maestra si allontana, Hela gli fa l'occhiolino: ha già architettato tutto.

Sarà qualcosa per cui finiranno nei pasticci. Probabilmente li beccheranno e finiranno in punizione.

Non vede l'ora.

 

"In fila per due! E tenetevi per mano finché non saremo con la guida, d'accordo?"

Nel coretto dei 'Sì, Maestra’, Hela afferra la mano di Howie e si raccomanda in un sussurro di non lasciare il suo fianco. Con le unghie sue smangiucchiate piantate nel palmo non è che si ritrovi alternative, dopotutto.

Si incolonnano per ultimi e sfilano diligentemente attraverso l'entrata del Muse ad incontrare la guida, una ragazza giovane e sorridente, una di quelle a cui Howie piacerebbe farsi notare, se la stretta di Hela non fosse così perentoria. Sorridono entrambi al saluto della ragazza, ricevono i loro tesserini con i nomi, e trotterellano al suo seguito, avendo cura di restare sempre in fondo.

Hela da un'occhiata in alto, saluta una telecamera agitando la mano e facendo una boccaccia infantile: “Un po' di interferenze non guasterebbero, Howie.”

“Niente di più facile.” Senza smettere di camminare vestendo la sua migliore aria innocente trova lo Starkphone in tasca, sfiora l'icona di un'applicazione e si connette alle telecamere. “Registro quello che sta avvenendo ora, poi entro nel circuito di videosorveglianza e lo carico. Non avremo molto tempo, è solo un diversivo.”

“Ce lo faremo bastare.”

Il gruppetto gira l'angolo. Hela stringe ancora di più la mano del suo amico e si arresta di colpo: due esatte copie si scindono dai loro corpi e proseguono al posto loro.

Uau!”

Hela è raggiante: “Un trucchetto di papà. E anche di mamma, forse, ma lei è piuttosto restia ad insegnarmeli. Muoviamoci!”

 

Il deserto al piano superiore regala l'illusione di avere l'ala del museo completamente a loro disposizione.

Hela disegna una piroetta sul pavimento di marmo, allargando le braccia e mimando un'arabesque, Howie prende la rincorsa e scivola per terra sulle ginocchia, gettando la schiena all'indietro nell'assolo di una finta chitarra: “Dove vai in vacanza?”

Hela sta controllando la loro posizione su una piantina appesa ad un muro e scrolla le spalle: “Papà viene a prendermi stasera, non so ancora dove andremo.”

“Inferi?”

Nah, laggiù è bassa stagione. E tu?”

Malibù, e poi DisneyWorld: il solito, insomma. Pare che quest’anno mi toccherà ancora Dubai.”

“Immagino la noia.”

“Già. Ma se veniste con noi…

Hela arriccia il naso: “L’ultima volta che i nostri papà sono stati nella stessa stanza, il tuo è diventato un rospo ed il mio è stato scaraventato sul lampadario dallo zio Bruce, ricordi?”

“Però è stato divertente!” Ridacchia Howie. Lei gli rifila un’occhiataccia. “Beh, io mi sono divertito.”

 

 

 

“Sono qui, sono qui!” Hela quasi saltella attraverso una stanza. “Le nostre mummie!” Lo spinge attraverso la sala dedicata alle mummie egizie quasi facendolo correre: “Queste dopo. Prima...”

Il salone successivo è più piccolo, alle pareti non ci sono geroglifici e le teche sono riempite da otri sbeccate e ninnoli e utensili di osso e legno colorato. Al centro, sotto una piccola campana di vetro, c’è quella che sembra una bambola di cartapesta rannicchiata su sé stessa, con i lunghissimi capelli neri che ricoprono come un velo le spalle rinsecchite.

“Una mummia peruviana” spiega pronta Hela, recuperando due sedie da un angolo e avvicinandole alla teca. Ci sale sopra e Howie la segue, poi studia la mummia con occhi brillanti di eccitazione: “Gli Inca compivano sacrifici umani. Sceglievano alcuni bambini alla nascita e poi, quando il momento era propizio, li mettevano in grossi vasi e li seppellivano. Vivi” Aggiunge con una nota lugubre e solenne.

“Non è possibile!”

Annuisce grave: “E per farli star buoni, gli facevano masticare le foglie di coca. Quelle per fare la Coca Cola.”

“Io quando bevo la Coca Cola non sto calmo.”

“Perché tu non stai mai calmo.”

Ma Howie scuote la testa “Io non ci credo. “

“È vero, ti dico. L'ho letto su un libro.”

“Non tutto quello che c'è scritto sui libri è vero. Prendi Hogwarts, per esempio.”

Lei scrolla il caschetto nero indispettita: “Hai compiuto undici anni, forse?”

“No.”

“E allora tieni a freno la lingua, insulso babbano.”

“Beh, comunque io non ci credo.”

Hela sospira e alza gli occhi al cielo, poi appoggia la mano alla teca e la fissa: nel riflesso del vetro Howie scorge il verde dei suoi occhi diventare oro e nel suo piccolo ghigno scarlatto spuntare un paio di canini appuntiti.

Oh oh.

“Vogliamo chiederlo direttamente a lei?”

Dentro la teca, la mascella della mummia inizia a contrarsi.

Uau!”

Quello che i bambini non possono vedere, è che sta accadendo anche alle altre mummie del piano.

 

 

 

 

Sia lode ad Odino ! (Il Fac-simile, non quello vero) Ho finito!

In due anni ho scritto i 77 capitoli (22 per ogni capitolo di trilogia + 11 di 50SoGR) che mi ero follemente prefissata dall’inizio – e che ero pressoché certa di non riuscire a scrivere.

Ho usato citazioni di canzoni, film e libri, creato giochi di parole per i titoli di capitoli ed  inserito inside jokes e citazioni varie.

Non ho inserito alcune cose come una scazzottata tra Sif ed Addison che mi sarebbe piaciuto fare, ma tant’è, va bene così.

Sono piuttosto fiera di quest’impresa che, nel mio piccolo, costituisce di sicuro l’opera più impegnativa del mio repertorio. Certo, soprattutto negli ultimi capitoli potevo fare di meglio e di sicuro l’ho tirata un po’ per le lunghe e ci ho messo tanto (troppo) tempo per realizzarla.

Nel mio piccolo, per le mie capacità e per il mio tempo a disposizione, direi che è andata bene.

Ma passiamo ai ringraziamenti: In questi due anni dovrei ringraziare tantissime persone per il supporto e per la pazienza con cui hanno sopportato i miei svarionamenti, i miei smadonnamenti e le mie continue interferenze.

Siete tante, tantissime e tantissimi e non voglio scordarmi nessun nome. Quindi non citerò nessuno apertamente ma:

Se mi hai seguito sin dall’inizio  - GRAZIE!

Se mi hai incontrato in seguito – GRAZIE!

Se hai interrotto la lettura e poi l’hai ripresa – GRAZIE!

Se sei arrivata/o sino  a questo punto – GRAZIE!

Se hai investito il tuo tempo prezioso per omaggiarmi con una fanart o con un fanvideo – SUPERGRAZIE!

Se hai recensito tutti i capitoli – SUPERGRAZIE!

Se hai recensito anche solo un capitolo – GRAZIE!

Se sei stata/o un/a lettrice/lettore silenziosa/o – GRAZIE!

Se mi hai inserito nei preferiti / ricordati / seguiti – GRAZIE!

Se mi hai lasciato un commento – di qualsiasi tipo – sui miei social – GRAZIE!

Se comunque, per un motivo o per l’altro, hai nominato questa storia – GRAZIE!

 

Insomma, se hai camminato dietro alle chiappe sculettanti di Addison e compagnia bella…

GRAZIE GRAZIE E GRAZIE!

 

E non lo dirò mai mai mai abbastanza.

A Seven Heroes Army – The Seventh Saga – finisce qui.

Ho un po’ di magone, lo ammetto.

Ma spero di avervi lasciato con un sorriso sulle labbra, a sapere che ci sono in giro due casinisti (Hellraiser, appunto) che tengono ben alto l’onore delle rispettive famiglie.

Per ogni domanda, come sempre, c’è il mio ask.

Per tutto il resto c’è MasterStark (Ok, ora la pianto anche con questa battuta penosa, lo giuro.)

 

Alla prossima,

EC.

 

PS: solo una piccola curiosità su questo prologo. È stato pensato ed ideato davanti alla teca di una mummia peruviana (Appunto) al Museo Archeologico del Carmo di Lisbona.

Così, se volevate saperlo…

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2411942