Emotional Shadows

di LuxPKK
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Under Attack ***
Capitolo 2: *** The Beast made of Steel ***
Capitolo 3: *** Set Them Free ***
Capitolo 4: *** Take Down ***
Capitolo 5: *** The Power of the Outsider ***
Capitolo 6: *** The Throne ***
Capitolo 7: *** Life ***
Capitolo 8: *** Destruction and Rebirth ***
Capitolo 9: *** Changes ***
Capitolo 10: *** Past ***
Capitolo 11: *** Back ***



Capitolo 1
*** Under Attack ***


Chapter 1: Under Attack

12 Settembre, palazzo di Erenst.
"I sentimenti nascono dal cuore. Essi si possono classificare in due maniere distinte. Sentimenti Radiosi e Sentimenti d'Ombra. Tuttavia, non sarò certo io a svelarvi come sono divisi i suddetti..."
Recitava un vecchio libro, nelle mani di un giovane attento. Dai capelli biondi lunghi quasi fino alle spalle, occhi chiari, seduto nel suo soggiorno. Rilassato dall'atmosfera calda e cullante del suo camino, che lo proteggeva dalle intemperie dell'inverno. Improvvisamente però, la porta si spalancò e un uomo, con i capelli neri legati a codino, mostrava uno sguardo preoccupato. "Sua maestà!" esclamò "Pessime notizie!" Il Re chiuse e ripose il suo tomo, e si alzò in piedi. "Chi sono questa volta?" domandò pacato "I Demoni o la Coalizione?" "In realtà... sono entrambi, Altezza! Per questo sono pessime notizie" rispose tempestivamente l'uomo sulla porta. Il nobile chiuse gli occhi e sospirò, per poi aprire bocca. "Capisco... Shin, andiamo in sala tattica per discutere della strategia, spero che gli altri siano già sul posto..." disse. "Nessun problema, Altezza". I due entrarono nel luogo già citato, e trovarono un gruppo di quattro persone ad accoglierli. Un uomo dai capelli corti e uno sguardo capace di trasmettere energia, il Generale di Campo, Pentios. Una donna dai capelli rossi portati su una spalla, determinata e con gli occhi fissi sulla mappa, il Generale delle Forze d'Assalto, Langlia. Un giovane dotato di occhiali, con un libro legato sul fianco destro, occupato a scrivere su alcuni moduli, il Generale dell'Artiglieria, Deon. Infine, un uomo un po' più anziano degli altri, solo guardando le sue espressioni si poteva percepire una certa esperienza, il Generale Maggiore, Vetus. Insieme a Shin, il Generale Tattico, formavano la Compagnia degli Eroi, i cinque Generali del Re Aner. "Qual è la situazione?" domandò Aner. "Abbiamo la Coalizione nella zona nord-est della città, mentre i Demoni stanno avanzando verso la zona sud" rispose Langlia. "Chi ci ha mandato la Coalizione stavolta?" disse Aner. "Quelli di Andvari" fu la risposta che ricevette tempestivamente. "Andvari porta solo problemi, con tutta quella tecnologia..." commentò Pentios. "Niente panico" esortò il Re. "Siete la Compagnia degli Eroi, cosa penserebbero i soldati sapendo che vi preoccupate prima di schierare le truppe?". Egli fece un passo verso la mappa, dopo di che posò gli occhi su Deon. "A che punto è l'artiglieria?" gli chiese. "Siamo riusciti a ripararne il sessanta percento, dovremo farcela bastare e se possibile limitarne le perdite..." rispose. "Non stai chiedendo un po' troppo, Deon?" commentò Shin. "Beh, è una piccola richiesta che spero il destino esaudisca, non c'è nulla di male nel provarci, Shin". Il nobile rimase in silenzio per un po', poi ordinò tempestivamente due squadre di fanteria contro la Coalizione; una da destra e una da sinistra. Subito dopo, chiese di schierare il trentacinque percento dell'artiglieria insieme a loro. Questo avrebbe coperto l'attacco a nord-est. "Signore, non sarebbe meglio mandare la seconda squadra dopo la prima? Così che la squadra di sinistra possa sfruttare la posizione sopraelevata del luogo per sconfiggere i nemici con i moschetti..." espose Shin. "Assolutamente no, nel mio esercito tutti devono combattere alla pari. Nessuno farà da esca per qualcun altro!" esclamò Aner. "Che facciamo della zona sud? Non abbiamo molto tempo..." fece notare Langlia. "Schierate lì il resto dell'artiglieria!" venne ordinato. "Ma Signore, e se le squadre a nord-est necessitassero di rinforzi?" chiese lei. "Ci assicureremo che tutto questo non accada" rispose. "Shin, Langlia, vi schiererete con la squadra di fanteria. Deon, Pentios, voi con la squadra di artiglieria. Tenete le radio sempre operative, vi verranno dati ordini da qui". "Ricevuto!" dissero in coro. I Generali salirono sulle monorotaie addette al loro trasporto, e raggiunsero in breve tempo il campo di battaglia...

12 Settembre, Piana dei Lampi, nord est di Erenst.
"Dici che quest'attacco funzionerà?" "Devi avere fiducia nel Re, Cat" fu la conversazione tra due soldati. "Tu, Lanaa, ti fidi del Re?" domandò Cater alla sua compagna di squadra. "Sì, io sì. Mi ha promesso che il sacrificio dei miei genitori non sarà vano, che riusciremo a vincere!" "Mah... io cerco di essere più oggettivo, non solo siamo contro una Coalizione di Stati il cui obiettivo è distruggerci, ma come avversari abbiamo anche i Demoni..." disse lui. "Ah, i Demoni... vi fate spaventare tutti dai quei cosi. Ciò che importa ora è che la Coalizione smetta di importunarci" replicò Lanaa. Le due squadre si trovarono dopo poco ai lati dell'esercito nemico. I soldati equipaggiati con lenti speciali, armi avanzatissime e alcuni di loro cavalcavano mostri meccanici d'artiglieria. Una tecnologia di questo tipo era un sogno per gli abitanti di Erenst, i cui soldati usavano fucili che non sparavano raggi di luce, spade e lance non fatte di materiali speciali, e nessuna artiglieria di quel tipo. Dei basilari carri armati, che peccavano moltissimo in mobilità rispetto alle truppe di Andvari. Il Generale Langlia fece un gesto col braccio, e in quell'istante, la squadra di sinistra cominciò la propria carica contro i soldati nemici. "Buona fortuna, Lanaa" augurò leggermente preoccupato Cater. Ella combatteva con due spade, per questo veniva schierata in prima linea, a differenza di lui, che rimaneva nelle retrovie con il suo fucile. "Non mi serve, ho le armi!" rispose lei carica di energia. Dall'altra parte, il Generale Shin aveva iniziato la carica allo stesso modo. Andvari si ritrovò circondata e leggermente disorientata all'inizio; le prime linee del nemico avevano già causato alcune perdite a colpi di spada. Tuttavia riuscirono a riprendersi in fretta, mobilitando istantaneamente le artiglierie mobili per schiacciare gli avversari. Lenaa si liberò dei lancieri che la circondavano con destrezza; una spazzata fu sufficiente per farli vacillare, e fu allora che con un turbinio di colpi si aprì la strada. Le si parsero davanti altre due unità nemiche, che vennero prontamente abbattute dai proiettili del suo compagno. Successivamente, la ragazza si unì ad altri due alleati per abbattere un'artiglieria mobile; i soldati armati di lancia distrassero le bestie colpendo ripetutamente le gambe, mentre lei con un incredibile balzo eliminò il pilota senza troppi problemi. Nel frattempo, l'eccellente mira di Cater gli permise di sbarazzarsi di due piloti d'artiglieria senza nemmeno avvicinarsi ad essa. In lontananza, uno sbarramento di nemici armati e pronti a sparare fu scombinato da Langlia, a spazzate del suo spadone. Shin, dall'altra parte, accoltellò due unità senza farsi notare. Venne poi scoperto, ma riuscì a liberarsi di loro con un rapido lancio di coltelli. Lanaa aveva preso possesso di un'unità di artiglieria mobile, che usò per spazzare via una moltitudine di nemici, prima che un ingegnere armato di esplosivi non lo distrusse improvvisamente. Ella cadde al suolo, ma fortunatamente i cecchini alleati eliminarono la minaccia. Lo scontro alla Piana si prolungò per qualche ora, ma l'esito dello scontro divenne sempre più favorevole per le truppe di Erenst...

12 Settembre, Valle dei Morti, sud di Erenst.
"Unità B37 in posizione, attendiamo ordini, passo e chiudo" disse un giovane all'interno di un carro armato, come cannoniere e copilota. "E adesso? Stiamo qui ad aspettare? Che noia..." commentò un altro seduto sulla torretta munita di mitragliatrice. "Gli ordini sono ordini" rispose freddamente una ragazza seduta ai controlli. "Sempre la solita, eh Ashera?" la schernì il suo vicino. Ella non rispose neanche. "Lasciala perdere Kyle, ha perso il senso dell'umorismo insieme alla parola" commentò il ragazzo della torretta. "Tentar non nuoce, Ray..." si giustificò il copilota con gli occhiali. Improvvisamente, un beep dalla radio. Kyle rispose immediatamente. "Qui il Generale Deon, il nemico è in avvicinamento. A tutte le unità, muoversi!" ordinò. Il B37 iniziò a muoversi alla guida di Ashera. Ella pilotava il mezzo, Ray controllava la torretta con la mitragliatrice, l'artiglieria leggera e Kyle, invece, gestiva il cannone principale e le comunicazioni. "Nemico a ore 12!" esclamò lui. "...fuoco!" ordinò Ashera. Il Demone era veloce, ed evitò il primo colpo. "Non riesco a inquadrarlo, si muove troppo in fretta!" disse Kyle. "Fuoco di torretta,ora!". Al suono di quelle parole, Ray sparò una raffica di colpi, colpendo parzialmente il bersaglio. "Nemico indebolito, fuoco!" disse lei. L'esplosione fu potente, ma il mostro cadde sotto la potente granata del veicolo. Nel frattempo gli altri carri avevano ingaggiato altri Demoni; i nemici erano pochissimi, se ne contarono ventidue. "Diciotto nemici rimasti!" aggiornò il copilota. Davanti a loro, due bestie minori. Umanoidi, con delle braccia a forma di speroni. Corsero verso il carro, ma vennero tempestivamente respinti dalla mitragliatrice. "Non sono in angolo di tiro, non possiamo usare il cannone principale!" informarono. "Faccio io" replicò Ashera. Detto ciò, accelerò bruscamente, e travolse i due nemici, eliminandoli. Alle loro spalle, una seconda carica degli ostili. La pilota virò velocemente, e li aggirò. Poco dopo, il cannone principale fece fuoco, distruggendo gli aggressori. "Nemico rilevato, è in procinto di attaccare il carro del Generale!" avvisò Kyle. "Non con me in giro!" rispose Ray, che mirò e scaricò i proiettili sui mostri, senza attendere la conferma di Ashera. Essi però non sparirono, ma nella furia attaccarono il loro bersaglio, danneggiandone i cingoli. "Hai spinto i nemici in uno stato di berserk, ottimo lavoro Mitragliere." lo rimproverò freddamente la capocarro. "Io non..." si giustificò il soldato. "Quantomeno, adesso che li hai fatti infuriare, distruggili" disse lei un po' più calma. E subito, una seconda scarica di colpi, che protesse il veicolo del Generale dagli attacchi. Lo scontro continuò, e, con ormai pochi Demoni rimasti, non era difficile intendere di chi sarebbe stata la vittoria...

13 Settembre, Palazzo di Erenst.
"Shin, Deon, rapporto" chiese Aner. Cominciò Shin: "I soldati di Andvari sono stati sconfitti. Perdite minime, siamo riusciti a impossessarci di un'unità di artiglieria mobile..." "Distruggila" rispose subito il Re. "Non c'è nulla di leale nel rubare le armi al nemico". "...ricevuto Signore". "Le perdite di artiglieria sono state minime anche nella nostra battaglia. Quando la situazione è mutata in una a noi favorevole, i Demoni si sono ritirati Signore". Il sovrano congedò i Generali, per poi ritirarsi nella propria stanza, pronto a riprendere la lettura da dove era stata interrotta.

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Capitolo 2
*** The Beast made of Steel ***


Chapter 2: The Beast made of Steel

25 Settembre.
Quella notte, nessuno riuscì a dormire. Da un punto a nord della città, un angosciante rumore di cingoli in movimento giungeva fino in città. Un enorme carro armato, alto quanto una casa, dotato di armi terrificanti, sarebbe giunto nel giro di qualche ora ai cancelli della città. Non avrebbe impiegato troppo tempo per sfondarli, allora avrebbe attaccato direttamente Erenst. Il disastro sarebbe stato devastante...

25 Settembre, palazzo di Erenst.
In quel momento, il Re stava tenendo un briefing per la missione successiva. Alla parola, Deon.
"Il carro che ci troveremo ad affrontare è di manifattura Zebulun, ma noto anche dei pezzi prodotti da Levi e, tanto per cambiare, da Andvari..."
"E questo come dovrebbe aiutarci?" chiese Langlia. "Cielo, Langlia, non posso nemmeno fornirvi queste interessanti informazioni? L'ignoranza è il male, sai?" rispose.
Nella stanza, il silenzio generale. Poco dopo, Deon riprese. "Anche se, affidandoci a luoghi comuni e fatti riconosciuti, sappiamo che Zebulun costruisce sempre carri la cui fonte di alimentazione è Terullium posizionato su un reattore esterno al mezzo, sul retro per l'esattezza, anche se parecchio corazzato. Alcuni pezzi di armatura sono stati costruiti da Levi, che si sa, non sa produrre artiglieria, ergo saranno più facili da distruggere. Il fatto che abbiano chiesto a Levi di occuparsi di alcuni pezzi di armatura mi fa intuire che il budget per questo mezzo era limitato, pertanto l'equipaggio non dovrebbe essere di alto livello qualitativo...", continuò.
"Per favore, Deon, smettila subito!" lo rimproverò ancora la ragazza. "Passa piuttosto a un piano!" lo esortò.
"Sei proprio senza speranza, cara Langlia. Che poi, non è nemmeno detto che verrai schierata in questa operazione, considerando che guidi i carri peggio di un pilota di Stier!" disse lui.
"Bla bla bla bla, e tu parli tanto e fai poco, proprio come i politici di Andvari!" replicò.
Il resto della Compagnia assisteva alla scena con disappunto e un po' di imbarazzo, persino il Re pose una mano sulla sua fronte e accennò un sorriso.
"Senti Deon, come lo distruggiamo?" disse composto e serio come al solito Shin, per ritornare in tema.
"Uhm, direi che la nostra artiglieria non riuscirà a fermare la sua marcia, e nemmeno a distruggerlo..." spiegò lui.
"Possiamo, per dire, distruggere un pezzo dell'armatura di Levi e entrare nel veicolo?" domandò curioso Pentios. Langlia affermò si trattasse di una buona idea.
"Secondo le mie analisi... si può fare. Sì, sì, ottima idea. Non che non ci avessi pensato eh. Schiereremo un discreto numero di carri per distruggere l'armatura, dopo di che qualche unità di fanteria si infiltrerà all'interno e lo disabiliterà!" espose il Generale, chiedendo poco dopo il consenso del Re.
"Direi che è un piano eccellente. Shin, Pentios, sarete voi i Generali schierati questa volta. Andate!" ordinò Aner.
"Sissignore!" risposero.
Langlia divenne visibilmente irritata, e Deon ridacchiò leggermente per lei, facendola innervosire ancora di più. Successivamente, ricordò al Re un importante dettaglio; il carro armato nemico avrebbe impiegato tre ore per giungere in città. Alle ore 4.00 am, precisamente...

25 Settembre, 1.56 am, Landa del Grano
"Stando ai calcoli di Deon, il nemico dovrebbe arrivare in questo punto per le due..." disse Shin. Pentios confermò, e ordinò ai soldati di prepararsi, e all'artiglieria di posizionarsi a distanza, per evitare di essere travolta dalla maestosità del mezzo.
"Shin, perché hai voluto schierare dei soldati di fanteria per un nemico del genere?" domandò Pentios.
"Secondo le mie supposizione, un carro di questo tipo deve per forza possedere una scorta. Inoltre, potrebbero uscire in combattimento dei nemici supplementari" e in un istante le deduzioni dello stratega si rivelarono corrette; iniziò a diventare visibile la scorta del nemico, e poi il nemico stesso.
Lanaa e Cater, schierati in prima liena, attendevano ansiosi lo scontro.
"Eccoli, appena riceviamo l'ordine, attacchiamo!" esortò lei. E così fu. Al segnale, i carri fecero fuoco sul bersaglio a tutta potenza, mentre i soldati cominciarono ad attaccare la scorta.
I proiettili di Cat perforarono un altro cecchino nelle retrovie, mentre Lanaa era già nel vivo dell'azione affrontando due spadaccini contemporaneamente. Ad un tratto, si udì un suono proveniente dal mezzo avversario; il cannone, caricandosi di energia, lo emetteva.
"Sta per... fare fuoco?" domandò Shin al suo compagno di squadra. "Penso di sì, a tutte le unità di artiglieria, muoversi! Non rimanente un bersaglio statico!" ordinò Pentios.
Ma per un carro sfortunato non ci fu tempo di ingranare, e venne distrutto dal terrificante fascio di luce.
Nel frattempo, le piccole mitragliatrici poste ai lati della bestia d'acciaio aprirono il fuoco sui soldati vicini, eliminandone alcuni. Lanaa era, fortunatamente, in perpetuo movimento, perciò non era un bersaglio semplice da abbattere.
L'ennesimo colpo di cannone distrusse altri carri, due, i cui rottami sprofondarono di forza nel terreno. La brutalità di quell'arma doveva essere per forza opera di Andvari. Se avesse raggiunto la città, difficilmente Erenst sarebbe potuta resistere a una tale potenza.
Fortunatamente, i carri riuscirono nell'intento, e perforarono un pezzo di armatura sul fianco sinistro del carro. Shin, scortato da un carro, si precipitò nelle sue vicinanze. Due soldati furono scelti per accompagnarlo, Lanaa e un tale di nome Corel.
Velocissimi, entrarono attraverso la fenditura, e si trovarono all'interno della bestia senza essere scoperti. Per radio, Deon chiese a Pentios di ordinare la ritirata, e così fece...

25 Settembre, 2.30 am, interno della Bestia.
Quel carro dall'interno sembrava un vero e proprio centro di comando mobile. Era attrezzato, possedeva alloggi e sale tattiche, e da alcuni monitor si poteva notare che possedesse sessanta soldati al suo interno, divisi su due piani.
"Dovrebbero essere tutti o sul ponte principale o negli alloggi, ma non abbassate la guardia..." suggerì Shin. I tre iniziarono a muoversi furtivamente in cerca della sala motori, per disattivare il mezzo.
Dopo aver vagato per alcuni corridoi per un po', si mostrò un nemico, che uscì da una porta senza che nessuno se lo aspettasse.
Il Generale non si fece cogliere dallo stupore, e afferrò il nemico per il collo, tappandogli la bocca con una mano. Fece un cenno e ordinò a Lanaa di aprire la porta. Al suo interno non vi erano nemici ulteriori, perciò decisero di rifugiarsi lì con la preda.
Lo stesero per terra, e, con un coltello alla gola, Shin lo intimorì di di dire, a bassa voce, dove si trovasse la sala motori. Ma anche il nemico era un osso duro, infatti estrasse dal fianco una pistola in pochi secondi, e, senza timore, sparò a Corel. La spadaccina gli colpì la mano con la punta della spada prontamente, e Shin soffocò ogni suo grido di dolore. Ma il nemico, ancora, non voleva parlare.
Improvvisamente, la porta si aprì. Sulla soglia di essa, due soldati, armati di fucile, e un uomo dietro di loro.
Lo stratega si alzò prontamente, e mise la sua preda davanti a lui, come per farsi da scudo col suo corpo.
Subito dopo, una risata compiaciuta e divertita, di un uomo che avanzò verso di loro.
"Credi davvero che io, il Comandante Zatherman, possa cadere vittima di un tale ricatto? Patetico ingenuo!" disse il capo estraendo una pistola dal fodero puntandola verso di loro. "Lascialo subito, o sparo. Non mi importa della vita del soldato che tieni nella tua morsa, ho ucciso tanti uomini per fermarmi di fronte a una tale tattica" spiegò.
Shin non obbedì, e Zatherman uccise senza esitare il suo subordinato.
"Sapete cosa c'è di meglio di uccidervi adesso?" disse. "Una bella esecuzione, organizzata come si deve!" gridò ridendo di gusto poco dopo.
"Catturateli" ordinò. "Li giustizieremo quando avremo preso la città. Ora che ci penso, poco più di un'ora ci separa dal nostro momento!"
Shin e Lanaa furono rinchiusi in una cella, mentre Corel, ferito gravemente, fu portato davanti a loro, tenuto dal comandante.
Egli lo piegò verso il terreno, tenendolo fermo.
"Farsi bloccare in una presa da un assassino è da stupidi, è vero, ma farsi colpire da un soldato stupido mentre è tenuto in una presa... è il picco della stupidità umana!" esclamò ridendo.
"Quest'uomo è un debole, a differenza di voi due. Perché concedergli di vedere il mondo un'ultima volta?" chiese retoricamente. Un istante dopo, con una mano, estrasse la sua pistola e la puntò alla testa del prigioniero.
"Il prezzo della debolezza lo paghi al boia, ragazzo. E oggi, il tuo boia... sono io!" e, in  un istante, Corel si ritrovò a terra, con il cranio frantumato e sporco di sangue, che schizzò persino nella cella.
"E che questo vi serva di lezione!" gridò allontanandosi dal luogo dell'esecuzione, pulendosi le mani sulla sua uniforme...

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Capitolo 3
*** Set Them Free ***


Capitolo 3: Set Them Free
25 settembre, 2.57 am, interno della Bestia
La cella era piccola ma non troppo stretta, lo spazio per muoversi c'era. Per questo Shin, forse leggermente agitato, continuava a camminare avanti e indietro. Lanaa, invece, visibilmente preoccupata, era seduta in un angolo, con le gambe tra le braccia.
Shin si fermò improvvisamente quando i suoi occhi capitarono, per l'ennesima volta, sul cadavere di Corel.
Si gettò sulle pareti, singhiozzando alla sola vista del giustiziato.
"Generale... perché noi due? Me e Corel dico... perché ci ha portati qui?" domandò Lanaa curiosa.
Egli fece un profondo respiro, si asciugò quelle poche lacrime vicino ai suoi occhi e si sedette, prima di parlare.
"Ho scelto te Lanaa, perché della prima linea sei quella più creditata. Ho dato un'occhiata ai tuoi registri... sei praticamente tra le migliori!" spiegò. Ella riuscì a sorridere, ringraziando.
"Corel... beh, è diverso. Lui era un soldato come tutti gli altri. Ma era il figlio di un mio grande amico..." disse lui.
"Un suo grande amico, Generale?" chiese.
"Sì... che morì durante la battaglia di Archeo, un mese fa. Suo figlio voleva diventare... un eroe, o qualcosa del genere. Così promisi che glielo avrei permesso, gli avrei dato un'occasione per farsi valere. Ma ora... ora..." cominciò a singhiozzare. "Ora la mia promessa non vale più nulla. Non sono riuscito a proteggerlo, nè a permettergli di realizzare i suoi sogni..." continuò.
"Generale! Non se ne faccia una colpa, non poteva fare nulla!" tentò Lanaa di rassicurarlo.
"Ci sono tante cose che avrei potuto fare invece... avrei potuto non portarlo con noi... o tenerlo al sicuro... o non schierarlo o..." disse venendo subito interrotto dalla soldatessa, che si alzò di scatto.
"Ascolti, è inutile scavare nel passato per condannare le proprie azioni!" tentò di spiegare.
"Quanto è successo è stato causato da un mio errore da Generale, non avrei dovuto, non avrei dovuto..." la interruppe.
"Lei ha fatto tutto il possibile, vuole capirlo? Non è stato un suo errore da Generale... semplicemente ci sono cose più forti di noi..." riprese.
"E come... dovremmo fare allora? Se sono più forti di noi, che senso ha combatterli?" disse il Generale, la cui razionalità tipica stava lentamente svanendo.
"Combattendoli possiamo... comprenderli! Già, comprendere ciò che è più forte di noi!" esclamò lei. "Generale Shin, lei è uno stratega! Non ha sempre detto che comprendere i nemici è ciò che ci permette di sconfiggerli?"
Shin tutto a un tratto sobbalzò. "Ma a che stavo... pensando...?" disse a bassa voce. "Sbagliando, uno stratega comprende i propri avversari. Impara a non commettere più gli stessi errori. Ed è questo... che lo rende forte. Grazie, Lanaa. Ora pensiamo a uscire di qui..."
I due cominciarono a pensare a un piano di fuga, consapevoli che sarebbe dovuta avvenire prima delle 4.00.

25 settembre, 2.50 am, palazzo di Erenst
"Catturati!?" esclamò Aner. "Allora è vero?"
"Beh, hai sentito no? Abbiam perso le comunicazioni con le loro maledette radio!" disse Vetus. "Piuttosto, Aner, sei sicuro di voler andare?"
"Sì Vetus, se hanno catturato i miei soldati, è mio dovere andare a soccorrerli. Anche se non combatto da tempo ormai..." rispose finendo con una risatina.
Improvvisamente, le porte della stanza si aprirono, davanti al Re e al suo Generale, Cater col fiatone.
"Vostra Maestà, chiedo scusa per l'intrusione..." disse a fatica.
"Che vuoi, ragazzino?" intervenne Vetus.
"Lascia stare, me ne occupo io. Dunque, cosa ti porta qui, soldato?" lo interpellò il nobile.
"Tra i soldati catturati... c'è una mia grande amica... e ho sentito che vuole andare a recuperarli... quindi, la prego... mi permetta di venire con lei!" lo implorò, inchinandosi e unendo le mani. "La prego, la prego, Altezza, voglio aiutarla!"
Il Re si avvicinò a lui, alzandolo e mettendo una mano sulla sua testa.
"Ragazzo, capisco cosa provi. Tra i soldati catturati c'è un Generale, che è anche un mio caro amico. Dimmi, soldato, sarai audace?" domandò.
"Sì." rispose.
"Preparati allora!" ordinò. Al suono di quelle parole, Cater obbedì e corse ai posti di partenza.
"Non vorrete prendere voi due tutto il divertimento eh?" fece Vetus caricando la sua lancia sulle spalle. "Vengo anche io."
Il Re gli sorrise, prese le sue armi e i due si diressero insieme al soldato alla Landa del Grano...

25 settembre, 3.10 am, Landa del Grano
Davanti ai tre, alcuni carri di Erenst tentarono di bloccare l'avanzata della Bestia. Cater era visibilmente preoccupato per la sua amica all'interno del mezzo.
"Ashera, di là!" fece notare Kyle.
Ella subito virò per evitare il colpo, mentre il copilota sparava il grosso nemico nel tentativo di distrarlo.
"Ray, fanteria a ore tre!" fece sempre il cannoniere.
"Ricevuto. Prendete questo!" esclamò col suo solito entusiasmo, premendo il grilletto della mitragliatrice.
"Nemici aggiuntivi a ore sei, cannone!" ordinò Ashera.
"Agli ordini!" disse Kyle sparando una granata che eliminò multipli nemici con un'esplosione.
Tuttavia, qualcosa di inaspettato accadde.
"Ashera... Demoni! Dietro di noi!" gridò tempestivamente Kyle.
Ella non si scompose, e attivò la radio del carro.
"Signore, avvistati Demoni" comunicò. "Ripeto, avvistati Demoni"
Subito, Ray ruotò la mitragliatrice verso di loro. "Non c'era neanche bisogno di avvisare il Re, li distruggo tutti io!" disse iniziando una raffica contro i mostri.
Di scatto, saltò sui nemici il Generale Vetus, che con un affondo della sua lancia li respinse, per poi eliminarli uno a uno.
"Ehi ragazzino, vacci piano con quell'affare!" esclamò.
"S-sì Generale, mi-mi scusi!" disse il mitragliere imbarazzato.
"Ennesimo colpo di genio, mitragliere!" lo rimproverò Ashera.
L'unità B37 eliminò i restanti nemici (vi erano solo pochi Demoni sul campo di battaglia) e informò il Re della via liberata. Il trio saltò da una zona all'altra, finché non riuscirono ad entrare agilmente nella Bestia, pronti a compiere la loro missione...

25 settembre, 3.22 am, interno della Bestia
Il trio avanzò tra i corridoi dell'enorme carro, fino a che non trovarono una piccola porta. Sulla soglia di essa vi era del sangue.
"È fresco..." notò Cater.
Aprirono la porta, e al suo interno, rinvennero il cadavere di un soldato nemico, ucciso con un colpo di pistola.
"Nessuno dei tre è equipaggiato con armi da fuoco, questo deve averlo fatto qualcuno con una pistola, o un fucile..." disse Vetus.
"Ehi, la mano però ha un foro più piccolo, come la punta di una spada... e sul collo ci sono dei segni..." affermò il soldato.
"Sei forse un detective ragazzino?" commentò Vetus. "Uhm, le prese al collo mi sembrano familiari..."
"Sono l'attacco preferito di Shin!" esclamò Aner. "Andiamo avanti, per ora sappiamo che sono stati qui"
Continuarono a esplorare l'interno della base mobile, mentre il tempo scorreva inevitabilmente. Sebbene il nemico fu fermato più volte per molto tempo nel corso della sua avanzata, alle 4.00 am i suoi cannoni sarebbero stati comunque in grado di distruggere la città.
Un altro soldato nemico, incurante di tutto, fece qualche passo fuori da una porta, ma il lanciere scagliò la sua arma e travolse il malcapitato.
"E se gli rubassimo l'uniforme?" propose Vetus.
"Non potremmo..." rispose Aner titubante. "No, li salveremo con onore. Senza ricorrere a questi sporchi trucchi".
"Come vuoi, come vuoi..." replicò il Generale.
Fu infatti grazie alla dedizione del Re che il gruppo riuscì a trovare le prigioni, usando però parecchio tempo.
"Ok, trovate, però ricordati che abbiamo solo mezz'ora per recuperarli e fermare questo rottame!" avvisò Vetus.
Egli rimase alla porta per coprirli, mentre il nobile e il soldato si avvicinarono alla cella.
Ma al loro ingresso, le cose non furono quelle che si aspettavano.
I due prigionieri erano già fuori da quella gabbia, circondati da soldati. Uno di loro fece suonare l'allarme, che allertò tutto il personale della Bestia.
"Lanaa! Lanaa!" chiamò Cater.
I due però non risposero subito, perché occupati a difendersi. Fu così che i loro potenziali salvatori si unirono a una battaglia, che avrebbe solo anticipato una situazione più grande...

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Capitolo 4
*** Take Down ***


Capitolo 4: Take Down

25 Settembre 3.40 am, celle della Bestia.
"Cosa? Rinforzi?" esclamò un soldato nemico prima di venir eliminato da un proiettile del giovane.
"Lanaa!" disse lui.
"Cater! Che diavolo, sei venuto qui per me?" rispose lei felice di vedere l'amico.
"Eh sì, grazie all'aiuto del Re!" spiegò. "Anche lui aveva da soccorrere un amico e..."
"Parlerete dopo, soldato" lo interruppe Aner. "Adesso occupiamoci dei nemici!"
Il ragazzo obbedì e si preparò all'azione. Il Re si tolse l'imponente mantello, lasciando scoperti alcuni dettagli singolari: una grossa tanica di Terullium sulla schiena, legata e collegata a due aste, che aveva appena estratto dai foderi.
Egli saltò contro un gruppo di nemici, bloccandone i colpi rapidi e contrattaccando con i duri bastoni. Tramite un rapido attacco ne disarmò un paio, mentre altri furono colpiti alle gambe e atterrati. Successivamente, il nobile guerriero attivò quello che sembrava un interruttore sulle armi, ed esse vennero caricate di energia, fino a diventare elettrizzate. Bastarono pochi colpi per stordire i nemici precedenti.
Due avversari tentarono un attacco alle spalle, ma esso fu bloccato da Cater e, con sorpresa, da Shin.
"Shin!" esclamò Aner. "Non pensavo fossi il tipo da farti catturare".
Egli sorrise, eliminò un nemico con un coltello e rispose. "Sembro credibile dicendo che l'ho fatto per studiare dall'interno le loro tattiche?"
"Diciamo di sì" replicò scherzosamente il Re.
Lanaa corse verso le sue armi e, una volta recuperate, corse in aiuto del sovrano.
Lo scontro non si protese a lungo, e prima che potesse risultare difficile, tutti i nemici vennero eliminati.
"Allora Shin, com'è la situazione qui dentro?" domandò Aner divenuto più frettoloso.
"A capo di questo carro c'è un uomo che ha detto di chiamarsi Zatherman, immagino si trovi al piano superiore ora".
Senza perdere un secondo, il gruppo si mobilitò, ma i loro occhi si fermarono per un momento quando, fuori da quella stanza, notarono Vetus che tentava di gestire un gran numero di soldati.
"Shin, prendi i due soldati e corri ad aiutare Vetus, io cercherò Zatherman" fu l'ordine del Re.
"Ma non sarà pericoloso?" rispose lui.
"Me la caverò, ora va'!" imperò, per poi mettersi a correre verso le scale.

Ore 3.51, secondo piano della Bestia
Il Re vagò per quei corridoi divenuti ancora più ricchi di porte per qualche minuto. La sua ricerca era rapida, fatta senza sprecare il minimo secondo. Avrebbe dovuto raggiungere la sala comandi per disattivare il mezzo, prima del suo arrivo ai confini della città.
Essendo in stato di allerta, il carro aveva guardie a pattugliare le entrate. Fu la presenza di un nemico corazzato, e ad occhio d'elite, davanti a una porta che fece sospettare Aner della suddetta.
Corse contro di lui ad altissima velocità e, prima ancora che egli potesse sfoderare le armi, lo stordì con la carica elettrica dei suoi manganelli.
Spalancò il portellone e notò la complessità della sala di fronte a lui.
Numerosissimi piloti, tutti che monitoravano diversi schermi e gestivano numerosi sistemi.
Al momento del suo arrivo in quel luogo, l'orologio su uno dei vetri indicò l'ora fatidica. Realizzato ciò, il Re corse per la stanza, provocando caos e distraendo i piloti e i tecnici.
Lo sguardo di Zatherman si caricava mano a mano di rabbia.
Aner usò le sue armi per distruggere i computer, sovraccaricare i monitor e stordire il personale, senza che nessuno di loro potesse opporsi, essendo tutti non equipaggiati.
Fu allora che intervenne il Comandante, furioso.
"Come osi tu, schifoso soldato nemico, introdurti qui e rovinare i miei piani?" gli gridò.
"Silenzio, verme. Stai parlando con il Re Aner di Erenst. Tu minacci il mio popolo, catturi i miei soldati..." disse il nobile.
"E tu? Sei entrato e hai ucciso i miei uomini, senza lasciar loro il tempo di difendersi!" lo accusò il nemico.
"Ucciso? Non avrei potuto. Loro sono solo pedine nelle tue mani, non hanno colpa per i tuoi peccati. Invece tu... sì. Ed è per questo che non avrò pietà!" replicò.
I due rivali impiegarono poco tempo per parlare, e passarono subito all'azione...

Ore 3.51, primo piano della Bestia.
"Vetus!" esclamò Shin correndo verso di lui. "Siamo qui per aiutarti!"
"Oh, Shin, sarai anche stupido per esserti fatto prendere da questi cani, però un po' d'aiuto non mi farebbe male" rispose il vecchio.
Il Generale Maggiore sconfisse un nemico con facilità, usando la sua lancia, mentre Lanaa avanzò e sconfisse alcuni nemici in procinto di attaccare. A supportarla ci furono i proiettili di Cater, che eliminarono prontamente quelli dei nemici.
I rinforzi arrivarono poi da più lati, e alcuni nemici armati di coltelli furono in grado di cogliere il cecchino di sorpresa. Con tempismo però, Shin si portò alle loro spalle, accoltellandoli.
Dalla parte opposta, un gruppo di mitraglieri corsero verso lo stratega, e iniziarono a sparare una raffica di proiettili. A proteggere il loro bersaglio fu Vetus che, girato con la schiena verso di loro, assorbì l'intera scarica. All'inizio il volto di Shin assunse un espressione di shock, per la paura della morte di un suo compagno, ma improvvisamente il Maggiore si girò e travolse i nemici con la sua arma, in attesa che Cater e la sua amica li finissero.
"V-Vetus... come...?" chiese incredulo.
"Eh eh eh..." disse estraendo dalla sua uniforme uno scudo di ferro, celato proprio sotto di essa, appoggiato sulla schiena. "Dove credi tenga lo scudo, Shin?"
Subito dopo, posizionò lo scudo di fronte a lui e, in una violenta carica, travolse i nemici rimanenti senza subire alcun danno.
"Ci sono due modi di combattere con la lancia, puoi sacrificare la difesa e concentrarti sui salti, o usare l'arma insieme a uno scudo.
I soldati che la usavano così, ai miei tempi, erano detti bastioni! Erano spettacolari, disposti ordinatamente con i loro enormi scudi..."
Vetus iniziò a parlare in modo nostalgico, e il resto del gruppo si ritrovò lì ad ascoltare, quasi come se non ci fosse scelta.

Ore 4.00 am, centro di comando della Bestia.
Il Comandante prese la sua arma appoggiata precedentemente su un muro, e la estrasse dal fodero.
Un grosso spadone, tenuto però con la larga lama verso il basso, toccante terra e a due mani.
Egli si scagliò contro Aner, con un'inusuale velocità. Il Re riuscì a stento ad evitare l'attacco e, quando fu lui quello che si lanciò contro il nemico, quest'ultimo bloccò i suoi colpi con l'arma.
Contrattaccò, e il sovrano non riuscì minimamente a fare lo stesso. La sua guardia fu spezzata all'istante, e il fendente dal basso verso l'alto lo colpì violentemente, scagliandolo contro alcuni monitor.
"Beh, Maestà, non puoi certo battermi con un'arma come quella!" gli gridò. Non ci fu neanche il tempo di recuperare, che il Re venne spazzato via da un secondo colpo. Questo lo portò direttamente contro un muro, da quale cadde subito dopo.
Zatherman si avvicinò a lui per sferrare il colpo di grazia. Alzò la spada ma, durante il suo affondo, Aner rotolò di lato, evitando il colpo mortale.
Questa manovra però fece sì che la lama gigante trafisse la tanica di Terullium, distruggendola e annullando gli effetti che essa aveva sui bastoni del Re. Egli, sfruttando lo stupore del nemico, si alzò con un violento calcio, che fece indietreggiare lo spadaccino. Senza lasciargli il tempo di alzare la lama, fece andare a segno numerosi colpi dei bastoni, terminando quella raffica con un secondo calcio, che atterrò il nemico.
La furia del sovrano non si fermò, infatti calciò la gigantesca spada prima che il suo utilizzatore potesse recuperarla.
"Sei sleale, Aner, vuoi combattere un avversario disarmato?" domandò Zatherman.
Il nobile allora ripose le armi, e lo esortò ad alzarsi.
Quando il Comandante corse verso di lui per colpirlo, Aner lo bloccò con una mano e contrattaccò con un pugno. L'avversario però riuscì a mettersi in guardia in tempo, bloccando l'attacco e colpendo il Re con un colpo al volto.
Egli non cadde, e, ripresosi dal vacillo, tornò all'attacco con una serie di colpi. Alcuni di essi furono bloccati, ma fu allora che i suoi pugni mirarono ai lati delle possenti braccia di Zatherman, per spezzare la sua guardia.
Dopo un po', la tattica funzionò e, a guardia spezzata, il sovrano sferrò un violento montante, che mise al tappeto il nemico.
Quest'ultimo però, dopo un momento di sospiro, fece per rialzarsi, ma in realtà corse ancora a terra verso la sua arma e, con un grido furioso e un sorriso di vittoria assicurata, tentò un violento affondo in corsa contro il Re.
Ma quest'ultimo, con una capriola laterale lo evitò, e si porto alle sue spalle. Non appena l'avversario si voltò, Aner lo disarmò facendogli cadere la spada e, avvicinatosi a lui, estrasse da un piccolo fodero un coltello, che affondò nella schiena del Comandante.
"Ti avevo detto che non avrei avuto pietà... rimpiangi nella tomba il tuo atto deplorevole in un combattimento da uomini." finì Aner.

26 Settembre, palazzo di Erenst.
Con la morte di Zatherman, Erenst uscì vincitrice da un altro scontro. La Bestia fu smantellata, i soldati in vita al suo interno costretti a ritirarsi e la sconfitta dell'arma di Zebulun fu un monito per tutta la Coalizione.
"Come tua collaboratrice, hai detto?" chiese Aner.
"Sì, vorrei prendere la Luogotenente Lanaa come mio braccio destro, se è possibile" espose Shin.
"Sì sì, dopo quello che avete passato si può fare... solo niente stupidaggini, ricevuto?" domandò il Re con tono non completamente formale.
"Ti sembro il tipo che proverebbe mai a sedurre la propria collaboratrice?" rispose lo stratega.
Il sovrano accettò, firmò i moduli richiesti e si chiuse nella sua stanza. Sdraiatosi sul proprio divano, aprì il suo libro per continuarne la lettura, ma ci volle poco prima che il sonno lo catturò, ancora, per lo stress dell'ultima battaglia.

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Capitolo 5
*** The Power of the Outsider ***


Capitolo 5: The power of the Outsider

2 Ottobre, Erenst.
"La missione di oggi non era per nulla difficile, vero Lanaa?" chiese Cater soddisfatto.
"Per niente, infatti. Che Erenst stia diventando sempre più forte?" disse lei.
"O che i Demoni si stiano indebolendo?" commentò il cecchino.
"In ogni caso, io scendo qui. Ho un lavoro a palazzo, sai?" spiegò lei. "Come assistente del Generale Shin".
"Ah, non è giusto! A me farebbero comodo dei soldi extra!" disse lui un po' sconsolato.
"Dai, non fare così... il Re ti ha anche dato quella splendida medaglia, io ne ho ricevuta solo una..." tentò di giustificarsi.
"Sì sì, questa medaglia al valore è molto bella... però tu sei stata anche promossa!" esclamò Cater.
"Ehm.. io... scendo qui! Ci vediamo!" si congedò.

2 ottobre, palazzo di Erenst.
Il lavoro dal Generale non era nulla di pesante, vi era sì qualche modulo da compilare e informazioni da gestire, ma rendeva giustizia sapere che anche Shin lavorava duro, vicino a lei.
"Di che si sta occupando, Generale?" domandò lei curiosa.
"Uh, questo? Strategia. Devo mettere in ordine quante più informazioni possibili sui nostri nemici. Non vorrei che catturassero ancora soldati..." spiegò lui mentre scriveva velocemente su un foglio di carta.
"Oh, ehm, oggi ho notato che i Demoni si sono indeboliti un po'... può tornare utile?" domandò la spadaccina.
"Sì, sì, visto che cerchiamo sempre di capire qualcosa in più su quei mostri. C'è un modulo vuoto che puoi compilare nella sezione Demoni dell'archivio. Segna tutto lì" disse il Generale.
"Woah, c'è un modulo per ogni cosa... sono così essenziali?" chiese.
Per un attimo fu come se gli occhi dello stratega si fossero illuminati.
"I moduli sono essenziali! Perfetti! Garantiscono un ordine senza pari delle informazioni, per questo li ho divisi in categorie. Da lì possiamo trarre informazioni di carattere biologico, militare, culturale, morale sui nostri nemici! Sono tutti dettagli utilissimi per l'elaborazione di un piano. Poi se queste informazioni sono ben classificate e..." "Ho capito, grazie Generale!" lo interruppe lei.
All'improvviso, la sirena dell'allarme suonò fortissimo, e spaventò i due lavoratori per un momento.
"Che succede?" chiese Lanaa.
"Non lo so, vedi che succede fuori dall'ufficio, io guardo alla finestra" disse lui.
La visione di Shin fu terribile. Un'arma antropomorfa alta quanto un palazzo si ergeva sulla città. I suoi raggi devastavano case e persone, e i suoi passi avevano lo stesso effetto.
D'un tratto, il mostro meccanico sollevò un braccio. Un violento raggio di energia riuscì a tagliare una parte del Palazzo, che cadde sulla città. Lanaa per poco non si trovava su quel lato.
"Lanaa!" esclamò Shin.
"Generale, dobbiamo recuperare l'equipaggiamento nei sotterranei!" propose lei.
"Prima vieni con me, andiamo dal Re" replicò.
I due corsero evitando i frammenti di vetro e di muratura cadenti, mentre attorno al luogo avveniva il caos. Soldati schierati che venivano spazzati via dalle onde d'urto del nemico, edifici rasi al suolo e morti, troppi morti, per una giornata che era iniziata normalmente.
Alla fine, raggiunsero assieme agli altri Generali il luogo prefissato.
"La situazione è critica" espose Deon. "Quel robot è di manifattura Andvari, sì... ma gran parte della tecnologia che usa non l'ho mai vista prima d'ora. Non esistono armi di quel potenziale distruttivo ad Andvari. Che si tratti di una ricerca segreta?"
"Qualche idea su come distruggerlo?" domandò in fretta Langlia.
"Non esattamente... qualcuno ha provato a lanciare qualche razzo dai lanciamissili, ma non funzionano... forse un gran numero di carri potrebbe danneggiare il petto a sufficienza per esporre il pilota..." rispose il tecnico.
"Il pilota... quindi sappiamo dov'è..." penso ad alta voce Shin.
"Non perdiamo tempo allora, schieriamo l'artiglieria!" ordinò il Re.
Al suo segnale, partirono i carri da numerose aree della città. Shin attivò la radio e comunicò con tutte le squadre.
"Attenzione, squadre di artiglieria, muovetevi sempre e non lasciate che i cannoni vi inquadrino. Tenetevi a una distanza sicura e non smettete mai di correre. Contiamo su di voi".
Poco dopo, anche la Compagnia degli Eroi e la soldatessa raggiunsero alcuni carri armati e vi salirono su. Lo scontro, fuori, imperversava...

2 ottobre, strade di Erenst.
"Ashera! A destra!" gridò Kyle. Il B37 virò bruscamente fino a raggiungere l'area designata come sicura.
"Fuoco immediato." ordinò la capocarro.
Il carro fece come ordinato, e sparò numerose granate sul petto del mostro antropomorfo.
"Merda, ci ha visti!" esclamò Ray.
Kyle iniziò subito la procedura per designare una nuova area sicura.
"Ok, Ashera, il punto B è a destra da qui, lo indico sul display. Riesci a raggiungerlo in tempo?" domandò preoccupato.
"Dubiti?" si limitò a dire. Accelerò bruscamente e percorse uno stretto vicolo.
"Cannone nemico in arrivo, Ashera!" avvisò il cannoniere.
Ella girò dalla direzione opposta, sfondò un muro e tagliò completamente un pezzo di strada, evitando il proiettile.
"Punto B raggiunto, fuoco." ordinò lei.
Dopo le sue parole, il cannone del B37 si scaldò ancora, sfogando altri colpi sul nemico. Si riuscì a udire un grido di rabbia del pilota, che iniziò a muovere il robot, spostandosi in un'altra zona della città.
Kyle attivò in fretta la radio.
"Generale, dal punto che sta cercando di raggiungere potrebbe sparare con il raggio laser e distruggere completamente la fascia C della città. Dobbiamo evacuare prima possibile."
Deon diede l'ordine a tutti i carri di uscire il prima possibile da quella zona della città e di dirigersi a sud. Il tempo fu poco, ma Ashera riuscì come sempre a creare scorciatoie abbattendo muri e perforando edifici col cannone del carro.
Una virata improvvisa e uno scatto rapidissimo verso l'uscita della zona portarono il mezzo al sicuro. Dietro di loro, lo stesso violento laser che tagliò il Palazzo, il quale, distrusse con violenza inaudita una fascia orizzontale della città.
Nel frattempo, Shin ebbe un osservazione da fare.
"Deon, quel robot potrebbe, in teoria, distruggere tutto in poco tempo, no?" chiese lui.
"Certamente, gli basterebbero sei o sette raggi laser per devastare completamente la città e vincere lo scontro..." spiegò.
"Però non lo sta facendo, sta combattendo normalmente, che trami qualcosa?" rispose.
"Può essere... mi sembra però di ricordare di un pilota come lui. Anche se dotato di un grandissimo vantaggio, non ne sta facendo affidamento... a pilotarlo potrebbe esserci... Gaius!" realizzò il pilota del carro.
Deon spiegò che Gaius era un pilota di Andvari, noto per il suo amore per le sfide e per la distruzione. Inoltre, un vecchio rivale di Vetus.
All'improvviso, una trasmissione dal B37.
"Signore, il petto del nemico è stato crepato. È solo questione di tempo prima che ceda" spiegò Kyle.
"Ottimo lavoro, B37. Finite il nemico!" ordinò Deon.
Qualche minuto dopo, una seconda trasmissione, da parte stavolta del carro di Langlia.
"Deon, ho rilevato un segnale piuttosto strano... un veicolo leggero si sta dirigendo sul palazzo ad altezza del nemico. Dal tetto di quel posto, un fante potrebbe tranquillamente attaccare il petto direttamente. Certo, per farlo bisognerebbe essere proprio stupidi..."
"E chi può essere tanto stupido da lanciarsi contro un mostr... oh mio... il segnale viene dal veicolo di Vetus!" gridò sgomento il tecnico.

2 Ottobre, tetto del palazzo, Erenst.
Vetus, salite le scale alla velocità più elevata possibile, si fermò sul tetto a gridare.
"Gaius! Gaius! Sei tu lì dentro? Esci e combatti!" lo schernì.
"Oh, chi si rivede. Vetus! Ne è passato di tempo, amico mio... sei venuto qui per farti schiacciare per primo?" rispose il pilota ridendo.
Il Generale estrasse la sua arma, corse per un po' e fece un balzo tale da permettergli di conficcare la sua lancia nell'armatura.
A poco a poco, la punta si introdusse sempre di più negli strati corazzati.
Gaius allora, mosse immediatamente il braccio del robot e afferrò Vetus. Il vecchio tentò di rimanere ancorato al petto, ma venne preso con semplicità e si ritrovò nella mano della bestia.
"Guarda, mi basta tirare stringere la presa qui e tu sei morto. Morto, capito? Pensavi davvero di poter perforare questo gioiello di Europa con la tua misera arma? Ammira, Vetus, la forza dello Xenos!" gridò a tutta forza. Il nemico alzò il braccio e, velocemente, lo schiantò contro la strada, aprendo la mano qualche secondo prima dell'impatto. Facendo così, Vetus, che era nella sua presa, si trasformò in una pozza di sangue, sui galleggiava qualche osso spezzato. Ma nessuna traccia di organi, di tessuti, o di qualcosa somigliante a Vetus stesso. Tutto ridotto a un lago rosso, organico, di morte.
Quel suo gesto, però, fu un enorme errore. Nella distrazione dovuta all'esaltazione di aver afferrato il Generale, Shin ordinò a tutti i carri di posizionarsi a mo' di barriera di fronte al nemico e, al suo comando, fecero fuoco contemporaneamente sull'armatura dello Xenos, distruggendola istantaneamente.
"Maledetti! Maledetti!" urlò Gaius in preda all'ira. Le cose, però, non andarono come previsto.
Il pilota, invece di scendere dal mezzo, iniziò a non curarsi del rischio che stava correndo combattendo senza armatura, e iniziò ad aprire il fuoco di innumerevoli missili, ridendo e gridando in preda al delirio, derivato dalla consapevolezza di essere caduto in trappola.
Senza preoccuparsi più dei vantaggi, iniziò a sparare raggi laser dalle mani dello Xenos senza logica o criterio, distruggendo a caso qualunque cosa trovasse. Improvvisamente però, il nemico assunse un'espressione di dolore, e cadde dal suo mezzo sul tetto di un palazzo.
Cater, da una distanza che lo rendeva quasi impossibile da vedere, mandò a segno un colpo sulla spalla destra. La testa e il cuore erano protette da una corazza protettiva, motivo per cui mirò al braccio.
Fu la volta del Re Aner che, furioso, si diresse verso la zona della caduta, seguito da tutti i carri della Compagnia.
In cima all'edificio, Gaius era sdraiato a terra, fissando il cielo azzurro. Il Re gli si avvicinò.
"Tu, verme, hai distrutto la mia città e fatto del male al mio popolo. Le mura, gli edifici, il Palazzo, si possono ricostruire. Ma le vite che hai strappato oggi no. Quelle del popolo, dei soldati, quella di Vetus. Sono tutte cose che non potremo mai sostituire. Per questo tu, oggi, devi morire. Questo non servirà nè a portare soddisfazione a quelli che sono ancora vivi nè a pace per quelli che sono morti. Questo colpo servirà solo ad impedirti di compiere le tue atrocità altrove, o una seconda volta!" disse estraendo il suo coltello.
Sollevò il braccio e attaccò il ferito Gaius, che però riuscì ad afferrare il suo arto e bloccarlo.
"Se non riuscissi a evitare una morte di questo tipo, non sarei il miglior pilota di Andvari, non credi?" disse lui con un sorriso crudele sul viso.
Con un movimento rapidò, disarmò il sovrano e gli pugnalò la gamba. In questo modo, cadde a terra anche lui.
"Guardati, Re, sei anche tu qui con me, a strisciare insieme al verme! Adesso potrei accoltellarti e ucciderti, lo sai? Ed è quello che farò" disse lui. Attaccò il sovrano, ma anch'egli bloccò il colpo, e disarmò l'avversario facendo volare via l'arma dalle sue mani.
Si alzò, afferrò Gaius per il colletto della sua armatura e iniziò a tirargli pugni sempre più forti.
"La gente non mi chiamerebbe 'sovrano perfetto' se non fossi in grado di bloccare un attacco così viscido" rispose Aner.
Però il pilota si liberò dalla presa con un calcio, e colpì più volte il Re con i suoi pugni. Alla fine, vennero bloccati e il contrattacco fu potente.
Mentre il duello si protraeva, arrivarono sul posto anche gli altri Generali e Lanaa.
Il Re atterrò Gaius con un montante, ma egli si rialzò e colpì allo stesso modo l'avversario.
All'improvviso, estrasse dalla cintura una granata, e la mostrò a tutti i presenti.
"Il miglior pilota di Andvari deve avere qualche trucco di riserva, o sbaglio? Attaccate, fate anche solo un minimo movimento sospetto e siete morti, tutti. Saremo morti, anzi" minacciò il nemico.
Inaspettatamente, un colpo di fucile arrivò dalla distanza, colpendo l'avversario alla spalla sinistra.
Gaius rimase ferito e, indignato per il gesto appena subito, fu in procinto di scagliare al suolo la granata, in modo da eliminare tutti i presenti in un solo colpo. Il Re si gettò verso l'ordigno pronto a esplodere e lo afferrò. Nello scatto però, si spinse molto verso il bordo del tetto. Fu così che il vile avversario, estraendo un coltello dalla tasca, pugnalò il Re alle spalle, sotto lo sguardo scioccato di tutti i compagni di quest'ultimo.
Aner cadde dal tetto e, dopo l'impatto col suolo che lo ferì gravemente, la granata che teneva in mano scivolò e, poco dopo, esplose, provocando gravi ferite al sovrano. Senza perdere tempo, Gaius saltò sullo Xenos, e battè in ritirata senza che i colpi di pistola, i coltelli da lancio o i cecchini potessero fermarlo.
Il gruppo scese immediatamente dall'edificio, correndo in soccorso al Re.
Egli però li respinse.
"Ho sempre detto... che avrei dato volentieri la mia vita anche per salvarne solo una... dei miei sudditi, e compagni. Beh, così è stato.
Dite al quel cecchino di non sentirsi in colpa per questo, ditegli che ciò che ha fatto è stata la mossa migliore..." disse interrotto ogni tanto da qualche colpo di tosse. Dopo di che, si rivolse a Lanaa, in lacrime.
"Cosa c'è, ragazza?" chiese con voce flebile.
"Lei... lei mi ha promesso che il sacrificio dei miei genitori non sarebbe mai stato vano, che avrebbe vinto questa guerra! Adesso... adesso..." tentò di parlare, ma fu soffocata dal pianto.
"Il loro sacrificio... non sarà vano. Questa guerra sarà vinta... ma non per mano mia. Io ho... fatto la mia parte. Se vuoi davvero dare un senso al loro gesto... combatti questa battaglia fino all'ultimo. Tu meriti tutto questo... più di me..." spiegò.
Guardò a uno a uno le persone lì vicino. Shin, Pentios, Langlia, Deon e Lanaa. Sorrise, per poi chiudere gli occhi e ricongiungersi, alla fine, col popolo che quel giorno aveva perso.

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Capitolo 6
*** The Throne ***


Capitolo 6: The Throne

6 ottobre, Erenst.
La città era nel caos. Il più grande che la sua storia avesse mai visto. Gran parte delle case e degli edifici era ridotto a un cumulo di macerie. All'assalto dello Xenos sopravvissero solamente poche centinaia di persone, private di casa, lavoro, famiglia...
Costretti a camminare tra le rovine per raggiungere i pochi luoghi in cui si potevano trovare cibo e acqua.
Nelle condizioni migliori c'era solo la fascia sud della città, in cui i cittadini e i militari si radunavano spesso per discutere. Qualcuno parlava di emigrare, altri di prendere in mano la situazione.
Da quello che restava del Palazzo, la Compagnia degli Eroi assisteva a una massa popolare incerta e preoccupata, piena di dubbi sul proprio futuro...

6 ottobre, Palazzo di Erenst.
"Beh, questa ala del Palazzo è ancora integra, almeno. Ma non importa, che avete intenzione di fare?" domandò Shin. "Quando ripareranno lo Xenos verranno sicuramente a darci il colpo di grazia..."
"Naturalmente, Shin. Però guardati intorno. Più di tre quarti dell'esercito è andato perduto, tra vite umane e pezzi di artiglieria. Possiamo fare ben poco contro una macchina di Europa!" rispose Deon.
Europa era uno Stato sul continente di Zodiac, una repubblica la cui tecnologia e scienza superava quella di tutte le altre nazioni senza problemi.
"Oltre allo Xenos, c'è anche il problema del popolo. È rassegnato, disperato, ormai. E il morale delle truppe non è messo senza dubbio meglio..." spiegò Pentios.
"Serve qualcuno che faccia da guida, per quelle persone. Ne abbiamo parlato però, il Re non aveva eredi o familiari, e nessuno di noi vuole prendere il suo posto..." disse Shin.
"Ci sarebbe quel tizio, Jhon Tacliun,  che si è presentato come il capo del 'Consiglio dei cittadini', ma l'avete visto? È un tale idiota. Presuntuoso, superbo... di certo non è il successore di Aner che la gente vorrebbe vedere!" spiegò Langlia.
All'improvviso, la porta della sala si aprì. Sulla soglia, Lanaa.
"Vi prego di venire a vedere, fuori dalla finestra!" esclamò.
Il gruppo si diresse verso il luogo da lei fatto notare, e da essa assistettero a uno strano spettacolo: un giovane uomo, dai capelli bianchi e lunghi, si stava avvicinando sempre di più al Palazzo, con alle sue spalle una folla di persone che applaudivano e lo acclamavano.
Come intuito, le porte del piano inferiore si aprirono per mano sua, e si introdusse nella zona, pregando i suoi seguaci di rimanere fuori.
I soldati si diressero all'atrio, per ottenere dall'individuo misterioso informazioni.
"Identificati!" gli ordinò Langlia.
L'uomo sorrise beffardo, si scosse i capelli e si rivolse alla Compagnia.
"Ormai... non c'è più molto tempo, sapete? Compagnia, avete molti problemi da risolvere, non trovate? Una massa popolare infelice, lo Xenos e la Coalizione... permettetemi di darvi una mano" disse con un tono tale da non lasciare dubbi sul come avesse conquistato i cittadini. Sembrava carismatico e sicuro di sè.
Langlia si indispettì, e gli intimidò nuovamente di identificarsi.
"Il vostro Re, Aner, cosa voleva farne dei nostri nemici?" domandò incurante degli ordini.
"Lui... voleva proteggere Erenst!" esclamò Lanaa.
Il figuro misterioso si sistemò leggermente i capelli.
"Che nobile obiettivo, aveva Aner! Ma sapete qual è il mio? La vittoria!" gridò spalancando le braccia. "Lasciate fare a me, Generali. Lasciate gestire a me il problema dei nemici. Che ne pensate? La folla, lì fuori, che ora starà sicuramente ascoltando, ne è già entusiasta!"
Lanaa scattò verso di lui, e lo afferrò per il colletto della giacca. Egli non mostrò alcun segno di preoccupazione, e rimase composto e sorridente come si era presentato.
"Cosa credi di fare, tu? Sostituirti al Re Aner?" gli urlò di fronte.
"Sei così... devota, nel difendere il suo trono. Il trono dell'uomo che è stato ucciso da quell'insetto di Andvari. Perché era un verme, non è così? L'uomo che ha ucciso colui che doveva mantenere la sua promessa, ragazzina!" rispose.
Le sue parole, poiché sembrava essere consapevole di ogni dettaglio, colpirono profondamente la soldatessa.
"Quell'uomo... Gaius... tu vuoi..." disse lei in modo sconnesso con gli occhi fissi verso il suolo.
Lui appoggiò senza esitare una mano sulla sua spalla, dopo di che le si avvicinò.
"Tu vuoi vedere quell'uomo schiacciato come l'insetto che è, non è così? Io lo so, perché è lo stesso desiderio che ho anche io. Insieme al vendicare questa povera gente, che ha perso il suo punto di riferimento. Il mio obiettivo non è solo proteggere questo posto. Il mio obiettivo è dare a tutti qualcosa per cui essere felici. Questa gente cerca una casa, io sono pronto a fornirne loro una. Costruita con l'artiglieria e l'esercito, con l'annientamento dei nostri nemici..." detto ciò, estrasse una pistola da una tasca puntandola verso le sue tempie.
"Fatemi fare un tentativo, Generali. Lasciate a me il pieno comando, per poco. Vi prometto, sulla mia vita, che le vostre posizioni verranno rispettate, così come l'ordine della città. Affidate a me il pieno controllo dell'esercito, per una sola missione. Io vi garantisco che riuscirò a eliminare lo Xenos. Se non dovessi riuscire, sono disposto a togliermi la vita. Perché non avrebbe più senso vivere consapevoli di aver aggravato la situazione di una Nazione così. Allora, Compagnia degli Eroi, che ne pensate?" propose riponendo l'arma.
I Generali si fissarono per un po', mentre i civili e i militari, fuori, acclamavano quello che per loro era un eroe.
"È questo quello che vuole il popolo... Aner avrebbe ceduto la sua carica senza indugi se a volerlo fosse stato il popolo. Accettiamo" rispose Shin.
Il popolo accolse la decisione con applausi e esultanza, incoraggiamenti e sorrisi. Qualcuno aveva appena ridato loro la speranza perduta.
L'enigmatico salvatore venne decorato con il titolo di Comandante Supremo, solo temporaneamente...

8 ottobre, Piazza Maggiore, Erenst.
Quel giorno, tutti i sopravvissuti dell'esercito erano disposti in linea, uno affiancato dall'altro. Erano all'incirca quattrocento persone.
Il Comandante si recò lì per parlare con loro, proprio come annunciato il giorno prima.
Passò in rassegna a ognuno di loro. Fece domande a ogni singolo soldato, parlando e dando consigli di ogni tipo.
Dopo molti controlli, passò davanti ad Ashera. In quel momento, un rapido mal di testa lo colpì, irritandolo.
"Va tutto bene Signore?" chiese immediatamente Kyle, lì vicino.
"Sì sì, non preoccuparti cannoniere, sto bene... Dunque, tu dovresti essere la capocarro..." domandò.
"Sì." rispose lei.
"Ashera..." disse lui quasi d'istinto. Non aveva intenzione di pronunciare il suo nome. Venne fuori, da solo.
"Sì." di nuovo.
Il leader proseguì con le solite domande, e passò al prossimo. Tutto questo durò poco più di un'ora e mezza.
Verso la fine, passò a controllare Cater. L'ultima domanda fu decisiva.
"Sei tu colui che sparò al pilota dello Xenos, qualche giorno fa?"
"Ehm.. io... non volevo..." disse il soldato stringendo i pugni e trattenendo il dolore.
"Dura portarsi dietro questo fardello, soldato?" chiese il Comandante.
"Il Re ha detto che quello che ho fatto è stata la scelta giusta... ma io non ne sono tanto sicuro..." disse ancora esitando.
Detto ciò, l'uomo dai capelli albini gli appoggiò una mano sulla spalla, e gli si avvicinò. Allo stesso modo di Lanaa che, accanto, assisteva alla scena.
"Aner aveva ragione. Hai attaccato un nemico e impedito a questo di soggiogare il Re. Se anche tu, come me, sei furioso con quel pilota, allora pazienta ancora un po'. Ben presto, avremo la nostra vendetta, e la morte di Aner non sarà stata vana, bensì gloriosa"
Cater annuì titubante, e l'ispezione continuò.

8 ottobre, ufficio del Comandante, Erenst.
"Soddisfatto dell'ispezione, Comandante?" chiese Shin appena entrato nel suo ufficio.
"Sì, decisamente. Mi sembra un esercito capace e facile da motivare. I loro sforzi saranno ricompensati" rispose lui. "Avrei solo una richiesta di cui vorrei ti occupassi, Shin. Vorrei sapere qualcosa in più di quella capocarro... Ashera"
"Uhm, che strana richiesta. Vedrò che posso fare!" disse congedandosi, lasciando l'eroe sovrappensiero sulla scrivania.

9 ottobre, Palazzo di Erenst.
"Voleva vedermi, Comandante?" disse Cater da poco entrato in sala riunioni.
"Oggi è il giorno fatidico, secondo i calcoli di Deon si presenterà qui ancora lo Xenos.Volevo dirti, come ho già informato la tua amica, che sia tu sia il Luogotenente Lanaa sarete schierati nella squadra" spiegò lui.
"A proposito, Signore, è sicuro quello che sta facendo? Intendo, mandare un solo carro e una decina di fanti solamente per distruggere il nemico? E se le sue previsioni non si realizzassero?" chiese il cecchino incerto.
"Sicurissimo. Alla Piana dell'Avvento manderò solo una piccola squadra. Al resto... penserà la natura. Voi... abbiate solo paura." replicò.

9 ottobre, Piana dell'Avvento.
Lo Xenos sarebbe arrivato a momenti. I soldati, equipaggiati con armi esplosive, fissavano il cielo spaventati e preoccupati.
Anche l'equipaggio del B37 era insicuro, eccezion fatta, ovviamente, per Ashera.
"Fratello, dici che funzionerà?" chiese Ray dalla sua postazione.
"Eh... non ne sarei convinto. Ci sono solo dieci soldati e un carro qui, e secondo il Comandante, il fuoco combinato dei lanciamissili sarebbe sufficiente per farlo atterrare. Al resto... penserà la natura, ha detto" rispose Kyle. "Dice di voler fare scacco matto in poche mosse".
Ad un tratto, un rombo di motori si udì in lontananza, e poco dopo, sopra di loro, il famigerato Xenos.
Non appena il nemico entrò nel punto indicato dal radar del B37, Ashera ordinò a tutte le unità il fuoco concentrato sul bersaglio. In pochi secondi, il mostro fu danneggiato, e scese verso il suolo per sbarazzarsi della squadra.
"Siete così pochi? Incredibile, la morte del vostro Re deve avervi proprio dato alla testa!" gridò Gaius spavaldo.
Caricò il cannone principale, puntandolo verso i soldati, nei quali crebbe un terrore inimmaginabile. Non c'era modo di evitare un tale colpo, che avrebbe distrutto completamente tutta l'area, e ucciso tutti i presenti.
Un istante prima che il colpo venisse sparato, però, da un'oscura e inquietante macchia nera sul terreno fuoriuscirono numerossimi Demoni, che si attaccarono allo Xenos, e ne annullarono i colpi. Dalle loro masse informi fuoriuscì un arto, che divenne subito simile alla punta di una lancia. Dozzine e dozzine di creature oscure, che ricoprivano quasi del tutto il robot nemico, lo perforarono ripetutamente fino a farlo cadere.
La corazza era stata quasi completamente distrutta e la placca che faceva da scudo al pilota venne frantumata.
Gaius gridò terrorizzato, implorando i mostri di stargli lontano. Accanto a lui si radunarono molteplici esseri che, con i loro arpioni, iniziarono a colpire il pilota ripetutamente. Con le stesse punte con cui, in un istante, avevano perforato la corazza.
Le strazianti grida dell'assassino divennero sempre più soffocate, fino a sparire del tutto. Il suo corpo, fatto letteralmente a pezzi, venne scaraventato fuori dall'abitacolo. Subito dopo, i Demoni abbandonarono la superficie della macchina, e sparirono nella stessa oscurità da cui erano apparsi.
Ai soldati esterrefatti fu ordinato di ritirarsi, e, con l'ausilio di alcuni carri, portare lo Xenos in città.
Lo sguardo di tutti i Generali era di enorme stupore. Rimasero increduli a fissare il Comandante, i monitor e loro stessi.
"Ciò che è successo..." disse a malapena Deon.
"È stata la nostra vittoria. Una vittoria a cui ha pensato la natura per noi. Ce lo meritavamo, in fondo, no?" rispose il leader, rivolgendosi poi a Lanaa. "Contenta adesso? Dai, puoi dirlo che è così. Dentro di te volevi vedere quel bastardo morto e fatto a pezzi, nel modo più crudele. È la natura umana, sono le emozioni oscure"
Lei, con la testa abbassata, non alzò lo sguardo. Si limitò a un sussurato "Grazie... Misos".
Misos, lo stesso nome che, nel frattempo, la folla ripeteva e gridava infervorata.
"Onore e gloria a Re Misos! Evviva Re Misos!" dicevano...

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Capitolo 7
*** Life ***


Chapter 7: Life

11 ottobre, 17.20 pm, Erenst
"Riesci a crederci Lanaa?" parlò ancora esterrefatto Cater "I Demoni ci hanno aiutato e hanno ucciso Gaius... e la cosa che mi preoccupa di più... e che il Re lo sapeva!"
Lanaa abbassò lo sguardo. Era sì contenta per la vittoria recentemente ottenuta, ma anche fortemente turbata. I mostri avevano fatto a pezzi Gaius davanti agli occhi terrorizzati dei soldati, per poi sparire nel nulla.
"È strano... sì..." disse lei.
"Tu che ne pensi di Misos? Io sinceramente mi fido poco..." fece Cater mettendosi le mani sulla nuca.
"Non lo so... ha vinto la battaglia, ma c'è qualcosa in lui che non mi convince. Inoltre... non è come Aner. Misos è spietato. Sai che poi ha preso lo Xenos dal campo di battaglia?" domandò lei.
"Ah sì, ne ho sentito parlare. Credo lo stiano riparando da qualche parte adesso..." rispose il soldato. "Aner non l'avrebbe mai fatto... però io l'ho sempre criticato per il suo scegliere cosa è giusto piuttosto che quello tatticamente migliore... quindi dovrei essere contento così..."
"Ti conosco, Cater. Tu hai sempre visto la forza di un Paese nel suo esercito, e non nella persona a capo" disse lei convinta.
"Esatto! Adesso forse mi preoccupo... che l'Esercito possa diventare inutile. E io, che mi sono arruolato apposta per queste mie convinzioni... beh, non la prenderei benissimo" spiegò. "E nemmeno tu, immagino. I tuoi genitori hanno dato la vita per l'Esercito... vorresti davvero vederlo sostituito da un branco di creature oscure?"
"Certo che no! Voglio la possibilità di combattere... per Aner e per loro..." rispose lei più determinata.
La spadaccina guardò all'improvviso l'ora; doveva rientrare a Palazzo per occuparsi di alcuni incarichi, mentre Cater doveva recarsi alla Piana dei Lampi per finire un'esercitazione sul campo. I due amici si salutarono e presero strade differenti, per dirigersi al loro dovere...

11 ottobre, 17.15 pm, Palazzo di Erenst.
La camera di Misos, il quale aveva insistito tanto per farsene assegnare una nuova invece che usare quella di Aner, era poco illuminata e sempre chiusa. A malapena entrava la luce del sole dalla finestra. La scrivania era in disordine quanto il pavimento, mentre la libreria il contrario. Ad un tratto, qualcuno bussò alla porta. Era Pentios.
"Maest..." venne interrotto immediatamente il Generale.
"Chiamami Misos, Pentios. Lascia perdere le formalità" disse lui con un accenno di sorriso.
"Oh, uhm, sì, Misos. Non ti annoi, stando tutto il tempo qui in questo oscuro buco? Intendo, guardati intorno! Vuoi che apra la finestra, o che ti porti qualcosa...?" propose lui.
"No no, non ti scomodare. Sto bene così. Mi trovo meglio così, al buio. Mi ricorda che c'è sempre uno spiraglio di luce a cui aggrapparsi. Volevi qualcosa, in ogni caso?" domandò il Re.
"Nulla in particolare, anzi, forse sì. Da quando sei qui... mi sei sembrato parecchio... solo. Scusa se te lo dico... ti va bene così?" chiese il soldato.
Misos si sistemò sulla sedia. "Uhm, sì. Non sono mai stato un tipo circondato da amici e persone con cui parlare..."
"Beh, ma ora sei il Re. Non credi che dovresti aprirti un po' di più? Eppure il carisma non ti manca! Hai visto come hai conquistato la folla qualche giorno fa?" disse cercando di sollevarlo Pentios.
"Sì, beh, ti sembrerà strano, ma parlare non mi riesce sempre bene. Almeno, non quando si tratta di cose... ordinarie. Come se non sapessi farlo..." spiegò.
A quel punto, Pentios prese una sedia e si sedette davanti a lui.
"Non è difficile parlare di cose normali, stai a vedere. Allora Misos... da dove vieni? Hai famiglia?" domandò per iniziare una conversazione.
In quel momento, il Re assunse un'espressione turbata, seguita da un sospiro. "Preferirei non parlare del mio passato, scusa."
"Oh... va bene. Parliamo di qualcosa di più piacevole allora... ci sono, donne! È sempre un ottimo argomento no?" disse Pentios entusiasta.
Misos sorrise. "Sì, penso di sì... anche se..."
"Anche se?" chiese il Generale curioso.
"Ashera... cosa sai di lei, Pentios?" domandò velocemente il cupo sovrano.
"Ah, Ashera! A questo proposito, Shin ha fatto quelle ricerche che gli avevi chiesto... ha detto che non ci sono dati sul suo passato neanche negli archivi! Inquietante, eh?" spiegò il soldato.
"Sì..." disse con un sospiro di rassegnazione. "Molto strano... certo..."
Egli si alzò dalla sedia per sdraiarsi sul suo letto sfatto. "Grazie della conversazione, Pentios. Ti dispiace lasciarmi un po' da solo, adesso? Voglio riflettere... su alcune cose..."
Pentios venne stupito dal suo comportamento, e si alzò anche lui.
"Uhm... sì, certo, come vuoi... beh, ci si vede" disse leggermente scontento, lasciando la stanza.
Misos si appoggiò una mano sulla fronte, e assunse un'espressione di dolore, come se fosse afflitto da un improvviso mal di testa.
"Ashera... Ashera... tu..."

11 ottobre, 19.30 pm, locazione sconosciuta, Europa.
In una stanza situata all'ultimo piano di un enorme grattacielo, un uomo di mezza età, seduto su un enorme sedia, discuteva con un più giovane individuo dai lunghi capelli di color rosso scuro.
"Dunque Gaius ha fallito... capisco..." disse con voce rauca il primo.
"La prego di perdonarmi, Signore, ma la sua sconfitta è stata inspiegabile. I rapporti parlano di un incidente con i Demoni, ma c'è qualcosa che non va. Perché Erenst avrebbe schierato solo una decina di unità per un nemico ai livelli dello Xenos? Che se lo aspettassero già?" espose il giovane.
"Non è da escludere, Apollo... però se così fosse... no, non è possibile... non lui..." rispose il più anziano visibilmente preoccupato.
"Qualcosa non va, Presidente Richard?" domandò Apollo.
"Governatore Apollo, la nostra missione potrebbe diventare più difficile del previsto... ne è al corrente?" chiese freddo il Presidente.
"Sì, Signore." rispose immediatamente.
"Allora dobbiamo continuare a tutti i costi. Dobbiamo distruggere Erenst... quel luogo è un rischio per le barriere dell'evoluzione umana." furono le parole di Richard, davanti alle quali Apollo annuì, cosapevole, della missione di Andvari ed Europa.

18 ottobre, Erenst.
Col passare dei giorni, molti settori della città furono quanto meno ripuliti dai detriti e le macerie dei palazzi. Un'ampia zona a nord di Erenst venne urgentemente trasformata in un'enorme miniera da cui estrarre Terullium. Quel minerale, capace di fornire enormi quantità di energia, non veniva mai usato da Aner, in quanto la tecnologia della città non era abbastanza complessa da richiedere più del 3% delle immense scorte di Terullium situate nel sottosuolo della città. Misos invece la pensava diversamente, per questo ne estrasse in grandissime quantità.
La cosa strana era che Erenst rimase senza attacchi nemici per un lungo periodo di tempo, ma nessuno rimase particolarmente stupito: la città aveva visto periodi di pace più lunghi, interrotti poi da un attacco della Coalizione.

18 ottobre, Palazzo di Erenst.
"E tutto quel Terullium a cosa ci serve?" domandò Deon a Misos, mentre leggeva alcuni documenti.
"Oh, vedrai, Deon. Sarete anche voi partecipi della rivelazione quando lo annuncerò pubblicamente all'Esercito. Nel frattempo dimmi, come procede la riparazione dello Xenos?" disse il Re.
"È pronto... ma Langlia ancora non ha trovato un pilota adatto..." rispose il tecnico.
"Ho capito... ordina una modifica al sistema di controllo. Rendilo pilotabile da tre persone e assegnalo all'unità... B37" ordinò a Deon, un po' stupito dalla decisione.
Nella sala di comando entrò anche Shin, che comunicò al sovrano che l'Esercito si era radunato davanti al Palazzo proprio come richiesto.
Egli uscì sull'enorme terrazzo e parlò a tutti.
"Soldati, compagni dell'Esercito del Regno di Erenst! Non sarò certo all'altezza del vostro precedente Re, ma ho anche io le mie ambizioni e miei desideri. Siamo rimasti senza attacchi nemici per molto tempo, è vero, e questo è un bene... ma è un bene che non è destinato a durare. La Coalizione ci vuole a terra, ed è alleata con la potentissima Repubblica di Europa. Non ci vorrà molto prima che sviluppino un'arma in grado di superare lo Xenos. Cosa fare, dunque? Ma è molto semplice... dobbiamo reagire! Dobbiamo... distruggere la Coalizione di Apollo!" gridò dall'alto del Palazzo ai soldati all'ascolto, i quali si ritrovarono improvvisamente colti da un fervore e un entusiasmo incredibile. Un ottimismo e una sicurezza di vittoria tale, che esultarono di fronte alle parole del Re, consapevoli della potenza militare e tecnologica dei nemici. Secondo Pentios, quel Misos non era lo stesso con cui aveva parlato tempo prima. "Il fervore della battaglia lo cambia... avete notato?" disse infatti agli altri Generali.
Dopo poco, il sovrano continuò con l'ultima parte del suo annuncio.
"Ho fatto alcune ricerche, valutato le possibilità... il nemico è più forte di noi. Ma noi abbiamo la determinazione, il coraggio, e l'aiuto della natura, che loro non posseggono. Loro puntano solo alla distruzione, la nostra missione è diversa. Noi li sconfiggeremo perché ci hanno sempre oppressi, schiacciati e tenuti in scacco con i loro poteri superiori. Sono stufo di tutto questo, e so che lo siete anche voi.
Come dicevo, ho valutato le possibilità e ho capito cosa fare. Soldati, compagni... il nostro prossimo obiettivo è Levi!"
In quel momento, brusio e scalpore colsero l'Esercito nella sua totalità.
"Noi... distruggeremo Levi! Faremo il primo passo nell'acquisizione di un potere più grande! Un passo che ci porterà a distruggere persino Andvari. È con la distruzione che viene il progresso, l'elevamento, di questa piccola città. E allora lo dico io per primo. Erenst al progresso, morte alla Coalizione! Erenst al progresso, morte alla Coalizione!"
Le sue parole accesero i cuori di tutti i militari lì presenti. Esultavano, gridavano carichi di energia.
"Morte alla Coalizione! Morte alla Coalizione!" ripetevano convinti e determinati, sotto al sorriso compiaciuto di Misos.

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Capitolo 8
*** Destruction and Rebirth ***


Capitolo 8: Destruction and Rebirth

20 ottobre, 8.30 am, palazzo di Erenst.
"Sei sicuro che funzionerà? Mi sembra parecchio rischioso..." commentò Pentios.
"Non preoccuparti, il mio piano funzionerà. Invieremo una squadra ad attaccare la città verso est, in modo da attirare lì una minima parte del nemico. A quel punto, schiereremo lo Xenos. L'arma provocherà uno scalpore così grande che gran parte dei militari dovranno accorrere a difesa delle mura. Nel frattempo, un piccolo gruppo si introdurrà nella città utilizzando il caos generale. Io stesso farò parte di quel team che prenderà il Comando Centrale di Levi. A quel punto darò gli ordini direttamente. Fidatevi di me..." spiegò Misos.
"Va bene, va bene... ma noi?" domandò Langlia carica e desiderosa di combattere.
"Pentios, tu guiderai la squadra esca insieme a Deon, col Fenrir. Langlia tu accorrerai con i rinforzi, mentre Shin con me" rispose.
"Da chi sarà composta la squadra di infiltrazione?" chiese subito il Tattico.
"Noi due, insieme al Luogotenente Lanaa e al cecchino, Cater." fece sapere il comandante.

20 ottobre, 11.00 am, Piana dei Rimpianti, Levi.
Arrivati a destinazione, Misos inviò via radio il segnale, e la squadra esca aprì il fuoco sulle mura, eliminando qualche vedetta. L'attacco attirò l'attenzione di un gruppo di nemici, che spararono dall'alto delle torri di guardia i soldati di Erenst, tatticamente coperti dal Fenrir.
"Deon, lassù!" disse Pentios indicando una torretta che il Generale dell'Artiglieria demolì istantaneamente con una violenta cannonata.
"E adesso anche a ore 4! E a ore 11! E a ore..." sbraitò il Generale di Campo.
"Ehi ehi, dammi tregua Pentios! Ho solo un cannone su questo carro!" disse Deon concentrato.
"Beh, non è una debolezza, avere un solo cannone?" domandò ironico Pentios.
Deon sospirò, poi decise di rispondere. "Non capisci nulla di artiglieria, Pentios, pensi sia facile montare e controllare due cannoni? Perché tu combatti con un solo fucile e non con due?"
"Perché due fucili sono pesanti e riducono la precisione..." disse quasi realizzato l'artigliere.
"Ecco, appunto" finì immediatamente il capocarro.
"...touché" disse Pentios sedendosi e ridacchiando.
"Direi che ci sono abbastanza nemici per far sì che l'operazione funzioni... devono vederlo, lo Xenos. Devono spaventarsi, questo ha detto Misos. Avvisalo che ci siamo" ordinò Deon all'amico.

20 ottobre, 11.43 am, Torre di Lancio, Erenst.
La Torre di Lancio era il luogo fatto da poco ergere dal Re, per schierare lo Xenos. Un piccolo centro di controllo con l'arma situata sulla parte più alta. Le porte di lancio si aprirono e la rampa si sollevò. I tecnici nella zona fecero gli ultimi controlli.
"Tutto regolare, Xenos in fase di partenza!" disse uno di loro.
Al suo interno non era molto comodo, essendo stato progettato per ospitare massimo due persone. Con la modifica al sistema di controllo, però, vi venne costruita una seconda postazione. Ashera avrebbe controllato la mobilità, Ray, in alto, avrebbe gestito le mitragliatrici montate sulle spalle, mentre Kyle si sarebbe occupato dei sensori e del monitoraggio. E dei missili, oltre che del cannone più potente, denominato Spirale. I volti dei piloti erano molto diversi tra loro, ma non diversi dai giorni del carro armato; Ashera era fredda e composta come al solito, Kyle era serio e concentrato sulla buona riuscita dell'operazione, mentre Ray era entusiasta di sparare con lo Xenos.
Dopo un conto alla rovescia, Kyle fece gli utimi setup all'equipaggiamento.
Ashera impugnò saldamente le leve di controllo e le spinse in avanti, dando piena potenza ai propulsori.
"...3...2...1... Xenos, partenza!" disse il capo dei tecnici dall'altoparlante.
Al suono di quelle parole, i blocchi si abbassarono, e il robot solcò i cieli a una velocità spaventosa.

20 ottobre, 11.51 am, Piana dei Rimpianti, Levi.
Quando lo Xenos giunse nel bel mezzo del campo di battaglia, i nemici, ma anche gli alleati, si bloccarono un secondo dallo stupore. I soldati di Erenst si ripresero prima e aprirono il fuoco sui nemici inermi, eliminandoli. Il panico si stava diffondendo tra le schiere nemiche, che vennero decimate dal raggio laser fendente azionato da Ashera. Ray inquadrava nemici e con i doppi reticoli di mira e sparava su di loro violente raffiche che furono sufficienti a eliminarne una buona parte.
"Ashera, carri armati a ore 6! Vogliono attaccarci di lato!" avvisò Kyle.
"Procedi" rispose lei.
Subito, il tecnico agganciò i mezzi e fece piovere esplosivo su di loro, distruggendoli all'istante. I rinforzi nemici accorsero come predetto da Misos, mentre quest'ultimo si avvicinava con la sua squadra verso le porte della città.

20 ottobre, 12.17 pm, Levi.
Anche dall'interno, si poteva vedere l'imponente Xenos che distruggeva i suoi avversari senza danneggiare eccessivamente la città, come ordinato prima di partire dal Re.
"Dunque, siete pronti?" chiese il comandante.
Lanaa esitò un po' all'inizio, ma rispose poco dopo con uno sguardo convinto. Lo stesso fecero gli altri. Sapevano di essere pochi e di avere una missione importante, ovvero prendere il Comando Centrale della città, situato poco lontano dal loro punto di partenza.
Il gruppo corse tra i vicoli di Levi, spintonando civili e evitando scontri inutili con i militari.
Davanti ai cancelli dell'obiettivo la sorveglianza non mancava.
"Dunque, Signore, che approccio useremo?" domandò Cater.
Misos lo guardò e, successivamente, indicò una guardia.
"Uccidila" ordinò.
Cater preparò l'arma e sparò un sonoro colpo che soppresse la guardia in un secondo. I soldati vicini si avvicinarono per controllare, a quel punto il Re ordinò alla squadra di assaltare il gruppo nemico, e così avvenne.
Misos viaggiava con uno stocco affilato sul fianco destro, ma non usò quell'arma. Si limitò a una normale pistola, con cui attaccava dalle retrovie insieme al cecchino.
Lanaa ingaggiò due nemici, eliminandone uno. L'altro contrattaccò e si liberò del suo attacco, ma Shin, alle spalle, lo trafisse con un coltello. A quel punto, altri nemici si avvicinarono a Lanaa, alle spalle. Fortunatamente la spadaccina lo notò. Quando si avvicinarono a sufficienza si abbassò, permettendo agli artiglieri di eliminarli. Dopo di che si rialzò e finì quello ancora in vita mentre i due ricaricavano le loro armi.
Lo stratega controllava la zona ovest, una delle due da cui potevano comparire nuovi ostili.
Non appena ne comparve un gruppo, egli ne eliminò due con le sue lame, per poi colpire a calci i rimanenti, respingendoli. Non ebbero il tempo di riprendere l'equilibrio, poiché Cater li eliminò poco dopo.
Misos scagliò una granata che creò un varco, dal quale si introdussero nel caotico Comando Centrale.
Un edificio pieno di stanze a due piani circolari ad anello. Al centro vi era un enorme cristallo di Terullium, che probabilmente veniva analizzato e sfruttato lì.
"Uccidete ogni nemico, ma lasciate in vita gli scienziati. Se oppongono eccessiva resistenza, sopprimeteli. Tutto chiaro?" ordinò freddamente Misos.
La squadra annuì tentennando; stavano invadendo con la forza una struttura di ricerca, con lo scopo di eliminare tutti i presenti e fare prigionieri. Uno sterminio, ordinato dal loro Re.
I quattro corsero per tutto il primo anello, visitando stanza dopo stanza. Lì, i soldati venivano immediatamente eliminati all'apertura della porta, e gli scienziati in panico aggrediti e atterrati. Misos li costrinse a rimanere tutti nella stanza, e designò quella in cui si trovarono per primi come prigione. Nelle stanze successive, i ricercatori venivano trascinati al suo interno, o costretti con la minaccia di aver piazzato mine antiuomo sull'uscita, a recarsi lì.
Tutto questo finché il primo anello non venne ripulito, escludendo il grande numero di rinforzi dall'anello superiore.
Nel secondo, il procedimento fu lo stesso. Una seconda stanza venne scelta come magazzino umano, e gli obiettivi furono chiusi lì dentro.
In una stanza vi erano numerosi soldati elite, che attaccarono Lanaa direttamente. Ella li respinse con un calcio e li colpì con un attacco rotante. Misos li finì con la sua pistola, e iniziò a catturare i sapienti.
Uno scienziato, però, si oppose al trattamento.
"No! No! Non voglio... no!" gridò spaventato nella presa del Re.
Egli estrasse la stessa pistola e la puntò verso la testa del ricercatore.
"Ci tieni a raggiungere quei militari laggiù? Se è così ti accontento subito" lo intimidì.
L'uomo esitò, ma poco dopo tentò di fuggire aggirando il Re. Forzò poi la porta, con un sorriso di vittoria sulle labbra, consapevole di essere riuscito a fuggire. Misos si girò di scatto e piantò un proiettile nel suo cranio, che venne frantumato con lo sparo.
Dopo di che, come se non fosse successo nulla, ordinò ai suoi compagni, che assistettero stupiti alla scena, di dirigersi verso l'unica porta ancora rimasta chiusa.
Il comandante la distrusse con una granata, e al suo interno vi era un uomo, seduto su una grande sedia, protetto da quattro guardie del corpo. Misos fece un cenno al suo gruppo, che si accanì immediatamente sui quattro soldati. Cater e Shin ne eliminarono la metà con qualche proiettile, mente Lanaa che teneva bloccate le spade degli altri due si liberò e li colpì alle gambe. Misos si limitava a camminare minaccioso verso la sedia di quell'uomo in preda al panico. Nel mentre uccise senza guardare, con un sorriso compiaciuto i due feriti alle gambe, e si appoggiò sulla scrivania del terrorizzato.
"Hideyuki, vero?" domandò il Re.
"S-sì..." rispose lui.
"Governatore di Levi... colui che ha scelto di unirsi alla Coalizione..." disse di nuovo l'oscuro Re, puntano la pistola sulla testa di Hideyuki.
"Ho avuto tempo di notare un paio di cose, su questa città. La vegetazione cresce bene, sai?"
"G-grazie... credo..." rispose.
"E le infrastrutture sono ben posizionate e da fuori sembrano anche ben sviluppate. Per non parlare delle attrazioni e dei numerosi negozi sulle grandi vie... Levi è davvero un posto fantastico, complimenti, Hideyuki..." continuò.
"Dove... dove vuoi arrivare, assassino...?" domandò spaventato il governatore.
"La domanda che ti pongo è... perché hai dovuto rovinare tutto alleandoti con quel mostro di Apollo? Ti saresti risparmiato tutto questo, se avessi rifiutato. Tuttavia... come potevi? Non sai che tipo di persona sia, quel bastardo..." disse Misos leggermente adirato.
"Lui... ci ha promesso Terullium..." tentò di giustificarsi l'uomo la cui vita era in pericolo.
"Certo... Terullium che avreste preso da noi... da Erenst. Eh, naturalmente. È solo per il Terullium tanto, no? No. Te lo dico io. Questa guerra è stupida... è nata solo perché Andvari ed Europa si sono stufate dei loro giocattoli!" gridò poi il Re.
Non lasciò nemmeno il tempo di replicare, che premette il grilletto, eliminando il governatore in un colpo solo.
"Riuscirò dove tu hai fallito, Hideyuki... Questo bel posto... lo migliorerò io!" disse lui guardando il suo cadavere.

20 ottobre, 13.09 pm, Piana dei Rimpianti, Levi.
Dalla radio, arrivò il segnale allo Xenos. Misos e la sua squadra riuscirono nel loro intento.
Langlia, che stava combattendo contro alcuni spadaccini di Levi, corse al riparo.
"Misos, tutto fatto?" domandò in fretta.
"Sì, Langlia. Tu e i Generali rimanenti procedete all'eliminazione di ogni nemico. Ordina allo Xenos di raggiungerci al Comando Centrale" chiese il Re.
Langlia obbedì, e lo Xenos prese il volo. Riprese l'attacco, affettando soldati che stavano cantando vittoria troppo presto, per la dipartita del mostro meccanico.
I colpi del Fenrir e i fendenti della spadaccina furono sufficienti, però, a ripulire quasi del tutto l'area occupata da Erenst.

20 ottobre, 13.11 pm, Levi.
Lo Xenos arrivò, e Misos salì sulla mano della bestia. Ordinò ai suoi compagni di andare a tenere sotto controllo gli scienziati, poi lasciò la zona e si diresse al centro della città. Lo Xenos atterrò lì, assicurandosi di non colpire civili nel posizionamento.
Dopo di che, con l'ausilio degli altoparlanti dell'arma, parlò ai cittadini presenti, stupiti dalla presenza della bestia.
"Cittadini di Levi! Da oggi, la vostra città, il vostro governo... appartengono a me, Misos, di Erenst. Ora siete cittadini del Regno di Erenst, chi non vuole è libero di lasciare lo Stato all'istante. Ma non creda di averla vinta. Perché in qualunque Stato della Coalizione vi recherete, noi lo occuperemo. È ora per Erenst di rinascere e diventare più forte... ed è ora per Erenst... di cambiare il mondo!" gridò alla gente spettatrice.
Inaspettatamente, pochi scelsero di andarsene. I cittadini accettarono, alcuni anche di buon grado. C'era qualcosa di più potente dello Xenos e di ogni altra arma in quel momento. Le parole di Misos...

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Capitolo 9
*** Changes ***


Capitolo 9: Changes

29 dicembre, strada a nord.

"Manca ancora molto?" chiese Langlia sul sedile di un auto.
"La strada non sarebbe neanche tanto lunga, se non ci fosse tutto questo traffico sulla Erenst-Stier..." spiegò Pentios, al volante.
Langlia era parecchio nervosa. Il rumore dei motori, i clacson suonati a ripetizione la alteravano. Non ne era ancora abituata.
Sentire una così grande quantità di rumori a Erenst era impossibile, fino a un mese prima. Dal giorno della conquista di Levi, Misos non si fermò, e in breve prese anche Stier e Heimdal, lasciando nella paura Zebulun e Andvari. La Coalizione si stava lentamente sgretolando, ed entrambi gli Stati rimanenti ne erano al corrente. Evitavano gli attacchi, ma lo stesso faceva il Re. Egli infatti, dopo le conquiste decise di arrestare la sua avanzata per ammodernare la città e il suo nuovo potere. Nacque quindi il Regno di Gesia, di cui Erenst era la capitale.
Il cambiamento fu immenso: strade percorse da veicoli avanzati che non toccavano neanche il suolo, soldati equipaggiati con armi all'avanguardia, carri armati sostituiti con artiglieria semovente pilotabile anche in solitario...
Anche la Capitale ebbe un forte cambiamento strutturale; presentava infatti, al di sopra della città stessa, un anello che rappresentava il secondo livello. Su di esso vi erano gli uffici governativi, le strutture militari, i laboratori e l'imponente Palazzo, reso più spettacolare e curato che in precedenza. La Compagnia degli Eroi fu sostituita col Consiglio, ora i Generali erano anche politici. 
"Allora? Quanto diavolo ci metti Pentios? E perché noi Consiglieri dobbiamo usare le strade come tutti gli altri?" si lamentò la ragazza.
"Perché siamo comunque cittadini, o così ha detto Misos" rispose lui.
Langlia guardò fuori dal finestrino, e notò il terribile traffico che li circondava.
"Tutta questa gente che va alla Capitale..." riprese.
"Forse perché... è la Capitale?" chiese per risponderle il Generale.
Ad un tratto, si udì un suono acuto provenire dal cruscotto dell'auto.
"Pentios! Suona l'Ex-Comm!" avvisò.
"Lo so, lo so, dannazione..." e premette il pulsante per rispondere. "Qui parla Pentios".
"Come procede il percorso? Tutto bene?" era lo stesso Misos.
"Oh, ehm, Misos! Sì sì, tutto ok, tranne per questo traffico..." fece presente Pentios.
"Devo ammettere che vi ho richiamati dalla vostra licenza nel momento meno opportuno... ma è importante. Abbiamo ricevuto... un invito, da parte di Zebulun" spiegò il Re. La causa era inaspettata, e provocò stupore nei due soldati.
"Zebulun..." pensò ad alta voce il guidatore.
Subito dopo, si creò un'apertura nello schiacciante traffico dell'autostrada, ragion per cui chiusero le comunicazioni e si affrettarono verso la Capitale.

29 dicembre, Palazzo di Erenst.
Nella sala riunioni, sotto gli occhi di tutti i membri del Consiglio, Misos mise sotto gli occhi di tutti il messaggio ricevuto.
Zebulun diceva di voler tenere una conferenza di pace ad Andvari, per discutere dello scioglimento della Coalizione e di un'eventuale alleanza. Questo ebbe un impatto positivo sui Generali, ma il sovrano interruppe subito i loro entusiasmi.
"Non mi fido di Zebulun, ne tanto meno di Andvari. La Coalizione esiste con lo scopo di distruggerci, pensate basti la paura a far cambiare loro idea? Forse a Sojin, la governatrice di Zebulun sì, ma Apollo non è il tipo da bloccarsi davanti a ostacoli del genere!"
A quel punto, Pentios domandò: "Conosci Apollo... Misos?"
Dopo quel quesito, il Re sembrò rabbrividire, e chinò il capo con uno sguardo afflitto.
"Questo è... un argomento di cui non voglio parlare..." riuscì a dire.
Il Consiglio accettò la cosa, e la riunione riprese come programmato.
"Che facciamo? Accettiamo?" chiese Deon.
"Sarebbe senza alcun dubbio un'ottima occasione... se la pace si dovesse rivelare una trappola, avremmo comunque ottenuto un accesso tranquillo al territorio nemico" spiegò Shin.
"Mi recherò alla conferenza di pace... da solo." disse Misos, ripreso. "Ma non temete, non sono così stupido. Voi mi seguirete fino al punto non rintracciabile dai radar di Zebulun più vicino alla città. Io entrerò perennemente in contatto con voi."
Il piano venne considerato accettabile, e per l'occasione fu ordinato il collaudo del modernizzato Omni-Xenos, pilotato dall'unità B37.

29 dicembre, Levi.
Dalle porte del Comando Centrale, reso da Misos una struttura di ricerca militare, uscì Lanaa, visibilmente turbata.
"Ehi Lanaa! Finito con il rapporto?" chiese Cater che aspettava fuori dalla porta.
"Sì... certo..." rispose.
"Oh, ancora quella storia?" domandò l'amico.
Ella strinse i pugni, e assunse uno sguardo triste, poi adirato.
"Ti rendi conto di cosa abbiamo fatto in questa città un mese fa? Abbiamo assediato una struttura di ricerca! Resi prigionieri alcuni scienziati..." disse ad alta voce.
"Dovresti accettarlo, Lanaa. Sei un soldato" commentò il cecchino.
"E quello che successe a Heimdal allora? Te lo ricordi?" chiese furiosa.
Al Palazzo di Heimdal, all'ultimo piano, la squadra composta da Misos, Lanaa, Cater e Shin era sul punto di fare a pezzi l'ultima porta rimasta a coprire la camera blindata del governatore Ryuga. Distrutta l'ultima barriera, il gruppo venne bloccato da una squadra di soldati d'elite. Tra essi, però, vi era una civile. 
Non avrà avuto più di sedici anni, era una ragazza, figlia del governatore, che non voleva che il padre venisse ucciso. 
Armata solamente di coraggio, si mise davanti ai soldati e tese le braccia per bloccare la porta.
Misos, con la sua pistola, eliminò le guardie. Ma i proiettili dell'arma terminarono.
"Lanaa, uccidila" ordinò freddo come sempre.
La soldatessa esitò, in un primo momento.
"Ma è solo una civile, comandante..." disse.
"Ma è anche un ostacolo al completamento della missione. Ti ho dato un ordine, esigo tu la uccida!" esclamò.
Shin non guardava. Cater aveva uno sguardo rassegnato.
La spadaccina si avvicinò lentamente alla ragazza, la quale, vedendola avvicinare, si abbassò e si raggomitolò su se stessa, in preda al panico. Lanaa rivolse un secondo sguardo al Re, sperando di ottenerne la compassione, ma così non fu. La figlia di Ryuga fu trafitta dalla lama della soldatessa, e morì immediatamente. 
"Come puoi non esserne sconvolto, Cater?" domandò lei sempre più alterata.
"Beh, per causa mia il vecchio Re è morto ricordi? Misos mi ha fatto capire che certi sacrifici sono necessari per la pace maggiore. Quando ho sparato a Gaius, pur avendo messo a rischio la vita di Aner, sapevo di aver fatto la cosa giusta. Sai come la penso no? L'esercito è più importante del comandante. Però, se l'esercito stesso non agisce, come possiamo vincere? Sono diventato molto più sicuro sull'esito di questa guerra nell'ultimo mese... possiamo farcela, ma solo se i soldati eliminano ogni minaccia al completamento della missione..." spiegò il soldato.
"Ma Cater... quella ragazza..." rispose la spadaccina.
"Quella ragazza avrebbe potuto complicare la missione." replicò lui.
"Inizi a sembrare Misos... sai?" chiese lei con qualche lacrima agli occhi.
"Beh, sarebbe anche ora che tutto l'esercito iniziasse ad adottare il suo punto di vista..." commentò lui, lasciando stupita l'amica.
Mai l'aveva visto commentare in questo modo.
"Ti aspetto in macchina" fu la frase con cui si congedò il rinnovato tiratore.

30 dicembre, Heimdal.
L'Omni-Xenos, riparato e preparato, si aprì, e al suo interno salì il trio di piloti.
Ray si esaltò notando le mitragliatrici potenziate, e lo stesso fece Kyle ammirando il nuovo sistema di puntamento.
Sulla schiena del robot venne montata un enorme fodero, contenente una spada. In questo modo, lo Xenos avrebbe consumato di meno, sostituendo il raggio fendente con una vera lama, che avrebbe sfruttato il Terullium solo per potenziarsi.
Ashera, impassibile, si sedette ai comandi, pronta per il collaudo del mezzo.
Esso fu schierato su una vasta pianura, sulla quale rimanevano dei vecchi carri armati. Su di essi vennero testati gli armamenti, e i mezzi distrutti.
"Ok Ashera, prova la spada" comunicò Kyle.
Ella estrasse l'arma dal fodero e distrusse con successo una serie di rottami.
"Grandioso, se a quell'Apollo dovessero venire strane idee se la vedrà con la nostra lama!" esclamò Ray.
In quel momento, la pilota fu colpita da un fortissimo mal di testa. 
"Apollo... Apollo..." continuava a ripetere tenendosi il capo tra le mani.
"Ashera! Cos'hai?" disse preoccupato il tecnico.
"Apollo... Andvari... Misos... aiuto..." continuava a sussurrare soffrendo a causa dell'emicrania.
Essa passò, all'improvviso.
"Va... tutto bene..." commentò lei, che riprese immediatamente i comandi. I test continuavano...

1 gennaio, 6.30 am, Heimdal-Andvari
La spedizione partì la mattina del primo di gennaio.
Misos veniva scortato dal Fenrir II, una versione più avanzata del vecchio carro di Deon.
Il volto di molti dei presenti trasmetteva emozioni diverse, ma una cosa li accomunava: tutti sapevano che tra le mura di Andvari qualcosa sarebbe accaduto...

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Capitolo 10
*** Past ***


Capitolo 10: Past

1 Gennaio, 9.00 am, Andvari

Andvari non era più tanto diversa da Erenst. Grattacieli imponenti, illuminati. Auto tecnologiche che occupavano le strade. 
Dal cielo cadeva qualche fiocco di neve, ma il meteo che si poteva udire per le strade annunciava forti nevicate solo quel pomeriggio. 
Le piazze e le vie erano parecchio caotiche; la notte prima Andvari aveva festeggiato l'arrivo del nuovo anno, perciò i resti dei festeggiamenti erano ancora visibili.
Misos camminava con un cappotto un po' diverso dal solito, leggermente più imbottito, sempre di quel viola spento che tanto amava.
Con le mani nelle tasche, si fermò davanti alle porte del Palazzo Centrale, dove venne bloccato da due guardie.
"Sono Misos, sovrano del Regno di Gesia" fece sapere. Le sentinelle abbassarono le armi e gli mostrarono la via verso la sala conferenze.

1 Gennaio, 9.25 am, Palazzo Centrale.
Al suo interno, oltre a qualche nobile e impiegato di Stato vi era la bellissima Sojin, la governatrice di Zebulun. 
Aveva i capelli scuri sciolti, e indossava una variante invernale delle uniformi militari della Coalizione, con qualche stella in più sulla spalla.
Seduta, fece cenno a Misos di avvicinarsi.
"Vostra Maestà, sono felice che siate qui" salutò.
"Piacere di incontrarla, governatrice Sojin..." rispose lui togliendosi il cappotto.
"Spero di non fare la stessa fine degli altri governatori" disse ridacchiando. Misos si sedette, e la guardò rispondendole.
"Io spero che non ce ne sia bisogno, Sojin"
In quel momento, fece il suo ingresso nella stanza un giovane uomo, che il sovrano riconobbe subito: era Apollo.
Egli si avvicinò a loro, li salutò e si sedette sulla sua sedia. 
"Non avrei mai pensato di avere il governatore della stessa città che vogliamo distruggere qui con me" disse anche lui ridacchiando.
"Potrei accoltellarti ora, Apollo..." rispose Misos allo stesso modo.
"Suvvia, non ne vedo la necessità. Siamo qui per discutere di pace" fece lui sorridendo.
"Non mi faccio problemi ad ammetterlo, Gesia ha spaventato molto la mia gente a Zebulun. I miei cittadini temono un'invasione..." spiegò la governatrice.
"E sarebbe anche giusto" commentò il Re, mostrando una sicurezza pari a quella con cui, mesi prima, salì al potere ad Erenst.
"Non ha tutti i torti, Eccellenza, ma io tengo allo stato d'animo della mia gente. Se i miei cittadini, il mio esercito teme, allora io
devo proteggerli anche a costo di scendere a patti con voi di Gesia..." rispose lei mostrando altrettanta convinzione.
"Perciò cosa ha intenzione di fare, Sojin?" domandò il Re.
"Vorrei semplicemente uscire dalla Coalizione, ma al mio popolo serve il Terullium che Andvari è disposta ad offire agli Stati alleati. Certo,ho anche io una dignità tale da non elemosinare minerali da voi, Gesia..." spiegò. "
Il mio progetto, forse un po' utopico, è un'alleanza tra i tre Stati rimasti indipendenti qui ad Atma. Con uno schema che assicura che ogni membro dell'alleanza fornisca una certa percentuale di materiale agli alleati, senza però costringere un determinato Stato a versare più di un certo valore..."
"Proposta interessante, Sojin..." intervenne Apollo. "Mi piacerebbe molto accettare, ma purtroppo Andvari non può permettersi un'alleanza con Gesia.
Andrebbe bene solo se quest'ultimo Regno accettasse la sottomissione ad Andvari. Qual è il parere di Sua Maestà?"
"Gesia non ha intenzione di sottomettersi. Accetteremmo l'alleanza con Zebulun, ma chiediamo indipendenza da parte di Andvari!" rispose Misos.
"Mi scusi, Apollo" parlò la governatrice. "Lo scopo della guerra contro Gesia è per motivi di risorse. Ma con un'alleanza di questo tipo il Terullium non sarebbe più un problema..."
Apollo fece un leggero sorriso, per poi rivolgere lo sguardo a Misos.
Quest ultimo però fece un'espressione più adirata.
"Risorse dici? Non farmi ridere!" esclamò il sovrano. "Vi siete solo stufati dei vostri vecchi giocattoli. I giocattoli di tuo padre, Apollo!"
"Non capisco queste accuse, Sua Maestà..." disse confusa Sojin.
"Sojin, Apollo vi sta usando fin dall'inizio. La causa di questa guerra è una bugia! Il Terullium è tutto un pretesto per distruggere ciò che rimane del passato oscuro di questo vigliacco!" gridò Misos, allarmando alcune guardie fuori dalla stanza.
"E allora perchè non ne parli, Misos? Quanti anni saranno passati... venti?" disse Apollo sorridendo, con uno sguardo compiaciuto.
In qualche modo, sapeva che il cupo sovrano non avrebbe mai parlato del suo passato.
All'improvviso, un soldato di Andvari entrò di prepotenza nella stanza.
"Mi perdoni Signore, ma la squadra d'assalto è stata eliminata!" gridò con poca aria nei polmoni.
Misos si alzò di scatto dalla sedia.
"Squadra d'assalto? Cos'è questa storia, Apollo?" esclamò. "Sojin, eri d'accordo con quest'uomo?"
"No... non erano questi gli accordi! Doveva essere una conferenza di pace!" ripose lei leggermente spaventata.
Anche Apollo si alzò. Il suo sguardo era sicuro, ma non troppo. Mostrava qualche segno di preoccupazione. Si diresse verso la finestra della stanza, guardando il paesaggio.
"Sojin Sojin Sojin... non puoi capire. Io devo distruggere Erenst, non posso permettermi di fallire." disse di spalle.
Misos attivò il C-COMM e aprì le comunicazioni con Shin.
"Shin! Com'è la situazione lì?" chiese.
"Tutto bene, siamo stati attaccati da una pattuglia di Andvari, non so quanta 'pace' vogliano quei tipi..." spiegò.
"Oh, anche tu Misos" commentò il governatore di Andvari. "Professi pace... con un esercito alle spalle?"
"Mi aspettavo una tua mossa scorretta, Apollo. Visto che i miei uomini sono riusciti a cavarsela... posso ucciderti qui!" gridò il sovrano, saltando sul nemico con il suo stocco.
Subito però, il governatore bloccò l'affondo con un rinforzo di ferro posto su una mano. Da esso fuoriuscì un'affilata lama. 
"Se è un duello che cerchi, vecchio amico, allora ti accontento subito. Ma attento, solo io e te. Non permetterti di chiamare rinfozi, se non vuoi che vengano inceneriti dai missili che ho preparato per loro. Un solo passo falso e potrai dire loro addio!" lo minacciò il combattente.
Misos, non di buon grado, accettò. 
Sojin assisteva impotente alla scena, dubbiosa su cosa fare, come agire per il bene di Zebulun.
Misos iniziò con una serie di affondi, che però vennero bloccati. Il nemico attaccava a pugni, ma essi erano rinforzati dal ferro e, la mano sinistra, presentava anche la già citata lama retrattile.
Apollo attaccò con un pugno destro, colpendo in volto l'avversario. Il suo tentativo di usare la mano sinistra sullo stomaco fu però invalidato da una schivata del Re, il quale sferrò un fendente che respinse il pugno. 
Il governatore attaccò con una serie di calci, uno di essi colpì Misos e lo scaraventò sul tavolo. 
"Sei debole, Misos!" gridò tirando un secondo calcio nell'esatto momento in cui il sovrano si rimise in piedi. 
Questo non fece altro che schiacciarlo contro un muro.
Apollo si avvicinò allo sfidante, e lo sollevò da terra prendendolo per il collo con la mano destra e schiacciandolo ancora sullo stesso posto.
Caricò il colpo sinistro, stringendo fortissimo la mano. Misos però, disarmato, non era pronto a perdere lo scontro.
Rapidamente, estrasse la sua solita pistola, celata dietro il suo fianco destro, e sparò alcuni proiettili nello stomaco del nemico, che cadde a terra immediatamente.
"Che mossa... scorretta..." disse lui dissanguando.
"Ora siamo pari, non credi?" rispose il Re puntando l'arma verso lo sconfitto.
Egli strisciò verso la precedente finestra, e fece cenno di avvicinarsi.
Misos si affacciò, e Apollo, a fatica in piedi, gli indicò una lugubre struttura in lontanza, che sembrava abbbandonata. 
"Il Laboratorio Andvari... non ti ricorda nulla... Misos? Non rievoca elementi del tuo passato... che volevi dimenticare?" parlò il ferito. 
"O meglio ancora, momenti... che volevi usare contro... di me?"
"Quel laboratorio... io..." sussurò il sovrano, tenendosi la testa in preda al mal di testa.
"Eheheh... casa tua... Misos!" esclamò.
In quel momento, egli si piegò dal dolore, gridando e lamentandosi. 
Misos afferrò Apollo compiaciuto per il collo, e con violenza lo scagliò dalla finestra, infrangendola in mille pezzi. 
Sojin corse verso il Re dolorante, e lo aiutò ad alzarsi. 
"Mi dispiace che la mia idea della conferenza di pace sia finita in questo modo..." disse Sojin. 
In quel momento però, alcune guardie si avvicinarono ai due capi di Stato, con le alabarde sguainate.
Sojin colpì uno di loro con un violento calcio, ma fu abbastanza rapida da sottrarre l'arma stessa e usarla per uccidere subito gli altri nemici. "Dobbiamo uscire da qui" esclamò sicura.
Il duo aveva un obiettivo: dirigersi alla sala comandi del Palazzo, per disabilitare i missili e permettere all'esercito di entrare in città.
Controllarono molte stanze dell'enorme reggia, ma da nessuna di esse venivano gestiti quei missili.
"Non intendo tirarmi indietro. Prenderò il controllo di quei missili e farò entrare il mio esercito. È ora di prendere questo posto" disse Misos con un tono di voce diverso dal solito; più agguerrito, arrabbiato, cattivo.
Notando una stanza protetta da alcune guardie, il sovrano si avvicinò e, senza lasciar loro un minimo di tempo, uccise i nemici con una combinazione di stocco e pistola. 
L'interno della stanza non era quello sperato, ma conteneva molti fogli di carta e documenti scritti.
Tutti riguardo al misterioso Laboratorio Andvari.
In preda all'ira, il Re rovesciò e distrusse tutti gli scaffali della stanza. 
Un titolo colpì lo sguardo di Sojin: Progetto per l'Evoluzione delle Emozioni.
Senza farsi notare, raccolse e salvò quel pezzo dalla furia del distruttore.
Usciti dalla porta, però, ad attenderli trovarono Apollo, alla fine del corridoio.
"Bravo Misos... distruggi tutto quello che resta di quell'orribile posto... proprio come sto facendo io..." disse a stento.
"Quelle ricerche, quegli esperimenti... erano crudeli e ignobili!" gridò il Re.
"Esatto Misos, questo lo so bene. Per questo devo distruggere tutto quello che resta di quei giorni... come Erenst." rispose Apollo ferito.
"I cittadini della mia città vogliono vendetta... vorrebbero vendetta, se solo sapessero. E io... io sarò la loro rivalsa!" esclamò in risposta.
"Vuoi sfruttarli per ottenere la TUA vendetta, su Andvari e su Europa... è normale, in fondo... tu riesci a pervadere i cuori dei tuoi cittadini con l'Emozione Oscura più potente di tutte..." commentò il governatore.
"Taci... taci! Devi pagare per i crimini commessi col tuo nome. Apollo... terzo, dico bene? Tuo padre era Apollo secondo... ma non hai importanza. Pagherai tu per quel verme!" esclamò Misos furioso.
"Il sistema di controllo dei missili... non è qui. Vieni al Laboratorio Andvari. La chiave per fermarli sono i miei occhi... e la mia voce. 
Non ti conviene uccidermi adesso. Torna in quel luogo... da solo..." lo sfidò.
In quel momento, il C-COMM di  Misos suonò.
"Qui Ashera. Chiamo per accertamenti sulla sua situazione, Signore. L'esercito attende ordini." disse lei freddamente.
"Rimanete in attesa. Tutto regolare. Preparatevi a recuperare la governatrice Sojin." ordinò il comandante, facendo cenno alla guerriera di dirigersi fuori dalla città. Improvvisamente, Apollo rimase stupito. 
"Ashera...?" disse lui. 
"Cambio di programma, vecchio amico. Dirigiti al Laboratorio Andvari... con quella ragazza, Ashera. 
Scommetto... che farà bene anche a lei... rivedere casa sua..."

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Capitolo 11
*** Back ***


Capitolo 11: Back

Laboratorio Andvari, 12.30 pm, Andvari.
Misos e Ashera aprirono il cancello della struttura ormai in rovina. Superato un breve sentiero di vegetazione morta e non curata, entrarono veramente dentro ciò che Apollo definiva la loro casa.
Subito, il duo fu posto davanti a un ascensore. All'improvviso, si udì un suono proveniente dall'altoparlante sul muro.
"Immagino mi sentiate. Sono Apollo, e vi parlo direttamente dal'Ala Sud del terzo piano. 
La chiave per sbloccare quest'ultimo, però, è al secondo. Lo stesso piano in cui venivano contenute le cavie. Procedete". E così fecero.

Laboratorio Andvari, secondo piano, Andvari.
La zona si presentava come un lungo corridoio, i cui muri erano i resti delle celle, delle zone di contenimento per le già citate cavie.
Misos iniziò a fare qualche passo avanti, e lo stesso fece Ashera. Subito, Apollo intervenne con le parole.
"Cominciamo dalle basi. Anni fa, Europa e Andvari iniziarono un progetto per lo sviluppo umano. Appurato che alla base dell'essere vi sono le Emozioni, decisero di lavorare su quelle. E allora, da entrambi i paesi vennero spedite persone da cui estrarre le Emozioni.
Da un solo uomo ne possono nascere dieci, era lo slogan del progetto.
Le cavie venivano sottoposte a esperimenti dolorosi e traumatici, per studiare al meglio le reazioni emotive..." cominciò a spiegare
mentre i due, camminando, si guardavano intorno.
I loro sguardi lasciavano trasparire del dolore, ma non ne fecero parola.
"Vi erano due rami del già menzionato progetto. Il ramo di Andvari voleva creare umani basilari, creature da usare in guerra. Il ramo Europeo voleva creare esseri superiori, che potessero regnare sugli altri. Vi erano poi persone particolari, assegnati per essere utilizzati per entrambi gli scopi. Persone con Emozioni fortissime. Alla vostra destra..."
I loro occhi caddero su una camera di forma circolare, dotata di vetri rotti e muri in ferro. Una targa sulla porta. "Misos".
In quel momento, il Re fu colto da un violento mal di testa, segno che i ricordi sepolti o tentati di seppellire decisero di tornare.
"In quella stanza circolare veniva tenuto Misos Agapnes, l'ultimo rimasto dell'illustre famiglia Agapnes, che viveva ad Europa.
Il giovane aveva otto anni e una particolarità; possedeva un grandissimo odio per l'umanità. 
La stessa che, durante la guerra contro Eurasia, distrusse il maniero nel quale vivevano i nobili. La sua famiglia, i suoi servitori, le sue badanti, gli amici di famiglia... tutti uccisi di fronte agli occhi innocenti del bambino, che venne prelevato e successivamente, notata la quantità inimmaginabile di Emozioni Oscure, prelevato e portato al Laboratorio Andvari."
Il nobile cadde a terra, e Ashera si avvicinò per aiutarlo.
"Odio... odio... morte a tutti..." sussurrava il dolorante. "Lo stesso odio che... ero convinto di aver soppresso..." 
Apollo si schiarì la voce, poi riprese a parlare.
"Sarai stato anche un pazzo che odiava l'umanità, ma eri un tipo simpatico. Ti ricordi, come ci incontrammo?" chiese provocatorio il governatore. "Io come figlio del governatore, Apollo secondo, potevo visitare il laboratorio ogni tanto. Rimasi colpito da te, e, un momento in cui ti permisero di prendere aria e uscire, ci parlammo. Trascurasti quei cattivi sentimenti e... diventammo amici. 
Ero l'unico bambino a non aver paura di te..." 
Misos si appoggiò alle pareti della camera, e notò alla sua sinistra una finestra rotta.
"Apollo... quella finestra... quella che usavamo per uscire, vero? Giocavamo fuori tra le piante... alle volte assistevamo pure agli esperimenti sugli altri soggetti... altre volte noi..." iniziò a parlare il sovrano.
"Prendete la strada a sinistra e spostate ciò che rimane della porta" ordinò l'uomo che parlava dall'altoparlante.
Fecero ciò e trovarono una seconda camera circolare, più simile però a una piccola capsula. La targa riportava "Ashera".
Entrambi i presenti furono colpiti dalla solita emicrania. 
"Ogni tanto, Misos, perdevamo il nostro tempo a fissare la capsula di quella ragazzina. La stessa ragazzina che ora è lì con te. Lei era una bambina prodigio, piena di Emozioni Radianti che però non mostrava mai. 
Difficile farlo, strappata dalla sua famiglia di Andvari e rinchiusa lì. Te lo ricordi, Ashera?"
La ragazza gridò di dolore e andò a schiantarsi contro il vetro, infrangendolo. 
Lì, in preda al panico, continuò con le sue grida e suoi lamenti. 
"Ashera!" esclamò il Re.
"Quella ragazza aveva completamente perso i ricordi di qui. Le stanno tornando tutti in una volta..." parlò Apollo. 
"Stavamo lì anche ore a fissarla, a farci domande... volevamo addirittura sposarla!" finì ridendo.
"Vinsi io la gara per sposare Ashera..." commentò Misos, aiutando anche la suddetta ad alzasi.
"Come no, lumaca, ti ho superato alla fine del percorso!" pretese.
"Ma smettila, ero più veloce di te!" replicò il sovrano.
La conversazione fu interrotta dall'apertura improvvisa di una porta, la cui targa recitava "Ala di Estrazione".
Entrarono, e si trovarono davanti inquietanti macchinari, sufficienti a far riaffiorare ulteriori ricordi. 
"Qui è dove estraevano le emozioni" iniziò Apollo. "Guarda quante macchine per farlo. Ora non conosco bene la procedura, ma so che i risultati sembravano buoni, anche se non funzionarono mai in modo giusto..."
"Che intendi dire? Quando finirono le ricerche?" domandò agitato Misos.
Il vecchio amico sospirò, e iniziò a spiegare.
"Un giorno, durante un'estrazione, i macchinari entrarono in sovraccarico e vennero gravemente danneggiati nel processo. 
In quello stesso momento... nacquero i Demoni!" 
Misos e Ashera si stupirono, e il primo abbassò lo sguardo con rabbia e tristezza.
"Etichettarono l'umano responsabile come 'Il Maledetto', e da quel momento in poi tutte le cavie divennero pericolose. Potevano evocare Demoni, ma essi seguivano solo quel ragazzo..." continuò.
"Apollo... i Demoni obbediscono a me! Vuoi dire che io stesso sono il Maledetto? Che è stata colpa mia...? Che è stata colpa di Andvari se ora posseggo questo potere?" esclamò furioso il nobile.
Apollo assunse un tono più triste e preoccupato.
"Io... non lo sapevo... scusa Misos... non volevo... non..." balbettava. 
"Cos'altro sai, Apollo?" gridò.
"Poco altro, i dati integrali li ha Richard, a Europa. Però posso dirti quel poco che so e darti... delle motivazioni" propose.
Misos accettò. Nei suoi occhi si avvertiva sempre più ira.
"Le cavie ritenute pericolose vennero isolate in un campo... Erenst. Quella città è nata come un campo di ricerca per isolare e osservare i soggetti capaci di evocare Demoni..." cominciò a spiegare.
Misos colpì un tavolo con un pugno, preso dalla collera.
"Se ti stai chiedendo perché vogliamo distruggerla... Richard ha ideali diversi dal precedente Presidente di Europa. Teme gli oltreuomini, gli esseri superiori. Vuole distruggere Erenst prima che l'Essere Perfetto insorga..."
"L'Essere Perfetto?" chiese Ashera.
"Uno dei pochi risultati del ramo Europeo... tutto quello che so è che il Perfetto è stato lasciato a Erenst qualche anno fa. Visto che può crescere e invecchiare, e non so con che età sia iniziato il suo ciclo vitale... potrebbe essere chiunque di voi. Quello che io e Richard sappiamo è che è tra le vostre fila!" rispose.
"Tu invece, perché vuoi distruggerci?" ritornò Misos in argomento.
"Beh... a me non importa di nulla. Io voglio solo liberarmi del senso di colpa che mi affligge, dell'essere il figlio di colui che, con lo stesso nome, mandò avanti questo orrore. Erenst è ciò che mi porta alla mente questo... e te, Misos. Ti hanno usato, fatto soffire, reso maledetto. È per vendicarti che volevo distruggere la città. Abbiamo passato troppi momenti piacevoli insieme... eri il mio unico amico. E loro ti hanno portato via! E la colpa è tutta di Erenst, perché è alla creazione di quella che volevano arrivare" 
Apollo alzò il tono di voce. 
"Per creare quella disgustosa città ti hanno fatto soffire, Misos. Non posso dimenticarlo!"
"Pensavi che portandomi qui..." disse Misos. "mi avresti convinto a volere vendetta su Erenst, proprio come te? Bel piano, ma c'è un piccolo problema; io sono uno di loro. Se loro sono mostri, stai sicuro che lo sono anche io. Io SONO Erenst! 
Portandomi qui mi hai ricordato solo una cosa, amico... l'umanità fa schifo.
L'unico modo per risolvere tutto questo è realizzare ciò che ad Europa temono. 
È tempo per noi umani superiori, noi umani demoniaci, di insorgere!"
Il suo tono di voce si faceva sempre più cattivo e folle, a causa del ritorno improvviso di quei sentimenti dimenticati.
"Misos io... aspetta..." implorò Apollo.
"Taci! Ti credevo un mio amico, invece non hai esitato a provare a pugnalarmi lo stomaco per redimerti. Non ti importa niente di me! Vuoi soltanto espiare i peccati del tuo nome! Liberarti di quegli spettri!" lo accusò il Re.
"Ashera, lo vedi?" spiegò Misos. "Lo vedi tutto questo? Per colpa di tutto questo tu hai perso tutto del tuo passato.
L'umanità è orribile, vero?" La ragazza esitò a rispondere, per poi cadere in lacrime.
"Io... amavo questa umanità. La gente mi voleva bene, mi faceva sorridere... cosa ne è rimasto?" si domandava sconsolata.
"Solo guerra, morte, distruzione. Questo è rimasto nello spirito corrotto dell'uomo. Noi due, Ashera, siamo i mostri da cui tutto è cominciato. Andiamo, e distruggiamo... Europa!" le gridò.
Lei annuì spaventata.
"Apollo! Sblocca subito il terzo piano!" ordinò Misos. All'inizio riluttante, decise poi di fare come gli venne detto.

Laboratorio Andvari, terzo piano, Andvari.
All'interno della stanza vi era Apollo, seduto ai comandi di un obsoleto terminare. Misos non esitò: entrò e, non appena il governatore di Andvari si alzò dalla sedia, sparò ripetutamente alle sue gambe, ricaricando l'arma mentre si avvicinava.
"Vedi questo stocco...?" chiese il Re.
"Oh, mi ricordo. Hai fatto potenziare quell'arma che ti portai da bambino... quella che rubai dall'armeria di mio padre..." rimembrò il ferito. "Avevi talento con la spada, Misos. Mi ricordo quando uscivamo e colpivamo gli alberi... alle volte anche i lupi. Eri un portento..."
"Già, Apollo. E sono migliorato!" esclamò trafiggendogli un braccio con l'arma.
"Non garantisco che... poco fa al duello... non ti avrei ucciso. 
Forse hai ragione, mi importa più di me stesso e della mia stabilità emotiva..." 
sussurrò, per poi gridare di dolore dopo aver ricevuto un secondo colpo.
"Grazie, Apollo. Anche se ti sei evoluto in peggio, mi hai dato un grande amico, vent'anni fa" disse il nobile.
"Eheheh... lo stesso posso dire di te..." rispose il governatore. "E scusa... se mi sono preoccupato così tanto per te... volendoti vendicare. Sempre se ti fidi dei miei sentimenti... o li reputi solo una scusa per ottenere compassione prima del colpo di grazia. 
Misos, la vendetta porta altra vendetta, adesso me ne sono reso conto. 
Puoi spezzare questo cerchio di morte... o puoi alimentarlo un altro po'..."
Detto ciò, Misos si chinò verso di lui. Appoggiò la sua pistola sulla sua fronte e sparò, chiudendo gli occhi.
"Per te sono andato oltre il mio odio una volta... a quanto pare l'ho fatto di nuovo. Non sono felice di questa scelta che ho appena fatto... ma era necessaria. Eri un ostacolo al mio obiettivo. Io distruggerò Europa, e chiunque tenterà di ostacolarmi!".

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