I love you better now di TheComet13 (/viewuser.php?uid=173698)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** November Rain ***
Capitolo 2: *** Kiss Me ***
Capitolo 3: *** Poison and Wine ***
Capitolo 4: *** Foolish Games ***
Capitolo 5: *** Landslide ***
Capitolo 6: *** I and Love and You ***
Capitolo 7: *** Speak Now ***
Capitolo 8: *** Through Glass ***
Capitolo 9: *** Faithfully ***
Capitolo 1 *** November Rain ***
1. November Rain
1.
November
Rain
Nothing
lasts forever and we both know hearts can change
And
it's hard to hold a candle in the cold November rain
La prima volta che le cose
iniziano a cambiare avete quindici anni e sta piovendo.
Siete amiche da sempre; siete
migliori amiche da talmente tanto che non riuscite a ricordarvi
l’esatto momento in cui vi siete incontrate. Vivete in una piccola
città e avete frequentato lo stesso asilo e, a un certo punto, avete
semplicemente iniziato a giocare insieme tutto il tempo, e da quel
momento non vi siete più separate.
È una domenica pomeriggio di
inizio novembre e non ha smesso di piovere per tutto il weekend. Non è
certo la prima volta che vi incontrate al parco giochi a metà strada
tra le vostre due abitazioni, ma dentro di te sai che c’è qualcosa di
diverso questa volta, te lo senti, forse per il tono del messaggio che
Paige ti ha mandato.
“Ho bisogno di parlarti. Al parco,
sul castello, lontane da orecchie indiscrete. Dieci minuti.”
Ti sei buttata addosso i primi
vestiti che hai trovato e sei corsa fuori di casa, diretta
all’appuntamento. E ora siete lì, sedute sotto il tetto del castello
per ripararvi dalla pioggia; Paige con lo sguardo verso l’alto che
sembra fissare quel punto del legno dove avete inciso le vostre
iniziali qualche anno prima, mentre tu non riesci a smettere di
giocherellare con il bordo della tua giacca, in attesa di sapere il
motivo di quella convocazione improvvisa.
Non ci sono mai stati momenti di
silenzio tra di voi, non quel genere di silenzio, per lo meno, ed è
strano. È strano che Paige si sia ricordata come fare a rimanere zitta
per più di cinque minuti di seguito visto che, narra la leggenda, non
ha mai chiuso la bocca da quando ha imparato a parlare, ed è strano che
tu non le abbia ancora rivolto la domanda che sta girando nella tua
mente da quando hai ricevuto quel messaggio dieci minuti prima. Ma è
proprio quel silenzio di Paige che ti impedisce di chiederle perché ti
ha voluto lì. Sai che c’è qualcosa di diverso dal solito, sai che è
successo qualcosa di importante, ma non osi chiedere.
“Ho fatto sesso con Mike,”
dichiara finalmente Paige, e tu non riesci a spiegarti quel dolore che
provi al petto, come se una lama ti avesse trapassato la pelle e ti si
fosse conficcata proprio nel cuore.
“Oh,” è tutto ciò che riesci a
commentare. Con la coda nell’occhio guardi la tua migliore amica,
credendo di trovarla diversa dopo questa rivelazione, più adulta. Ma è
sempre la solita Paige che conosci da sempre, come se nulla fosse
cambiato quando, invece, è cambiato tutto e non sapresti neanche
iniziare a spiegare perché senti che sia così. “Com’è stato?”
“Così,” sospira Paige. “Mi ha
fatto un po’ male e non è durato molto.”
“Sei felice?”
Paige si limita ad alzare le
spalle, come se non sapesse veramente rispondere a quella domanda.
“Lo ami?”
“Cosa? No!” scoppia a ridere Paige.
Nella tua ingenuità, hai sempre
creduto che la prima volta dovrebbe essere con qualcuno che si ama, ma
evidentemente Paige non è del tuo stesso avviso. “Non sarebbe meglio
farlo con la persona che si ama?” chiedi.
“Sì beh…è una cosa che non
succederà mai. Non a me, per lo meno.” Nella sua voce c’è così tanta
tristezza, che vorresti metterti a piangere. Non riesci a capire perché
Paige considera la possibilità di fare l’amore con una persona che ama
così tanto irrealizzabile, ma è un pensiero che ti rattrista tantissimo
e, al tempo stesso, ti fa tirare un sospiro di sollievo: immaginarti un
ragazzo così fortunato da avere l’amore di Paige ti provoca una
fortissima fitta di gelosia che non vuoi analizzare, ma che sai
benissimo non può essere normale.
Senti il dito di Paige
punzecchiarti il fianco e ti scuoti via certi pensieri di dosso,
chiudendoli a chiave in un cassetto della tua mente. “Tay? Che è quella
faccia? Guarda che non è cambiato nulla, sono sempre io.”
Ti giri verso di lei e ti sforzi
di sorridere il più naturalmente possibile, evitando di dire ad alta
voce che, in realtà, quella a essere cambiata quel pomeriggio forse sei
tu.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Kiss Me ***
2. Kiss Me
2.
Kiss
Me
Kiss
me like you wanna be loved
This
feels like falling in love
Sono passate poche settimane e
c’è una festa a casa di uno dei ragazzi della squadra di football.
Normalmente tu non saresti neanche stata invitata, ma Paige è popolare
ora e, in qualche modo, è riuscita a rimediarti un invito.
Non lo ammetteresti mai ad alta voce, ma non sei per niente
impressionata da queste famose feste alle quali non eri mai riuscita a
partecipare prima: la musica è orrenda, la birra ti fa schifo e i
ragazzi sembrano meno attraenti quando sono ubriachi. Fingi comunque di
divertirti perché, in fondo, è quello che bisogna fare alle feste, no?
Divertirsi.
Paige, invece, sembra perfettamente a suo agio, e tu ti ritrovi a
chiederti come sia possibile che la tua migliore amica riesca a
trasformarsi in una persona completamente diversa quando è a contatto
con il resto del mondo, rispetto a quando è sola con te.
“Giochiamo al gioco della bottiglia!” annuncia qualcuno, e tu senti la
mano di Paige afferrare la tua e trascinarti verso un angolo della
stanza, dove ti ritrova seduta sul pavimento con una bottiglia vuota di
Bud Light davanti a te.
“Non sono sicura di voler giocare,” sussurri a Paige. “Lo sai che non
ho mai baciato nessuno prima.”
Paige ridacchia, sporgendosi verso di te per rispondere. “Appunto, è
un’ottima occasione per farlo!”
Non ne sei convinta, ma che altro puoi fare? Non vuoi apparire come la
sfigata che non ha mai baciato nessuno e che crede che il primo bacio
debba avere un minimo di significato in più che un semplice scambio di
saliva durante un gioco. Questo non ti impedisce però di pregare, ogni
volta che qualcuno gira la bottiglia, che non finisca a puntare su di
te.
Forse sei tu quella strana, ma non riesci proprio a capire dove sia il
divertimento di quel gioco: qual è il punto di farsi infilare la lingua
in bocca da persone a caso che la maggior parte delle volte neanche
piacciono? È per poter andare a dire in giro di aver baciato Tizio o
Caio? No, non ci trovi assolutamente niente di divertente o di
gratificante, nonostante tutti sembrino divertirsi così tanto.
Eppure, quando un ragazzo dall’altra parte del cerchio si alza per
venire a baciare Paige e affonda una mano nella chioma castana della
tua migliora amica, mentre l’altra mano la tiene salda sulla sua
schiena, in quel momento riesci finalmente a capire il fascino del
gioco della bottiglia. Riesci a capire come quel ragazzo possa sentirsi
sulle nuvole per aver baciato quella che, senza dubbio, è la ragazza
più bella della scuola, anche se solo per gioco.
Ed è sulla scia di quei pensieri che, quando tocca a te, giri la
bottiglia e speri che si fermi proprio su Paige. Razionalmente, ti
giustifichi dicendoti che preferisci condividere il tuo primo bacio con
la tua migliore amica, piuttosto che con uno sconosciuto dal quale non
sei neanche attratta. Fissi la bottiglia girare e girare e intanto
ripeti nella mente come una preghiera “fermati su Paige, fermati su
Paige”.
Quando il collo della bottiglia si ferma a indicare un primino con la
giacca della squadra di football sospiri. Ti viene in mente una
conversazione avuta con tua mamma un paio di anni prima, su come il
primo bacio dovrebbe essere in qualche modo speciale. Le labbra del
primino sono secche e screpolate, e muove la lingua nella tua bocca
come se fosse un frullatore e non c’è assolutamente nulla di speciale o
anche solo di lontanamente piacevole in quel momento.
Quando vi staccate, Paige si alza in piedi e ti afferra per un braccio.
“Questo gioco è così squallido,” afferma. “Noi ce ne andiamo.”
Ti trascina fuori e chiama suo fratello per farvi venire a prendere,
quasi lo supplica di fare il prima possibile. Rimanete ad aspettarlo in
silenzio e ti chiedi cosa mai sia scattato nella mente della tua amica,
e perché non ha realizzato quanto è squallido il gioco della bottiglia
cinque minuti prima, in tempo per salvarti dalla lingua frullatore del
primino.
“Non avevi detto che questo gioco era un’ottima occasione per dare il
mio primo bacio? Perché improvvisamente ti sei resa conto di quanto sia
squallido?” le chiedi timidamente, ma non ottieni risposta. Rimane in
silenzio, in piedi davanti a te, dandoti le spalle e non reagendo alla
tua domanda.
“Non che non sia d’accordo con te, è veramente squallido. Spero davvero
che non tutti bacino così come quel ragazzo, perché altrimenti potrei
decidere di farmi suora,” continui a parlare, ti lasci scappare anche
una risatina, ma lei continua a ignorarti. Non riesci a capire cosa
possa aver provocato quel malumore nella tua amica.
“Paige?” la chiami, posando una mano sulla sua spalla, ed è in quel
momento che lei finalmente reagisce, girandosi di scatto e spingendoti
verso il muro. C’è qualcosa nei suoi occhi che non hai mai visto prima,
in tanti anni di amicizia. Siete vicine, così vicine che riesci a
sentire il suo respiro che odora di birra sulla tua bocca e tutto ciò a
cui riesci a pensare è che le sue labbra non sembrano secche e
screpolate e non sai perché hai questo genere di pensieri sulla tua
migliore amica, ma sei sicura che non sia normale. E non è normale che
Paige abbia avuto quella reazione, non è normale che ti abbia spinta
contro il muro e che ti stia guardando in quel modo.
“Paige?” chiedi ancora, con un filo di voce. Cosa diavolo è successo
dentro di te che ti ha portato via il fiato completamente?
“Non sarebbe dovuto essere così,” sussurra, quasi ringhia. “Non doveva
essere lui.”
“Che cosa…”
Non fai a tempo a finire la frase, il suono di un clacson ti
interrompe. Paige si stacca da te e corre verso la macchina di suo
fratello, quasi lanciandosi sul sedile anteriore.
Il tragitto verso casa è silenzioso come non lo è mai stato, e Paige
non ti chiede di rimanere a dormire da lei.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Poison and Wine ***
3. Poison and Wine
3.
Poison
and Wine
Your
mouth is poison, your mouth is wine
You
think your dreams are the same as mine
I
don't love you but I always will
I
wish you'd hold me when I turn my back
The
less I give, the more I get back
Your
hands can heal, your hands can bruise
I
don't have a choice, but I still choose you
Tutto ti aspetti quella sera
rientrando a casa, ma non di trovare Paige ad aspettarti seduta, quasi
sdraiata, sui gradini del tuo portico.
È il terzo anno di liceo, e tu e
Paige siete lontane come mai prima. Non sai il motivo, ma tutto è cambiato da quella sera del gioco della bottiglia, come se qualcosa tra
di voi si fosse irrimediabilmente spezzato. Tecnicamente, siete ancora
amiche e vi vedete ancora ogni tanto, ma è come se ci fosse un muro
invisibile tra di voi e non sai come fare a buttarlo giù, nonostante lo
desideri con tutte le tue forze.
Questo non vuol dire che tu, senza
di lei, rimani a casa a piangerti addosso. Hai un nuovo giro di amici
e, da un paio di mesi, stai anche uscendo con un ragazzo. Samuel è nella tua classe di chimica e forse non sarà mister popolarità, ma è
carino e ti fa stare bene, ti porta i fiori e tiene la porta aperta per
farti passare, e tu stai veramente innamorandoti di lui.
Insomma, sono almeno tre mesi che
non vedi Paige al di fuori della scuola, eppure eccola lì, visibilmente
ubriaca, a rovinare i tuoi piani per quella serata (i tuoi genitori
sono partiti e tu avevi pensato che, forse, quella poteva essere
l'occasione giusta per compiere il passo successivo nella tua relazione
con Samuel).
"Non posso tornare a casa così,"
ti implora, così saluti e mandi via Samuel a malincuore (ma neanche
troppo, perché non importa quanta distanza si sia creata tra di voi,
Paige sarà sempre in cima alla lista delle tue priorità e mentiresti se
dicessi che non ti fa piacere che sia venuta proprio da te nel momento
del bisogno, invece che da una delle sue nuove amiche), e aiuti, quasi
trascini, Paige in casa.
Nonostante non vi frequentiate più come una volta, non hai potuto fare a meno di notare che, ultimamente,
sono più le volte in cui Paige è ubriaca di quelle in cui è sobria, e
la cosa ti preoccupa non poco. E soprattutto, hai la ferma convinzione
che l'abuso di alcool da parte di Paige e il vostro esservi allontanate
siano in qualche modo due cose collegate e che abbiano entrambe a che
vedere con quello che è successo la sera del gioco della bottiglia, ma
non riesci a capire in che modo.
"Che stai facendo, Paige?" le
chiedi mentre l'adagi sul tuo letto. "Perché ti riduci così?"
Lei si tira su sui gomiti e ti
guarda, poi sbuffa. "Cosa sto facendo io? Che cazzo stai facendo tu,
Tay?"
"Io non..."
"Cosa cazzo stai facendo con quel
tizio? Non è assolutamente alla tua altezza, Taylor, te ne rendi conto?
Ci vai a letto?"
Non riesci a credere che ti stia
parlando di Samuel. Non sa niente di lui, non sa niente di voi, perché
ultimamente è troppo impegnata per dedicarti il tempo necessario per
parlare del tuo nuovo ragazzo. E ora, così dal nulla, si presenta alla
tua porta, ubriaca, rovinando la tua possibile prima volta,
sparando sentenze su Samuel.
"Non credo siano affari tuoi," le
rispondi, gelida.
"Lo sono, invece. Sono la tua
migliore amica, è mio dovere..."
La interrompi con una risata
amara. "Ah, ora ti ricordi di essere la mia migliore amica? Dimmi,
Paige, eri la mia migliore amica negli ultimi mesi, quando eri troppo
impegnata a ubriacarti con le tue nuove amiche per uscire con me?"
Paige cerca di dire qualcosa, ma
non la lasci parlare. Sono mesi che ti tieni tutto dentro, mesi che
vorresti chiederle spiegazioni, che vorresti dirle che ti manca e che
non è giusto che si sia allontanata così, mesi che ti chiedi perché le
cose tra di voi non possono essere facili come lo erano quando eravate
bambine, e ora è arrivato il momento di parlare, di esternare quello
che provi.
"Che ci è successo, Paige?" le
chiedi, e il tuo tono ora è meno arrabbiato, meno offeso, solo triste.
"Cos'è cambiato?"
"Lo sai cos'è cambiato."
Scuoti la testa. "No, non lo
so. So solo che ormai sparisci per mesi e, ogni volta che torni, rovini
qualcosa. Il mio primo bacio, la mia prima volta..."
Paige solleva la testa a quelle parole e ti guarda fisso negli occhi.
"La tua prima volta...vuoi dire stanotte? Tu volevi...non ci hai ancora
fatto sesso?"
Alzi gli occhi al cielo. "Perché
ti interessa così tanto? Perché non vuoi che abbia un ragazzo e sia
felice?"
"Lo sai perché," urla e sì, lo sai
il perché...in una parte molto remota della tua mente lo sai, ma non vuoi
ammetterlo, neanche a te stessa. Non vuoi ammettere di sapere perché
Paige è così contraria all'idea che tu abbia un ragazzo e faccia sesso,
così come non vuoi ammettere di sapere perché quando è stata lei a fare
sesso la prima volta, tu hai passato tutta la notte a piangere come se
avessi perso qualcosa che non avresti mai potuto riavere indietro.
"Non lo so," menti e abbassi lo
sguardo, perché gli occhi di Paige sembrano perforarti, sembrano
poterti leggere nel pensiero e vedere tutto quello che tu vuoi
nascondere non solo a lei, ma soprattutto a te stessa.
"Bugiarda," sussurra, e una parte
di te vorrebbe urlarle "dillo tu, allora!", ma non lo fai, perché dirlo
ad alta voce cambierebbe tutto e tu non sei ancora pronta. Non sei
pronta a vedere lo sguardo di disgusto che i tuoi genitori avevano
dipinto sul volto quando hanno visto Callie e Arizona in Grey's Anatomy
rivolto verso di te. Non sei pronta a vivere quello che ha passato
Keith Hammond quando tutta la scuola ha scoperto che stava insieme a
David Crane.
E preghi, preghi che anche Paige,
nonostante tutto, non sia ancora pronta, o che abbia troppa paura di
formulare quelle parole ad alta voce, perché una volta che vengono
dette, non si possono rimangiare. Una volta che vengono dette, non si
può più tornare indietro.
"Fottuta bugiarda," ripete Paige,
poi si alza dal letto e scappa fuori dalla tua stanza e dalla tua casa,
sbattendosi la porta alle spalle.
Vorresti correrle dietro, e invece
tiri un sospiro di sollievo e ti butti sul letto, chiudendo gli occhi
nel vano tentativo di addormentarti e di dimenticarti di quello che è
appena successo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Foolish Games ***
3. Poison and Wine
4.
Foolish Games
Well, excuse me, guess I've mistaken you for somebody else
Somebody who gave a damn, somebody more like myself
These foolish games are tearing me apart
And your thoughtless words are breaking my heart
You're breaking my heart
"Camera mia, stasera alle nove. Usa la chiave nascosta per entrare in casa."
Un anno fa, un messaggio del
genere non ti avrebbe fatto battere ciglio. Ora... beh, ora è tutta
un'altra storia.
Sono passate due settimane da
quella sera in camera tua e Paige ti ha a malapena rivolto la parola,
quindi il suo messaggio arriva completamente inaspettato e, a dirla
tutta, ti lascia con più di un interrogativo.
Questo, ovviamente, non ti ferma
comunque dal presentarti all'appuntamento. La chiave di scorta è sempre
nascosta nello stesso posto, apri la porta e sali le scale. La casa è
illuminata e silenziosa, e solo quando sei a metà delle scale inizi a
sentire la musica proveniente dalla camera da letto di Paige.
Gli Smiths. Non sapevi che a Paige piacessero gli Smiths. A Samuel piacciono gli Smiths.
Forse quello sarebbe dovuto essere
un indizio. Forse avresti dovuto capirlo prima ancora di aprire la
porta.
La prima cosa che cattura la tua
attenzione è una All Star blu che giace sul pavimento. Sarebbe potuta
essere di chiunque, se non fosse stato per un piccolo dettaglio, un
dettaglio dal quale non riesci a staccare gli occhi: una minuscola
stellina disegnata a penna sulla suola. Una minuscola stellina che tu
hai disegnato a penna sulla suola. La suola dell'All Star blu di
Samuel,che in quel momento si trova sul pavimento di camera di Paige.
La scarpa del tuo ragazzo è sul pavimento della camera da letto della
tua migliore amica. Dalle casse dello stereo della tua migliore amica
esce la musica degli Smiths. La band preferita del tuo ragazzo e che la
tua migliore amica probabilmente neanche sa che è esistita.
Non devi alzare lo sguardo verso
il letto per sapere cosa sta succedendo, ti basta unire i puntini. Ma
lo fai comunque, perché sei sempre stata un filino masochista e devi
vederlo con i tuoi occhi. Devi vedere Samuel completamente nudo,
sdraiato su quel letto dove tu stessa hai dormito un numero infinito di
volte, gli occhi chiusi e la bocca aperta, le mani che stringono i
fianchi di Paige, che è a cavalcioni su di lui, anche lei nuda, che si
muove sopra di lui. Devi vederlo, altrimenti non riusciresti a
crederci. Non puoi credere che la tua migliore amica ti abbia fatto una
cosa del genere. Non puoi credere che Paige si stia scopando il tuo
ragazzo davanti ai tuoi occhi.
Sapeva che stavi arrivando. Ti ha invitata lei. Era tutto calcolato,
l'ha fatto apposta. Voleva che tu la vedessi con il cazzo del tuo
ragazzo dentro di lei.
Quando si accorge della tua
presenza, Samuel si affretta a scrollarsi Paige di dosso e a coprirsi,
corre verso di te, ti prende per mano, si scusa, ma tu non lo senti. La
sua voce è solo un fastidioso ronzio di sottofondo. I tuo occhi sono
fissi su Paige, ancora completamente nuda sul letto. Non ha neanche
fatto lo sforzo di coprirsi con il lenzuolo. Rimane sdraiata come se
fosse una modella in posa e ti guarda, ti guarda negli occhi e il suo
sguardo è indecifrabile. È lo sguardo di qualcuno a cui si è appena
spezzato il cuore, il che è assurdo perché è proprio il contrario, è
lei che ha spezzato il cuore a te.
Ti senti soffocare. Non vuoi
piangere davanti a lei, perché non se lo merita. Vorresti balzare sul
letto e stringerle le mani intorno alla gola fino a rubarle il suo
ultimo respiro. Vorresti urlare. E invece non fai nulla, rimani lì, in
mezzo alla stanza, in silenzio, con Samuel che ti gira ancora intorno
cercando di attirare la tua attenzione, ma per te è come se fosse
scomparso. Ci siete solo tu e Paige e gli anni di amicizia (e di
qualcosa di più, ma non l'avete mai ammesso, quindi perché ammetterlo
proprio ora?) che sono svaniti in un unico istante, in un unico gesto.
"Hai rovinato tutto."
Non aspetti una risposta. Ti giri
ed esci dalla stanza, prima lentamente, per poi metterti a correre giù
per le scale, fuori dalla porta d'ingresso e il più lontano possibile
da quella casa, da Samuel, da Paige e da tutto quello che ciò che è
appena successo rappresenta e comporta.
Non cerchi neanche di reprimere il
fatto che sei più ferita dal tradimento di Paige che da quello di
Samuel. Qualunque cosa significhi, ormai non ha più importanza.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Landslide ***
3. Poison and Wine
5.
Landslide
Well, I’ve been afraid of changing cause I’ve built my life around you
But time makes you bolder, children gets older and I’m getting older too
So take this love, take it down
And if you see my reflection in the snow covered hills
Well, the landslide will bring me down
Dopo il diploma ti lasci
alle spalle tutto: quella città così piccola che ti soffoca, genitori
iper-protettivi, ex fidanzati traditori e migliori amiche che sono
qualcosa in più che amiche, ma che ti hanno spezzato il cuore. Ami il
college perché, al contrario della tua città natale, lì niente ti
ricorda Paige. Un nuovo inizio, una nuova vita, un qualcosa di
completamente incontaminato dal ricordo di Paige.
Il primo anno vola e, in
estate, ti trovi a dover tornare a casa per la prima volta da quando
l’hai lasciata. Aver passato il Ringraziamento e Natale dai tuoi nonni
era stata una benedizione, perché non ti sentivi ancora pronta a
tornare e affrontare i fantasmi del passato. Non saresti pronta nemmeno
adesso, ma non puoi evitarlo questa volta.
Trascorri i primi giorni
chiusa in casa, decisa a non sottoporti a incontri fortuiti che non
sapresti assolutamente come gestire, ma è il quattro luglio e tua mamma
è decisa a trascinarti fuori di casa, costi quel che costi. E, devi
ammetterlo, non ti va l’idea di perderti i fuochi d’artificio solo
perché sei spaventata da chi potresti incontrare.
Per quanto ne sai tu, in
realtà, Paige potrebbe anche non essere tornata. Non sai più molto di
lei, se non quelle due o tre notizie che ti hanno fornito i tuoi
genitori nel corso dell’anno: subito dopo il diploma, è stata
ricoverata in un centro di disintossicazione, perché il suo problema
con l’alcool le era sfuggito di mano; poi si è iscritta all’università
del Minnesota e con questo finiscono le notizie su di lei. Potrebbe
aver deciso di rimanere in Minnesota per l’estate, o essere partita con
degli amici. Non è necessariamente detto che sarà alla parata del
quattro luglio quella sera.
E invece, ovviamente, eccola
lì. È così cambiata dall’ultima volta che l’hai vista, eppure sempre la
stessa. Non è più l’adolescente appariscente che era solita essere al
liceo: porta i capelli raccolti in una treccia disordinata, indossa un
semplice paio di leggings neri e un top grigio e il viso è pulito, con
solo un filo di mascara sugli occhi. Eppure è sempre lei, è lo stesso
sorriso quello che rivolge alla sua sorellina, è la stessa mano quella
che gioca con un ciuffo sfuggito alla treccia, sono gli stessi occhi
quelli che fissano il cielo in attesa che cominci lo spettacolo.
Paige è sempre Paige e ti stringe il cuore vederla così lontana.
Non riesci a trattenerti e
ti avvicini a lei. Le sfiori una spalla con la mano per farla voltare
verso di te e il suo viso si illumina non appena ti vede. È come se non
fossi padrona del tuo corpo in quel momento perché; senza rendertene
conto, ti ritrovi ad abbracciarla, a tenerla stretta a te come hai
fatto mille altre volte in passato, e per un attimo scompare tutto. Per
un attimo gli ultimi anni spariscono e voi siete ancora Paige e Taylor,
per un attimo avete ancora quindici anni e siete migliori amiche e non
ci sono stati giochi della bottiglia, primi baci squallidi, problemi di
alcolismo, ragazzi che non riescono a tenerselo nei pantaloni…per un
attimo è ancora tutto innocente come lo era all’inizio e i vostri
sentimenti e le parole che non vi siete mai dette non hanno costruito
un muro invalicabile tra di voi.
Il momento che vi sciogliete
l’una dall’altra e vi guardate negli occhi, ovviamente, torna tutto
indietro e siete consapevoli del tempo che è passato e di quello che è
successo, ma siete anche disposte a parlare per la prima volta da
quando hai lasciato casa sua di corsa quella notte.
Vi allontanate dalla folla e
vi sedete su una panchina, perché è passato davvero troppo tempo e le
cose da dire sono troppe, troppe per poter essere riassunte in due
parole scambiate in mezzo a una folla di gente.
Quando le chiedi come sta,
Paige ti porge qualcosa e, una volta che lo prendi in mano, ti rendi
conto che è il suo gettone per un anno di sobrietà.
“Mi dispiace,” ti dice, per
la prima volta da quando è andato tutto a rotoli e ti viene voglia di
piangere perché non avresti mai creduto di ascoltare le sue scuse.
“Tay, mi dispiace così tanto. Mi ci è voluto toccare il fondo, finire
in coma etilico e disintossicarmi per rendermi conto del male che ti ho
fatto. Lo so che l’alcool non è una giustificazione, ma devi credermi
quando ti dico che non sarebbe successo nulla se non fossi stata
completamente fuori di testa in quel periodo. Potrai mai perdonarmi?”
Annuisci e non dici nulla.
Ti sei resa conto di averla perdonata nell’istante in cui l’hai vista.
“Ti amavo, Taylor.”
Tre parole, tre semplici
parole che, forse, se fossero state sussurrate anni fa, avrebbero
evitato moltissimo dolore a tutti.
“Non ho mai smesso di
amarti. E quello che ho fatto…credo fosse un modo stupido e incasinato
di amarti e di essere gelosa.”
“Lo so, l’ho sempre saputo,”
ammetti. “Il problema è che tu volevi che io fossi solo tua, ma non hai
mai fatto uno sforzo per essere solo mia.”
Paige sospira. “Lo so. Mi dispiace.”
“Anche a me. Quella sera a
casa mia…lo sapevo il perché, Paige, ma ero troppo spaventata per
ammetterlo ad alta voce. Mi dispiace, forse se io fossi stata più
coraggiosa, questo non sarebbe successo. Forse, se io fossi stata più
coraggiosa, tu non saresti precipitata così in basso.”
“Non è colpa tua,” scuote la
testa lei. “Non ho mai dato la colpa a te. Anche io ero troppo
spaventata da quello che provavo per essere sincera. Preferivo
nascondermi nell’alcool e in stupidi giochetti, invece che ammettere
quello che ti amavo.”
“Anche io ti amavo,”
confessi per la prima volta, ed è così liberante poterlo dire ad alta
voce dopo tutti quegli anni.
“Passato?” ti chiede lei,
nei suoi occhi un barlume di speranza che non vorresti dover spegnere.
Sospiri. “Paige, sono
passati anni e le cose tra di noi si sono fatte complicate…” è tutto
ciò che riesci a dire. Perché sì, hai perdonato, ma non hai ancora
dimenticato, ed è vero che sono passati anni e i tuoi sentimenti per
lei sono troppo intricati al momento per poterli esprimere in un unico
concetto. E se ripensi a quello che è successo, a quello che lei ti ha
fatto, senti ancora una lama trafiggerti il petto. Non vuoi darle false
speranze, quando non sai se sarai mai in grado di dimenticare veramente
e di smettere di sognare quella dannata sera che ha rovinato tutto
almeno una volta alla settimana . Non sai se sarai mai capace di
guardarla e non vederla con Samuel dentro di lei. E forse sì, forse la
ami ancora, ma non sei sicura che l’amore basti a questo punto.
“Ho capito,” ti risponde,
rassegnata. “Credi che potremmo almeno tornare a essere amiche?”
“Questo mi piacerebbe tanto.”
Le sorridi e lei ti sorride
di rimando, e insieme vi riunite alla folla di gente che sta aspettando
i fuochi d’artificio. Quando lo spettacolo pirotecnico inizia, rimanete
vicine a fissare il cielo, silenziosamente ringraziando la festività
del quattro luglio per avervi regalato l’occasione per un nuovo inizio.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** I and Love and You ***
3. Poison and Wine
6.
I and Love and You
Dumbed and numbed by time and age
Your dreams to catch the world, the cage
The highway sets the traveler’s stage
All exits look the same
Three words that became hard to say
I and love and you
“E poi ha passato venti minuti al telefono con un suo amico a parlare della formazione del FantaBasket di quella settimana. Venti minuti, mentre era fuori a cena con me! Ti rendi conto?”
Sono passati tre anni da quel quattro luglio, e tu e Paige siete tornate amiche. Forse non siete unite come lo eravate una volta, e vi vedete raramente per via della distanza, ma parlate al telefono almeno una volta alla settimana e le cose tra di voi vanno bene.
Anche nella tua vita, le cose vanno bene: hai un lavoro che ti soddisfa e ti rende bene, in modo da darti la possibilità di concederti più di uno sfizio, e hai tanti amici con cui ti diverti a passare il tempo.
Solo la tua vita sentimentale sembra essere un tantino arida, la momento. Non è che tu non esca con dei ragazzi, è solo che non va mai oltre quello, non va mai oltre i primi due o tre appuntamenti. Non importa quanto il ragazzo in questione sia bello, intelligente, brillante e gentile, non riesci mai a sentirti abbastanza coinvolta da continuare a frequentarlo. E questo senza contare la quantità di casi umani che ti capitano e che le tue amiche cercano di appiopparti perché, evidentemente, avere ventiquattro anni ed essere single è imperdonabile.
L’unica cosa positiva di questa fila infinita di appuntamenti è che hai sempre qualche storiella divertente da raccontare a Paige quando vi sentite al telefono.
“Stai scherzando?” ti chiede Paige, divertita e insieme scandalizzata dal tuo racconto. “Dio, che maleducato! E tu che hai fatto?”
“Che dovevo fare? Ho aspettato che finisse, poi lasciato che mi pagasse la cena e che mi riportasse a casa, senza ovviamente concedergli il bacio della buonanotte.”
“Ci mancava solo che lasciassi che ti baciasse,” ride lei.
“Beh, meglio lui che è stato al telefono di quello che mi ha raccontato dei suoi problemi di funghi ai piedi mentre mangiavamo, o di quello che mi faceva avance sessuali prima ancora di mettere piede nel ristorante,” sospiri. Forse dovresti scrivere un libro, raccontando tutti i primi appuntamenti disastrosi che hai avuto negli ultimi anni. Forse diventeresti ricca.
“Cosa c’è che non va negli uomini di questi tempi?” chiede Paige, sbuffando. “Non credo sia così difficile portare fuori una bella donna a cena. Io sicuramente saprei cosa fare, se avessi un appuntamento con te.”
“Forse allora dovrei uscire con te, invece che con tutti questi cretini,” ti lasci sfuggire, prima di renderti conto veramente di quello che stai dicendo.
Cala il silenzio, perché è un argomento delicato che avete evitato di toccare per ben tre anni ma, nonostante tutto, è sempre rimasto ad aleggiare come un fantasma tra di voi.
Ma forse…forse invece è finalmente il caso di parlarne, perché sono passati anni e il passato è passato. Forse è il caso di parlarne perché sei stanca di primi appuntamenti disastrosi e di quella fastidiosa sensazione che provi nello stomaco ogni volta che parli con Paige.
“Ogni tanto mi chiedo cosa mai stiamo aspettando,” sussurri.
“Che sia troppo tardi,” è la sua risposta, sicuramente non quella che ti aspettavi.
Non era stata forse lei a dichiararti il suo amore quel quattro luglio, prima dei fuochi di artificio? Perché non sta cogliendo l’occasione che le hai dato per dirti che ti ama ancora e che non vuole aspettare più nulla, che non vuole che sia troppo tardi?
“Paige,” inizi, perché se non te lo dice lei che non vuole aspettare, allora tocca a te farlo.
“Mi sposo,” ti interrompe e, in un attimo, è diventato veramente troppo tardi.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Speak Now ***
7. Speak Now
7.
Speak Now
Don’t say yes, run away now
I’ll meet you when you’re out of the church at the back door
Don’t wait or say a single vow
You need to hear me out
When they say speak now
Le ore che precedono il matrimonio sono frenetiche e nessuno riesce a fermarsi a respirare neanche per un attimo. Ci sono mille dettagli da curare e rifinire, mille cose che possono andare storte.
Il tuo lavoro, come damigella d’onore è, ovviamente, quello di occuparti della sposa. Sposa che, in questo momento, è chinata sul gabinetto con indosso solo il completino intimo bianco, a vomitare anche l’anima.
“È lo stress,” minimizza la mamma di Paige. “Anche io avevo la nausea prima del mio matrimonio. Paige sta semplicemente esagerando, come suo solito.”
“Sei sicura che la zia Paige non stia morendo?” chiede candidamente la nipotina dello sposo, che quel giorno è incaricata di reggere lo strascico di Paige.
Forse ti preoccuperesti anche tu, se non fosse che conosci Paige meglio di te stessa e sai che il suo ciclo è sempre stato regolare come un orologio svizzero, sempre, da quando le è venuto la prima volta. Neanche la disintossicazione era riuscito a sballarglielo, per cui com’è possibile che ora sia in ritardo di ben tre settimane? Senza contare il fatto che Paige non è mai stata debole di stomaco e non ha mai avuto problemi di nausea, quindi la storia dello stress è veramente poco plausibile. C’è solo una spiegazione per il ritardo nel ciclo e il dare di stomaco, e ti chiedi se Paige ne è consapevole quanto lo sei tu.
“Non sto morendo,” Paige rassicura la bimba. “Ha ragione la mamma, è solo stress. E di certo non riuscirò a tranquillizzarmi se mi state tutti intorno quindi, per favore, potete uscire tutti e lasciarmi sola con Taylor?”
Ecco, pensi, vuole rimanere sola con te per confessarti che è incinta.
Tutte le altre donne presenti nella suite matrimoniale se ne vanno a malincuore, lasciandoti sola con la tua migliora amica che, finalmente, pare aver smesso di vomitare.
“Non posso sposarmi,” esclama quando finalmente siete sole.
“Scusami?” le chiedi stranita. Come sarebbe a dire che non può sposarsi? Che altro potrebbe fare, con un uomo che la aspetta all’altare in meno di un’ora e un bambino in arrivo?
“Ha ragione mia madre, è lo stress. Ma non è il classico stress pre-matrimoniale, è stress perché so che sto per fare l’errore più grosso della mia vita. Non posso sposarlo, Taylor, non quando non lo amo e amo un’altra persona.”
Quelle parole ti colpiscono come una doccia fredda, perché sai benissimo che la persona di cui sta parlando sei tu, e sono giorni che non fai altro che sognare di interrompere il matrimonio e dirle che non può sposarsi, perché tu la ami e deve stare con te, come se fosse un film. E, ogni volta che ci pensi, ti dai della stupida perché la vita non è un film e non puoi mandare tutto a puttane solo perché tanti anni fa vi amavate e ora siete rimaste aggrappate all’illusione che potreste essere felici insieme. Non sei neanche sicura che le cose potrebbero funzionare, tra di voi, perché non avete mai provato a stare veramente insieme. E se fosse un disastro? Paige butterebbe via l’opportunità di essere veramente felice, di costruire una famiglia, per inseguire un’illusione adolescenziale.
“Paige, non dire cazzate. Certo che puoi sposarti. Ora vestiti, mettiti il velo e trascina il tuo culo lungo quella navata!”
Paige scuote la testa e ti prende le mani. “No, tu non capisci. Non posso sposarmi. Ti prego, Tay, dimmi di non farlo! Non farmi fare questa cazzata…scappiamo insieme!”
Sei tentata di dire di sì. Dio solo sa quanto sei tentata di prenderla per mano, portarla il più lontano possibile da quell’albergo e lasciarvi tutto alle spalle, ricominciare da capo, finalmente insieme. Ma non puoi, perché non si tratta solo di voi due. C’è anche un’altra vita di mezzo in questo momento, oltre che il povero sposo che aspetta di sotto, e non potete essere egoiste ora. E non puoi neanche spiegare a Paige il vero motivo per cui non puoi fermarla, perché la conosci troppo bene e sai che se ne uscirebbe con qualche cazzata ancora peggiore, tipo l’idea di crescere quel bambino insieme (e sarebbe folle, perché non sapete neanche cosa vuol dire stare insieme, quindi come potreste diventare genitori così, da un giorno con l’altro?) o un aborto (e sarebbe ancora più folle, perché Paige vuole diventare mamma da quando aveva cinque anni e l’aborto non è assolutamente una soluzione contemplabile per lei).
Quindi scuoti la testa e fai finta, ancora una volta, di non ricambiare i suoi sentimenti. Le spezzi il cuore ancora una volta, come hai fatto quella sera anni fa in camera tua, quando hai fatto finta di non sapere perché lei fosse così gelosa del tuo ragazzo. Le spezzi il cuore come hai fatto quel quattro luglio quando le hai detto che volevi solo essere sua amica, perché a lungo andare sai che è la cosa giusta da fare.
Vorresti solo che non facesse così male, perché non è solo il suo cuore che stai spezzando in quel momento, ma anche e soprattutto il tuo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Through Glass ***
8. Through Glass
8.
Through Glass
I’m looking at you through the glass
I don’t know how much time has passed
Oh, god, it feels like forever
But no one ever tells you that forever feels like home
Sitting all alone inside your head
So while you’re outside looking in, describing what you see
Remember what you’re staring at is me
Dopo il matrimonio non hai più né visto né sentito Paige. Tu non hai cercato di contattarla, perché sarebbe troppo doloroso, e lei, ovviamente, non ha fatto sforzi per tenervi in contatto. L’hai ferita, e lo sai benissimo, e sei convinta che stavolta la vostra amicizia, o qualunque cosa sia, sia finita veramente.
Non sai nulla di lei, non hai saputo quando ha avuto il bambino, se è maschio o femmina, non sai dove vive, nulla. Sai solo che stai cercando disperatamente di dimenticare, ma ogni tentativo è inutile, perché ogni notte la sogni, ogni giorno ha un momento in cui il tuo pensiero vaga e la ritrova.
È la settimana del Ringraziamento e sei tornata a casa. È strano come sono passati anni da quando ti sei trasferita, eppure continui a considerare quella piccola città come la tua unica e vera casa. Sarebbe tutto più semplice, però, se non ci fossero ricordi a tenderti un agguato a ogni angolo. Se non dovessi camminare a testa bassa e passo spedito per evitare di posare lo sguardo su quel tale bar o quella tale panchina o quel determinato negozio.
Ed è proprio in uno di quei bar che avresti dovuto evitare che la vedi, attraverso la vetrina. È seduta a uno dei tavolini che sorseggia un caffè in compagnia di una ragazza che ti sembra vagamente di ricordare come qualcuno che andava alla vostra scuola, ma al momento non riusciresti a darle un nome. Guardi intorno a lei, ma non c’è nessun passeggino, nessun bambino che le sta vicino. Probabilmente è un pomeriggio di libera uscita e ha lasciato il bambino a suo marito.
Marito.
Solo pensare a quella parola è come una pugnalata al cuore. Paige ha un marito. Paige ha un bambino. Paige ha una vita di cui tu non fai più parte.
Sai che dovresti andartene, scappare il più lontano possibile, ma non riesci a muovere un muscolo. Non riesci a fare altro se non rimanere lì a guardarla attraverso il vetro, sperando che lei non alzi lo sguardo e non ti veda.
Ovviamente, lei alza lo sguardo e ti vede, perché ogni volta che speri in qualcosa, accade puntualmente l’esatto contrario. Ti vede e rimane come paralizzata, con la tazza di caffè in mano, sospesa nell’aria, la bocca aperta e gli occhi spalancati dallo stupore perché, evidentemente, non si aspettava di vederti.
Ci mette qualche secondo a ricomporsi, ma non distoglie lo sguardo. Continuate a fissarvi senza muovervi e il tempo è come si fermasse, per quanto cliché possa sembrare. Hai la tentazione di entrare nel bar e andarle a parlare, ma ti trattieni, perché in fondo lei non accenna a volersi alzare per venirti incontro e questo vuol dire che non ha voglia di parlarti. Non puoi darle torto. Neanche tu vorresti parlarti, se fossi in lei, esattamente come non le hai voluto parlare dopo tutta la faccenda di Samuel.
Dio, è sempre bellissima e riesce sempre a farti accelerare i battiti del cuore, non importa quanto tempo possa passare. E davvero, quanto tempo è passato dall’ultima volta che l’hai vista? Hai perso il conto, oramai. Sono passati almeno due anni e mezzo dal suo matrimonio e dall’ultima volta che vi siete parlate. Dopo averle detto che no, non l’avresti fermata perché non provavi quello che provava lei, hai recitato la parte della perfetta damigella d’onore, ma tu e Paige a malapena riuscivate a guardarvi in faccia. Dopo la cerimonia, non vi siete neanche salutate e vi siete separate, per poi non rivedervi più fino a quel momento.
Due anni e mezzo, e per te non è cambiato nulla. La ami ancora, inutile negarlo. Probabilmente la amerai per tutta la vita, ma ti devi rassegnare che il vostro è un amore che non ha mai avuto una vera possibilità.
Non puoi restare lì a guardarla, fa troppo male ed è completamente inutile. Un ultimo sguardo e te ne vai, maledicendo il momento in cui hai deciso di mentirle per il suo bene al suo matrimonio e sperando che, almeno lei, sia felice.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Faithfully ***
8. Through Glass
9.
Faithfully
Two strangers learn to fall in love again
I get the joy of rediscovering you
Oh, girl, you stand by me
I’m forever yours
Faithfully
Il parco non è cambiato molto in quegli anni, sembra sempre lo stesso parco dove tu e Paige giocavate da bambine, dove vi siete incontrate quel pomeriggio di novembre quando lei ti ha detto di aver perso la verginità.
Ti dondoli pigramente sull’altalena, cercando di far tornare regolare il battito del tuo cuore dopo essere scappata, inspirando ed espirando profondamente.
Intorno a te c’è il silenzio, è troppo freddo per portare i bambini a giocare all’aperto, e tu sei grata di quella quiete, perché non credi saresti riuscita a sopportare una massa di mocciosi urlanti in quel momento.
Senti dei passi avvicinarsi, un paio di piedi schiacciare le foglie secche sul terreno e poi una voce, quella voce, che chiama il tuo nome.
Alzi lo sguardo, convinta che si tratti solo di un’allucinazione, perché è categoricamente impossibile che Paige sia lì, e invece è veramente lei, seduta sull’altalena di fianco alla tua, che attende in silenzio una tua reazione.
“Paige…cosa…come sapevi che ero qui?”
“Non lo sapevo,” ammette. “Dopo averti vista, ero così sconvolta che mi sono messa a camminare senza meta e mi sono ritrovata qui.”
Il destino è davvero beffardo, decidi. Sembra che abbia fatto apposta a farvi incontrare, per poter riaprire nuovamente le ferite che vi siete inferte a vicenda nel corso degli anni. O forse, invece, ha voluto farvi incontrare ancora una volta per rimediare agli errori del passato.
“Come stai? Tuo marito? Il bambino?” le chiedi.
Paige scoppia in una risata amara e non riesci a capirne il motivo. “Il bambino? Taylor, non c’è nessun bambino.”
“Cosa? Ma come? Non eri incinta il giorno del tuo matrimonio?”
Annuisce. “Lo ero. Ma l’ho perso, al quinto mese. Non c’è nessun bambino. E, tra un paio di mesi quando verrà finalizzato il divorzio, non ci sarà neanche un marito.”
Non sai cosa dire. È terribile che Paige abbia perso il bambino, ma tutto ciò a cui riesci a pensare è a quello che hai rinunciato credendo di darle la possibilità di costruirsi una famiglia, quando ora viene fuori che non c’è nessuna famiglia.
“Era da un sacco che non mettevo piede in questo parco,” dice guardandosi intorno. “Pensare che una volta eravamo sempre qui.”
“È qui che ho capito per la prima volta che provavo qualcosa per te,” le confessi. Non riesci a fermarti, nonostante tu sappia che non dovresti toccare quell’argomento. “Quel pomeriggio di novembre, quando mi hai detto di aver fatto sesso per la prima volta. È stato allora.”
“Oh,” è tutto quello che riesce a dire.
Non sai come interpretare quell’esclamazione, ma sai che devi fare qualcosa perché il destino vi ha fatte rincontrare di nuovo e lei non ha marito o figli e questa potrebbe essere la vostra ultima occasione. Non puoi sprecarla, non un’altra volta. Sono più di dieci anni che sprecate le occasioni che il destino vi mette davanti.
Così, fai quello che avresti dovuto fare più di dieci anni prima, in quel parco, quando ti eri resa conto di essere gelosa di Mike Nontiricordiilcognome che aveva portato via la verginità di Paige. Fai quello che avresti dovuto fare dopo aver regalato il tuo primo bacio a un primino sfigato, o quella notte che lei si è presentata a casa tua ubriaca, o sotto i fuochi d’artificio del quattro luglio, o quando Paige ti ha implorato di non lasciarla sposare un uomo che non amava.
La baci.
È il vostro primo bacio e non è assolutamente come ti saresti aspettata che fosse, ma non importa, perché è vero, è reale. Sta succedendo veramente, dopo più di dieci anni e non importa se i vostri nasi si scontrano o se le vostre lingue non sono sincronizzate, perché finalmente stai baciando Paige ed è qualcosa che ormai avevi smesso di sperare che succedesse.
“Che cosa…che stai facendo?” ti chiede quando le vostre bocche si separano. È arrabbiata, lo senti dal tono della sua voce, ma è anche sorpresa ed emozionata.
“Mi dispiace, ok?” le dici. “Mi dispiace di averti fatto credere che non ricambiavo i tuoi sentimenti, prima del tuo matrimonio. Sapevo che eri incinta e non volevo incasinarti la vita. Ma la realtà è che ti ho sempre amata e che sono stanca di girare intorno a quello che proviamo l’una per l’altra. Non credi sia arrivato il momento di darci una possibilità?”
Le lasci il tempo di pensare. Aspetti in silenzio una sua risposta, dondolandoti sull’altalena, la punta del piede destro che gioca con le foglie per terra. Non le vuoi mettere fretta perché sai che, questa volta, la sua risposta sarà quella definitiva e non ci sarà un’altra occasione.
“Non è troppo tardi?” ti chiede. “Siamo entrate e uscite dalla vita l’una dell’altra più volte di quante riusciamo a ricordarci, ci siamo ferite a vicenda più e più volte e ora…ora non sappiamo più niente l’una dell’altra, non ci conosciamo praticamente più.”
“Possiamo imparare a conoscerci di nuovo, a far parte l’una della vita dell’altra di nuovo. L’abbiamo fatto in passato, possiamo farlo ancora. E poi, credo che le altre volte non fossimo pronte, mentre ora lo siamo.”
“Sei sicura che possa funzionare?”
Annuisci e le prendi la mano. “Sicurissima.”
“Ok.”
Forse, se aveste evitato di mentire a voi stesse e l’una all’altra, avreste potuto avere anni di camminate mano nella mano, di baci più o meno dolci, più o meno passionali. Avreste potuto ballare insieme al ballo di fine anno e stringervi la mano durante la consegna dei diplomi. Avreste potuto condividere il vostro primo bacio e la vostra prima volta e persino la stanza al college. Forse avreste potuto essere felici per anni, quasi decadi, e non avreste dovuto far finta di amare qualcun altro, non avreste dovuto spezzare il cuore a nessuno, insieme al vostro.
O forse, è vero che non eravate pronte prima e che tutto ciò che avete vissuto dal momento in cui vi siete conosciute è servito a portarvi lì, in quel parco, a essere le due persone che siete adesso. Forse, se vi foste messe insieme ai tempi del liceo, non sarebbe durata. Forse sarebbe stato solo un amore adolescenziale che brucia troppo in fretta e che poi non lascia traccia se non un sorriso al ricordo, anni dopo.
Ma è inutile stare a rivangare il passato e a chiedersi come sarebbe potuta andare se vi foste comportate in modo differente. Siete arrivate lì, ad amarvi in quel momento, ed è quello che conta.
Non è troppo tardi.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=2560522
|