la regina della vendetta-Daphne

di Tessa_
(/viewuser.php?uid=734423)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


C’era una volta una regina bellissima ma cattivissima. Governava un regno lontano e sconosciuto della Francia settentrionale. La regina regnava  da secoli ormai, ma era giovane e bella da sempre. Questo regno non aveva né re né principesse o principi, c’era solo lei come capo indiscusso del regno.
“Perché quando una donna è giovane e bella per sempre potrà avere sempre tutto.”
Era sulla ventina. O almeno questa era l’età che mostrava. Sembrava  la donna più bella che ci fosse e aveva tutto quello che si potesse desiderare. Aveva lunghi  boccoli neri e lucidi, occhi come il ghiaccio, la bocca rossa come il sangue che si diceva bevesse per colazione ,pelle di un pallore argenteo come la Luna. Ed effettivamente quella donna ricordava vagamente la Luna, bella e affabile ma troppo lontana per essere toccata.  Ma la bellezza ha un prezzo da dover pagare. Infatti tutti gli anni la Dea Fortuna faceva sì che un giovane andasse al suo castello la notte di Capodanno per ricevere accoglienza  e  la regina lo doveva portare in una sala di pietra dove si trovava, su un gradino anch’esso di pietra, una specie di altare argentato sul quale c’erano dei solchi vorticosi ,più esattamente come delle “venature”, che partivano dal centro e si diramavano tutt’intorno formando la parola Daphne,che significa(in un’antica lingua elfica medievale) “vendetta”. Daphne era proprio il nome di questa crudele regina chiamata così perché nelle sue vene non scorreva certo sangue blu, anzi da piccola viveva per strada,senza padre con tre fratelli più piccoli e la madre che dicevano essere una strega, ma in realtà non era niente di più di una cartomante.
Nel paese tutti dicevano che sua madre fosse una bella donna, ma rimaneva pur sempre una ”tentatrice” da cui è meglio stare lontani. La madre un giorno le disse: “Tesoro, io non ho niente da poterti lasciare un giorno, ho solo la bellezza che però non è solo un dono, ma anche una maledizione, perché  fin quando una donna è giovane e bella per sempre potrà sempre avere tutto, ma appena perde il suo fascino…allora non le rimane più niente”.
Un gelido giorno d’inverno, i soldati del re di quel tempo, andarono verso il piccolo borgo-accampamento, la zona più povera del regno, dove abitava la famiglia della  allora piccola Daphne, e la misero a ferro e a fuoco rapendo alcune persone a caso tra la folla impaurita. Tra urla e grida di bimbi e madri. Tra i tanti capitò anche la madre della piccola Daphne. Lei cominciò a piangere e urlare come una forsennata, tra lacrime e neve. Occhi arrossati dalle lacrime e guance pallide come chè. Chiunque si volesse ribellare ai soldati doveva passare sotto le loro scuri . La madre, prima di essere trascinata via definitivamente dai soldati, in quell’ultimo  secondo mentre veniva presa, urlò alla piccola: “Vendicaci! Non ti dimenticare di tutto il male che ci stanno facendo e che ci hanno fatto!”.
Daphne urlò, pianse e si dimenò urlando: -“ MAMMAAA!MAMMA NOOOO!VOGLIO LA MAMMAAA!” -ma la sua voce faceva solamente da coro alle altre trecento di bambini urlanti e strepitanti come lei.
I soldati se ne andarono e la lasciarono, come tanti altri bambini e innocenti a piangere e senza una certezza sul loro futuro. Con i suoi tre fratelli maggiori che andarono in guerra pochi anni dopo e non tornarono più. Crebbe da sola e conobbe il modo di farsi avanti nel mondo ,ma non scordò mai il suo vero scopo: vendicarsi, vendicare la sua famiglia che non ha mai potuto vivere, a scapito di tutte le persone che invece una famiglia l’avevano, a scapito di tutte le persone felici…perchè lei forse la felicità non l’ha mai conosciuta. 

TO BE CONTINUED.....(fatemi sapere se vi è piaciuta o se volete leggere il continuo)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Un giorno, a 17 anni, Daphe decise che era giunto il momento. Andò al castello del re la notte di Capodanno dicendo che era una forestiera che si era persa e chiedeva un po’ di ospitalità .IL re era un uomo solo, sulla cinquantina. La ragazza lo sedusse senza troppe difficoltà. Quella notte, mentre tutti erano a letto ,lei, in una stanza per gli ospiti, si alzò si mise una vestaglia, blu notte, tra le tante messe a sua disposizione, si alzò, prese una candela e uscì nel corridoio. Bussò alla terza porta di fronte a lei dove sapeva che c’era il re perchè lui stesso gliela aveva mostrata “nel caso ne avesse avuto bisogno” e con un’occhiata complice l’aveva saluta. Le venne aperta subito la porta. “speravo saresti venuta ”-cominciò il re-“ ci stavo per perdere le speranze. Sai essere davvero crudele.” –fece lui un po’ ironico “ Lo so” Rispose lei con voce sommessa e seduttiva. Lo spinse dentro e si chiuse la porta alle spalle. Poi con una grazia selvaggia si abbassò le bretelline e si sfilò la vestaglia da notte ,con i lunghi e setosi boccoli neri che le ricadevano sulla spalla. Lui era già pronto, steso sul pretenzioso letto matrimoniale appoggiato poggiato sui gomiti come qualcuno in attesa dell’inizio dello spettacolo. Lei si buttò sopra di lui baciandolo mentre il re le accarezzava i capelli e le teneva il collo con una presa d’acciaio mentre si spostava sopra di lei, affondandole il viso nell’ incavo del collo e poi tra i seni. Ma proprio in quel momento affondò il pugnale d’argento più volte nella schiena del re. –“Ma guarda! Allora è vero che gli uomini non riescono a ragionare davanti a una proposta provocante? Tzè, poveri illusi!- disse estraendo con forza il pugnale dalla schiena della vittima. Vide l’anima scivolargli via dagli occhi con lo sguardo fisso nei suoi, e in quell’ istante si liberò un fulmine nella notte, in lontananza ,a ciel sereno. Quel pugnale le era stato dalla dea Fortuna. Prima di recarsi al castello del re, Daphe si recò su ina piccola isolette brulla e disabitata, dove non c’era niente, c’era appena lo spazio per un enorme edificio, composto da un solo ampissimo locale, in cristallo e marmo, stupendo, ma dall’aria lucubre. Lì risiedeva la dea Fortuna, una figura alta due metri, che pareva più un’immagine stilizzata che una donna, sembrava non avere dimensioni, non avere spessore ,non avere consistenza; era talmente chiara che sembrava trasparente, con grandi occhi di un celeste quasi bianco e lunghissimi lisci capelli biondi anch’essi quasi bianchi. Sembrava aver perso quella sorta di bagliore che doveva aver avuto un tempo. TO BE CONTINUED (fatemi sapere se vi è piaciuta o se volete il continuo)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2758721