Fiori di Bach

di glam2012
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** il Piano ***
Capitolo 3: *** il Primo Giorno ***
Capitolo 4: *** Coca-Killer ***
Capitolo 5: *** Assemblea d'imbarazzo ***
Capitolo 6: *** Croce di Pietro ***
Capitolo 7: *** Angeli nei pub ***
Capitolo 8: *** SMS inopportuni ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 
Nel sud marchigiano, tra le dolci e verdeggianti colline del Piceno, attraversato dalle sporche e povere acque del fiume Tronto, si erge un antico capoluogo, sede di leggendarie battaglie medievali: Ascoli, la città delle cento torri. Poteva essere considerata un gioiello d’arte e di storia architettonica per qualunque turista di passaggio, ma agli occhi della gioventù locale non vi era alcunché di interessante.
Soprattutto a settembre.
E soprattutto se era il primo giorno di scuola.

Ma a Nives Quercetti, classe 96, nonostante il grigiore e la malinconia generale  di quella mattina di metà mese, la vita sembrava bellissima. Bellissime erano state le urla di sua madre alle 7 di mattina, bellissimo era stato inzuppare i Coco Pops nel latte, bellissimo era anche assaporare il fresco gusto del dentifricio Pasta del Capitano e bellissima era l’immagine del Capitano sulla confezione.
Nives era su di giri anche quando, sfrecciando con il suo skateboard verso la fermata della circolare, per evitare un escremento canino, non aveva visto un palo ed era caduta sull’asfalto raschiandosi il naso aquilino che tanto stonava con i  lineamenti raffinati del viso completamente cosparso di lentiggini; ma lei non riusciva ad odiare nemmeno quello. Quindi si rialzò sorridente, si sistemò i capelli rossicci e riprese a guidare l’ originale mezzo di trasporto.

Per lei, quel 15 settembre non era altro che l’inizio del suo –finalmente- ultimo anno nel liceo scientifico A. Orsini, che durante i precedenti quattro non aveva fatto altro che procurarle guai. In altre parole, la povera ragazza non aveva percepito quell’atmosfera stimolante in cui una persona dovrebbe trovarsi per dare il meglio di se e concentrarsi nell’apprendimento; in altre parole ancora, lo studio non era affatto incluso tra le innumerevoli attività di Nives, che comprendevano andare in skate, occuparsi del giardino botanico alla Troy Bolton all’ultimo piano del suo palazzo, coltivare Mary, la piantina di marijuana che ogni mattina si premurava di annaffiare (e che suo padre, pur essendo poliziotto, non aveva mai visto), e soprattutto ficcarsi nei guai.

Ma per fortuna non era da sola. Infatti, oltre le parecchie conoscenze che Nives aveva in ambito illegale –le quali occupavano la maggior parte della rubrica- il suo spiccato senso dell’umorismo e la forte tendenza a fraternizzare con il prossimo, l’avevano portata a stringere amicizia con tre sue compagna di scuola, altrettanto “raccomandabili”. Le stesse tre persone che in quel momento la fissavano serie e annoiate, malamente sedute sulla panchina della fermata della circolare, mentre lei allacciava lo skateboard allo zaino.
–Come butta ragà?- chiese Nives sprizzante di vitalità.
La prima a trovare la forza di rispondere educatamente fu Tàlia Rubini, la quale, senza alzare gli occhi dalla sigaretta che stava rullando con precisione chirurgica, esordì con –Hai fatto a botte con qualcuno?- 
-Quella che fa a botte di solito sei tu- rispose Nives in tono sarcastico.
Talia tornò a fissarla –E allora perché ti sanguina il naso?- Nives tastò l’ondulata protuberanza e constatò che stava davvero perdendo sangue.
–Prima sono caduta dallo skate- disse Nives ridendo, mentre Talia interrompeva l’ accurata attività di rullaggio per porgere un fazzoletto alla sua amica.
–Sfigata- concluse la bionda.

Non era una novità il fatto che Talia fosse così scontrosa, soprattutto in un giorno come quello.

Dall’aspetto avrebbe potuto addirittura assomigliare ad un angelo, dati i bellissimi occhi trasparenti, la statura minuta e i capelli biondo chiaro, se il tutto non fosse guarnito con pesanti pennellate di eyeliner nero, un septum penzolante dal naso, metallame vario appeso al collo e un non molto grazioso cappellino prugna che rappresentava il tocco finale per un look da mignotta malavitosa di GTA.
Si dice che non bisogna giudicare una persona dall’apparenza, ma nel caso di Talia, cio’ che dava a sembrare non si discostava molto da cio’ che era davvero: si era guadagnata la reputazione di attaccabrighe in quanto era coinvolta nella maggior parte delle risse scatenatesi durante gli anni precedenti.
Tutti la temevano e le passavano alla larga, e cio’ le stava benissimo dato che non ci teneva affatto a fare amicizia con quelli della scuola. L’unica eccezione erano le sue amiche, con cui trascorreva quasi tutte le giornate. Fu per loro che, un anno prima, Talia si era presa  la colpa del diabolico piano made by Nives di rinchiudere Antonella Alberghini nel bagno dei ragazzi. Antonella è la solita alunna che tutti definirebbero “leccaculo” o “raccomandata” o “cocca dei prof”, e, per restare fedele alla sua fama, aveva fatto l’infame con i professori, andando a raccontare dell’attività abusiva che Talia aveva attuato negli spogliatoi della palestra, grazie alla quale guadagnava ben 5 euro per ogni piercing che faceva agli studenti del liceo con la punta affilata della sua biro.

Tutto ciò portò il preside Scotti a prendere le più drastiche decisioni: bocciatura per Talia ed esclusione dal progetto di scambio studentesco all’estero per lei e per le tre complici. Ed era proprio per questo che quel primo giorno di scuola era peggio di tutti quelli precedenti: mentre gli altri ragazzi di quinto erano in viaggio per trascorrere l’anno in meravigliose mete europee e non, le quattro amiche erano costrette a tornare in quella squallidissima scuola italiana.

–Guardate un po’ qua!- urlò irritata Immacolata indicando il display del suo nuovissimo palmare di ultima generazione.
La pagina era aperta su Facebook, precisamente su un post di Antonella Alberghini; “SI PARTEEEE!!” era la descrizione dell’ultima foto sul suo profilo, che raffigurava lei, con le sue insopportabili sopracciglia tristi, in procinto di salire sull’aereo diretto in Australia.
L’urlo della ragazza aveva sorpreso le altre tre addirittura più della foto, dato che di solito non si alterava mai ed era una tipa abbastanza tranquilla.
Immacolata, forse per il volere divino che aveva illuminato le menti dei suoi genitori, di cognome faceva Concezione. Tale “gioco di parole” aveva portato la fanciulla a prendere sul serio la sua “sorte” e per questo era diventata una gran religiosa: il suo idolo era suor Cristina e aveva da poco cominciato a collezionare i rosari di papa Francesco. Tra le sue strane collezioni rientravano anche una di scarafaggi imbalsamati e una di monete azteche, che sarebbero dovute stare in un museo, mentre il suo animale “domestico” era San Giuseppe, un grazioso pitone birmano, che, invece, sarebbe dovuto stare in uno zoo.
Anche Immacolata, detta Mimma, aveva un aspetto all’apparenza innocente: grandi occhi verde chiaro, lunghi capelli lisci castani, gote paffute, seno generoso e naso da porco che le conferiva un’aria benevola. Ma persino lei, nonostante il forte credo cristiano e l’aspetto da martire, era una birichina come le sue amiche: espertissima di informatica, infatti, era diventata un’hacker professionista e si prestava volentieri ad attività illegali quali cambiare i voti online (soprattutto quelli pessimi di Nives).
Detto cio’,non ci si deve sorprendere se anche la sua reputazione non era delle migliori e se la maggior parte della scuola la considerasse una schizofrenica.
La ragazza mora al suo fianco le strappò l’aggeggio di mano e strabuzzò gli occhi di fronte alla foto maledetta.
–Io la uccido questa tr…-
-NO!! Desiderare la morte altrui è un peccato, lo sai vero, Atena?- disse seria Immacolata, riprendendosi il cellulare.
Atena Sapienza sbuffò mordendosi le labbra carnose dipinte di bordeaux, poi si alzò in piedi sovrastando le amiche in tutti i suoi 178 cm: una spilungona così poteva mettere in soggezione chiunque.
Sì, proprio chiunque, perché appena fece il suo glorioso ingresso nell’autobus tutti i presenti distolsero lo sguardo dalla sua imponente figura: ad Atena non piaceva essere fissata e loro lo sapevano. Li scrutò uno ad uno con i suoi occhi neri come la pece per poi andare a sedersi in fondo, seguita dalle sue amiche.
–E’ incredibile il modo in cui riesci a spaventare le persone, sei quasi peggio di Talia!- disse Nives dando colpetti sulla spalla alla bionda accanto a lei, che si girò infastidita verso il finestrino.
Non a caso Atena aveva ereditato il nome della dea della guerra, anche se la sua tattica migliore era attaccare le persone con le parole, e in quello era davvero imbattibile. Era una ragazza  sfacciata, schietta, e intelligente,e per questo riusciva ad ottenere voti anche molto alti. Il suo aspetto da ragazza poco raccomandabile con piercing vari, tatuaggi e trucco pesante era il tocco perfetto per rientrare nel piccolo gruppetto delle quattro amiche teppistelle, forse le uniche a cui voleva davvero bene.


E dunque, eccole lì, le ANTI (Atena, Nives, Talia, Immacolata) al completo di fronte a quella maledetta scuola diroccata che tanto odiavano. Tutto cio’ che dovevano fare da quel momento in poi sarebbe stato ignorare gli sguardi dei loro compagni e cercare di combinarne meno possibile. Difficile.

Dopo aver tirato un lungo sospiro le quattro cominciarono ad avanzare ad occhi bassi verso l’ingresso brulicante di persone, finchè il loro cammino fu interrotto da una presenza ignota. I loro occhi ripercorsero la figura slanciata che si era stanziata davanti a loro, partendo dai piedi fino ad arrivare al viso.
Era un ragazzo alto, capelli colorati in diverse sfumature, occhi chiarissimi e sorriso stampato in faccia; indossava una maglietta dei Blink 182 e aveva una sigaretta spenta in mano. Non era di quelle parti, e si vedeva.
–Per caso avete un accendino?- ,disse in un italiano incerto.
Non ricevendo altro che 8 occhi incuriositi puntati addosso, il ragazzo pensò bene di presentarsi.
–Piacere, mi chiamo Micheal Clifford, vengo dall’Australia e sarò qui insieme alla mia classe per tutto l’anno scolastico- Dei sorrisi beffardi comparirono sulle facce delle quattro ragazze: forse non tutto era andato perso.

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Capitolo 2
*** il Piano ***


il Piano


Se c'era una cosa che Nives amava, era fare amicizia.

Se c'era qualcosa che Nives amava più di fare amicizia, era fare amicizia con aitanti australiani dall'aspetto ribelle e alti circa due metri e mezzo.
 
"Piacere, Nives!" si affrettò a presentarsi la ragazza, ignara dell'epistassi che aveva ripreso il suo corso compromettendo le -importantissime- prime impressioni che occorrevano in quel momento.
Tuttavia, Michael ricambiò energicamente la stretta di mano di Nives con espressione divertita.
Dopo le altre presentazioni (che avevano provocato un'alzata di sopracciglia di Talia e una plateale alzata d'occhi al cielo di Atena), Immacolata passò finalmente un accendino a Michael, che prima di usarlo lo esaminò con un cipiglio.
 
"Non gli avrai dato QUEL maledetto accendino..." sussurrò Nives all'amica.
"Credo proprio che l'abbia fatto" mormorò Atena, stringendo gli occhi nella direzione dell'oggetto.
"Che c'è di male?" chiese Immacolata, incrociando le braccia sul petto. "E' solo un accendino... e poi me l'ha portato mia nonna da Lourdes! Sarebbe un vero peccato non usarlo!" protestò mentre si riprendeva il souvenir in questione, consacrato da un'immagine della Madonna in rilievo che trovava deliziosa (si illuminava al buio, persino!).
Talia sbuffò divertita, facendo per andarsene.
"Dove credi di andare?!" le fece Nives, parlando a denti stretti.
Talia sbuffò scocciata, restando dov'era.
 
"Allora, Michael," riprese Nives, dandogli una pacca sulla spalla fin troppo amichevole per uno che a malapena sapeva il suo nome, "qual buon vento ti porta in Italia?"
"Sono un exchange student" rispose Michael con un accento adorabile, tirando una boccata di fumo.
"Ma che bello! E in che classe ti hanno messo?" Continuò lei, sperando per il meglio.
 
Non le sarebbe dispiaciuto avere quello strano tipo coi capelli viola in classe con lei, e sarebbe stato un ottimo passatempo, di certo un'alternativa migliore al dormire sul banco o al rendere tutte le penne inutilizzabili trasformandole in cerbottane.
 
"Uhm... Quinta D, se non erro. Non ho ancora capito bene come funziona" ammise il ragazzo.
Nives si immobilizzò per un momento e si girò verso le sue compagne.
"Noi non andiamo in quinta D."
"Ma davvero?" disse Atena sarcasticamente.
"Non possiamo permettere che questo succeda" disse una Nives piuttosto agitata, ignorando la risposta ironica della sua amica. 
Si girò verso Michael e lo congedò con un "ci si vede in giro!", poi si rivolse nuovamente alle altre tre ragazze.
 
"Credo di avere un piano."
"Oddio, no" fece Talia, reggendosi la fronte con una mano.
"Perché ho il presentimento che stiamo per ficcarci nei casini?" aggiunse Atena, guadagnandosi uno sguardo apprensivo di Immacolata.
"Mimma, devi entrare nel sistema della scuola e cambiare Michael di classe..."
"Sei impazzita, per caso?!" esclamò Immacolata a gran voce.
"Sssh! Vuoi che ci scoprano già da ora?!" sussurrò Nives, guardandosi intorno per controllare di non aver destato sospetti.
"Dicevo," continuò imperterrita, "cambierai Michael di classe dall'aula di informatica..."
"E come intendi entrarci, nell'aula di informatica?" la interruppe Atena, che era piuttosto scettica sull'impresa.
"Secondo te per cosa ho coltivato i miei rapporti con i bidelli in questi 4 durissimi anni? Chiederò le chiavi a Bartolo..."
"Chi è Bartolo? Quello muto o quello a cui mancano due falangi alla mano destra?" chiese Talia.
"Quello senza dita. Come fai a non conoscerlo? Ci sei venuta per 5 anni in questa scuola..."
"Non è una cosa molto carina da dire!" si intromise Immacolata. Talia scrollò le spalle, incurante della sua bocciatura.
"Scusa, Talia. Comunque, ritornando al piano... io e Immacolata saremo nell'aula computer, mentre voi due farete la guardia fuori e picchierete chiunque cerchi di ficcanasare." concluse Nives.
"Bello", commentò Talia, "però non ho ancora capito perché dovremmo fare tutto 'sto casino per questo Kyle Scissor..."
"Michael Clifford" la corresse prontamente Atena, a cui il piano cominciava a incuriosire.
Nives fece l'occhiolino ad Atena e poi si rivolse alla bionda. "Almeno facciamo qualcosa di diverso in classe! Senza contare che molto probabilmente non faremo un cazzo per i primi due mesi, per farlo ambientare e cose del genere" spiegò.
"Okay", acconsentì Talia. "Ma come faremo a fare tutto in così poco tempo? Tra 5 minuti suona..."
"Oh Gesù!" esclamò Nives guardando l'orologio.
"Ehi!" la rimproverò Immacolata per quell'esclamazione blasfema.
"Dobbiamo... dobbiamo cercare un diversivo..." Nives si mordicchiò le unghie dipinte di arancione mentre pensava (e ignorava Immacolata).
"Potremmo far scattare l'allarme antincendio" consigliò Atena, ricordandosi di quella volta in cui, in secondo superiore, aveva usato la stessa tecnica per saltarsi un'interrogazione che avrebbe altrimenti compromesso la sua media perfetta.
"Sì! Sì! Sei un genio!" disse Nives, strappando di mano a Immacolata l'accendino di Lourdes che non aveva ancora messo a posto e dandolo ad Atena.
"Ehi!" protestò ancora inutilmente Immacolata.
"Fai il tuo sporco lavoro e poi raggiungici al corridoio del primo piano" raccomandò la fautrice del piano ad Atena, legandosi i capelli rossicci e alzandosi le maniche neanche avesse dovuto affrontare un orso a mani nude.
"Andiamo", disse poi, trascinando le altre due amiche verso l'entrata della scuola che dava sulla palestra.
 
Convincere Bartolo fu più difficile del previsto: Nives dovette promettergli cornetto e caffè tutte le mattine per un mese e 5 grammi della sua preziosa marijuana coltivata sul tetto.
Tuttavia ottenne le chiavi desiderate, e aprì l'aula di informatica con un gran sorriso, mentre Immacolata la seguiva un po' pallida e guardandosi attorno preoccupata.
 
Due secondi dopo il suono della campanella, un allarme assordante rimbombò per i corridoi di tutto il liceo Orsini.
"E brava Atena", fece fiera Nives con i piedi appoggiati su una delle scrivanie.
"Com'è che si chiamava il tipo?" le chiese Immacolata dopo un paio di minuti.
"Sei già entrata?!" le rispose meravigliata, avvicinandosi allo schermo e indicando il nome di Michael con l'indice.
"Questi sistemi sono ridicoli" affermò, "e poi la password era la stessa dell'anno scorso. Immagino che non si siano neanche dati la pena di chiedersi come facesse Nives Quercetti ad avere la media del 7,15 con tutti quei 3 a metà anno..."
"Che talento" si gongolò Miss 7,15 completamente a suo agio, dando dei colpetti affettuosi sulla schiena della sua amica hacker. Amica che non si tranquillizzò finché non spense il computer e risistemò tutto com'era prima con precisione chirurgica.
 
Dopo l'operazione di ripristino dell'aula a cura di Immacolata, ne uscirono e la chiusero in fretta, mentre Talia e Atena le raggiungevano. "Ci ha quasi sgamate il preside Scotti mentre faceva il giro delle classi per assicurarsi che non ci fosse nessuno", disse Atena "ci devi un favore grosso quanto oggi e domani... Ah, e ho anche dovuto spaventare un pivellino di secondo..."
"...e distrarre il professor Cosmodavide chiamandolo al cellulare con l'anonimo" aggiunse Talia.
Nives annuì contenta.
"Comunque adesso sono tutti alle piazzole d'emergenza. Troppo bello!" esclamò Atena.
"Dovremmo andarci anche noi, se non vogliamo che ci scoprano" fece Talia, avviandosi.
 
Quando anche le quattro ragazze furono nel cortile, Talia notò un certo brusio eccitato proveniente dalle ragazzine di primo. Molto probabilmente stavano fissando il nuovo arrivato, Mason Gringotts o come accidenti si chiamava lui (quel nome non riusciva proprio ad entrarle in testa), e per dare conferma alle sue supposizioni seguì la linea del loro sguardo.
"Oddio", si trovò a dire, attirando l'attenzione delle sue amiche, che guardarono nella sua stessa direzione.
"Oddio."
"Oddio..."
"Oddio!!!"
 
Di fronte a loro, a qualche metro di distanza, c'era sì Michael Clifford... Ma era circondato da altri ragazzi, molto, MOLTO attraenti. 
"Ragazze," cominciò Nives, "credo di avere un p..."
 
Ma non potette continuare, perché le sue amiche la interruppero con un altisonante "NO".
L.

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Capitolo 3
*** il Primo Giorno ***


il Primo Giorno
 
Subito Nives si sentì offesa dalle sue amiche, a tal punto che decise di rispondere chiudendosi in un silenzio che non le si addiceva per niente. Atena, Talia ed Immacolata si sentirono in colpa, sì, perché ripetevano sempre che avrebbero pregato tutti i santi del paradiso per riuscire a zittire la ragazza, ma, in verità, nessuna delle tre poteva realmente fare a meno di lei; "Niv" -come a volte la chiamavano- era il giusto mezzo tra Atena e Talia, scontrose attaccabrighe, e la religiosa Immacolata.

In quegli istanti di assoluto silenzio Atena, però, non si fece sopraffare totalmente dal senso di colpa e posò gli occhi su ciò che ormai tutta la scuola, soprattutto la parte femminile, stava fissando.
In cima alle scale c'era Michael, il ragazzo dai capelli viola per cui le ANTI avevano fatto scattare l’allarme, insieme ad altri tre aitanti giovanotti: uno molto alto, capelli ed occhi neri come la pece, pelle ambrata, jeans skinny neri e sorriso stampato sulle labbra, un altro con una bandana tra i capelli mossi e delle fossette a contornare un fantastico sorriso ed infine un ragazzo estremamente alto ed estremamente bello, piercing al labbro inferiore estremamente sexy e occhi estremamente celesti. Fu proprio grazie a quella visione che, una volta tanto, per Atena la vita si presentava ESTREMAMENTE fantastica.

“Oh santo Dio, veglia su di me come solo tu sai fare!"
Così Atena fu (purtroppo) riportata sulla terra dalla sua amica cristiana, che, stranamente, aveva gli occhi puntati nella direzione opposta rispetto a Michael e i suoi amici. Immacolata sembrava riversare in uno stato di shock e non riusciva a distogliere lo sguardo da un ragazzo dall'aspetto angelico: biondo, con meravigliosi occhi azzurri, che rideva e scherzava amabilmente con altri quattro amici masticando -ruminando- molto vistosamente una chewing-gum rosa confetto (il che non si addiceva molto ad un angelo, a dirla tutta).

“Oddio ragazze! Mi sto sbagliando o quello è proprio un dio greco in giacca di pelle?!” commentò Nives, rompendo il suo silenzio per far notare alle altre un ragazzo bruno e indicandolo con l'indice in modo un po' troppo evidente. In effetti Nives ci aveva visto giusto, ma era difficile concentrarsi su uno solo dei cinque nuovi arrivati, soprattutto mentre si avvicinavano paurosamente alle ANTI (o forse all'ingresso della scuola): uno di loro aveva dei capelli ricci e lunghi, un altro dei bellissimi occhi chiari e l’altro i capelli castani rasati e una barba da vero duro.

Le ANTI furono distratte dall'entrata -o dovremmo dire uscita- del preside Scotti, che annunciava che si era trattato di un falso allarme e che “solo per oggi, cari miei ragazzi” le lezioni sarebbero cominciate alle 9.
Fu così che Atena, Nives e Immacolata si diressero verso loro aula, la quinta C, e poggiarono le borse sui loro banchi, consapevoli che qualcosa stava per cambiare. Immacolata e Atena si posizionarono accanto alla finestra e Nives davanti a loro.
Dopo che tutti ebbero preso posto iniziò la prima lezione dell’anno; Nives si ritrovò presto a scarabocchiare nervosamente il primo foglio pescato dalla sua borsa, Mimma fissava il crocifisso appeso proprio sopra la lavagna (probabilmente stava pregando come suo solito) e Atena muoveva nervosamente la sua gamba destra. Che il loro piano non avesse funzionato?

Fu in quel momento che qualcuno bussò; Bartolo faceva cenno a qualcuno di entrare nell'aula e lui, Michael Clifford, mise piede aldilà della porta con fare confuso.
“Signor Bartolo, dev'esserci un errore. Sono tutti presenti, non manca nessuno” ribattè subito il professor Pasculli mentre sistemava i suoi stretti occhiali da vista per controllare l’elenco cartaceo della classe.
“Mi dispiace prof, ma questa è la sua classe, mi è stato detto che risulta così sul registro elettronico. Buona giornata” concluse Bartolo chiudendo la porta alle sue spalle.
Nives si voltò verso le sue amiche sussurrando con un gran sorriso “lasciate fare a me, adesso”.
Atena evitò commenti, ma la sua espressione fu fin troppo loquace. Niv alzò un braccio in direzione del ragazzo, ancora confuso ed in piedi vicino alla porta. In un attimo il silenzio della classe fu interrotto da un TUNF: Nives si era alzata in piedi sventolando le braccia (in direzione di Michael), totalmente noncurante del banco che si era ribaltato in seguito alla mossa plateale. Atena, dietro di lei, aveva le mani sulle orecchie e il viso contratto in un'orrenda smorfia, Immacolata invece, aveva visto interrotta la sua preghiera quotidiana e prese a fissare Nives con fare imbronciato.
“Gran bell'idea, eh?” sussurrò soddisfatta la rossa ad Atena.
“Eccome!” rispose sarcastica la ragazza dai capelli neri mentre guardava Nives e Michael alzare il banco e sedersi uno accanto all'altra.

Nel frattempo Talia strisciava i piedi verso la sua classe, come al solito, senza voglia di vivere. La sua vita era completamente un disastro in quel momento: avrebbe potuto dire finalmente addio a quel liceo se non fosse stato per colpa di quella brutta, sciocca e antipatica di Antonella Alberghini; in più per quell'avvenimento era stata anche esclusa dal progetto dell'anno scolastico all'estero. Lei frequentava la quinta C durante l’anno precedente ma il preside, per evitare che le quattro dell'Ave Maria finissero in classe insieme, aveva spostato Talia nella quinta D. Infatti avrebbe potuto almeno conoscere e magari portare sulla cattiva strada il nuovo arrivato Gerry mcFord (questa volta aveva azzeccato, vero?) se solo la sua amica Nives non lo avesse spostato nella propria classe.
Molti altri pensieri affollavano la mente della giovane ripetente, ma una visione più di tutti faceva spesso capolino: il ragazzo moro delle scale. Talia arrivò sovrappensiero al suo banco, mentre sperava che le sei ore passassero più veloci della luce.

La ragazza stava scrutando, ancora pensierosa, il cielo dalla finestra, quando "ehi, scusami cara, è libero qui?"
Un ragazzo aveva osato rivolgerle la parola, ma Talia era ancora scossa, perciò farfugliò un sì, "comunque piacere, io sono Harry!" disse sorridente, tendendo la mano, le cui unghie erano accuratamente dipinte di giallo. In un primo momento la bulletta squadrò quello stravagante individuo accanto a lei, per poi pensare "suvvia, ho ben 207 giorni per essere imbronciata, posso benissimo cominciare domani" mentre si presentava al giovane.
Finite le presentazioni di cortesia, Talia sgranò gli occhi chiarissimi: tutto ciò era impossibile, erano solo le 9 di mattina e non aveva provato nessuna erba strana, non si trattava di un'allucinazione; il ragazzo moro avvistato poco prima sulle scale sedeva proprio davanti a lei, accanto al biondo. Talia non voleva ammetterlo a sé stessa, ma non vedeva l’ora di passare nove intensi mesi a contemplarlo.

Harry iniziò a farle delle domande molto inusuali (tipo quale shampoo usasse per dei capelli così morbidi o da dove avesse comprato quello smalto nero) mentre i compagni di classe la guardavano poiché, per la prima volta nella sua vita, rispondeva normalmente a qualcuno che non faceva parte delle ANTI.
Talia sembrò essere meno pessimista: forse l'anno scolastico 2014/15 non sarebbe stato così terribile.
Alla fine delle lezioni Talia aveva avuto una conversazione che non comprendeva frasi come "levati dai piedi" o "vuoi che ti spacchi la faccia?" con una persona, Nives aveva appreso tante cose della vita di Michael, capendo di essere esattamente la stessa persona in corpi diversi, Immacolata aveva ripreso a pregare Dio per poter incontrare quel suo incantevole messaggero dagli occhi celesti (proprio quello che aveva ammirato quella mattina mentre masticava una chewing-gum a bocca spalancata) e Atena riusciva soltanto a focalizzare i suoi pensieri sul ragazzo-piercing notato qualche ora prima.
Atena, Niv e Immacolata -detta Mimma- al suono della campanella, si fiondarono fuori dalla quinta D già pronte a rincuorare una Talia sicuramente di pessimo umore. Ciò che videro, però, fu la ragazza che, mentre usciva dall'aula, abbozzava un sorriso per salutare un compagno e si dirigeva verso di loro.

Nessuno ebbe modo di fare domande, perché Immacolata esclamò "oh Cristo redentore!".
Il suo angelo custode faceva la sua entrata insieme al ragazzo con la bandana e al ragazzo dagli occhi celesti.
“Mimma, ti senti bene?” esclamò subito Atena.
“Mimma?” le fece eco Nives.
Immacolata giaceva per terra, occhi chiusi e l'espressione di beatitudine in volto.
Dio le era apparso nel sonno qualche notte prima annunciandole la venuta ad Ascoli dell’angelo più bello del paradiso. Angelo dagli occhi celesti, capelli biondi e giacca di jeans. (A quanto pare Dio aveva omesso la BigBabol nella sua bocca).
E l’angelo di cui Dio le parlava era esattamente il ragazzo che le stava stringendo la mano in un vano tentativo di farla rinvenire.



!NOTE DELLE AUTRICI!
Ciao a tutti! Innanzitutto un enorme grazie a chiunque abbia letto il capitolo, a coloro che hanno messo la storia tra le seguite e a chi ha lasciato recensioni!
Volevamo spiegarvi un po' come funziona questa storia: le scrittrici in realtà sono quattro (ognuna di noi si "identifica" in una delle quattro ANTI), e scriviamo a turno i capitoli della storia. Potremmo anche iniziare a firmarli!
Un'ultima cosa: "Nives" ha disegnato le ANTI prima di scrivere questa ff, in modo da avere tutte un'idea delle protagoniste. Se volete vederli:
Atena; Nives; Talia; Immacolata
Molto probabilmente ne farà altri nel corso della storia!
Detto questo...  niente da aggiungere! Arrivederci al prossimo capitolo! ;)

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Capitolo 4
*** Coca-Killer ***


Coca-Killer


Se la scena si fosse svolta all'inizio della giornata scolastica, probabilmente attorno ad Immacolata si sarebbero radunati circa 500 ragazzi; ma dato che si trattava, invece, della campanella d'uscita del primo giorno di scuola, nemmeno Bartolo si fermò a prestare soccorso.
Atena e Talia stavano dando degli "affettuosi" schiaffetti sul beato viso, Nives controllava che la sua amica fosse ancora viva, ed in tutto questo l'angelo biondo le teneva la mano e fissava Mimma con espressione sconvolta ma felice, occhi sgranati e bocca spalancata a lasciar intravedere la scultura di Michael Bublè di BigBabol che aveva scolpito nelle sue fauci.
Nessuno dei presenti aiutava davvero Immacolata, insomma, la giovane poteva fare affidamento solo sul suo adorato Gesù.

"Hai intenzione di restare lì ancora per molto? Niall, se non ti dai immediatamente una mossa perderemo il pullman. E sai cosa succede se lo perdo per colpa tua? Succede che mi ci porterai TU a casa sulle TUE spalle" Nessuna riconobbe la voce fuoricampo.
"E-eh? Si arrivo subito Lou" rispose Niall, mentre in quell'esatto momento Mimma apriva gli occhi. I due si scambiarono intensi sguardi: lui immerso nel verde di lei e lei immersa nell'azzurro di lui.
"Piacere, Niall!"
"Io sono Immacolata, ma puoi chiamarmi Mimma" si dissero, gli occhi che brillavano di luce propria "Comunque ora devo scappare, magari ci becchiamo domani?" concluse infine il biondo riprendendo a masticare Michael Bublè. Mimma annuì felicissima.

Le ANTI avevano molto da raccontarsi e decisero di comune accordo di tornare a casa a piedi.
Mimma raccontò del sogno riguardante l'angelo, aggiungendo che Gesù in persona (nel sogno) le aveva impedito di parlarne, finché l'angelo non si fosse palesato. Talia raccontò del suo compagno di banco, ma fu presto interrotta dal racconto vivace di Nives e della sua mattinata. Atena invece era più silenziosa del solito, sembrava distratta e tornò tra i vivi solo quando rischiò di andare a sbattere contro un palo. Nessuna ebbe tempo di chiedere il perché, era arrivato il momento di dividersi per andare ognuna a casa propria.

Harry Styles (22:34)
Se  non è Armando de Candia, allora prova a cercare Luca Ruìzzo
Talia Rubini (22:36)
No. E' bruno, ma non ha la barba.
E poi è bellissimo, questo qui non lo è per niente :S

Così si presentava la conversazione su Facebook tra Talia ed Harry. Non si sa perché, ma lei sentiva che del suo neo-conoscente poteva fidarsi, perciò gli aveva confidato di voler sapere chi fosse quel bellissimo ragazzo seduto davanti a lei.
Tutto sarebbe stato più semplice se Harry non avesse distratto Talia durante l'appello.

Nives Quercetti (22:41)
Non ti mancano mai i Jonas Brothers?
Talia Rubini (22:41)
Perché sei così?
Nives Quercetti (22:42)
Così come?

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Niv sapeva proprio appendersi a volte. La ragazza tornò sulla conversazione con Harry.

Harry Styles (22:44)
Perché ti interessa tanto lui?
C'è un mio amico bruno che è molto più bello di lui, cerca Zayn Malik e dimmi se non è un bel pezzo di manzo ;-)

 Talia inorridì alla vista di quello smile con il naso e cambiò discorso, tanto Harry non sapeva nulla.
Nives Quercetti (22:46)
Rispondi

La ragazza sbuffò, per poi digitare "Vado a dormire ciao".


Ore 7.30, Atena aprì gli occhi, era in ritardo. Non che le importasse della scuola, ma non poteva assolutamente perdersi Lui. Si vestì, non fece colazione e corse subito giù diretta alla fermata del giorno precedente.
La sua maratona fu bruscamente interrotta da uno scontro laterale con un ragazzo. Atena si alzò subito già pronta all'attacco, mentre lui era ancora per terra, seduto, con la mano destra sulla fronte mentre farfugliava qualcosa in inglese prima di ricordarsi che si trovava in Italia.
"Scusami tanto, non ti avevo vista, è solo che sono in ritardo", Atena tese la mano al giovane mentre lo riconosceva: l'aveva visto il giorno prima con il ragazzo-piercing.
"No tranquillo, non ci sono problemi, tanto ho ancora 206 giorni per arrivare puntuale", il ragazzo sorrise mentre si alzava.
"Ashton Irwin, piacere!"
"Atena Sapienza".
Ashton Irwin evidentemente era un ragazzo molto socievole, infatti si trovò a parlare del suo viaggio fino in Italia e del suo primo giorno di scuola durante il tragitto che percorse con Atena.
La ragazza, in tutto ciò, non riusciva a capacitarsi del fatto che Ashton parlava e straparlava, ma dalla sua bocca non usciva il nome dell'amico che lei cercava.
Arrivati a scuola in notevole ritardo, si salutarono per entrare nelle loro classi. Inutile dire che appena Atena entrò in classe alle 8.40 il professor de Leonardi, di religione, gliene disse di tutti i colori. Niv e Mimma già temevano che stesse per guadagnarsi la prima nota disciplinare dell'anno già il secondo giorno, invece la ragazza si limitò a sbuffare scrollando le spalle e prendere posto. Atena stava proprio cambiando.
Durante la quarta ora, Talia si rese conto di avere ancora i libri della prima aperti sul banco. Fortunatamente il professor Cosmodavide era un tipo molto permissivo, fin troppo, perciò aveva ancora un'ora per fissare la schiena del misterioso ragazzo. Talia ignorava ancora il suo nome, perché questa volta aveva perso l'appello  per colpa di Nives che riusciva ad infastidirla anche quando non era fisicamente con lei .
"Mi sa che Michael ce l'ha grosso", recitava l'SMS incriminato.
"Io ti odio" recitava invece la risposta di Talia.

Nel frattempo Atena uscì dalla quinta C -ovviamente senza chiedere il permesso- e si diresse alle macchinette. Inseriti i soldi, visto e considerato che la bibita non aveva alcuna intenzione di scendere, ricorse al vecchio metodo della nonna, ovvero calci e pugni contro il distributore. In tutto questo, Bartolo la fissava senza muovere un muscolo.
Finalmente la svolta: qualcuno alle sue spalle, con una botta ben assestata, riuscì a far scendere la bottiglietta. Atena si voltò per guardare il benefattore e il suo cuore per un attimo si fermò.
Il ragazzo allungò il braccio per appoggiarlo alla macchinetta con fare da ragazzo davvero cool.

Il fatto però, fu che aveva calcolato male gli spazi e si trovò in un attimo a perdere l'equilibrio.
 
Dopo la pessima figura che aveva fatto (perlomeno riuscì a non finire per terra), si scusò per la scena, ammettendo che di solito non si comportava in quel modo, mentre, sorridendo in evidente imbarazzo, fissava il pavimento.
Nonostante il ragazzo avesse un po' rotto il ghiaccio, Atena voleva apparire comunque misteriosa ed interessante e decise di rispondergli in modo disinteressato mentre apriva la sua bottiglietta di Coca Cola.
Il tentativo fallì: appena il tappo fu sollevato, la bevanda sembrò prendere vita attraverso un pericoloso getto di schiuma e voler avere un assaggio dell'aria aperta.
Atena capì che ormai niente in quella situazione poteva essere considerato "misterioso" o "intelligente" e scoppiò a ridere, seguita subito dal giovane, mentre la bibita fresca si calmava.

"Ne vuoi un po'?" gli disse.
Il ragazzo annuì e afferrò la bottiglia per bere; ma era così distratto da Atena che esaminava lo stato totalmente inzuppato dei suoi vestiti che mancò la mira della sua stessa bocca e sì rovesciò la bibita gassata sulla canotta bianca.
"Grazie mille... Davvero rinfrescante" disse fingendo di aver bevuto. "Credo di dover tornare in classe", continuò mentre con movimenti rigidi si voltò di spalle e mise la mano sulla fronte.
Sperava di non essere stato visto in quell'atto di totale idiozia.
Atena, sconvolta da tutto l'accaduto, tentò di bere per capire se fosse stato un sogno o una meravigliosa realtà. La Coca Cola fredda che le finì addosso fu la prova che si trattava di realtà.
Sì, anche Atena, la spaventosa bulla senza cuore, si era rovesciata la bibita sulla faccia.
Non c'era altro da fare che tornare in classe.
Appena la svampita bulletta fu seduta al suo posto, prese a fissare il vuoto.
"Oi? Ci sei?" disse Mimma, preoccupata.
La bella addormentata scosse la testa e portò violentemente la mano alla fronte: non sapeva ancora il Suo nome!!!
Alla fine delle lezioni, Talia raccontò divertita alle sue amiche che Luke Hemmings, il nuovo compagno di classe australiano, si era sporcato la canotta e aveva provato a pulirla mettendoci il bianchetto di Harry, senza grandi risultati.
"Ma dove vivi?! lo sanno tutti che per questo genere di macchie devi prima usare la farina e poi acqua e sapone!" aveva allora detto Harry a Luke.
"Davvero? Anche Atena è rientrata in classe oggi con la maglietta inzuppata, poi era immobile e ad un certo punto si è anche data una botta in testa, faceva morire dal ridere... infatti Vitulano, quello di matematica, mi ha quasi messo una nota." disse ridendo Nives. "Secondo me si è presa qualche malattia tipo il Parkinson" aggiunse poi.
"Secondo me invece dovremmo pregare per lei..." concluse Immacolata che prese sul serio la situazione.

"Pregare per chi?" fece Atena, che aveva appena raggiunto le sue amiche.
"Pregare? Hai sentito male sicuram..." Rispose prontamente Immacolata. Fortunatamente fu interrotta.
"Ma è un club segreto? Voglio farne parte anch'io! O è un'usanza qui in Italia?" esclamò Michael mentre dava una pacca sulla spalla ad Atena e indicava con l'indice la macchia sulla canotta (un tempo) bianca del suo amico.
In quel momento calò un silenzio imbarazzante.
In realtà era il suono di chi aveva appena capito cosa stava succedendo.

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Capitolo 5
*** Assemblea d'imbarazzo ***


Assemblea d'imbarazzo
 
Nello stesso istante le guance di Atena e Luke si dipinsero di un eloquente rosso scarlatto, mentre il silenzio continuava a prolungarsi e le bocche dei presenti a spalancarsi: le sue amiche non avevano mai visto Atena durante un momento di cotanta fragilità.

Un attimo più tardi quella situazione insopportabile lo diventò ancora di più, dato che Nives e Micheal, del tutto inappropriati, scoppiarono in una fragorosa risata e cominciarono a tirare pizzicotti sulle gote ribollenti dei rispettivi amici.
–Allora Atena, perché non ci hai detto niente? Volevi tenerti questa nuova conoscenza tutta per te, eh?-
Il rossore della mora non era più dovuto all’imbarazzo, ma alla rabbia, e questo significava che di lì a poco il dolce faccino della sua amichetta sarebbe stato completamente sfigurato.

Ma per fortuna ad interrompere il tutto intervenne il ragazzo con le fossette che aveva tanto affascinato Nives il giorno prima: la ragazza passò dall’espressione fastidiosamente ironica rivolta ad Atena, ad una completamente beata non appena vide il suo beniamino avvicinarsi spavaldo.
Poi tutto successe molto velocemente: il pugno di Atena scalfì l’aria dato che il suo bersaglio si trovava già alcuni metri dietro di lei, e la povera ragazza perse l’equilibrio cadendo a terra ai piedi di Luke.
Ma Nives stava ignorando il resto del mondo in quel momento, infatti era troppo concentrata ad apparire il più attraente possibile spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio e sbattendo le palpebre ripetutamente.

Quando si trovò a pochi centimetri da quel ragazzo, e quest’ultimo non poté far altro che rivolgere il suo confuso sguardo verso la presenza che gli aveva intralciato il cammino, Nives, con un sorriso a cinquantaquattro denti, esordì con:
- Ciao, mi chiamo Nives Quercetti e frequento la quinta C, la mia più grande passione sono le fossette e gli occhi verdi mentre il mio più grande sogno è infilarci le dita dentro…cioè nelle fossette…eheh…tu come ti chiami? Robert? Richard? Raimondo? Non so perché ma il tuo viso mi comunica che il tuo nome comincia con la err…-
-Ashton, mi chiamo Ashton.- disse il ragazzo interrompendo l’irrefrenabile flusso di parole che trapelava dalla bocca di Nives.
–Wow, proprio come quel gran bel pezzo di manzo di Ashton Kutcher!- disse la ragazza cercando di rimediare, ma rendendosi conto che la reazione che aveva provocato nel suo interlocutore non era affatto positiva.
–Ora fammi passare!- le disse Ashton sorpassandola con agilità, palesemente spazientito, per poi raggiungere il resto del gruppo il quale aveva assistito ammutolito a tutta la scena.
–Ragazzi si è fatto tardi, che ne dite di andare?- propose in modo del tutto naturale ai suoi amici, Micheal e Luke, il quale teneva ancora la mano di Atena dopo averla aiutata a rialzarsi.
–Certo, certo- disse il biondo lasciando immediatamente la mora e seguendo i suoi due amici verso l’uscita.
–CIAO RAGAZZI, CI VEDIAMO DOMATTINA IN AUDITORIUM PER L’ASSEMBLEA D’ISTITUTO!!- urlò Nives dalla sua postazione mentre agitava velocemente entrambe le braccia a mo’ di saluto.
Quando i tre amici furono lontani dal suo campo visivo, la ragazza mutò completamente espressione ed inaugurò un fastidioso lamento.       
–Ragà mi odia, l’ho capito dal suo sguardo! Dobbiamo per forza escogitare un piano e voi mi aiuterete, intesi??-

Ciò che ebbe come risposta furono gli schiocchi di tre mani su tre fronti.
 
La notizia dell’assemblea d’istituto straordinaria che si sarebbe svolta quella mattina circolava di bocca in bocca sin dal primo giorno.
Il preside Scotti, infatti, aveva annunciato ai suoi studenti questa piccola variazione di date, per cui aveva deciso di anticipare l’assemblea al terzo giorno di scuola “a causa di una comunicazione molto importante” che egli stesso avrebbe fatto.                                                                          

Talia quella mattina non faceva altro che giocherellare a Kim Kardashian Hollywood sull’iPhone senza troppo badare ai discorsi delle sue amiche. Si limitava ad annuire ogni tanto e a seguire Nives attraverso le file di sedie dell’auditorium in cerca di posti il più possibile discreti.

–Tutto bene Tà?- chiese Immacolata con voce flebile, seduta accanto a lei.
–Mh- , fu tutto quello che riuscì a rispondere la bionda. –C’è un ragazzo laggiù che ti sta salutando- disse Mimma indicando qualche fila più avanti di loro. Harry, il compagno di banco di Talia, stava infatti agitando la manina nella sua direzione, visibilmente euforico; ma tutto cio’ che la ragazza riuscì a notare fu la persona che gli sedeva accanto: quella sagoma le era ormai impressa nella mente.
Stupita, tornò a guardare Harry come a volergli chiedere spiegazioni, e il ragazzo indicò il proprio smartphone.
Senza perdere tempo, Talia, controllò i messaggi sul suo cellulare:

Harry u mbtmàt* (10:34)
 “si chiama Calum Hood ;-)”

Ancora faccine col naso. Incredibile. Talia, però, decise di passarci su: in quel momento c'era ben altro su cui concentrarsi.

Tu (10:36)
“gli hai detto per caso qualcosa riguardo me??”

Harry u mbtmàt (10:36)
“no tesoro, non è di molte parole… e non ha affatto buon gusto nel vestire!”

Leggendo l’ultimo messaggio, Talia scoppiò in una fragorosa risata, senza però rendersi conto che era calato il silenzio da qualche minuto, e che il preside Scotti la fissava dal suo leggio… insieme agli studenti… a TUTTI gli studenti… compreso QUELLO studente.
Proprio per questo la ragazza ignorava sia le gomitate di Mimma, sia l’ennesima umiliazione pubblica che quell’uomo le stava rifilando, per godersi il primo sguardo che la sua –non più- misteriosa preda le stava rivolgendo.

“Calum Hood” era il nome che la scimmia urlatrice nella sua testa non faceva altro che ripeterle. E mentre lei si abbandonava all’inebriante musicalità di quel nome, il ragazzo in questione stava portando pian piano il dito indice al proprio viso.
–Non mi vorrà per caso fare un cenno? O vorrà toccarsi le labbra? Oh mio dio!- erano i pensieri che in quel momento affollavano la mente di Talia.

Ma non ci fu né un cenno, né un’ammiccante toccata di labbra, bensì un’energica esplorazione del setto nasale, la quale provocò sul viso della ragazza un’espressione inorridita.
Perciò si lasciò ridestare dalla centesima gomitata di Immacolata e tornò alla realtà.
-…Intesi signorina Rubini?- il preside Scotti stava concludendo proprio in quel momento la ramanzina della quale Talia, ancora scioccata, aveva captato solo le ultime parole.
–Sì, signore!- rispose lei, con inconsueta educazione.
–Ma che ti prende?- sussurrò Immacolata, preoccupata.
–R-Robin…Hood…si è appena messo un dito nel naso!-
-Talia ma che stai dicendo? Ti senti bene?- 
Talia si voltò a guardare in faccia la sua amica e capì di averla spaventata: conoscendola, avrà sicuramente pensato che il demonio si fosse impossessato del proprio corpo. 
–Sì, certo, sto benissimo! Ora però ascoltiamo che sta a dì Scotti che non mi voglio stà a sorbì un’altra cantilena!- e così dicendo si voltò nuovamente a guardare il preside.
Nonostante nella sua testa continuava a ripetersi quella riprovevole scena, Talia riuscì a comprendere l’argomento principale dell’assemblea: in poche parole negli ultimi dieci anni si erano registrate sempre meno iscrizioni al liceo Orsini e ciò aveva provocato anche un costante calo dei fondi.
In tutto ciò il preside si rivolgeva agli alunni per chiedere il loro supporto.
–Abbiamo bisogno di voi per mantenere attiva la scuola! Vi assegno il compito di pubblicizzare e fare propaganda in tutti i modi che vi vengono in mente e vi consiglio di approfittare della presenza dei nuovi studenti stranieri. Ovviamente terremo conto dei vostri contributi e sarete abbondantemente ripagati dei vostri sforzi con un aumento dei punti di credito a fine anno.-
Un forte applauso risuonò per tutta la stanza.
–Se lo scorda!- esordì Atena.
–Concordo. Che cazzo me ne frega se questa baracca fallisce? Sono finalmente all’ultimo anno e di certo non mi ammazzerò di fatica per tenerla in piedi, per Dio!- disse Nives beccandosi la tipica occhiataccia da parte di Immacolata.
–Scusa Mimma, mi è scappato. Ora andiamo, non voglio perdere altro tempo qui- continuò Nives mentre si dirigeva verso la porta seguita dalle sue amiche.
Ma non poterono andare lontano che subito si imbatterono nel preside Scotti.
–Tra cinque minuti in presidenza- le ragazze si guardarono tra loro, confuse.
–Tutte e quattro.- 

Guai in vista.


*mbtmàt: parola che si usa generalmente nel dialetto ascolano per indicare una persona imbranata e goffa.

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Capitolo 6
*** Croce di Pietro ***


Croce di Pietro
 
 
"Tra cinque minuti in presidenza. Tutte e quattro."
 
Queste erano state le famose, ricorrenti parole del preside Scotti prima di sparire nei lunghi corridoi della scuola.
Ci volle qualche istante prima che le ANTI potessero realizzare di doverlo seguire. Ma per fortuna (o sfortuna?) raggiungere la presidenza non era mai stato un problema per loro.
 
In effetti sarebbero riuscite a percorrere quel tragitto anche ad occhi chiusi.
E sapevano che entrando avrebbero trovato tutto esattamente come l'avevano lasciato l'anno precedente.. E quello prima di quello precedente.. E quello prima ancora. E così via fino ad arrivare al primo superiore. 

E così fu.
Entrare in presidenza fu più o meno come avere un deja-vu. La scrivania in legno di mogano era sormontata dalla targhetta con il suo nome "Dottor Luigi Scotti", il registro con tutte le classi, il calendario dell'anno corrente, un pc portatile, posta di tutti i tipi. Dietro di lui, l'altro mobile in mogano era sovrastato da una pila di riviste di medicina e di giardinaggio. Accanto ad esse un altro calendario, questa volta leggermente più grande, attirava l'attenzione di Nives.
In effetti questa si stava giusto domandando perché il preside sentisse ogni anno il bisogno di due calendari.
Davanti alle quattro ragazze erano piazzate due sedie di pelle nera, leggermente consumate dal tempo, e alla loro destra un grande armadio creava un po' di ombra nella stanza soleggiata. Alla loro sinistra invece c'erano le due tipiche bandiere, italiana ed europea.
 
Ma ad attirare maggiormente l'attenzione delle quattro amiche fu la sedia presidenziale che ruotava piano piano nella loro direzione. A girarla era il preside Scotti, con le braccia poggiate sui braccioli, anche essi leggermente consunti, le mani incrociate e lo sguardo fisso puntato sulle quattro ragazze. Gli mancava solo il gatto nero da accarezzare e sarebbe potuto passare per il supercattivo di qualche fumetto.
 
Atena portò la sua bocca vicino all'orecchio della sua amica Talia.
"Qualcuno dovrebbe dirgli che non siamo in un film americano.." Disse quasi disgustata. 
"Signorina Sapienza! Silenzio!!" 
"Dio santo, che palle!" pensò la ragazza dai capelli neri.
Se Immacolata l'avesse sentita l'avrebbe sicuramente rimproverata e avrebbe cercato di convincerla a confessarsi assieme a lei il sabato seguente... 
"Sapete perché siete qui, care alunne?" Iniziò il preside pigiando le mani sulla scrivania. 
"Ci dia un indizio" sfidò Mimma con sguardo dolce che contrastava deliziosamente con le sue parole.
"Come avete potuto capire, la scuola sta attraversando un periodo difficile. Ci servono tutti i mezzi possibili, tutti gli aiuti del mondo per mantenerla attiva. E voi ci aiuterete perché avete una punizione da scontare."

Le ragazze si guardarono negli occhi l'una con l'altra pensando subito all'allarme fatto scattare il primo giorno di scuola.

"Si, esatto, l'allarme." Disse il preside, come se avesse letto le loro menti.
"È ovvio che siate state voi. Quindi ragazze, per favore, aiutateci con questa attività, oppure avrete un richiamo disciplinare.. O addirittura la bocciatura." 
"Bocciatura?!" Esclamò Mimma preoccupata, facendo così sobbalzare la sua amica Nives.
 
Nives e Mimma avevano sprecato tanto tempo della loro carriera scolastica a modificare i voti della rossa sul registro elettronico, e la possibilità che le poche iscrizioni potessero rendere inutili gli stratagemmi informatici di Mimma era impensabile.
  
"Accettiamo." Affermò Nives portandosi una mano al fianco.
"Davvero? Pensavo avessimo scelte.." Commentò sarcastica la più bassa.
Il preside lanciò uno sguardo non troppo amichevole a Talia, che lo sostenne con indifferenza.
 
Dopo pochi minuti riuscirono a liberarsi del preside e raggiunsero l'uscita principale. 
Mimma era ancora persa nelle parole del preside quando davanti a lei si materializzò il suo angelo custode.
Niall era fermo a pochi metri da lei insieme ai suoi amici inglesi. Era lì, in tutta la sua beatitudine, che gesticolava e sorrideva agli altri quattro.
 
Quando Harry si voltò a salutare Talia con un sonoro "HELLO THERE!" con tanto di sventolio della mano destra -con cui si guadagnò uno schiaffo del ragazzo che si era portato via Niall il fatidico giorno dello svenimento, 'Lou'. "Parla in italiano!" lo rimproverò-, Niall si accorse della presenza di Mimma e la salutò con un cenno della mano.
Mimma fece lo stesso e poi prestò attenzione alla maglia che l'angelo di Dio indossava.
 
Una larga maglia bianca con una croce al contrario che ne ricopriva l'intera lunghezza.

Questo rovinò la giornata di Mimma. Croci al contrario? Che Niall non fosse l'angelo di Dio del suo sogno, bensì fosse stato mandato da Satana per indurla in tentazione?
 
Arrivate alla fermata della circolare, Talia iniziò a giocherellare nervosamente con i suoi capelli; Mimma cercò, invano, di non pensare a quella croce al contrario scorrendo la sua timeline di Facebook senza però leggere un bel niente; Nives sistemò lo skate attaccato alla cartella e Atena guardò fisso il grande fosso al centro della strada. 

"Atè ma quando vengo a mangiare da te? Ne ho voglia" disse la rossa accendendosi una sigaretta.
"Anche oggi, tanto stanno lavorando tutti". La bruna era purtroppo abituata a passare pranzi e cene solitarie. 
"Essì, guarda come ci escludono!" Disse Mimma alzando lo sguardo dal suo cellulare.
"Mi raccomando, non connettetevi su Facebook per sapere gli aggiornamenti delle nostre vite, eh!" Disse la biondina cercando di non sembrare molto scortese. 
"Ho capito. Venite tutte, tanto non ci sono problemi!" Disse la bruna salendo sulla circolare seguita dalle sue amiche.
 
Dopo circa 15 minuti scesero e camminarono fino a casa di Atena. Appena arrivate prepararono qualcosa di veloce (non contando i venti minuti passati a raschiare dal pavimento la marmellata del vasetto che Nives era riuscita a rompere aprendo una dispensa) e pranzarono guardando MTV music a tutto volume.
Casa di Atena avrebbe potuto ospitare anche 60 persone se l'avessero voluto... una volta Mimma aveva persino proposto di contattare MTV cribs per un servizio (proposta immediatamente respinta da una disgustata Atena).
In effetti la famiglia Sapienza non aveva problemi economici: padre e madre avvocati, primo figlio laureato in lettere, seconda figlia laureata in lingue ed entrambi già inseriti nel mondo del lavoro.
Ma ad Atena non piaceva molto mostrare il suo lato da riccona.
 
"Atena, che ne dici se adesso ripetiamo matematica insieme? Magari inizio meglio il quinto e non arrivo a febbraio con la media del due.." Chiese Nives, non senza una punta di vergogna.
Ma per le sue amiche Atena ci sarebbe stata sempre, così iniziarono a ripetere la lezione -quella del giorno in cui lei e Luke incapparono nell'incidente Coca-Cola, pensò Atena.
 
Ciononostante, nemmeno il doposcuola improvvisato di Atena poteva fermare la ricerca di Talia (a cui sarebbe servito, a dir la verità), che passò tutto il tempo al suo cellulare guardando le foto del profilo di Calum Hood, zoommando e dezoommando, e sospirando quando ne vedeva una da togliere il fiato.
Mentre Mimma non riusciva proprio a togliersi dalla testa quella dannata croce al contrario sulla maglia di Niall.
Passò così il pomeriggio a casa Sapienza. Tra compiti, musica e cellulari. 
Finalmente, la sera decisero di prendere un po' d'aria; così uscirono e attraversarono la strada che portava alla fermata della circolare.
 
A qualche metro dalla fermata, Nives arrestò improvvisamente i suoi passi.
"E lui che ci fa qui?!" Sussurrò furtivamente Nives fissando nientepopodimenoche Ashton Irwin, che stava in piedi immobile davanti al cartellone degli orari. 
"Ehi Ashton!" Urlò Atena, essendo questa l'unica che Ashton conosceva davvero tra le quattro.
"Le è per caso andato di volta il cervello?!" Sussurrò Nives a Mimma. A Nives piaceva Ashton... ed era abbastanza evidente. Mimma inarcò un sopracciglio mentre l'amica si rodeva ferocemente le unghie con i denti.

"Atena! Senti, mi serve il tuo aiuto.. Come si arriva alla piazza centrale?! Ho un appuntamento con i miei amici australiani e non so come fare per raggiungerli.." Disse il ragazzo tutto d'un fiato, con un'aria abbastanza preoccupata.
La bruna si voltò a guardare le sue amiche, soprattutto Talia, e citò le famose parole di Nives "credo di avere un piano", ottenendo un'alzata di occhi della rossa.
Poi si rivoltò verso il ricciolino con un grande sorriso incorniciato dall'immancabile rossetto scuro.

"Ti accompagnamo noi! È esattamente lì che siamo dirette!"

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Capitolo 7
*** Angeli nei pub ***


Angeli nei pub

Ashton si bevve la frottola di Atena senza problemi, nonostante Nives avesse semi-urlato uno scandalizzato "EH?!" dopo che l'amica ebbe finito di parlare. Il ragazzo l'aveva (ovviamente) beatamente ignorata. Sembrava provasse un piacere sadico nel farlo.
 
Tuttavia, il desiderio carnale che Nives aveva nei suoi confronti non demordeva neanche un briciolo.
 
"Qui dentro c'è uno strano odore" dichiarò Ashton, appena messo un piede nella circolare delle 19:38.
Effettivamente, ciò che aveva accolto i cinque ragazzi sulla vettura era una folla composta perlopiù da una dozzina di settantenni e altrettanti impiegati sudaticci in viaggio verso casa; il che rendeva la circolare alquanto invivibile. Il gruppetto fu costretto a schiacciarsi nel retro, con non pochi problemi.
"Ho un passeggino ficcato in culo." Affermò Atena, senza premurarsi di abbassare la voce. La donna accanto al passeggino in questione le lanciò uno sguardo torvo.
"Nives, sposta questo cazzo di skate, che mi stai distruggendo una costola" fece Talia a Nives, che era stata spinta da Mimma praticamente sotto l'ascella di Ashton.
 
Non che la cosa le dispiacesse, anzi. La ragazza poté apprezzare l'igiene personale dell'australiano (il suo deodorante sapeva di cetrioli e di paradiso) e inoltre pareva che la sua presenza fosse più gradita dall'incavo ascellare di Ashton che dal suo proprietario.
E Nives non riusciva ancora a spiegarsi il perché.
 
Arrivarono in centro dopo circa dieci minuti.
"Puzzo di vecchio?" chiese Talia a Mimma.
Mimma la annusò. "Sì, abbastanza!"
"Dai, magari a Calum piace il profumo degli ultra-settantenni..." scherzò Atena.
"Calum?"
"Calum?"
Chiesero Nives e Ashton contemporaneamente.
"Calum?"
"Scusi e lei chi cazzo è?" ruggì Talia rivolta alla signora col passeggino, che si era arbitrariamente intromessa nella seria questione.
La donna girò tacchi (e le ruote del passeggino) e tolse il disturbo con fare visiblmente indignato. Ma pensa te.
Nonostante avesse scaricato un po' di rabbia sulla fastidiosa signora, Talia, ancora furiosa, fulminò Atena con lo sguardo, e quest'ultima fece finta di rabbrividire.
"Ti ucciderò un giorno di questi" la minacciò. La futura vittima scrollò le spalle.
"Come fate a conoscere Calum?" chiese Ashton, curioso.
"Ehm... la signora che lo ospita... è un'amica di mia madre" si inventò Mimma.
"Signora che lo ospita? Calum non è ancora stato assegnato a nessuna famiglia..."
"Ehi Mimma, credo ti stia squillando il cellulare!" Esclamò improvvisamente Nives.
"S...sì. Mamma?" Gracchiò Mimma dopo aver pescato dalla tasca un pacchetto di sigarette al posto del cellulare ed esserselo posato sull'orecchio.
"Ma..." cominciò Ashton.
"Dai, diamoci una mossa!" Lo esortò Atena, prendendolo a braccetto e camminando più velocemente.
 
Dopo aver girato tutto il centro di Ascoli in cerca del posto in cui si sarebbero dovuti incontrare Ashton e i suoi amici (per quanto si sforzasse, il ragazzo non riusciva proprio a ricordarselo), il gruppo arrivò a Piazza del Popolo.  
"Merda" sussurrò Talia. "Merdamerdamerda..."
"ASH!!!" Urlò proprio Calum Hood, sventolando un braccio nella direzione dell'amico. In un secondo momento notò la sua insolita compagnia, e corrugò le sopracciglia continuando a sventolare. Smise solo quando rischiò di togliere il cappello dalla testa di una sventurata signora di passaggio.
 
"Ciao ragazzi!" Li salutò Ashton quando ebbero raggiunto i tre amici.
Michael e Nives si esibirono in un saluto che si avvicinava pericolosamente a quello di Zack e Cody; il che salvò Luke e Atena, che, dopo essersi timidamente salutati, erano arrossiti fino alla radice dei capelli e avevano preso a guardare rispettivamente il cielo e le proprie scarpe.
Mimma invece si stava guardando intorno come se stesse cercando qualcosa (o qualcuno?) e Talia era rimasta a bocca aperta alla vista della sua cotta da vicino.
Pensò che i suoi capelli sembrassero piume di corvo, e paragonò il suo sorriso a una giornata di sole, e dopo una manciata di minuti si accorse che aveva smesso di sorridere da un pezzo e che le stava parlando. A lei. Calum Hood.
"Ci sei?"
"Eh? Scusa... non stavo ascoltando." Talia deglutì scioccata. Cosa diavolo stava succedendo?
"Ti ho chiesto se sei tu l'amica di Harry." Calum le sorrise, incoraggiante. Che pensasse fosse ritardata?
"Sì, è il mio compagno di banco... perché?"
"Niente, mi ha parlato molto di te." Le fece l'occhiolino.
 
Talia non ci poteva credere. Harry non le aveva forse detto che era di poche parole e che non gli aveva detto nulla di lei?! Però su una cosa aveva detto la verità: non aveva gusto nel vestire. Lanciò un'occhiata diffidente alla sua maglietta sbrindellata, che sembrava essere stata attaccata da una squadra di roditori.
"Vado... vado a comprarmi una birra" cercò di congedarsi la biondina, indicando una direzione vaga dietro di sé.
 
Non appena si fu girata, iniziò a scrivere sul cellulare un messaggio per Harry, premendo i tasti con foga.
 
Tu (20:16)
SEI DEFICIENTE???
 
"Talia, dove stai andando?" Le urlò Nives.
"A prendermi una birra" le rispose, intascando il telefono.
"Aspetta, ti accompagno."
"Anche io voglio bere! Nivessss!" La seguì Michael.
"Ovvio..." disse Ashton, roteando gli occhi.
Presto tutto il gruppo si avviò verso il pub di fiducia delle ANTI.
 
Nives si ritrovò a camminare assieme a Michael e ad Ashton.
"Allora, quando mi porti allo Skatepark di cui mi hai tanto parlato, cara?" Le chiese Michael, tirandole una ciocca di capelli. Ashton aveva l'aria di uno che si sarebbe volentieri buttato dal balcone.
"Domani?" Propose Nives.
"Perfetto" concordò lui.
"Domani non dovevi venire da me a giocare a Guitar Hero?" Intervenne Ashton, accipigliandosi.
"Dai, ci vengo un'altra volta, possiamo giocarci sempre..."
"E' la stessa cosa che mi hai detto l'ultima volta, e quella prima ancora. E poi mi dai sempre buca per lei" ribattè il ragazzo, facendo un cenno con il mento a Nives.
Sia Michael che Nives avevano appena aperto la bocca per rispondere, quando si sentì un tonfo.
 
A quanto pare Mimma era inspiegabilmente inciampata sulla superficie piana del marciapiede davanti al pub.
"C'è l'angelo" annunciò, scioccata.
"Che?" Fecero sette voci in coro.

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Capitolo 8
*** SMS inopportuni ***


SMS inopportuni
 


"Ho detto che c'è l'angelo!!! L'angelo! Quello sceso dal cielo, è qui! In carne ed ossa! Ma senza ali!" Ripetè Mimma, che ormai giaceva sul pavimento fissando il vuoto, in evidente stato di shock.
 
Atena si avvicinò subito all'amica per aiutarla a rimettersi in piedi, sistemarsi i capelli e rendersi, insomma, presentabile.
Se Atena aveva pensato per prima cosa a Mimma, al contrario, Nives e Talia si guardavano preoccupate senza fiatare. Cosa avrebbero pensato gli aitanti australiani della scena a cui avevano appena assistito? Non avevano il coraggio di controllare.

Nessuna delle tre amiche si era mai vergognata di Immacolata, infatti la ragazza era riuscita persino a presentare loro il suo parroco di fiducia, Don Saverio della chiesa di San Cristoforo. E da allora Atena, Talia e Nives, un po' a malincuore, ogni due mesi si liberavano dei loro peccati per far felice la loro amica.

Quello che preoccupava le due ragazze, quindi, erano le reazioni che avrebbero avuto i loro nuovi amici che, ovviamente, non sembravano conoscere Immacolata tanto bene da non darsela a gambe.
Niv e Talia tornarono sulla terra, giusto in tempo per guardarsi attorno e constatare di essere sole.

"Potrebbero essere tornati a casa. O potrebbero essere andati di là." attaccò Nives indicando varie direzioni, poi grattandosi la testa ed infine mordendosi il labbro con fare confuso. Il flusso di parole della rossa fu fermato solo quando Talia, che tentava di parlare da 10 minuti, le diede un pizzico sul braccio.

Il gruppo di amici si intravedeva dalla grande vetrata del pub, davanti alla quale erano ferme le due. Con non poco imbarazzo, queste misero piede nel locale e raggiunsero gli amici.

Fortunatamente il pub era illuminato da timide luci rossastre, perfette per mascherare l'imbarazzo sul volto delle due ragazze.
Harry avvistò le due sbadate e subito agitò vistosamente le mani invitandole ad avvicinarsi.

Arrivate al tavolo, Nives fu invitata da Michael a sedersi tra lui ed Ashton che, roteando gli occhi, le fece spazio, mentre Harry, con l'espressione del vincente in volto, indicava a Talia il posto (da lui) designato: tra sé stesso e il silenzioso Hood.

La ragazza, però, aveva la sensazione che Calum Hood non aveva scelto liberamente il proprio posto. Sedutasi sulla panca di legno ebbe il tempo di analizzare le proprie emozioni. Il 50% di Talia avrebbe voluto ringraziare Harry per la premura, il restante 50% avrebbe voluto ringraziare Harry per la premura facendo uso di oggetti contundenti.


"Devo dirvi una cosa importantissima!" esclamò Harry entusiasta, rivolgendosi alla strana combriccola venutasi a formare e guardandone i componenti uno ad uno.
"Lo sapete che ho inventato un cappotto che va bene per tutte le stagioni?" L'audience pendeva dalle sue labbra. "Quando fa caldo basta toglierlo!" concluse il ragazzo.

Quelli che seguirono furono momenti di silenzio agghiacciante, mentre, accanto a lui, un altro ragazzo (probabilmente "Lou") gli sorrideva rivolgendogli uno sguardo d'amore.
                     
"Allora ragazzi, avete deciso?" fu la frase che salvò Harry da eventuali imprecazioni a lui rivolte. La cameriera, capelli scuri e raccolti in una coda, era pronta a ricevere le ordinazioni appuntandole su un blocchetto.
“Per me qualcosa di forte!” fece Nives, guadagnandosi un’occhiataccia di Talia.
Dopo che tutti ebbero ordinato, Harry era sul punto di aprire bocca nuovamente quando un "OUCH!", accompagnato da un rumore sordo e un brusco movimento del tavolo, bloccò la (pessima) barzelletta di Harry sul nascere.

Niall riemerse da sotto il tavolo con una mano che si massaggiava la testa e l'altra che porgeva ad Immacolata il tovagliolo appena raccolto da terra. Tutto ciò con un'espressione sofferente in volto.
"Spero che almeno adesso, dopo essermi quasi spaccato di testa per te, finalmente andremo insieme a confessarci! Sarebbe bellissimo passare del tempo assieme…" furono, inaspettate, le parole che uscirono dalla bocca del biondo.

Nuovamente tutti avevano gli occhi puntati su di lui e, nuovamente, il silenzio agghiacciante tornò a regnare sulla compagnia. Comprensibile. Ognuno dei presenti - Mimma soprattutto - era in attesa di una spiegazione che esplicasse l’improvviso slancio di coraggio di Niall.

Una spiegazione che non arrivò.
Stavolta il silenzio fu spezzato da Michael, che stava disperatamente cercando di intraprendere una conversazione con Nives e Ashton CONTEMPORANEAMENTE.
Ashton aveva molto da perdonare a Michael. L’ultimo colpo risaliva appena a due giorni prima:
"Allora ti aspetto domani alle 4!" erano state le parole di Ashton,
"oggi passerò alle 4 da te con la tinta, stavolta voglio provarli rossi" aveva invece detto Michael a Nives il giorno seguente, totalmente dimentico di avere già un altro impegno.
Fu così che Michael si trovò a dover affrontare, con i suoi nuovi capelli rosso fiammante, un Ashton parecchio offeso. Riuscì a far pace con l'altro ragazzo promettendogli una serata dedicata esclusivamente a loro quattro, proprio come i vecchi tempi.

…Beh, l'intima serata era diventata una maxi-cena per 11 persone in un pub nel centro della città. Fortunatamente non era colpa di Michael, ma di una serie di eventi fortuiti.
"Allora ti piacciono i Blink-182? Ashton sa suonare alla batteria praticamente tutte le loro canzoni! Diglielo, Ash!" esclamò Michael entusiasta rivolto all'amico, incoraggiandolo a rivolgere la parola a Nives.
Del tutto inaspettata, tuttavia cantilenante e innaturale, fu la risposta del ragazzo:
"So suonare praticamente tutte le loro canzoni" disse, per poi abbozzare un sorriso.
Forse per merito degli occhi dell'australiano, per la prima volta fissi su di lei, forse per le fossette ben in vista a causa del sorriso, Nives battè violentemente la mano sul tavolo. 
Non ci fu il tempo per chiedere spiegazioni in quanto cominciarono ad arrivare le prime ordinazioni.
"Che schifo questo panino!" la voce di Niall risuonò nel locale, quasi come la voce di ogni madre al mattino.
"Che scempiaggine!" aggiunse imperterrito il giovane mentre, tuttavia, continuava ad addentare la pietanza. Soltanto Mimma prestava attenzione al delirante angelo seduto di fronte a lei, tutta la compagnia era ormai abituata e preparata alle eventuali future stramberie. 

Ancora una volta il tavolo subì una scossa: Luke arrossì furiosamente e in seguito anche Atena, seduta di fronte a lui. Tutti ci misero un po' prima di capire che ai due, non a caso i più alti del gruppo, bastava spostare un po' le gambe per scontrarsi fra loro, con il tavolo e far vibrare le bevande all'interno dei bicchieri.
Luke fissava la sua Coca Cola ripensando a quel giorno a scuola - quando si versò la bevanda addosso - e sperava di non ripetere la stessa scena, soprattutto perché stavolta non ci sarebbe stato modo di fuggire da Atena per evitare di essere visto. Mentre questi pensieri e ricordi gli affollavano la mente, il giovane si trovò a canticchiare a bassa voce "I miss you" dei Blink-182, davanti agli occhi sognanti (e neri) di Atena.

Atena, che sembrava dover svenire da un momento all’altro se Luke non avesse accennato a smettere di cantare quella meravigliosa canzone muovendo le sue perfette sopracciglia, lasciandosi prendere dal ritmo.
La ragazza dai capelli corvini addentò il suo panino, ma sfortunatamente il boccone le andò di traverso, bloccandosi in gola quando gli occhi di Luke si bloccarono esattamente nei suoi. Cercando di evitare un principio di soffocamento, ingollò metà della Coca-Cola davanti a sé in un sorso cercando di mantenere un’aria di nonchalance.
Il silenzio fu improvvisamente rotto dalla suoneria dell’iphone di Talia che aveva appena ricevuto un messaggio. Calum si precipitò a guardare il suo cellulare, posizionato sul tavolo esattamente accanto a quello di Talia, ritrovandosi così a leggere il messaggio ancora illuminato sull'iphone della biondina.
 
Harry u mbtmàt (21:07)
E ringraziami per il meraviglioso posto accanto a Calum che io e solo IO ti ho riservato! 
 
Calum distolse lo sguardo dai cellulari un secondo dopo aver realizzato di essere nominato nel messaggio.
Talia afferrò con quasi troppa disinvoltura il suo cellulare e, quando lesse il messaggio e realizzò che anche Calum l’aveva letto, la sua faccia cambiò colore passando per diverse sfumature.
Prima sbiancò prendendo le sembianze di un cencio, poi riprese colore, forse anche troppo, diventando quasi bordeaux, poi divenne quasi verde oliva. Nives la fissava preoccupata, lo stesso valeva per Atena. 
Lo stesso non valeva per Mimma che sembrava ormai stregata dal suo angelo protettore, Niall, che continuava a parlare e straparlare senza alcun freno.
“Mi sa che la tua amica è diventata un semaforo” commentò allegramente, indicando Talia senza un minimo contegno. 

Questa si voltò verso Harry con uno sguardo da fare invidia ad un serial killer. Nessuno aprì bocca. 

“Ahah… sapete qual è il gioco preferito di.. un eremita?” chiese Harry, pur di suscitare dell’umorismo in questo tavolo diventato ormai un inferno sulla terra. 
“No… diccelo tu, my darling”. L’unico che gli diede corda fu ancora il ragazzo accanto a lui, “Lou”.
“..ahah..il solitario!!” nemmeno Harry sembrava entusiasta di questa orribile barzelletta.
Nonostante ciò, Michael rise sguaiatamente. Nessuno sapeva se fosse per pena o perché apprezzasse davvero questa forma parecchio alternativa dell'umorismo inglese.
Dopo un po', tutti presero a mangiare silenziosamente. Le voci angeliche di Niall e Mimma che si bisbigliavano chissà quali smancerie e la musica di Capital Tv facevano da sottofondo. 

Dopo aver pagato, il gruppo di ragazzi si raccolse fuori dal pub. 
“Ragazze, domani mattina dobbiamo assolutamente pensare a qualcosa per la vicenda della scuola e del preside!” iniziò Nives appena mise piede fuori. 
“Sì, ci penseremo domani, tranquilla Niv!” cercò di rassicurarla Mimma. 
“Che vicenda?” Il dolce visino da cicciobello incorniciato dal ciuffo di capelli rosso fuoco di Michael aggrottò le sopracciglia, incuriosito. 
“Oh... dobbiamo... come dire... aiutare la nostra scuola!” rispose velocemente Atena. 

Prima che qualcun altro potesse fare domande più approfondite, Nives esordì con la sua tipica frase - che in effetti le orecchie delle sue tre amiche non sentivano da un periodo di tempo sospettosamente lungo. 


“Credo di avere un piano...”
 

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