Questa
storia ha partecipato al contest "Frasette ganze" di Princes L
Siamo
entrambi sulla
stessa barca
Pov
Katara
Quella
mattina
mi svegliai particolarmente di buon umore, mi alzai dal letto molto
lentamente
e mi avvicinai alla finestra: era il primo giorno di scuola del secondo
anno di
liceo.
Il sole
splendeva
alto nel cielo e mentre lo guardavo mi scappò un sorriso,
sentivo che
quell’anno sarebbe stato perfetto.
All’improvviso
sentii qualcuno bussare alla porta –Katara, sbrigati o faremo
tardi!- Era mio
fratello, ma come mai era già
sveglio?
Lo sguardo
mi cadde sull’orologio appeso alla parete della mia camera,
erano le otto meno
cinque e io avrei dovuto essere a scuola alle otto e un quarto!
Finalmente
consapevole del mega ritardo in cui ero, uscii dalla mia stanza e mi
fiondai
nel bagno.
Riuscii
a prepararmi in tempo record, in meno di un quarto d’ora ero
già lavata e
vestita, e raggiunsi mio fratello al piano di sotto.
Dopo
aver salutato la nonna, ci incamminammo verso la scuola.
Vivevamo
con mia nonna perché mio padre viaggiava spesso per lavoro,
mentre mia madre
era morta qualche anno fa.
Fortunatamente
la scuola non era poi così lontana e non facemmo tardi,
arrivammo giusto in
tempo per sentire la campanella suonare.
Dopo
essere passati in segreteria per prendere l’orario
settimanale delle lezioni,
salutai mio fratello e incominciai a correre dalla parte opposta alla
sua per
raggiungere la mia classe.
Sfortunatamente
nella foga della corsa mi andai accidentalmente a scontrare con
l’unica persona
che non avrei voluto assolutamente vedere, in quella giornata
così perfetta.
-Ehi sta
più attenta!- Sputò lui riservendomi per qualche
secondo uno sguardo tagliente,
prima di rialzarsi e raccogliere le sue cose.
Senza
neanche degnarlo di una risposta mi allontanai riprendendo il mio
cammino.
Vi state
chiedendo chi fosse quel losco individuo? Si chiamava Zuko, ed era il
ragazzo
che odiavo di più al mondo.
Chiariamoci,
di per sé lui non mi aveva mai fatto niente, era
semplicemente un ragazzo molto
burbero e scontroso che amava stare da solo, ma
suo padre…. Beh lui mi aveva portato via la
cosa più importante che avessi.
Suo
padre era il responsabile della morte di mia madre.
Avevo nove
anni.
Quel giorno
ero in giro con mia
madre per fare delle commissioni, eravamo entrate in banca per un
prelievo
veloce quando all’improvviso un uomo armato fece irruzione
nell’edificio: Ozai,
il padre di Zuko.
Ci fece
sedere tutti a terra, mentre
lui costringeva una della funzionarie ad infilare i soldi
all’interno di una
vecchia sacca.
La
situazione iniziò a degenerare
quando io scoppiai a piangere a dirotto. Senza il minimo scrupolo Ozai
mi puntò
la pistola contro.
Mia madre
per difendermi si gettò
su di lui, ma nella colluttazione partì un colpo. La vidi
accasciarsi
lentamente al suolo, mentre il rapinatore corse via.
Morì
poco dopo, ebbe solo il
tempo di dirmi che mi voleva bene e di continuare a seguire i miei
sogni.
Mentre
ero immersa nei miei pensieri sentii qualcuno
sfiorarmi delicatamente la spalla, mi
girai e mi trovai davanti Zuko che mi porgeva un libro.
-L’hai
lasciato prima per terra- Glielo tolsi bruscamente dalle mani
guardandolo male
-Bene adesso togliti dai piedi!- Gli dissi usando il suo stesso tono di
voce.
-Tranquilla
lo prendo come un grazie-
Arrivai
in classe leggermente in ritardo, ma fortunatamente il professore non
era
ancora entrato, salutai i miei compagni di classe e corsi a sedermi
accanto ad
Aang, il mio migliore amico.
-Ciao
Kat, come hai passato l’estate?- Chiese allegramente
sfoderando il suo bel
sorriso.
Io
arrossii leggermente, non vedevo Aang come gli altri ragazzi, era alto
quanto
me, aveva dei capelli neri e gli occhi grigi, lui era come un fratello
per me
ma era pur sempre un bel ragazzo e quel sorriso mi faceva sempre
arrossire…
-Bene e
a te com’è andata?- Dissi dopo un po’
ricambiando il sorriso.
–Piuttosto
bene, mio zio mi ha portato in vacanza sull’isola di Ember,
è stato mitico!- La
conversazione si interruppe con l’arrivo del professore.
Il resto
delle mattinata trascorse normalmente, ritrovai anche altri miei amici:
tra di
loro spiccava Toph, una ragazzina sfortunatamente cieca dalla nascita,
ma che
non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, e all’ora
si pranzo rividi
anche Suki, la storica ragazza di mio fratello.
Ci
dirigemmo in sala mensa e ci sedemmo tutti e cinque allo stesso tavolo,
mentre
stavamo tranquillamente chiacchierando però, Aang si
incantò a guardare
qualcosa alle mie spalle.
Mi girai
lentamente e vidi Zuko, seduto da solo a pochi tavoli da noi, aveva un
vassoio
pieno di cibo davanti a se, eppure non toccava niente, stava
lì seduto con lo
sguardo perso nel vuoto.
Non mi
meravigliai di tutto questo, a causa della natura di suo padre e del
suo
carattere scontroso e scorbutico, nessuno voleva neanche provare a fare
amicizia con lui.
-Mi
dispiace per lui- Sospirò Aang alle mie spalle
–Perché?- Risposi io con un tono
forse un po’ troppo acido.
-Perché
è sempre da solo, anche quest’estate
l’ho incrociato all’isola di Ember, era
sempre per i fatti suoi, non stava mai neanche con suo zio- Rispose lui
abbassando
lo sguardo –Aang non è colpa nostra! E’
lui che ha voluto tutto questo!- Aang
mi fulminò leggermente con lo sguardo.
-Andiamo
Katara cosa ti ha fatto lui di tanto male? Lui non può
pagare per gli sbagli
che ha fatto suo padre, non è giusto!- Questo era troppo.
–Perché?
A te sembra giusto quello che è
successo a me? Io ho visto mia madre morire davanti ai miei occhi per
colpa di
suo padre e io non lo perdonerò mai!-
-Ehm…Katara…-
Mio fratello cercò di richiamare la mia attenzione
–Che c’è?- Domandai seccata,
lui mi indicò il resto della sala.
Mi
accorsi che tutta la mensa si era girata a guardarmi, ero talmente
arrabbiata
che non mi ero accorta di aver urlato quella frase.
Vidi
Zuko alzarsi e uscire dalla mensa, il suo vassoio era rimasto li
intatto, sicuramente
anche lui aveva sentito tutto.
Non me
ne curai più di tanto e mi allontanai anch’io da
quel luogo, decisi di saltare
l’ora successiva, non era molto intelligente mettersi a
saltare ore di lezione
proprio il primo giorno, ma ormai non mi importava più di
tanto.
Pov
Zuko
Il primo
giorno di scuola era davvero iniziato male, per quanto tempo ancora
avrei
dovuto sopportare il comportamento dei miei compagni? E soprattutto
quando,
Katara avrebbe smesso di prendersela con me per le azioni di mio padre?
Per lui
e per mia sorella era stato tutto più semplice, lui era
finito in carcere,
mentre lei aveva preferito la fuga.
Io
invece ero rimasto qui con lo zio Iroh, dopo la morte di suo figlio,
causata da
un incidente d’auto, io ero l’unica persona che gli
fosse rimasta, e lui l’unica
che fosse rimasta a me.
Involontariamente
la mia mano finì sulla cicatrice che portavo in volto, un
segno indelebile
della SUA di colpa.
Un segno
che mi avrebbe in eterno ricordato come mia madre fosse morta, per
proteggermi.
La sera
della rapina in cui morì
la madre di Katara, mio padre tornò a casa furibondo.
Incominciò
a urlare a mia madre
di preparare i bagagli perché aveva avuto un imprevisto, una
donna era morta
mentre aveva cercato di rapinare una banca.
Lei
iniziò a gridare, dicendogli
che era un assassino e che doveva costituirsi o l’avrebbe
denunciato lei.
La lite
degenerò e mio padre
incominciò a picchiarla, io cercai di fermarlo, avevo appena
dieci anni e non
avrei avuto nessuna speranza contro di lui, ma nessuno poteva toccare
mia
madre.
Mio padre
allora incominciò a
scatenare la sua ira su di me, all’improvviso
afferrò una vecchia lampada ad
olio per scagliarmela contro, ma mia madre si mise subito in mezzo
facendomi
scudo con il suo corpo.
La lampada
era scoppiata
provocando un’enorme fiammata. Io me la cavai con un ustione
sull’occhio
sinistro, ma mia madre…
Lei
morì dopo tre giorni di
agonia in ospedale, a causa delle gravi ustioni.
Dopo
il
processo io e Azula fummo affidati allo
zio, ma lei dopo qualche giorno scappò via di
casa e non avemmo più sue
notizie. Non che mi
dispiacesse più di
tanto, in fondo era sì, mia sorella, ma si era sempre
divertita a torturarmi,
anche il giorno in cui nostra madre morì.
Pov
Katara
Il primo
giorno di scuola era stato sfiancante, Aang non aveva più
voluto parlarmi a causa
di Zuko, mentre mio fratello continuava a dire che esageravo.
La
mattina seguente non iniziò nel migliore dei modi, fui
svegliata di soprassalto
dalle grida di Sokka che cantava a squarcia gola.
Afferrai
un cuscino e mi alzai velocemente, entrai come una furia nella sua
stanza e glielo
tirai addosso con tutta la forza che avevo.
-Ehi! Come
sei simpatica sta mattina!- Disse lui sarcastico mentre me lo
rilanciava ed io
lo afferravo al volo.
-A te
sembra normale svegliare le persone con la tua assordante voce? Sokka
sei
peggio che sentire un unghia che graffia una lavagna quindi sta zitto!-
Quel
giorno riuscii a prepararmi con molta calma e arrivai a scuola in
perfetto
orario.
La
giornata trascorse decisamente meglio della precedente, sarebbe stata
addirittura perfetta, se all’ora di pranzo, in mensa non
avessi trovato una
brutta sorpresa: i miei amici erano tutti seduti al tavolo di Zuko.
Per un
momento Aang incrociò il mio sguardo ed io ne approfittai
per far trasparire
tutto il mio disappunto per quella situazione, ma lui girò
la testa come se non
gli importasse.
Zuko
vedendo Aang distratto, si girò a guardare nella mia
direzione, ma prima di
incrociare i suoi occhi uscii dalla mensa lasciando il mio pranzo
lì.
Poco
dopo litigai con Aang, secondo lui stavo davvero esagerando, ma io ero
decisa a
non cambiare idea.
Con il
passare delle settimane, la situazione non era delle migliori, io ed
Aang non
eravamo ancora tornati a parlarci e in più litigai anche con mio fratello
perché l’avevo accusato
di preferire il figlio dell’assassino di nostra madre a me.
Un
giorno però le cose cambiarono completamente, appena entrai
nell’edificio
scolastico, un uomo anziano mi fermò chiedendomi se poteva
parlarmi.
-Allora
Katara, posso darti del tu?- Domandò con fare gentile, quel
vecchietto mi stava
proprio simpatico, così acconsentii.
-Grazie,
allora io sono Iroh lo zio di Zuko- Appena sentii quel nome, mi
irrigidii, ma
lui fece finta di niente e continuò a parlare.
-Vedi
Katara, mio nipote ultimamente è tornato da scuola
decisamente turbato, non che
lui me l’abbia detto, è così orgoglioso
che non esternerebbe le proprie emozioni
neanche se lo implorassi in ginocchio.
Comunque,
io sento quello che prova anche solo guardandolo e…-
-Senta
dove vuole arrivare?- Lo interruppi, sperando di concludere al
più presto
quell’imbarazzante conversazione.
-Mi
hanno raccontato quello che è successo tra te e mio
nipote… Per favore Katara,
smettila di prendertela con lui, ha già perso sua madre
e…-
-Cosa?-
Esclamai stupita interrompendolo di nuovo.
Zuko aveva perso sua madre?
-Si
Katara, la madre di Zuko è morta e lui sta ancora male per
questo, credo che
tu possa capirlo meglio di chiunque
altro.
Per
questo motivo vorrei chiederti di smetterla di etichettarlo come il
figlio di
un assassino, suo padre sta pagando per le sue colpe, ma non
è giusto che a
rimetterci sia proprio Zuko- Concluse regalandomi uno sguardo triste,
quell’uomo era proprio diverso da suo fratello.
-Adesso
devo andare, il tè non si prepara da solo- Disse tornando a
sorridere
–Arrivederci Katara-
-Arrivederci-
Lo seguii con gli occhi mentre si allontanava canticchiando una
canzone, certo
che quell’uomo era proprio buffo.
Decisi
di non pensarci e mi incamminai verso la mia classe.
Come al
solito mi sedetti accanto ad Aang, anche se non si degnò
nemmeno di salutarmi,
ma infondo aveva ragione.
Tutti i
miei amici avevano provato a fare amicizia con Zuko, persino mio
fratello, ma
io appena lo avevo visto con loro ero scappata via, e in quel momento,
dopo
aver scoperto l’amara verità, mi sentivo davvero
in colpa.
-Tu
sapevi che la madre di Zuko è morta?- Chiesi di getto ad
Aang non riuscendo ad
aspettare la fine della lezione per domandarglielo.
Lui si
voltò a guardarmi – Perché ti
interessa?-
-Ecco…
io…- Balbettai –Sarebbe cambiato qualcosa per te
sapere che la stessa notte in
cui è morta tua madre, lui ha perso la sua a causa di suo
padre?- Mi chiese
serio, io abbassai la testa, avevo davvero esagerato con il mio
comportamento.
Me
l’ero
sempre presa con Zuko per la storia di mia madre, senza sapere che lui
condivideva la mia stessa sorte e io non facevo altro che
ricordarglielo.
Al suono
della campanella uscii
di corsa dalla
mia classe, senza nemmeno salutare Aang, con lui avrei parlato dopo, in
quel
momento era un'altra la persona con cui avrei dovuto chiarire.
Incominciai
a guardarmi intorno alla ricerca di Zuko, lo trovai seduto su una
panchina,
intento a leggere degli appunti.
Mi
avvicinai molto lentamente e mi sedetti accanto a lui, che appena
sentì la mia
presenza si girò a guardarmi.
Quando
si accorse che ero proprio io, ad essermi seduta accanto a lui, lo vidi
alzare
un sopracciglio –Cosa vuoi ora?- Chiese con un tono scontroso
e leggermente
irritato.
Io
abbassai lo sguardo per non incrociare i suoi occhi –Volevo
chiederti scusa per
come mi sono comportata… ho sbagliato e mi dispiace, io non
sapevo di tua
madre… non potevo immaginare che tu…- Delle
lacrime iniziarono a scendere dai
miei occhi e a rigarmi il viso.
All’improvviso
la sua mano fu sulla mia e la strinse forte, ma non per farmi male,
stava
cercando di consolarmi.
Alzai lo
sguardo per guardarlo e i miei occhi incontrarono i suoi, erano di un
caldo
dorato, erano gli occhi più belli che avessi mai visto.
Avevo
passato anni a fargli la guerra, senza sapere che combattevamo dalla
stessa
parte.
All’improvviso
distolse lo sguardo e uscì dal suo quaderno un vecchio
foglio di giornale.
-Ecco,
questo è quello che è successo a mia madre, credo
che sia questo quello che
vuoi sapere- Sospirò abbassando lo sguardo, mentre io
incominciavo a leggere.
Lessi
tutto l’articolo velocemente, alzai gli occhi per guardare
Zuko, il suo viso
era rigato dalle lacrime, così feci una cosa che non mi
sarei mai immaginata,
mi avvicinai a lui
e lo abbracciai.
All’improvviso
sentii qualcuno tossire alle nostre spalle, ci girammo e vedemmo tutti
i nostri
amici che ci guardavano sorridenti.
-Questo
abbraccio vuol dire che avete seppellito l’ascia di guerra?-
Ci chiese Sokka
con fare ironico, io e Zuko ci guardammo negli occhi e annuimmo, ero
sicura che
in lui avrei trovato un buon amico.
Tutti
esultarono –Benvenuto nel gruppo allora- Esclamò
raggiante Sokka mentre metteva
un braccio intorno al collo di Zuko –Va bene Sokka, adesso
lascialo respirare-
Dissi io prima che lo strozzasse.
Da quel
giorno io e Zuko diventammo ottimi amici, avevo scoperto, che dietro
quell’aria
scontrosa e irascibile, si
nascondeva
una persona meravigliosa.
Arrivai
addirittura a parlargli della mia passione per la danza, che avevo
però
abbandonato dopo la morte di mia madre.
Il colmo?
Zuko mi consigliò di riprendere a ballare.
Una sera
nella cassetta delle lettere trovai un piccolo biglietto con su scritto
:
“Ti
passo a prendere sta sera alle otto, vestiti bene, Zuko”
Entrai
in casa e trovai mio fratello sorridente –Serata speciale sta
sera, eh
sorellina?-
-Tu come
fai a saperlo?- Domandai sospettosa, lui come se niente fosse se ne
andò via
fischiettando allegramente.
Non
sapevo perché, ma sentivo puzza di guai, se non fosse stato
per quel biglietto
avrei detto che era colpa di Sokka…ma c’era quel
biglietto.
Ma
sicuramente
Zuko non si sarebbe prestato ad uno degli stupidi scherzi di mio
fratello.
Quindi,
a meno che mio
fratello non fosse diventato così intelligente da riuscire a
copiare
perfettamente l’elegante calligrafia di Zuko ( ed era
impossibile), non mi
sarei dovuta preoccupare di niente, così decisi di andare in
camera mia per
prepararmi.
Salve a tutti, eccomi qui
con una nuova storia su Avatar: la
leggenda di Aang.
In questo capitolo abbiamo visto i nostridue protagonisti passare
dall'odio all'amicizia, ora vi lascio con questo dubbio, quale
sorpresa ha preparato Zuko per Katara?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo, che sarà anche l'ultimo
=)
Baci Baby <3
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