Cronache del Regno di Ghiaccio.

di Mordekai
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Origine. ***
Capitolo 2: *** Alla corte del Re. ***
Capitolo 3: *** Addestramento. ***
Capitolo 4: *** Fuoco e Ghiaccio. ***
Capitolo 5: *** Viaggio verso il Picco. ***
Capitolo 6: *** Kut'syan. (Orfano) ***
Capitolo 7: *** I Custodi delle Stelle. ***
Capitolo 8: *** Dissolvenza. ***
Capitolo 9: *** Il potere del ghiaccio. ***
Capitolo 10: *** Unione con le Stelle e Amor perduto. ***
Capitolo 11: *** Tempesta di luce. ***
Capitolo 12: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Origine. ***


In origine, la terra del Nord era una terra verdeggiante, ricca di qualsiasi tipo di albero, dai pini che raggiungevano altezze impressionanti ai Salici piangenti dalla folta chioma che sembravano risplendere alla luce del sole, campi di fiori che si estendevano per chilometri e chilometri, raggiungendo anche luoghi inesplorati, la selvaggina era abbondante. In ogni cespuglio di bacche e di rovi potevi trovare un Camaleonte Leone, chiamato così per la criniera che aveva attorno al collo, oppure  le Vespe Rubino, chiamate così per il loro colore, un rosso scuro con striature nere. Durante le feste di paese, venivano fatte esibire per qualche minuto da una Liuthen, abile incantatrice del Regno di Huvendal, famosa per le incredibili performance delle sue piccole creature, facilmente irascibili se infastidite, potevano anche ucciderti all’istante se volevano. La Liuthen incantava le Vespe solo con il movimento delle dita, nessun tipo di magia, e tutti credevano il contrario. Alcuni restavano ‘’stregati’’ dallo spettacolo, altri dalla sua bellezza.
Ai confini della terra del Nord esistevano anche due razze leggendarie, la razza dei Varg e dei Thandulircath; la prima era un popolo di impavidi guerrieri che non avevano paura di nulla, combattevano con ferocia, coraggio e fierezza, sconfiggendo creature abominevoli e salvando popoli prigionieri, le loro gesta venivano raccontante in tutto il Regno; quella dei Thandulircath, invece, era un popolo di agricoltori, fabbri e mercanti, solo in pochi erano abili nell’uso delle armi bianche, giusto 10 o 20 in totale. Vivevano in zone rurali, ma quando i campi non davano abbastanza grano o verdure, si spostavano in altre zone in cerca di sistemazione e ricominciare tutto nuovamente.

In quel clima di imperturbabile felicità, solo la Regina Tyrahieh , che dall’alto del Picco del Silenzio, il punto più alto di tutta la terra, osservava con sguardo gelido la città sottostante:
‘’Quei canti, quelle risate, quei pianti di gioia quando i loro cari tornano da lunghe esplorazioni, tutto mi disgusta. E’ il momento che il Re di Huvendal capisca cosa voglia dire avere il cuore di ghiaccio. Questo è per quello che mi ha fatto.’’
 La Regina alzò il braccio avvolto da una tunica nera, aprì la mano e generò un’immensa tempesta di ghiaccio e neve si abbatté furiosa sul regno, danneggiando le case fatte con pietra e legno e il castello, congelando completamente una torre e parte delle mura, i raccolti furono distrutti e le strade rese scivolose, il bestiame morì in poche settimane e gli abitanti si ammalarono.
Il ghiaccio, per anni, rimase attaccato sui tetti delle case come edera rampicante, all’esterno delle mura, le abitazioni erano diroccate,  carcasse di animali decomposti mischiati ad ossa umane, ed è in questo luogo abbandonato che Vorshan, un esperto stratega al servizio del Re di Huvendal, trovò la piccola Arilyn Saavick, avvolta da uno straccio umido e sporco:

‘’Una creatura così fragile non può stare in questo luogo fatiscente, ed è un miracolo che tu sia ancora viva.’’
Così, spostando senza far rumore i cumuli di ossa, prese il fagottino e usò il suo lungo giaccone in pelliccia di orso nero delle foreste dei Silenti, notò che attorno al collo c’era un ciondolo che raffigurava la testa di un lupo.

‘’Quindi sei una Thandulircath, l’ultima, da quel che vedo. ‘’- disse Vorshan accarezzandole una guancia con l’indice. La piccola afferrò l’indice e, con la sua mano, lo strinse. Lo stratega rimase stupito da quel gesto inaspettato. Quel piccolo fagotto non pianse, ma sorrise e lo guardò negli occhi.
Gli anni passavano, il freddo persisteva, il cibo scarseggiava e il malcontento della popolazione aumentava, ma nonostante tutto Arilyn cresceva sana e forte: era magrolina, lunghi capelli rossi, occhi verdi, naso all’insù e lentiggini, una bella ragazza dopo tutto.

Vorshan la osservava ogni giorno allenarsi duramente, fino a che non cadeva sulla terra umida, stanca e sporca dalla testa ai piedi, con i polmoni che faticavano a ricevere aria e i muscoli dolenti:

‘’Ti alleni troppo Arilyn, devi riposarti altrimenti rischi di farti del male.’’- esclamò Vorshan prendendola in braccio e portandola in casa, dove la posò sul letto.

‘’Io…voglio solo che tu sia fiera di me…’’

‘’Lo sono, ma così rischi solo di farti del male. Ora riposati, domani andremo a caccia.’’

Arilyn si addormentò di colpo, ronfando rumorosamente. Vorshan sorrise nel vederla così serena, ricordandosi di quel giorno, giorno in cui salvò una vita.

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Capitolo 2
*** Alla corte del Re. ***


Il sole stava sorgendo oltre le montagne ghiacciate, dipingendo il cielo di rosa e arancio, creando un panorama suggestivo. Vorshan era già sveglio, mentre Arilyn continuava a dormire come se fosse in letargo:
‘’Arilyn?’’
‘’…Si?’’
‘’Dobbiamo andare, alzati, lavati e vestiti.’’
‘’Altri cinque minuti per favore…’’-rispose strascicando le parole, non voleva alzarsi, il piacere di dormire era inevitabile. Come non darle torto dopo settimane di duro allenamento.
‘’C’è un ragno sulla tua spalla.’’-sussurrò lo stratega nel suo orecchio, facendola scattare in piedi per lo spavento, causando la caduta della ciotola dell’acqua e la colazione sul pavimento in legno:
‘’Questo trucco funziona sempre.’’- disse sorridendo, ma Arilyn aveva una smorfia di rabbia dipinta sul volto, non le era piaciuto lo scherzo, nonostante suo padre sapesse della fobia dei ragni.
Dopo aver ripulito il pavimento, mangiato del pane con formaggio duro e una mela, la ragazza si preparò per bene, indossando un pantalone nuovo, una cassa color crema con risvolti bianchi sulle spalle e gli stivali ancora sporchi di fango ed erba, mentre Vorshan indossò il suo vecchio cappotto nero e uscirono, arrivando nel bosco, dove i rami raggiungevano quasi il suolo e le radici massicce avevano spaccato anche le pietre più dure:
‘’Da questa parte Arilyn, c’è un branco di cervi diretto verso il fiume.’’
‘’E da cosa lo deduci?’’
Vorshan sbuffò contrariato dalla sua domanda: ‘’L’unica fonte non gelata di acqua è in quella direzione’’- puntando l’indice oltre un enorme tronco sradicato, con la base ricoperta di muschio – ‘’Se ti avvicini, riuscirai a vedere le orme che vanno in quella direzione…’’ Lo stratega si interruppe, un odore che proveniva nella direzione opposta aveva attirato la sua attenzione. Cercando di fare il minimo rumore, si avvicinò a quell’odore che persisteva e diventava sempre più intenso, un odore di limone misto a bacche selvatiche; spostando un cespuglio fitto di rovi, vide un giovane uomo intento a mescolare e a pestare in alcune ciotole bucce di limone, nell’altra muschio e aloe vera e altri intrugli:
‘’Nestor?’’
‘’Oh, sei tu Vorshan, per la corona del Re mi hai spaventato. Cosa ci fai qui?’’- chiese Nestor alzandosi in piedi.
Nestor Bazeder era il curatore della corte del Re di Huvendal, dal comportamento strano ed enigmatico, corporatura normale anche se l’enorme tunica cremisi lo rendeva robusto e forte, occhi verdi e capelli neri leggermente lunghi;  un cinturone in cuoio avvolgeva la zona lombare e le tasche strabordavano di foglie profumate, rametti di cannella e spezie varie, così tante da impregnare l’aria di odori gradevoli e pungenti.
‘’Sono a caccia di cervi con mia figlia. Arilyn, lui è Nestor, Nestor lei è Arilyn.’’- disse lo stratega con un movimento rapido del braccio, il curatore mise la mano destra sul cuore e fece un piccolo inchino:
‘’Incantato. Comunque Vorshan, sono in pausa e la sfrutto per preparare infusi medici e unguenti, dato che la mia abilità funziona di più se riceve un piccolo ‘’aiuto’’.’’- affermò il curatore facendo un piccolo occhiolino.
Una campana suonò in lontananza, echeggiando.
 ‘’Oh Santi numi, devo andare.’’- si affrettò a dire Nestor, recuperando le sue cose e dirigendosi verso il luogo da dove proveniva il suono: ‘’Oh, buona fortuna con i cervi.’’
Vorshan e sua figlia ripresero il cammino verso il fiume, evitando fosse profonde e cumuli di fango; giunti al fiume notarono qualcosa di strano, c’era un solo cervo, fermo, con la testa piegata sull’acqua cristallina, ma nessun movimento della lingua o altro:
‘’Resta qui Arilyn, c’è qualcosa che non va.’’- disse preoccupato lo stratega, brandendo l’arco e alzandolo leggermente verso il cervo.
D’un tratto, qualcosa di grosso e pesante colpì rapidamente Vorshan, facendolo cadere contro il cervo che si ridusse in tanti frammenti ghiaccio.
‘’Bregoldir?’’
‘’Vorshan, mio caro amico e compagno d’arme, sorpreso di rivedermi?’’
‘’Sono sorpreso si, ma dal fatto che non sia morto.’’- rispose lo stratega alzandosi e brandendo la spada che aveva dietro la schiena;  sferrò un fendente, ma la canaglia afferrò la lama con una mano e la spezzò con l’altra, per poi sferrare un calcio allo stomaco di Vorshan.  Arilyn osservava impotente la scena.
L’uomo che stava attaccando suo padre trasudava odio e rancore, le labbra screpolate contratte in un ghigno sadico, il viso coperto da una barba grigio fumo, piena di nodi e briciole di pane. Sotto gli occhi si notavano delle venature bluastre che si estendevano sulle braccia scoperte. I capelli erano unti e tirati all’indietro, legati in una coda corta. Indossava una tunica pesante, con finiture di pelliccia, un pantalone marrone e dalle sue mani avvampavano fiamme cerulee. 
Improvvisamente una folata di vento le scompigliò i capelli e dal cespuglio sgusciò un giovane ragazzo che spinse nel fiume Bregoldir, che congelò buona parte del fiume. Stordito da quel colpo e ferito al braccio esclamò:
‘’Non termina qui, caro Vorshan.’’- disse la canaglia di Bregoldir svanendo in una nube di ghiaccio.
Colui che aveva spinto il nemico nel fiume era Darrien Forven, un tipo di poche parole, corporatura atletica, capelli neri  di media lunghezza e occhi azzurri, una cicatrice sulla guancia destra e un volto che non lasciava trapelare nessuna emozione.
Vorshan si alzò, ripulendosi dai pezzi di carne congelata e dal fango, mentre Darrien si avvicinò ad Arilyn, porgendole la mano per farla alzare e uscire dal cespuglio di rovi:
‘’Grazie…’’- riuscì a dire imbarazzata ed allo stesso tempo affascinata dalla sua bellezza, ma non ricevette risposta.
Lo stratega e sua figlia si riposarono dopo un lungo cammino verso la città, vicino ad un cumolo di fieno, in una strada dove passavano gruppi di Guardie Merfolk, le truppe speciali di terra. Indossavano sempre tuniche color nero con risvolti argentei sulle maniche e sul torace lo stemma del Re e della città.
‘’Ecco a te Arilyn, formaggio di capra, latte e qualche mela.’’ 
‘’Ho una domanda da farti. Chi era l’uomo che ci ha attaccati?’’
Vorshan esitò per qualche secondo, ma poi con un respiro profondo disse: ‘’Bregoldir era un mio vecchio compagno d’armi, valoroso e intrepido. Solo che cercava di essere il più abile di tutti, finché non finì con uccidere un soldato semplice. La corruzione della Regina si impossessò di lui dopo l’omicidio ed oggi è quello che è. Altre domande?
‘’Ehm si. Chi era quel ragazzo?’’
‘’Si chiama Darrien, una delle guardie del re. E’ un tipo piuttosto silenzioso, ma sappi che è fedele al suo regno e vuole molto bene alle persone.’’- disse Vorshan staccando un pezzo di formaggio per poi addentarlo, notò che ad Arilyn scappò un mezzo sorriso.
‘’Oh, ora capisco.’’
‘’Cosa?’’- chiese la ragazza balbettando.
‘’Lo leggo dai tuoi occhi, sei affascinata da lui e provi anche qualcosa.’’ Arilyn si sentì divampare di calore le gote, imbarazzata per la frase detta dal padre, ma fu distolta dai suoi pensieri quando giunse, urlando e gemendo dal dolore, una delle guardie di frontiera ferito in diverse zone del corpo da speroni di ghiaccio:
‘’Gah…aiutatemi, siamo stati attaccati e…e…’’
La guardia che sanguinava copiosamente stramazzò al suolo, perdendo i sensi. Nestor intervenne prontamente, ma l’energia che emanavano gli speroni era troppo forte per lui:
‘’Oh, dannazione…non riesco a…’’Il curatore non riuscì a terminare la frase che venne sbalzato contro un carro in legno e ferro battuto, rompendo una ruota.
D’un tratto, dai vicoli bui e stretti della città, sgusciarono fuori decine e decine di Taurus, creature di ghiaccio e pietra, capaci di alzarsi su due zampe come gli umani e lacerare, ridurre a brandelli o spezzare le ossa delle persone e la loro schiena era piena di aghi che usavano come difesa.
‘’Al riparo. Guardie Merfolk, in posizione!’’- urlò Khamrin, generale delle Guardie, un omaccione nerboruto, barbuto e dall’aspetto trasandato, un volto pieno di cicatrici e un alito che puzzava di cipolle e birra, indossava un vecchio cappotto nero, sgualcito, consumato e pieno di strappi sulle maniche, ma stranamente quel cappotto era l’unica cosa che lo rendeva ancora un generale e non un ubriacone fetido. 
Le Guardie aprirono le loro mani e un’immensa onda di fiamme iniziò ad espandersi sulla strada, colpendo le bestiacce che non cessavano la loro avanzata, cercando di infrangere la barriera difensiva costruita in uno schiocco di dita: erano enormi scudi in metallo nero ricurvi verso l’alto, con lo stemma del regno al centro e diversi spuntoni affilati sui bordi, molto resistenti ma stranamente la violenza delle creature li stava distruggendo, rendendo anche la barriera instabile.
‘’Arilyn, presto mettiti al riparo.’’- disse Vorshan afferrando una sbarra di legno e colpendo la testa di un Taurus, rompendola in frammenti.
‘’No papà, non ti lascio in balia di queste creature.’’
‘’Fa come ti ho detto!’’
Una nuova folata di vento, intenso e freddo li colpì, ma Arilyn riconobbe quella folata, era Darrien che dall’alto del Palazzo Imperiale scese rapido sulle bestiacce e aprendo la mano sinistra si sprigionò un fascio di colore nero-verde che perforò le creature, bruciandole, ma si fermò subito visto che il braccio iniziò a presentare ustioni e ferite sanguinanti.
‘’Arilyn, attenta!’’- urlò Vorshan.
La giovane ragazza si ritrovò con le spalle al muro e una di quelle bestiacce che cercò di azzannarla e di abbassarle la difesa costruita dall’arco: ‘’Levati di dosso, maledetto, lasciami.’’- ripeteva Arilyn, cercando di spingere via la creatura, ma faceva resistenza, diventando sempre più forte.
Lo stratega venne ferito al volto e alla gamba, perdendo l’equilibrio e cadendo rovinosamente sulla schiena, trovandosi accerchiato da una dozzina di nemici e l’unica cosa visibile era sua figlia; le sorrise, prima di essere sommerso dai Taurus.
Il volto della giovane ragazza si contorse in una smorfia di rabbia mista a tristezza, il suo cuore sembrava esploderle nel petto, le mani strinsero il legno dell’arco fino a spezzarlo:
‘’No!’’
D’un tratto una luce abbagliante avvolse la ragazza.
I Taurus esplosero in mille pezzi che si sciolsero, lasciando pozzanghere d’acqua sotto i suoi piedi; Arilyn si avvicinò a suo padre, ferito gravemente al volto, al petto e con un taglio profondo sul fianco, per fortuna Nestor, ripresosi dall’urto, si avvicinò allo stratega e iniziò a curare la sua ferita:
‘’Arilyn, cosa hai fatto?’’
‘’Io non ho fatto assolutamente nulla!’’- rispose la ragazza con le guance umide, le lacrime scendevano da sole e cadevano tra la polvere e il ghiaccio. Improvvisamente n gemito di dolore, un respiro affannato fece capire che Vorshan era vivo:
‘’Fi-figlia mia…Per fortuna…sei viva.’’
‘’Riposati Vorshan, chiederò a Ryre di portarti in infermeria, io mi prenderò cura di tua…figlia.’’- disse Nestor deglutendo rumorosamente, come se fosse spaventato dalla ragazza; non appena giunse Ryre, capo curatore, Arilyn fu bloccata da due guardie Merflok che le puntarono le carabine contro il volto:
‘’Un solo passo falso e ti faccio saltare la testa.’’- urlò con rabbia uno di loro, con il fucile che gli tremava tra le mani, Arilyn si sentiva confusa ed impaurita, era successo qualcosa, qualcosa di straordinario ma allo stesso tempo terrificante.

La ragazza fu incatenata e condotta all’interno del palazzo, i cittadini la osservavano spaventati, solo Darrien la osservava perplesso mentre veniva curato.
Sei un mostro, non una ragazza, è così che tutti ti considerano. La voce della coscienza non si sbagliava, e le lacrime non cessavano a rigarle le guance, bagnandole anche la casacca infangata e sgualcita.
‘’Cammina.’’- disse con intimidazione Ryre, stringendole con forza il braccio, quasi a farle male e, giunti al cospetto del re, Arilyn disse con voce provocatrice: ‘’E’ così che tratti una donna?’’
Ryre, infastidito da quelle parole, la colpì in pieno volto con uno schiaffo, facendole perdere l’equilibrio e cadde rovinosamente sul freddo pavimento in marmo bianco.
‘’Ryre, non tollero certi comportamenti nel mio palazzo, sei un Capo Medico e come tale devi comportarti o sarò costretto a punirti. Questo è il primo e ultimo avvertimento che ti do…’’- disse con voce imponente il Re Searlas  scendendo dal suo trono rapido come una lepre marzolina e inginocchiandosi vicino la ragazza:
‘’Puoi andare ora, non mi servi.’’
‘’Ma Signore, io…’’ Queste parole furono interrotte dallo sguardo d’ira del Re, mai accaduto prima d’ora che Ryre si sentisse così terrorizzato: ‘’Ho detto che puoi andare. Grazie!’’- riprese Searlas cercando di vedere il gonfiore sulla guancia della ragazza, ma si rifiutava ad ogni tentativo.
Il Capo Medico se ne andò accigliato e amareggiato, osservando ancora la ragazza con disgusto.
Vi parlerò del Re Searlas, un uomo carismatico, dal passato oscuro e privo di gioie,  una infanzia difficile, un padre che mentiva spudoratamente e una madre assente, fredda come il ghiaccio. Per essere uno dei re più acclamati, era molto giovane, capelli castano corti, barbetta, occhi verdi, corporatura atletica, nascosta dalla lunga tunica blu notte che raggiungeva i polpacci.
Si udì uno schiocco di dita, le catene attorno i polsi e il collo di Arilyn si spezzarono, cadendo rumorosamente, emettendo un tintinnio che echeggiò nella sala.
‘’Arilyn, guardami.’’- disse il re con voce pacata e sorridendo, posando una mano sulla sua spalla.
La ragazza, con gli occhi rossi per il pianto, alzò lo sguardo e osservò il re, che sorrideva:
‘’Non sopporto vedere la mia gente trattata in questo modo, Ryre è un selvaggio. Nestor, prenditi cura di Arilyn e portala da suo padre.’’- riprese Searlas facendola alzare e togliendola la polvere dalla casacca.
Nestor arrivò subito e condusse la giovane ragazza da suo padre, tenendole la mano; arrivarono in una grande stanza dove c’erano letti con coperte di seta e le assi che li sostenevano erano ricoperte da incisioni in ottone, la stanza si diramava in volte a botte in marmo bianco con venature grigiastre sfumate. Ognuna di queste volte era sorretta da colonne lisce con decorazioni floreali che terminavano con il Sigillo reale.
Su uno di quei letti invitanti e morbidi, c’era Vorshan seduto, con bendaggi sulle braccia e sullo stomaco, aveva l’aspetto trasandato e stanco, ma Arilyn pianse di gioia nel vederlo ancora vivo.
‘’Piccola mia, per fortuna sei viva.’’- disse Vorshan alzandosi piano e reggendosi sulla spalliera del letto, mascherando con un sorriso il dolore delle ferite.
La giovane ragazza si tuffò tra le sue braccia, singhiozzando e stringendosi a lui, come se non lo vedesse da tempo, causando un piccolo gemito di dolore da parte del padre: ‘’Scusa papà…ho avuto paura di perderti.’’
‘’Ssh, sono qui.’’- disse lo stratega, cercando di calmare i suoi singhiozzi continui.
‘’Mi dispiace interrompere questo momento di intimità, ma il Re vuole vederti Vorshan.’’
Non se lo fece ripetere due volte, si vestì e piano piano raggiunse il salone, accompagnato da Nestor, che osservava impassibile il corridoio davanti a se, mentre Arilyn notava che c’era tensione nei suoi occhi.
‘’Vorshan, mio caro amico, grazie al cielo ti sei ripreso.’’- esclamò Searlas vedendoli arrivare, con un cenno fece ad Arilyn di allontanarsi e lei si allontanò di qualche metro, restando sempre nei paraggi.
‘’Vorshan, non mi avevi mai detto che tua figlia avesse un potere del genere, soprattutto se proibito.’’- esclamò il Re con sguardo preoccupato.
‘’Searlas, ti giuro che io non sapevo nulla di tutto questo. Lei sa di essere stata trovata da me quando era ancora in fasce, ma di questo strano potere di cui tu parli…’’
‘’Il problema è che se qualcuno al di fuori del nostro Regno scoprisse che abbiamo una ragazza capace di sterminare nemici, riducendoli in cenere, c’è il rischio che la usino come arma offensiva contro altre persone o popoli, se non sa controllarlo è un pericolo per tutti noi…Maledizione!’’
Il Re era amareggiato e preoccupato, le sorti del regno di Huvendal era appese ad un filo, il potere di cui disponeva Arilyn era molto potente, ma proibito e chiunque lo usasse andava incontro ad una morte terribile.
‘’Che l’Oscurità mi porti con se, c’è già una soluzione.’’
‘’Quale sarebbe?’’- domandò Vorshan grattandosi le ferite.
‘’Addestrarla.’’
‘’Addestrarla?’’
‘’Esatto mio caro Vorshan, addestrarla ad usare il suo potere e a renderlo più forte per sconfiggere la regina di ghiaccio. E forse so con chi.’’ Gli occhi del re 
‘’Non dirmelo, per favore. Vuoi farla addestrare da Sindar e Edan?!’’
‘’Esattamente.’’- rispose il re sorridendo e ridendo. ‘’Domani, all’alba.’’ – riprese, ricomponendosi.
Vorshan rimase in silenzio, era meglio obbedire al Re, non era gentile se riceveva un ‘’No’’ come risposta, si veniva marchiati come traditori del Regno e mandati in esilio in terre lontane.
Lo stratega e sua figlia ripresero a camminare lungo il corridoio che portava all’esterno del castello:
‘’Arilyn, domani all’alba dovrai dirigerti dal Re, vuole addestrarti.’’
‘’Addestrarmi? E per cosa?’’
‘’Vuole che tu abbia il controllo sul tuo…potere.’’
Arilyn era perplessa, forse lo shock del combattimento aveva confuso suo padre o era lei che non riusciva a comprendere, rimase così tanto a pensare che non si accorse di Darrien alle sue spalle e ci sbatté contro:

‘’Oh…scusami.’’- disse Arilyn abbassando la testa, imbarazzata e temendo una risposta seccata.

Darrien allungò il braccio verso di lei, tenendo il pugno stretto, fino a quando non lo aprì e mostrò un ciondolo con un lupo in un cerchio, lo stesso che indossava la ragazza.
‘’Questo dovrebbe essere tuo. Lo hai perso durante lo scontro.’’- disse Darrien con voce serena, i suoi occhi azzurri erano ipnotici, profondi e la sua voce era così serena da far letteralmente ‘’imbambolare’’ la ragazza.
‘’Stai bene?’’- domandò Darrien inclinando la testa da un lato.

‘’Oh, ehm…si, sto bene, un po’ intontita, tutto qui…’’- rispose con un sorriso nervoso.

Afferrò con cura il ciondolo e per un attimo la ragazza ebbe la sensazione che Darrien le avesse sfiorato la mano con le sue dita.

‘’Grazie.’’

Darrien non disse nulla, proseguì il suo cammino verso la sala del re, a passo svelto e a testa bassa, stringendosi le bende che aveva sulla mano sinistra.
‘’Sei innamorata follemente di lui.’’- disse Vorshan cercando di trattenere un ghigno che l’avrebbe infastidita, ma Arilyn non disse nulla, continuò ad osservare quel misterioso giovane dagli occhi penetranti e dal temperamento autoritario.

Tornarono a casa, invitante come non mai, accesero il camino e il calore si propagò nella piccola dimora in poco tempo, la felicità che aveva la ragazza svanì di colpo, suo padre aveva rischiato la vita per proteggerla:

‘’Scusami…’’

‘’Di cosa Arilyn?’’

‘’Per averti lasciato solo nello scontro. Quando ti ho visto essere assalito da quelle creature, qualcosa è esploso con tutta la sua energia, ma non riesco a ricordare cosa e ho paura che tu mi consideri un mostro.’’

Vorshan le posò una coperta sulle spalle, le diede un bacio sulla fronte e le disse: ‘’Tu sei mia figlia, la mia intrepida guerriera Thandulircath.’’
‘’Non esagerare.’’- rispose Arilyn ridendo e stringendosi nella coperta di lana. ‘’Sai chi erano i miei veri genitori?’’- riprese con una domanda particolare.
‘’No, so solo che ti ho trovato sotto un cumolo di ossa di contadini e ho riconosciuto la razza a cui appartieni dal tuo ciondolo. Credo sia l’unico ricordo che tu possa avere della tua madre.’’

‘’Chissà se è ancora viva…’’- disse mormorando e addormentandosi di colpo sul suo cuscino.
La voce della giovane ragazza era colma di tristezza e malinconia, non aveva mai conosciuto i suoi veri genitori, solo quel piccolo ciondolo in bronzo con il lupo poteva portarle un po’ di conforto.

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Capitolo 3
*** Addestramento. ***


Il sole iniziò a tingere di un rosa il cielo del nuovo giorno, era l’alba e Vorshan era già pronto, con la sua borsa fatta di stoffa e pelle di animale, con del cibo avvolto in un panno e degli indumenti puliti. Arilyn, invece era ancora assonnata quando indossò i suoi stivali neri e la casacca.

‘’Perché all’alba?’’- domandò sbadigliando avvicinandosi alla porta.

‘’Per evitare che qualcuno ti veda.’’- rispose Vorshan aprendo la porta e aspettando che lei uscisse.

L’aria era fresca, il profumo di erba bagnata dalla rugiada era così dolce che sembrava impregnarsi nelle narici, una leggera brezza soffiava su di loro.

‘’Papà, mi togli una curiosità?’’

‘’Dipende.’

‘’Vorrei sapere di più su… Darrien...’’- rispose arrossendo.

Vorshan sorrise non appena sentì quel nome, sua figlia ormai era attratta da lui: ‘’Darrien è un ragazzo dal passato brusco e non parla molto. Ha un potere come il tuo, ma è più una maledizione che ha ricevuto all’età di cinque anni da sua madre. Il vecchio Re lo aveva trovato nel suo castello in cerca di cibo e acqua. Tutti conoscono le sue doti e il limite che può raggiungere il suo potere. Cosa ti affascina di lui?’’
‘’Il suo temperamento e i suoi occhi…’’
Lo stratega annuì con un sorriso a trentadue denti mentre scendevano una collina ripida, mancava poco al Palazzo. Una guardia Merfolk che era in perlustrazione li notò e afferrando la carabina urlò: ‘’Chi siete e cosa fate qui?’’
‘’Abbassa quell’arma mio caro, sono Vorshan e sto portando mia figlia dal Re.’’
‘’Oh, la ragazza dal potere proibito. Sbrigatevi, manca poco all’apertura del mercato cittadino.’’- rispose la guardia con uno sguardo accigliato e perplesso, ma non replicò, proseguì verso il promontorio.
Giunti a palazzo, all’esterno dell’immenso portone in legno di cedro con incisioni floreali sui bordi e al centro lo stemma di Huvendal in bronzo, leggermente ghiacciato sugli spigoli e al centro; ad attenderli c’era il Re Searlas, da solo, senza guardie, con il suo splendido abito blu notte, un mantello nero legato sulle spalle con un nodo impeccabile, ma quello che colpì Arilyn era che il re non indossava la corona.
Vorshan, non appena notò il capo scoperto, si avvicinò a passo svelto e gli sussurrò con preoccupazione:

‘’Che combini Searlas? Se qualcuno ti vede senza corona…’’

‘’Calma, mio caro amico. Il popolo già mi ha visto una volta senza la corona, non devi preoccuparti. Comunque, buongiorno Arilyn, lieto di rivederti.’’

‘’Mio Re.’’- rispose Arilyn inchinandosi e portando la mano sul cuore.

‘’Prego, entrate.’’- disse con un sorrise Searlas aprendo l’immenso portone, lasciando filtrare un torpore invitante, accompagnato da svariati profumi, come l’odore delle Rose di Arfon, dai petali delicati e candidi come la neve.
Vicino a due colonne c’erano un uomo ed una donna, con abiti diversi ma entrambi con lo stemma reale:
‘’Arilyn, ti presento Edan, l’ultimo discendente dei Varg.’’

‘’Incantato.’’- rispose con tono gioioso Edan.

‘’E lei è Sindar, ti addestrerà a combattere e a perfezionare il tuo potere.’’

‘’Lo perfezionerà solo se seguirà i miei consigli e le mie lezioni.’’- rispose la donna con tono severo, quasi a rimprovero.

Edan Tulley, chiamato Edan il docile, era uno dei vecchi maestri del Palazzo, pur essendo un giovane uomo dai capelli perfettamente pettinati e tirati all’indietro, color nocciola, i suoi occhi color ambra infondevano serenità e dolcezza, era difficile farlo infuriare o farlo distrarre. Arilyn notò i suoi abiti, cuciti artigianalmente con stoffa e seta verde oliva, ricami bianchi sulle maniche, ma quello che la colpì maggiormente era il ciondolo che portava al collo, raffiguravano le corna di un cervo di Najthal, un’antica foresta verso i monti innevati.

Sindar Enyde, invece, era una delle insegnanti delle arti di lotta e difesa e autocontrollo, come Edan, ma la sua indole era distaccata e molto seria, definita come ‘’Roccia vivente’’. I suoi capelli color dell’oro erano raccolti in una perfetta coda alta, un viso senza imperfezioni, occhi azzurri. Indossava una tunica blu notte, perfettamente chiusa da una doppia fila di bottoni in ottone con lo stemma del regno incisi con precisione, una cappa argentea che le ricadeva dalla spalla sinistra e su entrambe le maniche della tunica c’erano risvolti dello stesso colore.

‘’Noto una certa curiosità per il ciondolo che porto al collo, giovane Arilyn.’’- disse Edan sorridendo calorosamente.

‘’E’ simile a quello che porto io…’’- rispose con imbarazzo stringendo tra le mani il ciondolo di bronzo.

‘’E’ molto bello. Questo era un regalo di mia madre, grande donna.’’

Da quelle parole Arilyn capì che la madre era morta da tempo, ma stranamente la sua voce restò docile.

‘’Ciondoli, che sciocchezze. Ferite, cicatrici o lividi, quelli sono ricordi, un segno concreto sulla nostra pelle, dove tutti possono vederlo.’’- disse quasi infastidita Sindar, mettendo le mani dietro la schiena e avvicinandosi di qualche passo.

Edan fece una smorfia per imitare Sindar, riuscendo a far ridere Arilyn, ma lo sguardo accigliato della donna la paralizzò di colpo. Il Re si era reso conto della tensione che c’era tra loro, così decise di condurre Arilyn nella sua nuova stanza, in una ala del palazzo che conduceva al giardino; appena arrivati alla porta in legno di cedro, il re la aprì e la fece entrare.

‘’Oh, non ci credo, questa è davvero la mia stanza?’’- disse quasi commossa la giovane ragazza.

‘’Sì, è tutta tua. Tuo padre è qui, nella stanza adiacente che sta sistemando le sue cose.’’

Arilyn con uno impeto di felicità abbracciò il Re, che rimase stupito dal suo gesto, ma ricambiò sorridendo.
‘’Buona permanenza Arilyn, adesso riposati.’’

La stanza della giovane ragazza emanava profumi intensi, c’era una grande ghirlanda di bucaneve sull’arco della finestra, i muri erano color crema che sfumavano sul bianco verso l’alto, formando piccole onde; sul soffitto c’era un lampadario in ottone lucido con quattro braccia che sorreggevano delle candele profumate. Il letto era completamente di seta bianca con ricami d’orati sulle lenzuola e sui cuscini; vicino al letto c’era un comodino in legno d’abete intarsiato e dipinto di nero.
Era un magnifico posto, accogliente e caldo. Su una sdraio c’erano abiti puliti e stirati, una tentazione per Arilyn che li indossò subito. Si sentiva rinata, rilassata e sprizzante di gioia, saltellava, danzava e volteggiava come una trottola impazzita, fino a quando non bussarono alla sua porta:

‘’Arilyn, ti stanno aspettando nella Sala Antares, Sindar sta diventando impaziente.’’- disse Edan con un sorriso e le tese la mano per condurla nella sala.
Superato l’immenso corridoio, giunsero sotto un arco con decorazioni in marmo e, una volta superato, entrarono nella sala Antares, un’immensa sala rettangolare con un simulatore di sentiero sterrato, corde per salire in cima, una arena per lottare e molti scaffali posti vicino ai muri con armi appoggiate sopra. Sindar osservava con sguardo glaciale i ragazzi posti in fila secondo uno schema di altezza e c’era solo una ragazzina che era la più bassa del gruppo, con lunghi capelli ricci, occhi verdi e una mascherina sul volto:

‘’Edan, posso chiederti una cosa?’’

‘’Certo mia cara Arilyn.’’

‘’Chi è quella ragazzina?’’- domandò indicando l’ultima del gruppo.

‘’Oh, è la piccola Aithwen, una ragazzina molto sensibile e affettuosa, ma nasconde un potere immenso. Riesce a fiutare il nemico lontano chilometri e fiuta anche la paura delle persone, solo che per evitare epistassi, indossa una piccola mascherina. Adesso vai, Sindar odia i ritardatari.’’- rispose Edan spingendola lentamente verso la linea dove erano tutti. Aithwen notò la presenza della nuova ragazza e le sorrise, almeno così sembrava ad Arilyn.

‘’Finalmente, ero stanca di aspettarti. Soldati, salutate la nostra nuova allieva, Arilyn.’’

Tutti la salutarono con un sorriso, un inchino o una stretta di mano.  Arilyn si sentì a suo agio, aveva trovato nuovi amici e stava per rispondere al saluto, ma Sindar esclamò ad alta voce: ‘’Disponetevi in gruppi, l’addestramento ha inizio. E non abbiate paura di farvi male.’’- disse con un sorriso quasi diabolico.
In un lampo tutti si posizionarono e iniziarono a provare la loro forza, solo Arilyn e Liedin rimasero da sole.
‘’Ohoh, perfetto. Voi due, combattete ora.’’- disse Sindar battendo due volte le mani.

La giovane ragazza si posizionò come gli aveva insegnato suo padre, ma Liedin si scagliò su di lei gettandola sul freddo suolo. Cercò di colpirla al volto, ma Arilyn la spinse via con le ginocchia e le afferrò la gamba, piegandola in modo da procurarle dolore. Liedin, con un ghigno sul volto, afferrò dalla sua tasca qualcosa di grigio, simile a polvere e la lanciò negli occhi della ragazza, che si staccò subito.

‘’Dove nascondi il tuo potere, sciocca?’’- chiese Liedin con tono rabbioso.

‘’Non sono cose che ti riguardano.’’- rispose lei, cercando di mettere a fuoco, ma le lacrime le offuscavano la vista.

Tuo padre ti ha insegnato ad usare l’udito quando la vista è debole  disse la sua coscienza, così si fermò, concentrandosi su ogni possibile rumore.
‘’Oh, così è troppo facile.’’- disse sghignazzando la ragazza dai capelli porpora. Approfittando del momento di debolezza, si mosse rapida e cercò di colpirla con un calcio. Prontamente Arilyn portò le mani al volto e bloccò il calcio, colpì il ginocchio con il gomito e sferrò un pugno dritto al naso.

‘’Piccola insolente che non sei altro!’’- esclamò Liedin all’apice della rabbia. D’un tratto Arilyn venne afferrata al collo da Liedin, che iniziò a stringersi e a cambiare colore, diventando un verde muschio. La ragazza stava perdendo le forze e si sentiva male, ma proprio in quel momento una voce familiare interruppe lo scontro:
‘’Liedin, sei impazzita? Lascia immediatamente Arilyn.’’

Era Darrien, il suo volto contorto da una espressione furiosa. Liedin strinse di più, ignorando i richiami. Un fascio nero e denso avvolse il collo della ragazza dai capelli porpora e cadde in ginocchio.

’Non tollero comportamenti del genere.’’- disse Darrien  avvicinandosi alla povera Arilyn, che cercava di restare in piedi, ma si sentiva debole e le doleva lo stomaco, finché non cadde; prontamente venne afferrata per il braccio e sorretta dal giovane:

‘’Signor Forven, lei non doveva intromettersi nel combattimento. Sa bene che è sconsigliato interrompere uno scontro, soprattutto se…’’

‘’Soprattutto se quella persona sta per essere avvelenata. Tu sai bene che durante un combattimento a mani nude, i poteri sono sconsigliati.’’- rispose con severità il ragazzo- ‘’Ma a te non è mai interessato nulla di loro, a differenza mia.’’

Con queste parole si allontanò e portò la ragazza in infermeria.
Qualche ora più tardi, Arilyn si svegliò dolente e con un forte mal di stomaco: ‘’Resta stesa Arilyn, il veleno non è ancora svanito del tutto.’’- disse Darrien facendo un mezzo sorriso e la giovane ragazza non poté non ricambiare.

‘’Che…cosa è successo?’’
‘’Liedin ha usato un potere che molti in questo regno odiano, ed è proprio da questo sentimento che si genera. Per fortuna che ora stai bene, mi sono preoccupato.’’
Si alzò e si avvicinò al lettino fatto con piume di aquila, prese un piccolo sgabello  e si sedette.
‘’Grazie Darrien.’’- disse Arilyn guardandolo a malapena, l’effetto del veleno persisteva e la pelle era ancora di un colore verdastro e poco bello da vedere, quasi nauseante. Darrien le prese la mano e la strinse, facendole cenno che stava guarendo.
La porta della stanza si aprì con un cigolio inquietante, una luce opaca invase quel piccolo luogo per lasciare spazio a Nestor, Searlas e Vorshan.
‘’Ben svegliata mia cara Arilyn, per fortuna sei viva.’’- disse il Re accarezzandole la guancia.
‘’Sono viva, ma potrei stare meglio. Vi dispiace se resto un po’ da sola con mio padre?’’- chiese Arilyn alzandosi piano dal letto e mettendosi a sedere, con l’ausilio di Darrien.
‘’Certo, ma Nestor resta qui, non so cosa deve darti, ma suppongo una medicina. Andiamo Darrien, lasciamoli soli.’’- disse il Re Searlas dando una pacca sulla spalla del ragazzo e uscendo dalla porta.
‘’Figlia mia, hai usato il consiglio di tuo padre, sei stata brava.’’
‘’Grazie, ma credo di essermi già fatta un nemico. Che cosa ho le ho fatto di male? Perché ha tentato di uccidermi?’’
‘’Cara Arilyn, Liedin è una ragazza che odiano tutti, solo che questo sentimento l’ha resa più forte e anche più meschina del solito. Non so come faccia parte della Prima Squadra di Fanteria con il carattere che si ritrova.’’- interruppe il discorso Nestor, brandendo una ciotola con un infuso dolciastro e che sfumava dal rosso all’arancio.
‘’Bevi, è un infuso di fiori di zucca, cannella e miele, allieverà il dolore.’’
Con un solo sorso, la ragazza mandò giù l’infuso e il dolore si affievolì in fretta, la carnagione torno di un rosa caldo e la chiazza verde che aveva sul collo scomparve.
‘’Grazie Nestor.’’
Arilyn, con l’aiuto del padre tornò nella sua stanza, ma il padre notò la sua tristezza e si fermò, accarezzandole i capelli: ‘’Figlia mia, c’è qualcosa che ti turba?’’
‘’No papà, è solo che…Non ho capito perché Liedin si sia accanita con tale ferocia su di me.’’
‘’Ignorala, tu sei più forte di lei, sei speciale, lo capisci questo?’’
‘’Papà, io sono un mostro, è per questo che tutti hanno paura di me.’’
Vorshan si senti stringere il cuore nel vedere sua figlia emotivamente distrutta e l’unica cosa che poteva fare in quel momento era abbracciarla e rassicurarla: ‘’Non sei un mostro, sei mia figlia.’’
Arilyn, una volta entrata nella sua stanza, notò una ragazzina dai lunghi ricci neri, in piedi che le dava le spalle:
‘’E tu chi sei?’’- domandò la ragazza alquanto infastidita.
‘’Aah, mi hai spaventata.’’- disse la ragazzina facendo cadere un fiore per terra.
‘’Aspetta, tu sei la piccola Aithwen.’’- disse Arilyn avvicinandosi e inginocchiandosi.
‘’Io non sono piccola, sono grande.’’- rispose incrociando le braccia, cosa che fece ridere molto Arilyn.
‘’Comunque, è un piacere conoscerti. Oh, questi sono tuoi.’’ Aithwen prese una piccola corona di buganvillea e rose di campo intrecciate da due rametti di quercia.
‘’Grazie, è un pensiero gentile da parte tua.’’
Erano le cinque del pomeriggio, nell’immenso castello regnava un silenzio imponente, interrotto a malapena dal cinguettio degli uccelli che svolazzavano nel giardino; il Re era seduto sul suo trono, leggeva un libro dalla copertina azzurra e dalle decorazioni scarlatte con una scritta in oro ‘’Le Terre lontane di Nhat’’, libro preferito del padre ma mai concluso, finché non notò una persona famialiare:
 ‘’Arilyn, cosa ci fai qui? Dovresti essere a riposo.’’
‘’Non riuscivo a dormire, quindi ho pensato di fare una passeggiata…’’- rispose Arilyn passando una mano nei capelli, cercando di sistemarli, alquanto imbarazzata anche per l’aspetto poco presentabile.
‘’Oh, come mai? Qualcosa ha disturbato i tuoi sogni?’’-chiese il Re sistemando il libro su uno sgabello e posando la corona sul trono.
‘Non è rischioso metterla li?’’
‘’Non preoccuparti, a breve le guardie Merfolk torneranno. Oh, volevo mostrarti una cosa.’’
Il Re prese sotto braccio la ragazza e l’accompagnò nell’immenso giardino che era oltre la sala addestramento; lì c’erano fiori di ogni forma e colore, che emanavano odori intensi e le sfumature che assumevano erano invidiabili:
‘’E’ un posto magnifico non trovi?’’-chiese il Re raccogliendo un rametto di gelsomino e posandolo nella corona di fiori che Arilyn aveva ancora sulla testa.
‘’Si, è molto bello, ma…’’
‘’Ma? Dimmi, cosa vorresti sapere.’’
‘’Lei è un Re, e dovrebbe essere rigido di carattere, invece è dolce e molto affettuoso con tutti noi. Perché?’’- domandò Arilyn guardandolo negli occhi.
Non ci fu risposta da parte del re per qualche secondo, stupito da quella domanda; alla fine, con un respiro profondo disse:’’ Ho scelto di avere un comportamento diverso da quello che dovrebbe avere un vero re perché mio padre si comportava come un bruto, un meschino ed infame essere. Trattava i suoi sudditi come cani e li faceva morire di fame. ‘’Che il re ci aiuti’’ diceva il popolo che pativa la fame, ma lui non aiutava nessuno, se ne stava per comodi suoi su quel trono. Ormai sono anni che non lo vedo e ringrazio il fato per questo, la sua faccia corpulenta e raggrinzita mi disgustava. Dopo la mia proclamazione a Re di Huvendal, costretto poi, ho deciso di cambiare le cose.’’
Il Re aveva lo sguardo torvo e la testa appoggiata contro una quercia antica e dalla corteccia molto chiara.
‘’Perché è stato costretto ad essere Re? Non poteva semplicemente dire di no?’’- domandò Arilyn avvicinandosi piano e con la testa abbassata, colpevole di quella domanda iniziale.
‘’Ho dovuto farlo, altrimenti mi avrebbero spedito con lui nella Landa dei Falsi Re e vivere una vita con quella bestia.’’
‘’Ma è pur sempre suo padre.’’
‘’Un vero padre non picchia e insulta suo figlio!’’- rispose il Re girandosi di scatto, spaventando la ragazza che cadde per terra.
‘’Maledizione perdonami.’’
Nell’aria aleggiava un sentimento di affranto e compassione, il passato di Searlas era burrascoso e difficile da cancellare.
Arilyn era seduta sull’erba fresca e vedeva il Re Searlas in balia del suo passato, a qualche passo da lei.
Afferrò la sua coroncina di fiori e la posò sul capo del buon uomo, che si calmò sentendo i fiori posarsi sul suo capo e strinse le mani della ragazza.

‘’Non posso accettare la tua corona Arilyn, appartiene a te.’’

‘’Ma adesso è Vostra, voi ne avete bisogno più di me.’’- rispose la ragazza ricambiando la stretta.

Rimasero così per un lungo istante, prima che il Re si alzò e si ripulì il vestito dall’erba e da qualche petalo caduto sulle spalle, sistemò la corona e sorrise felice al gesto della ragazza.

‘’Rientriamo adesso, sento le guardie Merfolk rientrare.’’

Appena rientrarono, ciò che si aspettavano erano soldati in perfetta forma e con notizie interessanti dal fronte, ma trovarono solo due soldati, feriti gravemente alla schiena e alle braccia, uno di loro aveva una benda insanguinata sull’occhio; il Re corse subito da loro e chiese cosa fosse successo:

‘’Siamo stati attaccati al Valico di Tebark Fyruk e li, Bregoldir ci ha attaccato con i Taurus. Il nostro plotone è stato decimato, l’altro è scappato verso Ovest…’’

‘’Comprendo. Darrien era con voi?’’

‘’No, Mio Re, Darrien è stato assegnato ad un altro plotone verso le due del pomeriggio, dovrebbe far ritorno stasera, se non domani…’’- rispose l’altra guardia togliendo l’elmo e mostrando parte del volto completamente tumefatto.

‘’E’ sufficiente, andate da Nestor ora.’’- rispose il Re preoccupato per la situazione.

Si fece sera e il Re girava nell’immenso salone nervoso, Darrien non si era fatto ancora vivo:

‘’Dove sarà finito Darrien. E se gli sarà successo qualcosa?’’

‘’Searlas, ricorda che Darrien è un ragazzo molto forte e non si arrende facilmente. Quindi, resta calmo e vedrai che da un momento all’altro varcherà la soglia di quella porta.’’- rispose Edan con una tranquillità invidiabile.

‘’Vorrei avere un briciolo della tua tranquillità, almeno una volta. Non so come fai a stare calmo Edan, davvero e…’’

Un cigolio rumoroso fece allertare Searlas, ma la gioia avvampò in lui quando vide sulla porta Darrien, sporco di fango e bagnato fradicio, ma con un mezzo sorriso sul volto:

‘’Mio Re, ti preoccupi troppo.’’

‘’Ti considero come mio figlio, è normale.’’- rispose posando le mani sulle sue spalle, ma le ritrasse subito quando vide il volto del ragazzo contrarsi dal dolore. Entrambe le spalle erano ferite, una con tagli profondi e con del sangue che colava ancora, l’altra invece ustionata gravemente.

‘’Maledizione, è meglio condurti da Nestor, devi guarire.’’

‘’No Mio Re, guarirò da solo, non ho bisogno di…Gah!’’- rispose dolorante il ragazzo.

Il Re ignorò il suo rifiuto e lo accompagnò dal Guaritore, passando dai dormitori con rapidità:

‘’Come sta Arilyn?’’- chiese il ragazzo guardandosi le ferite.

‘’E’ una ragazza tenace. Vorshan è stato bravo con lei, davvero. Sta bene, non preoccuparti.’’

Darrien sorrise e entrò nella stanza di Nestor, chinato sulla sua scrivania che compilava un quaderno con formule antiche, pozioni e intrugli vari. Nella mente del Re riaffiorarono ricordi di quando lo trovò sporco di fango, con un braccio ustionato e un occhio gonfio. Ricordò di come non avesse paura di fronte alle guardie che lo accerchiarono, di come rimase a testa alta e scrutava gli occhi di ognuno di loro.

Se continua ad essere così testardo, finirà nei guai disse la sua coscienza, ma scacciò subito quel pensiero e si diresse verso la sua stanza.
 

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Capitolo 4
*** Fuoco e Ghiaccio. ***


Era di nuovo mattino, una fresca brezza soffiava tra gli immacolati pini del giardino del castello, entrando dalle finestra dell’alloggio di Arilyn e facendo sventolare le tende come se fossero danzatori.  La luce del sole risplendeva sui vetri decorati e creava effetti di luce magnifici a vedersi: blu, oro, bianco e rosa.

La ragazza dai capelli rossi si svegliò a causa di leggeri colpi alla porta del suo alloggio e una voce piccola la chiamava dall’altro lato: ‘’Arilyn, mi scuso per averti svegliata, ma ti vogliono nella Sala Antares il prima possibile.’’

Doveva essere Aithwen dall’altro lato, la sua piccola e adorabile voce era inconfondibile. Senza indugiare oltre, la giovane ragazza indossò gli abiti da allenamento e si diresse in tutta fretta nella Sala.

‘’Oggi ho deciso di far lottare due allieve.’’- esclamò Sindar con un ghigno quasi diabolico e, non appena vide Liedin sulla riga e Arilyn giungere dalla porta riprese: ‘’Oh, eccole qui, Liedin e Arilyn. Posizionatevi.’’- disse cambiando in pochi secondi tono di voce.
Le due ragazze si posizionarono nell’arena, mentre tutti le osservavano, solo Darrien puntava lo sguardo su Arilyn e ciò la fece imbarazzare:
‘’Cosa c’è? Hai paura pivella?’’- chiese deridendola la ragazza dai capelli viola.
‘’Io? Paura? La paura è mia amica.’’- rispose Arilyn con un sorrisetto.

Sindar diede il via al combattimento con un gesto della mano e Liedin, come suo solito fare, si scagliò con ferocia su Arilyn, ma la schivò subito e sferrò una gomitata nelle costole dell’avversaria. La risposta non si fece attendere, un poderoso calcio colpì Arilyn allo stomaco che le fece mancare il fiato e cadere in malo modo.
‘’Ma guardati, sei penosa. Credi che in queste condizioni e con il naso rotto tu possa vincere?’’- domandò Liedin caricando un gancio destro dritto al naso della ragazza.
‘’Aspetta. Non ancora.’’- ripeteva la voce dell’istinto, ma quel pugno stava per abbattersi come un grosso macigno sul suo volto.
‘’Ora.’’ Con un solo movimento, Arilyn schivò il pugno che finì sul duro e freddo pavimento, con una mano le afferrò il braccio e con l’altra l’ascella, le fece lo sgambetto e la fece cadere rovinosamente sul mento.

Con tutta la forza che possedeva, la ragazza dai capelli rossi sferrò un calcio contro il naso di Liedin, rompendolo e macchiando il pavimento di sangue.

‘’Arilyn, puoi fermarti. Hai vinto.’’- disse Sindar alzando la mano per fermare l’incontro e ci furono applausi da parte del pubblico, tranne Darrien che sorrideva appoggiato ad una colonna.

‘’No, lei non deve vincere. Lei non è nessuno.’’- esclamò con rabbia Liedin brandendo una spada e scagliandosi nuovamente su Arilyn, ma Sindar le afferrò entrambi i polsi, li girò nel verso opposto facendo cadere la spada e le diede un ceffone con il dorso della mano: ‘’Mi sono seccata dei tuoi modi da saccente.’’

‘’Non ha detto così l’ultima volta che la stavo per uccidere, e ci sarei anche…’’

‘’Basta. Fuori dalla mia sala.’’- rispose con tono gelido e digrignando i denti, terrorizzando i suoi allievi, tranne Arilyn, Darrien e Sivaln. Liedin se ne andò sbattendo la porta della sala e imprecando in modo colorito.

‘’Darrien, fa rapporto al Re di quel che è successo. Io ora ho da fare…’’- riprese l’istruttrice distogliendo lo sguardo e avviandosi verso un corridoio illuminato appena. Arilyn si sentì sollevata nel vedere che Sindar l’aveva salvata, ma per quale motivo? Perché il suo comportamento gelido si era addolcito solo in quel momento? Erano domande al momento impossibili da rispondere.
Quando tutto si era calmato, Arilyn giunse nel Salone, dove ad attenderla c’era suo padre, preoccupato per quello che stava accadendo: il Re stava discutendo con Liedin del suo comportamento, quest’ultima ancora con gli occhi rabbiosi e il naso rotto e circondata da tre Guardie Merfolk. Arilyn riusciva a sentire a malapena:

‘’…non tollero che certi comportamenti nel mio castello, quindi sono costretto a cacciarti.’’- disse Searlas alzandosi dal suo trono, pacato e tranquillo, ma le sue parole trasudavano tensione.

‘’Pensa che una mocciosa come Arilyn possa essere la protettrice di Huvendal?’’- chiese Liedin ruggendo.

‘’Arilyn non è una mocciosa, è una ragazza dalle grandi capacità e nel suo animo vedo spirito combattivo. E si, lei sarà la nostra salvezza.’’
‘’Lei è solo un povero pazzo Re che…’’

‘’Stai zitta!’’- la interruppe bruscamente e lanciò un’occhiataccia verso di lei, che non si scompose di un millimetro.

‘’Fuori. Dal mio. Regno.’’- riprese avvicinandosi con gli occhi socchiusi e le mani serrate a pugno, tanto che le nocche divennero bianche.

La tensione era al limite, sarebbe bastata solo un’altra parole per far riversare tutta la rabbia di Liedin sul Re, ma si limitò a dire sibilando: ‘’Mi vendicherò.’’
Furono le ultime parole prima di catapultarsi verso il portone che aprì con forza, facendolo sbattere contro il muretto in pietra: ‘’L’odio l’ha letteralmente consumata. E’ una fortuna che adesso sia stata esiliata. Mi dispiace che abbiate assistito a questo ‘’accesso’’ diverbio, ma è tutto okay. Adesso, pensiamo ad abbellire questo posto e ad invitare il popolo al grande Galà di questa sera.  Ho provveduto a far recapitare nelle vostre stanze abiti meravigliosi che indosserete stasera e ho invitato dei Liuthen per intrattenere il pubblico.’’

‘’Mio Re, non sarà troppo costoso?’’- chiese Vorshan inclinando leggermente la testa da un lato.

‘’Non voglio fare un Galà troppo lussuoso, c’è un magazzino pieno di scorte e gli abiti sono stati donati da esperti tessitori, mentre i Liuthen sono stati già pagati. Piuttosto, pensate a riposarvi o a sgranchirvi le gambe facendo una passeggiata.’’

Arilyn era alquanto confusa, che senso aveva un galà per festeggiare una vittoria che è costata la vita a molti soldati?
‘’Figlia mia, il re Searlas è fatto così. Nonostante siamo in guerra, vuole farci stare sereni organizzando questo galà. E penso che un po’ di distrazione serve.’’- disse Vorshan sorridendo.

Arilyn rimase ancora più confusa e allo stesso tempo terrorizzata per il ritorno di Liedin, pronta a consumare la sua vendetta.
‘’Oh, Arilyn , dimenticavo. Tra un paio di ore una delle domestiche verrà con gli abiti da sera e ti aiuterà.’’- riprese Vorshan improvvisamente.
‘’So badare a me stessa.’’

‘’Lo so, però il re ha insistito e io non ho potuto fare altro che acconsentire.’’

La ragazza sbuffò contrariata, ma era pur sempre il re. Carismatico, elegante, prudente e, sotto certi punti di vista, enigmatico e misterioso. Le ore passavano e nell’aria si respirava odore di festa, mista a fiori di campo, vino e cibi prelibati. Dalla grande porta affluivano sudditi vestiti con i propri abiti, cuciti con stoffa economica o inutilizzata dai tessitori.

All’entrata del castello fu costruita una piccola galleria fatta di ramoscelli di quercia e assi in legno di acero, decorata da rose di campo e protetta da due Guardie Navra; all’interno del salone si presentarono i vari Liuthen con lo stemma della loro città: due vestiti di blu dal cappuccio bianco della terra di Nahj, terra di lupi bianchi; tre vestiti di rosso e giallo provenienti dal regno di Edwol,  regno dove crescevano alberi dalla corteccia nera e dalla chioma bianca come la neve;  altri cinque con abiti rosso e neri e altri con abiti bianchi a bande dorate, i Liuthen del ghiaccio.

C’erano cinque tavoli nella sala, due ai lati delle finestre, uno in corrispondenza del trono e due al centro più piccoli. Ognuna era imbandita con cibi freschi e invitanti, vino, acqua aromatizzata, dolci di ogni forma. Arilyn era nella sua stanza e osservava incantata la neve scendere lentamente dal cielo dipinto d’arancio.
D’un tratto bussarono alla porta, accompagnata da una voce: ‘’Arilyn? Sono Nima, una delle domestiche, son qui per…’’

‘’Si, lo so. Entra pure.’’- rispose la ragazza con noncuranza.

La porta si aprì con molta calma, rivelando una bellissima donna, dai capelli biondi che le arrivavano sulle spalle, un viso docile senza imperfezioni, occhi neri che trasmettevano dolcezza infinita.

‘’Oh…Non immaginavo fossi così bella.’’- disse Arilyn stupita, facendo arrossire appena Nima.

‘’Grazie, sei gentile. Anche tu… lo sei. Comunque, c’è anche Aithwen con me. Voleva assistere alla tua ‘’trasformazione.’’- disse Nima facendo cenno alla piccola ragazza di entrare. Arilyn restò incantata nel vederla completamente trasformata; un vestitino lungo fino ai polpacci e ai polsi verde chiaro con decorazioni floreali, capelli raccolti in uno chignon con un fermaglio argentato e guance rosee.

‘’Mi sento imbarazzata. E se Sivaln mi vedesse così?’’

‘’Hai un debole per lui, vero?’’- chiese Arilyn sorridendo.

Aithwen arrossì ancora di più e nascose il viso tra le mani, lamentandosi per aver rivelato la cotta segreta.

‘’Perdonatemi per l’intrusione, ma Arilyn dobbiamo prepararci. Ora vai, spogliati e apri l’acqua della vasca, hai bisogno di un bel bagno rilassante, dobbiamo pulire i tuoi capelli e il resto.’’

Senza aver la possibilità di rispondere alle sue parole, Arilyn si ritrovò nel bagno, svestita e immersa nella vasca in ceramica con rubinetti dorati. Acqua calda e cristallina iniziò ad avvolgerle le caviglie e mano a mano ad arrivare al petto e al collo. Nima le verso dell’acqua e del sapone sui capelli, lavandoli delicatamente e massaggiandoli. La sensazione che provò la ragazza fu strana all’inizio, ma più Nima massaggiava, più si rilassava fino a farsi cullare da quello splendido momento. Uscita dal torpore dell’acqua, la domestica prese una spazzola con una placca in ferro sul manico che recitava ‘’Mey Emer.’, e iniziò a pettinarli con cura per poi asciugarli. L’effetto furono dei capelli lisci come la seta e sembravano essere più lunghi rispetto a prima:

‘’Come ti sembra?’’- domandò la domestica porgendole uno specchio; Arilyn non rispose, continuava a guardare e ad accarezzare i suoi lunghi capelli, leggermente mossi sulle punte:

‘’Sono realmente io?’’

‘’Certo.’’- rispose Nima stringendole le spalle con le mani e sorridendo -‘’Ora, prendi questo abito e vai a cambiarti, a breve il Galà avrà inizio.’’
Dietro un panneggio in mogano, Arilyn si cambiò in fretta e furia; un magnifico abito di seta nero ardesia, morbido nella forma tanto da valorizzare le sue esili curve, lungo sino alla caviglia lasciando scoperta l’elegante calzatura.  Solo il corpetto era impreziosito da sottili ricami dorati, che scendeva fino su tutta la manica. I capelli le ricadevano sulle spalle, rendendola aggraziata. Uscendo dallo spogliatoio, Nima e Aithwen rimasero completamente impressionate:

‘’Mia lady, siete uno splendore.’’- disse la domestica restando a bocca aperta, seguita da squittii di gioia di Aithwen, che saltellava da una parte all’altra della stanza.
‘’Ora manca solo un po’ di trucco e sei pronta.’’- riprese Nima aprendo un cofanetto e prendendo una spugnetta color caramello. Prese una boccetta di vetro piena di olio profumato e impregnò qualche goccia sulla spugnetta, per poi passarla sul collo di Arilyn e sui polsi. Poi, prese un’altra boccetta con della polvere nera e la passo sugli occhi della giovane, dandole un aspetto felino. Dopo aver riposto il cofanetto in un mobile, Nima si avvicinò ad Arilyn e con un magnifico sorriso disse:

‘’Adesso sei pronta per la cerimonia. Sono sicura che tutti resteranno affascinati, compreso Darrien.’’

Al pronunciar quel nome, la giovane sorrise senza rendersene conto e un leggero rossore le tinse le guance vellutate.
‘’Chiedo venia per l’intrusione, ma sono qui per portare Arilyn nel Salone.’’- esclamò Edan comparendo sull’uscio della porta. Indossava una tunica giallo ocra che scendeva fino al polpaccio, con ricami rosso carminio che si estendevano fin su tutta la manica, un pantalone nero e stivali dello stesso colore.
‘’Si, arrivo.’’- rispose la ragazza raggiungendolo sull’uscio, seguita dalla domestica e da Aithwen.
‘’Arilyn, aspetta, hai dimenticato un particolare.’’- disse la ragazzina afferrando la corona di fiori fatta qualche giorno prima. Arilyn si piego leggermente per far posare la corona sul suo capo e, appena fatto, era tutto pronto.
‘’I miei complimenti Arilyn, sei incantevole stasera.’’- disse Edan con un sorriso pieno di vita, i capelli tirati all’indietro e la barba rasata.
Giunti nel salone, c’erano alcune guardie che parlavano tra loro, bevendo calici di vino aromatizzato; Searlas che accoglieva i sudditi stringendo loro le mani o baciando le guance. Non appena vide Arilyn la salutò con un gesto della mano e sorrise.

Ogni allievo indossava i colori della propria terra: verde e oro per Sivaln, sempre allegro e spensierato; blu e grigio per Mauriz, stranamente felice; Sindar vestita con un elegante abito porpora, né troppo scuro, né troppo chiaro, con un merletto nero che le cingeva il collo; Aithwen, invece, indossava un abito a balze verde chiaro che sfumava sul verde acqua con decorazioni floreali.

‘’Sei uno splendore questa sera.’’- disse Vorshan, comparendo all’improvviso alle spalle di Edan e di sua figlia, con un elegante abito cremisi a bande bianche sulle maniche, un pantalone grigio fumo e stivali di pelle.
‘’Papà, il mio…’’
‘’Ciondolo? Non ti preoccupare, è al sicuro con me. Lo avevi lasciato in camera e per evitare che venisse rubato, l’ho preso io.’’
Arilyn si sentì sollevata nel sentire quelle parole ed andò ad abbracciarlo, più forte che poteva. Era dal giorno dello scontro che non condivideva un momento di affetto con suo padre, l’unico che le è stato sempre vicino in ogni difficoltà. Si sentiva in colpa per non averlo considerato.
‘’Papà…’’- disse Arilyn con un sussurro.

‘’Arilyn, non devi scusarti, ora vai e divertiti.’’- rispose il padre stringendola e dandole un bacio sulla fronte, per poi metterle al collo il suo ciondolo.
D’un tratto, dal fondo della sala si udì una voce squillante, carica di energia che chiamava Arilyn. Era Sharal, vestita in un elegante abito blu notte, che le lasciava scoperte parte delle spalle. Sulla gonna si intravedevano piccoli girasoli che scendevano a spirale ed una calzatura raffinata. Le guance erano leggermente rosee, che mettevano in evidenza i suoi occhi. Ciò che colpì maggiormente Arilyn fu la collana in argento che portava Sharal al collo:
 ‘’E’ magnifica.’’- esclamò Arilyn ‘’E’ un ricordo di qualcuno?’’
‘’E’ un ricordo di mia sorella. Siamo state separate qualche anno fa da una furiosa tempesta di neve..’’
‘’Oh, perdonami per l’insolenza.’’- rispose imbarazzata Arilyn.

‘’Niente affatto Arilyn, non ci faccio caso. Vieni, ti prendo qualcosa.’’- rispose con un sorriso pieno di vita, un cambiamento repentino che colse di sorpresa Arilyn, ma allo stesso tempo era contenta di vederla così. Dopo che Sharal le aveva offerto una coppa di succo di mirtilli, la giovane ragazza notò che, vicino ad un tavolo decorato da una tovaglia rosso scarlatto, c’era Aithwen che beveva un po’ di succo di fragola e mangiava un dolce ai mirtilli:

‘’Arilyn, a breve ci sarà lo spettacolo dei Liuthen, mi fai compagnia?’’- domandò ad alta voce la piccola tra un morso e l’altro, sporcandosi le guance di briciole. Arilyn con un cenno del capo acconsentì e in un batter di ciglia, le luci del salone si spensero, lasciando qualche candela accesa che donava a quel luogo un aspetto tetro. Al centro della sala si posizionarono due Evocatori vestiti di blu, con un cappuccio che gli copriva parte del volto. Dalle loro mani iniziarono a sprigionarsi fasci bluastri che pian piano raggiunsero il pavimento, serpeggiando tra i tavoli e i presenti, finché non si mossero contemporaneamente trasformando i fasci in farfalle bianche. Un brusio di sorpresa colmò il silenzio di prima, per poi esplodere in applausi concitati.

D’un tratto, una sfera di fuoco investì le farfalle, trasformando le loro ali in onde dorate che risplendevano sulle colonne marmoree e illuminando il resto della sala. Arilyn in lontananza riuscì ad intravedere una persona vestita in un abito autoritario e l’altro con un abito più soft: Darrien e Sivaln. Il primo indossava un abito nero ardesia che scendeva sui polpacci, con maniche e colletto bianchi, con due spille ai lati di quest’ultimo.  Capelli leggermente umidi e tirati all’indietro, barba curata e occhi che risplendevano nella penombra. Sivaln, invece, indossava una tunica bianca con le rifiniture verde smeraldo, con una cappa sulla spalla. Darrien sorrise. Arilyn abbassò lo sguardo imbarazzata, ma sul suo volto si dipinse un dolce sorriso che attirò la curiosità di Aithwen:

‘’Ehi, ti perdi lo spettacolo così, che ti succede?’’

‘’Oh, niente. C’è qualcuno che vorrebbe incontrarti. ‘’- rispose lei indicando Sivaln, che si inchinò educatamente. Aithwen fece cadere dei mirtilli per lo stupore nel vedere il suo ‘’amato’’ vestito in modo impeccabile. Essendo abituata nel vederlo in tuta, vederlo così era molto diverso e più bello.

Lo spettacolo continuava, donando varie coreografie di altri Liuthen, in particolare l’Evocatrice delle Vespe Rubino che si unì agli evocatori spettro creando rose fluttuanti; lo stelo fatto di nebbia e il bocciolo fatto con le vespe. Altri applausi e fischi di apprezzamenti rimbombarono nella stanza, finché non fu il turno degli evocatori di Edwol e quelli del ghiaccio.
Tutti i presenti furono invitati all’esterno del palazzo, anche se il tempo non era dei migliori e la povera Arilyn iniziò a tremare a causa della temperatura. D’un tratto il tremore si calmò, lasciando spazio ad un leggero calore che le pervase la schiena e il collo. Una giacca nera con due spille dorate la riscaldava e lì riconobbe gli stemmi da comandante, una stella a quattro punte e un fiocco di neve. Quella stessa giacca che indossava Darrien, che proprio in quel momento si mise al suo fianco, con le guance arrossate e gli occhi semi chiusi per il vento.

‘’Grazie per… la giacca.’’- disse Arilyn, battendo i denti e cercando di spostare i capelli dal suo volto.
‘’E’ un piacere.’’- rispose, sistemandole i capelli dietro le orecchie.
I Liuthen di Edwol attirarono l’attenzione battendo le mani, aumentando sempre di più il ritmo finché alle loro spalle comparve un maestoso albero nero senza chioma, ma brillava alle luci delle lanterne. Di colpo si fermarono con un sonoro tonfo e l’albero si protese verso il cielo, aumentando la circonferenza del tronco e dei rami. I Liuthen vestiti di bianco e oro afferrarono una manciata di neve e la lanciarono verso l’albero. La neve iniziò a serpeggiare verso l’alto, con tale rapidità da sembrare invisibile. Una volta raggiunto i rami, la coltre bianca scomparve nel nulla lasciando spazio ad un foltissima chioma madreperlata, che brillava alla luce della luna. I Liuthen con un rapido gesto delle mani fecero allungare la chioma verso il basso, quasi a toccare le teste dei presenti.

L’albero rimase così per molto tempo, a fluttuare e a risplendere come un faro, finché uno dei Liuthen del ghiaccio non proferì parola: ‘’Quello che avete appena visto è uno dei più antichi alberi di Edwol. Cresce solo in occasioni speciali come questa, ed è grazie a voi che siamo riusciti a renderlo così maestoso. Adesso il nostro spettacolo è finito, vi ringraziamo.’’  Non appena finì di proferir parola, sorrise e con rapidità delle mani l’albero scomparve, trasformandosi in fuochi d’artificio.
Arilyn rimase incantata ad osservare quell’albero svanire nel nulla e tramutarsi in qualcosa di sublime, finché non si fuse alla neve che cadeva lentamente sulla sua testa. Tutti rientrarono nel salone, tremanti per il freddo. Solo lei e Darrien rimasero all’esterno:

‘’Arilyn? Ti senti bene?’’- domandò Darrien posando una mano sulla sua spalla.

‘’Era…era da molto che non osservavo il cielo notturno in inverno. Nessuno di noi si è mai soffermato ad osservare tale meraviglia?’’- rispose con una domanda la ragazza osservando il cielo e sorridendo. Darrien, incuriosito, alzò lo sguardo al cielo e osservò le stelle che risplendevano. Senza accorgersene, Arilyn appoggiò la testa sulla spalla del ragazzo.
Dapprima Darrien sorrise, ma allo stesso tempo restò perplesso dal gesto della ragazza. Sembrava così docile e ‘’piccola’’ mentre era al suo fianco, e in cuor suo sentiva qualcosa di diverso.

‘’Arilyn, cosa hai?’’- domandò nuovamente il comandante con un tono così flebile da sembrare un sussurro. La ragazza sbarrò gli occhi dallo stupore e il suo cuore iniziò a battere all’impazzata.

‘’Scusami, io non…’’

Darrien si voltò lentamente incrociando lo sguardo della ragazza, per poi sorridere e accarezzarle una guancia con il palmo della mano. Arilyn sorrise e si appoggiò al petto del ragazzo. Restarono lì, in silenzio sotto la neve per un lungo istante, ma per la ragazza sembrava che il tempo si fosse fermato per farle godere quel momento così desiderato.

‘’Direi che è il momento di rientrare, a breve avrà inizio il ballo.’’- disse Darrien prendendola sotto braccio e accompagnandola nuovamente nel salone. Una sinfonia di violini e contrabbassi accompagnava i presenti in un ballo lento e ricco di emozioni. Anche alcuni Liuthen ballavano con delle allieve presenti, il re Searlas aveva fatto coppia con Sharal ed entrambi erano felici. Pesino Vorshan ballava con Sindar. Sivaln, invece, aveva permesso ad Aithwen di salire sulle sue scarpe e di farla ballare.
Da lontano la piccola ragazza vide Arilyn e sorrise, stringendosi a Sivaln che notò Darrien e chinò leggermente la testa in segno di rispetto.
D’un tratto il comandante allungò la mano e chiese: ‘’Mi concedi l’onore di ballare con te?’’

‘’S-si..’’- rispose imbarazzata.

Darrien e Arilyn, mano nella mano giunsero al centro del salone e, dopo un inchino di riverenza, si unirono al ballo. 

‘’Sei un incanto Arilyn.’’- disse Darrien dandole un bacio sulla fronte.

‘’E tu affascinante.’’- rispose Arilyn, ma si rese conto troppo tardi di averlo detto.

Un dolce sorriso si dipinse sul volto del ragazzo e un colorito roseo si dipinse sulle guance, forse imbarazzato ma non importava, il suo sorriso rendeva  Arilyn serena in quel momento. La ragazza si appoggiò con la testa e le mani sul petto del giovane, chiuse gli occhi e ignorò la presenza degli altri.
Quando si fece notte fonda e la luna brillava con fierezza, gli Evocatori e il popolo ritornarono a casa, sfiniti ma allo stesso tempo divertiti per il grande Galà:
‘’E’ stato un bel gesto da parte Sua, mai avevo pensato che un Re invitasse gente comune come noi.’’- disse un contadino anziano. ‘’E’ stata una serata magnifica.’’- disse una anziana sarta di paese- ‘’Non mi sono mai divertito così.’’- disse eccitato un altro cittadino.

‘’Spero di rivedervi un giorno, la mia dimora è sempre aperta. A patto che non ne approfittiate.’’- rispose il Re strizzando l’occhio e ridendo, contagiando i presenti. Riprese subito dopo schiarendosi la gola: ‘’Adesso è meglio che andiate, non voglio trattenervi oltre.’’

Dall’altro lato del Salone, Sivaln teneva tra le braccia Aithwen, sprofondata in un sonno profondo:
‘’L’accompagno nel suo alloggio. E’ quasi una oretta che si è addormentata, ed è così dolce che…’’- le labbra di Sivaln si contrassero in un sorriso pieno di vita. ‘’Beh, buona notte miei cari.’’- riprese Sivaln facendo l’occhiolino e avviandosi verso gli alloggi.

Il Re si avviò verso i due ragazzi, strofinandosi gli occhi cercando di mascherare la sua stanchezza: ‘’Ragazzi miei, spero che anche voi due vi siate divertiti. Io ora accompagno Sharal al suo alloggio e poi devo dare una mano a pulire il salone e infine salutare gli altri. Buonanotte cari.’’- terminò con un leggero sbadiglio Searlas e si avviò verso gli alloggi.

‘’Vuoi che ti accompagni al tuo alloggio?’’- domandò Darrien sistemandosi la giacca sulle spalle.

‘’Volentieri.’’- rispose con un sorriso Arilyn. Giunti nel corridoio, illuminato appena dalle lampade ad olio, il comandante tirò fuori un piccolo fiore dalla tasca. Bianco come la neve con sfumature bluastre:

‘’Si è un po’ rovinato, ma ci tenevo a dartelo. Di solito non cresce in questo periodo dell’anno, però…’’
‘’Grazie Darrien, sei stato gentile…’’- rispose Arilyn prendendo il fiore e sistemandolo sulla corona.
Ci fu un silenzio imbarazzante tra i due giovane che ogni tanto si scambiavano un sorriso o uno sguardo, finché il comandante si avvicinò ad Arilyn e disse: ‘’Arilyn...non so come dirtelo ma ho questo peso sullo stomaco che vorrei togliermi…’’

Le guance della ragazza iniziarono a colorirsi di rosso e il battito accelerò: ‘’ E’ passato quasi un mese da quando ti ho conosciuto e, non so, da quel momento mi sentivo strano. Pensavo fosse una cosa passeggera, ma invece no. Provavo realmente qualcosa per te e me ne son reso conto solo in battaglia. Sono stato cieco e stupido a non parlarne con nessuno, ma ora non mi importa più.’’

Arilyn non riusciva a rispondere, si limitò ad avvicinarsi a lui e a guardarlo dritto negli occhi. Gli sfiorò la guancia con il dorso della mano, nonostante il turbine di pensieri che tormentavano il suo cervello. Una ragazza con un potere proibito e un comandante reale innamorati? Quali potevano essere i rischi o le conseguenze di questa relazione? Cosa avrebbero detto gli altri? E Vorshan? Troppi interrogativi bisognosi di una risposta.

‘’Darrien…’’- cercò di dire Arilyn, ma erano così vicini con i loro volti che si bloccò. Darrien sorrise, le prese delicatamente le guance e posò le labbra sulle sue. La baciò lentamente e con dolcezza, stringendola a se. Fu un bacio lungo e intenso, fino a quando Arilyn non dovette staccarsi per riprendere fiato. Entrambi sorrisero e prima che la ragazza potesse varcare la soglia del suo alloggio, il comandante si inchinò rigorosamente e disse:

‘’Buonanotte Arilyn.’’

‘’Anche a te.’’- rispose la ragazza, ricambiando il gesto con un sorriso e chiudendo la porta del suo alloggio.

Il suo stomaco era in subbuglio, come se ci fossero milioni di farfalle pronte ad uscire, le mani tremanti, le guance bollenti e le labbra che sapevano di miele e fragole. Arilyn, dopo essersi lavata e aver raccolto i capelli in una lunga coda, andò a dormire. Era confusa su quello che era accaduto, ma non riusciva a non sorridere e a pensare a quel bacio.

Nel frattempo, oltre le colline di Huvendal, Liedin avanzava nella neve a fatica. Gli occhi socchiusi per proteggersi dalla tormenta che sferzava su di lei, la fame le attanagliava lo stomaco e il sonno si stava impossessando del suo corpo.
Raggiunta una determinata altezza, stremata e affamata, si accasciò sulle ginocchia: ‘’Re Searlas, Arilyn, Darrien e tutti voi di Huvendal, giuro che avrò la mia vendetta. Riderò quando vedrò le vostre teste appese alla mia parete.’’

D’un tratto, una voce dal tono cupo disse: ‘’Cosa abbiamo qui!? Rabbia, odio, rancore…Vendetta.’’
‘’Tu sei la Regina di Ghiaccio? Ho sentito parlare di te.’’- rispose ridendo Liedin, cercando di mascherare un po’ di timore rivolta alla donna dai lunghi capelli bianchi che fluttuavano nella brezza gelida. Al suo fianco c’era Bregoldir, che giocava con la punta del pugnale e sul suo volto un sorriso malizioso si era formato.

‘’Non mi interessano le storie sul mio conto. Il tuo cuore trasuda tutta la rabbia di questo mondo, ed magnifico. Una persona come te dovrebbe far parte del mio esercito e schiacciare le teste di quegli insulsi contadini.’’- disse la Regina inginocchiandosi e alzando il mento della ragazza, cercando il suo sguardo. Riprese: ‘’Io posso donarti un potere immenso capace di ridurli in cenere. Unisciti a me e avrai la tua vendetta.’’

Liedin accettò con un gesto del capo e la Regina pose le sue mani sulle tempie della ragazza. Immediatamente un bagliore blu elettrico illuminò gli occhi della ragazza e sotto le palpebre si formarono piccole striature azzurre. Le punte dei capelli divennero bianche e la pelle divenne un misto tra il cianotico e il grigio cadaverico finché il bagliore e la brezza si arrestarono di colpo.

La Regina con un sorriso di compiacimento domandò: ‘’Come ti senti?’’
‘’Molto meglio.’’- rispose Liedin osservando il suo ‘’nuovo’’ corpo, vibrante di energia oscura e un potere immenso.
‘’La neve e il ghiaccio sono la mia dimora, ma presto sarà la loro tomba.’’- esclamò la Regina con voce tuonante, risvegliando la rabbia delle sue bestie alle sue spalle, che ruggirono rabbiose. La terra iniziò a spaccarsi, a tremare e a deformarsi. Dall’oscurità emersero altri Taurus con occhi simili ad un abisso in miniatura ed un becco di pietra, dotati di ali e zampe artigliate.

‘’Huvendal è destinata a soccombere.’’- esclamò Liedin alzando le braccia al cielo, emanando lampi di luce bluastra dalle sue mani pallide e cadaveriche.
La Regina socchiudendo gli occhi, osservava il castello del Re Searlas con disgustoso, ma una nota di malinconia si dipinse sul suo volto.

‘’Attendete qui. Vado a far visita al re.’’- disse con il suo aspro tono di voce mentre si dissolveva in una nube di cristalli azzurri che si diresse verso le mura della città, evitando di incrociare le guardie sul suo cammino.

Nel salone non c’era più nessuno, tranne che per il Re intento a continuare il suo libro. D’un tratto, le candele si spensero e un vento freddo spalancò la finestra, permettendo alla nube di addentrarsi.
Searlas con sguardo torvo osservò la nube riacquistare la forma umana, rivelandone una donna incantevole seppur vecchia. La donna sorrise, ma Searlas digrignò i denti ed alzandosi dal trono disse:

‘’Che cosa ti ha portato qui, madre?’’


 

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Capitolo 5
*** Viaggio verso il Picco. ***


La Regina non era affatto intimorita dal tono di voce del re, anzi era divertita. Ad ogni suo passo, sul pavimento in marmo si formavano lastre sottili di ghiaccio che si espandevano a vista d’occhio, raggiungendo le colonne e gli archi del salone. 
‘’Che cosa vuoi?’’- domandò adirato il Re, cercando di conservare la bontà che offriva il suo cuore, ma sua madre, la donna che lo aveva abbandonato quando era solo un bambino, faceva riemergere tutto l’odio represso.

‘’So che c’è una ragazza in questo luogo. Una ragazza con un potere speciale. Come si chiama?’’
‘’A te cosa interessa?’’

‘’La mia è pura curiosità.’’- rispose la donna con un sorriso malizioso, mentre avanzava verso il re, con il volto contratto dalla rabbia. Notando quell’espressione familiare sul volto di Searlas, decise di provocarlo ancora.

‘’Riesci a sentirlo anche tu, figlio mio? Quel sentimento che scorre nelle vene? Quel vuoto, che ti consuma lentamente e con voracità?’’ 
‘’Di cosa parli?’’ 
‘’Stai diventando come tuo padre.’’

‘’Non osare nominarlo. Lui ci ha traditi, ha tradito la mia fiducia e questo popolo che rischia la morte. E’ la colpa è anche tua.’’
‘’Stai zitto.’’ Una nube di ghiaccio investì il Re, facendolo catapultare contro il trono e una colonna, ferendolo gravemente all’occhio: ‘’Maledetta!’’- esclamò con ferocia brandendo la spada e cercando di colpirla, ma lei fu più rapida. Una gabbia di ghiaccio gli immobilizzò le ginocchia per poi arrivare sul bacino.
‘’Non puoi nascondere realmente quello che sei.’’

‘’Io non sarò mai un tiranno. Non sarò mai come te.’’- disse Searlas digrignando i denti e sferrando un potente fendente contro l’addome della donna, macchiando di sangue la tunica. Un urlo acuto si librò nell’aria, il volto della regina era solcato da rughe profonde e gli occhi sembravano essere solo due orbite vuote. Tutta la sala tremò, il ghiaccio cominciò a frantumarsi e a cadere in grandi blocchi, e per il volere del fato, il Re riuscì a liberarsi da quella trappola. Tutto si dissolse in piccoli cristalli che brillavano di luce propria. Un rumore di passi frenetici si udirono nel corridoio opposto, tre guardie Merfolk seguite da Darrien giunsero nel salone, ancora testimone di quello scontro:

‘’Mio Re, la Regina di Ghiaccio è stata qui? Rispondetemi!’’
‘’Si, ma…ma è tutto risolto ora…’’- rispose a fatica Searlas, con la fronte sanguinante e un occhio gonfio e la pelle pallida. 
‘’Portatelo da Nestor e convocate due guardie Navra per rimuovere il ghiaccio rimasto sulle pareti e-‘’
‘’Darrien, figliolo ascoltami. Non…’’

‘’Non che cosa mio Re? Lei è stato attaccato dalla Regina e non si sa il motivo.’’
‘’Avvicinati. Avvicinati ragazzo. Devo confidarti… una cosa.’’
Darrien obbedì e avvicinando l’orecchio poté udire la confessione; fu come un fulmine a ciel sereno ciò che rivelò il re, la paura e l’incredulità che trasmettevano gli occhi del comandante erano ben visibili:
‘’E’ la verità? Quello che dite è il vero, mio Re?’’
Il Re annuì e fu portato da Nestor, mentre il salone veniva ripulito da due Guardie Navra del fuoco, riportando lo splendido color bianco delle mura al suo stadio originale. Darrien era alquanto turbato da quella confessione, ma decise di restare in silenzio fino al momento opportuno, non solo per tenere alto il ruolo che rivestiva ma anche per tutti i suoi cari.
Un nuovo sole sorse oltre le montagne, offrendo una splendida giornata per cacciare selvaggina e fare rifornimenti di munizioni, trasportare merci e altro.
‘’Arilyn, sveglia dobbiam andare-‘’ Aithwen fu interrotta immediatamente quando Arilyn uscì con la sua tipica tuta e i capelli legati in una coda alta, gli occhi che brillavano e un sorriso splendente. Entrambe si diressero nella Sala allenamenti seguite dagli altri allievi. Al centro della sala c’era Darrien che discuteva con Sindar e un altro uomo, dai capelli rossicci raccolti in una piccola cipolla, barba folta, occhi piccoli e neri, alto e muscoloso, con una cicatrice che partiva dal lato sinistro della fronte e si estendeva fino alla guancia destra. 
‘’Oh, buongiorno allievi. Lui è Arcal Quercia Rossa, un mio vecchio amico che vi aiuterà nella resistenza degli attacchi. Vi chiederete perché questo? Stanotte il Re ha avuto uno scontro diretto con la Regina di ghiaccio.’’

Un mormorio di sconcerto e paura provenne dagli allievi subito interrotti con un gesto della mano del comandante: ‘’Dicevo, per evitare che siate colti alla sprovvista, inizieremo subito con una prova per constatare la prontezza di riflessi ottenuti. Mettetevi in riga e chiudete gli occhi.’’
Tutti gli allievi si posizionarono, chiusero gli occhi e aspettarono che Arcal proferisse parola:
‘’Perfetto, ora dovrete parare il colpo che vi verrà inferto.’’

‘’Ma come facciamo a difenderci se non vediam-‘’ Neanche il tempo di terminare la frase che Arcal sferrò un gancio destro nello stomaco di Mariz, facendolo cadere rovinosamente al suolo, provocandogli un conato di vomito.
‘’Prima regola: Mai parlare durante un combattimento. E pulisciti la bocca, non voglio un soldato sporco di vomito. Proseguiamo.’’ 
Arcal continuò con il suo strano metodo di allenamento, lasciando qualche allievo con evidenti lividi e altri ancora frustrati per non aver parato il colpo. Giunse ad Aithwen ed Arilyn.

‘’Bene, piccola ragazza, chiudi gli occhi e difenditi.’’

Aithwen chiuse gli occhi e posizionò le mani davanti il volto. Il colpo arrivò rapido e con forza, arrestandosi nelle mani della giovane. L’urto la fece arrestrare di qualche passo e le lasciò una grossa macchia rossa sui palmi. 

Era il turno di Arilyn, l’ultima della fila, già con gli occhi chiusi e le mani davanti il volto. Arcal fece scrocchiare le nocche e preparò il colpo. Il gancio avanzò rapido ma si fermò con un tonfo nelle mani di Arilyn, per poi essere deviato verso destra e Arcal fu scaraventato al suolo.

‘’Perfetto. Sei stata magnifica.’’- disse entusiasta l’omaccione alzandosi e facendo scricchiolare le ossa del collo per poi dare una pacca sulla spalla alla ragazza. Darrien stava per congratularsi di persona, ma d’un tratto una Guardia Navra entrò nella sala:
‘’Comandante Darrien, chiedo venia per essermi intromesso, ma la stanno aspettando. Il Generale Bulwark vuole parlarle. E’ urgente.’’
‘’…Va bene.’’- rispose Darrien a malincuore avviandosi con il soldato verso il cortile.
L’addestramento continuò, rivelandosi via via più complicato e faticoso, comprendendo l’uso di pesi e catene e dimostrazione del proprio potere.
‘’Concentrati Sivaln, usa il tuo potere per liberarti.’’- disse Arcal strattonandogli le catene fino a farlo cadere sulle ginocchia. La pelle del giovane iniziò a mostrare piccole crepe, che via via si estendevano fino ad emanare una lieve luminescenza verdastra.

‘’Sono libero ora.’’- disse il ragazzo mentre si dissolveva in tante scaglie rosa e verdi, muovendosi in grandi spirali per poi riprendere la forma originale, solo la gamba era incompleta. 

‘’Oh maledizione, ho impiegato mesi per perfezionare questo potere e mi ringrazia così.’’- esclamò adirato Sivaln mentre cercava di sistemare la gamba. 
Arcal fece schioccare le dita e la gamba ritornò come prima. ‘’Se ti chiedi come ho fatto, questa tecnica la usò anche tuo padre. Sì, lo conoscevo, abbiamo combattuto insieme più di 30 anni fa e avevo il tuo stesso problema e bla bla bla. Proseguiamo.’’

L’allenamento durò fino al tramonto, quando tutti gli allievi stramazzarono al suolo. Arcal li osservò perplesso, notando che alcuni non riuscivano a stare in piedi, altri respiravano a fatica e molti altri avevano evidenti lividi bluastri. 

‘’Avranno bisogno di un addestramento ferreo e intenso’’- pensava Quercia Rossa, lisciandosi la folta barba.
Dopo essersi ritirati nei loro alloggi, in attesa della cena, Arilyn preferì restare nella Sala ad allenarsi qualche altro minuto, mentre la luce lunare filtrava attraverso la cupola in vetro. La giovane ragazza alzò le mani al cielo, in direzione della cupola, concentrando tutte le forze residue nel tentativo di risvegliare il potere che si celava dentro di sé. 
Piccoli sprazzi di luce illuminarono i suoi palmi, cambiando dal giallo del grano all’arancio del sole fino al bianco della neve.
‘’Avanti. Rivelati.’’- disse Arilyn cercando di incoraggiarlo ad uscire. Gli sprazzi diventavano via via più intensi , fino ad avvolgere i palmi con un candido torpore. Chiuse i pugni, cercando di mantenere il controllo della luce nelle sue mani,  ma una voce la distolse dalla sua concentrazione e quelle sfere svanirono i piccoli fasci luminosi:
‘’Dovresti essere nel tuo alloggio a riposare a recuperare energie.’’
‘’La zuppa di carne con sedano non mi va.’’- rispose Arilyn cercando di recuperare la concentrazione. Darrien era appoggiato ad una colonna, con solo la sua tunica nero pece, senza guanti e cappuccio.

Le mani della ragazza si illuminarono di nuovo, con deboli sprazzi di luce.
Darrien alzò la mano sinistra, generando tre sfere verdi tendenti al nero, ferme a mezz’aria:
‘’Colpiscile.’’
‘’Come?’’

‘’Ho detto: Colpiscile.’’- disse nuovamente il Comandante con un sorriso sulle labbra, concentrando le sue forze sulle tre sfere che fluttuavano vorticosamente in direzione della cupola. Arilyn intensificò le energie sugli sprazzi di luce che divennero lame di luce. 
‘’Ti consiglio di piegare le braccia verso il basso, chiudere i pugni e poi, come se volessi sferrare un gancio, rilascia le lame.’’
La giovane ragazza fece come suggerito e l’esito fu positivo: le lame di luce si scagliarono contro le tre sfere. All’inizio ci fu un lieve tremolio ma poi con una forza incredibile perforarono le sfere, frantumandole in mille frammenti che si dissolsero. 
‘’Si, ci sono riuscita!’’- esultò Arilyn, prima di accasciarsi al suolo, stremata e senza più un briciolo di energia.
Darrien riuscì a sostenerla e fu portata nel suo alloggio. La adagiò lentamente sul letto e, una volta finito di rimboccarle le coperte, se ne andò cercando di non fare rumore.
Il giorno seguente, si respirava aria di tensione tra le Guardie Navra e Merfolk, soprattutto il Generale Niveral e il tenente Rhakros delle Guardie Brackoll erano agitati. Arilyn fu svegliata dal continuo rumore di stivali da neve delle Guardie nei corridoi:
‘’…E’ uscito con la Prima Unità questa notte. Nessun segnale da allora Signore.’’- disse una Guardia Navra.
‘’La Prima Unità? E’ sicuro di quello che dice soldato?’’
‘’Si, Signore.’’
‘’Se è a capo della Prima Unità, vuol dire che è diretto al Picco.’’- esclamò Niveral con la fronte corrugata e grattando la cicatrice sul labbro.
Arilyn e alcuni degli allievi si diressero nel Salone, gremito di tutte le Guardie disponibili ancora nell’interno Regno, tra cui alcuni soldati della Prima e Seconda Unità, abbastanza anziani per combattere ancora:
‘’Vi chiedo gentilmente di tornare ai vostri alloggi. Questa è una zona riservata adesso, mi dispiace.’’- disse una delle Guardie posta vicino la colonna d’entrata. 
Arilyn superò la Guardia con rapidità e andò dritta dal Generale, indaffarato. Trasalì quando si ritrovò la ragazza a pochi centimetri da lui:
‘’Bontà divina, cosa ci fa lei qui?’’

‘’Voglio sapere cosa è accaduto a Darrien!’’- esclamò Arilyn a denti stretti.

‘’Vorremmo saperlo anche noi. Sta conducendo la Prima Unità al Picco, ma le sentinelle non…’’-disse una Guardia intervenendo, ma si interruppe subito.
‘’Le Sentinelle non cosa, soldato?’’- domandò il Generale con uno sguardo che avrebbe potuto ridurre in cenere quel povero ragazzo che gli stava di fronte.
‘’Ehm… Ho dimenticato di informarla che questa mattina le Sentinelle ci hanno riferito di una intensa attività nel sottosuolo, nelle gallerie a Nord della città.’’- finì di dire il giovane deglutendo rumorosamente, asciugandosi anche una goccia di sudore sulla tempia.
Il Generale restò impassibile, ma si rivolse ad Arilyn con voce tranquilla: ‘’Signorina, lei è disposta ad unirsi al primo plotone diretto al Picco? Anche i suoi amici possono venire.’’
‘’Sì, lo sono.’’

‘’Le avverto che sarà faticoso arrivarci. Sono quasi due settimane di cammino.’’
‘’Non mi interessa se ci impieghiamo settimane o mesi, voglio stare al suo fianco e impedirgli di fare sciocchezze.’’- esclamò Arilyn serrando la mascella e lasciando che il suo potere ‘’accendesse’’ i palmi delle mani.

Tutte le Guardie furono allarmate dalla sua reazione e prontamente reagirono manifestando poteri che sembravano essere distruttivi e più forti del suo. Il Generale placò la truppa con un gesto della mano e squadrando da capo a piedi la giovane, disse:
‘’Grinta, coraggio e determinazione.  Erano anni che cercavo una persona, una ragazza per la precisione che avesse queste caratteristiche. Searlas e Vorshan hanno fatto un bel lavoro. Allora? Accetta?’’- chiese il Generale porgendole la mano.

Tutti nella Sala attendevano una sua risposta, con il cuore in gola e le gambe tremanti . Arilyn si guardò intorno, osservando prima le Guardie e poi i suoi amici, chi con occhi di attendeva il momento opportuno per manifestare la sua forza, chi che era rimasto impassibile alla scena e chi si nascondeva dietro un compagno per lo spavento.
La ragazza guardò prima gli occhi ambrati del Generale e poi, senza indugiare oltre, strinse in una forte morsa la sua mano:
‘’Accetto Generale.’’

‘’Perfetto. Al tramonto partiremo, fate i bagagli. Portatevi solo il necessario e non accumulate peso inutile. Le armi bianche non vi serviranno per il momento.’’

Urla esultanti e grugniti contrariati si udirono nell’immenso salone che risplendeva di una abbagliante luce calda. 
Il Generale prima di congedarsi nel suo alloggio disse ad Arilyn e ai suoi compagni:

‘’Signori, avete fatto la scelta giusta. Vi avverto però, i Sentieri del picco sono fitti di pericoli e si affacciano su immensi crepacci. Non fate sciocchezze o le conseguenze saranno gravi.’’

Sembrava una minaccia, ma cosa importava, lo ''spettacolo'' stava per iniziare.




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Capitolo 6
*** Kut'syan. (Orfano) ***


Il sole era tramontato oltre le montagne, lasciando spazio ad una immensa tormenta di neve, oscurando il cielo con nubi dense e nere come la morte. Le Guardie erano all’esterno delle mura, sistemando gli zaini e le armi su carri e ripulendo la neve dalle ruote. Partire dopo il tramonto era l’unica occasione per evitare ostacoli o strade tortuose:

‘’Signore, l’equipaggiamento è stato sistemato sui carri. Siamo pronti partire, attendiamo solo lei.’’

‘’Perfetto. Informa le truppe a cavallo di avanzare per primi e di tornare dopo cinquanta passi. Dobbiamo assicurarci che il sentiero sia sgombro da tronchi o cumuli di neve.’’

‘’Sissignore!’’

Il Comandante attendeva all’entrata delle mura, mentre la neve e il vento gli frustavano il volto, lasciando piccoli fiocchi tra la barba e i capelli. Più le ore passavano, più la sera avanzava, diminuendo passo a passo la visibilità. Alcune Guardie usarono le loro fiamme per accendere torce, altri per riscaldarsi e altri ancora per liberare la strada dai cumoli di neve. Dopo un lungo periodo, si udirono dei rumori di calcinacci e l’immensa entrata rivelò sette giovani, tra cui Arilyn. Erano vestiti con pesanti cappotti in lana grigia e con della pelliccia di lepre che fasciavano il collo e il cappuccio:

‘’Posso sapere che cosa è accaduto?’’

‘’Ci dispiace Comandante, ma la Sala era ancora inagibile e per trovare l’uscita secondaria abbiamo impiegato un po’. Non immaginavamo che il castello avesse-‘’

‘’Avesse un labirinto di corridoi e tunnel che si dirama anche nei sotterranei? Per questo avete fatto così tardi? Dovevate solo prendere due corridoi a sinistra e uno a
destra ed eravate all’uscita del palazzo. Suppongo siete usciti dal tunnel della vecchia taverna di Ryre. Ad ogni modo, andiamo, salite sui carri e occhi aperti.’’

Un rumore di zoccoli si udì in lontananza. Le Guardie a cavallo erano tornante e, con uno schiocco delle dita, le loro mani si infuocarono. La strada era sicura e i carri iniziarono a muoversi lentamente, ondeggiando a destra e a sinistra. 

Lasciato il Regno di Huvendal, il convoglio entrò nella radura di Yarnov. Anche qui la neve aveva distrutto campi e ucciso gli animali, ma da pochi giorni. Due guardie sfoderarono i loro coltelli e racimolarono qualche pezzo di carne, le pelli e qualche osso dai cadaveri delle pecore e mucche.
Arilyn, affamata, prese un po’ di pane e lo divise con Aithwen: ‘’Non consumate le vostre provviste, abbiamo tanta strada da fare e vi serviranno.’’- disse uno dei soldati dalla barba grigia e gli occhi infossati alla guida del carro.

D’un tratto le Guardie a cavallo si arrestarono, arrestando l’avanzata del convoglio:

‘’ Calron, che accade? Perché vi siete fermati.’’

‘’Signore, alcuni Silenti intralciano il cammino.’’- rispose il soldato, cercando in tutti i modi di calmare il cavallo spaventato da quegli esseri così strani, ma molto potenti.
Uno di loro, con una lunga barba grigia e capelli raccolti in treccine proferì parola:

‘’Guardie Merfolk di Huvendal, vi sconsiglio di attraversare questo sentiero. Qualcosa di oscuro e molto più potente di voi vi aspetta. Noi siamo gli unici sopravvissuti di uno degli eserciti dei Silenti, i Taurus sono diventati molto più potenti di prima.’’- una tosse grassa colpì quell’uomo, sputando saliva e sangue.
‘’Se i Taurus aspettano solo noi, mi sembra scortese farli attendere oltre.’’- disse la guardia con la barba grigia e gli occhi infossati. La sua voce suonò familiare alle orecchie di alcuni che iniziarono a notare la sua presenza. Anche i cinque soldati dalla carnagione bluastra lo riconobbero:

‘’Uno dei migliori strateghi di guerra e tecniche di combattimento in questo viaggio suicida. Vorshan Kohde, quali sono le tue intenzioni.’’

‘’Proteggere la mia città e coloro che amo. Ora spostati, Faolan.’’

‘’Sei un folle. E’ per questo che il mio popolo ti apprezza. Non ti sei mai arreso dinanzi alle difficoltà.’’

Faolan, l’uomo con i capelli racconti in treccine si mosse in avanti, facendo segno al convoglio di poter avanzare. Le Guardie osservavano straniti ciò che stava accadendo, mentre Arilyn osservava suo padre meravigliata e perplessa allo stesso tempo. Per quale motivo era lì con loro?

‘’Papà, perché sei qui?’’

‘’Ordini di Searlas, figlia mia.’’- rispose impassibile il padre scrutando nell’oscurità, sveglio e vigile.

‘’Ma perché ha mandato proprio te sotto mentite spoglie? E se ti avessero preso per una spia della Regina?’’

‘’La Regina odia lo stemma di Huvendal e poi è troppo furba per usare futili trucchetti. Credo che questa sporca megera è in qualche modo legata a lui, ma non si spiega perché lo abbia attaccato. E Darrien… non so che gli sia preso, sono sincero.’’
Arilyn annuì alla risposta del padre e si mise accovacciata tra due borsoni di lana, cercando di riposare un po’ durante il viaggio, ma i continui dossi e il sentiero disconnesso rendevano il sonno difficile. Il cielo era completamente nero, nemmeno una stella si poteva ammirare e il gracchiare incessante dei corvi aumentava la tensione nelle varie guardie. D’un tratto la carovana si arrestò di nuovo, allarmata dai cavalli imbizzarriti. Niveral scese da cavallo, seguito da Rhakros e altri due soldati che erano a piedi, quest’ultimi armati di balestre.

‘’Che sta succedendo soldati? Rispondete!’’

‘’Signore, i cavalli sembrano spaventati da qualcosa che non riusciamo a vedere.’’

‘’Baderò io ai cavalli, andate a controllare.’’


I soldati ubbidirono al suo ordine e si diressero qualche metro più avanti, immergendosi nell’oscurità. Delle urla di dolore si udirono in quella coltre di nero pece, fino a quando un rumore di passi molto pesanti avanzava in loro direzione. Una Guardia Merfolk scagliò una palla di fuoco nella direzione dei passi e, non appena toccò terra, si creò un immenso cerchio di fiamme rivelando decine e decine di Taurus, intenti a divorare i corpi dei due poveri soldati.
Uno di loro, dal corpo che assomigliava ad un prisma e dalle enormi corna sulla testa, urlò contro di loro.

‘’Muoversi!’’- ordinò Niveral avanzando in loro direzione, brandendo una spada in una mano e scagliando sfere di fuoco con l’altra. La carovana partì fulminea, investendo e trascinando con sé pezzi di quelle creature di ghiaccio. Le Guardie Navra usarono le baionette per eliminarne alcuni sui fianchi, mentre i Brackoll sfruttarono le nubi di neve sul sentiero per colpirli alle spalle. Fuoco, scintille, frammenti di ghiaccio e urla di battaglia riempirono quel luogo, testimone di un massacro e della lotta alla sopravvivenza. Un Taurus con venature blu scure e gli occhi dello stesso colore raggiunse uno dei carri dove c’era Aithwen e Sivaln. Dalla sua bocca fuoriuscì un soffio di ghiaccio che distrusse una ruota, facendo inclinare il carro verso destra. Arilyn osservò la scena e saltò dal carro, atterrando nella neve soffice, con i palmi delle mani che ribollivano come lava di un vulcano.

La luce nelle sue mani aumentò di intensità, diventando quasi abbagliante. La ragazza scattò in avanti e il bagliore dorato si riversò sui Taurus, colpendoli in pieno e riducendoli in schegge. Solo quello dalle sfumature blu scure resisteva, ma la rabbia che scorreva nelle vene di Arilyn incrementò di più il bagliore e la creatura esplose in tanti frammenti bianchi.

Arilyn si inginocchiò sulla neve, con il corpo che brillava come una stella pronta ad esplodere e la testa piena di pensieri e gli occhi pieni di lacrime:
‘’Aiutatemi…’’- disse singhiozzando la ragazza, tremante nella neve.

Tutto il mondo attorno a lei sembrava andare a rallentatore, persino le parole di suo padre che la stringeva tra le sue braccia le sembravano sconosciute, dette in una lingua antica.

‘’Vorshan, mi dispiace che tua figlia abbia subito questo shock ma…’’

‘’Comandante, non è il momento. Ci lasci da soli.’’

Il Comandante restò in silenzio, diretto al suo carro con lo sguardo rivolto al manto bianco e ai cristalli che risplendevano al suo interno, come tante gemme blu.
‘’Arilyn, ascoltami. E’ vero, è dura da affrontare. Anche io combatto con il fantasma del passato, le guerre a cui ho partecipato aleggiano ancora sulle mie spalle ed è un peso difficile da disfarsi, ma io ti ho insegnato a superare qualsiasi difficoltà, ricordi? Ora, per favore, calmati e reggiti a me.’’- disse Vorshan prendendola tra le braccia e accarezzandole la testa.

Sembrava un fagotto così fragile e piccolo allo stesso tempo, come quando la ritrovò venti anni fa, avvolta solo da uno straccio umido, freddo e sporco. La carovana riprese il viaggio poco dopo, con qualche soldato in meno e due carri andati distrutti nello scontro. Gli alberi che si ergevano sul sentiero, maestosi e impressionati significavano l’entrata nel territorio degli Esiliati, terra di mercenari, tagliagole, ladri e servi corrotti. Sulle cortecce c’erano segni di graffi o bruciature.
‘’Siamo entrati nella Terra degli Esiliati, stiamo attenti. Alcuni di loro si nascondono sui rami e nei cespugli. Vi consiglio di caricare balestre e fucili e tenervi pronti. Sanno essere degli ossi duri quando vogliono qualcosa.’’- disse Niveral avvicinandosi ai carri in groppa al cavallo, ancora con la spada nella mano. Addentrarsi nella loro terra, di notte, era rischioso ma allo stesso tempo una scorciatoia sicura per raggiungere il Picco. I rami degli alberi si muovevano, come se fossero scossi da qualcosa in movimento.

Uno dei soldati brandì la balestra e disse: ‘’Non mi farò uccidere senza lottare!’’
Scagliò due dardi tra i rami, uno di questi andò a segno. Aveva colpito qualcuno dritto nel muscolo e i gemiti di dolore ne erano la prova.
‘’Hor fuh mishta! Come avete osato colpirmi, maledetti stregoni.’’- disse una voce roca e dall’aria nevrotica.
Niveral sradicò il cespuglio dove era caduto il nemico con una mano, rivelando un omaccione barbuto, con cicatrici sulle braccia e sulle guance, un occhio mancante e un viso dai lineamenti spigolosi. Indossava una tunica grigia e arancione, con lo stemma sul cuore: un’aquila divisa in due da una catena. Con la punta della spada dritta al collo, l’uomo parlò: ‘’Voi di Huvendal non imparate mai. Questa è la nostra terra, il nostro regno e a voi non è permesso entrarvi. Cosa vi ha spinto fino a qui?’’
‘’Cerchiamo solo una scorciatoia per arrivare il più in fretta possibile al Picco.’’

‘’Al Picco? Ah, non farmi ridere. E’ da pazzi raggiungere il Picco. La Regina vi farà a pezzi prima ancora di arrivare.’’

Niveral, già furioso per aver perso i suoi uomini in una imboscata dei Taurus, conficcò la spada nell’albero al suo fianco, si inginocchiò e, dopo aver afferrato uno dei dardi, iniziò a spingere il dardo nella carne del vecchio che cominciò ad urlare dal dolore:

‘’Ascoltami vecchio, se vuoi avere cara la pelle, ti consiglio di lasciarci andare. Ho già perso degli uomini in una imboscata e non voglio avere altri problemi. Quindi, se non vuoi che riduca la tua gamba in poltiglia, dì ai tuoi uomini di abbassare le armi e di sgombrare il sentiero.’’- disse con freddezza staccandone uno con forza.

‘’Fejr, fejr. D’accordo, vi lascerò andare, ma non uccidermi.’’- rispose l’uomo cercando di alzarsi a malapena, con il sangue che gli colava dalla gamba.

‘’Maledetto kut’syan!’’

Una sfera di fuoco si sprigionò dalla mano del comandante che, con ferocia, la scagliò sulla gamba dell’uomo, carbonizzandola. La carovana ripartì, lasciando l’uomo agonizzante nella neve. Nessuno proferì parola, i passi pesanti e il cigolare delle ruote echeggiavano nella foresta, tanto da sembrare il rumore di giganti.

‘’Papà…’’

Vorshan si girò verso Arilyn, ormai tranquilla anche se gli occhi tradivano l’orrore che avevano assistito:

‘’Sì? Dimmi.’’

‘’Che cosa vuol dire kut’syan?’’- domandò quasi sussurrando per non essere sentita da orecchie indesiderate.
Lo stratega osservò furtivamente le guardie che facevano da scorta al loro carro e, assumendo un timbro di voce quasi impercettibile, rispose:
‘’Questa è una parola poco apprezzata da lui, essendo un discendente degli Aerth, razza di guerrieri e potenti maghi. Kut’syan, nella lingua aerthiana significa ‘’orfano’’ o ‘’colui che proviene da famiglie povere.’’ Non ama il suo passato e cerca di colmare il vuoto con-‘’

’Vorshan! Se non ti dispiace, vorrei che tu non parlassi della mia vita, per cortesia.’’- rispose Niveral.

Vorshan sorrise: ‘’La tua abilità è migliorata, complimenti.’’

Arilyn capì subito che Niveral possedeva una grande abilità, il che lo rendeva pericoloso e affascinante allo stesso tempo, ma i suoi pensieri si focalizzarono su Darrien. Era ancora vivo? Era morto? Lo avrebbero trovato in preda al delirio? Dovevano fare il più in fretta possibile, o le conseguenze sarebbero state fatali. La neve smise di cadere una volta che la carovana lasciò la radura, giungendo alla riva di un lago ghiacciato:

‘’Ci fermeremo qui per il momento. Ogni due ore i soldati faranno la ronda notturna. All’alba attraverseremo il lago’’- disse Rhakros, prendendo il comando sulla carovana. Le Guardie Merfolk si divisero in tre gruppi: il primo si occupò di costruire un fosso sciogliendo la neve e scavando nel terreno; il secondo e il terzo si occuparono di montare le tende. Ogni tenda era adibita a delle mansioni specifiche, come quella dei topografi, altre per il Comandante e i suoi Vice e le altre tende furono adibite ai soldati e agli allievi.

Arilyn si stese su una delle brandine, stringendosi tra le braccia per riscaldarsi ma il freddo sembrava aumentare:

‘’Arilyn, prendi questa coperta.’’- disse Aithwen scostandosi i capelli ricci dal volto, mostrando un viso tondeggiante e guance rosse come ciliegie.
‘’Grazie Aithwen ma non morirai dal freddo?’’

‘’Sivaln mi permette di dormire nel suo sacco a pelo con lui, io occupo poco spazio e…’’ Lo sguardo malinconico di Arilyn pietrificò la piccola ragazza dai ricci neri che rimase in silenzio e cercò di sorridere, senza alcun successo. Le lanterne si spinsero, tutti iniziarono a respirare profondamente lasciandosi cullare da Morfeo. Il sonno di Arilyn, però, era agitato. Ombre con occhi scarlatti, urla distanti, carne che si lacerava e corpi che cadevano nella neve come bambole di pezza, per poi ridursi ad un cumolo di cenere. Da lontano una voce la chiamava, esile come foglie:

‘’Perché hai lasciato che morissi? Perché hai permesso alla Regina di Ghiaccio di uccidermi? Perché?’’

La voce divenne un rantolo incomprensibile, seguito da decine di corpi fatti di cenere che sbucarono dalla neve, con la bocca spalancata, il viso pallido e gli occhi vitrei.
‘’Darrien, che cosa ti è successo?’’

La mano del giovane ragazzo afferrò il collo di Arilyn e iniziò a stringerlo con forza sovraumana, impedendole di respirare:

‘’Tu sei la causa della mia morte. Non ti perdonerò mai per ciò che hai fatto.’’- disse quasi grugnendo lo spettro di Darrien, aumentando la pressione. La ragazza iniziò a sentirsi sempre più debole, la pelle si ricopriva di cristalli bluastri e la vista cominciò ad appannarsi.
‘’Non è stata…colpa mia…’’- disse la ragazza prima di esalare l’ultimo respiro e accasciarsi nella neve. Di colpo si risvegliò, la fronte imperlata di sudore e gli occhi sbarrarti nel buio che avvolgeva la tenda, che ondeggiava leggermente verso sinistra a causa del vento. Dato che il sonno non accennava a tornare, la ragazza dai capelli rossi uscì dalla tenda, cercando di fare il minimo rumore.  Vicino la riva del lago ghiacciato c’erano due Guardie, una Merfolk e una Navra che discutevano della Regina e dell’impresa che stavano compiendo. A pochi metri, dietro di loro, c’era un piccolo falò dove era seduto suo padre, intento a mangiare una zuppa calda nel più breve tempo possibile prima che si raffreddasse. Vorshan notò sua figlia che si stringeva il cappuccio del cappotto e con un segno della mano la invitò vicino al fuoco.
‘’Sveglia anche tu a quest’ora?’’
‘’Si, ho avuto un tremendo incubo dove Darrien, o meglio il suo spettro mi accusava di averlo fatto morire, di averlo lasciato da solo nel freddo e nelle grinfie della Regina… Dobbiamo trovarlo, in un modo o nell’altro.’’
Vorshan prese un altro sorso di zuppa e disse: ‘’Lo so figlia mia, ma per raggiungere l’altra sponda dobbiamo attraversare quel lago e sappiamo entrambi che il ghiaccio è fragile.’’
Arilyn osservò, oltre le spalle del padre, qualcosa di strano. Dei lampi di luce apparivano e scomparivano a poca distanza l’una dall’altra, accompagnati da enormi scosse.  Dalla radura opposta sbucarono due soldati, feriti in modo grave e un Taurus che li rincorreva a fauci spalancate, raggiungendo il lago. Una delle guardie scagliò un potente colpo contro la testa della creatura, frantumandola in migliaia di frammenti, lasciandone solo metà.
‘’Aiutateci, per favore.’’- urlò il soldato agitando le braccia.

Dalle tende uscirono alcuni soldati, allarmati dalle urla e dal trambusto. Anche Niveral uscì dalla sua tenda, con gli occhi gonfi per il poco sonno e le labbra contratte in un semi ringhio.

‘’Comandante Niveral. E’ lei, grazie al cielo.’’

‘’Da dove venite soldati? Qualcuno è ferito?’’- domandò Niveral, cercando di restare calmo.

‘’Siamo rimasti solo un centinaio . I Taurus ci hanno decimato in meno di due ore, ferendo anche il Comandante Darrien al braccio e…’’

Il soldato non riuscì a terminare la frase che venne sbalzato sul lago ghiacciato con una forza tale da farlo crepare. L’altro soldato, invece, venne trafitto al petto dagli artigli della creatura, morendo all’istante. Niveral, svegliatosi dal suo letargo, scattò in avanti diretto sulle lastre di ghiaccio staccatesi. Arilyn lo seguì, imitando i suoi movimenti, ma era difficile saltare da una lastra all’altra. Con l’adrenalina che le scorreva nelle vene, Arilyn raggiunse l’altra sponda, respirando affannosamente.  Il Taurus barcollava con il corpo del soldato che tingeva i suoi artigli di un color cremisi scuro come la notte.  La creatura riprese la sua avanzata furiosa verso le sue due prede fresche, ma qualcosa lo fermò all’istante, qualcosa che produsse un rumore metallico contro qualcosa di solido. Un fiamma si accese nel petto della bestia, creando crepe arancioni su tutto il corpo. D’un tratto la creature esplose in mille frammenti incandescenti, lasciando solo le gambe che caddero nel lago. Rhakros ritrasse l’arma dal suolo, lo sguardo che emanava fierezza e coraggio fece riprendere le Guardie e i suoi amici:

‘’Comandante, con tutto il dovuto rispetto ma è stato uno stupido a reagire così. Si rende conto della sua folle azione? Le consiglio di restare all’accampamento, saremo io e Arilyn ad andare da Darrien. E per il suo bene, non faccia altro di stupido, d’accordo?’’

Rhakros sembrava diverso. Non era più il tenente calmo e tranquillo, gli eventi delle ultime ore dovevano aver riacceso in lui lo spirito combattente che aveva represso anni fa. I suoi occhi erano come carboni ardenti e la voce più forte di prima, l’andatura audace lo rendevano un uomo da prendere spunto.  Arilyn, dopo essersi ripresa, lo seguì a distanza, concentrandosi sulla radura danneggiata:
‘’Penso siano vicini, sento odore di polvere da sparo e sangue.’’- disse Arilyn con una nota di disgusto sull’ultima parola. Il tenente affrettò il passo, con gli occhi rivolti verso il caos della natura. Arilyn finì con gli scarponi in una pozza di liquido denso e rossastro ma non ci fece caso, essendo concentrata in quello che vedeva davanti a sé: uno spazio immenso, alberi completamente sradicati dalla terra, crateri ancora fumanti dove giacevano i resti dei soldati. Teste mozzate, corpi ridotti in poltiglia e altri ancora impalati nei modi più volenti possibili. Uno spettacolo orrendo e nauseabondo, l’odore denso di morte si propagava nella brezza invernale come uno spettro.
Un boato attirò l’attenzione dei due, qualcosa simile ad un cannone e ruggiti di una bestia. Era un Taurus del Picco, molto più grande e robusto. Ai suoi piedi c’erano due soldati che cercavano di arrestare la sua avanzata colpendolo alle ginocchia con le baionette, senza successo. Uno di questi soldati venne afferrato dagli artigli della bestia, finendo tra le sue fauci per poi essere ustionato dal soffio gelido.
Una scarica di energia si scatenò nella ragazza che scese rapida dalla collina, con uno splendido bagliore dorato che le avvolgeva le mani. Una saetta centrò in pieno volto la creatura che indietreggiò, permettendo alla guardia di fuggire verso est. Arilyn scagliò un’altra saetta, ma fu deviata dalla creatura che contrattaccò afferrandola per la gamba e scaraventandola contro un masso. I passi della creatura si fecero più pesanti, ma la ragazza riuscì a colpirlo al petto e a farlo indietreggiare nuovamente.
‘’Dopo tutto non sei così forte’’- disse con provocazione la giovane, mentre cercava di rialzarsi. Un vento gelido, d’un tratto, la investì e le congelò le gambe, impedendole di muoversi. Il bagliore dorato continuava a risplenderle nelle mani e Arilyn provò di nuovo a colpire la creatura, questa volta in testa. Nuovamente il bagliore venne deviato e l’ondata gelida le blocco le mani in piccoli blocchi di ghiaccio, lasciandola completamente indifesa e alla mercé del mostro. Stava per schiacciarla sotto i suoi piedi, solo che una nube densa e nera che risplendeva alla luce dei crateri in fiamme avvolse la testa della bestia. Una sagoma indefinita salì sulle sue spalle e lo trafisse al collo, emanando un vapore che sembrava fumo. Un sibilo e la creatura venne tagliata a metà.

‘’Arilyn, stai bene?’’- domandò la voce con preoccupazione. La penombra impediva di vedere il suo volto, ma la sagoma aveva una corporatura robusta e sembrava molto sicuro di sé. La figura si avvicinò di più, brandendo un pezzo di legno avvolto ancora dalle fiamme preso da un cumulo di detriti. Capelli neri disordinati, un volto sporco di polvere e la tunica strappata in vari punti lo rendevano attraente e misterioso.
‘’Darrien? Darrien sei tu?’’- chiese la giovane strizzando gli occhi e ravvivando il bagliore nelle sue mani per distruggere i blocchi di ghiaccio che la bloccavano. Il ragazzo si mostrò alla luce della torcia, mostrando due occhi azzurri intensi che non avevano perso il loro splendore. Una mano accarezzò il volto di Arilyn, che sembrava abbandonarsi al tocco morbido del giovane ragazzo.

‘’Pensavo fossi morto...’’- disse singhiozzando la giovane ragazza.
‘’La morte si è stancata di me. Tu non dovresti essere qui, assolutamente. E’ troppo pericoloso e…’’
I blocchi di ghiaccio si spezzarono, permettendo alla luce di espandersi nel buio della notte, illuminando i due giovani che si strinsero in un abbraccio intenso. La ragazza singhiozzava ancora, contenta nel rivedere il suo amato vivo e vegeto. I due si ricomposero e si avviarono verso Rhakros , ma un ruggito arrestò la loro fuga. Il Taurus dei Ghiacci era ancora vivo, con la testa e parte della schiena ricoperti da massicci aculei e le sue dimensioni erano aumentate notevolmente.  Ogni passo che faceva, la terra sembrava scossa da terremoti e i suoi ruggiti facevano tremare gli alberi.

‘’Corri!’’- urlò Darrien prendendola per mano. La bestia era goffa e lenta, ma astuta: con un devastante colpo di zampa, lì investì in pieno innalzando una tempesta di neve. Per loro fortuna, erano giunti da Rhakros che lì allontanò da lui, dicendo: ‘’Tornate immediatamente all’accampamento. A quella viscida creatura ci penserò io e se dovessi morire, morirò portandomi la sua anima nell’oltretomba.’’

Attraversato da una scarica di rabbia, il tenente brandì la sua spada avvolgendola nelle fiamme e la conficcò nella testa della bestia, che iniziò a dimenarsi con furore. Più la spada penetrava nella sua fronte, squarciandola dall’alto verso il basso, la bestia ruggiva sempre di più.

‘’Andate ho detto!’’- ripeté il tenente, scagliando contro di loro una sfera di fuoco. I due giovani ubbidirono e corsero verso il lago. Il Taurus si dimenava con forza, ruggendo per la spada conficcata nella sua fronte, ma il tenente non demordeva. D’un tratto la bestia alzò la testa verso l’alto e con rapidità si schiantò al suolo, lasciando Rhakros stordito e con una gamba rotta. Un rivolo di sangue scivolò sulle sue labbra:
‘’Vieni a prendermi, maledetto…’’- disse il tenente cercando di scagliare un fendente verso il volto del Taurus, ma quest’ultimo lo uccise schiacciandolo sotto una sua zampa.

Giunti alla riva del lago, Vorshan si accorse dell’arrivo dei ragazzi e incitò le guardie a creare un ponte con quello che potevano trovare, come legna pietrificata dal gelo oppure una corda ben tesa sul pelo dell’acqua ghiacciata. La soluzione fu lanciare una lunga corda con un piccolo gancio a tre denti acuminati che venne avvolta attorno la corteccia di un albero e bloccata infine.

‘’Arilyn, vai prima tu. Terrò a bada il Taurus e poi ti raggiungo. Vai!’’- disse Darrien dandole un bacio sulla fronte e preparandosi allo scontro. La creatura non si fece aspettare e fece la sua entrata devastante trascinandosi alberi e rocce con sé.

Il giovane comandante avanzò fulmineo e lo colpì alla zampa anteriore con la spada, per poi generare una lama con il suo potere e tranciare le zampe posteriori con un colpo netto. La bestia contrattaccò afferrandolo per una gamba e cercò di bruciarlo, ma i suoi artigli furono tranciati. In un impeto di rabbia cieca, la creatura balzò in avanti trascinandosi i due giovani nel lago ghiacciato, spezzando la corda.

‘’Arilyn, no!’’- urlò Vorshan correndo verso sua figlia, ma fu bloccato da due soldati e da Niveral.
La creatura e i due giovani sprofondarono negli abissi oscuri, deboli per il freddo istantaneo che penetrò nelle loro ossa e per il susseguirsi di scontri furibondi. L’oscurità li avvolgeva, chiudendo i loro occhi e addormentandoli lentamente. Il Taurus non si arrese e cercò in tutti i modi di inghiottirli, ma qualcosa lo bloccò, illuminandolo di un bagliore bluastro che lo fece esplodere in vari frammenti.

Una creatura dalla pelle grigia e con occhi color miele scrutava la ragazza, incuriosito da ciò che indossava e dal colorito della pelle, mentre lei si addormentava in lungo e profondo sonno.

‘’Non ti preoccupare. Sei al sicuro adesso.’’- disse la creatura con voce melodiosa accarezzandole una guancia con il dorso della mano. Arilyn si addormentò e scomparve in una tenue luce bianca, così come la creatura.

Le tenebre e il sonno li accolsero con dolcezza, mentre lì fuori la tempesta stava per scatenarsi furiosa sulla carovana e sui soldati, lasciandoli preda del gelo.
Nel frattempo, ad Huvendal il silenzio regnava sovrano, il dio del sonno vigeva sul popolo e sugli animali e nessuna lanterna era accesa fra le strade. Alcune Guardie Navra sorvegliavano l’entrata, appoggiati al muro congelato. Uno di loro accusava la stanchezza e cercava di reggersi in tutti i modi:

‘’Kyves, è meglio che riposi. È da stamattina che sei qui, entra e chiedi al Re se puoi usare uno degli alloggi liberi.’’
Il soldato rispose con un lungo sbadiglio, posando la carabina nel fodero della tunica e, dopo il saluto, si congedò entrando dentro. La poca luce gli rese impossibile di capire perfettamente cosa toccava o dove camminava.

‘’Mio Re, sono Kyves. Le chiedo umilmente se mi è consentito usufruire degli alloggi per poter riposare.’’- disse il soldato, però ottenne solo l’eco della sua voce nel salone illuminato a malapena, il che rendeva tutto più cupo e inquietante. Tastando il muro, percepì sotto le dita qualcosa di duro, come se fosse una incisione. Spinse e capì che era una porta socchiusa, che dava l’accesso ad una stanza illuminata da tante candele, con diverse mensole, recipienti in vetro, erbe profumate in vasi dalle varie dimensioni e forme, una scrivania, una sedia e una brandina. Sulla brandina c’era Nestor, cullato leggermente dal movimento che faceva, ma non fu quella la sorpresa: sulla scrivania c’era una pergamena.

‘’Miei cari soldati, quando troverete questa lettera, o meglio pergamena, io sarò già lontano. Dove? Non posso dirlo, per il vostro bene. Non seguitemi, per il vostro bene. Il viaggio che sto intraprendendo è molto pericoloso e non voglio che altre persone a me care muoiano. E’ un dolore troppo grande per me e quindi parto per ritrovare la serenità.
Con onore,
Searlas, il Re benevolo di Huvendal.’’

Il soldato svegliò di colpo Nestor, facendolo cadere dalla brandina con uno scossone: ‘’Per Nahrom, che cosa ti prende Kyves, sei ubriaco o impazzito?’’ – domandò Nestor con gli occhi arrossati e la fronte corrucciata.

‘’Il Re… Il Re…’’

‘’Il Re cosa? Parla!’’

‘’E’ fuggito!’’- rispose il soldato porgendogli con forza la pergamena, fino a strapparne una parte. Nestor lesse solo la frase dove il Re annunciava che sarebbe andato via e, come se un fulmine lo avesse colpito alle gambe, scattò in avanti verso la porta. Mentre correva nel salone, imprecava a se stesso:

‘’Che io sia dannato per l’eternità e muoia nei gelidi meandri dei ghiacciai. Ecco perché il Re era stranamente silenzioso stamattina. Ha aspettato che io mi addormentassi per andare via!’’

Il medico con tutta la sua forza, spalancò il portone di legno facendo cadere la Guardia sugli scalini:

‘’Nestor, sei impazzito?’’

‘’Signori, abbiamo un grosso problema.’’

‘’E quale sarebbe, sentiamo. Fino ad ora nessuno ci ha dato problemi e tu corri come un dannato in pred-‘’

‘’Il Re Searlas è fuggito!’’




vvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvv

-Chiedo umilmente scusa per l'attesa di questo capitolo. Festeggiamo il mio primo anniversario (anche se è domani) insieme, sperando vi piaccia questo capitolo.

Mordekai.

 

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Capitolo 7
*** I Custodi delle Stelle. ***


Il buio della notte e il freddo pungente dell’inverno iniziavano a scomparire, lasciando che un denso e accogliente calore di un fuoco penetrasse nelle membra dei due giovani ragazzi. Arilyn era a pochi centimetri da Darrien, a dividerli solo la legna che bruciava, creando spirali rosse, arance e gialle che si innalzavano al cielo. La ragazza si svegliò di colpo, senza più il cappotto, il capelli umidi e incollati sulla fronte e sulle guance e indossava solo una maglia grigio cenere con dei ricami verdi.

‘’Ben svegliata, Arilyn dei Thandulircath.’’- disse una voce calma e armoniosa, simile a quella di Edan.

‘’Chi sei? Fatti vedere se non vuoi che…’’- si interruppe per una dolorosa fitta al fianco che le fece venir i brividi alla schiena. Una donna dalla pelle verde oliva, occhi color ambra, capelli lunghi e neri raccolti in una treccia comparve dalla penombra, illuminando il suo viso tondeggiante. Indossava anche lei una maglia dagli stessi colori e ricami che aveva Arilyn. Un rumore che provenne dall’altro lato della stanza attirò la donna che, quando vide che Darrien svegliarsi di colpo, sorrise.  

‘’Perfetto, ora che siete svegli entrambi, vi condurrò in un luogo più luminoso.’’- disse la donna incrociando le mani e osservando la ragazza dai capelli rossi. Darrien, ancora stordito per il brusco risveglio, domandò: ‘’Prima che ci conduci fuori da questa stanza, vorresti dirci chi sei?’’

‘’Con immenso piacere. Io sono Thessalia Eldritchdwarf.’’ Aprì la porta sfiorandola appena, lasciando entrare un’abbagliante luce dorata invase la stanza, rivelando pareti dipinti da stravaganti onde blu che arrivavano fin sopra il soffitto della stanza, unendosi in una sfera azzurra e bianca. Quando tutti e tre uscirono dalla stanza, si ritrovarono subito all’esterno di essa, investiti dalla luce chiara del sole e dalla brezza rinfrescante. Il gelo oppressivo che tanto aveva attanagliato i loro corpi, sembrò essere svanito istantaneamente.  Alberi verdeggianti, ruscelli limpidi che brillavano splendenti, cervi, corvi, daini e molti altri animali brulicavano le terre sotto i loro piedi.

‘’Benvenuti a Darnassea, la vostra nuova casa fino a quando non guarirete.’’- riprese con un altro sorriso Thessalia.  Darrien e Arilyn osservavano sbalorditi il panorama che si estendeva per chilometri e chilometri, fino all’orizzonte.

‘’Per raggiungere la città dobbiamo saltare. Non abbiate timore, sarà breve ma mozzafiato.’’ E con queste parole, afferrò le loro mani e si lanciarono dal colle con grande rapidità. Il vento sferzava sui loro volti, costringendoli a socchiudere gli occhi, mentre il terreno si avvicinava sempre di più, mostrando particolari che prima non si potevano vedere, come enormi statue che si ergevano vicino delle mura e alberi immensi dalla corteccia ambrata. Arilyn chiuse gli occhi e si preparò all’impatto, ma sentì solo la soffice erbetta solleticarle il viso e le mani. Thessalia lasciò andare le loro mani e iniziò a camminare in direzione delle mura:

‘’Venite mie cari, vi mostrerò la città.’’- disse con un sorriso che non accennava a scomparire. Darrien aiutò la ragazza a rialzarsi, sistemandole la tunica e i capelli, per poi restare ad osservare il suo volto, ad accarezzarlo e a tenerlo fra le mani. Infine sorrise e la baciò dolcemente, come la prima volta al Galà di Searlas, lungo e da togliere il fiato.

‘’Cosa fate lì fermi, venite.’’- disse nuovamente la donna ridendo.

I due giovani, imbarazzati, ripresero il cammino tenendosi per mano e osservarono le immense mura innalzarsi nel cielo, imponenti e sorvegliate da quattro statue bianche avvolte da edere rampicanti. Una guardia dall’alto delle mura salutò Thessalia e ordinò ad un soldato di aprire il portone. Non appena Darrien e Arilyn varcarono la soglia di quell’enorme portone in legno bianco, migliaia di odori deliziosi pervasero le loro narici.

‘’Seguitemi, così vi racconterò anche la nostra storia.’’- disse Thessalia salutando un gruppetto di bambini che giocavano rincorrendosi. Le strade erano tutte fatte di ciottoli che costeggiavano case fatte in pietra, finemente levigata; carri stracolmi di frutta fresca; uomini e donne con tuniche e colori identici, tranne che per il fregio che li distingueva.
‘’Come potete notare dai fregi e dai vari stendardi appesi alle finestre, noi siamo gli Ellsanoris, o meglio conosciuti come i Custodi delle Stelle.’’- una stella blu a quattro punte si generò dalla mano della donna, che brillava come un sole e roteava lentamente. Riprese il suo discorso lanciando la stella verso il cielo: ‘’Dalla nascita dei regni del Nord e dell’Ovest, il cielo per noi era come una tela. Disegnavamo comete dalla lunga coda, costellazioni mai viste prima che attiravano bambini e adulti. Un giorno riuscimmo a creare, con l’aiuto dei Saggi dell’Orsa Maggiore, una gigantesca stella indaco che illuminava quasi tutto il cielo.’’- un sospiro colmo di tristezza si unì alle sue parole.

‘’Thessalia, qualcosa non va?’’

‘’Arilyn, figlia dei Thandulircath e Darrien figlio dei Varg, c’è un motivo per cui vi abbiamo portato qui.’’- disse appoggiando le mani sul cuore dei due giovani- ‘’Per mesi  vi abbiamo osservato. Le vostre abilità sono sensazionali e impressionanti. Nei vostri cuori scorre il sangue di migliaia di guerrieri pronti a difendere il loro regno e i vostri poteri sono indescrivibili. Con il nostro aiuto li renderemo più potenti, così da sbaragliare i Taurus e la Regina. Riporteremo la pace nel vostro regno, e noi faremo risplendere le stelle di nuova luce nel nostro.’’
I due giovani si scambiavano sguardi confusi e allibiti, ma le parole della donna aveva un qualcosa di ipnotico, come se si risvegliasse in loro una fiamma spenta da molto.

‘’Venite, il Re ci sta aspettando. Solo un consiglio: non proferite parola se non vi è concesso. La sua discendenza è dei Silenti, quindi state ben attenti.’’- finì di dire la donna con tono serio. Da lontano si poteva osservare l’edificio:  formava un semicerchio che partiva da colonne alte quanto un albero fino a raggiungere l’altezza di promontori, unendosi ad un ovale con la cupola in vetro azzurro opaco. Per raggiungerlo bisognava salire una enorme scalinata in marmo finemente levigato e costruita alle pendici di una collina. Ogni dieci metri circa, c’erano due guardie con lance e scudi, corpo massiccio e dai lineamenti simili a statue antiche riportate in vita. Sui loro scudi c’era un fregio diverso: tre stelle con un sole al centro i quali raggi si estendevano fino ai bordi del metallo lucente. Giunti al portone in legno bianco, una Guardia Reale avanzò verso di loro a testa alta, accompagnato dal rumore metallico dell’armatura argentea:

‘’Maestà, la stanno aspettando. Vogliate seguirmi.’’- disse inchinandosi alla donna e ai due ragazzi. Altre due Guardie più alte e con una armatura che li ricopriva dalla testa ai piedi spinsero il grande legno, permettendogli di entrare. Le pareti, le colonne e gli archi sembravano brillare di luce propria; il corridoio che portava al trono era ricco di statue di condottieri e Custodi antichi, ognuna di queste aveva un particolare: gli occhi erano fatti in lapislazzuli. La pedana dove era poggiato il trono formava un semicerchio ove la base diventava sempre più piccola andando verso l’esterno. Ciò che colpì maggiormente i due giovani fu la cupola, formata da centinaia di cristalli esagonali, con venature dorate al loro interno.

‘’Meravigliosa, non trovate? La cupola è in grado di mostrarci ciò che accade nei regni lontani e di predire futuri attacchi. Abbiamo impiegato anni per costruirla e infondendole il potere del Grande Custode, Nyre.  Notate quelle venature nei cristalli, così splendenti? Bene, è quello il suo potere.’’- disse Thessalia con un leggero sorriso, mentre indicava loro le onde luminose che fluttuavano nella cupola. Passarono alcuni minuti e le onde iniziarono a volteggiare con velocità, assumendo varie forme e dimensioni.

‘’Il Re sta arrivando. Riconosco quei movimenti.’’- disse la donna sorridendo.
Una porta che si trovava dietro il trono si aprì, permettendo a due Guardie Reali di entrare e annunciare a gran voce: ‘’Sua Maestà Torean è pronto a ricever..’’- neanche il tempo di finire che un uomo robusto, alto e capelli leggermente lunghi portati all’indietro, le interruppe:
‘’Conservate la vostra voce per altre esigenze. Chiedo venia per l’attesa, il Consiglio aveva indotto una assemblea per decidere se accettarvi o meno nel nostro regno… E così, Voi siete i figli di Huvendal, sono lieto di incontrarvi.’’- disse inchinandosi e portando una mano sul cuore.

Il Re era un uomo semplice, con l’aspetto di un guerriero tenace e forgiato da migliaia di scontri; il petto ampio, le spalle robuste, la mascella squadrata e i muscoli scolpiti sulle gambe ne erano la prova. Gli avambracci erano protetti da bracci in pelle nera con il fregio di Ellsanoris e dietro la schiena si notava l’elsa di una spada. Sui fianchi aveva una cintura di cuoio con cinque pugnali in argento e l’impugnatura avvolta da una spirale di seta rossa.

‘’Non fate caso al mio abbigliamento, dovrei indossare abiti adatti al ruolo che ricopro, ma preferisco questi dato che posso facilmente confondermi con i miei compagni. Nessun segno che mi distingua, colore o forma. In guerra, tutto è fondamentale.’’- finì di dire intrecciando le mani .
Darrien e Arilyn osservavano stupiti l’atteggiamento di quell’uomo, che più re sembrava un soldato pronto a scendere sul campo da battaglia. Un leggero brivido pervase il ragazzo, cosa che fu notata da Thessalia.

‘’I nostri ospiti sono taciturni… Cara, non dirmi che li hai informati sulla mia discendenza, vero? Non voglio che si sappia, non sono come loro. Folli, convinti che il silenzio giovi alla loro causa. Oh, sto parlando troppo. Prego.’’

‘’Io sono Darrien Forven, comandante delle Guardie Merfolk, l’élite militare di Huvendal. Addestrato secondo rigide discipline militari, ho guidato il mio plotone al valico Tebark Fyruk nel tentativo di contrastare l’avanzata dei Taurus…’’

‘’E suppongo tu abbia un potere proibito che scorre dentro di te, ma ciò ha conseguenze sul tuo fisico, vero?’’

‘’Sì…’’

Il Re sorrise, slacciando uno dei bracciali: lunghe cicatrici nere sull’avambraccio e sul polso ricoprivano ogni centimetro di pelle, sembrando carbonizzata. Dopo essersi sistemato, disse: ‘’Non sei l’unico che ha questo dono. Vedi, io sono stato testardo, mi sono spinto oltre il limite e le conseguenze sono queste cicatrici che non guariranno mai. Non mi importa, sono da monito per me e devono esserlo anche per te ragazzo. Ti insegnerò a controllarlo, a saperlo sfruttare e far in modo che la tua mente non venga soggiogata.’’
Torean notò infine Arilyn, che era rimasta in silenzio per molto tempo:

‘’E tu, giovane Thandulircath, non hai nulla da dire?’’

‘’Io sono Arilyn…figlia di Vorshan lo stratega. Non so chi sia la mia famiglia né se è ancora viva, ma considero Vorshan come il mio vero padre. Anche io ho un potere proibito che so usare abbastanza bene e ho deciso di usarlo a fianco di Darrien. Ho deciso di usarlo solo con lui.’’

Torean avvertì il coraggio e la tenacia che sprigionava la ragazza, qualcosa che era quasi impossibile da descrivere. D’un tratto si udirono una decina di rintocchi di una campana provenire dal lato opposto della cupola, accompagnato da urla di gioia e frasi incitanti come ‘’Bentornati eroi’’ oppure ‘’Viva Nerthach, viva Nerthach.’’
Centinaia di soldati, omaccioni nerboruti con lunghe tuniche grigie, una cappa bianca sulla spalla sinistra, stivali neri e spada nel cinturone della schiena si diressero verso il palazzo del Re, accompagnati dal coro di voci del popolo. Il Re si diresse verso il portone, seguito da Thessalia e i due ragazzi. Non appena venne aperto, l’intero plotone si inginocchiò portando una mano sul cuore e salutarono Torean.

‘’Bentornati, miei cari. Nerthach, sono lieto di rivederti tutto intero. Dimmi, siete riusciti a trovare quello che cercavate?’’
‘’No, mio Re, è come se fosse scomparso nel nulla assoluto. Abbiamo seguito alcune tracce che portavano al fiume di Alhena, ma erano quelle di un altro uomo che abbiamo trovato sotto un pino. Soldati, portatelo qui.’’

Due uomini dal volto coperto tenevano sotto braccio quello che sembrava un mendicante, occhi gonfi e solcati da profonde borse sotto gli occhi, labbra screpolate e indossava una tunica azzurra sgualcita con una cappa blu notte su entrambe le spalle. Darrien lo riconobbe subito e domandò agitato:

‘’Searlas, Sire, che cosa fate lontano dal regno?’’

L’uomo riusciva a malapena ad aprire gli occhi, ma la parola non gli mancava: ‘’Oh, Darrien, figlio mio sei vivo. Non giudicarmi per la mia scelta, ma ero venuto a darvi un aiuto sul campo. Ironia della sorte mi trovo davanti a coloro che cercavo e vedo che avete conosciuto Torean..Sono contento di rivederti mio vecchio amico.’’
‘’Lieto di rivedere anche te.’’- rispose il secondo Re con un accenno del capo.

Il povero Searlas non riusciva a tenersi sulle sue gambe e per poco non cadde rovinosamente sulla pietra, rischiando di ferirsi: ‘’Credo che il freddo si sia vendicato. Per anni l’ho sopportato e sconfitto, ma questa volta no..’’- con queste parole perse i sensi.

‘’Portatelo da Alcander Gran Corno prima che la febbre da gelo lo uccida. Muovetevi, scattare.’’- incitò il re battendo le mani.
‘’Voi soldati siete autorizzati a tornare a casa dalle vostre famiglie e avete una settimana di riposo. In quanto a te, Nerthach, chiama le tue sorelle e raggiungetemi nella sala il più presto possibile. Se quella strega ha raggiunto il confine con il fiume, vuol dire che il suo potere è fuori controllo.

Nel frattempo, ad Huvendal la scomparsa di Searlas aveva allertato tutto il regno, generando panico negli abitanti e agitazione nelle Guardie.  Niveral, dopo una lunga notte di insonnia e dolori, si avviò verso la sala del trono cercando qualcuno che gli potesse dare spiegazioni, ma veniva spintonato da tutte le parti.
‘’Niveral, ti sei ripreso da quello che vedo.’’- disse Nestor comparendo alle sue spalle.

‘’Ripreso? Bella battuta… Posso sapere che diavolo stai indossando?’’- domandò il Generale con sguardo torvo verso la nuova tunica del medico. Lunga fino alle ginocchia, nera tendente al grigio scuro, una mantellina dello stesso colore, un cappuccio sulla testa che gli copriva parte del volto e sulla mantellina che cingeva le spalle, c’erano dei piccoli bottoni in oro che tenevano fermo il cappuccio, finemente incisi.

‘’L’ho trovata nel mio armadio, con un biglietto nel taschino firmato da Searlas che recitava: ‘’Ti conferisco la tunica da Ufficiale Medico. Te la meriti per tutti i sacrifici che hai fatto in questi anni.’’ Lo ringrazio, ma io non mi sento degno di indossarla.’’

‘’Io non mi sento degno di essere un Generale. Ho lasciato morire i miei soldati, Rhakros e quei due ragazzi son svaniti chissà dove. Tu ti meriti quel grado, ma io meritavo di morire.’’- rispose Niveral stringendo le mani con forza, facendo scricchiolare la pelle dei guanti. Improvvisamente, dal portone giunse un messaggero con il fiatone: ‘’ Aurken Kaessen, messaggero della seconda fanteria. Ho delle notizie sul nostro Re e sui due ragazzi. Sono tutti a Darnassea.’’

Niveral sbarrò gli occhi sentendo quel nome: ‘’Soldato, chi ti ha dato questa informazione? E’ una fonte attendibile?’’

‘’Perché non lo chiedi direttamente a me, Niveral?’’- domandò una voce dal timbro chiaro, ma cinico e arrogante. Il Generale riconobbe quel timbro vocale e guardò oltre le spalle del messaggero. Un soldato con abiti dai colori autunnali, guanti marroni, pantaloni e stivali neri comparve sull’uscio del portone, avvicinandosi a passo svelto. Una smorfia di odio represso solcò il volto dell’uomo nel vederlo arrivare:

‘’Cosa ti porta qui?’’

‘’Mio caro Generale, i tuoi ‘’amici’’ sono a Darnassea, dai Custodi delle Stelle. Ti ricorda qualcosa? No? Bene, tizi amanti dell’astrologia, che usano un linguaggio strano per comunicare con i loro Saggi e bla bla… Bazzecole. Devi superare un fiume che si trova ad una dozzina di chilometri circa.’’

‘’Come fai a sapere queste cose?’’

‘’Ehi quante domande. Cosa ti porta qui o come fai a sapere queste cose, ma chiedermi se mi sono ripreso dal trauma no, vero? Gah, che imbecille.’’- dicendo queste parole se ne andò adirato, spintonando alcune Guardie. Qualcosa si mosse, un’energia nuova attraversò il generale.

Niveral si avviò verso i suoi soldati, misti tra Navra e Merfolk e a gran voce disse: ‘’Soldati, in riga!’’

In un lampo si formarono dei gruppi, immobili come statue mentre solo l’armatura di alcuni procurava qualche cigolio. Si schiarì la voce e riprese: ‘’ Sull’attenti soldati. Il nostro caro Re è scomparso questa notte per motivi a noi sconosciuti. Non badate alle mie condizioni in questo momento, pensate al vostro regno che in questo momento rischia di essere invaso dai Taurus e da altre bestiacce. Se nel vostro cuore arde l’impeto di un vero guerriero, sono certo che nulla fermerà la vostra avanzata.’’- si interruppe un secondo per afferrare una lancia posta tra le mani di un manichino e il fodero per indossarla. ‘’Se avete visto ciò che ho fatto è perché sono pronto a morire piuttosto che starmene qui in disparte. Morire è un onore per me, e non considerate le mie parole insensate o dette da un folle.’’

Un tintinnio di ferro, briglie e cinghi giunsero alle spalle di Niveral e notò un gruppo numeroso di soldati con spade, carabine o spade dalla doppia impugnatura avvicinarsi: tutti avevano una tunica blu e nera, con una croce bianca sul braccio sinistro, bracciali e guanti bianchi che ricoprivano metà polso e una fascia sulla bocca e, infine, il tipico cappuccio delle Guardie Reali.

‘’Guardie Katrael? Bentornate ad Huvendal.’’

‘’La notizia di Searlas si è diffusa nel regno in poche ore e ci siamo affrettati a raggiungere il prima possibile te e i tuoi uomini. Fuori da queste mura ti attendono i miei uomini e anche qualche piccolo aiuto.’’

Il Generale strinse la mano del suo compagno d’arme, sorridendo per il suo coraggio e con un gesto della mano si avviarono all’esterno. Un gran trambusto di metallo, voci, spade che si scontravano e piedi che marciavano sul marmo lucente. All’esterno delle mura attendevano immobili centinaia e centinaia di soldati vestiti di colori sgargianti, pesanti armature ed erano fiancheggiati da grosse catapulte dall’aspetto letale e imponenti:

‘’Un bel esercito mio caro Myirk. Sono tutti dei confini di Huvendal?’’

‘’Buona parte di loro sì. Alla tua destra ci sono tutte le Guardie di Iysadell, a Nord del Regno; Soldati Vaatkaalkey, si muovono agili nell’ombra e le loro doti di combattimento sono invidiabili; Kyrtaar, soldati di ventura che sacrificano tutto pur di combattere; Arcieri di Idera e Cavalieri di Vleuplus, terre dell’Ovest e del Picco Ombroso, tutti sono qui per unirsi alla ricerca di Searlas e sconfiggere la Regina.’’

‘’Impressionante. Ma…come hai fatto a raggrupparli in così poco tempo?’’

‘’Ogni buon soldato non rivela la sua strategia.’’- disse una voce alzandosi da uno dei gruppi. Niveral sorrise riconoscendo quel tono solenne di un grande guerriero e maestro.
‘’Ewald Manto Nero, Gran Mastro della Gue-‘’

‘’Basta Niveral, lo conoscono tutti il mio nome e la mia professione. C’è anche Durward con me.’’

Il generale restò impressionato e non replicò subito. Guardò i due uomini avvicinarsi, con gli elmi che brillavano e le spalliere di metallo che provocavano un tintinnio assordante:
‘’Spiegatemi che cosa fate tra le migliori Guardie di tutta Huvendal, siete in cerca di gloria e fama?’’

‘’No, siamo qui per liberare il regno dalla morsa gelida di quella megera.’’- rispose Durward battendo il suo scudo sul marmo, creando scintille. Il Generale sorrise nuovamente, guardando il suo nuovo esercito e i suoi vice. Si sentiva rinato, pronto a combattere per i suoi amici, il suo regno e riacquistare il suo onore infangato da una maledetta creatura di ghiaccio. I suoi occhi si socchiusero, le labbra si contrassero in un mezzo sorriso e, brandendo la lancia disse:

‘’Il Ghiaccio non ci fermerà, le fiamme che divampano in noi la distruggeranno una volta per tutte. Per Huvendal!’’

Con queste parole, si librò un coro di urla di guerra da parte di ogni gruppo, sembrando quello di un gigante feroce. Altri colpivano con il ferro i loro scudi e altri ancora sprigionavano il loro potere nel cielo. I cancelli delle mura si spalancarono e uno per uno andavano incontro ad una guerra che tutti avrebbero ricordato, per secoli e secoli.
Tornando a Darnassea, il Re Torean era sommerso da migliaia di mappe nel suo studio, circondato dal suo ufficiale in comando, i suoi tre figli e Darrien, mentre Arilyn e Thessalia discutevano sulle origini dei Custodi, finché Nerthach non colpì il tavolo con il palmo della mano:

‘’Padre, non ti rendi conto che inviare due dei miei plotoni a Nord della città è da suicidio? I Taurus sono appostati ovunque, e sono diventati così rapidi nella nebbia che quando sono partito eravamo circa 600 soldati armati fino ai denti, siamo rimasti in 150. Non immagini cosa sono in grado di fare quelle bestiacce.’’

‘’Dobbiamo rischiare ogni cosa, i Taurus non devono avvicinarsi al nostro regno neanche di un centimetro.’’

‘’E vorresti che morissero centinaia di uomini solo perché non vuoi il nostro regno venga colpito da loro?’’
‘’Ti ricordi ciò che è successo a Syhathyr? Quel luogo era stato invaso da un centinaio di banditi e i nostri soldati l’hanno liberata in pochi giorni.’’

‘’Sì, però sono morti anche i nostri.’’

Darrien, stanco delle loro lamentele afferrò un pugnale che era su un mobile e lo infilzò nella scrivania, con una forza tale da trapassarlo: ‘’Vi state comportando come dei bambini che hanno paura di una lucciola. Quello che vi serve è rinforzare le torri e le mura ad ovest e sud. In caso Darnassea venga invasa, dovete scavare dei tunnel sotterranei e aspettare il momento opportuno per contrattaccare. Vi ci voleva tanto?’’
Rapido lasciò la sala a testa bassa, lasciando a bocca aperta tutti nella sala, tranne Arilyn che lo raggiunse subito nel salone. Il Comandante era seduto ai piedi di una delle colonne, con lo sguardo accigliato perso nel vuoto, le mani strette a pugno contro le ginocchia e il respiro corto.

‘’Un Re ossessionato dalla gloria e un Generale bamboccione che non pensa nient’altro che alla propria di gloria, mente fuori imperversa un massacro. Altro che preoccuparsi dei suoi uomini.’’ Il braccio di Darrien venne avvolto da un denso fumo nero, procurandogli un leggero dolore. Il ragazzo mosse la mano con rapidità verso il basso, generando una folata di polvere scura che si innalzò verso la cupola, fino a svanire. La carne riacquistò il suo colore poco a poco, ma una lunga cicatrice percorse tutto il braccio, estendendosi fino al palmo.
‘’Darrien… Che ti sta succedendo?’’

‘’Secondo te è normale quello che stanno combinando lì dentro? Il freddo ci sta uccidendo lentamente e quei due non fanno nulla per risolverlo. La Regina ogni giorno diventa più forte, così il suo potere. A breve il nostro regno, questo dei Custodi e molti altri saranno solo lande desolate. Poi c’è Searlas, perché ha compiuto un’azione così scellerata?’’
Il ragazzo alzò la testa e chiuse gli occhi, portandosi una mano nei capelli e respirando profondamente. La luce del sole che si rifletteva sulla cupola, raggiunse anche Darrien, mettendo in evidenza i suoi lineamenti, i suoi capelli corvini arruffati e gli occhi che brillavano di un azzurro intenso. Le guance della ragazza si dipinsero di un tenue rosso, che non sfuggì al comandante:

‘’Stai arrossendo, ho qualcosa che non va?’’

‘’Ehm… oh no, niente.’’- rispose voltandosi di spalle e abbassando la testa, cercando di nascondere l’imbarazzo sul suo volto. Darrien si avvicinò alle sue spalle, appoggiando le mani sulle spalle e avvicinò il volto al suo, strofinando la guancia.

‘’Torneremo a casa, te lo prometto. Ora, però, dobbiamo pensare a sopravvivere e a migliorare le nostre capacità, tu soprattutto.’’

D’un tratto, dal portone del palazzo entrarono a passo svelto due uomini con un mantello nero e volto coperto da un cappuccio, uno di loro osservò con fare minaccioso i ragazzi per poi riprendere il cammino il più rapidamente possibile. Mentre le decisioni venivano discusse nello studio del Re, Arilyn e Darrien decisero di visitare Darnassea e i suoi luoghi particolari, come il mercato brulicante di gente, commercianti che attiravano la loro clientela con merce succulenta e invitante e bambini che correvano come lepri marzoline, facendo lo slalom tra i vari passanti. Ma in quel chiasso si aggiravano anche brutti ceffi, senza alcuno scrupolo per quelli che gli si paravano davanti: indossavano sempre abiti di cuoio o pelle nera, con degli spallacci di metallo ammaccato e logorato, spade sempre sguainate e un ghigno sadico sui loro volti. Rubavano i guadagni del mercato, distruggevano i banconi e ferivano a morte chiunque li ostacolasse; nessuno conosceva i loro nomi, dato che si facevano chiamare ‘’Gli Sciacalli’’.

Uno di loro che aveva l’occhio mancante afferrò il borsello di un commerciante, sferrando un fendente contro l’asta del bancone, distruggendo tutto. Darrien e Arilyn notarono la calca di persone che andarono a vedere:
‘’Mi sono stancato dei vostri soprusi.’’- esclamò uno dei venditori, brandendo un bastone e scagliandosi contro il nemico. Lo sciacallo lo colpì allo stomaco con una ginocchiata, e con un pugno sul naso rompendoglielo.
‘’Maledetto vecchio, come hai osato rispondere. Ti ho dato il consenso? Non direi.’’- rispose la canaglia estraendo un pugnale.

‘’Il tuo sangue macchierà le strade di questo sudicio regno.’’ La lama stava per trafiggere l’anziano, ma venne colpita da un calcio. Darrien era intervenuto, senza tirarsi indietro. Lo Sciacallo, grugnendo come un maiale si fiondò su di lui cercando di colpendolo con un gancio sinistro, ma il ragazzo reagì afferrandogli il polso, torcendolo nel senso opposto con un sonoro rumore di ossa rotte, lo colpì alla testa con un ceffone, alla gola con il palmo della mano e infine una ginocchiata nello sterno. Un sorriso di sfida percorse le labbra del comandante:

‘’Tutto qui? Un uomo armato grosso e lento che si fa battere da un ragazzo. Pivello.’’- disse con provocazione.  Uno di loro, mingherlino e puzzolente, si fiondò su Darrien cercando di colpirlo con un pugnale, ma il comandante lo scansò, afferrò il suo braccio e con un forte pugno gli spezzò la scapola. Le urla di dolore disgustarono gli altri Sciacalli, ma reagirono attaccando in massa; il comandante venne bloccato da due di loro, mentre quello che sembrava essere il capo degli Sciacalli gli si parò davanti:

‘’ La mia lama avrà il piacere di trapassarti le carni e io sarò lieto di farlo.’’- disse con un sorriso maligno sul volto, mentre afferrava l’arma dalla forma ricurva e ben affilata. Senza esitare lo pugnalò, macchiando gli abiti e la lama. D’un tratto, un denso fumo nero avvolse le braccia del comandante, generando un calore così forte da ustionare i tre malviventi. Il ragazzo afferrò le teste dei due che lo avevano bloccato e li fece sbattere l’uno contro l’altro, mettendoli fuori combattimento. La lama era ancora conficcata nel suo corpo, ma la estrasse facilmente senza provare dolore, gettandola lontano.

‘’Io avrò il piacere di rinchiuderti in una cella.’’- rispose Darrien afferrandolo per la gola e lanciandolo contro il muro alle sue spalle, distruggendone parte e mettendolo fuori gioco. Un gruppo di Guardie Reali, allarmate dal trambusto si precipitarono immediatamente, ma ormai lo scontro era finito.

‘’Cosa è successo qui? Chi è l’artefice di tutto ciò?’’

‘’Siete ciechi o cosa?’’- domandò Darrien restando sbalordito dalla domanda del giovane soldato, che a malapena riusciva a brandire la lancia.

‘’Eccoli, quelli che vedete qui per terra sono i vostri cari Sciacalli. Quelli che non siete riusciti a fermare per strani motivi.’’

Le Guardie si guardarono l’uno con l’altro, imbarazzati per la loro inefficacia e alquanto offesi, però non reagirono. Ammanettarono i malviventi con pesanti ganasce di ferro e li trascinarono dal Re per punirli dei crimini commessi.

Arilyn era lì, impressionata dalla straordinaria audacia ma allo stesso tempo spaventata dal suo potere devastante, e senza dire niente lasciò il mercato e Darrien in quel labirinto di persone. Il sole lentamente svaniva dietro le immense montagne di Darnassea, le persone continuavano ad affollare le stradine e i grandi viali della città, le ombre avanzavano pronte ad inghiottire quel poco di luce rimasta, costringendo le Guardie di pattuglia ad accendere lanterne che sembravano fluttuare a mezz’aria. La giovane non si fermò nemmeno un secondo, esplorò ogni singolo angolo del regno, curiosa come un gatto, incontrando gruppi di bambini vestiti con buffi costumi, donne che la salutavano e si complimentavano per la sua grazia. Solo che la sua mente non riusciva a cancellare quello che era successo nel mercato.

Un potere proibito può evolversi e diventare così potente solo volendo? Soprattutto se quel potere lo possedeva un comandante. Le strade iniziavano a svuotarsi, solo qualche carro di fieno o di ortaggi imboccava i vari vicoli, consegnando le ultime casse della giornata, mentre la ragazza era seduta su una panchina nel centro città, osservando le lucciole che decoravano le colonne della fontana. Di Darrien neanche l’ombra, forse era tornato a castello oppure la stava ancora cercando: ‘’Non dovresti essere qui, Arilyn.’’- disse una voce familiare. La ragazza si girò di scatto, spaventata. Riconobbe il suo viso e i suoi occhi, era Darrien.

‘’Sei tu.’’

‘’Ti aspettavi un fantasma? Cosa ci fai qui?’’

‘’Potrei farti la stessa domanda.’’

‘’Ti stavo cercando.’’- rispose Darrien mettendosi a sedere sullo schienale della panchina.

‘’Oh, perfetto.’’

La voce di Arilyn era fredda, apatica e il comandante se ne rese conto.

‘’Suppongo tu abbia assistito allo ‘’spettacolo’’ nel mercato.’’

‘’Non sembravi minimamente quel giovane comandante audace che ho conosciuto mesi fa. Il tuo potere si è evoluto e ti ha reso simile ad una bestia. Hai massacrato quelle persone e suppongo ti sia anche piaciuto.’’

‘’Pensi sia facile convivere con un potere come il mio? Un potere che non sai quando può manifestarsi distruttivo o meno. E no, non mi è piaciuto per niente. Non sono riuscito a controllarlo in quel momento e mi sono lasciato trasportare. Tu hai più controllo perché è il tuo cuore a volerlo. Io sono un comandante e quando devo lottare, lo uso.’’
La ragazza si alzò dalla panchina e si avvicinò alla fontana, a testa bassa; intorno a lei tante lucciole che fluttuavano, posandosi sulle sue mani a volte, oppure sulla sua testa o circondando i muretti. Il ragazzo saltò dalla panchina e si avvicinò a lei:

‘’Arilyn, senti. Ho usato principalmente il mio potere per difesa.’’

‘’Nei tuoi occhi c’era rabbia. Ciò che è successo al palazzo ha fatto si che il tuo potere diventasse… letale.’’

‘’Il mio potere non letale. Devo solo saperlo controllare.’’- rispose Darrien avvicinandosi e posando una mano sulla spalla della ragazza, ma si scostò, esclamando:

‘’Lasciami da sola.’’

Quella frase lasciò basito il comandante. Con l’amaro in bocca e il lo sguardo torvo, sospirò e se ne andò dicendo: ‘’Ti aspetto al castello.’’

Arilyn non volle ascoltarlo, né seguirlo con lo sguardo e se ne andò anche lei, verso le mura del regno. Ma andarsene sarebbe realmente servito a qualcosa? Scappare sarebbe servito? L’enorme cancello era lì, a pochi passi da lei, nonostante fosse sorvegliato da due Guardie Reali, corazzati e armati di lance a doppia punta.
‘’Lei non può passare damigella. Nessuno del Regno dopo il tramonto può attraversare il cancello.’’

‘’Lei è con me.’’- rispose una voce profonda ma pacata.

Un uomo, vestito con una tunica verde scura e ricami ambrati che scintillavano sul colletto e sulle spalle, comparve simile ad uno spettro, facendo girare di scatto la ragazza e allarmando le Guardie.

‘’Perché non ti mostri al fuoco delle torce? Nascondi qualcosa?’’- domandò uno di loro brandendo la lancia con mano tremante. L’uomo avanzò con passo leggero, mostrando alla luce delle torce un viso dai lineamenti morbidi, occhi nocciola come i capelli tirati all’indietro e un accenno di barba. Sorrise nel vedere la ragazza e le Guardie:
‘’Chiedo venia per avervi fatto allarmare inutilmente. Vi prego, frenate le vostre lance e riposatevi. E’ una bella sera ed è meglio che vi riposiate un po’.’’
‘’Avrei riconosciuto quegli occhi lontano un miglio, ma di notte divento come una talpa. Prego, puoi passare Edan.’’

Era dal Grande Galà ad Huvendal che Edan si era come volatilizzato nel nulla. Nessuno sapeva dove era, nessuno sapeva quando era ‘’scomparso’’, tantomeno quando fosse tornato. L’uomo prese sotto braccio la ragazza e la portò con sé all’esterno delle mura. La notte era tranquilla, un leggera brezza rinfrescava l’aria, le lucciole erano aumentate e la lune risplendeva su piccoli laghi che circondavano le mura. Edan sorrise nuovamente e disse:

‘’Vedo che non è cambiato nulla dall’ultima volta che ti ho incontrato. Sei sempre la bella e intrepida ragazza che ho conosciuto.’’

Arilyn sorrise, ma non disse nulla. La sua mente era un turbinio di pensieri confusi, così come si manifestavano così scomparivano. L’uomo si fermò e schiarendosi la voce domandò:

‘’I tuoi occhi dicono tutto Arilyn. Sono sicuro che riguarda Darrien e qualcosa legato al suo potere.’’

‘’Non voglio parlarne.’’

‘’Restare in silenzio non ti aiuterà.’’

‘’Saprò cavarmela da sola.’’

Edan fece un leggero sospiro e si parò davanti la ragazza, scuotendo la testa in segno di disapprovazione. Si tolse il mantello che gli cingeva la schiena e lo posò sulle spalle della ragazza. Si schiarì la voce e disse:

‘’Dimmi cosa c’è che non va.’’

La ragazza sospirò infastidita e aumentò il passo, dirigendosi verso uno dei piccoli ruscelli, ove l’acqua si infrangeva contro i sassi che ne facevano parte. Si sedette sulla sponda, cingendosi la testa con le mani. Cancellare ciò che aveva visto al mercato era molto difficile, più ci provava più i suoi pensieri si focalizzavano solo su di esso, innervosendola di più.
‘’Arilyn, tu puoi confidarti. Sono un insegnante, ho conosciuto allievi come te e questo stato d’animo non so quante volte l’ho visto.’’- riprese a parlare Edan sedendosi al suo fianco- ‘’Un bel respiro e ricomincia dal principio.’’

‘’Un principio non c’è. Ho visto Darrien mettere fuori gioco un gruppo di banditi che terrorizzavano i commercianti in pochi secondi. Quando uno di loro lo ha pugnalato allo stomaco, dalle sue braccia si è librato un fumo asfissiante che lo ha ustionato e poi scaraventato contro il muro alle sue spalle. Non era più  lui, questo è certo. Ora non se posso fidarmi, non so come e quando il suo potere si manifesterà di nuovo e non so se…’’

Le parole le morirono in gola, smorzate dalle lacrime che le rigavano le guance. Edan la prese sotto braccio e la fece alzare, asciugandole le guance con un fazzoletto di seta che prese dalla tasca del suo pantalone.

‘’Arilyn, ascoltami. So che sei sconvolta da questo evento, ma ricordati che anche a te è successo una cosa del genere, non fatale come quello di Darrien, ma comunque molto potente. E…a pensarci bene, credo sia arrivato il momento di perfezionare anche il tuo. Non ne sono sicuro, ma dato che il pianto è un sentimento forte, in questo momento dovrebbe reagire a qualche stimolo. Avanti, proviamo.’’

Detto questo, superò facilmente il ruscello con un salto, prese della terra e iniziò a sporcarsi il volto e gli abiti.
‘’Fingi che io sia il nemico.’’ Prese una manciata di terra e cominciò a lanciarla contro la ragazza, sporcandole gli abiti e parte del volto.
Arilyn, tra una risata e qualche gridolino di spavento, gli chiese di smettere, ma Edan continuò, imperterrito e con più forza. I colpi iniziarono a diventare più pesanti e più veloci. Ogni manciata di fango diventava come un colpo di bastone sulle braccia, sui fianchi e sul volto.

‘’Avanti, reagisci.’’- urlò l’uomo prendendo una grossa manciata di fango per poi scagliarla con forza contro la giovane. Una luce dorata, abbagliante e splendente come migliaia di soli disintegrò le sfera di fango e investì anche Edan, sbalzandolo a qualche metro da lei. Il bagliore di luce fu così forte che anche il Re e alcune sue guardie lo notarono:
‘’E quello che penso, mio Re?’’- domandò una delle Guardie scattando sull’uscio.

‘’E’ magnifico. Portatela qui.’’

Le Guardie si precipitarono all’esterno del palazzo, correndo a perdi fiato, mentre le loro armature tintinnavano e stridevano l’una contro l’altra.
Edan scosse la testa e strizzò gli occhi per mettere a fuoco l’ambiente che lo circondava, ma tutto ciò che riusciva a vedere era solo una sfera di luce che brillava di bianco e oro ad intervalli regolari. Durò per poco, prima di scomparire in una piccola nube bianca, lasciando dell’erba bruciata e un piccolo cratere fumante sotto i piedi della ragazza.

‘’A-Arilyn… Maledizione, la testa. Gah, ci sei riuscita. Hai migliorato parte del tuo potere.’’

La ragazza sorrise, ma svenne prima di poter rispondere. L’erba attutì l’impatto, evitando ulteriori danni alla giovane. L’uomo si avvicinò rapido a lei e la prese in braccio, portandola da un buon medico. Non appena risalì la collina, una dozzina di Guardie Reali lo bloccarono puntandogli contro le lance:

‘’Consegnaci la ragazza Edan. Ordini del Re.’’

‘’Il Re dovrebbe considerare che un potere del genere richiede uno sforzo maggiore. Vedete in che condizioni si trova? Non vorrà di certo che le porti un cadavere, la devo portare da un medico. Dunque, lasciatemi passare o perdo la pazienza. ’’

Le Guardie si scambiarono sguardi di intesa, mentre la ragazza respirava a fatica tra le sue braccia, con una flebile luce che proveniva dalle sue mani.
Edan, a testa alta attraversò il cordone di guardie e continuò a camminare, osservandoli deluso e disgustato dal loro comportamento, ma soprattutto quello del Re.

‘’Vivo o morto non ha importanza, basta che lui ottenga potere. Ingrato.’’ – pensava tra sé e sé, facendo pressione con la spalla per aprire l’enorme porta del cancello, lasciandosi dietro le Guardie.

L’indomani, Darnassea si svegliò abbracciata dai colori tenui dell’alba, risvegliando anche i contadini che si avviarono con i loro muli verso i campi; le Guardie si apprestavano al cambio, i commercianti aprivano le loro bancarelle e man mano che il sole si librava nel cielo, le strade di risvegliavano di energia pura. Edan era seduto su una poltrona di vimini ricoperta di pelle, con la testa ricurva sullo schienale. Non dormiva da un po’ di giorni, così come Arilyn. Gli occhi della ragazza iniziarono ad aprirsi lentamente, accarezzati dai raggi del sole mattutino che filtravano da una finestra opaca. Il suo viso si contrasse dal dolore mentre cercava di alzarsi; ogni muscolo del suo corpo era indolenzito, duro al contatto e c’erano alcuni lividi sulle mani e parte del suo fianco fasciato da bende.

Una porta si aprì, mostrando una sagoma indistinta nella penombra, alta e snella:

‘’Darrien?  Sei..’’- le parole della ragazza morirono in gola, una fitta dolorosa le attanagliò il fianco, facendole mancare il respiro.

‘’Fa piano mentre ti alzi, mia cara. E’ una persona a cui tieni molto, quella che hai appena nominato?’’- domandò.

‘’Sì, è importante come persona, ma non so se prova qualcosa per me oppure no.’’

‘’Tempo al tempo, non puoi ottenere risposte in un batter di ciglia. Bisogna pazientare. Ad ogni modo, piacere di conoscerti. Io sono Alysea.’’

Era una bellissima donna dai capelli argentei, che mettevano in risalto le sue guance rosee e il collo sottile, adornato da una piccola collana con un pendente in cristallo. I suoi occhi smeraldo brillavano con la luce del sole, così come il pendente. Si sedette al fianco della ragazza, posando un vassoio con una ciotola di latte, del pane appena sfornato e una grande fetta di formaggio.

‘’Edan è stato cordiale a portarti da me. Il medico reale ti avrebbe lasciata su un letto sporco e maleodorante, senza curarti o badare alle tue condizioni.’’- esclamò la donna mentre osservava Edan, ancora abbandonato in un sonno profondo e con le braccia conserte. Era stanco e provato dagli eventi che incombevano sui regni. Mentre i suoi occhi lo osservavano, le gote si tinsero di un tenue rosso sfumato. Arilyn se ne rese conto e chiese:

‘’Tu e Edan vi conoscete?’’
‘’In un certo senso sì. Siamo…amici di lunga data.’’- rispose lei con un sorriso malinconico. Detto questo si alzò e lentamente si avvicinò all’uomo, accarezzandogli una guancia. Edan si destò lentamente dal suo sonno, incrociando la mano di Alysea che arrossì di più. Non appena i loro sguardi si incrociarono, l’uomo lasciò andare la presa e si alzò, leggermente imbarazzato.

‘’Oh, perdonami, sono stato alquanto sgarbato.’’- si schiarì la voce ‘’Arilyn, sei sveglia, grazie al cielo. Prima che ti portassi qui, sei svenuta e credo di aver esagerato ieri sera.’’

‘’Non devi sentirti in colpa. Lo hai fatto per una giusta causa. Grazie.’’- rispose sorridendo e alzandosi lentamente, per evitare fitte dolorose. Dopo colazione, Arilyn e Edan si avviarono verso l’uscio della casa; Edan salutò la donna inchinandosi e porgendole un bacio sulla mano, cosa che fece arrossire la donna e abbassò lo sguardo per l’imbarazzo. Varcata la soglia di quella casa, camminarono per le stradine che brulicavano di vita, tra risate e schiamazzi di bambini in festa, commercianti che cantavano per invitare le persone ad avvicinarsi, sembrava di essere ad una festa di paese.

La ragazza notò della malinconia nel volto del suo povero maestro, ma anche un qualcosa di mai detto, un sentimento mai rivelato. Spinta dalla curiosità domandò ad Edan se conosceva la donna che si era occupata di lei durante la notte. Rispose di sì, raccontando che dal primo momento che la vide, la sua bellezza lo catturò come una falena è attratta dalla luce. Solo che il loro dovere impedì di condividere ciò che provavano.
‘’Io vorrei poterle dire ciò che provo, ma non voglio sembrare troppo avventato nei suoi confronti. Lei è una donna fantastica e mi piace tutto di lei…’’- disse sospirando, creando delle piccole nuvole di vapore.

Negli ultimi giorni le temperature si erano abbassate e all’orizzonte si notava l’arrivo di una grande tempesta di ghiaccio, così anche i Taurus.
Arilyn lo osservava malinconica, ricordandosi che anche lei era in difficoltà con Darrien. Stessa situazione ma motivi diversi. Il suo istruttore posò una mano sulla spalle e la portò con sé, tranquillizzandola e dicendole che erano diretti al castello. Mancavano pochi passi agli immensi scaloni quando un omaccione spintonò Edan, facendogli cadere lo zaino.

‘’Oh cavoli, perdonami sono stato uno sbadato. Edan?’’

‘’Arcal? Oh per Huvendal, che ci fai qui?’’- domandò dopo avergli dato una lunga stretta di mano.

‘’Il Re dei Custodi è una mia vecchia spina nel fianco. L’ho addestrato quando eravamo un po’ più giovani. Ora scusami ma mi sta aspettando, vuole che addestri le sue Guardie a combattere con ‘’onore e disciplina’’ se sai a cosa mi riferisco. Arilyn, è molto che non ci si vede. Ti trovo in forma. Ci vediamo a palazzo.’’

Detto questo, Quercia Rossa scattò come un fulmine salendo le scale in un batter di ciglia, nonostante la sua mole. Edan e Arilyn lo seguirono poco dopo, entrando dall’enorme portone: lì c’erano Guardie ovunque, il Re seduto sul trono che discuteva con suo figlio e tra la calca di persone c’era anche Darrien, con sguardo perso nel vuoto, con le braccia conserte e indossava una nuova tunica nera, con risvolti argentei e una spilla sul bavero. Si girò in direzione della ragazza e sorrise. Non era uno di quei sorrisi splendenti e sprizzanti di gioia, ma più un sorriso malinconico. Con un cenno della testa, Darrien invitò la ragazza a seguirlo. I due si ritrovarono in un corridoio illuminato a malapena da delle candele.
Il ragazzo si fermò vicino ad un candelabro. Si voltò, mostrando un viso segnato dalla stanchezza, gli occhi e la testa abbassati che indicavano dispiacere e rammarico.

Erano lì, a pochi centimetri l’uno dall’altro, le mani tremanti e il corpo debole. Arilyn posò una mano sulla guancia e prontamente lui la strinse, quasi ad impedirle di andare via. Darrien posò le sue mani sul viso della ragazza; occhi verdi contro occhi azzurri, i volti a pochi centimetri l’uno dall’altro.
‘’Mi dispiace.’’- proferì parola per prima il ragazzo.

‘’Per cosa Darrien?’’

‘’Ho permesso che questo potere prendesse il sopravvento. Volevo solo proteggerti, ma ho fatto in modo da allontanarti da me. Ti ho abbandonato, con il rischio che ti succedesse qualcosa, che qualcuno di potesse uccidere. Sono stato uno sciocco.’’- disse accarezzandole una guancia.

‘’La colpa è stata anche mia. Ero impaurita che il tuo potere potesse rivoltarsi su di me. Perché? Perché il fato ha deciso di farci nascere con questi fardelli?’’- domandò la ragazza appoggiando le mani sul suo petto.

Darrien chiuse gli occhi e distolse lo sguardo, il volto contratto in una smorfia di rabbia, tristezza, rimorso. Avrebbe voluto dire qualsiasi cosa, ma la presenza di Arilyn gli impediva di esprimere ogni suo sentimento, ogni sua debolezza. I loro volti si sfioravano, le labbra a pochi centimetri e i respiri corti. Fu Darrien alla fine a posare le labbra su quelle di Arilyn, tenendole il viso fra le mani.
Fu un bacio diverso da quello dato al Gran Galà mesi fa, era ricco di passione e desiderio fra i due giovani. Il ragazzo scivolò sulla guancia e poi sul collo della ragazza, procurandole un leggero sospiro. Le loro labbra si incontrarono nuovamente, si scambiavano baci frenetici come se fossero gli ultimi. La ragazza gli morse un labbro, portando le mani sotto la tunica e graffiando la pelle. I due ragazzi continuarono a baciarsi con desiderio, fin quando non udirono dei passi provenire dalla sala adiacente, interrompendo quel momento di intimità. I loro corpi ne bramavano ancora, ma dovettero fermarsi prima di essere scoperti. Darrien la baciò di nuovo per poi prenderle la mano e portarla nella sala dove erano riuniti tutte le Guardie e il Re.

Al centro della sala c’era Arcal, con le braccia dietro la schiena, la testa alta e il volto inespressivo, con gli occhi rivolti verso Torean, seduto sul suo trono con aria annoiata.
‘’Mio Sire, come da lei richiesto sono venuto per addestrare le sue truppe.’’

‘’Che stiamo aspettando? Avanti.’’- rispose il Re spingendo una delle sue Guardie al centro della sala, seguita poi dai suoi compagni.

In breve tempo ogni soldato si avventò su Quercia Rossa che prontamente li schivava o li metteva al tappeto con poche mosse, causando un trambusto di ferro e acciaio sul pavimento lucido del palazzo. Una dozzina di soldati gli saltarono sulla schiena, cercando di farlo inginocchiare. D’un tratto dal braccio dell’uomo si sprigionò una ondata di vento che si tramutò in un sonoro colpo al suolo, scaraventando i soldati contro le colonne, il trono e persino contro il re. Il risultato fu una grande voragine proprio al di sotto della cupola di vetro.
‘’Sono sorpreso Arcal, non ti facevo così debole.’’- disse il Re con tono aggressivo e di sfida. Con uno schiocco di dita, altri soldati con armature pesanti sgusciarono e iniziarono a colpirlo, ma prontamente l’istruttore afferrò la mano della Guardia più vicino e lo usò come scudo per parare diversi colpi prima di afferrarne altri due e scagliandoli lontano. Purtroppo le Guardie aumentavano a vista d’occhio e la stanchezza iniziava a farsi sentire:

‘’Torean, che diavolo ti prende?’’- domandò l’istruttore a gran voce, scostandosi da tutte le Guardie che lo colpivano al petto, alle gambe e alla schiena, fino a farlo inginocchiare.

‘’Ho atteso da tanto questo momento. Tu pensavi che mi servivi per addestrare i miei uomini, invece era solo uno stratagemma per potermi ‘’vendicare’’ di tutte le volte che ho perso contro di te da giovane.’’

‘’Spero tu stia scherzando. E’ inconcepibile che un Re di un regno pacifico si accanisca contro un suo istruttore.’’

‘’Silenzio!’’- esclamò con rabbia cieca il Re dei Custodi, estraendo un pugnale dal bracciale di cuoio e avvicinandosi alla sua ‘’preda’’ in silenzio. La lama luccicava alla luce del sole e stava per abbattersi sulla carne di Arcal. Tutti osservavano immobilizzati la scena, persino Arilyn e Darrien. Il Re alzò il braccio e lo fece scendere rapido contro l’occhio del povero uomo:

‘’No!’’- esclamò Arilyn con rabbia, sprigionando una intensa e accecante luce dorata che investì tutta la sala, la cupola e infrangendo i cardini delle porte, colpendo anche le altre Guardie che erano all’esterno. La luce dorata continuava a brillare sempre di più e a sprigionare tutta la sua forza, così che parte della cupola si distrusse, ricoprendo Torean e Arcal.
Pochi secondi dopo, tutto tornò alla normalità e Arilyn restò dritta sulle sue gambe, con gli occhi e le mani che brillavano flebilmente di quella luce come sole che aveva distrutto metà del castello e salvato la vita del suo amico.

‘’Guardie. Arrestate questi traditori e rinchiudeteli nelle celle, ma tenete in vita la ragazza. Mi servirà il suo potere.’’

La ragazza scagliò un ultimo fascio di luce contro il Re, rendendolo cieco:

‘’Quindi questo era il tuo scopo? Ottenere il mio potere con uno dei più meschini degli stratagemmi? La tua ospitalità era solo un pretesto? Oh, tu non sei un Re, sei solo un tiranno come quella megera!’’- rispose Arilyn con rabbia, mentre il suo potere lentamente si affievoliva. Il Re era immobile contro una colonna, mentre strabuzzava gli occhi per mettere a fuoco:

‘’Sai che con quel potere potremmo sbaragliare ogni nemico che minaccia il Regno? Potremmo diventare invincibili.’’- disse con una debole risata.

‘’Questo potere serve per proteggere, non per uccidere.’’

‘’E cosa stavi per fare adesso?’’- domandò Torean provocandola.

‘’Stavo proteggendo una persona a me cara, cosa che tu non saprai mai fare.’’

Dall’esterno del palazzo giunsero altre Guardie, guidate dal figlio del Re che, non appena vide suo padre a terra, disorientato e con il sangue che gli rigava il volto, corse contro Arilyn urlando.

‘’Maledetta, come hai osato fare del male a mio padre.’’

La ragazza gli sferrò un gancio dritto al naso, rompendoglielo, per poi metterlo al tappeto con una ginocchiata nello stomaco. I soldati restarono immobilizzati da tale forza e agilità che indietreggiarono verso l’uscio della porta, mentre Darrien restò meravigliato da tanto coraggio. Dopo aver recuperato le loro cose, tutti e tre trasportarono Arcal alternandosi di spalla in spalle, raggiungendo le mura. Prima di varcarle, Edan chiese di aspettarli. Raggiunse Alysea, la guardò negli occhi e senza indugiare la baciò, rapido ma con desiderio. Entrambi diventarono paonazzi in viso, ma i sorrisi sui loro volti tramutò quell’attimo fugace in un piacevole momento. 

Non appena Edan ritornò da loro e varcarono le mura, trovarono un vecchio amico che li aspettava, provato in volto, occhi rossi come quelli di un folle, circondato da migliaia di soldati. Tutti afferrarono le spade e le carabine e le agitarono in aria, compiaciuti di rivedere i vecchi compagni.

‘’Sono ore che camminiamo, ma ne è valsa la pena per raggiungervi. Si torna a casa.’’



 

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Capitolo 8
*** Dissolvenza. ***


Le mura del Regno dei Custodi diventavano sfocate pian piano che la carovana si allontanava e percorreva un sentiero ripulito dalla neve. Darrien riposava contro diverse borse color muschio, mentre Arilyn osservava il magnifico contrasto che le tuniche variopinte dei soldati creavano sulla radura imbiancata. Niveral era sul dorso di un cavallo che guidava le truppe, evitando di scoprire troppo i punti deboli:

‘’Vedo che siete ben riposati e ringiovaniti. Una caratteristica di quel regno.’’

‘’Intendi che in quel regno lo scorrere del tempo è diverso?’’- domandò la ragazza stupita.

‘’Sì. Lì sono tutti quasi giovani, persino i vecchi dimostrano meno anni di quello che hanno, ma è inconcepibile una cosa del genere.’’- replicò Niveral togliendosi il cappuccio della tunica cercando di non far cadere la sciarpa.

‘’Quindi quanto tempo avete impiegato per raggiungerci?’’

‘’Quasi una settimana, circa. Un messaggero conosceva una scorciatoia per raggiungervi, altrimenti avremmo dovuto prendere un sentiero di montagna.’’

Arilyn annuì ascoltando le parole di Niveral, pallido e stanco. Dalla morte di Rhakros non dormiva più e il fisico risentiva i morsi della fame e del sonno, sembrava quasi uno scheletro con abiti consumati. Dietro di loro c’era un altro carro, protetto da cinque Guardie con gli occhi che guizzavano da tutte le parti, mentre le loro mani luccicavano; erano pronti a sfoderare la potenza dei loro poteri in caso di attacco. Su quel carro c’erano Edan, Arcal e Searlas. Quest’ultimo aveva il volto tra il bianco cadaverico al violaceo, ma i suoi occhi erano luminosi.  Il leggero ondeggiare del carro, la brezza fresca del mattino fecero in modo che il sonno si manifestasse nella giovane, che andò a stendersi al fianco di Darrien. Le nuvole sulle loro teste erano cupe e dense, pronte a rovesciare sulle loro testa una incontrollabile tempesta.

D’un tratto, Arilyn si svegliò dal dormiveglia a causa di un tremendo boato proveniente dal cielo. Era oscurato, dei fulmini attraversavano le nubi e i tuoni sembravano ruggiti di creature feroci, il vento iniziava a soffiare con violenza, trasformando la neve in fruste congelate. Continuò così per pochi secondi, fino a che le nubi non iniziarono a girare su se stesse, squarciandosi e deformandosi.

‘’Soldati, preparatevi.’’

La terra cominciò a tremare, spaccandosi e alzandosi in diversi punti. Dalla voragine iniziarono ad uscire centinaia di Taurus che brillavano di un blu intenso e le loro fauci mostravano denti di ghiaccio affilati. Niveral, con un movimento del braccio, ordinò ai soldati di sfoderare tutta la loro potenza. Colpi di carabine, sfere infuocate, onde d’urto e altri poteri incredibili si riversarono sulle bestie, riducendole in tanti pezzi di cristallo. L’armata di Huvendal sembrava avere la meglio, ma la Regina di Ghiaccio sa essere spietata e malefica; dall’enorme fossato sgusciarono altri Taurus, grandi il doppio di quelli normali che per poter camminare usavano le loro braccia e dalle loro bocche fuoriusciva del vapore. Avanzavano rapidi facendo tremare la terra sotto il loro peso e, a causa delle possenti braccia, dovevano mantenersi su di esse.

Le carabine di alcune guardie ruggirono, colpendo in più punti quelle creature, scalfendole appena. Alle loro spalle una di loro si tolse il cappuccio e afferrò una lancia dal manico blu che si trovava sotto uno dei carri. Era molto giovane, ma dai movimenti e da come brandiva l’arma, combatteva da molto più tempo. I suoi compagni cercarono di fermarlo creando una barriera di fuoco attorno a lui:

‘’Ti farai ammazzare, guardati intorno.’’- disse uno di loro mentre sparava senza sosta con la carabina. Il ragazzo non rispose, preferì attraversare il muro di fuoco e correre contro quella bestia che lo attendeva a fauci aperte. Un fischio e poi un rumore di ghiaccio infranto; la creatura era stata colpita ma ciò non le impedì di colpire il ragazzo con il suo soffio. La Guardia, infuriata per essere stata ferita al fianco scatenò tutta la forza del fuoco dalle sue mani, colpendo la bestia con frustate e sfere. In quel momento sembrava che nessun’altra guardia e Taurus badassero a loro, finché uno di quelli normali gli saltò sulla schiena, cercando di mordergli il collo. Il Taurus gigante studiava il momento opportuno.

Arilyn, che era ancora sul carro, protetto da alcune Guardie Navra, osservava con una rabbia che cresceva dentro di lei, così il suo potere diventava più forte e cercava di liberarsi da quella prigione. Balzò dal carro e corse verso lui, emanando luce da ogni parte del corpo. Le mani si mossero in automatico e colpirono il nemico alle spalle con il primo fascio d’oro, distruggendolo.

‘’Vattene. Ora!’’- ordinò la ragazza con gli occhi che le brillavano. Il soldato obbedì e si ritrovò a combattere con i propri compagni. Con scatto felino, la bestia ghiacciata caricò la giovane e cercò di schiacciarla con il braccio, ma come il ghiaccio entrò in contatto uno dei fasci dorati, iniziò a spaccarsi e a cadere a pezzi, fino ad esplodere in tanti frammenti.
Nel frattempo che Arilyn e le altre Guardie proteggevano il Re e Arcal, Edan e Darrien eliminavano con poche mosse i Taurus normali, decapitandoli e bruciandoli. Edan non possedeva alcun potere, ma era agilissimo con le spade; mentre lui decapitava i nemici, Darrien usava il suo potere per scioglierli. Con un movimento del braccio, una nube di fumo nero colpì i Taurus perforandoli in diversi punti.  Improvvisamente, dalle nubi comparve la Regina di Ghiaccio che colpì varie Guardie con i suoi poteri. Individuò Arilyn:

‘’Finalmente conosco la figlia dei Thandulircath, Arilyn. Che sciocco nome. Perirai come il tuo popolo.’’

Dalle mani scheletriche della megera si manifestò una potente onda color blu che andò dritta verso la ragazza, ma Darrien se ne rese conto e con un movimento del braccio guidò la nube nera contro la Regina, colpendola in pieno volto, annullando il suo potere.  Le urla erano agghiaccianti, il sangue colava dal suo occhio e il viso sembrava spaccarsi. Sotto quella pelle cadaverica, si nascondeva un viso ancor più inquietante, nero come la notte e un occhio iniettato di odio e vendetta. Emise un altro urlo, simile al gracchiare di mille corvi e unghie affilate contro il vetro. Afferrò Arilyn e Darrien in un batter di ciglia e strinse le dita sulle loro gole. Entrambi i giovani si guardarono negli occhi e con il fiato corto si strinsero le mani e aprirono l’altra. Oscurità e luce colpirono nuovamente la Regina, mandandole in frantumi il viso.

‘’Maledetti, il Ghiaccio sarà la vostra tomba.’’

Il suo volto mostrava due occhi nero pece, la vera pelle era grigiastra e sembrava tenersi a malapena sulle ossa facciali. Le mani strinsero di più, iniziando a congelare la pelle delle sue prede. Qualcosa, d’un tratto, impedì alla morte di prendere altre due anime.
Era Arcal, ancora ferito per il precedente scontro ma sembrava gli importasse poco. Si strappò la tunica, restando a torso nudo e mostrando diversi tatuaggi color rame che coprivano la schiena, le spalle e parte del petto.

‘’Andatevene, ci penso io a lei.’’

I due ragazzi rimasero lì, con sguardo perplesso e iracondo alla stesso tempo. Arcal si infuriò con loro e mosse il braccio, investendoli con forte vento che li fece balzare verso le Guardie Merfolk. Quercia Rossa, seppur affaticato dal precedente incontro spiacevole con il Re dei Custodi, nei suoi occhi si percepiva una grande energia e nulla gli avrebbe impedito di salvare i suoi compagni. La megera non aspettò un minuto di più e colpì al petto l’uomo con le unghie, ma contrattaccò colpendola al ginocchio e sferzando l’aria con una mano, scaraventandola lontano. Due Taurus comparvero dal nulla e lo morsero sul braccio e sul fianco:

‘’Pensi che queste tue bestiacce mi spaventino?!’’- disse Arcal afferrando entrambe le creature per il collo e schiantandole una contro l’altra, riducendole in pezzi. La donna digrignò i denti, per poi scattare in avanti colpendolo al volto più volte, afferrando poi il collo e stringendolo fino a farlo diventare bianco. Quercia Rossa la colpì al petto con un calcio, ma la Regina non mollò la presa, affondando le unghie fino a farlo sanguinare. Con le lacrime agli occhi, l’uomo afferrò un pugnale dalla cintola e lo affondò nel braccio della donna, facendolo scorrere per tutta la sua lunghezza, squarciandolo.

Entrambi sembravano allo stremo delle forze, ma la donna comparve alle sue spalle, lo afferrò come se fosse un banale sacco di patate e lo trafisse al cuore. L’urlo di Arcal attirò l’attenzione di tutti, e Darrien, dapprima impegnato con un Taurus, non appena vide anche lui il suo amico trafitto dalla megera, distrusse la creatura per colpire con tutta l’energia disponibile la Regina. Un movimento del mano del ragazzo fece sì che tutto il braccio della donna venisse tranciato dalla nube, grazie anche all’aiuto del suo amico che le tenne ferma.

‘’Non finisce qui. La vendetta contro di voi e il vostro regno è ben lontana.’’- disse la megera.
Con queste parole scomparve nella neve, i Taurus restanti si sciolsero, l’immenso vortice che si era manifestato nel cielo si dissolse, così come il braccio della regina, rimasto nel petto dell’uomo, disteso nella neve. Il sangue colava dalla ferita inferta, creando rivoli di sangue che sembravano formare un’ala.

Darrien raggiunse il suo amico ormai privo di vita. Il viso era rilassato e le labbra contratte in un sorriso sereno. Tanti furono gli scontri che Quercia Rossa fece in gioventù, alcune vinte e altre perse, ma questa fu una delle più valorose per il suo nome. Nessuno prima di lui aveva osato sfidare la Regina di Ghiaccio e a tenerle testa.

Il ragazzo era in ginocchio, la testa abbassata e la neve che lentamente scendeva su di loro. Le Guardie raggiunsero il comandante, immobile nella coltre e lentamente lo alzarono tenendolo per le braccia, facendo così anche con il suo compagno di squadra. Arilyn osservava impotente la scena, mentre il comandante era ancora immobile.

‘’Arilyn, ti prego raggiungi gli altri. Io adesso arrivo…’’- disse Darrien con tono inespressivo.
La giovane acconsentì e con gli altri si diresse verso i carri restanti, restando ad osservarlo lì da solo nella neve. D’un tratto la terra riprese a tremare, ma non c’erano nemici nei paraggi e l’unica cosa che si notava era un masso di terra e neve che fluttuava a mezz’aria, avvolto da tentacoli di fumo nero-violacei che piano piano andavano a stringerlo finché non si ridusse in pezzi e vennero lanciati in diverse direzioni. Uno di questi finì sui carri dove erano stati messi i cadaveri dei soldati, sbalzandoli per aria. Una figura dagli occhi bianchi stava provocando tutto quel putiferio e solo uno poteva fare ciò: il comandante Darrien.

La rabbia e l’odio per la regina, il pianto e la tristezza per la perdita del suo amico si fusero insieme e permisero al potere del ragazzo di prendere il sopravvento su di lui, devastando ciò che gli si parava davanti. La terra continuava a frantumarsi ad ogni movimento che compiva il giovane. Arilyn gli corse contro, evitando di farsi bloccare dalle Guardie.

‘’Darrien, smettila! Basta, ti prego!’’- urlava con tutta la voce che aveva per fermarlo, ma inutilmente. La nube del ragazzo continuava a manifestare la sua forza distruttiva, lanciando via e tranciando i cadaveri delle guardie inermi nella neve. Arilyn gli corse incontro e lo colpì con un fascio di luce, distruggendo parte della nube, come se fosse vetro. Lo colpì nuovamente, dritto alla fronte, mandando in frantumi il potere. Da quel guscio di vetro scuro riemerse un ragazzo dagli occhi spenti a causa della guerra, pallido come un cadavere e graffi ovunque. Cadde stremato nella neve, con il viso contratto dal dolore per le ferite e le maniche della tunica strappate e bruciate. La calma ritornò dopo quel breve ma interminabile momento di caos, niente grida di bestie feroci, lamenti di feriti o invocazioni di aiuto. C’era solo silenzio, accompagnato dal soffio del vento gelido della radura. La devastazione era una presenza costante in quel momento di tranquillità, come uno spettro che sorride beffardo allo scempio lasciatosi dietro.

Molti soldati erano morti e i loro corpi dilaniati da due forze opposte. Dopo lunghe ore di viaggio, era calata la sera sul regno di Huvendal, alcune Guardie attendevano seppur stremate l’arrivo del Re e dei loro amici. Non fu un bello spettacolo, dato che molti carri erano pieni di corpi irriconoscibili e mutilati. Nessuno proferì parola, solo qualche verso di disgusto.
Quando Nestor venne chiamato per curare i feriti, il Re volle che Darrien fosse curato per primo.

‘’Ma…mio Sire, i soldati hanno bisogno di cure immediate e io sono sol..’’- si interruppe nel vedere lo sguardo di ghiaccio del Re, lo stesso che usò contro Ryre il primo giorno in cui Arilyn si presentò alla corte.

Il ragazzo si contorceva dal dolore per le ferite riportate su tutto il corpo, piuttosto gravi. Il medico applicò un unguento dall’odore amaro su tutta la parte superiore del giovane, provocandogli un dolore maggiore da fargli sbarrare gli occhi.

‘’Nestor… che diavolo combini?’’- domandò Darrien a denti serrati.

‘’Mi dispiace Darrien, ma è l’unico rimedio che ho al momento per le tue ferite…’’- rispose il medico, cercando di tenerlo fermo il più possibile sul letto.

Il Re si avvicinò al ragazzo zoppicando, nonostante fosse debole e in via di guarigione. Il suo sguardo trasudava di compassione mista a disapprovazione.

‘’Ti rendi conto di quello che hai fatto lì fuori?’’

‘’Non cominciare, per favore.’’- rispose Darrien a Searlas, visibilmente arrabbiato, ma manteneva la sua compostezza. Ed è proprio questa che incute timore in coloro che disobbediscono o commettono qualcosa di disonorevole, ma nel caso di Darrien è ben diverso.

‘’Non cominciare? Ah, parli proprio tu figliolo? Tu che hai quasi ucciso i tuoi stessi amici hai cominciato tutto. Hai permesso che quel potere si nutrisse dei tuoi sentimenti, rendendolo inarrestabile. Se non fosse stato per Arilyn a quest’ora saresti già morto. Non hai ancora completo controllo del tuo potere ed è per questo che ti sollevo dal grado di comandante. E’ ancora presto per questo tuo ruolo. Quando sarai capace di controllare le emozioni e il tuo potere, allora lo riavrai.’’

‘’Sei impazzito? Non puoi fare questo. Sei il Re.’’

‘’Appunto, ma sono tuo padre principalmente e dispiace anche a me per quello che è successo, ma non voglio che un potere come il tuo, alimentato da emozioni così forti, ti consumi l’anima.’’
La voce di Searlas piano piano si colmava di compassione, nonostante il suo sguardo freddo.  Detto questo se ne andò verso la sua camera, lasciando Darrien sorpreso e alquanto infuriato per la scelta. Il ragazzo decise di andare nel suo alloggio, con il viso che si contraeva ad ogni passo per il dolore e per la medicina di Nestor. Si ritrovò a vagare verso il corridoio che portava alla Sala degli Allenamenti, qualche altro passo e sarebbe arrivato, ma d’un tratto decise di andare all’alloggio di Arilyn. Bussò solo una volta alla sua porta, attendendo che quella porta si aprisse. Così avvenne, ma c’era solo Aithwen nella stanza:

‘’Oh, ciao Aithwen. Dov’è Arilyn?’’

‘’E’ andata al tumulo di Arcal per dargli un ultimo saluto. Mi dispiace per la tua perdita e…per tutto il resto.’’- disse la ragazzina dai lunghi ricci dandogli un sorriso di incoraggiamento. Darrien le diede solo un buffetto sul naso e si diresse al tumulo. Giunto lì, trovò la ragazza seduto a pochi metri da esso, con una flebile luce che fluiva dalle sue mani. C’erano corone di fiori sulle punte delle lance, delle carabine, delle spade e altre armi bianche piantate nella terra che circondavano la pedana dove era steso Quercia Rossa, avvolto da un lungo lenzuolo bianco e oro. Il giovane avanzò lentamente, tra un gemito di dolore e le parole da dire.

Arilyn si rese conto della sua presenza e lo osservò sorpresa: le braccia erano fasciate e unte dal medicinale, il collo mostrava qualche ustione e il viso del comandante faticava ad essere rilassato.

‘’Non dovresti essere qui.’’- disse il ragazzo.

‘’Potrei dire la stessa cosa.’’- rispose lei.

Darrien sorrise lievemente e si sedette al suo fianco, sospirando. Le nuvole di vapore che uscivano dalla sua bocca significavano che il freddo stava aumentando, così come il potere della Regina che aumentava la sua forza distruttiva ogni minuto che passava. Nessuno dei due proferì parola, osservavano immobili la tomba del loro amico.

‘’Searlas mi ha appena sollevato dal compito di guidare le truppe. Ha detto che non ho ancora pieno controllo dei miei poteri e ho rischiato di uccidervi…’’

Arilyn non parlava, lo osservava con compassione. I suoi occhi azzurri trasmettevano delusione, rammarico e rabbia repressa. Il peso del fallimento gravava sulle spalle di quel ragazzo forte e allo stesso tempo fragile. Il ragazzo si alzò dopo qualche secondo, baciò la fronte di Arilyn e posò nella sua mano il ciondolo dei Thandulircath.

‘’Oh, dove era?’’

‘’Lo avevi perso nell’acqua gelida prima che i Custodi ci salvassero. Io ritorno nel mio alloggio, cerca di non stare troppo tempo fuori.’’

‘’Grazie.’’- rispose leggermente Arilyn.

I due ragazzi si scambiarono un leggero sorriso, prima di dividersi. Dopo qualche minuto anche la ragazza decise di tornare a palazzo, lasciandosi cullare dal calore che emanavano le sale. Quando giunse nel corridoio degli alloggi, un gelo improvviso le penetrò nelle ossa, come se ci fosse un pericolo imminente. Un urlo di dolore echeggiò alla fine del corridoio, proprio nella direzione della sala Antares. Arilyn corse nella sua direzione e, dopo aver spalancato la porta, notò Darrien ferito e in ginocchio. Un altro uomo gli puntava una spada di ghiaccio contro la gola e solo uno possedeva quel genere d’arma: Bregoldir.

L’uomo si voltò, mostrando un voltò pallido e degli occhi blu che sembravano brillare nella penombra, mettendo in risalto il ghigno malefico stampato sul suo viso.

‘’Oh, ma cosa abbiamo qui. Un piccola e insulsa creatura che è venuta a salvare un suo simile. Mi disgustate voi di Huvendal. Vi considerate forti, coraggiosi e paragonate i vostri miseri poteri a quelli di un Dio. Il ghiaccio è l’unico potere invincibile che regnerà sull’intero regno e tutti gli altri soccomberanno presto, come sta per accadere a voi.’’

Con queste parole, lo spregevole scagnozzo di Tyrahieh colpì il comandante alla nuca e, tramutandosi in un vento gelido, raggiunse la ragazza. Le torce della sala assunsero un colore blu intenso, tanto da permettere di vedere ogni angolo e il soffitto.

‘’Tutti voi soccomberete. Tutti.’’

Arilyn riuscì ad evitarlo e con prontezza colpì la canaglia con un bagliore accecante, riportandolo alla forma normale. Si rialzò rapido e generò un’altra spada dalle mani cercò in tutti di modi di colpire la ragazza con letali fendenti, ma senza successo. La ragazza, con il bagliore fra le mani, colpì la spada distruggendola. Bregoldir non si fece cogliere impreparato e contrattaccò colpendola allo stomaco con una ginocchiata, una gomitata al naso e poi la scaraventò contro Darrien. Lo scagnozzo afferrò Arilyn per il colletto della tunica e la riportò al centro della sala:

‘’Alzati e combatti. Non sono venuto qui per combattere da solo. Fammi vedere, avanti. ‘’

La ragazza gli corse contro, optando poi per scivolare in ginocchio e alzarsi di scatto, colpendolo dritto al naso, al petto e allo stomaco. Approfittando della sua guardia bassa, Arilyn afferrò una spada mettendosi sulla difensiva. Bregoldir si leccò il sangue sulle labbra e disse ridendo:

‘’Oh, finalmente. Mi stavo stancando.’’

Dalle sue mani si generarono due spade e corse in varie direzioni apparentemente casuali, cercando di confonderla. Il suo stratagemma non ebbe successo e infatti la ragazza lo colpì al fianco e dietro la schiena. Il sangue macchiò la spada e il pavimento della sala. Un ringhio feroce, uno scatto e una delle spade di ghiaccio si distrusse colpendo la lama brandita dalla ragazza, che cadde disarmata. Bregoldir mostrava un ghigno sadico e le congelò un piede .

‘’Sei finita, figlia dei Thandulircath.’’

La ragazza studiò ogni possibile punto scoperto per colpirlo, fino a quando non usò lo stesso piede congelato per colpirlo al ginocchio, piegandolo nel senso opposto. Le urla di dolore non la distrassero dalla sua azione: si alzò tenendosi in equilibrio e poi, con una giravolta, gli sferrò un possente calcio alla tempia, spaccando il blocco di ghiaccio che la teneva prigioniera. Bregoldir si rialzò con una buona parte del volto coperta di sangue e in parte crepata. Le stesse crepe formatesi sul viso della Regina. Lo scagnozzo non rimase sorpreso dal quel colpo, anzi rise divertito.

‘’Ho abbassato leggermente la guardia, non crederti che sia facile battermi.’’- disse ridendo nuovamente l’uomo, generando altre due spade di ghiaccio. Arilyn si scagliò nuovamente contro di lui, sferrandogli più e più volte sfere di luce, ma che a malapena scalfivano le spade. Darrien con scatto repentino, stanco di stare lì fermo e considerarsi un vigliacco, afferrò il collo di Bregoldir e lo scagliò contro una colonna. Una ondata di vento gelido si sprigionò nell’intera sala, congelando le colonne, le armi e gli attrezzi per gli allenamenti. Dalla coltre sgusciò lo scagnozzo della regina con metà del viso completamente in frantumi, mentre il suo corpo si avvolgeva in una sorta di armatura di ghiaccio. In un batter di ciglio, Darrien venne colpito al petto da una devastante ginocchiata che lo sbalzò contro la statua nella sala.

‘’Darrien!’’

‘’Finiamola una volta per tutta, Thandulircath.’’- disse minaccioso l’uomo avvolgendo nel ghiaccio una lancia. Assicurandosi che Darrien fosse svenuto, recuperò la spada e la porse ad Arilyn.

‘’E’ uno scontro tra me e te. Nessun’altro. Prendi la spada e affrontami.’’

‘’Perché mai dovrei farlo?’’

‘’Perché io non sono come la Regina.  Affronto il mio nemico in un combattimento leale e uso solo il mio potere in caso di sconfitta.’’

‘’Perché hai scelto di lottare contro di me?’’

‘’Più di venti anni fa chi ti ha salvato dal Grande Gelo che ha colpito Huvendal?’’

Arilyn rimase paralizzata da quelle parole. Immagini del passato si materializzarono nella sua mente, mostrando un uomo con un cappuccio color grigio che la osservava dall’alto. I suoi occhi erano azzurri come il cielo, ma il suo volto mostrava freddezza e compostezza allo stesso tempo. ‘’Sarai pronta quando ci rivedremo.’’
La ragazza rimase impietrita da quel flash e le mani le tremavano come se fossero state attraversate da una scarica elettrica. Come poteva uno scagnozzo di una malvagia regina provare compassione per una persona, quanto meno per una bambina in fasce.

‘’Vedo che il ricordo è ancora vivo nella tua mente. Sarò anche crudele e spietato, ma non posso uccidere un neonato. Non fino a questo punto. Sapevo fin dall’inizio che saresti diventata una grande guerriera.’’- disse l’uomo avvicinandosi lentamente. La ragazza chiuse gli occhi, stringendo i denti e i pugni. Nel suo cuore il suo potere, la sua luce che infranse quel ghiaccio che stava opprimendo il suo regno stava per sprigionarsi nella sua più devastante forza.

‘’Finiamo questo scontro.’’

Bregoldir caricò il colpo, pronto a trapassarla da parte a parte, ma con scatto felino Arilyn afferrò l’asta e la scagliò contro il muro. Un fascio intenso di luce bianca colpì il volto dell’uomo, mandandolo in frantumi. Una giravolta accompagnata da un fendente della spada distrusse l’armatura di ghiaccio. Con l’elsa della spada lo colpì alle costole, facendogli mancare il respiro per qualche secondo e lo colpì nuovamente con il bagliore bianco, lanciandolo contro il muro. Bregoldir si riprese, con il volto completamente distrutto. I frammenti caddero come vetro, ma non c’era pelle putrefatta né ossa annerite. Sotto quel volto fatto di ghiaccio si nascondeva un viso solcato da rughe molto marcate, occhi stanchi e capelli bianchi che gli finivano sulle guance.

‘’…Alla fine hai visto il mio vero aspetto.’’- disse Bregoldir togliendosi gli ultimi frammenti da dosso e mostrando un leggero sorriso.

L’armatura di ghiaccio scomparve e lo scagnozzo si diresse verso la finestra della sala, distruggendola e finendo fuori uno dei tanti giardini del castello. L’oscurità stava per svanire, lasciando spazio al sorgere di un nuovo sole. Arilyn gli corse incontro, brandendo la spada in una mano e nell’altra faceva risplendere il suo vasto potere. Lo scagnozzo della Regina generò un’altra spada dalla sua mano, brandendola come se fosse il più abile spadaccino di tutto il regno. La poca luce emanata dal sole faceva brillare quella lastra di ghiaccio. Chissà quante persone quella lama ha incontrato e chissà quante persone ha strappato loro la vita.

Entrambi si misero in posizione d’attacco, aspettando solo il momento opportuno di attaccare. La ragazza tenne gli occhi chiusi, ascoltando qualsiasi rumore. ‘’Attendi. Non ancora.’’
Bregoldir caricò, tenendo la lama verso il basso che tranciava la neve. Si muoveva rapido, pronto a colpire Arilyn, immobile e con la spada ben salda tra le mani. Ormai mancava poco e lo scagnozzo della Regina, con un movimento del corpo arrestò la sua avanzata.

‘’Adesso!’’

La ragazza, con scatto repentino evitò il fendente, colpendolo al ginocchio con un calcio per poi colpirlo alla schiena con un fendente. Il sangue iniziò a macchiare la neve, ma l’uomo contrattaccò con una tale forza da spaccare la spada in due. Arilyn non si perse d’animo e colpì duramente all’addome l’uomo che si inginocchiò per il dolore. Un poderosa ginocchiata gli ruppe il naso, facendogli perdere altro sangue.

‘’Devo ammettere che sei… più forte di quanto immaginassi.’’- disse l’uomo pulendosi il sangue con il dorso della mano, per poi attaccare nuovamente con un’altra spada di ghiaccio. Entrambi si scontrarono ferocemente e la ragazza riusciva ad avere sempre la meglio su di lui, ferendolo in più punti come dietro i polpacci, le spalle e all’altezza dei reni, mentre Bregoldir si limitava solo a farla cadere e a sferrare possenti fendenti contro di lei. Quando le due spade si scontrarono nuovamente, si spezzarono entrambe e la giovane ne approfittò per colpirlo con un gancio al volto, un ginocchiata nello sterno per buttarlo al tappeto con un calcio in pieno volto.

Arilyn prese quel che rimaneva della spada e la puntò alla gola dell’uomo, mentre il suo volto si contraeva per la rabbia.

‘’Complimenti figlia dei Thandulircath… Mi hai sconfitto. Cosa aspetti? Finiscimi.’’- disse l’uomo facendo fatica ad alzarsi.

Arilyn gettò via la spada nella neve: ‘’No, non sono un mostro, Bregoldir. Non voglio più vederti.’’- disse, mentre il suo corpo si illuminava di una luce intensa, quasi abbagliante.
La ragazza si lasciò alle spalle l’uomo, ma d’un tratto si tramutò in una nube gelida che andò contro di lei. L’uomo riprese la sua forma, generò un pugnale di ghiaccio dalla colorazione blu-violacea, afferrò la ragazza per una spalla, porgendole l’arma dalla parte del manico nella mano e con essa, rapido, si fece pugnalare.

‘’In questo regno… non c’è spazio per coloro che hanno solo causato del male…’’- disse lo scagnozzo facendo penetrare la lama nella carne con forza, tenendo ferma Arilyn. Non c’era sangue sul pugnale quando la ragazza lo estrasse, solo un vapore bianco che usciva dalla ferita.

‘’Perché lo hai fatto?’’

‘’Oh, figlia dei Thandulircath, perché non riesci a comprendere? Finalmente sono libero da questa prigione…Libero dalla regina e dal suo opprimente potere.’’

‘’Quindi questo scontro era solo a favore mio? Perché tu potessi usarmi per ucciderti e renderti libero?’’

Bregoldir rise. Fu una risata di puro gusto, liberatoria, nonostante la ferita iniziasse ad annerirsi e la pelle si necrotizzava. Nonostante il suo volto tradisse il dolore,  sorrideva. Non era un ghigno di malvagità o di scherno, era un sorriso di felicità ritrovata. Il suo corpo iniziò a scomparire lentamente in tanti fiocchi di neve e il volto era sereno:

‘’Arilyn, quello scontro serviva solo per farti capire di cosa sei capace. Liedin ti definiva solo un mostro perché avevi un potere più forte del suo. E prima che tu dica qualsiasi cosa, sì. Liedin è ancora viva ed è la preferita della Regina. Nelle sue vene scorre l’odio e la rabbia per voi di Huvendal, gli stessi sentimenti che provavo io e questo ha fatto sì che la Regina le donasse un potere devastante.’’

Il sole brillava nel cielo, illuminando con i suoi raggi ciò che rimaneva di Bregoldir, in ginocchio nella neve, con il fiatone e buona parte del corpo era ormai dissolta nel vento.
‘’Quasi me ne dimenticavo.’’- disse l’uomo sbarrando gli occhi. Mosse la mano verso la finestra e una luce blu colpì il castello.

‘’Che cosa hai fatto?’’- chiese Arilyn notando il bagliore blu che avvolgeva il castello.

‘’Non ti sei chiesta perché nessuno è arrivato a soccorrervi? Oh, ingenua. Il castello era avvolto da un maleficio che ha fatto sprofondare tutti nel sonno. Su di te e Darrien non ha avuto effetto perché tu non eri nel castello, mentre io ero con lui e quindi era immune. A breve si sveglieranno e non si ricorderanno nulla.’’

L’uomo osservò la sua mano scomparire, seguita dal braccio e dalla spalla. Osservò Arilyn, e nei suoi occhi poteva scorgere un bagliore di rabbia mista a malinconia.

‘’Bene, è giunta l’ora che raggiunga i miei avi. Perdonami se ti ho usata per liberarmi da questo freddo che opprimeva il mio cuore. Mi ero dimenticato di come ci si sentisse essere liberi, senza odio, senza malvagità. Grazie Arilyn.. E che il fato sia dalla vostra parte.’’- disse Bregoldir con un sorriso e svanendo in una nuvola di cristalli trasportati dal vento.

La ragazza si inginocchiò nella neve, accarezzata dai raggi del sole che splendeva più dell’oro. Lacrime che non avevano sapore le rigarono le guance. Uno degli scagnozzi della Regina, conosciuto per la sua malvagità e crudeltà si è rivelato essere solo una pedina, sfruttato per un odio che va avanti da anni contro Searlas e il suo Regno.

Arilyn si strinse nelle sue braccia, cercando di trovare un briciolo di calma, ma senza riuscirci. Nella sua mente ancora quel momento in cui quell’uomo  si dissolse nel vento, sorridente e felice.

‘’Che tu possa trovare pace ora.’’- disse fra sé e sé.

Passarono molti minuti prima che Darrien trovò Arilyn seduta:

‘’Dov’è Bregoldir?’’- domandò lui.

‘’ E’ con i suoi avi adesso. In pace.’’- rispose la ragazza stringendosi le ginocchia al petto.

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Capitolo 9
*** Il potere del ghiaccio. ***


Quando tutti si ripresero dal sortilegio che li aveva fatti piombare in un sonno quasi eterno, si chiesero quale fosse stata la causa.

‘’Bregoldir è stato qui. C’è stato uno scontro tra me, Arilyn e lui. Per la maggior parte dello scontro abbiamo avuto la meglio, ma alla fine sono stato sopraffatto. Dovete complimentarvi con Arilyn, non con me.’’- disse Darrien incitando gli altri ad applaudire.

L’intero castello venne invaso da applausi, fischi e sbattere di scudi. La ragazza venne investita da quel fragore assordante che la costrinse a tapparsi le orecchie.

‘’Grazie a tutti per i vostri complimenti, sono contenta di avervi salvato.’’- disse con tono timido la ragazza e nuovamente tutti esplosero con urla, scudi che si scontravano e applausi. Darrien prese Arilyn per la mano e la portò via da quel baccano. Giunti in un corridoio non poco lontano dalla sala principale, entrambi si fermarono a pochi metri l’uno dall’altro:

‘’Non pensavo che tutte quelle persone gioissero.’’- disse la ragazza ridendo e osservando come la folle si abbracciasse o di come le guardie scontravano i loro scudi, sembrando dei bambini in festa.

‘’La verità è un’altra, non è così Arilyn?’’- domandò d’un tratto il ragazzo, guardando fuori dalla finestra, a braccia conserte.

‘’Cosa? Che stai dicendo Darrien, io l’ho sconfitt-‘’

‘’Stai mentendo a te stessa. E’ stato lui ad estrarre il pugnale e posandolo nella tua mano si è trafitto da solo, o sbaglio?’’

Arilyn divenne pallida nel sentire quelle parole. Darrien sapeva la verità di quello scontro:

‘’Darrien, non è così, che stai-‘’

‘’I tuoi occhi dicevano la verità Arilyn. Nonostante lui ti abbia salvato dal Grande Gelo, ti ha usato per raggiungere il suo scopo, anche se alla fine era solo un uomo imprigionato dal potere della Regina. Sono deluso, non per il fatto che lui ti abbia usato, ma perché me l’hai nascosto. Mi hai nascosto la verità. E se ti chiedi come faccia a sapere del Grande Gelo, ho sentito tutto.. ’’

Furono queste le ultime parole del ragazzo prima di lasciarla da sola nel corridoio e dirigersi nel proprio alloggio. Seppur era giorno, Arilyn si sentì invadere da profonda oscurità, opprimente, asfissiante. La ragazza uscì dal castello, dirigendosi nel giardino del Re. Lì la neve aveva ricoperto ogni centimetro di spazio verde che il giardino potesse offrire. La ragazza si diresse sotto uno degli alberi e iniziò a sferrare pugni contro la corteccia, fin quando le nocche non iniziarono a sanguinare e le lacrime a rigarle il viso. In lei sentiva ribollire la rabbia, ma il suo potere non sembrò manifestarsi.

‘’Avanti maledetto potere, che aspetti? E’ solo colpa tua se mi trovo in questa situazione. E’ colpa tua se adesso…Se adesso…’’

Le parole le morirono in gola, lasciando spazio solo al rancore. ‘’E’ solo colpa mia’’- continuava a ripetere a se stessa, rimproverandosi e maledicendosi per la sua codardia. Dai cespugli ben curati del giardino uscì Edan, vestito con una maglia color miele e il tipico sorriso spensierato. La ragazza si rese conto della sua presenza e lo osservò sedersi al suo fianco.

‘’Arilyn, la colpa non né tua né del tuo potere. Errare fa parte di noi e sono proprio gli errori che ci aiutano a migliorare. Tu hai voluto mentire a fin di bene?’’

‘’Sì…’’- rispose con voce roca la ragazza.

‘’A volte mentire può essere utile, ma in questo caso non lo è stato. Hai fatto solo del male a te, ai tuoi amici, e soprattutto a Darrien. Aspetta che la sua delusione svanisca e parlaci. Rivelagli il motivo per cui lo hai fatto e vedrai che capirà. E tu ti sentirai meglio.’’

Queste furono le parole di Edan prima di allontanarsi, sgranchendosi le gambe e sorridendo, lasciandosi illuminare dai raggi del sole.
‘’Oh, probabilmente Darrien è ad allenarsi ora. Sai dove trovarlo.’’- si girò di scatto Edan sorridendo ancora.

Passarono alcuni minuti da quando l’uomo lasciò il giardino, il sole sembrava più luminoso nonostante le nuvole che minacciavano Huvendal. Arilyn si asciugò le lacrime e si diresse nella sala degli allenamenti, in parte distrutta dal precedente attacco. Darrien era lì, con varie fasciature sulle braccia e davanti a lui un manichino semi distrutto. Osservava come ogni colpo assestato contro il fantoccio lo deformava fino a renderlo un ammasso di paglia e legno impossibile da riutilizzare.

‘’Darrien…’’- disse la ragazza.

Il ragazzo si voltò con irritazione per essere stato interrotto durante l’allenamento. Non appena notò Arilyn con le guance e gli occhi arrossati l’espressione adirata si ammorbidì appena.

‘’Che sei venuta a fare qui, non vedi che sono alquanto impegnato?’’- domandò Darrien con freddezza. Il suo tono era simile a mille spilli di ghiaccio che penetravano nella pelle.

‘’Io…Io sono venuta per parlarti.’’

‘’Mi dispiace, ma ho altro da fare. Sono ancora adirato per quello che hai fatto.’’- rispose senza espressione e si voltò per tornare al suo allenamento, ma Arilyn lo trattenne per un braccio con forza. Il ragazzo la fulminò con lo sguardo costringendola a lasciargli il braccio:

‘’Scusami…non volevo essere invadente, ma devi ascoltarmi, per favore…’’- rispose lei.

‘’Avanti, ma non rubarmi troppo tempo.’’

Arilyn fece un lungo respiro per riordinare i pensieri e impostare il discorso, cercando di non far trasparire la sua agitazione di fronte la persona che amava e allo stesso tempo gli incuteva timore. Quando la calma si ripresentò disse:

‘’ Darrien, so di averti deluso per ciò che ti ho nascosto. La verità è che per non apparire debole ai tuoi occhi, ho deciso di… ho deciso di fingere di aver sconfitto Bregoldir. Sono stata stupida a mentirti, e a lasciare che al castello tutte quelle persone mi reputassero la sua assassina e la loro salvatrice. Perdonami."

Il ragazzo sembrò essere colpito dalle sue parole, nonostante riuscisse a restare inespressivo. La ragazza ricambiò il suo sguardo accennando ad un sorriso. Quel momento venne interrotto proprio da Darrien che le passò vicino senza nemmeno degnarla di un saluto.

L’imbarazzo di Arilyn venne sostituito da una scarica di rabbia improvvisa che avvampò sul suo viso:

’Ingrato!’’- urlò la ragazza con le guance rosse e gli occhi che sembravano infiammarsi di odio incontrollato. Una luce abbagliante iniziò ad avvolgerla.

‘’Sei solo un ingrato, Darrien. Io ti chiedo di perdonarmi e ignori completamente la mia richiesta. Sei troppo orgoglioso per accettare le scuse di una semplice ragazza?’’
Arilyn era fuoribonda, le vene sul suo collo erano gonfie e pulsanti, il viso contratto nella rabbia più incontrollata di sempre e le lacrime le rigavano le guance. La ragazza scattò verso Darrien per colpirlo al volto con un fascio di luce e prontamente il ragazzo lo evitò spostandosi a destra. Un lampo accecò il giovane per pochi secondi, ma non bastarono ad Arilyn per colpirlo al petto. Lui era più agile e, come un fantasma, comparve alle sue bloccandole le braccia dietro la schiena.

‘’Lasciami andare. Cosa c’è, il tuo orgoglio non ti permette di perdonarmi?’’

‘’Basta Arilyn, per favore…’’- disse Darrien con tono di malinconia, accompagnato da un sospiro. Quel ‘’per favore’’ fece calmare lentamente la giovane e il potere pian piano svanì.
‘’Non è l’orgoglio che mi impedisce di perdonarti, non fa per me. Però Arilyn…’’ Il ragazzo lasciò andare la presa e si trattenne nel continuare. I suoi occhi era lucidi, come se bastasse poco per farlo piangere.

‘’Io ho perso fiducia in te. Senza di quella, non posso perdonarti.’’

Quelle parole sembravano echeggiare nella sala così tanto da renderle assordanti. Darrien abbassò la testa e si diresse nel suo alloggio, cercando in tutti i modi di non farsi vedere debole. Un silenzio angosciante, nessun rumore percettibile. Tutto sembrava ovattato alle orecchie di Arilyn, tutto privato del suo suono. Un battito sordo. Un battito di un cuore così impercettibile da sembrare assente. Il mondo attorno la ragazza si spense, e l’oscurità l’avvolse nuovamente, togliendole ogni forza.
Cadde sulle proprie ginocchia, mentre nelle sue orecchie sentiva ancora quelle parole.

 ‘’Ho perso fiducia in te. Non posso perdonarti.’’

D’un tratto un mano sfiorò il volto della ragazza, destandola dal suo stato di catalessi. Una folta chioma nera e riccia, occhioni scuri e un sorriso che avrebbe sciolto il cuore. Era Aithwen, comparsa senza farsi notare. La ragazzina strinse Arilyn in un lungo abbraccio, continuando a sorridere e cercando di farla sorridere di nuovo.

‘’Ho ascoltato tutto Arilyn…’’- disse improvvisamente la ragazzina appoggiando la fronte a quella di Arilyn, per poi allontanarsi leggermente.

‘’Dove ti eri nascosta?’’- domandò lei.

‘’Dietro una delle colonne. E per la prima volta ho visto il tuo potere, è magnifico.’’- rispose la ragazzina tenendo saldo il sorriso sul suo volto. La giovane, dopo essersi asciugata le lacrime, uscì dalla sala degli allenamenti a testa bassa, seguita da Aithwen che la osservava quasi impotente. Giunti al loro alloggio, Arilyn cadde a peso morto sul letto, restando con gli abiti che riportavano i segni della sconfitta. Una sconfitta morale.

‘’Vorrei poterti aiutare Arilyn…Ma come? Dimmelo ti prego…’’- disse fra sé e sé la piccola Aithwen, provando ad immaginare il dolore che stava provando la sua amica. Un dolore indescrivibile.

Mentre ad Huvendal si respirava un po’ di libertà e serenità, al Picco dove la fortezza della Regina di Ghiaccio si ergeva imponente e minacciosa, l’aria era impregnata di odio e disappunto. Tyrahieh scrutava la valle sottostante e Huvendal. Quest’ultimo le fece venire una scarica di furia cieca, così forte da farle distruggere il muretto di vetro dell’altana dalla quale era affacciata.

‘’Quell’incompetente di Bregoldir. Farsi sconfiggere da una mocciosa insignificante come Arilyn è da stolti. Era il mio uomo migliore, un grande stratega e alla fine si è fatto battere con facilità.’’

‘’Mia Regina, la sua morte sarà vendicata e la testa di Arilyn esposta come trofeo.’’- esordì Liedin comparendo dal nulla alle spalle della sua Regina, diversa da quando il potere oscuro del Ghiaccio era in possesso del suo corpo e della sua mente. I capelli era più corti e madreperlati, il suo corpo più snello e slanciato, protetta da spalliere di ferro, bracciali di cuoio e ginocchiere fatte dello stesso materiale. Nei suoi occhi c’era solo odio e voglia di vendicarsi per essere stata esiliata. L’origine del suo odio era Arilyn, la ragazza che ha odiato fin da subito quando ha messo piede ad Huvendal.

‘’Noto nei tuoi occhi la mia stessa sete di sangue. Vedere quei miseri popolani, quei moscerini, essere schiacciati e soffocati dalla forza del nostro potere ci renderà invincibili, e ogni altro regno si inginocchierà a noi, supplicandoci di risparmiarli.’’- esordì la Regina, con un ghigno malvagio che la rendeva inquietante nella penombra.

‘’Sì, mia Regina. Huvendal soccomberà, come tutti i regni alleati ad esso.’’- rispose la ragazza.

‘’Vai Liedin, raduna i Taurus, rendili più letali possibile e semina la morte. Macchiati del loro sangue.’’

Un bagliore bianco si sprigionò attorno alla regina, rigenerando il suo volto e il braccio. La donna si rallegrò della sua guarigione, iniziando a ridere diabolicamente:

‘’Cosa le suscita tanto divertimento, mia Regina?’’

‘’E’ tempo che Searlas comprenda cosa significhi realmente perdere.’’- rispose lei. La megera protese le mani verso il cielo e, come se fossero preda di spasmi involontari, si illuminarono di bianco splendente. D’un tratto, il cielo iniziò a tuonare, accompagnato da saette che squarciarono le nuvole e da un vento impetuoso.

‘’Ammira l’immenso potere del ghiaccio.’’

La neve, che prima cadeva in leggeri fiocchi, si tramutò in una devastante tempesta di grandine. I suoi chicchi erano grandi come una balla di fieno e, nonostante la mole, la loro discesa era rapida. Huvendal venne investita brutalmente; le mura del regno non ressero all’impatto e si frantumarono in cumoli di pietra che, a loro volta, colpirono le case e gli abitanti. Urla disperate si udivano dal castello e le Guardie piombarono all’esterno. Quel che videro fu solo una distesa di cadaveri e detriti, prima di essere colpiti anche loro dalla grandine, che sfondò l’ingresso, il tetto e alcuni alloggi. Arilyn e Aithwen si svegliarono di soprassalto, allarmate dal caos che c’era nel castello. Anche il loro alloggio era in parte crollato.

‘’Muovetevi con quelle barelle, non possiamo lasciarli morire qui!’’- disse una delle guardie cercando di estrarre due allievi feriti da sotto una trave, aiutato da altri compagni. Quella Guardia era Darrien, con alcuni rivoli di sangue che gli macchiavano la fronte. Non appena vide Arilyn e Aithwen, ordinò loro di correre nella sala del trono.
‘’Veloci, non c’è altro tempo da perdere.’’- urlò Darrien alle ragazze.

‘’Permettici di aiutare.’’- rispose Arilyn cercando di rimuovere qualche detrito dal corridoio. Il comandante le prese la mano, fermandola e poi la baciò con forza, quasi a voler fondere le sue labbra con la ragazza.

‘’Adesso vai, non voglio che ti accada nulla.’’- rispose il ragazzo con determinazione.

Le due giovani, non potendo fare altro, si diressero nella sala, ma la calca delle guardie e degli altri allievi divise Arilyn dalla sua amica. D’un tratto la ragazza venne investita da una tremenda esplosione e andò a sbattere con la testa contro una colonna, perdendo conoscenza. Grida distanti, esplosioni continue, detriti che si accumulavano, polvere e sangue erano gli elementi che facevano parte di un quadro che rappresentava solo la morte in tutta la sua temibile presenza.

Un vento gelido e pungente si fece largo nel castello, congelando ciò che incontrava sul suo cammino. Arilyn si svegliò dal suo sonno, con il che le colava sul viso, imbrattandole le mani e gli indumenti. La sua vista era ancora offuscata dal violento colpo ricevuto e a malapena riconosceva il luogo.

‘’Che cosa abbiamo qui? La prediletta di Searlas. Ma guardati, così debole, piccola…Indifesa.’’- disse una voce carica di odio. La ragazza si rese conto di essere in pericolo, ma le sue gambe non riuscivano a muoversi, così come tutto il corpo.

‘’L…Lie..’’

‘’Oh, cosa ti succede? Sei diventata balbuziente?!- provocò nuovamente la donna. ‘’Complimenti, mi hai riconosciuta nonostante l’urto che hai preso.’’

Liedin era lì, immobile e a pochi passi dalla sventurata giovane. Nella sua mano stringeva un pugnale fatto interamente di ghiaccio, destinato ad uccidere la sua vittima. La spregevole donna afferrò Arilyn per il collo e la guardò dritta negli occhi:

‘’Ho atteso così tanto per vederti soffrire. Ho atteso a lungo nel vederti inerme, debole e indifesa come un cane bastonato. E adesso posso finalmente macchiarmi del tuo sangue.’’

‘’Liedin…’’

‘’Oh, ma guarda un po’, hai ritrovato la parola.’’

‘’E’ opera della Regina…Ti ha soggiogato con il suo potere…’’

‘’Zitta maledetta! Avere questo potere… Sentirmi forte e superiore ad ognuno di voi è una sensazione fantastica. E adesso tu assaggerai la fredda lama della morte.’’

La ragazza, con occhi iracondi e il viso solcato da un ghigno terrificante, alzò la sua lama e sferrò il colpo, ma Arilyn riuscì ad evitarlo con le poche forze rimaste nelle sue gambe. La megera urlò per averla mancata. La giovane cercò in tutti i modi di alzarsi e fronteggiarla, ma quel che ricevette fu solo un violento calcio nello stomaco che la fece vomitare sul freddo pavimento del palazzo. Liedin scoppiò una fragorosa risata nel vedere la sua futura vittima soffrire, prima di essere uccisa dalle sue stesse mani.

‘’I tuoi avi saranno contenti di accoglierti.’’- disse la traditrice di Huvendal. Alzò nuovamente il suo pugnale, ma prima che potesse conficcare nel petto della ragazza, la donna venne avvolta da un fumo denso e oscuro. Le urla di dolore echeggiavano nel corridoio. Il suo viso si stava lentamente sciogliendo a causa di quell’ombra oscura. Arilyn in un primo momento si sentiva confusa, ma riuscendo a muoversi lentamente dalla sua posizione, notò il comandante che controllava quell’oscurità. Darrien era accecato dalla rabbia e cercò in tutti i modi di far soffrire Liedin per aver commesso una tale ed effimera azione contro una persona indifesa, ma decise di diminuire la forza del suo potere:

‘’Tu! Tu, Darrien, sarai il prossimo.’’- disse la donna liberandosi dalla nube, mostrando il suo viso tumefatto e ustionato.

‘’Non ci saranno altre vittime. Troppo sangue è stato sparso e troppe vite spezzate. Vattene. Ora.’’

Gli occhi del comandante persero il colore azzurro del cielo, lasciando spazio ad un inteso e penetrante nero della notte. Liedin, adirata si fiondò su di lui con la lama di ghiaccio. Darrien fu rapido e la trapassò da parte a parte con il suo potere. In preda alla collera, la donna affondò la lama nella spalla di Darrien e scomparve, dissolvendosi in cristalli di neve.
Il comandante senza badare troppo al pugnale nella sua spalla, andò da Arilyn e la prese tra le sue braccia:

‘’Darrien…’’

‘’Non una parola. Ho fatto ciò che dovevo. Ora ti porto da Nestor..’’- rispose il ragazzo, proseguendo il cammino tra il labirinto di detriti e ghiaccio. Arilyn, ormai stremata, ferita e stordita, piombò nuovamente nell’oscurità, ma non più sola.

Huvendal, regno ricco di vita e colore, venne brutalmente colpita dalla collera della Regina. Dall’alto del suo castello osservava il capolavoro ultimato, ma non badò molto a Liedin quando comparve al suo fianco, con il ventre bucato.

‘’Huvendal è in ginocchio. Ottimo lavoro con Arilyn, ma mi hai delusa quando ti sei scontrata con Darrien.’’

‘’Era…più forte.’’- rispose lei.

A quella frase, la regina si girò di scatto e afferrò Liedin per il collo, stringendolo, affondando le unghie nella sua carne:

‘’Nessuno è più forte di noi. Ricordalo bene Liedin. Io ti ho dato quest’opportunità e sarà meglio che tu non la sprechi così. O le conseguenze saranno davvero spiacevoli. Adesso vattene e non farti vedere fino a nuovo ordine.’’

La Regina tornò nella sua sala del trono. Le sue creature, i Taurus, si inginocchiarono. Con fredda eleganza, si sedette sul trono e rimase ad osservare il sangue del suo sicario che colava lungo la mano.

Nella fredda e oscura notte, solo una luce splendeva, squarciando il buio. Le fiamme di un regno nemico.

‘’Huvendal, presto soccomberai alla mia vendetta. Arilyn, Darrien.. Le vostre teste verranno impalate all’entrata del mio castello, seguite da tutte le altre dei vostri amici. E tu… Searlas, figlio mio. Tu soffrirai di più. Soffrirai fino ad implorarmi, in ginocchio, di smettere. Il tuo corpo sarà cibo per i miei Taurus e del tuo regno resteranno solo le macerie. Sarà solo un silenzioso cimitero.’’

Con queste parole, la Regina era pronta a sferrare il suo ultimo e devastante attacco ad Huvendal e ai suoi cittadini. Arilyn e Darrien erano solo gli obbiettivi secondari della sua futura vendetta.

Il motivo principale della sua collera era Searlas, suo figlio.

‘’Figlio, preparati a morire.’’


 

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Capitolo 10
*** Unione con le Stelle e Amor perduto. ***


Era l’alba. Un nuovo giorno era appena cominciato ad Huvendal, la luce risplendeva fioca tra le nubi invernali. Un silenzio innaturale predominava nel regno; nessun gioioso canto, nessuna fragorosa risata, nessun rumore di carri trainati da cavalli, solo lamenti di persone ferite nell’orgoglio. Nell’aria c’era ancora l’odore di legno carbonizzato, misto a fumo e sangue. Il castello era stato devastato dalla pioggia gelida, il suo aspetto possente completamente spazzato via. Pochi alloggi, la sala degli allenamenti e la sala di cura di Nestor si erano salvati. In quest’ultimo allievi e soldati feriti. In un lettino, vicino ad una finestra, c’era Arilyn avvolta da bende unte di olio e medicinali naturali.

‘’Darrien, ascoltami, devo estrarre quella lama dal tuo braccio prima che si infetti.’’

‘’Nestor, ascoltami tu, invece. Arilyn se la caverà?’’- domandò il comandante con tono quasi iracondo, osservandola che giaceva lì, su un letto scomodo e rumoroso.Darrien si sedette al lato di esso e prese la mano della ragazza e la baciò. Nestor prese le sue erbe, una garza e un tampone per curare il suo amico.

‘’Darrien, devo assolutamente estrarre la lama, altrimenti non posso..’’
Nemmeno il tempo di finire la frase che il ragazzo afferrò la lama e la tirò fuori dalla sua spalla con un singolo movimento e la fece cadere sul pavimento. Il medico restò impietrito dal suo gesto e con cautela tagliò parte della tunica, tamponando la ferita con una speciale erba in polvere, cauterizzandola.

I minuti passavano e Arilyn era ancora dormiente, mentre l’ansia nel cuore del comandante aumentava, galoppava come un cavallo incontrollato. Il capo medico osserva la scena, provando compassione per la giovane coppia:

‘’Non ti preoccupare, è forte. Guarirà.’’- disse Nestor danno una pacca sulla spalla non ferita del ragazzo e si diresse dagli altri feriti, aiutato da Ryre, ex capo medico, e altri Guardie mediche. Dalla porta giunsero, qualche minuto dopo, Searlas, Sharal, Sindar e Aithwen. La ragazzina dai capelli ricci non riuscì a trattenere le lacrime e si allontanò immediatamente.

‘’Come sta?’’- domandò Sindar.

‘’Lei sta bene, è forte, molto forte. Dove eravate finite?’’-domandò il ragazzo leggermente adirato.

‘’Di che parli Darrien?’’

‘’Oh, per favore, basta scherzare. Tu e Sharal svanite nel nulla per mesi, senza dirci nulla e vi ripresentate qui come avvoltoi pronti a spolpare la carcassa di un animale. Avete aspettato che metà del regno venisse distrutto dalla regina per tornare?’’

‘’Ascoltami bene Darrien, io avevo solo bisogno di ritrovare me stessa perché…Dallo scontro tra Liedin e Arilyn, vecchi ricordi di mia…figlia iniziavano a farsi largo nella mia mente. Lei le assomigliava molto.’’- rispose lei con molta tristezza nelle sue parole e lasciò la stanza a testa bassa. Passarono diverse ore e il comandante si addormentò su una sedia posta lì vicino, con la mano della ragazza nella sua.

‘’D..Darrien..’’

Quella voce familiare destò il giovane dal suo sonno, lasciandolo semi stordito, ma lucido. Sbarrò gli occhi nel vedere Arilyn che, nonostante le ferite e i lividi, sorrideva. Il ragazzo le prese nuovamente la mano e la strinse, per poi avvicinarla al suo viso:
‘’Sono stato uno stupido a lasciarti andare da sola. Non avrei dovuto commettere un simile errore. Che razza di comandante sono se non so badare nemmeno alla persona che amo.’’

Quella frase soprese la giovane. Lentamente decise di alzarsi dal suo lettino, nonostante sentisse tutti i muscoli doloranti. Il ragazzo stava per dire qualcosa ma lei, con un semplice gesto lo fece restare in silenzio. Le loro fronti si incontrarono, i respiri si fusero in uno solo e le loro mani intrecciate come i rami di un albero.
‘’Perdonami se ti ho trattata male nella sala prima. Forse…Forse avevi ragione che il mio orgoglio impediva di accettare la tua azione.’’

‘’Basta Darrien. Ti ho già perdonato quando mi hai salvato.’’

Il ragazzo l’abbracciò, evitando di farle male e sospirò sul suo collo, felice che la sua metà si fosse ripresa dal lungo scontro. Entrambi si diressero verso la sala del trono, ma due figure incappucciate comparvero dall’ombra; una all’entrata dell’infermeria e l’altra alla fine delle stanza. Lo spaventò iniziale si tramutò in sorpresa quando il comandante disse:

‘’Thessalia? E voi cosa ci fate qui?’’

La figura incappucciata si rivelò essere la Regina dei Custodi delle Stelle, bellissima e regale anche con vesti comuni:

‘’Siamo qui per scusarci di come…mio marito si è comportato nei vostri confronti. A nome del mio regno, perdonate la sua insolenza. Non è più lo stesso.’’
‘’Cosa intendi?’’

‘’Crediamo sia sotto l’effetto del maleficio della Regina di Ghiaccio.’’- rispose l’altra figura incappucciata. Sotto quel mantello scuro, comparve la chioma argentea di Alysea, sempre sorridente. Arilyn restò sorpresa da quel sorriso. Nonostante il pericolo incombente, nulla glielo avrebbe strappato.
‘’La Regina ha scagliato un potente maleficio sul nostro re, rendendolo avido di potere. Crediamo sia anche la causa dello scontro che avete avuto con lui e le guardie.’’- riprese la donna dai capelli argentei, avvicinandosi ad Arilyn per sorreggerla.
‘’Vorremmo aiutarvi ma…Il numero delle Guardie è stato dimezzato dalla tempesta di grandine, molti allievi sono feriti e le armi difensive son state distrutte, come le mura del regno. Non possiamo farcela ridotti così.’’

‘’Non siete da soli, parte delle Guardie del mio regno sono rimaste fedeli alla loro regina. Stanno già aiutando il vostro con scorte di cibo, cure e abbiamo preso dall’armeria ogni tipo di arma costruita dai nostri fabbri, comprese armature, stivali, cappe e molto altro.’’
Quelle parole riaccesero una piccola fiamma di speranza nel cuore di Darrien, che condivise la sua felicità con Arilyn.  Intanto, nell’immenso salone, il re era seduto sul suo trono. I suoi occhi tradivano il suo essere serio, la paura, la delusione e l’incredulità ne erano la prova. La corona stretta tra le dita, gli abiti logorati e la mente offuscata da migliaia di pensieri negativi.

‘’Con queste mani dovevo edificare un potente regno, basato sull’amore e privo di qualsiasi danno…Ora le mie mani sono solo sporche del sangue di innocenti. Innocenti che andavano protetti dal loro re, ma hanno trovato solo la morte…’’- questo pensiero aleggiava nella sua mente, unico e indissolubile, offuscandolo dalla reale minaccia di Huvendal. Si nascose il volto nelle mani, evitando altra vergogna che aveva infangato il suo nome.

In quel momento passò Sindar, anche lei malinconica per il tragico evento e notò il re, ricurvo su se stesso. Si avvicinò con passo felpato per poi fermarsi su uno dei gradini della pedana.

‘’Searlas.’’

Il re scattò allarmato, ma riconobbe subito la donna e si lasciò andare sul suo trono:

‘’Sei tornata, finalmente. Hai ritrovato te stessa o il ricordo di tua figlia è ancora vivo nella tua mente?’’- domandò passandosi una mano tra i capelli sporchi di polvere. Era evidente il suo stato d’animo, tanto da non passare inosservata a Sindar. La donna annuì, prima di porgergli una domanda:
‘’Ti consideri il responsabile della morte dei tuoi sudditi, non è così..?’’

‘’Sindar, gradirei che questo evento non diventi un peso per me…Non voglio che il mio popolo mi consideri un vile menefreghista e assassino come mio padre… Ho fatto di tutto per proteggerli ma è come se ogni sforzo fosse stato vano.’’- rispose il giovane re, stringendo il bracciolo del suo trono.

‘’Non mi considero degno di essere Re e non ho il coraggio di osservare quella corona. Se provo minimamente ad avvicinarmi, sento le urla disperate di tutte quelle persone. E continuo a vedere e a sentire il loro sangue sulle mie mani…’’

La donna si avvicinò a lui, posando una mano sulla sua stringendola, per poi appoggiare la fronte sulla sua testa:

‘’Tu sei uno dei migliori re che questo regno possa avere. Il tuo popolo ti ha sempre amato e sostenuto, in qualsiasi momento e io sono sicura che tutt’ora lo farà.’’- disse lei, continuando a stringere la mano del suo re.

In quel momento, un gruppo di Guardie si fermò ad osservare la scena, coperti di polvere dalla testa ai piedi, le loro armature completamente distrutte e i loro abiti logori. Restarono in silenzio ad osservare la scena, fin quando una di loro non esordì:

‘’Concordiamo con quanto detto fino ad ora. Re Searlas, noi combatteremo per lei fino alla morte, per l’onore delle Guardie Merfolk, Navra e tutti i nostri compagni. Per l’onore di Huvendal.’’

Le loro braccia si infiammarono di un rosso splendente, tanto da attirare l’attenzione delle altre Guardie e non solo. Nonostante il duro colpo inferto, nel loro cuore ardeva la fiamma del coraggio e dell’onore che li ha forgiati per affrontare battaglie devastanti.

L’attenzione di Searlas, però, si concentrò su due figure femminili che giunsero dal fondo della sala:

‘’Regina Thessalia, cosa la porta qui?’’- domandò lui alzandosi dal trono.

‘’Come già detto ai suoi allievi migliori, dei Custodi delle Stelle non resta più nulla. Mio marito, da quando ha scoperto il potere della coraggiosa Arilyn, vuole a tutti i costi impadronirsene. Io e la mia fedele Alysea sospettiamo che sia sotto un potente incantesimo della Regina e…per scusarci dell’affronto commesso, vogliamo combattere al vostro fianco. I miei soldati e ogni armamento disponibile sono qui, nel vostro regno.’’- rispose lei, in ginocchio.

Quel gesto e quelle parole mossero le corde del suo cuore, tanto da farlo avvicinare alla Regina dei Custodi. Lui la rimise in piedi tenendole le mani e successivamente fu lui ad inginocchiarsi:

‘’Non inginocchiarti, sono io che devo farlo. Per ringraziare tutti voi.’’- replicò, stupendo i presenti nella sala del trono. Tra lo stupore e quel pizzico di felicità ritrovata, Arilyn si ricordò di suo padre, non avendolo visto da molto. Nonostante le ferite, si avviò verso gli alloggi. C’erano ancora detriti del castello che occupavano parte del corridoio e il ghiaccio aveva inghiottito parte delle colonne portanti.

‘’Buona parte del corridoio è bloccata. Sarà difficile rimuovere i detriti con tutto questo ghiaccio.’’- disse una voce dal tono serio, ma a tratti stanca. La ragazza riconobbe quella voce e corse nella direzione da dove provenne. Giunta sul posto, riconobbe la folta chioma bianca e la postura dell’uomo:

‘’Padre!’’- esordì lei.

L’uomo si voltò, mostrando un viso marcato da occhiaie, ricoperto di cenere. Parte del suo abito era strappato e usato come fascia per sostenere il braccio.

‘’Arilyn, figlia mia.’’

L’uomo si avvicinò rapido e strinse al suo petto Arilyn, incurante del dolore al braccio. Lo stesso fece la giovane, ignorando le ferite e i lividi che aveva sul corpo. Fu un lungo abbraccio e le Guardie che aiutarono lo stratega si allontanarono, in silenzio.  Dopo essersi abbracciati, padre e figlia si scambiarono un tenero sorriso. Vorshan smise di sorridere e guardò sua figlia negli occhi per dirle:

‘’Darrien mi ha raccontato dello scontro con Bregoldir.’’

‘’Quando? Ti avrà anche detto che non sono stata realmente io a sconfiggerlo…’’

‘’Mi ha raccontato tutto quando l’ho visto accompagnarti in infermeria, dopo l’aggressione di Liedin... E sì, mi ha raccontato tutto.’’

‘’Sei deluso anche tu?’’- domandò la ragazza abbassando la testa. Era sicura di ricevere un ‘’Sì’’ come risposta.

‘’No, non lo sono. Hai combattuto per proteggere la persona che amavi e nonostante la tua menzogna…Lo hai fatto a fin di bene. Chi non mente per proteggere qualcuno o qualcosa a cui è legato?’’

Furono queste le parole dello stratega, mentre asciugava il viso della figlia dalle lacrime. Parole inaspettate, ricche di saggezza come quelle di Edan. La ragazza riacquistò il sorriso e con suo padre si diresse nuovamente dal Re. L’atmosfera di disperazione svanì, lasciando posto ad un clima di serenità. Anche il popolo , nonostante le ferite subite, non volle arrendersi.

Con l’aiuto delle Guardie delle Stelle, iniziarono a ricostruire le mura, usando i rifornimenti portati dalla Regina dei Custodi. Con l’abilità delle Guardie, le difese vennero migliorate, soprattutto le mura che vennero rivestite da una spessa barriera di metallo capace di respingere i nemici quando avrebbero toccato la parete; ogni torre difensiva venne rinforzata con cannoni mobili e soldati addetti all’uso. Mentre le mura assumevano un aspetto minaccioso e dure da abbattere, le Guardie Merfolk si occuparono di ricostruire le case andate distrutte durante l’attacco, rendendole più solide. Il castello, invece, assunse un nuovo aspetto: ogni corridoio era supportato da volte ad arco che si univano ad una colonna ogni tre metri circa; gli alloggi furono riparati e le mura rese infrangibili grazie ad una tecnica arcana dei soldati.

‘’Thessalia, vorrei ringraziarti ulteriormente per il tuo’’- esordì Searlas osservando la rapidità dei suoi uomini e dei custodi, ma venne interrotto dalla donna con un gesto della mano:

‘’Searlas, accoglierci nel tuo regno e permetterci di aiutarvi contro quella diabolica megera è già un gesto di fratellanza tra i Custodi e il popolo di Huvendal. I tuoi uomini dimostrano un coraggio imparagonabile e, unito alla fierezza dei miei, possiamo sconfiggerla e che gli Astri mi permettano di riunirmi al mio amato.’’

‘’Lo spero anche io..’’- replicò l’uomo osservando la sua corona ancora sporca di polvere. Ci fu breve silenzio, finché la Regina delle Stelle non sorrise verso Searlas e disse:

‘’Entro domani ogni lavoro sarà terminato.’’

Il Re per poco non fece scivolare la sua corona dalle dita e domandò: ‘’Puoi ripetere, per favore?’’

‘’Sei sorpreso dalla rapidità che hanno i miei uomini, vedo. Ogni lavoro che hanno compiuto nel mio regno è durato meno del previsto. Nel loro cuore c’è un frammento di stelle scomparse secoli fa che gli consente di terminare i compiti loro assegnati. Senza sosta e nessun cenno di stanchezza.’’- replicò con un sorrido pieno di orgoglio.
Il giorno terminò in fretta, nonostante le nubi che oscuravano il cielo, lasciando spazio ad una notte più buia del solito. Come detto dalla Regina dei Custodi, le mura e le case del regno vennero ricostruite in breve tempo, tra lo stupore delle Guardie Merfolk e del popolo huvendaliano. Il castello risplendeva nuovamente, nonostante qualche segno dello scontro era rimasto.

Anche se era notte, nel giardino del Re, Edan era seduto sotto un albero a meditare, con un libro dalla copertina in pelle sulle gambe e un leggero bagliore provenire dalle pagine. D’un tratto proferì:

‘’So che sei nascosta nel cespuglio, mia dolce Alysea.’’

La donna dalla chioma argentea sgusciò fuori dal suo nascondiglio, ancora vestita del mantello nero. I suoi capelli erano un contrasto magnifico con il colore della notte e del suo abito.

‘’Rivelami il tuo segreto, caro Edan.’’- rispose lei sedendosi al suo fianco. L’uomo chiuse il libro e lo sistemò nella sua sacca.

‘’Quale segreto?’’

‘’Come sarebbe a dire? Da quando siamo bambini, tu sei sempre riuscito ad indovinare i miei nascondigli e con il passare del tempo sei diventato più bravo. Qual è il tuo segreto?’’- domandò nuovamente lei avvicinandosi.

‘’Nessun segreto. E’ solo tecnica e molta pazienza. Annullo qualsiasi pensiero che mi distragga, permettendo ai miei sensi di prendere il controllo.’’
La donna sorrise, gli afferrò il colletto della sua maglia ambrata e lo baciò, con desiderio. Prima di baciarlo nuovamente, gli chiese con un bellissimo sorriso:
‘’Credo che i tuoi sensi ti abbiano abbandonato ora, vero?’’

‘’Vero, ma a me non dispiace.’’

E i due si baciarono nuovamente, stretti in un abbraccio ricco di passione, illuminati dalla luce fioca delle lanterne poste sotto gli alberi. Nella parte opposto del giardino invece, rispettivamente negli alloggi, Darrien era nella stanza di Arilyn, ad attendere che entrasse. Quando la porta scattò, il comandante sorrise.

‘’Darrien? Come mai sei qui?’’

‘’Thessalia mi ha detto di consegnarti quel piccolo baule. Non mi ha voluto rivelare il suo contenuto e io rispetto le decisioni.’’- rispose lui, tenendo le braccia dietro la schiena. Il sesto senso della giovane, però, le fece corrugare la fronte e disse:

‘’Nascondi qualcosa, fammi vedere.’’

Cercò di afferrare ciò che il ragazzo nascondeva dietro la sua schiena, ma si ritrovò con le spalle al muro, seguita dal comandante. Senza preavviso, poggiò le sue labbra su quelle della ragazza, tenendole il viso con due dita. Le loro labbra si allontanavano e incontravano con tale rapidità da lasciarli senza fiato. I loro volti erano arrossati, mentre si baciavano con frenesia e il comandante con maestria baciò il collo, la spalla e ritornò sulle labbra, mordendole. I loro flebili gemiti furono l’unica sinfonia che si potesse sentire. Le loro mani si incontrarono, intrecciandosi come rami di un albero per poi allontanarsi per esplorare la pelle nascosta dagli abiti ingombranti. Si desideravano più di ogni altra cosa, dal primo momento che si videro, dal primo momento che i loro occhi si incrociarono. Stavano per svestirsi dei loro indumenti, quando bussarono alla porta e quel momento intimo venne interrotto nuovamente.

Il ragazzo sorrise mentre osservava quegli occhi smeraldo della ragazza e la baciò dolcemente. Prima di andarsene, le mise al collo la collana con il simbolo della sua stirpe.

‘’Avevi perso questa. Buonanotte Arilyn.’’

Il giovane aprì la porta, lasciando entrare Aithwen, vestita di una magnifica veste bianca con ricami arancioni sulle spalle e all’altezza dei seni. Darrien uscì dall’alloggio, guardando negli occhi la sua amata e richiuse la porta.

‘’Arilyn, ho una notizia incredibile da darti.’’- disse la ragazzina mentre saltellava come una cavalletta.

‘’La tua euforia mi dice che Sivaln è la causa, vero?’’

‘’Mi ha baciata. E tu perché sei rossa in volto?’’

La ragazza sorrise e le sue guance restarono rosse, mentre gli occhi della piccola Aithwen si illuminarono e fece fatica a trattenere la gioia.
‘’E’ il vostro primo bacio?’’- domandò la ragazzina.

‘’E’ il primo che esprimeva pienamente che ci desideravamo più di ogni altra cosa.’’- rispose lei, sorridendo e lentamente dirigendosi verso il letto, dove si lasciò andare a peso morto. Con gli abiti ancora sporchi, le bende e le ferite, Arilyn chiuse gli occhi e si concesse il determinato riposo. Aithwen la raggiunse poco dopo, sciogliendosi i lunghi ricci e appoggiandosi alla sua amica. Tutto era tranquillo nel regno e gli abitanti potevano tornare a dormire, dopo le lunghe fatiche. Solo una persona era ancora sveglia, il Re. Dall’alto del suo balcone, osservava come il suo luogo di nascita, il suo regno, era guarito dalle tremende ferite inferte dalla Regina. Non indossava più il suo abito blu scuro, ma una semplice camicia da notte grigia e un pantalone nero.

La porta del suo alloggiò si chiuse di colpo:

‘’Bontà divina Sindar, un giorno mi farai morire con queste tue comparse. Come uno spettro.’’

La donna si avvicinò alle sue spalle senza proferir parola, adagiando la testa sulla spalla e incrociando una mano con la sua. Searlas restò immobile, confuso da quel gesto così intimo. Lentamente, però, un candido calore avvolse l’uomo, un calore che dalle mani raggiunse il suo cuore. Per molti anni l’unico segno di affetto erano le risate e i canti del suo popolo, ma ora si trovava ad ammirare il panorama invernale, seppur tetro, con una donna che gli stringeva la mano. Il suo cuore palpitava come non mai e osò proferire lui parola per primo:
‘’Da quanto tempo hai desiderato che accadesse?’’
‘’Ho desiderato questo momento quando ho sentito che…qualcosa mancasse.’’- rispose con un sorriso.
Per la prima volta la vedeva con occhi diversi e la vedeva sorridere e questo provocò in lui l’impeto di stringerla a sé, appoggiando la fronte alla sua, mentre le sue dita le accarezzavano le ciocche bionde.
Tutto taceva, la neve ricoprì nuovamente la terra, gli alberi sembravano più grandi con il ghiaccio che li ricopriva dal tronco fino ai rami. Nel suo castello, la regina, osservava disgustata, attraverso la sua sfera di vetro, il popolo huvendaliano. Strinse così forte i denti da farli scheggiare e le sue mani si ricoprirono di sangue nerastro, mentre le sue unghie continuavano a penetrare la pelle delle mani. D’un tratto, alle sue spalle si presentarono Liedin e Toeran. Quest’ultimo, considerato un bellissimo re per il suo fisico scolpito, era diventato una creatura deforme. I capelli, un tempo rosso rame, erano diventati bianchi e folti, facendo sembrare la testa e le spalle avvolte da una criniera; le braccia erano nerborute e, per contrastare il peso,  piegato leggermente in avanti; le mani e i polsi erano avvolti da un denso fumo nero e le cicatrici che aveva sugli avambracci brillavano. L’espressione del suo volto, se così poteva definirsi, era diabolico e i suoi occhi perlacei lo rendevano inquietante.
‘’Nonostante i miei attacchi da ogni possibile confine, loro non demordono. Vediamo se adesso si inginocchieranno al mio cospetto. Mostratemi il corpo!’’- ordinò la megera.
I due scagnozzi tirarono delle corde legate ad un enorme sacco, unto e macchiato. Strapparono il tessuto rivelando un volto grigiastro, coronato da una barba rossa e venature violacee.
‘’Arcal, è questo il suo nome, giusto?’’- domandò la regina a Liedin. La traditrice annuì con un sorriso malefico.
‘’Perfetto. Ora, mio futuro guerriero, ritorna dal regno dei morti e combatti per la tua Regina.’’- disse lei affondando la mano nel foro che aveva sul petto il cadavere, risplendendo di una cupa luce bluastra. Le vene del cadavere da viola divennero azzurre luminose, il foro che aveva sul petto si fuse con il ghiaccio che si stava formando dai tessuti lacerati, sotto le palpebre si formarono dei solchi bianchi e i capelli diventarono grigi. D’un tratto i suoi occhi si riaprirono, mostrando iride e sclere completamente annerite. Con un solo movimento, Arcal si strappò di dosso il sacco dove era avvolto. Come il suo sguardo incrociò quello della regina, si inginocchiò:
‘’Mia Signora.’’- disse, emanando un tenue vapore dalla bocca ad ogni respiro che faceva.
La regina sorrise, mostrando dei denti bianchissimi mentre nei suoi occhi brillavano di malvagità. Iniziò a ridere istericamente, trascinando nella spirale di quel folle momento i suoi scagnozzi. La donna si diresse al suo balcone, osservando dall’alto i suoi Taurus che si azzuffavano l’un l’altro, emettendo ruggiti e grugniti. Appena videro la loro ‘’madre’’ si fermarono, successivamente seguiti dai cento uomini di Torean, entrambi ricoperti dal ghiaccio e deformi come il Re.
’Oggi è un grande giorno. E’ il giorno in cui Huvendal si inginocchierà alla nostra supremazia. Ho giurato eterna vendetta al Re Searlas per avermi esiliato e adesso lui pagherà con il sangue. La sua testa sarà esposta come trofeo e il regno verrà ridotto ad un cumulo di pietra e legno. Gioite con me. Huvendal cadrà e il ghiaccio regnerà.’’
Un folle e fragoroso ruggito provenne da tutte le bestie di ghiaccio e dai soldati, così all’unisono da sembrarne uno solo.
‘’Liedin, vieni qui.’’- ordinò la donna con un cenno del dito artigliato e scheletrico. La traditrice subito si presentò al cospetto della sua signora. Non c’era più umanità nel suo aspetto, era solo un involucro di vendetta e rancore represso.
‘’Tu, Torean e Arcal comanderete l’esercito dei Taurus, mentre io mi occuperò dei Taurus del Picco.’’
‘’Mia Signora, è sicura della scelta? I Taurus del Picco sono ancora instabili e abbiamo cercato di governali e-‘’
Lo sguardo torvo delle Regina paralizzò la ragazza istantaneamente:
‘’Non voglio lamentele da parte tua. Farai come chiesto o farai la fine di ogni soldato che ha osato intralciarmi. E ora vai, fate in modo che diventino impossibili da abbattere, usate tutto quel che trovate nel castello per renderli inarrestabili e letali.’’- disse lei alzando la testa, mentre un leggero spiraglio di luna le illuminò il volto. Lei istintivamente coprì il cielo con altre nubi cariche di pioggia. Era quasi impossibile vedere il suolo, se non fosse che i Taurus brillassero, grazie al potere donato dalla loro creatrice.

Liedin subito si diresse nell’armeria, seguita da Torean e Arcal. La megera, intanto, osservava le sue creature riprendere la loro zuffa, nonostante i soldati cercavano di calmarli. Il suo sorriso era intriso di malvagità pura e le vene della sua pelle bianca iniziarono ad annerirsi.
‘’Il potere del ghiaccio ora sarà devastante.’’

‘’Sei sicura che il ghiaccio sarà realmente devastante?’’- domandò una voce suadente.

La Regina si girò di scatto, scrutando ogni angolo della sala per comprendere da dove provenisse quella voce a lei familiare. Entrò nella sala e uno strano calore la pervase. Improvvisamente, un suono simile ad una torcia che si accende, comparve un uomo da lunghi capelli bianchi che gli ricadevano sulle spalle, occhi ambrati, viso liscio e sensuale. Era avvolto da un lungo abito rosso e grigio fumo, con poche parti di una armatura che sembravano ossa dagli spigoli aguzzi fuse tra di loro, e sembravano vibrare di vita propria dovute alle venature arancioni.

‘’E’ quasi passato un anno e tu non hai avuto ancora vendetta su tuo figlio. Mi deludi.’’- disse con una risata di scherno. La donna cercò di artigliargli il collo, ma lui scomparve in un vento di schegge ardenti e ricomparve alle sue spalle, puntandole alla schiena una lama che sembrava unicamente fatta di polvere incandescente.
‘’Che cosa vuoi, Gallart?’’

‘’Nel corpo a corpo sei ancora una lumaca. Ad ogni modo, sono venuto solo per dirti che il tuo potere non ha speranze contro il popolo huvendaliano. Specialmente se tra loro c’è una Eulkan Aanekhi.’’

La Regina aveva il volto deformato dalla rabbia ed era innervosita dalla presenza di quell’uomo e dal suo linguaggio colto. Le pupille si annerirono completamente, lasciando solo due puntini bianchi. Quando lui la osservò, la schernì nuovamente con una risata aggiustandosi una ciocca della chioma bianca dietro l’orecchio:

‘’L’odio che provi per me non mi sorprende affatto. Dicevo che tra loro c’è l’Eulkan Aanekhi, ovvero un Araldo della Luce. Accade ogni mille anni che persone nascono con questo tipo di potere proibito. Proibito proprio perché se, usato correttamente e al massimo, risulta devastante tanto da incenerire regni o foreste secolari. E il ‘’figlio’’ del re è un Isedavar, quindi avrai problemi..’’

‘’Vattene.’’- esordì la donna afferrandogli la spalla, ma lui scomparve con una vampata di fuoco per ricomparire sul trono della donna.
‘’Un po’ scomodo e fin troppo freddo per i miei gusti. Stai in guardia da loro.’’- disse sorridendo, ancora una volta prendendola per i fondelli.
La Regina, in preda ad una folle scarica di ira, sferrò un potente turbine di ghiaccio verso Gallart, ma lui svanì ancora nelle fiamme e il turbine distrusse il trono, riducendolo in mille pezzi.

La notte passò rapida, seppur le nuvole confondevano la nascita di un giorno dall’altro. Nel castello già si sentivano voci rumorose, metallo stridente e passi assordanti, tanto da svegliare Arilyn. Nelle sue condizioni, decise di farsi una doccia rapida e scoprire ciò che il baule donato da Thessalia contenesse. Dopo essersi asciugata e messa a suo agio, tolse il lucchetto appoggiato sul legno e aprì. Restò incantata dal suo contenuto: un caftano di seta nera che sfumava sul bordeaux partendo dalle spalle e diventando una sola tonalità sul busto, terminando all’altezza del ventre la sua lunghezza. Gli avambracci era protetti da bracciali in cuoio e con un rinforzo in metallo, leggeri come delle piume. Un pantalone con una cintura di pelle e gli stivali dello stesso materiale con la punta e il tacco in ferro. Il baule non era molto grande dall’esterno, ma al suo interno sembrava entrarci di tutto.

L’ultimo indumento che trovò Arilyn fu una lunga giacca, anche essa nera, che arrivava ad altezza ginocchio aperta sul davanti. Sui polsi c’erano delle spille raffiguranti il simbolo dei Custodi, così come sui sei bottoni della giacca. Proprio in quel momento Aithwen si svegliò, con i ricci che le ricadevano sugli occhi, rendendola buffa. Non appena vide la sua amica vestita in quel modo, restò a bocca aperta:
‘’Arilyn sei… Non trovo le parole per descriverti. La Regina delle Stelle è stata così gentile con tutti noi, nonostante non avessimo fatto nulla.’’

‘’Lei è disposta a tutto per poter spezzare il maleficio che tiene prigioniero il suo amato e noi dobbiamo fare il possibile per aiutarla.’’- rispose Arilyn sistemandosi la collana del suo popolo natio. La piccola Aithwen sorrise e si vestì rapidamente anche lei, e insieme uscirono dall’alloggio. Entrambe si diressero verso la sala Antares, seguendo il frastuono che emettevano i soldati e gli allievi. Tutti erano vestiti con abiti magnifici, che donavano loro l’aspetto di intrepidi guerrieri e i colori degli abiti si mantenevano sulle tonalità scure. Giunte nella sala degli allenamenti, nulla era cambiato ma ogni scaffale dove erano posizionate le armi bianche e da fuoco, era più ampio e occupava diversi spazi delle pareti.

Nonostante la calca, Arilyn riusciva a scorgere al centro della sala il Re Searlas e la Regina dei Custodi, e al loro fianco i rispettivi e futuri comandanti, tra cui Darrien. La giacca nera, aperta e lunga fino ai polpacci rispecchiava in pieno l’élite Merfolk, nonostante sotto ci fosse una canotta in lana. Sulle spalle c’erano protezioni in metallo con lo stemma di Huvendal e di Darnassea, entrambe che si adattavano alla forma della giacca, dando l’impressione di essere un tutt’uno. Il pantalone andava a restringersi verso i polpacci, coperti dagli stivali con la punta e il tacco in ferro. I bordi della giacca e del cappuccio erano tessuti con fili d’argento che andavano ad intrecciarsi come serpenti.  Quando il silenzio si impadronì del luogo, Thessalia si schiarì la voce ed esordì:
‘’Valorosi combattenti di Huvendal. Io sono Thessalia Eldritchdwarf, Regina dei Custodi delle Stelle, e sono qui per aiutarvi, a nome del mio popolo, contro la Regina di Ghiaccio che da anni minaccia la vostra incolumità. Sono qui anche per poter spezzare il maleficio che tiene prigioniero il mio amato Torean. Insieme possiamo sconfiggere quella megera e vivere in pace. Per Huvendal.’’

‘’Per Huvendal.’’- risposero tutti in coro, sprigionando il proprio potere dalle mani.

‘’Per Darnassea.’’- disse nuovamente Thessalia e i suoi uomini, che brandivano delle lance iniziarono a colpire il pavimento, carichi per il futuro scontro e risposero a gran voce:

‘’Per Darnassea.’’

Quel discorso, seppur breve, fece palpitare il cuore di Arilyn, come se stesse per esploderle nel petto e sentiva il suo potere manifestarsi nuovamente, ancora più forte. I palmi delle mani emanavano una fioca luce e, se non fosse stato per la piccola Aithwen, la stanza si sarebbe riempita di una luce abbagliante come quella del sole primaverile. Placatasi l’adrenalina, il re Searlas si schiarì la voce e disse in tono solenne:

‘’L’esercito dei Custodi, composto dagli Arcieri di  sarà guidato dalla Regina Thessalia come generale, mentre i vice generali saranno Ewald Vikhtuln e Eloy Durward. Nelle retrovie, come guaritori, Alysea e Alcander. L’esercito di Huvendal, invece, disporrà dell’aiuto di ogni Guardia proveniente dal proprio regno. Guardie Navra, Breckoll, Vaatkaalkey, Katrael e molti altri soldati delle colonie vicino. Ho già informato il secondo comandante Niveral di occuparsi di questi ultimi. Le Guardie Merfolk, l’élite reale sarà comandata da due persone.’’

Fu imprevisto, come una saetta. Solo due persone a comandare un grande esercito di uomini addestrati ad ogni scontro.
‘’Mio Signore, lei cosa farà?’’- domandò uno dei soldati.

‘’Sarò a capo dell’esercito Katrael e Breckoll, con l’aiuto di Vorshan e altri generali. Ad ogni modo, i due comandanti dei Merfolk saranno Darrien e Arilyn.’’- terminò guardando i suoi futuri comandanti.

I due ragazzi, sentendo pronunciare quelle parole, rimasero sbigottiti.

‘’Arilyn, mia cara, non temere. Anche se lo scontro è vicino, ti insegneremo in breve tempo come brandire un’arma. Searlas mi ha raccontato di quello scontro avuto con la Regina e di come sei riuscita ad impartire ordini efficaci.’’- intervenne Thessalia.

Tutte le Guardie, sentendo la testimonianza della Regina degli Ellsanoris, sorrisero alla ragazza e si inchinarono leggermente per ringraziarla.
Stava succedendo tutto così in fretta, come un tornado, e la ragazza si sentiva spaesata e allo stesso tempo felice, perché qualcuno aveva preso in considerazione il suo ‘’eroico’’ gesto. Il re di Huvendal, con un cenno della mano, invitò la ragazza e di mettersi al fianco di Darrien. Il ragazzo le sorrise e sussurrò:

‘’Sono sorpreso. Non perché ti abbia scelto come comandante, ma perché combatterai al mio fianco. Devo ammettere che Vorshan ha fatto un ottimo lavoro.’’

‘’Di cosa parli Darrien?’’

‘’Ha cresciuto una ragazza degna di far parte dei Merfolk e, nonostante i nostri poteri, nessuno ci ha considerato una minaccia. Sono fiero di averti con me e spero di averti al mio fianco ogni giorno.’’

Oltre all’adrenalina e alla sorpresa inaspettata, le parole del ragazzo le diedero il colpo di grazia. Il suo cuore stava per esplodere e i suoi occhi stavano diventando lucidi. Un giovane soldato, membro di una delle più grandi élite militari, oltre al suo alone di mistero e ai suoi occhi che splendevano come il topazio, aveva scelto lei per guidare l’armata. Aveva scelto lei come compagna e nessun’altra. La sala si stava svuotando lentamente, mentre i due ragazzi, Searlas e Thessalia discutevano di un piano.

‘’C’è un problema, però. Non abbiamo armi a sufficienza per arrestare i Taurus del Picco.’’

‘’Taurus del Picco?’’- domandò il Re, stupito.

‘’In uno scontro, venimmo attaccati da Taurus due volte grandi quelli normali. Erano di ghiaccio, ma il colore tendeva a sfumare sul blu notte. Prima di svenire, ho sentito da parte dei Silenti che quel ghiaccio era chiamato Iglis. I Taurus di ghiaccio possiamo batterli con il fuoco e le carabine, ma per loro serve qualcosa di pesante.’’- rispose Darrien alla domanda del suo Re, continuando ad osservare la mappa.

‘’Tu hai incontrato i Silenti? Parli dello scontro dove hai quasi perso la vista?’’- domandò nuovamente il Re, perplesso. Il suo sguardo interrogatorio era a tratti anche da condanna. Quel breve momento di dialogo venne nuovamente interrotto da diverse nubi violacee formarsi nel centro della stanza, mostrando creature dalla pelle lucida e grigia, capelli bianchi e disegni dello stesso colore che attraversavano le braccia e il petto.
‘’Faolan? Sei ancora vivo?’’

‘’Non sono affatto sorpreso dalla tua domanda, buon vecchio Searlas. Sì, sono ancora vivo, per fortuna. Noi Silenti riusciamo a riprenderci facilmente. Siamo solo qui per donarvi parte dei nostri poteri. Non vogliamo intrometterci né tanto meno combattere. Fin troppe vite son state spezzate e il nostro regno ne paga le conseguenze. Tua madre è adirata per quello che le hai fatto e siamo a conoscenza del suo nuovo esercito.’’

Mentre il capo dei Silenti parlava, i suoi uomini stavano pronunciando antiche formule contro le varie armi che erano appese agli scaffali. Faolan notò le gote del suo vecchio ‘’amico’’ arrossarsi violentemente, rendendosi conto anche dello stupore delle persone presenti.
‘’E’ meglio che tu dica la verità. Dì loro chi è la Regina.’’- disse nuovamente il capo e contemporaneamente i suoi soldati avevano terminato di infondere energia alle armi. Così come erano comparsi, così svanirono nella loro nube viola.

‘’Cosa intendeva con ‘’Dì loro chi è la Regina’’? E’ il nostro nemico o sbaglio?’’- domandò Thessalia cercando di scrutare il volto del Re huvendaliano.

‘’La donna che ci minaccia da anni, non è solo una regina vendicatrice. E’ mia madre.’’

Un silenzio angosciante, occhi sbarrati dallo stupore e colpevolezza sul viso del Re. Arilyn si avvicinò lentamente verso di lui, ma l’uomo le ordinò di restare ferma con un cenno della mano. Il buon uomo guardò negli occhi Darrien, per poi incrociare quello della ragazza e, infine, della Regina degli Ellsanoris. Un sospiro affranto venne emesso da Searlas:

‘’Mi dispiace di averlo tenuto nascosto per così tanto tempo. Suppongo che anche tu, Arilyn, ti sia ritrovata nella mia stessa situazione…Sai dunque cosa si prova.’’
‘’Chi non mente per proteggere qualcuno o qualcosa a cui è legato?’’- domandò la ragazza, ricordandosi le parole di suo padre. Furono utili, tanto da far ritornare il sorriso al re. Thessalia, invece, era ancora perplessa:

‘’Searlas, mio caro, loro come sapevano del tuo segreto?’’

‘’Il popolo dei Silenti è in grado di fare tutto, ma è difficile poterlo spiegare in parole povere.’’- rispose lui, sistemandosi il mantello e dirigendosi verso il suo plotone, ma prima di varcare la porta del salone, disse ai due ragazzi di iniziare ad addestrarsi con due spade particolari donate dagli Ellsanoris, costruite solo per loro. La Regina si ricordò delle spade e porse loro due foderi, con incisioni sul legno con i rispettivi colori: argento per Darrien e oro per Arilyn.  

Fu il comandante a sfoderare la spada per primo, rivelando una magnifica lama nera, ricurva verso la punta e dall’aspetto minaccioso. L’elsa, invece, presentava una effige di un lupo e il pomolo era ovale. D’un tratto la spada del comandante venne avvolta da una nube di fumo denso come la notte, prendendo la forma della lama.
La curiosità prese il sopravvento e anche Arilyn sfoderò la sua spada. Un bagliore accecante fu la prima cosa che si manifestò da dentro il fodero, durando per qualche secondo. Quando la luce svanì, Darrien e la ragazza furono sorpresi nel vedere che la lama sembrava una lastra di ghiaccio color cremisi, dura al contatto e ben affilata. L’elsa si fondeva con la lama, rendendola un tutt’uno e sembrava che scorresse un turbine di fasci arancioni come il sole al tramonto.

‘’Ho chiesto a due miei fidati fabbri di costruire queste spade particolari. Darrien, la tua è stata forgiata con la scintilla di una stella nera, dandogli quell’aspetto tenebroso e elegante allo stesso tempo. L’effige si addice al tuo carattere, agisci come il capo branco dei lupi delle nevi. Arilyn, mia cara, la tua spada è stata forgiata con una lama e una scintilla proveniente dal sole, ecco perché quelle luminescenze arancioni. Sono solo vostre e di nessun altro.’’

‘’Perché tutto questo Thessalia?’’- domandò Darrien sistemando la sua spada dietro la schiena.

‘’Vi ho già spiegato il motivo…’’-esitò nel continuare la regina degli Ellsanoris.

‘’Nei tuoi occhi percepisco odio e sete di vendetta, ma anche paura e amore. Odi il tuo amato per quello che è diventato e vuoi vendicarti della Regina di Ghiaccio, ma allo stesso tempo continui ad amare Torean e hai paura di perderlo. Queste spade in realtà appartenevano a voi due, vero?’’- domandò il comandante con tono serio.
‘’Come fai a dirlo, Darrien?’’

‘’Il mio potere non si è mai unito ad un’arma bianca o da fuoco. Questa spada è sua e ha riconosciuto la maledizione che ci affligge, ecco perché è diventata una lama d’ombra. Mentre la spada di Arilyn ricorda il tuo coraggio e l’indomabile fierezza che avevi da giovane. L’ho notato subito che questa non era opera di un fabbro, alchimista o mago.’’- rispose.

Thessalia rimase stupita dalla sua acuta perspicacia, così tanto da vergognarsi del suo comportamento inappropriato. Una Regina che mentiva per nascondere le sue reali intenzioni, soprattutto i suoi sentimenti, evitando così di esserne influenzata.
‘’Apprezziamo il tuo gesto, e vedrai spezzeremo il maleficio che affligge il tuo amato.’’- intervenne Arilyn con un dolce sorriso da far ristabilire la quiete nella sala. La donna ricambiò il sorriso e si asciugò le guance rigate dalle lacrime.

Passarono alcuni minuti e Arilyn fu pronta all’addestramento con la sua spada, che continuava ad emanare flebili bagliori arancioni. Senza alcun preavviso, il comandante piombò fulmineo su di lei con un montante, che venne, però, bloccato con una prontezza di riflessi sorprendente. La ragazza contrattaccò con un diritto tondo, scontrandosi contro il forte della lama. Fu in quel momento che la spada della giovane venne avvolta da un bagliore bianco, diventando essa stessa la lama. Il comandante non restò sorpreso, dato che la sua spada fece lo stesso:
‘’Arilyn, sei sicura di non aver mai brandito una spada?’’

‘’No, e sono sorpresa con quanta agilità riesca a padroneggiarla. Credo sia lei a governare i miei movimenti.’’

Darrien approfittò di quel momento per eseguire un mulinello tondo, fermandosi a pochi centimetri dal collo della giovane.

‘’Mai distrarsi.’’- disse il ragazzo con serietà, per poi sorriderle e posare la spada nel fodero. Seppur breve fu l’allenamento, Arilyn padroneggiava la spada come un cavaliere esperto, suscitando stupore nella regina degli Ellsanoris. Nel frattempo, a sud del castello dove venivano sepolti i guerrieri, ai piedi di una grande lapide vi era Niveral, con la spada conficcata nel terreno. Le sue labbra screpolate e serrate, tremolanti come fuscelli d’erba, gli occhi arrossati e gonfi presagivano un pianto per lungo tempo negato:

‘’Mi dispiace…Mi dispiace Rhakros… Non sono riuscito a salvarti dal freddo abbraccio della morte. Il mio cuore piange ogni giorno per la tua dipartita. Nel mio petto hai lasciato un vuoto, che cresce senza sosta, consumando la mia anima. Perché hai voluto sacrificarti? Perché?’’
Le sue parole vennero smorzate dalle lacrime, che cadevano incontrollate come la rugiada sulle foglie di prima mattina. Erano, però, lacrime amare. La sua mano si posò sulle incisioni del suo compagno scomparso e riprese:

‘’Non ho ragione alcuna a combattere questa inutile guerra, se non ti ho con me. Quel che rimane di te è sepolto sotto questa grigia e spoglia lapide, e toccarla equivale ad essere trafitto da mille spade ardenti, che lentamente bruciano le mie carni. Le stesse spade che mi trafiggevano il cuore ogni volta che i miei occhi incontravano i tuoi, o le tue labbra che si posavano sulle mie, facendomi perdere ogni contatto con la realtà. Eri l’unico che non andava in escandescenza quando perdevo la pazienza e la calma che avevi nei gesti e nel parlare placavano ogni scintilla di furia che il mio corpo emanasse. Mi manchi, in ogni momento. Ti amo, Rhakros.’’

Le mani del povero Niveral strinsero la lapide, così forte da diventare bianche e il pianto echeggiò nell’aria, ma nessuno sentiva la disperazione che lo stava logorando, così da perdersi nel vento. Sulla scale del cimitero dei guerrieri solo una persona osservava il suo amico gemere dal dolore, e poteva solo compatire la sua sofferenza. Era Searlas, venuto a cercarlo. Prese coraggio e iniziò a scendere le scale in freddo marmo. Ogni passo che compiva il Re, il pianto straziante del suo vecchio amico opprimeva i suoi polmoni, quasi a soffocarlo. Si fermò a pochi centimetri da lui e gli posò una mano sulla spalla:

‘’Mi unisco alla tua perdita, vecchio amico. Il vostro era amore, forte e impetuoso come l’oceano in tempesta.’’

‘’Searlas…Tu sapevi di noi due e-‘’

‘’Sì, fin dall’inizio ho notato attrazione nei vostri sguardi e gesti. Ed ero felice per voi. Ora, brandisci la spada e usa questo dolore come forza. La vendetta non lo ripoterà in vita, ma rendigli onore. Combatti per amore.’’- lo interruppe il Re, inginocchiandosi e estraendo la spada dal suolo umido.
Niveral, con gli occhi ancora lucidi di pianto, afferrò la spada e disse a denti stretti: ‘’Combatterò solo per lui.’’

I due uomini si alzarono ed entrambi si diressero al loro plotone, lasciandosi alle spalle la lapide del generale. Il vento iniziò ad aumentare, trasportando le foglie secche e la polvere con sé, diventando simile ad un ululato, accompagnato dall’imminente sera. I soldati, incuranti della temperatura e dell’oscurità che stava avvolgendo il regno, continuavano ad allenarsi con le loro spade infuocate. Ogni colpo metallico, una vampata di luce che illuminava i loro corpi e il viso affaticato. Nessuno si sarebbe fermato se fosse stato per una delle guardie che, con destrezza, disarmò il suo avversario con un mulinello alto facendogli conficcare la spada nel terreno.
Darrien, incaricato del loro addestramento, con un gesto della mano ordinò a tutti di terminare il duello e di andare a riposare.

Quel colpo eseguito con precisione millimetrica convinse il comandante che il suo plotone era pronto per scontrarsi. Estrasse quella lama scheggiata dal terreno umido e rivolse lo sguardo al Picco della Regina. Sapeva che la megera li stava osservando dall’alto della torre del suo castello, sapeva dell’imminente battaglia che avrebbe decretato il vincitore di una lotta che si protrae da anni e in pochi sarebbero vissuti per raccontarlo.

Dall’alto del suo castello, invece, Tyrahieh osservava soddisfatta il suo esercito di Taurus, diventate bestie incontrollabili e distruttive, pronte a sfoderare la loro potenza contro l’esercito di Huvendal e contro il suo principale nemico nonché figlio.

‘’Tutto è pronto, mia Signora.’’- esordì dal basso del castello Torean, brandendo un martello fatto di ghiaccio del picco.

La perfida donna sorrise all’udir tali parole che le vene della sua pelle pallida assunsero il colore dell’oscurità, giungendo fino sotto le palpebre, donando una colorazione nerastra ai suoi occhi:

‘’E dopo la caduta di Darnassea, anche Huvendal cadrà.’’

La sua risata sadica e malefica echeggiò tra i picchi ghiacciati, facendoli tremare e cadere inermi.



    vvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvv

Salve, miei cari lettori e lettrici. Ci avviciniamo sempre di più alla fine di questo splendido romanzo. Ammetto che questo è uno dei capitoli che ho apprezzato di più. Ed è strano che non abbiate notato dal comportamento di Niveral l'amore che provava per Rhakros. Sì, è vero che i tipi di coppia sono Het, ma i colpi di scena non guastan mai.

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Capitolo 11
*** Tempesta di luce. ***


Era l’alba di un nuovo giorno, nonostante le nuvole grigie avessero completamente avvolto l’azzurro del cielo. Nelle strade del regno, nella piazza del mercato o vicino al castello non si udivano voci, tutto era immerso nel silenzio assoluto, da incutere timore al più coraggioso tra i cavalieri. Le Guardie Merfolk erano poste all’entrata del castello, immobili e possenti nelle loro tuniche da donar loro l’aspetto di statue in ossidiana. Mentre all’esterno non si sentiva alcun ronzio, nella sala del trono qualcuno era già sveglio, assorto in una preghiera solenne.  Un fulgore circondava l’intera stanza e la misteriosa figura inginocchiata, mentre la sua voce diventava imponente tra le colonne marmoree. Sospeso a mezz’aria, si manifestò un portale blu scuro e al suo interno si potevano scrutare le stelle, le varie costellazioni e anche comete. Da quell’immenso portale uscì, con maestosa eleganza, una donna in un lungo abito bianco, con ricami in oro sulle maniche, il corpetto e il cappuccio che le ricadeva dolcemente sulla testa, lasciando intravedere solo i suoi lunghi capelli corvini e parte del volto. Al suo seguito si presentarono due figure maschili, con lo stesso abito ma dal colore più opaco. La donna che proveniva dalle stelle proferì parola per prima:

‘’Ora puoi interrompere la tua lode, mia giovane Regina degli Ellsanoris. Come posso servirti?’’- il suo tono di voce era così calmo da renderla unica.

‘’Ho bisogno del Vostro aiuto, Dea delle Stelle. Ho una richiesta molto importante da fare. ‘’-rispose Thessalia, l’artefice dell’invocazione.

La Dea delle Stelle sorrise dolcemente e con un cenno del capo acconsentì alla richiesta della donna.

‘’In veste di Regina degli Ellsanoris e alleata del popolo di Huvendal, vorrei…sapere se il mio amato può sottrarsi al diabolico maleficio della strega di ghiaccio e permettere al nostro e a questo regno di vivere in pace, così come i paesi confinanti. E’ possibile tutto questo?’’

Le due figure dagli abiti opachi scossero il capo in segno di dissenso, lasciando la parola alla Dea:

‘’Thessalia, mia fedele servitrice, sai bene che non è compito nostro prevedere l’esito finale di una guerra terrena. Possiamo solo prevedere l’imminente inizio, ma mai la fine. Le stelle seguono un loro corso, un ciclo per essere esatti, e noi ci basiamo proprio su di esso. E’ loro volere e noi lo rispettiamo. E, mi dispiace con tutto il cuore, ma il tuo regno ormai è caduto sotto l’incontrollata forza della strega che vi minaccia. Solo in pochi sono sopravvissuti.’’

La donna sentì una forte fitta al petto dopo quelle parole, come se il suo cuore stesse per cedere alla disperazione.

‘’C’è ancora un speranza per il mio amato, Dea delle Stelle Eshreal?’’- domandò lei, con le labbra tremolanti e la voce bassa.

‘’Dipende dal volere delle Stelle, Thessalia. Il suo destino non è stato ancora scritto. Avrai bisogno dell’aiuto dell’Araldo della Luce, un essere potente che ogni mille anni nasce. Sappiamo delle sua esistenza, in questo regno, ma non abbiamo mai avuto occasione di…’’- la donna angelica si interruppe, spostando il suo sguardo verso il corridoio in penombra. La Regina degli Ellsanoris volse lo sguardo nella stessa direzione, intravedendo un piccolo ciuffo rosso.

‘’Non avere paura, non siamo ostili.’’- disse Eshreal con dolcezza infinita, invitando la ragazza curiosa ad uscire dal suo nascondiglio ombroso. Quella ragazza era Arilyn, leggermente arrossata in viso per l’imbarazzo e con solo una tuta. Il volto della Dea, seppur coperto dal cappuccio, da curioso si tramutò in stupore innanzi alla giovane dai capelli rossi.

‘’E’ la prima volta che vedo un Araldo della Luce con i miei occhi. Non immaginavo fossi così incantevole e avessi un viso così grazioso.’’

Quelle parole la fecero diventare paonazza, visto che non si aspettava dei complimenti da una donna che risplendeva di candida luce. La ragazza sorrise appena, cercando di attenuare il rosso acceso delle sue gote e, tenendo la testa bassa, si inchinò:

‘’Perdonate la mia insolenza, non era mia intenzione origliare e mancarvi di rispetto.’’- esordì la ragazza, rendendosi conto tardivamente del suo errore.

‘’Fanciulla, non sono infastidita assolutamente. La tua presenza è ben gradita e, percependo nel tuo animo quel potere tanto potente quanto distruttivo, confidiamo in te per liberare il tuo popolo e il compagno di Thessalia dal maleficio della Regina. Sono a conoscenza degli ultimi avvenimenti che ti avranno scosso e quasi fatta svenire. Condurre un grande esercito al fianco di un Predone dell’Oscurità è un compito impegnativo, ma ti renderà onore ne sono certa. Il mio tempo ormai è terminato. Che le stelle siano con voi.’’- disse la Dea, scomparendo nel portale luminoso.

Thessalia si avvicinò ad Arilyn, posandole una mano sulla spalla e sorrise dicendo:

‘’Per un secondo ho temuto che qualche sconosciuto volesse attaccarci, ma eri solo tu. Per la prima volta la Dea delle Stelle resta sorpresa da una ragazza che non fa parte del nostro popolo. Una figlia dei Thandulircath che combatte per due grandi regni…Basta elogiarli, andiamo.’’

Lentamente il sole iniziò a illuminare i corridoi del castello, le nuvole si erano dissipate seppur non del tutto, permettendo a quei pochi raggi di stagliarsi contro le finestre delle case degli abitanti, illuminando i vari tetti di paglia o pietra. Il sole raggiunse con la sua luce il picco della megera, facendo brillare il ghiaccio e rendendo il luccichio quasi visibile dal regno huvendaliano. La Regina giunse dall’entrata principale, diretta al balcone, dove avrebbe ammirato il suo esercito di cavalieri e Taurus, fin quando non avvertì uno strano calore provenire dal suo infranto trono:

‘’Sono passato solo per augurarti buona fortuna contro il tuo ex-regno, cara sorella.’’- proferì Gallart, seduto con le gambe accavallate e le dita intrecciate sul suo ventre. Il volto della sorella si ricoprì di venature blu e nere, andando a ricoprire le iridi e le sclere. La rabbia nel vederlo le stava lentamente deturpando il viso.

‘’Sempre così nervosa, mai una volta che quel faccino pallido mostrasse un sorriso radioso.’’

‘’Il mio sorriso sarà radioso solo quando avrò sterminato Searlas, Arilyn e tutti i suoi amici. Queste mie mani affonderanno nella loro carne, strapperanno la loro testa e caveranno i loro occhi. Il loro sangue sarà il nutrimento delle mie creature.’’- rispose furiosa la donna, mentre dai suoi occhi fuoriusciva del fumo. L’uomo sorrise in segno di scherno, portandosi una mano alla fronte:

‘’Proprio non comprendi, sciocca di una sorella. L’Araldo della Luce, o meglio Arilyn, è una ragazza tenace. Cosa credi, che non l’abbia vista combattere? E’ goffa, ma nei suoi occhi c’è la scintilla di un sole ardente che obbedisce al suo volere, alle sue emozioni.’’ Lentamente il corpo di Gallart si incendiò, partendo dalle guance ed estendendosi alle mani.

‘’Per darti un esempio di ciò che può fare un qualsiasi potere unito alle emozioni, proverai un leggero dolore al collo che si estenderà al ventre.’’

La donna restò un momento perplessa, mentre la sua pelle si scheggiava, crepava sotto l’influsso del potere oscuro. Improvvisamente si sentì mancare il fiato, seguito da un intenso calore che divenne un dolore lancinante. Gallart fu così rapido da procurale un lungo taglio che partiva dall’esterno del collo fino ad estendersi all’ombelico. Rivoli di sangue iniziarono a scivolarle sul petto, creando sottili rami neri sulla sua pelle ghiacciata finendo poi sul pavimento.

‘’Il tuo potere curerà la ferita all’istante. Ora sai cosa possono fare le emozioni.’’- disse l’uomo, ripulendo il suo pugnale e sistemandolo nel fodero, disgustato dal sangue della sorella.
‘’E tu lo hai fatto per volere di queste emozioni?’’- domandò la donna alzandosi lentamente, mentre la ferita iniziava a richiudersi, seguita da flebili luccichii.

‘’In parte sì, dato che ti ho sempre odiata, sorella.’’- rispose freddamente alla domanda.

‘’E l’altro motivo quale sarebbe?’’

La donna era ancora più adirata per quel gesto; fin dalla nascita non hanno mai condiviso bei momenti e c’era sempre astio nei loro cuori. Quando Gallart sentì quella domanda, un sorriso compiaciuto e freddo si formò sulle sue labbra:

‘’Ho sempre desiderato farlo.’’

Con quelle parole, svanì in una vampata di fuoco lasciandosi dietro un piccolo cratere fumante e parte del pavimento sciolto. La Regina, sentendosi umiliata e deturpata da quel singolo fendente dato dal fratello, ruggì in preda alla collera. Le mani divennero scheletriche, le unghie nere e affilate, i suoi occhi persero il colore originario; il suo corpo, invece, si rivestì di scaglie larghe due dita dalle venature bluastre. Si voltò verso il balcone che si stagliava sulla terra gelida ed emise un secondo gemito rabbioso, cupo e profondo, tanto da farsi sentire anche ad Huvendal. Anche i Taurus si ammutolirono.

‘’Preparatevi, mie creature. Presto vi sazierete con la loro carne.’’- disse la donna con voce quasi demoniaca, mentre dai suoi occhi l’oscurità continuava a fluire fino a riversarsi sul ghiaccio del parapetto, scomparendo al contatto.

I Taurus e i Taurus Iglis spalancarono le loro fauci, emettendo un sibilo che fece inginocchiare i soldati delle stelle, corrotti dal maleficio, a causa dell’acuto suono. Torean e Liedin si inchinarono alla nuova potenza della loro signora per poi calmare le bestie con un singolo gesto della mano. La Regina dissipò la neve sul campo da battaglia, rivelando un sentiero sparso di cadaveri congelati, rami pietrificati e resti di animali. Tutto era pronto e Searlas lo notò; l’immensa nuvola di neve che levitava nell’aria, l’odore di cadaveri marcescenti e quel vento gelido che penetrava fin dentro le ossa nonostante il calore nel castello, erano un presagio concreto: la battaglia stava per incombere e sarebbe stata violenta.

‘’Che cosa proponi di fare Searlas?’’- domandò una voce che lo fece sobbalzare dalla sedia. Era Niveral, appoggiato all’uscio della porta, con la nuova divisa che gli donava un po’ di vigore rispetto alla precedente. Unico particolare della divisa era il simbolo di un pugnale bianco cucito sul braccio destro: era il simbolo di Rhakros. E sulla cintola, infatti, pendeva il suo fodero in faggio bordeaux. Il nuovo generale aveva conservato la sua spada, come unico ricordo dell’uomo che amava.

‘’Propongo prima di tutto che qualcuno bussi alla mia porta, così non morirò prematuramente. Secondo, denoto che tu abbia visto quell’immensa nuvola lì fuori.’’

‘’Sì, e dunque?’’-domandò con un sospiro infastidito Niveral, chiudendosi la porta alle spalle e dirigendosi verso la scrivania del Re, per osservare la mappa. Dalla mappa volse lo sguardo alla finestra.

‘’E dunque è il segnale. Ha finalmente deciso di agire e attaccarci. Sulla mappa ci sono due sentieri: il principale è quello che conduce al suo castello, passando per la foresta dei ladri; il secondo è il più lungo ed evita completamente la foresta. L’unico problema di questo sentiero sono le enormi buche causate dal peso della neve degli ultimi anni e dalla tempesta di grandine. Potremmo anche aggirare la sua avanzata e colpirla di sorpresa e.. Mi stai ascoltando?’’-domandò Searlas osservando il suo amico con la fronte corrugata e gli occhi socchiusi. Il suo sguardo era rivolto verso la foresta e Searlas conosceva bene quello sguardo; strategico e folle fusi insieme.

‘’I ladri usano la foresta solo come luogo per i furti, non gli dispiacerà se verrà bruciata.’’- disse il comandante guardando il Re dritto negli occhi.

‘’Vuoi appiccare un incendio come diversivo?’’

‘’No. Per indebolirli. L’incendio della foresta misto al vento farà in modo di rallentarli e renderli deboli agli attacchi delle balestre, parlando degli Iglis. Per quelli normali le nostre spade e lance sono più che sufficienti.’’ Estrasse dal fodero la spada di Rhakros: seppur scheggiata e la punta spezzata, la lucentezza era magnifica, così come la catena che pendeva dal pomolo, bianca come la neve.

‘’Non sarai dimenticato e ucciderò ogni Taurus che mi si parerà davanti.’’- disse fra sé e sé l’uomo, mentre nei suoi occhi la vendetta repressa scorreva come un serpente viscido, pronto a balzare sulla preda.

Quando la nuvola si dissipò, in lontananza si potevano udire i passi pesanti e tuonanti delle creature di ghiaccio accompagnati da qualche lampo di luce oscura; erano ancora lontani dalla foresta ma quei boati ingannavano persino l’udito più acuto tanto da farli sembrare vicini. Le balestre puntate proprio sulla vegetazione aspettavano solo un colpo di leva per poter scoccare l’arpione infuocato e distruggere le creature fameliche. Nella sala degli allenamenti, invece, Arilyn si allenava nuovamente con l’uso della spada e cercava tecniche nuove per affrontare il nemico. Si avventò sul manichino di paglia colpendolo con un affondo dritto al petto per poi estrarla e successivamente colpire la testa, tagliandola in due parti. Il fantoccio cadde sul pavimento; i colpi inferti bruciarono la paglia ma non il bersaglio, lasciando la ragazza perplessa. Perché la paglia bruciava mentre il fantoccio restava intatto? Avrebbe fatto lo stesso anche con i Taurus? Dubbi che scacciò rapidamente e si dedicò agli altri bersagli con destrezza, anche se tradiva rabbia nei movimenti. Quando giunse l’ultimo fantoccio, Arilyn caricò con tutte le sue energie l’affondo e fu proprio in quel momento che una saetta di luce si sprigionò dalla lama, andando a colpire il manichino che si tramutò in una torcia. La lama continuava a brillare nella sua mano per poi ritornare normale.

‘’Oh per la luce del Sole, quella è la spada che ti ha donato Thessalia?’’- domandò una voce familiare; la piccola Aithwen era entrata poco prima che la spada cessasse di splendere. Sulle sue spalle c’era una lancia dalla punta argentata con un piccolo nastro nero alla base; nonostante la ragazza fosse abbastanza alta, l’arma sembrava più lunga di lei. Indossava una divisa militare bluastra con decorazioni dorate sulle spalle e pettorale. Le gambe erano protette da gambali di metallo leggero sopra stivali di pelle nera. Una cintura di cuoio permetteva alla lancia di restare immobile sulla sua schiena.

‘’Sì, e da quello che ho visto reagisce alle mie emozioni.’’

‘’Posso vedere? Io non ho un potere del genere e vorrei sapere come è.’’- esordì la ragazzina con occhi languidi, fremendo nell’attesa che la sua amica esaudisse la sua innocente richiesta. Arilyn non si sottrasse da quello sguardo e si mise in posa, tenendo ben salda la spada. Pensò a tutto il male causato dalla Regina negli ultimi mesi, alla morte del suo amico Arcal, pensò anche al vile attacco provocato dalla donna che uccise migliaia di persone e demolito le case e parte del castello. Quelle sensazioni come la rabbia, la tristezza e la malinconia fecero scaturire diversi bagliori dalla lama; più la giovane permetteva alle sensazioni negative di farsi largo nel suo cuore, più la luce avvolgeva l’arma, diventando un tutt’uno con essa. Fu in quel momento che Arilyn colpì il manichino con la lama di luce. Una falce brillante incenerì il fantoccio, lasciando solo il supporto di ferro. Nella sala calò il silenzio, lasciando le due ragazze senza parole; quella lama di luce fu sorprendente e nessuna delle due si aspettava un tale evento.

‘’Spettacolare.’’- esordì Aithwen, strofinandosi gli occhi convincendosi che quel che aveva appena visto non era stato un sogno ma la pura realtà.

‘’Ora tocca a te, Aith. Dato che hai la divisa dei Lancieri, qualcosa di spettacolare la saprai fare anche tu, o hai vergogna?’’- domandò Arilyn prendendola in giro in modo gioco.

La ragazzina dalla chioma riccioluta afferrò la sua lancia, si concentrò fin quando non sentì il suo potere scorrere dalla sua anima all’arma; una leggera brezza avvolse la ragazza facendo volteggiare i suoi ricci, mentre restava con le mani strette intorno l’asta. Più il suo respiro si faceva intenso, più il vento nella sala aumentava. Con uno scatto repentino, Aithwen imitò un affondo e dalla punta si sprigionò un devastante vento che fece cadere la base di ferro dove era prima il fantoccio.
‘’Noto che sei migliorata molto con il tuo potere. Sarai ottima per sbaragliare la difesa dei Taurus.’’

‘’Anche Sivaln ha perfezionato il suo potere, o come lo chiama lui dissolvenza variopinta.’’

‘’Perché questo nome alquanto bizzarro?’’

‘’Lo scoprirai presto sul campo da battaglia.’’- rispose la piccola Aithwen, posando la sua lancia nel cinturone sulla schiena. In quel momento, dall’esterno del castello, risuonò una campana; i suoi rintocchi erano cupi e prolungati. Huvendal non aveva chiese o cattedrali con una campana capace di produrre tale melodia e ciò fece allarmare tutti. Nella piazza centrale, le Guardie Merfolk erano in assetto da combattimento con le loro spade, lance, armi da fuoco e balestre puntate sull’invasore: sul suo scudo era presente il sigillo del Regno delle Stelle, mentre il suo corpo era deformato dal ghiaccio e dalla magia oscura della Regina.

‘’La nostra Signora vi ordina di arrendervi e di consegnare Searlas.’’- proferì, mostrando denti marci e una strana sostanza nerastra che gli impregnava le labbra, mentre dalle sue narici usciva un leggero vapore. Dall’immenso gruppo di soldati, si presentò Searlas; il suo sguardo era un misto di stanchezza, rabbia, rimorso e paura, nonostante mantenesse eleganza nei movimenti.

‘’Oh, il coniglio si è svegliato dal suo letargo. Per me sarà un piacere condurti dalla Regina e farti decapitare. Forza, vieni.’’

‘’No.’’

Quel rifiuto sbalordì il soldato deforme per pochi istanti prima che scoppiasse in una risata malefica. La sua bocca era piena di liquido nero, come se fosse sangue raggrumato. Sputò una grossa quantità sul terreno ghiacciato sotto i suoi piedi e riprese:

‘’Sapevo che eri divertente, ma non fino a questo punto. Adesso basta scherzare e muoviti.’’

Senza rendersene conto, la creatura si trovò faccia a faccia con il re; la sua espressione era impassibile, gli occhi vitrei resero inquieto lo scagnozzo. La mano di Searlas andò a posarsi sull’unica parte non ghiacciata; il collo. Iniziò a stringere con forza da far gonfiare le sue vene e fece inginocchiare la creatura:

‘’Io non scherzo con esseri infimi come te. La tua umanità non esiste più e hai scelto di stare con colei che ci minaccia da anni. Potrei perdonarti, ma non conosco pietà per coloro che minacciano le persone a me care.’’

‘’Smettila con queste idiozie. Sappiamo entrambi chi vincerà questa battaglia.’’- la canaglia terminò la frase ridendo come un ossesso. Il grumo nerastro schizzò sul viso del re, sporcandolo. Uno stridore metallico seguito da un colpo secco; la lama del re si conficcò nel petto della creatura facendo piombare il silenzio tra i soldati, ancora in posizione pronti a qualsiasi movimento sospetto.

’Porta i miei saluti alla Regina.’’- disse quasi con un sibilo il Re.

La spada venne avvolta dalle fiamme, facendo illuminare le crepe. Lingue di fuoco si muovevano con avidità sul corpo dell’uomo, così intense da poterne sentire il calore nonostante il vento gelido. Il soldato di ghiaccio iniziò ad urlare e ad imbrattare con il suo sudicio sangue l’arma, cercando di estrarla dal suo corpo in fiamme. Searlas tenne ben salda la presa e affondando il ferro ancora e ancora, fino a trapassarlo. Quando l’essere deforme iniziò a rantolare, la spada venne estratta con brutale forza trascinandosi le fiamme, mentre il cadavere dell’uomo iniziava a spaccarsi e a cadere in vari pezzi. Il Re Searlas ripulì la sua arma, senza badare al sangue che gli colava dalla fronte e ritornò nel suo castello, a testa alta. I presenti bisbigliavano tra loro mentre si dividevano e si dirigevano in diverse posizioni del regno come l’entrata delle mura o sulle torri difensive. Quel momento di stupore durò per poche ore perché Sharal si presentò nuovamente ai soldati; il suo aspetto incuteva timore dato che faceva parte del plotone di sbarramento. Era ricoperta da una corazza lucida, spalliere con effigi di uno spettro urlatore, gambali e stivali dello stesso materiale solo dipinti di nero. I capelli biondi erano raccolti uno chignon e sul suo volto erano dipinti tre simboli sconosciuti. Darrien la notò e non fu intimorito dalla sua stazza; dalla sua venuta nel regno, non si era mai presentata ad un allenamento o si era resa utile nella lotta contro i Taurus. Esordì con un sorriso compiaciuto:

‘’Ora comprendo il motivo della tua venuta ad Huvendal. Ti serviva solo il pretesto per sfruttare la tua armatura e il tuo potere in battaglia.’’

‘’Finalmente! Ci è voluto quasi un anno per rendervene conto?’’

‘’Io lo sospettavo, ma volevo averne la conferma. Mi parlarono che, prima di attaccare, senza alcuna paura ti strappavi un capello e poi urlavi. Questo tuo gesto è sempre stato un mistero per me.’’

‘’Avevo i capelli bianchi e io li odio.’’- rispose lei.

Darrien, sentendo quella frase che sapeva di ridicolo, scoppiò in un fragorosa risata che lo indusse a piangere. Sharal arrossì per l’imbarazzo e quelle risate attirarono anche Arilyn:

‘’Darrien, perché ridi?’’

‘’Sharal mi ha appena detto che si strappava i capelli bianchi prima di attaccare.’’

Anche la ragazza iniziò a ridere, mentre Sharal socchiuse le labbra in segno di rabbia. Ripensandoci poi, considerò anche lei quel gesto ridicolo e risero insieme. Una risata prima di una lunga, estenuante e orribile battaglia non guastò il loro umore.  Nel frattempo, al confine nord della foresta di pietra, la Regina continuava a mutare il suo aspetto; le sue mani, un tempo pallide, era diventate nere come la notte e scheletriche, le unghie erano diventate artigli e sulle spalle si erano formati diversi aculei. La sua bellezza fatale era svanita, lasciando il posto ad una creatura diabolica e terrificante che avrebbe ucciso senza alcun rimorso.

‘’E così il mio messaggero è stato ucciso da mio figlio. Tipico da parte sua, non sa quando è il momento di arrendersi.’’

La donna di ghiaccio ordinò ad un paio di Taurus Iglis di sradicare qualche albero e scagliarlo contro le mura. Obbedirono senza esitazione e scagliarono i tronchi con tutta la loro forza, tale da perforare le nuvole. Dall’alto delle mura alcuni soldati avvertirono dei strani sibili e si resero conto immediatamente dell’attacco; le balestre vennero puntate verso i tronchi e, successivamente, gli arpioni vennero scoccati. Quando le punte di ferro centrarono i tronchi, li fecero esplodere e ciò allarmò altri soldati che si mossero rapidi all’entrata delle mura, posizionando i loro enormi scudi di ferro nero in una lunga fila, lasciando degli spazi per i lancieri e fucilieri. Dall’alto iniziarono a piombare diversi frammenti di varia grandezza con una rapidità tale da far retrocedere i soldati. Le cortecce acuminate si conficcavano fin dentro il terreno, alzando cumuli di neve e ricoprendoli fin sopra il collo.

‘’Ripiegare!’’- ordinò uno dei generali del plotone difensivo, tenendo ben saldo lo scudo sulla sua testa mentre imperversava la tempesta di legno. Uno dei soldati inciampò e venne trafitto sulla caviglia da uno grosso frammento, spezzandogli l’osso. Le sue urla vennero udite dall’altro lato delle mura e Nestor si precipitò subito sul luogo, ignorando completamente il pericolo: una vita era più importante della sua. L’enorme cancellata era rimasta aperta per far uscire gli altri soldati, ma al rientro del commilitone ferito, venne chiusa in fretta nonostante l’imponenza che aveva. Una lunga scia di sangue permeava la neve sotto i loro piedi, mentre la Guardia continuava a gemere dal dolore:

‘’Dobbiamo estrarlo prima che si infetti e dobbiamo trovare Ryre. Resisti e stringi i denti.’’- disse Nestor tamponando il sangue che fuoriusciva incontrollato dalla ferita; due soldati tennero fermo il loro compagno. La scheggia era incastrata tra la caviglia e il piede ed estrarla a mani nude richiedeva troppo tempo.

‘’Portiamolo subito nell’infermeria, aiutatemi con la barella.’’- ordinò nuovamente ai soldati. Recuperarono una barella di fortuna e si diressero con rapidità nel castello. Searlas era sull’uscio, attirato dal frastuono e dalle urla dell’uomo; il Re notò qualcosa di diverso negli occhi del suo amico, qualcosa che gli smosse l’anima: ‘’Se non vuoi che altro sangue venga sparso nuovamente, agisci.’’ Il re serrò le labbra e chiamò due Guardie Navra:

‘’Dite al comandante Niveral di dirigersi sulle mura e ordinare ai balestrieri di incendiare gli arpioni.’’

‘’Signore, qual è il suo piano?’’- domandò uno dei soldati involontariamente, ma era troppo tardi per star in silenzio. Searlas sorrise a quella domanda e rispose con fermezza:

‘’Niveral ha proposto di incendiare la foresta di pietra dove si trova l’esercito della Regina. Il fuoco dovrebbe indebolirli e darci modo di contrastarli. Dopo che avete fatto questo, convocate Darrien e Arilyn da me. Io starò qui.’’

‘’Sissignore.’’- risposero in coro i due soldati che si diressero alla ricerca del comandante; tra la marea colorata dei soldati, l’unico ad indossare una fascia bianca sul braccio era Niveral e, quando venne informato dai soldati della nuova mossa, sorrise di gusto. Il primo vero sorriso dopo la tragica scomparsa del compagno. Nel frattempo, Arilyn e Darrien si diressero dal Re, scortati dal soldato che a momenti sarebbe caduto in ginocchio per aver corso troppo.

‘’Darrien, Arilyn, eccovi.’’

‘’Il nostro soldato ci ha informato del suo piano, ma noi cosa dovremmo fare esattamente?’’- domandò il ragazzo sistemandosi il cappuccio in modo da proteggersi dal vento.

‘’Quando Nestor stava entrando nel castello con il soldato ferito, il suo sguardo ha smosso il mio animo. Sento ora come se dovessi rimediare a tutte le vite che son state strappate da quella megera. Vi ho convocati perché lo scontro che deciderà quale regno vincerà è, a malincuore, giunto. Conducete la vostra armata fuori le mura e tenete alto il loro morale.’’

Detto questo, posò le sue mani sulle spalle dei due ragazzi sorridendo come un padre premuroso. Si scambiarono rapidi sguardi d’intesa e si diressero nuovamente nella piazza centrale del regno, formando vari plotoni; tutti i soldati Merfolk erano disposti in quadrati formati da dieci uomini e ogni lato era protetto dai soldati muniti di scudo. I Navra costituivano il plotone di sbarramento, capitanato da Sharal e Eloy Durward; quest’ultimo indossava un lungo cappotto con pelliccia di lupo che circondava il suo cappuccio, un mantello, corazza nera opaca e gambali.

Ewald, invece, comandava un vasto plotone formato dalle Guardie di Iysadell, Guardie Katrael, i Soldati Vaatkaalkey, Kyrtaar, Arcieri di Idera e Cavalieri di Vleuplus, le vecchie conoscenze di Niveral che lo aiutarono a giungere nel Regno dei Custodi delle Stelle. Ogni soldato indossava la propria divisa e il proprio stemma cucito; erano una moltitudine di colori caldi, che variavano dal marrone autunnale al grigio cenere. Era uno dei plotoni più grandi mai formato e sarebbe stato posto al centro, a difesa dei plotoni restanti, tranne quello dei lancieri e di sbarramento. Niveral osservava il vastissimo esercito e non poteva credere che tutti quei soldati provenienti da terre lontane si sarebbero sacrificati per un solo regno. Una mano guantata si posò sulla sua spalla, destandolo dai suoi pensieri; riconobbe subito il suo vecchio amico di brigata.

‘’E’ passato un bel po’ dall’ultima volta, vero Niveral?’’- domandò il soldato, mentre la sua barba folta e i suoi capelli grigi venivano ricoperti dai fiocchi di neve.

‘’Troppo tempo da quando ero comandante di un grande esercito e troppo poco per lenire le ferite.’’

‘’Sono a conoscenza della tua perdita. Mi dispiace.’’- disse il vecchio soldato abbassando il capo e avanzando a passo lento nella neve verso il suo plotone. Niveral lo bloccò in tempo:

‘’Morghull, mi spieghi perché combatti per Huvendal e non per la tua città? E, ora che ci penso, a che trauma ti riferivi?’’

Il soldato scostò il mantello marrone quercia e fece vedere un braccio che aveva una manica di colore diverso dal resto della sua divisa, che sfumava dal grigio cenere al nero più intenso; la mano era avvolta da un guanto di velluto con il ricamo bianco di uno scudo a goccia. Le labbra di Morghull si serrarono in una smorfia di dolore e rabbia:

‘’Ho perso l’uso del braccio sinistro da un paio di anni e da allora questo colore è come un grosso fardello che porto con me. Una sconfitta che brucia come il carbone. E, riguardo alla tua domanda, combatto al vostro fianco perché tu e Searlas siete compagni d’arme da tempo. E ora anche tu conosci il mio ‘’trauma.’’

‘’Stai dicendo che Searlas era conoscenza di-‘’

‘’Searlas è una volpe. Comprende subito qual è il problema o senso di colpa che ti affligge e lo nasconde perfettamente, senza farti sentire a disagio, senza essere un manipolatore come suo padre.’’- lo interruppe alzando la mano. Accennò ad un sorriso e si diresse a testa bassa verso il plotone di Iysadell; sembrava una distesa di piccoli alberi, dovuto alle loro divise marroni e dai ricami verdi smeraldo e oro sui baveri, polsini e spalliere. I loro viso era protetto da una sciarpa, lasciando scoperti i loro occhi che trasudavano un profondo odio e brama di combattere, di assaporare lo stridio del metallo, l’odore della guerra. Il tempo sembrava essersi ribellato al potere della regina, mostrando un flebile colorito arancione tra le nuvole.

 La Regina invece decise di muoversi, attraversando la foresta pietrificata senza alcun problema. Gli alberi si sbriciolavano al passaggio dei Taurus, si piegavano, andavano in frantumi o sradicati e lanciati contro altri. I loro ruggiti erano udibili a chilometri di distanza e anche gli animali più temerari e grossi sarebbero scappati al loro passaggio o uccisi per nessuna ragione. Dalle fenditure di alcune rocce, dei ladri osservavano terrorizzati quella marcia infernale. Una delle bestiacce fiutò il loro odore e non esitò ad ucciderli brutalmente, scaraventando i loro resti nei cumuli di neve, macchiandosi gli artigli e la bocca del loro sangue.
Dall’alto delle mura, Niverl con un binocolo osservava le cime spoglie degli alberi muoversi freneticamente fino a crollare tra gli altri; chiuse il pugno in direzione della foresta e gli arpioni vennero cosparsi da polvere da sparo e olio per torce per poi essere accessi con uno schiocco delle dita da parte di alcuni Merfolk. Per rendere la pioggia di arpioni ancor più devastante, sotto l’enorme punta acuminata vennero legate tre piccole sfere di vetro che contenevano uno strano liquido verdastro; tutti si domandavano a cosa servissero ma il neo comandante sorrise innanzi alla loro curiosità. Un altro comandante fece risuonare un corno d’avorio; era il segnale. Come un fiume in piena, l’immenso esercito si riversò all’esterno del regno con un assordante tintinnio di armi, scudi e corazze.

La difesa dei Merfolk si divise dai plotoni assegnati e formarono una lunghissima catena umana. I loro scudi rettangolari e enormi vennero conficcati nella neve, mentre i fucilieri e i lancieri si posizionavano tra gli spiragli. Un soldato, per la troppa tensione cadde in ginocchio rigurgitando e macchiandosi appena le mani:

‘’Dai, adesso riprenditi.’’- disse un suo compagno mentre aiutava a rialzarlo, riconsegnandogli l’arma caduta.

Quando mancava poco alla comparsa di quelle fameliche bestie, Niveral ordinò di far fuoco verso la foresta; uno schiocco, un sibilo e il cielo venne pervaso da lingue di fuoco che sembravano aver vita propria. Quando il primo dardo scomparve tra gli alberi, uno dei Taurus fu perforato e quando le sfere di vetro si frantumarono, lo strano liquido verde fece divampare una grossa fiamma portando la creatura ad esplodere. Si susseguirono una serie di esplosioni fragorose e un vasto incendio illuminò il cielo. La Regina, adirata per questo attacco a sorpresa, con un solo sguardo riuscì a convincere una delle creature ad afferrare un tronco in fiamme e contrattaccare; la lentezza gli costò cara perché un secondo dardo si conficcò nel suo petto e successivamente esplose dovuto alle bombe di vetro. Tutto intorno bruciava, così la donna iniziò a correre, ritrovandosi all’esterno della foresta con il suo esercito dimezzato; la maggior parte dei Taurus Iglis non riusciva a stare eretto, assumendo la posizione da predatori e i soldati corrotti avevano perso parte del loro volto. Un esercito macabro.

Niveral osservò con il suo binocolo la Regina, restando sorpreso e disgustato dal suo nuovo aspetto e pensò se far scoccare un ulteriore dardo o attendere che attaccasse per prima; tra l’esercito nemico scrutò anche un soldato corpulento, con le labbra spaccate e un cappotto sudicio:

’Khamrin! Maledetto traditore.’’- imprecò Niveral riconoscendolo. La donna non fu sorpresa dall’enorme esercito che l’attendeva:
‘’Oh, tante creature insignificanti pronte per essere date in pasto ai miei cuccioli.’’- disse con un sorriso sadico, mentre nella sua mano si formava un dardo di ghiaccio. Uno scatto della mano e il dardo venne tirato verso una delle vedette. Il soldato che fiancheggiava Niveral venne trafitto alla gola e stramazzò sul parapetto con un rantolo di dolore, mentre il sangue zampillava a fiotti dalla ferita.

Il generale, imperioso, ordinò ai fucilieri di sparare. Una moltitudine di proiettili si diressero verso i Taurus e la Regina. Nessuna creatura accusò il colpo, tranne la donna che venne colpita alla spalla e trapassata da parte a parte. Il foro bruciava e si era colorito di nero.

‘’Questa è opera dei Silenti.’’- disse con un sibilo, tamponando la ferita con la mano.

Arilyn era al fianco di Darrien, con lo sguardo fisso sulle bestie di ghiaccio, ma il tremolio del suo labbro dimostrava che era nervoso. Più lo guardava e più si convinceva che era un bel ragazzo, la mascella contratta dalla concentrazione, le guance rosee che mettevano in risalto la sua cicatrice, il temperamento forte; senza rendersene conto diventò rossa.

‘’Resta concentrata, Arilyn.’’- disse Darrien, notando il suo sguardo e le strinse la mano, che venne avvolta da un flebile bagliore.
Dalla foresta una delle creature di ghiaccio emise un ululato acuto e si fiondò verso l’esercito, seguito dai suoi compagni e l’esercito di soldati; Torean e Liedin camminavano lenti tra le feroci fiere che li precedevano.

Darrien sfoderò la sua spada che subito divenne una lama oscura. Lo stesso fece la spada di Arilyn quando la estrasse. I fucilieri spararono altri colpi per infrangere l’equilibrio del nemico, ma erano come delle corazze in movimento. Il ragazzo alzò la spada:

’Per la gloria di Huvendal!’’- furono le sue parole mentre si diresse verso il nemico, ignorando il pericolo. Il vasto esercito si mosse come un’onda variopinta e Arilyn resto al fianco del suo comandante. Niveral si sentì pervadere dall’energia che trasmettevano i suoi soldati e brandendo le sue due spade, chiuse gli occhi e tra sé e sé disse:

‘’Lo faccio solo per te, mio amato compagno. Presto ti rivedrò e finalmente il mio cuore troverà pace.’’

Saltò dalle mura e atterrò nella neve, unendosi ai suoi compagni. I lancieri trafissero all’altezza della mandibola una delle creature e con l’aiuto delle fiamme di un Merfolk, crepò sotto la forza del fuoco e delle armi; altri soldati usavano il loro potere per contrastare il nemico, come fuoco, vento o scariche elettriche. Il contrattacco da parte dei Taurus normali e Iglis non si fece attendere: come pervasi da rabbia incontrollata, iniziarono a muovere freneticamente i loro artigli in ogni direzione, sbaragliando parte della difesa e colpendosi l’uno con l’altro. Uno di loro notò Arilyn che trafiggeva un soldato e successivamente bruciava il volto del secondo usando l’intensa luce che brillava in lei. Le corse contro e, se non fosse stato per il suo istinto, la ragazza si sarebbe trovata fra le sue fauci. Si mise in posa e attese un passo falso della bestia per sferrare l’affondo:

‘’Non ancora giovane guerriera.’’- ripeteva il suo istinto. Chiuse gli occhi e attese che la creatura attaccasse con tutta la sua forza. ‘’Adesso!’’ Quando senti che la creatura era ad un passo dal suo viso, la lama si illuminò e la ragazza con un poderoso affondo, trapasso il petto della creatura illuminandola come una torcia per poi esplodere, lasciando solo la parte inferiore che avanzò per qualche passo prima cadere in pezzi. Da una piccola nube di neve alzatasi per il peso del Taurus, sbucò un soldato con il volto deformato e contratto dalla rabbia che urlava, perdeva sangue dalla bocca e si stava per scagliare sulla ragazza brandendo un coltello ricavato da uno degli artigli delle creature. L’urlo del soldato venne sovrastato da un altro simile a delle unghie che graffiavano dell’ardesia; Arilyn si voltò e notò alle sue spalle Sharal che riprendeva fiato e le vene sul collo che pulsavano. Entrambe colpirono il soldato al petto con le loro spade successivamente, finché la lama simile al cristallo non avvolse in un caldo bagliore bianco il corpo del soldato, tagliandolo a metà.

Uno dei Taurus Iglis, invece, aveva disarmato e immobilizzato due soldati Navra con il suo soffio. Il ghiaccio che soffiavano era più freddo della neve e bruciava al contatto con la pelle rendendola quasi grigia. Stava per richiudere le sue fauci sulla testa dei due uomini quando un lampo arancione li investì: la spada del generale Niveral  si era conficcata nel suo petto. Le fiamme di cui era pervasa la lama ci impiegarono un po’ ad avvolgere la bestia.
‘’Generale, vada, qui è pericoloso. Ce la caveremo.’’- disse uno di loro mentre faticava nel rompere la sua gabbia di ghiaccio con il pomolo del pugnale.
‘’Non mi sembra che stiate facendo progressi.’’- rispose con freddezza, sfoderando la spada di Rhakros tenendola per la catena lucente. Prima che Niveral potesse attaccare la creatura indebolita, una voce lo distolse da quel fatidico momento:

‘’Ma guarda, il povero generale che combatte per la perdita del suo bambolotto. Che scena commovente, da far ribrezzo.’’

Era Khamrin, con la sua voce rozza e il pancione che faticava a restare nella divisa antracite, lurida e sporca di sangue raggrumato. Il tanfo di cipolla, nonostante fosse ormai un soldato corrotto dal potere della Regina, era diventato insopportabile.

‘’Sei solo un maledetto maiale traditore, Khamrin.’’- rispose il generale, sottolineando l’insulto e stringendo la spada nella mano guantata.

‘’Io un traditore? Oh no, piccolo moscerino. Io ho trovato una nuova ragione per continuare ad essere un soldato. La Regina mi ha offerto qualcosa di migliore che voi huvendaliani e Searlas non siete riusciti a donarmi. E ora assaggerai le mie fredde lame.’’

Il grasso comandante estrasse due pugnali e si diresse rapidamente contro il suo ex compagno, grugnendo mentre cercava di colpirlo con affondi e montanti, sprecando solo le sue energie e sembrando più goffo di prima tanto da perdere l’equilibrio. Niveral, stanco di quello spettacolino, sferrò una poderosa ginocchiata sul quel corpulento viso, spaccandogli il naso e qualche dente. L’urto fu violento e fece perdere i sensi a Khamrin. Successivamente il generale incendiò la spada del suo amato e, tenendo ben salda la catena, la scagliò dritta alla testa del Taurus, creando lingue di fuoco che serpeggiavano dalle orbite e dalla bocca. La catena venne tesa dal generale mentre si posizionava alle spalle della bestia e con un singolo strattone, estrasse la spada e la testa si frantumò in vari frammenti di ghiaccio. Quella scena lasciò stupiti i due soldati ancora bloccati nella trappola:

‘’Smettetela di restare lì fermi e combattete.’’- esordì brandendo nuovamente le due spade. ‘’Dove diavolo è finito Searlas?’’- si domandò mentre si dirigeva dal Morghull, accerchiato da due uomini e un Taurus.

Nel frattempo Arilyn e Darrien ingaggiavano una battaglia contro gli Iglis, ignorando che alle loro spalle si stavano avvicinando due soldati dei custodi; ghignavano mentre estraevano i loro pugnali e si preparavano a colpirli al collo, quando un piccolo turbine di cristalli variopinti gli si parò davanti:

‘’Non siete dei guerrieri, ma dei vigliacchi.’’- disse una voce proveniente da quei cristalli che assunsero una sagoma umana per poi tramutarsi in un ragazzo dai capelli biondi: Sivaln. Senza esitazione li colpì alla gola con i suoi avambracci protetti dai bracciali in ferro per poi trafiggerli nello sterno con due lance. Darrien se ne rese conto con la coda dell’occhio e fece un cenno di ringraziamento con la testa, ricevendo lo stesso da parte del suo amico. I Taurus Iglis, improvvisamente andarono in frantumi, rivelando tre soldati che stupirono i ragazzi: Arcal, Torean e Liedin.

‘’Torean, occupati della tua cara Regina. Noi penseremo a schiacciare questi due moscerini.’’- disse Liedin mentre estraeva la sua spada e osservava il suo viso perfetto e letale nel metallo lucente. Torean si trascinò il martello ghiacciato dietro, andando verso Thessalia impegnata con il suo plotone. Non appena il Re dei Custodi si allontanò, Liedin creò un muro di ghiaccio che isolasse lo scontro devastante da lei e la sua unica preda, Arilyn.

‘’Saresti dovuta morire fin dall’inizio, maledetta orfana.’’- esordì rabbiosa. La ragazza dai capelli scarlatti impugnò la spada e si mise in posizione chiudendo gli occhi. Liedin sbuffò ed imprecò furiosamente, slanciandosi in avanti e cercando di eseguire un affondo. Arilyn aprì gli occhi al momento opportuno e la colpì con un poderoso calcio al ginocchio, rompendo l’equilibrio e la corsa. Il contrattacco fu violento, le lame si scontrarono, emisero scintille nonostante il materiale diverso ma mai un colpo che andasse a segno. Con slealtà, la seguace della Regina colpì la neve sotto i suoi stivali, cercando di nascondersi nella nube per attaccarla.

‘’Devo sempre aiutarti io, giovane guerriera.’’- disse la voce dell’istinto, quasi beffandosi di lei. Restò immobile, con la spada ben serrata tra le mani e udendo qualsiasi possibile suono minaccioso. Proprio in quel momento, Liedin si manifestò come uno spettro e disarmò Arilyn con un fendente.

’Usiamo il mio metodo, adesso.’’- urlò la donna, sbarazzandosi della spada e iniziò a sferrare una serie di calci e pugni. Il pugno si bloccò nella mano di Arilyn che successivamente le blocco la spalla e la fece cadere all’indietro grazie al gamba messa come ostacolo.

‘’Perché mi odi Liedin?’’

‘Da quando sei arrivata ad Huvendal, non si faceva altro che parlare di te e del tuo insulso potere e quel tuo bel faccino che ha stregato il comandante mi disgustava. Bregoldir non è riuscito ad ucciderti perché era un debole, proprio come te, tuo padre o Searlas. Combatti come una bambina. Quella presa che mi hai appena fatto non era neanche forte.’’- rispose e la afferrò per il colletto, alzandola a mezz’aria e scaraventandola nella neve. La povera Arilyn si ritrovò immobilizzata, mentre dei pugni le sfioravano il viso finendo nel soffice manto bianco.

‘’Muori Arilyn. Muori! Presto tu, il tuo amato padre e Darrien sarete cibo per vermi.’’

Quelle parole intrise d’odio risvegliarono con violenza il potere di Arilyn, avvolgendola nella più abbagliante luce che potesse esistere. La ragazza colpì agli occhi la sua ex amica e recuperata la spada, penetrò nel suo cuore. Il bagliore svanì, lasciando che la ragazza potesse riprendersi ed estrarre l’arma:
‘’Non volevo che giungessimo a questo Liedin, davvero.’’

‘’Risparmiami la tua compassione maledetta orfana. Dovresti essere contenta della mia sconfitta invece di rattristarti come una bambina capricciosa. Ecco cos’altro ti rende insignificante, dovresti essere gelida e spietata…ma non lo sei.’’- rispose gemendo la donna, con lo squarcio sul petto che si riempiva di crepe e bruciava. Il suo corpo iniziò a contorcersi dal dolore e ad andare in pezzi, come l’enorme muro che le separava dal massacro.

‘’Che il mio spettro possa perseguitata in eterno Arilyn. Attenderò la tua anima nei meandri oscuri della terra…’’- proseguì Liedin prima di frantumarsi in migliaia di cristalli, lasciando solo l’armatura, i gambali e il cinturone.

La barriera esplose e lo spettacolo che le si presentò davanti non fu piacevole: cadaveri sparsi ovunque, fuoco che scioglieva la neve, pozze di sangue grandi quasi come uno stagno e corpi mutilati o schiacciati. Si sentiva paralizzata dal terrore e dallo sgomento.
Thessalia, la coraggiosa regina dei Custodi era in difficoltà contro il suo amato, incontrollabile e che agitava il suo martello in ogni direzione mancando il bersaglio; Darrien combatteva  controvoglia Arcal, il suo migliore amico ormai alla mercé della megera; Niveral attendeva la morte mentre i Taurus cercavano di morderlo e strappargli la carne. La Regina osservava compiaciuta quello spettacolo di pura violenza e terrore:

‘’Fin quando Searlas non si farà vivo, non lotterò. Mi godrò lo spettacolo.’’- disse gracchiando, sfiorandosi appena il foro del proiettile che era sulla sua spalla.
Il vasto esercito di Huvendal era in difficoltà, le spade, i fucili, le lance e i poteri sembravano inefficaci contro gli Iglis, aggressivi oltre ogni limite. Le loro zanne e i loro artigli erano intrisi di sangue delle loro prede ed erano pronti a massacrarne altre per soddisfare la loro regina. Quando sembrava essere giunta la fine della battaglia, dal terreno un grosso braccio di pietra frantumò la gamba della creatura e scomparve per poi comparire nuovamente e fracassare il bacino ad un’altra; era così veloce da alzare la neve e offuscare la visuale ad ogni soldato lì presente. Quando la nube si dissolse, un cavaliere fatto unicamente di pietra, con venature dorate e scarlatte che sembravano brillare alla fioca luce dei carri in fiamme, comparve sul corpo di un Iglis. Nella mano stringeva una possente alabarda con incisioni sconosciute sul lato visibile della lama.

’Perdonatemi se vi ho lasciati da soli. Mi serviva una persona speciale.’’- esordì Searlas affannato, con il sudore che gli rigava le tempie e il collo. Il fracasso assordante rese difficile ascoltare le sue parole, ma annuirono tutti, tranne Darrien ormai allo stremo delle sue forze.

Il cavaliere di pietra continuò a distruggere gli Iglis e, quando scrutò un grosso soldato deforme intento a schiacciare l’asta del martello contro la gola della Regina dei Custodi, corse agitando l’alabarda; Niveral che era a pochi metri da quello scontro riconobbe il cavaliere di pietra e approfittò della distrazione dei Taurus per eliminarli, aiutato dai suoi soldati. Nessuno sembrava rendersi conto di Arilyn, paralizzata e con la spada conficcata nel suolo, il volto arrossato e il respiro corto.

Torean continuava a spingere l’impugnatura del martello, avvolto dall’oscurità di cui era padrone,  contro il collo di Thessalia.

‘’Sai che le donne vanno trattate con rispetto?’’- domandò una voce dal tono gutturale. Quando il soldato deforme si girò trascinandosi con sé l’oscurità, venne colpito al petto da un montante. Si udì il disgustoso rumore di ossa rotte mentre il suo corpo rimbalzava sulla neve. Thessalia impallidì e riprese fiato.

‘’Antares? Cosa ci fai tu qui?’’- domandò Niveral, comparendo come uno spettro coperto da qualche pezzo di ghiaccio.

‘’Oh, Niveral, che piacere rivederti. Dopo mezzo secolo era ora che qualcuno mi risvegliasse. Mi mancava questo tipo di divertimento.’’- rispose il cavaliere ridendo e pulendosi il sangue che era sulla gamba e riprese a combattere contro Torean, furioso e avvolto da serpenti d’oscurità su tutto il corpo.

Darrien, nel frattempo, usò il suo potere per rallentare Arcal che non sembrava affatto stanco, inutilmente. Venne sollevato per la gola e il fiato iniziò a mancare, diventando paonazzo. Con la vista offuscata, riuscì a scorgere Arilyn inginocchiata, con le lacrime che le rigavano le guance e dietro di lei la Regina di ghiaccio che avanzava con la malvagità che le deformava ulteriormente il viso scheletrico.

‘’Non è il suo obiettivo principale, caro Darrien.’’- proferì Arcal con voce bassa da sembrare un sussurro. Anche se il suo ghigno sadico sembrava dire altro, gli occhi trasmettevano tutt’altro: rammarico, vergogna, rimpianto. Lo sguardo del ragazzo si spostò nuovamente verso la Regina che avanzava verso Arilyn.
La ragazza, ancora paralizzata e angosciata, si ritrovò faccia a faccia con la megera che le sorrise mostrando denti neri e acuminati:

‘’Non ti ucciderò ancora, ma guarderai le persone a te più care morire. Una ad una. E tu le raggiungerai presto.’’- sentenziò la regina alzando il viso di Arilyn con la mano e sogghignando. Riprese a camminare, formando nella sua mano una spada unicamente di ghiaccio e distrusse due Taurus Iglis che le si paravano davanti, diretta da Searlas. Quando il comandante cercò di attirare l’attenzione del suo Re, Arcal lo lasciò andare ed estrasse un pugnale con tale rapidità da scagliarlo contro il collo della sua Signora. La lama scalfì a malapena la pelle dura della donna:

‘’Arcal! Come osi tradirmi in questo modo? Io ti ho ridato la vita e tu mi ripaghi in questo modo?’’- proferì la donna con la sua voce demoniaca.

‘’Mi avrai ridato la vita, ma il mio cuore appartiene a questo posto. Ad Huvendal e ai loro abitanti. Ai miei amici e al mio Re.’’- rispose l’uomo avanzando a grandi falcate, ma la crudele donna gli congelò le gambe. Respirò profondamente ed emise un grido terrificante, così acuto da fracassare il cranio dei Taurus e dei soldati di ghiaccio, compreso Torean che era impegnato con Antares. L’esercito Huvendaliano restò immobilizzato da ‘’bocche’’ di cristallo fino all’altezza del bacino.

‘’Proprio sul più bello, maledizione!’’- disse imprecando il cavaliere di pietra, ma nessuno sentì la sua lamentela fortunatamente.

 La Regina trafisse al petto Arcal, come la prima volta, ma questa volta ghiacciò interamente il suo corpo e con il pomolo della spada lo distrusse. Quel gesto così vile fece perdere il controllo a Darrien che si avvolse nella più tetra ed impenetrabile oscurità che serpeggiava impazzita; una delle lingue nere riuscì a trafiggere il foro di proiettile che aveva sulla spalla e con altra tanta rapidità le aprì la spalla all’altezza della clavicola. Il braccio le cadeva privo di vita sul fianco. Un turbine di neve colpì Darrien alla testa stordendolo; il sangue colò sulla sua fronte.

Arilyn osservò quell’orrendo spettacolo e corse da lui, trattenendo il fiato. Quando giunse dal suo amato, gli accarezzò il viso sporco e solcato dalla stanchezza:

‘’E’ buffo. Questa volta…sei tu a dovermi salvare.’’- disse ridendo piano. ‘’Perché eri lì…immobile nella neve?’’

‘’Io…non lo so.’’- rispose la ragazza piangendo.

‘’E ora cosa ti ha spinto a venire qui?’’

‘’Che domande sono Darrien! Vedere le persone che hanno reso i miei giorni migliori in pericolo mi ha ridato quella briciola di coraggio che era svanita temporaneamente. E sono qui soprattutto per te.’’- rispose lei, baciandolo avidamente e tenendogli il viso tra le mani.

‘’Ma che scenetta commovente. Mi disgustate voi due e questo regno.’’- urlò la malvagia donna, fiondandosi su Arilyn e scaraventandola lontano nella neve. Con tutto l’odio, iniziò ad agitare la sua spada contro la ragazza cercando di ferirla, ma fallendo. Più i suoi colpi mancavano il bersaglio, più la rabbia e la frustrazione crescevano . La paura nella ragazza era evidente e il suo potere a malapena riusciva a deviare gli affondi della spada del nemico.

’Adesso basta.’’- sibilò furiosa e colpì la giovane allo stomaco, approfittando del momento di distrazione. Rise istericamente nel vederla così e la colpì nuovamente sul fianco. L’alzò come se fosse un sacco vuoto le blocco i polsi e le caviglie con il ghiaccio e la fece inginocchiare. Rise nuovamente mentre osservava il vasto esercito paralizzato dalla neve e dal gelo; la loro pelle stava iniziando ad assumere una colorazione cadaverica, gli occhi perdevano il colore naturale diventando simile all’antracite e sotto le palpebre si stavano formando solchi azzurri luminosi.

‘’Vedi, mocciosa, era questo che intendevo per ucciderli. Diventeranno il mio nuovo esercito e lo userò per distruggere il tuo regno. Ogni ricordo di esso verrà distrutto e resterà solo cenere e devastazione…’’- si fermò per un po’ prima di giungere da suo figlio, immobilizzato fino allo sterno:

‘’Figliolo, ma che piacere vederti. Quello spettacolino che hai fatto mesi fa a che serviva? E la tua fuga per cercare quei due ragazzini? O il loro ‘’allenamento’’ nel regno di quegli sciocchi credenti delle stelle? Tutto molto divertente sai, non la smettevo di ridere. Ma ora mi sono stancata. E’ tempo che tu soffra, così come Darrien, Vorshan e gli altri.’’

‘’Io non ho paura di morire, vecchia strega!’’- urlò Searlas cercando di usare la sua forza per rompere il blocco di ghiaccio dove era imprigionato. Senza rendersene conto, si ritrovò con le unghie affilate di sua madre nel petto. Sentiva il suo cuore congelarsi e il dolore era immenso, la mente offuscarsi e i polmoni collassare.

‘’Prova il mio stesso dolore, figlio maledetto.’’- disse, mentre suo figlio gemeva dal dolore e avanzava verso la prossima vittima che era Vorshan. Quando fu davanti allo stratega, gli afferrò i polsi con forza tale da impedire resistenza. Usò nuovamente le sue unghie e, dopo averlo trafitto, l’oscuro gelo si propagò nel corpo del padre di Arilyn. L’uomo non disse nulla, strinse solo i denti in preda al dolore

’Basta, è me che vuoi!’’- esordì la ragazza, disperata nel vedere le persone a lei care soffrire indicibili dolori. Avrebbe potuto fare qualcosa, ma il suo potere sembrava non volersi svegliare nuovamente e la Regina  continuava a sorridere, avida di potere e contenta di torturarli, tormentare le loro anime. Si gustava quel momento di sadismo, fin quando non arrivò a Darrien. Gli alzò il volto, incrociando i suoi occhi blu del mare e osservando come il sangue gli sporcava le guance , restandone affascinata:

‘’Quanto odio percepisco nel tuo sguardo. Delizioso e puro odio nascoso in questi occhi. Comprendo adesso perché quella mocciosa tiene così tanto a te. Avresti potuto avere di meglio, come gloria e potere. E invece hai preferito una ragazza inutile, esile e insignificante. Oh, l’amore. Che sentimento rivoltante provate voi moscerini.’’

‘’Vuoi uccidermi, maledetta? Fallo, io non ti temo. E io amerò quella persona che ogni giorno mi è stata accanto. Tu, non hai nulla.’’- rispose con fermezza, alzando la testa e scostandosi dagli artigli della megera. D’un tratto, il ragazzo venne pervaso da una fitta al polso: il sangue, scuro come il sole al tramonto, colava lentamente. Il freddo lo aveva intorpidito, impedendogli di sentire istantaneamente la pelle squarciarsi.

’Non mi temi hai detto? Perfetto.’’- sibilò Tyrahieh e penetrò nel petto del ragazzo con i suoi artigli, permettendo al gelo di farsi largo nel suo corpo, fino a renderlo un corpo esanime. Arilyn gemette dal dolore nel vedere il suo amato compagno e distolse lo sguardo, tremante. La Regina di Ghiaccio ne rimase soddisfatta e con tono ironico si rivolse a Darrien:

‘’Hai qualcosa da dire prima che tu e la tua compagnata diventiate cibo per vermi?’’

Come una reazione istintiva, i loro sguardi si incrociarono e senza emetter suono, il ragazzo disse:

‘’Ti amo.’’

La donna, spregevole essere, colpì nuovamente al cuore del ragazzo, spegnendo quegli occhi così luminosi e strappando via la sua anima. Arilyn si sentì mancare il fiato, si sentì debole e paralizzata dalla tristezza. Intorno a lei risuonavano solo le parole di Darrien, rendendo tutti gli altri suoni inudibili compreso la risata isterica di Tyrahieh. C’era solo una grande distesa di bianco e una calda luce che le facevano brillare il viso umido di lacrime, quando sentì una voce profonda e distante parlarle:
‘’Giovane guerriera Arilyn, perché stai consentendo alla Regina di vincere?’’
‘’Perché…Perché non lo so.’’

‘’Non lo sai o non vuoi saperlo? Sono il tuo Istinto e come tuo ‘maestro’ naturale ti dico di reagire. Fallo per coloro che hanno combattuto con te e per te. Sai bene a chi mi riferisco. Asciuga quelle lacrime e alzati da vera guerriera che sei! Ora!’’

La distesa bianca e la luce svanirono, lasciando il buio gelido della notte e la Regina pronta a sferrare l’ultimo affondo nel petto della ragazza, assaporare la sua anima che svanisce e il sangue che dipinge la neve di cremisi. La donna generò nuovamente una spada cristallizzata e si avvicinò, con un sorriso maniacale; non era rimasto più nulla, solo un corpo fatto di pura malvagità, follia e oscurità. La strega era ad un passo dalla ragazza:

‘’Ora, cara Arilyn, la tua morte sarà lenta. Sentirai il tuo cuore e i tuoi polmoni congelarsi e mi implorerai di smettere, pur sapendo che non provo misericordia per voi moscerini. Addio, figlia dei Thandulircath.’’

Una luce abbagliante investì la donna, l’esercito e il regno di Huvendal, illuminando la notte e dissipando le nuvole nere. I due blocchi di neve che cingevano i polsi e le caviglie della ragazza esplosero, permettendole di rialzarsi. I suoi occhi verde smeraldo avevano assunto il colore dorato della luce, lasciandosi avvolgere da essa rendendola maestosa alla vista. Uno spettacolo che sarebbe stato difficile riprodurre dai migliori artisti di strada o scultori. La megera cercò di colpirla, ma Arilyn fu più rapida e con un movimento del braccio emise un fascio di luce che colpì la spalla mutilata, riducendola in cenere. La rabbia, l’amore e la tristezza rendevano quelle frustate dorate violente. Tyrahieh venne colpita ad altri raggi, incapace di reagire e soffrendo per l’insopportabile calore che emanava la ragazza.

‘’Mi hai strappato le uniche persone che non mi hanno considerato un mostro fin dalla mia nascita. Mi hai privato del loro amore. E io non potrò mai perdonarti per questo!’’

’Avrei dovuto ucciderti fin dall’inizi-‘’

Un’altra frustata colpì il volto scheletrico della donna, fracassandoglielo. Quel colpo la fece urlare e perdere molto sangue. Perse l’equilibrio e si inginocchiò innanzi alla ragazza, all’Araldo della Luce, con la pelle che bruciava, il calore che la indeboliva e la sconfitta imminente. La Regina di Ghiaccio strinse i denti in preda ad una scarica di rabbia e cercò di afferra il collo della ragazza, ma il bagliore era così intenso che le ridusse la mano in un cumolo di cenere. C’era solo luce ovunque che accecava la strega, spaventata:

‘’Ma guarda, usi il tuo potere solo per vedermi soffrire. D’altronde siamo simili. Ti nascondi in questo fulgore dorato e non mi affronti come si deve. Mostrati maledetta orfana!’’

’Sono qui.’’

La Regina si rese conto di Arilyn solo quando le si parò davanti, con la spada piantata nel suo petto e la pelle cadaverica che iniziava ad annerirsi. La ragazza estrasse l’arma e con tutta la forza che possedesse, eseguì un affondo devastante che distrusse metà del corpo della vecchia strega; quel colpo generò una falce di luce che squarciò la terra e sciolse la neve.

‘’Io e te non saremo mai simili, ricordalo.’’- rispose solenne la ragazza.

’P-pensi che sia finita qui? No, moscerino. Finché avrò ancora fiato, tu non vedrai la prossima alba!’’

 La Regina non sembrava volersi arrendere e con parte del corpo mutilato balzò nuovamente contro di lei, urlando a squarciagola, salivando e sanguinando incontrollatamente. La luce splendente che aveva illuminato la notte invernale svanì, lasciando al suo posto una nebbia densa che brillava: era l’Araldo, era Arilyn, la salvatrice di Huvendal. Quella densa foschia luminescente trafisse il cuore della regina come se fosse una vera spada, trapassandola da parte a parte lasciando un grosso cratere al centro del petto della donna. Arilyn tornò normale, stordita nonostante il bagliore tremolante nelle sue mani persisteva. Senza guardare il cadavere della donna che si dissolveva in pezzi, si diresse da Darrien che era steso inerme nella neve e si rese conto che tutto l’esercito era libero dalla prigione gelida dove erano intrappolati, riacquisendo il colore roseo, compreso Searlas e Vorshan.

‘’Darrien, ti prego, svegliati…’’- disse sommessamente, stringendo il suo amato viso tra le mani avvolte dal bagliore che lentamente si affievoliva. Prima che svanisse del tutto, spostò i palmi sul petto del ragazzo, cercando di riscaldare il più possibile il cuore e ridonargli il colorito roseo. Quando il fulgore sparì, Darrien era immobile, nel freddo manto bianco.

‘’No… Non voglio perderti…’’

Le lacrime iniziavano a cadere, come la pioggia che rinfresca il terreno, sul viso del ragazzo. Tutti i soldati gioivano per la guerra ormai terminata, piangendo, urlando, abbracciandosi e agitando le armi nel cielo. Non tutti riuscivano a gioire o a sorridere. Vorshan provò ad avvicinarsi zoppicando, ma venne trattenuto da Searlas che a stento tratteneva le lacrime per la perdita; era come un figlio per lui e vederlo lì, nella neve, immobile, gli faceva mancare il fiato. Arilyn si stese su di lui, quasi a volerlo proteggere da tutto e tutti, facendosi scudo con il suo corpo. La tristezza era tangibile nei volti di coloro che stavano assistendo a quel tragico momento e si sentivano impotenti. D’un tratto, la ragazza si sentì sfiorare le guance e i capelli:

‘’Tu non mi perderai..’’- disse con un filo di voce Darrien, stremato ma vivo. Arilyn lo strinse con forza al collo, piangendo nuovamente.

‘’E’ vivo.’’- disse Vorshan stringendo la spalla di Searlas, con gli occhi arrossati dal pianto e con il fiato corto. La ragazza, stringendo il viso del suo amato, sorrise e domandò:

‘’Prima che la Regina ti colpisse, dicevi la verità? Tu mi ami realmente?’’

Darrien ricambiò il sorriso e, sforzandosi nell’alzarsi leggermente, prese dolcemente il colletto della giovane e la baciò con bramosia, desiderandone sempre di più. Lentamente si allontanò, riprendendo fiato e sorridendo cercando di contrastare i muscoli dolenti e le ferite che bruciavano:

‘’E’ sufficiente come risposta?’’- domandò lui.

Arilyn lo abbracciò e affondò il volto nella sua spalla, respirando profondamente ed essere grata che la persona che tanto amava fosse viva. Il cavaliere di pietra si unì al gruppo, dirigendosi dal Re ed inchinandosi al suo cospetto:

‘’Eri bloccato in quella gabbia di ghiaccio ma avresti potuto intervenire. Perché non lo hai fatto Antares?’’- domandò Niveral rosso in volto sia per il freddo che per la rabbia che incombeva in lui.

‘’Un mio vecchio codice militare mi impone di non intervenire se non per difendermi.’’- rispose il soldato portandosi la mano sul petto e cercando di nascondere l’imbarazzo dietro la sua posa autoritaria. Searlas lo osservò e rifletté su quelle parole abbastanza strane. D’un tratto sbarrò gli occhi ricordandosi il perché di quell’azione:

’Il vecchio codice di mio padre. Che razza di idiota. Da oggi tu agirai in difesa tua e degli altri se minacciati. Sei libero di andare adesso, Huvendal ti ringrazia, e io ti ringrazio immensamente per averci aiutato. Questo sacchetto di monete son per te.’’

Il cavaliere fermò la mano di Searlas e sorrise: ‘’I soldi non mi servono, mio caro amico. Ma promettimi che proteggerai quei due valorosi guerrieri. Il loro spirito combattivo è ammirevole e, credo che la ragazza della luce abbia avuto un grande insegnamento da parte di suo padre. Sono questi i punti essenziali per essere un cavaliere e difensore. Per qualsiasi emergenza o aiuto, sai come chiamarmi. Elaeik Sar Etio Valir Auil Huvend’al.’’

Con quelle parole, il cavaliere di pietra si diresse verso le montagne innevate, lasciandosi enormi solchi nel manto bianco e con l’alabarda innalzata al cielo in segno di rispetto. La guerra tra Huvendal e la Regina di Ghiaccio, nonostante avesse devastato l’intero sentiero e la foresta nera, era giunta ormai al termine grazie ad una valorosa ragazza che ha saputo tener testa ad una vecchia e malefica megera.

‘’Ti amo anche io.’’- disse con un sospiro la ragazza, prima di baciarlo con amore. Le sue labbra avevano lo stesso sapore della prima volta, fragole primaverili e miele dolce. Alle loro spalle, il popolo huvendaliano esultava, urlando a gran voce il nome della loro salvatrice. Finalmente il sole tornò a splendere.


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Capitolo 12
*** Epilogo. ***


La neve cominciava a sciogliersi, il cielo era tornato a sfoggiare il suo magnifico azzurro e si respirava la candida brezza primaverile in tutto il regno. I campi tornavano a ricoprirsi di verde, i fiori germogliavano e le persone tornavano a cantare più allegri che mai. Il terribile inverno che li aveva afflitti per quasi un anno ormai era solo un ricordo lontano, tutto grazie ai loro salvatori: Darrien e Arilyn.
La ragazza era nel giardino del re, stesa nel soffice manto d’erba all’ombra di un albero che respirava serena di quei magnifici odori da tempo assenti, indossando la sua vecchia tuta bianca e blu notte:

‘’La primavera è tornata. Mi ero completamente dimenticato quali odori e colori avesse.’’- esordì Darrien, mostrandosi nella sua nuova divisa nera, senza mantello e cappuccio. Si stese al fianco della sua amata, appoggiandosi su un gomito e con la mano le carezzava i lunghi capelli rossi.

‘’Io, invece, avevo dimenticato cosa significasse riposarsi senza temere la morte ogni giorno.’’- rispose la giovane sorridendo e godendosi quei gesti d’affetto.

Arilyn strinse la sua mano, forte e avvicinandosi a lui quasi a volersi fondere. Restarono in silenzio a lungo, respirando l’intenso profumo che emanavano i buganvillea nel giardino, misto alle rose bianche, tulipani e fiori di acacia. Darrien baciò il collo della sua amata, stringendole la mano e provocandole dei sospiri gradevoli, fin quando non vennero interrotti per l’ennesima volta:

‘’Piccioncini, venite. Il re ci sta aspettando nell’atrio per proclamare l’inizio di una festa.’’- disse Sivaln, vestito con un bizzarro abito verde muschio aderente. Arilyn e Darrien si scambiarono un sorriso e si avviarono verso l’atrio scortati dal ragazzo. Ogni corridoio, navata, porta o finestra era decorata con nastri azzurri e bianchi che si intrecciavano in un fiocco; quel che colpì i ragazzi furono dei fiori sgargianti legati da fili d’oro al centro dei fiocchi, un qualcosa di unico da parte del Re. Giunti nell’atrio, le Guardie Merfolk non avevano più la loro divisa militare nera ma bianca con cuciture indaco e argentee.

Anche Searlas era vestito dello stesso colore dei nastri e al suo fianco c’era Sindar, con un lungo abito decorato da piccole spille variopinte.

‘’Miei cari amici, la guerra con la Regina di Ghiaccio è finalmente terminata. Siamo liberi dalla sua morsa gelida. Molti dei nostri compagni sono caduti in combattimento, ma con onore e oggi festeggeremo anche per loro. Che la Cerimonia di Liberazione abbia inizio.’’- disse il buon re inchinandosi a loro, seguito dalla sua compagna.
Il regno di Huvendal vibrava di nuova vita, c’erano spettacoli ovunque, volti sorridenti e bambini che correvano nuovamente per le strade, rincorrendosi o giocando a nascondersi nei cunicoli delle taverne.

Il Re scese in città andando a salutare ogni suddito e posando sui loro capi dei fiori che aveva raccolto e ridendo alle loro battute. Arilyn e Darrien osservavano dall’alto della scalinata i loro amici che festeggiavano, ridevano fino a perdere il fiato; senza essere visto da sguardi indiscreti, Niveral si avviò verso la tomba del suo compagno.

‘’E’ stato un onore combattere ancora una volta al tuo fianco. Che tu possa trovare la pace, mio amato. Una parte di te sarà custodita nel mio cuore, fin quando la morte non mi riporterà da te.’’- disse il vecchio generale, posando la spada e un fiore sulla lapide marmorea e tornò in paese, dove lo attendeva una persona con un paio di rose blu.

‘’Nestor, cosa ci fai qui?’’

Senza dire nulla, il capo medico gli donò una delle rose e gli sorrise, mentre un tenue colore rosso gli tingeva le guance:

‘’Cerca solo di essere felice, d’accordo?’’- gli chiese con un sorriso imbarazzato.

‘’Uhm…D’accordo, sì. Ti ringrazio.’’- rispose Niveral, incerto, perplesso e sorpreso da quel regalo inaspettato. D’un tratto si sentì osservato e si voltò verso il cimitero. Pensava di essere impazzito o di aver preso troppi colpi sul capo durante la battaglia, ma era sicuro di quel che stava vedendo: Rhakros, o meglio, il suo spirito avvolto da un fulgore bianco. Sorrideva come la prima volta che si incontrarono:

‘’Vai, amore mio. Non affliggere il tuo cuore e comincia una nuova vita. Io continuerò ad amarti, ma non devi soffrire per me. Non è quel che desidero per te. Ti amo, Niveral.’’- disse Rhakros quasi comunicandolo telepaticamente al suo amato, immobile sulla collina che osservava sconcertato. Entrambi sorrisero e lo spirito svanì.

‘’Perché sorridi?’’

‘’Oh, cosa? No, nulla, cercavo solo…’’

‘’Andiamo a divertici, è meglio. E’ una bella giornata, non sprechiamola così.’’- disse Nestor, aggiustandosi la rosa nel colletto della sua divisa e prese sotto braccio il generale, che senza farsi vedere ebbe un fremito in quel tocco. Arilyn e Darrien si tenevano per mano, mentre osservavano tutti i soldati e gli allievi dirigersi nel cuore del regno e sull’uscio comparvero Thessalia e i suoi sudditi:

‘’Thessalia, non resti con noi?’’

‘’Vorrei poterlo fare, figli di Huvendal, ma devo far tornare Darnassea splendente e gloriosa come era in passato. E la nostra cara Alysea ha deciso di restare qui, con Edan il docile. Ha trovato l’amore della sua vita.’’- disse e contemporaneamente comparvero i due ragazzi, stretti l’uno all’altra e contenti.

‘’Ci dispiace per la tua perdita, Thessalia.’’- esordì Arilyn, sorridendo appena provando a vedere un pizzico di felicità in quel volto stanco.

‘’Non dovete. Lui ormai non era più l’uomo di cui ero innamorata, ma solo una bestia priva di cuore. E’ meglio andare adesso, i miei uomini vogliono raggiungere il confine prima del tramonto per potersi riposare e rifocillarsi. Che le stelle siano con voi, giovani eroi.’’- sorrise prima di scendere l’enorme scalinata.

La Regina e il suo esercito si avviarono verso le mura di Huvendal, salutando tutti e inchinandosi.

‘’Ci uniamo anche noi alla festa? E’ iniziato il ballo dei fiori e non vorrei perdermelo.’’- esordì Edan, sfoggiando un sorriso mai visto prima e trascinando in quella spensierata allegria i suoi amici. Tutti erano finalmente allegri e senza preoccupazioni.

Nel frattempo, dalle rovine del castello ghiacciato, un uomo dai lunghi capelli bianchi e una grossa armatura spinata e ardente, osservava quel clima festivo con occhi sognanti:

‘’Ho sempre adorato le feste. Peccato che non è il mio regno questo e non provo alcun rancore nei suoi confronti. Cara sorella te lo avevo detto di far attenzione a loro due, ma la tua vendetta ti ha reso cieca e irrazionale. Beh, almeno questa corona non ti servirà più. Non vedo l’ora di battermi con quei due ragazzi, sono…ammirevoli. Oh, Gallart, quanto sei divertente’’- si disse ridendo, mentre bruciava la corona di ghiaccio tra i palmi incandescenti, finché non esplose i diversi frammenti.

‘’Bene, eroi di Huvendal, riposatevi e state tranquilli. Un giorno ci incontreremo e io avrò il piacere di battervi con dignità.’’- riprese Gallart, prima di svanire una vampata di fuoco e ridendo quasi istericamente, lasciandosi alle spalle un grande cratere.

Huvendal era salva finalmente, quel che restava della Regina era solo il suo castello ormai in rovina e pronto a tornare acqua, che avrebbe ridonato la vita alla radura sottostante. Tutti erano tornati ad essere felici, e quel clima così gioioso fece sì che il popolo si fidasse del Re e dei suoi protettori valorosi.

‘’Arilyn…’’

‘’Dimmi Darrien, qualcosa non va?’’

Il ragazzo prese il suo viso tra le mani e osservò a lungo quegli occhi smeraldi prima di proferire:

‘’Io mi ero innamorato di te fin dall’inizio sai? Non ero sicuro se fosse normale o meno. Tutte le volte che ti vedevo, sentivo quasi il petto esplodere o che la tua assenza prima di ogni compito mi faceva star male. E quando ti ferivano, sentivo la mia anima morire e spegnersi…’’

‘’E adesso siamo qui, uniti più di prima e innamorati. Questo è ciò che conta, no?’’

‘’Questo è ciò che conta.’’- rispose lui.

Si baciarono, questa volta nessuno avrebbe più interrotto il loro momento di felicità e amore. Si amavano e la loro unione era più forte di qualsiasi altro incantesimo. Nonostante le guerre e le perdite, nonostante i periodi bui, amarsi e stare insieme era tutto.

Questo è ciò che conta.
 
 
 
Fine.









VVVVVVV

Signori e damigelle, questa fantastica avventura è giunta al termine. Ringrazio tutti i miei lettori e vi attendo per il prossimo viaggio. 
A presto.

-Mordekai.

 

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