Ambitious boy

di avalonne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cura delle creature magiche ***
Capitolo 2: *** Il Ballo del Ceppo ***
Capitolo 3: *** Guerra ***
Capitolo 4: *** Incontri ***



Capitolo 1
*** Cura delle creature magiche ***


Storia che partecipa al contest "OC mania!" di ColeiCheDanzaNelFuoco.
Capitoli brevissimi, che pubblicherò molto rapidamente perché è finita la storia, ma che scandiscono l'andare nel tempo.
Enjoy!
 

Ambitious boy

 
Nick sul forum e su EFP (indicando quello che vorreste su un eventuale banner): Avalonne
Titolo: Ambitious boy
Rating: giallo
Genere: generale, introspettivo
Personaggi: Theodore Nott, Millicent Bulstrode, Draco Malfoy
Coppie (se presenti): Theodore Nott/OC, Millicenti Bulstrode/OC
Pacchetto: Zucchero
NdA (facoltativo): la storia inizia al terzo anno e continua fin dopo Hogwarts
 
 
Cura delle Creature Magiche
Quando il Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts aveva annunciato che quell’anno il ruolo di Insegnante di Cura delle Creature Magiche sarebbe stato assegnato a Rubeus Hagrid si erano manifestate varie reazioni tra gli studenti, andando dall’entusiasmo quasi pacchiano con cui Potter e alcuni Weasley si erano alzati battendo le mani, ad un caustico “Il vecchio Preside è completamente rincitrullito, vedremo cosa accadrà quando scriverò a mio padre” di Draco Malfoy.
La reazione di Connor Shaw, Serpeverde del terzo anno, si poteva catalogare nel mezzo, più vicina a quella di Malfoy che all’entusiasmo dei Grifondoro a dirla tutta, ma il ragazzo decise di dare una possibilità al guardiacaccia, se non altro perché il vecchio professore Kettleburn cominciava a essere mezzo cieco, oltre che completamente rintronato.
 
Il giorno della prima lezione di Cura delle Creature Magiche, tuttavia, Connor dovette ricredersi: i Grifondoro avevano ragione, il fatto che il Mezzogigante avesse deciso di mostrare loro un Ippogrifo era a dir poco entusiasmante. Il ragazzo aveva letto molto a proposito di quelle creature, sapeva che erano fiere e orgogliose e discretamente pericolose, pertanto fu lesto come tutti i suoi compagni a tirarsi indietro nel momento in cui l’ex guardacaccia domandò un volontario. L’unico babbeo che era rimasto immobile era, ovviamente, Harry Potter. Per un attimo Connor si domandò se Malfoy avesse ragione a dire che il Grifondoro era solo un’idiota con un ego eccessivamente sviluppato, da quale pulpito veniva la predica, ma si ritrovò ad ammirare l’inchino che il ragazzo e l’animale si scambiarono.
Quando l’insegnante chiese un secondo volontario Connor fece un timido passo avanti, ma fu presto scostato da una gomitata di Draco, che iniziò a pavoneggiarsi di fronte alla creatura. Shaw non cadde a terra solo perché fu trattenuto da Theodore Nott, che gli rivolse un’occhiata indecifrabile. Connor si sarebbe soffermato maggiormente su quello sguardo, ma una rapida occhiata all’atteggiamento di Malfoy fu sufficiente ad allarmarlo. Non fece in tempo a lanciare un avvertimento al compagno di Casa che il suo grido di dolore squarciò l’aria e il Mezzogigante che si precipitò verso il ragazzo per soccorrerlo.
 
Rabbia, quello era il sentimento prevalente di Connor verso Draco Malfoy. Con il suo comportamento sconsiderato il suo compagno di Casa aveva fatto sì che le successive lezioni di Cura delle Creature Magiche fossero incentrate sui Vermicoli. Neppure il vecchio Kettleburn aveva mai tenuto lezioni così noiose. Sebbene Shaw adducesse questa ragione all’insofferenza verso Malfoy, c’era qualche altro motivo più nascosto che gli faceva attanagliare le viscere ogni qualvolta il biondo compagno di Casa era nelle vicinanze. Dal giorno dell’incidente Draco si ostinava a portare il braccio fasciato appeso al collo, sebbene fosse palese a tutti, persino a Pansy Parkinson che continuava a coccolarlo e vezzeggiarlo, che la ferita non fosse così grave. A causa di quella fasciatura, però, ogni mattina Malfoy era costretto a farsi aiutare nella vestizione e Connor non poteva evitare che qualcosa di viscido gli stringesse la gola mentre osservava le agili mani di Theo abbottonare la camicia inamidata dell’altro ragazzo e le dita sfiorargli la gola mentre stringeva un perfetto nodo alla cravatta.
Shaw era troppo giovane per dare un nome a quel sentimento che gli si stava incuneando dentro, ma l’anno successivo gli si sarebbe fastidiosamente palesato in mente: gelosia.
 

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Capitolo 2
*** Il Ballo del Ceppo ***


Il Ballo del Ceppo

Hogwarts era addobbata a festa. Il Torneo Tre Maghi, oltre a portare lustro e splendore alla scuola, oltre a rappresentare un’occasione di gloria per i giovani campioni, oltre ad essere una sfida affascinante, significava anche un ballo, anzi il Ballo del Ceppo.

 

Quella mattina Connor Shaw, ancora senza una dama per il Ballo, si guardò allo specchio con occhio critico, cercando di valutare oggettivamente il proprio aspetto. Altezza media, capelli castani, occhi scuri e pelle ambrata ereditati da parte di madre, viso regolare e austero, proprio come suo padre. Tutto sommato non era da buttar via. Si riteneva più affascinante non solo di Tiger e Goyle, che erano gli unici altri due a non avere ancora una compagna per il Ballo di quella sera, ma anche del pallido e slavato Malfoy, sebbene non possedesse il fascino che accompagnava la carnagione d’ebano di Zabini. Osservò di sottecchi Theo che si allacciava la cravatta allo specchio. Neppure Nott era un adone: di pochi centimetri più alto di lui, capelli castano chiaro, carnagione pallida e due incisivi piuttosto evidenti che gli davano un aria conigliesca. Eppure Connor sapeva bene come l’aspetto potesse essere ingannevole e come l’aria mite di Theo potesse rapidamente svanire quando lasciava che la parte più oscura di lui prendesse il sopravvento, quando le sue labbra si stiravano in un sorriso lupesco, quasi predatore, un sorriso che gli faceva, ogni volta, attorcigliare le viscere in qualcosa di molto simile all’eccitazione. In ogni caso, sorriso conigliesco o lupesco che fosse, anche Theodore Nott aveva una compagna per il Ballo: Daphne Greengrass, una delle ragazze più belle del suo anno.

Perso nelle sue riflessioni Connor non si era reso conto di essere rimasto l’ultimo in dormitorio, pertanto si affrettò ad afferrare la borsa e precipitarsi nel corridoio per andare a lezione.

 

- Ehi, Shaw! – Il ragazzo si girò di scatto, alle sue spalle c’era Millicent Bulstrode, un’altra sua compagna di corso. – Vieni al Ballo con me.

Era un’affermazione, non una domanda.

- E perché dovrei? – Replicò lui, per nulla interessato a andare al Ballo con una ragazza che, al di là delle lezioni, non aveva mai frequentato.

La Bulstrode gli si avvicinò, era alta quanto lui, ma più robusta e per un attimo Connor ebbe paura che l’avrebbe picchiato.

- Perché non puoi andarci con Nott. – Rispose Millicent calmissima.

Connor benedì la sua carnagione ambrata, perché era sicuro di essere arrossito terribilmente. Voleva replicare qualcosa di tagliente, ma la ragazza non gliene diede il tempo: - E io non posso andarci con Tracy Ulmann.

Shaw la guardò basito, era raro che qualcuno si esponesse così tanto tra i Serpeverde, ma capì che quella rivelazione serviva a farlo fidare di lei.

- Tracy Ulmann? – Fu l’unica cosa che riuscì a dire.

- Già, una del sesto. Mi ha difeso quando delle cretine del quinto hanno iniziato a prendermi in giro per i miei modi non molto femminili ... però lei andrà al Ballo con Marcus Flint! – Concluse amara.

Connor fece mente locale, focalizzandosi su una ragazza mora, con un bel taglio alla maschietta e un portamento fiero.

- Ma lei sa che ti piace?

- Sì, e io so di piacerle, ma andare al Ballo insieme è qualcosa che non farebbe mai. – Lo sguardo tornò duro e tagliente non appena un altro Serpeverde ritardatario comparve nel corridoio. – Bene Shaw, abbiamo un accordo! Ora muoviti se non vuoi che la McGranitt ci tolga punti.

Senza diritto di replica Connor si avviò verso l’aula di Trasfigurazione, senza sapere che quella conversazione sarebbe stata l’inizio di una bella amicizia.

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Capitolo 3
*** Guerra ***


Guerra

La guerra distrugge molte cose: case, paesi, vite, famiglie, e può minare anche le migliori amicizie. I genitori di Millicent si trasferirono in Francia prima dell’inizio del sesto anno: sebbene sua madre fosse una Purosangue, imparentata con le migliori famiglie inglesi, suo padre era un Mezzosangue, pertanto, temendo l’ascesa del Signore Oscuro, i coniugi Bulstrode preferirono riparare nel Continente.

Le comunicazioni via gufo erano difficili, oltre che pericolose e i due ragazzi iniziarono a diradare la loro amicizia. Eppure Connor non poteva che ripensare all’amica con grande affetto. Avevano litigato, era vero, durante il quinto anno, quando Millicent si era unita alle squadre di Inquisizione della Umbridge, ma una volta lontani, persino le loro divergenze di opinioni sembrava fossero sbiadite come inchiostro su vecchie pergamene.

 

Connor aveva veramente detestato Dolores Umbridge, non tanto per la sua avversione contro Potter, di cui a Connor non poteva importare di meno, quanto perché, sotto la sua dirigenza, la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts aveva fatto enormi passi indietro nella qualità dell’insegnamento. Da bravo Serpeverde, Connor aveva reputato più saggio tacere le sue opinioni, visto il consenso che riscuoteva la preside nella sua Casa, specialmente tra alcuni ragazzi del suo anno, tuttavia una sera si era ritrovato a parlarne con Theodore e scoprire come il suo pensiero fosse condiviso da almeno una persona.

- Semplicemente puerile. – Aveva commentato Nott, riferendosi al comportamento di Malfoy. – Draco danneggerebbe se stesso pur di nuocere a Potter, non ha un briciolo di vera ambizione o classe.

Connor aveva annuito in silenzio, sapendo quanto delicati fossero quei momenti di confidenze.

- E gli altri gli vanno dietro come pecore, ovviamente. Tiger, Goyle, la Parkinson, la Bulstrode. Persino Zabini e Daphne sembrano soggiogati dalle sue manie di complottismo contro Potter. Tu sei l’unico che non lo segua come un cagnolino, Shaw. – E lo aveva guardato fisso, con quegli occhi penetranti come lame.

- Io e te. – Aveva replicato Connor pacatamente, sebbene il suo cuore fosse in subbuglio alla sola idea di un “noi”.

- Sì, io e te. – E Theo aveva sorriso, predatore e affascinante come non mai.

 

La guerra, tuttavia, aveva diviso anche loro due. Il Signore Oscuro aveva preso il potere, Silente era morto e i coniugi Shaw avevano deciso che neppure per loro l’Inghilterra fosse più un posto sicuro, poiché, pur essendo Purosangue, non si erano mai schierati dalla parte di Lord Voldemort. Erano emigrati in Spagna, luogo natale della madre di Connor, una Purosangue di Granada e lì Connor aveva trascorso il suo settimo anno, lontano da Millicent e anche da Theodore.

 

Poi la guerra era finita, gli Shaw erano tornati in Inghilterra, ma Connor non aveva avuto il coraggio di risentire Theo. Sapeva che suo padre era stato rinchiuso ad Azkaban e che la sua famiglia, di cui lui era l’ultimo erede, era ormai caduta in declino, e non aveva avuto il coraggio di ricontattarlo. In fin dei conti, se si fosse trovato nei suoi panni, l’ultima cosa che avrebbe voluto era la pietà di un vecchio amico, sebbene i sentimenti di Connor fossero orientati verso qualcosa di molto diverso dalla pietà.

 

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Capitolo 4
*** Incontri ***


Ed eccomi arrivata all'ultimo mini capitolo (ho pubblicato tutto in giornata perché poi sarò assente per un po' da questi lidi).
Ringrazio chi ha letto e recensito, specialmente  
slytherin ele che mi ha recensito nonostante abbia strapazzato il suo Draco ;)
Spero che vi piaccia questa conclusione! 



Incontri

Connor era tornato in patria da due anni ormai e aveva trovato la sua strada (studioso di creature magiche insieme a un pazzo svitato di nome Scamander[1]), quando incontrò Millicent.
Connor Shaw pensava di essere arrivato, di aver finalmente raggiunto la felicità quando vedere la Bulstrode che passeggiava vicina, troppo vicina, a una bella strega dai corti capelli scuri, gli fece crollare il suo castello di finte certezze.
 
- Shaw! – Esclamò Millicent con la sua solita voce possente, addolcita solamente da un vago accento francese – È molto tempo che non ci vediamo, dovrei schiantarti per questo. –
La strega al suo fianco rise e si presentò: - Tracy Ulmann, molto piacere. Vedo che sei un buon amico di Millicent, altrimenti ti avrebbe schiantato senza avvisarti.
Connor fece passare lo sguardo dall’una all’altra strega, sorridendo; e così Millicent ce l’aveva fatta.
- Come stai? – Chiese la Bulstrode, per evitare che venissero fatte domande a lei.
- Bene. Lavoro come magizoologo e …
La strega sbuffò: - Non voglio i dettagli della tua noiosa vita da perfettino, hai più sentito Nott?
- La diplomazia non sai davvero che cos’è, vero Bulstrode? – Replicò Connor piccato.
- Shaw, con me non attacca. Se non ti fosse più interessato non avresti eluso la domanda. Allora, vuoi continuare a crogiolarti nel dolore del tuo perduto amore per sempre o vuoi andare da lui? So che ha rilevato il Ghirigoro …
- So benissimo dove lavora e per questo è Scamander che si occupa dell’acquisto dei libri. Non sono un coraggioso Grifondoro, Millicent.
- No, ma sei la persona più ambiziosa che conosca; vuoi sempre il meglio per te, anche se questo significa andare contro la corrente, per questo non hai mai fatto parte della cricca di Malfoy, per questo non hai seguito la Umbridge, per questo te ne sei andato quando è tornato il Signore Oscuro e per questo piaci a Nott. Ora vai e prenditi il meglio anche in amore, se non vuoi che ti Cruci fino a farti diventare un’ameba senza più muscoli che possano sostenere la tua insulsa spina dorsale!
 
Due giorni dopo Connor Shaw entrava al Ghirigoro.
 
Nott era lì, ovviamente. Gli incisivi sporgenti davano un’aria più conigliesca che mai al nuovo proprietario della libreria, ma Connor non ci fece caso, troppo impegnato a non avere un infarto.
- Ciao. – Disse semplicemente, sebbene avesse voluto chiedere molto di più, come ad esempio come stesse, cosa avesse fatto dopo la guerra e perché lavorasse lì.
- Sei arrivato. – Rispose Theodore e in quelle due parole c’era tutto il non detto. C’era la solitudine che aveva sofferto quando Shaw si era trasferito in Spagna, il dolore di aver perso suo padre e la rabbia verso di lui per essersi fatto manovrare come un burattino dal Signore Oscuro, infine c’era la voglia di rifarsi una vita onesta, rilevando il Ghirigoro e aprendo una libreria come piaceva a lui, senza nessun padrone a dirgli come disporre i libri o peggio.
- Già. – E non fu necessario aggiungere altro, perché l’aria conigliesca era sparita dal viso di Nott, sostituita dal sorriso lupesco, mentre si dirigeva verso la porta e girava il cartello su chiuso.
Le viscere di Connor si attorcigliarono in maniera incredibilmente piacevole quando l’altro gli si avvicinò. Non ci fu bisogno di parole, quelle sarebbero arrivate dopo, insieme ai silenzi. Connor avrebbe presto imparato che Nott poteva essere estremamente loquace anche nei suoi silenzi, che nonostante la sua pacatezza era un uomo d’azione e che soprattutto al di là della sua apparente freddezza Theodore sapeva amare senza riserve.
Millicent aveva ragione lui era ambizioso e alla fine aveva ottenuto ciò che aveva sempre desiderato: Theodore Nott.
 
 
 
[1] Rolf Scamander, nipote di Newt Scamander e marito di Luna.

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