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di MarieCecile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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L’ULTIMO SALUTO ALL’EROINA.
Una chiesa troppo piccola per salutare la ragazza che ha cercato di incastrare la mafia.
 
Rho, 18 febbraio – Si sa che le persone migliori sono le prime ad andarsene e la famiglia di Eleonora Montecchi purtroppo l’ha sperimentato in prima persona.
La ragazza che era diventata l’eroe nazionale per aver denunciato alcuni dei più importanti mafiosi della penisola è stata salutata ieri per l’ultima volta.
La piccola chiesa di Rho, vicino a Milano non è riuscita a contenere tutti i presenti, tanto che la gente occupava tutta la piazza antistante.
Gli amici, i compagni di classe, la famiglia, il sindaco, persino il primo ministro in persona hanno letto alcune lettere in onore alla giovane ragazza con quel cuore d’oro.
C’era un cartellone fuori dall’edificio raffigurante una foto dell’esplosione che si è portata via la vita della bella Eleonora con delle scritte in rosso ‘VI SIETE PORTATI VIA IL SUO CORPO MA NON LE SUE IDEE. NOI CONTINUEREMO A LOTTARE COME LEI.’
[continua a pag. 18]
 
Una ragazza, seduta in un sedile vicino al finestrino di un Berlin Air piega accuratamente quel ritaglio di giornale nascondendolo in un ciondolo che si apre che porta appeso ad un braccialetto.
Ha le unghie mangiucchiate e i lunghi capelli castani raccolti in una treccia laterale ormai quasi del tutto sciolta.
Appoggiato alle sue gambe c’è un fascicolo che contiene la precisa descrizione della ragazza che sta per diventare e che dovrà bruciare non appena atterrerà l’aereo.
Ha un po’ di nausea, non ha mai sopportato i voli ma deve resistere e farseli piacere, così dice la quinta riga della sesta pagina del fascicolo che ormai ha imparato a memoria.
Carmen, accanto a lei, le sorride cordiale.
Sa cosa sta passando la giovane accanto a lei. Anche lei lo fece, anni prima.
Fingersi morta, diventare un’altra persona ed allontanarsi dal paese d’origine non è sicuramente una cosa che riuscirebbero a fare tutti ma non ha dubbi sulla bravura della bella Eleonora.
-Naomi Hilton, sappi che ho la piena fiducia in te.- le dice accarezzandole i capelli affettuosamente.
-Grazie Carmen.- risponde l’altra malinconica mentre gioca distrattamente con le dita.
Sa cosa l’aspetta da quel momento in poi. Sono sette mesi che si prepara.
Il finestrino riflette una ragazza completamente diversa da quello che era.
I capelli liscissimi e scuri che aveva sono stati sostituiti da una lunga e mossa chioma castana e degli occhiali da vista con i bordi neri sono comparsi sul suo naso coprendo appena le sue amate lentiggini. È leggermente ingrassata ed ha completamente cambiato i suoi vestiti.
È sempre stata abituata ai completi che rispecchiano completamente gli usi nei vari periodi ed adesso si trova seduta su quello stupido aereo con un paio di pantaloncini larghi ed una canottiera un po’ vecchia e grigia.
Chiude gli occhi e svuota la mente.
È come se stesse per nascere una seconda volta e si sente pronta per farlo, nonostante la paura.

Londra sembra enorme, ma è incredibile quanto possa invece essere piccola, con poche persone che si trovano, fanno amicizia e scoprono di essere incatenati gli uni agli altri da anni, senza nemmeno essere a conoscenza dell’altra persona.
Eppure sono questi fili che ci ancorano insieme che possono essere la chiave per star bene, e questo è ciò che dieci ragazzi stanno per imparare.
 
---
 
Hei!(:
Spero tanto di avervi incuriositi e trovarvi nel prossimo capitolo, con il vero inizio della mia storia, lasciatemi una recensione se vi è piaciuta, mi aiuterebbe sapere cosa pensate di questo mio inizio, anche se non vi ho parlato quasi di nessuno (ragione in più per provare a fidarvi di me e provare a leggere anche il prossimo capitolo)
Se invece fa così tanto schifo… allora prendetevela con Eleonora che mi ha convinta a pubblicare abbandonando momentaneamente Kant.
Se rimarrete abbagliati dalla bellezza del banner fate i complimenti sempre ad Eleonora, perché è opera sua! E la ringrazio un sacco, tra l’altro.
 
Spero davvero (scusate se lo ripeto!) di avervi incuriositi!!
A presto!
-Ceci.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


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Ad Alice,
che è Abelke sotto
quasi ogni punto di vista.
 
Abelke Weiß sbuffa mentre si sistema svogliatamente i capelli usciti dalla coda di cavallo dietro le orecchie ed aspetta che Asya, la sua amica sin dai tempi dell’asilo riprenda fiato.
-Non faresti così fatica se non fumassi!- la rimprovera stufa dell’ennesima pausa chiesta dall’altra.
Le due hanno approfittato di uno degli ultimi giorni estivi londinesi per farsi una salutare corsetta .
Abelke gioca a calcio da dieci anni e quest’anno ha obbligato Asya ad aggiungersi alla squadra convinta che un po’ di sano sport le faccia bene sia psicologicamente che fisicamente.
È preoccupata per la sua situazione in cui si è cacciata la ragazza ed è convinta che sia meglio per lei trovarle qualcos’altro ad occuparle la mente.
-Faccio quello che mi pare maestrina.- si sente rispondere Abelke aspramente ma non ci fa caso, è troppo occupata a fissare un biondino poco più in la che, seduto su una panca, strimpella qualcosa alla chitarra.
Asya, invece, è ancora piegata in due con le mani sulle ginocchia a cercare di riprendere il respiro.
Maledetta lei e le sue cazzo di sigarette.
A vedersi sono l’una l’opposto dell’altra, hanno due caratteri che sicuramente non riuscirebbero mai ad andare d’accordo, eppure anni ed anni di amicizia confermano il contrario.
Abelke è tedesca, alta, bionda con gli occhi azzurri, la pelle chiara ed un fisico perfetto.
Non si fa problemi a parlare con la gente e sorride sempre a tutti.
Asya invece è più bassa, con dei capelli neri che le arrivano sopra le spalle e che sono perennemente spettinati, gli occhi scurissimi e la pelle olivastra. Non si veste bene come l’altra, anzi! È solita indossare maglie ormai del tutto scolorite e sformate ed è chiusa in se stessa, acida e silenziosa.
In quel momento, ad esempio, invidia la bionda che senza pudore fissa il chitarrista li poco lontano. Le fa cenno di non farsi problemi ed andare da lui a parlargli, lei ne approfitterà per riposarsi come si deve.
Ma Abelke rifiuta, devono finire l’allenamento e non ha alcuna intenzione di lasciarlo incompiuto, facendo sbuffare la mora che decide comunque di ricomporsi e seguirla nella corsa, certa che le farebbe sicuramente bene.
La bionda le parla di quello che l’aspetterà all’allenamento che ricomincerà la settimana successiva ma l’altra non si lascia impressionare, sa che Abelke ha il vizio di ingigantire ogni dannata cosa.
-Anziché continuare a guardarlo e sospirare Abbi, perché non vai li da lui?- le suggerisce Asya spingendola verso la panchina con il chitarrista appena gli arriva vicino.
-Si e tu cosa fai mentre mi aspetti?- risponde.
-Fumerò una sigaretta.
-Appunto!- esclama Abelke prendendole il pacchetto dalle mani. –Mentre mi aspetti fai qualche addominale!- le dice dirigendosi verso il biondino.
Si siede sullo schienale proprio accanto al ragazzo con l’intento di ascoltare quelle note strimpellate accompagnate dalla sua voce che sussurra parole d’addio.
Aspetta che tolga la mano dalle corde della chitarra prima di attaccare bottone, giusto per lasciargli i suoi spazi.
-L’hai scritta tu?- domanda sorridendogli civettuola.
Da lontano le era sembrato un bel ragazzo, ma non avrebbe mai immaginato di trovarsi davanti a due occhi azzurri e profondi come i suoi.
-Certo.- le dice accennandole un sorriso. –Ci sto ancora lavorando a dire la verità, non riesco a trovare delle parole decenti. Mi sembra troppo deprimente…-
-Sono belle le canzoni tristi!-prova a dirgli Abelke cercando di non far trapelare il leggero accento tedesco che non è ancora riuscita a togliersi.
-Si, ma quando tutte le canzoni che proponi ad un pubblico sono tristi tutti gli ascoltatori finiscono per annoiarsi.-
-Touché. Abelke comunque.- si presenta porgendogli la mano. –Abelke Weiß.
-Niall Horan.- risponde l’altro regalandole un sorriso dolcissimo. –Adesso devo andare però, se vuoi tra una settimana al Philip’s canto insieme ed una mia amica, mi farebbe piacere rivederti. Ciao!- La saluta prima di andarsene con la sua chitarra in spalla lasciando una bionda tutta sudata e con i capelli scompigliati seduta sullo schienale di una panchina con un sorriso da ebete.
 
-Terra chiama Abelke. Se n’è andato da un po’ ormai, se rimani così ancora a lungo probabilmente ti prenderanno per pazza.- la richiama alla realtà Asya che si è riavvicinata e le ha preso il pacchetto di sigarette dalle mani accendendosene una. –Direi che per oggi è più che sufficiente, ci sentiamo adolescente in piena crisi ormonale!-
La bionda non risponde al saluto, si limita ad alzarsi e dirigersi verso la seconda uscita per tornarsene a casa e farsi una bella doccia fredda.
 
---
 
Poco lontano da quel parco, in una delle zone più lussuose di Londra Maya Hasting è appoggiata al davanzale della finestra di una villa degli inizi del Novecento marrone e lussuosamente arredata. Non si preoccupa di nascondere l’aria annoiata davanti ai proprietari della casa, i suoi zii, ed ai genitori, riuniti per accogliere una diciannovenne orfana che andrà a vivere in quella casa frequentando l’università per laurearsi in architettura.
Si immagina già un’italiana noiosa e con un pessimo accento inglese che le chiederà di presentarle tutti i suoi amici e di portarla ogni sera in un locale diverso ad ubriacarsi con i soldi dello zio.
Per questo motivo non alza lo sguardo dal telefono nemmeno quando il maggiordomo apre la porta del salotto per permetterle di entrare.
Sente subito tutti i presenti farsi avanti e presentarsi dandole il benvenuto a Londra e domandandole del viaggio.
La risposta che la nuova arrivata da però risulta decisamente insicura alle orecchie di Maya che si sente obbligata ad alzare lo sguardo verso la nuova cugina spostandosi una ciocca da davanti agli occhi.
-Maya, tesoro, vieni a conoscere Naomi dai!- la incoraggia sua mamma lanciandole uno sguardo che non ammette repliche.
Naomi le rivolge un sorriso tirato, sentendosi intimidita dalla giovane davanti a lei.
È bassina con i capelli biondo sporco e gli occhi castani a mandorla, che ha preso dalla madre di origini asiatiche.
-Ciao Naomi-dice quella mettendo in borsa il cellulare. –Sono Maya.
-Piacere.- risponde l’altra facendo un passo avanti e guardandosi attorno.
Olivia, la sua nuova madre, si avvicina alle ragazze invitando sua nipote a mostrare la nuova camera a sua figlia.
Le due si incamminano silenziosamente su per le scale dirigendosi al secondo piano lasciando soli gli adulti che nel frattempo si stanno spostando in un salottino più appartato per discutere degli affari della loro famiglia.
-Dovrebbe essere questa.- afferma Maya aprendo una porta in mogano mostrando una vasta e luminosa camera con il soffitto in travi pregiate che segue l’inclinazione del tetto.
Tutti i mobili, rigorosamente in legno, hanno l’aria di non essere economici e davanti a tutto quel lusso Naomi rimane senza fiato.
-Se ti stupisci di questo non oso immaginare la tua faccia quando aprirai quella porta la infondo!- le dice la cugina indicandole un punto della stanza.
Curiosa Naomi va a vedere, trovandosi davanti ad un’immensa cabina armadio completamente vuota.
-Ma io non ho abbastanza vestiti per riempirne nemmeno un quarto!- dice guardando con aria afflitta la misera valigia grigia che si è portata con se.
-Beh, per tutto questo c’è un rimedio!- le risponde sorridendole Maya sventolando una carta di credito presa da una mensola dell’immensa libreria che occupa un’intera parete della stanza.- servirebbe a me un mobile così.- afferma poi guardandola ammirata.
-Io adoro leggere, penso che non rimarrà vuota a lungo, su tre valigie una contiene soltanto libri!
-Andremo d’accordo allora, Naomi cara!- esclama la cugina regalandole per la prima volta un vero sorriso. –Dai vieni adesso, devi riempire un armadio e abbiamo fin troppo poco tempo.
 
Quando alle otto e mezza Naomi Hilton si siede a tavola insieme ai nuovi genitori, Olivia e Rick, è stanca morta.
Maya le ha fatto fare il giro di tutti i negozi di Londra senza darle tregua, hanno cercato di conoscersi entrambe cercando di nascondere l’imbarazzo e la tipica ostilità femminile.
Olivia le chiede della sua infanzia, del suo paese d’origine e di cosa le piace fare o meno.
Rick invece è più silenzioso, la squadra e le rivolge qualche sorriso tirato quando la ragazza si volta verso di lui.
La tavola è imbandita di ogni ben di dio e le cameriere continuano a portar via i piatti vuoti per rimpiazzarli con altri pieni.
L’atmosfera è tirata ma tutti cercano di ignorarla per rendere piacevole la serata, anche quando insieme si siedono sul divano in salotto per vedere un film.
 
---
 
Louis Tomlinson è chiuso in casa, nonostante sia sabato sera e nonostante stia perfettamente bene di salute.
Un festaiolo e play boy come lui è raro che decida di non uscire nel weekend solo per stare con la sorellina che convive con lui.
Sarah ha la febbre alta ed i loro genitori non possono occuparsi di lei poiché vivono in un paese ad un’ora da li.
Sta vedendo un film e intanto controlla il sito internet dove ha messo in vendita il suo vecchio televisore nella speranza che ci sia qualcuno interessato.
Ma niente da fare.
Nessuno ha bisogno di una tele abbastanza nuova e decisamente economica.
E lui ha bisogno di soldi, adesso.
Non sa più cosa fare per guadagnare qualche spicciolo ma non ha la minima intenzione di lavorare, non è uno che ama sbattersi.
Sul comodino in sala c’è una bolletta che richiede un pagamento che non è sicuro di potersi permettere.
Sua sorella lavora in un negozio di vestiti e continua ad incoraggiarlo a cercar qualcosa ma lui è ostinato, ha venduto la televisione, la macchina, è persino disposto a vendere la sorella, ma il culo da quel dannato divano lo alza solo se si tratta di andare a divertirsi.
 
---
 
Maya sta aspettando da mezz’ora Lucas, che sarebbe dovuto passare dal suo monolocale per prenderla ed uscire per una cenetta romantica tra di loro, ma di lui non c’è traccia.
Il cellulare è staccato ed il telefono di casa squilla a vuoto.
Non sa cosa pensare, è un tantino preoccupata, non è da lui questo ritardo, come non è da lui l’essere irraggiungibile. Non le resta nient’altro da fare che sedersi paziente sul divano.
Sono le otto e mezza.
Ora sono le nove.
Ed ora sono le dieci.
Bii-bii.
Le è arrivato un messaggio.
‘Lucas non passerà da te sta sera, sta a te riuscire a trovarlo e riportartelo a casa. Pronta per questa caccia al tesoro?
Ps: fanne parola con qualcuno e i tuoi genitori troveranno la tua testa nella buca delle lettere.’
Emittente: numero sconosciuto.
 
 
 
Heilà!
Eccomi con il secondo capitolo.
Ringrazio chi mi ha dato fiducia mettendo questa storia tra le seguite o tra le preferite, ma soprattutto chi mi ha fatto sapere cosa ne pensa.
Spero di non aver deluso le vostre iniziali aspettative, fatemi sapere cosa ne pensate!(:
Vi lascio con una foto di Abelke Weiß,
A presto,
-Ceci.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***


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È passata una settimana dall’arrivo di Naomi a Londra e dalla sparizione di Lucas.
Maya è riuscita a tenere il segreto del messaggio, la nuova arrivata è riuscita a nascondere la sua vera identità e Louis è riuscito a trovare un possibile interessato al suo televisore e grazie a sua sorella ha anche pagato le bollette mentre Abelke tra qualche ora andrà a sentire Niall in un locale.
Nel frattempo è anche ricominciata l’università e gli allenamenti di calcio, dunque non c’è più tempo di annoiarsi per nessuno di loro, forse solo per Louis.
 
Davanti alla prestigiosa università frequentata dalle due cugine c’è un istituto di design, frequentato da tutti coloro che amano disegnare ma che non hanno nessuna voglia di impegnarsi abbastanza per laurearsi.
Harry Styles, ad esempio, è tra quelle persone.
In questo momento è seduto sul marciapiede davanti all’ingresso, le lezioni sono finite da un bel po’, insieme al suo migliore amico di sempre, il bel Liam. Entrambi hanno in mano una bottiglia di birra appena iniziata ed entrambi hanno lo sguardo fisso davanti a loro, in attesa che qualcuno esca dall’università di fronte a loro.
Non stanno aspettando una persona a caso, no.
Harry è riuscito a scoprire della ragazza che ora vive insieme ad Olivia e Rick Hilton, nella loro bella villa, ed ha pensato bene di dirlo al biondo davanti a lui, conscio del fatto che a sua insaputa quella ragazza li avrebbe aiutati a concludere una questione aperta da fin troppi anni.
Non ci impiegano a riconoscerla quando esce dall’edificio in compagnia di Maya Hasting, sua cugina, avevano immaginato che sarebbe stata insieme a lei, nonostante non fossero riusciti a trovare nemmeno una foto o due righe su di lei nel web.
-Non abbiamo la certezza pura che sia lei amico…-sospira Liam passandosi le mani tra i corti capelli biondi mentre punta i suoi occhi color nocciola sul suo corpo, che, ignara dell’attenzione che le stanno rivolgendo i due sconosciuti sul marciapiede, sta sistemando alcuni fogli sparsi all’interno della sua borsa. –Cazzo Harry non è possibile che la nuova figlia di Rick Hilton non esista su nessun social network o che. Nemmeno su facebook! E anche mia nonna ha facebook, capisci?
Il riccio accanto a lui annuisce mentre osserva pensieroso la bottiglia tra le sue mani.
-Sembra che fino ad ora non sia mai esistita. Cosa possiamo fare?
-Sicuramente non seguirla fino a casa per accertarci di non esserci sbagliati.- dichiara Liam fissando l’amico con sguardo severo conoscendo le sue idee assurde.
-Beh genio.- si difende l’altro prendendo un sorso di birra. –Trova un’idea migliore.
-Sono iniziati gli allenamenti di calcio.
-Beh son contento amico, ma in questo momento sono altre le priorità.
-So quali sono, grazie. Magari lasciandomi finire il discorso trovi il nesso logico.- lo rimprovera mentre osserva l’auto delle due ragazze lasciare il parcheggio. –Ho bisogno di nuove giocatrici e potremmo far loro pubblicità ed insistere per farle entrare in squadra.
-Bellissima idea Liam, davvero. E una volta che sono in squadra cosa ce ne facciamo?
-È qui che entri in gioco tu. Io non posso avvicinarmi troppo a lei, suo padre potrebbe riconoscermi e fare due più due. Io per lei non devo essere nient’altro che l’allenatore.
-Ed io?
-E tu diventerai suo amico. Ma non troppo sfacciatamente come fai di solito, interessati della sua vita, convincila ad entrare in squadra ed avvicinati alla sua famiglia.
Harry annuisce, sentendosi leggermente in colpa per quello che deve fare, ma sa quanto Liam ci tiene a vendicarsi e vuole che l’amico ritrovi la felicità, in un modo o nell’altro.
-Sta sera al Philip’s si esibiscono due ragazzi, troviamo il modo per farle venire e la terrò d’occhio.
-Parlaci.
Harry gli scoppia a ridere in faccia. –Si vede che non ci sai fare con le donne, amico! Devi avere pazienza per ottenere la loro fiducia. Ma soprattutto devi prima studiarle. Alla tua salute.- dice prima di finire in pochi sorsi la birra avanzata per poi alzarsi e dirigersi a casa sua. –Ti aspetto sta sera al bar.
 
---
 
Lula McFly, come ogni pomeriggio che precede una sua esibizione, è nel panico più totale.
E come ogni pomeriggio che precede una sua esibizione prende i suoi amati pennelli e colori e, dopo aver fissato bene la tela sul cavalletto inizia a dipingere. Ha finito l’Accademia Artistica da un anno e per tirare avanti si affida alle belle serate che passa cantando nei locali insieme all’amico Niall, nella speranza di trovare un lavoro stabile entro il prossimo anno.
Dipinge seguendo le note di ‘Dancing Queen’ degli Abba, lasciandosi trasportare dalle emozioni.
Ci impiega tutto il pomeriggio per finire il lavoro, per il concerto ha già preparato praticamente tutto, deve solo farsi una doccia veloce.
Quando posa definitivamente il pennello e i colori sul vecchio e ormai rovinatissimo tavolino accanto al cavalletto si permette di contemplare il risultato con il suo solito occhio critico.
Trasportata da quelle note così rilassanti ha dipinto una nuda figura femminile estremamente sottile e lunga in una posa danzante coperta solo in parte da un panneggio semi trasparente svolazza, come i suoi capelli al vento.
Dipingere la fa sentire libera e senza limiti, è la sua droga, la sua dipendenza.
E questo suo amoro si può notare a casa sua, la tipica abitazione di un’ artista.
È un piccolo monolocale arredato con il minimo indispensabile, un piano cottura con un piccolo tavolino e due sedie, un divano-letto, due armadi, un’immensa libreria piena di libri e le casse per la musica. Tutti mobili, tra l’altro, che è riuscita a trovare in un mercato delle pulci.
Ciò che la rende speciale è l’angolo con il cavalletto e il pianoforte, dove schizzi di colore invadono tutto lo spazio, con stracci, pennelli e tele sparsi ovunque pronti per il successivo utilizzo e un caos senza il quale Lula non riuscirebbe a vivere.
In giro per il locale ci sono tutti i suoi lavori sparsi ovunque senza una disposizione logica o studiata. Sono li solo in attesa di essere portati da qualche altra parte.
Ma nonostante il disordine la casa è sempre pulita, profumata ed accogliente. La ragazza non riuscirebbe mai a trovare il coraggio per trasferirsi in qualche loft più grande.
Canticchiando un motivetto a caso Lula si prepara.
È stravagante anche nel suo modo di vestire, chiunque direbbe ‘è un’ hippie’ ma lei non si ritiene tale. Non vuole essere assegnata ad una categoria qualunque solo per rispettare i canoni concessi dalla società. Lei è lei e segue il suo stile e basta.
Lo dimostrano i lunghi capelli castano scuro che non sono mai del tutto sciolti.
Ha sempre qualche treccina sparsa in giro, dei dread abbelliti dagli anelli che è solita comprare ai mercatini e delle ciocche di capelli sono nascoste sotto ad alcuni fili attorcigliati.
Si piace così com’è.
Si piace con l’anellino al naso e con l’orecchio sinistro che ormai è diventato interamente di metallo talmente l’ha riempito di orecchini.
Prende dal letto il paio di pantaloni afgani a righe tra il verde marcio e il verde più brillante che si era preparata qualche ora prima, abbinandoli ad un top grigio ormai vecchio che le copre solo il seno ed una felpa aperta che aveva trovato quella mattina infondo all’armadio e che non aveva la minima idea di come fosse capitata li.
Quando si ritiene pronta, guardando il suo riflesso dal vetro della grande finestra che da sul bel balconcino ormai inagibile per via delle troppe piante, cerca di nascondere il suo portafortuna agganciandolo all’etichetta dei pantaloni che sono talmente larghi da poterci nascondere qualcuno dentro.
Il portafortuna è un ciondolo a forma di peperoncino con all’interno le sue amate gocce di Bach, la sua salvezza pre-concerto.
E dopo un’ultima e veloce occhiata al dannato brufolo sotto il mento afferra le chiavi di casa e corre fuori per prendere la sua vespa bianca e dirigersi al Philip’s.
 
---
 
Louis non capisce.
La possibile acquirente che ha trovato gli ha confermato, via mail, un appuntamento al Philip’s per quella sera, per discutere della televisione.
La cosa che lo lascia sbigottito è principalmente il fatto che lui non le ha mai chiesto di vedersi (tanto meno in quel posto!).
È indeciso sull’andare o meno, nel caso lei non dovesse presentarsi butterebbe un sabato sera.
Ma il suo amico Niall sarebbe comunque li a cantare, o almeno, dovrebbe! Non ricorda bene il giorno che gli era stato comunicato, ma poco importa. Al Philip’s c’è sempre della musica e qualche ragazza con cui passare la serata, quindi perché preoccuparsi? Si prepara in poco tempo mettendosi una camicia azzurra che, non capisce come, è finita in camera della sorella e dei jeans. I capelli castani sono rimasti perfetti dall’uscita di quel pomeriggio ma, a causa del raffreddore, gli occhi sono decisamente rossi. È indeciso se mettere o meno le gocce per rimediare al problema. Quel rossore fa risaltare l’intenso azzurro dei suoi occhi, particolare di cui va fiero sin dalle elementari.
Sua sorella, la mammina della situazione, come ogni sera gli fa le solite raccomandazioni sistemandogli il colletto che è messo male prima di lasciarlo uscire.
Il locale è a dieci minuti a piedi da casa sua, quindi, con le mani in tasca ed un ombrello appoggiato al braccio, si incammina pensando a cosa potrebbe fare se l’acquirente non dovesse presentarsi.
 
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Maya ha obbligato la cugina a seguirla al Philip’s, non è la prima volta che ci va, ma un certo Louis, che è disposto a venderle un bel televisore a poco prezzo, le ha chiesto di vedersi per discutere di non si sa cosa, il che l’ha spinta a chiedere a Naomi compagnia principalmente per precauzione.
Sono in anticipo di dieci minuti quando entrano nel locale, un piccolo pub fatto interamente in legno con cinque o sei tavolini, il bancone e uno spazio vuoto riempito ogni sera da cantanti diversi.
Nonostante ospiti pochissima gente il Philip’s è decisamente famoso, economico e soprattutto buono.
Le cugine si siedono al bancone tenendo occupato lo sgabello in più per Louis che dovrebbe arrivare in pochi minuti ed un barista alto e riccio arriva quasi subito vicino a loro prendendo le ordinazioni.
Naomi non ha idea di cosa voglia prendere, così, quando il ragazzo davanti a lei la guarda in attesa lei risponde semplicemente –Lo stesso di lei.- convinta che sicuramente non le piacerà.
Il ragazzo che Maya deve vedere è in ritardo di un quarto d’ora e le due hanno già finito di consumare la bibita che si erano fatte portare sotto lo sguardo persistente del barista.
Le cugine, per ingannare l’attesa, stanno leggendo un volantino che pubblicizza la squadra di calcio femminile del quartiere dove vivono,  entrambe, che qualche giorno prima  discutevano proprio di trovarsi un’attività extrascolastica, sembrano essere interessate, suscitando un impeto di gioia in Harry che, diversamente da come si sarebbe aspettato, non deve nemmeno intervenire ed insistere per la loro iscrizione.
 
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Lula, con gli occhi chiusi e le mani che stringono il microfono come se fosse la sua ancora di salvezza, continua a cantare trasportata da una passione che colpisce Louis, il quale sembra essere  più interessato alla sua dolce voce che alla bionda mezza asiatica che davanti a lui sorseggia un drink senza più domande da fargli sul televisore.
-Non sarò mai la principessa che vuoi tu.
Scusami ma sono troppo impegnata ad infrangere le regole del mondo
Per potermi permettere di assumere un atteggiamento regale.
Non mi piacciono le pareti.
Non mi piace il lusso
E non mi piace nemmeno questo tuo volermi trasformare a tutti i costi in ciò che non sono.-
Continua a cantare Lula voltandosi verso Niall che nel frattempo non sembra pensare ad altro se non alle note che sta suonando, ignaro della bionda nel tavolino proprio di fronte al suo che, con il mento appoggiato al palmo della mano, lo osserva registrando ogni suo movimento e ascoltando ogni singola nota che esce dalla sua chitarra, invidiando la hippie li accanto a lui che canta e che sembra averci un’estrema confidenza.
Accanto a lei Asya gioca a Snake col suo Nokia che sembra risalire al quindicesimo secolo.
Non le piace quel tipo di musica, troppo delicata. Preferisce i ritmi martellanti e quei suoni forti che sua madre chiama ‘rumore sgradevole’ ogni volta che lo sente.
Si vergogna di Abelke che fissa Niall come se fosse un angelo sceso in terra abbandonandola a se stessa e facendola sentire da terza incomoda nonostante al tavolo siano solo in due.
È ancora nervosa da quel pomeriggio quando, al secondo allenamento di tutta la sua vita, l’allenatore si è permesso di dirle ‘piede di merda’ solo perché non è riuscita a calciare bene un pallone. Ha preso quel ragazzo poco più vecchio di lei in antipatia fin dal primo minuto quando, dopo aver parlato di se e del suo modo di allenare alle nuove arrivate ha spedito tutte a farsi dieci minuti di corsa senza nemmeno chiedere un nome o interessarsi di loro.
Insomma, non sono una squadra di serie A, perché essere così duri?
Quando perde al gioco, decide di guardarsi attorno, giusto per non fare la figura della nerd drogata di cellulari, vedendo, al tavolone, una castana dall’aria annoiata quasi quanto lei ma anche decisamente imbarazzata dallo sguardo penetrante del barista che, per quanto Asya possa aver notato da quando è entrata, non si è spostato da lei se non per il minimo tempo necessario a servire un cliente. Sorride vedendola così, proprio come lei, sente di aver trovato qualcuno che le assomigli, Asya, e questo la fa stare un po’ meglio.
 
 
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Quando con un dolce buonanotte Lula chiude il concertino al Philip’s un applauso invade il locale, facendo tirare un sospiro di sollievo ad i due artisti, spaventati all’idea che la loro musica potesse non piacere.
Niall, dopo aver ringraziato i vari presenti che gli avevano fatto i complimenti scende dal palco, dirigendosi verso la bionda che sperava di vedere.
-Hei, non pensavo che saresti venuta davvero!- dice spostando una sedia per potersi sedere vicino a lei.
-Pensavi male. Mi piace tantissimo la tua musica.
-Sono contento, è particolare. Non a tutti piace!- afferma Niall sorridendole.
-Infatti- si intromette subito Asya –è proprio lo stile di musica che eviterei sempre, peccato che sia stata costretta ad ascoltarvi.
-Non lo pensa davvero!- Abelke si appresta ad intervenire, spaventata delle conseguenze che potrebbe causare quell’affermazione. –è solo che l’hai beccata in una delle sue tante serate no e quando è così è meglio non irritarla ancora.
Niall annuisce, rivolgendole un sorriso tirato prima di presentarsi, ricevendo come risposta un ‘va bene.’
Ma anche Abelke si sta innervosendo a causa del comportamento insolente tipico della sua amica che ogni volta che conosce un possibile suo partner diventa immediatamente acida.
Asya, captato lo sguardo omicida della bionda, si alza prendendo il giacchino in jeans tutto strappato ed indossandolo.
-Vado a casa ora che sei in compagnia. Buonanotte.- dice prima di andarsene senza aspettare alcuna risposta.
Passando davanti al bancone e notando un volantino che pubblicizza la sua squadra di calcio la mora si irrita ancora di più. –Hanno davvero il coraggio di pubblicizzare ‘sta squadra del cazzo?- chiede retorica a nessuna persona in particolare. –sarebbe bello entrarci se non fosse per quel coglione di un allenatore.- e dopo di che si chiude la porta del locale alle spalle lasciando Harry, Naomi e Maya alquanto sbigottiti.
-Sei sicura di volerci andare?- chiede infatti Maya.
-Al cento per cento. Tanto la prima settimana è di prova.- le risponde l’altra prendendo anche lei la giacca ed esortando la cugina a fare lo stesso per andare a casa, stufa dello sguardo del riccio dietro al bancone.
 
Poco più in la, invece, Louis è in piedi davanti al palco in attesa che la ragazza davanti a lui smetta di importunare la cantante con le sue inutili chiacchiere per poterci parlare.
Vuole conoscerla, vuole chiederle della sua passione, è stufo dell’eterna passività che è irrimediabilmente entrata nella sua vita. Vuole anche lui qualcosa che lo trascini via, qualcosa che gli faccia venir voglia di andare a far volentieri quell’attività, vuole risvegliare la sua vita che, pensa proprio in quel momento, sembrava essersi addormentata tra inutili feste e stupidi divani.
Rimane imbambolato quando la ragazza lo guarda negli occhi come per chiedergli perché sia proprio davanti a lei.
-Louis.- decide di presentarsi, giusto per non fare la figura del maleducato.
La sua voce, quando risponde sorridendo –Lula.- è proprio come l’aveva immaginata, calda, profonda e un po’ roca.
-Ti va di sederti a prendere una birra con me? Avrei alcune cose che mi piacerebbe chiederti.
E gli si scioglie il cuore quando lei accetta dirigendosi verso il tavolo più vicino.
 
 
 
 
 
 
Ciao!(:
Tra una cosa e l’altra sono (finalmente) riuscita a finire le verifiche e le interrogazioni varie anche io potendo iniziare ad aggiornare regolarmente!
Finalmente iniziano ad entrare nel gioco un po’ tutti i personaggi, manca solo Zayn ma, ahimè, l’attesa è lunga, ed altri secondari.
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo e ringrazio tantissimo Jessica, Yeli e soprattutto la Ele che mi incoraggia sempre, per aver commentato facendomi sapere cosa ne pensano e tutte quelle che seguono la mia storia, spero di catturare l’attenzione anche di altri oggi!!
Vi lascio con la nostra protagonista Naomi!
A prestissimo!
Un bacio!(:
-Ceci.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. ***


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Alla Ele,
che è bellissima e
 simpaticissima
e che oggi mi ha regalato
un cioccolatino.
 
Questo pomeriggio Liam Payne, l’allenatore della squadra di calcio femminile del quartiere di Belgravia, è d’umore ottimo, si sono iscritte ben sei ragazze in più rispetto la settimana prima, tra le quali Naomi Hilton con la cugina Maya Hasting.
Inizia l’allenamento ripetendo il suo solito discorso del primo incontro dell’anno a causa delle nuove arrivate provocando uno sbuffo da parte di una mora seduta per terra un po’ lontana dal gruppo.
A differenza della settimana precedente chiede il nome alle ultime iscritte domandando le loro esperienze sportive, dopo di che le divide in due squadre per una partitella, giusto per capire in che ruolo farle giocare.
La situazione è, però, peggiore del previsto. Lula, una ragazza iscritta principalmente per dimagrire che per altro, sembra essere la scoordinazione fatta a persona, Maya, invece, è in piedi sulla riga di metà campo a vedere il gioco, ogni tanto cerca di calciare la palla ma riesce a fare solo danni.
Naomi Hilton corre su e giù, da una porta all’altra cercando di prendere la sfera per partecipare ma inutilmente, visto che sembra faccia apposta a mancarla.
Emery invece si guarda attorno, completamente nel mondo dei sogni.
Michelle non riesce a non calciare il pallone di punta e Sasha continua a cercare di ripararsi usando continuamente le mani.
Asya poi è un’altra questione.
La ragazza è seduta in un angolo del campo a gambe incrociate ed una sigaretta in mano che sta fumando.
Solo Abelke, Clary e Tyanna sembrano cavarsela poiché giocano in quella squadra da anni ormai.
Ma Liam ha altro per la testa in quel momento per lodare la loro bravura o anche solo per dare qualche suggerimento alle altre.
È inammissibile che si fumi nel suo campo da calcio.
Con un’aria minacciosa si alza dalla panchina avvicinandosi alla mora.
-O spegni quella sigaretta o te ne vai dalla squadra. Non sei tenuta a star qui.- la rimprovera subito guadagnandosi un’occhiata di sufficienza.
-Va bene.- risponde solo alzandosi e buttando la cicca ormai quasi del tutto finita.
-Che sia l’ultima volta Moore. Se dovesse essercene una seconda non ti proporrò la possibilità di una scelta. Chiaro?-
Asya scuote le spalle passandogli davanti con un’ aria strafottente. –Va bene mister.- dice prima di unirsi alla sua squadra ed affiancarsi alla ragazza che aveva visto quel sabato sera al Philip’s.
-Vi avevo avvisate di non venire.- dice.
Ma l’altra non sembra essere d’accordo, anzi, dopo aver sistemato i lunghi capelli mossi e castani della coda abbassa lo sguardo sulla moretta davanti a lei che sembra essere molto più piccolina dicendole che invece si sta divertendo.
-Sono Asya comunque.- si presenta accennando un sorriso e ricevendo un abbraccio.
-Io sono Naomi invece!- risponde una volta essersi staccata da lei e dirigendosi verso Liam che le stava chiamando.
-Bene ragazze, la situazione è tragica.- afferma infatti quello con un’aria severa notando Abelke che, li accanto a lui, annuisce. –Dovete svegliarvi belle perché così non andiamo da nessuna parte. Ho deciso di darvi sin da subito i ruoli, purtroppo per Hasting, Moore, McFly e Johannes ho scelto a caso visto lo schifo che avete fatto in campo. Dalla prossima volta vi dividerete in gruppi in base al ruolo ed ognuno si allenerà nel suo specifico. La c’è il foglio con scritto cosa farete. Passate a leggerlo e poi andate a cambiarvi. Buona serata.- dice Liam dirigendosi verso il piccolo ufficio li vicino.
Come un gregge di pecore tutte corrono alla lista per vedere cosa faranno. Abelke è contenta di essere rimasta centrocampista, Naomi guarda la scritta ‘terzino fluidificante’ come se fosse arabo, non ha la minima idea di cosa sia, Maya è nella stessa identica situazione davanti alla parola ‘difensore centrale’.
Lula invece è contenta di essere il portiere, un ruolo che conosce chiunque e Asya non sa se essere sollevata o meno all’idea di essere un attaccante, sa di cosa si tratti, ma imbranata com’è farà sicuramente anche fin troppe figuracce.
 
 
---
 
Abelke Weiß è seduta sul bel divano di casa sua, mentre abbraccia la madre che piange disperata sulla sua spalla. –Sarei voluta invecchiare con tuo padre!- continua a ripetere tra i singhiozzi.
Dirk Weiß, suo papà, il gran collaboratore dell’ambasciatore tedesco in Inghilterra è messo peggio del previsto. Ha un’altra metastasi e il tumore al cervello sembra essersi espanso ancora di più. La bionda accarezza la madre sulla spalla mentre con la mente torna alle lezioni di chimica di qualche anno prima, quando le era stata spiegata la reazione radicalica, che era proprio quella che scatenava un cancro. Le viene la nausea all’idea.
Il borsone di calcio è ancora appoggiato all’ingresso e Dirk è andato a fare la spesa. Ophelia, la sorellina, è da un’amica, ignara di tutto, come sempre d’altronde.
-Come faremo senza di lui?-chiede la madre soffiandosi il naso.
-Ma’! Non è ancora morto cazzo. Prendiamo le cose poco per volta senza buttarci nel futuro che è inutile. Cosa dovrà fare ora?
-La chemio.
-Ancora? Non possono toglierglielo?
-No.
Silenzio.
Nonostante il padre si porti avanti quella malattia ormai da troppo tempo Abelke non è ancora riuscita ad accettarla.
-Andrà avanti a lavorare?
-Si.
Ancora silenzio.
-Cazzo era una bella giornata!- sbotta poi la bionda alzandosi di scatto dal divano per uscire di casa sbattendosi la porta alle spalle.
Non ha idea di dove andare, cosa fare e quando tornare.
L’unica cosa che le serve è andarsene da quella gabbia di dolore che è diventata casa sua.
Fuori dal cancelletto vede suo padre avvicinarsi con le buste della spesa. Ma non vuole fermarsi a parlare con lui. È troppo arrabbiata. Tira dritto svignandosela con un ‘ciao pa’. ‘ quando gli passa accanto lasciando l’uomo un attimo confuso da tutta quella fretta.
Di andare da Asya non se ne parla nemmeno, ce l’ha ancora con lei per il suo atteggiamento con Niall al Philip’s qualche sera prima.
Parlare con il biondino peggio ancora, si son visti due volte infondo, non ottanta.
Rimarrebbe solo Joe, il suo migliore amico, ma non ha voglia.
Decide di andare a sedersi in un parchetto verde sulla riva del Tamigi, a guardare il fiume scorrere lentamente, un po’ come il suo dolore in effetti.
Passa lentamente dentro di lei, con una calma esasperante che pesa più del previsto abbandonandola ogni giorno che passa sempre più nella disperazione più totale.
Ha i capelli crespi come ogni volta che si fa la doccia ad allenamento e tutta quell’umidità di certo non le è d’aiuto. Molto probabilmente inizierà a piovere, il che non la stupisce più di molto, lei è ormai una londinese a tutti gli effetti, nonostante quel fastidioso accento tedesco.
Mentre inizia a piovigginare Abelke si sente finalmente libera di piangere e di essere debole, tanto nessuno se ne accorgerebbe.
Non ha voglia di tornare a casa e vedere sua madre che con gli occhi gonfi e stanchi spadella in cucina qualcosa di immangiabile, come succede ogni volta che arrivano cattive notizie.
Non ha nemmeno voglia di starsene a zonzo con  quel freddo e quel cielo che preannuncia un temporale.
L’unica alternativa è andare al Philip’s a farsi una birra e parlare un po’ con Harry il barista amico di Liam.
 
---
 
L’immensa libreria in camera di Naomi sembra mandarla nel panico, non ha idea di cosa scegliere finché, ironia della sorte, non scorge il titolo ‘Io Non Ho Paura’, non si ricordava di esserselo portata dietro. Sceglie proprio quello ma non ha intenzione di sdraiarsi a letto per leggerlo.
Esce infatti dalla camera andandosi a sedere per terra con la schiena appoggiata al muro di un corridoio che si incrocia con quello che porta allo studio del padre.
Sa di non potersi avvicinare di più a causa delle telecamere che sorvegliano l’ingresso, si mette quindi li, semi nascosta a leggere il suo libro e sorvegliare il traffico nell’ufficio del padre nella speranza di trovare qualcosa di utile da mandare a Carmen. Non le ha ancora mandato alcuna novità, sa che la donna non è preoccupata. Naomi è iper sorvegliata da agenti segreti che sono arrivati con lei a Londra per intervenire in caso di necessità.
Se la missione va a buon fine probabilmente riusciranno ad incastrare il più importante boss della mafia italiano che, per rimanere in sicurezza si è trasferito a Londra, il signor Rick Hilton.
Cerca la posizione più comoda prima di cimentarsi in quella piacevole lettura fantasticando su possibili incontri segreti ed assolutamente impossibili in quella stanza, ma tra una riga e una fantasia Naomi quasi si addormenta, rischiando di essere quindi beccata e sospettata e decide quindi che è meglio andare a dormire e continuare lo spionaggio un altro giorno.
 
---
 
Anche Maya ha sonno ma non riesce ad addormentarsi.
I suoi pensieri sono tutti su Lucas che sembra essere davvero sparito e quello della settimana prima sembra esser tutto fuorché uno scherzo. Lo sconosciuto non si è più fatto sentire e spaventata la ragazza ha chiesto aiuto al padre il quale le ha negato il coinvolgimento della polizia e di provare a cavarsela da sola, infondo ha vent’anni! Deve imparare a cavarsela da sola e a dargli corda per salvare il suo Lucas, se davvero ci tiene.
Ormai sono le uniche parole che suo padre riesce a dirle.
Le ha pagato un bellissimo appartamentino a Marylebone, regalandole, insieme a quello, tutto l’arredo scelto da lei ed assolutamente di design. Poi nient’altro. Le tasse se le sarebbe dovute pagare lei come tutti i suoi capricci extra e, ovviamente, la media universitaria non deve andare al di sotto del ventisette. Fin li nessun problema, infondo se l’è sempre cavata alla grande con lo studio. Il problema? Riuscire a trovare il tempo anche per il lavoro che era stata obbligata a trovarsi per potersi permettere quella vita. È ormai anche fin troppo stressata e si è aggiunto anche il suo ragazzo scomparso.
Sbuffa alzandosi dal suo bel letto morbido e caldissimo, dirigendosi in cucina per poter bere una tazza di camomilla per calmarsi.
Si siede su un divano in sala ammirando lo stretto soppalco che serviva da biblioteca e che le ricordava tanto le case vecchie ed in legno, di solito quando non riesce a dormire le basta fare così per calmarsi ma non quel giorno, non con una vita in gioco.
Sobbalza appena sentendo l’i-phone vibrare.
È lo stesso numero sconosciuto ed irrintracciabile.
‘Se vuoi mantenere vivo il tuo bel Lucas devi collaborare.
Fammi sapere se ci stai entro domani alle 18, attacca con una cicca un foglietto sotto la panca rotta che c’è all’inizio della tua via solo se la tua risposta è affermativa.’
Con le mani tremanti rilegge due o tre volte il messaggio per accertarsi il contenuto, prima di correre alla sua bella scrivania barocca rigorosamente rosa per prendere dal blocchetto che la nonna le regala ad ogni Natale da quando era piccola, un foglietto del medesimo colore profumato scrivendo ‘SI.’, magari sta già tutto finendo.
Non aspetta un secondo, si mette la vestaglia, le scarpe e una cicca in bocca prima di dirigersi al luogo indicato per depositare il bigliettino, torna poi subito a casa per mettere sul davanzale della finestra la telecamera che le aveva regalato Lucas ed andare a dormire, finalmente.
 
---
 
E mentre Maya, Naomi e Lula dormono, Harry e Abelke chiacchierano, Liam si fa una bella partita alla play, Niall lancia spartiti per la sua camera senza riuscire a buttar giù due note di fila che sian due, Louis riprende in mano un libro da quando si è laureato e Asya prova a rimettersi lo smalto nero, Zayn Malik si aggira fuori da un locale a Soho con un cappellino a coprirgli il viso, le mani in tasca ed anche fin troppi soldi nel borsellino.
Non è diretto a casa come vorrebbe, deve prima passare dal signor O’Connor a lasciargli il ricavato della notte, nella speranza che quell’uomo nel frattempo, abbia mantenuto la parola data.
 
---
 
Ciao!(:
Eccoci al terzo capitolo con qualche rivelazione in più sui personaggi!
Spero di non avervi annoiate ma di essere riuscita ad incuriosirvi, soprattutto per quanto riguarda la situazione di Zayn, Liam ed Harry.
Fatemi sapere chi vi piace come personaggi, io, ad esempio, adoro Asya! E soprattutto cosa ne pensate.
Vi regalo una bella foto di Liam versione calciatore solo per voi!(:
Se mi lasciaste una recensionina mi fareste felice felice <3
Ciao!(:
-Ceci.
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Capitolo 5
*** Capitolo 4. ***


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È solo metà ottobre e fa un freddo porco.
Louis e Lula sono seduti ad un tavolino del Ronny, un baretto niente male che prepara delle brioches alla nutella degne da oscar.
È stata la cantante ad invitarlo ad uscire per parlargli di come, quando e soprattutto perché ha iniziato a cantare e dipingere ma poi il discorso è finito sulla sua lenta trasformazione da ragazza qualunque a ‘hippie’ come dicono gli altri o ‘Lula McFly’ come dice lei stessa.
Si sono già visti altre volte da quella sera al Philip’s, Louis è andato ad ascoltare gli altri quattro suoi concerti nelle due settimane trascorse, gli piace sentirla parlare di come fa a comporre un brano, piuttosto che della sua pittura o semplicemente della sua infanzia.
Lo fa sempre con il sorriso e con una semplicità disarmante. Come se non nascondesse niente e fosse per lei un piacere raccontare tutta la sua vita ad uno sconosciuto che a malapena le ha svelato il suo nome.
Louis non sa se adora ascoltarla perché gli piacciono i suoi racconti, per le smorfie che fa quando narra oppure per il suono roco e basso della sua voce, come se fosse si disposta a parlare della sua vita, ma solo a chi ha talmente intenzione di ascoltarla da respirare il più silenziosamente possibile per poterla sentire bene.
-Questo l’ho fatto a tredici anni, questo a quattordici e così via con il tempo che passava.- sta spiegando Lula facendogli vedere la sfilza di anelli che contornano tutto il suo orecchio.
-E qualche tatuaggio ce l’hai?- domanda Louis sorseggiando un The.
-Oh no, non mi piacciono i tatuaggi… E tu?
Il ragazzo arrossisce visibilmente, è la prima volta che gli chiede qualcosa di lui, soprattutto su qualcosa che lei odia e lui adora. -A dire la verità impazzisco per i tatuaggi.- ammette abbassando lo sguardo e provocandole una risata.
-E ti vergogni di questo?-
In parte Louis sente di vergognarsene principalmente perché sente di tenere tantissimo al suo pensiero.
È grazie a lei se ha ripreso a leggere i suoi vecchi libri universitari per rinfrescarsi gli argomenti e buttarsi nel mondo del lavoro, rendendo entusiasta la sorellina.
-Senti un po’, tu hai detto che mentre studiavi aiutavi tuo padre a lavoro organizzando eventi, perché non mi aiuteresti?
All’idea di aiutarla il cuore di Louis fa un balzo, avrebbe potuto vederla più spesso, sarebbe stato utile per quella ragazza che a sua insaputa l’aveva fatto alzare dal divano con il potere di uno sguardo. Si sente la reincarnazione di Werther, il protagonista del romanzo epistolare di Goethe, ma spera che, a differenza della Lotte del libro, lei non lo spinga al suicidio. Sta letteralmente impazzendo per la bella Lula, in pochissimi giorni di conoscenza, lui! Che tra l’altro, considerava le ragazze utili solo per passare piacevolmente l’after dopo le feste.
-Certo, devi organizzare un evento?- rispose abbozzando un sorriso.
-Beh ecco, mi piacerebbe organizzare un’asta con i miei lavori per dare il ricavato a mio fratello che fa il missionario in un paesino in Congo…
Louis si commuove davanti a tutta quella generosità dandosi dell’imbecille da solo.
-Se vuoi puoi venire a casa mia così te li faccio vedere!- dice alzandosi per andare a pagare.
-Aspetta, offro io, andiamo a vedere le tue opere!
 
---
 
Harry è sempre seduto sul marciapiede di fronte alla scuola di Naomi in attesa che la ragazza esca. Si chiede perché la figlia di una persona importante come Rick Hilton sia così trasparente. La cugina, Maya Hasting è tutto fuorché difficile da notare, sempre così perfetta, con i capelli (beh, non solo quelli, tutto!) sempre in ordine e soprattutto rosa.
La conosce di vista più o meno da sei anni e non l’ha mai vista un giorno senza addosso qualcosa di rosa, dagli indumenti più visibili come le scarpe o i pantaloni ai gioielli più nascosti, a lui, che adora il rosa sulle ragazze, viene la nausea ogni volta che la vede, gli da un senso di esplosione perfettamente tenuta a bada e quindi ancora più pericolosa ma soprattutto Maya Hasting è anche fin troppo complessa sotto ogni punto di vista.
Preferisce le ragazze più semplici.
Ma non come Naomi Hilton, che è la semplicità fatta persona. Non indossa un gioiello che sia uno, nemmeno gli stupidi braccialettini portafortuna che ti vendono i marocchini al mare. I colori dei suoi vestiti sono sempre spenti, come per dire ‘ci siamo, ma è meglio se non ci facciamo notare troppo’, ma soprattutto tutto è sempre tinta unita: lo zaino grigio dell’Eastpak senza alcun ciondolo attaccato per renderlo più riconoscibile, il tubo tipico degli studenti di architettura nero e vuoto, a differenza di quelli usati da tutti gli altri che sono sempre decorati da disegni che secondo lui sono straordinari, le All Star che hanno visto tempi migliori in jeans come i pantaloni sempre di una taglia di troppo che le stanno leggermente più morbidi e larghi del dovuto e i maglioni anche quelli più grandi del necessario che variano dal bordeaux al blu al verde.
In effetti nonostante siano due settimane che la osserva non l’ha mai vista vestita diversamente, il che lo sorprende. E non l’ha mai nemmeno vista con i capelli sciolti! Tra code, chignon, trecce e ‘cipollotti’ come dicevano le sue cuginette, non era passato giorno che una molletta o un elastico non li raccogliesse, nascondendo anche quelli.
Se avesse lui i soldi degli Hilton sicuramente non li nasconderebbe così tanto.
Ma lei sembra non interessarsene, preferisce essere anonima, lo si nota dallo sguardo sempre verso il basso, o dalla timidezza che traspare dai suoi occhi mentre si guarda in giro aggiustandosi gli occhiali neri sul naso.
È giunto quindi alla conclusione che quella ragazza vive come segretamente, nascondendo i suoi capelli, i suoi occhi grazie alla montatura scura e spessa e allo sguardo sempre a terra, il suo corpo e la sua voce.
La vede alzare il volto nella sua direzione notando che la sta -ancora- fissando, lei abbozza un sorriso tirato e veloce ricevendo in cambio la solita espressione seria e neutra.
Non lo sa la bella ragazza, ma si vedranno tra poco agli allenamenti perché deve aiutare Liam.
 
Gode come un dannato, infatti, nel vedere l’espressione sorpresa di Naomi quando il migliore amico lo presenta come aiutante allenatore, poiché loro sono troppo scarse e da solo non ci riuscirà mai.
Le divide nei soliti gruppi per farle lavorare, dicendo loro che ci sarà una partita e non ha ancora deciso chi convocare siccome sembra facciano a gara ad essere più imbranate.
Harry si trova ad allenare il gruppo dove c’è Naomi stupendosi nel vederla per la prima volta senza occhiali e con dei pantaloncini blu acceso e una maglia gialla. Ma ciò che lo lascia davvero a bocca aperta sono i due tatuaggi che, si sarebbe aspettato su chiunque tranne che su di lei. Ha una carta da gioco, un due di picche, sulla caviglia lasciata scoperta dai calzettoni che ha dimenticato a casa e ha anche cinque puntini a forma di W sulla spalla. Li nota appena, quando lei si china per posizionare il pallone e la maglia le scivola di lato, potrebbero essere dei nei ma non ne ha mai visti di così scuri.
Non si accorge degli occhi grigissimi della ragazza puntati su di lui in attesa che le dica l’esercizio. Si sente in imbarazzo all’idea di essere stato beccato in quel momento di pura curiosità, gli viene dunque spontaneo risponderle male a quella domanda silenziosa, come per difendersi.
-Beh? Non hai mai fatto questi esercizi? Slalom con i birilli e calcia.
È stupita Naomi dall’acidità di quella risposta, infondo non ha fatto nulla di male per meritarsela, si gira infatti verso Abelke, che ha assistito alla scena che scrolla le spalle in risposta, Harry non era mai stato così maleducato, anzi.
-Insomma Hilton!- la sgrida ancora il riccio. –Hai intenzione di iniziare l’esercizio o facciamo notte?
 
Dall’altra parte del campo Asya è sola con una Lula esausta -quasi quanto lei- e Liam. Anche li l’aria non è delle migliori, l’allenatore continua ad urlare contro la mora perché non riesce a calciare senza usare la punta e anche contro la cantante che è riuscita solo due volte a muoversi in tempo per parare il pallone.
-Insomma Moore, non mi sembra di chiederti tanto. Devi solo calciare una maledettissima cazzo di palla senza usare la punta del tuo dannatissimo piede!- esclama con le mani nei capelli. –È così difficile da capire?
Asya alza lo sguardo menefreghista, ormai ha preso questo Liam Payne in antipatia e si sa, meno le sta simpatica una persona più quella diventa per lei trasparente.
-E smettila di far finta che non esista!- urla ancora l’allenatore dando un calcio, per sfogarsi, talmente forte al pallone da far cadere indietro Lula, avendola presa in pancia. –Hai deciso tu di iscriverti, impegnati, dai solo fastidio alla squadra così.
-Guarda, mister, che il portiere è per terra a causa della tua delicatezza.- gli fa però notare lei ignorando bellamente il discorso.
-Smith! Vieni ad aiutare McFly che si è fatta male!- chiama subito Liam senza prestarle troppa attenzione, infuriato com’è con la mora che c’è davanti a lui. –E con te signorina non ho finito. Appena le altre se ne andranno ti aspetterà una bella mezz’oretta di corsa per punizione e non usare la colpa del fumo, è colpa tua se hai deciso di bruciarti un polmone.- le dice prima di andare a controllare cosa stia combinando Maya Hasting poco più in la.
Asya non è una che si sente vittima del mondo, nonostante abbia molte ragioni per esserlo, ma crede che questo Liam Payne ce l’abbia con lei, infondo Lula ha parato solo due tiri su almeno una cinquantina! Maya non ha ancora capito quale sia il suo ruolo, Naomi ogni volta che prova a sferrare un calcio cade insieme alla palla per non parlare di tutte le sue altre compagne. Perché deve sclerare solo contro di lei?
Non è stupita infatti quando, leggendo l’elenco delle convocate alla partita lei non si trova scritta nella lista, proprio come Maya e Jennifer.
Guarda tutte le altre andare a fare la doccia prima di iniziare a correre ma, per sua gioia, si trova Abelke accanto a farle compagnia.
-Ho sentito l’urlata.- dice prima di ammutolirsi per almeno un quarto d’ora.
Asya e Abelke non hanno bisogno di parlare per dialogare, si conoscono come conoscono loro stesse e la mora capisce subito che qualcosa non va, principalmente dallo strano silenzio della sua amica di solito anche fin troppo logorroica.
-Tuo papà?
Silenzio. La bionda si prende una pausa di riflessione prima di rispondere.
-Peggio del solito e la mamma continua a piangere.
-Vuoi venire a dormire da me sta notte?
-No, domani papà deve alzarsi presto per andare a fare degli esami, la mamma lo accompagna, credo che sia meglio se sto a casa con mia sorella a tenerla d’occhio. Ma grazie comunque.
Senza smettere la corsa –purtroppo per i polmoni di Asya che stanno per esplodere- le due si prendono un attimo per mano, stringendosi a vicenda come per dire ‘siamo sempre qui noi due’.
Rimangono in silenzio anche in doccia, ognuna persa nel suo mondo, tra i pensieri e gli impegni e decidono di uscire a farsi un fish and chips insieme a cena, vista l’ora che han tirato.
E mentre discutono sul luogo migliore dove prendere da mangiare, una ragazza con i capelli rossi e corti compare davanti a loro mostrando un sorriso smagliante.
-Jamie Campbell che sorpresa!- urla Abelke saltandole con le braccia al collo.
-Già, Jamie Campbell, che sorpresa.- la scimmiotta Asya con una faccia tutto fuorché amichevole.
-Ti sono mancata?- chiede la nuova arrivata allargando le labbra colorate da un rossetto rossissimo.
-Come no, la mia vita era vuota senza di te.- continua a rispondere la mora sarcastica guadagnandosi un’occhiataccia da Jamie.
-Cosa ci fai qui!?- domanda Abelke felice come una Pasqua.
-Ero di passaggio e mi son fermata, son passata da casa tua e mi han detto che ti avrei trovata qui. Ti va di andare a ballare questa sera?
-Come no, è tantissimo che non usciamo insieme, Asya ti spiace se io e te…
-Usciamo un’altra volta? Ma va, mica me la prendo io.- risponde acida prendendo la borsa in spalla ed incamminandosi verso il Philip’s desiderosa di una birra.
 
 
 
 
Ciao ragazze<3
Con molta calma ci addentriamo nella storia, scoprendo nuovi lati dei personaggi, come una Naomi trasparentissima, un Louis innamorato, un Liam sempre più mestruato ed un’ Asya che più acida di così non si può.
Ho anche inserito un nuovo personaggio, Jamie Campbell.
Ho grandi progetti per lei, voi che ne pensate così, a pelle, dopo queste poche righe su di lei?
Se vi va di lasciarmi una recensione vi assicuro che non mi offendo!(:
Infine… ho pubblicato una Os su Luke dei 5SOS, chiunque abbia voglia di leggerla (e di farmi sapere cosa ne pensa) beh… è ben accetto, mi renderebbe felicissima!! ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2645928&i=1 )
Detto questo vi lascio con niente di meno della strana Lula McFly un po’ meno ‘hippie’ del dovuto, ma, accidenti! Non ne ho trovata nessuna che corrispondesse al mio pensiero!!
Un bacione ragazze!(:
-Ceci.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5. ***


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Alla Ele,
che oggi è venuta
con me a Milano
e che mi sostiene sempre.
Asya è gelosa, gelosissima.
Degli amici, dei ragazzi, delle sue cose, di tutto quanto, il che la porta ad essere permalosa.
E quando si arrabbia non c’è niente di meglio di una birra.
Secondo la madre Kelly, Asya è così gelosa di tutti per via dell’ assenza del padre, in questi anni le è mancata questa presenza paterna lasciandole un buco che ogni qualvolta cercava di riempire veniva svuotato, al suo primo anno di asilo si era affezionata ad un maestro che, finita la scuola dell’infanzia l’aveva lasciata, poi ci aveva provato col padre di Abelke, ma con i suoi problemi e non riusciva a badare anche all’amica della figlia. Idem con l’insegnante di nuoto e con il catechista, tutta gente che, per un motivo o un altro l’aveva comunque abbandonata. Quella è la sua più grande paura.
Che la gente l’abbandoni, per questo motivo è così gelosa di Abelke, che per una sera le è stata portata via da Jamie che, tra l’altro ha sempre odiato per via delle continue e rumorose risate –a volte anche inutili- per le sue continue chiacchiere e la sua ricerca di attenzioni.
La odia. Punto e fine della storia.
Ordina un’altra birra mentre ragiona su quei particolari per sfogarsi.
Non ha voglia di tornare a casa, non vuole vedere la madre, ultimamente prova sempre ad evitarla in qualsiasi modo, si sente in colpa per tutto quello che la sua nascita ha comportato nella sua vita, Kelly non lo merita.
-Asya!- esclama una voce accanto a lei.
La mora si gira mangiucchiandosi le unghie cortissime laccate di nero –che però sta lentamente togliendo, come al solito- trovandosi davanti una Naomi Hilton in tuta e con i capelli più spettinati del solito.
-Hei, hai un bellissimo aspetto sta sera, complimenti.- le dice per accoglierla.
-Di solito non mi vesto come per andare a ballare quando devo studiare. Non sono mica Maya!- afferma facendo ridere l’altra.
-Beh, non ti vesti bene quando devi studiare ma nemmeno quando devi uscire.
Colpita da quel commento la castana osserva la birra tra le sue mani.
-Tranquilla è la seconda, sto bene.
-Ma ti sta salendo.
Silenzio.
Asya annuisce. –Questo è il momento migliore della sbronza. E sai perché? Una anche per lei Harry!- dice poi rivolta al barista prima di continuare. –Perché sai che tutto quello che fai e che dici il giorno dopo lo ricorderai perché non sei ancora andata del tutto ma soprattutto sei in uno stato dove sei libera ma riesci comunque a contenerti.
Naomi l’ascolta mentre fa segno di no al riccio, è astemia lei.
-E tu sei sicura di essere in quella fase ancora?
-Bella mia, non mi hai mai vista davvero sbronza. Sono indomabile.
Un telefono squilla, diffondendo nell’aria la tipica vecchia suoneria della Nokia.
-È il mio. Pronto mamma dimmi. Si arrivo. No non mi ha rapita nessuno, sono andata un salto al Philip’s. No non ho pagato troppo. Ciao.
Naomi, che si sentiva di troppo in quel momento, si guardava attorno come ad ammirare l’arredamento di quel locale che lei amava tanto.
-Devo andare barbona, ci si becca agli allenamenti!- la saluta Asya prendendo il borsone di calcio e uscendo dal locale facendole un occhiolino divertito.
Ci impiega un po’ l’altra ragazza a capire che l’amica è andata via senza pagare ed obbligandola quindi ad offrirle da bere.
-Naomi!-
Vuole starsene un po’ da sola questa sera ma a quanto pare le è impossibile, Harry la guarda da infondo al bancone e Lula invece, dall’altra parte le sorride come per chiederle di sedersi allo sgabello accanto al suo.
-Ciao Lula.
-Ti sei data alle birre vedo!- dice lei osservando i bicchieri vuoti sul bancone.
-Nono, Asya è appena andata via, se li è stracannati lei, tu come mai qui?
Ci impiega un momento l’altra a rispondere, mordicchiandosi le labbra.
-Devo chiederti un favore.
-Dimmi!
-Ti ricordi quando nello spogliatoio mi parlavi dei tuoi studi?
Naomi non capisce perché la stia prendendo tanto alla larga, odia le persone che girano attorno alle cose prima di parlare.
Chiedi e basta. Quanto ci può volere?
-Ecco, io e Lou stiamo organizzando un’ asta, abbiamo già il salone dove farlo ma non sappiamo come organizzare gli spazi, se ti faccio avere una piantina e ti do qualche informazione mi potresti aiutare?
Naomi la insultò mentalmente, insomma, mezz’ora per chiedere questa stupidata.
-Ma certo, quanti problemi, fammi avere il materiale e in due settimane ti faccio avere tutto. Che mostra?
 
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Mentre Naomi e Lula, al Philip’s discutono su quella famosa asta Niall è sdraiato a letto, con il telefono in mano ed un messaggio scritto. Non sa se inviarlo o meno, si stente un imbecille patentato. Ha chiesto il numero ad Abelke e si vergogna a scriverle. Sono passate settimane, molto probabilmente l’ha già dimenticato, però sa che quando nella sua mente appare la sua immagine riesce a scrivere canzoni degne d’esser chiamate tali, o almeno, secondo lui è così.
Si vergogna a farle sentire a Lula, sempre così riflessiva e calma, sa che se una cosa non le piace non ci impiega troppo a dirti in faccia ‘fa schifo’ ma se va avanti così a fare non andrà mai da nessuna parte, quindi si butta, rilegge un’ultima volta per controllare ogni errore di ortografia e preme invio nella speranza che lei gli risponda.
Ciao Ab, sono Niall, il ragazzo che suona la chitarra. Domani sera non ho nessun concerto e mi piacerebbe uscire con te, fammi sapere se ci stai!
 
Ma Abelke non riceve subito il messaggio, è arrabbiata questa sera, è arrabbiata con suo padre, con Asya che è iper gelosa –li ha sentiti i commenti, non è sorda!- ma soprattutto con Niall che non le ha scritto da quando le ha chiesto il numero.
Uscire con Jamie è sempre stato una cura per lei, la sua amica è sempre stata in grado di trovare il giusto sfogo per i suoi stati d’animo. Come questa sera, che sono al Bacco’s a ballare e bere. Sono entrambe ubriache fradice e si son perse di vista da un po’.
Probabilmente la rossa è in una macchina di uno sconosciuto a divertirsi un po’, ci metterebbe la mano sul fuoco, ma lei non è così… ‘aperta’, certo, non è una suora, ma non le piace l’idea di darsi ad uno sconosciuto.
Sta ballando con uno sconosciuto, ha appena finito di baciare un altro e quello che ha davanti è ancora più bello del precedente, il telefono è nella borsa che ha abbandonato al guardaroba e decisa com’è a mandare al diavolo Niall e il suo messaggio non si crea problemi quando il secondo ragazzo della serata le chiede l’accesso alla sua bocca.
Maledetti i biondi! -pensa- Tutti inaffidabili.
 Poi si maledice da sola.
Anche lei è bionda! E deve smettere di pensare a quel deficiente, non doveva cascare ai suoi bellissimi occhi da povero cucciolotto indifeso, quel visino da bambino, tutto in Niall Horan ispirava tenerezza, sicurezza e fiducia, ed era proprio ciò di cui Abelke, in quel periodo di fragilità, aveva davvero bisogno.
 
Quando Jamie la raggiunge sono le tre passate, ad Abelke fanno male i piedi, è in quel locale dalle undici e non si è seduta un attimo, nel frattempo però ha vomitato due volte, accompagnata sempre dallo sconosciuto di turno. Dai racconti della rossa anche lei ha ributtato a causa del troppo alcool, ma è comunque entusiasta del ragazzo che l’ha ‘intrattenuta’.
Tornano a casa in taxi, raccontandosi le ‘avventure’ della serata, esagerate al massimo da parte di Jamie, che non le è mai piaciuto non esaltare quello che fa.
Legge il messaggio solo il mattino dopo, quando si sveglia con un tremendo mal di testa ed in ritardo di un’ora, sicura che questa volta Michelle, il suo capo, non gliela farà passare liscia.
È contentissima della richiesta del biondo ma si sente dannatamente in colpa per ciò che ha fatto la sera prima. Gli risponde dicendogli che ne sarebbe contenta e di dirle il luogo e l’ora.
 
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Dall’altra parte di Londra, invece, Maya approfitta della mattinata senza lezioni universitarie per uscire con Eria, l’unica ragazza che possa davvero considerare sua amica, nonostante sia malvista dai genitori a causa della bassa condizione sociale.
Eria è fantastica, ha la carnagione scura e i capelli riccissimi, corti e tendenti al moro. Sembra avere la calamita incorporata per i ragazzacci ma a lei sta bene così, le piace il mistero di quelle persone e, anche se sembra da masochisti, le piace quel brivido di paura che sta con lei quando è in loro compagnia. È una bravissima ragazza, anche se non sembra, ed è l’unica con cui Maya Hasting riesce a stare sentendosi a suo agio.
Stanno facendo la spesa in un supermercato vicino alla casa dell’asiatica che ha finito qualsiasi snack la sera prima guardando i filmati della videocamera nella speranza di riuscire a beccare i balordi che le hanno rapito il ragazzo, ma nulla. Nessuno si era presentato.
Eria non sa di cosa sia veramente successo, Maya le ha raccontato che è scappato al mare lasciandola li come un pesce lesso.
È per questo motivo che l’amica adesso le sta facendo il suo solito discorso sulle relazioni.
-Hai bisogno di uscire con qualcuno Maya, ma non gli sfigati tutti soldi e cervello con cui esci dai tempi dell’asilo. Ti serve qualcuno che tuo padre non accetterebbe mai!
La bionda scuote la testa, divertita dal commento.
-Questa sera esco con Zayn, sai, quello che sto frequentando, perché non ti aggreghi a noi? Gli dico di portarsi dietro Hook, penso sia la persona di cui hai davvero bisogno in questo periodo!- afferma ridendo sotto i baffi Eria e mettendo nel carrello anche delle barrette dietetiche. –Anziché mangiare porcate che fanno male usa queste che son meglio.
-Parlami di Hook, com’è?-chiede Maya prendendo un pacco di assorbenti.
Quella sogghigna guardando i vari dentifrici.
-Non ti anticipo niente.
 
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La camera di Asya Moore rispecchia perfettamente il suo modo di essere. Tre pareti su quattro, che una volta erano di un limpido bianco, si sono ingrigite con il passare degli anni, -proprio come lei, infondo- mentre l’ultima è completamente nera, con al centro un’enorme stampa de ‘la famiglia’ di Schiele. Proprio di fronte c’è il suo letto, eternamente sfatto, sul quale Asya spesso si siede per rimirare l’opera d’arte.
Si vede ritratta in quel quadro, dove emerge una coppia di sposi con il loro figlio, la famiglia che il pittore pensava avrebbe avuto da li a qualche mese ma che, purtroppo, non riuscì mai a vedere realizzata.
Infatti, a causa della spagnola, Schiele e la moglie, incinta del loro bambino, morirono lasciando della loro famiglia nient’altro che un sogno.
Così Asya vede la sua.
Sua madre, Kelly, una sedicenne alle prese con il primo vero amore, vedeva un futuro tutto rose e fiori insieme al suo fidanzato vent’enne, Johan.
Nessuno dei due andava più a scuola ed avevano deciso di convivere e di avere un figlio –o meglio, una figlia-.
Peccato che, qualche mese prima che la piccola Asya nascesse una spagnola distrusse anche la sua famiglia, con l’unica differenza che in questo caso non si trattava di una malattia, ma di una stupida iberica tutta tette e capelli ossigenati –o almeno, così racconta sempre la madre-.
La giovane Kelly si era trovata quindi a crescere una bambina all’età di diciassette anni, senza alcun ausilio, nemmeno quello dei genitori che, per paura di quello che la gente avrebbe potuto dire della loro famiglia, l’avevano abbandonata a se stessa lasciandola trasferire in città.
Sua madre non sa del paragone che la giovane fa tra l’opera e la sua famiglia, pensa che sia li solo perché alla figlia piace, infondo è strana e più nulla di quello che la giovane fa stupisce Kelly. Asya non vuole farle pesare la situazione, vedendola impegnata a fare di tutto per pagare le tasse, anche a costo di lavorare per più di dieci ore al giorno.
Kelly ha trentasette anni e ne dimostra almeno cinque o sei in più, e Asya si sente disperatamente in colpa per questo. Cerca di aiutarla il più possibile, spendendo il meno possibile e lavorando come cameriera in un ristorantino vicino a casa sua, nel quartiere di Haggerston.
Quando quella mattina si sveglia ha un leggero mal di testa e la sua solita rabbia, con cui convive ormai da anni, è come se stesse per esplodere.
Sa che stando a casa litigherebbe con sua madre, l’unica persona con cui riesca a sfogarsi, così prende dei vestiti a caso dall’armadio e, con il suo solito borsellino con dentro pochi spiccioli, il telefono e il tabacco, le cartine ed i filtri per i drum esce di casa per andare a farsi un giretto per Londra. Si ferma davanti al solito negozio di scarpe dove le Dottor Martens che lei tanto adora sono esposte in vetrina accanto al loro modico prezzo di cento pounds.
Guarda gli stivaletti sgualciti che ha ai piedi, una copia di quegli anfibi tanto amati che aveva pagato venti pounds ad H&M.
Un po’ si vergogna a mostrarsi in giro così.
I suoi due paia di pantaloni sono a lavare e vista l’imminente piovuta la tuta con delle scarpe in tela non è l’ideale. Ha optato quindi per un paio di quelle gonne a tubino che tanto vanno in questo periodo, regalo di compleanno da Abelke, con una calzamaglia tutta bucata e rovinata ed una maglia a maniche corte grigia e sformata coperta da un giaccone dello stesso colore trovato nell’armadio della madre.
Tutto in lei da l’idea di poveraccia che cerca di seguire la moda, il che le da fastidio.
Vorrebbe tanto una calzamaglia intera e non sfilacciata, ma si vergogna a continuare a chiederle alla madre visto che detiene il record della loro rottura.
Asya si atteggia come se i giudizi altrui sulla sua estetica le scivolassero addosso senza infastidirla, ma purtroppo quei commenti le rimangono dentro eccome, facendola stare, ogni volta, da cani.
Distoglie l’attenzione dalle scarpe solo per leggere il messaggio di Abelke. ‘Esco con Niall sta sera, non è fantastico?’ La mora sbuffa gelosa, possibile che l’amica riesca sempre a farsi piacere da tutti ed il suo massimo è non essere odiata ma essere semplicemente ritenuta antipatica.
E mentre si lamenta mentalmente di ciò si dirige a lavorare. 

Hei <3
Sono ancora viva e vegeta, nonostante sia sparita per qualche mesetto.
Mi sarebbe tanto piaciuto carivarvi in questo capitolo la foto della bellissima Asya ma TinyPic ha deciso di prendermi in giro e non funzionare quindi per oggi -purtroppo- salta, il che mi dispiace tantissimo perchè la Moore è il mio personaggio preferito in assoluto in questa storia.
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo, quando l'ho scritto -mesi fa tra l'altro- avevo passato ore intere in classe a cercare di sistemarlo il più possibile.
Beh, fatemi sapere cosa ne pensate, è importante per me!! <3
A presto!!
-Ceci.

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