Hanabi

di Theresa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** la ragazza nuova ***
Capitolo 2: *** primo giorno ***
Capitolo 3: *** STRANA MATTINATA ***
Capitolo 4: *** 4Miossione (prima parte) ***
Capitolo 5: *** 5 Scontro ***
Capitolo 6: *** 6 CASA AFFOLLATA ***
Capitolo 7: *** 7 nuove conoscenze ***
Capitolo 8: *** 8 Elizabeth e Patricia ***
Capitolo 9: *** 9 RISVEGLIO E PASSATO ***
Capitolo 10: *** 10 PRIMA DEL BALLO ***
Capitolo 11: *** 11 BALLO ***
Capitolo 12: *** 12 SOGNO ***
Capitolo 13: *** 13 BALLO ***
Capitolo 14: *** 14 NUOVA MINACCIA ***
Capitolo 15: *** 15 LA PARTENZA ***
Capitolo 16: *** 16 SAREBBE ARRIVATO NOVEMBRE ***
Capitolo 17: *** 17 SOTTO ATTACCO ***
Capitolo 18: *** 18 IL PRESAGIO ***
Capitolo 19: *** 19 ADDIO ***
Capitolo 20: *** 20. NERO SU BIANCO ***
Capitolo 21: *** 21. RICORDI ALTRUI ***
Capitolo 22: *** 22.RITORNO A CASA ***
Capitolo 23: *** 23.RICORDI ***
Capitolo 24: *** 24. DENTRO AL POZZO ***
Capitolo 25: *** 25 Nuova vita ***
Capitolo 26: *** 26. LUDMILLA ***
Capitolo 27: *** 27 SCUOLA ***
Capitolo 28: *** 28 NON VOGLIO UCCIDERE BAMBINI ***
Capitolo 29: *** 29 Provare a capire ***
Capitolo 30: *** 30 LIBRO DI FAVOLE ***
Capitolo 31: *** 31. INIZIO ALLENAMENTO ***
Capitolo 32: *** 32. CASA PENDRAGON ***
Capitolo 33: *** 33. LA FAMIGLIA ***
Capitolo 34: *** 34. FUGGIRE DAL LUPO ***
Capitolo 35: *** 35 OSCURITA' ***
Capitolo 36: *** 36 PRIMA DELLA TEMPESTA ***
Capitolo 37: *** 37 LILY ***
Capitolo 38: *** 38 FINE DELLA BATTAGLIA ***
Capitolo 39: *** 39 EPILOGO ***



Capitolo 1
*** la ragazza nuova ***


PROLOGO
Il kishin è stato risvegliato grazie al sangue nero.
Medusa è l’artefice di questo fatto, è una strega, una delle sorelle Gorgon ed è la strega dei serpenti.
Anche suo figlio Crona ha dentro di se il sangue nero e per questo la sua arma è Ragnarock, cioè il suo stesso sangue.
Grazie a Maka il ragazzo entra nella shibusen scappando da sua madre.
La lotta contro il Kishin è estenuante ma comunque rapida. Affianco alla Shibusen ci sono i Pendragon che combattono. Medusa viene uccisa da Crona per salvare Stein che in preda alla follia era passato dalla sua parte, grazie a Marie però torna in se.
Nell’ultimo attacco gli studenti (Maka, Soul, Tsubaki, Black Star, kid, liz, patty) si trovano isolati con il kishin Ashura in una specie di bolla.
I ragazzi combattono  alla fine riesco ad indebolirlo abbastanza per far si che la barriera che li circonda si frantumi. A questo punto entra in azione il Sommo Shinigami che mette fine alla vita del Kishin.
Questa battaglia è durata solo tre mesi ma ha fatto vittime e dopo moltissimo tempo (più di due secoli) la pace è vacillata e crollata.
 La minaccia e scongiurata però e gli studenti possono tornare a scuola e la gente alla propria vita. E’ proprio tre mesi dopo che comincia questa storia.



1. LA NUOVA RAGAZZA
 
(Maka)
 
I cancelli della Shibusen erano ancora chiusi ed io stavo aspettando pazientemente la loro apertura.
In realtà stavo andando fuori di testa, avevamo già saltato una lezione!
- Yahooooooo niente scuola oggi, ammiratemi tutti!- Cominciò a sbraitare un ragazzo dai capelli azzurri a punta e gli occhi del medesimo colore. Era alto più o meno 1.70, aveva un fisico allenato dovuto ai suoi allenamenti che puntavano soprattutto alla forma fisica. Indossava una sciarpa nera, una canotta bianca e dei pantaloni neri. Non portava scarpe mai suoi piedi erano fasciati fino a sotto i pantaloni. Sulla spalla c’era il tatuaggio di una stella simbolo del clan di cui faceva parte. sopra di esso c’era una cicatrice che si era procurato combattendo contro Mifune, un samurai devoto alla cura dei bambini che si era messo contro la Shibusen per vari motivi.
- Scusatelo è un bravo ragazzo...insomma Black Star- Cercò di rimproverarlo Tsubaki, la sua arma. Era una ragazza alta, più del suo master. Aveva un viso gentile con grandi occhi marroni. I capelli lunghi e neri li portava legati in una coda alta. Indossava dei pantaloncini bianchi, una maglia senza maniche a collo alta nera e delle scarpe del medesimo colore.
- Pff...è chiusa toniamocene a casa mi sto stufando...-
Quella ragazza che si stava lamentando con un ragazzo nuovo non capiva proprio niente io intanto ero disperata, la scuola era una cosa indispensabile per me, dove altro avrei potuto mettere in mostra i miei voti perfetti?
-Smettila Maka, è solo un’ora.- Disse Soul la mia arma. Era un ragazzo albino, aveva dei capelli bianchi e gli occhi rossi, la maggior parte delle volte erano cupi. Era alto quanto Black Star ma era di carnagione più chiara. Indossava una giacca in pelle sopra una maglia bianca e dei jeans lisi e chiari.
Subito mi preparai a colpirlo con un Maka Chop, cioè lo avrei colpito con un libro in testa con tutta la forza che avevo, ma lui stranamente lo evitò e per lo stupore non mi fermai per cercare di colpirlo di nuovo.
La ragazza che voleva andarsene fermò il mio colpo micidiale con una sola mano e mi indirizzò uno sguardo assassino che faceva accapponare la pelle. Aveva dei capelli rossi e gli occhi verde scuro. La carnagione era chiara ma non come quella della mia arma. Probabilmente era più alta di me ed indossava un top nero e dei pantaloncini corti bianchi da cui pendevano due catene che finivano dopo una decina di centimetri con un piccolo teschio ciascuna.
-Stai attenta a quello che fai.-
Io rimasi esterrefatta dalla facilità con la quale aveva fermato il Maka chop.
La ragazza mi strappò il libro di mano e lo scaraventò al di là della Shibusen.
Un coro di ovazioni si alzò intorno a me e io rimasi immobile per qualche momento prima di esplodere.
-Il mio libro!-
-Così impari, i libri possono far male.-
- Ma era il mio libro!-
Avevo già le lacrime agli occhi.
- Cosa c'è vuoi metterti contro di me? -
Mi indirizzò lo stesso sguardo di prima ma questa volta cercai di reggerlo.
- Tu sai chi sono io?- Dissi con una punta di orgoglio.
- No, e non me ne frega.-
Eravamo pronte di darcele di santa ragione, una cosa strana per me, non ero come Black Star e Soul sempre pronti a partecipare ad una rissa senza motivo, ma qualcosa in quella ragazza mi dava su ai nervi e poi...il mio libro!
-Smettila.-
La ragazza si girò fulminando anche il ragazzo che aveva parlato ma poi alzò le spalle, raccolse la borsa, scavalcò il nuovo cancello della scuola e andò a sedersi sulle scalinate.
- Be dovrei seguirla... ciao.-
Io, Balck Star, Suol e Tsubaki rimanemmo sbigottiti.
Quel ragazzo era Hero! Però era cambiato.
Sembrava uno di quei ragazzi a cui le ragazze vanno dietro con gli occhi a forma di cuore, i vestiti erano diversi, al posto del collarino aveva una collana in spago, scarpe da ginnastica stile vans, jeans, e una maglietta a maniche corte bianca e poi aveva dei muscoli quasi alla pari di quelli di Black star,in più era quasi alto come Tsubaki, non mi sembrava fosse mai stato così alto.
I capelli biondi ricadevano un po’ spettinati sulla sua fronte spaziosa e coprivano leggermente gli occhi verde chiaro. Non avevo mai notato di quanto fossero luminosi ma in effetti non avevo mai parlato con lui dato che era l’ultimo del corso.
Qualche mese prima lo avevano ritirato dalla scuola e nessuno lo aveva più visto.
Hero si guardò intorno per un attimo e poi, con meno agilità della ragazza, scavalcò il cancello e la raggiunse.
Dieci minuti dopo, per fortuna, si aprirono i cancelli e gli studenti si riversarono nel cortile.
-Ohooooooo!è stupendo, tutto perfettamente simmetrico!- Disse Kid, il figlio del sommo Shinigami che adorava la simmetria e per questo motivo la nuova scuola.
- Certo che Hero è proprio cambiato.- Dissi più a me che agli altri.
- Un po' di muscoli in più non lo faranno diventare figo come il sottoscritto.- Mi rispose l’albino, Soul, la mia arma.
Poco prima della lezione io e Soul ci stavamo dirigendo in classe.
- Dai Hero vammi a prendere una bibita.-
- Nessuno è più bravo di te, per me un trancio di pizza.-
- Puoi passare al super mercato dopo? Ti do la lista della spesa.-
Hero si guardò in torno rassegnato pronto a prendere la lista dalla ragazza.
-Visto sempre il solito Hero.- Commentò Soul.
Io sospirai era sempre il solito Hero, in qualunque scuola sarebbe stato il ragazzo dei sogni, soprattutto adesso, ma alla Shibusen....
-Hero insomma, mi devi accompagnare! E non puoi farti mettere in piedi in testa così facilmente!-
- Scusate ragazzi ma sono sicuro che potete farcela da soli per questa volta.-
Intanto la nuova ragazza lo trascinò via.
- Dovevi girare a destra per la sala della morte.- Fu l’ultima frase che sentii da lui.
Suonò la campanella.
Quattro stupende ore di scuola era quasi finite ed il professor Stein,il nostro professore con tendenze alla dissezione e alla vivisezione, sparì senza che me accorgessi.
- Ma non era qua due minuti fa Stein.- disse Kid.
- Si stava dissezionando qualcosa credo-commentò Soul.
-Precisamente era un pappagallo colombiano.- dissi.
-Pappagallo-pappagallo-pappagallo-pappagallo-pappagallo-pappagallo...- Cominciò a canticchiare Patty, la più piccola delle gemelle Thompson, e quindi una delle armi di Kid.
-Il professor Stein ha detto che usciva o qualcos'altro.- Dissi Liz, la maggiore delle gemelle, mentre si stava limando le unghie, strano che lei se ne fosse accorta ed io no.
- Guardate il prof è la fuori con qualcuno.-
- Mi stanno rubando la scenaaaaaa! li raggiungerò e supererò gli dei!-
Il solito Black Star, corse fuori e noi lo seguimmo a ruota, bisognava stare dov'era il professore.
Alla fine tutta la classe si riversò sul cortile ad assistere allo spettacolo.
- Bene ragazzi, il Sommo Shinigami vi ha detto che c'è da fare. Che ne dite di cominciare?- Disse Stein.
-Spada a due mani?-Disse Hero con tutta la determinazione che aveva.
- Non sia pensare a niente di meglio? pff...va bè...pronto dt. stein? si parte!-
La ragazza si trasformò subito in una spada a due mani con l'impugnatura nera e la lama che sembrava di ghiaccio.
Le loro anime erano decisamente in sintonia anche se quella della ragazza era davvero potente, ovviamente più forte di quella di Hero.
Hero restò fermo, chi sa a cosa stesse pensando.
Io sinceramente pensai che erano fottuti, non potevano di certo competere con il professor Stein.
Stein si mosse veloce e colpì Hero con un pugno all'addome, il ragazzo fece un passo indietro.
Hero attaccò il dottor Stein, il professerò fermò la lama con una mano, come era prevedibile. Hero sferrò una calcio all'addome di Stein che lo incassò come se nulla fosse, poi lasciò lama della spada.
- E' terribilmente fredda.- commentò.
Ricominciò il combattimento, Hero aveva una buona tecnica ma non abbastanza buona per mettere difficoltà a Stein.
Pensai che aveva fatto enormi progressi nel periodo in cui era stato costretto a ritirarsi dalla Shibusen.
Hero venne colpito con l'eco del anima del professore ma non cedette e attaccò di nuovo.
Stein lo colpì di nuovo con l'eco dell'anima ma Hero si rialzò.
-Pronta?- chiese alla sua compagna.
-Certo.-
- Eco dell'anima!- gridarono insieme.
- Tecnica delle due catane.-concluse da solo Hero.
La spada a due mani si divise in due catane sempre con l'elsa nera e le lame che sembravano di ghiaccio.
- Impressionante vi conoscete da pochi settimane e già sapete fare un eco delle anime e piuttosto forte direi... e si è divisa in due.-
Il professore si girò pensieroso la vite in testa. Intanto Hero attaccò con una tecnica ottima, Stein riuscì a schivare quasi tutti i colpi che massimo lo colpirono di striscio.
Il professore colpì nuovamente Hero che questa volta rimase a terra e sputò del sangue, si rialzò ma gli venne assestato un bel pugno e ricadde. Stein lo stava per colpire una altra volta ma la ragazza si frappose tra i due e parò il colpo.
-Non gli avrei fatto del male.-
- E allora? Non è comunque leale colpire qualcuno che non può più difendersi se lo scopo non è uccidere. Ora se la vedrà con me, non le lascerò dare l'ultimo colpo ad Hero questo decreterebbe la mia...la nostra sconfitta. E la pregerei di non fumarmi in faccia, non voglio morire di cancro.-
- Vuoi combattermi a mani nude?-
- Non sia stupido.-
Dalle nocche della ragazza uscirono tra aculei e cominciò ad attaccare.
Stein indietreggiò poi attaccò ma lei lo schivò con facilità.
Era molto più agile di Hero, a tutt'altro livello, riusciva a tenere testa al professore senza sforzarsi troppo e non barcollò mai.
Rimasi esterrefatta dalla bravura di quella ragazza, cercai di vedere la sua anima, ma oltre ad essere estremamente forte era confusa, contorta, isolente, sadica, e solare allo stesso tempo non riuscii a trovarci nulla di strano.
Lo scontro continuò ,era mozzafiato, nessuno dei due riusciva a colpirsi ma poi lei riuscì a assestare a Stein un pugno in pieno volto, ritirò gli aculei appena in tempo, e lui la colpì con l'eco della sua anima.
Tutte e due fecero un passo indietro ed il professore si trovò bloccato al muro.
La ragazza gli puntò un piede alla gola, i pugni chiusi puntati verso i polsi e stava in perfetto equilibrio su una gamba.
- Non cantare vittoria tanto presto, la tua gamba è bloccata.-
-E allora? So che contava sull'effetto sorpresa ma non gli è andata bene anzi mi sta sostenendo.-
Per un attimo sul suo volto apparve un sorriso sadico ma subito tornò concentrata.
- Mi avevano detto di non farlo, ma cosa vuoi che sia un muro?-
La ragazza sgranò un attimo gli occhi, Stein gli sferrò una ginocchiata all'addome, ruppe il muro dietro di se cosa che fece svenire Kid, e con un saltò atterrò dietro la ragazza, lei cercò di tirarli un calcio ma lui lo schivo, con una contorsione la ragazza deviò il suo calcio ma era troppo tardi, lui la colpì con l'eco della sua anima e l'atterrò.
- Sei stata brava ma non volevi di certo uccidermi e ti sei distratta per vedere se Hero stava meglio. Su portalo a casa.-
La ragazza si rialzò e si pettinò con le dita i capelli rossi, porse la mano ad Hero e lo aiutò ad rialzarsi.
- Ti avevo detto discreta.- gli sussurrò lui con aria di rimprovero.
Lei alzò le spalle
- Lei sarebbe morto perchè mi ha sottovalutata troppo...-
- Ci vediamo domani ragazzi, il sommo Shinigami sarà contento. Hero, hai fatto progressi continua così, sono sicuro che con lei no  rischierai l'anno.-
- Lo sò. Noi dovremmo andare arrivederci .-
Si inchinò con fare servile e seguì la ragazza.
Mentre stavano scendendo le scale lei svenne.
Subito mi avvicinai e mi chiesi cosa le fosse successo, probabilmente lo scontro era stato troppo cruento per lei eppure mi era sembrata quasi all'altezza di Stein, o meglio lo aveva messo in difficoltà sebbene lui non avesse usato tutto il suo potenziale. Hero la prese in braccio e la portò in infermeria.
 
Stavamo tornando a casa, avevo obbligato Soul a cercare il mio libro per due ore intere,quella stupida ragazza lo aveva lanciato non si sa dove, e poi eravamo tornati alla Shibusen per prendere la mia cartella.
- Non sappiano ancora il nome di quella ragazza.-mi ritrovai a pensare che nessuno lo aveva mai pronunciato.
- Mm...-fu il commento della mia arma.
- A cosa stai pensando?-
- Si può sapere perchè abbiamo dovuto cercare il tuo libro?-
- Perchè è il mio libro.-
-Che risposta stupida.-
- Maka chop! Senti Soul...che ne pensi della nuova arrivata?-
-E' carina e credo sia simpatica. Senza dubbio è brava, al nostro livello direi.-
-Come pensavo, ma la sua anima è strana. è così confusa e soprattutto chiusa e pure ha fatto amicizia con Hero... Hai visto come erano in sintonia? Il professor Stein ha detto che si conoscevano da poche settimane, noi all'inizio eravamo un disastro e guarda loro.- Dovevo ammettere che questo mi frustrava.
-La ragazza ha i capelli rossi...magari se mi pitturassi i capelli di rosso diventeremo più forti.-
- Maka chop! che ragionamento stupido. Guarda c'è Hero.-
Il ragazzo era seduto su una panchina poco lontano.
- Oh... ciao ragazzi.- Disse in imbarazzo quando ci vide.
-Che ci fai qua?- gli chiesi.
- Hanno insistito per fare dei controlli a... la mia partner così la sto spettando, ma credo che andrò a casa, probabilmente sarà fuggita in qualche modo e mi starà aspettando.-
Rise in imbarazzo.
- Come la hai conosciuta? Insomma è figa è strano che stia con te.-
Maka chop, Suol non capiva proprio che cose del genere non erano educate da dire, soprattutto a chi aveva una scarsa autostima come Hero.
- Diciamo che il nostro incontro è stato alquanto terrificante... si diciamo così. Ci vediamo ragazzi.-
Ancora una volta pensai che nemmeno Hero aveva nominato il suo nome ma aveva aggirato la cosa.
Pochi minuti dopo venimmo spinti da parte dalla ragazza.
Si fermò un momento.
- Scu...scusate.-
- aspetta fermati.-
- Lasciatemi in pace.-
soul la rincorse trascinandomi dietro di lui girò in un vicolo ma la perdemmo, stranamente il vicolo era senza uscita.
-Perchè l'hai seguita.- gli chiesi alquanto scocciata.
- Stava piangendo.-
- Torniamo a casa, non sarò io a consolarla.-
- Non è da te.-
- Lo so…-

Mi scuso subito per eventuali errori di ortografia e battitura che possono essermi sfuggiti rileggendo il testo.
Spero che come inizio vi sia piaciuto e spero che seguirete la mia storia se ne avrete voglia, vi assicuro che migliorerà con il tempo, almeno lo spero :)
Il fatto che Hero sia scritto con la -e non è u'errore, in seguito il cambiamento della scrittura del nome avrà senso.

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Capitolo 2
*** primo giorno ***


2. PRIMO GIORNO
(Narratore)

Erano le sette di mattina e la ragazza se ne stava rannicchiata sulle tegole di un tetto di una villa.
La sera prima non volendo andare a casa, dopo aver seminato Maka e Soul salendo su un tetto, aveva girovagato per alcune ore senza meta e alla fine si era definitivamente persa.
Sentì dei passi, lo trovò strano ma non si girò.
Li associò a quelli di Hero ma non ne era sicura, la sua camminata cambiava a seconda del suo umore.
In quella due settimane in cui aveva avuto modo di conoscerlo aveva imparato ad apprezzarlo come persona ed a conoscerlo, aveva capito che il ragazzo solitamente servile e ottimo cuoco a volte poteva essere temerario.
-Sapevo di trovarti qui.-
Era Hero, la ragazza non capiva come lui potesse capirla, potesse dire una frase del genere se neanche lei si conosceva.
-Mi hai fatto preoccupare, questa notte non sei tornata.- Continuò lui.
Rimase in piedi dietro di lei indeciso se avvicinarsi o no.
-Stavo pensando ad un nome dato che non ne ho uno.-
Hero non disse niente, non c'era niente da dire, era solo preoccupato per lei.
Lei si girò e gli sorrise, un sorriso tirato impercettibilmente ma lui lo notò, riusciva sempre a notare quando i suoi sorrisi erano falsi anche se era una bravissima attrice.
-Insomma, se sono iscritta alla scuola dovrò per averne uno. Per me non è poi così importante ma se lasciassi scegliere al sommo Shinigami mi ritroverei con un nome impronunciabile e ridicolo,no?-
-Decideremo mentre andiamo a scuola.- Gli rispose lui.
Lei si alzò, quasi indispettita del fatto che lui volesse intromettersi nella decisione del suo nome ma allo stesso tempo era sollevata di non doverci pensare da sola.
Le tegole erano bagnate per colpa della pioggia che era caduta qualche ora prima, la ragazza scivolò incapace di tenersi in equilibrio e cadde dal tetto della villa.
Hero, cercando di afferrarla, fece la stessa fine.
Il ragazzo cadde sull'erba di un giardino ben curato mentre la ragazza si ritrovò tra le braccia di uno strano ragazzo con tre strisce bianche sui capelli.
-Strisce bianche.- Riuscì a dire.
Lui continuava a guardarla con i suoi occhi del colore dell'oro fuso, si stava chiedendo come fosse potuta cadere dal suo tetto, non aveva ancora notato Hero.
-Potresti mettermi giù?-
Lui la lasciò andare e lei cadde per terra.
Il ragazzo gli porse la mano.
-Io sono Death the Kid.-
-Il figlio del master.-
Disse la ragazza accettando la mano che il ragazzo gli porgeva per aiutarla ad alzarsi.
-Cosa ci facevi sul mio tetto?-
-Mi ero...ti sembrerà strano, ma mi ero persa.-
-Sopra il tetto di una villa?- Ridacchiò lui.
La ragazza lo fulminò con lo sguardo, non c'era niente da ridere se il suo senso dell'orientamento faceva schifo, era in quella città da solo due giorni.
-E' un tetto comodo dove passare la notte e non riuscivo a tornare a casa.-
-Ovviamente.- Rispose Kid non riuscendo a trattenere un sorriso beffardo e beccandosi un'altra occhiataccia.
Hero si alzò ancora leggermente intontito e la ragazza lo aiutò ad alzarsi.
-Scusami Kid, pensavo che ce ne saremo andati senza disturbarti.- Disse il ragazzo quando notò lo shinigami.
Hero prese la ragazza per un braccio e la trascinò fuori dalla villa mentre continuava a scusarsi.

La ragazza si cambiò in un bagno del bar, Hero era stato così previdente da portarle la sua divisa.
Si specchiò nella vetrina del locale, indossava la camicia della divisa, era leggermente grande per lei dato che era appartenuta ad Hero, e le copriva completamente i pantaloncini.
-Potevi dirmelo che era così bianca!-
Protestò lei mentre guardava la camicia che colpita dai raggi del sole l'accecavano.
Lui rise e la ragazza camminò più in fretta così che lui fosse dietro di lei.
-Allora, deciso un nome?-
-La mia testa è piena di nomi: Lullaby, Sakura, Carer,non so nemmeno se è un nome, joy.-
-Sono orribili.-
-Ludmilla.- Sussurrò la ragazza ma Hero non la sentì.
-Trovane uno tu allora!-
-Kiara.-
Lei si fermò di colpo, non era un gran che ma era meglio dei suoi.
-Che hai!?- Chiese allarmato lui.
-Niente. Per me va bene...Kiara.- Sorrise, per quella due settimane non aveva avuto un nome e adesso quel ragazzo gliene aveva dato uno.
Voleva abbracciarlo ma non lo fece.
Avvisarono il Sommo Shinigami del nome attraverso una vetrina di un negozio e poi si diressero a scuola.
Entrarono in classe insieme al dt. Sten che fermò Kiara per presentarla alla classe.
-Buon giorno ragazzi, vi presento la vostra nuova compagna di classe Kiara.-
Maka la guardava con particolare insistenza, era ancora arrabbiata per la perdita del suo libro.
-Saaaalve.- Disse Kiara.
-Bene, parlaci un po' di te.- Disse il professore mente ruotava la vita che aveva in testa.
La ragazza gli tirò un'occhiataccia, era convinta che il Sommo Shinigami gli avesse parlato della sua situazione.
-Non c'è molto da dire. Sono l'arma di Hero, vivo qua da due giorni. Mangio come chiunque altro, dormo come chiunque altro, ascolto musica come chiunque altro e combatto meglio di chiunque altro.-
-Da dove vieni?- Gli chiese il professore.
Lei rimase paralizzata mentre la collera gli montava dentro.
-Prof, non dovremmo iniziare la lezione?- Chiese Hero.
Kiara gli sorrise grata.
-Iniziamo, Kiara vai a sederti vicino a Kid.
-Coooooosa!Così non c'è simmetria!-
-Fatti forza Kid.- Gli disse il professore iniziando la sua lezione.
Una ragazza alta e bionda con degli occhi azzurro cupo gli battè una mano sulla spalla mentre Kiara si sedeva a fianco al dio.
Lo shinigami continuava a borbottare qualcosa sulla simmetria e sul fatto che fosse un maiale.
-Che cosa gli prende?- Chiese Kiara rivolta alla ragazza bionda.
La ragazza era piuttosto preoccupate, non aveva mai fatto un effetto del genere a nessuno.
-Non ti preoccupare, ha solo dei gravi problemi mentali.- La rassicurò la ragazza dal capelli biondi.
-Qual'è il tuo numero preferito?- Chiese Kiara rivolta al ragazzo i suoi borbottii le stavano dando su ai nervi, forse poteva distrarlo.
-L'8, è perfettamente simmetrico, non come quel 7.-
-Lo sai che l'8 è come il simbolo dell'infinito?-
Lui alzò la testa guardando cosa la ragazza stava scarabocchiando.
- Vedi l'infinito è un otto rovesciato, è simmetrico. Puoi dividere l'infinito come vuoi ma sarà sempre simmetrico, in qualunque punto tu lo divida perché...se insomma è infinito. E' simile ad una retta, puoi dividere anche quella in qualunque punto ed è sempre divisa in due semirette uguali solo che l'infinito agisce in uno spazio più grande, non è solo una dimensione piatta...insomma è simmetrico no?
Kid mi guardò con le lacrime agli occhi come se lo avesse salvato da una fine orribile mentre lei stessa non capiva cosa aveva detto, era più stato in accostamento di parole a caso.
Fece un sorriso tirato al ragazzo, non aveva la minima idea di cosa aveva detto e neanche come avesse potuto pensarlo.
-Come ai fatto?- Le chiese la ragazza.
-Non ne ho idea.-
-Comunque io sono Elizabeth Thompson, ma chiamami Liz.-
Kiara finì per parlare tutto il tempo con l'altra ragazza non seguendo neanche una lezione, ogni tanto lo shinigami si intromettevate nei loro discorsi dicendo qualcosa di estremamente buffo con un tono troppo serio e loro cominciavano a ridere.
Vennero richiamate più volte dai vari professori ma a nessuna delle due importò.

Patty raggiunse i ragazzi al bar, vedendo la sua sorellina ormai in perfetta forma Liz aveva le lacrime agli occhi.
Kid gli aveva ripetuto in più occasioni che si preoccupava troppo per sua sorella e quando le cose riguardavano Patty lei era troppo emotiva.
Liz lo sapeva che a volte era fin troppo protettiva ma quella ragazzina era ciò che gli restava della sua famiglia, non riusciva a non essere preoccupata per lei.
-Non succede più niente d'interessante da quando quel bastardo è morto.-
- Su Black star non fare così.- Cercò di calmarlo la sua arma, come al solito non vi riuscì.
- Se non arriva qualcuno di forte non supererò gli dei, anche se l'ho già fatto.- Black Star scoppiò in una grossa risata.
- A me pare che sia stata io dargli il colpo di grazia.- disse Maka tranquilla.
- Si, ma chi è che lo ha combattuto prima? Se non fosse stato per kid lo avresti trovato gigantesco e dubito che il tuo pugno avrebbe avuto effetto.- disse Liz alquanto indispettita dal suo atteggiamento superiore.
- Comunque lo ho sconfitto io il  Kishin.-
- Soul però non è ancora una falce della morte e mi pare che abbiate recuperato 20 anime?-
Maka sembrò quasi svenire ma mantenne la calma.
- Se i miei calcoli sono giusti Black Star ne ha 25 ed io 30 per entrambe.- Kid sorrise trionfante.
-Trenta-trenta-trenta- ripeté Patty con il solito fare esuberante.
Intanto Liz notò che Kiara ed Hero erano entrati nel locale.
- Cosa si beve?- chiese al ragazzo alquanto incuriosita.
-Succo?- propose lui titubante, sapeva che la risposta sarebbe stata negativa.
- Che schifo io non bevo quella robaccia per bambini! e poi a te fa schifo.-
-Guardate chi è arrivata. Pff...che palle doveva venire proprio qui?- Disse Maka mentre il suo umore peggiorava di colpo.
- Cosa c'è che non va a me sembra simpatica?- disse Kid sicuramente ricordando le lezioni trascorse con lei.
-Hei Kiara siamo qua.-
Liz fece cenno alla ragazza di unirsi a loro e lei accettò volentieri.
- Perchè lo hai fatto?-
Chiese Maka scandalizzata, tutti i ragazzi la guardarono con perplessità.
- E' nuova ed è una ragazza simpatica.-
Disse Liz pensando che di solito quello non era un comportamento che si adeguasse alla Maka che aveva imparato a conoscere.
Hero e Kiara arrivarono al loro tavolo.
- Alohaaaa.- Disse sorridendo Kiara.
- Hei, ciao ragazzi.-
- Allora lei è Patty, mia sorella, Maka, Soul, Black Star e Tsubaki. Sicuramente avrai sentito parlare di loro.- 
- No, mi dispiace.- Disse lei leggermente divertita.
- Ma si può sapere da dove vieni?- gli chiese Maka scandalizzata.
- Non ne ho idea, un posto leggermente sperduto.-
- Eppure tutti i maestri darmi e le buki per un paio di mesi non hanno parlato d'altro. La sconfitta del Kishin.- gli disse Kid con gentilezza.
- Del cosa? Quello della follia?-
- Esattamente.- disse Soul, la prima parola che aveva pronunciato fin’ora
- E noi siamo gli eroi più forti di un dio che lo hanno sconfitto! yahooooooo!-
Kiara cominciò a ridere.
- Allora credo che dovrei congratularmi.-continuava a ridere, non riusciva a smettere un po' perché Maka continuava a guardarla come se volesse ucciderla un po' perché non sapeva niente di tutta la storia con il kishin.
- Em...ogni tanto sclera.-disse Hero per scusarsi,non sapeva cosa gli fosse preso e se ne sentiva imbarazzato.
 -Adesso che ci penso abbiamo il tuo libro, sono andato a riprenderlo. Kiara lancia un sacco di cose quando si incazza o è annoiata.-
Hero le porse il libro mentre Kiara non la smetteva di ridere.
- Oh...grazie.-
Hero le sorrise compiaciuto
Trascorsero il pomeriggio tutti insieme, i due ragazzi si integrarono nella compagnia facilmente e alla fine fu come se ne avessero sempre fatto parte.
I primi ad andarsene furono loro.
- A domani.- Li salutò il ragazzo.
- Ci vediamo. Hero ci fermiamo a mangiare qualcosa?-
- Ma abbiamo appena mangiato e non ho quasi più soldi adesso che ti devo mantenere.-
- Ti pregoooooooooooo!-
 
Mi scuso per eventuali errori di battitura, so di averne fatti.
Come secondo capitolo è un po' piatto ma spero mi seguiate.
Spero che andando avanti apprezziate ciò che ho scritto!
Magari caricherò qualche disegno,sempre se capisco ho disegnato tutti i personaggi di questa storia tranne quattro ahaha
recensite :)
)

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Capitolo 3
*** STRANA MATTINATA ***


3 MATTINATA STRANA
 
La sera precedente Kid aveva invitato i ragazzi a dormire da lui,era stata un’idea di Liz, lei lo aveva proposto prima che lui potesse fermarla e ovviamente gli altri aveva accettato senza tanti complimenti.
Fortunatamente era riuscito a mantenere la sua dimora in ordine anche con quel pazzo di Black Star.
Sapeva perfettamente di essere strano e di avere una mani assurda ma l’aveva sempre avuta.
Erano le 6.00 di mattina quando uno degli specchi del salotto si accese e vi apparve il sommo shinigami.
Gli specchi della casa del ragazzo erano gli unici al quale il Sommo Shinigami poteva accedervi liberamente senza bisogno che qualcuno componesse il numero.
-Oibooooooooooooooooooo! Svegliaaaaaaaaaaaaaaaaa!- La sua voce squillante perforò le orecchie dei ragazzi che chiedevano disperatamente di dormire ancora un po’.
Pian piano i ragazzi si misero seduti e si stropicciarono gli occhi in cercando di capire cosa stava succedendo.
Pure Black Star sembrava uno zombie come gli altri, ancora troppo intontito per sfoderare la sua solita vitalità.
-Vi sarei grato se vi recaste a casa di Hero e dite a lui e alla sua arma di recarsi nella camera della morte, ho delle cosa da discutere con quei due. Su su, andate e non perdete tempo.-
Lo specchio si spense mentre i ragazzi elaboravano ciò che gli era stato detto, pian piano si alzarono sbadigliando.
Kid li obbligò a mettere a posto tutto quello che era fuori posto e dopo aver controllato meticolosamente che tutto fosse in ordine e simmetria il ragazzo si diresse con gli altri verso la periferia, dove vive Hero.
-Poteva andarci anche uno solo di noi.- Disse.
-E lo dici adesso!- Gli gridarono in coro gli altri che avrebbero di gran lunga preferito restare a dormire ancora un’altra prima di svegliarsi per andare a scuola.
-Non ci avevo pensato e neanche voi.- Nessuno gli rispose.
La casa di Hero era abbastanza lontana dal centro di Death City dove si trovava la casa di Kid.
La città si era sviluppata intorno alla scuola per anni, poi erano state erette le alte mura circolari intorno alla città e la città aveva smesso di svilupparsi.
L’appartamento in cui viveva il ragazzo insieme alla sua arma si trovava al terzo piano, cioè l’ultimo, di una palazzina leggermente fatiscente, nella periferia della città se ne potevano trovare parecchie di case di quel genere, ve ne si trovavano anche di peggio, la città era molto grande e come in tutte le città non tutti vivevano nel lusso.
Sebbene la periferia non fosse un bellissimo posto in cui vivere la criminalità era quasi inesistente, nessuno avrebbe fatto qualcosa di male nella città degli shinigami.
Salirono lungo delle scale in ferro che si arrampicavano lungo il muro rosso e suonarono il campanello.
Stavo stretti nel piccolo pianerottolo ma per loro fortuna la porta si aprì pochi secondi dopo.
Una donna grassottella li fece entrare senza dire niente, probabilmente perché con loro c’era il figlio del Sommo Shinigami.
L’appartamento di Hero era un piccolo appartamento formato da cinque stanze.
Lo aveva affittato quando aveva iniziato la scuola due anni addietro e poi era riuscito a comprarlo grazie ai soldi che guadagnava lavorando e perché la vecchia signora che lo affittava era stufa di dover adempiere ai vari doveri burocratici che derivavano dall’affitto dello stabile.
La casa era impeccabile, non c’era un solo granello di polvere in giro, probabilmente la signora grassottella era la donna delle pulizie.
-Chi siete? Perché cavolo siete in sette!?-
Sentirono la voce di Kiara provenire da una delle stanze.
Tutti si stupirono del fatto che la ragazza li avesse sentiti, probabilmente era ancora mezza addormentata come aveva sottolineato la sua voce impastata dal sonno, in più non capivano come fosse riuscita a contarli.
Maka si diresse verso la stanza senza tanti preamboli e gli altri la seguirono meccanicamente senza neanche chiedersi perché lo facevano.
La master spalancò la porta, la stanza aveva ancora le tapparelle abbassate ed era immersa nella penombra.
Ci vollero alcuni secondi perché i ragazzi riuscissero a distinguere i contorni della stanza e ciò che la riempiva.
-Il Sommo Shinigami vi vuole vedere. Alzati.-
Disse Maka con tono autoritario.
Nessuno capiva lo strano comportamento della ragazza, era sempre stata disponibile con tutti, chiunque essi fossero ma sembrava non sopportare la presenza della rossa, come se provasse una certa repulsione verso quella ragazza per non si quale motivo.
Maka era la prima a chiedersi perché non riusciva a rimanere nello stesso posto con Kiara senza sentire la voglia di prenderla a calci, senza avere la sensazione che quella ragazza avesse qualcosa che non andasse e che nascondesse qualcosa.
Kiara si tirò su a forza dal letto e poi fulminò i ragazzi, nessuno doveva entrare in camera sua.
Loro rabbrividirono.
Uscì dal letto e si infilò la gonna e la camicia che giacevano di fianco al suo letto dalla sera precedente.
-Hero alzati!- Gridò.
Era irritata, quell’irruzione nella sua camera l’aveva messa di mal umore.
-Perché?- Chiese il ragazzo, lui voleva dormire, poteva dormire ancora un’ora prima di doversi alzare.
-Sono entrate sette persone in casa nostra e non hai sentito niente!-
-Scusami se non possiedo un udito come il tuo!-
-Alzati e chiudi la bocca!-
Qualche secondo e Hero si presentò alla porta della camera della ragazza senza neanche essersi vestito, indossando i pantaloni del pigiama.
-Mi sono alzato, visto?- Disse seccato, poi fece un cenno di saluto agli altri e si diresse verso il bagno.
-Fammi spazio, covme pensi possa lavavmi i denti!?- Gli grido la ragazza che in qualche modo era arrivata insieme a lui in bagno.-
-Che palle! Questa è casa mia!- Sbottò il ragazzo.
-E io sono tua ospite!- Rispose lei.
-Pervertito! Non cambiarti di fianco a me!- Gli gridò la ragazza.
-Se mi lasciassi il bagno, e poi mi hai già visto in boxer!- Brontolò lui uscendo e andandosene in camera sua.
Hero si cambiò mentre Kiara si sistemò i capelli in due code davanti allo specchio.
Le guardò soddisfatta prima di uscire dal bagno.
Hero e Kiara arrivarono in cucina insieme, addentarono un toast, pagarono la signora grassottella e non smisero mai di litigare.
Quando uscirono dall’appartamento stavano ancora battibeccando per cose futili e non si fermarono fino a quasi metà strada quando la ragazza decise che non voleva più perdere il suo tempo a parlare con lui.
Kid non riuscì a fare a meno di chiedersi come due persone che litigassero così tanto e che in quel momento non sembravo sopportarsi potessero essere in sintonia.
Kiara si voltò improvvisate verso lo shinigami che era rimasto dietro di loro insieme a Liz.
Sorrise, quando i loro sguardi si incrociarono lui cercò di vedere la sua anima, gli occhi sono lo specchio dell’anima, ma non riuscì a sostenere il suo sguardo.
I suoi occhi erano senza fondo, senza radici e non solo non poté carpirne i segreti ma non riuscì a sostenere quell’oblio senza fine.
Non gli era mai capitato di dover abbassare lo sguardo.
Kiara perse l’equilibrio improvvisamente, Hero la prese prontamente mentre Soul e Black Star che si erano lanciati per prenderla si scontrarono e caddero a terra doloranti.
-Tutto bene?-
La ragazza non rispose al suo master che la guardava con aria apprensiva, non sembrava nemmeno essersi accorta di quello che era successo.
Lo shinigami e Liz si scambiarono un’occhiata straniti dalla preoccupazione di Hero, a tutti poteva capitare di inciampare su quei marciapiedi mal ridotti.
-Che coppia perfetta!-
Esclamò l’arma dello shinigami e lui sorrise, aveva pensato la stessa cosa.
Hero e Kiara si guardarono intorno in cerca della fantomatica coppia.
-Chi?- Chiese alla fine Kiara non vedendo nessuno che sembrasse una coppia.
Lui rise della sua ingenuità.
-Kiara, l’orecchino che volevi, è il mio così non romperai più con questa storia.-
Hero porse alla rossa un orecchioni fatto di legno scuro e lei lo ringraziò.
Il litigio sembrava finalmente concluso agli occhi dei due spettatori che erano rimasti indietro rispetto agli altri.
-Quanto siete tenere! Dovremo fare un’uscita a quattro.-
-Ma stai parlando con noi, Liz ?- Gli chiese Kiara.
-Ovviamente.-
I due si guardarono e quasi scoppiarono a ridere.
-Io non uscirei MAI con lui!-
-Idem! E poi tu, non eri incazzata con me e non mi dovevi più parlare?-
Kiara fece una smorfia senza dire niente.
Continuarono a camminare senza più rivolgersi la parola poi nuovamente Kiara si girò.
-Ma hai detto uscita a quattro? Con chi usciresti Liz?-
-Non ne ho idea.-
-Scommetto che ce l’hai invece, vorresti uscire con Kid, ammettilo.- Ridacchiò la rossa.
Sia lo shinigami che la bionda arrossirono.
-Ma cosa ti viene in mente!?- Esclamò la bionda.
-Non potrei mai, e poi lui non vuole uscire con me, giusto?-
-Be...no,cioè...-
Kiara rise dell’imbarazzo dei due.
Erano rimasti nuovamente in quattro, alla domanda della ragazza si erano fermati.
Kiara cambiò improvvisamente espressione, sembrava che si sentisse in colpa e guardò Hero.
-Facciamo così, io uscirò con Liz e tu Shinigami uscirai con Kiara.-
-E’ deciso!- Disse Kiara prima che loro potessero ribattere ed insieme ad Hero si allontanarono raggiungendo gli altri.
-Se non vi vanno bene le coppie potete dirlo.- Dopo avergli gridato questo la rossa si rivolse verso Hero e gli bisbigliò qualcosa che loro non poterono sentire.
Liz guardò Kid per vedere se aveva avuto qualche reazione poi spostò il suo sguardo su Hero, sorrise.
-Allora ti va? Si insomma, uscire con Hero?-
-Perché no? E’ un bravo ragazzo.- Gli rispose la sua arma riprendendo a camminare per raggiungere gli altri.
Lui la seguì ma il fatto che lei avesse intenzione di uscire con il ragazzo gli lasciava uno strano vuoto che non riusciva a spiegarsi.

Come sempre mi scuso per errori di battitura o se ho dimenticato qualche parola, lo rileggo venti volte ma ce ne sono sempre.
Spero che qualcuno legga quello che scrivo e che lo recensisca :)

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Capitolo 4
*** 4Miossione (prima parte) ***


4    MISSIONE(prima parte)

- Che ci fate qua? Va be cominciamo.- chiese il Shinigami Sama ai ragazzi che avevano appena fatto il loro ingresso nella camera della morte.
- O Maka! Amore di papà!- Disse Spirit Albarn la falce della morte del Sommo Shinigami e quindi la più potente in circolazione.
Kiara rimase allibita dal comportamento dell'uomo verso la figlia, era qualcosa di patetico.
Maka per tutta risposta lo colpì con un libro in testa per staccarselo di dosso.
- Smettila con quel maledetto libro!-
Gli disse Kiara e di nuovo lo prese dalle mani della ragazza e lo lanciò via come era successo il primo giorno.
Il libro colpì la parete della gigantesca stanza e cadde a terra con un tonfo.
- Allora cosa voleva master?-Chiese Kiara rivolgendosi al Sommo Shinigami con aria angelica.
- Bene, bene, beneeee. Voi due partirete e andrete a Melliland dove dovrete battere una strega, non è molto forte.-
La prima cosa che la ragazza pensò  fu che stranamente sapeva come arrivare a quel posto, la seconda fu che aveva un nome assolutamente ridicolo.
- E' una delle più deboli in circolazione, ma non sottovalutatela. Allora il vostro compito è andare là ed ucciderla, portare qua la sua anima ed il suo tirapiedi che potrà essere un ottimo informatore.-
Kiara notò subito che Spirit aveva cambiato atteggiamento nel spiegarli il loro compito, molto più serio e professionale.
Da quanto aveva sentito dire lei quell'uomo aveva due punti deboli, le donne e sua figlia con le quale non sapeva contenersi.
- Ne è sicuro? Insomma non sono molto forte.-
Le parole di Hero irritarono notevolmente la sua arma che per poco non perse il controllo e non lo colpì con un pugno.
- Che c'è hai paura?- Chiese facendo un ghigno al proprio master.
- Possiamo andare. Sono pronto!-
Tutti sembrarono meravigliati della risolutezza del ragazzo e del suo cambiamento di opinione in pochi secondi, la rossa però non lo era, Hero aveva capito perfettamente cosa voleva dire con quelle poche parole.
- Ooooooook! Paaaaartiteeee!-
Prima di Partire i due si scambiarono un'occhiata poi corsero via alla massima velocità ancora prima che i ragazzi realizzassero cosa era successo i due correvano già per i corridoi della scuola.
- Oooooh be... che ne dite di spiarli un po'? – disse canticchiando il Sommo Shinigami.
Lo specchio presente nella stanza si illuminò e apparvero Kiara e Hero intenti nella loro folle corsa lungo le vie delle città.
I ragazzi non capivano il motivo di tanta impazienza.
Maka, prima di allora, non aveva mai visto Hero tanto determinato, anche se Kiara non le piaceva aveva una bella influenza sul quel ragazzo, era completamente diversa da quella che excalibur aveva avuto tempo addietro su di lui.
- Non pensarci neanche ci arriverò prima io.- Disse Hero.
- Non farmi ridere. ahahaha. No dico sul serio. dopo mi entrano i moscerini in bocca.-
All'improvviso la ragazza girò in un vicolo, con una mano afferrò un palo della luce e lo usò per darsi lo slancio verso la ringhiera del terrazzo del palazzo di fronte, lo raggiunse, fece un'acrobazia per riuscire a piantare i piedi sull'acciaio e saltò di nuovo atterrando sul tetto della casa opposta.
Ci fu esclamazione generale nella stanza.
Maka rimase davvero colpita,  la terrazza era al secondo piano ed il tetto al quinto e in più era stata velocissima, si chiese a cosa gli servisse un partner come Hero che non si avvicinava minimamente al suo livello, era già bravissima a combattere da sola, e questo la fece diffidare ancora di più di lei.
Lo specchio seguì Hero che corse a perdi fiato fra i vicoli, in 5 minuti percorse la strada che i ragazzi prima avevamo fatto in mezz'ora.
Quando Hero arrivò davanti a casa sua trovò Kiara già sulla moto da cross pronta a partite, ovviamente senza casco.
Lei rise, accelerò ed Hero fece appena in tempo ad aggrapparsi al braccio che gli tendeva che avevano già percorso mezza città.
- Rallenta!-
- Che gusto c'è e poi tu vai anche più veloce!-
Il collegamento si spense.
-Tra un'ora saranno arrivati, Se volete potete tornare. Qualcuno vuole un mandolino?-
- Maka ricorda che papà ti vuole bene.- A Maka venne naturale cercare di colpire il padre ma non aveva più il suo libro che giaceva ancora infondo alla stanza.
Soul trascinò fuori la sua partner mentre lei si stava riprendendo dallo shock.
- Secondo me moriranno, insomma abbiamo fatto una fatica assurda per uccidere medusa e loro come prima missione dovrebbero uccidere una strega? Sono andati a morire.- Disse Maka tornando in se.
- Per me no.- Disse Kid risoluto. 
- Forse Hero non è ancora pronto ma Kiara è davvero forte, ci riuscirebbe senza problemi, insomma ha quasi battuto Stein senza neanche sforzarsi troppo, credo che lo avrebbe battuto se non avesse dovuto stare attenta a non colpire punti vitali con le sue lame.- fu la risposta del ragazzo agli sguardi interrogativi degli altri.
Maka assunse un’espressione pensierosa,anche se le seccava ammetterlo quella ragazza aveva buone probabilità di battere la strega se non fosse stata maneggiata da Hero.
- Ma se vanno a morire ci deve essere qualcuno che li salvi no? Oh poverini non possono lasciarli così!-
Disse Tsubaki, aveva sentito solo la parte pessimistica del discorso e subito aveva cominciato a preoccuparsi per quei due ragazzi che conosceva appena.
- Calmati Tsubaki, sicuramente il Sommo Shinigami ha mandato qualcuno che subentrerà nel caso la situazione si faccia critica.-
Liz si intromise, risoluta e pronta a calmare l'amica dai capelli corvini.
Anche lei però era preoccupata, non era detto che ci fosse davvero qualcuno pronto a salvarli.
- Come sei intelligente sorellona. Ihihihihi.-


Un'ora più tardi.
- Buongiorno.- dissero i ragazzi più o meno in coro arrivando.
- OHILA'! Che ci fate qua? –canticchiò il Sommo Shinigami, come sempre per colpa della maschera non si poteva capire se stesse scherzando o se davvero si fosse dimenticato di ciò che aveva detto un'ora prima.
- Padre ci hai invitato tu.-
- Oh, si giusto, me ne ero proprio scordato. Qualcuno di voi vuole un mandolino?-
Lo specchio dietro le spalle del Sommo Shinigami si illuminò e apparvero i due ragazzi.
Hero stava guidando mentre teneva una mano sul ventre della ragazza che gli dava le spalle e seduta a gambe incrociate ,sembrava dormire tranquillamente.
- Wow è proprio strana per dormire così e lui deve aver fatto muscoli per riuscire a tenerla in equilibrio.- commentò Maka.
- Ti sbagli, Hero non sta facendo niente.- la contestò Kid.
-Lei è comunque strana per riuscire a dormire così.-
La ragazza si svegliò ed il ragazzo spostò frettolosamente la mano.
Appena Hero aveva sentito che lei stava per svegliarsi aveva spostato la mano, sapeva perfettamente che le dava fastidio quel suo gesto di apprensione ma lo rendeva enormemente nervoso vederla dormire così. 
Anche se probabilmente non sarebbe servito a nulla, essere pronto a prenderla lo tranquillizzava e poi lei non aveva detto niente anche se sicuramente se ne era accorta.
Lei si accorgeva di tutto, ogni movimento o spostamento d'aria non le passavano mai inosservati.
Si ritrovò a pensare a cosa avrebbero pensato gli altri vedendola dormire così, ma probabilmente già si chiedevano perchè aveva scelto lui come partner quando da sola era molto più brava.
-Allora quanto manca?- gli chiese.
- Mi parli di già?- rispose senza pensare alle conseguenze sul suo umore.
- E' solo perchè non ho un orologio tutto qui. E se non facevi quel commento idiota...mi era quasi passata.-
- Si come l'altro giorno.-
- Mi aveva quasi ammazzata!  e poi sei sempre così noioso! Metti a posto qui, non lasciare il tuo reggiseno lì! Vestiti di più quando esci dalla doccia! Che palle.-
Lei sbuffo e sebbene lui non poetesse sentirla per colpa del rombo del motore sapeva che lo aveva fatto.
- Sei tu che mi dai del maniaco qualunque cosa faccio! Anche se mangio una mela!-
- Ti avevo detto solo che eri strano. Eri a testa in giù cazzo!-
- Una persona può magiare come vuole!Merda!-
Hero frenò di colpo cercando di schivare il muro di cinta della città ma lo centrò in pieno comunque.
Kiara si alzò dalla moto come se nulla fosse accaduto e si pulì chiudendo gli occhi spazientita.
Poi rivolse uno dei suoi sguardi assassini al ragazzo ed lui rabbrividì, c'erano poche cosa che gli facevano paura veramente e quella era una di quelle. 
Deglutì pronto a schivare più attacchi possibili, la furia della ragazza si sarebbe abbattuta su di lui di li a poco, la conosceva abbastanza da capirlo quando lei perdeva la pazienza.
- Guarda dove vai quando guidi.-
Disse con la sua calma glaciale che gli faceva raggelare il sangue.
- Aspetta, non mi puoi picchiare, Maka ti vedrebbe, se...se... il Sommo Shinigami ha per caso deciso di farli vedere la nostra missione.-
- Hai ragione e poi sarei un ipocrita così facendo. A chiunque può capitare di schiantarsi contro il muro esterno di una città.- Disse sarcasticamente lei.
- Da che parte?- Aggiunse.
Il ragazzo sospirò sollevato mentre si alzava.
- A destra e poi dritta. Non sai proprio orientarti.- Ridacchiò lui.
- E' solo che non conosco tutte le strade di questo mondo.- Protestò lei e sbuffò di nuovo, sbuffava spesso.
- A me sembra nessuna.-
- Ma a cosa mi serve? Ho il mio navigatore personale dopo tutto.-
Lei sorrise ad Hero, ogni ostilità che c'era stata tra di loro quel giorno era cessata, bastava un attimo perchè tutto tornasse alla normalità.
Lui ricambiò, adorava quel sorriso, non era quello che rivolgeva a tutti, quel sorriso gli appariva raramente, era come se lo tenesse nascosto al resto del mondo.
Entrarono nella città, c'era un silenzio di tomba, sembrava quasi disabitata.

ooook, errori probabilmente ovunque perchè non ho avuto tempo di rileggere ma va be...

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Capitolo 5
*** 5 Scontro ***


5     MISSIONE (seconda parte)
 
I ragazzi non si rivolsero la parola fino a quando non arrivarono al centro della città dove trovarono un iglù in pietra.
Era una costruzione singolare che non avrebbero mai pensato di trovare al centro di una città.
Era sicuramente la dimora della strega, a confermarlo c'era Hero che riusciva a sentire l'anima di quella creatura che non aveva neanche attivato il Soul Protect.
-Come agiamo?- Chiese il ragazzo.
- Sei tu il maestro, tocca a te decidere.-
La ragazza si accovacciò a terra e cominciò a disegnare qualcosa sul selciato mentre Hero cominciava a camminare avanti ed indietro con fare pensieroso.
Non era abituato ad avere il controllo della situazione, non che lo avesse, ma non sapeva come comportarsi, cosa fare.
Per sbagliò calpestò il disegno della ragazza e lei lo prese per il collo della camicia fulminandolo, ma invece di assestargli un pugno come lui aveva temuto le trascinò dietro ad una casa.
Un uomo incappucciato arrivò con passi pesanti, aveva la statura di un bambino ma la lunga barba che fuoriusciva dalla mantella giallo limone faceva intendere che non lo era affatto.
Bussò tre volte all'iglù senza porta e si aprì un passaggio che si affacciava a delle scale.
- Coltello da lancio.- disse Hero.
La ragazza annuì e si trasformò in un piccolo coltello nero.
Hero la impugnò e seguì il vecchietto oltre il passaggio nella più completa oscurità.
-Chi c’è?- disse il vecchio girandosi.
Pochi secondi prima Hero aveva dato il comando ad Hanabi di mascherare le loro anime.
-Forse era qualcuno del villaggio che ha osato avvicinarsi.- disse tra se il vecchio.
Percorsero tutte le scale fino ad arrivare ad un antro illuminato da vecchie torce. Hero si fermò nell'oscurità prima della soglia della porta così che lui potesse vedere in parte l'altra stanza mentre nessuno poteva vedere lui.
Cercò di regolarizzare il suo respiro ed il battito del suo cuore.
Le pareti dell'antro erano colme di ampolle, tutte quasi vuote, e alcuni libri.
Al centro c’era un tavolo con una sedia fatta di ossa legate insieme da quello che sembra sangue secco, di fianco un calderone nel quale ribolliva qualcosa.
La strega apparve dal nulla e si materializzò sulla sedia.
Era ossuta, anoressica, i capelli lunghi e bianchi arrivano fino al terreno, gli occhi ceci erano sproporzionati per il suo viso magrissimo, così grandi e statici.
Le sue lunghe dita tremavano incontrollate e continuava a battere la scarpa arricciata ad uno strano ritmo.
Il vestito che indossa era sottile e gli disegnava fin troppo la sagoma delle sue ossa.
 
Intanto nella camera della morte.
- Ma perchè le loro due anime sono sparite?- chiese Maka decisamente sorpresa.
- Non sono sparite ma grazie alle abilità della ragazza è riuscita a renderle quasi impercettibile. Come se dal suono normale di una chitarra si sia passato ad un ultra suono. Come voi ben sapete gli uomini non possono sentire questa frequenza di suoni. E’ una abilità innata della ragazza che grazie alle loro anime in sintonia è riuscita a passare ad Hero.- Fu la spiegazione di Stein.
- Ma dt. Stein, non le dovremmo vedere comunque o sentirle per lo meno.- chiese la ragazza.
- L’anima di Hero io la posso ancora vedere dato che non è una sua tecnica ma un prolungamento del potere della ragazza, se ti sforzi potresti sentirla anche tu. Invece quella di lei è come sparita, il che è molto strano. Ovviamente se Il vecchio e la strega fossero come Black star che non percepisce le anime la tecnica sarebbe inutile.-
- Insomma che c’è d’interessante in quello che fanno! Sono io la star!- Urlò Black Star sentitosi preso in causa.
- Insomma Black Star.- cercò di rabbonirlo la sua arma ma senza mettersi d'impegno.
- Però non è strano che le loro anime siano così in sintonia anche se è tutto il giorno che litigano.- chiese Liz.
- Presumo che il fatto di dirsi tutto quello che pensano o che gli passi per la testa gli rende più uniti. Si criticano spesso ma si fidano tra di loro e presumo che parlino senza problemi delle loro preoccupazioni.- fu la risposta di Stein.
 
Hero rimase in ascolto, non voleva scontrasi con due avversari in una volta sola.
- La mia pozione.- disse il vecchio, la sua voce sembrava un rantolo forzato, la voce di un morente.
- Pluto, porta l’ordinazione.- fu la risposta della strega.
Un ragazzo con il volto assomigliante ad un cane si avvicinò alla strega, prese con delicatezza la fiala dalle mani tremanti della donna e si avvicinò il vecchio.
Il ragazzo-cane doveva essere stato nella stanza fin dall'inizio ma Hero non lo aveva notato.
La strega fece un cenno al vecchio che, dopo aver frugato nel mantello giallo limone, gli porse un sacchetto.
Lo aprì per mostrarne il contenuto e lo diede, in cambio della fiala, al ragazzo-cane che tornò dalla padrona scodinzolando, aveva veramente una coda.
Il ragazzo cominciò ad annusare la stanza come se fosse un cucciolo, un odore nuovo aveva solleticato il suo olfatto.
Il vecchio se ne andò e Hero si nascose rimanendo appeso al soffitto cercando di non scivolare.
Poi SBAM! Cadde.
- Va a vedere cosa è stato.- disse non curante la strega.
Il ragazzo-cane si diresse verso la porta digrignando i denti e sbavando.
Poi sparì nel buio, Hero sorrise vedendo il piccolo cane in cui si era tramutato il ragazzo.
Hero fa un cenno al cane che si mese a cuccia e poi entrò nella stanza,la  strega rimase spiazzata per qualche secondo.
-Sono qui per prendere la tua anima.- dichiarò apertamente Hero.
La risposta della strega fu una risata sonora, degna del peggior cattivo dei cartoni.
la strega si rotolò addirittura a terra dalle risate e si sentirono chiaramente le sue ossa scricchiolare al contatto con il suolo.
Ne Hero ne Hanabi avevano mai visto una reazione così esagerata.
Poi la donna si rialzò.
- Un semplice ragazzo non può sconfiggere una strega come me.-
- Io sono un maestro d’armi.-
- Allora perché la tua arma non ha un anima?-
la strega rise ancora ma poi si fermò sentendo l’anima della ragazza tornare visibile.
- Io la ho già sentita.- sussurrò a se ma Hero non la sentì o non volle sentirla.
Un verme gigantesco e orrendo si frappone tra i due,Hero non ebbe problemi a liberarsene.
La strega cominciò a colpire il ragazzo con attacchi esplosivi e vermi sempre più grandi ed orrendi.
L’iglù si rompe e si ritrovano fuori tra le macerie.
Hero approfittò dello scompiglio per schivare uno di quei vermi e attaccare direttamente la strega che più agile del previsto si spostò appena in tempo.
Hero ripartì alla carica ma un verme spuntò dal nulla e lo azzannò ad una caviglia.
- I miei piccoli hanno denti avvelenati, sei spacciato.-
Hero incespicò un attimo ma ripartì alla carica, la caviglia gli doleva e non per il veleno, quello non era ancora entrato in circolazione, ma per la ferita che quei denti gli avevano inferto.
Senza bisogno di parlare il pugnale divenne un’enorme spadone a due mani che il ragazzo mosse con estrema diligenza.
Colpì la strega tagliandoli una mano ma lei ne fece uscire altri vermi che colpirono mordendo il ragazzo nello stomaco, poi uno enorme lo scaraventò via mandandolo a schiantare su una casa.
Hero rimase a terra cercando di alzarsi e serrando i pugni, era lì per dimostrare a tutti che ce la poteva fare ma non stava andando bene.
La strega cavalcò un verme fino da loro.
- E’ finita.-
Kiara si materializzò e deviò il suo colpo.
Approfittando dello sconcerto della vecchia cominciò ad attaccare.
Tre aculei sulle sue mani erano le sue armi.
Schivò tutti i vermi con facilità.
Continuò ad attaccare infliggendo piccole ferite alla donna.
Poi la mano della strega si ricreò creando un grosso verme che le azzannò una spalla della ragazza, lei fece un passo indietro e poi riprese a combattere, come se non si fosse fatta niente.
La strega salì su uno di quei viscidi esseri e lei la seguì, il verme continuava a muoversi assecondando i movimenti della strega, poi un’altro lombrico della strega azzannò la creatura sulla quale le due stavano combattendo.
La strega salì agilmente sulla sua creazione mentre la ragazza si ritrovò ad affrontarne cinque che si tuffarono su di lei all'unisono.
Pochi secondi e i vermi caddero fatti a pezzi e Kiara barcollò leggermente ma ricominciò ad attaccare. 
Appena tornò in se, Hero, sentì un dolore lancinante alla testa e qualcosa di caldo colargli in mezzo agli occhi.
Li aprì  e vide Kiara che lottava con la strega, si staccarono, le stava per cadere ma subito riassunse la posizione di attacco.
Hero non capiva perchè la strega non fosse già morta, sapeva perfettamente che Kiara sarebbe riuscita a farla fuori in qualche minuto, tuttavia era lei la più esausta.
Forse la strega era più forte di quel che credeva.
Lo scontro tra le due ricominciò, Kiara non faceva sul serio,il ragazzo non ne capiva la motivazione, così metteva a repentaglio la sua vita.
Poi loro sguardi si incrociarono e capì.
Lo stava aspettando, stava aspettando che si rialzasse, che facesse la sua parte e che diventasse più forte come le aveva promesso.
Un verme e non la vide più.
Poi scorse la sua chioma rosso scarlatto e la vide alzarsi tremante.
Cercò di alzarsi, ma scivolò, non si diede per vinto, lei lo stava aspettando, non potevo lasciarla in attesa.
Si aggrappò alle sue ultime forze, cercando di ignorare il dolore alla nuca e cercando di pensare a quanto ne doveva provare lei rispetto a lui.
La sua caviglia destra era debole, si stava gonfiando e pure i morsi sullo stomaco stavano prendendo un colorito violaceo.
Corse senza pensarci.
- Kiaraaaaaa!-
Lei si staccò subito dal combattimento e lo raggiunse.
Era presa peggio di quanto Hero avesse immaginato, la gonna era a brandelli e pure la camicia, la sua spalla sanguinava copiosamente e il taglio sulla gamba si era riaperto, ancora.
Lei sorrise non curante, pronta a trasformarsi.
- Risonanza dell'anima!- gridammo insieme.
- Tecnica delle due catane.Bufera.- Aggiunse Hero.
Le catane si materializzarono tra le sue mani,le impugnò, erano gelate.
Sentì l'anima della ragazza, attaccarono, sapeva di non poter perdere con lei, non in quel momento.
La strega rimase paralizzata,con la bufera o tagliarono tutti i vermi in una sola volta e poi arrivarono lei.
Un semplice movimento fulmineo e la tagliarono in tre parti, si contorsero per qualche secondo e poi apparve la sua anima, viola.
Kiara tornò normale, prese l'anima e la mise nel sacchetto che  aveva dato loro il sommo shingami, poi tornò verso l'iglù.
- Che fai?- Chiese lui che tutto quello che era riuscito e fare era sedersi sulle macerie.
- Cerco un antidoto. Non voglio andare in infermeria, ho paura che Stein possa condurre degli esperimenti su di me.- disse.
Hero si meravigliò ancora una volta di come Kiara riuscisse sempre a pensare lucidamente, lui stavo ancora esultando per la vittoria.
- Attento!-
Hero si girò e vide il ragazzo cane tuffarsi su di lui trasformandosi in un enorme doberman.
- Si cucciolo adesso ti portiamo alla shibusen con noi, bravo- disse accarezzandolo Hero.
Kiara scosse la testa sconsolata.
Tornò a frugare tra le macerie e dopo pochi minuti lo raggiunse e gli porse una boccetta. Lui la guardò diffidente la fiala.
- Come fai a sapere che è quella giusta?-
- Non ne ho idea, ma è così.-
Kiara la stappò e la bevve.
- Visto non sono morta.-
Hero bevve, subito il suo corpo andò in fiamme, cominciò a sudare, poi un dolore lancinante dove quei vermi mi avevano morso.
Strinse i denti per sopportare il dolore ma un gemito gli sfuggì comunque.
Lei si sedette affianco al ragazzo e sorrise.
- Non sopporti bene il dolore, non è vero?-Gli chiese.
Hero la guardò, lei era seduta ritta su quella maceria, le mani appoggiate a terra per reggere il suo peso, le gambe che penzolano nel vuoto e che muoveva leggermente.
Sorrideva, un sorriso appena accennato, con gli occhi socchiusi per poter guardare l'orizzonte.
le sue code rosse sembravano fluttuare quando la brezza le colpivano.
Lei non sembrava soffrire delle fitte di dolore che colpivano il ragazzo.
- Migliorerò.-
Lui sorrise accarezzando il cane.
- Grazie di avermi aspettato.- Aggiunse.
Kiara rimase in silenzio per un attimo, sembrava persa nei suoi pensieri.
-Sapevo che non mi avresti lasciata ad attendere per molto.-
Di nuovo silenzio,per lui era strano non parlare con lei ma stranamente la sua testa era completamente vuota.
-Senti Hero?-
- Cosa c'è.-
- Non sottovalutarti mai.-
- Ma cosa stai dicendo?-
- Lo so che pensi di essermi d'intralcio, e che combatterei meglio da sola ma non è affatto vero.-
Fece una pausa ma lui non disse niente.
Gli prese una mano e lo guardò negli occhi con intensità.
- Sappi solo che io ti farò diventare il numero uno, ti accompagnerò nel tuo viaggio fino a dove mi è possibile, ti aspetterò ogni volta che dovrò farlo. Camminerò d'avanti a te fino a quando non mi raggiungerai e sarò al tuo fianco fino a quando non mi supererai. E poi ti guarderò sempre le spalle, insieme a me gli dimostrerai che puoi farcela anche senza di loro. Potrai fuggire dal loro controllo, diventerai più forte di loro. All'inizio sarà come correre su una salita o scalare une montagna ma puoi farcela.-
Sorrise convinta delle sue parole, i capelli disordinati gli incorniciavano il viso sporco di terra.
I suoi profondi occhi verdi scrutarono quelli verde chiaro del ragazzo.
- Se ti rende tanto preoccupato il fatto di essermi d'intralcio devi solo impegnarti di più per superarmi. Per ora sono io il tuo ostacolo da superare devi solo cominciare a correre e mi vedrai sempre più vicina.-
I suoi occhi ora stavano cambiando colore diventando verde acqua, sembravano brillare eppure in fondo c'era sempre qualcosa di oscuro, qualcosa che neanche lei riusciva ancora a cogliere.
La sua mano si strinse di più alla a quella di lui.
- Comincerò a correre.-
Si sorrisero,lui la stava per abbracciare ma il cane si mise in mezzo e lei si scostò staccandosi dalla sua mano.
- Allora si torna a casa?-
Disse stiracchiandosi e dirigendosi stranamente nella direzione giusta.
- Come facciamo a portare il cane?-
- Io guido e tu stai seduto dietro dandomi le spalle e tenendo il cane. O lo leghi alla tua schiena. Io non voglio quella roba vicino a me. Non sopporto che possa sbavarmi addosso.-
- Hai sentito piccolo, seguici ti portiamo alla shibusen.-
- Non capisco come mai gli animali ti adorino.-
Hero alzò le spalle, quello era un talento innato che avevo sin da piccolo, un talento inutile secondo la sua "grande" famiglia.

E finito anche questo capitolo.
Spero di aver fatto meno errori del solito e che vi sia piaciuto, i prossimi capitoli saranno pieni di rivelazioni.
Recensite se ne avete voglia.

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Capitolo 6
*** 6 CASA AFFOLLATA ***


6. CASA AFFOLLATA
 
Guidò Kiara, non le piaceva stare vicino ai cani, anche se non lo faceva vedere ad Hero le facevano un'enorme paura, la terrorizzavano e ogni volta che ne vedeva uno cambiava strada.
Lei stessa non ne conosceva il motivo.
Entrò nella sala della morte, gli altri ragazzi la aspettavano.
Prima di tornare alla Shibusen Hero aveva lasciato Kiara a casa così che si potesse cambiare i vestiti ormai da buttare e la fasciatura sulla gamba mentre lui,dopo essersi semplicemente lavato il viso e cambiato maglia,  si era diretto subito dal Sommo Shinigami.
Si era offerto di portare con sè sia l'anima che avevano preso che il ragazzo-cane.
Kiara ne fu sollevata, non avere più a che fare con quella bestia le aveva fatto fare un sospiro di sollievo
Quando entrò nella stanza il cane non c'era ma tutti i ragazzi la stavano aspettando.
- Bravaaaaa! Sei stata grande.- si congratulò Liz.
- Un gioco da ragazzi, quella strega era piuttosto scarsa.- disse Kiara.
- Eppure mi sembravi in difficoltà.- Commentò Maka.
Kiara non la degnò di una risposta.
- Ha solo voluto aspettarmi. Avevamo un patto.- Si intromise Hero.
Kiara sorrise al ragazzo.
- Allora master aver sconfitto una strega non ci porta nessun vantaggio?-
- Riconoscenza.- fu la risposta.
La ragazza sbuffò sonoramente.
Tutti i ragazzi uscirono dalla stanza mentre  la falce della morte ed il Sommo Shinigami cominciarono a discutere di mutande a pagliaccetto.
I ragazzi si congratularono più volte con lei ed Hero per la loro perfomance e lui arrossì spesso.
- Che ne dite di venire a mangiare da noi sta sera? Hero è davvero un bravo cuoco e neanche io me la cavo male.-
Kiara non credette alle sue orecchie, quelle parole erano uscite dalla sua bocca prima che potesse fermarle, lei non era il tipo che invitava persone a casa.
- Volentieri, noi tre ci saremo, e voi?- rispose Liz.
- Se si mangia non può mancare una star come me!-
- Scusalo. Black Star è sempre così...-
- Non ti preoccupare ci vuole qualcuno che ravvivi l'atmosfera ogni tanto.- Disse Kiara ridendo.
- Maka, Soul voi venite?- chiese Hero.
- Certamente.- rispose l’arma prima che la master potesse dire qualcosa.
Maka colpì la sua arma con un libro e si ritrovò gli sguardi di tutti addosso.
- Maka, c'è qualcosa che non va? Non vuoi venire?-
Chiese Kiara rivolgendogli un piccolo ghigno di scherno, punzecchiarla la divertiva parecchio.
- Se ti do fastidio puoi non venire non mi offendo, non posso essere simpatica a tutti.-
- No no veniamo, era per prima ma non aveva il libro.-
Kiara ghignò un'altra volta, Maka non le piaceva ma si divertiva moltissimo a prenderla in giro e poi Soul le stava simpatico.
 

Kid, Liz e Patty arrivarono alle 8 in punto e bussarono alla porta dell'appartamento 8 volte per volere del ragazzo.
Hero gli aprì la porta con un sorriso raggiante, sopra la maglia ad Jeans indossava un grembiule e portava due forcine per tenere il ciuffo lontano dagli occhi.
Non era abituato ad avere gente a cena, neanche a parlare con quelli che venivano considerati in più forti della scuola.
In qualche modo Kiara aveva attirato tutti a sè senza fare niente di particolare.
- Salve,andate pure sul tetto, Kiara sta sistemando tutto ma credo gli ci voglia dell'aiuto, non credo sappia come collegare un impianto stereo.-
I tre salirono le scale fino al tetto,Liz si lamentò del fatto che dovessero salire ancora scale, non esisteva nessun ascensore in quel palazzo di periferia.
Trovarono Kiara indaffarata o per meglio dire avvolta dai cavi dell'impianto stereo.
Si voltò appena li sentì arrivare.
-Sal...ve-
Li squadrò con aria incredula da capo a piedi, erano vestiti bene, come se fossero stati invitati ad una festa mentre lei indossava un semplice costume e sopra una maglia di Hero, solo perchè era di un gruppo rock,che gli arrivava a metà coscia.
- Tutto bene?- le chiese Kid.
- Si perchè?-
- Mi sembra ti serva un aiuto.-
Lei lo guardò ancora più perplessa, poi lui indicò l'impianto stereo.
Ammirò senza particolare interesse i fili che la ricoprivano poi arrossì leggermente al pensiero di quanto ridicola doveva sembrare.
- Ce la faccio.- Disse.
- Sicura?-
- Devo solo ricordarmi come si fa, ieri mi era venuto in mente.-
Disse ricominciando a scervellarsi per capire come fare, non era di certo una delle poche cose innate in lei come il combattimento.
- Mi ci vorrà un po', potreste cominciare a disporre le cose? Per favore? Su questo foglio c'è lo schema da seguire.-
Porse il piccolo foglio stropicciato a Liz e si rigirò poi, prima ancora di connettere il cervello, si voltò e fermò Kid prendendolo per l'orlo della giacca.
- Non cambiare niente.- Disse dopo un momento in cui riconnetteva il cervello.
-Ok. Non ti prometto niente.-
- Liz controllalo per favore.-
Cercò di mettersi al lavoro ma la sua mente tornava alla scena di qualche secondo prima, di Kid che la fissava e lei che lo aveva afferrato senza capirne il motivo e poi lei che stringevo la mano ad Hero, lui che la guardava, i suoi occhi così verdi ed innocenti.
Scosse la testa esasperata, quei pensieri non l'avrebbero aiutata a sbrogliare i fili di quello stupido impianto stereo inoltre faceva un sacco di cose d’istinto per nessuno motivo in particolare ed era davvero inutile tornarci sopra a rimuginare.
- Devi attaccare la spina non credi, ecco così.-
Soul si era accovacciato di fianco a lei e aveva infilato la spina nella presa.
- Quello era il passaggio finale, è che non riesco a ricordare.-Disse.
Lui le sfilò dalle mani i cavi che non sapeva dove mettere e sistemò tutto in pochi secondi.
La aiutò ad alzarsi ma inciampò su un filo e dato che lei era aggrovigliata in quei cavi portò giù anche Kiara e si ritrovò sdraiata sopra di lui.
Rotolò di lato di fianco a lui e cominciarono a ridere.
- Ok, riproviamo ma questa volta stai più attento.-
Ci volle un po' per riuscire a tirarla fuori da quella matassa di cavi, ricaddero altre due volte ed il fatto di scoppiare a ridere ogni due secondi non aiutava la risoluzione di quel problema.
Quando, Kiara, riuscì finalmente ad liberarsi dall'ultimo filo lui le fece fare una giravolta.
- Finalmente libera- disse teatralmente la ragazza prima che entrambi scoppiassero di nuovo a ridere.
Si diressero al tavolo dove Kid aveva disposto tutto non seguendo lo schema di Kiara.
Lei si innervosì ma cercò di non darci peso, aveva voluto invitarli?
- Maka, Soul, potete sistemare le luci? Non ricordo come si fa, grazie.-
Si diresse in cucina per vedere come se la stava cavando Hero, probabilmente stava andando tutto bene ma lei aveva intenzione di chiedergli una cosa, dopotutto lui era il suo migliore amico.
- Ciao.-
- Ce l'hai fatta?-
- No, mi ha aiutato Soul, ha fatto tutto lui. Comunque tu pensi che possa dirglielo agli altri?-
- Certamente, sono delle brave persone.-
Kiara rimase in silenzio, come poteva Hero essere così sicuro.
- Ok mi fido del tuo giudizio, e poi cosa cambia se lo sanno o no?-
Andò in camera a cambiarsi aprì l'armadio ma non trovò altro che la divisa scolastica.
Guardò sotto al letto e tirai fuori uno dei due paia di pantaloncini che possedeva e lo indossò, di certo non sarebbe stata elegante come Liz che indossava un mini vestito blu con la schiena scoperta, o carina come Patty che indossava dei pantaloncini a palloncino gialli e un canottiera bianca e neanche lontanamente simile a Maka che indossava un vestito arancione ma essere vestita bene era l'ultima cosa che le interessava.
Black star e Tsubaki arrivarono nel momento in cui lei stava attraversando il salotto per tornare dagli altri.
Andò ad aprire.
Tsubaki indossava dei jeans chiari poco più lunghi del ginocchio ed un top bianco con una stella nera mentre black star era vestito come ogni giorno.
- Ciao.- La salutarono.
- Hola chicos, scusate non volevo dire così-
- Sono loro?- Hero apparì di fianco a Kiara.
Lei si voltò verso di lui e cominciò a ridere insieme a Black Star.
- Che c'è?- chiese Hero.
-Credo si riferiscano alla farina che hai sul naso e sulla fronte.- gli rispose Tsubaki.
-Lasciamo perdere. Andate pure su voi, nel terrazzo, tra poco si mangia.-
Disse Kiara prima di trascinare via Hero e tornare in cucina.
- Dai ti aiuto per questa volta.-
Non c'era molto da fare in cucina, quello era il suo regno ed era sempre puntuale e preciso quando si trattava di cucinare così Kiara portò le bibite sul tavolo di sopra.
- Che fai? Il mio tavolo! La mia simmetria!- le gridò Kid.
Kiara lo ignorò e tornò in cucina per aiutare Hero ancora sporco di farina.
- Pulisciti. -
Gli passò un canovaccio.
Hero le diede i piatti, 5 piatti, Kiara voleva  dirgli qualcosa per il fatto che lui faceva troppo affidamento sul suo equilibrismo, ma non poté fare niente e si ritrovò a fare di corsa le scale perchè il piatto che aveva sulla testa le scottava.
Quando arrivò tutti si misero a ridere nel vederla mentre lei soffiava come un gatto indispettito.
- Ecco le pizze.- fece Hero che era arrivato poco dopo di lei.
- Dai che ho la testa che scotta!-
Liz andò subito in suo soccorso.
Hero si era superato, ne aveva fatte nove, tutte diverse e tutte ugualmente buone, le aveva già tagliate in tranci così che ognuno potesse prendere un pezzo di ognuna.
Dopo la pizza arrivò il momento della torta.
- Le sue torte sono stupende! Le ho viste in un catalogo.-
Disse Kiara prima di andare ad aiutarlo.
Quando la portarono nella terrazza tutti ne rimasero stupefatti, aveva creato una ninfea bianca, della grandezza di un piatto, bellissima e precisa in ogni dettaglio.
- Hero è davvero buona, dove hai imparato?- Chiese Maka dopo aver dato il primo morso alla sua fetta.
- Mi è sempre piaciuto... e poi è il mio lavoro, se non fossi bravo, non potrei mantenermi.-
- Quindi sei un cuoco.- chiese Soul.
- Un pasticcere, posti da cuoco non ce ne sono in questa città.-
- Ma i tuoi non ti danno qualche cosa per pagare?- chiese Maka, sua madre ogni tanto le inviava dei soldi e anche suo padre pagava gli alimenti direttamente a lei quindi non si trovava mai a corto di soldi.
Hero si gratto la testa sorridendo, la sua famiglia non era una di quella famiglie che perdonavano la mancanza di rispetto o la disobbedienza che lui aveva osato commettere.
- Ci sono io a dargli una mano, appena trovo un lavoro.- Si intromise Kiara.
- Non ci hai ancora detto da dove vieni.- disse Maka stranamente cordiale con la ragazza che tanto le stava antipatica.
Kiara prese un profondo respiro, ciò che doveva dire non era una cosa brutta ma era come l'avrebbero guardata dopo che non avrebbe sopportato.
- Allora? Da dove vieni? - La esortò Maka.
- la verità è che non ho la minima idea.-
- Di cosa?- chiese Black Sta che non aveva seguito la conversazione.
- Non so da dove vengo, non ne ho la minima idea.-
- Ma come è possibile.- chiese Soul.
- Non ne ho idea, insomma non lo so e basta, non avevo neanche un nome fino a due giorni fa.-
Fece un sorriso tirato, odiava come la stavano guardando Maka, Soul e Tsubaki, tutti con pietà, come se lei ne avesse bisogno, e pure negli occhi di Black Star che si era fatto serio ce ne era un po'.
Kid invece era restato serio, Patty probabilmente non aveva capito niente o per lei non faceva importanza, Liz era solo ammutolita.
- Ma non capisco.- disse Maka.
Kiara sospirò, non era difficile da capire quello che stava dicendo.
- Non ricordo niente. Hero è la prima persona che ricordo, mi ha trovata lui. Tre settimane fa più o meno e d'allora sono sempre stata con lui, ma non so niente di me.- ì
- Non vorresti sapere qualcosa?- mi chiese Maka.
- No, per ora voglio solo divertirmi e non pensare ai miei problemi. Non fraintendermi, mi piacerebbe sapere qualcosa di più si di me, ma nessuno mi ha cercato, dove mi ha trovato Hero, nessuno mi conosceva e nemmeno il Sommo Shinigami è riuscito a trovare qualcosa.-
Alzò le spalle cercando di non dare importanza alla situazione che si era creata.
Si sentiva sollevata e sprofondare allo stesso tempo, pensava che dicendolo avrebbe evitato le domande scomode ma adesso erano i loro sguardi ad opprimerla, non li sopportava.
C'era qualcosa che la stava facendo arrabbiare, qualcosa nella loro pietà che non riusciva a sopportare, forse perchè pensava che il fatto di non ricordare niente fosse meglio, che la rendesse più libera, forse il fatto di non ricordare errori e vittorie le permetteva di vivere una vita senza troppi casini e di ricominciare tutto da capo ma loro non capivano.
Hero era diverso, Hero avrebbe voluto essere nella sua stessa situazione, glielo aveva confessato una sera quando ancora lei era nella casa della famiglia del ragazzo.
Glielo aveva sussurrato, avendo paura di ciò che diceva, paura di offendere lei ma Kiara lo aveva capito, lui aveva sofferto, aveva assisto a qualcosa che voleva assolutamente dimenticare, anche lei aveva la sensazione che non ricordare niente fosse una benedizione.
- Kiara.-
Lei si voltò, Kid e Hero avevano raggiunto lo stereo mentre gli altri avevano continuato a fargli domande.
- Volevo mettere della musica, ma Hero nom trova il cd giusto ed io non conosco questi qua.-
Le lanciò il cd che lei prese al volo, guardò la copertina stranita, poi spostò il suo sguardo sul ragazzo che le sorrideva.
- Sei morto.- gli disse Hero.
- Come cavolo hai potuto lanciare un loro cd! Sei pazzo, se si rompeva ti uccidevo! Non osare più toccare un loro cd con le tue mani immonde.-
Gli gridò mentre si dirigeva verso di lui.
Hero cominciò a ridere e fece partire la musica
A turno tutti iniziarono a cantare, prima kid e le gemelle, poi Black e Tsubaki, tutti cantarono come se fossero a un karaoke.
Kiara si rifiutò di farlo ma poi cantò un canzone con Hero obbligata da tutti.
Kid se ne era appena andato, era stato l'ultimo insieme alle gemelle.
Erano rimasti soli, Kiara e Hero, entrambi seduti sul divano.
-Che ti avevo detto, è andato tutto bene.-
-Non lo so, ho una strana sensazione.- Gli rispose Kiara.

beneeeeeee, finito un'altro capitolo!
grazie a chiunque lo leggerà.

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Capitolo 7
*** 7 nuove conoscenze ***


Ecco un nuovo capitolo.
Non so che dire, spero sia interessante...grazie a chi lo leggerà

7. NUOVE CONOSCIENZE

Soul e Maka avevano appena lasciato la casa di Hero e ora si stavano dirigendo verso casa passeggiando lentamente lungo le vie di Death City.
La casa di Hero era abbastanza lontana dalla loro, essendo in periferia, ma avevano già percorso un buon pezzo di strada senza dire una parola.
Maka sembrava pensierosa e leggermente alterata, Soul non sapeva dire se quell’atteggiamento derivasse da qualcosa che davvero la preoccupasse o se fosse dovuto ai svariati bicchieri di birra che Kiara era riuscita a fargli bere contro voglia.
Correndo il rischio di ritrovarsi steso a terra colpito da un libro che la ragazza avrebbe tirato fuori da chissà dove le domandò - Cosa c'è che non va?-
- Niente.- Rispose lei frettolosamente.
- Dai dimmi, sono la tua arma, dobbiamo restare in sintonia.-
Lei si sedette in una panchina e lui aspettò in piedi di fronte a lei aspettando una sua risposta.
- Sono solo dispiaciuta per Kiara, non siamo amiche ma si è fidata di noi, eppure io non ci riesco.- Maka si stava guardando le mani con insistenza, evidentemente se ne sentiva in colpa.
- Perchè?- chiese lui nel tentativo di aiutare la ragazza nel far chiarezza nei propri pensieri.
- Non lo so, hai visto come si comporta con Kid, ed Hero? sembra che tutti le corrano dietro, perfino tu ma lei non sembra accorgersene, o fa semplicemente finta, dovrebbe essere ceca per non vederlo.-
Soul non riusciva a capire il flusso dei pensieri della ragazza, non era mai stata una persona gelosa, se non si contava nei confronti di Blair e alla fine quello che ci rimetteva era sempre lui.
- Vedi non capisci e neanche io. Ho pietà per lei, per il fatto che non ricordi niente ma allo stesso tempo non riesco a sopportarla. Quando l'ho vista con te... stavate così bene... sembravi così...lascia perdere.- Maka scosse la testa, improvvisamente le sue guance avevano preso un colorito rossastro.
Si rannicchiò sulla panchina, sembrava turbata, la mente annebbiata dall’alcol.
Soul le prese una mano.
- Sono sicuro che va tutto bene. Probabilmente conoscendola andrà meglio.-
Lei annuì poco convinta, probabilmente solo per tranquillizzare la sua arma ma continuava ad essere confusa.
- Andiamo a casa?- Le chiese Soul.
Lei annuì ancora pensierosa.
La tirò verso di se per farla alzare ma lei era ancora troppo immersa nei suoi pensieri perché senza volerlo andò addossò a Soul e per non cadere lui la strinse a se.
Lei lo guardava sorpresa, il suo corpo era attaccato al suo tanto che lui sentiva il cuore di lei battere sempre più veloce, o forse era il suo?
Non capiva, lei stava arrossendo e lui pure, senza accorgersene ora la teneva in vita, e lei era tra le sue braccia, senza muoversi, sembrava non volersi spostare e lui non voleva che lo facesse. Maka mise le mani attorno al suo collo, i loro visi si avvicinarono, Soul poteva quasi sentire il contatto con la pelle morbida delle sue guance...
- Hei Tsubaki guarda quei due non sembrano Soul e Maka? Perchè non gli spiamo?- In lontananza Black Star stava urlando come un pazzo, come sempre non riusciva a regolare il suo tono di voce.
- Ma Black Star, se urli come potremmo farlo?- fu la risposta di Tsubaki, la camelia.
I due ci staccarono arrossendo, Soul cercò di dire qualcosa ma non gli venne in mente niente, mentre Maka sembrava in imbarazzo, si guardava in giro contorcendosi le mani.
- Soul sei tu!?- Di nuovo la voce di Black Star ruppe il silenzio di Death City.
Soul prese Maka per una mano e la portò dietro il cespuglio vicino alla panchina, i commenti di Black Star erano l'ultima cosa che lui voleva sentire.
- Sono spariti.- Ormai Tsubaki e Black star erano arrivati alla fatidica panchina.
- E come dargli torto? Non ti darebbe fastidio se ci... se ti interrompessero in una situazione del genere.-
Black Star proruppe in una grassa risata.
-Hai ragione Tsubaki! Su torniamo a casa.-
Soul e Maka uscirono da dietro il cespuglio, lei si pulì dalla foglie mentre lui si incamminava.
Soul avrebbe voluto trovarsi nella stessa situazione di poco prima, ma non era sicuro che la sua master avesse reagito in quel modo consapevolmente o annebbiata dai fumi dell’alcol.
Maka camminava di fianco a Soul evitando di guardalo ma più mi sforzava più non riusciva ad evitare di rivolgergli furtive occhiate.
Poco prima si erano quasi baciati eppure adesso quell'atmosfera era sparita lasciandola in un profondo imbarazzo mentre lui sembrava quello di prima.
Soul era la sua arma se fosse successo qualcosa tra loro e poi fosse finito male tutto sarebbe cambiato, le loro anime non sarebbero più state in sintonia, lui non sarebbe stato il suo partner, e questo non poteva permetterlo, lui era troppo importante per doversene separare.
In più poteva aver frainteso quello che era successo, alla fine lui l’aveva solo afferrata per impedire che entrambi cadessero e lei, lei non aveva idea di quello che aveva fatto tantomeno il perché.
Arrivarono d'avanti alla porta di casa e lui la fermò trovando finalmente il coraggio di parlare.
- Senti Maka.-
Maka si sentì arrossire, ma era per la vergogna.
- cosa?-
- Per prima...-
- Non ti preoccupare, è stato un malinteso, io ho bevuto...si insomma va tutto bene, non è successo niente.- Disse lei frettolosamente, le parole uscirono dalla sua bocca come un treno in corsa ancora prima che potesse pensarle chiaramente.
-Ma..-
-Miao!- Blair era appena arrivata ed adesso era davanti alla porta con loro.
-Come va ragazzi?- Chiese.
- Stai tranquillo è tutto a posto.- Disse Maka ignorando la gatta magica.
Aprì la porta e corse in camera sua.
 
 
Dopo la cena, Kiara, aveva passato molto tempo con gli altri ma ora erano tutto più o meno occupati.
Kid e le ragazze erano partiti per una missione e non erano ancora tornati.
Black Star stava male e Tsubaki si prendeva cura di lui come se fosse un bambino che non fosse in grado di fare nulla.
Soul e Maka, erano un caso a parte, Soul era sempre lo stesso però si sentivano poco ed appena arrivava Maka lui se ne andava o smetteva di ridere.
Con Maka invece era tutto apposto, si ignoravano a vicenda.
Sentiva che era successo qualcosa tra quei due e voleva scoprirlo ma non poteva pedinarli e non perché non fosse la cosa giusta da fare ma perché aveva un lavoro in un bar ed era bloccata lì tutto il pomeriggio.
- Signorina tutto a posto?-
Si scosse dal suo stato di stasi e servì i clienti per poi andare da quelli appena entrati.
- Ben arrivati - Disse sorridendo, si sforzava di sorridere in ogni momento durante il lavoro e le costava un’enorme fatica.
Prese l'ordinazione e gliela portò qualche minuto più tardi.
-Arrivederci – Disse con aria angelica.
- Senti, quando finiresti di lavorare?- le chiese uno dei due.
- Tra un'ora, perchè? -
- Ti andrebbe di uscire con noi?- le chiese l’altro.
- Mi hanno sempre detto di non uscire con gli sconosciuti. – sorrise, non sapevo se qualcuno le avesse mai detto una cosa del genere ma sembrava una cosa saggia che lei non stava facendo.
- Io son Ren e lui Louis.-
- Kiara, molto piacere. -
- Ora che ci conosci ti va di uscire?- mi chiese Louis.
- Cosa mi proporreste?-
-Quello che vuoi.- le l’altro.
-Vedrò se non ho altri impegni. Buon giorno-
- Stai tradendo Hero?- disse Tsubaki entrando sentendo solo la fine della piccola conversazione.
- Come potrei farlo se è solamente il mio migliore amico. A dopo ragazzi.-
Loro la salutarono ed uscirono con il gelato.
Servì Tsubaki in fretta e lei la salutò dicendole di stare attenta che non tutti i ragazzi avevano buone intenzioni.
Un'ora più tardi finì il turno, tolse quella stupida divisa da cameriera e ripensò stancamente alle parole di Tsubaki.
Come avrebbe potuto tradire Hero? Scosse la testa, probabilmente anche lei aveva frainteso la loro amicizia come Liz e Kid, in più a Hero piaceva un’altra ragazza, lo sapeva bene.
I ragazzi l’aspettavano fuori, lei era convinta che se ne erano andati, le sorrisero ed lei pensò che se avessero avuto cattive intenzioni non se la sarebbero cavata molto bene.
Non le sarebbe servito il principe azzurro per salvarla da loro, e comunque voleva solo divertirsi dopo una giornata passata fra scuola e lavoro
- Vai alla Shibusen?- le chiese Ren.
- Esattamente? Vi crea qualche problema? Perchè mi hanno detto che non sempre sono visti bene quelli dalla Shibusen.-
- Per niente. Allora cosa ti va di fare?- Disse Louis sorridendo.
Lei alzò le spalle, era ancora presto, il sole non era ancora tramontato e sembrava in agonia per non cadere o addormentarsi.
- Hai mai giocato a calcio?- chiese Ren.
- No, ma posso sempre provare.-
La accompagnarono in un campo dal calcio vicino alla periferia della città. Rispetto alla zona alta della città la periferia non era presa molto bene, c'erano delle case marcescenti e abbandonate e gruppi rintanati nel loro territorio che non sembravano del tutto a posto, la città alta aveva un aspetto migliore.
Il quartiere in cui abitavano lei ed Hero era in periferia e si ero abituata a quell'aria lugubre.
- Non ti preoccupare, sono innocui... se hai paura ti proteggiamo noi.- pensò di rassicurarla Ren.
Kiara rise, non ero di certo lei che avevo bisogno di protezione.
- Oh cazzo si stanno allenando, non me lo ricordavo più.- disse l’altro.
- E' un problema?-
-Non siamo in buoni rapporti con la squadra, una volta siamo riusciti a batterli essendo solo in tre.- Disse Ren ma la ragazza pensò che stesse ingrossando la cosa.
- Che ne dite di riprovarci.- disse.
Loro le sorrisero poi Louis andò a fermare il loro allenamento mentre Ren le spiegava le regole, alla fine la misero in porta.
Avrebbero giocato in tre contro 11, dovevano essere forti Luì e Ren per non aver bisogno di supporto o troppo sicuri di se, cosa molto più probabile.
- Ecco i guanti.- Louis glieli porse.
Erano leggermente grandi per lei ma non ve ne erano misure più piccole.
Iniziò la partita, Kiara in porta un po' impacciata, non avevo la minima idea delle sue capacità in quel gioco, si riboccò le maniche della camicia e mi maledì per aver scelto la gonna quella mattina invece dei suoi soliti pantaloncini.
Le avevano detto che era un portiere volante, o qualcosa del genere, e questo voleva dire che poteva uscire dall'area di rigore e lanciare in porta, i due  ragazzi avevano cercato di imbastire uno schema ma alla fine avevano deciso che era inutile dato che Kiara non aveva capito niente di quello che le avevano spiegato.
Il fischiò d'inizio la distolse dai miei pensieri. I ragazzi ebbero subito il possesso di palla ed attraversarono il campo avversario senza molte difficoltà, era più veloci di quanto lei si aspettassi, ma il loro primo goal venne fermato dal portiere, che rilanciò la palla alla sua squadra che si trovava già con la strada spianata verso la porta.
Ren però riuscì a raggiungere la loro punta e fermarla, passò la palla a Louis ma venne intercettata e rilanciata alla punta che era d'avanti alla porta, almeno Kiara credeva fosse la punta ma non era sicura.
- Parala!- Le gridò Ren.
La “punta” lanciò la palla ed lei tuffò, ma la palla cambiò traiettoria all'improvviso, una cosa che non aveva calcolato, appoggiò una mano a terra fermando il suo tuffò e calciò la palla verso Ren, poi cadde a terra.
Lui sorrise meravigliato ed lei si alzò divertita, i due ripartirono all'attacco.
Arrivarono di nuovo d'avanti alla porta ma questa volta una luce strana avvolse la palla e il colpo di Ren travolse il portiere scaraventandolo dentro la porta insieme alla palla.
Kiara si ritrovò a sbattere le palpebre più volte per essere sicura di ciò che aveva visto, come era possibile?
Successe solo un'altra volta che l'altra squadra facesse quasi goal, lei era calma, i loro tiri non erano molto forti, ma poi la palla del giocatore si illuminò e mirò direttamente lei, che rimase sorpresa e quasi mi dimenticò di prenderla, la colpì direttamente nello stomaco, l'afferrò e il colpo la spinse indietro di qualche centimetro.
Cadde in ginocchio, aveva fatto male ma non era per quello che era per terra, era per lo stupore, quel giocatore aveva trasferito la potenza della sua anima dentro la palla, era straordinario! Ma cosa che la lasciò ancora più perplessa era il fatto che quel ragazzo, che riusciva a fare una cosa del genere, si era dedicato al calcio e non alla caccia delle anime delle uova di kishin.
- Idioti vi avevo detto di non colpirla così forte. Kiara stai bene?- Disse Ren che stava andando su tutte le furie.
- Si tutto bene- Sorrise raggiante.
Si alzò.
- Allora non si continua?-
Loro sorrisero sollevati e ricominciammo il gioco.
Questa volta fu Kiara a dirigersi verso la porta, voleva provare a fare gli stessi tiri di quei ragazzi e inoltre non voleva dimostrarsi da meno.
Scartò un avversario, ma quasi perse la palla da sola, allora la passò a Ren e quando furono d'avanti alla porta gliela ripassò, Kiara trasmise la sua onda dell'anima ma la palla scoppiò quando la calciai lasciandomi allibita e con la gonna che mi svolazzava in tutte le direzioni.
Louis e Ren si misero a ridere ed anche il resto della squadra.
- Insomma che avete non vi è mai successo?-
Poi si mise a ridere anche lei.
- Andiamo il loro allenamento è finito.- Disse Ren.
- Vi ricomprerò la palla, non vi preoccupate e scusatemi.-
Sorrise leggermente imbarazzata ma loro non sembravano arrabbiati.
- Non ti preoccupare, vi aspettiamo domani, non ci batterete.- Disse il portiere che doveva essere anche i capitano.
Lei, Ren e Louis si sedettero su di una panchina poco distante, il sole era quasi tramontato del tutto.
- Dovrei andare.- Disse.
- Lasciaci il tuo numero di telefono.-
Rimase titubante, non aveva nemmeno un telefono, non poteva ancora permetterselo e non ricordava nemmeno il numero di casa.
- Tanto mi vedrete domani, e poi mi dovrete riaccompagnare al campo per la palla, ho qualche problema a ricordare le strade -
- Non ti fidi di noi?- disse Ren.
- No, è che non ho una cellulare.-
- Pensavo fossi una abbastanza benestante.- Disse Louis, non si sa come fosse arrivato a questa conclusione.
- Divido un appartamento con un mio amico e diciamo che il mio guardaroba non è molto ampio, quasi solo divise.-
- Neanche noi siamo molto ricchi, però ce la caviamo lavorando un po'.- Disse Ren.
- Comunque, io dovrei andare davvero, mi potreste riaccompagnare al locale?-
- Io non posso, ti accompagnerà Ren.-
La ragazza scese dalla panchina, e salutò Louis dirigendosi insieme all'altro verso il suo posto di lavoro.
Ren era un bel ragazzo, aveva degli splendidi occhi azzurro ghiaccio, profondi e taglienti, i capelli spettinati erano neri e gli sovrastavano leggermente gli occhi, era più alto di lei di una decina di centimetri ad aveva un fisico temprato e snello allo stesso tempo.
Arrivarono davanti al negozio in pochi minuti.
- Allora ci vediamo domani. Almeno credo.-
-Non vedo l'ora di vederti con quel vestito da cameriera. Eri sexy.- Rise lei cercò di reprimere la voglia di tirargli un pugno, se lo avesse fatto gli avrebbe rotto il naso.
- Non essere sfacciato! Ci vediamo allora.-
- Certo.-
Si avvicinò senza preavviso e la baciò su una guancia, poi le sorrise e se ne andò agitando la mano mentre lei rimaneva la impalata, poi sorrise e ricambiò il saluto.
Neanche Hero le aveva mai dato un bacio sulla guancia e lui era la persona che considerava più importante nella mia vita, eppure quel ragazzo si era permesso questo lusso ed lei non avevo fatto niente per respingerlo.
- Hei tu!-
Si girò sorpresa, il vecchietto che dirigeva il locale, il vecchietto pervertito che mi faceva indossare quella mini gonna super corta, era appena uscito con una pila di fogli.
- Tu sei quella che oggi ha messo un paio di pantaloncini sotto la gonna!- Disse con aria accusatoria Ashi.
- Si.- Rispose con aria arrogante.
- Se vuoi continuare a metterli senza essere licenziata... fammi questi conti.-
Le lanciò i fogli ed lei rimase immobile per la loro pesantezza.
- Ma...-
Lui le fece un cenno con la mano e se ne andò mentre lei si stava rompendo la schiena, si guardò intorno non sapendo dove andare, con tutti quei fogli non vedeva niente.
Arrivò a casa per puro miracolo e vi trovò Hero che stava preparando la cena. Subito la andò ad aiutare.

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Capitolo 8
*** 8 Elizabeth e Patricia ***


9     ELISABETH E PATRICIA
 
Mentre Kiara era al lavoro arrivò Liz a casa loro, Hero stavo aprendo la porta di casa con la spesa in mano, la sua visuale era molta ridotta, e lei si scontrò con lui.
- Oh scusa, non volevo.- Disse la ragazza alzandosi.
- Non ti preoccupare.- Gli rispose lui.
Cominciò a raccogliere la spesa guardandosi in giro in cerca di Patty, Liz non si muoveva mai senza sua sorella e lui lo sapeva bene.
Anche lui nei confronti di suo fratello una volta faceva così, dovunque c’era lui c'ero anche Hero, lo seguiva come se fosse un cane e poi lo cacciava nei guai, una volta aveva quasi perso una gamba per salvarlo.
Poco dopo arrivò Patty ridendo e saltellando, quella ragazza era rimasta così infantile e senza pensieri che Hero se ne meravigliò un'altra volta.
- Kiara non c'è?- Chiese Liz aiutandolo a prendere la spessa.
Hero notò che la ragazza arrossì e che nascondeva qualcosa dietro la schiena.
- Non è al lavoro, e poi va a farsi un giro, non so quando arriverà.-
Raccolse l'ultimo limone e poi entrò in casa facendo segno alle ragazze di seguirlo.
- Volete qualcosa?-
Liz scosse la testa e Patty imitò la sorella.
- Dato che Kiara non è qui...-
Non sapeva come dire gentilmente di andarsene così che potesse mettersi a suonare un po’ dato che aveva la casa a sua disposizione ed era da qualche tempo che non prendeva più in mano la sua chitarra acustica.
Liz appoggiò sul tavolo due buste, bianche e nere, portavano lo stemma del Sommo Shinigami e lui notò che erano perfettamente simmetriche, stava diventando come Kid e Kiara, sempre a notare se qualcosa era simmetrico o meno.
- Cosa sono?- Chiese, quello non era il giorno giusto, per niente.
-Sono gli inviti per il ballo che si terrà questo sabato.- Spiegò la sorella maggiore.
- Il sommo Shinigami vuole fare un annuncio ihihihih-
- Sono sicuro che ti ricordi del nostro accordo ,quello dell'uscita a quattro.-
- Certamente.- Gli rispose Hero, sulle sue labbra affiorò un sorriso, non aveva più tanta voglia che se ne andassero.
- Pensavo di cambiarla con il ballo. Cioè Kiara ci andrà con Kid, lui glielo chiederà domani  o dopo, credo.-
- Vuoi venirci con me?-
Le propose Hero, si vedeva che era parecchio agitata, probabilmente non era abituata a chiedere ad un ragazzo di andare a un ballo, solitamente doveva essere il contrario.
- Oh si. Grazie.-
- Non mi devi ringraziare.-
Le sorrise e lei si rilassò sedendosi sul divano, poi si alzò e guardò sbalordita dove si era appena seduta. Uno dei reggiseni di Kiara era finito proprio lì, Hero si sentì sprofondare dalla vergogna incapace di capire come era potuto finirvi, ripeteva mille volte a Kiara di mettere a posto le sue poche cose ma lei non gli dava mai ascolto.
- E questo?-
- Non pensare male, sarà caduto quando ho stirato la roba. Comunque che tipo di festa è?- Cercò di cambiare velocemente argomento.
-Ti dovrai vestire elegante, o abbastanza bene, insomma li sai gli standard degli studenti della scuola, non potrai mai essere più straccione di Black Star.-
- Ti devo portare qualcosa? Come un fiore o qualcosa, non so.-
- No, niente del genere, basta che ci sei. Ora è meglio che vada, forza Patty.-
Salutarono e uscirono mentre lui se ne andava in camera sua, aveva voglia di urlare per la felicità ma non lo fece solo per paura che la ragazza lo sentisse.
 
 
Liz si sentiva una scema ad essere andata da Hero, ma non voleva andare al ballo da sola, nessuno l'avrebbe invitata e non voleva andarci con Kid e sua sorella come era successo l'anno prima.
Voleva solo passare una normale serata con qualcuno e divertirsi.
- Senti sorellona.-
- Cosa c'è Patty.-
- Perchè hai chiesto ad Hero di venire con te al ballo? – disse con aria imbronciata.
- Perchè Kid ci andava con Kiara.-
- Ma perchè con Hero?-
- Avevamo fatto un accordo.-
- Ok.-
Fecero qualche altro passo, Liz vedeva che sua sorella stava pensando a qualcosa a cui non sapeva rispondersi.
- Cosa c'è?-
- Mi chiedevo e se a due persone piace lo stesso ragazzo?-
- Ha diritto chi lo ha visto per prima.-
- E se l'hanno visto nello stesso momento?-
- In verità l'unico che ha diritto di fare qualcosa è il ragazzo, tocca a lui scegliere tra le due, però sarebbe molto più semplice se una di loro si tirasse indietro. Perchè mi fai questa domanda?-
- Perchè tu hai detto che Hero piace a Kiara, ma adesso piace anche e te visto che ci esci.-
- A me non piace Hero. Ehi, dov'è il tuo cappello?-
-Cosa? - disse toccandosi la testa.
- Lo avrai lasciato da Hero.-
- Ihihih che sbadata. Vado subito a prenderlo sorellona.-
Patty partì di corsa mentre la sorella si sedeva in una panchina poco lontano.
 
Hero tornò in cucina per prendersi un succo, ancora con la chitarra in mano, quando notò un cappello sul divano, probabilmente era di Patty, Liz non aveva un cappello, i suoi lunghi capelli biondi erano sciolti.
Con la chitarra a tracolla aprì la porta, pronto a riconsegnare l'oggetto dimenticato.
Si ritrovò davanti Patty che era caduta e ora lo stava guardando ridendo.
-ihihihh sono caduta.-
Hero abbozzò un sorriso e gli mise il cappello in testa.
- Ecco qua Patricia.-
Lei lo guardò sorpresa perché nessuno pronunciava mai il suo nome per intero, non le si addiceva affatto.
- Allora... tua sorella non ti sta aspettando?-
Lei annuì e sorridendo corse via saltellando come sempre.
Liz stava aspettando sua sorella quando vide Kiara, era con un ragazzo.
- Mi dispiace che oggi Louis non c'era.- Liz non voleva origliare la loro conversazione ma era abbastanza vicini perchè potesse sentirli perfettamente.
- Non ti preoccupare, dispiace a me non potere star di più con te ma oggi tocca a me cucinare, me ne ero proprio scordata- Kiara si batté una mano in testa, Liz non l'aveva mai vista così spensierata.
- Ci vediamo domani allora. Credo che pioverà.-
- Non pensi che potrei avere altri impegni . Comunque mi trovi sempre là ad aspettare qualcosa d'interessante.-
- Ciao.-
Gli arruffò i capelli e se ne andò lei rimase un attimo ferma e sorridente, poi divenne estremamente seria, come se qualcosa di brutto le fosse improvvisamente piombato addosso.
Si voltò e vide Elizabeth, le sorrise come sempre.
- Hei Liz, che ci fai qua?-
- Te lo dirà Hero. Ma lo stai tradendo?-
- Tradendo!? Ma se non stiamo insieme come potrei tradirlo! -
Era imbronciata come una bambina, poi tutte e due scoppiarono a ridere.
- Che c'è? Ho qualcosa in faccia? Dimmelo!- le chiese Kiara quando notò che Liz la stava fissando in modo strano.
Nonostante la sua espressione di stupore infantile l'amica poteva scorgere che qualcosa la preoccupava, i suoi occhi verdi sembravano pian piano risucchiati in un vortice di tristezza senza fine.
- Niente. Va tutto bene?-
- Non potrebbe andare meglio, ieri ho conosciuto due ragazzi fantastici e ho abbastanza soldi per comprarmi un basso, cosa c'è di peggio?-
- Peggio?-
- Non è così la battuta vero?Cavolo odio quando sbaglio dire una frase così semplice.-
- Sai suonare il basso?-
- Non lo so, ma mi piace e se non lo so suonare imparerò no? Senti ti va di fare shopping un giorno, mi trovo senza vestiti, letteralmente.-
- Ne sarei contenta è da tanto che non lo faccio.-
- Scusa ma dov'è Patricia? Scusa Patty?-
- Aveva dimenticato il cappello da Hero ed è tornata indietro a prenderlo, eccola sta arrivando.-
- Hei ciao Patricia.-
Patty si arrestò di colpo e la guardò con palese sorpresa. Nessuna l'aveva più chiamata Patricia dalla morte di loro padre, anche Liz lo faceva raramente e quel giorno era la seconda volta.
- Ciao!-
- Noi dovremmo andare e poi sta arrivando Kid, ti deve chiedere una cosa non ti anticiperò niente.-
Liz si alzò e si allontanò un po’, sapeva che non ce ne era alcun bisogno ma aver sentito il nome completo della sorella le aveva dato fastidio.
- Ok ci vediamo domani, vieni sul mio posto di lavoro così dopo usciamo. Certamente anche tu, Patty, sei invitata. E pure le altre se voglio. Hei ciao Kid.-
- Si, bene, sei qua, ho una proposta da farti. Per favore non interrompermi. Allora Sabato c'è un ballo ti andrebbe di venirci con me?-
- Accetto volentieri dato che non credo che qualcun'altro mi inviterà.-
Kiara guardò Liz ridendo, aveva già intuito del perchè l’amica fosse là, non di certo per vedere lei.
Kid sorrise e la salutò, poi si diresse verso casa seguito da Patty e poco più indietro da Liz.
La bionda si ritrovò a pensare a quanto sua sorella stesse cambiando in quei giorni, l'aveva sempre capita al primo sguardo ma non questa volta.
Parlare di ragazzi non era da lei, nemmeno se riguardavano Liz, era sempre stata estranea a cose del genere.
Liz aveva cercato di farle allo stesso tempo da madre, da sorella e da amica ma forse aveva sbagliato, avrebbe solamente dovuto lasciarla crescere come meglio credeva, scosse la testa per allontanare quei pensieri.
- Elisabeth, tutto bene?- Le chiese lo Shinigami notando che la ragazza era ancora dietro di loro.
- Come mi hai chiamato?-
- Con il tuo nome, tutto bene?-
- Si, certo.-
Kid le sorrise e riprese a camminare più velocemente.
Che coincidenza, sia lei che sua sorella erano state chiamate con il loro nome completo da persone che non facevano parte della loro famiglia, le dava fastidio.
Ogni volta che le capitava sentiva la sua voce che la chiamava, ogni volta, ogni volta, ogni volta, ogni volta...
si fermò, lasciò che gli altri sparissero dalla sua vista e cadde in ginocchio, non capiva, stava piangendo, le sue lacrime bagnarono il terreno, i suoi vestiti, non riusciva a smettere.
Quando qualcuno le sfiorò la spalla sperò non fosse Patty, con lei era sempre stata forte, non volevo che la vedesse in quello stato.
Era Hero, non le disse niente, le sorrise, senza fare domande, senza pretendere spiegazioni, mise in tasca un paio di chiavi.
Liz era lavata fradicia, non ricordava quando avesse iniziato a piovere.
Hero mise la mano sulla sua testa, cosa che le fece alzare lo sguardo.
Sorrise di nuovo e le porse l'altra mano per aiutarla ad alzarsi.
- Se stiamo qui fuori ci bagneremo tutti.-
Liz non capì il senso di quella affermazione, entrambi erano già fradici.
Poi qualcosa fermò la pioggia,  un ombrello blu li stava coprendo entrambi, mentre un altro di un colore rosso acceso copriva Kiara.
Kiara sorrise nella direzione di Liz, nemmeno lei fece domande.
- Se rimanete qui fuori vi bagnerete tutti.-
Liz si alzò con l'aiuto di Hero e sempre sotto all'ombrello blu seguirono Kiara in casa.
Kiara sparì per qualche minuto nei quali Hero fece accomodare la bionda sul divano e andò in cucina, la lasciarono sola, ancora con le lacrime agli occhi.
Poi Kiara entrò nel salotto con asciugamani e vestiti asciutti.
- Sono di Hero. – disse riferendosi ai vestiti, gli avrebbe offerto i suoi ma non ne aveva.
Liz prese un asciugamano ma poi si fermò e guardò verso la cucina.
- Non ti preoccupare, Hero sta cucinando qualcosa di caldo e poi si cambierà, hai tutto il tempo.-
Liz annuì, rimaneva chiusa nel suo mutismo, poi si fermò di colpo.
Doveva avvisare Kid e Patty, si sarebbero di sicuro preoccupati.
- Senti...- Iniziò titubante, aveva paura che se avesse parlato loro le avrebbero chiesto il perchè del suo pianto.
- Cosa?-
- Non ditelo a Kid e Patty.-
- Ti va di cenare con noi?-
Liz annuì sollevata, non avrebbero visto gli occhi rossi che probabilmente aveva.
- Ok, mi inventerò una scusa per il fatto che non li hai avvertiti.-
Kiara prese il telefono e digitò il numero, Liz sentì la voce di Kid che rispondeva ma non riusciva a distinguere le parole.
- Ciao Kid...si...aspetta... Liz sta bene è da noi. Aveva perso un orecchino ed era tornata indietro a prenderlo. Pensava di metterci due minuti e raggiungervi subito per questo non vi ha detto niente.-
Ci fu qualche secondo di silenzio,
- Non ti preoccupare, l'ho invitata a cena, resta qua, per la notte non lo... ok se ti fa stare più tranquillo la riaccompagnamo a casa...no non serve che vieni. Senti sta bene e non griDARE!-
Altro silenzio.
- Senti kid fuori diluvia e Liz ha detto che non ti vuole disturbare. Non capisco perchè sei così preoccupato mangia qua...a capisco... non so che farci se non...ok non lo dico ad alta voce.-
Ancora silenzio.
- Ok Kid, non ti preoccupare nessuno le farà del male hai la mia parola, la proteggerò a costo della vita, anche se lei è un arma non vedo fondamento nelle tue preoccupazioni. Ciaoooooo.-
Kiara riattaccò il telefono.
-E' proprio schizzato quel ragazzo, era così preoccupato.- Commentò.
Liz sorrise, il suo maestro si preoccupava sempre anche se non cercava di darlo a vedere.
La ragazza si tolse il top e si infilò nella camicia di Hero, mentre l'abbottonava chiese a Kiara cosa non poteva dire ad alta voce.
-Non sa di cosa parlare a cena senza di te e come gestire Patty.- Gli rispose la rossa ridacchiando poi sparì in camera sua e ne tornò fuori con una gonna della divisa scolastica.
-Credo che non ti vadano bene i jeans di Hero, troppo corti e stretti, no? E qui ho un elastico, non abbiamo phon.-
Liz prese grata ciò che le porgeva la ragazza, i jeans fradici la stavano facendo congelare, il freddo si insinuava fino alle ossa.
Quando viveva in periferia un po' di pioggia non le avrebbe fatto niente eppure, adesso, voleva solo rifugiarsi in un luogo caldo, sotto a qualche coperta, e scaldarsi.
Hero era già andato in camera sua a cambiarsi così le due ragazza andarono in cucina a preparare il tavolo.
Kiara chiacchierava, riempiva il silenzio che lasciava Liz senza mai dare segno di cosa fosse successo poco prima.
Quando tornò Hero li servì il ramen che aveva preparato, aveva davvero un bel aspetto e avrebbe riscaldato Liz che ancora si sentiva congelare.
-Si mangia!- Gridò Kiara raggiante appena Hero si fu seduto con loro.
- Oggi toccava a te preparare .- commentò lui.
- Non è mica colpa mia.- Protestò la rossa mettendo il muso.
- Allora lo farai anche domani.-
- No, devo andare via!-
- E non valgono cibi precotti.-
- Ti faccio vedere io se non valgono i cibi precotti. Sei fortunato che c'è Liz o...-
- O cosa?-
La ragazza prese le sue bacchette e velocissima le tirò contro a Hero lasciandoli due segni rossi in mezzo alla fronte, ben visibili dato che aveva raccolto il ciuffo con un elastico di quelli grandi stile cerchiello.
- Hai fatto male!-
Gli gridò contro il ragazzo massaggiandosi la testa e rivolgendole uno sguardo torvo.
Liz scoppiò a ridere senza ritegno attirando su di se gli sguardi di fuoco che i due si stavano rivolgendo l'un l'altro.
Mangiarono di gusto, Hero era un cuoco provetto e le due ragazze lo lasciarono sparecchiare e lavare i piatti, la sua natura servizievole che lo aveva sempre caratterizzato non l'aveva abbandonato del tutto.
Hero stava ancora finendo mentre Kiara stava guardando tra i dvd che avevano quando squillò il telefono.
Liz andò a rispondere senza neanche pensarci.
- Pronto?-
-Hey, vieni a casa?- Era Kid, non si era nemmeno presentato ma la sua voce era inconfondibile alle sue orecchie e poi l'unico luogo che considerava "casa" nei dintorni era appunto la casa dello shinigami.
-No,mi fermo qua sta notte e  non preoccuparti. Tutto bene con Patty?-
- Tutto bene, ha spezzato il collo a un paio di giraffe e adesso ne sta costruendo un'altra.-
-  Tutto normale allora, ci vediamo a scuola domani allora.-
-A domani.-
La conversazione finì e la ragazza riattaccò il telefono.
Quando Kiara riuscì finalmente a scegliere un film tramite criteri sconosciuti, si misero tutti e tre a sedere.
Liz si ritrovò suo malgrado in mezzo ai due e dovette tenere la ciotola di pop-corn che Hero si era preoccupato di fare.
Il film finì alle 11 passate, quasi mezzanotte.
Hero si alzò sbadigliando e li diede la buona notte, non aveva intenzione di essere uno zombie il giorno seguente a scuola.
Appena il ragazzo ebbe chiuso la porta della sua camera Kiara si intrufolò in cucina, i suoi passi non fecero alcun rumore, come se non si muovesse, neanche l'aria sembrava essere smossa dal suo passaggio.
Tornò portando con sé due birre, una per lei e una per la sua amica.
-Ho promesso ad Hero di non bere.- Disse per giustificare il fatto di tutta quella segretezza.
-Domani non ho nessuna voglia di andare a scuola, ti va se non andiamo?-
-E come pensi di fare? Kid e Hero sono due che se non stai per morire ti trascinano la, no?-
-Certo ma a me ad Hero basta che gli dica una cosa e mi lascerà stare a casa senza storie. Tu gli dirai che non stai per niente bene lui non farà obiezioni e riferirà lo stesso a Kid ma tranquillizzandolo e dicendogli che ci verranno a trovare dopo scuola, lo dirà e basta perchè è un bravo ragazzo.
Poi lasceremo passare mezz’ora e andremo a fare shopping, torneremo a casa dopo pranzo prima che i ragazzi arrivino e tu dirai che ora stai molto meglio. Nel pomeriggio passerai da me al lavoro dove avremmo lasciato i nostri acquisti e se Patty vuole torneremo a fare shopping o qualcos’altro, a lei la scelta.-
Liz rimase in silenzio per qualche secondo, era un piano ben congegnato e solo per poter saltare la scuola indisturbate, quella ragazza era intelligente.
- Mi sembra un buon piano, io ci sto.-
Brindarono con le birre e andarono in camera di Kiara, Liz dormì sul letto mentre Kiara si mise per terra su due cuscini che aveva preso dall'altra stanza.
-Cosa dirai ad Hero?-
- Riparlamene domani e forse ti dirò...-

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Capitolo 9
*** 9 RISVEGLIO E PASSATO ***


Oggi due capitoli perchè avevo tempo di riscriverli e riverderli, ma anche perchè trovo i capitoli precedenti troppo noiosi.
recensite, per favore :)

9. RISVEGLIO E PASSATO
 
 
Andò Hero a svegliare Liz la mattina seguente, aveva già parlato con Kiara e sapeva già come stava la ragazza.
Quando entrò nella stanza la trovò rintanata sotto le coperte con gli occhi assonati ed i capelli un po’ arruffati.
- Kiara mi ha detto che stai male.- Riuscì a dire dopo aver riordinato i pensieri.
Elizabeth annuì e mentì spudoratamente come non faceva da molto tempo.
- Ho un mal di testa assurdo e ho i brividi, credo di avere la febbre.-
Lui annuì, arrossendo gli disse che anche Kiara sarebbe rimasta a casa e si sarebbe presa cura di lei, poi uscì dalla stanza.
Subito Kiara si fiondò dentro nella camera chiudendo la porta dietro di se.
- Brava sei stata grande!-
-La mattina sembro sempre una moribonda, se fosse stato Kid probabilmente non ci sarebbe cascato.-
Gli rispose Liz, ma la verità era che la menzogna era stata la sua vita per molto tempo, sapeva destreggiarsi bene nelle bugie, era riuscita ad ingannare molta gente con quell’arte e ancora ora la sapeva usare bene.
Si sentì quasi sporca per aver mentito, vivere a Death City l’aveva resa una brava ragazza e non voleva tornare indietro.
- La colazione è pronta se vuoi.-
Kiara era già uscita dalla stanza quando Liz decise di alzarsi, prese i suoi vestiti ormai asciutti e si cambiò.
Si rifece la coda e andò in cucina.
Hero era già uscito quindi si tolse quell’espressione da malata terminale dal volto.
Kiara stava già mangiando, non aveva pensato di aspettarla, e le aveva lasciato solo due pancake dei 6 che il ragazzo aveva preparato.
- Senti ti volevo chiedere una cosa?- Gli disse Liz mentre si sedeva.
- Tutto quello che vuoi – Rispose Kiara senza alzare gli occhi dal suo piatto.
- Cos'è che hai detto ad Hero?-
Kiara inghiottì quello che aveva in bocca e punto i suoi occhi sull’altra ragazza che sentì tutta la profondità di quello sguardo, non riuscì a sostenerlo per più di qualche secondo.
- Se io ti rispondo tu dovrai rispondere al perchè ieri piangevi a dirotto.-
Liz rimase in silenzio per qualche secondo, poi annuì, era tremendamente curiosa e poi non era obbligata a dirle perché piangeva se lei parlava per prima.
- Quello che dirò non dovrà uscire da queste quattro mura, potrai parlarne solo con Hero. Non con tua sorella e nemmeno con Kid.-
La bionda si sentì meschina per aver pensato di non raccontarle niente, quello che voleva confessarle Kiara sembrava una cosa tremendamente seria.
- Vedi, neanche il Sommo Shinigami lo sa, non nei particolari.-
La rossa si fermò come per farle assimilare tutto ciò che diceva.
- Probabilmente vi avrà detto che il giorno in cui mi trovò Hero mi stava inseguendo una strega e lui mi ha salvato, io non sapevo neppure che fossi un arma.-
Liz annuì, il padre di Kid ne aveva parlato con loro pochi giorni prima dato la loro vicinanza alla ragazza.
- Non è proprio così. Hero non è la prima persona che ho trovato. La prima persona che ho trovato è stato Tom, un taverniere o almeno così mi aveva detto. Mi svegliai senza nemmeno un ricordo, la mia gamba era fasciata, lo è ancora, e pulsava dal dolore ma riuscivo a sopportarlo in qualche modo...
 
(Kiara) 
 
...Poi iniziò un dolore alla testa, come se qualcosa mi trapanasse il cranio, quello mi fece emettere un lieve gemito che attirò l'attenzione dell'uomo seduto di fianco a me.
Mi chiese come stavo ma non riuscii a rispondergli, aprii gli occhi, non ci vedevo bene ma riuscii a distinguere abbastanza i suoi lineamenti, era un uomo grande come un armadio, gli occhi scuri come due pozzi, la mascella pronunciata, sulla cinquantina.
Mi era familiare ma non riuscivo a ricordare chi fosse.
- Ragazzi! Si è svegliata.- Disse con un sorriso bonario stampato sul volto.
Mi guardai intono e notai che ero in una taverna, ma non avevo idea di chi fossi e di come ci ero arrivata. Si alzò un coro di ovazione e molti vennero a dirmi parole di conforto, anche loro mi erano familiari ma ancora non mi dicevano nulla di più che delle sensazioni.
- Ora riposa, sei fuori pericolo.- Mi disse lo stesso uomo di prima.
Riuscii a malapena a collegare il fatto che le ferite dovevano essere state gravi, non riuscivo a pensare lucidamente.
Annui come si aspettava che facessi e caddi nell'oblio. Quando mi risveglia mi trovai rinchiusa in luogo buio, sopra di me c'era una botola da dove potevo sentire le urla strazianti e i colpi della attaglia, ma non avevo la forza di uscire, nemmeno di alzami.
Cercai disperatamente di alzarmi, sentivo che tutto quello era colpa mia, ma ero inerme e non potevo neppure coprirmi le orecchie per cercare di coprire quei suoni.
Le urla straziate di dolore, i respiri affannati, lo scalpitio dei piedi che correvano, i pianti, i singhiozzi sommessi, il cuore che batteva sempre più veloce o più lento e poi si fermava, sentivo tutto distintamente e volevo disperatamente per fare qualcosa per fermare tutto quello.
Solo dopo qualche ora riuscii ad alzarmi, riaprendo qualche ferita, aprii la botola, le mie orecchie erano ancora piene del rumore del campo di battaglia.
Avrei preferito non uscire, sapevo perfettamente cosa avrei trovato ma quando lo vidi il mio cuore smise di battere per qualche secondo, eppure era qualcosa di tremendamente familiare, avevo già visto cose del genere, parecchie volte.
Erano tutti morti, le loro anime fluttuavano sopra di loro ma i loro corpi rimanevano là, giacevano per terra immobili.
 Era uno spettacolo davvero orribile, sentii qualcuno chiamarmi, era il taverniere, quello che mi aveva detto che potevo riposare.
Ora ricordavo il suo nome, si chiamava Tom, molti lo avevano gridato durante la battaglia in cerca di aiuto.
Mi inginocchiai vicino a lui, tremavo leggermente, ero spaesata e non sapevo cosa fare.
Lui mi prese la mano ed io quasi sussultai.
- E' tanto grave?-
Annuì sincera, non c’era bisogno di mentire, lui sapeva perfettamente come stava ed io non gli avrei dato false speranze.
Lui sorrise.
- Non guarirmi, non ricordare.-
Non capivo cosa volesse dire, come avrei potuto guarirlo, istintivamente avevo messo le mie mani sopra le sua ferite ma lui mi fermò e le tenne strette tra le sue.
- Non ricordare e scappa.-
- Non capisco. Perchè non dovrei ricordare.-
- Inizia una nuova vita, come avresti voluto, scappa se devi ma non ricordare, non farlo.-
Stavo piangendo, lui mi conosceva ma io, io non capivo niente eppure ero così triste, tutti quei morti intorno a me erano così familiari, come se fossero stati miei amici in una vita precedente.
Sentii che era colpa mia, solamente colpa mia e piansi ancora di più, non riuscivo a fermare le lacrime eppure sapevo che normalmente non avrei pianto, se avessi avuto i miei ricordi non avrei pianto.
- Dimmi come ti posso salvare.-
- Non voglio essere salvato, tutti i miei fratelli se ne sono andati, è arrivata la mia ora.-
- Ma voglio fare qualcosa.-
- Ricordati di questo, ma non scavare nel tuo passato. Vivi la tua vita, vivila per noi.-
Rimasi li di fianco a lui fino a che non esalò il suo ultimo respiro, la sua anima, diversamente dalle altre era rossa.
Vagai nella taverna distrutta, come fossi uno zombie, non sapevo dove andare, poi trovai l'insegna, era una gilda, una gilda di ladri.
La stavo ancora leggendo quando una strega apparve, era incappucciata ma da come si rivolse a me sembrava conoscermi.
Schivai il suo colpo d'istinto e cominciai a correre, dovevo vivere, lo dovevo a quelle persone, mi avevano nascosto a costo della loro vita.
Dovevo vivere e lo volevo, o almeno credevo di volerlo.
Corsi schivando ogni suo attacco, ma non avevo idea di dove stessi andando, mi ritrovai in un vicolo cieco, ero sudata e impaurita ma ancora abbastanza lucida da capire che non potevo fare niente, non sapevo come difendermi, non sapevo perché una strega stesse cercando di uccidermi.
Poi arrivò Hero.
Lanciò un mattone in testa alla strega e mi prese per mano, mi trascinò via fino ad una grande villa, ma la strega non ci seguì.
Il sole era tramontato e lui mi condusse dentro la casa mentre io mi lasciavo trascinare dagli eventi senza capire perché quel ragazzo mi avesse salvata.
Non mi conosceva, potevo essere stata una sottoposto di quella strega che aveva disubbidito ma lui mi aveva salvata.
Spiegò la mia comparsa dicendo che ero una compagna di scuola e che c'era una strega in giro che ci aveva attaccati, tutta la sua famiglia uscì a caccia tranne lui che rimase confinato in casa con me…
 
 
-Quella notte scoprii di essere un arma, sognai i corpi di quegli uomini e quando mi sveglia grondante di sudore Hero era accanto a me e dalle mie mani erano usciti questi artigli e capii. Gli raccontai tutto e piansi, di nuovo. Faccio ancora incubi del genere ma non li ricordo sempre quando mi sveglio, li faccio tutte le notti. Quando però sogno la strage della taverna mi sveglio sempre grondante di sudore e con Hero di fianco a me, dice che urlo. Ecco cosa gli ho raccontato, gli ho detto che avevo avuto un incubo e che non me la sentivo di andare a scuola.-
Liz rimase zitta, non sapeva cosa dire.
Di scatto si alzò e l’abbraccio, Kiara ricambiò un po’ più impacciata.
-Ora tocca a te.-
Liz si sedette e prese un profondo respiro, la sua storia non era molto diversa da quella della ragazza e si sentì di nuovo meschina per aver pensato di rifiutarsi di raccontare.
-Non so se lo sai ma io e Patty siamo cresciute nella strada dopo la morte di nostro padre. Siamo figlie di una prostituta che non è riuscita ad abortire probabilmente e ci ha abbandonate in mezzo alla strada. Fortunatamente un uomo ci prese con se, si chiamava Figaro e ancora non so se fosse un soprannome o se fosse davvero il suo nome. Ci ha cresciute. Quando scoprì che eravamo armi non ne fu ne contento ne triste ma ci esortò ad imparare a controllarci. Dalle altre persone però eravamo viste male per ciò che eravamo. Già alla età di cinque anni compivamo piccoli furti, nei bassi fondi di Brooklyn puoi trovare di tutto e Figaro era un ladro così avevamo imparato a sfilare i portafogli dalle tasche delle persone. Un giorno diciamo che io e mia sorella abbiamo pestato i piedi alle persone sbagliate. Avevamo più o meno 8 anni e io volevo dimostrare a mia sorella che potevo rubare una cosa da sotto il naso a dei mafiosi e mi intrufolai in un covo di gangster. Non mi beccarono ma avevano telecamere ovunque e sebbene io fossi stata attenta mi videro. A quanto pare non scorrevano buoi rapporti con Figaro e quello fu il pretesto. Quella stessa sera li sentimmo arrivare, urlando a squarcia gola e minacciandoci di morte. Figaro ci fece nascondere dentro una piccola credenza, eravamo ancora minute e riuscimmo ad entrarci. Patty non vide niente mentre io osservai tutta la scena. Figaro cercò di calmarli a parole ma non c’era verso lo colpirono mandandolo per terra. Allora cominciarono a combattere, poi il capo tirò fuori una pistola dato che il suo seguito era ridotto male e sparò. Figaro cadde a terra in una pozza di sangue. Il capo dei gangster diede l’ordine di bruciare la casa. In poco tempo la casa fu tra le fiamme. Io uscii fiondandomi su Figaro tra le lacrime, era ancora vivo, Patty invece rimase nell’armadio per paura del fuoco. Figaro mi disse di prendere mia sorella e scappare, di proteggerla e di vivere come volevamo senza che nessuno ci imponesse mai niente. L’ultima parola che disse fu il mio nome. Poi presi mia sorella e la portai fuori. Passarono due giorni nei quali lei pianse a dirotto. Lo so è difficile immaginare Patty piangere ed è più probabile vedere me farlo, ma non lo feci allora. Mi procurai cibo e acqua mentre vivevamo sotto un ponte. Cominciammo ad usare seriamente i nostri poteri di arma e diventammo i demoni di Brooklyn. La banda dei gangster fu arrestata grazie ad una soffiata anonima ed io feci di tutto per proteggere mia sorella e dargli la vita che avrei voluto che avesse, per questo accettai la proposta di Kid, per lei. Molti pensano che sia superficiale perché affido la mia felicità ai soldi ma la verità è che se vivi nella povertà dove l’unica cosa importante è riuscire a spillare più soldi al primo che passa per non morire di fame non puoi fare altro. Comunque non riesco a sopportare il suono del mio nome da quando Figaro è morto, solo lui ci chiamava con i nostri nomi completi e ogni volta che qualcuno lo pronuncia risento le sue ultime parole, credo di non aver retto ieri.-
Kiara non disse niente per qualche secondo.
-Bella vita la nostra, insomma.- disse abbozzando un sorriso sarcastico.
-La migliore.- Rispose con lo stesso tono la bionda.
-Spero che qualcuno ti abbia detto che sei una persona fantastica e che hai fatto un ottimo lavoro con Patty.-
Quelle semplici parole sembrarono sollevare dalle spalle di Liz un enorme peso e sorrise all’amica.
-Dopo queste confessioni possiamo dirci migliori amiche, no?-
Kiara la guardò interrogativa, come se ciò che l’altra aveva detto fosse qualcosa di impossibile.
Poi sorrise, quel sorriso sincero che usciva sola poche volte, un sorrise che scaldò il cuore di Liz come niente prima di allora.
-Si, migliori amiche. Però vedi non farlo sembrare una cosa sdolcinata da scolarette di seconda media.-
-Ti sembro una sdolcinata come una scolaretta di seconda media?-
-Decisamente si.-

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Capitolo 10
*** 10 PRIMA DEL BALLO ***


Ed ecco un altro capicolo...spero vi piaccia e recensite, devo sapere in qualche modo come migliore :)
scusate per eventuali errori di battitura.

10 PRIMA DEL BALLO
 
Le ragazze passarono la mattinata a fare shopping indisturbate, per pranzare si fermarono al posto di lavoro di Kiara dove lasciarono i loro acquisti in cambio che la rossa svolgesse alcuni conti per il vecchietto pervertito, il suo datore di lavoro.
Dopo le confessioni della mattine si erano avvicinate molto e Kiara considerava davvero Liz come la sua migliore amica anche se sapeva che Hero l’avrebbe sempre capita meglio di chiunque altro.
Tornarono a casa si misero davanti alla tv, sotto le coperte.
Quando arrivarono Kid, Hero e Patty era tutte e due concentrate sulla telenovela che avevano trovato facendo zapping.
-Vedo che stai bene.- disse Kid appena entrato dietro ad Hero.
Dal suo tono di voce sembrava che fosse leggermente seccato di trovare Liz in ottima forma.
-Molto meglio, ho preso un’aspirina e dopo aver dormito tre ore mi sono sentita meglio. Mi spiace solo che Kiara si sia annoiata.- Gli rispose Liz senza battere ciglio, mentire sembrava essere la sua specialità in quei giorni.
-Io adoro dormire quindi mi hai fatto solo un piacere.- Disse la rossa continuando a guardare la telenovela a cui ormai si era appassionata.
Kid porse a Liz una scatola di cioccolatini.
-Sono per te. Pensavo stessi peggio.-
-Ma sono i miei preferiti!- Esclamò Liz prendendo la scatola, la pose per terra e corse ad abbracciare Kid.
Kiara notò lo sguardo geloso che Hero rivolse a Kid, poi posò il suo sguardo sulla scatola.
Formata da due triangoli, uno bianco e uno nero, sovrapposti, era completamente asimmetrica.
Kid doveva aver fatto un grande sforzo per riuscire a comprarla senza andare fuori di testa.
Kiara ghignò immaginando la scena.
Guardò di nuovo le persone che la circondavano, notò che ormai Kid ed Hero erano alti quanto Liz e che lei e Patty era le più basse del gruppo.
Si salutarono, dopo il lavoro lei, Liz e Patty sarebbero uscite di nuovo per cercare un vestito per la sorella minore.
 
-Ciao.- La salutò Ren con il suo sorriso bianchissimo.
-Ciao.- rispose Kiara sorridendo in risposta.
-Allora vieni?-
-No, shopping tra ragazze, non credo ti piacerebbe.-
-Ma tu non eri povera?-
-Lo sono ancora ma alla shibusen danno un ballo e non ci posso andare con una divisa.-
-Hai già un accompagnatore?-
-Si, avevo fatto un accordo con uno più o meno un mese fa.-
Ren sembrò deluso dalla sua risposta.
Proprio in quel momento entrarono le gemelle che la salutarono raggianti.
-Ren, loro sono Liz e Patty Thompson. Ragazze, lui è Ren Atsuki.-
- Allora mi snobbi per fare shopping con loro? -
Fece un cenno alle ragazze ridendo e loro ricambiarono.
- Io vado Kiara. -
La baciò su una guancia.
- Siete stupende tutte e tre.-
- Non fare lo sfacciato come sempre.- Lo apostrofò Kiara.
Lui se ne andò fischiettando e Patty ne riprese subito il motivo.
- Poco e finisco.-
- Ma da quanto lo conosci?- Chiese Liz subito incuriosita riconoscendolo come il ragazzo con cui aveva visto l’amica il giorno precedente.
- Una settimana più o meno, forse di più, non ho tenuno il conto.-
- E' carino.-
Kiara arrossì violentemente e lasciò le ragazze per servire il suo ultimo cliente per quella giornata.
 
Sabato sera si erano dati tutti appuntamento  a casa di Kid per prepararsi alle 18.30.
Quando Kiara ed Hero arrivarono avevano con loro solo gli involucri dove erano contenuti i loro vestiti.
Lei si unì subito alle ragazze con aria annoiata, sembrava che non avesse nessuna voglia di andare a quel ballo.
Kid accompagnò Hero in una camera a cambiarsi e poi lui andò nella sua per prepararsi.
Sebbene Kid ci mise molto per rendersi perfettamente simmetrico Hero non disse niente ed insieme andarono in uno dei tanti salotti presenti nella casa.
-Bel vestito.- Disse Kid.
-Me lo ha preso Kiara giovedì.- Rispose Hero.
Cominciarono a parlare del più e del meno. 
 
Liz aveva iniziato a preparare Patty e sicuramente ci sarebbe stata un ora intera, Kiara non aveva molta voglia di assisterla così uscì con la scusa di andare a prendere qualcosa da bere.
La villa ovviamente era gigantesca e non mi ci volle molto alla ragazza per perdersi, il suo senso dell’orientamento era pari  a zero. Così cominciò a girare per la casa senza meta, tanto per passare il tempo, magari avrebbe trovato qualche sala interessante, o ne avrebbe potuto rendere qualcuna non simmetrica.
Si fermò quando sentì qualcuno parlare, erano Kid ed Hero, riconobbe subito le lori voci e le venne spontaneo pensare che era strana, pur non prestando attenzione poteva ricordarsi la voce di qualcuno e il suoni dei suoi passi ma non riusciva a memorizzare una strada se non si impegnavo eppure aveva anche una buona memoria visiva, per i volti e la fisionomia del corpo.
Sbirciò dalla porta che era leggermente aperta.
Hero indossava una camicia nera alla quale aveva tirato su le maniche, dei pantaloni bianchi e portava delle vans scure, forse era un po’ troppo sportivo, in fondo nel suo armadio aveva uno smoking e lui aveva pensato di mettere quello ma lei si era imputata perché si vestisse così.
Kid indossava una camicia bianca, dei pantaloni neri, una giacca alla quale aveva alzato le maniche nera ed una cravatta scura. Ovviamente era simmetrico in ogni dettaglio, se non si contavano le tre strisce bianche sui capelli.
Richiuse la porta, non stavo facendo una conversazione che le potesse interessare.
Suonarono il campanello e Kid andò ad aprire.
Riconobbe la voce di Maka con una certa irritazione e la sentì fare le scale mentre i ragazzi insieme a Suol tornavano nella stanza.
Girò ancora qualche minuto e poi sfortunatamente trovò la cucina, la sua libera uscita era finita.
Si sedette su uno dei tavoli indecisa su quale dei mille cassetti, scaffali e armadi aprire per trovare ciò che cercava.
- Anche tu qui?- Chiese Soul entrando.
-C'è Hero ci sono anche io.- Rispose.
-Intendevo in cucina.-
-Già...a quanto pare. Tu sai dove sono i bicchieri?-
- Prova quello- ed indicò un cassetto a caso.
Lo aprì e vi trovò dei bicchieri di plastica, li prese.
- E il frigo?-
- Quello forse.-
Era il frigo, lo ispezionò bene ma ne venne fuori solo con due bottiglie di bibite gassate e una di acqua.
- Neanche l'ombra di una birra.- Sospirò delusa.
Cominciò ad aprire tutti i cassetti a portata di mano per vedere se ve ne fossero da qualche parte.
- Posso chiederti una cosa?- Disse Soul.
- Certo.-
Intanto cominciò a scalare ed a aprire qualsiasi armadio per trovare qualcosa di alcolico, da qualche parte doveva pur essercene.
- Perchè ti piace tanto bere?-
- Non ne ho idea. Mi piace tutto qua, se qualcosa ti piace non è affatto necessario che ci trovi dei pregi. Comunque aiutami a cercare se c'è qualcosa.-
Si mise anche lui a scalare gli scaffali ma cadde e per fortuna Kiara riuscì a prendere un coltello che lo stava per colpire in mezzo agi occhi.
-Grazie.-
- Non c'è di che –Sorrise.
Mise via il coltello e ricominciò la sua ricerca.
Era proprio presa male, forse nel mio passato era un'alcolizzata.
-Senti Soul...-
- Che c'è?-
- Non capisco una cosa. Se due persone si piacciono perchè non si mettono insieme e basta invece di complicare le cose?-
- E cosa vuoi che ne sappia io?-
- Secondo me due persone, anche se sono arma e maestro d'armi, possono stare insieme, basta che si chiariscono se no i loro sentimenti, reprimendoli, vanno ad influire ancora di più sul loro rapporto. E poi non è meglio essere felici che dover stare vicino alla persona che ami senza poterglielo mai dire?-
Soul rimase in silenzio pensieroso mentre le si incamminavo verso la porta, in quella maledetta cucina non c'era un goccio di alcool.
- La birra era analcolica, lei era perfettamente lucida.-
Uscì con i bicchieri e le coche sorridendo, aveva fatto la mia parte ora toccava a lui, anche perchè Soul sapeva che con Maka non ne avrebbe mai parlato almeno che non avesse iniziato lei, cose del tutto improbabile.
Le ci vollero altri dieci minuti per tonare alla camera, dato che non aveva memorizzato la strada all'andata e aveva trovato la cucina per puro caso.
-Ce ne hai di tempo!- Commentò Liz.
- Mi sono persa.-
Risero tutte.
Kiara guardò Maka, era fatta per stare con Soul e lui era fantastico, se non avessi provato solo un senso di amicizia nei suoi confronti probabilmente avrebbe fatto di tutto per mettermi tra loro due, ma Soul era come Black Star, solo amici, impossibile immaginarsi insieme.
 
Soul stava ancora pensando a ciò che gli aveva detto Kiara quando Maka scese le scale da sola.
Avrebbero dovuto scendere tutte insieme ma poi Kiara aveva quasi spinto Maka giù per le scale e così lei si era ritrovata a fare quell’assurda entrata da sola.
La master maledì mentalmente la rossa.
Portava un monospalla rosso, abbastanza corto, in macramè sopra una stoffa del medesimo colore.
I suoi capelli erano raccolti, un magnifico giglio rosso era posto al lato destro della sua pettinatura.
Due piccoli orecchini neri ed un trucco leggero.
Soul rimase meravigliato dalla sua bellezza, non l'aveva mai guardata sotto quella luce, ma era davvero bella.
- Sei stupenda. -Lo dissi senza pensarci.
- Mi hanno preparato Liz e Kiara. Quella là è fuori, mi ha praticamente spinto sulle scale per prima, dovevamo scendere tutte insieme.- Disse facendo una leggera smorfia di disapprovazione.
Poi arrossì leggermente e prese un pezzo del cuore di Soul facendogli dimenticare di difendere Kiara che gli aveva "aperto gli occhi".

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Capitolo 11
*** 11 BALLO ***


Oggi pubblicherò tre capitoli per il semplice fatto che non ho voglia di studiare, spero che vi piacciano :)
scusate per gli errori che trovere...

13    BALLO
 
Liz fulminò l’amica con lo sguardo, non era questo che avevano concordato.
Niente scalinate imbarazzanti, ecco cosa avevano deciso.
Kiara per tutta risposta si mise a ridere, lo aveva fatto per Soul, perchè le stava così simpatico che per una volta aveva voluto fare qualcosa per qualcun altro che non fosse lei.
-Ora tutte insieme.- Ordinò Liz.
Patty e Kiara si scambiarono un’occhiata significativa, quanto poteva essere ingenua Liz?
Seguirono Liz, che le tenne d’occhio fino all’inizio della scale, quando lei spostò il suo sguardo in avanti le due si fermarono lasciandola scendere da sola.
Era davvero stupenda, lo si leggeva nei volti dei ragazzi che la stavano guardando.
Indossava un vestito bianco stile dea greca  che finiva appena sopra le ginocchia, sulla schiena aveva una scollatura profonda e sui capelli sciolti portava un giglio banco.
Gli occhi di Kid brillavano come se avesse visto una cosa perfettamente simmetrica, Hero se ne stava con la bocca semi aperta come un'idiota.
- Sei stupenda.- Dissero entrambi.
Liz rise e ringraziò arrossendo e maledicendo mentalmente le altre due, avrebbe dovuto tenerle per mano come della bambine quali erano.
Poi Patty prese per mano Kiara all’improvviso e la trascinò giù a forza.
Kiara non aveva nessuna intenzione di scendere quella scalinata imbarazzante, anzi pensava di prendere le scale laterali ed arrivare senza che nessuno la notasse ma Patty aveva più forza di quanto avesse immaginato.
Quando notò che stavano scendendo insieme pose meno resistenza me continuò a cercare di liberare la sua mano dalla stretta dell’altra ragazza.
Improvvisamente, ormai alla fine della scale, Patty mollò la presa e Kiara si ritrovò seduta su uno degli ultimi scalini.
Soul rideva come un coglione e Hero cercava di non fare lo stesso.
Tutti e due si ritrovarono addosso il suo sguardo gelido e tutti e due tornarono seri raggelati dai suoi occhi.
Kid le porse la mano per alzarsi ma lei non accettò, si alzò e si sistemò il vestito nero che aveva comprato pochi giorni prima.
- Allora andiamo?- Chiese Liz con una certa impazienza.
- Se arriviamo prima, non ce ne andiamo prima, giusto? –  Disse Kiara sbuffando.
Aveva una strana sensazione di pericolo in quel momento e la sua voglia di andare al ballo era pari a zero.
Si incamminarono verso la Shibusen, dato che Kid era il figlio del preside dovevano essere in perfetto orario.
Quando arrivarono trovarono Tsubaki e Black star che li stavano aspettando.
-Come sei asimmetrico.- Fu la prima cosa che riuscì a dire lo Shinigami.
-Che ti aspettavi da Black Star?- Chiese ghignando Kiara.
Entrarono tutti insieme, nella sala c’erano già degli studenti e continuavano ad arrivarne.
La sala che era stata adibita per la festa era gigantesca, se Kiara non fosse stata a braccetto con Kid probabilmente li avrebbe persi subito di vista perché stava rallentando pian piano, il pensiero che quella sala di lì a poco sarebbe stata riempita da armi e maestri d’armi l’atterriva, a lei non piaceva avere troppa gente in torno.
La musica iniziò senza preavviso, Black si fiondò subito sul cibo seguito da Tsubaki e Patty, Hero e Liz che erano poco distanti dal loro cominciarono a ballare e Soul e Maka stavano parlando mentre si allontanavano.
-Credo che dovremmo ballare -disse Kid rivolgendole un sorriso.
Kiara gli indirizzò uno sguardo interrogativo, non sapeva perché avrebbero dovuto, non aveva idea di cosa si facesse ad una festa.
Kid le prese una mano per condurla in pista ma lei la sfilò velocemente, senza neanche pensarci.
-Sinceramente avrei fame, ti dispiace? Vuoi che porti qualcosa anche a te?-
Lui scosse la testa e lei si diresse verso il tavolo con il cibo.
Sapeva di non essere stata garbata ma non le interessava, non voleva ballare.
Aveva pure mentito, il suo stomaco era completamente chiuso.
-Non dovresti lasciare il tuo cavaliere da solo.- Le disse Soul raggiungendola alle spalle.
-E tu la tua principessa.- Gli rispose scontrosa lei.
-E’ andata in bagno.-
Kiara alzò le spalle, segno che in realtà non glene poteva fregare di meno e si diresse verso gli alcolici.
-Allora, non torni da lui?-
- Gli ho detto che mi prendevo qualcosa, e sono qui da pochi secondi.- Disse cominciando ad irritarsi.
Prese uno dei tanti bicchieri rossi in plastica e vi versò della birra.
Quando lei gli fece notare che Maka era di nuovo nella sala e lo stava cercando se ne andò, non prima di averle detto di tornare da Kid,
Ormai la sala era piena e lei non riusciva più a scorgere il suo accompagnatore, non riusciva a trovare le sue strisce bianche tra tutte quelle teste.
Notò che Liz e Hero stavano ancora ballando ed entrambi sorridevano. Alzò il bicchiere verso di loro e ghignando brindò.
-Non dovevi mangiare?-
Kid la prese di sorpresa, lo stava cercando in mezzo a tutta quella gente e lui invece era di fianco a lei.
-Mi si è chiuso lo stomaco.-
-A cosa brindavi?-
Kiara indicò i due che ballavano senza particolare interesse, non sapeva perché aveva fatto quel gesto ma le era sembrato una cosa da lei.
- Potevi fare a meno di venire se volevi, io non avrei detto niente, o potevi venire con qualcun'altro.-
Kiara pensò a Ren ma lo scacciò subito dalla sua mente.
-Se non volevo venire con te non ci sarei venuta.-
Bevve un altro sorso guardando la pista annoiata.
- Magari lo hai fatto per qualcun'altro, sei una persona altruista.-
Kiara si trattenne per non ridere, lei non era affatto altruista.
Finì di bere e poi appoggiò il bicchiere sul tavolo.
Si girò verso di Kid e puntò il suo sguardo su di lui.
- Ho accettato giusto?-
- Si.- Disse lui.
- Allora sta zitto e basta. Ci volevo venire con te. Non mi faccio problemi a rifiutare un invito.-
Lui sorrise e lei si ritrovò a pensare che in qualche modo gli aveva detto che gli piaceva e non era affatto vero.
Cercò di guardare da un’altra parte mentre sentiva il suo sguardo su di lei.
- Allora cosa si fa in questi casi?- Chiese alla fine.
- Quali casi?- Kid era piuttosto sorpreso, non capiva il senso di quella domanda.
- Quando si viene ad una festa... non ho la minima idea di come comportarmi o che fare.-
- Di solito si balla e se sei in un film ci sono varie confessioni.-
- Non devo confessare nulla e tu?-
Forse entrambi avevano qualcosa ma nessuno dei due ne avrebbe parlato con l’altro.
- Forza andiamo ci resta l'altra possibilità.- Disse Kid sorridendo.
Le prese la mano e le represse quell’impulso di sciogliersi da quella stretta.
L’accompagnò nella pista ed iniziarono a ballare
- Non ho la minima idea di come si balla.-
Si sentì in dovere di dirgli prima che iniziassero a ballare.
Kid era un bravo ballerino, probabilmente aveva preso delle lezione mentre lei era una frana.
- Sei sicuro che avresti voluto venirci con me?- Gli chiese lei mentre ancora cercava di non pestargli i piedi.
-Sai,  non è che tu sia molto simmetrica...-
- Come osi! Io sono perfettamente simmetrica...-
Risero entrambi e quello distrasse Kiara che finì per pestare un piede allo shinigami.
-Scusa .-
- Prima volta cha balli?-
- Credo di si.-
- Devi solo seguire la musica e farti guidare da me.-
- Vuoi dire che tu comandi?- Chiese, odiava il fatto di dover essere guidata da qualcuno.
- Più o meno, come fossi la mia arma.-
- Ci proverò .- Disse poco convinta.
- Scusa- Disse dopo l’ennesima volta che gli pestava un piede, dentro di sè voleva solo far smettere quel supplizio e staccarsi da lui ma cercò di far buon viso a cattivo gioco.
- Ballare non è certo il tuo forte.-
Sorrise, stavano ballando da cinque canzoni ed i suoi piedi dello shinigami dovevano essere distrutti ormai.
Kiara alzò le spalle, non era solo il fatto che volesse smettere di ballare, quella sensazione di pericolo che aveva ad inizio serata non era ancora svanita in più continuava a perdersi nei meandri della propria mente, pensieri ingarbugliati che non avevano senso per lei si affacciavano nella sua mente probabilmente stracci di qualche ricordo.
- Se continuiamo così i miei piedi moriranno.-
- Ti avevo detto che non sapevo ballare.- Gli rispose lei stizzita.
- Facciamo una pausa.-
La trascinò in terrazza e la lasciò lì dicendole che andava a prendere qualcosa da bere.
Kiara Guardò la luna grondante di sangue e sospirò sollevata, quello spettacolo così macabro la calmava sempre, aveva sempre preferito la luna nel suo aspetto più sanguinario.
Kid tornò pochi minuti più tardi portando con sé due bicchieri rossi.
Kiara intanto si era seduta sulla ringhiera della terrazza.
- Stai attenta a non cadere.-
- Non ti preoccupare.-
- Sei riuscita a cadere dal mio tetto.-
Lei rise ricordando il loro primo incontro, prima che avesse un nome, e prese il bicchiere che il fissato con la simmetria le porgeva.
La musica nella sala si abbassò lentamente fino a spegnarsi del tutto.
- Non dovremmo rientrare per sentire l'annuncio?- Chiese la ragazza.
- Non è una cosa che riguarda noi due, si tratta un premio e tu sei nuova invece io...-
- Invece tu sei il figlio del preside e non sarebbe "giusto"- Concluse lei per lui.
- Esattamente. Ti va di fare una passeggiata?-
Annuì e si mise in piedi sulla ringhiera aprendo le braccia come un equilibrista, seguì Kid che la precedeva di poco.
Kiara cominciò a girare su me stessa sempre proseguendo ed il ragazzo la guardo preoccupato che potesse perdere l’equilibrio da un momento all’altro.
Lei rise, si sentiva estremamente leggera lassù, con il vuoto di fianco a le e le farfalle nello stomaco per le vertigini.
Era qualcosa di familiare, camminare come un’equilibrista sull’orlo del baratro, sentiva di averlo sempre fatto.
- Scendi.- Le disse Kid.
Lei si fermò  di colpo e barcollò leggermente.
Buttò il bicchiere, aveva già finito di bere, si sentiva irritata dal tono autoritario con cui il ragazzo le aveva parlato.
- Perchè? -
Chiese con voce dura e scontrosa ma allo stesso tempo come una bambina che fa i capricci.
- Sei ubriaca.-
- Non è affatto vero...fammi una qualsiasi domanda e ti risponderò correttamente.-
Si sottrasse alla sua prese facilmente e lo fissò sfidandolo a fare ciò che gli aveva detto.
Lui sbuffò ed lei si girò verso l'orizzonte dandogli le spalle, il vento le dava quasi la sensazione del volo ma c'era qualcosa che la rendeva estremamente triste, qualcosa che la fece sentire realmente sola.
-Perchè sei diventata l'arma di Hero?-
Kiara sentì la rabbia ribollirle dentro per qualche secondo, poi rispose calma.
- Sinceramente abbiamo fatto un patto e un patto non si può sciogliere, capisci? La verità è che non mi piace essere un arma maneggiata da qualcuno ma con Hero c'è qualcosa di diverso è come se non mi usasse a suo piacimento ma i nostri pensieri sono legati e ogni sua idea è come legata ad una delle mie. Sembra quasi di avere un certo controllo anche se sono un arma fatta esclusivamente per uccidere e mangiare anime.-
Lui rimase in silenzio senza replicare.
“un’arma fatta solo per uccidere” era una frase che non aveva mai sentito a parte che dalle streghe, chi era un’arma non si era mai svilito considerandosi un mero strumento di morte.
- Ora tocca a me tre domande a testa, ok? Liz ti ha mai parlato dei suoi?-
Lui la guardò perplesso, ci mise un po’ per risponderle.
- Mi ha detto quello che ha voluto.- Fece una pausa, non avrebbe detto di più riguardo la sua arma.
- Cos'è la cosa che ti spaventa di più?- Chiese poi senza neanche pensare realmente a cosa comportasse una domanda del genere.
- I cani. Non prendermi in giro ma non riesco a sopportarli o ad avvicinarmi a loro, se ne vedo uno cambio strada per non incrociarlo.-
- Pensi sia qualcosa riguardante il tuo passato?-
- Non ne ho idea ma sinceramente non mi interessa, non ho ancora voglia di cercare le mie origini. E tu? Cosa odi? Cosa ti fa paura?-
- l'asimmetria ovviamente. Mi fa andare fuori di testa, il caos porta alla follia, e questo porta a cosa mi fa più paura, cedere alla follia, potrei fare del male a chi voglio bene. Distruggere l'esistenza di uomini innocenti. Non si sa cosa può fare uno shinigami in preda alla follia.-
Calò il silenzio, nessuno dei due sembrava sapere cosa aggiungere.
-Tu si che hai paura decenti. Scusa se te lo chiedo ma tua madre era uno shinigami?-
- Non si sente spesso parlare di lei, vero? La verità è che non ho una madre, almeno non credo. Io sono un frammento del Sommo Shinigami ma fin’ora non ho mai capito se questo volesse dire che io sia  nato o stato creato o davvero un pezzo di lui, non glielo ho mai chiesto. Credo di avere una certa paura della risposta.-
- Capisco.- Disse Kiara.
- Forse non sono i cani la cosa che mi fa più paura, ma vengono comunque al secondo posto.- Aggiunse.
- Cos'è?-
-La solitudine, per la morte di chi mi circonda. Rimanere l'unica sopravvissuta. Se mi succedesse ..  se mi succedesse credo che impazzirei.-
-Anche le tua sono paure serie.-
Kid si appoggiò alla ringhiera con i gomiti aspettando la risposta dell’amica.
- Come vuoi dire che i cani non sono seri?-
- Ed i miei attacchi non lo sono?-
Risero entrambi mentre l’aria si alleggeriva.
- Bene direi che abbiamo finito il momento confessioni, no?-
Disse Kiara mentre tornava a girarsi verso di lui.
- Vuoi tornare dentro?-
Lei alzò le spalle e cominciò a girare su me stessa di nuovo canticchiando un girotondo che aveva sentito da dei bambini nella periferia.
Lui le prese la mano e la fece scendere alla fine della canzone.
Si ritrovarono faccia a faccia, lui cercava di scorgere nei suoi occhi qualcosa, di frugare nella sua anima e lei sostenne quello sguardo color dell’oro fuso.
- Forza andiamo, ci dovremo congratulare.-
Disse dopo che lo shinigami non riuscì a concludere niente.
Quegli occhi verdi erano pieni di orrori, pieni di sofferenza, sembravano raccontare la sua storia agli altri ma allo stesso tempo celavano qualsiasi cosa ci fosse in lei.

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Capitolo 12
*** 12 SOGNO ***


Il terzo capitolo di oggi, il più interessante secondo il mio modesto parere...


12   SOGNO
 
Rientrarono nella sala, ovviamente nessuno aveva notato la loro assenza.
- Ciao Crona!-
Un ragazzino dai capelli rosa si voltò e salutò mestamente Kid.
- Non so come comportarmi ad un ballo.- Mormorò per scusarsi del suo disagio.
Kiara lo fissò intensamente, non capiva se era un ragazzo o una ragazza e se lei non lo capiva probabilmente neanche gli altri, probabilmente non sapevano come comportarsi con lui.
Alla fine Kiara decretò che fosse un maschio.
- Lei è Kiara.- La presentò lo Shinigami.
Lei salutò e si costrinse a sorridere rassicurante dato che il ragazzo sembrava molto a disagio.
Crona riuscì ad accennare un sorrise mentre Kid cominciava a parlare con lui per sapere cosa era successo durante l’annuncio.
Improvvisamente dalla schiena del ragazzo uscì uno strano essere nero con due croci bianche al posto degli occhi che cominciò a punzecchiare il ragazzo e a prenderlo in giro.
- Ragnarock lascialo stare.- Disse Kid perentorio e la creatura si fermò, lo shinigami era uno dei pochi che riusciva ad esercitare la sua autorità su quell’essere formato dal sangue nero.
Kiara si sentì improvvisamente storna alla vista di quella creatura, si dovette appoggiare al tavolo ma nessuno sembrò accorgersene.
Cercando di sembrare più naturale possibile e tenendosi al tavolo arrivò fino al muro e vi si appoggiò cercando di non cadere.
La testa continuava a girargli.
-Tutto bene?- Le chiese Kid.
Lei annuì cercando di sorridere e darsi un certo contegno e per fortuna lo shinigami non notò che stava sudando freddo.
Ragnarock ricominciò a torturare Crona e Kid corse subito in suo soccorso.
Kiara ne approfittò per raggiungere barcollante la terrazza ed allontanarsi dalla sala.
Un’ondata di aria fresca la travolse e lentamente si allontanò dalla festa, dai rumori.
Poi si sedette, incapace di continuare, la gamba le pulsava e quando la guardò notò che la ferita si era riaperta ed il sangue aveva macchiato le bende mimetiche che Hero le aveva dato.
Poi cominciò il dolore alla testa, martellava anche quella come se qualcuno l’avesse pugnalata in piena fronte, faceva così male che superava il dolore della gamba, eclissandolo completamente.
Si rannicchiò su se stessa, cercando di resistere, premendo le mani sulle tempie ma quei maledetti rumori che venivano dalla festa la stavano facendo impazzire.
Si alzò, zoppicò tenendosi alla ringhiera e cercò di allontanarsi, non vedeva di preciso dove stava andando, le lacrime continuavano ad appannarle la vista e quel maledetto casino le faceva fischiare le orecchie.
Sentiva il sangue colarle lungo la gambe e la ferita aprirsi sempre di più, doveva fermare l’emorragia ma allontanarsi dalla musica era la sua priorità in quel momento.
Avrebbe voluto Hero, lui l’avrebbe calmata, avrebbe trovato il modo per farla stare meglio, si sarebbe accontentata anche di Liz o Ren, uno di loro tre l’avrebbe portata fuori da quel dolore, ma tutto era deserto e l’unico posto dove avrebbe potuto trovare due di loro, il più vitale per la sua sopravvivenza, era dentro quel frastuono da cui cercava disperatamente di allontanarsi.
Una fitta più forte alla testa la distolse da quei pensieri, continuava a piangere senza motivo, quel dolore sordo la confondeva ed il suo poco senso dell’orientamento era completamente sparito.
Continuò a girovagare, si rintanò in un’aula non avendo più la forza di continuare ad allontanarsi, ma almeno lì la musica della festa arrivava ovattata, cadde in ginocchio e svenne...
 
Si trovava in un’aula o almeno così suppose, c’erano dei banchi, una cattedra ed una lavagna con dei gessi.
Delle vetrate enormi, come quelle che si potevano vedere nei castelli o nelle chiese, piene di colori e disegni.
Si appoggiò ad uno dei banchi, era nero e non aveva nessun disegno o scarabocchio, le sedie erano a schienale alto con dei cuscini scuri, su ognuno di quei piccoli troni c’era scritto un nome con un alfabeto diverso da quello che aveva sempre usato ma non si sorprese quando riuscì a leggere cosa vi era scritto, dopo tutto si trovava in un sogno.
Sembrava quasi un’aula universitaria, i banchi in salita, una scalinata bianca al centro.
La cattedra, ora che la guardava meglio, sembrava un altare, era di legno scuro, lucido e intarsiato, incisioni erano state fatta con cura da una mano attenta ad ogni dettaglio.
Kiara continuava a guardarsi attorni, aspettava che succedesse qualcosa ma più aspettava e più la sua attenzione veniva attirata da quelle vetrate immense.
La luce evanescente della stanza non veniva quelle finestre ma da un punto impreciso della stanza rendendo quel luogo sinistro e deserto, ai suoi occhi assomigliava sempre di più ad un santuario.
Si avvicinò alle vetrate, in quel momento si accorse che indossava di nuovo i suoi vestiti, quelli con i quali l’aveva trovata Hero, ancora la laceri e sporchi.
Si guardò istintivamente la gambe, nessuno taglio e benda era presente ma c’era una cicatrice bianca.
Delle candele si accesero infondo alla stanza e lei si diresse verso quel punto, verso quella vetrata che illuminavano.
Rappresentava il caos, c'era solo morte ed una gigantesca nube che incombeva, che opprimeva migliaia di corpi senza vita, di esistenze infrante. Non c'era follia ma solo tristezza e disperazione che incombeva sulle teste dei pochi sopravvissuti, sui deboli che venivano governati da creature demoniache smaniose di potere.
Delle altre candele, un'altra vetrata.
Ancora caos, ancora disperazione ma delle donne, vestite in nero si stavano riunendo in un angolo, ignorate da tutto e da tutti, altre di loro erano sparse tra i morti, a piangere.
Altre candele, fece degli scalini verso il basso, non mi ricordava di aver salito le scale ma si ripeté che quello era un sogno.
Queste volte le donne erano nitide, i loro volti curati si ergevano sopra la folla, librandosi nell'aria, cercando vendetta, mentre i loro oppressori le guardavano divertite pronti a schiacciarle come moscerini.
Kiara cercò di leggere la scritta ma luce che illuminava la vetrata si spense.
La stanza cominciò a riempirsi di gente, la maggior parte erano donne e ragazze ma c'erano anche qualche uomo e qualche ragazzo. Tutti avevano un vestito stravagante.
- Vi prego di sedervi consorelle e fratelli.-
La strega che parlò era vicino all’altare, Kiara era ormai sicura che non fosse minimamente una cattedra.
-Strega Pentdragon?-
 Le fece cenno di sedermi e Kiara si avvicinò ad un banco vuoto.
- Uffa questa sera avevo programmato altro e invece ci tocca venire.- Disse la ragazza seduta di fianco a lei, era Elle, la conosceva ma non sapeva chi era.
Riguardava il suo passato.
Non la riusciva a vedere il volto, non riusciva a distinguere i tratti di nessuno dei presenti.
- Come se non la sapessimo già la nostra storia.-
Elle si stiracchiò e Kiara sbadigliò.
-Come si fa ad avere sonno in un sogno?-
- Quando morirò voglio sbadigliare.- Disse lei che sembrava non averla neanche sentita.
- Come scusa?-
Quella frase l’aveva detta lei, non sapeva quando ma lo aveva fatto.
- Lo hai detto tu l'altro giorno. Sai, hai ragione.-
- Su cosa?-
- Il destino di noi streghe è di morire uccise, da altre streghe o dalla Shibusen, hai ragione al massimo possiamo suicidarci.-
- Non...non...fare così.-
Si voltò di scatto, una lacrima era l'unica cosa che Kiara riusciva a distinguere, brillava e la sua luce avvolse la ragazza dai capelli rossi.
Ero di nuovo in quella stanza, di nuovo deserta e tutte le vetrate erano illuminate da delle candele.
- Guarda le vetrate. E' la nostra storia, prima c'era il caos, tutti erano sotto il controllo dei grandi dei, ma noi siamo insorte, grazie alla sofferenza che ci portò alla follia, uno stato di follia controllata.
Riuscimmo a liberare questo mondo con l'aiuto di maestri ed armi, ma alcune di noi persero il senno per farlo. Il nostro potere era così grande che il popolo ne ebbe paura e ci cacciò, ci uccisero e    massacrarono, non importava che fossimo buone o cattive non c'erano sfumature su di noi. Venimmo considerate come discendenti di demoni e diavoli e fummo costrette a nasconderci, a nascondere i nostri figli e le nostre famiglie.
Divenimmo vedove, orfane e uccisero i nostri figli.
Venimmo torturate in nome delle persone che erano morte od uccise, accusate di atti mai commessi e poi messe al rogo.
Ma non ce ne restammo a lungo senza fare niente, in silenzio, la sofferenza ci portò nuovamente alla follia e la follia ci portò alla sete di sangue.
Così cambiammo, nessuna pietà era consentita perchè ci sarebbe stata la morte e cominciammo la nostra lotta per la sopravvivenza.
Nacque la Shibusen, sicari secondo noi ma per loro noi eravamo assassine, distruttrici, demoni a cui il perdono non era, non è, consentito.
Alcune di noi però riuscirono ad uscire dalla follia, alcune di noi non volevano combattere, riuscimmo a stare fuori dai giri a cui eravamo state indirizzate, ma questo non importò a nessuno e venimmo considerate come semplici demoni, semplici anime corrotte buone solo per la trasformazione di un arma o niente più.-
Kiara rimase in silenzio poi guardò le vetrate, sotto ad ognuna c’era un verso ed ora riusciva a leggerli.
- Giaciamo sulla nuda terra.
      Distese tra i corpi senza vita.
      Cerchiamo di emergere
      ma veniamo schiacciate.
      Nel buio, nell'ombra
      il nostro destino è segnato.
      La morte è ciò che conosciamo.
      Orfane e vedove,
      senza figli, senza casa.
      Il dolore ci cinge,
      la follia ci affoga....
      La china è troppo densa..
      invischiate scorgiamo una mano
      ma questa ci afferra.
      Il metallo ci avvolge, ci affonda.
      Nel buio giaciamo.
      Inerti e doloranti aspettiamo.
      Attendiamo l'arrivo.....-
Le vetrate seguenti si ruppero senza lasciarla continuare.
Le stelle brillavano in un cielo nero che sembrava volerle oscurare e la luna era bianca e piena di sangue.
- Hai capito?-
Kiara si guardò intorno in cerca della persona da cui proveniva la voce.
Sentì la gamba che ricominciare a pulsare, l'odore del sangue, un lampo accecante e un dolore intenso alla testa. Urlò.
 
Qualche minuto più tardi qualcuno parlò dal corridoio li affianco.
Si tappò la bocca, se fosse rimasta in silenzio forse non l’avrebbero vista dato che in qualche modo era riuscita a rintanarmi sotto uno dei banchi in fondo all'aula affianco ad una finestra.
- Vado ad accompagnare Patty con Kid, ci vorrà poco.-
- Noi continuiamo a cercare.-
Cosa avrebbe pensato Hero trovandola in quello stato? Cosa avrebbe detto del suo sogno? Cosa significa tutto quello che era successo? La ferita alla gamba riaperta, il dolore alla testa, pezzi di ricordi, le streghe, quel cognome che già conosceva e quell’assurda poesia cosa volevano dire?

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Capitolo 13
*** 13 BALLO ***


Tornando un po’ indietro altri eventi del ballo.
scusate per errori di battitura e verbali che come sempre sono presenti ed io m non li vedo mai tutti.
recensite :)
 
 
13 BALLO
quattro ore prima
 
La sala non era ancora piena ma i ragazzi arrivavano in fretta e si stava già affollando.
- Ti va di ballare?-
Chiese il ragazzo porgendo la mano alla ragazza al suo fianco accennandole un inchino.
Lei non poté fare a meno di pensare che lui  assomigliava sempre di più ad un principe azzurro.
Gli occhi verdi di lui continuavano a scrutarla aspettando una risposta, senza metterle pressione, anzi, quasi aspettandosi una negazione.
- Certo.-
Lui sorrise ed i suoi occhi si illuminarono per qualche secondo.
Le fece fare una giravolta e cominciarono a ballare.
-Se davvero bravo.- Si complimentò lei.
- E tu sei…sei stupenda -
Lei rise, cosa avrebbe dovuto fare?
- Dico davvero sei bravo.- Continuò lei mentre si faceva guidare nelle danze.
-Merito della mia famiglia.-
Il ragazzo non approfondì il discorso.
- Cosa c'è da ridere?.- Chiese poi lei notando che il ragazzo continuava a sorridere.
- Stavo pensando che l'anno scorso la mia erma era Excalibur .-
Lei sorrise leggermente perplessa, poi rise.
- Ricordo le facce di Black Star e Kid. Ti eri montato la testa, eri un bullo.- Disse lei cercando di reprimere educatamente una risata, non voleva offenderlo, solo prenderlo in giro un po’.
- Diciamo che mi ero lasciato prendere la mano. ma dovevo riscattare il mio onore.-
Disse con enfasi come se stesse recitando in un teatro.
- Ma non sono i cavalieri quelli fissati con l'onore?-
Lui sorrise ma non rispose anzi sembrò quasi innervosirsi per un attimo e, malgrado il suo sorriso, i suoi occhi si incupirono ma la dea non se ne accorse intenta com'era a cercare gli altri nella sala.
- Kid e Kiara sono appena sgattaiolati via.- Disse sentendo una strana sensazione di delusione ma non facendola trasparire.
Hero la fece girare ammirandola nel suo splendore ma la piccola dea perse l'equilibrio e si ritrovò tra le braccia del cavaliere che la tenne stretta.
Si ritrovarono vicinissimi, i loro volti si sfioravano, la ragazza continuava a fissarlo ma lui si sentiva paralizzato.
- Ora puoi lasciarmi.- Gli fece notare.
Il cavaliere arrossì violentemente e la lasciò in pieno imbarazzo grattandosi la testa e guardando in giro alla ricerca di una via di salvezza dal disagio che sentiva.
Venne in suo aiuto il Sommo Shinigami che proprio in quel momento decise che era ora del suo discorso.
-Oibo!studenti della shibusen è arrivato il momento del mio annunciò!-
Gli studenti applaudirono mentre la musica si abbassava insieme alle luci.
Ne rimase solo una accesa che avvolgeva il preside.
-Sta sera è in palio un premio che non sarà un mandolino per vostra sfortuna.-
Canticchiò mentre la falce della morte Spirit avanzava nel palco e una luce si accese anche per lui.
Quando arrivo al centro del cono luminoso tossì per schiarirsi la voce. Uno studente rise nel silenzio più totale. La falce della morte lo fulminò il ragazzo dai capelli bianchi.
- Il premio consiste in un allenamento speciale con le falci della morte. Alle due coppie di studenti migliori del corso, sia nella teoria che nella pratica, verrà concesso il permesso di raggiungere una delle due falci della morte che si sono offerte di allenarli. Ovviamente questo consiste altre alle maggiori possibilità di diventare falci della morte, anche di lasciare la scuola per un periodo di tempo di tre mesi dopo i quali torneranno per continuare a studiare e prendere il diploma. Dato che la scuola è iniziata da poco più di un mese è stato deciso che i candidati, se accenteranno, partiranno tra due settimane e sosterranno verifiche ed esami al di fuori della scuola, quindi studierete comunque. La cosa che renderà questo allenamento extra ancora più interessante è che avrete la possibilità di affrontare streghe tutti i giorni.-
La sala rimase in silenzio, qualcuno mormorava i nomi dei candidati altri semplicemente si guardavano in torno consci di non essere loro ma sperandolo comunque.
Hero invece si limitò a restare in silenzio e Liz a scrollare le spalle entrambi sapevano che non avevano possibilità, non perché non si ritenessero abbastanza bravi ma perchè quel premio lo meritavano solo delle persone che loro conoscevano bene, inoltre il premio non sarebbe mai andato all’arma dello shinigami o al quello con l’arma appena arrivata e che si era quasi fatto bocciare l’anno prima.
Il cuore di Maka batteva all'impazzata, stava stringendo la mano di Soul che ricambiò la stretta agitato quanto lei, tutti e due sapevano che avevano molte possibilità di essere loro una delle coppie.
Black star sbuffò mentre Tsubaki quasi svenne al pensiero di poter essere loro, poi guardò il suo master, il peggiore della classe nella teoria, non avevano speranze.
La luce sulla falce della morte si spense.
Ci fu un rullo di tamburi fin troppo lungo e nello schermo dietro shimigami comparvero i nomi di Maka ed Oxford e delle loro rispettive buki, all’improvviso senza il minimo preavviso.
Sul volto di Maka si dipinse un sorriso pieno di gioia, era l'occasione per far diventare Soul la falce della morte migliore, migliore di suo padre.
- E' stupendo.-
Disse prendendo le mani di Soul e guardandolo come se avesse ricevuto il regalo migliore del mondo.
Lui l'abbracciò e lei lo ricambiò ancora più contenta.
Poi li raggiunsero Black Star e Tsubaki.
- Sono davvero felice per voi.-
Disse commuovendosi e mettendosi a piangere come una bambina Tsubaki e abbracciò Maka.
- Forza Tsubaki, dovrei commuovermi io.- Cerco di risollevarla l’amica che quasi soffocava in quell’abbraccio.
- Ahahaha ve lo meritate.- Disse Black Star.
- Anche voi.-
- Io sono un Dio non mi serve un corso speciale per far diventare falce della morte la mia Tusbaki .- Esclamò il ragazzo, poi proruppe in una grassa risata.
Anche Liz ed Hero li raggiunsero dopo aver vagato un po' per la sala cercandoli o meglio cercando di superare la folla che li stava accerchiando per congratularsi.
- Credo che non ci fossero dubbi che andava a voi questo premio.- Disse il ragazzo.
- Io pregavo per voi. Era ovvio. Comunque congratulazioni.-
Disse la ragazza battendo la mano sulla spalla di Maka non potendola abbracciare dato che la camelia non si staccava dall'amica.
Anche Patty arrivò saltellando da un punto impreciso della sala.
- Bravi bravi bravi bravi bravi bravi!-
Disse canticchiando la bionda con un sorriso larghissimo.
Arrivarono altri ragazzi a congratularsi e dopo un po' pure Kid.
- Crona mi ha detto che avete vinto il premio, congratulazioni.-
Disse ai due amici rivolgendogli un sorriso.
Poi si girò e si guardò intorno preoccupato e tornò sui suoi passi alla ricerca di Kiara, l’aveva persa di vista vicino al tavolo del buffè, ma non si era preoccupato perché pensava che si fosse solo allontanata di qualche passo ma ora non riusciva più a trovarla.
Ci  fu un esplosione ad un lato della sala che travolse lo shinigami e senza lasciarli il tempo di reagire, fu investito dalle macerie insieme ad altri studenti che si trovarono nella traiettoria dei detriti.
In qualche modo riuscì ad uscirne indenne a parte qualche livido grazie ai suoi riflessi.
Gli studenti rimasero paralizzati per qualche secondo ma subito si riorganizzarono e le armi si trasformarono, Liz e Patty raggiunsero subito il loro maestro e si trasformarono mentre Hero cercava di trovare la sua nel trambusto.
Dall'immensa voragine che si apriva nel muro entrò una figura incappucciata, era seduta su un disco d'argento che fluttuava sopra gli enormi massi che poco prima costituivano la parete.
Indossava una mantellina rossa ed un vestito blu che arrivava a malapena alle sue ginocchia.
Si stava arricciando i capelli neri con un dito e sebbene non la si potesse vedere in viso sembrava scrutarsi intorno alla ricerca di qualcosa.
Si fermò su un masso che sembrava più stabile degli altri e scese con grazia tenendo poi il disco dietro la schiena con entrambe le mani.
- Mi scuso per l'entrata. -
Lo disse con una voce cristallina che sembrava quella di una bambina, dava la sensazione di essere innocua ma la sua anima era quella di una strega.
Qualcuno era andato a chiamare il Sommo Shinigami per avvisarlo del suo arrivo, tutti erano già pronti a saltarle addosso e ucciderla.
-Vi pregherei di chiamare il vostro master, preside o come lo chiamate.-
Stein impugnò Spirit e partì all'attacco ma la strega non ne fu sorpresa sembrava essere perfettamente preparata ad una tale eventualità.
- Se lo fate i vostri studenti moriranno.-
lo disse con non curanza poi alzò la mano d'avanti a sè rivolgendo il palmo verso gli studenti  e sotto di loro si materializzò il simbolo di un colibrì poi una luce azzurra li avvolse e vi rimasero intrappolati.
Il professore si fermò non conoscendo il potere della ragazza, non sapeva cosa poteva fare ai ragazzi e la cosa più importante era salvarli.
Il Sommo Shinigami arrivò pochi secondi dopo.
- Bene, bene cosa abbiamo qua?-
Disse in tono scherzoso e di sfida allo stesso tempo.
- Non voglio combattere.- Disse frettolosamente la ragazzina.
- Non si direbbe.-
Intanto la falce della morte raggiungeva il suo maestro e Mari si avvicinò a Stein.
- Ho solo una domanda e sono sicura che non vorrà sprecare la vita dei suoi studenti.-
Disse lei mentre il dio continuava a fissarla.
-Qual'è il nostro destino?-
Tutti rimasero stupiti, gli studenti che stavano cercando di rompere i campi di forza che li circondavano rimasero fermi per qualche secondo.
- Non capisco.- Ammise il Sommo Shinigami.
-Qual'è il nostro destino?-
Ripeté lei con tono più alto e preciso ma nessuno la capì.
-Ci accetterete?-
Continuò ma nessuno capiva cosa voleva, nessuno sapeva cosa rispondere.
- Qual'è lo scopo di questa scuola? Uccidere le streghe giusto?-
- E non permettere a un Kishin di rinascere.-
- Non mi interessa niente del kishin, per me può anche suicidarsi e tornare in vita!-
Calò di nuovo il silenzio mentre lei cominciava a dondolare avanti e indietro come fanno i bambini quando devono chiedere qualcosa d'importante ma essendo una ragazza era molto più inquietante.
- C'è possibilità per una strega di vivere senza essere cacciata?-
Chiese infine.
Il silenzio si fece ancora più denso mentre lei aspettava una risposta.
Il Sommo Shinigami non disse niente, la pace con le streghe era una cosa che aveva sempre voluto ma che allo stesso tempo aveva respinto ed ogni suo tentativo non era andato a buon fine.
-Ora come ora no, forse in futuro.- disse infine ma anche lui sembrava poco convinto di quello che affermava.
- Quindi adesso cercherete di uccidermi perchè sono una strega, giusto? -
- Conosco le streghe da molto tempo, nel loro cuore c'è solo spazio per follia e crudeltà, le streghe sono demoni che vanno fermati.-
La ragazza abbassò la testa, cominciò a piangere e cadde in ginocchio.
-Non ci sarà mai, vero?-
La guardarono ancora basiti, cosa stava succedendo? Una strega che si metteva a piangere durante un attacco, che voleva delle risposte su cose che andavo avanti da secoli, c'era qualcosa che non andava.
La gabbia che rinchiudeva Kid si ruppe e cadde in mille pazzi come fosse un vetro infranto.
La ragazza sembrò ridestarsi e si rialzo.
-Se questa è la vostra risposta credo che mi avrete come avversaria in futuro.-
Disse risedendosi sul disco e accavallando le gambe.
-Ora un ultima domanda: Dov'è lei?-
- Lei Chi?- Si intromise Kid questa volta.
La gabbia di Maka si ruppe e pochi secondi dopo anche quella di Black star.
-La traditrice.-
Si limitò a rispondere la strega ma nessuno rispose.
- Dove cazzo è!?-
Gridò e nelle celle ci fu una lieve scossa elettrica che fece gemere gli studenti.
- Non sappiamo di cosa stai parlando.-
Lei rise, una risata cristallina ed isterica, una risata che fece gelare il sangue a tutti.
- Siete dei veri idioti, se ce la consegnate sarebbe meglio, infondo è una strega, la troveremo.-
Nessuno riusciva a capire di chi stesse parlando, intanto altri studenti si stavano liberando pronti a vendicarsi del torto subito.
-Ditemi dov'è!? -
Gridò ancora, sembrava stesse impazzendo, la sua anima cambiava lunghezza d'onda ogni secondo come incontrollata, ormai la maggior parte degli studenti erano liberi.
Lei si guardò intorno.
-La troveremo, quella piccola bambina idiota.-
Rise ancora, questa volta la sua risata sembrava lacerante dentro la testa dei maestri e delle loro armi.
- Credo che me andrò.-
Disse, ormai una buona parte delle barriere era rotta, il suo disco partì alla velocità della luce e la ragazza scomparve.
- Non dovremmo seguirla?- Chiese Spirit.
- Non è che sia un gran pericolo quella cappuccio rosso.- Gli rispose il Sommo Shinigami.
- Ne è sicuro?-
Lo shingami si limitò a sorridere dietro alla maschera e a dire agli studenti di aiutare gli altri a liberarsi.
Mentre lui, gli insegnati e le falci della morte andarono nella camera della morte.
Liz si guardò in giro e trascinò Kid verso la gabbia di Hero.
Essendo senza arma era solo riuscito a tirare calci e pugni alla barriera che lo circondava ma bastarono comunque due colpi per liberarlo.
Lui li ringraziò in fretta e si diresse verso le macerie, nessuno studente era morto, alcuni erano feriti, ma lì non c'era traccia di Kiara e lui era tremendamente preoccupato.
Quando tutto furono liberi gli studenti tornarono a casa ancora turbati ma Hero, che aveva fatto coppia con un’arma di un altro maestro che essendo ferito non poteva aiutare, fermò Kid e le gemella alla porta facendogli segno di seguirlo.
Uscirono la fiume di studenti che stavano uscendo e si misero in disparte.
- Non riesco a trovare Kiara.- Disse alquanto preoccupato.
- E' sparita prima dell'attacco, mi sono distratto ed è sparita.- Disse Kid, anche lui la stava cercando.
- Dobbiamo cercarla.-
I ragazzi annuirono poi uno dietro di loro disse.
- Vi voglio aiutare.-

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Capitolo 14
*** 14 NUOVA MINACCIA ***


Spero vi piaccia e scusatemi per i vari errori che troverete.
 
14 NUOVA MINACCIA?
 
Le falci della morte, gli insegnati e Il sommo Shinigami era riuniti nella camera della morte.
Nessuno aveva capito bene cosa era successo, la piccola strega aveva distrutto il muro, questo era chiaro e aveva fatto un'entrata teatrale c'era da dargli atto che li aveva lasciati tutti basiti ma nessuno riusciva a capire il senso dei suoi discorsi.
Intanto si scrutavano aspettando che il Sommo Shinigami dicesse qualcosa.
- Qualcuno di voi ha capito qualcosa?-
Disse in fine lasciandoli a bocca aperta ma poi tutti scossero la testa.
-Cretini.-
Nella stanza era entrata Excalinur e tutti l'accolsero con la usuale faccia disgustata.
Quell’essere strano era insopportabile e nessuno voleva mai trascorrere del tempo con lui se poteva farne a meno.
- Vi siete creati dei nuovi nemici. Cretini.-
In qualche modo Exalibur si  sedette su una sedia in feltro rosso che non era mai stata nella stanza ma che ora era proprio lì.
- Dove hai trovato quella sedia?- Chiese il Sommo Shinigami.
- E' la mia sedia personale, cretini!-
Disse la spada con il suo solito modo irritante.
- Non è che non ce ne fossimo accorti.-
disse sarcasticamente la falce della morte Marie.
- Cretina! Di chi vuoi che sia la poltrona?-
La ribeccò Excalibur prendendo un te apparso dal nulla mentre lei sospirava esasperata.
- Io penso che ci siamo messi contro solo ad altre streghe ma questo non è affatto strano.-
Disse la falce della morte che avrebbe dovuto occuparsi dell'Asia Orientale facendo scintillare le lenti dei suoi occhiali.
-Infondo la nostra legge prevede la morte di qualsiasi strega perchè disturba "la quiete pubblica" con massacri eccetera. Ora bisogna chiederci perchè ci ha fatto le domande iniziali che per una della sua razza sono senza senso. Inoltre dobbiamo capire se è stata mandata da Mabaa-sama o da delle streghe che non sono sotto il capo supremo e cosa più importante se ci troveremo ad affrontare il loro capo in persona o solamente delle streghe forti quando le sorelle Gorgon. Inoltre dobbiamo capire chi cercava. La strega ha detto che è una lei e che è una piccola bambina idiota. Questo può voler dire che è una bambina e che probabilmente sta venendo da noi.- Continuò
- Siamo sicuro che sia una bambina? Fin'ora come strega-bambina conoscevamo solo Angela ma c'è Mifune con lei e nessuno verrebbe la pena a cercarla qua.-
- Cretino!Come può essere quella piccola strega che ha dei poteri insulsi ad interessarli tanto? Cretino!-
....
 
-Voglio aiutare.-
- Chi sei?- Chiese Kid al ragazzo che si era appena intromesso.
- Lui è Ren il ragazzo di Kiara.-
Esclamò Patty ridendo.
- Non son il suo ragazzo, sono venuto perchè ho visto un esplosione e volevo vedere se stava bene. Ho visto Liz  e Patty e stavo pensando di chiederlo a loro e ho sentito il discorso.-
Disse cercando di sembrare il più naturale possibile anche se in realtà pensava di somigliare in qualche modo a uno stolker.
- Più siamo meglio è. Maka e Soul sono già tornati a casa, Soul non stava molto bene, pure lui è quasi stato travolto dalle macerie e Black star e Tsubaki...- Lo Shinigami si fermò guardandosi intorno in cerca dei compagni.
- Lui si è addormentato e Tsu cercava di portarlo a casa.- Esclamò Patty tra le risate.
I ragazzi si divisero, Patty era andata con Hero e Ren mentre Liz e Kid si era separati.
Kid stava camminando da un po', era una buona mezz’ora che giravano per la scuola me era talmente grande che ci sarebbero volute ore per trovarla, gli altri cercavo nel cortile, anch'esso immenso.
Sospirò sconsolato, gli era sparita sotto il naso, Hero aveva proposto di andare a vedere sul tetto e si era offerto lui, il problema era che doveva arrivare alla finestra dell'ultimo piano e poi uscire da lì ed issarsi su. Poi gli venne in mente il suo skate. Si materializzò d'avanti di lui, arrivò alla prima finestra ed uscì, fece i giri dei tetti, ma nessuno traccia della ragazza. Entrò da una delle finestre del secondo piano e qualcuno gli venne addosso.
- Scusa è che ho sentito un rumore e mi sono spaventata. -
Disse Liz rialzandosi e massaggiandosi il sedete, si ritrovò a pensare che in quei giorno continuava a sbattere contro a tutti quelli che incontrava e continuava a cadere.
- Sembravano vetri rotti.- Aggiunse.
Kid si fece guidare da lei nel posto dove aveva sentito il rumore ma trovarono solo un sasso che  aveva infranto la finestra, i soliti vandali.
- Ti dispiace se vengo con te? La scuola di notte è davvero spettrale e con la strega e Kiara che non si trova mi agito sempre di più per ogni rumore.-
Kid annuì e continuarono a camminare, lei lo seguiva guardandosi intorno guardinga, poi ci fu un fruscio fuori dalla finestra.
Automaticamente la ragazza afferrò il braccio di Kid e lo strinse a se.
- Così mi fai male.- Protestò lui ma non cercò di divincolarsi da quella stretta.
- Scusa.-
E lasciò la presa ancora terrorizzata, a volte si chiedeva come aveva fatto a vivere nelle strade di Brooklyn senza morire di paura, stare con Kid l’aveva davvero rammollita.
Kid la prese per mano e si incamminò.
Controllarono ogni stanza, passarono due ore e si trovarono con gli altri sulla terrazza, i due avevano perlustrato il secondo, terzo e quarto piano ma non aveva trovato niente mentre la squadra di Hero aveva guardato il giardino e una parte dei sotterranei.
Cominciarono a perlustrare insieme il primo piano, ormai erano quasi le due di notte e Patty sembrava aggirarsi come uno zombie sorridente sbattendo sulle pareti.
- Non è meglio che la portiate a casa?- Fece notare Ren.
Sembrava preoccupato, Liz e Kid si guardarono.
- In effetti credo che abbia bevuto qualcosa quando ci siamo rincontrati, non vorrei che fosse ubriaca.- Ammise Hero.
- Allora vado ad accompagnare Patty con Kid ,ci vorrà poco. -
Disse la ragazza prendendo la sorella per mano e uscendo di tutta fretta insieme allo shinigami.
Intanto Ren aveva aperto la porta di un aula, i due vi entrarono ma non trovarono nessuno.
- Posso chiederti una cosa?- Iniziò Ren.
Hero annuì aprendo l'armadio, non gli stava particolarmente simpatico quel ragazzo ma non sembrava avere nulla di male.
- Tu stai con Kiara?-
- No , noi due non potremmo mai stare insieme.-
-Sai di solito i maestri e le armi si mettono insieme, no?-
- No, per niente. La verità è che mi piace un'altra persona, non ti preoccupare Kiara è tutta tua. Però...-
- Però cosa?-
- Se la fai soffrire sei morto.-
Chiuse l’armadio con non curanza e con la stessa calma con cui l’aveva appena minacciato di morte uscì,
Entrarono in quella successiva, sentirono un gemito provenire dal fondo dell'aula e si diressero a passo sicuro verso l'ultimo banco vicino alla finestra.
 
Emise un gemito che non riuscì a trattenere, i due si diressero verso di lei ma non riusciva a capire bene chi erano, quando si accucciarono per vederla riconobbe Ren e di fianco a lui Hero.
Con le lacrime agli occhi li abbracciò, se qualche momento prima non avrebbe mai voluto che la vedessero in quello stato, ora era grata che l’avessero trovato.
I due si trovarono impacci nel suo abbraccio.
Li lasciò andare asciugandosi con stizza le ultime lacrime.
- Che ti è successo?- Chiese Ren.
Lui stava indicando la pozza di sangue che si era formata sotto la gamba di Kiara, gemette di nuovo, il mal di testa stava diminuendo pian piano però quella pulsava ancora.
- Si è riaperta all'improvviso.-
Disse rivolta ad Hero che cercava di mascherare la sua preoccupazione.
- Riesci ad alzarti.- Le chiese il mio master, Ren sembrò sorpreso di quella richiesta ma Hero sapeva che Kiara non avrebbe mai voluto che qualcuno la prendesse in braccio senza chiederle se potevo farcela da sola prima.
Lei annuì convinta, era solo un taglio particolarmente profondo. Strisciò fuori dal banco e cercò di alzarmi ma quando appoggiò la gamba ferita cadde rovinosamente tra le braccia di Ren.
- Aiutala te.-
Disse Hero allontanandosi. Ren la aiutò a mettermi in equilibrio su una gamba e Kiara si appoggiò a lui per camminare. Di certo non avrebbe potuto saltellare fino a casa o meglio non aveva la forza di farlo anche se pian piano si stava riprendendo.
Si guardò intorno, come facevano quei due a conoscersi? Scrollò le spalle mentalmente, non era un suo problema, voleva solo andare a casa distendersi e, se ci fosse riuscita, dormire  tranquillamente senza incubi o sogni, era stufa dei sogni.
Poco dopo era già stanca e non erano ancora usciti dalla scuola, stava cominciando a sudare e la sua vista si stava offuscando, aveva perso più sangue di quanto pensasse.
Decise di metterli al corrente dalla sua situazione, infondo si reggeva sulle loro spalle e non voleva che si allarmassero se fosse svenuta.
- Ragazzi non mi sento bene.- Disse incerta, ammettere di essere debole era una cosa che odiava.
- Con quel taglio nessuno si sentirebbe bene.- Disse Ren come se sapesse di cosa stasse parlando.
Lei scosse il capo e si rivolse ad Hero.
- Comincia ad appannarsi la vista e sono stanca.-
Caddero tutti rovinosamente a terra mentre Kiara imprecava innervosita.
Tutti e due tentarono di prenderla in braccio ma poi si fermarono imbarazzati e si fissarono.
- Riesco ad andare avanti con le mie gambe.-
Disse cercando di mettersi in piedi aggrappandomi al muro, alla fine ci riuscì ma se si staccava dalla parete sapeva probabilmente sarebbe ricaduta.
Sollevò gli occhi al cielo, odiava mostrarmi debole, era solo un taglio, cosa avrebbe fatto se mi si fosse rotta una gamba? Imprecò di nuovo cercando di proseguire a piccoli saltelli appoggiandosi al muro, sentiva i loro sguardi alle sue spalle.
- Se mi aiutaste forse sarebbe meglio. -
Disse scocciata, si avvicinarono in fretta offrendole sostegno.
- Ho chiamato un ambulanza.- Disse Hero.
- Cosaaaa? Non ho affatto bisogno di un ambulanza, sto bene, cazzo!-
Sbraitò quasi perdendo l'equilibrio.
- Ormai sarà arrivata e Kid mi ha detto che è appena arrivato a casa. Uno di noi deve precedere gli altri per dirgli dove fermarsi.-
Disse ignorandola completamente e dando un occhiata a Ren.
- Allora chi ci va?- Fece lui.
- Vado io.-
Disse alzando le spalle Hero, sembrava ansioso di rimanere solo con la sua arma ma qualcosa glielo impediva, Kiara avrebbe potuto dire che avevo bisogno del mio master ma non lo fece, mi limitò a guardarlo con espressione atona.
Le  fece gentilmente mollare la presa sul suo braccio e la fece appoggiare al muro, poi corse via rivolgendole un ultimo sorriso.
- Sicura di farcela?- le chiese il ragazzo rimasto.
Annuì convinta ma dopo pochi metri cadde anche se Ren la stava sostenendo.
- Forza ti porto in braccio.-
Scosse la testa con vigore, ma quando riprovò ad alzarmi per la terza volta e i suoi occhi si offuscarono del tutti per pochi secondi cedette imbarazzata.
Gli mise le braccia intorno al collo e lui la sollevò, non sembrava fare molta fatica.
- Sei una piuma. -
Le sorrise come sempre ed la ragazza diventò rossa come un pomodoro se non di più, evitò il suo sguardo.
- Era un complimento.-
-S..s..si.-
Disse balbettando e sempre più imbarazzata.
- Stai così male da non riuscire a parlare?-
Le chiese con preoccupazione, Kiara aveva sempre avuto una risposta pronta tutte le volte che erano usciti insieme.
- N...no. –
Rispose cercando di non guardarlo ma alla fine si voltò verso di lui, il suo volto era così vicino che i suoi occhi azzurri la trafissero.
C’era un mare di differenza tra il suo sguardo e quello del ragazzo, qualcosa che la divideva da lui in modo netto eppure ne era attratta.
- Sei davvero carina.-
Disse avvicinando il suo viso a quello di lei, la baciò.
 
Era in ambulanza, i dottori le avevano già messo la flebo e di fianco a lei c'erano Hero ed Ren.
Guardò Ren e i loro sguardi si incrociarono, lei arrossì al suo sorriso.
Poi guadò Hero, anche lui nell'ambulanza, sapeva che non l’avrebbe mai abbandonato, lui era il suo master.
Gli sorrise e lui le  rivolse un sorriso tirato, sembrava più preoccupato di Ren, probabilmente perchè sapeva che quella ferita Kiara se la era fatta più di due mesi fa ed era davvero strano che si fosse riaperta senza nessun motivo apparente.
Ren le prese la mano facendole spostare l'attenzione dal suo master a lui.
Cercò di sorridere ma le venne fuori solo una piccola smorfia di dolore.
Voleva parlare del suo sogno con Hero il prima possibile.
La portarono in pronto soccorso dove le misero dei punti e poi la portarono in una delle stanze, volevano tenerla là la notte per vedere se la ferita si fosse infettata con qualche incantesimo, a quanto aveva capito Kiara c'era stato un attacco mentre lei era svenuta e questo la faceva sentire in colpa, avrebbe dovuto essere la con Hero.
La mattina seguente sarebbe dovuta andare all'infermeria della Shibusen per alcuni controlli.
 
La mattina seguente fuori dall'ospedale trovò Ren ad aspettarla.
- Dov'è Hero?-
Chiese stupita, si accorse subito che era una cosa stupida da dire, infondo era lui che aveva baciato la sera precedente e non era di sicuro la cosa giusta chiedergli di un altro ragazzo.
- Si insomma mi aspettavo lui.-
Aggiunse in fretta e arrossendo di nuovo.
-Spero che non ti dispiaccia se sono venuto io.-
Scosse la testa sorridendo, con le stampelle non poteva neanche abbracciarla e lei ne fu grata, secondo il suo parere poco professionale poteva camminare tranquillamente ma i dottori aveva insistito e per farsi lasciare in pace avevo ceduto.
Indossava una divisa della scuola che probabilmente le aveva portato Hero e il suo orecchino. La fasciatura che le avevano fatto era in bella vista, di seta nera, non capiva perché di quella strana fasciatura ed in più era scocciata per il fatto che fosse così visibile.
Si avvinò a Ren con le stampelle e gli diede un bacio sulla guancia, si ritrovò tremendamente impacciata e le sembrò di non essere lei quella ragazza che manifestava così i suoi sentimenti, si era presa proprio una bella cotta con la quale cercava di riempire un buco enorme nel suo cuore, una voragine che non sapeva da cosa era stata provocata.
- Mi accompagni a scuola?-
Chiese conoscendo già la risposta.
- Certo. Sperando che mi lascino entrare.-
Sorrise e si incamminarono.
Quando arrivarono alla scalinata che portava alla scuola Kiara capì che sarebbe stata un suicidio farla con le stampelle.
Un giorno aveva sentito che alcuni professori usavano un ascensore per entrare nella scuola così decise che era meglio cercarlo ed usare quello.
Si diresse verso il lato destro della scalinata.
Ren la seguì e rimase a bocca aperta nel vedere la parete spostarsi e lasciare un’entrata per un piccolo scomparto con le pareti a specchio.
Partì e in qualche secondo erano arrivati, la loro fermata fu l’aula insegnanti.
La porta si aprì ed i professori li fissarono sbalorditi, nessuno studente aveva mai osate prendere l’ascensore.
Kiara uscì dell’ascensore come se niente fosse e dovette tirare uno strattone a Ren perché non tornasse giù con il suo zaino.
- Scusate, qualcuno di voi potrebbe indicarmi l'infermeria.-
Chiese la ragazza che non aveva la minima idea di dove fosse l’aula insegnati.
- Uscite, andate a destra, un rampa di scale e la trovate.-
Rispose la professoressa Marie indicando la porta.
- Grazie.-
Kiara cominciò a dirigersi verso la porta mentre Ren cominciava a guardarsi intorno sempre più divertito.
Quando chiusero la porta dietro di se scoppiò a ridere.
- Hai visto le loro facce?-
Lei rise insieme a lui.
Fare la rampa di scala fu piuttosto complicato all'inizio ma quando arrivò alla fine ormai ci aveva preso la mano.
Bussarono alla porta e li aprì Stein, un brivido percorse la schiena di Kiara e istintivamente pensò che sarebbe stata vivisezionata, a volte Stein le dava quella sensazione ma durava solo un secondo.

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Capitolo 15
*** 15 LA PARTENZA ***


15 LA PARTENZA
 
Stein le fece cenno di sedersi su uno dei lettini mentre Kiara lo guardava guardinga.
- Ma lei non avrebbe lezione .-
- Tu eri più interessante.-
Estrasse un bisturi e si avvicinò alla ragazza.
- Stia lontano da me, non intendo farmi visitare da lei.-
- Perchè?-
Lei lo guardò sbalordita e gli puntò contro un dito.
- Perchè ha uno sguardo da pazzo ecco perché! E si vede che non vede l'ora di vivisezionarmi! Ha un bisturi in mano.-
- Era solo per tagliare le bende.- disse calmo il professore.
Intanto Ren se ne stava in piedi davanti alla porta indeciso se intervenire o meno.
Kiara si calmò e slacciò le bende velocemente.
Ren uscì dalla stanza con il suo zaino, la vista del sangue lo metteva a disagio e si sentiva del tutto fuori posto e d’intralcio.
Stein la visitò mentre lei continuava a tenere d'occhio il suo bisturi nella tasca del camice.
- Puoi rimetterti la fasciatura.-
Prese la striscia di seta nera indecisa ma poi la strinse diligentemente attorno alla sua coscia .
- Allora?- Chiese.
-oh be... sei normale.-
Disse deluso il professore e poi le si avvicinò con una siringa.
- Per il tetano, non si sa mai.-
Le fece l’ignizione mentre lei continuava a sospettare che non fosse affatto per il tetano.
Quando uscii nel corridoio Ren era ancora che là che l’aspettava.
 
Hero arrivò verso le quattro, poco dopo che aveva salutato Ren.
Le raccontò prima di tutto del premio per Soul e Maka e poi dell'attacco della strega.
Kiara rimase scioccata quando le disse che la strega aveva fatto delle domande strane e non tanto perchè le aveva fatte ma perchè in qualche modo sembrava legato al suo sogno.
- Senti ti devo dire una cosa...-
Cominciò ma qualcuno suonarono alla porta, erano Liz e Kid e dietro di loro Patty che sembrava alquanto stanca.
Liz si precipitò verso Kiara e l’abbracciò, quasi si mise a piangere mentre Patty cominciò a saltellare per poi lasciarsi cadere sul divano vicino ad Hero che le sorrise.
Kid rimase in piedi guardandosi intorno.
- Che ci fate qui?- Chiese Kiara appena la ragazza la lasciò andare.
- Hero ci ha informati che ti hanno trovato moribonda in un aula con una gamba sanguinante. Siamo venuti a vedere come stavi.-
- Grazie, ma io sto bene.- Disse facendo notare che riusciva a stare in piedi con una gamba facilmente.
Patty si alzò e la imitò ridendo. Kiara le diede una piccola spintarella e Patty perse l'equilibrio cadendo tra le braccia di Hero.
Arrossì violentemente e poi si mise a ridere come tutti.
Hero si alzò appena Patty si spostò e andò in cucina a prendere qualcosa da bere mentre loro parlavamo della sera precedente.
- Allora, quel Ren, è il tuo ragazzo?-
Kiara sentì il suo volto avvampare e probabilmente si notò perché Liz sembrò ancora più curiosa.
- Be...credo...credo di si.- E subito si sentì in colpa per quella ammissione, qualcosa dentro di lei gridava che non era vero, che non era possibile, sbagliato, ingiusto.
Ma si erano baciati, l’aveva accompagnato a scuola, avevano passato metà giornata insieme e l’aveva baciata anche poco prima che se ne fosse andato.
Cercò di mettere a tacere quel grido o quanto meno ignorarlo.
-Cosa vuol di re che credi di si?- Chiese Liz.
- Be...ci siamo baciati e... basta mi mettete in imbarazzo.-
- Ma te lo ha chiesto?- Continuò lei.
- Cosa?-
- Di stare insieme, idiota.-
- No, avrebbe dovuto? Insomma siamo stati insieme tutta la giornata, io lo ho dato per scontato.-
- Ma certo che deve chiedertelo, non si sa mai con i ragazzi.-
Lei la guardò stranita, Ren le piaceva ma perché avrebbe dovuto metterci un’etichetta al loro rapporto.
- Glielo chiederò.-
- Non puoi farlo.-
- Perchè?-
- Non ne ho idea, ma non si fa e basta.-
Hero arrivò con una coca e una birra per Kiara e passarono ad un altro argomento.
Poco dopo arrivarono anche Black Star e Tsubaki. Il ragazzo le diede un suo autografo dicendo che così sarebbe stata bene grazie al suo influsso di forza o qualcosa del genere e Tsubaki cominciò a piangere come una bambina.
Poi cominciammo a pensare alla festa per Soul e Maka, per la loro partenza.
 
Mancava solo due giorni alla partenza, Maka aveva provato a convincere il Sommo Shinigami dicendo che non era saggio lasciarli andare dopo l'attacco della strega ma lui l'aveva congedata dicendo che non c'era da preoccuparsi.
Soul stava facendo zapping sulla tv, aveva già impacchettato la Play e non aveva niente da fare, lei stava leggendo un libro di fianco a lui.
Ogni tanto la guardava ma lei sembrava completamente assorta dalla sua lettura.
Blair arrivò e con il suo solito modo si butto sopra al ragazzo quasi soffocandolo con il suo enorme seno.
Gli arrivò subito un Maka chop senza senso, che centrava lui se lei gli si buttava sopra?
- Allora partite proprio, Nya?- Chiese la gatta.
- Si, lunedì.-
- E io dove vado?-
Loro rimasero zitti, non ci avevano pensato.
- Puoi restare qui.- Gli dissi.
Maka lui fulminò ma poi annuì convinta, Blair sorrise e si trasformò in un gatto, si acciambellò sulle ginocchia della ragazza e cominciò a fare le fusa.
Suonò il telefono e quando Soul rispose il saluto di Black Star esplose nelle sue orecchie.
- Allora venite?-
- Certo.-
Fece alzare Maka e la trascinò verso il campo di basket.
- Hei ragazzi! Tra poco arrivano anche Hero e Kiara.- Li disse Liz vedendoli.
Arrivarono subito, Hero sembrava già morto, come se avesse fatto un allenamento.
Si stiracchio mentre Kiara raggiunse la panchina più vicina e si sedette. Indossava ancora le bende nere.
- Non giochi?-
Chiese Soul avvicinandosi a lei mentre Maka veniva sommersa dalle lacrime di Tsubaki.
- Non ne ho voglia.-
Gli sorrise come sempre.
- E la tua gamba? Guarita?-
- Si, queste bende sono imbevute di qualcosa e ormai ho quasi solo la cicatrice.-
- Allora, Soul ,giochiamo?-
Kiara gli fece cenno di andarsene e lui si diresse verso il dio, era in squadra con lui Patty e Maka.
Cominciarono a giocare, Soul sii sentivo alla grande ma già a metà partita la squadra dello Shinigami era in  vantaggio di quasi 20 punti e Hero sembrava inarrestabile.
La squadra di Soul venne battuta alla fine ma Black disse semplicemente che non si era impegnato.
Andarono nella gelateria dove lavorava Kiara e ci presero un gelato.
Kid e le ragazze se ne andarono quasi subito e Black e Tsubaki poco dopo, così rimasero solamente Soul e Maka con Hero e Kiara.
Suonò il cellulare di Hero che si allontanò per rispondere.
- Allora ecco qua la mia coppia preferita?-
Rise mentre il ragazzo arrossiva e Maka alzava gli occhi al cielo.
- Che c'è? Non vi siete ancora messi insieme?-
- Perchè ci dovremmo mettere insieme e cosa cavolo ti interessa a te?- Chiese Maka già in piede di guerra.
Lei alzò le spalle e fece un profondo respiro.
- Dico solamente che un certo dio mi ha detto che vi eravate quasi baciati no?-
Maka arrossì.
- E tu come fai a saperlo, ci hai seguito?-
- Pensavo solamente che dopo un mese e mezzo vi foste chiariti. Insomma hanno notato tutti che stareste bene insieme.-
- Non son comunque affari tuoi.-
- Io dico solamente che Soul sta aspettando da troppo tempo perché te non ti accorgi di niente e se fossi in lui non lo avrei fatto.-
- E' solo perchè a te piace.-
- A me dovrebbe piacere lui? Ma ti senti, io ho un ragazzo. Hai solo paura.-
- Paura? E di cosa?-
- Non ne ho idea! Affronta i tuoi sentimenti senza contare pro e contro.-
- Come puoi permetterti di dirmi cosa devo fare!?-
- Io non ti sto dicendo cosa devi fare, ti voglio solo dare un consiglio ed è molto esplicito.-
Kiara si alzò furiosa, si vedeva che stava cercando di non perdere la calma pure il vecchietto pervertito si era messo al riparo impaurito dalla sua aura.
- Maka, Soul dovete andare alla scuola, è importante. Shinigami.- Gli disse Hero.
Maka partì in quarta e Soul si affrettò a seguirla.
- Senti Maka.-
- Che c'è!?-
Sembrava stesse piangendo ma continuava a camminare il più velocemente possibile.
La prese per un polso e la tirò a se, la baciò.
Lo guardò interrogativa, completamente rossa e con le lacrime agli occhi.
- Vuoi essere la mia ragazza?-
Lei spalancò la bocca, poi la richiuse, poi la spalancò di nuovo e rimase così per qualche secondo mentre il cuore del ragazzo sprofondava nello stomaco e poi saliva fino alla gola un centinaio di volte.
- Si.-
Lo abbracciò affogando le sue lacrime nella sua felpa.
- Ancora qua?- Chiese Kiara scocciata.
Si girono stupiti, tutti e due erano fermi dietro di loto. A Soul venne spontaneo mettersi tra le due ma Kiara ripartì seguendo Hero che intanto li aveva già superati.
- Infondo la devo ringraziare.- Disse la sua master ma non lo fece. Quelle due non erano fatte per andare d'accordo, avevano dei caratteri stupendi e era altruiste entrambe ma insieme erano una cosa incompatibile.
La prese per mano e seguirono gli altri un po' più indietro.
Quando entrarono nel corridoio principale della scuola c'era un grande cartello a forma di freccia che indicava la sala dei ricevimenti, vi entrarono seguendo gli altri due.
Era completamente buia, le enormi tende erano tirate e per un attimo il ragazzo preoccupai ma Maka sembrava tranquilla, lei poteva sentire le anime dopo tutto.
Le tende si spalancarono su un tramonto stupendo mentre la sala era piena di gente che cominciò a congratularsi. Il DJ mise subito la musica ed iniziò la festa.
- Yahoooooo! Iniziamo la festa.-
- Spero che vi piaccia, è stata un'idea di Hero.- Ci spiegò Kid.
Hero stava parlando con Liz e poco dopo uscirono.
Kiara era con un ragazzo dai capelli scuri e gli occhi di ghiaccio, andarono a ballare.
- E' stupenda.- Esclamò Maka.
- E' per la vostra partenza.- Disse Tsubaki.
Tutte e due si misero a piangere ma poi la lui prese per mano la sua ragazza e la portò a ballare.

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Capitolo 16
*** 16 SAREBBE ARRIVATO NOVEMBRE ***


16 SAREBBE ARRIVATO NOVEMBRE
 
Liz stava fissando il ragazzo che ora le stava dinanzi, era rimasta paralizzata dalla sua dichiarazione e non sapeva cosa rispondere.
-Cosa?- riuscì a balbettare mentre cercava di riordinare i pensieri.
Hero era davanti a lei, la fissava con quegli occhi verde chiaro così profondi che la lasciavano senza parole, soprattutto in quel momento che il sole li stava alluminando facendoli sembrare ancora più limpidi.
Era così confusa, il ragazzo le era sempre piaciuto da quando lo aveva conosciuto meglio ma lo aveva scartato a priori dato che pensava che ci fosse qualcosa tra lui e Kiara.
Quelle due ultime settimane erano state fantastiche, lui l’aveva invitata spesso ad uscire mentre Kiara era impegnata con Ren, sebbene Liz aveva pensato che lo avesse fatto proprio per non pensare a Kiara, lui le aveva fatto cambiare idea.
L’aveva fatta sentire importante, al primo posto.
Hero ripeté la domanda avvicinandosi alla ragazza dei suoi sogni.
-Vuoi essere la mia ragazza?-
-Si.- disse tutto ad un fiato quella ragazza che ammirava da oltre un’anno.
Liz sorrise titubante ancora insicura nella sua decisione.
Lui la baciò con trasporto e lei ricambiò, forse con una po’ meno affetto presa alla sprovvista.
Hero la prese per mano e tornarono nella sale mentre sul volto della ragazza si disegnava un sorriso sempre più ampio.
Il pensiero di non aver fatto la cosa giusta le si affacciò nella mente ma lo scacciò via con convinzione, amava il fatto che Hero fosse il suo cavaliere.
Cominciarono a ballare, a volteggiare nella sala come la sera del ballo scolastico.
Liz incrociò gli sguardi di Kid e Patty che li guardavano con occhi sgranati, con suo disappunto e rammarico vide sua sorella scappare via e lo shinigami seguirla per aiutarla.
La maggiore delle sorella Thompson continuò a perlustrare la sala alla ricerca del suo master e della sorella, sapeva che Kid avrebbe aiutato Patty come avrebbe fatto lei ma si sentiva comunque in colpa per non esserle corsa dietro.
I due rientrarono pochi minuti più tardi.
- Bene bene, e visto che è una festa speciale vediamo di far succedere qualcosa di speciale.- Esordì il Sommo Shinigami facendo abbassare la musica per farsi sentire.
Hero e Patty si diressero verso il palco sorridendo mentre Kiara, spinta a forza da Ren, li seguì con aria scontrosa domandandosi chi le aveva fatto accettare una cosa del genere.
- Bene ecco...- Iniziò Hero dopo che il Sommo Shinigami gli aveva lasciato il microfono.
- Ok ,lo so che non ci volete sentire fare un discorso stra lungo eccetera.-
Disse la sua arma strappandogli il microfono dalle mani .
- E non lo faremo, dirò solamente da parte di tutti che voi, Soul e Maka, siete stati degli ottimi amici, sempre pronti a dare una mano in qualsiasi situazione e avete sostenuto sempre tutti. Si sentirà la vostra mancanza, senza dubbio. E Ox ed Arvard ci macherete pure voi sebbene a volte siate odiosi.-
Iniziò un filmato di momenti dei ragazzi che se ne sarebbe andati tra due giorni.
Alla fine della canzone Maka era finita in lacrime tra le braccia di Soul.
Quando Kiara scese dal palco Liz la sequestrò e la trascinò fuori in terrazza.
- Per quanto mi alletti una fuga d'amore vorrei tornare dentro a vedere la reazione di Maka quando vedrà questa foto.- Le disse Kiara quando finalmente l’amica le mollò il braccio e facendole vedere una foto di Soul e Maka che si baciavano.
- Mi sono messa con Hero.- Disse tutto d’un fiato Liz.
Kiara aprì la bocca varie volte, era sul punto di dire qualcosa ma alla fine si limitò a sorriderle raggiante ed abbracciarla.
Lunedì Maka e Soul partirono.
 
Kid, da quando Liz si era messa con Hero, sentiva che qualcosa non andava ma non capiva cosa, era passata quasi una settimana e Patty non rideva più molto e passava la maggior parte del tempo a spezzare il collo alle giraffe, come lui, Liz era preoccupata ma la sorella non diceva niente e pian piano tornò quella di sempre, ci vollero quasi due settimane prima che tornasse  la stessa.
Liz cenava spesso da Hero, probabilmente c'era anche Kiara ma allo shinigami veniva mai in mente le sere che rimaneva solo con una Patty mezza depressa.
Una sera Liz si era fermata a casa di Kiara perchè diluviava un'altra volta, Hero li aveva invitati, lui aveva rifiutato ma Patty si era precipitata saltando sulle pozzanghere cosa che rendeva inutile l'ombrello che le aveva dato.
Kid si ritrovò a cenare da solo, era strano cenare da solo in quella sala immensa, da quanto ricordava non avevo cenato mai solo da quando si ero unito alle sorelle.
Non sapendo cosa fare andò a scuola, voleva trovare una nuova missione
 
Erano partiti qualche ora prima per una semplice missione.
Centrava dei ladroni che mangiavano anime, 40 c'era scritto in bacheca ma quelli erano migliaia e per di più non avevano anime, ne ammazzavi uno e si dissolveva semplicemente, probabilmente solo quello che li aveva creati era reale.
Kid stava correndo a perdifiato, per poter fare un buona risonanza dell'anima dovevano essere più distanti così d'avere un raggio di azione più ampio e mettere fine a tutto in pochi e semplici colpi.
- Pronte ragazze?- Chiese lo Shinigami.
- Si.-
Le loro anime si sincronizzarono ma improvvisamente l'anima di Patty schizzo vertiginosamente  e quella di Kid la seguì mentre Liz non vi riuscì, o più che latro non riuscii a mettersi in contatto con le  loro.
- Ma che succede!?- Chiese spaventata.
Kid si era fermato di botto, in un braccio aveva i death cannon mentre con l'altra mano reggeva Liz ancora con la forma di una pistola normale.
Sembrava incapace di proseguire, probabilmente preso da un altro dei suoi attacchi causati dalla asimmetria.
-Mi dispiace, mi dispiace, Patty torna normale.- Cercò di scusarsi Liz.
Ma nessuno dei due le rispose, intanto i ladroni senz'anima si stavano avvicinando, uno colpì Kid alla gamba e lo fece cadere, sembrò ridestarsi per una attimo perchè sparò ma poi dal death  cannon di Patty partì una scossa e lui sembrò ricadere nell'universo buio da dove era appena uscito.
Liz tornò se stessa, cercò di caricarselo sulle spalle ma ormai era più il ragazzino che aveva conosciuto, così cominciò trascinarlo il più velocemente possibile, poco più in là c'era un vicolo, doveva solo arrivarci.
- Forza Patty.- Cerco di chiamarla Liz, ma le non le rispose.
La sorella maggiore si  tuffò nel vicolo e continuò a trascinarlo, poco più avanti c’era un’altra svolta a destra ma dovette fermarsi per riprendere fiato.
Cominciò a scuotere Kid che non si muoveva, poi dovette distogliere l’attenzione da lui perché i ladroni li avevano raggiunti.
Trasformò la sua mano una  pistola e sparò, non lo aveva mai fatto prima, lo fece quasi alla ceca, nella confusione trascinò Kid nella strettoia a destra e più in fretta che poté bloccò l’entrata con dei cassoni trovati lì vicino.
I ladroni li superarono senza vederli ma Liz era consapevole che sarebbero tornati indietro una volta capito che non aveva proseguito in quella direzione, li avrebbero trovati.
Quando si girò Kid era percorso da piccole scosse che provenivano dal death cannon, lo scosse ma lui non le rispose, sembrava svenuto.
La ragazza si ritrovò a cadere nel panico più totale.
Si avventò su Patty, l'afferrò e le scosse cominciarono a percorrere anche lei.
- Patty lascialo!-
Cominciò a piangere, cercò di tirarla via dal braccio di Kid a forza, chiamandola, dicendole di lasciarlo.
Era disperata, le scosse le stavano togliendo energia e Patty non si staccava, sia Liz che Kid avevano cominciato a sussultare per le scariche di corrente.
-Patricia lo stai uccidendo.-
Disse tra i singhiozzi.
-Lo stai uccidendo. Patriciaaaaa!-
Gridò con voce isterica completamente nel panico.
Patty tornò se stessa, Liz l’abbracciò in lacrime ma lei la scostò mentre Kid si metteva in ginocchio.
Patty si diresse subito verso le casse che avevamo ammassato, i ladroni erano di nuovo la dietro.
Liz si fiondò tra le braccia di Kid con il cuore che le batteva all'impazzata.
- Avevo così paura. E' tutta colpa mia, pensavo che saresti morto, ti prego portami via ho paura, davvero portami via con te.- Disse tra i singhiozzi.
Lui ricambiò il l’abbraccio della ragazza.
-Se mi aiutaste piccioncini.- Ridacchiò Patty.
- Ragazze?- chiese Kid.
- Siamo pronte.-
Le loro anime si sincronizzarono, portare a termine la missione fu facile e veloce.
 
Liz raggiunse Kiara in camera sua, era agitata.
Si sentiva ancora in colpa per non essere riuscita a sincronizzare la sua anima con quelle di Kid e Patty, se erano quasi morti era stata colpa sua ma non era per quello che era così agitata.
- Ho fatto un casino.- Disse mentre si lasciava cadere sul letto dell’amica.
Kiara la guardò interrogativa e aspettò che Liz proseguisse.
- Non sò che fare.-
Liz aveva ormai le lacrime agli occhi, non voleva piangere ma era più forte di lei.
- Quando pensavo di perdere Kid.... io credo di aver fatto un gran casino, mi sento confusa.-
- Dovresti lasciare Hero.-
La risposta dell’amica fu come una doccia fredda, Liz si asciugò le lacrime e si mise a sedere.
-Lo pensi davvero.-
-Liz, sappiamo entrambe che non ti piace davvero quindi lascialo prima che soffra troppo, è il mio migliore amico e se continui così...lui è più importante.- Le rispose la rossa.
 
Hero e Liz stavano andando a scuola insieme, lo facevano sempre da quando stavano insieme.
- Liz, fermati.-
Lei si fermò e si girò a fissarlo, non gli aveva ancora parlato dopo la chiacchierata con  Kiara.
- Ti devo dire una cosa.- Disse.
- Aspetta.- la anticipò lui - Lo so che sarà difficile per te ma non ci dobbiamo lasciare.-
Il tempo sembrò fermarsi e lei lo guardava sbalordita e sollevata allo tempo.
Kiara aveva raccontato al  ragazzo ciò che era successo nella missione dello shinigami e per quanto lui negasse l’evidenza non era io il ragazzo che lei amava.
- Potremo rimanere amici?-
- Non lo so. Per me non è così facile, mi piaci da molto ma non avevo messo in conto che tu amassi qualcun'altro.-
Lei alzò un sopracciglio confusa, poteva cercare di nascondere i suoi sentimenti ma per lui erano chiari, forse erano chiari a tutti a parte ai diretti interessati.
Girò sui tacchi e se ne andò tornando a casa con il cuore sotto i piedi che veniva calpestato ad ogni passo.
Decise di passare in gelateria anche se Kiara non c’era, sentirla lamentare del suo lavoro l’avrebbe rallegrato.
Un'immensa coppa gelato che non avevo ordinato gli arrivò d'avanti, alzò la testa e vide Kiara.
- Tu non dovevi rimanere a casa?- Le chiese.
Lei si limitò ad abbracciarlo frettolosamente e quasi impacciata e a sorridere.
- Allora ce la dividiamo?-
Chiese mentre il suo stomaco sottolineava la sua fame, l'accontentò.     
- Allora...-
Disse prima di magiare un altro boccone di gelato al cioccolato.
- Ma lo mangi o no? Lo ho preso per te, sai che preferisco altri gusti.-
Disse indicando con il cucchiaio la coppa fra loro.
Lui mugugnò qualcosa in risposta.
Sbuffò energicamente lasciando cadere il cucchiaino sul tavolo e cominciando a fissarmi.
- E' da un po' che non andiamo più in missione. – Disse.
- Ti rifiuti di mangiare anime.-
- E' solo che sembra cannibalismo mangiare anime.-
- Perché? va contro i tuoi principi?-
- Be no, non ho principi, ma ti devi allenare, no? Non credo che ti possano bastare le due ore prima della scuola e le due dopo, no? Mangerò anime se ti aiuterà, non c'è problema.-
Lo guardava con gli occhi scintillanti come quella volta dopo che gli aveva dato l'antidoto.
Lui si sforzò di sorridere ma si sentiva comunque a terra.
- Bene domani cerchiamo una missione.-
Si alzò e tornò con un'altra coppa gelato solo per lei.
- Ma tu non dovresti uscire con Rem?- Le chiese.
-Oh...abbiamo litigato, cazzate.-
- Mi dispiace, non dovresti chiarire?-
- E' solo geloso che viva con te, non è niente. E poi oggi dovevo fare da mangiare, no?-
- Non sei brava a consolare, adesso mi sento in colpa.-
- E per cosa? E' lui l'idiota.-
Accennò un sorriso, uno dei suoi rari sorrisi sinceri, sembrava li rivolgesse solo a persone selezionate e in quel momento fu felice di essere tra loro.
- Senti, ma tu non mi dovevi parlarmi di qualcosa ancora la settimana scorsa?- Chiese.
- Si, ma sono sicura che possa aspettare fino a domani o un'altro giorno. E' solo un sogno che ho fatto.-
- Dai che mi devo distrarre.-
Dopo un profondo sospiro  gli raccontò del suo sogno, gli disse di averlo fatto il giorno della festa e che non era riuscita a dirglielo perchè succedeva sempre qualcosa, c'era Ren o altre cose del genere.
Finì il racconto mangiando l'ultimo cucchiaino di gelato.
- E poi mi avete trovata voi.-
Si alzò e portò le coppe al bancone e uscì aspettandolo fuori dalla vetrata.
La seguì fuori, cominciava a fare freddo quel giorno, ormai l'inverno si stava avvicinando e tra poco sarebbe arrivato Novembre.

Ed eccomi qua con un nuovo capitolo, non so che dire a parte : RECENSITE
Buona domenica a tutti

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Capitolo 17
*** 17 SOTTO ATTACCO ***


grazie a chi continua a leggere la mia storia e scusate per gli errori di battitura o grammaticali.

17 SOTTO ATTACCO
 
Il giorno seguente Hero rimase a casa ancora con il morale a terra per essersi lasciato con Liz, la sua arma andò a scegliere una missione.
Arrivò d'avanti alla bacheca e cominciò ad esaminarla.
Alla fine ne scelse una a caso da un solo uovo.
Si diresse verso la camera della morte a passo sicuro.
Quando vi entrò vi trovò le falci delle morte che stavano discutendo, tutti avevano un’aria tirata e sembravano tesi ma lei fece finta di non notarlo.
- Cretina, che ci fai qui.-
Un piccolo, basso essere pallido si rivolse a Kiara.
- Tu devi essere Excalibur.- Esclamò lei incuriosita e disgustata allo stesso tempo.
Gli altri assunsero un'espressione disgustata mentre quel “pupazzo” cominciava a cantare.
-Ok, non mi interessi. Ma quelle sono zampe da gatto?-
Kiara lo sollevò da terra tenendolo a testa in giù, erano proprio soffici zampe da gatto.
- Mettimi giù.- Sbraitò l’essere, nessuno aveva mai osato mancargli così tanto di rispetto.
Kiara lo lasciò andare senza tanti complimenti.
- Cretina! La mia leggenda inizia...-
- Sei basso.- Gli fece notare la ragazza constatando che le arrivava poco più sopra del ginocchio.
- E' l'anima che conta.-
- Perchè ti posso vedere solo un lato della faccia?-
- L'aspetta non conta, cret...-
-Vorrei questo incarico.-
Porse il volantino che aveva strappato dalla bacheca al Sommo Shinigami.
- Lo hai tolto dalla bacheca?-
- Ovviamente master, non sapevo come fare.-
Il Sommo Shinigami sembrò leggerlo me Kiara non ci avrebbe messo la mano sul fuoco.
Il resto dei presenti continuava a fissarla mentre Excalibur la fulminava ad intervalli regolari.
-Potete.-
-Partiamo subito master.- E se ne andò frettolosamente sentendo però l’inizio dei discorsi dei presenti.
Non dissero niente, solo qualche commento sul suo comportamento inusuale.
Quando arrivò a casa, dopo il turno alla gelateria che aveva recuperato saltando la scuola , era ancora tutto chiuso segno che Hero non aveva fatto niente per tutto il giorno.
Appoggiò le buste della spesa e cominciai a cucinare.
 
Qualcuno aveva acceso lo stereo perchè nel appartamento risuonava Atlanta City di Bruce Springsteen. Hero guardò l’orologio, erano le due del pomeriggio e lui non si era ancora alzato dal letto.
Si  diresse in cucina, Kiara stava cucinando qualcosa e dal profumo non sembrava niente male.
- Che fai?- Le chiese il ragazzo
- Che domanda scema: cucino.-
Lei si girò pulendosi una macchia di sugo sul naso.
- Pasta al pomodoro. Forza siediti che dopo partiamo.-
Hero si sedette, non pensava che avrebbe preso la missione così presto.
- Ti faccio pena?-
- Perchè dovresti?- Chiese palesemente sorpresa lei.
- Perchè sei gentile in questi giorni?-
-Io sono sempre gentile. E comunque guido io oggi.-
Gli mise davanti il piatto di pasta e cominciarono a mangiare.
Un'ora dopo partirono.
 
Las Vegas.
Era piena di luci, già accese anche se appena lei 6.30 del pomeriggio.
Stavano girando nei vicoli più malfamati cercando l'uovo di Kishin tra altre decine di loro.
Kiara camminava dietro Hero a testa alta ma lui non riusciva a non avere paura per lei, anche se la gente che li stava intorno sembrava aver paura di loro e non cercava di attaccar briga in nessun modo.
Girarono in un vicolo buio deserto ed imboccarono altre stradine simili, poi sentirono un urlo in lontananza. Corsero a perdifiato ma malgrado la loro velocità quando arrivarono la donna era già morta.
L'anima, pigra, fluttuava sopra di lei di un azzurro opaco. Un'ombra saltò da un tetto all'altro per poi atterrare dietro di loro con un tonfo.
Quello che videro fu tutt'altro che umano.
Due braccia abnormi e muscolose impiantate in un corpo minuscolo per loro, al posto delle gambe sembrava avere due tentacoli . Una faccia piena di cicatrici nella tra le quali si faceva fatica a distinguere gli occhi che li scrutavano con interesse.
La bocca sembrava un taglio più profondo degli altri da cui spuntavano due zanne.
Cominciò a sbraitare assordendoli.
Kiara si trasformò immediatamente in una spada a due mani.
L'essere si mosse sulle enormi braccia con enorme agilità ed un suo tentacolo riuscì a sfiorare Hero  aprendomi un taglio sulla guancia.
Senza pensarci due volte, ilo ragazzo, partì all'attacco mentre il mostro urlava e digrignava i denti, i suoi fendenti non riuscivano a colpire i suoi punti vitali, avrei dovuto trovarsi sotto di lui per riuscirlo a ferire ma le sue enormi braccia continuavano ad intralciarlo e sembravano dure quando l’acciaio.
Quando Hero e Kiara provarono a sintonizzare le loro anime quell’essere sbraitò e li scoordinò.
Un'enorme pugno arrivò addosso ad Hero che lo parò con la spada, sotto la forza del mostro sembrò incrinarsi per un istante per poi respingerlo.
Dato che non potevano contare sulla risonanza dell'anima dovevo basarsi sulle capacità del ragazzo, si era allenato tutte le mattine con Kiara per almeno due ore, non era al suo livello ma potevo farcela.
-Coltello da lancio.-
Kiara si trasformò subito.
Il mostro cercò di colpirlo con un altro pugno, lui lo schivò e ci saltò sopra, si diede la spinta e arrivò al balcone che si trovava poco più in alto.
La creatura affondo le sue mani sul muro e si issò cercando di colpirlo con i tentacoli, li schivò e andarono a conficcarsi sulla parete. Continuò a salire arrivando sul tetto.
Il mostro lo raggiunse subito cominciando a digrignare i denti convinto di averlo messo in trappola.
Hero saltò sul tetto affianco e l’uovo di kishin fece lo stesso, il ragazzo non riusciva ad organizzare le idee per la messa appunto di un buon piano.
Il mostro cominciò a tirare pugni all'impazzata mentre lui saltava da un tetto all'altro.
Si tuffò sul ragazzo, Hero gli saltò sopra e arrivò al cornicione del tetto, scese entrando in una finestra di una soffitta.
Si accovacciò sotto il balcone sicuro che il mostro lo avrebbe seguito e così successe. Appena oltrepassò la finestra Hero fu sopra di lui e Kiara si trasformò nuovamente in una spada a due mani.
Affondò la gigantesca lama nel corpo dell’essere.
Cadde in avanti agonizzante ma la sua anima non apparve.
I suoi tentacoli scattarono all'improvviso ed Hero si riparò con la lama per poi tagliare quell'orribile testa.
l'anima rossa apparì.
 
Kiara Tornò normale, Hero si aspettava che mangiasse l'anima me sinceramente sembrava disgustosa rispetto a quelle anime blu che sembravano dei mashmello.
- Allora?- Disse alquanto scocciato perché era da un po’ che sta osservando quella cosa fluttuante .
Non volle rimproverargli il tono che stava usando con lei e annuì.
La prese con la punta delle dita e spalancò la bocca.
La ingoiò in un sol boccone, quella cosa viscida e calda percorse la gola per poi arrivare allo stomaco e rilasciare energia.
-Allora?- Chiese di nuovo.
-E’ viscida e ora andiamocene .-

Delle streghe avevano attaccato una città vicino a Death City.
Sebbene erano già sul campo dei maestri d'armi e le loro buki la città era stata distrutta in neanche un’ora prima che arrivassero in rinforzi.
Nessuno sapeva che un gruppo di anarchiche stava progettando la sua vendetta verso armi e maestri d'armi attraverso riti che pure le loro colleghe più spietate avevano proibito perchè troppo pericolose per loro stesse.
Le falci della morte insieme a Shinigami avevano escluso un ordine di Bada Yaga perché sulla città era stato posto il marchio di anarchia.
Il Sommo Shinigami era nella camera della morte che discuteva con Azusa cercando di usare le sue doti profetiche per vedere la prossima città.
- Forza ce la puoi fare dai che ti regalo un mandolino.- La esortò.
-Gli sembra il momento di iniziare a fare dello spirito, hanno rubato un libro di cui non sappiamo niente e stanno attaccando delle città senza logica.-
Durante il ballo era stato rubato un sillabario appartenente alle streghe ma gelosamente custodito alla Shibusen. Al suo posto vi era stata messa una copia che aveva ingannato tutti fino a quel giorno.
- Forza forza.-
- Non sono una strega non posso vedere troppo nel futuro.-
Fulminò il Dio da dietro le lenti degli occhiali.
- Forza forza.-
- Comunque la mia abilità non è progettata per una cosa del genere, non riesco a vedere niente, mi dispiace.-
Si tolse gli occhiali e li pulì con calma.
- Che facciamo?- Continuò.
-Metti in allerta tutti i maestri in America, Nord e Sud. Sembra l'unico stato attaccato.-
Lo specchiò dietro il Dio si illuminò e vi apparve un maestro darmi con una profonda ferita su una guancia.
-Signore, altre due città attaccate: Santa Cruz e Wichiga.-
Il collegamento si richiuse all'istante.
-A quanto pare si stanno dirigendo verso città più grandi.- Commentò Spirit.
- Non sembrano avere una strategia, sono incomprensibili.- Disse Azusa esaminando i punti degli altri attacchi.
-Dobbiamo catturare una strega.-
- Questo renderebbe tutto più semplice. Potremmo interrogarla per quanto mi disgusti parlare con una di loro.-
Gli ordini vennero dati ai maestri nelle città attaccate mentre nella sala della morte ancora si facevano ipotesi.
-Sono stanco, ormai sono le 6 di mattina.- Disse Spirit dopo un sonoro sbadiglio.
-Gli attacchi sono iniziati solo 2 ore fa.- Gli fece notare l’altra falce della morte che non approvava affatto il suo stile di vita.
Lo specchio si illuminò un'altra volta.
-Gli attacchi sono cessati, le streghe si stanno dirigendo verso Las Vegas.-
Il collegamento si richiuse un'altra volta.
-Cosa ci faranno a Las Vegas?- Chiese Spirit.
-Prima di tutto dobbiamo informare i maestri più vicini, è una grande città e potrebbero fare grandi danni.-
Annuirono mentre Azusa, che aveva appena parlato, mandava un messaggio.
-Ora che ci penso ieri sera non era partito qualcuno per las vegas?- Chiese l’uomo.
-Era partita la ragazzina insopportabile, cretino!-
-Io la trovo simpatica.- Disse Spirit.
-E' mal educata, non fa discorsi connessi tra loro, fa una domanda e non ascolta la risposta. Cretino.-
-A me ricorda qualcuno.-
-E chi? Cretino!-
-Basta dobbiamo avvisare anche loro se si trovano nella città.- Disse Azusa.
-Ma siamo sicuri che sono ad un livello abbastanza alto per poter combattere?-
Stein stava fumando appoggiato al lato dello specchio, arrivato poco prima il messaggio dello spostamento delle streghe insieme ad excalibur.
Si girò come di consueto la vite gigante ancora pensieroso.
-In effetti il ragazzo non è ancora tra i migliori.- Commentò il Sommo Shinigami.
-E lanciarli allo sbaraglio senza rinforzi non ci farà neanche guadagnare tempo però...- Aggiunse Spirit.
-Però ci serve gente che combatta e loro sono là. Gli studenti della shibusen studiano per questo, è un loro dovere, la città si sta già evacuando ma non ci sono maestri nelle vicinanze, non abbastanza e servono rinforzi. Noi siamo troppo lontani. Possono sempre rinunciare.- Disse Azusa.
-Sei davvero una stupida. Nessuno studente rinuncerebbe.- Disse Spirit con convinzione.
-Allora è deciso.- Disse il Sommo Shinigami chiamando i ragazzi.

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Capitolo 18
*** 18 IL PRESAGIO ***


tra poco il passato di Kiara verrà a galla


18 IL PRESAGIO
 
Erano in moto da un'ora, tutti e due avevano avuto una strana sensazione di inquietudine e dato che non riuscivano a dormire alle 4.30 erano partiti, adesso si trovavano a metà strada da casa.
Kiara stava dormendo appoggiata alla sua schiena e lui cominciava ad essere stanco, ma sinceramente non gliene importava, era in uno stato d'animo misto alla felicità per aver sconfitto un mostro quasi facilmente e alla depressione per Liz.
Quando aveva ucciso il mostro si era sentito risollevato, come se avesse dimenticato come si sentiva solo un'ora prima ma col passare dell'eccitazione si stava deprimendo un'altra volta.
Sentì Kiara svegliarsi e tolse la mano dal suo addome.
-Ti puoi fermare?-
Si fermò, erano in mezzo al deserto.
Qualcosa stava suonando dalla tasca dei pantaloni del ragazzo, lei si gratto la testa interrogativa.
-Allora era quello che mi ha svegliata.-
Annuì ,ancora una volta si sorprese, lui non aveva sentito niente mentre lei che stava dormendo si era addirittura svegliata.
Aprì lo specchietto dove ovviamente comparve il Sommo Shinigami.
-Si ,signore?-
-Ci sono streghe?-
-Sommo shinigami, siamo in mezzo al deserto glie lo avrei detto se ci fossero, comunque, non siamo più a Las Vegas.-
-E dove siete?-
-A metà strada per Death City, non riuscivamo a dormire e siamo partiti presto.-
-E' in corso un attacco a Las Vegas, dovete tornare indietro.-
-A Las Vegas?-
-No, qua. Ci sono già maestri che stanno accorrendo più vicini di voi.-
-Non capisco. Perchè chiamarci? Non possiamo tornare indietro senza fare niente.-
-Sareste d'intralcio.-
-Ma signore siamo studenti della shibusen! Non possiamo non fare niente!-
-Tornate, è un ordine, dobbiamo fare alcune domande a Kiara.-
La conversazione si chiuse lasciandoli a bocca aperta.
-Non credono che possa farcela.-
Kiara non rispose era distesa a terra con gli occhi chiusi, sentì la sua anima scomparire pian piano. Si avvicinò spaventato e la scosse per le spalle. Fece scomparire anche la sua di anima.
Sopra di loro passò una macchia scura, sembrava una nuvola ma era passata così velocemente che non lo poteva essere.
Si rialzo pulendosi i vestiti.
-Torniamo a casa?-
-Neanche tu pensi che ce la possiamo fare?-
Lei alzò le spalle interrogativa, lei non aveva pensato niente in particolare, forse non aveva neanche prestato attenzione alla conversazione.
-Non dobbiamo eseguire gli ordini? Me lo hai detto tu dopo tutto.-
Lo guardò ancora interrogativa.
Salì nella moto al posto del conducente.
-Ma tu sei il mio maestro. Allora signore da che parte vuole andare?-
Questa volta fu il suo turno di non capire cosa volesse dire.
-Ma l'avverto potremmo arrivare in ritardo.-
Non stava sorridendo come si sarebbe aspettato.
-E potrebbe essere pieno di vecchie streghe brutte e acide. Non di certo una bella meta.-
-Direi che se lei è d'accordo la metà è Death city. -
-Ne sei sicuro?-
-Si, mi sono trovato già in situazione in cui ero d'intralcio, non voglio che ricapiti. Comunque potresti fare discorsi meno complicati certe volte.-
-Scemo, una si impegna per capire cosa vuoi e a te non va bene!-
-Non è che non va bene, ma pensa se siamo in un momento di pericolo?-
-Ho mai fatto discorsi del genere in situazioni di pericolo? idiota.-
Quando furono a Death city ci diressero subito verso la scuola anche se Kiara continuava a lamentarsi e a chiedergli cosa avesse fatto per essere convocata.
Quando arrivarono trovarono anche Excalibur insieme al Sommo Shinigami e alle falci della morte, l’arma leggendaria lo fulminò e poi riservò un'occhiata ancora più ardente per la sua arma.
Spirit e Azuna invece stavano parlando con un maestro dai capelli azzurri, probabilmente era Black Star ma non lo vedeva in faccia e con lui non c’era Tsubaki.
-yahoooo son un dio, il più grande di tutti!- Era sicuramente Black Star.
-Bene ora portala alla shibusen.- Gli disse Spirit.
-Io sono il dio non puoi dirmi cosa devo fare.-
-Portala immediatamente qui.-
Il "dio" rabbrividì allo sguardo di Azusa ed il collegamento si chiuse.
-Cosa hanno preso?- Chiese Hero.
-Una strega.- Gli rispose la falce della morte orientale.
-Perchè?-
-Ci servivano informazioni.-
Fu la secca risposta prima del silenzio. La sua arma e lui si guardarono in torno, Hero si sentiva leggermente in imbarazzo, del tutto fuori posto.
-Ricordi qualcosa?- Chiese il sommo Shinigami rivolto a Kiara.
-No- Rispose decisa lei.
-Qualche sogno?- Aggiunse Spirit.
- Ne faccio parecchi, la maggior parte non li ricordo. Però sono sempre stragi e non so se siano parte del mio passato o solo incubi e invenzioni della mia mente.-
Ci fu di nuovo silenzio, sembravano soppesare la sua risposta mentre Kiara li guardava incuriosita, sapeva benissimo che non sarebbe stata convocata solo per sapere se ricordava.
-Sei una strega?-
Il tono inquisitorio con cui Azusa lo disse sembrò quasi l'accusasse direttamente ma Kiara non si fece spaventare.
-Come potrei essere una strega se sono un’arma?-
-Potresti essere un incrocio.-
-Ne esistono?-
Nel suo tono scorsi un leggero tono di preoccupazione.
-Dalle nostre fonti  negli ultimi anni ce ne è stato solo uno, tra il cugino di Spirit e una certa strega Dora.-
-Questo vuol dire che potrei essere parente di Maka? Non voglio.-
-Concentrati.- La rimproverò la falce.
-Ma io non sono una strega, lo saprei se fossi una strega, no? no? Insomma lo saprei.-
-O sei una brava attrice o semplicemente non lo ricordi.-
-Ma se fossi una strega mo..... Non c'è qualcosa per, insomma, qualcosa che possa vedere se ho l'anima di una strega o no? -
-Dovresti sottoporti ad un test, se non ti crea problemi.-
-No ,certo, voglio sapere cosa sono.-
Shinigami chiamò il dt stein.
L'aria nella stanza si faceva pesante. Kiara sosteneva lo sguardo di tutti con fermezza e convinzione, forse cercava di convincere più sé stessa che gli altri.
Hero non sapeva come faceva ad essere così calma e forte, lo era sempre stata ma adesso ne andava della sua vita e se fosse stata una strega...il Sommo Shinigami era là, era in trappola con due falci della morte pronte a colpirla nel caso la sua anima non fosse stata quella di un arma.
Si avvicinò a lei, non poteva essere una strega, riusciva a malapena a mangiare anime figuriamoci a distruggere villaggi, era una arma, la sua arma.
Lei gli sorrise, era un sorriso sicuro ma falso, lo si scorgeva dai suoi occhi, infondo anche lei aveva paura e era arrivata alla sua stessa conclusione, se il passato di cui non sapeva niente fosse stato quello di una strega era spacciata.
Il dt. Stein arrivò in pochi minuti che sembrarono un'eternità.
Anche lui come gli altri guardava Kiara con un misto di sospetto.
Fece spostare il ragazzo per lasciare Kiara al centro per poi accendere delle candele nella stanza.
-Cosa mi farete?-
-Ti dovrò solo scrutare l'anima, potrebbe darti leggermente fastidio se cerchi di nascondere qualcosa. Se conosco il soggetto dovrei sapere distinguere l'anima meglio per questo mi serve che te Hero la scruti bene, sei tu che ci sei stato più in contatto e quattro sono meglio di tre.-
Le luci si abbassarono e tutti la scrutarono. Lei rimase ferma in immobile, l'unico movimento nella sala era quello del suo torace che si alzava e si abbassa al ritmo del suo respiro.
Era un anima contorta, complessa, infinitamente triste e piena di cicatrici ma forte, energica e adrenalinica. Hero si ritrovò a chiedersi perchè la sua anima fosse così ferita e così sola, lei non era sola.
La scrutò di nuovo, era l'anima di un’arma, era strana, non avevo mai visto un'anima come la sua ma era comunque l'anima di un’arma, un'arma e non una strega.
Le luci tornarono normali ma ovviamente Kiara non si rilassò come fece lui.
-Io ho visto l'anima di un’arma.- Disse Stein.
-Pure.- Disse Azusa che sembrava al quanto delusa.
-Anche io. Anche se bisogna aspettare il parere anche del tuo master.-
Si volse verso di lui, lo fissò ferma e decisa, risoluta, probabilmente con il cuore che le scoppiava ma sempre contenuta.
Aspettò qualche secondo.
-Idem.-
Lei sorrise sollevata.
-E ci voleva tanto a dirlo? Idiota.-
Rilassò le spalle pronta a prendere il suo congedo da quella sala.
-Hai mai visto questa ragazza? strega?- Chiese Azusa.
Gli porse la foto della strega con il cappuccio e Kiara la guardò con occhio critico. Fece un profondo respiro, sembrò sul punto di rispondere poi si fermò come per soppesare le parole che stava per dire.
-Assomiglia ad una strega di un mio sogno, ma non ne sono sicura.-
Raccontò in breve il sogno tralasciando tutto a parte la storia, non nominò il discorso con la ragazza, il fatto di essere stata chiamata strega e la filastrocca sulle finestre.
-E' vera la storia?-
Chiese poi seria ancora più di prima.
-Come può essere vera la storia di un sogno?- La ribecco la donna.
-Allora master ha qualcosa di vero?-
Kiara ignorò del tutto la falce della morte.
-Anche io ho sentito questa storia, molte streghe la narrano ma il tempo che è passato è così tanto che non si sa distinguere la realtà dalla leggenda.-
Kiara abbassò gli occhi, Hero non seppe dire come avesse interpretato la risposta.
-Credo che si possa considerare solo un sogno allora. comunque a parte la somiglianza con la ragazza del mio sogno non ha nient'altro di familiare.-
Excalibur che fino ad allora era rimasto in disparte si mise  al centro della scena e li spinse fuori dalla stanza dandoglii dei cretini ad ogni  passo e ricevendo da Kiara insulti sempre diversi come gatto con la faccia a cono.
 
Eravano quasi arrivati a casa, qualcuno stava aspettando d'avanti alla porta ma Kiara guardava per terra e non lo vide.
-Comunque perchè non hai raccontato tutta la verità? Tutto il sogno?-
-Non credo avrebbe potuto interessarli, infondo non credo volessero sapere una filastrocca e i sentimenti di una strega depressa. Così gli ho chiesto della storia, infondo è interessante e volevo sapere se era tutto frutto della mia mente.-
-E?-
-E cosa? E' una leggenda infondata. Tutto qua.-
-Comunque sono contento che tu non sia una strega.-
Kiara si fermò, ancora con lo sguardo fisso a terra e strinse i pugni, sollevò la testa e sorrise.
-Anche io, avevo paura di perdervi tutti.-
L'abbracciò e lei ricambiò, non le fece la domanda che gli era sorta nella mente, voleva che quel momento fosse felice perchè anche se il suo morale fino a poco prima era sotto terra ora che sapeva che sarebbe rimasta sprizzavo di gioia.
Kiara si staccò, per un attimo sembrò che avesse gli occhi lucidi ma poi salutò il ragazzo che l’aspettava davanti alla porta e corse da lui.
Intanto Hero sentì l'anima della strega entrare nella città, sembrava l'anima della strega con il cappuccio ma non poteva esserne sicuro.
 
Kiara si avvicinò a Ren e lo abbracciò mentre Hero entrava in casa.
-Allora, che ci fai qua?-
Lui le stringeva i fianchi e la guardava con accondiscendenza .
-Oggi sono venuti degli talent scout agli allenamenti dopo che avevano visto la partita.-
-E' magnifico !- Esclamò.
-Ci vogliono trasferire in Italia. -
-Ah. In Italia.-
Si diressero alla panchina nel piccolo spiazzo tra quei vecchi edifici decadenti.
Lei sedette sullo schienale mentre lui si mise di affianco a lei.
Il silenzio stava diventando insopportabile ma Kiara non sapeva che dire.
-Quindi ci devi andare.-
Sorrise ma lui non la stava guardando.
-Non lo so.-
-Non era una domanda è l'occasione della tua vita. Insomma l'Italia, paese del calcio là avrai più opportunità.-
Calò di nuovo il silenzio, la sua mente un oceano piatto, vuoto e nero, era senza parole.
-O vuoi restare?- Dissi poi per niente contenta di quella prospettiva.
-Non lo so.-
Si tappò la bocca, la calma che sentiva stava vacillando, ripensò alla prima volta che lo aveva visto giocare e poi agli allenamenti che avevo assistito quando Louis e lui erano rientrati nella squadra.
-Dovrei partire la prossima settimana.-
Annuì e sorrise, ma tanto lui non si voltava che senso aveva sorridere ? Si voltò e la trovò sorridente.
-Sai è il sogno della mia vita, andare in Italia, giocare a calcio per squadre importanti e dopo entrare nella nazionale, vincere la coppa del mondo era il nostro sogno.- Lo disse come per giustificarsi e a lei venne da prenderlo a pugni ma non potevo farlo con lui.
-Tuo e di Louis. Lo so, me lo avrai ripetuto non so quante volte. Ma non vedo perchè sei triste.-
-Lo so, è un'occasione importante, là giù c'è tutto quello che vorrei e qui...-
-Non c’è molto.-
-Non dire così.-
-Intendevo come opportunità.-
-Io mi dovrò concentrare...-
-Non rendere le cose più lunghe, dillo e basta. O vuoi che lo dica io?-
-Penso che ci dovremo lasciare almeno che...-
-Non ho intenzione di venire con te...-
-Perchè no? io ti…amo.-
Abbassò gli occhi, non volevo ferirlo, avrebbe voluto ridergli in faccia, nessuno dei due sapeva cos’era l’armore.
-Ma tu no, è per Hero vero?-
- Non centra niente Hero.-  Ancora una volta volle prenderlo a pugni.
-E' più importante di me.-
- Non dire così è solo che... senti la mia vita è già abbastanza incasinata e non so cosa voglia dire amare, tu mi piaci, davvero ma io non provo dei sentimenti così profondi. Non so cosa voglia dire amare, non lo ho mai provato prima. Io ti voglio bene ma non sono pronta per fare un passo del genere e...così non ci può essere una relazione a distanza. Infine ho 17 anni.- Ma in realtà non ne era sicura, potevo anche averne solo 16.
Lo abbracciò così che non vedesse i suoi occhi, erano freddi e risoluti come sempre e lo avrebbero ferito ancora di più.
-Allora di a Louis di dare il meglio di se e ovviamente tu devi diventare il miglior calciatore che si sia mai visto. Sono così contenta che tu abbia avuto questa possibilità, ti porterà lontano.- Dissi quando lo lasciò.
Sorrise mesto.
- Ci vediamo, non ho intenzione di dimenticarti, ci sentiremo, sempre se tu voglia.-
-Sei strana.-
Le arruffò i capelli sulla testa e poi si girò.
-E' maleducato dire ad una persona che è strana.-
-Ma lo sei.-
Kiara entrò in casa e si buttai sul divano accendendo la tv mentre Hero stava parlando con qualcuno al telefono.
Si affacciò dall'uscio della cucina.
-Ti va di andare ad un pic-nick domani? Con gli altri?-
-Ovvio.-
Diede la conferma e la raggiunse sul divano.
-Puoi invitare anche Ren.-
-Va in Italia, ci siamo lasciati.-
-E tu come stai?-
-Mi annoio.-
Non aveva intenzione di deprimere Hero lui era stato lasciato una settimana fa dalla ragazza a cui correva dietro da quando lo conosceva.
Lei non provava un sentimento profondo per Ren, anzi si sentiva quasi sollevata che quel legame fosse finito e si sentiva in colpa per questo. Era davvero una persona così fredda?
Hero si alzò e si diresse in cucina, tornò con due scatole di gelato e due cucchiai, mise su un dvd.
Passarono tutta la giornata a guardare film su film.
Kiara si addormentò tra le braccia di Hero alla fine di una commedia romantica.
Si risvegliò tra le braccia di Hero, il suo petto si alzava ed abbassava regolarmente, la calmava in qualche modo. Non aveva mai dormito così bene, nessuna dormiveglia, nessun senso in allerta pronta a scattare ad ogni movimento o rumore anomalo.
Si mise seduta e si stiracchiò sbadigliando, si sarebbe rimessa volentieri a dormire.
-Allora andiamo al Pic-nic?-
Hero aveva gli occhi semi chiusi e stava sorridendo beatamente.
-Non ci sarà anche Liz?- Chiese Kiara.
- Penso di si, non ho pensato di chiedere, perchè?-
-Lascia perdere, idiota.-
Gli lanciò un cuscino in faccia.
-Come osi.-
Lui lanciò il cuscino fuori dalla finestra che secondo i suoi calcoli doveva essere chiusa.
- Vado io ma tu preparami un tè.-
Fece le scale gelide e uscì, per terra era bagnato ed lei ere scalza, il cuscino era qualche pozzanghera più in là.
Lo raccolse, era inzuppato fradicio e i suoi piedi si stavano congelando.
Si voltò di scatto sentendosi osservata.
Un cane, un asky, era fermo tra i vicoli e la stava fissando.
Rimase pietrificata, c'era qualcosa di tremendamente famigliare in lui che la terrorizzava.
Continuò a fissarlo, cercando di non abbassare lo sguardo, non aveva neanche la forza di muoversi fino alla porta ed entrare, era come se si trovasse in un bosco con un orso gigantesco che la stava fiutando e se restavo ferma era salva.
Strinse il cuscino contro il suo petto inzuppandomi tutta.
Le sembrò che sorridesse beffardo prima di voltarsi ed andarsene .
Fece un profondo respiro e rimase ancora immobile, sentendo le zampe del cane entrare ed uscire dalla pozzanghere.
Quando non lo sentì più entrò in casa ancora scossa per la sua reazione, aveva sempre avuto paura dei cani, ma non le era mai successo di paralizzarsi e sentirsi così in pericolo.
-Perchè ci hai messo tanto?-
-Tanto?-
- E' dieci minuti che sei fuori mi stavo quasi preoccupando.-
-Non me ne ero accorta, mi ero persa nei miei pensieri.-
-Di che tipo?-
-Pensieri. Vai a cambiarti,idiota.-
-Io vado ma tu asciugati.-
-E' colpa del tuo stupido cuscino, lo hai lanciato su una pozzanghera.-
Le passò il tè sorridendo e si andò a cambiare.

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Capitolo 19
*** 19 ADDIO ***


ultimo capitolo per oggi

19 ADDIO
 
Indossava una felpa dismessa di Herro che diceva "punk si survive" e dei pantaloni corti, aveva urgente bisogno di Jeans.
-Hey ragazzi!-
Agitò la mano verso Black, Tsubaki, le gemelle, Kid ed un altro ragazzino dai capelli rosa, le sembrava che si chiamasse Crona ma non ne era del tutto sicura.
Avevano già sistemato la coperta per terra e sebbene l'erba fosse ancora umida sembrava asciutta.
Il cestino delle vivande era sorvegliato da Tsubaki che cercava di tenerlo lontano da Black Star, il quale sembrava stesse morendo di fame.
-Abbiamo i pan-cake.-
Disse smagliante e mettendo il cestino sopra la testa senza pensare alle conseguenze.
Subito gli sguardi di Black Star e Patty corsero verso di lei, prima che lei decifrasse quegli occhi famelici loro gli si erano già gettati addosso.
-Ma siete impazziti!-
Gridò sconcertata Kiara riuscendo a divincolarsi dalla loro presa e continuando a tenersi stretto il suo contenitore.
-Mangiamo.- la salvò Tsubaki.
Black Stra, Patty e Kiara andarono subito a sedersi, pronti a mangiare.
-Allora, facciamo colazione?- Chiese Hero.
Gli sguardi affamati dei due passarono di nuovo a Kiara mentre apriva il contenitore.
Dalle spalle di Crona uscì l’essere formato dal sangue nero, Kiara cerco di ricacciare indietro quel senso di malessere che provava nel vederlo.
L’attenzione di tutti passò sui pan-cake che finirono in pochi minuti.
-Ti sfido!-
Disse il ragazzo indicandola con un pan-cake floscio e pieno di cioccolata.
-Cioè vuoi sfidare me da arma da solo, me da normale da solo,me da arma con tsubaki dalla tua, o me e Hero contro di te e Tsubaki o te solamente?-
Il suo viso di tramutò in espressione di disappunto più totale mentre cercava di mettere ordine a quello che aveva detto Kiara.
-Io, il grande Black Star che supererà gli idei voglio sfidare te da semplice mortale.-
-Ok, quando?-
-Ovviamente adesso!.-
Kiara si alzò quasi di contro voglia, sebbene combattere le era sempre piaciuto non se la sentiva più di tanto.
Gli lanciò uno sguardo di sfida mentre lui cercava di magiare il più possibile prima di alzarsi, quasi si soffocò con l'ultimo boccone e tossì più volte prima di riuscire a respirare bene.
-Aspettate servono delle regole.- Si intromise Kid.
Lo seguirono al campo da basket senza fiatare, Black Star super carico per lo scontro che sarebbe venuto di lì a poco, lei un po’ sotto tono ma cercando di comporsi come se non ne vedesse l’ora.
-Bene, chi esce dal campo perde, chi si trova per 5 secondi con le spalle a terra perde. Black tu non potrai usare l'onda della tua anima e lei non potrà usare i suoi poteri da arma. Bene voglio un combattimento pulito. Partite.-
Si squadrammo da capo a piedi mentre Tsubaki ed Hero lo guardavano con apprensione.
Black le sferrò un suo gancio destro, iniziava sempre con un gancio destro, lei lo schivò abbassandosi e fece qualche passò indietro.
 Black star era un tipo forte, la sua anima lo era, ma aveva parecchi punti deboli come per esempio il fatto di non stare mai zitto e di anticipare le sue mosse, era impaziente e sicuramente l’avrebbe attaccato subito.
-E' normale stare sulla difensiva quando si ha una persona forte quanto me d'avanti.-
L’ attaccò di nuovo, questa volta un gancio destro seguita da un calcio e un atro gancio sinistro.
Era abbastanza veloce ma si basava soprattutto sulla forza.
Kiara si chinò nuovamente per schivare il sinistro e gli sferrò un pugno all'addome.
Non gli fece niente, i suoi muscoli incassavano i colpi o semplicemente lei  non aveva abbastanza forza.
Cominciò ad attaccarla senza sosta. La forza di Kiara non lo scalfiva quindi doveva trovare qualcos'altro, lei era molto più veloce e agile di lui, i legamenti erano i punti più deboli e semplicemente i nervi delle gambe e delle braccia, se li avessi colpiti nel modo giusto forse sarebbe riuscita a trovare un vantaggio, aveva già visto uno stile di combattimento che si basava sul riuscire a fare pressione su quei fatidici punti ma lei non ci aveva mai provato prima.
Stava cercando di fare mente locale con lui che l’attaccava e parlava continuamente quando le arrivò un suo pugno all'addome. Era riuscito a sollevarla da terra!
Kiara si allontanò con due balzi e si mise seduta sul canestro, le serviva qualche secondo per capire il percorso dei nervi nel corpo umano.
-Su scendi non puoi fare pause.- Le disse Kid.
Kiara saltò giù e Black Star disse qualcosa riguardo la sua grandezza prima di tirarle un altro pugno, schivò verso destra, prese la mira e gli bloccò il braccio con due semplici tocchi, cercò di colpirla con l'altro, un giravolta per schivarlo e poi Kiara colpì anche quello mentre gli tirava un calcio sul ginocchio, un pugno in piena faccia e un calcio dall'alto che lo misero al tappeto, gli bloccò le spalle mentre Kid contava.
-1..2..3..4..5-
Black si alzò con le braccia penzolanti incapace di muoverle.
Con altri due tocchi Kiara li rimise a posto, internamente tirò un sospiro di sollievo perché quando aveva visto anche il secondo braccio penzolare inerte si era resa conto di cosa aveva fatto e non era affatto sicura che avesse funzionato come previsto.
-Non è valido!- Protestò la sua arma.
-Perchè? Non sono andata contro le regole.- rispose scontrosa e sulla difensiva.
-Questa volta ha vinto Kiara.-
Black per una volta sembrava incapace di parlare, a bocca aperta, era preoccupato che qualcuno potesse essere così veloce da potergli bloccare le braccia nel bel mezzo di un combattimento.
Tornarono al pic-nic, il master si era ripreso presto e le aveva già lanciato un altre sfida che lei aveva declinato per un mese più tardi facendogli notare che era piuttosto lento, rispetto a lei.
Il pranzo fu ottimo, tra Tsubaki  e Hero sembrava di essere ad un ristorante.
Giocarono a twister, Kiara e patty vinsero due volte a testa, poi fecero braccio di ferro nel quale vinse Kid per un soffio contro Black Star.
-Hei ,qualcuno di voi ha sentito Soul e Maka?- Chiese Kiara.
-Soul ci ha chiamato l'altro giorno.- Disse il dio.
-Oh si, sta andando tutto bene anche con questi attacchi di streghe, hanno detto che stanno facendo dei veri e propri progressi, anche se sono là solo da un mese, e tra loro va tutto bene. Non trovate siano degli amori.- Proruppe Tsubaki.
-Quei due si completano.- Disse con occhi sognati Liz.
 
Kiara indossavo ancora la felpa di Hero.
Era appena passata da Louis per congratularsi con lui per la squadra di calcio, avevano parlato per una mezzoretta come sempre ed lei era stata sollevata che il loro rapporto non fosse cambiato poi, quando se ne stava per andare, la aveva chiesto se avevo visto Ren quel giorno ma non lo aveva visto, anche perchè non se la sentiva di andarlo a trovare se non il giorno della sua partenza.
Stava camminando tranquillamente verso casa, sarebbe dovuta uscire con Liz per andarsi a comprare un paio di jeans mezzora più tardi e forse sarebbero venuti anche sua sorella e Kid se non avevano niente da fare.
Si trovò a pensare a quello che aveva detto Azusa degli incroci tra armi e streghe.
Aprì l'uscio, entrò e mi tolsi le scarpe con la testa da un'altra parte, quando entrò in salotto mi fermai di colpi, la parete della stanza era completamente distrutta e pure una parte del pavimento, il tetto mezzo crollato, riusciva a vedere la casa di fronte senza problema, Hero era in piedi all'orlo del pavimento mentre lei, immobile, fissava la sua casa distrutta.
Una figura incappucciata fluttuava nel vuoto, la riconobbe subito come la prima strega che avevo visto al mio risveglio.
-Finalmente sei arrivata.-
Disse sorridendole.
Kiara raggiunse Hero mentre la strega continuava a fluttuare, ora sentiva la sua anima, la sua percezione era sempre stata molto alta.
-C'è come una bolla sulla stanza, non si può uscire, io ero già dentro quando è arrivata e ha distrutto metà salotto, non so cosa sia.-
-Credo schermi la sua anima, da fuori non sono riuscita a vederla.-
-Smettetela di parlare con le vostre stupide voci. Ho creato un campo di forza, ok? E la tua percezione delle anime fa schifo.-
Intorno a lei si formarono varie bolle formate da quelle che sembrava onde d'urto.
Partirono a un suo semplice gesto e colpirono il muro dietro i ragazzi lasciando dei solchi profondi nei punti del loro impatto.
Bastò uno sguardo alla ragazza per capire cosa pensava Hero, si trasformò in una spada a due mani.
Altre sfere li attaccarono, Hero si butto di lato e parò l'ultima con la lama, Kiara si sentii vibrare da capo a piedi.
-Tutto bene?- Le chiese.
-Nessun problema.- Rispose.
Si rialzò e attaccò, dalle saltò macerie ma la strega si spostò in tempo e lo colpì alla testa.
Decine di quelle sfere li rimbalzavano intorno, Hero faceva del suo meglio per schivarle,
Corse fino a trovare un punto di appoggio da cui saltò per colpire la strega.
-Risonanza...bufera di ghiaccio!-
Kiara si trasformò  in due catane e Hero colpì la strega ma quando atterrarono capirono subito che non era così.
I colpi si erano fermati su un campo di forza attorno alla donna e di punto in bianco tornarono indietro, Hero riuscì a schivare le loro traiettorie .
La strega comparì loro dietro e Hero se ne occorse troppo tardi, lei prese la sua testa fra le mani e gli scaricò direttamente nel cranio le sue onde d'urto.
Hero cominciò ad urlare per il dolore dimenandosi ma tenendo la sua arma ben stretta.
All'entrata del salotto si affacciarono Kid e le gemelle ma vennero rimbalzati indietro.
Per un secondo le onde della strega si abbassarono ed Hero con uno sforzo sovraumano si liberò divincolandosi e cercando di conficcare la lama all'altezza del suo cuore ma l'unico risultato fu tornare a terra.
La strega tornò a concentrarsi su di loro.
In un momento centinaia di pipistrelli si manifestarono intono a lei ed emisero migliaia di onde d'urto che spinsero Hero indietro mentre altri lo attaccavano addentandolo.
La fece roteare facendo si che la maggior parte dei pipistrelli non lo colpissero ma prima che potessero fare qualcosa uno delle sfere lo attraversò dalla schiena all'addome.
Si accasciò mentre i pipistrelli continuavano a colpirli, sputò sangue, continuò a tossire.
Quando Kiara vide che la strega stava per lanciare qualcosa si trasformò di nuovo tornando alla sua forma umana e si mise d'avanti al suo master per fargli da scudo ma delle catene bloccarono il suo braccio al muro e altre bloccarono Hero di fianco a lei.
Kid stava cercando di rompere il campo di forza senza successo.
Kiara cercò di liberarsi trasformando la sua mano in una lama.
Hero era quasi svenuto, rantolava penosamente mentre dalla sua bocca continuava ad uscire sangue, Kiara sentiva in parte il suo stato d’animo perché le loro anime erano ancora collegate, si sentiva in colpa perché non riusciva più a muovere un muscolo, tutto faceva troppo male per riuscire a fare qualcosa.
Altre sfere continuavo a colpirlo lacerandogli parte di vestiti e provocandogli piccoli tagli.
Il ragazzo aprì la mano quasi rinvigorito, cercò di lanciare l'onda della sua anima verso la strega ma non ci riuscì.
Il cappuccio sulla sconosciuta scomparve e mentre cercava di liberarsi e di salvare Hero rimase paralizzata nel vederla.
Fu come tutto in torno a lei fosse scomparso per un lungo istante mentre lei si toglieva il mantello definitivamente il mantello con un ghigno crudele.
Indossava un vestito nero e attillato con una spaccatura vertiginosa fino alla coscia, un corpetto che la faceva stare rigida, maniche lunghe e un trucco pesante.
Una scollatura gigantesca riempita da pizzo fino al collo, capelli biondo e ondulati molto lunghi e un piccolo capellino da lutto.
Un ondata di ricordi invase la ragazza, ricordi sgradevoli, ricordi che non avrebbe voluto.
-Tuuu!-
Cercò di urlarlo con tutto il disprezzo che aveva in corpo, di mettere tutta la rabbia che possedeva.
-Chi ti aspettavi?- chiese la donna -Come ti ho già detto è ora di tornare a casa, Hanabi, Asky ha perso la pazienza.-
Un pipistrello fatto di onde sonore comparve d'avanti a lei e contorsero i suoi lineamenti, Kiara sapeva a che serviva e che non era destinato a me.
Quella cosa avrebbe ucciso Hero, lo sapeva perchè le uniche immagini che avevo in testa erano di quella cosa che lo uccideva, avrebbe ucciso Hero come aveva ucciso una delle persone più importanti della sua vita.
Non avrebbe mai permesso che Hero venisse ucciso, mai.
Kid stava ancora cercando di distruggere il campo di forza ma sembrava che i proiettili venissero assorbiti da quella specie di membrana che lo chiudeva fuori.
Da lì non riusciva ad aiutare, ormai sembrava tutto finito o almeno sarebbe finito in poco tempo e lui non era riuscito a fare niente.
Mentre il ragazzo si sentiva frustato e stava dando sfogo a tutta la sua rabbia il pipistrello partì alla carica.
Ci fu un immensa esplosione, Kid si fermò suo malgrado, e quando il fumo scomparve il sorriso della strega fece lo stesso mentre Kid rimase semplicemente a bocca aperta.
Kiara in qualche modo si era messa tra i due, ora era accucciata a terra scossa da piccole convulsioni, subito Kid pensò al peggio e riprese il suo lavoro contro la membrana che lo chiudeva fuori dal campo di battaglia, ma quando la ragazza sollevò il viso da terra stava ridendo ma il suo sguardo  era duro come la pietra.
Gli occhi spalancati, un sorriso sadico, sembra immersa completamente nella follia che la divorava.
Si alzò stancamente ridendo, la strega sembrò quasi impaurita, quasi diventare più piccola.
-Tu.-
Disse risoluta e tornando a ridere la ragazza, la testa china come penzolante, le spalle molle, in un lampo di fuoco gli spuntarono due ali nere come l'inchiostro.
Sembravano le ali di un drago possenti e magnifiche allo stesso tempo.
-tu.- Ripetè con lo stesso tono freddo e tagliente come se semplicemente la parola potesse colpire la donna e ferirla.
Alzò il braccio e comparve una spada dentata gigantesca, al suo interno la lama sembrava bruciasse fuoco vivo, l'impugnò riportando il braccio pesantemente a terra e fece due passi trascinandosela dietro come troppo pesante da maneggiare.
-tu...Morirai.-
Disse freddamente la ragazza lanciandosi all'attacco, venne fermata dalla scudo della strega, la donna sembrò rilassarsi ma poi, pian piano si formarono delle crepe intorno a lei e la bolla che l'avvolgeva si frantumò in un rumore di vetri.
La ragazza si allontanò sbattendo le ali mentre nella strega si vedeva il terrore di chi conosceva il suo destino.
-Tu lo hai ucciso!- Scoppiò la ragazza, le lacrime le percorrevano il viso mentre nei suoi occhi desiderosi di vendetta vi era un fuoco divoratore, avrebbe divorato ogni cosa.
Si lanciò di nuovo verso la megera che parò con una bolla d’ultra suoni, la ragazza tornò in aria mentre migliaia di quelle bolle la colpivano.
-Pensi che lo volessi!? stavo eseguendo gli ordini, non si può sfuggire agli ordini! Io non posso!- Le rispose la strega con rabbia.
-Stai zitta! Sei solo uno stupido pipistrello che invece di restarsene rintanato nelle grotte scure è venuto alla luce. Sei solo un puttana.-
La strega riuscì a schivare l'attaccò ma finì a terra, cerco di rialzarsi, era in ginocchio quando si fermò tremante, non era così che aveva immaginato la sua morte.
La ragazza era dietro di lei, fece roteare due volte la spada dentata che diventò una falce.
La donna si girò, i capelli scompigliati, il trucco colato per colpa delle lacrime e del sudore.
-Non mi hai già umiliata abbastanza?- chiese -siamo della stessa razza...- siamo streghe.-
-Io non ho mai detto di volerti umiliare, io voglio vederti strisciare e chiedere perdono, implorare per la tua inutile vita.-
La donna tremante abbassò il capo, perdendo il cappello mentre si prostrava.
-Non avevo scelta, Hanabi, tu mi conosci, lo sai che non ho scelta. Vieni con noi, con noi otterrai il potere.-
-E se non mi interessasse il potere?-
La ragazza la guardò con con sufficienza.
-Ti prego non uccidermi dimostrati migliore....ti prego. Non ti ho aiutato quando ne hai avuto bisogno? Hanabi, ti prego.-
L'ultimo fu un sussurro che i ragazzi fecero fatica a sentire.
La ragazza avvicinò le labbra all'orecchio della strega.
-Tu lo hai ucciso e ora mi chiedi di risparmiare la tua vita giusto?-
La donna annuì ma ormai non piangeva più, gli occhi asciutto e lo sguardo risoluto, smise di tremare.
-Bene, io non ti perdono. Non ho intenzione di essere migliore.-
Si rialzò e come un angelo della morte calò la sua falce sul collo della donna, questa rotolò via e finì al piano di sotto.
L'anima si alzò lenta dal corpo mentre la bolla scompariva ed Hero veniva liberato.
I ragazzi entrarono ma rimasero paralizzati a guardare la ragazza incapaci di dire o fare qualcosa.
Kiara affondò le proprie dita nell'anima stringendola, poi gli diede fuoco e mentre volava via nel tramonto nel mezzo della stanza quell'anima bruciava e fluttuava nel vuoto.
Poi arrivò un'altra donna vestita con una folta pelliccia ed il capo coperto.
-Dite a Hanabi che dovrà tornare da me, ditele che ho Ren, il suo caro Ren e che non esiterò a ucciderlo e prendere un altro di loro come per esempio quello che pensa di essere il suo maestro d'armi. Non ci si affeziona alla gente, è sempre stato un suo problema. Verrò qua appena prenderà la sua decisione, ha solo una settimana.-
Prese l'anima bruciante e la mangiò in un sol boccone poi scomparve.
Tutti corsero subito da Hero che a malapena era cosciente, il tramonto dava alla stanza una tonalità rosso fuoco e sebbene loro non sentissero e vedessero niente, qualcuno con i capelli dello stesso colore era appollaiato sul cornicione con una decisione già presa.

 

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Capitolo 20
*** 20. NERO SU BIANCO ***


Sono appena tornata da Londra e voglio riandarci subito anche se sarebbe la settima volta!
Spero che vi piaccia il capitolo
 
 
20 NERO SU BIANCO
 
Hero non riusciva a capacitarsi, Kiara, o meglio Hanabi, se ne era andata.
 
Si era svegliato due giorni dopo lo scontro ancora dolorante, era nel suo letto.
Dal suo braccio usciva il filo di plastica collegato alla flebo posizionata accanto al letto.
Kiara era al suo fianco, in piedi vicino alla finestra spalancata.
Teneva la testa china, con una mano si teneva il braccio opposto come imbarazzata, lo guardava di sottecchi per paura di incontrare il suo sguardo, di poterlo trovare sveglio.
Hero le sorrise e lei cercò di fare lo stesso incontrando finalmente il suo sguardo.
I due occhi verdi erano pozzi profondi pieni di mostri, questo aveva comportato lo scorcio sul suo passato.
Hero chiuse per un momento gli occhi per la stanchezza, il momento dopo lei non c’era più.
Liz e Patty entrarono nella stanza, la prima con tranquillità e un’espressione preoccupata la seconda con esuberanza.
-Non abbiamo ancora parlato con il Sommo Shinigami. Kid lo ha convinto ad aspettare il tuo risveglio per sapere tutto. Dovremo dire la verità su Kiara.- Disse la sorella maggiore con compostezza, cercando di sembrare più tranquilla di quello che fosse in realtà.
Patty spostò la sorella per porgere la zuppa ad Hero e quasi rovesciandogliela addosso.
 
Una settimana dopo Hero si svegliò presto, prima del suono della sveglia, quel giorno sarebbe andato dal Sommo Shinigami per parlare di Kiara.
Si alzò dal letto ancora barcollante, non si era ancora rimesso del tutto, lo scontro era stato davvero faticoso e lui aveva riportato gravi conseguenze.
Si diresse in salotto pensando che avrebbe dovuto lavorare di più per poter guadagnare i soldi per metterlo apposto ma ora come ora il problema principale era riuscire a muoversi.
Si arrestò di colpo, lei era lì, in piedi.
La sua figura snella si stagliava nell’alba, solitaria.
Lei fece un profondo respiro e si voltò.
Lo fissò con intensità e lo raggiunse con passo misurato.
-Quando arriva, nasconditi.- Disse con pazienza.
-Kiara, sistemeremo tutto.- Disse Hero in tono disperato.
-A quanto pare mi chiamo Hanabi.- Fu la sua risposta data con pazienza, sembrava che si fosse preparata ad un evenienza del genere.
-Sistemeremo tutto.-
-Puoi continuare a chiamarmi Kiara, infondo cosa cambia? Non avremo più la possibilità di vederci.- Continuò lei completamente ignorando le sue parole.
Lo abbracciò prima che potesse replicare, i suoi capelli rossi lo travolsero ed il profumo della ragazza lo invase, era la prima volta che lo abbracciava con quel trasporto.
Hero la strinse a se, voleva trattenerla, che restasse con lui ed il fatto che Kiara stesse tremando come una foglia non lo aiutò, il suo desiderio che rimanesse aumentò.
Lei si staccò rivolgendogli un sorrise triste ma sincero, cercando di sembrare forte e di sapere quello che faceva.
Lo prese per mano e lo spinse in cucina, sapeva che lui non si sarebbe nascosto, lui la voleva salvare aveva quella assurda idea di fare sempre la cosa eroica, cioè la cosa più stupida possibile, proprio come un cavaliere imbecille, ma lei non era in principessa indifesa, si era rivelata essere la strega da abbattere.
Il cuore di Hero cominciò a battere a mille, non voleva che se ne andasse.
Poi lei fece una cosa che non si sarebbe mai aspettato.
Lo baciò con trasporto e lui ricambiò.
Quando si stacco Kiara non stava più cercando di trattenere le lacrime, le rigavano il viso senza fermarsi.
-Resta...- Riuscì ad articolare Hero con difficoltà.
-Non posso...- Rispose con pazienza controllando la voce.
Il tempo di rivolgere al ragazzo un ultimo sorriso e si voltò per proseguire sulla sua strada.
Lui cercò di seguirla ma la manica della sua camicia era bloccata sul tavolo da un coltello impiantato a fondo nel legno del tavolo.
Cercò di tirarlo via o di strappare la manica ma non aveva le forze, si ritrovò a pensare che era solo un debole.
Riuscì a vedere Kiara liberare la sua anima da strega.
Ci vollero pochi secondi perché apparisse la strega con la pelliccia.
-Hanabi.- Disse con tono gelido.
-Asky.- Rispose la ragazza.
La strega increspò le labbra in un sorriso trionfante, la prese sotto il suo braccio e sparì così come il coltello.
 
Ci vollero pochi secondi perché Kid e Black Star piombassero nella stanza con le loro rispettive armi.
Per qualche secondo rimasero in allerta ma poi tutti si rilassarono, erano arrivati troppo tardi per intercettare la strega.
Hero che era stato lasciato libere dalla presa di metallo non si era ancora mosso, la visione delle due streghe che sparivano come polvere gli riempiva la mente.
-Andiamo a casa, tra poco dobbiamo andare alla camera della morte.- Disse Liz tornando nella sua forma umana.
Aveva delle pesanti borse sotto agli occhi che per mancanza di tempo non era riuscita a coprire con il trucco.
-Possiamo restare qui, probabilmente stanno già arrivando Stein e Spirit.-
Kid si diresse verso Hero che se ne stava seduto con la schiena contro il muro in uno stato di depressione più totale.
Lo shinigami gli strinse una mano sulla spalla, ma Hero ne fu solo infastidito. Sapeva che Kid solitamente non faceva gesti di quel tipo e che lo aveva fatto solo per fargli sapere che c’era se aveva bisogno ma Hero aveva altro per la testa.
Scrollò le spalle per sottrarsi alla presa mentre continuava a pensare che Kiara era stata la cosa più importante in quei mesi e che se la era fatta portare via senza fare niente.
Dove poteva averla portata quella strega?
Non l’aveva convinta di essere abbastanza forte per difendersi da quella strega, non l’aveva convinta a rimanere, a combattere insieme.
-C’è una lettera.- Vedendo tornare Patty dalla camera di Kiara con una lettera in mano Hero si riscosse.
Prese la lettera quasi con rabbia dalle mani della ragazza e cominciò a leggerla.
 
Hey Hero,
Non so perchè ho fatto questa fottuta lettera ma non mi sembrava giusto lasciarti senza uno straccio di saluto o qualcosa che possa almeno somigliarli.
Non so davvero cosa scriverti, presumo che tu abbia capito cosa sono in realtà e se vuoi una mia conferma per renderlo vero te lo scrivo nero su bianco. Io sono una strega.
Questo vuol dire che sono una "fuori legge". Ho provato a trovare una soluzione per restare con te, sei la persona più importante per me, in questi tre mesi mi sei stato vicino, sei stato il mio punto di riferimento, ma anche se volessi restare non posso. Ho il dovere di salvare Ren, è per colpa mia che si trova in questo casino e non posso lasciarlo, non posso aspettare.
Non so neanche io cosa gli potrà succedere, ricordo solo poche cose, quando ho visto la strega mi sono tornati in mente degli eventi.
Quella strega, Dracu, aveva già ucciso una persona a cui tenevo con quella specie di pipistrello gigante ed io non potevo permettere che facesse del male anche a te.
Continua a combattere per il tuo sogno anche se io non potrò più essere materialmente con te.
Lo so che adesso sei depresso, sarai seduto con la schiena contro al muro a cercare di realizzare cosa è successo e perchè ti sto scrivendo.
L'unica cosa che ti dico è di svegliarti fuori, non puoi startene con le mani in mano come se il mondo ti fosse caduto addosso! Alzati e reagisci!
Ti voglio bene ma forse sarebbe meglio per te dimenticarti di me.
 
Hero ripiegò il foglio e lo mise in tasca.
Entrarono nella stanza Stein e Spirit, Hero si ritrovò a pensare che la sua casa era stipata di gente, chiunque riuscisse entrare.
-Andiamo dal Sommo Shinigami.- Decretò Spirit.
Stein continuava a girarsi la vite in testa a intervalli regolari mentre si incamminavano verso l’uscita.
La prima volta che Kiara lo aveva visto ne era rimasta affascinata “quello ha una vite in testa!Assurdo!La voglio anche io!” Aveva esclamato.
Hero sorrise tra se a quel ricordo.
Quando uscirono trovarono uno di quei macinini che avrebbero fatto morire dal ridere Kiara.
Era vecchio, preistorico, di un coloro tra il giallo limone ed un rosa salmone con la scritta Shibusen da un lato.
Kid e le gemelle se ne andarono per conto loro.
Gli altri si schiacciarono nella piccola macchina.
Il viaggio fu molto corto, arrivarono in pochi minuti, Spirit si era lamentato tutto il tempo, Black star aveva schiamazzato che lui era il migliore, che uccidere quante streghe voleva, ed ogni volta Stein lo colpiva in testa mentre Tsubaki cercava di calmare tutti. Sembrava un giorno come un altro.
Quando arrivarono nella camera della morte ad aspettarli c’erano Kid con le sue armi, il Sommo Shinigami, Marie ed Azusa.
Al centro della stanza c’erano due tavolini bassi con dei cuscini attorno dove potersi sedere.
Spirit e Stein si sederono con gli adulti dall’altra parte del tavolo, dando le spalle allo specchio, mentre Hero e gli altri presero posto di fronte.
Il Sommo Shinigami servì il tè a tutti.
Black Star si scottò la lingua, cominciò ad urlare qualcosa di poco comprensibile e venne colpito da uno Shinigami-chop che lo fece svenire.
-Alloooora. Chi erano le streghe a casa tua sta mattina.-
Hero non rispose, i suoi pensieri si erano fermati al tè che aveva davanti di se.
-Ripondi.-
Il ragazzo alzò lo sguardo, il Sommo Shinigami era serio, la sua espressione intimidatoria, per quanto intimidatoria potesse essere una maschera.
Hero sorvolò la domanda del Sommo Shinigami e cominciò a raccontare l’avvenimento della settimana precedente.
Raccontò tutto nei minimi dettagli, cercando di riportare tutto, forse avrebbero trovato degli indizi su dove fosse stata portata la sua arma.
Kid e Liz intervenivano ogni tanto, commentando la barriera, aggiungendo qualcosa che magari al ragazzo era sfuggita ma soprattutto si soffermarono su come lei avesse salvato Hero, cercando di metterla in buona luce.
Gli raccontò anche di quella mattina, meno in dettaglio, dicendo l’indispensabile sul loro addio ma soffermandosi sulla descrizione della strega che rispondeva al nome di Asky.
-Quindi voi mi state dicendo che quella che noi conoscevamo come Kiara in realtà è una strega che si chiama Hanabi ma che è buona pur facendo parte di quella razza?-
Disse il Sommo Shinigami quasi soddisfatto.
Hero annuì mentre si guardava le mani fasciate.
-Non credo che una qualunque strega possa essere buona.- Disse Azusa.
-Perchè?- Chiese subito Hero mentre la rabbia cominciava a ribollire dentro di lui.
- Non è nella loro natura esserlo, questo è quanto. Forse non ricordandosi le proprie origini e avendo un anima da arma lei è riuscita a non essere crudele, ma la sua vera natura sarebbe venuta fuori.
Le streghe sono bugiarde e cospiratrici, magari non aveva neanche perso la memoria ed era qui solo per prendere qualcosa come uno dei libri che sono stati trafugati, hanno fatto questa messa in scena per far si che ci fidassimo ancora di lei se magari alle streghe servisse un infiltrata.-
-Bisogna tenerlo in considerazione.- Aggiunse il Sommo Shinigami.
-Allora perchè non abbiamo visto la sua anima?-
-Non conoscevamo abbastanza il soggetto.- Rispose Stein.
-Il soggetto? E' stata con noi tre mesi ed ora è solo un soggetto! Una strega in più da uccidere!?-
Sbraitò Hero con rabbia e disperazione allo stesso tempo.
Non si capacitava di come potessero voltarle spalle in quel modo.
-Hero, calmatì!- Disse autoritario il Sommo Shinigami.
Hero si alzò ancora più in collera e facendo cadere il suo tè.
-Calmarmi!? Sono perfettamente calmo! Avete mai pensato che le streghe siano così cattive perchè non gli lasciamo un'altra scelta! Perchè se sono streghe vanno semplicemente ammazzate! ma con le armi o i maestri non è così, eppure loro possono diventare kishin essere ancora più mostruosi delle streghe ma su loro non c'è dubbio se ne incontri uno è buono!- Stava esagerando, lo sapeva ma in quel momento la rabbia continuava a ribollire dentro di me.
-Dove vuoi arrivare?- Gli chiese Azusa.
-Non voglio arrivare da nessuna parte, sto solo esprimendo il mio pensiero. Perchè Kiara non può essere considerata come la persona buona che è! In questi mesi è sempre stata con noi! Ha mai fatto qualcosa di sospetto? Mai ferito qualcuno anche solo per sbaglio? No, mai! ha sempre aiutato tutti anche persone che non sopportava come Maka. Ma adesso visto che è una strega diventa un soggetto da studiare per poi uccidere. A nessuno importa ciò che ha fatto, ha lavorato per mantenersi, ha combattuto fino all'ultimo per lei Shinigami, ha ucciso una sua simile, si è sempre dimostrata altruista, sempre pronta ad aiutare chiunque! E adesso la trattate come se fosse un pezzo di carne in palio a chi la uccide prima.-
Non aspettò nemmeno di vedere la reazione degli altri, uscì con passo spedito finchè riusciva ancora a tenersi in piedi.
Kid e le sorelle lo seguirono subito mentre nella sala della morte tutti rimasero basiti.
-Kid, aspetta.-
-Si padre?- Rispose in tono gelido.
-Sei d’accordo con lui?-
Il ragazzo si girò e annuì per poi andarsene e raggiungere le gemelle.
Nessuno nella stanza si sarebbe aspettato una reazione del genere da un ragazzo come Hero.
-Forse ha ragione.- Disse Marie.
-Non dire stupidaggini.-
-Ma,Azusa, pensa alla strega da cappuccio rosso del ballo. Lei ci ha chiesto se avrebbe mai potuto vivere in mezzo a noi come lei stessa e noi gli abbiamo risposto di no, ma se quella ragazza avesse voluto davvero vivere come una persona normale senza fare del male alla gente e noi gli avessimo negato questo? Se avesse voluto solo essere accettata?-
-Tutte le streghe non hanno cuore, son spietate e compiono omicidi. Sono da uccidere.-
-Ma dovunque c'è un eccezione. Hanabi potrebbe esserlo.- Fece notare Stein senza un tono in particolare.
-Non ne saremo mai sicuri.-
-E' la figlia di mio fratello...- sussurrò Spirit.

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Capitolo 21
*** 21. RICORDI ALTRUI ***


Spero vi piaccia e per favore recensite, ci tengo particolarmente a questo capitolo.
Scusatemi per gli eventuali errori che troverete.

21 RICORDI ALTRUI
 
Hero continuava a ripetersi che non doveva mollare, avrebbe sicuramente trovato un modo per rimettere tutto a posto.
Shinigami e gli altri potevano pensarla come volevano ma lui non avrebbe mai voltato le spalle a Kiara.
Arrivò a casa e salì le scale lentamente perché faceva fatica a muovere le gambe correttamente.
Sentiva gli altri dietro di lui che lo stavano seguendo.
Arrivò in salotto come alla ricerca di qualcosa che neanche lui conosceva, una qualche soluzione.
Kid e Liz entrarono e lo guardarono con uno sguardo indagatore.
-Ho trovato un acchiappa sogni.- Disse Patty disse raccogliendo qualcosa da terra.
Lo teneva in mano mostrandoglielo, lui lo riconobbe subito.
Era quello che Kiara aveva insistito per prendere quella sera a Las Vegas, alla fine lo avevano appeso in salotto.
Lo prese dalle mani della ragazza.
-Si dice che catturi i ricordi così che quelli brutti non ritornino poi sotto forma di incubi.- Disse la biondina.
-E' solo una cianfrusaglia.- Rispose lui.
Hero lo guardò, gli stava sul palmo della mano.
Lo mise in tasca non trovando un posto migliore dove poterlo appoggiare, il salotto ormai era distrutto.
L’acchiappasogni diventò improvvisamente caldo, lo riprese subito facendo cadere la lettera a terra.
Dal piccolo oggetto si espanse un cerchio di fuoco che li comprese tutti.
Quello che li circondava cominciò a sfumare, poi scomparve lasciando il posto ad una spiaggia di ciottoli battuta da continue raffiche di vento.
Due figure in lontananza si stavano avvicinando a passo spedito stringendosi nei mantelli.
-Sono tre giorni che camminiamo senza sosta...- commentò uno dei due.
-E' Kiara.- Esclamò Hero stringendo l’acchiappasogni.
-Ma cosa è successo?- Chiese Liz spaesata dalla situazione.
-E' lo scaccia incubi, sono... i ricordi Kiara.- Disse Kid titubante.
Le due figure erano già a pochi passi da loro con il cappuccio ben calato sul viso.
-Sei stanca?-
-Stai tranquillo Andrè, sono ancora in forze.- Rispose la ragazza.
-Mezzo km e siamo arrivati alla grotta, ci potremo riposare.-
I contorni sfumarono di nuovo, come lavati via da una spugna, e si ritrovarono all'entrata di una grotta, un insenatura ben nascosta affacciata al mare.
-Cammino sull'acqua!- Esclamò Patty saltellando tra le onde.
I due entrarono ed Hero e gli altri li seguirono incuriositi dalla situazione.
Dentro lo spazio era ampio e l'umidità dell'esterno non si sentiva molto.
Si tolsero i mantelli.
Sotto a uno c'era ovviamente Hanabi, l'Hanabi di più o meno quattro mesi prima, indossava un gilè verde acqua e dei pantaloni corti.
Sotto l'alto c'era un ragazzo di colore alto e temprato. Gli occhi erano chiari, tra l'azzurro ed il grigio, il contrasto con la pelle li rendevano ipnotici. Indossava un paio di jeans e una felpa blu.
-Sei sicuro che non ci troverà?- Chiese la ragazza passandosi una mani fra i capelli.
-Si.-
-Ma lo ha costruito lei questo posto.- Gli fece notare lei.
-Lo ha fatto anni fa, ci metterebbe giorni per arrivare se ci scoprisse. Forza libera la tua anima.-
I due tolsero lo scudo dell'anima e un'immensa runa che copriva tutto il pavimento si illuminò per qualche secondo.
-Ci troverà, non riesco a togliermi di dosso questa sensazione.-
-Ci riposiamo qualche ora poi andiamo.- cerco di rassicurarla lui.
-Non possiamo andarcene subito?-
-Hai paura?-
-Io paura?- iniziò lei con tono spavaldo -Sono terrorizzata, ho questa sensazione che qualcosa debba andare storto.-
Il ragazzo sembrò quasi stupirsi della risposta, gli si avvicinò e l'abbracciò dolcemente.
-Te lo ho detto quando sei con me non ti succederà niente perché…sei con il fratellone che ti proteggerà sempre.-
-Lo so, ma almeno rafforziamo lo scudo, avevi detto che lo avremmo fatto.-
I due si staccarono e si presero per mano, a turno pronunciarono una frase.
-eius tantandum anima. Scorpio draco.-
-Eis tantandum anima. Draco scorpio.-
-sei contenta?- Chiese lui con un sorriso comprensivo.
Lei annuì ma l’espressione preoccupata non lasciò il suo volto.
- Odio gli incantesimi del genere, sembra che non sia successo niente.-
Lui sorrise esasperato. -Qualche ora e arriveremo alla gilda, se non ci facciamo scoprire saremo liberi.- Si rassicurò da sola lei.
tutto sfumò un'altra volta, erano ancora nella grotta ma qualche ora più tardi.
I due stavo dormendo abbracciati su un giaciglio improvvisato con i loro mantelli.
La ragazza aprì gli occhi di colpo.
-Che c'è?- Chiese il ragazzo svegliato dai suoi movimenti.
-Ho sentito un fruscio.- Rispose lei mettendosi seduta.
-Siamo in una grotta e fuori c'è un mare in tempesta.-
-So riconoscere il rumore del mare.- Sbottò lei irritata.
Hanabi si alzò dirigendosi all'entrata.
"sarò paranoica ma mi sento osservata, non siamo al sicuro."
-Torna a dormire manca credo che possiamo permetterci ancora un'ora. Abbiamo bisogno di riposarci. E poi, è meglio aspettare qui che lì.-
-Non sarebbe meglio andare?-
-Cosa ti ho detto? Finché sei con..-
-Si, lo so, con mio fratello. Senti smettila con questa storia.- rispose lei alterata con il solo desiderio di lasciare quel posto.
-Perchè?-
-Non lo siamo!-
-Ma siamo cresciuti insieme, per me...-
-Stai zitto, ok!? basta fratello e sorella.-
La ragazza scosse la testa esasperata, perché quel ragazzo non capiva?
Hero dovette reperire la voglia di prendere a calci il ragazzo, strinse i denti ed i pugni non sapendo neanche lui perché provava una sensazione di rabbia.
-Hanabi...-
Lui la prese per le spalle.
-Si complicherebbe tutto...-
Tutto cosa? perchè non poteva dire le cose direttamente! E poi di cosa sta parlando? Pensò irritata lei.
Lui la fece girare per poterla vedere negli occhi e lei distolse lo sguardo in imbarazzo per quella vicinanza.
Lui gli prese il viso delicatamente, avvicinandosi.
-Mi dispiace interrompere ma la tata è venuta a prendervi.-
I due si staccarono e si misero in posizione di combattimento.
-Tata tu? Ma hai mai notato come ti vesti?- Disse Andrè.
-Non hai di certo l'aspetto... di chi qualsiasi persona che non lavori per la strada.- Aggiunse Hanabi.
-Sentite, ragazzini, vedete di venire con me da Asky. Ovviamente ci sarà una piccola punizione, ma se tornate senza fare storie potrei interagire per voi.-
-Non abbiamo intenzione di tornare e noi sappiamo che ormai non vali niente per Asky.-
Il ragazzo aprì le braccia e girò su se stesso in neanche un secondo.
Si alzò una tempesta di sabbia. E mentre la donna cercava di riprendere in mano la situazione i due corsero fuori.
Hero e gli altri vennero trascinati all'aria aperta senza muovere un muscolo.
Sulla spiaggia di ciottoli i due si fermarono, si guardarono un secondo.
Lei afferrò saldamene il suoi braccio, la sabbia si sostituì ai sassi sotto ai loro piedi. La sabbia si mosse e li cominciò a trasportare a una velocità sorprendente come fosse un onda.
-Accelera.- Gli gridò Hanabi.
Intanto la ragazza teneva d'occhio la strega che era appena uscita dall'insenatura e che ora volava al loro inseguimento.
-Vediamo di riscaldare la situazione-. Respirò a fondo calcolando la traiettoria, fece apparire un pugnale da lancio percorso da fiamme sulla lama e lanciò. Il pugnale rimbalzò sullo scudo di ultra suoni.
-Ok ,non so neanche perchè ci provo.-
Aprì la mano e alzò il braccio, scaturirono tra lingue di fuoco gigantesche che aggredirono l'armatura della strega come fruste. Attaccò di nuovo con altre lingue di fuoco ancora più incandescenti. Forse non poteva colpirla direttamente ma sicuramente poteva variare la temperatura all’interno di quella sfera, almeno ci sperava.
La strega cominciò a contrattaccare e Hanabi difese entrambi.
Il ragazzo tagliò per la foresta, zig-zagando tra gli alberi.
-Dove stiamo andando?-
-Non molto lontano c'è uno spiazzo, spera che lui sia già là.-
-Tom?-
-In teoria.-
Hanabi si guardò in torno, non riusciva a capire dov’era la strega e il fatto che la sua percezione delle anime fosse quasi inesistente era solo uno svantaggio.
Pochi minuti dopo intravidero lo spiazzo in cemento.
L'anima di Dracu riapparve e insieme alla sua se ne materializzò un'altra. Subito sul volto di Hanabi apparve un'espressione terrorizzata.
-A...Asky.-
Il ragazzo annuì altrettanto preoccupate e sconcertato.
Erano quasi arrivati quando un onda d'urto li colpì, la sabbia sparì da sotto i loro piedi e si ritrovarono scaraventati sul cemento a pochi metri di distanza l'uno dall'altra.
Non si fecero prendere alla sprovvista, si rialzarono e si misero in posizione di combattimento, dovevano resistere fino all'arrivo di Tom e dopo fare una ritirata strategica.
Dracu era davanti a loro con un sorriso trionfante, dal bosco arrivò Asky, la pelliccia grigia gli copriva parte del volto e come sempre l'unica parte visibile erano le sue labbra che si stavano pian piano arricciando in un sorriso sadico e affamato.
Dietro alla seconda strega apparvero tre levrieri neri dagli occhi iniettati di sangue. La donna si trasformò in uno splendido cane-lupo dal pelo grigio. Partirono all'attacco. Inizialmente Asky e Dracu si diressero verso Andrè e i tra cani attaccarono Hanabi senza esitazione, veloci come fulmini.
La ragazza riusciva a tenerli a bada maneggiando magistralmente una catena di fuoco. riuscì a prendere a "lazzo" uno di loro scaraventandolo su un compagno.
L'altro gli si fiondò contro, cercò di schivarlo quando era ancora in equilibrio precario, riuscì ad evitare le zanne ma gli artigli della bestia gli squarciarono il braccio sinistro scaraventandola contro la statua del serpente posta al centro del quella "piazza". Sbatté la testa violentemente ed un rivolo di sangue cominciò a scivolargli dalla tempia destra.
Si strappò una parte del jillè e lo lego come una bandana così che il sangue non gli offuscasse la vista. Il braccio bruciava tremendamente ma riusciva ancora a tenere a bada il dolore, esaminò la ferita velocemente prima di alzarsi, gli artigli dell'animale erano affondanti nella carne per qualche centimetro, quasi all'osso ma il problema era che stava perdendo sangue e non aveva niente per fare una fasciatura improvvisata, non ne aveva nemmeno il tempo, e poi era inutilizzabile, ormai non serviva a niente.
Lo pensò con stizza mentre nella mano destra appariva una spada a due mani di metallo nero all'interno del quale il fuoco bruciava in piccoli bagliori rossi. Andrè combatteva con foga poco distante ma malgrado la sua determinazione e maestria era in difficoltà, neppure la sua velocità gli rendeva le cose più semplici, le streghe sembrava giocare con lui come fa il gatto con il topo prima di mangiarlo.
Il ragazzo stava dando fondo a tutto il suo potere e alle sua energie nel tentativo di salvare Hanabi e tenere le due concentrate su di lui.
Hanabi infilzò il cane che la stava sovrastando, cadde di fianco a lei, vi estrasse la spada e scanso quello dietro che le stava per schiacciare  gettandosi a terra e rotolando , si rialzò subito respirando a grandi boccate.
La catena di fuoco che quasi aveva strozzato uno dei levrieri era sparita quando aveva battuto la testa e ora una delle due belve aveva delle bruciature sul collo.
Tutte e due le bestie partirono all'attacco, le corsero in contro, si abbassò per schivare la prima si spostò di lato fulminea e tranciò il collo del cane che era appena atterrato di fianco a lei.
Il muso di Asky si volto verso la ragazza e sebbene fosse un cane-lupo sembrò sorridere.
Andrè cerco di colpirla mentre la strega non guardava per avere di nuovo la sua attenzione, ma lei fu più veloce e balzò verso Hanabi.
Gli fu sopra in meno di un secondo bloccandola a terra, il suo alito caldo spostava i capelli della ragazza, la zampa sul braccio sinistro provocava fitte di dolore alla sua vittima che stringeva i denti e la guardava con aria di sfida cercando di mascherare la sua paura.
Soffiò e dalla sua bocca divampò una fiamma facendo indietreggiare la strega che continuò a bloccargli la mano armata.
La strega affondò i suoi artigli sulla gamba destra della ragazza, lei urlò di dolore incapace di trattenersi e l'urlo risuonò ancora più forte nella mente dei ragazzi.
Le zanne affondarono fino all'osso prima di ritrarsi.
La vista di Hanabi si annebbiò e le sue forze si prosciugarono lasciandola inerte.
Il cane lupo la lasciò e corse verso la compagna ma non si fermò, girò e saltò addosso al ragazzo che era alle prese con la miriade di pipistrelli neri che cercavano di colpirlo.
Andrè cadde e Asky affondo le sue zanne nel fianco del ragazzo, di nuovo il silenzio fu squarciato da un urlo mentre Hanabi cercava di riprendere il controllo del suo corpo.
Di fronte a Dracu cominciò a materializzarsi un pipistrello sempre più grande formato da onde d'urto.
Con le sue ultime forze Hanabi fece  apparire un Kunai e colpì la zampa della belva, la strega si spostò dal ragazzo tranquillamente e la creatura dell'altra volò in picchiata verso di lui e lo assorbì.
Andrè era a pochi metri da terra all'interno della bestia, la ragazza guardava terrorizzata, incapace di muoversi, incapace di capire cosa fare per salvarlo.
A Dracu basto muovere una mano e lo stregone cominciò a contorcersi e a urlare, persino i suoi contorni sembravano sfasarsi come se ci fosse un interferenza con l'immagine.
Tornò il silenzio mentre cadeva a terra, si sentì chiaramente il tonfo di quando atterrò.
Hanabi si trascino fino a lui, gli prese una mano mentre l'altra gliela appoggiava sul petto.
-Sanitatum,repair corpus,sana vulnera,sanitatum.-
Una luce rossa scaturì dalla mano della ragazza ed entrò nel corpo di Andrè. Il suo potere non era adatto per incantesimi curativi ma ci doveva almeno provarci, anche a costo della vita.
Un'onda d'urto scaravento fuori dalla spiazzo di cemento le due streghe, poi lungo il perimetro apparvero dei serpenti neri che fluttuavano sorvegliandolo.
Da dietro la statua del cobra apparve un uomo pelato, alto e robusto, un armadio con i piedi come avrebbero detto in tanti.
-Hanabi smettila, non puoi curarmi.- Rantolò Andrè senza particolare rammarico.
-Non dirlo Andrè, tu non mi lascerai, io non ti lascerò andare. Repair corpus, sana vulneras...-
-Lo sai perché ho insistito con la storia del fratello?-
La ragazza cominciò a piangere.
-E' perchè non sono abbastanza per te.-
-Ma di che cazzo stai parlando, Andrè?-
-Ho lasciato che facesse crescere il tuo odio. Che ti obbligasse ad uccidere quando non volevi. Gli ho permesso di punirti quando ti rifiutavi di ubbidire, non ho mai obbiettato, gli ho concesso di trasformarti nella sua arma e quando ho scoperto il suo piano ho addirittura esitato per un secondo. Così quando ho cominciato a progettare la fuga, sei mesi fa, mi sono detto che sarei stato come il fratello che avrei dovuto essere fin dall'inizio.-
-Sei tu che mi hai portato via da quel villaggio, sei tu che mi hai spiegato cosa voleva dire avere qualcuno. Hai cercato di proteggermi molte volte, non è colpa tua se non so uccidere a sangue freddo, se non sono una vera strega. Senza di te avrei perso il controllo tante di quelle volte che ormai sarei solo un mostro senz’anima. Tu hai fatto molto.-
-Ma avrei dovuto farlo prima, avrei dovuto farti scappare ancora quando Asky stava cambiando. Ma io avevo il mio stupido rancore in testa e nient’altro.-
Intanto i serpenti del perimetro avevano intrapreso una lotta con le streghe.
La ragazza continuava a ripetere le formule magiche sempre con meno voce e più disperata.
-Smettila lo sai che ho ferite...troppo gravi. Il tuo potere non può fare niente.-
-Ma tu sei...sei la persona che....-
-Avvicinati.-
Hanabi avvicinò il volto al suo, gli occhi chiari del ragazzo la trafissero.
-C'è una cosa che devo dirti prima di... lo sai, andare all’altro mondo.-
La ragazza scosse la testa, le sue lacrime bagnarono il volto del ragazzo.
-Lo so che adesso è inutile ma non sono mai riuscito a vederti come una sorella, la prima volta che ti vidi sorridere, quel giorno che mi chiedesti il tuo nome, il mio cuore prese un colpo. Credo di amarti...no, ne sono sicuro, io ti amo Hanabi Doragon e avevo intenzione di dirtelo nel momento più opportuno, non di certo in un bagno di sangue come questo. Perché piangi ancora di più?-
-Non puoi dirmi che mi ami adesso! Io ti amo...non puoi dirmelo adesso che non abbiamo più futuro.-
-Mi vedevo sposato con te un giorno, sarei morto con te al mio fianco...non ho sbagliato di tanto.- Sorrise.
-Smettila di sorridere, brutto idiota hai idea della situazione?-
-Hanabi Doragon vorrei tanto baciarti in questo momento...-
Lei avvicinò il suo volto a quello del ragazzo, si baciarono con passione e tristezza sapendo che quello era il loro primo e ultimo bacio.
Se lei fosse morta in quel momento ne sarebbe stata contenta.
-No, no no ANDRE'E'E'E'E'E'E'E!-
-Ricordati che ti amo.-
Chiuse gli occhi e sorrise, poi se ne andò. Hanabi sentì il suo cuore pian piano rallentare, il suo respiro farsi più pesante e arrancato e poi cessare entrambi nello stesso momento.
Non sapeva se la battaglia si era fermata o continuava l'unica cosa certa era la morte del ragazzo che aveva amato e a sottolinearlo appari l'anima viola chiaro che fluttuò pigra d'avanti a lei.
Alzò il braccio destro cercando di prenderla sperando con tutto il cuore di non poterlo fare ma riuscì ad afferrarla, la strinse a sé.
Avrebbe voluto urlare ma per qualche strano motivo il suo dolore non voleva uscire. L'uomo gli mise una mano sulla spalla. Sapeva chi era, era Tom, il taverniere della gilda dei ladri più famosa in circolazione per chi sapeva cosa cercare.
-Dobbiamo andare.-
la ragazza cercò di alzarsi appoggiando all'uomo, a malapena zoppicò fino alla statua, entrò nel passaggio segreto che si chiuse dietro di loro poi ricadde a terra.
Teneva ancora stretta l'anima del ragazzo.
-Manderò qualcuno a prendere il corpo prima possibile..
Hanabi continuava ad fissare l'anima che stringeva, avrebbe voluto tenerla ma sapeva che non era possibile.
L'anima cercava di andarsene, di tornare all'aria aperta verso il suo padrone per dissolversi nel nulla.
Non aveva la forza per trattenerla e la dovette lasciare andare e quando si staccò dalla sua mano svenne.
Tutto divenne buio intorno ai ragazzi e si trovarono di nuovo nel salotto semi distrutto.
 

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Capitolo 22
*** 22.RITORNO A CASA ***


22 RITORNO A CASA
 
Liz stava piangendo in silenzio, Patty aveva un viso inespressivo, Kid sembrava triste e confuso allo stesso tempo ma tutti loro stavano guardando Hero, aspettando che dicesse qualcosa.
-Ragazzi...Io ho intenzione di salvare Kiara e lo farò con voi o da solo. Ma prima devo…devo diventare più forte e mi serve qualcuno che mi aiuti ad allenarmi....- Iniziò il ragazzo.
Venne interrotto da Black Star che arrivò nel salotto da un punto impreciso delle macerie, molto più silenziosamente lo aveva raggiunto anche la sua arma.
-Non ho potuto fare a meno di ascoltare quello che hai detto. Non che fosse molto, ma un giorno imparerai a fare discorsi forse quasi degni di un Dio come me.- Gridò a squarcia gola il ragazzo dai capelli azzurri.
-Scusate, ma voi sembravate pietrificati, non ci facevate entrare e Liz piangeva così lui è salito.-
-Comunque ora c'è qua il grande Black Star che ti aiuterà! Ti allenerà!-
-Quindi voi pensate che Kiara sia buona?- Chiese Liz.
-Kiara o Hanabi faceva parte del nostro gruppo, no? Un Dio come me non lascia i suoi amici fino alla fine.-
-E' vero che non la conoscevamo come voi, ma è sempre sembrata una brava ragazza ed io mi fido del vostro giudizio.- Aggiunse la camelia.
-Inizierai con il mio allenamento speciale.-
-Seguirai anche il mio ma prima devi farci vedere cosa facevi con...Hanabi.- Aggiunse Kid.
-Grazie ragazzi, non so che dire.-
-Smettetela!-
Tutti ci voltammo verso Patty, sentirla urlare e vederla in collera era una cosa nuova per i ragazzi.
-Continuate a fare progetti ma nessuno conta il fatto che Hero non si è ancora rimesso.-
-Ogni minuto è prezioso.- Disse Hero.
-E allora? Cosa farai quando non riuscirai a sostenere gli allenamenti perchè non ti sei rimesso del tutto? Qui non c'è nessuno che ti può curare magicamente!- l’ultima frase lo disse con un disprezzo enorme.
Kim, colei che aveva poteri curativi, non era neanche lontanamente nelle vicinanze perché aveva accompagnato la sua arma a trovare alcuni parenti lontani.
Ci fu un silenzio di tomba per qualche secondo.
Era strano sentire Patty fare un discorso del genere, era strano vederla senza i suoi tratti infantili ed incontrare il suo sguardo severo.
-Ha ragione. Il dottore ha detto un'altra settimana di riposo quindi dico di trovarci Lunedì e iniziare.- Disse Liz, sul volto della sorella minore riapparve il solito sorriso.
 
Liz e Patty tornarono il giorno seguente, entrambe sembravano stanche. Hero le fece accomodare in cucina e cominciò a mettere su il bollitore per il tè.
Mentre Liz restava in silenzio Patty girava per la cucina prendendo tazze e cucchiai.
-Che tè volete? Ho quello inglese e forse del te verde.- Disse per far cessare quel silenzio che lo rendeva nervoso.
-E' lo stesso.- Fu l’atona risposta di Liz, anche lei stava soffrendo per la mancanza di Kiara, era la sua migliore amica.
Patty alzò le spalle segno che la pensava come la sorella, Hero prese il tè inglese ed automaticamente prese il latte dal frigo.
Solo dopo averlo appoggiato sulla credenza si rese conto di cosa stava facendo.
-Qualcuno vuole del latte?-
Entrambe le sorelle scossero la testa. Hero rimise via il latte.
-Limone?-
Annuirono. Quando il tè fu pronto Patty lo servì mentre lui si sedeva stancamente.
Liz sorrise, ogni volta che gli aveva sorriso fino ad allora Hero era sempre arrossito e si era sempre sentito in imbarazzo ma questa volta si limitò a sorriderle a sua volta mentre Patty li guardava gelosa della loro intimità.
Hero era rimasto sorpreso di come i suoi sentimenti per Liz fossero semplicemente spariti dopo che Kiara se ne era andata, ora entrambi si consideravano dei buoni amici, si capivano come degli amici di vecchia data ed in quel momento era legati dallo stesso dolore.
-C'è qualcosa che non va?- Chiese Hero rompendo il silenzio.
-No, il sommo Shinigami ci ha dato la sua benedizione!- Annunciò con il suo tono gioioso Patty.
Alzò il pollice e il suo viso si illumino di uno dei suoi soliti sorrisi infantili che la caratterizzavano.
-Ieri sera Kid ha convinto suo padre a far si che Kiara non venga "cacciata" finché non faccia qualcosa d'illegale. E di farti rimanere a scuola ecc...si, insomma puoi non andarci ad allenarti e ci lascerà venire con te da Kiara, tutti quanti.-
-Come ha fatto a convincerlo?-
-Da quanto ne so Kid ha dato il consenso per sposarsi con un arma entro la fine dell'anno e il padre farà di tutto per tenere Kiara fuori dal mirino dei maestri e delle armi. Certo finché una strega non fa qualcosa di male non viene inserita nella lista dello Shinigami ma se la uccidi  non succede niente. Comunque ha acconsentito al matrimonio.-
-Sposarsi? Ma ha solo 16 anni.-
-Non si deve necessariamente sposare ma deve fidanzarsi che è la stessa cosa per uno shinigami.-
-Ma davvero farà questo a suo figlio?-
-Non lo so, sai io lo ho sentito origliando e ho capito questo. Spirit e Shinigami decideranno chi dovrà sposare.- Rispose Liz mentre si passava una mano sugli occhi stanchi.
-Cosa centra Spirit?-
-Non ne ho idea.-
-Dai sorellona smettila di essere così seria. ihihih. Shinigami non farebbe mai qualcosa che non sia per Kid. Hihihihihi- Patty le sorrise ma Liz non riuscì a farlo, guardò con sguardo ancorato Hero che le prese una mano in segno d’affetto.
 
RITORNO A "CASA"
 
Hanabi si ritrovò insieme alla strega nel deserto, in mezzo al nulla.
Rimase in silenzio mentre guardava stancamente una nuvola di polvere avvicinarsi.
I suoi occhi ormai completamente asciutti guardavano atoni l’orizzonte ma dentro di lei cominciava ad essere curiosa, chi era realmente?
Arrivò una carrozza trainata da lupi neri ed enormi, era in stile ottocentesco e nera come l’inchiostro.
Salirono, si sedettero una di fronte all’altra sui sedili di raso rosso.
-Di solito non sei così silenziosa.- Disse la strega con una nota di divertimento nella voce.
Conosceva bene la ragazza che aveva davanti di se, ma era cambiata, lo sentiva.
-Sai, di solito, si usano dei cavalli per le carrozze, dovresti provare.- Rispose acida lei, l’ultima cosa che voleva era dare confidenza a quella donna.
-Mi hai fatto molto spesso un’osservazione simile.- Rispose le strega divertita.
Hanabi non rispose, cercava di ricordare qualcosa, ma le uniche immagini del suo passato erano quelle della morte di Andrè, di fronte a quella donna provava solo una sensazione di familiarità.
-Non ricordi, vero?- Disse la strega.
Questa affermazione prese alla sprovvista Hanabi che quasi fece trapelare il suo stupore.
-Cosa te lo fa pensare?- Ringhiò i risposta.
-Solitamente sei più irritante.-
-Mai pensato che non abbia voglia di parlarti?-
Di nuovo le labbra della strega si incresparono in un sorriso divertito.
-Comunque abbiamo una brava strega che potrebbe...-
-Cosa? Manipolarmi la mente?-
-Non lo farebbe mai. Elle è sempre stata una santa. Per essere una strega è ovvio.-
Hanabi ammutolì mentre collegava al nome della ragazza la strega col cappuccio che aveva attaccato la Shibusen e la strega del suo sogno.
La strega si tolse la pelliccia e l'appoggiò di fianco a se. capelli biondo platino con dei boccoli le contornavano un viso sottile ed elegante con due grandi occhi chiari e accattivanti e labbra carnose. Indossava un vestito grigio ed anonimo che le delineava il corpo perfetto.
La sua immagine destò qualcosa in Hanabi perché un flusso di ricordi sfuocati comincio a pervaderle la mente.
-Indossando un pelliccia molto spesso non mi interesso del mio aspetto come faceva Dracu.- La voce fredda della donna la riportò sulla carrozza.
-Ma ormai Dracu non c'è più. Bisogna dire che è stata utile ma ormai aveva fatto il suo tempo non credi? -
Hanabi non rispose, ora provava un grande senso di colpa per la morte di Dracu.
-Allora come è stato uccidere di nuovo?-
-Che vuoi dire?- In quel momento realizzò che essendo una strega doveva aver ucciso molta gente, le sue mani erano sporche di sangue innocente, lo erano di certo, lo sentiva.
Gli incubi che aveva fatto fino ad alloro erano su coloro che aveva ucciso, solo in quel momento lo capiva.
-Lo sai cara, lo sai. Ho assistito alla scena e tu hai ucciso, e non come hai sempre fatto, lo hai voluto.-
-In che senso?-
-Lo so, non ricordi.-
-Io ricordo cosa hai fatto ad Andrè e questo basta.-
-Credo che avrai una bella sorpresa.- Disse la strega di nuovo con aria divertita.
La guardò interrogativa.
-Povera la mia piccola. Sono qui per rispondere alle tue domande se vuoi.-
-E chi mi dice che non menti? Sei una strega dopo tutto.-
-Anche tu. Sai, ti preferivo prima, era più melodrammatica e menefreghista. Dicevi quello che pensavi e avevi le tue teorie sulla morte.-
-Cioè che volevo sbadigliare mentre mi uccidevano?-
La strega rise di nuovo.
- Quando lo hai detto ad Elle la hai segnata a vita. Credo che sia partita da là sua propensione alla malvagità.-
Ci fu un'altra mezz'ora di viaggio, Asky non cercò di fare conversazione ma si limitò a guardare il paesaggio che scorreva davanti ai nostri occhi annoiati.
Quando scesero erano ai confini del deserto, una runa si illuminò e le trasportò a leghe di distanza.
Era un posto in mezzo alle montagne, pieno di ricordi che, Hanabi,non riusciva a distinguere nella sua mente.
Faceva freddo ma la felpa di Hero le bastava per coprirsi.
Il viale in ciottoli che portava al castello davanti a loro era affiancato da cani di diverse razze che digrignavano i denti pronti a mordere, avvicinandosi, la ragazza, si accorse che erano statue di bronzo.
Il palazzo era un'enorme testa di lupo, sembrava accucciato e in attesa di qualcosa, le zampe posteriori erano appoggiate di fianco al muso mentre il resto del corpo era, dentro la montagna che lo sovrastava.
Hanabi seguì la donna che si era rimessa la pelliccia, salì sulla lingua nera e piena di neve della bestia e si sentì quasi mangiata. Percorsero qualche corridoio e qualche scala ed arrivarono ad una sala ampia, con pareti e pavimento in marmo scuro.
Davanti a delle tende nere c'era una specie di trono con due pastori tedeschi legati alle zampe della sedia.
Asky mollò la sua pelliccia sul pavimento mentre si dirigeva al trono, un servitore apparve e la raccolse.
La porta dietro Hanabi si chiuse ed Asky cominciò a fissarla, studiandola.
-Benvenuta a casa.-
Disse aprendo le braccia e abbracciando l'intera stanza e, in senso più ampio, l'intero palazzo.
-La prima volta che vi portai qui eravate così meravigliati che rimaneste a bocca aperta per tutto il giro turistico.-
-Perchè volevi così tanto che tornassi?- Disse Hanabi ormai stufa dei modi della strega.
-Hai qualche ricordo?-
- Dov'è Ren?-
-Nelle prigioni. Dove vuoi che sia?- Fu la risposta.
-Ora che sono qua lascialo andare.-
-Credevi davvero che lo avrei fatto?- Chiese trattenendo appena una risata.
Hanabi strinse i denti, lo aveva sperato ma aveva sempre saputo che non sarebbe andata così.
-Perchè hai rischiato così tanto per farmi tornare? Sei apparsa a Death city, è quasi un suicidio per una strega.-
-Tu non sei fatta per vivere tra quei falsi santi. Tu, come tutte le streghe non sei ipocrita eccetera eccetera eccetera... questo faceva parte di un altro dei tuoi discorsi ispirati. Comunque tu fai parte del mio piano. Un dettaglio abbastanza importante, diciamo che sei l’unica a poter fare da tramite ma se muori troverò qualcun altro senza problemi.-
-Un dettaglio? Se potevi prendere qualcun altro perché proprio io?-
Il portone si riaprì dietro le spalle della ragazza ma lei ignorò la cosa, voleva sapere.
-Hanabi...-
Si voltò a quella voce familiare, una cascata di capelli neri la travolse il viso ed un corpo piccolo e spigoloso l’abbracciò.
Quando si staccò c'era una ragazza dai capelli corvini e lisci, aveva degli occhi grandi, azzurri e luminosi come quelli di una bambina. Era la ragazza del suo sogno, la strega con il cappuccio.
-Sono così felice di vederti.-
L’abbracciò di nuovo incapace di frenare la sua felicità nel vedere Hanabi.
-Basta.-
La ragazza si staccò continuando a sorridere all’amica, si legò i capelli in una coda e si mise ad aspettare che Asky le desse qualche ordine.
-La piccola Hanabi non ricorda ancora tutto.-
-Quindi non ti ricordi di me...-
-No, ma ti ho sognato.-
-E' già qualcosa. Comunque se ti chiedi come mai sono arrivata così presto è perchè un ragazzo-cane mi ha aiutato, non pensavo fosse ancora là.- Disse la piccola strega rivolta ad Asky.
-E lui dov'è?-
-Credo avesse fame, è difficile interpretare i suoi pensieri.-
-Va bene, ha fatto un buon lavoro. Hanabi puoi andare nelle tue stanze.-
-Le mie domande non sono finite.-
-Non mi interessa, ho detto che puoi andare.-
-Non puoi mandarmi via come una serva!-
-Vattene. O preferisce cambiare stanza e andare nelle prigioni?-
Elle prese l’amica per un braccio e la trascinò fuori.
-Non dovresti sfidare Asky, soprattutto se non ricordi.- Disse con aria di rimprovero.
-Me ne frego!-
-Sei sempre la stessa. Comunque scusami per averti chiamata piccola bambina idiota, sai com'è,ero leggermente alterata...-
Rise e si avviò lungo corridoio  lugubre e scuro. Alla fine sparì nelle tenebre.
Hanabi si voltò e cominciò a percorrere quei corridori scuri e lucidi, prese la prima deviazione e riuscì ad arrivare alla sua stanza attraverso quel groviglio di corridoi.
La sua stanza era situata sul canino destro del lupo, la porta che ora si stagliava davanti a lei era in mogano.
Esitò prima di aprire la porta, non sapeva cosa ci avrebbe trovato, lei non era la persona che pensava di essere.
Socchiuse la porta, voleva ricordare e quello era il primo passo, la spalancò. Era buio.
Entrò e le tende si aprirono, chiuse la porta dietro di se ed ammirò la sua nuova-vecchia camera.
Era circolare, le pareti rosse come i suoi capelli, un letto a baldacchino in cedro con tende nere e lenzuola dello stesso colore. Vicino alla finestre c'era il suo basso elettrico, ma non vi era traccia dell’amplificatore da nessuna parte, una scrivania ed una sedia, non sembrava esserci un armadio.
Si distese sul letto cercando di ricordare qualcosa ma finì con l’addormentarsi.
Si svegliò perché qualcuno stava bussando alla porta.
-Chi è?- Chiese alquanto scocciata mentre lentamente si alzava dal letto.
-Elle, e chi se no?- Fu la risposta.
Aprì la porta.
-Che c'è?-
-Vieni ti faccio fare un giro.-
Rispose la ragazza prendendola per un braccio e trascinandola fuori.
La porta della camera si chiuse da sola mentre continuava a seguire la ragazza.
-Allora hai capito come funziona la tua stanza?-
-La mia stanza funziona?-
-Ovviamente. E' la stanza di una strega.-
-E tu sai come funziona.-
Ella le lasciò la mano e si voltò verso di lei continuando a camminare.
-Certo che no.-
Hanabi scrollò le spalle, avrebbe scoperto come funzionava più tardi.
-Perché mi stai facendo fare un giro?-
-Devo finire di pulire e volevo compagnia, sai com'è. Ora che Dracu non c'è più tocca a me occuparmi di queste cose.-
-Dracu puliva?-
-Dracu manteneva in funzione gli incantesimi che proteggevano e che pulivano ecc.. questo posto. Lì controllava ogni giorno ed io faccio lo stesso solo che non sono veloce quanto lei.-
Hanabi continuò a seguirla, stavano continuando a scendere e presto sarebbero arrivate alle prigioni.
Si fermarono ad un pannello di controllo, Elle inserì un codice, poi scrisse delle rune, alla fine estrasse un block notes ed una penna, si sedette e cominciò a scrivere.
Hanabi capì che ci sarebbe voluto un po’ così si appoggiò alla parete.
Il palazzo le era familiare, era il primo posto in cui sembrava riuscire ad orientarsi.
10 minuti più tardi una strega bionda con delle irridi a forma di farfalla passò accanto a loro.
-Ciao Hanabi, ciao Elle.-
-Ciao Kassidy.- Dissero all’unisono.
Le sorpassò, poi tornò sui suoi passi si accovacciò vicini ad Elle e gli indicò un punto.
-E’ sbagliato, guarda così.-
Prese la penna dalla mano della ragazza e scrisse qualcosa.
-Grazie.-
La donna si alzò e se ne andò cominciando a fischiettare.
-E' stata gentile.- Disse Hanabi decisamente stranita dal comportamento.
-Siamo quasi una famiglia qui dentro.-
-Perchè quasi?-
-Alla fine ognuna farà i proprio interesse, ma comunque Kassidy è sempre stata una delle più socievoli.-
Si rimise a scrivere mentre Hanabi rimuginava sul perché si fosse ricordata quel nome con tanta facilità.
Elle finì il suo lavoro e ricominciò a camminare, Hanabi le stette dietro senza fiatare.
-Ti farò vedere Ren.-
Per qualche strano motivo, la rossa, non ne fu felice, anzi il suo cuore si appesantì.
Arrivarono d'avanti alla cella, Elle aprì un piccolo sportello sulla porta di ferro e le fece cenno di guardare.
Ren era disteso su una branda, stava dormendo, lo capiva dalla regolarità del suo petto che si alzava ed abbassava a ritmo, aveva solo un occhio nero ma per il resto sembrava stare bene.
Elle chiuse la finestrella e tornò indietro.
-Tutto qua?-
-Che ti aspettavi? Io sto dalla parte di Asky, sei mia amica ma non ti aiuterò a farlo fuggire. Torna nella tua stanza e cerca di capire come funziona.-
-Perchè stai dalla sua parte?-
- Per te. Quando sono entrata alla festa della Shibusen mi hanno detto chiaro e tondo qual è il mio posto e ci sono andata. Non è per il mio stesso motivo che sei venuta senza parlarne con loro ed avere un piano?-
Si girò e se ne andò saltellando con quell’innocenza che Hanabi non aveva mai avuto.
-C'è qualcuno?-
La sua voce la colse alla sprovvista, Hanabi fece qualche passo allontanandosi dalla cella.
-C'è qualcuno?- Ripeté Ren.
-Ti porterò via, stai tranquillo.- Disse cominciando ad incamminarsi.
-Chi sei? Non ti conosco, sei...Hanabi?-
Si fermò. Come faceva Ren sapere il suo vero nome? Magari Asky gli aveva detto qualcosa su una certa Hanabi e lui aveva detto l'unico nome che si ricordava.
-Come sai il mio nome?-
-Hanabi sei tu? Sei tu?-
-Come fai a sapere il mio nome?- richiese aggressiva.
-Me lo ha detto la strega, Hanabi, sei Kiara vero?-
-Kiara....Io sono Hanabi.- Rispose perentoria, non c’era più posto per Kiara.
-Sei una strega?-
-Si....-
Il suo silenzio la irritò, tirò un pugno al muro e se ne tornò in camera.
Quando entrò si distese sul letto, si chiese per un attimo perché avrebbe dovuto salvare un ragazzo che non l’accettava più, ma scosse la testa, era comunque colpa sua, lei lo aveva messo nei casini. Ritornò a il suo problema principale, i ricordi, doveva capire come funzionava la sua stanza, ma come poteva funzionare una stanza?
Guardò sotto al letto, completamente vuoto, cercò un punto vuoto dietro alla parete, sul pavimento, trovò un pannello, ma al suo interno non c’era niente.
Pensò che dopotutto avrebbe dovuto usare la magia, ma non sapeva niente di quella roba. Aprì i cassetti della scrivania, c'era un quaderno ed un libro.
Erano annotazioni d'incantesimi, erano familiari ma niente che l’aiutasse a capire la stanza.
-Insomma sei la mia stanza! Dovresti capirmi! E se mi volessi cambiare!?-
Le venne un'idea, il castello funzionava a pannelli di controllo azionati da vari incantesimi e codici probabilmente anche lei aveva creati una cosa del genere nella sua stanza.
Il suo potere era il fuoco, doveva essere qualcosa che centrasse con quello. Notò che sulla porta c'erano dei segni di bruciatura, era lievi quasi inesistenti ma i suoi occhi erano allenati a cercare ciò che le serviva. Vi appoggiò la mano, fece qualche scintilla con le dita, non sapeva ancora se riusciva a controllare i mie poteri e per questo non voleva esagerare.
Di fronte al suo letto, a fianco della scrivania, apparve una porta incassata sul muro, rossa come la parete, si distingueva solo per le due maniglie nere.
Andò ad aprirlo, era il suo armadio.
Tornò alla porta cercando di pensare a qualcosa.
Scrisse sulla porta "CAMERA MIA" con il fuoco, la scritta scomparve e ne venne fuori un'altra "NON ESSERE SCEMA". Doveva aver messo una parola chiave o qualcosa del genere.
"ANDRE'"
"MA TI SENTI?"
"E COSA VUOI CHE SCRIVA?"
"SECONDO TE?"
"MA PERCHE' RISPODI?"
"SEI TE CHE STAI SCRIVENDO, SCEMA"
Hanabi strinse i pugni per calmarsi, come avesse potuto creare una porta del genere non lo sapeva, cosa gli fosse passato per la testa era una cosa che non riusciva ad immaginare.
“IDIOTA” Scrisse alla fine, più per insultare la porta che con lo scopo di trovare la password.
"FINALMENTE"
Non successe niente. Appoggiò d'istinto la mano sulla parete, improvvisamente dei pentagrammi apparvero sui muri, sul soffitto.
Erano canzoni, erano firmate con nomi di gruppi o cantanti che non conosceva o che aveva sentito da Hero.
Da sotto il letto usciva un foglio, alzò il copriletto, era pieno di fogli e quaderni, pennarelli, matite, pennini, china, di tutto.
La maggior parte sembravano schizzi, avevano delle date.
Iniziò dai più vecchi, sembravano fatti a carboncino o a matita, i tratti in alcuni erano un po' incerti ma non erano male.
Rappresentavano persone dai volti malvagi, distorti da smorfie di perfidia e cattiveria, persone che maltrattavano qualcuno, che lo picchiavano, erano tutti ritratti di fronte come se chi lo avesse disegnato fosse stato lì d'avanti, che fosse stato lui ad essere colpito.
In uno c'era un coniglio di pezza nero posto selle gambe di un bambina.
Altri ancora raffiguravano un pozzo, un villaggio incendiato, gente che moriva bruciata e macerie, i disegni a carboncini finivano con un tramonto sul fuoco.
Nella sua testa si delineava una melodia mentre si alzava con i fogli in mano.
Si avvicinò all’unica scritta pentagramma, l’unica firmata da lei.
Cominciò a leggere e fu come rivivere tutto. 

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Capitolo 23
*** 23.RICORDI ***


23 RICORDI
 
Hanabi aveva solamente 4 anni.
I sui genitori erano spariti da qualche giorno, a volte capitava che uno dei due sparisse per un paio di giorni ma mai insieme. Non capiva cosa stava succedendo ma se l'era cavata bene anche da sola, la dispensa era piena di cose commestibili e lei sapeva dov’era la chiave che apriva la porta su quel ben di dio, quando non li aveva visti tornare si era arrampicata senza tanti problemi su per la credenza in cucina e aveva recuperato l’oggetto.
Stava girando per la casa ancora in pigiama e si trascinava dietro il suo coniglio di pezza nero con due bottoni bianchi a posto degli occhi. Quella scena aveva un che di macabro e desolante, una bambina da sola, in una grande casa desolata con un coniglio di pezza malandato.
Si strofinò la faccia come faceva suo padre per svegliarsi e si diresse verso l'atrio perché aveva sentito qualcuno socchiudere la porta.
Quando entrò c'era un uomo sulla quarantina, era grosso, e c'era qualcosa che lo faceva assomigliare ad un orso ma il suo viso era bonario e questo bastò per convincere la piccola che lui potesse aiutarla.
-Sapete dove sono i miei genitori?- Chiese avvicinandosi a lui.
Lui si voltò di scatto come spaventato poi sorridendo la prese in braccio e la portò fuori. Hanabi confusa non oppose resistenza, forse li conosceva e la stava portando da loro.
-Non ti preoccupare quelle persona non ti faranno più niente!-
Lo disse con fervore e rabbia ed Hanabi non capì, mai nessuno gli aveva fatto del male.
I suoi genitori erano brave persone, non avevano mai alzato un dito contro di lei.
-Ma di che persone parli?- Chiese.
-Di quelle che ti hanno tenuta rinchiusa là dentro.-
E intanto l'uomo la pose a terra e la prese per mano facendola accelerare.
La bambina non capiva, mai nessuno l'aveva rinchiusa dentro a qualcosa, quell'uomo non sapeva di cosa parlava. Vide la case del villaggio in lontananza.
-No, non voglio andare al villaggio!-
Cerco di divincolarsi ma la stretta dell'uomo era salda.
Sua madre l’aveva avvertita molte volte di non andare al villaggio, di non uscire dal loro giardino, perché, là, i suoi genitori non potevano proteggerla.
-Non essere sciocca, ti porto dai tuoi genitori ma dobbiamo andare al villaggio prima.-
-Mamma mi ha detto di non andarci senza di lei. Ha detto che non posso. Voglio tornare a casa ed aspettarla!- Continuò a divincolarsi, non voleva arrivare al villaggio, le avrebbero fatto qualcosa di brutto.
-Ma stiamo andando a casa.-
-Ma la mia casa è quella!-
Indicò la vecchia costruzione da cui si stavano allontanando.
Era una grande casa, vecchia e piena d’edera rampicante che ormai aveva coperto più di metà facciata della costruzione.
Il giardino era grande e pieno di fiori piantati senza nessuna logica comprensibile, c’era una grande quercia, alta quattro o cinque metri a cui era stata attaccata un’altalena.
-Chi sono i tuoi genitori?- Le chiese l’uomo fermandosi di colpo.
Nella sua mente si era insinuato il dubbio di chi potesse essere quella bambina.
-Dora e Dookie.- Rispose lei segnando la sua condanna.
L'uomo si fermò di colpo e si girò, il viso bonario si era trasformato in una maschera di rabbia. La bimba ebbe paura e cercò di divincolarsi con più determinazione.
L'uomo le sferrò uno schiaffo e poi la scaravento sulla strada sterrata.
La piccola si rannicchiò piangente a terra e strinse il coniglio che aveva ancora con sé.
L'uomo la prese di nuovo per un braccio e ricominciò a trascinarla verso le case. La piccola lo graffiò, cercò di colpirlo con calci e pugni ma era solo una bambina di quattro anni.
-Lasciami!-
-Smettila piccolo demone! La tua razza deve scomparire!-
Gli morse la mano ma l'uomo non la mollò, imprecò e gli sferrò un altro schiaffo, ma non la lasciò.
Quando arrivarono al villaggio la gente cominciò ad uscire attirata dalle grida della piccola.
-Aiutatemi!-
La gente continuava a guardare la situazione senza fare niente.
-Che stai facendo Ted?-
La donna che intervenne incrociò le braccia davanti al seno prosperoso, fece ondeggiare i capelli corti e neri e prese un cipiglio severo.
-Tatiana è figlia loro! E' un piccolo demone!E' la figlia di Dora!-
Tutti i presenti ebbero un lampo di paura a sentire quel nome.
Dora, la strega del drago, era l’ultima della sua casata, o almeno così pensavano tutti.
Tatiana indurì ancora di più il suo sguardo e posò gli occhi scuri sulla bambina in lacrime.
Prese lei stessa una catena senza che l'uomo le dicesse niente.
Alla piccola vennero legate mani e piedi e poi fissati ad una roccia vicino ad un pozzo.
Poi la lasciarono là.
Passò tutta la giornata rannicchiata contro i mattoni del pozzo, non una persona uscì dalla grande casa dove si erano riuniti.
Durante la notte scese la temperatura e lei poté solo stringere più forte i suo coniglio Aristotele e sperare con tutto il cuore che i suoi genitori la venissero a salvare. Sapeva che le cose si stavano mettendo male per lei.
 
La mattina seguente si svegliò all'alba non riuscendo a dormire per colpa della luce.
Quando aprì gli occhi tornò nuovamente al suo incubo, sentì qualcuno arrivare e si affrettò a nascondere Aristotele dietro ad un cespuglio, non voleva che gli venisse preso anche quello.
Arrivò Tatiana, reggeva una brocca d'acqua e del pane, la prima la posò a terra il secondo glie lo lanciò
La piccola non fece storie, mangiò e bevve il più velocemente possibile.
-Grazie.- Avrebbe voluto usare l’acqua per pulirsi il sangue dal viso, era ormai secco e raggrumato e le dava fastidio ma aveva troppa sete.
-Non mi devi ringraziare se fosse stato per me saresti semplicemente morta. La tua razza ha provocato molto dolore a questa gente. Quasi tutti hanno perso qualcuno caro e gli altri sono vicini al nostro dolore. Siamo una comunità unita.-
Hanabi non capiva perché tanto odio verso di lei e soprattutto chi era la sua razza.
-Ti chiedo scusa se ho fatto qualcosa di sbagliato.-
-La tua semplice nascita è sbagliata e contro natura. E ora alzati, diventerai... lo saprai.-
La piccola si alzò e la donna slegò la catena dalla roccia e la tirò dietro di sé, Hanabi continuava a cadere mentre cercava di stargli dietro ma alla donna non importava e continuava a tirare rendendo sempre più difficile stare in piedi per la bambina.
Arrivarono all'entrata di un edificio a due piani, aveva un'aria ammuffita e tozza ma la vetrina era lucida e ci si poteva specchiare senza alcun problema.
La fece entrare, l'interno era più sporco e pieno di vestiti, era un negozio di abbigliamento.
La donna fissò la catena al bancone e poi se ne andò.
Hanabi la sentì frugare nel retro e borbottare qualcosa ma non ci fece caso. Si diresse verso dove era fissata quella serie di anelli di ferro che la teneva legata e cercò di toglierla ma non ci riuscì.
la donna tornò e la piccola si affretto a tornare al suo posto, per fortuna non si accorse di niente.
Tatiana aveva in mano qualcosa di nero, poteva essere un vestito come un pezzo di stoffa qualsiasi.
Le tolse le manette ai polsi e poi i ferri alle caviglie.
Hanabi prese l'occasione al volo e scattò verso la porta.
La donna fu tra lei e la sua libertà in meno di un secondo. La prese per un braccio e le  diede uno schiaffo.
Lei cadde a terra e si massaggiò la guancia, l'anello della donna l'aveva tagliata e bruciava. Cercò di trattenere le lacrime che già gli riempivano gli occhi.
La donna la fece spogliare e le fece indossare un grembiule nero troppo grande per lei, lo trascinava per terra per almeno 20m centimetri mentre le maniche gli arrivavano poco dopo i gomiti.
Poi le legò una corda intorno alla vita per renderlo più corto. Senza lasciarla andare gli mise un paio di manette nuove e dei ferri alle caviglie. Fissò nuovamente la catena al bancone.
Poi sparì di nuovo, Hanabi si fiondò di nuovo al bancone, sbatté il lucchetto, lo tirò con tutte le forze ed addirittura lo morse non sapendo cosa fosse e come funzionasse.
Quando tornò la donna rise sadica.
-Ci vuole una chiave e la chiave la ho io.-
Tirò fuori dalla tasca una chiave vecchia e arrugginita e poi la rimise nel taschino della camicia che indossava. Hanabi fissò i suoi piedi, erano sporchi e pieni di ferite che erano state provocate dal camminare su quelle stradine pieni di sassi appuntiti.
Con una mano la donna la prese per i capelli e là portò al centro del negozio, con l'altra mano reggeva un secchio d'acqua e una spugna che appoggiò di fianco alla piccola.
-Comincia a pulire se vuoi guadagnarti la cena sta sera.-
La piccola prese la spugna sotto lo sguardo severo della donna, la immerse nell'acqua gelata e cominciò a strofinare il pavimento.
Pulì il pavimento di ogni stanza, ogni più piccola macchia, ma sembrava che sbagliasse qualcosa ogni volta che la donna la guardava, Tatiana la insultava e la picchiava appena ne aveva l’occasione ed il sangue della piccola sporcava di nuovo il pavimento così lei doveva continuare a pulire.
Fu una giornata estenuate e faticosa, Hanabi non aveva mai fatto niente di peggiore.
Alla sera la riportarono al "suo pozzo", gli venne data una zuppa che faceva schifo solo a vederla e che quasi la fece vomitare ma si fece forza e la ingurgitò fino all'ultima goccia per la fame.
Prima di addormentarsi prese il suo coniglio e lo strinse a sè, poi prese una pietra appuntita e cominciò ad incidere su una pietra del pozzo.
Scrisse "Hanabi", sapeva che era il suo nome, i suoi glielo avevano insegnato pochi giorni prima della loro scomparsa, ma non sapeva scrivere altro.
Continuò ad inciderlo finché non si addormentò.
La mattina seguente venne svegliata sempre con un calcio dalla donna che gli diede la stessa colazione del giorno precedente.
Poi, quando la piccola ebbe mangiato, prese la catena e la trascinò dietro di sé.
La condusse fino ad un altro edificio a due piani, era tozzo e sporco di più di quello del giorno precedente.
Dalla vetrina si intravedevano delle scarpe in pelle e l'insegna era logora e rovinata.
-Jun!-
Gridò quel nome con disprezzo. Un uomo alto, snello, quasi scheletrico, dalle lunghe dita affusolate, dagli occhi opachi dietro a spesse lenti di occhiali a mezza l'una, e con radi capelli si affacciò la porta.
-E' arrivata...-    Disse l’uomo.
Intrecciò le dita e poi sorrise mesto.
La donna sbuffò, gli diede la catena e se ne andò.
Jun la trascinò dentro con più gentilezza della signora e la legò al suo bancone.
-Allora piccolo mostro...-
-Ho un nome.-
-Non ne ho dubbi ma qua a nessuno interessa.-
L'uomo le portò un secchio d'acqua e un canovaccio, la piccola sapeva già cosa fare.
Il negozio sembrava una discarica, il pavimento era ricoperto di qualcosa di oleoso e scuro, dalla finestra filtrava a malapena luce e tutto era ricoperto da uno spesso strato di polvere.
L'uomo non la tenne d'occhio se non per il tempo in cui era vicino a lui.
Non alzò le mani su di lei nemmeno una volta e non perse tempo ad insultarla, fece come se lei non esistesse e proseguì nelle sue commissioni.
Alla fine della giornata l'uomo la riportò al pozzo, con se aveva una borsa che appoggiò di fianco alla bambina.
-Puoi aprirla.-
La piccola la prese sospettosa, dentro c'erano degli anfibi logori e neri.
-Sono tuoi.-
lei le mise, erano più grandi di qualche numero ma per i suoi piedi erano il paradiso.
-Nessuno ha pensato che uno schiavo che non riesce a camminare in fretta non conta.-
Si riprese la borsa. Lei guardò allontanarsi verso il suo negozio di scarpe. Cosa voleva dire schiavo? Cosa significava la frase appena pronunciata dall'uomo?
Quella sera la donna gli portò un'altra brodaglia, disgustosa quanto quella della sera precedente.
-Cos'è uno schiavo?-
La donna rise e se ne andò.
I giorni divennero routine, ogni mattina veniva svegliata in malo modo, gli veniva dato del pane e dell'acqua, poi faceva i lavori più disparati a seconda dei bisogni dei cittadini e non mancavano i rimproveri, gli insulti, i riferimenti alla sua razza e molte volte veniva picchiata.
La sera era talmente stanca che aveva a malapena la forza di alzare il sasso appuntito con il quale incideva il suo nome che pian piano svaniva dalla sua mente.
Poi si addormentava.
Un giorno stava lavorando da Tatiana, lei era una dei più crudeli insieme a suo fratello Ted.
I suoi giorni preferiti erano quelli in cui lavorava con Jun, anche lui la insultava ma non la picchiava mai, le insegnava cose, come che cosa erano i maestri d'armi, cosa erano le armi e come funzionava il mondo. Lei cercava di capire tutto e ricordarsi perché imparare qualcosa la faceva sentire leggermente più libera.
Quel giorno cominciava a fare freddo, l'estate era finita e l'autunno era iniziato.
La moglie del panettiere entrò, era una donna vanitosa quanto crudele che non si era fatta alcuno scrupolo a picchiare Hanabi soltanto il giorno prima perché la piccola gli aveva fatto notare i suoi 5 chili di troppo, forse non proprio una cosa intelligente da fare.
Hanabi era cresciuta in fretta in quei mesi, era diventata irreverente e sempre pronta a rispondere alle loro provocazioni anche se questo le costava un maggior numero di lividi e ferite.
-Oh, l'hai tu il piccolo demonio insolente.-
-Oh Myserie, è così.-
Entrambe risero scambiandosi un'occhiata d'intesa.
-I miei genitori verranno e vi prenderanno a calci!-
Le due si guardarono e risero fino a che non gli vennero le lacrime agli occhi.
-Cosa ti farà pensare che verranno dopo due mesi che sei qua?-
Hanabi mise il broncio cercando di sostenere lo sguardo della donna, lo sapeva bene che non sarebbero venuti, l'avevano abbandonata, seppure avesse quasi cinque anni era intelligente e capiva.
Li odiava ancora di più di quella gente perché l'avevano destinata a quello.
-La verità è che i tuoi amati genitori sono morti. E’ stato un vero sollievo venirlo a sapere. Dookie ucciso da una strega e Dora da un maestro d'armi. Se quella Dora non si fosse messo insieme a tuo padre sarebbe ancora vivo. Però è davvero una coincidenza che siano stati uccisi dai loro opposti.-
-Hai ragione cara, davvero divertente.- Approvò Tatiana.
-Il nostro piccolo demone ha capito cosa vuol dire perdere qualcuno di caro .Sempre che la tua razza provi qualche sentimento.-
-Oh Myserie sei così divertente. Ora vieni con me, mi è arrivata la nuova collezione. e tu vedi di continuare il tuo lavoro se non vuoi rimanere senza cena.-
Le due cambiarono stanza.
La piccola cominciò a piangere, si sentiva in colpa per i sentimenti che aveva provato contro i suoi genitore e per il sollievo che aveva provato per il fatto che fossero morti e non l'avessero abbandonata.
Era così triste che non fece niente, e quella sera non gli venne data la cena. Si addormentò al freddo, con i grampi per la fame e Aristotele stretto tra le braccia.
-Aristotele, sono morti. I miei genitori non mi hanno abbandonata ma non so se perché sono allo stesso tempo triste ma c'è qualcosa che mi ha sollevato nel sentirlo. Sto diventando pazza?-
Nei mesi seguenti scoprì che agli altri bambini non era permesso parlare con lei e presto anche loro cominciarono a schernirla e a picchiarla.
All'inizio dell'inverno gli venne data una coperta.
Da allora passò anni orribili.
Man mano che cresceva i lavori che gli venivano affidati erano sempre più degradanti e faticosi e le persone erano sempre più cattive e sadiche. Jun fu l’unico che non cambiò il suo atteggiamento ma continuò a parlargli con indifferenza gli insegnò molte cose, addirittura come creare un paio di scarpe e a cucire, ma la sua gentilezza finiva là.
Quando scoprirono i suoi poteri da arma gli vennero cambiate catene, molto più spesse e ogni volta che cercava di spezzarle gli veniva assestata una scossa e succedeva lo stesso quando gli aculei di ghiaccio fuoriuscivano dalla sua mano, così imparò a controllare le proprie emozioni.
A 12anni portava ancora in grembiule nero di quando ne aveva 4 solo che ormai gli arrivava sopra alle ginocchia.
Jun gli aveva fatto un altro paio di anfibi ed i suoi capelli erano corti.
Un giorno era legata alla sua solita roccia. Quel giorno nessuno aveva avuto bisogno di lei, succedeva raramente, solo a Natale solitamente aveva il giorno "libero" perché nessuno voleva vedere un mostro come lei durante le feste.
Dei ragazzi d'avanti a lei la stavano prendendo in giro e la insultavano, lei non ci dava importanza, cercava di chiuderli fuori dalla sua testa, non era un problema, riusciva a sopportare finché non la colpivano.
Uno di loro gli tirò un pugno, poi un altro ci provò e lei si spostò, si alzò e poi si gettò su di loro.
Sembrava un animale, graffiava, mordeva, li colpiva con calci e pugni, poi una scossa la fece fermare e fare un passò in dietro. I ragazzi si erano portati lontani dalla sua portata, aveva colpito uno ad un occhio ed a un altro aveva rotto il labbro, questo gli sarebbe costato parecchio con i loro genitori ma la soddisfazione che provava era abbastanza grande da non farle importare delle conseguenze.
Si voltò, uno di loro aveva fatto cadere un masso sulla catene, prima che potesse raggiungerlo e farlo allontanare un'altra scossa la colpì, e poi un'altra e un'altra ancora, e ancora finché non cadde inerte, non riuscendo più a muoversi ma restando cosciente.
Si sentiva odore di carne bruciata.
I ragazzi risero anche se erano doloranti.
Uno dei ragazzi la prese un braccio mentre gli altri aprivano la grata del pozzo con qualche difficoltà.
Uno di loro slegò la catena dal masso, se solo fosse riuscita a muoversi sarebbe scappata.
Il ragazzo che la teneva in braccio con delicatezza la passò ad un altro che fece meno complimenti e la buttò nel pozzo.
L'avevano fatto altre volte quando ancora non si difendeva da loro, ma solitamente restava appesa, sollevata dal fondo perché non avevano mai slegato la catena, al massimo vi restava fino alla mattina successiva.
Ma quella volta cadde violentemente.
Chiusero la grata e se andarono mentre ridevano.
Lei rimase lì bloccata a guardare il cielo a scacchi, quadrati azzurri lontano da lei.
Si accasciò sulla parete umida, piena di muschio.
Non aveva neanche la forza di chieder aiuto, ma comunque gli sarebbe stato negato. Sempre più spesso aveva sentito la gente parlare di ucciderla per non si sa quale motivo, forse era così che volevano farlo.
Un masso si staccò dalla parete e cadde sulle catene sott'acqua.
La scossa la colpì tramortendola.

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Capitolo 24
*** 24. DENTRO AL POZZO ***


Finalmente vi racconterò tutto il passato di Hanabi. Ditemi cosa ne pensate.

24 DENTRO AL POZZO
 
Si risvegliò al tramonto, nessuno era venuto a tirarla fuori.
Si alzò barcollante e cercò di arrampicarsi sulla parete.
Cadde più volte nell'acqua gelata che gli arrivava alle ginocchia.
Quando si slogò uno caviglia cadendo un'altra volta si arrabbiò con se stessa. Se solo fosse riuscita ad uscire dal pozzo sarebbe potuta scappare da quel villaggio dimenticato da dio.
Probabilmente quella sarebbe stata la sua miglior possibilità di fuggire.
Tirò un pugno al muro procurandosi solo un gran dolore.
-Hei c'è qualcuno laggiù?-
-Chi sei?- chiese non riconoscendo la voce di nessuno dei suoi aguzzini.
La sagoma che era affacciata si mosse e cercò di togliere la grata senza successo. Hanabi si fece curiosa, Perché cercava di toglierla?
-Mi chiamo Andrè e tu?-
Hanabi non ricordava più il suo nome, nessuno lo aveva pronunciata da quando era diventata un schiava  e quello che aveva inciso erano diventati solo simboli incomprensibili.
-Non devi parlare con me. Ti picchieranno.-
-Io non ho paura di un branco di uomini, sono uno stregone io.-
-Cos'è uno stregone?-
-E' come una strega solo che è un uomo. Tu sei una strega?-
-Non mia hanno mai chiamato così. Cos'è una strega? E’ un’arma? Mi hanno solo parlato di armi e maestri d’armi.-
-Una persona speciale, ha dei poteri, un animale guida...è molto forte.-
-Mi hanno detto che una strega ha ucciso mio padre.-
-Chi era?-
-Non ricordo.-
Calò il silenzio rotto solo da passi di persona in lontananza che si stavano avvicinando.
-Non riesco a togliere la grata.-
-Vattene, qualcuno sta arrivando.-
-Verrà Asky e ti porterà via  te lo prometto.-
Il ragazzo corse via mentre altri arrivavano.
-Come sta il piccolo mostro? Ha imparato la lezione?-
-Fammi uscire piccolo insulso ragazzino!-
-Come ti permetti di trattarmi così! Ronald facciamo qualcosa per farla stare zitta.-
Tolsero le sbarre in cinque e buttarono nel pozzo delle rocce.
Lei si appiattì contro la parete ma la catena venne colpite e la scossa fu amplificata dall'acqua, cadde in ginocchio, l'acqua alla gola ancora attraversata dalle scosse.
Le risate dei ragazzi svanirono mentre se ne andavano e lei si addormentò sfinita.
La mattina seguente si svegliò intorpidita e dolorante.
Gridò sperando che qualcuno la tirasse fuori, era sicura che Jun l'avrebbe tirata fuori, era riuscita a diventare abbastanza utile per quel vecchio uomo che forse l'avrebbe fatta uscire perché gli serviva qualcosa.
Ma nessuno rispose. Si arrampicò sul muro, cercò di farlo per tutta la mattina ma non c'erano appigli e continuava a scivolare, la caviglia gonfia non l'aiutava affatto.
Alla fine prese una pietra e incomincio a incidere la rocca per formare dei solchi sui quali si sarebbe arrampicata in seguito.
Passarono ore e aveva creato solo due appoggi e la pietra si era ridotta ad un misero sassolino.
Era un metodo che richiedeva troppo tempo e lei sarebbe morta di fame prima di riuscire ad uscire e sicuramente nessuno del villaggio si era curato del fatto che lei fosse la sotto, perché, ci scommetteva, lo sapevano perfettamente.
Fece uscire i tre aculei dalle nocche della sua mano destra, non passò nemmeno un secondo e la scossa cominciò a percorrerla.
Il dolore che gli provocava era ancora sopportabile ma sapeva che sarebbe aumentato con il passare del tempo.
Fece lo stesso con l'altra mano e la conficcò tra i mattoni.
Poi l'altra più in su, piantò i piedi sulla parete e cominciò a scalare.
Era più faticoso di quanto pensasse, le scosse aumentavano d'intensità ed erano quasi insopportabili.
Era quasi arrivata in cima, mancava poco, poteva farcela. Cominciò a tagliare le sbarre, una cedette.
Gli aculei si ritrassero e cadde di nuovo.
Respirò affannosamente mentre immergeva anche polsi nell'acqua per far passare il bruciore della scottatura.
Era stordita e non vedeva bene, non aveva la forza per riprovarci subito, non avrebbe retto il dolore e probabilmente il grido che avrebbe lanciato avrebbe attirato la gente rendendo inutile il suo tentativo di fuga.
I polsi bruciava appena li tirava fuori dall'acqua e non aveva più forze, ma ora sapeva che poteva uscire, poteva scappare.
Appena avrebbe recuperato le forze lo avrebbe rifatto.
Si riprendeva lentamente, forse perché aveva fame o perché non stava molto bene, fatto stava che dopo un’ora non si sentiva ancora pronta per riprovarci.
Passò un'altra ora e decise che non poteva aspettare oltre.
Riuscì ad arrivare in cima, cominciò a tagliare la sbarra ma ricadde prima di riuscirci. Svenne.
Si risvegliò la mattina seguente in preda ai crampi per la fame.
Si sentiva male, era percossa da brividi di freddo sebbene fosse piena estate e non aveva più forze.
La sua mente però era lucida, sapeva che sarebbe morta, ma lei non voleva morire.
Aveva avuto un infanzia orrenda nella quale aveva sognato solo di scappare, nella quale aveva compreso in poco tempo cosa volesse dire libertà e quanto la desiderasse con tutto il cuore.
Era stata un schiava di gente crudele che diceva di essere nel giusto.
Alcune di quelle persone erano dei maestri d'armi e delle armi. Jun gliene aveva parlato come paladini che difendevano la pace ma lei aveva un'altra idea, il suo odio si estendeva a tutta la loro categoria.
Non era giusto che lei doveva morire in quel buco mentre quella gente, che aveva avuto il coraggio di torturare un bambina e avevano avuto la faccia tosta di dire che era per pagare le colpe della sua razza, continuava a vivere tranquillamente.
Lei non sapeva nemmeno di che razza faceva parte! Erano loro i mostri, erano loro che meritavano di morire in un buco, di perdere tutto, di essere mangiati dalle fiamme.
Voleva vendetta, dovevano pagare, non potevano passarla liscia, farla morire così.
Furono quelli i suoi pensieri fino a poco prima del tramonto.
La sua convinzione di volersi vendicare cresceva di minuto in minuto, tutti dovevano pagare!
-E' ancora lì dentro?-
-Credo di sì.- Rispose Ronald al compagno.
Sentì le loro voci che ridevano lontane, fece apparire gli aculei ma la scosse gli tolse le forze.
Poi qualcosa nella ragazza si svegliò, spalancò gli occhi.
Alzò la testa verso il cielo.
Dalla sua schiena uscirono della ali nere mentre si alzava barcollando.
Le scariche furono violentissime ma il dolore era sordo, lontano da lei.
Si librò in volo.
La grata si sciolse e lei uscì.
La gente si fermò terrorizzata.
Sembrava un demone, la catena strisciava pere terra percorsa dalle scosse, e la sua figura si stagliava cupa e folle.
Le manette si sciolsero lasciandole libere caviglie e polsi, le bruciature si vedevano bene, piene di sangue represso e bolle.
Quegli orrendi anelli di ferro giacevano a terra senza provocare dolore a nessuno.
Una spada dentata apparve, era completamente fatta si fuoco.
In meno di un secondo la ragazza fu sopra ad una casa.
La colpì con la sua arma e l'abitazione prese fuoco.
Ruggì come un animale che aveva conquistato la libertà.
Entrò nel negozio di vestiti, Tatiana era là con suo fratello Ted, entrambi la guardava con disprezzo.
Si fiondò su di loro, la donna fu rapida a trasformarsi in una spada dentata e lui parò il colpo
Le spade si scontrarono e sebbene l'uomo fosse più forte non poteva vincere. Hanabi lo sapeva, non controllava più se stessa, la follia controllava lei, i suoi gesti, le sue intenzioni, ma non gliene importava, stava succedendo tutto ciò che aveva sempre desiderato.
L'arma dell'avversario cominciò a bruciare, La donna tornò in forma umana.
L'uomo cercò di spegnere il fuoco che stava divorando la sorella me nemmeno l'acqua lo spense.
La donna bruciò viva sotto lo sguardo folle della ragazza.
-Demone!-
Si lanciò in un attacco suicida, Hanabi si spostò e fece roteare la spada sul suo collo staccandogli la testa.
Uscì dal negozio e tornò al suo pozzo, rovistò tra i cespugli di rovi e prese Aristotele.
Poi alzò la mano destra dalla quale uscì un drago di fuoco grande quanto lei.
Quest'ultimo fece un volo introno al villaggio e poi si fiondò sulle case lasciando, dietro di se, solo macerie infuocate.
La ragazza cominciò a pensare di trovare ogni singolo abitante e sgozzarlo di persona mentre il drago tornava da lei.
-Come ti chiami?-
Riconobbe le voce di Andrè, lei si accasciò a terra, indicò l'incisione che aveva fatto.
Lui le prese la mano e svanirono come risucchiati dal tramonto.
-Sarai al sicuro con me...Hanabi.-
 
Il flusso dei ricordi si fermò come se volesse che la ragazza capisse cosa avesse passato.
Lei era rimasta senza parole, non che dovesse averne, ma l'unica cosa certa in quel momento erano le lacrime che gli rigavano il viso.
Tornò al pannello che aveva trovato prima e vi trovò il suo Aristotele che aveva passato quegli anni orrendi con lei.
Lo strinse a sé e si rannicchiò sul letto, con la schiena contro la testiera ed i cuscino a fianco.
Non era più sicura di niente, non sapeva se voleva continuare a ricordare, se salvare Ren, se fosse stata dalla parte giusta.
Ma si limitò a chiudere gli occhi.
Gli tornarono i mente i momenti con Hero, contrariamente a quello che aveva fatto Ren quando aveva scoperto la sua vera natura, Hero si era limitato a sorridergli come sempre, aveva addirittura cercato di farla rimanere.
Voleva salvarla, lo aveva sempre voluto, lo sapeva. per questo aveva ancora il suo orecchino e la sua felpa mentre di Ren non aveva niente.
Ma ormai non sapeva se voleva essere salvata davvero.
Sistemò Aristotele sul letto e ricominciò a sfogliare i disegni.
I primi che aveva visto erano stati fati in due settimane, erano rozzi, ma man mano che aumentavano, gli schizzi, era sempre più definiti.
Il suo sguardo fu attirato da disegni più colorati, uno rappresentava Andrè, sembrava avere 14 anni, in un altro c'era la scritta Asky e una bozza della strega.
Appoggiò il foglio sulla porta.
Tra i disegni vi era anche una foto.
Hanabi aveva dodici anni, era abbracciata alla gamba di Asky con un sorriso timido. La donna gli stava arruffando i capelli e ridendo allo stesso tempo.
Andrè teneva la mano di Hanabi, sembrava stesse arrossendo e faceva il simbolo della vittoria sfoggiando in sorriso a 32 denti.
Dietro, con una calligrafia incerta, qualcuno aveva scritto “famiglia”.
-Famiglia?-

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Capitolo 25
*** 25 Nuova vita ***


25 NUOVA VITA
 
 
Hanabi si addormentò appena ebbe finito di mangiare cosa gli offriva il ragazzo.
Quando si sveglio non c'era nessuno vicino a lei.
Era nel mezzo di un bosco, la luce filtrava opaca e tutto sembrava tranquillo.
Della sera precedente aveva un ricordo sfuocato.
-C'è qualcuno?-
Si alzò uscendo dalla coperta, guardò i suoi polsi, erano guariti, c'erano solo delle orrende cicatrici.
Tutto sembrava deserto, cominciava ad avere paura, era in posto nuovo e nuovamente sola.
Il ragazzo aveva detto che sarebbe stata al sicuro con lui ma non era pronta a fidarsi di chiunque.
-C'è qualcuno?! Ragazzo?!-
-Ho un nome.-
Lei si voltò verso di lui e lo abbracciò.
-Scusa.-
Lo lasciò non sapendo cosa fare, lui fece un passo in dietro impacciato.
-Ho un nome.- Ripeté.
-Andrè, giusto?-
Lei fece un passò avanti mentre lui gli rispondeva.
-Giusto.- Fece un passo indietro.
-Ho fatto qualcosa?-
-No, perchè?-
-Non lo sò, io sbaglio sempre qualcosa, di solito mi punivano.- Hanabi abbassò la testa.
-Non ti preoccupare non hai sbagliato niente.- Si affrettò a dire lui per rassicurarla.
-Allora posso chiederti una cosa?-
-Cosa?-
-Però non continuare a fare passi indietro...-
Il ragazzo annuì e lei sorrise mesta, non era abituata a farla e che ne fosse capace sorprese anche lei.
-Perchè sorridi?-
-Perchè sono libera, e non sono sola. E' bellissimo. Comunque volevo farti una richiesta.-
-Spara.-
-Sparare a cosa?- chiese lei preoccupata.
-E’ un modo di dire.-
-Puoi ripetere il mio nome?-
-Hanabi.-
-Grazie. Grazie è stupendo conoscerlo di nuovo!-
Sorrise al ragazzo, lei stessa si sorprese nuovamente, non pensava di saper sorridere, era convinta di averlo dimenticato.
-Finalmente ti sei svegliata.-
La ragazza si girò impaurita. C'era una donna bionda con i capelli uniti in un unico boccolo, il profilo regale e con dei grandi occhi chiari e comprensivi.
Hanabi fece un passo indietro non sapendo cosa aspettarsi.
-Tranquilla lei è Asky. Ci ha portato via da là. Se non avessi fatto tutto da sola saremmo arrivati noi pochi minuti dopo.-
Hanabi continuò a fissare la donna con gli occhi sgranati, se non avesse fatto tutto da sola…
-Allora qual è il tuo nome?- Chiese la donna.
La ragazza rispose incerta e poi non poté fare a meno di sorridere.
- Hanabi. Sono contenta di conoscerti. Io sono una strega.-
-Ed io cosa sono?- Chiese lei.
-Lo scopriremo tra poche settimane. Ti va di stare con noi?-
-Con noi?- Chiese Hanabi dubbiosa.
-Esatto con noi.-
-Io ho paura.- rispose sincera.
-Di cosa?-
-Delle persone. Sono cattive. fanno del male.-
E anche lei ne aveva fatto, se non avesse fatto tutto da sola…
-Lo so ma con noi non ti succederà niente, te lo prometto.-
La donna l’abbracciò e lei si irrigidì a quel contatto.
-Vuoi parlare?- Chiese poi con voce ancora più dolce.
-Di cosa?-
-Di quello che hai passato.-
-No. Ora sto bene. Signora.-
La donna rise mentre la pregava di chiamarla Asky, poi si alzò e si pulì il vestito.
Porse la mano ad entrambi e si avviarono insieme.
-Non aspettiamo Lud?- Chiese Andrè.
-No, la troveremo in giro, forse.-
-Chi è Lud?- chiese Hanabi incuriosita.
-Ludmilla è mia figlia.- Rispose la donna con fierezza.
-Posso fare una domanda?-
-Le hai sempre fatte, Andrè.- Gli rispose Asky con una nota divertita.
-Quanti anni hai Hanabi?-
-Non lo so. E tu?- Gli rispose la ragazza con naturalezza.
-Io 14. Come fai a non saperlo?-
-Non so contare.- Disse come se fosse la cosa più naturale del mondo.
-Arrivo fino a venti.- Aggiunse, e poi anche se avesse saputo contare aveva perso i conti.
-E leggere?-
-no.-
-E scrivere?-
-Se non so leggere non saprò neanche scrivere.-
-E lo dici con quell'aria spensierata?-
-Si... non penso sia grave. Posso sempre imparare no?-
-Certo. Inizieremo il prima possibile. E ora aumentate il passo.-
-Ma non possiamo fare puf?- Chiese Hanabi.
-fare Puf?- Chiese il ragazzo.
-Credo che intenda teletrasportarci, Andrè. Comunque bisogna mantenerci in forma, corpo sano e mente sana.-
-Che vuol dire.-
-Che ci sono dei punti precisi per teletrasportarci e lei non sa farlo da un punto qualunque.-
-Non parlare Andrè, se non vuoi aggravare la tua situazione per quando faremo allenamento...-
 
I tre vagarono senza meta o almeno sembrò così ad Hanabi finché dopo due settimane arrivarono nei pressi di un villaggio.
Non era passato molto tempo da quando li aveva conosciuti ma li amava così tanto che neanche lei sapeva spiegare come era possibile.
Probabilmente era perché aveva avuto un infanzia difficile e loro erano le prime persone che l'avevano trattata bene e che l'avevano liberata.
Fino ad allora se qualcuno le avesse chiesto qual era stato il suo momento più felice avrebbe risposto che lei non conosceva la felicità ma ora sapeva dirlo, era il giorno in cui aveva conosciuto Asky che gli aveva chiesto di restare con loro.
Il sentimento per la strega era fortissimo, la vedeva come una figura materna ma anche di più, la vedeva come una dea perché era forte e l'amava.
Aveva scoperto che Asky era distante il giorno in cui aveva conosciuto Andrè e appena il ragazzo gli aveva detto la situazione si era messa in cammino mentre a distanza sistemava il sigillo per farla scomparire dal pozzo e riapparire nel bosco.
Era un incantesimo potente, il ragazzo gliene aveva parlato con gli occhi che brillavano come se solo un dio potesse farlo e Hanabi non dubitava di certo della forza della sua salvatrice.
Le notti erano ancora un inferno, si trovava sempre al villaggio ma non poteva andarsene, non riusciva e continuavano a torturarla ma poi si svegliava grondante di sudore e vedeva la figura di Asky distesa di fianco a se e si tranquillizzava.
La domenica mattina che arrivarono al villaggio era un giornata soleggiata e afosa, Asky li fece fermare ai margini del bosco.
Consegnò un bracciale a testa, pronunciò alcune parole e poi la prese per mano.
-Non voglio andarci.- Disse Hanabi.
-Non essere sciocca.- disse la strega.
-Mi faranno del male!-
Asky si fermò e gli pose le mani sulle spalle con fare materno.
-Sei con noi. Siamo pronti a salvarti a costo della vita, e farei lo stesso per Andrè, per qualunque persona mi stia vicino. Comunque loro non sanno chi sei e quindi non hanno nessun motivo di provare anche solo a farti del male.-
Hanabi annuì.
La donna si alzò e insieme si incamminarono, quando arrivarono all'entrata del villaggio la ragazza non esitò a seguirli, sicura che l'avrebbero protetta.
Si incamminarono per la strada principale, Hanabi stringeva convulsamente la mano della strega e cercava di evitare ogni contatto visivo con i passati.
Andrè, al contrario di lei, camminava a testa alta con aria di superiorità.
Alcune persone salutarono Asky con reverenza togliendosi addirittura il cappello mentre le donne la guardavano con una certa invidia.
Attraversarono tutto il paese e man mano che si allontanava, a passo spedito, dal centro Hanabi si rilassava.
Attraversarono un bosco, camminarono per qualche chilometro mentre si allontanavano sempre di più dal centro abitato.
Arrivarono all'entrata di una grande casa con un giardino immenso sul retro.
-Staremo qua per un po'.-
Una donna venne ad aprire il cancello principale.
-Salve Dracu, lei è Hanabi.-
-Un'altra orfanella? Ti stai rammollendo troppo.- rispose acida la donna.
-Suvvia Dracu, non dirmi che non è rilassante.-
-E' come essere in una gabbia. Anche se è d'orata è pur sempre una gabbia ed è terribilmente noioso. Hai idea da quanto non sono in azione?-
Fece una smorfia e tornò verso casa facendo ondeggiare i capelli ed il vestito nero dalla vertiginosa scollatura.
- Non devi avere paura di lei, è una strega.-
-Non ne ho. Almeno credo.-
Andrè accompagnò la ragazza in una delle stanze degli ospiti, le spiegò che lui dormiva in quella di fronte.
Asky era una donna ricca e aveva parecchie case in giro per il mondo, così girava attraverso i diversi stati, a volte con sua figlia, a volte da sola con l'intento di allenarsi.
Poi gli disse di cambiarsi e di raggiungerli fuori per il tè.
La camera era terribilmente luminosa e bianca.
Il letto a baldacchino azzurro opaco era l'unica nota che si differenziava, anche se di poco, da bianco della stanza.
Aprì l'anta di un armadio, c'erano dei vestiti . La richiuse.
Aprì una porta su una stanza che non aveva mai visto prima.
Sopra un mobile era incassata una specie di bacinella con uno strano meccanismo in ferro che aveva una leva.
Alzò la leva, uscì dell'acqua, fece un passo indietro poi riabbassò la leva.
Il suo sguardo fu attirato da una sagoma che gli era parso di vedere d'avanti a se.
Alzò la testa e si ritrovò a guardare un viso sconosciuto.
Avvicino la mani alla superficie liscia e anche l'altra vece lo stesso, capì che era il suo riflesso, aveva smesso da tempo di specchiarsi nelle vetrine dei negozi.
Era così strano vedersi, vedere che aspetto aveva, potersi fermare un attimo a guardare com’era. Si toccò i capelli corti, così rossi, e i suoi occhi verdi erano... strani. Distolse lo sguardo e andò a cambiarsi.
Prese un paio di pantaloncini scuri e una canotta bianca.
Non gli piacevano tutti quei capi chiari ma non c'era altro.
Si ritrovò a fissare il suo grembiule per terra.
Lo raccolse e si avvicinò al lavandino nell’altra stanza, non ne aveva mai visti di così.
Fece scorrere l'acqua e iniziò a lavarlo, con determinazione finché lo sporco più grosso non fu venuto via poi lo abbandonò per terra.
Si rimise i suoi anfibi riuscendo solo a pensare che Jun probabilmente era morto e lei lo aveva ucciso, se non avesse fatto tutto da sola…
Uscì dalla stanza e cominciò a percorrere i corridori ma si perse quasi subito, era una cosa nuova per lei entrare in una casa e non aveva la minima idea di come era strutturata.
Si scontrò con qualcuno, vide Dracu.
-Scusi.- Si affrettò a dire.
-Bene, tu saresti Hanabi.-
-Si, signora.- Rispose lei cercando di sorridere.
La donna la guardò gelida.
-Che ci fai qua?-
-Mi sono persa, signora.-
-Vieni con me ti porto da loro.-
-Aspetti, io non ho mai bevuto un tè, non lo ho nemmeno mai visto, non so cosa sia la cosa morbida in camera mia e mi chiedevo se lei può spiegarmi...insomma tutto quel casino di cose che non conosco.-
-Ok. Lo faccio solo perché Asky mi ha chiesto di starti dietro, sia chiaro. Quella cosa morbida è un letto e ci si dorme.-
Si mise quasi a ridere, gli fece cenno di seguirla e la condusse in giardino.
-Ti sei addolcita?- Commentò Asky vedendola arrivare.
-Vagava per la casa.- Fu la secca risposta della strega.
Se ne andò imbronciata a sedersi sulla veranda.
Si sedettero attorno ad una tavola sotto una struttura in legno che Hanabi non aveva nemmeno mai visto.
"quello è un gazebo"
"E cos'è un te?
"Adesso lo berrai. Sei una delle poche persone che non parla ad alta voce."
"la sua voce mi è entrata nella testa, ho dato per scontato che non dovessi parlare"
La piccola sorrise mentre il collegamento tra le due si chiudeva.
-E' un servizio da te inglese!-
Esclamò estasiata, ammirando le tazze, la zuccheriera, la teiera e la piccola caraffa per il latte.
Jun glie ne aveva mostrate alcune quando aveva trasformato il suo negozio di scarpe in uno di antiquariato, la sua vera passione, qualche anno prima.
Non poté e non pensare all'incendio, probabilmente aveva distrutto tutte le meraviglie di quel negozio.
Ne aveva visti parecchi di servizi da tè ma nessuno le aveva mai spiegato a cosa servissero.
-Esatto.-
La donna prese la teiera e verso a tutti un liquido scuro e fumante.
Poi nel suo vi aggiunse un po’ di polvere bianca e del latte.
Hanabi copiò la donna mentre Andrè riempì la tazza con almeno una decina di cucchiaiate di polvere bianca.
"cos'è questa roba?"
"Impari in fretta, interessante. Comunque il liquido scuro è te. La polvere bianca è zucchero."
Hanabi accennò un sorriso alla donna che li guardava dalla veranda.
La ragazza bevve il tè volentieri, mentre loro ridevano e scherzavano ormai da un po' Dracu se ne andò.
-Perchè non si unisce a noi?- Chiese Hanabi.
-Non gli piace la compagnia e poi ci vuole tempo per abituarsi ad una nuova vita. Passiamo alle cose serie.-
Andrè si zittì improvvisamente ed Hanabi fece lo stesso.
-Alla fine della prossima estate ho intenzione di farvi fare un esame per farvi entrare in una scuola di streghe. Quindi,Hanabi, devi imparare le basi che ognuno di noi deve sapere e poi ti devi mettere in pari anche con il livello fisico.-
Hanabi annuì anche se non sapeva cosa volesse dire.
Pochi minuti e tutte le sue giornate furono programmate.
Si trovò a dover fare tre ore di lezione di teoria alla mattina e poi allenarsi per quattro per i primi tre mesi.
Non aveva mai avuto così tanto tempo libero, si ritrovò a pensare mentre Asky prendeva un'altro po' di te ed Andrè si lamentava che non poteva allenarsi con lei. Continuava a dire che lui era troppo avanti per potersi allenare con la ragazza.
-Perchè non dovrei riuscirci?- Chiese lei che cominciava ad innervosirsi.
-Perchè è troppo faticoso, non ce la faresti.-
-Sono perfettamente in grado di sopportare la fatica.- indurò lo sguardo offesa.
-Ti potresti fare del male.-
-So sopportare il dolore senza problemi.-
Il ragazzo rimase in silenzio pensando ragioni in più.
-Insomma domani vedremo a che livello sei.-
La donna si alzò con non curanza e si diresse verso la rimessa, poi tornò con una palla da pallavolo.
-Avete intenzione di giocare o volete fissarvi tutto il giorno come due innamorati?-
-Quella è tutta stramba.- Disse Andrè.
Si alzò senza che nessuna capisse a chi si riferisse o rivolgesse.
La rossa lo seguì.
Gli spiegarono i fondamentali del gioco e poi iniziarono.
Non se la cavava male ma era il ragazzo che si distingueva per prontezza di riflessi e velocità.
Dopo un bel po' che giocavano arrivò Dracu.
Li chiamò dalla porta ed Asky decretò che era ora di smettere.
Arrivarono all'entrata e tutti seguirono la strega nella casa.
Entrarono in una stanza circolare con pareti e pavimento neri, era la prima stanza scura che la ragazza avesse visto in quella villa.
C'erano delle candele disposte, sul pavimento era disegnato con del gesso un simbolo formato da due stelle ed un cerchio.
Asky gli fece cenno di sistemarsi al centro della stella più piccola che era sistemata al centro della stanza.
-Quella sotto ai tuoi piedi è la runa della rivelazione dell'anima.- Disse Dracu.
La ragazza annuì intuendo cosa sarebbe successo da lì a pochi secondi.
Asky alzò le braccia verso di lei con le palme rivolte verso l'alto.
Mormorò qualcosa e la runa si illuminò rendendo la stanza ancora più sinistra.
Poi si illuminò ad alternanza, sempre più flebilmente finché si spense del tutto e le candele tonarono ad essere l'unica fonte di luce.
Dracu aveva scritto tutto il tempo su un taccuino scuro.
Le due streghe parlarono tra loro, Andrè sembrava non capire niente e Hanabi se ne stava lì in piedi sentendosi stupida.
-Prima che mi diciate cosa avete visto posso farvi una domanda?- In verità poteva chiederlo anche dopo ma gli era venuta in mente in quel momento.
La due la fissarono, Dracu decisamente scocciata di essere stata interrotta.
-Cosa vuol dire essere ucciso dal proprio opposto?-
-Se sei un arma o un maestro d'armi di solito si definisce come tuo opposto una strega e se sei una strega è il contrario. Ma può anche d'arsi che per una strega sia un’atra strega il suo opposto, questo si basa sugli animali guida.-
Le due tornarono a bisbigliare.
-Allora bisogna dire che sei un'anima interessante. Sei la fusione tra un arma ed una strega e questo è alquanto raro.- Iniziò Asky con una strana luce negli occhi.
Il ragazzo spalancò la bocca e poi la richiuse come se provasse qualcosa che non riusciva a capire.
-Non sappiamo a cosa ti porterà questo. Ma prima di tutto dobbiamo spiegare alcune cose importanti.- Aggiunse Asky.
-I poteri di una strega possono arrivare alla pari di quelli di uno Shinigami. Ma lacune lo posso anche superare. Questo è legato agli animali guida e ai quattro elementi. Per la terra i più forti sono le tigri e gli orsi,per l'aria l'aquila ed il gufo, per l'acqua lo squalo e le piovre, ma ormai questo non conta più.
Erano definite le grandi famiglie ma anche altre streghe sono arrivate al loro livello, anzi più forti, basti vedere le sorelle gorgone e pure io sono considerata una delle più forti sebbene il mio animale guida sia un cane-lupo.-
-Poi c'erano le due famiglie del fuoco. Il loro potere poteva raggiungere livelli così alti e pericolosi che vennero sterminati sia dalla Shibusen che da altre streghe.
Una aveva come animale guida la fenice, quella fu distrutta e se ne hanno prove complete.
L'altra era quella del drago, se ne persero le tracce per qualche tempo, poi, Dora che presumiamo sia tua madre, si fece notare perché nessuno sapeva il suo animale guida e perché si innamorò di un arma.
Nessuno pensava che avesse avuto una figlia, ma il potere del drago è distruzione pura, è potentissimo...potrebbe distruggere qualsiasi cosa.- Dracu si stava animando.
-Ora basta, presumo che tu abbia capito perché te lo abbiamo detto. Devi sapere quanto lontano posso arrivare le tue capacità.- Disse Asky.
-Drago. E' per questo che ho distrutto quel villaggio non riuscendo a fermarmi, è per questo che il mio fuoco ha divorato anche le rocce?-
-Molto probabilmente è così ma qualcosa deve aver scatenato i tuoi potere per raggiungere quel livello senza averli mai utilizzati. I tuoi poteri si potrebbero fondere con quelli d'arma, non sappiamo se sarà un bene.- Gli rispose Dracu.
-Ma non ti preoccupare, con un buon allenamento riuscirai a controllarli, e a diventare forte.-
-Posso andare?-
Annuirono. lei uscì dalla stanza, il suo cervello lavorava veloce ma finiva sempre con la stessa domanda.
"E se quelli avevano ragione? Se io fossi un mostro? Un demonio?"
Andrè le corse dietro e la raggiunse.
-Perchè non sorridi?- Le chiese, se fosse stato in lei avrebbe fatto i salti di gioia.
-E se fossi davvero un mostro?-
-Non essere stupida! Avere un grande potere vuol dire avere un più grande ambito di miglioramento, vuol dire essere più importante. E poi con l'allenamento li controllerai senza problemi. L'importante è iniziare subito e non perdere tempo. Ricorda la cosa importante, sei libera!-
Hanabi rimase in silenzio per un istante ma era stato lo stesso Andrè a dirlo, aveva fatto tutto da sola.
-Si sono libera, ma ho paura di fare del male a qualcuno.-
-Ma mi ascolti? Tutti noi possiamo fare del male l'importante è impegnarsi per non farlo, o farlo solo  chi se lo merita. Se partì con questa idea dove vuoi arrivare?-
Hanabi sorrise leggermente quasi sollevata.
-Hai ragione.-
-Bene, ti va di fare una partita a basket?-
-Certo, non so cosa sia.-
Lui rise, poi la portò fuori, nelle poche ore prima del tramonto gli insegnò le basi stracciandola in una mini partita.
Quando tornò in camera, prima della cena, trovò dei fogli e dei carboncini sopra al letto con un biglietto nel quale c'era scritto "prova a disegnare, Asky."
Lesse con qualche problema il biglietto, aveva iniziato ad imparare a scrivere e a leggere ed era più difficile di quanto pensasse.
"Cosa vuol dire disegnare?"
"E che cavolo!" La voce di Dracu esplose nella sua testa alquanto arrabbiata.
"Scusi." Si affrettò a pensare, ma al villaggio tutti erano stati schivi con lei, le avevano rivolto la parola solo per darle ordini o insultarla e molte cose dalla vita quotidiana non le erano solo state precluse ma anche nascoste.
"Allora disegnare...non lo so spiegare. Presumo che tracciare delle linee che poi rappresentino qualcosa si possa dire disegnare. E non rispondere.”
Il collegamento si chiuse.
Hanabi spostò tutto sulla scrivania e uscì per andare con Andrè a cenare.
Si trovarono in una stanza immensa, si sistemarono vicino alle altre due streghe ad una delle estremità della tavola.
Era già apparecchiata ed in mezzo c'era un vassoio.
Passò una cena gradevole e divertente, Dracu si teneva volutamente fuori da quella spensieratezza, spiegava ad Hanabi cosa stava mangiando e ogni tanto faceva delle osservazioni ad alta voce crudeli e pungenti.
Tutti si congedarono quando ebbero finito, lei seguì Andrè fino alle stanze degli ospiti dato che non riusciva orientarsi.
Entrò nella sua camera e accese la luce dalla scrivania.
I foglio, ovviamente, erano ancora là insieme ai carboncini.
Si sedette e cominciò a tracciare della linee.
Non era difficile, riuscì a rappresentare un cielo su uno spazio tondo, poi ci aggiunse delle sbarre, non che ci volesse molto a farlo.
Andrè la svegliò la mattina seguente all'alba.
-Dai alzati sono le 5.-
Disse mentre la scuoteva, lei alzò la testa interrogativa, si era addormenta sulla scrivania la sera prima.
Si alzò dalla sedia.
L'alba dava una colorazione salmone alla stanza.
-Sono pronta.-
-Ti devi cambiare, abbiamo un’ora di allenamento.-
-Ma è tutto bianco lì dentro.- Protestò anche se non era qualcosa per cui farlo.
-Lo so, ma ti devi cambiare ogni giorno, è una specie di regola per Asky-
Il ragazzo uscì mentre lei prendeva dei pantaloncini e un top, se li infilava e metteva gli anfibi.
Uscì e sbattè sulle spalle del ragazzo che si mise a ridere.
La strega li aspettava in giardino indossando una tuta azzurra.
-I bracciali servivano per nascondere la vostra anima ma ormai Dracu ha sistemato tutto. Tra poco imparerete l'incantesimo dello scudo dell'anima e non vi serviranno più quando uscirete in mezzo alla gente. Comunque toglieteli e metteteli sul tavolo sotto il gazebo, non potete usare i vostri poteri con quelli addosso.-
I ragazzi fecero quello che gli era stato detto e poi tornarono da lei.
Cominciarono l'allenamento con una corsa.
Asky ed Andrè che erano allenati correvano tranquilli mentre Hanabi gli arrancava dietro cercando di non far vedere la sua difficoltà.
Si fermarono dopo mezz'ora, la ragazza aveva una fitta al petto ma cercò di ignorarla.
Si diressero verso la rimessa, quando vi entrarono videro che c'erano dei pesi e dei bilancieri.
Asky gli passò un paio di pesi e Andrè andò dai bilancieri.
Passarono un'altra mezz'ora a fare esercizi e poi fecero un'altra corsa di 15 minuti.
-alle 7 c'è la colazione, siate puntuali. Fatevi un bagno e cambiatevi.- Disse la strega.
Hanabi tornò in camera, Andrè sarebbe andato a bussare alla sua porta per andare con lei.
Si fece una doccia e si sdraiò sul letto con i capelli ancora bagnati.
Notò il suo grembiule nero ancora per terra, nno poté non ammettere che si sentiva più a sua agio con quel vestito che con quegli indumenti bianchi come il latte.
Andrè bussò alla porta, andarono nella sala da pranzo, i pancake erano già sui piatti, ce ne erano 5 a testa.
Andrè li mangiò in due bocconi mentre lei non riuscì a mangiarne neanche metà. Essendo abituata a mangiare molto poco il suo stomaco si era ristretto e se avesse continuato avrebbe di certo vomitato tutto.
 
Le ore di lezione furono piuttosto noiose, le 4 ore di allenamento estenuanti, dovette fare esercizi di ogni tipo mentre gli altri due combatterono.
Poi arrivò Dracu che diede il cambio ad Asky con Andrè.
La donna andò da lei che stava arrivando al duecentesimo salto con la funicella.
-Allora li hai finiti?- Chiese quasi spazientita.
-Si, proprio adesso. Devo fare altri esercizi?-
-Ora passeremo alla magia.-
Gli occhi della ragazza si illuminarono, ma poi tornò concentrata.
-Allora, dato che il tuo animale lo sappiamo già...prova a produrre del fuoco.-
-Non ho la minima idea di come si fa.-
-Ma lo hai già fatto prima.- le fece notare.
-Ma non ero io, cioè ero io ma non lo ho fatto io, cioè lo ho fatto ma non so come.-
-Io per ora non ti posso aiutare, ogni strega segue un allenamento diverso. Posso insegnarti come trasmettere il tuo potere alle rune, come combattere, come fare incantesimi ma non posso dirti precisamente come manifestare il tuo potere e finché non lo capisci non potrò essere la tua insegnante. Ora devi trovare il modo di evocare la tua magia, il tuo potere.-
-Ma non so da dove cominciare.-
-L'utilizzo del potere è soggettivo, cambia per ogni strega. Puoi pensare a ciò che l'ha scatenato quel giorno ma se non riesci a controllarlo potresti cercare di focalizzare il tuo flusso all'interno del corpo, trovare il punto dove nasce e poi liberarlo. A molte streghe serva anche identificarsi con il proprio animale guida, potresti provare.-
Hanabi sospirò, passò mezz'ora ma non riuscì a fare niente. Non c'era un punto dove focalizzare il proprio potere. Non aveva la minima idea di come si sarebbe comportato un drago e non sapeva neanche cos'era. Optò per un altro metodo.
Chiuse gli occhi, e ripensò al giorno del pozzo. Era così arrabbiata, così frustrata che voleva solo distruggere.
Riaprì gli occhi, la sua mano andava a fuoco.
Si meravigliò di come era stato semplice.
Ma quando provò a spegnarla non successe nulla, non sapeva cosa fare.
La scosse, ci soffiò sopra producendo solo una fiammata davanti a sé.
La immerse in un secchio di metallo ricolmo d'acqua là vicino.
L'acqua evaporò ed il secchio prese fuoco e divenne cenere come se fosse stato di legno.
-Spegniti!Spegniti!-
Gli altri si girarono verso di lei incuriositi.
Hanabi sorrise imbarazzata mostrando la mano.
-Brava, non pensavo ce l'avresti fatta oggi.- Disse Asky come meravigliata.
-Em…. grazie, ma c'è un problema... Non si spegna più!-
Andrè scoppiò a ridere come uno scemo mentre Hanabi era disperata.
-Ho bruciato un secchio d’acqua.- Aggiunse.
Le streghe si guardarono, Dracu accenno ad un sorriso.
-Il mio potere non spegne il fuoco e anche se non fosse così non ho intenzione di usarlo.-
-Forza Andrè. Fai qualcosa di utile.-
Lui smise di ridere e si avvicinò alla ragazza. Tra le sue mani si materializzò della sabbia con la quale ricoprì la mano della ragazza.
All'inizio sembrò che il fuoco bruciasse anche quella ma pian piano si spense.
La sabbia cadde a terra, la mano della ragazza aveva ancora una piccola fiamma al centro.
Questa divampò e di nuovo la sua mano fu circondata dal fuoco.
Andrè ricominciò a ridere mentre lei scuoteva la mano disperata.
Il ragazzo rivestì di nuovo la sua mano con la sabbia, aspettarono 5 minuti e poi la sua mano fu libera.
-Ok riprovaci e cerca di spegnerla.-
Hanabi tornò al suo compito senza grandi risultati.  Ora non riusciva più a far manifestare il fuoco.
-Mostrami che arma sei.- Gli disse Asky alla fine della lezione.
-Io non mi sono mai trasformata del tutto.-
Strinse i pugni e fece comparire gli aculei, si sentiva a disagio a mostrarli.
La donna vi passò un dito sopra tagliandosi.
-Io non ti allenerò come arma quindi se vuoi farlo fallo da sola, sono sicura che Andrè ti aiuterà senza problemi. Ora va pure a farti una doccia da domani vedremo di fare qualcosa per il tuo potere.-

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Capitolo 26
*** 26. LUDMILLA ***


26 LUDMILLA
 
Una settimana più tardi Hanabi era seduta a gambe incrociate ad occhi chiusi.
-Raddrizza la schiena, e non aprire gli occhi.- La ammonì Asky.
Obbedì agli ordini, ma non sentiva niente malgrado le due ore giornaliere di "trova il punto del potere", come lei lo aveva soprannominato.
Fece un profondo respiro e cercò di svuotare la mente come gli aveva consigliato Asky.
Era tutto buio, sentiva il suo corpo, il sangue che scorreva, l'aria che riempiva i suoi polmoni e un altro flusso, qualcosa che si concentrava nel cuore e nello stomaco.
Perse la concentrazione e tornò a sentire solo ciò che la circondava.
-Ho sentito qualcosa.- Disse.
-E hai pensato di aprire gli occhi e parlare?- Chiese sarcasticamente la strega.
-No, ho pensato di avvisarti dopo aver perso la concentrazione.-
-Non avresti dovuto perdere la concentrazione. Puoi andare.-
- Ma non abbiamo finito.-
- Non manca molto e non ho più voglia di starti dietro, inoltre distrai Andrè. Fatti una doccia.-
Lei se ne andò a testa bassa, avrebbe voluto replicare ancora me non sapeva fino a dove poteva spingersi con la sfacciataggine.
Andò in camera e si sedette alla scrivania dove cominciò a disegnare. Era diventata un ossessione, rappresentava ciò che le era successo, tutti quei volti, tutto ciò che gli avevano fatto, c'era qualcosa dentro di lei che le chiedeva di mantenere vivi i ricordi, di provare ancora quel dolore e di vendicarsi ancora.
Quando cominciò a sentirsi troppo arrabbiata smise e nascose i fogli sotto al letto con gli altri.
Andò a farsi una doccia.
Quando uscì mise il suo grembiule nero e si sedette cercando di concentrarsi.
Voleva a tutti i costi riuscire a controllare il proprio potere.
Qualcuno busso alla porta, lei andò ad aprire sapendo già che era Andrè, era l’unico che la veniva a chiamare o che bussasse alla sua porta.
-Non ti devi preoccupare per come si comporta Asky ,crede solo che tu ce la possa fare.-
Hanabi mugugnò un si poco convinta, lei non se la prendeva con Asky ma era frustrante il fatto di non riuscirci, era la prima volta che qualcuno credeva in lei e non voleva deluderla.
Stava chiudendo la porta quando il ragazzo la fermò.
La prese per un braccio e la trascinò fuori.
La portò al campo da basket e gli lanciò la palla, cominciarono a giocare.
Si fermarono quando entrambi furono sudati e si sedettero lì vicino.
-Credo sia ora di cena, meglio andare.- Disse Hanabi.
-Aspetta. Mangiamo qua. Asky e Dracu vanno via questa settimana, partiranno tra poco.-
Hanabi non disse niente, per lei era una sorpresa quella notizia.
-Ti va pane e marmellata? o pizza.-
Hanabi non rispose.
-Ok, vado a prendere la pizza, aspettami. Ci metto un attimo.-
Quando finirono di mangiare si istaurò uno strano silenzio.
-Ce l'hai con Asky?-
-No, è che non voglio deluderla, insomma mi ha portato via da quel posto e mia ha preso con se. Non potrei mai avercela con lei.-
-Mi dà fastidio vederti così.-
- E come mi vedi? Io sto bene.-
Hanabi si alzò sorridente, le faceva ancora strano sorridere.
Lui sbuffò e la prese di nuovo per mano, se la trascinò dietro, la portò nella villa.
La fece camminare in lungo ed in largo ed Hanabi perse i suoi punti di riferimento, non capiva come il ragazzo riuscisse a ricordarsi tutte le stanze.
Arrivarono davanti ad un portone nero, poco più in là ce ne era un altro bianco.
Andrè si diresse verso quello bianco.
La socchiuse, diede un occhiata furtiva intorno, poi la spinse dentro e chiuse delicatamente la porta rendendo tutto buio.
Lui si  mosse mentre Hanabi si abituava al buio.
Le tende erano leggermente aperte lasciando intravedere ad intervalli regolari dei raggi di luna.
Il ragazzo accese la torcia puntando sul viso di lei che dovette socchiudere gli occhi.
-Questa è la biblioteca.-
- E allora?-
La prese di nuovo per mano e la condusse tra gli scaffali dei quali nessuno dei due vedeva la cima.
C'era una piccola scalinata con affianco uno scaffale alto più o meno due metri, era stato costruito con un legno nero ed era colmo di libri che variavano da tutte le tonalità di rosso.
-Sono libri sui draghi, certi sono incomprensibili, altri non li posso toccare che cercano di togliermi tutto il potere. C’è qualche riferimento alla famiglia Doragon ma dicono più o meno tutti la stessa cosa. Asky deve aver posto degli incantesimi su certi liberi.-
-Perché lo avrebbe fatto?-
-Non ne ho idea. La prima volta che ci sono entrato mi ha cacciato fuori proibendomi di rientrarci, ma sai, quando una cosa è proibita è più interessante.- Fece in sorriso divertito.- Ma se davvero voleva che non ci entrasse avrebbe fatto un incantesimo alla porta quindi non so bene cosa pensare.-
Passò la torcia alla ragazza e si arrampicò su uno scaffale per prenderle un libro.
Quando lo passò alla ragazza lei notò che era di un rosso accesso quanto i suoi capelli.
-Non lo puoi portare fuori, la porta è piena di rune, non so a cosa servono o se sono in funzione ma è meglio non rischiare.-
-Ma qua dentro è buio.-
-Non ti preoccupare, se ne sono appena andate.-
-Come lo sai.-
-Sento le loro anime, cioè le sentivo. Scommetto che con un po' di allenamento riuscirai a sentirle anche tu, quasi tutte le streghe ci riescono.-
-Sembra che mi serva dell'allenamento per qualsiasi cosa.-
- E' così anche per me.-
- tu quando hai incontrato Asky?-
-Più o meno un anno fa. Vai ad accendere la luce per favore?-
 
Si avvicinava il 31 Ottobre, la festa delle streghe, la più importante.
Hanabi era riuscita a controllare il suo potere convertendo il fuoco in armi e la sera faceva qualche esercizio anche come arma non volendo perdere il controllo.
Aveva dipinto gli armadi di rosso e nero così da non avere la stanza di quell'orribile bianco.
Dracu aveva riso nel vederla ed Asky aveva imprecato ma poi si era unita alla compagna.
Ogni giorno la sua venerazione per Asky aumentava e anche la sua riconoscenza ed il suo amore per quella donna che stava diventando come una madre per lei.
Ovviamente gli altri erano la sua famiglia ormai e non riusciva ad immaginare come sarebbe stato vivere senza di loro.
Continuava le lezioni di teoria, imparava in fretta e presto si era messa a passo con Andrè ma lo studio non era una cosa che la entusiasmasse molto.
Sapeva fare un ottimo scudo dell'anima nascondendo solo la parte di strega e potendo così usare la parte di arma.
Due sere prima di Halloween diluviò annegando i progetti della loro maestra per un allenamento serale.
Tutti si erano sistemati sul salotto che dava sulla veranda.
Asky era seduta sulla sua poltrona a leggere un libro, un tomo voluminoso e pesante.
Dracu era intenta su un pannello nel quale scriveva qualcosa.
Andrè era disteso sul divano e sospirava ad intervalli regolari per sottolineare la sua noia.
Hanabi era rannicchiata su una poltrona vicino al fuoco e disegnava assorta nei suoi pensieri.
Era tutto tranquillo le fiamme scoppiettavano allegramente in modo quasi fastidioso.
-Che tempo da lupi.- Commentò Dracu sapendo che avrebbe dato fastidio alla compagna.
-Se, da lupi, vorrei vederti la fuori in mezzo ad un bosco in preda ai crampi per la fame con il pelo fradicio e congelando. Tempo da lupi un cavolo.-
La donna si scaldò come succedeva sempre quando si parlava di lupi o di cani, era qualcosa che gli stava particolarmente a cuore dato che il suo animale era un cane-lupo.
-Non scaldarti lupetta.-
-Non chiamarmi così, potrei sempre decidere di finire i miei anni di relax e punirti. Comunque è un detto stupido.-
- Per favore non muoverti mi manca poco.- Disse Hanabi alla strega dei lupi.
-Perchè non fai un ritratto a me?-
-Non stai fermo un secondo e poi se lì così che mi fai venire sonno, mi addormenterei prima di finire.- Rispose freddamente ad Andrè.
Lui sbuffò sonoramente mentre riprendeva a sospirare.
Qualcuno bussò alla porto a vetri con foga.
Tutti si girarono allarmati mentre Dacu si alzava ed andava ad aprire.
 Entrò una ragazza fradicia.
-Buon Halloween vecchie befane.-
La ragazza indossava un impermeabile baje, dei jeans a sigaretta e delle scarpe nere a tacco 12.
Aveva dei capelli lunghi fin a metà schiena sistemati in splendidi boccoli platino.
Un cerchiello nero li teneva lontani dagli occhi grandi e azzurro ghiaccio e da quel viso sottile ed elegante tanto simile a quello di Asky.
L'altra strega si alzò raggiante e l'abbracciò.
-Non avevo sentito la tu anima Lud.-
La ragazza si tolse l'impermeabile sfoggiando un golfino nero.
Poi si sedette su una delle poltrone più vicine al fuoco.
- Infatti avevo lo scudo fino a che Dracu non mi ha aperto. Mi ero messa d'accordo con lei così che rafforzasse lo scudo dato che doveva nascondere un'altra anima. E poi volevo farti una sorpresa anche se tu le odi, io le adoro. Dovresti rilassarti ogni tanto mamma.-
-Dovresti fare attenzione, so perfettamente cosa ti gira per quella testa vuota e non dovresti farlo.-
- Calmati sarà come avere un animale da compagnia.-
Rise maligna insieme a Dracu. Andrè sbuffò facendo notare la sua presenza.
- Non sprecarti mai a salutare per primo,eh?-
- Ho imparato un paio di canzoni, se vuoi te le faccio sentire.-
- Che genere-
- Metal e rock.-
- Si dai, ho voglia di sentire qualcuno suonare bene e se vuoi io posso suonare con te.-
- Lei è la nuova arrivata comunque, Hanabi.- Disse Asky.
Hanabi alzò la testa e sorrise alla ragazza.
- IO sono...-
- Lo so sei Ludmilla, parlano sempre di te.-
-  Chiamami Lud. Scommetto che mia madre ti sta riempiendo la testa di latino e rune.-
- Si, direi di si. E' una cosa noiosa e volte mi metterei a dormire ma lei è così concentrata su di me che non posso.-
- Non dovresti parlare così quando ci sono io.- L’ammonì Asky.
- Ma tanto lo sai che studiare non è una cosa per cui vado pazza.-
-Ma dai pure io mi addormentavo durante le tue lezioni e si che sono una che studia volentieri. Suoni qualcosa?-
-No, però ho sentito Andrè qualche volta.-
- Cosa ti piacerebbe suonare.-
- Credo un basso.-
- Perchè?-
- Una volta nel mio villaggio è venuto una specie di zingaro venditore di strumenti ed il basso è il primo che ho notato e l'unico che non riusciva a vendere.-
- Ti ricordi come si chiamava lo "zingaro"-
- Jerry o qualcosa del genere.-
Si passò a qualche altro argomento fino ad arrivare a quello della festa che si sarebbe tenuta la sera di Halloween.
Due giorni dopo venne vestita e truccata da Lud dopo che ebbero passato una giornata tutti insieme ad intagliare zucche ed a scovare i luoghi più sinistri dove metterli.
Salirono tutti in una carrozza trainata da grandi lupi neri.
-Non dovresti usare dei lupi per trainare una carrozza.- Fece notare Hanabi ad Asky
Ci volle poco più di mezz'ora per arrivare a destinazione.
Un uovo di Kishin li accolse e li portò in una sala poco illuminata da zucche e teschi che fluttuavano nel soffitto.
Dei lunghi tavoli erano sistemati vicino alle grandi vetrate e poltrone erano disposte qua e là dando alla stanza un’aria sinistra ed elegante allo stesso tempo.
In un palco una donna nera dal vestito provocando stava cantando un blues malinconico mentre gli strumenti suonava da soli dietro di lei.
Si separarono quasi subito.
Hanabi si diede un occhiata in torno, la gente parlava amabilmente tra loro, non sembravano i criminali della peggior specie come erano definiti.
Non riuscì a non pensare che tra quelle streghe la maggior parte dell'anno c'era un legame di inimicizia ma che comunque lo metteva da parte per eseguire gli ordini di Mabaa-sama, il loro capo, e per quella notte.
Alcuni erano già ubriachi e se ne andavano in giro barcollando e ridendo come in preda alla follia.
Ci fu un applauso quando la cantante finì il suo pezzo ed al suo posto salì Lud.
Indossava un vestito gotico/punk come quello di Hanabi e aveva una strana espressione piena di cattiveria.
- Allora vecchie megere. Alzate i vostri fottuti calici pieni di wisky che ci brucerà il cervello e salutiamo la nostra notte, putrida e macabra, con una festa selvaggia piena di magia e....ovviamente... di follia..-
Il piano cominciò a suonare mentre l'espressione di Lud era sempre più folle, poi iniziò la batteria, la chitarra elettrica, il basso in una canzona rock.
Iniziò a cantare diffondendo tutta la sua energia al massimo volume.
Hanabi si sentì pervadere da una scossa ed il suo cuore cominciò a battere al ritmo della musica.
Le streghe urlarono per approvare ciò che aveva detto, tutte iniziarono a ballare la propria personale coreografia.
Le zucche ed i teschi cozzavano tra di loro.
I lupi di Asly danzavano con lei in una danza tribale ed affascinante che aveva qualcosa di primitivo.
Dei serpenti accompagnavano una strega bionda, strisciando elegantemente e viscidi per tutta la sala.
Ombre di aquile che si fronteggiavano apparivano sui muri.
Urla e risate agghiaccianti riempivano la sala insieme a quelle musica demoniaca.
Uno scheletro la prese per mano e la fece piroettare per la sala mentre lei rimaneva estasiata per ciò che vedeva.
I pipistrelli volavano intono a Dracu, la sabbia di Andrè aveva formato scorpioni giganteschi che si muovevano a tempo.
Lo scheletro perse la testa e lasciò andare Hanabi che si trovò travolta da una marionetta che la porto danzante in giro per la sala.
La portò da una strega.
-Devi fare qualcosa bella.- Gli gridò quella mentre ballava con la sua di marionetta.
La ragazza prese un bel respiro e soffiò verso l'alto.
La stanza fu rischiarata dal suo ruggito di fuoco, le fiamme si espansero sul soffitto per poi scomparire in un ovazione.
Un serpente gigante si fece largo verso di lei tra le streghe che si spostava senza esitare.
Un lupo di Asky si frappose tra quell'essere nero e la ragazza.
Si scontrarono facendo indietreggiare le streghe, mentre la strega bionda che aveva notato prima si avvicinava insieme ad un ragazzino dai capelli rosa.
Pure Andrè raggiunse Hanabi guardando con odio l'altro ragazzo.
Le due streghe si fronteggiarono in un battaglia di sguardi, quando si unì anche Dracu al loro gruppo sembrò che la tensione toccasse il culmine, ma le due bestie si limitarono a scontrarsi nuovamente e a sparire in un gioco di luci ed ombre mentre uno povero scheletro che si trovava in mezzo perse le ossa in giro per la stanza.
Hanabi rimase ferma non capendo cosa era successo di preciso.
La strega dei serpenti le sorrise e lei si voltò cercando di rabbrividire il meno possibile. Quella donna era forte quanto Asky se non di più, lo sentiva.
Si trovò ad andare contro ad Andrè che era rimasto fermo dietro di lei.
Lui le sorrise, la prese per mano e la fece girare su sè stessa.
Il sorriso del ragazzo la distolse dai suoi pensieri e cominciarono a ballare mentre Lud iniziava un'altra canzone demoniaca.
La sabbia fluttuava intorno a loro mentre lei si perdeva negli occhi del ragazzo.
Si sentì arrossire involontariamente, non capiva cos'era quella sensazione così dolce e calda.
Lui distolse lo sguardo e la lasciò andare, la sabbia cadde a terra pesantemente e lei si ritrovò tra le braccia di un uovo di kishin che la lasciò quasi subito dopo il suo sguardo assassino.
Si rincontrarono all'entrata tutti insieme verso le tre. Tutti leggermente ubriachi, chi più chi meno.
Hanabi era appoggiata ad un muro poco lontano dagli altri, a mala pena si teneva in piedi, sembrava che tutto girasse intorno a lei ma era una sensazione divertente.
Il ragazzo dai capelli rosa apparve dal buio con le occhiaia sotto gli occhi e uno sguardo folle.
-Lo sai che il mio sangue è nero?-
Sussurrò tremante.
-Lo sai che il mio sangue è rosso come il fuoco?-
Sussurrò di rimando Hanabi staccandosi dal muro e barcollando.
-Lo sai che la mia anima è un incrocio?- Aggiunse quasi mettendosi a ridere.
Il ragazzo lo guardò sgranando ancora di più i suoi grandi occhi mentre lei rideva.
Saltellò verso Andrè e gli si buttò addosso e , ubriaco anche lui, quasi cadde.
I due si misero a ridere come scemi e anche Lud si unì a loro.
-Vieni Crona.-
La strega dei serpenti apparve dietro al ragazzo, e lo superò mentre lui le andava dietro come un bravo cane.
Asky prese la donna per un polso e avvicinò la suo bocca al suo orecchio.
-La ragazza è mia. Non me ne frega niente se tu ci vuoi fare qualche esperimento, è protetta e farai bene a tenerlo a mente.-
-E come potrei dimenticare un anima come la sua? E quando tu scomparirai dubito che sarà protetta.-
Le streghe lo sussurrarono ma Hanabi lo sentì lo stesso, in modo confuso.
Tornarono a casa tra le risate.
Dracu era quella che aveva bevuto di più, parlava a vanvera, e tra le sue chiacchiere e le risate sceme sembrava di stare in mezzo a degli idioti senza cervello.
 
Ormai era quasi finita l'estate.
Hanabi era riuscita a conoscere ad affezionarsi a Lud.
La figlia della strega le aveva insegnato a suonare il basso.
Due giorni dopo Halloween lo aveva portato a casa e con grande sorpresa di Hanabi e sembrava proprio quello dello "zingaro Jerry", quello che cercava di vendere.
Gli diede il nome di "time of diyng", Lud ne fu entusiasta.
- Degno della mente di una strega, andremo d'accordo noi due.-
Aveva detto con gli occhi luccicanti e così era successo.
Aveva iniziato a tornare alla villa ogni due settimane e ne restava altre tante.
Lei e Hanabi erano diventate inseparabili sebbene l'altra fosse più grande di lei di ben 5 anni.
Potevano passare delle ore intere a parlare degli argomenti più disparati, potevano spaziare da argomenti seri come ciò che li attendeva in futuro, la loro persecuzione, di cosa avrebbero voluto.
-Tu potresti vivere con loro. Infondo basta che nascondi la tua anima da strega e non saresti neanche indifesa perchè sei un arma.- Aveva iniziato il discorso Lud un giorno.
- Lo so, ma smettete di ripetere che sono un arma, mi da fastidio. Sai cosa ho pensato. Se guardiamo dal loro punti di vista non sono in torto. Noi entriamo nella lista di Shinigami quando cominciamo ad uccidere o facciamo qualcosa di illegale no?-
-Vuoi dire che li capisci?- Chiese la ragazza sconcertata.
-Voglio dire che se metto da parte odio e vendetta riesco quasi a sopportarli. Ma niente di più.-
Poi passavano agli argomenti più stupidi.
Ovviamente Andrè non era messo da parte, ma tra le due si istaurò un rapporto profondo come quello tra sorelle.
Hanabi e Andrè si stavano allenando, si era impegnati ma erano ancora molto lontani dal livello di Ludmilla, una volta insieme erano riusciti a batterla, ma fu per pura fortuna.
Il tornado di sabbia la travolse e la scaraventò a terra, Andrè le fu subito sopra puntandogli una mano alla gola.
Il suo sguardo era rabbioso come ogni volta che combatteva, poi cominciò a tornare normale, Asky li chiamò.
-Hanabi devi trovare un attacco che contrasti quel benedetto tornado.-
-Non riuscirà mai a battermi.- Disse Andrè.
- E tu lo devi rafforzare le raffiche sono ancora troppo deboli e non puoi basarti solo sugli attacchi a distanza.-
Annuirono.
Dracu arrivò all'improvviso con un giornale in mano e un volto sconcertato.
-Lud...Lud è...è morta.- Riuscì a dire con la gola secca.
I volti dei ragazzi si trasformarono, Asky si irrigidì e strappò il giornale dalle mani dell'altra strega.
-La falce...dell'europa....occidentale.- Continuò Dracu che era sempre più sconcertata.
Gli occhi di Asky passarono in fretta sui quella poche righe di elogio alla falce poi lo lasciò cadere a terrà.
Hanabi vide la foto di Lud, non riuscì a trattenere le lacrime.
Cominciarono a rigargli il viso mentre fissava quella foto stampata in bianco e nero su quel misero giornale.
Gli occhi di Asky si inumidirono. La ragazza non riusciva nemmeno ad immaginare il dolore della strega.
Una lacrima scivolò sulla guancia liscia da quegli occhi ancora shoccati che stavano diventando sempre più tristi.
Hanabi si girò non riuscendo a sopportare ciò che vedeva.
Sentì la donna cadere a terra, cominciare a singhiozzare e poi i suoi piedi sulla ghiaia che correvano e qualcuno che la seguiva.
Lei continuò a correre lungo il sentiero che conduceva ad un piccolo bosco lì vicino.
Cercava inutilmente di allontanarsi da quel dolore sordo che gli stava nascendo in fondo al cuore.
Con la vista appannata dalla lacrime incespicava nella sua corsa disperata cercando di non pensare.
Perse quasi l'equilibrio, urtò un masso e cadde.
Le lacrime bagnavano il sentiero del bosco, sembravano non voler smettere.
Qualcuno dietro di lei respirava affannosamente.
Si alzò pronta a rimettersi a corre anche se non sarebbe servito a niente.
Lui le prese la mano, lei si voltò pronta a prenderlo a pugni se non l'avrebbe lasciata andare.
Gli occhi di Andrè erano pieni di un dolore straziante, ricolmi di lacrime come i suoi.
Non sorrideva, i suoi denti erano stretti come se cercasse di non urlare.
Il suo sguardo cercava il conforto che voleva dare alla ragazza.
Lui la lasciò andare, guardò da un’altra parte con sguardo rassegnato.
Lei non riusciva a vederlo così.
Gli tirò un pugno in pieno volto facendolo cadere.
La  guardò scioccato mentre lei impugnava una spada dentata.
Il suo sguardo si stava colmando di odio e frustrazione che voleva fare uscire, voleva che quel dolore sparisse, si alleviasse ma l'unico modo che conosceva era combattere.
Lui si alzò e cominciarono.
Quando non ebbero più la forza per usare i loro potere continuarono a sfogarsi a calci e pugni, intorno a loro era tutto distrutto, gli alberi erano sradicati dai colpi di Hanabi, le rocce erano polverizzate dalla magia di Andrè.
Caddero sfiniti a terra, il dolore al corpo che alleviava quello all'anima.
Hanabi si alzò traballante, la faccia gonfia, Andrè aveva il naso rotto.
Stavano ancora piangendo entrambi, lui riuscì solo a sussurrare il nome di colei che non c’era più.
Hanabi gli porse la mano, lui la prese e si alzò appoggiandosi a lei, con la testa bassa.
Alzò lo sguardo e  lei sorrise, triste ma bastò al ragazzo per sentirsi un po' meglio.
Hanabi non aggiunse niente, non c'era niente da dire, sebbene entrambi erano a pezzi sarebbero andati avanti perchè era quello che facevano, combattevano da tutta la vita, era il loro destino.
Asky non si vide per tre giorni, si ripresentò al funerale vestita di nero e ancora sconvolta.
La falce della morte dell'Europa occidentale era morta.
Il giorno del funerale si trovarono solo loro quattro e altre due persone che Hanabi non aveva mai visto.
La bara venne fatta scivolare nel lago grazie ad una runa.
Dracu recitò la formula e poi tutti si separarono.
Da quanto ne sapeva Hanabi i funerali non erano una cosa frequente tra le streghe per vari motivi.
1 perchè raramente si aveva un corpo da seppellire, 2 le streghe erano persone solitarie e normalmente non c'era qualcuno che avrebbe sentito la loro mancanza anche perchè era difficile che si sopportassero tra loro, 3 molte volte la strega che moriva era l'ultima della sua casata dopa una persecuzione o uno scontro con un'altra famiglia di streghe.
Dopo la cerimonia Asky si rinchiuse nella sua stanza senza dire una parola.
Dracu li abbracciò entrambi prima di andarsene, cosa che lasciò i ragazzi sbalorditi dato era il primo gesto di affetto verso di loro.
Loro rimasero solo sulle sponde del lago.
Le acque erano calme e scure come la bara che ci era appena sprofondata dentro.
-Ci sono tante bare lì dentro?- Chiese Hanabi.
- Più di un centinaio, credo. Tutte vuote.-
-Allora perchè lo facciamo?-
-Non lo so.-
- Ci ucciderebbe per aver mandato la sua chitarra in fondo ad un lago.-
Ci fu silenzio.
-Pensi che ce la faremo?- Chiese Andrè.
-A fare che?-
-A dimenticare Lud?-
-Io non voglio dimenticare.-
Si sedettero entrambi guardando l'orizzonte dove ormai le stelle stavano sorgendo.
-Non credo che sarebbe giusto dimenticarla.- Ammise Andrè.
 
Asky non si vide per due giorni interi.
Poi il terzo giorno uscì dalla sua stanza.
-Ragazzi, vi devo parlare.- Furono le sue prime parole.
I due che erano seduti a fissarsi a vicenda si alzarono e la raggiunsero.
Nella donna c'era qualcosa di strano, i suoi occhi erano diventati freddi come il ghiaccio e la sua voce era tagliente e seducente.
- La morte di Ludmilla è stato una cosa catastrofica, ci ha distrutti tutti. Io so perfettamente a chi attribuire la sua morte. A Shinigami, a quelle stupide armi, ai loro stupidi maestri che per pura ambizione mangiano le nostre anime. Hanabi, ti ricordi cosa hanno fatto a te?-
-Non riesco a dimenticare.-
-E alla tua famiglia e alla tua vita Andrè?-
- Certo, quegli idioti di...-
- E sapete anche che non finirà così. Ci perseguiteranno, ci cercheranno e ci uccideranno senza che noi facciamo niente siamo già nella lista di Shinigami. Pensate mai alla vendetta?-
I due si guardarono, in tutti e due il desiderio di vendetta era una cosa reale come l'odio che provavano.
- Io voglio fare giustizia per mia figlia ma mi serve che noi siamo uniti, che possiamo contare uno sull'altro per fare giustizia, per liberarci da loro. Mi aiuterete.-
-Certo, io voglio vendetta, voglio che paghino perchè...perchè non ce la faccio più a stare fermo.-
-Bene,Andrè. Ma devo diventare più forte lo sai no? Dobbiamo cominciare ad allenarci davvero, a fare qualcosa contro di loro, ad affrontarli. E tu Hanabi.-
-Certo.-
Teneva la testa bassa, dentro di lei c'era qualcosa che non era sicuro di cosa pensare, la vendetta era ciò che voleva ma qualcosa gli diceva che sarebbe diventata come il mostro di cui l'avevano accusata di essere fin quando era piccola, però il suo odio era forte e avrebbe fatto tutto per Asky, lei era la persona che l'aveva portata via.
-Sapevo che potevo contare su di voi. Hanabi raggiungimi in veranda. Andrè comincia ad allenarti e quando lo fai pensa a quegli uomini, a cosa gli vorresti fare.-
Il ragazzo annuì.
Hanabi seguì la strega, si sedette di fronte a lei.
-Allora perchè non sei sicura.-
-Non lo so.-
-Non vuoi la vendetta?-
-Si, ma io non la ho già avuta? E poi è giusto? Diventare il mostro che mi dicevano che ero?-
-Mostro? Loro sono i mostri per quello che ti hanno fatto! Noi siamo la giustizia.-
Hanabi rimase zitta fissando il tavolo.
-Guardami!.-
Lei alzò lo sguardo.
-Devi credere a ciò che ti dico, loro ci uccideranno e lo sai, noi dobbiamo difenderci e la miglior difesa a l'attacco. Non vuoi vendicare Lud? -
-Ma è morto chi l'ha uccisa e quelli che mi hanno torturato.-
- Cosa pensi!? Che altra gente non avrebbe fatto la stessa cosa? Gente ne è passata nel tuo paese eppure nessuno ti ha mai portato via perchè eri una strega. Tutti loro avrebbero fatto lo stesso, lo sai. Vero?-
- Credo di si.-
-Hanabi ascolta. Quando andrai a scuola conoscerai la nostra storia. Noi non siamo cattive, ci hanno rese così, per colpa loro siamo state costrette a nascondere la nostra anima e a non poter girare senza nascondere noi stesse. Ci sparano a vista, non ci fanno parlare, non ascoltano, non pensano se vogliamo solo passare per la città o se vogliamo andare a trovare qualcuno senza dare fastidio, loro attaccano. E non per motivo del tipo una di noi ha ucciso qualcuno che gli è caro,no! Solo perchè devo far diventare le loro armi falci della morte o semplicemente più forti! Ci torturano per avere informazioni su un'altra e poco gli importa se non la conosciamo e alla fine ci uccidono. Siamo solo oggetti, cose se fossimo pietre magiche per diventare più forti. Ma noi siamo molto di più. Vuoi tornare ad essere rinchiusa nel pozzo con le catene che ti mandavano scosse quando cercavi di liberarti ed essere te stessa? Non ti hanno neanche permesso di scegliere di stare con loro dato che eri anche un arma,ti hanno tortura, ti hanno fatto lavorare, e senza mai qualcosa per cui ne valesse la pena. Solo un pezzo di pane.
Guardati i polsi, hanno ancora le cicatrici, si vedono se pieghi il poso, sono bianche e cosa pensi quando le vedi? Non pensi che debbano pagare.-
-Si.-
-Sai che Lud stava venendo a trovarci? Ha cercato di non combattere, di sviare la cosa per venire qui, per vedere te. Aveva un regalo con sé, un souvenir, e non glie l'hanno permesso.-
La ragazza rimase in silenzio, l'odio cresceva ad ogni parola e sempre più pensava che fosse la cosa giusta, non aveva mai saputo cosa era giusto o sbagliato ma sapeva che Asky era la persona per cui avrebbe fatto di tutto, avrebbe combattuto con lei perchè, gliela aveva promesso. l'avrebbe protetta e nessuno gli avrebbe fatto del male.
Anche se i suoi occhi ora erano così freddi  non gliene importava, lei voleva solo che fosse fiera e se per questo serviva seguire un piano di vendetta con cui era d’accordo non c'era problema.
-Hai capito?-
-Si, io farei tutto per te, tu mi hai promesso che sarei stata protetta ed io ci credo, voglio solo che tu sia orgogliosa e voglio che loro soffrano come ho sofferto io, voglio che sappiano cosa vuol dire perdere chi si ama.-
Asky sorrise, un sorriso agghiacciante.
-Allora devi far sviluppare il tuo potere, è legato ai tuoi sentimenti e se fai crescere il tuo odio la magia crescerà con esso e quando lo controllerai io sarò fiera di te. Sarò cattiva e pretenderò il massimo da entrambi, mi prometti che non me ne farai una colpa?-
-Si, te lo prometto, lo fai per noi, per renderci più forti.-
-Brava, domani vi farò visitare la biblioteca, e attiverò i sigilli, ci potrete entrare solo con il mio permesso, avvisa Andrè, non vorrei che morisse entrandoci.-
Così dicendo la donna si alzò e se ne andò

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Capitolo 27
*** 27 SCUOLA ***


Chiedo scusa per averci messo così tanto ma sono stata impegnata e non avevo tempo per riscrivere questo capitolo, mi farò perdonare


27 SCUOLA
 
Andrè ad Hanabi erano appena apparsi all'entrata della grande villa che sarebbe stata la loro scuola. Si spostarono dalla piatta forma dalla quale erano arrivati  e si diressero all'interno mentre i grandi cancelli neri si aprivano cigolando.
Quando arrivarono rimasero sorpresi, c'era un immensa cattedrale in stile gregoriano con dei gargouille orribili che davano la sensazione di essere vivi e di poter spiccare il volo e planare sui ragazzi come gli avvoltoi.
Era una vecchia chiesa dove la streghe si riunivano per adorare la dea astrale, colei che gli aveva dato i poteri quando le aveva create, ma il culto era andato in decadenza, le sacerdotesse del fuoco erano scomparse e la chiesa aveva delle assi fissate alla porta e alle finestra ed era circondata da transenne per tenere lontani i ragazzi.
In più intorno era circondata di rune da cui tutti chiaramente riuscivano a sentire l'immenso potere di morte.
Poco più in là c'erano delle piccole costruzioni, le aule, erano tre.
Una lavagna a forma di gatto fluttuava d'avanti alla chiesa gregoriana, c'era un cartina e la lista degli alunni.
Andrè ed Hanabi si salutarono, Asky gli aveva messi appositamente in classi diverse.
Hanabi entrò in classe, c'erano dei ragazzi più piccoli di lei e alcuni più grandi, era una classe mista,non sembrava ci fosse una logica su come erano stati raggruppati tutti nello stesso corso.
Si sedette sul primo posto libero che trovò tra gli ultimi banchi.
Una ragazza mora, vestita di azzurro e con un cappuccio rosso si sedette di fianco a lei, prima aveva guardato con insistenza il posto, probabilmente era suo ma Hanabi aveva cercato di ignorarla così , la ragazza, aveva rinunciato e aveva deciso di sedersi affianco a quella ragazza dai capelli rossi.
Hanabi non riusciva a non guardare i suoi occhi, erano grandi ed azzurri, pieni di speranza e felicità, c'era qualcosa di puro e innocente che non aveva mai visto neanche negli occhi di Andrè e mai nei suoi.
La ragazza le sorrise.
-Elle.-
Si presentò quasi in imbarazzo. Hanabi non capiva il perché, era lei che continuava a fissarla, non avrebbe dovuto presentarsi ma chiedergli perché continuava a guardarla.
Quegli occhi l’attiravano, come poteva averli una strega? L’innocenza di quello sguardo quasi la disarmava.
-Hanabi.- Rispose cercando di riprendere il controllo di se stessa.
Si girò guardando avanti a se verso la cattedra, il ragazzo davanti di lei aveva dei capelli color paglia e stepposi.
-Sei nuova?-
Chiese Elle  quasi sussurrando, sembrava avesse un’enorme paura di parlare a voce troppo alta, come se non volesse attirare l’attenzione.
-Primo giorno.-
La ragazza sospirò, sembrò acquisire sicurezza per qualche secondo, si spostò un attimo la frangia della fronte perché le dava fastidio e cominciò anche lei a guardare davanti a lei.
-Se sei nuova non parlare con la pazza.-
Il ragazzo dai capelli di paglia si era girato verso Hanabi con un ghigno.
Elle sembrò intristirsi e farsi più piccola possibile mentre i suoi grandi occhi innocenti si avvilivano in pochi attimi.
-Non ho chiesto un tuo consiglio.-
Disse Hanabi guardandolo dall'alto in basso, non voleva difendere la compagna di banco, non le interessava cosa dicessero di Elle ma le dava fastidio che qualcuno le dicesse cosa fare.
Essere stata una schiava l’aveva reso insopportabile sentirsi dare degli ordini, soprattutto se a darli era un ragazzo strafottente tanto simile e coloro che l’aveva gettata nel pozzo così tante volte.
Entrò la donna che sarebbe stata la loro professoressa, sembrava piuttosto annoiata mentre si sedeva alla cattedra e guardava i ragazzi.
Insegnava in quella scuola ormai da dieci anni e sapeva che gli studenti non erano altro che annoiati ragazzi che non avevano voglia di fare niente e lei si era stufata di cercare di attirare la loro attenzione, ormai aveva deciso che una “dittatura” era l’unico modo per far star zitti quel branco di babbuini.
-Bene per i nuovi io sono Fei Fullbaster, ma chiamatemi fullbaster. Facciamo un giro di nomi e poi iniziamo.-
-Hanabi Pendragon.- Disse Hanabi quando arrivò il suo turno.
Ci fu un mormorio, Dracu l'aveva avvisata che dopo la festa tutti la conoscevano e molti avevano fatto ipotesi su chi fosse, se la sua famiglia fosse quella del drago o della fenice ma gli aveva consigliato di non dargli corda se non voleva avere uno stuolo di fan che la seguivano ovunque come dei cani.
Aveva scelto quel cognome perché lo aveva letto nel libro sui draghi che Andrè le aveva preso, sapeva che era il cognome di una famosa famiglia di cacciatori di streghe ma a lei non importava, le piaceva come suonava e alla fine la descriveva dato che c’era la parola drago.
-Ma sentitela fa tanto la superiore solo perchè sta da Asky.-
Il ragazzo di prima si girò verso di lei con uno sguardo di superiorità, non aveva parlato con un tono di voce abbastanza alto da farsi sentire da tutti ma la professoressa non sembrava averlo sentito, non si era neanche accorta che si erano fermato con il giro di nomi.
Molti nella classe ora la stavano guardando di sottecchi.
-Faccio tanto la superiore perchè sono più forte di te, e ora piantala di girarti.-
-Tu più forte? Io ti potrei battere...-
Hanabi non sentì il resto del discorso, i suoi pensieri erano corsi all’allenamento del giorno precedente.
"Rendere più forte l'anima" non sapeva come fare. Asky li sottoponeva ad allenamenti estenuanti, la sera facevano dei turni di guardia o degli speciali allenamenti nel bosco e solo un giorno a settimane potevano dormire tranquilli, a volte invece dovevano stare in dormiveglia tutto la notte perchè i lupi della strega potevano attaccarli in ogni momento. Aveva iniziato a farli allenare in una stanza completamente buia per sviluppare gli altri sensi...quella donna li stava torturando e sembrava divertirsi.
-Elle Moon.-
-Chi ti ha detto che potevi parlare.- Disse il ragazzo ancora irritato per il modo in cui era stato trattato da Hanabi.
-Bisogna continuare con il giro dei nom,i no?- Gli fece notare Hanabi.
- Esatto, continuate.- Disse la professoressa –E comunque le ho detto io di continuare.-
Il ragazzo si girò indispettito, mentre Elle guardò la sua compagna con un misto di adorazione e gratitudine.
-Non fissarmi.- Le disse Hanabi infastidita da quegli occhi, lei non voleva difendere quella ragazza, ma le piaceva rispondere a quel tipo con i capelli color paglia.
Alla fine dei nomi il ragazzo si girò nuovamente.
-Allora hai capito chi sono? Chi è la mia famiglia? Si è fatta da sola.-
-Non ero attenta, sono arrivata fino a Michael, il ragazzo prima di te, poi era troppo noioso e non ho ascoltato.-
-Io sono..-
-Vuoi chiudere la bocca avrei intenzione di ascoltare oggi?-
-Chiudi la bocca e girati, piccolo idiota.- Lo richiamò la professoressa.
La professoressa iniziò a raccontare la "grande storia" con occhi sognati.
Raccontava del caos e dei grani dei, della dea astrale, della grande ribellione e della persecuzione.
Passarono tutte le tre ore e non aveva ancora finito.
Il sibilo della campanella la interruppe e tutti si riversarono fuori quasi correndo.
Hanabi si limitò ad aspettare che tutti uscissero e poi si diresse con passo veloce verso il parco.
Cercò Andrè ma dato che non lo trovava smise e cercò dove sedersi.
Si accomodò sotto un albero spoglio e rinsecchito che dava una sensazione lugubre.
Qualcuno la fissava, non ne capiva il motivo anche se continuava a fissarla non avrebbero capito la verità su di lei.
Fece finta di niente e si comportò naturalmente.
Tracciò una runa sull'erba incidendola con il fuoco, vi mise sopra un piccolo pacchetto che si ingrandì ed estrasse il suo panino.
Cominciò a mangiare cercando di ignorare tutti quegli sguardi, ma ormai si stava arrabbiando.
Sentì qualcuno avvinarsi saltellando.
-E' meglio se ti sposti.- Le disse Elle.
-Perchè?-
-Luck permette solo a me di stare nel suo albero.-
-C'è spazio anche per te.-
Una ragazza apparve dietro ad Elle, era alta e secca, i lunghi capelli neri le coprivano gli occhi e il vestito bianco e sporco gli davano l'aria di un fantasma.
-E' il mio albero.- Disse con voce lugubre.
-Ok.-
Ma Hanabi non si spostò, non aveva intenzione di farlo, infastidita dagli sguardi non avrebbe ceduto il posto a nessuno, sapeva essere davvero testarda a volte, soprattutto se era irritata.
-E' il mio albero.- Ripetè il fantasma, Hanabi la fissò per qualche secondo, non aveva mai visto un fantasma, non aveva neanche messo in conto la loro esistenza, credeva solo a ciò che vedeva ed ora un fantasma le stava davanti e voleva il suo albero.
-Se vuoi ti do' un pezzo del mio panino ed io rimango qua.- Disse infine, non sapeva cosa un fantasma potesse farsene di un panino, non poteva di certo morire di fame ma lei non voleva spostarsi.
-Perchè' lo faresti?-
-Vedilo come un affitto per il tuo albero.-
-Non posso accettare, sono morta.-
-Sei un fantasma, è normale essere morti.-
- Hai paura?-
-No, sei la prima cosa elettrizzante che mi succede in questa scuola, non è da tutti poter dire di avere tra gli amici un fantasma.- Disse la rossa mentre aspettava impazientemente di magiare la sua merenda.
-Amici.- Disse il fantasma come per imprimerselo meglio nella mente.
-Allora? Posso restare?- Tagliò corto Hanabi che era ansiosa di mangiare.
-Solo se mi paghi l’affitto regolarmente.-
Hanabi si affrettò a  darle un pezzo del suo panino.
Come primo giorno non era male, era diventata amica di un fantasma e della ragazza più out della scuola.
-Si dice che sei imparentata con la famiglia Doragon.- Disse Luck con calma mentre si avvicinava al tronco dell’albero.
-Non è così.- Rispose seccamente lei, non voleva pubblicità di quel genere, sarebbe stata la migliore facendosi da sola, senza bisogno di quel nome.
-Farò le mie ricerche.-
Così dicendo il fantasma sparì nell'albero.
-Non va bene per la tua immagine stare qui, i ragazzi evitano questo posto, eviteranno anche te.-
-Non c'è problema.-
-Ma ti farai vedere con una tipa strana come me.-
-Non c'è problema.-
-Infatti, lei è strana di suo.- Disse Andrè spuntando fuori da chissà dove.
-Stupido idiota, ti stavo cercando.- Gli disse Hnabi mentre addentava un altro pezzo del suo panino.
-Mentre stai seduta sotto un albero?-
-Non ti trovavo.-
-Un...ragazz...- Cominciò a balbettare Elle prima di svenire.
-Ma che gli prende?- Chiese Hanabi.
Sia lei che Andrè erano indecisi se fare qualcosa per aiutare la ragazza, nessuno era mai svenuto davanti a loro in quel modo.
-Non è abituata ad avere gente in torno,viva. -
La sua testa di Luck sbucò dall'albero e si girò verso Andrè.
Lo scrutò da capo a piedi con sospetto, o almeno così penso Hanabi, gli occhi del fantasma rimaneva comunque coperti dai lunghi capelli neri.
-Perchè sei qua?- Gli chiese.
-Mi piace il posto.-
Luck fece una piccola smorfia mentre tornava nel suo albero, non sembrava contenta di quell’improvviso affollamento intorno al suo albero ma con il tempo ci avrebbe fatto l’abitudine.
-Non dovremo fare qualcosa per lei?- Aggiunse poi Andrè spostando la sua attenzione sulla ragazzina che giaceva priva di sensi davanti a loro.
-Forse dandogli fuoco si sveglia.- Propose Hanabi
Elle si alzò di scatto con gli occhi sbarrati e ancora più pallida.
-Chi vuole darmi fuoco!?-
-E' lei la piromane. Comunque io sono Andrè e tu?-
La ragazza aprì la bocca cercando di dire qualcosa e svenne di nuovo.
-E' Elle.- Rispose per lei Hanabi.
 
Era passati due mesi dall'inizio della scuola.
Ora si trovavano in un nuovo palazzo.
Una domenica invece del solito allenamento Asky li aveva fatti salire nella consueta carrozza trainata dai lupi e dopo mezz'ora di viaggio e un teletrasporto erano arrivati in mezzo alle montagne.
Sebbene facesse un freddo cane ed i due non erano vestiti abbastanza non riuscirono a non rimanere a bocca aperta tra i brividi di freddo  d'avanti a quello che videro.
Da una montagna innevata usciva il muso di un lupo nero che digrignava i denti pronto a balzarti addosso. Le zampe nere come la pece e dello stesso colore del resto poggiavano di fianco, immense.
Asky li precedette dentro la bocca di quell’enorme bestia inanimate.
La seguirò, sembrò davvero di entrare spontaneamente nelle fauci di un lupo, tutto era fatto nei minimi particolari.
La porta infondo alla gola era nera e qualcosa di simile al sangue vi gocciolava sopra ininterrottamente, come nei denti del resto.
Sembrava che l’enorme lupo avesse appena finito di divorare la sua preda.
La porta si aprì senza che loro facessero niente ed entrarono.
La strega fece strada a passo di marcia con i ragazzi dietro che cercavo di non avere delle espressioni da ebeti mentre percorrevano quegli immensi, altissimi, lugubri e maestosi corridoi.
Li condusse in una sala con  un immensa vetrata e quello che si poteva definire un trono al centro  di essa.
Asky vi si sedette con non curanza ancora con la pelliccia addosso, la indossava sempre quando usciva.
Dracu arrivò da una porta laterale già a suo agio nella loro nuova dimora.
-Mi hai chiamato?...ah sono arrivati.-
La strega accennò un inchino e si avvicinò ai ragazzi. Gli fece cenno di seguirla.
Hanabi diede un ultima occhiata ad Asky, il trono era girato e la donna sembrava guardare fuori dalla finestra, la consapevolezza che tutto era ormai cambiato dalla morte di Lud e che nulla sarebbe tonata come prima le tolse il respiro.
Qualcosa dentro la ragazza gli disse di scappare, ma lei lo mise a tacere.
-Dove siamo?-
Chiese  Andrè quando la porta si chiuse dietro di loro.
-E' la nostra nuova "casa". Ora vi do' le mappe.-
Dracu girò verso di loro e gli porse due fogli.
-Abbiamo spostato la biblioteca e non ci potete entrare senza di me o Asky. I punti rossi sono i pannelli di controllo, quando inizierete a studiarli capirete.-
-Io ho già iniziato.- Disse Andrè.
-Non che mi interessi. Comunque le vostre camere hanno le stesse cose che avevate nelle vecchie a parte per l'armadio ed i vestiti che vi forniva Asky, per il resto c'è tutta la vostra roba.-
Dracu sorrise, si voltò e si allontanò ancheggiando mentre si immergeva nell’oscurità del corridoio.
-Si torna ai bei vecchi tempi. Tutto cambierà per voi.-

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Capitolo 28
*** 28 NON VOGLIO UCCIDERE BAMBINI ***


Ultimo capitolo sul passato di Hanabi, poi si torna al presente.

28 NON VOGLIO UCCIDERE BAMBINI
 
Hanabi si stava sistemando le code d'avanti allo specchio, che le servisse qualcosa quello specchio, il suo sguardo era perso nel vuoto.
Poi si guardò, il suo occhio era nero e leggermente gonfio.
Dracu si scatenava quando doveva combattere, sembrava davvero che li volesse uccidere, e quando lei non era stata in grado di schivare un suo attacco basilare, oltre al dolore delle onde d'urto,Asky gli aveva tirato uno schiaffo.
Sospirò mentre vi metteva del fondotinta per coprire tutto, o almeno cercare di sistemare un po’.
Quando entrò in classe Elle fu subito da lei, la seguiva ovunque potesse e faceva tutto quello che la rossa le diceva di fare.
-Ciao.-
Hanabi non rispose, il fatto di aver in qualche modo deluso Asky le bruciava parecchio.
-Allora Halloween?-
-Cosa?- Hanabi alzò lo sguardo sull’amica.
Subito le tornò in mente Lud e la festa dell'anno precedente, il suo umore peggiorò.
-A che festa andrai?-
-Non so.-
-A che festa va Asky?-
-Perchè?-
-Non sarebbe bello andarci insieme?-
-Ci vediamo tutti i giorni.- rispose irritate lei.
-Ma ad Halloween è diverso. Pensavo che potremo andare a quella scolastica, dicono che verrà un gruppo fantastico così gli studenti andranno almeno quest'anno, l'anno scorso era tutto deserto. Ma ci sono già tante adesione più di 60 cioè quasi tutta la scuola...-
-Non credo che lo festeggerò.- rispose infine.
 
Era la sera di Halloween, Hanabi se ne stava sul suo letto e guardava la canzone che aveva scritto un mese prima, ancora si chiedeva perché l’avesse scritta sul muro davanti al suo letto.
Non sapeva cosa fare, Dracu era uscita, Asky era sparita ed Andrè...non lo sapeva, non gli aveva chiesto niente e lui non aveva accennato a qualcosa in particolare, ma un tipo come lui sicuramente sarebbe andato alla festa scolastica.
Qualcuno bussò, lei trasalì e le scritte sulle pareti sparirono come aveva fissato nel suo pannello di controllo personale.
Andrè entrò nella stanza senza aspettare che lei andasse ad aprire.
-Come vanno gli incubi?-
Hanabi arrossì, era un paio di settimane che faceva incubi e che gridava come una pazza, Andrè era sempre arrivato e l'aveva svegliata e calmata.
Hanabi non ricordava mai cosa riguardassero questi sogni, appena si sveglia l’unico ricordo che le rimaneva era il terrore che aveva provato, nient’altro.
-Non riesco a dormire.-
Ammise in fine alzando le spalle con non curanza.
Lui sorrise e si sedette sul letto di fianco a lei.
-Chi ti ha dato il permesso di sederti di fianco a me.- Protestò la ragazza.
-Neanche io riesco a dormire.-
Hanabi ammutolì guardando fuori, la pioggia cadeva fitta, non come quel giorno.
Quel giorno non c’era stata una sola goccia di pioggia, il cielo era rimasto sereno per tutta la notte e la luna aveva vegliato su di loro con il suo sorrise sanguinario.
-Pensavo andassi alla festa scolastica.- Disse, ma solo allora si rese conto che nessuno dei due avrebbe mai potuto farlo, era passato troppo poco tempo, inoltre di quella ferita vi sarebbe sempre rimasta, una cicatrice indelebile che li avrebbe accompagnati fino alla fine.
-Non sarei riuscito a divertirmi senza di te...non credo che sarei riuscito a divertirmi lo stesso.-
Hanabi rimase in silenzio Halloween era troppo da sopportare senza Lud, quello precedente era stato magnifico, poche settimane prima della sua morte.
-Perchè te ne stai girata così?-
Lei non rispose, il suo cuore batteva in modo analogo, sentiva che respirare era sempre più difficile mentre gli occhi cominciavano ad inumidirsi.
Lui gli mise una mano sulla spalla, lei si alzò di scatto.
- Che c'è?- Chiese allibito lui.
-N...niente.-
-Allora perché non ti siedi?-
-La mia gamba si era atrofizzata, il taglio dell'allenamento brucia ancora.-
Disse girandosi e cercando di sorridere, ricacciò indietro le lacrime, non avrebbe pianto.
L'espressione del ragazzo si addolcì.
-Mi dispiace che sia così dura con te.-
-Non ti preoccupare, lo so che lo fa per farmi diventare più forte e poi sono più lenta di te con i progressi.-
-Io sono due anni più grande è normale che sia più avanti. Comunque lo hai medicato il taglio?-
-Non c'ho pensato quando sono entrata in camera, in effetti ho finito le bende, Dracu me ne aveva date solo un paio.-
-Vado a prendere quelle in camera mia.-
Si alzò ed uscì mentre lei tonava a sedersi sul letto.
Si guardò la gamba, l'artiglio di Asky non era penetrato tanto ma quando l'aveva colpita era stato doloroso, molto di più di quanto si aspettasse.
Ora era leggermente gonfio, e violaceo ma non era grave, forse avrebbe dovuto medicarlo prima ma la strega l'aveva costretta a continuare e quando avevano finito lei se ne era tornata in camera e non ci aveva più pensato, i suoi pensieri andavano a Lud, lei adorava quella festa, mentre la ragazza stava incominciando ad odiarla.
Andrè entrò senza bussare, si sedette sulla sedia della scrivania e si avvinò al letto dove si era messa lei.
-Allora mi dai queste bende o no?- Le chiese la ragazza.
-Prima devi disinfettare, l'hai pulita?-
-Mentre tu eri a prendere quelle bende.-
Lui tirò fuori del cotone ed un piccola bottiglietta, gliele passò.
Lei prese cotone, vi versò il disinfettante e cominciò a passarlo sul taglio, bruciava enormemente e sebbene non volesse far vedere quando facesse male Andrè se ne accorse.
Sbuffò sonoramente, prese il cotone dalle mani della ragazza e cominciò lui.
Era molto più delicato e mentre lei stringeva i denti lui disinfettò la ferita.
-Posso fasciarmi da sola.-
Disse mentre lui prendeva le bende.
-Si, e poi sei là con quella faccia che sembra che stai per morire, lascia fare a me.-
Le fasciò la gamba con delle bende nere mentre lei se ne stava immobile ed in silenzio, nessuno fino allora si era preoccupato delle ferite che gli infliggeva Asky, nemmeno lui aveva mai mostrato particolare interesse, ne lei vi aveva dato importanza.
-Perchè sono nere? Le mie non lo erano.-
-Sono impregnate di qualcosa, guarirai prima.-
Lei rimase in silenzio mentre lui finiva e appoggiava tutto sulla scrivania.
-Allora cosa facciamo?-
-Cosa facciamo? Cosa vuol dire cosa facciamo?-
Disse mentre il suo cuore cominciava a battere all'impazzata e lui la fissava.
-Comunque...grazie.- aggiunse nel tono più basso possibile.
-Di niente.-
Rimasero in silenzio, lei era stranamente agitata mentre lui guardava il soffitto con aria annoiata.
-Lei adorava Halloween.-
Hanabi si sdraiò, quella semplice frase l’aveva tranquillizzata.
-Lei adorava qualsiasi cosa in cui potesse scatenarsi.-
Andrè si alzò nella sedia e si distese di fianco a lei.
-Mi manca, davvero, senza di lei è tutto più malinconico. Aveva cominciato a venire più spesso, grazie a te, ma poi...- si fermò.
-Hai ragione, manca anche a me...-
-Penso che, se ci vedesse così, ci darebbe un pugno ad entrambi e direbbe di alzare il culo e fare qualcosa.-
-Sarà, ma io non ho voglia di alzare il culo e tu?-
-No, ma non voglio neanche deprimermi.-
-E chi dice che ci dobbiamo deprimere? Alza il culo e vai a prendere uno dei tuoi giochi da tavolo, se non riusciamo a dormire facciamo almeno qualcosa.-
-Non ho voglia di alzarmi.-
Lei per tutta risposta lo spinse giù dal letto e lo guardò sorridente.
-Adesso devi alzarti per forza.-
Lui le prese un braccio e la fece cadere sopra di lui.
-Adesso ti devi alzare anche tu.-
Lei si alzò di scatto mentre cercava di coprire il suo imbarazzo, poi porse la mano al ragazzo per aiutarlo ad alzarsi.
-Ti prego, vai.-
Lui sbuffò ma accontentò la ragazza, tornò dopo pochi minuti con diverse scatole contenti alcuno giochi da tavolo.
La mattina seguente Hanabi si svegliò, era tra le sue braccia ed i giochi e le pedine erano sparsi per tutta la stanza.
Uscì dal suo abbraccio, cosa che lo fece svegliare, e cominciò a stiracchiarsi.
Lei guardò la sua ferita, era sparita.
Lui l'abbraccio da dietro, avvinò le sue labbra al suo orecchio.
-Ora...metti a posto tutto sto casino.-
-Ma sentilo! Sei te che lanciavi quegli stupidi pezzi!-
Si divincolò prese un cuscino e glielo lanciò in pieno viso.
-Non di prima mattina, lo sai che non capisco niente.-
- Perchè sei rincoglionito, ora alzati e aiutami, che sono mezza in coma.-
-Tu sei sempre mezza in coma.-
Lui rise, lei si imbronciò e gli tirò un'altra cuscinata.
 
Hanabi  ed Andrè erano nei bassi fondi di Las Vegas.
Si divisero, avevano degli obbiettivi diversi, Andrè non avrebbe voluto ma Asky era stata categorica.
Hanabi si guardava in torno, tutti la guardavano come fosse un pezzo di torta e lei ricambiava i loro sguardi con disprezzo e superiorità
Improvvisamente uno gli saltò addosso brandendo un coltello, lei lo schivò, era stato troppo rumoroso, si girò e lo infilzò con il suo stesso coltello.
Poi se ne andò e prese le strade meno trafficate.
Entrò in una locanda piuttosto sudicia dall'esterno.
Si diresse sicura al bancone.
-Che vuoi ragazzina?-
Il barista sembrava un armadio e la guardava cercando di rendere il suo sguardo minaccioso.
-Mi manda Asky.-
L'uomo rise sonoramente.
-Dracu era occupata.- Tagliò corto lei mentre l'uomo sembrava tornare serio.
-Sto cercando quest'uomo?-
Hanabi sventolò davanti al faccione del taverniere una foto.
-E' un maestro d'armi.- Disse l’uomo mentre continuava a guardare la foto.
-Lo so e  tu sai dov'è e a me interessa saperlo.-
-Perchè?-
-E' nella lista, la lista del lupo.-
L'uomo sembrò meravigliarsi.
Improvvisamente un uomo bloccò le braccia di Hanabi, lei gli pestò un piede e si divincolò dalla sua presa.
Si girò e lo spinse facendolo cadere a terra, si mise in posizione di attacco.
Il braccio dell'uomo divento una catena e prima che lei riuscisse a fare qualcosa le bloccò  le gambe facendola cadere e battere la testa sul bancone.
Il pugno le arrivò in pieno volto mentre ancora era stordita.
Lei gli afferrò il braccio con cui l'aveva appena colpita, con l'altra mano, nella quale aveva fatto uscire gli aculei, mirò all'addome.
La buki dovette liberargli le gambe per parare il colpo ma lei riuscì ad affondare ugualmente una parte delle lame.
Gli sferrò un calcio dove sapeva di averlo colpito così da ripristinare la distanza di sicurezza.
Lui fece un passo in dietro mentre lei si alzava, ma l’uomo fu veloce a trasformare l’altro braccio in catena e afferrarla.
 La scaraventò contro la parete del bar e poi la catena si strinse attorno al suo collo sollevandola.
Cercò di liberarsi ma il sigillo dell’anima era bloccato, stava soffocando, la sua vista cominciava ad appannarsi e lei non sapeva cosa fare.
Poi il barista fu sopra di lui, pochi secondo e quello era disteso a terra senza più muoversi.
Hanabi non sapeva se era morto ma non gli interessava, era seduta per terra e riprendeva respiro.
Se non era nella lista di Asky preferiva non uccidere almeno che non fosse necessario per salvarsi la vita.
Il barista le porse la mano per aiutarla ad alzarsi ma lei rifiutò.
-Credo che cercasse vendetta, era il fratello della falce della morte dell'Europa orientale, era mezzo ubriaco, non ce la poteva fare.-
-Dov'è l'uomo?- Ad Hanabi non interessava fare amicizia con quel taverniere.
-Lo vuoi uccidere?-
-Non sono affari ne tuoi ne miei. Dov'è?-
-7th distretto di boston, di più non posso dirti.-
Hanabi si alzò.
-E' morto?-
-No.-
-Lo ucciderai?-
-No, e non lo farai neanche te.- Disse l’uomo frapponendosi fra lei e l’uomo a terra.
-No, io non lo farò ma lei sì appena saprà della sua esistenza.-
Disse, il destino di quell’uomo era già segnato e lei non poteva nascondere niente ad Asky anche se avesse voluto.
-Grazie.- Disse al taverniere prima di uscire, l'uomo le sorrise.
 
Due giorno dopo partì ed arrivò alla casa del maestro d'armi.
Appena arrivò l'uomo uscì da casa insieme alla sua partner.
La donna si trasformò in una catana, l'uomo la brandì e subito attaccò senza lasciare il tempo ad Hanabi di dire una parola.
Lei si abbassò appena in tempo e la lama gli provocò solo un taglio sulla spalla.
Si  arrabbiò, non gli aveva neanche dato il tempo di parlare, aveva attaccato, aveva "sparato a vista".
Fece apparire uno scudo per parare l'affondò dell'uomo.
Poi gli sferrò un pugno in pieno volto rompendogli il naso.
Si staccarono, l'uomo cercò di fare l'eco dell'anima con la sua arma ma Hanabi non glielo permise.
Le fiamme uscirono dai suo polmoni propagandosi in un tornado orizzontale.
Lui rotolò a terra, arrivò vicino ad Hanabi, più di quanto si aspettasse e continuò ad attaccare.
La ragazza continuava a schivare e a parare con il suo scudo mentre l'uomo continuava ad insultarla ad ogni fendente.
L'uomo perse l'equilibrio e lei lo colpì alla testa con lo scudo.
Nell'altra mano fece apparire una semplice spada, piuttosto grezza e rudimentale.
Affondò ma l'uomo parò il colpo e si rialzò.
Il combattimento continuò, Hanabi restava sulla difensiva come se fosse indecisa su come dovesse combattere, mentre l'uomo attaccava per uccidere.
Il maestro d'armi riuscì ad allontanarsi mentre Hanabi riprendeva l'equilibrio.
Fece l'eco dell'anima con la sua buki.
Hanabi non pensò nemmeno.
Lasciò andare scudo e spada, che svanirono appena toccarono terra, e cose verso l'uomo che le veniva contro.
Schivò i primi fendenti, si tagliò a una gamba ma lei non ci badò, tirò un pugno all'avversario e poi un calcio.
Lui barcollò, gli prese la buki e prima che la donna potesse tornare normale infilzò l'uomo.
Lasciò andare l'impugnatura, non capiva perchè ma stava piangendo.
L'uomo cadde in ginocchio e mentre la guardava stupefatto estrasse la catana dal suo addome.
-Perchè piangi?- Chiese.
La donna tornò nella forma umana ed attaccò trasformando in suo braccio in una lama.
Hanabi schivò senza problemi e affondò i suoi aculei nello stomaco della donna.
Lei cadde sputando sangue e poi strisciò fino all'uomo che stava rantolando.
Hanabi non capiva, da una parte era felice, aveva fatto ciò che Asky gli aveva chiesto ma allo stesso tempo sentiva un peso che non capiva.
Entrambi smisero di respirare e le loro anime azzurre fluttuarono.
-Non lo so perchè piango.- Rispose.
poi si asciugò gli occhi con rabbia, lei era una strega non una ragazzina piagnucolona.
Una bambina corse fuori dalla casa.
-MA!PA!-
Gridò ancora troppo lontana per vedere cos'era successo, gli occhi sgranati per la paura e disorientati.
"UCCIDILA"
La voce di Aky si insinuò nella sua mente tagliente e suadente.
"E' SOLO UNA BAMBINA"
"DOVENTERA’ UN ARMA E CERCHERA DI UCCIDERTI A VISTA."
"LO SO"
La bambina era caduta, ora stava piangendo.
Lei gli si avvicinò, sarebbe stato semplice ucciderla, semplice e veloce.
-Sai dove sono ma e pa?-
Riuscì a dire tra i singhiozzi quando la vide.
Hanabi la fissava, rimaneva immobile.
Ricordava il giorno in cui aveva fatto la stessa domanda a Ted, ricordava la paura che aveva provato e l'odio che adesso aveva.
Ritrasse le lame, si inginocchiò d'avanti alla bambina per portarsi alla sua altezza.
Non sapeva che fare.
Gli venne in mente Tom,il taverniere, la sua anima era gentile, poteva proteggere la bambina.
Ma Las Vegas era lontana, non avrebbe potuto accompagnarla e la piccola non ci sarebbe arrivata sicuramente da sola, in più lei doveva tornare il prima possibile con le due anime.
-Non lo so. Ora mi devi ascoltare.-
-Chi sono?-
Chiese indicando i corpi.
-Come ti chiami?-
-Lila.-
-Bene Lila, vedi la foresta?-
Lila annuì.
-Segui il sentiero principale, corri più veloce che puoi e raggiungi la città. Non è lontana, ma tu corri e non guardarti indietro. Quando arrivi continua a camminare verso le case più belle e cerca un poliziotto. Digli chi sono i tuoi genitori.-
-Ma chi sono?- Richiese la bambina.
-E' gente cattiva quella là, io sono un'amica dei tuoi, ti raggiungeranno alla città. Devi andare, hai capito?-
-Devo andare sul sentiero, poi alla città e poi...-
-E poi chiedi aiuto ad un poliziotto sai cos'è?-
La piccola annuì.
-Sei un bambina intelligente, quando avrai fatto tutto questo troverai i tuoi genitori. Li vuoi trovare vero?-
Lei annuì convinta.
-Vai, corri.-
La piccola esitò ma poi corse via.
Hanabi controllò che non ci fosse nulla di strano finché non sparì dalla sua vista, sperava che si salvasse, che Asky non fosse riuscita a sentire niente, aveva chiuso la sua mente così da tenerla lontana.
Si diresse verso le due anime, le prese e le mise in una sacca, sospettava di doverle mangiare dato che era un arma ma desiderava il contrario.
Doveva fare in fretta aveva perso già troppo tempo e sapeva che la sua storia non avrebbe retto se avesse fatto troppo tardi.
Stava per partire quando qualcosa la colpì in testa e lei svenne.
Quando si svegliò era di nuovo al palazzo-lupo, nella sala del trono.
Asky era seduta sul trono e la guardò con freddezza quando lei si alzò barcollante.
Aveva due rune disegnate sui polsi e non riusciva a usare i suoi poteri.
-Perchè non mi hai obbedito?-
-Era solo una bambina.- Si giustificò.
-Pensavo che fossi dalla mia parte, non volevi rendermi orgogliosa?-
-Si.-
-Allora fallo.-
Un uovo di kishin che la ragazza non aveva mai visto entrò nella stanza con Lila.
Hanabi sgranò gli occhi pietrificata, perché era là?
-Fallo, rendimi orgogliosa.-
Lei rimase immobile, non voleva farlo.
-Non posso usare la magia.- disse infine.
-Sappiamo tutte e due che non ti serve, tu sei fatta per uccidere, la tua famiglia era fatta per uccidere.-
-Salvami!- gridò la piccola tra i singhiozzi.
-Chiede aiuto la piccola, quello che non sa è che lo sta chiedendo a chi ha ucciso i suoi genitori.-
Rise mentre la piccola continuava a piangere.
-Allora?-
-Ma...è solo una bambina, lasciala andare...per favore.-
-Fallo, me lo devi! Ti ho liberata! Dov'è la tua gratitudine?-
Hanabi strinse in pugni, la sua gratitudine l’aveva provata in ogni singola morte che aveva provocato per ordine della strega.
-Non...non ci riesco!-
-Sei debole!-
-Non è vero! Lo ero ma adesso non lo sono più!-
-Allora provamelo!-
La ragazza si avvicinò alla bambina, pure la sua anima da arma era bloccata, avrebbe dovuta ucciderla a mani nude.
Quando le fu davanti non riuscì a fare niente, la piccola la guardava con odio e orrore.
-Sarebbe stato meglio...-
Hanabi si ritrovò bloccata alla pare che era alle sue spalle, l'uovo di kishin era sparito ed al suo posto c'era uno dei cani-lupo di Asky, nero come la notte.
Balzò sulla bambina e sotto lo sguardo di Hanabi la sbranò.
-Avrebbe sofferto meno.-
Asky prese l'anima che era stata di Lilae si avvicinò alla ragazza.
-Se tu non uccidi chi c'è nella lista lo farò io, ma li torturerò davanti ai tuoi occhi.-
-Era solo una bambina.-Disse con un filo di voce.
-Ora tu farai quello che ti dico.-
Asky gli fece aprire la bocca ed ingoiare l'anima.
-Non piangere, la tua punizione non è finita.-
Hanabi si ritrovò nella prigioni.
La porta era di metallo ed aveva due feritoie che in quel momento era chiuse, era completante buoi.
La stanza si illuminava ad intervalli regolare quando le scosse la colpivano, gli sembrava di essere tornata nel passato.
Una settimana dopo tutto si interruppe con l'apertura della prigione da parte di Asky.
-Mi...mi dispiace.-
-D'ora in poi farai quello che ti ordino?-
-Farò il mio dovere, cercherò di essere quelle che tu desideri.-
-Sapevo che avresti capito.-
 
Hanabi era seduta sotto l'albero di Luck, Andrè non frequentava più la scuola, era passato un anno dalla morte di Lila.
Andrè cercava di stargli vicino ma non capiva perchè gli costasse così tanto uccidere certa gente.
Quando aveva delle esitazioni veniva punita, quando perdeva il controllo dei suoi poteri in allenamento veniva a punita, quando non uccideva qualcuno veniva punita ed Asky lo uccideva davanti ai suoi occhi e gli faceva mangiare l'anima.
Ormai aveva imparato che uccidere era la cosa migliore.
Stava crescendo nel dolore e pian piano aveva imparato ad uccidere senza fare tante discussioni. I suoi sensi di colpa tacevano ogni volta che si trovava d'avanti ad Asky ed in quei momenti sentiva tutta la vergogna per non essere ciò che la strega voleva che fosse. Si arrabbiava con se stessa e si allenava fino allo sfinimento. Accettava le punizioni e ogni volta qualcosa di lei se ne andava lasciandola vuota.
Andrè cercava di difenderla quando poteva ma questo voleva dire una punizione più dura per lei e forse una anche per lui.
Era passato più o meno un anno dalla morte di Lila, ancora il suo sguardo la tormentava, quando non lo faceva il suo passato, ma ancora non capiva cos'era giusto o sbagliato.
-Ciao.- La salutò Elle.
-Quando morirò voglio sbadigliare, infondo noi veniamo solamente uccise, in ogni caso, o da buki e maestri d'armi o da altre streghe. Ma almeno non siamo ipocrite, quando uccidiamo sappiamo quanto siamo crudeli, invece loro...sparano a vista e ti vengono e dire che è giusto.-
La ragazza rimase in silenzio sbigottita.
-Scusa, non dovevo dir...-
-Non è vero!-
-Perchè? Perchè non dovrebbe esserlo?- doveva essere così, tutta la sua vita, tutto il suo odio si basava su quello.
-Quando ero piccola mi trovavo in una città, avevo sei anni, sapevo cosa ero, sapevo cosa mi avrebbero fatto, mia madre me lo aveva spiegato quando ne avevo appena 4 anni.
Lei era morta, non sentivo più la sua anima e quella della strega che l'aveva uccisa era andata via. Non sapevo ancora come fare a nascondere l'anima, ma sentivo i maestri d'armi avvicinarsi, me ne trovai uno dietro. Ero in preda al panico pensavo mi avrebbe uccisa ma lui mi sorrise. Mi prese in braccio e mi portò via, mi lasciò qui, vicino alla scuola dove mia hanno accolta e mi hanno dato una stanza dove vivere.
Poi più o meno quando ne avevo 11 stavo combattendo, ero tranquilla in città per fare qualche compera nei bassi fondi poi quell'uomo mi aveva attaccato perchè c'era un crepa sul mio incantesimo proteggi anima, come dici tu aveva "sparato a vista".Era un maestro d'armi...alla fine vinsi, lo uccisi ma io ero ferita, perdevo un sacco di sangue e non riuscivo più ad alzarmi.
Poi arrivò un altro ragazzo, anche lui un maestro d'armi ma della mia età, mi ricordo che pensai che era forte, più dell'uomo e che fosse arrivata la mia fine. Ma lui mi sorrise rassicurante, notai che aveva gli stessi occhi del ragazzo che mi aveva salvato la prima volta. Si avvicinò, mi disse di stare tranquilla, che non mi avrebbe fatto del male, disse che suo nonno non capiva più niente, che ormai attaccava a vanvera senza seguire la lista e che almeno era stata un morte nobile per uno come lui. Mi fasciò le ferite con delle bende mimetiche e mi rimise a posto il braccio che si era rotto. Continuò a parlare per tutto il tempo di tutto e niente solo per distrarmi dal dolore, alla fine mi disse di chiamarsi Hero, non volle sapere il mio, disse che avevo un debito e che un giorno, se lo avessi incontrato, avrei potuto ricambiare.-
Elle sorrise poi se andò.
-Tutta la sua famiglia crede che le streghe stiano sbagliando a giudicare il resto del mondo, all'inizio, ma poi cambiano idea, ideali. Lei è quella che ha resistito di più.- Disse Luck dall’interno dell’albero.
-Perchè sono così importante per lei?-
-Non lo so Doragon.-
-Io torno in classe e non chiamarmi più così.-
Si alzò pensierosa, avrebbe voluto conoscere quell'Hero.
Pochi mesi dopo Andrè le propose di scappare.
Non fu una decisione facile, per niente. Non avrebbe mai voluto lasciare Elle da sola, ma aveva sempre Luck che le sarebbe stata vicina e se Asky avesse provato a fargli qualcosa sarebbe intervenuta.
Poi ovviamente c'era Asky, quella donna che cominciava ad odiare ma che ancora amava per averla salvata. Fu difficile decidere di andarsene, mettere a rischiò la vita di Andrè, del ragazzo che pensava di amare. Ma l'idea di farsi una nuova vita senza dolore e magari poter avere una famiglia un giorno furono abbastanza forti per allontanare sempre di più l'adorazione che aveva per Asky.
5 mesi più tardi partirono come stabilito, lei in preda al panico di ciò che poteva succedergli e lui pieno di ottimismo.
 

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Capitolo 29
*** 29 Provare a capire ***


29. PROVARE A CAPIRE
 
Hanabi giaceva inerte sul letto aggrappata ad Aristotele, il piccolo coniglio nero di pezza, come se fosse la sua unica ancora di salvezza.
I ricordi continuavano a fluire mentre il suo mal di testa aumenta insieme al senso di smarrimento ad ogni nuovo pezzo del suo passato che andava a prendere posto, nei buchi vuoti della sua memoria.
Avrebbe voluto avere vicino Hero così da potersi confidare con lui, da potersi svuotare da quel peso che aveva sempre portato da sola, avrebbe voluto che fosse lì con lei così che potesse starle vicino, che facesse smettere quel mal di testa, che la calmasse come era sempre riuscito a fare, ma era sola.
Si addormentò tra le lacrime mentre cercava di trattenerle e ricacciarle indietro con pochi risultati.
Quando si svegliò stava ormai albeggiando.
Decise di non uscire da quella camera, sarebbe parso sospetto vederla girare per i corridoi a quell’ora, inoltre non voleva vedere nessuno fino a che non fosse stata in grado di tornare la ragazza fredda che era sempre stata, o che aveva sempre fatto credere agli altri di essere.
Quando fu l'ora dell'allenamento nessuno venne a chiamarla e lei diede per scontato che potesse fare a meno di farlo. Per qualche tempo rimase seduta sul letto a gambe incrociata riscaldata dall’abbraccio della felpa di Hero e con Aristotele appoggiato sulle sue gambe.
Cercava di riordinare le idee, accettare il suo passato non era stato difficile, lo aveva già fatto la sera precedente, lo aveva già fatto nel corso della sua vita.
I ricordi di Lila, però, la tormentavano, avrebbe dovuto ricordarla, una colpa che non avrebbe mai dovuto dimenticare, che sarebbe sempre dovuta essere presente nella sua vita per farle capire cosa era giusto e cosa era sbagliato.
Cercò di allontanare quei sensi di colpa, doveva cercare un modo di salvare Ren.
Le rune di apertura della cella erano sicuramente cambiate dall’ultima volta che lei vi era stata, Asky non era così stupida da lasciare quelle di un tempo, ma la strega non aveva la possibilità  cambiarle un'altra volta dato che erano esclusivamente legate alla magia di Dracu.
Hanabi avrebbe  potuto calcolare la nuova passoword ma avrei avuto una sola possibilità poi sarebbe stata controllata o peggio, avrebbero semplicemente portato via Ren o lo avrebbero ucciso.
Si alzò dal letto e cercò qualcosa con cui cambiarsi, non indossare più la felpa di Hero era il primo passo per far vedere alla strega che non faceva più parte della Shibusen.
Trovò un paio di vans blu, dei pantaloncini neri ed una felpa blu.
Mise una mano sulla porta e ne apparì un'altra bianca, l’entrata per il bagno.
Si fece una doccia e si cambiò.
Uscì dalla camera, mentre la chiudeva si guardò intorno per assicurarsi che non vi fosse nessuno e poi si incamminò per i corridoi.
Erano tutti estremamente simili tra loro ma lei aveva imparato la pianta del castello a memoria.
Mentre camminava non cercò di percepire le anime per evitare di incontrare qualcuno, non era mai stata una delle sue migliori capacità e preferiva di gran lunga affidarsi al suo udito.
Il palazzo non era molto abitato, tra le sue grandi mura vivano Asky, Elle,Kassidy, la strega delle farfalle,Lily una negromante che si era unità alla strega poco prima della sua fuga, e altre due uova di kishin molto famose che si erano scontrate più volte con la shibusen e ne erano uscite vincitrici.
Erano tutti forti, non vi era alcun dubbio e avevano verso Asky una sorta di venerazione simile a quella che la stessa Hanabi possedeva fino a poco tempo prima.
Arrivò fino alla porta della cella di Ren.
Aprì la feritoia, Ren era seduto sulla branda, il piatto con la colazione davanti a sé, intatto.
Lui alzò lo sguardo attirato dal suona metallico.
-Mangia.- Disse freddamente lei.
-Non ho fame.-
-Mangia comunque, potrebbero decidere di farti morire di fame.-
-Non ho paura di morire.-
-Dovresti.- rispose lei irritata.
-Tanto alla fine morirò.-
-Ti sbagli, ti farò fuggire ma devi essere in forze, ci potrebbero volere mesi.-
Hanabi voleva picchiarsi per ciò che aveva appena detto, se qualcuno l’avesse sentita nessuno dei due sarebbe mai scappato.
-Perchè lo faresti?-
Lei non rispose, aveva detto fin troppo.
Premette alcune pietre, si materializzò il pannello di controllo a rune, era un codice più difficile e lungo di quanto pensasse, Tom le aveva insegnato come scassinarla e se fosse stata allenata mi ci sarebbero voluti comunque più di 3 giorni.
Le rune scorrevano veloci davanti ai suoi occhi.
Prese il blocco da disegno che aveva portato con sé  e cominciò a scriverle, Dracu era sempre stata brava in queste cose, come minimo le ci sarebbe voluta una settimana di lavoro indisturbato.
Verso mezzogiorno Hanabi sentì in lontananza i passi di Elle.
-Ciao.-
Hanabi Notò  che i suoi occhi non erano più quelli di un tempo, non erano più innocenti, non voleva nemmeno immaginare quello che Asky le aveva fatto e in parte mi sentì in colpa, era colpa sua, era stata lei la prima che aveva distrutto la sua innocenza con il suo stupido pessimismo.
-Che ci fai qua?-
-Vedo se lo state tenendo in vita o no.-
-Sempre a preoccuparsi per gli altri. Forza alzati.-
Nei suoi occhi passò una strana scintilla di felicità.
-Perchè?-
-Andiamo a mangiare.-
-Ok, aspetta che prima metto vie queste cose.-
-Ma la tua stanza è dall'altra parte.-
-Andiamo.-
Partì e lei la seguì senza fare storie mentre il suo viso si illuminava.
Dopo essere passati per la stanza di Hanabi si diressero alle cucine.
Elle continuava a parlare spiegandole come funzionava il palazzo e a raccontare episodi divertenti di quando andavano ancora a scuola.
-Allora ricordi?-
-Qualcosa, ma non dirlo ad Asky.-
Hanabi le prese la mano fulmina.
-Sigillo del fuoco.-
-Hei non puoi impormi un sigillo!-
Lei non la ascoltò, le spire di fuoco danzarono sul suo braccio e poi entrarono nella ragazza.
-Non l'avrei fatto, lo sai.-
-Lo so, lo so, ma è una precauzione nel caso Asky cerchi di leggere i tuoi pensieri. E poi non sono stupida lei te ne ha imposto un altro ed è consenziente.-
-Comunque Asky domani ti vuole vedere.- Cercò di cambiare velocemente discorse la strega dai capelli corvini.
-Perchè?-
Chiese confusa Hanabi, perché non quello stesso giorno?
-Non sono affari miei.- Rispose l’altra in tono seccato.
-Quali sono i piani di Asky?-
-Non ho solo un sigillo, come hai detto tu.-
Disse imperiosa e con aria offesa Elle, poi andò sulla dispensa e tornandone fuori con una torta di cioccolato.
La tagliò a fette, una la diede a Hanabi e le altre iniziò a mangiarle da sola.
-Dovremmo andare a trovare Luck.-
-Perchè?- chiese la compagna senza staccare la sua attenzione dalla torta.
-Così. Ci andremo.-
Elle continuò a guardarla dubbiosa, come se non volesse andarci.
-Mi fai un piacere?-
Lei annuì.
-Chiedilo tu ad Asky, sai non siamo in buoni rapporti e per lei io non ricordo ancora niente.-
Lei la guardò a disagio ma, Hanabi, sapeva  che avrebbe accettato.
Elle annuì tornando alla sua torta mentre l’altra , che avevo già finito, cominciò a lavare i piatti.
Elle finì di magiare e la raggiunse.
Tornata in camera prese il blocco da disegno e decise di cominciare a lavorarci.
Stette alzata fino a tardi poi crollò in una dormiveglia agitata in mezzo a tutti quei fogli.
La mattina seguente si svegliò di nuovo all'alba, mise a posto i fogli, non aveva fatto neanche un quarto del lavoro e man mano che proseguiva si complicava sempre di più.
Se ci fosse stato Tom con una nottata e 10 tazze di caffè ce l'avrebbe fatta.
Si stiracchiò e sbuffò mentre infilava il grembiule nero senza pensarci, indossò anche gli anfibi e si fece una coda.
Uscì dalla camera con l’intenzione di andare a prendere una boccata d’aria.
Passò davanti alla porta gialla della camera che era stata di Andrè,  qualcosa la fece fermare.
Stranamente non vi era mai entrata, era sempre stato lui a fare irruzione nella sua di camera e mai viceversa.
Aprì la porta mossa da una curiosità che non l’aveva mai caratterizzato, si affacciò all'entrata quasi tremante, perchè lo stava facendo? Per autodistruzione?
Le tende si aprirono da sole come in ogni stanza.
Entrò, le pareti erano gialle pieno di scritte nere, come era nel suo stile,erano citazioni di persone, canzoni, alcune di Andrè.
Il pavimento era formato da pannelli di legno in mogano.
Le sue chitarre erano posizionate ordinatamente su dei piedistalli neri, c'era una scrivania al centro della stanza al fianco della quale c'erano pile di fogli e quaderni.
Ne prese uno, era pieno di scarabocchi, scritte, spartiti, testi di canzoni o semplici pensieri.
Le venne da sorridere, lui era sempre stato ordinato rispetto a lei tranne quando scriveva.
Alzò lo sguardo, sopra alla scrivania c'era un'amaca piena di cuscini e coperte.
Vi salì cercando di non far cadere tutto, si chiese come lui vi riusciva a dormire.
Si distesa e guardò il soffitto,
 
"qualcun'altro decide per noi il nostro destino, non vedo perchè dargli retta. Lud"
"Perchè dici che sono strana?Io sono solo me stessa e se essere me stessa vuol dire essere strana bè...lo sono.H"
 
Saltò giù dall'amaca e raggiunse la porta quasi correndo. C'era un foglio appeso che non avevq notato prima, lo lesse mossa sempre da quella curiosità nuova per lei.
 
"Mentire?Lo facciamo tutti ma quando sono con te cerco di non farlo e,forse, ci riesco.H"
 
Quando sono a terra ci sei tu,
sei sempre presente, la mia ancora di salvezza,
Dici di essere debole e fragile,
di essere incapace di andare avanti da sola,
ma in realtà sei forte,
Ti rialzi sempre e poi vieni da me,
sorridi,
mi porgi la mano,
mi dici"combatti, siamo insieme"
ed io ti ascolto,
un giorno sarò io quello forte,
quello che ti proteggerà come si deve,
quello che non farà errori idioti."
 
Hanabi si asciugò le lacrime con rabbia dandosi della stupida, non avrebbe mai dovuto entrarci in quella stanza, mai.
Strappò il foglio dalla porta, lo piegò e lo mise in tasca, poi corse via.
Mentre correva per riuscire ad uscire da quel luogo si chiese perché la camera di Andrè fosse rimasta intatta e perfettamente pulita.
Respirò l'aria fredda del cortile che la congelò all’istante.
Faceva davvero freddo con indosso solo il grembiule, ma non voleva rientrare e passare di nuovo davanti a quella porta, il freddo l’avrebbe svegliata e forse avrebbe congelato anche il suo cuore.
Si stiracchiò e comincio a percorrere il viale.
Seppure i cani fosse di bronzo la misero a disagio.
La fine della proprietà della strega era delineata da una linea nera.
Toccò la barriera, si mosse sotto la sua mano come gelatina, solitamente l’avrebbe fatta passare.
Asky apparve al suo fianco.
-Pensi davvero ti avrei dato la possibilità di scappare?- Le disse la strega.
Hanabi  non rispose, non aveva  messo in conto per la fuga di dover trovare un modo per far abbassare la barriera, essa  dipendeva direttamente da chi la progettava e da quello sapeva era Elle era colei che se ne occupava, forse sarebbe riuscita a corromperla o addirittura convincerla di scappare con lei.
-Vedi, sei ancora intelligente.-
-Anche Andrè lo era!-
-Non avrebbe dovuto portarti alla Shibusen.- rispose fredda e brusca la strega dei lupi.
-E chi ti dice che stavamo andando là?-
-E dove stavate andando? -
- Quali sono i tuoi piani?- Hanabi decise di cambiare rotta, impuntarsi su Andrè avrebbe solo fatto inferocire la strega.
-Non è una cosa che ti riguardi.-
-Andrè mi ha fatto scappare perchè ha detto che ha scoperto i tuoi piani, non me li avevi detti vero? Non ti fidavi di me?-
-E ho fatto bene. Comunque non te li ho detti perchè non ti serviva saperli.-
Asky cominciò a camminare e Hanabi la seguì, proprio come facevano una volta.
-Dovresti iniziare ad allenarti di nuovo.-
-E se fossi una tipa pacifica?-
-Una strega non può essere pacifica, e poi diventare più forte è sempre stato un tuo chiodo fisso, non si può cambiare tanto.-
-Ero felice quando non ricordavo di Andrè, quando non sapevo di essere una strega e mi sembra che ciò che dovrei ricordare non sia felice.-
-Smettila di fare la vittima, non lo hai mai fatto.-
Hanabi non rispose era solo arrabbiata e non riusciva a pensare lucidamente per portare la conversazione dove voleva.
-Allora è deciso, da domani comincerai ad allenarti di nuovo e farò in modo che qualcuno ti venga a prendere ogni mattina e smettila di andare a trovare quel ragazzo, Elle non avrebbe dovuto farti vedere dove stava.-
-Come fai a sapere che ci sono andata?-
-Me lo ha detto la ragazza, gli hai fatto un sigillo?-
-Cos'è un sigillo?-
-Niente, è meglio che tu non lo sappia.-
Hanabi continuò a seguirla, Asky aveva sentito il suo sigillo sull'anima di Elle ma non sapeva di chi fosse, lo avrebbe scoperto presto.
-Comunque non era per questo che ti volevo vedere.-
Hanabi rimase in silenzio in attesa che la donna continuasse.
-Ti ricordi Tom?-
-Il taverniere?-
-Quanto ti ricordi di lui?-
-Non molto, sò che era il capo di una gilda di ladri, che una delle tue streghe lo ha ucciso, credo Dracu, e che per qualche motivo mi conosceva.-
-Si può dire che sei stata una sua allieva e dovrai rubare qualcosa.-
-Perchè io?-
-Perché per riprenderti con noi abbiamo dovuto distruggere la gilda e tu sei l'unica che puoi farlo, non mi fido di altre gilde.-
-Perché lo dovrei fare?-
-Perché io ho il tuo ragazzo.-
-Non è il mio ragazzo.-
-Ma è nei guai per colpa tua.-
Hanabi strinse i pugni fino a conficcarsi le unghie nella pelle per non rispondere.
-Comunque non saprei come fare.-
-Sono sicura che ricorderai, per il suo bene.- Sogghignò maligna Asky.
-Cosa dovrei rubare?-
-E' un artefatto di Eibon, è nel bunker di Bada yaga. Non ti preoccupare, i controlli non sono molto alti, anche perchè nessuno dovrebbe sapere della sua esistenza. Questi sono i fogli con i dati che abbiamo sul quel posto, ci andrai da sola, tra due settimane.-
-Cosa ci dovrei fare?-
Chiese prendendo i foglio che lei le porgeva, era come tornare nella sua vecchia vita, una vita che sembrava lontana anni luce da lei ma che ora era di nuovo là che l’aspettava.
-Studiarli.-

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Capitolo 30
*** 30 LIBRO DI FAVOLE ***


30 LIBRO DI FAVOLE
 
Hanabi si alzò dal letto, si stiracchiò ed andò a lavarsi il viso.
Si guardò allo specchio, niente sembrava cambiato, nessuno avrebbe potuto dire che lei non fosse la stessa persona di due settimane prima ma non era così.
Sebbene i suoi capelli fossero gli stessi, la sua espressione sonnolenta identica a tutte le mattine quando viveva da Hero, lei poteva sentire che stava cambiando, o meglio, era già cambiata.
Desiderava poter tornare a Death City, senza sapere di essere una strega, senza ricordare il proprio passato, senza avere quel peso sul cuore, quelle croci, quella rabbia che cresceva in continuazione senza mai accennare a diminuire.
Aveva ragione Tom, il taverniere, a dirle che era meglio non ricordare, aveva avuto ragione lei a non cercare le sue tracce.
Ma ormai era là, i suoi peccati indelebile e neanche lei voleva più dimenticare chi era in realtà, perché sono le esperienze passate che foranìmano una persona e sebbene il periodo più bello della sua vita era stato con Hero, quando sembrava che tutto fosse distinto tra bene e male, sapeva che quei giorni erano finiti e non sarebbero mai tornati.
Qualcuno bussò alla porta, la ragazza sapeva che si poteva trattarsi solamente di Elle, così andò ad aprirle e la fece entrare mentre lei si cambiava per l’allenamento.
Fecero colazione velocemente nella cucina e poi raggiunsero l’enorme stanza adibita alla palestra.
Asky non c’era, aveva presidiato solo al suo primo allenamento, poi non si era più fatta vedere, ma questo non calmava la ragazza, sapeva che i suoi occhi era sempre puntati su di lei.
Le due uova di kishin si stavano allenando insieme, loro formavano un duetto inseparabile quando si trattava di allenarsi, uno sembrava fatto di una sostanza simile alla gelatina mentre l’altro era un’adolescente, ma il suo contorno era indefinito, evanescente.
Kassidy era seduta in un angolo in meditazione, le farfalle, nero e oro, le volavano intorno lasciando dietro di loro una scia dorata.
La negromante non c’era.
Le due ragazze iniziarono i loro rispettivi allenamenti senza dire una parola.
Hanabi adorava allenarsi, i muscoli che lavoravano, sentire la fatica la rilassava ma allo stesso tempo la sua concentrazione era maggiore.
Un’ora più tardi cominciò a combattere contro Elle, lei era molto migliorata dall’ultima volta che l’aveva affrontata ma Hanabi era ad un livello nettamente superiore anche se Hanabi sospettava che l’amica si trattenesse sempre quando doveva scontrarsi con qualcuno a cui teneva.
Lily fece il suo ingresso nella sale nel momento in cui Hanabi vinse lo scontro.
Lily era una bambina di otto anni.
I suoi capelli erano biondi e raccolti in due code che arrivavano a sfiorare terra, il viso era tondeggiante dove spiccavano due grandi occhi neri che erano taglienti e freddi.
Indossava un vestito azzurro adatto alla sua età, pieno di fronzoli ed un enorme fiocco al centro del petto.
Al suo ingresso tutti si girarono, il suo potere si impose su di loro come una coperta soffocante.
-Elle, senti la sua anima?- Chiese Hanabi per cercare di ignorare quel senso di oppressione.
-La percepisco, ma l'anima di una negromante è quasi inesistente finché non mette in moto i suoi poteri.-
Le rispose l’amica che possedeva una delle più forti percezioni dell’anima che Hanabi avesse mai visto.
Lily si avvicinò alla due ragazze con aria innocente.
-Asky ha detto di allenarti.- Disse risoluta con la sua voce troppo dura per gli anni che dimostrava.
Sulle sue labbra era stampato un ghigno di divertimento.
Hanabi annuì mentre Elle si affrettava ad andarsene.
Nessuno voleva mai aver a che fare con Lily, soprattutto se bisognava affrontarla.
La negromante si trovava, nella gerarchia del castello, appena sotto ad Asky, se non quasi allo stesso livello.
La rossa seguì la bambina al centro della stanza, un ondata di potere scaturì da quel esile corpo che fece tremare la stanza, poi tutto sparì e per un secondo regnò il silenzio.
Dal pavimento cominciò a crescere un gigante formato da mattoni e roccia, si innalzò per due metri e poi si fermò.
Porse la mano a Lily che vi salì e poi la portò sulla sua testa.
Hanabi ne rimase sorpresa, sapeva che le negromanti aveva poteri straordinari ma le aveva sempre detto che riguardavano il portare i vita i morti, marionette nelle sue mani, non aveva la minima idea che Lily potesse creare un mostro simile in così poco tempo.
Prima che potesse pensare a qualcosa il gigante di pietra provò a colpirla con un pugno, l’istinto le fece schivare il colpo appena in tempo.
Hanabi si infuriò, poteva morire schiacciata.
Il mostro estrasse dalla terra un immensa spada mentre lei faceva comparire una spada dentata enorme.
Si mise in guardia.
-Forza mio piccolo teddy vedi di farla fuori.- Ridacchiò la negromante.
-Farmi fuori? Ma non è un allenamento?-
-Se non lotti per la vita non usi a pieno le tue forze.-
Cominciarono, Hanabi cercava di raggiungerla mentre il mostro di pietra cercava di colpirla.
Venne scaraventata contro il muro, cadde a terra ma si rialzò subito pronta a continuare fino a che non fosse più stata in grado di rimanere in piedi.
Fece sparire la spada dentata e al suo posto apparì una catena.
Il mostro attaccò, lei riuscì a schivare il colpo e a far passare attorno al possente braccio la catena, essa cominciò a bruciare, fiamme altissime e roventi divamparono ma la bambola ne rimase immune, il fuoco non riusciva ad attecchire.
Hanabi non capiva, il suo fuoco bruciava qualsiasi cosa per questo era stato di vitale importanza che lei imparasse a controllarlo.
Il bestione mosse il braccio facendola di nuovo finire contro il muro e perdere la presa della catena.
Senza pensarci Hanabi produsse un tornado di fuoco che investì il gigante di pietra.
In un primo momento sembrò che nemmeno questa volta il fuoco avrebbe sortito alcun successo, ma poi esso cominciò a riempirsi di crepe, sempre più grandi, e a sbriciolarsi.
Hanabi prese l’occasione al volo per raggiungere Lily che era scesa da gigante ormai spacciato, davanti alla ragazza si frapposero, tra lei ed il suo obbiettivo, un esercito formati da figura nere.
Le andarono incontro attaccandola, lei li schivò ed attaccò a sua volta, ma i loro sembravano dei polipi per uno che schiva c’era l’altro tentacolo che la colpiva, che la prendeva e la torturava, non riuscì a trattenere le urla di dolore a contatto con quella materia scura e informe.
Le ali dietro le sue scapole, le sentiva, stavano spingendo per uscire e con la loro comparsa avrebbe perso il controllo.
Ma la rabbia continuava a montarle dentro e alle fine apparvero, le figure nere non ebbero scapo, bastò toccarle ed esse bruciarono senza poter opporre nessuna resistenza.
Lily stava sorridendo mentre la ragazza si avvicinava a lei brandendo una falce.
Hanabi l’alzò come aveva fatto con Dracu ma prima che potesse abbassare la lama Lily le appoggiò una mano sulla fronte e lei cadde a terra priva di forze.
Un cavaliere nero apparve dal nulla dietro alla ragazza e prendendola per un braccio la scaraventò contro la parete opposta della stanza dove sbatté violentemente la testa.
Le sue ali erano sparite nel momento del contatto con la negromante, come se lei avesse risucchiato tutti i suoi poteri con quel semplice tocco.
Lily la raggiunse con un sorriso compiaciuto mentre lei le rivolgeva uno sguardo torno.
Hanabi era però più furiosa con se stessa che con la bambina, le rodeva che per poterle tenere testa dovesse perdere il controllo.
-Per questa volta non diremo ad Asky che hai perso il controllo.-
Disse rivolgendole un sorrise innocente, Hanabi la fulminò, sapeva cosa le aspettava se avesse perso il controllo ma non voleva avere nessun tipo di debito con Lily.
Cercò di alzarsi ed Elle venne in suo aiuto.
-Ce la faccio.-
Disse scontrosamente Hanabi mentre si alzava tenendosi al puro, si passo una mano sulla fronte per togliere il sangue che gli gocciolava su un occhio da un taglio poco profondo.
-Proseguiamo.- Disse poi con aria risoluta.
-Ma non hai più i tuoi poteri.- Le disse la negromante.
-Non sono solo una strega.-
Disse sfoderando i suoi aculei ed attaccando, Lily si spostò e la ragazza riuscì solo a tagliarle  una ciocca di capelli che caddero a terra e appassirono.
Il cavaliere nero fu davanti ad Hanabi in meno di un attimo, le  tirò un pugno ma lei si ostinò a continuare, continuò a combattere ad alzarsi finché le sue gambe non vollero più alzarsi e le sue braccia non le rispose più.
Lily se ne andò, mentre lei respirava affannosamente.
-Non capisco perchè ti sia ostinata così tanto.- Le disse Elle mentre la guardava preoccupata.
Hanabi non glielo seppe spiegare, forse aveva ragione Asky, essere forte era un chiodo fisso per lei, lei doveva esserlo, aveva sempre cercato di esserlo anche quando non aveva i propri ricordi.
Elle si sedette al suo fianco mentre lei non riusciva ancora a muovere un muscolo.
-Elle...che piani ha Asky?-
-Te l'ho detto ho un sigillo.-
-Dimmi almeno dove cercare per capire cosa sta succedendo, insomma ha detto che sono una parte importante.-
-Biblioteca...-
Hanabi sorrise.
Finalmente riuscì a sedersi ed appoggiarsi al muro mentre Kassidy si dirigeva verso di loro.
Una delle sue farfalle cominciò a volare intorno alla rossa disseminando su di lei una strana polvere verde che spariva al contatto con la sua pelle e quello che rimaneva dei suoi vestiti.
Subito si sentì meglio, ricominciò a respirare regolarmente e le sue gambe tornarono ad avere abbastanza forza per potersi alzare.
-Wow Kassidy, come fai ad avere dei poteri curativi così elevati?-
-Parentela con le sacerdotesse del nord.-
Disse semplicemente la strega delle farfalle, Hanabi la invidiò, se avesse avuto dei poteri del genere Andrè non sarebbe morto.
Si alzò ringraziandola e se ne andò.
Elle la seguì subito ansiosa di capire cosa passava per la testa all’amica.
Quando si accorse che si stavano dirigendo verso la biblioteca decise che doveva fermarla.
-Cha fai? Non ci puoi entrare nella biblioteca.- Le disse costringendola a fermarsi prendendola per un polso.
-Lo so. Ma sono sicura che tu puoi.- Le disse l’amica rivolgendole un sorriso complice.
Elle le lasciò la mano di scatto guardandola allo stesso tempo sorpresa e spaventata.
-Ti sbagli, solo Asky e Lily vi possono entrare.-
Hanabi non si fece convincere da quel fiacco tentativo della ragazza.
Elle non era mai stata brava a mentire, i suoi occhi l’aveva sempre tradita e anche ora lo stavano facendo.
-Sei tu che controlli i pannelli di controllo, potrai fare qualcosa.-
-Posso togliere i sigilli principale, ma sai, se non sei loro e tocchi un libro quella ti risucchia tutto il potere e poi ti uccide, se non ne hai abbastanza.- Cedette la ragazza.
-Quindi mi aiuterai ad entrarci?-
-Non essere stupida, perchè dovrei? Te l'ho detto siamo amiche ma io sto dalla parte di Asky.-
-Si, si lo so.- Disse Hanabi con tono deluso.
Vide lo sguardo dell’amica preoccuparsi, si stava sentendo in colpa, Hanabi la conosceva troppo bene per non sapere cosa passava in quella testa piena di buoni propositi.
La rossa sbuffò tornando a sorridere ad Elle per assicurarle che tra loro andava tutto bene.
-Non te lo dovevo chiedere.- Disse con aria ancora parzialmente delusa.
Elle sembrava sempre più preoccupata per aver rovinato in qualche modo il loro rapporto.
-Ti va se facciamo il giro dei pannelli insieme?- Disse Hanabi sorridendo.
Il cambiò di rotta della conversazione disorientò Elle per un momento, ma subito l’entusiasmo dell’amica la contagiò.
Controllava i panelli una volta a settimana e se era necessario vi cambiava la password, era una cosa che trovava noiosa se lo faceva da sola, per questo si affrettò ad accettare l’offerta della mica prima che cambiasse idea.
-Lo faccio dopo domani, se vuoi ti chiamo ma se ti fai picchiare così ancora non so se ci arriverai a dopo domani.-
-Tu non ti preoccupare per me, ora vado a riposare, sono ancora indolenzita e dolorante.-
Hanabi la salutò mentre si dirigevano in luoghi diversi, voleva essere in buona salute così che quando sarebbe entrata nella biblioteca avrebbe potuto leggere qualche libro.
Elle era veramente ingenua o semplicemente si fidava troppo cecamente di lei, Hanabi si rattristo al pensiero di averla lasciata sola, non aveva mai pensato di contare così tanto per quella ragazza.
Arrivò nella sua camera e subito si mise al lavoro per risolvere il problema della cella di Ren.
Dopo qualche ora dovette  fermarsi e cominciò a studiare i piani di Asky per il furto che doveva compiere, se non fosse riuscita a scappare prima della data prestabilita avrebbe dovuto portare a termine la missione nel migliore dei modi per garantire l’incolumità di Ren.
 
Quando, due giorni dopo, aiutò Elle con i panelli si chiese più volte se la strega volesse aiutarla nel suo piano di fuga e se si poteva fidare di lei.
Decise che non aveva altra scelta, conosceva Elle e sapeva che l’avrebbe aiutata e magari questa volta sarebbe riuscita a portare via anche lei.
Studiò con attenzione i vari calcoli che l’amica doveva fare per calcolare i vari codici da cambiare.
Arrivarono alla porta della biblioteca e Hanabi, dopo lo sguardo ansioso della compagna, fece qualche passo indietro per lasciarle lo spazio di lavorare.
Elle si sedette cominciando i vari calcoli che doveva compiere, ogni tanto lanciava sguardi furtivi all’amica per essere sicura che non potesse vedere, ma Hanabi sembrava totalmente disinteressata così che quando lei inserì il codice non controllò la compagna e non notò il ghigno compiaciuto che aveva.
Osservando l’amica, infatti, Hanabi era riuscita a capire come poteva calcolare il codice per entrare nella biblioteca, e lo aveva anche visto quando Elle lo aveva digitato, e allo stesso tempo aveva capito come risolvere il problema della cella.
Cenarono insieme e alla fine si salutare davanti alla stanza della rossa.
Appena entrò nella stanza decise di mettersi al lavoro per trovare la combinazione della cella.
 
La sera seguente, dopo aver trascorso la giornata con Elle, decise che era tempo di andare alla biblioteca.
Dopo aver fatto sparire la propria anima grazie alla sua abilità di arma raggiunse la biblioteca stando ben attenta a non incontrare nessuno.
Stava per immettere il codice nel panello quando sentì dei passi in lontananza, velocemente si infilò in uno dei corridoi laterali e aspettò.
-La sua anima è sparita.- constatò Lily, ne riconobbe la voce in lontananza, era perfettamente consapevole che stavano parlando della sua ma Asky non poteva sapere di quell’abilità che possedeva..
-Lo so, ho mandato gli altri a cercarla nel cortile.-
-Pensi davvero che se ne sia andata?- Lily, la voce melodiosa come quella di un canarino, sembrava divertita dalla situazione mentre Asky era di tutt’altro umore.
-No, qui c'è il suo amico, si è addolcita, e poi la barriera è attiva.-
-Elle non l'avrebbe potuta aiutare?-
-no, si fida cecamente di me...-
-Allora dove può essere?-
-Non credi che potrebbe essere nella tua stanza?-
-Non si sono aggiunte anime.-
-Forse uno dei panelli non è stato calibrato bene.-
-Elle mi è sempre sembrata affidabile.-
-Lo è.-
-Ha un nuovo sigillo.-
-Lo so...non capisco chi sia stato.-
Lily non rispose mentre la donna apriva la porta.
Entrarono, non guardarono se ci fosse qualcuno, era troppo sicure che nessuno avrebbe osato seguirle.
La porta si chiuse dietro di loro e Hanabi decise di aspettare almeno cinque minuti prima di aprila di nuovo.
Appena entrò un cappa di potere soffocante la travolse, quasi le tolse il fiato.
Le luci erano spente, ma in lontananza vi era il bagliore di uno e dei globi che venivano usati come torce.
Lo raggiunse il più velocemente e silenziosamente possibile.
Lily stava saltellando allegramente davanti ad Asky che la guardava quasi disgustata.
-Smettila di comportarti come una bambina.- Le disse infine.
-Lo sono.-
Disse con voce piagnucolosa e degna della sua età la negromante.
Continuò a saltellare con disinvoltura mentre Asky le camminava a fianco.
Arrivarono fino al fondo della biblioteca.
Si fermarono d'avanti ad uno scaffale, Hanabi non riuscì a vedere cosa fecero ma si aprì in due su un corto corridoio ben illuminato che finiva in una stanza altrettanto illuminata.
Non potendo seguirle decise di aspettare che uscissero.
Si guardò intorno leggermente incuriosita dai tomi che la circondavano, non era mai stata in quella zona della libreria, neanche quando le era permesso entrare.
Tutti i libri erano dotati di pesanti copertine in pelle scure e logora dove i titoli ormai non si distinguevano più, a vederli chiunque avrebbe pensato che fossero colmi di magia nera.
Subito fu attirata da un tomo in particolare, la scritta Doragon sul dorso aveva brillato per una frazione di secondo quando i suoi occhi vi erano passati con poca attenzione.
Chiedendosi perché non era stato riposto nello scaffale insieme agli altri libri sui draghi e la sua famiglia lo prese.
La copertina era in spessa pelle nera rovinata in vari punti dalla quale proveniva un odore acre che poteva essere solamente muffa.
Appena le sue dita sfiorarono la rilegatura sentì il suo potere venire risucchiato, lo aprì con cautela.
Dopo alcune pagine bianche e quella dove vi era scritto il titolo arrivò ad una pagina introduttiva scritta in una lingua a lei sconosciuta, cercò di decifrarla ripensando alle lezione di teoria ma nei suoi ricordi non vi era nessuna lingua simile a quella.
Poi, continuando a fissare quei simboli, cominciò a capirli, i simboli si trasformarono in lettere a lei famigliari, uguali a all’alfabeto che aveva sognato ancora prima dei riavere i suoi ricordi.
Lo lasciò andare presa alla sprovvista e, cadendo, il libri provocò un tonfo sordo che si propagò per tutta la biblioteca che era deserta.
Hanabi respinse l’impulso di tornare a leggerlo e decise che doveva portarlo in camera così da potervi dedicarvi più tempo senza il terrore che le due streghe la sorprendessero.
Velocemente lo nascose dietro ad uno scaffale e si allontanò alla ricerca di un tomo della stessa grandezza e che avesse un’aria meno sospetta.
Trovò quello che cercava alcuni scaffali più in là, un libro di favole, sebbene molto cupo.
Quando lo prese in mano cominciò a sottrarle potere, ma se con l’altro libro si era quasi sentita svenire, con questo tomo era molto diverso, avrebbe potuto tenerlo in mano per delle ore e non avrebbe subito nessuna conseguenza.
Lo portò vicino all’altro libro e lo appoggiò di fianco.
Tracciò velocemente due rune sulle copertine, le immagine si sollevarono e si scambiarono, poi ne tracciò delle altre per rendere permanete le rilegature.
Portò il libro di fiabe, che ora non lo era più all’esterno, dove aveva preso l’altro, poi tornò dietro allo scaffale e si mise in attesa.
Passò più di un’ora e le streghe non uscirono, dovette andarsene, il tempo che aveva a disposizione per annullare la sua anima era agli sgoccioli e non andava affatto bene se fosse riapparsa nella biblioteca.
Prese il libro e corse fuori, silenziosamente raggiunse la palestra e solo dopo essersi assicurata che non ci fosse nessuno si concesse di posare il libro a terra e far riapparire la sua anima.
Respirò affondo per qualche minuto, aver dovuto portare quel libro le aveva tolto un sacco di energia e ora le sua gambe erano molli e stava sudando freddo.
Non ci volle molto per sentire dei passi avvicinarsi, li riconobbe subito, erano le uova di kishin.
Afferrò il libro e si mise a corre per raggiungere la propria camera, per non incontrarle dovette fare un giro più lungo e prima dovette dirigersi verso la cucina dove dovette fermarsi di nuovo per riprendere fiato e forze.
Po corse verso la sua camera a perdi fiato.
Finalmente arrivò alla porta della sua camera, ancora qualche minuto ed era sicura sarebbe svenuta.
-Oh, eccoti!- Elle la sta raggiungendo con aria sollevata.
-Perché? Mi cercavi?- Chiese Hanabi sperando di non essere troppo pallida da insospettire l’amica.
-Tutti ti cercavano, la tua anima era sparita.-
-Sparita? Un anima non può sparire.-
-Eppure era così.-
-Comunque sono andata in palestra, mi sono allenata fino adesso. Il pannello laggiù ha fatto una luce strana ma non mi sembrava cambiato niente così ho lasciato perdere. Poi ho sentito le uova di kishin venire da quella parte così sono andata alla cucina ma anche loro stavano andando là, non capisco che giro abbiano fatto, così sono tornata in camera, sai quanto quei tipi non mi piacciono.-
Elle annuì convinta della bugia ma Hanabi sapeva di aver dato troppi dettagli perché qualcuno che non si fidasse così cecamente di lei potesse crederle.
-Ed il libro?-
-L'ho trovato in camera mia. è un libro di favole.-
Disse prontamente Hanabi mostrandoglielo ma stando bene attenta che non lo toccasse.
-Volevo iniziare a leggerlo mentre mangiavo.-
Aggiunse sperando che la lasciasse andare in camera così da poterlo finalmente mollare.
-Oh, adoravo quel libro, l'adoravo, te ne ho parlato. Me ne ricordo, te lo ho recitato tutto a memoria ma non pensavo lo avessi preso.-
Gli occhi della ragazza luccicarono dalla gioia.
-Adesso capisco perchè mi ricordava te...-
-Allora non ricordi...-
-Però lo avevo, comunque adesso vado in camera a riposare.-
-Io avviserò Asky che il pannello della palestra non funziona bene.-
Hanabi entrò in camera, nascose il libro sotto il panello mobile del pavimento e si distese sul letto, quella sera non ebbe la forza di fare niente, si addormentò in pochi attimi.

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Capitolo 31
*** 31. INIZIO ALLENAMENTO ***


31  INIZIO ALLENAMENTI
 
Hero si alzò dal letto, i suoi muscoli erano ancora doloranti ma si stava rimettendo in fretta inoltre quel giorno avrebbe iniziato ad allenarsi e non avrebbe permesso ai quei piccoli dolori di fargli perdere altro tempo.
Sapeva che gli altri stavano ancora dormendo, Si erano accampati nel suo salotto che era fin troppo pericolante per i suoi gusti mentre Patty dormiva sulla poltrona che c’era nella sua camera.
La biondina continuava a ripetere che finché la sua convalescenza non sarebbe finita lo avrebbe tenuto d’occhio, che aveva il compito di controllarlo.
Hero si infilò un paio di pantaloni blu di una tuta e una maglia a maniche corte poi, cercando di fare meno rumore possibile, passò accanto a Patty per uscire dalla stanza.
-Non lasciarmi…- Bofonchiò la biondina.
Lui si voltò pensando di averla sveglia ma la ragazza non era come Kiara, o meglio Hanabi, avrebbe dovuto imparare a chiamarla così ma non vi riusciva, Patty non si sarebbe svegliata per dei semplici rumori di passi.
Si diresse in bagno dove si lavò il viso con l’acqua gelida per aiutarsi a svegliare.
Erano strano avere la casa così silenziosa ma allo stesso piena di gente.
Quando c’era Kiara era lei che si svegliava per prima e che poi svegliava lui, la confusione travolgeva quel piccolo appartamento in pochi secondi dopo il loro risveglio.
Andò in cucina, attraversando il salotto notò che Black Star e Tsubaki stavo dormendo abbracciati l’un l’altro su un materasso che avevano portato mentre Kid e Liz erano raggomitolati sul divano.
Lo Shinigami aprì gli occhi assonati e si guardò intorno.
Guardò la ragazza che stava stringendo tra le braccia e poi Hero quasi con imbarazzo.
-Se vuoi puoi aiutarmi a fare la colazione, ti aspetto di là.-
Hero si affrettò a raggiungere la piccola cucina ma anche da lì, grazie all’enorme finestra che dava sul salotto vide lo Shinigami dare un semplice bacio sulla guancia alla ragazza prima di spostarla delicatamente e scioglierla dal suo abbraccio senza svegliarla.
Hero e Kid prepararono la colazione per tutti in silenzio, nessuno dei due aveva niente da dire.
Hero era felice che Kid tenesse così tanto a Liz, lei era stata il suo primo amore adolescenziale ma aveva ormai capito che potevano essere solo amici.
Quando tutto fu pronto Hero decise che era ora di svegliare gli altri.
-Sveglia!- Urlò ai dormiglioni nell’altra stanza.
Balck Star bofonchiò qualcosa come “ancora qualche minuto Tsu” mentre Liz si stiracchiò cercando Kid con lo sguardo assonnato.
Patty uscì dalla stanza di Hero trascinando i piedi e si sedette senza guardare nessuno, si riaddormentò sulla sedia.
-Che ore sono?- Chiese Liz prendendo posto e svegliando la sorella.
Intanto anche gli altri si erano seduti al piccolo tavolo della cucina.
-Le 5.- Rispose Hero con non curanza.
Black Star spalancò la bocca mentre Liz lo fulminò.
-Tre giorni su sette mi sveglio alle cinque ed inizio il mio allenamento alle cinque e mezza fino alle sette e mezza. Gli altri giorni faccio dalle sei e mezza alle sette e mezza mentre la domenica dormo. Volevate vedere come mi allenavo, no?-
Rispose Hero prima di bere il suo caffè, l’unica cosa che lo aveva tenuto sveglio le prime volte che Kiara aveva insistito con quegli orari di allenamento.
Fece colazione insieme agli altri, poi si fece aiutare a sparecchiare.
Alle 5 e mezza in punto erano fuori pronti per iniziare.
-Si congela.- Protestò Liz mentre nuvolette di vapore uscivano dalla sua bocca.
Hero non poté dargli torto ma allo stesso tempo gli venne da ridere, la ragazza indossava solo una canotta e dei pantaloncini corti e ormai era quasi alla fine di novembre.
Alle sette e mezza erano di nuovo davanti a casa sua a riprendere fiato stremati, quelli che avevano sentito di più la fatica erano stati le armi che non erano abituate ad allenare il loro corpo come i maestri d’armi.
Le ferite di Hero pizzicavano ed i suoi polmoni stavano bruciando mentre il suo cuore batteva all’impazzata.
-Adesso che ci penso, andiamo a scuola?- Chiese il ragazzo mentre cominciava a sentirsi meglio.
-Mio padre ha detto che possiamo fare a meno, sa che potresti lasciarla se non avessi abbastanza tempo per allenamenti, ma Black star ci deve andare dato i suoi voti disastrosi.- Rispose Kid mentre guardava preoccupato Liz che sembrava sul punto di vomitare.
Si avvicinò a lei per aiutarla a rimettersi in piedi ma lei rifiutò il suo aiuto dicendo che stava bene, che doveva solo capire come fare a respirare.
Black Star si rialzò come rinvigorito e ridendo.
-La scuola! Non serve la scuola ad un dio come me!- Urlò.
-E' per questo che sei una frana?- Chiese Liz.
Il ragazzo fece finta di non averla sentita.
-Facevi altro con Kia...Hanabi?- Chiese Kid.
-Si, due ore dopo la scuola, o quando riuscivamo a seconda degli orari di lavoro.- Rispose Hero velocemente.
-E cosa facevate?-
-Combattimento corpo a corpo e tecnico.-
-Tecnico?- Si intromise Liz.
-Lei sapeva maneggiare qualsiasi tipo di arma perfettamente e dato che poteva trasformarsi in ciò che voleva cercava di insegnarmi più tecniche possibili.-
-Quali?-
-Ci siamo concentranti soprattutto sulla spada a due mani che so usare abbastanza bene, sulla catana ma ha voluto a tutti i costi che imparassi le basi del tiro con l'arco.-
-Non hai un arma!- Urlò Liz notandolo solo in quel momento, anche Hero lo realizzò solo allora, non si era posto il problema di cercarne una ma ne aveva bisogno se voleva salvare Kiara.
-Posso essere io la tua arma.- Si propose Patty.
-Non essere stupida noi siamo le armi di Kid.-
-ma...- Cercò di protestare la sorella minore.
-Non ti preoccupare risolverò io il problema.-  Rispose Hero
-ma...- Cercò ancora di protestare la biondina.
-Dovrò chiedere ad Excalibur.-
Tutti rimasero in silenzio, le espressioni disgustate ad una eventualità del genere, ma era l’unica possibilità, nessuno sarebbe partito al fianco di Hero rischiando la propria vita per salvare una strega, né il ragazzo aveva il coraggio di chiederlo.
-Sei un eroe se riesci a sopportarla. Comunque per il mio SUPER ALLENAMENTO DA DIO non ti serve un arma!- Esclamò Black Star trovandosi di nuovo al centro dell’attenzione del gruppo.
-Venite a casa mia!-
-Tu devi andare a scuola.- Gli fece notare Liz.
-Andiamo alla palestra della scuola!- Esclamò allora il dio prevedendo comunque di saltare le lezioni.
Si diressero verso la scuola come aveva deciso il dio.
Nell’immensa palestra dell’istituto cominciarono a fare esercizi di rafforzamento e alla fine di tutto volle che Hero salisse la corda.
-150 m. Devi arrivare là.- Disse Black Star.
Hero cominciò a scalare quella fune, quando ebbe finito la sensazione che provava era che le sue braccia si sarebbero staccate dal corpo da un momento all’altro.
Verso le 11, dopo una pausa, iniziò gli allenamenti con Kid.
Il primo esercizio che lo Shinigami gli fece fare fu la meditazione, non era un esercizio nuovo per Hero ma era molto tempo che non lo faceva e trovò difficile riuscire a rimanere immobile ed a svuotare la mente.
Dopo pranzo salutarono Black Star e Tsubaki mentre loro si diressero alla palestra dello Shinigami, o quello che lui definiva palestra, una stanza immensa, sotto terra molto probabilmente, piena di oggetti strani e manichini.
Kid portò i suoi compagni all’inizio di un percorso, mostro loro come riuscire a fare i vari esercizi e poi li fece segno di iniziare.
Hero iniziò, prima di tutti c’era una lago che bisognava superare saltando su dei massi poco stabili, cadde diverse volte ma alla fine riuscì a passare quel primo ostacolo senza troppe difficoltà.
Dopo di che vi era una parete che il ragazzo doveva scalare mentre una cascata d’acqua lo colpiva con tale potenza che lui trovava complicato il semplice gesto di alzare le braccia.
Iniziò comunque a scalarla, l’acqua che lo colpiva gli toglieva il fiato e non riusciva a distinguere bene i migliori appoggi sui quali appendersi.
La roccia, viscida per colpa dell’acqua, scivolò dalla sua presa e lui cadde pesantemente a terra.
Qualcuno gridò il suo nome preoccupato ma lui non vi fece caso, nelle sue orecchie ancora il rombo dell’acqua che lo colpiva.
Si rialzò e ricominciò ad arrampicarsi, ma cadde ancora e ancora e ancora fino a che dopo una decina di volte qualcuno tentò di fermarlo.
Senza nessun motivo logico sperò che la mano che gli aveva appoggiato sulla spalla fosse di Kiara ma quando si voltò vide solamente il volto bambinesco di Patty che lo guardava preoccupata con i suoi enormi occhi.
Si alzò facendo si che la ragazza lo lasciasse,vnon aveva nessuna intenzione di fermarsi solo per un po’ d’acqua, solo continuando sarebbe diventato abbastanza forte da riportare a casa Kiara.
Patty lo prese per la maglia bagnata prima che iniziasse di nuovo quella scalate senza senso.
-Smettila.- Sussurrò, da suo tono sembrava sull’orlo delle lacrime.
-Devo continuare!- Gridò lui.
-Se oggi ti sfinisci fino a che non riesci più ad alzarti ti ci vorrà una settimana per riprenderti e perderai più tempo.- Gli fece notare Liz, anche lei era bagnata fradicia perché aveva provato più volte quella scalata ma non aveva avuto grandi risultati.
-Kid, potrei le chiavi così posso venire ad allenarmi?-
-Certo, te ne farò una copia.-
-Perché non ti trasferisci qua?- Chiese Patty.
-Preferisco rimanere a casa.-
Rispose in tono seccato Hero
-Vuoi magiare qualcosa? Una pausa ce la siamo meritata.- Disse Liz.
-Mi dispiace ma devo andare al lavoro, verrò più tardi se per te va bene?-
-Certo, torna quando vuoi.-
Dopo averli salutati si diresse verso casa ancora bagnato fradicio.
Corse verso casa dove si cambiò il più velocemente possibile ed andò al lavoro.
Quando arrivò alla pasticceria andò direttamente negli spogliatoi e si mise la divisa, una semplice camicia bianca con la targhetta del suo nome e dei pantaloni neri.
-Allora come sta il mio ragazzo?- Gli chiese il suo datore di lavoro quando lo vide entrare in cucina.
-Bene. Che ne dici di parlare di un aumento?- Chiese Hero mentre esaminava il vassoio di paste che doveva portare al bancone per esporle.
Il datore di lavoro non disse niente per qualche secondo, Hero non aveva mai chiesto un aumento ma se voleva riparare l’appartamento gli servivano più soldi senza doversi trovare un secondo lavoro.
-Alla fine te lo meriti, sei quello che pago di meno e stai sia fuori al bancone sia dentro a cucinare senza lamentarti. Vedo cosa posso darti in più.- Rispose alla fine l’uomo prima di rimettersi a lavorare sull’impasto.
Hero prese il vassoio e lo portò fuori, quel giorno aveva il turno al bancone per tutto il pomeriggio.
Alle sette stava uscendo dalla pasticceria per andare alla casa dello Shinigami, Liz lo aveva invitato a cena tramite un messaggio una mezz’ora prima.
-Hero.- Il suo datore di lavoro lo fermò sull’uscio.
-Riesco a darti 25$ in più a settima.- Disse.
-E questo è un pezzo di torta per la tua coinquilina, sappiamo tutto quanto quella ragazza ne vada pazza.- Continuò con un sorriso sul volto paffuto l’uomo.
-Oh...grazie.- Rispose Hero.
Poi salutò l’uomo ed uscì.
Quando arrivò alla casa dello Shinigami suonò il campanello, la scatola con la torta l’aveva ancora in mano, aveva resistito all’impulso di buttarla via e alla fine aveva deciso di portarla a loro.
Gli aprì Patty che come sempre aveva un sorriso raggiante, quando capì che nella scatola vi era un dolce lo prese dalle mani di Hero e lo porto in cucina saltellando.
-Non dovevi.- Gli disse Liz che aveva raggiunto la porta d’entrata per controllare che sua sorella non lasciasse l’ospite sull’uscio.
Hero chiuse il portone dietro di se.
-Il mio datore di lavoro me l’aveva data per Kiara.-
-Presumo che ti vorrai allenare.- Disse la sorella maggiore porgendogli la copia delle chiavi che gli era stata promessa.
-Certo.-
-Un ora, non di più.-  rispose lei.
Un’ora più tardi fu Liz ad andarlo a chiamare per farlo smettere, lo obbligò a farsi una doccia il più velocemente possibile e gli diede dei vestiti di Kid per cambiarsi.
Quando li raggiunse nella sala da pranzo aiutò la sorella maggiore a portare la zuppa e poi si sedette.
-Allora dobbiamo risolvere il problema arma.- Iniziò lo Shinigami.
-Perchè c'è un piatto in più?- Chiese invece Hero.
-Il problema è in ritardo.- Rispose Liz, non sembrava molto contenta di quel piatto in più.
-Io non sono mai in ritardo.- Nella stanza fece la sua apparizione Excalibur, il piccolo essere giallognolo con le zampe da gatto.
-Avevo detto alle 8.- Gli fece notare lo shinigami.
L’orologio sopra la testa di Kid segnava le 8.02.
-Sta zitto shinigami. La mia leggenda inizia nel dodicesimo secolo.-
-Excalibur...vorresti darmi di nuovo l'onore di essere la mi arma?- Gli chiese Hero prima che glie ne mancasse il coraggio.
-Ci devo pensare.-
-Mi sottoporrò di nuovo alla tua lista?-
-Pure le 5 ore pomeridiane di lettura?-
-Certamente.- Rispose Hero maledicendola, come avrebbe fatto ad andare al lavoro e allenarsi se doveva sopportare cinque ore di storia senza senso?
-No.- Rispose alla fine l’arma.
-Perchè?-
-Perchè mi userai per salvare quella stupida strega, la mia leg...-
-Non darle mai più della stupida.- Hero si alzò furioso, lo prese per il bavero di quella che gli era sempre sembrata una camicia da notte e lo sollevò da terra.
-Mettimi giù! Non è una persona che voglio salvare.-
Lo lasciò andare, se non voleva aiutarlo aveva sempre un altro modo per procurarsi un’arma, anche se quell’idea non gli piaceva affatto.
-Un arma come me non salverà...-
-Basta. Se non vuoi aiutarci non possiamo obbligarti, non fai nemmeno parte della shibusen.-
Per un momento l’essere sembrò sul punto di ribattere alle parole di Kid ma rimase in silenzio e se ne andò come era venuto.
-Abbiamo ancora il problema arma.- Disse Liz sconsolata.
-E adesso?- Chiese Patty.
-Avete mai sentito parlare della spada di ossidiana?-
Le gemelle guardarono Hero spaesate.
-Una delle due armi senz'anima?- Chiese Kid.
-Senz'anima?-
Liz sembrava ancora più confusa e terrorizzata.
-Esatto. E' una spada con un'anima all'interno, un'anima artificiale. E' come un arma vera ma...se non riesci a sintonizzare la tua anima, se non sei scelto ti uccide, te la strappa e se la mangia.-
-Esatto.- Rispose Kid.
-Hai detto una delle due?- Chiese quasi tremante la sorella maggiore.
Era sconcertata che un arma del genere potesse esistere-
-Ce ne è un'altra, una catana se non sbaglio.- Gli rispose Kid.
-Si, è così, ma è andata perduta  secoli fa.-
-Però non capisco dove vuoi arrivare, Hero, quella spada appartiene ad un clan cacciatore di streghe, non fa parte della Shibusen. In più i rapporti tra loro e mio padre si sono incrinati, non so per quale motivo, e non posso di certo chiedergli la spada. E' loro e sembra che solo i membri della loro famiglia siano riuscita ad utilizzarla. Scordatela, ti ucciderà e non ce la daranno.-
-Diciamo che la prenderemo in prestito.- Disse Hero.
-Mai stai andando fuori di testa? Ci andrà di mezzo mio padre!-
-Tuo padre non ci andrà di mezzo, fidati.- Cercò di calmarlo.
-E come pensi di prenderla?-
-E' sempre esposta in una teca.-
-Quella teca può essere aperta solo da un membro della famiglia Pendragon, solo un membro della casata principale.-
Hero fece un profondo respiro chiedendosi perché la stava tirando così lunga invece di dire tutti fin da subito.
-Questo sabato daranno una festa di compleanno, sarà l'occasione perfetta...-
-E come pensi di farci entrare?-Chiese questa volta Liz.
-Andremo alla festa....-
-Non è esclusiva?-
-Sono perfettamente in grado di chiuderci la porta in faccia.- Disse Kid.
-Mi lasciate finire? Allora tu puoi andare con gli inviti che hanno spedito a tuo padre con Liz come più uno. Ed io porterò Patty...-
-E il tuoi invito?-
-Ci sto arrivando ma non posso parlare! Non preoccuparti del mio invito, ma dobbiamo arrivare Venerdì mattina se no non mi faranno entrare... Vedete...-
-Non capisco.- Disse Patty confusa ma gli altri due sembravano già aver capito dove voleva arrivare.
-Patty fammi finire e capirai! Io sono uno dei quattro fratelli Pendragon.-
-Quindi sei...-
-Hero pendragon, figlio di John pendragon e Seraphine Watson.-
-Ma se sei ricco perchè lavori?- Fu la prima domanda che riuscì a fare Liz.
-Non abbiamo un buon rapporto. Me ne sono andato di casa dopo che ho conosciuto Kiara. Comunque voi dovrete solo divertirvi, al resto di penserò io.-
-Come farai?-
-Meno sapete, meno ne siete coinvolti. Parlerò io con tuo padre e se vuole uscirò dalla shibusen e farò tutto questo per conto mio.-
Non entusiasmava Hero il fatto di vedere la sua famiglia, quando se ne era andato aveva litigato con i suoi e si era portato dietro Kiara.
Non era nemmeno sicuro che lo volessero davvero vedere, ma l’invito gli era arrivato.
 
Giovedì, Hero se ne era appena andato dalla casa dello Shinigami dopo l’allenamento con Black Star, Liz aveva appena chiuso la porta d’entrata.
Cominciava a preoccuparsi per Hero, capiva la sua preoccupazione, anche lei lo era, infondo Kiara era la sua migliore amica, ma il ragazzo sembrava non volesse fermarsi almeno che non fosse stato più in grado di alzarsi.
Andò a servire la cena in tavola e mentre lo faceva continuò a pensare ad Hero.
Quel giorno era finalmente riuscito a finire la scalata ma non aveva mostrata neanche un segno di esultanza quando lei, che era riuscita ad arrivare a malapena a metà, aveva festeggiato.
Quella sera aveva avvisato lo shinigami e sua sorella  che avrebbero cenato in un’altra stanza più piccola e luminosa, ma loro se ne erano sicuramente dimenticati alla fine andò a chiamarli.
Kid e Patty la raggiunsero in sala da pranzo mentre lei si stava sedendo per mangiare il suo piatto di ramen fumante.
-Scusa Liz.- Lei non disse niente, le scuse dello shinigami l’avevano presa alla sprovvista.
-Che c'è sorellona?-
-Niente.- Disse sorridendo e tornando a guardare il suo ramen.
-Kid...com'è la famiglia di Hero?- Chiese Patty.
-Da quanto ne so è una famiglia patriarcale. Il nonno di Hero è morto più o meno 5 anni fa, da quanto ne so è stata una strega, ed il potere è passato al figlio. Cacciano quasi esclusivamente streghe e non vanno alla shibusen, si allenano in famiglia. Da quanto mi ha detto mio padre le ultime due generazioni ci tengono parecchio alle tradizioni.-
-mmm...e che tipo di festa sarà?-
-Una elegante, non vi preoccupate per i vestiti, ve li procuro io.-
Liz guardò la sorella annuire sollevata, era la prima volta che non capiva cosa passava per la testa della sorella, forse perché in quel momento era troppo concentrata su se stessa.
Si alzò senza dire una parola ed andò in cucina, incellofanò il ramen che non aveva nemmeno toccato e lo mise in frigo.
Si affacciò nuovamente alla porta della sala
-Senti kid...dov'è Patty?-
-Ha detto che si faceva un bagno.- Rispose il ragazzo.
Liz prese il piatto della sorella e andò a metterlo in lavastoviglie poi se ne andò in camera.
Si sedette a gambe incrociate davanti al letto, fece un profondo respiro cercando di svuotare la sua mente fin troppo piena di preoccupazioni e si concentrò sulla propria anima cercando di ingrandirla in più possibile e superare i propri limiti.
Non molto tempo dopo qualcuno busso alla sua porta, i pensieri e le preoccupazioni tornarono, pesando sulle sue spalle, ma non se ne erano mai veramente andati.
Andò ad aprire la porta e si ritrovò davanti Kid.
-Che..che c'è?- Chiese facendo un passo indietro lasciandolo entrare.
-Ti stai allenando?-
-Si.-
-Non affaticarti troppo.-
-Mi affatico quanto mi pare.-
Rispose lei brusca, lui ammutolì.
-Scusa, non volevo dire così. La preoccupazione per Kiara mi fa straparlare. Sai ci stiamo allenando ma se non sappiamo dove sia a cosa ci servirà? Magari la stanno torturando o non so cosa.-
Liz si mise a piangere come una bambina, si sedette sul letto con il volto tra le mani sentendosi un’idiota a piangere, era straordinario come  Kiara era riuscita diventare così importante in così poco tempo.
Kid aspettò che si calmasse.
-Cosa mi volevi chiedere prima?-
-Non ricordo il nome di uno dei fratelli di Hero. Mi sembra che il minore si Ben e l'altro Joseph.-
-Arthur.-
-E' il maggiore giusto?-
Lui annuì.
-Quindi avrà il controllo?-
-No salirà Joseph, lui è morto.-
Liz rimase in silenzio.
Kid le si avvicinò e le sorrise, le diede un bacio sulla fronte.
-Ora dormi.-
-Puoi rimanere? solo sta notte.-  Chiese d’impulso Liz.
Lui annuì.

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Capitolo 32
*** 32. CASA PENDRAGON ***


32 CASA PENDRAGON
 
Hero era davanti alla casa dello shinigami quella mattina, il giorno della partenza per l’Inghilterra.
Per qualche secondo riguardò l’invito che ancora teneva in mano, lo rigirò tra le dita più volte esaminando quella piccola nota a mana fatta con una scrittura elegante e forzata.
Sorrise al pensiero dell’imitazione che Kiara aveva fatto di suo fratello il giorno che era arrivata.
"Se non vieni mi farebbe piacere ma se pensi di presentarti arriva entrò venerdì, hai UN +1, se ti azzardi a portare una sola persona in più ti prendo a calci e ti chiudo la porta in faccia.
Ora però era tutto diverso e sapeva che quello che avrebbe fatto, se lo avessero scoperto, lo avrebbe escluso per sempre dalla sua famiglia.
Per quanto si sentisse fuori posto in quel luogo era sempre casa sua, erano pur sempre la sua famiglia anche se non lo accettavano più.
Suonò il campanello e poco dopo Patty aprì con aria raggiante del tutto ignare delle preoccupazioni che lo assilavano.
-Ciaooooooooooo!-
Disse prendendolo per un braccio e trascinandolo in cucina dove Kid e Liz stavano finendo di sparecchiare.
Qualcun'altro suonò e la ragazza tornò ad aprire la porta mentre lui aiutò i due amici a finire il lavoro.
Insieme a Patty errivò in cucina la professoressa Marie.
I ragazzi la salutarono educatamente.
-Hero...sai che la shibusen si tira fuori da quello che stai per fare.- Ci tenne a precisare la donna.
-Non si preoccupi professoressa, il sommo Shinigami è stato chiaro. -
Accennò ad un sorriso rassicurante.
-Bene ragazzi. Aiutatemi a caricare le valigie che vi porto all'aereo porto.-
Salirono in auto, Kid davanti insieme alla professoressa e le gemelle ed Hero dietro.
Pochi minuti e arrivarono all'aereo porto con il piccolo macinino che aveva fatto dei rumori preoccupanti per tutto il tempo.
Il volo durò più o meno nove ore, nove lunghissime ore di volo.
Quando arrivarono scesero e si stiracchiarono stanchi per il lungo viaggio.
Dopo aver recuperato le loro valigie presero un taxi e si diressero verso lo York Shire.
Il taxi si fermo all'entrata di un grande possedimento con un castello piccolissimo all'orizzonte.
-Dobbiamo farla a piedi?-
Chiese Liz tutt'altro che felice all’idea di una così lunga camminata dopo un viaggio estenuante.
I cancelli si aprirono ed un maggiordomo in puro stile inglese li raggiunse con fare professionale.
-I signori non sanno ancora del vostro arrivò ma ho preparato una carrozza.-
-Ok. Avvisali che sono venuto per la festa. La signorina Patricia Thompson è la mia accompagnatrice. Death the Kid ed Elizabeth Thompson sono venuti insieme da parte del Sommo Shinigami.
Dato che tutti gli hotel sono pieni vorrebbero approfittare della nostra ospitalità per questa notte. Ce ne andremo alla fine della festa, presumo verso le 4 di mattina. Nessuno di noi vuole recare troppo disturbo.-
Il maggiordomo fece un lieve inchino e se ne andò mentre arrivava una carrozza trainata da cavalli neri come la notte.
Salirono con i loro bagagli a mano e partirono verso il maniero.
Liz era affacciata al finestrino come una bambina estasiata dal giardino inglese che si estendeva intorno a loro per miglia mai nella sua vita aveva visto una cosa del genere, abituata alla città l’aperta campagna la rendeva curiosa.
Ci vollero una ventina di minuti per arrivare a destinazione.
Hero fu il primo a scendere e a godersi la vista dell'entrata di quel castello enorme e simmetrico.
Fece strada ai ragazzi mentre i battenti si aprirono all'unisono e lo Shinigami sembrava sul punto di svenire.
Due valletti presero i loro bagagli senza fiatare e loro si immersero nei corridori.
Percorsero il maestoso corridoio principale e poi passarono ad uno più austero fino ad arrivare ad una piccola porta in legno intarsiata, dove un valletto sembrava sonnecchiare.
Appena li vide fece un mezzo sorriso al ragazzo e si raddrizzò.
bussò alla porta al posto loro e li presentò con voce squillante.
I ragazzi entrarono.
Era una piccola sala da tè, accogliente e familiare, dalle pareti chiare e dal pavimento in pannelli scuri.
Le sedie erano in noce, di un marrone rossastro come il tavolo su cui era posato un prezioso servizio da tè in porcellana, e leggermente imbottite.
Un uomo moro e dall'aspetto burbero e duro era seduto su una di quelle sedie ed utilizzava l'unico poggia piedi presente.
Il suo cipiglio era severo e nei suoi occhi si vedeva senza problemi il fastidio e la rabbia nel vedere il figlio tornare a casa.
La donna era seduta di fronte, sedeva con un portamento elegantemente  ed una lunga treccia bionda era appoggiata sulla sua spalla.
I suoi occhi, di un verde chiarissimo, erano leggermente sformati dalle lenti degli occhiali da lettura, essi non tradivano nessuna emozione, al contrario di quelli del marito. Dopo uno sguardo ai nuovi venuti si erano posati di nuovo sul tè che stava sorseggiando e diedero una fugace occhiata al libro posato sul tavolo poco prima.
Sebbene la stanza avesse il compito di essere accogliente l'aria che si formò non lo era affatto.
Hero fece un profondo inchino verso suo padre e ne rivolse un'altro con meno enfasi verso la madre.
-Padre, madre.-
Disse rigido e formale.
-Vi presento Patricia ed Elizabeth Thompson e Death the Kid, il figlio del sommo Shinigami.-
-Vi siamo grati per la vostra disponibilità nell'ospitarci.- Di affrettò a dire Kid ricordando le buone maniere.
La donna sorrise benevola al ragazzo e alle gemelle.
-Non pensavo venissi.- Disse il signor Pendragon ignorando i nuovi arrivati.
-Ho promesso a mio fratello di esserci e voi mi avete sempre insegnato a mantenere la mia parola.-
-Quando te ne andrai.-
-Domani sera, non vi creerò più del disturbo necessario.-
-Bene.-
Il tono secco e deciso suonò amaro alle orecchie di tutti.
-Sbrigati a far vedere le stanze ai nostri ospiti.- Disse sua madre senza neanche riuscire a guardarlo ed il suo tono freddo e gentile suonò ancora più in collera di quello dell’uomo.
-Certo,madre.-
Ci fu un minuto di silenzio dove nessuno fiatò, poi la porta dietro alle loro spalle si spalancò.
-Heroooopooo­!-
Un bambino di a mala pena 7 anni corse entrò la sala e saltò in braccio al fratello con un sorriso da un orecchio all'altro.
In capelli biondi, il viso pieno di lentiggini, gli occhi scuri come quelli del padre ed un fisico piccolo e snello che sembrava flessibile come una betulla.
Jonh Pendragon sorrise a quella scena, il suo sguardo arrabbiato lo lasciò lasciando il posto a occhi gentili e un sorriso bonario.
-Ben.-
Subito il piccolo lasciò il fratello al suono della voce della madre.
Hero gli sorrise benevolo.
-Dov'è la ragazza dai capelli rossi?- Chiese poi il piccolo.
-Non ti ci è voluto tanto per rimpiazzarla.-
Disse suo padre alludendo a Patty, non era contento di ciò, la ragazza dai capelli rossi le era piaciuta fin dall’inizio.
-Non ti impegni in niente.-
Hero strinse i pugni per non rispondere al padre.
-Almeno non ha più quella strana ragazza con se.- Commentò la madre.
-La strana ragazza di cui parlate,madre, sta male e non è potuta venire, non l'ho rimpiazzata. Patricia è un'amica a cui ho chiesto questo favore.-
Comunque vorrei farvi notare che voi avete sempre detto che le persone che parlano alle spalle non sono degne della nostra famiglia. Ora ci vorremmo congedare, con il vostro permesso padre, il viaggio è stato lungo e siamo tutti molto stanchi.-
-Hai ragione, vai pure in camera a riposarti, avrai fatto un lungo viaggio. Mi dispiace che quella ragazza non sia venuta, spero che la sua amnesia migliori, mi stava simpatica.-
Hero sorrise mentre rivolgeva un inchino ai suoi prima di uscire con gli altri.
-Hero.- Lo chiamò suo padre mentre le gemelle e lo shinigami uscivano.
-Sono contento che tu sia tornato a casa per il compleanno di tuo fratello. La famiglia è importante, è l’unica cosa che abbiamo davvero, spero che tu lo capisca.-
-Lo so padre.-
Hero uscì insieme a Ben dalla piccola stanza mentre sentiva gli occhi freddi della madre puntati sulla sua schiena.
-Papà odia quando lo si contraddice.-
-Io non lo ho contraddetto.-
Il ragazzino rimase zitto poi aggrottò la fronte.
-tu chi sei?- Chiese alla maggiore delle sorelle Thompson .
-Io mi chiamo Elizabeth e le è Patricia ma pui chiamarci Liz e Patty, mentre lui è Death the Kid.-
-Mamma ha detto di non usare diminutivi per i nomi, anche se abbrevia sempre il mio.-
-Forse intendeva che devi dire il tuo nome intero quando ti presenti alle persone.-
-E' la stessa cosa che ha detto la ragazza dai capelli rossi. Hero, quando torna?-
-Presto.-
Il piccolo sorrise compiaciuto e prese la mano del fratello.
-Joseph aveva detto che non saresti venuto ma lo sapevo che non mi avresti deluso.-
Disse con il tono più serio che riuscì a trovare e con gli occhi che brillavano per la felicità
-Non mi sarei mai perso il tuo compleanno, Benjamin.-
-Io si, quella festa è noiosa, me ne stare la buono fino alle 11 per poi andare a letto, preferisco il giorno dopo con i regali che finalmente posso aprire.-
Hero rise e lo prese sulle spalle.
Accompagnò le gemelle e Kid fino alle loro stanze.
Poi tornò sui suoi passi ed accompagnò suo fratello.
Durante il tragitto verso la sua stanza incontrò Alan, il maggiordomo, che lo informò del fatto che il giorno seguente avrebbe avuto la prova dell’abito.
-Abito? Speravo di poter indossare un semplice smoking.-
-Non sia ingenuo signore. Lei fa parte della famiglia e la famiglia ha un nome che non può...come dire..-
-Ovviamente.-
Disse oltrepassando il maggiordomo ed andando verso la sala degli ospiti.
-Ben tornato...fratello.-
Hero si voltò di scatto, non lo aveva sentito arrivare.
-Come ti è sembrato nostro padre? Felice di vederti?-
Disse in tono beffardo appoggiandosi con una spalla al muro ed incrociando le braccia.
Era identico al padre, solo 30 anni più giovane.
Stessi occhi scuri, stessa corporatura da guerriero, stessi ideali, stessi pensieri.
-Vedo che ti ha spedito nella sala degli ospiti.-
Continuò.
-Per la verità ci sono venuto da solo in questa ala. Nostro padre ha detto di essere felice di vedermi, sai quanto conti la famiglia per lui. Comunque sei te che mi hai spedito l'invito.-
-Ben ci teneva.- Rispose Joseph abbassando gli occhi.
Oltrepassò ma si fermò un attimo.
-Sai una cosa? La devi smettere di essere sempre buono e gentile, le cosa non si aggiusteranno.-
Se ne andò mentre Hero entrava nella sua stanza.
 
Liz e Patty erano appena entrate in quel'enorme stanza che le aveva lasciate a bocca aperta.
Patty stava saltando su uno dei letti come una bambina.
-È stupendo!-
La sorella sorrise al divertimento della biondina.
-Su prepariamoci per andare a letto scimmietta.-
-Ma io voglio fare un giro!-
Disse con aria corrucciata ma continuando a saltare.
-Possiamo farlo domani.-
-Uffa!-
- E va bene così domani possiamo dormire e prepararci con tutta la mia calma.-
Qualcuno bussò alla porta e la maggiore andò ad aprire.
-Salve. Volete ordinare qualcosa da mangiare?-
Disse una valletto di tutto punto.
-Gelatooo!-
-Due gelati se non è di troppo disturbo.-
Dopo che ebbero 'cenato' uscirono dalla stanza e cominciarono e girovagare.
Si ritrovarono all'entrata del giardino sul retro del castello dopo una mezz'ora buona.
Liz si chiedeva ancora perché avesse acconsentito, sebbene il viaggio nel Jet della Shibusen non era stato male l’aveva comunque distrutta ed ora sognava solo un letto caldo dove dormire.
Oltrepassare la siepe e cominciarono a percorrere un viale in ciottoli.
Poco dopo scorsero una fontana di medie dimensione proprio affianco alla via che stavano percorrendo.
Sembrava fatta di due cristalli diversi uno bianco quasi trasparente ed uno nero.
Due draghi sembravano avvinghiarsi in un eterna lotta senza vincitore.
Uno era di cristallo chiaro ed era il drago simbolo della famiglia Pendragon, grande e maestoso.
L'altro era di cristallo scuro ed era più serpentesco e feroce.
Dalle fauci di quello chiaro usciva dell'acqua bianca come il latte mentre da quelle dell'altro usciva dell'acqua scura come la pece.
Nella fontana i fluidi rimanevano separati come se vi fosse qualcosa in mezzo a separarli.
Le due rimanessero a bocca aperta, non avevano mai visto una cosa del genere in vita loro.
-Cos'è sorellona?-
-Non ne ho idea-
-è la fonte battesimale della nostra famiglia-
Hero era arrivato dal nulla ed ora era affianco a loro facendo sobbalzare Liz.
-Con che acqua?-
Chiese la minore con interesse.
-Dipende, c'è una cerimonia prima per decidere quale acqua. Se l'acqua diventa bianca chi vi è battezzato ha un'anima molto forte e non può essere soggetto alla follia. Se si è battezzato con l'acqua nera è la stessa cosa solo che può ingrandire la spada senza problemi, diciamo che vi è destinato. Comunque non toccate l'acqua nera, se non ci sei stato battezzato morireste.-
-Quindi nella vostra famiglia si può essere solo buoni?-
Chiese la maggiore perplessa.
-No, per esempio Ben è stato battezzato con acqua normale. La maggior parte delle volte succede così. Si dice che chi viene battezzato con una delle due acque abbia più probabilità a brandire la spada senz'anima. Ma sono solo leggende.-
-E l'altra acqua mi ucciderebbe?-
Chiese la maggiore.
-No, ma non dovresti toccarla comunque.-
Lei annuì e li sorpassò lasciandoli soli.
-E tu? In quale acqua sei stato battezzato?-
-Io? Oh,ne...Che importanza ha?-
-A lei glielo hai detto vero?-
-A chi?-
-A Kiara.-
Lui non rispose, lei serrò i pugni e se ne tornò verso il Castello.
Hero guardò l’acqua nelle fontane, tutti i suoi problemi erano iniziati da lì.
 
La sera seguente qualcuno bussò alla porta delle ragazze.
-Salve Alan, cosa posso fare per lei?-
Chiese la maggiore sorridendo al maggiordomo.
-Niente signorina Thompson. In verità è l'altra signorina Thompson che dovrebbe seguirmi.-
-Certo. Ci potrebbe aspettare due minuti qui fuori che finisce di preparasi?-
-Ovviamente signorina-
L'uomo sorrise con serenità e pacatezza mentre la ragazza chiudeva la porta.
La gemella uscì dal bagno con un gigantesco sorriso stampato sul volto.
-Devi seguire Alan, sai per l'entrata al ballo, Hero te ne aveva parlato.-
Patty si sistemò  il vestito annuendo, il ragazzo glielo aveva accennato già qualche giorno prima scusandosi più volte di doverla obbligare a fare una cosa del genere.
-Sei sicura di voler andare così?-
-Non sto bene?-
Chiese allarmata sistemando il cerchietto bianco fra i capelli.
-No, sei stupenda...-
Patty aprì la porta facendo svolazzare il vestito bianco ed uscì raggiante.
-ma non sei tu-
Conclude la frase la maggiore mentre vedeva il lembo del vestito scoparire.
 
Elizabeth uscì dal palazzo superando la siepe del giardino posteriore.
Hero e Patty avevano fatto il loro ingresso con il resto della famiglia Pendragon.
Lui sembrava davvero un principe azzurro da come lo avevano preparato,ma tutta la sua famiglia aveva quel qualcosa di regale che faceva capire agli altri che erano ad uno stato superiore rispetto agli altri ma nessuno di loro si atteggiava o sembrava consapevole di averlo.
Dopo il loro ingresso Kid era stato 'preso d'assalto’, essendo il figlio del sommo Shinigami tutti avrebbero voluto scambiare due parole, come minimo, con lui e lo Shinigami non poteva permettersi di non salutare adeguatamente certa gente.
Liz,invece, non mi sentiva a mio agio in quella sala.
Se fossiero stati in un altra situazione probabilmente mi sarebbe divertita, adorava cose del genere, ma tra una signora cha beveva whisky come se fosse acqua ed un burbero irlandese se ne era sgattaiolata via.
Oltrepassò la fontana,quella fonte la terrorizzava, uscì dal largo viale e cominciò a girovagare senza meta.
Il giorno precedente, dopo aver lasciato sua sorella con Hero, aveva fatto la stessa cosa, era Alan che l’aveva trovata e l’aveva gentilmente riportata in camera dopo che si era persa.
Camminava da un po’ quando decise di fermarsi, ormai non sentiva più la musica che proveniva dal maniero.
Indossava il vestito bianco che aveva indossato al ballo della Shibusen, Kid aveva insistito per comprargliene uno nuovo ma lei aveva rifiutato non avendo nessuna voglia di fare compere.
Vi fece due nodi alla gonna in modo da lasciarle le gambe più libere così da permettergli di poter fare movimenti più ampi e si arrampicò su un albero.
Cominciava a capire come si sentiva Hero, anche lei cominciava a diventare morbosa nel tentativo di essere più forte per salvare la sua amica, ma non come lui, lui sembrava avere un motivo in più per doverla salvare.
Era una perdita di tempo per lei restare là senza fare niente, però Hero si meritava di riposare per un giorno, lui si allenava e faceva ricerche nel tentativo di trovare Kiara senza un attimo di pausa tranne che per lavorare ma quello non si poteva considerare ripose, a volte si chiedeva se dormisse.
Pensò a Kiara, a cosa stava passando lei, se la stavano torturando o tenendo prigioniera.
-La gente si chiedeva perché il figlio del Sommo Shinigami non avesse una compagna.-
-Scusa.- Disse la ragazza mentre guardava da dove proveniva la voce dello shingami, non sapeva come aveva fatta a trovarla.
Rimasero in silenzio per qualche secondo.
-Pensavi a Kiara?-
-Che fai? Mi leggi nel pensiero?-Chiese infastidita.
-No,ma è così no?-Non rispose non volendo affrontare sull'argomento.
-Ti va di fare una passeggiata?-
Liz si guardò intorno allarmata.
-Non so scendere.-Confessò alla fine.
-Ma sei salita.-
-Questo non vuol dire che sappia scendere.- Disse cercando di alzarsi dal ramo ma scivolò.
-Hai imparato a scendere.-Disse lo shinigami ridendo e tenendomi tra le sue braccia.
-Ah ah mettimi giù.- Disse lei mentre sentiva le guance andare in fiamme.
-Che c'è? Sembri imbarazzata.-Disse mentre l’ appoggiava a terra.
-Si può sapere cosa hai fatto a questo vestito? È così asimmetrico!-
Liz slegò i nodi che vi aveva fatto e lo sistemò alla meglio.
-Così è molto meglio.-
-Vuoi dire che prima stavo male?-
-Non volevo dire questo.-
Le sorrise mentre lei si incamminava.
-Posso chiederti una cosa? Perché quando Patty si è offerta di essere l'arma di Hero tu hai rifiutato per lei? Pensavi ti saresti proposta tu al suo posto.-
-Sono la tua arma e questa risposta ti deve bastare. Comunque vorrei tornare in camera a cambiarmi, sai come tornare indietro?-
-Allora ti accompagno in camera e poi facciamo un giro.-
-Pensavo dovessi tornare alla festa.-
-Non ci torno, ho voglia di passare un po' di tempo con te.-
Percorsero il tragitto fino alla camera della ragazza in silenzio.
-Comunque se stupenda con quel vestito.-
Liz gli sorrise imbarazzata mentre si chiudeva la porta dietro di sé.
Si cambiò più in fretta possibile mentre si domandava cosa stava passando nella testa del suo maestro d’armi.
Si mise delle calze di lana nere, una mini gonna a pieghe a vita alta nera ed un maglione di lana bianca per stare calda.
Poi si infilò un paio di ballerine.
Lui la stava aspettando appoggiato al muro di fronte alla porta.
-Sei stupenda-
-Perché sei così gentile?-
-Sono sempre gentile.-
Liz sbuffò facendogli segno di lasciare perdere, era da un po’ di tempo che il rapporto tra loro stava cambiando, lo aveva capito quando da Hero si addormentava ogni sera tra le sue braccia mentre dormivano sul divano o quando gli aveva chiesto di rimanere a dormire sentendo il bisogno del suo abbraccio protettivo.
-Io ho fame e tu?-
-Leggermente.- Rispose.
-So dove sono le cucine.-
-Perché tu sai tutti di questo palazzo?-
-Hero mi ha dato una mappa.-
-A noi no.-
-Ok stupida, ora andiamo.-
La prese per mano e percorsero i corridoi correndo.
-Rallenta! Sto perdendo le scarpe!-
Arrivarono in una delle cucine secondarie che n quel momento era deserta.
- Allora, cosa ti preparo?-
Lei lo guardò perplessa mentre mi sedevo su uno sgabello alto vicino all'isola con i fornelli.
- Non fare quella faccia . Non cucinerò molto spesso ma qualcosa so fare anche io. Allora puoi scegliere tra pasta al ragù, pasta al pesto, pasta al tonno...-
-Pasta e basta?-
-So fare anche spaghetti.-
Liz rise.
-Di solito non mangio carboidrati a quest'ora...-
Kid la fulminò con lo sguardo.
-Ok, allora spaghetti. Preparo la tavola.-
Venti minuti più tardi kid le stava versando gli spaghetti sul piatto.
-Perché non abbiamo acceso la luce?-
-Non dovremo essere qua, Hero mi aveva chiesto di non girare. Siamo ospiti , non dovremo intrufolarci nelle cucine durante una festa.-
-E quindi mangeremo al buio?-
-C'è la luce della Luna no?-
La luce della Luna?  si ritrovò a pensare la ragazza, perché quel parole sembravano così romantiche?? Sorrise e cominciò a mangiare.
-Posso chiederti una cosa?-
Alzò gli occhi dal suo piatto con aria interrogativa.
- Mi sono sempre chiesto se ti mancasse Brooklyn.-
-Perché...perché mi dovrebbe mancare?-
-A volte mi sembri nostalgica...-
Disse alzando le spalle con aria di scuse.
-Nostalgica?-
-Si, e mi sono chiesto se ti mancasse un posto del genere.-
-Un posto del genere?!-Liz si ritrovò a gridare confusa ma allo stesso tempo irritata.
-Scusa...è una domanda stupida.-Si affrettò a dire lui  e abbassò gli occhi.
-Si, lo è. Ma ti rispondo.Tu mi stai chiedendo se mi mancano i bassi fondi di Brooklyn dove vivevo immersa nella mala vita, la risposta è sì. Di certo non rimpiango quella parte che mi ricorda che mia madre, una puttana, ci ha abbandonate, quella che mi rammenta la morte di mio padre e quella in cui  in quale non riuscivo a mantenere mia sorella come volevo. Mi manca essere indipendente, non dover niente a nessuno.-
-Non dover niente a nessuno?-
Le chiese sarcastico per alleggerire la tensione.
-Ok, dovevo molto a molti me è così quando rapini la gente. Comunque mi manca la mia indipendenza. Per quanto mi piaccia essere "ricca" mi sento in colpa ad essere aggrappata e te.-
Si alzò e si diresse verso il lavandino per lavare il suo piatto.
-Ma lo fai per Patty.-
-Non tirare in mezzo lei...all’inizio, sinceramente, me ne fregava ben poco di te e miravo solo ai tuoi soldi per mantenere mia sorella, questo lo ha sempre saputo, eppure hai continuato a tenerci con te ed io mi sono affezionata ed ora so aggrappata a te per andare avanti, mi manca essere “sola”. Grazie per la cena.-
Lui non disse niente mentre lei si dirigeva verso la porta dopo aver messo via le cose che aveva utilizzato.
Le prese la mano non lasciandola uscire.
Qualcuno passò chiacchierando sonoramente.
La portò fuori e poi, tranquillamente, continuò a camminare tenendola per mano.
-Dove andiamo?-
-Facciamo una passeggiata, abbiamo tempo fino alle 4.-
-O...ok.-Disse, ma in verità non aveva nessuna voglia di camminare per quattro ore di fila.
Kid la portò piccolo giardino isolato da una siepe di rose di cui non riusciva a distinguere chiaramente il colore per via del buio. Non era molto lontano dalla sala da ballo dove si teneva la festa infatti la musica arrivava chiaramente.
Liz si avvicinò alla siepe e spiò la sala,molta gente stava ballando il valzer, Patty ed Hero erano vicini alla vetrata e la ragazza li riusciva a vederli perfettamente.
Lei sembrava felice, sorrideva, ed era stupenda, lui la faceva girare, gli sorrideva benevolo ma i suoi occhi non erano partecipi., erano preoccupati.
-Non dovresti spiare una festa da cui te ne sei voluta andare.-
-Volevo controllare Patty. E poi anche tu sei qui che spii.-
Kid si era già allontanato dalla siepe di rose.
-Vuoi ballare?-Le chiese.
Lei accettò, non aveva mai ballato con lui prima di allora.
Liz scivolò per colpa dell’erba umida, lui cercò di tenerla ma alla fine caddero entrambi.
-Ti sei fatta male?- Le chiese lui mentre si sedeva di fianco a lei.
Lei scosse il capo rimanendo sdraiata poi cominciarono a parlare, di tutto ciò che pensavano.
Un’ora più tardi Patty li raggiunse, Hero aveva dato inizio al vero motivo per cui si trovavano lì, ora potevano solo aspettare.

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Capitolo 33
*** 33. LA FAMIGLIA ***


33 LA FAMIGLIA
 
In aereo i ragazzi si erano addormentati quasi subito solo Hero non riusciva a prendere sonno
La sua mente tornava continuamente a cosa era successo non molte ore prima :
 
Hero stava ballando con Patty, lei sorrideva raggiante mentre lui cercava di recitare la sua parte al meglio cercando allo stesso tempo di divertirsi ma non vi riusciva, sentiva di tradire la sua famiglia in quel modo e non era stato cresciuto così ma allo stesso tempo non poteva chiedere la spada direttamente a suo padre e sua madre.
Verso le due e mezza uscirono dalla sala cercando di non farsi notare, chi li aveva visti probabilmente aveva pensato che i due ragazzi cercavano semplicemente un posto tranquillo ma stettero comunque attenti che meno persone possibili li avvistassero.
Hero non sapeva dove era andata Patty dopo averla salutata ma ipotizzò che fosse tornata nella sua stanza.
Lui percorse uno di quei passaggi segreti di cui il maniero era pieno, ne conosceva molti ma era convinto che ve ne fossero molti di più.
Attraversò la galleria lugubre e stretta che puzzava di muffa alla ceca, le mani appoggiate sulle pareti per essere sicuro di non ritrovarsi un muro davanti.
Gli ci vollero solo un paio di minuti per arrivare nella stanza che cercava.
Essendo un membro della famiglia Pendragon poté entrarvi senza azionare trappole ed allarmi che sarebbero scattati in presenza di un estraneo.
La stanza era immersa nell’oscurità, le tende chiuse non lasciavano entrare neanche un raggio di luna, ma lui sapeva a memoria come era fatta quella stanza, semplice, lunga e stretta, le vetrate immense, un portone gigantesco e maestoso di legno intagliato di fronte ad un tappeto rosso che si srotolava fino ad un trono do legno chiaro e lavorato.
Al centro di tutto la teca contente la spada sostenuta da un piedistallo a forma di dragone, simbolo della sua casa.
Si avvicinò con passo incerto, sorpreso che fosse davvero così semplice e colpevole di tradire la sua famiglia.
La teca era l’unico oggetto, insieme al fodero in cui era riposto, che permetteva di trasportare la spada senza il pericolo che l’anima venisse risucchiata dall’arma, chiunque avrebbe potuto portarla via ma nessuno che non facesse parte della casata principale avrebbe mai potuto aprirla, tanto meno romperla.
Tutto quello che doveva fare era aprire la teca, prenderla ed andarsene il più velocemente possibile senza guardarsi indietro.
-Non provare a toccarla.- Hero alzò la testa sorpreso e terrorizzato nel sentire la voce di suo fratello che lo ammoniva.
Le tende cominciarono ad aprirsi grazie ad un interruttore ma le luci fecero cilecca e rimasero chiuse.
-Se no? Cosa mi farai?-
-Ti ammazzo.- La voce del fratello era fredde e perentoria e fece gelare il sangue ad Hero.
-Hai sempre voluti farlo.- Rispose a tono lui aprendo la teca, malgrado il loro terribile rapporto dopo quel giorno, non credeva davvero che suo fratello lo avrebbe mai ucciso.
Sentì i suoi passi, riuscì ad abbassarsi in tempo per schivare il pugno di suo fratello e gliene sferrò uno all’addome costringendolo a fare un passo indietro.
-Stai derubando alla tua stessa famiglia.-
- La riporterò quando avrò finito.- Disse Hero sentendo tutto il peso di ciò che stava facendo.
-Sei solo un pezzente. Un insulso insetto che rovina tutto.-
-Di quello che vuoi.-
-Pensi davvero che se farai un gesto eroico loro ti perdoneranno? Eri già odiato prima e poi...hai ucciso nostro fratello!-
Hero strinse i pugni incapace di ribattere, la sua colpa era sempre al suo fianco, non se ne sarebbe mai andata, il suo peccato era qualcosa di incancellabile.
-Non hai mai fatto veramente parte di questa famiglia e ora ti aspetti che te la lasci prendere per salvare una strega?-
Hero rimase ancora senza parole, non sapeva come suo fratello potesse sapere di Kiara.
Il calcio di Joseph fu veloce, troppo perché riuscisse a schivarlo e fece male costringendolo ad arretrare mentre la potenza spaventosa della sua anima lo pervadeva lasciandolo senza fiato, per un attimo si era dimenticato la maestria di suo fratello nella manipolazione dell’anima.
Hero cadde in ginocchio.
-Ti starai chiedendo come lo so. Ho i miei contatti.-
Disse mentre il fratello minore si rialzava.
Il suo pugno gli arrivò in pieno volto costringendolo a tornare in ginocchio.
Poi un altro calcio sulle costole e probabilmente qualcosa si ruppe.
Cercò nuovamente di rialzarsi e cercò di colpirlo ma ricevette una gomitata sullo stomaco che gli fece sputare del sangue per colpa della potenza dell’anima del fratello.
Ora era lui che stava davanti alla teca Hero non era più così vicino a portare a termine la sua missione.
-Allora, come ci si sente sa essere deboli?-
-Arthur non ti ha insegnato a...-
-Non pronunciare il suo nome.-
Gli occhi gli si infiammarono e perse il controllo.
Si buttò su si Hero prendendo i a pugni con ferocia, come un selvaggio.
Lui cercò di difendersi ma allo stesso tempo sapeva di meritarsi quell’odio che suo fratello aveva covato per tanto tempo.
-Sei insulso.-
Disse mentre si allontanava da Hero e lui si rialzava barcollante e con il naso rotto.
-E tu sei un idiota. Che ci vuoi fare?- Hero si trovò stranito da quella battuta che gli era uscita, non era affatto da lui.
Suo fratello cercò di nuovo di colpirlo ma fortunatamente il ragazzo lo schivò e fu di nuovo lui quello vicino alla teca.
Joseph si girò velocemente con l’intenzione di prenderlo e sbatterlo a terra e mettere fine a quella lotta ma si fermò.
Hero teneva la spada ben salda nella mano destra e gliela puntava deciso alla gola.
Era leggere, grande e maestosa, come doveva essere.
Aveva combattuto molte battaglie ed era stata maneggiata da tanti eroi, ma non aveva nemmeno un graffio.
Pian piano cercava di prendere la sua anima me non era doloroso come si aspettava era quasi piacevole, un prezzo da pagare per avere i suoi servigi.
-Ora vuoi uccidere anche me?-
Disse sorridendo sarcastico Joseph mentre guardava il tesoro della sua famiglia puntato alla sua gola.
-Voglio solo mettere in chiaro una cosa. Io non pretendo che mi perdoniate, non lo faccio io non vedo come lo possiate farlo voi, ma non posso comunque tornare indietro. Se avessi saputo...Non avrei mai aperta quella fottuta anfora, ma ero stupido, molto stupido. Messo sempre a confronto con voi ogni istante e ogni istante perdevo. Mi dispiace ed Arthur...-
Hero sentì le lacrime pungergli gli occhi ma si trattenne, ormai era un uomo non era più tempo di piangere e nascondersi.
-La spada mi serve.-
-Per cosa? Per salvare quella insulsa strega?-
-Prima di tutto non è insulsa, è molto più forte di te. E comunque si. Ho intenzione di riportarla indietro perché se fossi stato abbastanza forte avrei potuto impedire che me la portassero via. Perché non gliene frega niente con che acqua sono stato battezzato. Perché io la rivoglio e non sarai tu ad impedirmelo  e nemmeno nostro padre o nostra madre. Ora puoi dare l'allarme, puoi farlo, ma sappi che io combatterò fino alla fine. Ora come ora mi interessa solo combattere per quello che voglio. Nostro fratello ci ha sempre insegnato di combattere per ciò che crediamo giusto e fin'ora ora non l'ho mai fatto come si deve. Pure tu lo fai, per te l'onore della famiglia è quella cosa per cui credi valga la pena combattere, ma so che per proteggerli daresti la vita, sono tutto per te. Lei è tutto per me.-
Joseph non disse niente, rimase in silenzio a fissarlo mentre Hero cercava di capire cosa stesse pensando.
Rimasero così per vari secondi, i volti semi nascosti dall' ombra e la spada che li divideva.
Hero si allontanò piano, continuando a puntare la spada e tenendo il fodero sulla spalla sinistra, prima di attraversare il passaggio segreto gli sembrò che suo fratello sorridesse ma poteva essere solo uno scherzo delle ombre.
 
Cercò di mettersi comodo nel sedile dell'aereo.
Alla fine Joseph non aveva dato al’allarme ma poteva denunciare il suo furto in qualsiasi momento.
L'aereo atterrò e gli altri si stiracchiarono sulle loro sedie risvegliati dalla voce del pilota.
-Si sta così bene in prima classe, ci si potrebbe vivere.-
Disse Liz alzandosi ed uscendo per prima dall’aria, rispetto al primo viaggio era riuscita a rilassarsi e dormire l’aveva aiutata.
Presero i loro bagagli e poi salirono in un taxi verso casa di Hero.
Quando arrivarono la porta era spalancata, si guardarono con preoccupazione.
Hero si chiese chi si sarebbe preso la briga di scassinare una porta quando il suo appartamento era mezzo distrutto.
Entrarono.
-Scusa.-
Disse inchinandosi tsubaki costernata.
-Hei ragazzi, vi è mancato il Dio?-
-Perché la porta è spalancata?-
-Black Star ha buttato giù la porta perché non tornavate, sai com'è. Abbiamo chiamato un fabbro che te la ha rimessa a posto, se ne è appena andato.-
-Oh...presumo che vi debba ringraziare allora.- Disse Hero indeciso.
- Ringrazia pure il grande Black Star.- Rispose l’amico ridendo.
-Allora...l'avete presa?-
Disse con ansia mentre il suo maestro si alzava dal divano con occhi luccicanti.
-E’ nel fodero.-
Disse riferendosi a quello che  portavo in spalla anche se gli sembrava ovvio.
La estrasse e la appoggiò sul tavolo.
La spada luccicò di riflessi cupi e bluastri.
Tutti la guardarono come se avessero visto un gioiello.
Hero non potè fare a meno di pensare che era un mezzo per un fine ma allo stesso tempo era il simbolo del suo tradimento alla sua famiglia.
Era bella, elegante e semplice.
Sulla lama c'era una scritta "corage is a virtue”.
La scritta cambiava per ogni possessore che la spada “credeva” degno.
L'ultima volta lo aveva fatto con suo fratello Arthur, la penultima era successo più o meno 100anni prima.
Trascorreva sempre molta tempo prima che la scritta cambiasse.
- È bella.-
Disse lo shinigami sfiorandola.
-Solo ossidiana, solo vetro.-Rispose Hero senza espressione.
-A me sembra magnifica, davvero bella, e la scritta mi piace.-
Sentenziò Liz e Hero sorrise con affetto.
Black fece un fischio di approvazione.
-Voglio provarla.-
-Ma sei impazzito Black?!-
-E dai Kid, ho un anima forte. Tsubaki in modalità lama incantata mi fa lo stesso effetto. Io supererò gli dei.-
Disse più che mai convinto di sé, i suoi occhi luccicavano per l’eccitazione di maneggiare un oggetto simile.
-Non so cosa può capitare.-
Lo avvisò il ragazzo Pendragon ma si sapeva che non si sarebbe tirata indietro.
Black prese la spada di slancio senza pensarci due volte.
-ammirat...-
Il suo viso si contrasse, la sua mano lasciò andare la spada e con la fronte imperlata di sudore cadde a terra a faccia in giù.
La sua arma si chinò su di lui preoccupata e già con le lacrime agli occhi.
Liz gli sentì il polso.
-E’ solo svenuto. Non avresti dovuto farglielo fare.-
Hero alzò le spalle in segno di scusa mentre con Kid lo portavano sul divano in quello che era restato del suo salotto.
-Forse dovrei portarlo a casa...- sospirò Tsubaki.
-E tu vuoi portare a casa questo ammasso di muscoli?!-
Chiese la sorella maggiore scandalizzata.
-Non sta molto male,un'ora è si sveglia.-
Tsubaki fece un sospiro, mentre Hero andò a preparare il tè.
Si sederono per terra dato che il dio svenuto occupava il divano.
-Dobbiamo ripararti la casa.-
-Kid ha ragione, quel tendone non sta affatto bene e poi non si vede nemmeno un panorama decente dato che è mezzo opaco.-
-Non ho abbastanza soldi, Liz.-
-Se è questo il problema ci penserà mio padre.-
-No, voglio pensarci io.-
-Ma non è pericoloso?-Chiese Tsubaki preoccupata.
-Cade il pavimento. - Ridacchiò Patty colpendolo con forza con la mano.
-Per ora dovrebbe resistere.-Disse rassicurante Hero.
Sbadigliò, ora che era più calmo e tra lui e la sua famiglia vi era un oceano cominciava a sentire la stanchezza.
Come un'epidemia gli altri cominciarono a sbaragliare, pure Black che era svenuto lo fece.
-Io vado a letto ragazzi. Voi potete restare finché volete.-
Si alzò e si diresse in camera sua, ormai era abituato ad averli in casa e anche loro a venire ed andare quando volevano.
Chiuse la porta dietro di sei e si buttò sul letto affondando il volto sul cuscino, si addormentò subito.
Quando si svegliò erano le 10 di mattina del giorno seguente, si sentiva ancora stanco, i muscoli erano indolenzito e la vista annebbiata.
Era da molto tempo che non si svegliava così tardi.
Si alzò dal letto e si mise una paio di pantaloni di una tutta ed una maglia a maniche corte.
Prese il suo lettore musicale e andò a correre.
La città era deserta, gli studenti erano a lezione ed i locali erano in pausa o non avevano ancora aperto.
Una donna dal seno prosperoso e dai capelli viola si scontrò con lui.
Hero si affretto a togliersi le cuffie e a chiederle scusa.
-Io sono Blair. Nya.-
-Hero.-
-Che facevi?-
-Correvo.- Disse ancora con il fiatone e cominciando ad avere freddo.
-Perché? Non dovresti essere a scuola? Maka e Soul di solito vanno a scuola.-
-Non vado a scuola. Sei la gatta di Maka e Soul?-
-Proprio così. Nya. Stavo andando alla Shibusen ma poi mi sono ritrovata nella periferia e non so più come arrivarci. Di solito non mi capita.-
-Perché ci devi andare?-
-Così li saluto,dallo specchio.-
-Ti accompagno io, se tieni il passo.-
Una zucca apparve e lei vi si sedette e poi si trasformò in un gatto nero.
-Grazie. E sono sicura che ti faranno entrare alla scuola quando ti conosceranno. Nya.-
Hero rise e sebbene quella davanti a lui fosse una gatta percepì il suo sguardo interrogativo.
-Forza, seguimi.-
Ricominciò a correre.
La accompagnò a scuola, salì correndo anche l’enorme scalinata che portava sul piazzale mentre lei lo seguiga.
- Blair, ti stanno aspettando. Ciao Hero-
Disse Stein che se ne stava al centro del piazzale sulla sua sedia.
-Salve professore.-
-Shinigami vorrebbe vedere anche te, per farti una proposta, vai pure nella stanza della morte.--

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Capitolo 34
*** 34. FUGGIRE DAL LUPO ***


34 FUGGIRE DAL LUPO
 
Il Sommo Shinigami aveva appena chiuso il collegamento con Ox, era soddisfatto dei loro progressi ma non li aveva richiamati alla Shibusen, cosa che voleva fare con Maka e Soul.
-Salve sommo Shinigami.-
Disse raggiante come sempre la maestra d'armi, l'albino dietro di lei sembrava più preoccupato.
-Salve maestra della falce Maka Albarn.-
Spirit sorrise a sua figlia che cambiò con sguardo gelido e titubante allo stesso tempo.
Suo padre, stranamente, non era stato imbarazzante.
-Come va?-
-Molto bene grazie.-
Ci fu un attimo di silenzio che tutti pensavano sarebbe stato riempito da una delle scene imbarazzanti da genitore apprensivo di Spirit ma non accadde.
-Avete incontrato due streghe giusto?-
-Si, signore. Però sono riuscite a scappare. I miei voti sono ottimi nelle prove pratiche e anche quelli di Soul. È molto bello qui e gli allenamenti sono stremanti.-
-Sono contento che vi piaccia. Pure i tuoi amici si stanno allenando parecchio e se non vi impegnate non credo che li supererete.-
-Notizie di Kiara?-
Si intromise Soul meritandosi un'occhiata gelida dalla sua maestra.
-Nessuna. È praticamente sparita.-Sospirò Spirit.
-Se vuole che la cacciamo... lo faremo.-
-Io non lo farò!- Disse Soul scandalizzato.
-Non ti preoccupare Soul, non voglio che la cacciate. In realtà credo che dovremmo riportarla qui.-
-Perché!? È una strega! Sapevo che c'era qualcosa di strano, ma...-
-Maka.-
-Ma, Soul...- Allo sguardo della sua arma la ragazza tacque.
-Sebbene sia una strega si rivelerebbe una forte alleata. Potrebbe esserci utile, fa ancora parte della Shibusen e sta cercando di salvare un ragazzo. Non vi mentirò, penso che stia per succedere qualcosa di molto grave e credo che lei sia un tassello importante.-
-Ma è una strega. Non possiamo fidarci.-
-Comunque ha informazioni utili e non possiamo lasciarla da sola a salvare quel ragazzo.-
-Quindi dobbiamo tornare?-Chiese Maka sconsolata. Gli rispose suo padre.
-Si, ma non subito. Quando sapremo dov'è andrai insieme agli altri in una missione di recupero. Se Kiara dovesse cercare di uccidervi avete il diritto di difendervi, ma se ci riuscite la dovete portare indietro viva.-
Disse in tono professionale.
-Non vedo il tuo problema. È una missione come le altre. Quindi tra due settimane tornerete a casa.- Aggiunse.
I ragazzi annuirono.
-Credo che tu debba dirgli anche un'altra cosa.- Disse il Sommo Shinigami.
I due ragazzi guardarono interrogativi la falce della morte che improvvisamente sembrava trovarsi in enorme disagio.
-Si...dovrei. tu sai che avevo un fratello.- Cominciò rivolto alla figlia.
-No.- Rispose fredda lei.
-Ah!- Spirit fece una piccola pausa prima di ricomincniare – Comunque, avevo un fratello. È morto quando tu eri piccola. Kiara è mezza strega e mezza arma.-
-Arriva al punto.- disse la ragazza alzando gli occhi al cielo.
-Mio fratello si era sposato con una strega. Kiaraètuacugina.-
-Kiara che!?-
-Tua cugina.-
-Ma...Io non voglio essere parente di quella.-
 

Hero si stava dirigendo con la gatta verso la stanza.
Suonò la campanella ed i ragazzi si rivelarono nei corridoi quasi travolgendoli.
Un ragazzo si mise improvvisamente di fronte ad Hero, un ragazzo che lui conosceva bene.
Era più alto e grosso e indirizzava verso l'altro ragazzo un sguardo truce.
-È un po' che devo andare a fare la spesa da solo. Ora tocca a te.-
-A me, Leo?- Chiese il ragazzo improvvisamente di mal'umore.
-Si, ora che non ha più la rossa a proteggerti puoi andare a prendere il mio pranzo.-
-Perché?-
-Perché te lo dico io.-
Disse prendendolo per il bavero della maglia.
-Allora vuoi andare? Quella stupida non ti sta venendo a salvare.-
Hero afferrò il braccio con cui il ragazzo lo stava tenendo e nello stesso momento gli tirò un calcio all'addome.
Leo si accasciò a terra tenendosi le costole senza osare alzare lo sguardo.
Hero lo superò seguito da Blair.
-Sei bravo.-
-Grazie.- rispose lui senza pensare realmente a cosa era successo.
Entrarono nella sala della morte mentre Maka affermava di non voler essere parente di qualcuno.
-Hei ragazzi. Nya. Da quanto non vi vedo. Quando tornate?- Si animò subito la gatta vedendo i suoi conquilini e tornando in forma umana.
-Tra due settimane.-
-Sono contenta Soul! Nya!-
-Noi dovremmo andare sommo Shinigami.-
-Arrivederci ragazzi.-
Il collegamento si chiuse dopo che tutti si erano salutati.
-Li ho visti così poco.-Si lamentò la gatta.
-Forza Blair,torneranno tra poco.- cercò di rassicurarla Spirit.
-Ma la casa è così vuota.-
-Cosa posso fare per lei?- Si intromise Hero rivolto allo Shinigami.
-Vorrei assegnarti alcune missioni.-
-Io non faccio più parte della Shibusen.-
-Lo so. Ma hai bisogno di allenarti e Spirit, strano a dirsi, ha proposto di farti membro esterno. Vai in missione e ti paghiamo ma sei fai qualcosa di sbagliato noi non ne abbiamo responsabilità.-
-Ok, ma non ho un arma. Cioè non so come si usi.- Hero abbossò lergemente la testa cercando di scrutura qualcosa attraverso la maschera dello Shinigami.
-Non ti preoccupare, prima ti alleni e poi vai.-
-Ok, sono felice di rendermi utile, Shinigami Sama...-
-Posso venire a stare da te?-
Hero si girò verso la gatta.
-E Maka e Soul?-
-Sono così sola a casa.-
Disse stringendosi nelle spalle e sgranando i suoi enormi occhi da gatto.
-Vai a casa di Kid, io sono sempre là, saresti solo anche a casa mia. Non ti dirà di no.-Disse.
-Manderò Spirit a chiamarti per le missioni.-
Annuì, sorrise e uscì dalla stanza tornando ad immergersi nella musica e ricominciando a correre mentre Blair lo seguiva.
La portò a casa di Kid prima di entrare però volle chiedergli una cosa.
-Tu non sei classificata come strega.-
-No, non lo sono. Io sono una gatta con dei poteri magici e poi non ho fatto male a nessuno. Nya.-

Hanabi sorrise, era riuscita a decodificare la serratura.
Maledì Dracu per aver reso così difficile il suo piano, se solo fosse stata progettata come tutto il resto del palazzo avrebbe solo dovuto sbirciare la parola chiave che aveva Elle per impostare tutte le serrature e non sarebbe dovuta rimanere così a lungo.
si strofinò gli occhi energicamente, aveva le occhiaie per le ultime due notti insonni.
Mancavano ancora due ore prima di doversi presentare agli allenamenti.
inizialmente non ci aveva fatto caso ma poi aveva capito che Elle la stava tenendo d' occhio.
Decise che poteva permettersi di dormire quel paio d'ore.
Si risvegliò col la solita martellante alla porta.
-Arrivo!-sbraitò mentre bruciava i fogli di cui aveva fatto i conti e teneva solo il biglietto con il codice.
Aprí la porta e face entrare la ragazza.
-Allora...Non mi fai vedere la tua stanza?- Elle era raggiante coem sempre.
-Non mi ricordo tutto e non só ancora come funzioni.- mentì.
- Non capisco se menti o no. E la tua testa è troppo confusa...Non riesco a capire.- Elle la scrutò da capo a piedi.
-Su,smettila. Adesso mi cambio e andiamo. Dovrò battermi con Lily?-
-No. Oggi se ne è andata, tornerà domani, credo verso metà giornata.-
-Ed Asky ci sarà?-
Chiese mentre si infilava un paio di pantaloncini e facendosi una coda.
-Starà tutto il giorno nella biblioteca e probabilmente ci resterà tutta la notte.-
La ragazza la prese per un braccio e la trascinò verso la palestra.
L'allenamento fu abbastanza leggero, Elle era quasi distrutta ma Hanabi stava più che bene.
-Senti Elle...devi fare una cosa per me.- Le disse mentre stavano andando verso la cucina per mangiare.
-Perché?-
-Perché...Perché io lo farei per te.-
-Cosa vuoi?-
-Dovresti abbassare gli scudi, 2 minuti...-
Hanabi aspettò con il fiato sospeso la risposta.
-E poi dovrei anche aprirti la cella del tuo amico no?-
-Non ti chiederei mai di fare due cose così rischiose.-
-Ed aprirti la via di fuga non lo è?-
-Lo so è ingiusto chiedertelo...ma quel ragazzo non c'entra niente con tutta questa cosa.-
-Tu te ne andrai e non tornerai più.-
-E dove dovrei andarmene...potresti veni...-
-Non propormelo neanche. Se io ti faccio uscire tu dovrai fare due cose per me.-
-Cosa?-
-Prima cosa... devi promettimi di tornare.-
-O- ok...e cos'altro?-
-Devi mettere questo?-
Agitò la mano e fece apparire un bracciale nero con due strisce bianche.
-Cos'è?-
Chiese l'altra titubante e rigirandoselo tra le dita delle mani non sapendo cosa fosse.
Elle sorrise.
-Forza...mettilo e promettimi di tornare almeno per salutarmi.-
-Mi sa tanto di fregatura.- Rispose lei ancora indecisa se metterlo o no.
-Queste sono le mie condizioni, nel caso non tornassi vorrei che tu avessi qualcosa di mio.-
-Ma io non ho niente...niente da darti...-
-Hai intenzione di metterlo o no?-
-Certo...certo...adesso lo metto. Ma dico davvero, se vuoi venire con me vieni, anzi quando tornerò scapperemo insieme, te lo prometto.-
Intanto Hanabi aveva indossato il bracciale.
-Allora...a che ora mi farai uscire?-
L'altra rimase zitta come presa in fallo.
-Io non starò via molto, dammi due giorni per portarlo alla Shibusen.-
-Vuoi portarlo là? Ma è un suicidio! È così il importante?-
-So che là lo possono curare bene e...-
-E cosa?-
-Vorrei vedere...una persona per l'ultima volta.- Hanabi abbassò lo sguardo per un momento.
-Chi?-
-Era il mio maestro. Ero la sua arma...e mi manca.-
-Ma lui ti ucciderà no?.-
-Hero non è così. Non so se mi odi o no adesso visto che l'ho lasciato ma non mi farebbe mai del male...neanche gli altri lo farebbero, sono brave persone, non avrei mai pensato di dirlo.-
-Hero?- Chiese Elle pesnierosa.
-Si...credo... lascia stare cosa credo, spero solo che non sia tornato in Inghilterra.-
-Inghilterra?- Elle sgranò gli occhi ma Hanabi era troppo concentrata sulla sua fuga e il salvataggio di Ren per notare la reazione dell'amica.
-Si,lui è in inglese. Comunque...che ora....-

Fissò alla porta della prigione, ci fu un mugolio disperato.
-Rispondi.-
-Chi è?-
Hanabi inserì il codice ed aprì la porta.
Il ragazzo era rannicchiato sul letto, un occhio nero e gonfio e l'altro la guardava con disprezzo e paura allo stesso tempo.
Si alzò forse nel tentativo di scappare o forse per colpire lei.
-Che vuoi? Voui uccidermi?-
-Ren...sono io...Kiara...Non ti farei mai del male.-
-Sei una strega, non so cosa tu possa farmi o no, ma la mia scossa giornaliera...mi ha fatto capire che razza di mostri siete.-
-Ora sta zitto e seguimi...ti riporto alla Shibusen, a Death City..-
-Chi mi dice che posso fidarmi di te?-
-Non è questione di fidarsi di me o no. Sono la tua unica possibilità e non la puoi rifiutare. Ora seguimi.-
-E se non avessi intenzione di farlo?-
-Lo farai e basta. La mia non è una proposta, mi interessa salvarti ma più importante ho bisogno che tu porti un messaggio al Sommo Shinigami e se per farlo dovrò tramortito e portarti di peso lo farò. Quello che succederà è una cosa che non passerà inosservata. Tu farai ciò che ti dico e non farai obiezioni.-

Ren la fissò per qualche istamte in silenzio.
-Sei cambiata.- Disse infine.
-No, sono sempre stata così sei tu che non lo hai mai notato, non sono mai stata una ragazza buona e indifesa, era una tua fantasia. Sei pronto per andare?-
-Non riesco a muovere la gamba...la caviglia.-
-Ok. Appoggiati a me.-
Il ragazzo si appoggiò a lei.
La seguì mentre lei procedeva con passo lento e deciso lungo i corridoi.
Fecero varie svolte e deviazioni poi uscirono, stava nevicando.
Non si fermarono, velocemente passarono il viale principale.
Uscirono dalla proprietà mentre dietro di loro, con un rumore metallico e sinistro, la barriera si chiuse.
Non si fermarono e continuarono a camminare sulla neve, affondano ad ogni passo ma continuarono fino a che non arrivarono ad una specie di piccola piazza e sparirono come risucchiati dal cielo.

- Herooooo! -
La gatta stava correndo verso di loro ansimando e con la faccia completamente rossa.
Respirò affannosamente piegando le gambe e poggiandovi sopra le mani per sostenersi.
- Che c'è?-
Chiese alquanto seccato nel dover interrompere il suo scontro con Black star.
- Il Sommo...Shinigami vuole vederti...Ren è tornato...chi è?-
Hero non si fermò a rispondere alla gatta ma corse subito verso la Shibusen.
-HEI! stavamo combattendo! Non te ne puoi andare!-
- Black...lascialo andare.-
- Ma chi è questo Ren?- chiese nuovamente la gatta.
Hero arrivò alla Shibusen, kid e Patty lo stavano aspettando nel piazzale mentre Liz era già in infermeria.
Quando entrò nella stanza il ragazzo era disteso sul letto.
Insieme a lui c'erano la sorella maggiore è un'altra ragazza.
Era poco più bassa di lui, aveva un bel viso, dei capelli marrone chiaro legati in una treccia, un ciuffo gli copriva appena gli occhi verdi e profondi.
Sopra un corpo magro e formoso indossava una canotta nera ed una minigonna a vita alta a pieghe.
- Io sono Hero.-
Disse accennando un sorriso.
- Io sono Ram, molto piacere. Sono quella che ha trovato lui. Una ragazza dai capelli rossi è praticamente piombata in casa mia con lui svenuto. Mi ha detto di portarlo alla Shibusen e di chiedere di te.-
- Una ragazza dai capelli rossi? Stava bene? Era ferita?-
La ragazza arrossì visibilmente.
- Stava bene, meglio di lui sicuramente. Ha detto di dirvi che gli mancate e ha aggiunto che tu devi correre ancora e che ci è stata finché ha potuto o qualcosa del genere, mi dispiace ma non ricordo le esatte parole.-
Lui sorrise e lei cominciò a fissare il pavimento.
Spirit ed Stein entrarono dell'infermeria. L'arma si gettò sul ragazzo e cominciò a scuoterlo per le spalle.
- Svegliaaasaaasatii! Dov'è mia nipote? Dov'è!-
Tra la confusione la ragazza sgattaiolò via.
- dove è andata Ram?- chiese Liz.
- Non lo so.-
- ed Hero?-

-ASPETTA!-
Il ragazzo l'aveva rincorsa appena aveva notato che stava uscendo dalla stanza.
Ora si trovavano in una stradina laterale poco lontana dalla scuola ma lei non si fermava, continuava a correre.
- Kiaraaaaaa!-
Lei si fermò di colpo.
- Pensavi davvero che non ti avrei riconosciuta?-
-Ci speravo almeno.- Rispose lei ma continuando a dargli le spalle.
- Non ti devi preoccupare, puoi tornare. Noi lo vogliamo. Io lo voglio.-
- Non è così semplice. Io sono un'assassina e l'unico motivo per cui non c'è una taglia sulla mia testa è perché Shinigami non sa chi sono di preciso.-
- Non glielo diremo...-
- Non ho intenzione di mentire. E comunque è troppo tardi, sono stata stupida. Ren ha un messaggio per il sommo Shinigami. Tra due mesi. Il 21 Dicembre dovrete andare in un villaggio. Non so dove sia, ma da quello che ho capito dovrebbe essere in Inghilterra o in Scozia. kinbrace. Dovete esserci. Dovete fermare Asky. Ci saranno due uova di kishin, tre streghe e forse una negromante. Lo so che per la parola di una strega che non sa neanche cosa succederà, ma mandante qualcuno.-
Si girò, gli occhi che chiedevano solo di ascoltarla e crederle.
- E la cosa più impor...-
Al suo polso apparve un bracciale nero, da liscio diventò spinoso e si conficcò nel polso della ragazza.
Lei urlò e tornò al suo aspetto normale.
Cadde a terra in ginocchio mentre il bracciale entrava nella sua pelle.
Hero le corse in contro è la prese tra le braccia.
Lei si teneva il braccio completamente terrorizzata, poi sembrò ricomporsi.
- Stai male? Ti dovrei portare a casa, la tua gamba sanguina di nuovo.-
-Non ti preoccupare per me.-
Si alzò facendo un sorriso e si allontanò da lui ancora sorridendo.
- Quando ci rivedremo tu...dovrai uccidermi.-

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Capitolo 35
*** 35 OSCURITA' ***


 

 35 OSCURITA’

- Quando ci riveremo tu...dovrai uccidermi.-
Hero rimase inorridito da cosa aveva detto e soprattutto dalla calma con cui l'aveva detto.
- Io non lo farò mai.-
- Non sarò più io quando mi rivedrai. Io non controllerò più le mie azioni e molto probabilmente proverò ad ucciderti. Dovrai farlo tu perché io non ti farei mai del male e solo te hai la possibilità di uccidermi.-
- Ma...come puoi chiedermi una cosa del genere!-
- Per favore, non voglio essere un'assassina per tutta la vita. Lo so che è difficile...ma Asky avrà il controllo su di me.-
- Non c'è un modo per...salvarti?-
-Continui a volermi salvare.- chiese lei con un sorriso divertito.
-Dimmelo.-
-Non lo so, ho un sigillo, non posso spezzarlo, non credo di avere abbastanza potere.-
-Ma ci sarà un modo per violarlo.-
- Non c'è un modo. Potrei provarci ma se non ci riuscissi dovrai uccidermi, capito?-
- Perché non mi chiedi di ucciderti adesso?-
Disse a mezza voce.
-Perché Asky non è stupida, mi porterebbe via con un semplice schiocco delle dita. Mi sta dando la possibilità di salutarvi. Non so perché con te e Ren possa parlare di tutto ciò. Allora lo farai?-
- Non puoi chiedermelo....-
Disse lui, la voce disperata mentre la stringeva convulsamente.
- Non hai scelta, Ren dirà le stesse cose ed il sommo Shinigami ti assegnerà la missione. Devi farlo.-
Disse avvicinandosi abbastanza a lui per mettergli una mano sulla spalla.
Lui alzò la testa e lei sorrise.
- Io...Io cercherò comunque di salvarti.-
- Lo prendo come un si.-
Fece un ultimo grande sorriso e sparì sotto ai suoi occhi.

La ragazza si ritrovò nella sala del trono della strega.
Asky era là, seduta come se niente fosse. Elle era rannicchiata sotto di lei piangente, era stata colpita più volte ed i suoi vestiti erano strappati.
- Stupida ragazzina. Pensi davvero che serva qualcosa avvisarli dei miei piani?-
Chiese beffarda,si alzò e prese per i capelli corvini l'altra strega.
-Sebbene questa insulsa strega si sia fatta leggere i pensieri, e si sia fatta mettere un insulso sigillo ben poco potente ciò che hai fatto lì ha condannati solo a morte..-
-Manderanno un esercito.- Rispose Hanabi.
-Lo sai che non è vero. Insomma l'unica cosa che sanno è il luogo ed il giorno e che tu...sarai posseduta. Shinigami saprà chi sei e di certo non potrà spedire l'esercito per salvarti.-
Lasciò andare la strega e si avvicinò alla rossa.
- Io non capisco. Ti ricordi tutto, perché vuoi ancora salvarli?-
-Perché tu non sei quella di una volta, sei solo una stronza che mi ha portato via la vera Asky, che mi ha portato via la mia vita e la mia famiglia. Sei quella che ha fatto uccidere Andrè. Io non voglio uccidere per te, non ancora.-
-Mi dispiace deluderti ma lo farai. E comunque io sono la vera Asky, mi dispiace che tu te ne sia accorta solo adesso.-
- Non è vero prima della morte di Lud...-
La donna l’afferrò la mandibola tappandogli la bocca e la sollevò da terra con una sola mano, la guardò con odio.
La ragazza sparì dalla stanza risvegliandosi nella prigione.
Una scossa la colpì quasi tramortendola lei sorrise, le scosse erano stata la sua punizione per tutta la vita erano i ricordi che le facevano male più che il dolore fisico che ormai non sentiva quasi più.
Qualcuno bussò.
- Stai bene?- Era la voce di Elle.
- Mi hai messo un sigillo, un sigillo che mi farà diventare una marionetta nelle sue mani.- rispose lei, quando aveva indossato il bracciale aveva pensato che fosse un sigillo ma non qualcosa di quel genere.
-Te ne saresti andata.-
- Ce ne saremo potute andare insieme. Niente te lo impediva.-
-Prima o poi saresti voluta andare da loro.-
-Voglio sapere solo perché lo hai fatto.-
- Io volevo solo vederti. Volevo che stessi con me come una volta. Che non te ne andassi e...-
-Ci sarei stata, Cazzo!Ti avrei portato via da questo posto. Ma tu hai dovuto tradirmi. Sapevi cosa ricordavo e lo hai fatto apposta.- Hanabi si alzò da terra e si avvicinò alla porta della sua cella.
-Te non capisci. Tu eri sparita, eri scappata con quel ragazzo lasciandomi sola...-
-Pensi sia stata una decisione facile? Io volevo solo non essere più torturata. Lo hanno fatto per tutta la vita e tu mi hai riportato in questo posto!- sbattè violentemente i pugni contro la portsa, Elle dall'altra parte sobbalzò per lo spavento -Per favore vattene.-
L'altra non replicò, fissò la porta chiusa per qualche secondo con un groppo in gola.
-Te eri il mio mondo....-
Disse così a bassa voce che l'altra non la sentì.
Era triste, sentiva che l'aveva persa ma non era pentita.
A lei serviva quella ragazza per vivere, gli serviva sapere che era presente di fianco a lei per questo non se l'avrebbe fatta portare via da quei maestri e da quelle armi.
Asky aveva promesso che dopo quella fatidica data lei avrebbe potuto stare con Hanabi per sempre e questo era ciò che gli importava.

Hanabi rimase distesa sul letto con gli occhi ermeticamente chiusi, non si era alzata per tutto il giorno sapendo di disubbidire ad un ordine di Asky.
Lo strano simbolo che aveva sul polso, dove il bracciale gli era entrato nella pelle, era diventato via via sempre più scuro ed evidente e man mano che esso prendeva una forma sempre più definita contrastare gli ordini di Asky le era sempre più difficile.
La sera precedente aveva portato a termine la missione nel castello di Mabaa-Sama, era uscita da esso con l’oggetto del desiderio di Asky, un libro che lei era incapace di decifrare.
All’inizio della missione aveva l’intenzione di prenderlo e poi distruggerlo ormai che Asky non aveva più nessuno con cui ricattarla ma non era riuscita, qualcosa dentro di lei l’aveva fermata e quel qualcosa voleva compiacere la strega, quel qualcosa aveva sete di sangue.
Si sentiva risucchiata come in un vortice che la portava inesorabilmente a quando non riusciva a dirle di no, a quando la sua coscienza quasi non esisteva solo che questa volta non c’era Andrè a salvarla, non poteva semplicemente scappare perché il cambiamento era dentro di lei, anche allontanandosi da quel posto se lo sarebbe portato dentro fino ai confini del mondo.
Un sigillo non poteva essere spezzato se la strega che lo aveva imposto era più forte, questo le aveva insegnato Dracu, la strega aveva avuto tutta la vita davanti e non aveva trovato un modo per sfuggirvi.
- Alzati-
La sua stessa voce rimbombava nella sua testa, una tortura di quel qualcosa che stava crescendo dentro di lei.
- Alzati porca puttana! Voglio allenarmi!-
Hanabi non rispose a quella voce, anche lei voleva allenarsi per scacciare via quei pensieri ma non avrebbe aiutato quella cosa a diventare più forte assecondando i suoi desideri.
L’unica possibilità che aveva era contrastarla, fare ciò che non voleva ma quella creatura era simile a lei e questo voleva dire fare ciò che la stessa Hanabi non voleva fare e non capiva se in questo modo sta vincendo o no.
-Non diventerò te –
Rispose alla fine con rabbia.
- Sono già te, non parleresti con te stessa nella tua testa se non fossimo la stessa persona .-
- Stai zitta.-
- Vuoi che venga Asky?-
- Asky può anche morire per quanto mi riguarda!-
- Glielo hai pure detto da quanto sei stupida e ci troviamo ancora in questa lurida cella.-
Hanabi non rispose ma la voce continuò a palare e a imprecare e la ragazza si chiese perché non poteva semplicemente arrendersi al fatto che non fossero la stessa persona, ma la verità, lo sapeva anche lei, era che lo erano, quella voce era lei e non avrebbe potuto ignorarla per sempre, prima o poi avrebbe dovuto affrontarla in modo diretto.
E quel momento non era molto lontano
Qualcuno bussò alla porta della cella e finalmente la sua mente tacque.
Elle entrò nella stanza ma Hanabi non la degnò di uno sguardo, continuò a tenere gli occhi chiusi.
- Ti ho portato da mangiare.-
Disse la ragazza con un piatto di zuppa in mano.
-Dovresti mangiare, mangi così raramente ultimamente.-Continuò.
Ma Hanabi fece finta che non ci fosse, non era più veramente arrabbiata con Elle ma non era pronta a perdonarla del tutto, era colpa di quella ragazzina se ora si trovava in quella cella, se non era riuscita a scappare, isolarsi in un luogo sperduto lontano da tutti e non portando guai a nessuno ma la strega aveva dovuto metterle un sigillo e ora lei metteva tutti in pericolo con la sua inutile esistenza.
La sera prima aveva provato a farsi del male da sola, era rimasta attaccata alla sua vita, era troppo vigliacca per togliersela ma aveva assaporato l’idea del suicidio come ultima risorsa, ma aveva scoperto che non era più possibile, aveva aspettato troppo.
Elle sospirò al mutismo dell’amica, appoggiò la zuppa ed il cucchiaio per terra, nella cella vi era solo una branda ed un lavabo.
Quando sentì la porta chiudersi Hanabi aprì gli occhi e li posò sulla zuppa.
Aveva fame, non aveva mangiato per tutto il giorno così divorò la zuppa in poco tempo.
La mattina seguente Elle l’avvisò che Asky sarebbe venuta a trovarla di lì a poco.
La ragazza si lavò il viso e si pettinò i capelli con le dita in modo da darsi un’aria più riposata possibile, non voleva che la strega vedesse nessuno segno di cedimento in lei.
La cella della prigione si aprì e la donna fece il suo ingresso sfoggiando il suo sorriso freddo, l’unico sorriso che possedeva da anni.
-Salva Hanabi.-
-Che vuoi?- Fu la risposta secca della ragazza
-Pensavo avresti ceduto più in fretta, così non va bene.-
-Pensavi che sarei diventata un burattino nelle tue mani in così poco tempo?-
-No, so quanto puoi essere testarda ma pensavo che non mi sarebbe servito dare un ordine diretto a Yami.-
Hanabi cercò di non far trasparire il fatto di non capire ciò che stava dicendo la strega.
-E’ il tuo secondo nome, era scritto nel pozzo di fianco ad Hanabi, vuol dire oscurità. Ti rappresenta molto di più a mio avviso. Sai, è quella parte folle e senza cuore, quella da strega.-
-Non credo che tutte le streghe siano senza cuore.-
-Hai ragione, veneriamo Maba sama e possiamo anche essere gentili ma i nostri interessi vengono comunque prima delle altre, a parte di Maba sama, ovviamente.- Asky sorrise divertita.
-La grande strega mi sta simpatica.-
-Peggio per te, qualcuno si eleverà presto al suo posto e regnerà come dio in terra.-
-Stai parlando di te?- Chiese sprezzante Hanabi.
-Chi lo sa? Ora Yami vedi di fare sul serio, la prossima volta che entro voglio vederti se no ti punirò.-
La strega uscì nelle labbra ancora il sorriso freddo con cui era entrata.
Hanabi cade improvvisamente nel buio.
Cadde per decine di chilometri, un volo che non sembrava finire mai ma alla fine si ritrovò in una piccola stanza circolare.
Pavimento e pareti era a quadri bianchi e neri, c’era un tavolo rotondo e nero e due sedie foderate, del medesimo colore, una di fronte all’altra. Ad illuminare l’ambiente c’era una lampada stile anni ottanta che emanava una luce giallastra.
Ora, Hanabi, indossava un vestito bianco, era scalza e i suoi capelli erano legati in due code.
Davanti a lei apparve Yami, vestita di nero i capelli sciolti che ormai arrivavano sotto le spalle.
Era identica a lei, era come guardarsi allo specchio.
- Hanabi, finalmente ci si incontra.- Disse scherzosamente l’altra.
-La caduta nel buio è stata abbastanza noiosa non trovi?-
-E’ la prassi, mica ci posso fare qualcosa. Allora ti unisci a me?-
Si sedettero entrambe, squadrandosi l’un l’alra..
-Non fraintendermi, mi piacerebbe combattere con te per il controllo ma se mi accentassi e basta sarebbe più veloce e poi siamo pari, sai, come forza..-
-E’ proprio questo il bello di uno scontro alla pari, si può vincere per un soffio e poi essendo parte della mia mente sai che non lo farò. Perché continui a parlare.-
-Non trovi gradevole questa stanza?-
-Carina, perché io sono quella vestita di bianco?-
-Perché tu dovresti essere la parte buona.-
-Buona?- chiese sarcastica-
-Sappiamo entrambe che nessuna delle due è buona, ma io sono più propensa ad uccidere di te. Quando hai perso la memoria ci siamo staccate e io sono quella che non ha sensi di colpa e diciamocelo: mi piace ancora Asky e se tu l’avessi ascoltata ora staremo sterminando quei porci.-
-Consideri anche Hero uno di quei porci?-
-C’è chi è meglio e chi è peggio, no? Non è così anche tra le streghe?-
-Smettila di blaterare e combattiamo, non sono fatta per parlare.-
-Eppure sei intelligente.-
La stanza sparì e nel buio i due fuochi si scontrarono.
Lame, fuoco e ghiaccio presero vita, sangue si sparse per giorni ore o minuti nessuna là dentro sapeva con certezza se il tempo scorresse ma una, alla fine, prevalse.


Premetto che scrivere dei commenti alla fine dei capitoli, o all'inizio, è sempre difficile per me, infatti non lo faccio spesso ma ci stiamo avvicinando alla fine di questa parte e mi sembra brutto non scrivere mai niente.
Vi chiedo scusa per gli errori di ortografia e battitura, anche se lo rileggo milioni di volte e lo riscrivo altrettante me ne sfuggono sembra alcuni.
E' stato un lavoro faticoso prendere in mano qualcosa che avevo scritto qualche anno fà ed avere la voglia di riscriverlo cercando di aggiungervi descrizioni e di farlo sembrare meno
simile ad un copione.
Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito, sembra già l'ultimo capitolo ahahah, e mi scuso per il mese e mezzo in cui non ho più pubblicato ma non sono mai riuscita a prendere in mano il computer.
Spero che vi piaccia il finale, o meglio il finale di questa parte.
Grazie ancora.

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Capitolo 36
*** 36 PRIMA DELLA TEMPESTA ***


36 PRIMA DELLA TEMPESTA

Hero si svegliò nell’infermeria della scuola, si sedette sul letto, le gemelle erano sedute sulle poltrone di fianco a lui.
- Ho ucciso l'uovo di kishin?- Chiese mentre controllava l’orologio, erano le quattro del pomeriggio.
-Si, ma subito dopo sei caduto a terra svenuto.- Gli rispose la maggiore con un tono quasi di rimprovero.
- Da quanto tempo sono qua?-
-2 ore, più o meno. – Questa volta fu la più piccola a dare la risposta.
Sul piccolo mobile di fianco a lui c’era una busta, i soldi che il Sommo Shinigami gli doveva per il suo lavoro.
-Cosa è successo?- Liz lo stava fissando, al contrario della sorella non sembrava per niente felice.
- Non lo so, all'inizio era tutto ok, come quando mi alleno con Black star, la spada cercava di tirarmi via l'anima lentamente, una cosa a cui quasi so resistere senza molti problemi. Poi ha cominciato a prenderla sempre...Non so come dire...con più insistenza ed è andata peggiorando sempre di più e sempre più velocemente e alla fine ho sferrato l'ultimo colpo quasi alla ceca.- Hero strinse i pugni per la rabbia.
-Vado ad avvisare kid che stai bene, si sentiva in colpa perché non siamo intervenuti.- Disse Liz.
La ragazza si alzò, si lisciò la gonna ed uscì della stanza mentre lui si alzava dal letto.
I suoi vestiti era un disastro, indossava ancora quella con cui aveva combattuto.
- Dov'è vai?- Gli chiese Patty già in stato di allerta nel vederlo alzarsi così preso.
-Vado a casa e poi ad allenarmi, manca meno di un mese al 21 Dicembre. -
-Perché la vuoi salvare così tanto?-
Hero si fermò prima di arrivare all’appendi abiti dove c’era la sua giacca e si voltò verso di lei che era ancora in piedi vicino al letto, il sole che stava tramontando rendeva i suoi capelli quasi arancioni.
-Puoi fare a meno di lei.- Sussurrò ma sembrò pentirsi subito di ciò che aveva detto.
-Che vuoi dire?-
- Solo che c'è altra gente, altre persone che ti vogliono bene...sei importante per loro e...Non voglio vederti morire per lei! Ren ha detto che non vuole essere salvata...-
Finì con un sussurro, sull’orlo delle lacrime per ciò che aveva detto ma non voleva che Hero morisse per nessun motivo, lui si mise la giacca mentre la sentiva trattenere le lacrime con piccoli singhiozzi.
- Ora è meglio che vada.-
Aprì la porta ma l’infermiera che stava per entrare nella stanza lo fermò prima che uscisse.
-Che pensi di fare?-Chiese severa.
-Andare a casa.-
- No caro! Devo finire i controlli...ci vorranno pochi minuti.-
Lo fece tornare nella stanza e finì i controlli con diligenza malgrado le sue lamentele.
-Mi ha dissanguato.-Disse più a se stesso mentre la signora usciva.
Quando uscì finalmente dalla stanza trovò Patty seduta per terra affianco alla porta.
La sorpassò, non avrebbe saputo cosa dirgli e inoltre non voleva parlagli dopo ciò che aveva detto.
-fermati...per favore...-
Ma lui tirò dritto come se non l’avesse sentita.
-Scusa per prima...ma...-
Hero si fermò.
-Ma cosa ti era preso?-
-Niente...Non voglio che tu muoia. Si capisce che moriresti per lei. Ma ti prego...Non farlo, non morire.-
-E’ ovvio che morirei per lei...- Rispose lui prima di andarsene, non riusciva a comprendere come Patty non riuscisse a capire quel fatto e perché non lo volesse accettare.
-fermati,perché!?-
Hero non si fermò, non le doveva delle spiegazioni.

-Fermati! Perché? l' ami?-
Patricia finì la frase in un sussurro, ormai lui non poteva sentirla e comunque non le avrebbe risposto.
Se ne era andato e lei sapeva di aver detto cose che lui non le avrebbe perdonato, anche lei se ne vergognava.
Scivolò un’altra volta lungo il muro e si sedette.
Per la seconda volta nella sua vita non aveva voglia di ridere, si sentì in colpa, Liz aveva passato la sua intera esistenza a farla stare bene e adesso lei non riusciva ad essere felice.
Liz arrivò e si sedette di fianco a lei e l’abbracciò, lei sapeva sempre cosa fare con sua sorella minore.
Patricia scoppiò a piangere e nel farsi consolare dalla maggiore si sentiva meschina, sapeva che sua sorella stava soffrendo per Kiara, che stava molto peggio di lei ma ancora una volta era Liz che doveva consolarla, che vegliava su di lei e non il contrario.
Elizabeth sembrava sempre così forte agli occhi di Patty, non l’aveva mai vista cedere quando c’era lei, qualsiasi cosa succedesse era lì pronta a prenderla se fosse successo qualcosa e poco sembrava importarle di cosa volesse lei se la sua sorellina stava bene.
-Cosa è successo Patricia?-
- Non lo so sorellona...ho chiesto ad Hero di non morire...Io non lo so davvero...mi piace Kiara...davvero...ma ci sono dei momenti nei quali vorrei che non fosse così importante per lui...Che lui non volesse morire per lei...-
La biondina continuò a piangere sulla sua spalla mentre Liz le accarezzava dolcemente i capelli
-Non so cos'è questa sensazione...Non so perché sono triste.-
- Io non ti posso dire ciò che provi. E sono sicura che tu lo sai. Lo sai da quando sono andata al ballo con Hero.- Rispose la sorella maggiore.
-Cosa provo?-
Liz non disse niente.
- Devo dirglielo?-
Liz le sorrise con dolcezza e comprensione negli occhi e Patricia capì.
- Non sei molto di aiuto sorellona.-
-Allora?-
Patty non rispose mentre le lacrime cominciava di nuovo a scorrere lungo il suo viso e la maggiore la stringeva.
-Comunque Hero morirebbe per qualsiasi suo amico, come tutti noi del resto.- Continuò la maggiore.
-Passerà.- Quella semplice parola tranquillizzò Patty, se sua sorella lo aveva detto voleva dire che era vero.

Hero, Kid, le gemelle, Black star e Tsubaki erano rimasti a cena a casa dello shinigami ed ora erano in salotto con aria truce.
Hero era preoccupato anche se cercava di non darlo troppo a vedere.

Gli altri si erano offerti volontari per la missione senza pensarci un attimo e lui se ne sentiva sollevato e mortificato allo stesso tempo.
Il campanello suonò sinistramente e fece sobbalzare tutti, nessuno si aspettava un sospite a quell’ora.
Liz andò ad aprire e tornò nella stanza con Soul e Maka.
-Maka?-
Chiese Hero incredulo mentre lei si sedeva con aria imbronciata su una poltrona e estraeva da chissà dove un libro.
-Soul ha insistito, e pure il sommo Shinigami e mio padre.-
Disse alquanto scocciata del fatto di essere lì, si immerse nella lettura senza più guardare nessuno, Kiara non le era mai piaciuta e ora che era una strega la odiava e non capiva come i suoi amici potessero fidarsi di lei, non la conoscevano affatto.
-Non fateci caso.-
Disse l'albino dando un'occhiataccia alla sua maestra.
Andarono a letto poco dopo decisamente tesi.
Il mattino seguente Stein e Spirit andarono a prenderli.

Yami stava soppesando l'idea di chiedere ad Asky di toglierli il sigillo, in fondo aveva il completo controllo su se stessa ed era tornata quella di un tempo solo senza sensi di colpa.
Era un'enorme vantaggio non provare niente, solo piacere nel'uccidere e soddisfare la strega, forse, dopo che il rituale fosse finito, avrebbe potuto chiederglielo.
-Ti devi preparare.-Disse Elle.
Quello sarebbe stato un grande giorno, Asky sarebbe stata felice, le streghe avrebbero avuto giustizia, lei avrebbe avuto giustizia e cosa più importante sarebbero morte delle persone.
Si rallegrò nel ricordare la strage di due giorni prima fatta per dimostrare ad Asky la sua lealtà ed il fatto di accettare il sigillo a pieno.

I ragazzi arrivarono nei pressi del piccolo paesino, in lontananza sembravano esserci solo rovine.
Cominciarono dirigersi cauti in quella direzione sentendo diverse anime forti.
-Un anima forte risiede in un corpo forte.-Pronunciò Maka a denti stretti stringendo la falce.
-La follia non rende la mente forte.-Gli rispose Stein aggiustandosi la vite nella testa.
-Non voglio giraffe al mio funerale.-
-Patty, non moriremo.-Disse la sorella che se lo stava ripetendo già da ore, lei era lì per salvare una sua amica e non aveva intenzione di morire per farlo almeno che non fosse necessario, voleva che tornasse a casa con loro così da stare ancora insieme.
Erano a una decina di metri quando delle mura emersero dalla terra per proteggere il villaggio ed insieme ad esse apparvero due uova di kishin.
Uno era un ammasso di qualcosa misto a gelatina e fumo, blu scuro quanto la notte, con una bocca sdentata e due occhi iniettati di sangue.
L'altro era un ragazzo moro e dallo sguardo sfuggente, occhi grigi e torvi e una rosa appuntata sulla giacca.
-Titan e la rosa della notte.-
Mormorò Spirit mentre si trasformava in una croce nera e lucida formata da due tubi di metallo.
-Siamo ancora famosi.-Sogghignò il prima allargando il suo sorriso sghembo ma il secondo stava pensando ad altro non sembrava interessato al gruppo della Shibusen che ora gli stava di fronte.
-Io ho deciso la mia preda.-
Disse la rosa della notte passandosi la lingua sulle labbra.
Maka partì all'attacco senza pensarci due volte e così fece Black Star.
-Li teniamo occupati noi.-Disse la ragazza.
La rosa della notte non cercò minimamente di fermare il gruppo che doveva sorpassare le mura ma focalizzò la propria attenzioni su Maka che lo stava attaccando mentre Titan cercò di mettersi in mezzo al loro percorso ma Black Star lo colpì con l’onda della sua anima scaraventandolo a metri di distanza.
-Contiamo su di voi.-Disse il professore prima di entrare.
-È stato fin troppo facile.-
Disse la falce mentre la sua maestra riprendeva fiato dopo gli attacchi senza esito.
-Lo ammetto, non mi sono impegnato molto...-
Sospirò l'uovo di kishin dalle fattezze umane.
-Noi siamo povere creature assetate di anime chi ci può biasimare?-
Disse l'altro teatralmente.
-E poi...noi abbiamo scelto le nostre prede come ci era stato chiesto.-

Appena superate le mura le grida delle battaglia non si sentirono più, come se si trovassero dentro una bolla distaccata del resto del mondo.
Il villaggio era veramente ciò che sembrava da lontano, era distrutto, le macerie annerite erano ovunque, probabilmente la sua devastazione era avvenuta per colpa di un incendio che non erano riusciti a domare.
Hero estrasse la spada dal fodero che portava legato sulla schiena mentre proseguiva insieme agli altri.
La voragine che si aprì sulla terra sotto di loro fu improvvisa ed inaspettata.
Il ragazzo fu afferrato da due mani di pietra che lo agguantarono per le caviglie arrestando il suo salto per salvarsi e si ritrovò bloccato, la terra che si era richiusa con ancora lui per metà dentro.
Stein si ritrovò accerchiato da quelle mani sbilenche e dalle strane proporzione, la risata di una bambina arrivò alle sue orecchie.
-Kid, ci pensiamo noi, prova ad aiutare Hero.- Disse il professore.
Kid si diresse subito verso il compagno in difficoltà mentre la falce della morte ed il suo master si allontanavano per seguire la risata, le mani di pietra li seguirono, uscivano dal terreno con esili braccia.
Hero cominciò a scavare con la spada il più velocemente possibile, non aveva nient’altro con cui farlo, ma per fortuna le mani erano sparite e non erano più una minaccia.
-Mi è toccato lo Shinigami.-
Kid che si stava dirigendo verso il compagno si girò di scatto verso la voce mentre Hero continuò a scavare con più vigore.
In lontananza c'era una figura che fluttuava, ci fu un cinguettio quasi impercettibile ed una bomba esplose tra lo Shinigami ed il Pendragon.
Hero cercò di ripararsi il viso con le braccia mentre Kid fu costretto ad allontanarsi, vi furono altre esplosioni che costrinsero lo Shinigami ad aumentare la distanza tra lui ed il compagno.
-Hero!-Gridò Liz.
-Andate!- Gridò di rimando lui.
Loro sparirono dalla sua vista, ormai erano tutti divisi.

Le esplosioni avevano spostato molta terra e ora che ricominciava a scavare aveva meno lavoro e sarebbe riuscito ad uscirne più velocemente.


Mancano tre capitoli!
Ora sono tutti separati ,gli scontri sono più o meno iniziati e Hanabi/Yami non è più lei e non sarà mai più Kiara.

 

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Capitolo 37
*** 37 LILY ***


37 LILY

Stein si diresse verso la risata,sapeva bene che l'anima che aveva sentito non era di una strega, o meglio non di una strega normale.
Riusciva sentire le anime meglio dei ragazzi e non poteva permettersi che uno dei suoi studenti affrontasse un mostro simile.
Mai avrebbe pensato di incontrarne una o che una strega come Asky ne avesse assoldata una.
Le mani che lo stavano inseguendo si unirono a formarne una gigantesca che calò su di lui e sulle macerie ricongiungendosi alla terra da cui proveniva.
Mosse velocemente la croce che impugnava come arma aprendosi una varco in quella valanga di roccia e continuò a correre fino a che non arrivò da lei.
Si girò la vite che aveva in testa mentre scrutava ciò che aveva davanti.
Una bambina sui 7 anni, con le guance rosse e paffute, gli occhi grandi e innocenti ed un sorriso timido che aleggiava nel volto ovale.
I capelli erano raccolti in due lunghe code color paglie ed indossava una di quei vestiti che fanno sembrare le bambine bambole di ceramica.
La piccola si stropicciava il vestito timida mentre fissava l’uomo davanti di sé.
-Non capisco-La voce uscì abbastanza confusa dalla croce.
-Salve.- disse la piccola con voce flebile e dolce.
-Ciao.- le rispose il professore l’anima della strega era sparita eppure quella bambina non aveva un anima.
L'espressione della bambina mutò,non era più innocente e tanto meno dolce, gli occhi innocenti divennero crudeli e freddi, occhi troppo vissuti per essere di una bambina.
Si raddrizzò e lasciò andare il vestito.
-Ero carina quando facevo la timida.- disse mentre scrollava le spalle ghignando.
-Sembri una bambina.-
-Pensi che non me ne sia accorta, caro dottore?- Gli occhi azzurri di lei saettarono con malignità.
-Sai chi sono?- Chiese l’uomo.
-Conosco Medusa.- Rispose lei con un sorrisetto complice.- Comunque io sono Lily, mi scuserai se non ti stringo la mano ma le hai rifiutate tutte.-
-Non erano molto invitanti.-
-E che falce saresti tu che rispondi per lui?-
Disse dondolandosi ed indicandolo con il dito.
-Spirit, falce della morte del Sommo Shinigami.-
Lei continuò a dondolarsi con sguardo vacuo e innocuo. Piroettò su se stessa e tornò a dondolarsi.
-Allora?-
Chiese mentre si sedeva a gambe incrociate ed estraeva dalla terra una piuma talmente fina e leggera che non sembrava fatta di pietra.
Se la mise tra i capelli come un’indiana mentre i capelli le fluttuavano intorno per non toccare terra.
-Stein, è forte?- Chiese Spirit.
-Si.- Stein si girò nuovamente la vite.
-Me è così piccola.-
-Lo so, non capisco.-
-Vi illumino, io ho più o meno...- contò un paio di volte con le dita mai poi sembrò perdere il conto.
-Cento...dieci anni in teoria, no aspetta 113- Rispose con voce squillante.
-Vi mantenete in forma voi streghe.- Disse la falce della morte.
-È molto difficile mantenerci in forma con voi che ci cacciate. Comunque sono una N-E-G-R-O-M-A-N-T-E e se fosse per me non avrei questo aspetto. Diciamo che Mabaa-sama non mi trovava simpatica.-
-Hei Stein, questa fa risorgere i morti?-
La bambina rise.
-I morti non risorgono.- disse freddamente.

Per non essere colpito, Kid, si era dovuto rifugiare in una delle case appiattendosi contro la parete.
Aveva lasciato Hero completamente scoperto e da solo e per questo si sentiva in colpa ma prima doveva riuscire a trovare la strega e mentre manteneva la sua attenzione su di lui forse il compagno era al sicuro.
-Concentrati.- Disse una delle sue armi che aveva capito l'andamento dei suoi pensieri.
Lui annuì e cominciò ad ascoltare ciò che lo circondava, non doveva distrarsi dallo scontro.
Sentiva i colpi delle altre battaglie in lontananza ma ovviamente non capiva cosa stesse succedendo, chi fosse in realtà in vantaggio e chi stesse perdendo.
La strega, invece, non faceva alcun rumore.
-Sta volando e ovviamente non fa rumore.-
-Liz, smettila di rispondere ai miei pensieri.-
Ci fu un momento nel quale pensarono di tornare indietro ad aiutare Hero ma poi Kid si voltò come se avesse sentito qualcosa.
La strega se ne stava dietro di lui seduta come quella volta che era entrata nella Shibusen.
-Sei lo Shinigami?- Chiese corrugando la fronte come per cercare di ricordare qualcosa che le era appena sfuggito.
-Si.- rispose lui.
-Io sono Elle. Tuo padre non è stato molto gentile con me. E poi non capisco come uno come te possa avere interesse per Hanabi.-
I suoi occhi si incendiarono di rabbia,lo scontro era imminente.
Con grazia e velocità inaudita scese dal disco, lo afferrò e lo scagliò contro il ragazzo,lui si abbassò appena in tempo.
Il disco attraversò il muro dietro di lui che, essendo già instabile, crollò su sé stesso facendo cadere anche il resto della struttura.
Kid riuscì ad uscire appena in tempo.
-Ragazze?-
-Pronte.- Risposero all'unisono.
L'aria si mosse intorno a loro mentre le tre anime salivano sempre di più come arpeggi,le pistole si trasformarono,si avvolsero attorno al braccio dello shinigami fino al gomito.
Kid sparò sperando di riuscire a mettere fine allo scontro il prima possibile.
La strega sparì un attimo prima del colpo e ricomparve ad un paio di passi di distanza.
Un simbolo con un colibrì apparì sotto allo Shinigami ed esplose.
Cominciò un susseguirsi di spari ed esplosioni.
La strega compariva e ricompariva troppo in fretta e i death cannon, anche se più potenti, erano più lenti delle pistole.
-Kid, siamo troppo lenti.-
- lo so, Liz. Dovete tornare come prima.-
Un secondo ed impugnava di nuovo le due pistole.
Sparò e questa volta riuscì a colpirla.
La strega fece un passò indietro tenendosi lo stomaco con una mano, sorpresa che lo shinigami fosse riuscito a colpirla.
Sparì e riapparve dietro di lui che venne preso alla sprovvista.
Bastò che la ragazza lo toccasse e ci fu un esplosione che lo fece volare a parecchi metri di distanza.
Si rialzò ma la ragazza era già davanti a lui.
Sparò nello stesso momento in cui lei gli toccò i polsi.
Lui gridò per il dolore, le due pistole caddero a terra.
La strega si inginocchiò velocemente e le toccò entrambe prima di sparire ed allontanarsi dallo shinigami, fu allora che il ragazzo notò che il corpo della ragazza si stava ricoprendo di simboli neri con il colibrì.
Le due gemelle volarono in aria e tornarono in forma umana, Patty cadendo sbatté la testa e svenne.
Liz si rialzò subito barcollante in preda all'agitazione e corse verso la sorella ma la strega si frappose tra le due e la toccò di nuovo.
Kid non fu abbastanza rapido nel fermarla e alla fine l'esplosione coinvolse anche lui.
Il ragazzo finì contro un muro che crollò dietro alle sue spalle mentre la ragazza gli cadeva addosso .
-Patty!- Liz si rialzò rapida correndo in soccorso della sorella ancora svenuta, poco importava se la strega l’avesse colpita nuovamente.
Kid fece lo stesso ma con l'intendo di fermarla.
La prese per un polso prima che potesse colpire la strega con il suo pugno e la tirò a se facendo da scudo tra le due.
Solo allora la ragazza dai capelli biondo cenere si accorse dei tatuaggi della strega.
-Trasformati.- La ragazza annuì ma prima che potesse farlo la strega apparì dietro di lei e premette la sua piccola mano sulla sua schiena.
Lei urlò mentre cadeva in ginocchio sanguinante, cercò di rialzarsi ma non vi riusciva.
La strega cercò di colpire Kid essendo l'unico avversario ancora in piedi.
Il ragazzo sfuggiva magistralmente ad ogni attaccò ma non poteva toccarla e quindi non riusciva a contrattaccare.
Liz era in ginocchio con la vista annebbiata e seguiva in combattimento ma non riusciva a capire,davanti a lei due macchie, una nera ed una azzurra, si rincorrevano.
Lei non riusciva a fare niente, sua sorella era a terra ma lei non riusciva a raggiungerla, Kid stava combattendo ma lei non riusciva ad essere d’aiuto.
Ora la macchia nera era sotto a quella azzurra.
La raggiunse un urlo soffocato.

L'uovo di Kishin formato da gelatina era a terra e così anche Black star che gli aveva appena sferrato il colpo di grazia.
Tsubaki era in forma di arma di fianco al suo master.
Una voragine si aprì sotto l'essere che vi cadde dentro come ingoiato da un immensa bocca e pure la sua anima finì tra quei meandri prima di che si chiudessero.
Maka respirava affannosamente mentre il suo avversario sembra per niente preoccupato dalle sorti del suo compagno appena sparito.
La ragazza partì alla carica facendo ruotare magistralmente le falce.
Le braccia del ragazzo si ricoprirono di petali di rosa con i quali parò i colpi , i petali era più duri dell’acciaio e formavano un armatura che lui usava per difendersi.
Lei si allontanò ed i petali caddero su di lei,una pioggia di spilloni che trafiggevano ogni cosa, cercò di schivarli nascondendosi dietro una roccia.
-Così non riusciamo ad arrivare da nessuna parte.- Disse Soul.
Lei non rispose, si stava guardando in giro dato che la Rosa Nera non era più nel suo campo visivo.
Si mise in guardia.
Venne presa per un braccio e sollevata sempre di più mentre perdeva la presa sulla falce.
Il ragazzo tornò in forma umana e trasformò il suo braccio in una lama cercando qualcosa per raggiungere la sua master.
-No riesco a muovermi...- Gemette la ragazza.
-E adesso cosa faccio di te? Sei carina, potrei portarti via con me...-
Lei per risposta gli sputò un faccia.
Venne scaraventata a terra con violenza.
Soul ne approfittò per raggiungerla ma venne colpito e cadde poco distante da Black Star.
Intanto la rosa nera era sopra Maka, gli aveva bloccato i polsi sopra la testa impedendole di muoversi e di liberarsi.
-Soul...lanciami.-Tsubaki era una shurican e si trovava di fianco a lui.
Il ragazzo la prese e con non poche difficoltà la lanciò.
L’uovo di kishin si spostò appena in tempo mentre lei dovette tornare umana per fermare la sua corsa.
Negli occhi dell’assassino ci fu una scintilla di un sentimento che nemmeno lui aveva mai provato.
-Tu sei decisamente meglio.-
La rosa nera si fiondò sulla ragazza cercando di colpirla ma Tsubaki, grazie agli allenamenti con Black Star, riusciva a schivare gli attacchi dell’avversario.
Nel frattempo Soul era corso da Maka, zoppicando ,per aiutarla a realizzarsi.
La ragazza era piena di ferite ma per suo fortuna erano superficiali anche se continuava a perdere sangue.
-Sono convinta che con il majogori lo potremmo mettere K.O.- Disse mentre si alzava.
-Quegli stupidi petali lo proteggono da tutto.-
-So come fare.- Disse convinta, lui la guardò negli occhi e annuì, si fidava cecamente di lei.
Si trasformò in una falce.
Tsubaki era bloccata davanti alla rosa nera, le mani dietro alla schiena ed aveva un profondo taglio sul fianco che le era stato fatto con una rosa che ora giaceva per terra.
Soul e Maka si avvicinarono all’uovo di kishin che ormai aveva occhi solo per la ragazza che teneva tra le braccia.
-Majogori!-La lama della falce diventò più grande, si arrotondò e da nera e rossa diventò bianca e azzurra.
La rosa nera non fece niente sicuro che non l’avrebbero attaccato dato che teneva Tsubaki come scudo umano.


So che avevo detto 3 capitoli ma avevo contato male ahaha
Ormai le battaglie stanno per finire, quasi tutte insomma.

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Capitolo 38
*** 38 FINE DELLA BATTAGLIA ***


38 LA FINE DELLE BATTAGLIE

Liz sentì un urlo soffocato seguito subito da uno più forte, di una ragazza.
Non riusciva ancora a vedere bene, la macchia azzurra era volata via mentre quella nera si stava rialzando, barcollante.
-Kid.- Sussurò mentre riusciva a distinguere meglio ciò che stava avvenendo.
Si alzò sentendo un dolore fortissimo alla schiena, pensò che non ce l’avrebbe fatta ma strinse i denti e continuò a camminare verso il ragazzo.
Lui la vide, le corse incontro e lei si trasformò.
Kid la prese al volo e sparò colpendo due volte la strega allo stomaco.
Elle fece tre passi indietro mentre si teneva lo stomaco, sputò del sangue a terra mentre barcollava e lui continuava a colpirla ma non durò a lungo.
Liz tornò normale, incapace di continuare a combattere ancora, ritorno nella sua forma umana tra le braccia del ragazzo, incosciente per il troppo sangue perso.
La depose a terra poi si fiondò sulla strega prima che potesse attaccare di nuovo, prima che potesse ferire ancora la sua arma, le sue armi.
La bloccò a terra mentre i segni sulla ragazza continuavano ad esplodere sotto le sue mani.
Due delle linee che aveva sui capelli si unirono come delle aureole e inondò la strega della potenza dell’anima di uno shinigami.
-Non me la porterete viaaaaaaaaaaaaa!- gridò lei.
Per qualche secondo ci fu una battaglia tra le due anime poi quella della shinigami superò di molto quella di Elle.
Kid teneva ancora ferma la strega che ormai stava diventando sempre più fredda mentre la vita la lasciava.
-Non me la porterete via.- continuava a ripetere come un mantra mentre i suoi occhi guardavano spaventati un punto oltre a Kid.
-Chi?-
- Ho solo lei. Asky me lo aveva promesso. Io non ve la lascerò.- Kid non seppe cosa rispondere a ciò che la strega disse, si alzò e corse da Liz.
Elle rimase lì a morire, lo sapeva che ormai tutto stava finendo, le sembrava infinitamente stupido ciò che aveva fatto, ciò che stava succedendo.
Lei aveva fatto tutto quello che aveva potuto ma dov’era la sua ricompensa? Chi avrebbe protetto Hanabi ora che lei stava morendo?
-Ricordo un ragazzo.- Disse mentre i suoi occhi si velavano di lacrime sapeva che ormai nessuno la stava più ascoltando ma continuò.
-Era inglese. Si chiamava Hero, apparteneva ad una famiglia importante. Mi salvò. La lascerei solo a lui. Proteggila Hero...io non l'ho fatto.-Disse con le sue ultime forze mentre le lacrime le inondavano il viso.
L'anima violacea uscì dal suo corpo e fluttuò calma sopra di lei.

Tutto fu estremamente veloce.
Maka prese lo slancio, Tsubaki saltò inarcando la schiena e alzando il più possibile le gambe, la lama affondò nel corpo del kishin mentre la ragazza vi faceva scorrere sopra i piedi.
Le mani del ragazzo si strinsero convulsamente sui polsi della ragazza poi il suo busto cadde a terra con il resto del corpo.
Maka cadde in ginocchio mentre Soul tornava nella sua forma umana e prendeva Tsubaki per un braccio per impedirle di cadere nella voragine che si stava aprendo sotto al corpo mozzato.
La ragazza, dopo aver ringraziato Soul, corse verso Black Star premendosi una mano sul fianco cercando di fermare l’emorragia.
Soul cadde a terra di fianco a Maka.
-Vai pure da Kiara.- Le disse la sua compagna.
-Non essere stupida, Hero se la dovrà cavare da solo e con una gamba così non riuscirei mai a scalare quelle mura.. E poi sei la mia master e la mia ragazza.- Anche in quelle condizioni lei riuscì ad arrossire.
-Passami lo specchio.-
-Lo specchio?-
-Dobbiamo dire al Sommo Shinigami…che mandi qualcuno a prenderci e dei rinforzi…- Si fermò per riprendere fiato.
Il ragazzo gli porse lo specchio con già il numero scritto.
-Heila! Come sta andando?-
-Sommo Shinigami. Sono Maka Albarn maestra della falce. Qui con me ci sono Soul Eater Evans, Black Star e Tsubaki Nakatsucasa. Siamo tutti feriti e lontani dagli altri. Ci servono rinforzi, erano preparati al nostro arrivo e non so cosa stia succedendo ma si stanno accumulando delle nubi sopra un punto preciso.-
-Pensi sia grave?-
-Ho una brutta sensazione.-
-Ti mando subito qualcuno per portarvi via. Informerò i Pendragon più vicini.-

Dopo essersi finalmente liberato le gambe ed essere riuscito ad alzarsi, Hero si era ritrovato d’avanti un esercito di pietra.
Per un attimo era rimesto interdetto dal loro realismo.
Cominciarono ad attaccare e lui parava ogni attacco ma per quanti ne colpisse,per quanti ne cadessero tramutati in sabbia sotto ai suoi colpi ce ne erano sempre altri.
Un esercito di soldati mediocri e senza cuore era pur sempre un esercito, un numero spropositato per un ragazzo.
Era appena stato colpito per l’ennesima volta e si era appena ritrovato a terra quando scoppiarono, tutti contemporaneamente, travolgendolo con i detriti.
Si rialzò, senti una fitta al braccio nel impugnare nuovamente la spada e cominciò a correre verso un punto del villaggio dove delle nubi dall’aria sinistra si stavano radunando, sperava che Kiara fosse lì, non sapeva dove altro cercarla.
In pochi minuti attraversò il villaggio distrutto.
Svoltò a destra superando l’ultima maceria e si fermò per mettere a fuoco ciò che aveva davanti.
I detriti finivano in uno spiazzo abbastanza ampio.
C’era un pozzo in pietra con una grata in parte sciolta, affianco un masso con quattro catene spezzate ed un cespuglio rinsecchito.
Asky non aveva indosso la pelliccia, le braccia nude erano aperte con i palmi rivolti verso il cielo.
Stava con gli occhi fissi su due libri molto antichi appoggiati su un leggio altrettanto antico e solenne.
Hanabi si trovava a due metri da terra.
Indossava dei pantaloncini marroni ed un poncio del medesimo colore con delle frange bianche, non aveva scarpe,i capelli erano raccolti in una coda di cavallo.
Indossava un copricapo simile a quello con i quali venivano rappresentati i capi indiani, di stupende piume bianche e nere.
Due strisce erano state tracciate sotto ad ogni occhio, sulle guance,erano rosse come il sangue e il ragazzo ebbe la sensazione che si trattasse proprio di quello.
Asky iniziò una cantilena incomprensibile, nella lingua delle streghe, solenne e crudele continuava mentre Hanabi si contorceva nell’aria e sorrideva follemente.
Hero brandì la spada che aveva riposto nel fodero della schiena e si lanciò su Asky puntando al cuore.
La strega alzò lo sguardo appena un attimo prima che Hero la colpisse.
Si spostò con fare animalesco e la spada gli procurò un taglio sul braccio candido come la neve.
Il leggio si spostò mentre Hanabi tornava pesantemente a terra, il copricapo cadde non producendo alcun suono.
-Yami, lo lasciò a te. Dimostrami la tua fedeltà.-
La strega fece un passo indietro lasciando campo libero alla ragazza.
Di nuovo sorrise folle, inclinò la testa brandendo una spada dentata, nera con lingue di fuoco che ogni tanto fuoriuscivano.
Si scagliò su Hero che riuscì a parare all’ultimo momento preso alla sprovvista.
Con una sola mano riusciva a fare attacchi precisi e potenti mettendo in difficoltà il ragazzo.
Lei stava calando la sua arma dall’alto, lui parò e la spada senz’anima scricchiolò sinistramente.
-Ascoltami Kiara.-
Lei cercò di colpirlo di nuovo e lui riuscì ad allontanarsi.
-Kiara non c’è.- disse soffocando una risata la rossa.
La sua spada divenne una catena, la fece roteare sopra la testa e poi la lanciò.
Hero si tuffò di lato ma la sua caviglia venne bloccata.
Urlò mentre la sua pelle bruciava.
Si rialzò appena in tempo per vedere la ragazza bloccare la catena a terra e poi avventarsi su di lui facendolo cadere e impedendogli qualsiasi movimento.
Una fitta al braccio lo costrinse a lasciare la spada.
Si sentì meglio malgrado quello che aveva fatto era la cosa peggiore che potesse fare.
La sua anima fu sollevata dal fatto di non essere più risucchiata e tirò quasi un sospiro di sollievo ma la sensazione di essere disarmato glielo fece reprimere.
Lei era sopra di lui, gli stava puntando un pugnale alla gola e sorrideva pregustando ciò che avrebbe fatto di li a poco.
Quando lui cercò di riprendere la spada lei gli fece un profondo taglio sull’avambraccio seguito da una lieve risata di divertimento.
-Mi posso divertire?- Chiese la ragazza ad Asky ma la donna non rispose.
-Kiara, smettila. Torna in te. Sono io, Hero. Ti ricordi cosa mi hai detto? Ti devo uccidere, ma io non voglio, lasciami un’altra scelta, puoi spezzare il sigillo.-
-Pensi di avere una possibilità di uccidermi?- Chiese la ragazza decisamente meravigliata da ciò che lui aveva detto.
-Kiara…per favore.-
-Perché non attacchi?- Chiese con un sussurro., qualcosa era passoto nei suoi occhi, un ricordo forse, una sensazione famigliare nel vedere il raggazzo.
-Yami! Smettila di parlare con la shibusen!-
-Sono uscito dalla shibusen. Ho dovuto uscirne per poter venire, Kiara. Ci sono gli altri:Liz, Kid,Maka, Patty, Soul, Black Star, Tsuba…-
-Yami!- La ragazza scosse la testa come per scacciare quei pensieri indesiderati, il sangue era tutto ciò che bramava in quell’istante.
Hero cercava disperatamente di riprendere la spada anche se non sapeva cosa ne avrebbe fatto, non sarebbe mai riuscito a colpirla, ad ucciderla e non perché probabilmente non era abbastanza forte ma perché non voleva farlo, non lo aveva mai voluto.
Lei alzò il pugnale.
-Hanabi!- Urlò il ragazzo mentre la lama calava su di lui.

Sotto a suoi occhi lei si fermò a pochi millimetri della sua gola.
Lasciò andare il pugnale, la catena si dissolse in un rivolo di fumo.
Il tatuaggio del sigillo sparì provocandole un tremendo dolore ma lei sorrise rassicurante ad Hero.
Era sull’orlo delle lacrime ma, ovviamente, non pianse, si rialzò e si voltò per affrontare Asky che aveva assistito a tutto esterrefatta.
-Non pensavo sarebbe successo, Hanabi.-
La ragazza si limitò a fare una smorfia quello che pensava la strega non le interessava più.
Hero si rialzò afferrando la spada, poggiava quasi tutto il peso su una sola gamba e brandiva la sua arma con la sinistra anziché con la destra.
-Sai? Sei sempre stata come una figlia e un giorno pensavo che mi avresti orgogliosa come faceva Lud ma a quanto pare ti dovrò uccidere.-
-Io sono la prima a non volerlo fare. Smettila di farmi sentire in colpa per quello che farò. Io combatterò per uccidere, tu non puoi.-
-Ti sbagli. Ho preso le mie precauzioni. Tu saresti morta comunque, molto probabilmente.-
-Avevo qualche sospetto.- Disse, ma in realtà non sapeva se mettersi a piangere a dirotto e urlargli contro per tutta la rabbia che le stava montando dentro.
-Pensavo avresti perso il controllo a questo punto.-
Disse mentre apparivano due cerberi neri con gli occhi iniettati di sangue.
Hanabi sorrise ben consapevole che se avesse perso il controllo non sarebbe riuscita a tornare indietro avrebbe portato tutti con sé, avrebbe potuto uccidere Hero senza riuscire a fermarsi.
I due cerberi scalpitavano già con la bava alla bocca.
Come belve quali erano si fiondarono su ragazzi con un fulmineo scatto.
Hanabi fu veloce, ruotò la katana che aveva appena fatto apparire riuscendo a tagliare la testa in mezzo mentre la mole della bestia la schiacciava a terra.
Le altre teste cercavano di morderla forsennatamente ma lei le teneva lontana frapponendo la spada e procurandosi un taglio sulla mano.
Riuscì a sgusciare da sotto quel corpo ed allontanarsi abbastanza per mettersi in piedi e avere qualche secondo per analizzare la situazione.
Il cerbero gli fu subito addosso abbaiando e guaendo per il dolore, spiccò un altro balzo verso di lei.
La sua katana affondò nella carne dell’animale proprio nel cuore.
Subito posò la sua attenzione su Hero.
Il ragazzo era sotto all’altra bestia e cercava di tenerla lontana con dei fendenti rozzi ma efficaci.
Aveva la fronte imperlata di sudore e stava impallidendo sempre di più.
Hanabi si scagliò sulla bestia allontanandola da Hero e poi trafiggendola al cuore.
Concentrata sul salvare Hero e uccidere il cerbero non aveva visto Asky diventare un cane-lupo enorme e grigio.
Stava saltando su di lei nel momento in cui stava estraendo la lama dalla carne della bestia.
Con la coda dell’occhio la vide ormai sopra di lei, non aveva via di fuga, era troppo tardi.
Hero si frappose tra le due buttandola a terra mentre gli artigli della strega affondavano sulla schiena del ragazzo che urlò per il dolore.
Asky lo scaraventò con rabbia a pochi metri da loro e gli fu di nuovo sopra affondando le sue fauci nel fianco del ragazzo che urlò ancora contorcendosi.
-Lascialo!- gridò Hanabi che nel frattempo si era rialzata e adesso stava correndo verso di loro.
Impugnava di nuovo la spada dentata e la fece roteare costringendo il cane-lupo ad allontanarsi.
Guardò Hero con il fianco dilaniato, quella scena le era fin troppo familiare.
Insieme ai tre mastini che avevano contribuito all’uccisione di Andrè la strega attaccò di nuovo.
Hanabi roteava la spada con freddezza anche se realmente bolliva di rabbia e non sapeva per quanto ancora poteva resistere al richiamo di quel potere, di quella follia che lentamente si stava impossessando di lei.
Fracassò la testa di due dei mastini.
l’ultimo riuscì a superare la sua guardia e gli provocò una profonda ferita sul fianco squarciando il poncio indiano.
Trasformando la spada in una falce riuscì a tagliarli la testa.
Asky si avventò su di lei che cadendo sbatté la testa.
Il dolore la costrinse a chiudere gli occhi e a serrare le mandibole per non urlare,non le avrebbe dato quella soddisfazione.
Sollevò le palpebre un istante più tardi, Asky si era spostata sembrava si divertisse in quella situazione, che giocasse con lei come una qualunque delle sue prede.
-Hai notato?-
-Cosa?- Intanto la ragazza si rialzava accorgendosi che il taglio sulla gamba era di nuovo aperto, quello stupido taglio che continuava ad aprirsi in continuazione durante le battaglie anche dopo essere guarito.
-Non ti sei guardata intorno?-
Hanabi si diede un’occhiata in giro non facendo trasparire quello che realizzò.
Il pozzo, la roccia, le catene, il villaggio mezzo distrutto la strada che portava fuori verso una valle a nord dietro la collina e perfino il cespuglio.
Ricordi dolorosi riaffiorarono dagli angoli remoti della sua mente.
Cominciava ad avere sempre più odio dentro di se, contro quella donna e contro quegli uomini, contro qualsiasi cosa respirasse.
-Non ti senti arrabbiata?Andrè è morto, io l’ho ucciso, il tuo compagno morirà dissanguato, sei in questo posto dove ti hanno torturata e ora morirai qui,un posto che tanto odi. -
Lei stringeva convulsamente la spada a due mani che stava diventando sempre più nera, le fiamme stavano diventando scure.
I corpi dei cani stavano bruciando come se fossero legna da ardere e rendeva l’atmosfera ancora più tetra ora che il sole era tramontato.
La ragazza sentiva le ali premere sulla sua schiena per uscire e qualcos’altro premere sul braccio dove aveva avuto il marchio.
I suoi occhi cominciarono a diventare di un verde sempre più scuro.
Sebbene fosse ancora una cane-lupo Asky sorrise beffarda e vittoriosa,sembrò diventare ancora più grande mentre Hanabi si preparava a mettere finalmente fine a quel capitolo della sua vita.
Si corsero in contro e saltarono nello stesso istante.
Il magnifico animale fece un balzo maggiore e ritrovandosi sopra alla guerriera dai capelli scarlatti.
Piombarono a terra.
La guerriera era sopra il fiero animale che tornò la strega minuta che era.
La spada trafiggeva lo sterno della donna tra i seni.
La sua espressione era sorpresa incapace per un istante di comprendere cosa era successo.
Aprì la bocca dalla quale uscì un fumo nero che volò via, come se stesse scappando.
-Hanabi...- disse Asky con tono dolce mentre il suo viso tornava quello calmo che un tempo la caratterizzava ed i suoi occhi tornarono luminosi come prima della tragedia.
-Mi dispiace...ho accettato un sigillo. Ho fatto tutto questo perché volevo riportare Lud da me.-
Si fermò per riprendere fiato mentre la spada si trasformava in fumo.
-Ora mi rendo conto di ciò che stavo facendo.-
-Non eri in tu?- sussurrò la ragazza, mentre altre colpe si addossavano a quelle che già aveva.
-Non ho scuse.- alzò un braccio e le prese una mano.
-Il tuo amico sta perdendo molto sangue, salvalo, non perdere tempo con i morti.-
Malgrado tutto Hanabi cominciò a piangere.
Si alzò e la mano della strega la trattenne lievemente.
-Perdonami. volevo riportare Lud da noi.-
-I morti non tornano in vita.-
Barcollando raggiunse Hero che giaceva a terra svenuto.
Brandiva ancora la spada ed era molto pallido.
Intorno a lui c’era una chiazza di sangue che si stava allargando lentamente.
Hanabi allontanò l’arma con un piede e riconoscendola gli si strinse il cuore, era andato contro la sua famiglia per lei.
Si inginocchiò di fianco a lui,posò una mano sul suo petto ed una sul suo stomaco, esattamente come aveva fatto con Andrè.
Cominciò una cantilena lenta e dolce.
Mentre lei impallidiva e diventava sempre più debole il sangue smise di scorrere, le ferite cominciarono a cicatrizzarsi ed il ragazzo riprese colorito.
Aprì gli occhi appannati mentre lei si voltava verso di lui speranzosa, era pallida, ricoperta di sangue, ma sorrise raggiante.
Vederlo sveglio dopo che aveva pensato di perderlo per sempre era bellissimo.
Sentì la forza mancargli, il suo potere era finito, una strega del suo genere non poteva fare un incantesimo del di quel tipo senza rischiare la vita già nel pieno delle forze.
Piombò nel buio, ma non le importava, se fosse morta in quel momento sarebbe stata felice perché era riuscita a salvarlo ed era tutto ciò che desiderava, forse morire era ciò che meritava, infondo lei aveva fatto così tanto male che non avrebbe mai potuto lavarsi delle sue colpe.
L’ultima cosa che sentì fu Hero gridare il suo nome e con le ultime energie sorrise prima di cadere inerme tra le sua braccia.

In qualche modo Hero riuscì a rialzarsi.
Rimise la spada nel fodere si caricò Hanabi sulle spalle.
Barcollante e in precario equilibrio si diresse verso l’entrata del villaggio.
Cadde più volte poi qualcuno gli porse la mano per rialzarsi.
Era Spirit, stanco e ammaccato quanto lui dopo le cure della ragazza.
Si caricò Hanabi sulle spalle dopo averlo aiutato ad alzarsi.
Poco dopo si unirono a loro Stein che portava imbraccio Patty svenuta e Kid e Liz che si sostenevano a vicenda ma la ragazza era la più debole tra i due e sembrava sul punto di svenire ad ogni passo.
Hero si diresse subito ad aiutare lo Shinigami che cercava di sostenererla.
Quando uscirono dal villaggio trovarono Maka e Soul.
Lei stava salendo in una macchina e lui gli dava una mano.
Black Star era sostenuto da due uomini e Tsubaki li seguiva con aria preoccupata ed apprensiva.
Subito si avvicinò qualcuno ai nuovi arrivati pronti ad aiutarli.
Una ragazza, più giovane degli altri, sui vent’anni, bionda e con gli occhi verdi si diresse verso Hero.
-Vorrei stare con Hanabi.-
Lei annuì mentre i suoi occhi lo guardavano con tristezza e probabilmente anche con un po’ di pietà.
-Hero.- Cominciò con voce tremante –Non ce la farà, probabilmente.-
Hero odiò il lato di quella ragazza di dire sempre la verità ma allo stesso tempo la ringraziò di non aver alimentato le sue speranze.
Non fece vedere il dolore che lo stava dilaniando, era andato fino a lì per salvarla ma lo aveva salvato lei ed ora era...
-Non pensavo sareste venuti.-
-Shinigami ha telefonato a tuo fratello che ha mandato noi del nord. Ora smettila di parlare o pensare. Se fai parte della famiglia ne fai parte per sempre, qualunque cosa tu faccia.-
-Grazie ,Evangeline.-


Ora manca solo il prologo...
La storia avrebbe un seguito ma non sono convinta di pubblicarla perchè non ho idea se qualcuno abbia voglia di continuare a leggere...
Vorrei una vostra opinione su come vi è sembrata questa prima parte e se aveta magari voglia di continuare a leggere...
Grazie

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Capitolo 39
*** 39 EPILOGO ***


39 EPILOGO

Era buio, ero nel buio da molto tempo ma il dolore c’era, delle volte era più forte tanto che urlavo anche se dalla mia gola non usciva alcun suono, della volte era sopportabile.
Dovevo essere all’inferno, infondo me lo ero meritata quel posto, azioni buone non ne avevo compiute molte, si avevo salvato Hero ma per una ragione puramente egoistica inoltre ne avevo commessi di peccatti per finire lì e non uscirci mai più.
Il dolore era sempre presente, non sentivo il mio corpo, ero una presenza eterea che provava dolore e basta.
Era buio, pensavo di essere morta ma poi sentii il mio corpo, ogni centimetro della mia palle mi faceva male, capii di non esserlo.
Aprii gli occhi, per quanto tempo erano rimasti chiusi?
La luce che entrava dalla finestra mi accecò.
Li socchiusi per poter mettere a fuoco la stanza .
La riconobbi come la infermeria della Shibusen ma non avevo idea di come ci fossi arrivata e perché mi trovassi in quel luogo, io ero una strega.
Sentii qualcuno stringermi la mano.
Alzai lo sguardo e sorrisi nel vedere Hero, lì affianco a me, con le occhiaia agli occhi che aveva per colpa delle notti insonni che doveva aver passato al mio capezzale.
Cercai di alzarmi ignorando il dolore, come facevo sempre, il dolore non era importante, non in quel momento.
-Hei! Che hai intenzione di fare?- Si allarmò lui, mi posò addosso uno sguardo apprensivo continuando a tenermi la mano.
-Oh, stai zitto!- dissi quasi ridendo.
Lui si alzò dalla sedia indeciso su cosa dovesse fare se prendermi e rimettermi sul letto o lasciarmi fare.
Mi sedetti sul letto con le gambe penzolanti, forse quello che stavo per fare non era la cosa migliore per la mia convalescenza ma sentivo di essere rimasta su quel letto per troppo tempo in più io non facevo mai niente di buono per le mie convalescenze.
Appoggiai i piedi scalzi a terra e mi alzai.
Lui mi guardò a bocca aperta per la sorpresa e per l’orrore nel potermi veder cadere da un momento all’altro.
Sbiancai mentre le forze mi venivano meno e la mia testa cominciò a girare, lui subito mi si avvicinò per sorreggermi.
I suo occhi sempre più preoccupati, erano verdi e malinconici come sempre ma ancora innocenti, erano di un verde chiaro non come i miei verde scuro e pieni di peccati.
Mi chiesi cosa ci facessi con un tipo come lui, con un Pendragon, con una ragazzo dai sani principi e sempre pronto a fare la cosa giusta, io non sapevo nemmeno cosa fosse giusto o sbagliato.
Gli buttai le braccia al collo e lui mi strinse.
-Grazie.- Gli sussurrai.
Lui mi strinse più forte ed io mi sentii al sicuro per la seconda volta dopo tanto tempo avevo trovato una nuova famiglia, lui era la mia famiglia.
Sentimmo la porta aprirsi e ci staccammo sorridendoci.
-Hanabi!-Mi voltai e Liz mi travolse tra le lacrime.
Quando mi lasciò andare mi sedetti non avendo più la forza per restare in piedi, fu strano sentire uscire dalla lebbra della ragazza il mio vero nome ma pensai che mi sarei dovuta abituare.
Poi Liz parlò per una buona mezz’ora raccontandomi tutto quello che era successo, lo scontro suo e di Kid, i racconti di Maka e Black Star.
-Non avrei mai lasciato te e Hero. Siete i miei migliori amici.-
Black Star spalancò la porta urlando seguito dagli altri ragazzi.
Circondarono il mio letto parlando tutti insieme.
-Ragazzi! si è appena svegliata.- Disse Liz esasperata.
Tutti si zittirono ed io sorrisi.
-Grazie Liz, e non lo dico per averli zittiti. In verità ringrazio tutti voi, avete rischiato la vita.- abbassai lo sguardo,avevano rischiato la vita perché io non ero stata abbastanza forte e abbastanza fredda.
-Non sarebbe dovuto accadere, avrei voluto cavarmela da sola. Non volevo coinvolgervi.-
-Tu avresti fatto lo stesso per noi- La risposta venne da Maka.
-Credo di si. Comunque mi dispiace di averti trattata male.- Lo dissi per cortesia, non sopportavo quella ragazza ma avevo un debito con lei.
-Anche a me.-
-Lo sappiamo tutti che tornerete a litigare.- commentò Soul e tutti si misero a ridere.
Io rimasi in silenzio sorridendo chiedendomi come mai ero lì, alla Shibusen, una strega con i miei peccati non avrebbe dovuto essere giustiziata? Uccisa a vista?
Spirit si fiondò nella camera urlando come un forsennato chiedendo come stava sua nipote e perché nessuno lo avesse informato subito del mio risveglio.
Ci fu un enorme abbraccio di gruppo, un abbraccio che quasi mi soffocò.
Mi ritrovai a pensare che coloro che erano stati la mia famiglia ormai non c’erano più, era tutti morti ed io aveva una parte della colpa per ciò che era successo loro, o meglio tutto era colpa mia ed ora non sapevo come potevo comportarmi con quella che sembrava la mia nuova famiglia, forse era meglio per tutti che io me ne andassi, meglio per Hero? Lui mi avrebbe seguito e sarebbe morto nel farlo, forse non potevo andarmene.
Tra non molto sarei dovuta andare dal sommo Shinigami per parlare del mio futuro ma non me ne importava molto, futuro o no era un buon segno che non mi avessero ancora uccisa.
Dopo l’abbraccio di gruppo comparì Stein, mi chiese se potevo alzarmi ad andare da Shinigami ed io ovviamente annuii.
Mi alzai ed Hero e Spirit mi aiutarono a camminare.
Stavamo uscendo dalla stanza quando il dottore si voltò girandosi quella enorme vita nella testa.
-Dovresti nascondere la tua anima. Per ora è meglio non far allarmare gli studenti, sono stati tre settimane con la presenza di una strega ignota a scuola.-
-Deve essere stata dura.-Dissi mentre attivavo lo scudo dell’anima ma in realtà mi faceva divertire pensare agli sguardi tesi che dovevano aver avuto gli alunni.
Passammo per i corridoi vuoti.
Entrai nella camera della morte con Hero ed Spirit mentre gli altri rimanevano fuori.
Il Sommo Shinigami mi stritolò con una abbraccio che mi tolse fiato.
-Master, non riesco a respirare. Non starà cercando di uccidermi?-
Lui mi lasciò andare.
-Non capita spesso di avere una strega che frequenta la shibusen, non lo farei mai.-
-In che senso frequento la Shibusen? Pensavo che al massimo mi avrebbe fatto un salva condotto per non essere uccisa.-
-E’ tutto qua il tuo ottimismo?-
-Si.- Risposi, di ottimismo non ne avevo mai avuto molto.
-Comunque sei un’arma iscritta, una mia studentessa, sempre che ti vada di rimanere e nascondere la tua anima, sai? Spaventa parecchia gente la tua anima.-
-Avrò un salva condotto?-
-Avrai un salvacondotto.-
-Ma è sicuro che mi vuole? Insomma...-
-Non dire cose di cui potresti pentirti. Lo prendo come un si?-
-Certo.- Risposi accennando un sorriso.
-E Hero, sarei contento se riprendessi gli studi.-
-Ne sarei onorato.- Io lo guardai storto, che razza di risposta era quella? Si vedeva che proveniva da una buona famiglia fissata con l'onore.
-Ho una lettera per te.- Si intromise Spirit porgendo una lettera ad Hero.
Lui la prese e se la mise in tasca senza guardarla ma io notai che proveniva dalla sua famiglia, doveva essere successo qualcosa se gli scrivevano.
Uscimmo dalla sala della morte ed Hero mi accompagnò fino al piazzale.
-Andiamo, Hanabi?- Mi chiese sorridendo.
Cominciai a piangere come se tutto quello che avevo passato mi fosse esploso dentro, ricordi compresi.
Lui mi abbracciò mentre io cercavo di riprendermi, mentre cercavo di nascondere la mia stupida debolezza.
-Forza Hanabi, andiamo.- Io ricacciai indietro le lacrime ma non vi riuscivo.
-Smettila di ripetere il mio nome.-
-Mi piace il tuo nome.- Sorrisi con il volto premuto contro il suo petto.
Mi lasciò e fece qualche passo ma vedendo che non lo seguivo si fermò e si voltò verso di me.
Io mi stavo asciugando con stizza gli occhi da quelle ultime lacrime che non volevano andarsene e lui disse l’unica cosa che mi avrebbe fatto sorridere, l’unica cosa giusta da dire in quel momento.
Mi porse la mano mentre sorrideva, e mentre ammiravo il sorriso più bello che avessi mai visto lui disse quelle parole che non sapevo di voler sentire ma che erano tutto ciò di cui avevo bisogno.
-Andiamo a casa.-




Ta ta ta taaa finito!
Prima che mi dimentichi devo ringraziare Namae e jastrilly21 che hanno recensito, grazie davvero :)
E ora passiamo alle cose serie non saprete mai cosa c'è scritto nella lettera, cosa è successo a Lily e come andrà avanti la vita di Hanabi, che sarà ovviamente piena di problemi, perchè non so se pubblicare il seguito.
Insomma mettermi lì a riprendere in mano una cosa che ho scritto un anno fa più o meno è un gran lavoraccio! Anche se è più corta della prima parte.
Comunque se andrò avanti a fine capitolo potrei mettere delle curiosità su Hanabi, la sua famiglia o quella di Hero che non posso scrivere perchè se no non finirei mai.
Grazie davvero di aver letto e spero che vi sia piaciuto fino a qui anche se non ho grandi doti da scrittrice e sarei contenta di sentire qualsiasi critica su questa parte, voglio migliorare :)
take me down to the paradise city
where the grass is green
and the girls are pretty!

Il mio sclero finale :)
 

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