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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Prologo. *** Capitolo 2: *** 1. Forse c'è ancora una speranza. *** Capitolo 3: *** 2. Fotografie e ricordi. *** Capitolo 4: *** 3. Le lacrime di Chichi. *** Capitolo 5: *** 4. L'ultima possibilità. *** Capitolo 6: *** 5. Questa sono IO! *** Capitolo 7: *** 6. Il Popolo dell'Alba dei Poteri. *** Capitolo 8: *** 7. Tutti insieme verso una nuova avventura. ***
Dopo la fine dell’era GT sembra che la pace sia definitivamente tornata sulla Terra, ma niente è come sembra…soprattutto per i nostri eroi preferiti.
Nuovi segreti nella famiglia Son scuotono gli animi di tutti e ridanno la speranza.
Quale sarà il segreto che può riportare a casa Goku?
Prologo.
Si narra di un popolo fantastico, dagli enormi poteri e dalle conoscenze infinite.
Si narra di un popolo come noi, dall’aspetto umano e dai sentimenti terrestri.
Si narra di un popolo nostro antenato…antenato di tutto l’Universo…
Si narra di un popolo dai poteri inimmaginabili…padre di quelle capacità he noi consideriamo sovraumane.
Eppure, proprio in mezzo a noi, ci sono persone che possiedono quei poteri…e sono umane!
Per la scienza sono solo persone che hanno alcune capacità fisiche più affinate di altre, o sono ciarlatani che s’inventano ogni storia possibile pur di far soldi e ingannare gli altri. E alcuni sono così, credetemi.
Ma ci sono anche persone, tra di noi, che possiedono davvero capacità fuori dal comune…
…e questo perché sono discendenti di quel popolo fantastico.
Allora…vi ho incuriositi almeno un pochino?
Spero proprio di si!
Questa storia mi è venuta in mente dopo aver rivisto, per l’ennesima volta, l’ultima puntata di Dragon Ball. Vi giuro che mi ha messo una tristezza e una malinconia incredibile, e allora…
Vi prego di commentare per farmi sapere che ne pensate.
Grazie. Baci, Rain!
Capitolo 2 *** 1. Forse c'è ancora una speranza. ***
Ecco il primo capitolo.
I primi sentori che qualcosa può succedere ci sono, nascosti tra pensieri e ricordi.
E mentre la vita continua alla solita maniera, i rimpianti del passato finalmente vengono a galla, e con essi la speranza del ritorno di una persona importante!
1. Forse c’è ancora una speranza.
Erano ormai passati sei mesi da quando Goku se n’era andato con il drago Shenron per non fare più ritorno.
Aveva promesso che, prima o poi, sarebbe tornato, ma quel prima o poi poteva corrispondere al giorno dopo come a cent’anni.
E intanto tutti erano tornati alla vita di sempre, senza più minacce e nemici da affrontare, vivevano la vita di qualunque essere umano facendo finta che fosse successo niente, anche se nel cuore c’era una ferita profonda e mai rimargina ch’era tornata a riaprirsi per l’ennesima volta.
Chichi continuava a vivere la sua vita tranquilla di madre (e moglie), Goten era il solito rubacuori, la famiglia Brief andava avanti con il solito ritmo fuori dagli schemi a cui tutti erano abituati, Mr Satan era al solito il Campione del Mondo acclamato da migliaia di fan, Gohan lavorava all’Università e svolgeva chissà quale ricerca, Pan…
Pan era un vero problema; per quanto cercasse di non darlo a vedere soffriva moltissimo per la partenza del nonno che tanto aveva amato, e nonostante continuasse gli allenamenti, sapevano tutti che lo faceva perché così era come sentire Goku accanto a lei, come se lui fosse ancora li ad allenarsi assieme a lei.
E poi c’era Videl! La forte Videl, la madre affettuosa e la moglie amata.
Videl. Videl che continuava a tormentarsi con pensieri che credeva d’aver scacciato tanti anni prima, pensieri che aveva voluto cancellare dalla sua mente, ma che in quel momento tornavano in superficie troppo rapidamente; aveva preso ad allenarsi con la figlia ogni giorno, ritrovando la forma che aveva perduto a causa dei troppi anni passati a non combattere, e aveva insegnato a Pan un paio di trucchetti niente male.
Era tornata la Videl di cui Gohan si era innamorato, una donna, una ragazza, che aveva dimenticato lei fosse.
Ormai, in lei, vedeva solo la madre e moglie di famiglia, ma non riusciva più a vedere la Guerriera ch’era stata e che aveva imparto ad amare con tutto se stesso.
Ma forse, grazie ad un passato ormai non più tale, qualcosa sarebbe cambiato.
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Era ormai notte fonda, una notte per niente tranquilla e serena come invece avrebbe voluto che fosse.
I lampi che illuminavano a tratti, i tuoni che con il loro rombo coprivano gli altri suoni, il vento che ululava forte fra le fronde degli alberi, e la pioggia che fitta scendeva inondando tutto ciò che le capitava a tiro.
Gohan si svegliò di soprassalto a causa del frastuono continuo di quella notte.
Si guardò intorno, ma non riuscì a trovare il corpo della moglie al suo fianco, solo le fredde coperte.
Dove poteva essere andata Videl, a quell’ora? si chiese stupito dal fatto che il letto, dalla sua parte, non fosse nemmeno sfatto. Era lindo e perfetto, segno che la donna non si era nemmeno coricata quella sera.
Si alzò e prese dall’armadio un paio di pantaloni della tuta e una maglietta senza maniche blu scuro, infilò le scarpe da ginnastica e, prima di uscire, andò a controllare la stanza della figlia. Pan dormiva profondamente, e non c’era pericolo che si svegliasse per i tuoni.
Chiuse la porta ed uscì di casa.
Prese a sorvolare i dintorni alla ricerca della moglie, e solo un’aura che esplodeva all’improvviso lo aiutarono a capire dove fosse; scese verso una piccola radura che, un tempo, lui e suo padre avevano usato per allenarsi e li, come aveva immaginato, c’era Videl.
Indossava un paio di pantaloni bianchi dentro a degli stivaletti gialli e aveva una blu maglia extralarge a maniche corte; i capelli erano raccolti in una coda fatta male ed era completamente zuppa.
Colpiva ripetutamente un albero che le stava davanti, tanto che, ad un certo punto, lo frantumò con un pugno troppo forte.
Si fermò ansante e si voltò verso il marito che, sapeva bene, era li da un po’ che la stava osservando.
“ Ti trovo in ottima forma.” Commentò Gohan andandole incontro.
“ Mai come una volta.” Fece lei con una smorfia disgustata. “ Accidenti! Fino a pochi anni fa avrei potuto prendere a pungi tutta la foresta senza essere mai stanca. Sono proprio debole!” commentò lasciandosi cadere a terra, sporcandosi di fango i pantaloni.
“ Il fatto è che siamo tutti fuori allenamento.” La consolò lui sedendosi davanti a lei. “ Nemmeno io sono più quello di una volta.”
Videl prese a guardare insistentemente l’albero che aveva sbriciolato: aveva un tantino perso il controllo!
“ È sbagliato.” Sussurrò con voce flebile. “ Non è così che dovrebbe essere. Non dovremmo mai abbandonare ciò che siamo… soprattutto noi.”
“ Di cosa stai parlando?” le chiese sconvolto da quelle parole di cui, in quel momento, non riusciva a cogliere il significato.
“ Sto parlando della nostra vita…e di come questa è cambiata. In peggio.” Aggiunse scuotendo la testa.
“ In peggio?” chiese Gohan sbalordito. “ A me pare che sia cambiata in meglio. Siamo sposati, con una bellissima bambina, una famiglia meravigliosa e degli amici fantastici…cosa possiamo chiedere di più?”
“ Che tutto finisca una volta per tutte!” disse Videl alzandosi in piedi e mettendo le mani a conca cosicché l’acqua vi si fermasse dentro. “ Questa mondo è come l’acqua nelle mie mani.” E si voltò per mostrargli la pioggia. “ Prima o poi scivolerà via, per non tornare più.”
Lui si alzò in piedi e, sorridendo, fece da cupola con le proprie mani su quelle della moglie.
“ Ma se protetta e trattenuta, l’acqua non scivola via.” Le fece notare guardandola dolcemente.
“ E come pensi che possa essere protetta se nemmeno noi, che abbiamo affrontato tante battaglie, siamo in grado di fare qualcosa?” e aprì le mani facendo cadere tutta la pioggia. “ È questo che accadrà, presto o tardi, e se non siamo pronti a fare qualcosa, nessuno potrà impedirlo.”
“ Videl…” le alzò il viso fino ad incrociare i suoi occhi azzurri e sorrise mestamente. “ Cosa stai cercando di dirmi?”
Lei sospirò e scosse la testa. “ Abbiamo promesso che c’è l’avremmo fatta da soli, che avremmo forgiato il futuro con le nostre mani, senza far ricorso a poteri superiori ai nostri. Lo abbiamo promesso…ma…questa promessa non siamo in grado di mantenerla.”
“ Perché?”
“ Siamo deboli, Gohan.” Gli fece notare lei con uno sbuffo. “ Noi siamo deboli, e non possiamo contare su nessun altro.”
In quel momento, dopo quelle parole, il Sayan capì cosa la moglie stava cercando di dirgli, cosa volesse fargli capire con quel discorso così triste e malinconico. Capì e ne ebbe paura perché, come lei aveva detto, loro non erano in grado di fare niente; il tempo dei Super Sayan era finito tanto tempo prima…era tutto finito con Majin Bu. Era da quel momento che le cose erano cambiate, da quando, senza rendersene conto, avevano smesso di essere chi erano, e avevano iniziato a cambiare.
“ Gohan.” Lo chiamò per svegliarlo dai suoi pensieri. “ Io non voglio dire che mi pento di ciò che ho fatto, perché tu e Pan siate la cosa più bella che mi potesse capitare ma…mi pento di non aver continuato a fare quello che facevo una volta: dovevo allenarmi, e anche tu.” Gli spiegò stringendo le sue mani nelle proprie che, in quel momento, al ragazzo, sembravano tanto piccole e fragili, ma gli infondevano una forza inimmaginabile. “ Il lavoro, la famiglia, la pace…sono tutte cose importanti, e non le cambierei per nessuna ragione al mondo. Diciamo solo che…” ma fu bloccata dal marito.
“ Se potessi tornare indietro faresti la scelta giusta al momento giusto, esatto?” chiese lui, e Videl annuì. “ Lo so, ti capisco. Anch’io ho sbagliato tutto in questi anni.” Lei alzò lo sguardo sorpreso su di lui. “ Mi sono reso conto anch’io che, se avessimo continuato ad allenarci come mio padre e Vegeta a quest’ora le cose sarebbero diverse, e forse Pan avrebbe ancora un nonno. Io…” la donna gli poggiò due dita sulle labbra così da farlo tacere.
“ Non incolparti per questo.” Gli disse piano con un sorriso. “ Non è stata colpa di nessuno se è successo quel ch’è successo però…forse…”
“ Cosa???”
Videl lo guardò con occhi vuoti e supplichevoli, e Gohan capì che c’era qualcosa che le passava per la mente e che, se era lì ad allenarsi a quell’ora, non era solo per sfogarsi, ma anche per schiarirsi le idee su qualcosa di preciso e, probabilmente, anche di pericoloso.
Lesse nei suoi occhi una fiamma che credeva si fosse spenta anni prima, e questo lo fece tremare impercettibilmente.
“ Forse so come far tornare Goku tra noi!”
X VEGETA4EVER: lo so anch’io che è troppo piccola ‘sta scrittura, ma purtroppo non riesco a postare in modo diverso. Non so perché ma non funziona. E non riesco nemmeno a postare a colori o con le scritture che vorrei. Mi dispiace tantissimo.
E ora…al prossimo capirlo.
Baci, Rain!
Ecco il secondo capitolo in arrivo!
Vi avverto da subito che per i primi 3 o 4 cap la storia procederà un po’ a rilento, per questo cercherà di postare il prima possibile.
E ora buona lettura.
GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO COMMENTATO!!!!!!!!!!
2. Fotografie e Ricordi.
Il sole splendeva alto nel cielo, cancellando ogni traccia del temporale avvenuto la notte.
Le ultima gocce di pioggia cadevano dalle foglie degli alberi per toccare terra e renderla ancora un po’ umida; le pozze per le strade si erano gia asciugate da tempo, e un leggero venticello rendeva l’afa estiva più sopportabile.
Quella mattina, come sempre Gohan era uscito presto, mentre Videl e Pan erano gia dall’alba che si allenavano al solito posto; una routine abitudinaria, una routine a cui Videl non avrebbe mai più rinunciato.
“ Certo che sei forte, mamma.” Si complimentò Pan quando, per l’ennesima volta, la donna la buttò a terra con un pungo ben piazzato. “ E dire che io mi sono fatta un anno in giro per lo spazio. Uffa…credevo di essere migliorata!” si lamentò mettendosi seduta mentre Videl toccava il suolo e sorrideva affettuosamente.
“ E sei migliorata, credimi.” La rassicurò dolcemente sedendosi accanto a lei.
“ Ma ancora non riesco a batterti.”
“ È questione di allenamento e anni di pratica.” Le spiegò la madre asciugandosi la fronte. “ E comunque, non credere che io sia così forte. Un tempo ero anche peggio.”
“ Davvero???” le chiese Pan meravigliata.
Videl annuì ripensando a quando aveva sedici anni. “ Oh, si. Pensa che ho anche partecipato ad un torneo di arti marziali.”
Prese a ridere alla faccia della figlia che, di quella storia, non sapeva nulla; le avevano sempre tenuto nascosto il loro passato…almeno in parte. Certo, Pan sapeva che sua madre era stata una combattente in gamba, nonché la compagna di Great Sayaman (suo padre), ma i veri particolari di quella vita così strana e piena di avventure glieli avevano tenuti nascosti.
“ Se vuoi, in soffitta ci dovrebbero essere i vecchi album fotografici di quei tempi:” si ricordò improvvisamente. “ È da un po’ che non li guardo. Avresti voglia di vederli?” chiese alla figlia che, in risposta, si alzò in cielo.
“ L’ultimo che arriva è uno scansafatiche!” trillò allegra Pan prima di avviarsi verso casa mentre Videl la raggiungeva in un secondo.
La soffitta era, come al solito, un disastro completo!
Nuvoloni di polvere di alzavano ad ogni passo delle due che, entro pochi istanti, avrebbero rischiato di soffocare.
“ Coff…Coff…” tossì per l’ennesima volta Pan. “ Mamma…ma da quanto tempo non ci si mette piede qua sopra?” chiese mettendosi una mano su naso e bocca.
“ Più o meno una decina d’anni!” ammise Videl guardandosi intorno e aprendo l’abbaino che forse le avrebbe permesso di respirare un po’ meglio. “ Ah, una boccata d’aria è quello che ci voleva!” commentò soddisfatta.
“ E…mamma?” la chiamò Pan. “ Come facciamo a trovare gli album in mezzo a ‘sto casino?”
“ Non preoccuparti. È tutto in quel baule.” E ne indicò uno grosso, di legno scuro e dall’aria pesante.
Quando lo aprì la figlia rimase sorpresa nel vedere quante cianfrusaglie ci fossero dentro: abiti, spille, caschi dall’aria strana, mantelli, libri, capsule ecc…
“ Ma quanta roba c’è qua dentro?” chiese sconvolta voltandosi verso la madre.
“ Un po’ di tutto.” Ammise Videl con un sorriso. “ Queste, per esempio…” e prese le spille del liceo Orange Star che lei e Gohan avevano frequentato. “ sono le spille del vecchio liceo mio e di tuo padre. Invece questi…” e le mostrò dei pantaloncini neri, una maglia maniche corte rosa e una canotta bianca. “ sono gli abiti di quando ho partecipato al torneo che ha anticipato la battaglia di Majin Bu.”
“ Sono un po’ laceri.” Notò Pan prendendoli in mano.
“ Gia. Pensa che ne ho prese talmente tante che si sono ridotti così.”
“ Sei stata sconfitta?” la donna annuì. “ Come mai?”
“ Ad essere sinceri è una storia un po’ lunga.” E prese a raccontarle la storia di quel periodo.
Partì da quando Gohan era arrivato a scuola alla fine della battaglia contro Majin Bu.
“ Che bello.” Esclamò Pan dopo aver ascoltato per filo e per segno il racconto della madre. “ Mi piacerebbe vedere una foto di quel torneo.” Ammise un po’ triste.
“ Dovrebbe essercene un paio qui.” Disse pensierosa Videl prendendo a frugare nel baule fino a tirare fuori quello che sembrava un album fotografico; aveva la copertina nera lucida con stampati in grande, in dei meravigliosi caratteri argento, la parola Memories.
“ Questo c’è l’ha regalato Chichi per non so quale occasione.”
Aprì la prima pagina e trovò, come aveva immaginato, un enorme foto che li rappresentava il giorno del torneo; c’erano proprio tutti, da Vegeta che aveva un’aria imbronciata ai piccoli Trunks e Goten che si sbracciavano per farsi notare.
“ Ah…com’eravate giovani.” Fece la ragazzina con gli occhi che brillavano dall’emozione nel vedere il vecchio gruppo riunito tutto insieme. “ Ci siete proprio tutti!”
Videl, nel frattempo, aveva preso ad osservare la foto con gli occhi colmi di malinconia per quel passato che avrebbe voluto fosse il suo presente; mille risate e battaglie, giorni felici dove l’unica preoccupazione era l’ora in cui svegliarsi per iniziare gli allenamenti e poi vincere il torneo mondiale di arti marziali. E poi tutto era esploso improvvisamente, e l’impossibile, quello che per anni aveva considerato leggenda, era diventato la realtà quotidiana di una vita che, lo sapeva gia allora, le sarebbe poi appartenuta.
Ma in quegli occhi, in quelli della Videl sedicenne, riusciva ancora a rispecchiarsi!
E anche Pan notò questo particolare.
“ Chi è questa donna?” chiese improvvisamente notando una foto dall’aria vecchia, in cui erano rappresentate tre persone.
- Uno è sicuramente nonno Satan, ma…- pensò la ragazzina cercando di non notare l’assomiglianza di quella donna sconosciuta con una persona che ben conosceva.
Videl stava per risponderle quando sentirono la voce di Gohan provenire dal pianoterra. “ Ehi, sono tornato. C’è nessuno in casa?” chiese ad alta voce quando non vide nessuna della due.
“ Ah…siamo in soffitta.” Rispose la donna alzandosi in piedi e scendendo i primi gradini. “ Pan, tu non vieni?” chiese poi alla figlia che era rimasta immobile.
“ Arrivo.” E senza che Videl se ne accorgesse nascose sotto la maglia larga la foto che tanto l’aveva incuriosita.
Quella notte si prospettava serena e tranquilla, senza traccia di nuvole all’orizzonte sembrava che la pioggia e il temporale non dovessero rovinare anche quella nottata.
Nella sua stanza, dopo aver dato la buonanotte alla madre, Pan era rimasta sveglia con la luce accesa a guardare la foto della mattina.
- Chi sei?- chiese come se quella donna tanto bella potesse risponderle.
Era alta, dal fisico slanciato, ma sembrava fragile, come fatta di vetro.
La pelle candida pareva risplendere di luce propria conferendole un’aria mistica ed arcana.
I capelli erano neri come l’ebano, e scendevano rilucenti e lunghi fino al fondoschiena.
Indossava abiti semplici, adatti ad una madre di famiglia. Sembravano essere fatti apposta per quel corpo tanto bello da risultare quasi impossibile; portava una gonna lunga che arrivava fino a terra, lilla e con delle piccole balze sul fondo, e una maglietta maniche corte azzurra con un piccolo scollo a V sul davanti.
Ma oltre a l’immane bellezza, c’era altri due fattori che, agli occhi di Pan, la rendevano tanto curiosa.
Uno era il portamento. Anche se ferma, era elegante e aggraziata; bella e regale come una regina d’altri tempi, ma il sorriso dolce che le si dipingeva sulle labbra era quello di una madre qualsiasi.
Il secondo fattore era forse quello più importante: gli occhi!
Quegli occhi azzurro cielo con una strana sfumatura viola…
Quegli occhi così dolci e sereni…Pan sapeva bene, per chissà quale mistero, che da dolci potevano diventare freddi, gelidi e terrorizzanti. Quegli occhi che sembravano gemme incastonate…
…le ricordavano qualcuno…
“ Pan.” La voce fintamente arrabbiata del padre la riscosse dai suoi pensieri. “ Che ci fai ancora alzata?”
“ Io…” la ragazzina tentò di trovare una scusa qualsiasi, ma la foto che aveva in mano non le lasciava via d’uscita. “ Io…stavo guardando questa.” E la mostrò al padre.
Gohan rimase sorpreso quando la vide, e i suoi occhi saettarono per il più breve degli istanti sulla figlia.
“ Dove l’hai trovata?” le chiese sedendosi sul letto accanto a lei.
“ Oggi, in soffitta, mamma mi ha mostrato l’album di foto che vi ritrae tutti insieme al torneo quando avevate sedici anni. Era li, ma mamma non ha avuto il tempo di dirmi chi è questa donna.” Raccontò la ragazzina chiedendosi perché tanti misteri e tanta cautela intorno a quella foto.
“ Questa donna…” ma non continuò la frase. “ Sarà la mamma a dirti chi è. Domani!” aggiunse con un tono che non lasciava repliche e che, come capì Pan, voleva dire che era ora di andare a dormire.
“ Sta dormendo?” chiese Videl al marito quando questo uscì in giardino dove la donna, stesa sul prato, stava guardando le stelle che brillavano timidamente nel cielo.
Si sedette accanto a lei e annuì. “ Si, finalmente si.” Disse prima di mostrarle la foto che tanto aveva incuriosito la figlia. “ Pan la stava guardando. Mi ha chiesto se so chi è questa donna.” La informò mentre lei la prendeva e la guardava.
“ Sapevo che non l’aveva rimessa dove avrebbe dovuto stare, che se la sarebbe tenuta.” Ammise con un sospiro tirandosi a sedere.
“ Perché gliel’hai mostrata?” chiese Gohan sorpreso. “ Lo sai quant’è curiosa.”
Videl non rispose, si limitò ad osservare quella foto dove poteva vedere chi più amava al di fuori di suo marito; poteva vedere chi le aveva dato la vita.
“ Credo che abbia gia capito.” Disse il ragazzo cercando i suoi occhi, ma lei scosse la testa e sorrise.
“ Le somiglio davvero così tanto?” chiese invece curiosa.
Gli occhi di Gohan saettarono quasi impercettibilmente dalla moglie alla donna nella foto.
Così simili…
“ Siete due gocce d’acqua.” Disse infine, e il suo sguardo si perse in quello di Videl. “ Soprattutto gli occhi.”
“ Gia…” sussurrò la donna con voce flebile. “ Sai, anche papà me lo diceva di continuo quand’ero piccola e gli chiedevo della mamma. Non lo mai conosciuta…” aggiunse mentre una lacrima le rigava il viso.
Gohan avrebbe voluto consolarla, ma lei si affrettò ad asciugare quell’unica lacrima e sorrise alzandosi.
“ Basta discorsi tristi.” Disse con energia. “ È ora di andare a letto.” E s’incamminò verso la porta di casa.
“ Videl.” La voce di Gohan la richiamò. “ Cosa pensi di fare? Credi davvero che ci sia una possibilità?” le chiese alzandosi anche lui e guardando quelle fragili spalle alzarsi e abbassarsi con fare pensieroso.
“ Non ne ho la minima idea.” Ammise scuotendo la testa. “ La mia era solo un’idea…” ed entrò in casa senza aggiungere altro.
Gohan sospirò al comportamento della moglie. La conosceva bene, questo era poco ma sicuro, e sapeva anche che c’era qualcosa di più di un’idea dietro alle parole della notte precedente; Videl non diceva le cose così per dirle, e forse quella semplice idea poteva davvero diventare realtà.
Era pericoloso, e questo lo sapevano entrambi.
Lo sapeva bene lei…!
Ma solo Videl poteva decidere sul da farsi, lei e nessun altro.
Solo lei aveva la capacità di riportare a casa Goku!
X VEGETA4EVER: per l’html puoi spiegarmelo qui dato che io non ho msn ( io e Ren usiamo la sua e-mail ma siamo 2 persone diverse). DAVVERO GRAZIE X CONTINUARE A SEGUIRMI!
X NIGHTWISH4EVER: lo so che vorresti sapere il prima possibile, ma mi tocca andare piano perché rischio di dilungarmi troppo su particolari e mi vengono fuori dalle 10 alle 15 pagine di word. Spero che continuerai comunque a seguirmi.
GRAZIE ANCHE A TUTTI GLI ALTRI. ANCHE QUELLI CHE HANNO SOLO LETTO!!!
UAO…uno al giorno!! Voglio proprio vedere quanto riesco a mantenere
questo ritmo (scommetto solo per i prima 4 cap, poi mi ritroverete a postare
tra chissà quanto e mi maledirete in tutte le lingue conosciute!!!)
Bè…mi sa
che ho detto abbastanza cavolate per il momento. Vi lascio leggere in santa
pace.
Buona lettura…baci baci Rain!
3. Le lacrime di Chichi.
Quando Videl aprì gli occhi il sole non era ancora sorto nel
cielo.
Il buio che l’avvolgeva
era una chiaro segno che doveva essere notte fonda; la
sveglia elettronica segnava le tre e mezza del mattino.
La ragazza richiuse gli occhi
e si stiracchiò prima di alzarsi cercando di non far rumore. Suo marito
aveva il sonno pesante, ma era meglio andare sul sicuro: mai fidarsi di un
Sayan! Gli diede un rapido bacio sulla guancia e poi prese una sua camicia e un
paio di pantaloni di una tuta che, per chissà quale ragione, erano buttati su una sedia li vicino. Con la
roba sottobraccio scese in salotto sbadigliando.
Lanciò i vestiti sul
divano e andò a prepararsi una tazza di caffé; l’aspettava
una lunga giornata…ma proprio quel giorno doveva
svegliarsi nel cuore della notte senza nemmeno una ragione precisa?!
- Accidenti…-
sospirò e versò il latte nella tazza piena di liquido marrone. -
Ultimamente non dormo per niente bene…-
Con la tazza in mano
tornò in salotto e si sedette sul davanzale della finestra; i suoi occhi
si persero nel buio della notte e presero a vagare senza meta, come alla
ricerca di qualcosa, una risposta, forse, alla domanda che le penetrava il
cervello da quando aveva aperto gli occhi:
perché si era svegliata?
Non era una cosa normale,
soprattutto per lei. Solitamente dormiva fino alle sei, ora in cui tutta la
casa si animava; tra Gohan che doveva andare a lavorare, Pan
che andava ad allenarsi…la mattina era il momento più frenetico in
quella casa. Per questo non riusciva a capire perché, quella notte,
avesse aperto improvvisamente gli occhi…come…come se fosse stata
strappata a forza dal sonno per essere scaraventata nella realtà.
Sbadigliò ancora una
volta prima di appoggiare la tazza vuota sul davanzale e scendere da questo;
guardò i vestiti che aveva portato giu e poi il cielo. Decise al volo:
una boccata d’aria poteva solo che farle bene…a quel punto, il
sonno non sarebbe più tornato!
Si tolse velocemente i
pantaloncini che usava per dormire e infilò i pantaloni della tuta;
decise di lasciare la canottiera e infilò sopra la camicia di Gohan. Le
stava un po’ grande ma…andava bene anche
così. Legò i lunghi capelli neri in una coda alla bell e meglio
ed uscì volando fuori di casa.
Il cielo scuro, le cime delle
montagne nascoste dal buio e l’aria frizzante della notte parvero
rianimarla.
Si alzò di quota
finché non fece troppo freddo, allora prese a volare su e giu compiendo,
di tanto in tanto, qualche avvitamento o qualche giro
della morte, giusto per provare l’ebbrezza di qualcosa che non tutti
potevano fare.
Continuò a sorvolare
le cime dei monti Paoz finché qualcosa non accadde.
Si sentì
improvvisamente debole, brividi per tutto il corpo, la
vista le si stava offuscando: rischiava di perdere i sensi proprio nel momento
sbagliato.
Eppure…eppure era diverso. Non era come
svenire…no…era più come venire
risucchiati senza nessuna speranza di potersi opporre, come se qualcosa la
stesse trascinando contro la sua volontà.
Scese in picchiata e
atterrò sull’erba prima di cadere in ginocchio
presa da spasmi al petto.
- Non è
possibile…- si disse reprimendo il dolore atroce. - Questo…questo
è…-
“ Goku…”
Una voce rotta dal pianto
irruppe prepotentemente nella sue orecchie rischiando
di lacerarle i timpani.
Una voce piena di
dolore…e rabbia…
Una voce che conosceva fin
troppo bene…
“ Goku… Torna…ti
prego…”
Una supplica al vento, a
qualcuno che non può sentirti.
La supplica
di una donna con il cuore a pezzi, l’anima lacerata in tanti piccoli
frammenti impossibili da riattaccare…se non da lui…
La supplica di Chichi!
Videl si accasciò
sull’erba umida di rugiada tenendosi la testa tra le mani, gemendo per il
dolore assurdo e continuo che la pervadeva da quando
aveva sentito la voce della suocera; la camicia, un tempo bianca, era ora
diventata quasi trasparente, e il top al di sotto ben visibile. I vestiti si
stavano pian piano attaccando al suo corpo snello ma formoso, disegnandone
perfettamente la linea sinuosa e ben disegnata. I capelli era
sfuggiti alla presa dell’elastico e ora le ricadevano scompostamente sul
viso affilato appiccicandosi su di esso come una seconda pelle; avrebbe tanto
voluto tagliarseli lì, in quel momento e, se avesse avuto un paio di
forbici o un coltello, lo avrebbe di sicuro fatto.
Si lasciò cadere
completamente sul prato, con il viso madido di sudore rivolto al cielo, e il
respiro affannato.
- Allora è davvero
così…!- pensò chiudendo gli occhi e cercando di riprendere
fiato. - Proprio così deve finire…-
Si alzò a fatica da
terra per poi rendersi conto di essere davanti alla casa di Chichi e Goten;
stavano sicuramente dormendo, e questo spiegava molte cose, compreso quello ch’era appena successo.
Aveva sentito la voce di
Chichi, forte e chiara, nella sua testa. Non aveva visto nulla, ne immagini ne altro, ma era certa che stesse sognando Goku, e il fatto
che aveva pronunciato il suo nome era una prova più che lampante di
quanto pensava.
- Chichi è
la…forse…-
Guardò la casa per un
paio di secondi prima di decidersi ad entrare. Si alzò in volo e i
capelli le ricaddero davanti agli occhi coprendole la visuale. Li
scacciò via spazientita.
Era una fortuna che i
sentimenti di Chichi non fossero forti come temeva,
altrimenti avrebbe rischiato di dover stare a letto per almeno un giorno:
sentire i sentimenti degli altri era estremamente faticoso! Ma
il suo metabolismo era veloce a lenire ferite fisiche e non, quindi era certa
di stare bene.
Entrò dalla finestra
che dava sulla camera di Chichi e che quest’ultima aveva lasciato aperta.
La donna era sdraiata sul
letto a due piazze, coperta dal leggero lenzuolo, che si rigirava in
continuazione piangendo e chiamandolo.
“ Goku…”
La stessa sensazione di
prima, solo leggermente più forte, l’investì come una
secchiata d’acqua gelida.
No, non era
affatto piacevole!
Guardò la donna e vide,
per la prima volta, il dolore dipinto sul suo viso ormai invecchiato.
Una ferita sempre aperta che di notte , quando la mente è sgombra e i pensieri non sono
più sigillati nel profondo dell’anima, riprende a sanguinare!
“ Chichi…”
sussurrò Videl avvicinandosi, cercando di respingere i sentimenti della
donna che continuavano a raggiungerla come onde d’urto. “ Ti
prego…si forte…”
Una volta
raggiunto il letto vi si sedette
sopra e allungò una mano tremante verso la donna che, senza sapere cosa
succedesse intorno a lei, continuava a piangere e sognare; le poggiò la
mano sopra la fronte con decisione e chiuse gli occhi preparandosi al dolore
che l’avrebbe investita di li a poco.
E così fu!
Un’ondata potente,
violenta e distruttiva la travolse, rischiando di farla cadere; aprì di
scatto gli occhi e capì di non essere più nel mondo reale, ma
nella mente di Chichi, nella sua anima e nel suo
cuore.
Il buio la circondava e,
intorno a lei, mille e più porte si aprivano e si chiudevano in
continuazione: quelli erano i varchi che portavano ai ricordi di Chichi. Quelli belli, quelli brutti, quelli assurdi, quelli
divertenti…e quelli dolorosi.
In mezzo, sopra un piccolo
altare dorato, una pietra galleggiava pigramente. Una pietra straordinaria,
dall’incredibile bellezza e luminosità; aveva la forma di un
cristallo, lucente e puro.
Ma era incrinato!
Sulla
superficie lisci e trasparente,
una crepa so apriva verticalmente tagliando a metà quel splendido
gioiello; una crepa che un tempo era stata piccola, ma che con lo scorrere
degli eventi si era ingrossata sempre più, e ora rischiava di spezzare
per sempre l’anima e il cuore di una donna tanto forse quanto fragile.
Videl allungò le dita
affusolate per accarezzarlo lievemente.
Una carezza delicata,
perché si avesse fatto anche solo una leggera
pressione aveva paura che il cristallo si sarebbe rotto. Inesorabilmente!
“ Hai sofferto così tanto… Oh, Chichi…” la ragazza
si guardo intorno finché il suo sguardo non cadde su uno specchio posto
alle sue spalle; si voltò a guardarlo e vi si specchiò dentro
scoprendo che, in quel posto, non indossava più i suoi abiti originari,
ne era il suo viso quello che vedeva riflesso nella superficie cristallina che
le stava davanti.
Il suo viso…il suo aspetto…i suoi abiti…erano quelli della Videl
sedicenne che aveva conosciuto la Guerra…
Indossava un paio di
pantaloni bianchi, lunghi, messi dentro a degli stivaletti gialli; una maglia
maniche lunghi dello stesso colore e sopra una maglia maniche corte, lunga, blu
scuro, con la scritta FIGHT sul davanti. I capelli erano corti, sbarazzini e le
davano quell’aria frizzante che l’aveva sempre contraddistinta.
“ Questa sono
io…tanto tempo fa…” sussurrò
accarezzano lo specchio con la punta delle dita.
Improvvisamente,
l’immagine mutò, mostrandole la sua vita, quella che aveva
condiviso con Chichi, attraverso i ricordi di quest’ultima.
“ Ero così una
volta…!?”
Lo specchio tornò ad
essere un semplice specchio, e le mostrò
nuovamente la sua immagina da sedicenne.
Si voltò verso le
porte che stavano tutt’attorno e in queste vide nitidamente immagini di anni passati, anni felici dove la vita era forse, forse,
più facile.
Vide Goku, Chichi e il
piccolo Gohan passeggiare insieme per i boschi in cui anche lei e suo marito,
in passato, spesso avevano portato Pan…
Vide Gohan partire per
Namec…
Vide la festa di compleanno
che Chichi aveva organizzato per Gohan prima che iniziasse il Cell Game…
E vide tanto altro. Tutte immagini di un passato che,
lo sapeva bene, Chichi avrebbe voluto fosse il
presente in cui vivevano.
Una famiglia…degli
amici…era questo che la donna voleva, quello che sognava la notte…
Videl chiuse gli occhi e
quando li riaprì era nuovamente nella stanza da letto di Chichi; la
donna, distesa al suo fianco, non aveva ancora smesso dipiangere e di chiamare il suo
amore.
“ Quanto stai
soffrendo…” sussurrò flebilmente la ragazza cercando di
asciugare le lacrime che sgorgavano come fiumi in piena da quegli occhi che ne avevano viste tante, troppe…forse….“ Per questa notte non soffrire
più… Almeno per ‘sta notte dormi
senza sognare…”
La mano appoggiata alla
fronte della donna si illuminò debolmente e il
viso di Chichi, prima contratto in una smorfia di dolore, si rilassò; le
lacrime smisero di scendere e lei si mosse pigramente nel letto, girandosi
dall’altra parte, senza svegliarsi.
“ Avrei voluto fare di
più, ma al momento non ne ho le
capacità…”
Videl uscì dalla
finestra silenziosamente com’era entrata, e nessuno seppe mai che lei,
quella notte, era stata lì e aveva donato un po’ di
serenità ad una donna ormai al limite della
sopportazione.
Guardò i monti Paoz e
si rese conto che, piano piano, il sole stava sorgendo all’orizzonte.
Era ora di tornare a casa,
anche perché Gohan e Pan si sarebbero
preoccupati non vedendola.
Arrivò a casa in pochi
minuti ed entrò direttamente nella stanza che divideva con il marito; fu
sorpresa nel trovarlo sveglio, disteso con le braccia incrociate dietro la
testa, che l’aspettava. La canottiera che indossava per dormire era
tirata e i muscoli del petto si notavano alla grande.
“
Buongiorno…” disse lui mentre Videl
sospirava e si sedeva sul letto. “ Dove sei stata?” le chiese curioso.
Non era un rimprovero, non la
stava accusando di nulla, ma la ragazza si sentì lo stesso a disagio.
“ Ero qui in
giro.” Disse semplicemente. “ Avevo bisogno di prendere aria.”
“ E
allora perché sei completamente bagnata e madida di sudore?”
Videl chiuse gli occhi: in
quel momento proprio non se la sentiva di parlare di ciò che aveva
visto, proprio non ce la faceva…
Sentì le braccia di
Gohan cingerle le spalle e trascinarla giu assieme a lui; si ritrovò
distesa, con la testa appoggiata al petto del marito e le proprie mani che si
chiudevano sugli avambracci di lui.
Rimasero in
quel posizione a lungo, ascoltando soltanto il respiro dell’altro,
e sperando che tutto ciò che li circondava non esistesse
più…che tutto il dolore sparisse nel vento…
“ Gohan…”
lo chiamò improvvisamente la ragazza, e nella sua voce chiara e decisa
l’uomo percepì un qualcosa che sapeva di pericolo, di nuove
battaglie…e di segreti mai svelati…!
“ Si?”
“ Ho deciso!”
disse Videl, e quella frase rimase a lungo sospesa nel silenzio della stanza. “
Ho deciso!” ripeté lei, forse per assicurarsi di averlo davvero
detto, per rendere reale quello che sembrava un sogno.
“ Lo sai ch’è una pazzia?” gli chiese Gohan
poggiandole le labbra tra i capelli.
“ Lo so.” annuì lei ben consapevole del pericolo, eppure un
sorriso spuntò sulle sue labbra. “ Ma ne
vale la pena.” Chiuse gli occhi e si lasciò cullare dall’abbraccio
del marito.
“ Ti prometto che Goku
tornerà a casa!”
E anche il terzo capitolo è finito!
Ad essere sincera questa
era iniziata come una semplice storia in cui mi immaginavo
il ritorno do Goku, però poi la mia fantasia ha iniziato a spaziare e le
idee sono cresciute e…bè, il risultato c’è l’avete
davanti ali occhi.
Sono contenta che stia
piacendo, mi da un senso di appagamento incredibile.
E ORA RINGRAZIO TUTTI
QUELLI CHE HANNO COMMENTATO E CHE CONTINUANO A SEGUIRMI!!!
GRAZIE DI CUORE!!!
X VEGETA4EVER: i tuoi
consigli sono stati utilissimi!!!! Sei davvero mitica,
grande, fantastica…bè, credo che tu abbia capito…grazie
ancora per avermi aiutata a postare in modo decente. (nemmeno
io sopportavo più quella scrittura minuscola. Insomma!!!
Rischiamo di diventare tutti delle talpe!!!
Come avrete capito dal titolo, a meno che non l’abbiate letto, ci saranno sviluppi
importanti.
Ancora una
possibilità…l’ultima concessa…
Quale sarà la scelta per il
futuro?
4. L’ultima
possibilità.
La casa era avvolta nel
silenzio.
Nessuna voce, nessun passo, solo il fischio della teiera con
l’annuncio che il suo compito l’aveva svolto.
Videl chiuse il fuoco e
riempì due tazze con la bevanda fumante, le prese e le portò nel salotto dove Gohan stava borbottando
qualcosa leggendo dei libri. Lo vide chiudere quello che aveva davanti e
voltarsi per osservarla.
“ Tutto a posto?”
chiese lei porgendogli una tazza. “ Da quando in qua ti metti a litigare
con i libri?”
“ Da quando non sono il
mio problema principale.” Ammise lui bevendo un
sorso di the per poi sputarlo un secondo dopo. “ SCOTTA!!!”
urlò sventolandosi la lingua ustionata.
Videl scoppiò a
ridere. “ E cosa ti aspettavi? L’ho appena
tolto dal fuoco!” gli ricordò
asciugandosi le lacrime che le erano venute per le troppe risate.
Gohan le fece una linguaccia,
ustionata, e poi mise il broncio come i bambini piccoli.
La ragazza sospirò
prima di alzare gli occhi al cielo e sorridere sorbendo la bevanda bollente e
piccoli sorsi.
“ Tornando ad argomenti
seri…” disse improvvisamente l’uomo prendendo a guardarla in
modo a dir poco penetrante. “ …cos’hai
intenzione di fare?”
“ Credi che abbia
un’idea?” chiese lei con fare indagatore.
“ Tu hai sempre
un’idea.” Rispose Gohan con un sospiro che sapeva di supplica.
“ Quella tua testolina non smette mai di lavorare, e scommetto che ci
stavi pensando gia da un po’.”
Videl appoggiò la
tazza e scosse la testa. “ Non posso negare!” ammise in tono grave.
“ Ho solo sperato di non dover arrivare a tanto. Era l’ultima
spiaggia, quella a cui speravo di non dover far ricorso.”
Si portò una mano tra i capelli sciolti scompigliandoli. “
È pericoloso, Gohan, troppo pericoloso. Non
posso chiedere a qualcuno di correre un rischio come questo. Non
posso…”
“ Perchè dici
così?” le chiese prendendole la mano appoggiata al tavolo e
stringendola.
“ Non so nemmeno io
cosa ci aspetta in realtà.” Gli
spiegò pensierosa. “ Non…non sono mai stata lì.
Io…io non la conosco, non so se ci aiuterebbe.”
“ Ma è tua madre!” disse sconvolto all’idea che le parole della
moglie si rivelassero vere.
“ Lo so…”
annuì lei. Alzò le spalle e sorrise innocentemente. “ Ma io
non so chi sia.”
Ecco, l’aveva detto,
l’aveva ammesso.
Quella domanda che da tanto,
troppo tempo le perforava la mente lacerandogliela: chi era sua madre?
Non sapeva nulla di lei,
né perché se n’era andata né cosa provasse per lei,
lei ch’era sua figlia. I pochi ricordi che aveva della donna che le aveva dato la vita glieli aveva
forniti suo padre quand’era piccola, ma per il resto…
“ L’unica cosa
che provi la sua esistenza è quella foto.”
Disse con voce spezzata la ragazza. “ Nient’altro.”
Gohan sorrise e scosse la testa incredulo. “ Ti sbagli.”
L’ammonì incatenandola ai suoi occhi. “ Tu. Tu sei la prova
vivente che tua madre esiste. Lontana, certo, ma
c’è; la tua stessa vita lo prova.”
Sorrise anche lei a quelle
parole che parvero ridarle un po’ di speranza.
“ Gohan, c’ho pensato molto, e secondo me l’unica
possibilità che abbiamo è davvero quella di chiedere aiuto a mia
madre, ma per fare questo…”
“ Per fare questo?”
incalzò lui.
“ Ho bisogno di una
prova.” Disse Videl mentre i suoi occhi
lampeggiavano d’eccitazione all’idea di una nuova avventura.
“ Ho bisogno di sapere se le mie deduzioni sono esatte.”
“ E
se lo fossero? Potrebbe davvero…? Cioè…”
balbettò il ragazzo senza voce.
“ Si, se davvero le
cose stanno come penso, Goku potrebbe tornare a casa.”
Bastò quella frase a
dare speranza e fiducia al Sayan che sorrise e si alzò di scatto.
“ E allora cosa
aspettiamo?” chiese impaziente. “ Andiamo
subito e controllare.” E uscì di casa a
tutta velocità, senza dare il tempo alla ragazza di dire o fare nulla.
Videl rimase ferma a guardare
la porta che si chiudeva sbattendo, tamburellò con le unghie sul tavolo
un paio di secondi alzando gli occhi al cielo e sospirando: ma quanto era scemo
suo marito???
E, proprio come aveva previsto, dopo nemmeno un minuto
eccolo tornare.
La sua faccia fece capolino
da dietro la porta e lui sorrise imbarazzato grattandosi la testa.
“ Eh
Eh…scusa ma…dove dobbiamo andare?”
Videl si mise una mano tra i
capelli prima di alzarsi e raggiungerlo. “ Al palazzo del Supremo!”
Il palazzo del Supremo era
proprio come lo ricordavano: tranquillo e immacolato!
C’era un silenzio che
sulla Terra non si poteva nemmeno concepire, e la pace che si respirava
sembrava essere in grado di purificare anche l’anima.
“ Ehi, c’è
nessuno?” chiamò Gohan a gran voce. “ Dende. Popo.”
Niente, silenzio totale e
quasi assordante.
“ Secondo te che fine
hanno fatto?” chiese l’uomo alla moglie.
“ Boh, magari sono
dentro e non riesco a sentirti.” Propose lei con
un’alzata di spalle. “ Andiamo a vedere.”
Ma proprio in quel momento, dalla struttura, uscirono
due figure.
“ Ragazzi.”
Esclamò Dende felice di rivedere i suoi amici. “ Come mai da
queste parti?”
“ Ciao Dende. Salve Popo.”
Salutò Videl con un sorriso allegro. “ Siamo qui perché
abbiamo bisogno di aiuto, e solo tu puoi
darcelo.” Ammise un po’ imbarazzata.
“ È successo
qualcosa di grave?” chiese Popo preoccupato.
“ No…”
disse Gohan poco convinto. “ No…è solo che… È
una storia lunga da spiegare.” Ammise con un
sospiro che sapeva di fatica e stanchezza.
“ Non abbiamo tempo per
spiegare.” Tagliò corto Videl con fare impaziente. “ Dende,
puoi mettermi in contatto con Re Kaio?”
“ Re Kaio?”
chiese il namecciano. “ Perché proprio Re
Kaio?”
“ Perché ho
bisogno di chiedergli una cosa e…e se la risposa sarà quella che
penso…” non finì quella frase, come se dirla avrebbe portato
al fallimento di tutto il suo meraviglioso piano…che
poi di un piano nemmeno si trattava
quindi…?!
Dende osservò la
ragazza che gli stava davanti con fare indagatore, chiedendosi cosa le stesse
passando per la mente. Sapeva che Videl aveva un’intelligenza elevata nonché un coraggio da leoni e anche una certa
avventatezza in certe situazioni…e il miscuglio di queste qualità
non lo tranquillizzava affatto.
Ma lei gli aveva chiesto, benché non
direttamente, di fidarsi delle sue parole.
Perché avrebbe dovuto dirle di no?
Perché avrebbe dovuto negarle il suo aiuto e la sua fiducia?
“ Va bene.” acconsentì con un sorriso.
“ Grazie.”
Dende allungò una mano
verso la ragazza che l’afferrò con decisione, come per impedirsi
di tornare indietro.
Quella stretta era il simbolo
della scelta che stava compiendo, una scelta che non
lasciava via d’uscita né possibilità di tornare indietro.
“ Re Kaio.”
Chiamò mentalmente Videl. “ Re Kaio riesce a sentirmi?”
“ Forte e chiaro mia cara ragazza.” Annunciò una voce
allegra e gentile. “ Ma mi sorprende questa
chiamata. È forse successo qualcosa?” chiese
preoccupato.
“ No, ancora no.”
Lo rassicurò lei. “ Ma potrebbe accadere se la sua risposta sarà positiva.”
“ C’è
qualcosa che desideri chiedermi?” domandò perplesso.
Videl annuì decisa.
“ Si, vorrei sapere se c’è stato un altro caso oltre a
quello di Goku per quanto riguarda la partenza col drago Shenron.”
Re Kaio non rispose, e questo
le fece supporre di aver fatto centro; a quanto
pareva, i suoi ricordi non erano sbagliati come temeva.
“ A
quanto pare sei ben informata.” Disse lui con sorpreso.
“ Si, ma non sono
sicura dei miei ricordi.” Ammise con aria grave.
“ Se quello che penso è corretto allora esiste la
possibilità che Goku ritorni tra noi, ma non posso
rischiare inutilmente.”
“ Posso capire.”
Fece Re Kaio comprendendo in modo più esplicito. “ Bè, come
ricordavi c’è stato un altro caso oltre a quello di Goku…e
quel qualcuno è tornato sulla Terra alla fine.”
“ Però, se non
sbaglio, c’è un lasso di tempo da
rispettare per far si che questo accada.”
“ È vero!”
annuì lui gravemente. “ 100 anni! È d’obbligo
rispettare questo lasso di tempo.”
Videl rimase in silenzio a
pensare.
100 anni…100 anni era il tempo che Goku avrebbe dovuto passare lontano, e
su questo non ci pioveva. Non poteva essere evitato…ma aggirato?
“ Re
Kaio…potremmo aggirare questa clausola in qualche modo?” chiese
impaziente di verificare la sua teoria; se si fosse rivelata giusta
allora…
“ Non credo.”
“ Nemmeno con dei
poteri speciali?”
“ A cosa stai
pensando?” chiese guardingo domandandosi dove
stesse andando a parare.
“ Sto pensando che
potremmo far ricorso ai poteri di un popolo.”
“ Quale…?”
ma subito si bloccò. Aveva capito anche lui a cosa mirasse
Videl. “ Stai parlando proprio di quel
popolo? Proprio quello?”
“ Si, è
l’unica soluzione al momento.”
Annuì lei. “ So a cosa andiamo incontro, ma sono pronta a
rischiare se questo porterà Goku di nuovo qui, se lo ridarà alla
sua famiglia.”
Ra Kaio sospirò
scuotendo la testa. “ È per loro che lo stai
facendo, vero? Per Chichi, Gohan, Goten…Pan. A
te non importa nulla delle conseguenze, vuoi solo vederli di
nuovo felici.”
“ È proibito,
forse?” chiese freddamente.
“ No…”
disse con voce flebile l’altro. “ No…”
E calò il silenzio. Nessuno parlava, nessuno
osava dire una sola parola; sapevano tutti che quella storia era sul filo del
rasoio, ma rischiare era l’unica cosa che potessero fare in quel momento.
L’unica ch’era loro consentita.
“ E
va bene, Videl.” Annuì alla fine Re Kaio.
“ Se proprio vuoi farlo, fallo. Non ti fermerò…ma spero che tu sappia a cosa vai
incontro.”
“ Lo so.” annuì con un sospiro. “ Le assicuro che lo
so.” e chiuse il contatto.
Gohan la guardò avido
di sapere, sapere se c’era ancora una
possibilità.
“ Si.” Disse
Videl con un piccolo sospiro.
Il ragazzo si rilassò.
“ Meno male.”
“ Ehm…scusate se
interrompo ma…di cosa state parlando?” chiese Dende perplesso.
“ Puoi venire a casa
nostra sabato?” gli chiese la ragazza senza rispondergli.
“ Si,
perché?”
“ Perché
ti spiegherò tutto.” Gli assicurò con un sorriso carico di
speranza ed energia.
E in quel momento Dende
capì, capì che, qualunque cosa Videl avesse
in mente le aveva ridato l’energia.
I suoi occhi si erano accesi
nuovamente.
Dentro ad essi
il fuoco era tornato a bruciare.
Una nuova avventura aveva
aperto le sue porte, e lei aveva colto al volo l’occasione per
ricominciare.
E in quel sorriso forte e allegro, aveva rivisto una
Videl sedicenne che credeva non esistesse più.
Ed
ecco qui il quarto capitolo.
Vi chiedo di
aspettare ancora un cap, poi inizierà l’azione.
Ora Videl sa che c’è
ancora una possibilità, che quello che credeva era vero, che…che
tutto può tornare come una volta.
Ma
quale sarà il finale di questa nuova avventura che li attende.
GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE CONTINUANO A
SEGUIRMI.
Un grazie speciale a Vegeta4aver,
Nightwish4aver e Vivina che continuano a commentare…!!!!
Grazie di cuore.
SONO IN RITARDO!!!!!!!!!!!!!(non
uccidetemi…please…T-T…)
È che ho avuto gli esami e non sono proprio riuscita a
postare prima. (chiedo umilmente
perdono!!!!!!!!!!!!!!!!!)
Ora però è meglio che la smetta di cianciare e vo lasci alla storia.
Baci…Baci…Rain!!!
5. Questa sono IO!
La Capsule
Corporation non era mai
stato un luogo tranquillo, non c’era mai stato un attimo di pace per quel
posto che, dopo tutto quello che aveva visto, se lo sarebbe di certo meritato.
Ma quello non era ancora il momento della
tranquillità, ci sarebbe voluto ancora uno sforzo, probabilmente
l’ultimo, per ottenere quella pace tanto desiderata.
Ma nel frattempo la confusione regnava sovrana tra
quelle mura impregnate di mille e più ricordi.
“ Uffa…!”
si lamentò Bulma con un sospiro rassegnato. “ Ma quando
impareranno che ‘sto casino non lo si fa nel bel
mezzo di un quartiere in cui abitano anche bambini.”
Sia Videl che Gohan risero a quelle parole che, nel profondo, celavano una
sincera contentezza per quei momenti che, nonostante il passare degli anni, non
sparivano mai.
“
Allora…perché siete qui?” chiese la padrona di casa
guardando i due coniugi che le stavano seduti davanti.
Videl sospirò posando
sul tavolino la tazza di caffé. “ Bulma…avremmo bisogno del
tuo aiuto.” Ammise a mezza voce abbassando gli occhi.
La donna, esperta nel
cogliere le piccolezze nelle persone, captò subito la nota di
disperazione e amarezza nella voce della ragazza che le stava davanti, e nei
suoi occhi vide la paura di qualcosa, forse una richiesta, che aveva paura di
fare.
“ Immagino sia successo
qualcosa di grave.” Disse chiudendo gli occhi e
incrociando le braccia al petto. “ Di cosa si tratta?”
“ Veramente non
è ancora successo nulla.” Obbiettò Gohan grattandosi la testa imbarazzato. “ Però
potrebbe succedere se noi…scegliessimo di agire…”
Anche lui era ansioso, ma nella sua voce c’era anche
speranza e un pizzico di felicità, cose che, invece, non erano presenti
in quella di Videl, così preoccupata e…e arrabbiata.
“ Se
noi scegliessimo di agire?” chiese Bulma con aria interrogativa. “
Noi chi?”
“ Tutti!” disse
Videl come se fosse la cosa più normale del mondo. “ Tutti quelli
che, in questi anni, hanno combattutoper la salvezza del nostro
pianeta…e non solo…!”
Bulma sapeva a chi si
riferiva: a loro, a tutti loro che, da quando l’avventura era iniziata,
avevano fatto quanto era in loro potere per far in modo che sulla Terra e in
tutto l’Universo regnasse finalmente la pace!
Quello che però non
capiva, era a cosa si stessero riferendo le due
persone che aveva davanti.
“ Ragazzi…io non
riesco a seguirvi.” Ammise con un sospirò
fissandoli negli occhi.
Videl respirò a fondo prima di parlare, ma la tranquillità che
tentava di ostentare era tradita dalle sue mani che si tormentavano tra di loro
come in una battaglia all’ultimo sangue.
“ Quello che stiamo
cercando di dire…o meglio…di fare è…” la voce le si spezzò in gola, e le ci volle tutta la sua
forza per continuare. “ Secondo noi…secondo me…è
possibile riportare Goku a casa!”
Chiuse con forza gli occhi
mentre suo marito le prendeva una mano e voltava lo
sguardo.
Bulma rimase basita, in
silenzio, per quelle che parvero ore.
La bocca
semiaperta, gli occhi spalancati, il respiro mozzo e la schiena rigida.
“ P-Puoi
ripetere…?” chiese incerta cercando la
voce per pronunciare quella frase.
“ Ho detto
che è possibile che Goku ritorni a casa.” Ripeté Videl
prendendo un po’ di coraggio e alzando leggermente la voce; Gohan le
strinse forte la mano e lei rispose a quel contatto così rassicurante.
“ Non stai scherzando,
vero?” chiese Bulma con lo sguardo basso e la voce flebile.
“ No!” disse la
ragazza decisa. “ Io credo che sia davvero possibile, ma per fare
ciò c’è bisogno di ricorrere a
qualche…sotterfugio…ecco…”
“ Sotterfugio?”
chiese l’altra mentre un piccolo sorrise le
incrinava le labbra.
“ Bè…non
ho trovato un termine più adatto dato che dovremmo svincolare un paio di
regole se, e dico se, decidiamo di provarci.”
Bulma guardò entrambi
i ragazzi prima di scoppiare a ridere: che storie!?
“ Vorrei proprio sapere
cosa vi passa per la mente!” ammise divertita da tutto quello che stava
succedendo.
“ Ad essere sincero
vorrei saperlo anch’io,” s’intromise
Gohan. “ ma Videl non me lo vuole dire.”
“ Ehi!” lo
richiamò lei con uno scappellotto scherzoso.
Bulma li guardò
divertita da quel comportamento da eterni ragazzi che avevano sempre avuto; le
sembrava ancora di vederli, come quand’erano sedicenni, a litigare su
questo o quello, con quella genuinità caratteristica dei ragazzi
adolescenti. E poi li aveva visti crescere, e
trasformarsi da ragazzini ingenui a genitori maturi e coscienti.
E aveva creduto che il Gohan e la Videl di tanti anni prima
fossero scomparsi per sempre.
Ora, invece, li vedeva ridere
e scherzare come a quei tempi, con un sorriso pieno di speranza sulle labbra e
gli occhi di nuovo invasi dal fuoco
dell’avventura.
Era proprio incredibile:
nonostante tutto quello che avevano vissuto, la voglia di nuove battaglie era
ancora forte dentro di loro e, sorprendendosene, anche lei si ritrovò a
fremere all’idea di quello che, n’era certa, si prospettava un nuovo viaggio tutti insieme!
Sospirò prima di
sorridere. “ E va bene.” disse allegra. “ Mi avete convinta.”
“ Davvero?”
chiesero in coro.
“ Si.”
Annuì lei. “ Non ho ancora idea di cosa abbiate
in mente, ma se servirà a riportare Goku tra noi allora sono pronta a
tutto.”
“ Grazie.” Le
disse Gohan strizzandole l’occhio. “ Ma
prima di dare inizio al tutto, c’è ancora una cosa che dovete
sapere. Potete venire sabato da noi?”
Bulma non aveva davvero idea
di cosa avessero in mente, e la cosa un po’ la
preoccupava, ma quando Videl, prima di andarsene, si voltò verso di lei
con gli occhi che luccicavano e un sorriso sulle labbra tutti i dubbi
passarono.
“ Grazie!”
E quel grazieera gia qualcosa. L’unica a cui avrebbe creduto.
@ + @ + @ + @
Quel sabato casa Son era un vero e proprio casino!
C’era tutti, da Junior
a Vegeta, da Chichi a Tensing; Pan e Bra rideva su
qualcosa, Crili chiacchierava tranquillamente con Goten, il Genio leggeva
giornalacci…al solito!
L’unica
cosa…stavano un po’ stretti tutti lì dentro!
“ Ehm…scusate se
v’interrompo ma…potremmo spostarci
fuori?” chiese Gohan richiamando l’attenzione dei presenti su di
se. “ Ho l’impressione che tra un po’ non ci staremo più qua dentro.”
Tutti annuirono e accettarono
la proposta uscendo sui prati che circondavano la casa..
- Gia meglio.- pensò
il padrone di casa una volta che tutti furono fuori.
“ Tesoro.” Il richiamo
di sua madre lo colse di sorpresa.
“ Cosa
c’è, mamma?”
“ Gohan, tesoro,
perché ci avete fatto venire tutti qui?” chiese la donna ansiosa.
“ È forse successo qualcosa?” aggiunse guardando apprensiva i figlio.
“ No, va tutto bene,
mamma.” La rassicurò lui, ma Chichi riuscì a cogliere nella
sua voce una nota di paura; per fortuna, a salvarlo, ci pensò Bulma che,
arrivando come un tornado, prese la donna e la portò lontano con la
scusa di chissà quale discorso.
Gohan, una
volta salvo, sospirò e si guardò intorno alla ricerca
della moglie che, inaspettatamente, era sparita quella mattina presto e non si
era più fatta viva.
“ Papà,
dov’è la mamma?” gli chiese Pan
come ad interpretare i suoi pensieri.
“ Vorrei saperlo
anch’io.” Disse guardando l’ora e iniziando a preoccuparsi.
Ma dove accidenti era finita????
@+ @ + @ + @
Videl guardò i suoi
amici ridere e parlare spensierati, senza sapere che di li
a qualche minuto gli sarebbe stata fatta una proposta interessante…ehm….assurda!!!
Nella sua mente i volti e le
voci si delineavano chiaramente, molto che più
che nella realtà; riusciva quasi a vederci meglio adesso che era lontana
che quando li aveva a pochi centimetri di distanza.
Improvvisamente qualcuno
piombò nei suoi pensieri disturbandoli.
“ Videl!” esclamò
la voce di suo marito. “ Allora eri qui?!”
La ragazza aprì gli
occhi e si voltò per incrociare lo sguardo preoccupato di Gohan.
Lo vide atterrare piano
sull’erba e fissarla intensamente.
“ Cosa
c’è?” gli chiese quando il suo viso
da preoccupato si fece perplesso.
“ I tuoi
occhi…” sussurrò lui allungando le dita verso le palpebre di lei. “ Hanno qualcosa di
diverso…”
Lei non rispose,
si limitò a sorridere e a chiudere nuovamente gli occhi prima di
sospirare.
“ È meglio se
torniamo.” Disse alla fine. “ Gli altri stanno iniziando ad
agitarsi.”
Gohan la guardò
sorpreso e lei fece spallucce.
“ Sono
incredibili.” Sussurrò sorridendo.
“ Cosa?”
“ I miei poteri.”
Spiegò alzando lo sguardo su di lui. “ Sono davvero incredibili.
Non avrei mai pensato di poter fare cose simili. Davvero!”
Gohan sospirò. “
Non so che poteri tu abbia, ma spero che tra questi ci sia quello di placare le
persone. I nostri ospiti sono abbastanza curiosi…arrabbiati…e se
non ci muoviamo…”
“ Messaggio
recepito!” e si alzò in volo senza dargli il tempo di fare o dire
nulla.
@ + @ + @ + @
Quando arrivarono, il prato davanti casa loro era gremito di
persone sorridenti e felici di essere nuovamente insieme. Sembrava che,
nonostante tutto quello ch’era successo, gli
animi dei loro amici fossero quelli di sempre: allegri e spensierati proprio
come quando li avevano conosciuti!
“
Ehm…scusate…” li richiamò Videl cercando di farsi
sentire, e quando ottenne l’attenzione generale sorrise a tutti. “
Grazie per essere venuti, davvero.”
I presenti si guardarono
l’un l’altro con fare sospettoso: da
quando Videl parlava a quel modo!?
“ Videl,
cara…è forse successo qualcosa?” le chiese Chichi facendo un
passo avanti.
“ No…”
disse la ragazza scuotendo la testa. “ No…o meglio: non ancora. Diciamo che potrebbe succedere qualcosa…ma questo
dipende dalla vostra risposta.”
“ Risposta?”
domandò Trunks alzando un sopracciglio. “ Videl…ma di cosa
stai parlando…?”
“ Il fatto è
che...” s’intromise Gohan. “ noi,
anzi, Videl…ha avuto un’idea.”
“ E in cosa
consisterebbe?” chiese Vegeta burbero.
“ Nel riportare a casa
Goku!” esclamò la ragazza preparandosi alla reazione generale che,
come si può ben immaginare, fu abbastanza comica oltre
tutto.
Le bocche spalancate, gli
occhi sbarrati, le mascelle per terra…e Chichi svenuta sul prato con accanto il padre che cercava di rianimarla.
“ Mamma…ma cosa
stai dicendo…?” le chiese Pan con voce
tremante.
“ La
verità.” E nella sua voce la
determinazione era tornata forte e chiara. “ Io e Gohan siamo andati al Palazzo del Supremo pochi giorni fa, come
Dende può testimoniare, e dopo essermi fatta mettere in contatto con Re
Kaio ho avuto la conferma che quello che ritenevo era possibile.
“ Sapevo…mi
ricordavo che in passato c’era stato un altro caso come quello do Goku, e questo qualcuno era tornato a
casa…ma dopo cent’anni.”
“ Tra
cent’anni?” fece Vegeta freddamente. “ Ti voglio solo
ricordare che tra cent’anni nessuno di noi sarà qui.”
“ Ma io non ho mica detto che dobbiamo aspettare cent’anni.” Disse amabilmente mentre gli occhi s’accendevano e
prendevano a brillare. “ C’è un modo per imbrogliare questa
regola, un sotterfugio, ed è proprio questo a questo che vorrei
ricorrere.”
“ E
sarebbe?” chiese il Genio.
“ Un popolo.”
Rispose lei semplicemente. “ Un popolo considerato l’alba di tutti
gli altri.” E Vegeta spalancò gli occhi
capendo di cosa stesse parlando. “ Il mio popolo!”
E quelle parole furono l’ultima goccia.
“ Mamma…”
la voce di Pan flebile ed insicura, le dette il colpo
di grazia.
“ Io non sono una Terrestre!”
Ok…ok…ok…
Non era proprio un granché come capitolo, però
è il meglio che sono riuscita a fare in questo
periodo incasinato; inoltre avevo detto che da questa capitolo sarebbe iniziata
l’azione, ma ho dovuto rimandarla ai prossimi capitoli a causa della
lunghezza che un capitolo rischiava di avere (15 pagine di Word per dirla
tutta…)
E per di più come capitolo non era altro che un riassunto
di tutto quello che era stato detto nei precedenti (almeno dal mio punto di
vista) e vi chiedo scusa anche per questo.
Spero proprio di riuscire ad essere più veloce
d’ora in poi, ma non prometto nulla.
Al prossimo capitolo e…un grazie di cuore a tutti che
hanno commentato e che continuano a seguirmi nonostante la mia incoerenza!!!
Capitolo 7 *** 6. Il Popolo dell'Alba dei Poteri. ***
Sono riuscita a postare prima del previsto (sono proprio orgogliosa di
me stessa
Sono riuscita a
postare prima del previsto (sono proprio orgogliosa di me stessa!!!).
Come avevo detto
l’azione sarà rimandata, ma spero dal
prossimo capitolo di poter dare il via all’avventura dei nostri amici.
Mi fa piacere che siate riusciti ad aspettare tanto e che, dopo questo,
abbiate commentato lo stesso; spero di saper soddisfare la vostra
curiosità, anche se alcune volte ho dei cali.
“Il blocco
dello scrittore” per così dire.
Al prossimo
capitolo.
Baci…Baci…Rain!!!
6. Il Popolo dell’Alba dei Poteri.
“ Io non sono una Terrestre!”
Le parole di Videl rimasero a
lungo sospese nel silenzio che s’era creato subito dopo.
Sul volto dei presenti,
esclusi quelli della ragazza, di suo padre e di Gohan, si alternavano
espressioni incredule, sorprese e impaurite.
Vegeta aveva
l’espressione terrorizzata, il corpo scosso da brividi quasi
impercettibili, la bocca spalancata e gli occhi sgranati; Pan
era immobile, la faccia contorta in una smorfia tra l’orripilato e
l’impaurito; Mr Satan aveva abbassato gli occhi, sconfitto, e aveva
stretto le mani in pugni così stretti che le nocche erano diventate
bianche. Si era morso il labbro inferiore per impedirsi di urlare…per non
venire meno alla promessa fatta alla figlia pochi giorni prima.
Tre giorni prima.
Il sole splendeva alto nel
cielo di Stan City, e tutta la città era tranquilla.
Ehm…quasi tutta…!
“ NO! NON PUOI
FARLO!” l’urlo che scosse le fondamenta di tutta la città
era quello del campione del mondo: Mr Satan in persona! “ COME ACCIDENTI
TI È VENUTA UN’IDEA SIMILE?!”
La sua rabbia era rivolta
verso la figlia che, senza scomporsi, era seduta davanti a lui che sorseggiava
una tazza di thè fumante; non sembrava turbata o spaventata dalla
reazione del padre, d’altra parte…se l’era aspettato!
“ Papà.”
Lo richiamò posando la tazza sul tavolino davanti a lei. “ Abbassa
la voce, per favore. Non voglio che ti multino per disturbo della quiete
pubblica.”
Gli occhi del padre
s’iniettarono di sangue e parve che la sua furia fosse arrivata al limite.
“ SPIEGAMI COSA DIAVOLO
AVEVI IN MENTE IN QUEL MOMENTO!” ordinò senza mezzi termini
sbattendo le mani sul tavolino, facendo rovesciare le tazze con il loro
liquido.
“ Mi pare di avertelo
gia spiegato non appena abbiamo iniziato questa conversazione.” Disse con calma.
“ E
COME TI È VENUTA UNA COSA SIMILE?” sbraitò ancora. “
PERCHÈ VUOI FARE UNA COSA IMPOSSIBILE?”
Quella domanda, Mr Satan non
avrebbe mai dovuto farla, non alla figlia per lo meno, ma questo la capì
solo quando la ragazza lo incatenò con il suo
sguardo.
Le labbra si assottigliarono
e gli occhi divennero due fessure, occhi freddi come
il ghiaccio che solo una persona, prima di lei, aveva avuto.
“ Perché?”
sussurrò freddamente. “ Perché? Lo
faccio anche, e soprattutto, per tua nipote. Si, papà, lo faccio per Pan, perché non n’è posso più di
vederla spenta, apatica, senza più quella luce birichina negli occhi. Ecco perché lo faccio: perché voglio che mia figlia
torni a sorridere davvero!”
Mr. Satan era un uomo alto,
ben fatto, capace di far paura a chiunque, ma in quel momento sembrava un
granello di sabbia davanti alla figlia che, alzatasi in piedi, pareva
più grande di lui benché fosse magra e
dall’aspetto fragile.
- Sei proprio come
lei…- si ritrovò a pensare in campione guardandola tremando; si
lasciò cadere sul divano senza più
forza, la sua furia di prima era scomparsa davanti a quella della figlia che,
anche se più contenuta, faceva molta paura di lui.
“ Papà.”
Lo chiamò abbassando lo sguardo. “ Ti prego…non dire nulla
agli altri, e non fare scenate sabato. Ti chiedo solo
questo…nient’altro…”
E lui non potè che annuire sconfitto!
Tempo presente…
Mr. Satan guardò la
figlia con apprensione, sulla sua fronte colavano lente ma
inesorabili piccole goccioline di sudore freddo, segno che aveva paura.
- Non so cosa tu abbia in
mente, ma la rivedrai.- pensò il campione sospirando senza farsi vedere.
- È l’unico modo che esiste per salvarlo…-
Il silenzio regnava ancora
sovrano, me sembrava che nessuno dei presenti avesse
intenzione di romperlo.
“ Mamma…”
la voce tremante di Pan parve riscuoterli dai loro
pensieri.
“ Si?”
“ Stavi
scherzando…prima…” tentò di dire la ragazzina con la
gola secca. “ Non…non stavi dicendo sul
serio…vero…?”
Videl sospirò e scosse
la testa affranta. “ Purtroppo si.”
Pan crollò a terra, in ginocchio, con la testa tra
le mani e gli occhi spalancati che osservavano un imprecisato punto davanti a
lei.
“ Ma…allora
anche tuo padre non è un Terrestre…” disse Goten a mezza
voce.
“ No…lui è
un Terrestre.” Tutti la guardarono senza capire. “ Io…sono
una Terrestre soltanto per metà. Da parte di mia madre…non lo
sono.
“ Mia madre è la Regina di un pianeta molto
lontano dalla Terra, Regina di un popolo che, oramai, viene
considerato leggenda. E credo che Vegeta potrà
confermarlo.” E si rivolse al Sayan che, ancora
immobile, la guardava studiandola come mai aveva fatto.
“ Allora è
vero…” sussurrò lui scuotendo la testa. “ È
tutto vero. Sia l’esistenza di quel popolo…sia che la Reginaaveva
avuto una figlia…”
“ Che
intendi dire, papà?” gli chiese Trunks scuotendolo per le spalle.
“ Anni fa, quando
ancora Freezer era vivo, conquistava e distruggeva
pianeti, oppure faceva prigioniere intere popolazioni che si diceva avessero
poteri particolari o speciali. Uno in particolare…gli interessava. Quello
che viene chiamato il Popolo dell’Alba dei
Poteri perché, nei secoli, il loro nome originale è andato
dimenticato…anche se alcuni dicono che non va pronunciato altrimenti
l’intero Universo esploderebbe.
“ Ricordo che Freezer
lo cercava assiduamente, convinto che esisteva anche se,
la maggior parte di noi, credeva fosse solo una leggenda messa in giro da
chissà chi. Lo ha cercato per anni, ma pare non
l’abbia mai trovato anche se, un giorno, arrivò un tipo dicendo
che la Regina
aveva dato alla luce una figlia; nemmeno di lei, come della madre e di tutto il
popolo vennero trovate tracce, e piano piano persino Freezer si arrese
all’idea che fosse solo una leggenda. E invece
ora…”
Dopo che Vegeta ebbe finito
di parlare, il silenzio regnò nuovamente sovrano.
“ Chi l’avrebbe
mai detto che quel popolo esistesse veramente, e che
anche la tua nascita non fosse un’invenzione…?!” fece il
principe ricolto a Videl che, in tutta risposta, alzò le spalle.
“
Papà…perché viene chiamato in
quello strano modo…?” chiese ancora Trunks.
“ Il Popolo dell’Alba
dei Poteri?” domandò retoricamente al figlio. “
Bè…” e il suo sguardo indugiò su Videl che, quasi
impercettibilmente, annuì con la testa. “ Viene
chiamato così perché si dice che da loro provengano tutte le
capacità particolari degli altri popoli.”
“ Ma…ma
che significa…?” chiese Tensing sconcertato.
“
Significa…” anticipò Videl. “ che anche alcune
capacità dei Sayan derivano dal mio popolo.”Ma nemmeno così sembrava chiaro. “
Esempio…avete presente Yardrad, vero? Il popolo dal quale Goku ha imparato
il Teletrasporto…bè, quella capacità deriva da quello che viene chiamato il Popolo dell’Alba dei Poteri.”
“
Incredibile…” sussurrò alla fine Crili a testa bassa
pensando a tutto ciò ch’era stato detto;
anche gli altri erano increduli davanti a quella storia che sembrava quasi una
leggenda, una fiaba per bambini.
“ Detto
questo…” iniziò nuovamente Videl. “ il mio piano
consisteva proprio sul fare affidamento sui poteri di questo popolo per
riportare Goku a casa, ma per farlo bisognerà
raggiungere il pianeta su cui vive e chiedere aiuto a mia madre. Ho gia chiesto a Bulma se mi aiuta a costruire una navicella
che permetta di viaggiare così lontano, e, detto questo, io vi avviso
che non obbligo nessuno a venire, né ve lo sto chiedendo. Volevo solo
che sapeste quello che ho in mente. Nient’altro.”
E dopo queste parole, nessuno parlò più.
Il silenzio era carico di
domande, ma nessuno osava chiedere; troppi erano i segreti che erano gia stati
svelati, e in quel momento bastavano, in futuro si sarebbe visto.
Ma almeno il piano aveva avuto inizio.
Chissà come sarebbe
andata a finire quella storia!?
Spero di non
avervi deluso con questo capitolo, ma mi sono resa conto che, ultimamente, di
meglio proprio non sono in grado di fare; se alcune cose non vi sono chiare
potete chiedere pure, ma non preoccupatevi perché, nel corso della
storia, tutti i misteri saranno spiegati. Lo prometto!!!
Ora però la
pianto e vi lascio in pace (grazie a Dio ndVoi).
Capitolo 8 *** 7. Tutti insieme verso una nuova avventura. ***
Sono tornata prima di quanto avevo previsto…
Sono
tornata prima di quanto avevo previsto….!!!!!!!!!!!!!
Grazie
di cuore dei commenti…e ora vi lascio alla storia!!!!!!!
Baci…Baci…Rain!!!
7. Tutti insieme
verso una nuova avventura.
Ormai era buio sui monti
Paoz, e tutti erano tornati a casa lasciando la famiglia Son da sola.
Il silenzio che albergava
nella casa era spettrale e faceva quasi paura.
Videl era in cucina che
preparava una tisana rilassante per tutti; Gohan era in salotto che faceva
finta di guardare la televisione; Pan si era chiusa in
camera sua da molto tempo ormai, e si era rifiutata di uscire saltando persino
la cena.
Si sentiva tradita, tradita dalla persona nella quale aveva piena fiducia,
quella che sapeva non l’avrebbe mai abbandonata, quella che più di
tutti gli era mancata durante il viaggio intrapreso nello spazio pochi mesi
prima; si chiedeva perché, per quale ragione sua madre le avesse sempre
taciuto quella verità che ora minacciava di ucciderla, di far crollare
la sua determinazione che mai aveva ceduto.
- Ma io cosa sono?!-
Una domanda, un’unica domanda era riuscita a far vacillare la fiducia per sua
madre e ora rischiava di spezzare un legame troppo speciale, quel legame
particolare che solo madre e figlia possono avere.
Eppure Pan
non sapeva che quella stessa domanda, anni or sono, aveva rischiato di uccidere
anche sua madre, quando ancora si è bambini infantili e la prospettiva
delle cose è completamente diversa.
- L’ho proprio delusa.-
pensò Videl mentre affettava il pane e vi
spalmava sopra la crema al cioccolato che tanto piaceva alla figlia, spremette
le arance per poi versarle in un bicchiere e riempì tre tazze con la
tisana bollente. Mise due tazze, la spremuta e il pane su un piccolo vassoio
mentre la terza la poggiò sul tavolino del salotto.
“ Porto questo a Pan.” Lo informò iniziando a salire le scale,
ma lui non parve averla sentita.
TOC TOC
Qualcuno bussò alla
sua porta, e lei sapeva benissimo chi era quel qualcuno.
“ Pan…posso
entrare…?” chiese Videl con le dita ancora appoggiate sulla porta.
Dopo un attimo di silenzio la
voce della figlia le diede il permesso. “
Entra…”
Quando entrò, vide quello che non avrebbe mai voluto
vedere: sua figlia era raggomitolata nel letto con le coperte tirate fin sopra
la testa.
Una fitta al cuore la fece
vacillare per un momento, ma quello non era il momento
di mostrarsi debole, non davanti alla figlia.
“ Ti ho portato
qualcosa da mangiare.” Le disse dolcemente appoggiando il vassoio sul
comodino di fianco al letto. “ Te lo lascio qui.” Aggiunse poi, ma
quando non ottenne risposta decise ch’era meglio
andarsene.
Era gia sulla porta quando la voce di Pan la fece tornare sui suoi passi.
“ Perché?”
chiese piano la ragazzina, così piano che riuscì a sentirla quasi
per caso. “ PERCHÉ?” urlò poi scalciando le coperte,
facendole finire per terra.
Il viso contratto in una
smorfia di rabbia e dolore, le lacrime che sgorgavano dagli occhioni innocenti
di bambina, le mani strette in pugni per trattenersi dal picchiare la madre.
“ Non lo so
perché, Pan.” Disse calma Videl
voltandosi verso la figlia per guardarla negli occhi. “ Non l’ho
chiesto io tutto questo.”
“ MA
PERCHÈ NON ME LO HAI MAI
DETTO?” urlò ancora, sempre più
arrabbiata. “ COSA T’IMPEDIVA DI
FARLO?”
“ Il semplice fatto che
dirtelo non avrebbe cambiato nulla.”
“ E COME FAI A DIRLO???”
“ Perché
ci sono passata anch’io…proprio quando aveva la tua età. E
non puoi immaginare quanto mi sono odiata per essere diversa
e quanto ho odiato i miei genitori perché lo ero.” Le
raccontò incrociando le braccia al petto e appoggiandosi al muro con la schiena.
Pan rimase
interdetta: anche sua madre aveva
reagito come lei?!
“ Anche tu…da
piccola…?!” sussurrò piano senza
più voce.
“ Oh, si…e non
sai neanche quanto.” Ammise con una punta di acidità
nella voce.
Rimasero in silenzio per
quelle che parvero ora intere, ferme nelle loro posizioni una squadrando
l’altra, e quest’ultima con gli occhi bassi a darsi della scema per
aver pensato che la madre non sarebbe mai stata in grado di capire i suoi
sentimenti.
“ Scusa…”
sussurrò senza guardarla.
Videl scosse la testa.
“ No, sono io che ho sbagliato.” Ammise gravemente. “ Avrei
dovuto dirtelo, avrei dovuto rivelarti anche
questo…solo che…pensavo non fosse necessario, ecco. Non avrebbe
cambiato nulla, alla fine.”
E di nuovo
silenzio, stavolta un po’ più leggero, ma lo stesso carico di
domande.
“ Mamma…”
il richiamo di una figlia che vuole sapere la verità; questa era quello
che la voce di Pan le suggeriva. “ Mi
racconteresti tutta la storia?”
chiese mentre gli occhi s’illuminavano di
curiosità infantile.
La donna ci pensò su
un momento e poi sorrise dolcemente. “ Facciamo un patto.” Propose
allegra. “ Tu mangi e io racconto, che ne dici?”
“ Dico buon
appetito.”
Videl rise sedendosi sul
letto della figlia mentre questa prendeva il vassoio,
lo appoggiava sul letto e prendeva a mangiare voracemente: forse non era stata
una buona idea saltare la cena!!!
“ È iniziato tutto quando nonno Satan era ancora giovane e poco
conosciuto.” Iniziò a raccontare. “ A quel tempo si allenava
in una piccola palestra anche un po’ sgangherata ad essere sincera, e u
proprio lì che incontrò mia madre; pare che lei fosse in viaggio
per l’Universo, che fosse scappata di casa
perché voleva vedere cosa c’era oltre il suo pianeta.
S’incontrarono i quella palestra quasi per caso,
ma fu un colpo di fulmine. In breve s’innamorarono e si sposarono; solo
dopo aver fatto questo mamma gli raccontò chi
era veramente, del suo pianeta e del suo ruolo. Ma a papà questo non
importava: lui l’amava comunque, che fosse
terrestre o meno.” A quelle parole un dolcissimo sorriso le
incorniciò le labbra. “ Ti viene in mente un’altra storia
simile?” chiese alla figlia.
Pan smise di bere in succo d’arancia e ci
pensò su un momento. “ Ma certo.”
Esclamò poi. “ È come la storia di nonno Goku e nonna
Chichi!”
Videl sorrise prima di
riprendere a raccontare. “ Quando mamma capì che papà
l’avrebbe amata sempre e comunque si
sentì meglio e molte delle sue preoccupazioni svanirono. Pochi mesi dopo
nacqui io…e fu proprio da quel momento che mia madre cambiò
radicalmente.”
“ Perché?”
chiese la ragazzina curiosa.
“ Vedi…crescendo
si matura sempre di più, e quando si diventa genitori si comprendono
meglio molte più cose, ci si trova con più responsabilità,
e di colpo, anche quello che ritenevamo sbagliato a causa della nostra testardaggine,
ci sembra giusto.” Tentò di spiegare la
donna. “ Ma questa, Pan, è una cosa che
capirai meglio quando anche tu sarai mamma.”
La ragazzina gonfiò le
guance indispettita.
Odiava
quando qualcuno le dice va
così! Era come dire quella classica frase: capirai quando sarai più grande!
Quella frase che i genitori
ripetono per anni e anni ritenendoti sempre troppo
piccola.
“ Non fare quella
faccia, su.” La incoraggiò la madre ridendo.
Pan sbuffò. “ Va be, andiamo avanti ch’è meglio.”
“ Hai ragione.”
Annuì Videl. “ Quando nacqui io le cose andarono bene per i primi
due anni, e questo fu un tempo appena sufficiente per provare ad essere felici che gia tutto finì. Arrivò
una lettera dal pianeta natale di lei, in cui la s’informava che sua
madre, mia nonna, era prossima alla morte, e che quindi lei avrebbe dovuto prenderne il posto. Mia madre fu a lungo indecisa sul
tornare o meno, ma quando papà le propose di partire tutti assieme lei
si oppose fermamente.”
“ Perché?”
chiese nuovamente Pan.
Videl scosse la testa.
“ Non lo so. Papà non me l’ha mai detto
il motivo, e credo che nemmeno lui lo sappia in realtà; penso che mia
madre avesse buone ragioni per non volere che noi partissimo con lei, ma quali
fossero non l’ha mai detto.”
“ Quindi partì?!” fece la ragazzina pronta ad ascoltare il continuo
di quella storia.
“ Si,
partì.” Annuì la madre. “ Poco dopo il mio secondo
compleanno venne a prenderla una navicella spaziale e la riportò sul suo
pianeta. Da quel momento non l’abbiamo mai più rivista.”
Pan rimase in silenzio dopo che la madre finì, e
si chiese cosa potesse spingere una madre ad abbandonare la proprio figlia e il
marito che tanto amava.
“ Niente
interrogatorio?” chiese Videl con un sorriso.
“ Ho solo due
domande.”
“ Prego.”
“ Come fai a sapere
tante cose su quel popolo se non hai mai potuto parlare con tua madre?”
Videl sorrise ingenuamente.
“ Tutto quello che so di quel popolo e delle loro usanze è
perché mia madre raccontò molte cose a papà, e lui le ha
poi raccontate a me quando sono cresciuta.”
Pan annuì distrattamente. “ Seconda
domanda…” e indugiò un momento. “ Lei…non ti
manca…?”
“ Si, mi manca.”
Ammise con un sorriso. “ Però non voglio incolparla per ciò
che ha fatto, non trovo giusto.”
“ Ma vi ha lasciati!” protestò la ragazzina arrabbiata.
“ Se
lo ha fatto c’era una buona ragione, no?” chiese retoricamente.
“ E poi, in cuor mio, so che l’ha fatto
per proteggermi. Non so da chi o da cosa, ma questa è la sensazione che
ho.”
Pan scosse la testa confusa: proprio no riusciva a capire
come la madre potesse pensare una cosa simile?!
“ Ascolta.” Le
disse mettendole una mano sulla spalla e sorridendo maternamente. “
Anch’io, quando avevo la tua età
l’ho odiata.” Ammise ricordandosi di ciò che aveva provato quando suo padre le aveva raccontato chi fosse sua
madre e perché non era con loro. “ Ma
poi, crescendo, il mio odio si è attenuato, e quando sono diventata
madre ho smesso di farlo. Ho capito che una madre è pronta a tutto per i
suoi figli. Anche a buttarsi nel fuoco se si rende necessario…ma
hai dovuto nascere tu per farmelo capire.”
E, per la prima volta nella
serata, anche Pan sorrise dolcemente.
Non riusciva ancora a
comprendere le parole e i sentimenti della madre, però voleva fidarsi
delle sue parole, e del fatto che avrebbe capito…un giorno. Sarebbe cresciuta
e avrebbe capito a cosa si riferiva Videl, ma per il momento non aveva voglia d’indagare.
E poi aveva pure sonno.
Sbadigliò senza
rendersene conto e la testa le ciondolò sul braccio della madre.
“ Mi sa ch’è ora di andare a dormire, eh?”
“ Mmmm…” fu
tutta la risposta che le arrivò dalla figlia.
Sorrise prima di stenderla e
rimboccarle le coperte, le posò un bacio sulla fronte e poi uscì
dalla stanza portando dietro le tazze e il vassoio. Quando scese in salotto suo marito era ancora davanti alla televisione a fare
zapping.
“ Guarda che rischi di
rompere il telecomando.” Gli fece notare con una
risata cristallina.
“ Videl.” Disse
lui facendo un balzo dalla paura.
Lei rise e gli si
sistemò accanto, poggiando la testa sul suo petto
mentre lui le circondava lei spalle.
“ E…Pan…?” chiese dopo un attimo.
“ Sta bene.” lo rassicurò chiudendo gli occhi. “ Ho dovuto
raccontarle tutta la storia, ma alla fine è crollata.”
“ È una brava
bambina.”
“ Si…proprio una
brava bambina…”
E la notte si chiuse su di loro.
@+ @ + @ + @
Videl si stiracchiò
sbadigliando senza ritegno: era dalle quattro ch’era
in piedi…ed era andata a dormire alle due, quindi…
Mannaggia a sua figlia che li
aveva letteralmente buttati
giù dal letto per allenarsi!!!
Oh bè…almeno
aveva ritrovato il suo buon umore; tra la possibilità di riportare
indietro il suo caro nonnino e i chiarimenti con la madre la sera prima, Pan sembrava un fiore appena sbocciato.
Avevano parlato tanto anche
quella mattina mentre si allenavano, e Videl era sicura che, da quel momento,
non ci sarebbero mai più stati problemi tra di
loro.
Poche ore prima.
“ Senti, mamma.”
L’aveva chiamò Pan mentre lei si
asciugava il sudore dalla fronte.
“ Cosa
c’è?”
“ Ma…anch’io
posso aver ereditato alcuni poteri particolari come i tuoi?”
domandò curiosa ed eccitata come un bambino davanti alla sua prima
caramella.
Videl sorrise allegramente.
“ Può darsi.” Ammise pensierosa. “ Ma abbiamo tutto il
tempo per scoprirlo.” Aggiunse vedendo
l’espressione della figlia.
“ Ma…”
aveva tentato di protestare.
La donna aveva scosso la
testa. “ Niente ma.”
Disse fermamente. “ E poi…sbaglio o avevi
da fare stamattina?”
Il sorriso scomparve dal viso
di Pan che prese ad urlare terrorizzata che era in
ritardo.
E così il loro
allenamento si era concluso.
Tempo presente.
Il telefono squillò
improvvisamente ridestandola dai suoi pensieri. Alzò la cornetta.
“ Pronto?”
“ Ah, Videl.”
Disse una voce dall’altro capo del telefono. “ Finalmente ti
trovo.”
“ Bulma.”
Esclamò la ragazza sorpresa. “ Scusa, ma ero fuori ad allenarmi
insieme a Pan. Dimmi tutto.”
“ Volevo dirti di
venire a casa mia.”
“ Adesso?”
“ No, domani.”
Disse ironicamente l’altra. “ Certo che adesso; vuoi che ti aiuto a
costruire quella benedetta navicella o no?”
Improvvisamente tutto fu
chiaro alla mora. “ Oddio.” Esclamò battendosi una mano
sulla fronte. “ Me n’ero totalmente dimenticata. Scusa.”
“ Andiamo bene.” borbottò Bulma. “ Bè…fa niente. Vieni
qui così iniziamo a lavorarci?”
“ Va bene.” annuì Videl. “ Mi cambiò e sono da te. Ciao.”
“ Ciao.” E chiusero insieme la telefonata.
@+ @ + @ + @
Quando Videl arrivò a
casa Brief, centro della Capsule Corporation, la calma
regnava sovrana.
Cosa alquanto strana!!!
Entrò dalla finestra
come ormai era solita fare, e trovò la casa deserta; decise quindi di
scendere nel laboratorio di Bulma e, come aveva immaginato, la trovò li a lavorare su qualche strano aggeggio.
“
Ehm…ciao.” La salutò la mora con un timido sorriso.
L’altra si tolse gli
occhiali e spense la fiamma ossidrica prima di voltarsi e sorridere. “
Videl:” esclamò allegramente. “
Finalmente! Pensavo che ti fosse persa.”
“ Scusa se ho fatto
tardi, ma ho dovuto lasciare un biglietto con scritto dove andavo a Gohan e Pan perché non si preoccupassero.”
Spiegò velocemente. “ Qui piuttosto…ch’è
successo?”
“ Ti riferisci a tutta
questa calma sovrannaturale?” chiese divertita.
“ Gia…non
sembra nemmeno casa tua.”
“ Che vuoi farci?!” fece l’altra con un’alzata di spalle.
“ Vegeta e Trunks sono chissà dove ad allenarsi, e Bra è
uscita perché doveva andare non so dove. Quindi,
per una volta, questa casa saprà cos’è la
tranquillità. Anche se non so quanto
potrà durare.”
“ Aspetta che tornino e
tornerà il casino.”
“ Puoi starne certa!” e scoppiarono entrambe a ridere.
“ Piuttosto…è da ieri che ci penso, sai.”
“ A cosa?” chiese
Videl stupita.
“ Hai tuoi
poteri.” Rispose Bulma guardandola. “ Perché
c’è li hai, no? Dei poteri…”
Videl sorrise e le fece
l’occhiolino. “ Certo che c’è li ho.”
“ E
quali sarebbero?” chiese l’altra curiosa come una bambina.
“ Vieni qui.” Le disse facendole segno di avvicinarsi.
Le mise una mano sulla fronte
e chiuse gli occhi per concentrarsi; pochi secondi dopo staccò la mano e
sorrise soddisfatta. “ Guardati allo specchio.” Disse a Bulma con
un sorriso.
La donna fece come
l’era stato detto e per poco non svenne.
“
Videl…io…il mio viso…” borbottò incredula.
“ SONO RINGIOVANITA!!!!”
“ Lo so.” disse l’altra sorridendo. “ Non solo il tuo
viso, ma anche il tuo corpo. Ti ho riportato a quando ti ho conosciuta, quindi una ventina d’anni
fa…circa.”
Bulma la guardò
sbalordita e sbatte più volte le palpebre.
“ Questi…sarebbero…i tuoi poteri…”
“ Solo uno.” La corresse Videl. “ Ne ho altri, ma questo è
senz’altro il mio preferito.”
“ Ma…com’è
possibile…?”
“ Ho
ringiovanito le tue cellule, riportandoti allo stato di
trentenne.” Spiegò brevemente. “ Potrei anche bloccare la
tua vita qui, volendolo. In altre parole il tempo per te smetterebbe di
scorrere e tu resteresti per sempre una ragazza di trent’anni.”
“
È…incredibile…” sussurrò basita.
“ Forse.” E fece spallucce. “ Ma ora è meglio che ti
riporti allo stato normale.”
“ E
perché?” piagnucolò la turchina.
“ Vedi…è
meglio se non utilizzo i miei poteri.” Le disse
Videl. “ Soprattutto questi.”
“ Uffa.” Si
lamentò Bulma. “ Ma io non voglio.”
Alla fine, dopo non poche
lamentele e pianti, Videl riuscì a convincere Bulma a tornare normale.
Decisero quindi di mettersi
al lavoro perché, se non si muovevano, Goku non lo riportavano indietro
tanto facilmente…anzi. Sarebbero passati i cent’anni se continuavano a quel ritmo.
Meglio mettersi al
lavoro…
…e
alla svelta!
@ + @ + @ + @
Un mese dopo.
C’era voluto un mese
intero perché i lavori fossero ultimati; non era stato per niente
facile, neanche con il lavoro incrociato di Bulma, Videl e Gohan, creare quella
navicella. La rotta da percorrere era lunga e non avevano idea di cosa
avrebbero trovato lungo la strada, senza contare la navicella doveva andare
veloce se non volevano tornare sulla terra vecchi e decrepiti.
Alla fine c’è
l’avevano fatta, e il giorno della partenza era
arrivato.
“ Uffa!” si
lamentò Bulma. “ Voglio venire anch’io.”
“ Ma…mamma…”
cercò di calmarla Trunks. “ Questi viaggio
può essere pericolo, e poi…Bra con chi rimarrebbe…?”
Non era sicuro di essere
riuscito nell’intento di dissuaderla dall’andare con loro, ma Bulma
parve calmarsi almeno un po’ e abbondò l’espressione da
bambina capricciosa.
“ Oh…e va
bene.” Disse alla fine arrendendosi. “ Ma voi due promettetemi di
fare i bravi.” Disse rivolta a figlio e al
marito.
“ Bene.” esclamò alla fine Videl. “ Se
ci siamo tutti direi di andare.”
Ma due voci la fecero sussultare.
“ Ma
dai.” Disse la prima. “ L’ahi sentita?”
“ Gia.”
Annuì la seconda. “ Vuole tenersi tutto il divertimento per se.”
I presenti, alias Videl,
Bulma, Trunks, Vegeta, Bra, Gohan e Pan si voltarono
incuriositi e rimasero sorpresi da chi si trovarono davanti.
“ Ma…ragazzi…”
borbottò Videl piacevolmente sorpresa.
Eh, si…perché
c’erano proprio tutti i vecchi amici.
“ Cosa
ci fate tutti qui?” chiese Trunks sorpreso.
“ Come cosa ci facciamo tutti qui?” disse
Crili arrabbiato. “ Siamo qui perché non abbiamo nessuna intenzione di lasciarvi il divertimento tutto per
voi. Anche noi vogliamo fare la nostra parte…soprattutto per Goku.”
Videl sorrise grata per la
loro presenza perché senza, n’era sicura, si sarebbe sentita sola,
un po’ persa se non ci fosse stato tutto il vecchio gruppo insieme per
quel viaggio.
“ Ho come
l’impressione che foste gia d’accordo da
prima, ma per stavolta vi perdono.” Disse la ragazza con un sorriso
facendo l’occhiolino ai presenti.
E così, ridendo e
scherzando come al solito, Videl, Gohan, Pan, Trunks,
Vegeta e Crili salirono sulla navicella progettata da Bulma per quel nuovo
viaggio.
E mentre si alzavano alla
volta dell’Universo, Videl non potè non sorridere pensando che quello era solo l’inizio di una nuova,
grande avventura tutti insieme.
Ecco
un altro capitolo fresco fresco subito subito!!!!
Devo
essere sincera: non credevo di riuscire a riprendere il ritmo di un capitolo al giorno….ma a quanto pare
sono più brava del previsto.
X
vivina: non so se essere contento oppure no di averti
messo ansia, ma sono felice che la ff ti piaccia. Un bacione e grazie dei tuoi
commenti.
X
Vegeta4ever: eccoti l’aggiornamento. A proposito…ne hai proprio
tante di domande, eh? Non preoccuparti, cercherò di rispondere a tutte
nel meno tempo possibile. Un bacione e grazie di continuare a seguirmi.
X
Nightwish4ever: a quanto pare hai proprio deciso di
perseguitarmi, eh? (scherzo…scherzo…nn te
la prendere…) ma anche se mi perseguiti mi fa piacere!!!!! (sono proprio strana!!!T-T)e comunque non mi sono mica offesa (so
benissimo che ogni tanto dovrei muovermi a scrivere invece di guardare lo
schermo a vuoto….eh eh eh…).
Un bacione anche a te e grazie per continuare a seguirmi (o perseguitare a seconda dei punti di vista…)
E
ora che ho finito vi saluto e vi do appuntamento al
prossimo capitolo.