Il Popolo dell'Alba dei Poteri

di Rain e Ren
(/viewuser.php?uid=52924)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** 1. Forse c'è ancora una speranza. ***
Capitolo 3: *** 2. Fotografie e ricordi. ***
Capitolo 4: *** 3. Le lacrime di Chichi. ***
Capitolo 5: *** 4. L'ultima possibilità. ***
Capitolo 6: *** 5. Questa sono IO! ***
Capitolo 7: *** 6. Il Popolo dell'Alba dei Poteri. ***
Capitolo 8: *** 7. Tutti insieme verso una nuova avventura. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Dopo la fine dell’era GT sembra che la pace sia definitivamente tornata sulla Terra, ma niente è come sembra…soprattutto per i nostri eroi preferiti.
Nuovi segreti nella famiglia Son scuotono gli animi di tutti e ridanno la speranza.
Quale sarà il segreto che può riportare a casa Goku?



Prologo.



Si narra di un popolo fantastico, dagli enormi poteri e dalle conoscenze infinite.
Si narra di un popolo come noi, dall’aspetto umano e dai sentimenti terrestri.
Si narra di un popolo nostro antenato…antenato di tutto l’Universo…
Si narra di un popolo dai poteri inimmaginabili…padre di quelle capacità he noi consideriamo sovraumane.
Eppure, proprio in mezzo a noi, ci sono persone che possiedono quei poteri…e sono umane!
Per la scienza sono solo persone che hanno alcune capacità fisiche più affinate di altre, o sono ciarlatani che s’inventano ogni storia possibile pur di far soldi e ingannare gli altri. E alcuni sono così, credetemi.
Ma ci sono anche persone, tra di noi, che possiedono davvero capacità fuori dal comune…
…e questo perché sono discendenti di quel popolo fantastico.





Allora…vi ho incuriositi almeno un pochino?
Spero proprio di si!
Questa storia mi è venuta in mente dopo aver rivisto, per l’ennesima volta, l’ultima puntata di Dragon Ball. Vi giuro che mi ha messo una tristezza e una malinconia incredibile, e allora…
Vi prego di commentare per farmi sapere che ne pensate.
Grazie. Baci, Rain!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 1. Forse c'è ancora una speranza. ***


Ecco il primo capitolo.
I primi sentori che qualcosa può succedere ci sono, nascosti tra pensieri e ricordi.
E mentre la vita continua alla solita maniera, i rimpianti del passato finalmente vengono a galla, e con essi la speranza del ritorno di una persona importante!



1. Forse c’è ancora una speranza.



Erano ormai passati sei mesi da quando Goku se n’era andato con il drago Shenron per non fare più ritorno.
Aveva promesso che, prima o poi, sarebbe tornato, ma quel prima o poi poteva corrispondere al giorno dopo come a cent’anni.
E intanto tutti erano tornati alla vita di sempre, senza più minacce e nemici da affrontare, vivevano la vita di qualunque essere umano facendo finta che fosse successo niente, anche se nel cuore c’era una ferita profonda e mai rimargina ch’era tornata a riaprirsi per l’ennesima volta.
Chichi continuava a vivere la sua vita tranquilla di madre (e moglie), Goten era il solito rubacuori, la famiglia Brief andava avanti con il solito ritmo fuori dagli schemi a cui tutti erano abituati, Mr Satan era al solito il Campione del Mondo acclamato da migliaia di fan, Gohan lavorava all’Università e svolgeva chissà quale ricerca, Pan…
Pan era un vero problema; per quanto cercasse di non darlo a vedere soffriva moltissimo per la partenza del nonno che tanto aveva amato, e nonostante continuasse gli allenamenti, sapevano tutti che lo faceva perché così era come sentire Goku accanto a lei, come se lui fosse ancora li ad allenarsi assieme a lei.
E poi c’era Videl! La forte Videl, la madre affettuosa e la moglie amata.
Videl. Videl che continuava a tormentarsi con pensieri che credeva d’aver scacciato tanti anni prima, pensieri che aveva voluto cancellare dalla sua mente, ma che in quel momento tornavano in superficie troppo rapidamente; aveva preso ad allenarsi con la figlia ogni giorno, ritrovando la forma che aveva perduto a causa dei troppi anni passati a non combattere, e aveva insegnato a Pan un paio di trucchetti niente male.
Era tornata la Videl di cui Gohan si era innamorato, una donna, una ragazza, che aveva dimenticato lei fosse.
Ormai, in lei, vedeva solo la madre e moglie di famiglia, ma non riusciva più a vedere la Guerriera ch’era stata e che aveva imparto ad amare con tutto se stesso.
Ma forse, grazie ad un passato ormai non più tale, qualcosa sarebbe cambiato.

@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@

Era ormai notte fonda, una notte per niente tranquilla e serena come invece avrebbe voluto che fosse.
I lampi che illuminavano a tratti, i tuoni che con il loro rombo coprivano gli altri suoni, il vento che ululava forte fra le fronde degli alberi, e la pioggia che fitta scendeva inondando tutto ciò che le capitava a tiro.
Gohan si svegliò di soprassalto a causa del frastuono continuo di quella notte.
Si guardò intorno, ma non riuscì a trovare il corpo della moglie al suo fianco, solo le fredde coperte.
Dove poteva essere andata Videl, a quell’ora? si chiese stupito dal fatto che il letto, dalla sua parte, non fosse nemmeno sfatto. Era lindo e perfetto, segno che la donna non si era nemmeno coricata quella sera. Si alzò e prese dall’armadio un paio di pantaloni della tuta e una maglietta senza maniche blu scuro, infilò le scarpe da ginnastica e, prima di uscire, andò a controllare la stanza della figlia. Pan dormiva profondamente, e non c’era pericolo che si svegliasse per i tuoni.
Chiuse la porta ed uscì di casa.
Prese a sorvolare i dintorni alla ricerca della moglie, e solo un’aura che esplodeva all’improvviso lo aiutarono a capire dove fosse; scese verso una piccola radura che, un tempo, lui e suo padre avevano usato per allenarsi e li, come aveva immaginato, c’era Videl.
Indossava un paio di pantaloni bianchi dentro a degli stivaletti gialli e aveva una blu maglia extralarge a maniche corte; i capelli erano raccolti in una coda fatta male ed era completamente zuppa.
Colpiva ripetutamente un albero che le stava davanti, tanto che, ad un certo punto, lo frantumò con un pugno troppo forte.
Si fermò ansante e si voltò verso il marito che, sapeva bene, era li da un po’ che la stava osservando.
“ Ti trovo in ottima forma.” Commentò Gohan andandole incontro.
“ Mai come una volta.” Fece lei con una smorfia disgustata. “ Accidenti! Fino a pochi anni fa avrei potuto prendere a pungi tutta la foresta senza essere mai stanca. Sono proprio debole!” commentò lasciandosi cadere a terra, sporcandosi di fango i pantaloni.
“ Il fatto è che siamo tutti fuori allenamento.” La consolò lui sedendosi davanti a lei. “ Nemmeno io sono più quello di una volta.”
Videl prese a guardare insistentemente l’albero che aveva sbriciolato: aveva un tantino perso il controllo!
“ È sbagliato.” Sussurrò con voce flebile. “ Non è così che dovrebbe essere. Non dovremmo mai abbandonare ciò che siamo… soprattutto noi.”
“ Di cosa stai parlando?” le chiese sconvolto da quelle parole di cui, in quel momento, non riusciva a cogliere il significato.
“ Sto parlando della nostra vita…e di come questa è cambiata. In peggio.” Aggiunse scuotendo la testa.
“ In peggio?” chiese Gohan sbalordito. “ A me pare che sia cambiata in meglio. Siamo sposati, con una bellissima bambina, una famiglia meravigliosa e degli amici fantastici…cosa possiamo chiedere di più?”
“ Che tutto finisca una volta per tutte!” disse Videl alzandosi in piedi e mettendo le mani a conca cosicché l’acqua vi si fermasse dentro. “ Questa mondo è come l’acqua nelle mie mani.” E si voltò per mostrargli la pioggia. “ Prima o poi scivolerà via, per non tornare più.”
Lui si alzò in piedi e, sorridendo, fece da cupola con le proprie mani su quelle della moglie.
“ Ma se protetta e trattenuta, l’acqua non scivola via.” Le fece notare guardandola dolcemente.
“ E come pensi che possa essere protetta se nemmeno noi, che abbiamo affrontato tante battaglie, siamo in grado di fare qualcosa?” e aprì le mani facendo cadere tutta la pioggia. “ È questo che accadrà, presto o tardi, e se non siamo pronti a fare qualcosa, nessuno potrà impedirlo.”
“ Videl…” le alzò il viso fino ad incrociare i suoi occhi azzurri e sorrise mestamente. “ Cosa stai cercando di dirmi?”
Lei sospirò e scosse la testa. “ Abbiamo promesso che c’è l’avremmo fatta da soli, che avremmo forgiato il futuro con le nostre mani, senza far ricorso a poteri superiori ai nostri. Lo abbiamo promesso…ma…questa promessa non siamo in grado di mantenerla.”
“ Perché?”
“ Siamo deboli, Gohan.” Gli fece notare lei con uno sbuffo. “ Noi siamo deboli, e non possiamo contare su nessun altro.”
In quel momento, dopo quelle parole, il Sayan capì cosa la moglie stava cercando di dirgli, cosa volesse fargli capire con quel discorso così triste e malinconico. Capì e ne ebbe paura perché, come lei aveva detto, loro non erano in grado di fare niente; il tempo dei Super Sayan era finito tanto tempo prima…era tutto finito con Majin Bu. Era da quel momento che le cose erano cambiate, da quando, senza rendersene conto, avevano smesso di essere chi erano, e avevano iniziato a cambiare.
“ Gohan.” Lo chiamò per svegliarlo dai suoi pensieri. “ Io non voglio dire che mi pento di ciò che ho fatto, perché tu e Pan siate la cosa più bella che mi potesse capitare ma…mi pento di non aver continuato a fare quello che facevo una volta: dovevo allenarmi, e anche tu.” Gli spiegò stringendo le sue mani nelle proprie che, in quel momento, al ragazzo, sembravano tanto piccole e fragili, ma gli infondevano una forza inimmaginabile. “ Il lavoro, la famiglia, la pace…sono tutte cose importanti, e non le cambierei per nessuna ragione al mondo. Diciamo solo che…” ma fu bloccata dal marito.
“ Se potessi tornare indietro faresti la scelta giusta al momento giusto, esatto?” chiese lui, e Videl annuì. “ Lo so, ti capisco. Anch’io ho sbagliato tutto in questi anni.” Lei alzò lo sguardo sorpreso su di lui. “ Mi sono reso conto anch’io che, se avessimo continuato ad allenarci come mio padre e Vegeta a quest’ora le cose sarebbero diverse, e forse Pan avrebbe ancora un nonno. Io…” la donna gli poggiò due dita sulle labbra così da farlo tacere.
“ Non incolparti per questo.” Gli disse piano con un sorriso. “ Non è stata colpa di nessuno se è successo quel ch’è successo però…forse…”
“ Cosa???”
Videl lo guardò con occhi vuoti e supplichevoli, e Gohan capì che c’era qualcosa che le passava per la mente e che, se era lì ad allenarsi a quell’ora, non era solo per sfogarsi, ma anche per schiarirsi le idee su qualcosa di preciso e, probabilmente, anche di pericoloso.
Lesse nei suoi occhi una fiamma che credeva si fosse spenta anni prima, e questo lo fece tremare impercettibilmente.
“ Forse so come far tornare Goku tra noi!”



X VEGETA4EVER: lo so anch’io che è troppo piccola ‘sta scrittura, ma purtroppo non riesco a postare in modo diverso. Non so perché ma non funziona. E non riesco nemmeno a postare a colori o con le scritture che vorrei. Mi dispiace tantissimo.
E ora…al prossimo capirlo.
Baci, Rain!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 2. Fotografie e ricordi. ***


Ecco il secondo capitolo in arrivo!
Vi avverto da subito che per i primi 3 o 4 cap la storia procederà un po’ a rilento, per questo cercherà di postare il prima possibile.
E ora buona lettura.
GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO COMMENTATO!!!!!!!!!!



2. Fotografie e Ricordi.



Il sole splendeva alto nel cielo, cancellando ogni traccia del temporale avvenuto la notte.
Le ultima gocce di pioggia cadevano dalle foglie degli alberi per toccare terra e renderla ancora un po’ umida; le pozze per le strade si erano gia asciugate da tempo, e un leggero venticello rendeva l’afa estiva più sopportabile.
Quella mattina, come sempre Gohan era uscito presto, mentre Videl e Pan erano gia dall’alba che si allenavano al solito posto; una routine abitudinaria, una routine a cui Videl non avrebbe mai più rinunciato.
“ Certo che sei forte, mamma.” Si complimentò Pan quando, per l’ennesima volta, la donna la buttò a terra con un pungo ben piazzato. “ E dire che io mi sono fatta un anno in giro per lo spazio. Uffa…credevo di essere migliorata!” si lamentò mettendosi seduta mentre Videl toccava il suolo e sorrideva affettuosamente.
“ E sei migliorata, credimi.” La rassicurò dolcemente sedendosi accanto a lei.
“ Ma ancora non riesco a batterti.”
“ È questione di allenamento e anni di pratica.” Le spiegò la madre asciugandosi la fronte. “ E comunque, non credere che io sia così forte. Un tempo ero anche peggio.”
“ Davvero???” le chiese Pan meravigliata.
Videl annuì ripensando a quando aveva sedici anni. “ Oh, si. Pensa che ho anche partecipato ad un torneo di arti marziali.”
Prese a ridere alla faccia della figlia che, di quella storia, non sapeva nulla; le avevano sempre tenuto nascosto il loro passato…almeno in parte. Certo, Pan sapeva che sua madre era stata una combattente in gamba, nonché la compagna di Great Sayaman (suo padre), ma i veri particolari di quella vita così strana e piena di avventure glieli avevano tenuti nascosti.
“ Se vuoi, in soffitta ci dovrebbero essere i vecchi album fotografici di quei tempi:” si ricordò improvvisamente. “ È da un po’ che non li guardo. Avresti voglia di vederli?” chiese alla figlia che, in risposta, si alzò in cielo.
“ L’ultimo che arriva è uno scansafatiche!” trillò allegra Pan prima di avviarsi verso casa mentre Videl la raggiungeva in un secondo.


La soffitta era, come al solito, un disastro completo!
Nuvoloni di polvere di alzavano ad ogni passo delle due che, entro pochi istanti, avrebbero rischiato di soffocare.
“ Coff…Coff…” tossì per l’ennesima volta Pan. “ Mamma…ma da quanto tempo non ci si mette piede qua sopra?” chiese mettendosi una mano su naso e bocca.
“ Più o meno una decina d’anni!” ammise Videl guardandosi intorno e aprendo l’abbaino che forse le avrebbe permesso di respirare un po’ meglio. “ Ah, una boccata d’aria è quello che ci voleva!” commentò soddisfatta.
“ E…mamma?” la chiamò Pan. “ Come facciamo a trovare gli album in mezzo a ‘sto casino?”
“ Non preoccuparti. È tutto in quel baule.” E ne indicò uno grosso, di legno scuro e dall’aria pesante.
Quando lo aprì la figlia rimase sorpresa nel vedere quante cianfrusaglie ci fossero dentro: abiti, spille, caschi dall’aria strana, mantelli, libri, capsule ecc…
“ Ma quanta roba c’è qua dentro?” chiese sconvolta voltandosi verso la madre.
“ Un po’ di tutto.” Ammise Videl con un sorriso. “ Queste, per esempio…” e prese le spille del liceo Orange Star che lei e Gohan avevano frequentato. “ sono le spille del vecchio liceo mio e di tuo padre. Invece questi…” e le mostrò dei pantaloncini neri, una maglia maniche corte rosa e una canotta bianca. “ sono gli abiti di quando ho partecipato al torneo che ha anticipato la battaglia di Majin Bu.”
“ Sono un po’ laceri.” Notò Pan prendendoli in mano.
“ Gia. Pensa che ne ho prese talmente tante che si sono ridotti così.”
“ Sei stata sconfitta?” la donna annuì. “ Come mai?”
“ Ad essere sinceri è una storia un po’ lunga.” E prese a raccontarle la storia di quel periodo.
Partì da quando Gohan era arrivato a scuola alla fine della battaglia contro Majin Bu.
“ Che bello.” Esclamò Pan dopo aver ascoltato per filo e per segno il racconto della madre. “ Mi piacerebbe vedere una foto di quel torneo.” Ammise un po’ triste.
“ Dovrebbe essercene un paio qui.” Disse pensierosa Videl prendendo a frugare nel baule fino a tirare fuori quello che sembrava un album fotografico; aveva la copertina nera lucida con stampati in grande, in dei meravigliosi caratteri argento, la parola Memories.
“ Questo c’è l’ha regalato Chichi per non so quale occasione.”
Aprì la prima pagina e trovò, come aveva immaginato, un enorme foto che li rappresentava il giorno del torneo; c’erano proprio tutti, da Vegeta che aveva un’aria imbronciata ai piccoli Trunks e Goten che si sbracciavano per farsi notare.
“ Ah…com’eravate giovani.” Fece la ragazzina con gli occhi che brillavano dall’emozione nel vedere il vecchio gruppo riunito tutto insieme. “ Ci siete proprio tutti!”
Videl, nel frattempo, aveva preso ad osservare la foto con gli occhi colmi di malinconia per quel passato che avrebbe voluto fosse il suo presente; mille risate e battaglie, giorni felici dove l’unica preoccupazione era l’ora in cui svegliarsi per iniziare gli allenamenti e poi vincere il torneo mondiale di arti marziali. E poi tutto era esploso improvvisamente, e l’impossibile, quello che per anni aveva considerato leggenda, era diventato la realtà quotidiana di una vita che, lo sapeva gia allora, le sarebbe poi appartenuta.
Ma in quegli occhi, in quelli della Videl sedicenne, riusciva ancora a rispecchiarsi!
E anche Pan notò questo particolare.
“ Chi è questa donna?” chiese improvvisamente notando una foto dall’aria vecchia, in cui erano rappresentate tre persone.
- Uno è sicuramente nonno Satan, ma…- pensò la ragazzina cercando di non notare l’assomiglianza di quella donna sconosciuta con una persona che ben conosceva.
Videl stava per risponderle quando sentirono la voce di Gohan provenire dal pianoterra. “ Ehi, sono tornato. C’è nessuno in casa?” chiese ad alta voce quando non vide nessuna della due.
“ Ah…siamo in soffitta.” Rispose la donna alzandosi in piedi e scendendo i primi gradini. “ Pan, tu non vieni?” chiese poi alla figlia che era rimasta immobile.
“ Arrivo.” E senza che Videl se ne accorgesse nascose sotto la maglia larga la foto che tanto l’aveva incuriosita.


Quella notte si prospettava serena e tranquilla, senza traccia di nuvole all’orizzonte sembrava che la pioggia e il temporale non dovessero rovinare anche quella nottata.
Nella sua stanza, dopo aver dato la buonanotte alla madre, Pan era rimasta sveglia con la luce accesa a guardare la foto della mattina.
- Chi sei?- chiese come se quella donna tanto bella potesse risponderle.
Era alta, dal fisico slanciato, ma sembrava fragile, come fatta di vetro.
La pelle candida pareva risplendere di luce propria conferendole un’aria mistica ed arcana.
I capelli erano neri come l’ebano, e scendevano rilucenti e lunghi fino al fondoschiena.
Indossava abiti semplici, adatti ad una madre di famiglia. Sembravano essere fatti apposta per quel corpo tanto bello da risultare quasi impossibile; portava una gonna lunga che arrivava fino a terra, lilla e con delle piccole balze sul fondo, e una maglietta maniche corte azzurra con un piccolo scollo a V sul davanti.
Ma oltre a l’immane bellezza, c’era altri due fattori che, agli occhi di Pan, la rendevano tanto curiosa.
Uno era il portamento. Anche se ferma, era elegante e aggraziata; bella e regale come una regina d’altri tempi, ma il sorriso dolce che le si dipingeva sulle labbra era quello di una madre qualsiasi.
Il secondo fattore era forse quello più importante: gli occhi!
Quegli occhi azzurro cielo con una strana sfumatura viola…
Quegli occhi così dolci e sereni…Pan sapeva bene, per chissà quale mistero, che da dolci potevano diventare freddi, gelidi e terrorizzanti. Quegli occhi che sembravano gemme incastonate…
…le ricordavano qualcuno…
“ Pan.” La voce fintamente arrabbiata del padre la riscosse dai suoi pensieri. “ Che ci fai ancora alzata?”
“ Io…” la ragazzina tentò di trovare una scusa qualsiasi, ma la foto che aveva in mano non le lasciava via d’uscita. “ Io…stavo guardando questa.” E la mostrò al padre.
Gohan rimase sorpreso quando la vide, e i suoi occhi saettarono per il più breve degli istanti sulla figlia.
“ Dove l’hai trovata?” le chiese sedendosi sul letto accanto a lei.
“ Oggi, in soffitta, mamma mi ha mostrato l’album di foto che vi ritrae tutti insieme al torneo quando avevate sedici anni. Era li, ma mamma non ha avuto il tempo di dirmi chi è questa donna.” Raccontò la ragazzina chiedendosi perché tanti misteri e tanta cautela intorno a quella foto.
“ Questa donna…” ma non continuò la frase. “ Sarà la mamma a dirti chi è. Domani!” aggiunse con un tono che non lasciava repliche e che, come capì Pan, voleva dire che era ora di andare a dormire.


“ Sta dormendo?” chiese Videl al marito quando questo uscì in giardino dove la donna, stesa sul prato, stava guardando le stelle che brillavano timidamente nel cielo.
Si sedette accanto a lei e annuì. “ Si, finalmente si.” Disse prima di mostrarle la foto che tanto aveva incuriosito la figlia. “ Pan la stava guardando. Mi ha chiesto se so chi è questa donna.” La informò mentre lei la prendeva e la guardava.
“ Sapevo che non l’aveva rimessa dove avrebbe dovuto stare, che se la sarebbe tenuta.” Ammise con un sospiro tirandosi a sedere.
“ Perché gliel’hai mostrata?” chiese Gohan sorpreso. “ Lo sai quant’è curiosa.”
Videl non rispose, si limitò ad osservare quella foto dove poteva vedere chi più amava al di fuori di suo marito; poteva vedere chi le aveva dato la vita.
“ Credo che abbia gia capito.” Disse il ragazzo cercando i suoi occhi, ma lei scosse la testa e sorrise.
“ Le somiglio davvero così tanto?” chiese invece curiosa.
Gli occhi di Gohan saettarono quasi impercettibilmente dalla moglie alla donna nella foto.
Così simili…
“ Siete due gocce d’acqua.” Disse infine, e il suo sguardo si perse in quello di Videl. “ Soprattutto gli occhi.”
“ Gia…” sussurrò la donna con voce flebile. “ Sai, anche papà me lo diceva di continuo quand’ero piccola e gli chiedevo della mamma. Non lo mai conosciuta…” aggiunse mentre una lacrima le rigava il viso.
Gohan avrebbe voluto consolarla, ma lei si affrettò ad asciugare quell’unica lacrima e sorrise alzandosi.
“ Basta discorsi tristi.” Disse con energia. “ È ora di andare a letto.” E s’incamminò verso la porta di casa.
“ Videl.” La voce di Gohan la richiamò. “ Cosa pensi di fare? Credi davvero che ci sia una possibilità?” le chiese alzandosi anche lui e guardando quelle fragili spalle alzarsi e abbassarsi con fare pensieroso.
“ Non ne ho la minima idea.” Ammise scuotendo la testa. “ La mia era solo un’idea…” ed entrò in casa senza aggiungere altro.
Gohan sospirò al comportamento della moglie. La conosceva bene, questo era poco ma sicuro, e sapeva anche che c’era qualcosa di più di un’idea dietro alle parole della notte precedente; Videl non diceva le cose così per dirle, e forse quella semplice idea poteva davvero diventare realtà.
Era pericoloso, e questo lo sapevano entrambi.
Lo sapeva bene lei…!
Ma solo Videl poteva decidere sul da farsi, lei e nessun altro.
Solo lei aveva la capacità di riportare a casa Goku!



X VEGETA4EVER: per l’html puoi spiegarmelo qui dato che io non ho msn ( io e Ren usiamo la sua e-mail ma siamo 2 persone diverse). DAVVERO GRAZIE X CONTINUARE A SEGUIRMI!
X NIGHTWISH4EVER: lo so che vorresti sapere il prima possibile, ma mi tocca andare piano perché rischio di dilungarmi troppo su particolari e mi vengono fuori dalle 10 alle 15 pagine di word. Spero che continuerai comunque a seguirmi.
GRAZIE ANCHE A TUTTI GLI ALTRI. ANCHE QUELLI CHE HANNO SOLO LETTO!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 3. Le lacrime di Chichi. ***


Eccomi qui con il terzo capitolo

Eccomi qui con il terzo capitolo!!!

UAO…uno al giorno!! Voglio proprio vedere quanto riesco a mantenere questo ritmo (scommetto solo per i prima 4 cap, poi mi ritroverete a postare tra chissà quanto e mi maledirete in tutte le lingue conosciute!!!)

Bè…mi sa che ho detto abbastanza cavolate per il momento. Vi lascio leggere in santa pace.

Buona lettura…baci baci Rain!

 

 

3. Le lacrime di Chichi.

 

Quando Videl aprì gli occhi il sole non era ancora sorto nel cielo.

Il buio che l’avvolgeva era una chiaro segno che doveva essere notte fonda; la sveglia elettronica segnava le tre e mezza del mattino.

La ragazza richiuse gli occhi e si stiracchiò prima di alzarsi cercando di non far rumore. Suo marito aveva il sonno pesante, ma era meglio andare sul sicuro: mai fidarsi di un Sayan! Gli diede un rapido bacio sulla guancia e poi prese una sua camicia e un paio di pantaloni di una tuta che, per chissà quale ragione, erano buttati su una sedia li vicino. Con la roba sottobraccio scese in salotto sbadigliando.

Lanciò i vestiti sul divano e andò a prepararsi una tazza di caffé; l’aspettava una lunga giornata…ma proprio quel giorno doveva svegliarsi nel cuore della notte senza nemmeno una ragione precisa?!

- Accidenti…- sospirò e versò il latte nella tazza piena di liquido marrone. - Ultimamente non dormo per niente bene…-

Con la tazza in mano tornò in salotto e si sedette sul davanzale della finestra; i suoi occhi si persero nel buio della notte e presero a vagare senza meta, come alla ricerca di qualcosa, una risposta, forse, alla domanda che le penetrava il cervello da quando aveva aperto gli occhi: perché si era svegliata?

Non era una cosa normale, soprattutto per lei. Solitamente dormiva fino alle sei, ora in cui tutta la casa si animava; tra Gohan che doveva andare a lavorare, Pan che andava ad allenarsi…la mattina era il momento più frenetico in quella casa. Per questo non riusciva a capire perché, quella notte, avesse aperto improvvisamente gli occhi…come…come se fosse stata strappata a forza dal sonno per essere scaraventata nella realtà.

Sbadigliò ancora una volta prima di appoggiare la tazza vuota sul davanzale e scendere da questo; guardò i vestiti che aveva portato giu e poi il cielo. Decise al volo: una boccata d’aria poteva solo che farle bene…a quel punto, il sonno non sarebbe più tornato!

Si tolse velocemente i pantaloncini che usava per dormire e infilò i pantaloni della tuta; decise di lasciare la canottiera e infilò sopra la camicia di Gohan. Le stava un po’ grande ma…andava bene anche così. Legò i lunghi capelli neri in una coda alla bell e meglio ed uscì volando fuori di casa.

Il cielo scuro, le cime delle montagne nascoste dal buio e l’aria frizzante della notte parvero rianimarla.

Si alzò di quota finché non fece troppo freddo, allora prese a volare su e giu compiendo, di tanto in tanto, qualche avvitamento o qualche giro della morte, giusto per provare l’ebbrezza di qualcosa che non tutti potevano fare.

Continuò a sorvolare le cime dei monti Paoz finché qualcosa non accadde.

Si sentì improvvisamente debole, brividi per tutto il corpo, la vista le si stava offuscando: rischiava di perdere i sensi proprio nel momento sbagliato.

Eppure…eppure era diverso. Non era come svenire…no…era più come venire risucchiati senza nessuna speranza di potersi opporre, come se qualcosa la stesse trascinando contro la sua volontà.

Scese in picchiata e atterrò sull’erba prima di cadere in ginocchio presa da spasmi al petto.

- Non è possibile…- si disse reprimendo il dolore atroce. - Questo…questo è…-

 

“ Goku…”

 

Una voce rotta dal pianto irruppe prepotentemente nella sue orecchie rischiando di lacerarle i timpani.

Una voce piena di dolore…e rabbia…

Una voce che conosceva fin troppo bene…

 

“ Goku… Torna…ti prego…”

 

Una supplica al vento, a qualcuno che non può sentirti.

La supplica di una donna con il cuore a pezzi, l’anima lacerata in tanti piccoli frammenti impossibili da riattaccare…se non da lui…

La supplica di Chichi!

Videl si accasciò sull’erba umida di rugiada tenendosi la testa tra le mani, gemendo per il dolore assurdo e continuo che la pervadeva da quando aveva sentito la voce della suocera; la camicia, un tempo bianca, era ora diventata quasi trasparente, e il top al di sotto ben visibile. I vestiti si stavano pian piano attaccando al suo corpo snello ma formoso, disegnandone perfettamente la linea sinuosa e ben disegnata. I capelli era sfuggiti alla presa dell’elastico e ora le ricadevano scompostamente sul viso affilato appiccicandosi su di esso come una seconda pelle; avrebbe tanto voluto tagliarseli lì, in quel momento e, se avesse avuto un paio di forbici o un coltello, lo avrebbe di sicuro fatto.

Si lasciò cadere completamente sul prato, con il viso madido di sudore rivolto al cielo, e il respiro affannato.

- Allora è davvero così…!- pensò chiudendo gli occhi e cercando di riprendere fiato. - Proprio così deve finire…-

Si alzò a fatica da terra per poi rendersi conto di essere davanti alla casa di Chichi e Goten; stavano sicuramente dormendo, e questo spiegava molte cose, compreso quello ch’era appena successo.

Aveva sentito la voce di Chichi, forte e chiara, nella sua testa. Non aveva visto nulla, ne immagini ne altro, ma era certa che stesse sognando Goku, e il fatto che aveva pronunciato il suo nome era una prova più che lampante di quanto pensava.

- Chichi è la…forse…-

Guardò la casa per un paio di secondi prima di decidersi ad entrare. Si alzò in volo e i capelli le ricaddero davanti agli occhi coprendole la visuale. Li scacciò via spazientita.

Era una fortuna che i sentimenti di Chichi non fossero forti come temeva, altrimenti avrebbe rischiato di dover stare a letto per almeno un giorno: sentire i sentimenti degli altri era estremamente faticoso! Ma il suo metabolismo era veloce a lenire ferite fisiche e non, quindi era certa di stare bene.

Entrò dalla finestra che dava sulla camera di Chichi e che quest’ultima aveva lasciato aperta.

La donna era sdraiata sul letto a due piazze, coperta dal leggero lenzuolo, che si rigirava in continuazione piangendo e chiamandolo.

 

“ Goku…”

 

La stessa sensazione di prima, solo leggermente più forte, l’investì come una secchiata d’acqua gelida.

No, non era affatto piacevole!

Guardò la donna e vide, per la prima volta, il dolore dipinto sul suo viso ormai invecchiato.

 

Una ferita sempre aperta che di notte , quando la mente è sgombra e i pensieri non sono più sigillati nel profondo dell’anima, riprende a sanguinare!

 

“ Chichi…” sussurrò Videl avvicinandosi, cercando di respingere i sentimenti della donna che continuavano a raggiungerla come onde d’urto. “ Ti prego…si forte…”

Una volta raggiunto il letto vi si sedette sopra e allungò una mano tremante verso la donna che, senza sapere cosa succedesse intorno a lei, continuava a piangere e sognare; le poggiò la mano sopra la fronte con decisione e chiuse gli occhi preparandosi al dolore che l’avrebbe investita di li a poco.

E così fu!

Un’ondata potente, violenta e distruttiva la travolse, rischiando di farla cadere; aprì di scatto gli occhi e capì di non essere più nel mondo reale, ma nella mente di Chichi, nella sua anima e nel suo cuore.

Il buio la circondava e, intorno a lei, mille e più porte si aprivano e si chiudevano in continuazione: quelli erano i varchi che portavano ai ricordi di Chichi. Quelli belli, quelli brutti, quelli assurdi, quelli divertenti…e quelli dolorosi.

In mezzo, sopra un piccolo altare dorato, una pietra galleggiava pigramente. Una pietra straordinaria, dall’incredibile bellezza e luminosità; aveva la forma di un cristallo, lucente e puro.

Ma era incrinato!

Sulla superficie lisci e trasparente, una crepa so apriva verticalmente tagliando a metà quel splendido gioiello; una crepa che un tempo era stata piccola, ma che con lo scorrere degli eventi si era ingrossata sempre più, e ora rischiava di spezzare per sempre l’anima e il cuore di una donna tanto forse quanto fragile.

Videl allungò le dita affusolate per accarezzarlo lievemente.

Una carezza delicata, perché si avesse fatto anche solo una leggera pressione aveva paura che il cristallo si sarebbe rotto. Inesorabilmente!

“ Hai sofferto così tanto… Oh, Chichi…” la ragazza si guardo intorno finché il suo sguardo non cadde su uno specchio posto alle sue spalle; si voltò a guardarlo e vi si specchiò dentro scoprendo che, in quel posto, non indossava più i suoi abiti originari, ne era il suo viso quello che vedeva riflesso nella superficie cristallina che le stava davanti.

Il suo viso…il suo aspetto…i suoi abiti…erano quelli della Videl sedicenne che aveva conosciuto la Guerra…

Indossava un paio di pantaloni bianchi, lunghi, messi dentro a degli stivaletti gialli; una maglia maniche lunghi dello stesso colore e sopra una maglia maniche corte, lunga, blu scuro, con la scritta FIGHT sul davanti. I capelli erano corti, sbarazzini e le davano quell’aria frizzante che l’aveva sempre contraddistinta.

“ Questa sono io…tanto tempo fa…” sussurrò accarezzano lo specchio con la punta delle dita.

Improvvisamente, l’immagine mutò, mostrandole la sua vita, quella che aveva condiviso con Chichi, attraverso i ricordi di quest’ultima.

“ Ero così una volta…!?

Lo specchio tornò ad essere un semplice specchio, e le mostrò nuovamente la sua immagina da sedicenne.

Si voltò verso le porte che stavano tutt’attorno e in queste vide nitidamente immagini di anni passati, anni felici dove la vita era forse, forse, più facile.

Vide Goku, Chichi e il piccolo Gohan passeggiare insieme per i boschi in cui anche lei e suo marito, in passato, spesso avevano portato Pan

Vide Gohan partire per Namec…

Vide la festa di compleanno che Chichi aveva organizzato per Gohan prima che iniziasse il Cell Game…

E vide tanto altro. Tutte immagini di un passato che, lo sapeva bene, Chichi avrebbe voluto fosse il presente in cui vivevano.

Una famiglia…degli amici…era questo che la donna voleva, quello che sognava la notte…

Videl chiuse gli occhi e quando li riaprì era nuovamente nella stanza da letto di Chichi; la donna, distesa al suo fianco, non aveva ancora smesso di  piangere e di chiamare il suo amore.

“ Quanto stai soffrendo…” sussurrò flebilmente la ragazza cercando di asciugare le lacrime che sgorgavano come fiumi in piena da quegli occhi che ne avevano viste tante, troppe…forse….  “ Per questa notte non soffrire più… Almeno persta notte dormi senza sognare…”

La mano appoggiata alla fronte della donna si illuminò debolmente e il viso di Chichi, prima contratto in una smorfia di dolore, si rilassò; le lacrime smisero di scendere e lei si mosse pigramente nel letto, girandosi dall’altra parte, senza svegliarsi.

“ Avrei voluto fare di più, ma al momento non ne ho le capacità…”

Videl uscì dalla finestra silenziosamente com’era entrata, e nessuno seppe mai che lei, quella notte, era stata lì e aveva donato un po’ di serenità ad una donna ormai al limite della sopportazione.

Guardò i monti Paoz e si rese conto che, piano piano, il sole stava sorgendo all’orizzonte.

Era ora di tornare a casa, anche perché Gohan e Pan si sarebbero preoccupati non vedendola.

Arrivò a casa in pochi minuti ed entrò direttamente nella stanza che divideva con il marito; fu sorpresa nel trovarlo sveglio, disteso con le braccia incrociate dietro la testa, che l’aspettava. La canottiera che indossava per dormire era tirata e i muscoli del petto si notavano alla grande.

“ Buongiorno…” disse lui mentre Videl sospirava e si sedeva sul letto. “ Dove sei stata?” le chiese curioso.

Non era un rimprovero, non la stava accusando di nulla, ma la ragazza si sentì lo stesso a disagio.

“ Ero qui in giro.” Disse semplicemente. “ Avevo bisogno di prendere aria.

E allora perché sei completamente bagnata e madida di sudore?”

Videl chiuse gli occhi: in quel momento proprio non se la sentiva di parlare di ciò che aveva visto, proprio non ce la faceva…

Sentì le braccia di Gohan cingerle le spalle e trascinarla giu assieme a lui; si ritrovò distesa, con la testa appoggiata al petto del marito e le proprie mani che si chiudevano sugli avambracci di lui.

Rimasero in quel posizione a lungo, ascoltando soltanto il respiro dell’altro, e sperando che tutto ciò che li circondava non esistesse più…che tutto il dolore sparisse nel vento…

“ Gohan…” lo chiamò improvvisamente la ragazza, e nella sua voce chiara e decisa l’uomo percepì un qualcosa che sapeva di pericolo, di nuove battaglie…e di segreti mai svelati…!

“ Si?”

“ Ho deciso!” disse Videl, e quella frase rimase a lungo sospesa nel silenzio della stanza. “ Ho deciso!” ripeté lei, forse per assicurarsi di averlo davvero detto, per rendere reale quello che sembrava un sogno.

“ Lo sai ch’è una pazzia?” gli chiese Gohan poggiandole le labbra tra i capelli.

“ Lo so.” annuì lei ben consapevole del pericolo, eppure un sorriso spuntò sulle sue labbra. “ Ma ne vale la pena.” Chiuse gli occhi e si lasciò cullare dall’abbraccio del marito.

“ Ti prometto che Goku tornerà a casa!”

 

 

 

E anche il terzo capitolo è finito!

Ad essere sincera questa era iniziata come una semplice storia in cui mi immaginavo il ritorno do Goku, però poi la mia fantasia ha iniziato a spaziare e le idee sono cresciute e…bè, il risultato c’è l’avete davanti ali occhi.

Sono contenta che stia piacendo, mi da un senso di appagamento incredibile.

E ORA RINGRAZIO TUTTI QUELLI CHE HANNO COMMENTATO E CHE CONTINUANO A SEGUIRMI!!! GRAZIE DI CUORE!!!

X VEGETA4EVER: i tuoi consigli sono stati utilissimi!!!! Sei davvero mitica, grande, fantastica…bè, credo che tu abbia capito…grazie ancora per avermi aiutata a postare in modo decente. (nemmeno io sopportavo più quella scrittura minuscola. Insomma!!! Rischiamo di diventare tutti delle talpe!!!

Al prossimo capitolo.

Baci baci Rain!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 4. L'ultima possibilità. ***


Eccomi qui con il quarto capitolo

Eccomi qui con il quarto capitolo.

Come avrete capito dal titolo, a meno che non l’abbiate letto, ci saranno sviluppi importanti.

Ancora una possibilità…l’ultima concessa…

Quale sarà la scelta per il futuro?

 

 

 

4. L’ultima possibilità.

 

La casa era avvolta nel silenzio.

Nessuna voce, nessun passo, solo il fischio della teiera con l’annuncio che il suo compito l’aveva svolto.

Videl chiuse il fuoco e riempì due tazze con la bevanda fumante, le prese e le portò nel salotto dove Gohan stava borbottando qualcosa leggendo dei libri. Lo vide chiudere quello che aveva davanti e voltarsi per osservarla.

“ Tutto a posto?” chiese lei porgendogli una tazza. “ Da quando in qua ti metti a litigare con i libri?”

“ Da quando non sono il mio problema principale. Ammise lui bevendo un sorso di the per poi sputarlo un secondo dopo. “ SCOTTA!!!” urlò sventolandosi la lingua ustionata.

Videl scoppiò a ridere. “ E cosa ti aspettavi? L’ho appena tolto dal fuoco!” gli ricordò asciugandosi le lacrime che le erano venute per le troppe risate.

Gohan le fece una linguaccia, ustionata, e poi mise il broncio come i bambini piccoli.

La ragazza sospirò prima di alzare gli occhi al cielo e sorridere sorbendo la bevanda bollente e piccoli sorsi.

“ Tornando ad argomenti seri…” disse improvvisamente l’uomo prendendo a guardarla in modo a dir poco penetrante. “ …cos’hai intenzione di fare?”

“ Credi che abbia un’idea?” chiese lei con fare indagatore.

“ Tu hai sempre un’idea.” Rispose Gohan con un sospiro che sapeva di supplica. “ Quella tua testolina non smette mai di lavorare, e scommetto che ci stavi pensando gia da un po’.

Videl appoggiò la tazza e scosse la testa. “ Non posso negare!” ammise in tono grave. “ Ho solo sperato di non dover arrivare a tanto. Era l’ultima spiaggia, quella a cui speravo di non dover far ricorso.” Si portò una mano tra i capelli sciolti scompigliandoli. “ È pericoloso, Gohan, troppo pericoloso. Non posso chiedere a qualcuno di correre un rischio come questo. Non posso…”

“ Perchè dici così?” le chiese prendendole la mano appoggiata al tavolo e stringendola.

“ Non so nemmeno io cosa ci aspetta in realtà. Gli spiegò pensierosa. “ Non…non sono mai stata lì. Io…io non la conosco, non so se ci aiuterebbe.

“ Ma è tua madre!” disse sconvolto all’idea che le parole della moglie si rivelassero vere.

“ Lo so…” annuì lei. Alzò le spalle e sorrise innocentemente. “ Ma io non so chi sia.”

Ecco, l’aveva detto, l’aveva ammesso.

Quella domanda che da tanto, troppo tempo le perforava la mente lacerandogliela: chi era sua madre?

Non sapeva nulla di lei, né perché se n’era andata né cosa provasse per lei, lei ch’era sua figlia. I pochi ricordi che aveva della donna che le aveva dato la vita glieli aveva forniti suo padre quand’era piccola, ma per il resto…

“ L’unica cosa che provi la sua esistenza è quella foto. Disse con voce spezzata la ragazza. “ Nient’altro.

Gohan sorrise e scosse la testa incredulo. “ Ti sbagli.” L’ammonì incatenandola ai suoi occhi. “ Tu. Tu sei la prova vivente che tua madre esiste. Lontana, certo, ma c’è; la tua stessa vita lo prova.”

Sorrise anche lei a quelle parole che parvero ridarle un po’ di speranza.

“ Gohan, c’ho pensato molto, e secondo me l’unica possibilità che abbiamo è davvero quella di chiedere aiuto a mia madre, ma per fare questo…”

“ Per fare questo?” incalzò lui.

“ Ho bisogno di una prova.” Disse Videl mentre i suoi occhi lampeggiavano d’eccitazione all’idea di una nuova avventura. “ Ho bisogno di sapere se le mie deduzioni sono esatte.

E se lo fossero? Potrebbe davvero…? Cioè…” balbettò il ragazzo senza voce.

“ Si, se davvero le cose stanno come penso, Goku potrebbe tornare a casa.

Bastò quella frase a dare speranza e fiducia al Sayan che sorrise e si alzò di scatto.

“ E allora cosa aspettiamo?” chiese impaziente. “ Andiamo subito e controllare.” E uscì di casa a tutta velocità, senza dare il tempo alla ragazza di dire o fare nulla.

Videl rimase ferma a guardare la porta che si chiudeva sbattendo, tamburellò con le unghie sul tavolo un paio di secondi alzando gli occhi al cielo e sospirando: ma quanto era scemo suo marito???

E, proprio come aveva previsto, dopo nemmeno un minuto eccolo tornare.

La sua faccia fece capolino da dietro la porta e lui sorrise imbarazzato grattandosi la testa.

Eh Eh…scusa ma…dove dobbiamo andare?”

Videl si mise una mano tra i capelli prima di alzarsi e raggiungerlo. “ Al palazzo del Supremo!”

 

 

Il palazzo del Supremo era proprio come lo ricordavano: tranquillo e immacolato!

C’era un silenzio che sulla Terra non si poteva nemmeno concepire, e la pace che si respirava sembrava essere in grado di purificare anche l’anima.

“ Ehi, c’è nessuno?” chiamò Gohan a gran voce. “ Dende. Popo.”

Niente, silenzio totale e quasi assordante.

“ Secondo te che fine hanno fatto?” chiese l’uomo alla moglie.

“ Boh, magari sono dentro e non riesco a sentirti. Propose lei con un’alzata di spalle. “ Andiamo a vedere.

Ma proprio in quel momento, dalla struttura, uscirono due figure.

“ Ragazzi.” Esclamò Dende felice di rivedere i suoi amici. “ Come mai da queste parti?”

“ Ciao Dende. Salve Popo.” Salutò Videl con un sorriso allegro. “ Siamo qui perché abbiamo bisogno di aiuto, e solo tu puoi darcelo.” Ammise un po’ imbarazzata.

“ È successo qualcosa di grave?” chiese Popo preoccupato.

“ No…” disse Gohan poco convinto. “ No…è solo che… È una storia lunga da spiegare. Ammise con un sospiro che sapeva di fatica e stanchezza.

“ Non abbiamo tempo per spiegare.” Tagliò corto Videl con fare impaziente. “ Dende, puoi mettermi in contatto con Re Kaio?”

“ Re Kaio?” chiese il namecciano. “ Perché proprio Re Kaio?”

“ Perché ho bisogno di chiedergli una cosa e…e se la risposa sarà quella che penso…” non finì quella frase, come se dirla avrebbe portato al fallimento di tutto il suo meraviglioso piano…che poi di un piano nemmeno si trattava quindi…?!

Dende osservò la ragazza che gli stava davanti con fare indagatore, chiedendosi cosa le stesse passando per la mente. Sapeva che Videl aveva un’intelligenza elevata nonché un coraggio da leoni e anche una certa avventatezza in certe situazioni…e il miscuglio di queste qualità non lo tranquillizzava affatto.

Ma lei gli aveva chiesto, benché non direttamente, di fidarsi delle sue parole.

Perché avrebbe dovuto dirle di no?

Perché avrebbe dovuto negarle il suo aiuto e la sua fiducia?

“ Va bene.” acconsentì con un sorriso.

“ Grazie.”

Dende allungò una mano verso la ragazza che l’afferrò con decisione, come per impedirsi di tornare indietro.

Quella stretta era il simbolo della scelta che stava compiendo, una scelta che non lasciava via d’uscita né possibilità di tornare indietro.

“ Re Kaio.” Chiamò mentalmente Videl. “ Re Kaio riesce a sentirmi?”

“ Forte e chiaro mia cara ragazza.” Annunciò una voce allegra e gentile. “ Ma mi sorprende questa chiamata. È forse successo qualcosa?” chiese preoccupato.

“ No, ancora no.” Lo rassicurò lei. “ Ma potrebbe accadere se la sua risposta sarà positiva.”

“ C’è qualcosa che desideri chiedermi?” domandò perplesso.

Videl annuì decisa. “ Si, vorrei sapere se c’è stato un altro caso oltre a quello di Goku per quanto riguarda la partenza col drago Shenron.

Re Kaio non rispose, e questo le fece supporre di aver fatto centro; a quanto pareva, i suoi ricordi non erano sbagliati come temeva.

A quanto pare sei ben informata.” Disse lui con sorpreso.

“ Si, ma non sono sicura dei miei ricordi. Ammise con aria grave. “ Se quello che penso è corretto allora esiste la possibilità che Goku ritorni tra noi, ma non posso rischiare inutilmente.”

“ Posso capire.” Fece Re Kaio comprendendo in modo più esplicito. “ Bè, come ricordavi c’è stato un altro caso oltre a quello di Goku…e quel qualcuno è tornato sulla Terra alla fine.

“ Però, se non sbaglio, c’è un lasso di tempo da rispettare per far si che questo accada.”

“ È vero!” annuì lui gravemente. “ 100 anni! È d’obbligo rispettare questo lasso di tempo.”

Videl rimase in silenzio a pensare.

100 anni…100 anni era il tempo che Goku avrebbe dovuto passare lontano, e su questo non ci pioveva. Non poteva essere evitato…ma aggirato?

“ Re Kaio…potremmo aggirare questa clausola in qualche modo?” chiese impaziente di verificare la sua teoria; se si fosse rivelata giusta allora…

“ Non credo.”

“ Nemmeno con dei poteri speciali?”

“ A cosa stai pensando?” chiese guardingo domandandosi dove stesse andando a parare.

“ Sto pensando che potremmo far ricorso ai poteri di un popolo.”

“ Quale…?” ma subito si bloccò. Aveva capito anche lui a cosa mirasse Videl. “ Stai parlando proprio di quel popolo? Proprio quello?

“ Si, è l’unica soluzione al momento. Annuì lei. “ So a cosa andiamo incontro, ma sono pronta a rischiare se questo porterà Goku di nuovo qui, se lo ridarà alla sua famiglia.

Ra Kaio sospirò scuotendo la testa. “ È per loro che lo stai facendo, vero? Per Chichi, Gohan, Goten…Pan. A te non importa nulla delle conseguenze, vuoi solo vederli di nuovo felici.”

“ È proibito, forse?” chiese freddamente.

“ No…” disse con voce flebile l’altro. “ No…”

E calò il silenzio. Nessuno parlava, nessuno osava dire una sola parola; sapevano tutti che quella storia era sul filo del rasoio, ma rischiare era l’unica cosa che potessero fare in quel momento.

L’unica ch’era loro consentita.

E va bene, Videl.” Annuì alla fine Re Kaio. “ Se proprio vuoi farlo, fallo. Non ti fermerò…ma spero che tu sappia a cosa vai incontro.”

“ Lo so.” annuì con un sospiro. “ Le assicuro che lo so.” e chiuse il contatto.

Gohan la guardò avido di sapere, sapere se c’era ancora una possibilità.

“ Si.” Disse Videl con un piccolo sospiro.

Il ragazzo si rilassò. “ Meno male.

“ Ehm…scusate se interrompo ma…di cosa state parlando?” chiese Dende perplesso.

“ Puoi venire a casa nostra sabato?” gli chiese la ragazza senza rispondergli.

“ Si, perché?”

Perché ti spiegherò tutto.” Gli assicurò con un sorriso carico di speranza ed energia.

E in quel momento Dende capì, capì che, qualunque cosa Videl avesse in mente le aveva ridato l’energia.

I suoi occhi si erano accesi nuovamente.

Dentro ad essi il fuoco era tornato a bruciare.

Una nuova avventura aveva aperto le sue porte, e lei aveva colto al volo l’occasione per ricominciare.

E in quel sorriso forte e allegro, aveva rivisto una Videl sedicenne che credeva non esistesse più.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed ecco qui il quarto capitolo.

Vi chiedo di aspettare ancora un cap, poi inizierà l’azione.

Ora Videl sa che c’è ancora una possibilità, che quello che credeva era vero, che…che tutto può tornare come una volta.

Ma quale sarà il finale di questa nuova avventura che li attende.

GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE CONTINUANO A SEGUIRMI.

Un grazie speciale a Vegeta4aver, Nightwish4aver e Vivina che continuano a commentare…!!!! Grazie di cuore.

Al prossimo cap…Baci Baci Rain!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 5. Questa sono IO! ***


Lo so…lo so…lo so…lo so…

SONO IN RITARDO!!!!!!!!!!!!!(non uccidetemi…please…T-T…)

È che ho avuto gli esami e non sono proprio riuscita a postare prima. (chiedo umilmente perdono!!!!!!!!!!!!!!!!!)

Ora però è meglio che la smetta di cianciare e vo lasci alla storia.

Baci…Baci…Rain!!!

 

 

 

5. Questa sono IO!

 

La Capsule Corporation non era mai stato un luogo tranquillo, non c’era mai stato un attimo di pace per quel posto che, dopo tutto quello che aveva visto, se lo sarebbe di certo meritato.

Ma quello non era ancora il momento della tranquillità, ci sarebbe voluto ancora uno sforzo, probabilmente l’ultimo, per ottenere quella pace tanto desiderata.

Ma nel frattempo la confusione regnava sovrana tra quelle mura impregnate di mille e più ricordi.

“ Uffa…!” si lamentò Bulma con un sospiro rassegnato. “ Ma quando impareranno che ‘sto casino non lo si fa nel bel mezzo di un quartiere in cui abitano anche bambini.”

Sia Videl che Gohan risero a quelle parole che, nel profondo, celavano una sincera contentezza per quei momenti che, nonostante il passare degli anni, non sparivano mai.

“ Allora…perché siete qui?” chiese la padrona di casa guardando i due coniugi che le stavano seduti davanti.

Videl sospirò posando sul tavolino la tazza di caffé. “ Bulma…avremmo bisogno del tuo aiuto.” Ammise a mezza voce abbassando gli occhi.

La donna, esperta nel cogliere le piccolezze nelle persone, captò subito la nota di disperazione e amarezza nella voce della ragazza che le stava davanti, e nei suoi occhi vide la paura di qualcosa, forse una richiesta, che aveva paura di fare.

“ Immagino sia successo qualcosa di grave. Disse chiudendo gli occhi e incrociando le braccia al petto. “ Di cosa si tratta?”

“ Veramente non è ancora successo nulla.” Obbiettò Gohan grattandosi la testa imbarazzato. “ Però potrebbe succedere se noi…scegliessimo di agire…”

Anche lui era ansioso, ma nella sua voce c’era anche speranza e un pizzico di felicità, cose che, invece, non erano presenti in quella di Videl, così preoccupata e…e arrabbiata.

Se noi scegliessimo di agire?” chiese Bulma con aria interrogativa. “ Noi chi?”

“ Tutti!” disse Videl come se fosse la cosa più normale del mondo. “ Tutti quelli che, in questi anni, hanno combattuto  per la salvezza del nostro pianeta…e non solo…!”

Bulma sapeva a chi si riferiva: a loro, a tutti loro che, da quando l’avventura era iniziata, avevano fatto quanto era in loro potere per far in modo che sulla Terra e in tutto l’Universo regnasse finalmente la pace!

Quello che però non capiva, era a cosa si stessero riferendo le due persone che aveva davanti.

“ Ragazzi…io non riesco a seguirvi.” Ammise con un sospirò fissandoli negli occhi.

Videl respirò a fondo prima di parlare, ma la tranquillità che tentava di ostentare era tradita dalle sue mani che si tormentavano tra di loro come in una battaglia all’ultimo sangue.

“ Quello che stiamo cercando di dire…o meglio…di fare è…” la voce le si spezzò in gola, e le ci volle tutta la sua forza per continuare. “ Secondo noi…secondo me…è possibile riportare Goku a casa!”

Chiuse con forza gli occhi mentre suo marito le prendeva una mano e voltava lo sguardo.

Bulma rimase basita, in silenzio, per quelle che parvero ore.

La bocca semiaperta, gli occhi spalancati, il respiro mozzo e la schiena rigida.

“ P-Puoi ripetere…?” chiese incerta cercando la voce per pronunciare quella frase.

“ Ho detto che è possibile che Goku ritorni a casa.” Ripeté Videl prendendo un po’ di coraggio e alzando leggermente la voce; Gohan le strinse forte la mano e lei rispose a quel contatto così rassicurante.

“ Non stai scherzando, vero?” chiese Bulma con lo sguardo basso e la voce flebile.

“ No!” disse la ragazza decisa. “ Io credo che sia davvero possibile, ma per fare ciò c’è bisogno di ricorrere a qualche…sotterfugio…ecco…”

“ Sotterfugio?” chiese l’altra mentre un piccolo sorrise le incrinava le labbra.

“ Bè…non ho trovato un termine più adatto dato che dovremmo svincolare un paio di regole se, e dico se, decidiamo di provarci.

Bulma guardò entrambi i ragazzi prima di scoppiare a ridere: che storie!?

“ Vorrei proprio sapere cosa vi passa per la mente!” ammise divertita da tutto quello che stava succedendo.

“ Ad essere sincero vorrei saperlo anch’io,” s’intromise Gohan. “ ma Videl non me lo vuole dire.”

“ Ehi!” lo richiamò lei con uno scappellotto scherzoso.

Bulma li guardò divertita da quel comportamento da eterni ragazzi che avevano sempre avuto; le sembrava ancora di vederli, come quand’erano sedicenni, a litigare su questo o quello, con quella genuinità caratteristica dei ragazzi adolescenti. E poi li aveva visti crescere, e trasformarsi da ragazzini ingenui a genitori maturi e coscienti.

E aveva creduto che il Gohan e la Videl di tanti anni prima fossero scomparsi per sempre.

Ora, invece, li vedeva ridere e scherzare come a quei tempi, con un sorriso pieno di speranza sulle labbra e gli occhi di nuovo invasi dal fuoco dell’avventura.

Era proprio incredibile: nonostante tutto quello che avevano vissuto, la voglia di nuove battaglie era ancora forte dentro di loro e, sorprendendosene, anche lei si ritrovò a fremere all’idea di quello che, n’era certa, si prospettava un nuovo viaggio tutti insieme!

Sospirò prima di sorridere. “ E va bene.” disse allegra. “ Mi avete convinta.”

“ Davvero?” chiesero in coro.

“ Si.” Annuì lei. “ Non ho ancora idea di cosa abbiate in mente, ma se servirà a riportare Goku tra noi allora sono pronta a tutto.”

“ Grazie.” Le disse Gohan strizzandole l’occhio. “ Ma prima di dare inizio al tutto, c’è ancora una cosa che dovete sapere. Potete venire sabato da noi?”

Anche Trunks e Bra?”

“ Si, portali pure.” Annuì lui. “ Devono sapere...”

“ Va bene.”

Bulma non aveva davvero idea di cosa avessero in mente, e la cosa un po’ la preoccupava, ma quando Videl, prima di andarsene, si voltò verso di lei con gli occhi che luccicavano e un sorriso sulle labbra tutti i dubbi passarono.

“ Grazie!”

E quel grazie era gia qualcosa. L’unica a cui avrebbe creduto.

 

@ + @ + @ + @

 

Quel sabato casa Son era un vero e proprio casino!

C’era tutti, da Junior a Vegeta, da Chichi a Tensing; Pan e Bra rideva su qualcosa, Crili chiacchierava tranquillamente con Goten, il Genio leggeva giornalacci…al solito!

L’unica cosa…stavano un po’ stretti tutti lì dentro!

“ Ehm…scusate se v’interrompo ma…potremmo spostarci fuori?” chiese Gohan richiamando l’attenzione dei presenti su di se. “ Ho l’impressione che tra un po’ non ci staremo più qua dentro.”

Tutti annuirono e accettarono la proposta uscendo sui prati che circondavano la casa..

- Gia meglio.- pensò il padrone di casa una volta che tutti furono fuori.

“ Tesoro.” Il richiamo di sua madre lo colse di sorpresa.

Cosa c’è, mamma?”

“ Gohan, tesoro, perché ci avete fatto venire tutti qui?” chiese la donna ansiosa. “ È forse successo qualcosa?” aggiunse guardando apprensiva i figlio.

“ No, va tutto bene, mamma.” La rassicurò lui, ma Chichi riuscì a cogliere nella sua voce una nota di paura; per fortuna, a salvarlo, ci pensò Bulma che, arrivando come un tornado, prese la donna e la portò lontano con la scusa di chissà quale discorso.

Gohan, una volta salvo, sospirò e si guardò intorno alla ricerca della moglie che, inaspettatamente, era sparita quella mattina presto e non si era più fatta viva.

“ Papà, dov’è la mamma?” gli chiese Pan come ad interpretare i suoi pensieri.

“ Vorrei saperlo anch’io.” Disse guardando l’ora e iniziando a preoccuparsi.

Ma dove accidenti era finita????

 

@ + @ + @ + @

 

Videl guardò i suoi amici ridere e parlare spensierati, senza sapere che di li a qualche minuto gli sarebbe stata fatta una proposta interessante…ehm….assurda!!!

Nella sua mente i volti e le voci si delineavano chiaramente, molto che più che nella realtà; riusciva quasi a vederci meglio adesso che era lontana che quando li aveva a pochi centimetri di distanza.

Improvvisamente qualcuno piombò nei suoi pensieri disturbandoli.

“ Videl!” esclamò la voce di suo marito. “ Allora eri qui?!

La ragazza aprì gli occhi e si voltò per incrociare lo sguardo preoccupato di Gohan.

Lo vide atterrare piano sull’erba e fissarla intensamente.

“ Cosa c’è?” gli chiese quando il suo viso da preoccupato si fece perplesso.

“ I tuoi occhi…” sussurrò lui allungando le dita verso le palpebre di lei. “ Hanno qualcosa di diverso…”

Lei non rispose, si limitò a sorridere e a chiudere nuovamente gli occhi prima di sospirare.

“ È meglio se torniamo.” Disse alla fine. “ Gli altri stanno iniziando ad agitarsi.

Gohan la guardò sorpreso e lei fece spallucce.

“ Sono incredibili.” Sussurrò sorridendo.

Cosa?”

“ I miei poteri.” Spiegò alzando lo sguardo su di lui. “ Sono davvero incredibili. Non avrei mai pensato di poter fare cose simili. Davvero!”

Gohan sospirò. “ Non so che poteri tu abbia, ma spero che tra questi ci sia quello di placare le persone. I nostri ospiti sono abbastanza curiosi…arrabbiati…e se non ci muoviamo…”

“ Messaggio recepito!” e si alzò in volo senza dargli il tempo di fare o dire nulla.

 

@ + @ + @ + @

 

Quando arrivarono, il prato davanti casa loro era gremito di persone sorridenti e felici di essere nuovamente insieme. Sembrava che, nonostante tutto quello ch’era successo, gli animi dei loro amici fossero quelli di sempre: allegri e spensierati proprio come quando li avevano conosciuti!

“ Ehm…scusate…” li richiamò Videl cercando di farsi sentire, e quando ottenne l’attenzione generale sorrise a tutti. “ Grazie per essere venuti, davvero.”

I presenti si guardarono l’un l’altro con fare sospettoso: da quando Videl parlava a quel modo!?

“ Videl, cara…è forse successo qualcosa?” le chiese Chichi facendo un passo avanti.

“ No…” disse la ragazza scuotendo la testa. “ No…o meglio: non ancora. Diciamo che potrebbe succedere qualcosa…ma questo dipende dalla vostra risposta.”

“ Risposta?” domandò Trunks alzando un sopracciglio. “ Videl…ma di cosa stai parlando…?”

“ Il fatto è che...” s’intromise Gohan. “ noi, anzi, Videl…ha avuto un’idea.”

“ E in cosa consisterebbe?” chiese Vegeta burbero.

“ Nel riportare a casa Goku!” esclamò la ragazza preparandosi alla reazione generale che, come si può ben immaginare, fu abbastanza comica oltre tutto.

Le bocche spalancate, gli occhi sbarrati, le mascelle per terra…e Chichi svenuta sul prato con accanto il padre che cercava di rianimarla.

“ Mamma…ma cosa stai dicendo…?” le chiese Pan con voce tremante.

“ La verità.” E nella sua voce la determinazione era tornata forte e chiara. “ Io e Gohan siamo andati al Palazzo del Supremo pochi giorni fa, come Dende può testimoniare, e dopo essermi fatta mettere in contatto con Re Kaio ho avuto la conferma che quello che ritenevo era possibile.

“ Sapevo…mi ricordavo che in passato c’era stato un altro caso come quello do Goku, e questo qualcuno era tornato a casa…ma dopo cent’anni.”

“ Tra cent’anni?” fece Vegeta freddamente. “ Ti voglio solo ricordare che tra cent’anni nessuno di noi sarà qui.

“ Ma io non ho mica detto che dobbiamo aspettare cent’anni.” Disse amabilmente mentre gli occhi s’accendevano e prendevano a brillare. “ C’è un modo per imbrogliare questa regola, un sotterfugio, ed è proprio questo a questo che vorrei ricorrere.

E sarebbe?” chiese il Genio.

“ Un popolo.” Rispose lei semplicemente. “ Un popolo considerato l’alba di tutti gli altri. E Vegeta spalancò gli occhi capendo di cosa stesse parlando. “ Il mio popolo!”

E quelle parole furono l’ultima goccia.

“ Mamma…” la voce di Pan flebile ed insicura, le dette il colpo di grazia.

 

“ Io non sono una Terrestre!”

 

 

 

 

Ok…ok…ok…

Non era proprio un granché come capitolo, però è il meglio che sono riuscita a fare in questo periodo incasinato; inoltre avevo detto che da questa capitolo sarebbe iniziata l’azione, ma ho dovuto rimandarla ai prossimi capitoli a causa della lunghezza che un capitolo rischiava di avere (15 pagine di Word per dirla tutta…)

E per di più come capitolo non era altro che un riassunto di tutto quello che era stato detto nei precedenti (almeno dal mio punto di vista) e vi chiedo scusa anche per questo.

Spero proprio di riuscire ad essere più veloce d’ora in poi, ma non prometto nulla.

Al prossimo capitolo e…un grazie di cuore a tutti che hanno commentato e che continuano a seguirmi nonostante la mia incoerenza!!!

Baci…Baci…Rain!!!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 6. Il Popolo dell'Alba dei Poteri. ***


Sono riuscita a postare prima del previsto (sono proprio orgogliosa di me stessa

Sono riuscita a postare prima del previsto (sono proprio orgogliosa di me stessa!!!).

Come avevo detto l’azione sarà rimandata, ma spero dal prossimo capitolo di poter dare il via all’avventura dei nostri amici.

Mi fa piacere che siate riusciti ad aspettare tanto e che, dopo questo, abbiate commentato lo stesso; spero di saper soddisfare la vostra curiosità, anche se alcune volte ho dei cali.

“Il blocco dello scrittore” per così dire.

Al prossimo capitolo.

Baci…Baci…Rain!!!

 

 

 

 

6. Il Popolo dell’Alba dei Poteri.

 

“ Io non sono una Terrestre!”

 

Le parole di Videl rimasero a lungo sospese nel silenzio che s’era creato subito dopo.

Sul volto dei presenti, esclusi quelli della ragazza, di suo padre e di Gohan, si alternavano espressioni incredule, sorprese e impaurite.

Vegeta aveva l’espressione terrorizzata, il corpo scosso da brividi quasi impercettibili, la bocca spalancata e gli occhi sgranati; Pan era immobile, la faccia contorta in una smorfia tra l’orripilato e l’impaurito; Mr Satan aveva abbassato gli occhi, sconfitto, e aveva stretto le mani in pugni così stretti che le nocche erano diventate bianche. Si era morso il labbro inferiore per impedirsi di urlare…per non venire meno alla promessa fatta alla figlia pochi giorni prima.

 

Tre giorni prima.

 

Il sole splendeva alto nel cielo di Stan City, e tutta la città era tranquilla.

Ehm…quasi tutta…!

“ NO! NON PUOI FARLO!” l’urlo che scosse le fondamenta di tutta la città era quello del campione del mondo: Mr Satan in persona! “ COME ACCIDENTI TI È VENUTA UN’IDEA SIMILE?!

La sua rabbia era rivolta verso la figlia che, senza scomporsi, era seduta davanti a lui che sorseggiava una tazza di thè fumante; non sembrava turbata o spaventata dalla reazione del padre, d’altra parte…se l’era aspettato!

“ Papà.” Lo richiamò posando la tazza sul tavolino davanti a lei. “ Abbassa la voce, per favore. Non voglio che ti multino per disturbo della quiete pubblica.

Gli occhi del padre s’iniettarono di sangue e parve che la sua furia fosse arrivata al limite.

“ SPIEGAMI COSA DIAVOLO AVEVI IN MENTE IN QUEL MOMENTO!” ordinò senza mezzi termini sbattendo le mani sul tavolino, facendo rovesciare le tazze con il loro liquido.

“ Mi pare di avertelo gia spiegato non appena abbiamo iniziato questa conversazione. Disse con calma.

E COME TI È VENUTA UNA COSA SIMILE?” sbraitò ancora. “ PERCHÈ VUOI FARE UNA COSA IMPOSSIBILE?”

Quella domanda, Mr Satan non avrebbe mai dovuto farla, non alla figlia per lo meno, ma questo la capì solo quando la ragazza lo incatenò con il suo sguardo.

Le labbra si assottigliarono e gli occhi divennero due fessure, occhi freddi come il ghiaccio che solo una persona, prima di lei, aveva avuto.

Perché?” sussurrò freddamente. “ Perché? Lo faccio anche, e soprattutto, per tua nipote. Si, papà, lo faccio per Pan, perché non n’è posso più di vederla spenta, apatica, senza più quella luce birichina negli occhi. Ecco perché lo faccio: perché voglio che mia figlia torni a sorridere davvero!”

Mr. Satan era un uomo alto, ben fatto, capace di far paura a chiunque, ma in quel momento sembrava un granello di sabbia davanti alla figlia che, alzatasi in piedi, pareva più grande di lui benché fosse magra e dall’aspetto fragile.

- Sei proprio come lei…- si ritrovò a pensare in campione guardandola tremando; si lasciò cadere sul divano senza più forza, la sua furia di prima era scomparsa davanti a quella della figlia che, anche se più contenuta, faceva molta paura di lui.

“ Papà.” Lo chiamò abbassando lo sguardo. “ Ti prego…non dire nulla agli altri, e non fare scenate sabato. Ti chiedo solo questo…nient’altro…”

E lui non potè che annuire sconfitto!

 

 

Tempo presente…

 

Mr. Satan guardò la figlia con apprensione, sulla sua fronte colavano lente ma inesorabili piccole goccioline di sudore freddo, segno che aveva paura.

- Non so cosa tu abbia in mente, ma la rivedrai.- pensò il campione sospirando senza farsi vedere. - È l’unico modo che esiste per salvarlo…-

Il silenzio regnava ancora sovrano, me sembrava che nessuno dei presenti avesse intenzione di romperlo.

“ Mamma…” la voce tremante di Pan parve riscuoterli dai loro pensieri.

“ Si?”

“ Stavi scherzando…prima…” tentò di dire la ragazzina con la gola secca. “ Non…non stavi dicendo sul serio…vero…?”

Videl sospirò e scosse la testa affranta. “ Purtroppo si.”

Pan crollò a terra, in ginocchio, con la testa tra le mani e gli occhi spalancati che osservavano un imprecisato punto davanti a lei.

Ma…allora anche tuo padre non è un Terrestre…” disse Goten a mezza voce.

“ No…lui è un Terrestre.” Tutti la guardarono senza capire. “ Io…sono una Terrestre soltanto per metà. Da parte di mia madre…non lo sono.

“ Mia madre è la Regina di un pianeta molto lontano dalla Terra, Regina di un popolo che, oramai, viene considerato leggenda. E credo che Vegeta potrà confermarlo.” E si rivolse al Sayan che, ancora immobile, la guardava studiandola come mai aveva fatto.

“ Allora è vero…” sussurrò lui scuotendo la testa. “ È tutto vero. Sia l’esistenza di quel popolo…sia che la Regina aveva avuto una figlia…”

Che intendi dire, papà?” gli chiese Trunks scuotendolo per le spalle.

“ Anni fa, quando ancora Freezer era vivo, conquistava e distruggeva pianeti, oppure faceva prigioniere intere popolazioni che si diceva avessero poteri particolari o speciali. Uno in particolare…gli interessava. Quello che viene chiamato il Popolo dell’Alba dei Poteri perché, nei secoli, il loro nome originale è andato dimenticato…anche se alcuni dicono che non va pronunciato altrimenti l’intero Universo esploderebbe.

“ Ricordo che Freezer lo cercava assiduamente, convinto che esisteva anche se, la maggior parte di noi, credeva fosse solo una leggenda messa in giro da chissà chi. Lo ha cercato per anni, ma pare non l’abbia mai trovato anche se, un giorno, arrivò un tipo dicendo che la Regina aveva dato alla luce una figlia; nemmeno di lei, come della madre e di tutto il popolo vennero trovate tracce, e piano piano persino Freezer si arrese all’idea che fosse solo una leggenda. E invece ora…”

Dopo che Vegeta ebbe finito di parlare, il silenzio regnò nuovamente sovrano.

“ Chi l’avrebbe mai detto che quel popolo esistesse veramente, e che anche la tua nascita non fosse un’invenzione…?!” fece il principe ricolto a Videl che, in tutta risposta, alzò le spalle.

“ Papà…perché viene chiamato in quello strano modo…?” chiese ancora Trunks.

“ Il Popolo dell’Alba dei Poteri?” domandò retoricamente al figlio. “ Bè…” e il suo sguardo indugiò su Videl che, quasi impercettibilmente, annuì con la testa. “ Viene chiamato così perché si dice che da loro provengano tutte le capacità particolari degli altri popoli.”

Ma…ma che significa…?” chiese Tensing sconcertato.

“ Significa…” anticipò Videl. “ che anche alcune capacità dei Sayan derivano dal mio popolo. Ma nemmeno così sembrava chiaro. “ Esempio…avete presente Yardrad, vero? Il popolo dal quale Goku ha imparato il Teletrasporto…bè, quella capacità deriva da quello che viene chiamato il Popolo dell’Alba dei Poteri.”

“ Incredibile…” sussurrò alla fine Crili a testa bassa pensando a tutto ciò ch’era stato detto; anche gli altri erano increduli davanti a quella storia che sembrava quasi una leggenda, una fiaba per bambini.

“ Detto questo…” iniziò nuovamente Videl. “ il mio piano consisteva proprio sul fare affidamento sui poteri di questo popolo per riportare Goku a casa, ma per farlo bisognerà raggiungere il pianeta su cui vive e chiedere aiuto a mia madre. Ho gia chiesto a Bulma se mi aiuta a costruire una navicella che permetta di viaggiare così lontano, e, detto questo, io vi avviso che non obbligo nessuno a venire, né ve lo sto chiedendo. Volevo solo che sapeste quello che ho in mente. Nient’altro.”

E dopo queste parole, nessuno parlò più.

Il silenzio era carico di domande, ma nessuno osava chiedere; troppi erano i segreti che erano gia stati svelati, e in quel momento bastavano, in futuro si sarebbe visto.

Ma almeno il piano aveva avuto inizio.

Chissà come sarebbe andata a finire quella storia!?

 

 

 

Spero di non avervi deluso con questo capitolo, ma mi sono resa conto che, ultimamente, di meglio proprio non sono in grado di fare; se alcune cose non vi sono chiare potete chiedere pure, ma non preoccupatevi perché, nel corso della storia, tutti i misteri saranno spiegati. Lo prometto!!!

Ora però la pianto e vi lascio in pace (grazie a Dio ndVoi).

Baci…Baci…Rain!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 7. Tutti insieme verso una nuova avventura. ***


Sono tornata prima di quanto avevo previsto…

Sono tornata prima di quanto avevo previsto….!!!!!!!!!!!!!

Grazie di cuore dei commenti…e ora vi lascio alla storia!!!!!!!

Baci…Baci…Rain!!!

 

 

7. Tutti insieme verso una nuova avventura.

 

Ormai era buio sui monti Paoz, e tutti erano tornati a casa lasciando la famiglia Son da sola.

Il silenzio che albergava nella casa era spettrale e faceva quasi paura.

Videl era in cucina che preparava una tisana rilassante per tutti; Gohan era in salotto che faceva finta di guardare la televisione; Pan si era chiusa in camera sua da molto tempo ormai, e si era rifiutata di uscire saltando persino la cena.

Si sentiva tradita, tradita dalla persona nella quale aveva piena fiducia, quella che sapeva non l’avrebbe mai abbandonata, quella che più di tutti gli era mancata durante il viaggio intrapreso nello spazio pochi mesi prima; si chiedeva perché, per quale ragione sua madre le avesse sempre taciuto quella verità che ora minacciava di ucciderla, di far crollare la sua determinazione che mai aveva ceduto.

 

- Ma io cosa sono?!-

 

Una domanda, un’unica domanda era riuscita a far vacillare la fiducia per sua madre e ora rischiava di spezzare un legame troppo speciale, quel legame particolare che solo madre e figlia possono avere.

Eppure Pan non sapeva che quella stessa domanda, anni or sono, aveva rischiato di uccidere anche sua madre, quando ancora si è bambini infantili e la prospettiva delle cose è completamente diversa.

- L’ho proprio delusa.- pensò Videl mentre affettava il pane e vi spalmava sopra la crema al cioccolato che tanto piaceva alla figlia, spremette le arance per poi versarle in un bicchiere e riempì tre tazze con la tisana bollente. Mise due tazze, la spremuta e il pane su un piccolo vassoio mentre la terza la poggiò sul tavolino del salotto.

“ Porto questo a Pan.” Lo informò iniziando a salire le scale, ma lui non parve averla sentita.

TOC TOC

Qualcuno bussò alla sua porta, e lei sapeva benissimo chi era quel qualcuno.

Pan…posso entrare…?” chiese Videl con le dita ancora appoggiate sulla porta.

Dopo un attimo di silenzio la voce della figlia le diede il permesso. “ Entra…”

Quando entrò, vide quello che non avrebbe mai voluto vedere: sua figlia era raggomitolata nel letto con le coperte tirate fin sopra la testa.

Una fitta al cuore la fece vacillare per un momento, ma quello non era il momento di mostrarsi debole, non davanti alla figlia.

“ Ti ho portato qualcosa da mangiare.” Le disse dolcemente appoggiando il vassoio sul comodino di fianco al letto. “ Te lo lascio qui.” Aggiunse poi, ma quando non ottenne risposta decise ch’era meglio andarsene.

Era gia sulla porta quando la voce di Pan la fece tornare sui suoi passi.

Perché?” chiese piano la ragazzina, così piano che riuscì a sentirla quasi per caso. “ PERCHÉ?” urlò poi scalciando le coperte, facendole finire per terra.

Il viso contratto in una smorfia di rabbia e dolore, le lacrime che sgorgavano dagli occhioni innocenti di bambina, le mani strette in pugni per trattenersi dal picchiare la madre.

“ Non lo so perché, Pan.” Disse calma Videl voltandosi verso la figlia per guardarla negli occhi. “ Non l’ho chiesto io tutto questo.”

MA PERCHÈ NON ME LO HAI MAI DETTO?” urlò ancora, sempre più arrabbiata. “ COSA T’IMPEDIVA DI FARLO?”

“ Il semplice fatto che dirtelo non avrebbe cambiato nulla.

“ E COME FAI A DIRLO???

Perché ci sono passata anch’io…proprio quando aveva la tua età. E non puoi immaginare quanto mi sono odiata per essere diversa e quanto ho odiato i miei genitori perché lo ero.” Le raccontò incrociando le braccia al petto e appoggiandosi al muro con la schiena.

Pan rimase interdetta: anche sua madre aveva reagito come lei?!

“ Anche tu…da piccola…?!” sussurrò piano senza più voce.

“ Oh, si…e non sai neanche quanto.” Ammise con una punta di acidità nella voce.

Rimasero in silenzio per quelle che parvero ora intere, ferme nelle loro posizioni una squadrando l’altra, e quest’ultima con gli occhi bassi a darsi della scema per aver pensato che la madre non sarebbe mai stata in grado di capire i suoi sentimenti.

“ Scusa…” sussurrò senza guardarla.

Videl scosse la testa. “ No, sono io che ho sbagliato.” Ammise gravemente. “ Avrei dovuto dirtelo, avrei dovuto rivelarti anche questo…solo che…pensavo non fosse necessario, ecco. Non avrebbe cambiato nulla, alla fine.”

E di nuovo silenzio, stavolta un po’ più leggero, ma lo stesso carico di domande.

“ Mamma…” il richiamo di una figlia che vuole sapere la verità; questa era quello che la voce di Pan le suggeriva. “ Mi racconteresti tutta la storia?” chiese mentre gli occhi s’illuminavano di curiosità infantile.

La donna ci pensò su un momento e poi sorrise dolcemente. “ Facciamo un patto.” Propose allegra. “ Tu mangi e io racconto, che ne dici?”

“ Dico buon appetito.”

Videl rise sedendosi sul letto della figlia mentre questa prendeva il vassoio, lo appoggiava sul letto e prendeva a mangiare voracemente: forse non era stata una buona idea saltare la cena!!!

“ È iniziato tutto quando nonno Satan era ancora giovane e poco conosciuto.” Iniziò a raccontare. “ A quel tempo si allenava in una piccola palestra anche un po’ sgangherata ad essere sincera, e u proprio lì che incontrò mia madre; pare che lei fosse in viaggio per l’Universo, che fosse scappata di casa perché voleva vedere cosa c’era oltre il suo pianeta. S’incontrarono i quella palestra quasi per caso, ma fu un colpo di fulmine. In breve s’innamorarono e si sposarono; solo dopo aver fatto questo mamma gli raccontò chi era veramente, del suo pianeta e del suo ruolo. Ma a papà questo non importava: lui l’amava comunque, che fosse terrestre o meno.” A quelle parole un dolcissimo sorriso le incorniciò le labbra. “ Ti viene in mente un’altra storia simile?” chiese alla figlia.

Pan smise di bere in succo d’arancia e ci pensò su un momento. “ Ma certo.” Esclamò poi. “ È come la storia di nonno Goku e nonna Chichi!”

Videl sorrise prima di riprendere a raccontare. “ Quando mamma capì che papà l’avrebbe amata sempre e comunque si sentì meglio e molte delle sue preoccupazioni svanirono. Pochi mesi dopo nacqui io…e fu proprio da quel momento che mia madre cambiò radicalmente.

Perché?” chiese la ragazzina curiosa.

“ Vedi…crescendo si matura sempre di più, e quando si diventa genitori si comprendono meglio molte più cose, ci si trova con più responsabilità, e di colpo, anche quello che ritenevamo sbagliato a causa della nostra testardaggine, ci sembra giusto. Tentò di spiegare la donna. “ Ma questa, Pan, è una cosa che capirai meglio quando anche tu sarai mamma.”

La ragazzina gonfiò le guance indispettita.

Odiava quando qualcuno le dice va così! Era come dire quella classica frase: capirai quando sarai più grande!

Quella frase che i genitori ripetono per anni e anni ritenendoti sempre troppo piccola.

“ Non fare quella faccia, su.” La incoraggiò la madre ridendo.

Pan sbuffò. “ Va be, andiamo avanti ch’è meglio.”

“ Hai ragione.” Annuì Videl. “ Quando nacqui io le cose andarono bene per i primi due anni, e questo fu un tempo appena sufficiente per provare ad essere felici che gia tutto finì. Arrivò una lettera dal pianeta natale di lei, in cui la s’informava che sua madre, mia nonna, era prossima alla morte, e che quindi lei avrebbe dovuto prenderne il posto. Mia madre fu a lungo indecisa sul tornare o meno, ma quando papà le propose di partire tutti assieme lei si oppose fermamente.

“ Perché?” chiese nuovamente Pan.

Videl scosse la testa. “ Non lo so. Papà non me l’ha mai detto il motivo, e credo che nemmeno lui lo sappia in realtà; penso che mia madre avesse buone ragioni per non volere che noi partissimo con lei, ma quali fossero non l’ha mai detto.”

“ Quindi partì?!” fece la ragazzina pronta ad ascoltare il continuo di quella storia.

“ Si, partì.” Annuì la madre. “ Poco dopo il mio secondo compleanno venne a prenderla una navicella spaziale e la riportò sul suo pianeta. Da quel momento non l’abbiamo mai più rivista.

Pan rimase in silenzio dopo che la madre finì, e si chiese cosa potesse spingere una madre ad abbandonare la proprio figlia e il marito che tanto amava.

“ Niente interrogatorio?” chiese Videl con un sorriso.

“ Ho solo due domande.”

“ Prego.”

“ Come fai a sapere tante cose su quel popolo se non hai mai potuto parlare con tua madre?”

Videl sorrise ingenuamente. “ Tutto quello che so di quel popolo e delle loro usanze è perché mia madre raccontò molte cose a papà, e lui le ha poi raccontate a me quando sono cresciuta.”

Pan annuì distrattamente. “ Seconda domanda…” e indugiò un momento. “ Lei…non ti manca…?”

“ Si, mi manca.” Ammise con un sorriso. “ Però non voglio incolparla per ciò che ha fatto, non trovo giusto.

“ Ma vi ha lasciati!” protestò la ragazzina arrabbiata.

Se lo ha fatto c’era una buona ragione, no?” chiese retoricamente. “ E poi, in cuor mio, so che l’ha fatto per proteggermi. Non so da chi o da cosa, ma questa è la sensazione che ho.

Pan scosse la testa confusa: proprio no riusciva a capire come la madre potesse pensare una cosa simile?!

“ Ascolta.” Le disse mettendole una mano sulla spalla e sorridendo maternamente. “ Anch’io, quando avevo la tua età l’ho odiata.” Ammise ricordandosi di ciò che aveva provato quando suo padre le aveva raccontato chi fosse sua madre e perché non era con loro. “ Ma poi, crescendo, il mio odio si è attenuato, e quando sono diventata madre ho smesso di farlo. Ho capito che una madre è pronta a tutto per i suoi figli. Anche a buttarsi nel fuoco se si rende necessario…ma hai dovuto nascere tu per farmelo capire.”

E, per la prima volta nella serata, anche Pan sorrise dolcemente.

Non riusciva ancora a comprendere le parole e i sentimenti della madre, però voleva fidarsi delle sue parole, e del fatto che avrebbe capito…un giorno. Sarebbe cresciuta e avrebbe capito a cosa si riferiva Videl, ma per il momento non aveva voglia d’indagare.

E poi aveva pure sonno.

Sbadigliò senza rendersene conto e la testa le ciondolò sul braccio della madre.

“ Mi sa ch’è ora di andare a dormire, eh?”

“ Mmmm…” fu tutta la risposta che le arrivò dalla figlia.

Sorrise prima di stenderla e rimboccarle le coperte, le posò un bacio sulla fronte e poi uscì dalla stanza portando dietro le tazze e il vassoio. Quando scese in salotto suo marito era ancora davanti alla televisione a fare zapping.

“ Guarda che rischi di rompere il telecomando. Gli fece notare con una risata cristallina.

“ Videl.” Disse lui facendo un balzo dalla paura.

Lei rise e gli si sistemò accanto, poggiando la testa sul suo petto mentre lui le circondava lei spalle.

“ E…Pan…?” chiese dopo un attimo.

“ Sta bene.” lo rassicurò chiudendo gli occhi. “ Ho dovuto raccontarle tutta la storia, ma alla fine è crollata.

“ È una brava bambina.”

“ Si…proprio una brava bambina…”

E la notte si chiuse su di loro.

 

@ + @ + @ + @

 

Videl si stiracchiò sbadigliando senza ritegno: era dalle quattro ch’era in piedi…ed era andata a dormire alle due, quindi…

Mannaggia a sua figlia che li aveva letteralmente buttati giù dal letto per allenarsi!!!

Oh bè…almeno aveva ritrovato il suo buon umore; tra la possibilità di riportare indietro il suo caro nonnino e i chiarimenti con la madre la sera prima, Pan sembrava un fiore appena sbocciato.

Avevano parlato tanto anche quella mattina mentre si allenavano, e Videl era sicura che, da quel momento, non ci sarebbero mai più stati problemi tra di loro.

 

Poche ore prima.

 

“ Senti, mamma.” L’aveva chiamò Pan mentre lei si asciugava il sudore dalla fronte.

Cosa c’è?”

Ma…anch’io posso aver ereditato alcuni poteri particolari come i tuoi?” domandò curiosa ed eccitata come un bambino davanti alla sua prima caramella.

Videl sorrise allegramente. “ Può darsi.” Ammise pensierosa. “ Ma abbiamo tutto il tempo per scoprirlo. Aggiunse vedendo l’espressione della figlia.

Ma…” aveva tentato di protestare.

La donna aveva scosso la testa. “ Niente ma.” Disse fermamente. “ E poi…sbaglio o avevi da fare stamattina?”

Il sorriso scomparve dal viso di Pan che prese ad urlare terrorizzata che era in ritardo.

E così il loro allenamento si era concluso.

 

Tempo presente.

 

Il telefono squillò improvvisamente ridestandola dai suoi pensieri. Alzò la cornetta.

“ Pronto?”

“ Ah, Videl.” Disse una voce dall’altro capo del telefono. “ Finalmente ti trovo.”

“ Bulma.” Esclamò la ragazza sorpresa. “ Scusa, ma ero fuori ad allenarmi insieme a Pan. Dimmi tutto.”

“ Volevo dirti di venire a casa mia.”

“ Adesso?”

“ No, domani.” Disse ironicamente l’altra. “ Certo che adesso; vuoi che ti aiuto a costruire quella benedetta navicella o no?”

Improvvisamente tutto fu chiaro alla mora. “ Oddio.” Esclamò battendosi una mano sulla fronte. “ Me n’ero totalmente dimenticata. Scusa.”

“ Andiamo bene.” borbottò Bulma. “ Bè…fa niente. Vieni qui così iniziamo a lavorarci?”

“ Va bene.” annuì Videl. “ Mi cambiò e sono da te. Ciao.”

“ Ciao.” E chiusero insieme la telefonata.

 

@ + @ + @ + @

 

Quando Videl arrivò a casa Brief, centro della Capsule Corporation, la calma regnava sovrana.

Cosa alquanto strana!!!

Entrò dalla finestra come ormai era solita fare, e trovò la casa deserta; decise quindi di scendere nel laboratorio di Bulma e, come aveva immaginato, la trovò li a lavorare su qualche strano aggeggio.

“ Ehm…ciao.” La salutò la mora con un timido sorriso.

L’altra si tolse gli occhiali e spense la fiamma ossidrica prima di voltarsi e sorridere. “ Videl:” esclamò allegramente. “ Finalmente! Pensavo che ti fosse persa.”

“ Scusa se ho fatto tardi, ma ho dovuto lasciare un biglietto con scritto dove andavo a Gohan e Pan perché non si preoccupassero.” Spiegò velocemente. “ Qui piuttosto…ch’è successo?”

“ Ti riferisci a tutta questa calma sovrannaturale?” chiese divertita.

Gia…non sembra nemmeno casa tua.”

“ Che vuoi farci?!” fece l’altra con un’alzata di spalle. “ Vegeta e Trunks sono chissà dove ad allenarsi, e Bra è uscita perché doveva andare non so dove. Quindi, per una volta, questa casa saprà cos’è la tranquillità. Anche se non so quanto potrà durare.”

“ Aspetta che tornino e tornerà il casino.

“ Puoi starne certa!” e scoppiarono entrambe a ridere. “ Piuttosto…è da ieri che ci penso, sai.”

“ A cosa?” chiese Videl stupita.

“ Hai tuoi poteri.” Rispose Bulma guardandola. “ Perché c’è li hai, no? Dei poteri…”

Videl sorrise e le fece l’occhiolino. “ Certo che c’è li ho.”

E quali sarebbero?” chiese l’altra curiosa come una bambina.

“ Vieni qui.” Le disse facendole segno di avvicinarsi.

Le mise una mano sulla fronte e chiuse gli occhi per concentrarsi; pochi secondi dopo staccò la mano e sorrise soddisfatta. “ Guardati allo specchio.” Disse a Bulma con un sorriso.

La donna fece come l’era stato detto e per poco non svenne.

“ Videl…io…il mio viso…” borbottò incredula. “ SONO RINGIOVANITA!!!!

“ Lo so.” disse l’altra sorridendo. “ Non solo il tuo viso, ma anche il tuo corpo. Ti ho riportato a quando ti ho conosciuta, quindi una ventina d’anni fa…circa.”

Bulma la guardò sbalordita e sbatte più volte le palpebre. “ Questi…sarebbero…i tuoi poteri…”

“ Solo uno.” La corresse Videl. “ Ne ho altri, ma questo è senz’altro il mio preferito.

Ma…com’è possibile…?”

Ho ringiovanito le tue cellule, riportandoti allo stato di trentenne.” Spiegò brevemente. “ Potrei anche bloccare la tua vita qui, volendolo. In altre parole il tempo per te smetterebbe di scorrere e tu resteresti per sempre una ragazza di trent’anni.

“ È…incredibile…” sussurrò basita.

“ Forse.” E fece spallucce. “ Ma ora è meglio che ti riporti allo stato normale.

E perché?” piagnucolò la turchina.

“ Vedi…è meglio se non utilizzo i miei poteri. Le disse Videl. “ Soprattutto questi.”

“ Uffa.” Si lamentò Bulma. “ Ma io non voglio.”

Alla fine, dopo non poche lamentele e pianti, Videl riuscì a convincere Bulma a tornare normale.

Decisero quindi di mettersi al lavoro perché, se non si muovevano, Goku non lo riportavano indietro tanto facilmente…anzi. Sarebbero passati i cent’anni se continuavano a quel ritmo.

Meglio mettersi al lavoro…

e alla svelta!

 

@ + @ + @ + @

 

Un mese dopo.

 

C’era voluto un mese intero perché i lavori fossero ultimati; non era stato per niente facile, neanche con il lavoro incrociato di Bulma, Videl e Gohan, creare quella navicella. La rotta da percorrere era lunga e non avevano idea di cosa avrebbero trovato lungo la strada, senza contare la navicella doveva andare veloce se non volevano tornare sulla terra vecchi e decrepiti.

Alla fine c’è l’avevano fatta, e il giorno della partenza era arrivato.

“ Uffa!” si lamentò Bulma. “ Voglio venire anch’io.”

Ma…mamma…” cercò di calmarla Trunks. “ Questi viaggio può essere pericolo, e poi…Bra con chi rimarrebbe…?”

Non era sicuro di essere riuscito nell’intento di dissuaderla dall’andare con loro, ma Bulma parve calmarsi almeno un po’ e abbondò l’espressione da bambina capricciosa.

“ Oh…e va bene.” Disse alla fine arrendendosi. “ Ma voi due promettetemi di fare i bravi. Disse rivolta a figlio e al marito.

“ Bene.” esclamò alla fine Videl. “ Se ci siamo tutti direi di andare.”

Ma due voci la fecero sussultare.

Ma dai.” Disse la prima. “ L’ahi sentita?”

“ Gia.” Annuì la seconda. “ Vuole tenersi tutto il divertimento per se.

I presenti, alias Videl, Bulma, Trunks, Vegeta, Bra, Gohan e Pan si voltarono incuriositi e rimasero sorpresi da chi si trovarono davanti.

Ma…ragazzi…” borbottò Videl piacevolmente sorpresa.

Eh, si…perché c’erano proprio tutti i vecchi amici.

Cosa ci fate tutti qui?” chiese Trunks sorpreso.

“ Come cosa ci facciamo tutti qui?” disse Crili arrabbiato. “ Siamo qui perché non abbiamo nessuna intenzione di lasciarvi il divertimento tutto per voi. Anche noi vogliamo fare la nostra parte…soprattutto per Goku.

Videl sorrise grata per la loro presenza perché senza, n’era sicura, si sarebbe sentita sola, un po’ persa se non ci fosse stato tutto il vecchio gruppo insieme per quel viaggio.

“ Ho come l’impressione che foste gia d’accordo da prima, ma per stavolta vi perdono.” Disse la ragazza con un sorriso facendo l’occhiolino ai presenti.

E così, ridendo e scherzando come al solito, Videl, Gohan, Pan, Trunks, Vegeta e Crili salirono sulla navicella progettata da Bulma per quel nuovo viaggio.

E mentre si alzavano alla volta dell’Universo, Videl non potè non sorridere pensando che quello era solo l’inizio di una nuova, grande avventura tutti insieme.

 

 

 

Ecco un altro capitolo fresco fresco subito subito!!!!

Devo essere sincera: non credevo di riuscire a riprendere il ritmo di un capitolo al giorno….ma a quanto pare sono più brava del previsto.

 

X vivina: non so se essere contento oppure no di averti messo ansia, ma sono felice che la ff ti piaccia. Un bacione e grazie dei tuoi commenti.

 

X Vegeta4ever: eccoti l’aggiornamento. A proposito…ne hai proprio tante di domande, eh? Non preoccuparti, cercherò di rispondere a tutte nel meno tempo possibile. Un bacione e grazie di continuare a seguirmi. 

 

X Nightwish4ever: a quanto pare hai proprio deciso di perseguitarmi, eh? (scherzo…scherzo…nn te la prendere…) ma anche se mi perseguiti mi fa piacere!!!!! (sono proprio strana!!!T-T)  e comunque non mi sono mica offesa (so benissimo che ogni tanto dovrei muovermi a scrivere invece di guardare lo schermo a vuoto….eh eh eh…). Un bacione anche a te e grazie per continuare a seguirmi (o perseguitare a seconda dei punti di vista…)

 

E ora che ho finito vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo.

Baci…Baci…Rain!!!

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=267126