Friendzone? No, grazie!

di Suzuki_san
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***






Quella sera in casa Suzuki tutto sembrava scorrere per il meglio: Ryo che finiva i suoi compiti; la madre che canticchiava mentre finiva di apparecchiare la tavola; la nonna che guardava “Chi vuol essere milionario” e Haruka che come al solito se ne stava in disparte, seduta in un angolino del divano, il computer sulle ginocchia e una strana espressione sulla faccia.
«Haru-chan, per favore, mi vieni ad aiutare?»
La sorella guardò prima sua madre e poi il computer.
«Non ti può aiutare Ryo? Io ho cucinato oggi!»
«E io ho lavato i piatti e tolto le briciole!» rimbeccò subito il diretto interessato, senza alzare nemmeno la testa dal quaderno. Mariko guardò i figli lanciando saette, ma tanto nessuno dei due l’aveva in nota, quindi le occhiatacce erano del tutto inutili. Provò il forte istinto di sgridarli a dovere, visto che in quella casa non le dava una mano mai nessuno, ma non voleva rovinare l’atmosfera serena creatasi, per cui decise che li avrebbe strigliati in un altro momento.
«Siete due scansafatiche!» disse solamente. «E tu, Haruka, si può sapere cos’è che continui a guardare sempre con quel computer?» domandò, ma la figlia fece spallucce.
«Cose mie, niente di che.»
“Magari fosse vero!” pensò Ryo, scuotendo il capo con fare rassegnato, mentre uno strano brivido gli percorreva tutta la schiena. Già, proprio un brivido. Di quelli freddi, che ti fanno venire voglia di scrollarti un po’, come se dovessi scacciare via qualcosa che ti si è attaccato addosso. Nel suo caso doveva solamente mandare via le macabre immagini che stavano prendendo velocemente forma nella sua mente…tutta colpa – naturalmente – della sorella.
È sì, perché lui sapeva bene cos’era che guardava di così tanto losco ed imbarazzante. Una volta, infatti, curioso di sapere cosa fosse ad intrattenere Haruka per così tanto tempo al computer, aveva sbirciato nella cronologia ed era stato un vero miracolo che non gli si fosse bloccata la crescita! A parte i più svariati live di band visual kei dalla dubbia sessualità, gli erano apparsi davanti ai suoi sensibili occhi forum e blog yaoi, video su youtube e documenti word sui quali la sorella si dilettava nella stesura di fan fiction. Non aveva osato aprirle, non gli era passato nemmeno per l’anticamera del cervello, ma dai titoli si poteva capire che quello che c’era scritto era vietato ai minori. Che poi anche lei era minorenne, aveva pensato…era davvero legale quello che faceva? Sul desktop invece aveva varie cartelle dedicate ai più improbabili pairing e come sfondo un’immagine di Sesshumaru e Inuyasha…e non stavano certo discutendo su quale tipo di balsamo per capelli usare.
Imbarazzato come mai lo era stato nella sua vita aveva chiuso tutto, domandandosi quale mente traviata avesse potuto far incappare la sua innocente sorellina in una simile disgrazia. Solo qualche tempo dopo avrebbe scoperto, sempre con grande sgomento, che in realtà nessuno aveva traviato Haruka, ma era stata lei stessa ad iniziarsi allo yaoi e a tutto ciò che esso comportava.
Comunque, non era il fatto che la sorella fosse diventata una fangirl della peggior specie il problema. Magari fosse stato quello! La nefasta conseguenza era che da quando Haruka stravedeva per lo yaoi, voleva a tutti i costi che anche lui diventasse gay! Per fortuna non avrebbe mai ottenuto alcuna soddisfazione. E a riprova del fatto che le continue insinuazioni della sorella sulla sua sessualità non lo tangevano minimamente, l’indomani pomeriggio sarebbe uscito con una delle ragazze più carine della scuola…alla faccia sua!
«È pronto!» urlò la madre, distraendolo da quei pensieri, e tutti e tre (sì, anche la nonna) si catapultarono nella sala, dove ad attenderli c’era la tavola tutta imbandita di cibo.
Non appena si misero a mangiare però, Ryo avvertì che c’era qualcosa di strano in quell’apparente felice quadretto familiare. E ad insospettirlo in quel modo non era la nonna, né tanto meno la sorella, bensì sua madre. Da quando si era seduto, infatti, non aveva fatto altro che guardarlo con uno strano sorrisetto e, francamente, gli stava mettendo non poca soggezione.
In verità Mariko era solo molto felice. Quello stesso pomeriggio Ryo le aveva confessato, in via del tutto confidenziale e probabilmente anche per avere un piccolo aumento di paghetta, che il pomeriggio seguente sarebbe uscito per il suo primo vero appuntamento e, da quel momento, non era più riuscita a togliersi il sorriso dalla faccia. Il suo bambino stava crescendo e lei non poteva fare a meno di sentirsi orgogliosa per quello. Non era stato facile crescere due figli da sola e quando Ryo era venuto a dirle dell’appuntamento e a chiederle i soldi per il cinema anche per la ragazza, si era quasi commossa.
Non poteva tenere per sé una notizia del genere, non poteva! Era una cosa troppo importante ed era più che convinta che anche gli altri membri della famiglia dovessero sapere. Così, com’era doveroso fare per il annunci ufficiali, si alzò in piedi, e poi, dopo essersi schiarita la voce a dovere, aveva fatto battere il coltello contro il bicchiere facendo venire il mal d’orecchi a tutti quanti.
«Famiglia!» esclamò. «Potrei avere per un momento la vostra attenzione?» chiese tutta emozionata, al che i tre si chiesero se per caso non avesse fatto il colpo alla lotteria nazionale.
«Siamo diventati ricchi?» domandò infatti Haruka.
«Ma no, sciocchina!» e ridacchiò. «Indovinate un po’? Ryo domani andrà al suo primo appuntamento! Non è bellissimo? E al cinema poi, com’è romantico!»
A Ryo andò il pesce per traverso e ci mancò poco che ci lasciasse le penne per un assurdo pezzo di orata, mentre sua nonna gli dava due pacche sulla spalla talmente forti che per un attimo ebbe paura, oltre che di soffocarsi, di vedere il braccio volare via insieme alla bacchette. Haruka invece saltò sulla sedia tutta emozionata, battendo le mani ed emettendo strani ed inquietanti gridolini.
«Che bello fratellone!» squittì, avvinghiandosi al suo collo. «Finalmente ti sei deciso a chiedere a Takanori di uscire!»
Ryo si strozzò per la seconda volta. Preoccupata, Mariko gli diede qualche colpetto sulla schiena, urlandogli nei timpani di alzare le braccia e guardare in alto. Il giovane, che già di per sé non si capacitava del fatto che sua madre avesse spifferato tutto come se fosse al mercato, poté permettersi di strabuzzare gli occhi e di rimanere sconvolto solo dopo aver riacquisito la capacità di respirare.
«Che dici, Haruka?» urlò. «Cosa centra Takanori adesso? Io domani esco con Junko, quella nella mia classe!»
Haruka lo guardò profondamente ferita.
«Cosa?» disse, offesa. «Tu non puoi uscire con quella! E poi non pensi ai sentimenti del povero Taka?»
«Smettila con questa storia! E poi perché non dovrei uscirci?»
«Perché tu sei gay, non puoi andare al cinema con una ragazza!»
Ora tutta la famiglia strabuzzò gli occhi, puntandoli poi addosso ad un Ryo sempre più incapace di ragionare. Stava succedendo davvero tutto quello?
«Dai, non puoi deludermi così…me, tua sorella! Dimmi che siete solo amici, ti prego!» si lagnò, strattonando il braccio del povero Ryo.
«Haru, non voglio più ripeterlo, smettila! Se sei una fuyoshi frustrata non prendertela con la mia vita!» disse lui, sperando di finire lì la conversazione. Invece sua sorella continuò imperterrita a lamentarsi per tutto il resto della cena, fino a quando, spazientita, non se ne era andata in camera sua.
Anche Ryo si ritirò nella sicurezza della sua stanza, domandandosi cos’avesse mai fatto di male nelle sue vite precedenti per meritarsi una sorella del genere. E aveva solo sedici anni…non osava nemmeno lontanamente immaginare come poteva diventare andando avanti con l’età.
Forse doveva trovarle un ragazzo. Magari se fosse stata impegnata a vivere la sua di storia d’amore lo avrebbe finalmente lasciato in pace. Nella sua classe ce n’erano parecchi di ragazzi carini, anche se si sentiva un po’ in colpa a pensarli al fianco della sorella, visto che non era proprio quella che si definiva “una ragazza riservata, composta e ben educata”.
Sbuffò.
“Ti sei finalmente deciso a chiedere a Takanori di uscire!”
Anche questa storia iniziava a dargli parecchio sui nervi. Takanori era il suo migliore amico da tempo immemore, non avrebbe mai potuto pensare di mettercisi insieme. E poi a lui piacevano le ragazze, quindi non sarebbe mai stato possibile!
Sbuffò di nuovo.
Doveva chiamarlo. Doveva chiamare Takanori. Era sicuro non gli avrebbe negato un po’ di sostegno morale, nonostante lui ed Haruka andassero così d’accordo che qualche volta Ryo non poteva fare a meno di pensare a loro due come a due perpetue che spettegolavano su qualsiasi cosa. Inoltre, aveva davvero voglia di parlare con lui. Ultimamente a causa dello studio e altri impegni non si vedevano più così spesso e quando si sentivano per messaggio Takanori era sempre di poche parole, quindi sarebbe stata anche l’occasione per raccontarsi dei recenti avvenimenti, appuntamento compreso.
Con grazia si stravaccò sulla sedia della scrivania e, dopo aver messo i piedi sul ripiano di legno, compose il numero a memoria.
Takanori rispose al terzo squillo.
«Reichan, ciao!» disse, anche se non con la solita enfasi nella voce.
Ryo però arrossì lo stesso.
Nessuno lo chiamava Reichan, solo lui.
Andavano alle medie quando Takanori se ne era uscito con quell’assurdo soprannome. Avevano passato un’ora a fantasticare sulla possibilità di mettere su una band e quindi a pensare ai nomi d’arte da poter utilizzare. Lui aveva scelto Reita e da quel momento per Taka era diventato Reichan.
«Ti disturbo?» chiese, timidamente.
«No, dimmi. Hai bisogno di qualcosa?»
Ryo si chiese come mai l’amico avesse tutta quella fretta. Forse l’aveva disturbato?
«No, vorrei solo parlare un po’ con te…»
Anche se Takanori era più piccolo di lui di un anno, sapeva dare ottimi consigli. E poi era l’unica ancora a cui Ryo poteva aggrapparsi quando la convivenza con tre donne si faceva soffocante.
Lui però esitava a rispondere.
«Taka?»
Un sospiro.
«Scusa Ryo, è che adesso non ho tempo di stare al telefono a lungo. C’è qui un mio amico e stiamo studiando per un test di domani, ti chiamo più tardi okay?»
«Oh…va-va bene…» e non fece nemmeno in tempo a finire la frase che Takanori aveva già riagganciato.
C’era qualcosa che non andava.
Primo: l’aveva chiamato Ryo. Era una cosa da bambini forse, ma Taka non lo chiamava mai col suo vero nome. Secondo: chi era questo suo amico? Che ci faceva alle nove di sera a casa sua? E poi lui non studiava di pomeriggio, figurarsi dopo cena!
Si chiese se non gli avesse fatto qualche torto. Non era la prima volta in quegli ultimi mesi che lo liquidava in quel modo e Ryo proprio non riusciva a capire perché. Erano sempre stati molto legati loro due, fin dalle elementari, quando avevano fatto amicizia per caso un pomeriggio al parco del quartiere.
Magari avrebbe potuto parlarci domani. Se saltava l’ultima ora di lezione sarebbe riuscito a prendere la metro e raggiungere la sua scuola, siccome lui e Takanori ne frequentavano una diversa; poi avrebbero chiarito quello che c’era da chiarire (anche se per Ryo non c’era nulla che non andasse) e poi alle quattro e mezza, cascasse il mondo, sarebbe stato davanti all’entrata del cinema per il suo primo appuntamento.
Sì, avrebbe fatto così!
 

 
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Whatsapp – Messaggi – Gruppi – “Pride&Fuyoshi”
 

Haruka: RAGAZZE! SOS!
Sonoko: Che succede, Hacchan?
Yuuko: Shinji ti ha chiesto di uscire?
Hana: Oddio, giura!!!
Haruka: No ragazze, si tratta di mio fratello! È uscito pazzo!
Hana: Che ha fatto?
Haruka: Non riesco nemmeno a dirlo tanto è grave T_T
Yuuko: Dai, non farci stare sulle spine!!
Haruka: Ryo domani pomeriggio esce con Junko Kishimura, una della sua classe! VI RENDETE CONTO???
Hana: O.O
Sonoko: SCHERZI VERO?
Haruka: Purtroppo no! Ci ho litigato per tutta la durata della cena con quel cretino!
Yuuko: Scusate, ma perché siete così sconvolte? È solo un banale appuntamento ò.ò
Hana: Ma Junko è una ragazza!
Yuuko: E quindi?
Sonoko: Come “E quindi”! Yuu-chan, ma hai presente chi è il fratello di Hacchan? Insomma, è palesemente gay!
Yuuko: Ne siete sicure?
Hana: Guarda Yuu-chan, io lo vedo tutti i giorni a scuola e ti posso assicurare che è gay fino al midollo!
Yuuko: E allora che facciamo adesso?
Haruka: Non lo so, sono nel pallone! Dobbiamo trovare un modo per fargli capire quanto in realtà sia innamorato di Takanori!
Hana: E chi è Takanori?+_+ Il suo seme o il suo uke?
Sonoko: Uke sicuramente! Il fratello di Hacchan anche se gayssimo rimane pur sempre un seme!
Yuuko: Ma chi è?
Haruka: Il migliore amico! Gayssimo anche lui e non fa nemmeno niente per nasconderlo. È innamorato cotto di mio fratello dalle elementari e non può soffrire per colpa di quella scimmia idiota senza naso T_T
Yuuko: La friendzone è orribile T_T
Haruka: Proprio per questo dobbiamo fare qualcosa!
Sonoko: E se chiedessimo aiuto ai suoi amici?
Hana: Oddio vi prego sì facciamolo!!! Takashima-kun e Shiroyama-san :Q_____
Yuuko: Stanno insieme???
Hana: Non lo so! Ma insieme sono così ksaldhioHDKSDSJ!
Sonoko: Ma sono tutti gay in quella compagnia??*w*
Yuuko: Forse l’unico che si salva è quello con le braccia super sexy e un pacco regalo enorme @_@
Sonoko: Yuu-chan, solo per il fatto che di cognome fa Uke è palesemente gay anche lui, quindi mi sa che il suo pacco regalo non lo scarterai mai!
Yuuko: O.O Sei crudele T_T
Haruka: Ragazze, per favore, vogliamo concentrarci e tornare a mio fratello?
Hana: Giusto, hai ragione! Quindi, cos’hai intenzione di fare?
Yuuko: Fallo ingelosire! Digli che Takanori ha un fidanzato, funziona sempre!
Sonoko: No no ragazze! Ryo è lento di comprendonio, come minimo gli va a fare i complimenti!
Haruka: Quoto Sonoko U.U No, qua non abbiamo altra scelta: dobbiamo sabotare l’appuntamento di domani!
Hana: Oh sì +_+ Dovrà essere un appuntamento così disastroso che la povera Junko non vorrà più sentir parlare di Ryo Suzuki!
Sonoko: E se poi ci beccano?
Haruka: Voi non preoccupatevi, lasciate fare tutto a me! Ho un piano +_+












Note autrice:

Salveeeeee :D In realtà non ho nulla da dire, solo che sarà una mini-long. In teoria doveva essere una one-shot e basta però poi ho pensato che potesse diventare troppo lunga e con troppi POV, quindi l'ho spezzata! Saranno, penso, al massimo tre capitoli brevi!!! Il secondo è già in scrittura, ma col fatto che prima con reila_guren vorrei finire il capitolo di School Days (che approfitto per dire che è circa ai 2/3), non so quando riuscirò ad aggiornare...spero in breve :D
A presto,
Vale_Suzuki_san
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***





***h 14:00***
 
 
Dire che Takanori odiava l’ora di ginnastica era un eufemismo. Difatti, se solo non avesse rischiato il linciaggio da parte dei suoi compagni di classe, avrebbe volentieri proposto di fare un’ora supplementare di chimica o matematica.
Non la sopportava proprio, dal più profondo del cuore. Per lui era come mangiare un piatto bollente di minestra in piena estate. E quando poi vedeva il professore arrivare tutto pimpante e che, sorridendo, iniziava ad impartire ordini con il suo dannatissimo fischietto, gli veniva l’orticaria.
Naturalmente tutto quell’odio gratuito non era scaturito dal fatto che fosse poco atletico lui, anzi: nella sua carriera scolastica gli avevano proposto spesso di entrare a far parte di qualche club, ma lui aveva sempre rifiutato. Il problema? Odiava faticare e, soprattutto, sudare. Insomma, se proprio doveva diventare puzzolente come una capra e attirare le mosche, almeno che fosse per qualcosa di più piacevole di una stupida partitella di calcetto. Inoltre, essere marcato dai suoi compagni di classe che – nel pieno dell’esplosione ormonale – sembravano avere le cascate del Niagara sotto le ascelle e nella schiena, gli dava un senso di repulsione generale per il calcio e per qualsiasi altro tipo di sport.
Per quello Takanori, quando capitava di giocare tutti insieme, se ne stava tranquillo a sonnecchiare in porta e quando gli avversari tiravano lui con molta nonchalance si scansava. Non era così stupido da prendersi delle mine fotoniche addosso, vista anche la cognizione con cui giocavano. E così finiva per essere scelto sempre per ultimo, con grande disappunto da parte della squadra che se lo doveva sorbire come portiere. L’altra invece, di squadra, faceva i salti di gioia.
Non che a lui importasse.
Se nella vita doveva preoccuparsi di non fare brutta figura davanti alle compagne di classe che tranquille ed indifferenti giocavano a pallavolo nel campo affianco, allora doveva essere alla frutta già da un bel pezzo!
Che poi a Takanori neanche piacevano le ragazze. E neanche i ragazzi a dire la verità, siccome l’unica persona che gli avesse mai suscitato interesse da quel punto di vista era il suo migliore amico. Da quando lo aveva conosciuto, ormai otto anni addietro, non aveva avuto occhi che per lui.
Il suo mondo iniziava e finiva con Ryo Suzuki.
Non aveva idea di come fosse successo. Di solito provava un forte senso di pietà nei confronti di quelle persone che si innamoravano dell’amico o dell’amica, ma lui ci si era ritrovato dentro senza nemmeno accorgersene, finendo per essere friendzonato senza alcuna delicatezza. E Takanori sapeva bene che ormai tutte le sue speranze di poter stare insieme al ragazzo dei suoi sogni erano destinate a rimanere solo delle fantasie, perché quel pomeriggio Ryo sarebbe uscito con Junko.
Non voleva nemmeno pensarci!
Che poi cosa ci trovava di così interessante in una ragazza come lei? Non era né carina né simpatica ed inoltre, da quello che gli era stato detto, non era stato nemmeno lui a chiederle di uscire. Era stata lei a confessarsi e Ryo, probabilmente intenerito o euforico perché finalmente qualcuno si interessava a lui, si era sentito in dovere di accettare i suoi sentimenti acconsentendo ad uscirci. E al povero Takanori sarebbe toccato sorbirsi tutto il racconto sul romantico pomeriggio che avrebbero passato insieme.
Non era sicuro di riuscire a sopportarlo.
«Taka, ti vuoi muovere? Se arrivi in ritardo anche oggi il prof si incazzerà sul serio.» disse Hiroaki, facendogli notare che la lezione stava per iniziare e lui indossava ancora la divisa.
«Sono davvero preoccupato per questo.»
«Sì certo…so io cos’è che ti preoccupa in realtà, anzi: chi! Lo dici tu o lo dico io?»
Takanori sbuffò.
Anche la sera prima si era dovuto sorbire una sua ramanzina. E solo perché non aveva voluto parlare al telefono con Ryo.
Maledetto a lui e a quando aveva deciso di sfogarsi proprio con Hiroaki!
Ma d’altronde se non ne parlava con lui, con chi altri lo poteva fare? Non certo con quegli altri tre squinternati che si ritrovava come amici! Non erano riusciti a mantenere il segreto sulla sua festa di compleanno a sorpresa, organizzata e voluta da Ryo tra l’altro, figurarsi se riuscivano a tacere su una cosa così grande…specialmente se si parlava di Yutaka, la cui unica dote sembrava essere quella di farsi gli affari degli altri. Era peggio di una comare.
«Allora?» chiese ancora Hiroaki.
«Tanto ormai lo sai che c’è sempre di mezzo lui, quindi perché continui a chiedermelo?»
A quel punto Hiroaki tornò nello spogliatoio e si mise di fianco a lui.
«Ancora non posso crederci che uscirà con una tizia del genere.»
«Se non era quella tizia presto sarebbe stata un’altra! È inutile, non ho speranze. Per lui rimarrò per sempre l’amichetto del cuore.»
«Se solo ti decidessi a parlargli…almeno, se fra voi due dovesse finire, che sia per qualcosa di concreto e non con te che fai finta che non esista! Siete amici fin dalle elementari Taka, non puoi pretendere di metterlo semplicemente da parte.»
«Però posso sempre evitare di parlargli, giusto?» disse, scattando in piedi ed iniziando a cambiarsi. «E poi sarà così impegnato con la sua nuova fiamma che gli importerà poco se gli rispondo o meno ai messaggi.»
Hiroaki ne era un po’ meno sicuro dato che, da quello che aveva potuto vedere, Ryo lo cercava praticamente ogni minuto, ma preferì non aggiungere altro. Sapeva bene quanto Takanori diventasse irritabile quando si insisteva troppo sull’argomento, così se ne uscì dallo spogliatoio lasciando l’amico perso nei propri pensieri. E non appena Hiroaki chiuse la porta, Takanori crollò seduto sulla panca.
Sapeva che prima o poi sarebbe arrivato quel momento, l’aveva messo in conto sin dall’inizio. Sapeva che un giorno o l’altro sarebbe arrivata quella persona che glie lo avrebbe portato via per sempre, ma non immaginava potesse fare così male.
Trattenne a fatica le lacrime e poi, stancamente e con il cuore a pezzi, finì di cambiarsi.
Fu un suo compagno di classe a dirgli per l’ennesima volta di sbrigarsi perché il professore lo voleva fuori entro pochi secondi e lui, dopo aver dato un’ultima occhiata al telefono, uscì diretto al campetto.
 

 
***h 14:30***
 

Mentre Takanori si prestava a svolgere la sua tanto odiata ora di ginnastica, una figura incappucciata e parecchio losca si accingeva ad entrare nello spogliatoio maschile.
Osservò con perizia investigativa l’ambiente intorno a sé, assicurandosi con il suo udito super sviluppato che non fosse rimasto nessuno né per il corridoio né dentro allo spogliatoio, dopodiché – con un agile e veloce scatto felino – entrò dentro chiudendosi la porta alle spalle. Un forte odore di sudore maschile e di vissuto le arrivò alle narici e la tentazione di spruzzare un po’ del deodorante che aveva nella borsa era molto forte, ma decise che era meglio non perdere tempo.
Camminando rasente al muro arrivò di fronte a quella che senza ombra di dubbio era la postazione di Takanori. Ed era più che sicura che fosse la sua, perché dubitava fortemente che gli altri ragazzi si portassero una borsa mezza nera e mezza leopardata come sacca da ginnastica.
Ma dove le trova delle borse del genere? pensò la figura misteriosa, mentre, con il cuore che batteva fortissimo e l’adrenalina a mille, apriva la sacca e ne tirava fuori la bottiglietta d’acqua. E qui la figura incappucciata dovette ammettere di aver avuto un grosso colpo di fortuna: essa era già aperta, segno che Takanori ci aveva già bevuto, quindi avrebbe potuto agire indisturbata senza attirare il benché minimo sospetto.
Svelta tirò fuori il sonnifero che aveva rubato quella mattina dal cassetto di sua madre e iniziò a versare le gocce nella bottiglia.
Stava rischiando la vita in quel momento, soprattutto perché aveva il terrore che Mariko potesse tornare prima dal lavoro e accorgersi di quella mancanza, ma comunque non aveva avuto altra scelta.
Quella notte era rimasta sveglia per ore, cercando di elaborare una strategia che riuscisse a sabotare al meglio l’appuntamento di Ryo e Junko, ma non le era venuto in mente nulla. Poi, per una mera coincidenza, era dovuta entrare per un attimo nella stanza del fratello e qui vide che il suo telefono era illuminato. Naturalmente non poté ignorare il fatto, poteva trattarsi sempre di un’emergenza, e così, grazie ad una serie di messaggi scambiati con Yuu Shiroyama, aveva scoperto che Ryo, prima di andare all’appuntamento, sarebbe andato a scuola da Takanori per parlargli.
A quel punto tutto il piano si era formato da solo.
Secondo i suoi più che accurati calcoli Ryo sarebbe arrivato davanti al cancello della scuola alle 15:00 in punto, mentre Takanori sarebbe uscito solo alle 15:15 circa. Se tutto andava come da lei previsto, una volta uscito avrebbe già avuto in circolo la maggior parte dell’acqua contenente il sonnifero e, a quel punto, avrebbe avuto uno scarto di circa venti minuti prima che il sonnifero facesse effetto…il che voleva dire avere tutto il tempo per far sì che Takanori si sentisse male in presenza di Ryo.
Sì, non poteva andare meglio di così! Anche se…quante gocce aveva già messo?
Era sicura che sua madre ne prendesse dieci per dormire beata e pacifica tutta la notte, ma lì era sicura di averne messe qualcuna di più. Sperava solo non avesse effetti collaterali troppo gravi.
Nel dubbio comunque ne mise altre cinque e poi, furtivamente com’era entrata, scappò via alla velocità della luce e si nascose dietro ad un cespuglio.
Non si sarebbe persa la scena per nulla al mondo.
 

 
***h 15:25***
 

Ryo guardò ancora una volta l’orologio, il nervoso ormai alle stelle.
Era da quando si era svegliato quella mattina che era di pessimo umore, ma ora, ad ogni minuto che passava, sentiva il suo malessere aumentare a dismisura. E quello non solo perché stava rischiando di buttare all’aria il suo primo appuntamento, ma anche perché da quando Takanori era uscito da scuola non aveva spiccicato nemmeno una sillaba. In pratica, nonostante fossero più di due settimane che non si vedevano, non lo aveva manco salutato. Anzi: fosse stato per lui molto probabilmente avrebbe tirato dritto senza degnarlo di uno sguardo.
Ma Ryo doveva sapere. Ed era per quello che lo stava inseguendo tipo stalker.
In tutti quegli anni di amicizia non era mai successo che si allontanassero in quel modo e lui pretendeva una spiegazione.
«Ti puoi fermare un secondo, per favore?» domandò, la rabbia nella voce.
Takanori ovviamente lo ignorò, continuando a camminare lungo il marciapiede, e a quel punto Ryo perse la pazienza. Con un leggero scatto lo superò, parandoglisi davanti e afferrandolo per entrambe le braccia, giusto per essere sicuri che non scappasse.
«Allora? Mi dici che ti prende?» urlò quasi e Takanori lo guardò in cagnesco.
«Che dovrebbe prendermi?» rispose, tentando inutilmente di divincolarsi.
«Ah non lo so, sei strano ultimamente! Non mi consideri più, mi sbatti il telefono in faccia e quando ti chiedo di uscire tu hai sempre qualcosa di meglio da fare!»
«Non è che il mondo ruota intorno a te, sai?» rispose Takanori, riuscendo finalmente a liberarsi dalla morsa dell’amico, ma a quel punto fu colto da un forte capogiro.
Provò a dare la colpa al fatto che aveva appena finito di fare ginnastica, ma era da quando aveva lasciato la scuola che era come se la sua mente fosse stata immersa in una bacinella d’acqua. Si sentiva frastornato, spossato, e avere Ryo che gli urlava contro a dieci centimetri dal viso non aiutava di certo.
«E allora se non sono io il problema, qual è?» chiese nuovamente, ma Takanori fu colto da nuove fitte e fu costretto ad appoggiarsi al muro.
«Senti…se non te ne vai, farai tardi…»
Non riuscì a finire la frase.
Gli tremarono le gambe e fu solo grazie ai riflessi di Ryo che non cadde a peso morto a terra.
«Taka, che hai?»
La sua voce gli giunse ovattata, lontana, e in un attimo anche le forze rimaste lo abbandonarono.
«TAKA! TAKA GUARDAMI, CHE TI PRENDE?»
Avrebbe voluto rispondergli, ma non riusciva nemmeno a muovere la lingua.
Per qualche istante sentì solo le urla preoccupate di Ryo, poi più niente.
 

 
Whatsapp – Messaggi – Gruppi – “Pride&Fuyoshi”
 

Yuuko: Mio Dio Hacchan ma allora non scherzavi quando hai detto che avresti mandato Takanori all’ospedale!
Haruka: Esatto, ma state tranquille è tutto a posto! Sta benone^^
Sonoko: Ne sei sicura? Insomma, si può morire se si prende troppo sonnifero!
Haruka: Ve l’ho detto: è tutto sotto controllo! Taka per questa notte rimarrà in ospedale per sicurezza e domani mattina verrà mandato a casa…e poi era un cosa di erboristeria, niente di pesante.
Yuuko: Sarà stato anche di erboristeria, ma l’ha mandato ugualmente all’ospedale!
Haruka: Beh, era questo il piano U.U E dovevate vederli quando io e mia mamma siamo andati in ospedale a vedere >w< Erano bellissimissimi, due cuccioletti >w<
Hana: Ma piuttosto…VOGLIAMO PARLARE DELLA FACCIA DI JUNKO???
Yuuko: AHAHAHAHAHAHA VI PREGOOOOO! VI PREGO DITEMI ANCORA DELLA SUA FACCIA!!!
Hana: Te lo giuro Yuu-chan, era rossa per la rabbia xD
Sonoko: Il bello è che Ryo non l’ha minimamente considerata, quindi è rimasta davanti al cinema ad aspettarlo per più di mezz’ora xD
Yuuko: Avrei voluto esserci anche io T_T
Hana: Noi te lo abbiamo detto se volevi venire con noi, ma hai preferito rimanere a casa a studiare!
Yuuko: Ma domani abbiamo una verifica importante! Avreste dovuto stare a casa anche voi a studiare, altro che sabotaggi…
Haruka: Intanto il mio piano è riuscito e Ryo e Junko non sono usciti U.U
Sonoko: Sì, ma a che prezzo xD Hacchan, non vorrei mai averti come sorella :’)
Haruka: Ancora? Insomma, ve l’ho già detto: domani Takanori tornerà ad essere più vispo di prima…con la differenza che terrà più d’occhio le sue bottiglie d’acqua xD
Hana: Ma adesso che hai intenzione di fare?
Haruka: In che senso?
Hana: Beh, hai sabotato l’appuntamento ma non è detto che Ryo apra gli occhi!
Haruka: Hana, quando siamo andati in ospedale da lui ha detto: “Io rimango qui. I suoi genitori sono via per lavoro e non voglio rimanga solo”…MI SEMBRA CHIARO!
Sonoko: Non è abbastanza però…insomma, anche io farei lo stesso se al posto di Taka ci fosse una di voi ò.ò
Yuuko: E poi tuo fratello è lento di comprendonio…secondo me, prima di fargli capire quanto sia innamorato di Takanori, dovresti fargli capire quanto sia gay!
Haruka: Vorrà dire che gli parlerò di nuovo, calcando la mano su quanto successo oggi! Dovevate vederlo com’era preoccupato @_@ E poi all’ospedale gli teneva la manina, mi sento male @_@
Yuuko: Oddioooooo perché non li hai fotografati @_@
Haruka: C’era mia madre, non potevo T_T
Sonoko: Aspetta, ma quindi tu non sei più lì O.O
Haruka: No, sono a casa ò.ò
Sonoko: E adesso chi ci dice cosa combinano? Sono da soli, in una camera e innamorati…POTREBBE SUCCEDERE DI TUTTO!
Haruka: Tranquille, non succederà nulla…mio fratello ha ancora le fette di prosciutto sugli occhi, vedrete che quando succederà qualcosa di concreto sarete le prime a saperlo =)
Hana: Non vedo l’ora che quei due copulino insieme +_+ Facci sapere!!!
Haruka: Come sempre 8D
 

 
***h 03:25***
 

Un attacco di cuore: ecco cosa gli era venuto nel momento stesso in cui Takanori era caduto a terra privo di sensi. E per fortuna che in quel frangente per la strada passavano delle persone, altrimenti se fosse stato per lui – scioccato com’era – sarebbero ancora in mezzo al marciapiede.
Dio, se solo ripensava a quel momento gli si gelava il sangue nelle vene. Che poi la cosa che lo aveva fatto preoccupare più di tutto era il fatto che non gli rispondeva. Di solito, quando qualcuno sveniva per un calo di pressione, dopo poco si riprendeva…invece Takanori non aveva più dato segni di vita. Non gli rispondeva, non apriva gli occhi…sembrava morto! Sull’ambulanza non aveva fatto altro che interrompere ansioso il lavoro dei soccorritori e quando poi, una volta arrivati in ospedale e fatte le visite, il dottore gli aveva detto che era svenuto a causa di una dose eccessiva di sonnifero, Ryo anziché calmarsi si era agitato ancora di più.
Ha provato ad uccidersi? gli aveva chiesto il medico e lui per interi minuti era rimasto fermo sul posto a fissare l’amico addormentato nel letto come uno stoccafisso.
Dunque era per quello che Takanori negli ultimi tempi gli pareva così cambiato? Perché si drogava?
No, non poteva nemmeno pensarla una cosa del genere! Takanori era sempre stato un ragazzo solare e piuttosto socievole, non avrebbe mai potuto compiere un gesto tanto estremo!
Sbuffò nervoso, avvicinando la mano al viso dell’amico. Dormiva tranquillo, ignaro di tutto quello che era successo e dell’inferno che gli stava facendo passare. Sembrava anche avere un mezzo sorriso, probabilmente perché stava sognando. Provò il forte impulso di scostargli le ciocche di capelli da davanti agli occhi, ma non appena lo sfiorò si ritrasse infastidito.
Era molto arrabbiato con lui e forse ancor più con sé stesso.
Si vantava tanto di conoscere Takanori meglio delle sue tasche, ma se davvero aveva provato ad uccidersi con del sonnifero, voleva dire che di lui non aveva capito proprio nulla.
Sempre più nervoso stava per alzarsi dalla sedia ed uscire dalla camera per andare a prendere qualcosa da bere e cercare di distrarsi un po’, quando Takanori iniziò a mormorare qualcosa, fino a che non aprì gli occhi.
Era spaesato, forse spaventato, e faceva roteare le pupille da una parte all’altra della stanza così velocemente che a Ryo girò quasi la testa.
«Taka?» lo chiamò e lui solo quando udì la sua voce parve tranquillizzarsi.
«Ryo!» esclamò. «D-Dove sono?» chiese, ansioso.
«Siamo in ospedale.»
«In ospedale? E perché?»
«Ah! Questo dovresti dirmelo tu!» rispose Ryo, una punta di rimprovero nella voce.
«Io?» ribatté l’altro. «Credi che possa sapere il motivo per cui sono finito in ospedale?»
«Direi di sì, visto che avevi preso una quantità esorbitante di sonnifero. Volevi forse ammazzarti?» lo aggredì.
Non avrebbe voluto essere così cattivo, ma non riusciva proprio a capire come mai Takanori avesse compiuto quel gesto.
Se c’era qualcosa che lo faceva soffrire così tanto, perché non glie ne aveva parlato? Non aveva la minima idea di quello che aveva provato nel momento in cui il dottore gli aveva parlato…come se una delle poche colonne portanti della sua vita fosse crollata, facendo cadere anche tutto quello costruito sopra di essa.
«Sonnifero?» chiese ancora Takanori, sempre più stupito. «Ryo, te lo giuro: non so di che parli!»
«Ah no? E allora come mi spieghi il fatto che nel tuo sangue ci fosse del sonnifero? Ci è finito volando?»
«Intanto calmati e smetti per favore di urlare che mi fa male la testa! Secondo: non credi che se avessi avuto intenzione di uccidermi lo avrei fatto a casa da solo e non a scuola dove chiunque avrebbe potuto salvarmi?»
«E allora mi dici come hai fatto a prendere tutto quel sonnifero?»
«Non lo so, davvero! Forse si è trattato di uno scherzo?»
Se possibile, Ryo divenne ancora più paonazzo.
«Uno scherzo davvero di cattivo gusto!» ringhiò, poi però tornò a guardarlo serio. «Sicuro che tu non l’abbia preso di proposito?» mormorò, questa volta sembrava davvero ferito. «Voglio dire, se è così parliamone. Dimmi cosa ti ha spinto a fare un gesto del genere, sfogati, urla, ma ti prego dimmelo! Tu non hai idea di come mi sia sentito quando sei stato male e vedere che non ti riprendevi…io…io ho avuto paura, Taka. Tanta paura.»
«Mi dispiace che ti sia spaventato così tanto, ma davvero: non ho mai preso del sonnifero e men che meno ho intenzione di suicidarmi! Ma ti pare che io possa farlo?»
«No, infatti.» sussurrò. «Però qualcuno ce l’ha messo quel sonnifero nella tua acqua! Domani mattina vado a dirne quattro al tuo preside…che metta qualcuno di guardia agli spogliatoi, che cavolo! Potevi sentirti davvero male…potevi morire!»
«Dai, ora calmati…»
«No, non mi calmo! È stato uno scherzo stupido, anzi: non si può nemmeno chiamare scherzo ma tentato omicidio!»
Takanori scosse la testa divertito, però il suo cuore non poté fare a meno di riscaldarsi nel vedere l’amico così in apprensione per la sua salute. Ora che ci pensava, non lo aveva mai visto comportarsi così.
Sorrise intenerito.
«Vieni qui.» disse, facendo segno a Ryo di venire a sedersi di fianco a lui nel letto.
Lui obbedì.
«Sono davvero incazzato.»
«Ehi, mi vedi? Sto bene…d’ora in avanti starò solo più attento. Piuttosto tu, non mi dirai che sei stato qui per tutto il tempo!»
«Perché sei così sorpreso?»
«E l’appuntamento?»
«Secondo te dopo quanto successo potevo pensare a quello stupido appuntamento?»
«Le hai dato buca?»
«Mi inventerò qualcosa!»
«Quindi hai intenzione di chiederle ancora di uscire?»
«No, direi di no. Come guaio mi basti già tu.»
«Che vorresti dire con questo?» provò a dire Takanori, cercando di nascondere il rossore delle guance, ma Ryo si limitò a sorridere e con uno scatto si infilò sotto alle lenzuola insieme a lui.
Takanori per poco non morì sul serio, ma cercò di sembrare il più disinteressato possibile. Peccato che, dopo un attimo di titubanza, Ryo fece passare un braccio attorno alle sue spalle avvicinandolo a sé. E lui, anche se era sconvolto, non si fece certo scappare l’occasione. Lo abbracciò stretto, nascondendo il viso nel suo petto.
«Scusa se ti ho fatto preoccupare oggi.» disse, realmente dispiaciuto.
«Non ti preoccupare, l’importante è che ora tu stia bene…anche se domani ci vado a parlare comunque al tuo preside!»
«Puoi andare a parlare anche al ministro dell’istruzione e della sicurezza per quel che mi riguarda!» disse, ridacchiando.
«Scemo! Guarda che dico sul serio!»
«Perché, io no?»
Scoppiarono entrambi a ridere e Takanori ebbe l’impressione che Ryo lo avesse stretto ancora più forte, ma non riuscì a farci caso per molto. Si addormentò praticamente subito, probabilmente a causa del sonnifero che ancora gli scombussolava il sistema, e non fece nemmeno in tempo a sentire il leggero bacio che Ryo gli depositò sulla fronte.
L’altro, dal canto suo, si stupì di quel gesto ma non stette a preoccuparsi più di tanto perché, in fondo, gli era venuto naturale.
Sorrise, cercando di trovare una posizione più comoda e che al contempo non disturbasse Takanori e alle prime luci dell’alba anche lui crollò addormentato.






 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***




Erano ormai passati tre giorni dall’incidente di Takanori, e Haruka, dopo che il fratello era tornato a casa la mattina dopo la nottata in ospedale, non aveva ancora trovato l’occasione giusta per parlargli. In altre situazione sarebbe stata capacissima di strapparsi i capelli per quel fallimento, invece – in quel particolare caso – non si sentiva così tranquilla e rilassata da tempo.
Il motivo? Molto semplice: in Ryo era finalmente scattata la scintilla!
Naturalmente non lo diceva tanto per dire… Era più che sicura che il fratello avesse capito – o almeno iniziato a capire – quanto fossero grandi e profondi i suoi sentimenti nei confronti dell’amico d’infanzia. E ciò che aveva scaturito in lei quei pensieri, l’input per così dire, era stato vedere il repentino cambiamento del fratello, avvenuto da un giorno all’altro e apparentemente senza motivo.
Ryo, infatti, da sempre diversificatosi dalle altre persone per il suo carattere socievole e perennemente allegro, si era trasformato in una creatura più simile agli antichi eremiti delle montagne: a scuola evitava tutti, non parlava nemmeno più con i suoi migliori amici; se ne stava sempre per conto suo e quando era a casa si rinchiudeva in camera, impedendo l’accesso a chiunque… Insomma, agli occhi sognanti e speranzosi di Haruka era palese ci fosse qualcosa di strano. Ovviamente all’inizio aveva provato comunque ad instaurare un dialogo con il nuovo Ryo, ma dopo essersi presa in faccia quel mattone che era il libro di storia aveva preferito lasciar perdere.
In realtà l’innocente sorella non aveva la minima idea dello scombussolamento interiore che stava affrontando il povero Ryo in quei giorni… Perché da quando aveva passato la notte in ospedale con Takanori, il suo cervello aveva iniziato a formulare strani pensieri – pensieri accentuati ogni volta anche dall’aumentare del suo battito cardiaco – e lui non sapeva più da che parte sbattere la testa. Si era spaventato tanto quel giorno; aveva avuto paura di perderlo per davvero e da quel momento la sua mente aveva iniziato a mandargli strani segnali… Per esempio, aveva iniziato a notare cose che fino ad allora gli erano sconosciute: come le occhiate che gli lanciava sempre il suo compagno di classe Maya; oppure il groviglio allo stomaco che gli veniva ogni volta che pensava a Takanori… O come la sempre più forte voglia di proteggerlo, ma non come semplice amico, bensì come suo ragazzo.
La cosa che lo lasciava più sconcertato era il fatto di non provare alcun tipo di ribrezzo per quelle idee, anzi: si sentiva emozionato al pensiero di poter avere Takanori tutto per sé; di stringerlo, di accarezzarlo, di baciarlo… La maggior parte delle volte gli bastava fare una doccia fredda per calmare quei pensieri, ma le altre volte si era ritrovato con un’erezione nelle mutande. Per quello il secondo giorno era finito in uno di quei centri d’ascolto LGBT. Aveva parlato con dei ragazzi a detta di Yuu “più esperti” di tutti loro messi insieme, ma non aveva concluso niente. Alla seduta di gruppo gli avevano detto cose che già sapeva, ovvero che Takanori gli piaceva ed ora che ne aveva avuto la conferma non poteva più voltare la testa dall’altra parte. Ed ora rimaneva il dilemma su come affrontare la cosa. Sapeva bene che Takanori aveva una cotta per lui da sempre quindi, forse, non sarebbe stato così difficile affrontare l’argomento. Ne avrebbero potuto parlare con calma, magari davanti ad un bel gelato o ad una pizza…
Sì, avrebbe fatto così! E poi era da quella mattina all'ospedale che non lo sentiva, iniziava a mancargli.
Sorrise, rigirandosi per l’ennesima volta nel letto e, dopo aver preso il telefono, compose il numero dell’amico.
Takanori rispose dopo la bellezza di sette squilli.
«Pronto?» chiese, con voce decisamente assonnata.
«Ciao Taka sono io!» rispose squillante. «Ti ho disturbato, dormivi?»
«Vedi un po’ te Ryo…sono le due e quaranta di notte, ovvio che dormivo! Baka!» aggiunse, giusto per fargli capire quanto fosse incazzato. In effetti Takanori non amava essere svegliato. Anche quando andavano al mare insieme per farlo alzare la mattina doveva pregare in aramaico. E c’era anche da dire che l’orario non l’aveva nemmeno guardato. Era salito in camera che erano le dieci, non credeva fosse passato già così tanto tempo.
«Mi dispiace averti svegliato…è che non riuscivo a dormire…»
«E hai pensato bene di chiamarmi nel bel mezzo della notte?»
«Scusa, hai ragione…non avrei dovuto» disse sconsolato. A quanto pareva Takanori ce l’aveva davvero con lui… E pensare che lui quando lo chiamava era capacissimo di tenerlo al telefono per ore e guai se osava lamentarsi! Va beh che non lo chiamava alle tre di notte, però il concetto era lo stesso.
«Ormai l’hai fatto, quindi…»
Ci fu una piccola pausa nel quale lui non seppe cosa fare. Non sapeva se doveva riagganciare, scusarsi oppure iniziare a parlare… La sua testa era peggio di un frullatore.
Per fortuna Takanori venne in suo aiuto.
«Comunque, è tutto a posto? Hai bisogno di qualcosa?»
Di te…
Sgranò gli occhi a quel pensiero, scuotendo freneticamente la testa. Doveva mantenere la concentrazione!
«A dire la verità vorrei vederti…»
«Vedermi?»
«Sì…devo…devo parlarti!»
«Non è che pensi ancora che abbia tentato di suicidarmi, vero?» chiese, sempre più stizzito.
«No, no, tranquillo! Voglio…voglio solo parlare con te…cioè, a dire la verità, vorrei parlare di noi.»
«Di noi? In-In che senso?»
La sua voce cambiò totalmente. Si fece attenta, oltre che sorpresa.
Allora ci tieni ancora a me…
«Vediamoci domani…alle otto al parco. Andiamo a mangiare qualcosa e poi facciamo un giro, va bene?»
«S-Sì…sì, direi che va bene!»
«Perfetto! A domani, Taka.»
«A domani» e riagganciò.
Ancora non sapeva se avesse fatto bene a chiamarlo, ma ora si sentiva molto più leggero. In un modo o nell’altro domani avrebbe risolto tutti i suoi problemi!
O la va, o la spacca!
 


 
***
 


Vorrei parlare di noi.
Dopo quelle parole, Takanori non era più riuscito a chiudere occhio. Aveva passato il resto della nottata a girarsi e rigirarsi nel letto, continuando a domandarsi perché Ryo avesse pronunciato quella frase.
Sicuramente doveva aver capito i suoi sentimenti. In fondo, anche se molti avrebbero detto il contrario, non era idiota al cento per cento… Prima o dopo si sarebbe accorto del rossore che gli tingeva le guance ogni volta che erano insieme… Oppure del battito cardiaco che aumentava tutte le volte che lo sfiorava anche solo con un dito. E quella notte in ospedale evidentemente si era esposto troppo. Il fatto di dormire abbracciati in un letto così piccolo, di essere stretti l’uno all’altro… Per non parlare del bacio che gli aveva dato sulla fronte! Kami, se solo ci ripensava si sentiva morire.
Sperò davvero che Ryo non gli avesse chiesto di uscire solo per dirgli di non poter ricambiare i suoi sentimenti, perché se così fosse stato non era sicuro di riuscire a continuare ad essergli amico… Forse avrebbe dovuto dirgli di no e rimanere nella sua beata ignoranza, almeno non lo avrebbe perso. Già con Junko aveva rischiato parecchio e, anche se con lei non era andata bene, presto ne sarebbe arrivata un’altra. Era solo una questione di tempo.
Eppure non c’era riuscito a dirgli di no. Volendo faceva ancora in tempo ad andarsene, visto che erano le otto e dieci e Ryo non si era ancora fatto vedere, ma i suoi piedi rimanevano ben piantati per terra. Non voleva esagerare, ma probabilmente se il biondino gli avesse chiesto di buttarsi giù da un burrone, lui lo avrebbe fatto senza pensare.
Okay, sì, questa era un’esagerazione…
«TAKAAA!» sentì urlare dopo un po’. Sorrise in automatico, ma quando si girò per poco non gli venne un infarto. Ryo stava camminando a passo svelto verso di lui e… Ed era bellissimo. Indossava dei jeans chiari, una maglietta nera e sopra una giacca di jeans che metteva in risalto le spalle. Si era fatto anche la cresta quella sera, liberando così il viso da tutte le ciocche di capelli che solitamente gli coprivano gran parte della fronte e degli occhi.
Si mise una mano sul petto, giusto per controllare che il cuore battesse ancora.
«Scusami per il ritardo» disse, una volta arrivatogli di fronte. «È che mia madre mi ha obbligato ad andare a fare la spesa con lei dato che doveva prendere acqua e quant’altro e poi, come se non bastasse, quando stavo per uscire mia sorella mi ha placcato e non voleva farmi andare via a meno che non le dicessi dove stessi andando tutto in ghingheri!»
Takanori sorrise.
«E glie lo hai detto?»
«Ovvio che no! Me la sarei ritrovata attaccata ad una gamba altrimenti!» e scoppiarono a ridere, incamminandosi verso il piccolo ristorante dove da anni ormai andavano a mangiare ogni volta che uscivano insieme.
Fu Ryo a pagare per entrambi, con tutte le proteste di Takanori, ma siccome era stato lui ad invitarlo gli sembrava giusto così. Poi, con le pance sazie, decisero di fare una passeggiata nel parco. Era sempre stata una bella zona quella: di giorno era sempre riparata dall’ombra dei ciliegi, mentre la sera diventata un ottimo posto per trascorrere del tempo in compagnia del proprio partner. Per quello si sentivano tutti e due un po’ imbarazzati… Perché era circa mezz’ora che camminavano e non avevano fatto altro che incontrare coppiette.
«Allora» esordì Takanori, vedendo che il livello di imbarazzo stava salendo alle stelle. «Che volevi dirmi di tanto importante da non riuscire a dormire?»
Ryo si bloccò per qualche secondo e, se non fosse stato per la poca luce presente, Takanori avrebbe giurato di vederlo arrossire.
«Beh…ecco…» balbettò, mentre riprendeva a camminare. «Da dove iniziare…»
Già, brutto cretino, avresti potuto prepararti un discorso!, pensò Ryo. Ma con tutto quello che gli avevano fatto fare quel giorno era già tanto che fosse riuscito ad andare all’appuntamento. Ancora una volta avrebbe dovuto affidarsi al suo istinto… E stava anche quasi per riprendere il discorso, quando da lontano vide arrivare l’ultima persona che si era aspettato di vedere in quel posto e in quel preciso istante: Junko. Era in compagnia di un ragazzo – a quanto pareva aveva fatto in fretta a dimenticare Ryo… E pensare che, la mattina, dopo a scuola gli aveva fatto una scenata degna di un oscar! – e non appena lo vide, iniziò a camminare più svelta trascinandosi a dietro quello sfortunato ragazzo, fino a che non gli fu di fronte.
«Ma guarda un po’! I due piccioncini che fanno la passeggiatina nel parco» disse cattiva, fissandolo in cagnesco. «Così è lui il tizio per cui mi hai dato buca l’altro giorno? Tsk…non è niente di speciale!»
Ryo provò molta pena per lei in quel momento, ma poi spostò lo sguardo verso Taka e vide che lui non l’aveva presa molto bene. Era infatti diventato rosso, un po’ per l’imbarazzo e un po’ per il fastidio che doveva provare nei confronti di Junko, e aveva abbassato lo sguardo. Il biondo avrebbe voluto dirgli che non doveva prendere a cuore quella parole, scaturite dalla bocca di una brutta gallina gelosa, ma anziché parlare fece un gesto che lasciò stupito sia sé stesso sia Takanori: tirò fuori la mano dalla tasca dei jeans e, senza alcun tipo di timore, andò a stringere quella di Taka.
«Ti sei mai vista allo specchio?» le disse, nel frattempo che intrecciava le dita con quelle dell’amico. «E poi ti chiederei di andartene, visto che questo è il primo appuntamento con il mio ragazzo e tu, con la tua brutta presenza, me lo stai rovinando!»
Per poco a Takanori non venne un secondo infarto.
Cosa… Cosa aveva detto?
Ragazzo?
No… Aspetta… No, doveva aver preso una botta in testa non c’era altra spiegazione! Junko, invece, guardò furiosa entrambi per poi andarsene senza osare dire più nulla.
«Quella brutta cretina…» disse Ryo e solo quando si voltò vide che le guance di Takanori stavano letteralmente andando a fuoco. «Tutto bene?» chiese con la massima tranquillità.
«S-Sì…è che…n-non c’era bisogno fingessi di essere il mio ragazzo!» disse, con il cuore che tra un po’ usciva dal petto.
«E chi fingeva?» replicò Ryo, avvicinandosi a lui e scompigliandoli tutti i capelli. Se possibile, Takanori divenne ancora più rosso. Vederlo in quello stato gli mandava in confusione i pensieri.
«Ma che…che dici?» disse ancora Takanori tentando di allontanarsi, ma lui gli prese un braccio e lo fermò.
«Quello che ho detto!» rispose, scostandogli dagli occhi le ciocche ribelli.
Voglio baciarlo, pensò emozionato.
Era la prima volta che provava un così forte desiderio di contatto.
«Hai forse la febbre? E poi così, all’improvviso…tu…tu non sei nemmeno gay!»
«Non sono gay, però mi piaci comunque…perché ti vedo così scioccato?»
«Perché io sono anni che ho una cotta per te e tu fai finta di niente! Perché non venirmi a dire che non lo sapevi, altrimenti è la volta buona che ti lincio per davvero! E adesso te ne esci tutto bello pacifico dicendo che ti piaccio come se niente fosse e, soprattutto, come se io fossi d’accordo!»
«Perché, non sei d’accordo?» chiese preoccupato.
«OVVIO CHE SONO D’ACCORDO, BAKA CHE NON SEI ALTRO!» urlò arrabbiato. Ryo invece scoppiò a ridere e, avvicinandosi ancora, si abbassò e gli diede un bacio sulle labbra. Il suo primo bacio… Ed era estremamente felice di averlo condiviso con Takanori.
E Takanori, dal canto suo, non sapeva cosa aspettarsi. Era rimasto completamente pietrificato.
Non sapeva se Ryo stesse facendo sul serio o se la loro storia sarebbe diventata qualcosa di reale… Ma quel bacio, quel contatto che aveva bramato per tutti quegli anni, bastava per mettere a tacere ogni suo pensiero. Si abbandonò, completamente, lasciandosi avvolgere dalle braccia forti e calde di Ryo.
«Che ne dici…» disse il biondo, staccandosi da quelle labbra così invitanti. «Andiamo a casa?»
Takanori annuì, anche se non sapeva esattamente cosa aspettarsi.
 


 

Whatsapp – Messaggi – Gruppi – “Pride&Fuyoshi”
 


Sonoko: HARUKA!!! TU ADESSO ALZI IL TUO REGAL DERETANO E VAI A FAR LORO UN VIDEO E CE LO MANDI!!! ADESSO!!
Hana: Sì, sì…muoviti! Anche tante foto +_+
Haruka: Ma siete impazzite forse? Come faccio?
Yuuko: Senti! Ci hai scartavetrato le ovaie con questa storia, adesso ci mandi le foto!
Haruka: Ma se entro in camera si sveglieranno…e se stanno facendo le porcate??
Sonoko: APPUNTO! CREDI CHE MI SIA AFFEZIONATA ALLA VICENDA PER IL BEL CULO DI TUO FRATELLO?
Hana: Beh anche ò.ò
Sonoko: -_-
Yuuko: Sonoko ha ragione…noi li vogliamo vedere T_T DOBBIAMO VEDERLI!
Haruka: Ragazze, smettetela! Tanto li vedrete insieme sicuramente visto che la loro storia è appena cominciata <3 Non siate insistenti su! *va a spiare dal buco della serratura*
Sonoko: BRUTTA INGRATA! TORNA IN CAMERA TUA O VENGO LI’ ANCHE SE E’ MEZZANOTTE PASSATA!
Hana: Oddio, stanno limonando duro?+_+ Oppure sono già allo step successivo?+_+
Haruka: Non lo so, c’è la luce spenta e non vedo T_TT_TT_T
Yuuko: Senti se ci sono strani gemiti per l’amore di tutti i Santi Kamigami!!
Haruka: Gno T_T Non si sente niente mannaggia al demonio T_T
Sonoko: E IO CHE SPERAVO SI STESSERO SFONDANDO A VICENDA!
Haruka: Socchan per favore!!! Egne saranno abbracciati stretti stretti @_@ *muore*
Yuuko: Awwwwww che ccccariniiiiii >w<
Hana: Però domani ce la mandi una foto di loro due che sono tutti vicini vicini e si fanno le coccole, vero? *fa occhioni grandi e amorevoli*
Haruka: Certo, che amica sarei altrimenti?^^ E poi sono proprio curiosa di vedere la faccia che faranno mia mamma e mia nonna quando domani mattina si vedranno scendere dalle scale anche Takanori xDxD
Sonoko: DOMANI VENGO A FARE COLAZIONE A CASA TUA!
Yuuko: Veniamo anche noi!!
Hana: Comunque non vorrei interrompere tutto questo ma oggi ho scoperto una cosa…
Yuuko: Oddio, cosa? O.O
Hana: Ho scoperto che Yuu Shiroyama ha chiesto a Nagisa di uscire…
Yuuko: Oddio ecco perché oggi era tutta felice e se ne dava come se esistesse al mondo solo lei!
Hana: Sì ma Yuu che esce con Nagisa? AHAHAHAHAHAHA E’ ANCHE PEGGIO DI RYO E JUNKO!
Sonoko: RAGAZZE! SAPPIAMO GIA’ COSA FARE!
Yuuko: Il team “Pride&Fuyoshi” colpirà ancora!!!
Hana: Dobbiamo assolutamente farlo mettere con Kouyou vi prego @_@ Quei due insieme sono il sangue @_@
Haruka: Non preoccupatevi…ho già in mente un piano +_++_++_++_+





THE END
 



 
 
 
Note:
 
E finalmente sono arrivata alla fine di questo obbrobrio senza senso *evviva l’autostima* xDxD No dai, scherzo…alla fine Haruka e il suo gruppetto di amiche mi piace tanto…c’è molto di me in quelle conversazioni xD
Che dire, spero che questa mini-long senza alcun senso vi sia piaciuta e vi abbia fatto fare almeno un sorriso :D Penso che per adesso, salvo ispirazioni improvvise, mi prenderò una pausa per finire al meglio School Days insieme alla mia compare reila_guren e per iniziare la nuova long Reituki/Aoiha (che poi sarebbe la mia prima prima visto che l’altra long ha un personaggio inventato e School Days è in collaborazione *ansia da prestazione*) che ho in mente…a dire la verità ho già cinque capitoli scritti, ma voglio arrivare ad averne un bel numero così da non farvi aspettare mesi prima di un aggiornamento…per cui non so proprio quando inizierò a metterla xD
Bene, ora vi saluto e ci vediamo presto :D
Vale_Suzuki_san

 

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