Salvami da questa vita

di Robstenina97
(/viewuser.php?uid=217587)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stupido babbuino ***
Capitolo 2: *** Ma sei impazzito o cosa? ***
Capitolo 3: *** Ancora tu ragazzina? ***
Capitolo 4: *** Non permetterti mai più di toccarmi ***
Capitolo 5: *** Mi fido anche se ... ***
Capitolo 6: *** Avviso ***
Capitolo 7: *** Ti odio ***
Capitolo 8: *** Perdonami ***
Capitolo 9: *** Ti voglio bene ***
Capitolo 10: *** La prima uscita (1 parte) ***
Capitolo 11: *** La prima uscita (2 parte.) ***
Capitolo 12: *** Mi piaci ***
Capitolo 13: *** Più di un bacio ***
Capitolo 14: *** Tra mezz'ora sono a casa tua ***



Capitolo 1
*** Stupido babbuino ***


Guardai davanti a me. C’era la professoressa che stava interrogando la mia migliore amica. Odiavo quella professoressa e tutti dicevano che aveva una storia con un ragazzo della scuola. Il ragazzo in questione era il classico figo, come lo chiamavano a scuola “ IL BELLO E DANNATO. “ Si era scopato metà scuola e tra queste persone anche delle professoresse, faceva di tutto per avere buoni voti. Non me ne fregava nulla di lui, ma faceva schifo sapere che un ragazzo per ottenere buoni voti facesse sesso con delle professoresse più grandi di lui, anche anziane.
  • Signorina Martinez sa rispondere alla domanda che ho fatto alla sua compagna? – mi schiarì la voce e guardai Alessandra, la mia migliore amica che fece una faccia buffa prendendola in giro  e scoppiai a ridere.
  • Cosa c’e da ridere signorina? – domandò gelidamente la prof. Scossi la testa e sussurrai:
  • Nulla professoressa. Non mi ricordo la domanda che ha fatto alla mia compagna.
  • Eh perché non te la ricordi? – domandò. Scoppiai a ridere di nuovo perché Alessandra le faceva le smorfie.
  • VADA SUBITO IN PRESIDENZA SIGNORINA MARTINEZ. – urlò quella strega in calore. Avrei voluto ucciderla. Sbuffai alzandomi.
Non potevo dirle nulla perché era una professoressa e non volevo di sicuro farmi espellere. Guardai Alessandra che mi mimò:
  • Scusami piccola. Credevo ti sapessi trattenere.
  • Non preoccuparti. Falle il culo a sta troia. – mimai con le labbra uscendo dalla porta accompagnata dalla professoressa.
  • Ora vai dritta in direzione. - Abbassai il viso cominciando a camminar, ma dopo qualche metro inciampai su qualcuno .
  • Attenta stupida ragazzina. – conoscevo quella voce. Era una voce fredda e dura.
Era “IL BELLO E DANNATO.” Alzai il viso. Non avevo mai parlato con lui anche perché sinceramente dovevo stare alla larga da lui perché si cannava e beve come un babbuino. Era sempre incazzato come se li rubassero le banane, ma apparte questo aveva un bellissimo viso con due occhi celesti, ma spenti. Non c’era luce di felicità nei suoi occhi, ma solo tristezza e depressione. Il suo viso era duro, ma sempre bello. Era duro come i suoi lineamenti perché non era felice da oramai tanto tempo. I capelli castani non molto corti le ricadevano sulla fronte piena di sudore. La barba non molto incolta lo faceva sembrare più grande. Indossava una maglietta bianca tutta piena di sudore che si era attaccata al suo corpo e metteva in risalto i suoi pettorali e le sue braccia ben scolpite e poi indossava un pantalone di tuta nero. Non mi ricordavo il suo nome, anche perché nessuno lo chiamava mai per nome. Li davano sempre soprannomi come:
figo da paura ecc …
  • La prossima volta ragazzina stai attenta. – disse freddamente. Lo guardai male e dissi:
  • Ragazzina ci chiami tua sorella coglione.
  • Come scusa? – domandò guardandomi gelido.
Angolo Autrice:
Ciao a tutti :) come va? Il capitolo è corto è vero. domani pubblicherò un altro capitolo. spero che vi piaccia :)
A domani

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ma sei impazzito o cosa? ***


  • Come scusa? – domandò guardandomi gelido.
Nella sua voce non c’era nessun tono di ironia, ma solo freddezza. Aveva una voce seria e fredda che mi fece rabbrividire il cuore, ma non mi facevo mettere i piedi in testa da un coglione che si credeva di essere, me ne andai sussurrando:
  • Hai capito bene stupido imbecille. – non vidi la sua faccia, ma sapevo che era rimasto stupito. nessuno mai gli aveva risposto così, tutti nella scuola avevano paura di lui. Arrivai davanti alla presidenza sbuffando e mentre la stavo per aprire mi sentì tirare una gomitata e cascai a terra come una pera cotta.
  • Ripetilo ragazzina. – disse quel coglione stringendo i pugni. Mi alzai massaggiandomi la nuca. Lo guardai male e domandai freddamente:
  • Sei impazzito o cosa? Ti sembra il modo di comportarti?
Mi guardò freddo. Mi irritai e lo spinsi non facendolo muovere nemmeno di un millimetro. Sgranò gli occhi e in un momento mi bloccò i polsi e mi sbattè violentemente al muro e si allontanò di poco,ma sempre tenendomi i polsi. Mugugnai di dolore sia per la spinta e per il dolore che mi stava provocando ai polsi, ai miei poveri porsi che non c’entravano nulla con questo babbuino.
  • Non provarci mai più ragazzina. – lo guardai non capendo cosa avessi fatto per farlo incazzare così tanto. – mi strinse di più i polsi. Mugugnai e cercai di dimenarmi.
  • Smettila cazzo.
  • Lasciami. Mi fai male. – sussurrai stringendo i denti.
Incatenò i suoi occhi nei miei freddamente. Mi mancò il respiro. Sentì una fitta di dolore mista a eccitamento nel basso ventre. Mi persi nei suoi occhi. Erano così tristi che non riuscivo a staccarmene. Erano spenti, ma perfetti. Mi mollò i polsi e si allontanò. Deglutì per la vicinanza massaggiandomi i polsi che mi facevano male. Tirai un sospiro e sussurrai irritata guardandolo male:
  • Non so cosa ti abbia fatto, ma i miei polsi non c’entravano un cazzo. – lui si girò non rispondendomi. Mi irritai ancora di più e domandai:
  • Mi dici che cazzo ti ho fatto per farmi sbattere al muro? – non mi rispose e se ne andò. Sbuffai guardandolo andare via, ma che cazzo di problemi aveva quel cretino?
Angolo Autrice: Scusatemi davvero per il capitolo corto, stasera pubblicherò il terzo. Ve lo prometto :) spero che vi piaccia

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Ancora tu ragazzina? ***


Entrai dentro all’ufficio della preside e un odore di sesso mi invase le narici facendomi venire un conato di vomito.
- Signorina Martinez si accomodi. – guardai la direttrice disgustata. Sapevo che fino a 20 minuti fa aveva scopato con quel coglione. Guardai la sedia e mi assicurai che non ci avesse scopato sentendo l’odore. Mi misi a sedere.
- Signorina Martinez cosa ha fatto per essere qui? – domandò aggeggiando con una penna e sorridendo come un ebete.
Di sicuro stava pensando alla scpata e questo mi fece irritare tantissimo, ma non sapevo il perché. Ammisi:
- Sono scoppiata a ridere davanti alla prof.
Lei lasciò la penna sulla scrivania e domandò seriamente:
- Non è la prima volta vero?
- No. – ammisi sbuffando distogliendo lo sguardo.
- Non te ne vergogni? – domandò freddamente facendomi ritornare a guardarla.
La guardai irritata. Non poteva dirmi che dovevo vergognarmi solo perché ero scoppiata a ridere davanti a una professoressa puttana. Lei doveva vergognarsi perché si scopava un coglione di merda. Mi alzai e sbattei i pugni sulla scrivania e domandai a denti stretti:
- Lei non si vergogna di scoparsi uno studente? – spalancò la bocca e domandò irritata:
- Come si permette?
- Non faccia così. Lo sappiamo tutti. Nessuno lo dice, ma tutti lo sanno - ammisi guardandola male.
- Si vergogni. Esca immediatamente da questa scuola. Lei è espulsa. – disse quasi urlando. Sgranai gli occhi e sentì una cosa crescere nelle vene. Urlai:
- NON PUO’ FARMI QUESTO, SENNO’ DIRO’ A TUTTI LA VERITA’. DIRO’ A SUO MARITO CHE LEI SI SCOPA UNO STUDENTE DI SOLI 18 ANNI!!
- Non lo farai ragazzina. – sussurrò guardandomi male. Sorrisi soddisfatta. Aveva paura e questo mi faceva sentire al di sopra di lei. Sussurrai sfidandola:
- Lei non mi conosce direttrice. IO SE DEVO DIRE UNA COSA LA DICO.
- Cosa vuoi per mantenere la bocca chiusa? – domandò impaurita. Scossi la testa sorridendo e sussurrai:
- Nulla. voglio solo che lei sia sincera con suo marito.
- Io lo amo quel ragazzo. – sussurrò guardandomi male. Sussurrai:
- Lei mi fa schifo. Ama un ragazzo che scopa con tutte. Lei mi fa schifo e basta. DOVREBBE AMARE SOLO SUO MARITO!!
- Signorina Alejandra Martinez non urli.
- IO INVECE URLO QUANTO CAZZO MI PARE!! LEI E' SOLO UNA TROIA A SCOPARSI UNO STUDENTE!!- Urlai in preda al disgusto
Quella donna mi faceva schifo.
- Se ne vada o giuro che la espello da questa scuola. – sorrisi soddisfatta aprendo la porta e urlai:

- STIA ATTENTA PRESIDE.
Inciampai addosso a qualcuno mentre chiudevo la porta della direttrice
Ancora tu ragazzina? – domandò quel babbuino imbecille che avevo davanti a me. 
Angolo Autrice: Ciao a tutti :D come va? piaciuto il capitolo? Alejandra è una stronza eh ahahahah ma io la stimo, voi cosa ne pensate di lei? e cosa ne pensate del ragazzo che ancora non ha un nome?

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Non permetterti mai più di toccarmi ***


“STIA ATTENTA PRESIDE.”
Inciampai addosso a qualcuno mentre chiudevo la porta della direttrice
“Ancora tu ragazzina? “domandò quel babbuino imbecille che avevo davanti a me. 

“Scusa se ti ho rubato del tempo con la tua direttrice che ti scopa babbuino. “sgranò gli occhi e scoppiai a ridere.
“Come mi hai chiamato?”domandò serio.
Mamma mia quanto era noioso. Tutte lo adoravano, ma cazzo non sorrideva mai. Era un antipatico di merda.
“ Babbuino. “ risposi sfidandolo guardandolo negli occhi.
“Non mi sfidare ragazzina. “sussurrò sfidandomi.
“Sennò che mi fai? “domandai facendo finta di tremare.
Sospirò guardandomi le labbra e io guardai le sue. Erano perfette.
Era un antipatico di merda, ma cazzo era davvero bello. Abbassò di poco il viso e le sue labbra erano a pochi centimetri dalle mie. Il mio cuore cominciò a martellare. Dischiuse di poco le labbra e il suo dolce respiro mi travolse le narici. Il suo alito odorava di menta e sigaretta.
“Ragazzi, niente baci.” saltai in aria per lo spavento e mi girai verso la bidella che sorrideva. Scoppiai a ridere imbarazzata e mi passai una mano nei capelli sussurrando:
“Non ci stavamo baciando, stavamo parlando.”
La bidella annuì guardandoci divertita. Vidi il babbuino sbuffare e avvicinarsi al mio orecchio.
“Permettiti di nuovo di toccarmi e tu hai finito di vivere. “sgranai gli occhi per lo spavento.
Lui sbuffò e andò via.
“Vi ho disturbati? Si è arrabbiato? “domandò la bidella dolcemente sfiorandomi una spalla.
Scossi la testa. Non capivo cosa stava succedendo. Mi stava per baciare sulle labbra. Non lo conoscevo neppure. Ero proprio una cogliona
“No, non ci ha disturbati. “ sussurrai.
La bidella annuì e entrò in presidenza.  Sospirai e andai in cortile. Vidi il babbuino seduto che fumava una sigaretta.  Aveva un tatuaggio sul collo, ma non riuscivo a vedere cosa c’era scritto.
Ci avevo parlato, ma non era andata come immaginavo fosse andata la nostra prima chiacchierata. Ad essere sincera non credevo neanche che ci avrei mai parlato. Mi toccai ancora i polsi che mi facevano ancora male e andai a passi giganti verso di lui. Volevo sapere che cazzo avevo fatto e non me ne sarei andata senza una fottuta risposta. Appena arrivai dietro a lui domandai irritata:
“Mi dici che cazzo ti ho fatto? “si girò sbuffando e persi un battito. I suoi occhi erano spenti , ma su quel viso erano perfetti. Il sole illuminava quel volto spento, ma bellissimo. Domandò accendendosi un'altra sigaretta:
“Che vuoi? “ mi irritai ancora di più.
Odiavo il fumo e odiavo chi fumava. Mi parai davanti prendendo la sigaretta e buttandola a terra. Mi guardò malissimo alzandosi incazzato nero.
“Come cazzo ti sei permessa ragazzina? “ sussurrò irritato. Avevo un po’ paura, ma non mi sarei fatta vedere impaurita. Anche se ero una ragazza non avevo paura di niente e di nessuno. Senza rispondere alla sua domanda idiota sussurrai irritata:
-Stupido babbuino del cazzo. Spiegami perché mi hai spinto e mi hai trattato come una merda? – si schiarì la voce e non rispose. Odiavo chi non mi rispondeva e ora più di tutti odiavo questo ragazzo anche se avrei voluto baciarlo su quelle labbra perfette. Senza farmi vedere deglutì e dissi irritata provando a spingerlo di nuovo:
“Dimmi che cazzo ti ho fatto immediatamente.”
Sgranò di nuovo gli occhi. Il suo sguardo era severo. Mi bloccò per i polsi facendomi un male atroce. Sussurrò:
“Non permetterti mai più di toccarmi.”
 
Angolo Autrice:
Eilà a tutti :) oggi è il secondo capitolo che pubblico eh ahahahah. Spero vi piaccia :)

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Mi fido anche se ... ***


Sgranò di nuovo gli occhi. Il suo sguardo era severo. Mi bloccò per i polsi facendomi un male atroce. Sussurrò:

"Non permetterti mai più di toccarmi"

"Mi fai male stupido babbuino che non sei altro. "sussurrai mugugnando.

"Smettila di rompermi i coglioni ragazzina."

Lo guardai male. Lo odiavo a morte. Sussurrai schifata:

"Non so cosa ci trovino in te, sei un bastardo di merda. " lui mi guardò male stringendomi di più. Mugugnai di dolore. Incatenò i suoi occhi nei miei e sussurrò:

"
Non offendermi o finirà male."

"Vai a cacare babbuino. "sussurrai sfidandolo.Anche se avevo paura di quello che mi potesse fare eravamo sempre in una struttura protetta.

"Babbuino? Spiegami perché mi chiami babbuino. "domandò inarcando un sopracciglio. Volevo sputarli in faccia, ma non lo feci perché ero una signorina per bene. Quasi non scoppiai a ridere. Io una signorina per bene? Se volevo mandarti a cacare lo facevo senza problemi. Non avevo peli sulla lingua. Dissi:

"Lasciami immediatamente."

"E tu dimmi perché mi chiami babbuino. "sussurrò seriamente.Scoppiai a ridere e risposi:

"Sembra che ti abbiano rubato le banane, ecco perché."

 
Mi guardò male. Era una bella battuta, ma non aveva nemmeno fatto un piccolo sorriso. Era davvero noioso.

"Non vuoi sapere perché prima ti ho aggredita? " annuì.

Li guardai le labbra per la seconda volta in quella mattinata.  Avrei voluto baciarle e stringerle tra i miei denti. Avrei voluto che quelle braccia mi stringessero a se. Avrei voluto che la sua barba mi sfiorasse il collo.
Ma come cazzo facevano a venirmi quei pensieri? Non lo avevo mai fatto con nessuno e già volevo che questo ragazzo mi facesse sua. Ero proprio una scema. Chiuse gli occhi forse per calmarsi e non urlarmi contro. Lo guardai per qualche secondo. Avrei voluto saltarli addosso. Scossi la testa.

Ero una depravata mentale. Facevo proprio schifo. Aveva delle labbra così belle. Senza accorgermene trattenni un mugolio di eccitamento. Mi schiarì la voce e domandai:

"Me lo dici perché mi hai aggredita? " lui aprì gli occhi e mi fece perdere la testa. Mi guardò per qualche secondo e credetti di morire in quel solo istante, poi scosse la testa.

"No. Non voglio dirtelo."

"Ma avevi detto di si. " sussurrai irritata provando a dimenarmi. Sbuffò lasciandomi e per poco non cascai dalle scale impaurita, ma lui mi prese di nuovo per un polso e urlai per lo spavento. Per aggrapparmi meglio toccai il suo petto. Lo vidi irrigidirsi di nuovo come un manichino e levai la mano provando a rimanere in equilibrio e per poco non caddi di nuovo all’indietro.Ero proprio una frana. Sussurrai impaurita:

"Scusa non volevo. " non mi rispose. Lo avevo fatto arrabbiare e questo mi faceva molta paura. Aveva mandato in ospedale molte persone e tra queste anche alcune ragazze. Sussurrai cercando di calmarlo e non farmi picchiare:

"Scusami ti prego. Non volevo, ma stavo cascando e mi sono aggrappata a te." 

Mentre stavo dicendo un'altra cosa. Lui mi sussurrò:

"Non preoccuparti. " spalancai gli occhi.

"Non vuoi picchiarmi? "domandai impaurita cercando di mantenermi in equilibrio. Lui sospirò scuotendo la testa e mi prese per i polsi rudemente per non farmi cascare.

"Anche se ho molta voglia di spaccarti quel bel visino che ti ritrovi perché mi rispondi, non ti picchierei mai. Sei una ragazza. Io non picchio le ragazze. "

Sgranai gli occhi.
Tutti a scuola dicevano il contrario. Dicevano che picchiava le ragazze se lo toccavano o non volevano fare sesso con lui.

"Lo so che in tutta la scuola dicono il contrario, ma non è così. È successo solo una volta, ma ero ubriaco. " sussurrò guardandomi negli occhi. 

Annuì, non lo conoscevo ma mi fidavo di lui. Aveva un carattere forte e tenero ma non dava a vedere quello tenero.

"Mi dispiace se prima ti ho toccato."

"Lo fai sembrare perverso ragazzina. " sussurrò sospirando.Scoppiai a ridere e per poco non cascai di nuovo. Lui mi strinse di più i polsi attirandomi a se e mi scontrai con il suo petto.
Aveva un fisico da macho

che parole del cazzo che avevo in mente.

macho macho man uuu 

scossi la testa riprendendomi. la sua vicinanza mi dava alla testa.

"Sei una frana." sussurrò e vidi che stava sorridendo.

Rimasi affascinata. aveva un sorriso bellissimo. la mia bocca era spalancata. sussurrai:

"Hai un sorriso bellissimo." lui si schiarì la voce e il suo sorriso scomparve.


"Comunque non preoccuparti. " sussurrò di nuovo. Si era irrigidito di nuovo.

Sussurrai:

"Io non volevo davvero. " lui sospirò chiudendo gli occhi.

"Smettila okay? Fa nulla, non lo hai fatto apposta. È stato solo per aggrapparti e non cascare all’indietro. "sussurrò provando a calmarmi.

"Si."

"
Allora non preoccuparti okay?" domandò.

Annuì.


Mi guardò le labbra di nuovo.

"Dovresti stare più attenta la prossima volta. "  sussurrò andandosene.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Avviso ***


Ciao a tutti :) questo non è un nuovo capitolo eh. Volevo solo dirvi che ho creato su fb la pagina della storia. Li potrete scrivere tutto quello che volete Grazie di aver letto :)

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Ti odio ***


"Dovresti stare più attenta la prossima volta. "  sussurrò andandosene.
Era stata una giornata piena di emozioni. La campanella della fine della giornata suonò e tutti uscirono. Alessandra, la  mia migliore amica venendomi davanti e facendomi prendere quasi uno spavento urlò:
“ALEJANDRA HO PRESO 8!!. “sorrisi abbracciandola.
Volevo congratularmi con lei, ma le parole mi morirono in bocca quando vidi il ragazzo di prima cominciare a picchiare uno. Una folla si unì intorno a loro e cominciarono a urlare: “Rissa rissa.”
Mi faceva schifo quella gente. Mi staccai da Alessandra e corsi verso la rissa. Daniel, mio fratello era a terra e il ragazzo di prima lo stava massacrando di botte. Sgranai gli occhi e urlai:
“FERMATI!! COSI’ LO UCCIDI!!” Il ragazzo si fermò e mi guardò. Si pulì il sangue dalla bocca alzandosi e mi venne davanti.
“Dì a questo imbecille di non offendere, sennò la prossima volta non lo salverà neanche la preside. “ sussurrò freddamente.
Volevo urlarli in faccia di tutto, ma se ne andò via.
Daniel si alzò pulendosi. Gli andai vicino correndo e sussurrai:
“Tutto bene?”
Daniel annuì stringendo i pugni e sussurrò:
“Sto bene, quell’imbecille ti ha chiamata troia e mi sono incazzato.”
Sgranai gli occhi. Io ero una troia? Io che non avevo mai fatto nulla con un ragazzo? Strinsi i pugni e corsi verso quel ragazzo del cazzo che stava salendo sulla moto. Presi un sasso da terra e urlai tirandoglielo:
“Troia ci chiami tua sorella hai capito!?! “ il sasso gli arrivò dritto sul braccio.
Si tolse il casco e mi guardò. Deglutì. Avevo paura. Mi venne davanti, cazzo se era alto. Mi prese per un polso e mi sussurrò:
“Chi avrei chiamato troia?”
“Non fare il finto tonto cazzo, non sono imbecille come te.” Sussurrai a denti stretti.
“Pensala come vuoi.” Disse sbuffando.
Quel comportamento mi dava fastidio. Gli puntai il dito contro e sussurrai:
“Certo che la penso come mi pare stupido babbuino che non sei altro. Tu chiamami di nuovo troia e giuro che ti faccio pentire.”
“Così mi fai paura.” Sussurrò sospirando. Quanto lo odiavo. Stavo per parlare, ma venni interrotta bruscamente.
“Ti ho detto di smetterla di rompermi i coglioni.” Disse stringendomi di più il polso.
Le parole mi morirono in bocca per il troppo dolore. In due secondi mi ritrovai il mio braccio girato dietro alla schiena. Urlai di dolore e delle lacrime mi rigarono le guance.
“Non provarci mai più ragazzina. Non rompermi i coglioni o ti rompo le costole la prossima volta.” Sussurrò al mio orecchio freddamente e poi si allontanò salendo sulla sua moto. Sussurrai:
“Ti odio.”
“E’ meglio così.” Disse lui andando via.
Cominciai a piangere cascando in ginocchio. Mi aveva rotto il polso. Non potevo muoverlo. Mi girai verso mio fratello e Alessandra e tutta la folla. Era rimasta sconvolta. Tutti avevano paura e ora ne capivo il motivo. Vidi Daniel corrermi incontro con Alessandra.
“Oddio piccola stai bene?” domandò la mia migliore amica abbracciandomi.
“Non posso muovere il polso.” Sussurrai piangendo.
Faceva male, anzi faceva malissimo.
“Ti porto subito in ospedale.” Sussurrò mio fratello facendomi alzare. Angolo Autrice: Eilà ciao :) come va? scusate se pubblico tardi oggi, ma sono stata a Firenze per comprare una cosa e sono tornata ora. Parlando del capitolo: Cosa ne pensate di Alejandra? e del fratellino Daniel? come ve lo immaginate? Del ragazzo misterioso alias babbuino, come lo chiama la nostra protagonista cosa ne pensate? A domani <3

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Perdonami ***


Aprì gli occhi di scatto. Avevo un  mal di testa atroce  e non potevo muovere il polso che mi ero rotta. Faceva un male atroce appena lo muovevo. Ero in camera mia.
“Alejandra stai meglio?” guardai mio fratello che stringeva i pugni. Annuì e alzai il braccio. Avevo il polso fasciato. Sospirai.
Mi ero solo illusa. Quel ragazzo era pericoloso.
“A quel figlio di puttana gli e la farò pagare Alejandra.” Disse abbracciandomi dolcement. Mugugnai di dolore. Faceva malissimo.
“Scusa piccola.” Sussurrò allontanandosi.
“Non preoccuparti scemo, mi passerà..” Dissi dolcemente dandoli un piccolo bacio sulla guancia. Sorrise alzandosi.
“Vuoi qualcosa piccola?” scossi la testa sorridendo. Mio fratello mi prese il viso tra le mani e sussurrò dolcemente:
“Vado a comprarti un giornalino da leggere, uno di quelli che piace a te.”
“Non devi farlo per forza.” Sussurrai sorridendo.
Adoravo mio fratello. Avevamo un legame fortissimo.
“Piccola a me non dispiace andarlo a comprare.” Sussurrò andando alla porta.
“Grazie.” Dissi sdraiandomi di nuovo e chiudendo gli occhi.
“Ei.” Aprì gli occhi di scatto alzandomi agitata sul letto. Incontrai quegli occhi freddi e cominciai ad ansimare.
“Non aver paura di me, sono venuto a chiederti scusa.” Sgranai gli occhi impaurita cominciando a tremare. Il ragazzo che mi aveva rotto il polso si avvicinò al mio letto.
“Chi ti ha fatto entrare?” sussurrai impaurita.
“Tuo fratello aveva lasciato la porta aperta e così sono entrato.” Disse freddamente.
Deglutì. Era davvero bello. Indossava una maglia nera a mezze maniche e dei jeans tutti sporchi di terra, i suoi capelli erano bagnati ed era magnifico.
“Sono davvero dispiaciuto per quello che ti ho fatto.” Sussurrò abbassando il viso sul polso ingessato.
“Cosa vuoi?” domandai guardandolo male.
“Chiederti scusa, me la sono presa con te senza motivo.” Disse sospirando.
“Vuoi che ti perdoni?” domandai stringendo gli occhi.
Era un cretino di merda. Mi alzai di scatto in piedi e urlai:
“VATTENE STUPIDO IMBECILLE CHE NON SEI ALTRO. Vattene da casa mia.” Lui abbassò lo sguardo sul mio polso e me lo prese in una mano. Sgranai gli occhi e sussurrai impaurita:
“Ti prego non farmi del male di nuovo.”
“Non ti voglio far del male. Mi sento in colpa per quello che ho fatto al tuo polso e ti chiedo di perdonarmi. Non ho mai chiesto perdono per una cosa che io ho fatto, ma con te mi sento in dovere di farlo.” Sussurrò guardandomi negli occhi.
“Stasera verresti a cena con me? Ti prometto che farò il bravo.” Sussurrò di nuovo.
Mi aveva rotto un polso, ma una parte di me si fidava di lui.
“Per favore. Sei stata l’unica ragazza a non venirmi dietro solo per scoparmi.” Diventai rossa come un peperone e balbettai:
“ Ehm .. io … beh … ecco …”
“Devi dirmi solo si.” Disse intrecciando la sua mano alla mia non ingessata. Quel contatto mi provocò una sensazione bellissima.
“Perdonami.”
“Non so nemmeno il tuo nome.” Ammisi abbassando il viso e vidi le nostre mani intrecciate.
“Io sono Juan.” Disse.
“Bel nome.” Ammisi dolcemente guardandolo negli occhi.
“Ti aspetto alle 7 in punto davanti al cinema.” Sussurrò andandosene.
Angolo Autrice:
Eilà come va? scusate se ieri non ho pubblicato, ma sono andata da mia zia e ci sono rimasta fino ad oggi :)
Cosa ve ne pare di questo capitolo? secondo voi è troppo dolce?
Cosa succederà alla loro prima uscita? se c'e la faccio la metta stasera tardi :D
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Ti voglio bene ***


Non sapevo che fare. Dovevo andarci oppure no? Non potevo nemmeno chiedere ad Alessandra. Mi misi seduta sul mio letto. Guardai il mio polso ingessato e sbuffai.
“Amore mio stai bene?” domandò la mia migliore amica entrando in camera mia con un film e dei pop-corn.
“Come sei entrata?” domandai guardandola.
“Dalla porta stupidina.” Disse facendo un sorriso imbecille. Scoppiai a ridere e dissi:
“Non intendevo quello.”
“La porta era aperta e comunque sono entrata con Daniel.” La guardai sorridendo come un imbecille e sussurrai:
“Con mio fratello?”
Lei scoppiò a ridere imbarazzata. Era diventata rossa come un peperone. Si passò la lingua sulle labbra e domandò:
“Stai bene?”
Con Alessandra non si poteva discutere su mio fratello. Lo odiava a morte, ma in quel momento non sembrava proprio che lo odiasse, così risposi:
“Si Ale sto bene.” Lei annuì sedendosi accanto a me e mi guardò negli occhi.
“Alejandra ti conosco da troppo tempo, cosa hai?” domandò posando il vassoio di pop-corn a terra.
Sospirai. Se gli avessi detto di Juan mi avrebbe urlato in faccia.
“Alejandra dimmi cosa hai.”
“Nulla Ale, sono un po’ stanca e mi fa male il polso.” Lei annuì abbracciandomi.
“Amore mio io ci sono per te, sempre.” Sorrisi stringendola forte e sussurrai:
“Anche io ci sono sempre per te.”
“Devo dirti una cosa Alex.” Non mi chiamava quasi mai Alex, quando mi chiamava così voleva qualcosa. La guardai interrogativa e domandai:
“Cosa c’è adesso?”
Alessandra si alzò passandosi una mano nei capelli lunghi biondi. Era davvero una bella ragazza. Tutti i ragazzi a scuola la volevano, ma lei non era mai andata con nessun ragazzo.
“Mi piace un ragazzo.”
Sgranai gli occhi. Volevo sapere chi era il ragazzo che aveva fatto battere il cuore alla mia migliore amica. Mi alzai sorridendo e gli andai davanti.
“Chi sarebbe?”
“Un ragazzo che viene nella nostra scuola.” Sussurrò lei leccandosi le labbra. Era agitata. Gli suonò il cellulare.
“Devo rispondere.”
“Fai pure.” Dissi sorridendo sdraiandomi sul letto. Alessandra uscì dalla porta. Chiusi gli occhi prendendo un cuscino rosa e me lo misi sulla faccia.
“Amore mio io devo uscire, stasera non ci sarò” sorrisi alzandomi dal letto e guardai la mia migliore amica che sorrideva come una cogliona.
Era innamorata persa di uno. La abbracciai stringendola a me e sussurrai:
“Chiunque sia questo ragazzo se ti farà del male gli spaccherò la faccia.”
“Lo so che lo faresti piccola.” Sussurrò dandomi un bacio sulla guancia e andandosene via. Sorrisi mettendomi a sedere sul letto e presi i pop corn.
“Sorellina stai bene?” domandò mio fratello entrando in camera mia. Sorrisi annuendo. Daniel sorrise e mi prese i pop- corn.
“Basta pop-corn Alejandra.” Mi alzai con uno sguardo omicida e lui scoppiò a ridere alzando la scodella con i pop-corn.
Cazzo, non ci arrivavo.
“Maddai ti prego. Non fare il cattivo.” Dissi saltellando.
“Ti do i pop-corn a una condizione.” Disse facendo un piccolo sorriso imbarazzato. Mi fermai dal mio saltellamento e annuì.
“Mi piace una tipa che viene a scuola da noi, lei è diversa da tutte le ragazze. Vorrei baciarla, ma non so se è il caso.”
“Daniel sei innamorato di una ragazza?” domandai sorridendo.
Era l’ora. Mio fratello era il classico bel ragazzo da una botta e via. Se era innamorato voleva dire che questa ragazza aveva fatto qualcosa per rubare il cuore di mio fratello.
“i, lo sono.” Sorrisi abbracciandolo.
“Ei, niente abbraccia. Ho una reputazione da difendere.” Scoppiai a ridere staccandomi, ma lui mi strinse più forte.
“Ma ad essere sincero non me ne frega nulla piccola scema.” Sorrisi.
Adoravo mio fratello più della mia stessa vita.
“piccola stasera cenerai da sola. Io devo uscire con la ragazza.”
“Ah okay, divertiti Daniel.” Sussurrai alzandomi sulle punte e dandoli un bacio sulla guancia. Lui sorrise allontanandosi e domandò:
“Che dovrei mettermi?”
“Mmm… jeans e camicia.”
“Okay, seguirò il tuo consiglio poppante.” Scoppiai a ridere e gli tirai un cuscino. Lui sorrise uscendo dalla mia stanza.
Sospirai. Dovevo uscire con Juan e non sapevo che mettermi. Saltellai fino al bagno come un canguro, lo facevo sempre quando ero felice. La porta era chiusa. Daniel era in bagno. Bussai.
“E’ OCCUPATO IMBECILLE!”
“IMBECILLE CI CHIAMI LA TUA SORELLA HAI CAPITO?! VOGLIO VEDERE COME SEI!!” scoppiai a ridere quando mi resi conto che ero io sua sorella.
Ero proprio una cretina. Sentì Daniel scoppiare a ridere e uscire dal bagno. Era bellissimo. Spalancai la bocca. Indossava una camicia azzurra e dei jeans, i suoi capelli erano corti e con un po’ di gel e poi aveva gli occhi come i miei e di nostro padre, cioè azzurri.
Quasi non scoppiai a piangere quando pensai a mio padre. Da quando era morto ero diventata molto più stronza. Mi mancava ogni giorno di più. Daniel mi abbracciò e sussurrò:
“Canguro, papà non vorrebbe vederti piangere.”
Quel soprannome me lo diede mio padre.
“Lo so Daniel, ma ogni giorno mi manca sempre di più.” Ammisi sussurrando, per poi  scoppiare a piangere. Daniel mi diede un bacio sui capelli.
“Anche a me manca molto.”
“Non doveva morire Daniel.” Sussurrai singhiozzando. Era vero: mio padre non doveva morire facendo il suo lavoro. Mio padre faceva il poliziotto e un giorno gli spararono in testa.
“Non doveva morire.” Sussurrai ancora.
“Ti ricordi quando eri piccola e ti facevi la bua?” annuì non capendo.
“Quando ti facevi la buia e piangevi, papà diceva sempre: Non piangere, una persona forte non piange mai. Lo diceva perché ti voleva bene e ne voleva a me.” Sussurrò dolcemente accarezzandomi la schiena.
“Papà è sempre nei nostri cuori canguro.” Sussurrò di nuovo abbracciandomi più forte.
“Hai capito piccola? Papà è con noi, sempre.” Annuì abbracciandolo più forte. Sussurrai guardandolo negli occhi:
“Grazie Daniel.”
“Di cosa?”
“Di esserci sempre per me.” Sussurrai. Lui sorrise e mi accarezzò una guancia.
“Di nulla, puoi sempre contare su di me canguro.” Annuì e mio fratello mi asciugò le lacrime con i pollici.
“Fammi un piccolo sorriso canguro.”
“Mmm no.” Sussurrai. Daniel mi abbracciò di nuovo e sussurrò:
“Ti voglio bene, ricordatelo sempre.” Annuì e sussurrai:
“Te ne voglio anche io Daniel.” Il cellulare di Daniel cominciò a squillare. Lui mi sorrise di nuovo e sussurrò:
“Ora devo andare, ci vediamo domani mattina. Non aspettarmi sveglia.” Sorrisi annuendo e mi diede un bacio sui capelli. Rispose al cellulare e andò via. Andai in bagno per sciacquarmi la faccia.
Angolo Autrice:
Eilà scusate davvero la mia assenza. So che avevo detto che in questo capitolo doveva esserci l'uscita di Juan e Alejandra, ma ho voluto fare un momento dolcioso tra Daniel e Alejandra. Vi piace?
Mi perdonate per questo enorme ritardo?
domani sera metterò l'uscita tra Juan e Ale, ve lo prometto. pero solo di non deludere le vostre aspettative :)
Grazie mille a tutti :) 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** La prima uscita (1 parte) ***


“Ora devo andare, ci vediamo domani mattina. Non aspettarmi sveglia.” Sorrisi annuendo e mi diede un bacio sui capelli. Rispose al cellulare e andò via. Andai in bagno per sciacquarmi la faccia.
Mi guardai allo specchio passandomi una mo sul viso. Il mio cellulare cominciò a squillare. Sospirai. Non conoscevo il numero. Risposi:
“Pronto?”
“Ei, sono Juan. Ti volevo dire che per stasera vengo a prenderti io alle 7.” Senza accorgermene sorrisi.
“Va bene o preferisci che ci si incontra direttamente al cinema?”
“Come preferisci tu.” Dissi passandomi una mano nei capelli.
“Ti vengo a prendere io.” Disse staccando.
Era uno di tantissime parole. Sospirai di nuovo e andai in camera mia. Aprì l’armadio e vidi cosa c’era dentro.
C’erano solo jeans e maglie.
Non sapevo cosa cazzo mettere. Non ero mai uscita con un ragazzo, non perché non me lo avessero mai chiesto.
Non ero il tipo di ragazza facile. Ero solo una stupida. Mi fidavo di un ragazzo che conoscevo appena e che aveva una reputazione di merda.
Mi arrivò un messaggio. Sospirai e lo lessi:
‘Piccola come stai?spero bene. Lo so che non puoi rispondermi, ma te lo dico sempre.  Tra una settimana torno a casa. Non vedo l’ora di abbracciare te e tuo fratello. Vi voglio bene.” Sorrisi, ma non risposi. Non avevo soldi nel cellulare e lei lo sapeva. Non eravamo ricchi. Non potevamo caricare sempre il cellulare.
Presi un jeans nero e una maglietta a mezze maniche bianca con lo scollo a V. Guardai l’orologio al mio polso. Erano solo le 3 del pomeriggio. Appoggiai le cose sul letto e andai di nuovo in bagno. Mi spogliai e mi misi sotto la doccia. Levai la catenina d’oro a forma di cuore dal mio collo e la appoggiai sul ripiano del lavandino. Quella catenina era l’unica cosa che mi era rimasta di mio padre. Appena aprivo il cuore partita la nostra canzone preferita e c’era una foto che ci ritraeva.
Accesi l’acqua e le mie lacrime cominciarono a scendere. Mi accasciai al muro e pensai a mio padre. L’ultima volta che lo vidi avevo solo 11 anni, mi disse come ogni giorno che sarebbe tornato.
Faceva male, troppo male. Non avevano neancora trovato il ragazzo che lo uccise con una pistola.
Il mio cellulare cominciò di nuovo a squillare. Sbuffai alzandomi e mi avvolsi un’asciugamano attorno al corpo. Presi il cellulare e vidi che era Juan. Risposi:
“Dimmi.”
“Scusa se ti disturbo ancora, che stai facendo?”
“Cosa te ne frega Juan?” domandai sorridendo.
Non sapevo il perché del mio sorriso, ma quel ragazzo era qualcosa di unico. Non solo per la bellezza sovrumana, ma aveva quella cosa di dolce anche se non lo sapeva.
“Volevo solo dirti che vengo più tardi, forse verso le 8.”
“Non sei obbligato Juan.” Sussurrai sospirando.
“Voglio uscire con te. Ho solo un piccolo impegno.” Sussurrò sospirando.
“Va bene.” Dissi appoggiandomi al lavandino.
“A dopo.” Disse staccando.
Quel ragazzo mi avrebbe fatto impazzire. Mi vestì con le cose che avevo scelto e lasciai i miei capelli castani sciolti, ci misi un po’ di schiuma per farli arricciare ancora di più e mi guardai allo specchio. Non stavo male.
Presi la catenina e me la misi. Sussurrai:
“Verrai anche tu con me papà.” Nella mia testa lo sentì ridere. Mi ricordavo la sua risata spensierata che faceva sempre ridere tutti quanti.
Mio padre era l’uomo della mia vita.
Sorrisi al mio riflesso e sussurrai:
“Ti voglio bene papà.” Nella mia mente sentì la sua risposta, così andai in camera mia e mi misi sdraiata sul letto a guardare il soffitto bianco.
Mi addormentai dopo qualche minuto.
Il mio cellulare cominciò a squillare e sobbalzai sul letto. Risposi senza nemmeno vedere chi era:
“Pronto?”
“Ma dove cazzo sei? Sono da mezz’ora giù che sto suonando e tu non rispondi.” Era Juan. Vidi l’orario al cellulare ed erano le 9.
Mi alzai di fretta e furia e risposi:
“Mi dispiace Juan, scendo subito. Mi ero addormentata.” Lo sentì sospirare e sussurrare:
“Muoviti, se non scendi tra 5 minuti me ne vado.”
Non volevo che se ne andasse via. Mi misi di fretta e furia le mie amate air force e scesi le scale. Aprì il portone e me lo vidi davanti.
Indossava una maglia bianca che metteva in risalto quel fisico palestrato, una giacca di pelle nera, dei jeans neri e le Timberland.
Era stupendo. I suoi capelli scompigliati dal vento erano qualcosa di unico e indescrivibile.
“Ciao.”
“Ciao.” Risposi facendo un piccolo sorriso.
“Ti fa ancora tanto male il polso?” scossi la testa. Era vero. Non mi faceva tanto male.
Dove vuoi andare Alejandra?" domandò Juan salendo sulla moto.
"Non ne ho idea." ammisi sorridendo.
"Ti porto dove vuoi tu." disse porgendomi il casco. Sorrisi mettendomelo e provando ad allacciarmelo. Ero davvero una frana. Juan scese e sussurrò:
"Non è molto complicato Alejandra."
 "Non sono mai salita su una moto." sussurrai sospirando. Ero proprio una bambina.
 "C'è sempre una prima volta per tutto Alejandra." sussurrò allacciandomi il casco. Salì di nuovo sulla moto.
"Allora?" domandò fissandomi.
“Non ne ho idea Juan.”
“Andiamo a mangiare un kebab e poi decidi tu okay?”  Era davvero bellissimo.
“Okay.” Dissi salendo sulla moto.
 "Aggrappati forte ragazzina." sorrisi e circondai i suoi fianchi con le mie mani. Per due secondi lo sentì irrigidirsi, così levai le mani, ma lui me le bloccò con le sue e facendomi mugugnare di dolore per il polso sussurrandomi:
 "Non farlo Alenandra, non levare le mani per nessuna ragione al mondo. Non lasciarmi i fianchi. Andrò veloce, ma non troppo. Lo prometto."
 "Va bene." sussurrai dolcemente.
“Scusa per il polso.”
“Non preoccuparti Juan.” Sussurrai facendo un piccolo sorriso.
“Andiamo a mangiare il kebab.” Esultò con una voce da bambino. Scoppiai a ridere annuendo e lui partì.
Come aveva promesso non andava velocissimo. Il suo odore mi invadeva le narici ed era la cosa più bella al mondo. Mi sentivo al sicuro. Si fermò davanti al kebabbaro. Scese dalla moto e domandò:
“Vuoi mangiare qui o in un altro posto?”
“In un altro posto.” Sussurrai. Volevo portarlo nel posto in cui andavo sempre con mio padre. Nessuno conosceva quel posto. Era solo una piccola casetta abbandonata, dove io e mio padre andavamo sempre.
“Va bene, tu resta qui. Vado a prendere due kebab e qualcosa da bere.”
“Va bene.” Dissi facendo un piccolo sorriso.
“Cosa vuoi da bere?”
Volevo una coca, ma se lo avessi detto mi avrebbe preso per una bambina di merda, così dissi:
“Una birra.”
“Bevi?” domandò con voce incredula.
“Certo che si.” Mentì. Non avevo mai bevuto in vita mia.
"Okay va bene, vado a prendere subito le cose e poi andiamo dove vuoi tu."
Sorrisi e lui andò via. vidi due ragazze sorriderli, ma lui non le calcolò nemmeno. scoppiai a ridere e lui venne subito con le cose. Salì sulla moto e partì.
"Dove devo andare?"
"Vicino alla spiaggia."  dissi cingendo i suoi fianchi.
"Va bene."
ANGOLO AUTRICE:
ECCOMI DI NUOVO QUA AHAHAHAH. LO SO CHE AVEVO DETTO CHE AVREI PUBBLICATO DOMANI, MA HPO VOLUTO DIVIDERE L'USCITA DI JUAN E ALE IN DUE PARTI :)
Spero vi piaccia come idea :)
Buonanotte :)

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** La prima uscita (2 parte.) ***


Arrivammo in spiaggia, ma non mi staccai. Stavo così bene appiccicata a lui.
“Dovremmo mangiare.” Sussurrò. Annuì sospirando e scesi dalla moto. La spiaggia era bellissima di notte. Vidi la casetta abbandonata in lontananza e dissi:
“Vieni con me.”
“Okay.” Disse scendendo dalla moto e togliendosi il casco. Prese la busta e mi prese per la mano che non avevo ingessata. Non credevo che mi avesse preso per mano, non era quel tipo di ragazzo.
“Scusami io … “ disse togliendo la mano. Scossi la testa agitata.
Non volevo che mi lasciasse la mano. Gli e la presi di nuovo e cominciai a camminare. Le sue dita intrecciate alle mie erano la sensazione migliore che potessi provare.
Mi sentivo al sicuro.
“Non vuoi metterti qui a mangiare?” domandò guardando la sabbia. Guardai la casetta abbandonata.
Forse avevo affrettato troppo le cose.  Sentì Juan stringermi dolcemente la mano e poi sussurrarmi:
“Se vuoi andiamo dove vuoi, ma sto morendo di fame e mi piacerebbe mangiare qui guardando il mare. Non sei obbligata a dirmi di si, faccio quello che vuoi.”
In quel momento volevo solo una cosa, ma non avevo intenzione di dirlo. Volevo le sue labbra sulle mie.
“Qualunque cosa.” Sussurrò abbassando il viso fino al mio. Incontrai i suoi occhi.
Quegli occhi tristi mi davano tristezza e gioia nello stesso momento. Non lo conoscevo, non sapevo nulla di lui, ma una parte di me era già sua.
“Mangiamo qui.” Dissi distogliendo lo sguardo e mettendomi a sedere sulla sabbia.
Dovevo conoscerlo meglio prima di portarlo in quel posto. Juan si mise a sedere accanto a me e mi porse il kebab e la birra.
“Ei, tutto bene?” annuì guardando il mare.
Era davvero bello di sera. C’era un po’ di fresco così cominciai a tremare mangiando il kebab.
“Hai freddo Alejandra?”
“Un pochino.” Ammisi sospirando. Vidi Juan levarsi la giacca. Lo fermai trattenendolo per un polso e lo guardai negli occhi.
“Che c’è?”
“Non voglio che tu muoia di freddo per colpa mia.” Ammisi. Mise una sua mano sulla mia guancia e sussurrò:
“Non morirò di freddo, te lo prometto.”
Quel contatto con la sua pelle mi fece percorrere un emozione indescrivibile.
“Sicuro?” domandai guardandolo negli occhi. Lui annuì posandomi la giacca sulle spalle.
“Grazie Juan.”
“Di nulla.” disse girandosi e bevendo un sorso di birra.
Lo guardai. Era davvero bellissimo.
“La catenina che hai al collo chi te l’ha regalata?” domandò bevendo un altro sorso di birra.
Sospirai. Non ero pronta per parlare di mio padre.
“Un tuo ex?” sorrisi scuotendo la testa e sussurrai:
“Scusami Juan, ma non sono pronta per parlarne.”
“Se non vuoi parlarne fa niente, era solo una banale curiosità.”
“Scusami, ma per adesso vorrei non parlarne.” Juan annuì.
“Sei fidanzata Alejandra?” domandò Juan non girandosi nemmeno. Scossi la testa imbarazzata mangiucchiando il panino. Lui annuì. Mi morsi il labbro inferiore.
“Mi dispiace per oggi.”
“Me lo hai già detto.” Sussurrai imbarazzata.
“Te lo ripeterò lo stesso, mi dispiace troppo per il polso. Ho perso la pazienza.”
“Mi hai chiamato troia.” Dissi triste.
Juan scosse la testa agitato e si girò verso di me. Mi prese il viso tra le mani e mi costrinse a guardarlo negli occhi. I suoi occhi erano pieni di desiderio. Si avvicinò pericolosamente alle mie labbra sussurrandomi:
“Fermami se non vuoi.”


“Fallo subito.” Sussurrai avventandomi sulle sue labbra e facendolo cascare indietro sulla sabbia con me sopra. Lo sentì irrigidirsi, ma poi ricambiare il mio bacio.
“Alejandra non voglio correre con te.” Sussurrò mordendomi sensualmente le labbra.
“Non so cosa mi succeda con te Juan, ti desiderò più della mia vita.” Ammisi.
Era vero, non sapevo davvero cosa mi stava succedendo in quel momento. Sentivo solo che avevo voglia di baciarlo e stringerlo a me.
“Non possiamo Alejandra, io non sono giusto per te.” Sussurrò accarezzandomi una guancia. Mi alzai irritata e lui fece cascare il braccio sulla sabbia.
“Accompagnami a casa.” Sussurrai trattenendo le lacrime. Juan non disse nulla e si alzò.
Mi porse il casco e salì sulla moto. Sbuffai. Avevo dato il mio primo bacio ad un coglione che non mi voleva nemmeno. Mi sentivo come una specie di depravata mentale.
“Vuoi andare a casa?”
“Si.” sussurrai cingendo i suoi fianchi. Lui annuì senza dire una parola e partì.
 
Arrivammo davanti a casa mia e scesi immediatamente porgendo il casco a Juan. Non lo guardavo nemmeno negli occhi. Ero troppo addolorata per farlo. Juan scese dalla moto e mi prese per mano. Sospirò e disse:
“Ale non so cosa mi stia succedendo.” Non risposi, nemmeno io sapevo quello che mi stava succedendo. Sentì le labbra di Juan sul mio collo. Erano umide e fredde. Una scarica di eccitazione mi percorse tutta la schiena.
“Mi piaci da morire Alejandra, non ho mai provato nulla di così forte per nessuna ragazza.” Sorrisi imbarazzata e lui si staccò dal mio collo.
“Ci vediamo domani.” Sussurrò stampandomi un bacio sulle labbra e poi andò via.
Sorrisi.
Ero fritta, mi ero innamorata del ragazzo sbagliato.
ANGOLO AUTRICE:
Eccomi di nuovo qua ahahahaha Alejandra è fritta ragazze, si è innamorata di JUan.
Lui cosa prova?
Lo scopriremo andando più in la :)
Spero vi sia piaciuto :)
Un saluto a tutti :)

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Mi piaci ***


Entrai in casa e mi appoggiai alla porta. Chiusi gli occhi e sentì di nuovo quelle labbra dolci sulle mie. Ero una stupida e basta. Sentì delle urla provenire dalla camera di mio fratello, era in dolce compagnia. Scoppiai a ridere e andai di corsa in camera mia.
“Ei ciao, credevo che stessi dormendo, dove sei stata?” Disse mio fratello uscendo dalla sua camera con un jeans.
“Non dovevi tornare domani mattina?” domandai sbadigliando.
“Ho portato la tipa a casa, comunque non cambiare discorso canguro. Dove sei stata e con chi eri?”
“Ero uscita a fare due passi, non c’eri a casa e così non te l’ho detto e poi ero da sola...” Sussurrai sorridendo e pensando a Juan.
“La prossima volta avvisami canguro, se vuoi uscire chiamami.”
Sorrisi mettendomi la mano sulla fronte, come facevano i soldati e dissi:
“Si signor capitano.
“Riposati canguro, domani devi alzarti presto.”
“Okay scemo, non far urlare troppo la tua conquista. Io devo dormire.” Dissi sorridendo.
“Va bene canguro, vai a nanna adesso.” Disse guardandomi negli occhi.
“Ora vai, non far aspettare mai una donna.”
“Va bene, ora entro.” Disse mordendosi il labbro e diventando rosso come un peperone.
Lo abbracciai e dissi:
“Buonanotte fratellone.”
“Notte canguro.” Sorrisi staccandomi e entrai in camera mia. Mi buttai sul letto, avevo troppo sonno e così mi addormentai subito.
“SVEGLIATI!!” urlò qualcuno facendomi sobbalzare. Aprì gli occhi e vidi Alessandra e mio fratello che ridevano come due matti. Sbadigliai mettendomi a sedere sul letto e guardai l’orologio.
Erano le 7. Era l’ora di alzarsi. Guardai Alessandra e mi passai una mano sul viso. Stava sorridendo. Domandai:
“Cosa ci fai così presto qui?”
“Io … ehm ecco … mia mamma è andata a lavoro presto e così sono venuta.” Annuì. Non gli credevo, mi stava nascondendo qualcosa. Sorrisi e domandai:
“Con il tipo come è andata?” lei diventò tutta rossa e tossì.
“Beh … ecco … è andato tutto bene.” Annuì e guardai mio fratello che distoglieva lo sguardo.
“Come è andata la scopata di ieri?” domandai alzandomi dal letto.
Mio fratello diventò rosso e scoppiai a ridere, presi un jeans pulito e una felpa nera. Sorrisi e andai in bagno. Mi vestì e mi feci la coda. Uscì dal bagno e andai in camera mia. Alessandra era seduta sul mio letto che stava aggeggiando con il mio cellulare. Sgranai gli occhi correndo verso il mio letto e gli saltai addosso urlando:
“NO!!” presi il cellulare dalla sua mano e lei mi guardò scoppiando a ridere.

“Ma che sei impazzita?” domandò spingendomi e facendomi cascare dal letto. Picchiai il mio fondo schiena a terra e scoppiai a ridere.
“Perché mi hai preso il cellulare? Cosa nascondi Alex?”
“Nulla, è scarico.” Dissi alzandomi sorridendo. Lei mi sorrise.
Non mi credeva. Scendemmo giù e presi un succo di frutta alla pera.
“Canguro oggi non torno a casa, devo fare delle commissioni.” Annuì bevendo il succo e guardai Alessandra. Domandai:
“Vieni a pranzo da me Ale?”
“Ecco … io … oggi dovrei andare da mia zia.” Sussurrò diventando rossa.
“Ahh okay.” Dissi sospirando.
“Se al limite torno presto si sta assieme.” Annuì e uscimmo per andare a scuola.
 
Arrivammo davanti alla scuola. Mio fratello vide i suoi amici, così mi diede un bacio sulla guancia abbracciandomi e sussurrò:
“A dopo piccola. Fai la brava.”
“Okay capitano.” Dissi sorridendo. Guardò Alessandra e disse sprezzante:
“Ciao imbecille.”
“Ciao coglione.” Disse la mia migliore amica. Appena mio fratello fu andato via scoppiammo a ridere. In lontananza vidi Juan,era perfetto.
Sospirai.
Era vestito con una maglia blu a mezze maniche e dei jeans blu chiaro. Era stupendo. Chiusi gli occhi.
“Alejandra devo dirti una cosa.” Disse la mia migliore amica con un tono preoccupato.
Aprì gli occhi di scatto e la guardai allarmata.
“Mi sono innamorata.”
“Me lo hai detto ieri Ale.” Dissi non capendo.
“Lo so, ma non sai di chi.” Sussurrò abbassando il viso.
“Di chi?” domandai sorridendo.
“Lo conosci.” Sussurrò mordendosi il labbro.
“Ahahahah così sembra che parli di mio fratello Ale.” Sgranò gli occhi scuotendo la testa allarmata.
“Ale stavo scherzando.” Dissi per tranquillizzarla.
“Si, è che … tuo fratello, ma che stai a dì?”
“Scherzavo Ale, so che odi Daniel.” Dissi facendo un piccolo sorriso e poi dissi:
“Hai detto che è uno della scuola.” Lei annuì e guardò in direzione di Juan. Sgranai gli occhi.
Non poteva essere vero. Non ci potevo credere, non proprio di lui.
“E’ che lui tu lo odi.” Sussurrò sospirando.
“Sei innamorata di Juan?” domandai facendo un sospiro.
Lei annuì guardandolo.
Mi cascò il mondo addosso. La mia migliore amica era innamorata di Juan e io di sicuro provavo qualcosa per lui.
“Ale se non vuoi non ci provo.” Mi sussurrò mordendosi il labbro.
“Se ti piace dovresti provarci.” Sussurrai sospirando.
“Sicura?” annuì piano e lei mi sorrise.
La abbracciai.
“Grazie piccola.” Sussurrò.
“Di nulla.” sussurrai. Lei si staccò dal mio abbraccio.
“Devo andare in bagno, vado al bar.” Disse sorridendomi.
“Io vado in classe.” Dissi avviandomi verso l’edificio scolastico.
“Io entro dopo.” Urlò la mia migliore amica. Annuì e entrai, la scuola era vuota. Sospirai appoggiandomi al mio armadietto.
“Perché sei già entrata?” sobbalzai girandomi. Juan era davanti a me.
Deglutì abbassando il viso.
“Scusa, non volevo spaventarti.” Disse mettendosi le mani in tasca.
“Non preoccuparti.” Sussurrai.
“Sei arrabbiata con me?” scossi la testa sospirando e domandai:
“Perché dovrei essere arrabbiata con te Juan?”
“Perché non ti ho mandato il buongiorno stamattina o forse perchè non sono un ottimo ragazzo.” Scoppiai a ridere scuotendo la testa.
“Allora cosa c’è?” domandò avvicinandosi a me. Indietreggiai fino a sbattere al mio armadietto.
“Cosa c’è Alejandra?”
“Juan … non possiamo.” Sussurrai chiudendo gli occhi.
“Ieri mi sei saltata addosso e ora non vuoi darmi un bacio?” domandò stampandomi un bacio sulle labbra. Erano umide.
“Ti ho sognato Alejandra.” Sussurrò dischiudendo le labbra.
La sua voce era così sexy. Mi aveva sognata.
“Eravamo qui a scuola e ci baciavamo.” Dischiusi le labbra.
La sua voce era così sexy e dolce.
“Piaci alla mia migliore amica.” Sussurrai assaporando quelle bellissime labbra.
“Non mi interessa a chi piaccio, io voglio piacere solo a te.” Sussurrò dolcemente.
Le nostre labbra si muovevano dolcemente, le nostre lingue si sfioravano come se non ci fosse un domani. Mi strinse a se e per due secondi si irrigidì.
“Alejandra mi piaci davvero.” Sussurrò staccandosi dalle mie labbra.
“Anche tu.” Ammisi sospirando di nuovo.
“La cosa strana è che fino a ieri non ti conoscevo nemmeno, ma quando mi hai parlato è scattato qualcosa dentro al mio cuore e non succedeva da tantissimo.” Sussurrò appoggiando la fronte sui miei capelli. Gli accarezzai le guance, erano con un po’ di barba ed erano davvero belle.
“Oggi a pranzo che fai?” domandò.
“Nulla, mio fratello è fuori.” Dissi sorridendo. Lui annuì e sussurrò al mio orecchio:
“Allora ci vediamo a pranzo, posso venire o disturbo?”
“Non disturbi.” Sussurrai. Lui annuì dandomi un bacio e andò via.
La campanella dell’inizio delle lezioni suonò e la scuola si riempì di studenti.
“Non eri entrata in classe?” domandò la mio migliore amica affiancandomi.
“Dovevo prendere una cosa nell’armadietto.” Sussurrai entrando in classe.
“Va bene.” Disse mettendosi a sedere al suo posto.
La professoressa venne e con lei entrarono due studenti. Sgranai gli occhi, uno dei due era Juan. Abbassai lo sguardo. Gli unici due posti disponibili erano, uno accanto a me e uno accanto ad Alessandra.
“Questi due ragazzi rimarranno con noi fino alla fine della giornata.” Disse la professoressa guardandoli male. Tutte le ragazze guardavano Juan come se gli volessero saltare addosso.
“Signorino Juan vada a sedervi vicino alla signorina Alejandra.” Sgranai gli occhi guardando la mia migliore amica.
“Non preoccuparti.” Sussurrò.
“Chi sarebbe?” domandò facendo il finto tonto. Sorrisi.
Era davvero bravo a recitare.
La professoressa mi indicò e lui si mise a sedere accanto a me. Prese il suo astuccio e un quaderno.
“Mi piace stare accanto a te.” Sussurrò.
Diventai rossa come un peperone e guardai la lavagna.
“Cominciamo la lezione.” Disse la professoressa quasi urlando.
Sarebbe stata una giornata davvero lunga e io non vedevo l’ora.
ANGOLO AUTRICE: 
Ciao a tutti :)
Come state? scusate se è lungo come capitolo, ma ve lo dovevo. tate crescendo e mi fa molto piacere che questi due piacciono :)
Beh che dire?
Juan ci tiene molto ad Alejandra e lei tiene a lui, ma non sarà tutto rose e fiori e lo sapete.
Che posso dirvi?
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e domani o domani l'altro pubblicherò il continuo :)
Ciaoooo <3

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Più di un bacio ***


“Cominciamo la lezione.” Disse la professoressa quasi urlando.
Sarebbe stata una giornata davvero lunga e io non vedevo l’ora.
“Me la dai una gomma per cancellare?” sussurrò Juan mentre stavo facendo una verifica di spagnolo di cui non capivo nulla. lo fulminai con lo sguardo.
“Okay, niente gomma.”
“Scusami, ma questo compito di spagnolo è difficilissimo.” Sussurrai. Lui lo guardò per qualche secondo senza farsi vedere dalla professoressa.
“Non è difficile.”
“Per te non è difficile, ma per me lo è.” Sussurrai irritata. Lui sospirò prendendo un foglio di carta e lanciando sguardi al mio compito.
“Cosa stai facendo?” domandai sussurrando facendo finta di scrivere.
“Ssch, sennò mi concentro.” Annuì. Smise di scrivere e me lo fece vedere.
“Sono le risposte del compito, muoviti a copiare.”
Sorrisi e sussurrai:
“Mi hai salvato la vita.”
“Okay, ma sbrigati.”
Copiai tutte le risposte e alla fine dell’ora finì il compito. Mi alzai e lo consegnai alla professoressa.
“Ha fatto tutto?”
“Si professoressa.” Dissi sorridendo falsamente e andandomi a sedere di nuovo al mio posto.
Juan si appoggiò allo schienale della sedia e mi prese la mano senza farsi vedere da nessuno. Diventai rossa come un peperone e cercai di levarla.
“Falla finita scema, non ci vede nessuno.”
“Juan … “ sussurrai guardandolo male. Lui sospirò intrecciando le sue dita alle mie.
“Non ci vede nessuno.” Sussurrò guardando davanti a se.
“Ti prego…” sussurrai cercando di levare la mia mano dalla sua stretta.
“Ti ho aiutato al compito.”
“E ti ringrazio.”
“Non te la cavi con il grazie, mi devi dare un bacio dopo.” Disse guardandomi sensualmente. Distolsi lo sguardo mordendomi il labbro.
“Dovrà essere un bacio con i fiocchi ragazzina.” Sussurrò. Guardai la lavagna e la professoressa stava spiegando una cosa ad una mia compagna. Alessandra si girò verso di me e sussurrò:
“Come è andata?”
“Spero bene.” Sussurrai. Lei sorrise girandosi. Guardai Juan che stava guardando la lavagna.
“Quanto hai a spagnolo?”
“La media del 4.”
“Fai schifo.” Sussurrò scuotendo la testa.
“Grazie eh.” Sussurrai irritata.
“Se vuoi ti do delle lezioni di spagnolo.” Sussurrò. Sgranai gli occhi.
Voleva davvero darmi delle lezioni private di spagnolo?
“ E se mi stai per chiedere se mi sento obbligato, ti rispondo già che lo faccio perché sento il bisogno di farlo.” Sorrisi annuendo. La professoressa mi guardò male. Deglutì.
“Signorina Alejandra venga alla lavagna.” Annuì sbuffando. Juan mi lasciò la mano e mi fece l’occhiolino.
“Buona fortuna ragazzina.”
“Serve molto di più della fortuna.” Sussurrai sbuffando.
Mi alzai dalla sedia e andai alla lavagna.
“Alejandra come è andato il compito?” domandò la professoressa guardandomi e sorridendo falsamente.
“Bene.” Sussurrai sorridendo falsamente.
Volevo sputargli in faccia a quella zoccola.
“Sono felice che sia andato bene, ma devo interrogarti lo stesso.”
“Non ne vedo il motivo.” Sussurrai deglutendo.
Ero nei guai.
Non sapevo nulla di spagnolo.
Guardai la mia migliore amica in cerca di un aiuto, ma stava massaggiando al cellulare. Sospirai.
“Facciamo così signorina, domani ti interrogo.”
Annuì tirando un sospiro di sollievo e andai al mio posto. Juan mi guardò e sussurrò:
“Ti aiuterò.”
“Lo so.”
Le ore seguenti passarono tranquillamente. Alla fine delle lezioni mi alzai scordandomi che la mia mano era ancora intrecciata con quella di Juan e per poco non cascai a terra perché lui mi tirò di nuovo a sedere.
“Ci vediamo tra mezz’ora a casa tua.”
“Va bene.” Sussurrai levando la mia mano dalla sua stretta. Presi la cartella e andai vicino ad Alessandra.
ANGOLO AUTRICE:
Ciao a tutti :( scusate la mia assenza di questi giorni, ma dovevo studiare perchè oggi avevo gli esami per i debiti e sono stata rimandata a 3 materie. Mi dispiace davvero :( comunque parlando di altre cose ahahahah spero che questo capitolo vi piaccia.
Domani pubblico il seguito :) (Appena torno da scuola ahhahah)
Ciaooo <3

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Tra mezz'ora sono a casa tua ***


“Va bene.” Sussurrai levando la mia mano dalla sua stretta. Presi la cartella e andai vicino ad Alessandra.
“Come è stare accanto a Juan?” domandò sorridendomi.
“Lui … è … un antipatico di merda …” sussurrai mentendo.
“Ma è così carino.” Disse Alessandra sorridendo. Diventai rossa come un peperone.
“Secondo te dovrei chiederli di uscire?” sgranai gli occhi guardandola. Lei mi sorrise guardando indietro. Mio fratello si parò davanti a noi e sorrise.
“Ho saputo che hanno mandato Juan in classe vostra.”
Sentire il suo nome era come una scarica elettrica al cuore.
“Oh si, era davvero un gran figo.” Disse la mia migliore amica facendo un sorrisino sensuale.
Sgranai gli occhi. Ero gelosa della mia migliore amica. Mio fratello la guardò male.
“Ti ha fatto del male?” domandò mio fratello guardandomi negli occhi. Scossi la testa.
“Sei sicura?” annuì.
Era preoccupato per me e ne capivo il motivo. Lui annuì e Juan passò accanto a noi. Mio fratello sussurrò a denti stretti:
“Attenti a voi c’è il mostro.”
Deglutì.
Sarebbe successo un casino.
Juan si fermò di colpo e si girò verso di noi. Guardò Daniel.
“Come mi hai chiamato coglione?”
“Mostro.” Disse Daniel sorridendo soddisfatto.
Dovevo fare qualcosa. Juan lo avrebbe ucciso. Guardai Alessandra che guardava la scena con la bocca spalancata. Lei era contro la violenza.
“Solo perché ho rotto il polso a tua sorella dovrei essere un mostro?” domandò Juan stringendo i pugni.
Deglutì e sussurrai per farmi sentire solo da Juan:
“Per favore falla finita.” Daniel strinse i denti. Vidi Juan guardarmi. Chiuse gli occhi sospirando e disse:
“Non voglio litigare qui.”
“Hai paura?” Juan sgranò gli occhi e si girò verso mio fratello.
Era diventato una furia. Lo spinse a terra e urlò:
“NON PERMETTERTI MAI PIU’ DI DIRMI CHE HO PAURA COGLIONE!”
Mio fratello annuì impaurito e avevo paura anche io.
Faceva paura. Le vene del suo collo pulsavano come se volessero uscire. Stringeva i pugni e le sue nocche erano diventate quasi viola.
Indietreggiai di un passo impaurita e Juan mi guardò. Lo vidi rilassarsi e poi andare via.
Mio fratello si alzò impaurito e lo guardò male.
“La prossima volta lo picchio.”
Strinsi i pugni. Voleva morire per caso? Era già tanto che Juan non lo avesse massacrato di botte.
“Sei impazzito o cosa Daniel? È già tanto che non ti ha ucciso.” Sussurrai irritata.
“Non ho paura di lui.” Strinsi i denti e gli andai davanti. Lo presi per il colletto della maglia e sussurrai:
“Falla finita di fare il gradasso Daniel. Lui può ucciderti okay? Ha mandato un sacco di persone in ospedale. Per favore falla finita.” Daniel si spostò e andò via. Sbuffai e Alessandra mi mise un braccio intorno alle spalle.
“E’ solo preoccupato per te.”
“Lo so Ale, ma lo odio quando fa così.” Sussurrai.
Lei annuì e uscimmo dalla scuola. Vidi Juan salire sulla sua moto e mettersi l casco.
 
Lo guardai. era davvero troppo bello. Lo vidi prendere il cellulare e dopo due secondi mi arrivò un messaggio. Presi il cellulare e lessi il messaggio:


"Tra mezz'ora sono da te." il mio cuore cominciò a martellare.
Sarebbe stata una giornata bellissima.


ANGOLO AUTRICE:
SCUSATEMI!!!!! (SI METTE INGINOCCHIO E VI SUPPLICA!!)
Mi dispiace così tanto di non aver aggiornato prima :( 
Vi giuro che d'ora in poi aggiornerò tutti i giorni, tranne la domenica ahahaha o forse anche quella per farmi perdonare!!
SCUSATEMI DAVVERO!!
Vi prometto che nel capitolo di domani scopriremo molte cose su Juan <3
A domani

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2764686