Beauty Watching

di Lady Windermere
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** James Dean ***
Capitolo 2: *** River Phoenix ***
Capitolo 3: *** Heath Ledger ***
Capitolo 4: *** Leonardo DiCaprio ***



Capitolo 1
*** James Dean ***


James Dean

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“I think there is only one form of greatness for man.
If a man can bridge the gap between life and death.
I mean, if he can live on after he has died, then
maybe he was a great man. To me the only success,
the only greatness, is immortality.”
 
 
Non sentiva nulla mentre correva. Il vento che gli sferzava la faccia, il sole alto sopra di lui, la mente finalmente libera. Libera da tutti i pensieri che lo tormentavano, che lo opprimevano.
Solo la velocità gli faceva quest’effetto. Per questo correva.
Accarezzò con una mano la carrozzeria nuova fiammante della sua Porsche 550 Spyder. La sua “Little Bastard”. Quell’auto era tutto ciò che aveva sempre desiderato: velocità pura.
Inspirò a pieni polmoni e premette l’acceleratore. California, arrivo…
Era stanco di recitare, voleva sentirsi libero, voleva sentirsi vivo. Voleva gareggiare: spingere i motori al massimo e, toccando per un istante le nuvole nel cielo azzurro, provare al mondo che poteva farcela, che James Dean non era solo un attore dal bel faccino, che poteva farcela in qualunque cosa valesse la pena tentare.
Era stanco delle discussioni con Stevens. Stanco di non poter esprimere il suo potenziale al meglio.
Per fortuna ora quell’agonia era finita.
Appoggiò la testa al sedile e guardò il cielo, attraverso gli occhiali da sole. Cosa poteva esserci di più bello? Cosa poteva fargli provare il brivido, l’ebbrezza del pericolo?
Per un attimo i suoi pensieri corsero a lei.
Jimmy strinse le mani sul volante. L’aveva persa, anzi, probabilmente non l’aveva mai avuta.
Eppure, c’era stato un momento in cui aveva desiderato che fosse sua per l’eternità.
Se chiudeva gli occhi riusciva ancora a vedere i suoi occhi scuri, i folti capelli castani, il sorriso che riservava soltanto a lui, a lui solo.
Quel candido sorriso, quel luccichio negli occhi quando lo vedeva, non gli appartenevano più.
Erano di quel Damone ormai.
James si accese una sigaretta. Le passeggiate al chiaro di luna, mano nella mano; le serate a Santa Monica; le promesse d’amore sussurrate a mezz’aria e perse nel tempo.
Nulla. Non gli restava più nulla.
L’unica cosa che poteva fare era dimenticare. Doveva farlo. Non si sarebbe certo mostrato fragile, non poteva permetterselo, non voleva permetterselo.
Fece un vago gesto con la mano, come per scacciare quel pensiero.
Lui era un attore. Poteva fingere, sapeva fingere. E, pian piano, quella finzione sarebbe diventata realtà.
Tenendo la mano con la sigaretta sul volante si passò l’altra tra i capelli. Era questo che voleva: la gloria, la fama. Tutto ciò per cui aveva sempre vissuto. La certezza di sopravvivere alla morte, di vincere la morte e di essere ricordato nei secoli a venire come un grande attore.
L’unico successo, l’unica grandezza è l’immortalità.
Spinse ancora di più sull’acceleratore, portandosi ad una velocità decisamente oltre i limiti della legge. Sogna come se dovessi vivere per sempre, vivi come se dovessi morire oggi stesso.
Questo era il suo motto.
Doveva correre, per dimenticare.
Correre per sentirsi libero.
Correre per raggiungere il suo sogno.
Vivere una vita all’insegna della velocità: breve e intensa.
Solo così sarebbe potuto passare alla storia, solo così sarebbe stato ricordato per sempre.
Questi erano i suoi pensieri mentre imboccava la Route 466 quel 30 settembre 1955, questi erano i suoi pensieri mentre andava incontro al suo destino, questi erano i suoi pensieri mentre si avvicinava all’incidente che avrebbe segnato l’inizio del suo mito.
James Dean aspirò il fumo della sigaretta, per l’ultima volta.

 
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Angolo dell' autrice: Allora, spero che l’idea vi piaccia e spero anche di sapere quello che ne pensate, le vostre opinioni, i vostri pareri ecc…
Ringrazio fin da ora tutti coloro che leggeranno questa storia :)
Lady Windermere♥

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Capitolo 2
*** River Phoenix ***


River Phoenix

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“Sono un esperto di strade; è tutta la vita che io    
assaggio strade.
Questa strada non finirà mai.
Probabilmente gira…tutt’intorno al mondo.”
 
Il Viper Room era affollato quel 31 ottobre del 1993.
-Ehi Phoenix!-
Il ragazzo si girò, incontrando gli occhi maliziosi dell’amico –Ehi DiCaprio…- lo salutò, imitandolo.
L’amico scoppiò a ridere –Ma come ti sei conciato? Per poco non ti riconoscevo…-
E, con i capelli corti e tinti di nero, maglietta e pantaloni anonimi e un paio di Converse ai piedi, il giovane era difficilmente riconoscibile.
-Forse era proprio questa l’intenzione…- rispose secco River, portandosi il cocktail alla bocca. Quanti ne aveva bevuti? Sinceramente, non lo sapeva nemmeno lui…
Le pupille dilatate e lo strano comportamento insospettirono l’amico –Ehi Phoenix, stai bene?-
River sorrise candidamente e, allontanandosi, diede all’amico una calorosa pacca sulla spalla -Mai stato meglio.-
Ok, dì la verità River, non stai bene per niente…
Il ragazzo si premette le mani sulla testa, cercando di resistere al dolore opprimente che lo perseguitava. Dannazione!
Avrebbe dovuto esibirsi quella sera, Jhonny aveva riservato uno spazio alla sua band: gli Aleka’s Attic. Avrebbero avuto un successo straordinario, River ne era sicuro.
Almeno, fino a qualche ora prima ne era sicuro…
Come posso cantare in queste condizioni?
Il pensiero della festa all’Hotel Nikko si fece largo nella sua mente. Poteva sentire ancora nella testa le risate di Samantha, di Joaquin e di Rain…
-River!- esclamò John Frusciante, avvicinandosi e stringendogli la mano –Non ti avevo riconosciuto!-
Il giovane fece un sorriso sghembo –Un problema comune a quanto vedo…Ed ora perdonami John, ma ho visto qualcuno che devo assolutamente salutare…- continuò, letteralmente scappando dall’amico.
Non era una bugia. Qualcuno aveva visto, e quel qualcuno si stava appunto dirigendo in bagno.
River lo seguì.
 
River Phoenix aveva conosciuto lo sballo. Quello più totale, quello che ti fa perdere ogni contatto con il mondo esterno. Ma quello non era sballo, era qualcosa di ben diverso.
Forse non dovevo prendere anche il Persian Brown… si disse, cercando di controllare i tremiti e la nausea.
Quando, finalmente, riuscì a riprendere il controllo di sé stesso, ritornò in sala barcollando.
John gli si fece incontro –River, ragazzo mio, va tutto bene?-
Il giovane gli rivolse uno sguardo vacuo –Perché non dovrebbe andare bene?-
L’amico lo fissò per un momento, per poi mettergli in mano tre valium –Prendili, ti faranno stare meglio.-
-Grazie, John…- biascicò, portandoseli alla bocca e ingoiandoli tutti e tre insieme, senza l’ausilio dell’acqua.
John inarcò le sopracciglia -Dovresti riguardarti, amico mio, hai davvero una pessima cera…cosa potrebbe succedere se…Ehi! Dico, mi stai ascoltando?-
L’attenzione del giovane era concentrata in un solo punto: il palco. Il palco dove avrebbe dovuto esibirsi a momenti. Il palco dove Jhonny e Flea stavano suonando.
Senza di lui.
Avrebbero dovuto suonare insieme, quella notte. Avrebbe dovuto esserci anche lui  insieme a loro…
River maledisse il suo ritardo. Poco male, pensò, tra poco sarò su quel palco comunque…
Si avvicinò al bancone del bar e ordinò un cocktail.
E quella fu l’ultima cosa che fece prima di svenire.
 
-River! River! Rispondimi!-
Il volto di Samantha era sopra di lui, un’espressione mista di preoccupazione e spavento.
-Grazie al cielo…sei vivo…- sussurrò la ragazza, cercando di abbracciarlo.
Il ragazzo evitò la stretta -Non so ancora per quanto…- scherzò.
Il viso della fidanzata si fece terreo –Non dirlo nemmeno per scherzo. Non sai quanto sono stata in pensiero.-
E fu in quel momento che tutto iniziò.
Avvertì prima un dolore lancinante alla testa, diverso da quello che lo aveva perseguitato durante tutta la sera, più forte, più intenso.
-Sam…-
Sentì l’aria mancargli nei polmoni e, per la prima volta, ebbe paura.
-Sam…ti prego…non riesco a respirare…-
Cominciò a sudare, gli si annebbiò la vista, il mondo iniziò a ruotare vorticosamente intorno a lui.
Non sentiva più niente ormai, né le invocazioni della sua fidanzata né le domande di suo fratello, accorso al suo fianco per aiutarlo.
-Sam, portami fuori…- riuscì a dire.
 
Era l’una ormai, quando il vento freddo della notte sferzò il volto del giovane.
-Sto già meglio…- mormorò, sforzandosi di sorridere.
Ma non lo pensava davvero.
Il dolore, la nausea, i tremori…non erano passati.
River fece qualche passo, barcollando. Vedendo che riusciva a rimanere in piedi, si voltò verso i due e sorrise.
Dopodichè collassò a terra.
Sentì la voce di Sam che gridava aiuto, quella di suo fratello che la zittiva –È strafatto! Non possiamo chiamare l’ambulanza!-
Intanto il suo corpo, mosso dalle convulsioni, non rispondeva più ai comandi, la testa si fece sempre più pesante…
-Niente paparazzi…voglio l’anonimato…- mugugnò, quando un reporter si avvicinò per aiutarlo.
Ma il suo ultimo desiderio era destinato a rimanere inesaudito.
La folla del club si riversò fuori dal locale, qualcuno cercò di praticargli la respirazione bocca a bocca.
La voce di suo fratello che chiamava, tra le lacrime, i soccorsi gli rimbombò nelle orecchie, come pure i singhiozzi di Samantha.
Poi, pian piano, il rumore divenne silenzio, le voci si fecero più fievoli, il dolore alla testa meno lancinante.
Quando, all’una e cinquantuno, il suo corpo smise di muoversi sotto l’effetto dell’overdose, River si sentì in pace.
Morì, a ventitrè anni, sul marciapiede in Sunset Boulevard, davanti al Viper Room, tra i suoi amici più cari.
Ma morì felice, perché, come l’araba fenice di cui portava il nome, un giorno, sarebbe risorto dalle sue ceneri.


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Angolo dell’autrice: Ok, non sono necrofila…James Dean, River Phoenix…sono tutti morti da un pezzo, direte voi.
Ebbene sì, ma il mito del bello e dannato mi piace particolarmente e probabilmente ve ne accorgerete ancora…:)
Inoltre, sono stati dei grandi personaggi, dovete ammetterlo…hanno fatto una fetta della storia del cinema americano.
La mia storia segue pari passo i resoconti dell’ultima notte dell’attore, per cui, a parte i dialoghi e i pensieri dei vari protagonisti, è tutto vero.
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e ringrazio Greece_Lee per avermi recensito…♥
E voi, cosa aspettate?
Lady Windermere ♥
Ps: una curiosità, il cognome di River all'inizio era Bottom, fu cambiato in Phoenix in seguito a scandali familiari, proprio a significare che la famiglia avrebbe risolto tutti i suoi problemi...
 

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Capitolo 3
*** Heath Ledger ***


Heath Ledger

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“When I die, my money’s not gonna come with me.
My movies will live on for people to judge what I was as
a person. I  just want to stay curious.”



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Era da giorni ormai che non riusciva a chiudere occhio. Ogni volta che tentava di rilassarsi lo stesso, ripetitivo incubo veniva a fargli visita.
Sempre quello stesso, maledetto volto.
Era troppo stressato, era questa la verità. Ed era proprio per questo che aveva programmato un massaggio per il pomeriggio del giorno dopo.
Heath incrociò le braccia sotto il cuscino e tentò un’altra volta di riaddormentarsi.
Sarebbe stato imbarazzante presentarsi sul set di Parnassus con occhiaie e viso gonfio.
Per non parlare di Michelle.
Già i loro rapporti non erano più come un tempo, figuriamoci poi se si fosse presentato alla sua porta del tutto simile, in aspetto, ad un tossicodipendente.
-Matilda Rose…- mormorò, ricordando i tratti della figlioletta di due anni. Era la sua unica gioia dalla separazione. Il motivo che lo aveva spinto a lasciare il mondo del cinema e lo stesso che lo aveva convinto a ritornarci. Era lei la sua priorità adesso. E non avrebbe voluto lasciarla per nulla al mondo.
-“Potrei venire rinchiuso in un guscio di noce e considerarmi il re dello spazio infinito, se non fosse che faccio brutti sogni…”- sussurrò, sorridendo leggermente.
Heath sospirò e si rigirò nel morbido letto del suo appartamento a Manhattan.
Quanto avrebbe voluto ritornare in Australia, passare le giornate a fare surf e vivere una vita lontano dalla fama e dai suoi inconvenienti.
Due settimane di quel trattamento e sarebbe guarito da ogni insonnia da stress. Questo era sicuro.
Era da quando aveva sedici anni che non godeva di un po’ di privacy, e questo era uno dei suoi problemi più assillanti. Se solo lo avessero lasciato un po’ in pace…
Ma, anche così il giovane dubitava di riuscire a “spegnere il cervello”. Lui non gli dava tregua, non lo abbandonava un attimo.
Forse era stato fin troppo bravo a impersonarlo, forse si era lasciato prendere un po’ troppo la mano…
Heath non sapeva con esattezza cosa lo tormentasse. Sapeva soltanto che non poteva continuare a vivere in quel modo.
Lo stress per i film, per la sua vita privata, per il continuo sfuggire alle telecamere…tutto questo lo stava uccidendo.
Eccoli gli inconvenienti di Hollywood: quelli di cui nessuno tiene mai conto prima di entrarci, quelli non previsti nei contratti cinematografici, quelli che un ingenuo sedicenne abbagliato dalle luci della ribalta non può nemmeno lontanamente prevedere.
Heath si rimise supino, osservando il soffitto sopra di sé.
Quante notti aveva passato in questo modo? Quante ne avrebbe passate ancora?
Decisamente non aveva nessuna voglia di scoprirlo.
L’attore si morse le labbra. Era solo una questione momentanea, finito anche il film di Terry avrebbe avuto molto più tempo per rilassarsi, per crescere la sua piccola, per sistemare la sua già parecchio disordinata vita.
La sveglia segnava le due del mattino.
Doveva assolutamente dormire, altrimenti non avrebbe retto il giorno dopo.
Heath allungò la mano per prendere i sonniferi, ordinatigli dal medico, sul comodino di fianco al letto.
Una volta presi, appoggiò la testa sul cuscino e chiuse gli occhi, ordinandosi di non pensare più a nulla.
Ben presto, gli occhi gli si fecero sempre più pesanti, il battito più regolare, il respiro più lento. Scivolò così tra le braccia di Morfeo, con un sorriso sulle labbra e mille speranze per l’avvenire.
 

 

La vita di Heathcliffe Andrew Ledger,
brillante stella del cinema con una promettente carriera davanti,
viene stroncata martedì 22 gennaio 2008,
all’età di soli ventotto anni, a causa di un avvelenamento accidentale.

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Angolo dell'autrice: Sono lieta di dirvi che questo è l'ultimo grande attore morto in giovane età che omaggerò in questa raccolta...gli altri saranno vivi e vegeti d'ora in poi...
Lo so, gli ho messo in bocca una frase di Shakespeare...perdonatemi, ma ci stava benissimo e non ho saputo resistere... :)
Come sempre ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate...ma soprattutto vorrei ringraziare DazedandConfused, per gli ottimi consigli e le recensioni...:) Ditemi cosa ne pensate, mi raccomando! Lady Windermere <3

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Capitolo 4
*** Leonardo DiCaprio ***


LEONARDO DI CAPRIO
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“To me life is a gift, I’m not going to waste it.
You never know what cards you would know
in the next hand. You learn to take life as it
comes. […] So each day has its own value.”
 
 
-Leo? Mi stai ascoltando? Io ti parlo dei miei problemi e tu nemmeno mi fili?-
L’altro si voltò a guardare l’amico, un’espressione assorta sul volto –Eh?-
Tobey assunse una faccia sdegnata –Eh?- lo imitò –Tutto quello che sai dirmi è “eh”?-
Leonardo DiCaprio fece un sorriso sghembo –Oh, insomma, Tob, cosa vuoi da me?-
L’amico si alzò dal divano dove era precedentemente sdraiato e si avvicinò al minibar –Nulla, nulla…cosa vuoi che siano le turbe mentali del tuo migliore amico? Sciocchezze…puoi benissimo farne a meno, credimi…- rispose, sarcastico.
Leonardo alzò gli occhi al cielo –Adesso non metterti a fare la primadonna, Tob…-
-Probabilmente stai pensando alla bionda di ieri sera…- commentò l’altro, versandosi una generosa dose di liquore nel bicchiere.
L’immagine di una ragazza alta e slanciata si formò nella sua mente.
Tobey Maguire si portò il cocktail alle labbra -Com’è che si chiama? Blake? Erin? Le tue ragazze sono tutte bionde, dannazione…-
La casa di Leonardo era colma di invitati,  metà dei quali non aveva nemmeno mai visto.
Stava giusto pensando a come poter eclissarsi senza portare l’attenzione su di se quando una vocina squillante aveva interrotto i suoi pensieri -Signor DiCaprio?-
L’attore si era voltato di scatto. Una ragazza sui vent’anni, bionda, alta quasi quanto lui lo stava squadrando incuriosita.
La musica a tutto volume lo aveva costretto ad alzare la voce -In persona. In che cosa posso esserti utile?-
Uno sguardo malizioso scintillò negli occhi chiarissimi della ragazza –In realtà volevo solo sapere dov’è il bagno…ho chiesto un po’in giro, ma nessuno sembra saperlo…-
Leonardo aveva inarcato le sopracciglia. Quella ragazza era senza dubbio una persona originale.
Una ventata d’aria fresca per uno abituato a svenimenti e languidi battiti di ciglia.
-Ma certo…- rispose, sfoderando il suo miglior sorriso –Sempre dritta e poi a destra. Il mio maggiordomo te lo indicherà sicuramente…-
La biondina aveva ricambiato il sorriso, imperturbabile –Grazie!- gli aveva detto e poi si era incamminata verso il bagno.
Leonardo sentì la sua voce parlare da sola -Aspetta! Come ti chiami?-
La ragazza si girò di tre quarti, sorridendo –Toni…mi chiamo Toni…-
-Ehm…Toni…si chiama Toni…- rispose Leonardo all’amico, riscuotendosi dai suoi pensieri.
Tobey aggrottò la fronte –Toni? Ma che razza di nome è Toni?-
L’altro scrollò le spalle. Era esattamente quello che aveva pensato anche lui.
-Toni…strano nome per una donna…- le aveva detto, una volta tornata nella sala.
La ragazza ridacchiò –Sì, me lo dicono tutti…da piccola odiavo il mio nome, sul serio…i ragazzi mi prendevano continuamente in giro. Ma poi, crescendo, ho cominciato a farci l’abitudine…-
L’attore le porse la mano –Ti va di ballare?-
Lei aveva osservato la mano tesa  per qualche secondo –Perché no?-
-Una bella ragazza, comunque, non c’è che dire…non come la penultima, ma…tiro ad indovinare: fa la modella?- continuò l’amico, sedendosi sul bancone del minibar e sistemandosi la giacca.
-E dimmi, che lavoro fai?-
La biondina aveva sorriso –A ventidue anni potrei anche non lavorare, sai…-
Leonardo si era morso le labbra. Quasi vent’anni in meno di lui…
-Faccio la modella…- gli aveva risposto, sorseggiando il suo Martini.
L’attore lo guardò con una luce ironica negli occhi –Indovinato…-
Tobey sbuffò –Ma insomma, Leo, sei troppo prevedibile! Mai che tu ti faccia una mora con un lavoro diverso dallo sgambettare in costume da bagno…Almeno questa è quella giusta?-
Leonardo DiCaprio si alzò in piedi e uscì sulla terrazza.
Si appoggiò alla balaustra, ammirando il panorama -Chissà, Tob, chissà…-
 
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Angolo dell’autrice: Allora, innanzitutto scusate il ritardo, ma d’ora in poi aggiornerò ogni DUE settimane, causa inizio scuola e tutto il resto…so sorry…
Ci tengo a precisare che questo episodio è completamente inventato da me…dovrebbe raccontare il primo incontro di Leo e Toni Garrn (sua attuale fidanzata)…e, a parte Tobey Maguire (che è veramente il suo migliore amico) e i nomi accennati di Blake Lively e Erin Heatherton (sue precedenti ragazze), il resto è tutto frutto della mia fantasia.
Speriamo che questa sia veramente quella giusta! XD
Voglio ringraziare Greece_Lee per la recensione e tutti quelli che hanno aggiunto questa storia alle seguite/preferite/ricordate…Thank you very much!
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto! Fatemi sapere le vostre opinioni, mi raccomando! :)
Lady Windermere ♥
Ps: la citazione iniziale è presa da Titanic.
 

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