Radio Potter

di Key Monday
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8.1 ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


PRO

PROLOGO

Era stanca. Emma era decisamente stanca. Stanca dei suoi capelli crespi, stanca dell’appartamento in centro a Londra che il padre le aveva comprato, stanca di dover mettere tutti i giorni le scarpe, stanca di conoscere il nome di tutti i camerieri dello starbucks dove andava tutte le mattine. Era stanca.

Quel giorno poi, rientrando a casa dopo dodici ore passate a misurare a passi veloci il pavimento di tutti e tre i piani della redazione di vogue con dodici centimetri di tacco a spillo sotto i talloni, era davvero, davvero stanca. E l’ultima cosa che voleva sentire era " Senti Em! Sei tanto stanca? No perché avrei invitato un amico a cena, sai!".  Maledetta te e il giorno in cui ho deciso di ospitarti “ solo per pochi giorni! Promesso! Giusto il tempo di trovare una camera che non faccia troppo schifo!” e aveva sorriso, proprio come quella sera, e anche se Em era conosciuta da tutta Londra come l’Hannibal delle stagiste, ogni volta che la sua  petulante e invadente amica Sabrina le chiedeva qualcosa, non sapeva dire di no.

E quindi, quella sera, invece di essere sul divano a guardare un film bevendo un bicchiere (bottiglia) di vino era in macchina, quella che le aveva regalato suo padre al suo ultimo compleanno, guardando fuori dal finestrino e sbuffando ogni tre secondi.  “Perché è nata? Perché l’ho conosciuta? Perché non le ho tirato i capelli all’asilo come facevo con tutte le altre bambine? Perché non l’ho mandata a quel paese quando mi ha chiesto di venire qui?... Che palle.” Togliendosi le scarpe sentì distintamente un “grazie” provenire dalle dita indolenzite e stese le gambe sul sedile del passeggero sbuffando ancora una volta. Che palle.

Prese il telefono per chiamare qualcuno, ma in realtà tutti i numeri che aveva in rubrica erano associati a persone che lei non sopportava. Avrebbe potuto chiamare Ashley, ma era sicura che avesse il turno al pub quella sera e non poteva andarci vestita in quel modo. Le sue Jimmy Choo non  erano decisamente animali da pub!! Se solo suo padre sapesse che frequenta persone che lavorano in un pub! Le venne da ridere, ma sorrise e basta. “Non è elegante  sganasciarsi dalle risate tesoro!” le avrebbe detto sua madre e come ogni volta lei avrebbe voluto rispondergli che non era elegante neanche passare più tempo da brilla che da sobria! Ma non glielo aveva mai detto.” Che palle mamma, papà e tutti i loro soldi…Beh, magari quelli no!”.

 

Come se la serata non fosse abbastanza deprimente alla radio passavano solo stupide canzoni d’amore e tormentoni da discoteca "Non c’è mai niente di diverso in questa stupida radio del cazzo?!"  continuò a spingere freneticamente i tasti finchè non pensò di averla rotta. L’aggeggio si illuminò due volte, poi rimase spento per almeno venti secondi prima di illuminarsi di colpo e… ruggire? Emma urlò e fece un salto indietro sbattendo la testa contro il tettino  dell’auto che probabilmente le procurò un trauma cerebrale perché iniziò a sentire delle cose che, davvero, non stavano né in cielo né in terra! "Bentornati su Radio Potter gente! A parlarvi è Lee Jordan Junior! In diretta dalla festa di compleanno dal più pazzo dei figli del Salvatore, JAAAAAMES POOOTTER!! Che poi non capisco perché siamo in onda da qui dato che le poche persone che di solito ci ascoltano sono tutte presenti e decisamente ubriache… Anche io sono ubriaco!" aggiunse per lasciarsi andare in una risata molto sguaiata e poco elegante  "E qui con noi abbiamo anche il piccolo Lord!! Malfoy! Malfoy! Vieni qui! Ahahaha" “Lord Malfoy?... mai sentito.. certo che questi Lord diventano sempre più scalmanati. Poco elegante, davvero.” Intanto la trasmissione andava avanti "Se mio padre… padre mi sente che sono molto ubriaco, tanto! Poi mi uccide Lee! Ahahahah" "Se non ti ha ucciso quando sei stato smistato in Grifondoro non ti uccide più! Dammi retta!" “Griforo… cazzo che botta che ho preso! Mi  sa che devo andare all’ospedale” "Paciock ha la faccia di uno che ha appena  visto il gramo! Ma quanto lo avete fatto bere!?" "Ora vomita!" disse il presunto Lord tra i singhiozzi delle risate. E un coro di risate e urla fece intendere che il tipo aveva dato di stomaco per davvero. "Ma chi cavolo sono questi tipi…" non ci stava capendo più nulla, che diavolo di radio era?  Forse era davvero stata la botta in testa e lei in realtà era svenuta, un passante l’aveva vista e si era spaventato per il sangue che sicuramente le usciva dalla testa e l’avevano portata all’ospedale e ora…"Io sono James potter! Ed è il mio compleanoooo!!!!"addirittura una terza voce, il sogno era davvero troppo realistico "Se siete carine e single venite subito al 64 di Mellitus Street! Io sono decisamente bellissimo!- ah beh! Allora!- Ehi! Ehi! Al! Lasciami il whiskey! Non te lo bere tutto! Ehi!" la voce si allontanò lasciando spazio a quella del lord che iniziò a straparlare riguardo un certo ministro con  la S che Emma era sicura non esistesse-“ mio padre è in politica! Li conosco tutti di persona quei serpenti”- e poi di … Nargilli? Ok.. qualcosa non quadra davvero…

Emma spense la radio con un colpo secco e incrociò le braccia al petto arrabbiata per non sapeva bene cosa. “ sono single e carina e di certo non andrò al 64 di mellitus street!” e allora perché si ricordava la via? E perché aveva messo in moto la macchina? Non poteva certo presentarsi alla festa di degli sconosciuti così! Non era neanche stata invitata! Anche se quello del tipo alla radio sembrava un invito a tutti gli effetti. Oh! Chissene importa! Era troppo incuriosita! E poi “nargilli” suonava davvero bene!

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1 ***


CAPITOLO 1

Emma non sapeva leggere l’ora sugli orologi con le lancette, anche se ne aveva sempre uno al polso; non sapeva le tabelline, anche se riusciva a moltiplicare i conti che doveva pagare; non sapeva  cucinare, anche se mangiava almeno otto volte al giorno; ma soprattutto non sapeva perché era andata all’indirizzo che quel tizio della radio aveva nominato, anche se era all’inizio della via fissando la casa illuminata e rumorosa e un ragazzo che vomitava sul vialetto accudito da una ragazza con i capelli rossi. Le sembrava molto carina, il viso era particolare, l’avrebbe vista bene in uno degli editoriali che curava, glielo avrebbe anche proposto se non fosse che una sorta di colla invisibile le rendeva impossibile alzarsi. Non era da lei “Non è da me!”. In un qualsiasi altro momento della sua esistenza si sarebbe alzata, sarebbe entrata nella casa e si sarebbe presentata come la fantastica persona che poteva far credere agli altri di essere grazie alla vena da ricca stronzetta che aveva sviluppato durante i suoi ventuno anni vissuti tra il lusso e, le ricche stronzette appunto! C’era qualcosa di strano nell’aria quella sera, e lei non sentiva per niente sicura anche se aveva indosso le sue scarpe preferite e lo spolverino di Burberry nuovo.“Non posso rimanere qui come un’idiota!” eppure la chiave non voleva girare “ sono proprio patetica! Ma che mi è saltato in mente? Come posso essermi fatta portare fin qui da due stupide voci alla radio!”

<< Cazzo! Io vado! Anche senza motivo! Cazzo! >> aprì la portiera in tutta fretta inciampando sul marciapiede e finendo contro qualcosa di morbido e caldo… strano. << Ehi baby! Quando vuoi!  >> la frase era corredata da una risata che Emma trovò decisamente inquietante. Alzò gli occhi e si ritrovò davanti un ragazzo, giovane, molto alto, troppo alto, con un cappotto da due soldi così largo che le fece male agli occhi. << Che ci fa una principessina come te in quartiere così poco chic? >>  << di certo non cercavo te! >> lui rise e insieme a lui i due tipi loschi che, Emma si accorse solo in quel momento, aveva dietro. << Anche simpatica! Proprio il mio tipo! >> << Oh tesoro! Mi dispiace ma tu non sei il mio! Di solito preferisco frequentare persone che si lavano!  Potresti lasciare il mio polso ora? Così posso andare via e dimenticarmi la tua brutta faccia piena di punti neri, che tra l’altro dovresti farti vedere! La pulizia del viso è sottovalutata da troppi…. >> ma la presa invece di diminuire aumentò e un po’ di panico, forse, iniziò a dilagare nella testa di Emma che però non diede alito alla cosa  << Guarda che questo cappotto è nuovo! E costa sicuramente più di tutto quello che indossi in questo momento! >>  << Non importa dolcezza! Ora vieni a farti un giretto con noi! >> questo di che faceva “Paura, paura, paura, pauraaa!! Dovevo farle quelle lezioni di difesa personale al centro pilates! Ma perché sono venuta fino a qui! Porca miseria!!” << andiamo a… >> << Ehi! Scott! Hai sentito la ragazza no? Le rovini il cappotto! >>   Emma girò la testa per vedere il suo salvatore e non potè trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo << Ma siamo seri? Vengo attaccata da un quarto di gang e mi viene a salvare un ragazzino di 45 kili? Che delusione..!! >> il ragazzo alzò un sopracciglio e un’espressione molto divertita si impadronì del suo volto. Contro ogni prospettiva, però, Emma sentì la presa dello scimmione allentarsi e lo vide fare qualche passo indietro << Scusa James..-iniziò abbassando lo sguardo- non pensavo fosse una tua amica >> sembrava un bambino sgridato dalla maestra << Non ti preoccupare Scott! Ora vai però! Che è la mia festa ,voglio divertirmi e la tua faccia qui intorno non mi aiuta >> detto fatto i tre finti malavitosi sparirono in un battito di ciglia. Emma non ci fece molto caso, continuava a fissare il ragazzo che a quanto pare era il festeggiato della festa della radio, anche se molto più alto di lei, che era molto alta, era decisamente magrolino, sembrava quasi malato. Allora perché quei tre scimmioni erano tanto spaventati da lui? “si vede che al suo centro pilates le lezioni di autodifesa erano obbligatorie” <<  Cosa ci fa in un quartiere così lontano dal centro una vestita come te? >>  <<  È un’affermazione alquanto classista sai? Solo perché ho più gusto di te nel vestire non posso farmi una passeggiata.. nei bassi fondi? >>  << Non credo questi siano bassi fondi sai? >> commentò lui ridendo. “Quindi questo è il tipo per cui sono venuta fin qui.. carino, se non forre per la t-shirt, e i pantaloni, e le scarpe, e probabilmente anche l’intimo… e i capelli!” << Comunque io sono James! >> disse tendendole la mano che lei rifiutò alzando le sopracciglia << Emma >> lui continuò a guardarla insistentemente con un sorrisetto che Emma avrebbe volentieri privato dei denti “anche ubriaco, il mio principe senza macchia e senza paura è vestito male e ubriaco, bene! Mai una che mi va di culo!” << Senti! È il mio compleanno oggi! Perché non vieni dentro a bere qualcosa? >>  << cosa ti fa credere che io non abbia niente di meglio da fare? >>  << niente! Però entra un attimo lo stesso!  >> Dopotutto era andata lì per quello, anche se ancora non riusciva a capacitarsi del perché. << Ok! Ma solo perché ho bisogno di alcool per dimenticarmi che un cocainomane ha appena toccato il mio cappotto da 3000 sterline! >> e lo precedette incamminandosi verso la casa  << Credo che Scott spacci solamente, se ti fa sentire meglio! >>  << Oh! Ora si che sto una favola! >> .

 

James non sapeva se erano le birre, il whiskey incendiario o le canne, ma non riusciva a smettere di sorridere. Molto probabilmente però era per le gambe kilometriche che erano accavallate accanto a lui, sul divano. Era riuscito a farla entrare, e dopo un semplice “babbana tra i piedi” che aveva fatto appoggiare le pinte e le bottiglie che levitavano e aveva fatto girare la ragazza verso di lui con un sopracciglio alzato e uno << scusami? >> tra i denti, tutto era andato per il meglio, o meglio, dopo che lei aveva buttato giù tre shottini, due birre e un bicchiere di whiskey aveva finalmente iniziato a sorridere sorseggiando il secondo bicchiere accanto a lui e ridendo insieme a Malfoy.

<< Ora capisco perché lo chiamate incendiario! Bruciaa! >> diceva tra le risate e le lacrime ad uno Scorpius altrettanto divertito forse un po’ di più dato che aveva iniziato a respirare a fatica e si era accasciato sul bracciolo << EHI piccolo Lord! Riprenditi! >>  << Sei un Lord!? >> chiese lei sorpresa << Più o meno! Mi o nonno e mio papà hanno creato un po’ di problemi tempo fa… quindi mi sa che non lo sono! >>  << Mio nonno è un lord! Ma ha tolto il titolo a papà perché ha sposato una “donna non adatta” >>  disse lei saltando qualche parola e sbiascicando tutte le altre, ma i due sembravano capirsi e si sganasciavano per i racconti da giovanotti dell’alta società che si scambiavano.

“Ok, a parte il fatto che Malfoy ha la ragazza, questa la voglio io comunque!” dopo un’occhiata molto eloquente di James, quindi, Scorpius si alzò dicendo che doveva “farsi la doccia”, per prendersi la millesima birra e sedersi accanto a Lily che era tanto svestita quanto ubriaca.

Emma si girò molto lentamente verso di lui, con uno sguardo troppo lucido data l’ingente quantità di alcool che aveva ingerito e dopo averlo guardato, molto attentamente, dai capelli alle scarpe, e aver piantato gli occhi chiari nei suoi disse << Non te la darò MAI-  con una serietà che ricordava a James quella di sua madre quando lo puniva per un guaio che aveva combinato- però sono molto curiosa di conoscere le tue tattiche di seduzione, devono essere decisamente buone, perché ti vesti di merda. >> James si senti arrossire, no andare a fuoco, e quando la guardò di nuovo negli occhi si sentì come quella volta che aveva ingoiato una cacca bomba per scommessa e gli era esplosa nello stomaco procurandogli due settimane al San Mungo e tre mesi di punizione << È così che allontani i ragazzi di solito? No perché scommetto che funziona benissimo! Non mi sento più le gambe! >> lei lo guardò per qualche attimo e James si sforzò di mettere su il sorriso più… no già era tanto che riuscisse a muovere la faccia. Poi lei, contro ogni previsione, rise, all’inizio si tratteneva, ma dopo essersi coperta la bocca con la mano si lasciò andare, e James riuscì a riprendere il controllo della faccia e ridacchiare un po’ con lei << Sei.. sei stato fantastico! >> disse continuando a ridere ma poi si fermò e sbiancò di colpo <<  Devo fare una passeggiata >> e le sue gambe lunghe, magre, proporzionate, perfette, longilinee, lisce… << James!- Albus lo fece ritornare alla realtà, con uno sguardo un po’ stranito- la segui o no? >> James scattò in piedi e la seguì agilmente, colpendo il tavolino, cadendo sul bracciolo del divano, sbattendo contro il comodino, da cui cadde la lampada e prendendo una spallata contro il muro. << Che idiota >> lo salutò Albus mentre con un colpo di bacchetta aggiustava la lampada.

James era riuscito ad uscire dalla villetta a schiera senza altri intoppi e dopo essersi guardato intorno aveva visto Emma dentro la sua macchina che inveiva contro il voltante. << Qualche problema ragazza ricca? >> << La mia macchina non funziona! >> ringhiò  << Forse dovresti provare infilando le chiavi..! >> lei lo guardò un po’ confusa per poi illuminarsi e sorridergli << Le chiavi!- urlò con un tono di voce degno di una bambina di cinque anni- ma non ho la borsa >> aggiunse mettendo il muso. James mise una mano dietro la schiena e una sulla tasca dove aveva la bacchetta e con un ‘accio’ sussurrato si ritrovò la borsetta di Emma tra le mani che quando la vide sorrise di nuovo e si alzò in piedi per cercare le chiavi, dandogli la possibilità di sedersi al posto di guida << Ehi! >> disse lei oltraggiata << Se vuoi andare a casa ti accompagno io! Hai bevuto troppo per guidare >> << Non è vero! >>Disse cercando di rimanere in piedi su quei tacchi altissimi e puntandogli un indice contro  << Secondo me si! >>  << Secondo me no!  >>  << Hai davvero delle ottime motivazioni dalla tua Emma, ma sai se guidi cosa succede? >>  << Arrivo a casa? >>  << Forse! Oppure vai a sbattere da qualche parte >>  << E allora? Che t’importa!? >>  << A me niente!- ribattè James- ma potrebbe sporcarsi il tuo cappotto di Burberry nuovo! >> lei trattenne il fiato in maniera troppo teatrale  << OK! >>. Fece il giro della macchina e si sedette alla sinistra di James che intanto aveva acceso la macchina e spostato il sedile << Non c’era bisogno che tu spostassi il sedile.. sei così basso per essere un ragazzo! E le tue scarpe sono orrende… >> James rise  << Emma, penso di amarti! >>  disse per poi ridacchiare ancora.

 

 

Ciao a tutte! Sono Vivvii e questo account l’ho creato un annetto fa solo per leggere le fan fiction sui one direction ad una bambina a cui facevo da baby sitter, mi ci sono voluti mesi per capire che non era un sito monotematico! Ho letto tante storie alcune stupende, altre un po’ meno, ma tutte mi hanno fatto venire voglia di condividere quelle immaginate da me. Ho deciso di iniziare con la più semplice che ho, che in realtà è anche la mia preferita! Spero di non farvi perdere tempo!

Buona giornata a tutti! 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2 ***


CAPITOLO 2 AGG

Era passata più di una settimana dalla sua festa di compleanno e dal giorno in cui aveva conosciuto Emma, e James si era ritrovato a fantasticare sulla ragazza molte volte. Anche in quel momento, beh, non proprio un momento dato che aveva passato cinque minuti a girare il caffè ormai freddo e a fissare il barattolo di marmellata che aveva davanti sorridendo e chiedendosi  " Perché ancora non l’hai cercata?" Lily era appena entrata in cucina e gli si era seduta davanti. Aveva passato la notte a casa dei genitori visto che la sera prima era stato il compleanno del padre.  " Chi?" chiese lui  " la  bella babbana della tua festa, idiota" rispose Albus al posto della sorella.  " E perché mai dovrei?"  " Perché non fai altro che parlarne James! E scommetto che cinque secondi fa stavi pensando proprio a lei!" gli rispose Lily con lo sguardo malizioso di chi la sa lunga. James si limitò a sbuffare e a cercare di capire se fosse davvero così palese la sua cotta, ma i suoi pensieri virarono molto velocemente al momento in cui, mentre l’aiutava a salire le scale di casa, aveva accidentalmente e innocentemente toccato la coscia della ragazza che poi le aveva tirato una sberla.  " James! La smetti! Sembri scemo!"   "  Lily! Ma quando ci torni ad Hogwarts?"  " Manca ancora un po’ purtroppo! Ma tu non dovresti essere all’Accademia oggi?"  " Sono il figlio del capo, faccio come mi pare!- scherzò lui- in realtà sono state sospese le lezioni, non c’è nulla di ufficiale ma gira voce che sia sbucato un ex Mangiamorte dal nulla, uno di quelli pericolosi… Scorpius dice che è un lupo mannaro"  " Scherzi?" chiese Lily più curiosa che spaventata  " Non hai notato che papà ha fatto tardi anche ieri sera che era il suo compleanno?- le rispose Albus- e stamattina è già uscito. È un po’ che ha due occhiaie da far paura, lavora tanto, avevo immaginato ci fosse qualche macello al reparto Auror" concluse schivando un gufo che era appena entrato dalla finestra e del quale si occupò James  " Però è eccitante ragazzi! Andiamo noi a cercarlo! Come facevano papà con zio Ron e zia Herm!"

I tre fratelli si guardarono per qualche minuto senza una espressione precisa in volto poi il maggiore si alzò e prese il cappotto appeso accanto alla porta  " Dove vai?"  " Sai lily… se devo finire morto ammazzato con le orecchie tagliate, le dita spezzate e i genitali… beh se devo morire voglio toccare quelle gambe almeno una volta!" disse uscendo e barattando le espressioni troppo serie dei fratelli con due sorrisetti divertiti.

 

Era passata più di una settimana dalla festa alla quale si era imbucata e Emma ogni tanto si sorprendeva ancora a pensare a come diavolo si fosse ritrovata a casa il giorno dopo. Ricordava solo che il ragazzo con quelle scarpe orrende insisteva per accompagnarla, ma lei neanche da ubriaca avrebbe fatto guidare la SUA macchina ad un tipo appena incontrato, e soprattutto vestito in quel modo, vero?

 Comunque in quel momento non poteva permettersi distrazioni. Vogue UK aveva organizzato una serata di beneficenza e, come ogni serata di quel tipo, bisognava spendere più soldi di quanti poi ne sarebbero stati donati per organizzarla. Tutto doveva essere perfetto, perché se non era perfetto lei perdeva il lavoro e non c’era padre ricco che teneva, con il mondo della moda non si scherza. Quindi era da quella mattina alle cinque che girava come una trottola per Londra, e ore dopo si ritrovava chiusa nell’hotel a cinque stelle che avrebbe ospitato la serata, con l’auricolare in un orecchio, il telefono del suo capo in mano, un tablet ed un’agenda nell’altra e tante vesciche dentro le sue louboutin. Ma la cosa che la stava facendo innervosire di più era il florist (perché farsi chiamare fioraio non fa così figo) che aveva davanti agli occhi  " Senta signore-iniziò con tutta la calma che riuscì a trovare ma che finì subito- il mio lavoro è già abbastanza stressante senza che le debba insegnare il suo- prese una delle rose che facevano da centro tavola e la mise davanti agli occhi del ragazzo- sa cos’è questa? Non credo, quindi glielo dirò io. Questa è un Ambra Rosata. E non è quello che avevo ordinato e per cui abbiamo pagato. DOVE SONO LE AMBER ROSE!?"  " Ma signorina non è stagione fa troppo…"  " non mi interessa se se le dovrà far spedire dalla Francia, dall’Alaska, dal Mozambico, Guam, Brasile,o da dove le pare. Il mio capo vuole le Amber Rose e avrà le Amber Rose! Se tra quaranta minuti non ci saranno quelle rose sparse per tutta la sala si ritenga licenziato!" e con molta eleganza, che, Emma dava ragione a sua madre, non era mai abbastanza, marciò fino da Olivia, una delle altre tre assistenti personali del direttore di Vogue.  " Come spaventi tu i florist, nessuno!"  " dovevi vedermi con il fotografo cinque minuti fa allora! Saresti stata fiera di me!"  " Non per niente ti chiamano Hannibal!-scherzò la collega, che forse era anche un po’ amica- comunque Emily è di nuovo in bagno a piangere! Mi ha avvertito ora Julieta"  Emily era una di loro da poche settimane, non si era ancora abituata ai ritmi di quel mondo e secondo Emma non ci sarebbe mai riuscita. Sbuffò  " Non mi va di occuparmene ora, secondo me se la facessimo licenziare le faremmo solo un favore" Olivia non disse nulla ma annuì  " Comunque credo che per un po’ non ci sarà molto da fare, Misha verrà a controllare solo oggi pomeriggio e il florist è abbastanza spaventato.."  " Decisamente spaventato!" confermò l’altra ridendo  " Se non ti dispiace faccio una pausa Vì! Ho bisogno di una sigaretta e di un caffè!" chiese Emma regalando all’altra uno dei suoi rari sorrisi  " Vai perfida Em! E stai via almeno mezz’ora che te la meriti!" e la spinse scherzosamente fuori dalla sala.

 

James si era appena smaterializzato in un vicolo poco trafficato di Mayfair che sapeva essere vicino alla sua meta. Dopo essere uscito precipitosamente di casa senza salutare la madre, che lo avrebbe sicuramente costretto in casa fino a smentita del padre, era andato sotto casa della ragazza della festa. Ovviamente non l’aveva trovata, in compenso aveva avuto delle avances molto esplicite da quella che doveva essere la coinquilina di Emma. Decisamente diversa, decisamente più aperta.

Dopo averla convinta a non togliersi il vestitino che aveva indosso, che comunque non copriva molto, era riuscito a farsi dire dove lavorava Emma: Vogue, una rivista di moda babbana, mai sentita! Ma ora si spiegava perché era tanto fissata con le sue scarpe. Dopo un salto in redazione e una receptionist confusa per farsi dire dove quelle due belle gambe si erano dirette quel giorno, James si era ritrovato davanti questo enorme palazzo dall’aria molto lussuosa che portava il nome di Grand Hotel. “Certo che i babbani si sanno trattare bene se vogliono!”. E lei era lì, le belle gambe lasciate nude sotto un vestito elegante ma non esagerato. Un caffè in una mano e una sigaretta nell’altra, sembrava molto stanca. James non trattenne il sorriso che gli illuminò il viso mentre le si avvicinava.

 " Buon pomeriggio Principessa!" gli occhi di lei si chiusero per poi riaprirsi nella sua direzione. Un sopracciglio schizzò in alto  " E tu saresti?" chiese fingendo di sorridere  " Guarda le mie scarpe e lo ricorderai- disse lui, per poi abbassare la voce- anche se secondo me mi hai riconosciuto!" lei abbassò gli occhi sulle sue scarpe per poi sorridere divertita e scuotere la testa per poi tornare subito seria.  " James, giusto?" lui annuì, un po’ sollevato  " Penso di doverti delle scuse per essermi imbucata alla tua festa, non lo so in realtà, era la prima volta che mi imbucavo da qualche parte!"  " La prossima volta sarai sulla lista degli invitati!" lei trattenne un altro sorriso  " E grazie per avermi riportato a casa… sei stato tu vero?"

James si perse a guardarla mentre beveva un sorso troppo lungo di caffe per nascondere l’imbarazzo, era molto più carina di quanto ricordasse  " Quindi… cosa ci fa uno come te negli alti fondi?" chiese lei, che aveva decisamente ripreso il controllo di sé e che si era alzata, con i tacchi era più alta di lui  " Beh, passavo di qui-disse lui con un’alzata di spalle- in realtà passavo sotto casa tua, poi sotto la redazione del tuo giornale e ora qui!" continuò sorridendo  " Sei uno stalcker?"  " Ho la licenza! Vuoi controllare i documenti?"  " Vorrei chiamare la polizia in realtà!"  " Ma non lo stai facendo!-le fece notare allora lui- è un buon segno?"  " Non lo so, di sicuro non è segno della mia sanità mentale" disse lei, girandosi ed iniziando a camminare   " Dove vai?  "  "A prendere un altro caffè!  "  "UH! Offri tu? Bene!  "  Emma lo guardò di sbieco "Non ti offro proprio niente!  "  "Allora offro io!  "  non le diede tempo di ribattere che era già entrato nel cafè e stava già ordinando.

 

Emma si stava chiedendo che razza di problemi avesse quel ragazzo per essersi messo di nuovo quelle scarpe. Ma intanto si era seduta, aveva ancora venti minuti buoni di pausa prima di dover tornare al lavoro, moriva di fame e in fin dei conti quel James le stava simpatico, le piacevano le persone che sorridono sempre, “e lui ha davvero un bel sorriso… ma che mi viene in mente!?” doveva aver sbarrato gli occhi perché James le chiese cosa avesse subito dopo aver appoggiato sul tavolo due vassoi enormi e carichi di dolci e caffè. "Non sapevo cosa ti piaceva, quindi ho preso tutto!  "  disse, sempre sorridente. Emma prese subito il muffin ai mirtilli e gli diede un morso enorme.

 

 "Comunque sarebbe stato molto più divertente se fossi stata tu ad offrire al nostro primo appuntamento!  "  disse James mentre prendeva un muffin a sua volta. "Questo sarebbe un appuntamento? E chi l’avrebbe deciso?  "  "Io!  "  "Allora penso che non uscirò mai più con te!  "   Emma tirò fuori il telefono dalla clutch, due messaggi di misha, niente di preoccupante. "Allora non è un appuntamento … ma lo sarà domani sera! Ti passo a prendere alle 8?  "  "No  "  "Alle 8 e mezza?  "  "No  "  "Ok.. 8 e 45, ma non più tardi che muoio sempre di fame a quell’ora! Ti mando un gufo…  "  "Un gufo? E dimmi.. ne hai uno di famiglia addestrato ad andare a casa della gente o pensi di intrufolarti nella voliera di Londra per rubarne uno?  "  “Ne ho uno di famiglia, famiglia di maghi! Io sono un mago!...troppo illegale!” "Ma no!.. Ti pare!..-tentennò James-  è una nuova app! tipo quella verde, no? Che ti mandi i messaggi gratis! Si chiama Gufo  "  "Gufo?  "  "Gufo!  "  "Gufo. Ok!  "   "Beh.. Però non c’è bisogno che la scarichi! O che la cerchi! Fa schifo! Mi sa che l’hanno anche bandita!   "  "Non so per quale motivo tu ti stia arrampicando sugli specchi ma ti prego continua!  "  disse allora lei guardondolo incuriosita per poi concentrarsi di nuovo su quello che stava mangiando.

James si era perso a guardare Emma che finiva il suo muffin ai mirtilli sembrando più una bambina che una ragazza in carriere alquanto stronza, quando "Stai suonando  "   "Cosa?  "  anche James sentiva un rumore strano "Stai suonando! Credo sia il tuo telefono!  "  "Oh!  "  James si dimenticava sempre del cellulare che le aveva regalato il padre lo tirò fuori e rispose "James Sirius Potter! Dove diavolo sei finito!  "  il ragazzo saltò in piedi sentendo la voce della madre "Mamma!  "  non capì niente delle urla della madre che conseguirono, un po’ perché Ginny Weasley era famosa per riuscire a raggiungere delle note altissime e inudibili ad orecchio umano babbano o magico che fosse, un po’ perché i risolini di Emma lo avevano ipnotizzato.

Emma rimase a guardarlo mentre parlava al telefono con la madre e le sembrò assurdamente carino. Quando attaccò sembrava un  bambino che era stato beccato a rubare i biscotti "Devo andare!  "  disse alzando le spalle "Però ti chiamo! E domani ti passo a prendere!  "  doveva essere seriamente spaventato dalla madre perché aveva già preso la giacca di pelle che aveva lasciato sulla sedia e se ne stava andando. Emma si sorprese di essere un po’, e solo un po’triste, si era divertita dopotutto! "Non puoi chiamarmi! Non ti darò il mio numero!  "  disse però "Si invece che posso! Me lo ha dato la tua coinquilina!  "  e dopo averle lanciato un ultimo sorriso, James uscì dal locale, ed Emma si sentì di nuovo tremendamente sola.

 

Arrivato a casa dei suoi James era così contento di aver passato tutto quel tempo con quelle due belle gambe che neanche il pessimo umore della madre e le sue urla gli tolsero il sorrisetto dalla faccia.

Tuttavia  quando suo padre entrò in cucina con indosso la divisa e la sua espressione più preoccupata  tutti capirono che era il momento di esser seri.

Appena entrato Harry si versò del tè e dopo aver salutato tutti si appoggiò al mobile della cucina fissando il vuoto. Si mosse solo quando Ginny gli appoggiò una mano sulla spalla , come faceva sempre quando vedeva il marito in difficoltà. Lui le sorrise e dopo qualche altro momento di silenzio totale Lily prese coraggio e parlò  " Puoi dirci cosa sta succedendo?  "  chiese timidamente, Harry sospirò, aveva sempre avuto un debole per la sua ultimogenita.  " Non lo so tesoro. Niente è certo. Il gufo non era rintracciabile e le piste portano tutte ad un uomo morto.  "   " Morto?  "  chiese Ginny  " Si, Greyback è morto e sepolto. Eppure... sembra che sia lui a gettare panico in Scozia nell’ultimo periodo e sembra sia lui ad aver spedito la lettera.  "  James non aveva mai visto il padre così stanco.  " Andrà tutto bene papà  "  disse.. quanto era scontato! Ma Harry sorrise, riconoscendo un po’ del coraggio che una volta distingueva lui stesso.  " In ogni caso domani provvederò a farvi mettere sotto scorta, almeno per ora, finche non scopriamo quanto queste minacce possano essere veritiere.  "  nessuno se la sentì di controbbattere. e il silenzio cadde di nuovo pesantemente tra i Potter.

 " Comunque..  "  disse Ginny attirando tutti gli sguardi su di se  " .. James sei in punizione fin a quando non mi stufo!  " 

 

Quella sera Emma aveva un vestito bellissimo, bianco e verde smeraldo, ai piedi dei sandali di Jimmy Choo che aveva pagato un occhio della testa e anche i capelli erano a posto; il fotografo era il migliore di Londra e dintorni, i fiori erano quelli giusti e tutti, compreso il suo terribile capo le avevano fatto i complimenti per la serata. Eppure lei pensava solo a una massa di capelli ricci e incolti sopra due enormi occhioni da bambino marroni.

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3 ***


CAPITOLO 3

"Non riesco ancora a credere che la mamma mi ha messo in punizione!" erano tre giorni che James entrava in cucina con lo stesso muso lungo e  le stesse parole a presentarlo   ""E mi ha anche tolto il telefono!" Lily rise sotto i baffi. Le urla della madre si erano sentite per miglia, per non parlare delle strillettere che arrivavano ogni volta che Jay cercava di superare la barriera che Ginny aveva messo intorno alla casa e che lo sbalzava puntualmente a metri di distanza. La piccola di casa trovava tutto ciò esilarante, era da quando James era andato a vivere da solo che nessuno veniva messo in punizione a casa Potter.
"Dai James! La tua bella ti perdonerà per la buca stratosferica che le hai mollato!" "Se sono fortunato mi ignorerà per sempre" rispose lui buttandosi su una sedia e iniziando a mangiare tutto quello  a cui riusciva ad arrivare. Intanto un gufo nero planava sul tavolo come consuetudine da tre giorni a quella parte Albus prese la lettera sbuffando. "Cosa posso inventarmi?-iniziò James- non credo di poterle dire “Sai, la mamma mi ha messo in punizione perché sono uscito dopo che era arrivata una lettera di minacce per me  ei miei fratelli! Da parte di chi sono le minacce? Un lupo mannaro! Niente di cui preoccuparsi! Mio padre dopotutto ha sconfitto il mago oscuro più potente di tutti i tempi! Che vuoi che sia un lupo mannaro? Però..!" "Frena Jay! Porca miseria quanto straparli!" lo fermò la sorella che odiava quel vizio del fratello. "Scusa.. . è che le avevo detto che sarei passato a prenderla, neanche mi conosce e già le do buca" " che non ti conosce va sicuramente in tuo favore!" si intromise Albus che aveva ripiegato la lettera dopo averla letta un paio di volte; per ricompensa ricevette un pugno sulla spalla "Dai Jay! Qualcosa ti verrà in mente per farti perdonare – continuò Lily ignorando i bisticci dei fratelli- anche se forse è un po’ troppo carina per te!" "Non aiuti così Rossa! E poi non è vero! Sono stato il ragazzo di Vicky Grey! Era la più bella del mio anno!" si difese lui con una smorfia "Bella era bella, ma era anche la Tassorosso più stupida che Hogwarts abbia mai visto" precisò Albus "Al ha ragione! Ed era anche una grandissima stronza!" aggiunse Lily che Ancora non aveva dimenticato quella volta in cui Vicky le aveva fatto esplodere il lavandino in faccia facendola bagnare dalla testa ai piedi. E solo perché lei si era rifiutata di presentarla al fratello! Che poteva farci? Era solo al primo anno!

James cercò di cambiare discorso "Che dice la lettera?" "Niente di nuovo, il solito" "Bene.." ma James non era convinto, secondo Lily era, invece decisamente spaventato, ma nessuno in casa sembrava voler far vedere quanto si cagava sotto dalla paura, e Lily non sarebbe di certo stata la prima.

"Che cosa fate oggi ragazzi?" "Io mi vedo con Hugo, vieni con me dagli zii?" le sorrise Albus, aveva capito perfettamente dove voleva arrivare la sorella "Ok! Sto un po’ con Rose… tu che fai James?" "Niente Lily! Mi pare ovvio!" rispose lui con tono stizzito "Perché?" "Perché c’è un cavolo di scudo che non mi fa uscire!" "No… Non c’è più" disse Lily candidamente "Uh! E qui c’è il tuo telefono!".
James rimase a fissare la sorella per qualche secondo "Sei seria?"  "Si, guarda" disse sempre più candidamente lei porgendogli il telefono che aveva appena ripescato dal barattolo dei biscotti. James prese il telefono e la guardò, poi si rivolse ai fratelli "E voi me lo dite solo adesso? Ma che razza di idioti siete?" intanto aveva preso la giacca sbattendo una coscia contro lo spigolo del tavolo e rovesciandosi il tè sui pantaloni "Mi avete fatto parlare per tutto questo tempo quando il maggiore dei miei problemi era risolto?! Ma non vi scocciate a sentirmi ?- intanto si era avvicinato alla porta e aveva sbattuto il gomito contro la maniglia e ora gli tremava tutto il braccio- Merlino che dolore! Cretini! Siete due cretini!" e sbattè la porta.

Lily ed Albus lo videro arrivare in fondo al vialetto del retro dalla finestra della cucina e quando si fu smaterializzato dopo aver alzato il dito medio verso di loro continuarono, un po’ più tranquilli la loro colazione.

"Avevi ragione Lily, così è stato molto più divertente!"

"Non resco ancora a credere che mi abbia dato buca!" erano tre giorni che Sabrina sentiva quella stessa frase quando la sua coinquilina rientrava dopo il lavoro. "Io non posso credere che ancora ci pensi!" "Io non ci penso!" disse l'altra entrando in cucina e uscendone poco dopo con una tazza di tè e senza scarpe "Secondo me ti piace!" Emma si limitò ad un verso un po' stizzito "Oh si che ti piace! quegli occhi marroni! e quei capelli così ricci! e quelle enormi, calde...!" " Sabrina!" "Volevo dire mani! scema!- si difese l'altra- l'ho sempre detto che sei tu la pervertita tra noi due!"

Sabrina continuò a guardare l'amica un altro po' chiedendosi per quale stupida legge divina avesse dei capelli così belle mentre lei, invece si ritrovava della stoppa gialla e indomabile. " è solo che credevo fosse interessato, è da quando Marcus mi ha lasciata che non mi fila nessuno, ma o sai che ti dico?- continuò con un tono di voce meno lamentoso- non me ne frega assolutamente niente! sono bella, intelligente e ho il lavoro più bello del mondo! mentre lui è uno scemo!" "Ok!" "Non uscare quel tono condiscentente con me!" la bionda alzò gli occhi al cielo e cambiò discorso, sperando di distrarre l'altra dalle sue pene d'amore "Comunque stasera viene un mio amico a cena!" forse non era stata una buona idea il cambio di discorso data l'occhiata killer che ricevette in cambio "Ancora? Dai Bri! non ci credo! Ma quanti amici hai? Prima o poi li finirai gli uomini qui a Londra, poi cosa farai?" "Bhe, ricordi Christie? era al liceo con noi. si è appena trasferita a Manchester, potrei raggiungerla!" intanto suonò il campanello ed Emma si lzò per aprire la porta "Voglio proprio vederlo questo adone! Perchè se ti ha convinta che passare una serata con lui è meglio che stare con la tua stupenda amica che tra l'altro ti ospita e ti fa copulare in casa sua..." "Si però apri!" le ricordò Sabrina ridendo " Ok, ok! Ma deve essere almeno un Orlando Bloom o non lo faccio entrare" mentr finiva la frese aveva aperto la porta: occhi marroni, capelli ricci, scarpe orrende ed un mazzo di fiori. Richiuse subito. " Ehi! Perchè gli hai chiuso la porta in faccia?"disse Sabrina alzandosi "Decisamente non un Orlando Bloom" ebbe come risposta mentre l'amica se ne andava in camera. Quindi andò lei ad aprire la porta "Uh! Lo stronzo vestito male che da buca alle donnine!"

James aveva passato l'intera giornata a cercare di capire come farsi perdonare dalla bella Emma, che poi fosse anche riuscito a giocare a scacchi con i gemelli dopo un paio di canne non c'entrava niente. Comunque, alla fine, un oculato Scorpius lo aveva convito che era meglio capire l'entità del danno prima di fare qualsiasi cosa.

Il danno era decisamente emorme. James lo aveva intuito quando lei gli aveva chiuso la porta in faccia e ne aveva avuto la conferma quando si era ritrovato seduto nella cucina di Emma a farsi fissare dall'amica bionda. Non pensava che degli occhi umani potessere essere così grandi, inquietanti, ma soprattuto non si spiegava come facesse a tenerli spalancati per così tanto tempo senza iniziare a lacrimare. Ma in quel momento era l'unica persona al mondo, o forse in quella stanza, che poteva salvarlo dal guaio che aveva combinato.

"Quanto mi odia?" "Abbastanza... Ma è un bene - aggiunse cercando, forse di essere di conforto- se ti odia vuol dire che accetta il fatto che tu esista!" continuò sorridendo " Comunque penso che tu le piaccia, portala fuori stasera!" "Dici che funziona?" chiese lui speranzoso, lei, invece, rise di gusto "No, ovviamente! Ma a me serve la casa libera " concluse con un tono decisamente più serio. Bene.

"Lo hai fatto entrare?" Emma era apparsa sulla soglia della cucina con un'espressione omicidia che congelò le orecchie a James " Lo sai qual'è la mia regola Em: se è carino, fallo entrare!" le rispose la bionda, a James venne da ridere ma una seconda occhiataccia di Emma gli congelò anche i denti. "Ti odio Bri" "Lo so dolce Em. Ma ti darò un consiglio da amica: puoi decidere se restare qui a casa, da sola, con dei rumori poco gradevoli, almeno per te, di sottofondo, oppure puoi uscire con il tuo principe hipster e magari divertirti un po' per una volta, allora?" "No! Non ci provare! Questa volta non riuscirai a costringermi a fare qualcosa che non voglio fare! Non ci casco più nei tuoi stupidi giochetti, ok?"

Eppure, venti minuti dopo era seduta al tavolo di un ristorante vicino casa sua con davanti James che sorrideva come se non avesse più la mascella."Non capisco ancora come sia riuscita a convincermi" "Neanche io ma sono più che felice che sia successo!" gli rispose lui sorridendo ancora di più se possibile. Si ricordava bene, era proprio carino, però quelle scarpe! "Certo che potevi vestirti un po' meglio" " Tu sei vestita benissimo invece!" "Ci credo, è un completo di Chanel!" 

"Dai Emma, ormani non puoi più andartene perchè abbiamo già ordinatoe sarebbe molto scortese nei confronti del cameriere! Quindi non ti conviene cercare di divertirti?" "La vedo difficile, sembri un pessimo conversatore, saranno quindici minuti che siamo qui e non hai fatto altro che fissarmi, sembri Sabrina quando le serve qualcosa" " Hai ragione!-disse lui battendo le mani sul tavolo- giusto, ok! Allora ti racconto qualcosa! Allora, vediamo... Ho un fratello e una sorella che vanno ancora a scuola, io mi sono diplomato l'anno scorso ed ora frequento l'accademia Auro.... Di polizia, quindi sono un tipo coraggioso! E credo che sommando a questo i miei ricci ribelli, i miei occhioni da bambino e gli addominali scolpiti che giuro di avere cadrai ai miei piedi a momenti!" Emma non riuscì a trattenere un sorriso che sciolse lo stomaco a James " Tu invece? Fratelli?" " No! Sono figlia unica! Ma gli amanti dei miei genitori hanno la mia età di solito e a volte si fermano a cena!" ok, forse era meglio non parlare della famiglia "Lavoro?" lei sorrise di nuovo " Ho il lavoro più bello del mondo! Sto tutto il giorno in mezzo a gente ben vestita che vende o crea bei vestiti e poi più faccio la stronza più mi dicono che sono brava!" "Sembra il lavoro perfetto!" esclamò lui "Lo è!"  La conversazione partì quindi ed andò tutto bene, soprattutto da quando James si ricordò che da sbronza era molto più amichevole.

Fu grazie a quella idea non poi così geniale che James si ritrovò alle 3 del mattino ancora in giro per Londra con un'Emma molto ubriaca attaccata ad un braccio "Non pensavo avessi un problema così serio con l'alcool!" "Io amo l'alcool!" gli disse lei di rimando con un tono un po' strascicato "E amo Vogue! E i bicchieri da vino! E i biscotti al cioccolato! E Versace!" "Sono contento per questo Versace!" Emma si fermò dopo aver barcollato un po' e lo guardò "Tu sei molto strano, sai!" James si fermò a sua volta e ricambiò lo sguardo "Anche tu!" "Spero sia un complimento" "Lo è! E il tuo?" Emma non rispose ma sorrise al marciapiede e alzò lo sguardo verso di lui "No, no, no, no, no!" urlò James facendo quattro passi indietro e incuriosendo Emma "Cosa? Che ho detto?" " è che se fai così- spiegò James cercando di evitare di guardarla e finendo per fissare una gomma appiccicata ad un lampione- se fai così mi viene voglia di baciarti e, prima di tutto, ho paura che se lo faccio poi mi uccidi, e poi... No, ho solo paura che mi uccidi! E comunque non ci si approfitta di una ragazza ubriaca, perchè sembra che le sta bene, ma poi ti schiaffeggia il giorno in Sala Grande davanti a tutti quindi..." "Sala grande?" "Si vabbè... Lascia perdere!" "Ok" disse Emma facendo qualche passo verso di lui, che neanche se ne accorse impegnato com'era a fissare la gomma " Comunque..." cominciò lei attirando la sua attenzione "La prossima volta che ti viene in mente di baciarmi, fallo!" James si accorse che Emma si era avvicinata così tanto che poteve distinguere facilmente l'odore di vaniglia del suo shampoo e quello alcool della sua bocca, che era davvero una bella bocca! " Se vuoi lo faccio adesso!" le urlò, perchè lei si era già girata e si stava allontanando "James! Ormai hai optato per la via del gentiluomo, un po' di coerenza per favore!" poi si rigirò e continuò a camminare e James, altro non poteva fare, le corse dietro.

Grazie mille a tutte le persone che seguono la mia storia! Ho controllato oggi per la prima volta e non ho ancora smesso di urlare!!
Comunque mi piacerebbe anche ricevere qualche recensione, ora che ho messo a posto i miei problemi di editing vorrei sapere che ne pensate della storia, so che non è perfetta e per questo vorrei un po' di critiche costruttive per migliorare! Altrimenti avrei tenuto la storia per me! 

Comunque buona giornata a tutti! :)

 

 

 

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 4 ***



 

“James! Finalmente! Sarà almeno un’ora che ti aspettiamo! E togliti quel sorrisetto dalla faccia o te lo tolgo io con una fattura!” James era dispiaciuto per sua madre ma neanche una delle famose fatture di Ginny Weasley gli avrebbe tolto il sorriso quel giorno. La sera prima era andato da Emma a guardare un film, in realtà era stata Sabrina ad invitarlo, ma valeva lo stesso! E poi Emma non era sembrata neanche troppo dispiaciuta, aveva anche fatto anche i pop corn! E, cosa più importante, aveva accettato di sua spontanea volontà di uscire con lui! E lui era deciso a far andare tutto nel modo più perfetto possibile.

“James Sirius Potter! Smettila di fissare il vuoto e siediti a tavola. Non capisco cosa sia andato storto con te..” Jay ignorò le solite speculazioni della madre e prese posto a tavola davanti a Lily, come al solito che gli passò subito un muffin con un sorriso “Che succede Lils? Come mai questa necessità di  avermi a colazione?” “Non lo so! Zio Ron è arrivato stamattina presto e lui  e papà si sono chiusi nello studio” intanto avevano preso posto a tavola anche Albus, Rose ed Hugo. “Ehi! Un altro Potter autenticato! Come ci si sente ad essere minacciato da un lupo mannaro morto?” gli chiese il cugino mettendogli davanti al viso un microfono immaginario “Ero già autentico nanerottolo! Che stai dicendo?” Hugo odiava quel soprannome, anche perché ormai era più alto del cugino “Un Potter è autentico solo quando un morto minaccia di ucciderlo!” “Non ha tutti i torti…” gli andò in contro Albus “ Infatti un Weasley non è autentico finchè non rischia la vita per aiutare un Potter minacciato da un morto!” continuò albus facendo sparire il sorrisetto dal viso del cugino che si spostò pressocchè identico sulla faccia del fratello “ Pronto a rischiare la vita per me nanerottolo?” “ Penso che opterò per uno degli altri due Potter, almeno finchè continui a chiamarmi così” “Non parlare con la bocca piena Hugo!” “Hermione, lascia perdere il ragazzo!” rimbeccò la moglie Ron scompigliando i capelli del figlio e guardando poi Rose che mangiava il suo muffin con coltello e forchetta, se ci avesse provato non sarebbe mai riuscito ad avere due figli più diversi.

“Uh! Il trio al completo e non è una festa comandata né un compleanno. Dobbiamo preoccuparci?” chiese Lily “ Voi dovete solo preoccuparvi di tornare ad Hogwarts, avete gli esami, tutti quanti!” “Io no!” rispose James alla zia con un sorrisone “ Meno male!” si intromise Harry che fino a quel momento aveva assistito alla conversazione sorseggiando il tè che Ginny gli aveva passato “Con le pene che ci ha fatto passare, è un miracolo che non sia di nuovo l’anno degli esami anche per te!”

Dopo le risate generali che conseguirono, ma che non coinvolsero James Ron pretese attenzione “ Ragazzi, allora. Questo tizio delle lettere non sembra pericoloso, non è collegato agli omicidi in Scozia e quindi state tutti tranquilli!” “Ma non ne siamo sicuri al cento per cento Ron!” lo interruppe Harry con un occhiataccia “ Quindi rimanete tutti sotto scorta!” “Vostro padre è un maniaco della sicurezza da quando ha iniziato a lavorare dietro una scrivania!” “Ron!” lo riprese Hermione “. È vero!” si difese lui incassando la gomitata della sorella con una smorfia.

“avrai anche ragione Ronald, ma è meglio essere preparati nel caso succedesse qualcosa. Quindi ragazzi…” “Vigilanza costante!” finirono per lui i figli e i nipoti con un coretto annoiato, chissà chi gliel’aveva messa in testa quella frase… Loro se la sentivano dire da quando andavano al parco da bambini.

“Bene!” disse Harry con aria soddisfatta “Ron, tra quindici minuti inizia il tuo turno!” l’interpellato alzò lo sguardo dalla ciambella che aveva in mano con la bocca ancora aperta  “Giusto- disse facendo per posarla, ma poi sembrò ripensarci- tanto il mio capo è un idiota! Lo tengo nel palmo di una mano!”dopo aver addentato finalmente la ciambella ed aver scatenato l’ilarità  generale però si sentì trascinare da Harry nel camino per sparire subito tra delle fiamme verdi.

Andati via i due Auror e una volta che anche le loro mogli si furono smaterializzate per andare al lavoro l’atmosfera era molto più tranquilla e i ragazzi continuarono la colazione con un po’ più di calma.

“Ehi Al! Fred mi ha detto che la zia Ginny ha la Firebolt 4000, l’hai provata?” “No, è roba di lavoro, deve recensirla per un articolo quindi ci ha proibito di toccarla” James era sicuro di aver visto un lampo negli occhi della sorella “ Ma da quando James non vive più qui non mette più incantesimi di protezione, o sbaglio?”  . Appunto. Tempo dieci secondi e tutti e tre si erano alzati buttando le sedie per terra per precipitarsi nel capanno delle scope.

“Jay, tu non vieni?”chiese Lily che quando si era accorta che non si era ancora alzato si era fermata sulla porta “Si ma, prima posso chiederti una cosa? Anche a te Rose..” Rose posò la pagina della Gazzetta che stava leggendo “Dicci James” lo incoraggiò la cugina dato che lui non sembrava voler parlare “ Mi servirebbe una mano…” “Vai avanti” disse sospettosa Lily prendendo di nuovo posto a tavola “Beh, stasera devo uscire con Emma e l’altra volta… No, non è importante, vabbè il punto è..” si fermò di nuovo, che scemo si sentiva! Ma dopotutto si suppone che la famigli ci sia nei momenti più difficili, giusto? Guardò per un momento i visi curiosi delle ragazze “ Mi aiutereste a comprare un paio di scarpe?” disse tutto d’un fiato. Lily quasi si strozzò per trattenere una risata “Certo che ti aiuteremo Jay!” disse Rose guardando di sbieco la cugina “Ok! Ci sto anche io!” a Lily in fin dei conti piaceva tenere cattedra e il suo gusto in fatto di vestiti era impeccabile “Però prima andiamo a provare quella scopa!” James sorrise sollevato e dopo aver ripetuto mille volte grazie seguì la sorella di fuori.

Anche Rose uscì, ma prima prese il suo libro di Antiche Rune dalla borsa perché se c’era una cosa che la faceva sentire più Granger che Weasley era proprio io suo odio incondizionato per il Quiddich.

 

 

 

Quella mattina Emma era stranamente tranquilla, si era svegliata di buon’ora, aveva fatto una doccia, aveva chiamato l’ufficio per essere sicura che Emily non si fosse suicidata nel suo giorno libero e aveva fatto tutto con un dolce sorriso ad incresparle le labbra. Sabrina era spaventata, no terrorizzata da quel sorriso.

 Ma quando , tornando dalla sua solita corsa mattutina l’aveva trovata tranquilla a leggere Vogue francese sorseggiando il suo tè verde si era tranquillizzata, si era versata un po’ di tè anche lei e aveva raggiunto l’amica sul divano.

“Come va oggi mia dolce Em?” togliendo il giornale dalla sua visuale Emma le rispose con un sorriso  “Alla grande! Tu come stai? È andata bene la corsa? Che ne dici se oggi per pranzo ce ne andiamo a Hyde Park e ci mangiamo un panino sull’erba?” Sbrina rimase interdetta  “Sei impazzita per caso? Tu odi i parchi, e i panini… e l’erba! Hai iniziato a drogarti Em? Oddio!-si portò le mani alla bocca- hai trovato la mia erba di scorta e l’hai fumata!” Emma si stranì un po’ ma non sembrò perdere la calma “No Bri, non posso semplicemente essere contenta di essere libera e aver voglia di passare la giornata con una vecchia amica?” “No che non puoi!” rispose ovvia Bri “Tu non sei contenta per queste cose, tu sei contenta di andare a lavoro a farti il culo!STOP. Al massimo sei contenta quando trovi un paio di Jimmy Choo in saldo, o quando il cameriere sbaglia l’ordine e tu puoi insultarlo! Quindi no! Non puoi essere contenta perché hai la giornata libera e gli uccellini cantano.” Emma sospirò e guardò l’amica come una mamma avrebbe guardato la figlioletta che gli chiedeva perché i colori erano colorati  poi fece un’altra cosa strana, diede un bacio sulla fronte a Bri si alzò e “Vado a ordinare qualcosa da mangiare… secondo te il ristorante del Royal fa il pranzo al sacco?” questo era già più da lei “Secondo me hai fatto sesso!” Bri sentì qualcosa cadere in cucina “bingo!” “Non essere ridicola Bri! E con chi, di grazia, sentiamo?” “ Il caro James ovviamente” “Non ho fatto sesso con James” le rispose decisa Emma riapparendo sulla porta della cucina “Oh! Finalmente il tuo tono acido! Pensavo di dover chiamare un’ambulanza!” “Niente ambulanza Bri, tranquilla” “Allora…” continuò l’altra sedendosi meglio sul divano e mettendo su un’espressione seria “ Quanto è grosso?” Emma spintonò l’amica, ma sorrise e le si sedette accanto “Ti ho detto che non ci sono andata a letto! E poi tu eri qui presente” Infatti ero qui! E ho sentito che ti ha chiesto di uscire e tu hai detto di si!””Hai fatto finta di dormire?” “La risposta è la stessa che gli hai dato tu ieri sera! SI!” Emma non potè fare a meno di sorridere di nuovo “Gli ho detto di si” “Uhuh! Che sorrisone!” “Dai Bri, smettila!” piano piano però il sorriso andò via di nuovo “Secondo te è una buona idea? Intendo uscire con James” “Certo che è una buona idea! È una vita che non esci con un ragazzo!” “Lo so! Ed è perché mi lasciano sempre tutti per una più bella e peggio vestita di me! Sempre!”e mise il broncio “ Lui non ti lascerà, dammi retta. È cotto! Tu però magari sorridi un po’ di più e fagli qualche complimento ogni tanto, lui non fa altro che adularti!” “Non c’è molta materia per cui complimentarsi sai?” “Se non vuoi fargli i complimenti almeno evita di criticare ogni volta tutto quello che ha addosso!”  “Mmm.. Forse hai ragione.” “Lo so!”e rimasero a fissare il vuoto per un po’, chi pensando a come vestirsi al peggio chi a pensare a quale “amico” chiamare quella sera.

 

 

James aveva passato il pomeriggio più indaffarato della sua vita. Aveva camminato su e giù per Oxford Street con la sorella e la cugina per delle ore che gli erano sembrati giorni, aveva speso più o meno tutto quello che aveva e la sorella, presa dall’euforia del cambio di look gli aveva anche fatto tagliare i capelli. Ma ne era decisamente valsa la pena perché ora era tutto perfetto. La sua birra era fresca e le sue scarpe nuove non avevano ricevuto nessun commento di alcun genere da Emma così come il locale che aveva scelto. In realtà glielo aveva detto Rose di portarcela, ma lui aveva guidato fin lì!

In più erano almeno cinque minuti che non gli veniva più da vomitare ogni volta che la guardava e questo gli aveva permesso di intrattenerla con una conversazione più che brillante.

“Quindi quando mia sorella è entrata si è ritrovata tutti i mobili della sua stanza attaccati al soffitto!” “Sul soffitto?”  “Sul soffitto!” “E come avresti fatto? Sei per caso un mago?” James sentì i suoi occhi sbarrarsi e uno strano prurito prendergli alla spalla che iniziò a muovere in un modo molto strano “No! Pff! Certo che no! I maghi non esistono! Che sciocca! Ahah!” Emma lo guardava tranquilla con un sorriso tra i denti. A James piaceva quel sorriso perché aveva notato che Emma non rideva mai e quel sorriso valeva quanto una risata a bocca aperta per una qualsiasi altra persona.

“Tu sei proprio strano James” “Grazie!” e lei sorrise di nuovo, ed era così bella! Aveva delle labbra così rosa e dei denti così dritti e bianchi! I denti di James sarebbero sembrati marroni vicino ai suoi. E se si baciavano? Lei avrebbe capito che si dimenticava sempre di lavarsi i denti la sera! Ah no.. non si poteva guardare i denti, bene! “James” ma se c’era uno specchio? “James!” ok, evitare i baci davanti agli specchi “JAMES!” “Eh! Si! Scusa Emma!” “ Nulla, questa ragazza cercava di salutarti” “Chi?” era impossibile che conoscesse qualcuno in quel locale babbano “Io Jay Jay!”

Oh no… Quel fastidioso soprannome, quella fastidiosa voce e ora che faceva caso, quel fastidioso profumo! Avrebbe tanto voluto avere il mantello dell’invisibilità di suo padre. Cercò di farsi il più piccolo possibile, magari se si concentrava riusciva a cambiarsi i connotati! Passare tutto quel tempo con Teddy magari gli aveva fatto venire la metamorfomagia! Assolutamente impossibile.

Si girò lentamente sperando di indurla ad andarsene, ma la conosceva bene e sapeva che non se ne sarebbe mai andata “Ciao Vicky, come va?” “Molto bene Jay Jay, e tu?! Io sono qui con delle colleghe,lavoro da Elle,sai? Mamma aveva delle conoscenze nel mondo babbano, quindi!” “Non ho idea di cosa sia ma congratulazioni!” avrebbe voluto chiederle di andarsene ma Vicky gli aveva sempre fatto un po’ paura. Quindi le sorrise soltanto e si girò a guardare Emma che, con sua modesta contentezza sembrava irritata. Vicky, comunque non sembravaaveer pensato neanche per un secondo ad andarsene “A te come va all’accademia? Per Tosca Jay Jay! È da quando ci siamo lasciati che non ho più tue notizie!”aggiunse lanciando un’occhiatina ad Emma. Lily aveva ragione, era proprio una stronza! “Eh già!” “Quindi come va all’accademia?” “Bene Vicky! Bene!” “Sei di poche parole eh? Non mi hai neanche presentato la tua amica!”

 

Emma allora prese in mano la situazione, mise su il suo sorriso cordiale più credibile e le porse la mano “Emma Dubois” Vicky sembrò leggermente impressionata “Wow, Hannibal?” Emma sorrise un po’ di più “Si, mi chiamano così! Io invece con chi ho il piacere di parlare?” “Victoria Tarsen. Lavoro per Elle, la concorrenza!” disse tentando una risatina “Mh.. non credo che ci facciate concorrenza!” All’altra probabilmente non era piaciuta molto la risposta. Infatti cambiò discorso.

“Sai io e James eravamo fidanzati a scuola! Lui era pazzo di me! Quanto ha pianto quando ci siamo lasciati! Ricordi Jay Jay?” Emma guardò James, che non sembrò molto contento dell’argomento sul quale aveva tergiversato la conversazione e se c’era qualcosa che la infastidiva, scoprì quella sera, era vedere James infastidito; quindi sorrise imitando l’espressione che sua madre usava con la suocera e sfoderò tutto il sarcasmo che aveva “Ma dai? Ha pianto?” “Sii! Era pazzo di me! È stata una tragedia!” “Oh, ti capisco! So esattamente cosa vuol dire assistere ad una tragedia, ne sto guardando una proprio adesso. Davvero! “tragedia” è la prima parola che mi è venuta in mente quando ho visto il tuo vestito…” Vicky sbarrò leggermente gli occhi “Chanel per un disco pub? No, no, no… è come chiudere una farfalla in una scatola! Devo dire però che è davvero un bel vestito, molto elegante. Poi se fosse ancora il 2012 andrebbe anche di moda! Comunque è strano, ero sicura che da Elle tenessero molto al buongusto, bah!” Emma si impose di mantenere il sorriso finche Vicky non se ne fosse andata, e non ci volle molto dato che scappò subito dalle sue amiche dopo aver sussurrato un “ciao” che Emma non sentì, ma sentì distintamente uno “stronza” mentre l’altra se ne andava che la fece sentire in pace col mondo.

 

I due rimasero in silenzio per un po’. Ad Emma non andava particolarmente di parlare e James non sapeva assolutamente cosa dire, ma Emma ancora non l’aveva guardato in faccia e doveva dire qualcosa.

“Le hai detto quelle cose perché hai visto che mi aveva messo in difficoltà Em?” lei si giro finalmente a guardarlo, i suoi occhi sembravano più grandi. Sospirò e gli rispose “Si, e perché volevo farle vedere che non è la più stronza in questa stanza.” James ridacchiò “Vogliamo andare Em?” “Credo sia meglio.”

 

 

 

Ad Emma non piaceva James, non le piaceva per niente. E più camminava accanto a lui in silenzio verso la macchina più se ne convinceva. Quelle scarpe orrende (che lui aveva comprato solo per lei), quei capelli tremendi ( che lui aveva pettinato solo per lei) quei vestiti poi (che lui aveva cercato di abbinare solo per lei)! Ma soprattutto quella sciacquetta stupida e malvestita della sua ex ragazza! Brutto manico di scopa! Emma la odiava, la odiava profondamente.

Prima che li interrompesse la serata stava andando davvero bene. James aveva finalmente smesso di balbettare e di fissarsi senza motivo, e lei aveva finalmente deciso di ammettere a se stessa che forse, un po’ lui le piaceva.

Maledetta! Maledetta ex della quale James si sarebbe sicuramente riinvaghito!

E maledetta anche Emma che aveva permesso a se stessa anche solo di pensare che forse poteva pensare che James le piaceva. Che tra l’altro non aveva neanche notato il suo vestito!

“Tutto ok Emma?”lei si girò a guardarlo e si accorse che non lo aveva guardato neanche una volta da quando erano usciti dal locale “Certo. Non dovrebbe?” “No! Si! Sono contento! È che mi dispiace, sai della strana scena che ha fatto Vicky… Non volevo che tu assistessi” “A cosa?!”ora Emma si era bloccata in mezzo alla strada e, sarà stato per la tequila che aveva bevuto prima, ma si sentiva furiosa! “Non volevi che ci fossi io la prima volta che la rincontravi? Se vuoi andare da lei puoi pure andare, io prendo un taxi. Tanto ci sono abituata” dopodiché si girò dall’altra parte e tirò fuori il telefono per chiamare un taxi.

James era decisamente spiazzato “Non intendevo questo Emma. A me non piace Vicky e mi dispiace che ci abbia interrotto. Pensavo ti stessi divertendo” parlò con una tale dolcezza e un tale timore che Emma si sentì sciogliere lo stomaco. Ma non voleva dire nulla, non voleva essere presa in giro. “Non devi mentire, a me non interessa! Puoi tornare da quella sciacquetta malvestita! Buonanotte!” E fu in quel momento che James perse la testa per lei.

“La smetti di fare la stronza?!” Emma sbarrò gli occhi “Ho comprato tre paia di scarpe, due camice e dei pantaloni nuovi solo per te, sono andato dal parrucchiere e ho passato quaranta minuti davanti allo specchio per essere alla tua altezza, e probabilmente non lo sono, ma c’ho ho provato!” a quel punto James stava urlando già da un po’ “ Quindi non ci sto se ti arrabbi perché l’unica ex che ho, per mia grande fortuna si è presentata proprio nel locale dove siamo andati! –pausa- E poi quella non mi piace! Mi piaci tu! E anche tanto! E penso anche che tu l’abbia capito! Quindi dimmelo subito se sto facendo tutta questa fatica per niente! Perché mi piaci troppo, anche se sei una stronza!” gli occhi di Emma ora erano usciti di almeno un centimetro dalle orbite “Io sarei una stronza? Ma se tu a quella la te la sei mangiata con gli occhi mentre IO ti difendevo! E tanto per dire, sai quanto ci ho messo a strizzarmi in questo vestito?” ormai urlava anche lei e riusciva a sentire distintamente la voce della madre che le diceva che era davvero poco elegante “DIECI MINUTI! Ci ho messo dieci minuti ad infilarlo! E tu non hai fatto neanche un mezzo apprezzamento! Stronzo!” “ Non ci provare! Non l’ho neanche guardata! E il vestito l’ho notato eccome! È per quel vestito che ho le mutande strette!” Emma strinse gli occhi in due fessure e gli parlo a voce molto bassa e molto inquietante “come sei poco elegante!” “Si! E allora?” “ E allora adesso dovresti baciarmi!” James strizzò gli occhi per accertarsi di essere sveglio “Davvero?” “SI!”

E allora James la tirò a se e quando i loro fianchi si toccarono Emma senti lo stomaco salirgli nel petto e il cuore salirgli in testa calciando via il cervello che probabilmente se ne andò  a fare un giro a Piccadilly. Quando poi le labbra di James toccarono le sue si sentì tanto felice che probabilmente avrebbe terrorizzato Sabrina se fosse stata presente, abbracciò l’altro e sperò che quel bacio durasse il più a lungo possibile.

E rimasero lì a baciarsi per minuti, forse ore. E tra un bacio e un sorriso James non riusciva a smettere di dirle quanto era bella e lei non riuscì a trattenersi e glielo disse:

“La prossima volta che vai a comprare le scarpe però ti accompagno io”.

 

 

 

Mi scuso se non ho aggiornato prima ma ho avuto dei problemi con la connessione a casa! Non voglio rubarvi altro tempo quindi vi ringrazio solamente di essere arrivati a leggere fino a qui e prometto di aggiornare prima la prossima volta!

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 5 ***


CAPITOLO 5.1

Al settimo cielo era un’espressione riduttiva se usata per descrivere l’umore di James nell’ultima settimana. Dopo il bacio fuori dal locale ce n’erano stati almeno altri mille. Si erano visti un po’ tutti i giorni dato che lui s’intrufolava nell’ufficio di lei quando aveva la pausa pranzo in accademia. Non parlavano molto, di solito lui le portava il pranzo e lei lo mangiava mentre continuava a lavorare, ma era così bella mentre parlava in francese che secondo James ne valeva la pena.

Un paio di volte, poi lei si era presentata a casa sua di pomeriggio con la scusa che James le aveva rubato la sciarpa, il cellulare o una scarpa; in realtà era sempre lei ad affidargli qualcosa, senza saperlo magari ma James non si sentiva un ladro.

Anche  quel giorno aspettava una sua visita. Il giorno prima le aveva rubato la borsa dopo averla svuotata in un cassetto e lei gli aveva detto, tra i tanti urli, che sarebbe passata l’indomani, lasciandosi anche sfuggire che era il suo giorno libero. Dopotutto la donna di ghiaccio si stava lasciando andare!

Data l’imminente visita di un ospite così importante, James aveva indetto una riunione di casa e, dopo aver fatto sedere  i gemelli sul divano aveva messo su la sua espressione più seria e convincente.

“Questa casa è un disastro ragazzi.” Due facce uguali e preoccupate lo guardarono, poi si guardarono tra di loro e lo guardarono di nuovo “Si James” “Come al solito” “ È sempre stata così” “Non devi preoccuparti!” “Secondo me hai di nuovo i gorgo sprizzi!” “Dovresti permetterci di controllarti più spesso!” “Non voglio quei fili nelle orecchie mai più! E non vi finite le frasi a vicenda, lo sapete che mi da fastidio!” “Ok “ accettò Lysander “ È per quella ragazza che vuoi che puliamo la casa?” continuò con aria maliziosa “Ancora ti caga?” chiese l’altro gemello sorpreso “Caga?”  “Ma si! Sapete che sto uscendo con un gruppo di babbani negli ultimi tempi, no? Sono molto affascinanti i loro modi di comunicare” spiegò Locarn con la scintilla della pazzia negli occhi “Comunque seriamente – continuò- pensavo ti avesse già pisciato a questo punto!” “Oddio… Spero mi abbia pisciato! Meglio pipì che cacca, no?” chiese speranzoso “No Jay! Cagare è bene, pisciare è male! Se ti piscia vuol dire che ti lascia!” “No! No! Allora caga! Non piscia, non piscia assolutamente!” “Allora è perfetto Jay!” James sorrise al sorriso dell’amico “Certo che sono strani questi babbani…” s’intromise Lysander che sembrava ancora un po’ confuso.

“Comunque ragazzi, per fare in modo che lei non faccia pipì e che quindi  io vomiti per tutta la casa la mia sbronza post-rottura, dovete darmi una mano!” “Sicuro Jay!” “Anche perché il vomito che hai lasciato nel freezer quando ti ha lasciato Vicky ancora non siamo riusciti a toglierlo!” “Dicci cosa dobbiamo fare!” “Voglio far brillare la casa!” “Subito!” i due gemelli saltarono in piedi come due soldatini e si misero subito al lavoro.

In realtà il motivo per cui James aveva chiesto il loro aiuto non era una vera e propria necessità, è che i gemelli erano molto precisi e quando dovevano fare qualcosa ci si dedicavano anima e corpo senza fare caso ad altro. Infatti non si accorsero di nulla quando James salì in camera sua a farsi bello e continuarono a pulire senza fare una parola.

Aveva fatto davvero bene a d andare a vivere con loro.

 

 

James stava provando le sue facce da rubacuori davanti allo specchio quando un urlo squarciò il silenzio seguito dal rumore di qualcosa che si rompeva.

Lasciò cadere il pettine e corse giù per le scale. Appena sceso l’ultimo gradino si bloccò, Lysander era fermo al centro del salotto e Locarn sulla porta della cucina. Tutti e tre erano  bloccati e tutti e tre fissavano Emma e la scopa spezzata che aveva davanti. Jay si guardò intorno e vide che c’erano almeno dieci tra scope, stracci e spolverini che pulivano la stanza, il problema era che nessuno li stava muovendo.

“Jay, credo sia arrivata Emma” disse Lys. Emma ancora non si era mossa, sembrava paralizzata “Em… tutto ok?” lei non rispose rimase ferma con gli occhi spalancati “ forse non ci ha fatto caso!” propose Locarn.

“Si che ci ho fatto caso!” sbottò lei, entrò in casa e andò in cucina, dove i piatti si stavano lavando da soli e uno straccio puliva il pavimento “Oddio… oddio…” Emma fece un passo indietro sbattendo contro James “Emma posso spiegarti..” lei, ancora sotto shock e si fece condurre dall’altro ad una sedia. Appena seduta si girò a guardarlo, lui le prese un bicchiere d’acqua e glielo porse mentre i gemelli finivano di annullare gli incantesimi di pulizia.

 

Emma accettò l’acqua e la finì in un sorso, poi guardò James speranzosa “Spiegami”. James aprì la bocca un paio di volte ma non uscì nulla, Lys allora gli si avvicinò ad un orecchio “Tra un po’ arriveranno, è meglio se le parli tu per primo” Jay annuì e aspettò che i gemelli uscissero dalla cucina prima di girarsi a guardare Emma che sembra sull’orlo d una crisi di pianto “Vuoi spiegarmi?”

James non aveva la minima idea di come spiegarle la situazione, come si fa a raccontare a una babbana che esiste un mondo segreto parallelo al suo dove le persone hanno dei poteri magici? Quindi lo disse e basta.

“Sono un mago.” “Un mago tipo prestigiatore?” “No.” “Un mago a letto?” chiese alzandosi per prendere un secondo bicchiere d’acqua “No. …Beh, anche!”  la vide aggrottare le sopracciglia, brutto segno! “Ma se ti fa sentire meglio so fare dei giochetti con le carte!” “Non avvicinarti!” urlò quando Jay fece un passo avanti con un sorrisetto speranzoso “Giuro che se fai un altro passo ti pianto una stalattite in un occhio!” “Ok, tieni!” disse lui porgendole una stalattite che era appena apparsa dal nulla. “Ok, questo è decisamente troppo!”

  James si accorse che forse non era stata una buona idea fare altre magie davanti ad Emma perché lei marciò fino alla porta e fece per uscire “Emma aspetta! Mi dispiace ma non potevo dirtelo!” “Senti James..” disse lei puntandogli un dito contro “Non so se questo sia uno scherzo o se magari sono in coma e questo è tutto un sogno, in ogni caso non è divertente. Non mi importa che problema hai! Stammi lontano. Non voglio mai più vederti, dimenticati di me.” “Emma non è uno scherzo! Sono un mago, non sono l’unico. È un segreto da secoli ormai, ma ti prego non andartene, resta qui! Possiamo parlarne!” il tono lamentoso di James però non funzionò

“Se anche tu fossi un mago cosa dovrei fare? Stare qui con te, sposarti e prepararti zampe di rospo per cena?” “In realtà non mangiamo zampe di rospo, le usiamo per le pozioni, ma io non sono mai stato bravo in pozioni a scuola!” “Quindi esiste una scuola per maghi, eh? Il preside è mago Merlino? Tu hai bisogno di andare in terapia James!” “Se non mi credi allora come ti spieghi gli oggetti che si muovevano da soli?” Emma entrò in uno stato di quiete che inquietò molto Jay. “Allora se tu sei un mago io mi sono innamorata di te perché mi hai fatto un incantesimo.”  Per un momento il cuore di James sembrò sciogliersi.

“Non ti ho stregata Em, non userei mai la magia su di te… È anche illegale!” Emma iniziò a respirare male e qualche lacrima sfuggì dal suo controllo. James fece per avvicinarsi ma questa urlò di nuovo “Non ti avvicinare!” poi si voltò e spalancò la porta per uscire. Ma il Dipartimento per la Cancellazione della Magia Accidentale le bloccò la strada. “Signorina Emma Dubois, giusto?”lei li guardò con il viso ancora bagnato di lacrime che ora era sconvolto non per la situazione ma per i mantelli che indossavano i due uomini che le bloccavano la strada.

“Signorina Dubois?” ripetè uno di loro “Si, sono io” sussurrò lei un po’ intimidita. L’altro le sorrise “Bene! Se non le dispiace vorremmo parlare un po’ con  lei di quello che ha visto poco fa.” Lei spalancò gli occhi “Volete uccidermi!?” l’uomo che aveva parlato fino a quel momento scoppiò a ridere “No signorina! Le pare? Parli un po’ con me e quando tornerà a casa le sembrerà come se non fosse successo nulla.”

 

 

 

 

Erano almeno dieci minuti che Emma stava seduta sul divano. Dalla cucina sentiva la voce di James che rispondeva alle domande dell’uomo che l’aveva convinta, Emma ancora non si spiegava come, a rimanere. L’altro le stava seduto davanti, ma non aveva proferito parola se non per offrirsi di versarle del tè che lei aveva rifiutato. Cercava di non darlo a vedere, ma era terrorizzata. Non era credibile la storia dei maghi che James le aveva rifilato, ma allora perché quelle cose si muovevano da sole? E la stalattite? Quella storia avrebbe spiegato tante cose. Allora quei 50 centesimi che le aveva prestato? Erano apparsi dal nulla perché lui era un mago! Quindi erano finti! Era come rubare! Oddio!

“Signorina Dubois” Emma saltò sul posto, non la chiamavano così spesso signorina da quando andava al liceo. “Posso andarmene?” chiese “In realtà dovrei parlarle prima, se me lo permette” disse sedendosi accanto al suo collega. “Mi chiamo Nastus McFillis e sono del Dipartimento per la cancellazione della magia accidentale..” “Dipartimento di cosa scusi?” “Del Ministero della Magia” “Quindi i maghi esistono davvero?” “Si” “E hanno…. Avete anche un ministero?” “Esattamente” “Posso avere dell’alcool?” Nastus rise bonario “James porta un po’ di Whisky Incendiario alla ragazza! Questi babbani chiedono sempre dell’alcool quando vedono un po’ di magia!” Jay scattò verso la cucina e tornò con tutta la bottiglia e due bicchieri.

Mentre Emma ( e James) beveva, Nastus continuò  “Capisco che quello che ha visto oggi possa averla scioccata, ma la vedo abbastanza collaborativa, quindi le spiegherò cosa dobbiamo fare ora, ha delle domande?” “. È normale che io sia terrorizzata?” “Si” “Se avete un dipartimento vuol dire che è successo altre volte” “Più di quante immagina!” “Perché non ne ho mai sentito parlare se non nelle favole allora?” “Perché ormai sono secoli che viviamo nell’ombra!” “Ma se altre persone normali vi hanno già scoperti perché non  ho mai saputo nulla in proposito?” Perché, come faremo con lei tra poco, abbiamo il potere di cancellare la memoria di una persona” “Volete cancellarmi la memoria?!” “Em non ti preoccupare, è sicuro, non ti succederà nulla.” “Stai zitto James” al rimprovero lui abbassò lo sguardo e bevve un altro po’ di Whisky.

Nastus  allora tirò fuori un bastone da una tasca nascosta nello strano mantello che portava “E cosa avrebbe intenzione di fare con quel coso?” chiese la ragazza cercando di mantenere il controllo ma fallendo miseramente “Non si preoccupi signorina!” le disse l’agente poggiando il legno sul tavolino che li divedeva “Questa è una bacchetta, servirà soltanto ad aiutarmi a cancellarle la memoria, ok?” “Ok… e se io accetto di farmi cancellare la memoria, poi che succede?” “Dopo la faremo riaccompagnare a casa e lei non ricorderà niente di questa giornata” “Ok… Però non mi uccida per favore!”

 

 

 

Emma era seduta su una sedia al centro del salotto , era tesa come una corda di violino e James si sentiva tremendamente in colpa per quello che le stava facendo passare.

“Volete farlo o no? Domani devo andare a lavoro.” “Certo signorina…” Nastus si posizionò solo allora davanti  a lei impugnando la bacchetta, James strinse i pugni. “Chiuda gli occhi per favore” Emma aveva sicuramente qualcosa da ridire ma ubbidì. L’agente, allora iniziò a dire delle strane e complicate formule facendo passare la bacchetta intorno alla testa di Emma. Quando ebbe finito chiese a James di avvicinarsi con un cenno della mano “Ora dovremmo addormentarla James, sai dove abita?” “Perché dovete addormentarmi?” Emma aveva spalancato gli occhi e li guardava un po’ stranita, Nastus invece era allibito. “Signorina Dubois… Sa chi sono?” lei sbuffò e alzò gli occhi al cielo “Sei Nastus McFillis del dipartimento blablabla  e devi cancellarmi la memoria!” “. È impossibile …” “Cosa è impossibile?- Emma si toccò la faccia spaventata- mi avete fatto crescere tre nasi?” “Cosa succede?” s’intromise James “L’incantesimo non ha funzionato!” gli rispose semplicemente Nastus “Potrei aver sbagliato… Per la prima volta in trent’anni ho sbagliato…” non finì la frase, ci mancava solo questa…

 

 

 

 

Nastus riprovò altre tre volte prima di rinunciare e sedersi sul divano fissando il vuoto. Poi toccò al suo collega silenzioso per due volte. Poi arrivarono gli Auror, con tanto di papà Potter, che provò a sua volta. Altro fallimento.

 

Mezzo mondo magico era nel salotto di James e nessuno sembrava sapere bene cosa fare. Intanto Emma era sempre più agitata e lui non aveva idea di cosa fare per lei. “Jay, dovresti stare un po’ con lei, sembra molto scossa.” Si girò verso il padre ed ebbe una tremenda voglia di abbracciarlo e scoppiare a piangere come quando era bambino. Però si limitò ad un  “Ma non possiamo mandarla a casa?-chiese quasi disperatamente- è distrutta!” “Lo so Jay, ma ora è a conoscenza di un segreto troppo grande e dobbiamo prendere delle precauzioni. Comunque sta arrivando la zia Hermione, se fallisce anche lei manderemo Emma a casa.” “Ok!” "Andrà tutto bene Jay".

 

E invece non andò bene per niente. La memoria di Emma rimase intatta e lei fu messa sotto controllo per evitare che parlasse troppo, intervenne per scambiare due parole con lei persino il Ministro della Magia in persona. Grazie al cielo Emma ci sapeva fare con le persone, a suo modo, e parlò con tutti cercando di essere il più cortese possibile. Parlò con tutti tranne che con James in realtà, ma in compenso aveva fatto amicizia con Hermione che si era offerta di aiutarla a capire qualcosa in più e dopo aver preso il tè con questa e dopo averle dato il suo numero, Emma se ne era andata senza degnare James di uno sguardo.

 

 

 

Puoi spendere minuti, ore, giorni, settimane o persino mesi ad analizzare una situazione, cercando di mettere insieme i pezzi, giustificando cosa sarebbe potuto accadere o cosa sarebbe stato giusto che accadesse.

 

Oppure puoi semplicemente lasciare i pezzi sul pavimento ed andare avanti.

 

 

 

 

 

 

Il capitolo è corto, in ritardo e non ha un finale. Scusate! Il finale comunque esiste, ma ho molta esperienza per quanto riguarda le rotture ed è un argomento che voglio affrontare in più di poche righe! Mi sa ceh ho appena scritto qualcosa che non dovevo scrivere... Ops! I prossimi due capitoli saranno un po' di passaggio ma li pubblicherò il prima possibile!

 

Grazie mille a tutti quanti, anche se è un po' che non pubblico il numero di chi segue è cresciuto, anche se impercettibilmente! Grazie mille! Spero in qualche recensione! :)

 

Buona giornata!

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 6 ***


CAPITOLO 6

Tre mesi non erano bastati a James per dimenticare quelle sole tre settimane con Emma. Come poteva una storiella di pochi giorni farlo stare così male per così tanto tempo? In fin dei conti neanche la conosceva così bene e lei lo trattava male, molto spesso! E allora che perché non faceva altro che pensare a lei? Perché voleva vederla ogni giorno? E perché la sognava ogni notte? Non pensava potesse far così male.

I primi tempi aveva cercato di parlarle, di spiegarle, che poi cosa c’era da spiegare, non era colpa sua se esisteva il mondo magico, no? Comunque lei non voleva davvero saperne nulla di lui. Quando aveva smesso di guardarlo con terrore ogni volta che lui si presentava da lei aveva iniziato a guardarlo con disprezzo e rabbia. Eccetto una volta, l’ultima volta che si erano visti, l’ennesima volta che James si era presentato a casa sua. Lei aveva aperto la porta, l’aveva guardato senza sorpresa, sapeva che era lui. Poi lo aveva abbracciato e in un sussurro lo aveva pregato di non tornare più. Ma mentre chiudeva la porta James giurava di aver sentito un singhiozzo. Dopo quella volta non era più tornato.

In realtà un paio di volte si era appostato sotto la redazione e aveva aspettato che lei uscisse senza farsi vedere. Poi aveva capito che vederla così, da lontano, senza poterle parlare faceva ancora più male. Forse era meglio dimenticarla, dopotutto quanto erano stati insieme, cinque minuti? E allora perché gli sembrava di aver perso un pezzo di stomaco?

 

 

Dopo un periodo di aperta disperazione James si era chiuso a riccio trasformandosi in un automa; si alzava, andava all’accademia, dormiva e, quando qualcuno glielo ricordava mangiava. I suoi voti, anche quelli degli esami teorici, erano diventati i migliori della classe. Se non per gli esami, poi, non parlava molto con nessuno.

E mentre il depresso James cercava di tirare avanti Dicembre era arrivato e con lui il Natale alla Tana che avrebbe reso pubblici i suoi problemi con il cibo e i discorsi troppo lunghi.

Il 26 Dicembre pensò di aver trovato un po’ di pace seduto sulla panchina davanti l’aia. Era finalmente riuscito a sfuggire da nonna Molly che si era data come buon proposito il far ingrassare il nipote.

Stava guardando le galline beccare un pezzo di arrosto che Hugo gli aveva lanciato dalla finestra durate la cena quando sentì dei passi sulla ghiaia.

“Ehi Jay” lui si girò verso la voce “Al…” gli fece segno di sedersi “Che fai qui da solo?” “Aspetto l’estate” “Siamo in Gran Bretagna, non credo arriverà mai!” “Aspetterò… Prima o poi ci ripenserà” Al si guardò le scarpe e sospirò “Come stai Jay?” “Bene” “Sul serio James, come stai? Non mentire…”  il maggiore sorrise “Non mi chiama più nessuno James, sai? Emma mi chiamava sempre James..” “ È il tuo nome dopotutto” “Già” Al rimase a guardare il fratello fissare il vuoto senza sapere bene cosa dire “Non mi piace vederti stare così male..” “Non sto male Al -gli rispose l’altro girandosi verso di lui- sono solo arrabbiato. Tremendamente arrabbiato. Non capisco perché l’unica volta che credo davvero di essere felice debba andare tutto a puttane così senza un buon motivo. Di solito le mie storie finiscono perché sono un coglione, o perché lei è una troia. Stavolta per cosa è finita precisamente? Perché non riesco a capirlo. È davvero finita solo perché ho mantenuto il segreto della magia?- sospirò- A te non sembra assurdo?” “Si, è decisamente assurdo… ma non è detta l’ultima!” “Si invece!” “No invece Jay! Porca miseria, sei per metà Potter per metà Weasley! Due delle famiglie più testarde del mondo magico! E se papà, o gli zii si fossero arresi al primo ostacolo? Ora avremmo tutti un bel tatuaggio sul braccio e andremmo in giro torturando babbani e mangiando tartine. Non ci credo che ti sei già arreso.” “Non mi sono arreso Al… è che non so se ci sia qualcosa per cui combattere” “Tu sei innamorato di lei?” “Non lo so…” “ Sono mesi che non fai che pensare a lei, una cotta non può durare così tanto. Quindi si, sei innamorato di lei, fattene una ragione. E se c’è una frase che papà ripete fino alla nausea e che io odio più delle altre e quella che dice che non c’è niente di più giusto che combattere per amore. È smielato e stupido, ma porca miseria Jay, se la vuoi vai lì e riprenditela!”

Rimasero ancora seduti lì, in silenzio per qualche minuto. James non riusciva a trovare un argomento per controbattere a quello del fratello. Era davvero così un fifone? James Potter, il figlio maggiore del Salvatore, il Grifondoro per eccellenza, il primo della sua classe all’Accademia per Auror aveva paura di una ragazza? SI. Decisamente si. “Forse Jay hai paura?” “NO!” Al trattenne un risolino e si fece subito serio “Allora forse non ne vale la pena. Ti conosco Jay, ottieni sempre quello che vuoi, sempre. Sono sicuro che se tu volessi potresti riaverla in un secondo. Forse hai bisogno di altro, di qualcosa di più simile a te… “ “Perché dovrei aver bisogno di qualcosa di simile a me? Ho già me!”  “Porca miseria Jay!- Al sembrava essersi agitato- La vuoi? Vuoi stare con lei? E allora vai e prenditela! Punto! Non fare il fifone!” “Non faccio il fifone!” “Si invece!” forse, e sottolineamo il forse, Al aveva ragione.  “Non sono un fifone” ripeté Jay, stavolta a voce un po’ più bassa “. È che non credo che lei voglia che io torni. Ci ho provato. Tante volte! E non sai che paura aveva ogni volta che mi vedeva… Non avrei mai pensato di essere spaventoso per qualcuno.” “Forse hai ragione Jay. Solo che, io l’ho vista solo una volta e per poco, ma mi è sembrata una persona molto testarda, forse con lei servirà un po’ più di tempo!” “Perché insisti così tanto Al? Hai fatto una qualche scommessa con Hugo?” “Certo che ho fatto una scommessa con Hugo! Ma ti sto parlando adesso perché da quando non la vedi più sei distrutto. Non ti ho mai visto  così e non mi sta bene. Quindi se l’unico modo che c’è per farti stare meglio è farla tornare da te, secondo me è meglio trovare un modo per farla tornare.” “Sei sempre stato il più sveglio Al..” “Non ci vuole molto combattendo contro di te” James diede una spallata amichevole al fratello e i due ridacchiarono insieme. “Comunque Jay, la nonna mi aveva mandato a chiamarti perché è il momento del dolce..” “Ancora? Secondo me il piano di nonna Molly è di farci soffocare tutti per il troppo cibo! Poi partirà e andrà a vivere in una comunità per streghe alle Hawaii.” “Ingozzato a morte… Non sembra un così brutto modo di morire!”

 

 

 

 

Il tepore, le risate e le urla tipiche del soggiorno della Tana intorno Natale non ebbero il solito effetto rilassante su James che, al contrario non faceva che agitarsi sempre di più. Aveva mille domande per la testa. Era riuscito per mesi a spegnere il cervello e quel moccioso di Al glielo avevo sovraccaricato in tre secondi netti. Gli sarebbe esplosa la testa, ne era sicuro, perché aveva una voglia matta di infilarla in un secchio pieno di ghiaccio. Si trattenne solo perché Hugo aveva ricevuto in regalo dai nonni babbani una videocamera che l’avrebbe sicuramente ripreso e gli avrebbe assicurato almeno tre anni, sei mesi e quattro giorni di prese in giro.

Quindi si era messo in un angoletto sperando che nessuno lo notasse e mostrando i denti ogni volta che sentiva delle risate senza, in realtà prestare molta attenzione ai discorsi che lo circondavano. Purtroppo qualcuno si accorse comunque della sua estraneazione, per fortuna era la zia, Hermione.

“Non sei molto loquace stasera; James.” “Può capitare, zia!” “Non a te Jay! Ti conosco da prima che tu stesso ti conoscessi!” James le sorrise. “Sai Jay, tutti dicono che tu assomigli molto a tuo padre, ma Harry non è mai stato una persona troppo determinata, avrà anche salvato il mondo magico ma solo perché sapeva che doveva farlo. Per il resto non si applicava molto.-si fermò un attimo per guardare il nipote- Tu non sei così, tu sei determinato e ottieni sempre quello che vuoi, proprio come tua madre.” “E questo perché me lo stai dicendo?” “Perché mi sembra che tu stia affrontando una situazione molto simile a quella che ha attraversato tua mamma con tuo papà” “Cioè?” “ Tua mamma ha dovuto far capire a tuo padre che lui era innamorato di lei” “In che senso?” “Nel senso che tuo padre è una testa dura e se non fosse stato per la determinazione tua madre sarebbe ancora single!” poi si alzò e se ne andò “Che c’entra con me?... Zia! Ehi, che vuol dire?” James sapeva che la zia si era vista diverse volte con Emma, che le avesse detto qualcosa? Quanto odiava i Weasley!

 

 

Per fortuna di James la serata non andò avanti ancora molto. Lo zio Fred se ne era andato poco dopo trascinato da una moglie decisamente infastidita dal tasso alcolico del marito, lo zio Ron si era addormentato con la fronte appoggiata sul tavolo come tutti gli anni, lo zio Percy, invece aveva dovuto portare quelle due pesti delle sue figlie a casa per evitare che distruggessero tutti i piatti di nonna Molly. Quando poi anche Harry aveva fatto ondeggiare la testa in avanti con gli occhi chiusi minacciando di fare la fine del cognato, collega e amico la serata si era finalmente conclusa e tutti erano andati a letto anche se erano ‘ solo’ le tre del mattino.

Dopo aver bevuto la birra rituale della buonanotte con i cugini e i fratelli più grandi James se ne era tornato a casa con la scusa che l’indomani avrebbe dovuto studiare. Non era la verità in tutto e per tutto, ma i gemelli erano in vacanza non si sa dove con la madre e a James non sembrò una così brutta idea dire una piccola bugia per potersi godere un po’ di pace da solo a casa. Aveva davvero bisogno di stare un po’ da solo.

 

 

 

Così alle tre e mezza si era smaterializzato nel salotto e aveva tirato un sospiro di sollievo. Si era preparato una tazza di tè, ma poi aveva trovato del whiskey incendiario e aveva bevuto quello, rimuginando sulle uniche due conversazioni che aveva avuto quella sera. Ma i suoi ma i suoi pensieri si concentrarono in fretta sul solo argomento della conversazione: Emma. Emma, Emma, Emma….. Emma. Che palle!

Due bicchieri di whiskey più tardi, mentre stava pensando a… Che lo dico a fare, il campanello suonò creandogli uno scompenso e la mancata presenza di almeno quattro battiti.

Barcollando si alzò per vedere chi era dallo spioncino, ma si dimenticò di farlo, spalancò direttamente la porta e…

“Emma!?” la sbronza gli passò in un batter d’occhio e gli sembrò di perdere l’uso degli occhi visto che non riusciva più a chiuderli. Emma era lì, davanti a lui! Bella come mai e … Incazzata nera? Lei non sembrava sorpresa neanche un po’, forse non aveva notato che si era tagliato i capelli! Disse solo a voce molto bassa e con un tono che a James ricordava quello dei demoni nei film:

“Dove è lei?”

 

 

 

 

 

 

Finalmente ho pubblicato anche questo capitolo! È corto e di passaggio ma spero di aver creato la suspense che volevo con questo finale! Il prossimo capitolo sarà molto simile a questo ma poi ci sarà un po’ più di azione! Spero n  vi abbia disgustati troppo! E duemila grazie a tutti quelli che mi seguono, preferiscono, recensiscono e via dicendo, mi fate davvero tanto felice!!

Buona giornata! :D

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 7 ***


CAPITOLO 7

Tre mesi non erano bastati ad Emma per dimenticare quelle sole tre settimane con James. Era così arrabbiata con se stessa che si era messa in punizione impedendosi di fare shopping per ben tre settimane! Come aveva potuto invaghirsi di quel bugiardo, stupido, sciatto… mago.

Dopo quella rivelazione aveva vissuto nel terrore. Ogni volta che prendeva un  taxi si chiedeva se il conducente nascondesse un bastoncino nelle mutande. Non si fidava più di nessuno e per di più non poteva neanche raccontarlo al suo analista! Non poteva dirlo a nessuno! Anche se qualcosa con Sabrina le era scappato, la sera stessa che era successo.

Ci aveva messo un po’ a tornare a casa, un po’ per il traffico, un po’ per il tassista che era inadatto al suo mestiere, un po’ perché si era fermata nel pub sotto casa e si era scolata cinque pinte al bancone, poco elegante ma necessario. Quando aveva finalmente varcato la soglia di casa le girava la testa e sentiva un estremo bisogno di mangiare delle patatine al formaggio, ma il pensiero di svegliarsi il giorno dopo con un brufolo enorme sul naso la trattenne dal misfatto. Si limitò quindi a lasciar cadere la borsa per terra davanti alla porta e a trascinarsi fino al divano, dove si lasciò cadere arrendendosi finalmente alla forza di gravità che quando era sparsa per tutto il corpo e non concentrata sui piedi era tremendamente piacevole. Senza accorgersene si era seduta accanto ad una Sabrina che non aspettava altro che un racconto dettagliato della sua giornata.

“Allora dolce Emma? Come è andata con il principe stalker?” Emma sbuffò e non rispose “È andata così male?” “È un mago” “Un mago tipo con le carte? Forte! Perché quella faccia allora? È una strafigata!” “Non un mago con le carte, un mago.” “Uhuh! È un mago a letto allora? Em ha fatto la sporcacciona oggi! Questa si che è una strafigata!” “ ‘Strafigata’ è la parola del giorno Bri? Comunque no, non ci sono andata a letto  e non lo rivedrò mai più spero!” “Ma come? È tanto bravo! Ma perché vi siete lasciati?” “Mi dispiace ma il Ministero della Magia mi ha impedito dai parlarne- le rispose Emma alzandosi- è un segreto di stato da secoli ormai! E non lo saprei neanche io se non fosse che è impossibile cancellarmi la memoria! Ora se vuoi scusarmi-continuò alzando ancora la voce- me ne vado a dormire perché è stata una giornata di merda e neanche posso parlartene perché un ministro con la bacchetta mi mette in un carcere in mezzo al mare altrimenti! Buonanotte!” quindi si girò facendo ondeggiare i capelli e se ne andò in camera sua lasciando Sabrina un po’ sorpresa e un po’ spaventata sul divano.

 

 

 

Quella con Sabrina non era stata l’unica crisi di rabbia di Emma. A dire la verità non era mai stata una persona tranquilla, ma la rottura con James l’aveva fatta trasformare in Terminator. Aveva preso il vizio di arrabbiarsi per ogni piccola cosa e aveva più istinti omicidi di Mercoledì Addams. Neanche da dire era diventata la pupilla del suo capo che le dava sempre più responsabilità, più cose da fare e più persone alle quali strillare. Quest’ultima cosa in particolare le creava una strana sensazione di pace interiore che gliene faceva venire sempre più voglia. Meglio questo della droga, o no? In realtà non cambiava molto tra le due. La rabbia le aveva comunque creato dipendenza e ne voleva sempre di più e quando ne era sotto effetto poteva fare molto male agli altri. Perché sapete quella storia della rabbia repressa che poi quando la sfoghi è peggiore… Cavolate! Era come se la rabbia di Emma andasse in palestra, ogni volta era più forte, più pericolosa e con insulti sempre più ricercati.

Gli unici momenti che trascorreva in quasi totale tranquillità erano i pomeriggi che passava alla Tea Room vicino la National Gallery, dove si incontrava con a zia di James, Hermione Granger. Era strano che tutte le sue paure su questo ‘mondo della magia’ sparissero, più o meno, solo in presenza di una persona che ne faceva parte. La signora Granger era una delle donne più eleganti che Emma conosceva, e non sembrava per niente una stramboide come tutte le persone che erano nel salotto di James quel giorno, James compreso. Era simpatica, intelligente e molto dolce con lei. Era anche molto disponibile, rispondeva a tutte le domande che le faceva, anche le più stupide, senza giudizio e senza battere ciglio. Forse era perché, come le aveva raccontato, anche lei aveva dovuto abituarsi ad un altro modo di vedere il mondo.

“Quando ho scoperto di essere una strega ero davvero molto felice, sai? Sapevo di avere qualcosa di diverso dagli altri. Ma quando mi sono ritrovata in una città nascosta sotto il suolo di Londra a comprare libri di incantesimi con mia madre mi sono spaventata un po’… quando si viene a conoscenza di un segreto così grande si inizia a chiedersi se ci vengono nascoste altre cose..” “So esattamente di cosa parli..” Mrs Granger prese un altro sorso di tè e la guardò negli occhi “Ancora non ne hai parlato con Jay?” “Non voglio vederlo” le rispose Emma interrompendo il contatto visivo e afferrando un altro biscotto al burro “Emma, non è colpa sua, non avrebbe potuto parlartene neanche se avesse voluto, è contro la legge.” “Non è per quello.. Beh, anche per quello! Ma principalmente è perché mi fa paura.” “Anche io sono una strega, ma questa è almeno la terza volta che mi vedi per prendere un tè. E non ti ho mai fatto del male, se non sbaglio.”  Emma iniziò ad agitarsi e cambiò posizione sulla sedia. “Perché questa conversazione?” “Nessun motivo in particolare..-si difese Hermione – solo che mi chiedevo, hai paura del James mago, o magari hai paura del James ragazzo che potrebbe interessarti un po’ troppo?” Emma sbarrò gli occhi “Quello che stai dicendo non ha senso!- disse alzandosi- ora devo andare che devo tornare in redazione, spero potremmo rincontrarci presto! Buon Natale!” detto questo uscì come un lampo dal locale lasciando un’Hermione molto compiaciuta. Era esattamente la risposta che voleva avere.

 

 

 

E il 26 dicembre era arrivato anche per Emma. Quella sera ci sarebbe stato un evento di Vogue che aveva organizzato lei stessa e che la rendeva particolarmente fiera. Reputava quella serata la sua Monna Lisa ed era sicura che sarebbe passata  alla storia, o perlomeno avrebbe avuto un piccolo bonus nel prossimo stipendio!

Nel primo pomeriggio era andata nella galleria che avrebbe ospitato il tutto per controllare gli ultimi dettagli prima dell’arrivo del grande capo atteso per le 3. Dopo un elegante ritardo Misha si presentò alle 4 e 30 in punto, come stabilto. Appena arrivata saluto tutte e quattro le sue assistenti con un solo falso bacio sulla guancia, Emily quasi si mise a piangere, augurò a tutte un buon Natale e si mise a fissare la sala con aria molto seria a tratti schifata. Olivia stava per dire qualcosa ma Emma la bloccò con uno schiaffetto sull’avambraccio e un’occhiataccia che fece sentire Olivia un po’ più piccola. Poi Misha iniziò camminare per la sala percorrendone l’intero perimetro seguita dalle ragazze, inutile dire quanto rumore facessero quelle cinque paia di tacchi a spillo nella sala che oltretutto essendo ridicolmente enorme creava un eco fortissimo. Le ragazze le stavano attaccate come una calamita a un frigorifero, il che aveva causato un paio di quasi tamponamenti, che Emma aveva dovuto impedire, a causa degli stop di Misha che erano decisamente rotti. Dopo aver buttato qualche fiore per terra, spaventato un cameriere che stava mettendo una forchetta sul tavolo nel momento sbagliato e aver fatto otto smorfie diverse guardando la stessa tovaglia tornò al punto di partenza. Fissò per qualche secondo le sue quattro sottoposte che si erano messe in fila come se fossero in caserma e poi parlò “Ottimo lavoro Emma.” E se ne andò.

Piano, piano un sorriso si allargò sul viso di Emma che era rimasta a fissare il punto che era prima occupato dal volto di Misha. “Em, tutto ok?” la voce di Olivia non la scalfì neanche un po’ “È impazzita… Lo sapevo sarebbe successo prima o poi!” si sentirono due singhiozzi alle spalle delle ragazze che finalmente fecero uscire Emma dal trans. Alzò gli occhi al cielo e si rivolse al fulcro del rumore “Sono mesi che lavori qui Emily! Smettila di piangere una buona volta!” si girò e andò a prendersela con un fornitore.

 

 

 

Anche se la rabbia di Emma era stata in palestra tutto il giorno, lei non era stanca per niente, anzi! Era contentissima di come si stava svolgendo la serata. Nessun intoppo fino a quel momento e nessuna catastrofe all’orizzonte. Doveva chiedere al comitato olimpico di aggiungere l’organizzazione di feste alla lista degli sport, avrebbe sicuramente vinto!

Medaglia o non medaglia era comunque una serata perfetta, aveva un vestito stupendo, delle scarpe fantastiche e i capelli erano a dir poco spettacolari. Ma una nube grigia si stava avvicinando al bar dove lei stava chiacchierando con Olivia. Mentre beveva il suo quinto bicchiere di champagne girò leggermente la testa incrociando  uno sguardo che non doveva essere lì, che lei non voleva fosse lì e che la fece arrabbiare davvero, davvero tanto. Un sorriso stupido e due gambe lunghe ma troppo abbronzate per una serata di fine dicembre si stavano avvicinando. Victoria Tarsen. Avrebbe dovuto controllare la lista degli invitati una quarta volta.

“Ciao Emma! Che piacere vederti, che ci fai qui?” “ Ho organizzato IO la serata..” sciacquetta! “Tu invece? Non ti ho vista nella lista degli invitati” “In realtà sono venuta al posto di una mia collega che stava poco bene stasera” disse l’ochetta con un’aria così falsamente dispiaciuta che a Emma venne voglia di mettere in atto quello che aveva imparato al corso di auto difesa che alla fine aveva fatto “Che peccato vero?” le chiese allora “E come mai si è ammalata? Così! Come per magia, vero?” “Eh già!” disse ridacchiando l’altra, che poi è davvero poco elegante ridacchiare! “Tu ne sai qualcosa di magia, vero Emma?” questo la prese un po’ alla sprovvista. Quindi anche le galline potevano essere streghe, doveva tenersi lontana anche dai pollai ora! “Ho saputo di te e James, mi dispiace!” ancora quella faccia, ma era senza ritegno! “Si” non meritava troppe parole quella conversazione, anche perché… “Comunque vorrei essere io a dirtelo, così che possiamo continuare ad avere un bel rapporto, potremmo dover lavorare insieme un giorno!” disse Vicky “Non credo sai, comunque cosa devi dirmi?” “Io e James ci stiamo frequentando di nuovo!-sorriso- non è da molto, ma siamo molto felici. Sai, lui ha insistito tanto per rivedermi!...” il cervello di Emma si annebbiò per una buona parte del discorso. James… Era tutta la sera che non ci pensava ed ora questo. Assurdo. Non riusciva neanche a chiedersi il perché o il percome. Era solo assurdo. Forse stava per morire perché sentì una pila di mattoni posarsi sul suo petto. Non poteva essere vero. Uscì dal coma solo per sentire “Anche stasera mi ha chiesto se andavo da lui dopo la festa! Non ci sa proprio stare senza di me!” ridacchiò di nuovo “Ora devo andare! È stato un piacere incontrarti!” fece una pausa “ Buon Natale Emma.” Quella si che era una voce da cattiva dei cartoni.

 

 

La serata perfetta era diventata in pochi secondi una tortura ed Emma si chiuse in un guscio che la distaccò completamente dalla realtà. Riuscì ad uscirne solo al termine della serata, quando si ritrovò fuori, al freddo, fasciata nel suo cappotto bianco e con i piedi che le facevano male. Era sola ed era tutto così assurdo.

Ed era lì a chiedersi se doveva chiedersi qualcosa,a chiedersi se lei fosse già da James, a chiedersi dove fosse il pub più vicino quando una strana forza la trascinò dentro la metro,perché non c’era tempo per parlare con un tassista. Prese la central line che fortunatamente passò subito, o la strana forza che si era impossessata di lei avrebbe ucciso il controllore. Mentre fissava con gli occhi sbarrati il suo riflesso nel vetro capì che la strana forza non era altro che la sua rabbia. Una rabbia coltivata accuratamente negli ultimi mesi e ora che era stata messa alla prova era pronta a fare una strage. Era quindi suo compito portarla nel posto giusto prima di farla esplodere, soprattutto nelle vicinanze delle persone giuste. E lei aveva in mente due facce ben precise.

Scesa dal treno e si precipitò giù per le scale che portavano ai tornelli, ma proprio stasera si doveva mettere i tacchi? Si, c’era la serata di Vogue!

Uscita dalla metro marciò per le stradine buie di quello stupido quartiere di criminali da quattro soldi cercando di ricordarsi da che parte andare. E dopo un paio di tentativi falliti eccola lì: casa di James.

Sentì una strana euforia scuoterla mentre marciava nel vialetto, era estasiata dalla sensazione che le stava già dando quello che stava per fare.( Intanto era arrivata alla porta.) Ma cosa dire? Le serviva una frase ad effetto!(E aveva bussato.) Quale era la cosa più importante? Ah, sì!

“Dov’è lei?”

 

 

 

 

 

Grazie mille milioni a tutti! Mi fa molto piacere che la mia storia vi piaccia! E grazie anche ai pochi che mi recensiscono, siete le persone migliori del mondo! J

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e di aver creato la suspense che volevo! La prossima volta scopriremo se Vicky mentiva o no, non ne sono molto sicura  neanche io!

Ancora grazie!

Buonissima giornata!

Key

 

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 8.1 ***


CAPITOLO 8.1.1

“Dove è lei?”  “Emma?” “Dove è lei?” “Lei chi?”

James si stava seriamene preoccupando per la sua sanità mentale. Che tutti quei mesi passati a fantasticare su un ipotetico ritorno di Emma l’avessero fatto impazzire al punto da portarlo ad avere delle allucinazioni? Emma gli diede una botta sul braccio “Ahia! Mi hai fatto male!” no, non era decisamente un’allucinazione.

 “Dimmi dove è lei e forse ti risparmierò!” continuò la sua minaccia Emma dopo aver catturato di nuovo la sua attenzione “Ma lei chi Emma? Non ti seguo!” lei sbuffò soltanto e lo spinse via dalla porta per entrare dentro “Prego… Entra pure!” disse James un po’ scocciato, ad essere sinceri appena l’aveva vista aveva sperato in un lungo bacio bagnato dalle lacrime di lei che chiedeva scusa sulle sue labbra e a seguire una nottata di parole dolci sussurrate... “Non fare l’ironico con me, stronzetto! Dimmi dov’è!”  Quando vide che James faceva ancora il finto tonto si infilò in cucina, guardò sotto il tavolo e poi uscì per controllare dietro le tende e dietro il divano “Fai bene a nasconderti sciacquetta!” esclamò per poi filare su per le scale mentre James si chiedeva come riuscisse a correre così velocemente con quei chiodi così lunghi appiccicati ai talloni ma quando sentì una porta sbattere decise che forse era meglio seguirla.

“Ma cosa stai facendo Emma?” chiese entrando nel piccolo bagno e sorprendendola a guardare dietro la tenda della doccia “Sto cercando quella troietta di Victoria! Mi pare ovvio! Certo che voi maghi vi nascondete proprio bene! Dimmi dov’è!!” “Ma Victoria non è qui! Come ti salta in mente?” le chiese seguendola nella stanza di Locarn che fu a sua volta setacciata “Me lo ha già detto che siete fidanzati! Non ti preoccupare voglio solo spalmarle della crema depilatoria in testa!” “Tu sei impazzita. Ci si ubriaca a capodanno Emma, non a Santo Stefano!” “Ah mio caro James! Sono incazzata, non ubriaca!” disse puntandogli un dito contro per poi accanirsi contro un’altra porta che spalancò e fece sbattere contro l’armadio “EHI! La smetti di sbattere tutto e mi spieghi che cavolo ti prende? Sono mesi che non mi parli e ora piombi qui a distruggere tutto quello che ti capita davanti come una pazza!? ““Mi hai appena dato della pazza James?” chiese lei con gli occhi così aperti che sembravano volersi andare a fare una passeggiata “SI! Sto facendo la pazza! E se non m fai trovare al più presto quella brutta bagascia finirà che ti distruggerò casa!!” “Ma cosa cavolo ti prende?” “Cosa cavolo mi prende? E lo chiedi anche? Mi hai perseguitata per giorni e giorni e appena mi innamoro di te che fai? Te ne esci con un mondo magico e un ministro fittizio che minaccia di mandarmi in una prigione in mezzo al mare del nord! -gli urlò contro accompagnando il tutto con dei gesti molto ampi delle braccia che fecero indietreggiare James- Io faccio la sostenuta e tu mi dimentichi in quattro secondi virgola tre e torni da quella schifosa lampadata! Io credo di essere innamorata di James! E quello che ho scoperto questa sera mi ha distrutta!” un lacrima le scese su una guancia “Quindi io ora devo distruggere lei! Perché non riesco a farti tutto quello che ho pensato di farti sulla metro, perché finalmente ti sei tagliato i capelli e sei maledettamente carino!” James rimase a guardarla cercando di assorbire tutte le informazioni che lei gli aveva vomitato addosso. Sbagliava o la ragazza che stava guardando sotto il letto Lysander aveva detto qualcosa di molto simile a un “ti amo”? la spallata che lei gli diede uscendo dalla stanza lo fece rinsavire “Ehi! - la chiamò- la smetti di setacciare la casa? Victora non è qui! L’ultima volta che l’ho vista tu eri presente! Smettila di fare l’idiota e parlami!” Emma si girò e gli andò incontro a passo di marcia ritrovandosi davanti a lui in soli tre passi. “Io non faccio l’idiota-gli disse a un centimetro di distanza- Io mi sento ferita James, ok? So che probabilmente tu non provavi quello che provo io e che probabilmente mi ero solo illusa di essere qualcosa di più per te che…” interruppe di colpo la frase per fissare il vuoto, come se qualcosa di ovvio le si fosse appena presentato davanti e con gli occhi che, se possibile erano diventati ancora più grandi, guardò di nuovo James e cambiò discorso in un sussurro “Scusa… scusami tanto James. Non… Non sarei dovuta venire. Che idiota.” Detto questo si girò dirigendosi verso le scale e lasciando James di nuovo sorpreso e immobile. Ma che stava succedendo? Il rumore della porta che si apriva lo riscosse e corse giù per le scale uscendo subito dalla porta che Emma si era appena chiusa alle spalle. Guardò la strada ma trovò Emma solo quando guardò il marciapiede.

James aveva sempre creduto che Emma fosse una persona molto forte, in realtà non la conosceva bene come avrebbe voluto, ma non sembrava il tipo di persona che si lascia abbattere da stupidaggini e vederla li, seduta per terra nel suo vestito firmato lo fece ribollire di rabbia.

“Ma cosa diamine stai facendo lì per terra? Sei impazzita?” quasi le urlò contro “Io non ho ancora capito cosa sia successo stasera, cosa diamine ti abbia detto Victoria e non ho neanche la minima idea di come tu abbia potuto incontrarla. Ma so una cosa- fece una pausa, un po’ per la suspense, un po’ perché Emma lo stava guardando di nuovo e i suoi occhi sembravano di vetro quella sera- so che da quando ti conosco non faccio che pensare a te e che da quando non posso più vederti non… non lo so! È come se mi fossi dimenticato quello che facevo prima! So solo che ti vorrei con me, sempre! E ora non so dirti se questo è amore o che so io, so solo che voglio conoscerti, voglio passare con te tutto il mio tempo libero, il mio tempo occupato il tempo in generale! Mi procurerò un Giratempo, così ne avrò ancora di più!” Emma si alzò dal marciapiede chiedendosi cosa fosse un Giratempo e chiedendosi quando James si era fatto così fascinoso “Perché dici queste cose se stai con Victoria?” continuò lei imperterrita facendo alzare gli occhi al cielo all’altro “Ma chi la vuole a quella! Non stiamo insieme! Non voglio neanche vederla! Ma sai una cosa? Le sono grato! Perché se non ti avesse riempito la testa di quelle idiozie tu non saresti venuta qui questa sera e io non avrei resistito un minuto di più senza vederti.” Emma sorrise timidamente abbassando lo sguardo per non farsi notare, ma lui vide lo stesso e piegò un lato della bocca all’insù decisamente appagato da quello che aveva detto e dalla reazione di lei. “Quindi…- chiese lei dopo qualche secondo di silenzio – non stai con Victoria?” lui sospirò, un po’ esasperato “No.” “E quindi un po’ mi hai pensato in queste settimane?” “Decisamente più di un po’… E tu?” aggiunse titubante “Forse un po’…” rispose lei con una smorfia facendolo ridere. Mentre lei si sentiva una stupida. Una completa idiota! Primo per aver creduto alla sgualdrinetta, secondo per essersi precipitata lì come una furia e poi per non aver capito prima che gran pezzo di figo aveva davanti. “Quindi…” le fece da eco James per prenderla in giro “… se vengo lì e cerco di baciarti non rischio la vita, vero?” lei sorrise di nuovo, sentendosi un po’ meno stupida “Non lo so… a tuo rischio e pericolo!”  Intanto James si era avvicinato e le stava davanti in tutta la sua altezza “Penso proprio che rischierò questa volta” le disse, stavolta assurdamente serio. Perché era assurdo che lei fosse lì. Era assurdo che lui la stesse per baciare e che quando mancava ancora un centimetro fosse stata proprio lei ad azzerare le distanze. Era assurdo che quel bacio fosse così bello. Ed era assurdo che lei pensasse che l’aver fatto la figura della stupida andava benissimo se la ricompensa era quella. Era tutto decisamente assurdo per Emma. Ma forse la parola giusta era ‘Magico’.

 

 

 

 

 

È davvero passato troppo tempo dall’ultimo aggiornamento, probabilmente vi sarete dimenticati di me! Scusate!! Comunque ecco un assaggio dell’ottavo capitolo! Al più presto ci sarà una seconda parte!

Buona giornata a tutti! :)

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