Radio Potter di Key Monday (/viewuser.php?uid=171871)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8.1 ***
Capitolo 1 *** PROLOGO ***
PRO
PROLOGO
Era
stanca. Emma era decisamente stanca. Stanca dei suoi
capelli crespi, stanca dell’appartamento in centro a Londra
che il padre le
aveva comprato, stanca di dover mettere tutti i giorni le scarpe,
stanca di
conoscere il nome di tutti i camerieri dello starbucks dove andava
tutte le
mattine. Era stanca.
Quel
giorno poi, rientrando a casa dopo dodici ore passate a
misurare a passi veloci il pavimento di tutti e tre i piani della
redazione di
vogue con dodici centimetri di tacco a spillo sotto i talloni, era
davvero,
davvero stanca. E l’ultima cosa che voleva sentire era "
Senti Em! Sei
tanto stanca? No perché avrei invitato un amico a cena,
sai!". Maledetta te
e il giorno in cui ho deciso di
ospitarti “ solo per pochi giorni! Promesso! Giusto il tempo
di trovare una
camera che non faccia troppo schifo!” e aveva sorriso,
proprio come quella
sera, e anche se Em era conosciuta da tutta Londra come
l’Hannibal delle
stagiste, ogni volta che la sua
petulante e invadente amica Sabrina le chiedeva qualcosa,
non sapeva
dire di no.
E
quindi, quella sera, invece di essere sul divano a
guardare un film bevendo un bicchiere (bottiglia) di vino era in
macchina,
quella che le aveva regalato suo padre al suo ultimo compleanno,
guardando
fuori dal finestrino e sbuffando ogni tre secondi.
“Perché è nata?
Perché l’ho conosciuta?
Perché non le ho tirato i capelli all’asilo come
facevo con tutte le altre
bambine? Perché non l’ho mandata a quel paese
quando mi ha chiesto di venire
qui?... Che palle.” Togliendosi le scarpe sentì
distintamente un “grazie”
provenire dalle dita indolenzite e stese le gambe sul sedile del
passeggero
sbuffando ancora una volta. Che palle.
Prese
il telefono per chiamare qualcuno, ma in realtà tutti
i numeri che aveva in rubrica erano associati a persone che lei non
sopportava.
Avrebbe potuto chiamare Ashley, ma era sicura che avesse il turno al
pub quella
sera e non poteva andarci vestita in quel modo. Le sue Jimmy Choo non erano decisamente animali
da pub!! Se solo
suo padre sapesse che frequenta persone che lavorano in un pub! Le
venne da
ridere, ma sorrise e basta. “Non è elegante
sganasciarsi dalle risate tesoro!” le avrebbe
detto sua madre e come
ogni volta lei avrebbe voluto rispondergli che non era elegante neanche
passare
più tempo da brilla che da sobria! Ma non glielo aveva mai
detto.” Che palle mamma,
papà e tutti i loro soldi…Beh, magari quelli
no!”.
Come
se la serata non fosse abbastanza deprimente alla radio
passavano solo stupide canzoni d’amore e tormentoni da
discoteca "Non
c’è mai niente di diverso in questa stupida radio
del cazzo?!" continuò
a spingere freneticamente i tasti
finchè non pensò di averla rotta.
L’aggeggio si illuminò due volte, poi rimase
spento per almeno venti secondi prima di illuminarsi di colpo
e… ruggire? Emma
urlò e fece un salto indietro sbattendo la testa contro il
tettino dell’auto
che probabilmente le procurò un
trauma cerebrale perché iniziò a sentire delle
cose che, davvero, non stavano
né in cielo né in terra! "Bentornati su Radio
Potter gente! A parlarvi è
Lee Jordan Junior! In diretta dalla festa di compleanno dal
più pazzo dei figli
del Salvatore, JAAAAAMES POOOTTER!! Che poi non capisco
perché siamo in onda da
qui dato che le poche persone che di solito ci ascoltano sono tutte
presenti e
decisamente ubriache… Anche io sono ubriaco!" aggiunse per
lasciarsi
andare in una risata molto sguaiata e poco elegante "E
qui con noi abbiamo anche il piccolo
Lord!! Malfoy! Malfoy! Vieni qui! Ahahaha" “Lord Malfoy?...
mai
sentito.. certo che questi Lord diventano sempre più
scalmanati. Poco elegante,
davvero.” Intanto la trasmissione andava avanti "Se mio
padre… padre mi
sente che sono molto ubriaco, tanto! Poi mi uccide Lee! Ahahahah" "Se
non ti ha ucciso quando sei stato smistato in Grifondoro non ti uccide
più! Dammi retta!" “Griforo… cazzo che
botta che ho preso! Mi sa
che devo andare all’ospedale” "Paciock ha la faccia
di uno che ha appena visto
il gramo! Ma quanto lo avete fatto
bere!?" "Ora vomita!" disse il presunto Lord tra i
singhiozzi delle risate. E un coro di risate e urla fece intendere che
il tipo
aveva dato di stomaco per davvero. "Ma chi cavolo sono questi
tipi…" non ci stava capendo più nulla, che
diavolo di radio era? Forse
era davvero stata la botta in testa e
lei in realtà era svenuta, un passante l’aveva
vista e si era spaventato per il
sangue che sicuramente le usciva dalla testa e l’avevano
portata all’ospedale e
ora…"Io sono James potter! Ed è il mio
compleanoooo!!!!"addirittura
una terza voce, il sogno era davvero troppo realistico "Se siete carine
e single venite subito al 64 di Mellitus Street! Io sono decisamente
bellissimo!- ah beh! Allora!- Ehi! Ehi! Al! Lasciami il whiskey! Non te
lo bere
tutto! Ehi!" la voce si allontanò lasciando spazio a quella
del lord che
iniziò a straparlare riguardo un certo ministro con la S che Emma era sicura
non esistesse-“ mio
padre è in politica! Li conosco tutti di persona quei
serpenti”- e poi di …
Nargilli? Ok.. qualcosa non quadra davvero…
Emma
spense la radio con un colpo secco e incrociò le
braccia al petto arrabbiata per non sapeva bene cosa. “ sono
single e carina e
di certo non andrò al 64 di mellitus street!” e
allora perché si ricordava la
via? E perché aveva messo in moto la macchina? Non poteva
certo presentarsi
alla festa di degli sconosciuti così! Non era neanche stata
invitata! Anche se
quello del tipo alla radio sembrava un invito a tutti gli effetti. Oh!
Chissene
importa! Era troppo incuriosita! E poi “nargilli”
suonava davvero bene!
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Capitolo 2 *** CAPITOLO 1 ***
CAPITOLO 1
Emma non sapeva leggere l’ora
sugli orologi con le lancette,
anche se ne aveva sempre uno al polso; non sapeva le tabelline, anche
se
riusciva a moltiplicare i conti che doveva pagare; non sapeva cucinare, anche se
mangiava almeno otto volte
al giorno; ma soprattutto non sapeva perché era andata
all’indirizzo che quel
tizio della radio aveva nominato, anche se era all’inizio
della via fissando la
casa illuminata e rumorosa e un ragazzo che vomitava sul vialetto
accudito da
una ragazza con i capelli rossi. Le sembrava molto carina, il viso era
particolare, l’avrebbe vista bene in uno degli editoriali che
curava, glielo
avrebbe anche proposto se non fosse che una sorta di colla invisibile
le
rendeva impossibile alzarsi. Non
era da lei “Non è
da me!”. In un qualsiasi altro momento della sua esistenza si
sarebbe alzata,
sarebbe entrata nella casa e si sarebbe presentata come la fantastica
persona
che poteva far credere agli altri di essere grazie alla vena da ricca
stronzetta che aveva sviluppato durante i suoi ventuno anni vissuti tra
il
lusso e, le ricche stronzette appunto! C’era qualcosa di
strano nell’aria
quella sera, e lei non sentiva per niente sicura anche se aveva indosso
le sue
scarpe preferite e lo spolverino di Burberry nuovo.“Non posso
rimanere qui come un’idiota!” eppure la chiave
non voleva girare “ sono proprio patetica! Ma che mi
è saltato in mente? Come
posso essermi fatta portare fin qui da due stupide voci alla
radio!”
<< Cazzo! Io vado! Anche
senza motivo! Cazzo! >>
aprì la portiera in tutta fretta inciampando sul marciapiede
e finendo contro
qualcosa di morbido e caldo… strano. << Ehi
baby! Quando vuoi! >>
la frase era corredata da una risata
che Emma trovò decisamente inquietante. Alzò gli
occhi e si ritrovò davanti un
ragazzo, giovane, molto alto, troppo alto, con un cappotto da due soldi
così
largo che le fece male agli occhi. << Che ci fa una
principessina come te
in quartiere così poco chic? >> <<
di certo non cercavo te! >> lui rise e insieme a lui i
due tipi loschi
che, Emma si accorse solo in quel momento, aveva dietro.
<< Anche
simpatica! Proprio il mio tipo! >> << Oh
tesoro! Mi dispiace ma tu
non sei il mio! Di solito preferisco frequentare persone che si lavano! Potresti lasciare il mio
polso ora? Così
posso andare via e dimenticarmi la tua brutta faccia piena di punti
neri, che
tra l’altro dovresti farti vedere! La pulizia del viso
è sottovalutata da
troppi…. >> ma la presa invece di diminuire
aumentò e un po’ di panico,
forse, iniziò a dilagare nella testa di Emma che
però non diede alito alla cosa
<<
Guarda che questo cappotto è
nuovo! E costa sicuramente più di tutto quello che indossi
in questo momento! >>
<< Non
importa dolcezza! Ora vieni
a farti un giretto con noi! >> questo di che faceva
“Paura, paura, paura,
pauraaa!! Dovevo farle quelle lezioni di difesa personale al centro
pilates! Ma
perché sono venuta fino a qui! Porca miseria!!”
<< andiamo a… >>
<< Ehi! Scott! Hai sentito la ragazza no? Le rovini il
cappotto! >>
Emma girò la testa per vedere il suo
salvatore e non potè trattenersi dall’alzare gli
occhi al cielo << Ma
siamo seri? Vengo attaccata da un quarto di gang e mi viene a salvare
un
ragazzino di 45 kili? Che delusione..!! >> il ragazzo
alzò un
sopracciglio e un’espressione molto divertita si
impadronì del suo volto.
Contro ogni prospettiva, però, Emma sentì la
presa dello scimmione allentarsi e
lo vide fare qualche passo indietro << Scusa
James..-iniziò abbassando lo
sguardo- non pensavo fosse una tua amica >> sembrava un
bambino sgridato
dalla maestra << Non ti preoccupare Scott! Ora vai
però! Che è la mia
festa ,voglio divertirmi e la tua faccia qui intorno non mi aiuta
>>
detto fatto i tre finti malavitosi sparirono in un battito di ciglia.
Emma non
ci fece molto caso, continuava a fissare il ragazzo che a quanto pare
era il
festeggiato della festa della radio, anche se molto più alto
di lei, che era
molto alta, era decisamente magrolino, sembrava quasi malato. Allora
perché quei
tre scimmioni erano tanto spaventati da lui? “si vede che al
suo centro pilates
le lezioni di autodifesa erano obbligatorie” <<
Cosa ci fa in un
quartiere così lontano dal
centro una vestita come te? >> <<
È
un’affermazione alquanto classista sai? Solo
perché ho più gusto di te nel vestire non posso
farmi una passeggiata.. nei
bassi fondi? >> <<
Non credo
questi siano bassi fondi sai? >> commentò lui
ridendo. “Quindi questo è
il tipo per cui sono venuta fin qui.. carino, se non forre per la
t-shirt, e i
pantaloni, e le scarpe, e probabilmente anche
l’intimo… e i capelli!” <<
Comunque
io sono James! >> disse tendendole la mano che lei
rifiutò alzando le
sopracciglia << Emma >> lui
continuò a guardarla insistentemente
con un sorrisetto che Emma avrebbe volentieri privato dei denti
“anche ubriaco,
il mio principe senza macchia e senza paura è vestito male e
ubriaco, bene! Mai
una che mi va di culo!” << Senti! È
il mio compleanno oggi! Perché non
vieni dentro a bere qualcosa? >> <<
cosa ti fa credere che io non abbia niente di meglio da fare?
>> <<
niente! Però entra un attimo lo
stesso! >>
Dopotutto era andata lì
per quello, anche se ancora non riusciva a capacitarsi del
perché. << Ok!
Ma solo perché ho bisogno di alcool per dimenticarmi che un
cocainomane ha
appena toccato il mio cappotto da 3000 sterline! >> e lo
precedette
incamminandosi verso la casa <<
Credo
che Scott spacci solamente, se ti fa sentire meglio! >> << Oh! Ora si
che sto una favola! >>
.
James non sapeva se erano le birre, il
whiskey incendiario o
le canne, ma non riusciva a smettere di sorridere. Molto probabilmente
però era
per le gambe kilometriche che erano accavallate accanto a lui, sul
divano. Era
riuscito a farla entrare, e dopo un semplice “babbana tra i
piedi” che aveva
fatto appoggiare le pinte e le bottiglie che levitavano e aveva fatto
girare la
ragazza verso di lui con un sopracciglio alzato e uno <<
scusami? >>
tra i denti, tutto era andato per il meglio, o meglio, dopo che lei
aveva
buttato giù tre shottini, due birre e un bicchiere di
whiskey aveva finalmente
iniziato a sorridere sorseggiando il secondo bicchiere accanto a lui e
ridendo
insieme a Malfoy.
<< Ora capisco
perché lo chiamate incendiario!
Bruciaa! >> diceva tra le risate e le lacrime ad uno
Scorpius altrettanto
divertito forse un po’ di più dato che aveva
iniziato a respirare a fatica e si
era accasciato sul bracciolo << EHI piccolo Lord!
Riprenditi! >> <<
Sei un Lord!? >> chiese lei
sorpresa << Più o meno! Mi o nonno e mio
papà hanno creato un po’ di
problemi tempo fa… quindi mi sa che non lo sono!
>> <<
Mio nonno è un lord! Ma ha tolto il
titolo a papà perché ha sposato una
“donna non adatta” >> disse lei saltando qualche
parola e
sbiascicando tutte le altre, ma i due sembravano capirsi e si
sganasciavano per
i racconti da giovanotti dell’alta società che si
scambiavano.
“Ok,
a parte il fatto
che Malfoy ha la ragazza, questa la voglio io comunque!” dopo
un’occhiata molto
eloquente di James, quindi, Scorpius si alzò dicendo che
doveva “farsi la
doccia”, per prendersi la millesima birra e sedersi accanto a
Lily che era
tanto svestita quanto ubriaca.
Emma si girò molto lentamente
verso di lui, con uno sguardo
troppo lucido data l’ingente quantità di alcool
che aveva ingerito e dopo
averlo guardato, molto attentamente, dai capelli alle scarpe, e aver
piantato
gli occhi chiari nei suoi disse << Non te la
darò MAI- con
una serietà che ricordava a James quella
di sua madre quando lo puniva per un guaio che aveva combinato-
però sono molto
curiosa di conoscere le tue tattiche di seduzione, devono essere
decisamente
buone, perché ti vesti di merda. >> James si
senti arrossire, no andare a
fuoco, e quando la guardò di nuovo negli occhi si
sentì come quella volta che
aveva ingoiato una cacca bomba per scommessa e gli era esplosa nello
stomaco
procurandogli due settimane al San Mungo e tre mesi di punizione
<< È
così che allontani i ragazzi di solito? No perché
scommetto che funziona
benissimo! Non mi sento più le gambe! >> lei
lo guardò per qualche attimo
e James si sforzò di mettere su il sorriso
più… no già era tanto che riuscisse
a muovere la faccia. Poi lei, contro ogni previsione, rise,
all’inizio si
tratteneva, ma dopo essersi coperta la bocca con la mano si
lasciò andare, e
James riuscì a riprendere il controllo della faccia e
ridacchiare un po’ con
lei << Sei.. sei stato fantastico! >> disse
continuando a ridere ma
poi si fermò e sbiancò di colpo << Devo fare una passeggiata
>> e le sue
gambe lunghe, magre, proporzionate, perfette, longilinee,
lisce… << James!-
Albus lo fece ritornare alla realtà, con uno sguardo un
po’ stranito- la segui
o no? >> James scattò in piedi e la
seguì agilmente, colpendo il
tavolino, cadendo sul bracciolo del divano, sbattendo contro il
comodino, da
cui cadde la lampada e prendendo una spallata contro il muro.
<< Che
idiota >> lo salutò Albus mentre con un colpo
di bacchetta aggiustava la
lampada.
James era riuscito
ad uscire dalla villetta a schiera senza
altri intoppi e dopo essersi guardato intorno aveva visto Emma dentro
la sua macchina
che inveiva contro il voltante. << Qualche problema
ragazza ricca? >>
<< La mia macchina non funziona! >>
ringhiò <<
Forse dovresti provare infilando le
chiavi..! >> lei lo guardò un po’
confusa per poi illuminarsi e
sorridergli << Le chiavi!- urlò con un tono di
voce degno di una bambina
di cinque anni- ma non ho la borsa >> aggiunse mettendo
il muso. James
mise una mano dietro la schiena e una sulla tasca dove aveva la
bacchetta e con
un ‘accio’ sussurrato si ritrovò la
borsetta di Emma tra le mani che quando la
vide sorrise di nuovo e si alzò in piedi per cercare le
chiavi, dandogli la
possibilità di sedersi al posto di guida <<
Ehi! >> disse lei
oltraggiata << Se vuoi andare a casa ti accompagno io!
Hai bevuto troppo
per guidare >> << Non è vero!
>>Disse cercando di rimanere in
piedi su quei tacchi altissimi e puntandogli un indice contro << Secondo
me si! >> <<
Secondo me no! >>
<< Hai
davvero delle ottime motivazioni
dalla tua Emma, ma sai se guidi cosa succede? >> << Arrivo a
casa? >> <<
Forse! Oppure vai a sbattere da
qualche parte >> <<
E
allora? Che t’importa!? >> <<
A me niente!- ribattè James- ma
potrebbe sporcarsi il tuo cappotto di Burberry nuovo! >>
lei trattenne il
fiato in maniera troppo teatrale
<< OK! >>. Fece il giro della
macchina e si sedette alla
sinistra di James che intanto aveva acceso la macchina e spostato il
sedile
<< Non c’era bisogno che tu spostassi il
sedile.. sei così basso per
essere un ragazzo! E le tue scarpe sono orrende…
>> James rise <<
Emma, penso di amarti! >> disse
per poi ridacchiare ancora.
Ciao a tutte! Sono Vivvii e questo account
l’ho creato un
annetto fa solo per leggere le fan fiction sui one direction ad una
bambina a
cui facevo da baby sitter, mi ci sono voluti mesi per capire che non
era un
sito monotematico! Ho letto tante storie alcune stupende, altre un
po’ meno, ma
tutte mi hanno fatto venire voglia di condividere quelle immaginate da
me. Ho
deciso di iniziare con la più semplice che ho, che in
realtà è anche la mia
preferita! Spero di non farvi perdere tempo!
Buona
giornata a tutti!
|
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Capitolo 3 *** CAPITOLO 2 ***
CAPITOLO 2 AGG
Era
passata più di una settimana dalla sua festa di
compleanno e dal giorno in cui aveva conosciuto Emma, e James si era
ritrovato
a fantasticare sulla ragazza molte volte. Anche in quel momento, beh,
non
proprio un momento dato che aveva passato cinque minuti a girare il
caffè ormai
freddo e a fissare il barattolo di marmellata che aveva davanti
sorridendo e
chiedendosi " Perché ancora non l’hai
cercata?" Lily era appena
entrata in cucina e gli si era seduta davanti. Aveva passato la notte a
casa
dei genitori visto che la sera prima era stato il compleanno del padre.
" Chi?" chiese lui " la bella
babbana della tua festa, idiota"
rispose Albus al posto della sorella. " E perché
mai dovrei?" " Perché non fai altro che parlarne
James! E scommetto che cinque secondi
fa stavi pensando proprio a lei!" gli rispose Lily con lo sguardo
malizioso di chi la sa lunga. James si limitò a sbuffare e a
cercare di capire
se fosse davvero così palese la sua cotta, ma i suoi
pensieri virarono molto
velocemente al momento in cui, mentre l’aiutava a salire le
scale di casa,
aveva accidentalmente e innocentemente toccato la coscia della ragazza
che poi
le aveva tirato una sberla. " James! La smetti! Sembri
scemo!"
" Lily! Ma quando ci torni ad
Hogwarts?" " Manca ancora un po’ purtroppo! Ma tu
non dovresti
essere all’Accademia oggi?" " Sono il figlio del
capo, faccio come
mi pare!- scherzò lui- in realtà sono state
sospese le lezioni, non c’è nulla
di ufficiale ma gira voce che sia sbucato un ex Mangiamorte dal nulla,
uno di
quelli pericolosi… Scorpius dice che è un lupo
mannaro" " Scherzi?" chiese Lily più curiosa che
spaventata " Non hai notato che papà ha fatto
tardi anche ieri sera che era il suo
compleanno?- le rispose Albus- e stamattina è già
uscito. È un po’ che ha due
occhiaie da far paura, lavora tanto, avevo immaginato ci fosse qualche
macello
al reparto Auror" concluse schivando un gufo che era appena entrato
dalla finestra e del quale si occupò James "
Però è eccitante ragazzi!
Andiamo noi a cercarlo! Come facevano papà con zio Ron e zia
Herm!"
I
tre fratelli si guardarono per qualche minuto senza una
espressione precisa in volto poi il maggiore si alzò e prese
il cappotto appeso
accanto alla porta " Dove vai?" " Sai
lily… se devo finire
morto ammazzato con le orecchie tagliate, le dita spezzate e i
genitali… beh se
devo morire voglio toccare quelle gambe almeno una volta!" disse
uscendo
e barattando le espressioni troppo serie dei fratelli con due
sorrisetti divertiti.
Era
passata più di una settimana dalla festa alla quale
si era imbucata e Emma ogni tanto si sorprendeva ancora a pensare a
come
diavolo si fosse ritrovata a casa il giorno dopo. Ricordava solo che il
ragazzo
con quelle scarpe orrende insisteva per accompagnarla, ma lei neanche
da
ubriaca avrebbe fatto guidare la SUA macchina ad un tipo appena
incontrato, e
soprattutto vestito in quel modo, vero?
Comunque in quel
momento non poteva permettersi distrazioni. Vogue UK aveva organizzato
una
serata di beneficenza e, come ogni serata di quel tipo, bisognava
spendere più
soldi di quanti poi ne sarebbero stati donati per organizzarla. Tutto
doveva
essere perfetto, perché se non era perfetto lei perdeva il
lavoro e non c’era
padre ricco che teneva, con il mondo della moda non si scherza. Quindi
era da
quella mattina alle cinque che girava come una trottola per Londra, e
ore dopo
si ritrovava chiusa nell’hotel a cinque stelle che avrebbe
ospitato la serata,
con l’auricolare in un orecchio, il telefono del suo capo in
mano, un tablet ed
un’agenda nell’altra e tante vesciche dentro le sue
louboutin. Ma la cosa che
la stava facendo innervosire di più era il florist
(perché farsi chiamare
fioraio non fa così figo) che aveva davanti agli occhi
" Senta
signore-iniziò con tutta la calma che riuscì a
trovare ma che finì subito- il
mio lavoro è già abbastanza stressante senza che
le debba insegnare il suo- prese
una delle rose che facevano da centro tavola e la mise davanti agli
occhi del
ragazzo- sa cos’è questa? Non credo, quindi glielo
dirò io. Questa è un Ambra
Rosata. E non è quello che avevo ordinato e per cui abbiamo
pagato. DOVE SONO
LE AMBER ROSE!?" " Ma signorina non è stagione fa
troppo…" " non mi interessa se se le
dovrà far spedire dalla Francia, dall’Alaska,
dal Mozambico, Guam, Brasile,o da dove le pare. Il mio capo vuole le
Amber Rose
e avrà le Amber Rose! Se tra quaranta minuti non ci saranno
quelle rose sparse
per tutta la sala si ritenga licenziato!" e
con molta eleganza, che, Emma dava ragione a sua madre, non era mai
abbastanza,
marciò fino da Olivia, una delle altre tre assistenti
personali del direttore
di Vogue. " Come spaventi tu i florist, nessuno!" "
dovevi
vedermi con il fotografo cinque minuti fa allora! Saresti stata fiera
di
me!" " Non per niente ti chiamano
Hannibal!-scherzò la collega,
che forse era anche un po’ amica- comunque Emily è
di nuovo in bagno a
piangere! Mi ha avvertito ora Julieta"
Emily era una di loro da poche settimane, non si era
ancora abituata ai
ritmi di quel mondo e secondo Emma non ci sarebbe mai riuscita.
Sbuffò " Non mi va di occuparmene ora, secondo me
se la facessimo licenziare le
faremmo solo un favore" Olivia non disse nulla ma annuì
" Comunque
credo che per un po’ non ci sarà molto da fare,
Misha verrà a controllare solo
oggi pomeriggio e il florist è abbastanza spaventato.."
" Decisamente spaventato!" confermò
l’altra ridendo " Se non
ti dispiace faccio una pausa Vì! Ho bisogno di una sigaretta
e di un caffè!"
chiese Emma regalando all’altra uno dei suoi rari sorrisi
" Vai perfida
Em! E stai via almeno mezz’ora che te la meriti!" e la spinse
scherzosamente fuori dalla sala.
James
si era appena smaterializzato in un vicolo poco
trafficato di Mayfair che sapeva essere vicino alla sua meta. Dopo
essere
uscito precipitosamente di casa senza salutare la madre, che lo avrebbe
sicuramente costretto in casa fino a smentita del padre, era andato
sotto casa
della ragazza della festa. Ovviamente non l’aveva trovata, in
compenso aveva
avuto delle avances molto esplicite da quella che doveva essere la
coinquilina
di Emma. Decisamente diversa, decisamente più aperta.
Dopo
averla convinta a non togliersi il vestitino che
aveva indosso, che comunque non copriva molto, era riuscito a farsi
dire dove
lavorava Emma: Vogue, una rivista di moda babbana, mai sentita! Ma ora
si
spiegava perché era tanto fissata con le sue scarpe. Dopo un
salto in redazione
e una receptionist confusa per farsi dire dove quelle due belle gambe
si erano
dirette quel giorno, James si era ritrovato davanti questo enorme
palazzo
dall’aria molto lussuosa che portava il nome di Grand Hotel.
“Certo che i
babbani si sanno trattare bene se vogliono!”. E lei era
lì, le belle gambe
lasciate nude sotto un vestito elegante ma non esagerato. Un
caffè in una mano
e una sigaretta nell’altra, sembrava molto stanca. James non
trattenne il
sorriso che gli illuminò il viso mentre le si avvicinava.
"
Buon pomeriggio Principessa!" gli occhi di
lei si chiusero per poi riaprirsi nella sua direzione. Un sopracciglio
schizzò
in alto " E tu saresti?" chiese fingendo di sorridere
" Guarda le mie scarpe e lo ricorderai- disse lui, per poi
abbassare la
voce- anche se secondo me mi hai riconosciuto!" lei abbassò
gli occhi
sulle sue scarpe per poi sorridere divertita e scuotere la testa per
poi
tornare subito seria. " James, giusto?" lui annuì,
un po’
sollevato " Penso di doverti delle scuse per essermi imbucata
alla tua
festa, non lo so in realtà, era la prima volta che mi
imbucavo da qualche
parte!" " La prossima volta sarai sulla lista degli
invitati!" lei trattenne un altro sorriso " E grazie per
avermi
riportato a casa… sei stato tu vero?"
James
si perse a guardarla mentre beveva un sorso troppo
lungo di caffe per nascondere l’imbarazzo, era molto
più carina di quanto
ricordasse " Quindi… cosa ci fa uno come te negli
alti fondi?"
chiese lei, che aveva decisamente ripreso il controllo di sé
e che si era
alzata, con i tacchi era più alta di lui " Beh,
passavo di qui-disse lui
con un’alzata di spalle- in realtà passavo sotto
casa tua, poi sotto la
redazione del tuo giornale e ora qui!" continuò sorridendo
" Sei
uno stalcker?" " Ho la licenza! Vuoi controllare i
documenti?" " Vorrei chiamare la polizia in
realtà!" " Ma non lo stai facendo!-le fece notare
allora lui- è un buon
segno?" " Non lo so, di sicuro non è segno della
mia sanità
mentale" disse lei, girandosi ed iniziando a camminare
" Dove vai? " "A prendere
un altro caffè! " "UH! Offri tu?
Bene! " Emma lo guardò di
sbieco "Non ti offro proprio niente! " "Allora
offro
io! " non le diede tempo di ribattere che era
già entrato nel cafè e
stava già ordinando.
Emma
si stava chiedendo che razza di problemi avesse quel
ragazzo per essersi messo di nuovo quelle scarpe. Ma intanto si era
seduta,
aveva ancora venti minuti buoni di pausa prima di dover tornare al
lavoro,
moriva di fame e in fin dei conti quel James le stava simpatico, le
piacevano
le persone che sorridono sempre, “e lui ha davvero un bel
sorriso… ma che mi
viene in mente!?” doveva aver sbarrato gli occhi
perché James le chiese cosa
avesse subito dopo aver appoggiato sul tavolo due vassoi enormi e
carichi di
dolci e caffè. "Non sapevo cosa ti piaceva, quindi ho preso
tutto! " disse, sempre sorridente. Emma prese
subito il muffin ai
mirtilli e gli diede un morso enorme.
"Comunque
sarebbe stato molto più divertente se fossi stata tu ad
offrire al nostro primo
appuntamento! " disse James mentre prendeva un
muffin a sua volta. "Questo sarebbe un appuntamento? E chi
l’avrebbe deciso? " "Io!
" "Allora penso che non uscirò mai più
con
te! " Emma
tirò fuori il telefono
dalla clutch, due messaggi di misha, niente di preoccupante. "Allora
non
è un appuntamento … ma lo sarà domani
sera! Ti passo a prendere alle 8? " "No
" "Alle 8 e mezza? " "No
" "Ok.. 8 e 45, ma non più tardi che muoio sempre
di fame a quell’ora! Ti
mando un gufo… " "Un gufo? E dimmi.. ne
hai uno di famiglia
addestrato ad andare a casa della gente o pensi di intrufolarti nella
voliera
di Londra per rubarne uno? " “Ne ho uno
di famiglia, famiglia di maghi!
Io sono un mago!...troppo illegale!” "Ma no!.. Ti
pare!..-tentennò
James- è
una nuova app! tipo quella
verde, no? Che ti mandi i messaggi gratis! Si chiama Gufo
" "Gufo? " "Gufo! "
"Gufo. Ok! " "Beh..
Però non c’è bisogno che la scarichi! O
che la cerchi! Fa
schifo! Mi sa che l’hanno anche bandita!
" "Non so per quale
motivo tu ti stia arrampicando sugli specchi ma ti prego
continua! " disse
allora lei guardondolo incuriosita per poi concentrarsi di nuovo su
quello che
stava mangiando.
James
si era perso a guardare Emma che finiva il suo
muffin ai mirtilli sembrando più una bambina che una ragazza
in carriere
alquanto stronza, quando "Stai suonando "
"Cosa? " anche James sentiva un
rumore strano "Stai suonando! Credo sia il tuo telefono! "
"Oh! "
James si dimenticava sempre del cellulare che le aveva regalato il
padre lo
tirò fuori e rispose "James Sirius Potter! Dove diavolo sei
finito! " il
ragazzo saltò in piedi sentendo la voce della madre
"Mamma! " non
capì niente delle urla della madre che conseguirono, un
po’ perché Ginny
Weasley era famosa per riuscire a raggiungere delle note altissime e
inudibili
ad orecchio umano babbano o magico che fosse, un po’
perché i risolini di Emma
lo avevano ipnotizzato.
Emma
rimase a guardarlo mentre parlava al telefono con la
madre e le sembrò assurdamente carino. Quando
attaccò sembrava un bambino
che era stato beccato a rubare i
biscotti "Devo andare! " disse alzando le spalle
"Però ti
chiamo! E domani ti passo a prendere! " doveva
essere seriamente
spaventato dalla madre perché aveva già preso la
giacca di pelle che aveva
lasciato sulla sedia e se ne stava andando. Emma si sorprese di essere
un po’,
e solo un po’triste, si era divertita dopotutto! "Non puoi
chiamarmi!
Non ti darò il mio numero! " disse
però "Si invece che posso! Me
lo ha dato la tua coinquilina! " e dopo averle
lanciato un ultimo
sorriso, James uscì dal locale, ed Emma si sentì
di nuovo tremendamente sola.
Arrivato
a casa dei suoi James era così contento di aver
passato tutto quel tempo con quelle due belle gambe che neanche il
pessimo
umore della madre e le sue urla gli tolsero il sorrisetto dalla faccia.
Tuttavia
quando
suo padre entrò in cucina con indosso la divisa e la sua
espressione più
preoccupata tutti
capirono che era il
momento di esser seri.
Appena
entrato Harry si versò del tè e dopo aver
salutato tutti
si appoggiò al mobile della cucina fissando il vuoto. Si
mosse
solo quando Ginny gli appoggiò una mano sulla spalla , come
faceva sempre quando vedeva il marito in difficoltà. Lui le
sorrise e dopo qualche altro momento di silenzio totale Lily prese
coraggio e parlò "
Puoi dirci cosa
sta
succedendo? " chiese timidamente, Harry
sospirò, aveva
sempre avuto
un debole per la sua ultimogenita. " Non lo so tesoro. Niente
è certo. Il
gufo non era rintracciabile e le piste portano tutte ad un uomo
morto. " " Morto? "
chiese Ginny " Si, Greyback è morto
e sepolto.
Eppure... sembra che sia lui a gettare panico in Scozia
nell’ultimo periodo e
sembra sia lui ad aver spedito la lettera. " James
non aveva mai
visto il
padre così stanco. " Andrà tutto bene
papà " disse.. quanto era
scontato! Ma Harry sorrise, riconoscendo un po’ del coraggio
che
una volta
distingueva lui stesso. " In ogni caso domani
provvederò a
farvi mettere sotto scorta, almeno per ora, finche non scopriamo quanto
queste minacce possano essere veritiere. " nessuno
se la
sentì di controbbattere. e il silenzio cadde di nuovo
pesantemente tra i Potter.
"
Comunque.. "
disse Ginny attirando tutti gli sguardi su di se " .. James
sei
in punizione fin a quando non mi stufo! "
Quella
sera Emma aveva un vestito bellissimo, bianco e
verde smeraldo, ai piedi dei sandali di Jimmy Choo che aveva pagato un
occhio
della testa e anche i capelli erano a posto; il fotografo era
il migliore di Londra e
dintorni, i fiori erano quelli giusti e tutti, compreso il suo
terribile capo
le avevano fatto i complimenti per la serata. Eppure lei pensava solo a
una
massa di capelli ricci e incolti sopra due enormi occhioni da bambino
marroni.
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Capitolo 4 *** CAPITOLO 3 ***
CAPITOLO 3
"Non
riesco ancora a credere che la mamma mi ha
messo in punizione!" erano tre giorni che James entrava in cucina con
lo
stesso muso lungo e le
stesse parole
a presentarlo ""E
mi ha
anche tolto il telefono!" Lily rise sotto i baffi. Le urla della madre
si erano sentite per miglia, per non parlare delle strillettere che
arrivavano
ogni volta che Jay cercava di superare la barriera che Ginny aveva
messo
intorno alla casa e che lo sbalzava puntualmente a metri di distanza.
La
piccola di casa trovava tutto ciò esilarante, era da quando
James era andato a
vivere da solo che nessuno veniva messo in punizione a casa Potter.
"Dai James! La tua bella ti perdonerà per la buca
stratosferica che le hai mollato!" "Se sono fortunato mi
ignorerà
per sempre" rispose lui buttandosi su una sedia e iniziando a mangiare
tutto quello a cui
riusciva ad arrivare.
Intanto un gufo nero planava sul tavolo come consuetudine da tre giorni
a
quella parte Albus prese la lettera sbuffando. "Cosa posso
inventarmi?-iniziò James- non credo di poterle dire
“Sai, la mamma mi ha messo
in punizione perché sono uscito dopo che era arrivata una
lettera di minacce
per me ei
miei fratelli! Da parte di chi
sono le minacce? Un lupo mannaro! Niente di cui preoccuparsi! Mio padre
dopotutto ha sconfitto il mago oscuro più potente di tutti i
tempi! Che vuoi
che sia un lupo mannaro? Però..!" "Frena Jay! Porca miseria
quanto straparli!" lo fermò la sorella che odiava quel vizio
del
fratello. "Scusa.. . è che le avevo detto che sarei passato
a
prenderla, neanche
mi conosce e già le do buca" " che non ti conosce va
sicuramente
in tuo favore!" si intromise Albus che aveva ripiegato la lettera dopo
averla letta un paio di volte; per ricompensa ricevette un pugno sulla
spalla "Dai Jay! Qualcosa ti verrà in mente per farti
perdonare
– continuò Lily
ignorando i bisticci dei fratelli- anche se forse è un
po’
troppo carina per
te!" "Non aiuti così Rossa! E poi non è vero!
Sono stato
il
ragazzo di Vicky Grey! Era la più bella del mio anno!" si
difese
lui con
una smorfia "Bella era bella, ma era anche la Tassorosso più
stupida che
Hogwarts abbia mai visto" precisò Albus "Al ha ragione! Ed
era
anche una grandissima stronza!" aggiunse Lily che Ancora non aveva
dimenticato quella volta in cui Vicky le aveva fatto esplodere il
lavandino in
faccia facendola bagnare dalla testa ai piedi. E solo perché
lei
si era
rifiutata di presentarla al fratello! Che poteva farci? Era solo al
primo anno!
James cercò di cambiare discorso "Che dice la
lettera?" "Niente di nuovo, il solito" "Bene.." ma James non era
convinto, secondo Lily era, invece
decisamente spaventato, ma nessuno in casa sembrava voler far vedere
quanto si
cagava sotto dalla paura, e Lily non sarebbe di certo stata la prima.
"Che
cosa fate oggi ragazzi?" "Io mi
vedo con Hugo, vieni con me dagli zii?" le sorrise Albus, aveva capito
perfettamente dove voleva arrivare la sorella "Ok! Sto un po’
con Rose…
tu che fai James?" "Niente Lily! Mi pare ovvio!" rispose
lui con tono stizzito "Perché?" "Perché
c’è un cavolo di
scudo che non mi fa uscire!" "No… Non
c’è più" disse Lily
candidamente "Uh! E qui c’è il tuo telefono!".
James rimase a fissare la sorella per qualche secondo "Sei seria?" "Si,
guarda" disse sempre più candidamente lei porgendogli il
telefono che
aveva appena ripescato dal barattolo dei biscotti. James prese il
telefono e la
guardò, poi si rivolse ai fratelli "E voi me lo dite solo
adesso? Ma che
razza di idioti siete?" intanto aveva preso la giacca sbattendo una
coscia contro lo spigolo del tavolo e rovesciandosi il tè
sui
pantaloni "Mi avete fatto parlare per tutto questo tempo quando il
maggiore dei
miei problemi era risolto?! Ma non vi scocciate a sentirmi ?-
intanto si
era avvicinato alla porta e aveva sbattuto il gomito contro la maniglia
e ora
gli tremava tutto il braccio- Merlino che dolore! Cretini! Siete due
cretini!" e sbattè la porta.
Lily
ed Albus lo videro arrivare in fondo al vialetto del
retro dalla finestra della cucina e quando si fu smaterializzato dopo
aver
alzato il dito medio verso di loro continuarono, un po’
più tranquilli la loro
colazione.
"Avevi
ragione Lily, così è stato molto più
divertente!"
"Non
resco ancora a credere che mi abbia
dato buca!" erano tre giorni che Sabrina sentiva quella stessa
frase quando la sua coinquilina rientrava dopo il lavoro. "Io
non posso credere che ancora ci pensi!" "Io non ci
penso!" disse l'altra entrando in cucina e uscendone poco dopo
con una tazza di tè e senza scarpe "Secondo me ti
piace!" Emma si limitò ad un verso un po' stizzito "Oh si
che ti piace! quegli occhi marroni! e quei capelli
così ricci! e quelle enormi, calde...!" "
Sabrina!" "Volevo dire mani! scema!- si difese l'altra-
l'ho sempre detto che sei tu la pervertita tra noi due!"
Sabrina
continuò a guardare l'amica un
altro po' chiedendosi per quale stupida legge divina avesse dei capelli
così belle mentre lei, invece si ritrovava della stoppa
gialla e
indomabile. " è solo che credevo fosse interessato,
è da quando Marcus mi ha lasciata che non mi fila nessuno,
ma o
sai che ti dico?- continuò con un tono di voce meno
lamentoso-
non me ne frega assolutamente niente! sono bella, intelligente e ho il
lavoro più bello del mondo! mentre lui è uno
scemo!" "Ok!" "Non uscare quel tono
condiscentente con me!" la bionda alzò gli occhi al cielo
e cambiò discorso, sperando di distrarre l'altra dalle sue
pene
d'amore "Comunque stasera viene un mio amico a cena!"
forse non era stata una buona idea il cambio di discorso data
l'occhiata killer che ricevette in cambio "Ancora? Dai Bri! non
ci credo! Ma quanti amici hai? Prima o poi li finirai gli uomini qui a
Londra, poi cosa farai?" "Bhe, ricordi Christie? era al
liceo con noi. si è appena trasferita a Manchester, potrei
raggiungerla!" intanto suonò il campanello ed Emma si
lzò
per aprire la porta "Voglio proprio vederlo questo adone!
Perchè
se ti ha convinta che passare una serata con lui è meglio
che
stare con la tua stupenda amica che tra l'altro ti ospita e ti fa
copulare in casa sua..." "Si però apri!" le
ricordò
Sabrina ridendo " Ok, ok! Ma deve essere almeno un Orlando Bloom o non
lo faccio entrare" mentr finiva la frese aveva aperto la porta: occhi
marroni, capelli ricci, scarpe orrende ed un mazzo di fiori. Richiuse
subito. " Ehi! Perchè gli hai chiuso la porta in
faccia?"disse
Sabrina alzandosi "Decisamente non un Orlando Bloom" ebbe come risposta
mentre l'amica se ne andava in camera. Quindi andò lei ad
aprire
la porta "Uh! Lo stronzo vestito male che da buca alle donnine!"
James
aveva
passato l'intera giornata a cercare di capire come farsi perdonare
dalla bella Emma, che poi fosse anche riuscito a giocare a scacchi con
i gemelli dopo un paio di canne non c'entrava niente. Comunque, alla
fine, un oculato Scorpius lo aveva convito che era meglio capire
l'entità del danno prima di fare qualsiasi cosa.
Il
danno era
decisamente emorme. James lo aveva intuito quando lei gli aveva chiuso
la porta in faccia e ne aveva avuto la conferma quando si era ritrovato
seduto nella cucina di Emma a farsi fissare dall'amica bionda. Non
pensava che degli occhi umani potessere essere così grandi,
inquietanti, ma soprattuto non si spiegava come facesse a tenerli
spalancati per così tanto tempo senza iniziare a lacrimare.
Ma
in quel momento era l'unica persona al mondo, o forse in quella stanza,
che poteva salvarlo dal guaio che aveva combinato.
"Quanto
mi
odia?" "Abbastanza... Ma è un bene - aggiunse cercando,
forse di
essere di conforto- se ti odia vuol dire che accetta il fatto che tu
esista!" continuò sorridendo " Comunque penso che tu le
piaccia,
portala fuori stasera!" "Dici che funziona?" chiese lui speranzoso,
lei, invece, rise di gusto "No, ovviamente! Ma a me serve la casa
libera " concluse con un tono decisamente più
serio.
Bene.
"Lo
hai fatto
entrare?" Emma era apparsa sulla soglia della cucina con un'espressione
omicidia che congelò le orecchie a James " Lo sai
qual'è
la mia regola Em: se è carino, fallo entrare!" le rispose la
bionda, a James venne da ridere ma una seconda occhiataccia di Emma gli
congelò anche i denti. "Ti odio Bri" "Lo so dolce Em. Ma ti
darò un consiglio da amica: puoi decidere se restare qui a
casa,
da sola, con dei rumori poco gradevoli, almeno per te, di sottofondo,
oppure puoi uscire con il tuo principe hipster e magari divertirti un
po' per una volta, allora?" "No! Non ci provare! Questa volta non
riuscirai a costringermi a fare qualcosa che non voglio fare! Non ci
casco più nei tuoi stupidi giochetti, ok?"
Eppure,
venti
minuti dopo era seduta al tavolo di un ristorante vicino casa sua con
davanti James che sorrideva come se non avesse più la
mascella."Non capisco ancora come sia riuscita a convincermi" "Neanche
io ma sono più che felice che sia successo!" gli rispose lui
sorridendo ancora di più se possibile. Si ricordava bene,
era
proprio carino, però quelle scarpe! "Certo che potevi
vestirti
un po' meglio" " Tu sei vestita benissimo invece!" "Ci credo,
è
un completo di Chanel!"
"Dai
Emma,
ormani non puoi più andartene perchè abbiamo
già
ordinatoe sarebbe molto scortese nei confronti del cameriere! Quindi
non ti conviene cercare di divertirti?" "La vedo difficile, sembri un
pessimo conversatore, saranno quindici minuti che siamo qui e non hai
fatto altro che fissarmi, sembri Sabrina quando le serve qualcosa" "
Hai ragione!-disse lui battendo le mani sul tavolo- giusto, ok! Allora
ti racconto qualcosa! Allora, vediamo... Ho un fratello e una sorella
che vanno ancora a scuola, io mi sono diplomato l'anno scorso ed ora
frequento l'accademia Auro.... Di polizia, quindi sono un tipo
coraggioso! E credo che sommando a questo i miei ricci ribelli, i miei
occhioni da bambino e gli addominali scolpiti che giuro di avere cadrai
ai miei piedi a momenti!" Emma non riuscì a trattenere un
sorriso che sciolse lo stomaco a James " Tu invece? Fratelli?" " No!
Sono figlia unica! Ma gli amanti dei miei genitori hanno la mia
età di solito e a volte si fermano a cena!" ok, forse era
meglio
non parlare della famiglia "Lavoro?" lei sorrise di nuovo " Ho il
lavoro più bello del mondo! Sto tutto il giorno in mezzo a
gente
ben vestita che vende o crea bei vestiti e poi più faccio la
stronza più mi dicono che sono brava!" "Sembra il lavoro
perfetto!" esclamò lui "Lo è!" La
conversazione
partì quindi ed andò tutto bene, soprattutto da
quando
James si ricordò che da sbronza era molto più
amichevole.
Fu
grazie a
quella idea non poi così geniale che James si
ritrovò
alle 3 del mattino ancora in giro per Londra con un'Emma molto ubriaca
attaccata ad un braccio "Non pensavo avessi un problema così
serio con l'alcool!" "Io amo l'alcool!" gli disse lei di rimando con un
tono un po' strascicato "E amo Vogue! E i bicchieri da vino! E i
biscotti al cioccolato! E Versace!" "Sono contento per questo Versace!"
Emma si fermò dopo aver barcollato un po' e lo
guardò "Tu
sei molto strano, sai!" James si fermò a sua volta e
ricambiò lo sguardo "Anche tu!" "Spero sia un complimento"
"Lo
è! E il tuo?" Emma non rispose ma sorrise al marciapiede e
alzò lo sguardo verso di lui "No, no, no, no, no!"
urlò
James facendo quattro passi indietro e incuriosendo Emma "Cosa? Che ho
detto?" " è che se fai così- spiegò
James cercando
di evitare di guardarla e finendo per fissare una gomma appiccicata ad
un lampione- se fai così mi viene voglia di baciarti e,
prima di
tutto, ho paura che se lo faccio poi mi uccidi, e poi... No, ho solo
paura che mi uccidi! E comunque non ci si approfitta di una ragazza
ubriaca,
perchè sembra che le sta bene, ma poi ti schiaffeggia il
giorno
in Sala Grande davanti a tutti quindi..." "Sala grande?" "Si
vabbè... Lascia perdere!" "Ok" disse Emma facendo qualche
passo
verso di lui, che neanche se ne accorse impegnato com'era a fissare la
gomma " Comunque..." cominciò lei attirando la sua
attenzione
"La prossima volta che ti viene in mente di baciarmi, fallo!" James si
accorse che Emma si era avvicinata così tanto che poteve
distinguere facilmente l'odore di vaniglia del suo shampoo e quello
alcool della sua bocca, che era davvero una bella bocca! " Se vuoi lo
faccio adesso!" le urlò, perchè lei si era
già
girata e si stava allontanando "James! Ormai hai optato per la via del
gentiluomo, un po' di coerenza per favore!" poi si rigirò e
continuò a camminare e James, altro non poteva fare, le
corse
dietro.
Grazie mille a tutte le
persone che seguono la mia storia! Ho controllato oggi per la prima
volta e non ho ancora smesso di urlare!!
Comunque mi piacerebbe anche ricevere qualche recensione, ora che ho
messo a posto i miei problemi di editing vorrei sapere che ne pensate
della storia, so che non è perfetta e per questo vorrei un
po' di critiche costruttive per migliorare! Altrimenti avrei tenuto la
storia per me!
Comunque buona giornata a
tutti! :)
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Capitolo 5 *** CAPITOLO 4 ***
“James!
Finalmente! Sarà almeno un’ora che ti aspettiamo!
E togliti quel sorrisetto dalla faccia o te lo tolgo io con una
fattura!” James
era dispiaciuto per sua madre ma neanche una delle famose fatture di
Ginny
Weasley gli avrebbe tolto il sorriso quel giorno. La sera prima era
andato da
Emma a guardare un film, in realtà era stata Sabrina ad
invitarlo, ma valeva lo
stesso! E poi Emma non era sembrata neanche troppo dispiaciuta, aveva
anche
fatto anche i pop corn! E, cosa più importante, aveva
accettato di sua
spontanea volontà di uscire con lui! E lui era deciso a far
andare tutto nel
modo più perfetto possibile.
“James
Sirius Potter! Smettila di fissare il vuoto e
siediti a tavola. Non capisco cosa sia andato storto con
te..” Jay ignorò le
solite speculazioni della madre e prese posto a tavola davanti a Lily,
come al
solito che gli passò subito un muffin con un sorriso
“Che succede Lils? Come
mai questa necessità di
avermi a colazione?”
“Non lo so! Zio Ron è arrivato stamattina presto e
lui e
papà si sono chiusi nello studio” intanto
avevano preso posto a tavola anche Albus, Rose ed Hugo. “Ehi!
Un altro Potter
autenticato! Come ci si sente ad essere minacciato da un lupo mannaro
morto?”
gli chiese il cugino mettendogli davanti al viso un microfono
immaginario “Ero
già autentico nanerottolo! Che stai dicendo?” Hugo
odiava quel soprannome,
anche perché ormai era più alto del cugino
“Un Potter è autentico solo quando
un morto minaccia di ucciderlo!” “Non ha tutti i
torti…” gli andò in contro
Albus “ Infatti un Weasley non è autentico
finchè non rischia la vita per
aiutare un Potter minacciato da un morto!”
continuò albus facendo sparire il
sorrisetto dal viso del cugino che si spostò
pressocchè identico sulla faccia
del fratello “ Pronto a rischiare la vita per me
nanerottolo?” “ Penso che
opterò per uno degli altri due Potter, almeno
finchè continui a chiamarmi così”
“Non parlare con la bocca piena Hugo!”
“Hermione, lascia perdere il ragazzo!”
rimbeccò la moglie Ron scompigliando i capelli del figlio e
guardando poi Rose
che mangiava il suo muffin con coltello e forchetta, se ci avesse
provato non
sarebbe mai riuscito ad avere due figli più diversi.
“Uh!
Il trio al completo e non è una festa comandata
né
un compleanno. Dobbiamo preoccuparci?” chiese Lily
“ Voi dovete solo
preoccuparvi di tornare ad Hogwarts, avete gli esami, tutti
quanti!” “Io no!”
rispose James alla zia con un sorrisone “ Meno
male!” si intromise Harry che
fino a quel momento aveva assistito alla conversazione sorseggiando il
tè che
Ginny gli aveva passato “Con le pene che ci ha fatto passare,
è un miracolo che
non sia di nuovo l’anno degli esami anche per te!”
Dopo
le risate generali che conseguirono, ma che non
coinvolsero James Ron pretese attenzione “ Ragazzi, allora.
Questo tizio delle
lettere non sembra pericoloso, non è collegato agli omicidi
in Scozia e quindi
state tutti tranquilli!” “Ma non ne siamo sicuri al
cento per cento Ron!” lo
interruppe Harry con un occhiataccia “ Quindi rimanete tutti
sotto scorta!”
“Vostro padre è un maniaco della sicurezza da
quando ha iniziato a lavorare
dietro una scrivania!” “Ron!” lo riprese
Hermione “. È vero!” si difese lui
incassando la gomitata della sorella con una smorfia.
“avrai
anche ragione Ronald, ma è meglio essere preparati
nel caso succedesse qualcosa. Quindi ragazzi…”
“Vigilanza costante!” finirono
per lui i figli e i nipoti con un coretto annoiato, chissà
chi gliel’aveva
messa in testa quella frase… Loro se la sentivano dire da
quando andavano al
parco da bambini.
“Bene!”
disse Harry con aria soddisfatta “Ron, tra
quindici minuti inizia il tuo turno!”
l’interpellato alzò lo sguardo dalla
ciambella che aveva in mano con la bocca ancora aperta
“Giusto- disse facendo per posarla, ma poi
sembrò ripensarci- tanto il mio capo è un idiota!
Lo tengo nel palmo di una
mano!”dopo aver addentato finalmente la ciambella ed aver
scatenato
l’ilarità generale
però si sentì
trascinare da Harry nel camino per sparire subito tra delle fiamme
verdi.
Andati
via i due Auror e una volta che anche le loro
mogli si furono smaterializzate per andare al lavoro
l’atmosfera era molto più
tranquilla e i ragazzi continuarono la colazione con un po’
più di calma.
“Ehi
Al! Fred mi ha detto che la zia Ginny ha la Firebolt
4000, l’hai provata?” “No, è
roba di lavoro, deve recensirla per un articolo
quindi ci ha proibito di toccarla” James era sicuro di aver
visto un lampo
negli occhi della sorella “ Ma da quando James non vive
più qui non mette più
incantesimi di protezione, o sbaglio?”
.
Appunto. Tempo dieci secondi e tutti e tre si erano alzati buttando le
sedie
per terra per precipitarsi nel capanno delle scope.
“Jay,
tu non vieni?”chiese Lily che quando si era accorta
che non si era ancora alzato si era fermata sulla porta “Si
ma, prima posso
chiederti una cosa? Anche a te Rose..” Rose posò
la pagina della Gazzetta che
stava leggendo “Dicci James” lo
incoraggiò la cugina dato che lui non sembrava
voler parlare “ Mi servirebbe una mano…”
“Vai avanti” disse sospettosa Lily
prendendo di nuovo posto a tavola “Beh, stasera devo uscire
con Emma e l’altra
volta… No, non è importante, vabbè il
punto è..” si fermò di nuovo, che scemo
si sentiva! Ma dopotutto si suppone che la famigli ci sia nei momenti
più
difficili, giusto? Guardò per un momento i visi curiosi
delle ragazze “ Mi
aiutereste a comprare un paio di scarpe?” disse tutto
d’un fiato. Lily quasi si
strozzò per trattenere una risata “Certo che ti
aiuteremo Jay!” disse Rose
guardando di sbieco la cugina “Ok! Ci sto anche
io!” a Lily in fin dei conti
piaceva tenere cattedra e il suo gusto in fatto di vestiti era
impeccabile
“Però prima andiamo a provare quella
scopa!” James sorrise sollevato e dopo
aver ripetuto mille volte grazie seguì la sorella di fuori.
Anche
Rose uscì, ma prima prese il suo libro di Antiche
Rune dalla borsa perché se c’era una cosa che la
faceva sentire più Granger che
Weasley era proprio io suo odio incondizionato per il Quiddich.
Quella
mattina Emma era stranamente tranquilla, si era
svegliata di buon’ora, aveva fatto una doccia, aveva chiamato
l’ufficio per
essere sicura che Emily non si fosse suicidata nel suo giorno libero e
aveva
fatto tutto con un dolce sorriso ad incresparle le labbra. Sabrina era
spaventata, no terrorizzata da quel sorriso.
Ma quando ,
tornando dalla sua solita corsa mattutina l’aveva trovata
tranquilla a leggere
Vogue francese sorseggiando il suo tè verde si era
tranquillizzata, si era
versata un po’ di tè anche lei e aveva raggiunto
l’amica sul divano.
“Come
va oggi mia dolce Em?” togliendo il giornale dalla
sua visuale Emma le rispose con un sorriso “Alla
grande! Tu come stai? È andata bene la
corsa? Che ne dici se oggi per pranzo ce ne andiamo a Hyde Park e ci
mangiamo
un panino sull’erba?” Sbrina rimase interdetta “Sei impazzita per
caso? Tu odi i parchi, e i
panini… e l’erba! Hai iniziato a drogarti Em?
Oddio!-si portò le mani alla
bocca- hai trovato la mia erba di scorta e l’hai
fumata!” Emma si stranì un po’
ma non sembrò perdere la calma “No Bri, non posso
semplicemente essere contenta
di essere libera e aver voglia di passare la giornata con una vecchia
amica?” “No
che non puoi!” rispose ovvia Bri “Tu non sei
contenta per queste cose, tu sei
contenta di andare a lavoro a farti il culo!STOP. Al massimo sei
contenta
quando trovi un paio di Jimmy Choo in saldo, o quando il cameriere
sbaglia
l’ordine e tu puoi insultarlo! Quindi no! Non puoi essere
contenta perché hai
la giornata libera e gli uccellini cantano.” Emma
sospirò e guardò l’amica come
una mamma avrebbe guardato la figlioletta che gli chiedeva
perché i colori
erano colorati poi
fece un’altra cosa
strana, diede un bacio sulla fronte a Bri si alzò e
“Vado a ordinare qualcosa
da mangiare… secondo te il ristorante del Royal fa il pranzo
al sacco?” questo
era già più da lei “Secondo me hai
fatto sesso!” Bri sentì qualcosa cadere in
cucina “bingo!” “Non essere ridicola Bri!
E con chi, di grazia, sentiamo?” “ Il
caro James ovviamente” “Non ho fatto sesso con
James” le rispose decisa Emma
riapparendo sulla porta della cucina “Oh! Finalmente il tuo
tono acido! Pensavo
di dover chiamare un’ambulanza!” “Niente
ambulanza Bri, tranquilla”
“Allora…”
continuò l’altra sedendosi meglio sul divano e
mettendo su un’espressione seria
“ Quanto è grosso?” Emma
spintonò l’amica, ma sorrise e le si sedette
accanto
“Ti ho detto che non ci sono andata a letto! E poi tu eri qui
presente” Infatti
ero qui! E ho sentito che ti ha chiesto di uscire e tu hai detto di
si!””Hai
fatto finta di dormire?” “La risposta è
la stessa che gli hai dato tu ieri
sera! SI!” Emma non potè fare a meno di sorridere
di nuovo “Gli ho detto di si”
“Uhuh! Che sorrisone!” “Dai Bri,
smettila!” piano piano però il sorriso
andò
via di nuovo “Secondo te è una buona idea? Intendo
uscire con James” “Certo che
è una buona idea! È una vita che non esci con un
ragazzo!” “Lo so! Ed è perché
mi lasciano sempre tutti per una più bella e peggio vestita
di me! Sempre!”e
mise il broncio “ Lui non ti lascerà, dammi retta.
È cotto! Tu però magari
sorridi un po’ di più e fagli qualche complimento
ogni tanto, lui non fa altro
che adularti!” “Non c’è molta
materia per cui complimentarsi sai?” “Se non vuoi
fargli i complimenti almeno evita di criticare ogni volta tutto quello
che ha
addosso!” “Mmm..
Forse hai ragione.” “Lo
so!”e rimasero a fissare il vuoto per un po’, chi
pensando a come vestirsi al
peggio chi a pensare a quale “amico” chiamare
quella sera.
James
aveva passato il pomeriggio più indaffarato della
sua vita. Aveva camminato su e giù per Oxford Street con la
sorella e la cugina
per delle ore che gli erano sembrati giorni, aveva speso più
o meno tutto
quello che aveva e la sorella, presa dall’euforia del cambio
di look gli aveva
anche fatto tagliare i capelli. Ma ne era decisamente valsa la pena
perché ora
era tutto perfetto. La sua birra era fresca e le sue scarpe nuove non
avevano
ricevuto nessun commento di alcun genere da Emma così come
il locale che aveva
scelto. In realtà glielo aveva detto Rose di portarcela, ma
lui aveva guidato
fin lì!
In
più erano almeno cinque minuti che non gli veniva
più
da vomitare ogni volta che la guardava e questo gli aveva permesso di
intrattenerla con una conversazione più che brillante.
“Quindi
quando mia sorella è entrata si è ritrovata tutti
i mobili della sua stanza attaccati al soffitto!”
“Sul soffitto?”
“Sul soffitto!” “E come
avresti fatto? Sei
per caso un mago?” James sentì i suoi occhi
sbarrarsi e uno strano prurito
prendergli alla spalla che iniziò a muovere in un modo molto
strano “No! Pff!
Certo che no! I maghi non esistono! Che sciocca! Ahah!” Emma
lo guardava
tranquilla con un sorriso tra i denti. A James piaceva quel sorriso
perché
aveva notato che Emma non rideva mai e quel sorriso valeva quanto una
risata a
bocca aperta per una qualsiasi altra persona.
“Tu
sei proprio strano James” “Grazie!” e lei
sorrise di
nuovo, ed era così bella! Aveva delle labbra così
rosa e dei denti così dritti
e bianchi! I denti di James sarebbero sembrati marroni vicino ai suoi.
E se si
baciavano? Lei avrebbe capito che si dimenticava sempre di lavarsi i
denti la
sera! Ah no.. non si poteva guardare i denti, bene!
“James” ma se c’era uno
specchio? “James!” ok, evitare i baci davanti agli
specchi “JAMES!” “Eh! Si!
Scusa Emma!” “ Nulla, questa ragazza cercava di
salutarti” “Chi?” era
impossibile che conoscesse qualcuno in quel locale babbano
“Io Jay Jay!”
Oh
no… Quel fastidioso soprannome, quella fastidiosa voce
e ora che faceva caso, quel fastidioso profumo! Avrebbe tanto voluto
avere il
mantello dell’invisibilità di suo padre.
Cercò di farsi il più piccolo possibile,
magari se si concentrava riusciva a cambiarsi i connotati! Passare
tutto quel
tempo con Teddy magari gli aveva fatto venire la metamorfomagia!
Assolutamente
impossibile.
Si
girò lentamente sperando di indurla ad andarsene, ma
la conosceva bene e sapeva che non se ne sarebbe mai andata
“Ciao Vicky, come
va?” “Molto bene Jay Jay, e tu?! Io sono qui con
delle colleghe,lavoro da
Elle,sai? Mamma aveva delle conoscenze nel mondo babbano,
quindi!” “Non ho idea
di cosa sia ma congratulazioni!” avrebbe voluto chiederle di
andarsene ma Vicky
gli aveva sempre fatto un po’ paura. Quindi le sorrise
soltanto e si girò a
guardare Emma che, con sua modesta contentezza sembrava irritata.
Vicky,
comunque non sembravaaveer pensato neanche per un secondo ad andarsene
“A te
come va all’accademia? Per Tosca Jay Jay! È da
quando ci siamo lasciati che non
ho più tue notizie!”aggiunse lanciando
un’occhiatina ad Emma. Lily aveva
ragione, era proprio una stronza! “Eh
già!” “Quindi come va
all’accademia?”
“Bene Vicky! Bene!” “Sei di poche parole
eh? Non mi hai neanche presentato la
tua amica!”
Emma
allora prese in mano la situazione, mise su il suo
sorriso cordiale più credibile e le porse la mano
“Emma Dubois” Vicky sembrò
leggermente impressionata “Wow, Hannibal?” Emma
sorrise un po’ di più “Si, mi
chiamano così! Io invece con chi ho il piacere di
parlare?” “Victoria Tarsen.
Lavoro per Elle, la concorrenza!” disse tentando una risatina
“Mh.. non credo
che ci facciate concorrenza!” All’altra
probabilmente non era piaciuta molto la
risposta. Infatti cambiò discorso.
“Sai
io e James eravamo fidanzati a scuola! Lui era pazzo
di me! Quanto ha pianto quando ci siamo lasciati! Ricordi Jay
Jay?” Emma guardò
James, che non sembrò molto contento
dell’argomento sul quale aveva tergiversato
la conversazione e se c’era qualcosa che la infastidiva,
scoprì quella sera,
era vedere James infastidito; quindi sorrise imitando
l’espressione che sua
madre usava con la suocera e sfoderò tutto il sarcasmo che
aveva “Ma dai? Ha
pianto?” “Sii! Era pazzo di me! È stata
una tragedia!” “Oh, ti capisco! So
esattamente cosa vuol dire assistere ad una tragedia, ne sto guardando
una
proprio adesso. Davvero! “tragedia” è la
prima parola che mi è venuta in mente
quando ho visto il tuo vestito…” Vicky
sbarrò leggermente gli occhi “Chanel per
un disco pub? No, no, no… è come chiudere una
farfalla in una scatola! Devo
dire però che è davvero un bel vestito, molto
elegante. Poi se fosse ancora il
2012 andrebbe anche di moda! Comunque è strano, ero sicura
che da Elle tenessero
molto al buongusto, bah!” Emma si impose di mantenere il
sorriso finche Vicky
non se ne fosse andata, e non ci volle molto dato che scappò
subito dalle sue
amiche dopo aver sussurrato un “ciao” che Emma non
sentì, ma sentì
distintamente uno “stronza” mentre
l’altra se ne andava che la fece sentire in
pace col mondo.
I
due rimasero in silenzio per un po’. Ad Emma non andava
particolarmente di parlare e James non sapeva assolutamente cosa dire,
ma Emma
ancora non l’aveva guardato in faccia e doveva dire qualcosa.
“Le
hai detto quelle cose perché hai visto che mi aveva messo
in difficoltà Em?” lei si giro finalmente a
guardarlo, i suoi occhi sembravano
più grandi. Sospirò e gli rispose “Si,
e perché volevo farle vedere che non è
la più stronza in questa stanza.” James
ridacchiò “Vogliamo andare Em?”
“Credo
sia meglio.”
Ad
Emma non piaceva James, non le piaceva per niente. E
più camminava accanto a lui in silenzio verso la macchina
più se ne convinceva.
Quelle scarpe orrende (che lui aveva comprato solo per lei), quei
capelli
tremendi ( che lui aveva pettinato solo per lei) quei vestiti poi (che
lui
aveva cercato di abbinare solo per lei)! Ma soprattutto quella
sciacquetta
stupida e malvestita della sua ex ragazza! Brutto manico di scopa! Emma
la
odiava, la odiava profondamente.
Prima
che li interrompesse la serata stava andando
davvero bene. James aveva finalmente smesso di balbettare e di fissarsi
senza
motivo, e lei aveva finalmente deciso di ammettere a se stessa che
forse, un
po’ lui le piaceva.
Maledetta!
Maledetta ex della quale James si sarebbe
sicuramente riinvaghito!
E
maledetta anche Emma che aveva permesso a se stessa
anche solo di pensare che forse poteva pensare che James le piaceva.
Che tra
l’altro non aveva neanche notato il suo vestito!
“Tutto
ok Emma?”lei si girò a guardarlo e si accorse che
non lo aveva guardato neanche una volta da quando erano usciti dal
locale “Certo.
Non dovrebbe?” “No! Si! Sono contento! È
che mi dispiace, sai della strana
scena che ha fatto Vicky… Non volevo che tu
assistessi” “A cosa?!”ora Emma si
era bloccata in mezzo alla strada e, sarà stato per la
tequila che aveva bevuto
prima, ma si sentiva furiosa! “Non volevi che ci fossi io la
prima volta che la
rincontravi? Se vuoi andare da lei puoi pure andare, io prendo un taxi.
Tanto
ci sono abituata” dopodiché si girò
dall’altra parte e tirò fuori il telefono
per chiamare un taxi.
James
era decisamente spiazzato “Non intendevo questo
Emma. A me non piace Vicky e mi dispiace che ci abbia interrotto.
Pensavo ti
stessi divertendo” parlò con una tale dolcezza e
un tale timore che Emma si
sentì sciogliere lo stomaco. Ma non voleva dire nulla, non
voleva essere presa
in giro. “Non devi mentire, a me non interessa! Puoi tornare
da quella
sciacquetta malvestita! Buonanotte!” E fu in quel momento che
James perse la
testa per lei.
“La
smetti di fare la stronza?!” Emma sbarrò gli occhi
“Ho comprato tre paia di scarpe, due camice e dei pantaloni
nuovi solo per te,
sono andato dal parrucchiere e ho passato quaranta minuti davanti allo
specchio
per essere alla tua altezza, e probabilmente non lo sono, ma
c’ho ho provato!”
a quel punto James stava urlando già da un po’
“ Quindi non ci sto se ti
arrabbi perché l’unica ex che ho, per mia grande
fortuna si è presentata
proprio nel locale dove siamo andati! –pausa- E poi quella
non mi piace! Mi
piaci tu! E anche tanto! E penso anche che tu l’abbia capito!
Quindi dimmelo
subito se sto facendo tutta questa fatica per niente! Perché
mi piaci troppo,
anche se sei una stronza!” gli occhi di Emma ora erano usciti
di almeno un
centimetro dalle orbite “Io sarei una stronza? Ma se tu a
quella la te la sei
mangiata con gli occhi mentre IO ti difendevo! E tanto per dire, sai
quanto ci
ho messo a strizzarmi in questo vestito?” ormai urlava anche
lei e riusciva a
sentire distintamente la voce della madre che le diceva che era davvero
poco
elegante “DIECI MINUTI! Ci ho messo dieci minuti ad
infilarlo! E tu non hai
fatto neanche un mezzo apprezzamento! Stronzo!” “
Non ci provare! Non l’ho
neanche guardata! E il vestito l’ho notato eccome!
È per quel vestito che ho le
mutande strette!” Emma strinse gli occhi in due fessure e gli
parlo a voce
molto bassa e molto inquietante “come sei poco
elegante!” “Si! E allora?” “ E
allora adesso dovresti baciarmi!” James strizzò
gli occhi per accertarsi di
essere sveglio “Davvero?” “SI!”
E
allora James la tirò a se e quando i loro fianchi si
toccarono Emma senti lo stomaco salirgli nel petto e il cuore salirgli
in testa
calciando via il cervello che probabilmente se ne andò a fare un giro a
Piccadilly. Quando poi le labbra
di James toccarono le sue si sentì tanto felice che
probabilmente avrebbe
terrorizzato Sabrina se fosse stata presente, abbracciò
l’altro e sperò che
quel bacio durasse il più a lungo possibile.
E
rimasero lì a baciarsi per minuti, forse ore. E tra un
bacio e un sorriso James non riusciva a smettere di dirle quanto era
bella e
lei non riuscì a trattenersi e glielo disse:
“La
prossima volta che vai a comprare le scarpe però ti
accompagno io”.
Mi
scuso se non ho aggiornato prima ma
ho avuto dei problemi con la connessione a casa! Non voglio rubarvi
altro tempo
quindi vi ringrazio solamente di essere arrivati a leggere fino a qui e
prometto di aggiornare prima la prossima volta!
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Capitolo 6 *** CAPITOLO 5 ***
CAPITOLO 5.1
Al
settimo cielo era un’espressione riduttiva se usata per
descrivere l’umore di James nell’ultima settimana.
Dopo il bacio fuori dal
locale ce n’erano stati almeno altri mille. Si erano visti un
po’ tutti i
giorni dato che lui s’intrufolava nell’ufficio di
lei quando aveva la pausa
pranzo in accademia. Non parlavano molto, di solito lui le portava il
pranzo e
lei lo mangiava mentre continuava a lavorare, ma era così
bella mentre parlava
in francese che secondo James ne valeva la pena.
Un
paio di volte, poi lei si era presentata a casa sua di
pomeriggio con la scusa che James le aveva rubato la sciarpa, il
cellulare o
una scarpa; in realtà era sempre lei ad affidargli qualcosa,
senza saperlo
magari ma James non si sentiva un ladro.
Anche
quel giorno
aspettava
una sua visita. Il giorno prima le aveva rubato la borsa dopo averla
svuotata
in un cassetto e lei gli aveva detto, tra i tanti urli, che sarebbe
passata
l’indomani, lasciandosi anche sfuggire che era il suo giorno
libero. Dopotutto
la donna di ghiaccio si stava lasciando andare!
Data
l’imminente visita di un ospite così importante,
James
aveva indetto una riunione di casa e, dopo aver fatto sedere i gemelli sul divano aveva
messo su la sua
espressione più seria e convincente.
“Questa
casa è un disastro ragazzi.” Due facce uguali e
preoccupate lo guardarono, poi si guardarono tra di loro e lo
guardarono di
nuovo “Si James” “Come al
solito” “ È sempre stata
così” “Non devi
preoccuparti!” “Secondo me hai di nuovo i gorgo
sprizzi!” “Dovresti permetterci
di controllarti più spesso!” “Non voglio
quei fili nelle orecchie mai più! E
non vi finite le frasi a vicenda, lo sapete che mi da
fastidio!” “Ok “ accettò
Lysander “ È per quella ragazza che vuoi che
puliamo la casa?” continuò con
aria maliziosa “Ancora ti caga?” chiese
l’altro gemello sorpreso “Caga?” “Ma si! Sapete che
sto uscendo con un gruppo
di babbani negli ultimi tempi, no? Sono molto affascinanti i loro modi
di
comunicare” spiegò Locarn con la scintilla della
pazzia negli occhi “Comunque
seriamente – continuò- pensavo ti avesse
già pisciato a questo punto!”
“Oddio…
Spero mi abbia pisciato! Meglio pipì che cacca,
no?” chiese speranzoso “No Jay!
Cagare è bene, pisciare è male! Se ti piscia vuol
dire che ti lascia!” “No! No!
Allora caga! Non piscia, non piscia assolutamente!”
“Allora è perfetto Jay!”
James sorrise al sorriso dell’amico “Certo che sono
strani questi babbani…”
s’intromise Lysander che sembrava ancora un po’
confuso.
“Comunque
ragazzi, per fare in modo che lei non faccia pipì
e che quindi io
vomiti per tutta la casa
la mia sbronza post-rottura, dovete darmi una mano!”
“Sicuro Jay!” “Anche
perché il vomito che hai lasciato nel freezer quando ti ha
lasciato Vicky
ancora non siamo riusciti a toglierlo!” “Dicci cosa
dobbiamo fare!” “Voglio far
brillare la casa!” “Subito!” i due
gemelli saltarono in piedi come due
soldatini e si misero subito al lavoro.
In
realtà il motivo per cui James aveva chiesto il loro
aiuto non era una vera e propria necessità, è che
i gemelli erano molto precisi
e quando dovevano fare qualcosa ci si dedicavano anima e corpo senza
fare caso
ad altro. Infatti non si accorsero di nulla quando James
salì in camera sua a
farsi bello e continuarono a pulire senza fare una parola.
Aveva
fatto davvero bene a d andare a vivere con loro.
James
stava provando le sue facce da rubacuori davanti allo
specchio quando un urlo squarciò il silenzio seguito dal
rumore di qualcosa che
si rompeva.
Lasciò
cadere il pettine e corse giù per le scale. Appena
sceso l’ultimo gradino si bloccò, Lysander era
fermo al centro del salotto e Locarn
sulla porta della cucina. Tutti e tre erano
bloccati e tutti e tre fissavano Emma e la scopa spezzata
che aveva
davanti. Jay si guardò intorno e vide che c’erano
almeno dieci tra scope,
stracci e spolverini che pulivano la stanza, il problema era che
nessuno li
stava muovendo.
“Jay,
credo sia arrivata Emma” disse Lys. Emma ancora non si
era mossa, sembrava paralizzata “Em… tutto
ok?” lei non rispose rimase ferma
con gli occhi spalancati “ forse non ci ha fatto
caso!” propose Locarn.
“Si
che ci ho fatto caso!” sbottò lei,
entrò in casa e andò
in cucina, dove i piatti si stavano lavando da soli e uno straccio
puliva il
pavimento “Oddio… oddio…”
Emma fece un passo indietro sbattendo contro James “Emma
posso spiegarti..” lei, ancora sotto shock e si fece condurre
dall’altro ad una
sedia. Appena seduta si girò a guardarlo, lui le prese un
bicchiere d’acqua e
glielo porse mentre i gemelli finivano di annullare gli incantesimi di
pulizia.
Emma
accettò l’acqua e la finì in un sorso,
poi guardò James
speranzosa “Spiegami”. James aprì la
bocca un paio di volte ma non uscì nulla,
Lys allora gli si avvicinò ad un orecchio “Tra un
po’ arriveranno, è meglio se
le parli tu per primo” Jay annuì e
aspettò che i gemelli uscissero dalla cucina
prima di girarsi a guardare Emma che sembra sull’orlo d una
crisi di pianto
“Vuoi spiegarmi?”
James
non aveva la minima idea di come spiegarle la
situazione, come si fa a raccontare a una babbana che esiste un mondo
segreto
parallelo al suo dove le persone hanno dei poteri magici? Quindi lo
disse e
basta.
“Sono
un mago.” “Un mago tipo prestigiatore?”
“No.” “Un mago
a letto?” chiese alzandosi per prendere un secondo bicchiere
d’acqua “No. …Beh,
anche!” la
vide aggrottare le
sopracciglia, brutto segno! “Ma se ti fa sentire meglio so
fare dei giochetti
con le carte!” “Non avvicinarti!”
urlò quando Jay fece un passo avanti con un
sorrisetto speranzoso “Giuro che se fai un altro passo ti
pianto una stalattite
in un occhio!” “Ok, tieni!” disse lui
porgendole una stalattite che era appena
apparsa dal nulla. “Ok, questo è decisamente
troppo!”
James
si accorse che forse non era stata una
buona idea fare altre magie davanti ad Emma perché lei
marciò fino alla porta e
fece per uscire “Emma aspetta! Mi dispiace ma non potevo
dirtelo!” “Senti
James..” disse lei puntandogli un dito contro “Non
so se questo sia uno scherzo
o se magari sono in coma e questo è tutto un sogno, in ogni
caso non è
divertente. Non mi importa che problema hai! Stammi lontano. Non voglio
mai più
vederti, dimenticati di me.” “Emma non è
uno scherzo! Sono un mago, non sono l’unico.
È un segreto da secoli ormai, ma ti prego non andartene,
resta qui! Possiamo
parlarne!” il tono lamentoso di James però non
funzionò
“Se
anche tu fossi un mago cosa dovrei fare? Stare qui con
te, sposarti e prepararti zampe di rospo per cena?”
“In realtà non mangiamo
zampe di rospo, le usiamo per le pozioni, ma io non sono mai stato
bravo in
pozioni a scuola!” “Quindi esiste una scuola per
maghi, eh? Il preside è mago
Merlino? Tu hai bisogno di andare in terapia James!”
“Se non mi credi allora
come ti spieghi gli oggetti che si muovevano da soli?” Emma
entrò in uno stato
di quiete che inquietò molto Jay. “Allora se tu
sei un mago io mi sono
innamorata di te perché mi hai fatto un
incantesimo.” Per
un momento il cuore di James sembrò
sciogliersi.
“Non
ti ho stregata Em, non userei mai la magia su di te…
È
anche illegale!” Emma iniziò a respirare male e
qualche lacrima sfuggì dal suo
controllo. James fece per avvicinarsi ma questa urlò di
nuovo “Non ti
avvicinare!” poi si voltò e spalancò la
porta per uscire. Ma il Dipartimento
per la Cancellazione della Magia Accidentale le bloccò la
strada. “Signorina
Emma Dubois, giusto?”lei li guardò con il viso
ancora bagnato di lacrime che
ora era sconvolto non per la situazione ma per i mantelli che
indossavano i due
uomini che le bloccavano la strada.
“Signorina
Dubois?” ripetè uno di loro “Si, sono
io”
sussurrò lei un po’ intimidita. L’altro
le sorrise “Bene! Se non le dispiace
vorremmo parlare un po’ con
lei di
quello che ha visto poco fa.” Lei spalancò gli
occhi “Volete uccidermi!?”
l’uomo che aveva parlato fino a quel momento
scoppiò a ridere “No signorina! Le
pare? Parli un po’ con me e quando tornerà a casa
le sembrerà come se non fosse
successo nulla.”
Erano
almeno dieci minuti che Emma stava seduta sul divano.
Dalla cucina sentiva la voce di James che rispondeva alle domande
dell’uomo che
l’aveva convinta, Emma ancora non si spiegava come, a
rimanere. L’altro le
stava seduto davanti, ma non aveva proferito parola se non per offrirsi
di
versarle del tè che lei aveva rifiutato. Cercava di non
darlo a vedere, ma era
terrorizzata. Non era credibile la storia dei maghi che James le aveva
rifilato, ma allora perché quelle cose si muovevano da sole?
E la stalattite?
Quella storia avrebbe spiegato tante cose. Allora quei 50 centesimi che
le
aveva prestato? Erano apparsi dal nulla perché lui era un
mago! Quindi erano
finti! Era come rubare! Oddio!
“Signorina
Dubois” Emma saltò sul posto, non la chiamavano
così spesso signorina da quando andava al liceo.
“Posso andarmene?” chiese “In
realtà dovrei parlarle prima, se me lo permette”
disse sedendosi accanto al suo
collega. “Mi chiamo Nastus McFillis e sono del Dipartimento
per la
cancellazione della magia accidentale..”
“Dipartimento di cosa scusi?” “Del
Ministero della Magia” “Quindi i maghi esistono
davvero?” “Si” “E
hanno…. Avete
anche un ministero?” “Esattamente”
“Posso avere dell’alcool?” Nastus rise
bonario “James porta un po’ di Whisky Incendiario
alla ragazza! Questi babbani
chiedono sempre dell’alcool quando vedono un po’ di
magia!” Jay scattò verso la
cucina e tornò con tutta la bottiglia e due bicchieri.
Mentre
Emma ( e James) beveva, Nastus continuò
“Capisco che quello che ha visto oggi possa
averla scioccata, ma la vedo abbastanza collaborativa, quindi le
spiegherò cosa
dobbiamo fare ora, ha delle domande?” “.
È normale che io sia terrorizzata?”
“Si” “Se avete un dipartimento vuol dire
che è successo altre volte”
“Più di
quante immagina!” “Perché non ne ho mai
sentito parlare se non nelle favole
allora?” “Perché ormai sono secoli che
viviamo nell’ombra!” “Ma se altre
persone normali vi hanno già scoperti perché non ho mai saputo nulla in
proposito?” Perché,
come faremo con lei tra poco, abbiamo il potere di cancellare la
memoria di una
persona” “Volete cancellarmi la
memoria?!” “Em non ti preoccupare, è
sicuro,
non ti succederà nulla.” “Stai zitto
James” al rimprovero lui abbassò lo
sguardo e bevve un altro po’ di Whisky.
Nastus
allora
tirò
fuori un bastone da una tasca nascosta nello strano mantello che
portava “E
cosa avrebbe intenzione di fare con quel coso?” chiese la
ragazza cercando di
mantenere il controllo ma fallendo miseramente “Non si
preoccupi signorina!” le
disse l’agente poggiando il legno sul tavolino che li
divedeva “Questa è una
bacchetta, servirà soltanto ad aiutarmi a cancellarle la
memoria, ok?” “Ok… e
se io accetto di farmi cancellare la memoria, poi che
succede?” “Dopo la faremo
riaccompagnare a casa e lei non ricorderà niente di questa
giornata” “Ok… Però
non mi uccida per favore!”
Emma
era seduta su una sedia al centro del salotto , era
tesa come una corda di violino e James si sentiva tremendamente in
colpa per
quello che le stava facendo passare.
“Volete
farlo o no? Domani devo andare a lavoro.” “Certo
signorina…” Nastus si posizionò solo
allora davanti a
lei impugnando la bacchetta, James strinse
i pugni. “Chiuda gli occhi per favore” Emma aveva
sicuramente qualcosa da
ridire ma ubbidì. L’agente, allora
iniziò a dire delle strane e complicate
formule facendo passare la bacchetta intorno alla testa di Emma. Quando
ebbe
finito chiese a James di avvicinarsi con un cenno della mano
“Ora dovremmo
addormentarla James, sai dove abita?”
“Perché dovete addormentarmi?” Emma
aveva
spalancato gli occhi e li guardava un po’ stranita, Nastus
invece era allibito.
“Signorina Dubois… Sa chi sono?” lei
sbuffò e alzò gli occhi al cielo “Sei
Nastus McFillis del dipartimento blablabla e
devi cancellarmi la memoria!” “. È
impossibile …” “Cosa è
impossibile?- Emma si toccò la faccia spaventata- mi
avete fatto crescere tre nasi?” “Cosa
succede?” s’intromise James
“L’incantesimo non ha funzionato!” gli
rispose semplicemente Nastus “Potrei
aver sbagliato… Per la prima volta in trent’anni
ho sbagliato…” non finì la
frase, ci mancava solo questa…
Nastus
riprovò altre tre volte prima di rinunciare e sedersi
sul divano fissando il vuoto. Poi toccò al suo collega
silenzioso per due
volte. Poi arrivarono gli Auror, con tanto di papà Potter,
che provò a sua
volta. Altro fallimento.
Mezzo
mondo magico era nel salotto di James e nessuno
sembrava sapere bene cosa fare. Intanto Emma era sempre più
agitata e lui non
aveva idea di cosa fare per lei. “Jay, dovresti stare un
po’ con lei, sembra
molto scossa.” Si girò verso il padre ed ebbe una
tremenda voglia di
abbracciarlo e scoppiare a piangere come quando era bambino.
Però si limitò ad
un “Ma
non possiamo mandarla a casa?-chiese
quasi disperatamente- è distrutta!” “Lo
so Jay, ma ora è a conoscenza di un
segreto troppo grande e dobbiamo prendere delle precauzioni. Comunque
sta
arrivando la zia Hermione, se fallisce anche lei manderemo Emma a
casa.” “Ok!”
"Andrà tutto bene Jay".
E
invece non andò bene per niente. La memoria di Emma rimase
intatta e lei fu messa sotto controllo per evitare che parlasse troppo,
intervenne per scambiare due parole con lei persino il Ministro della
Magia in
persona. Grazie al cielo Emma ci sapeva fare con le persone, a suo
modo, e parlò
con tutti cercando di essere il più cortese possibile.
Parlò con tutti tranne
che con James in realtà, ma in compenso aveva fatto amicizia
con Hermione che
si era offerta di aiutarla a capire qualcosa in più e dopo
aver preso il tè con
questa e dopo averle dato il suo numero, Emma se ne era andata senza
degnare
James di uno sguardo.
Puoi spendere minuti, ore,
giorni, settimane o persino mesi
ad analizzare una situazione, cercando di mettere insieme i pezzi,
giustificando cosa sarebbe potuto accadere o cosa sarebbe stato giusto
che
accadesse.
Oppure puoi semplicemente
lasciare i pezzi sul pavimento ed
andare avanti.
Il capitolo è corto,
in ritardo e non ha un finale. Scusate!
Il finale comunque esiste, ma ho molta esperienza per quanto riguarda
le rotture
ed è un argomento che voglio affrontare in più di
poche righe! Mi sa ceh ho
appena scritto qualcosa che non dovevo scrivere... Ops! I prossimi due
capitoli
saranno un po' di passaggio ma li pubblicherò il prima
possibile!
Grazie mille a tutti quanti,
anche se è un po' che non
pubblico il numero di chi segue è cresciuto, anche se
impercettibilmente!
Grazie mille! Spero in qualche recensione! :)
Buona giornata!
|
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Capitolo 7 *** CAPITOLO 6 ***
CAPITOLO 6
Tre
mesi non erano bastati a James per dimenticare quelle
sole tre settimane con Emma. Come poteva una storiella di pochi giorni
farlo
stare così male per così tanto tempo? In fin dei
conti neanche la conosceva
così bene e lei lo trattava male, molto spesso! E allora che
perché non faceva
altro che pensare a lei? Perché voleva vederla ogni giorno?
E perché la sognava
ogni notte? Non pensava potesse far così male.
I
primi tempi aveva cercato di parlarle, di spiegarle, che
poi cosa c’era da spiegare, non era colpa sua se esisteva il
mondo magico, no?
Comunque lei non voleva davvero saperne nulla di lui. Quando aveva
smesso di
guardarlo con terrore ogni volta che lui si presentava da lei aveva
iniziato a
guardarlo con disprezzo e rabbia. Eccetto una volta, l’ultima
volta che si
erano visti, l’ennesima volta che James si era presentato a
casa sua. Lei aveva
aperto la porta, l’aveva guardato senza sorpresa, sapeva che
era lui. Poi lo
aveva abbracciato e in un sussurro lo aveva pregato di non tornare
più. Ma mentre
chiudeva la porta James giurava di aver sentito un singhiozzo. Dopo
quella
volta non era più tornato.
In
realtà un paio di volte si era appostato sotto la
redazione e aveva aspettato che lei uscisse senza farsi vedere. Poi
aveva
capito che vederla così, da lontano, senza poterle parlare
faceva ancora più
male. Forse era meglio dimenticarla, dopotutto quanto erano stati
insieme,
cinque minuti? E allora perché gli sembrava di aver perso un
pezzo di stomaco?
Dopo
un periodo di aperta disperazione James si era chiuso a
riccio trasformandosi in un automa; si alzava, andava
all’accademia, dormiva e,
quando qualcuno glielo ricordava mangiava. I suoi voti, anche quelli
degli
esami teorici, erano diventati i migliori della classe. Se non per gli
esami,
poi, non parlava molto con nessuno.
E
mentre il depresso James cercava di tirare avanti Dicembre
era arrivato e con lui il Natale alla Tana che avrebbe reso pubblici i
suoi
problemi con il cibo e i discorsi troppo lunghi.
Il
26 Dicembre pensò di aver trovato un po’ di pace
seduto
sulla panchina davanti l’aia. Era finalmente riuscito a
sfuggire da nonna Molly
che si era data come buon proposito il far ingrassare il nipote.
Stava
guardando le galline beccare un pezzo di arrosto che
Hugo gli aveva lanciato dalla finestra durate la cena quando
sentì dei passi
sulla ghiaia.
“Ehi
Jay” lui si girò verso la voce
“Al…” gli fece segno di
sedersi “Che fai qui da solo?” “Aspetto
l’estate” “Siamo in Gran Bretagna, non
credo arriverà mai!”
“Aspetterò… Prima o poi ci
ripenserà” Al si guardò le
scarpe e sospirò “Come stai Jay?”
“Bene” “Sul serio James, come stai? Non
mentire…” il
maggiore sorrise “Non mi
chiama più nessuno James, sai? Emma mi chiamava sempre
James..” “ È il tuo nome
dopotutto” “Già” Al rimase a
guardare il fratello fissare il vuoto senza sapere
bene cosa dire “Non mi piace vederti stare così
male..” “Non sto male Al -gli
rispose l’altro girandosi verso di lui- sono solo arrabbiato.
Tremendamente
arrabbiato. Non capisco perché l’unica volta che
credo davvero di essere felice
debba andare tutto a puttane così senza un buon motivo. Di
solito le mie storie
finiscono perché sono un coglione, o perché lei
è una troia. Stavolta per cosa
è finita precisamente? Perché non riesco a
capirlo. È davvero finita solo
perché ho mantenuto il segreto della magia?-
sospirò- A te non sembra assurdo?”
“Si, è decisamente assurdo… ma non
è detta l’ultima!” “Si
invece!” “No invece
Jay! Porca miseria, sei per metà Potter per metà
Weasley! Due delle famiglie
più testarde del mondo magico! E se papà, o gli
zii si fossero arresi al primo
ostacolo? Ora avremmo tutti un bel tatuaggio sul braccio e andremmo in
giro
torturando babbani e mangiando tartine. Non ci credo che ti sei
già arreso.”
“Non mi sono arreso Al… è che non so se
ci sia qualcosa per cui combattere” “Tu
sei innamorato di lei?” “Non lo
so…” “ Sono mesi che non fai che pensare
a lei,
una cotta non può durare così tanto. Quindi si,
sei innamorato di lei, fattene
una ragione. E se c’è una frase che
papà ripete fino alla nausea e che io odio
più delle altre e quella che dice che non
c’è niente di più giusto che
combattere per amore. È smielato e stupido, ma porca miseria
Jay, se la vuoi
vai lì e riprenditela!”
Rimasero
ancora seduti lì, in silenzio per qualche minuto.
James non riusciva a trovare un argomento per controbattere a quello
del
fratello. Era davvero così un fifone? James Potter, il
figlio maggiore del
Salvatore, il Grifondoro per eccellenza, il primo della sua classe
all’Accademia per Auror aveva paura di una ragazza? SI.
Decisamente si. “Forse
Jay hai paura?” “NO!” Al trattenne un
risolino e si fece subito serio “Allora
forse non ne vale la pena. Ti conosco Jay, ottieni sempre quello che
vuoi,
sempre. Sono sicuro che se tu volessi potresti riaverla in un secondo.
Forse
hai bisogno di altro, di qualcosa di più simile a
te… “ “Perché dovrei aver
bisogno di qualcosa di simile a me? Ho già me!” “Porca miseria
Jay!- Al sembrava essersi
agitato- La vuoi? Vuoi stare con lei? E allora vai e prenditela! Punto!
Non
fare il fifone!” “Non faccio il fifone!”
“Si invece!” forse, e sottolineamo il
forse, Al aveva ragione. “Non
sono un
fifone” ripeté Jay, stavolta a voce un
po’ più bassa “. È che non
credo che lei
voglia che io torni. Ci ho provato. Tante volte! E non sai che paura
aveva ogni
volta che mi vedeva… Non avrei mai pensato di essere
spaventoso per qualcuno.”
“Forse hai ragione Jay. Solo che, io l’ho vista
solo una volta e per poco, ma
mi è sembrata una persona molto testarda, forse con lei
servirà un po’ più di
tempo!” “Perché insisti così
tanto Al? Hai fatto una qualche scommessa con
Hugo?” “Certo che ho fatto una scommessa con Hugo!
Ma ti sto parlando adesso
perché da quando non la vedi più sei distrutto.
Non ti ho mai visto così
e non mi sta bene. Quindi se l’unico modo
che c’è per farti stare meglio è farla
tornare da te, secondo me è meglio trovare
un modo per farla tornare.” “Sei sempre stato il
più sveglio Al..” “Non ci
vuole molto combattendo contro di te” James diede una
spallata amichevole al
fratello e i due ridacchiarono insieme. “Comunque Jay, la
nonna mi aveva
mandato a chiamarti perché è il momento del
dolce..” “Ancora? Secondo me il
piano di nonna Molly è di farci soffocare tutti per il
troppo cibo! Poi partirà
e andrà a vivere in una comunità per streghe alle
Hawaii.” “Ingozzato a morte…
Non sembra un così brutto modo di morire!”
Il
tepore, le risate e le urla tipiche del soggiorno della
Tana intorno Natale non ebbero il solito effetto rilassante su James
che, al
contrario non faceva che agitarsi sempre di più. Aveva mille
domande per la
testa. Era riuscito per mesi a spegnere il cervello e quel moccioso di
Al
glielo avevo sovraccaricato in tre secondi netti. Gli sarebbe esplosa
la testa,
ne era sicuro, perché aveva una voglia matta di infilarla in
un secchio pieno
di ghiaccio. Si trattenne solo perché Hugo aveva ricevuto in
regalo dai nonni
babbani una videocamera che l’avrebbe sicuramente ripreso e
gli avrebbe
assicurato almeno tre anni, sei mesi e quattro giorni di prese in giro.
Quindi
si era messo in un angoletto sperando che nessuno lo
notasse e mostrando i denti ogni volta che sentiva delle risate senza,
in
realtà prestare molta attenzione ai discorsi che lo
circondavano. Purtroppo
qualcuno si accorse comunque della sua estraneazione, per fortuna era
la zia,
Hermione.
“Non
sei molto loquace stasera; James.” “Può
capitare, zia!”
“Non a te Jay! Ti conosco da prima che tu stesso ti
conoscessi!” James le
sorrise. “Sai Jay, tutti dicono che tu assomigli molto a tuo
padre, ma Harry
non è mai stato una persona troppo determinata,
avrà anche salvato il mondo
magico ma solo perché sapeva che doveva farlo. Per il resto
non si applicava
molto.-si fermò un attimo per guardare il nipote- Tu non sei
così, tu sei
determinato e ottieni sempre quello che vuoi, proprio come tua
madre.” “E
questo perché me lo stai dicendo?”
“Perché mi sembra che tu stia affrontando
una situazione molto simile a quella che ha attraversato tua mamma con
tuo
papà” “Cioè?”
“ Tua mamma ha dovuto far capire a tuo padre che lui era
innamorato di lei” “In che senso?”
“Nel senso che tuo padre è una testa dura e
se non fosse stato per la determinazione tua madre sarebbe ancora
single!” poi
si alzò e se ne andò “Che
c’entra con me?... Zia! Ehi, che vuol dire?” James
sapeva che la zia si era vista diverse volte con Emma, che le avesse
detto
qualcosa? Quanto odiava i Weasley!
Per
fortuna di James la serata non andò avanti ancora molto.
Lo zio Fred se ne era andato poco dopo trascinato da una moglie
decisamente
infastidita dal tasso alcolico del marito, lo zio Ron si era
addormentato con
la fronte appoggiata sul tavolo come tutti gli anni, lo zio Percy,
invece aveva
dovuto portare quelle due pesti delle sue figlie a casa per evitare che
distruggessero tutti i piatti di nonna Molly. Quando poi anche Harry
aveva
fatto ondeggiare la testa in avanti con gli occhi chiusi minacciando di
fare la
fine del cognato, collega e amico la serata si era finalmente conclusa
e tutti
erano andati a letto anche se erano ‘ solo’ le tre
del mattino.
Dopo
aver bevuto la birra rituale della buonanotte con i
cugini e i fratelli più grandi James se ne era tornato a
casa con la scusa che
l’indomani avrebbe dovuto studiare. Non era la
verità in tutto e per tutto, ma
i gemelli erano in vacanza non si sa dove con la madre e a James non
sembrò una
così brutta idea dire una piccola bugia per potersi godere
un po’ di pace da
solo a casa. Aveva davvero bisogno di stare un po’ da solo.
Così
alle tre e mezza si era smaterializzato nel salotto e
aveva tirato un sospiro di sollievo. Si era preparato una tazza di
tè, ma poi
aveva trovato del whiskey incendiario e aveva bevuto quello,
rimuginando sulle
uniche due conversazioni che aveva avuto quella sera. Ma i suoi ma i
suoi
pensieri si concentrarono in fretta sul solo argomento della
conversazione:
Emma. Emma, Emma, Emma….. Emma. Che palle!
Due
bicchieri di whiskey più tardi, mentre stava pensando
a…
Che lo dico a fare, il campanello suonò creandogli uno
scompenso e la mancata
presenza di almeno quattro battiti.
Barcollando
si alzò per vedere chi era dallo spioncino, ma
si dimenticò di farlo, spalancò direttamente la
porta e…
“Emma!?”
la sbronza gli passò in un batter d’occhio e gli
sembrò di perdere l’uso degli occhi visto che non
riusciva più a chiuderli.
Emma era lì, davanti a lui! Bella come mai e …
Incazzata nera? Lei non sembrava
sorpresa neanche un po’, forse non aveva notato che si era
tagliato i capelli! Disse
solo a voce molto bassa e con un tono che a James ricordava quello dei
demoni
nei film:
“Dove
è lei?”
Finalmente ho pubblicato anche
questo capitolo! È corto e di
passaggio ma spero di aver creato la suspense che volevo con questo
finale! Il
prossimo capitolo sarà molto simile a questo ma poi ci
sarà un po’ più di
azione! Spero n vi
abbia disgustati
troppo! E duemila grazie a tutti quelli che mi seguono, preferiscono,
recensiscono e via dicendo, mi fate davvero tanto felice!!
Buona giornata! :D
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Capitolo 8 *** CAPITOLO 7 ***
CAPITOLO 7
Tre
mesi non erano bastati ad Emma per dimenticare quelle
sole tre settimane con James. Era così arrabbiata con se
stessa che si era
messa in punizione impedendosi di fare shopping per ben tre settimane!
Come
aveva potuto invaghirsi di quel bugiardo, stupido, sciatto…
mago.
Dopo
quella rivelazione aveva vissuto nel terrore. Ogni
volta che prendeva un taxi
si chiedeva
se il conducente nascondesse un bastoncino nelle mutande. Non si fidava
più di
nessuno e per di più non poteva neanche raccontarlo al suo
analista! Non poteva
dirlo a nessuno! Anche se qualcosa con Sabrina le era scappato, la sera
stessa
che era successo.
Ci
aveva messo un po’ a tornare a casa, un po’ per il
traffico, un po’ per il tassista che era inadatto al suo
mestiere, un po’
perché si era fermata nel pub sotto casa e si era scolata
cinque pinte al
bancone, poco elegante ma necessario. Quando aveva finalmente varcato
la soglia
di casa le girava la testa e sentiva un estremo bisogno di mangiare
delle
patatine al formaggio, ma il pensiero di svegliarsi il giorno dopo con
un
brufolo enorme sul naso la trattenne dal misfatto. Si limitò
quindi a lasciar
cadere la borsa per terra davanti alla porta e a trascinarsi fino al
divano,
dove si lasciò cadere arrendendosi finalmente alla forza di
gravità che quando
era sparsa per tutto il corpo e non concentrata sui piedi era
tremendamente
piacevole. Senza accorgersene si era seduta accanto ad una Sabrina che
non
aspettava altro che un racconto dettagliato della sua giornata.
“Allora
dolce Emma? Come è andata con il principe
stalker?”
Emma sbuffò e non rispose “È andata
così
male?” “È un mago”
“Un mago tipo con
le carte? Forte! Perché quella faccia allora? È
una
strafigata!” “Non un mago
con le carte, un mago.” “Uhuh! È un mago
a letto
allora? Em ha fatto la
sporcacciona oggi! Questa si che è una
strafigata!”
“ ‘Strafigata’ è la parola
del giorno Bri? Comunque no, non ci sono andata a letto
e non lo rivedrò mai più
spero!” “Ma come? È
tanto bravo! Ma perché vi siete lasciati?”
“Mi dispiace ma il Ministero della
Magia mi ha impedito dai parlarne- le rispose Emma alzandosi-
è un segreto di
stato da secoli ormai! E non lo saprei neanche io se non fosse che
è
impossibile cancellarmi la memoria! Ora se vuoi
scusarmi-continuò alzando ancora
la voce- me ne vado a dormire perché è stata una
giornata di merda e neanche
posso parlartene perché un ministro con la bacchetta mi
mette in un carcere in
mezzo al mare altrimenti! Buonanotte!” quindi si
girò facendo ondeggiare i
capelli e se ne andò in camera sua lasciando Sabrina un
po’ sorpresa e un po’
spaventata sul divano.
Quella
con Sabrina non era stata l’unica crisi di rabbia di
Emma. A dire la verità non era mai stata una persona
tranquilla, ma la rottura
con James l’aveva fatta trasformare in Terminator. Aveva
preso il vizio di
arrabbiarsi per ogni piccola cosa e aveva più istinti
omicidi di Mercoledì
Addams. Neanche da dire era diventata la pupilla del suo capo che le
dava
sempre più responsabilità, più cose da
fare e più persone alle quali strillare.
Quest’ultima cosa in particolare le creava una strana
sensazione di pace
interiore che gliene faceva venire sempre più voglia. Meglio
questo della
droga, o no? In realtà non cambiava molto tra le due. La
rabbia le aveva
comunque creato dipendenza e ne voleva sempre di più e
quando ne era sotto
effetto poteva fare molto male agli altri. Perché sapete
quella storia della
rabbia repressa che poi quando la sfoghi è
peggiore… Cavolate! Era come se la
rabbia di Emma andasse in palestra, ogni volta era più
forte, più pericolosa e
con insulti sempre più ricercati.
Gli
unici momenti che trascorreva in quasi totale
tranquillità erano i pomeriggi che passava alla Tea Room
vicino la National
Gallery, dove si incontrava con a zia di James, Hermione Granger. Era
strano
che tutte le sue paure su questo ‘mondo della
magia’ sparissero, più o meno,
solo in presenza di una persona che ne faceva parte. La signora Granger
era una
delle donne più eleganti che Emma conosceva, e non sembrava
per niente una
stramboide come tutte le persone che erano nel salotto di James quel
giorno,
James compreso. Era simpatica, intelligente e molto dolce con lei. Era
anche
molto disponibile, rispondeva a tutte le domande che le faceva, anche
le più
stupide, senza giudizio e senza battere ciglio. Forse era
perché, come le aveva
raccontato, anche lei aveva dovuto abituarsi ad un altro modo di vedere
il
mondo.
“Quando
ho scoperto di essere una strega ero davvero molto
felice, sai? Sapevo di avere qualcosa di diverso dagli altri. Ma quando
mi sono
ritrovata in una città nascosta sotto il suolo di Londra a
comprare libri di
incantesimi con mia madre mi sono spaventata un
po’… quando si viene a
conoscenza di un segreto così grande si inizia a chiedersi
se ci vengono
nascoste altre cose..” “So esattamente di cosa
parli..” Mrs Granger prese un
altro sorso di tè e la guardò negli occhi
“Ancora non ne hai parlato con Jay?”
“Non voglio vederlo” le rispose Emma interrompendo
il contatto visivo e
afferrando un altro biscotto al burro “Emma, non è
colpa sua, non avrebbe
potuto parlartene neanche se avesse voluto, è contro la
legge.” “Non è per
quello.. Beh, anche per quello! Ma principalmente è
perché mi fa paura.” “Anche
io sono una strega, ma questa è almeno la terza volta che mi
vedi per prendere
un tè. E non ti ho mai fatto del male, se non
sbaglio.” Emma
iniziò ad agitarsi e cambiò posizione
sulla sedia. “Perché questa
conversazione?” “Nessun motivo in particolare..-si
difese Hermione – solo che mi chiedevo, hai paura del James
mago, o magari hai
paura del James ragazzo che potrebbe interessarti un po’
troppo?” Emma sbarrò
gli occhi “Quello che stai dicendo non ha senso!- disse
alzandosi- ora devo
andare che devo tornare in redazione, spero potremmo rincontrarci
presto! Buon
Natale!” detto questo uscì come un lampo dal
locale lasciando un’Hermione molto
compiaciuta. Era esattamente la risposta che voleva avere.
E
il 26 dicembre era arrivato
anche
per Emma. Quella sera ci sarebbe stato un evento di Vogue che aveva
organizzato
lei stessa e che la rendeva particolarmente fiera. Reputava quella
serata la
sua Monna Lisa ed era sicura che sarebbe passata alla
storia, o perlomeno avrebbe avuto un
piccolo bonus nel prossimo stipendio!
Nel
primo pomeriggio era andata nella galleria che avrebbe
ospitato il tutto per controllare gli ultimi dettagli prima
dell’arrivo del
grande capo atteso per le 3. Dopo un elegante ritardo Misha si
presentò alle 4
e 30 in punto, come stabilto. Appena arrivata saluto tutte e quattro le
sue
assistenti con un solo falso bacio sulla guancia, Emily quasi si mise a
piangere, augurò a tutte un buon Natale e si mise a fissare
la sala con aria
molto seria a tratti schifata. Olivia stava per dire qualcosa ma Emma
la bloccò
con uno schiaffetto sull’avambraccio e
un’occhiataccia che fece sentire Olivia
un po’ più piccola. Poi Misha iniziò
camminare per la sala percorrendone
l’intero perimetro seguita dalle ragazze, inutile dire quanto
rumore facessero
quelle cinque paia di tacchi a spillo nella sala che oltretutto essendo
ridicolmente enorme creava un eco fortissimo. Le ragazze le stavano
attaccate
come una calamita a un frigorifero, il che aveva causato un paio di
quasi
tamponamenti, che Emma aveva dovuto impedire, a causa degli stop di
Misha che
erano decisamente rotti. Dopo aver buttato qualche fiore per terra,
spaventato
un cameriere che stava mettendo una forchetta sul tavolo nel momento
sbagliato
e aver fatto otto smorfie diverse guardando la stessa tovaglia
tornò al punto
di partenza. Fissò per qualche secondo le sue quattro
sottoposte che si erano
messe in fila come se fossero in caserma e poi parlò
“Ottimo lavoro Emma.” E se
ne andò.
Piano,
piano un sorriso si allargò sul viso di Emma che era
rimasta a fissare il punto che era prima occupato dal volto di Misha.
“Em,
tutto ok?” la voce di Olivia non la scalfì neanche
un po’ “È impazzita… Lo
sapevo sarebbe successo prima o poi!” si sentirono due
singhiozzi alle spalle
delle ragazze che finalmente fecero uscire Emma dal trans.
Alzò gli occhi al
cielo e si rivolse al fulcro del rumore “Sono mesi che lavori
qui Emily!
Smettila di piangere una buona volta!” si girò e
andò a prendersela con un
fornitore.
Anche
se la rabbia di Emma era stata in palestra tutto il
giorno, lei non era stanca per niente, anzi! Era contentissima di come
si stava
svolgendo la serata. Nessun intoppo fino a quel momento e nessuna
catastrofe
all’orizzonte. Doveva chiedere al comitato olimpico di
aggiungere
l’organizzazione di feste alla lista degli sport, avrebbe
sicuramente vinto!
Medaglia
o non medaglia era comunque una serata perfetta,
aveva un vestito stupendo, delle scarpe fantastiche e i capelli erano a
dir
poco spettacolari. Ma una nube grigia si stava avvicinando al bar dove
lei
stava chiacchierando con Olivia. Mentre beveva il suo quinto bicchiere
di
champagne girò leggermente la testa incrociando
uno sguardo che non doveva essere lì, che lei
non voleva fosse lì e che
la fece arrabbiare davvero, davvero tanto. Un sorriso stupido e due
gambe
lunghe ma troppo abbronzate per una serata di fine dicembre si stavano
avvicinando. Victoria Tarsen. Avrebbe dovuto controllare la lista degli
invitati una quarta volta.
“Ciao
Emma! Che piacere vederti, che ci fai qui?” “ Ho
organizzato IO la serata..” sciacquetta! “Tu
invece? Non ti ho vista nella
lista degli invitati” “In realtà sono
venuta al posto di una mia collega che
stava poco bene stasera” disse l’ochetta con
un’aria così falsamente
dispiaciuta che a Emma venne voglia di mettere in atto quello che aveva
imparato al corso di auto difesa che alla fine aveva fatto
“Che peccato vero?”
le chiese allora “E come mai si è ammalata?
Così! Come per magia, vero?” “Eh
già!” disse ridacchiando l’altra, che
poi è davvero poco elegante ridacchiare!
“Tu ne sai qualcosa di magia, vero Emma?” questo la
prese un po’ alla
sprovvista. Quindi anche le galline potevano essere streghe, doveva
tenersi
lontana anche dai pollai ora! “Ho saputo di te e James, mi
dispiace!” ancora
quella faccia, ma era senza ritegno! “Si” non
meritava troppe parole quella
conversazione, anche perché… “Comunque
vorrei essere io a dirtelo, così che
possiamo continuare ad avere un bel rapporto, potremmo dover lavorare
insieme
un giorno!” disse Vicky “Non credo sai, comunque
cosa devi dirmi?” “Io e James
ci stiamo frequentando di nuovo!-sorriso- non è da molto, ma
siamo molto
felici. Sai, lui ha insistito tanto per rivedermi!...” il
cervello di Emma si
annebbiò per una buona parte del discorso. James… Era tutta la
sera che non ci pensava ed ora questo.
Assurdo. Non riusciva neanche a chiedersi il perché o il
percome. Era solo
assurdo. Forse stava per morire perché sentì una
pila di mattoni posarsi sul
suo petto. Non poteva essere vero. Uscì dal coma solo per
sentire “Anche
stasera mi ha chiesto se andavo da lui dopo la festa! Non ci sa proprio
stare
senza di me!” ridacchiò di nuovo “Ora
devo andare! È stato un piacere
incontrarti!” fece una pausa “ Buon Natale
Emma.” Quella si che era una voce da
cattiva dei cartoni.
La
serata perfetta era diventata in pochi secondi una
tortura ed Emma si chiuse in un guscio che la distaccò
completamente dalla
realtà. Riuscì ad uscirne solo al termine della
serata, quando si ritrovò fuori,
al freddo, fasciata nel suo cappotto bianco e con i piedi che le
facevano male.
Era sola ed era tutto così assurdo.
Ed
era lì a chiedersi se doveva chiedersi qualcosa,a
chiedersi se lei fosse già da James, a chiedersi dove fosse
il pub più vicino
quando una strana forza la trascinò dentro la
metro,perché non c’era tempo per
parlare con un tassista. Prese la central line che fortunatamente
passò subito,
o la strana forza che si era impossessata di lei avrebbe ucciso il
controllore.
Mentre fissava con gli occhi sbarrati il suo riflesso nel vetro
capì che la
strana forza non era altro che la sua rabbia. Una rabbia coltivata
accuratamente negli ultimi mesi e ora che era stata messa alla prova
era pronta
a fare una strage. Era quindi suo compito portarla nel posto giusto
prima di
farla esplodere, soprattutto nelle vicinanze delle persone giuste. E
lei aveva
in mente due facce ben precise.
Scesa
dal treno e si precipitò giù per le scale che
portavano ai tornelli, ma proprio stasera si doveva mettere i tacchi?
Si, c’era
la serata di Vogue!
Uscita
dalla metro marciò per le stradine buie di quello
stupido quartiere di criminali da quattro soldi cercando di ricordarsi
da che
parte andare. E dopo un paio di tentativi falliti eccola lì:
casa di James.
Sentì
una strana euforia scuoterla mentre marciava nel
vialetto, era estasiata dalla sensazione che le stava già
dando quello che
stava per fare.( Intanto era arrivata alla porta.) Ma cosa dire? Le
serviva una
frase ad effetto!(E aveva bussato.) Quale era la cosa più
importante? Ah, sì!
“Dov’è
lei?”
Grazie mille milioni a tutti!
Mi fa molto piacere che la mia
storia vi piaccia! E grazie anche ai pochi che mi recensiscono, siete
le
persone migliori del mondo! J
Spero che il capitolo vi sia
piaciuto e di aver creato la
suspense che volevo! La prossima volta scopriremo se Vicky mentiva o
no, non ne
sono molto sicura neanche
io!
Ancora grazie!
Buonissima giornata!
Key
|
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Capitolo 9 *** CAPITOLO 8.1 ***
CAPITOLO 8.1.1
“Dove
è lei?” “Emma?”
“Dove è lei?” “Lei
chi?”
James
si stava seriamene preoccupando per la sua sanità
mentale. Che tutti quei mesi passati a fantasticare su un ipotetico
ritorno di
Emma l’avessero fatto impazzire al punto da portarlo ad avere
delle allucinazioni?
Emma gli diede una botta sul braccio “Ahia! Mi hai fatto
male!” no, non era
decisamente un’allucinazione.
“Dimmi dove
è lei e
forse ti risparmierò!” continuò la sua
minaccia Emma dopo aver catturato di
nuovo la sua attenzione “Ma lei chi Emma? Non ti
seguo!” lei sbuffò soltanto e
lo spinse via dalla porta per entrare dentro
“Prego… Entra pure!” disse James
un po’ scocciato, ad essere sinceri appena l’aveva
vista aveva sperato in un
lungo bacio bagnato dalle lacrime di lei che chiedeva scusa sulle sue
labbra e
a seguire una nottata di parole dolci sussurrate... “Non fare
l’ironico con me,
stronzetto! Dimmi dov’è!” Quando vide
che James faceva ancora il finto tonto si infilò in cucina,
guardò sotto il
tavolo e poi uscì per controllare dietro le tende e dietro
il divano “Fai bene
a nasconderti sciacquetta!” esclamò per poi filare
su per le scale mentre James
si chiedeva come riuscisse a correre così velocemente con
quei chiodi così lunghi
appiccicati ai talloni ma quando sentì una porta sbattere
decise che forse era
meglio seguirla.
“Ma
cosa stai facendo Emma?” chiese entrando nel piccolo
bagno e sorprendendola a guardare dietro la tenda della doccia
“Sto cercando
quella troietta di Victoria! Mi pare ovvio! Certo che voi maghi vi
nascondete
proprio bene! Dimmi dov’è!!”
“Ma Victoria non è qui! Come ti salta in
mente?”
le chiese seguendola nella stanza di Locarn che fu a sua volta
setacciata “Me
lo ha già detto che siete fidanzati! Non ti preoccupare
voglio solo spalmarle
della crema depilatoria in testa!” “Tu sei
impazzita. Ci si ubriaca a capodanno
Emma, non a Santo Stefano!” “Ah mio caro James!
Sono incazzata, non ubriaca!”
disse puntandogli un dito contro per poi accanirsi contro
un’altra porta che
spalancò e fece sbattere contro l’armadio
“EHI! La smetti di sbattere tutto e
mi spieghi che cavolo ti prende? Sono mesi che non mi parli e ora
piombi qui a
distruggere tutto quello che ti capita davanti come una pazza!?
““Mi hai appena
dato della pazza James?” chiese lei con gli occhi
così aperti che sembravano
volersi andare a fare una passeggiata “SI! Sto facendo la
pazza! E se non m fai
trovare al più presto quella brutta bagascia
finirà che ti distruggerò casa!!”
“Ma cosa cavolo ti prende?” “Cosa cavolo
mi prende? E lo chiedi anche? Mi hai
perseguitata per giorni e giorni e appena mi innamoro di te che fai? Te
ne esci
con un mondo magico e un ministro fittizio che minaccia di mandarmi in
una
prigione in mezzo al mare del nord! -gli urlò contro
accompagnando il tutto con
dei gesti molto ampi delle braccia che fecero indietreggiare James- Io
faccio
la sostenuta e tu mi dimentichi in quattro secondi virgola tre e torni
da
quella schifosa lampadata! Io credo di essere innamorata di James! E
quello che
ho scoperto questa sera mi ha distrutta!” un lacrima le scese
su una guancia
“Quindi io ora devo distruggere lei! Perché non
riesco a farti tutto quello che
ho pensato di farti sulla metro, perché finalmente ti sei
tagliato i capelli e
sei maledettamente carino!” James rimase a guardarla cercando
di assorbire
tutte le informazioni che lei gli aveva vomitato addosso. Sbagliava o
la
ragazza che stava guardando sotto il letto Lysander aveva detto
qualcosa di molto
simile a un “ti amo”? la spallata che lei gli diede
uscendo dalla stanza lo
fece rinsavire “Ehi! - la chiamò- la smetti di
setacciare la casa? Victora non
è qui! L’ultima volta che l’ho vista tu
eri presente! Smettila di fare l’idiota
e parlami!” Emma si girò e gli andò
incontro a passo di marcia ritrovandosi
davanti a lui in soli tre passi. “Io non faccio
l’idiota-gli disse a un
centimetro di distanza- Io mi sento ferita James, ok? So che
probabilmente tu
non provavi quello che provo io e che probabilmente mi ero solo illusa
di
essere qualcosa di più per te che…”
interruppe di colpo la frase per fissare il
vuoto, come se qualcosa di ovvio le si fosse appena presentato davanti
e con
gli occhi che, se possibile erano diventati ancora più
grandi, guardò di nuovo
James e cambiò discorso in un sussurro
“Scusa… scusami tanto James. Non… Non
sarei dovuta venire. Che idiota.” Detto questo si
girò dirigendosi verso le
scale e lasciando James di nuovo sorpreso e immobile. Ma che stava
succedendo?
Il rumore della porta che si apriva lo riscosse e corse giù
per le scale
uscendo subito dalla porta che Emma si era appena chiusa alle spalle.
Guardò la
strada ma trovò Emma solo quando guardò il
marciapiede.
James
aveva sempre creduto che Emma fosse una persona molto
forte, in realtà non la conosceva bene come avrebbe voluto,
ma non sembrava il
tipo di persona che si lascia abbattere da stupidaggini e vederla li,
seduta
per terra nel suo vestito firmato lo fece ribollire di rabbia.
“Ma
cosa diamine stai facendo lì per terra? Sei
impazzita?”
quasi le urlò contro “Io non ho ancora capito cosa
sia successo stasera, cosa
diamine ti abbia detto Victoria e non ho neanche la minima idea di come
tu
abbia potuto incontrarla. Ma so una cosa- fece una pausa, un
po’ per la
suspense, un po’ perché Emma lo stava guardando di
nuovo e i suoi occhi
sembravano di vetro quella sera- so che da quando ti conosco non faccio
che
pensare a te e che da quando non posso più vederti
non… non lo so! È come se mi
fossi dimenticato quello che facevo prima! So solo che ti vorrei con
me,
sempre! E ora non so dirti se questo è amore o che so io, so
solo che voglio
conoscerti, voglio passare con te tutto il mio tempo libero, il mio
tempo
occupato il tempo in generale! Mi procurerò un Giratempo,
così ne avrò ancora
di più!” Emma si alzò dal marciapiede
chiedendosi cosa fosse un Giratempo e
chiedendosi quando James si era fatto così fascinoso
“Perché dici queste cose
se stai con Victoria?” continuò lei imperterrita
facendo alzare gli occhi al
cielo all’altro “Ma chi la vuole a quella! Non
stiamo insieme! Non voglio
neanche vederla! Ma sai una cosa? Le sono grato! Perché se
non ti avesse
riempito la testa di quelle idiozie tu non saresti venuta qui questa
sera e io
non avrei resistito un minuto di più senza
vederti.” Emma sorrise timidamente
abbassando lo sguardo per non farsi notare, ma lui vide lo stesso e
piegò un
lato della bocca all’insù decisamente appagato da
quello che aveva detto e dalla
reazione di lei. “Quindi…- chiese lei dopo qualche
secondo di silenzio – non
stai con Victoria?” lui sospirò, un po’
esasperato “No.” “E quindi un
po’ mi
hai pensato in queste settimane?” “Decisamente
più di un po’… E tu?”
aggiunse
titubante “Forse un po’…”
rispose lei con una smorfia facendolo ridere. Mentre
lei si sentiva una stupida. Una completa idiota! Primo per aver creduto
alla
sgualdrinetta, secondo per essersi precipitata lì come una
furia e poi per non
aver capito prima che gran pezzo di figo aveva davanti.
“Quindi…” le fece da
eco James per prenderla in giro “… se vengo
lì e cerco di baciarti non rischio
la vita, vero?” lei sorrise di nuovo, sentendosi un
po’ meno stupida “Non lo
so… a tuo rischio e pericolo!”
Intanto
James si era avvicinato e le stava davanti in tutta la sua altezza
“Penso
proprio che rischierò questa volta” le disse,
stavolta assurdamente serio.
Perché era assurdo che lei fosse lì. Era assurdo
che lui la stesse per baciare
e che quando mancava ancora un centimetro fosse stata proprio lei ad
azzerare
le distanze. Era assurdo che quel bacio fosse così bello. Ed
era assurdo che
lei pensasse che l’aver fatto la figura della stupida andava
benissimo se la
ricompensa era quella. Era tutto decisamente assurdo per Emma. Ma forse
la
parola giusta era ‘Magico’.
È davvero passato
troppo tempo dall’ultimo aggiornamento,
probabilmente vi sarete dimenticati di me! Scusate!! Comunque ecco un
assaggio
dell’ottavo capitolo! Al più presto ci
sarà una seconda parte!
Buona giornata a tutti! :)
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