Jelsa everyweare. And forever

di JacobStark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo ball.. pardon, bacio ***
Capitolo 2: *** Love comes suddenly ***
Capitolo 3: *** Un ***
Capitolo 4: *** Mura di ghiaccio ***
Capitolo 5: *** January love ***
Capitolo 6: *** The brother of the queen ***
Capitolo 7: *** Frozen amnesy ***
Capitolo 8: *** Our eternal love ***



Capitolo 1
*** Primo ball.. pardon, bacio ***


Il primo ball.. pardon, bacio.

 

 

Anna ed Elsa erano sedute sul letto di Elsa. La maggiore si stava chiedendo come avesse fatto Anna a convincerla a passare la serata come sorelle, chiuse in camera a parlare. Prima del ballo d'inverno. Dopo due ore di... nulla? erano finite a parlare di ragazzi. Anzi, lei era stata zitta, Anna aveva parlato a macchinetta per due ore. Tremendo. Ad Arendelle era tradizione, fin dall'ottocento, che tutti i ragazzi di buona famiglia provenienti da tutta la Norvegia venissero invitati all'antico palazzo, allo scopo di incontrarsi. Era una specie di ballo in maschera, ma lei partecipava sempre a malavoglia. Le persone non gli piacevano, e avrebbe preferito d gran lunga restare a casa. Ma, forse, per quella volto sarebbe stato un errore, anche se ancora non lo sapeva.

Per il ballo scelse, anche se a malavoglia, un vestito aderente e sottile, azzurro come il ghiaccio, con un velo sottilissimo e leggero, costellato di minuscoli brillanti, come centinaia di fiocchi di neve. Lo avrebbe volentieri lasciato chiuso nell'armadio, ma Anna aveva tanto insistito, e lei non aveva potuto fare a meno di dirgli di si. Poco dopo era pronta, un velo di trucco, aveva raccolto i capelli color platino in una morbida treccia  ed erano uscite entrambe, dirette al vecchio palazzo reale.

Jack Frost era stufo. Il suo padrino, Nicholas North, che si occupava di lui da anni, aveva deciso che doveva partecipare al ballo d'inverno di Arendelle. Lui non era un ragazzo perbene. Era stato educato da persone normali, non da snob riccastri. Il fatto che il suo padrino fosse uno dei maggiori produttori di giocattoli a livello mondiale, che tra l'altro ogni natale donava ai bisognosi, non significava che lui dovesse fare parte della sua vita pubblica. Un viaggio lungo e massacrante da un'estremità all'altra della Norvegia, con due valige, una per i vestiti normali e una per l'abito ottocentesco che era costretto a portarsi dietro per quella dannata festa. 

Arrivò all'albergo quando ormai era quasi sera. Ripose le sue cose e si mise il vestito. Una giacca bianca, con i bordi rifiniti d'oro e il collo alto, insieme a pantaloni altrettanto bianchi, completava il set. Quando se la mise si sentì... vecchio. Anzi, non tanto vecchio, quanto più antico. Non era troppo strano. Nell'albergo era pieno di ragazzi e ragazze vestiti nello stesso stile. Insieme alle dozzine di persone che, come lui, si avviavano, si diresse verso il palazzo che sorgeva su un piccola isola al centro del fiordo. Dall'altra parte della strada vide arrivare due ragazze. Una era carina, ma un po' troppo piccola per lui, mentre l'altra... Perfetta. Aveva la pelle bianchissima, e i capelli morbidi erano raccolti in una morbida treccia che si posava sulla spalla. L'altra, probabilmente la sorella minore, aveva lineamenti ed occhi simili, ma i capelli erano rossi. E poi avevano due espressioni completamente diverse. La minore aveva gli occhi che scintillavano dall'entusiasmo, mentre l'altra aveva un espressione rassegnata, come quella che doveva avere lui fino a due secondi prima. Poi un ragazzo del posto gli diede di gomito "hei, è inutile che la punti." Jack, cascando dalle nuvole, gli rispose "Impegnata?" "Fredda. Nessuno riesce a far sciogliere la regina di ghiaccio. Inutile che tu sprechi tempo con Elsa" "Grazie per avermi detto il suo nome. Credo che sprecherò la serata" "Fà come credi. Io ti ho avvertito. A proposito tu sei..." "Jack Frost." Poi si dileguò, entrando nel castello. 

Appena le danze iniziarono Anna si buttò in mezzo alla pista, entusiasta. Elsa, come faceva da due anni a questa parte, si mise in disparte, cercando di non farsi vedere. ma Jack, che nemmeno era sceso in pista, si avvicinò furtivo, fino al momento in cui la ragazza non lo vide.      "Si?" Jack saltò sul posto. non si aspettava che lo vedesse quasi subito. "Ciao, mi chiamo Jack" "Elsa" rispose la ragazza con freddezza. Jack avvertì un ondata di freddo, ma non lo avrebbe certo fermato. "Allora, sei di qui o..." " Vivo qui da sempre, la mia famiglia era la casata nobile che abitava il palazzo, e tuttora né siamo proprietari." "Quindi sto parlando con la regina del castello!" Disse Jack, con un sorriso malandrino sul volto. Elsa, a quell'improvviso paragone, non sapeva se sentirsi lusingata o presa in giro. Mentre decideva ne approfittò per guardare meglio il ragazzo. Era molto magro, con i tratti affilati e gli occhi come due zaffiri, blu profondo, e un espressione divertita sul volto. I capelli, sparati in tutte le direzioni erano bianchi come la neve, così come i denti che decoravano la bocca sorridente. L'abito che indossava era bianco, con i bordi rifiniti d'oro, un vero abito da principe ottocentesco. Bello era bello. Parlarono un po', lui che tentava in tutti i modi di farla ridere, e lei che si lasciava sfuggire un sorriso di tanto in tanto" Dunque non sei così algida come cerchi di far credere" Pensò, fra sé e sé, Jack. Intanto si era perso più volte in quelle meravigliose schegge di ghiaccio purissimo che erano gli occhi di Elsa. Dopo quasi un ora si convinse a provare. Si alzò, e, prendendogli la mano con fare galante disse: "Posso avere l'ardire di chiederle questo ballo, mia regina?" Elsa, impreparata, arrossì di botto, e sussurrò un sì. Il volto di Jack si aprì in uno dei suoi sorrisi più entusiasti, ed anche su quello di Elsa ne comparve uno, per Jack più bello di qualsiasi altro a causa della sua rarità. Si precipitarono in pista, dove stavano suonando un valzer.  Entrambi cominciarono a ballare, perfetti come due fiocchi di neve che scendono al suolo sorretti dal vento invernale. Ballarono per tutta la sera, ma poi uscirono quando la musica passò da classica a disco. Nessuno dei due la sopportava. Invece entrambi amavano il freddo. Quello pungente della notte, quando il cielo è sereno e si vedono tutte le stelle. Si scambiarono uno sguardo, poi, in modo assolutamente naturale e tranquillo si baciarono. Una cosa che non si sarebbero mai aspettati. Rimasero entrambi di sasso, ma la cosa non turbò nessuno dei due. Anzi, piacque ad entrambi. Ed entrambi ricominciarono con  ancora più entusiasmo. Si. Era la prima volta che baciavano ed entrambi ci avevano già preso gusto. Durante quei baci un sorriso apparve sulle labbra di Elsa, mentre pensava cosa alla faccia che avrebbe fatto sua sorella a vederla in quella situazione. Poi il pensiero tornò sul ragazzo che aveva la lingua infilata nella sua bocca. Quando anche l'ultimo ragazzo fu andato via si staccarono, non prima che Elsa fosse riuscita a scrivere il suo numero e l'indirizzo sulla mano di Jack. Quando raggiunse la sorella minore aveva ancora un sorriso leggero stampato sul volto. Anna, un po' preoccupatagli chiese " Dove sei stata? Non ti ho più visto quando sei uscita a causa della musica. E perché sorridi?" "Nulla, nulla" " Disse Elsa. "Nulla é? E perché hai tutti i vestiti stropicciati?" "Andiamo a casa Anna. Ti immagini le cose." 

Quella sera tuttavia Elsa non riusciva a dormire. Aveva la luce accesa, mentre si aggirava per la stanza, il pensiero di quegli occhi blu, quelle labbra morbide, quel sorriso allegro la teneva sveglia. Poi sentì un tonfo contro la finestra. Una palla di neve? Aprì la finestra, e vide Jack, perché solo lui poteva essere, vestito semplicemente, con una felpa blu, molto simile alla giacca che portava prima. Lui la salutò con la mano, facendole cenno di scendere. Lei fece un cenno di diniego con la testa, ma lui non volle saperne. Si arrampicò sull'edificio, veloce uno zefiro invernale, fino alla finestra di Elsa. "Mettiti qualcosa di comodo, andiamo a fare una passeggiata", disse, il solito sorriso malandrino sul volto. "Non posso, come scendo?" "Ti faccio scendere io. Sbrigati" Elsa, convinta, si mise velocemente dei vestiti pesanti ma comodi e si aggrappò alle spalle di Jack. Scesero e passeggiarono tutta la notte. A quanto pare Jack Frost aveva fatto breccia nel cuore della regina di ghiaccio. 

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Capitolo 2
*** Love comes suddenly ***


Love comes suddenly

Freddo. Un freddo simile non l'aveva mai provato. I suoi poteri l'avevano protetta dal freddo del mondo, ma non l'avrebbero protetta dal freddo abbraccio della morte. Ma il freddo , come al solito, le schiarì le idee. Si ricordò del giorno in cui aveva fatto, per quanto involontariamente, del male ad Anna, tanti anni prima. Il giorno in cui, al ballo d'estate, aveva rivelato i suoi poteri al mondo, ed era scappata, mentre ad Arendelle si lanciava la caccia alla strega. Ricordò come, quello stesso giorno, Anna aveva rubato una motoslitta per andarla a cercare tra i monti,e  aveva incontrato Kristoff, il ragazzo che da quel momento di sarebbe preso il suo cuore. Un ultima immagine le passò davanti agli occhi. Una bambina che si cadeva dalla nave, e lei che, per salvarla, saltava in acqua. Le metteva il salvagente e la vedeva mettesi in salvo. Poi la corrente che la trascinava a fondo, nel freddo abbraccio della morte. Una gelida stretta che l'avvolse sempre di più, fino al momento della fine.

Passarono i giorni. Elsa venne data per morta, e causò un vero shock ad Anna. Stette chiusa in camera per giorni, e non ci fu un vero funerale. La tomba era vuota. Venne fatta solo una commemorazione, ma Anna rimase triste per mesi, e si legò ancor di più a Kristoff, diventato ormai la sua ancora di salvezza.  

In questi mesi tuttavia qualcosa era cambiato. Elsa era si morta, ma era anche rinata. Lo stesso giorno della sua morte infatti,la luna aveva reclamato il suo spirito. L'aveva trasformata nella regina dei ghiacci. I suoi poteri erano rimasti, ed ora poteva viaggiare su ali di ghiaccio e neve. Ma nessuno poteva né vederla, né sentirla. Soffrì molto. Aveva appena riallacciato i rapporti con il mondo e già ne era stata tagliata fuori. Ma sopratutto gli mancava la sorella. Anche se aveva provato e riprovato, Anna la riteneva ormai morta. E non la sentiva, nonostante lei le avesse urlato, gridato e pianto a meno di un centimetro da lei. Nonostante tutto quello che aveva fatto per farsi notare, la sorella non l'aveva minimamente notata. Nel suo cuore un freddo pungente, ben peggiore di quello della morte, si era insinuato. 

Poi aveva incontrato lui. Era arrivato con l'inverno, leggero e spensierato come il vento. Certo, era un insoppostabile sbruffone, ed era dotato di un senso dell'umorismo alquanto discutibile. Ma quanto era bello. I capelli era del tutto bianchi, e sparati da tutte le parti. Era pallido come un affogato, esatttamete coem lei, e aveva due occhi blu meravigliosi, pieni di divertimeto e gioia di vivere. Anche il sorriso che gli coronava il volto perennemente e metteva in mstra i denti candidi splendeva di divertimento. In un certo senso aveva diminuito la sua solitudine. 

"TI ODIO!" "Zitta, seriosa. Se non ti diverti che gusto c'è?" "Tu non capisci!"  "Cosa?" "Non ti interessa" fine tipica di uno dei tanti discorsi fra i due spiriti.  Tutti questi discorsi lasciavano Elsa con un senso di disagio che odiava. Ma tutte le volte Jack le suggeriva di andarsene da Arendelle con una leggerezza che la faceva infuriare. Lei odiava questa cosa. Come poteva anche solo pensare che avrebbe lasciato la sorella, senza poterle dire che lei era viva, almeno in parte, e che teneva a lei. E, nonostante l'avesse spiegato a Jack, quello continuava a proporle di seguirlo. 

Jack era entusiasta e devastato al tempo stesso. Una ragazza bellissima, con dei meravigliosi capelli biondo platino tenuti indietro da una treccia posata sulla spalla, e gli occhi in tutto e per tutto simili a due diamanti color ghiaccio. Erano meravigliosi. E poi,sinceramente, era diventato spirito a diciotto anni. Le ragazze gli piacevano parecchio, quando non era impegnato a proteggere i bambini. Quello che l'aveva conquistato più di tutto era quell'aria regale che la attoriniava. Sinceramente invece non sopportava la sua serietà. Non sorrideva mai, o, se lo faceva, non riusciva a vederla. Peccato, le sarebbe piaciuto molto vedere un sorriso su quel volto pefetto, quelle labbra invitanti e... basta. Doveva smetterela di pensare sempre ad Elsa. Avrebbe potuto parlarne con North, quando lo avrebbe visto. 

Il natale era passato. Neanche la magia di quella festa era stata in grado di farla vedere dalla sorella, e per di più anche Jack era sparito da due giorni, lasciandola sola ancora una volta. Poi, una mattina, mentre lei era sull'isola del castello ad ammirare l'alba, Jack era arrivato, e l'aveva presa per mano e il vento li aveva trasportati, portandoli davanti a casa di Anna, che ora viveva con uno zio. "Sei Triste e  seria perché non riesci a perlare con lei, vero?" Elsa lo guardò. Ne avevano già parlato molte volte,e gli aveva già fatto vedere la sorella, ma c'era qualcosa di diverso nei suoi occhi. Il solito scintillio divertito era stato sostituito da un espressione tenera e comprensiva. Poi, da dietro la schiena, tirò fuori una piccola collana. "QUesta me l'ha prestata Nicholas North, Babbo Natale. Permette a chi la indossa di farsi vedere dai mortali, grandi o piccoli che siano. Mettilo, e lei ti vedrà. Ma non potrai tenerla per sempre. Se tua sorella crederà in te poi potrà vederti. Per sempre." Elsa accettò, speranzosa. Si infilò la collana e entrò nella camera della sorella, aspettandola su una poltrona. 

Jack guardò, dalla finestra, l'intera scena. Anna che si prendeva un colpo, elsa che la rassicurava, poi la storia di Elsa e l'abbraccio delle due sorelle. Quando Elsa si tolse la collana ebbe un attimo di panico, ma vide la sorella abbracciarla una volta di più, e si calmò. Poi Elsa lo invitò ad entrare. Jack, un po titubante, si infilò nella finestra, ed Elsa gli infilò la collana a forza. "Anna, voglio presentarti Jack Frost." 

Elsa, quella sera, era al settimo cielo. Aveva potuto parlare con Anna, e ora lei credeva in lei, e si sarebbero sempre potute rincontrare. Una punta di consapevolezza però le affondava nel cuore. Sapeva che ormai lei era su un piano diverso da quello dei mortali, anche da quello della sorella. Lei era diventata immortale. Nom aveva bisogno di cibo, acqua, sonno o altro. Questa  consapevolezza le gelava il cuore, perché sapeva che Avrebbe visto Anna invecchiare e spegnersi, mentre lei sarebbe rimasta sempre la stessa. Ma in quel momento lasciò volentieri le sue tristezze. Era seduta accanto a Jacksu di una montagna, e il panorama dava sulla montagna del nord, il luogo che aveva ospitato la più grande dimostrazione dei suoi poteri. Un castello meraviglioso, fatto di ghiaccio cristallino. "Sai principessa, a volte ti invidio." "Perché?" L'espressione sul volto di Jack era buffa, come se si stesse concentrando. "Io ho dovuto aspettare trecento anni prima che qualcuno mi vedesse, tu solo qualche mese. Hai avuto molta fortuna." "Forse più di quella che pensi tu." Elsa aveva un espressione maliziosa sul volto "Che intendi dir..." Elsa gli era saltata addosso, baciandolo sulle labbra in modo davvero selvaggio, baci che lui ricambiò in modo altrettanto entusiastico. Aspettavano entrambi questo momento da tanto, tanto tempo (in realtà Jack da molto di più), e ora che era arrivato non volevano perderne neanche un istante. Baci e morsi si sussegguivano, senza altro effetto che quello di aumentare il desiderio di entrambi. "maledetto cupido" pensò Jack "alla fine hai fregato anche me"

Le mani di Jack  scesero sul corpo di Elsa, assaporandone ogni centimetro, sfiorando le sue dolci curve, gustandosela fino in fondo. Elsa cercò il contatto con la pelle di Jack, cercando le labbra del ragazzo. Volevano entrambi di più. Le lingue si avvinghiavano nelle bocche, selvagge, mentre si mordevano le labbra a vicenda per non perdere la presa, scambiandosi fugaci ma langiudi sguardi, gli occhi di entrambi lucidi di gioia e accesi di passione. Un vento leggero si era alzando, trasportando il due giovani spiriti, ancora avvinghiati nel loro passionale abbraccio, verso in castello. La porta del balcone si spalancò, e rivelò l'interno spoglio, ma Elsa,con un solo gesto, lo rimenpì di mobli e di un letto enorme, con lenzuola intessute nel freddo e nel gelo, così soffici da sembrare seta. Ma l'unica seta che interessava Jack era quella della pelle di Elsa, ormai per più di metà visibile. La spogliò, beandosi della bellezza del corpo della ragazza, baciandone ogni singolo centimetro. Elsa spogliò il ragazzo, che l'adagiò sul letto e...

Le porte del castello si chiusero, lasciandoci fuori, al freddo, e all' oscuro, o quasi, di quello che successe in quella stanza. Sappiamo solo che da quel giorno un altro spirito accompagna Jack Frost in giro per il mondo. Si tratta di una giovane donna molto bella, vestita con un leggero abito azzuro come ghiaccio, con lunghi capelli color platino ed un aria regale. Pare che la giovane porti un anello, con un cristallo di ghiaccio, che anche da lontano, se si fa attenzione, si può notare da quanto brilla. Inoltre, ultimamente, dalle parti di Arendelle si mormora che d'inverno, oltre a Jack Frost, arrivi anche la Regina della Neve, che vigila perché i bambini non si facciano male. Chissà, forse quei due viaggiano assieme.


 
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Idea di  Romantic Dreamer, che ringrazio per avermi donato questa idea e questo titolo
Realizzazione a cura di Poseidonson97 (Certo, perche non si era capito)
Chiedo scusa a Iran, ma la sua storia è in fase di scrittura. Sei la prossima. Ciao.
Ripeto, madatemi le vostre idee anche nelle  recensioni di questo capitolo, vi lascio la lista.

Titolo:
Personaggi: 
Ambientazione: (Precisi, mi raccomando. AU, normale o altro.)
Ratings: 
Trama:
Autore: ( se volete che inserisca il vostro nome) Si/ no

Vostro 
Poseidonson97

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Capitolo 3
*** Un ***


 

Un “caldo” incontro

 

"Perché a me? " questo si chiedeva Elsa, regina di Arendelle, dopo che la sorella minore Anna l'aveva chiusa in camera con Jack Frost. Si scambiarono uno sguardo seccato e si girarono sbuffando,  come due bambini. Dopo quasi un ora di silenzio e sguardi seccati cominciarono a parlare…

 

Medesimo : ma che combini? Stai raccontando il finale prima dell'inizio!

 

Poseidonson97: Si,  ma usavo un analessi per...

 

Medesimo : scuse! Tutte scuse. Se non hai idea di come iniziare comincio io .

Il paese di Ulrichthut era coperto da un manto bianco come la neve. Anzi, era coperto di neve. Quell'inverno infatti...

 

Poseidonson97: Basta. Basta Medesimo. Sei una zappa a scrivere. Questa storia la devo raccontare io.

Questa storia comincia dopo un matrimonio. Un matrimonio tra una principessa e un commerciante di ghiaccio. Insolito? Non troppo. Ad Arendelle non era strano che un nobile sposasse un plebeo. Il matrimonio fu un evento, ma quello che ci importa é un evento avvenuto durante la loro luna di miele. Anna e Kristoff, ora felici sposini, so dirigevano verso una piccola tenuta dove i membri della famiglia reale erano soliti trascorrere la luna di miele. La tenuta era poco distante da un paesino dove non si conoscevano i volti e i nomi dei sovrani di Arandelle, e questo permetteva loro di essere lasciati in pace. La nostra storia inizia proprio durante una passeggiata in paese delle coppia,  quando Anna notò, in mezzo ha dei bambini che giocavano, un giovane che indossava dei poveri indumenti di pelle, quasi da pastore, che rideva allegro dei giochi dei bambini,  ma nessuno sembrava vederlo né sentirlo. In mano aveva un bastoni molto lungo, la cui cima culminava con una strana forma,  a metà tra una G e un punto interrogativo.  Ad un certo punto il ragazzo si alzò in volo come sospinto dal vento, ridendo allegro. Anna spalancò gli occhi,  mentre al suo fianco Kristoff, che si era  girato sentendo la moglie fermarsi, fece altrettanto. Le persone attorno invece, sembravano non aver neanche lontanamente notato il ragazzo,  e, come i bambini, continuavano tranquillamente a farsi i fatti loro. Anna, sempre più incuriosita, si avvicinò al punto in cui era atterrato il ragazzo. Poi vide la cosa più incredibile. Dove passava il ragazzo una scia di neve e ghiaccio si posava, esattamente come succedeva con Elsa. 

Seguirono il ragazzo fino ad una foresta,  dove,  preso coraggio,  Anna parlò: "Ciao!" il ragazzo saltò per aria,  poi si guardò attorno, nel tentativo di capire con chi parlasse la ragazza.  Ma in quel momento non c'era nessuno. "Secondo te mi ha sentito?" chiese la Anna a Kristoff,  la voce bassissima. "Forse, ma sembra confuso" rispose il ragazzo. "Voi mi vedete?" chiese il ragazzo,  così stupito da non riuscire a muoversi. "Si,  non dovremmo?" il ragazzo si gettò avanti,  stritolando entrambi i ragazzi in un abbraccio. O almeno provandoci. Infatti andò a sbattere contro il petto di Kristoff,che si era parato davanti alla moglie per proteggerla. Il ragazzo però sembrava entusiasta perfino dall'impatto. "Posso toccarvi! E voi potete toccare me!" "Perché così stupito?" "Sono decenni che non tocco nessuno. Che nessuno mi vede e mi sente. Ma pensavo che solo un bambino avrebbe potuto vedermi. Non certo due ragazzi." "Chi sei?" "Il mio nome è Jack Frost." disse il ragazzo, con un sorriso malandrino stampato sul volto. "Jack Frost? Lo spirito d'inverno?" "Si, proprio io. Mi conosci?" " I Troll mi hanno raccontato di te, lo spirito che ogni anno porta l'inverno." "I Troll?" "Già, i Troll." 


 

Parlarono per molto, e Jack raccontò loro tutto quello che aveva passato da quando aveva memoria. Anche Anna parlò. Parlò di Elsa, del suo potere, e di quanto lei si sentisse sola. Molto sola e unica. Jack espresse subito il desiderio di conoscerla, anche se con il timore che non lo potesse vedere. Gli era stata descritta come una persona seria e poco propensa a divertimento e risata, quindi non esattamente una persona predisposta a vederlo. Decise comunque di provare, anche grazie alle insistenze di Anna. La ragazza voleva assolutamente che la sorella si sentisse meno sola. Almeno per una volta. Jack lasciò la coppia, e si diresse ad Arendelle, veloce e leggero come il vento d’inverno. Non fu esattamente amore a prima vista. Certo, la ragazza lo aveva visto sin dall’inizio, ma il rapporto non era stato idilliaco. Anna aveva cercato di farli ragionare, di farli parlare, anche perché aveva capito perfettamente che i due si piacevano molto. Purtroppo tutti i tentativi di erano falliti miseramente. Era davvero impossibile far confessare quei due il loro amore reciproco. Era ora di passare alla maniere forti. 

“Elsa!” “Cosa vuoi Anna?” “Potresti venire in camera tua? C’è un problema” La sorella si era precipitata, e Anna l’aveva chiusa dentro, mentre Olaf, che era d’accordo con lei su quanto stessero bene insieme i due ragazzi, aveva fatto infilare Jack in camera con una scusa e aveva chiuso dentro anche lui. Questo li avrebbe costretti a parlare e, magari a chiarirsi.  


 

“Che sia dannato il giorno in cui mia sorella ti ha chiesto di venire qui.  Sei infantile, fastidioso e il tuo umorismo è discutibile!”

“Penso di essermi dimenticato il significato di discutibile, me lo ricorderesti?” 

“Molto molto divertente!”

“Senti, perché non ti dai una calmata?”

I due stavano litigando da ore, ed Anna, che stava sulla porta in ascolto, ormai era senza speranza. Li aveva chiusi dentro, sperando che si chiarissero, ma invece era successo tutto il contrario. Ora si sopportavano ancora meno. Poi un rumore particolare soggiunse dalla camera. Era lo stesso di quello che si sentiva quando lei e Kristoff si facevano le coccole. Sapeva che non era corretto nei confronti di Elsa ma sbirciò dalla serratura. Rimase di sasso. Sua sorella, la seria e fredda Elsa, regina di Arendelle, che limonata con Jack Frost, lo spirito d’inverno! E stavano preparando qualcosa di più!

Era tutto vero? Distolse lo sguardo prima di vedere qualcosa di troppo, felice per la sorella. Quando il marito la raggiunse, con uno sguardo interrogativo al suo sorrisetto “Allora? Ha funzionato?” “Anche troppo.” “Che intendi dire?” “Se andiamo in camera ti faccio vedere” Disse la ragazza, con un sorriso malizioso sul volto. 



Grazie a Irian, che ci ha regalato l'idea per questa perla.

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Salve a tutte shipper della Jelsa! Questa storia non è lunga, ma ci ho messo il cuore per scriverla. Spero che apprezziate, e che capiate la mia impazienenza nel pubblicarla (Sono le 01:24) Leggetela recensite e datemi tante nuove idee. A breve metterò l'idea di Myrenel Bebbe ART5.
Ciao!

Poseidonson97

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Capitolo 4
*** Mura di ghiaccio ***


Mura di ghiaccio 


Jack
Seduto in un autobus da tre ore. Che noia. Non ne posso più, devo uscire di quì. E poi c'è Hiccup che cerca di calmarmi, mi dice di essere meno infantile, di comprtarmi come un sedicenne, non come un tappo di sei anni. Ma chi è questo, mia madre? Pazienza,mi sforzerò di stare buonoancora un po'. Ma come mi è venuto in mente di accettare  una gita ad Arendelle? Lontanissima da Oslo, dove vivo per uno scambio culturale da mesi.Non è un brutto posto, anzi, ma èstato abbastanza difficile abituarmi al cibo. Qui mangiano cose molto strane. Pazienza. Mi viene da pensare a Rapunzel, che non sento da giorni. Quella ragazzina così solare, più una sorella che una semplice amica, sempre con quella treccia infinita di capelli. Si vedeva che a Hiccup mancava Merida, quella pazza scozzese che faceva tiro con l'arco. L'aveva conosciuta quando lui era venuto in America, per lo stesso programma di che ora sperimentavo. Sei mesi in Norvegia. Niente male, considerando che ho un amico e la norvegia è  piena di belle ragazze. Una in particoloare aveva attirato la mia attenzione. Era molto bella, i capelli color platino e gli occhi azzurro ghiaccio, tutto sommato simile a molte ragazze del posto, ma il suo volto aveva qualcosa di speciale, così armonioso e regale, anche se così serio e triste. Però non sono ancora riuscito a sapere come si chiama. Sarà perché è così seria, sarà per la sua aria regale, non sono ancora riscito a sapere come si chiama."Ehi Hic, che mi sai dire su quella ragazza? Quella seduta davanti, vicino alla rossa?" "Quella? Si chiama Elsa Hunsomregjereroversnøen, ed appartiene ad una delle famiglie più antiche di Oslo. Purtroppo ha un caratteraccio. L'hanno soprannominata la regina di ghiaccio, per quanto è fredda e chiusa." "Ma non mi dire..." "Secondo me perdi tempo, quella ragazza è chiusa, e credo abbia perso la chiava del suo cuore." "Allore è una fortuna che io abbia il grimmandello" "Jack, per il tuo modo di proporti alle ragazze io direi che usi il piede di porco" "Quanto sei noioso!" gli rispondo, imprimendo una nota di esasperazione nella voce. Poi l'autobus si ferma. Siamo arrivati, e finalmente posso uscire da questo manicomio su ruote. Il palazzo non è che sia esattamete imponente, ma carino. La prof. ci  fa segno di entrare.

Elsa
Spesso avevo sentito parlare del castello di Arendelle. Ora posso vederlo. Non so perché mia madre ci tega tanto a che io veda questo posto, ma ha insistito, e quindi sono venuta. In effetti è strano, sento come un legame con questo luogo. Entrando mi sento attirata sempre di più verso l'interno, ma quando vedo la sala del trono rimango incantata. Le decorazioni sono sottili arabeschi di vetro azzurro, simile a ghiaccio, che coprono le pareti, ed una strana energia che mi riempie di euforia. Anna invece è solamente euforica come al solito. Vaghiamo ancora per i corridoi, ma la mia mente è ancora nella sala del trono. Un quadro che rappresentava la regina di Arendelle, famosa perché senza nome. Ella infatti era svanita misteriosamente all'età di 31 anni, e poi non se né era trovata più traccia. Secondo le leggende aveva seguito un amore, per altri era morta, ma nessuno sapeva la verità. Affascinante. Se si aggiungeva che la regina gli somigliava anche molto la cosa si faceva ancora più interessante. La gita è durata ore, ma all'ora di pranzo ci hanno lasciarono liberi. Lascio Anna a chiacchrare con le sue amiche ed entro nel castello un po di soppiatto. Non voglio che tutti sappiando dove stò andando. Quando ormai sono dentro mi giro per assicurarmi che nessuno mi segua, e mi prendo un colpo. Un ragazzo mi ha seguito. E non l'ho sentito per nulla. Mi guarda con un sorriso divertito, probabilmente per il mio spavento. "Ciao!" gli scocco un occhiata omicida. Con che coraggio riesce a salutarmi dopo avermi pedinata!

Jack
La ragazza non sembra troppo contenta di vedermi. Strano. O forse non così tanto, visto che l'ho seguita quando l'ho vista infilarsi nel castello, ma non importa. Ora non dovremmo essere qui entrambi, quindi non può denunciarmi senza denunciarsi. Sarà costretta a farsi seguite da me."Và via!" "No, mi spiace ma resto qui." lei emette un verso stizzito e si gira. Proviamo a strappare un sorriso a quel visino perfetto. "Tu sei Elsa vero?" ... Non mi risponde. "Io mi chiamo Frost, Jack Frost." ... "Mamma mia, almeno rispondi!" "Lasciami in pace. Perché mi stai seguendo?" "Volevo solo conoscerti meglio." "Per provarci con me?" chiede, quasi indignata. "No, no! Chi penserebbe mai di provarci con una ragazza bellissima, con due occhi che sembrano diamanti, i capelli che brillano e un fisico mozzafiato." Mi accorgo che la parte dopo il secondo no l'ho solo immaginata. Suppongo che sia meglio così, se lo avessi detto nemmeno la mia velocità mi avrebbe risparmiato un ceffone. Elsa non sembra entusista di qualcuno che le fa la corte. Strano, con quell'aria da regina. Sorrido alla mia stessa battuta. "Cosa hai da sorridere? Un altra battuta sul fatto che io sia fredda e chiusa?" "Perché me lo chiedi? E, a proposito, dove stiamo andando?" "Nella sala del trono. Voglio rivedere il ritratto della regina." "Vanitosa é?" "Perché?" "Dai, è come guardare te fra dieci anni." "Ha ha ha ha" ride ironica. Come mai più lei mi resiste più io voglio vederla sorridere? Poi si avvicina al quadro, fin quasi a sfiorarlo. Io, li accanto, la osservo. Poi la ragazza tocca il ritratto, e succade il finimondo.

Elsa
Ua specie di pannello si apre, facendo cadere me e Jack, così a detto di chiamarsi il ragazzo che mi ha seguita, facendoci cadere in una camera sotterranea. DObbiamo essere parecchio sotto il livello del mare, perché è piuttosto umido qui sotto. Siamo atterrati su di un vewcchio materasso, vecchio e polveroso. Ma  quanti anni ha questo posto? jack si guarda attorno e poi mi rivolge un occhiata maliziosa. Mi chiedo perche, poi lo capisco. Siamo su un letto. "Razza di..." "Calma, calma. Scherzavo." Sembra sincero, quindi non lo picchio.


Elsa

Una specie di pannello si apre, facendo cadere me e Jack, così a detto di chiamarsi il ragazzo che mi ha seguita, facendoci cadere in una camera sotterranea. Dobbiamo essere parecchio sotto il livello del mare, perché è piuttosto umido qui sotto. Siamo atterrati su di un vecchio materasso, vecchio e polveroso. Ma quanti anni ha questo posto? jack si guarda attorno e poi mi rivolge un occhiata maliziosa. Mi chiedo perché, poi lo capisco. Siamo su un letto. "Razza di..." "Calma, calma. Scherzavo." Sembra sincero, quindi non lo picchio. Una luce soffusa arriva dall’alto. Un cristallo emette luce, anche se non capisco come sia possibile.* Mi ritrovo a guardare Jack. Non è male. Alto, i capelli e la pelle bianchi come la neve, un sorriso scintillante, che sembra perenne sul volto e due occhi che sembrano zaffiri. Non ho mai visto un ragazzo simile.** In effetti sembra carino. “Allora, quali sono le tue passioni?” Ma cosa? “Si, cosa ti piace fare, come passi il tempo fuori da scuola, cose così.” “Oh… Io leggo molto, e studio.” “Non esci con gli amici?” “Io non né ho.” “Come è possibile?”

Siamo bloccati sottoterra per due ore. Due ore in cui Jack e io, mentre cercavamo un uscita, abbiamo parlato. Lui è eccezionale. Simpatico, allegro, parla sempre in modo sincero. E un po’ mi somiglia. A quanto mi ha detto è stato solo per molto, molto tempo. Poi ha capito che doveva solo essere più sé stesso. Mi ha chiesto un appuntamento quando usciremo d qui. Ed io ho accettato. “Elsa! Guarda cos’ho trovato!”



Jack

Elsa si gira, ed io le mostro l’oggetto che ho trovato. Quello che sembra in tutto e per tutto un diario, ma purtroppo è in Norvegese. Quindi solo Elsa può leggerlo. "Allora, cosa c'è scritto?"  "Così, ad una rapida lettura, direi che si tratta di un diario. E l'ha scritto Una ragazza di nome Elsa" "Come te." "Si... aspetta un momento. Era le regina Elsa. Quella che sparì misteriosamente. A quanto pare la gente non l'accettava, e lei decise che sarebbe andata via, portando solo poche cose, e lasciando il suo posto alla sorella. Lei scappò ad Oslo, dove incontrò un inglese di nome Jack, ma mantenne il suo cognome." "Wow. Mi ricorda un po' te. E qual era il cognome?" Elsa è impalata, con un espressione stranissima sul volto. "Il suo congonome... è il mio!" Anche io sgrano gli occhi, stupito da quello che mi ha detto. Quindi lei sarebbe la pro-pro-pro-pro-pro niopote di una regina? Uao! Non è solo bellissima, ma ora si spega quell'aria regale che ha. Mamma mia quantoo è bella da stupitissima. Devo dire che queste due ore sono state una meraviglia. Sono addirittura riuscito a vedere dei sorrisi su quel volto perfetto.  "TROVATO!" "Cosa?" chiedo, un po' stupito da tutta questa allegria. "C'è un passaggio! Per l'esterno! Possiamo uscire!" è così contenta che mi salta al collo. Momento di imbarazzo, almeno per lei. Io mi godo Il fatto di avere le sue labbra a due centimetri dalle mie. La bacerei se non fossi sicuro di ricevere un ceffone coi controfiocchi. Seguiamo le indicazioni del diario, e ci ritroviamo davanti ad una piccola porta, che scopriamo dare sul lato del castello, dalla parte del mare. "Siamo fuori" dice lei, tranquilla come se non fosse successo nulla. Io invece, che le sono stato dietro tutto il tempo, la abbraccio da dietro. Lei mi guarda, incirocia i suoi occhi con i miei, e le nostre labbra si uniscono.


Elsa
 Ci stiamo baciando. Non riesco a crederci. Sto baciando un ragazzo che conosco da meno di un giorno. E mi sta piacendo un sacco! Tuttavia decido che dobbiamo smettere  tornare dal gruppo, prima che si preoccupino. Facendo pressione ncon la mano contro il petto di Jack gli faccio capire che è ora di staccarsi, e lui lo fa controvoglia. Poi raggiungiamo il gruppo. Per tutto il tempo della nostra assenza solo l'amico di Jack. Anna invece, come se non mi fossi neanche allontanata. Si è abituata al fatto che io me ne stia sulle mie. Abbiamo due giorni, e questo significa due sere in cui mi chiuderò in camera tutta sola. Poi una mano afferra la mia. Appartiene ad un ragazzo pallido, con i capelli bianchi come la neve, gli occhi blu come il cielo e un sorriso divertito stampato in faccia.
Jack
Afferro la mano di Elsa, e lei mi rivolge uno sguardo interrogativo "Mia regina, posso rubarvi questo bacio?" Appoggio le mie labbra sulle sue, e lei disciude la bocca, regalandomi il miglio bacio di tutti i tempi.





*
Poseidonson97: Un po’ di magia.
Medesimo: Fissato!
Poseidonson97: Rompiballe!
**
Poseidonson97: Pioggia di cuori!
Medesimo: Dannato romanticone!
Poseidonson97: SILENCIO!
Medesimo: (Mugugna cercando di parlare ma non riesce)
Poseidonson97: Ahahahah! Ora ti penti di non aver letto Harry Potter!
Medesimo: (annuisce, incaz***issimo

 
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Salve a tutte le mie lettrici e grazie a Myrenel Bebbe ART5, l'ideatrice di questa incredibile storia. A cui devo delle scuse. Purtroppo tra problemi di connessione, persone che mi cancellano i file per scherzo e cavoli vari sono riuscito ad aggiornare solo oggi. Ma nessun problema! Ragazze, mi racccomando, mandatemi le vostre idee insieme alle volstre opinioni sulle nostre storie. Queste one shot nascono  dalle mie dite, ma anche dalle vostre idee. Senza quelle mi sentirei tanto solo e abbandonato. Quindi ecco la scheda per le idee, non lasciatemi solo!
Personaggi: 
Ambientazione: (Precisi, mi raccomando. AU, normale o altro.)
Ratings: 
Trama:
Autore: ( se volete che inserisca il vostro nome) Si/ no

Non vedo l'ora di sentire le vostre idee, e mettetene, perché ho intenzione di scriverle tutte. 
Vostro 
Poseidonson97

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Capitolo 5
*** January love ***


January Love






Gennaio. Elsa é in un bar a prendere una cioccolata calda. Guarda fuori dalla vetrina, pensando con rammaricoa cosa potrebbe vedere,  si gode il tepore che la bevanda gli dona, insomma, cose normali e tranquille. Tra pochi giorni sarà il suo compleanno. Un anno esatto dall'incubo. No. Non deve pensarci.  Ha passato troppo tempo in terapia. Il pazzo che l'aveva rapita era in prigione, rinchiuso a doppia mandata. I suoi occhi ancora non funzionano bene. Vede forme fumose ed indistinte, mentre Olaf, il suo enorme  pastore maremmano bianco, è stato addestrato ad aiutarla. La guida, e la aiuta a muoversi indisturbata. I medici affermavano che la droga che le aveva iniettato Black sarebbe svanita nel giro di un anno, ed in effetti ora vede molto più chiaramente di prima. Riesce a distinguere una mela da un arancia solo guardandole. Ad un certo punto un rumore la fa  sobbalzare. Qualcuno che viene verso di lei. Si muove furtivo, silenzioso e leggero, come se non volesse farsi notare,  ma per lei è chiaro come l'acqua che si sta dirigendo verso di lei. Olaf ha la testa appoggiata alle sue gambe, e non reagisce minimamente alla presenza che si avvicina.  "Salve. Posso sedermi?" la sua voce è fresca e leggera, come il vento d'inverno. Ha una nota scherzosa ma non sarcastica. "Prego" dice la ragazza, incuriosita. Lui si siede accanto al lei. Elsa percepisce un distino odore di arancio e cannella. Lo stesso della sua cioccolata. Un piccolo sorriso le compare sulle labbra, subito ritirato. Parlano per parecchio, ed Elsa scopre che Jack è una persona simpatica e allegra, che adora fare battute, ma che per tutto il non citò nemmeno la vista. Sembra che sappi quanto le pesa il non poter vedere. Comincia ad adorare quel ragazzo. Si danno appuntamento per il giorno dopo, e lui le chiede il numero, scrivendolo con attenzione su di un tovagliolo.

I giorni seguenti furono un dono meraviglioso per Elsa. Jack le illuminava la giornata con un sorriso,  fresco come il vento d'inverno, e, dalle descrizioni che le aveva fatto e dalle sensazioni che aveva provato toccandone il volto doveva essere un gran bel ragazzo. Sentiva che la corazza di ghiaccio che si era creata attorno al cuore durante quel terribile anno si era incrinata, e stava lasciando filtrare un vento nuovo. Un vento allegro e leggero. E questo vento si chiamava Jack Frost. La cosa strana era il fatto che non c'erano state incomprensioni, dubbi o ripensamenti di sorta. In una manciata di giorni entrambi si erano innamorati l'una dell'altro, solo attraverso confuse immagini, lievi carezze e una fiomu di parole. La faccia che aveva fatto Anna quando lei, Elsa, che si era rinchiusa in camera da più di un anno, le aveva chiesto un aiuto per truccarsi probabilmente era stata impagabile. Dopo molte ed assillanti domande la sorella minore era riuscita ad estorcerle il nome di Jack e il come si erano conosciuti. La ragazza aveva lanciato uno strillo ei gioia cosi forte da trapanarle i timpani. Dopo essersi ripresa Elsa si era fatta truccare in modo semplice e leggero, ed aveva indossato una abito azzurro ghiaccio con lo spacco alto. Era stato il suo preferito prima,  ed avrebbe ricominciato con quello. Era scesa con Olaf, ed aveva aspettato. Pochi minuti dopo un rombo piuttosto strano si era fatto sentire in strada. Era troppo lieve per essere quello di una macchia, ma c'erano troppe ruote per essere una moto. Poco dopo aveva capito. Jack era arrivato a prenderla in saide cart, per portare comodamente anche Olaf. Salirono a bordo dopo che Jack le ebbe offerto un casco e un cappotto di pelle per non farle prender freddo. 
Avevano passato una bellissima serata, e forse è per questo che, in una gelida notte di fine gennaio,  si stanno baciando sotto la luna. Si baciano senza timidezze o indecisioni. Perché l'amore, quello vero, non ha sempre bisogno di strane peripezie per nascere. A volte arriva così, all'improvviso, e ha solo bisogno di un poco di attenzione nel notarlo e non lasciarlo fuggire
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Salve a tutti! Dopo una abbuffata di cosplay di Elsa al Romics e un paio di Jelsa suer riuscite (sempre al festival) posso dire di esssermi sentitro ispirato, e di aver scritto questa piccola storia in treno. Ditemi cosa ne pensate. Come la solito vi lascio la scheda per la storia. Spero di ricevere nuove idee e opinioni, ciao!
Poseidonson97


Scheda!
Titolo:
Personaggi: 
Ambientazione: (Precisi, mi raccomando. AU, normale o altro.)
Ratings: 
Trama:
Autore: ( se volete che inserisca il vostro nome) Si/ no

 

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Capitolo 6
*** The brother of the queen ***


The Brother of the queen.



Tre Spiriti si avventuravano nella gola oscura, le cui pareti sembravano non finire mai e l’aria era satura del pungente odore della paura. Ciascuno era diverso. Uno un cavaliere in bianca armatura, armato di un altrettanto bianca spada, lunga come lui, ma che esso portava con una mano sola senza fatica.. Il secondo era una angelo, vestito con la sola tunica bianca, in mano un arco e nella faretra una quantità infinita di frecce con impennaggio di petali di rosa. Il terzo era vestito di miseri stracci, il volto sfigurato. Le mani risplendevano di fiamme arancioni, che scacciavano l’oscurità. Uniti, compatti cine lo erano stai in vita. Un solo scopo. Una sola missione. Una figura oscura si rivolgeva verso i tre spiriti. “Chi siete? Come osate introdurvi nel mio regno?” “Io sono Artorias. Spirito della lealtà.” disse il cavaliere. “Io sono Valentein, spirito dell’amore.” disse l’angelo “Io sono O’lantern, spirito del coraggio.” disse lo straccione. “Tu hai rapito la persona a cui teniamo di più in assoluto. Tu pagherai per questo.” Dissero insieme. Pitch Black fu colto di sorpresa. Il grido non era a tre voci, ma una sola nota si era alzata nell’aria. Con un gesto un’armata di incubi, cavalcati dai sui neri cavalieri, si alzò dalle tenebre, pronta a caricare i tre spiriti. Quando la battagli iniziò la differenza numerica non si fece nemmeno sentire. Artorias si gettò nella mischia, massacrando intere schiere di incubi, apparentemente incurante dei colpi che prendeva. poco dopo un enorme lupo bianco si schierò al suo fianco, splendido e possente. “Sif!” gridò il cavaliere, lieto di sapere accanto a sé uno dei suoi più fidi compagni. O’lantern bruciava gli incubi, opponendo coraggio a paura. Valentine scoccava i suoi dardi, colpendo i nemici dieci alla volta. La rabbia dei tre spiriti cresceva mano a mano che i nemici arrivavano, rendendo sempre maggiori i loro poteri. Black si rendeva conto di aver sottovalutato il problema. Qui tre erano spiriti a lui sconosciuti, così come lo erano le loro ragioni. Aveva rapito una sola persona, ed era stato fatto per attirare tutt’altra persona. Stava per lanciarsi in battaglia, quando una voce attirò la sua attenzione. “Hai problemi ben più seri di loro. IO!” Jack Frost gli piombò addosso, ma in vesti completamente diverse da quelle Black ricordava. Vestito come un principe, armato del suo bastone, un espressione furente che non gli aveva mai visto negli occhi. La furia di un uomo a cui manca una parte del cuore, e davanti ha l’unico ostacolo. Black, che in via sua di paura ne aveva provata davvero poca, rabbrividì. Era stato uno sciocco. Jack magari non aveva chiesto aiuto agli altri guardiani, ma quei quattro che combattevano in fondo alla gola non erano previsti. Aveva sprecato parte delle energie per respingerli, ma quelli sembravano non stancarsi mai. Ora era davvero alla pari con Jack. Il combattimento fu concitato, ma Jack sembrava più potente che mai. Possibile che fosse innamorato al punto di diventare così potente? Nel formulare questo pensiero l’uomo nero si distrasse, e Jack lo colpì al petto, intrappolandolo nel ghiaccio, gelando l’oscurità di cui era composto, e gettandolo galla balconata su cui si trovavano. Il lupo Sif si gettò in aria per prenderlo, mante le armate delle tenebre sparivano, ed i suoi ultimi guerrieri venivano falciati di tre spiriti. La bestia portò il malvagio essere dal padrone, Artorias, che, ad un cenno degli altri due, tagliò la testa dell’uomo nero, pronunciando la frase “Non ti azzardare a toccare nostra sorella Elsa!”. Il corpo dello spirito della paura si sgretolò in sabbia nerastra,  rendendo evidente che lo avevano certo cacciato, esiliato senza forze in chissà quale limbo, ma non l’avevano ucciso. Poco dopo Jack Frost uscì dalla grotta di Black con una ragazza svenuta tra le braccia. Essa aveva la pelle pallida come il latte, ed i capelli biondi come il platino. Il ventre della ragazza era leggermente rigonfio. I tre spiriti guardarono la sorella, commossi e felici. “Quanto?” Chiese Valentine. “Solo pochi mesi. Manderò un messaggio, in modo che voi ci siate.” “Abbi cura di lei, Conte Frost.” “ Lo prometto.” i tre posarono un bacio sulla fronte della sorella e svanirono, così come erano apparsi. 

 

 

Pochi mesi dopo. 

Se tutti fossero stati in grado di vedere gli spiriti quel giorno ad Arendelle ci sarebbe sarebbe stato di sicuro un gran putiferio. Anche perché non era cosa comune che un accanire in sella ad un lupo gigante, uno straccione con le mani in fiamme e un angelo sfrecciassero verso il palazzo. Palazzo dove Jack Frost aveva deciso di vivere una vita da umano per stare vicino alla sua amata, e dove stava per nascere la/il prima/o figlia/o della nuova coppia reale. Loro nipote.

Quando arrivarono sentirono i primi strilli di Elsa, e si prepararono al peggio. Avevano sempre saputo che sarebbe stato difficile vedere la sorella, che fin da bambina avevano accudito con tanto amore, soffrire, ma entrarono comunque, al solo scopo di infonderle coraggio e forza. 

Il parto non ebbe difficoltà, e quando entrambi i genitori alzarono lo sguardo verso di loro l’unica cosa che JAck riuscì a dire fu:”Maschio. Un bellissimo maschio.” Negli occhi dei tre i accese una luce fiera, mentre il piccolo osservava il mondo con occhi curiosi, degli sgranatissimi occhi turchesi ed osservava i tre spiriti davanti a lui. “Come lo chiamerai?” Chiese Jack O’lantern. “Come il fratello che due anni fa si sacrificò per fermare il male e permettere a me di stare con la persona che più amo al mondo. Jacob Artorias Valentine.” Per un secondo i tre spiriti si fusero, formando una figura dai capelli biondi, gli occhi turchesi ed una veste principesca completamente bianca addosso. Guardò, ancora per un istante, quella meravigliosa famigli che aveva giurato di proteggere e decise che non si sarebbe mai più arreso. A costo di sconfiggere Black da solo. Poi svanì. Lasciando dietro di sé la promessa di tornare.




 

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Salve a tutte. Complice un sogno, l'insonnia ed una massiccia dose di video su Jelsa mi sono messo a scrivere questa storia in cui...
Ci sono io!
Infatti i tre spiriti, ovvero Jack O'lantern, Valentine (che per chi non l'avesse ancora capito è il nome di cupido) e Artorias (grandissima citazione di Darksouls) mi rappresentano, almeno in parte. Ed io Elsa la santo più di tutto come una sorella da proteggere.  Per questo nelle mie storie l'affido a Jack. Perché sono certo che lei la proteggerà con tutto se stesso.
Ciao, e non scordatevi, se avevte idee, non esitate a darmele.

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Capitolo 7
*** Frozen amnesy ***


 
Frozen amesy

 Dove mi trovo? la ragazza si chiedeva questo. Era in quello che sembrava un palazzo, ma non ricordava di esserci mai stata. In realtà non ricorda nulla, a parte il suo nome. Elsa. Ha un gran mal di testa. Indossa abiti comodi ed eleganti, e non capisce come mai sia lì. L'unica cosa che ricorda è un luogo. Un grande castello sulle montagne, fatto di cristallo. Almeno così le sembra.  Mette un cappuccio che le cela il volto, ed esce dal palazzo, senza che nessuno la noti. Qualcosa le dice che deve andare a nord. Intorno a lei l'inverno rendeva tutto scintillante, come un enorme torta glassata. Poco dopo uscì dalla città, ritrovandosi in un luogo freddo e innevato. Ma il freddo  non gli dava minimamente fastidio. Le sembrava di essere a casa. Più di quanto non si sentisse nel palazzo comunque. "Forse al castello troverò risposte. Spero che sia così." Pensa. E continua ad avanzare.
"Elsa? Elsa? Dove sei? Elsa! Dove ti sei cacciata!?" Anna è veramente arrabbiata. Ha davvero bisogno di parlarle. L'aveva cercata per tutto il castello. Aveva chiesto a tutti. Ma nessuno l'aveva vista da quella mattina. Cosa deve fare? Deve assolutamente parlarle. Decide di cercare Kristoff. Magari l'ha vista, ma non crede. Se Olaf, che è sempre in giro per il castello, non l'ha vista, dubita che Kristoff ne sappia di più. "Comunque, sempre meglio chiedere." si dice la principessa. Tra l'altro, entro breve un'ambasciata del regno di Crona arriverà per discutere di affari importanti, e non ha idea di come fare senza Elsa.
Elsa, almeno così crede di chiamarsi, sta camminando nella neve, e ogni passo si sente più libera. Ormai sono ore che cammina, e una strana sensazione la conduce verso le montagne.  Lì si trova il castello, l'unica cosa che ricorda. Spera di trovarci delle risposte. Intorno a lei sente dei lupi, ma non ha paura. Non ne conosce il motivo, ma sente che i lupi non la infastidiranno. Si sente sicura, sicura che niente possa fermarla. Decisamente si sente meglio che nel palazzo. Anzi, più si allontana più si sente libera. Ama quella sensazione. E si inoltra sempre più nelle montagne.
Jack Frost vola, assicurandosi che su tutto il nord europa arrivi l'inverno. Non ci tornava dall'inverno precedente, come era giusto, ed è curioso di sapere se è successo qualcosa ad Arendelle. Soprattutto ad Elsa. Certo, lei ora sarebbe dovuta essere regina, se ricorda bene, ma gli piacerebbe vedrela ancora una volta. Poi la lascerà andare per la sua strada. Ma una vocetta nella sua testa gli ricorda che l'aveva detto anche l'anno prima, e quello prima ancora, e quello prima ancora e .... Troppi. Zittisce la vocina squatendo la testa,e si assicura di andare nella direzione giusta. Cerca con lo sguardo la Montgna del Nord, un utile punto di riferimento. Qualcosa è cambiato, ma cosa? La stessa vocetta fastidiosa gli suggerisce che, forse, e forse, la cosa diversa è l'enorme castello di ghiaccio sul lato sud del monte. La zittisce di nuovo, poi scende sul castelloappresta ad entrare da una finestra, curioso di sapere cosa sia e chi ci abiti. Conosce solo una persona oltre se stesso in grado di creare il ghiaccio, e questa persona era Elsa, ma il suo potere non era così enorme. Almeno così crede. Una volta sceso sul castello si introdusse nella struttura da una finestra, atterrando in un'enorme sala, addobbata solo da un trono interamente di ghiaccio. Si sente un po' fuori posto vestito com'è, quindi, con un gesto, si diverte ad indossare un armatura da cavaliere fatta di ghiaccio. Si guarda in una delle pareti, tanto il ghiaccio riflette, e scoppia in una risata per l'assurdità del suo aspetto. Di certo non gli dona un gran che, ma è divertente, quindi la tiene. Gira per le stanze del castello, ma non vede nessuno. Comincia pensare di aver perso un abotta in testa e di stare sognando. Poi sentì una voce, una voce cristallina e glaciale. "C'è nessuno nel castello?" La riconosce. Elsa?
Elsa è arrivata al castello, ed è esattamente come nei suoi, pochi, ricordi. Bussa alla porta, chiedendo se c'è qualcuno. Sfiora la porta. Il materiele di cui è fatta l'intra struttura non è cristallo, ma ghiaccio. Dovrebbe essere stupita, ammaliata dall'idea che un castello sia fatto di ghiaccio, eppure non è così. Anzi, la prima cosa che fa è darsi della stupida per non averlo capito dai suoi ricordi. spinge appena, e la porta si spalanca, introducendola ad un salone enorme, fatto anch'esso di ghiaccio. Rimane abbagliata dalla bellezza del luogo. Chiiunque l'avesse creato aveva di certo un potere enorme. Far scolpire tutto quel ghiaccio, con una maestria tale da sembrare creato lì per lì doveva essere un lavoro costoso. Chiunque potesse pagare per quello probabilmente doveva essere ricco. Poi, al centro della sala vede un cavaliere. Indosssa una armatura elegante, fatta di ghiaccio, decorata con motivi floreali appena scolpiti sulla supefice, dei meravigliosi arabeschi di ghiaccio simili a quelli che si formano sulle finestre quando arriva l'inverno. Perché ha così chiara quest'immagine in mente? Tutti qesti ricordi e sensazioni legate al ghiaccio cosa significavano? Poi il cavaliere, che sino a quel momento è rimasto così immobile da sembrare una statua, punta lo sguardo, o almeno così sembra, visto che l'elmo impedisce di socrgerne il viso, verso di lei. Una voce soffocata chiede "Elsa?" Elsa ha un tuffo al cuore. Quel cavaliere sa il suo nome! Forse sa anche chi è lei, cosa fa, perché nei suoi ricordi c'è quel castello. "Si! Tu chi sei, cosa sai di me?" chiede, implorante. Il cavaliere non risponde subito. Sembra quasi stupito dal fatto che lei non si ricordi di lui. Anzi, sembra stupito del fatto che lei lo veda. tanto che, con una cautela incredibile si toglie l'elmo, rivelando il viso di un bellissimo ragazzo. Ha i capelli bianchi, come se fosssero coperti di brina, ed il colore di chi è affogato. O almeno crede, lei un affogato non l'ha mai vito. Spera. Gli occhi sono la cosa più incredibile. Sono del colore di un torrent di montagna, profondi e con una perenne scintilla divertita. In quel momento, tuttavia, hai bordi deglio occhi si sono formate delle piccole lacrime. Perché piange? non sembra averne motivo. Che sia lei la causa di tutto questo? Domande, domande e ancora domande. Lei vuole delle risposte. 
Jack è stupitissimo. Elsa lo vede. Lo vede davvero. Ma cosa le è sucesso? Sembra ricordare a mala pena il suo nome. I suoi occhi sono pieni di dubbio. "Sei stato tu a creare questo castello, cavaliere?" Cavaliere? Jack non capisce. Poi si ricorda dell'armatura. La fa svanire in una pioggia di cristalli azzurri e bianchi. Tuttavia non si mostra con i suoi normali vestiti da pastore, ma mantiene comunque un aria quasi principesca, con un vestito bianco e con finiture azzurre. Si presenta. "Regina Elsa, io sono Jack Frost, spirito dell'inverno. E credo che questo castello sia opera vostra." "M-mia? Regina? Spirito?" Si vedeva se Elsa era stupita. Un sorriso ironico comparve sulla bocca di Jack. L'aveva vista stupirsi altre volte, ma mai come ora. Sembrava una bimba a cui sia stato datu un bambolotto brutto. "Non sto mentendo. Concentarti, il tuo potere tornera nelle tue mani." le dice lo spirito, sorpreso delle sue stesse parole. Da quando lui riesce a parlare in maniera simile? Fatto sta che Elsa muove appena le mani, e dei minuscoli cristalli di ghiaccio si formano, creando, attorno alle mani, dei guanti fatti di ghiaccio e fredo, quasi impalpabili. Un sorriso le spunta sul volto, quel bellissimo volto pallido coronato da due occhi che sembravano diamanti e una treccia biondo platino. Più la guarda e più si  innamora di lei. Ma cosa gli sta succedendo? Lui dovrebbe essere refrattario all'amore. Eppure sembra che Elsa  stia lentamente infrangendo la sua corazza fatta di solitudine e invisibilità. Quando i suoi occhi tornano a vedere come si deve vide che Elsa stava cambiando completemante i suoi vestiti, trasformandoli in un elegante abito azzurro, con un provocante spacco alla coscia. I capelli si sono sciolti in una treccia che ricade sulla spalla, rendendola più bella che mai. Jack prega che la ragazza non noti lo sguardo da pesce lesso che sicuramente gli è comparso sul volto. Per fortuna Elsa è troppo occupata a ridere, felicissima. Poi gli si butta tra le braccia, stringendolo. "Grazie Jack!" La felicità di Elsa commuove e stupisce Jack allo stesso tempo, oltre ad arrossire come un peperone a causa dell'abbraccio di Elsa. L'aveva vista per anni maledire sé stessa e il suo potere, odiare il ghiaccio e tenere lontana Anna per paura di farle del male. Ed ora gioiva nel giocare con il ghiaccio, come lui aveva sempre desiderato. Non ebbe il coraggio di dirle la verità. Voleve che la regina si divertisse con lui. Solo un pochino. Tanto, evidentemente, lei, che sicuramente aveva creato il castello, evidentemente andava e veniva dal castello, dato che vi erano mobili e  cibo. "Jack? Se sono la padrona del castello, tu perché sei qui?" "I-io? sono passato a trovarvi." "Davvero? Siamo amici? Non ricordo nulla." "Stia tranquilla principessa. Posso aiutarla a ricordare i suoi poteri, e la gioia che provava nell'usarli." "Jack, dammi del tu." "Certo principess... Elsa." 
Passano i giorni. Jack a deciso di dirle tutta la verità, e le ha fatto tornare la memoria. Ma Elsa non se l'è presa troppo, anche se è tornata subito ad Arendelle, in tempo per  l'incontro con la regina Rapunzel di Corona, loro parente da parte materna. Ovviamente un po' si è arrabbiatacon Jack, ma alla fin fine lo ha perdonato, perché quello che le serve ora è lui. Si è innamorata di lui sin dal primo momento in cui l'ha inocontrato. Quel sorriso divertio e ironico, quel tono allegro e spensierato le hanno fatto capire che è lui che lei vuole accanto per sempre. E più restano insieme più si chiede come abbia fatto a non vederlo per tutti questi anni. Anche lui gli lancia spesso degli sguardi dolci, ed in una occasione si erano quasi baciati, ma Anna si era presentata in camera sua con la forza di un ciclone e una notizia esplosiva. Era incinta di tre settimane. Il momento, da romatico, era diventato imbarazzante per Jack e felice ma strano per Elsa, perché lei sapeva di essere stata beccata, ma la sorella ha visto solo aria, e non un ragazzo. Tuttavia la notizia che aveva da darle Anna era davvero speciale. Era incinta! Aspettava il figlio  suo e di Kristoff. Suo nipote! Era abbastanza emozionata all'idea. Tuttavia passarono ancora dei giorni prima che Jack trovasse il coraggio di baciarla. Ed era stato bellisssimo. Le labbra si erano unite, e pura felicità si era riversata nei due giovani. 


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Niente moralina idiota come in January love,, contente?
Spero di si. La storia è un regalo di Irian, su cui ho messo un po', si fa per dire, le mani. Comunque grazie, grazie e grazie. Spero che vi piaccia, almeno un pochino, e vi ripaghi dell'attesa. Che, lo so, è stata infinita. Maledetta la scuola, la poca ispirazione e un milione di altre cose. Presto, il più presto possibile, metterò l'altra storia che mi è stata inviata, ma non siate timide! Continuate a mandarmi le vostre idee!
Personaggi: 
Ambientazione: (Precisi, mi raccomando. AU, normale o altro.)
Ratings: 
Trama:
Autore: ( se volete che inserisca il vostro nome) Si/ no

Ciao!
Poseidonson97

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Capitolo 8
*** Our eternal love ***


Da un idea di Romantic_Dreamer

Our eternal love

 

Era il tramonto. Lui le teneva la mano. La sua mano era fredda, ma a lui non aveva mai dato fastidio il freddo. Specie se proveniva da lei. La sua mano era morbida e liscia come la seta. Gli faceva venire voglia di passare le labbra su tutto il braccio, per poi togliergli la spallina del vestito e … No. No Jack Frost. Devi concentrarti. Gli devi fare una dichiarazione seria, un passo importante. Non puoi avere QUEL tipo di pensieri, pensò. Si concentrò su loro primo incontro, quando si erano conosciuti al gran ballo di Arendelle. 

Quando Jack Overland Frost aveva fatto breccia nel cuore di Elsa Stark.* Era stato meraviglioso. Il modo in cui si erano trovati, il modo in cui si erano avvicinati, il ballo fatto assieme ed infine i baci che si erano scambiati. Quando alla fine Elsa era uscita con lui quella notte… non avevano fatto nulla. Avevano solo fatto una lunga passeggiata. Quel momento era scolpito nei ricordi di Jack. Elsa era parsa preoccupata, inquieta e impaziente. Lui aveva dato per scontato che fosse perché lei era una brava ragazza e tutte quelle cose lì, ma mai si sarebbe aspettato che, invece, il motivo dell’inquietudine della principessa era ben diverso. Ed era che lei era promessa in sposa, come voleva la tradizione familiare, a qualcun altro, un danese di nome Hans. Lei, che tra l’altro lo odiava, però non poteva farci nulla. Jack si era quasi sentito male, ma non per tristezza, tradimento o altre stupidaggini. Era furioso perché la persona che amava, e si, in quelle poche ore aveva capito di amare Elsa come la sua stessa vita, sarebbe stata obbligata a sposare qualcuno che non conosceva, che disprezzava e che, per di più, le era stato imposto per motivi assurdi in quegli anni. E, sebbene ottenebrato dalla furia, era sorta nel suo cervello un’idea tanto geniale quanto folle. Aveva baciato Elsa sulle labbra, infondendo in quel bacio tutto ciò che avrebbe voluto dirle a parole. Poi l’aveva implorata di affidarsi completamente a lui, e l’aveva riportata a casa. Aveva chiamato il suo padrino, Nicholas North, e si era organizzato. Aveva dovuto fare qualche concessione, qualche promessa, ma tutto sommato andava bene così. In tre giorni il suo folle piano era pronto. Sgattaiolò, di nascosto nella notte di Arendelle, sotto casa Stark. Chiamò Elsa alla finestra. Lei si sporse, ma solo per vedere quel matto di Jack che si era arrampicato sul cornicione, ed aveva addosso un’enorme borsone da viaggio vuoto. “Elsa, ora ascoltami. Io ti amo, con tutto il cuore e l’anima. Non so bene cosa sia, ma sento che tu sei la persona che mi completa. Per te però qualunque cosa. E, sebbene io sia un pazzo, e magari anche un idiota, ho un’idea per sottrarti al tuo destino. Però…” Elsa lo giurò stupita, confusa e commossa. “Jack Frost, tu mi stai proponendo di scappare con te?” “Troppo stupido?” Alla ragazza salirono le lacrime agli occhi. Nel suo cuore c’era un tumulto di emozioni. Paura, felicità, batticuore, speranza. Decise che le emozioni positive superavano quelle negative. Si buttò al collo di Jack, stingendolo. “Jack, io non sono una ragazza avventata, non ho mai fatto cose spericolate o folli. Ma anche io sono innamorata di te. Ed io non voglio, non posso perderti.” 

Ed Elsa Stark fece la cosa più folle, insensata ed avventata della sua vita. Scappo da tutto ciò che conosceva per andare in Giappone con Jack. Scappò nel posto più lontano possibile da casa sua, dalla sua dispotica famiglia di nobili e dalla tradizioni vecchie di secoli. E fu felice. Fu felice per tutti i tra anni delle superiori, dove si diplomò con il massimo dei voti, iscrivendosi poi all’università. Scrisse molte lettere a casa, chiedendo hai suoi genitori di capire, di rendersi conto che vivevano in un mondo che non era più adatto alle loro regole. Che si adeguassero. Lei era felice, e la sua vita con Jack era meravigliosa. Certo, costringere il suo fidanzato a studiare per mantenere una media simile alla sue era impegnativo, ma lei era felice. Avevano invece ricevuto un sacco di visite da Nicholas North, il padrino di Jack, l’uomo che aveva permesso loro di vivere quella meravigliosa avventura. Era davvero un tesoro, un grosso signore la barba bianca, il viso asciutto e la faccia da cosacco.

Ed ora erano lì. In Giappone, ormai ventenni, con quattro anni in più sulle spalle, e più esperienza di quanta ne avrebbe potuta avere in cento della sua vecchia vita. C’erano stati momenti duri, piccole crisi, ma non avrebbe mai cambiato quella parte della sua vita per niente al mondo. Aveva quasi paura. Se Jack l’aveva portata lì c’era una buona ragione. Il cuore le batteva come non mai.

 

Era il tramonto. Era autunno. Si trovavano su di una piccola collina, sotto un acero dalle foglie rosse come il fuoco. Erano seduti l’uno al fianco dell’altra. ad osservare il sole immergersi nel mare davanti Sapporo, in Hokkaido. L’aria si stava rinfrescando. Presto ci sarebbe stata la prima neve. “Ti amo Elsa.” “Lo so Jack.” “Ti amo tantissimo.” “Lo so Jack” “Ti voglio sposare Elsa.” “Anche io Jac… COSA?” Jack si alzò in piedi, afferrando la mano di una scioccata e allibita Elsa. Poi si mise in ginocchio. Nel vederlo alzarsi, poi alzare lei ed infine riabbassassi Elsa non poté fare a meno di sorridere. Jack era davvero fantastico. “Elsa, io ti amo. Ti amo dall’istante in cui ci siamo incontrati. Se penso al futuro non posso pensare a niente che non sia con te. Quindi… so che sono immaturo, so che faccio sciocchezze, ma… vuoi sposarmi?” Il cuore di Elsa ebbe un sussulto. Sentì che, come la prima volta che si erano incontrati, qualcosa si scioglieva dentro di lei. Ogni suo piccolo anfratto si riempì di calore, luce, e qualcosa di persino più grande del normale amore. “Jack- prese un gran respiro. E a quel respiro il ragazzo albino si tese ancora- io…” “NO, NO! Aspetta! Io ti amo con tutto il mio cuore, ti giuro che diventerò più ordinato, più serio, e smetterò di fare scherzi ai vicini.” “Jack, Jack. Fermo. -lo fissò negli occhi, del colore del mare d’inverno,e gli passò una mano nei capelli completamente bianchi-  Ti amo, ti amo abbastanza da seguirti in Giappone da che ci conoscevamo solo da tre giorni. Ti amo perché hai fatto di tutto per stare con me, perché sei stato in grado di inventare un modo unico per battere il drago che sorvegliava la principessa. Io voglio stare con te per tutta le vita. Jack, alla tua domanda la mia riposta è si! SI, SI SI e ancora SI! Jack Frost, vuoi diventare mio marito?” 

Jack rimase talmente allibito che non riuscì a rispondere. Rimase lì, imbambolato, a farsi tirare in piedi da Elsa e, mentre le fissava i suoi occhi di ghiaccio, a farsi baciare dalla ragazza, assaporandone le labbra e accarezzandole i capelli di platino. Ed infine eccoli. Due giovani avvolti dalla fiammeggiante luce del sole e dai mille raggi del loro amore eterno amore


* Elsa per me si chiama Stark perché mi sono affezionato a lei al punto da considerarla una sorella minore. 
 

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Sarano due anni che non aggiorno questa raccolta. Devo dire che un pochino mi mancava. Sono forse un po' cambiato da quando misi il primo racconto su questa stessa raccolta, e suppongo che anche il pubblico che troverò sarà diverso. Spero di trovare ancora tante prsone fantasiose disoste a concedermi le loro idee e il loro tempo, grazie a tutte e a tutti. Vi lascio la scheda per le storie quei sotto. Un Super ringraziamento speciale va a
Romanic_Dreamer, che con la sua storia mi ha fatto tornare la voglia di scivere queste Oneshot. Ciao.  

Titolo:
Personaggi: 
Ambientazione: (Precisi, mi raccomando. AU, normale o altro.)
Ratings: 
Trama:
Autore: ( se volete che inserisca il vostro nome) Si/ no

 Vostro affezinatissimo
Jacob Staek di Grande Inverno

 

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