Il diario di Elena

di Elisewin Ci
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The night of the Comet ***
Capitolo 2: *** Family ties. ***
Capitolo 3: *** Bloodlines ***
Capitolo 4: *** Fool me once ***



Capitolo 1
*** The night of the Comet ***


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IL DIARIO DI ELENA
Episodio 1
TVD 1x01-02



Caro diario,
sono tornata a scuola.

Sai mamma,
ho conosciuto un ragazzo.

Parlo così, vi parlo così, seduta contro una lapide fredda in questo cimitero che oggi è coperto di nebbia.

Parlo con voi,
non c'è nessuno con me.
Non c'è stato nessuno con me in questi mesi. Sono stata assente, lontana da me stessa.
Lontana da tutti.
Chiusa al mondo.

Oggi, solo un corvo mi fa compagnia.
È nero e mi fissa.
Lo ritrovo spesso tra le mie cose.
Mi mette paura in mezzo a tutta questa nebbia in questo cimitero che ormai sento più casa mia di quanto lo sia in realtà la mia casa.

Ma voi siete qui, mamma e papà chiusi nel mio cuore.
In questi giorni ho cercato di andare avanti, non vi ho dimenticati.
Non sentitevi trascurati dalla mie mancanze, sto solo cercando di riprendere le mie vecchie abitudini.
Se riprendo la mia vecchia vita, forse la vita torna da me.

Bonnie è venuta a prendermi in macchina, mi ha detto che la sua famiglia discende dalle streghe di Salem, forse potrà far volare le piume del mio cuscino e io smetterò di soffocare la vostra assenza con la faccia contro le federe.

Non preoccupatevi per me, sarò forte. Sono forte.
Me lo sono imposta perché Jenna si sente responsabile per noi e questo non è giusto.
Jeremy ha bisogno di me perché si sta perdendo, non so bene dove e non voglio accettarne il come.

Mamma.
Papà.
Jeremy si lascia vivere.
Io non sono abbastanza stupida.
O abbastanza coraggiosa da fare come lui.
Non riesco ad eccedere, non so andare oltre, non ballo sopra i tavoli come Vicky Donovan e non so essere frivola come Caroline.

Ormai per me il sole non è mai solo sole. Una giornata calda non è più l'arrivo dell'estate, ma il ricordo di quella che non sarò più.

Matt mi ha guardata da lontano, mi ha evitata, non ha fatto neanche un cenno di saluto.
Fa male mamma.
È doloroso infondo al cuore.
Non so immaginare la mia vita senza di lui, ma... ma quando lo guardo penso solo che voglio di più.
Sono egoista, mamma?
Tu non ci sei ad abbracciarmi la sera prima di dormire. Papà non mi bacia più la fronte prima di andare a lavoro.

Mi mancano i piccoli gesti, mamma.
Mi manca il porto sicuro che eravate per me.
Mi manca avere un fratello piccolo, adesso Jeremy è solo un ragazzino che non sa a chi appoggiarsi per scegliere come vivere.

Sono consapevole di tutto.
Ho capito che quando qualcuno ti chiede come stai della mia risposta non gliene frega un cazzo.
Tante cerimonie solo per ricordarmi che schifo è diventata la mia vita.

Mi guardano con gli occhi della compassione e io lo odio.

Così sorrido.
Mamma, sorrido davvero.
Sorrido con le labbra e spero che i miei occhi si accendano ma so che non succede più.

Giurami che riderò di nuovo.
Promettimi che starò bene, che saprò scegliere, che questa malinconia che brucia lo stomaco se ne andrà e non mi ucciderà più lentamente.

Sono forte mamma.
Forte come te.
Sicura come papà.
Ma sogno come la zia Jenna.

Mi sono detta che per sentirmi normale avrei dovuto riprendere le mie vecchie abitudini.
Tornare a una festa, bere una birra, passare i pomeriggi con Bonnie, maledire la parlantina irriverente di Caroline.
Mi sono detta che andrà bene.
Che fingendo così tanto alla fine mi sarei convinta di stare bene davvero.

E un po' - davvero - un po' mi sono lasciata andare.
Te l'ho detto, te l'ho scritto, ho sperato che tu fossi con me mentre succedeva, dietro la mia spalla ad osservare la mia vita... ho conosciuto un ragazzo.

Si chiama Stefan.
Viene da fuori.
È un tipo misterioso e... ha un bel fondoschiena.
È la prima cosa che abbiamo notato io e Bonnie, oltre alle sue spalle larghe.

Sono corsa nel bagno degli uomini per controllare cosa stesse facendo Jeremy - avevo paura che si drogasse mamma, capiscimi. È difficile essere sorella e genitore. È difficile fare la scelta giusta quando non ho mai voglia di alzarmi da letto perché ogni giorno sembra un peccato. Io vivo e voi no. Sarei dovuta morire ma non è successo. Così corro e fingo e urlo e rimprovero Jeremy e così mi sembra di avere un posto nel mondo. Di esistere per un motivo - e si, proprio mentre uscivo da quel bagno ho sbattuto contro di lui.

Ha gli occhi verdi.
E quando sorride il mondo si ferma.

Credo... credo sia un tipo riflessivo.
È sempre solo.
Parla poco.
Ma quando parla resto incantata.
Sembra che non abbia 17 anni come me, sembra venuto da un mondo lontano.
Un mondo fatto di buone maniere e educazione, di eleganza. Un mondo di classe, riservato.
Quasi inarrivabile.

Eppure... eppure durante la lezione di storia del professor Tunner, Bonnie mi ha mandato un sms per dirmi che mi stava fissando.

Sono frivola mamma?
Sbaglio?

Eppure poi l'ho trovato qui, al cimitero, sono caduta perché quel corvo nero continuava a fissarmi e si era posato sulla tua lapide, io volevo solo mandarlo via ma ho avuto paura.

Quell'animale ha gracchiato e io sono corsa via.
Sono arrivata sulla strada scivolando col sedere e Stefan - si chiama così, mamma - mi ha aiutata a rialzarmi.

Era qui, come me, in visita a un cimitero.

Come si può avere 17 anni ed essere in visita a un cimitero?
Fa male mamma.
Ma lui ha solo sorriso.
Poi però si è volatilizzato nel nulla.

Fa male, caro diario.
Non fa male solo perché mi sento sola, fa male perché la prima persona con cui mi sono sentita in sintonia è un ragazzo con gli occhi verdi che porta con sè del dolore.

Glielo leggo negli occhi.
Nello sguardo.
Nella rassegnazione consapevole con cui mi sorride.

Sai che... si insomma... Mamma con lui sono stata audace.
La sera è venuto a scusarsi con me, stavo uscendo e lui era lì fuori che stava per suonare il campanello.

Ci credi al Destino mamma?

In quel preciso momento, eravamo sincronizzati.

Due compagni di tristezza che si scusano ancor prima di conoscersi davvero.
Mi ha detto che gli dispiaceva di essere fuggito così al cimitero.
Gli dispiaceva avermi lasciata da sola in mezzo alla nebbia, ma non sopporta la vista del sangue.

Un piccolo graffio sulla caviglia, niente di più niente di meno.
Però... quando l'ho visto sulla porta non ho resistito, in un attimo mi sono sentita viva.
Ho sorriso col cuore e l'ho invitato ad uscire con me, a venire con me alla festa della scuola.

Ho fatto bene mamma?
Vorrei un tuo consiglio.

Io... io so solo che sono andata a letto senza sentirmi in colpa per una notte. So che mentre camminavo con lui mi sentivo capita.

Gli ho detto anche di Matt.
Gli ho detto perché non lo amo, forse perché davvero non l'ho mai amato.
Mamma, l'ho detto ad alta voce.

Ho detto che mancava passione.

Ed è questo che voglio nella mia vita. Voglio normalità ma io ho ancora speranza.
Non saprei dirti quando l'ho capito, so che la vecchia Elena è morta con voi e so di desiderare altro, non so ancora bene cosa, non ho ancora trovato la strada giusta ma ci sto provando.

Sento di volerci provare e... Stefan parla il mio stesso linguaggio.
Ha lo sguardo lontano di chi non ha paura di sentirsi un pesce fuor d'acqua. 
Forse Stefan si lascia vivere come Jeremy. Non forzano gli avvenimenti.
Jeremy si droga.
Stefan si difende con la malinconia.

E con i suoi segreti.
Non volevo dirtelo mamma, avevo giurato di tenermelo per me.
Pensavo che se l'avessi scritto o detto ad alta voce i miei dubbi sarebbero diventati reali. 
Ma poi mi sono ricordata che mi piace pensarti intorno a me, persa tra le mie cose, un osservatore attento e... allora sono qui, contro questa lapide, a scrivere e parlare, a pensare, a lasciare che la paura mi stringa un po' lo stomaco.

È una bella sensazione sai?
Sa di vita.
Quella che non sentivo più.

Mi fa paura pensare che Stefan abbia dei segreti, dei problemi, delle congetture che non vuole condividere.

Si, lo conosco da poco, ma... ma io gli ho detto tutto di me.
Tutto quello che era importante.
La vecchia me.
Il ponte di Wickery.
Quella notte.
Matt.
Il mio diario.
Le mie consapevolezze.

Lui sembrava capire e... anche lui scrive un diario.

Siamo così dolorosamente simili mamma, che io non ho saputo resistere e ho raggiunto la vecchia casa dei Salvatore a piedi solo per fargli una sorpresa.

Volevo stare con lui.
Volevo andare a scuola con lui.
Volevo che fosse felice di sentirsi meno solo.
O per lo meno volevo che ci sentissimo soli insieme.

È troppo mamma?
Ho desiderato troppo?
Sono stata presuntuosa secondo te?
Vorrei che tu mi abbracciassi perché... perché...

... non è venuto Stefan ad aprirmi alla porta. Mi ha aperto suo fratello.

Non sapevo che avesse un fratello.
Non me lo aveva detto.
Ha detto solo che i suoi genitori sono morti, proprio come i miei.

E suo fratello... è così arrogantemente elegante.
Damon - si chiama così - ha una bellezza sfacciata, gli occhi di ghiaccio.

Il sarcasmo stampato nell'anima.

Mi ha baciato la mano mentre sorrideva. E... io ho sorriso di rimando. Nessuno mi aveva mai baciato la mano.

Ma i nostri sorrisi erano diversi.
Lui mi ha spogliata con gli occhi.
Ho creduto che mi volesse nuda, che cercasse altro oltre i miei jeans e le mie converse, oltre il mio zaino a tracolla che dice solo che sono una studentessa qualunque.

Poi, poi ha iniziato a parlare, a farneticare. Ha detto che trova il loro salotto un po' kitsch.
E mamma, davvero, quel salotto è maestoso. Non ho mai visto una libreria del genere, tutti i loro mobili sono di legno pregiato.
Ma per lui, quello sfarzo sembrava essere troppo.

I suoi modi dicevano questo.
È scanzonato.
Si è preso gioco di me.
Ha detto che era felice di vedermi.
Ha aggiunto che Stefan gli aveva parlato di me.

Mi ha messa a disagio.
Si, a disagio.
Ha parlato di una certa Katherine, un vecchio amore che ha distrutto Stefan.

Mamma, Stefan ha amato prima di me. Non che io lo ami, ma ho creduto che provassimo la stessa delusione silenziosa.

Damon mi ha gettato in faccia quella verità scomoda e io mi sono sentita stupida.
Lui sapeva di me, ma io non sapevo niente di loro.
Nè che Damon esistesse, nè che Stefan avesse una casa e un vecchio amore del genere.

È questa la vita mamma?
Quella che bramo tanto?
Quella che mi fa pensare che Matt non sia abbastanza?
Quella stessa vita che forse covo dentro ma che non ho il coraggio di lasciar fluire?
Quella stessa vita che mi fa voler bene a Caroline pensando che però sia superficiale?

Sono andata al Grill con Bonnie dopo. Le ho detto che non mi sarei lasciata coinvolgere, che Stefan ha il dolore nelle parole e troppi problemi familiari.

Ma... ma i suoi occhi sono troppo verdi. E io ho bisogno di appigliarmi a qualcosa. A qualcuno.

Ieri notte ci siamo rivisti.
Per caso.
Passava la cometa mamma, quella di cui tu mi raccontavi da bambina.
Tenevo la mia candela in mano e pensavo a voi, a me, a tutto quello che era e a tutto quello che sarebbe potuto essere.

Stefan mi ha detto che crede che la cometa sia una palla di fuoco e di neve prigioniera di una traiettoria da cui non sa scappare.

Ho sperato che parlasse di me.
Sono ingenua, lo so.
Forse farà male e io sono già coinvolta.
Ma... ma ho provato davvero ad allontanarlo. Ho detto che siamo pieni di problemi, che... che è stato magico conoscerlo - mamma l'ho detto davvero. Per la prima volta ho trovato magia nella mia vita e non m'importa se lui ha dei segreti, io sto cercando una strada, sto correndo incontro alla vita che voglio e allora sono sincera. Sarò sincera, sempre e comunque - ma poi ho detto che questo sogno è svanito e che la realtà mi ha riportata con i piedi per terra.

Le parole di Damon mi hanno ferita.
Il suo sguardo sarcastico mi ha ferita.
È un bel tipo mamma - non pensare che abbia giudicato una sconosciuto così, dal nulla. Non lo farei mai, adesso ancora più di prima - ma mi ha fatto paura.
Le sue parole mi hanno ricordato che la vita troppo spesso fa schifo e che i sogni non esistono.

Ma poi, mamma, poi Stefan mi ha baciata. Ed è stato il bacio più dolce di tutta la mia vita.

Caro diario,
sono stata baciata.
Non so cosa succederà ma lui mi piace.

Voglio provarci mamma.
Non ad essere felice del tutto - quello mi fa ancora paura - voglio provare a stare bene.

Quindi si, quando me lo chiedono, Elena Gilbert risponde che sta bene.

Voglio convincermi che sia così.
E dei suoi segreti spero di scoprire presto qualcosa di più.
Ma lui mi piace.
Io mi piaccio quando sto con lui.
Il resto non deve contare.
Neanche un fratello sconosciuto e bellissimo che mi ha accolta in casa con tutta quell'irriverenza.

A domani mamma.
A più tardi, caro diario.

Elena.
 

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Capitolo 2
*** Family ties. ***


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Caro diario,
ho chiesto la vita. Ho preteso da me stessa la vecchia me.
Quell’Elena impegnata, piena di spunti e di svaghi, quella vita che era la mia, anche se Mystic Falls era solo una cittadina dove non accadeva niente di esaltante, ho preteso di tornare indietro. Non voglio dimenticare il dolore, ma solo accantonarlo per un po’: non dargli più la priorità su di me. Ed è successo, così, come per magia, come se Bonnie fosse davvero riuscita a far volare le piume del mio cuscino.
E’ successo.
Così.
Dal nulla.
Negli ultimi giorni.
Dopo quell’incontro casuale fuori dal bagno dei maschi. Dopo il bacio più dolce di tutta la mia vita.
E’ arrivato Stefan e come una novità sperata, le carte in tavola si sono ribaltate.
Ho aperto gli occhi.
Ho ripreso a guardare, a sentirmi partecipe.
E ho scoperto che nel mondo s’incastrano così tante esistenze diverse da restarne senza fiato. E’ come se avessi aperto gli occhi adesso, per la prima volta da quando esisto.
 
Stefan mi ha regalato un ciondolo bellissimo.
Me lo ha legato al collo, mi ha detto che appartiene alla sua famiglia da sempre.
Mi ha chiesto di tenerlo con me.
Non so che valore dare a un gesto del genere… mi sembra solo giusto così, tornare a vivere insieme: io che indosso di nuovo gli shorts e lui che entra a far parte della squadra di football della scuola.
Mi ha parlato di Cime tempestose delle sorelle Bronte.
Ho capito che ha un’ossessione spasmodica per la storia, che infondo, davvero, è un tipo solitario che sta facendo sforzi da quando mi ha incontrata.
Sembra che viva di me, che sia partecipe per me.
Perché io ne ho bisogno.
 
Credo… credo che mi piaccia troppo, caro diario.
Quell’alone di mistero e dolcezza, di galanteria e eleganza.
Quel modo sottile di essermi sempre accanto e di sorridermi.
 
Forse, caro diario, mi sto innamorando.
 
Ma… ma…  - sospiro, prendo aria, non vorrei scriverlo, perché scriverlo equivarrebbe a dargli importanza e Lui, quest’importanza non se la merita – ho paura, ho paura perché la vita che ho cercato, nel tempo di un minuto, mi è sfuggita di mano.
Ho tentato di sorridere davvero, di essere la vecchia me, quella senza pregiudizi, vogliosa di sapere e conoscere, di giocare e divertirsi.
Ho cercato di essere il bel tipo che ero un tempo.
Di piacergLi davvero perché piacergLi è quello che volevo.
L’ho ascoltato e gli ho parlato con sincerità.
Credo di aver sentito i miei occhi brillare per un po’.
Ma Lui… Lui, Lui… Lui – caro diario – ha provato a baciarmi.
 
Damon ha provato a baciarmi.
 
Ha farneticato qualcosa sul fatto che Caroline fosse insopportabile, ha detto che mi aveva raggiunto per cercare un attimo di respiro e poi, poi non ho capito come sia successo ma mi ha fatto notare quanto fosse scontato il fatto che lo desiderassi, che lo avessi sognato – ed è vero, io l’ho sognato, ho visto il suo volto e non quello di Stefan mentre ci stavamo baciando – che mi sentissi morire dalla voglia di baciarlo.
 
L’ho schiaffeggiato.
Forte.
Un colpo secco.
Sento ancora il suono nelle orecchie.
 
Non avevo mai schiaffeggiato nessuno prima d’ora.
 
Non ho schiaffeggiato la sua sfrontatezza.
Ho preso a schiaffi la sua eleganza volgare, il suo sorriso sfacciato.
Il suo essere un uomo vissuto che sa sorridere prendendosi gioco del tempo.
Ho schiaffeggiato il dolore nascosto che ho trovato in lui e che lui ha negato.
 
Ho picchiato la sintonia che c’è stata tra noi.
Il suo ‘mi piaci perché sai ridere’.
La nostra confidenza improvvisa e inaspettata.
Il suo aiutarmi a fare la lavastoviglie, l’arrivare a casa mia e il mio farlo entrare.
 
L’ho fatto per Stefan.
Sono stata così presuntuosa da credere di poterlo aiutare a far pace con suo fratello.
Ma Damon non è un uomo, è un signore galante travestito da animale.
 
Sono arrabbiata e ferita.
Ho provato pena per lui.
Per quell’assurdo parlare sempre e comunque di Katherine.
 
Ho provato compassione per un uomo che perde la donna che ama in un incendio e ne parla ancora con tutto quell’amore represso negli occhi, cercando di mantenere una dignità che non esiste.
 
Damon ha rubato la fidanzata a suo fratello, anche se vuol farmi credere il contrario.
Stefan e Damon si sono divisi una donna.
 
E Lui, adesso, mi ha creduta capace della stessa cosa.
Io che mi sono scusata con lui.
Io che gli ho detto che ho ancora speranza di provare ancora qualcosa di vero, un giorno, quando saprò guardare oltre la morte dei miei genitori.
Io che non ho raccontato niente a Stefan per non farli litigare ancora.
Io che mi sono tirata fuori dai giochi.
Che ho urlato con tutta la rabbia che ho in corpo che non sarò mai come Katherine, questa Katherine che è morta, ma che sento più viva che mai.
Bellissima, egoista, poco gentile, ma superba e seducente.
 
Questa donna che ha distrutto una famiglia.
 
Gliel’ho letto negli occhi, quanto dolore continua a respirare.
Quanto amore sfacciato e superbo e poco gentile porta addosso.
 
Damon mi ha presa per una ragazzina stupida, ha pensato che delle scuse e un mezzo inchino, il racconto delle vecchie guerriglie di Mystic Falls con le sue leggende, bastassero davvero a farmi cambiare idea. A dimenticare in un lampo.
 
E per un po’ davvero è stato così.
Con quel fascino lieve e dirompente mi ha lanciato addosso una domanda che mi rimbomba nel cuore.
 
“Non si riduce sempre tutto all’amore per una donna?”
 
Spiegatemi, caro diario e tu, maledetta vita, come possa esistere un uomo che usa certe parole guardandomi negli occhi, senza vergogna, e poi finisce per mordere e picchiare una ragazzina svampita e immatura come Caroline.
 
Dov’è tutto quell’amore?
Quel rispetto dignitoso, quel ricordo ferito di un amore passato e condiviso?
 
Che bestia è mai quest’uomo?
 
Volevo vita, caro diario.
Volevo gioia. Cercavo a più non posso la vecchia me.
Invece ho trovato dubbi e ferite, ho scoperto la passione degli altri, segreti che non sono degna di conoscere.
 
Ho pregato Stefan di spiegarmi, di parlarmi. Di aprirsi con me.
L’ho pregato di essere sincero come sono stata io.
Gli ho chiesto di mettere uno smoking e accompagnarmi ad una serata che era importante per mia madre.
 
Mi ha portato al Ballo dei Fondatori, ma non ha saputo dirmi la verità.
Così sono appesa al niente, alle parole farneticate da Bonnie sui dettagli sporchi che Damon ha confessato a Caroline, su un amore che non conosco.
Su delle vite che esistevano a prescindere da me.
Su due ragazzini che si fingono uomini e che con presunzione sono entrati in casa mia senza dirmi davvero chi sono.
Chi è davvero Stefan?
Qual è il volto reale di Damon? Lo sfacciato animale che mi ha considerata l’ennesimo pretesto per far incazzare suo fratello o il gentiluomo che mi ha baciato la mano?
 
Io sono solo Elena, il bel tipo che ero, le mie converse di adesso.
Il desiderio di vita che porto nel cuore.
Vorrei sapere cos’è quell’amore segreto di cui nessuno mi parla.
Il massimo che ho raggiunto è Matt che mi corre incontro e mi dice che non vuole mollare, che noi torneremo insieme, supereremo qualsiasi ostacolo.
Non so più neanche quali sono gli ostacoli in una relazione.
Credevo che un amore senza passione non fosse degno di essere vissuto.
 
Ma negli occhi di Damon c’è un dolore sordo che chiede solo di essere ascoltato.
Non so perché ne parlo ancora.
Non so dirti perché scrivo di lui.
Soprattutto di lui.
 
Forse, forse… forse perché è la persona più lontana dalla  mia vecchia vita.
La persona più diversa tra quelle che ho mai incontrato.
 
Stefan  mente, come mi mente Damon, ma ha quei modi dolci che aveva anche Matt.
Quel farmi sentire importante.
Lo ha fatto subito.
Dal primo istante.
Quel guardarmi come se fossi davvero bella, davvero interessante. Davvero la vecchia me.
 
Damon mi ha solo ascoltata. E ha solo parlato.
Ha detto quello che voleva, ha fatto sembrare piccolissime le mie vecchie paure.
Non sono tipo da cheerleader, non lo sono mai stata, e lui lo ha notato con una semplicità sconvolgente. Nessuno è mai stato così schietto con me.
 
Stefan per quanto sorprendente, resta usuale tra le mie cose.
Damon è fascino e terrore. E’ quello che non ho mai visto, né letto, né immaginato.
 
Non sto bene caro diario.
Se anche stanotte mi chiedessero come sto, risponderei che la mia vita è un disastro.
Ma un disastro vivo con la presenza costante di una donna morta, e una me che cerca un amore che non esiste.
 
Stefan si è volatilizzato nel nulla.
Io sono qui in attesa.
Ma non chiamerò.
Non sarò una di quelle ragazzine che smettono di vivere per un tizio qualunque.
Non mi merito un messaggio e tre giorni di silenzio solo per aver chiesto attenzione.
Valgo di più. La nuova me, vale più di tutto questo.
 
 
  • pagine bianche. Una è stropicciata –
 
 
Arriva così, nella mia cucina, si mette ai fornelli e inizia a parlare.
Mi dice di lei, di questa Katherine che ossessiona i miei pensieri, di quanto folle bella,
la più bella ragazza che avesse mai visto. Di quanto fosse irresistibile ma impaziente, di come la sua risata facesse ridere chiunque.
Anch’io, un tempo, facevo ridere tutti. Anch’io mi sentivo desiderata come immagino si sia sentita Katherine.
Stefan parla di assenze, di mancanze che esistono ma non paralizzano più.
Di come si possa amare e poi vivere ancora.
Sembra un gioco alle possibilità,
io che ascolto e poi decido se quell’assenza di giorni valga la pena di essere dimenticata.
Dov’è finita la libertà di una cometa che è una palla di neve che fluttua, schiava di un percorso senza esserne consapevole?
Sono io quella cometa.
Attratta da Stefan, da questa Katherine che è stata ed è tutt’ora, dai segreti del pensionato Salvatore, da quel Damon che è partito senza salutare Caroline.
 
E’ meglio così.
E’ meglio che se ne sia andato.
 
Stefan si è occupato di lui.
Care smetterà di essere picchiata ingiustamente.
 
E’ un violento. Che schifo.
Se ci penso, urlo con tutto il fiato che ho in corpo.
 
Non mi ha salutata.
Però, non mi ha neanche salutata.
 
Caro diario,
qualche notte fa mi sono svegliata come se qualcuno mi avesse accarezzato una guancia.
E’ stato un gesto gentile, come se a qualcuno importasse davvero di me.
Credo sia stata la mamma.
 
Alla mamma, Damon non sarebbe piaciuto.
Se n’è andato, senza salutare.
Non sono un tipo da cheerleader. Non lo sono mai stata.
 
 
Elena.



- note autrice -

Ecco il secondo episodio, in collaborazione con la pagina delena https://www.facebook.com/ItsGonnaBeDamon
Puntate di riferimento 1x03-1x05-metà1x05
Spero ritroviate Elena tra le mie righe.

Elise.

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Capitolo 3
*** Bloodlines ***


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IL DIARIO DI ELENA
episodio 3
(fino all'episodio 1x12 a metà. Damon cancella la sofferenza della morte di Vicky dalla mente di Jeremy, Elena scopre di essere uguale a Katherine, fa un incidente in macchina e si ritrova ad Atlanta con Damon. La sera Stefan le racconta tutta la verità sulla sua famiglia)



Caroline mi ha fatto notare senza tante smancerie che mi sono presentata al ballo con due uomini.
Il mio fidanzato vampiro e suo fratello.

Ho annuito, sorriso storcendo il naso, creato un alone di semplicità intorno a me che non esiste.

L'evidenza è pressante. Preme tra lo stomaco e il cervello, annebbia le intenzioni, non mi fa pensare con lucidità.

Ma cosa me ne faccio della lucidità se il mondo che credevo esistere è stato spazzato via da una serie d'illusioni infinite che sanno solo di verità lunghe secoli e secoli.
Lunghe la storia di Mystic Falls.
Attraverso una guerra di civili e mercenari che è stata solo un inno alla volontà d'esistere.

Vampiri.
Streghe.
Io che non so più chi sono.
Non più Elena Gilbert, ma forse Elena Pierce, un qualcuno che è esistito per decenni e decenni segnando la vita di due uomini fin nel profondo.

Ho i suoi stessi occhi, la sua stessa bocca, la stessa linea degli zigomi, gli stessi capelli scuri.
Forse sorrido come lei.
Gioisco come lei.
Amo nello stesso modo assurdo e cattivo.

Non so più chi sono.
Mi metto in dubbio.
Brucia la gola, ferisce la pancia, scoppia la testa di un dolore che non ha nome.

Io non ho nome.

Sono Elena ma sono stata Katherine e Stefan mi ha incontrata e salvata, vissuta e scoperta nell'illusione silenziosa che potessi essere la donna che ha amato per anni.
L'immagine cattiva di una signora che gli ha distrutto la vita.
Lo stesso amore spasmodico ossessivo e folle che trovo ancora negli occhi di Damon.

Non so più chi sono.
Chi devo pensare di essere quando mi guardo allo specchio.
La mia famiglia che non è la mia famiglia, io che sono stata adottata e nessuno che me l'avrebbe mai detto.

Mia madre non si chiama Miranda e non mi ha mai regalato diari.
Mia madre si chiama Isobel ed è solo una bambina spaventata che mi abbandona nello studio di un dottore che le ha salvato la vita.

Sono una superstite.
Potrei tatuarmela addosso questa sensazione cattiva: una sopravvissuta per volere del destino, un sorriso che è già esistito e che ha già ammaliato fin nel profondo dell'anima, uno scatto sbiadito di un ritratto vecchio secoli.

Quante mani hanno toccato quella foto che Stefan custodisce tra i ricordi degni di essere trattenuti, quanti fiati diversi ci hanno respirato sopra, quanti sguardi curiosi si sono chiesti il perché di una bellezza così superba.

Katherine.
Morta, assetata di sangue in una cripta, grigia, raggrinzita, un masso di pietra dura come il corpo morto di Vicky Donovan.

L'ho vista la morte, l'ho sentita addosso così bene in queste settimane, tanto, a tal punto che l'incidente dei miei genitori è sbiadito tra le morti normali, casuali, indegne di essere ricordate.

Sono immersa in un mondo sovrannaturale, tra l'amore di un vampiro e una strega che fa volare piume come migliore amica.

Bonnie è quasi morta. 
Damon l'ha assalita, aggredita. Morsa.
E io ero lì, ad urlare come non avevo mai urlato in tutta la mia vita.
Come non credevo che si potesse urlare.

E ho pregato, ho pregato con le lacrime addosso che il fidanzato di Lexi non uccidesse Damon ad Atlanta.
Ho pregato con una convinzione folle con cui non ho mai pregato neanche Dio.

Respiro morte.
Io profumo di morte nell'alone del ricordo di una donna superba ed egoista che ha il mio stesso corpo.
Io ho accettato queste condizioni senza remore, senza la forza di oppormi.

Come se il mio destino fosse stato segnato il giorno della morte dei miei genitori e firmato con arroganza quando ho pregato Damon di cancellare la sofferenza a Jeremy.
Sono scesa a compromessi.
Sono io l'artefice del mondo irruente in cui vivo, e mi sembra di non aver vissuto mai davvero prima di adesso.

Lo chiedo a te, Damon, a te che sei cinico fin dentro le ossa, a te che entri in casa mia e mi lasci la paura delle tue reazioni.
A te che senza timore alzi un sopracciglio e mi garantisci che non vuoi uccidermi solo perché non ce n'è motivo. Come se non servissi abbastanza. Perché, Damon, se un domani la mia morte ti servisse mi uccideresti davanti agli occhi di Stefan come gli hai ucciso il cuore massacrando Lexi senza ripensamenti?

Dov'è Damon, l'uomo che mi ha fatta ridere mentre asciugava i piatti di casa mia, quello che con semplicità mi ha fatto capire che nella vita se si è fatalisti si soffre di meno? Cosa sei?
Quale mostro vive dentro di te?
Quella dolcezza lieve mentre mi hai salvato la vita facendomi uscire dalla mia macchina distrutta.

Il vero te qual è?
L'uomo che bacia una strega ad Atlanta togliendole il respiro o quello che sa sorridermi regalandomi una pausa dalla mia vita malsana?

Penso a te, in questa sera strana, mentre la paura mi attanaglia la gola, perché tu sei sincero di quella sincerità sarcastica che ferisce nel profondo.

Non posso fare le stesse domande a Stefan perché lui soffre come me, ha conosciuto la mia tristezza, ha negli occhi la stessa paura.
Stefan mi ama, Damon.
E io lo amo perché non so farne a meno.

Penso a te perché mi hai lanciato addosso una verità cattiva senza che te lo chiedessi: non sono un tipo da cheerleader. Non lo sono mai stata.
Sono una ragazzina ferita che soffre come un cane abbandonato ma che infondo ama la vita così tanto da amare un vampiro e tutte le sue contraddizioni.

Cosa pensi di me?
Non sono davvero la peggior compagnia del mondo?

Ad Atlanta con te ho lasciato che la vecchia me tornasse a galla.
Non chiedermi il motivo.
È successo e basta.

Forse è capitato perché sono spaventata ferita dolorante, e di quello che pensi tu non m'interessa.
Assassino, massacratore senza cuore. Tu che urli e ti disperi per una donna che non è mai stata tua.

Sei forse migliore di me?
Io che accetto queste contraddizioni e questo mondo impossibile.

Te n'eri andato.
Mi hanno fatto credere che fosse così. Ma poi sei riapparso dal nulla, sul portico di casa mia, scoprendo me e Stefan in lacrime e il tuo tono sarcastico mi brucia ancora sulla pelle.

Hai salvato mio fratello.
E io ho salvato te.
Potevi morire.
Ti avrei visto bruciare.
Ma ti ho salvato solo perché c'è troppa morte intorno a me, io non posso dimenticare cosa sei e come vivi. Non avrei mai potuto dire a Stefan che eri morto come uno stupido disattento.
Lui non se lo merita.

E io mi sento in colpa con lui perché lo amo davvero, come non ho mai amato prima, ma sviluppo l'esigenza malsana di sapere cosa ne pensi di me. Cosa vedi quando mi guardi. A chi pensi quando organizzi un piano per salvarmi la vita dall'ennesimo vampiro a Mystic Falls.

Credi che salvando me salverai la tua Katherine?
Io non sono lei.
Lo penso e lo sussurro, ma le mie labbra fremono.
Tu e Stefan riempite le mie giornate come avete riempito le sue.
Cosa c'è di me che è uguale a lei?
La nostra voce è la stessa?
Valgo così poco?
Esisto solo nel ricordo di un amore sbagliato che vi ha distrutti entrambi?

Stefan mi ha chiesto di fidarmi di lui e io non so fare altrimenti perché amo e quando si ama con onore e delicatezza si conoscono solo due braccia a cui fare ritorno.
Tuo fratello non mi ferirebbe mai.

Ma tu si.
Tu, i tuoi giubbotti di pelle e i cetriolini del mio hamburger, la nostra birra condivisa.
Tu che mi hai portata con te e non hai chiesto niente in cambio, se non la mia compagnia migliore. Io, che stavo quasi per mettermi a ballare su un tavolo.

Dovrei ringraziarti per tutto questo.
Per mio fratello.
Per essere rimasto ed esserti chiesto chi fosse il fattorino che ha portato la pizza a casa mia.
Per aver avuto cura di me.

Io che sono così sola, così incompresa, così ferita e dolorosa.
Tu che mi hai fatta ridere.

Saresti un buon amico, Damon. Sincero fino alla paura e al terrore, incurante delle mie ferite.
Sei l'unico che non asciuga le mie lacrime, l'unico che non mi guarda con tenerezza come se il mio dolore non fosse niente rispetto al tuo.

Ma la tua è solo follia di un pazzo malato di un'ossessione.
Devi smetterla di sorridermi e ammiccare mentre passi gli occhi sul mio corpo. Io non voglio sentirmi lei. Io voglio essere solo me.
E parlo a te, ancora, in questa notte piena di stelle perché le parole di tuo fratello mi rimbombano dentro e fanno un chiasso assordante.

"Eri così triste Elena..."

Si, lo ero.
E lo sono tutt'ora.
Ma provo a vivere e ho bisogno di qualcuno che sappia essere sincero con me. Stefan ha troppo rispetto delle nostre ferite per essere crudele con me e scrollarmi dalle insicurezze che sento.

Stefan mi ama mentre tu mi usi.
Lo so, lo so bene. Lo percepisco.
E per questo voglio usarti.
La tua sfacciataggine.
I tuoi non rimorsi e i tuoi cattivi rimpianti. Sei un poveraccio che dell'amore educato non sa niente, ma sai molto della vita che cerco io.

Tu vivi per te con infinita crudeltà.
Io voglio imparare ad essere egoista senza perdere la mia capacità d'amare. Voglio prendermi cura di tuo fratello come merita e per questo devi smetterla di dargli il tormento.

Abbiamo un valore Damon, siamo persone che devono imparare di nuovo a camminare con la schiena eretta. Tu non puoi permetterti di portarci affondo con te.
Ti odiano tutti, io per prima.
Ma io ti devo la consapevolezza della tua sincerità crudele.
Ti devo un viaggio in macchina e i tuoi sorrisi. Ti ho salvato la vita e questo mi ha fatto sentire importante.

Vorrei che mi parlassi del tuo amore, di questa Katherine che era me, vorrei sapere perché l'avete amata così tanto, perché la desideri ancora.

Vivo di domande inespresse e di paure enormi che tolgono l'aria.
Tu sai chi sei.
Io non lo so.
Ero una cheerleader che voleva diventare una scrittrice, ora sono la sosia di una vampira perduta che ama un uomo che beve sangue animale e lotta con se stesso.

Tu chi sei Damon?
Chi sei nel profondo.
Raccontamelo.
Sono convinta di poter trovare qualcosa della vecchia me nei tuoi desideri inespressi.

Vorrei imparare a ballare il rock&roll, vorrei che Stefan sorridesse sempre. Mi piacerebbe davvero trovare un mio posto nel mondo, e lo chiedo a te, a te che vivi in funzione di qualcuno che sembra non averti amato mai. Vivi di morte Damon e questo mi gela il sangue, ma sai sorridermi e questo mi fa sentire viva.

Sei un mostro ma sei la cosa più vicina alla consapevolezza che abbia intorno.
Stefan ha troppa paura per dirmi tutto, lui sa prendermi tra le braccia e asciugarmi le lacrime.
Tu sai solo farmi ridere per poi spaventarmi a morte.

E sono venuta al ballo con voi due. Caroline ha ragione.

Dovrei vergognarmi.

Vado in giro con una bussola che indica vampiri come se foste animali al macello, cancello la memoria a mio fratello, spingo Caroline verso Matt, cerco di essere presente per Bonnie anche se lei non accetta le mie scelte.

Sono una donna a metà.
Una bambina morta per sempre.
Sto qui. In bilico.
Col cuore pieno d'amore per Stefan.
Con l'odio verso di te che sgorga in tutto il mio corpo.
La voglia di essere normale che mi spinge a parlarti.
In questa sera strana.
Stellata.
Con la paura nuova che qualcuno faccia irruzione in casa mia e mi uccida come se fossi solo la sosia senza importanza di una donna superba e cattiva.

Tocco la mia collana e mi affido alla verbena. I miei pensieri sono solo miei, non mi assoggetterai mai a te.

Sono stata adottata, il calore dell'abbraccio di Stefan ancora intorno a me. Il dolore. La paure. Le bugie. Le lacrime attaccate alle ciglia. Tu che stavi per morire.
Te lo saresti meritato.
Ma io non avrei saputo sopportarlo.

Non sono la peggior compagnia del mondo.
Eppure non mi basta.
Io voglio di più.
Sei un mostro.
Ho paura e vergogna di te.
Non ti meriti neanche i miei pensieri.
Grazie.
Per avere come fratello un uomo come Stefan.

Elena

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Capitolo 4
*** Fool me once ***


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IL DIARIO DI ELENA
quarto episodio
- fino alla 1x14 quando Damon entra nella cripta e Katherine non c'è.


Sono corsa dentro quella cripta urlando il suo nome, spinta solo dalla paura che potesse rimanere chiuso là dentro per sempre, senza aver capito e provato che l'amore guarisce e non strazia.

Damon.

Quell'amore che lo logora e lo strappa, quell'amore irrispettoso della sua persona è lì, a muovere il suo cammino e le sue scelte, a rimbalzarlo in faccia a un'evidenza cattiva che tutto distrugge.

Damon.

Damon, io ti ho voluto aiutare davvero, ma... Damon.
Katherine non è mai stata là dentro.
Katherine non c'è, è lontana a vivere una vita di cui tu non sai niente mentre hai sacrificato la tua intera esistenza alla ricerca di una donna che da te non vuole nulla, se non la consapevolezza malsana che tu l'abbia amata e sempre l'amerai.

Non c'è Damon.
E tu non volevi uscire, sentivo le urla di Stefan e vedevo Bonnie e sua nonna crollare, lottando per farti uscire da là dentro.

Te lo avevo promesso.
Questa volta non sarebbe finita come col grimorio.
Nessun inganno, Damon.
Io che confesso di sentirmi legata a te e tu che mi leghi al collo la collana con la verbena, tu che sfiori il mio collo con le tue dita e io che non riesco a staccare gli occhi dalle tue labbra.
La tua è una dolcezza pronta ad esplodere in violenza - mi mette a disagio, mi fa rabbrividire e pensare che mi piace averti intorno - e per questo, Damon, sono corsa dentro quella cripta per salvarti.

Perché tutto quello che hai fatto, l'hai fatto per amore e l'amore va rispettato in qualunque forma si manifesti. Sei contorto, difficile, spigoloso.
Mi hai quasi uccisa di dolore e paura.
Pur di ferire Stefan, pur di punirmi per aver scavato nella tomba di tuo padre senza di te, mi avresti uccisa e trasformata in un vampiro.
La morte l'ho sentita sulla pelle, ma l'adrenalina non voleva andarsene, insieme al mal di testa.

Mi avresti uccisa.
Lo so.
Sei un mostro cattivo e difficile, ma la tua tristezza ti salva: te la leggo negli occhi e nei gesti delle mani.
In quel modo tutto tuo di sorridere.
Sorridi con le labbra senza sorridere con gli occhi, come ridono i feriti, i senza speranza, i torturati dalla vita.

E mi hai guardata Damon.
Quando sono arrivata davanti a te, dentro quella cripta, mi hai guardata senza riconoscermi davvero.
Ti ho pregato di seguirmi e per un attimo i tuoi occhi hanno riconosciuto Katherine su di me.

Mi chiedo se ogni volta che mi provochi - quando ti scusi e m'inviti a ballare, ma io ballerò sempre e solo con Stefan, quando ti arrabbi e mi fai paura - vorrei sapere chi vedi Damon.
Di quanto tempo hai bisogno per capire che quella che hai davanti sono io e non Katherine.
Se i miei occhi ai tuoi occhi sanno di lei.

Perché la nostra sintonia, quell'intesa che sento e che ho rivendicato, deve sapere di me e non di una donna che non ti merita.
È il dolore a renderti cattivo Damon.
Lo percepisco in tutto quello che fai, mentre giochi alla playstation con Jeremy e mentre incanti Jenna cucinando nella mia cucina.
C'è del buono in te, nascosto da ferite che non sanno rimarginarsi e da lividi che ricordano le sconfitte subite. Hai tutto scritto nello sguardo Damon, nella postura rigida delle spalle, nelle rughe intorno agli occhi.

Perché ci sono.
Sono profonde.
E per un ragazzino di neanche vent'anni - eternamente giovane - quelle rughe fanno male.
Sanno di un dolore che nessuno dovrebbe provare: l'inganno, il rifiuto, le speranze tradite.

Vorrei che mi lasciassi un po' di spazio adesso, vorrei poterti aiutare.
Non chiedermi il perché, non ne avresti bisogno.
Lo farei per Stefan.
Per aiutarlo ad amare ancora suo fratello, ne ha più bisogno dell'aria che respira e del sangue che brama.
Ma lo farei anche per me, Damon.
Tu conosci quell'amore profondo fatto di una passione sconfinata di cui parlavo a mia madre.
Il tuo odore, il tuo sapore, il tuo incedere... tutto di te è oscuro e trasparente, passionale e vivo.
Tu hai quello che io cerco,
se te ne parlassi tu sapresti capirmi.

Sono corsa ad abbracciarti per questo, perché neanche un mostro come te merita di soffrire l'abisso da solo. La sconfitta senza una mano tesa. Nessuno merita di piangere senza qualcuno che si preoccupi per lui.

Vorrei che tu trovassi quello che ho trovato io, vorrei che nella follia di questo mondo assurdo in cui vivo adesso, anche tu trovassi un amore buono e pulito come quello che provo io per Stefan.

Non ti abbandonerò Damon.
Sono preoccupata per te.
Non sei solo.
Non sentirti abbandonato neanche per un momento.

C'è qualcosa tra noi... e io non dimentico le persone che mi hanno sfiorato il cuore con sincerità, anche se l'hanno fatto lanciandomi addosso le verità più scomode e difficili.

Soffri e poi ricomincia.
L'eternità è una bella prospettiva non trovi?
Te lo dico io, che sono terrorizzata dalla morte e che non ne ho mai vista così tanta intorno a me come negli ultimi mesi.

Sono spaventata, sopraffatta,
ma siamo salvi.
Non rifiutare Stefan, te ne prego.

Avete l'uno bisogno dell'altro - e io, per qualche astruso motivo che non concepisco, ho bisogno di sapervi vicini.

Elena




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