Bailamos

di Novalis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Miss Acidità e la maglia di Spongebob! ***
Capitolo 2: *** Io e il ballo? Due rette parallele! ***
Capitolo 3: *** Uno spagnolo in gelateria! ***
Capitolo 4: *** La torta al signor Diomede! ***
Capitolo 5: *** Un invito da accettare... ***
Capitolo 6: *** Una cena al Blue Moon ***
Capitolo 7: *** Operazione FF ***
Capitolo 8: *** Un pranzo con sorpresa! ***
Capitolo 9: *** Un ragazzo come amico...? ***
Capitolo 10: *** Piccole confessioni! ***
Capitolo 11: *** La mia non è mica gelosia? ***
Capitolo 12: *** Come Katey Miller e Javier Suarez ***
Capitolo 13: *** In Vino Veritas! ***
Capitolo 14: *** Mercedes Santos e un gesto inaspettato ***



Capitolo 1
*** Miss Acidità e la maglia di Spongebob! ***


Bailamos

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******

Ho sempre pensato che le ferite che fanno più male, non sono quelle arrecate dalle armi, da uno schiaffo o da un pugno, ma quelle causate dalle parole, dai gesti, e da quelle cose dolorose, che gli occhi, molte volte, hanno la sfortuna di vedere.

Anche i miei occhi hanno avuto questa grande sfortuna, nell’esatto istante in cui hanno incontrato lo sguardo spaventato e sorpreso di Adriano, il peggior essere maschile presente in questo pianeta. Un’emerita testa di rapa andata a male. Un essere di cui ci si dovrebbe solo vergognare, insomma…si capisce che lo odio, vero?

Che poi…odiare…non mi è mai piaciuto questo verbo…così forte, duro, aspro, intriso di cattiveria, quindi direi che più che odio provo pietà per questo ragazzo, troppo immaturo e smidollato da cedere subito alle avances della tipica gallinella barra tacchi dodici senza sale in zucca.

Ma poi perché farmi una cosa del genere? Perché? Non lo capisco proprio. E anzi modestamente, credo di non essere minimamente paragonabile a una così sottospecie di ragazza, visto che mi reputo e molti mi considerano una ragazza con la testa sul collo.

Certo potrei, spesso, apparire come una ragazza noiosa, grigia, pesante…troppo concentrata a passare tempo sui grandi tomi della legge, piuttosto che nelle discoteche. Troppo poco alla moda, per indossare unicamente grandi maglioni in inverno e troppe camicie in estate. Potrei, essere considerata anche troppo acida, per il modo in cui tratto gente dell’altro sesso. Sì…perché uno dei miei più grandi difetti è fare di tutt’erba un fascio, e non pensare minimamente che ci possano essere ragazzi seri e intelligenti. O almeno, la penso così e sono diventata acida dopo l’esperienza con Adriano.

Non a caso, sono spesso stata soprannominata “Miss Acidità” dalla mia migliore amica, Rachele. Una ragazza, totalmente diversa da me, una tipa che si potrebbe definire benissimo il mio opposto. Ma, d’altronde, come ho sentito spesso dire :”Gli opposti si attraggono”, quindi…un motivo per cui siamo amiche ci sarebbe anche.

Perché siamo opposte? Beh…perché Rachele, è l’emblema della vitalità, una ragazza tutto pepe, vestita sempre alla moda, con capelli ogni settimana tinti di un colore diverso, amante della vita e insegnante di balli latino-americani.

Ma, penso di avere anch’io qualche pregio. Infatti mi considero una persona giusta con chi se lo merita, paziente e dolce quando vuole e anch’io amo la vita.

-Esmeralda…domani hai un esame?-mi chiese la tutto pepe, distraendomi dai miei pensieri.

-No, Rac! Ma devo studiare sei capitoli dei problemi giuridici della responsabilità intergenerazionale. La settimana prossima ho un esame!

-Che cosa? Sai che per me è arabo quando parli dei tuoi libri!

-Esagerata…-risposi ridendo, mentre lucidavo il bancone della gelateria, dove lavoravo.

Una gelateria con la G maiuscola, aggiungerei. Tutta in stile anni cinquanta, con le pareti metà verniciate d’azzurro e metà coperte da mattonelle bianche e nere. Con vari poster appesi di attori e musicisti anni cinquanta e sessanta e con un magnifico jukebox vicino alla porta d’entrata.

-No, non sono esagerata! Lo sei tu! A proposito che ne dici, se stasera vieni a vedere una mia lezione di ballo, e poi dopo andiamo a mangiare da Amedeo?-mi chiese con la sua vocina dolce.

-Mhm…non so! Come ti ho appena detto, devo studiare, quindi…

-Uffa, che lagna che sei, mamma mia! La mia bisnonna Giovanna è molto più attiva di te! Per cui…oggi ti riposi e domani pensi a studiare! Okay? Hai solo ventitré anni, cavoli!-disse esasperatamente la mia amica.

Aveva ragione! Non osavo darle torto, ma ero fatta così e non riuscivo ad essere diversa! O meglio ,niente mi spingeva ad esserlo.

-Va bene, ma domani guai a te se non mi fai aprire i libri!-le dissi puntandole il dito contro.

-Sììì…-esclamò euforicamente facendo saltellare i suoi riccioli, questa settimana di una tonalità rossiccia.

-Beh…questa settimana te li sei tinti di rosso?-le chiesi toccandole un ricciolo.- vogliamo fare le gemelline?-continuai ridendo.

-Cosa? No…solo che volevo vedermi con i capelli rossi, e poi…anche i tuoi sono tinti!

-Capisco, capisco! Fosti proprio tu a consigliarmi di tingermeli di rosso, ricordi?-le chiesi.

-Sì che mi ricordo! Come scordare il giorno dopo il diploma, quando andammo insieme da Nina, la parrucchiera per farceli tingere. Io me li feci celesti!

Risi al ricordo a alla faccia semi sconvolta di mio padre quando mi vide! Ero un’altra ragazza all’epoca.

-E ricordi quando Adriano voleva che cambiassi colore?-chiesi, tristemente al pensiero.

-Ancora con questo Adriano? Ma vedi di dimenticarlo! Devi cambiare Esme…essere un’altra persona e goderti ogni istante della tua vita, perché si vive una volta sola ed è brutto vivere ancorati al passato! A tal proposito perché oggi, non solo vedi una mia lezione ma balli anche tu con noi?…Sii una mia allieva! Nel gruppo si aggiungerà anche un altro giovane, che ha fatto l’iscrizione la settimana scorsa.

Tzè…un giovane? No, grazie!

-Motivo in meno per non venirci! Sai che odio quando vuoi accasarmi.

-Esmeralda, Esmeralda! Basta, per favore! Sei giovane e bella…goditi un po’ la vita, per favore! Ho letto la sua iscrizione e pare che sia italiano con radici spagnole…già mi immagino qualche gran dio.- disse con ogni sognanti.- E poi il mio non è un volerti accasare è solo volerti far conoscere nuova gente, nuovi ragazzi e farti capire che ci sono anche dei bravi ragazzi e che non sono tutti degli stolti!

-Okay…hai ragione! Ma da quando leggi le iscrizioni dei nuovi allievi?-chiesi curiosamente.

-Da sempre, carina! E ora metti un po’di musica, sta arrivando un cliente.

A quelle parole, mi avvicinai al jukebox e diedi spazio ad Elvis Presley con la sua :”Jailhouse Rock”.

Dopo aver servito due confezioni di gelato alla fragola, una torta gelato e due coni al pistacchio, io  e Rac rimanemmo a riordinare il locale e a rifornire le casse dei gelati finiti, quando dalla cucina nel retro della gelateria, si avvicinò il signor Alfredo Raffaldo, padre di Rachele, nonché mio datore di lavoro e uno dei pochi esseri di genere maschile a starmi simpatico.

-Ragazze, temo di dovervi dare una brutta notizia.- disse toccandosi i mustacchi brizzolati.

-Cosa papà? Non tenerci sulle spine!

-Mhm…allora è successo che Renato, il nostro factotum si è licenziato, per motivi famigliari di cui non ha voluto proferire parola. Il problema è , che come ben sapete la sua presenza era molto indispensabile per questo locale. Portava gelati e dolci a domicilio, scaricava i prodotti che arrivavano sapendo catalogare ogni gusto e spezia, ed era in grado di fare molte altre cose. Ergo, con lui se n’è andato un pezzo della gelateria.

La faccia di Rachele, così come la mia, era un qualcosa tra lo spaventato e il sorpreso!

Renato licenziato? L’unica cosa bella di questa frase era la rima baciata!

Ma com’era possibile? Da cinque anni che lavoravo nella gelateria, l’avevo sempre visto come un uomo tranquillo e lavoratore. Chissà cosa gli era successo? Bah…

-E quindi? Adesso che si fa? Sai che da noi vengono tanti clienti…come faremo?-chiese, in preda all’ansia Rachele.

-Tranquille…una possibile soluzione ci sarebbe. Infatti lo stesso Renato mi ha detto che conosce una coppia di persone affidabili che ha un figlio disoccupato, con molta esperienza lavorativa. A quanto mi han detto, ha lavorato in vari bar e in alcune pizzerie. Quindi…potremmo provare a metterlo in prova!-concluse Alfredo.

-Un ragazzo? Ancora non avete capito che non si può fare affidamento su i giovani di oggi?-dissi.

-Esmeralda, non iniziare a fare pregiudizi stupidi! Se il ragazzo è bravo è bravo! Così come ci sono ragazzi stupidi ci sono anche ragazze stupide, come quella che abbindolò Adriano per cui…-mi disse Alfredo.

Già…quella stupida!

-Okay…sei tu il capo, dunque scegli tu!-risposi.

-Ci sto anch’io!-rispose Rac.

-Perfetto! Allora mi faccio avere il numero del giovane e appena è possibile, magari proprio questa settimana , lo mettiamo in prova.

Così detto Alfredo se ne andò, lasciando in me una strana sensazione all’altezza dello stomaco. Come avrei fatto a lavorare con un essere maschile diverso da mio padre, Renato o Alfredo?

***

Dopo aver finito le mie ore lavorative e aver dato il cambio a Giulia e Margherita, due altre mie colleghe di lavoro, tornai a casa, dove ad aspettarmi c’erano le fatidiche pulizie domestiche. Ah…che stress!!

***

-Pronto, Rachele? Senti ma per questa lezione come dovrei vestirmi?-chiesi alla mia amica, al telefono, mentre caricavo la lavatrice nella mia piccola casa e mentre la mia amabile Carota, passeggiava per la casa, con in bocca le mie pantofole.

-Allora hai deciso di essere una mia alunna? Veramente? Aaaaaaa…-concluse gridando euforicamente la mia amica.

-Ehi, ehi…calma! Diciamo che ho pensato a ciò che mi hai detto e …quindi, voglio conoscere nuova gente! Però, ballerò solo per oggi! Sai che sono una frana.

-D’accordo, come vuoi tu! Comunque non sei una frana, sei solo troppo…rigida. Dovresti imparare a scioglierti di più nei balli così come nella vita. E quale miglior strumento se non alcune lezioni di balli latino-americani?

-Non so…provo con oggi! Sai che tra il lavoro, l’università e l’affitto da pagare, non so se avrò il tempo!-dissi spostandomi in bagno, per una bella doccia.

-Vedremo, tu prova con oggi! Comunque vestiti con abiti comodi e scarpe comode. Oggi ci divertiremo!

-Perfetto! Allora vieni a prendermi tu verso le 19.00?

-Sì Esmeralda! Ciao!

E così detto chiusi la chiamata con la mia amica e mi fiondai nella doccia, non prima però di aver detto al mio pastore scozzese dal pelo rossiccio, di mollarmi le pantofole. Mi sa che dovevo mettere anche quelle in lavatrice!

***

-Si parte, allora? Vedrai che ci divertiremo…sono un’insegnate fichissima io, non come il professore di biologia al liceo, hai presente?

-Sì…-dissi ridendo-ricordo eccome…ricordo soprattutto quando doveva spiegare chimica ma finiva col farci non capire niente.- continuai mettendomi la mano sulla bocca, come ero solita fare quando ridevo, mentre Rachele partiva nella sua panda rossa.

-Già! Comunque…fidati…nella lezione di oggi, imparerai molte cose e passerai due ore ganzissime! Siamo un gruppo affiatato. C’è Michelle, una ragazza francese davvero deliziosa! Nicolas che oltre a ballare suona la chitarra divinamente…Emanuele che però vuol farsi chiamare Bobby, e per il quale io ho una cotta…poi…

-Cosaaa?-le chiesi interrompendo il suo discorso.

-Che c’è?-mi chiese, mantenendo lo sguardo fisso sulla strada.

-Come che c’è? Hai una cotta per un tuo allievo?

-No…cioè sì! Ma non preoccuparti, è più grande di me! Ha ventisei anni ed è…bellissimo!-continuò con aria sognante.

-Mhm…e quando pensavi di dirmelo? E poi…com’è?

-Te l’ho appena detto! Ed è un gran fico! Biondo con due occhi blu. E con blu…non intendo i classici azzurri, bensì blu come il mare di notte o come il cielo senza stelle e senza luna.

-Ohh…che estro poetico, mamma mia! Sei cotta come una mela al forno!-le dissi ridendo.

-Eh già…ti dirò me ne sono accorta non molto tempo fa, ma…non ho voluto dirti niente prima perché non ero certa di quello che provavo!

-Capisco! Non vedo l’ora di conoscerlo!

Mi sorrise, e dopo aver girato per alcune strade, si fermò davanti alla scuola di ballo dove lavorava.

Una struttura molto bella e attrezzata dalle migliori e più moderne attrezzature, ma dallo stile interno classico ed elegante.

Dopo aver salutato alcuni ragazzi, e due insegnanti di danza classica, andò in una piccola stanza, dove si cambiò, indossando dei leggings e un vestitino colorato, e un paio di scarpe nere col tacchetto.

-Beh…che fai lì impalata? Togliti anche tu il giubbotto!-mi disse, mentre si cambiava.

-Sì!

Così detto sbottonai il mio piumino, rimanendo con un semplice paio di pantaloni della tuta neri e con l’unica maglia che avevo trovato in casa. Una maglia orrenda, aggiungerei! Con tanto di Spongebob stampato sopra. Regalo di mio nonno Achille per il mio ventiduesimo compleanno.

Mi considerano ancora una bambina in famiglia!

Dopo aver legato i miei capelli in una crocchia disordinata, mi avviai con Rac in una piccola sala da ballo, riempita già da alcune persone.

-Buonasera ragazzi cari!-esclamò la mia amica entrando.

-Oh ciao Rachele!-le risposero in coro dei ragazzi, mentre io assistevo timidamente alla scena, ancora sulla soglia della stanza.

-Lei è Esmeralda, mia migliore amica e mia collega di lavoro alla pasticceria di mio padre. E’ la sua prima lezione, e speriamo non l’ultima.- disse ridendo e guardandomi.- la faremo divertire?-continuò chiedendo ai giovani.

-Sìì-gridarono in coro, avvicinandosi per stringermi la mano.

Sembravano dei bravi ragazzi.

-Bene…allora! Ad occhio e croce ci siete tutti, ma non so se sapete che da oggi si aggiungerà un nuovo ragazzo al nostro gruppo.

-Sì…è un mio amico.- rispose un giovane dalla capigliatura bionda e dagli occhi tendenti al blu.

Che fosse il famoso Emanuele, detto Bobby?

-Ah…bene!-rispose diventando rossa in viso Rachele.

Sì, era Bobby!

-Arriverà a minuti…mi ha mandato un sms.- continuò il biondino, guardando Rac.

-Perfetto…allora aspettiamo ancora cinque minuti!-rispose ridendo e guardandomi.- che ne dite di presentarvi ad Esmeralda, intanto?-continuò .

-Sì…io sono Michelle, e vengo da Parigi!-mi disse avvicinandosi una ragazza dalla carnagione molto bianca e dai lisci capelli biondi.

-Io Alberto, ma puoi chiamarmi Al.-continuò un ragazzo molto alto.

-Io invece, sono…

-Scusate il ritardo!-disse una voce maschile interrompendo una ragazza che si stava presentando.

-Oh…sei arrivato! Non fa nulla…dobbiamo ancora iniziare! Ti stavamo aspettando!-disse Rachele voltandosi verso la porta d’entrata.

Il giovane che aveva parlato, era rimasto fuori la porta, ma appena la mia amica gli parlò entrò.

-Scusate ancora! Grazie di avermi aspettato. Sono Gabriele Levanti!- disse con uno accento particolare.

Sembrava tanto l’accento di Antonio Banderas nella pubblicità della “Mulino Bianco”.

Me l’aveva detto Rachele che il nuovo arrivato aveva radici spagnole.

-Figurati, caro! Puoi metterti vicino ad Esmeralda, la ragazza dai capelli rossi. E' anche lei nuova come te e vi troverete meglio insieme…stando ancora alle prime armi.

Cosa?? Oh no…no…no! Rachele, me la pagherai!-pensai furibonda.

-Certo!-rispose.

Sentivo lo aguardo del ragazzo posato su di me, ma non mi andava di guardarlo.

Dopo qualche attimo i ragazzi si sistemarono in file e lo spagnolo si avvicinò a me.

-Ciao! Sono Gabriele, piacere di conoscerti!-mi disse, tendendomi una mano.

A quel punto mi girai, trovando due occhi neri guardarmi sorridendo.

Era un ragazzo molto alto e aveva un fisico atletico. La sua carnagione era abbronzata e una cascata di riccioli neri gli incorniciava il volto.

Completamente l’opposto del mio ex.

-Salve! Sono Esmeralda De Angelis!-gli risposi puntando lo sguardo sulle nostre mani che si stringevano.

-Wow…bel nome…e bella maglia!-continuò ridendo.

Voleva prendermi in giro? Sì, voleva farlo!  Lo capii dal tono ironico con cui aveva pronunciato l'ultima frase, guardando con un sopracciglio alzato la mia T-shirt.

Ritrassi subito la mia mano e lo fulminai con lo sguardo.

Gabriele Levanti, fai molta attenzione.

 

***

Ciao ragazzi! Innanzitutto grazie di essere arrivati fin qui!^^

Sono Novalis, per chi non avesse letto qualcos’altro di mio, piacere di conoscervi!

Esmeralda e Gabriele sono personaggi che camminavano nella mia testa già da un po’. Finalmente ho trovato il modo di scrivere le loro vicende su carta.

Spero tanto che questo inizio vi sia piaciuto! Si vede soprattutto un tratto della vita delle due amiche e della protagonista si sa che è una persona molto acida e per alcuni versi antipatica. Aspetti affiorati in lei dopo una brutta ferita sentimentale di cui si saprà meglio in seguito.

Sarei davvero onorata se mi lasciaste una recensione anche piccina piccina, che mi aiuterebbe a capire se la storia è abbastanza carina da meritare di avere un seguito o se è meglio che mi dia all’ippica! Ahaha!XD

Alla prossima,

Novalis :D

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Capitolo 2
*** Io e il ballo? Due rette parallele! ***


2

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Un caso che finisca bene è provvidenza, un caso che termini male è destino.

Knut Hamsun

 

-E uno e due e tre! Passo destro in avanti e movimento del bacino! Su ragazzi…non è difficile! Posso capire i nuovi arrivati, ma voi…su non sembra una bachata!

 Era passata già un’ora e mezza e in tutto questo lasso di tempo Rachele non aveva fatto altro che ripetere di muovere il bacino in un modo e le braccia in un altro.

Ovviamente lei era bravissima, e con i suoi movimenti fluidi e precisi sembrava un angelo, mentre io più un pinguino in uno smoking.

Ma sapete qual era la cosa più strana? Se non lo sapete ve lo dico io!

Lo spagnolo, quel maleducato spagnolo che si era sentito autorizzato a offendere la mia bru…ehm stupenda t-shirt , sì perché pensandoci non era poi così tanto orribile, sebbene, da quel che avessi capito, fosse un nuovo arrivato, ballava divinamente.

E con divinamente, intendo come un dio veramente! Ogni movimento così sciolto, così sensuale e quindi perfetto per le danze latine, così…così…bello da vedere!

Ed io? Uffa…ma perché?

Ad aver notato il talento del ragazzo ci fu anche la mia amica, che fermando i suoi movimenti, guardò verso lo spagnolo.

-Oh finalmente si ragiona! Guardate Gabriele! E’ bravissimo! Vieni qui caro! Ho appeno detto che potevo capire i nuovi arrivati, ma tu sei molto bravo!

 -No…ma non è vero!-disse…timidamente il moro.

 Ora faceva il timido…prima invece con me era stato molto sicuro di sé. Tzè…

-Ma come non sei bravo? E’ la tua prima lezione, eppure ti muovi  molto agilmente! -disse la mia amica, posando le sue mani sui fianchi.

Diventava molto professionale quando ballava.

Infatti, non sembrava la Rachele che lavorava nella pasticceria, bensì sembrava quasi che per ballare indossasse un nuovo volto. Non che in pasticceria non fosse professionale, solo che si vedeva che con il ballo, aveva un rapporto più...magico!

-Non so che dirle!

-Non darmi del lei, tesoro! Piuttosto dimmi, hai ballato già altre volte ,vero? La tua scioltezza è tipica di una persona che è abituata a ballare!

-Beh sì…a dir la verità… mia madre è spagnola ed è una bravissima ballerina di danze latino americane  e fin da quando ero piccolo mi ha insegnato vari passi e movimenti, ma si fid…ehm, fidati se ti dico che non sono bravo!

-Magari a te sembra di non essere bravo perché ti paragoni a lei, ma fidati tu se ti dico, che sei molto capace. Insegno queste danze da ormai cinque anni e sebbene dobbiamo ancora lavorare, hai delle ottime basi. Dunque, riconfermo la mia scelta di tenerti in coppia con Esmeralda. Per lei è la prima lezione e mi piacerebbe che tu le insegnassi a tenere il giusto ritmo. A tal proposito, mancando solo mezz’ora alla fine della lezione, ragazzi mettetevi in coppie e preparatevi… metto la musica.

 
Rachele…preparati, non sai nemmeno cosa non ti combinerò!-pensai,  lanciando fulmini dagli occhi.

 -Rachele su che base musicale ci fai ballare oggi?-chiese il ragazzo biondo dagli occhi blu, facendo intimidire la mia migliore amica.

-Ehm…sempre la solita che useremo per la gara. “Obsession” degli Aventura.-disse con le gote rosse.

 Ma…un attimo…aveva detto…gara?

Cosa? No…vabbè io non vi avrei partecipato! Questo è poco ma sicuro! D’altronde questa che stavo seguendo era la mia prima e ultima lezione di ballo.

Dopo aver detto queste parole, varie coppie si formarono e Rachele mi si avvicinò.

-Esme, non sapendo ancora le basi della bachata, limitati a mettere in pratica ciò che vi ho insegnato oggi e a guardare gli altri. Tu, Gabriele, come già ti ho detto, cerca di aiutarla.- disse la mia amica, senza darmi la possibilità di ribattere.

Che razza di situazione! Bah…

-Posso?-chiese lo spagnolo, avvicinandosi a me.

-Cosa dovresti fare?-gli chiesi con un sopracciglio sparato in alto.

-Beh…ehm…dovrei posare un mano sul tuo bacino, e con l’altra tenere la tua mano… poi…dovremmo ballare!-disse, con tono ancora timido.

Ma questo tipo mi prendeva in giro? Cioè…prima mi offendeva e ora usava un tono da gatto morto timido e dolce? Ma per favore!

-Se proprio devi, d’accordo!-gli risposi.

-Ed io dove dovrei tenere le mie mani?-continuai antipaticamente.

-Beh…una sulla mia spalla e una nella mia!-mi rispose.

 A quel punto, mi avvicinai lentamente e cercando di fare ciò che mi aveva detto e buttando un occhio a tutte le coppie che si erano formate, posai, con un po’ di difficoltà vista la differenza di altezze, la mia mano sulla spalla dello spagnolo e con l’altra strinsi la sua posta all’altezza della sua spalla destra.

Aveva delle mani fresche e grandi.

-Pronta?-mi chiese con il suo accento strascicato, posando la sua mano sul mio bacino.

-Non lo so…sono una frana!-ammisi.

-Nah…volere è potere! Tu segui i miei passi.

-D’accordo …- gli disse semplicemente.

-Allora ragazzi…siete pronti? Vediamo se con un po’ di musica caliente vi vien voglia di ballare meglio!-disse Rachele

 Mhm…caliente…ora si metteva anche a parlare in spagnolo. Bah…

 Dopo essersi avvicinata ad una radio posta all’angolo della stanza, la musica partì e tutti i ragazzi iniziarono a ballare.

-Seguimi, seguimi e basta, fai solo quello che ti senti di fare!- mi disse Gabriele, vedendomi immobile.

Fu così che guardando i suoi passi cercai di muovermi.

Un passo in avanti, uno indietro e movimento del bacino…

Un passo in avanti, uno indietro e movimento del bacino…

Uffa…era più difficile di quanto pensassi!

Un rumore di tacchi sul parquet mi avvertirono della presenza dell’insegnante di ballo, mia amica.

-Brava Esme…vedi che stai imparando?-mi disse la sopracitata, osservandomi.

-Dici? Io mi sento solo un robot!-le risposi.

-Migliorerai vedrai, migliorerai!-continuò continuando a fare il giro tra le coppie, con lo scopo di evidenziare pregi e difetti nel ballo, di ognuno.

Io continuai a muovermi, cercando di seguire i movimenti dello spagnolo, ma questo era troppo bravo per i miei gusti.

-Guardami negli occhi!-mi disse ad un certo punto il moro che avevo davanti.

-Come scusa?-gli chiesi, non capendo.

-Ti ho chiesto di guardarmi negli occhi! Hai detto di sentirti un robot, giusto?

-Sì…

-Bene…rimarrai tale se ti limiterai a fare movimenti meccanici.

-Ma tu mi hai detto di limitarmi a seguirti!-gli risposi con tono indisponente.

-Sì di seguirmi, ma non di essere un robot! Forse mi sono espresso male, io intendevo dire che volevo che tu mi seguissi, senza sforzarti di fare movimenti arzigogolati e complessi! Semplicemente essendo te stessa e facendo ciò che il tuo corazon ti dice.

-Bah…non mi sembra che tu mi abbia detto queste parole! Comunque, come già dettoti sono un emerita incapace nel ballo e se non procedo meccanicamente, ti ritroveresti a ballare da solo, perché io non so far nulla.

-Mhm…capisco! Allora ti porgo le mie scuse! Io sono un emerito incapace con le parole! Dunque…riformulo. Limitati a seguirmi, mettendoci passione!-si limitò a dire.

-Facile a dirsi, ma non a farsi! Comunque, ci proverò!-gli dissi.

Lo spagnolo mi sorrise, e riprese a muoversi, con più lentezza di prima, per permettermi di seguirlo!

Alzai lo sguardo, per guardarlo negli occhi, come mi aveva consigliato di fare, e mi ritrovai ad affogare nei suoi neri ,profondi, e…buoni!

Sì buoni...il suo sguardo mi sembrava infatti gentile.

Ma forse era la stanchezza che mi stava rincitrullendo! Un ragazzo non poteva essere gentile, tranne se era una persona speciale o se voleva qualcosa in cambio!

 Con questi pensieri, e mentre le dolci note della canzone continuavano, cercai di fare qualche passo decente.

 -Non intendevo offenderti prima, riguardo alla tua maglia, comunque!-mi disse.

-Chi ti dice che mi sia offesa?-gli chiesi.

-Beh…mi hai solo fulminato con lo sguardo! In ogni caso, scusami, sono stato scortese!

-Capisco! Ma non importa, d’altronde non ti conosco e non ci rivedremo più, dunque le tue scuse non servono!

-Beh…il fatto che tu non mi conosca e che non mi rivedrai più non implica che tu non possa accettare le mie scuse e che io non possa fartele!

- Okay…grazie delle tue scuse, allora!-continuai freddamente.

Sembrava avesse sempre la risposta pronta, questo tipo!

-Di niente! Quanti anni hai, se posso permettermi di chiedertelo?

-Beh ad una donna non si chiede mai l’età, ma se insisti ne ho ventitré!

-Abbiamo un anno di differenza, dunque!

-Ah…-risposi, guardando dietro di lui.

-Perché hai deciso di frequentare questi corsi di ballo?

-Non ho deciso io, ma Rachele, lei è la mia migliore amica e voleva che vedessi una sua lezione.- risposi, in maniera distaccata.

Troppe confidenze per una volta sola! 

-Bene…bene! Basta così…mi duole dirlo ma la lezione è terminata!-annunciò Rachele, spegnendo la musica.

Erano passati già trenta minuti? Wow…

-Di già? No, Rachy, no!-disse un ragazza mora.

-Eh già…purtroppo il tempo è tiranno! Ripetete la base 2 e la base 3! Ci vediamo giovedì! –rispose la mia amica, staccando alcuni poster di passi latini, che aveva appeso alle pareti.

Tutte le coppie si distaccarono, tranne quella formata da me e lo spagnolo, che continuava  a tenere la mano sul mio bacino.

-Ehm…scusa, eh?-gli dissi togliendo la mia mano dalla sua spalla.

-Sì…scusami!-disse lo spagnolo allontanandosi da me.

 Dopo qualche secondo vidi Bobby avvicinarsi alla mia amica, e chiederle qualcosa nell’orecchio.

Ma non ebbi il modo di capire cosa le stesse dicendo, poiché un ragazzo dai capelli rossi mi si avvicinò, facendo cambiare traiettoria al mio sguardo, che così notò che lo spagnolo mi stava guardando.

-Ciao sono Giovanni, ma puoi chiamarmi Johnny! Sono il rappresentante del gruppo! Organizzo eventi e segno date di spettacoli! Piacere di conoscerti!

 -Ciao Giovanni! Il piacere è mio!-dissi con un sorriso.

-Ho notato che te la cavi bene con il ballo! Questa non sarà la tua prima lezione, vero?

-Io me la cavo bene? Per niente proprio! Sono negata! E questa è stata la mia prima e ultima lezione.- gli risposi scoppiando a ridere.

Io che me la cavo nel ballare?! Ahaha…questa è bella!

-Capisco! Mi dispiace, pensaci su, però! A tutto il gruppo piacerebbe conoscerti meglio!

-Okay! Lo farò senz’altro!-gli risposi sorridendo.

A quel punto il ragazzo se ne andò, ricambiando il sorriso, e mentre lo spagnolo continuava a fissarmi, Rachele si avvicinò a me.

-Ehi Esme, oggi prima di andare a mangiare qualcosa da Amedeo, devo dare uno strappo anche a Bobby, il ragazzo biondo che mi ha fatto una domanda all'inizio e che ...mi piace...- si interruppe per dire l'ultima frase sottovoce.

-...e a Gabriele, per te non ci sono problemi, vero?-continuò.

Ecco che cosa le aveva chiesto il biondo.

-Certo che no!

Cos’altro potevo risponderle? Sì, per me è un problema, perché lo spagnolo non mi ispira simpatia? Certo che no!

-Bene! Parlando della lezione, che te n’è parsa?

-Sei stata molto brava! Sei splendida come insegnante, ma non me la sento di continuare! Sono una vera schiappa e non credo di potermi organizzare con il lavoro e l’università!

-Uffa…ma perché sei così? Eh…perché? Ne riparleremo, questo è poco ma sicuro! E ora andiamo, i due baldi giovani ci aspettano.

Così detto, uscì dalla stanza, e dopo essermi rinfrescata e aver messo il piumino, uscì dalla scuola di danza, seguita da Levanti e un Bobby intento a parlare con Rac.

Sembrava che fra i due ci fosse intesa.

-Esmeralda! –mi sentii chiamare.

Mi voltai trovando lo spagnolo dietro di me.

-Che vuoi?

-Volevo chiederti se posso sedermi io vicino  a te nei sedili posteriori.

-E perché mai? Io avevo intenzione di sedermi accanto alla mia amica.

-Capisco, ma…-disse fermandosi al ma.

-Ma cosa?

A quel punto si avvicinò pericolosamente a me, e vicino al mio orecchio continuò a parlare.

-Ma se non te ne sei accorta, il mio amico è interessato alla tua amica e vorrei che si avvicinassero di più.

-Cosa? Lui è interessato a lei? E come potevo accorgermene se la prima volta che l’ho visto è stata oggi!

-Io lo so, perché Emanuele è il mio migliore amico e mi racconta tutto! Ora però lo sai anche tu, dunque ci stai?

-Sì, sì! Certo!

-Rispondi sempre così freddamente?-mi chiese allontanandosi da me.

-Con chi se lo merita, sì, spagnolo!

-Io sono italiano quanto te!

-Dal tuo accento non si direbbe!

-Mhm…se la metti su questo piano, hai ragione! Pensandoci anche tu dal tuo viso non sembri acida, ma lo sei!

Touché

A quel punto, lo guardai con molta impassibilità e sorridendo leggermente, aprii lo sportello della macchina della mia amica.

Mi aveva saputo rispondere davvero bene, non c’è che dire!

-Esme, non ti siedi accanto a me?-chiese Rac, vedendomi salire sui sedili posteriori.

-No, no! Parlerete meglio tu ed Emanuele, se vi sedete vicini!-le dissi, facendole l’occhiolino.

I due ragazzi arrossirono e presero uno il posto del guidatore, uno il sedile accanto a questo.

Wow...anche Bobby interessato a Rachele?! Che bella notizia! Non rimaneva altro che far affiorare i loro sentimenti!

Lo spagnolo si sedette , come stabilito, vicino a me, e il viaggio cominciò.

Rachele accese la radio da cui partì una canzone di Ligabue, e continuò a parlare con Bobby, mentre il moro al mio fianco si mise a fissare fuori dal finestrino.

-Ah…ora che ricordo, Gabry, non dovevi chiedere a Rachele quella cosa relativa ad un tuo lavoro?-chiese il biondo.

-Cosa? Ah… sì giusto! Rachele volevo chiederti se conoscevi la gelateria “Dolce vita”! Io non conosco bene la zona!

-Sì, certo che la conosco! E’ la gelateria in cui lavoro, ma tu Ema non lo sapevi?

-So che lavori in una gelateria, ma non sapevo il nome!-si giustificò Bobby.

-Ah…okay! Comunque è quella in cui lavoriamo io ed Esmeralda. Il gestore è mio padre. Perché me lo chiedi?

-Ah…Wow! Beh perché, prima che arrivassi alla scuola di ballo, mi è arrivata una chiamata da parte di tuo padre che mi ha proposto di lavorare come factotum alla vostra gelateria! Quindi volevo sapere dove fosse.

-No, non ci credo! Allora sei tu il ragazzo di cui ci ha parlato Renato!

-Renato Castelli? Se è lui, sì! Mi ha chiamato in mattinata, per dirmi che per motivi vari si è licenziato e che se dimostravo buona volontà potevo prendere il suo posto!

Cosaaaa? Oh no! No! Ma perché il destino si divertiva  a farmi questi scherzi? Per quale ostrogoto motivo?

-Che bella notizia, guarda! Un mio allievo che è anche mio collega! Vedrai se ti dimostrerai un bravo ragazzo e un assiduo lavoratore mio padre ti assumerà di certo!

-Spero proprio di sì! 

-Bene! Allora il locale si trova in via Alessandro Manzoni, accanto al supermercato "Da Romualdo".

-Forse ho capito! Grazie, Rachele!

-E di che! Non è una bella notizia, Esme?

-Come? Ah sì…come no!

Certo, une bella ma proprio bella notizia!

 

http://immagini.disegnidacolorareonline.com/data/disegni-colorati/disegno-di-cuore-gigante-colorato.jpg L’ANGOLINO DI NOVALIS http://immagini.disegnidacolorareonline.com/data/disegni-colorati/disegno-di-cuore-gigante-colorato.jpg

Hola bella gente! Come state? Passato un Halloween terrificanteee?XD

Eccoci arrivati al secondo capitolo! Cosa ve n’è parso?

Vorrei ringraziare: Sun_Rise 93,arimika, elev e Rhye 39 per le belle recensioni allo scorso capitolo e coloro che hanno aggiunto la storia tra le seguite! Siete dolcissimi! Grazie di cuore! Spero che il capitolo sia risultato di vostro gradimento e spero di avere l'onore di sapere qualche vostro commento!^_^

Bacioni,

Novalis ;)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Uno spagnolo in gelateria! ***


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BAILAMOS

3

Lo sai che ti amo, sei la cosa più bella che mi potesse capitare”

“Ti amo anch’io, ma non so…qualcosa non mi convince…chi era quella ragazza fuori dall’università?”

“Te l’ho già detto…era Sabrina…amica di mia sorella. Voleva che le prestassi un libro, visto che frequentiamo gli stessi corsi. Non mi credi?”

“No, no…ti credo…ho fiducia in te

-Woof, woff!

-Mhm…

-Woff…

-Carota? Mhm…che ore sono? Perché abbai così forte?

Uffa…!

Aprii di malavoglia gli occhi e sbirciando la sveglia sul comodino accanto al mio letto, mi accorsi che erano ancora le sei del mattino.

-Che cosa è successo?-chiesi, guardando gli occhi neri di Carota, che di tutta risposta , mi guardò inclinando la testolina rossa versa sinistra.

-Stavo dormendo, non lo sai? Già oggi mi aspetta una giornata impegnativa, poi tu mi svegli presto! Mannaggia a te!

Carota assunse un espressione quasi… triste. 

Non prendetemi per pazza, ma per me il mio cane era il mio migliore amico, dopo Rac, ovvio.

-Vabbè dai…ora non fare quell’espressione. D’altronde…non so, sento che in qualche modo…hai fatto bene a svegliarmi…non ricordo cosa, ma il sogno che stavo facendo, non era propriamente gradevole. Dai su…ormai mi hai svegliato, ti vanno i croccantini?

Carota abbaiò e così mi alzai dal letto, pronta ad iniziare una nuova giornata, dopo la “strana” serata che avevo trascorso il giorno prima.

***

-Esmeralda, puoi venire un attimo?-mi chiese Rachele mentre riempivo di gelato alla nocciola una confezione.

-Certo!- le risposi lasciando il cucchiaio nello scatolo,e  andando nel magazzino delle spezie dove si trovava.

-Senti, ma Gabriele ti ha fatto qualcosa?

-Chi? Gabriele? E chi è?

-Come chi è? Ma mi prendi in giro? Il ragazzo che abbiamo accompagnato insieme ad Emanuele ieri sera…lo spagnolo con cui hai ballato ieri…a proposito poi oggi dobbiamo parlare delle lezioni.

-Ah…lo spagnolo intendi…no, non mi ha fatto nulla!

Ero così abituata a chiamarlo “spagnolo” che mi era passato di mente il fatto che avesse un nome.

-Mhm…capisco! Però a me non sembra! Ieri in macchina non vi siete rivolti la parola e a lezione vedevo un certo distacco tra di voi!

Aveva davvero buon’occhio!

-Questo perché non lo conosco! Sai benissimo che con gli sconosciuti sono più fredda e acida di quanto non lo sia di solito!- risposi, guardando dritto nei suoi occhi marroni.

-Okay…come vuoi! In ogni caso dobbiamo imparare a conoscerlo e ad essere gentili con lui, soprattutto tu! Oggi verrà a parlare con mio padre, come ti ho detto appena sei arrivata...

Già... che splendida notizia!
 
-...E se tutto va bene, potrebbe venire a lavorare con noi! Questa immagino sia una notizia che non ti aggrada, visto come mi hai risposto sarcasticamente ieri quanto ti ho domandato se fosse una bella notizia il fatto che avrebbe potuto lavorare con noi!

-Come fai a dire che ero sarcastica?

-Non sono stupida Esmeralda, e poi…sono o non sono la tua migliore amica?

-Sì, lo sei…

-Bene, quindi…


-Quindi hai ragione tu e se verrà a lavorare con noi, sarò educata e mi comporterò garbatamente! Okay?

-Perfetto! Ma che poi…quello che voglio capire è perché ce l’hai con questo ragazzo?


-Non ce l’ho con lui! Non lo conosco neanche, perché dovrei avercela con lui?

-Boh…non lo so! Dimmelo tu…ti conosco abbastanza bene da capire ciò che ti passa per la testa e da come ho potuto constatare, provi una certa avversione nei confronti di Gabriele.

-Visto che mi conosci bene, sai anche che io sono avversa a tutti i ragazzi!- dissi.

-Sarà Esmeralda, sarà! Ma per favore non fare in modo che degli stupidi pregiudizi prevalgano su di te, facendoti chiudere in una bolla di sapone. Sai che ti voglio bene come se fossi mia sorella, ed è proprio per questo voglio che tu scelga le strade giuste. Okay?

-Okay Rac!- risposi sorridendole


-Comunque tornando al discordo della danza, ieri mi è parso di udire che non vuoi più continuare a frequentare le mie lezioni, è vero?

-Sì…ehm…è vero!!


-No che non è vero…tu devi seguire le mie lezioni, devi iniziare a divertirti, a vivere! Lo vuoi capire? Non per montarmi la testa, ma sono una gran figa come insegnante di ballo ed è inammissibile che la mia migliore amica non partecipi alle mie lezioni!-mi disse Rachele avvicinandosi pericolosamente a me.

Cavoli…si stava arrabbiando!

-Ma Rac…io non so ballare…faccio veramente pena…e poi non ti sei mai lamentata del fatto che non ballassi con te, gli scorsi anni!

-Senta signorina De Angelis…o la smette di autocommiserarsi oppure con me ha chiuso, e non solo… ma la faccio licenziare anche da mio padre. Lei da oggi volente o nolente, dovrà essere una mia allieva! Is it clear? E poi non è affatto male a ballare, da qual che ho potuto vedere ieri.

-Uffa, Rachele…non puoi costringermi!- le risposi iniziando a ridere.

Quando iniziava a darmi del lei, finivo inevitabilmente col scoppiare a ridere.


-Invece sì…allora ci stai?

-E va bene…ma solo perché se no mi fai licenziare da tuo padre!

-Perfetto…!-mi disse sorridente, uscendo dal magazzino per rientrare nell’ingresso del locale dove la raggiunsi.

Sapeva essere molto testarda quando voleva. E ora, ero pure costretta a frequentare dei corsi di ballo, che si aggiungevano agli studi, al lavoro e alla casa da portare avanti. Di bene, in meglio!

Dopo qualche spolverata qua e la, Alfredo ci raggiunse.

-Ragazze…come state?

-Ciao papà, tutto okay! Tu?

-Sono in febbricitante attesa di conoscere il ragazzo di cui vi ho parlato e che mi avete detto già conoscete!

-Già pà…sono la sua insegnante di ballo! Siamo in attesa anche noi, vero Esme?

-Eh…certo!

-Benissimo…ci sarà maggiore sintonia tra di voi, allora! Mi raccomando…siate gentili e fatelo ambientare! Questa settimana lo metteremo alla prova… se si dimostrerà un bravo ragazzo, sarà dei nostri. Quando arriva, venitemi a chiamare, va bene?
-Certo papà!

-D’accordo Al!-risposi.

-Brave le mie ragazze!

Così detto Alfredo si ritirò nel suo studio, salendo le scale che affiancavano il magazzino, non prima però di averci dato un bacio sulla fronte.

Era come un secondo padre, per me.

Dopo qualche minuto, speso da me e  la mia amica nel sistemare il locale, nell’attesa di qualche cliente, la campanella che sovrastava la porta principale tintinnò, segno dell’arrivo di qualcuno.

Io e Rachele alzammo il capo, prima rivolto verso il bancone e la cassa, per vedere chi era entrato.

Nessun cliente, era… lo spagnolo, o meglio Gabriele!

-Oh…benvenuto, prego entra Gabriele!-disse la mia amica accogliendo il moro.

-Buongiorno Rachele! Hai visto alla fine ho trovato la gelateria!-rispose lo spagnolo sorridendo.

-Già…mi fa piacere! Se aspetti solo un attimo, vado a chiamare mio padre, così parlate un po’!-disse dolcemente la mia amica.

-Certo, fai pure…aspetterò qui!

Rachele gli sorrise  e salendo le scale mi lasciò sola.

Io intanto rimasi ferma alla cassa, e legando meglio la mia “divisa” o meglio il grembiule arancione che portavo legato in vita, osservai il moro.

Aveva avuto almeno la decenza di vestirsi bene. Camicia bianca arrotolata fino ai gomiti, gilet nero lasciato aperto, jeans chiari e sneakers scure. I capelli avevano un’ effetto “bagnato”, invece.

-Salve Esmeralda!-mi disse cogliendomi di sorpresa.

Si ricordava di salutarmi solo adesso…tzè!

-Salve!-risposi guardandolo negli occhi.

-Come va?

Era gentile, sebbene ieri non avessimo avuto propriamente una conversazione “amichevole”.

-Non male, grazie! Tu?

Grazie? Tu? Da dove mi era venuto di chiedergli come stava? Esme...ritorna in te!


-Bene, anche se sono agitato per il colloquio con il signor Raffaldo.

-Eccomi qui…ho interrotto qualcosa?-chiese Alfredo, scendendo le scale e guardando me e il ragazzo che avevo davanti.

-No signore!-rispose lo spagnolo, volgendo lo sguardo ad Alfredo.

-Bene! Mi presento di persona. Sono Alfredo Raffaldo, gestore di questa pasticceria. Il signor Renato Castelli, come ben sai, visto che ne abbiamo parlato telefonicamente, era il nostro factotum, poi si è licenziato e mi ha parlato di te. Cosa mi puoi dire?

-Posso dirle che sarei lieto di mostrarle il mio impegno e di farle capire che potrei essere un ottimo lavoratore.

-Perfetto, allora saliamo nel mio studio, e voi ragazze aspettateci qui.

 
-Assolutamente sì!

Così concluso i due se ne andarono e così continuai la mia giornata lavorativa con la mia migliore amica.

***

 

Erano circa le undici del mattino, avevamo servito già dieci clienti e con l’imminenza della primavera che avrebbe portato il piacevole riscaldamento della temperatura, i gelati iniziavano ad essere preferiti ai biscotti e alle torte.

-Esme…ascolta…stanno scendendo!-disse Rachele, tendendo l’orecchio verso le scale.

-Già…chissà cosa succederà adesso!

-Secondo me papà lo assumerà!

-Beh…per dire questo, bisogna prima vedere come se la cava.

-Vedremo.

Qualche secondo dopo il padre di Rachele e Gabriele, scesero.

-Bene…allora, io e Gabriele abbiamo parlato di un po’ di cose. Da oggi fino a mercoledì prossimo è in prova, poi vedremo un po’ come si evolverà la situazione. Confido in voi ragazze per aiutarlo ad ambientarsi e a utilizzare adeguatamente tutti gli strumenti che usiamo. D’accordo?

Perfetto ora ci toccava anche fare da maestre…


-Sì.- rispondemmo.

Alfredo ci sorrise e dopo aver dato un grembiule arancione al moro, quest’ultimo si avvicinò alla cassa.


-Che bello Gabriele, ti conosco solo da ieri ma mi ispiri tanta simpatia.

-Oh…grazie Rachele, sei molto gentile! Spero di non deludere le aspettative di nessuno, lavorerò sodo, lo giuro.- disse lo spagnolo con il suo accento alla Banderas.

-Ne sono certa! Allora prima di iniziare, direi che potremmo rompere il ghiaccio parlando un po’ di te. Che ci puoi dire ?

-Beh…come si può capire dal mio accento,-disse guardandomi,- e da quello che vi dissi ieri a lezione, sono spagnolo, o meglio mia madre lo è. Mio padre è italiano e sono nato in Italia. All'età di tre anni la mia famiglia si è trasferita a Barcellona, patria natale di mia mamma e territorio in cui ho passato gran parte della mia infanzia. Poi, verso i tredici anni sono tornato nel territorio italiano in cui vivo tutt’oggi.


-Mhm…interessante…Barcellona che splendida città! Mi viene in mente una canzone di Freddie Mercury chiamata proprio così che mi piace molto! Ma dimmi…studi?

-Certo! Studio alla facoltà di medicina. Vorrei diventare un pediatra. Purtroppo ho un cugino malato e vorrei laurearmi il prima possibile per vedere di aiutarlo.

Un cugino malato…poverino...!


-Oh capisco, mi dispiace per tuo cugino! Il tuo è un pensiero davvero nobile! …Vabbè…detto questo, direi che possiamo procedere con le spiegazioni in merito alla gelateria.

-Benissimo!


-Allora da dove iniziare? Emh…questa è il bancone…dieto questo vetro, come vedi, ci sono tutti i dolci e le confezioni di gelato, che prepariamo in quel magazzino lì.- disse indicando i vari punti che aveva detto con l’indice.

-Questa invece è la cassa! Non so se tu abbia già avuto a che fare con conti e scontrini nei tuoi precedenti lavori. Se così non fosse stato, ti spiegherò io.

-No, non c’è ne bisogno! Ho lavorato in due bar e in una pizzeria, dunque…so come si usa.


-Bene! Poi…all’arrivo dei clienti, ti avvicini loro e li fai accomodare nei tavolini che vedi qui davanti, dando loro i menù con i vari prodotti. Fin qui, problemi?

-No, assolutamente! Tutto chiaro.

-Bene…poi…direi che possiamo passare al laboratorio e poi al magazzino, che ne pensi Esme?

-Per me è okay…se dice che ha capito fin qui come si procede, puoi fargli vedere il resto!

-Perfetto, però…dai, ora mostragli tu il resto!

-Come? No…non sono brava quanto te a spiegare!

-Sei costretta… vedo- e si avvicinò alla porta d’ingresso- che sta arrivando la signora Camilleri e sai che vuol farsi servire solo da me!

Uff…andava tutto come voleva lei, che pizza!

-D’accordo…seguimi!

A quel punto, mi avviai in laboratorio.

-Allora…alla tua destra c’è un conservatore in cui dovrai mettere il gelato appena fatto ad una temperatura di -18°C , poi accanto a questo vi sono questi due frigoriferi,-mi fermai indicandogli ciò che avevo detto,- in cui vanno messe le materie prime quali panna e latte fresco. Okay?

-Sì.

-Bene. Altro importante elemento è il banco da lavoro su cui si lavorano le materie per produrre tutto ciò che ha a che fare con la pasticceria. Di solito Renato non si occupava di queste cose, ma non si sa mai…

-D’accordo…-mi rispose guardandomi.

-Fin qui…tutto chiaro?-chiesi con il mio solito tono.

-Certo.

Così risposto continuai a camminare per mostrargli gli altri macchinari, ma qualcosa non me lo permise.

Questo qualcosa era un sacco di farina, lasciato “intelligentemente” aperto all’angolo di un forno, che io giustamente non vidi, rischiando  una caduta.

Caduta che fu evitata grazie allo spagnolo.


...Un attimo…lo spagnolo?

Sbaglio o mi stava tenendo per un polso?


-Tutto okay? Stai bene?-mi chiese…premurosamente.

-S-sì…grazie…puoi lasciarmi ora.

Ed ad adesso che mi mettevo a balbettare? Cosa mi prendeva?

-Di nulla!-mi disse, lasciandomi e sorridendomi.


Perchè mi sorrideva sempre?  Non c'era  stato proprio un bello scambio di parole tra di noi la sera prima, eppure...bah...si vedeva che era l'esatto mio opposto.

 

  ****L’ANGOLINO DI NOVALIS****

Ciaooo! Come state?
Scusate per il ritardo, ma vuoi un impegno, vuoi la mancanza di ispirazione, non sono riuscita a concludere il capitolo prima di oggi!^^
A proposito del capitolo cosa ve n’è parso? Esmeralda si troverà a lavorare con lo spagnolo, ma cosa succederà?
Come sempre mille grazie a coloro che seguono e leggono la mia storia. Come soprattutto a : elev, Sun_Rise 93 e Rhye 39 per le loro splendide recensioni. ^___^ Spero che anche per questo capitolo possa avere il piacere di leggere il commento di voi che leggete!;)

Al prossimo capitolooo :)

 

 

 

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Capitolo 4
*** La torta al signor Diomede! ***


BAILAMOS

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4

È inutile…non potevo negarlo! Il sorriso dello spagnolo mi era rimasto in testa. Forse perché aveva dei bei denti bianchi, o forse perché era un sorriso sincero e dolce…così simile a quello del mio papà.

Il mio papà…l’uomo migliore del mondo. L’uomo da sposare. Gentile, cortese, lavoratore e tanto rispettoso e fedele nei confronti di mia madre, così diversa da me ma anche così simile!

Un genitore così splendido che se dovessi scegliere un personaggio letterario con cui paragonarlo, sceglierei senza alcun dubbio il signor Darcy del libro di Jane Austen “Orgoglio e pregiudizio”. Non per farlo apposta, ma so che anche tra i miei genitori c’era stato un rapporto fatto di orgoglio e pregiudizi.

-Esme…che ti succede? Ti vedo strana!- mi chiese Rachele, mentre infarinava della massa per dei ferri di cavallo al cioccolato.

-Nulla…solo che…boh…stavo pensando a delle cose.- risposi, mentre montavo della panna per dei bignè.

-Mhm…sempre pensierosa tu! E a cosa stavi pensando?

-Alla mia famiglia…

-Ah…e come mai?

- Non so... stavo pensando ad un sorriso.

 Ops…che cosa avevo combinato…adesso mi avrebbe bombardato di domande, e si sarebbe fatta un sacco di filmini mentali inesistenti.

-Come? Cosa? …Davvero? Ahhh…che bello!-gridò euforicamente.

-E se fosse il sorriso di una ragazza?-chiesi, ridendo.

A quel punto, il sorriso di Rac si smorzò.

-Ehm- si schiarì la voce- in che senso? Hai nella testa il sorriso di una ragazza? Non è che…cioè…

-Tranquilla! -dissi scoppiando a ridere- Ti volevo solo prendere in giro! Il sorriso di una ragazzo è al centro dei miei pensieri…ma non farti illusioni, sto solo facendo dei pensieri circa questo gesto!

-Uh…menomale! Non che se avessi avuto nella mente il sorriso di una ragazza sarebbe successo qualcosa, ma…come dire…mi sarebbe sembrato strano! In ogni caso…che genere di pensieri? E a chi appartiene il sorriso?

-Eh no cara, non saprai niente! Se te lo dicessi, mi assilleresti di domande e ti costruiresti castelli in aria!

-Ah sì? Brava…sei un’ottima amica! Io ti dico sempre tutto quello che mi passa per la testa, e tu? Okay…non ti parlo più!-mi disse mettendo il broncio e stendendo velocemente il mattarello sulla pasta giallastra.

-Eh no Rarà, non fare così…mi conosci…sai che sono fatta così…e poi non c’è nulla di sentimentale in quello che stavo pensando!- le dissi usando il nomignolo che usavo quando eravamo bambine.

-Non chiamarmi Rarà…e poi non fa niente che non c’è nulla di sentimentale…dimmi di chi è il sorriso e basta.

A quel punto, cedendo alla sua espressione sconsolata e triste, le indicai con il capo, lo spagnolo che stava dando dei menù a due ragazze sedute nei tavoli di fuori.

Gli occhi di Rachele assunsero una forma quasi…a cuore! Ecco lo sapevo!

-No, no e ancora no! Hai frainteso completamente!-le dissi, mettendo le mani davanti.

-Ma che frainteso…ti piace, dì la verità! E poi…come non piacerti! È davvero un gran bel pezzo di ragazzo, quindi…

-Rachele!-dissi guardandola male- ma cosa stai dicendo? Ho solo detto che penso al suo sorriso, ma se non mi fai finire il discorso…

-Okay, finisci ma poi mi lasci parlare.- mi rispose con gli occhi che le brillavano.

Mannaggia a lei e al suo partire in quarta.

-Bene, dunque…dicevo che stavo pensando al sorriso dello spagnolo perché mi sembra un sorriso gentile e…siccome, come hai anche capito da sola, c’è un po’ di avversione da parte mia nei suoi riguardi, anche se sono avversa a tutti i ragazzi, mi chiedevo come mai, sebbene non sia proprio un cioccolatino con lui, mi sorride sempre con dolcezza. E da qui ho pensato al sorriso di mio padre eccetera eccetera.

-Oh…ma allora è vero! Ti piace!

-Rachele…ti sembra che abbia detto questo? Io odio i ragazzi, come devo fartelo capire! Io e l’amore siamo come due rette parallele, non ci incontreremo mai.

-Sì…okay come vuoi tu! –disse spazientita.- Allora diciamo…che…Gabriele potrebbe essere diverso. Lo conosciamo da meno di due giorni è vero, ma guardalo…non ti sembra dolce?!- mi disse guardando fuori dalla porta d’ingresso vetrata, da cui notai che Gabriele stava sorridendo alle due clienti che avevo visto prima.

-Boh…come faccio a dirlo! Non lo conosciamo, dunque…come fare a dire se è di indole dolce o meno.

-Ed è qui che ti volevo! Proprio perché non lo conosci, come fai a provare avversione nei suoi confronti?

-Dicasi intuito!

-Allora dicasi intuito anche il mio notare dolcezza nel suo animo.- mi disse dando forma ai biscotti, mentre ora giravo della cioccolata in una ciottola verde.

Sapeva sempre trovare le parole giuste, Rachele. Non so come , ma lei era l’unica che riusciva a muovere qualcosa dentro di me.

Dopo qualche secondo di silenzio, Gabriele entrò, e avvicinandosi a me e a Rachele, iniziò a parlare.

-Ragazze, due clienti hanno ordinato due gelati alla fragola, due fette di torta alla mela, uno zuccotto da portare a casa e due cornetti alla marmellata di albicocche.- disse il moro, leggendo da un block-notes datogli in precedenza da Rachele.

Di certo le tipe non avevano problemi con la linea! Beate loro!

-Wow…sembrano così piccine eppure…guarda quanto hanno ordinato! Bravo Gabriele, è stata la tua prima ordinazione e guarda che risultati. Sarà stato anche il tuo fascino oltre alla tua bravura!- concluse Rachele, facendo arrossire lo spagnolo.

-N-no…ma che dici Rachele! Sarà una questione di fame e di qualità dei vostri prodotti- rispose a capo chino.

Era timido il ragazzo, fin troppo.

-Bah…sarà… ma con noi i clienti si sono sempre intrattenuti pochi secondi per gli ordini, mentre da come ho potuto notare osservando dalla porta vetrata ,le tipe ti ridevano sempre.

-D-Davvero? Non so che dire…!

Rachele gli sorrise e mentre preparavo ciò che le ragazze avevano chiesto, la mia amica riprese parola.

-Fidati! Guarda un po’…adesso andrò io a portare loro i dolci e potrai notare come non mi dispenseranno di sorrisi come hanno fatto con te e come saranno sbrigative nei ringraziamenti.

-Non ce n'é bisogno…tocca a me adempiere a questi incarichi. -rispose lo spagnolo.

-Tu rimani qui a goderti la scena con Esme...poi quando rientro ti spiegherò una cosa.

Così detto, mentre mettevo tutto su un vassoio, Rarà lo prese e si avviò, lasciandomi sola con lo spagnolo.

Uffa...quando c’era questo tipo non sapevo mai cosa dire.

-Comunque io non ho detto nulla alle clienti per spingerle a comprare di più.- mi disse.

-Lo so...chi ti dice che io abbia pensato questo? Tu limitati a guardare, poi la mia amica ti dirà la prima “lezione”, se così la si vuol chiamare, del lavorare in questa gelateria.

-E non puoi dirmela tu?

-No!- gli risposi, con un mezzo sorriso e osservando la scena di Rachele alle clienti, che andò esattamente come ci si aspettava sarebbe andata.

Dopo un paio di minuti, Rarà rientrò.

-Visto?

-Io non capisco…

-Vedi Gabriele…come hai potuto notare le clienti con me sono state molto meno…come dire, calorose! Questo perché non sono un bel ragazzo spagnolo!-disse ridendo.

-…Quindi la prima lezione nel lavorare in locali come questa gelateria è che se si ha a disposizione un lavoratore bello e attraente ci sarà più possibilità per il locale, di… crescere economicamente!

-Oh…non mi era mai stato detto! E poi non sono un bel ragazzo…c’è di meglio in giro! In ogni caso anche voi siete delle belle ragazze, non è successo anche per voi, che dei ragazzi vi intrattenessero di più, e dunque ordinassero di più?

Io? Bella? Sì come il fondo di una bacinella!

-Sì…ma non è lo stesso! Le ragazze, sono…più particolari…diciamo! Anche i ragazzi si comportano così a volte, ma più le "fanciulle". E poi…su non fare il modesto, sei molto bello Gabriele!-disse la mia amica.

Una cosa che la caratterizzava era il suo essere schietta e sincera in ogni circostanza, senza preoccuparsi se il suo interlocutore fosse un ragazzo o una ragazza.

-Oh…grazie, sei muy hermosa anche tu!

-Muy hermosa? Cioè molto bella? Gracias Gabriele! Ma dimmi…pensi che anche Esmeralda sia bella?

C-come? Chi? Cosa c’entravo io? E perché sentivo la mia temperatura corporea salire? Esme? Cosa diamine ti prende?

A sentirsi in imbarazzo ci fu anche il moro, le cui guance si tinsero di rosso.

-Ehm- si schiarì la voce- ovviamente, come ho detto prima siete belle entrambe, dunque anche…lei è molto bella.

A quelle parole abbassai gli occhi. Cavoli…era da due anni che non ero più timida…che cosa mi stava succedendo?

-Okay…g-grazie…va bene! Vi conviene tornare a lavoro, sta arrivando una comitiva di ragazzi!-dissi sbrigativamente ed entrando in laboratorio, non prima però di aver sentito Rachele ridacchiare.

Che piccola streghetta!

***

Erano le due del pomeriggio, dovevo ancora consumare la mia pausa pranzo, a causa del fatto che c’erano stati molti clienti! Fra meno di mezz’ora, però sarei tornata a casa, e non avendo potuto studiare il pomeriggio prima per frequentare i corsi di ballo, mi toccava studiare per almeno cinque ore. Che barba, che noia, che pizza!

-Esme?-mi chiamò Giulia, la ragazza che aveva preso a lavorare dalle 15.00, dando il cambio turno a Rac, che era corsa a casa per sistemare delle cose riguardanti la scuola di ballo.

-Mhm?-le risposi, sistemando delle fragole su una torta di compleanno che avrei dovuto far consegnare allo spagnolo, ora intento a spolverare le credenze del laboratorio.

-Che te ne pare del nuovo arrivato?-chiese pulendo i tavolini, su cui poco prima numerosi clienti avevano consumato i nostri prodotti.

-In che senso?

-Beh…in tutti i sensi!

-Bah, non so! Lo conosciamo da solo un giorno…per cui…

-Okay…allora dal punto di vista lavorativo puoi anche non rispondermi, ma fisicamente?

Cosa? Ma si era messa d’accordo con Rachele? Cosa prendeva a tutti quanti in gelateria?

-Ehm, non saprei! Di certo non è il mio tipo.- le risposi sinceramente.

-Ah…e quale sarebbe il tuo tipo?

-Mhm…direi biondo, con gli occhi chiari!

- Il classico stereotipo dunque…capisco…a me, invece piacciono tutti i tipi di ragazzi, ma quelli come Gabriele mi fanno impazzire!-rispose con occhi sognanti.

Certo che il moro piaceva proprio a tutti anzi a tutte!

-Ah…quin…- dissi non riuscendo a finire la frase a causa di un rumore e di un “ahia” proveniente dal laboratorio.

Lo spagnolo!

-Cosa è stato?-chiese Giulia, interrompendo quello che stava facendo e guardandomi.

-Aspetta qui…vado a vedere!-dissi, asciugandomi le mani con un tovagliolo e recandomi in laboratorio.

-Ehm…tutto bene?-chiesi entrando, e trovando il moro intento a raccogliere una confezione di latta caduta per terra.

-Oh sì…mi dispiace…non volevo…mi è caduta la scatola degli utensili per fare la panna-disse nascondendo la mano destra dietro la sua schiena e mettendo velocemente la scatola su una mensola con la sinistra.

-No, non preoccuparti! Ma perché nascondi la mano destra?-chiesi avvicinandomi.

-No…nulla!

-Insisto!-disse guardandolo, con le sopracciglia inarcate.

-No non c’è nulla da vedere…

A quel punto avvicinandomi lentamente, girai con uno scatto veloce dietro di lui, accorgendomi che aveva un punto della mano rosso e con un taglio.

-Come ti sei tagliato?

-No, Esmeralda, non preoccuparti…non è niente!

-Non mi sto preoccupando per te, ti ho fatto una domanda, rispondi.- risposi con la mia solita acidità.

-Stavo spolverando quella mensola lì-disse indicandomela.- e  inavvertitamente ho urtato lo scatolo degli strumenti per la panna. Nel tentativo di evitare che cadesse ho messo la mia mano sotto e così…

-Mhm…vieni con me!-gli dissi.

I ragazzi…ecco! Ne combinavano sempre qualcuna.

-Dove?

-Onde evitare che il dolore che stai provando persista, ti metterò un pomata e un cerotto, dunque in bagno.

-Ma non mi fa male!

Mentiva, lo si vedeva da come muoveva velocemente gli occhi.

-È successo anche a me…i primi tempi…-dissi entrando velocemente nel bagno sul retro, dove dopo poco fui raggiunta dallo spagnolo.

-Metti la mano sotto l’acqua. Io vedo di trovarti la pomata.

Fu così che aprii l’armadietto dei medicinali accanto allo specchio posizionato sopra il lavandino.

-Sono davvero rammaricato per quello che è successo. Lo dirai al signor Raffaldo, vero?-chiese con tono preoccupato.

-No, certo che no! Per chi mi hai preso?!-dissi con stizza.

-Oh, grazie!

-Non devi ringraziarmi, lo faccio solo per far sì che tu riprenda a lavorare subito…così non tarderai a consegnare la torta al signor Diomede.

-Ah, giusto, devo consegnare la torta! Per caso avete un motorino per queste consegne?

-Certo, è ovvio! Perché? Non dirmi che non sai guidare un motorino?-chiesi prendendo la pomata e passandogli l’asciugamano per asciugarsi l’acqua.

-No, no, so guidare la moto, anzi…sono un fanatico di motociclette, ma volevo chiedere, se non è troppo, se posso usare la mia moto.- disse mettendosi la pomata sulla parte lesa.

-Ah…non chiederlo a me…devi chiedere ad Alfredo. Penso, comunque che non dovrebbero esserci problemi se la moto è dotata di un…come si chiamano…porta oggetti posteriori.

-Oh certo che lo è! Perfetto!

-Bene, ma vai a parlarne con lui…comunque ora direi che la mano è a posto!-dissi passandogli il cerotto e uscendo dal bagno, per ritornare nell’ingresso della gelateria.

-Tutto okay?-chiese Giulia non appena ci vide, e guardandomi per qualche istante.

-Sì…Nulla di grave, era solo caduta una scatola di utensili! Ora se volete scusarmi devo chiedere una cosa al signor Alfredo!

-Certo, vai pure Gabriele.- disse la mia collega, osservando il moro fino all’ultimo scalino che salì per giungere all’ufficio del padre di Rac.

-Come mai ti sei intrattenuta così tanto tempo con lui?

-Perché si era fatto male alla mano e l’ho condotto in bagno per dargli pomata e cerotti!

-Ah ecco! Va bene!-mi disse sorridente e riprendendo a fare ciò che stava facendo.

Dopo un manciata di minuti, mi accorsi, guardando l’orologio, che era arrivato il momento per me di tornare a casa.

Slegai il grembiule arancione, iniziando a pensare al fatto che sarei dovuta andare a comprare il biglietto dell’autobus.

Sebbene avessi la patente, avevo una paura matta di guidare e al contrario di mia madre che era sempre stata un’amante di guida e automobili, io avevo una fifa incredibile nell’avvicinarmi solo ad un volante.

-Esmeralda? Stai andando?-chiese Alfredo scendendo le scale, seguito da Gabriele.

-Sì! Torno a casa! Lì ho messo la torta per il signor Diomede.- dissi indicando il bancone.

-D’accordo! Allora perché Gabriele non l’accompagni a casa con la moto? Il signore a cui devi dare la torta è vicino alla casa della signorina.

-Ah…certo, sarebbe un piacere!

Cosa? Ma cosa avevo fatto di male oggi? Perché tutti volevano che mi avvicinassi a questo ragazzo?

-Non ce n'è bisogno! Prenderò il mio solito autobus.

-No, Esme, Gabriele conosce poco le strade adiacenti e vorrei che tu lo aiutassi.

-Posso rifiutare?

-No!

Ah…che stressss!

-Va bene, allora!-risposi afflitta.

Era mai possibile, che non potevo fare come volevo io?

 

***

-Stringiti forte! La mia Vespa bianca è molto potente!!-disse lo spagnolo, indossando un casco nero e passandone uno uguale anche a me.

-Sì, ma vedi di andar piano…ci tengo alla mia vita!

-Algunos! Non devi assolutamente preoccuparti!

-Mhm…e cosa significherebbe “algunos”?

-Significa “Certo”!

Così detto posai le mani dietro la parte in ferro posteriore alla moto e con molta cautela, il viaggio partì.

-Non è bello sentire il vento a contatto con il proprio corpo?- mi chiese ad un semaforo rosso.

-Sì…è piacevole!-risposi sinceramente.

-Ora… passato il semaforo che strada dovrei prendere?

-Devi prendere la seconda a destra e passare per via Verdi, quella è la mia strada nonché quella del signor Diomede!

-Ah…abitate proprio vicini!

-Già!

Al verde la moto ripartì, ma l’impatto fu un po’ brusco, così mi trovai a stringermi allo spagnolo! Diamine!

-Scusa…non succederà più!-dissi velocemente e tornando a stringermi all'affare in metallo che era dietro.

Ma perché oggi succedevano tutte a me?

-N-No, non preoccuparti!-rispose il moro, sollevando leggermente la visiera del casco, da cui notai riflessi sullo specchietto anteriore, i suoi occhi neri.

Occhi neri e profondi, fin troppo, forse.

Dopo qualche svolta, finalmente arrivammo nella mia via.

-Bene, puoi lasciarmi qui! Il signore a cui devi consegnare la torta abita tre porte dopo questa- dissi indicandogli la mia.

Ora sapeva anche dove abitavo…perfetto!

-D’accordo, mille grazie…anche per la mano!

-Ti ho già detto il motivo per cui ti ho aiutato, non c’è bisogno dunque di ringraziarmi!

-Va bene, ma io lo voglio fare lo stesso! A-anzi…mi chiedevo se…stasera posso invitarti a mangiare qualcosa…sai p-per…ringraziarti!-disse timidamente.

Cosa?? Era forse un invito? Da parte di un ragazzo? Conosciuto da meno di due giorni? Svegliatemi, se è un sogno, please!!

 

***L’ANGOLINO NATALIZIO DI NOVALIS***

Ciaoo ragazzuoli? Come state? ^^

Io sono contenta…perché domani è la vigilia di Natale! Che figata…sono stra felice! Che regali desiderate ricevere?? Io farò sette regali! Il mio povero salvadanaio è ormai vuoto! Sigh...XD

Parlando del capitolo, invece, che ve ne pare??

Vi piacciono i protagonisti? Cosa succederà nel prossimo capitolo, secondo voi? Su…ditemi cosa ne pensate!^__^

Come sempre mille grazie  a voi che leggete, seguite e recensite! I love you!Smack!^^

Detto questo direi che ci possiamo salutare, ma prima lasciatemi augurare a tutti voi e alle vostre famiglie un BUON NATALE E UN FELICE E SERENO ANNO NUOVOO!

Anzi per rimanere in tema spagnolo: FELIZ NAVIDAD!XD

Un bacioo,

ciaooo!;)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Un invito da accettare... ***


 

L'amicizia è certamente il migliore balsamo per le piaghe di un amore deluso.

-Jane Austen-

BAILAMOS-CAPITOLO 5

-No…cioè…non posso! Ho molto da studiare in quanto a breve, avrò un esame e poi…noi non ci conosciamo e tendo a non accettare gli inviti di chi non conosco!-risposi guardando la punta delle mie converse nere.

Non ci era voluto molto per rispondergli così. D’altronde non uscivo con un ragazzo da quasi due anni, e non avrei voluto, in nessun modo, cambiare le cose adesso.

-Ah…okay, d’accordo…capisco! Allora…come non detto, ci vediamo domani a lavoro!-disse, con tono…dispiaciuto, scendendo dalla moto e dirigendosi verso la casa del signor Diomede.

-Comunque…un buon modo per conoscerci…sarebbe stato accettare il mio invito…e poi…non è vero che non mi conosci, qualcosa di me già la sai!-mi rispose voltandosi verso una me, già intenta a inserire la chiave nel portone del palazzo.

Non pensavo ci tenesse realmente a farmi uscire con lui, forse…faceva tutte queste mosse perché ero la migliore amica della figlia del suo datore di lavoro, ed essendo ancora in prova voleva fare il carino per far sì che mettessi una buona parola per lui. Non credevo fosse solo per un misero aiuto che gli avevo dato.

Sì…avevo fatto bene a rifiutare il suo invito…!

-Beh…ognuno è libero di pensarla come vuole! Ti prego di non insistere…ciao!-dissi entrando nell’ingresso del mio stabile , chiudendo il portone alle mie spalle.

Chissà perché, ma sentivo di non aver fatto la cosa giusta…come se dentro di me pesasse qualcosa.

Dopo qualche secondo salii le scale per arrivare al terzo piano. Piano della signora Dell’acqua, amabile anziana che quotidianamente badava alla mia Carota, mentre ero a lavoro o fuori casa.

Erano anni che era vedova e ogni qualvolta che andavo a prendere Carota, mi parlava di suo marito, un uomo bellissimo che da ragazzo era stato un soldato.

Dopo aver suonato il campanello, come sempre, mi aprii, seguita dal mio amabile pastore scozzese, che non appena mi vide, mi fece le feste.

-Oh…Esmeralda cara, eccoti qui!

-Salve signora Agnese…come sta? Si è comportata bene, questa monella?

-Oh cara, sto bene e sì…è stata brava questo tesoro! Posso offrirti qualcosa? Ho appena fatto il caffè e dei biscotti alla marmellata di ciliegie.

-Ma così lei mi tenta, Agnese…va bene, accetto!

Avevo fame e poi era un piacere stare con lei.

Dopo essermi accomodata sul comodo divano arancione, seguita a ruota da Carota, Agnese portò un vassoio con il tutto.

-Spero siano di tuo gradimento, cara! Ma dimmi, tu come stai? Ti vedo un po’ pallida e stanca. Sicura di non lavorare troppo?

-Certo signora, non si preoccupi! Sono solo un po’ stressata, ma quando si va sia al lavoro che all’università, è così!

-Mhm…va bene!...Senti ma prima, mentre innaffiavo i miei gerani, dal balcone mi è parso di vedere un giovanotto parlare con te…è il tuo fidanzato?

A quelle parole il biscotto che stavo mangiando, per poco non mi si bloccò in gola.

Dopo aver tossito, presi parola.

-Il mio cosa? No…è semplicemente il nuovo garzone della pasticceria in cui lavoro. E’ venuto a portare una torta al signor Diomede!

-Oh…capisco! Sai è proprio un bel giovane, e poi…si assomiglia al mio Nicola!

No, ora che aveva messo in mezzo la buon’anima di suo marito, ne avrebbe parlato per almeno mezz’ora.

-Dice? Bah…forse per i capelli neri?

-Sì, gli stessi capelli e la stessa carnagione. Se aspetti un attimo ti mostro l’album fotografico, così guardi…

-No, Agnese…non si disturbi, le credo per fiducia…e poi i libri mi attendono, sa…ho un esame a breve!

-Oh…va bene, allora sarà per un’altra volta! Comunque…prima di andare vorrei che tu accettassi delle cose che ti ho cucinato! Una teglia di lasagne e dell’insalata con cotoletta, va bene?

-Signora lei mi vizia e mi fa prendere peso…ma perché si è presa tanto disturbo? Io la amo, lo sa?

-Ti voglio tanto bene anch’io, tesoro! Allora mi porti domani Carota, alla stessa ora del giorno?

-Sì, se per lei non è troppo presto…

-No, no! Amo stare con il tuo cagnolino e poi domani dobbiamo andare al parco, non è vero amore ?-chiese Agnese alla mia fedele amica, che prontamente abbaiò in segno di risposta.

-Bene, allora grazie mille per tutto e…a domani!

-A domani!- mi sorrise l’anziana donna, prima di chiudere la porta della sua graziosa casa.

Scesi le scale con Car ed entrai con due mandate di chiave, nella mia amabile dimora.

Ah…finalmente…

Appena entrata Carota saltò sul suo puffo blu, mentre io salutai i poster di Gregory Peck e James Dean che avevo appeso in salotto.

-Ah Carota…non sai come  sono stanca…e poi non sai cosa è successo…cioè un ragazzo mi ha inviato ad uscire con lui? Ma siamo pazzi…io odio i ragazzi... non è concepibile!-dissi più a me che a lei.

Lasciai la mia borsa con il mio giubbotto sul sofà rosso del mio salotto e, andata in cucina, misi in forno a riscaldare i cibi datomi da Agnese.

Dopodiché ritornai in salone per vedere se c’erano messaggi nella segreteria telefonica.

Sì…ce n’era uno di mia madre.

Tesoro, sono la mamma! Che ne diresti domenica di venire a casa a pranzo? Non ci vediamo da un po’ ed io e papà vogliamo sapere come stai, come va all’università e al lavoro e se…ti sei fatta il fidanzatino, ok? Allora fammi sapere! Un bacio, mamma!”

Nessun altro messaggio”- concluse la voce meccanica del telefono.

Uffa…mia mamma non sarebbe mai cambiata! “Ti sei fatta il fidanzatino!” Tzè…avevo ventitré anni, per la miseria, e mi conoscevano…allora perché fare queste domande?

Così pensato, andai in camera per cambiarmi e indossare abiti più comodi, finché mi squillò il cellulare.

-Pronto?

-Esme, sono io! Sei tornata a casa o sei ancora con Gabriele?

-Gabriele? Chi ti ha detto che ero con lui?

-Giulia, ma non è importante…ciò che voglio sapere è se vi siete detti qualcosa!

-Qualcosa di che tipo?-domandai andando in bagno per legarmi i capelli.

Dovevo andare a farmi il colore! Che barba!

-Non so, mi è stato riferito che sei andata con lui sulla sua moto, quindi immagino che tu ti sia stretta a lui, durante il viaggio, com’è stato?

Giulia, eh? Non sembrava, ma era un ragazza ficcanaso!!

-Immagini male, sono stata aggrappata all’affare porta oggetti posteriore, per tutto il tempo!

Beh…quasi tutto, ma …meglio non dirglielo!

-Mhm…va bene, farò finta di crederci! Senti ma…quando siete arrivati, non ti ha detto nulla? Giulia mi ha detto che lo hai aiutato con un taglio che si era procurato in laboratorio!

Giulia & Rachele: associazione a delinquere! Ecco cos’erano quelle due!!

-Sì…può essere che mi abbia detto qualcosa, ma te lo dirò solo se mi prometti che non avrai uno dei tuoi attacchi di euforia!

-Okay…allora deve essere qualcosa di bello!

-Dipende! Beh…mi ha invitato a uscire con lui!

-Ahhh…oh mio Dio, ma allora è proprio fantastico questo ragazzo! Me lo sentivo che era dolcissimo, notavo un ‘aurea positiva a circondarlo!

-Avevi promesso, Rarà! Comunque…io…

-Sì? Scommetto che hai rifiutato, vero? Ormai ti conosco…-mi chiese, mentre ascoltavo che dall’altra parte della cornetta stava sentendo una canzone di Bob Marley.

-Certo, mi pare ovvio! Sicuramente voleva invitarmi solo per far sì che parlassi bene di lui a tuo padre!

-No, Esmeralda, no! Non ci siamo proprio! Ma allora …tutti i discorsi che ti faccio io non servono a niente! Per la miseria, ma ti rendi conto che devi iniziare ad avere fiducia nel prossimo? Anche se questo è un ragazzo? Senti, basta…non ho intenzione di farti altre ramanzine perché con te non servono, quindi  o adesso chiami quel ragazzo e accetti il suo invito, perché poverino con i tuoi modi da strega Bacheca l’avrai mandato male, o la nostra amicizia finisce qui!- disse con voce ferma e seria.

Cavoli non l’avevo mai sentita parlare in questo modo.

-Dici sul serio?-chiesi preoccupata.

-Assolutamente! Sono stufa di avere un’amica brava solo ad autocommiserarsi e a criticare il genere maschile solo perché uno stupido le ha spezzato il cuore! Devi essere forte, brutta sciocca che non sei altro! E poi se Gabriele ti avesse invitato solo per il motivo da te dettomi, avrebbe invitato me, che sono proprio la figlia del suo datore, non te! Sciocca! Allora andrai?

-E-E va bene, d’accordo…okay…ora lo richiamo…

 -Oh…iniziamo a ragionare adesso, per i vestiti ora vengo a casa tua ad aiutarti, okay? Poi, stavo pensando che potremmo andare da Nina, voglio tagliarmi i capelli, ci stai?

-Per i vestiti? Non va bene un jeans e una maglietta? Comunque per il parrucchiere d’accordo! Ma per il mio esame, come faccio?

-Un jeans e ‘na maglietta? Ma tu sei out proprio!!Studi quando torni e domani mattina, chiedo a papà di farti smontare prima, okay?

Sono OUT…avete capito?

-Okay…

-Bene, allora ciaoo!

Così detto chiusi la chiamata, pronta a farne un’altra.

Ma un attimo…io non avevo il numero di cellulare dello spagnolo! E adesso?

Forse non era ancora tornato in negozio, potevo vedere se la sua vespa c’era ancora!

E così feci. Mi affacciai al mio balcone e la vidi! Uh…adesso dovevo andare a parlargli.

-Carota, posso lasciarti un attimo sola? Devo scendere un secondo!

Al suo abbaiare, mi catapultai fuori dal mio appartamento, scendendo di corsa le scale.

Ah…Cosa mi toccava fare, per salvare la mia amicizia.

Aprii il portone e trovai la porta del signor Diomede aperta, probabilmente aveva fatto entrare lo spagnolo in casa. Mi toccava anche aspettarlo fuori, adesso.

I minuti passarono lentamente, finché lo vidi uscire.

Finalmente…

Strinse la mano al mio vicino di casa, che prontamente lo ringraziò e lo salutò, cosicché Gabriele si avvicinò alla sua moto dove lo aspettavo.

-Oh…Esmeralda…!

-Senti, bando alle ciance, è ancora valido il tuo invito?

Ero stata troppo antipatica nel chiederglielo? Forse…

-Come? Sì certo! Ma come mai questo cambiamento di idee? Tutte le parole di prima?

-Senti se vuoi lasciamo stare!

-No, no! Okay a-a-allora ti vengo a prendere verso le otto e andiamo al pub “Blue Moon”, ti va bene?

-D’accordo, ma sii puntuale!

-Certo!-mi rispose sorridendo.

Fatto questo, me ne tornai in casa, dove ad accogliermi ci fu un cattivo odore di bruciato…oh-oh…il forno!!!

***

 

Nina era una bella ragazza napoletana! Amavo il suo accento e il suo modo estroso di fare! Aveva trent’anni e portava corti capelli neri con un mega frangione verde fluo a coprirle uno dei due occhi verdi.

-Tesorucci della Nina! Non vi vedo da un po’, soprattutto te Esmeralda, come stai?

-Bene, Nina, bene! Oggi sono venuta per farmi il colore e vedere se mi puoi modificare il taglio!

-Mhm…d’accordo…che ne diresti se facciamo un taglio e un colore alla Emma Stone! Mi piace proprio assai quell’attrice.- mi disse col suo spiccato e simpatico accento napoletano.

-Emma Stone, eh? Bah…non saprei… tu che dici Rarà?

-Dico che saresti più bella di quanto non lo sei già! Quindi Nina…un bel castano ramato?

-Esatto, con il tuo incarnato color luna Esmeralda sarai magnifica, e poi si intonerà con i tuoi occhi nocciola! Per il taglio proporrei un ciuffo laterale e una scalatura del capello, ci stai?

-Sì, ci sto! Sono in buone mani!

-Assolutamente biscottino! E tu, Rachele?

-Bah…stavo pensando anch’io ad un taglio scalato, mentre per il colore vorrei un biondo miele.

-D’accordo, fanciulle, ai lavandini!!

E fu così che il progetto: taglia e colora, ebbe inizio.

***

Ero pronta! Alla fine avevo vinto io, stavo indossando dei jeans, certo un po’ troppo attillati,  per i miei canoni, ma andava bene! Una camicia bianca sotto un maglioncino nero con delle borchie e un paio di biker neri.

-Senti Rachele, ma secondo te, perché mi ha invitata ad uscire con lui? Solo per ringraziarmi del fatto che l’ho aiutato?

-Esme, non lo so…sicuramente, come ti ho già detto prima, non è perché vuole aggraziarsi l’amica del capo, vuole solo conoscerti…magari gli piaci!

-No, piacergli non credo proprio e spero che non sia così…perché non mi va di dare delusioni a nessuno, so cosa significa…ma comunque come potrei piacergli se non ci conosciamo neanche?

-Chiamasi colpo di fulmine, e poi anche Gregory Peck e Audrey Hepburn in “Vacanze romane” si innamorano in ventiquattro ore!

-Chiamasi film!- la canzonai ridendo, mentre spruzzavo due gocce di profumo sui polsi.

-Allora ci pensi tu a Carota?

-Sì, sai che siamo grandi amiche noi due…ci vediamo Titanic, vero Charrot?

-Charrot? Okay…lasciamo stare! Piuttosto che ore sono?

-Le venti precise!

-E meno male che sarebbe dovuto essere puntuale!- dissi mettendomi il mio cappotto preferito e la mia immancabile borsetta in vernice nera.

Dopo qualche secondo il citofonò squillò. Era arrivato.

-Lo è stato infatti!-mi fece l’occhiolino Rachele, sorridendomi e spingendomi verso la porta di casa.

-Beh divertitevi, fai la brava e scambiatevi un bel bacio alla francese, mi raccomando!

-Ah-Ah, molto divertente, pensa a quando ve lo scambierete  veramente tu ed Ema-nu-ele! A proposito a domani è rinviato il discorso sulla tua cotta! Ciaoo!

Così detto, chiusi la porta di casa, lasciando una Rarà rossa in viso e con la bocca spalancata.

Scesi le scale e notai da fuori il portone lo spagnolo con le mani nelle tasche di un pantalone ,che al buio, sembrava scuro.

-Ciao spa-ehm…Gabriele!

-Oh…salve Esmeralda! Hai cambiato colore e taglio di capelli?

Aveva occhio il ragazzo.

-Già…più scuri e simili a quelli di Emma Stone, l’attrice! Non so se la conosci!

-Stai bene…molto! Sì…la conosco, mi piace molto il cinema.

-Grazie! Ah…anche a me…bene, dove andiamo?

- A quel locale che ti ho detto prima! Dieci minuti con il motorino o venti a piedi, scegli!

-Motorino…così poi all’andata sarà più facile.

-Bene. Vamos, allora!

Vamos! Fu così che salimmo sulla sua vespa bianca! Chissà come sarebbe andata la serata…

***

L’ANGOLINO BIRICHINO DI NOVALIS

Ciaoo ragazzi! Tutto bene? Spero di sì! Io? Dopo quasi una settimana di influenza, per fortuna sto meglio! Bah…odio stare male…argh!:/ A tal proposito mi scuso anche per il ritardo!! Chiedo venia!^^

Vi è piaciuto il capitolo? Come avete notato ho dato spazio alla quotidianità di Esmeralda, fatta di Rachele, Carota, la signora Dell’acqua, il lavoro, la mamma che vuole vederla accasata, il parrucchiere e da poco anche di Gabriele.

Questo può essere considerato un loro appuntamento? Bah…vedremo cosa succederà nel prossimo capitolo!!

Come sempre MILLE GRAZIE a voi che leggete, seguite ,ricordate e in particolar modo a : Rhye 39,  Sun_Rise93 ed elev per le loro bellissime recensioni!

Siete Grandissime!*__* Spero mi renderete partecipe delle vostre opinioni sul capitolo, anche questa volta! Sarebbe bello anche leggere l'opinione dei lettori silenziosi...su...coraggio, siete importanti per la  storia e  se avete qualche idea  sui prossimi capitoli, scrivetemela pure!^_^

A prestoo! Ciaoo!^_^

Ah…quasi dimenticavo per chi non conoscesse Emma Stone, e il suo rosso di capelli ,è lei:

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Capitolo 6
*** Una cena al Blue Moon ***


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BAILAMOS-CAPITOLO SEI

Appena la vespa si fermò, dedussi che fossimo arrivati.

Il locale che ci fronteggiava presentava una grande porta in vetro coperta da delle tende sul blu e un’ insegna luminosa che faceva :"Blue Moon”. Accanto vi era un cartello bianco su cui era scritto : Pub-Pizzeria.

Entrammo e un piacevole calore e profumo ci avvolse.

-Gabriele, carissimo! Il solito tavolo?- chiese un uomo grassoccio con una folta barba brizzolata quando entrammo.

-No Brando…oggi ho compagnia!-rispose lo spagnolo sorridendo e indicandomi con il capo.

-Oh, piacere signorina…eh bravo il nostro Gabriele, si è fatto la ragazza, eh!

Cosa? Come?

-N-No…hai frainteso, è una mia…conoscente, sì…conoscente!

-Oh, scusate allora! Vediamo un po’…va bene il tavolo vicino al pianoforte?

Lo spagnolo mi guardò come a volere il mio consenso, così feci un cenno affermativo con il capo.

-Sì, sì!

-Perfetto!

Così detto, quello che doveva essere il proprietario ci condusse al tavolo detto.

Il locale era abbastanza carino. Il colore predominante era il blu, molto probabilmente per riprendere l’insegna.

I tavoli erano in legno coperti da tovaglie a scacchi bianchi e azzurri e il pavimento era in parquet.

-Ti piace qui?-mi chiese il moro.

-Sì…è carino!-risposi iniziando a togliermi il cappotto.

-Mi permetti?-mi disse lo spagnolo venendo dietro di me per sfilarmi il soprabito.

Cavoli era gentile ed aveva anche un buon profumo.

-Grazie…ma non c’è bisogno!

-Insisto.

Mi arresi e così me lo tolse, facendomi sedere e togliendo anche il suo giubbotto, restando solo con una camicia di un blu scuro.

-Bene…Esmeralda…vogliamo vedere i menù?

-Certo!

Aprii il cartoncino piegato in due davanti ai miei occhi.

Intanto nel pub iniziò a partire la canzone “Sei solo tu” di Nek e Laura Pausini. Mi piaceva quella canzone.

-Credo prenderò una pizza margherita e dell’acqua, tu?

-Idem.- risposi richiudendo il menù.

-Bene, allora vado a dirlo a Brando, un attimo solo.

Non c’erano camerieri?

Così detto aspettai e giochicchiai con l’orologio d’acciaio  che portavo al polso e che mi regalò mia madre per il mio ventunesimo compleanno.

A quanto pare anche Gabriele ne portava uno, infatti lo intravidi, nel momento in cui, alzandosi per andare dal proprietario, si piegò di poco le maniche della camicia.

Evidentemente gli piaceva portare le camice in questo modo.

A distanza di qualche secondo, ritornò.

Non potevo negare che fisicamente era messo proprio bene. Alto, fisico atletico…

Ehi, ma cosa stavo dicendo? Ero uscita fuori di senno?

-Eccomi qui! Beh…parlami un po’ di te…studi oltre al lavoro, giusto?- mi chiese appoggiando la mano destra sulla sua guancia destra.

-Sì, sto studiando alla facoltà di giurisprudenza, fra circa sei mesi dovrei laurearmi! Tu? Medicina giusto? Che liceo hai fatto?

-Scientifico, tu?

-Idem! Stai studiando per la laurea in medicina? –chiesi, iniziando ad avere fame.

-Sì , fra un anno o due dovrei laurearmi  Come dissi a te e Rachele, l’altro giorno, mio cugino è malato…e vorrei fare qualcosa ,e poi…da qualche anno la medicina ha iniziato ad affascinarmi.

-Capisco.- risposi versandomi dell’acqua da una delle due bottiglie che un ragazzo aveva appena portato.

-Ti piace il cinema, dunque? Mi stavi dicendo prima…di Emma Stone…

-Già…lo adoro, è qualcosa di spettacolare per me! Ci starei tutto il giorno, ci andrei ogni giorno.- dissi con occhi sognanti.

Quando si toccava il tasto cinema, andavo in tilt.

-Oh, wow, noto che ti piace! Anche a me, come ti ho detto… molto…soprattutto quello americano e quello italiano, ma di quest’ultimo non contemporaneo.

-Concordo, i film italiani di oggi…li odio, sempre le solite commediette da quattro soldi!

-Già…mentre la musica?

Chissà perché, ma…in questo locale non avevo problemi a parlare con lo spagnolo. Forse era il piacevole clima che mi circondava e che non mi trovavo a vivere da molto…molto, tempo.

-Altro mondo che amo, soprattutto quella anni ’80…io sono del ’90, ma preferisco la musica che mi precede! Tu?

-Mhm…direi…- disse battendo con l’indice sulla fronte, come in cerca di una risposta,- la musica anni 70, sai gli Abba, i Pink Floyd e roba così…

-Sei da stimare, allora!- risposi, con un mezzo sorriso.

Dopo qualche secondo, finalmente le pizze arrivarono e augurandoci buon appetito, io e lo spagnolo iniziammo a mangiare.

Il servizio in questo locale era davvero efficiente e impeccabile.

-Anche tu amante della margherita?- mi chiese, bevendo dell’acqua.

-Sì, viva la semplicità!

-Concordo! Senti e per quanto riguarda il ballo…non parteciperai più ai corsi di Rachele, giusto?

-No, parteciperò, invece! Rachele mi ha convinta…

-Oh, bello…forte! Vedrei ci divertiremo, potremmo diventare partner…se ti va…di b-ballo intendo.- disse diventato un po’ rosso in viso.

-Per me è indifferente…non sono brava, ma se ti vuoi prendere il peso di stare dietro ad una frana come me…fai pure.- dissi sorridendo.

-Vedrai, vedrai…-rispose ricambiando il sorriso.

-E per quanto riguarda Emanuele e Rachele…mi dicevi che il tuo amico, prova qualcosa…

-E’ esatto, ma…non posso dirti niente…mi dispiace…Bobby è mio amico…quindi…

-Capisco…va bene, allora neanch’io ti parlerò di Rachele!- dissi addentando una delle fette che avevo tagliato della mia pizza.

-D’accordo! E tu, invece…sei fidanzata?

Ecco il tasto che non  volevo toccare. Ma perché a tutti interessava la mia vita sentimentale? Per quale ostrogoto motivo?

-Beh…perché ti interessa saperlo?

Ecco L’Esmeralda antipatica stava ritornando…meglio così!

-N-No…pura curiosità…comunque immagino di sì, sei una bella ragazza e tutti hanno gli occhi per guardarti !- disse a capo chino, e puntando gli occhi verso il suo bicchiere d’acqua.

Chissà perché, ma questi atteggiamenti timidi, mi fecero scoppiare a ridere! Cavoli, che tipo…non mi era mai capitato di incontrare una persona così riservata e facilmente imbarazzabile.

Al mio ridere a crepapelle, lo spagnolo, mi guardò inarcando le ciglia.

-Scusa…ahaha…è che…sei strano…

-C-Come? Perché?

-Beh…sei troppo timido…non so, ma…mi fanno ridere i tuoi atteggiamenti.- dissi sorridendo.

-Oh, ecco un altro motivo da aggiungere alla lunga lista che ho, del perché debba essere preso in giro.- mi rispose tristemente, e con un po’ di…malinconia nella voce.

-Scusa, davvero…non volevo…ma perché dici così?- risposi, ricomponendomi del tutto, e con molta serietà.

-Niente…lascia stare…problemi miei! In ogni caso, ti va di ballare?

-Come? No…assolutamente no, non mi va di fare brutte figure anche qui, e poi non sta ballando ancora nessuno.

-Beh…ma fra meno di cinque minuti, la saletta da ballo si riempirà…ormai lo so, sono anni che vengo in questo locale.

-No, non mi va…

-Ti prego.- disse guardandomi, ora, negli occhi.

Due pozzi neri senza fondo. Occhi attraenti e affascinanti.

Guardandolo bene, mi accorsi che effettivamente aveva un bel viso. Una bellezza molto mediterranea e latina, che faceva in netto contrasto con il chiarore della mia pelle.

-Eh va bene…va, accetto! Però prima devo andare in bagno a vedere se il trucco agli occhi sta bene.- risposi alzandomi.

-D’accordo…ti aspetto qui.- disse mangiando con la forchetta l’ultimo pezzettino di pizza che aveva nel piatto di porcellana bianca.

Non impiegai molto tempo in bagno, mi lavai le mani e controllai che mascara e matita  fossero ancora intatti sugli occhi. Per fortuna lo erano.

Quando tornai, però, lo spagnolo stava parlando al cellullare.

Chissà chi era.

-Ehi, tesoro, perché ancora sveglia?

Tesoro?

-Ma amore, domani devi alzarti presto, ma perché fai così? No puedo esperar para la alarma, será demasiado tarde! Date prisa a dormir, y si eres un buen mañana te llevo al cine.

Amore? Ecco ora sì che capivo tutto, per parlare in eufemismi…si era messo a parlare in spagnolo, lingua che non avevo mai studiato. Forse era la sua ragazza…ecco…sapevo che andava a finire così e che non dovevo accettare l'invito.

-Yo también te quiero! Besos, hola!- concluse lo spagnolo, riponendo il suo cellullare nella tasca dei jeans.

-Excusa era mi hermana.

Come? Cosa?

-Ehm…non ho capito!

-Oh Dio, ho parlato in spagnolo anche con te, volevo dire…scusa, era mia sorella!

Ah…la sorella era! Che sciocca.

-Ah…tutto bene?

-Sì…solo che è troppo affezionata a me, e vuole aspettarmi ogni sera in piedi, ma deve andare a scuola e deve andare a dormire presto. Pensa che le ho dovuto dire che se andava a dormire domani la portavo al cinema, devo sempre prometterle qualcosa.

-Oh…ho capito! Hai solo una sorella?

-No, ho anche una sorella più grande di me di cinque anni, e un fratello mio coetaneo. Entrambi, però vivono in Spagna e solo io, i miei genitori e Luz, mia sorella piccola,viviamo in Italia.

-Mhm…capisco. E quanti ha...Luz?

-Sette!Tu, invece?

-Se ho fratelli o sorelle? Sì…ho una sorella, più grande di me e già sposata con figlio.

-Ah, wow…zia Esmeralda!

-Cosa? Ahaha, sì, sono zia di un stupendo nipotino, si chiama Raffaele.

-Bel nome! Ma ora possiamo andare a ballare? Come vedi, la saletta si è riempita.

Già…aveva ragione! Le note di “You Know I’m No Good” di Amy Winehouse, si stavano diffondendo e numerosi ragazzi si stavano muovendo nello spazietto centrale della pizzeria, intorno al quale vi erano i vari tavoli.

-E come si balla una canzone di Amy Winehouse?- chiesi alzandomi e seguendo Gabriele che si stava già muovendo in pista.

-Come ti pare! Segui il tuo corazon…ehm …cuore…e basta.

Così, muovendomi a piccoli passi, un po’ avanti e un po’ indietro, iniziai a “ballare”.

Poi Gabriele prese la mia mano e mi fece voltare su me stessa.

-Oh…forte.- risposi.

Dopo un po’ poggiò la sua mano sinistra sulla mia spalla sinistra e con l’altra prese la mia mano, ed iniziò a muoversi.

-Sei bravo, veramente! Dove hai imparato?

-Beh, mia mamma mi ha insegnato tutto quello che so, è lei la ballerina in casa Levanti.

Poi mi fece rigirare su me stessa, e fu a quel punto che i miei occhi si scontrarono con qualcosa, o meglio qualcuno con cui non avrei voluto più a che fare.

Gli stessi occhi di un chiaro azzurro, i capelli biondo cenere…non era possibile…

Mi fermai di blocco, ed iniziando a boccheggiare e a sentire il corpo tremare, mi allontanai dallo spagnolo.

-Esmeralda…tutto bene?

-Scusa…devo andare…

A quel punto, con una forte voglia di piangere mi allontanai e trovando la porta d’uscita, scappai da ciò che mi circondava.

Appena giunsi fuori , respirai a pieni polmoni la freschezza dell’aria.

Non era pronta a rivederlo...no!

-Esmeralda? Cosa è successo?- chiese una voce spagnola dietro di me.

-Niente, Gabriele…mi puoi riportare a casa?- risposi con voce tremante, continuando a dargli le spalle.

-Certo, ma cosa è successo? Ti prego dimmelo. Ho fatto qualcosa che non andava?

-No, non c’entri niente tu…posso solo dirti che ho visto nel locale una persona con cui non voglio avere più a che fare.

-Mhm…e questa persona ti ha fatto del male?

-Sì…

-E allora perché sei tu a scappare?

Sono io a scappare…

 -Come?

-Dico che se tu non hai fatto niente di male…non devi essere tu quella a scappare! Ora non so chi tu abbia visto, e non ho intenzione di chiedertelo, perché dal quel po’ che ti ho “conosciuto”, sempre se così si può dire, mi sei sembrata una persona molto discreta. Ma, se posso darti un consiglio, rientriamo, balla con me e divertiti alla faccia sua.

-Ma tu non sai niente di quello che mi è successo…non puoi dirmi queste cose!- sputai con la mia antipatia e …arroganza.

-Lo so, ma …ci sono passato anch’io…e mi piacerebbe che tu ora rientrassi con me.

Rimasi qualche secondo in balia dei miei pensieri.

-Va bene!- risposi.

In effetti non aveva tutti i torti, e anche Rachele mi avrebbe detto questo! Dovevo dimostrare a quel pagliaccio che la mia vita continuava anche senza di lui.

Così entrammo, trovando non più la canzone di Amy Winehouse ad accoglierci, ma una canzone di Juanes: “ La camisa Negra”.

Perfetta per lo spagnolo.

Quell’individuo che mi aveva fatto sentir male, c’era ancora, era in compagnia di una ragazza, o meglio della ragazza. Una bionda dai capelli lisci e lunghi. Sembrava tranquillo  e per niente scosso dall’avermi rivisto dopo …due anni.

Lo spagnolo mi riprese per mano, e mi fece muovere in tanti parti.

-Hoy tengo en el alma una pena y es por culpa de tu embrujo .- cantò lo spagnolo insieme al cantante.

-Guarda ho capito tutto!- risposi ironicamente.

Mi stava facendo divertire questa sera, non c’era che dire! E mi stavo anche riprendendo da prima.

-Ho nell’anima un dolore perché mi hai stregato.- disse scoppiando a ridere.

-E ora perché ridi?- chiesi.

-Beh…perché sei buffa…quando non capisci come parlo.

-Ah, io sarei buffa?

-No…calma…ho detto che lo sei solo quando non capisci il mio modo di parlare…e poi anche tu prima ti sei messa a ridere per la mia timidezza.

-Touché.

-Bene…

-Senti Gabriele…posso farti una domanda?- chiesi cercando di non sentire addosso la presenza di quel tipo che prima mi stava spingendo a fuggire.

-Algunos.

Era un certo?

-Bene…dunque la prima volta che ci siamo visti…alla scuola di ballo…tu hai criticato la mia T-shirt…mi sembravi un tipo sicuro di te…invece, da quel che sto osservando, sembri tutt’altro che sicuro, piuttosto impacciato e …goffo, senza offesa, eh?

-Ah…senza offesa, menomale!- disse ridendo,- diciamo che il motivo non posso dirtelo…o almeno non al momento…

-Mhm…facciamo i riservati? Va bene! Beh…che dici se torniamo a casa?

Erano successe cose inespettate quella sera, e volevo tornare a casa, anche se lo spagnolo, si era rivelato interessante.

-D’accordo Esmeralda, per questa volta ti lascio andare…prendiamo i cappotti.- disse facendomi l'occhiolino.

Fu così che mi accinsi ad andarmene, non prima di aver lanciato un ‘occhiataccia al mio ex fidanzato: Adriano.

TO BE CONTINUED…

***L’ANGOLINO DI NOVALIS***

Ciaooo ragazzi! Come va? Trascorso un bel San Valentino? Il mio è stato all’insegna di scuola, matematica e tv…niente di che insomma…ahaha xD

In questo capitolo (in cui mi sono concentrata su Esme e Gab) vediamo un lato “diverso” di Esme, più…"umano"…e conosciamo anche qualcosa in più su Gabriele. A proposito di quest’ultimo…le parti in spagnolo le ho tradotte con google traduttore, dunque non sono molto certa della loro validità…ma non conoscendo lo spagnolo, mi sono dovuta arrangiare in qualche modo!xD Chiedo scusa in anticipo nel caso di errori in spagnolo!^^

Abbiamo anche conosciuto Adriano e la ragazza bionda...cosa sarà successo nel passato, alla nostra Esme?...Lo vedremo nelle prossime puntate!xD

Detto questo direi che ci becchiamo al prossimo capitolo, ma come sempre prima di salutarci GRAZIE MILLE a : Rhye 39, elev e Sun_Rise 93 per le loro splendide recensione! Vi adoro!*_* E ovviamente mille grazie anche a voi che seguite e ricordate!^_^

Un baciooo, ciaoo!:)

 P.S: Nel testo ho inserito tre titoli di canzoni, se vi va ascoltatele nella lettura delle rispettive scene!;)



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Operazione FF ***


BAILAMOS-CAPITOLO 7

 
Il mattino seguente le cose andarono esattamente come mi aspettavo sarebbero andate! Rachele trapelava curiosità da ogni parte del corpo e la sua voglia di conoscere ogni minimo dettaglio della sera precedente si rispecchiava nelle migliaia di domande che mi stava facendo.

Per sua sfortuna, però, i clienti quel giorno erano davvero tanti e il tempo per risponderle scarseggiava molto.

Avevo visto lo spagnolo solo per un attimo, giusto il tempo di scambiarci un ‘buongiorno’ che Alfredo l’aveva mandato a consegnare varie torte e pasticcini.

-Quindi, fammi capire…hai incontrato quel verme cesso di Adriano?

A quella domanda scoppiai a ridere! Verme cesso…okay, la mia Rachele era mitica.

-Già, proprio quel verme cesso.- risposi ridendo e mettendo dei piattini sporchi su un vassoio.

-E non vi siete detti niente? Proprio niente?

-No, Rac, di cosa pensi potremmo ancora parlare io e quel verme…cesso?!

-Di niente, ma sai com’è…i tipi come quello non si vergognano di nulla e potrebbe anche esserti avvicinato come se nulla fosse.

-No, tranquilla! Me ne stavo andando , è stato lo spagnolo a farmi ragionare, come ti ho raccontato prima.

-Continuo a ribadire la mia idea su quel ragazzo: è un angelo venuto a proteggerti.

-Esagerata.- dissi ridendo e andando in cucina.

-Ah…poi hai detto a tuo padre che oggi esco un’ora prima? Devo studiare.

-Sì secchiona sì, keep calm!

-Brava! Piuttosto, ti ho detto della chiamata di mia madre?

-No! Avanti spara.

-Bang!- dissi prendendola in giro.

-Ah-ha-ha, ma come sei divertente, guarda…muoviti a parlare o non ti do nessun consiglio!

-Ma dai era divertente…spara…bang…okay, basta! Il punto è che ieri mi ha chiamato mia madre invitandomi domenica  a pranzo a casa. Ha detto che vuole vedere come sto e se ho un “fidanzatino”. –dissi mimando le virgolette con le dita.

-Puahah…ancora fidanzatino! Vabbè…io una soluzione ce l’avrei.

-Soluzione a cosa?

-Beh…spesso mi hai raccontato che tua madre ti ha assillato col fatto che vuole vederti accasata, giusto?

-Beh sì…ma se per questo anche tu vuoi vedermi accasata.

-Lascia stare quello che voglio io, ora ascolta. Se tu ti presenterai a casa con un ragazzo, tua madre smetterebbe di assillarti, non credi?

-Mhm… sì…sicuramente! Ma io non ho un ragazzo.- risposi.

-Uno vero no, ma uno finto potresti trovarlo.

-No Rac…non ti sto capendo! Cosa intendi dire?- chiesi, andando in laboratorio e sfornando dei saccottini alla cioccolata che precedentemente avevo messo in forno.

-Intendo dire che forse potresti presentarti con un ragazzo di tua conoscenza a casa dei tuoi , dicendo loro che sei fidanzata, così che, convinti che finalmente hai dimenticato il cesso verme, non ti daranno più fastidio.

-Mhm…diabolica la cosa! E chi dovrei scegliere come finto fidanzato?

-Ma Gabriele, ovvio!

-Mi avete chiamato?- chiese una voce alle mie spalle.

Giusto giusto ora doveva venire. Di bene in meglio…

-Oh sì Gabry, posso chiamarti così giusto?

-Certo Rachele, chiamami come vuoi! In cosa posso esservi utile?

-Ti piacerebbe fidanzarti con Esmeralda?

A quelle parole il vassoio che avevo in mano mi cadde dalle mani e la carnagione dello spagnolo da abbronzata si trasformò in cerea.

-Cosa?- gridammo all’unisono.

-Hai capito bene! Esme come ti stavo dicendo ,Gabriele potrebbe essere la soluzione giusta.

-Scusate ragazze, non riesco a capire!

-No Rachele…non fare quello che sto pensando.

Quando faceva così, provavo un forte desiderio di buttarle pomodori in faccia.

-Sì invece! Gabry la mamma di Esmeralda l’assilla col fatto che lei non ha un fidanzato, e domenica l’ha invitata a pranzo a casa sua per potere chiedere come sta e se si è fatta un ragazzo.

-E cosa c’entro io in t-tutto q-questo?

-Beh basterà che tu ti finga il suo fidanzato.

***

Lo spagnolo aveva veramente detto sì? Cioè voleva fingersi il mio ragazzo davanti ai miei? Ma roba da pazzi…dove ero finita.

-Ma siete pazzi, allora, ma secondo voi…io con il mio carattere…cioè…mia madre non si accorgerà che io e Gabriele non siamo realmente fidanzati?

Non ci capivo più niente.

-Esme, domenica è fra tre giorni! Hai tutto il tempo di prepararti, e poi…fai come vuoi, il mio è solo un consiglio!

-Scegli tu Esmeralda, per me non ci sono problemi!- disse lo spagnolo.

-Vabbè, facciamo che ci penso! Ora al lavoro dobbiamo farcire delle torte.

Così detto, travolta da mille pensieri su quello che avrei potuto fare, provai a fare deviare alla mia mente il corso dei pensieri, pensando a quando iniziai  a fare il mio lavoro.

Ricordavo ancora quando il padre di Rachele me lo propose, dicendomi che mi avrebbe voluta nel suo “staff”.

Ricordavo anche che quando per la prima volta, entrai in gelateria mi tremavano le mani, in quanto era il mio primo lavoro e non sapevo neanche cucinare un uovo al tegamino.

-Esmeralda posso farti assaggiare la cioccolata che ho fatto?-mi chiese Rachele, avvicinandosi con un mestolo di legno e interrompendo i miei pensieri.

-Okay!

-…

-Beh?

-Squisita, come al solito.- risposi dopo aver mangiato.

-Se posso permettermi, vorrei assaggiare anch’io.- chiese lo spagnolo.

-Oh certo, Gabriele.

Dopo qualche secondo in cui io e la mia amica rimanemmo in attesa del giudizio dello spagnolo, che pareva stesse degustando un vino più che un farcitura, quest’ultimo prese parola.

-Secondo me dovreste aggiungerci qualcosa, voglio dire è buona…ma è troppo…comune, potreste provare ad aggiungerci qualcosa di…speciale.

-Qualcosa di che tipo?- chiesi inarcando le sopracciglia.

Ora voleva anche insegnarci a cucinare??

-Qualcosa di…español!

-Uh e cosa sarebbe?- chiese Rachele.

Sembrava molto interessante alla cosa.

-Una specie di liquore, ma non alcolico…con del latte, del succo di dolci ciliegie e qualche ingrediente segreto. Si chiama Dolce Suerte e nel mio paese fa faville! E’ in grado di sciogliere anche i cuori più amari.- disse spostando lo sguardo di me.

Insinuava forse che io avessi un cuore amaro?

-Oh Wow…Gabry, mi sa che ti dobbiamo mettere a lavorare come pasticcere, che bellezza! Perché non mi aiuti a preparare questo “Dolce Suerte”?

-Oh, magari più tardi…devo catalogare le nuove merci che tuo padre ha portato ‘sta mattina.

-D’accordo.- rispose la mia amica sorridendogli.

-Ma per quanto riguarda le lezioni di ballo, si terranno oggi, giusto?- chiese lo spagnolo.

Già…le lezioni di ballo…me n’ero completamente dimenticata.

-Certo, caro! Verrai giusto? E verrai anche tu Esme?

-Ovvio!- rispose il moro.

-Mhm…se proprio devo, va bene! Allora sarà meglio che vada già adesso a studiare, manca non molto a quell’esame impronunciabile.

-D’accordo, parlo io con papà, vai pure!

Sorrisi alla mia amica, e mi catapultai nello stanzino dove riposai il mio grembiule.

-Ah mi raccomando, ricordatevi di decorare la vetrina con i nuovi dolci, e di sfornare la crostata alla fragole che ho messo in forno prima.

-Certo, tranquilla!-rispose Rac.

Fu così che me ne andai, non prima di essermi scambiata uno sguardo con lo spagnolo.

***

GABRIELE’S POV

-Rachele posso farti una domanda?- chiesi con fare timido.

Odiavo il mio carattere! Odiavo essere timido e insicuro!

-Certo Gabry!- rispose.

-Beh…ma per caso Esmeralda ha avuto una storia, conclusasi male, con un ragazzo… in passato o di recente? So che è troppo indiscreta come domanda…perciò se non vuoi rispondere , ti capisco.

Che cavolo mi era venuto in mente? Avevo veramente fatto una domanda così personale alla migliore amica di Esmeralda?

-Oh…già è una domanda un po’ indiscreta, però…posso trovare il modo di risponderti, perché mi piaci Gabriele! Mi sembri un tipo a posto, e voglio provare a fidarmi. Però, dimmi prima tu una cosa, ok?

-Certo!

-Beh…perché mi hai fatto una domanda del genere? Ti interessa la mia amica?

Cavoli, perché sentivo il mio viso andare in fiamme? Perché avevo quel maledetto debole carattere che mi trovavo?

-Perché mi sembra una brava ragazza, e ieri, non so se te l’ha raccontato, ma in pizzeria abbiamo incontrato un tipo, che mi è sembrato di capire l’abbia fatta soffrire! Se tutto va bene, dalla settimana prossima, diventeremo colleghi di lavoro, quindi…voglio conoscerla un po’, ma non mi interessa come intendi tu, tranquilla.

O almeno credevo…

-Perché tranquilla? Mi farebbe piacere se ti piacesse, ti aiuterei a conquistarla, in ogni caso…avevo detto che avrei cercato il modo di risponderti, ma forse è meglio se ne parli con lei.

-Ma non me ne parlerà mai, non mi sembra il tipo di persona.

-Probabile, ma è il mio dovere di migliore amica, non svelare certi segreti! Comunque se ti può essere d’aiuto, posso dirti che la mia amica ha avuto un esperienza poco carina con un tipo, un paio di anni fa.

Chissà cose le aveva fatto.

-Va bene, grazie Rachele.

-E di che? Piuttosto, sei fidanzato Gabriele?

Oh…arrivava dritta al punto la ragazza.

-No! Tu?

-No, neanche io! E…il tuo amico…sì…Bobby?

Oh già…le piaceva il mio migliore amico? Urgeva che facessi qualcosa per farli mettere insieme!

-No, neanche lui!

A quel punto, mi sembrò quasi che Rachele tirasse un sospiro di sollievo! Già…era cotta a puntino.

***

 

 

-E dunque, *I contrasti più accesi sul piano della politica del diritto in materia di obiezione di coscienza si concentrano sulla qualificazione giuridica espressa dalla norma che permette l’obiezione, e ciò si riflette nella diffusione di definizioni particolarmente ristrette di ‘obiezione di coscienza’. Tali limitazioni, tuttavia, come quelle relative alla norma oggetto di obiezione, non possono essere comprese adeguatamente prescindendo da aspetti di teoria della norma.*

Uh…okay avevo finito di ripetere la prima parte. Mamma mia, com’ero stanca…ma perché avevo scelto la facoltà di giurisprudenza? Perché? Ah…già, volevo diventare un’affermata giornalista e tutti mi avevano consigliato questa facoltà.

Guardai l’orologio appeso sopra la scrivania della mia camera da letto, notando che mi rimaneva poco tempo prima della lezione con Rachele.

Carota era seduta sul suo puffo azzurro, con la tv accesa davanti i suoi occhietti neri. A quanto avevo capito amava vedere “Beautiful”. Ah i cani di oggi…

***

 

-Eh uno, due, tre…brava Michelle…e destra, passo in avanti e gira. Perfetti ragazzi!

-Su, ora in coppie!- disse Rachele, posizionandosi davanti alla radio.

Rimaneva solo mezz’ora alla fine della lezione, lezione perlopiù occupato dal riscaldamento. Secondo la “maestra”, infatti, un buon riscaldamento era alla base di un buon ballo.

Lo spagnolo mi era accanto, e come aveva detto in pizzeria, aveva scelto di essere il mio partner di ballo.

Raccolsi i capelli in una treccia improvvisata e legata con un fermaglietto rosso e mi posizionai davanti il moro.

-Pronta?

-Lo spero.

Mano sinistra nella sua e mano destra sulla spalla. E via, il ballo iniziò.

-Ti definisci una pessima ballerina, ma almeno ti piace ballare?- mi chiese il moro.

-Beh non mi dispiace! Quando ero piccola, ho fatto un anno di danza classica e moderna e mi divertiva. Ricordo che amavo moltissimo la danza classica e anche quando ero in pantofole mi divertivo a provare a salire sulle punte.

Da quando in qua ero diventata così socievole con un ragazzo conosciuto da poco?

-Oh, bello! La danza per me è un arte, e quella latino americana è un cocktail di emozioni.

Sembrava davvero felice, quando parlava del ballo. I suoi occhi brillavano dalla gioia.

-Oh, Esme, vedi come la pratica ti sta aiutando? Sei molto più sciolta nei movimenti, brava!- disse Rachele, avvicinandosi a me, durante il suo solito giro di “perlustrazione”.

-Grazie, merito suo.- risposi con sincerità, indicando lo spagnolo.

-Oh lo so, lo so…- concluse Rarà.

-Ah Esmeralda, sai che la torta alla marmellata che avevi preparato prima di andartene è andata a ruba? Sei bravissima.- mi disse lo spagnolo, facendomi girare su me stessa.

-Davvero? Ne sono contenta. E’ una ricetta che mi diede mia nonna Amelia.

-Capisco.- rispose sorridendo.

Ma perché non notavo mai malizia né cattiveria nei gesti di questo ragazzo?

-E per quanto riguarda la storia del…f-fidanzato?- continuò.

-Ah…già…va bene, facciamo questa pazzia…sì, saremo finti fidanzati! Ma se si deve fare si deve fare bene. Però prima, rispondimi, hai una ragazza? Sei sposato? Divorziato? O roba così?

-Cosa? No, single…single al cento per cento.

-Bene! Allora da domani facciamo qualche lezione su come dobbiamo comportarci domenica.

-Va bene!

-Così sia! Che l’operazione FF: finti fidanzati, abbia inizio!

 

TO BE CONTINUED...

*Giorgio Danesi

L’obiezione di coscienza:

spunti per un’analisi giuridica e metagiuridica

 

 

L'ANGOLINO DI NOVALIS

Ciaooo!! Come va??^_^

Innanzitutto mi scuso per il ritardo, ma solo oggi ho trovato il modo di pubblicare! Scusatemi!^^

In questo capitolo vediamo che i nostri protagonisti si troveranno a fare i finti fidanzati, cosa succederà? Vedremo un po’!:)

Cè anche un Gabriele’s pov, sinceramente non sono abituata a scrivere i pensieri dal punto di vista del protagonista maschile, ma mi andava di farlo e spero non sia venuta fuori una schifezza! xD

Siamo già al settimo capitolo. Spero che fino ad adesso le cose vi stiano interessando. Grazie per leggere costantemente ogni capitolo!^__^

Come grazie soprattutto alle tre ragazze che recensiscono sempre, siete il mio incentivo più grande!:D

Ci becchiamo al prossimo capitolo! Un baciooo :*

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Un pranzo con sorpresa! ***


“La famiglia è un collegamento

con il nostro passato e un

ponte verso il futuro.”

-A.Haley-

CAPITOLO OTTO

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-Allora, ti è tutto chiaro?- chiesi per l’ennesima volta allo spagnolo.

-Sì, Esmeralda, sì! Ci siamo conosciuti sul posto di lavoro, e stiamo insieme da due mesi e mezzo. Ti piace il mare più che la montagna, il tuo colore preferito è il verde e ami la stracciatella. Ci siamo innamorati perché ho iniziato a corteggiarti e tu dopo un po’ hai capito che ti piacevo, il nostro primo appuntamento è stato in una pizzeria vicino al mare,  e il caffè ti piace con due cucchiaini di zucchero. Ho dimenticato qualcosa?- chiese Gabriele, quasi sfinito da quel discorso.

-Mhm…no, direi di no! Mi raccomando, domani sii puntuale e vestiti bene. I miei sono i tipici genitori del Sud, dunque viene provvisto di tanta pazienza e buona volontà.

-Sì, sì…ti ho detto che non ci sono problemi, andrà tutto alla grande. Ora, scusami ma devo andare…un esame mi aspetta tra tre settimane.- concluse lo spagnolo, avvicinandosi alla porta di casa mia.

Sì…Rachele, aveva avuto la brillante idea di organizzare con il moro delle “sedute” di preparazione a quella pagliacciata del far finta di essere finti fidanzati,  a casa mia. Peccato, però, che lei se la svignava dopo nemmeno mezz’ora, lasciando sempre una me e uno spagnolo, alquanto impacciato, ad affrontare da soli la situazione.

Lei mi metteva nei guai, e lei se ne lavava le mani…di bene, in meglio!

-D’accordo, allora ci vediamo domani alle otto di mattina. Ripeto: sii puntuale.

-Agli ordini! Senti, ma…se dovessero chiederci un b-bacio?- chiese timidamente, diventando tutto rosso.

-Beh…troveremo una soluzione al momento. Non è che possiamo fare tutto quello che vogliono i miei genitori…

-Bene! Allora ciao Esmeralda… e ciao anche a te Carota.- concluse, spingendo la maniglia della porta , seguito a ruota da una Carota alquanto felice della nuova conoscenza che aveva fatto.

-Beh Carota…ti piace quello lì?- chiesi al mio cane che prontamente abbaiò.

Sì le piaceva! E questo era un buon segno, visto che il mio ex non lo sopportava proprio.

***

-Quindi vi siete preparati su tutto?-mi chiese Rachele al telefono.

-Sì, tranquilla! Piuttosto, che mi devo mettere?

-Mhm…io opterei per un classic-casual. Magari una giacca nera sopra un bel blue jeans, la t-shirt colorata che ti feci al compleanno, con un foulard che riprende i colori della maglietta e delle scarpe sportive.

-Va bene…mi conosci abbastanza bene, brava!

-Lo so, lo so!- disse pavoneggiandosi.

-Dai su, ora muoviti…fra mezz’ora viene Gabriele, divertitevi.-continuò.

-Eh…come no! Piuttosto, scusami se ti ho svegliato così presto.

-No, tranquilla, per te questo e altro, mon amour!

Ecco perché era la mia migliore amica…

-Grazie tesoro! Beh…allora augurami buona fortuna e spera che i miei ci caschino.

-Buona fortuna, terrò le dita incrociate per te!

-Ciao bella e grazie di tutto!

Conclusi così la telefonata, volando, poi, subito a prepararmi.

***

Ecco, il citofono era suonato.

-Scendo.- risposi allo spagnolo.

Scesi di corsa le scale con Carota a seguito, e passai dalla signora Agnese.

Non potevo certo lasciare la mia fedele amica sola in casa, per tanto tempo!

-Oh cara, anche di domenica, ti svegli presto?-mi chiese la mia vicina, prendendo il collare  con Carota.

-Sì Agnese, oggi ho un pranzo  di famiglia…sa…mia madre.

-Oh capisco…beh allora, divertiti tesoro e salutami quella brava donna di tua madre.

-Senz’altro Agnese, la ringrazio per Carota, spero non sia un disturbo.

-Certo che no, piccola, il tuo cane è il benvenuto.

-D’accordo signora, allora buona domenica e grazie.- le dissi sorridendo.

Era la migliore vicina di casa che si potesse avere.

-Altrettanto, ciao cara.- concluse.

Così fatto, scesi le ultime due rampe di scale, e uscendo dal portone trovai lo spagnolo, appoggiato a una cinquecento nuova, rossa e tirata a lucido.

-Ciao Gabriele.

Era vestito molto bene, con pantaloni beige, una camicia bianca con una cravatta sottile e una giacca delle tonalità del pantalone con le maniche arrotolate fino ai gomiti. Portava dei braccialetti su entrambi i polsi e i capelli con lo stesso effetto bagnato con cui lo vidi il primo giorno in gelateria.

-C-ciao Esmeralda. Sono stato puntuale?

-Vediamo un po’-dissi controllando l’orologio da polso- sì…bravo! Bene, ora andiamo!

Lo spagnolo mi aprì la portiera anteriore e mi accomodai nel sedile affianco a quello del guidatore, non prima però di aver messo nel cofano un dolce per i miei genitori.

La macchina aveva un buon profumo di cocco all’interno.

-Beh, allora, dimmi…che strade devo prendere?

E fu così che fungendogli da navigatore satellitare il viaggio verso i miei genitori iniziò.

-Sei mai stato nella Foresta Umbra?-gli chiesi.

-No, è sul Gargano, giusto?

-Sì…è lì che dobbiamo andare d’altronde! Mia mamma l’adora, potrebbe anche chiederci di fare un giro nei dintorni, ti dispiacerà accettare?

-No, figurati!

-Senti, ma…come mai hai accettato subito questa finzione?

-Non lo so…diciamo che non ho di meglio da fare, e poi mi sei simpatica e voglio aiutarti.- rispose, continuando a mantenere lo sguardo fisso sulla strada.

-Mhm, va bene! Beh allora credo che debba dirti…grazie?!

-Se ti sembra giusto farlo, sì! Ma non c’è bisogno di ringraziarmi…lo faccio volentieri.

Gentilezza e cortesia. Ecco quello che traspirava da questo giovane uomo.

-E invece io, posso chiederti chi è quel giovanotto che incontrammo in pizzeria?

E anche curiosità…sì…

-Un verme, ecco chi era! Uno sciagurato, sciocco, stolto, caprone e chi più ne ha ne metta.- risposi, sfogandomi.

-Ah…capisco!- rispose piegando le labbra in un mezzo sorriso.

-E chi è quella ragazza lì?- chiesi indicando una foto inserita in una piccola cornice appeso ad un filo legato sullo specchietto retrovisore.

-Oh…ancora ce l’ho? Ecco cosa succede ad usare più la moto che la macchina!Dovrei buttarla, anzi puoi farmi un favore?

-Se posso, sì.

-Prendi quella foto, toglila dalla cornice, accartocciala e appena vedi un bidone buttala.

Uh…chissà chi era!

-D’accordo.

Feci quello che mi aveva chiesto e misi la foto in borsa. Arrivata a casa, l’avrei buttata.

Ad un semaforo rosso, poi, mi mostrò dal cellulare un’altra foto.

-Chi è lei?

-Mia sorella, Luz…la bimba con cui giorni fa parlai al telefono.

Era bellissima, ma bella, bella, bella.

Era una bimba dai lunghi capelli neri, lisci come i capelli di un'indiana. Gli occhi grandi e scuri e un sorriso dolcissimo. Si assomigliava a Gabriele.

-Wow…è stupenda veramente. Devi avere dei genitori bellissimi.

-Oh gracias…beh sì…in effetti sia mia mamma che il mio papà sono molto belli, mia mamma soprattutto. Ma a quanto pare, solo io non ho preso da loro.

Cosa? Ma era pazzo? …Si aspettava forse che gli dicessi il contrario? Certo era tutto, fuorché brutto, ma Esmeralda De Angelis non faceva complimenti ai ragazzi.

-Beh assomigli a tua sorella!

Poteva bastare questo, poi a buon intenditore poche parole.

-Alla prossima gira a sinistra. Fra circa due ore dovremmo essere arrivati.

-Okay. Ma, sbaglio o era un modo per dirmi che  sono carino?

Sì era un buon intenditore!

-Beh ...vedi un po' tu!

Dopo un po’, nell’abitacolo della macchina riecheggiò “Ordinary love” degli U2, mia suoneria.

-Pronto?

-Tesoro della mamma, stai arrivando?

-Sì mamma, sì!

-E devi portare anche il misterioso fidanzato di cui mi hai parlato, solo ieri?

 -Sì, mamma, porterò il mio ragazzo.

-Oh amore della mamma, ma che bello, finalmente ti sei trovato un altro ragazzo! E io che ti volevo far conoscere Gaetano, il figlio della signora Susanna.

-Susanna? Non mi dire che è quella che aveva il figlio con il viso pieno di acne?

Intanto al mio fianco, lo spagnolo se la stava ridendo.

-Sì, ma adesso è proprio un bel giovanotto, lo devi vedere! Comunque come mai non mi hai avvisato che ti era fatta un ragazzo già tanto tempo fa?

-Ehm…per farti una…sorpresa?!

-Ah che bella la figlia mia! Va bene, allora non vedo l’ora di incontrarlo. Come hai detto che si chiama?

-Gabriele, mamma, Gabriele.

-Che dolce nome, mi piace già.

-Bene, allora a dopo, ciao mamy.

-Ciao tesoro.

Uh…e anche questa era fatta.

-Il figlio della signora Susanna, eh?

-No non ti ci mettere anche tu, per favore! Speriamo abbocchino all’amo, altrimenti so io cosa passerò.

-Sì tranquilla, sarò un fidanzato provetto.

-E non vuoi niente in cambio? Ho dimenticato di chiedertelo.

-No, perché dovrei?

-Perché tutti quelli del tuo sesso chiedono qualcosa in cambio.

-Beh allora io sono l’eccezione.- mi rispose distogliendo un attimo lo sguardo dalla strada, e guardandomi sorridendo.

-E poi non è vero che tutti lo fanno…ho un sacco di amici che sono dei bravi ragazzi.

-Sarà…

-Piuttosto, film preferito?

-Via con vento. Tuo?

-Il cavaliere oscuro-Il ritorno.

-Canzone preferita?

- Creep dei Radiohead. Tua?-chiesi, guardando fuori dal finestrino.

-What happens tomorrow dei Duran Duran.

-Ah bravo…ti piacciono i Duran Duran?

-Qualche canzone.

-Parlando di musica, posso accendere la radio?

Ma prima che mi desse una risposta, avvicinai la mia mano alla stereo, scontrandomi con la sua che stava avendo la mia stessa idea di mettere canzoni.

Fu così che mi venne in mente una scena di Twilight che vidi con mie due cugine, quando la protagonista Bella si scontra con la mano di Edward, il vampiro, nel momento in cui entrambi vogliono spegnare l’impianto del riscaldamento.

A volte la mia vita sembrava proprio quella di un film.

-Scusa.- gli dissi.

-N-No, tranquilla. Che stazione radio preferisci?

Chissà perché, ma quel tocco mi aveva un attimo scosso…provavo un qualcosa di inspiegabile dentro di me. Boh…

-Va bene una qualsiasi, basta che non abbia canzoni dell’Amoroso, di Justin Bieber e degli One Direction.

-Ah Okay…ahahah!

 

***

 

-Esmeralda?

Mhm…che stava succedendo? No…non è che mi ero addormentata?

Aprii di scatto gli occhi.

-Gabriele, mi sono addormentata?

-Sì…non volevo svegliarti, mi sembravi così tranquilla.

-Tranquilla un corno, dovevi svegliarmi. Ora avrò tutto il trucco fuori posto così come i capelli.

-No, no, sei bella come prima tranquilla.

Perché sentii le gote riscaldarsi?

-Sì…okay, va bene! …Allora…sei pronto?

Eravamo arrivati…avevo dormito per circa due ore…cavoli se avevo paura.

-Sì, tu?

-Lo spero.

Scesi della macchina e inforcati gli occhiali da sole, lo spagnolo si avvicinò a me e mi prese per mano.

Cosa???

-Cosa fai, scusa?

-Siamo fidanzati tesoruccio mio, quindi dobbiamo tenerci per mano.- rispose.

-Uff…e va bene, ma guai a te se mi chiami di nuovo tesoruccio mio.

Rise.

Mi avvicinai al cancello che permetteva l’accesso al giardino che ci avrebbe portato in casa dei miei.

Citofonai e subito mi fu aperto.

Uno, cinque, sette, otto passi…eccoci qui.

Suonai il campanello e dopo un po’ mia madre venne ad aprirmi.

-Esmeraldaaaa, amore mio, beato a chi ti vede.

-Ehi mamma, come stai? Lui è Gabriele.

Mia madre si prese due minuti buoni per squadrare da cima a fondo il “mio ragazzo”.

-Uh come sei bello ragazzo mio, piacere di conoscerti. Sono Barbara, la mamma di Esme.

-Oh salve signora, complimenti…pensavo fosse la sorella di Esmeralda.

Ci sapeva fare con i complimenti, non c’era che dire!!

-Che gentile ragazzo mio, prego accomodatevi.

Ah… casa dolce casa. Sebbene a quella casa fossero legati fin troppi spiacevoli episodi adolescenziali, era anche il luogo dove ero nata, dove avevo passato le mie prime feste di compleanno con le mie prime migliori amiche , dove avevo imparato a camminare, a parlare e dove c’erano i miei genitori, che anche se erano dei testoni, erano le persone che più amavo al mondo.

-Dalla cucina proviene un buon profumo. Che stai cucinando di buono?

-Lasagne, cotolette e patatine fritte, va bene?

-Più che bene, e papà?

-In veranda. Vagli a presentare questo bel giovanotto che ti sei fatta. Poi dopo pranzo, parliamo bene bene di voi due, eh?

-Sì certo…

La parte più dura forse doveva ancora arrivare.

-Papà?- chiesi avvicinandomi alla veranda e tenendo per mano lo spagnolo.

-Chi è là? Dalla voce direi che sei la mia orsetta che non si fa vedere da tanto tempo.

Eccolo il mio papà! Era sempre lo stesso papà affettuoso che avevo lasciato. Stessi occhiali a coprirgli gli occhi verdi, stessi capelli ‘sale e pepe’ e stesso fisico asciutto e alto.

Perché non avevo preso da lui??

-Papà, ciaoo! Lui è Gabriele.- dissi parando davanti a me lo spagnolo.

-Sei spagnolo, vero?- fu la prima domanda di mio padre.

Ma…cosa? Che strana accoglienza…da cosa aveva capito la sua nazionalità? Non aveva ancora parlato con lui.

-Sì signore! Da cosa l’ha capito?

-Perché da ragazzo avevo un amico spagnolo, e voi spagnoli avete tutti una strana luce negli occhi.

Un strana luce…bah…

-Oh…capisco…

-E così sei il suo ragazzo…mi diceva prima mia moglie…

-Sì signore! Da circa tre mesi siamo insieme.

Erano due mesi e mezzo, ma va beh… era un bravo attore , in fondo.

-Bene! Allora andiamo a tavola, poi parliamo bene.

-Certo signore.

-E non chiamarmi signore, sono Adamo e puoi chiamarmi così.

-Ok…Adamo.

Seduti a tavola, inizialmente solo la tv fu a farci compagnia.

Sulla tovaglia bianca ricamata furono poste tante vivande cucinate da mia madre, che da brava italiana e donna del Sud sapeva cucinare tante specialità.

-Spero che ti piaccia tutto, Gabriele.

-Sarà senz’altro così, signora.

-Che caro. Dai su facciamo la preghiera, e rendiamo grazie a Dio per il cibo datoci anche oggi.

La mia era una famiglia molto religiosa, e anch’io nel mio appartamento ero solita fare un preghiera prima dei tre pasti della giornata.

Dopo aver iniziato a tagliare la lasagna, mia mamma iniziò a guardare Gabriele.

-Di dove sei Gabriele?

-E’ spagnolo.- rispose mio padre, ricevendo un’occhiataccia da mia mamma.

-Di Barcellona, signora. Ma mi sento Italiano, mio padre è Italiano e vivo qui da circa dieci anni.

-Oh capisco! Che bella città Barcellona…quanto vorrei vederla.

-Beh dopo le mostro delle foto, se le va.

-Con piacere caro.

-E dimmi studi, o lavori?-chiese mio padre.

-Entrambe le cose. Studio medicina e lavoro nella pasticceria di Esmeralda.

-Oh, anche tu cucini dolci, figliolo?- chiese mia madre, sorseggiando poi , del vino rosso da un bicchiere di vetro.

-No Barbara, sono il factotum, il garzone, per farla semplice.

-Ah…capisco!

-Hai scelto una buona facoltà, bravo! Troverai facilmente lavoro.- continuò mio padre.

Dopo un po’ finalmente smisero di assillare il moro, e il pranzo continuò in maniera abbastanza tranquilla, all’insegna anche di una dolce macedonia e del un dolce che avevo portato, giustamente, dalla pasticceria dove lavoravo.

Nel momento di sparecchiare e di lavare i piatti, mia madre mi trascinò in cucina, mentre mio padre trascinò il mio povero ‘fidanzato’ in veranda.

Oh Dio…speravo che andasse tutto bene!

-Ma che carino che è…sapevo che avevi buon gusto come la tua mamma, amore mio.

-Ah sì…grazie.

-Vi siete conosciuti in pasticceria?

-Esatto.- dissi posando i piatti sporchi nel lavandino.

-E’ veramente bellissimo, figlia mia…mai visto un ragazzo così bello! Da quanto state insieme?

-Due mesi e mezzo…l’ha detto anche prima.

Ma perché la voce non mi usciva bella sicura? Mannaggia alla miseria.

-Che bello, dovevi dirmelo prima tesoro, mi avresti evitato tanti appuntamenti per trovare il ragazzo giusto per te.

-Potevi evitarli lo stesso mamma, ho ventitré anni, mettitelo in testa.

-Lo so amore, ma dopo quello che ti è successo…voglio che tu trovi il ragazzo giusto.

-Lo so anch’io mamma, ma sto bene, non devi preoccuparti.

-E Adriano si è fatto più sentire?

-Non nominare quel nome…comunque no…è con la sua Sabrina, non ha bisogno di me.

-E tu non hai bisogno di lui, ora hai il tuo Gabriele che è molto più bello di lui.

-Sì…hai ragione!

-Che ne dici se dopo andate un po’ alla Foresta?

-Va bene…ma solo io e lui?

-Certo amore, io e papà dobbiamo parlare di voi e voi piccioncini dovete divertirvi.

-Come preferisci.

Dopo aver caricato la lavastoviglie, andai nella mia ex camera.

Chiusi la porta e mi guardai attorno…wow…era tutto come avevo lasciato…i poster delle band di quando ero ragazzina, la scrivania verniciata di rosa, le mie foto e persino il mio diario segreto.

Lo aprii e notai che sulla prima pagina c’era scritto : ESMERALDA + FILIPPO…la mia prima cotta…non potevo crederci. Risi al ricordo.

Dopo mi sedetti sul mio letto e mi distesi, finché qualcuno bussò alla mia porta.

-Posso?-era lo spagnolo.

Era ancora vivo, dopo aver parlato con mio padre? Strano…

-Sì.- dissi ricomponendomi.

-Che bella stanza.-disse.

-No…anche tu i Nirvana?

Guardai nella sua direzione…si riferiva ad un poster.

-Ah già…il poster lo regalavano con un giornalino per teenager e i Nirvana mi piacevano molto, poi fino al ’94 erano molto in voga. Anche se avevo solo tre, quattro anni, me li ricordo bene.

-Sì, io ne avevo quattro,cinque…a proposito quand'è il tuo compleanno?

-il ventotto aprile! Il tuo?

-Ventotto giugno.

Entrambi nati il ventotto.

-...Beh che ne dici, facciamo da bravi fidanzati una passeggiata? Così mi fai vedere la famosa Foresta Umbra.

-Se sei ancora vivo dopo aver parlato con mio padre, allora sì.

-Beh lo sono come vedi.-rise- e poi è proprio un brav’uomo tuo padre.- continuò facendomi l’occhiolino.

-Su questo non ci piove.- ricambiai l’occhiolino.

Così detto aprimmo la porta della mia camera ed andammo in salone.

-Beh mamma, noi andiamo a fare una passeggiata.

-Sì divertitevi.- gridò dalla cucina la mia genitrice, seguita a ruota da mio padre.

Ora dovevano confabulare della nuova coppia che si era creata. Beh a quanto sembrava, il piano aveva funzionato.

-Aspettate aspettate, potete darvi un bacio prima di andarvene?

Ecco, avevo cantato troppo presto vittoria.

-No, mamma…non è il caso, non metterci a disagio.

-Dai su, voglio farvi una foto …rendi felice la tua vecchia madre.

-Non sei vecchia…mamma.

-Ti pregooo, altrimenti ti assillo.

Ma perché la mia mamma era così, perché??

E ora? Che cavolo doveva fare?

Guardai lo spagnolo, che nel frattempo era diventato rosso.

Oh no…poteva andare tutto a rotoli.

-Dai su baciami.- dissi sottovoce.

-Cosa?

-Ho detto baciami.

-Come?

A quel punto mi avvicinai velocemente a lui, e tirandolo per la cravatta, appoggiai le mie labbra sulle sue.

TO BE CONTINUED…

 

L’angolino di Novalis

*Every night in my dreams
I see you, I feel you
That is how I know you
go on*

Ehm, ehm…scusatemi e che stavo sentendo la meravigliosa canzone di Celine Dion mentre scrivevo l’ultima parte e non ho potuto fare a meno di cantare con lei! xD Ahaha

Okay torniamo a noi…che dire…vi è piaciuto il capitolo? L’ho scritto tra ieri e oggi e spero tanto che sia stato di vostro gradimento.

I due si baciano…ohh…non so perché ma mi piaceva l’idea dei due che si baciavano per la prima volta in questo modo, con i genitori davanti, e con lei che lo tira dalla cravatta. Spero sia la stessa opinione per voi. :)

Che dire Grazie di cuore a voi che leggete e seguite questa storia come soprattutto a: elev e Sun_Rise93 per le splendide recensioni, siete grandissime!^__^

Alla prossima, un bacioneee :*

 p.s: Messaggio a tutti i lettori silenziosi: dai su fatemi sapere cosa ne pensate, questa storia ha bisogno del supporto di tutti voi!;)




 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Un ragazzo come amico...? ***


CAPITOLO  NOVE-Un ragazzo come amico...?

 

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RACHELE’S POV

La cosa più brutta del lavorare in una pasticceria, era che anche la domenica ti poteva toccare il turno di lavoro. Il pranzo domenicale era un qualcosa di speciale per tutti gli Italiani e un bella torta o dei dolci pasticcini a fine pranzo, non stonavano proprio.

Esme era con Gabriele a pranzo dei suoi, ed io ero in turno con Giulia, una delle ragazze con cui avevo legato di più. Lavoravamo insieme da circa due anni, e quando avevo bisogno del suo aiuto, lei era sempre pronta. Certo, la mia migliora amica era Esmeralda e sempre lo sarebbe stata.

Dopo un po’ la mia collega andò in laboratorio dicendomi che doveva preparare due profiterole che erano stati ordinati, così rimasi sola nell’attesa di qualche cliente.

Rimasi incantata a guardare le nuove scarpe col tacco nere che mi ero comprata e che stavo indossando con un paio di jeans a sigaretta di un blu scuro, blu come gli occhi di un mio allievo. Emanuele Salvatore detto anche Bobby, era forse, anzi sicuramente, il ragazzo più bello che avessi mai conosciuto, e da quando l’avevo incontrato per la prima volta nel bar vicino la mia scuola di ballo, mi ero presa una bella cotta. Non appena Esmeralda fosse arrivata, avrei dovuto chiederle un po’ di consigli, urgeva l’aiuto di una buona amica nelle questioni d’amore.

Dopo qualche secondo il campanello sovrastante la porta d’ingresso tintinnò.

Oh no, ecco…parli del diavolo e spuntano le corna. Era proprio Emanuele.

Wow…era proprio figo…

-Buongiorno Rachele.- disse entrando e ponendosi vicino alla cassa dove ero seduta.

Wow…che occhi…

-Oh buongiorno Bobby! Qual vento ti porta?

-Beh sicuramente un buon vento, visto che mi ha portato da te.- disse facendomi l’occhiolino.- e da i tuoi dolci.- continuò.

-Così mi fai arrossire.-risposi in tutta sincerità.

Voleva proprio farmi venire un infarto questo ragazzo. E poi che buon profumo che aveva e che bei capelli…okay Rachele torna in te.

-Pura verità! In ogni caso, volevo chiederti se posso comprare un dolce. Oggi è il compleanno di mio fratello e mia mamma non ha avuto tempo di preparare una torta, so che avrei dovuto prenotare prima, ma…

-Non preoccuparti, oggi ci sono pochi clienti, anzi nessuno, come puoi vedere, dunque te ne posso fare una.

Figuriamoci se per lui non avessi trovato tempo…

-Oh grazie Rachele, sei gentilissima. Allora vorrei una torta semplice, con pan di spagna, cioccolato e panna e con su scritto sopra: Auguri Luca.

-D’accordo, perfetto! Per quante persone?

-Beh per sei, mio padre lavora, ma verranno tre amichetti di Luca, quindi sei.

-Va bene, allora stiamo sul kilo. Direi che puoi passare fra un’ora e mezza.

-No, no…aspetto, voglio farti compagnia. E poi…quando smonti Rachele?

-Alle quattro mezzo, quindi-mi fermai per guardare l’orologio da polso,-fra due ore.

-Benissimo…la festa di Luca è proprio a quell’ora, ti va di venirci con me? So che è un party per bambini, ma…

-Niente ma, ci sarò senza alcun dubbio.

Avevo risposto, forse, con troppo entusiasmo?

***

ESMERALDA'S POV

Okay, avevo baciato un ragazzo. Okay, Esme …calmati, respira e stai tranquilla. L’hai fatto solo perché ti sei vista costretta a farlo, non di certo per tua volontà.

E allora perché il cuore mi batteva a ritmo sfrenato nella cassa toracica?

Erano passati già dieci minuti ed io e lo spagnolo stavamo passeggiando nella Foresta Umbra.

Il moro era molto silenzioso e, con le mani nelle tasche, guardava fisso davanti a sé , mentre io con quel strano ‘tum, tum’ nel petto guardavo le mie sneakers.

-Senti…per prima, non vorrei che tu avessi frainteso, mi sono vista costretta a baciarti, mia mamma è fatta così e non avrei voluto che la situazione potesse andare a nostro svantaggio.

-No, non preoccuparti, non ho frainteso nulla, tutta finzione…lo so anch’io. Comunque tranquilla, mia mamma forse non ci avrebbe chiesto un bacio, ma anche lei è una persona molto…particolare, diciamo così.-disse girandosi verso di me e sorridendomi, illuminato dai raggi del sole che filtravano dalle chiome alberate che ci circondavano.

Chissà perché, ma in quel momento lo ritenni davvero il più bel ragazzo che avessi mai visto e qualcosa dentro di me sembrò…sciogliersi.

Oh no, non poteva essere…non è che mi stava iniziando a piacere Gabriele Levanti? No, che cavolo andavo a pensare.

Avevo speso due e sottolineo due anni a costruirmi uno scudo che riparasse per bene ogni angolo del mio cuore e non potevo certo distruggere tutto per un ragazzo conosciuto da neanche una settimana. Era assurdo, era illogico, era irrazionale, era dannatamente sbagliato.

Ma allora perché quello stupido organo rosso continuava a bussare forte contro il mio petto? Come mai le mani erano sudate e tremolanti e come mai vedevo lo spagnolo più bello di qualsiasi altro ragazzo? Era stato quel bacio, quello stupido bacio a farmi provare queste sensazioni. Eppure avevo solo premuto le labbra contro quelle dello spagnolo, niente di più, solo un leggero tocco, interrotto da un odioso ‘click’ dovuto allo scatto fotografico che la mia mamma aveva fatto. Sì perché non le bastava aver messo a disagio suo figlia, no doveva anche immortalare il momento con una macchina fotografica.

-Esmeralda? Tutto bene? Ti vedo un po’ pallida, non è che vuoi riposarti?-mi chiese fermandosi.

Pallida? Ora ci mancava solo questo!

-No no, sto benissimo, fatti gli affari tuoi!

Sì vai così Esme, non permettere a tutta quella gentilezza, a quegli occhi, a quel sorriso di scioglierti…devi essere forte, acida, fredda… solo così non soffrirai.

Lo sguardo dello spagnolo si abbassò sulle sue scarpe, sembrava essere diventato triste.

Okay forse avevo esagerato, ma cavoli non sapevo come comportarmi…uff che stress!

-Scusami…non volevo…scusami davvero!-risposi.

Il suo sguardo si riposò su di me, questa volta seriamente, poi tornò a guardare davanti a sé.

-Sai Esmeralda, dovresti imparare a contare fino a dieci prima di dire certe cose e di dare certe risposte. Tutti hanno un cuore e certe parole possono far più male di una lama, lo so per esperienza personale. Non so perché tu sia così fredda e acida…forse lo sei solo con me…ma, se posso permettermi, vivi la tua vita con più serenità, apri il tuo corazon e non permettere al passato di rovinare il tuo futuro.

Disse tutto con un tono di voce assolutamente tranquillo e sereno, senza traccia di arroganza o superbia nella voce. Attorno a noi regnava il silenzio e solo il verso di qualche animale da bosco si sentiva.

-E cosa ne sai del mio passato, del mio futuro e di tutte le cose che hai detto?-risposi con altrettanta calma.

-Beh non sono stupido anche se posso sembrarlo, per via del mio essere troppo buono. E poi quella sera quel ragazzo, mi ha fatto capire qualcosa.

-Qualcosa di che tipo? Cosa pensi di saperne di me, Gabriele?

-Non so nulla di te, anche se non so perché, ma da quando ti vidi la prima volta alla scuola di ballo, vorrei sapere ogni cosa di te, perché mi incuriosisci.

Voleva conoscermi??

-E perché vuoi conoscermi?

-Non lo so neanch’io…mi incuriosisci e basta! Mi incuriosiscono i tuoi capelli rossi, il tuo strano modo di fare, mi incuriosisci senza un motivo.

-E come hai intenzione di conoscermi?

-Facendoti conoscere prima me stesso, se mi permetterai di farlo.

-E perché dovrei permettertelo?

-Perché sono spagnolo, buono, gentile e molto bello.-disse sorridendomi.

-Ma se prima mi hai fatto capire che ti ritieni brutto…- risposi piegando le labbra in un mezzo sorriso.

-Beh ma ogni tanto un po’ di autostima non fa male.

Mi fece l’occhiolino.

-Quindi il succo della questione qual è?-chiesi curiosamente.

-Diventarti amico…aiutarti e starti vicino quando ne avrai bisogno, insegnarti a ballare, imparare da te l’arte pasticcera, e divertirmi con te.

-Non mi serve un amico maschio, ho già Rachele e mi basta…

-Perché?

-Perché voi maschi siete tutti inaffidabili.

-E ma così fai di tutt’erba un fascio…se ti dimostrassi invece, che avere un ragazzo come amico non è poi così tanto male?

-Non mi interessa…

-Insisto Esmeralda, dammi una possibilità, altrimenti ti dimostrerai una ragazza così testarda, che per il suo carattere è anche nel torto.

-Io nel torto?? Mai…

-Dimostralo…io sono un ragazzo e non sono inaffidabile, Bobby è un ragazzo e non è inaffidabile…prendila come una sfida!

-Mhm…una sfida in cui devo dimostrare che voi ragazzi siete tutti dei brutti traditori, vigliacchi, stupide teste di rapa andate a male?

-Esatto, e ovviamente in cui io devo dimostrare il contrario…

-E se dovessi vincere io?-chiesi fermandomi su un ponte di legno, che divideva il terreno da un grande lago.

-Beh…oltre ad avere più punti in merito alle tue convinzioni,  diciamo che non mi vedrai mai più, visto che mi sembra che non ti sia simpatico.

-Quindi arriveresti a licenziarti?

-Beh sì…

-No non mi piace, poi ti avrei sulla coscienza…

-Tranquilla, è un gioco che ho posto io e decido io le regole…

-Come ti pare! E se dovessi perdere, anche se non credo proprio che succederà, cosa vinceresti tu?

-Un bacio…

-Cosaa? Ma ti sei ammattito? E poi perché un bacio? Da me?

-Perché non bacio una ragazza da fin troppo tempo e poi perché mi piacciono le tue labbra.

-Ma guarda che sfacciato…sembri così timido invece nascondi anche dei lati più audaci…

Scoppiò a ridere. Lo facevo divertire, a quanto sembrava.

-Allora accetti?

E ora cosa dovevo fare? Accettare o rifiutare? Rifiutare o accettare?

-Accetto! Esmeralda De Angelis non si tira mai indietro.- risposi tendendo la mano destra per sancire l’accordo.

-Ma un attimo, non abbiamo pensato al lasso di tempo in cui far svolgere la cosa…

-Facciamo due mesi?

-Non sono troppi?

-Nah con gli esami tuoi e miei, sono certo avremo poco tempo per vederci anche fuori dal lavoro.

-Vederci fuori dal lavoro?

-Certo…se no come ti dimostro che ci sono anche bravi ragazzi?

-A lavoro, no?

-Non basta!

-Per la miseriaccia…va bene!!

A quel punto mi sorrise e strinse la mia mano, ancora tesa.

-Bene, allora che dici… continuiamo a fare la passeggiata, fidanzatina?

Trucidare con lo sguardo? Nah il mio era più un polverizzare.

-Non-chiamarmi-fidanzatina.- sibilai a denti stretti e allontanandomi vero un’altra parte della foresta.

-Okay okay-disse ridendo.

Una cosa era certa: questo ragazzo mi aveva provocato delle sensazioni interne a cui non sapevo dare risposta!

TO BE CONTINUED…

 

L’ANGOLINO DI NOVALIS

Ciaoo ragazzi, anzi fanciulle (E' Boccaccio e i suoi dieci fanciulli che mi danno alla testa xD), come va??

Domani è Pasquaaa, yuppiee, auguroni a tutti voi e alle vostre famiglie, passate una buona giornata e una buona Pasquetta, mi raccomando :)

Passiamo al capitolo, un po’ breve ma spero intenso! Che dire, sono successe un po’ di cose. C’è stato anche un punto di vista di Rachele e spero sia piaciuto. Dedico il capitolo ma soprattutto il punto di vista della buona amica a tutte coloro a cui piace Rachele, in particolare a Sun_Rise93 che mi segue sempre e che mi dà sempre l’onore di leggere le sue magnifiche opinioni!<3<3 Grazie mille cara ^__^

Esmeralda sta provando dentro di sé delle sensazioni strane, vuole dare retta al cervello, ma il tum tum del suo cuore non le da tranquillità!xD

A proposito dei protagonisti, che ve ne pare del banner? Ho dato un volto ad entrambi, e boh è la prima volta che do un volto ai personaggi perché credo che così i lettori abbiano un campo di immaginazione più ampio, ma ho trovato questi due attori che vedevo bene e li ho scelti! Naturalmente ognuno è libero di immaginarsi Esme e Gabry come vuole ;))

Che dire, le recensioni scarseggiano…forse non vi piace la storia, ma pazienza, finché avrò almeno una persona che mi segue, continuerò a scrivere per quella persona!

Con affetto, alla prossima,

Novalis :)

 

 

 

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Capitolo 10
*** Piccole confessioni! ***


CAPITOLO DIECI

 

 

 

 

C'è una strada che va dagli occhi al cuore senza passare per l'intelletto. 

Gilbert Keith Chesterton

 

 

RACHELE’S POV

Casa Salvatore, quel giorno, era veramente colorata a festa.

Tre palloncini colorati erano legati ai lati della porta d’ingresso e nel salotto regnavano coriandoli e altri palloncini legati alle tende.

Su un tavolo centrale era posta una tovaglia bianca ricamata e su di essa vi erano bicchieri e piattini di carta di Winnie The Pooh.

Tutto era molto tenero e mi ricordava tanto i miei compleanni di quando ero bambina.

Emanuele, in una passeggiata silenziosa e piuttosto timida, mi aveva portato a casa sua, da dove, già dalle urla fuori la porta d’ingresso, si scorgeva la presenza di bambini.

Io ero seduta sul divanetto in panna del salotto e osservavo i bambini giocare tra di loro e avventarsi su patatine e pop corn insieme alla mamma di Emanuele che mi aveva accolto calorosamente e che li aiutava a non sporcarsi e a sedersi composti.

-Lo so, sono delle pesti.- esclamò Bobby sedendosi accanto a me, dopo aver messo la torta da me fatta in frigo.

-No, sono carinissimi, invece! Adoro i bambini e anzi…mi dispiace non avere nessun regalino per tuo fratello.

-No, ma scherzi? La tua presenza basta.

-Troppo dolce.- dissi sorridendo e con la guance delle stesso colore di una mela rossa.- Comunque ho un’idea…non darmi i soldi della torta, tanto ti avevo detto che li avrei presi a casa tua, voglio offrirgliela io a Luca.

-Non se ne parla proprio, una torta così bella ti è costata più di un’ora e mezza di lavoro ed è giusto che tu riceva quanto ti spetta.- mi disse guardandomi con i suoi occhioni blu.

Ma perché era così bello? E poi i suoi capelli avevano un profumo stupendo e sembravano dirmi ‘Rachele toccaci pure’.

-Ehi Rachele ci sei?-mi chiese, con un espressione tra il sorpreso e il divertito.

-Oh sì certo, scusa! No, Bob insisto…ti prego.- dissi facendogli gli occhi dolci.

Le miei iridi erano semplicemente marroni, ma se volevo sapevo fare degli occhioni da gatto degli stivali di Shreck con i fiocchi.

-No, no e poi no.- disse iniziando a sorridere per la mia espressione.

-Pleaseeee…

-Mamma è vero che Rachele non deve  neanche pensare di non farsi pagare la torta?

La signora Salvatore che aveva corti capelli mossi e biondi, mi guardava con i suoi occhioni neri, e diede ragione a suo figlio.

-La prego signora, altrimenti mi sento in imbarazzo senza regalo.

-Sei testarda Rachele, è vero?- mi chiese sorridendo la mamma del biondo.- Mi piaci ancor di più- concluse , facendo colorare le mie gote, e sparendo in cucina.

-Uff, facciamo allora a metà?-chiese, in tono arrendevole.

-Sììì, va bene!-esclamai euforicamente.

-Ma sappi che non sono d’accordo.- disse aprendo la mia mano e dandomi solo metà dei soldi che mi doveva.

Lo sfiorare la sua mano mi provocò dei brividi…wow, ma cosa diamine mi aveva fatto questo ragazzo?

-Luca ringrazia Rachele, la torta è un suo regalo.

-Grazie Rachele.- disse il bambino biondo e dagli occhi azzurri.

-Un regalo a metà.- lo corressi.- figurati bellissimo!- dissi sorridendo.

-Ti va di andare in giardino?-mi chiese ad un certo punto.

-Volentieri.- dissi notando che Luca stava giocando con dei dinosauri di gomma con due bambini suoi coetanei.

Tutti e tre indossavano dei capellini a forma conica di cartone sempre del famoso orsetto dalla maglietta rossa.

-Dove andate?-chiese il fratellino di Emanuele.

-In giardino Luca, perché? Hai bisogno di qualcosa?

-No, no.-disse con la sua vocina da bambino.

-Scommetto che vai a sbaciucchiarti con la tua fidanzata, è vero?-chiese un bimbetto dai capelli ricci e rossicci, facendo arrossire me e  il biondo al mio fianco, e facendo ridere gli altri due.

-Michael calmati, altrimenti dico a tua madre che hai forato tu le ruote della macchina del signor Bianchi.

Il bambino sbiancò e questa volta fui io a ridere, come Luca e l’altro ragazzino.

Il giardino era un qualcosa di assolutamente meraviglioso. Piccolo ma ben curato, con vari vasi di peonie, rose rosse e gialle, e varie margherite. Il prato era di un bel verde e un piccola panchina ad altalena fronteggiava una finestra da cui si notava il salotto dove c’erano i bambini.

-Wow è bellissimo, quando mi sposerò ne vorrò anch’io uno così in casa mia.- esclamai andandomi a sedere sull’altalena, seguita da Bobby.

-Grazie, mia mamma è una con il pollice verde, come si dice.

-Si vede! E’ tutto splendido.

-Qual è il tuo vero colore di capelli Rachele?- mi chiese Emanuele ad un certo punto.

-Castani, sono color castagna!- risposi sorridendogli.

-Oh…no perché sei bella bionda, ma secondo me mora, lo saresti ancor di più.

-Volerò dal parrucchiere, allora.- dissi con le faccia in fiamme.

Dopo qualche dondolio avanti e indietro, e qualche minuto di imbarazzante silenzio, Emanuele prese parola.

-Ehm…Senti… Rachele…tu hai un fidanzato?-mi chiese guardando un vaso che lo fronteggiava.

-Come? No, no single, sono single.- risposi facendo seguire alla mia risposta una risatina isterica.

Cosa voleva dirmi? Perché questa domanda?

-Capisco…allora ti piacerebbe uscire qualche sera con me?-mi chiese ora guardandomi negli occhi.

Era un appuntamento??

Eh no Bobby, così mi fai morire!

-Certo, assolutamente!-gli risposi sorridendo.

-Oh forte…bene!

Ricambiò il sorriso e diede una sbirciata alle pesti in salotto. Per fortuna stavano ancora giocando con i loro dinosauri di gomma.

***

 

ESMERALDA’S POV

Il viaggio di ritorno a casa fu piuttosto tranquillo.

Mia mamma e mio padre ci avevano salutato molto calorosamente e mia madre mi aveva detto all’orecchio che la fotografia l’avrebbe conservata nel suo album dei ricordi.

Ed ora eravamo in macchina.

Il cielo era già bruno e io guardavo fuori dal finestrino i lampioni e i palazzi illuminati che mi sfrecciavano davanti.

-Hai dei splendidi genitori.- mi disse lo spagnolo ad un certo punto.

-Grazie, sono un po’ particolari ma sono fantastici.

-Si vede che ti vogliono tanto bene.

-Già anch’io ne voglio tanto a loro.

-Sì…

-E i tuoi genitori, Gabriele?- chiesi più per far passare il tempo, che per altro…

-Vivo con loro e Luz. Mio padre è un venditore di mobili per la casa, mentre mia madre è una commessa.

-… capisco!

Dopo circa un’ora di guida silenziosa e occupata dalla musica della radio, il moro riprese parola.

-Secondo te, il padre di Rachele, mi darà il lavoro?- mi chiese, con lo sguardo fisso sulla strada.

-Bah…penso di sì!- risposi continuando a guardare ancora fuori il finestrino.

-Anche se a te piacerebbe se non mi desse il posto, giusto?

-Cosa te lo fa pensare?- chiesi ridendo.

-Il fatto che non sembri sopportarmi.- rispose.

-Non prenderla sul piano personale, come ti ho detto questa mattina, tutti voi maschi non mi piacete!

-Vorrei tanto riuscire a capire il motivo. D’altronde me lo merito, no? Mi sono preso una grossa responsabilità con i tuoi!

Si fermò ad un semaforo rosso.

-Non mi pare di averti costretto con i miei! E comunque, prova ad arrivarci da solo, secondo te, per quale motivo non vi sopporto?- domandai curiosamente, questa volta volgendo il mio sguardo sul suo profilo…ben fatto.

Il fatto che fossi Miss Acidità non implicava che non potessi apprezzare le sue doti estetiche.

-Mhm…qualche ragazzo che non si è comportato bene con te, suppongo, come ti dicevo quel ragazzo della pizzeria, mi…non so come dire…mi spinge a pensare a qualcosa.

-… Cerca di andare più a fondo.

-Uh…un tradimento?

Tradimento, tradimento, tradimento…

Mi rimbombava in testa come un’eco.

Dio come faceva male sentire quella parola…dopo ancora due anni, la ferita bruciava ancora. Colpita e affondata.

-Okay basta parlare di questo. Confidenza per confidenza…chi è la ragazza nella foto che era legata allo specchietto retrovisore?

Non potevo permettergli di entrare nella mia vita così a fondo.

-Basta parlare di questo…ehm…okay! Quella ragazza, chiedi? Beh, ti ho detto che volevo conoscerti facendoti conoscere me stesso, dunque te ne parlo. Si chiama Almudena, è stata la mia fidanzata per cinque anni, è spagnola e l’ho conosciuta per mezzo della mia famiglia. E’ infatti la figlia di alcuni amici dei miei. Poi otto, nove mesi fa, mi ha lasciato per un ragazzo italiano, dicendomi che ero troppo semplice e con poco fegato, per i suoi canoni, e che era stufa del nostro “monotono” rapporto.- disse guardando la strada davanti a sé.

Non sembrava particolarmente triste mentre lo diceva, piuttosto il suo tono di voce era piatto e forse un po’…deluso.

Non potevo negare che anche certe ragazze erano delle vere idiote.

Cioè dopo cinque anni…liquidare un ragazzo con delle paroline così tanto da film, ma anche così amare…assurdo!

-Mi dispiace, consolati sapendo che più o meno è successa la stessa cosa  a me.

Okay, l’avevo detto. Ormai era chiaro come il sole il motivo per cui non sopportavo un ragazzo, ma per i dettagli, lo spagnolo  avrebbe dovuto aspettare.

-L’avevo capito! Però se posso permettermi, Esmeralda, sbagli veramente tanto, ma tanto, a non voler più aprire il tuo cuore, per certi individui.

-In realtà non avresti potuto permettermi! In ogni caso, decido io ciò che è bene o male, non di certo tu!

Wow…acidità mode on.

-Okay, s-scusa.

-In ogni caso, fra due settimane, luna-park, cinque e mezzo. Ci stai?

-Cosa? No, che non ci sto!

-Come no?…il discorso di prima… sul fatto che dovevo dimostrarti che ci sono anche bravi ragazzi... Ricordi?

-Uff…eh va bene!

Ma da dove mi era venuto di accettare?

-Bene, allora siamo arrivati!-disse ad un certo punto fermandosi di fronte il mio palazzo. Ma nell’esatto istante mi arrivò un messaggio.

Da: Rarà

Esmeee <3

Oh Dio, non ci crederai!! Emanuele(l’allievo per cui ho una cotta) mi ha invitato ad uscire con luiiii <3<3

Sono stra felice, domani ne parliamo a lavoro.

Spero tu abbia avuto una bella giornata, notte.

Ti voglio tanto bene ^^

-Ah Spagnolo senti qua, il tuo amico ha invitato Rachele ad uscire con lui. Volevi che si avvicinassero di più, ed è successo senza che tu facessi nulla.- dissi, guardando lo schermo del mio smartphone.

-Wow…me lo aspettavo però. Stanno bene insieme. Eh sì, senza il mio aiuto…Emanuele ci ha sempre saputo fare con le ragazze.- disse sorridendo sinceramente, guardandomi  e tenendo le mani posate sul volante.

-Mi raccomando a dirgli di trattare con i guanti bianchi la mia amica. E’ una delle persone a cui tengo di più.- dissi guardandolo.-…Mhm…Va bene, allora a domani! Sii puntuale a lavoro. Il signor Raffaldo ti dirà ciò che ha deciso.

-Sì Italiana.  Ah p-posso aprirti io la portiera?

-No!- risposi.- Eh comunque la prossima volta, fallo senza chiedere.- gli dissi, curvando metà labbra.

Mi sorrise e poi scesi dall’auto.

Aprii il portone di casa e voltandomi notai che Gabriele era appostato ancora fuori.

-Che ci fai ancora là?-chiesi con un tono di voce alto per farmi sentire.

-Aspetto che tu salga, per stare più tranquillo!- rispose.

Bah…certo che di sembrare diverso nei modi, rispetto ai vari ragazzi che avevo incontrato, lo sembrava. Ma non mi bastava, poteva trattarsi anche di una farsa.

***

 

Come era facilmente immaginabile, lo spagnolo fu definitivamente assunto, a tempo indeterminato, come factotum della pasticceria “La dolce vita”. E un po’ anche grazie a me.

Infatti Alfredo, padre di Rachele, aveva chiesto anche a noi ragazze come ci sembrasse lo spagnolo, ed avendo adempiuto abbastanza bene ai suoi incarichi, mi sarebbe dispiaciuto parlarne male, anche se il non lavorarci insieme, mi avrebbe tolto un po’ di impicci.

-Questo sabato sarà il grande giorno, Esmeee!- disse…o meglio, urlò euforicamente Rarà.

-Mhm, dai racconta tutto.- le dissi, sorridendole a trentadue denti. Mi faceva molto piacere vederla felice.

Intanto lo spagnolo, stava lucidando la cassa, sorridendo tra sé e sé, forse aveva ascoltato.

-Praticamente ieri, dopo ciò che ti ho raccontato prima sul compleanno del fratellino, Bobby mi ha proposto di uscire con lui sabato, al cinema. Mi ha detto che in una sala trasmetteranno “Ti amavo senza saperlo” con Fred Astaire, il ballerino più bravo al mondo, il mio attore preferito, il mio mito…insomma, cosa posso chiedere di più?- chiese con gli occhi che le brillavano.

-Direi nulla Rarà, divertiti e fidanzatevi ufficialmente, per una buona volta.- dissi, ridendo e facendo scoppiare a ridere lo spagnolo, che poi si allontanò subito in laboratorio.

Lo guardai, lanciandogli un'occhiataccia.

-Esmee, da quando in qua vesti i panni di Cupido?-chiese stupita la mia amica.

-Beh da quando ho visto che sei innamorata!- dissi, vedendola arrossire e andando anch’io in laboratorio.

Gabriele stava spegnendo due forni, e stava confezionando due torte che ci erano state ordinate.

-E così ammetti che ci sono anche bravi ragazzi?- mi chiese.

-Cosa te lo fa pensare?- domandai curiosamente, scongenlando della panna e degli strumenti per monatarla.

-Il semplice fatto che tu sproni la tua amica a legarsi con il mio migliore amico!

-Cos’è, origli le mie conversazioni?

-No! Semplicemente, avete un tono di voce che tutti potrebbero ascoltare. Allora, mi rispondi?

-Dico solo che ci possono essere dei casi a parte.

-I-In cui io non rientro , giusto?-chiese ora con il suo fare timido.

Secondo me soffriva di bipolarità! L’avevo conosciuto timido e riservato , però, mi aveva anche mostrato dei lati più audaci e sicuri di sé. Lo guardai e poi, senza rispondergli, ritornai da Rachele.

Ah…perché mi sentivo così confusa? Non ero riuscita a dargli una risposta, cosa molto strana per una come me, dalla battuta sempre pronta! Il problema era che neanch’io sapevo cosa mi stava succedendo. Non avevo raccontato a Rachele le sensazioni post bacio e il fatto che il mio cuore aveva bussato alla mia cassa toracica più velocemente. Già la brillante idea di mia madre le era piaciuta tantissimo, figurarsi se le avessi detto che mi aveva reso strana quel semplice tocco di labbra. Si sarebbe sicuramente fatta troppo filmini mentali, in cui non mi andava di incappare!!

Dopo qualche minuto, notai che seduti ai tavolini del giardino della nostra pasticceria c’erano due ragazzi, così, provvista di taccuino e penna mi avviai.

Intanto Rachele, mi disse che sarebbe salita su dal papà, per chiedergli il turno di lavoro di sabato.

-Esmeralda, stai andando da quei due ragazzi?-chiese lo spagnolo.

-Sì, perché?

-Spetterebbe a me.- disse mettendo le mani nelle tasche del suo nuovo grembiule. Ora era a tutti gli effetti un dipendente della nostra attività.

-Vado io, tranquillo! Tu pensa a liberare dalle tazzine sporche il tavolino accanto.

Così io e Gabriele uscimmo dal laboratorio e andammo incontro ai due clienti. Uno era biondo, e l’altro era bruno con le guance coperte da un po’ di barba.

Appena mi avvicinai al tavolino, i due si lanciarono un’occhiata maliziosa. Non mi piaceva…

-Salve, posso portarvi qualcosa?- chiesi.

Intanto uno dei due giovani, vidi, con la coda dell’occhio, che mi squadrò da capo a piedi. La cosa non mi convinceva, o meglio non mi piaceva il suo sguardo.

-Salve splendore…tu cosa ci consigli?- chiese quello biondo, in tono troppo…particolare.

-Beh tutti i nostri prodotti sono ottimi, poi penso sia una questione di gusti.- risposi, cercando di non badare allo sguardo fisso sulle mie gambe di quel tipo.

-Che ne dici di una bella bevanda…ghiacciata, Nick?- chiese sempre il biondino.

-Esmeralda, Rachele ti sta chiamando, ci penso io ai ragazzi!- disse ad un certo punto, sorprendendomi, Gabriele.

Forse si era accorto di quei sguardi fin troppo audaci, e mi stava aiutando.

-Sì, okay.- dissi prontamente allontanandomi, ma fui bloccata dalla mano del tipo bruno che si posò sul mio braccio.

-Calma dolcezza.- disse il moro.

-Non la toccare.- sibilò, con una strana luce negli occhi, Gabriele, che intanto si era avvicinato.

Non l’avevo mai visto così. Cavoli che situazione…non mi aspettavo che le cose sarebbero andate in questo mondo.

Ero una ragazza dalla lingua tagliente, ma in questo caso, avevo un po’ di paura…

Rivolsi uno sguardo all’interno del locale, tentando di segnalare con gli occhi, la situazione, a Rachele, ma non era ancora scesa.

Per la miseria!!

-E chi lo dice? Tu? Cosa sei, uno straniero, no? Argentino, forse…

-Sono italiano quanto te, ma ho origini straniere, problemi?- rispose lo spagnolo, avvicinandosi a me, e togliendo la mano di quel tipo orrido da me.

Aveva lo stesso tono di voce che usò alla scuola di ballo, quando lo chiamai spagnolo.

 “…

-Con chi se lo merita, sì, spagnolo!

-Io sono italiano quanto te!

-Dal tuo accento non si direbbe!

-Mhm…se la metti su questo piano, hai ragione! Pensandoci anche tu dal tuo viso non sembri acida, ma lo sei!

Touché…”

La mia mente tornò a quel momento, e solo allora mi accorsi che ero stata davvero…cattiva, a sottolineare la sua nazionalità. Volevo per caso offenderlo, chiamandolo “spagnolo”?? Ero stata una strega. Ero miss Acidità, ma non miss cattiveria.

-Sì, non parliamo con gli stranieri, noi!- disse il biondino.

Anche razzisti, di bene…in meglio.

-Sentite, gente del vostro calibro non è ben accetta in questo locale. Adesso, se non vi dispiace e anche se vi dispiace a me non importa, siete pregati di andarvene o altrimenti sarò costretta a chiamare il proprietario del locale, poi la polizia.- dissi, fronteggiandoli.

Meno male che non erano presenti altri clienti, altrimenti avremmo dato loro un teatrino non molto piacevole.

-Uh Uh, la polizia addirittura…ce ne andiamo tranquilli, perdenti! Rossa non sei poi neanche così bella.- disse il biondo.- E che al mio amico sono sempre piaciute le rosse.- continuò ghignando.

A quel punto si alzarono, lanciarono un’occhiataccia a Gabriele che la ricambiò con enfasi, e se andarono.

Dopo un po’ , quest’ultimo mi si avvicinò.

-Stai bene? Ti ha fatto male al braccio, quel…quel…tipo?- chiese con tono preoccupato.

-S-sì, sto bene.- dissi prontamente.- Non devi preoccuparti per me, quelle persone capitano nel nostro locale, ogni tanto.

-Certo che mi preoccupo, Esmeralda! Ma hai visto come ti osservava quello con i capelli castani? E quello biondo, vogliamo parlarne…- non mi guardava negli occhi mentre diceva queste cose, e il suo tono era arrabbiato.

-Dall’elementari che conosco tipi come quelli! Razzisti che appena sentono e vedono un accento diverso e una carnagione abbronzata, ti prendono in giro, ti perseguitano, ti fanno del male psicologico…o quando vedono una bella ragazza si avventano su di loro come le cozze sugli scogli! Appena si ripresentano o viene qualche mal intenzionato tu chiamami subito, claro?- concluse il suo discorso, con un tono molto agitato. Quasi come se avesse vissuto da vicino situazioni spiacevoli con certi bulletti.

Evidentemente aveva subito atti di bullismo da bambino, per parlare così…chissà perché ma nel mio cuore mi parve di sentire un ‘crack’…come se si fosse rotto qualcosa.

-Grazie Gabriele.- risposi sinceramente, e poi non so da dove mi venne, ma lo abbracciai…

Gabriele rimase, con le braccia distese lungo i fianchi, sorpreso dal mio gesto, poi lentamente e timidamente posò prima una, e poi l’altra mano sulla mia schiena.

-Scusa se, in questi giorni, ti chiamavo spagnolo, quasi dispregiativamente! – dissi sul suo petto.

Aveva un buon profumo, di talco e pulito.

Poi dopo qualche secondo, tentai di allontanarmi, essendomi resa conto del mio gesto troppo…affettuoso…io odiavo i ragazzi, e ora ne abbracciavo uno che non fosse mio padre o Alfredo? Dovevo stare poco bene…non si può cambiare mentalità e modo di essere in meno di dieci giorni.

Tentai, appunto…riuscii, infatti, a fare solo qualche passo, ma poi Gabriele , prese la mia mano e mi riavvicinò al suo petto e dopo un po’ fece scontrare i nostri occhi…wow erano bellissimi, così luminosi, così profondi, due lune piene perfette. Ci mancavano solo delle stelline all’interno dell’iride, per far sembrare le pupille proprio due manti notturni.

Dopo qualche secondo, il moro si avvicinò pericolosamente a me, per poi darmi un bacio sulla fronte. In quel momento capii ufficialmente che la mia vita stava cambiando.

 

TO BE CONTINUED…

L’angolino di Novalis

Ciaoo ragazzi! Come va?

Mi scuso per il ritardo, ma la scuola a maggio è peggio del solito, tra ultimi compiti e interrogazioni…non vi dico!! Estate vola ad arrivare xD

Un capitolo pieno di piccole confessioni, che dite? Vediamo un rapporto Esme e Gab che si sta evolvendo piano piano. Vediamo cosa accadrà ;)

Ringrazio come sempre tutti coloro che leggono e seguono questa storia, in particolar modo a elev e Sun_Rise93, le uniche  a cui sembra interessare veramente la mia storia, viste le loro costanti e belle recensioni! Siete stupende <3

Scrivere è la più grande passione, e da “grande” mi piacerebbe intraprendere un lavoro nell’ambito della scrittura, ecco perché pubblico mie storie su un sito pubblico, per poter far sì che i miei scritti siano sottoposti al giudizio di tante persone, e quindi per poter, così, migliorare e crescere come autrice. Spero tanto che qualche lettore silenzioso inizi a lasciarmi qualche suo commento, positivo o negativo che sia, altrimenti è inutile che pubblico la storia…la cancellerò e pubblicherò , magari, i capitoli solo a chi è strettamente interessato, per via privata!;) Nell’ angolo autrice dello scorso capitolo, scrissi che anche se con pochi commenti, finché avessi avuto almeno un lettore pronto a leggere la mia storia ,mi sarebbe andato bene, ma ho capito che non è così, perché espongo pubblicamente i miei scritti  proprio per essere giudicata. Anch’io, all’inizio ero restia a scrivere commenti, ma ora sono arrivata a scrivere ben 169 recensioni, perché so quanto è importante ricevere anche solo una parola su ciò che si pubblica ^^ Dunque, se vi piace questa storia, o anche se vi fa schifo, non abbiate timore a scrivermelo ;)

Grazie dell’attenzione, un bacio, ^_^

Novalis

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** La mia non è mica gelosia? ***


CAPITOLO UNDICI

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La cosa più brutta dell’essere una studentessa, secondo me, era l’ansia.

Quella maledetta sensazione che mi attanagliava lo stomaco prima di un esame, scritto o orale che fosse, e che mi dava noia fin da quando ero una bambina.

Chissà forse la colpa era della mia insegnate delle elementari. Era una vera e propria strega, e prima di un interrogazione tendeva a mettere molta pressione in noi, piccoli studenti.

Oggi dovevo affrontare l’esame dal nome impronunciabile, come diceva Rachele, con uno dei professori più odiosi della mia facoltà. Era alto quanto un tappo di bottiglia, grasso e con due baffoni neri a coprirgli le labbra quasi inesistenti. Per farla  facile, era una specie di Maurizio Costanzo più giovane.

 Avevo paura, paura di sbagliare, di fallire, di non riuscire ad avere il risultato desiderato. Puntavo ad un ventotto perlomeno per avere un buon voto finale alla laurea.

Prima di me mancavano tre ragazzi, così seduta su una delle sedie delle lunghe fila che avevano di fronte la cattedra, diedi un’ultima ripetuta ai paragrafi che mi avevano dato più difficoltà e controllai per l’ultima volta il mio cellulare.

Due messaggi:

 Da Rarà:

Forza Esmeeee! Dimostra quanto vali a quel pagliaccio!!<3

Ti voglio bene ^^

 

Risi. Era sempre la solita.

Lessi anche l’altro.

 
Da Gabriele Levanti:

Buena Suerte( In bocca al lupo) Esmeralda! Andrai benissimo, ne sono certo!

 

Era stato gentile a farmi gli auguri di una buona riuscita dell’esame. Anche se avevo ceduto al fatto di dargli il mio numero di cellulare, solo con la sua promessa di non chiamarmi e mandarmi messaggi che non trattassero il lavoro, facevano sempre sorridere certe parole.

 Okay, ora che mi sentivo più carica, ero pronta. A noi professor Salvemini.

***

 

Erano già passate due settimane! Incredibile, avevo superato uno degli esami più brutti della mia carriera universitaria con un bel ventisette, avevo imparato una nuova ricetta dal padre di Rachele e anche alle lezioni di quest’ultima stavo migliorando.

-Esme, oggi ci sarà la quinta lezione, mi raccomando.- disse Rarà, aggiungendo una torta al limone nella vetrina dei dolci.

-Sì, tranquilla, ci sarò.- le dissi.

-Brava, così ti voglio! Poi oggi balleremo il cha cha cha. – continuò girando su stessa, e muovendo le gambe in coordinazione con le braccia in un passo, per me difficilissimo.

-E dovremo andare prima a scuola di ballo.

-Prima? Perché? Vorrei ricordarti che devo studiare per l’altro esame.- chiesi.

-Perché, a meno che tu voglia prendere l’autobus, se vuoi venire con me, devo andare prima per firmare delle carte . E poi so che anche Gabriele verrà prima.

-Gabriele? A proposito dov’è? Oggi non l’ho visto.

-Sì, dice di volersi esercitare con dei balli per delle cose sue, comunque non l’hai visto perché oggi è il suo giorno libero!- mi rispose prontamente, andando a sistemare delle casse di gelato.

-Capito.- risposi pensierosa.

Erano passati quattordici giorni da quando io e il moro eravamo andati a trovare i miei genitori.

Mi aveva invitato ad uscire con lui al Luna Park, ma non mi aveva fatto sapere molto a proposito del giorno e degli orari.

Mi sembrava distante dal giorno in cui quei due ragazzacci erano venuti ad infastidirci, o meglio infastidirmi, in gelateria. Sembrava stanco. Bah…

-Esme, tutto a posto? Ti vedo strana…

-No nulla, solo che…boh…lo spagnolo mi sembra distante in questi giorni. Prima, come ti dissi giorni fa, dice il giorno del pranzo con i miei, di volermi dimostrare di essere diverso, bla bla bla, e poi…puff, si limita a sorridermi ogni tanto e a dirmi solo buongiorno e buonasera.

-E a te non dovrebbe andare bene la cosa? Voglio dire, tu odi i ragazzi, no? Cosa ti importa se non ti degna di molte attenzioni?- chiese Rachele, inarcando le sopracciglia e guardandomi con curiosità.

-A me? Proprio niente! Dicevo solo che, come volevasi dimostrare, avevo ragione! E’ uguale a tutti gli altri.- risposi prontamente.

-Perché avevi pensato il contrario?

-No, cioè…no! Ma perché mi fai queste domande? Non eri tu a difenderlo sempre?!

Mi stava mettendo in difficoltà, cavoli!

-Sì…ma infatti io la penso in un modo, tu in un altro e le tue osservazioni mi suonano strane…

-Non lo so Rachele…non so nemmeno io cosa mi stia prendendo. Hai proprio ragione, cosa mi importa se non mi degna più di tante attenzioni come prima…

-Hai provato a chiedergli il motivo?- mi interruppe, sistemando dei menù su i tavoli interni.

Eravamo abbastanza indaffarate questa mattina, ma nonostante tutto, trovavamo il tempo di parlare.

Per fortuna che al momento c’erano solo quattro ragazzi seduti all’esterno che stavano mangiando dei coni gelato.

-Di cosa?

-Del fatto che ti sta dedicando meno tempo, ovvio!

-No…ti ho detto che non  mi interessa…anzi cancella quello di cui ti ho parlato…chissà da dove mi è venuto di pormi certe domande o fare certe osservazioni.

-Dal tuo cuore…ecco da dove ti è venuto.- disse sparendo nel magazzino delle spezie.

-Che dici Rarà, non dire scemenze…se fino a venti giorni fa non lo sopportavo come può venirmi dal…

-Cosa hai provato quando ti baciò? Non me lo dicesti…- mi interruppe di nuovo uscendo con un sacco di farina che portò in laboratorio.

-Niente, assolutamente niente.- risposi deglutendo, e sparendo dietro la cassa.

-Sì e io non sono innamorata di Emanuele Salvatore! Perché non ti vuoi aprire a me? Siamo o no migliori amiche?

-Sì, ma…

-Non c’è ma che tenga! Ti posso aiutare e consigliare, avanti spara. Sicuramente un qualcosina l'avrai provato. Un bacio è sempre un bacio!- disse in tono autoritario.

A quel punto cedendo alla sua espressione seria, iniziai a raccontarle tutte le sensazioni post bacio.

-Mhm…interessante! Verdetto finale: ti piace!- concluse sorridendo a trentadue denti.

 Ecco era tornata la pazza Rachele, quella di prima era troppo seria.

-No…Rac ma è impossibile, è matematicamente certo che non è così.

-Uff tu e la matematica. La matematica è una materia perfetta, l’amore non lo è. L’amore è pazzia, sogno, lacrime, litigi, sorrisi, farfalle nello stomaco, battiti accelerati, occhi lucidi, sorrisi stupidi e tanto altro, ma non di certo formule, numeri e perfezione. Sei un essere umano Esmeralda, non una macchina. Non puoi programmarti ogni cosa! Gabriele è un ragazzo bellissimo, dolce, gentile ed educato e pian piano ti ha fatto riscoprire quelle sensazioni che avevi sepolto nel tuo cuore da più di due anni. Lasciati andare e vivi la tua vita così come viene. Se andrà male di nuovo? So che farà male, ma devi cambiare. Devi pensare “E chi se ne frega morto un papa se ne fa un altro”, come diceva mia nonna.

Ascoltai attentamente ogni parola. Questo discorso  me l’aveva fatto già altre volte, ma era come se questa volta apparisse alle mie orecchie con un suono diverso. Non ero una macchina, ero un essere umano…quindi potevo essermi innamorata benissimo…

 -Quindi tu dici…che potrei essermene innamorata?!- chiesi attendendo curiosamente una sua risposta.

-Può essere, perché no? Non capisco cosa ci sarebbe di sbagliato! E poi…a dirla tutta, lui mi sembra cotto di te. Lo vedo io che mentre sei intenta a lavorare, ti osserva con una strana espressione.

-Ma come può essermi accaduto…voglio dire mi ha semplicemente sfiorato le labbra e poi…BOOM, il mio cuore ha iniziato a battere più velocemente…

-Esmeralda, te lo ripeto…ci sono cose che non si possono controllare. Alle volte basta un semplice gesto, un bacio, uno sguardo, un tocco di mani per far sì che il mondo attorno a noi cambi. Cosa credi che io non le sappia queste cose?! Mi sono innamorata del mio alunno, semplicemente con uno scambio di sguardi…una frazione di secondo che ha cambiato la mia vita.

-Mhm…boh…ho paura Rachele! Paura perché io non voglio che mi piaccia, non voglio che il mio cuore si muova troppo velocemente se sono vicina a lui, non…posso permetterlo.

-Ma non sei tu a decidere certe cose, bellezza! Al cuor non si comanda, mai sentito questa frase?

-Sì…e ora che faccio?

-E cosa fai…non trattarlo male innanzitutto, sii gentile e accetta volentieri i suoi inviti.

-Scusate, possiamo chiedere?- chiese, entrando una signora con due bambini.

Era il momento di tornare a lavoro, per i problemi di cuore ci sarebbe stato tempo.

***

 
-Allora Esme, io vado a firmare delle carte, tu togliti il giubbotto e fatti un giro, fra una mezz’oretta iniziamo a ballare, ok?- mi chiese Rarà varcando la soglia della sua scuola di ballo.

-Sì, sì.- risposi, andando nello stanzino dove la prima volta mi mostrai con la maglia di Spongebob.

Finalmente oggi indossavo una t-shirt più carina e dei pantaloni più alla moda.

Dopo qualche secondo iniziai a girovagare per i corridoi della scuola di ballo, con la speranza di non perdermi.

Tutù rosa, tulle e scarpettine di raso mi passarono davanti, così come top colorati, e pantaloni da hip hop, finché la voce di Anastacia, una delle mie cantanti preferite, non mi fece fermare davanti ad una porta semichiusa.

Oh cavoli…ma quello era…Gabriele stava ballando sulle note di I’m outta love? Wow…era… bravissimo.

Rachele mi aveva detto, che ‘per delle cose sue’ ci sarebbe stato anche lui prima.

 Era solo in una stanza da ballo con una parete coperta da un grande specchio che lo fronteggiava e da altre tre in legno chiaro rispettivamente dietro, alla destra e alla sua sinistra.

 Era vestito con dei bermuda alti fin sopra il ginocchio neri come la t-shirt a maniche corte.

 Stava ballando su una coreografia tutta sua, canticchiando con la cantante.

Rimasi incantata a guardarlo, cercando di rimanere nascosta.

Quindi non solo era bravo con i balli latino americani, ma lo era anche con la danza moderna.

Dopo qualche secondo, un applauso proveniente  da una porta in fondo alla stanza, colpì la mia attenzione così come quella dello spagnolo, che prontamente andò a spegnere la radio posta nell’angolo della saletta.

-Bravo, bravo. Tu chi sei?- chiese una ragazza dai lisci capelli castani raccolti in un’alta coda di cavallo, che indossava un top verde evidenziatore che le lasciava l’ombelico scoperto.

Wow era magrissima…

-H-ho chiesto il permesso.- disse il moro prontamente, con il suo fare timido.

-Lo immagino, ma vorrei sapere il tuo nome. Io sono Angela e sono un’allieva della maestra di danza moderna, la signorina Clara. Sei proprio bravo, lo sai?!- chiese sorridendogli maliziosamente.

-S-sono Gabriele e grazie.

-Mi insegni quei passi che stava ballando?- chiese…Angela.

-Ma non sono nulla di che, sono cose che vengono dalla mia testa, le improvviso al ritmo della musica.

-Ti prego!- continuò la ragazza.

Chissà come, ma sentii un certo nervoso farsi strada in me. Che cavolo voleva quella dallo spagnolo?

-Va bene…mettiti accanto a me e guardami.

-Con piacere.- rispose sempre maliziosamente, facendogli l’occhiolino.

-Allora appena comincia la musica metti la gamba destra davanti a quella sinistra , poi fai il contrario , poi ritorna con le game dritte e batti le mani, poi…

A quel punto iniziò a spiegare la coreografia alla ragazza bruna.

Decisi di andarmene, ero uno spettacolino a cui non mi andava di assistere.

Ma poi perché mi comportavo così? Cosa interessava a me se lui ballava con un’altra ragazza? Niente…

 
“Non sei una macchina, non puoi programmare tutto”

 
Passeggiai per i corridoi della scuola, con le parole di Rachele che mi rimbombavano nelle orecchie, finché non vidi Michelle e altri ragazzi del mio corso venirmi incontro salutandomi.

-Ciao Michelle, ciao Johnny, ciao Sasha.- dissi loro sorridendo.

-Oggi si balla il cha cha cha, sei gasata abbastanza?- mi chiese Johnny.

Risi.

-Voglio sperarlo…frana come sono, non so come farò.

-Nah, è tutta questione di coordinazione…se vuoi oggi fai coppia con me…- disse mettendosi le mani nelle tasche dei suoi jeans.

-Va bene, ma Gabriele…?

-Viene con me.- rispose Michelle.

-D’accordo.- dissi sorridendo.

 Tanto non credevo che allo spagnolo sarebbe dispiaciuto…stava già ballando con una bella ragazza…

 Dopo qualche minuto, entrammo tutti nella saletta dei balli latino americani. Rachele non era ancora venuta, ma nel frattempo anche altri allievi arrivarono, ad eccezione di Gabriele, Bobby e un altro paio di ragazzi.

 -Vieni Esmeralda, ti faccio vedere qualche passo, così quando viene Rachele sei già pronta.- disse Johnny.

-Va bene.- risposi.

-Allora la tua mano destra va nella mia sinistra, e la mia destra va qui. La nostra distanza deve essere pari, circa alla lunghezza del braccio.- disse.

-Poi io faccio un passo sinistro indietro e tu metti il piede destro in avanti e questo passo sarà uno…poi riportiamo il peso sull’altro piede e …due.- spiegò.

-Sinistro mio e destro tuo vanno leggermente a lato…così- mi fece vedere.- uniamo il piede rimasto libero, cioè il mio destro e il tuo sinistro e allontaniamo l’altro, e quindi questo sarà tre, quattro, e cinque. Rimaniamo così, ora io vado indietro con il destro e tu ti fai avanti con il sinistro.- parlava come si parla con i bambini, molto lentamente e ciò mi fece sorridere.

Johnny era bravo a spiegare e i suoi capelli rossi erano luminosi.

A dirla tutta non mi sembrava vero, ma stavo facendo bene i passi, quando un saluto mi distrasse.

Lo spagnolo.

-Oh ciao Gabriele.- disse il mio compagno di ballo.

-Ciao Giovanni, mi hai rubato la dama?- chiese il moro ridendo.

Si vedeva che si era già allenato. Era stanco e i suoi capelli erano leggermente bagnati.

-Gliel’ho chiesto, caro mio! Oggi ti cedo la dolce Michelle.- rispose il rosso ridendo.- E comunque poi ci saranno gli scambi di partener, quindi potrebbe ricapitarti Esmeralda.- continuò Giovanni, o meglio Johnny.

Gabriele mi guardò con una strana luce negli occhi.

-A dopo allora, Esmeralda.- disse.

Annuì con il capo e tornai a guardare il rosso davanti a me.

***

 

-Ma che brava, ma guardala…Giovanni sei un mito!- disse Rachele avvicinandosi a noi.

Dopo essere tornata dalle pratiche da firmare, la mia amica ci aveva fatto fare degli esercizi di riscaldamento e ci aveva mostrato le basi del cha cha cha, una ripetizione per chi frequentava il corso già dall’anno scorso e una lezione nuova per me e Gabriele, anche se, secondo me,quest'ultimo era già bravo a ballare tutte le danze sudamericane e non.

-Merito tuo che mi hai insegnato bene.- disse il rosso alla mia amica.

-Oh quanti complimenti, mi fate commuovere quando dite così…dai su ora con la musica.

-Che ci metti oggi Rachele?- chiese una ragazza.

-Oye como va di Carlos Santana. L’ho pronunciata bene Gabry?

-Algunos.- rispose sorridendo il moro.

-Bene, allora uno, due, tre, cha cha cha.

 La lezione stava proseguendo abbastanza bene. Mi capitava di fare qualche errore ma mi stavo divertendo, la ragazza che tendeva a ridere ogni secondo stava tornando, e questo grazie a dei semplici passi di danza e un paio di occhi neri, ora concentrati su Michelle.

 -Bravo Claudio,vai Sandra…sì…sinistro in avanti, non destro.- ammonì Rachele.

Era proprio brava come insegnante.

-Ora cambio, vediamo come ve la cavate con altri partner.

-Posso?- mi chiese Gabriele, guardando Johnny.

-Certo.- rispose Giovanni, facendomi l'occhiolino e andandosene.

-Come stai Esmeralda?- mi chiese ora, lo spagnolo sostituendo il rosso e mettendosi nella posizione di ballo.

-Bene. – risposi, guardando un punto a caso del pavimento.

-Ne sono contento. Mi scuso se ultimamente non ti ho più parlato di appuntamento o altro, sicuramente avrò dato più punti alla tua concezione negativa su tutti i ragazzi, no?

-Sì…ma non c’è bisogno di scusarsi…

-Sono molto impegnato con l’università e …ops, passo sinistro adesso.- disse correggendo un mio passo e stringendo la mia mano, quando stavo per cadere.

-Ho detto tranquillo, ti sembro la tipa che sente la mancanza dei ragazzi?- gli chiesi, guardandolo con un sopracciglio alzato.

-Oh no…n-non intendevo dire questo, solo che…mi rendo conto di essermi comportato con più freddezza con te, e visto che sono stato io stesso a dirti di volerti dimostrare che c’erano delle brave persone anche nei ragazzi…

-Capisco…tranquillo, ho accettato la sfida e hai più di due mesi e mezzo per dimostrarmi ciò che vuoi.

-Bene.- mi sorrise  e poi riprese a ballare in silenzio.

-Come mai eri a scuola prima degli altri?- gli chiesi sorprendendolo.

-Me l’ha detto Rachele.- lo precedetti, prima che potesse chiedermi come facevo a sapere che era venuto prima.

-Oh no niente, volevo esercitarmi perché ho un provino per un esibizione teatrale tenuta da degli amici degli amici dei miei genitori…

-Ma tu come fai a gestire tutto? Voglio dire l’università, la gelateria, la scuola di ballo e ora persino il teatro?- chiesi curiosamente.

Intanto la lezione stava continuando e per fortuna la mia amica non mi aveva ripreso neanche una volta.

-Nello stesso modo in cui fai tu, solo che tu non hai l’esibizione teatrale ma un affitto da pagare e anzi…mi chiedo io come tu faccia a mantenere i conti…

-Beh, direi che mantengo una vita normale, senza sprechi o vizi di qualche tipo. Non fumo e non mi piace bere quindi…

-Capisco…sei una ragazza da ammirare Esmeralda.- disse, guardandomi seriamente.

-Grazie.- risposi, guardandolo con la stessa intensità.

-Visto che sei molto bravo a ballare, dai lezione a qualche persona?- chiesi, ostendando nessun interesse.

-No, le prendo io figurati se le do.- mi fece l’occhiolino.- comunque prima una ragazza mi ha visto ballare e mi ha chiesto di insegnarle dei passi.

 Angela pancia piatta!

 -Oh…capisco…- dissi con nonchalance.

-Ma era troppo appiccicosa, mi ha perfino chiesto di uscire con lei.

A quel punto alzai di scatto il volto verso di lui. Uscire? Aveva fatto colpo Levanti.

-E tu?

-Ho rifiutato. Mi sono preso un impegno con te Esmeralda, e poi non mi piacciono quelle come lei.

Sollievo? Ero forse sollevata da questa risposta? Ma soprattutto la mia, era forse gelosia?

 

TO BE CONTINUED…

 

L’ANGOLINO DI NOVALIS

Ciaoo ragazzi! ^^

Come sta andando questo primo periodo di Giugno? Caldo, eh? Menomale che la scuola è finita!:)

Che dire, sebbene abbia avuto solo una recensione allo scorso capitolo, non cancellerò la storia, come avevo scritto! Mi piace come si stanno evolvendo le cose tra i protagonisti e mi piace scrivere, quindi continuerò a farlo indipendentemente da chi vorrà seguirmi. A tal proposito volevo ringraziare di cuore Sun_Rise 93 che con le sue splendide parole mi ha dato l’incentivo a continuare Bailamos e mi ha fatto capire che non devo abbandonare la scrittura, perchè prima o poi, a qualcuno interesserà la mia storia^^ Grazie <3

Grazie anche alle undici persone che seguono la mia storia e le tre che la preferiscono ^_^

Alla prossima ;)

Ah quasi dimenticavo...per gli insegnamenti di Johnny sul cha cha cha, ho visto un video insegnamento di cha cha cha su youtube, spero di aver scritto i giusti passi xD

 

 

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Capitolo 12
*** Come Katey Miller e Javier Suarez ***


CAPITOLO DODICI

 

 

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Erano cinque minuti che il telefono di casa squillava ininterrottamente! Ma era possibile che sempre quando mi facevo la doccia, per giunta con il mio shampoo e il mio bagnoschiuma preferito, doveva squillare il telefono? Uff, che pizza.

Con i capelli ancora intrisi di schiuma e la pelle bagnata uscii dalla doccia, presi frettolosamente un asciugamano e lo legai attorno al mio corpo.

-Pronto?- risposi scorbuticamente, dopo aver percorso il corridoio dal bagno al salotto.

Cavoli chiamavano sempre nei momenti meno opportuni. Non osavo immaginare cosa avrei risposto se chi mi avesse interrotto fosse stato un rompiscatole di qualche compagnia telefonica!

-Mamma mi ha detto tutto, è vero che hai un ragazzo nuovo?

Cosa? No, non era possibile…mia sorella??

-Celeste? Da quanto tempo!- quasi gridai nel dirlo.

Per la miseria non ci sentivamo da almeno sei mesi.

-Bando alle ciance, è vero?- disse gioiosamente.

Secondo me stava ridendo.

-Celeste…senti…come stai? E Raffaele?

-Tutto a posto, ma dai racconta.

-Posso richiamarti fra una trentina di minuti?…Sai ero sotto lo doccia…

Cercai di evitare il discorso, non ero pronta ad affrontare l’argomento con lei…

Cosa dovevo dirle? “No guarda sorellona, è tutta una farsa per evitare che mamma continui a rompermi sulla questione fidanzato”? No…o forse sì? D’altronde Celeste era mia sorella, e fin da quando eravamo bambine che ci confidavamo ogni più piccolo segreto. Certo andava anche detto che, da quando si era sposata, era cambiato il nostro rapporto.

-E’ falsa la cosa, vero?- chiese con tono serio.

L’aveva capito…

-Sì.- risposi sconsolata.- ma ti richiamo fra un po’ così ne parliamo meglio, okay?- chiesi notando che numerose goccioline d’acqua avevano bagnato il parquet del mio salotto.

Ora dovevo anche pulire, per la miseriaccia.

-Va bene, ma fai in fretta, che voglio sapere tutto, e con tutto intendo tutto.- chiuse così la telefonata.

…Era ancora più pazza di come l’avevo lasciata.

Ritornai a piccoli passi in bagno e finii di farmi la doccia. Ah!!…ed erano ancora le nove di mattino, figurarsi cosa sarebbe successo durante la giornata.

***

-Dunque l’idea è venuta a Rachele?- chiese Celeste al telefono.

-Sì, durante una conversazione in merito ai vari assilli di mamma, le è venuta questa idea. Comunque è andato tutto bene, tranquilla. Ma poi, quello che mi chiedo è, come mai mamma te ne ha parlato solo ora del mio fidanzato, che sono passate più di due settimane e mezzo e non prima?

-Non mi preoccupo del fatto che la cosa non sia stata creduta, piuttosto del fatto che in realtà tu sia ancora single e che sia finto il fidanzato di cui mi ha parlato mamma. Pensa era così contenta quando mi ha chiamato, diceva sempre: “è bello”, “è gentile”, “è cortese” e bla bla bla, pensavo che fosse vera la cosa….- rispose un po’ delusa-… e poi, me ne ha parlato già tempo fa, ma solo ora ho avuto modo di chiamarti…abbiamo fatto delle ristrutturazioni a casa.

-Cele, lo sai come sono e come la penso su determinate cose! Non riesco ancora ad aprirmi totalmente ad un ragazzo, figurarsi se mi posso trovare un fidanzato. In ogni caso, se ti può consolare, ultimamente sto iniziando a sentire qualcosa di diverso in me.- risposi addentando un biscotto al cioccolato dalla dispensa, mentre gironzolavo in casa, seguita da Carota, con il telefono cordless in mano.

-Qualcosa di che tipo?- chiese con un tono di voce, ora più…acceso.

-Forse mi piace il ragazzo con cui avevo finto il fidanzamento.- dissi così velocemente che temetti non avesse capito.

-Non osare mentire a tua sorella, capito?- disse nervosamente.

-Cele, è vero, o meglio secondo Rachele è così…e forse lo è veramente, insomma…ti ho detto del falso bacio, no?

-Sì…

-Beh da quel bacio, ti sembrerà banale, ma ho iniziato a sentire qualcosa di diverso in me, e poi giorni fa mi aiutò con due ragazzacci e lo penso spesso e lo vedo come il ragazzo più bello che…

-Okay allora ti piace, è deciso! Quindi non mi stai propinando una balla per chiudere la chiamata, vero?

-No.- risi.- avrei voluto dirti sì ma ahimè temo di essere ricaduta di nuovo nella trappola dell’amore.

-Tesoro, l’amore non è necessariamente una trappola, purtroppo hai avuto una brutta esperienza con un ragazzo stupido e idiota, ma devi dimenticarlo. Nella vita troverai sempre qualcuno di cattivo, ma ci sono anche i buoni, sai? Il mio maritino ne è un esempio così come papà, da quel che mi racconti anche il tuo datore di lavoro, e anche il piccolo Raffaele.- concluse ridendo.

Eccola la mia sorellona, quella che sapeva ascoltarmi, darmi i giusti consigli e bastonarmi quando lo meritavo.

-Beh a proposito del tuo maritino e Raf, come stanno? Parlamene un po’.

-Stanno bene, il piccolo non vede l’ora che finisca l’asilo e vuole che gli compra un nuovo giocattolo…qualcosa dei Barba Papà, devi vedere ama anche Peppa Pig, mentre Sebastiano ha avuto qualche piccola diatriba con un collega, ma tutto okay.

-Mi fa piacere, dì a quel monello di Raffaele che zia Esmeralda lo ama e gli manda mille baci, portamelo ogni tanto, eh?

Rise.

-Va bene, tanto a luglio è pure il suo compleanno, ma comunque mancando ancora quattro mesi,dimmi quando sei libera che ci organizziamo.

-Sì sì…ah Cele, mi raccomando non dire a mamma che è stato tutta una bugia la questione del…

-Ovvio, sono o no la tua complice number one?

-Lo sei!- risi.- Beh allora  a presto Cele, non aspettare altri sei mesi per farti sentire.

-Neanche tu, e fidanzati con il ragazzo, eh? Questa volta seriamente e anzi non me ne hai parlato molto…

-Ciao bella.- chiusi così la telefonata, a dispetto dei suoi :“un attimo”, “eh…ma”.

Le volevo molto bene, ma ci sarebbero stati altri momenti per parlare di Gabriele.

E ora avanti libri, un altro esame ci aspetta.

***

In turno di lavoro pomeridiano di oggi eravamo io, Margherita e Gabriele.

C’erano molti clienti e la Millefoglie alla panna e alla crema di Alfredo stava facendo faville, era il dolce più richiesto.

Margherita stava infornando dei biscotti,  io stavo servendo al bancone dei dolci e lo spagnolo stava sistemando il jukebox che si era inceppato ad una canzone di Emma Marrone.

-Esmeralda, mi passi il cacciavite?- mi chiese il moro ad un certo punto, notando che non c’era nessun cliente al momento.

-Aspetta ricordami cos’è un cacciavite…

D’altronde erano anni che non avevo a che fare con queste cose. Se avevo problemi a casa, chiamavo sempre tecnici o chi ne aveva la competenza.

-Vedi ha il manico rosso e una specie di bastoncino di ferro che…

-Ah sì, ho capito.- dissi, ripensando a quando da piccola, passavo questo tipo di strumenti a mio padre.

Lo presi da una cassetta arancione vicina a Gabriele, il quale era steso accanto al retro del jukebox. Indossava un pantalone con stampe militari e una t-shirt bianca che dalla sua posizione, notai essere leggermente sollevata sopra l’ombelico.

Wow…aveva davvero un fisico asciutto ma atletico, ma…un secondo, quello era un tatuaggio?

-Esmeralda, ci sei?- mi chiese lo spagnolo ancora armeggiando con vari strumenti dietro al jukebox.

-Sì.- risposi prontamente piegandomi sulle ginocchia e mettendogli il cacciavite sulla sua mano protesa verso di me.

-Hai un tatuaggio sotto l’ombelico?- chiesi curiosamente rialzandomi e andando verso la cassa.

-S-Sì sono delle piccole ali d’angelo.- rispose.

Tatuaggio più adeguato, secondo me, non c’era. Gabriele, oltra al nome, aveva anche un carattere di un angelo, almeno a quanto sembrava.

-Roba di gioventù...le feci insieme ad Emanuele...lui si fece tatuare le sue iniziali.- continuò.

-Ah ho capito…sono belle.- dissi.

Come io avevo tinto i capelli di rosso, non appena erano finite le superiori, così lui si era fatto tatuare delle ali di angelo.

-G-Gracias…o-okay, ho finito.- disse alzandosi in piedi e aggiustandosi la t-shirt.

 

 

Le mie cinque ore di lavoro si erano, fortunatamente, concluse. Quest’oggi era stata una giornata, a dir poco, pesante. Io e Margherita ci eravamo date molto da fare, e tra torte, gelati, pasticcini e biscotti il tempo era volato. Il padre di Rachele se n’era appena andato così come Margherita che aveva un appuntamento con il suo ragazzo.

Eravamo solo io e lo spagnolo e come se non bastasse si era messo a piovere.

Me l’ero sentito dalla mattina che la giornata sarebbe stata movimentata. Il tutto era iniziato con delle goccioline d’acqua e allo stesso modo si stava concludendo, solo che adesso le gocce cadevano dal cielo.

Gabriele stava chiudendo a chiave le porte del laboratorio e del magazzino, mentre io stavo appendendo il mio grembiule all’attaccapanni all’ingresso.

-Esmeralda…sta piovendo…vuoi che ti dia un passaggio?

Ehm…e ora?

-Okay…- risposi avvicinandomi alla porta d’ingresso.

Non mi andava di farmi dei chilometri a piedi con un leggero ombrello, con l’acquazzone che stava facendo.

-Bene.- rispose Gabriele spegnendo tutte le luci e chiudendo con una doppia mandata la porta principale.

Vedendo la sua automobile, mi chiesi dove fosse la sua vespa. Che avesse previsto la pioggia??

Da vero gentiluomo il moro mi aprì la portiera principale, così mi accomodai dentro la sua auto profumata.

Il ritorno verso casa fu tranquillo, lo spagnolo era silenzioso e guidava piano per via delle strade bagnate. Sembrava sciupato questo periodo.

-Gabriele hai mangiato oggi?- gli chiesi con curiosità.

Secondo me si stava stressando troppo, ultimamente.

Si schiarì la voce.

-Ehm…sì…stamattina…- rispose con tono incerto.

Mi stava mentendo. Lo capivo perché stava reagendo allo stesso modo in cui reagì quando una scatola di latta gli procurò un taglietto sulla mano, i primi giorni di prova in gelateria.

-A che ora e cosa esattamente?- feci con fare indagatorio.

Mi sentivo tanto Esmeralda passione detective.

-Alle…ehm…nove…un b-biscotto.

Oh mio Dio, quindi non mangiava da tipo undici ore?? Assurdo…come faceva?

-Posso offrirti una cena a casa mia?- gli chiesi a bruciapelo.

Mi dispiaceva vederlo così stanco e sciupato. Per la miseria, ma perché si ammazzava di così tanto lavoro e senza mangiare, per giunta? Un biscotto solo? Ma come era possibile che non fosse svenuto?

-N-Non vorrei arrecarti disturbo…

-Insisto.- dissi usando lo stesso tono che aveva lui quando mi diceva “insisto”.

-Va bene, grazie Esmeralda.

Arrivammo dopo pochi minuti a casa mia. Ci bagnammo un po’ ma finalmente dopo qualche secondo entrammo nel portone del mio stabile.

-Gabriele queste sono le chiavi, primo piano , porta numero quattro, ci sarà scritto il cognome De Angelis, io vado a prendere il mio cagnolino dalla signora di sopra.- gli dissi prima di salire le rampe di scale e dopo averlo visto annuire.

Suonai al campanello della signora Agnese, sentendo già l’abbaiare della mia cara Carota.

-Salve signora, sono venuta a prendere Carota.

-Ciao tesoro, oggi siamo andate vicino allo stadio io e Carota, ci siamo proprio divertite.- disse la mia cara anziana amica.

-Grazie mille Agnese, prima o poi le farò una statua per la sua gentilezza, glielo prometto.- dissi sorridendo.

Le sue labbra si curvarono in una timida curva.

I boccoli color argento le davano un tocco sofisticato e molto affascinante.

-Esmeralda, comunque prima è venuta una signorina dai capelli castani, mi ha detto di chiamarsi Rachele e mi ha dato questi dvd, dicendomi di darteli. Ha aggiunto che ti serviranno per scioglierti.

Rachele? Alla signora Agnese? Sciogliermi? E poi, capelli castani? Se li era di nuovo tinti?

Presi in mano i due film, a casa li avrei controllati bene.

Mi diede il collare del mio pastore scozzese, ma prima che potessi andarmene mi sorse una domanda.

-Ah signora, lei cosa mi consiglia per una cena a due, di semplice, buono e veloce?

-Sei con un ragazzo?- mi chiese Agnese, sorridendo in maniera particolare.

-Sì…ma non per quello che pensa lei…- risposi timidamente.

Chissà che stava pensando…

-Spaghetti al pomodoro, un po’ di insalata e fettina di carne.- mi rispose, gettandomi uno sgurado felice, e dando un’altra carezza a Carota prima di chiudere la porta.

Mhm...avevo tutto! Poteva andare.

Salii le scale e suonai il campanello. Gabriele mi aprì.

Wow…che strano effetto trovare qualcuno ad accoglierti in casa.

Si vedeva troppo che non ero più abituata a queste cose?

Entrai nel mio appartemento, piombando in cucina, mentre notai che il mio cane fece le feste allo spagnolo.

-Se hai i capelli bagnati, ti do il phon.- proposi allo spagnolo.

-N-no tranquilla.- mi rispose timidamente, accarezzando la testolina di Car.

Mi avvicinai a lui, e gli passai una mano nei capelli. A quel mio gesto lui chiuse gli occhi.

-T-ti conviene andare ad asciugarli, invece.- risposi balbettando.

Dio, neanche avessi quindici anni! Mi sentivo esattamente un’adolescente alle prese con la sua prima cotta.

Da essere “the iron lady”, la ragazza ghiacciolo e la signorina Acidità, mi stavo sciogliendo troppo in fretta. Era normale tutto questo? Non era troppo da commedia americana?

“Sei un essere umano, Esmeralda, non puoi programmarti tutto”. Sì sì…ho capito!

Intanto le parole dello neo-castana mi rimbombavano in testa come l’ululato di un fantasma in un casa stregata.

- Ti vanno bene spaghetti al pomodoro, insalata e carne?- continuai, chiedendo e  aprendo il frigorifero e uscendo dei pomodori e della lattuga.

-Sì, algunos, grazie mille Esmeralda.- rispose sorridendo.- posso aiutarti?

-No vai pure ad asciugarti i capelli, e poi vai in salotto… Rachele ha dato alla mia vicina due dvd, puoi controllare cosa sono?

-Certo. Dove posso andare per asciugarmi i capelli?

-In fondo al corridoio, a destra, c’è il bagno. Il primo mobile di legno a sinistra contiene il phon.


Dopo una quindicina di minuti, in cui versai gli spaghetti in pentola e preparai il soffritto con i pomodori, il moro ritornò, con i capelli asciutti e luminosi.

-Fatto, grazie ancora! Ah e ho controllato i film…Sono Dirty Dancing uno , e Dirty Dancing due -Havana nights.

-Oh…non li ho mai visti, tu?

-Solo il secondo. E’ il film preferito da mia madre e mia sorella maggiore.

-E di che parla?- chiesi girando gli spaghetti, che intanto si stavano ammorbidendo.

-Di un ragazzo cubano bravo nelle danze latino americane, e una ragazza americana che si trasferisce a Cuba durante il periodo di una rivoluzione con Fidel Castro.

Bravo nelle danze latino americane…ma tu guarda che coincidenza…

-Capito! Lo vuoi vedere dopo con me?- proposi tagliando dei pomodori.

-S-Sì mi farebbe molto piacere.- rispose con le guance rosse.

Era un ragazzo dolce, questo non potevo proprio negarglielo.

-Va bene dai, ho cambiato idea, dammi una mano, taglia i cetrioli e mettili in quella ciotola lì.

E così la missione: prepara una cena in quattro e quattr’otto, ebbe inizio.

***

 

 

Apparecchiata la tavola e accesa la tv, iniziammo a mangiare.

Come cuoca non ero mai stata molto brava. Ero sì una pasticcera ma con il cibo salato scarseggiavo un po’.

-E’ buono?- chiesi allo spagnolo, che prontamente annuì col capo.

Era educato anche quando mangiava, aveva messo il tovagliolo di stoffa sulle gambe e mangiava molto lentamente.

Adriano era tutto il contrario invece…

*“Amore, ti dispiace se mangio un panino al volo?

“Ma ho preparato la cena! Sei stato tu a dirmi di non studiare per cucinarti, visto che ci stiamo vedendo di meno.”

“Ti prego, oggi gioca il Milan”

Se ne fregava del tempo che avevo speso in cucina. Prima voleva che gli cucinassi e poi…*

-Sì sì, sei brava anche con le cose salate.- mi disse sorridendo.

-Avevi dubbi?- gli chiesi inarcando un sopracciglio.

Alla sua espressione quasi intimorita, scoppiai a ridere. Era come se i panni di Miss Acidità mi fossero divenuti stretti. Come se la vecchia me, volesse riaffiorare.

-Scherzavo…- continuai ridendo.

L’espressione di Gabriele cambiò e questa volta mi sorrise con gli occhi putati sul suo piatto.

-Sai…sei molto bella quando ridi.- disse ad un certo punto sorprendendomi.

-G-grazie.- farfugliai frettolosamente, concentrandomi sul mio piatto.

Wow…il cuore batteva così in fretta, dopo questo complimento che mi stava facendo male il petto, così  onde evitare che anche lo spagnolo potesse sentire il mio organo vitale battere, mi alzai velocemente andando ,o meglio, scappando in cucina.

Mi appoggiai al frigorifero e posai una mano sul mio cuore notando che non voleva smettere di calmarsi. Per la miseria…

Dopo essermi ripresa, ritornai e sparecchiai, poi presi il secondo.

-Beh raccontami qualcosa di te.- proposi per non permettere solo alla giornalista di un telegiornale di occupare il nostro silenzio.

-Cosa vuoi sapere?

-Mah…oltre la danza, ti piace qualche altro sport?

-Direi il basket! Quando ero piccolo ho giocato dai sei ai dieci anni a calcio, poi dai dieci ai diciotto a basket.- rispose sorseggiando dell’acqua.

-Forte!...Oh che stupida…non ti ho neanche chiesto se vuoi del vino rosso o…

-E’ tutto assolutamente perfetto così.- disse perforandomi con i suoi pozzi neri.

-O-okay…ah e i tuoi genitori? Sanno che sei qui?

-Non sono in casa, sono partiti per andare a trovare alcuni miei zii e Luz è con una mia cugina.

-Oh…capisco.

-E tu che mi racconti?

-Cosa vuoi sapere?- risposi con la sua stessa precedente domanda.

-Sport?

-Danza classica da piccola, un solo anno però. Per il resto niente, sono sempre stata una schiappa nelle attività sportive.

Rise.

-Oh danza classica…brava. Purtroppo è una delle poche danze in cui non sono bravo.

-Ti piace molto ballare, eh? Hai preso da tua madre...dicesti tempo fa!- chiesi, posando la forchetta nel piatto.

-La danza è l’unico modo per essere completamente me stesso. Sì da mia madre…mio padre si innamorò di lei dopo averla vista in uno spettacolo teatrale a Barcellona.

-Raccontami di loro.

-Mhm…beh so che mio padre, ragazzo italiano, si era appena laureato insieme ad alcuni suoi amici, e che per festeggiare il traguardo raggiunto, andò con una comitiva di ragazzi a Barcellona. Poi il loro ultimo giorno di permanenza lì, andarono a vedere uno spettacolo di danze latino americane e fu colpito da una ballerina dalla carnagione abbronzata, con i capelli lisci, lunghi e neri adornati da delle piccole rose rosse: mia madre. Se ne innamorò subito e da lì poi ci furono appuntamenti e altro che portarono al loro fidanzamento.

Che storia dolce, un italiano e una ballerina spagnola.

-Solo tu hai un nome italiano, oltre tuo padre, in famiglia?

-Sì…mi dicono che sono quello più assomigliante a mio nonno paterno e per questo ho il suo nome.

-Capisco, e…ti piace più la Spagna o l’Italia?

-Mhm…direi l’Italia, d’altronde è la patria in cui sono nato e cresciuto, poi io amo i monumenti italiani, e adoro Caravaggio e Leonardo Da Vinci.

Annuì il capo e gli sorrisi. Avevano gusti in comune.

 

Dopo aver messo i piatti nella lavastoviglie, portai Carota nella sua casetta di gomma, accanto al mio letto, per dormire.

-Ciao amore mio, ci vediamo domani, eh?

Al suo abbaiare sorrisi.

Adoravo il mio cane. Non vedevo l’ora che arrivassero le ferie, per poter passare del tempo con lei.

Poi andai in salotto e sedendomi sul mio sofà, lasciai che Gabriele mettesse Dirty Dancing due nel lettore dvd.

La storia proprio come aveva accennato lo spagnolo, raccontava di una famiglia americana trasferitasi a Cuba. Nell’hotel in cui alloggia la protagonista: Katey Miller , quest’ultima si scontra con un cameriere cubano: Javier Suarez, il quale è un ballerino non professionista di danze latino americane, che si lascia semplicemente trasportare dal sound e dalla musica. Lei invece, è figlia di ballerini professionisti, e nel suo piccolo è brava a ballare, ma è molto tecnica e poco cuore.

Gabriele guardava attentamente ogni scena e ogni tanto rideva, per una battuta o per una scena particolare. Doveva piacergli molto il film.

Al polso destro portava un bracciale d’acciaio e al medio un anello dello stesso materiale. Con i suoi braccialetti, la sua carnagione e i suoi capelli mossi e scuri sembrava proprio un pirata. Bello però…

Rachele aveva dato questo film alla signora Agnese, per farmi sciogliere…ma in che senso? Voleva forse dire che io ero più tecnica che cuore? Sì, molto probabilmente.

-Ti sta piacendo?- mi chiese lo spagnolo, facendo allontanare i miei pensieri.

-Come? Oh…sì…è bravissimo lui, ma i balli alla “Rosa Negra” sono troppo…provocanti.

Dissi riferendomi ai balli che Katy guarda dentro un famoso locale di balli “proibiti”, come dice il titolo del film.

Già erano sensuali i balli latini, ma effettivamente dovevano essere così! La sensualità era un ingrediente principale per lasciarsi andare e ballare bene.

-Già, ma la danza è sensualità, se manca quella si è solo dei robot. Anche la danza classica è così. E’ in primis eleganza, e raffinatezza ma anche le ballerine sono molto sensuali nella loro grazia.

-Ah ecco, ora si spiega perché sono un pezzo di legno quando ballo.

Oh no, avevo fatto trapelare i miei pensieri a voce alta.

-Nah, anche tu sei sensuale, solo che non te ne accorgi e non vuoi far uscire quel lato di te. Sei timida e ti vergogni facilmente come Katey Miller.- disse sorridendo.

-Ha parlato Mister Audacia  e provocazione, tu sì che sei come Javier Suarez.- lo presi in giro, ricambiando il sorriso.

-Beh hai ragione, sono timido anch’io, ma quando ballo mi…trasformo.

Questo l’avevo capito…

E così lasciammo che il film continuasse.

 

Quando la commedia  si concluse erano circa le undici di sera. Per fortuna che domani era il mio giorno libero.

Mi era piaciuto Dirty dancing due, peccato per il finale un po’ triste, ma bello ugualmente. Un film romantico e ben fatto. Mi aveva colpito anche perché la protagonista assomigliava a me, e mi faceva strano vedere una coppia di ballo così simile a quella che formavo io con Gabriele.

-Beh Esmeralda, allora io andrei…

-Certo…

Per fortuna che aveva smesso di piovere.

-Grazie mille per tutto, sei stata molto gentile.

-Figurati…- gli risposi notando che si era avvicinato alla porta d’ingresso.

Mi alzai per raggiungerlo.

-Senti…domani ho il turno di mattina, ma dalle quattro sono libero…ti andrebbe di venire al famoso Luna Park di cui ti parlai tempo fa?

-Ehm…sì.- risposi felicemente.

Mi sentivo bene.

-D’accordo allora per le quattro e mezza ti passo a prendere.

-Bene, a domani allora! E guida piano.- conclusi, prima di vederlo tendermi una mano vicino alla porta d’ingresso.

-Grazie ancora.- disse.

Voleva forse che gliela stringessi?

Con incertezza allungai la mia mano, stringendo la sua, ma mi colse di sorpresa.

Infatti prima che potessi ritrarla, posò le sue labbra sulla mia mano, dando agio al mio cuore di bussare troppo in fretta.

TO BE CONTINUED...

 


L’ANGOLINO DI NOVALIS

Ciao ragazzi!^^

Inutile scrivere che se avete opinioni, critiche costruttive, cose che vorreste leggere, o altro, sarò ben felice di leggere i vostri commenti. ;) 

In questo capitolo ho citato due film che mi piacciono molto e che vi consiglio, uno dei quali è quello che vedono Gabe ed Esmeralda , che mi è capitato di vedere giusto pochi giorni fa :)

Come sempre mille grazie a elev e Sun_Rise93 per le loro splendide recensioni. Grazie di cuore ragazze, senza di voi, il progetto Bailamos si sarebbe fermato già tempo fa :)

Grazie anche a chi legge silenziosamente, a chi segue e preferisce questa storia ^^

Novalis

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** In Vino Veritas! ***


Bailamos- capitolo tredici

 

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Com’è vero che nel vino c’è la verità
ti dirò tutto, senza segreti.

William Shakespeare 

RACHELE’S POV

Dopo il primo appuntamento avvenuto al cinema, guardando uno dei miei film preferiti, ero già al quinto incontro con il ragazzo di cui ero innamorata. Non potevo crederci. Ero al massimo della felicità, il mio cuore era leggero come una piuma e in ogni momento della giornata il mio viso era colorato da un sorriso, tutte cose che facevano ingelosire mio padre e fremere dalla gioia Esme.

Mi osservai allo specchio tutta contenta. Mi ero perfino tinta i capelli di castano per Emanuele e devo dire che non smetteva di farmi complimenti su quanto questo colore mettesse in risalto i miei occhi e la mia carnagione.

Oggi saremmo andati a vedere uno spettacolo di danza classica. “Il lago dei cigni” si sarebbe messo in scena. Ero davvero eccitata all’idea di poter, finalmente, vedere dal vivo uno dei balli più belli della storia della danza classica. Fino ad adesso, mi ero accontentata di vedere e sentire le splendide musiche di quest’opera solo tramite dvd ma ora avrei visto tutto da vicino.

Certo era che a farmi compagnia c’era Emanuele, quindi…mi sarei sicuramente distratta.

Dopo un’ora di guida intervallata da barzellette, musica, sorrisi e chi più ne ha ne metta, arrivammo al teatro.

Amavo quel ragazzo, era deciso. E se all’inizio solo il suo fascino mi aveva stregato, ora amavo anche ogni sfaccettatura del suo carattere. Amavo il modo in cui faceva curvare le mie labbra in un sorriso quando ero un po’ giù, amavo il modo in cui rideva, in cui si passava una mano nei capelli, in cui arrossiva quando mi beccava ad osservarlo. Insomma ero innamorata, punto.

Lo spettacolo fu, come avevo immaginato, di una bellezza stratosferica.

Era tutto perfetto. I ballerini con la loro grazia, eleganza e raffinatezza, le musiche, i costumi, la scenografia, tutto.

Sebbene fossi un insegnante di danze latino americane, adoravo la danza classica e sapevo anche un po’ ballarla. Al posto di fare l’università, avevo infatti, deciso di continuare con la mia passione più grande: il ballo, in tutte le sue forme.

Piansi tanto, dovevo ammetterlo.

La scena finale fu struggente…la morte del cigno e quella musica così triste e travolgente di Čajkovskij, fecero bagnare le mie guance come non mai.

Quando uscimmo Bobby mi sorrise e mi tenne per mano.

-Ma perché stai piangendo così tanto?- mi chiese guardandomi, con i suoi occhioni blu.

-Beh…ecco, scusami, non volevo ma…- un singhiozzo mi interruppe,- ma è troppo t-triste q-questo spet-tacolo e…

Non mi diede il tempo di finire che mi abbracciò.

-Sei molto sensibile Rachele…non conoscevo questo lato di te e devo dirti che non mi dispiace affatto…però a saperlo prima ti portavo a vedere l’opera “Pagliacci”.- mi sorrise, facendo ridere anche a me.

-No, “Pagliacci” è un’altra opera triste.- risi.

-Ah davvero? - fece una faccia buffa che ci fece ridere.

-Dai su ora asciuga quelle lacrime…ti va di andare un po’ al parco?

Annui con un sonoro “Mhm mhm”, poi ritornata nella sua macchina il viaggiò partì.

Per fortuna la pineta non distava molto dal teatro, così in pochi minuti arrivammo.

Ancora mano nella mano, gesto che faceva battere il mio cuore all’impazzata, facemmo una passeggiata, circondati da tanto verde, un laghetto con le papere, ragazzi e bambini di ogni età.

-Sai Rachele, in tutti i nostri appuntamenti, mi sono reso conto di una cosa.

-Cosa?- chiesi guardandolo.

-Che mi piaci e anche molto…o meglio il fatto che tu mi piacessi è un fatto vecchio, perché la tua bellezza esteriore e interiore non mi era passata inosservata, ma conoscendoti meglio credo di aver capito che voglio che tu sia la mia ragazza, la mia fidanzata. - rispose, guardandomi con fermezza.

Oh Dio mio, era forse un sogno, questo? Un pregio ma forse anche un difetto di Emanuele era che le cose le diceva molto schiettamente, dunque sentirmi dire all’improvviso che gli piacevo era…wow…!

-Oh wow…cioè…non ci credo…è tutto vero?

Ricambiai il suo sguardo.

-Certo…sempre se tu lo voglia ovviamente…

-Ovviamente sì- risposi con enfasi, saltandogli addosso.

-Non sai da quanto aspettavo questo momento.- continuai.

-Dici davvero?- chiese allontanandomi un po’ per guardarmi negli occhi.

-Ovvio, non so come tu abbia fatto a non capirlo subito.

Gli feci la linguaccia e lui mi sorrise stringendomi a sé.

 

ESMERALDA’S POV

Felice? Sì molto probabilmente era felicità quella che stavo provando in questo momento. Oggi pomeriggio sarei uscita con Gabriele.

Mi sarei divertita? La parte più acida di me avrebbe continuata a prendere il sopravvento? Oppure la vecchia dolce Esmeralda sarebbe tornata?

Tra tutte queste domande, non mi accorsi che il mio cellulare stava squillando.

-Pronto?

-Hola Esmeralda, sono Gabriele. Ti disturbo?

Parli del diavolo…

-No, assolutamente. Dimmi.

-Sì…ehm…senti, vedi che…per quanto riguarda oggi pomeriggio c’è un piccolo cambio di programma.

-In che senso?

Ti pareva che non doveva esserci qualcosa a rovinare tutto?

-Vedi i miei genitori mi hanno appena chiamato per dirmi che hanno avuto problemi con il volo Barcellona-Italia, dunque arriveranno domani mattina e non oggi pomeriggio come previsto. Ora però il problema è che mia cugina oggi pomeriggio non può badare a mia sorella che è troppo piccola per stare da sola, quindi…

-Quindi?

-Quindi per te sarebbe un problema se venisse con noi al luna-park?

-Oh…ehm, era questo dunque! Beh…no, tranquillo! Farò la conoscenza di tua sorella, va benissimo!

Ero sincera. Non ci sarebbe stato niente di male se sua sorella fosse venuta con noi…e poi questo non era certo un appuntamento romantico dunque…

-Perfetto, scusa per l’inconveniente…allora ci vediamo intorno alle quattro e mezza.

-Bene, ciao Gabriele.

-Ciao Esmeralda.

Chiusi la chiamata e tornai in camera mia per prepararmi per il pomeriggio.

Dentro di me ero serena. Ma avrei dovuto seriamente iniziare a togliere il freno, ed essere più “umana” e meno “meccanica” con lo spagnolo? E se la sua fosse stata tutta una maschera? Nah, perché avrebbe dovuto nascondersi? Ma poi la cosa che più stava torturando la mente era perché insisteva tanto con me?

Gabriele Levanti. Levanti Gabriele…ah accidenti!! Eri così gentile, dolce e galante che mi stavi facendo di nuovo cambiare. Eri indubbiamente anche bello, e io mi sentivo troppo fragile…dovevo davvero fidarmi di te?

Uffa quante domande!

-Carota aiutami tu, ti pregooo!!- mi rivolsi alla mia fedele amica.

I suoi occhioni neri mi guardarono, così le accarezzai la testolina e poi andai al computer per sbirciare qualche consiglio per un bel look.

 Non che mi volessi mettere in tiro, sia chiaro…solo che perlomeno dovevo essere presentabile…ci sarebbe stata anche sua sorella, d'altronde…

Dopo un po’ il campanello di casa suonò.

Era la signora Agnese. E in mano aveva una bottiglia di vetro, verde.

-Oh signora, buongiorno! Mi dica.

Intanto anche Carota mi si avvicinò facendo le feste alla mia vicina di casa. Ormai erano diventate amiche quelle due.

-Ciao Esmeralda, che bello trovarti in casa di mattina. Senti…poche ore fa mio figlio mi ha portato due bottiglie di vino rosso, sai che è un imprenditore lui, no? Beh…vorresti accettarne una? Io non ne bevo così tanto…

-Signora no, io e l’alcool siamo come due rette parallele, non sa minimamente come mi potrei comportare se ne bevessi anche solo un goccio…e poi mi dispiacerebbe privarla di un dono di suo figlio…comunque vuole accomodarsi…faccio il caffè.

-Oh sì volentieri.

La mia cara vicina entrò in casa, e in seguito all’averla fatta sedere in cucina, accesi la caffettiera.

- Esmeralda ti prego accetta la bottiglia. Un bicchierino ogni tanto non potrà farti che bene…e poi se inviti qualcuno a pranzo o a cena un bel vino rosso non deve mancare. - mi ridisse Agnese, guardandomi con occhi dolci.

-E va bene Agnese, se proprio insiste,- risposi sconsolata,- però ora stia tranquilla, vuole una fetta di ciambellone? L’ho fatto stamattina.

Presi la bottiglia che aveva posato sul tavolo e la misi in frigo. Tanto sempre lì sarebbe rimasta…

-Grazie, lo gradirei molto. Ma tu cucini dolci anche quando non lavori?

-Beh ogni tanto,- sorrisi- sa il mio lavoro è anche una delle mie più grandi passioni, quindi…non mi dispiace fare dolci.

-Capisco, ne sono contenta…e dimmi ieri sera come è andata con quel giovanotto?- cambiò discorso imbarazzandomi.

-Bene Agnese. Ho cucinato ciò che mi ha consigliato, e sembra che tutto sia stato di suo gradimento. Poi abbiamo visto uno dei due dvd che lei mi diede da parte della mia amica Rachele.

-Oh bene bene, mi fa piacere. Ma sentiamo… il giovanotto in questione è quel bel ragazzo che vidi tempo fa, a casa del signor Diomede?

-Sì…- risposi un po’ imbarazzata.

Non mi era mai piaciuto parlare di ragazzi.

-Comprendo…e ti piace?

-Oh beh…forse signora…non capisco più niente.- confessai.

-Raccontami ciò che provi…potrei provare ad aiutarti- mi disse.

Così le raccontai del giorno in cui pranzai con i miei genitori, del bacio e di tutto quello che poi seguì, compresi i miei cambiamenti e le mie sensazioni.

-Interessante…beh cara Esmeralda, io ricordo bene quando mi raccontasti di Adriano e del suo imperdonabile comportamento, e so che sei una ragazza meravigliosa. Non conosco questo giovanotto che ti sta facendo cambiare, ma penso che dovresti provare a dargli una possibilità. Sai io quando conobbi Antonio, quella buon’anima di mio marito, seppi dal primo sguardo che era l’uomo che amavo e che avrei amato per sempre.

-Tutte i matrimoni dovrebbero essere come il suo, cara Agnese, fondati su nient’altro che amore, rispetto e fiducia. Vedrò signora, vedrò. Ciò che ho capito è che in fondo ci sono cose che non si possono controllare. Il cuore batte il cervello, più di una volta, purtroppo e per fortuna…Ah, ma quesi dimenticavo, Agnese oggi devo uscire con quel giovanotto…potrebbe tenere Carota?

Gli occhi dell’anziana donna sorrisero.

-Ma certo…se vuoi puoi farla anche dormire da me, nel caso tu facessi tardi…

-No, ma che tardi signora…

-Dai falla stare da me, Carota è vero che oggi dormiamo insieme?

La mia cagnolina si avvicinò alla mia vicina che prontamente la accarezzò.

-E va bene…va bene!

Sorridemmo e la giornata continuò.

***

 

Okay…il citofono era suonato. Diedi un’ultima occhiata alla mia figura riflessa sullo specchio. Avevo deciso di indossare un vestitino al ginocchio verde, un copri spalle bianco, e dei stivaletti marroni come la borsetta di cuoio a tracolla. Mi ero legata i capelli in una coda alta, lasciando libere solo due ciocche mosse, ai lati del viso.

Sospirai e uscii di casa, non prima però di aver lasciato Carota da Agnese.

Ad aspettarmi appoggiato alla sua macchina c’era lo spagnolo, e accanto a lui una bambina…doveva essere Luz.

Era la stessa ragazzina della foto che mi mostrò un giorno. Carnagione abbronzata, grandi occhi neri quasi a mandorla e lisci capelli color carbone.

Una piccola Pocahontas per farla semplice. In mano aveva anche una borsetta di Barbie e una macchina fotografica. Suo fratello invece indossava una camicia a quadrettoni blu e neri (con le maniche sempre rigorosamente piegate a metà avanbraccio) sotto un pantalone beige e delle converse blu.

-Ciao.- dissi prima guardando il moro e poi sua sorella.

-Ciao Esmeralda.- Gabriele si schiarì la voce,- lei è Luz…Luz lei è Esmeralda.

-Ciao Luz, mi chiamo Esmeralda ma puoi chiamarmi Esme.

La piccola mi guardò per qualche secondo seriamente, quasi come fosse concentrata sul mio viso…magari le ricordavo qualcuna. Poi, dopo qualche secondo, le sue labbra su curvarono in un dolce sorriso.

-Ecco a chi ti assomigli…sei Anastasia…

-Come? Anastasia? E chi è?- chiesi ridendo.

Anche Gabriele scoppiò a ridere.

-Anastasia la regina di tutte le Russie…

Guardai stranamente Gabriele, sempre mantenendo il sorriso.

-Credo intenda Anastasia Romanov, da cui hanno tratto il cartone animato della Disney…-disse Gabriele.

-Ma sì…stessi capelli rossi, sorriso, forma degli occhi…sei bella Anastasia…- disse la piccolina avvicinandosi a me. Dopo qualche secondo mi sorrise e mi abbracciò.

Ero certa che in quel momento le mie guance si fossero tinte di rosso. Non ero più abituata ai bambini, alla loro innocenza e ai loro abbracci. Mia sorella non mi faceva quasi mai vedere Raffaele.

-Oh grazie piccolina, ma lei non ha gli occhi azzurri?- ricordai accarezzandole i capelli.

-Fa nulla, sono del mio stesso colore i tuoi.

-Bene!- le sorrisi,- sai a chi assomigli tu, invece?

-A chi?

Che vocina dolce, Dio!

-A Pocahontas…ti piace?

La piccolina si staccò da me e guardò Gabriele.

On no, non è che avevo sbagliato qualcosa?

-Ho detto qualcosa di sbagliato?- chiesi con timore.

-No…è che è la sua protagonista preferita.- rispose ridendo Gabriele.

-Oh beh mi fa proprio piacere.

Dopo qualche secondo entrammo in macchina. Io e Luz decidemmo di sederci nei sedili posteriori insieme. Le misi la cintura di sicurezza e il viaggio partì.

Okay…era molto probabile che mi fossi fatta una nuova amichetta.

***

 

Il viaggio non fu molto lungo. Io e la piccola Luz parlammo più che altro dei nostri cartoni preferiti della Disney, di gusti di gelati, di compiti scolastici, amici e di colori. Era una bambina simpatica, gentile e sempre sorridente, si vedeva che era sorella a Gabriele.

Giunti al luna-park presente in un piccolo paesino vicino a quello in cui abitavamo, rimasi a bocca aperta. Mi sembrava di essere ritornata piccina, alle volte in cui ogni domenica del mese andavo col mio papà nelle fiere dei paesi vicini per andare ai parchi che allestivano.

Entrati prendemmo un piccolo volantino che mostrava tutte le attrazioni che avremmo potuto vedere.

Luz scelse come prima giostra un trenino a forma di bruco.

Ovviamente salì solo lei…eravamo troppo grandi per entrare nei piccoli vagoncini.

-Scusami se le cose sono andate diversamente dal previsto.- mi disse ad un certo punto Gabriele, salutando con la mano la piccola Luz che stava per fare il suo primo giro.

-Tranquillo, tua sorella è simpatica. Si vede che è una brava ragazzina.

-Mi fa piacere che tu la pensi così. In effetti è una bambina deliziosa, un po’ capricciosa a volte…ma mi vuole bene.

I suoi occhi mentre parlava, erano fissi su Luz che stava ridendo come una matta durante il suo giro.

-Si nota tanto…sono certa che lei e mio nipote andrebbero d’accordo.- dissi pensando a Raffaele.- solo che lui ha quattro anni.

-Ah beh solo tre anni di differenza, in fondo!

Dopo qualche altro minuto la piccola ci raggiunse, e mi prese per mano.

Era bello stare in questo posto. Sebbene ci fossero più giostre adatte ai più piccoli, e quindi poco adatte a me e a Gabriele, era una bella sensazione quella di essere circondati da bambini, da sorrisi, da palloncini colorati, dal profumo di zucchero filato e di focaccine dolci…era una cosa che non provavo da tanto tempo.

Inutile dire che mi divertii comunque molto e vedere la piccola Luz fare capricci con Gabriele, era un qualcosa di imperdibile, soprattutto quando la piccola voleva fare delle foto a me e lui. E poi vederlo nei panni di fratello maggiore era proprio strano.

Dopo un paio di ore, in cui feci la conoscenza del venditore di palloncini e di zucchero filato, a detta di Gabriele due bravi ragazzi che servivano per dimostrarmi che c’erano anche brave persone nei maschi, il cielo iniziò a imbrunirsi così decidemmo di fare altre due giostre, e di mangiare qualcosa.

-Anche tu fai dolci, Anastasia? - chiese la piccola ad un certo punto.

-Luz, ancora con Anastasia? Si chiama Esmeralda.- la riprese Gabriele.

-No tranquillo, può chiamarmi come vuole! Comunque sì anch’io faccio dolci, sono una pasticcera.

-Wow forte!- disse allungando la o, e la e.

-Qual è la tua torta preferita?- le chiesi.

-Mhm,- si mise una manina sul mento e volse gli occhi al cielo in una posizione da pensatrice,- direi la crostata alla marmellata.- rispose infine, leccandosi le labbra.

Era proprio una bambina deliziosa.

-Oh benissimo! Allora un giorno di questi te la preparo, così Gabriele te la porta.

-Come si dice adesso?- chiese Gabriele rivolto a sua sorella.

-Grazie!- disse la piccola.

-Non c’è bisogno di ringraziarmi. – le feci l’occhiolino e lei mi sorrise,

Dopodiché riprendendomi per mano, continuammo il nostro cammino alla ricerca di qualche altra giostra.

A distanza di un quarto d’ora vedendo una di quelle attrazione, dove bisognava prendere un peluche muovendo opportunamente una levetta, si fermò lì, lasciando la mia mano e prendendo quella di Gabriele che fece stringere alla mia.

Oh no…ero mano nella mano con Gabriele? No, no…che imbarazzo.

Lo spagnolo mi guardò timidamente per qualche secondo, poi sciolsi prontamente la presa.

-Luz, ma che cosa combini?- la rimproverò.

-Che ho fatto?- chiese la bambina.

-Io ed Esmeralda non siamo fidanzati, non possiamo tenerci mano nella mano, capito?

-Okay, okay, ma siete carini.- rispose ridendo Luz.

Risi anch’io. Bah che situazione!

***

 

Erano le otto di sera. La piccolina sembrava stanca e il cielo era proprio scuro. Il momento di tornare a casa era giunto.

Gabriele fece una telefonata a sua cugina per vedere se fosse tornata in casa.

Mi piaceva sentirlo parlare in spagnolo.

-Senti Esmeralda…ti dispiace se riporto prima mia sorella a casa, e poi accompagno te? Mi sembra stanca…tanto c’è mia cugina che può badare a lei. - mi chiese il moro.

-Certo, nessun problema.

Misi la cintura di sicurezza a Luz e a me e poi ci muovemmo verso la casa dello spagnolo.

Ascoltammo un po’ di musica, e la bimba mi fece vedere le varie foto che aveva scattato al parco.

Ma un attimo…quelli eravamo io e Gabriele? Eravamo vicini e dietro di noi c’era la ruota panoramica.

-Ehi Luz…ma come hai fatto a scattare quelle foto? – le chiesi curiosamente.

-Quando mi fermavo a vedere le giostre e tu e Gabriele parlavate tra di voi…le ho fatte di nascosto.

Annuì col capo e sorrisi. Dovevo piacerle molto.

Dopo un po’ si avvicinò al mio orecchio.

-Ma mio fratello ti piace almeno un po’?- mi sussurrò.

La guardai sorridendo, le mimai un sì con la testa aggiungendole all’orecchio un “ma giusto un pochetto”, e poi misi l’indice sopra le labbra nel gesto di mantenere il silenzio.

Lei ridacchiò e poi rimase a guardare suo fratello.

 

Dopo una trentina di minuti arrivammo davanti casa Levanti. Salutai Luz con un bacio sulla guancia, poi Gabriele prendendo per mano sua sorella si avvicinò al citofono del suo stabile e dopo qualche minuto scese una ragazza. Doveva essere sua cugina…vidi che guardò verso la mia direzione e poi, dopo che lo spagnolo posò un bacio sulla fronte alla piccola, la prese in braccio dando al moro un qualcosa, che dalla mia postazione non riuscii a capire cosa fosse.

Gabriele ritornò in macchina e posò quel qualcosa sul sedile accanto al suo.

-Cos’è?- chiesi curiosamente.

-Oh nulla di che, è un dolce che ha preparato mia cugina. Mi ha detto di dartelo.

-A me? Perché? Non mi conosce neanche…

-Sì per te…vedi mia cugina è come una sorella per me! Mi vuole tanto bene e dopo la delusione che ebbi con Almudena, la mia ex ragazza, si prende molta cura di me e si preoccupa per tutto. Non vuole che soffra più…sa che sarei uscito con te e ha pensato di prepararti qualcosa.

-Oh ho capito! Grazie mille.

-Se vuoi puoi sederti sul sedile anteriore adesso che non c’è mia sorella.- continuò.

Feci come aveva detto, appoggiando il dolce sulle mie gambe.

Poi la macchina partì.

-Spero che mia sorella non ti abbia dato troppo fastidio. E’ una peste a volte, poi le ricordavi Anastasia quindi…

Il suo sguardò continuò ad essere fisso sulla strada di fronte.

-Nah ti ho già detto che mi piace tua sorella. E poi essere paragonata ad Anastasia non è male per niente…nel cartone era bella.

Vidi che sorrise.

-Sai anche le si preoccupa per me. Almudena non le voleva molto bene, era sempre fredda con lei…dovevo capirlo che non faceva per me.

-Purtroppo l’amore ci rende ciechi, molte volte. Lo so per esperienza…

-Mhm…già.

-Ah lo sai che ho letto che si terrà un saggio di danza, fra due mesi, alla scuola di ballo?- mi chiese ad un semaforo rosso.

-Ah davvero? Pensandoci una volta Rachele lo accennò. Però non mi faccio nessun problema…tanto non lo farò.

-E come mai?

-E me lo chiedi anche? Non sono brava, punto.

-Io non la penso così…l’altra volta notai che ballasti bene con Giovanni.

-Ma perché è lui bravo…quindi nell’insieme, passo dopo passo riuscii a fare qualcosa di decente, con questo non voglio dire che Rachele non sia brava ad insegnare, anzi…ma lei giustamente non può occuparsi solo di me, e allora…

-E se un giorno di questi ti dessi…delle lezioni private?

Se prima il mio sguardo era posato sul finestrino, ora era su Gabriele.

-Nah…e il tempo dove lo troviamo? Io ho da dare un casino di esami, immagino sia idem per te…

-Ti posso portare in alcuni locali di ballo che conosco, ogni sabato sera…se per te non è un problema.

-Ci penso e poi ti dico. - risposi, ritornando a guardare le stelle e il cielo serale.

Così lo spagnolo mi rispose con un “d’accordo, aspetterò la tua risposta” e dopodiché decidemmo di ascoltare un po’ di radio, e così il viaggio verso casa proseguì.

 

Arrivati sotto il mio stabile, mi sentii un po’ triste. Avevo passato una bella giornata e mi dispiaceva dover lasciare Gabriele. Oh Dio ma come mi ero ridotta? Non solo non avevo offeso neanche una volta lo spagnolo, ma adesso mi dispiaceva perfino lasciarlo andare? Doveva piacermi troppo, per la miseria!

-Ti va di salire a mangiare un po’ del dolce che mi ha dato tua cugina? Niente di emozionante non credere…solo per vedere com’è e riferirle se è brava a cucinare.- chiesi velocemente, guardando davanti a me.

Sentì il suo sguardo posarsi su di me.

-Come hai detto, scusa? Credo di non aver ben capito.

-Vuoi salire, sì o no?- chiesi ora più acidamente.

-O-okay.- rispose timidamente.

Poi spense il motore della sua auto ed entrammo nel mio stabile.

Saliti in casa posai chiavi, cellulare e borsetta sul mobile del salotto e poi feci accomodare Gabriele in cucina. 

Posai il dolce sul tavolo e tolsi la carta che lo ricopriva.

Era una torta ricoperta di panna, piccola ma carina da vedere.

Lo spagnolo si sedette e rimase a guardarmi.

-Bene…allora…vediamo come cucina tua cugina.

Presi un coltello e dei piattini in cui misi due fettine di torta.

Poi dopo aver dato al moro la sua parte, iniziai a mangiare la mia fetta.

Era buona, molto buona, la panna si sposava bene con il pan di spagna, si sentiva anche il gusto di ciliegie ma anche di…oh no, oh no…no non poteva essere! C’era per caso…

-C’è del liquore dentro?- chiesi con timore.

-Ehm sì…mia cugina cucina sempre dolci con il liquore…perché?

-Perché io sono molto ma molto, troppo sensibile ai liquori, mi…-a quel punto feci un singhiozzo,- ubriaco anche con una goccetto di birra, figurati…

 

GABRIELE’S POV

Esmeralda iniziò a singhiozzare e a coprire la bocca con le sue mani. Le sue guance stavano diventando anche rosse…possibile che si fosse già ubriacata, per due bocconi di torta?

Dopo un po’ mi guardò, aveva gli occhi lucidi…sembrava essersi trasformata…rimase con lo sguardo fisso nel mio, poi scoppiò a ridere e come se nulla fosse, continuò a mangiare la torta. Ma come! Prima mi diceva di non sopportare l’alcool e poi continuava a mangiare??

-Esmeralda non credo dovresti continuare a mangiare, allora.

-No devo farlo, per rispetto al tempo che tua cugina ha usato per cucinare questa meraviiigliiiooosaa tooortaaa. Saii i dolcii vanno sempre mangiatii tutti, fino all’ultimaa mollicaaa.- disse allungando le vocali delle sue parole.

Come? Cosa? Cavoli, me la vedevo amara stasera.

Finì di mangiare la sua fetta, ingoiando grandi bocconi, mentre io rimasi a guardarla con un’espressione timorosa, e con la forchetta a mezz’aria…avevo mangiato solo un pezzettino della mia fetta.

-Sai Gabry era molto buona…parola di pasticcera! - disse ora ridendo, posando la mano sulla fronte a mo’ di saluto militare.

E poi…Gabry? A me? Chiamarmi con il diminutivo?

-Aspetta che ne dici di bere un po’ di vino? Me l’ha portato la mia vicina adorata di casa.- continuò alzandosi e aprendo il frigorifero.

-No Esmeralda, non è una cosa buona bere il vino dopo aver mangiato un dolce al liquore.- risposi alzandomi e cercando di allontanarla dal frigo.

-Ehi Gabry lasciami stare…decido io cosa è bene e cosa no…questa è casa miiiaa!- strascicò la parola.

In vita mia, e lo potevo giurare, non avevo mai visto una persona ubriacarsi dopo aver mangiato un dolce con del liquore.

Certo però che era divertente vedere l’acida Esmeralda così euforica e brilla.

Prese la bottiglia di vino, l’aprì e prese un bicchiere da un mobiletto sopra il lavello, poi lo riempì fino all’orlo e bevve tutto d’un sorso.

-Ti prego Esmeralda, basta bere, non credo che tu stia bene…

-Ehi Gabry basta, stoo beniiissiiimoooo.

Era ubriaca, ma ubriaca ubriaca.

-Sai Gabryy, tu sei diverso da Adriano, quel verme, stolto!- continuò riempendosi un altro bicchiere.

-Sì?- domandai cercando, invano, di chiuderle la bottiglia di vino che ora aveva stretto tra le sue braccia.

-Sì. Tu sei taaantooo beelloo e gentiiileee! Lui invece mi tradiva, tradiva me, capisci?

In vino veritas, dicevano i latini…e la cara Esmeralda stava confessando cose che non credo avrei dovuto sapere.

-Con quella stupida di Sabrina poi…pff…sono molto meglio io di lei.- continuò ridendo.

-Ci credo, ora però che ne dici di andare a letto mentre io metto a posto la bottiglia di vino?- provai a riavvicinarmi ma mi scacciò con una mano.

-No, oraaa devii solo ascoltaarmii…perché tu centrii… eccome se c’entri. Per colpa tua sto ritornandoo una deboolee…- rise,- con Adriano ero una debole, lui diceva di amarmi, di volermi anche sposare…

A quel punto si riempì un altro bicchiere e bevve, ma subito dopo perse un attimo l’equilibrio appoggiandosi al lavello della cucina. Dovevo assolutamente toglierle la bottiglia dalle mani.

-Ehi Esmeralda guarda là?- cercai di ingannarla con una classica frase che avevo visto in tv.

-Dove?- si girò verso la finestra, e in quell’attimo di distrazione le sfilai la bottiglia.

-Ehii bruttoo imbroglionee, cosa fai?- mi guardò con il viso imbronciato.

Era tanto carina anche così.

-Ora andiamo sul divano a riposarci, ok?- le dissi prima di prenderla in braccio.

Le misi un braccio sotto le ginocchia e l’altro attorno alle sue spalle.

-Ehii mollami subito, capito? Sono cintura nera di karate io!- protestò cercando di divincolarsi.

Scoppiai a ridere. Quanto avrei voluto riprendere tutte queste scene! E pensare che fino a qualche ora prima, era così tranquilla con mia sorella.

Non riuscivo ancora a capacitarmi però! Ma era davvero possibile che si fosse ubriacata dopo solo qualche boccone di torta? Pff…che chica(* ragazza*). Ma non era che mia cugina aveva versato qualcosa di troppo? Forse vodka e roba così? Di solito si limitava a qualcosa di leggero, bah…non avevo ancora mangiato troppa torta per poterlo dire. E poi Esmeralda era una pasticcera…come faceva per dolci come il babà per esempio? Non li assaggiava? Non li preparava lei?

La posai sul divano, togliendole le scarpe e aggiustandole i cuscini, su cui subito si appoggiò. Poi andai in cucina e mangiai un altro po’ di dolce. Sì, cavoli c’era della vodka, e probabilmente anche rum, mannaggia a Mercedes…cosa cavolo aveva combinato!

Ritornai in salotto.

-Saii Gabrieelee, io e Adrianoo andavamo alla stessa scuola superioree, poii luii mi baciò alla festa di Paola Bianchetti la secchiona della quarta B, cioè baciò me, capisci? Si fidanzò anche con meee, - scoppiò a ridere,- poi dueee annii faa Rachele lo vide, sì vide proprio lui limonare con Sabrina vita da strega.- continuò.

Miseriaccia mi stava confessando tutti i suoi segreti più nascosti. Che cosa potevo fare?

-Alle mie spalle, comprendiii??? E poiii lo vidiii anch’iooo, baciarsi con quellaa! Ma ioo dovevo capirlo prima, era cosìì freddoo, distante da mee, me lo diceva Rachele di non fidarmi, e io? No, lo amo, lo amo, pff…che stupida che sono stata! E poi sai cosa?

-No Esmeralda, non c’è bisogno che tu aggiunga altro…

-Zitto, e ascolta spagnolo che non sei altro…lui un giorno venne nel locale dove lavoro, mano nella mano con la strega, e me lo disse in faccia : “ Non siamo fatti l’uno per l’altro, la nostra storia finisce qua, addio”, me lo disse in faccia capisci?

A quel punto vidi che iniziò a piangere.

-Ma sono stata io la stupida, come potevo pensare che un figo come Adriano, alto, bello, biondo, con gli occhi di un celeste chiarissimo, potesse addirittura sposarmi? Eh, come potevo? Stupida di un’Esmeralda…e allora sai cosa?

Le sue lacrime stavano continuando a scendere…non sapevo davvero che fare…non l’avevo mai vista così.

-Alloooraaa deciisi di diventare di ghiaccioo, fredda, acida, scorbutica, scontrosa…via ragazzi del cavolo, brutti traditori!!

Poi si alzò in piedi e mi guardò intensamente.

-Tu, invece- mi puntò il dito contro,- tu, invece hai rovinato tutti i miei piani, lo sai? Perché sei sempre così buono e gentile, eh? Perché?

Dopo ritornò in cucina. La seguii. Vidi che aprì il frigo e riprese la bottiglia di vino.

-No Esmeralda, rilascia subito la bottiglia… ti fai male.- usai lo stesso tono che usavo quando rimproveravo Luz.

Mi fece la linguaccia e si portò la bottiglia alle labbra.

Gliela tolsi con un po’ di forza e poi richiusi il frigo.

-Sei cattivo! Uffa…però sei proprriiiooo bellooo, mi vuoi baciare?- mi chiese ora con gli occhi spalancati e lucidi. 

In quel momento fui certo di essere arrossito. Gesù che situazione…una ragazza ubriaca e un timido.

-Oh ma che carrinooo- calcò sulla erre-, sei arrossitoo,- rise,- non ti piaccio, Gabry?

-Esmeralda, penso sia meglio che tu ora vada a dormire…io…

Mi mancavano le parole…

-Che dolcee che seii…non fare come Adriano però, altrimenti divento cattivaaa, mooltoo cattiivaa…

-Va bene, ma ora ti porto nella tua stanza a dormire…accendiamo la tv, poi tu riposi e io me ne vado.

-Nooo, tu non vaii da nessunaa parte.- disse avvicinandosi a me, poi mi stampò un sonoro bacio sulla guancia e mi prese per mano.

Il mio povero cuore stava battendo troppo in fretta per tutta questa confidenza.

-Dov’è la tua camera?- le domandai.

-In fondo al corridoio, ci sonooo anchee i posterr di Jamess Deannn, nei vuoi unoo???

La tirai verso di me e poi la presi in braccio e la portai nella sua camera, poi la posai sul letto e le tolsi i braccialetti e l’orologio. In seguito accesi la tv, notando che stavano trasmettendo uno di quei film con Clint Eastwood ambientati nel vecchio western.

-Vuoi dormire con meee?- chiese.

-Non penso sia il caso…aspetto che tu ti addormenti e poi vado, ok? Domani hai lavoro, no?

-Sììì…purtroppooo.

-Bene, ti metto la sveglia per le otto allora.

-Okayyy.- mi sorrise e sbatté le ciglia velocemente.

Era proprio comica la situazione. Era davvero buffa Esmeralda. Aveva detto però che ero molto bello, quindi era molto probabile che le piacessi. Mi sentivo euforico e molto felice.

Mi voltai a guardarla, e notai che si stava addormentando.

Menomale…però non potevo lasciarla sola…forse era meglio se rimanessi sul divano del soggiorno a riposare, così se durante la notte si fosse sentita male, ci sarei stato io ad aiutarla. E poi a badare a Luz c’era Mercedes.

-Senti Esmeralda…

-Dimmi tutto, pistolero! - rispose mimando con le mani due pistole.

Era proprio andata!

-Allora posso rimanere a riposare sul divano del soggiorno?

-Ma cerrrtooo bellissimooo, tutto quello che vuoi.

Annuii col capo e poi mi sedetti accanto a lei, che rimase a guardare la tv.

Quindi riavvolgendo il nastro all’indietro, Esmeralda era diventata una ragazza acida e scontrosa in seguito al tradimento di un certo Adriano, ragazzo alto e bello con cui si fidanzò alle superiori. Questo tipo la lasciò con parole fredde, presentandosi mano nella mano con la sua nuova fiamma, niente di meno che al locale dove lei lavora.

Poverina, chissà che umiliazione, davanti a tutti poi…ora mi erano chiare un po’ di cose…come quella volta che reagì male al nostro “appuntamento” al pub, non appena vide un giovane con una ragazza…doveva essere quello il suo ex.

-Gabriele?- mi chiamò.

-Mhm?

-Mi piaci, sììì… tu mi piaciii moltissimooo!

-Ma davvero?- le domandai ironicamente.

Anche se era ubriaca e molto probabilmente le parole che mi stava dicendo erano dovute all’alcool e sicuramente non le pensava realmente, era bello sentirsi dire da lei che le piacevo.

Annuì con il capo e poi si addormentò all’improvviso, come una bambina.

-Mi piaci anche tu Esmeralda, non sai quanto!

TO BE CONTINUED…

 

 

 

Buon pomeriggio, ragazzi!

Scusate per il mega ritardo ma quella benedetta cosa chiamata ispirazione non si decideva a bussare alla mia testa.

In questo capitolo vediamo tre punti di vista: quello della dolce Rachele la quale ha ricevuto la tanto attesa confessione del suo Occhi blu ^_*, quello di Esmeralda (l’ubriacona xD) che si è divertita con la piccola Luz, e quella di Gabriele che si è trovato a conoscere nuovi lati del carattere della scontrosa rossa, la quale ha confessato cosa l’ha resa acida e scontrosa negli anni. Ah…facevano bene a dire “in vino veritas” allora! ;) 

Per questo capitolo mi sono divertita a fare un banner...spero vi sia piaciuto. Ho inserito solo l'attrice che immagino come Esme, che mostrai già qualche banner fa, che non è nient'altro che Isla Fisher. ^_^

Che aggiungere, non mancano così tanti capitoli alla fine di questa storia. Purtroppo non è stata seguita come avrei voluto, quindi…è meglio che la concluda presto.

Spero ugualmente che fino alla fine non deluda nessuna aspettativa e nulla…grazie a : Sun_Rise93 e elev per le loro preziose recensioni e chi segue e preferisce questa storia. ;)

Alla prossima :)

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Mercedes Santos e un gesto inaspettato ***


BAILAMOS-CAPITOLO 14

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Quante luci dentro ho già spento
quante volte gli occhi hanno pianto
quante mie incertezze ho già perso

Come si cambia per non morire
come si cambia per amore
come si cambia per non soffrire


“Come si cambia”- Fiorella Mannoia



 

Dio mio, che dolore atroce! Il dolore che provavo alla testa, in questo momento, era un qualcosa di terribile. Sentivo il martellante ‘tum, tum’ del cuore battermi nel cervello, paragonabile ad un martello che batte su un chiodo. Non a caso nella mia mente vedevo grandi martelli camminare, un po’ come nel video dei Pink Floyd: “Another brick in the wall”.

E in più sentivo il corpo pervaso da una straziante nausea all’altezza dello stomaco, non mi sentivo così dal Capodanno di tre anni prima, quando volli sfidare la sorte nel bere un bicchiere di spumante a casa di mia zia Maddalena.

Ma cosa cavolo avevo combinato? Non ricordavo assolutamente niente.

Aprii lentamente le palpebre, poi girai il capo alla mia destra notando che l’orologio posato sul mio comodino segnava le sette e mezza. Poi lo girai a sinistra notando…ma cosa? No, era un sogno, sicuramente!

Aprii e chiusi gli occhi almeno cinque volte, ma la scena che mi si presentò era sempre la stessa: Gabriele per metà steso sul mio letto e per metà seduto.

Ma cosa diamine era successo ieri sera? Dovevo cercare di ricordare.

Mi tirai a sedere sul cuscino, notando che ero ancora vestita e che il mio orologio e i miei braccialetti erano posati sul comò accanto alla televisione.

Posai una mano sul mio stomaco…mi sentivo uno straccio.

Poi rimasi qualche attimo ad osservare il soffitto bianco…dovevo ricordare, ma alla mia mente si presentavano solo scene in cui ero protagonista, insieme allo spagnolo e a Luz, in un Luna Park…quello lo ricordavo e poi sì…sua cugina che, a fine serata, mi aveva dato una torta.

Un secondo! Una torta? Oh mio Dio…no! Possibile che dentro ci fosse del liquore?

Portai una mano alla fronte e iniziai a respirare lentamente…mi ero ubriacata davanti a Gabriele e lui era rimasto a controllare che non mi sentissi male, e poi si era addormentato…sì, sicuramente era andata così. Dannazione…e se gli avessi detto qualcosa di sconveniente? Se gli avessi confessato qualcosa di troppo? Oh al diavolo…anche se fosse successo, il tutto era stato involontario e poi…ormai non ci si poteva fare più niente.

Sebbene il mio, fosse un letto matrimoniale, lo spagnolo era molto vicino a me, riuscivo a sentire benissimo il suo profumo e a vedere le sue lunghe ciglia nere. Alcuni riccioli erano posati sulla sua fronte e in quel momento fui quasi tentata di accarezzarlo. Gabriele aveva un’espressione così angelica quando riposava. Che fosse veramente un angelo?

Dopo qualche secondo, vidi che si stava muovendo. Si stava svegliando.

Prontamente mi coprii fino al collo con il lenzuolo, ancora piegato sotto di me.

Poi lui aprì gli occhi, che subito si scontrarono con i miei.

I nostri sguardi rimasero incatenati per qualche secondo, poi quasi avesse ricevuto una scossa, lo spagnolo si alzò in piedi.

-Oh Gesù, s-scusa Esmeralda, n-non volevo, mi sono addormentato. Scusa…m-ma come stai? Stai meglio?- balbettò imbarazzato e aggiustando le pieghe della sua camicia, leggermente sgualcita per via della posizione in cui aveva riposato.

-Sì…cioè, no, non credo! Mi gira la testa e ho una forte nausea.- ammisi, posando una mano sulla mia fronte,

-Cavolo…mi dispiace! Questa notte hai vomitato tre volte, o quattro…

Mi aveva visto vomitare? No, questo era il colmo! Che figuraccia…

-Ah… scusami per i problemi che ti ho causato e per le parole, di cui al momento non ricordo, che ti avrò detto.

Appena finii di dire “le parole che ti avrò detto”, si fece rosso in viso.

Cavolacci…chissà che cosa avevo detto.

-No, tranquilla…senti, te la senti di venire al lavoro?- si avvicinò alla porta della mia camera.

-Ovvio, sì…certo!

Mi alzai in piedi, ma un forte giramento di testa mi rifece distendere.

Lo spagnolo si avvicinò subito, aiutandomi a stendermi e aggiustandomi il cuscino.

-Forse è meglio se oggi tu non vada al lavoro…la pasticceria apre alle otto e mezza, quindi forse siamo ancora in tempo per avvertire Rachele, potrebbe sostituirti lei.

-No Gabriele, dammi qualche minuto e mi riprendendo. E’ solo che io non sopporto proprio gli alcolici…il mio corpo non reagisce bene…come avrai potuto constatare tu stesso. Ma spiegami, come cavolo ho fatto a ubriacarmi e a ridurmi in questo stato?

-Oh beh…ricordi qualcosa di ieri?

Adesso si era appoggiato al comò dove era posata la tv.

-Sì…ricordo tua sorella, il luna park, tu che accompagni Luz da tua cugina e una torta fatta da quest’ultima, che poi ho tagliato e ho assaggiato in casa mia con te.

-Bene…vedi il punto sta proprio nella torta fatta da mia cugina. Lei cucina sempre con dell’alcool, e dentro il pan di spagna ha messo della vodka e del rum.

L’avevo detto io! Maledetta torta.

-Mhm… dovevo capirlo dall’odore! Sono proprio stata una stupida e sono anche una pasticcera, pensa che figura ho fatto…- parlottai tra me e me,- e basta? Solo della torta mi ha ridotto così?- chiesi corrugando la fronte.

-Inizialmente sì…poi la situazione è peggiorata perché hai voluto bere del vino, mi hai detto che te l’aveva dato la tua vicina di casa.

Oh no…la signora Agnese e la bottiglia di vino datale da suo figlio imprenditore!

-Sì…ricordo la bottiglia! Ma come diamine ho potuto?! Uff…scusa davvero per i problemi.

Prima dicevo che tutti i maschi erano inaffidabili e poi…mi comportavo io da tale.

-Non ti preoccupare, non farti nessun problema…tranquilla! Piuttosto…ti senti meglio? Mi avevi detto di darti qualche minuto…

Provai a rialzarmi ma il martello dentro il mio cervello non la voleva smettere. No, non potevo andare in questo stato al lavoro.

-No, direi proprio di no! Senti Gabriele prova a chiamare Rachele, spiegale la situazione…ma nel caso lei non potesse venire a lavoro, dille che non fa niente e che mi sforzerò ad andare. Hai il suo numero?

-Sì sì…vado e ti faccio anche una camomilla, okay?

Annuii con il capo e poi lo spagnolo, acceso il suo cellulare, si allontanò in cucina.

Avevo un corpo davvero orrendo…diventare un’ubriacona solo dopo qualche morso di torta e un po’ di vino…era mai possibile? Boh.

Aspettai circa dieci minuti, poi il moro ritornò, con un tazza fumante che posò accanto a me.

-Beh?- domandai guardandolo negli occhi.

-Ha detto che prenderà lei il tuo posto e di riposarti. Sai mi sembrava anche contenta.

-In che senso? - chiesi con un’espressione di curiosità dipinta sul volto.

-Mi ha detto che finalmente stai ritornando umana e che è molto felice che io ti abbia aiutato. In ogni caso, ha ragione…riposati per oggi Esmeralda. Io faccio un salto a casa per prepararmi e andare al lavoro…hai bisogno di qualcosa, prima che vada?

-Oh no…cioè, forse una bacinella e degli asciugamani…li puoi trovare nel mobile da cui prendesti il phon l’altra sera…credo mi serviranno se ho da rimettere.- risposi con imbarazzo.- e poi se puoi portarmi dell’acqua…l’ultima volta che stetti così male lessi che bere l’acqua aiuta dopo che si ha una sbornia.

-Certo, ti porto tutto.

Si allontanò per prendere tutto quello che gli avevo richiesto, poi mi accese anche la tv e mi diede dei libri che trovò posati sulla mia scrivania, “per far passare il tempo”, come aveva detto lui.

Era davvero una brava persona Gabriele. Mi stava aiutando nel momento del bisogno, e non stava ridendo di me…perché, sicuramente, con il viso pallido e le labbra screpolate che mi ritrovavo, ero uno spettacolo divertente.

-Grazie! Senti ma…ieri, oltre a fare l’ubriacona, ti ho detto qualcosa...?- domandai con imbarazzo…e paura, sì ero spaventata di avergli parlato di Adriano e di avergli confessato che forse mi piaceva.

Anche lui si imbarazzò.

-No, nulla di cui ti debba preoccupare. Hai parlottato di cose senza senso.

-Mi stai dicendo la verità?

I suoi occhi erano posati sul pavimento…non mi stava dicendo la verità, ma era meglio non indagare troppo, oppure mi sarei sentita a disagio tutto la giornata.

-Vabbè, ti credo.- conclusi.

-Bene allora io vado, Esmeralda…mantieni il cellulare acceso, ti chiamerò ogni due ore per vedere come stai.- sembrava più tranquillo, ora.

-No, non ce n'è bisogno, tranquillo. Non ho la febbre o l’influenza…

-Insisto!- ribatté con tono serio.

-E va bene.- mi arresi. Non ero nella condizione di fare l’acida e rifiutare,- ah…comunque ti sei sciacquato il viso? Ti sei fatto un caffè? Casa mia è a tua disposizione.

-Non ti preoccupare…non ho dormito molto, quindi ho il viso sveglio e poi ora torno subito a casa.- mi sorrise.

-Okay, come vuoi! Allora ancora scusa, grazie e a dopo.

-Smonto alle sei e mezza, posso venirti a trovare dopo?

Voleva venire a trovarmi, di nuovo? Non gli era bastato vedermi in questo stato pietoso?

-Se ti fa piacere…- lasciai la frase in sospeso.

-Mi fa piacere. Ciao.- mi sorrise e poi chiuse la porta della mia camera.

Il resto della mattinata lo passai a vedere programmi di gossip e cartoni animati, vomitando “solo” due volte.

Mi arrivò anche un messaggio di Rachele in cui mi scrisse che sperava che mi sentissi meglio e che verso le otto mi avrebbe telefonato. Io le risposi che mi scusavo per averle tolto la giornata libera e le augurai buon lavoro, poi mi arrivò anche una chiamata da parte di Alfredo, il quale fu molto sopreso di sapere che non sarei andata in gelateria...in effetti avevo fatto, sì e no quattro assenze a lavoro, negli ultimi cinque anni.

Verso le dodici, poi, sentii il campanello di casa suonare. Chi poteva essere? Speravo non fosse l’amministratore venuto a richiedere le bollette.

Cercai di farmi forza e mi alzai. Anche se mi sentivo meglio rispetto a qualche ora prima, la nausea continuava ancora.

A passo di lumaca spiai dallo spioncino per vedere chi fosse venuto a farmi visitare. Una ragazza mora era fuori la mia porta.

-Chi è?- domandai.

-Scusa del disturbo, sono Mercedes Santos, la cugina di Gabriele Levanti.- rispose la ragazza con uno spiccato accento spagnolo.

Ma un attimo! La cugina di Gabriele? Perché?

Aprii, barcollando, la porta di casa.

-Oh cara ma tu sei debole, appoggiati a me- disse entrando in casa e passandomi un braccio attorno alle spalle. Poi chiuse la porta di casa.

-Oh grazie, prego si accomodi.- le dissi, facendomi aiutare.

In un’altra occasione non mi sarei fatta aiutare, ma come detto prima, non ero troppo forte per fare l’acida.

-Sono Mercedes, mi ripresento…tu sei Esmeralda?

-Piacere di conoscerla Mercedes, sì sono Esmeralda De Angelis.

-Non darmi del lei, sono la cugina di un tuo amico. Sono venuta per chiederti scusa.- rispose sedendosi sul divano del soggiorno, dopo aver aiutato anche me a sedermi.

-Come, prego? Scusa ma sono un po’ rimbambita al momento.

-Oh beh vedi, sono io l’artefice della torta che ti ha fatto stare male. Gabriele ieri sera mi aveva accennato qualcosa, e qualche ora fa, tornando a casa, mi ha detto tutto…è stato il mio dolce a farti ubriacare. Mio cugino sa che sono qui, è lui ad avermi dato l’indirizzo…voleva che controllassi il tuo stato.

-Ma non c’è bisogno di scusarsi! Sono una pasticcera, so che il liquore è un ingrediente che si usa nei dolci…e tu non hai nessuna colpa se il mio corpo reagisce così…stranamente ed eccessivamente per due pezzi di torta.

La guardai bene…assomigliava a Luz, di diverso aveva solo l’espressione e la forma degli occhi. Se non avessi notato questa somiglianza e se non mi fossi ricordata vagamente di averla vista vicino al portone dello stabile di Gabriele la sera prima, probabilmente non le avrei dato così confidenza.

-Mi tranquillizzano un po’ le tue parole, ma sono dispiaciuta ugualmente…so di aver esagerato con gli alcolici, non avrei dovuto mischiare rum e vodka. Come stai, al momento?

-Meglio…mi gira ancora un po’ la testa e la debolezza ,così come la nausea, non vuole decidere ad andarsene, ma…meglio. Se vuoi puoi tornare a casa, grazie di essere venuta, sebbene non ci conosciamo o siamo amiche, ho apprezzato il pensiero. - conclusi, sorridendole.

-Ma no, quale tornare a casa! Voglio assicurarmi che tu non rimetta più e ti riposi a sufficienza. Sarebbe un problema se ti cucinassi il pranzo e ti facessi compagnia nel pomeriggio?

-Oh…ma non vorrei disturbarti…non hai un lavoro o tua cugina a cui badare?

-No, i genitori di Gabriel sono tornati stamattina, per cui quando torna da scuola, possono badare loro alla loro bambina, e per il lavoro…sono un babysitter, ma da qualche settimana nessuno mi ha chiamata.

-Capisco. Beh…allora sì, un po’ di compagnia non potrà farmi che bene.

Sorrise, facendo brillare i suoi grandi occhi marroni.

-Perfetto. Dove hai i cuscini e le coperte? Ti sistemo il divano, così poi ti porto il vassoio qui.

-Sono nel ripostiglio, dietro a quel tavolo,- le indicai il mobile del salotto,- comunque mangerò in cucina, e ti aiuterò a cucinare.

-No, no Esmeralda…tranquilla, le cucine sono mie amiche e poi…promesso, non metterò alcolici o roba così.- concluse, facendomi l’occhiolino e sparendo in cucina.

Bah…era un po’ strana come ragazza, ma sembrava simpatica.

 

All’una e mezza, Mercedes aveva finito di cucinare un brodo con un po’ di pastina e aveva tagliato dei pezzi di formaggio parmigiano e di mela…anche per lei.

-Bene Esmeralda, spero di aver cucinato bene. Sono abituata alla cucina spagnola che è più…pesante.- sorrise imbarazzata.

-Grazie mille per le attenzioni e per il disturbo, Mercedes…sono davvero grata a te e Gabriele.

Mangiai due cucchiai di brodino.

-E’ un piacere, ma a proposito di Gabriel…- non lo chiamava Gabriele, ma Gabriel con l’accento sulla e…forse era la versione spagnola del nome,-  cosa ne pensi di lui? Sai mi parla spesso di te, sei sempre nei suoi discorsi.

Ero certa che le mie guance si fossero imporporate in quel momento.

-Beh,- posai il cucchiaio con cui stavo mangiando e mi schiarii la voce,- è un bravo ragazzo. E’ educato, gentile ed è un bravo lavoratore.

Sorrise, portandosi alle labbra della pastina.

-E’ bello saper che pensi queste belle cose di lui.- poi sorrise amaramente,- sai Gabriel è un ragazzo forte, molto…ha subito tante cose spiacevoli nella sua vita. Poco meno di un anno fa fu tradito dalla sua fidanzata con cui aveva passato tanto tempo, poi quando venimmo in Italia, ebbe spiacevoli episodi nella sua carriera scolastica.

-In che senso?- spiluccai un pezzo di mela. Mi sentivo già sazia.

-Beh…ha subito atti di bullismo alla scuola elementare e media…dei ragazzi lo prendevano in giro perché non sapeva ancora parlare bene l’italiano, per il suo accento spagnolo…come il mio, strascicato e perché la sua carnagione abbronzata lo faceva mettere subito in risalto.

“Dall’elementari che conosco tipi come quelli! Razzisti che appena sentono e vedono un accento diverso e una carnagione abbronzata, ti prendono in giro, ti perseguitano, ti fanno del male psicologico…o quando vedono una bella ragazza si avventano su di loro come le cozze sugli scogli! Appena si ripresentano o viene qualche mal intenzionato tu chiamami subito, claro?”

In quel momento ripensai alle parole che Gabriele mi disse quando vennero quei tipacci in gelateria…ora si spiegava tutto.

Mi sentii triste. Non conoscevo lo spagnolo da tantissimo tempo, ma si era sempre dimostrato una persona sorridente, simpatica, gentile…in quel momento mi sentii una vera schifezza. Anche lui aveva sofferto nella sua vita, e forse…anzi sicuramente, più di me, vista la violenza psicologica subita da bambino, ma al mio contrario continuava ad affrontare la vita con un sorriso. Io, invece…avevo lasciato che il mio animo si oscurasse, che il mio volto perdesse la bellezza dei sorrisi, che il mio cuore smettesse di battere davanti ad un bel ragazzo. Ero stata una stupida, e il guaio è che me ne accorgevo solo adesso.

-Ehi Esmeralda? Stai bene…non vorrai mica vomitare, no?- mi chiese Mercedes avvicinandosi.

-Oh no, sto meglio, grazie! E’ solo che…ho pensato a quello che mi hai detto, e sai…mi dispiace per Gabriele…è davvero un ragazzo forte.- conclusi, sospirando.

-Sì lo è molto, ma qualcosa mi dice che anche tu lo sei- mi fece l’occhiolino,-…hai finito con la pastina? Non ne vuoi più?

-Io non sono affatto forte, sono solo una sciocca acida e scorbutica che merita di essere lontana da persone come Gabriele.

Mercedes posò il suo piatto sul tavolino dei telecomandi, poi si sedette acanto a me e prese ad accarezzarmi i capelli.

-Ma perché dici così? Gabriel mi dice sempre che sei una ragazza magnifica, coraggiosa, intelligente…perché non meriteresti un ragazzo come lui?

-Tuo cugino è fin troppo buono…ma sai Mercedes, anch’io ho subito una ferita sentimentale nella mia vita, ma più che continuare a testa alta, ho indurito il mio cuore, sprecando ben due anni della mia esistenza.

-Ma no…senti, io e te non ci conosciamo molto, anzi direi per niente, ma…mi fido di quello che dice mio cugino e sai…tutti nella vita facciamo degli errori, l’importante è rendersene conto e rimediare.

-Rimediare? E come si fa a rimediare a due anni di vita passata con un cuore ibernato? - chiesi tristemente.

-Vivendo il resto della tua vita diversamente.- mi sorrise, trasmettendomi un po’ di calore.

-Grazie Mercedes…posso abbracciarti?- le chiesi timidamente.

-Ma certo.

Ci stringemmo in un caloroso abbraccio, ma poi un forte senso di nausea mi pervase e corsi in bagno per andare a rimettere. Per la serie “come rovinare un bel momento”.

***

 

Mercedes se n’era andata da un paio di ore, dicendomi che doveva finire di prepararsi per un esame universitario. Durante il pomeriggio avevamo parlato e avevamo scoperto un po’ di cose l’una dell’altra. Seppi che studiava ingegneria e che in’ estate la famiglia Levanti sarebbe tornata a Barcellona per una paio di mesi, insieme a lei.

Gabriele, come mi aveva accennato, era venuto a farmi compagnia.

-Stai bene, adesso?- mi chiese, seduto sul sofà di fronte a quello su cui ero seduta io,  e su cui era stata seduta sua cugina, mentre io ero intenta a vedere una telenovela.

In realtà della tv non stavo seguendo un bel niente, ma dopo ciò che avevo sentito su di lui, mi imbarazzava guardarlo negli occhi.

-Sì, grazie Gabriele…per tutto e per tua cugina.

Spalancò gli occhi.

-E’ venuta realmente, quindi?

-Sì…abbiamo mangiato anche insieme…o meglio io ho solo assaggiato qualcosa per via dello stomaco sottosopra, e abbiamo parlato molto per gran parte del pomeriggio.

-Oh…comprendo! Sì gliel’avevo chiesto io di passare a vedere come stavi. E di cosa avete parlato?

Spostai, ora, il mio sguardo su di lui.

Si era cambiato i vestiti, e adesso indossava la camicia bianca con sopra il gilè nero che indossò il primo giorno in gelateria.

-Bah della quotidianità…ho saputo che studia ingegneria.

-Ah… e basta?- sembrava quasi avesse timore.

Probabilmente temeva che la cugina mi avesse detto qualcosa su di lui (cosa che era successa), ma perché non voleva che la sapessi?

“Bhe per lo stesso motivo per cui tu non vuoi che sappia di te e Adriano”- rispose la mia vocina interiore.

-No! Perché? Doveva dirmi qualcosa?

-N-no, assolutamente! Bene…allora…io vado a casa, la settimana prossima ho un esame.

-Ah, buona fortuna, allora!

-Grazie. Quindi…o-ora stai bene?

-Sì! Sto molto meglio.

Così detto lo spagnolo mi sorrise e poi mi salutò.

***

-Esmeee?? Ma dici davvero?- trillò Rachele dall’altra parte della cornetta.

-Sì…è venuta sua cugina e mi ha raccontato di ciò che è successo a Gabriele.

Io e Rarà eravamo al telefono da almeno due ore, e le avevo raccontato tutto ciò che era successo dalla sera prima al luna park all’incontro con Mercedes.

-Che tristezza, povero cucciolo.- sospirò.- mi è piaciuto però come hai risposto a Mercedes.

-Sì?

-Sì, perché hai finalmente ammesso a te stessa, di aver sbagliato in questi due anni a chiuderti. E’ da sempre che ho cercato di fartelo capire, ma tu hai fatto sempre la testarda.

-Lo so, ma comprendimi…ciò che ho subito mi ha distrutta. Io ero sul punto di sposarmi, sposarmi…capisci Rac?

-Capisco Esme, ma…non dovevi chiuderti a riccio per colpa di un verme di quella specie…dovevi dimostrargli che ciò che ti aveva fatto ti aveva reso più forte non più acida, che potevi benissimo trovare un ragazzo migliore di lui.

-Sì,- sospirai,- ma adesso l’ho capito e il guaio è che non so che fare.

-Non è difficile sai…ho sempre pensato che il tuo carattere scorbutico fosse una maschera, ma ora la maschera è crollata…non pensi che sarà più facile essere la vera Esmeralda?

-Non ricordo più com’è la vera Esmeralda…- ammisi mordicchiandomi un’unghia.

-Oh basta con questo piagnisteo, Raldina… devo sempre fare gli stessi discorsi?

-Come mi hai chiamato, prego? Raldina?

-Sì sì.- scoppiò a ridere.

-Brava Chelina! Ma ora puoi dirmi perché nel tuo tono di voce sento tanto entusiasmo?

Tossì, quasi come se fosse…imbarazzata.

-Oh beh…non è successo niente di che…fatta eccezione che per il fatto che…Bobby ed io siamo ufficialmente fidanzati.- concluse, urlando gioiosamente.

-Oh mio Dio…oh mio Dio, è vero??- trillai anch’io, sorridendo.

Il mal di testa, dopo aver parlato con la mia migliore amica, era passato.

-Assolutamente…non sai come sto in questo momento. Appena sento la sua voce al telefono, mi viene la pelle d’oca, mi trema la voce…lo amo da matti.

Sorrisi. Sentivo il mio cuore molto felice, in questo momento.

-Non sai quanto mi rendano felice la tue parole Rarà. Tu, per me, sei come una sorella, quindi…se il tuo cuore è emozionato lo è anche il mio.

-Oh tesoro, come sei dolce. Lo stesso è per me…e vedrai che fra poco succederà una cosa bella anche a te.

-Che vuoi dire?

-Tra te e Gabriele, no? A te piace, vero?

-E’ molto probabile…ma a lui?

-A lui, cosa? E’ sicuro come l’oro che è cotto di te, sciocchina.

-Bah…vedremo. E niente…allora domani, prendo il tuo posto.

-Sì…sempre che tu stia meglio…

-Oh sì la sbornia è passata.

Scoppiò a ridere.

-Oh Dio, povera la mia Esme, ubriacarsi per così poco!

-Ehi! Non ridere.- la rimproverai, per poi ridere anch’io.

-Ah Esme?

-Sì?

-Sai che ci sarà tra due mesi una specie di gara di ballo? E’ una specie di saggio per la fine del mio corso. Ci verrai, no?

-Rac…ma mi hai visto ballare?

-Sì…stai migliorando, e poi non mi hai detto che Gabriele ti ha proposto delle ripetizioni?

-Sì…

-E allora? E’ fatta, ti voglio bene, a domani.

Chiuse così la telefonata, senza darmi agio di dire né un se né un ma.

***

 

Da quella telefonata trascorsero giorni, che si trasformarono in settimane che si trasformarono in un mese.

La mia vita stava procedendo tranquillamente. Avevo studiato molto, e mi ero tolta davanti tre esami in quest’ultimo mese.

Il rapporto tra me e Gabriele non era molto cambiato, tranne per il fatto che se mi poneva una domanda io gli rispondevo gentilmente, sorridendogli anche. Per il resto, da quella volta del Luna Park, non ci eravamo dati altri “appuntamenti”, il progetto delle lezioni di ballo, l’avremmo iniziato fra una settimana…sì, alla fine avevo accettato…ormai l’idea di passare più tempo con lui non poteva che piacermi. Solo che lo spagnolo stava studiando molto in quest’ultimo periodo, la facoltà di medicina era molto pesante, e anch’io stavo studiando tantissimo, chiudendo i libri alle undici di sera, ogni giorno… dunque avevamo deciso di posticipare le lezioni più avanti.

Eravamo già in aprile, fra poco ci sarebbe stato il mio compleanno, e Alfredo amava questo periodo perché poteva sbizzarrirsi nel cucinare qualsiasi torta lui volesse, senza preoccuparsi dei gusti troppo difficili di alcuni clienti. Ero la sua assaggiatrice di fiducia, e mi dava sempre la possibilità di scegliere quale dolce volessi per il mio compleanno. Avrei compiuto ventiquattro anni…wow! Come volava il tempo.

-Esmeralda, hai montato la panna? Posso aggiungere un po’ di vaniglia?- mi chiese Giulia, mentre io preparavo la masse per i muffin che avrebbero abbellito la vetrina dei dolci.

-Sì sì, ho fatto anche la cioccolata…li decori tu i muffin?

-Certo! Sai che mi piace decorare tutte le cose.- concluse sorridendo.

Osservando le sue unghie ultra decorate, non avevo dubbi che le piacesse farlo.

-Beh? E il fidanzato? Come va?- le chiesi.

-E’ partito per la Grecia…un viaggio universitario. Dunque, sono un po’ giù ultimamente perché non lo posso vedere di persona ma fortunatamente ci manteniamo in contatto via Skype! Tu, invece? Sei ancora single, Esmeralda?

Annuii con il capo, poi aprii una barattolo di marmellata, fata da Rachele, e la spalmai su una torta di pan di spagna.

-Mhm, comprendo! Ma ti piace qualcuno? Oppure sei ancora anti-ragazzi?

-Diciamo che non sono più anti-tutti-i-ragazzi, ma solo anti-ragazzi-maleducati-e-stupidi.

-Brava! E’ già un grande passo avanti.

Le sorrisi e poi continuammo a lavorare. Io e Giulia non eravamo mai state di troppe parole.

Verso l’ora di pranzo, rividi Gabriele. Era stato chiuso tutto il giorno a catalogare le merci appena arrivate e a ripulire il magazzino delle spezie. Aveva una t-shirt grigia con sovrastampati dei disegni colorati ed era leggermente sporco di farina…probabilmente aveva avuto un incidente con qualche sacco.

-Ciao Gabriele.- gli sorrisi gentilmente.

Non mi sembrava vero che riuscissi a sorridergli, Ricordo, che un mese prima, quando provai a curvare le mia labbra in un sorriso davanti a lui, mi sentivo un po’ come il personaggio di Dickens: Ebenezer Scrooge, che alla fine della storia ha quasi dolore al cuore tanto non è più abituato a sorridere. Non che non avessi mai riso allo spagnolo…ma ora era diverso, io ero diversa.

Mi sembrava strano che fossi diventata, o meglio, ritornata quella di una volta: una persona gentile, sorridente, cordiale e simpatica, ma non fragile, quello no. Mi ero lasciata dominare dalla tristezza, dallo sconforto…sprecando due anni della mia giovinezza, ma adesso sarei rinata. Anchi i clienti abituali avavano notato dei cambiamenti in me, mi sentivo proprio bene.

-C-ciao Esmeralda.- ricambiò, cordialmente.

Gabriele si era fatto crescere la barba, in questo mese, e non potevo non dire che gli stava benissimo, donandogli un tocco di “maturità” in più sul suo volto dai tratti quasi fanciulleschi.

-Come va?- gli chiesi, seguendolo vicino alla cassa.

Si sedette su una sedia ad un tavolino…aveva finito il suo turno per oggi.

-Abbastanza bene…sono un po’ stanco, ma tutto okay. Tu? Come procede l’università?

-Bene, fra due settimane darò un altro esame.

-Oh…capisco. Io invece, la settimana prossima, andrò a fare del praticantato all’ospedale di San Tommaso, ci saranno anche alcuni miei amici con cui seguo alcuni corsi.

-Ah…interessante! E questi tuoi amici, immagino, siano tutti ragazzi affidabili e a modo…

-Beh sono brave persone, sì…certo ognuno ha i suoi pregi e difetti, ma non ho nulla da ridire, anche se anch’io ritengo delle persone più simpatiche di altre. Ma perché, questa domanda?

Giulia portò dei vassoi di pasticcini e riempì lo spazio adibito ai dolci sotto la cassa.

-Esmeralda, per caso hai messo anche i ferri di cavallo in forno, 'sta mattina?

Annuii, poi la mia collega si allontanò.

-Bah così…solo che pensavo che fra poco tempo, quella specie di scommessa che facemmo nelle Foresta Umbra sarà scaduta, quindi…volevo sapere come stavano le cose.

-Giusto! In ogni caso, hai ragione a pensare che non ti ho fatto conoscere molti ragazzi bravi abbastanza da far cadere le tue convinzioni in merito al genere maschile.- mi rispose, guardandomi.

-Beh non che io ti abbia fatto conoscere tanti ragazzi da dimostrarti che avessi ragione io, in ogni caso…penso che volendo possiamo anche chiudere qua la storia della scommessa.

-C-cosa? Perché?- mi domandò sorpreso, guardandomi con i suoi pozzi senza fondo.

-Perché in quest’ultimo periodo, mi sono resa conto di aver sbagliato a fare “di tutt’erba un fascio”, voglio dire…ognuno di noi ha pregi e difetti...ho sbagliato, punto. E quindi è inutile continuare a conoscere nuovi ragazzi.

-Ah…mi fa piacere che tu abbia cambiato il tuo parere, solo che…non so, adesso mi sento un po’…strano.- fissò il porta tovagliolini di fronte a sé.

-E perché strano?

-Cioè…vuoto…era bello saper di avere una scommessa, un gioco in cui impegnarsi al massimo per dimostrare le proprie convinzioni…ma come mai, questo cambio repentino?- ripuntò i suoi occhi su di me.

-Così! Ho aperto bene gli occhi e ho…capito!- risposi sbrigativamente.

-Oh…capisco! Bene…allora, niente!- mi sorrise.- quindi ora, a parte il lavoro e la scuola di ballo, non avremo più scuse per vederci?

-Non hai detto che dalla settimana prossima, mi darai lezioni di ballo?- domandai avvicinandomi a lui.

-S-sì, certo!

-Oppure ti preoccupa il fatto che senza più scommessa, tu non potrai dimostrare di aver ragione, e quindi avere un mio bacio?- lo presi in giro, raggiungendo il suo tavolino e avvicinandomi al suo volto.

-N-no, c-certo che no! S-so comunque che me l’avresti dato solo per la scommessa, tu non mi sopporti…

-E chi ti dice questo?

-L’hai detto tu…aggiungendo che non è che non sopporti solo me, ma tutto il genere maschile…- rispose, rosso in volto e alzandosi di scatto, raggiungendo il juke box.

-Ma non ti ho detto, poco fa, che ho cambiato alcune mie idee?- ritornai dietro alla cassa.

-S-sì…giusto. Quindi non mi odi?

-No, anzi…

-C-cosa intendi dire?- balbettò.

Qualcosa di improvviso mi si accese dentro, così ritornai ad essergli di fronte, poi alzandomi in punta di piedi, gli stampai un bacio sulle labbra.

-Questo…intendo dire.- gli feci l’occhiolino e poi sparii in cucina.

TO BE CONTINUED…

 

Ciao ragazzi ^__^

Avete sentito? E’ morto l’attore Robin Williams…mi dispiace molto! Mi stava simpatico e ho visto alcuni dei suoi film…era un bravissimo attore :(

Vabbè…andiamo avanti! :(

 Eccoci arrivati al 14° capitolo di Bailamos. A dirla tutta, non so se considerarlo il penultimo o il terzultimo capitolo, ma…ormai non rimane molto, quindi preparatevi al finale ;)

So che probabilmente possono sembrare troppo “frettolosi” certi cambiamenti di Esmeralda, ma sono sincera, speravo che la storia fosse seguita di più, ma non essendo così preferisco concluderla il prima possibile e quindi…sto affrettando un po’ i tempi, diciamo così.

Grazie di cuore a Sun_Rise93, senza la quale questa storia non sarebbe la stessa. Grazie di cuore, davvero <3 e a coloro che seguono, preferiscono e ricordano questa storia.

Un bacio e alla prossima!!

 

 

 

 

 

 

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