Bailamos di Novalis (/viewuser.php?uid=238774)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Miss Acidità e la maglia di Spongebob! ***
Capitolo 2: *** Io e il ballo? Due rette parallele! ***
Capitolo 3: *** Uno spagnolo in gelateria! ***
Capitolo 4: *** La torta al signor Diomede! ***
Capitolo 5: *** Un invito da accettare... ***
Capitolo 6: *** Una cena al Blue Moon ***
Capitolo 7: *** Operazione FF ***
Capitolo 8: *** Un pranzo con sorpresa! ***
Capitolo 9: *** Un ragazzo come amico...? ***
Capitolo 10: *** Piccole confessioni! ***
Capitolo 11: *** La mia non è mica gelosia? ***
Capitolo 12: *** Come Katey Miller e Javier Suarez ***
Capitolo 13: *** In Vino Veritas! ***
Capitolo 14: *** Mercedes Santos e un gesto inaspettato ***
Capitolo 1 *** Miss Acidità e la maglia di Spongebob! ***
Bailamos
******
Ho sempre
pensato che
le ferite che fanno più male, non sono quelle arrecate dalle
armi, da uno
schiaffo o da un pugno, ma quelle causate dalle parole, dai gesti, e da
quelle
cose dolorose, che gli occhi, molte volte, hanno la sfortuna di vedere.
Anche i miei
occhi hanno avuto questa grande
sfortuna, nell’esatto istante in cui hanno incontrato lo
sguardo spaventato e
sorpreso di Adriano, il peggior essere maschile presente in questo
pianeta.
Un’emerita testa di rapa andata a male. Un essere di cui ci
si dovrebbe solo
vergognare, insomma…si capisce che lo odio, vero?
Che
poi…odiare…non mi è mai piaciuto
questo
verbo…così forte, duro, aspro, intriso di
cattiveria, quindi direi che più che
odio provo pietà per questo ragazzo, troppo immaturo e
smidollato da cedere subito
alle avances della tipica gallinella barra tacchi dodici senza sale in
zucca.
Ma poi
perché farmi una cosa del genere? Perché? Non
lo capisco proprio. E anzi modestamente, credo di non essere
minimamente
paragonabile a una così sottospecie di ragazza, visto che mi
reputo e molti mi
considerano una ragazza con la testa sul collo.
Certo potrei,
spesso, apparire come una ragazza
noiosa, grigia, pesante…troppo concentrata a passare tempo
sui grandi tomi
della legge, piuttosto che nelle discoteche. Troppo poco alla moda, per
indossare unicamente grandi maglioni in inverno e troppe camicie in
estate.
Potrei, essere considerata anche troppo acida, per il modo in cui
tratto gente
dell’altro sesso. Sì…perché
uno dei miei più grandi difetti è fare di
tutt’erba
un fascio, e non pensare minimamente che ci possano essere ragazzi seri
e
intelligenti. O almeno, la penso così e sono diventata acida
dopo l’esperienza
con Adriano.
Non a caso, sono
spesso stata soprannominata “Miss
Acidità” dalla mia migliore amica, Rachele. Una
ragazza, totalmente diversa da
me, una tipa che si potrebbe definire benissimo il mio opposto. Ma,
d’altronde,
come ho sentito spesso dire :”Gli opposti si
attraggono”, quindi…un motivo per
cui siamo amiche ci sarebbe anche.
Perché
siamo opposte? Beh…perché Rachele, è
l’emblema della vitalità, una ragazza tutto pepe,
vestita sempre alla moda, con
capelli ogni settimana tinti di un colore diverso, amante della vita e
insegnante di balli latino-americani.
Ma, penso di
avere anch’io qualche pregio. Infatti
mi considero una persona giusta con chi se lo merita, paziente e dolce
quando
vuole e anch’io amo la vita.
-Esmeralda…domani
hai un esame?-mi chiese la tutto
pepe, distraendomi dai miei pensieri.
-No, Rac! Ma
devo studiare sei capitoli dei problemi
giuridici della responsabilità intergenerazionale. La
settimana prossima ho un
esame!
-Che cosa? Sai
che per me è arabo quando parli dei
tuoi libri!
-Esagerata…-risposi
ridendo, mentre lucidavo il
bancone della gelateria, dove lavoravo.
Una gelateria
con la G maiuscola, aggiungerei. Tutta
in stile anni cinquanta, con le pareti metà verniciate
d’azzurro e metà coperte
da mattonelle bianche e nere. Con vari poster appesi di attori e
musicisti anni
cinquanta e sessanta e con un magnifico jukebox vicino alla porta
d’entrata.
-No, non sono
esagerata! Lo sei tu! A proposito che
ne dici, se stasera vieni a vedere una mia lezione di ballo, e poi dopo
andiamo
a mangiare da Amedeo?-mi chiese con la sua vocina dolce.
-Mhm…non
so! Come ti ho appena detto, devo studiare,
quindi…
-Uffa, che lagna
che sei, mamma mia! La mia bisnonna
Giovanna è molto più attiva di te! Per
cui…oggi ti riposi e domani pensi a
studiare! Okay? Hai solo ventitré anni, cavoli!-disse
esasperatamente la mia
amica.
Aveva ragione!
Non osavo darle torto, ma ero fatta
così e non riuscivo ad essere diversa! O meglio ,niente mi
spingeva ad esserlo.
-Va bene, ma
domani guai a te se non mi fai aprire i
libri!-le dissi puntandole il dito contro.
-Sììì…-esclamò
euforicamente facendo saltellare i
suoi riccioli, questa settimana di una tonalità rossiccia.
-Beh…questa
settimana te li sei tinti di rosso?-le
chiesi toccandole un ricciolo.- vogliamo fare le gemelline?-continuai
ridendo.
-Cosa?
No…solo che volevo vedermi con i capelli
rossi, e poi…anche i tuoi sono tinti!
-Capisco,
capisco! Fosti proprio tu a consigliarmi
di tingermeli di rosso, ricordi?-le chiesi.
-Sì
che mi ricordo! Come scordare il giorno dopo il
diploma, quando andammo insieme da Nina, la parrucchiera per farceli
tingere. Io
me li feci celesti!
Risi al ricordo
a alla faccia semi sconvolta di mio
padre quando mi vide! Ero un’altra ragazza
all’epoca.
-E ricordi
quando Adriano voleva che cambiassi
colore?-chiesi, tristemente al pensiero.
-Ancora con
questo Adriano? Ma vedi di dimenticarlo!
Devi cambiare Esme…essere un’altra persona e
goderti ogni istante della tua
vita, perché si vive una volta sola ed è brutto
vivere ancorati al passato! A
tal proposito perché oggi, non solo vedi una mia lezione ma
balli anche tu con
noi?…Sii una mia allieva! Nel gruppo si
aggiungerà anche un altro giovane, che
ha fatto l’iscrizione la settimana scorsa.
Tzè…un
giovane? No, grazie!
-Motivo in meno
per non venirci! Sai che odio quando
vuoi accasarmi.
-Esmeralda,
Esmeralda! Basta, per favore! Sei
giovane e bella…goditi un po’ la vita, per favore!
Ho letto la sua iscrizione e
pare che sia italiano con radici spagnole…già mi
immagino qualche gran dio.- disse
con ogni sognanti.- E poi il mio non è un volerti accasare è
solo volerti far
conoscere nuova gente, nuovi ragazzi e farti capire che ci sono anche
dei bravi
ragazzi e che non sono tutti degli stolti!
-Okay…hai
ragione! Ma da quando leggi le iscrizioni
dei nuovi allievi?-chiesi curiosamente.
-Da sempre,
carina! E ora metti un po’di musica, sta
arrivando un cliente.
A quelle parole,
mi avvicinai al jukebox e diedi
spazio ad Elvis Presley con la sua :”Jailhouse
Rock”.
Dopo aver
servito due confezioni di gelato alla
fragola, una torta gelato e due coni al pistacchio, io
e Rac rimanemmo a riordinare il locale e a
rifornire le casse dei gelati finiti, quando dalla cucina nel retro
della
gelateria, si avvicinò il signor Alfredo Raffaldo, padre di
Rachele, nonché mio
datore di lavoro e uno dei pochi esseri di genere maschile a starmi
simpatico.
-Ragazze, temo
di dovervi dare una brutta notizia.-
disse toccandosi i mustacchi brizzolati.
-Cosa
papà? Non tenerci sulle spine!
-Mhm…allora
è successo che Renato, il nostro
factotum si è licenziato, per motivi famigliari di cui non
ha voluto proferire
parola. Il problema è , che come ben sapete la sua presenza
era molto
indispensabile per questo locale. Portava gelati e dolci a domicilio,
scaricava
i prodotti che arrivavano sapendo catalogare ogni gusto e spezia, ed
era in
grado di fare molte altre cose. Ergo, con lui se
n’è andato un pezzo della
gelateria.
La faccia di
Rachele, così come la mia, era un
qualcosa tra lo spaventato e il sorpreso!
Renato
licenziato? L’unica cosa bella di questa
frase era la rima baciata!
Ma
com’era possibile? Da cinque anni che lavoravo
nella gelateria, l’avevo sempre visto come un uomo tranquillo
e lavoratore.
Chissà cosa gli era successo? Bah…
-E quindi?
Adesso che si fa? Sai che da noi vengono
tanti clienti…come faremo?-chiese, in preda
all’ansia Rachele.
-Tranquille…una
possibile soluzione ci sarebbe.
Infatti lo stesso Renato mi ha detto che conosce una coppia di persone
affidabili che ha un figlio disoccupato, con molta esperienza
lavorativa. A
quanto mi han detto, ha lavorato in vari bar e in alcune pizzerie.
Quindi…potremmo provare a metterlo in prova!-concluse
Alfredo.
-Un ragazzo?
Ancora non avete capito che non si può
fare affidamento su i giovani di oggi?-dissi.
-Esmeralda, non
iniziare a fare pregiudizi stupidi! Se
il ragazzo è bravo è bravo! Così come
ci sono ragazzi stupidi ci sono anche
ragazze stupide, come quella che abbindolò Adriano per
cui…-mi disse Alfredo.
Già…quella
stupida!
-Okay…sei
tu il capo, dunque scegli tu!-risposi.
-Ci sto
anch’io!-rispose Rac.
-Perfetto!
Allora mi faccio avere il numero del
giovane e appena è possibile, magari proprio questa
settimana , lo mettiamo in
prova.
Così
detto Alfredo se ne andò, lasciando in me una
strana sensazione all’altezza dello stomaco. Come avrei fatto
a lavorare con un
essere maschile diverso da mio padre, Renato o Alfredo?
***
Dopo aver finito
le mie ore lavorative e aver dato
il cambio a Giulia e Margherita, due altre mie colleghe di lavoro,
tornai a
casa, dove ad aspettarmi c’erano le fatidiche pulizie
domestiche. Ah…che
stress!!
***
-Pronto,
Rachele? Senti ma per questa lezione come
dovrei vestirmi?-chiesi alla mia amica, al telefono, mentre caricavo la
lavatrice nella mia piccola casa e mentre la mia amabile Carota,
passeggiava
per la casa, con in bocca le mie pantofole.
-Allora hai
deciso di essere una mia alunna?
Veramente? Aaaaaaa…-concluse gridando euforicamente la mia
amica.
-Ehi,
ehi…calma! Diciamo che ho pensato a ciò che mi
hai detto e …quindi, voglio conoscere nuova gente!
Però, ballerò solo per oggi!
Sai che sono una frana.
-D’accordo,
come vuoi tu! Comunque non sei una
frana, sei solo troppo…rigida. Dovresti imparare a
scioglierti di più nei balli
così come nella vita. E quale miglior strumento se non
alcune lezioni di balli
latino-americani?
-Non
so…provo con oggi! Sai che tra il lavoro,
l’università e l’affitto da pagare, non
so se avrò il tempo!-dissi spostandomi
in bagno, per una bella doccia.
-Vedremo, tu
prova con oggi! Comunque vestiti con
abiti comodi e scarpe comode. Oggi ci divertiremo!
-Perfetto!
Allora vieni a prendermi tu verso le
19.00?
-Sì
Esmeralda! Ciao!
E
così detto chiusi la chiamata con la mia amica e
mi fiondai nella doccia, non prima però di aver detto al mio
pastore scozzese
dal pelo rossiccio, di mollarmi le pantofole. Mi sa che dovevo mettere
anche
quelle in lavatrice!
***
-Si parte,
allora? Vedrai che ci divertiremo…sono
un’insegnate fichissima io, non come il professore di
biologia al liceo, hai
presente?
-Sì…-dissi
ridendo-ricordo eccome…ricordo
soprattutto quando doveva spiegare chimica ma finiva col farci non
capire
niente.- continuai mettendomi la mano sulla bocca, come ero solita fare
quando
ridevo, mentre Rachele partiva nella sua panda rossa.
-Già!
Comunque…fidati…nella lezione di oggi,
imparerai molte cose e passerai due ore ganzissime! Siamo un gruppo
affiatato.
C’è Michelle, una ragazza francese davvero
deliziosa! Nicolas che oltre a
ballare suona la chitarra divinamente…Emanuele che
però vuol farsi chiamare
Bobby, e per il quale io ho una cotta…poi…
-Cosaaa?-le
chiesi interrompendo il suo discorso.
-Che
c’è?-mi chiese, mantenendo lo sguardo fisso
sulla strada.
-Come che
c’è? Hai una cotta per un tuo allievo?
-No…cioè
sì! Ma non preoccuparti, è più grande
di
me! Ha ventisei anni ed
è…bellissimo!-continuò con aria
sognante.
-Mhm…e
quando pensavi di dirmelo? E poi…com’è?
-Te
l’ho appena detto! Ed è un gran fico! Biondo con
due occhi blu. E con blu…non intendo i classici azzurri,
bensì blu come il mare
di notte o come il cielo senza stelle e senza luna.
-Ohh…che
estro poetico, mamma mia! Sei cotta come
una mela al forno!-le dissi ridendo.
-Eh
già…ti dirò me ne sono accorta non
molto tempo
fa, ma…non ho voluto dirti niente prima perché
non ero certa di quello che
provavo!
-Capisco! Non
vedo l’ora di conoscerlo!
Mi sorrise, e
dopo aver girato per alcune strade, si
fermò davanti alla scuola di ballo dove lavorava.
Una struttura
molto bella e attrezzata dalle
migliori e più moderne attrezzature, ma dallo stile interno
classico ed
elegante.
Dopo aver
salutato alcuni ragazzi, e due insegnanti
di danza classica, andò in una piccola stanza, dove si
cambiò, indossando dei
leggings e un vestitino colorato, e un paio di scarpe nere col
tacchetto.
-Beh…che
fai lì impalata? Togliti anche tu il
giubbotto!-mi disse, mentre si cambiava.
-Sì!
Così
detto sbottonai il mio piumino, rimanendo con
un semplice paio di pantaloni della tuta neri e con l’unica
maglia che avevo
trovato in casa. Una maglia orrenda, aggiungerei! Con tanto di Spongebob
stampato sopra. Regalo di mio nonno Achille per il mio ventiduesimo
compleanno.
Mi considerano
ancora una bambina in famiglia!
Dopo aver legato
i miei capelli in una crocchia
disordinata, mi avviai con Rac in una piccola sala da ballo, riempita
già da
alcune persone.
-Buonasera
ragazzi cari!-esclamò la mia amica
entrando.
-Oh ciao
Rachele!-le risposero in coro dei ragazzi,
mentre io assistevo timidamente alla scena, ancora sulla soglia della
stanza.
-Lei
è Esmeralda, mia migliore amica e mia collega
di lavoro alla pasticceria di mio padre. E’ la sua prima
lezione, e speriamo
non l’ultima.- disse ridendo e guardandomi.- la faremo
divertire?-continuò
chiedendo ai giovani.
-Sìì-gridarono
in coro, avvicinandosi per stringermi
la mano.
Sembravano dei
bravi ragazzi.
-Bene…allora!
Ad occhio e croce ci siete tutti, ma
non so se sapete che da oggi si aggiungerà un nuovo ragazzo
al nostro gruppo.
-Sì…è
un mio amico.- rispose un giovane dalla
capigliatura bionda e dagli occhi tendenti al blu.
Che fosse il
famoso Emanuele, detto Bobby?
-Ah…bene!-rispose
diventando rossa in viso Rachele.
Sì,
era Bobby!
-Arriverà
a minuti…mi ha mandato un sms.- continuò
il biondino, guardando Rac.
-Perfetto…allora
aspettiamo ancora cinque minuti!-rispose
ridendo e guardandomi.- che ne dite di presentarvi ad Esmeralda,
intanto?-continuò
.
-Sì…io
sono Michelle, e vengo da Parigi!-mi disse
avvicinandosi una ragazza dalla carnagione molto bianca e dai lisci
capelli
biondi.
-Io Alberto, ma
puoi chiamarmi Al.-continuò un
ragazzo molto alto.
-Io invece,
sono…
-Scusate il
ritardo!-disse una voce maschile
interrompendo una ragazza che si stava presentando.
-Oh…sei
arrivato! Non fa nulla…dobbiamo ancora
iniziare! Ti stavamo aspettando!-disse Rachele voltandosi verso la
porta d’entrata.
Il giovane che
aveva parlato, era rimasto fuori la
porta, ma appena la mia amica gli parlò entrò.
-Scusate ancora!
Grazie di avermi aspettato. Sono
Gabriele Levanti!- disse con uno accento particolare.
Sembrava tanto
l’accento di Antonio Banderas nella
pubblicità della “Mulino Bianco”.
Me
l’aveva detto Rachele che il nuovo arrivato aveva
radici spagnole.
-Figurati, caro!
Puoi metterti vicino ad Esmeralda,
la ragazza dai capelli rossi. E' anche lei nuova come te e vi troverete
meglio
insieme…stando ancora alle prime armi.
Cosa?? Oh
no…no…no! Rachele, me la pagherai!-pensai
furibonda.
-Certo!-rispose.
Sentivo lo
aguardo del ragazzo posato su di me, ma non mi
andava di guardarlo.
Dopo qualche
attimo i ragazzi si sistemarono in file
e lo spagnolo si avvicinò a me.
-Ciao! Sono
Gabriele, piacere di conoscerti!-mi
disse, tendendomi una mano.
A quel punto mi
girai, trovando due occhi neri
guardarmi sorridendo.
Era un ragazzo
molto alto e aveva un fisico
atletico. La sua carnagione era abbronzata e una cascata di riccioli
neri gli
incorniciava il volto.
Completamente
l’opposto del mio ex.
-Salve! Sono
Esmeralda De Angelis!-gli risposi
puntando lo sguardo sulle nostre mani che si stringevano.
-Wow…bel
nome…e bella maglia!-continuò ridendo.
Voleva prendermi
in giro? Sì, voleva farlo! Lo capii dal tono
ironico con cui aveva pronunciato l'ultima frase, guardando con un
sopracciglio alzato la mia T-shirt.
Ritrassi subito
la mia mano e lo fulminai con lo
sguardo.
Gabriele Levanti, fai
molta attenzione.
***
Ciao
ragazzi!
Innanzitutto grazie di essere arrivati fin qui!^^
Sono
Novalis,
per chi non avesse letto qualcos’altro di mio, piacere di
conoscervi!
Esmeralda
e
Gabriele sono personaggi che camminavano nella mia testa già
da un po’.
Finalmente ho trovato il modo di scrivere le loro vicende su carta.
Spero
tanto che questo inizio vi sia piaciuto! Si vede soprattutto un tratto
della vita delle due amiche e
della protagonista si sa che è una persona molto acida e per
alcuni versi
antipatica. Aspetti affiorati in lei dopo una brutta ferita
sentimentale di cui
si saprà meglio in seguito.
Sarei
davvero onorata se mi lasciaste una recensione anche piccina piccina,
che mi
aiuterebbe a capire se la storia è abbastanza carina da meritare
di avere un seguito o se è meglio che mi dia
all’ippica! Ahaha!XD
Alla
prossima,
Novalis
:D
|
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Capitolo 2 *** Io e il ballo? Due rette parallele! ***
2
Un
caso che finisca bene è provvidenza, un caso che termini
male è destino.
Knut
Hamsun
-E uno e due e
tre! Passo destro in
avanti e movimento del bacino! Su ragazzi…non è
difficile! Posso capire i nuovi
arrivati, ma voi…su non sembra una bachata!
Era
passata già un’ora e mezza e in
tutto questo lasso di tempo Rachele non aveva fatto altro che ripetere
di
muovere il bacino in un modo e le braccia in un altro.
Ovviamente lei
era bravissima, e
con i suoi movimenti fluidi e precisi sembrava un angelo, mentre io
più un
pinguino in uno smoking.
Ma sapete qual
era la cosa più
strana? Se non lo sapete ve lo dico io!
Lo spagnolo,
quel maleducato
spagnolo che si era sentito autorizzato a offendere la mia
bru…ehm stupenda
t-shirt , sì perché pensandoci non era poi
così tanto orribile, sebbene, da
quel che avessi capito, fosse un nuovo arrivato, ballava divinamente.
E con
divinamente, intendo come un
dio veramente! Ogni movimento così sciolto, così
sensuale e quindi perfetto per
le danze latine,
così…così…bello da vedere!
Ed io?
Uffa…ma perché?
Ad aver notato
il talento del
ragazzo ci fu anche la mia amica, che fermando i suoi movimenti,
guardò verso
lo spagnolo.
-Oh finalmente
si ragiona! Guardate
Gabriele! E’ bravissimo! Vieni qui caro! Ho appeno detto che
potevo capire i
nuovi arrivati, ma tu sei molto bravo!
-No…ma
non è vero!-disse…timidamente il moro.
Ora
faceva il timido…prima invece
con me era stato molto sicuro di sé.
Tzè…
-Ma
come non sei bravo? E’ la tua
prima lezione, eppure ti muovi molto
agilmente! -disse la mia amica, posando le sue mani sui fianchi.
Diventava molto
professionale
quando ballava.
Infatti, non
sembrava la Rachele
che lavorava nella pasticceria, bensì sembrava quasi che per
ballare indossasse
un nuovo volto. Non che in pasticceria non fosse professionale, solo
che si vedeva che con il ballo, aveva un rapporto
più...magico!
-Non so che
dirle!
-Non darmi del
lei, tesoro!
Piuttosto dimmi, hai ballato già altre volte ,vero? La tua
scioltezza è tipica
di una persona che è abituata a ballare!
-Beh
sì…a dir la verità… mia
madre è
spagnola ed è una bravissima ballerina di danze latino
americane e fin da
quando ero piccolo mi ha insegnato
vari passi e movimenti, ma si fid…ehm, fidati se ti dico che
non sono bravo!
-Magari a te
sembra di non essere
bravo perché ti paragoni a lei, ma fidati tu se ti dico, che
sei molto capace. Insegno
queste danze da ormai cinque anni e sebbene dobbiamo ancora lavorare,
hai delle
ottime basi. Dunque, riconfermo la mia scelta di tenerti in coppia con
Esmeralda. Per lei è la prima lezione e mi piacerebbe che tu
le insegnassi a
tenere il giusto ritmo. A tal proposito, mancando solo
mezz’ora alla fine della
lezione, ragazzi mettetevi in coppie e preparatevi… metto la
musica.
Rachele…preparati, non sai nemmeno
cosa non
ti combinerò!-pensai, lanciando
fulmini
dagli occhi.
-Rachele
su che base musicale ci
fai ballare oggi?-chiese il ragazzo biondo dagli occhi blu, facendo
intimidire
la mia migliore amica.
-Ehm…sempre
la solita che useremo
per la gara. “Obsession” degli Aventura.-disse con
le gote rosse.
Ma…un
attimo…aveva detto…gara?
Cosa?
No…vabbè io non vi avrei
partecipato! Questo è poco ma sicuro! D’altronde
questa che stavo seguendo era
la mia prima e ultima lezione di ballo.
Dopo aver detto
queste parole,
varie coppie si formarono e Rachele mi si avvicinò.
-Esme, non
sapendo ancora le basi
della bachata, limitati a mettere in pratica ciò che vi ho
insegnato oggi e a guardare
gli altri. Tu, Gabriele, come già ti ho detto, cerca di
aiutarla.- disse la mia
amica, senza darmi la possibilità di ribattere.
Che razza di
situazione! Bah…
-Posso?-chiese
lo spagnolo,
avvicinandosi a me.
-Cosa dovresti
fare?-gli chiesi con
un sopracciglio sparato in alto.
-Beh…ehm…dovrei
posare un mano sul
tuo bacino, e con l’altra tenere la tua mano…
poi…dovremmo ballare!-disse, con
tono ancora timido.
Ma questo tipo
mi prendeva in giro?
Cioè…prima mi offendeva e ora usava un tono da
gatto morto timido e dolce? Ma
per favore!
-Se proprio
devi, d’accordo!-gli
risposi.
-Ed io dove
dovrei tenere le mie
mani?-continuai antipaticamente.
-Beh…una
sulla mia spalla e una
nella mia!-mi rispose.
A
quel punto, mi avvicinai lentamente
e cercando di fare ciò che mi aveva detto e buttando un
occhio a tutte le
coppie che si erano formate, posai, con un po’ di
difficoltà vista la
differenza di altezze, la mia mano sulla spalla dello spagnolo e con
l’altra
strinsi la sua posta all’altezza della sua spalla destra.
Aveva delle mani
fresche e grandi.
-Pronta?-mi
chiese con il suo
accento strascicato, posando la sua mano sul mio bacino.
-Non lo
so…sono una frana!-ammisi.
-Nah…volere
è potere! Tu segui i
miei passi.
-D’accordo
…- gli disse
semplicemente.
-Allora
ragazzi…siete pronti?
Vediamo se con un po’ di musica caliente vi vien voglia di
ballare meglio!-disse
Rachele
Mhm…caliente…ora
si metteva anche a
parlare in spagnolo. Bah…
Dopo
essersi avvicinata ad una
radio posta all’angolo della stanza, la musica
partì e tutti i ragazzi
iniziarono a ballare.
-Seguimi,
seguimi e basta, fai solo
quello che ti senti di fare!- mi disse Gabriele, vedendomi immobile.
Fu
così che guardando i suoi passi
cercai di muovermi.
Un passo in
avanti, uno indietro e
movimento del bacino…
Un passo in
avanti, uno indietro e
movimento del bacino…
Uffa…era
più difficile di quanto pensassi!
Un rumore di
tacchi sul parquet mi
avvertirono della presenza dell’insegnante di ballo, mia
amica.
-Brava
Esme…vedi che stai
imparando?-mi disse la sopracitata, osservandomi.
-Dici? Io mi
sento solo un
robot!-le risposi.
-Migliorerai
vedrai,
migliorerai!-continuò continuando a fare il giro tra le
coppie, con lo scopo di
evidenziare pregi e difetti nel ballo, di ognuno.
Io continuai a
muovermi, cercando
di seguire i movimenti dello spagnolo, ma questo era troppo bravo per i
miei
gusti.
-Guardami negli
occhi!-mi disse ad
un certo punto il moro che avevo davanti.
-Come scusa?-gli
chiesi, non
capendo.
-Ti ho chiesto
di guardarmi negli
occhi! Hai detto di sentirti un robot, giusto?
-Sì…
-Bene…rimarrai
tale se ti limiterai
a fare movimenti meccanici.
-Ma tu mi hai
detto di limitarmi a
seguirti!-gli risposi con tono indisponente.
-Sì
di seguirmi, ma non di essere
un robot! Forse mi sono espresso male, io intendevo dire che volevo che
tu mi
seguissi, senza sforzarti di fare movimenti arzigogolati e complessi!
Semplicemente essendo te stessa e facendo ciò che il tuo
corazon ti dice.
-Bah…non
mi sembra che tu mi abbia detto
queste parole! Comunque, come già dettoti sono un emerita
incapace nel ballo e
se non procedo meccanicamente, ti ritroveresti a ballare da solo,
perché io non
so far nulla.
-Mhm…capisco!
Allora ti porgo le
mie scuse! Io sono un emerito incapace con le parole!
Dunque…riformulo. Limitati
a seguirmi, mettendoci passione!-si limitò a dire.
-Facile a dirsi,
ma non a farsi!
Comunque, ci proverò!-gli dissi.
Lo spagnolo mi
sorrise, e riprese a
muoversi, con più lentezza di prima, per permettermi di
seguirlo!
Alzai lo
sguardo, per guardarlo
negli occhi, come mi aveva consigliato di fare, e mi ritrovai ad
affogare nei
suoi neri ,profondi, e…buoni!
Sì
buoni...il suo sguardo mi
sembrava infatti gentile.
Ma forse era la
stanchezza che mi
stava rincitrullendo! Un ragazzo non poteva essere gentile, tranne se
era una
persona speciale o se voleva qualcosa in cambio!
Con
questi pensieri, e mentre le
dolci note della canzone continuavano, cercai di fare qualche passo
decente.
-Non
intendevo offenderti prima,
riguardo alla tua maglia, comunque!-mi disse.
-Chi ti dice che
mi sia offesa?-gli
chiesi.
-Beh…mi
hai solo fulminato con lo
sguardo! In ogni caso, scusami, sono stato scortese!
-Capisco! Ma non
importa,
d’altronde non ti conosco e non ci rivedremo più,
dunque le tue scuse non
servono!
-Beh…il
fatto che tu non mi conosca
e che non mi rivedrai più non implica che tu non possa
accettare le mie scuse e
che io non possa fartele!
-
Okay…grazie delle tue scuse,
allora!-continuai freddamente.
Sembrava avesse
sempre la risposta
pronta, questo tipo!
-Di niente!
Quanti anni hai, se
posso permettermi di chiedertelo?
-Beh ad una
donna non si chiede mai
l’età, ma se insisti ne ho ventitré!
-Abbiamo un anno
di differenza,
dunque!
-Ah…-risposi,
guardando dietro di
lui.
-Perché
hai deciso di frequentare
questi corsi di ballo?
-Non ho deciso
io, ma Rachele, lei
è la mia migliore amica e voleva che vedessi una sua
lezione.- risposi, in
maniera distaccata.
Troppe
confidenze per una volta sola!
-Bene…bene!
Basta così…mi duole
dirlo ma la lezione è terminata!-annunciò
Rachele, spegnendo la musica.
Erano passati
già trenta minuti?
Wow…
-Di
già? No, Rachy, no!-disse un
ragazza mora.
-Eh
già…purtroppo il tempo è
tiranno! Ripetete la base 2 e la base 3! Ci vediamo giovedì!
–rispose la mia
amica, staccando alcuni poster di passi latini, che aveva appeso alle
pareti.
Tutte le coppie
si distaccarono,
tranne quella formata da me e lo spagnolo, che continuava a tenere la mano sul mio
bacino.
-Ehm…scusa,
eh?-gli dissi togliendo
la mia mano dalla sua spalla.
-Sì…scusami!-disse
lo spagnolo
allontanandosi da me.
Dopo
qualche secondo vidi Bobby
avvicinarsi alla mia amica, e chiederle qualcosa
nell’orecchio.
Ma non ebbi il
modo di capire cosa
le stesse dicendo, poiché un ragazzo dai capelli rossi mi si
avvicinò,
facendo cambiare traiettoria al mio sguardo, che così
notò che lo spagnolo mi
stava guardando.
-Ciao sono
Giovanni, ma puoi
chiamarmi Johnny! Sono il rappresentante del gruppo! Organizzo eventi e
segno
date di spettacoli! Piacere di conoscerti!
-Ciao
Giovanni! Il piacere è
mio!-dissi con un sorriso.
-Ho notato che
te la cavi bene con
il ballo! Questa non sarà la tua prima lezione, vero?
-Io me la cavo
bene? Per niente
proprio! Sono negata! E questa è stata la mia prima e ultima
lezione.- gli
risposi scoppiando a ridere.
Io che me la
cavo nel ballare?!
Ahaha…questa è bella!
-Capisco! Mi
dispiace, pensaci su,
però! A tutto il gruppo piacerebbe conoscerti meglio!
-Okay! Lo
farò senz’altro!-gli
risposi sorridendo.
A quel punto il
ragazzo se ne andò,
ricambiando il sorriso, e mentre lo spagnolo continuava a fissarmi,
Rachele si
avvicinò a me.
-Ehi Esme, oggi
prima di andare a mangiare qualcosa da Amedeo, devo dare uno strappo
anche a Bobby, il ragazzo biondo che mi ha fatto una domanda all'inizio
e che ...mi piace...- si interruppe per dire l'ultima frase sottovoce.
-...e a
Gabriele, per
te non ci sono problemi, vero?-continuò.
Ecco che cosa le
aveva chiesto il
biondo.
-Certo che no!
Cos’altro
potevo risponderle? Sì,
per me è un problema, perché lo spagnolo non mi
ispira simpatia? Certo che no!
-Bene! Parlando
della lezione, che
te n’è parsa?
-Sei stata molto
brava! Sei
splendida come insegnante, ma non me la sento di continuare! Sono una
vera
schiappa e non credo di potermi organizzare con il lavoro e
l’università!
-Uffa…ma
perché sei così?
Eh…perché? Ne riparleremo, questo è
poco ma sicuro! E ora andiamo, i due baldi
giovani ci aspettano.
Così
detto, uscì dalla stanza, e
dopo essermi rinfrescata e aver messo il piumino, uscì dalla
scuola di danza,
seguita da Levanti e un Bobby intento a parlare con Rac.
Sembrava che fra
i due ci fosse
intesa.
-Esmeralda!
–mi sentii chiamare.
Mi voltai
trovando lo spagnolo
dietro di me.
-Che vuoi?
-Volevo
chiederti se posso sedermi
io vicino a te nei
sedili posteriori.
-E
perché mai? Io avevo intenzione
di sedermi accanto alla mia amica.
-Capisco,
ma…-disse fermandosi al
ma.
-Ma cosa?
A quel punto si
avvicinò
pericolosamente a me, e vicino al mio orecchio continuò a
parlare.
-Ma se non te ne
sei accorta, il
mio amico è interessato alla tua amica e vorrei che si
avvicinassero di più.
-Cosa? Lui
è interessato a lei? E
come potevo accorgermene se la prima volta che
l’ho visto è stata oggi!
-Io lo so,
perché Emanuele è il mio
migliore amico e mi racconta tutto! Ora però lo sai anche
tu, dunque ci stai?
-Sì,
sì! Certo!
-Rispondi sempre
così
freddamente?-mi chiese allontanandosi da me.
-Con chi se lo
merita, sì,
spagnolo!
-Io sono
italiano quanto te!
-Dal tuo accento
non si direbbe!
-Mhm…se
la metti su questo piano, hai ragione! Pensandoci anche tu dal tuo
viso non sembri acida, ma lo sei!
Touché
A quel punto, lo
guardai con molta
impassibilità e sorridendo leggermente, aprii lo sportello
della macchina della
mia amica.
Mi aveva saputo
rispondere davvero
bene, non c’è che dire!
-Esme, non ti
siedi accanto a
me?-chiese Rac, vedendomi salire sui sedili posteriori.
-No, no!
Parlerete meglio tu ed Emanuele,
se vi sedete vicini!-le dissi, facendole l’occhiolino.
I due ragazzi
arrossirono e presero
uno il posto del guidatore, uno il sedile accanto a questo.
Wow...anche
Bobby interessato a Rachele?! Che bella notizia! Non rimaneva altro che
far affiorare i loro sentimenti!
Lo spagnolo si
sedette , come
stabilito, vicino a me, e il viaggio cominciò.
Rachele accese
la radio da cui
partì una canzone di Ligabue, e continuò a
parlare con Bobby, mentre il moro al
mio fianco si mise a fissare fuori dal finestrino.
-Ah…ora
che ricordo, Gabry, non
dovevi chiedere a Rachele quella cosa relativa ad un tuo lavoro?-chiese
il
biondo.
-Cosa?
Ah… sì giusto! Rachele
volevo chiederti se conoscevi la gelateria “Dolce
vita”! Io non conosco bene la
zona!
-Sì,
certo che la conosco! E’ la
gelateria in cui lavoro, ma tu Ema non lo sapevi?
-So che lavori
in una gelateria, ma
non sapevo il nome!-si giustificò Bobby.
-Ah…okay!
Comunque è quella in cui
lavoriamo io ed Esmeralda. Il gestore è mio padre.
Perché me lo chiedi?
-Ah…Wow!
Beh perché, prima che
arrivassi alla scuola di ballo, mi è arrivata una chiamata
da parte di tuo
padre che mi ha proposto di lavorare come factotum alla vostra
gelateria! Quindi volevo sapere dove fosse.
-No, non ci
credo! Allora sei tu il
ragazzo di cui ci ha parlato Renato!
-Renato
Castelli? Se è lui, sì! Mi
ha chiamato in mattinata, per dirmi che per motivi vari si è
licenziato e che
se dimostravo buona volontà potevo prendere il suo posto!
Cosaaaa? Oh no!
No! Ma perché il
destino si divertiva a
farmi questi
scherzi? Per quale ostrogoto motivo?
-Che bella
notizia, guarda! Un mio
allievo che è anche mio collega! Vedrai se ti dimostrerai un
bravo ragazzo e un
assiduo lavoratore mio padre ti assumerà di certo!
-Spero proprio
di sì!
-Bene! Allora il
locale si trova in via Alessandro Manzoni, accanto al supermercato "Da
Romualdo".
-Forse ho
capito! Grazie, Rachele!
-E di che! Non
è una bella notizia,
Esme?
-Come? Ah
sì…come no!
Certo, une bella ma
proprio bella
notizia!
L’ANGOLINO
DI NOVALIS
Hola bella
gente! Come state? Passato un Halloween
terrificanteee?XD
Eccoci arrivati
al secondo capitolo! Cosa ve n’è parso?
Vorrei
ringraziare: Sun_Rise
93,arimika,
elev e Rhye 39 per
le belle recensioni allo scorso capitolo e coloro che hanno aggiunto la
storia
tra le seguite! Siete dolcissimi! Grazie di cuore! Spero che il
capitolo sia
risultato di vostro gradimento e spero di avere l'onore di sapere
qualche vostro commento!^_^
Bacioni,
Novalis
;)
|
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Capitolo 3 *** Uno spagnolo in gelateria! ***
BAILAMOS
3
“Lo
sai che ti amo, sei la cosa più bella che mi potesse
capitare”
“Ti
amo anch’io, ma non so…qualcosa non mi
convince…chi era quella ragazza fuori
dall’università?”
“Te
l’ho già detto…era
Sabrina…amica di mia sorella. Voleva che le prestassi un
libro, visto che frequentiamo gli stessi corsi. Non mi credi?”
“No,
no…ti credo…ho fiducia in te”
-Woof, woff!
-Mhm…
-Woff…
-Carota? Mhm…che ore sono? Perché abbai
così forte?
Uffa…!
Aprii di
malavoglia gli occhi e sbirciando la
sveglia sul comodino accanto al mio letto, mi accorsi che erano ancora
le sei
del mattino.
-Che cosa
è successo?-chiesi, guardando gli occhi
neri di Carota, che di tutta risposta , mi guardò inclinando
la testolina rossa
versa sinistra.
-Stavo dormendo,
non lo sai? Già oggi mi aspetta una
giornata impegnativa, poi tu mi svegli presto! Mannaggia a te!
Carota assunse
un espressione quasi… triste.
Non
prendetemi per pazza, ma per me il mio cane era il mio migliore amico,
dopo
Rac, ovvio.
-Vabbè
dai…ora non fare quell’espressione.
D’altronde…non
so, sento che in qualche modo…hai fatto bene a
svegliarmi…non ricordo cosa, ma
il sogno che stavo facendo, non era propriamente gradevole. Dai
su…ormai mi hai
svegliato, ti vanno i croccantini?
Carota
abbaiò e così mi alzai dal letto, pronta ad
iniziare una nuova giornata, dopo la “strana”
serata che avevo trascorso il
giorno prima.
***
-Esmeralda,
puoi venire un attimo?-mi chiese Rachele mentre riempivo di gelato alla
nocciola una confezione.
-Certo!- le
risposi lasciando il cucchiaio nello scatolo,e andando nel
magazzino delle
spezie dove si trovava.
-Senti, ma
Gabriele ti ha fatto qualcosa?
-Chi? Gabriele?
E chi è?
-Come chi è? Ma mi prendi in giro? Il ragazzo che
abbiamo accompagnato insieme ad Emanuele ieri sera…lo
spagnolo con cui hai
ballato ieri…a proposito poi oggi dobbiamo parlare delle
lezioni.
-Ah…lo spagnolo intendi…no, non mi ha fatto nulla!
Ero
così abituata a chiamarlo “spagnolo” che
mi era
passato di mente il fatto che avesse un nome.
-Mhm…capisco!
Però a me non sembra! Ieri in macchina
non vi siete rivolti la parola e a lezione vedevo un certo distacco tra
di voi!
Aveva davvero
buon’occhio!
-Questo
perché non lo conosco! Sai benissimo che con
gli sconosciuti sono più fredda e acida di quanto non lo sia
di solito!- risposi,
guardando dritto nei suoi occhi marroni.
-Okay…come
vuoi! In ogni caso dobbiamo imparare a
conoscerlo e ad essere gentili con lui, soprattutto tu! Oggi
verrà a parlare
con mio padre, come ti ho detto appena sei arrivata...
Già... che splendida notizia!
-...E se tutto va bene, potrebbe venire a lavorare con noi! Questa
immagino sia una notizia che non ti aggrada, visto come mi hai risposto
sarcasticamente ieri quanto ti ho domandato se fosse una bella notizia
il fatto che avrebbe potuto lavorare con noi!
-Come fai a dire che ero sarcastica?
-Non sono stupida Esmeralda, e poi…sono o non sono
la tua migliore amica?
-Sì, lo sei…
-Bene,
quindi…
-Quindi hai ragione tu e se verrà a lavorare con
noi, sarò educata e mi comporterò garbatamente!
Okay?
-Perfetto! Ma
che poi…quello che voglio capire è
perché ce l’hai con questo ragazzo?
-Non ce l’ho con lui! Non lo conosco neanche,
perché
dovrei avercela con lui?
-Boh…non
lo so! Dimmelo tu…ti conosco abbastanza
bene da capire ciò che ti passa per la testa e da come ho
potuto constatare,
provi una certa avversione nei confronti di Gabriele.
-Visto che mi
conosci bene, sai anche che io sono
avversa a tutti i ragazzi!- dissi.
-Sarà Esmeralda, sarà! Ma per favore non fare in
modo che degli stupidi pregiudizi prevalgano su di te, facendoti
chiudere in
una bolla di sapone. Sai che ti voglio bene come se fossi mia sorella,
ed è
proprio per questo voglio che tu scelga le strade giuste. Okay?
-Okay Rac!-
risposi sorridendole
-Comunque tornando al discordo della danza, ieri mi
è parso di udire che non vuoi più continuare a
frequentare le mie lezioni, è
vero?
-Sì…ehm…è
vero!!
-No che non è vero…tu devi seguire le mie
lezioni,
devi iniziare a divertirti, a vivere!
Lo vuoi capire? Non per
montarmi la testa, ma sono una gran figa come insegnante di ballo ed
è inammissibile
che la mia migliore amica non partecipi alle mie lezioni!-mi disse
Rachele
avvicinandosi pericolosamente a me.
Cavoli…si
stava arrabbiando!
-Ma
Rac…io non so ballare…faccio veramente
pena…e
poi non ti sei mai lamentata del fatto che non ballassi con te, gli
scorsi
anni!
-Senta signorina
De Angelis…o la smette di
autocommiserarsi oppure con me ha chiuso, e non solo… ma la
faccio licenziare anche
da mio padre. Lei da oggi volente o nolente, dovrà essere
una mia allieva! Is
it clear? E poi non è affatto male a ballare, da qual che ho
potuto vedere ieri.
-Uffa, Rachele…non puoi costringermi!- le risposi
iniziando a ridere.
Quando iniziava
a darmi del lei, finivo
inevitabilmente col scoppiare a ridere.
-Invece sì…allora ci stai?
-E va bene…ma solo perché se no mi fai licenziare
da
tuo padre!
-Perfetto…!-mi disse sorridente, uscendo dal magazzino
per rientrare nell’ingresso del locale dove la raggiunsi.
Sapeva essere
molto testarda quando voleva. E ora,
ero pure costretta a frequentare dei corsi di ballo, che si
aggiungevano agli
studi, al lavoro e alla casa da portare avanti. Di bene, in meglio!
Dopo qualche
spolverata qua e la, Alfredo ci
raggiunse.
-Ragazze…come
state?
-Ciao papà, tutto okay! Tu?
-Sono in febbricitante attesa di conoscere il ragazzo di cui vi
ho parlato e che mi avete detto già conoscete!
-Già pà…sono la sua insegnante di
ballo! Siamo in attesa
anche noi, vero Esme?
-Eh…certo!
-Benissimo…ci sarà maggiore sintonia tra di voi,
allora! Mi raccomando…siate gentili e fatelo ambientare!
Questa settimana lo
metteremo alla prova… se si dimostrerà un bravo
ragazzo, sarà dei nostri.
Quando arriva, venitemi a chiamare, va bene?
-Certo
papà!
-D’accordo Al!-risposi.
-Brave le mie ragazze!
Così
detto Alfredo si ritirò nel suo studio, salendo
le scale che affiancavano il magazzino, non prima però di
averci dato un bacio
sulla fronte.
Era come un
secondo padre, per me.
Dopo qualche minuto, speso da me e la
mia amica nel sistemare il locale, nell’attesa
di qualche cliente, la campanella che sovrastava la porta principale
tintinnò,
segno dell’arrivo di qualcuno.
Io e Rachele alzammo il capo, prima rivolto verso il
bancone e la cassa, per vedere chi era entrato.
Nessun cliente, era… lo spagnolo, o meglio Gabriele!
-Oh…benvenuto,
prego entra Gabriele!-disse la mia
amica accogliendo il moro.
-Buongiorno
Rachele! Hai visto alla fine ho trovato
la gelateria!-rispose lo spagnolo sorridendo.
-Già…mi fa piacere! Se aspetti solo un attimo,
vado
a chiamare mio padre, così parlate un po’!-disse
dolcemente la mia amica.
-Certo, fai pure…aspetterò qui!
Rachele gli
sorrise
e salendo le scale mi lasciò sola.
Io intanto
rimasi ferma alla cassa, e legando meglio
la mia “divisa” o meglio il grembiule arancione che
portavo legato in vita,
osservai il moro.
Aveva avuto
almeno la decenza di vestirsi bene.
Camicia bianca arrotolata fino ai gomiti, gilet nero lasciato aperto,
jeans
chiari e sneakers scure. I capelli avevano un’ effetto
“bagnato”, invece.
-Salve
Esmeralda!-mi disse cogliendomi di sorpresa.
Si ricordava di salutarmi solo adesso…tzè!
-Salve!-risposi guardandolo negli occhi.
-Come va?
Era gentile, sebbene ieri non avessimo avuto
propriamente una conversazione “amichevole”.
-Non male, grazie! Tu?
Grazie? Tu? Da
dove mi era venuto di chiedergli come stava? Esme...ritorna in te!
-Bene, anche se sono agitato per il colloquio
con il signor Raffaldo.
-Eccomi qui…ho interrotto qualcosa?-chiese Alfredo,
scendendo le scale e guardando me e il ragazzo che avevo davanti.
-No signore!-rispose lo spagnolo, volgendo lo sguardo
ad Alfredo.
-Bene! Mi presento di persona. Sono Alfredo Raffaldo,
gestore di questa pasticceria. Il signor Renato Castelli, come ben sai,
visto
che ne abbiamo parlato telefonicamente, era il nostro factotum, poi si
è
licenziato e mi ha parlato di te. Cosa mi puoi dire?
-Posso dirle che sarei lieto di mostrarle il mio
impegno e di farle capire che potrei essere un ottimo lavoratore.
-Perfetto, allora saliamo nel mio studio, e voi
ragazze aspettateci qui.
-Assolutamente
sì!
Così
concluso i due se ne andarono e così continuai
la mia giornata lavorativa con la mia migliore amica.
***
Erano circa le
undici del mattino, avevamo servito
già dieci clienti e con l’imminenza della
primavera che avrebbe portato il
piacevole riscaldamento della temperatura, i gelati iniziavano ad
essere
preferiti ai biscotti e alle torte.
-Esme…ascolta…stanno
scendendo!-disse Rachele,
tendendo l’orecchio verso le scale.
-Già…chissà
cosa succederà adesso!
-Secondo me papà lo assumerà!
-Beh…per dire questo, bisogna prima vedere come se
la cava.
-Vedremo.
Qualche secondo dopo il padre di Rachele e Gabriele,
scesero.
-Bene…allora, io e Gabriele abbiamo parlato di un
po’
di cose. Da oggi fino a mercoledì prossimo è in
prova, poi vedremo un po’ come
si evolverà la situazione. Confido in voi ragazze per
aiutarlo ad ambientarsi e a
utilizzare adeguatamente tutti gli strumenti che usiamo.
D’accordo?
Perfetto ora ci
toccava anche fare da maestre…
-Sì.- rispondemmo.
Alfredo ci
sorrise e dopo aver dato un grembiule
arancione al moro, quest’ultimo si avvicinò alla
cassa.
-Che bello Gabriele, ti conosco solo da ieri ma mi
ispiri tanta simpatia.
-Oh…grazie Rachele, sei molto gentile! Spero di non
deludere le aspettative di nessuno, lavorerò sodo, lo
giuro.- disse lo spagnolo
con il suo accento alla Banderas.
-Ne sono certa! Allora prima di iniziare, direi che
potremmo rompere il ghiaccio parlando un po’ di te. Che ci
puoi dire ?
-Beh…come
si può capire dal mio accento,-disse
guardandomi,- e da quello che vi dissi ieri a lezione, sono spagnolo, o
meglio
mia madre lo è. Mio padre è italiano e sono nato
in Italia. All'età di tre anni
la mia famiglia si è trasferita a Barcellona, patria natale
di mia mamma e
territorio in cui ho passato gran parte della mia infanzia. Poi, verso
i tredici
anni sono tornato nel territorio italiano in cui vivo
tutt’oggi.
-Mhm…interessante…Barcellona che splendida
città! Mi
viene in mente una canzone di Freddie Mercury chiamata proprio
così che mi
piace molto! Ma dimmi…studi?
-Certo! Studio alla facoltà di medicina. Vorrei
diventare un pediatra. Purtroppo ho un cugino malato e vorrei laurearmi
il
prima possibile per vedere di aiutarlo.
Un cugino
malato…poverino...!
-Oh capisco, mi dispiace per tuo cugino! Il tuo è un
pensiero davvero nobile! …Vabbè…detto
questo, direi che possiamo procedere con
le spiegazioni in merito alla gelateria.
-Benissimo!
-Allora da dove iniziare? Emh…questa è il
bancone…dieto
questo vetro, come vedi, ci sono tutti i dolci e le confezioni di
gelato, che
prepariamo in quel magazzino lì.- disse indicando i vari
punti che aveva detto
con l’indice.
-Questa invece è la cassa! Non so se tu abbia già
avuto a che fare con conti e scontrini nei tuoi precedenti lavori. Se
così non
fosse stato, ti spiegherò io.
-No, non
c’è ne bisogno! Ho lavorato in due bar e in
una pizzeria, dunque…so come si usa.
-Bene! Poi…all’arrivo dei clienti, ti avvicini
loro
e li fai accomodare nei tavolini che vedi qui davanti, dando loro i
menù con i
vari prodotti. Fin qui, problemi?
-No,
assolutamente! Tutto chiaro.
-Bene…poi…direi
che possiamo passare al laboratorio
e poi al magazzino, che ne pensi Esme?
-Per me è okay…se dice che ha capito fin qui come
si
procede, puoi fargli vedere il resto!
-Perfetto, però…dai, ora mostragli tu il resto!
-Come? No…non sono brava quanto te a spiegare!
-Sei costretta… vedo- e si avvicinò alla porta
d’ingresso-
che sta arrivando la signora Camilleri e sai che vuol farsi servire
solo da me!
Uff…andava tutto come voleva lei, che pizza!
-D’accordo…seguimi!
A quel punto, mi
avviai in laboratorio.
-Allora…alla tua destra c’è un
conservatore in cui
dovrai mettere il gelato appena fatto ad una temperatura di
-18°C , poi accanto
a questo vi sono questi due frigoriferi,-mi fermai indicandogli
ciò che avevo detto,- in cui vanno
messe le materie prime quali panna e latte fresco. Okay?
-Sì.
-Bene. Altro importante elemento è il banco da
lavoro su cui si lavorano le materie per produrre tutto ciò
che ha a che fare
con la pasticceria. Di solito Renato non si occupava di queste cose, ma
non si sa
mai…
-D’accordo…-mi rispose guardandomi.
-Fin qui…tutto chiaro?-chiesi con il mio solito
tono.
-Certo.
Così
risposto continuai a camminare per mostrargli
gli altri macchinari, ma qualcosa non me lo permise.
Questo qualcosa
era un sacco di farina, lasciato
“intelligentemente”
aperto all’angolo di un forno, che io giustamente non vidi,
rischiando una
caduta.
Caduta che fu
evitata grazie allo spagnolo.
...Un attimo…lo spagnolo?
Sbaglio o mi
stava tenendo per un polso?
-Tutto okay? Stai bene?-mi chiese…premurosamente.
-S-sì…grazie…puoi lasciarmi ora.
Ed ad adesso che mi mettevo a balbettare? Cosa mi
prendeva?
-Di nulla!-mi disse, lasciandomi e sorridendomi.
Perchè mi sorrideva sempre? Non c'era
stato proprio un bello scambio di parole tra di noi la sera
prima, eppure...bah...si vedeva che era l'esatto mio opposto.
****L’ANGOLINO
DI NOVALIS****
Ciaooo!
Come state?
Scusate per il
ritardo, ma vuoi un
impegno, vuoi la mancanza di ispirazione, non sono riuscita a
concludere il
capitolo prima di oggi!^^
A proposito del
capitolo cosa ve n’è
parso? Esmeralda si troverà a lavorare con lo spagnolo, ma
cosa succederà?
Come sempre
mille grazie a coloro
che seguono e leggono la mia storia. Come soprattutto a : elev,
Sun_Rise 93 e
Rhye 39 per le loro splendide recensioni. ^___^ Spero che anche per questo capitolo possa avere il piacere di leggere il commento di voi che leggete!;)
Al
prossimo capitolooo :)
|
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Capitolo 4 *** La torta al signor Diomede! ***
BAILAMOS
4
È
inutile…non potevo negarlo! Il sorriso dello
spagnolo mi era rimasto in testa. Forse perché aveva dei bei
denti bianchi, o
forse perché era un sorriso sincero e
dolce…così simile a quello del mio
papà.
Il mio
papà…l’uomo migliore del mondo.
L’uomo da
sposare. Gentile, cortese, lavoratore e tanto rispettoso e fedele nei
confronti
di mia madre, così diversa da me ma anche così
simile!
Un genitore
così splendido che se dovessi scegliere
un personaggio letterario con cui paragonarlo, sceglierei senza alcun
dubbio il
signor Darcy del libro di Jane Austen “Orgoglio e
pregiudizio”. Non per farlo
apposta, ma so che anche tra i miei genitori c’era stato un
rapporto fatto di
orgoglio e pregiudizi.
-Esme…che
ti succede? Ti vedo strana!- mi chiese
Rachele, mentre infarinava della massa per dei ferri di cavallo al
cioccolato.
-Nulla…solo
che…boh…stavo pensando a delle cose.-
risposi, mentre montavo della panna per dei bignè.
-Mhm…sempre
pensierosa tu! E a cosa stavi pensando?
-Alla mia
famiglia…
-Ah…e
come mai?
- Non so... stavo pensando ad un
sorriso.
Ops…che
cosa
avevo combinato…adesso mi avrebbe bombardato di domande, e
si sarebbe fatta un
sacco di filmini mentali inesistenti.
-Come? Cosa?
…Davvero? Ahhh…che bello!-gridò
euforicamente.
-E se fosse il
sorriso di una ragazza?-chiesi,
ridendo.
A quel punto, il
sorriso di Rac si smorzò.
-Ehm- si
schiarì la voce- in che senso? Hai nella testa
il sorriso di una ragazza? Non è
che…cioè…
-Tranquilla!
-dissi scoppiando a ridere- Ti volevo
solo prendere in giro! Il sorriso di una ragazzo è al centro
dei miei
pensieri…ma non farti illusioni, sto solo facendo dei
pensieri circa questo
gesto!
-Uh…menomale!
Non che se avessi avuto nella mente il
sorriso di una ragazza sarebbe successo qualcosa, ma…come
dire…mi sarebbe
sembrato strano! In ogni caso…che genere di pensieri? E a
chi appartiene il
sorriso?
-Eh no cara, non
saprai niente! Se te lo dicessi, mi
assilleresti di domande e ti costruiresti castelli in aria!
-Ah
sì? Brava…sei un’ottima amica! Io ti
dico sempre
tutto quello che mi passa per la testa, e tu? Okay…non ti
parlo più!-mi disse
mettendo il broncio e stendendo velocemente il mattarello sulla pasta
giallastra.
-Eh no
Rarà, non fare così…mi
conosci…sai che sono
fatta così…e poi non c’è
nulla di sentimentale in quello che stavo pensando!-
le dissi usando il nomignolo che usavo quando eravamo bambine.
-Non chiamarmi
Rarà…e poi non fa niente che non
c’è
nulla di sentimentale…dimmi di chi è il sorriso e
basta.
A quel punto,
cedendo alla sua espressione
sconsolata e triste, le indicai con il capo, lo spagnolo che stava
dando dei
menù a due ragazze sedute nei tavoli di fuori.
Gli occhi di
Rachele assunsero una forma quasi…a
cuore! Ecco lo sapevo!
-No, no e ancora
no! Hai frainteso completamente!-le
dissi, mettendo le mani davanti.
-Ma che
frainteso…ti piace, dì la verità! E
poi…come
non piacerti! È davvero un gran bel pezzo di ragazzo,
quindi…
-Rachele!-dissi
guardandola male- ma cosa stai
dicendo? Ho solo detto che penso al suo sorriso, ma se non mi fai
finire il
discorso…
-Okay, finisci
ma poi mi lasci parlare.- mi rispose
con gli occhi che le brillavano.
Mannaggia a lei
e al suo partire in quarta.
-Bene,
dunque…dicevo che stavo pensando al sorriso
dello spagnolo perché mi sembra un sorriso gentile
e…siccome, come hai anche
capito da sola, c’è un po’ di avversione
da parte mia nei suoi riguardi, anche
se sono avversa a tutti i ragazzi, mi chiedevo come mai, sebbene non
sia
proprio un cioccolatino con lui, mi sorride sempre con dolcezza. E da
qui ho
pensato al sorriso di mio padre eccetera eccetera.
-Oh…ma
allora è vero! Ti piace!
-Rachele…ti
sembra che abbia detto questo? Io odio i
ragazzi, come devo fartelo capire! Io e l’amore siamo come due rette
parallele,
non ci incontreremo mai.
-Sì…okay
come vuoi tu! –disse spazientita.- Allora
diciamo…che…Gabriele potrebbe essere diverso. Lo
conosciamo da meno di due
giorni è vero, ma guardalo…non ti sembra dolce?!-
mi disse guardando fuori
dalla porta d’ingresso vetrata, da cui notai che Gabriele
stava sorridendo alle
due clienti che avevo visto prima.
-Boh…come
faccio a dirlo! Non lo conosciamo,
dunque…come fare a dire se è di indole dolce o
meno.
-Ed è
qui che ti volevo! Proprio perché non lo
conosci, come fai a provare avversione nei suoi confronti?
-Dicasi intuito!
-Allora dicasi
intuito anche il mio notare dolcezza
nel suo animo.- mi disse dando forma ai biscotti, mentre ora giravo
della
cioccolata in una ciottola verde.
Sapeva sempre
trovare le parole giuste, Rachele. Non
so come , ma lei era l’unica che riusciva a muovere qualcosa
dentro di me.
Dopo qualche
secondo di silenzio, Gabriele entrò, e
avvicinandosi a me e a Rachele, iniziò a parlare.
-Ragazze, due
clienti hanno ordinato due gelati alla
fragola, due fette di torta alla mela, uno zuccotto da portare a casa e
due
cornetti alla marmellata di albicocche.- disse il moro, leggendo da un
block-notes datogli in precedenza da Rachele.
Di certo le tipe
non avevano problemi con la linea!
Beate loro!
-Wow…sembrano
così piccine eppure…guarda quanto
hanno ordinato! Bravo Gabriele, è stata la tua prima
ordinazione e guarda che
risultati. Sarà stato anche il tuo fascino oltre alla tua
bravura!- concluse
Rachele, facendo arrossire lo spagnolo.
-N-no…ma
che dici Rachele! Sarà una questione di
fame e di qualità dei vostri prodotti- rispose a capo chino.
Era timido il
ragazzo, fin troppo.
-Bah…sarà…
ma con noi i clienti si sono sempre
intrattenuti pochi secondi per gli ordini, mentre da come ho potuto
notare
osservando dalla porta vetrata ,le tipe ti ridevano sempre.
-D-Davvero? Non
so che dire…!
Rachele gli
sorrise e mentre preparavo ciò che le
ragazze avevano chiesto, la mia amica riprese parola.
-Fidati! Guarda
un po’…adesso andrò io a portare
loro i dolci e potrai notare come non mi dispenseranno di sorrisi come
hanno
fatto con te e come saranno sbrigative nei ringraziamenti.
-Non
ce n'é bisogno…tocca a me adempiere a
questi
incarichi. -rispose lo spagnolo.
-Tu rimani qui a
goderti la scena con Esme...poi
quando rientro ti spiegherò una cosa.
Così
detto, mentre mettevo tutto su un vassoio, Rarà
lo prese e si avviò, lasciandomi sola con lo spagnolo.
Uffa...quando
c’era questo tipo non sapevo mai cosa
dire.
-Comunque io non
ho detto nulla alle clienti per
spingerle a comprare di più.- mi disse.
-Lo so...chi ti
dice che io abbia pensato questo? Tu
limitati a guardare, poi la mia amica ti dirà la prima
“lezione”, se così la si
vuol chiamare, del lavorare in questa gelateria.
-E non puoi
dirmela tu?
-No!- gli
risposi, con un mezzo sorriso e osservando
la scena di Rachele alle clienti, che andò esattamente come
ci si aspettava
sarebbe andata.
Dopo un paio di
minuti, Rarà rientrò.
-Visto?
-Io non
capisco…
-Vedi
Gabriele…come hai potuto notare le clienti con
me sono state molto meno…come dire, calorose! Questo
perché non sono un bel
ragazzo spagnolo!-disse ridendo.
-…Quindi
la prima lezione nel lavorare in locali
come questa gelateria è che se si ha a disposizione un
lavoratore bello e
attraente ci sarà più possibilità per
il locale, di… crescere economicamente!
-Oh…non
mi era mai stato detto! E poi non sono un
bel ragazzo…c’è di meglio in giro! In
ogni caso anche voi siete delle belle
ragazze, non è successo anche per voi, che dei ragazzi vi
intrattenessero di
più, e dunque ordinassero di più?
Io? Bella?
Sì come il fondo di una bacinella!
-Sì…ma
non è lo stesso! Le ragazze, sono…più
particolari…diciamo! Anche i ragazzi si comportano così a volte, ma più le "fanciulle".
E poi…su non fare il modesto, sei molto bello
Gabriele!-disse la mia amica.
Una cosa che la
caratterizzava era il suo essere
schietta e sincera in ogni circostanza, senza preoccuparsi se il suo
interlocutore fosse un ragazzo o una ragazza.
-Oh…grazie,
sei muy hermosa anche tu!
-Muy hermosa?
Cioè molto bella? Gracias Gabriele! Ma
dimmi…pensi che anche Esmeralda sia bella?
C-come? Chi?
Cosa c’entravo io? E perché sentivo la
mia temperatura corporea salire? Esme? Cosa diamine ti prende?
A sentirsi in
imbarazzo ci fu anche il moro, le cui
guance si tinsero di rosso.
-Ehm- si
schiarì la voce- ovviamente, come ho detto
prima siete belle entrambe, dunque anche…lei è
molto bella.
A quelle parole
abbassai gli occhi. Cavoli…era da
due anni che non ero più timida…che cosa mi stava
succedendo?
-Okay…g-grazie…va
bene! Vi conviene tornare a
lavoro, sta arrivando una comitiva di ragazzi!-dissi sbrigativamente ed
entrando in laboratorio, non prima però di aver sentito
Rachele ridacchiare.
Che piccola
streghetta!
***
Erano le due del
pomeriggio, dovevo ancora consumare
la mia pausa pranzo, a causa del fatto che c’erano stati
molti clienti! Fra
meno di mezz’ora, però sarei tornata a casa, e non
avendo potuto studiare il
pomeriggio prima per frequentare i corsi di ballo, mi toccava studiare
per
almeno cinque ore. Che barba, che noia, che pizza!
-Esme?-mi
chiamò Giulia, la ragazza che aveva preso
a lavorare dalle 15.00, dando il cambio turno a Rac, che era corsa a
casa per
sistemare delle cose riguardanti la scuola di ballo.
-Mhm?-le
risposi, sistemando delle fragole su una
torta di compleanno che avrei dovuto far consegnare allo spagnolo, ora
intento
a spolverare le credenze del laboratorio.
-Che te ne pare
del nuovo arrivato?-chiese pulendo i
tavolini, su cui poco prima numerosi clienti avevano consumato i nostri
prodotti.
-In che senso?
-Beh…in
tutti i sensi!
-Bah, non so! Lo
conosciamo da solo un giorno…per
cui…
-Okay…allora
dal punto di vista lavorativo puoi
anche non rispondermi, ma fisicamente?
Cosa? Ma si era
messa d’accordo con Rachele? Cosa
prendeva a tutti quanti in gelateria?
-Ehm, non
saprei! Di certo non è il mio tipo.- le
risposi sinceramente.
-Ah…e
quale sarebbe il tuo tipo?
-Mhm…direi
biondo, con gli occhi chiari!
- Il classico
stereotipo dunque…capisco…a me, invece
piacciono tutti i tipi di ragazzi, ma quelli come Gabriele mi fanno
impazzire!-rispose con occhi sognanti.
Certo che il
moro piaceva proprio a tutti anzi a
tutte!
-Ah…quin…-
dissi non riuscendo a finire la frase a
causa di un rumore e di un “ahia” proveniente dal
laboratorio.
Lo spagnolo!
-Cosa
è stato?-chiese Giulia, interrompendo quello
che stava facendo e guardandomi.
-Aspetta
qui…vado a vedere!-dissi, asciugandomi le
mani con un tovagliolo e recandomi in laboratorio.
-Ehm…tutto
bene?-chiesi entrando, e trovando il moro
intento a raccogliere una confezione di latta caduta per terra.
-Oh
sì…mi dispiace…non
volevo…mi è caduta la scatola
degli utensili per fare la panna-disse nascondendo la mano destra
dietro la sua
schiena e mettendo velocemente la scatola su una mensola con la
sinistra.
-No, non
preoccuparti! Ma perché nascondi la mano
destra?-chiesi avvicinandomi.
-No…nulla!
-Insisto!-disse
guardandolo, con le sopracciglia
inarcate.
-No non
c’è nulla da vedere…
A quel punto
avvicinandomi lentamente, girai con uno
scatto veloce dietro di lui, accorgendomi che aveva un punto della mano
rosso e
con un taglio.
-Come ti sei
tagliato?
-No, Esmeralda,
non preoccuparti…non è niente!
-Non mi sto
preoccupando per te, ti ho fatto una
domanda, rispondi.- risposi con la mia solita acidità.
-Stavo
spolverando quella mensola lì-disse
indicandomela.- e inavvertitamente
ho
urtato lo scatolo degli strumenti per la panna. Nel tentativo di
evitare che
cadesse ho messo la mia mano sotto e così…
-Mhm…vieni
con me!-gli dissi.
I
ragazzi…ecco! Ne combinavano sempre qualcuna.
-Dove?
-Onde evitare
che il dolore che stai provando
persista, ti metterò un pomata e un cerotto, dunque in bagno.
-Ma non mi fa
male!
Mentiva, lo si
vedeva da come muoveva velocemente
gli occhi.
-È
successo anche a me…i primi tempi…-dissi entrando
velocemente nel bagno sul retro, dove dopo poco fui raggiunta dallo
spagnolo.
-Metti la mano
sotto l’acqua. Io vedo di trovarti la
pomata.
Fu
così che aprii l’armadietto dei medicinali
accanto allo specchio posizionato sopra il lavandino.
-Sono davvero
rammaricato per quello che è successo.
Lo dirai al signor Raffaldo, vero?-chiese con tono preoccupato.
-No, certo che
no! Per chi mi hai preso?!-dissi con
stizza.
-Oh, grazie!
-Non devi
ringraziarmi, lo faccio solo per far sì
che tu riprenda a lavorare subito…così non
tarderai a consegnare la torta al signor
Diomede.
-Ah, giusto,
devo consegnare la torta! Per caso
avete un motorino per queste consegne?
-Certo,
è ovvio! Perché? Non dirmi che non sai
guidare un motorino?-chiesi prendendo la pomata e passandogli
l’asciugamano per
asciugarsi l’acqua.
-No, no, so
guidare la moto, anzi…sono un fanatico
di motociclette, ma volevo chiedere, se non è troppo, se
posso usare la mia
moto.- disse mettendosi la pomata sulla parte lesa.
-Ah…non
chiederlo a me…devi chiedere ad Alfredo.
Penso, comunque che non dovrebbero esserci problemi se la moto
è dotata di
un…come si chiamano…porta oggetti posteriori.
-Oh certo che lo
è! Perfetto!
-Bene, ma vai a
parlarne con lui…comunque ora direi
che la mano è a posto!-dissi passandogli il cerotto e
uscendo dal bagno, per
ritornare nell’ingresso della gelateria.
-Tutto
okay?-chiese Giulia non appena ci vide, e
guardandomi per qualche istante.
-Sì…Nulla
di grave, era solo caduta una scatola di
utensili! Ora se volete scusarmi devo chiedere una cosa al signor
Alfredo!
-Certo, vai pure
Gabriele.- disse la mia collega,
osservando il moro fino all’ultimo scalino che
salì per giungere all’ufficio
del padre di Rac.
-Come mai ti sei
intrattenuta così tanto tempo con
lui?
-Perché
si era fatto male alla mano e l’ho condotto
in bagno per dargli pomata e cerotti!
-Ah ecco! Va
bene!-mi disse sorridente e riprendendo
a fare ciò che stava facendo.
Dopo un manciata
di minuti, mi accorsi, guardando
l’orologio, che era arrivato il momento per me di tornare a
casa.
Slegai il
grembiule arancione, iniziando a pensare
al fatto che sarei dovuta andare a comprare il biglietto
dell’autobus.
Sebbene avessi
la patente, avevo una paura matta di
guidare e al contrario di mia madre che era sempre stata
un’amante di guida e
automobili, io avevo una fifa incredibile nell’avvicinarmi
solo ad un volante.
-Esmeralda? Stai
andando?-chiese Alfredo scendendo
le scale, seguito da Gabriele.
-Sì!
Torno a casa! Lì ho messo la torta per il
signor Diomede.- dissi indicando il bancone.
-D’accordo!
Allora perché Gabriele non l’accompagni
a casa con la moto? Il signore a cui devi dare la torta è
vicino alla casa
della signorina.
-Ah…certo,
sarebbe un piacere!
Cosa? Ma cosa
avevo fatto di male oggi? Perché tutti
volevano che mi avvicinassi a questo ragazzo?
-Non
ce n'è bisogno! Prenderò il mio solito
autobus.
-No, Esme,
Gabriele conosce poco le strade adiacenti
e vorrei che tu lo aiutassi.
-Posso rifiutare?
-No!
Ah…che
stressss!
-Va bene,
allora!-risposi afflitta.
Era mai
possibile, che non potevo fare come volevo
io?
***
-Stringiti
forte! La mia Vespa bianca è molto
potente!!-disse lo spagnolo, indossando un casco nero e passandone uno
uguale
anche a me.
-Sì,
ma vedi di andar piano…ci tengo alla mia vita!
-Algunos! Non
devi assolutamente preoccuparti!
-Mhm…e
cosa significherebbe “algunos”?
-Significa
“Certo”!
Così
detto posai le mani dietro la parte in ferro
posteriore alla moto e con molta cautela, il viaggio partì.
-Non
è bello sentire il vento a contatto con il
proprio corpo?- mi chiese ad un semaforo rosso.
-Sì…è
piacevole!-risposi sinceramente.
-Ora…
passato il semaforo che strada dovrei
prendere?
-Devi prendere
la seconda a destra e passare per via
Verdi, quella è la mia strada nonché quella del
signor Diomede!
-Ah…abitate
proprio vicini!
-Già!
Al verde la moto
ripartì, ma l’impatto fu un po’
brusco, così mi trovai a stringermi allo spagnolo! Diamine!
-Scusa…non
succederà più!-dissi velocemente e
tornando a stringermi all'affare in metallo che era dietro.
Ma
perché oggi succedevano tutte a me?
-N-No, non
preoccuparti!-rispose il moro, sollevando
leggermente la visiera del casco, da cui notai riflessi sullo
specchietto anteriore,
i suoi occhi neri.
Occhi neri e
profondi, fin troppo, forse.
Dopo qualche
svolta, finalmente arrivammo nella mia
via.
-Bene, puoi
lasciarmi qui! Il signore a cui devi
consegnare la torta abita tre porte dopo questa- dissi indicandogli la
mia.
Ora sapeva anche
dove abitavo…perfetto!
-D’accordo,
mille grazie…anche per la mano!
-Ti ho
già detto il motivo per cui ti ho aiutato, non
c’è
bisogno dunque di ringraziarmi!
-Va bene, ma io
lo voglio fare lo stesso! A-anzi…mi
chiedevo se…stasera posso invitarti a mangiare
qualcosa…sai p-per…ringraziarti!-disse
timidamente.
Cosa?? Era forse un
invito? Da parte di un ragazzo?
Conosciuto da meno di due giorni? Svegliatemi, se è un sogno,
please!!
***L’ANGOLINO NATALIZIO
DI
NOVALIS***
Ciaoo
ragazzuoli? Come state? ^^
Io sono
contenta…perché domani è la vigilia di
Natale! Che figata…sono stra felice! Che regali desiderate
ricevere?? Io farò sette regali! Il mio povero salvadanaio è ormai vuoto! Sigh...XD
Parlando del
capitolo, invece, che ve ne pare??
Vi piacciono i
protagonisti? Cosa succederà nel
prossimo capitolo, secondo voi? Su…ditemi cosa ne
pensate!^__^
Come sempre mille
grazie a voi che leggete, seguite e recensite! I love
you!Smack!^^
Detto questo
direi che ci possiamo salutare, ma
prima lasciatemi augurare a tutti voi e alle vostre famiglie un BUON NATALE E
UN FELICE E SERENO ANNO NUOVOO!
Anzi per
rimanere in tema spagnolo: FELIZ
NAVIDAD!XD
Un bacioo,
ciaooo!;)
|
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Capitolo 5 *** Un invito da accettare... ***
L'amicizia
è certamente il migliore
balsamo per le piaghe di un amore deluso.
-Jane
Austen-
BAILAMOS-CAPITOLO
5
-No…cioè…non
posso! Ho molto da studiare in quanto a
breve, avrò un esame e poi…noi non ci conosciamo
e tendo a non accettare gli
inviti di chi non conosco!-risposi guardando la punta delle mie
converse nere.
Non ci era
voluto molto per rispondergli così.
D’altronde non uscivo con un ragazzo da quasi due anni, e non
avrei voluto, in
nessun modo, cambiare le cose adesso.
-Ah…okay,
d’accordo…capisco! Allora…come non
detto,
ci vediamo domani a lavoro!-disse, con tono…dispiaciuto,
scendendo dalla moto e
dirigendosi verso la casa del signor Diomede.
-Comunque…un
buon modo per conoscerci…sarebbe stato
accettare il mio invito…e poi…non è
vero che non mi conosci, qualcosa di me già
la sai!-mi rispose voltandosi verso una me, già intenta a
inserire la chiave
nel portone del palazzo.
Non pensavo ci
tenesse realmente a farmi uscire con
lui, forse…faceva tutte queste mosse perché ero
la migliore amica della figlia
del suo datore di lavoro, ed essendo ancora in prova voleva fare il
carino per
far sì che mettessi una buona parola per lui. Non credevo
fosse solo per un
misero aiuto che gli avevo dato.
Sì…avevo
fatto bene a rifiutare il suo invito…!
-Beh…ognuno
è libero di pensarla come vuole! Ti
prego di non insistere…ciao!-dissi entrando
nell’ingresso del mio stabile ,
chiudendo il portone alle mie spalle.
Chissà
perché, ma sentivo di non aver fatto la cosa
giusta…come se dentro di me pesasse qualcosa.
Dopo qualche
secondo salii le scale per arrivare al
terzo piano. Piano della signora Dell’acqua, amabile anziana
che
quotidianamente badava alla mia Carota, mentre ero a lavoro o fuori
casa.
Erano anni che
era vedova e ogni qualvolta che
andavo a prendere Carota, mi parlava di suo marito, un uomo bellissimo
che da
ragazzo era stato un soldato.
Dopo aver
suonato il campanello, come sempre, mi
aprii, seguita dal mio amabile pastore scozzese, che non appena mi
vide, mi
fece le feste.
-Oh…Esmeralda
cara, eccoti qui!
-Salve signora
Agnese…come sta? Si è comportata
bene, questa monella?
-Oh cara, sto
bene e sì…è stata brava questo tesoro!
Posso offrirti qualcosa? Ho appena fatto il caffè e dei
biscotti alla
marmellata di ciliegie.
-Ma
così lei mi tenta, Agnese…va bene, accetto!
Avevo fame e poi
era un piacere stare con lei.
Dopo essermi
accomodata sul comodo divano arancione,
seguita a ruota da Carota, Agnese portò un vassoio con il
tutto.
-Spero siano di
tuo gradimento, cara! Ma dimmi, tu
come stai? Ti vedo un po’ pallida e stanca. Sicura di non
lavorare troppo?
-Certo signora,
non si preoccupi! Sono solo un po’
stressata, ma quando si va sia al lavoro che
all’università, è così!
-Mhm…va
bene!...Senti ma prima, mentre innaffiavo i
miei gerani, dal balcone mi è parso di vedere un giovanotto
parlare con te…è il
tuo fidanzato?
A quelle parole
il biscotto che stavo mangiando, per
poco non mi si bloccò in gola.
Dopo aver
tossito, presi parola.
-Il mio cosa?
No…è semplicemente il nuovo garzone
della pasticceria in cui lavoro. E’ venuto a portare una
torta al signor
Diomede!
-Oh…capisco!
Sai è proprio un bel giovane, e poi…si
assomiglia al mio Nicola!
No, ora che
aveva messo in mezzo la buon’anima di
suo marito, ne avrebbe parlato per almeno mezz’ora.
-Dice?
Bah…forse per i capelli neri?
-Sì,
gli stessi capelli e la stessa carnagione. Se
aspetti un attimo ti mostro l’album fotografico,
così guardi…
-No,
Agnese…non si disturbi, le credo per fiducia…e
poi i libri mi attendono, sa…ho un esame a breve!
-Oh…va
bene, allora sarà per un’altra volta!
Comunque…prima
di andare vorrei che tu accettassi delle cose che ti ho cucinato! Una
teglia di
lasagne e dell’insalata con cotoletta, va bene?
-Signora lei mi
vizia e mi fa prendere peso…ma
perché si è presa tanto disturbo? Io la amo, lo
sa?
-Ti voglio tanto
bene anch’io, tesoro! Allora mi
porti domani Carota, alla stessa ora del giorno?
-Sì,
se per lei non è troppo presto…
-No, no! Amo
stare con il tuo cagnolino e poi domani
dobbiamo andare al parco, non è vero amore ?-chiese Agnese
alla mia fedele
amica, che prontamente abbaiò in segno di risposta.
-Bene, allora
grazie mille per tutto e…a domani!
-A domani!- mi
sorrise l’anziana donna, prima di
chiudere la porta della sua graziosa casa.
Scesi le scale
con Car ed entrai con due mandate di
chiave, nella mia amabile dimora.
Ah…finalmente…
Appena entrata
Carota saltò sul suo puffo blu,
mentre io salutai i poster di Gregory Peck e James Dean che avevo
appeso in
salotto.
-Ah
Carota…non sai come sono
stanca…e poi non sai cosa è
successo…cioè
un ragazzo mi ha inviato ad uscire con lui? Ma siamo
pazzi…io odio i ragazzi...
non è concepibile!-dissi più a me che a lei.
Lasciai la mia
borsa con il mio giubbotto sul sofà
rosso del mio salotto e, andata in cucina, misi in forno a riscaldare i
cibi
datomi da Agnese.
Dopodiché
ritornai in salone per vedere se c’erano
messaggi nella segreteria telefonica.
Sì…ce
n’era uno di mia madre.
“Tesoro,
sono la mamma! Che ne diresti domenica di venire a casa a pranzo? Non
ci
vediamo da un po’ ed io e papà vogliamo sapere
come stai, come va
all’università e al lavoro e se…ti sei
fatta il fidanzatino, ok? Allora fammi
sapere! Un bacio, mamma!”
“Nessun
altro messaggio”- concluse la voce
meccanica del telefono.
Uffa…mia
mamma non sarebbe mai cambiata! “Ti sei
fatta il fidanzatino!” Tzè…avevo
ventitré anni, per la miseria, e mi
conoscevano…allora perché fare queste domande?
Così
pensato, andai in camera per cambiarmi e
indossare abiti più comodi, finché mi
squillò il cellulare.
-Pronto?
-Esme, sono io!
Sei tornata a casa o sei ancora con
Gabriele?
-Gabriele? Chi
ti ha detto che ero con lui?
-Giulia, ma non
è importante…ciò che voglio sapere
è
se vi siete detti qualcosa!
-Qualcosa di che
tipo?-domandai andando in bagno per
legarmi i capelli.
Dovevo andare a
farmi il colore! Che barba!
-Non so, mi
è stato riferito che sei andata con lui
sulla sua moto, quindi immagino che tu ti sia stretta a lui, durante il
viaggio, com’è stato?
Giulia, eh? Non
sembrava, ma era un ragazza
ficcanaso!!
-Immagini male,
sono stata aggrappata all’affare
porta oggetti posteriore, per tutto il tempo!
Beh…quasi
tutto, ma …meglio non dirglielo!
-Mhm…va
bene, farò finta di crederci! Senti
ma…quando siete arrivati, non ti ha detto nulla? Giulia mi
ha detto che lo hai
aiutato con un taglio che si era procurato in laboratorio!
Giulia &
Rachele: associazione a delinquere!
Ecco cos’erano quelle due!!
-Sì…può
essere che mi abbia detto qualcosa, ma te lo
dirò solo se mi prometti che non avrai uno dei tuoi attacchi
di euforia!
-Okay…allora
deve essere qualcosa di bello!
-Dipende!
Beh…mi ha invitato a uscire con lui!
-Ahhh…oh
mio Dio, ma allora è proprio fantastico
questo ragazzo! Me lo sentivo che era dolcissimo, notavo un
‘aurea positiva a
circondarlo!
-Avevi promesso,
Rarà! Comunque…io…
-Sì?
Scommetto che hai rifiutato, vero? Ormai ti
conosco…-mi chiese, mentre ascoltavo che
dall’altra parte della cornetta stava sentendo
una canzone di Bob Marley.
-Certo, mi pare
ovvio! Sicuramente voleva invitarmi
solo per far sì che parlassi bene di lui a tuo padre!
-No, Esmeralda,
no! Non ci siamo proprio! Ma allora …tutti
i discorsi che ti faccio io non servono a niente! Per la miseria, ma ti
rendi
conto che devi iniziare ad avere fiducia nel prossimo? Anche se questo
è un
ragazzo? Senti, basta…non ho intenzione di farti altre
ramanzine perché con te
non servono, quindi o
adesso chiami quel
ragazzo e accetti il suo invito, perché poverino con i tuoi
modi da strega
Bacheca l’avrai mandato male, o la nostra amicizia finisce
qui!- disse con voce
ferma e seria.
Cavoli non
l’avevo mai sentita parlare in questo
modo.
-Dici sul
serio?-chiesi preoccupata.
-Assolutamente!
Sono stufa di avere un’amica brava
solo ad autocommiserarsi e a criticare il genere maschile solo
perché uno
stupido le ha spezzato il cuore! Devi essere forte, brutta sciocca che
non sei
altro! E poi se Gabriele ti avesse invitato solo per il motivo da te
dettomi,
avrebbe invitato me, che sono proprio la figlia del suo datore, non te!
Sciocca! Allora andrai?
-E-E va bene,
d’accordo…okay…ora lo
richiamo…
-Oh…iniziamo
a ragionare adesso, per i vestiti ora vengo a casa tua ad aiutarti,
okay? Poi,
stavo pensando che potremmo andare da Nina, voglio tagliarmi i capelli,
ci
stai?
-Per i vestiti?
Non va bene un jeans e una
maglietta? Comunque per il parrucchiere d’accordo! Ma per il
mio esame, come
faccio?
-Un jeans e
‘na maglietta? Ma tu sei out proprio!!Studi
quando torni e domani mattina, chiedo a papà di farti
smontare prima, okay?
Sono
OUT…avete capito?
-Okay…
-Bene, allora
ciaoo!
Così
detto chiusi la chiamata, pronta a farne
un’altra.
Ma un
attimo…io non avevo il numero di cellulare
dello spagnolo! E adesso?
Forse non era
ancora tornato in negozio, potevo
vedere se la sua vespa c’era ancora!
E
così feci. Mi affacciai al mio balcone e la vidi!
Uh…adesso dovevo andare a parlargli.
-Carota, posso
lasciarti un attimo sola? Devo
scendere un secondo!
Al suo abbaiare,
mi catapultai fuori dal mio
appartamento, scendendo di corsa le scale.
Ah…Cosa
mi toccava fare, per salvare la mia
amicizia.
Aprii il portone
e trovai la porta del signor
Diomede aperta, probabilmente aveva fatto entrare lo spagnolo in casa.
Mi
toccava anche aspettarlo fuori, adesso.
I minuti
passarono lentamente, finché lo vidi
uscire.
Finalmente…
Strinse la mano
al mio vicino di casa, che
prontamente lo ringraziò e lo salutò,
cosicché Gabriele si avvicinò alla sua
moto dove lo aspettavo.
-Oh…Esmeralda…!
-Senti, bando
alle ciance, è ancora valido il tuo
invito?
Ero stata troppo
antipatica nel chiederglielo?
Forse…
-Come?
Sì certo! Ma come mai questo cambiamento di
idee? Tutte le parole di prima?
-Senti se vuoi
lasciamo stare!
-No, no! Okay
a-a-allora ti vengo a prendere verso
le otto e andiamo al pub “Blue Moon”, ti va bene?
-D’accordo,
ma sii puntuale!
-Certo!-mi
rispose sorridendo.
Fatto questo, me
ne tornai in casa, dove ad
accogliermi ci fu un cattivo odore di
bruciato…oh-oh…il forno!!!
***
Nina era una
bella ragazza napoletana! Amavo il suo
accento e il suo modo estroso di fare! Aveva trent’anni e
portava corti capelli
neri con un mega frangione verde fluo a coprirle uno dei due occhi
verdi.
-Tesorucci della
Nina! Non vi vedo da un po’,
soprattutto te Esmeralda, come stai?
-Bene, Nina,
bene! Oggi sono venuta per farmi il
colore e vedere se mi puoi modificare il taglio!
-Mhm…d’accordo…che
ne diresti se facciamo un taglio
e un colore alla Emma Stone! Mi piace proprio assai
quell’attrice.- mi disse
col suo spiccato e simpatico accento napoletano.
-Emma Stone, eh?
Bah…non saprei… tu che dici Rarà?
-Dico che
saresti più bella di quanto non lo sei
già! Quindi Nina…un bel castano ramato?
-Esatto, con il
tuo incarnato color luna Esmeralda
sarai magnifica, e poi si intonerà con i tuoi occhi
nocciola! Per il taglio
proporrei un ciuffo laterale e una scalatura del capello, ci stai?
-Sì,
ci sto! Sono in buone mani!
-Assolutamente
biscottino! E tu, Rachele?
-Bah…stavo
pensando anch’io ad un taglio scalato,
mentre per il colore vorrei un biondo miele.
-D’accordo,
fanciulle, ai lavandini!!
E fu
così che il progetto: taglia e colora, ebbe
inizio.
***
Ero pronta! Alla
fine avevo vinto io, stavo
indossando dei jeans, certo un po’ troppo attillati, per i miei canoni, ma
andava bene! Una
camicia bianca sotto un maglioncino nero con delle borchie e un paio di
biker
neri.
-Senti Rachele,
ma secondo te, perché mi ha invitata
ad uscire con lui? Solo per ringraziarmi del fatto che l’ho
aiutato?
-Esme, non lo
so…sicuramente, come ti ho già detto
prima, non è perché vuole aggraziarsi
l’amica del capo, vuole solo
conoscerti…magari gli piaci!
-No, piacergli
non credo proprio e spero che non sia
così…perché non mi va di dare
delusioni a nessuno, so cosa significa…ma
comunque come potrei piacergli se non ci conosciamo neanche?
-Chiamasi colpo
di fulmine, e poi anche Gregory Peck
e Audrey Hepburn in “Vacanze romane” si innamorano
in ventiquattro ore!
-Chiamasi film!-
la canzonai ridendo, mentre
spruzzavo due gocce di profumo sui polsi.
-Allora ci pensi
tu a Carota?
-Sì,
sai che siamo grandi amiche noi due…ci vediamo
Titanic, vero Charrot?
-Charrot?
Okay…lasciamo stare! Piuttosto che ore
sono?
-Le venti
precise!
-E meno male che
sarebbe dovuto essere puntuale!-
dissi mettendomi il mio cappotto preferito e la mia immancabile
borsetta in
vernice nera.
Dopo qualche
secondo il citofonò squillò. Era
arrivato.
-Lo è
stato infatti!-mi fece l’occhiolino Rachele,
sorridendomi e spingendomi verso la porta di casa.
-Beh
divertitevi, fai la brava e scambiatevi un bel
bacio alla francese, mi raccomando!
-Ah-Ah, molto
divertente, pensa a quando ve lo
scambierete veramente
tu ed Ema-nu-ele!
A proposito a domani è rinviato il discorso sulla tua cotta!
Ciaoo!
Così
detto, chiusi la porta di casa, lasciando una
Rarà rossa in viso e con la bocca spalancata.
Scesi le scale e
notai da fuori il portone lo
spagnolo con le mani nelle tasche di un pantalone ,che al buio,
sembrava scuro.
-Ciao
spa-ehm…Gabriele!
-Oh…salve
Esmeralda! Hai cambiato colore e taglio di
capelli?
Aveva occhio il
ragazzo.
-Già…più
scuri e simili a quelli di Emma Stone,
l’attrice! Non so se la conosci!
-Stai
bene…molto! Sì…la conosco, mi piace
molto il
cinema.
-Grazie!
Ah…anche a me…bene, dove andiamo?
- A quel locale
che ti ho detto prima! Dieci minuti con
il motorino o venti a piedi, scegli!
-Motorino…così
poi all’andata sarà più facile.
-Bene. Vamos,
allora!
Vamos! Fu
così che salimmo sulla sua vespa bianca!
Chissà come sarebbe andata la serata…
***
L’ANGOLINO
BIRICHINO DI
NOVALIS
Ciaoo ragazzi!
Tutto bene?
Spero di sì! Io? Dopo quasi una settimana di influenza, per
fortuna sto meglio!
Bah…odio stare male…argh!:/ A tal proposito mi
scuso anche per il ritardo!! Chiedo venia!^^
Vi è
piaciuto il capitolo?
Come avete notato ho dato spazio alla quotidianità di
Esmeralda, fatta di
Rachele, Carota, la signora Dell’acqua, il lavoro, la mamma
che vuole vederla
accasata, il parrucchiere e da poco anche di Gabriele.
Questo
può essere
considerato un loro appuntamento? Bah…vedremo cosa
succederà nel prossimo capitolo!!
Come sempre MILLE
GRAZIE a voi
che leggete, seguite ,ricordate e in particolar modo a : Rhye 39, Sun_Rise93 ed elev per
le loro bellissime recensioni!
Siete
Grandissime!*__* Spero
mi renderete partecipe delle vostre opinioni sul capitolo, anche questa
volta! Sarebbe bello anche leggere l'opinione dei lettori
silenziosi...su...coraggio, siete importanti per la storia e
se avete qualche idea sui prossimi capitoli,
scrivetemela pure!^_^
A prestoo!
Ciaoo!^_^
Ah…quasi
dimenticavo per chi
non conoscesse Emma Stone, e il suo rosso di capelli ,è lei:
|
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Capitolo 6 *** Una cena al Blue Moon ***
BAILAMOS-CAPITOLO SEI
Appena la vespa
si fermò, dedussi che fossimo
arrivati.
Il locale che ci
fronteggiava presentava una grande
porta in vetro coperta da delle tende sul blu e un’ insegna
luminosa che faceva
:"Blue Moon”.
Accanto vi era un cartello bianco su cui era scritto : Pub-Pizzeria.
Entrammo e un
piacevole calore e profumo ci avvolse.
-Gabriele,
carissimo! Il solito tavolo?- chiese un
uomo grassoccio con una folta barba brizzolata quando entrammo.
-No
Brando…oggi ho compagnia!-rispose lo spagnolo
sorridendo e indicandomi con il capo.
-Oh, piacere
signorina…eh bravo il nostro Gabriele,
si è fatto la ragazza, eh!
Cosa? Come?
-N-No…hai
frainteso, è una mia…conoscente,
sì…conoscente!
-Oh, scusate
allora! Vediamo un po’…va bene il
tavolo vicino al pianoforte?
Lo spagnolo mi
guardò come a volere il mio consenso,
così feci un cenno affermativo con il capo.
-Sì,
sì!
-Perfetto!
Così
detto, quello che doveva essere il proprietario
ci condusse al tavolo detto.
Il locale era
abbastanza carino. Il colore
predominante era il blu, molto probabilmente per riprendere
l’insegna.
I tavoli erano
in legno coperti da tovaglie a
scacchi bianchi e azzurri e il pavimento era in parquet.
-Ti piace
qui?-mi chiese il moro.
-Sì…è
carino!-risposi iniziando a togliermi il
cappotto.
-Mi permetti?-mi
disse lo spagnolo venendo dietro di
me per sfilarmi il soprabito.
Cavoli era
gentile ed aveva anche un buon profumo.
-Grazie…ma
non c’è bisogno!
-Insisto.
Mi arresi e
così me lo tolse, facendomi sedere e togliendo
anche il suo giubbotto, restando solo con una camicia di un blu scuro.
-Bene…Esmeralda…vogliamo
vedere i menù?
-Certo!
Aprii il
cartoncino piegato in due davanti ai miei
occhi.
Intanto nel pub
iniziò a partire la canzone “Sei
solo tu” di Nek e Laura Pausini. Mi piaceva quella canzone.
-Credo
prenderò una pizza margherita e dell’acqua,
tu?
-Idem.- risposi
richiudendo il menù.
-Bene, allora
vado a dirlo a Brando, un attimo solo.
Non
c’erano camerieri?
Così
detto aspettai e giochicchiai con l’orologio
d’acciaio che
portavo al polso e che mi
regalò mia madre per il mio ventunesimo compleanno.
A quanto pare
anche Gabriele ne portava uno, infatti
lo intravidi, nel momento in cui, alzandosi per andare dal
proprietario, si
piegò di poco le maniche della camicia.
Evidentemente
gli piaceva portare le camice in
questo modo.
A distanza di
qualche secondo, ritornò.
Non potevo
negare che fisicamente era messo proprio
bene. Alto, fisico atletico…
Ehi, ma cosa
stavo dicendo? Ero uscita fuori di
senno?
-Eccomi qui!
Beh…parlami un po’ di te…studi oltre al
lavoro, giusto?- mi chiese appoggiando la mano destra sulla sua guancia
destra.
-Sì,
sto studiando alla facoltà di giurisprudenza,
fra circa sei mesi dovrei laurearmi! Tu? Medicina giusto? Che liceo hai
fatto?
-Scientifico, tu?
-Idem! Stai
studiando per la laurea in medicina? –chiesi,
iniziando ad avere fame.
-Sì ,
fra un anno o due dovrei laurearmi
Come dissi a te e Rachele, l’altro giorno, mio cugino
è malato…e vorrei fare
qualcosa ,e poi…da qualche anno la medicina ha iniziato ad
affascinarmi.
-Capisco.-
risposi versandomi dell’acqua da una
delle due bottiglie che un ragazzo aveva appena portato.
-Ti piace il
cinema, dunque? Mi stavi dicendo
prima…di Emma Stone…
-Già…lo
adoro, è qualcosa di spettacolare per me! Ci
starei tutto il giorno, ci andrei ogni giorno.- dissi con occhi
sognanti.
Quando si
toccava il tasto cinema, andavo in tilt.
-Oh, wow, noto
che ti piace! Anche a me, come ti ho
detto… molto…soprattutto quello americano e
quello italiano, ma di quest’ultimo
non contemporaneo.
-Concordo, i
film italiani di oggi…li odio, sempre
le solite commediette da quattro soldi!
-Già…mentre
la musica?
Chissà
perché, ma…in questo locale non avevo problemi
a parlare con lo spagnolo. Forse era il piacevole clima che mi
circondava e che
non mi trovavo a vivere da molto…molto, tempo.
-Altro mondo che
amo, soprattutto quella anni ’80…io
sono del ’90, ma preferisco la musica che mi precede! Tu?
-Mhm…direi…-
disse battendo con l’indice sulla
fronte, come in cerca di una risposta,- la musica anni 70, sai gli
Abba, i Pink
Floyd e roba così…
-Sei da stimare,
allora!- risposi, con un mezzo
sorriso.
Dopo qualche
secondo, finalmente le pizze arrivarono
e augurandoci buon appetito, io e lo spagnolo iniziammo a mangiare.
Il
servizio in questo locale era davvero efficiente e impeccabile.
-Anche tu amante
della margherita?- mi chiese,
bevendo dell’acqua.
-Sì,
viva la semplicità!
-Concordo! Senti
e per quanto riguarda il ballo…non
parteciperai più ai corsi di Rachele, giusto?
-No,
parteciperò, invece! Rachele mi ha convinta…
-Oh,
bello…forte! Vedrei ci divertiremo, potremmo
diventare partner…se ti va…di b-ballo intendo.-
disse diventato un po’ rosso in
viso.
-Per me
è indifferente…non sono brava, ma se ti vuoi
prendere il peso di stare dietro ad una frana come me…fai
pure.- dissi
sorridendo.
-Vedrai,
vedrai…-rispose ricambiando il sorriso.
-E per quanto
riguarda Emanuele e Rachele…mi dicevi
che il tuo amico, prova qualcosa…
-E’
esatto, ma…non posso dirti niente…mi
dispiace…Bobby
è mio amico…quindi…
-Capisco…va
bene, allora neanch’io ti parlerò di
Rachele!- dissi addentando una delle fette che avevo tagliato della mia
pizza.
-D’accordo!
E tu, invece…sei fidanzata?
Ecco il tasto
che non volevo
toccare. Ma perché a tutti interessava
la mia vita sentimentale? Per quale ostrogoto motivo?
-Beh…perché
ti interessa saperlo?
Ecco
L’Esmeralda antipatica stava ritornando…meglio
così!
-N-No…pura
curiosità…comunque immagino di sì, sei
una bella ragazza e tutti hanno gli occhi per guardarti !- disse a capo
chino,
e puntando gli occhi verso il suo bicchiere d’acqua.
Chissà
perché, ma questi atteggiamenti timidi, mi
fecero scoppiare a ridere! Cavoli, che tipo…non mi era mai
capitato di
incontrare una persona così riservata e facilmente
imbarazzabile.
Al mio ridere a
crepapelle, lo spagnolo, mi guardò
inarcando le ciglia.
-Scusa…ahaha…è
che…sei strano…
-C-Come?
Perché?
-Beh…sei
troppo timido…non so, ma…mi fanno ridere i
tuoi atteggiamenti.- dissi sorridendo.
-Oh, ecco un
altro motivo da aggiungere alla lunga
lista che ho, del perché debba essere preso in giro.- mi
rispose tristemente, e
con un po’ di…malinconia nella voce.
-Scusa,
davvero…non volevo…ma perché dici
così?-
risposi, ricomponendomi del tutto, e con molta serietà.
-Niente…lascia
stare…problemi miei! In ogni caso, ti va
di ballare?
-Come?
No…assolutamente no, non mi va di fare brutte
figure anche qui, e poi non sta ballando ancora nessuno.
-Beh…ma
fra meno di cinque minuti, la saletta da
ballo si riempirà…ormai lo so, sono anni che
vengo in questo locale.
-No, non mi
va…
-Ti prego.-
disse guardandomi, ora, negli occhi.
Due pozzi neri
senza fondo. Occhi attraenti e
affascinanti.
Guardandolo
bene, mi accorsi che effettivamente aveva
un bel viso. Una bellezza molto mediterranea e latina, che faceva in
netto
contrasto con il chiarore della mia pelle.
-Eh va
bene…va, accetto! Però prima devo andare in
bagno a vedere se il trucco agli occhi sta bene.- risposi alzandomi.
-D’accordo…ti
aspetto qui.- disse mangiando con la
forchetta l’ultimo pezzettino di pizza che aveva nel piatto
di porcellana
bianca.
Non impiegai
molto tempo in bagno, mi lavai le mani
e controllai che mascara e matita
fossero ancora intatti sugli occhi. Per fortuna lo erano.
Quando tornai,
però, lo spagnolo stava parlando al
cellullare.
Chissà
chi era.
-Ehi, tesoro,
perché ancora sveglia?
Tesoro?
-Ma amore,
domani devi alzarti presto, ma perché fai
così? No
puedo esperar para la alarma, será demasiado tarde! Date
prisa a dormir, y si
eres un buen mañana te llevo al cine.
Amore? Ecco ora
sì che capivo tutto, per parlare in
eufemismi…si era messo a parlare in spagnolo, lingua che non
avevo mai
studiato. Forse era la sua ragazza…ecco…sapevo
che andava a finire così e che non dovevo accettare l'invito.
-Yo
también te quiero! Besos, hola!- concluse lo
spagnolo, riponendo il suo cellullare nella tasca dei jeans.
-Excusa era mi
hermana.
Come? Cosa?
-Ehm…non
ho capito!
-Oh Dio, ho
parlato in spagnolo anche con te, volevo
dire…scusa, era mia sorella!
Ah…la
sorella era! Che sciocca.
-Ah…tutto
bene?
-Sì…solo
che è troppo affezionata a me, e vuole
aspettarmi ogni sera in piedi, ma deve andare a scuola e deve andare a
dormire
presto. Pensa che le ho dovuto dire che se andava a dormire domani la
portavo al cinema, devo sempre prometterle qualcosa.
-Oh…ho
capito! Hai solo una sorella?
-No, ho anche
una sorella più grande di me di cinque
anni, e un fratello mio coetaneo. Entrambi, però vivono in
Spagna e solo io, i
miei genitori e Luz, mia sorella piccola,viviamo in Italia.
-Mhm…capisco.
E quanti ha...Luz?
-Sette!Tu,
invece?
-Se ho fratelli
o sorelle? Sì…ho una sorella, più
grande
di me e già sposata con figlio.
-Ah,
wow…zia Esmeralda!
-Cosa? Ahaha,
sì, sono zia di un stupendo nipotino,
si chiama Raffaele.
-Bel nome! Ma
ora possiamo andare a ballare? Come
vedi, la saletta si è riempita.
Già…aveva
ragione! Le note di “You Know I’m No
Good”
di Amy Winehouse, si stavano diffondendo e numerosi ragazzi si stavano
muovendo
nello spazietto centrale della pizzeria, intorno al quale vi erano i
vari
tavoli.
-E come si balla
una canzone di Amy Winehouse?-
chiesi alzandomi e seguendo Gabriele che si stava già
muovendo in pista.
-Come ti pare!
Segui il tuo corazon…ehm …cuore…e
basta.
Così,
muovendomi a piccoli passi, un po’ avanti e un
po’ indietro, iniziai a “ballare”.
Poi Gabriele
prese la mia mano e mi fece voltare su
me stessa.
-Oh…forte.-
risposi.
Dopo un
po’ poggiò la sua mano sinistra sulla mia
spalla sinistra e con l’altra prese la mia mano, ed
iniziò a muoversi.
-Sei bravo,
veramente! Dove hai imparato?
-Beh, mia mamma
mi ha insegnato tutto quello che so,
è lei la ballerina in casa Levanti.
Poi mi fece
rigirare su me stessa, e fu a quel punto
che i miei occhi si scontrarono con qualcosa, o meglio qualcuno con cui
non
avrei voluto più a che fare.
Gli stessi occhi
di un chiaro azzurro, i capelli
biondo cenere…non era possibile…
Mi fermai di
blocco, ed iniziando a boccheggiare e a
sentire il corpo tremare, mi allontanai dallo spagnolo.
-Esmeralda…tutto
bene?
-Scusa…devo
andare…
A quel punto,
con una forte voglia di piangere mi
allontanai e trovando la porta d’uscita, scappai da
ciò che mi circondava.
Appena giunsi
fuori , respirai a pieni polmoni la
freschezza dell’aria.
Non
era pronta a rivederlo...no!
-Esmeralda? Cosa
è successo?- chiese una voce
spagnola dietro di me.
-Niente,
Gabriele…mi puoi riportare a casa?- risposi
con voce tremante, continuando a dargli le spalle.
-Certo, ma cosa
è successo? Ti prego dimmelo. Ho
fatto qualcosa che non andava?
-No, non
c’entri niente tu…posso solo dirti che ho
visto nel locale una persona con cui non voglio avere più a
che fare.
-Mhm…e
questa persona ti ha fatto del male?
-Sì…
-E allora
perché sei tu a scappare?
Sono io a
scappare…
-Come?
-Dico che se tu
non hai fatto niente di male…non
devi essere tu
quella a scappare! Ora non so chi tu abbia visto, e non ho
intenzione di chiedertelo, perché dal quel po’ che
ti ho “conosciuto”, sempre
se così si può dire, mi sei sembrata una persona
molto discreta. Ma, se posso
darti un consiglio, rientriamo, balla con me e divertiti alla faccia
sua.
-Ma tu non sai
niente di quello che mi è
successo…non puoi dirmi queste cose!- sputai con la mia
antipatia e …arroganza.
-Lo so, ma
…ci sono passato anch’io…e mi
piacerebbe
che tu ora rientrassi con me.
Rimasi qualche
secondo in balia dei miei pensieri.
-Va bene!-
risposi.
In effetti non
aveva tutti i torti, e anche Rachele
mi avrebbe detto questo! Dovevo dimostrare a quel pagliaccio che la mia
vita
continuava anche senza di lui.
Così
entrammo, trovando non più la canzone di Amy
Winehouse ad accoglierci, ma una canzone di Juanes: “ La
camisa Negra”.
Perfetta per lo
spagnolo.
Quell’individuo
che mi aveva fatto sentir male,
c’era ancora, era in compagnia di una ragazza, o meglio della ragazza. Una bionda dai capelli
lisci e lunghi. Sembrava
tranquillo e per
niente scosso
dall’avermi rivisto dopo …due anni.
Lo spagnolo mi
riprese per mano, e mi fece muovere
in tanti parti.
-Hoy tengo en el
alma una pena y es por culpa
de tu embrujo .- cantò lo spagnolo insieme al
cantante.
-Guarda ho
capito tutto!- risposi ironicamente.
Mi stava facendo
divertire questa sera, non c’era
che dire! E mi stavo anche riprendendo da prima.
-Ho
nell’anima un dolore perché mi hai stregato.-
disse scoppiando a ridere.
-E ora
perché ridi?- chiesi.
-Beh…perché
sei buffa…quando non capisci come parlo.
-Ah, io sarei
buffa?
-No…calma…ho
detto che lo sei solo quando non
capisci il mio modo di parlare…e poi anche tu prima ti sei
messa a ridere per
la mia timidezza.
-Touché.
-Bene…
-Senti
Gabriele…posso farti una domanda?- chiesi
cercando di non sentire addosso la presenza di quel tipo che prima mi
stava
spingendo a fuggire.
-Algunos.
Era un certo?
-Bene…dunque
la prima volta che ci siamo visti…alla
scuola di ballo…tu hai criticato la mia
T-shirt…mi sembravi un tipo sicuro di
te…invece, da quel che sto osservando, sembri
tutt’altro che sicuro, piuttosto
impacciato e …goffo, senza offesa, eh?
-Ah…senza
offesa, menomale!- disse ridendo,- diciamo
che il motivo non posso dirtelo…o almeno non al
momento…
-Mhm…facciamo
i riservati? Va bene! Beh…che dici se
torniamo a casa?
Erano
successe cose inespettate quella sera, e volevo tornare a casa, anche
se lo spagnolo, si era rivelato interessante.
-D’accordo
Esmeralda, per questa
volta ti lascio andare…prendiamo i cappotti.-
disse facendomi l'occhiolino.
Fu
così che mi accinsi ad andarmene, non prima di aver lanciato
un ‘occhiataccia al mio ex fidanzato: Adriano.
TO BE
CONTINUED…
***L’ANGOLINO
DI NOVALIS***
Ciaooo
ragazzi! Come va? Trascorso un bel San
Valentino? Il mio è stato all’insegna
di scuola, matematica e tv…niente di che
insomma…ahaha xD
In
questo capitolo (in cui mi sono concentrata su
Esme e Gab) vediamo un lato “diverso” di Esme,
più…"umano"…e conosciamo anche
qualcosa in più su Gabriele. A proposito di
quest’ultimo…le parti in spagnolo
le ho tradotte con google traduttore, dunque non sono molto certa della
loro
validità…ma non conoscendo lo spagnolo, mi sono
dovuta arrangiare in qualche
modo!xD Chiedo scusa in anticipo nel caso di errori in spagnolo!^^
Abbiamo anche
conosciuto Adriano e la ragazza bionda...cosa sarà successo
nel passato, alla nostra Esme?...Lo vedremo nelle prossime puntate!xD
Detto
questo direi che ci becchiamo al prossimo
capitolo, ma come sempre prima di salutarci GRAZIE MILLE a : Rhye 39, elev e
Sun_Rise 93
per le loro splendide recensione! Vi adoro!*_* E ovviamente mille
grazie anche a voi che seguite e ricordate!^_^
Un baciooo, ciaoo!:)
P.S:
Nel testo ho inserito tre titoli di canzoni, se vi va ascoltatele nella
lettura delle rispettive scene!;)
|
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Capitolo 7 *** Operazione FF ***
BAILAMOS-CAPITOLO
7
Il
mattino seguente le cose andarono esattamente
come mi aspettavo sarebbero andate! Rachele trapelava
curiosità da ogni parte
del corpo e la sua voglia di conoscere ogni minimo dettaglio della sera
precedente si rispecchiava nelle migliaia di domande che mi stava
facendo.
Per sua
sfortuna, però, i clienti quel giorno erano
davvero tanti e il tempo per risponderle scarseggiava molto.
Avevo visto lo
spagnolo solo per un attimo, giusto
il tempo di scambiarci un ‘buongiorno’ che Alfredo
l’aveva mandato a consegnare
varie torte e pasticcini.
-Quindi, fammi
capire…hai incontrato quel verme
cesso di Adriano?
A quella domanda
scoppiai a ridere! Verme
cesso…okay, la mia Rachele era mitica.
-Già,
proprio quel verme cesso.- risposi ridendo e
mettendo dei piattini sporchi su un vassoio.
-E non vi siete
detti niente? Proprio niente?
-No, Rac, di
cosa pensi potremmo ancora parlare io e
quel verme…cesso?!
-Di niente, ma
sai com’è…i tipi come quello non si
vergognano di nulla e potrebbe anche esserti avvicinato come se nulla
fosse.
-No, tranquilla!
Me ne stavo andando , è stato lo
spagnolo a farmi ragionare, come ti ho raccontato prima.
-Continuo a
ribadire la mia idea su quel ragazzo: è
un angelo venuto a proteggerti.
-Esagerata.-
dissi ridendo e andando in cucina.
-Ah…poi
hai detto a tuo padre che oggi esco un’ora
prima? Devo studiare.
-Sì
secchiona sì, keep calm!
-Brava!
Piuttosto, ti ho detto della chiamata di mia
madre?
-No! Avanti
spara.
-Bang!- dissi
prendendola in giro.
-Ah-ha-ha, ma
come sei divertente, guarda…muoviti a
parlare o non ti do nessun consiglio!
-Ma dai era
divertente…spara…bang…okay, basta! Il
punto è che ieri mi ha chiamato mia madre invitandomi
domenica a pranzo a
casa. Ha detto che vuole vedere
come sto e se ho un “fidanzatino”. –dissi
mimando le virgolette con le dita.
-Puahah…ancora
fidanzatino! Vabbè…io una soluzione
ce l’avrei.
-Soluzione a
cosa?
-Beh…spesso
mi hai raccontato che tua madre ti ha
assillato col fatto che vuole vederti accasata, giusto?
-Beh
sì…ma se per questo anche tu vuoi vedermi
accasata.
-Lascia stare
quello che voglio io, ora ascolta. Se
tu ti presenterai a casa con un ragazzo, tua madre smetterebbe di
assillarti,
non credi?
-Mhm…
sì…sicuramente! Ma io non ho un ragazzo.-
risposi.
-Uno vero no, ma
uno finto potresti trovarlo.
-No
Rac…non ti sto capendo! Cosa intendi dire?-
chiesi, andando in laboratorio e sfornando dei saccottini alla
cioccolata che
precedentemente avevo messo in forno.
-Intendo dire
che forse potresti presentarti con un
ragazzo di tua conoscenza a casa dei tuoi , dicendo loro che sei
fidanzata,
così che, convinti che finalmente hai dimenticato il cesso
verme, non ti
daranno più fastidio.
-Mhm…diabolica
la cosa! E chi dovrei scegliere come
finto fidanzato?
-Ma Gabriele,
ovvio!
-Mi avete
chiamato?- chiese una voce alle mie
spalle.
Giusto giusto
ora doveva venire. Di bene in meglio…
-Oh
sì Gabry, posso chiamarti così giusto?
-Certo Rachele,
chiamami come vuoi! In cosa posso
esservi utile?
-Ti piacerebbe
fidanzarti con Esmeralda?
A quelle parole
il vassoio che avevo in mano mi
cadde dalle mani e la carnagione dello spagnolo da abbronzata si
trasformò in
cerea.
-Cosa?- gridammo
all’unisono.
-Hai capito
bene! Esme come ti stavo dicendo ,Gabriele
potrebbe essere la soluzione giusta.
-Scusate
ragazze, non riesco a capire!
-No
Rachele…non fare quello che sto pensando.
Quando faceva
così, provavo un forte desiderio di
buttarle pomodori in faccia.
-Sì
invece! Gabry la mamma di Esmeralda l’assilla
col fatto che lei non ha un fidanzato, e domenica l’ha
invitata a pranzo a casa
sua per potere chiedere come sta e se si è fatta un ragazzo.
-E cosa
c’entro io in t-tutto q-questo?
-Beh
basterà che tu ti finga il suo fidanzato.
***
Lo spagnolo
aveva veramente detto sì? Cioè voleva
fingersi il mio ragazzo davanti ai miei? Ma roba da
pazzi…dove ero finita.
-Ma siete pazzi,
allora, ma secondo voi…io con il
mio carattere…cioè…mia madre non si
accorgerà che io e Gabriele non siamo
realmente fidanzati?
Non ci capivo
più niente.
-Esme, domenica
è fra tre giorni! Hai tutto il tempo
di prepararti, e poi…fai come vuoi, il mio è solo
un consiglio!
-Scegli tu
Esmeralda, per me non ci sono problemi!-
disse lo spagnolo.
-Vabbè,
facciamo che ci penso! Ora al lavoro
dobbiamo farcire delle torte.
Così
detto, travolta da mille pensieri su quello che
avrei potuto fare, provai a fare deviare alla mia mente il corso dei
pensieri,
pensando a quando iniziai a
fare il mio
lavoro.
Ricordavo ancora
quando il padre di Rachele me lo
propose, dicendomi che mi avrebbe voluta nel suo
“staff”.
Ricordavo anche
che quando per la prima volta,
entrai in gelateria mi tremavano le mani, in quanto era il mio primo
lavoro e
non sapevo neanche cucinare un uovo al tegamino.
-Esmeralda posso
farti assaggiare la cioccolata che
ho fatto?-mi chiese Rachele, avvicinandosi con un mestolo di legno e
interrompendo i miei pensieri.
-Okay!
-…
-Beh?
-Squisita, come
al solito.- risposi dopo aver
mangiato.
-Se posso
permettermi, vorrei assaggiare anch’io.-
chiese lo spagnolo.
-Oh certo,
Gabriele.
Dopo qualche
secondo in cui io e la mia amica
rimanemmo in attesa del giudizio dello spagnolo, che pareva stesse
degustando
un vino più che un farcitura, quest’ultimo prese
parola.
-Secondo me
dovreste aggiungerci qualcosa, voglio
dire è buona…ma è
troppo…comune, potreste provare ad aggiungerci qualcosa
di…speciale.
-Qualcosa di che
tipo?- chiesi inarcando le
sopracciglia.
Ora voleva anche
insegnarci a cucinare??
-Qualcosa
di…español!
-Uh e cosa
sarebbe?- chiese Rachele.
Sembrava molto
interessante alla cosa.
-Una specie di
liquore, ma non alcolico…con del
latte, del succo di dolci ciliegie e qualche ingrediente segreto. Si
chiama Dolce
Suerte e nel mio paese fa faville! E’ in grado di sciogliere
anche i cuori più
amari.- disse spostando lo sguardo di me.
Insinuava forse
che io avessi un cuore amaro?
-Oh
Wow…Gabry, mi sa che ti dobbiamo mettere a
lavorare come pasticcere, che bellezza! Perché non mi aiuti
a preparare questo
“Dolce Suerte”?
-Oh, magari
più tardi…devo catalogare le nuove merci
che tuo padre ha portato ‘sta mattina.
-D’accordo.-
rispose la mia amica sorridendogli.
-Ma per quanto
riguarda le lezioni di ballo, si
terranno oggi, giusto?- chiese lo spagnolo.
Già…le
lezioni di ballo…me n’ero completamente
dimenticata.
-Certo, caro!
Verrai giusto? E verrai anche tu Esme?
-Ovvio!- rispose
il moro.
-Mhm…se
proprio devo, va bene! Allora sarà meglio
che vada già adesso a studiare, manca non molto a
quell’esame impronunciabile.
-D’accordo,
parlo io con papà, vai pure!
Sorrisi alla mia
amica, e mi catapultai nello
stanzino dove riposai il mio grembiule.
-Ah mi
raccomando, ricordatevi di decorare la
vetrina con i nuovi dolci, e di sfornare la crostata alla fragole che
ho messo
in forno prima.
-Certo,
tranquilla!-rispose Rac.
Fu
così che me ne andai, non prima di essermi
scambiata uno sguardo con lo spagnolo.
***
GABRIELE’S POV
-Rachele posso
farti una domanda?- chiesi con fare
timido.
Odiavo il mio
carattere! Odiavo essere timido e
insicuro!
-Certo Gabry!-
rispose.
-Beh…ma
per caso Esmeralda ha avuto una storia,
conclusasi male, con un ragazzo… in passato o di recente? So
che è troppo
indiscreta come domanda…perciò se non vuoi
rispondere , ti capisco.
Che cavolo mi
era venuto in mente? Avevo veramente
fatto una domanda così personale alla migliore amica di
Esmeralda?
-Oh…già
è una domanda un po’ indiscreta,
però…posso
trovare il modo di risponderti, perché mi piaci Gabriele! Mi
sembri un tipo a
posto, e voglio provare a fidarmi. Però, dimmi prima tu una
cosa, ok?
-Certo!
-Beh…perché
mi hai fatto una domanda del genere? Ti
interessa la mia amica?
Cavoli,
perché sentivo il mio viso andare in fiamme?
Perché avevo quel maledetto debole carattere che mi trovavo?
-Perché
mi sembra una brava ragazza, e ieri, non so
se te l’ha raccontato, ma in pizzeria abbiamo incontrato un
tipo, che mi è
sembrato di capire l’abbia fatta soffrire! Se tutto va bene,
dalla settimana
prossima, diventeremo colleghi di lavoro, quindi…voglio
conoscerla un po’, ma
non mi interessa come intendi tu, tranquilla.
O almeno
credevo…
-Perché
tranquilla? Mi farebbe piacere se ti
piacesse, ti aiuterei a conquistarla, in ogni caso…avevo
detto che avrei
cercato il modo di risponderti, ma forse è meglio se ne
parli con lei.
-Ma non me ne
parlerà mai, non mi sembra il tipo di
persona.
-Probabile, ma
è il mio dovere di migliore amica,
non svelare certi segreti! Comunque se ti può essere
d’aiuto, posso dirti che
la mia amica ha avuto un esperienza poco carina con un tipo, un paio di
anni
fa.
Chissà
cose le aveva fatto.
-Va bene, grazie
Rachele.
-E di che?
Piuttosto, sei fidanzato Gabriele?
Oh…arrivava
dritta al punto la ragazza.
-No! Tu?
-No, neanche io!
E…il tuo amico…sì…Bobby?
Oh
già…le piaceva il mio migliore amico? Urgeva che
facessi qualcosa per farli mettere insieme!
-No, neanche lui!
A quel punto, mi
sembrò quasi che Rachele tirasse un
sospiro di sollievo! Già…era cotta a puntino.
***
-E dunque, *I
contrasti più accesi sul piano della
politica del diritto in materia di obiezione di coscienza si
concentrano sulla
qualificazione giuridica espressa dalla norma che permette
l’obiezione, e ciò si
riflette nella diffusione di definizioni particolarmente ristrette di
‘obiezione di coscienza’. Tali limitazioni,
tuttavia, come quelle relative alla
norma oggetto di obiezione, non possono essere comprese adeguatamente
prescindendo
da aspetti di teoria della norma.*
Uh…okay
avevo finito di ripetere la prima parte.
Mamma mia, com’ero stanca…ma perché
avevo scelto la facoltà di giurisprudenza?
Perché? Ah…già, volevo diventare
un’affermata giornalista e tutti mi avevano
consigliato questa facoltà.
Guardai
l’orologio appeso sopra la scrivania della
mia camera da letto, notando che mi rimaneva poco tempo prima della
lezione con
Rachele.
Carota era
seduta sul suo puffo azzurro, con la tv
accesa davanti i suoi occhietti neri. A quanto avevo capito amava
vedere
“Beautiful”. Ah i cani di oggi…
***
-Eh uno, due,
tre…brava Michelle…e destra, passo in
avanti e gira. Perfetti ragazzi!
-Su, ora in
coppie!- disse Rachele, posizionandosi
davanti alla radio.
Rimaneva solo
mezz’ora alla fine della lezione,
lezione perlopiù occupato dal riscaldamento. Secondo la
“maestra”, infatti, un
buon riscaldamento era alla base di un buon ballo.
Lo spagnolo mi
era accanto, e come aveva detto in
pizzeria, aveva scelto di essere il mio partner di ballo.
Raccolsi i
capelli in una treccia improvvisata e
legata con un fermaglietto rosso e mi posizionai davanti il moro.
-Pronta?
-Lo spero.
Mano sinistra
nella sua e mano destra sulla spalla.
E via, il ballo iniziò.
-Ti definisci
una pessima ballerina, ma almeno ti
piace ballare?- mi chiese il moro.
-Beh non mi
dispiace! Quando ero piccola, ho fatto
un anno di danza classica e moderna e mi divertiva. Ricordo che amavo
moltissimo la danza classica e anche quando ero in pantofole mi
divertivo a
provare a salire sulle punte.
Da quando in qua
ero diventata così socievole con un
ragazzo conosciuto da poco?
-Oh, bello! La
danza per me è un arte, e quella
latino americana è un cocktail di emozioni.
Sembrava davvero
felice, quando parlava del ballo. I
suoi occhi brillavano dalla gioia.
-Oh, Esme, vedi
come la pratica ti sta aiutando? Sei
molto più sciolta nei movimenti, brava!- disse Rachele,
avvicinandosi a me,
durante il suo solito giro di “perlustrazione”.
-Grazie, merito
suo.- risposi con sincerità,
indicando lo spagnolo.
-Oh lo so, lo
so…- concluse Rarà.
-Ah Esmeralda,
sai che la torta alla marmellata che
avevi preparato prima di andartene è andata a ruba? Sei
bravissima.- mi disse
lo spagnolo, facendomi girare su me stessa.
-Davvero? Ne
sono contenta. E’ una ricetta che mi
diede mia nonna Amelia.
-Capisco.-
rispose sorridendo.
Ma
perché non notavo mai malizia né cattiveria nei
gesti di questo ragazzo?
-E per quanto
riguarda la storia del…f-fidanzato?-
continuò.
-Ah…già…va
bene, facciamo questa pazzia…sì, saremo
finti fidanzati! Ma se si deve fare si deve fare bene. Però
prima, rispondimi,
hai una ragazza? Sei sposato? Divorziato? O roba così?
-Cosa? No,
single…single al cento per cento.
-Bene! Allora da
domani facciamo qualche lezione su
come dobbiamo comportarci domenica.
-Va bene!
-Così sia!
Che l’operazione FF: finti fidanzati,
abbia inizio!
TO
BE CONTINUED...
*Giorgio
Danesi
L’obiezione
di coscienza:
spunti
per un’analisi giuridica e metagiuridica
L'ANGOLINO
DI NOVALIS
Ciaooo!!
Come va??^_^
Innanzitutto
mi scuso per il ritardo, ma solo oggi
ho trovato il modo di pubblicare! Scusatemi!^^
In
questo capitolo vediamo che i nostri protagonisti
si troveranno a fare i finti fidanzati, cosa succederà?
Vedremo un po’!:)
Cè
anche un Gabriele’s pov, sinceramente non sono
abituata a scrivere i pensieri dal punto di vista del protagonista
maschile, ma
mi andava di farlo e spero non sia venuta fuori una schifezza! xD
Siamo
già al settimo capitolo. Spero che fino ad adesso
le cose vi stiano interessando. Grazie per leggere costantemente ogni
capitolo!^__^
Come
grazie soprattutto alle tre ragazze che recensiscono
sempre, siete il mio incentivo più grande!:D
Ci
becchiamo al prossimo capitolo! Un baciooo :*
|
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Capitolo 8 *** Un pranzo con sorpresa! ***
“La
famiglia è un collegamento
con
il nostro passato e un
ponte
verso il futuro.”
-A.Haley-
CAPITOLO
OTTO
-Allora, ti
è tutto chiaro?- chiesi per l’ennesima
volta allo spagnolo.
-Sì,
Esmeralda, sì! Ci siamo conosciuti sul posto di
lavoro, e stiamo insieme da due mesi e mezzo. Ti piace il mare
più che la
montagna, il tuo colore preferito è il verde e ami la
stracciatella. Ci siamo
innamorati perché ho iniziato a corteggiarti e tu dopo un
po’ hai capito che ti
piacevo, il nostro primo appuntamento è stato in una
pizzeria vicino al
mare, e il
caffè ti piace con due
cucchiaini di zucchero. Ho dimenticato qualcosa?- chiese Gabriele,
quasi
sfinito da quel discorso.
-Mhm…no,
direi di no! Mi raccomando, domani sii
puntuale e vestiti bene. I miei sono i tipici genitori del Sud, dunque
viene
provvisto di tanta pazienza e buona volontà.
-Sì,
sì…ti ho detto che non ci sono problemi,
andrà
tutto alla grande. Ora, scusami ma devo andare…un esame mi
aspetta tra tre
settimane.- concluse lo spagnolo, avvicinandosi alla porta di casa mia.
Sì…Rachele,
aveva avuto la brillante idea di
organizzare con il moro delle “sedute” di
preparazione a quella pagliacciata
del far finta di essere finti fidanzati,
a casa mia. Peccato, però, che lei se la
svignava dopo nemmeno mezz’ora,
lasciando sempre una me e uno spagnolo, alquanto impacciato, ad
affrontare da
soli la situazione.
Lei mi metteva
nei guai, e lei se ne lavava le
mani…di bene, in meglio!
-D’accordo,
allora ci vediamo domani alle otto di
mattina. Ripeto: sii puntuale.
-Agli ordini!
Senti, ma…se dovessero chiederci un
b-bacio?- chiese timidamente, diventando tutto rosso.
-Beh…troveremo
una soluzione al momento. Non è che
possiamo fare tutto quello che vogliono i miei genitori…
-Bene! Allora
ciao Esmeralda… e ciao anche a te
Carota.- concluse, spingendo la maniglia della porta , seguito a ruota
da una
Carota alquanto felice della nuova conoscenza che aveva fatto.
-Beh
Carota…ti piace quello lì?- chiesi al mio cane
che prontamente abbaiò.
Sì le
piaceva! E questo era un buon segno, visto che
il mio ex non lo sopportava proprio.
***
-Quindi vi siete
preparati su tutto?-mi chiese
Rachele al telefono.
-Sì,
tranquilla! Piuttosto, che mi devo mettere?
-Mhm…io
opterei per un classic-casual. Magari una
giacca nera sopra un bel blue jeans, la t-shirt colorata che ti feci al
compleanno, con un foulard che
riprende i colori della maglietta e delle scarpe sportive.
-Va
bene…mi conosci abbastanza bene, brava!
-Lo so, lo so!-
disse pavoneggiandosi.
-Dai su, ora
muoviti…fra mezz’ora viene Gabriele,
divertitevi.-continuò.
-Eh…come
no! Piuttosto, scusami se ti ho svegliato
così presto.
-No, tranquilla,
per te questo e altro, mon amour!
Ecco
perché era la mia migliore amica…
-Grazie tesoro!
Beh…allora augurami buona fortuna e
spera che i miei ci caschino.
-Buona fortuna,
terrò le dita incrociate per te!
-Ciao bella e
grazie di tutto!
Conclusi
così la telefonata, volando, poi, subito a
prepararmi.
***
Ecco, il
citofono era suonato.
-Scendo.-
risposi allo spagnolo.
Scesi di corsa
le scale con Carota a seguito, e
passai dalla signora Agnese.
Non
potevo certo lasciare la mia fedele amica sola in casa, per tanto tempo!
-Oh cara, anche
di domenica, ti svegli presto?-mi
chiese la mia vicina, prendendo il collare
con Carota.
-Sì
Agnese, oggi ho un pranzo di
famiglia…sa…mia madre.
-Oh
capisco…beh allora, divertiti tesoro e salutami
quella brava donna di tua madre.
-Senz’altro
Agnese, la ringrazio per Carota, spero
non sia un disturbo.
-Certo che no,
piccola, il tuo cane è il benvenuto.
-D’accordo
signora, allora buona domenica e grazie.-
le dissi sorridendo.
Era la migliore
vicina di casa che si potesse avere.
-Altrettanto,
ciao cara.- concluse.
Così
fatto, scesi le ultime due rampe di scale, e
uscendo dal portone trovai lo spagnolo, appoggiato a una cinquecento
nuova,
rossa e tirata a lucido.
-Ciao Gabriele.
Era vestito
molto bene, con pantaloni beige, una
camicia bianca con una cravatta sottile e una giacca delle
tonalità del
pantalone con le maniche arrotolate fino ai gomiti. Portava dei
braccialetti su
entrambi i polsi e i capelli con lo stesso effetto bagnato con cui lo
vidi il
primo giorno in gelateria.
-C-ciao
Esmeralda. Sono stato puntuale?
-Vediamo un
po’-dissi controllando l’orologio da
polso- sì…bravo! Bene, ora andiamo!
Lo spagnolo mi
aprì la portiera anteriore e mi
accomodai nel sedile affianco a quello del guidatore, non prima
però di aver messo nel cofano un dolce per i miei genitori.
La macchina
aveva un buon profumo di cocco
all’interno.
-Beh, allora,
dimmi…che strade devo prendere?
E fu
così che fungendogli da navigatore satellitare
il viaggio verso i miei genitori iniziò.
-Sei mai stato
nella Foresta Umbra?-gli chiesi.
-No,
è sul Gargano, giusto?
-Sì…è
lì che dobbiamo andare d’altronde! Mia mamma
l’adora, potrebbe anche chiederci di fare un giro nei
dintorni, ti dispiacerà
accettare?
-No, figurati!
-Senti,
ma…come mai hai accettato subito questa
finzione?
-Non lo
so…diciamo che non ho di meglio da fare, e
poi mi sei simpatica e voglio aiutarti.- rispose, continuando a
mantenere lo
sguardo fisso sulla strada.
-Mhm, va bene!
Beh allora credo che debba dirti…grazie?!
-Se ti sembra
giusto farlo, sì! Ma non c’è bisogno
di ringraziarmi…lo faccio volentieri.
Gentilezza e
cortesia. Ecco quello che traspirava da
questo giovane uomo.
-E invece io,
posso chiederti chi è quel giovanotto
che incontrammo in pizzeria?
E anche
curiosità…sì…
-Un verme, ecco
chi era! Uno sciagurato, sciocco,
stolto, caprone e chi più ne ha ne metta.- risposi,
sfogandomi.
-Ah…capisco!-
rispose piegando le labbra in un mezzo
sorriso.
-E chi
è quella ragazza lì?- chiesi indicando una
foto inserita in una piccola cornice appeso ad un filo legato sullo
specchietto
retrovisore.
-Oh…ancora
ce l’ho? Ecco cosa succede ad usare più
la moto che la macchina!Dovrei buttarla, anzi puoi farmi un favore?
-Se posso,
sì.
-Prendi quella
foto, toglila dalla cornice,
accartocciala e appena vedi un bidone buttala.
Uh…chissà
chi era!
-D’accordo.
Feci quello che
mi aveva chiesto e misi la foto in
borsa. Arrivata a casa, l’avrei buttata.
Ad un semaforo
rosso, poi, mi mostrò dal cellulare
un’altra foto.
-Chi
è lei?
-Mia sorella,
Luz…la bimba con cui giorni fa parlai
al telefono.
Era bellissima,
ma bella, bella, bella.
Era
una bimba dai lunghi capelli neri, lisci come i capelli di un'indiana.
Gli occhi grandi e scuri e un sorriso dolcissimo. Si assomigliava a
Gabriele.
-Wow…è
stupenda veramente. Devi avere dei genitori
bellissimi.
-Oh
gracias…beh sì…in effetti sia mia
mamma che il
mio papà sono molto belli, mia mamma soprattutto. Ma a
quanto pare, solo io non
ho preso da loro.
Cosa? Ma era
pazzo? …Si aspettava forse che gli
dicessi il contrario? Certo era tutto, fuorché brutto, ma
Esmeralda De Angelis
non faceva complimenti ai ragazzi.
-Beh
assomigli a tua sorella!
Poteva
bastare questo, poi a buon intenditore poche parole.
-Alla prossima
gira a sinistra. Fra circa due ore
dovremmo essere arrivati.
-Okay. Ma,
sbaglio o era un modo per dirmi che sono carino?
Sì
era un buon intenditore!
-Beh
...vedi un po' tu!
Dopo un
po’, nell’abitacolo della macchina
riecheggiò “Ordinary love” degli U2, mia
suoneria.
-Pronto?
-Tesoro della
mamma, stai arrivando?
-Sì
mamma, sì!
-E devi portare
anche il misterioso fidanzato di cui
mi hai parlato, solo ieri?
-Sì,
mamma, porterò
il mio ragazzo.
-Oh amore della
mamma, ma che bello, finalmente ti
sei trovato un altro ragazzo! E io che ti volevo far conoscere Gaetano,
il
figlio della signora Susanna.
-Susanna? Non mi
dire che è quella che aveva il figlio
con il viso pieno di acne?
Intanto al mio
fianco, lo spagnolo se la stava
ridendo.
-Sì,
ma adesso è proprio un bel giovanotto, lo devi
vedere! Comunque come mai non mi hai avvisato che ti era fatta un
ragazzo già
tanto tempo fa?
-Ehm…per
farti una…sorpresa?!
-Ah che bella la
figlia mia! Va bene, allora non
vedo l’ora di incontrarlo. Come hai detto che si chiama?
-Gabriele,
mamma, Gabriele.
-Che dolce nome,
mi piace già.
-Bene, allora a
dopo, ciao mamy.
-Ciao tesoro.
Uh…e
anche questa era fatta.
-Il figlio della
signora Susanna, eh?
-No non ti ci
mettere anche tu, per favore! Speriamo
abbocchino all’amo, altrimenti so io cosa passerò.
-Sì
tranquilla, sarò un fidanzato provetto.
-E non vuoi
niente in cambio? Ho dimenticato di
chiedertelo.
-No,
perché dovrei?
-Perché
tutti quelli del tuo sesso chiedono qualcosa
in cambio.
-Beh allora io
sono l’eccezione.- mi rispose
distogliendo un attimo lo sguardo dalla strada, e guardandomi
sorridendo.
-E poi non
è vero che tutti lo fanno…ho un sacco di
amici che sono dei bravi ragazzi.
-Sarà…
-Piuttosto, film
preferito?
-Via
con vento.
Tuo?
-Il
cavaliere
oscuro-Il ritorno.
-Canzone
preferita?
- Creep
dei Radiohead. Tua?-chiesi, guardando fuori dal finestrino.
-What
happens tomorrow dei Duran Duran.
-Ah
bravo…ti piacciono i Duran Duran?
-Qualche canzone.
-Parlando di
musica, posso accendere la radio?
Ma prima che mi
desse una risposta, avvicinai la mia
mano alla stereo, scontrandomi con la sua che stava avendo la mia
stessa idea
di mettere canzoni.
Fu
così che mi venne in mente una scena di Twilight
che vidi con mie due cugine, quando la protagonista Bella si scontra
con la
mano di Edward, il vampiro, nel momento in cui entrambi vogliono
spegnare
l’impianto del riscaldamento.
A volte la mia
vita sembrava proprio quella di un
film.
-Scusa.- gli
dissi.
-N-No,
tranquilla. Che stazione radio preferisci?
Chissà
perché, ma quel tocco mi aveva un attimo
scosso…provavo un qualcosa di inspiegabile dentro di me.
Boh…
-Va bene una
qualsiasi, basta che non abbia canzoni
dell’Amoroso, di Justin Bieber e degli One Direction.
-Ah
Okay…ahahah!
***
-Esmeralda?
Mhm…che
stava succedendo? No…non è che mi ero
addormentata?
Aprii di scatto
gli occhi.
-Gabriele, mi
sono addormentata?
-Sì…non
volevo svegliarti, mi sembravi così
tranquilla.
-Tranquilla un
corno, dovevi svegliarmi. Ora avrò
tutto il trucco fuori posto così come i capelli.
-No, no, sei
bella come prima tranquilla.
Perché
sentii le gote riscaldarsi?
-Sì…okay,
va bene! …Allora…sei pronto?
Eravamo
arrivati…avevo dormito per circa due ore…cavoli
se avevo paura.
-Sì,
tu?
-Lo spero.
Scesi della
macchina e inforcati gli occhiali da sole, lo spagnolo si
avvicinò a me e mi prese per mano.
Cosa???
-Cosa fai, scusa?
-Siamo fidanzati
tesoruccio
mio, quindi dobbiamo tenerci per mano.- rispose.
-Uff…e
va bene, ma guai a te se mi chiami di nuovo
tesoruccio mio.
Rise.
Mi avvicinai al
cancello che permetteva l’accesso al
giardino che ci avrebbe portato in casa dei miei.
Citofonai e
subito mi fu aperto.
Uno, cinque,
sette, otto passi…eccoci qui.
Suonai il
campanello e dopo un po’ mia madre venne
ad aprirmi.
-Esmeraldaaaa,
amore mio, beato a chi ti vede.
-Ehi mamma, come
stai? Lui è Gabriele.
Mia madre si
prese due minuti buoni per squadrare da
cima a fondo il “mio ragazzo”.
-Uh come sei
bello ragazzo mio, piacere di
conoscerti. Sono Barbara, la mamma di Esme.
-Oh salve
signora, complimenti…pensavo fosse la
sorella di Esmeralda.
Ci sapeva fare
con i complimenti, non c’era che
dire!!
-Che gentile
ragazzo mio, prego accomodatevi.
Ah…
casa dolce casa. Sebbene a quella casa fossero
legati fin troppi spiacevoli episodi adolescenziali, era anche il luogo
dove
ero nata, dove avevo passato le mie prime feste di compleanno con le
mie prime
migliori amiche , dove avevo imparato a camminare, a parlare e dove
c’erano i
miei genitori, che anche se erano dei testoni, erano le persone che
più amavo
al mondo.
-Dalla cucina
proviene un buon profumo. Che stai
cucinando di buono?
-Lasagne,
cotolette e patatine fritte, va bene?
-Più
che bene, e papà?
-In veranda.
Vagli a presentare questo bel
giovanotto che ti sei fatta. Poi dopo pranzo, parliamo bene bene di voi
due,
eh?
-Sì
certo…
La parte
più dura forse doveva ancora arrivare.
-Papà?-
chiesi avvicinandomi alla veranda e tenendo
per mano lo spagnolo.
-Chi
è là? Dalla voce direi che sei la mia orsetta
che non si fa vedere da tanto tempo.
Eccolo il mio
papà! Era sempre lo stesso papà affettuoso
che avevo lasciato. Stessi occhiali a coprirgli gli occhi verdi, stessi
capelli
‘sale e pepe’ e stesso fisico asciutto e alto.
Perché
non avevo preso da lui??
-Papà,
ciaoo! Lui è Gabriele.- dissi parando davanti
a me lo spagnolo.
-Sei spagnolo,
vero?- fu la prima domanda di mio
padre.
Ma…cosa?
Che strana accoglienza…da cosa aveva capito
la sua nazionalità? Non aveva ancora parlato con lui.
-Sì
signore! Da cosa l’ha capito?
-Perché
da ragazzo avevo un amico spagnolo, e voi
spagnoli avete tutti una strana luce negli occhi.
Un strana
luce…bah…
-Oh…capisco…
-E
così sei il suo ragazzo…mi diceva prima mia
moglie…
-Sì
signore! Da circa tre mesi siamo insieme.
Erano due mesi e
mezzo, ma va beh… era un bravo
attore , in fondo.
-Bene! Allora
andiamo a tavola, poi parliamo bene.
-Certo signore.
-E non chiamarmi
signore, sono Adamo e puoi
chiamarmi così.
-Ok…Adamo.
Seduti a tavola,
inizialmente solo la tv fu a farci
compagnia.
Sulla tovaglia
bianca ricamata furono poste tante
vivande cucinate da mia madre, che da brava italiana e donna del Sud
sapeva
cucinare tante specialità.
-Spero che ti
piaccia tutto, Gabriele.
-Sarà
senz’altro così, signora.
-Che caro. Dai
su facciamo la preghiera, e rendiamo
grazie a Dio per il cibo datoci anche oggi.
La mia era una
famiglia molto religiosa, e anch’io
nel mio appartamento ero solita fare un preghiera prima dei tre pasti
della
giornata.
Dopo aver
iniziato a tagliare la lasagna, mia mamma
iniziò a guardare Gabriele.
-Di dove sei
Gabriele?
-E’
spagnolo.- rispose mio padre, ricevendo un’occhiataccia
da mia mamma.
-Di Barcellona,
signora. Ma mi sento Italiano, mio
padre è Italiano e vivo qui da circa dieci anni.
-Oh capisco! Che
bella città Barcellona…quanto
vorrei vederla.
-Beh dopo le
mostro delle foto, se le va.
-Con piacere
caro.
-E dimmi studi,
o lavori?-chiese mio padre.
-Entrambe le
cose. Studio medicina e lavoro nella
pasticceria di Esmeralda.
-Oh, anche tu
cucini dolci, figliolo?- chiese mia
madre, sorseggiando poi , del vino rosso da un bicchiere di vetro.
-No Barbara,
sono il factotum, il garzone, per farla
semplice.
-Ah…capisco!
-Hai scelto una
buona facoltà, bravo! Troverai
facilmente lavoro.- continuò mio padre.
Dopo un
po’ finalmente smisero di assillare il moro,
e il pranzo continuò in maniera abbastanza tranquilla,
all’insegna anche di una
dolce macedonia e del un dolce che avevo portato, giustamente, dalla
pasticceria
dove lavoravo.
Nel momento di
sparecchiare e di lavare i piatti,
mia madre mi trascinò in cucina, mentre mio padre
trascinò il mio povero ‘fidanzato’
in veranda.
Oh
Dio…speravo che andasse tutto bene!
-Ma che carino
che è…sapevo che avevi buon gusto
come la tua mamma, amore mio.
-Ah
sì…grazie.
-Vi siete
conosciuti in pasticceria?
-Esatto.- dissi
posando i piatti sporchi nel
lavandino.
-E’
veramente bellissimo, figlia mia…mai visto un
ragazzo così bello! Da quanto state insieme?
-Due mesi e
mezzo…l’ha detto anche prima.
Ma
perché la voce non mi usciva bella sicura?
Mannaggia alla miseria.
-Che bello,
dovevi dirmelo prima tesoro, mi avresti
evitato tanti appuntamenti per trovare il ragazzo giusto per te.
-Potevi evitarli
lo stesso mamma, ho ventitré anni,
mettitelo in testa.
-Lo so amore, ma
dopo quello che ti è successo…voglio
che tu trovi il ragazzo giusto.
-Lo so
anch’io mamma, ma sto bene, non devi
preoccuparti.
-E Adriano si
è fatto più sentire?
-Non nominare
quel nome…comunque no…è con la sua
Sabrina, non ha bisogno di me.
-E tu non hai
bisogno di lui, ora hai il tuo
Gabriele che è molto più bello di lui.
-Sì…hai
ragione!
-Che ne dici se
dopo andate un po’ alla Foresta?
-Va
bene…ma solo io e lui?
-Certo amore, io
e papà dobbiamo parlare di voi e
voi piccioncini dovete divertirvi.
-Come preferisci.
Dopo aver
caricato la lavastoviglie, andai nella mia
ex camera.
Chiusi la porta
e mi guardai attorno…wow…era tutto
come avevo lasciato…i poster delle band di quando ero
ragazzina, la scrivania
verniciata di rosa, le mie foto e persino il mio diario segreto.
Lo aprii e notai
che sulla prima pagina c’era
scritto : ESMERALDA + FILIPPO…la mia prima
cotta…non potevo crederci. Risi al
ricordo.
Dopo mi sedetti
sul mio letto e mi distesi, finché
qualcuno bussò alla mia porta.
-Posso?-era lo
spagnolo.
Era ancora vivo,
dopo aver parlato con mio padre?
Strano…
-Sì.-
dissi ricomponendomi.
-Che bella
stanza.-disse.
-No…anche
tu i Nirvana?
Guardai nella
sua direzione…si riferiva ad un poster.
-Ah
già…il poster lo regalavano con un giornalino per
teenager
e i Nirvana mi piacevano molto, poi fino al ’94 erano molto
in voga. Anche se avevo solo
tre, quattro anni, me li ricordo bene.
-Sì,
io ne avevo quattro,cinque…a proposito quand'è il
tuo compleanno?
-il ventotto
aprile! Il tuo?
-Ventotto giugno.
Entrambi nati il
ventotto.
-...Beh che ne
dici, facciamo da bravi fidanzati
una passeggiata? Così mi fai vedere la famosa Foresta Umbra.
-Se sei ancora
vivo dopo aver parlato con mio padre,
allora sì.
-Beh lo sono
come vedi.-rise- e poi è proprio un
brav’uomo tuo padre.- continuò facendomi
l’occhiolino.
-Su questo non
ci piove.- ricambiai l’occhiolino.
Così
detto aprimmo la porta della mia camera ed
andammo in salone.
-Beh mamma, noi
andiamo a fare una passeggiata.
-Sì
divertitevi.- gridò dalla cucina la mia genitrice,
seguita a ruota da mio padre.
Ora dovevano
confabulare della nuova coppia che si
era creata. Beh a quanto sembrava, il piano aveva funzionato.
-Aspettate
aspettate, potete darvi un bacio prima di
andarvene?
Ecco, avevo
cantato troppo presto vittoria.
-No,
mamma…non è il caso, non metterci a disagio.
-Dai su, voglio
farvi una foto …rendi felice la tua
vecchia madre.
-Non sei
vecchia…mamma.
-Ti pregooo,
altrimenti ti assillo.
Ma
perché la mia mamma era così, perché??
E ora? Che
cavolo doveva fare?
Guardai lo
spagnolo, che nel frattempo era diventato
rosso.
Oh
no…poteva andare tutto a rotoli.
-Dai su
baciami.- dissi sottovoce.
-Cosa?
-Ho detto
baciami.
-Come?
A quel punto mi
avvicinai velocemente a lui, e
tirandolo per la cravatta, appoggiai le mie labbra sulle sue.
TO
BE CONTINUED…
L’angolino di
Novalis
*Every night in my dreams
I see you, I feel
you
That is how I know
you
go on*
Ehm,
ehm…scusatemi e che stavo sentendo la meravigliosa canzone
di Celine Dion
mentre scrivevo l’ultima parte e non ho potuto fare a meno di
cantare con lei! xD
Ahaha
Okay
torniamo a noi…che dire…vi è piaciuto
il capitolo? L’ho scritto tra ieri e oggi
e spero tanto che sia stato di vostro gradimento.
I
due
si baciano…ohh…non so perché ma mi
piaceva l’idea dei due che si baciavano per
la prima volta in questo modo, con i genitori davanti, e con lei che lo
tira
dalla cravatta. Spero sia la stessa opinione per voi. :)
Che
dire Grazie di cuore a voi che leggete e seguite questa storia come
soprattutto
a: elev
e Sun_Rise93
per le splendide recensioni, siete grandissime!^__^
Alla
prossima, un bacioneee :*
p.s:
Messaggio a tutti i lettori silenziosi: dai su fatemi sapere cosa ne
pensate, questa storia ha bisogno del supporto di tutti voi!;)
|
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Capitolo 9 *** Un ragazzo come amico...? ***
CAPITOLO NOVE-Un
ragazzo come amico...?
RACHELE’S POV
La cosa
più brutta del lavorare in una pasticceria,
era che anche la domenica ti poteva toccare il turno di lavoro. Il
pranzo
domenicale era un qualcosa di speciale per tutti gli Italiani e un
bella torta o
dei dolci pasticcini a fine pranzo, non stonavano proprio.
Esme era con
Gabriele a pranzo dei suoi, ed io ero
in turno con Giulia, una delle ragazze con cui avevo legato di
più. Lavoravamo
insieme da circa due anni, e quando avevo bisogno del suo aiuto, lei
era sempre
pronta. Certo, la mia migliora amica era Esmeralda e sempre lo sarebbe
stata.
Dopo un
po’ la mia collega andò in laboratorio
dicendomi che doveva preparare due profiterole che erano stati
ordinati, così
rimasi sola nell’attesa di qualche cliente.
Rimasi incantata
a guardare le nuove scarpe col
tacco nere che mi ero comprata e che stavo indossando con un paio di
jeans a
sigaretta di un blu scuro, blu come gli occhi di un mio allievo.
Emanuele
Salvatore detto anche Bobby, era forse, anzi sicuramente, il ragazzo
più bello
che avessi mai conosciuto, e da quando l’avevo incontrato per
la prima volta
nel bar vicino la mia scuola di ballo, mi ero presa una bella cotta.
Non appena
Esmeralda fosse arrivata, avrei dovuto chiederle un po’ di
consigli, urgeva
l’aiuto di una buona amica nelle questioni d’amore.
Dopo qualche
secondo il campanello sovrastante la
porta d’ingresso tintinnò.
Oh no,
ecco…parli del diavolo e spuntano le corna.
Era proprio Emanuele.
Wow…era
proprio figo…
-Buongiorno
Rachele.- disse entrando e ponendosi vicino
alla cassa dove ero seduta.
Wow…che
occhi…
-Oh buongiorno
Bobby! Qual vento ti porta?
-Beh sicuramente
un buon vento, visto che mi ha
portato da te.- disse facendomi l’occhiolino.- e da i tuoi
dolci.- continuò.
-Così
mi fai arrossire.-risposi in tutta sincerità.
Voleva proprio
farmi venire un infarto questo
ragazzo. E poi che buon profumo che aveva e che bei
capelli…okay Rachele torna
in te.
-Pura
verità! In ogni caso, volevo chiederti se
posso comprare un dolce. Oggi è il compleanno di mio
fratello e mia mamma non
ha avuto tempo di preparare una torta, so che avrei dovuto prenotare
prima, ma…
-Non
preoccuparti, oggi ci sono pochi clienti, anzi
nessuno, come puoi vedere, dunque te ne posso fare una.
Figuriamoci se
per lui non avessi trovato tempo…
-Oh grazie
Rachele, sei gentilissima. Allora vorrei
una torta semplice, con pan di spagna, cioccolato e panna e con su
scritto
sopra: Auguri Luca.
-D’accordo,
perfetto! Per quante persone?
-Beh per sei,
mio padre lavora, ma verranno tre
amichetti di Luca, quindi sei.
-Va bene, allora
stiamo sul kilo. Direi che puoi
passare fra un’ora e mezza.
-No,
no…aspetto, voglio farti compagnia. E
poi…quando smonti Rachele?
-Alle quattro
mezzo, quindi-mi fermai per guardare
l’orologio da polso,-fra due ore.
-Benissimo…la
festa di Luca è proprio a quell’ora,
ti va di venirci con me? So che è un party per bambini,
ma…
-Niente ma, ci
sarò senza alcun dubbio.
Avevo risposto,
forse, con troppo entusiasmo?
***
ESMERALDA'S POV
Okay, avevo
baciato un ragazzo. Okay, Esme …calmati,
respira e stai tranquilla. L’hai fatto solo perché
ti sei vista costretta a
farlo, non di certo per tua volontà.
E allora
perché il cuore mi batteva a ritmo sfrenato
nella cassa toracica?
Erano passati
già dieci minuti ed io e lo spagnolo
stavamo passeggiando nella Foresta Umbra.
Il moro era
molto silenzioso e, con le mani nelle
tasche, guardava fisso davanti a sé , mentre io con quel
strano ‘tum, tum’ nel
petto guardavo le mie sneakers.
-Senti…per
prima, non vorrei che tu avessi
frainteso, mi sono vista costretta a baciarti, mia mamma è
fatta così e non
avrei voluto che la situazione potesse andare a nostro svantaggio.
-No, non
preoccuparti, non ho frainteso nulla, tutta
finzione…lo so anch’io. Comunque tranquilla, mia
mamma forse non ci avrebbe
chiesto un bacio, ma anche lei è una persona
molto…particolare, diciamo
così.-disse girandosi verso di me e sorridendomi, illuminato
dai raggi del sole
che filtravano dalle chiome alberate che ci circondavano.
Chissà
perché, ma in quel momento lo ritenni davvero
il più bel ragazzo che avessi mai visto e qualcosa dentro di
me
sembrò…sciogliersi.
Oh no, non
poteva essere…non è che mi stava
iniziando a piacere Gabriele Levanti? No, che cavolo andavo a pensare.
Avevo speso due
e sottolineo due anni a costruirmi
uno scudo che riparasse per bene ogni angolo del mio cuore e non potevo
certo
distruggere tutto per un ragazzo conosciuto da neanche una settimana. Era assurdo, era illogico, era irrazionale,
era dannatamente sbagliato.
Ma allora
perché quello stupido organo rosso continuava
a bussare forte contro il mio petto? Come mai le mani erano
sudate e
tremolanti e come mai vedevo lo spagnolo più bello di
qualsiasi altro ragazzo?
Era stato quel bacio, quello stupido bacio a farmi provare queste
sensazioni.
Eppure avevo solo premuto le labbra contro quelle dello spagnolo,
niente di
più, solo un leggero tocco, interrotto da un odioso
‘click’ dovuto allo scatto
fotografico che la mia mamma aveva fatto. Sì
perché non le bastava aver messo a
disagio suo figlia, no doveva anche immortalare il momento con una
macchina
fotografica.
-Esmeralda?
Tutto bene? Ti vedo un po’ pallida, non
è che vuoi riposarti?-mi chiese fermandosi.
Pallida? Ora ci
mancava solo questo!
-No no, sto
benissimo, fatti gli affari tuoi!
Sì
vai così Esme, non permettere a tutta quella gentilezza,
a quegli occhi, a quel sorriso di scioglierti…devi essere
forte, acida, fredda…
solo così non soffrirai.
Lo sguardo dello
spagnolo si abbassò sulle sue
scarpe, sembrava essere diventato triste.
Okay forse avevo
esagerato, ma cavoli non sapevo
come comportarmi…uff che stress!
-Scusami…non
volevo…scusami davvero!-risposi.
Il suo sguardo
si riposò su di me, questa volta
seriamente, poi tornò a guardare davanti a sé.
-Sai Esmeralda,
dovresti imparare a contare fino a
dieci prima di dire certe cose e di dare certe risposte. Tutti hanno un
cuore e
certe parole possono far più male di una lama, lo so per
esperienza personale.
Non so perché tu sia così fredda e
acida…forse lo sei solo con me…ma, se posso
permettermi, vivi la tua vita con più serenità,
apri il tuo corazon e non permettere al
passato di rovinare il tuo
futuro.
Disse tutto con
un tono di voce assolutamente
tranquillo e sereno, senza traccia di arroganza o superbia nella voce.
Attorno
a noi regnava il silenzio e solo il verso di qualche animale da bosco
si
sentiva.
-E cosa ne sai
del mio passato, del mio futuro e di
tutte le cose che hai detto?-risposi con altrettanta calma.
-Beh non sono
stupido anche se posso sembrarlo, per
via del mio essere troppo buono. E poi quella sera quel ragazzo, mi ha
fatto
capire qualcosa.
-Qualcosa di che
tipo? Cosa pensi di saperne di me,
Gabriele?
-Non so nulla di
te, anche se non so perché, ma da
quando ti vidi la prima volta alla scuola di ballo, vorrei sapere ogni
cosa di
te, perché mi incuriosisci.
Voleva
conoscermi??
-E
perché vuoi conoscermi?
-Non lo so
neanch’io…mi incuriosisci e basta! Mi
incuriosiscono i tuoi capelli rossi, il tuo strano modo di fare, mi
incuriosisci senza un motivo.
-E come hai
intenzione di conoscermi?
-Facendoti
conoscere prima me stesso, se mi
permetterai di farlo.
-E
perché dovrei permettertelo?
-Perché
sono spagnolo, buono, gentile e molto
bello.-disse sorridendomi.
-Ma se prima mi
hai fatto capire che ti ritieni
brutto…- risposi piegando le labbra in un mezzo sorriso.
-Beh ma ogni
tanto un po’ di autostima non fa male.
Mi fece
l’occhiolino.
-Quindi il succo
della questione qual è?-chiesi
curiosamente.
-Diventarti
amico…aiutarti e starti vicino quando ne
avrai bisogno, insegnarti a ballare, imparare da te l’arte
pasticcera, e
divertirmi con te.
-Non mi serve un
amico maschio, ho già Rachele e mi
basta…
-Perché?
-Perché
voi maschi siete tutti inaffidabili.
-E ma
così fai di tutt’erba un fascio…se ti
dimostrassi invece, che avere un ragazzo come amico non è
poi così tanto male?
-Non mi
interessa…
-Insisto
Esmeralda, dammi una possibilità,
altrimenti ti dimostrerai una ragazza così testarda, che per
il suo carattere è
anche nel torto.
-Io nel torto??
Mai…
-Dimostralo…io
sono un ragazzo e non sono
inaffidabile, Bobby è un ragazzo e non è
inaffidabile…prendila come una sfida!
-Mhm…una
sfida in cui devo dimostrare che voi
ragazzi siete tutti dei brutti traditori, vigliacchi, stupide teste di
rapa
andate a male?
-Esatto, e
ovviamente in cui io devo dimostrare il
contrario…
-E se dovessi
vincere io?-chiesi fermandomi su un
ponte di legno, che divideva il terreno da un grande lago.
-Beh…oltre
ad avere più punti in merito alle tue
convinzioni, diciamo
che non mi vedrai
mai più, visto che mi sembra che non ti sia simpatico.
-Quindi
arriveresti a licenziarti?
-Beh
sì…
-No non mi
piace, poi ti avrei sulla coscienza…
-Tranquilla,
è un gioco che ho posto io e decido io
le regole…
-Come ti pare! E
se dovessi perdere, anche se non
credo proprio che succederà, cosa vinceresti tu?
-Un
bacio…
-Cosaa? Ma ti
sei ammattito? E poi perché un bacio?
Da me?
-Perché
non bacio una ragazza da fin troppo tempo e
poi perché mi piacciono le tue labbra.
-Ma guarda che
sfacciato…sembri così timido invece nascondi
anche dei lati più audaci…
Scoppiò
a ridere. Lo facevo divertire, a quanto
sembrava.
-Allora accetti?
E ora cosa
dovevo fare? Accettare o rifiutare?
Rifiutare o accettare?
-Accetto!
Esmeralda De Angelis non si tira mai
indietro.- risposi tendendo la mano destra per sancire
l’accordo.
-Ma un attimo,
non abbiamo pensato al lasso di tempo
in cui far svolgere la cosa…
-Facciamo due
mesi?
-Non sono
troppi?
-Nah con gli
esami tuoi e miei, sono certo avremo poco
tempo per vederci anche fuori dal lavoro.
-Vederci fuori
dal lavoro?
-Certo…se
no come ti dimostro che ci sono anche
bravi ragazzi?
-A lavoro, no?
-Non basta!
-Per la
miseriaccia…va bene!!
A quel punto mi
sorrise e strinse la mia mano,
ancora tesa.
-Bene, allora
che dici… continuiamo a fare la passeggiata,
fidanzatina?
Trucidare con lo
sguardo? Nah il mio era più un
polverizzare.
-Non-chiamarmi-fidanzatina.-
sibilai a denti stretti
e allontanandomi vero un’altra parte della foresta.
-Okay okay-disse
ridendo.
Una cosa era
certa: questo ragazzo mi aveva
provocato delle sensazioni interne a cui non sapevo dare risposta!
TO BE
CONTINUED…
L’ANGOLINO
DI NOVALIS
Ciaoo ragazzi,
anzi fanciulle (E' Boccaccio e i suoi dieci fanciulli che mi danno alla
testa xD), come va??
Domani
è Pasquaaa, yuppiee, auguroni a tutti voi e
alle vostre famiglie, passate una buona giornata e una buona Pasquetta,
mi
raccomando :)
Passiamo al
capitolo, un po’ breve ma spero intenso! Che dire, sono
successe un po’ di cose. C’è stato
anche un punto di vista di Rachele e spero sia piaciuto. Dedico il
capitolo ma
soprattutto il punto di vista della buona amica a tutte coloro a cui
piace
Rachele, in particolare a Sun_Rise93
che mi segue sempre e che mi dà sempre l’onore
di leggere le sue magnifiche opinioni!<3<3 Grazie mille
cara ^__^
Esmeralda sta
provando dentro di sé delle sensazioni
strane, vuole dare retta al cervello, ma il tum tum del suo cuore non
le da
tranquillità!xD
A proposito dei
protagonisti, che ve ne pare del
banner? Ho dato un volto ad entrambi, e boh è la prima volta
che do un volto ai
personaggi perché credo che così i lettori
abbiano un campo di immaginazione
più ampio, ma ho trovato questi due attori che vedevo bene e
li ho scelti! Naturalmente
ognuno è libero di immaginarsi Esme e Gabry come vuole ;))
Che dire, le
recensioni scarseggiano…forse non vi
piace la storia, ma pazienza, finché avrò almeno
una persona che mi segue, continuerò
a scrivere per quella persona!
Con affetto,
alla prossima,
Novalis
:)
|
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Capitolo 10 *** Piccole confessioni! ***
CAPITOLO
DIECI
C'è
una strada
che va dagli occhi al cuore senza passare per l'intelletto.
Gilbert
Keith Chesterton
RACHELE’S
POV
Casa Salvatore,
quel giorno, era veramente colorata
a festa.
Tre palloncini
colorati erano legati ai lati della
porta d’ingresso e nel salotto regnavano coriandoli e altri
palloncini legati
alle tende.
Su un tavolo
centrale era posta una tovaglia bianca
ricamata e su di essa vi erano bicchieri e piattini di carta di Winnie
The
Pooh.
Tutto era molto
tenero e mi ricordava tanto i miei
compleanni di quando ero bambina.
Emanuele, in una
passeggiata silenziosa e piuttosto
timida, mi aveva portato a casa sua, da dove, già dalle urla
fuori la porta
d’ingresso, si scorgeva la presenza di bambini.
Io ero seduta
sul divanetto in panna del salotto e
osservavo i bambini giocare tra di loro e avventarsi su patatine e pop
corn
insieme alla mamma di Emanuele che mi aveva accolto calorosamente e che
li aiutava a non sporcarsi e a sedersi composti.
-Lo so, sono
delle pesti.- esclamò Bobby sedendosi
accanto a me, dopo aver messo la torta da me fatta in frigo.
-No, sono
carinissimi, invece! Adoro i bambini e
anzi…mi dispiace non avere nessun regalino per tuo fratello.
-No, ma scherzi?
La tua presenza basta.
-Troppo dolce.-
dissi sorridendo e con la guance
delle stesso colore di una mela rossa.- Comunque ho
un’idea…non darmi i soldi
della torta, tanto ti avevo detto che li avrei presi a casa tua, voglio
offrirgliela io a Luca.
-Non se ne parla
proprio, una torta così bella ti è
costata più di un’ora e mezza di lavoro ed
è giusto che tu riceva quanto ti
spetta.- mi disse guardandomi con i suoi occhioni blu.
Ma
perché era così bello? E poi i suoi capelli
avevano un profumo stupendo e sembravano dirmi ‘Rachele
toccaci pure’.
-Ehi Rachele ci
sei?-mi chiese, con un espressione
tra il sorpreso e il divertito.
-Oh
sì certo, scusa! No, Bob insisto…ti prego.- dissi
facendogli gli occhi dolci.
Le miei iridi
erano semplicemente marroni, ma se
volevo sapevo fare degli occhioni da gatto degli stivali di Shreck con
i
fiocchi.
-No, no e poi
no.- disse iniziando a sorridere per
la mia espressione.
-Pleaseeee…
-Mamma
è vero che Rachele non deve
neanche pensare di non farsi pagare la torta?
La signora
Salvatore che aveva corti capelli mossi e
biondi, mi guardava con i suoi occhioni neri, e diede ragione a suo
figlio.
-La prego
signora, altrimenti mi sento in imbarazzo
senza regalo.
-Sei testarda
Rachele, è vero?- mi chiese sorridendo
la mamma del biondo.- Mi piaci ancor di più- concluse ,
facendo colorare le mie
gote, e sparendo in cucina.
-Uff, facciamo
allora a metà?-chiese, in tono
arrendevole.
-Sììì,
va bene!-esclamai euforicamente.
-Ma sappi che
non sono d’accordo.- disse aprendo la
mia mano e dandomi solo metà dei soldi che mi doveva.
Lo sfiorare la
sua mano mi provocò dei brividi…wow,
ma cosa diamine mi aveva fatto questo ragazzo?
-Luca ringrazia
Rachele, la torta è un suo regalo.
-Grazie
Rachele.- disse il bambino biondo e dagli
occhi azzurri.
-Un regalo a
metà.- lo corressi.- figurati
bellissimo!- dissi sorridendo.
-Ti va di andare
in giardino?-mi chiese ad un certo
punto.
-Volentieri.-
dissi notando che Luca stava giocando
con dei dinosauri di gomma con due bambini suoi coetanei.
Tutti e tre
indossavano dei capellini a forma conica
di cartone sempre del famoso orsetto dalla maglietta rossa.
-Dove
andate?-chiese il fratellino di Emanuele.
-In giardino
Luca, perché? Hai bisogno di qualcosa?
-No, no.-disse
con la sua vocina da bambino.
-Scommetto che
vai a sbaciucchiarti con la tua
fidanzata, è vero?-chiese un bimbetto dai capelli ricci e
rossicci, facendo
arrossire me e il
biondo al mio fianco,
e facendo ridere gli altri due.
-Michael
calmati, altrimenti dico a tua madre che
hai forato tu le ruote della macchina del signor Bianchi.
Il bambino
sbiancò e questa volta fui io a ridere,
come Luca e l’altro ragazzino.
Il giardino era
un qualcosa di assolutamente
meraviglioso. Piccolo ma ben curato, con vari vasi di peonie, rose
rosse e
gialle, e varie margherite. Il prato era di un bel verde e un piccola
panchina
ad altalena fronteggiava una finestra da cui si notava il salotto dove
c’erano
i bambini.
-Wow
è bellissimo, quando mi sposerò ne
vorrò
anch’io uno così in casa mia.- esclamai andandomi
a sedere sull’altalena,
seguita da Bobby.
-Grazie, mia
mamma è una con il pollice verde, come
si dice.
-Si vede!
E’ tutto splendido.
-Qual
è il tuo vero colore di capelli Rachele?- mi
chiese Emanuele ad un certo punto.
-Castani, sono
color castagna!- risposi
sorridendogli.
-Oh…no
perché sei bella bionda, ma secondo me mora,
lo saresti ancor di più.
-Volerò
dal parrucchiere, allora.- dissi con le faccia
in fiamme.
Dopo qualche
dondolio avanti e indietro, e qualche
minuto di imbarazzante silenzio, Emanuele prese parola.
-Ehm…Senti…
Rachele…tu hai un fidanzato?-mi chiese
guardando un vaso che lo fronteggiava.
-Come? No, no
single, sono single.- risposi facendo
seguire alla mia risposta una risatina isterica.
Cosa voleva
dirmi? Perché questa domanda?
-Capisco…allora
ti piacerebbe uscire qualche sera
con me?-mi chiese ora guardandomi negli occhi.
Era un
appuntamento??
Eh no Bobby,
così mi fai morire!
-Certo,
assolutamente!-gli risposi sorridendo.
-Oh
forte…bene!
Ricambiò
il sorriso e diede una sbirciata alle pesti
in salotto. Per fortuna stavano ancora giocando con i loro dinosauri di
gomma.
***
ESMERALDA’S
POV
Il viaggio di
ritorno a casa fu piuttosto
tranquillo.
Mia mamma e mio
padre ci avevano salutato molto
calorosamente e mia madre mi aveva detto all’orecchio che la
fotografia
l’avrebbe conservata nel suo album dei ricordi.
Ed ora eravamo
in macchina.
Il cielo era
già bruno e io guardavo fuori dal finestrino
i lampioni e i palazzi illuminati che mi sfrecciavano davanti.
-Hai dei
splendidi genitori.- mi disse lo spagnolo
ad un certo punto.
-Grazie, sono un
po’ particolari ma sono fantastici.
-Si vede che ti
vogliono tanto bene.
-Già
anch’io ne voglio tanto a loro.
-Sì…
-E i tuoi
genitori, Gabriele?- chiesi più per far
passare il tempo, che per altro…
-Vivo con loro e
Luz. Mio padre è un venditore di
mobili per la casa, mentre mia madre è una commessa.
-…
capisco!
Dopo circa
un’ora di guida silenziosa e occupata
dalla musica della radio, il moro riprese parola.
-Secondo te, il
padre di Rachele, mi darà il lavoro?-
mi chiese, con lo sguardo fisso sulla strada.
-Bah…penso
di sì!- risposi continuando a guardare
ancora fuori il finestrino.
-Anche se a te
piacerebbe se non mi desse il posto,
giusto?
-Cosa te lo fa
pensare?- chiesi ridendo.
-Il fatto che
non sembri sopportarmi.- rispose.
-Non prenderla
sul piano personale, come ti ho detto
questa mattina, tutti voi maschi non mi piacete!
-Vorrei tanto
riuscire a capire il motivo. D’altronde
me lo merito, no? Mi sono preso una grossa responsabilità
con i tuoi!
Si
fermò ad un semaforo rosso.
-Non mi pare di
averti costretto con i miei! E
comunque, prova ad arrivarci da solo, secondo te, per quale motivo non
vi sopporto?-
domandai curiosamente, questa volta volgendo il mio sguardo sul suo
profilo…ben
fatto.
Il fatto che
fossi Miss Acidità non implicava che
non potessi apprezzare le sue doti estetiche.
-Mhm…qualche
ragazzo che non si è comportato bene
con te, suppongo, come ti dicevo quel ragazzo della pizzeria,
mi…non so come dire…mi
spinge a pensare a qualcosa.
-…
Cerca di andare più a fondo.
-Uh…un
tradimento?
Tradimento,
tradimento, tradimento…
Mi rimbombava in
testa come un’eco.
Dio come faceva
male sentire quella parola…dopo
ancora due anni, la ferita bruciava ancora. Colpita e affondata.
-Okay basta
parlare di questo. Confidenza per
confidenza…chi è la ragazza nella foto che era
legata allo specchietto
retrovisore?
Non potevo
permettergli di entrare nella mia vita
così a fondo.
-Basta parlare
di questo…ehm…okay! Quella ragazza,
chiedi? Beh, ti ho detto che volevo conoscerti facendoti conoscere me
stesso,
dunque te ne parlo. Si chiama Almudena, è stata la mia
fidanzata per cinque
anni, è spagnola e l’ho conosciuta per mezzo della
mia famiglia. E’ infatti la
figlia di alcuni amici dei miei. Poi otto, nove mesi fa, mi ha lasciato
per un
ragazzo italiano, dicendomi che ero troppo semplice e con poco fegato,
per i
suoi canoni, e che era stufa del nostro “monotono”
rapporto.- disse guardando
la strada davanti a sé.
Non sembrava
particolarmente triste mentre lo
diceva, piuttosto il suo tono di voce era piatto e forse un
po’…deluso.
Non potevo
negare che anche certe ragazze erano
delle vere idiote.
Cioè
dopo cinque anni…liquidare un ragazzo con delle
paroline così tanto da film, ma anche così
amare…assurdo!
-Mi dispiace,
consolati sapendo che più o meno è
successa la stessa cosa a
me.
Okay,
l’avevo detto. Ormai era chiaro come il sole
il motivo per cui non sopportavo un ragazzo, ma per i dettagli, lo
spagnolo avrebbe
dovuto aspettare.
-L’avevo
capito! Però se posso permettermi,
Esmeralda, sbagli veramente tanto, ma tanto, a non voler più
aprire il tuo
cuore, per certi individui.
-In
realtà non avresti potuto permettermi! In ogni
caso, decido io ciò che è bene o male, non di
certo tu!
Wow…acidità
mode on.
-Okay, s-scusa.
-In ogni caso,
fra due settimane, luna-park, cinque
e mezzo. Ci stai?
-Cosa? No, che
non ci sto!
-Come
no?…il discorso di prima… sul fatto che dovevo
dimostrarti che ci sono anche bravi ragazzi... Ricordi?
-Uff…eh
va bene!
Ma da dove mi
era venuto di accettare?
-Bene, allora
siamo arrivati!-disse ad un certo
punto fermandosi di fronte il mio palazzo. Ma nell’esatto
istante mi arrivò un
messaggio.
Da:
Rarà
Esmeee <3
Oh Dio, non ci
crederai!! Emanuele(l’allievo per cui ho una cotta) mi ha
invitato ad uscire
con luiiii <3<3
Sono stra
felice,
domani ne parliamo a lavoro.
Spero tu abbia
avuto
una bella giornata, notte.
Ti voglio tanto bene
^^
-Ah Spagnolo
senti qua, il tuo amico ha invitato Rachele
ad uscire con lui. Volevi che si avvicinassero di più, ed
è successo senza che
tu facessi nulla.- dissi, guardando lo schermo del mio smartphone.
-Wow…me
lo aspettavo però. Stanno bene insieme. Eh
sì, senza il mio aiuto…Emanuele ci ha sempre
saputo fare con le ragazze.- disse
sorridendo sinceramente, guardandomi
e
tenendo le mani posate sul volante.
-Mi raccomando a
dirgli di trattare con i guanti
bianchi la mia amica. E’ una delle persone a cui tengo di
più.- dissi
guardandolo.-…Mhm…Va bene, allora a domani! Sii
puntuale a lavoro. Il signor
Raffaldo ti dirà ciò che ha deciso.
-Sì Italiana.
Ah p-posso aprirti
io la portiera?
-No!- risposi.-
Eh comunque la prossima volta, fallo
senza chiedere.- gli dissi, curvando metà labbra.
Mi sorrise e poi
scesi dall’auto.
Aprii il portone
di casa e voltandomi notai che
Gabriele era appostato ancora fuori.
-Che ci fai
ancora là?-chiesi con un tono di voce
alto per farmi sentire.
-Aspetto che tu
salga, per stare più tranquillo!-
rispose.
Bah…certo
che di sembrare diverso nei modi, rispetto
ai vari ragazzi che avevo incontrato, lo sembrava. Ma non mi bastava,
poteva
trattarsi anche di una farsa.
***
Come era
facilmente immaginabile, lo spagnolo fu
definitivamente assunto, a tempo indeterminato, come factotum della
pasticceria
“La dolce vita”. E un po’ anche grazie a
me.
Infatti Alfredo,
padre di Rachele, aveva chiesto
anche a noi ragazze come ci sembrasse lo spagnolo, ed avendo adempiuto
abbastanza bene ai suoi incarichi, mi sarebbe dispiaciuto parlarne
male, anche
se il non lavorarci insieme, mi avrebbe tolto un po’ di
impicci.
-Questo sabato
sarà il grande giorno, Esmeee!-
disse…o meglio, urlò euforicamente
Rarà.
-Mhm, dai
racconta tutto.- le dissi, sorridendole a trentadue
denti. Mi faceva molto piacere vederla felice.
Intanto lo
spagnolo, stava lucidando la cassa,
sorridendo tra sé e sé, forse aveva ascoltato.
-Praticamente
ieri, dopo ciò che ti ho raccontato
prima sul compleanno del fratellino, Bobby mi ha proposto di uscire con
lui
sabato, al cinema. Mi ha detto che in una sala trasmetteranno
“Ti amavo senza
saperlo” con Fred Astaire, il ballerino più bravo
al mondo, il mio attore
preferito, il mio mito…insomma, cosa posso chiedere di
più?- chiese con gli
occhi che le brillavano.
-Direi nulla
Rarà, divertiti e fidanzatevi
ufficialmente, per una buona volta.- dissi, ridendo e facendo scoppiare
a
ridere lo spagnolo, che poi si allontanò subito in
laboratorio.
Lo
guardai, lanciandogli un'occhiataccia.
-Esmee, da
quando in qua vesti i panni di Cupido?-chiese
stupita la mia amica.
-Beh da quando
ho visto che sei innamorata!- dissi, vedendola
arrossire e andando anch’io in laboratorio.
Gabriele stava
spegnendo due forni, e stava
confezionando due torte che ci erano state ordinate.
-E
così ammetti che ci sono anche bravi ragazzi?- mi
chiese.
-Cosa te lo fa
pensare?- domandai curiosamente, scongenlando della panna e degli
strumenti per monatarla.
-Il semplice
fatto che tu sproni la tua amica a legarsi
con il mio migliore amico!
-Cos’è,
origli le mie conversazioni?
-No!
Semplicemente, avete un tono di voce che tutti
potrebbero ascoltare. Allora, mi rispondi?
-Dico solo che
ci possono essere dei casi a parte.
-I-In cui io non
rientro , giusto?-chiese ora con il
suo fare timido.
Secondo me
soffriva di bipolarità! L’avevo
conosciuto timido e riservato , però, mi aveva anche
mostrato dei lati più
audaci e sicuri di sé. Lo guardai e poi, senza rispondergli,
ritornai da
Rachele.
Ah…perché
mi sentivo così confusa? Non ero riuscita
a dargli una risposta, cosa molto strana per una come me, dalla battuta
sempre
pronta! Il problema era che neanch’io sapevo cosa mi stava
succedendo. Non
avevo raccontato a Rachele le sensazioni post bacio e il fatto che il
mio cuore
aveva bussato alla mia cassa toracica più velocemente.
Già la brillante idea di
mia madre le era piaciuta tantissimo, figurarsi se le avessi detto che
mi aveva
reso strana quel semplice tocco di labbra. Si sarebbe sicuramente fatta
troppo
filmini mentali, in cui non mi andava di incappare!!
Dopo qualche
minuto, notai che seduti ai tavolini
del giardino della nostra pasticceria c’erano due ragazzi,
così, provvista di
taccuino e penna mi avviai.
Intanto Rachele,
mi disse che sarebbe salita su dal
papà, per chiedergli il turno di lavoro di sabato.
-Esmeralda, stai
andando da quei due ragazzi?-chiese
lo spagnolo.
-Sì,
perché?
-Spetterebbe a
me.- disse mettendo le mani nelle
tasche del suo nuovo grembiule. Ora era a tutti gli effetti un
dipendente della
nostra attività.
-Vado io,
tranquillo! Tu pensa a liberare dalle
tazzine sporche il tavolino accanto.
Così
io e Gabriele uscimmo dal laboratorio e andammo
incontro ai due clienti. Uno era biondo, e l’altro era bruno
con le guance
coperte da un po’ di barba.
Appena mi
avvicinai al tavolino, i due si lanciarono
un’occhiata maliziosa. Non mi piaceva…
-Salve, posso
portarvi qualcosa?- chiesi.
Intanto uno dei
due giovani, vidi, con la coda
dell’occhio, che mi squadrò da capo a piedi. La
cosa non mi convinceva, o
meglio non mi piaceva il suo sguardo.
-Salve
splendore…tu cosa ci consigli?- chiese quello
biondo, in tono troppo…particolare.
-Beh tutti i
nostri prodotti sono ottimi, poi penso
sia una questione di gusti.- risposi, cercando di non badare allo
sguardo fisso
sulle mie gambe di quel tipo.
-Che ne dici di
una bella bevanda…ghiacciata, Nick?-
chiese sempre il biondino.
-Esmeralda,
Rachele ti sta chiamando, ci penso io ai
ragazzi!- disse ad un certo punto, sorprendendomi, Gabriele.
Forse si era
accorto di quei sguardi fin troppo
audaci, e mi stava aiutando.
-Sì,
okay.- dissi prontamente allontanandomi, ma fui
bloccata dalla mano del tipo bruno che si posò sul mio
braccio.
-Calma
dolcezza.- disse il moro.
-Non la
toccare.- sibilò, con una strana luce negli
occhi, Gabriele, che intanto si era avvicinato.
Non
l’avevo mai visto così. Cavoli che
situazione…non mi aspettavo che le cose sarebbero andate in
questo mondo.
Ero una ragazza
dalla lingua tagliente, ma in questo
caso, avevo un po’ di paura…
Rivolsi uno
sguardo all’interno del locale, tentando
di segnalare con gli occhi, la situazione, a Rachele, ma non era ancora
scesa.
Per la miseria!!
-E chi lo dice?
Tu? Cosa sei, uno straniero, no?
Argentino, forse…
-Sono italiano
quanto te, ma ho origini straniere,
problemi?- rispose lo spagnolo, avvicinandosi a me, e togliendo la mano
di quel
tipo orrido da me.
Aveva lo stesso
tono di voce che usò alla scuola di
ballo, quando lo chiamai spagnolo.
“…
-Con
chi se lo merita, sì, spagnolo!
-Io
sono italiano quanto te!
-Dal
tuo accento non si direbbe!
-Mhm…se
la metti su questo piano, hai ragione! Pensandoci anche tu dal tuo viso
non
sembri acida, ma lo sei!
Touché…”
La mia mente
tornò a quel momento, e solo allora mi
accorsi che ero stata davvero…cattiva, a sottolineare la sua
nazionalità.
Volevo per caso offenderlo, chiamandolo
“spagnolo”?? Ero stata una strega. Ero
miss Acidità, ma non miss cattiveria.
-Sì,
non parliamo con gli stranieri, noi!- disse il
biondino.
Anche razzisti,
di bene…in meglio.
-Sentite, gente
del vostro calibro non è ben accetta
in questo locale. Adesso, se non vi dispiace e anche se vi dispiace a
me non
importa, siete pregati di andarvene o altrimenti sarò
costretta a chiamare il
proprietario del locale, poi la polizia.- dissi, fronteggiandoli.
Meno male che
non erano presenti altri clienti,
altrimenti avremmo dato loro un teatrino non molto piacevole.
-Uh Uh, la
polizia addirittura…ce ne andiamo
tranquilli, perdenti! Rossa non sei poi neanche così bella.-
disse il biondo.-
E che al mio amico sono sempre piaciute le rosse.- continuò
ghignando.
A quel punto si
alzarono, lanciarono un’occhiataccia
a Gabriele che la ricambiò con enfasi, e se andarono.
Dopo un
po’ , quest’ultimo mi si avvicinò.
-Stai bene? Ti
ha fatto male al braccio, quel…quel…tipo?-
chiese con tono preoccupato.
-S-sì,
sto bene.- dissi prontamente.- Non devi
preoccuparti per me, quelle persone capitano nel nostro locale, ogni
tanto.
-Certo che mi
preoccupo, Esmeralda! Ma hai visto
come ti osservava quello con i capelli castani? E quello biondo,
vogliamo
parlarne…- non mi guardava negli occhi mentre diceva queste
cose, e il suo tono
era arrabbiato.
-Dall’elementari
che conosco tipi come quelli!
Razzisti che appena sentono e vedono un accento diverso e una
carnagione
abbronzata, ti prendono in giro, ti perseguitano, ti fanno del male
psicologico…o quando vedono una bella ragazza si avventano
su di loro come le
cozze sugli scogli! Appena si ripresentano o viene qualche mal
intenzionato tu
chiamami subito, claro?- concluse il suo discorso, con un tono molto
agitato.
Quasi come se avesse vissuto da vicino situazioni spiacevoli con certi
bulletti.
Evidentemente
aveva subito atti di bullismo da
bambino, per parlare così…chissà
perché ma nel mio cuore mi parve di sentire un
‘crack’…come se si fosse rotto qualcosa.
-Grazie
Gabriele.- risposi sinceramente, e poi non
so da dove mi venne, ma lo abbracciai…
Gabriele rimase,
con le braccia distese lungo i
fianchi, sorpreso dal mio gesto, poi lentamente e timidamente
posò prima una, e
poi l’altra mano sulla mia schiena.
-Scusa se, in
questi giorni, ti chiamavo spagnolo,
quasi dispregiativamente! – dissi sul suo petto.
Aveva un buon
profumo, di talco e pulito.
Poi dopo qualche
secondo, tentai di allontanarmi,
essendomi resa conto del mio gesto
troppo…affettuoso…io odiavo i ragazzi, e ora
ne abbracciavo uno che non fosse mio padre o Alfredo? Dovevo stare poco
bene…non si può cambiare mentalità e
modo di essere in meno di dieci giorni.
Tentai,
appunto…riuscii, infatti, a fare solo
qualche passo, ma poi Gabriele , prese la mia mano e mi
riavvicinò al suo petto
e dopo un po’ fece scontrare i nostri occhi…wow
erano bellissimi, così luminosi,
così profondi, due lune piene perfette. Ci mancavano solo
delle stelline
all’interno dell’iride, per far sembrare le pupille
proprio due manti notturni.
Dopo qualche
secondo, il moro si avvicinò
pericolosamente a me, per poi darmi un bacio sulla fronte. In quel
momento
capii ufficialmente che la mia vita stava cambiando.
TO BE
CONTINUED…
L’angolino di Novalis
Ciaoo ragazzi!
Come va?
Mi scuso per il
ritardo, ma la scuola a maggio è
peggio del solito, tra ultimi compiti e interrogazioni…non
vi dico!! Estate
vola ad arrivare xD
Un capitolo
pieno di piccole confessioni, che dite?
Vediamo un rapporto Esme e Gab che si sta evolvendo piano piano.
Vediamo cosa
accadrà ;)
Ringrazio come
sempre tutti coloro che leggono e
seguono questa storia, in particolar modo a elev e Sun_Rise93, le uniche a cui sembra interessare
veramente la mia
storia, viste le loro costanti e belle recensioni! Siete stupende
<3
Scrivere
è la più grande passione, e da
“grande” mi
piacerebbe intraprendere un lavoro nell’ambito della
scrittura, ecco perché
pubblico mie storie su un sito pubblico, per poter far sì
che i miei scritti
siano sottoposti al giudizio di tante persone, e quindi per poter,
così,
migliorare e crescere come autrice. Spero tanto che qualche lettore
silenzioso inizi
a lasciarmi qualche suo commento, positivo o negativo che sia,
altrimenti è
inutile che pubblico la storia…la cancellerò e
pubblicherò , magari, i capitoli
solo a chi è strettamente interessato, per via privata!;)
Nell’ angolo autrice
dello scorso capitolo, scrissi che anche se con pochi commenti,
finché avessi
avuto almeno un lettore pronto a leggere la mia storia ,mi sarebbe
andato bene,
ma ho capito che non è così, perché
espongo pubblicamente i miei scritti proprio
per essere giudicata. Anch’io, all’inizio
ero restia a scrivere commenti, ma ora sono arrivata a scrivere ben 169
recensioni, perché so quanto è importante
ricevere anche solo una parola su ciò
che si pubblica ^^ Dunque, se vi piace questa storia, o anche se vi fa
schifo,
non abbiate timore a scrivermelo ;)
Grazie
dell’attenzione, un
bacio, ^_^
Novalis
|
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Capitolo 11 *** La mia non è mica gelosia? ***
CAPITOLO UNDICI
La
cosa più brutta dell’essere una studentessa,
secondo me, era l’ansia.
Quella
maledetta sensazione che mi attanagliava lo stomaco prima di un esame,
scritto o
orale che fosse, e che mi dava noia fin da quando ero una bambina.
Chissà
forse la colpa era della mia insegnate delle elementari. Era una vera e
propria
strega, e prima di un interrogazione tendeva a mettere molta pressione
in noi,
piccoli studenti.
Oggi
dovevo affrontare l’esame dal nome impronunciabile, come
diceva Rachele, con
uno dei professori più odiosi della mia facoltà.
Era alto quanto un tappo di
bottiglia, grasso e con due baffoni neri a coprirgli le labbra quasi
inesistenti. Per farla facile,
era una
specie di Maurizio Costanzo più giovane.
Avevo
paura, paura di sbagliare, di fallire, di non riuscire ad avere il
risultato
desiderato. Puntavo ad un ventotto perlomeno per avere un buon voto
finale alla
laurea.
Prima
di me mancavano tre ragazzi, così seduta su una delle sedie
delle lunghe fila
che avevano di fronte la cattedra, diedi un’ultima ripetuta
ai paragrafi che mi
avevano dato più difficoltà e controllai per
l’ultima volta il mio cellulare.
Due
messaggi:
Da Rarà:
Forza Esmeeee!
Dimostra quanto vali a quel pagliaccio!!<3
Ti voglio bene
^^
Risi.
Era sempre la solita.
Lessi
anche l’altro.
Da Gabriele
Levanti:
Buena Suerte( In bocca al
lupo) Esmeralda! Andrai benissimo, ne sono certo!
Era
stato gentile a farmi gli auguri di una buona riuscita
dell’esame. Anche se
avevo ceduto al fatto di dargli il mio numero di cellulare, solo con la
sua
promessa di non chiamarmi e mandarmi messaggi che non trattassero il
lavoro,
facevano sempre sorridere certe parole.
Okay,
ora che mi sentivo più carica, ero pronta. A noi professor
Salvemini.
***
Erano già passate due
settimane!
Incredibile, avevo superato uno degli esami più brutti della
mia carriera universitaria
con un bel ventisette, avevo imparato una nuova ricetta dal padre di
Rachele e
anche alle lezioni di quest’ultima stavo migliorando.
-Esme, oggi ci sarà la
quinta lezione,
mi raccomando.- disse Rarà, aggiungendo una torta al limone
nella vetrina dei
dolci.
-Sì, tranquilla, ci
sarò.- le dissi.
-Brava, così ti voglio!
Poi oggi
balleremo il cha cha cha. – continuò girando su
stessa, e muovendo le gambe in
coordinazione con le braccia in un passo, per me difficilissimo.
-E dovremo andare prima a scuola di
ballo.
-Prima? Perché? Vorrei
ricordarti che
devo studiare per l’altro esame.- chiesi.
-Perché, a meno che tu
voglia prendere
l’autobus, se vuoi venire con me, devo andare prima per
firmare delle carte . E poi so che anche Gabriele
verrà prima.
-Gabriele? A proposito
dov’è? Oggi non
l’ho visto.
-Sì, dice di volersi
esercitare con dei
balli per delle cose sue, comunque non l’hai visto
perché oggi è il suo giorno
libero!- mi rispose prontamente, andando a sistemare delle casse di
gelato.
-Capito.- risposi pensierosa.
Erano passati quattordici giorni da
quando io e il moro eravamo andati a trovare i miei genitori.
Mi aveva invitato ad uscire con lui
al
Luna Park, ma non mi aveva fatto sapere molto a proposito del giorno e
degli
orari.
Mi sembrava distante dal giorno in
cui
quei due ragazzacci erano venuti ad infastidirci, o meglio
infastidirmi, in
gelateria. Sembrava stanco. Bah…
-Esme, tutto a posto? Ti vedo
strana…
-No nulla, solo
che…boh…lo spagnolo mi
sembra distante in questi giorni. Prima, come ti dissi giorni fa, dice
il giorno del pranzo con i miei, di volermi dimostrare di essere
diverso, bla bla bla, e poi…puff, si limita a sorridermi
ogni tanto e a dirmi
solo buongiorno e buonasera.
-E a te non dovrebbe andare bene la
cosa? Voglio dire, tu odi i ragazzi, no? Cosa ti importa se non ti
degna di
molte attenzioni?- chiese Rachele, inarcando le sopracciglia e
guardandomi con curiosità.
-A me? Proprio niente! Dicevo solo
che,
come volevasi dimostrare, avevo ragione! E’ uguale a tutti
gli altri.- risposi
prontamente.
-Perché avevi pensato il
contrario?
-No, cioè…no!
Ma perché mi fai queste
domande? Non eri tu a difenderlo sempre?!
Mi stava mettendo in
difficoltà, cavoli!
-Sì…ma
infatti io la penso in un modo,
tu in un altro e le tue osservazioni mi suonano strane…
-Non lo so Rachele…non
so nemmeno io
cosa mi stia prendendo. Hai proprio ragione, cosa mi importa se non mi
degna
più di tante attenzioni come prima…
-Hai provato a chiedergli il
motivo?- mi
interruppe, sistemando dei menù su i tavoli interni.
Eravamo abbastanza indaffarate
questa
mattina, ma nonostante tutto, trovavamo il tempo di parlare.
Per fortuna che al momento
c’erano solo
quattro ragazzi seduti all’esterno che stavano mangiando dei
coni gelato.
-Di cosa?
-Del fatto che ti sta dedicando
meno
tempo, ovvio!
-No…ti ho detto che non mi
interessa…anzi cancella quello di cui ti ho
parlato…chissà da dove mi è venuto di
pormi certe domande o fare certe
osservazioni.
-Dal tuo cuore…ecco da
dove ti è
venuto.- disse sparendo nel magazzino delle spezie.
-Che dici Rarà, non dire
scemenze…se
fino a venti giorni fa non lo sopportavo come può venirmi
dal…
-Cosa hai provato quando ti
baciò? Non
me lo dicesti…- mi interruppe di nuovo uscendo con un sacco
di farina che portò
in laboratorio.
-Niente, assolutamente niente.-
risposi
deglutendo, e sparendo dietro la cassa.
-Sì e io non sono
innamorata di Emanuele
Salvatore! Perché non ti vuoi aprire a me? Siamo o no
migliori amiche?
-Sì, ma…
-Non c’è ma
che tenga! Ti posso aiutare
e consigliare, avanti spara. Sicuramente un qualcosina l'avrai provato.
Un bacio è sempre un bacio!- disse in tono autoritario.
A quel punto cedendo alla sua
espressione seria, iniziai a raccontarle tutte le sensazioni post bacio.
-Mhm…interessante!
Verdetto finale: ti
piace!- concluse sorridendo a trentadue denti.
Ecco
era tornata la pazza Rachele,
quella di prima era troppo seria.
-No…Rac ma è
impossibile, è
matematicamente certo che non è così.
-Uff tu e la matematica. La
matematica è
una materia perfetta, l’amore non lo è.
L’amore è pazzia, sogno, lacrime,
litigi, sorrisi, farfalle nello stomaco, battiti accelerati, occhi
lucidi,
sorrisi stupidi e tanto altro, ma non di certo formule, numeri e
perfezione.
Sei un essere umano Esmeralda, non una macchina. Non puoi programmarti
ogni
cosa! Gabriele è un ragazzo bellissimo, dolce, gentile ed
educato e pian piano
ti ha fatto riscoprire quelle sensazioni che avevi sepolto nel tuo
cuore da più
di due anni. Lasciati andare e vivi la tua vita così come
viene. Se andrà male
di nuovo? So che farà male, ma devi cambiare. Devi pensare
“E chi se ne frega
morto un papa se ne fa un altro”, come diceva mia nonna.
Ascoltai
attentamente ogni parola.
Questo discorso me
l’aveva fatto già
altre volte, ma era come se questa volta apparisse alle mie orecchie
con un suono
diverso. Non ero una macchina, ero un essere umano…quindi
potevo essermi
innamorata benissimo…
-Quindi
tu dici…che potrei essermene
innamorata?!- chiesi attendendo curiosamente una sua risposta.
-Può essere,
perché no? Non capisco cosa
ci sarebbe di sbagliato! E poi…a dirla tutta, lui mi sembra
cotto di te. Lo
vedo io che mentre sei intenta a lavorare, ti osserva con una strana
espressione.
-Ma come può essermi
accaduto…voglio
dire mi ha semplicemente sfiorato le labbra e poi…BOOM, il
mio cuore ha iniziato
a battere più velocemente…
-Esmeralda, te lo
ripeto…ci sono cose
che non si possono controllare. Alle volte basta un semplice gesto, un
bacio,
uno sguardo, un tocco di mani per far sì che il mondo
attorno a noi cambi. Cosa
credi che io non le sappia queste cose?! Mi sono innamorata del mio
alunno,
semplicemente con uno scambio di sguardi…una frazione di
secondo che ha
cambiato la mia vita.
-Mhm…boh…ho
paura Rachele! Paura perché
io non voglio che mi piaccia, non voglio che il mio cuore si muova
troppo velocemente
se sono vicina a lui, non…posso permetterlo.
-Ma non sei tu a decidere certe
cose,
bellezza! Al cuor non si comanda, mai sentito questa frase?
-Sì…e ora che
faccio?
-E cosa fai…non
trattarlo male
innanzitutto, sii gentile e accetta volentieri i suoi inviti.
-Scusate, possiamo chiedere?-
chiese,
entrando una signora con due bambini.
Era il momento di tornare a lavoro,
per
i problemi di cuore ci sarebbe stato tempo.
***
-Allora Esme, io vado a firmare delle
carte, tu togliti il giubbotto e fatti un giro, fra una
mezz’oretta iniziamo a
ballare, ok?- mi chiese Rarà varcando la soglia della sua
scuola di ballo.
-Sì, sì.-
risposi, andando nello
stanzino dove la prima volta mi mostrai con la maglia di Spongebob.
Finalmente oggi indossavo una
t-shirt
più carina e dei pantaloni più alla moda.
Dopo qualche secondo iniziai a
girovagare per i corridoi della scuola di ballo, con la speranza di non
perdermi.
Tutù rosa, tulle e
scarpettine di raso
mi passarono davanti, così come top colorati, e pantaloni da
hip hop, finché la
voce di Anastacia, una delle mie cantanti preferite, non mi fece
fermare
davanti ad una porta semichiusa.
Oh cavoli…ma quello
era…Gabriele stava
ballando sulle note di I’m outta
love?
Wow…era… bravissimo.
Rachele mi aveva detto, che
‘per delle
cose sue’ ci sarebbe stato anche lui prima.
Era
solo in una stanza da ballo con una
parete coperta da un grande specchio che lo fronteggiava e da altre tre
in
legno chiaro rispettivamente dietro, alla destra e alla sua sinistra.
Era
vestito con dei bermuda alti fin
sopra il ginocchio neri come la t-shirt a maniche corte.
Stava
ballando su una coreografia tutta
sua, canticchiando con la cantante.
Rimasi incantata a guardarlo,
cercando
di rimanere nascosta.
Quindi non solo era bravo con i
balli
latino americani, ma lo era anche con la danza moderna.
Dopo qualche secondo, un applauso
proveniente da una
porta in fondo alla
stanza, colpì la mia attenzione così come quella
dello spagnolo, che
prontamente andò a spegnere la radio posta
nell’angolo della saletta.
-Bravo, bravo. Tu chi sei?- chiese
una
ragazza dai lisci capelli castani raccolti in un’alta coda di
cavallo, che
indossava un top verde evidenziatore che le lasciava
l’ombelico scoperto.
Wow era magrissima…
-H-ho chiesto il permesso.- disse
il
moro prontamente, con il suo fare timido.
-Lo immagino, ma vorrei sapere il
tuo
nome. Io sono Angela e sono un’allieva della maestra di danza
moderna, la
signorina Clara. Sei proprio bravo, lo sai?!- chiese sorridendogli
maliziosamente.
-S-sono Gabriele e grazie.
-Mi insegni quei passi che stava
ballando?- chiese…Angela.
-Ma non sono nulla di che, sono
cose che
vengono dalla mia testa, le improvviso al ritmo della musica.
-Ti prego!- continuò la
ragazza.
Chissà come, ma sentii
un certo nervoso
farsi strada in me. Che cavolo voleva quella
dallo spagnolo?
-Va bene…mettiti accanto
a me e
guardami.
-Con piacere.- rispose sempre
maliziosamente, facendogli l’occhiolino.
-Allora appena comincia la musica
metti
la gamba destra davanti a quella sinistra , poi fai il contrario , poi
ritorna
con le game dritte e batti le mani, poi…
A quel punto iniziò a
spiegare la
coreografia alla ragazza bruna.
Decisi di andarmene, ero uno
spettacolino a cui non mi andava di assistere.
Ma poi perché mi
comportavo così? Cosa
interessava a me se lui ballava con un’altra ragazza?
Niente…
“Non sei una macchina, non puoi
programmare tutto”
Passeggiai per i corridoi della scuola, con
le parole di Rachele che mi rimbombavano nelle orecchie,
finché non vidi
Michelle e altri ragazzi del mio corso venirmi incontro salutandomi.
-Ciao Michelle, ciao Johnny, ciao
Sasha.- dissi loro sorridendo.
-Oggi si balla il cha cha cha, sei
gasata abbastanza?- mi chiese Johnny.
Risi.
-Voglio sperarlo…frana
come sono, non so
come farò.
-Nah, è tutta questione
di
coordinazione…se vuoi oggi fai coppia con me…-
disse mettendosi le mani nelle
tasche dei suoi jeans.
-Va bene, ma Gabriele…?
-Viene con me.- rispose Michelle.
-D’accordo.- dissi
sorridendo.
Tanto
non credevo che allo spagnolo
sarebbe dispiaciuto…stava già ballando con una
bella ragazza…
Dopo
qualche minuto, entrammo tutti
nella saletta dei balli latino americani. Rachele non era ancora
venuta, ma nel
frattempo anche altri allievi arrivarono, ad eccezione di Gabriele,
Bobby e un
altro paio di ragazzi.
-Vieni
Esmeralda, ti faccio vedere
qualche passo, così quando viene Rachele sei già
pronta.- disse Johnny.
-Va bene.- risposi.
-Allora la tua mano destra va nella
mia
sinistra, e la mia destra va qui. La nostra distanza deve essere pari,
circa
alla lunghezza del braccio.- disse.
-Poi io faccio un passo sinistro
indietro e tu metti il piede destro in avanti e questo passo
sarà uno…poi
riportiamo il peso sull’altro piede e …due.-
spiegò.
-Sinistro mio e destro tuo vanno
leggermente a lato…così- mi fece vedere.- uniamo
il piede rimasto libero, cioè
il mio destro e il tuo sinistro e allontaniamo l’altro, e
quindi questo sarà
tre, quattro, e cinque. Rimaniamo così, ora io vado indietro
con il destro e tu
ti fai avanti con il sinistro.- parlava come si parla con i bambini,
molto
lentamente e ciò mi fece sorridere.
Johnny era bravo a spiegare e i
suoi
capelli rossi erano luminosi.
A dirla tutta non mi sembrava vero,
ma
stavo facendo bene i passi, quando un saluto mi distrasse.
Lo spagnolo.
-Oh ciao Gabriele.- disse il mio
compagno di ballo.
-Ciao Giovanni, mi hai rubato la
dama?-
chiese il moro ridendo.
Si
vedeva che si era già allenato. Era stanco e i suoi capelli
erano leggermente
bagnati.
-Gliel’ho chiesto, caro
mio! Oggi ti
cedo la dolce Michelle.- rispose il rosso ridendo.- E comunque poi ci
saranno
gli scambi di partener, quindi potrebbe ricapitarti Esmeralda.-
continuò
Giovanni, o meglio Johnny.
Gabriele mi guardò con
una strana luce
negli occhi.
-A dopo allora, Esmeralda.- disse.
Annuì con il capo e
tornai a guardare il
rosso davanti a me.
***
-Ma che brava, ma
guardala…Giovanni sei
un mito!- disse Rachele avvicinandosi a noi.
Dopo essere tornata dalle pratiche
da
firmare, la mia amica ci aveva fatto fare degli esercizi di
riscaldamento e ci
aveva mostrato le basi del cha cha cha, una ripetizione per chi
frequentava il
corso già dall’anno scorso e una lezione nuova per
me e Gabriele, anche se,
secondo me,quest'ultimo era già bravo a ballare tutte le
danze sudamericane e non.
-Merito tuo che mi hai insegnato
bene.-
disse il rosso alla mia amica.
-Oh quanti complimenti, mi fate
commuovere quando dite così…dai su ora con la
musica.
-Che ci metti oggi Rachele?- chiese
una
ragazza.
-Oye
como va di Carlos Santana. L’ho pronunciata bene
Gabry?
-Algunos.- rispose sorridendo il
moro.
-Bene, allora uno, due, tre, cha
cha cha.
La
lezione stava proseguendo abbastanza
bene. Mi capitava di fare qualche errore ma mi stavo divertendo, la
ragazza che
tendeva a ridere ogni secondo stava tornando, e questo grazie a dei
semplici
passi di danza e un paio di occhi neri, ora concentrati su Michelle.
-Bravo
Claudio,vai Sandra…sì…sinistro in
avanti, non destro.- ammonì Rachele.
Era proprio brava come insegnante.
-Ora cambio, vediamo come ve la
cavate
con altri partner.
-Posso?- mi chiese Gabriele,
guardando
Johnny.
-Certo.- rispose Giovanni,
facendomi l'occhiolino e andandosene.
-Come stai Esmeralda?- mi chiese
ora, lo
spagnolo sostituendo il rosso e mettendosi nella posizione di ballo.
-Bene. – risposi,
guardando un punto a
caso del pavimento.
-Ne sono contento. Mi scuso se
ultimamente non ti ho più parlato di appuntamento o altro,
sicuramente avrò
dato più punti alla tua concezione negativa su tutti i
ragazzi, no?
-Sì…ma non
c’è bisogno di scusarsi…
-Sono molto impegnato con
l’università e
…ops, passo sinistro adesso.- disse correggendo un mio passo
e stringendo la
mia mano, quando stavo per cadere.
-Ho detto tranquillo, ti sembro la
tipa
che sente la mancanza dei ragazzi?- gli chiesi, guardandolo con un
sopracciglio
alzato.
-Oh no…n-non intendevo
dire questo, solo
che…mi rendo conto di essermi comportato con più
freddezza con te, e visto che
sono stato io stesso a dirti di volerti dimostrare che
c’erano delle brave
persone anche nei ragazzi…
-Capisco…tranquillo, ho
accettato la
sfida e hai più di due mesi e mezzo per dimostrarmi
ciò che vuoi.
-Bene.- mi sorrise
e poi riprese a ballare in silenzio.
-Come mai eri a scuola prima degli
altri?- gli chiesi sorprendendolo.
-Me l’ha detto Rachele.-
lo precedetti,
prima che potesse chiedermi come facevo a sapere che era venuto prima.
-Oh no niente, volevo esercitarmi
perché
ho un provino per un esibizione teatrale tenuta da degli amici degli
amici dei
miei genitori…
-Ma tu come fai a gestire tutto?
Voglio
dire l’università, la gelateria, la scuola di
ballo e ora persino il teatro?-
chiesi curiosamente.
Intanto la lezione stava
continuando e
per fortuna la mia amica non mi aveva ripreso neanche una volta.
-Nello stesso modo in cui fai tu,
solo
che tu non hai l’esibizione teatrale ma un affitto da pagare
e anzi…mi chiedo
io come tu faccia a mantenere i conti…
-Beh, direi che mantengo una vita
normale, senza sprechi o vizi di qualche tipo. Non fumo e non mi piace
bere
quindi…
-Capisco…sei una ragazza
da ammirare
Esmeralda.- disse, guardandomi seriamente.
-Grazie.- risposi, guardandolo con
la
stessa intensità.
-Visto che sei molto bravo a
ballare,
dai lezione a qualche persona?- chiesi, ostendando nessun interesse.
-No, le prendo io figurati se le
do.- mi
fece l’occhiolino.- comunque prima una ragazza mi ha visto
ballare e mi ha
chiesto di insegnarle dei passi.
Angela
pancia piatta!
-Oh…capisco…-
dissi con nonchalance.
-Ma era troppo appiccicosa, mi ha
perfino chiesto di uscire con lei.
A quel punto alzai di scatto il
volto
verso di lui. Uscire? Aveva fatto colpo Levanti.
-E tu?
-Ho rifiutato. Mi sono preso un
impegno
con te Esmeralda, e poi non mi piacciono quelle come lei.
Sollievo? Ero forse sollevata da
questa
risposta? Ma soprattutto la mia, era forse gelosia?
TO BE
CONTINUED…
L’ANGOLINO DI NOVALIS
Ciaoo ragazzi! ^^
Come sta andando questo primo
periodo di
Giugno? Caldo, eh? Menomale che la scuola è finita!:)
Che dire, sebbene abbia avuto solo
una
recensione allo scorso capitolo, non cancellerò la storia,
come avevo scritto!
Mi piace come si stanno evolvendo le cose tra i protagonisti e mi piace
scrivere, quindi continuerò a farlo indipendentemente da chi
vorrà seguirmi. A
tal proposito volevo ringraziare di cuore Sun_Rise 93 che
con le sue splendide
parole mi ha dato l’incentivo a continuare Bailamos e mi ha
fatto capire che non devo abbandonare la scrittura, perchè
prima o poi, a qualcuno interesserà la mia storia^^ Grazie
<3
Grazie anche alle undici persone
che
seguono la mia storia e le tre che la preferiscono ^_^
Alla
prossima ;)
Ah quasi
dimenticavo...per gli insegnamenti di Johnny sul cha cha cha, ho visto
un video insegnamento di cha cha cha su youtube, spero di aver scritto
i giusti passi xD
|
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Capitolo 12 *** Come Katey Miller e Javier Suarez ***
CAPITOLO
DODICI
Erano cinque
minuti che il telefono di casa
squillava ininterrottamente! Ma era possibile che sempre quando mi
facevo la
doccia, per giunta con il mio shampoo e il mio bagnoschiuma preferito,
doveva
squillare il telefono? Uff, che pizza.
Con i capelli
ancora intrisi di schiuma e la pelle
bagnata uscii dalla doccia, presi frettolosamente un asciugamano e lo
legai
attorno al mio corpo.
-Pronto?-
risposi scorbuticamente, dopo aver
percorso il corridoio dal bagno al salotto.
Cavoli
chiamavano sempre nei momenti meno opportuni.
Non osavo immaginare cosa avrei risposto se chi mi avesse interrotto
fosse
stato un rompiscatole di qualche compagnia telefonica!
-Mamma mi ha
detto tutto, è vero che hai un ragazzo
nuovo?
Cosa? No, non
era possibile…mia sorella??
-Celeste? Da
quanto tempo!- quasi gridai nel dirlo.
Per la miseria
non ci sentivamo da almeno sei mesi.
-Bando alle
ciance, è vero?- disse gioiosamente.
Secondo me stava
ridendo.
-Celeste…senti…come
stai? E Raffaele?
-Tutto a posto,
ma dai racconta.
-Posso
richiamarti fra una trentina di minuti?…Sai
ero sotto lo doccia…
Cercai di
evitare il discorso, non ero pronta ad
affrontare l’argomento con lei…
Cosa dovevo
dirle? “No guarda sorellona, è tutta una
farsa per evitare che mamma continui a rompermi sulla questione
fidanzato”?
No…o forse sì? D’altronde Celeste era
mia sorella, e fin da quando eravamo
bambine che ci confidavamo ogni più piccolo segreto. Certo
andava anche detto
che, da quando si era sposata, era cambiato il nostro rapporto.
-E’
falsa la cosa, vero?- chiese con tono serio.
L’aveva
capito…
-Sì.-
risposi sconsolata.- ma ti richiamo fra un po’
così ne parliamo meglio, okay?- chiesi notando che numerose
goccioline d’acqua
avevano bagnato il parquet del mio salotto.
Ora dovevo anche
pulire, per la miseriaccia.
-Va bene, ma fai
in fretta, che voglio sapere tutto,
e con tutto intendo tutto.- chiuse così la telefonata.
…Era
ancora più pazza di come l’avevo lasciata.
Ritornai a
piccoli passi in bagno e finii di farmi
la doccia. Ah!!…ed erano ancora le nove di mattino,
figurarsi cosa sarebbe
successo durante la giornata.
***
-Dunque
l’idea è venuta a Rachele?- chiese Celeste
al telefono.
-Sì,
durante una conversazione in merito ai vari
assilli di mamma, le è venuta questa idea. Comunque
è andato tutto bene,
tranquilla. Ma poi, quello che mi chiedo è, come mai mamma
te ne ha parlato
solo ora del mio fidanzato, che sono passate più di due
settimane e mezzo e non
prima?
-Non
mi preoccupo del fatto che la cosa non sia
stata creduta, piuttosto del fatto che in realtà tu sia
ancora
single e che sia
finto il fidanzato di cui mi ha parlato mamma. Pensa era
così
contenta quando
mi ha chiamato, diceva sempre: “è
bello”,
“è gentile”, “è
cortese” e bla
bla
bla, pensavo che fosse vera la cosa….- rispose un
po’
delusa-… e poi, me ne ha
parlato già tempo fa, ma solo ora ho avuto modo di
chiamarti…abbiamo fatto
delle ristrutturazioni a casa.
-Cele, lo sai
come sono e come la penso su
determinate cose! Non riesco ancora ad aprirmi totalmente ad un
ragazzo,
figurarsi se mi posso trovare un fidanzato. In ogni caso, se ti
può consolare,
ultimamente sto iniziando a sentire qualcosa di diverso in me.- risposi
addentando un biscotto al cioccolato dalla dispensa, mentre gironzolavo
in
casa, seguita da Carota, con il telefono cordless in mano.
-Qualcosa di che
tipo?- chiese con un tono di voce,
ora più…acceso.
-Forse mi piace
il ragazzo con cui avevo finto il
fidanzamento.- dissi così velocemente che temetti non avesse
capito.
-Non osare
mentire a tua sorella, capito?- disse
nervosamente.
-Cele,
è vero, o meglio secondo Rachele è
così…e forse
lo è veramente, insomma…ti ho detto del falso
bacio, no?
-Sì…
-Beh da quel
bacio, ti sembrerà banale, ma ho
iniziato a sentire qualcosa di diverso in me, e poi giorni fa mi
aiutò con due
ragazzacci e lo penso spesso e lo vedo come il ragazzo più
bello che…
-Okay allora ti
piace, è deciso! Quindi non mi stai propinando
una balla per chiudere la chiamata, vero?
-No.- risi.-
avrei voluto dirti sì ma ahimè temo di
essere ricaduta di nuovo nella trappola dell’amore.
-Tesoro,
l’amore non è necessariamente una trappola,
purtroppo hai avuto una brutta esperienza con un ragazzo stupido e
idiota, ma
devi dimenticarlo. Nella vita troverai sempre qualcuno di cattivo, ma
ci sono
anche i buoni, sai? Il mio maritino ne è un esempio
così come papà, da quel che
mi racconti anche il tuo datore di lavoro, e anche il piccolo
Raffaele.-
concluse ridendo.
Eccola la mia
sorellona, quella che sapeva
ascoltarmi, darmi i giusti consigli e bastonarmi quando lo meritavo.
-Beh a proposito
del tuo maritino e Raf, come
stanno? Parlamene un po’.
-Stanno bene, il
piccolo non vede l’ora che finisca
l’asilo e vuole che gli compra un nuovo
giocattolo…qualcosa dei Barba Papà,
devi vedere ama anche Peppa Pig, mentre Sebastiano ha avuto qualche
piccola
diatriba con un collega, ma tutto okay.
-Mi fa piacere,
dì a quel monello di Raffaele che
zia Esmeralda lo ama e gli manda mille baci, portamelo ogni tanto, eh?
Rise.
-Va bene, tanto
a luglio è pure il suo compleanno,
ma comunque mancando ancora quattro mesi,dimmi quando sei libera che ci
organizziamo.
-Sì
sì…ah Cele, mi raccomando non dire a mamma che
è
stato tutta una bugia la questione del…
-Ovvio, sono o
no la tua complice number one?
-Lo sei!- risi.-
Beh allora a presto
Cele, non aspettare altri sei mesi
per farti sentire.
-Neanche tu, e
fidanzati con il ragazzo, eh? Questa
volta seriamente e anzi non me ne hai parlato molto…
-Ciao bella.-
chiusi così la telefonata, a dispetto
dei suoi :“un attimo”,
“eh…ma”.
Le volevo molto
bene, ma ci sarebbero stati altri momenti per parlare di Gabriele.
E ora avanti
libri, un altro esame ci aspetta.
***
In turno di
lavoro pomeridiano di oggi eravamo io,
Margherita e Gabriele.
C’erano
molti clienti e la Millefoglie alla panna e alla crema di Alfredo
stava facendo faville, era il dolce più richiesto.
Margherita stava
infornando dei biscotti, io
stavo servendo al bancone dei dolci e lo
spagnolo stava sistemando il jukebox che si era inceppato ad una
canzone di
Emma Marrone.
-Esmeralda, mi
passi il cacciavite?- mi chiese il
moro ad un certo punto, notando che non c’era nessun cliente
al momento.
-Aspetta
ricordami cos’è un cacciavite…
D’altronde
erano anni che non avevo a che fare con
queste cose. Se avevo problemi a casa, chiamavo sempre tecnici o chi ne
aveva
la competenza.
-Vedi ha il
manico rosso e una specie di bastoncino
di ferro che…
-Ah
sì, ho capito.- dissi, ripensando a quando da
piccola, passavo questo tipo di strumenti a mio padre.
Lo presi da una
cassetta arancione vicina a
Gabriele, il quale era steso accanto al retro del jukebox. Indossava un
pantalone con
stampe militari e una t-shirt bianca che dalla sua posizione, notai
essere
leggermente sollevata sopra l’ombelico.
Wow…aveva
davvero un fisico asciutto ma atletico, ma…un secondo,
quello era un tatuaggio?
-Esmeralda, ci
sei?- mi chiese lo spagnolo ancora
armeggiando con vari strumenti dietro al jukebox.
-Sì.-
risposi prontamente piegandomi sulle ginocchia
e mettendogli il cacciavite sulla sua mano protesa verso di me.
-Hai un
tatuaggio sotto l’ombelico?- chiesi curiosamente
rialzandomi e andando verso la cassa.
-S-Sì
sono delle piccole ali d’angelo.- rispose.
Tatuaggio
più adeguato, secondo me, non c’era.
Gabriele, oltra al nome, aveva anche un carattere di un angelo, almeno
a quanto
sembrava.
-Roba di
gioventù...le feci insieme ad Emanuele...lui si fece tatuare
le sue iniziali.- continuò.
-Ah ho
capito…sono belle.- dissi.
Come io avevo
tinto i capelli di rosso, non appena erano
finite le superiori, così lui si era fatto tatuare delle ali
di angelo.
-G-Gracias…o-okay,
ho finito.- disse alzandosi in
piedi e aggiustandosi la t-shirt.
Le mie cinque
ore di lavoro si erano,
fortunatamente, concluse. Quest’oggi era stata una giornata,
a dir poco,
pesante. Io e Margherita ci eravamo date molto da fare, e tra torte,
gelati,
pasticcini e biscotti il tempo era volato. Il padre di Rachele se
n’era appena
andato così come Margherita che aveva un appuntamento con il
suo ragazzo.
Eravamo solo io
e lo spagnolo e come se non bastasse
si era messo a piovere.
Me
l’ero sentito dalla mattina che la giornata
sarebbe stata movimentata. Il tutto era iniziato con delle goccioline
d’acqua e
allo stesso modo si stava concludendo, solo che adesso le gocce
cadevano dal
cielo.
Gabriele stava
chiudendo a chiave le porte del
laboratorio e del magazzino, mentre io stavo appendendo il mio
grembiule
all’attaccapanni all’ingresso.
-Esmeralda…sta
piovendo…vuoi che ti dia un
passaggio?
Ehm…e
ora?
-Okay…-
risposi avvicinandomi alla porta d’ingresso.
Non mi andava di
farmi dei chilometri a piedi con un
leggero ombrello, con l’acquazzone che stava facendo.
-Bene.- rispose
Gabriele spegnendo tutte le luci e
chiudendo con una doppia mandata la porta principale.
Vedendo la sua
automobile, mi chiesi dove fosse la
sua vespa. Che avesse previsto la pioggia??
Da vero
gentiluomo il moro mi aprì la portiera
principale, così mi accomodai dentro la sua auto profumata.
Il ritorno verso
casa fu tranquillo, lo spagnolo era
silenzioso e guidava piano per via delle strade bagnate. Sembrava
sciupato
questo periodo.
-Gabriele hai
mangiato oggi?- gli chiesi con
curiosità.
Secondo me si
stava stressando troppo, ultimamente.
Si
schiarì la voce.
-Ehm…sì…stamattina…-
rispose con tono incerto.
Mi stava
mentendo. Lo capivo perché stava reagendo
allo stesso modo in cui reagì quando una scatola di latta
gli procurò un
taglietto sulla mano, i primi giorni di prova in gelateria.
-A che ora e
cosa esattamente?- feci con fare
indagatorio.
Mi sentivo tanto
Esmeralda passione detective.
-Alle…ehm…nove…un
b-biscotto.
Oh mio Dio,
quindi non mangiava da tipo undici ore??
Assurdo…come faceva?
-Posso offrirti
una cena a casa mia?- gli chiesi a
bruciapelo.
Mi dispiaceva
vederlo così stanco e sciupato. Per la
miseria, ma perché si ammazzava di così tanto
lavoro e senza mangiare, per
giunta? Un biscotto solo? Ma come era possibile che non fosse svenuto?
-N-Non vorrei
arrecarti disturbo…
-Insisto.- dissi
usando lo stesso tono che aveva lui
quando mi diceva “insisto”.
-Va bene, grazie
Esmeralda.
Arrivammo dopo
pochi minuti a casa mia. Ci bagnammo
un po’ ma finalmente dopo qualche secondo entrammo nel
portone del mio stabile.
-Gabriele queste
sono le chiavi, primo piano , porta
numero quattro, ci sarà scritto il cognome De Angelis, io
vado a prendere il
mio cagnolino dalla signora di sopra.- gli dissi prima di salire le
rampe di
scale e dopo averlo visto annuire.
Suonai al
campanello della signora Agnese, sentendo
già l’abbaiare della mia cara Carota.
-Salve signora,
sono venuta a prendere Carota.
-Ciao tesoro,
oggi siamo andate vicino allo stadio io
e Carota, ci siamo proprio divertite.- disse la mia cara anziana amica.
-Grazie mille
Agnese, prima o poi le farò una statua
per la sua gentilezza, glielo prometto.- dissi sorridendo.
Le sue labbra si
curvarono in una timida curva.
I boccoli color
argento le davano un tocco
sofisticato e molto affascinante.
-Esmeralda,
comunque prima è venuta una signorina
dai capelli castani, mi ha detto di chiamarsi Rachele e mi ha dato
questi dvd,
dicendomi di darteli. Ha aggiunto che ti serviranno per scioglierti.
Rachele? Alla
signora Agnese? Sciogliermi? E poi,
capelli castani? Se li era di nuovo tinti?
Presi in mano i
due film, a casa li avrei
controllati bene.
Mi diede il
collare del mio pastore scozzese, ma
prima che potessi andarmene mi sorse una domanda.
-Ah signora, lei
cosa mi consiglia per una cena a
due, di semplice, buono e veloce?
-Sei con un
ragazzo?- mi chiese Agnese, sorridendo
in maniera particolare.
-Sì…ma
non per quello che pensa lei…- risposi
timidamente.
Chissà
che stava pensando…
-Spaghetti al
pomodoro, un po’ di insalata e fettina
di carne.- mi rispose, gettandomi uno sgurado felice, e dando
un’altra carezza a Carota prima di chiudere la porta.
Mhm...avevo
tutto! Poteva andare.
Salii le scale e
suonai il campanello. Gabriele mi
aprì.
Wow…che
strano effetto trovare qualcuno ad
accoglierti in casa.
Si vedeva troppo
che non ero più abituata a queste
cose?
Entrai nel mio
appartemento, piombando in cucina, mentre notai
che il mio cane fece le feste allo spagnolo.
-Se hai i
capelli bagnati, ti do il phon.- proposi allo spagnolo.
-N-no
tranquilla.- mi rispose timidamente,
accarezzando la testolina di Car.
Mi avvicinai a
lui, e gli passai una mano nei
capelli. A quel mio gesto lui chiuse gli occhi.
-T-ti conviene
andare ad asciugarli, invece.-
risposi balbettando.
Dio, neanche
avessi quindici anni! Mi sentivo
esattamente un’adolescente alle prese con la sua prima cotta.
Da essere
“the iron lady”, la ragazza ghiacciolo e
la signorina Acidità, mi stavo sciogliendo troppo in fretta.
Era normale tutto
questo? Non era troppo da commedia americana?
“Sei
un essere umano, Esmeralda, non puoi
programmarti tutto”. Sì
sì…ho capito!
Intanto le
parole dello neo-castana mi rimbombavano
in testa come l’ululato di un fantasma in un casa stregata.
- Ti vanno bene
spaghetti al pomodoro, insalata e
carne?- continuai, chiedendo e aprendo
il frigorifero e uscendo dei pomodori e della lattuga.
-Sì,
algunos, grazie mille Esmeralda.- rispose
sorridendo.- posso aiutarti?
-No vai pure ad
asciugarti i capelli, e poi vai in
salotto… Rachele ha dato alla mia vicina due dvd, puoi
controllare cosa sono?
-Certo. Dove
posso andare per asciugarmi i capelli?
-In
fondo al corridoio, a destra, c’è il bagno. Il
primo mobile di legno a sinistra contiene il phon.
Dopo una quindicina di minuti, in cui versai gli spaghetti
in pentola e preparai il soffritto con i pomodori, il moro
ritornò, con i
capelli asciutti e luminosi.
-Fatto, grazie
ancora! Ah e ho controllato i film…Sono Dirty
Dancing uno , e Dirty
Dancing due -Havana nights.
-Oh…non
li ho mai visti, tu?
-Solo il
secondo. E’ il film preferito da mia madre
e mia sorella maggiore.
-E di che
parla?- chiesi girando gli spaghetti, che
intanto si stavano ammorbidendo.
-Di un ragazzo
cubano bravo nelle danze latino
americane, e una ragazza americana che si trasferisce a Cuba durante il
periodo
di una rivoluzione con Fidel Castro.
Bravo nelle
danze latino americane…ma tu guarda che
coincidenza…
-Capito! Lo vuoi
vedere dopo con me?- proposi
tagliando dei pomodori.
-S-Sì
mi farebbe molto piacere.- rispose con le
guance rosse.
Era un ragazzo
dolce, questo non potevo proprio
negarglielo.
-Va bene dai, ho
cambiato idea, dammi una mano,
taglia i cetrioli e mettili in quella ciotola lì.
E
così la missione: prepara una cena in quattro e
quattr’otto, ebbe inizio.
***
Apparecchiata la
tavola e accesa la tv, iniziammo a
mangiare.
Come cuoca non
ero mai stata molto brava. Ero sì una
pasticcera ma con il cibo salato scarseggiavo un po’.
-E’
buono?- chiesi allo spagnolo, che prontamente
annuì col capo.
Era educato
anche quando mangiava, aveva messo il
tovagliolo di stoffa sulle gambe e mangiava molto lentamente.
Adriano era
tutto il contrario invece…
*“Amore,
ti dispiace se mangio un
panino al volo?
“Ma
ho preparato la cena! Sei stato tu a dirmi di non studiare per
cucinarti, visto
che ci stiamo vedendo di meno.”
“Ti
prego, oggi gioca il Milan”
Se
ne fregava del tempo che avevo speso in cucina. Prima voleva che gli
cucinassi
e poi…*
-Sì
sì, sei brava anche con le cose salate.- mi
disse sorridendo.
-Avevi dubbi?-
gli chiesi inarcando un sopracciglio.
Alla sua
espressione quasi intimorita, scoppiai a
ridere. Era come se i panni di Miss Acidità mi fossero
divenuti stretti. Come
se la vecchia me, volesse riaffiorare.
-Scherzavo…-
continuai ridendo.
L’espressione
di Gabriele cambiò e questa volta mi
sorrise con gli occhi putati sul suo piatto.
-Sai…sei
molto bella quando ridi.- disse ad un certo
punto sorprendendomi.
-G-grazie.-
farfugliai frettolosamente, concentrandomi
sul mio piatto.
Wow…il
cuore batteva così in fretta, dopo questo
complimento che mi stava facendo male il petto, così onde evitare che anche lo
spagnolo potesse
sentire il mio organo vitale battere, mi alzai velocemente andando ,o
meglio, scappando
in cucina.
Mi appoggiai al
frigorifero e posai una mano sul mio
cuore notando che non voleva smettere di calmarsi. Per la
miseria…
Dopo essermi
ripresa, ritornai e sparecchiai, poi
presi il secondo.
-Beh raccontami
qualcosa di te.- proposi per non
permettere solo alla giornalista di un telegiornale di occupare il
nostro
silenzio.
-Cosa vuoi
sapere?
-Mah…oltre
la danza, ti piace qualche altro sport?
-Direi il
basket! Quando ero piccolo ho giocato dai
sei ai dieci anni a calcio, poi dai dieci ai diciotto a basket.-
rispose
sorseggiando dell’acqua.
-Forte!...Oh che
stupida…non ti ho neanche chiesto
se vuoi del vino rosso o…
-E’
tutto assolutamente perfetto così.- disse
perforandomi con i suoi pozzi neri.
-O-okay…ah
e i tuoi genitori? Sanno che sei qui?
-Non sono in
casa, sono partiti per andare a trovare
alcuni miei zii e Luz è con una mia cugina.
-Oh…capisco.
-E tu che mi
racconti?
-Cosa vuoi
sapere?- risposi con la sua stessa
precedente domanda.
-Sport?
-Danza classica
da piccola, un solo anno però. Per
il resto niente, sono sempre stata una schiappa nelle
attività sportive.
Rise.
-Oh danza
classica…brava. Purtroppo è una delle
poche danze in cui non sono bravo.
-Ti piace molto
ballare, eh? Hai preso da tua madre...dicesti tempo fa!-
chiesi, posando la forchetta nel piatto.
-La danza
è l’unico modo per essere completamente me
stesso. Sì da mia madre…mio padre si
innamorò di lei dopo averla vista in uno
spettacolo teatrale a Barcellona.
-Raccontami di
loro.
-Mhm…beh
so che mio padre, ragazzo italiano, si era
appena laureato insieme ad alcuni suoi amici, e che per festeggiare il
traguardo raggiunto, andò con una comitiva di ragazzi a
Barcellona. Poi il loro
ultimo giorno di permanenza lì, andarono a vedere uno
spettacolo di danze
latino americane e fu colpito da una ballerina dalla carnagione
abbronzata, con
i capelli lisci, lunghi e neri adornati da delle piccole rose rosse:
mia madre.
Se ne innamorò subito e da lì poi ci furono
appuntamenti e altro che portarono
al loro fidanzamento.
Che storia
dolce, un italiano e una ballerina
spagnola.
-Solo tu hai un
nome italiano, oltre tuo padre, in
famiglia?
-Sì…mi
dicono che sono quello più assomigliante a
mio nonno paterno e per questo ho il suo nome.
-Capisco,
e…ti piace più la Spagna o l’Italia?
-Mhm…direi
l’Italia, d’altronde è la patria in cui
sono nato e cresciuto, poi io amo i monumenti italiani, e adoro
Caravaggio e
Leonardo Da Vinci.
Annuì
il capo e gli sorrisi. Avevano gusti in comune.
Dopo aver messo
i piatti nella lavastoviglie, portai
Carota nella sua casetta di gomma, accanto al mio letto, per dormire.
-Ciao amore mio,
ci vediamo domani, eh?
Al suo abbaiare
sorrisi.
Adoravo il mio
cane. Non vedevo l’ora che
arrivassero le ferie, per poter passare del tempo con lei.
Poi andai in
salotto e sedendomi sul mio sofà,
lasciai che Gabriele mettesse Dirty
Dancing due nel lettore dvd.
La storia
proprio come aveva accennato lo spagnolo,
raccontava di una famiglia americana trasferitasi a Cuba.
Nell’hotel in cui
alloggia la protagonista: Katey Miller , quest’ultima si
scontra con un
cameriere cubano: Javier Suarez, il quale è un ballerino non
professionista di
danze latino americane, che si lascia semplicemente trasportare dal
sound e
dalla musica. Lei invece, è figlia di ballerini
professionisti, e nel suo
piccolo è brava a ballare, ma è molto tecnica e
poco cuore.
Gabriele
guardava attentamente ogni scena e ogni
tanto rideva, per una battuta o per una scena particolare. Doveva
piacergli
molto il film.
Al polso destro
portava un bracciale d’acciaio e al medio un anello dello
stesso materiale. Con i suoi braccialetti, la sua carnagione e i suoi
capelli mossi e scuri sembrava proprio un pirata. Bello
però…
Rachele aveva
dato questo film alla signora Agnese,
per farmi sciogliere…ma in che senso? Voleva forse dire che
io ero più tecnica
che cuore? Sì, molto probabilmente.
-Ti sta
piacendo?- mi chiese lo spagnolo, facendo
allontanare i miei pensieri.
-Come?
Oh…sì…è bravissimo lui, ma
i balli alla “Rosa
Negra” sono troppo…provocanti.
Dissi
riferendomi ai balli che Katy guarda dentro un
famoso locale di balli “proibiti”, come dice il
titolo del film.
Già
erano sensuali i balli latini, ma effettivamente
dovevano essere così! La sensualità era un
ingrediente principale per lasciarsi
andare e ballare bene.
-Già,
ma la danza è sensualità, se manca quella si
è
solo dei robot. Anche la danza classica è così.
E’ in primis eleganza, e
raffinatezza ma anche le ballerine sono molto sensuali nella loro
grazia.
-Ah ecco, ora si
spiega perché sono un pezzo di
legno quando ballo.
Oh no, avevo
fatto trapelare i miei pensieri a voce
alta.
-Nah, anche tu
sei sensuale, solo che non te ne
accorgi e non vuoi far uscire quel lato di te. Sei timida e ti vergogni
facilmente come Katey Miller.- disse sorridendo.
-Ha parlato
Mister Audacia e
provocazione, tu sì che sei come Javier
Suarez.- lo presi in giro, ricambiando il sorriso.
-Beh hai
ragione, sono timido anch’io, ma quando
ballo mi…trasformo.
Questo
l’avevo capito…
E
così lasciammo che il film continuasse.
Quando la
commedia
si concluse erano circa le undici di sera. Per fortuna che
domani era il
mio giorno libero.
Mi era piaciuto Dirty
dancing due, peccato per il finale un po’ triste,
ma bello ugualmente. Un
film romantico e ben fatto. Mi aveva colpito anche perché la
protagonista
assomigliava a me, e mi faceva strano vedere una coppia di ballo
così simile a
quella che formavo io con Gabriele.
-Beh Esmeralda,
allora io andrei…
-Certo…
Per
fortuna che aveva smesso di piovere.
-Grazie mille
per tutto, sei stata molto gentile.
-Figurati…-
gli risposi notando che si era
avvicinato alla porta d’ingresso.
Mi alzai per
raggiungerlo.
-Senti…domani
ho il turno di mattina, ma dalle
quattro sono libero…ti andrebbe di venire al famoso Luna
Park di cui ti parlai
tempo fa?
-Ehm…sì.-
risposi felicemente.
Mi sentivo bene.
-D’accordo
allora per le quattro e mezza ti passo a
prendere.
-Bene, a domani
allora! E guida piano.- conclusi,
prima di vederlo tendermi una mano vicino alla porta
d’ingresso.
-Grazie ancora.-
disse.
Voleva forse che
gliela stringessi?
Con incertezza
allungai la mia mano, stringendo la
sua, ma mi colse di sorpresa.
Infatti prima
che potessi ritrarla, posò le sue
labbra sulla mia mano, dando agio al mio cuore di bussare troppo in
fretta.
TO BE CONTINUED...
L’ANGOLINO DI NOVALIS
Ciao
ragazzi!^^
Inutile scrivere che se avete opinioni, critiche costruttive, cose che
vorreste leggere, o altro, sarò ben felice di leggere i
vostri commenti. ;)
In
questo capitolo ho citato due film che mi piacciono molto e che vi
consiglio, uno dei quali è quello che vedono Gabe ed
Esmeralda ,
che mi è capitato di vedere giusto pochi giorni fa :)
Come sempre
mille grazie a elev
e Sun_Rise93
per le
loro splendide recensioni. Grazie di cuore ragazze, senza di voi, il
progetto
Bailamos si sarebbe fermato già tempo fa :)
Grazie
anche a chi legge silenziosamente, a chi
segue e preferisce questa storia ^^
Novalis
|
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Capitolo 13 *** In Vino Veritas! ***
Bailamos-
capitolo tredici
Com’è
vero che nel vino c’è la verità
ti dirò tutto, senza segreti.
William
Shakespeare
RACHELE’S
POV
Dopo
il primo appuntamento avvenuto al cinema, guardando uno dei miei film
preferiti, ero già al quinto incontro con il ragazzo di cui
ero innamorata. Non
potevo crederci. Ero al massimo della felicità, il mio cuore
era leggero come
una piuma e in ogni momento della giornata il mio viso era colorato da
un
sorriso, tutte cose che facevano ingelosire mio padre e fremere dalla
gioia Esme.
Mi
osservai allo specchio tutta contenta. Mi ero perfino tinta i capelli
di
castano per Emanuele e devo dire che non smetteva di farmi complimenti
su
quanto questo colore mettesse in risalto i miei occhi e la mia
carnagione.
Oggi
saremmo andati a vedere uno spettacolo di danza classica. “Il
lago dei cigni”
si sarebbe messo in scena. Ero davvero eccitata all’idea di
poter, finalmente,
vedere dal vivo uno dei balli più belli della storia della
danza classica. Fino
ad adesso, mi ero accontentata di vedere e sentire le splendide musiche
di
quest’opera solo tramite dvd ma ora avrei visto tutto da
vicino.
Certo
era che a farmi compagnia c’era Emanuele,
quindi…mi sarei sicuramente
distratta.
Dopo
un’ora di guida intervallata da barzellette, musica, sorrisi
e chi più ne ha ne
metta, arrivammo al teatro.
Amavo
quel ragazzo, era deciso. E se all’inizio solo il suo fascino
mi aveva
stregato, ora amavo anche ogni sfaccettatura del suo carattere. Amavo
il modo
in cui faceva curvare le mie labbra in un sorriso quando ero un
po’ giù, amavo
il modo in cui rideva, in cui si passava una mano nei capelli, in cui
arrossiva
quando mi beccava ad osservarlo. Insomma ero innamorata, punto.
Lo
spettacolo fu, come avevo immaginato, di una bellezza stratosferica.
Era
tutto perfetto. I ballerini con la loro grazia, eleganza e
raffinatezza, le musiche, i costumi, la scenografia, tutto.
Sebbene
fossi un insegnante di danze latino americane, adoravo la danza
classica e
sapevo anche un po’ ballarla. Al posto di fare
l’università, avevo infatti,
deciso di continuare con la mia passione più grande: il
ballo, in tutte le sue
forme.
Piansi
tanto, dovevo ammetterlo.
La
scena finale fu struggente…la morte del cigno e quella
musica così triste e
travolgente di Čajkovskij, fecero bagnare le mie guance come non mai.
Quando
uscimmo Bobby mi sorrise e mi tenne per mano.
-Ma
perché stai piangendo così tanto?- mi chiese
guardandomi, con i suoi occhioni
blu.
-Beh…ecco,
scusami, non volevo ma…- un singhiozzo mi interruppe,- ma
è troppo t-triste
q-questo spet-tacolo e…
Non
mi diede il tempo di finire che mi abbracciò.
-Sei
molto sensibile Rachele…non conoscevo questo lato di te e
devo dirti che non mi
dispiace affatto…però a saperlo prima ti portavo
a vedere l’opera “Pagliacci”.-
mi sorrise, facendo ridere anche a me.
-No,
“Pagliacci” è un’altra opera
triste.- risi.
-Ah
davvero? - fece una faccia buffa che ci fece ridere.
-Dai
su ora asciuga quelle lacrime…ti va di andare un
po’ al parco?
Annui
con un sonoro “Mhm mhm”, poi ritornata nella sua
macchina il viaggiò partì.
Per
fortuna la pineta non distava molto dal teatro, così in
pochi minuti arrivammo.
Ancora
mano nella mano, gesto che faceva battere il mio cuore
all’impazzata, facemmo
una passeggiata, circondati da tanto verde, un laghetto con le papere,
ragazzi
e bambini di ogni età.
-Sai
Rachele, in tutti i nostri appuntamenti, mi sono reso conto di una cosa.
-Cosa?-
chiesi guardandolo.
-Che
mi piaci e anche molto…o meglio il fatto che tu mi piacessi
è un fatto vecchio,
perché la tua bellezza esteriore e interiore non mi era
passata inosservata, ma
conoscendoti meglio credo di aver capito che voglio che tu sia la mia
ragazza,
la mia fidanzata. - rispose, guardandomi con fermezza.
Oh
Dio mio, era forse un sogno, questo? Un pregio ma forse anche un
difetto di
Emanuele era che le cose le diceva molto schiettamente, dunque sentirmi
dire
all’improvviso che gli piacevo era…wow…!
-Oh
wow…cioè…non ci
credo…è tutto vero?
Ricambiai
il suo sguardo.
-Certo…sempre
se tu lo voglia ovviamente…
-Ovviamente
sì- risposi con enfasi, saltandogli addosso.
-Non
sai da quanto aspettavo questo momento.- continuai.
-Dici
davvero?- chiese allontanandomi un po’ per guardarmi negli
occhi.
-Ovvio,
non so come tu abbia fatto a non capirlo subito.
Gli
feci la linguaccia e lui mi sorrise stringendomi a sé.
ESMERALDA’S
POV
Felice?
Sì molto probabilmente era felicità quella che
stavo provando in questo momento.
Oggi pomeriggio sarei uscita con Gabriele.
Mi
sarei divertita? La parte più acida di me avrebbe continuata
a prendere il
sopravvento? Oppure la vecchia dolce Esmeralda sarebbe tornata?
Tra
tutte queste domande, non mi accorsi che il mio cellulare stava
squillando.
-Pronto?
-Hola
Esmeralda, sono Gabriele. Ti disturbo?
Parli
del diavolo…
-No,
assolutamente. Dimmi.
-Sì…ehm…senti,
vedi che…per quanto riguarda oggi pomeriggio
c’è un piccolo cambio di
programma.
-In
che senso?
Ti
pareva che non doveva esserci qualcosa a rovinare tutto?
-Vedi
i miei genitori mi hanno appena chiamato per dirmi che hanno avuto
problemi con
il volo Barcellona-Italia, dunque arriveranno domani mattina e non oggi
pomeriggio come previsto. Ora però il problema è
che mia cugina oggi pomeriggio
non può badare a mia sorella che è troppo piccola
per stare da sola, quindi…
-Quindi?
-Quindi
per te sarebbe un problema se venisse con noi al luna-park?
-Oh…ehm,
era questo dunque! Beh…no, tranquillo! Farò la
conoscenza di tua sorella, va
benissimo!
Ero
sincera. Non ci sarebbe stato niente di male se sua sorella fosse
venuta con
noi…e poi questo non era certo un appuntamento romantico
dunque…
-Perfetto,
scusa per l’inconveniente…allora ci vediamo
intorno alle quattro e mezza.
-Bene,
ciao Gabriele.
-Ciao
Esmeralda.
Chiusi
la chiamata e tornai in camera mia per prepararmi per il pomeriggio.
Dentro
di me ero serena. Ma avrei dovuto seriamente iniziare a togliere il
freno, ed
essere più “umana” e meno
“meccanica” con lo spagnolo? E se la sua fosse
stata
tutta una maschera? Nah, perché avrebbe dovuto nascondersi?
Ma poi la cosa che
più stava torturando la mente era perché
insisteva tanto con me?
Gabriele
Levanti. Levanti Gabriele…ah accidenti!! Eri così
gentile, dolce e galante che
mi stavi facendo di nuovo cambiare. Eri indubbiamente anche bello, e io
mi
sentivo troppo fragile…dovevo davvero fidarmi di te?
Uffa
quante domande!
-Carota
aiutami tu, ti pregooo!!- mi rivolsi alla mia fedele amica.
I
suoi occhioni neri mi guardarono, così le accarezzai la
testolina e poi andai
al computer per sbirciare qualche consiglio per un bel look.
Non
che mi volessi mettere in tiro, sia chiaro…solo
che perlomeno dovevo essere presentabile…ci sarebbe stata
anche sua sorella, d'altronde…
Dopo
un po’ il campanello di casa suonò.
Era
la signora Agnese. E in mano aveva una bottiglia di vetro, verde.
-Oh
signora, buongiorno! Mi dica.
Intanto
anche Carota mi si avvicinò facendo le feste alla mia vicina
di casa. Ormai
erano diventate amiche quelle due.
-Ciao
Esmeralda, che bello trovarti in casa di mattina.
Senti…poche ore fa mio figlio
mi ha portato due bottiglie di vino rosso, sai che è un
imprenditore lui, no?
Beh…vorresti accettarne una? Io non ne bevo così
tanto…
-Signora
no, io e l’alcool siamo come due rette parallele, non sa
minimamente come mi
potrei comportare se ne bevessi anche solo un goccio…e poi
mi dispiacerebbe privarla
di un dono di suo figlio…comunque vuole
accomodarsi…faccio il caffè.
-Oh
sì volentieri.
La
mia cara vicina entrò in casa, e in seguito
all’averla fatta sedere in cucina,
accesi la caffettiera.
-
Esmeralda ti prego accetta la bottiglia. Un bicchierino ogni tanto non
potrà
farti che bene…e poi se inviti qualcuno a pranzo o a cena un
bel vino rosso non
deve mancare. - mi ridisse Agnese, guardandomi con occhi dolci.
-E
va bene Agnese, se proprio insiste,- risposi sconsolata,-
però ora stia tranquilla,
vuole una fetta di ciambellone? L’ho fatto stamattina.
Presi
la bottiglia che aveva posato sul tavolo e la misi in frigo. Tanto
sempre lì
sarebbe rimasta…
-Grazie,
lo gradirei molto. Ma tu cucini dolci anche quando non lavori?
-Beh
ogni tanto,- sorrisi- sa il mio lavoro è anche una delle mie
più grandi
passioni, quindi…non mi dispiace fare dolci.
-Capisco,
ne sono contenta…e dimmi ieri sera come è andata
con quel giovanotto?- cambiò
discorso imbarazzandomi.
-Bene
Agnese. Ho cucinato ciò che mi ha consigliato, e sembra che
tutto sia stato di
suo gradimento. Poi abbiamo visto uno dei due dvd che lei mi diede da
parte
della mia amica Rachele.
-Oh
bene bene, mi fa piacere. Ma sentiamo… il giovanotto in
questione è quel bel
ragazzo che vidi tempo fa, a casa del signor Diomede?
-Sì…-
risposi un po’ imbarazzata.
Non
mi era mai piaciuto parlare di ragazzi.
-Comprendo…e
ti piace?
-Oh
beh…forse signora…non capisco più
niente.- confessai.
-Raccontami
ciò che provi…potrei provare ad aiutarti- mi
disse.
Così
le raccontai del giorno in cui pranzai con i miei genitori, del bacio e
di tutto
quello che poi seguì, compresi i miei cambiamenti e le mie
sensazioni.
-Interessante…beh
cara Esmeralda, io ricordo bene quando mi raccontasti di Adriano e del
suo
imperdonabile comportamento, e so che sei una ragazza meravigliosa. Non
conosco
questo giovanotto che ti sta facendo cambiare, ma penso che dovresti
provare a
dargli una possibilità. Sai io quando conobbi Antonio,
quella buon’anima di mio
marito, seppi dal primo sguardo che era l’uomo che amavo e
che avrei amato per
sempre.
-Tutte
i matrimoni dovrebbero essere come il suo, cara Agnese, fondati su
nient’altro
che amore, rispetto e fiducia. Vedrò signora,
vedrò. Ciò che ho capito è che in
fondo ci sono cose che non si possono controllare. Il cuore batte il
cervello,
più di una volta, purtroppo e per fortuna…Ah, ma
quesi dimenticavo, Agnese oggi devo uscire con quel
giovanotto…potrebbe tenere Carota?
Gli
occhi dell’anziana donna sorrisero.
-Ma
certo…se vuoi puoi farla anche dormire da me, nel caso tu
facessi tardi…
-No,
ma che tardi signora…
-Dai
falla stare da me, Carota è vero che oggi dormiamo insieme?
La
mia cagnolina si avvicinò alla mia vicina che prontamente la
accarezzò.
-E
va bene…va bene!
Sorridemmo
e la giornata continuò.
***
Okay…il
citofono era suonato. Diedi un’ultima occhiata alla mia
figura riflessa sullo
specchio. Avevo deciso di indossare un vestitino al ginocchio verde, un
copri
spalle bianco, e dei stivaletti marroni come la borsetta di cuoio a
tracolla.
Mi ero legata i capelli in una coda alta, lasciando libere solo due
ciocche
mosse, ai lati del viso.
Sospirai
e uscii di casa, non prima però di aver lasciato Carota da
Agnese.
Ad
aspettarmi appoggiato alla sua macchina c’era lo spagnolo, e
accanto a lui una
bambina…doveva essere Luz.
Era
la stessa ragazzina della foto che mi mostrò un giorno.
Carnagione abbronzata,
grandi occhi neri quasi a mandorla e lisci capelli color carbone.
Una
piccola Pocahontas per farla semplice. In mano aveva anche una borsetta
di
Barbie e una macchina fotografica. Suo fratello invece indossava una
camicia a
quadrettoni blu e neri (con le maniche sempre rigorosamente piegate a
metà
avanbraccio) sotto un pantalone beige e delle converse blu.
-Ciao.-
dissi prima guardando il moro e poi sua sorella.
-Ciao
Esmeralda.- Gabriele si schiarì la voce,- lei è
Luz…Luz lei è Esmeralda.
-Ciao
Luz, mi chiamo Esmeralda ma puoi chiamarmi Esme.
La
piccola mi guardò per qualche secondo seriamente, quasi come
fosse concentrata
sul mio viso…magari le ricordavo qualcuna. Poi, dopo qualche
secondo, le sue
labbra su curvarono in un dolce sorriso.
-Ecco
a chi ti assomigli…sei Anastasia…
-Come?
Anastasia? E chi è?- chiesi ridendo.
Anche
Gabriele scoppiò a ridere.
-Anastasia
la regina di tutte le Russie…
Guardai
stranamente Gabriele, sempre mantenendo il sorriso.
-Credo
intenda Anastasia Romanov, da cui hanno tratto il cartone animato della
Disney…-disse Gabriele.
-Ma
sì…stessi capelli rossi, sorriso, forma degli
occhi…sei bella Anastasia…- disse
la piccolina avvicinandosi a me. Dopo qualche secondo mi sorrise e mi
abbracciò.
Ero
certa che in quel momento le mie guance si fossero tinte di rosso. Non
ero più
abituata ai bambini, alla loro innocenza e ai loro abbracci. Mia
sorella non mi
faceva quasi mai vedere Raffaele.
-Oh
grazie piccolina, ma lei non ha gli occhi azzurri?- ricordai
accarezzandole i
capelli.
-Fa
nulla, sono del mio stesso colore i tuoi.
-Bene!-
le sorrisi,- sai a chi assomigli tu, invece?
-A
chi?
Che
vocina dolce, Dio!
-A
Pocahontas…ti piace?
La
piccolina si staccò da me e guardò Gabriele.
On
no, non è che avevo sbagliato qualcosa?
-Ho
detto qualcosa di sbagliato?- chiesi con timore.
-No…è
che è la sua protagonista preferita.- rispose ridendo
Gabriele.
-Oh
beh mi fa proprio piacere.
Dopo
qualche secondo entrammo in macchina. Io e Luz decidemmo di sederci nei
sedili
posteriori insieme. Le misi la cintura di sicurezza e il viaggio
partì.
Okay…era
molto probabile che mi fossi fatta una nuova amichetta.
***
Il
viaggio non fu molto lungo. Io e la piccola Luz parlammo più
che altro dei
nostri cartoni preferiti della Disney, di gusti di gelati, di compiti
scolastici, amici e di colori. Era una bambina simpatica, gentile e
sempre
sorridente, si vedeva che era sorella a Gabriele.
Giunti
al luna-park presente in un piccolo paesino vicino a quello in cui
abitavamo,
rimasi a bocca aperta. Mi sembrava di essere ritornata piccina, alle
volte in cui
ogni domenica del mese andavo col mio papà nelle fiere dei
paesi vicini per
andare ai parchi che allestivano.
Entrati
prendemmo un piccolo volantino che mostrava tutte le attrazioni che
avremmo
potuto vedere.
Luz
scelse come prima giostra un trenino a forma di bruco.
Ovviamente
salì solo lei…eravamo troppo grandi per entrare
nei piccoli vagoncini.
-Scusami
se le cose sono andate diversamente dal previsto.- mi disse ad un certo
punto
Gabriele, salutando con la mano la piccola Luz che stava per fare il
suo primo
giro.
-Tranquillo,
tua sorella è simpatica. Si vede che è una brava
ragazzina.
-Mi
fa piacere che tu la pensi così. In effetti è una
bambina deliziosa, un po’
capricciosa a volte…ma mi vuole bene.
I
suoi occhi mentre parlava, erano fissi su Luz che stava ridendo come
una matta
durante il suo giro.
-Si
nota tanto…sono certa che lei e mio nipote andrebbero
d’accordo.- dissi
pensando a Raffaele.- solo che lui ha quattro anni.
-Ah
beh solo tre anni di differenza, in fondo!
Dopo
qualche altro minuto la piccola ci raggiunse, e mi prese per mano.
Era
bello stare in questo posto. Sebbene ci fossero più giostre
adatte ai più
piccoli, e quindi poco adatte a me e a Gabriele, era una bella
sensazione
quella di essere circondati da bambini, da sorrisi, da palloncini
colorati, dal
profumo di zucchero filato e di focaccine dolci…era una cosa
che non provavo da
tanto tempo.
Inutile
dire che mi divertii comunque molto e vedere la piccola Luz fare
capricci con
Gabriele, era un qualcosa di imperdibile, soprattutto quando la piccola
voleva
fare delle foto a me e lui. E poi vederlo nei panni di fratello
maggiore era
proprio strano.
Dopo
un paio di ore, in cui feci la conoscenza del venditore di palloncini e
di
zucchero filato, a detta di Gabriele due bravi ragazzi che servivano
per
dimostrarmi che c’erano anche brave persone nei maschi, il
cielo iniziò a
imbrunirsi così decidemmo di fare altre due giostre, e di
mangiare qualcosa.
-Anche
tu fai dolci, Anastasia? - chiese la piccola ad un certo punto.
-Luz,
ancora con Anastasia? Si chiama Esmeralda.- la riprese Gabriele.
-No
tranquillo, può chiamarmi come vuole! Comunque sì
anch’io faccio dolci, sono
una pasticcera.
-Wow
forte!- disse allungando la o, e la e.
-Qual
è la tua torta preferita?- le chiesi.
-Mhm,-
si mise una manina sul mento e volse gli occhi al cielo in una
posizione da
pensatrice,- direi la crostata alla marmellata.- rispose infine,
leccandosi le
labbra.
Era
proprio una bambina deliziosa.
-Oh
benissimo! Allora un giorno di questi te la preparo, così
Gabriele te la porta.
-Come
si dice adesso?- chiese Gabriele rivolto a sua sorella.
-Grazie!-
disse la piccola.
-Non
c’è bisogno di ringraziarmi. – le feci
l’occhiolino e lei mi sorrise,
Dopodiché
riprendendomi per mano, continuammo il nostro cammino alla ricerca di
qualche
altra giostra.
A
distanza di un quarto d’ora vedendo una di quelle attrazione,
dove bisognava
prendere un peluche muovendo opportunamente una levetta, si
fermò lì, lasciando
la mia mano e prendendo quella di Gabriele che fece stringere alla mia.
Oh
no…ero mano nella mano con Gabriele? No, no…che
imbarazzo.
Lo
spagnolo mi guardò timidamente per qualche secondo, poi
sciolsi prontamente la
presa.
-Luz,
ma che cosa combini?- la rimproverò.
-Che
ho fatto?- chiese la bambina.
-Io
ed Esmeralda non siamo fidanzati, non possiamo tenerci mano nella mano,
capito?
-Okay,
okay, ma siete carini.- rispose ridendo Luz.
Risi
anch’io. Bah che situazione!
***
Erano
le otto di sera. La piccolina sembrava stanca e il cielo era proprio
scuro. Il
momento di tornare a casa era giunto.
Gabriele
fece una telefonata a sua cugina per vedere se fosse tornata in casa.
Mi
piaceva sentirlo parlare in spagnolo.
-Senti
Esmeralda…ti dispiace se riporto prima mia sorella a casa, e
poi accompagno te?
Mi sembra stanca…tanto c’è mia cugina
che può badare a lei. - mi chiese il
moro.
-Certo,
nessun problema.
Misi
la cintura di sicurezza a Luz e a me e poi ci muovemmo verso la casa
dello
spagnolo.
Ascoltammo
un po’ di musica, e la bimba mi fece vedere le varie foto che
aveva scattato al
parco.
Ma
un attimo…quelli eravamo io e Gabriele? Eravamo vicini e
dietro di noi c’era la
ruota panoramica.
-Ehi
Luz…ma come hai fatto a scattare quelle foto? – le
chiesi curiosamente.
-Quando
mi fermavo a vedere le giostre e tu e Gabriele parlavate tra di
voi…le ho fatte
di nascosto.
Annuì
col capo e sorrisi. Dovevo piacerle molto.
Dopo
un po’ si avvicinò al mio orecchio.
-Ma
mio fratello ti piace almeno un po’?- mi sussurrò.
La
guardai sorridendo, le mimai un sì con la testa
aggiungendole all’orecchio un
“ma giusto un pochetto”, e poi misi
l’indice sopra le labbra nel gesto di mantenere
il silenzio.
Lei
ridacchiò e poi rimase a guardare suo fratello.
Dopo
una trentina di minuti arrivammo davanti casa Levanti. Salutai Luz con
un bacio
sulla guancia, poi Gabriele prendendo per mano sua sorella si
avvicinò al
citofono del suo stabile e dopo qualche minuto scese una ragazza.
Doveva essere
sua cugina…vidi che guardò verso la mia direzione
e poi, dopo che lo spagnolo posò un bacio sulla fronte alla
piccola, la prese in braccio dando al moro un qualcosa, che
dalla mia postazione non riuscii a
capire cosa fosse.
Gabriele
ritornò in macchina e posò quel qualcosa sul
sedile accanto al suo.
-Cos’è?-
chiesi curiosamente.
-Oh
nulla di che, è un dolce che ha preparato mia cugina. Mi ha
detto di dartelo.
-A
me? Perché? Non mi conosce neanche…
-Sì
per te…vedi mia cugina è come una sorella per me!
Mi vuole tanto bene e dopo la
delusione che ebbi con Almudena, la mia ex ragazza, si prende molta
cura di me
e si preoccupa per tutto. Non vuole che soffra
più…sa che sarei uscito con te e
ha pensato di prepararti qualcosa.
-Oh
ho capito! Grazie mille.
-Se
vuoi puoi sederti sul sedile anteriore adesso che non
c’è mia sorella.-
continuò.
Feci
come aveva detto, appoggiando il dolce sulle mie gambe.
Poi
la macchina partì.
-Spero
che mia sorella non ti abbia dato troppo fastidio. E’ una
peste a volte, poi le
ricordavi Anastasia quindi…
Il
suo sguardò continuò ad essere fisso sulla strada
di fronte.
-Nah
ti ho già detto che mi piace tua sorella. E poi essere
paragonata ad Anastasia
non è male per niente…nel cartone era bella.
Vidi
che sorrise.
-Sai
anche le si preoccupa per me. Almudena non le voleva molto bene, era
sempre
fredda con lei…dovevo capirlo che non faceva per me.
-Purtroppo
l’amore ci rende ciechi, molte volte. Lo so per
esperienza…
-Mhm…già.
-Ah
lo sai che ho letto che si terrà un saggio di danza, fra due
mesi, alla scuola
di ballo?- mi chiese ad un semaforo rosso.
-Ah
davvero? Pensandoci una volta Rachele lo accennò.
Però non mi faccio nessun
problema…tanto non lo farò.
-E
come mai?
-E
me lo chiedi anche? Non sono brava, punto.
-Io
non la penso così…l’altra volta notai
che ballasti bene con Giovanni.
-Ma
perché è lui bravo…quindi
nell’insieme, passo dopo passo riuscii a fare
qualcosa di decente, con questo non voglio dire che Rachele non sia
brava ad
insegnare, anzi…ma lei giustamente non può
occuparsi solo di me, e allora…
-E
se un giorno di questi ti dessi…delle lezioni private?
Se
prima il mio sguardo era posato sul finestrino, ora era su Gabriele.
-Nah…e
il tempo dove lo troviamo? Io ho da dare un casino di esami, immagino
sia idem
per te…
-Ti
posso portare in alcuni locali di ballo che conosco, ogni sabato
sera…se per
te non è un problema.
-Ci
penso e poi ti dico. - risposi, ritornando a guardare le stelle e il
cielo
serale.
Così
lo spagnolo mi rispose con un “d’accordo,
aspetterò la tua risposta” e
dopodiché decidemmo di ascoltare un po’ di radio,
e così il viaggio verso casa proseguì.
Arrivati
sotto il mio stabile, mi sentii un po’ triste. Avevo passato
una bella giornata
e mi dispiaceva dover lasciare Gabriele. Oh Dio ma come mi ero ridotta?
Non
solo non avevo offeso neanche una volta lo spagnolo, ma adesso mi
dispiaceva
perfino lasciarlo andare? Doveva piacermi troppo, per la miseria!
-Ti
va di salire a mangiare un po’ del dolce che mi ha dato tua
cugina? Niente di
emozionante non credere…solo per vedere
com’è e riferirle se è brava a
cucinare.- chiesi velocemente, guardando davanti a me.
Sentì
il suo sguardo posarsi su di me.
-Come
hai detto, scusa? Credo di non aver ben capito.
-Vuoi
salire, sì o no?- chiesi ora più acidamente.
-O-okay.-
rispose timidamente.
Poi
spense il motore della sua auto ed entrammo nel mio stabile.
Saliti
in casa posai chiavi, cellulare e borsetta sul mobile del salotto e poi
feci
accomodare Gabriele in cucina.
Posai il dolce
sul tavolo e tolsi la carta che lo ricopriva.
Era
una torta ricoperta di panna, piccola ma carina da vedere.
Lo
spagnolo si sedette e rimase a guardarmi.
-Bene…allora…vediamo
come cucina tua cugina.
Presi
un coltello e dei piattini in cui misi due fettine di torta.
Poi
dopo aver dato al moro la sua parte, iniziai a mangiare la mia fetta.
Era
buona, molto buona, la panna si sposava bene con il pan di spagna, si
sentiva
anche il gusto di ciliegie ma anche di…oh no, oh
no…no non poteva essere! C’era
per caso…
-C’è
del liquore dentro?- chiesi con timore.
-Ehm
sì…mia cugina cucina sempre dolci con il
liquore…perché?
-Perché
io sono molto ma molto, troppo sensibile ai liquori, mi…-a
quel punto feci un
singhiozzo,- ubriaco anche con una goccetto di birra,
figurati…
GABRIELE’S
POV
Esmeralda
iniziò a singhiozzare e a coprire la bocca con le sue mani.
Le sue guance
stavano diventando anche rosse…possibile che si fosse
già ubriacata, per due
bocconi di torta?
Dopo
un po’ mi guardò, aveva gli occhi
lucidi…sembrava essersi trasformata…rimase
con lo sguardo fisso nel mio, poi scoppiò a ridere e come se
nulla fosse,
continuò a mangiare la torta. Ma come! Prima mi diceva di
non sopportare
l’alcool e poi continuava a mangiare??
-Esmeralda
non credo dovresti continuare a mangiare, allora.
-No
devo farlo, per rispetto al tempo che tua cugina ha usato per cucinare
questa
meraviiigliiiooosaa tooortaaa. Saii i dolcii vanno sempre mangiatii
tutti, fino
all’ultimaa mollicaaa.- disse allungando le vocali delle sue
parole.
Come?
Cosa? Cavoli, me la vedevo amara stasera.
Finì
di mangiare la sua fetta, ingoiando grandi bocconi, mentre io rimasi a
guardarla con un’espressione timorosa, e con la forchetta a
mezz’aria…avevo
mangiato solo un pezzettino della mia fetta.
-Sai
Gabry era molto buona…parola di pasticcera! - disse ora
ridendo, posando la
mano sulla fronte a mo’ di saluto militare.
E
poi…Gabry? A me? Chiamarmi con il diminutivo?
-Aspetta
che ne dici di bere un po’ di vino? Me l’ha portato
la mia vicina adorata di
casa.- continuò alzandosi e aprendo il frigorifero.
-No
Esmeralda, non è una cosa buona bere il vino dopo aver
mangiato un dolce al
liquore.- risposi alzandomi e cercando di allontanarla dal frigo.
-Ehi
Gabry lasciami stare…decido io cosa è bene e cosa
no…questa è casa miiiaa!-
strascicò la parola.
In
vita mia, e lo potevo giurare, non avevo mai visto una persona
ubriacarsi dopo
aver mangiato un dolce con del liquore.
Certo
però che era divertente vedere l’acida Esmeralda
così euforica e brilla.
Prese
la bottiglia di vino, l’aprì e prese un bicchiere
da un mobiletto sopra il lavello, poi lo riempì fino
all’orlo
e bevve tutto d’un sorso.
-Ti
prego Esmeralda, basta bere, non credo che tu stia bene…
-Ehi
Gabry basta, stoo beniiissiiimoooo.
Era
ubriaca, ma ubriaca ubriaca.
-Sai
Gabryy, tu sei diverso da Adriano, quel verme, stolto!-
continuò riempendosi un
altro bicchiere.
-Sì?-
domandai cercando, invano, di chiuderle la bottiglia di vino che ora
aveva
stretto tra le sue braccia.
-Sì.
Tu sei taaantooo beelloo e gentiiileee! Lui invece mi tradiva, tradiva
me,
capisci?
In
vino veritas, dicevano i latini…e la cara Esmeralda stava
confessando cose che
non credo avrei dovuto sapere.
-Con
quella stupida di Sabrina poi…pff…sono molto
meglio io di lei.- continuò
ridendo.
-Ci
credo, ora però che ne dici di andare a letto mentre io
metto a posto la
bottiglia di vino?- provai a riavvicinarmi ma mi scacciò con
una mano.
-No,
oraaa devii solo ascoltaarmii…perché tu
centrii… eccome se c’entri. Per colpa
tua sto ritornandoo una deboolee…- rise,- con Adriano ero
una debole, lui
diceva di amarmi, di volermi anche sposare…
A
quel punto si riempì un altro bicchiere e bevve, ma subito
dopo perse un attimo
l’equilibrio appoggiandosi al lavello della cucina. Dovevo
assolutamente
toglierle la bottiglia dalle mani.
-Ehi
Esmeralda guarda là?- cercai di ingannarla con una classica
frase che avevo
visto in tv.
-Dove?-
si girò verso la finestra, e in quell’attimo di
distrazione le sfilai la
bottiglia.
-Ehii
bruttoo imbroglionee, cosa fai?- mi guardò con il viso
imbronciato.
Era
tanto carina anche così.
-Ora
andiamo sul divano a riposarci, ok?- le dissi prima di prenderla in
braccio.
Le
misi un braccio sotto le ginocchia e l’altro attorno alle sue
spalle.
-Ehii
mollami subito, capito? Sono cintura nera di karate io!-
protestò cercando di
divincolarsi.
Scoppiai
a ridere. Quanto avrei voluto riprendere tutte queste scene! E pensare
che fino a qualche ora prima, era così tranquilla con mia
sorella.
Non
riuscivo ancora a capacitarmi però! Ma era davvero possibile
che si fosse
ubriacata dopo solo qualche boccone di torta? Pff…che
chica(* ragazza*). Ma non era che mia
cugina aveva versato qualcosa di troppo? Forse vodka e roba
così? Di solito si
limitava a qualcosa di leggero, bah…non avevo ancora
mangiato troppa torta per
poterlo dire. E poi Esmeralda era una pasticcera…come faceva
per dolci come il
babà per esempio? Non li assaggiava? Non li preparava lei?
La
posai sul divano, togliendole le scarpe e aggiustandole i cuscini, su
cui
subito si appoggiò. Poi andai in cucina e mangiai un altro
po’ di dolce. Sì,
cavoli c’era della vodka, e probabilmente anche rum,
mannaggia a Mercedes…cosa
cavolo aveva combinato!
Ritornai
in salotto.
-Saii
Gabrieelee, io e Adrianoo andavamo alla stessa scuola superioree, poii
luii mi
baciò alla festa di Paola Bianchetti la secchiona della
quarta B, cioè baciò
me, capisci? Si fidanzò anche con meee, - scoppiò
a ridere,- poi dueee annii
faa Rachele lo vide, sì vide proprio lui limonare con
Sabrina vita da strega.-
continuò.
Miseriaccia
mi stava confessando tutti i suoi segreti più nascosti. Che
cosa potevo fare?
-Alle
mie spalle, comprendiii??? E poiii lo vidiii anch’iooo,
baciarsi con quellaa! Ma
ioo dovevo capirlo prima, era cosìì freddoo,
distante da mee, me lo diceva
Rachele di non fidarmi, e io? No, lo amo, lo amo, pff…che
stupida che sono
stata! E poi sai cosa?
-No
Esmeralda, non c’è bisogno che tu aggiunga
altro…
-Zitto,
e ascolta spagnolo che non sei altro…lui un giorno venne nel
locale dove
lavoro, mano nella mano con la strega, e me lo disse in faccia :
“ Non siamo
fatti l’uno per l’altro, la nostra storia finisce
qua, addio”, me lo disse in
faccia capisci?
A
quel punto vidi che iniziò a piangere.
-Ma
sono stata io la stupida, come potevo pensare che un figo come Adriano,
alto, bello,
biondo, con gli occhi di un celeste chiarissimo, potesse addirittura
sposarmi? Eh, come potevo?
Stupida di un’Esmeralda…e allora sai cosa?
Le
sue lacrime stavano continuando a scendere…non sapevo
davvero che fare…non
l’avevo mai vista così.
-Alloooraaa
deciisi di diventare di ghiaccioo, fredda, acida, scorbutica,
scontrosa…via
ragazzi del cavolo, brutti traditori!!
Poi
si alzò in piedi e mi guardò intensamente.
-Tu,
invece- mi puntò il dito contro,- tu, invece hai rovinato
tutti i miei piani,
lo sai? Perché sei sempre così buono e gentile,
eh? Perché?
Dopo
ritornò in cucina. La seguii. Vidi che aprì il
frigo e riprese la bottiglia di
vino.
-No
Esmeralda, rilascia subito la bottiglia… ti fai male.- usai
lo stesso tono che usavo quando rimproveravo Luz.
Mi
fece la linguaccia e si portò la bottiglia alle labbra.
Gliela
tolsi con un po’ di forza e poi richiusi il frigo.
-Sei
cattivo! Uffa…però sei proprriiiooo bellooo, mi
vuoi baciare?- mi chiese ora con
gli occhi spalancati e lucidi.
In
quel momento fui certo di essere arrossito. Gesù che
situazione…una ragazza
ubriaca e un timido.
-Oh
ma che carrinooo- calcò sulla erre-, sei arrossitoo,- rise,-
non ti piaccio,
Gabry?
-Esmeralda,
penso sia meglio che tu ora vada a dormire…io…
Mi
mancavano le parole…
-Che
dolcee che seii…non fare come Adriano però,
altrimenti divento cattivaaa,
mooltoo cattiivaa…
-Va
bene, ma ora ti porto nella tua stanza a dormire…accendiamo
la tv, poi tu riposi
e io me ne vado.
-Nooo,
tu non vaii da nessunaa parte.- disse avvicinandosi a me, poi mi
stampò un
sonoro bacio sulla guancia e mi prese per mano.
Il
mio povero cuore stava battendo troppo in fretta per tutta questa
confidenza.
-Dov’è
la tua camera?- le domandai.
-In
fondo al corridoio, ci sonooo anchee i posterr di Jamess Deannn, nei
vuoi unoo???
La
tirai verso di me e poi la presi in braccio e la portai nella sua
camera, poi
la posai sul letto e le tolsi i braccialetti e l’orologio. In
seguito accesi la
tv, notando che stavano trasmettendo uno di quei film con Clint
Eastwood
ambientati nel vecchio western.
-Vuoi
dormire con meee?- chiese.
-Non
penso sia il caso…aspetto che tu ti addormenti e poi vado,
ok? Domani hai
lavoro, no?
-Sììì…purtroppooo.
-Bene,
ti metto la sveglia per le otto allora.
-Okayyy.-
mi sorrise e sbatté le ciglia velocemente.
Era
proprio comica la situazione. Era davvero buffa Esmeralda. Aveva detto
però che
ero molto bello, quindi era molto probabile che le piacessi. Mi sentivo
euforico e molto felice.
Mi
voltai a guardarla, e notai che si stava addormentando.
Menomale…però
non potevo lasciarla sola…forse era meglio se rimanessi sul
divano del
soggiorno a riposare, così se durante la notte si fosse
sentita male, ci sarei
stato io ad aiutarla. E poi a badare a Luz c’era Mercedes.
-Senti
Esmeralda…
-Dimmi
tutto, pistolero! - rispose mimando con le mani due pistole.
Era
proprio andata!
-Allora
posso rimanere a riposare sul divano del soggiorno?
-Ma
cerrrtooo bellissimooo, tutto quello che vuoi.
Annuii
col capo e poi mi sedetti accanto a lei, che rimase a guardare la tv.
Quindi
riavvolgendo il nastro all’indietro, Esmeralda era diventata
una ragazza acida
e scontrosa in seguito al tradimento di un certo Adriano, ragazzo alto
e bello
con cui si fidanzò alle superiori. Questo tipo la
lasciò con parole fredde,
presentandosi mano nella mano con la sua nuova fiamma, niente di meno
che al
locale dove lei lavora.
Poverina,
chissà che umiliazione, davanti a tutti poi…ora
mi erano chiare un po’ di cose…come quella volta
che reagì male al nostro “appuntamento”
al pub, non appena vide un giovane con una ragazza…doveva
essere quello il suo
ex.
-Gabriele?-
mi chiamò.
-Mhm?
-Mi
piaci, sììì… tu mi piaciii
moltissimooo!
-Ma
davvero?- le domandai ironicamente.
Anche
se era ubriaca e molto probabilmente le parole che mi stava dicendo
erano
dovute all’alcool e sicuramente non le pensava realmente, era
bello sentirsi dire da lei che le piacevo.
Annuì
con il capo e poi si addormentò all’improvviso,
come una bambina.
-Mi
piaci anche tu Esmeralda, non sai quanto!
TO
BE CONTINUED…
Buon
pomeriggio, ragazzi!
Scusate
per il mega ritardo ma quella benedetta cosa chiamata ispirazione non
si
decideva a bussare alla mia testa.
In
questo capitolo vediamo tre punti di vista: quello della dolce Rachele
la quale
ha ricevuto la tanto attesa confessione del suo Occhi blu ^_*, quello
di
Esmeralda (l’ubriacona xD) che si è divertita con
la piccola Luz, e quella di
Gabriele che si è trovato a conoscere nuovi lati del
carattere della scontrosa
rossa, la quale ha confessato cosa l’ha resa acida e
scontrosa negli anni.
Ah…facevano bene a dire “in vino
veritas” allora! ;)
Per questo
capitolo mi sono divertita a fare un banner...spero vi sia piaciuto. Ho
inserito solo l'attrice che immagino come Esme, che mostrai
già qualche banner fa, che non è nient'altro che
Isla Fisher. ^_^
Che
aggiungere, non mancano così tanti capitoli alla fine di
questa storia.
Purtroppo non è stata seguita come avrei voluto,
quindi…è meglio che la
concluda presto.
Spero
ugualmente che fino alla fine non deluda nessuna aspettativa e
nulla…grazie a :
Sun_Rise93
e elev
per le loro preziose recensioni e chi segue e preferisce
questa storia. ;)
Alla
prossima :)
|
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Capitolo 14 *** Mercedes Santos e un gesto inaspettato ***
BAILAMOS-CAPITOLO
14
Quante
luci dentro ho già spento
quante volte gli occhi hanno pianto
quante mie incertezze ho già perso
Come
si cambia per non morire
come si cambia per amore
come si cambia per non soffrire
“Come si
cambia”- Fiorella Mannoia
Dio mio, che
dolore atroce! Il dolore che provavo
alla testa, in questo momento, era un qualcosa di terribile. Sentivo il
martellante ‘tum, tum’ del cuore battermi nel
cervello, paragonabile ad un
martello che batte su un chiodo. Non a caso nella mia mente vedevo
grandi
martelli camminare, un po’ come nel video dei Pink Floyd:
“Another brick in the
wall”.
E in
più sentivo il corpo pervaso da una straziante
nausea all’altezza dello stomaco, non mi sentivo
così dal Capodanno di tre anni
prima, quando volli sfidare la sorte nel bere un bicchiere di spumante
a casa
di mia zia Maddalena.
Ma cosa cavolo
avevo combinato? Non ricordavo
assolutamente niente.
Aprii lentamente
le palpebre, poi girai il capo alla
mia destra notando che l’orologio posato sul mio comodino
segnava le sette e
mezza. Poi lo girai a sinistra notando…ma cosa? No, era un
sogno, sicuramente!
Aprii e chiusi
gli occhi almeno cinque volte, ma la
scena che mi si presentò era sempre la stessa: Gabriele per
metà steso sul mio
letto e per metà seduto.
Ma cosa diamine
era successo ieri sera? Dovevo
cercare di ricordare.
Mi tirai a
sedere sul cuscino, notando che ero
ancora vestita e che il mio orologio e i miei braccialetti erano posati
sul
comò accanto alla televisione.
Posai una mano
sul mio stomaco…mi sentivo uno
straccio.
Poi rimasi
qualche attimo ad osservare il soffitto
bianco…dovevo ricordare, ma alla mia mente si presentavano
solo scene in cui
ero protagonista, insieme allo spagnolo e a Luz, in un Luna
Park…quello lo
ricordavo e poi sì…sua cugina che, a fine serata,
mi aveva dato una torta.
Un secondo! Una
torta? Oh mio Dio…no! Possibile che
dentro ci fosse del liquore?
Portai una mano
alla fronte e iniziai a respirare
lentamente…mi ero ubriacata davanti a Gabriele e lui era
rimasto a controllare che
non mi sentissi male, e poi si era
addormentato…sì, sicuramente era andata
così. Dannazione…e se gli avessi detto qualcosa
di sconveniente? Se gli avessi
confessato qualcosa di troppo? Oh al diavolo…anche se fosse
successo, il tutto
era stato involontario e poi…ormai non ci si poteva fare
più niente.
Sebbene il mio,
fosse un letto matrimoniale, lo
spagnolo era molto vicino a me, riuscivo a sentire benissimo il suo
profumo e a
vedere le sue lunghe ciglia nere. Alcuni riccioli erano posati sulla
sua fronte
e in quel momento fui quasi tentata di accarezzarlo. Gabriele aveva
un’espressione così angelica quando riposava. Che
fosse veramente un angelo?
Dopo qualche
secondo, vidi che si stava muovendo. Si stava svegliando.
Prontamente mi
coprii fino al collo con il lenzuolo,
ancora piegato sotto di me.
Poi lui
aprì gli occhi, che subito si scontrarono con i
miei.
I nostri sguardi
rimasero incatenati per qualche
secondo, poi quasi avesse ricevuto una scossa, lo spagnolo si
alzò in piedi.
-Oh
Gesù, s-scusa Esmeralda, n-non volevo, mi sono
addormentato. Scusa…m-ma come stai? Stai meglio?-
balbettò imbarazzato e
aggiustando le pieghe della sua camicia, leggermente sgualcita per via
della
posizione in cui aveva riposato.
-Sì…cioè,
no, non credo! Mi gira la testa e ho una
forte nausea.- ammisi, posando una mano sulla mia fronte,
-Cavolo…mi
dispiace! Questa notte hai vomitato tre
volte, o quattro…
Mi aveva visto
vomitare? No, questo era il colmo!
Che figuraccia…
-Ah…
scusami per i problemi che ti ho causato e per
le parole, di cui al momento non ricordo, che ti avrò detto.
Appena finii di
dire “le parole che ti avrò detto”,
si fece rosso in viso.
Cavolacci…chissà
che cosa avevo detto.
-No,
tranquilla…senti, te la senti di venire al
lavoro?- si avvicinò alla porta della mia camera.
-Ovvio,
sì…certo!
Mi alzai in
piedi, ma un forte giramento di testa mi
rifece distendere.
Lo spagnolo si
avvicinò subito, aiutandomi a
stendermi e aggiustandomi il cuscino.
-Forse
è meglio se oggi tu non vada al lavoro…la
pasticceria apre alle otto e mezza, quindi forse siamo ancora in tempo
per
avvertire Rachele, potrebbe sostituirti lei.
-No Gabriele,
dammi qualche minuto e mi riprendendo.
E’ solo che io non sopporto proprio gli
alcolici…il mio corpo non reagisce
bene…come avrai potuto constatare tu stesso. Ma spiegami,
come cavolo ho fatto
a ubriacarmi e a ridurmi in questo stato?
-Oh
beh…ricordi qualcosa di ieri?
Adesso si era
appoggiato al comò dove era posata la
tv.
-Sì…ricordo
tua sorella, il luna park, tu che
accompagni Luz da tua cugina e una torta fatta da
quest’ultima, che poi ho
tagliato e ho assaggiato in casa mia con te.
-Bene…vedi
il punto sta proprio nella torta fatta da
mia cugina. Lei cucina sempre con dell’alcool, e dentro il
pan di spagna ha
messo della vodka e del rum.
L’avevo
detto io! Maledetta torta.
-Mhm…
dovevo capirlo dall’odore! Sono proprio stata
una stupida e sono anche una pasticcera, pensa che figura ho
fatto…- parlottai
tra me e me,- e basta? Solo della torta mi ha ridotto così?-
chiesi corrugando
la fronte.
-Inizialmente
sì…poi la situazione è peggiorata
perché hai voluto bere del vino, mi hai detto che te
l’aveva dato la tua vicina
di casa.
Oh
no…la signora Agnese e la bottiglia di vino
datale da suo figlio imprenditore!
-Sì…ricordo
la bottiglia! Ma come diamine ho
potuto?! Uff…scusa davvero per i problemi.
Prima dicevo che
tutti i maschi erano inaffidabili e
poi…mi comportavo io da tale.
-Non ti
preoccupare, non farti nessun
problema…tranquilla! Piuttosto…ti senti meglio?
Mi avevi detto di darti qualche
minuto…
Provai a
rialzarmi ma il martello dentro il mio
cervello non la voleva smettere. No, non potevo andare in questo stato
al
lavoro.
-No, direi
proprio di no! Senti Gabriele prova a
chiamare Rachele, spiegale la situazione…ma nel caso lei non
potesse venire a
lavoro, dille che non fa niente e che mi sforzerò ad andare.
Hai il suo numero?
-Sì
sì…vado e ti faccio anche una camomilla, okay?
Annuii con il
capo e poi lo spagnolo, acceso il suo cellulare,
si allontanò in cucina.
Avevo un corpo
davvero orrendo…diventare
un’ubriacona solo dopo qualche morso di torta e un
po’ di vino…era mai
possibile? Boh.
Aspettai circa
dieci minuti, poi il moro ritornò,
con un tazza fumante che posò accanto a me.
-Beh?- domandai
guardandolo negli occhi.
-Ha detto che
prenderà lei il tuo posto e di riposarti.
Sai mi sembrava anche contenta.
-In che senso? -
chiesi con un’espressione di
curiosità dipinta sul volto.
-Mi ha detto che
finalmente stai ritornando umana e
che è molto felice che io ti abbia aiutato. In ogni caso, ha
ragione…riposati
per oggi Esmeralda. Io faccio un salto a casa per prepararmi e andare
al
lavoro…hai bisogno di qualcosa, prima che vada?
-Oh
no…cioè, forse una bacinella e degli
asciugamani…li puoi trovare nel mobile da cui prendesti il
phon l’altra
sera…credo mi serviranno se ho da rimettere.- risposi con
imbarazzo.- e poi se
puoi portarmi dell’acqua…l’ultima volta
che stetti così male lessi che bere
l’acqua aiuta dopo che si ha una sbornia.
-Certo, ti porto
tutto.
Si
allontanò per prendere tutto quello che gli avevo
richiesto, poi mi accese anche la tv e mi diede dei libri che
trovò posati
sulla mia scrivania, “per far passare il tempo”,
come aveva detto lui.
Era davvero una
brava persona Gabriele. Mi stava
aiutando nel momento del bisogno, e non stava ridendo di
me…perché,
sicuramente, con il viso pallido e le labbra screpolate che mi
ritrovavo, ero
uno spettacolo divertente.
-Grazie! Senti
ma…ieri, oltre a fare l’ubriacona, ti
ho detto qualcosa...?- domandai con imbarazzo…e paura,
sì ero spaventata di
avergli parlato di Adriano e di avergli confessato che forse mi piaceva.
Anche lui si
imbarazzò.
-No, nulla di
cui ti debba preoccupare. Hai
parlottato di cose senza senso.
-Mi stai dicendo
la verità?
I suoi occhi
erano posati sul pavimento…non mi stava
dicendo la verità, ma era meglio non indagare troppo, oppure
mi sarei sentita a
disagio tutto la giornata.
-Vabbè,
ti credo.- conclusi.
-Bene allora io
vado, Esmeralda…mantieni il
cellulare acceso, ti chiamerò ogni due ore per vedere come
stai.- sembrava più
tranquillo, ora.
-No, non ce
n'è bisogno, tranquillo. Non ho la
febbre o l’influenza…
-Insisto!-
ribatté con tono serio.
-E va bene.- mi
arresi. Non ero nella condizione di
fare l’acida e rifiutare,- ah…comunque ti sei
sciacquato il viso? Ti sei fatto
un caffè? Casa mia è a tua disposizione.
-Non ti
preoccupare…non ho dormito molto, quindi ho
il viso sveglio e poi ora torno subito a casa.- mi sorrise.
-Okay, come
vuoi! Allora ancora scusa, grazie e a
dopo.
-Smonto alle sei
e mezza, posso venirti a trovare
dopo?
Voleva venire a
trovarmi, di nuovo? Non gli era
bastato vedermi in questo stato pietoso?
-Se ti fa
piacere…- lasciai la frase in sospeso.
-Mi fa piacere.
Ciao.- mi sorrise e poi chiuse la
porta della mia camera.
Il resto della
mattinata lo passai a vedere
programmi di gossip e cartoni animati, vomitando
“solo” due volte.
Mi
arrivò anche un messaggio di Rachele in cui mi
scrisse che sperava che mi sentissi meglio e che verso le otto mi
avrebbe
telefonato. Io le risposi che mi scusavo per averle tolto la giornata
libera e
le augurai buon lavoro, poi mi arrivò anche una chiamata da
parte di Alfredo, il quale fu molto sopreso di sapere che non sarei
andata in gelateria...in effetti avevo fatto, sì e no
quattro assenze a lavoro, negli ultimi cinque anni.
Verso le dodici,
poi, sentii il campanello di casa
suonare. Chi poteva essere? Speravo non fosse
l’amministratore venuto a
richiedere le bollette.
Cercai di farmi
forza e mi alzai. Anche se mi sentivo
meglio rispetto a qualche ora prima, la nausea continuava ancora.
A passo di
lumaca spiai dallo spioncino per vedere
chi fosse venuto a farmi visitare. Una ragazza mora era fuori la mia
porta.
-Chi
è?- domandai.
-Scusa del
disturbo, sono Mercedes Santos, la cugina
di Gabriele Levanti.- rispose la ragazza con uno spiccato accento
spagnolo.
Ma un attimo! La
cugina di Gabriele? Perché?
Aprii,
barcollando, la porta di casa.
-Oh cara ma tu
sei debole, appoggiati a me- disse
entrando in casa e passandomi un braccio attorno alle spalle. Poi
chiuse la
porta di casa.
-Oh grazie,
prego si accomodi.- le dissi, facendomi
aiutare.
In
un’altra occasione non mi sarei fatta aiutare, ma
come detto prima, non ero troppo forte per fare l’acida.
-Sono Mercedes,
mi ripresento…tu sei Esmeralda?
-Piacere di
conoscerla Mercedes, sì sono Esmeralda
De Angelis.
-Non darmi del
lei, sono la cugina di un tuo amico.
Sono venuta per chiederti scusa.- rispose sedendosi sul divano del
soggiorno,
dopo aver aiutato anche me a sedermi.
-Come, prego?
Scusa ma sono un po’ rimbambita al
momento.
-Oh beh vedi,
sono io l’artefice della torta che ti
ha fatto stare male. Gabriele ieri sera mi aveva accennato qualcosa, e
qualche
ora fa, tornando a casa, mi ha detto tutto…è
stato il mio dolce a farti
ubriacare. Mio cugino sa che sono qui, è lui ad avermi dato
l’indirizzo…voleva
che controllassi il tuo stato.
-Ma non
c’è bisogno di scusarsi! Sono una
pasticcera, so che il liquore è un ingrediente che si usa
nei dolci…e tu non
hai nessuna colpa se il mio corpo reagisce
così…stranamente ed eccessivamente
per due pezzi di torta.
La guardai
bene…assomigliava a Luz, di diverso aveva
solo l’espressione e la forma degli occhi. Se non avessi
notato questa
somiglianza e se non mi fossi ricordata vagamente di averla vista
vicino al
portone dello stabile di Gabriele la sera prima, probabilmente non le
avrei
dato così confidenza.
-Mi
tranquillizzano un po’ le tue parole, ma sono
dispiaciuta ugualmente…so di aver esagerato con gli
alcolici, non avrei dovuto
mischiare rum e vodka. Come stai, al momento?
-Meglio…mi
gira ancora un po’ la testa e la
debolezza ,così come la nausea, non vuole decidere ad
andarsene, ma…meglio. Se
vuoi puoi tornare a casa, grazie di essere venuta, sebbene non ci
conosciamo o
siamo amiche, ho apprezzato il pensiero. - conclusi, sorridendole.
-Ma no, quale
tornare a casa! Voglio assicurarmi che
tu non rimetta più e ti riposi a sufficienza. Sarebbe un
problema se ti
cucinassi il pranzo e ti facessi compagnia nel pomeriggio?
-Oh…ma
non vorrei disturbarti…non hai un lavoro o
tua cugina a cui badare?
-No, i genitori
di Gabriel sono tornati stamattina,
per cui quando torna da scuola, possono badare loro alla loro bambina,
e per il
lavoro…sono un babysitter, ma da qualche settimana nessuno
mi ha chiamata.
-Capisco.
Beh…allora sì, un po’ di compagnia non
potrà farmi che bene.
Sorrise, facendo
brillare i suoi grandi occhi
marroni.
-Perfetto. Dove
hai i cuscini e le coperte? Ti
sistemo il divano, così poi ti porto il vassoio qui.
-Sono nel
ripostiglio, dietro a quel tavolo,- le
indicai il mobile del salotto,- comunque mangerò in cucina,
e ti aiuterò a
cucinare.
-No, no
Esmeralda…tranquilla, le cucine sono mie
amiche e poi…promesso, non metterò alcolici o
roba così.- concluse, facendomi
l’occhiolino e sparendo in cucina.
Bah…era
un po’ strana come ragazza, ma sembrava
simpatica.
All’una
e mezza, Mercedes aveva finito di cucinare
un brodo con un po’ di pastina e aveva tagliato dei pezzi di
formaggio
parmigiano e di mela…anche per lei.
-Bene Esmeralda,
spero di aver cucinato bene. Sono
abituata alla cucina spagnola che è
più…pesante.- sorrise imbarazzata.
-Grazie mille
per le attenzioni e per il disturbo,
Mercedes…sono davvero grata a te e Gabriele.
Mangiai due
cucchiai di brodino.
-E’ un
piacere, ma a proposito di Gabriel…- non lo
chiamava Gabriele, ma Gabriel con l’accento sulla
e…forse era la versione
spagnola del nome,- cosa
ne pensi di
lui? Sai mi parla spesso di te, sei sempre nei suoi discorsi.
Ero certa che le
mie guance si fossero imporporate
in quel momento.
-Beh,- posai il
cucchiaio con cui stavo mangiando e
mi schiarii la voce,- è un bravo ragazzo. E’
educato, gentile ed è un bravo
lavoratore.
Sorrise,
portandosi alle labbra della pastina.
-E’
bello saper che pensi queste belle cose di lui.-
poi sorrise amaramente,- sai Gabriel è un ragazzo forte,
molto…ha subito tante
cose spiacevoli nella sua vita. Poco meno di un anno fa fu tradito
dalla sua
fidanzata con cui aveva passato tanto tempo, poi quando venimmo in
Italia, ebbe
spiacevoli episodi nella sua carriera scolastica.
-In che senso?-
spiluccai un pezzo di mela. Mi
sentivo già sazia.
-Beh…ha
subito atti di bullismo alla scuola elementare e media…dei
ragazzi lo prendevano in giro perché non sapeva ancora
parlare
bene l’italiano, per il suo accento spagnolo…come
il mio, strascicato e perché
la sua carnagione abbronzata lo faceva mettere subito in risalto.
“Dall’elementari
che conosco tipi come quelli! Razzisti che appena sentono e vedono un
accento
diverso e una carnagione abbronzata, ti prendono in giro, ti
perseguitano, ti
fanno del male psicologico…o quando vedono una bella ragazza
si avventano su di
loro come le cozze sugli scogli! Appena si ripresentano o viene qualche
mal intenzionato
tu chiamami subito, claro?”
In quel momento
ripensai alle parole che Gabriele mi
disse quando vennero quei tipacci in gelateria…ora si
spiegava tutto.
Mi sentii
triste. Non conoscevo lo spagnolo da
tantissimo tempo, ma si era sempre dimostrato una persona sorridente,
simpatica, gentile…in quel momento mi sentii una vera
schifezza. Anche lui
aveva sofferto nella sua vita, e forse…anzi sicuramente,
più di me, vista la
violenza psicologica subita da bambino, ma al mio contrario continuava
ad
affrontare la vita con un sorriso. Io, invece…avevo lasciato
che il mio animo
si oscurasse, che il mio volto perdesse la bellezza dei sorrisi, che il
mio
cuore smettesse di battere davanti ad un bel ragazzo. Ero stata una
stupida, e
il guaio è che me ne accorgevo solo adesso.
-Ehi Esmeralda?
Stai bene…non vorrai mica vomitare,
no?- mi chiese Mercedes avvicinandosi.
-Oh no, sto
meglio, grazie! E’ solo che…ho pensato a
quello che mi hai detto, e sai…mi dispiace per
Gabriele…è davvero un ragazzo
forte.- conclusi, sospirando.
-Sì
lo è molto, ma qualcosa mi dice che anche tu lo
sei- mi fece l’occhiolino,-…hai finito con la
pastina? Non ne vuoi più?
-Io non sono
affatto forte, sono solo una sciocca
acida e scorbutica che merita di essere lontana da persone come
Gabriele.
Mercedes
posò il suo piatto sul tavolino dei
telecomandi, poi si sedette acanto a me e prese ad accarezzarmi i
capelli.
-Ma
perché dici così? Gabriel mi dice sempre che sei
una ragazza magnifica, coraggiosa,
intelligente…perché non meriteresti un
ragazzo come lui?
-Tuo cugino
è fin troppo buono…ma sai Mercedes,
anch’io ho subito una ferita sentimentale nella mia vita, ma
più che continuare
a testa alta, ho indurito il mio cuore, sprecando ben due anni della
mia
esistenza.
-Ma
no…senti, io e te non ci conosciamo molto, anzi
direi per niente, ma…mi fido di quello che dice mio cugino e
sai…tutti nella
vita facciamo degli errori, l’importante è
rendersene conto e rimediare.
-Rimediare? E
come si fa a rimediare a due anni di
vita passata con un cuore ibernato? - chiesi tristemente.
-Vivendo il
resto della tua vita diversamente.- mi
sorrise, trasmettendomi un po’ di calore.
-Grazie
Mercedes…posso abbracciarti?- le chiesi
timidamente.
-Ma certo.
Ci stringemmo in
un caloroso abbraccio, ma poi un
forte senso di nausea mi pervase e corsi in bagno per andare a
rimettere. Per
la serie “come rovinare un bel momento”.
***
Mercedes se
n’era andata da un paio di ore,
dicendomi che doveva finire di prepararsi per un esame universitario.
Durante
il pomeriggio avevamo parlato e avevamo scoperto un po’ di
cose l’una
dell’altra. Seppi che studiava ingegneria e che in’
estate la famiglia Levanti
sarebbe tornata a Barcellona per una paio di mesi, insieme a lei.
Gabriele, come
mi aveva accennato, era venuto a
farmi compagnia.
-Stai bene,
adesso?- mi chiese, seduto sul sofà di
fronte a quello su cui ero seduta io, e
su cui era stata seduta sua cugina, mentre io ero intenta a vedere una
telenovela.
In
realtà della tv non stavo seguendo un bel niente,
ma dopo ciò che avevo sentito su di lui, mi imbarazzava
guardarlo negli occhi.
-Sì,
grazie Gabriele…per tutto e per tua cugina.
Spalancò
gli occhi.
-E’
venuta realmente, quindi?
-Sì…abbiamo
mangiato anche insieme…o meglio io ho
solo assaggiato qualcosa per via dello stomaco sottosopra, e abbiamo
parlato
molto per gran parte del pomeriggio.
-Oh…comprendo!
Sì gliel’avevo chiesto io di passare a
vedere come stavi. E di cosa avete parlato?
Spostai, ora, il
mio sguardo su di lui.
Si era cambiato
i vestiti, e adesso indossava la
camicia bianca con sopra il gilè nero che indossò
il primo giorno in gelateria.
-Bah della
quotidianità…ho saputo che studia
ingegneria.
-Ah…
e basta?- sembrava quasi avesse timore.
Probabilmente
temeva che la cugina mi avesse detto
qualcosa su di lui (cosa che era successa), ma perché non
voleva che la
sapessi?
“Bhe
per lo stesso motivo per cui tu non vuoi che
sappia di te e Adriano”- rispose la mia vocina interiore.
-No!
Perché? Doveva dirmi qualcosa?
-N-no,
assolutamente! Bene…allora…io vado a casa, la
settimana prossima ho un esame.
-Ah, buona
fortuna, allora!
-Grazie.
Quindi…o-ora stai bene?
-Sì!
Sto molto meglio.
Così
detto lo spagnolo mi sorrise e poi mi salutò.
***
-Esmeee?? Ma
dici davvero?- trillò Rachele
dall’altra parte della cornetta.
-Sì…è
venuta sua cugina e mi ha raccontato di ciò
che è successo a Gabriele.
Io e
Rarà eravamo al telefono da almeno due ore, e
le avevo raccontato tutto ciò che era successo dalla sera
prima al luna park
all’incontro con Mercedes.
-Che tristezza,
povero cucciolo.- sospirò.- mi è
piaciuto però come hai risposto a Mercedes.
-Sì?
-Sì,
perché hai finalmente ammesso a te stessa, di
aver sbagliato in questi due anni a chiuderti. E’ da sempre
che ho cercato di
fartelo capire, ma tu hai fatto sempre la testarda.
-Lo so, ma
comprendimi…ciò che ho subito mi ha
distrutta. Io ero sul punto di sposarmi, sposarmi…capisci
Rac?
-Capisco Esme,
ma…non dovevi chiuderti a riccio per
colpa di un verme di quella specie…dovevi dimostrargli che
ciò che ti aveva
fatto ti aveva reso più forte non più acida, che
potevi benissimo trovare un
ragazzo migliore di lui.
-Sì,-
sospirai,- ma adesso l’ho capito e il guaio è
che non so che fare.
-Non
è difficile sai…ho sempre pensato che il tuo
carattere scorbutico fosse una maschera, ma ora la maschera
è crollata…non
pensi che sarà più facile essere la vera
Esmeralda?
-Non ricordo
più com’è la vera
Esmeralda…- ammisi
mordicchiandomi un’unghia.
-Oh basta con
questo piagnisteo, Raldina…
devo sempre fare gli stessi
discorsi?
-Come mi hai
chiamato, prego? Raldina?
-Sì
sì.- scoppiò a ridere.
-Brava Chelina!
Ma ora puoi dirmi perché nel tuo tono di voce sento tanto
entusiasmo?
Tossì,
quasi come se fosse…imbarazzata.
-Oh
beh…non è successo niente di che…fatta
eccezione
che per il fatto che…Bobby ed io siamo ufficialmente
fidanzati.- concluse,
urlando gioiosamente.
-Oh mio
Dio…oh mio Dio, è vero??- trillai
anch’io,
sorridendo.
Il mal di testa,
dopo aver parlato con la mia
migliore amica, era passato.
-Assolutamente…non
sai come sto in questo momento.
Appena sento la sua voce al telefono, mi viene la pelle
d’oca, mi trema la
voce…lo amo da matti.
Sorrisi. Sentivo
il mio cuore molto felice, in
questo momento.
-Non sai quanto
mi rendano felice la tue parole
Rarà. Tu, per me, sei come una sorella, quindi…se
il tuo cuore è emozionato lo
è anche il mio.
-Oh tesoro, come
sei dolce. Lo stesso è per me…e
vedrai che fra poco succederà una cosa bella anche a te.
-Che vuoi dire?
-Tra te e
Gabriele, no? A te piace, vero?
-E’
molto probabile…ma a lui?
-A lui, cosa?
E’ sicuro come l’oro che è cotto di
te, sciocchina.
-Bah…vedremo.
E niente…allora domani, prendo il tuo
posto.
-Sì…sempre
che tu stia meglio…
-Oh
sì la sbornia è passata.
Scoppiò
a ridere.
-Oh Dio, povera
la mia Esme, ubriacarsi per così
poco!
-Ehi! Non
ridere.- la rimproverai, per poi ridere
anch’io.
-Ah Esme?
-Sì?
-Sai che ci
sarà tra due mesi una specie di gara di
ballo? E’ una specie di saggio per la fine del mio corso. Ci
verrai, no?
-Rac…ma
mi hai visto ballare?
-Sì…stai
migliorando, e poi non mi hai detto che
Gabriele ti ha proposto delle ripetizioni?
-Sì…
-E allora?
E’ fatta, ti voglio bene, a domani.
Chiuse
così la telefonata, senza darmi agio di dire
né un se né
un ma.
***
Da quella
telefonata trascorsero giorni, che si
trasformarono in settimane che si trasformarono in un mese.
La mia vita
stava procedendo tranquillamente. Avevo
studiato molto, e mi ero tolta davanti tre esami in
quest’ultimo mese.
Il rapporto tra
me e Gabriele non era molto
cambiato, tranne per il fatto che se mi poneva una domanda io gli
rispondevo
gentilmente, sorridendogli anche. Per il resto, da quella volta del
Luna Park,
non ci eravamo dati altri “appuntamenti”, il
progetto delle lezioni di ballo,
l’avremmo iniziato fra una
settimana…sì, alla fine avevo
accettato…ormai l’idea
di passare più tempo con lui non poteva che piacermi. Solo
che lo spagnolo
stava studiando molto in quest’ultimo periodo, la
facoltà di medicina era molto
pesante, e anch’io stavo studiando tantissimo, chiudendo i
libri alle undici di
sera, ogni giorno… dunque avevamo deciso di posticipare le
lezioni più avanti.
Eravamo
già in aprile, fra poco ci sarebbe stato il
mio compleanno, e Alfredo amava questo periodo perché poteva
sbizzarrirsi nel
cucinare qualsiasi torta lui volesse, senza preoccuparsi dei gusti
troppo
difficili di alcuni clienti. Ero la sua assaggiatrice di fiducia, e mi
dava
sempre la possibilità di scegliere quale dolce volessi per
il mio compleanno.
Avrei compiuto ventiquattro anni…wow! Come volava il tempo.
-Esmeralda, hai
montato la panna? Posso aggiungere
un po’ di vaniglia?- mi chiese Giulia, mentre io preparavo la
masse per i
muffin che avrebbero abbellito la vetrina dei dolci.
-Sì
sì, ho fatto anche la cioccolata…li decori tu i
muffin?
-Certo! Sai che
mi piace decorare tutte le cose.-
concluse sorridendo.
Osservando le
sue unghie ultra decorate, non avevo
dubbi che le piacesse farlo.
-Beh? E il
fidanzato? Come va?- le chiesi.
-E’
partito per la Grecia…un viaggio universitario.
Dunque, sono un po’ giù ultimamente
perché non lo posso vedere di persona ma
fortunatamente ci manteniamo in contatto via Skype! Tu, invece? Sei
ancora
single, Esmeralda?
Annuii con il
capo, poi aprii una barattolo di
marmellata, fata da Rachele, e la spalmai su una torta di pan di spagna.
-Mhm, comprendo!
Ma ti piace qualcuno? Oppure sei
ancora anti-ragazzi?
-Diciamo che non
sono più anti-tutti-i-ragazzi, ma
solo anti-ragazzi-maleducati-e-stupidi.
-Brava!
E’ già un grande passo avanti.
Le sorrisi e poi
continuammo a lavorare. Io e Giulia
non eravamo mai state di troppe parole.
Verso
l’ora di pranzo, rividi Gabriele. Era stato
chiuso tutto il giorno a catalogare le merci appena arrivate e a
ripulire il
magazzino delle spezie. Aveva una t-shirt grigia con sovrastampati dei
disegni
colorati ed era leggermente sporco di farina…probabilmente
aveva avuto un
incidente con qualche sacco.
-Ciao Gabriele.-
gli sorrisi gentilmente.
Non mi sembrava
vero che riuscissi a sorridergli,
Ricordo, che un mese prima, quando provai a curvare le mia labbra in un
sorriso
davanti a lui, mi sentivo un po’ come il personaggio di
Dickens: Ebenezer
Scrooge, che alla fine della storia ha quasi dolore al cuore tanto non
è più
abituato a sorridere. Non che non avessi mai riso allo
spagnolo…ma ora era
diverso, io ero diversa.
Mi sembrava
strano che fossi diventata, o meglio,
ritornata quella di una volta: una persona gentile, sorridente,
cordiale e
simpatica, ma non fragile, quello no. Mi ero lasciata dominare dalla
tristezza,
dallo sconforto…sprecando due anni della mia giovinezza, ma
adesso sarei
rinata. Anchi i clienti abituali avavano notato dei cambiamenti in me,
mi sentivo proprio bene.
-C-ciao
Esmeralda.- ricambiò, cordialmente.
Gabriele si era
fatto crescere la barba, in questo
mese, e non potevo non dire che gli stava benissimo, donandogli un
tocco di
“maturità” in più sul suo
volto dai tratti quasi fanciulleschi.
-Come va?- gli
chiesi, seguendolo vicino alla cassa.
Si sedette su
una sedia ad un tavolino…aveva finito
il suo turno per oggi.
-Abbastanza
bene…sono un po’ stanco, ma tutto okay.
Tu? Come procede l’università?
-Bene, fra due
settimane darò un altro esame.
-Oh…capisco.
Io invece, la settimana prossima, andrò
a fare del praticantato all’ospedale di San Tommaso, ci
saranno anche alcuni
miei amici con cui seguo alcuni corsi.
-Ah…interessante!
E questi tuoi amici, immagino,
siano tutti ragazzi affidabili e a modo…
-Beh sono brave
persone, sì…certo ognuno ha i suoi
pregi e difetti, ma non ho nulla da ridire, anche se anch’io
ritengo delle
persone più simpatiche di altre. Ma perché,
questa domanda?
Giulia
portò dei vassoi di pasticcini e riempì lo
spazio adibito ai dolci sotto la cassa.
-Esmeralda, per
caso hai messo anche i ferri di
cavallo in forno, 'sta mattina?
Annuii, poi la
mia collega si allontanò.
-Bah
così…solo che pensavo che fra poco tempo,
quella specie di scommessa che facemmo nelle Foresta Umbra
sarà scaduta,
quindi…volevo sapere come stavano le cose.
-Giusto! In ogni
caso, hai ragione a pensare che non
ti ho fatto conoscere molti ragazzi bravi abbastanza da far cadere le
tue
convinzioni in merito al genere maschile.- mi rispose, guardandomi.
-Beh non che io
ti abbia fatto conoscere tanti
ragazzi da dimostrarti che avessi ragione io, in ogni
caso…penso che volendo
possiamo anche chiudere qua la storia della scommessa.
-C-cosa?
Perché?- mi domandò sorpreso, guardandomi
con i suoi pozzi senza fondo.
-Perché
in quest’ultimo periodo, mi sono resa conto
di aver sbagliato a fare “di tutt’erba un
fascio”, voglio dire…ognuno di noi ha
pregi e difetti...ho sbagliato, punto. E quindi è inutile
continuare a
conoscere nuovi ragazzi.
-Ah…mi
fa piacere che tu abbia cambiato il tuo
parere, solo che…non so, adesso mi sento un
po’…strano.- fissò il porta
tovagliolini di fronte a sé.
-E
perché strano?
-Cioè…vuoto…era
bello saper di avere una scommessa,
un gioco in cui impegnarsi al massimo per dimostrare le proprie
convinzioni…ma
come mai, questo cambio repentino?- ripuntò i suoi occhi su
di me.
-Così!
Ho aperto bene gli occhi e ho…capito!-
risposi sbrigativamente.
-Oh…capisco!
Bene…allora, niente!- mi sorrise.-
quindi ora, a parte il lavoro e la scuola di ballo, non avremo
più scuse per
vederci?
-Non hai detto
che dalla settimana prossima, mi
darai lezioni di ballo?- domandai avvicinandomi a lui.
-S-sì,
certo!
-Oppure ti
preoccupa il fatto che senza più
scommessa, tu non potrai dimostrare di aver ragione, e quindi avere un
mio
bacio?- lo presi in giro, raggiungendo il suo tavolino e avvicinandomi
al suo
volto.
-N-no, c-certo
che no! S-so comunque che me
l’avresti dato solo per la scommessa, tu non mi
sopporti…
-E chi ti dice
questo?
-L’hai
detto tu…aggiungendo che non è che non
sopporti solo me, ma tutto il genere maschile…- rispose,
rosso in volto e alzandosi
di scatto, raggiungendo il juke box.
-Ma non ti ho
detto, poco fa, che ho cambiato alcune
mie idee?- ritornai dietro alla cassa.
-S-sì…giusto.
Quindi non mi odi?
-No,
anzi…
-C-cosa intendi
dire?- balbettò.
Qualcosa di
improvviso mi si accese dentro, così
ritornai ad essergli di fronte, poi alzandomi in punta di piedi, gli
stampai un
bacio sulle labbra.
-Questo…intendo
dire.- gli feci l’occhiolino e poi
sparii in cucina.
TO BE
CONTINUED…
Ciao ragazzi ^__^
Avete sentito?
E’ morto l’attore Robin Williams…mi
dispiace molto! Mi stava simpatico e ho visto alcuni dei suoi
film…era un
bravissimo attore :(
Vabbè…andiamo
avanti! :(
Eccoci
arrivati al 14° capitolo di Bailamos. A dirla tutta, non so se
considerarlo il
penultimo o il terzultimo capitolo, ma…ormai non rimane
molto, quindi preparatevi
al finale ;)
So che
probabilmente possono sembrare troppo “frettolosi”
certi cambiamenti di Esmeralda, ma sono sincera, speravo che la storia
fosse
seguita di più, ma non essendo così preferisco
concluderla il prima possibile e
quindi…sto affrettando un po’ i tempi, diciamo
così.
Grazie di cuore
a Sun_Rise93,
senza la quale questa
storia non sarebbe la stessa. Grazie di cuore, davvero <3 e a
coloro che
seguono, preferiscono e ricordano questa storia.
Un bacio e alla prossima!!
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