Pensieri e Sogni

di Fanie33
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Kili ***
Capitolo 2: *** Fili ***
Capitolo 3: *** Kili ***
Capitolo 4: *** Fili ***
Capitolo 5: *** Kili ***
Capitolo 6: *** Fili ***
Capitolo 7: *** Kili ***
Capitolo 8: *** Fili ***
Capitolo 9: *** Kili ***
Capitolo 10: *** Fili ***
Capitolo 11: *** Thorin ***



Capitolo 1
*** Kili ***


La luce del sole fu la peggior tortura che i suoi occhi potessero immaginare in quel momento. Uno spiraglio malevolo si insinuava dispettoso tra le tende, andando ad infrangersi proprio sul cuscino di Kili, che non potè fare a meno che ritrovarsi sveglio e lucido diverse ore prima delle sue reali intenzioni. Voleva dormire, quel giorno, e voleva dimenticare i pensieri che gli affollavano la mente.

Nel letto sotto alla finestra dormiva suo fratello, Fili, le coperte tirate su fino ai fianchi, l'aria serena. Il giovane nano lo osservò per un momento, invidiandone la calma e la pace che trasparivano dal suo giovane volto addormentato. Gli si avvicinò, e tirò le lenzuola fino a coprirgli il petto nudo, poi chiuse meglio le tende e scese di sotto, senza il minimo rumore.

Suo zio doveva essere già uscito, e così si ritrovò solo in cucina, solo con i suoi pensieri. Pensieri da ricacciare nel profondo, da distruggere, che distruggono.

Si ritrovò quasi senza accorgersene seduto fuori, ad osservare un timido sole farsi strada tra le nuvole alla ricerca di un ritaglio di cielo, con un pugnale e una pietra da affilatura in mano.

C'erano giorni, Kili lo sapeva, in cui certe idee nascevano così radicate nella sua mente che niente le riusciva a scacciare, tanto che perfino i suoi sogni ne portavano segni evidenti, e quello era uno di quei giorni. Rientrò in casa appena la sua testa ne fu invasa di nuovo, quasi sperando che suo fratello fosse sveglio, almeno avrebbe avuto qualcuno con cui parlare. Ma niente, Fili dormiva, tanto per cambiare. Salì di nuovo in camera, aprendo e chiudendo la porta senza il minimo rumore, e si sedette sul letto con le gambe raccolte al petto, osservando i lineamenti del fratello addormentato confusi dalla penombra della stanza. Ed eccoli, di nuovo, quei suoi pensieri, affollarsi prepotenti nella sua mente, ed ecco di nuovo lui a cercare di cacciarli, invano.

Sentì suo fratello muoversi e mugugnare qualcosa nel sonno, scoprendosi di nuovo. Kili si alzò e afferrò la coperta, ma in quell'istante si accorse dei grandi occhi di Fili puntati su di sé, e per poco non gli prese un colpo.

«Ma che cosa ti vieni in mente? Fissi la gente adesso?»

«Ti ho spaventato?» sogghignò il maggiore con la voce impastata dal sonno «E comunque potrei farti la stessa domanda. Da quanto sei seduto li al buio?»

Kili mugugnò qualcosa, allontanandosi e aprendo di scatto le tende, strappando al fratello un ringhio infastidito.

«Avanti, alzati. Abbiamo da fare. Thorin è già uscito»

Fili, suo malgrado, dovette obbedire, mettendosi stancamente in piedi e stiracchiandosi, mentre il fratello lo guardava con occhi strani.

«Che c'è?» gli chiese il maggiore, ma quello che ottenne fu solo una vaga alzata di spalle.

«Ti aspetto di sotto» disse Kili uscendo dalla stanza.

 

«Ma datti una mossa!» sbottò per l'ennesima volta Fili, stracarico di legna sulla schiena, mentre guardava male il fratello due metri dietro di sé con altrettanti ceppi impilati in una cesta assicurata alle spalle. Thorin aveva lasciato loro precise istruzioni: mentre lui era alla forgia, loro avrebbero dovuto scendere nel bosco e tagliare qualche ciocco di legno per il fuoco. Ma entrambi i fratelli sapevano che quando il loro zio diceva “qualche” intendeva qualche tonnellata. E così si erano rassegnati a spaccare legna e a trasportarla a piedi fino a casa. Quello era il terzo viaggio, e prima che venisse sera avrebbero certamente dovuto farne almeno altrettanti.

Arrivarono a destinazione stanchi e fradici di sudore, con i vestiti appiccicati al corpo e il fiatone.

«Ne facciamo ancora uno?» chiese Kili, ancora ansimante, appoggiato con una spalla ai ciocchi appena impilati.

«Scherzi, vero? Io ho fame.» disse Fili, che già si vedeva seduto a tavola.

«Va bene, ma deve assolutamente rimanerci il tempo di fare un salto al torrente prima che faccia buio.»

Mangiarono, e si rimisero al lavoro prima ancora che mezzogiorno fosse passato, ma entrambi smaniavano all'idea di togliersi di dosso il sudore e la sporcizia accumulata. Le casacche di entrambi giacevano abbandonate sulla porta di casa, e il sole si rifletteva sulle loro spalle scure e sudate.

Finirono prima ancora di rendersi conto, e con meno di sette viaggi avevano riempito la legnaia per almeno un mese. Soddisfatti del loro lavoro, si avviarono insieme al ruscello, Fili davanti e Kili dietro, in silenzio.

«Tutto bene, fratellino?» chiese ad un certo punto il maggiore, facendo sobbalzare quello che invece era completamente concentrato nel tentativo di scacciare dalla mente certi pensieri così fastidiosi.

«Si, tutto bene»

«No perché... Ti vedo un po' strano. Sei diverso dal solito»

«No, direi di no. È tutto a posto»

«Se lo dici tu...»

Arrivarono al torrente che la sera incombeva su di loro, e si spogliarono in fretta, stanchi ed affamati. L'acqua gelida si impossessò dei loro corpi con tale foga da strappare anche gran parte della fatica dalla loro pelle, mentre loro si godevano la leggera corrente e il silenzio.

«Fili?» mormorò ad un certo punto Kili, mentre entrambi galleggiavano a pancia in su sul pelo dell'acqua, con i capelli che ondeggiavano e gli occhi chiusi.

«Mmmm»

«Posso chiederti una cosa?»

«Mmmm»

«Tu sarai mio fratello per sempre? Voglio dire, qualunque cosa succeda tu mi vorrai comunque bene?»

Questa volta, Fili alzò di scatto la testa e guardò stranito il fratello, che continuava a galleggiare pacifico nell'acqua, come se avesse appena detto la cosa più normale del mondo «Certo, perché?»

«Niente, solo per sapere»

«Ma ti sembrano cose da chiedere? Certo che sarai sempre mio fratello. Dopotutto, dove lo trovi altrimenti uno come me?» sogghignò il biondino, provocando le risate di entrambi.

 

Thorin li aspettava sulla porta, con le braccia incrociate sul petto e uno sguardo truce negli occhi.

«Ho visto le legna» disse, quando loro arrivarono «bel lavoro, anche se speravo che ne avreste prese di più»

I due fratelli si guardarono accigliati, e si misero a ridere.

 

Cenarono come sempre, in silenzio, e poi ognuno si ritirò nella propria camera, Kili e Fili prima del solito.

«Buonanotte fratellino» disse Fili, poco prima di addormentarsi.

«Buonanotte» rispose questo.

 

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Capitolo 2
*** Fili ***


Fili si svegliò molto prima dell'alba, come sempre del resto, aspettò pazientemente che i suoi occhi si adattassero all'oscurità. Appena riuscì a distinguere i mobili della stanza, si avvicinò al letto del fratello e gli sistemò le coperte, poi scese di sotto, a preparare la colazione per sé e per lo zio. Thorin era già in piedi, e si preparava per uscire.

«Kili dorme?»

«Si»

«Ti sei accorto che è diverso dal solito?»

«Si. Ma non so perché.»

«Secondo te è successo qualcosa di grave?»

«Credo che qualcosa lo preoccupi, ma non penso che voglia dirci di cosa si tratta. Ieri si è alzato all'alba. E anche il giorno prima.»

«Farai qualcosa a riguardo?»

«Ovviamente»

«Bene» disse Thorin, uscendo di casa e salutando il nipote con un cenno.

A quel punto Fili risalì le scale e ritornò in camera senza il minimo rumore, e si infilò nel letto coprendosi solo fino al ventre con il lenzuolo. Conosceva troppo bene suo fratello.

Meno di mezz'ora dopo, infatti, Kili gli stava rimboccando le coperte. Fili, come sempre, si finse immerso in un profondo sonno, e aspettò che in fratello scendesse le scale. Poi si alzò a sua volta, e lo seguì in silenzio. Entrambi indossavano solo le brache, visto che l'autunno ancora tardava a volgere in inverno.

Il minore, ignaro della presenza del fratello, arrivò fino in cucina, appoggiandosi al tavolo con le mani con l'aria di chi fa fatica perfino a respirare, e poi sospirò. Un sospiro pesante, tragico, che a Fili diede l'impressione di una grande pena. Ma forse era solo un'impressione.

«Kili»

Il giovane nano sobbalzò.

«Kili, tutto bene?»

«Si, si certo. Tutto bene. Credevo dormissi»

«Si, dormivo» mentì Fili, che ancora non riusciva a rinunciare a quello che il fratello faceva quando credeva che lui non lo vedesse. Rimboccargli le coperte, guardarlo, sospirare, piangere. Erano cose che lui gli nascondeva per paura che lo avrebbero reso meno adulto ai suoi occhi, ma che in realtà non facevano che farlo sembrare più vero.

«Kili, tu sai che con me puoi parlare di qualunque cosa, vero?»

«Si, si lo so, ma non c'è niente da dire, va tutto bene. Davvero» sorrise il minore. Un sorriso talmente finto che al fratello si gelò il cuore.

“Perchè non parla con me?” si chiese, incapace di darsi una risposta.

 

Quel giorno, non avevano nulla da fare, e così Fili propose una gita in città, nella speranza che almeno questo avrebbe tirato su il morale del fratello, e che lui stesso magari avrebbe trovato il modo di convincerlo a parlargli.

I colori, le persone, il rumore e le voci fecero trascorrere la giornata talmente in fretta che nessuno dei due si rese conto di quanto fosse tardi finché non videro il cielo farsi scuro.

Sulla strada di casa, il maggiore ci riprovò ancora.

«Kili, sei strano. Sei sicuro che sia tutto a posto?»

«Fili, non ti preoccupare, va tutto bene.»

«Ne sei sicuro?»

«Si»

«No, perché io volevo...»

«Basta» lo interruppe il fratello «va tutto bene. Smettila di tormentarmi» e accelerò il passo, lasciando il biondo dietro di sé, completamente spiazzato.

 

 

NdA.
Intanto, grazie a tutti quelli che leggeranno, e ancora di più a chi mi farà sapere cosa ne pensa di questa “cosa”. Premetto che avevo lasciato il primo capitolo privo di una nota perché non mi sembrava necessaria, ma mi piace l'idea che si sappia cosa ne penso anche io, quindi eccomi qua.
Da adesso in poi la storia prende il via davvero, e io cercherò di aggiornarla ogni volta possibile.
Un bacio, Erin

 

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Capitolo 3
*** Kili ***


Kili si rese conto di essere sveglio solo dopo aver fissato il soffitto per un po'. L'ennesimo sogno lo aveva lasciato intontito e infastidito, con un gusto amaro in bocca. Quanto odiava quei sogni... Scese dal letto osservando il fratello, steso e ancora addormentato, con le spalle scoperte e il petto che si alzava e abbassava lento. Dopo esserselo ritrovato davanti di colpo il giorno prima, aveva deciso che per un po' si sarebbe tenuto rigorosamente alla larga dal suo letto e dalle sue coperte.

Scese le scale e uscì fuori, rabbrividendo mentre l'aria fredda gli si infrangeva sul petto nudo. Quello almeno servì a cacciare per un momento i pensieri che lo tormentavano. Ma non abbastanza a lungo.

«Kili» il fratello era in piedi dietro di lui, silenzioso come al solito.

«Fili» rispose lui, con quel tono da “girami al largo che oggi mordo”, sperando che il biondo capisse il messaggio. E invece no.

«Non hai freddo?»

“Ma razza di idiota, se avessi freddo mi vestirei, no?” «No»

«Hai la pelle d'oca»

“E non ti ha sfiorato l'idea che potrebbe non essere per colpa del freddo?” ma prima che potesse parlare, Fili gli appoggiò una mano calda sulla spalla, facendolo rabbrividire a quel contatto. Kili scattò indietro, staccandosi dal tocco del fratello, che rimase sorpreso da quella reazione.

«Sicuro di stare bene?»

«Ti ho detto di si» sbottò Kili, superandolo e andando a rintanarsi in camera, sbattendo la porta.

 

Una volta dentro, l'oscurità e il silenzio lo cullarono per un po', mitigando la rabbia e i sentimenti che provava dentro di sé, e per una volta lui si lasciò circondare dai suoi pensieri. Tanto, peggio di così...

Sentì dei rumori di sotto, porte, passi, probabilmente Fili che si aggirava a vuoto per la casa. Un paio di volte lo sentì anche salire le scale, esitare e poi tornare silenziosamente indietro. Forse finalmente aveva capito. Forse finalmente aveva capito che doveva stargli lontano, almeno per un po'. Almeno finché a Kili non fosse passata quella follia momentanea. Perché di questo doveva senza dubbio trattarsi. Di follia.

 

Quando si svegliò, era ancora seduto con la schiena appoggiata alla porta. Di sotto, si sentivano due voci. Una più forte e una più debole. Thorin doveva essere tornato.

Una della due voci quasi gridava, e presumibilmente suo zio avrebbe volentieri salito le scale per tirarlo fuori da quella stanza e fargli passare qualunque cosa avesse all'istante, come solo lui sapeva fare, e ad un certo punto Kili fu certo di averlo sentito mettere i piedi sui primi gradini, ma subito la voce di Fili era intervenuta a fermarlo. Il moro fu grato al fratello per questo, e silenziosamente scivolò nel suo letto, ancora avvolto dall'oscurità che non aveva mai lasciato la stanza.

 

NdA
Primo: scusate se il capitolo è corto, ma questo si è praticamente scritto da solo, e, devo dirlo, mi piace molto.
Secondo: Come sempre, critiche e commenti sono bene accetti, ma cercate di non ferire il mio animo sensibile con insulti troppo pesanti;)
Bene, detto questo, non mi resta che lasciarvi un bacio e andare a scrivere il quarto capitolo.
Kiss kiss, Erin

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Capitolo 4
*** Fili ***


Per Fili il risveglio fu davvero tragico. La sera precedente aveva speso un sacco di energie nel disperato tentativo di non permettere a suo zio di uccidere suo fratello. Nonostante quello fosse il suo modo di preoccuparsi, Thorin faceva fatica a distinguere il carattere introverso del nipote dai semplici capricci dei bambini, e così spesso finiva con l'essere ingiusto nei confronti di Kili. Fili sapeva che questa volta le cose sarebbero state più difficili da affrontare, ma confidava nella fiducia e nell'affetto che lui e suo fratello nutrivano l'uno per l'altro. Doveva solo decidere quale fosse il modo migliore di alleviare le pene di Kili finché lui non avesse deciso di parlarne con qualcuno. E nel frattempo tenere anche Thorin a distanza.

E così, un po' per stanchezza e un po' per paura di disturbare il fratello che non era più uscito dalla loro camera da quella mattina, Fili si era rassegnato a dormire per terra, sul vecchio tappeto davanti al caminetto, rigorosamente spento. E adesso la sua schiena stava protestando con veemenza, lasciandolo a boccheggiare ad ogni movimento. Nemmeno quando dormivano all'aperto su radici e sassi si svegliava così dolorante.

Aveva sentito suo zio uscire di casa sbattendo la porta una manciata di minuti prima, e adesso stava meditando di alzarsi da terra per andare a vedere come stava Kili, quando lo sentì scendere le scale. Aveva il passo leggero, come se stesse cercando di non farsi sentire. Un istante prima che si affacciasse alla porta della stanza, Fili richiuse gli occhi e si raggomitolò di nuovo su se stesso, scoprendosi ovviamente il torace.

Da dietro alle palpebre, o sentì aggirarsi per un momento per la stanza e poi arrestarsi bruscamente, e il biondo intuì che si fosse appena accorto di lui. Il minore gli si avvicinò lentamente, come se avesse paura di svegliarlo, e gli si inginocchiò vicino, rimboccandogli la coperta fin sulle spalle. Poi, con un gesto leggero della mano, gli scostò una ciocca di capelli dalla fronte, e Fili dovette fare uno sforzo immenso per non rabbrividire a quel contatto. Ma Kili, come se si fosse reso conto solo in quel momento di cosa stava facendo, si ritrasse di scatto, alzandosi in piedi e rovesciando nella foga un vaso appoggiato li vicino. Il maggiore, cercando in tutti i modi di non ridere della goffaggine del fratello, non poté fare altro che aprire gli occhi e sorridere al moro, completamente pietrificato davanti a lui.

«Scusa...» balbettò il più giovane.

«Non ti preoccupare. È tardi, mi sarei dovuto alzare lo stesso» rispose Fili, porgendo una mano al fratello perché lo aiutasse ad alzarsi da terra. Il moro la afferrò, e con uno scatto rimise in piedi il fratello, che con un ringhio di dolore, gli ricadde su una spalla.

«Fili, che ti succede?»

«Sto bene. Mi fa solo male la schiena» dire che gli faceva male era un eufemismo, quasi non riusciva a stare in piedi, ma non voleva allarmare il fratello.

«Vieni» disse il più giovane, indicando una sedia «ti prendo un cuscino»

Appena si rese conto che quella sedia era la cosa più lontana dal letto che agognava e che la sua schiena lo avrebbe ucciso se avesse fatto un altro movimento, Fili si fermò di scatto, facendo trapelare un altro gemito.

«Kili, ti prego, portami a letto» gli disse, lasciando al fratello l'onere di interpretare la frase a piacimento.

E infatti il più giovane arrossì violentemente, distogliendo lo sguardo e annuendo con gli occhi fissi a terra. Fili lo adorava quando faceva così, quando l'uomo che ostentava di essere cedeva il passo al ragazzino imberbe, perché era una cosa che solo suo fratello aveva il privilegio di vedere.

Il minore gli passò una mano dietro la schiena, afferrandogli un fianco, mentre il maggiore si mordeva la lingua per non urlare. “E da quando sono diventato così vecchio?”

«Piano, ti prego» ringhiò al suo orecchio.

 

Le scale furono una tortura che parve non avere mai fine, e quando finalmente Kili lo adagiò dolcemente sul letto, a Fili non parve nemmeno vero. Sospirò appena fu disteso, lasciando che i muscoli della schiena si rilassassero.

Il minore, in piedi dietro di lui, lo guardava, e al biondo sembrò quasi di vederlo, con quel suo sguardo a metà tra il divertito e il preoccupato. Alla fine, disse solo «Ti prendo la pomata»

Fili mugugnò un grazie in risposta, appoggiando la testa sul cuscino.

Quando il moro rientrò nella stanza, appoggiò un piccolo vasetto sul mobile accanto al letto, e poi imboccò la porta di nuovo. Fili era incredulo. “Ma sta scherzando?”

«Kili?»

«Si?» rispose, affacciandosi di nuovo.

«Ti dispiacerebbe...?» disse solo, accennando con la testa al barattolo.

Il fratello sul momento parve non capire. Ma poi si rese conto che effettivamente Fili non era in grado di fare nulla da solo, e così si avvicinò controvoglia al letto, mettendosi seduto accanto al fratello dolorante. Aprì il vasetto e vi immerse le dita, appoggiano un po' di crema sulla schiena del maggiore, che rabbrividì al contatto con l'intruglio gelato. Kili appoggiò entrambe le mani, lasciando scorrere le dita sulla pelle.

«Qui?» chiese, tastando un punto.

«Mmmm» rispose solo Fili, praticamente in estasi.

Quando la crema si fu assorbita del tutto, il moro ne prese ancora, aumentando la pressione. Per un po' rimasero in silenzio, ma poi Fili non ce la fece più a trattenersi.

«Ieri sera Thorin era sul punto di ucciderti.»

«Lo so.»

«L'ho fermato un momento prima che entrasse in camera»

«Si, vi ho sentiti»

«È preoccupato per te, fratellino. Lo siamo entrambi»

«Fili...» disse soltanto il moro, affondando inconsciamente le dita più in profondità nella schiena del fratello, che mugugnò qualcosa e affondò la testa nel cuscino.

«Scusami, io...» disse Kili, allarmato «ti ho fatto male?»

«No, no, non fermarti» mormorò Fili.

«Va bene»

«Kili?»

«Si?»

«Io non voglio farti arrabbiare, ma cerca di capire... Noi siamo solo preoccupati per te»

«Lo so, fratello, lo so. E so che non lo fate per darmi fastidio» disse il minore, con gli occhi fissi sulle sue mani e sulla schiena di Fili «Ma questa volta dovete solo portare pazienza.»

«Con me puoi parlare di tutto»

«Non di questo. Questa è una cosa che deve rimanere solo mia. Cerca di capire, non posso...» fece un profondo respiro, cercando di ricacciare indietro certi pensieri «Non posso parlartene. Prima o poi mi passerà, e sarà tutto come prima. Abbi pazienza, ti prego.»

Fili sospirò, annuendo leggermente. Nessuno meglio di lui poteva capire che cosa significasse portarsi qualcosa di enorme e pesante dentro e non poterlo condividere nemmeno con il proprio fratello. Dopo un po' ci si fa l'abitudine, certo, ma resta una cosa terribile e dolorosa. Sperava con tutto il cuore che Kili prima o poi si rendesse conto che suo fratello non lo avrebbe mai giudicato, qualunque cosa si portasse dentro.


NdA
Allora, adesso mi alzi la mano chi, come me, se li vedeva davanti agli occhi questi due, nella penombra della loro stanza!
Comunque, la cosa davvero importante di questo capitolo, è la piega che sembra prendere la situazione, ma oltre questo non mi spingo.
Come sempre, grazie a chi legge e soprattutto a chi recensisce.
Baci a tutti, Erin

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Capitolo 5
*** Kili ***


Si sentiva le sue mani addosso, che scorrevano sulla sua pelle lente ma feroci. Sentiva il suo calore sopra di se, e ne sentiva anche il profumo, intenso, prepotente.
Gli sembrava di non aver mai desiderato null'altro in vita sua che quello stesso momento, avvinghiato alla cosa che amava di più, a baciarla, a sentirne sotto le labbra ogni singolo brano di pelle calda e morbida.

Le loro mani si intrecciarono, e loro rotolarono sul terreno, ridendo e baciandosi. Sentì le sue labbra sfiorargli un orecchio, e percepì caldi brividi lungo la propria schiena.
Era sbagliato, maledettamente sbagliato, lo sapeva bene, ma non riusciva a sottrarsi a quei pensieri nemmeno di giorno, figuriamoci in sogno. E così rimaneva li, a baciare quelle labbra che erano diventate la sua unica ragione di vita, anche se non lo voleva ammettere.

Era follia, pura follia, e ne fu certo nel momento in cui vide il giovane viso del fratello davanti a sé.

 

Kili si svegliò in quel momento, sfregandosi forte gli occhi con le mani che sapevano ancora di crema e della schiena di Fili. Nella penombra si distingueva a malapena la sagoma dei mobili nella stanza, e il giovane nano scese dal letto e si avviò fuori, fermandosi un istante a guardare suo fratello, disteso sul letto e con le coperte abbassate sul ventre. Il moro non seppe resistere alla tentazione, e gliele rimboccò fin sulle spalle, rimanendo un istante a osservare il suo petto alzarsi e abbassarsi lentamente. “Quanto è maledettamente bello...”
Aveva passato tutta la giornata precedente ad occuparsi di lui e a tenergli compagnia, cercando in tutti i modi di tenersi distaccato e concentrato su qualunque cosa che non fossero le spalle forti del fratello o la sua spina dorsale che emergeva da sotto alla pelle. Cosa avrebbe dato per poterla sfiorare con le dita... ma no, non poteva, e doveva convincersene, doveva ripeterselo finché non gli fosse entrato in testa una volta per tutte.
Quando Thorin era ritornato a casa, lui era sceso come se niente fosse, cercando il modo di rassicurarlo, con scarso esito: lo zio non aveva fatto che guardarlo di sottecchi mente lui preparava la cena per il fratello maggiore.
E adesso era li, in piedi accanto a Fili addormentato, e ne stava osservando il collo, il volto, la bocca, i capelli biondi, e ogni fibra del suo corpo non faceva che urlare a gran voce “Avvicinati”, ma non poteva, non doveva.

Scese le scale in silenzio, e una volta di sotto si sedette davanti al camino spento, dove il giorno prima aveva trovato suo fratello addormentato. Si strinse nelle spalle, mentre aspettava che anche Fili si svegliasse, e con la mente ritornò al sogno di quella notte, e a quello della notte prima, e di quella prima ancora.
Non avrebbe saputo dire come era cominciata, ma solo che un giorno si era svegliato e non aveva potuto evitare di notare quanto larghe erano le spalle di suo fratello, quanto belli i suoi capelli, quanto profondi i suoi occhi. E poi la sua voce... aveva un suono cosi melodioso, così estremamente da Fili...
Quando pensava a queste cose non riusciva ad evitare di sentirsi una ragazzina innamorata di un qualche eroe di una leggenda, ma dopotutto suo fratello lo era, era un eroe, era il suo eroe. Kili aveva passato tuta la vita a cercare di dimostrargli che era alla sua altezza, che non era affatto un bambino.

 

Fili gli si sedette accanto, silenzioso come al solito. Non indossava la camicia, nessuno dei due la indossava, e così Kili rabbrividì quando la pelle delle loro spalle si toccò. Avrebbe venduto l'anima a chiunque per essere trascinato lontano da li, ma non aveva la forza di andarsene.
«Stai meglio» era una constatazione.
«Si. E tu?» domandò il biondo.
«Si, meglio» mentì Kili, mordendosi la lingua per mantenere il controllo.
«Sai, ho pensato che visto che oggi non abbiamo niente da fare potremmo andare al fiume.»
«Al fiume? Ma è a quasi mezza giornata di cammino!»
«Possiamo pescare qualche pesce, e dormire fuori una notte, e ritornare domani»
«E con zio Thorin?»
«Capirà, gli lasceremo un biglietto»
In realtà Thorin sapeva tutto, Fili gliene aveva già parlato quella mattina stessa, e il nano si era dichiarato completamente d'accordo, ma questo Kili era meglio se non lo veniva a sapere.
Il più giovane parve rifletterci un momento. Odiava rendersi conto di quanto a fondo suo fratello lo conoscesse. In qualunque altra situazione, distrarsi e lasciarsi tutto lontano, fuggire per un po' insieme a Fili lo avrebbe senza dubbio aiutato, ma certamente non in quel caso. Avrebbe dovuto dire di no. Doveva dire di no. Gli avrebbe detto di no.
«Va bene» uscì solo dalle sue labbra, e lui si odiò, ma fu anche felice, perché c'era comunque una parte in lui, una parte sciocca e infantile, che sperava davvero che suo fratello, il grande Fili, l'erede di Thorin, che un giorno avrebbe governato Erebor, potesse davvero amare suo fratello, quello stupido nano goffo e così dannatamente innamorato.

 

Il viaggio durò meno del previsto, e i due fratello camminarono chiacchierando tranquillamente tra gli alberi, costeggiando ora una valle, ora un boschetto. Arrivarono prima di mezzogiorno, e sistemarono in fretta la tenda e l'accampamento. Avevano entrambi fame, ma resistettero alla tentazione, e si sedettero su una delle pietre che sporgeva nell'acqua con le canne da pesca in mano. Trascorsero un paio d'ore in silenzio, beandosi del calore del sole e del venticello che increspava l'acqua. Fili prese solo un pesce, mentre il fratello fu più fortunato, e pescò tre grosse trote. Cucinarono i pesci mentre parlavano del più e del meno, come se il malumore del minore non esistesse, e come se il mal di schiena del biondo non si fosse ripresentato.

Prima ancora che se ne accorgessero, il pomeriggio volgeva a sera, ed entrambi erano talmente stanchi che rinunciarono al bagno nel fiume che avevano in programma per ritirarsi in frette nella tenda.
Mentre Kili rifletteva tra sé e sé, Fili si era già infilato sotto le coperte.
Era stata una bella giornata, pensò il più giovane, nonostante tutto, nonostante dovesse trattenersi non poco per non passare tutto il tempo a guardare trasognato le labbra del fratello che si muovevano mentre lui parlava, o le sue gambe raccolte al petto mentre sedevano vicino al fuoco.
«Fili?» chiamò dopo un po' il moro.
Nessuna risposta. “Dorme” pensò. E così, in uno slancio di coraggio, gli si avvicinò, guardando il suo viso addormentato e sereno. Gli appoggiò semplicemente la testa sul petto, rassicurato dal calore del suo corpo.
«Buonanotte Fili» sussurrò, e cullato dal respiro del maggiore, si addormentò.
Non si accorse che il fratello aveva alzato la testa e gli aveva risposto, con un leggero sorriso, e gli aveva spostato una ciocca di capelli neri dalla fronte.

 

NdA
Ed eccola, la svolta che si aspettava... Scommetto che c'è già qualcuno che smania per il successivo;) in ogni caso, una cosa per volta, a me questo capitolo piace, ma...
Ai posteri l'ardua sentenza, quindi leggere e recensire, prego;)
In attesa del prossimo capitolo, un bacio,
Erin

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Capitolo 6
*** Fili ***


I sogni di Fili erano diventati meno fastidiosi da quando aveva accettato il suo fardello, e ormai erano quasi benvenuti insieme ai pensieri che affollavano la sua mente di giorno, così, quando si svegliò, lasciò che i ricordi dell'ultimo viaggio onirico gli invadessero la mente, cullandolo nella loro amara dolcezza fatta di desiderio e impossibilità.

Kili, stranamente si era svegliato prima di lui, e ora sedeva vicino ai resti del fuoco ormai spento, raggomitolato su se stesso nella nebbia del mattino. Il maggiore rabbrividì uscendo dalla tenda, e si avvicinò al fratello, appoggiandogli la testa nell'incavo del collo come facevano quando erano bambini. Kili sussultò.
«Tutto bene fratellino?» gli chiese.
«Si, mi hai solo spaventato»
«Come hai dormito?»
«Bene. Una volta tanto, bene.»
Fili sorrise, ripensando alla testa del moro appoggiata sul proprio petto.
«Prendiamo qualche altro pesce, ti va?» disse, scostando la testa dalla spalla del fratello.

«Mio caro nano, non hai abbastanza pazienza» sghignazzò Kili, sollevando per l'ennesima volta la canna da pesca con un pesce che si dibatteva ad un'estremità, dopo che il biondo aveva insultato l'ennesima trota che gli sfuggiva dalle mani.
“Ah, fratellino, se solo tu immaginassi quanta pazienza ho in realtà...”
Si girò verso di lui, e lo vide in piedi accanto a sé, con qualche ciuffo di capelli scuri bagnato dall'acqua del fiume e i vestiti umidi per la nebbia, e pensò che fosse la creatura più bella che avesse mai calcato quella terra. Dannazione, era bellissimo davvero.
«Kili, devo dirti una cosa» quasi non si accorse di aver pronunciato quelle parole. Forse quella sarebbe stata la volta buona. Forse sarebbe andato tutto bene. Dopo tutto quel tempo, dopo tutto quel silenzio. E se non fosse successo, ormai che cosa aveva da perdere? “Tutto. Hai tutto da perdere, stupido idiota”
«Che cosa?» chiese curioso il fratello.
«Nulla, lascia stare»
«Ah no, caro mio, non la spunti così. Adesso mi dici»
«Ho detto di no»
Senza nemmeno accorgersi, si ritrovò disteso con suo fratello sopra, che gli impediva la fuga trattenendolo per i polsi. «Avanti, sputa il rospo» disse Kili, ridendo.
Il maggiore si perse un momento nel suo viso, ma quando si accorse che il fratello si stava ritraendo, scattò, e lo costrinse a distendersi a terra, con lui sopra. Ora era Kili a non avere scampo, e un lampo di terrore gli attraversò lo sguardo.
«Vuoi saperlo?» “E tu vuoi dirglielo?”
«Si...» sussurrò con un filo di voce Kili, sotto di lui, che quasi tremava.
«Allora, mio caro fratello» Fili esitò dopo aver pronunciato quella parola, che dopotutto era la fonte di tutti i suoi problemi «bellissimo e stupidissimo nano, così dolce eppure così cieco davanti all'evidenza...»
«Quale evidenza?» chiese Kili, che temeva la risposta quanto temeva i suoi pensieri e i suoi sogni.
«Dannato, stupido e bellissimo nano...» sorrise Fili, nel vederlo sotto di sé, terrorizzato da qualche parola «non hai nemmeno il coraggio di parlare con tuo fratello. Perché dovrei farlo io con te?»
«Perché quello che ti direi io ti sconvolgerebbe. È una cosa... troppo grande.»
E come poteva esserlo, pensò Fili, come poteva essere più grande della consapevolezza che opprimeva il suo cuore?
Ma lui voleva così tanto aiutarlo, voleva così tanto che suo fratello parlasse ancora con lui, qualunque cosa avesse da dire voleva che sapesse che lui lo avrebbe ascoltato. E fu sul punto di dirgli tutto. Ma un ultimo barlume di lucidità lo trattenne, mentre sotto di lui Kili ancora aspettava.
«Fili...?»
«Cosa?»
«Quale evidenza?» sussurrò ancora il moro.
E il biondo lo guardò, e vide quel bambino con cui era cresciuto, lo vide davanti a sé, nelle sue mani, ed ebbe la certezza che comunque fosse andata doveva finire li, in quel momento.
«È tutta colpa tua. Se tu non fossi così maledettamente... te stesso, non saremmo mai arrivati qui»
«E dov'è “qui”?»
«Qui è io sopra di te, che ti guardo e non riesco a smettere, e ti odio e mi odio per questo, ma non ci riesco, nonostante sappia che è completamente e follemente sbagliato.»
Kili rimase a bocca aperta, incerto su cosa esattamente il fratello stesse dicendo.
«Fili, io...»
«Oh, ma sta zitto.» sussurrò il maggiore, e gli chiuse la bocca con un bacio.

 


NdA
Eccolo. Sappiate che non credevo che sarei riuscita a rendere davvero così questo momento, ma a mio modesto parere mi sembra di aver fatto un buon lavoro, soprattutto perchè c'è una parte di me che sta facendo salti alti tre metri da terra. Penso di essere “leggermente” esaltata per questo capitolo, ma come sempre aspetto tutte le recensioni da chi legge;)
L'unica cosa, è che so che ci sarà qualcuno che mi odierà per come ho fatto finire il capitolo, ma non disperate: credo che aggiornerò in giornata, visto che io per prima non vedo l'ora di scrivere il seguito.
Grazie a tutti, un bacio e al prossimo capitolo.
Erin

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Capitolo 7
*** Kili ***


La giornata di Kili era cominciata come ne erano cominciate molte altre, freddo e strani pensieri che quasi lo facevano sentire in colpa.
Ma ora non avevano più assolutamente alcuna importanza, non ora che aveva suo fratello, il suo bellissimo e biondissimo fratello seduto sopra di sé, a trattenerlo per i polsi e a fissarlo con occhi strani e così dannatamente... suoi.
«È tutta colpa tua. Se tu non fossi così maledettamente... te stesso, non saremmo mai arrivati qui» gli disse, quasi lo stesse accusando di qualcosa.
«E dov'è “qui”?» chiese lui, con un filo di voce.
«Qui è io sopra di te, che ti guardo e non riesco a smettere, e ti odio e mi odio per questo, ma non ci riesco, nonostante sappia che è completamente e follemente sbagliato.»
Kili rimase a bocca aperta, incerto su cosa esattamente il fratello stesse dicendo. Mille pensieri, mille immagini.
«Fili, io...» non aveva nessuna idea su che cosa dire. Non sapeva nemmeno cosa pensare.
«Oh, ma sta zitto.» sussurrò il maggiore. E il moro lo vide avvicinarsi, fino ad appoggiare le labbra sulle sue.
E li gli parve di morire.
Il suo cervello andò completamente in tilt. Non c'erano re, battaglie, non c'era suo zio Thorin, non c'era una casa in cui tornare, non c'era un fiume e non c'era più nulla, nulla se non lui e Fili, e le loro labbra vicine.
“No. Sto sognando. Non è vero.” ma il biondo era ancora li, non si muoveva.
“Non è possibile. Lui... Io...” ma in fondo aveva davvero importanza? C'era ancora qualcosa di cui gli importasse al di fuori di quel bacio?
Fili si staccò, e lui non se ne accorse, non finché non vide la sua espressione davanti a sé. Era stranito, si sentiva in colpa, glielo lesse negli occhi.
E poi una lampo. Era pentimento quello che aveva visto? Se lo fosse stato, Kili non se lo sarebbe mai perdonato. Perché il fratello aveva detto che era tutta colpa sua. Ma colpa sua di cosa?

«Kili?». Era la sua voce. La sua voce.
«Kili?»
«Cosa?»
«Ho sbagliato? Forse non dovevo, io... scusami.»
«Scusarti?»
«Si insomma, io non intendevo... volevo che tu capissi che con me puoi parlare, che non c'è nulla che tu possa dirmi che possa essere peggiore di... questo.»
Kili lo guardò accigliato un momento. Il fratello si era allontanato, lasciandogli liberi i polsi, ma era ancora a cavalcioni sul suo corpo. Il minore si puntellò sui gomiti.
«Fili...»
«No, scusami, non volevo» disse, alzandosi «fa finta che non...»
Kili lo afferrò per una spalla e lo baciò ancora «sta zitto» gli sussurrò sulle labbra, ed entrambi sorrisero.
E poi le loro bocche si toccarono di nuovo, ed entrambi, ad occhi chiusi, decisero che andava bene, che poteva essere brutalmente e mortalmente sbagliato, la cosa più folle del mondo, ma andava bene. E li, su quella roccia, in quella nebbia, decisero che si amavano, che si amavano loro e nessun altro, e che loro lo sapevano, loro e nessun altro. Le labbra si dischiusero e le lingue danzarono, lentamente, toccandosi e sfiorandosi come se fossero sempre state destinate ad incontrarsi. Quando entrambi furono senza fiato, si staccarono, e si misero seduti uno accanto all'altro, stretti contro il freddo.
«E adesso?» chiese Kili, a cui tutto quello non sembrava ancora vero.
«Adesso io sono felice, fratellino»
«Anche io lo sono»
E si baciarono ancora.

 


NdA
Ok, magari sto esagerando, ma io li amo questi due, e un capitolo così NON poteva mancare, e sopratutto non potevo lasciare che il capitolo precedente finisse com'era finito. O no?
Basta, vado a scrivere il successivo.
Kiss Kiss
Erin

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Capitolo 8
*** Fili ***


Il ritorno a casa non fu mai così lento. Ad ogni albero si fermavano, si strusciavano e si baciavano come due ragazzini, e si nascondevano tra l'erba alta ridendo e baciandosi ancora.
«Sai che sei l'essere più bello che io abbia mai visto?» gli disse ad un certo punto Fili, guardando suo fratello negli occhi.
«Sai che è la stessa cosa che penso di te ogni mattina quando ti guardo dormire?»
Il biondo sorrise «sai che in realtà quando tu mi guardi io sono sveglio? Sai che io mi alzo ogni mattina prima dell'alba e saluto Thorin prima che esca di casa? Sai che torno in camera prima che tu ti svegli, ti sistemo le coperte e poi mi rimetto a letto, così che quando tu ti alzerai potrai rimboccarmi il lenzuolo come fai sempre?»
Kili lo guardò quasi deluso «sai che sei davvero diabolico?»
Fili gli si scaraventò addosso, spingendolo contro l'ennesimo albero «e tu sai che io ti amo?»
«E tu sai che io amo te?»
«E come potresti non farlo?» chiese il maggiore, baciandolo senza dargli il tempo di rispondere.

Arrivarono a casa che era buio, e Thorin li aspettava sulla porta, come sempre.
Kili entrò, come Fili gli aveva detto di fare, e andò subito in camera, mentre il maggiore si fermava in cucina con lo zio.
«È tutto a posto?»
«Si, è tutto sistemato.»
«Che cosa aveva?»
«Nulla. Gli serviva solo un po' di tempo per riordinare le idee»
«Bene. Va a dormire ora. Buonanotte»
Suo zio non poteva nemmeno immaginare quanto Fili fosse felice di obbedire a quell'ordine.

Kili lo aspettava sdraiato sul letto del fratello, e quando lo vide entrare fece una faccia seria, di quelle “sto per dire una cosa intelligente”.
«Prima che tu dica qualsiasi cosa, vorrei esporre le mie argomentazioni in merito» lo precedette Fili, ghignando malizioso, e si sfilò la tunica un attimo dopo, esponendo il torace agli occhi del fratello.
«Purtroppo, le tue argomentazioni mi fanno ben poco effetto, dato che le sfioro ogni mattina quando ti rimbocco le coperte. Quindi, ecco le mie: tu sei consapevole che se Thorin scoprisse cosa tu hai intenzione di fare, non solo non ci rivolgerebbe più la parola, ma con ogni probabilità ci sventrerebbe con un coltello da cucina?»
«E se io ti promettessi silenzio assoluto?»
«Direi, con totale modestia, che non saresti capace di mantenere questa promessa» sorrise Kili.
«Ma davvero?» Fili gli si avvicinò «vogliamo scommettere?» ormai gli era sopra, ma il fratello lo allontanò.
«No, non vogliamo. Ora tu ti metti buono buono nel tuo letto e dormi fino a domani mattina, e senza farti venire strane idee»
«Interessante...» disse il maggiore, assumendo un tono da vecchio saggio «ed esattamente, come potrei fare, se il mio letto è occupato da una creatura così... bella?»
Solo allora Kili si accorse che effettivamente aveva sbagliato letto, e arrossì di colpo.
«Beh» disse «magari possiamo fare finta che tale creatura non ci sia davvero...»
Fili non se lo fece ripetere due volte, e saltò nel letto insieme al fratello, abbracciandolo e baciandolo ancora. Il moro si sfilò la tunica, ma entrambi sapevano che quel gesto non aveva nessun secondo fine. Si sfiorarono a lungo, e le dita scivolarono avanti e indietro su tutta la pelle, percorrendo il profilo di tutti i muscoli, mentre le labbra si dischiudevano e le lingue si toccavano ancora e ancora.
Fili, che aveva desiderato quello che era successo quel giorno praticamente da sempre, non riusciva a crederci, e aveva ancora paura che il fratello potesse scomparire, che tutto potesse svanire come un sogno. Lo stringeva a sé e ne sentiva la pelle calda, e lo amava per questo, lo amava per ogni respiro, per ogni parola, per ogni gesto e per ogni piccolissima e stupidissima cosa che faceva. E ora che lo aveva per sé, temeva che qualcuno o qualcosa potesse mettersi tra di loro. Non lo avrebbe permesso. Mai. Ma non ci avrebbe pensato quella sera, non avrebbe infranto quello che poteva comunque essere solo un bel sogno con pensieri che non fossero per il fratello. Quella sera, lo avrebbe solo amato. Ci sarebbe stato tempo, un'eternità di tempo, per pensare ad altro. Dopotutto, loro ora avevano tutto il tempo del mondo.

Dopo un po', Kili appoggiò la testa sul petto del fratello, inspirando quel profumo che si era sognato così tante volte da averlo quasi reso parte di sé.
Si addormentarono così, abbracciati, e per una volta nessuno dei due fece sogni amari.

 

NdA

Qui non so se ci sia effettivamente qualcosa da dire... Resta solo che spero che a voi che la leggete piaccia quanto piace a me.
E niente, solo questo. Amateli!
A presto
Erin

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Capitolo 9
*** Kili ***


Si svegliarono ancora abbracciati, alle prime luci dell'alba.
Thorin doveva già essere uscito da un pezzo, e in casa non si sentiva nessun rumore.
«Hai dormito qui?» chiese Fili, scostando una ciocca di capelli scuri dalla fronte del fratello.
«Non mi sarei spostato nemmeno se fosse entrato lo zio» sorrise Kili, guardando il biondo.
«Vado a preparare la colazione?»
«No. Resta qui» sussurrò il minore, appoggiandogli la testa sul petto.
Rimasero così, in silenzio, mentre Fili passava le dita tra i capelli scuri del fratello.
Era sbagliato, completamente sbagliato. Se qualcuno li avesse visti, se qualcuno li avesse sentiti, la loro vita sarebbe semplicemente crollata su se stessa, in un'esplosione tragicamente fragorosa. E Kili sapeva che la cosa peggiore in assoluto, sia per lui che per suo fratello, sarebbe stato lo sguardo di Thorin, quel misto di delusione e disprezzo che riusciva sempre a fare breccia in tutte le barriere che loro credevano impenetrabili. Li avrebbe guardati, avrebbe visto cosa avevano fatto, cos'erano diventati, e per i due fratelli non ci sarebbe stato nessun ritorno, nessun appello. A Kili, per quanto lo amasse e lo rispettasse, del parere di suo zio importava poco, soprattutto in quel caso, visto che sapeva esattamente cosa il nano ne avrebbe pensato di tutta quella storia, e semplicemente il giovane Durin si sarebbe fatto una ragione di qualsiasi cosa avrebbe detto nel caso in cui lo fosse venuto a sapere, ma sapeva benissimo che per suo fratello la faccenda era ben diversa. Fili era cresciuto pendendo dalle labbra del principe di Erebor, e lo considerava un padre, un esempio, una sorta di idolo da imitare. E come poteva essere altrimenti? Un giorno Thorin sarebbe divenuto re, e suo nipote dopo di lui, cosa ci poteva essere di male nell'affetto tra di loro? Nulla, assolutamente nulla, se non un piccolo particolare: cosa mai avrebbe potuto dire il grande Thorin Scudodiquercia semmai si fosse reso conto che i suoi due nipoti, sangue del suo sangue, i suoi eredi, il futuro della dinastia, in realtà non avevano assolutamente alcun interesse al di fuori della reciproca compagnia? E da li nasceva il grande, vero problema di tutta quella storia. Kili amava Fili, e allora? Kili e Fili erano fratelli e sia amavano, e allora? Magari fino a quel punto, nemmeno Thorin avrebbe trovato qualche valido motivo per separarli, anche se il più giovane ne dubitava seriamente. Ma se per qualche motivo, se per un caso fortuito ciò che provavano l'uno per l'altro fosse durato nel tempo, magari per sempre, chi sarebbe salito sul trono dopo di loro? Chi avrebbe governato Erebor? Nessuno, perché non ci sarebbe stato alcun figlio di Kili o di Fili a permettere che il loro nome continuasse ad esistere. E quello, più di tutto, era intollerabile alla mente di Thorin, lo sapevano entrambi.
Non avrebbe mai permesso una cosa del genere, mai, li avrebbe separati, avrebbe preferito vederli soffrire piuttosto che lasciar accadere un abominio del genere. Kili rabbrividì a quel pensiero.
«Hai freddo?» la voce di Fili lo riportò alla realtà, mentre il fratello lo stringeva più vicino a sé per riscaldarlo.
«No, sto bene»
«Pensi che ci muoveremmo mai da questo letto, fratellino?»
«Beh, io ho fame» sorrise il più giovane.

Fecero colazione insieme, seduti al tavolo in cucina. Quanto tempo era che non accadeva? si chiese Kili, mentre guardava suo fratello addentare una mela. Da quando lui si era accorto che il suo modo di vedere Fili era cambiato, il giovane nano aveva cercato di escluderlo il più possibile dalla sua vita, all'inizio lentamente, poi sempre con maggiore impegno, fino a raggiungere quel culmine che era stato rendere il tutto palese perfino a Thorin. Aveva smesso di mangiare con lui, smesso di cambiarsi nella stessa stanza, smesso di uscire con lui a caccia di notte... Le uniche cose che gli erano rimaste erano la camera in cui dormivano e i lavori che lo zio affidava loro, che inevitabilmente andavano svolti in compagnia del biondo. Kili si era presto reso conto che tenersi lontano dal fratello era molto più difficile di quanto sembrasse, e che la sua mente approfittava di ogni occasione per coglierlo in fallo e fissare i suoi pensieri su di lui.
Ma ormai era acqua passata, vero? Adesso Fili lo amava, lui stesso amava Fili, e sarebbero stati felici insieme. Avrebbero ricominciato a fare tutto quello che facevano prima, insieme, e avrebbero tenuto tutto nascosto a Thorin, giusto?
Un'ombra passò sul viso del moro. E come avrebbero fatto? Come potevano pensare che sarebbe passato inosservato in quella casa? Prima o poi se ne sarebbe accorto, e allora...
Kili non credeva davvero che avrebbe fatto loro del male, ma non era il dolore che temeva. Se Thorin li avesse allontanati, disprezzati, compatiti, al minore non avrebbe fatto poi molta differenza. Ma Fili? Fili ne sarebbe rimasto schiacciato. Lui doveva essere re, era il suo destino, e come poteva suo fratello chiedergli di rinunciare alla corona che aveva sognato per tutta la vita, che era sua di diritto, per un amore sbagliato e senza futuro?
«Kili?»
Il giovane nano alzò di scatto la testa «si?»
«Pensi a Thorin, vero?»
Ancora una volta, il moro rimase sorpreso di quanto suo fratello lo conoscesse, di quanto profondamente loro due fossero legati. Annuì soltanto.
«Dimmi cosa pensi»
«Cosa facciamo? Si insomma, tu hai intenzione davvero di...» si bloccò, lasciando la frase in sospeso, e chinò il capo.
«Si Kili, si. Ho intenzione di amarti e di stare con te, al diavolo re, corone, famiglie e amici. Al diavolo Thorin e Erebor.»
«Si, ma tu sei il suo erede...»
«E tu sei mio fratello. Io lo rispetto Kili, lui è mio zio e lo rispetto. Ci ha cresciuti come dei figli, ma rinnegherei lui e tutta la mia famiglia semmai tu me lo dovessi chiedere»
La serietà e la semplicità con cui il fratello pronunciò quelle parole fece gelare il sangue nelle vene di Kili. Lo avrebbe fatto davvero?
«Io non te lo chiederei mai...»
«Ma potrebbe essere qualcun altro a farlo, prima o poi. Qualcuno potrebbe chiederci di rinunciare a qualcosa, anche a tutto, pur di stare insieme. Io rinuncerei al regno, e a Thorin, e a tutto»
Kili per un momento si chiese se il fratello si aspettasse qualcosa, una replica, ma poi Fili riprese.
«Non correrò a dire a Thorin che sono innamorato mio fratello, ma non negherò se lui me lo dovesse chiedere. E poi, può anche darsi che lui non torni mai alla Montagna, che Erebor rimanga la dov'è, senza un re, senza un popolo. E io non sarei altro che il discendente di una dinastia che ha perso la sua terra e il suo potere. Sarei libero»
«Andiamo, credi davvero che rinuncerebbe a tornare a casa? È tutto quello che gli resta di suo padre e di suo nonno, nemmeno un drago riuscirà ad impedirgli di riprendersi Erebor»
«Può darsi. Magari, un giorno, si renderà conto che è troppo vecchio per provarci, che ormai è tutto perduto, che non c'è più speranza. È così improbabile?»
«Si. Si Fili, lo è. Lui non si arrenderà. E poi, so bene che tu desideri quella corona quanto lui. È tua, è giusto che tu la voglia, ma non parlare di libertà quando in realtà l'unica cosa che vuoi è rimanere prigioniero di un trono. Sarai re, e io sarò al tuo fianco. Non dovrai mai rinunciare a nulla, specialmente a qualcosa che desideri così tanto»
«Voglio quella corona, voglio il regno, voglio sedere sul trono ed essere chiamato re. L'ho sempre voluto, sono cresciuto con questo desiderio, ma io non sono Thorin. Lui farebbe qualunque cosa per arrivare a toccare ancora una volta l'Archengemma, io no. Hai ragione, io non voglio la libertà, ma voglio la possibilità di scegliere. E non sempre un re ne ha diritto.»
Kili lo guardò. “Lui sarebbe un bravo sovrano. Lui merita di sedere su quel trono. Forse più di Thorin stesso.”
E per un momento fu immensamente fiero di suo fratello, e si sentì pieno d'orgoglio semplicemente perché quel nano, che avrebbe potuto fare qualunque cosa, che poteva avere il potere di fare qualunque cosa, aveva scelto suo fratello, e avrebbe rinunciato a tutto per lui.
«Quindi adesso cosa facciamo?»
«Lasciamo le cose così come sono. Siamo fratelli di notte e amanti di giorno, quando Thorin non può vederci»
Amanti, che bella parola, pensò Kili. Aveva un suono che si addiceva così bene a loro...
«E basta?»
«Basta»
«E se qualcuno lo dovesse scoprire?»
Fili prese una delle mani del fratello tra le sue «Kili, prima o poi qualcuno lo scoprirà. Oggi, domani, fra un anno. Qualcuno lo scoprirà, e noi lo affronteremo. Insieme.»
«Fili, Thorin non lo accetterà»
«Non mi importa»
«Smettila. Ho capito che mi ami, non devi dimostrarmelo ancora. Pensa, riusciresti a sopportare Thorin e il suo disprezzo? Riusciresti a rinunciare a lui e a Erebor e a quello che ti spetta di diritto per me?»
Il biondo ci rifletté un momento. Suo fratello aveva ragione. O Kili o Thorin, non entrambi. Da un lato, suo fratello, che amava nel modo più sbagliato e più bello, e che lo capiva come se fossero legati indissolubilmente. Dall'altro, suo zio ed Erebor, che prima o poi sarebbe stato suo, com'era destino, e lui sarebbe stato re, re sotto la montagna. Davvero c'era bisogno di pensare? Tutto l'oro e il potere della sua stirpe, tutte le ricchezze del drago, un intero regno ai suoi piedi e una corona d'oro, oppure il suo fratellino, sciocco e imbranato, incapace di vedere più in là del proprio naso.
«Si, ci riuscirei»
Kili soppesò per un po' quelle semplici parole, cercando di decidere se potesse davvero permettere a suo fratello di rinunciare a tutto quello per lui.
«Fili?»
«Si?»
«Oggi possiamo solo amarci e non pensare a Thorin?»
«Certo fratellino»
«Bene»

 



 

NdA

E va bene, ormai è fatta. Il prossimo sarà l'ultimo capitolo, quindi preparatevi. Per quanto riguarda questo, è lungo e tutto sommato dice ben poco, ma è servito se non altro per chiarire le posizioni dei personaggi, i loro pensieri, di Thorin in particolare. Possono un regno intero e il suo erede impedire l'amore folle di due fratelli?
A prestissimo, Erin

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Capitolo 10
*** Fili ***


«Thorin tornerà tra meno di un paio d'ore» mormorò Kili ad un soffio dal maggiore.
«Lo so»
«Dovremmo sbrigarci»
«Nemmeno per sogno» sorrise Fili, baciando di nuovo il moro sulle labbra.


Avevano chiuso la porta, sbarrato le finestre e tirato le tende, perfino quelle dell'ingresso. L'unica stanza in cui non erano nemmeno entrati era la camera di Thorin, ma sapevano che il loro zio chiudeva sempre tutte le imposte prima di uscire. Erano entrambi terrorizzati, ma non lo avrebbero mai e poi mai ammesso. L'intera casa era avvolta in un'atmosfera surreale, di quelle da storie di fantasmi, ma ora come ora ai due fratelli la cosa importava ben poco.
Erano tornati in camera, e si erano chiusi la porta alle spalle, come se davvero lasciarla aperta oppure no potesse fare una qualsiasi differenza, ma per loro andava bene così. I due letti erano ancora sfatti, o almeno quello di Fili, ma ci si sedettero lo stesso. Nessuno dei due avrebbe mai saputo dire cos'avevano fatto per tutto il giorno, ma era come se ogni gesto e ogni parola avesse avuto l'unico scopo di condurli li, in quella penombra illuminata solo da un paio di candele su una mensola.
Tremavano entrambi, ma ovviamente non era paura, certo che no, era freddo, oppure emozione, o qualche altra scemenza del genere, chiaramente non poteva essere paura, perchè non c'era universo in cui loro due potessero farsi spaventare da qualcosa. Chiaramente non erano spaventati l'uno dall'altro, non rabbrividivano certo all'idea che qualcuno potesse scoprirli, o che Thorin potesse vederli. Non erano terrorizzati al pensiero di sfiorarsi a vicenda o di non essere all'altezza l'uno dell'altro, o di esagerare in un gesto o in una parola. Il nodo che sentivano allo stomaco non era mica dettato dalla possibilità di rompere quell'assurdo incantesimo con un tocco maldestro, oppure dalla cieca paura che qualcosa potesse andare storto. Ovviamente no, non avevano paura. Erano semplicemente impietriti dal terrore.
Fili era completamente imbambolato. “E adesso?” continuava a chiedersi, come se il solo ripetere quella domanda nella sua testa potesse essergli di qualche conforto “Adesso cosa devo fare?”. Era come se un meccanismo dentro di lui si fosse inceppato, come se pur sapendo bene cosa fare non avesse idea di come farlo. In realtà si, aveva paura. Troppo paura a dire il vero.
“Devo dire qualcosa?” in un certo senso, in un senso un po' strano a dirla tutta, si sentiva in dovere di fare qualcosa di particolare. Dopotutto lui era il maggiore, era stato lui a baciare suo fratello per primo, in riva al fiume, era stato lui a esternare i suoi pensieri per primo, no? Certo, doveva dire qualcosa. Ma cosa? Gli venivano in mente solo frasi sciocche e senza senso, e per nulla al mondo voleva che Kili lo vedesse “senza senso” in quel momento. Lui doveva essere all'altezza della situazione, in fondo era pur sempre un principe! Eh niente, nessuna idea, solo riflessioni assurde e sconclusionate che gli affollavano la testa e gli impedivano di pensare, mentre cercava disperatamente di liberare la mente da quei pensieri.
“Pensavo che sarebbe stato più facile” si disse. Dopotutto, la parte più difficile sarebbe dovuta essere il dichiararsi, no? E invece, quello era stato fin troppo facile, ma adesso che non riusciva più a mettere in ordine quattro parole in una frase di senso compiuto si sentiva un po' perso. Cosa gli doveva dire? Cosa doveva fare? Cosa si aspettava che dic-
«Fili?» la voce di suo fratello era a metà tra il divertito e il preoccupato.
«Mmmm?» mormorò, guardandolo negli occhi con un'espressione da cane bastonato.
«Che succede?»
«Niente, è solo che...» nella sua testa pregò che Kili lo interrompesse, perché non aveva nessuna idea di come finire quella frase. E infatti il moro andò in suo soccorso come sempre.
«Lo so. Anche io.»
“Anche lui cosa?” si chiese Fili, troppo poco lucido per pensare “Anche lui non riesce a ragionare, anche lui ha paura, anche lui mi ama, anche lui non è sicuro che sia giusto, anche lui vorrebbe essere ovunque tranne che qui, anche lui non vorrebbe essere in altro posto che qui?”
Ma forse, anzi sicuramente, era tutto insieme. Anche lui tutto.
Ancora silenzio, e pensieri sconclusionati.
«Fili?»
«Mmmm»
«C'è un problema»
«Quale?» chiese il maggiore, alzando di scatto la testa, terrorizzato da quelle parole.
Kili sorrise all'espressione del fratello «Siamo ancora vestiti»

Fili sbatté le palpebre un paio di volte, mentre aspettava che il suo cervello elaborasse quella frase.
Poi, semplicemente, scollegò i pensieri, ignorando del tutto la sua mente che galoppava verso un “fermati, è sbagliato” a velocità folle. Ormai, giusto o sbagliato, cambiava poco. E si avventò sul fratello come se non avesse mai desiderato altro. E forse in parte era così. Anzi, lo era sicuramente.

Lo morse e lo baciò fino a farlo gemere, mentre su tutta la pelle del collo si disegnavano i segni rossi dei denti. Gli passò le mani tra i capelli scuri così tante volte da tracciare dei sentieri invisibili sulla sua nuca. Si avventò talmente tanto sulle sue labbra da renderle parte di sé, dal sentirne il sapore sulla sua stessa lingua. E poi gli baciò il petto nudo, mentre sentiva le sue mani farsi strada lentamente lungo la sua schiena, e lasciarla calda e tremante, e sentì che non poteva essere sbagliato, non poteva. Gli sussurrò qualcosa all'orecchio, e lo sentì fare altrettanto, ma non capì, o forse si ma non aveva importanza. Erano seduti sul letto, e poi stesi tra le lenzuola, e poi in ginocchio a terra. Come ci erano finiti? E poi erano in piedi contro il muro, e appoggiati alla porta, e di nuovo sul letto. Si erano mai alzati davvero? I pantaloni di entrambi si accasciarono al suolo, lontano, troppo lontano.
E di nuovo quelle mani calde su di sé, come se non avessero altro posto. Scendevano, lentamente, sempre più giù, prendendosi tutto il tempo del mondo. Anche le sue facevano altrettanto, lasciando una scia di calore sulla pelle e una di gemiti nell'aria.
Fili sorrise, guardando suo fratello artigliare il lenzuolo per soffocare un altro sospiro. Lui li voleva, quegli ansiti, erano suoi, gli spettavano. Prese il viso di Kili tra le dita, lasciando che i loro occhi si incontrassero, mente con l'altra mano continuava una lenta discesa lungo il ventre del moro che, si vedeva e questo lo fece sorridere, lo odiava con tutto sé stesso per tutta quella maledetta calma. Nessuno dei due era mai stato troppo paziente.
Quando le dita fredde raggiunsero la loro meta, il minore inarcò di scatto la schiena, gemendo il nome di suo fratello.
«Thorin tornerà tra meno di un paio d'ore» mormorò Kili ad un soffio dal maggiore.
«Lo so»
«Dovremmo sbrigarci»
«Nemmeno per sogno» sorrise Fili, baciando di nuovo il moro sulle labbra.
E si avvicinarono ancora di più, uno sull'altro, mentre le mani si muovevano sui corpi e l'aria si riempiva di mormorii sempre meno smorzati e di gemiti sempre più forti. Le lingue si incontrarono ancora, e giocarono in silenzio, o quasi, separandosi solo per il tempo di un respiro affannato.
E poi i loro bacini presero a scontrarsi, prima quasi involontariamente, poi sempre più spesso e più in fretta, lasciando i due fratelli sempre meno lucidi e sempre più affamati d'aria. Non c'era ragione di fermarsi, non ci sarebbe mai stata, e così continuarono, insieme, sempre più in fretta e sempre con più forza, lasciando i se e i ma a dopo, semmai ce ne fossero stati.
Ancora baci e sussurri, sempre più famelici, sempre più profondi, da lasciare brividi freddi lungo la schiena, da far arricciare le labbra in una smorfia. Ancora carezze sulla pelle calda e madida, sempre più desiderate, mai abbastanza.
E poi l'ultimo gemito, quasi un nome, anzi, due nomi, due nomi che si assomigliavano forse un po' troppo, ma che suonavano dannatamente bene insieme, sussurrati, mormorati o gridati alla luce delle candele nella stanza.

Dopo ci fu solo il calore dei loro corpi stretti tra le coperte, avvolti dalle braccia forti, percorsi ancora da brividi. In silenzio, si osservarono come in un sogno, incantati da cosa avevano fatto, da cos'erano diventati, dalla semplicità di quello che erano. E si baciarono ancora dolcemente, come avevano fatto solo il giorno prima, ma da cui sembrava passata un'eternità, in riva al fiume e nascosti dalla nebbia. Si sorrisero e si strinsero di più, senza voler pensare che di li a poco avrebbero dovuto rivestirsi e tornare ad essere solo due fratelli.
«Fili?»
«Si?»
«Chiedimelo di nuovo»
«Che cosa?»
«Quello che mi hai chiesto ieri»
«Ieri?»
Kili non rispose, ma si limitò a guardarlo, sperando che capisse, che ricordasse.
Il maggiore sorrise, pensando a quanto scemo e dolce fosse il suo fratellino in realtà.
«Sai che io ti amo?» gli disse, a fior di labbra.
Anche il moro sorrise «e tu sai che io amo te?»
«E come potresti non farlo?» gli rispose Fili, chiudendogli subito dopo la bocca con un lungo bacio.

 

 

 

 

 

 

 

La, nella loro camera, avvolti dalla flebile luce delle candele quasi spente, nessuno dei sue si accorse di niente. Nessuno dei due si accorse di scricchiolii o gemiti del legno, nessuno sentì porte aprirsi o tende muoversi. Dopotutto, nessuno dei due avrebbe mai potuto immaginare che Thorin, quel giorno, non era mai uscito di casa.

 

 

 

 

 

NdA

Calma, vi prego. Si, lo so, lo so, volete picchiarmi. E in parte avete ragione. Allora, intanto avevo detto che questo sarebbe stato l'ultimo capitolo, e vi giuro che era la mia intenzione iniziale, ma poi quando l'ho scritto... niente, è uscito così. E, visto che lo amo un sacco, ho deciso che ci sarà anche un undicesimo, che spero di pubblicare il prima possibile, anche se sarà difficile.
Comunque sia, sarà una specie di sorpresa, sarà diverso da tutti quelli che ho scritto fin'ora, ma ve ne accorgerete presto.
Niente, cercate di non linciarmi nelle recensioni, per favore. Le ultime righe vi posso garantire che sono esclusivamente per una buona causa, e non solo per farvi prendere un colpo.
Basta, ho detto anche troppo. Come sempre grazie a chi legge e un bacio a chi recensisce.
A presto, Erin.

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Capitolo 11
*** Thorin ***


Silenzio. Al mattino c'era sempre silenzio. Ma quel giorno era un silenzio un po' strano, ma lui non se ne preoccupò. Si mise a sedere sul letto controvoglia, già rassegnato alla giornata che lo aspettava, e si passò una mano sul viso, come a voler scacciare gli ultimi spettri del sonno.
Non sarebbe uscito di casa quel giorno, lo aveva deciso ancora la sera prima, quando aveva visto i nipoti tornare dal fiume. Erano strani, se ne era accorto alla prima occhiata, e non era nemmeno certo che Kili fosse completamente passato quel... qualunque cosa avesse.
Così, semplicemente, si era detto che se anche avesse passato un po' di tempo con loro non sarebbero di certo morti, solo che si era “dimenticato” di avvertirli. No, in realtà voleva vedere le loro facce appena li avesse resi partecipi del suo piano per la giornata, che comprendeva una lunga serie di lavoretti domestici che i suoi nipoti rifuggivano come la peste, e che lui li avrebbe “aiutati” a svolgere. Si, aiutati, come no.
Tutto questo in realtà era solo per rendersi definitivamente conto di cosa stesse accadendo tra i due fratelli, che sembravano quasi evitarsi da un po' di tempo a quella parte. Doveva pur aiutarli, no? Magari prima o poi Kili avrebbe smesso di fare i capricci e Fili di difenderlo come se avesse chissà quale motivo per comportarsi come un bambino, ed entrambi si sarebbero riappacificati, ma la Montagna Solitaria sarebbe crollata prima che Thorin Scudodiquercia permettesse ai suoi nipoti di continuare a bisticciare impunemente! Erano adulti ormai, era ora che iniziassero a comportarsi come dei Durin!

Si alzò dal letto e aprì di scatto le tende, lasciando che la luce filtrasse nella stanza. Era l'alba, e il nano si rese conto di aver dormito troppo. Si avviò a grandi passi verso la porta e la spalancò, rendendosi conto solo dopo averlo fatto che magari Kili e Fili stavano ancora dormendo. Sorrise, e quasi in punta di piedi si avvicinò alla loro stanza, ma prima che potesse appoggiare una mano sulla maniglia, sentì delle voci sommesse all'interno, e decise di non entrare. Ovviamente non avrebbe mai e poi mai origliato una conversazione, e quindi si affrettò a tornare sui suoi passi. Ma a metà strada si ricredette, pensando che magari avrebbe potuto scoprire qualcosa a proposito di quello che era successo tra di loro, e stava quasi per tornare indietro, quando vide la porta socchiudersi.
Non seppe dire cosa o chi lo spinse a fare quello che fece, e neppure seppe dire se fu una scelta buona o pessima, ma semplicemente scattò oltre la porta della sua stanza, socchiudendosela davanti agli occhi. Da dietro al legno, sbirciò i due fratelli uscire dalla loro camera. Sorridevano.
Thorin rimase sorpreso. Da quanto tempo era che non li vedeva sorridere?
Di nuovo, fece per aprire la porta e salutarli, ma qualcosa lo trattenne. Era come se sentisse di non doversi far vedere, come se fosse giusto così.
E così rimase li dietro. Forse il suo più grande errore.
Quello che vide fu Fili, che appena varcata la soglia, si appoggiava al muro del corridoio, con un gran sorriso stampato sulle labbra. Kili, appena dietro di lui, gli si avvicinò fino ad appoggiarsi a lui. E le loro labbra si sfiorarono.
Thorin quasi cadde a terra per lo spavento, e non riuscì a fare a meno di trasalire, ma i due ragazzi non se ne accorsero nemmeno, troppo concentrati ad approfondire il bacio.
Kili stava sfiorando la guancia del fratello con le dita, mentre Fili gli accarezzava lentamente la schiena nuda.
“Ma cosa...” non fece nemmeno in tempo a pensare Thorin, che subito i due nani si staccarono e imboccarono le scale.

***

No. No, no e no. No. Assolutamente no.
Non era possibile.
No, no e no.
Thorin camminava avanti e indietro nella sua stanza, senza riuscire a togliersi dalla mente l'immagine appena vista.
Stava impazzendo. Si, doveva essere così. O quello, oppure il tabacco da pipa della sera prima doveva aver avuto qualcosa di strano.
Poco ma sicuro, i suoi nipoti non si erano baciati in quel corridoio. Punto.

***

Si affacciò in assoluto silenzio alle scale. Nessuno.
Uno alla volta, percorse tutti i gradini, cercando di non fare nessun rumore. Quando appoggiò il piede al pavimento dell'ingresso, il legno cigolò, e lui strinse i denti, irrigidendosi.
Nulla.
Maledicendo quella volta che gli era venuto in mente di rimanere a casa quel giorno, si accostò alla porta della cucina, aperta. Sbirciò.
Kili e Fili erano seduti a tavola, e il maggiore stava masticando una mela.
Ogni fibra del suo corpo gli stava urlando di entrare in quella stanza, magari facendo finta di niente, ma almeno di entrare. Rimase nascosto dietro al muro.
I due fratelli chiacchieravano, ma erano troppo distanti perché Thorin potesse sentire la conversazione. Riusciva a cogliere solo qualche frase. E, per una volta, pensò che origliare fosse la cosa migliore da fare.
«Può anche darsi che lui non torni mai alla Montagna, che Erebor rimanga la dov'è, senza un re, senza un popolo. E io non sarei altro che il discendente di una dinastia che ha perso la sua terra e il suo potere. Sarei libero» stava dicendo Fili.
Kili rispose, ma con tono troppo basso. Thorin non riuscì a distinguere nemmeno una parola. Si avvicinò ancora di più.
Riconobbe la voce del più giovane «Lui non si arrenderà. E poi, so bene che tu desideri quella corona quanto lui. È tua, è giusto che tu la voglia, ma non parlare di libertà quando in realtà l'unica cosa che vuoi è rimanere prigioniero di un trono. Sarai re, e io sarò al tuo fianco. Non dovrai mai rinunciare a nulla, specialmente a qualcosa che desideri così tanto»
«Voglio quella corona, voglio il regno, voglio sedere sul trono ed essere chiamato re. L'ho sempre voluto, sono cresciuto con questo desiderio, ma io non sono Thorin. Lui farebbe qualunque cosa per arrivare a toccare ancora una volta l'Archengemma, io no. Hai ragione, io non voglio la libertà, ma voglio la possibilità di scegliere. E non sempre un re ne ha diritto.» La replica di Fili lo confuse ancora di più.
“Archengemma? Erebor? Ma di cosa accidenti stanno parlando? Non vorranno mica...” Thorin inorridì. Volevano scappare? Volevano andarsene via per sempre?
«Quindi adesso cosa facciamo?» Kili.
«Lasciamo le cose così come sono. Siamo fratelli di notte e amanti di giorno, quando Thorin non può vederci»
“Amanti? Ma che cosa diavolo sta succedendo in questa casa?”
«E basta?»
«Basta»
«E se qualcuno lo dovesse scoprire?»
«Kili, prima o poi qualcuno lo scoprirà. Oggi, domani, fra un anno. Qualcuno lo scoprirà, e noi lo affronteremo. Insieme.»
«Fili, Thorin non lo accetterà»
“Si, beh, ma a Thorin piacerebbe sapere che cosa state farfugliando prima di non accettarlo” pensò indignato il nano.
«Non mi importa»
«Smettila. Ho capito che mi ami, non devi dimostrarmelo ancora. Pensa, riusciresti a sopportare Thorin e il suo disprezzo? Riusciresti a rinunciare a lui e a Erebor e a quello che ti spetta di diritto per me?»
“Hai capito che ti ama? Ma stiamo scherzando? Kili e Fili... Loro sono... Rinunciare a Erebor?” e poi, un pensiero ancora peggiore “disprezzo? Thorin e il suo disprezzo? Disprezzo per chi? Per i miei nipoti?” Thorin rimase folgorato quando si rese conto di cosa intendesse Kili “pensano davvero che io li potrei mai disprezzare?”
«Si, ci riuscirei»
“Ma qua dentro sono tutti impazziti!”
Silenzio.
«Fili?»
«Si?»
«Oggi possiamo solo amarci e non pensare a Thorin?»
«Certo fratellino»
«Bene»
“Per Durin... Cosa sta succedendo?” si chiese il nano, un attimo prima di imboccare di nuovo le scale e andare a rinchiudersi nella sua camera, sempre nel silenzio più assoluto.

***

Non se lo era sognato. Era vero, lo aveva visto davvero.
I suoi nipoti, i suoi due ragazzi, si erano baciati.
Va bene, va bene. Quanto poteva essere terribile?
Ma scherziamo? Sono fratelli! Certo che è terribile! È la cosa più terribile in assoluto!
Beh, non la più terribile in assoluto.
Magari no, ma ci si avvicina abbastanza.
Baciati? Non è possibile, loro sono... FRATELLI per Durin!
Si beh, ma lui li aveva visti con i suoi occhi.
E in quel modo si spiegavano anche tante altre cose, Kili che si comporta in modo strano e Fili che lo difende, la gita al fiume... Thorin quasi prese un colpo. Il fiume! Erano rimasti fuori due giorni da soli!
No, era meglio non immaginare cosa potesse essere successo.
Solo a pensarci gli salivano dei brividi lungo la schiena.
No, no, no. Doveva esserne sicuro. Anzi, doveva prima decidere cosa fare.
Non dire niente? Beh, quello di certo, ovviamente non si sarebbe messo a parlarne tranquillamente con i nipoti.
Ma poi? Doveva allontanarli? Doveva dividerli? Oppure lasciarli fare?
Ma scherziamo? Lasciarli fare? In quale mondo un re avrebbe mai permesso l'incesto, per di più nella sua stessa famiglia?
Ma sarebbe riuscito a dividerli? Ovviamente, se necessario lo avrebbe fatto.
E poi, da quanto andava avanti? Mesi, magari anni?
Ma come era potuta accadere una cosa del genere? Com'era riuscito ad essere così cieco?
Stupido, stupido, stupido, stupido nano!
Doveva occuparsene, non lasciare che si innamorassero!
Ma che cosa aveva fatto di male?

***

Thorin trascorse tutta la giornata dietro alla porta della sua camera, immerso completamente in quei pensieri, in assoluto silenzio. Ogni tanto tendeva l'orecchio, per sentire cosa i due fratelli stessero facendo, ma raramente riusciva a distinguere rumori particolari.
Non si accorse nemmeno del tempo che passava, almeno non finché non sentì i due ragazzi risalire lentamente le scale.
Gli si gelò il sangue. E se lo avessero visto?
Li avrebbe affrontati, ovviamente. Avrebbe detto loro cosa aveva visto.
Si, ma dopo? Cosa avrebbe fatto dopo?
Ecco, li stava il vero problema.
Li sentì percorrere un paio di volte il corridoio, finché non distinse perfettamente il cigolio della porta della loro camera che si apriva e si chiudeva.

E adesso?
Adesso niente, doveva rimanere seduto e zitto fino alla fine dei tempi. O no?
Si, decisamente.

Figuriamoci.
Meno di dieci minuti e dalla stanza adiacente già iniziavano a sentirsi rumori strani.
Thorin voleva strapparsi le orecchie.
Quella si che era un'idea!

***

Aprì la porta lentamente, e imboccò il corridoio quanto più velocemente poté, cercando di non avvicinarsi troppo alla stanza dei due nipoti.
A dirlo era facile, ma il farlo era ben diverso.
Si trovò quasi senza accorgersene davanti alla porta della loro camera, in cui era piombato il silenzio.
Entrare? Si, certo, come no.
Ma non poteva nemmeno rimanere li fuori!
E poi, sentì le loro voci. Parlavano.
Incredibilmente, riuscì a capire senza nemmeno doversi avvicinare.
«Fili?»
«Si?»
«Chiedimelo di nuovo»
«Che cosa?»
«Quello che mi hai chiesto ieri»
«Ieri?»
Un istante di silenzio, poi Fili parlò di nuovo «Sai che io ti amo?»
«E tu sai che io amo te?»
«E come potresti non farlo?»

E li non ci fu più nessun dubbio.
Che cosa doveva fare? Semplice, assolutamente nulla.
Niente di niente.
Se si amavano, chi era lui per separarli?
L'unica cosa che poteva fare era far finte di niente, e allo stesso tempo cercare di far capire loro che lui non si sarebbe mai e poi mai messo in mezzo.
Erano i suoi nipoti, praticamente dei figli, non gli avrebbe mai fatto del male, per nulla al mondo.
Erebor? Al diavolo Erebor e il drago.
Se loro volevano stare insieme lui non lo avrebbe impedito, e avrebbe fermato chiunque provasse anche solo a proporre il contrario. Loro erano più importanti di tutto.
La Montagna e il regno? Beh, quello era un problema che non lo avrebbe di sicuro tenuto sveglio di notte.
Contava solo tenere Kili e Fili al sicuro, e se per essere felici avevano bisogno l'uno dell'altro, tanto meglio.

Scese le scale scuotendo la testa mentre uno strano sorriso gli increspava appena le labbra, aprì la porta e uscì mente il sole iniziava a tramontare all'orizzonte.

 

 

NdA

Questo è l'ultimo davvero.
Ho scritto undici capitoli su questi tre nani, e ora che ho finito anche l'ultimo li amo più di prima. Non sono del tutto sicura del personaggio di Thorin, anzi, non lo sono per niente, ma secondo me a Kili e Fili serviva un lieto fine.
Quest'ultimo capitolo lo dedico interamente a Eufrasia, che mi ha sopportato durante tutto il lungo lavoro che mi è servito per scrivere la storia, e che mi ha fedelmente seguito con le sue apprezzatissime recensioni.
E poi un grande grazie anche a tutti quelli che hanno letto questa piccola grande follia.
Un bacio a tutti,
Erin

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