Bentornati a casa

di roxrox
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1


Eventine entrò con un sorriso nella tenda che i due fratelli dividevano:
- Bene ragazzi, sono orgoglioso di dirvi che domani a mezzogiorno al massimo saremo a casa. Dalla città ci sono venuti incontro alcuni osservatori, e hanno detto che ci stanno preparando una accoglienza con i fiocchi; così ad occhio e croce inizierà con un rientro trionfale nelle mura e continuerà… fino a chissà quando –
- Fino a chissà quando?!? – esclamò Durin portandosi una mano alla fronte – Ma dobbiamo proprio? Io avrei solo voglia di farmi un bagno e riposare… Che ne dici se noi rientriamo alla chetichella e lasciamo a te la parata e la gloria? In fondo sei tu il re… -
- Ti piacerebbe, eh? Spiacente, ma gli eroi siete voi, io sono solo il re a capo dell’esercito, voi siete coloro che hanno aiutato l’erede di Jerle Shannara a ritrovare la mitica spada che ha sconfitto Brona… Eh no, credo che per domani gli onori saranno tutti per voi, e non potete squagliarvela! –
- Umpf… - sbuffò Durin gettandosi sulla branda.
Dayel sorrise guardando il fratello: aveva rischiato di perderlo nell’ultima battaglia contro l’esercito di Brona a Tyrsis, e per lui era importante che fossero tornati entrambi sani e salvi. Non reputava di aver fatto chissà cosa, aveva solo seguito il suo destino, e non credeva che per questo avrebbe dovuto essere lodato, ma conosceva la sua gente, e capiva il bisogno che avevano di vedere la loro razza coinvolta nel ritrovamento della Spada di Shannara, che molti reputavano ancora proprietà degli elfi.
Però aveva voglia di tornare a Beleal… Voleva riabbracciare Lynliss, aveva bisogno del suo sorriso, delle sue risate, della sua pelle… Quanto gli mancava! L’aveva sognata tanto, per tanto tempo, che quasi ora non gli pareva vero che fosse così vicina…
Si alzò e si sedette sull’orlo della branda dove stava disteso il fratello:
- Oh, andiamo, ormai è finita! Con tutto quello che abbiamo passato, non vorrai mica farti spaventare dal nostro popolo che vuole solo festeggiarti? –
- Oh no, ma non potrebbe festeggiarmi, che so, tra qualche giorno, quando avrò dormito a lungo? –
Eventine e Dayel risero, in fondo sotto sotto la pensavano allo stesso modo, ma sapevano perfettamente tutti e tre di non avere scelta. Eventine li salutò ed uscì dalla tenda. I due fratelli spensero la candela e si addormentarono nel giro di pochi secondi.


La mattina dopo alle 11 stavano varcando la porta che li avrebbe portati all’interno della città, cavalcando al passo appena dietro Eventine, alla testa dell’esercito. Li accolse una fiumana di gente che urlava, salutava, batteva le mani e gettava fiori al loro passaggio. Il re sorrideva e salutava graziosamente, mentre Durin e Dayel erano un po’ spaesati da quel bagno di folla, a cui non erano abituati.
Dayel era particolarmente inquieto, e volgeva continuamente lo sguardo sulla folla, come se stesse cercando qualcosa, o qualcuno.
Fu solo quando erano quasi arrivati alle porte del palazzo che si sentì chiamare da una voce che conosceva fin troppo bene:
- Dayel! Dayel! – si voltò immediatamente, e vide poco più avanti una meravigliosa fanciulla trattenuta a stento dalle guardie che avevano il compito di tenere libera la strada per lasciar passare l’esercito.
- Lynliss! – urlò saltando immediatamente giù da cavallo e correndo verso di lei, dimenticandosi di tutto il resto del mondo, mentre Eventine con un solo gesto fluido fermava tutto il corteo e ordinava alle guardie di lasciarla passare.
Si gettarono l’uno nelle braccia dell’altra, tremando di gioia e di emozione, aspettando solo un secondo prima di baciarsi con passione.
- Dayel! Oh, Dio, Dayel… -
- Lynliss… Mia piccola Lynliss… -
- Sei tornato… Sei tornato… Sei qui… -
- Te l’avevo promesso… Ricordi? Non avrei mai mancato ad una promessa… Fatti guardare – le prese il volto tra le mani – Come sei bella… Sei ancora più bella di quanto ricordassi… -
- Non andartene mai più… Ti prego, non andartene mai più… -
- Mai, mai più… -
Si riabbracciarono, solo per sentire la reciproca presenza. Non si sarebbero lasciati mai più…
Eventine e Durin avevano assistito alla scena inteneriti, e non li avrebbero interrotti per nulla al mondo. Ma l’esercito doveva arrivare a palazzo, altri uomini erano attesi dalle loro donne. A malincuore il re scese da cavallo e si avvicinò a Dayel, ponendogli una mano sulla spalla:
- Andiamo – gli disse – bisogna continuare, anche gli altri soldati hanno il diritto di riabbracciare le loro famiglie… - vide le mani di Dayel stringere ancora di più quelle di Lynliss, e sorrise – Se vuoi, puoi portarla con te, dubito che riuscirei a farla andare via, e non lo voglio neppure… Se riuscite, portala sul tuo cavallo –
Gli occhi di Dayel si illuminarono:
- Grazie Eventine, e chiedo scusa per il rallentamento –
Salì a cavallo ed issò la fanciulla davanti a sé stringendola alla vita, come se non volesse mai lasciarla, e ripresero la marcia verso il castello.





Eccomi qui! Sono nuova, quindi, per favore, siate buoni con le recensioni... Se qualcuno volesse regalarmi un secondino per dirmi cosa ne pensa... Non è successo molto finora, ma ho parecchie idee, ho solo bisogno di tempo per metterle giù...
Se vi piace, ci rivedremo molto presto...
Ciao ciao!
RoxRox

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2


E’ così bello poterti stringere ancora… In questi mesi, quando disperavo, era sempre il tuo ricordo a spingermi ad andare avanti, a farmi lottare ancora, perché potessi ritornare ancora a casa e trovarla in pace, e trovare te…
Quanto mi mancavi, amore… I miei sogni non si avvicinavano nemmeno alla meravigliosa realtà che mi doni… Avevo tanto bisogno di te, ti avevo lasciata sola… Come ho potuto…? L’ho fatto per te, perché anche tu potessi continuare a vivere in pace, in un mondo libero dal Signore degli Inganni… Me lo ripetevo ogni sera, ogni mattina, per ricordarmi perché mi ero imbarcato in questa maledetta impresa, perché avevo accettato di abbandonarti…
Non ti lascerò mai più, mai più deciderò di andarmene senza di te…
Quanto ti amo, mio piccolo splendore…


Sei tornato da me… Ho avuto tanta paura… Non lasciarmi mai più, mai più sopporterei di restare tanto tempo senza vederti, senza abbracciarti, senza sapere se stai bene…
Quelle maledette notti, in cui piangevo, e pregavo gli Dei di salvarti, non voglio più viverle…
Accetterei tutto, anche di perderti per un’altra, pur di essere sicura che tu sarai per sempre felice…
Ma tu ora sei qui, e mi stai stringendo…
Quanto mi è mancato il tuo abbraccio… Quanto è dolce il tuo respiro tra i miei capelli…


Entrarono in trionfo nel palazzo, e subito alcuni servitori si affrettarono ad avvicinarsi ai cavalli per aiutarli.
- Bentornato a casa, maestà – si inchinò profondamente il ciambellano di palazzo – Se volete seguirmi, c’è già pronto un banchetto in onore vostro e dei vostri cugini –
- Eh no, questo no – esclamò Eventine scendendo da cavallo – Vi ringrazio per il vostro pensiero, e vi garantisco che faremo abbondante onore al banchetto che ci avete preparato, ma prima esigo un bagno caldo, e due ore di sacrosanto riposo! –
- Sono d’accordo – concordò Durin, imitando il cugino, e inchinandosi di fronte al ciambellano, come le regole di corte imponevano – Vi prego di perdonarci, ma non ci laviamo decentemente da quando siamo partiti da Tyrsis, e vi garantisco che una settimana a cavallo non rende particolarmente profumati –
- Vi capisco perfettamente, e vi chiedo perdono se non ho saputo prevedere e prevenire questo vostro bisogno, ma se mi concedete non più di quindici minuti nelle vostre camere sarà pronto tutto ciò che avete chiesto – e con un altro inchino si ritirò, correndo all’interno del palazzo gridando e chiamando affinché fosse pronto tutto ciò che il re e i due eroi avevano chiesto.
Venti minuti dopo si stavano immergendo nell’acqua calda e schiumosa con un sospiro di sollievo.


- Lurido! Maledetto! Bastardo! –
Il barone Hagen sottolineava ogni parola con un pugno sferrato al muro della stanza.
Aveva dovuto obbligatoriamente, come membro della nobiltà, partecipare al pomposo banchetto  preparato da quel megalomane del ciambellano, ma non avrebbe nemmeno saputo dire quali pietanze erano state servite, perché aveva passato il tempo a rodersi il fegato, con continui travasi di bile.
Se avesse avuto in mano un’arma! Una qualsiasi, era indifferente, qualunque cosa sarebbe andata bene per cancellare quel sorriso compiaciuto dalle sue labbra!
Comodo, vero? Stai via qualche mese, a far cosa poi non si sa, poi torni e vieni accolto come un eroe! Eh no, troppo facile!
Già! Perché lui e quell’altro idiota non avevano raccontato molto di questo fantomatico viaggio per ritrovare la Spada di Shannara, si erano limitati a dire che da Culhaven erano partiti insieme ad altri (un paio di principi umani, un nano, l’erede e suo fratello e Allanon) in cerca della spada, che erano arrivati anche a Paranor, ma loro on avevano trovato nulla, ed erano andati a Tyrsis per aiutare l’esercito del sud dopo aver perso l’erede, caduto in un burrone.
Ma bravi! Una cosa dovevano fare, proteggere l’erede (Shea? L’avevano chiamato così?), e se l’erano pure perso per strada! E questi erano gli eroi elfi? Ah, c’era proprio di che andarne fieri!
Ed anche a Tyrsis, non è che avessero vinto la guerra, ma l’esercito di Brona si era ritirato e disperso quando l’erede aveva sconfitto da solo il Signore degli Inganni dopo aver trovato la spada! Probabilmente aveva capito da solo l’andazzo delle cose e si era lanciato apposta nel burrone per far perder le tracce, così da poter continuare la ricerca da solo ed in santa pace! Ed infatti da solo era riuscito a risolvere tutto!
E loro erano lì a prendersi gli elogi! Facile quando non sei tu a vincere ma il tuo avversario a perdere!
E questi erano gli eroi, i salvatori delle Terre dell’Ovest! C’era di che chiedere aiuto agli Dei!
Ed ora eccolo qui, che si pavoneggiava e si riprendeva ciò che senza alcun riguardo aveva abbandonato mesi prima! Cosa gli aveva fatto credere che lei sarebbe stata qui ad aspettarlo? Ma certo, come si può non aspettare un eroe?
Il barone aveva smesso di dare pugni al muro, e camminava avanti e indietro nella propria stanza, come un animale in gabbia, il corto mantello che svolazzava attorno al suo corpo snello. Lo odiava, odiava quel ragazzino, quella sorta di bambino troppo cresciuto che si credeva adulto solo perché era andato in giro alla ricerca di una leggenda. Ci voleva ben altro per crescere e maturare! Ma, si sa, gli eroi hanno di meglio da fare che pensare a diventare maturi!
Ed ora questo moccioso si sarebbe ripreso Lynliss, gliela avrebbe portata via ancora una volta! No, questo era davvero troppo!
L’aveva inquadrato subito, molto tempo prima, quando si era avvicinato a lei le prima volte. Hagen l’aveva già adocchiata, ed aspettava solo che fosse in età da marito per farsi avanti e chiedere la sua mano. Che diamine, era un barone, e reputava suo diritto avere il meglio!
Ma all’improvviso era spuntato lui, questa sottospecie di sgorbietto (come facessero tutte a trovare belli sia lui che il fratello maggiore era un mistero che ancora non riusciva a spiegarsi), e si era avvicinato a lei, l’aveva affascinata con questa aria da eterno bambino innocente e gliela aveva portata via. Ricordava ancora con furore il giorno in cui si era sparsa la voce che lui aveva chiesto di sposarla, e che lei aveva accettato; al solo pensiero si sentiva ribollire il sangue nelle vene.
Quasi non ci aveva creduto quando a pochi giorni dalle nozze il moccioso era partito con quell’altro idiota del fratello a cercare la Spada di Shannara, lasciando Lynliss sola; era l’occasione che aspettava, era sicuro che sarebbe riuscito a conquistarla.
Ma lei si era dimostrata più tenace del previsto, anche se lui si era avvicinato non come corteggiatore ma come amico, sperando di coglierla con le difese abbassate.
L’aveva consolata quando era disperata, incoraggiata quando piangeva, fatta ridere quando ne aveva bisogno, ma mai, mai le aveva dato la speranza del ritorno del suo amore; anzi, appena poteva le ricordava quanto l’impresa in cui si era imbarcato fosse difficile e pericolosa (lui non ci credeva assolutamente, ma l’importante era che lo credesse lei), e di quanto esili fossero le speranze di vederlo tornare. Sperava che con il passare del tempo lei lo avrebbe dimenticato. Era quasi riuscito a farle accettare la possibilità che fosse morto (nel resto non si avevano più sue notizie da mesi) quando lo sgorbio era ritornato, e con una fama da eroe!
Andava eliminato. Subito, prima che riuscisse davvero a sposarsela.
Il barone si diresse alla porta della camera e la spalancò urlando:
- Astel! Astel! Portami il mio abito da viaggio e un mantello, e fai preparare il mio cavallo! Devo partire! Subito! –


Alla fine della festa si erano tutti ritirati nelle proprie stanze, ma Dayel non era riuscito a separarsi dalla sua Lynliss una volta arrivati alla porta delle sue stanze, così ora si ritrovavano a passeggiare nel parco buio e silenzioso del palazzo, spiati dalle stelle e dalla luna, che faceva capolino da dietro a una nuvola.
- Raccontami – chiese Lynliss dopo essersi seduti su una panchina di pietra, senza lasciarsi le mani nemmeno per un minuto – Dimmi cosa è successo in questi mesi –
Dayel sospirò:
- E cosa ti dovrei raccontare? –
- Tutto. Voglio sapere tutto, voglio arrivare alla fine del tuo racconto con l’impressione di aver vissuto anch’io queste esperienze, così da credere di non averti mai lasciato –
- Non credo che tu vorresti vivere quello che abbiamo vissuto in tutto questo tempo, credimi, non lo vorrei nemmeno io –
Lynliss sgranò gli occhi: non era da lui quella espressione affranta, quella tristezza che gli leggeva negli occhi:
- Cosa ti hanno fatto? – mormorò spaventata.
- Tanto male, amore mio, tanto male. Ho visto un ragazzo spaventato preso dalla sua calma vita in una locanda e sbalzato in una realtà che mai avrebbe potuto immaginare e che lo terrorizzava, ho visto orrende creature spaventose e deformi, che possono uccidere anche solo con la loro ombra, uomini trasformati ed assoggettati ad un volere che non era il loro, piccoli gnomi più cattivi e crudeli di quanto tu possa immaginare… Ho visto morire un amico che una volta aveva salvato la vita a tutti noi, ho visto Durin in fin di vita, quando credevo che saremmo invecchiati insieme… Ho visto in faccia la morte, molte volte, ho creduto anch’io di morire, ed ho avuto paura, perché non volevo morire, perché non avevo chiesto io tutto questo, io volevo solo vivere in pace la mia vita a Beleal con te… E mi sono scoperto un vigliacco, io che non ho mai preteso di essere coraggioso, ma che mai mi ero considerato un codardo… Ho visto crollare tutte le mie certezze, tutte le mie speranze in un mondo migliore… Ho perduto la sicurezza che anche nel peggiore di noi ci sia qualcosa di buono… - la voce si spense in un singhiozzo. Lei lo abbracciò, silenziosa, e lasciò che nascondesse il viso nella sua spalla, che desse sfogo a tutte le sue lacrime, se era di questo che aveva bisogno. Ma lui rimase in quella posizione per poco; si riscosse e si staccò, asciugandosi gli occhi umidi e guardandola con un sorriso tremolante – Ma tutto questo ora non ha più importanza. Adesso sono qui con te, è tutto ciò che conta… - si avvicinò a lei, alle sue labbra – …tutto ciò che voglio… - la baciò timidamente, dolcemente, chiedendo solo di essere consolato. E lei lo lasciò fare, assaporando quelle labbra così morbide e tenere, fremendo nel sentire quel sapore salato dato dalle lacrime, giurando a se stessa di renderlo felice, a qualunque costo.
Ma poi il bacio si fece più intenso, più profondo, la bocca di lui conteneva un bisogno urgente, una passione troppo a lungo sopita e tenuta a freno, che ora premeva per uscire, per manifestarsi fino in fondo, perché ora sapeva quanto fosse fragile la vita, e non voleva più rischiare di perdere tutto senza prima averlo avuto… La sua lingua solleticò leggermente la bocca di Lynliss, chiedendo il permesso di entrare, e lei dischiuse le labbra con un gemito, mentre gli avvolgeva le braccia attorno al collo, stringendolo di più a sé.
Le mani di Dayel accarezzavano la sua schiena, i suoi fianchi, il suo volto, delicatamente, come se avesse paura di farle male, ma tremavano di emozione, ora che riscoprivano dopo tanto tempo le forme mai dimenticate di colei che gli aveva rapito il cuore. Improvvisamente si fermò, la prese per le braccia e l’allontanò da sé, anche se con fatica. Lei si spaventò:
- Che c’è? Che succede? Ho fatto qualcosa di sbagliato? –
Il respiro di lui era leggermente affannoso. Sorrise e appoggiò la propria fronte su quella di lei:
- No, no, amore mio, non hai fatto nulla di male… Ma devo fermarmi, o non risponderò più di me… Non sono sicuro di riuscire a mantenere a lungo il controllo se continuiamo… -
Lynliss allora lo abbracciò di nuovo, stringendolo più forte che poteva:
- Non temere… Manca così poco… Ci sposeremo presto, se tu ancora mi vuoi, ed allora non dovrai più mantenere il controllo… -
- Certo, certo che ti voglio ancora, in questi mesi non ho fatto altro che pensare a te, ed al fatto che eri qui… E pensavo solo che avrei voluto vederti, abbracciarti… Non vedevo l’ora di tornare da te… E se anche tu mi vuoi ancora, anche se ti ho lasciata qui, sola, a pochi giorni dalle nostre nozze, sarò felice di diventare tuo marito… -
- Ho passato tutto questo tempo solo aspettandoti, come potrei ora non volerti? Sei tutto ciò che voglio, tutto ciò di cui ho bisogno… -





Eccomi di nuovo!
Ho faticato un po' per rendere il nuovo personaggio, e non sono sicura di esserci riuscita come volevo, è tanto tempo che non scrivo e sono un po' arrugginita... Abbiate un pochino di pazienza, è come andare in bicicletta, non si disimpara mai, al massimo serve un po' per riprendere la pratica... Vero è che se nemmeno prima eri troppo abile c'è poco da ricordare... Oh beh, immagino che migliorerò con il tempo, del resto nessuno nasce imparato, no?

OnlyAShadow: Grazie per la tua recensione e per la fiducia che mi dai, spero tanto di non deluderti! Le idee che mi frullano nel cervello sono ancora un po' confuse, c'è solo giusto il filo conduttore (un po' vago...) e tante varie cose che devono essere messe insieme, ma mi impegnerò tanto... Grazie ancora, alla prossima!

Ciao ciao a tutti, e grazie anche a quelli che leggono in silenzio!
RoxRox

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3


L’aria che si respirava nella bettola era pesante e fumosa, ed il barone Hagen temette di morire soffocato quando, completamente avvolto dal mantello il cui cappuccio nascondeva ogni sua fattezza, varcò la soglia avvicinandosi al bancone, dove un corpulento elfo stava pulendo un bicchiere con uno straccio sporco.
- Dov’è Palkar? – chiese, evitando accuratamente di toccare il ripiano unto ed appiccicoso (anche se il barone si chiese come fosse possibile che questi due aggettivi fossero realisticamente attribuiti entrambi a quel banco.
- Non lavora in questi giorni – rispose il locandiere.
- A questo penso io – asserì Hagen, sciogliendogli la lingua mostrando con fare noncurante quattro monete d’oro.
- Nel retro – disse solo l’elfo intascando avidamente le monete e ricominciando a dedicarsi al bicchiere.
Il barone lo sorpassò infilandosi in una porticina dietro di lui, e camminando deciso lungo un corridoio stretto e buio, in fondo al quale si intravedeva una pallida luce e si sentivano rida sguaiate. Superò un’altra porta e si ritrovò in un ambiente ancora più fumoso di quello che aveva appena lasciato. Una quindicina di elfi evidentemente ubriachi bevevo smodatamente, e ogni tanto uno di loro alzava il boccale in un improbabile brindisi a qualunque cosa venisse loro in mente, citando di tanto in tanto il re ed i due fratelli eroi appena tornati, discutendo su cosa sarebbe piaciuto fare o farsi fare con loro. Hagen li ignorò e si diresse direttamente in un angolo, dove un ombroso elfo scrutava gli altri con aria disgustata, mentre seduto ad un tavolo sorseggiava un liquido che evidentemente non era birra, ma nemmeno acqua. Hagen si sedette di fronte a lui:
- Ho un lavoro per te –
- No – rispose solamente l’altro – Non intendo lavorare per nessuno, almeno per il momento –
- Tu sei il migliore! Ho bisogno di te! Non mi posso accontentare di nulla di meno! –
- Cosa volete? –
- Una eliminazione –
- Chi? –
- Il principe Dayel –
- L’eroe elfo? Scordatevelo –
- Non ti sembra tardi per essere patriottico? Deve essere eliminato! –
- Certamente non da me! Sono un delinquente, è vero, e faccio lavori sporchi su commissione, altrettanto vero, e garantisco la massima segretezza riguardo qualunque cosa mi venga detta, anche questo è vero, ma sono un elfo, e non intendo alzare la mano su uno dei pochi che in questi tempi ha saputo riportare in auge la nostra reputazione con tutto il resto delle Quattro Terre! Spiacente, anche se in questo periodo decidessi di lavorare per qualcuno non lo farei certo per voi! E non certo questo! –
- Deve essere eliminato! –
- E’ un problema vostro –
- Non lavori… Neppure per questo? – estrasse da una tasca interna un sacchetto, che fece tintinnare leggermente – Questo è solo un piccolo anticipo, a cose fatte ne riceverai tanto da potertene andare e sparire per sempre e farla finita con questa vita. Ti renderò talmente ricco da non aver più bisogno di nulla –
- Chi vi dice che non mi piaccia la vita che conduco? Comunque, mi sembra di essere stato chiaro, non intendo fare nulla. Ma posso indicarvi qualcuno che ha molti meno scrupoli di me –
- Ed è bravo? –
- Anche questo è affar vostro, non mio –
- Va bene. Dimmi come fare per trovarlo –


Erano a casa ormai da un paio di settimane, quando Dayel chiese udienza ufficiale al re Eventine.
- Dayel! – esclamò Eventine quando lo vide entrare nel suo studio ed inchinarsi in segno di rispetto – Ehi! Cos’è quell’inchino? Su su, sei mio cugino e sei l’eroe elfo, non ti devi inchinare davanti a me! –
- Nemmeno in udienza ufficiale? –
- No, tu e tuo fratello no. Comunque, cosa volevi dirmi, tanto da richiedere una udienza ufficiale? –
- Vengo a chiederti il permesso di sposarmi –
Eventine rise:
- Ma come? Te l’ho dato un anno fa, non intendo certo rimangiarmi la parola! Non è che per caso hai cambiato idea e vuoi sposare una ragazza che non è Lynliss? –
- Oh Dei! No, assolutamente no! Solo, non c’è stato il matrimonio per cui mi avevi dato il permesso, sono tenuto a chiedertelo nuovamente… -
Eventine alzò gli occhi al cielo: maledetta etichetta di corte…
- Beh, allora non avevo alcun motivo per rifiutartelo, non vedo perché dovrei farlo adesso. Chiama la tua Lynliss, lo devo dire anche a lei, giusto? –
Dayel sorrise felice e dopo un veloce inchino aprì la porta ed accompagnò dentro la fanciulla, tenendola per mano. Il re sospirò e si avvicinò a lei:
- Lynliss… Sai che cosa mi ha chiesto Dayel? –
- Sì sire – rispose le, lo sguardo a terra come si conveniva.
- E tu sei s’accordo? –
- Sì sire –
- Bene, allora io concedo al principe Dayel il permesso di sposarti. Che possiate essere felici –
- Vi ringrazio, maestà –
- Oh, molto bene – esclamò Eventine in tono più allegro e meno solenne lasciandosi pesantemente andare su una poltrona – Ora che abbiamo espletato tutte le funzioni di rito, vi fermate qui due minuti e parliamo come cugini e non come re e sudditi? Coraggio – indicò loro altre due poltrone – sedetevi! –
Dayel non se lo fece ripetere due volte e si lanciò su una delle due, mentre Lynliss prendeva compostamente posto sull’altra, continuando a tenere gli occhi bassi. Il re comprese: già un anno prima per lei era stato difficile scrollarsi le convenzioni di corte davanti al re, ma non si trovavano al palazzo reale, bensì a casa di Dayel, a Beleal, e lì l’atmosfera era decisamente diversa. Entrambi avevano accettato, come Durin, di lasciare la propria casa e vivere lì, almeno per qualche tempo, ma Eventine comprendeva come una corte potesse intimorire una fanciulla così timida. Si alzò e si inginocchiò davanti a lei, baciandole galantemente la mano ed alzando lo sguardo fino ad incontrare i suoi azzurrissimi occhi:
- Lynliss, per favore… Io vorrei che tu mi guardassi e mi considerassi un cugino, non il tuo re. Capisco come per te possa essere difficile, ma presto sposerai Dayel, e sarai mia cugina a tutti gli effetti, e vorrei che mi trattassi così, almeno in privato… Mi imbarazza parecchio già quando tutto il mondo mi tratta con deferenza, ma passi, ma alla mia famiglia non lo permetto. Se vuoi – sorrise, sperando di calmarla – te lo posso dare come ordine: ti ordino di trattarmi come un membro della famiglia, e non come un re! –
Lynliss sorrise, divertita, anche se non ancora a proprio agio:
- D’accordo, Eventine, ci proverò – poi, con un guizzo malizioso negli occhi – Se vostra maestà ordina, vostra maestà otterrà. Non cono certo io che posso permettermi di disobbedire ad un ordine diretto del mio re! –
Eventine e Dayel risero divertiti:
- Oh, così va meglio – commentò il re, e tornò a sedersi, poi battè le mani e due servitori entrarono portando del the. Lo posarono su un tavolino e si ritirarono dopo essersi inchinati profondamente sia davanti al re che davanti a Dayel, che era arrossito violentemente.
- Ma… - chiese ad Eventine – è necessario che si inchinino così anche per me? –
- Non gliel’ha imposto nessuno – rispose il sovrano – ma credo che dovrai abituatici. Sei comunque l’eroe elfo, tu e Durin siete entrati nella storia, e probabilmente anche nella leggenda –
- Non sono partito per entrare nella storia – protestò il giovane a voce bassa, mettendo il broncio – e nemmeno per diventare un eroe. E’ possibile che nessuno capisca che né io né Durin abbiamo chiesto tutto questo? Che saremmo rimasti più volentieri a casa, tra i nostri cari, e che siamo partiti solo per fare ciò che chiunque al nostro posto avrebbe fatto? E che, soprattutto, non siamo colui che ci ha salvato? –
- Beh, forse hai ragione, ma voi siete coloro che nel popolo elfo hanno dato di più. E credo che agli inchini dovrai abituartici –
- Umpf… - mugugnò Dayel sprofondando ancora di più nella morbida poltrona.
- Allora – riprese il re – a quando le nozze? –
- Beh… Noi pensavamo la prima domenica di autunno. Non vogliamo aspettare troppo, se potessimo anche domani, ma ci vuole un tempo minimo per i preparativi… -
- La prima domenica di autunno… Mancano tre mesi… -
- Ma se non va bene – disse i fretta Lynliss – possiamo trovare un’altra data –
Il re rise:
- Per l’eroe elfo? Giammai! Per lui se volesse si potrebbe anche spostare qualunque altra festa! –
- Eventine, piantala! –
- Eddai, è troppo divertente! Ho sopportato questo ed altro come re, concedimi di divertirmi con qualcuno che non è abituato, così qualcun altro capisce cosa vuol dire! –
Dayel sbuffò e cacciò fuori la lingua, prima di scoppiare a ridere.


La luce del tramonto tingeva il palazzo ed il parco con colori caldi, ed illuminava il volto di Lynliss che gli camminava accanto. Dayel non riusciva a smettere di guardarla; ancora non poteva credere che una tale fortuna fosse capitata proprio a lui.
Lynliss si sentì osservata e si voltò con un lieve sorriso:
- Hai intenzione di consumarmi con gli occhi? –
Dayel le carezzò leggermente la guancia con il dorso della mano:
- Sono tanto felice… -
- Lo sono anch’io… - e con una breve risata spiccò una veloce corsetta, lasciandolo lì interdetto – Allora? Scommetto che non riesci a prendermi! –
E poi dicevano che era lui il bambino! Scosse la testa e sorridendo si accinse a rincorrerla.
Ma non aveva ancora fatto un passo che un colpo al petto immediatamente seguito da un dolore lancinante gli fece inarcare la schiena con un urlo strozzato. Cadendo in ginocchio ebbe a malapena la forza di abbassare lo sguardo su quella freccia che gli spuntava tra le costole. Mentre cadeva si sorprese a pensare a quante volte aveva rischiato di morire negli ultimi mesi, e si stupì che alla fine qualcuno lo avesse ucciso proprio lì, a casa sua. Si accorse di battere la testa contro la pietra del vialetto, e sentì in lontananza un grido che poteva essere della sua Lynliss, altre voci concitate… Poi il dolore lo sopraffece, e tutto divenne buio…


Lynliss aveva ricominciato a ridere quando si era accorta che lui aveva deciso di rincorrerla, e si era girata per fuggire. Ma un attimo dopo aveva sentito un rumore strano, ci sarebbe detto un richiamo, o un lamento…
Si era voltata di nuovo verso Dayel, e lo aveva visto cadere, una freccia piantata nel petto. Non si era nemmeno resa conto di aver iniziato ad urlare, chiamando aiuto, vedeva e sentiva solo lui, lui che la stava lasciando un’altra volta. Lo raggiunse nello spazio di pochi momenti, gli si inginocchiò accanto e lo prese fra le braccia, cullandolo dolcemente:
- Cosa ti hanno fatto? Amore mio, cosa ti hanno fatto…? Ti prego, ti prego, apri gli occhi, sono qui, ti prego… Non puoi lasciarmi ancora… Ti prego, guardami… -





Ciao a tutti!
E qui passiamo un po' al tragico... Eh, sì, sono una amante dei drammi...
Del resto, andava vivacizzata la situazione, altrimenti una storia troppo mielosa non va bene...

OnlyAShadow: Grazie dei complimenti! Sì, Hagen è un bastardo, ma del resto i cattivi servono, altrimenti come si fa a sviluppare storielle inetressanti? Tutti buoni e cari è noioso... Barone puzzone... eh eh eh... Mi hai fatto ricordare un certo film visto tempo fa... E mi hai dato anche una ideuzza da sviluppare verso la fine... Spero che continuerai a leggere, e a farmi sapere cosa ne pensi!

Grazie a anche a quelli che leggono in silenzio! Ciao ciao!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4


Il capitano Leptis, comandante delle guardie di palazzo, stava approfittando di una pausa per chiacchierare un po’ con due vecchi compagni d’arme, quando aveva sentito un urlo femminile provenire da poco lontano. Tutti e tre si erano guardati per un solo istante prima di correre nella direzione del grido.
La scena che si parò davanti ai loro occhi aveva dell’incredibile: la contessa Lynliss stringeva un elfo riverso al suolo, ferito da una freccia. Leptis riconobbe immediatamente il principe Dayel e si riscosse in un lampo, risvegliando anche gli altri due, che sembravano in trance dalla sorpresa:
- Jannison, corri immediatamente a chiamare il medico di corte, e poi fai avvertire il re! Fangem, blocca immediatamente ogni porta ed ogni finestra, e fai setacciare tutti i dintorni! Bisogna trovare chi è stato! Muovetevi! –
I due corsero via, e lui si diresse verso Lynliss, che stava cullando l’eroe elfo, piangendo e balbettando frasi sconnesse. I suoi singhiozzi erano tali da far credere a Leptis che si sarebbe spezzata in due; andava assolutamente calmata. Le pose le mani sulle spalle e le parlò con voce il più calma possibile:
- Abbiamo chiamato il medico, ora sta arrivando, non temete – guardò la ferita, e la sua lunga esperienza di soldato gli mostrò subito quanto fosse grave, così profonda e così vicina al cuore. Si impose di non tremare, mentre comprendeva quanto la situazione fosse disperata; in quel momento la priorità era la contessa.
Un veloce scalpiccio attirò la sua attenzione. Si voltò e vide accorrere il medico di corte, seguito da un paio di giovani soldati; uno dei due portava in mano una barella, l’altro una coperta. Il dottore si avvicinò e cercò di spostare Lynliss, ma lei era fuori di sé, e strinse Dayel con maggiore forza; bastò una occhiata del medico per far capire a Leptis che andava allontanata:
- Coraggio contessa, è per il suo bene. Vi prego, lasciatelo e venite con me… - la forzò leggermente ma in qualche modo lei comprese e se lo lasciò togliere dalle mani, mentre Leptis la rimetteva in piedi, sorreggendola tenendole un braccio attorno alle spalle, dato che era evidente come non fosse in grado di reggersi da sola.
- E’ grave – mormorò il dottore – bisogna essere molto veloci, se vogliamo avere qualche possibilità – Lynliss tremava violentemente, mentre non staccava gli occhi da quelli chiusi del suo amore – Voi due – riprese il medico, rivolto ai soldati – mettetelo sulla barella e copritelo, va tenuto al caldo, e poi correte con me nella camera del principe, presto, non c’è un secondo da perdere! –
I due soldati eseguirono immediatamente gli ordini, e se ne andarono velocemente, lasciando lì il capitano e la fanciulla tremante. Lui si chinò verso di lei, e stava per dirle qualcosa quando le gambe le cedettero e lei gli cadde fra le braccia, svenuta.
Forse era meglio così. Qualunque cosa fosse accaduta, per lei era meglio che per il momento non si rendesse conto di nulla.
La sollevò senza fatica e si diresse verso le sue stanze, sperando di trovare una ancella che si occupasse di lei.


Durin correva quasi alla cieca per i corridoi del castello. Stava allenandosi con l’arco per recuperare la mobilità del braccio che era rimasto ferito nella battaglia a Tyrsis quando un soldato mandato da Eventine si era avvicinato di corsa chiamandolo a gran voce; raggiuntolo, gli aveva detto che Dayel era stato ferito da una freccia, e che il dottore temeva che potesse morire…
No, Dayel non poteva morire! Si asciugò nuovamente gli occhi con un movimento secco del braccio, cercando di vedere attraverso le lacrime che continuamente gli annebbiavano la vista. Non era possibile: avevano affrontato di tutto, avevano visto in faccia la morte tante volte ed erano sempre riusciti a sfuggirle, non poteva cederle adesso!
Inciampò in una pietra del pavimento, ma rimase in piedi e riprese immediatamente a correre, più veloce di prima. Ma perché diavolo avevano costruito un castello così grande? Ci volevano secoli a raggiungere una stanza…
Finalmente giunse nel corridoio che ospitava le loro camere, e vide il re davanti alla porta di Dayel, assieme ad alcune guardie:
- Eventine! – lo chiamò. Il sovrano si voltò con una espressione triste. No, non poteva essere! Durin si lanciò verso la porta, ma venne bloccato dalle forti braccia del cugino:
- No, Durin, aspetta! –
Durin si voltò a fronteggiarlo come una furia:
- Devo vederlo! –
- Adesso c’è il dottore con lui! Ti prego, lascialo lavorare! –
- Dayel è lì dentro! Devo andare da lui! –
- Cerca di calmarti! – e con un gesto poco degno di un monarca Eventine schiaffeggiò il cugino, che si bloccò immediatamente guardandolo stupito, una mano sulla guancia colpita. Eventine sospirò – Scusami. Ma dovevi assolutamente calmarti e fermarti. Il dottore ha detto chiaro e tondo che vuole essere lasciato solo intanto che lo cura –
- Ma tu… con il dottore hai parlato… Il soldato che è venuto ad avvertirmi mi ha detto… -
- Sì, io sono entrato un attimo per parlare con il dottore mentre lavorava… -
- Cosa ti ha detto? –
- Durin, è ancora troppo presto per… -
- Cosa ti ha detto? –
- Durin… -
- Cosa ti ha detto? – l’ultimo era ormai un urlo isterico.
- Ha detto… che è molto grave… che chiunque sia stato aveva una mira formidabile, è arrivato vicinissimo al cuore… Ha detto… che ci sono pochissime speranze… - afferrò Durin per le braccia mentre sembrava sul punto di crollare a terra. Era improvvisamente diventato pallidissimo, negli occhi uno sguardo vuoto. Lo sostenne mentre lo faceva sedere in terra e gli faceva poggiare la schiena contro il muro.
- No... - sollevò gli occhi per guardare Eventine, senza cambiare espressione – Non è possibile... Non lui... Ha sofferto tanto, perchè ancora a lui...? -
- Non lo so... Ma non ti preoccupare, vedrai che andrà tutto bene... -
- Chi è stato? Perchè l'ha fatto? -
- Non lo sappiamo ancora, ma ho mobilitato tutte le guardie ed i soldati, che hanno bloccato il palazzo e stanno perquisendo tutti i dintorni. Non ci sfuggirà -
Lo sguardo smarrito vagò nel corridoio e parve riacquistare un po' di lucidità:
- E Lynliss? -
- Ha perduto conoscenza – gli rispose il capitano Leptis - quando ha visto il principe ferito. L'abbiamo portata nella sua stanza, ed ora è assistita da due ancelle, fino a che il medico non potrà occuparsi di lei -
Lo sguardo di Durin perdette nuovamente luce e rimase in silenzio, fissando il vuoto. Eventine riprese a passeggiare nervosamente avanti e indietro, aspettando il medico.


Dopo quasi mezz'ora il dottore uscì dalla camera di Dayel con una espressione triste sul volto, il viso ostinatamente basso. Pareva non avere il coraggio di guardare nessuno negli occhi.
- Allora? - chiese Durin rialzandosi – Come sta? -
- La ferita è molto grave, ed ha perso moltissimo sangue prima che riuscissi a fermare l'emorragia... Non so se riprenderà conoscenza, non so se e quanto resisterà... -
Eventine rimase impietrito, mentre Durin fu costretto e riappoggiarsi al muro, temendo di cadere:
- No... Non è possibile... - il comandante Leptis si avvicinò sollecito, ma lui respinse l'aiuto e senza più vedere nulla e nessuno entrò barcollando nella stanza del fratello.
Quello che vide gli mozzò il fiato in gola. Dayel giaceva nel letto, pallido. I folti capelli castani contrastavano in modo stridente con l'innaturale candore della pelle, e il respiro fievole sembrava potesse fermarsi in ogni momento.
Durin si sedette sul materasso accanto al fratello e gli prese una mano portandosela al petto e stringendola leggermente:
- Ciao piccolo – mormorò – mi hanno detto che un pazzo ha cercato di farti fuori… Come se qualcuno potesse farti qualcosa dopo quello che hai passato! Perché è così, vero? Non puoi farti sconfiggere adesso che siamo tornati a casa… Ricordi? Mi dicevi sempre di non preoccuparmi per te, che tu saresti sopravvissuto a tutto, perché dovevi tornare a casa e sposare Lynliss, che gliel’avevi promesso e non potevi mancare ad una promessa che le avevi fatto… Ti fai fregare adesso? Non puoi lasciarla sola… Non puoi abbandonare me… - singhiozzò – Ti prego fratellino, non mi lasciare… Torna da me… - la voce gli mancò e potè solo restare lì, immobile, a piangere tutte le sue lacrime.
Era incredibile. Non aveva pianto neppure a Storlock, quando aveva visto Dayel crollargli davanti agli occhi, senza forze e probabilmente ormai quasi senza sangue, ed aveva dovuto aspettare per ore che qualcuno gli dicesse qualcosa. Non era riuscito a piangere, anche se lo avrebbe voluto… Avrebbe voluto sfogare la sua rabbia, la sua frustrazione, la sua impotenza, e non ci era riuscito…
Ora invece piangeva, ma si rendeva conto che non aiutava, che non avrebbe aiutato finché il suo fratellino non avesse aperto gli occhi.
Con la mano libera gli carezzò la fronte bruciante di febbre, ed il dito scese poi lungo la guancia. Si chinò e si stese accanto a lui, senza lasciargli la mano, sperando che lui sentisse la sua presenza; neppure si accorse di aver chiuso gli occhi.


Si riscosse improvvisamente a notte fonda, svegliato da Dayel che si agitava e gemeva nel sonno. Si alzò a guardarlo: gli occhi erano socchiusi, e dalle labbra livide e tremanti uscivano faticosamente parole sconnesse, inframmezzate da gemiti di dolore. Stava delirando a causa della febbre.
- Dayel – mormorò avvicinando il proprio volto al suo e posandogli sulla fronte una pezzuola bagnata – cerca di calmarti… Devi stare tranquillo… -
Ma lui non lo ascoltava, vedeva e sentiva cose da cui suo fratello era escluso:
- Maledetta… bestia… Shea! Flick! No, loro no… Shea… è l’erede… Non può essere ferito… Maledetti gnomi… Non posso cedere, no… Dobbiamo… trovare… Allanon… Shea… Flick… stanno morendo… Devo… andare avanti… Dobbiamo salvarli… Menion… Non ucciderà… qualcuno… a sangue freddo… nemmeno… uno gnomo… Ma dobbiamo… salvarli… -
- Cerca di stare calmo… Ti prego, fratellino… -
- No… Devo resistere… Durin! – strinse la sua mano con più forza, ed il fratello si avvicinò a lui:
- Sono qui… Non temere, sono qui… -
- Aiutami… Devo… andare avanti… ma questa barella… è pesante… ma devo andare avanti… Shea… Flick… Stanno morendo… Ma… non ce la faccio più… Moriranno se cedo… moriranno… per colpa mia… No, non posso ucciderli io… Siamo andando troppo lenti… - improvvisamente con uno scatto si mise seduto, e cercò di alzarsi in piedi. Durin lo trattenne:
- Fermo! Che fai? Stai fermo, ti prego… -
- No! – quasi gridava, e Durin si chiese da dove uscisse tutta quella forza – Non posso… Devo correre… O moriranno… per colpa mia… - sembrò afflosciarsi tra le braccia del fratello, che lo strinse forte, cercando di trattenere il pianto – Ho freddo… tanto freddo… C’è buio… Ho paura di morire al buio e al freddo… Durin… aiutami… - la voce già tanto fievole si spense e si abbandonò svenuto. Ma Durin non lo coricò nel letto, continuò a tenerlo stretto e a cullarlo dolcemente.
- Stai tranquillo, fratellino… Sono qui con te, non ti faranno più del male… Stai tranquillo… -





Rieccomi qui!!!

OnlyAShadow: Ciao! Come vedi la sto tirando un po' per le lunghe, perchè non ho ancora deciso nulla sulla sorte di Dayel (bugia... però mi piace la suspense...). Soffrirai ancora un po'... :-) Sono contenta di averti fatto cambiare idea su Eventine, a me è sempre piaciuto parecchio (come qualunque personaggio - meglio se maschile - con un minimo di sangue elfo nelle vene...)... In compenso mentre scrivo sto iniziando io ad odiare un personaggio che mi è sempre stato simpatico... Eh, la personalità della scrittrice e quella della lettrice stanno facendo a pugni nella mia debole psiche... :-) Spero che continui a leggermi, e che anche questo capitolo ti piaccia!

Grazie ancora anche a tutti coloro che leggono in silenzio!
Ciao ciao a tutti! Alla prossima!
RoxRox

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