Dall'altra parte della giostra

di Hotaru Haruka
(/viewuser.php?uid=679632)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Passaporta No Justu ***
Capitolo 2: *** E adesso? ***
Capitolo 3: *** Capacità ***
Capitolo 4: *** Ninja? (Parte 1) ***
Capitolo 5: *** Ninja? (Parte 2) ***
Capitolo 6: *** Ninja? (Parte 3) ***
Capitolo 7: *** Ultimi pensieri prima di partire ***
Capitolo 8: *** Poi arrivo' la notte.... ***
Capitolo 9: *** Lost in a greenwood ***
Capitolo 10: *** Francesco! ***
Capitolo 11: *** Ricominciare ***
Capitolo 12: *** Architettura assassina ***
Capitolo 13: *** Il terzo piano ***
Capitolo 14: *** Storie di ieri per gli innamorati di oggi ***



Capitolo 1
*** Passaporta No Justu ***


Uno

 

 

Era una fresca giornata di fine Maggio. L'aria era ancora un po' fredda dalla scorsa pioggia, ma almeno non si moriva di caldo. Questo pensava Carmela, shatush rosso e camminata sicura, mentre passeggiava, dopo scuola, con i suoi due amici Rita e Francesco. Per via di un' assemblea erano usciti prima, e avevano deciso di andare al loro parco preferito, quello con la giostra rotonda che girava, detta da loro impropriamente “girandola”.

“Che pizza!” sbuffò improvvisamente la ragazza. I due amici si girarono di colpo. Lei spiegò : “ fa talmente caldo che non ho proprio voglia di aprirli i libri! Ma poi perchè i prof, continuano ad assegnare così tanto! E' la fine di Maggio!”

“Vero” annuì Francesco, ciuffo biondo e passo lungo “ ma tanto è solo questa settimana, poi... mare!”

“ Spero davvero che tu abbia ragione e che non ci costringano ad andare anche a Giugno” replicò Rita, ricci neri e andatura decisa

“Ma si, dai....” la rassicurò Carmela “guardate la girandola è libera!”

I tre amici corsero come bambini verso la giostra. Nonostante fosse già primavera inoltrata, quel parco aveva ancora il vestito autunnale: Le foglie un po' verdine avevano sfumature gialle e talvolta rossastre, il suolo era coperto di foglie marroni e di erbette, e gli alti alberi che si stagliavano in cielo diventavano con l' aumentare dell' altitudine via sempre più spogli. Quel paesaggio non aveva tempo, era come la pausa del mondo. Ma il cielo, al contrario dell' autunno, era limpido, e le rondini compivano grandi e vorticosi giri dipingendo su di esso chissà quale quadro immaginario.

I tre amici s' immersero in quella pace dei sensi, salirono sulla giostra e iniziarono a parlare del loro manga preferito, Naruto.

“Beati quelli di Naruto, che non vanno mai a scuola!” disse Francesco, il solito pigro

“E vivono avventure fantastiche e quando tornano li adorano tutti!” aggiunse Carmela, la quale adorava i combattimenti dei manga

“Eh gia... sarebbe bellissimo incontrarli e vivere con loro delle avventure!” Rita, come sempre, volava alto con la fantasia.

“Ho trovato!” urlò improvvisamente Francesco “ inventiamo una nuova tecnica! Una tecnica che ci permetta di andare nel mondo di Naruto!”

Le due ragazze si guardarono e scoppiarono a ridere. Il ragazzo le fissò allibito e chiese loro: “ Si può sapere cosa c'è da ridere?”

Carmela spiegò: “ E poi dici che Rita è quella che vaneggia sempre! Come vuoi inventare una tecnica che non ti porta da nessuna parte?!”

“Già, ci farebbe solo sentire più depressi di quanto già non siamo...” aggiunse la riccia

“Ma....” il ragazzo dal ciuffo biondo ci era rimasto un po' male, così Rita, da buon paciere qual era, decise di assecondarlo: “ e va bene:inventiamo questa tecnica!”

Francesco sembrò tornare subito allegro :” Allora,” iniziò a dire “ dobbiamo pensare ad un nome. Io stavo pensando, siccome ci piace tanto anche Harry Potter, e i maghi usano le Passaporte per spostarsi la un luogo Alà' altro, possiamo chiamare questa la “Tecnica della Passaporta”, che ne dite?”

“E' una bella idea” concordò Carmela “ma Naruto è un manga giapponese, quindi sarebbe più corretto dire “Passaporta No Justu”. Rita, tu che ne pensi?”

“Io credo che sia meglio il nome in giapponese, è più corretto. Ma ci stiamo scordando una cosa: la posizione delle mani! Dobbiamo inventare una serie di posizioni con le mani e poi dire il nome, no?”

“E' vero!” esclamarono gli altri due.

I tre ragazzi passarono un paio di minuti per scegliere la posizione delle mani, e quando finirono ( la posizione era: mani incrociate, unite con le dita separate, unite con le dita unite e poi premere sul tavolino della girandola) decisero di provare ad utilizzare la tecnica.

“Allora al io tre” disse Francesco “uno... due... TRE!”

I tre adolescenti fecero i simboli con le mani, poi esclamarono in coro “Passaporta No Justu!”. Subito la girandola iniziò a girare più velocemente, mentre i tre si guardavano impauriti. “Francesco finiscila di farci girare e frema questo demonio di giostra!” urlò Rita

“Ma non sono io” si difese il ragazza realmente innocente “Carmela smettila!”

“Ma io non sto facendo niente!” esclamò la ragazza

“Ma allora se non è nessuno di noi tre... che succede?!” chiese sempre più impaurita Rita

Gli altri due non ebbero il tempo di rispondere, perchè iniziarono a cadere, a cadere sempre più in basso, in in una fossa che sembrava scavata dalla stessa giostra: videro il bel paesaggio intorno a loro innalzarsi sempre di più, e loro scendere sempre più in basso, in uno scenario di luce, colori e voci che non erano le loro. Sentivano un rumore metallico, pezzi di terra che volavano i faccia, le urla più svariate. Per un attimo credettero che l' Inferno di Dante esistesse davvero. “Prendiamoci per mano!” suggerì urlano Francesco. Carmela, che gli era seduta vicino, riuscì ad afferrarlo, ma Rita, più lontana, non raggiunse nessuno dei due e, mentre la loro caduta iniziava a diventare più veloce, la ragazza dai capelli ricci e neri urlò con quanto fiato aveva in corpo: “RAGAZZIIIIIIIIIIIIIIIIII!”. Poi il buio.

 

“Rita!”urlarono Francesco e Carmela contemporaneamente aprendo gli occhi. Nelle loro orecchi echeggiava ancora l' urlo dell' amica. Si guardarono attorno alla ricerca dell' amica, ma non a videro. Solo in un secondo momento notarono che il paesaggio attorno a loro era cambiato : tutte le giostre del parco, compresa la girandola, erano sparite, gli alberi si erano fatti di un verde acceso, smeraldino, e nel cielo vi era qualche nuvola. Nessuna traccia di civiltà, solo erba, terra e cielo. “E se siamo tornati al tempo della creazione?” suggerì Carmela terrorizzata al solo pensiero.

“Ma che dici, fessa!” la rimbeccò Francesco che aveva preso il cellulare “c'è campo pieno qui. E questo è possibile solo se ci sono collegamenti elettrici” ma anche il ragazzo era alquanto nervoso: non sapevano dove si trovavano, la loro amica era sparita e no c' era il minimo segno di civiltà. Non era proprio una situazione felice. D' un tratto sentirono delle voci, delle voci che però avevano qualcosa di familiare, poi videro due sagome. Improvvisamente apparirono due ragazzi sui quindici/sedici anni: il primo era abbastanza abbronzato, biondo e con gli occhi azzurri, mentre il secondo era più palliduccio, con capelli e occhi neri, questi ultimi con un taglio più a mandorla rispetto al primo. I due amici lanciarono un urlo: erano Naruto Uzumaki e Shikamaru Nara in persona!

 

 

Contemporaneamente Rita si era svegliata su di un albero di ciliegio. Era alto e lei era terrorizzata, soprattutto perché non le piacevano granchè gli uccelli e temeva che presto o tardi qualcuno si sarebbe posato sull' albero. E arrivò: era un corvo nero sporco e minaccioso e lei urlò terrorizzata, perdendo l equilibrio e cadendo dall' albero. Non toccò però il terreno, perché qualcuno l' afferrò al volo. Aprendo gli occhi, infatti, la ragazza si trovò davanti un bel ragazzo dagli occhi neri, i capelli anch' essi lunghi e neri e un paio di rughe sul viso. Rita strabuzzò gli occhi: era lui, era Itachi Ucicha!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** E adesso? ***


Due

 

Naruto e Shikamaru. Non potevano sbagliarsi: erano loro, non c'era ombra di dubbio.

“Chi siete?” chiese Naruto minaccioso impugnando due kunai

“Checco, Checco l' hai sentito? Oddio ora svengo dall'emozione!” Carmela non riusciva a contenere la gioia di vedere il suo idolo e sentirlo parlare. Francesco, dal canto suo, era impietrito. Non riusciva a capacitarsi di avere davanti due dei personaggi del suo manga preferito, e addirittura di sentirli parlare. Avrebbe preferito tornare nel passato, perché se quelli erano davvero Naruto Uzumaki e Shikamaru Nara, voleva dire che non avrebbero potuto in nessun modo tornare a casa, o comunque uscire interi da quella discussione. Loro, due comuni ragazzi di provincia contro due ninja del Villaggio della Foglia.

“Allora? Volete rispondermi o devo passare ai fatti?” la frase della Volpe lo riportò alla realtà... se così si poteva chiamare.

“Ah.. si!” riuscì a rispondere il ragazzo dal ciuffo biondo “io mi chiamo Francesco, mentre lei è la mia amica Carmela” non respirò nemmeno, lo disse tutto d'un fiato.

“Si si, proprio così” confermò Carmela “ e voi siete Naruto Uzumaki e Shikamaru Nara”

“Come fate a sapere chi siamo?” chiese Shikamaru, che fino ad allora non aveva aperto bocca

La rossa stava per rispondere qualcosa, ma Francesco la bloccò, dicendo: “E' una lunga storia... potreste gentilmente posare quei kunai e portarci al Villaggio dall'Hokage? State tranquilli: siamo disarmati”

“Ma che diavolo dici!” commentò Carmela sottovoce

“Vuoi andare a Konoha si o no? Ti ci sto portando” la zittì Francesco.

Carmela si chiedeva cosa avesse in mente il suo amico... si vedeva che non era del tutto rilassato. Non aveva il suo solito atteggiamento intrepido e quasi strafottente, ma non potendo dire niente, stette zitta e si fidò dell' amico. In fondo alla fine sarebbero andati a Konoha! Non riusciva ancora a crederci! E avrebbero conosciuto Tsunade Senju! Dopotutto non era una così cattiva idea.

“Sta bene” concluse Shikamaru, il quale voleva saperne di più sui due ragazzi incontrati nella foresta. “Andiamo, allora!”. E, facendo segno ad un Naruto sconcertato, invitò anche i due a seguirli.

 

 

 

Intanto, in lontananza, anche Rita era sconcertata. Non poteva sbagliarsi, quello era proprio Itachi Uchica! La teneva in braccio e la stava fissando. Restarono per pochi secondi così, a fissarsi senza dir nulla, poi lui sembrò tornare in sé e , mettendola giù frettolosamente, le chiese :” E tu chi accidenti saresti?E come hai fatto a piombare dal cielo?”

“I-io... Rita” rispose la ragazza dai ricci neri “E vorrei sapere anch'io come ho fatto”

“Che intendi dire?” ribatté l' Uchica

“Che pochi minuti fa ero al parco con due miei amici e poi la girandola ha iniziato a girare ed eccomi qua” gli spiegò Rita terrorizzata dal fatto che potesse usare il suo Sharingan. Conosceva tutto su quel ragazzo e aveva paura che potesse rinchiuderla in un' illusione e ucciderla. Ma Itachi non sembrava avere cattive intenzioni. Lei sapeva che era buono, che non le avrebbe fatto del male inutilmente, fosse solo per evitare di creare scompigli inutili.

Restarono per un po' in silenzio, lui che la fissava, lei con gli occhi rivolti al suolo. Poi il silenzio s' interruppe :” Itachi!” urlò una voce allegra e abbastanza tranquilla. Rita conosceva bene anche quella voce : era Kisame Hoshigaki, il compagno di squadra di Itachi nell' Organizzazione Alba.

“Ho preso un po' di ramen e mi sono avanzati anche i soldi per...” ma appena vide la ragazza si fermò e disse :” Chi è questa ragazzina? Non mi dire che ti sei trovato una ragazza...”

“Come al solito sei fuori strada. E' piombata giù dal cielo. Dice che neanche lei stessa sa come.” lo rimbeccò il ragazzo

“Ah, davvero? E di un po', piccolina, come ti chiami?”

“Rita” rispose la riccia

“Che nome assurdo! Ad ogni modo, cosa intendi farne?” chiese il mezzo squalo al suo collega, che lo guardò indeciso. Cosa doveva farne? L' avrebbero potuta lasciare là e andarsene, oppure più semplicemente ucciderla o venderla come schiava. Ma il suo codice morale gli impediva di essere così crudele, e in più la ragazza aveva un' aria talmente impaurita che gli si stringeva il cuore al solo pensiero di rovinarla ancora di più. “Hai detto che eri con dei tuoi amici” disse alla fine “che fine hanno fatto?”

“Non lo so. Sono caduti con me, ma io non li ho più visti, perché c'è stato un forte boato.” spiegò la ragazza

“Penso sia meglio portarla da Pain” concluse allora l' Uchica “Lui saprà che farne. Forza, andiamo”

Kisame e Rita si fissarono per un attimo, poi seguirono il ragazzo che s' era già incamminato.

 

 

Carmela e Francesco erano nell'ufficio dell Hokage. Carmela non faceva che guardarsi intorno sovraeccitata e ancora incredula, mentre Francesco, anch'egli stupito, cercava di mantenere la calma.

All'improvviso si aprì la porta e entrò Sakura Haruno, per avvisare che l' Hokage sarebbe arrivato tra poco. Quando vide i due ragazzi si avvicinò ai suoi due amici e chiese loro :” Sarebbero questi il “caso urgente” di cui la signorina Tsunade dovrebbe occuparsi?”

“Si” rispose Shikamaru “Li abbiamo trovati nella foresta appena fuori il Villaggio”

Gli sguardi di Sakura e Carmela s' incrociano per pochi istanti, ma la rosa percepì astio provenienti da quella ragazzina. Non ci fu però tempo per chiedere spiegazioni: Tsunade era arrivata.

“Io allora vado” disse Sakura appena la vide “Buona giornata”

“A dopo Sakura-chan!” la salutò Naruto, seguito da Shikamaru

 

“Bene, bene” iniziò Tsunade “a quanto mi hanno detto siete stati trovati nella foresta..Francesco e Carmela vi chiamate. Giusto?”

I due annuirono, poi Tsunade riprese : “Bene, io sono Tsunade Senju, ma dovreste già saperlo. In effetti mi hanno detto che avete riconosciuto Nauto e Shikamaru abbastanza in fretta. Potete quindi chiarirmi un po' le idee su chi siete e da dove venite?”

Carmela prese parola:” Buongiorno Tsunade- sama. Io sono Carmela. Io e il mio amico veniamo da un paesino dimenticato da Dio che però non si trova in questa dimensione. So che le sembrerà strano, ma nel nostro mondo molti conoscono la storia di questo villaggio, passata, presente e futura. Ovviamente del futuro non si può parlare, ma noi conosciamo molte delle persone che vivono qui. Sappiamo, ad esempio, che lei è una dei tre sannin leggendari, assieme a Jiraya-sama e Orochimaru-sama, e che è la nipote del primo Hokage. Avete una maialina di nome TonTon e un' assistente di nome Shizune, nipote del vostro grande amore, Dan.”

Tsunade rimase di sasso. Poi chiese : “Come siete venuti qui?”

Francesco rispose: “ Beh, eravamo con una nostra amica al parco, ma ad un tratto la giostra su cui stavamo ha iniziato a girare ed eccoci qui. Non sappiamo che fine abbia fatto la nostra amica. Probabilmente è anche lei in questo mondo.”

A quel punto Tsunade rammentò una vecchia leggenda: “ Sapete” disse con voce più ferma e profonda “C' è una leggenda che dice che prima esisteva un collegamento tra questo e un altro misterioso mondo. Tutti vivevano in pace, finchè un gruppo di esseri malvagi non decise di dominare entrambi gli universi. Furono mossi migliaia di soldati da entrambi i mondi, e dopo una terribile guerra che sconvolse tutte e cinque le Terre e tutte le terre dell'altro mondo, si decise di sigillare queste forze malvagie in un limbo eterno e di chiudere per sempre il collegamento fra i due mondi, al fine di proteggerne almeno uno nel caso queste forze fossero tornate. Prima di essere sigillati, però, queste creature malvagie lanciarono una maledizione, che diceva che il giorno in cui una luce vermiglia, una color del grano e una nera come la notte sarebbero arrivate da uno dei due mondi, quello sarebbe stato il giorno della vendetta.”

Tsunade, Naruto ,Shikamaru, Francesco e Carmela si guardarono l' un l' altro: la ragazza aveva delle ciocche vermiglie, il ragazzo un ciuffo biondo e Rita aveva i capelli neri. Che le tre luci fossero loro?

“Ad ogni modo” aggiunse Tsunade cambiando argomento “visto che non potete tornare a casa, cosa ne facciamo di voi?”

Si fece avanti Shikamaru:” Tsunade -sama, io posso prendere in custodia il ragazzo” tutti rimasero a bocca aperta davanti a quella frase, ma l' Hokage non aveva tempo da perdere, quindi accolse benevolmente l' offerta di Nara.

Naruto allora disse che si sarebbe preso cura di Carmela, che gli stava molto simpatica, dal momento che gli ispirava molta allegria, e anche qui Tsunade, seppur un po' più dubbiosa,acconsentì. Carmela a momenti impazziva dalla gioia.

 

Rita ebbe un colloquio simile con Pain, davanti a quasi tutti i membri dell'Atatsuki. Mancavano solo Hidan e Kakuzu, ma lei fu felice di non averli visti, dal momento che le facevano paura più di tutti. La stanza era un androne scuro, nel quale si distinguevano, illuminati da una debolissima luce, solo una scrivania con la poltrona sulla quale stava seduto Pain, e la sua sedia. Degli altri vedeva solo le sagome. Si sentì chiedere le stesse cose che Tsunade aveva chiesto ai suoi amici, e si sentì raccontare la medesima storia, che l' aveva lasciata con i medesimi dubbi dei suoi compagni.

“Quindi che ne facciamo?” chiese Kisame a Pain

“Itachi, tu che suggerisci?”chiese Pain a Itachi

Ancora una volta Itachi doveva decidere del destino di quella ragazzina. Fosse stato per lui sarebbe tornata a casa, perché sicuramente aveva una famiglia che l' aspettava e una vita a cui tornare. Ma casa sua era in un altro mondo. Più la guardava, meno sapeva che farne. Aveva una faccia impertinente e uno sguardo impaurito, anche se cercava di darsi un minimo di contegno. Si guardava le mani. Chissà a cosa pensava.

“Io avrei un' idea, Pain- sama” intervenne Konan. Tutti, Itachi compreso, si girarono verso di lei incuriositi. Lei continuò:” Perchè non la teniamo con noi?Potrebbe diventare una buona aiutante”

Pain sembrava soddisfatto della sua amica. Poi spostò lo sguardo su Rita, che stava pensando ai suoi amici, e le chiese: “ Impari velocemente?”

“Si” fu la risposta

“Bene” continuò il capo dell'Organizzazione Alba “Perchè da domani sarai allieva di Itachi e Kisame, che faranno della tua istruzione come ninja la loro massima priorità. Avete capito, voi due”” aggiunse rivolto ai diretti interessati

“Si” risposero in coro, entrambi sorpresi e si, anche un po' scocciati. Kisame sogghignò.

Se ne sarebbero viste delle belle.

 

 

 

L'angolo dell'autrice:

salve a tutti! Visto che l' altra volta non mi sono presentata lo faccio adesso: mi chiamo Hotaru Haruka e questa è la mia prima FF.

Volevo scrivere qualcosa su Naruto da molto tempo, perché è il mio manga preferito e poi perché mi è sempre piaciuto pensare a come sarebbe stato se fossi capitata nel mondo di Naruto. Questa storia è anche dedicata due dei miei migliori amici.

Spero vi piaccia :))

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capacità ***


Tre

 

Rita si sentì scrollare per le spalle. Qualcuno la chiamava. Dopo aver deciso di tenerla da solo, i membri dell'Alba avevano dovuto decidere dove farla alloggiare: era stato scelto l' appartamento affidato a Kisame, Itachi, Kakuzu ed Hidan, l' appartamento 6. La sua stanza era in beige e in legno , con un grosso letto al centro, un armadio sulla destra e una scrivania sulla sinistra. Di fronte al letto, una porta che conduceva al bagno. Era tutto molto pulito e, contrariamente a quanto si aspettasse, molto illuminato. E dirla tutta, sempre diversamente a quanto pensasse, aveva dormito bene.

Così bene, che ora non voleva alzarsi. Ascoltò per un po' la voce che la chiamava: era Kisame.

“Ragazzina? Ohhhhh!” la chiamava “ma sei morta?”

“N-no” riuscì a borbottare lei “c-che ore s-sono?”

“Le sette. Siamo in ritardo. Vestiti e fai colazione in fretta, che oggi iniziamo l' allenamento”

“L' allenamento?” chiese lei sbalordita.

“Ma certo, l' allenamento. Non ricordi cosa ha detto il Capo ieri?” spiegò il mezzo squalo che, ora Rita l' aveva notato, era già tutto vestito e preparato, con la Samehada dietro le spalle.

“Si può sapere cosa succede?” li interruppe una voce. Era Itachi, che indossava una canotta nera e un paio di boxer grigi. Probabilmente anche lui si era appena svegliato. Rita lo guardò da capo a piedi: aveva i capelli scompigliati, gli occhi neri naturali (per una volta) assonnati, e il viso stanco. Era tenero.

“Alla buon'ora!” commentò l' amico “stavo giusto per venire da te. Vestiti e fai colazione anche tu, che oggi iniziamo l' allenamento con la piccolina qua presente. Rita, giusto?”

Rita annuì. Poi si andò a preparare e così fece anche l' Uchiha.

 

 

Anche Carmela e Francesco si erano alzati. Tsunade aveva assegnato loro uno degli appartamenti vicino il palazzo dell' Hokage, e aveva chiesto a Ino, Sakura, Naruto e Shikamaru di restare con loro.

Li avevano svegliati le due ragazze, perché Shikamaru era andato a farsi una passeggiata verso le sei, e Naruto poltriva ancora.

“Bakaaaaaa! Alzati” si sentì dalla sua stanza.

“Sakura- chaaaaan, ti prego. Ho soooonnooo!” si lamentò la Volpe

“Ma oggi tu e Shikamaru iniziate l' allenamento con i due ragazzi! Non puoi fare tardi, tanto più che Shikamaru tornerà a momenti!” gli spiegò Sakura in modo più materno di quanto gli altri si aspettassero.

“Da un po' di tempo riesce ad essere più paziente con lui; sebra quasi... dolec, non so se mi spiego” sussurrò la Yamanaka ai due ospiti, poi a voce più alta aggiunse: “Ma cosa fate ancora qua? Forza preparatevi, che dobbiamo andare”

“Si”risposero Francesco e Carmela all'unisono.

Visto che non potevano continuare ad indossare i loro vestiti, inadatti ad un allenamento da ninja, i ragazzi di Konoha si erano impegnati a procurar loro qualcosa da mettere, oltre a due fasce originali del Villaggio della Foglia. Francesco guardava la sua fascia stupefatto e non osava toccarla, come se fosse il gioiello più prezioso del mondo, mentre Carmela indossata la sua a mo di Hinata , saltellava in girò per la sua stanza. Le ragazze le avevano procurato un pantaloncino con tanto di gonna grigi alla Sakura, un top viola come quello di Ino e Hinata aveva deciso di prestarle una delle sue felpe e, siccome portavano lo stesso numero, anche un paio di sandali.

Per Francesco, invece, avevano dovuto chiedere a Kiba, l' unico ragazzo un po' più magrolino. Erano quindi riusciti a recuperare un paio di pantaloni neri, una maglia a rete e una giacca grigia di sopra; i sandali glieli aveva dovuti prestare Shikamaru. Poi Francesco aveva aggiunto la fascia, legata al braccio, come quella di Shikamaru.

Per la colazione, andarono da Teuchi. Lì Carmela ebbe un incontro parecchio ravvicinato con Akamaru, il cagnolone di Kiba, che le saltò praticamente addosso.

“Oddio! Ma tu sei Akamaru, giusto?” disse la ragazza appena l' animale le si tolse da dosso e potette finalmente respirare “che cucciolone che sei! Francesco, guarda che bello!”

“Scusalo” disse comparendo improvvisamente Kiba “ di solito non si butta così addosso alle persone, vieni ti aiuto a rialzarti” e le porte gentilmente la mano per aiutarla.

“Grazie” rispose Carmela dandogli la sua mano “ Ma non ti preoccupare: ho anch'io un cane a casa, peggio di questo” e da lì i due non smisero di parlare di cani fino a che non arrivarono al campo di allenamento, sotto gli sguardi divertiti di Francesco e interrogativi di Shikamaru, che più che altro non capiva le risatine soffocate del ragazzo. Naruto, invece, chiacchierava allegramente con Sakura, mentre Ino era volata via per aiutare i suoi genitori al negozio di fiori.

 

Intanto anche all'Atatsuki stavano facendo tutti colazione. Rita, dopo aver indossato i vestiti che Konan si era gentilmente offerta di procurarle (un pantaloncino blu, con sopra un top dello stesso colore unito ad una rete che arrivava fin sopra l' ombelico e, ovviamente, il classico mantello dell'Organizzaione, modificato in modo che fosse della sua taglia, unito ad un paio di stivaletti neri), si diresse in cucina, dopo aver sbagliato almeno una trentina di volte stanza. Era una cucina in legno, nella quale vi era solo un ragazzo abbastanza giovane, dai capelli grigi e dagli occhi violacei: Hidan!

“Buongiono!” le disse parandosi subito davanti a lei “Tu devi essere la nuova arrivata. Mi hanno detto che ti chiami Rita, ma non mi hanno detto che sei così bella.. se vuoi posso portarti a fare un giro e...” ma non potè finire la frase che Itachi gli aveva afferrato un braccio e glielo stava stritolando. “Sei pregato di non dar fastidio alla nostra ospite” fu il suo commento “E vatti a lavare che con tutto quel sangue addosso puzzi come un mattatoio. Non mi capacito di come questa poveretta non abbia ancora vomitato”.

Rita lo guardò sorridendo appena. In effetti Hidan puzzava parecchio, ma di certo non voleva farsi uccidere il suo primo giorno. Quando l' immortale se ne fu andato, lei e Itachi iniziarono a fare colazione in silenzio. Dopodichè iniziarono gli allenamenti.

Uscirono fuori, all'aria aperta, dove era stato preparato una sorta percorso ad ostacoli.

“Per vedere più o meno cosa sai fare” aveva spiegato Kisame.

Tremando dalla paura, Rita aveva iniziato il percorso. La prima parte fu abbastanza “facile”: bisognava semplicemente saltare in alcuni cerchi posti a terra evitando delle bombe argillose che i suoi due maestri si erano fatti prestare da Deidara, per poi rotolarsi nel fango più totale evitando di toccare delle corde bruciate da un Amaterasu.

Rita era molto snodata e allenata, questo lo notarono anche i due insegnanti, ma il difficile venne dopo. Si era dovuta arrampicare su per u palo e ora era a tre/quattro metri di altezza e doveva camminare su una funicella schivando kunai a raffica e gli immancabili attacchi di Kisame che, dal canto suo, si divertiva un mondo, mentre Itachi pensava che il suo compagno non avesse il minimo senso della misura.

Andava tutto più o meno bene, quando Rita scivolò e cadde sotto gli sguardi terrorizzati dei due membri dell'Alba. La ragazza, però, riuscì ad aggrapparsi alla corda con le manie proseguì il suo percorso così. Quando ne raggiunse la tanto agognata fine i suoi maestri tirarono un sospiro di sollievo.

 

 

Intanto, a Konoha, le cose non si mettevano molto bene neanche per Francesco e Carmela.

Sia Shikamaru che Naruto, infatti, volevano testare le loro capacità, così avevano pensato ad una serie di attacchi che i due ragazzi avrebbero dovuto schivare in qualsiasi modo.

Dopo una serie di rocambolesce cadute ad opera dei pugni di Sakura, Francesco era rimasto impigliato nella Tecinca del Controllo dell'ombra di Shikamaru e Carmela stava per essere colpita da un Rasengan di Naruto.

Ma i due erano molto intelligenti così Francesco pensò ad un tranello: per liberarsi dalla tecnica doveva distrarre Shikamaru e scappare il più velocemente possibile a distanza di sicurezza dal ragazzo. Decise allora di distrarlo in modo del tutto irrazionale. Iniziò a sputare per terra e a canticchiare col tono di voce più alto che aveva : “Pioggia, pioggia pioggia scendi giù, giù, giù dal ciel!” . Intanto guardava di sottecchi il Nara che, si vedeva, con tutte quelle grida stava perdendo la concentrazione. Ora, infatti, il ragazzo dal ciuffo biondo, era più libero di muoversi. Continuò così finchè una nuvola di passaggio non coprì temporaneamente il cielo. A quel punto Shikamaru mollò del tutto la presa sul ragazzo ed esclamò : “ Non mi dire che adesso piove per davvero!” . Ma il tempo di girarsi, che Francesco aveva preso le distanze e ssi era arrampicato su di un albero. Shikamaru scosse la testa benevolmente: quel ragazzo era astuto come una volpe e veloce come un fulmine!

Lo stesso pensava Naruto, che si era fatto infinocchiare da Carmela. Stava per colpirla con u Rasengan, quando la ragazza lo aveva chiamato e gli aveva detto: “Naruto-san fermati! Prima che tu mi colpisca col tuo fortissimo Rasengan, voglio dirti che, visto che qua in mezzo sei il mio preferito, ti svelerò il tuo futuro prima di essere colpita”. Naruto, udendo quelle parole, le si era avvicinato allegramente ma, quando aveva porto l' orecchio per ascoltare la predizione, la ragazza l' aveva colpito in testa con un ramo trovato lì vicino, gli aveva sottratto il kunai e si era arrampicata su una roccia poco distante. Da lontano, Naruto la guardava fiero, cercando di riprendersi dalla botta in testa.

 

 

Dopo aver fatto altri test sulle qualità di Rita, Itachi venne convocato da Pain per fare rapporto.

“Allora?” chiese il capo che moriva dalla curiosità

“E' una ragazza molto dotata” rispose Itachi “è snodata, veloce, allenata e intelligente. Non si lascia abbattere e in un modo o nell' altro ha superato tutti i test. Domani inizieremo l' allenamento vero e proprio”

“Pensi che farà strada?”

“Non lo so” rispose freddo l' Uchiha, iniziando a dare le spalle al Capo, che però lo fermò con una domanda :”Ti ha colpito, vero?”

Itachi rimase immobile, raggelato da quella domanda a bruciapelo. In effetti la ragazzina lo aveva colpito, fin dal primo instante (nel vero senso della parola, dal momento che gli era praticamente piombata in braccio), ma egli pensava che fosse solo perchè era la novità del momento. Tuttavia non poteva negare che aveva del talento. “Vedremo” rispose alla fine, lasciandosi dietro un Pain che, per una volta, era rimasto sorpreso dalla sua risposta così prima di qualsivoglia spiegazione. Ma pensò che forse era giusto così; questo era Itachi: per lui non esistevano il bianco e il nero, solo una colte impenetrabile di grigio.

 

 

 

Quella sera, anche Naruto e Shikamaru furono chiamati da Tsunade per un primo rapporto.

“Carmela è una ragazza brillante” iniziò a dire Naruto “conosce molte cose su questo villaggio, e poi è bravissima. Farà strada, ne sono certo”.

“Anche Francesco è molto bravo” continuò Shikamaru sorridendo “oggi mi ha fatto fare una figuraccia!” .

“Molto bene” concluse Tsunade “potete andare”.

“Signorina Tsunade c'è qualcosa che la preoccupa?” chiese Naruto notando l' espressione pensierosa della donna.

“A dire i vero si” ammise lei “ A quanto avete detto questi due ragazzi sono molto portati per e arti ninja. Questa cosa mi convince sempre di più che sono loro le luci della leggenda. E se ho ragione, penso che presto succederà qualcosa di brutto.”

Naruto e Shikamaru si guardarono preoccupati. Se Tsunade non era positiva come al solito, voleva dire che la faccenda era seria.

“Dobbiamo allenare al massimo i due ragazzi” disse Shikamaru mentre tornavano a casa “e dobbiamo ritrovare la loro amica”.

“Sono d' accordo” rispose Naruto “da domani inizierà il loro percorso. E questa volta non si scherza”.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Ninja? (Parte 1) ***


           

 

      Quattro

 

Erano due settimane, ormai, che i tre ragazzi vivevano nel mondo di Naruto, e iniziavano a chiedersi se mai si sarebbero ricongiunti fra loro e con le loro famiglie. Intanto i loro allenamenti continuavano.        

 

 

Francesco e Carmela si misero d'impegno e impararono, oltre alle tecniche basilari, anche molte altre tecniche per il controllo del chakra. Inoltre Shikamaru insegnò al biondo la Tecnica del Controllo dell'Ombra, mentre Naruto insegnò alla rossa la Tecnica Superiore ella Moltiplicazione del Corpo. I due s' impegnavano talmente, che un giorno Tsunade convocò i loro maestri annunciando che regalava a tutti un giorno di vacanza alle terme. I ninja si guardavano stupiti fra loro (quando mai Tsunade regalava qualcosa a qualcuno?),Francesco era sollevato (non ne poteva più di tutti quegli allenamenti) e Carmela era alle stelle: saltava qua e là per la stanza volando a tre metri dal suolo canticchiando :"Andrò alle terme con Naruto!" sotto lo sguardo divertito dell'amico. 

 

Purtroppo le cose non andavano così bene per Rita, poichè Pain non conosceva il significato della parola "risposo": per lui il fatto che la ragazza avesse imparato così velocemente tutto significava, anzi, che era arrivato il momento di metterla alla prova. Così la sera del suo quindicesimo giorno d' allenamento convocò Kisame per chiedere conferma dei progressi della sua allieva :"Allora?"                                           L'uomo confermò le aspettative del Capo:" Sinceramente non mi sarei immaginato che potesse imparare tutte queste cose in così poco tempo"       "Bene" esordì allora Pain "allora è davvero giunto il momento di vedere se ha la stoffa per essere una di noi" e, sottovoce gli spiegò in cosa sarebbe consistito l' esame, che si sarebbe tenuto da lì ad una settimana."Che cosa!?" fu il commento del sottoposto "E' una follia!" "Follia o no io ho deciso così, e così si farà!" ribattè Pain col tono di chi non ammette repliche. Poi Kisame si congedò e si recò da Itachi per raccontargli tutto. "Siamo spacciati" ammettè l' amico.  "Lo conosci, se ha detto che non ammette repliche allora la cosa non si discute...quindi che si fa?"chiese preoccupato il povero spadaccino. In realtà Itachi un'idea per potenziare ulteriormente Rita già l' aveva. Ma era rischiosa, visto che la ragazza doveva essere idonea sia a livello proprio fisico che a livello di preparazione ninja. Così escogitò un piano per farle superare l' esame e, contemporaneamente, per vedere se era pronta per quel potenziamento che l' avrebbe resa praticamente imbattibile: le avrebbe insegnato la Tecnica della Palla di Fuoco Suprema. "Lascia fare a me" rispose al collega, poi andò a cercare l' allieva. "Se lo dici tu..."mormorò poco convinto Kisame. Ma il ragazzo era troppo lontano per sentirlo.

"Rita!Rita! Dove sei?" Itachi cominciava a stufarsi:possibile che quella ragazza non fosse da nessuna parte?. Stava già iniziando a preoccuparsi, quando sentì la sua voce provenire dalla foresta: "Aspetta, Itachi-san, arrivo subito!" ed eccola spuntare tra gli alberi poco dopo.

"Mi stavi cercando?" chiese

"In effetti si. Ma si può sapere dov'eri?". Rita indicò la cime dell' albero più alto della boscaglia circostante, poi disse :"Respiravo".

"In che senso?" chiese l' Uchiha, che non la capiva proprio certe volte. Anche se avrebbe tanto voluto farlo. Allora Rita lo prese per mano e lo condusse ai piedi di quell' albero altissimo. Poi iniziarono a salire, fino in cima. Si sedettero sull' albero più alto e :"Guarda" disse lei. Itachi guardò. Era un panorama pazzesco. Gli alberi, visti dall' alto, formavano una bellissima catena di nuvole verdi, il caldo cielo era diventato un bellissimo e limpidissimo fiume e le montagne pi lontane assumevano una leggera colorazione lilla. "Ora capisco cosa intendevi" disse il ragazzo girandosi verso Rita, che gli rispose con un sorriso. Lui la guardò bene: aveva un viso impertinente, si, ma anche due grandi occhi nocciola che brillavano d'intelligenza, e i voluminosi ricci le incorniciavano il viso, dando risalto alla pelle quasi nivea e alla bocca a cuore, più rosea. Per un attimo le sembrò un angelo, e il cuore battè più velocemente e avvampò. Ma, vergognandosi per una reazione talmente sciocca, si voltò e le propose di scendere. Lei, che aveva notato il cambiamento di colorito, accettò con una leggera risatina e insieme iniziarono a scendere. Rita pensò che Itachi non era come tutti gli altri ragazzi: lui era più taciturno, meno spaccone e decisamente più profondo. Inutile negarlo:quel ninja che si nascondeva dietro una coltre impenetrabile di frasi e silenzi misteriosi le piaceva. Lo sentiva così forte, ma allo stesso tempo così incredibilmente vulnerabile, forse a causa del suo passato. "Sono venuto a cercarti per dirti che domani hai l' esame che deciderà se puoi entrare nell'Organizzazione" iniziò a dire lui appena toccarono terra. Rita non ebbe il tempo di dire niente, perchè subito il ragazzo continuò :" La prova è segreta, comunque sarà impossibile per te superarla senza un aiuto. Non voglio imbrogliare, tranquilla, voglio solo darti un'arma in più. Per questo ho deciso di insegnarti la Tecnica della Palla di fuoco suprema".

Rita era allibita: "Cosa!?" esclamò "ma io non sono pronta, non la imparerò mai" "Ovvio che non sei pronta, ma vuol dire che farai uno sforzo e ci riuscirai, se vuoi salvarti la pelle". Impaurita, Rita fu costretta ad accettare. Itachi la portò al molo, dove le insegnò le basi per usare la tecnica. I risultati all'inizio non furono dei migliori, ma a sera inoltrata Rita riuscì ad eseguire per la prima volta la tecnica. "Bravissima!" si complimento l' Uchiha "Adesso basterà che per tutta la settimana ti eserciti e la prova sarà già bella e superata". Rita sorrise stanca, facendo scoppiare a ridere il ragazzo, che l' aiutò a tornare all'appartamento. Aveva una bella risata, piena e allegra, ma soprattutto contagiosa, perché poco dopo anche la ragazza scoppiò a ridere.

Il giorno dopo i tre iniziarono il potenziamento in vista dell' esame. Rita divenne più agile, più veloce e più precisa, ed entro quattro\cinque giorni, imparò ad usare la tecnica del clan Uchiha in modo più rapido ed efficace. Finchè non arrivò il tanto atteso DDay.

  Rita leggeva nel giardino della sede centrale dell' Atatsuki, quando sentì un' esplosione alle sue spalle: era Deidara, che con un ghigno pestifero da iena le urlò dall' alto della sua civetta d' argilla :" Signorina, benvenuta al suo esame di ammissione!". Rita era impietrita, ma il tempo di girarsi ed ecco Hidan venirle addosso con un kunai (visto che la sua spada gli era stata confiscata dallo stesso Pain, che non voleva morti precoci) e Tobi, dall' altro lato, lanciarle tre shuriken. Si salvò per il rotto della cuffia, usando la Tecnica della Sostituzione, comparendo su di un albero. "Non puoi fuggire in eterno!" le ringhiò una voce dietro di lei: Kakuzu. L' uomo l' aveva afferrata da dietro e gettata in aria dove l' aspettava Deidara con una mini bomba. Giusto un secondo prima che esplodesse, Rita s' aggrappò alla civetta di Deidara, che però il ragazzo fece eslodere saltando giù. Anche Rita era saltata giù ed ora combatteva kunai contro kunai con Hidan, che colpendola aveva scoperto che quella era solo una copia. Ma allora dov'era la vera Rita? Su un albero, dal quale si lanciò gettando cumuli di carte bomba, che tolsero di mezzo l'uomo agli occhi fucsia per un pò. Poi fu la volta di Tobi che si materializzò proprio dietro di lei. La ragazza gli si buttò in mezzo alle gambe, riuscendo a scappare. Purtroppo c' era un inconveniente: ancora Kakuzu. Sempre con la tecnica della Sostituzione riuscì a toglierselo davanti, nascondendosi dietro una roccia. Da lì poteva vedere e non essere vista. Tutti la cercavano come dei cretini, così lei ne approfittò, lanciando alle spalle di Kakuzu un' altra carta bomba, che fece cadere l'uomo a terra. Poi, approfittando della confusione, salì su di un albero e da lì iniziò a tirare shuriken a raffica. Poi, volendo togliersi tutti quanti di dosso in un colpo solo, aggiunse a queste una serie che sembrava infinita di carte bomba, che fecero talmente tanto casino (e tanti danni) che Pain, stufo, uscì dal suo studio dal quale osservava tutto e, onde evitare altre figuracce ai suoi sottoposti, urlò :"Adesso basta! Te la sei cavata bene, ragazzina, ma questo era solo il primo round. Aesso dovrai combattere contro Itachi e voglio vedere cosa farai". Tutti rimasero a bocca aperta, Itachi compreso. Rita però non voleva dare a vedere di essere terrorizzata a morte, così, con la faccia più imperturbabile di cui era capace , scese dell' albero e disse :"Sono rponta, vediamo questo prodigio di ninja che sa fare". Al sentire quelle parole Itachi tornò in sè e si mise in posizione di combattimento. All'inizio fu solo armi  arti marziali, poi iniziarono ad andarci giù pesante, poichè Itachi usava l' Amaterasu. Ma aveva istruito Rita fin troppo bene, e lei per evitare la tecnica delle fiamme nere, decise di usare la Tecnica della Palla di Fuoco Suprema: quando la usò tutti rimasero a bocca aperta nel vedere cos'era capace di combinare. Allora, Itachi, che non voleva davvero combattere contro la sua allieva, decise di finirla con un attacco molto più ravvicinato. Rita si ricordò che lui faceva così quando aveva intenzione di usare lo Sharingan Ipnotico, così gli andò contro, finche non ri ritrovarono faccia  faccia nel vero senso della parola: le gambe erano intrecciate, lui la teneva per le spalle e lei per le braccia; le fronti si toccavano. Restarono così per alcuni nanosecondi, poi Rita decise di usare la sua arma segreta: un bel calcio lì sotto, che fece cadere l' Uchiha a terra con un tonfo secco. "E anche tu sei sistemato. Qualcun altro?" commentò girandosi verso Pain, che fece segno di no con la testa, sorridendo benevolmente. Allora tutti sorrisero e Rita entrò ufficialmente nell' Organizzazione Alba.

 

 

Quella sera Itachi, ripresosi dal colpo, la svegliò, dicendole :"Nonostante il dolore che ho...lì, ho una proposta da farti". "Sentiamo" rispose Rita. Poco dopo i due si trovarono nella cantina dell' Aka. Itachi aveva disegnato a terra un sigillo e Rita si era tolta il top in modo da lasciare la schiena scoperta. L'Uchiha la guardò soddisfatto: Rita poteva essere potenziata. "E' una tecnica molto antica, e per questo la conoscono in pochi, direi due o tre persone in tutte e cinque le terre ninja" le spiegò "farà un pò male, ma ne guadagnerai parecchio". E detto questo le appoggiò le mani sulla schiena, ripetendo una strana cantilena, in qualche dialetto giapponese antico. Rita urlò dal dolore. Verso le tre di notte il rito era finito: Itachi era riuscito a sigillarle lo Sharingan.



Angolo dell'autrice:

Ciao ragazzi :)). Piaciuto il capitolo? Spero di si perché questo è il più lungo che scriverò. Infatti l' ho suddiviso in tre parti: una per Rita, una per Carmela e una per Francesco. Lo so, forse la parte finale vi ha un pò shokkati, ma ho pensato che , primo, sarebbe fico avere una tecnica che permette di sigillare lo Sharingan e, secondo volevo che Rita e Itachi fossero legati da qualcosa di forte, molto forte, e cosa c'è di meglio per legare un Uchiha ad un ' altra persona? Spero apprezziate la pensata. Un bacio :))

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Ninja? (Parte 2) ***


Quattro

 

Torniamo un attimo a quando i ragazzi di Konoha sono partiti per le terme, una settimana prima.

Il centro si trovava in una località balneare poco distante, ed era molto confortevole. Sia l' area dei ragazzi che quella delle ragazze erano in ceramica, con gli spogliati in legno. Erano tenuti con grande cura, e l' aria era mantenuta fresca e pulita grazie ad un profumo di erbe aromatiche molto rare da trovare e che, come aveva spiegato Sakura, avevano il compito non solo di far profumare l' ambiente, ma anche di far rilassare i nervi dei poveri ninja che andavano lì, sfiniti per i duri allenamenti. Un posto di lusso, insomma, che solo un' Hokage avrebbe potuto permettersi.

Naruto e Francesco si prepararono il più velocemente possibile, poi corsero subito in acqua, mentre Shikamaru raccoglieva i loro vestiti da terra e li rimetteva a posto. “Che seccatura! Possibile che non riescano ad aspettare cinque minuti in più, il tempo di mettere le loro cose a posto?” borbottava. Poi entrò anche lui in acqua. Com'era rilassante! Intanto Naruto già cercava di spiare le ragazze, cercando in tutti i modi di guardare oltre il muro di cemento che separava la zona maschi dalla zona femmine. “Come vorrei avere il Byakugan in questo momento!” sospirava afflitto, mentre gli altri due se la ridevano come non mai.

“Francesco” iniziò a dire improvvisamente Shikamaru “ hai detto che vieni da un altro mondo...vero?”. Francesco annuì, poi il moro riprese : “Ne vorrei sapere di più, ci potresti raccontare qualcosa? E' molto diverso da qui?”

Francesco, ricordandosi improvvisamente del suo paese, rispose :” Oh, certo, è molto diverso da qui. Lì, per esempio, si va a scuola fino ai diciotto anni, come minimo, poi c'è chi la lascia prima, a quattordici\quindici anni circa, per andare a lavorare. Il lavoro è pallosissimo, credo, perché è difficile trovarlo e perché ti pagano una miseria. Poi se hai quindici anni non puoi fare tutti i tipi di lavoro. Prendi Sakura, ad esempio: lei è un medico, ma da me si va ad operare come minimo a vent'anni passati. Si studia solo, praticamente, un' Accademia infinita!”

“O Cielo, che schifo” commentò Naruto “anzi: che noia mortale!”

“E come passate il tempo libero?” chiese Shikamaru

“Al parco, come me e le mie amiche quando siamo venuti qui, oppure guardando la televisione, ascoltando la musica, giocando ai videogiochi.....in genere però preferiamo uscire, soprattutto se ci sono belle giornate... allora non vorrei ritirarmi mai!” continuò il ragazzo dal ciuffo biondo

“E ci sono le terme?” chiese Naruto

“Beh si, ma costano una fortuna, anche quelle che voi definireste scadenti... poi ci vestiamo in modo totalmente diverso e mangiamo tutt'altro cibo.. almeno nel mio paese, perché ci sono posti dove si mangia quello che mangiate voi... poi da noi i vostri justu non esistono... magari c'è pure chi li sa usare... ma non così”

“Che seccatura di mondo!” commentò alla fine Shikamaru “Peggio di questo... capisco che alla fine avete voluto provare a venire qui”

“Veramente non ci stavamo provando.. stavamo facendo le teste di ca**o che siamo!” e a quell'affermazione i tre iniziarono a ridere.

Le risate, però, furono interrotte da un boato proveniente dagli spogliatoi.

Subito si precipitarono a vedere cos'era successo:davanti ai loro occhi comparve un enorme centauro, con il busto blu e la parte di cavallo nera, e due enormi corna grigie che gli spuntavano dalla fronte, gli occhi aranciati e delle strisce rosso sangue che si attorcigliavano lungo tutte le esili zampe. La gente scappava urlando, mentre i nostri tre eroi restavano impietriti di fronte al suo sguardo assassino che il mostro aveva puntato su di loro.

“Ragazzi... che si fa?” chiese Naruto terrorizzato mentre indietreggiavano lentamente

“Beh, siamo seminudi, mezzi bagnati e i nostri vestiti sono dall' altro lato di una stnza semidistrutta..in più un centauro assassino con l' aria di chi non mangia da molto tempo ci guarda come se fossimo ciotole di ramen...direi che siamo spacciati” concluse Shikamaru

Francesco non li ascoltava neanche, terrorizzato com'era. Avrebbe preferito essere in qualunque posto tranne che lì. Pensò a Rita: ovunque fosse, sempre meglio che essere nella situazione descritta da Shikamaru. Poi pensò a Carmela: chissà se era riuscita a fuggire e se si, chissà se stava pesando a loro. Ma, nella merda più totale, gli venne incontro il Signore, che gli fece notare i vestiti dall' altro lato della stanza e che gli diede un' idea. “Naruto distrailo, poi tu Shikamaru prova a bloccarlo col Controllo dell'Ombra!” ordinò ai due ninja “io mi occupo del resto!”

“Ma cosa...?” risposero i due rimasti interdetti

“Tanto ormai non abbiamo più nulla da perdere!” li zittì il loro allievo.

Così Naruto si preparò (psicologicamente) ad affrontare la morte e gli urlò :” Ehi mostriciattolo! Hai fame? Guarda sono qui!”. Il centauro non se lo fece ripetere due volte e iniziò a correre contro il biondo, che si difese lanciando un bel Rasengan e creando un gran casino, cui approfittò Franceso per correre a prendere i vestiti. Shikamaru capì al volo il piano del ragazzo e, prima che il centauro si potesse alzare lo fermò con la sua tecnica. Francesco, intanto, dopo aver indossato i suoi vestiti e preso quelli dei compagni, fece cenno al moro di lasciar stare la fiera, che intanto lo guardava già come se avesse un Death Note su cui avrebbe scritto la sua condanna a morte. Shikamaru fece come richiesto e Francesco, dopo aver lanciato i vestiti ai due amici, uscì dall'edificio correndo col centauro alle calcagna. La sua idea era di sparire nel bosco vicino e far perdere all'animale le sue tracce, ma nel correre non si accorse di Ino che gli era capitata di fronte e cadde a terra con lei. “Francesco! Allora state bene! Ma cos-” la bionda non potè finire la frase che Francesco la prese per mano e se la trascinò appresso urlando “Corri!” con quanto fiato aveva in corpo. Quando Ino si voltò indietro capì la reazione del ragazzo: era quello, dunque , il mostro che aveva terrorizzato mezzo edificio. Appena lo vide lanciò un urlo di terrore e prese a correre più velocemente, fin quando lei e il suo amico non entrarono nella foresta. “Dobbiamo portarlo lontano da qui!” le disse i ragazzo. Lei annuì e, sempre assicurandosi che la fiera li seguisse, si addentrarono sempre di più. Una volta lontani, decisero di salire su di un albero per depistarlo. Ma il centauro era troppo intelligente e presto prese a picchiare con le corna contro l' albero, che in effetti stava per spezzarsi. “E ora che si fa?” chiese con voce quasi lamentosa Ino. Francesco si ricordò, allora, di una versione di latino fatta a scuola, in cui si parlava di un cervo che, non potendo più correre velocemente, s' impigliò nel bosco con le corna e vene ucciso. Decise, quindi, di togliere anche al centauro la possibilità di correre. “Ino” disse girandosi verso l' amica “hai una buona mira?”

“Si, abbastanza” rispose lei “Perché?”

“Perchè ho bisogno che da qui tu colpisca con shuriken e kunai le gambe del centauro, in modo da non farlo scappare. Io scenderò dall'albero e lo prenderò per le corna, poi scenderai anche tu e lo colpirai a morta con una carta bomba dritto al petto. Capito?”

La bionda annuì, poi aggiunse . “Ma non sarà un po' troppo rischioso?”

Ma Francesco stava già scendendo e lei sentì solo uno sfocato :”Si, ma chi si ferma è perduto!”. Così la bionda iniziò a lanciare shuriken e kunai a ruota libera, finchè il mostro cadde a terra, paralizzato. Allora Francesco, gli piombò sulla schiena e lo prese per le corna. Poi Ino gli tirò una carta bomba dritta nel petto e quello esplose. I due scapparono giusto in tempo per evitare di morire nell'esplosione.

 

 

Vedendo che la bestia era morta, esultarono e si abbracciarono tra grida di vittoria, avvicinando pericolosamente il loro visi. Ma la loro extrema ratio ebbe la meglio e, rossi, dall'imbarazzo, sciolsero l' abbraccio e tornarono alle terme. Lì incontrarono i loro amici, ai quali raccontarono l' accaduto, ricevendo una valanga di complimenti. Persino Shikamaru, disse :” E' una seccatura ammetterlo però ,amici miei, siete stati formidabili”. Ino rise, dicendo :” E' stato tutto merito di Francesco, senza di lui quel coso mi avrebbe ridotta in salsa tartara”. Il ragazzo dal ciuffo biondo arrossì, poi, notando che erano solo in quattro, aggiunse: “Ma Carmela e Sakura dove sono finite?”

 

 

 

Angolo dell' autrice:

Ciao a tutti e benvenuti a questo ennesimo stupidissimo capitolo! (Decarli mi fa un brutto effetto :)) ). E bravo il nostro Francesco, no? Fan del ciuffo biondo, se ci siete, spero di avervi fatto contenti. Per quanto riguarda Carmela e Sakura, beh, loro.. aspettate! Dovete leggere l' ultima parte per saperlo. Questo capitolo lo dedico al io amico che mi ha ispirato il personaggio di Francesco. Se vi è piaciuto il gesto eroico del nostro amico, se avete dei consigli da darmi o se ho fatto del tutto cagare,lasciate una recensione. La parte 3 è in arrivo :)) .

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Ninja? (Parte 3) ***


Quattro

 

 “Ma Carmela e Sakura dove sono finite?” . Tutti si guardarono tra loro con aria interrogativa. “Erano davanti all'uscita esterna degli spogliatoi femminili con me” disse poi Ino “non possono essere andate molto lontano”. In effetti la rossa e la rosa erano più vicine che mai a loro. Qualche metro più in giù però.

Quindi è bene tornare a qualche minuto prima, quando le due ragazze e Ino avevano raccattato i loro vestiti ed erano uscite dall'edificio, sentendo che un' enorme bestia aveva fatto irruzione nella parte maschile. Si erano poi rivestite dietro degli alberi ed erano tornate nei pressi della sede termale a cercare i loro tre amici. “Io vado a vedere se stanno sul retro” aveva proposto Ino. Le altre due avevano acconsentito. Stavano ancora aspettando la bionda, quando udirono un fracasso venire da dentro, e un forte grido che sembrava un ruggito. “Andiamo a controllare?”aveva chiesto Sakura. Carmela rispose di si. Quello poteva essere il mostro che aveva attaccato la zona uomini, e quindi anche i loro amici. Soprattutto i loro amici, e loro avevano il dovere di aiutarli.

A questo pensava la ragazza dalle ciocche rosse, mentre correva dietro il ninja medico. Ad un certo punto, ritornate nello spogliatoio femminile, si fermarono, guardandosi attorno. La stanza era deserta, e completamente distrutta. Cumuli di ceramica che si ammassavano su pezzi di legno e chiodi, che sembravano incredibilmente taglienti, acqua che fuoriusciva da ogni dove, bagnandole, il dolce profumo sentito qualche minuto prima mischiato al vago odore dell'acqua calda e del fumo. Carmela era intontita: quel posto era troppo caldo per i suoi gusti.

“Guarda!” le disse improvvisamente Sakura “che buca enorme. Che sia del mostro?”

“Andiamo a vedere?” che fosse ben chiaro a quella svampitella di ninja medico: Carmela non aveva mai paura!

“Va bene, proviamoci!” concluse lei.

Scesero nella profondità della buca, arrivando fino alle caldaie del posto, dove l' acqua veniva riscaldata. Accidenti, lì c'era ancora più afa che di sopra! Ma comunque le due ragazze avevano fatto centro: la bestia aveva lasciato delle tracce, deturpando tutti i corridoi che aveva attraversato. Si guardarono ancora una volta attorno: le pareti di quel luogo erano blu, i tubi, invece, grigio metallizzato e, mentre seguivano le tracce della loro “preda” non potevano far altro che sentire anche un forte odore di sangue. D'un tratto, il silenzio di quella camminata venne interrotto da Sakura :” Perché non mi sopporti, Carmela?” le chiese

“Cosa? “ fece l' altra sorpresa da una simile “perchè non dovrei sopportarti?”

“Guarda che ho notato i8l modo in cui mi guardi....pieno di astio, di schifo direi...conosco quello sguardo... quindi perché? Sono stata poco cordiale? Ho fatto qualcosa che ti ha dato fastidio?” spiegò la rosa

“N-no... è solo che....”Carmela non riusciva a spiegarlo. Non era molto brava con le parole, ma almeno una spiegazione sincera, quella ragazza la meritava. Chiunque l' avrebbe meritata, senza contare il fatto che lei era una ragazza molto leale, e detestava le ipocrisie. Quindi provò a spiegarglielo senza mezzi termini : “ Non ti sopporto perché ti credi chissà chi, ma in realtà non sei al livello di nessuno, qua in mezzo e perché continui a perdere tempo con un ragazzo che ti ha abbandonata e, come se non bastasse, ti odia. Lo trovo un comportamento irritante e stupido.”

Sakura abbassò gli occhi, poi la testa, strinse i pugni e rispose a bassa voce :” Lo so”. Carmela si fermò di scatto e la guardò: gli occhi verdi le risplendevano anche al buio, e notava che erano pieni di malinconia, di rabbia, di tristezza... di stanchezza. Dai pugni scorgeva le venature delle mani, e capì che stava facendo uno sforzo sovrumano per on piangere. “Cosa sai?” le chiese, più dolcemente di quando le aveva detto quelle cose. La rosa allungò una mano verso il muro e, appoggiandosi ad esso, tirò su la testa. Le mani si rilassarono, poi si girò verso di lei e, senza mai guardarla negli occhi (cosa che fece notare alla rossa che lei non guardava mai negli occhi nessuno) disse con voce neutra : “ So di non essere all'altezza dei miei amici, inutile negarlo. Il mio clan non è un clan potente, né possiede abilità innate. Ho un carattere debole, e piango fin troppo spesso. Amo un ragazzo che mai si accorgerà di me e che , se potesse, mi ucciderebbe. Non ho la dolcezza e l' ingenuità di Hinata, né la decisione e la sicurezza di Ino. Non ho un bel fisico come loro, né possiedo le loro tecniche ereditarie. Sono piena di difetti, e l' unica cosa che so fare è tirare pugni, come se servisse a qualcosa. Non sono degna di essere l' allieva del Quinto Hokage, e non sono un' eroina. Ma vado avanti, perché in questo mondo cadere non è concesso.”

Carmela rimase stupita dalle sue parole. Sembravano una melodia, una melodia triste. Pensò che in fondo non era proprio così. Sakura era anche un ottimo ninja medico. Quando voleva. OK non la trovava minimamente utile, però in quell'istante capì che non era poi così debole. Aveva solo sofferto, tutto qua. E ora aveva paura. Ma era anche una persona buona, per questo continuava d amare un'idiota sociopatico misogino fissato con la vendetta. In fondo non era tutta colpa sua e , se le teorie di Freud erano vere, anche il suo passato nel team 7 doveva averla cambiata. Molto. Troppo. E, oltre alla sofferenza, ora quella ragazza doveva sopportare anche i suoi insulti. Perché le persone più son sole meno qualcuno le vuole. Troppo vero.

Stava per dirle qualcosa, quando sentirono la voce della terribile fiera: un lumacone gigantesco rosso sangue, pieno di striature nere. Aveva un solo occhio nero e una bocca enorme, piena di denti bianchissimi appesi come stalattiti. “Due parole” disse Carmela “siamo spacciate”.

“No, una sola” ribatté Sakura “Corriamo!”. L due ragazze iniziarono a correre spaventate addentrandosi sempre di più nella zona delle caldaie. La bestia le seguiva affamata, ma Sakura riuscì a bloccarla lanciando una sfilza di carte bomba. A quel punto Carmela ebbe un' idea :”Sakura, non avercela a male, ma voglio combattere io contro questa..cosa. Quando l' avremo portata nella zona centrale di questo labirinto di tubi, dovrai usare tutta l' energia che puoi per creare una buca e io farò cadere la bestia lì. Ma devi farmi strada, perché non conosco questo posto”

“Io si, invece” controbatté la rosa

“No, ma hai di sicuro un senso d'orientamento migliore del mio e di molti altri ninja. Ti prego. Sento che devo combatterla io”. La rosa accettò, anche perché il lumacone stava per rialzarsi, e quello era l' unico piano decente a disposizione. Carmela iniziò dunque a lanciare sfilze di shuriken e kunai contro il loro “nemico”, mentre Sakura tentava di trovare una convergenza a tutti quei tubi.

La rossa, intanto, camminava e combatteva. Ogni volta che vedeva la cosa avvicinarsi pericolosamente a lei, ecco che usava la Tecnica della Sostituzione. In uno di questi frangenti riuscì a salire sul dorso dell' animale e a scivolargli davanti all'occhio. Quello non capì più niente e lei, con un rapidissimo e sicurissimo gesto, lo accecò e, gettandosi a terra, gli tirò anche una carta bomba in gola. Avevano vinto: quel maledetto essere stava soffocando. Intanto avevano girato l' angolo e Sakura aveva fatto una voragine enorme e , grazie alla sua forza sovrumana, aveva buttato la bestia nel burrone. “Siiiiiiii!” esclamarono Alà' unisono le due ragazze, poi Carmela aggiunse :”Sakura scusami per le cose orribili che ti ho detto. Sono stata perfida, in fondo sei un ninja medico straordinario. Spero possiamo ricominciare daccapo”

“Ma certo” rispose Sakura

La rossa sorrise, poi le chiese :”Mi puoi spiegare solo una cosa? Cosa ti attrae di Sasuke?”. La rosa fece un sorriso malinconico poi rispose lentamente : “ La sua vulnerabilità mi proteggeva come il più forte degli scudi”. Carmela pensò che solo Sakura avrebbe potuto amare il bambino abbandonato ,nascosto nel cuore di Sasuke.

 

 

Appena le due si ricongiunsero al gruppo, venero assalite di domande e , mentre tornavano a casa, raccontarono agli amici la propria avventura. Arrivati da Tsunade, dopo aver raccontato alla donna la propria quasi mortale giorata, la donna scoppiò a ridere : “ E bravi i miei stranieri. Avete superato la prova, e con coraggio mi hanno detto. Complimenti: da oggi siete due nuovi genin di Konoha, e potrete iniziare le ricerche della vostra amica.”. Tutti si guardarono interdetti e l' Hokage, vedendo le loro facce, spiegò : “Secondo voi vi ho mandato in una sede termale di lusso per farvi rilassare nel bel mezzo dei vostri allenamenti? Mi credete talmente scema? Ovvio che era un esame, e voi l' avete superato brillantemente!”

“Quindi....” iniziò a dire Francesco “era tutto calcolato?”

“Ovvio!” rispose la donna. Ma in quell'istante le facce di tutti diventarono rosse e fumanti come una bistecca al sangue su di un barbecue e Tsunade- sama seppe che quella sera avrebbe dovuto come minimo offrirgli una cena nel ristornate più “in” del villaggio. Senza aragoste assassine, ovvio.

 

 

Intanto, poco lontano, in una grotta....

“Capo” sussurrò l' uomo dagli occhi d' argento

“Cosa vuoi ancora Malachia!?” sbraitò la sagoma nera celata da una tenda bianca

“Li abbiamo trovati, Capo. Le tre luci sono arrivate!”

“Ah si? E dove sarebbero?”

“Due si trovano a Konoha, mentre la terza sta nei boschi proibiti. Ma da domani gli altri due inizieranno a cercarla. E ho saputo che con lor ci sarà anche la Volpe a nove code”

“Interessante... preparati Malachia. Domani andrai a Konoha”

 

Angolo dell'autrice:

Ciao :)) . Carmela è stata davvero coraggiosa ad affrontare quella bestia, vero? Credo che lei e Sakura diventeranno ottime amiche, e credo che un giorno o l' altro meneranno Tsunade di brutto. E i due loschi individui? Chi saranno?... Beh, non sarò di certo io a dirvelo: dovrete scoprirlo nel prossimo capitolo, dove ne vedremo delle belle. Ops! Spoiler, lol. Ciao :))

PS : se vi piace la storia (ma anche se ho fatto cagare), lasciate pure una recensione. Kissi zuccherosi :

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Ultimi pensieri prima di partire ***


Cinque

 

Dopo qualche giorno dalla “promozione” (se così la vogliamo chiamare) a Genin, Francesco e Carmela, assieme ai ragazzi di Konoha, iniziarono le ricerche di Rita. Oramai era data per dispersa, addirittura Carmela pensava fosse morta ( “Scordatelo!” le avevano urlato tutti in coro). Ripartirono dal punto dove erano stati trovati il biondo e la rossa.

“Quindi ora come si procede?” chiedeva Carmela, le quale pensava che la sola cosa più stupida di mettersi a cercare una probabile morta (per quanto le due fossero amiche, la rossa era molto pragmatica e non le piacevano i sentimentalismi) era iniziare a cercare dal posto dove SICURAMENTE la ragazza non era.

“E ora....ok ragazzi ammettiamolo: non abbiamo idea di come procedere!” ammise a malincuore Shikamaru. Voleva davvero aiutare i due a ritrovare la loro amica, ma in quel momento si sentiva come soffocato dalla fretta. Fretta di cosa, poi, proprio non sapeva.

“Riflettiamo un minuto” intervenne Sakura “allora: eravate tutti e tre su una giostra rotonda giusto?”

Carmela e Francesco annuirono, poi la rosa continuò : “ Bene, e per caso vi ricordate da che lato della giostra eravate seduti?”

“Io credo...destra ;giusto Carmela?”

“Ehm... si a destra... ma non capisco cosa c' entri tutto questo con Rita”

A quel punto Carmela dovette ricredersi anche sul fattore “intelligenza” di Sakura, che le spiegò : “ Beh, voi eravate a destra, e infatti siete caduti della parte est del continente, quella occupata dal nostro villaggio, e l' unico motivo che avrebbe ,almeno apparentemente, impedito alla vostra amica di finire come voi qui, deve essere per forza che lei si trovava nella parte sinistra ella giostra, per cui, sulla falsariga del ragionamento che abbiamo fatto per scoprire come mai siete finiti proprio qui, dobbiamo pensare che Rita sia finita nella parte ovest del continente, ossia quella occupata dai cosiddetti boschi proibiti... quindi, per quanto pericoloso e alquanto terrificante, io direi di partire da lì”

Tutti rimasero in silenzio, mentre un “uao” generale si distendeva nelle loro menti. Quindi il mangia-ramen di professione decise di rompere il silenzio :”Sakura-chan è davvero una bella pensata la tua, ma... se la ragazza è davvero finita lì e non è neanche una ninja... probabilmente ha ragione Carmela ed è morta... quindi che senso ha cercare una persona morta quasi certamente con un' operazione che rischierebbe di uccidere anche noialtri?”

“E' qui che ti sbagli, sciocco Naruto- baka-kun” gli rispose Sakura “ in quei boschi, a differenza di quanto si possa pensare, sono disseminati parecchi villaggi semisconosciuti, noti a noi ninja medici per la loro enorme fornitura di piante curative di tutti i tipi quindi, seppure la ragazza fosse stata ferita, punto primo sarebbe stata curata e punto secondo avrebbe trovato sicuramente un alloggio... sono gente molto ospitale credimi. E poi questa è l' unica pista che abbiamo... preferite lasciarla lì dov'è o recuperarle e vedere come tornare a casa?”

A quel punto nessuno ebbe più niente da controbattere, e tornarono tutti al villaggio per organizzare la missione. Carmela, intanto, continuava a tormentarsi: possibile che quel ninja medico da quattro soldi avesse così tanti assi nella manica? Forse era davvero degna del team 7... ma che cosa andava a pensare! Quella era Sakura Haruno, probabilmente la persona più inutile sulla faccia della Terra. E non poteva farsi fare il lavaggio del cervello proprio da una come quella.

 

 

Intanto .....

Anche all'Akatsuki c'erano preparativi in corso. Presto Rita, Itachi e Kisame sarebbero partiti alla ricerca degli amici della riccia. Con Pain avevano approfondito la storia della leggenda, e avevano trovato una mappa con cinque portali ultra- dimensionali: il loro compito era trovarli e cercare. Una missione alquanto vaga, ma necessaria.

Ci sarebbero voluti dei giorni, ma a Rita non importava: voleva a tutti i costi tornare a casa, alla sua vita, nonostante le piacesse molto vivere nel mondo dei ninja. Ma una rosa in un campo di lillà resta una rosa nel campo sbagliato.

Itachi, dal canto suo, aveva ben altre motivazioni. Sapeva che il viaggio sarebbe stato lungo e irto di pericoli, e che Rita, per quanto brava e furba e anche col loro aiuto, non avrebbe potuto superarli tutti. Per questo quella sera le aveva sigillato la sua abilità innata. Non avrebbe dovuto farlo, ne era perfettamente conscio, ma voleva proteggerla (doveva proteggerla). “Se lo sapesse mio padre” pensava “mi avrebbe decapitato e fatto bruciare anche se morto”. Però la ragazza non era ancora riuscita ad attivarlo, e questo lo seccava a morte.

Non faceva altro che pensare a quella sera: la cantina scura, il tremolio della luce delle candele, l' inchiostro puzzolente per terra, la schiena bianca di Rita, così piccola,la sensazione di caldo e di inadeguatezza quando vi aveva appoggiato sopra le mani fredde, la paura della ragazza avvertibile da un miglio di distanza,quella che avrebbe voluto farle passare, l'urlo e il tracciato a terra che si illuminava. Quando era finito tutto non avrebbe voluto tornare a casa. Ma che gli saltava in mente!

Ecco che ricominciava ad avvampare. Non la sopportava più quella fastidiosa sensazione che quella ragazzina gli procurava. Quando si allenava, quando gli parlava, e adesso pure quando la pensava. Ma cosa aveva di tanto speciale?

“Itachi? Ma mi stai ascoltando?” gli urlò Kisame in un orecchio, svegliandolo dalla sua tranche.

“Io? Ehm....” rispose l' Uchiha sorpreso

“Ma dove sei in questi giorni con la testa?”

“Al mare”

“Al mare?”

“Si, al mare. Sotto un' ombrellone. In una spiaggia deserta. Con una bella bibita fresca in mano. Mentre magio dei dango e ascolto il rumore della onde. Lontano da questo posto e soprattutto lontano da te”

“Divertente” commentò l'uomo-squalo secco. Era sempre il solito, eppure aveva qualcosa di diverso: era più distratto, meno propenso a prenderlo in giro, e ancora più taciturno del solito. Quando si allenavano con Rita diventava lunatico, e dopo un po' se ne andava neanche lo stesse rincorrendo una mandria di rinoceronti impazziti. Che gli piacesse la ragazzina? Solo la sua testa capellona avrebbe potuto saperlo.

Anche Rita era sovrappensiero. Non stava più nella pelle: voleva rivedere i suoi amici. Chissà dov'erano, se stavano bene... se gli mancava. Poi però questi pensieri erano offuscati dal ricordo di quella sera :la cantina umida, lui che tracciava strani segni a terra, la vergogna di farsi vedere la schiena (aveva pur sempre un senso del pudore, lei..), la sua mano fredda, il dolore nel sentire tutti i nervi pulsare al massimo dello stesso istante, gli occhi che le si offuscavano. Alla fine del rito tremava. Si erano guardati per qualche secondo, poi si era rialzata e aveva rimesso la maglia del pigiama prestatole, come sempre, da Konan.

Decise di andare a fare una passeggiata.

 

 

A Konoha....

Francesco era affacciato alla finestra. Guardava la boscaglia che si ergeva oltre le mura del villaggio. Gli faceva paura, ma al tempo stesso gli faceva salire il senso dell'avventura. Si. Sarebbero partiti e avrebbero ritrovato Rita, che di sicuro stava bene. E poi? Sarebbero tornati a casa?. Ma certo, che domanda stupida. Tutti devono stare a casa propria, nel proprio pese, nel proprio MONDO. Ma avrebbe tanto voluto restare. Era così bello lì: niente prof seccanti, niente obblighi noiosi, nessuno che si aspetta niente da te, nessuna pressione sul futuro... quel mondo gli piaceva. E se, una volta trovata l'amica, ne avessero parlato? Carmela ne sarebbe stata felicissima, e Rita pure. Al massimo loro sarebbero tornate a casa e lui sarebbe rimasto lì. Non gliene fregava un fico secco della leggenda, lui voleva restare lì, a costo di tenere il passaggio aperto per sempre.

“A che pensi?” una voce lo colse di sorpresa

“Ah Ino, sei tu” rispose lui “ a nulla”

“Certo, per questo te ne stai tutto solo a sospirare... non sarò onnipotente, ma so quando qualcuno è triste”

“Non sono triste è che...qua è bello, mentre a casa mia è una noia”

Lei rise: “Sai, parli come Shikamaru...”

A quel punto rise anche Francesco. Questo era il bello di Ino: sapeva strappare a tutti un sorriso. “Grazie” le disse.

Lei lo guardò sorridente, e lui sentì il bisogno di abbracciarla. Ma non lo fece. Tutti indossiamo una maschera.

A casa di Naruto, intanto, Carmela metteva in ordine e pensava a Rita. Era davvero viva? Faceva fatica a pensarlo. Forse perché si era già abituata all'idea del ricordo di Rita.

Ricordò la prima volta che l' aveva vista: avevano tre anni, e lei si era sbucciata un ginocchio. Rita si era avvicinata, a quel tempo era una bambina dalle guanciotte rosse con un' esplosione di ricci disordinati in testa vestita con una salopette, e le aveva dato un cerotto dicendole : “ Tieni...c'è Ariel”. Lei, una bimba tutta fiocchi e pizzi, vestita di un abitino azzurro con due codini castani in testa, non aveva capito, quindi la bambina aveva indicato la superficie del cerotto e le aveva spiegato :” Si, la Sirenetta”. Poi erano arrivati i loro genitori e Carmela era rimasta a fissare, dalle braccia del suo papà, quella bambina che sembrava un maschio camminare mano nella mano con la sua mamma mentre le riempiva la testa di chiacchiere.

A quel pensiero sorrise, pensando che Rita era ancora una chiacchierona. Un po' più disastrata di prima, ma pur sempre una chiacchierona. Questo pensiero gliela fece risentire viva e volle di nuovo partire per cercarla. In quel frangente le uscì una lacrima. Rivoleva la sua amica.

Quando l' Uzumaki tornò a casa andarono tutti da Teuchi per cenare prima della partenza. Durante la cena Akamaru le leccò la faccia, e Kiba aggiunse ridendo :” Lo fa perché ti ha vista triste” e Carmela non riuscì a capacitarsi dell'intelligenza di quel cane (e del suo padrone!).

 

 

Anche nell'Alba era ora di cena. Gli abitanti dell' appartamento si erano riuniti apposta per salutare i tre.

“Ehi Jashin calmati! Il cibo non scappa mica!” Itachi stava rimproverando il mangiare da animale di Hidan che gli stava facendo venire un blocco digestivo

“Si... ma questa carne è così buona!” si giustificò il suddetto “animale” “ e poi lo sai che odio quando insultate la mia religione... dovreste fare come Rita, che la rispetta...”

“Perché forse non vuole morire?” suggerì acido Kakuzu “ma comunque grazie per il complimento alla mia cucina”

“Cucini come mio zio, sai?” s' intromise Rita cercando di non farsi sbranare dal tirchio

“Spero per te che sia un complimento” le sussurrò Kisame

“Oh, si.. mio zio però cucina di più il pesce, lo sa fare meglio e...” la riccia si bloccò vedendo che Kisame la fissava torvo. Tutti restarono in apnea per qualche secondo, poi l' uomo-pesce iniziò a ridere e allora tutti si lasciarono andare, prima fra tutti Rita, ancora pallida in volto.

 

 

 

 

Angolo autrice:

Ciao amici :)) . Scusate l'abominevole ritardo, ma ho avuto il blocco dello scrittore per un po'. Dopo varie idee cestinate vi propongo questo capitolo che, anche se non è molto interessante, spero accogliate bene. Inizio a salutare e ringraziare i 375 visitatori anonimi e spero che anche altri vedano ( e recensiscano). Quindi... che dire... spero di non aver fatto troppo schifo e.. alla prossima! :**

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Poi arrivo' la notte.... ***


Sei

 

Il giorno dopo partirono. Con Carmela e Francesco, c' erano anche Naruto, Shikamaru, Ino , Sakura e Kiba. Sembravano, mentre fremevano fuori le porte del villaggio, un plotone di esecuzione.

“Forza, forza! Squadra di salvataggio alla riscossa!” urlava Naruto

“Zitto baka!” e Sakura, come al solito, gli mollò un cazzottone in testa

“Su, prima andiamo prima torniamo!” li incitò Shikamaru

I due “terrestri” erano immobili. Carmela non stava più nella pelle, Francesco era terrorizzato. Cioè, era pur sempre una foresta chiamata “proibita”.

“Hai paura finto biondo?” lo chiamò Ino

“No platinata, io non ho paura di niente”

“Tranne dei boschi proibiti”

“Cosa te lo fa credere?”

“Se fossi davvero felice faresti come la tua amica” precisò lei indicando la rossa che saltellava con Akamaru attorno “non credi che stiano bene assieme?”

“Credo che quella dovrebbe chiamarsi zoofilia”

“Ma che dici! Intendo Carmela e Kiba ,mica Carmela e Akamaru!”

“Aaaaaah... beh si” rispose il ragazzo ridacchiando e guardando la “coppietta felice” con aria di sfottò.

Intanto,nascosto tra i cespugli, Malachia spiava tutto e tutti. “Il padrone sarà fiero di me”pensava. Per un attimo rifletté su quello che stava facendo: voleva davvero aiutare il suo padrone a conquistare due mondi e farli sprofondare con tutte quelle persone innocenti in una terribile guerra che avrebbe sicuramente spazzato tutti via?Poi si ricordò che anche il suo popolo era stato dimezzato da quei tiranni di Senju, e tutto il rimorso gli passò, cancellato dalla sete di vendetta.

 

 

Quella mattina partirono anche Rita, Itachi e Kisame. “Avete le medicine?” chiese loro Konan

“Si!” risposero in coro i due maschi (facciamo uno e mezzo più mezzo pesce)

“Avete il pranzo?”

“Si!”

“Avete almeno un ricambio?”

“Si!”

“Siete sicuri di....”

“Ci lasci andare per favore?” intervenne l' Uchiha

“Uffa e va bene! Ma se vi scordate qualcosa non lamentatevi!” borbottò la blu

“E ora, dopo aver sprecato più di mezz'ora delle nostre miserabili vite, partiamo!” li incitò Kisame

E così i tre si avviarono.

“Allora dove andiamo?” chiese Rita

“A est, nel Paese del Fuoco” rispose Kisame

“Quindi a Konoha?”

“I Kami ce ne liberino!” implorò Itachi “io non torno in quella gabbia di matti ammattiti dal potere di ammattire la gente!”

“Certo ,ora procediamo....” Kisame lo guardava strano. “Certo che il più matto in questo periodo è proprio lui....”pensava.

 

 

 

Arrivò la notte.....

“Che schifo!Cos'è questa schifezza?” Rita non riusciva a mangiare quella cosa che i suoi due compagni chiamavano “cena”

“Cosa c'è che non va?” le rispose Itachi

“E'...è.... immangiabile!”

“Ma che dici!? Questi calamari fritti sono il massimo!” controbatté Kisame

“Massimamente disgustosi...” borbottò la riccia, molto schizzinosa sul cibo “io vado a fare un giro”

“Non allontanarti troppo” le consigliò il moro

“Grazie papà!” gli disse di rimando Rita allontanandosi

Camminò per un po', arrivando alle sponde di un fiume, ove vide una sagoma seduta su una roccia. La guardò bene: capelli a punta, abiti stile samurai e una katana. La riccia strabuzzò gli occhi: quello era Sasuke Uchiha in persona! “Allontanati Rita, allontanati lentamente senza far rumore e senza farti notare....” si disse , ma i quelll' istante passò su di un ramo, facendo girare subito il bellissimo ragazzo.

“Scu-scusami....io non volevo, avevo sete e...” cercò di giustificarsi

“Non importa, scusami tu per averti fatto paura” rispose lui

“Tu sei Sasuke Uchiha vero?”

“Si, purtroppo...”

“Purtroppo?”

“Eh si... certi giorni vorrei tanto essere solo un normale idiota che vive nel suo villaggio, con la sua famiglia, i suoi amici e la sua ragazza”

“Hai una ragazza?”

“No, ma...è complicato”

“Cercherò di capire”

“Beh mi piaceva, un casino, ma ho dovuto lasciarla....per proteggerla”

“Proteggerla da cosa?”

“Da me...e da quello che sarei diventato... ma mi manca un sacco. Mi manca la sua allegria, la sua faccina buffa, i suoi capelli sempre al vento, il suoi sorriso che mi faceva sorridere, la sua voce così delicata e buona, il suo profumo di buono....i suoi abbracci, così confortanti. E ho dovuto lasciarli lì”

“Come si chiama?”

“Sakura” rispose lui, e per un attimo i suoi occhi brillarono di affetto. Restarono un po' in silenzio, poi si salutarono e Rita tornò dal suo team, un po' felice, perché aveva sempre saputo che Sasuke amava Sakura.

Arrivata lì trovò Itachi che l' aspettava sveglio. “Ancora in piedi?” gli chiese

“Si” rispose lui imbarazzato “ecco io... volevo darti questo” e le porse un paio di tramezzini al formaggio e un paio di dango “spero sia una cena migliore”

“Grazie... sei davvero gentile. Se non lo avessi saputo prima, non crederei che tu sia un assassino”

Lui la guardò stupito, poi le sorrise. Per davvero.

 

 

 

Intanto il gruppetto della Foglia si era inoltrato nella boscaglia e poco dopo si era accampato. Faceva molto freddo, e Carmela non riusciva dormire.

“E' tutto a posto?” le chiese Sakura

“A dire il vero no” rispose sincera la rossa

“Sai, spesso i freddi più pungenti vengono da dentro. C'è qualcosa che ti turba...vuoi parlarne?”

“E' solo che... questa foresta fa paura”

“Tranquilla, non è così terribile come tutti dicono. Ci sono venuta un sacco di volte e lo sai come la chiama la gente dei qui? La foresta degli amanti”

“Davvero?” Carmela era incuriosita “e come mai?”

“Non lo so. Me lo dissero alcune signore, ma quando chiesi perché loro mi guardarono e mi dissero che l' avrei capito più avanti”

“Che strano”

“Già” concluse la rosa “ed ora a nanna! Non ti preoccupare, chiamano questi alberi “boschi proibiti” perché è una zona semisconosciuta... spesso i pregiudizi ci annebbiano la mente”

Carmela sorrise. Forse Sakura non era poi così male....forse.

Si guardò bene intorno: il vento era diventato più caldo, le stelle brillavano in cielo e illuminavano gli alberi verde brillante... si, era proprio il posto per un incontro di due amanti. Forse Rita ci avrebbe inventato una storia.

 

 

Più tardi si svegliò Francesco. Niente di particolare, solo pipì. Quando si fu “svuotato” sedette sull' erba fresca e sentì l' aria, gli uccelli, il fiume poco distante. Sentì i respiri dei suoi amici, quello affannoso di Akamaru e, infine, il suo. Era bello riflettere sulle piccole cose, quelle che, se ti fermi un attimo a guardarle, forse, ti salvi. Poi pensò alle grandi cose: il suo futuro da chirurgo, la leggenda, la sua casa, la sua missione. Tanti obiettivi, che facevano di lui quel che era. Tra le varie cose pensò anche che voleva essere come Shikamaru e che Ino era molto simpatica. Poi pensò che era davvero un idiota. E tornò a dormire. Il giorno dopo si sarebbe dovuto alzare presto. E questo lo scocciava a morte.... aspetta! Ino aveva ragione! Parlava proprio come Shikamaru.... .

 

 

Intanto in un oscuro antro...

“Padrone, le luci sono partite alla ricerca della terza!”

“Le hai seguite?” la voce da brivido fece trasalire l' uomo dall'occhio d' argento.

“Si, poi sono entrati nei boschi proibiti e io....”

“Hai fatto bene, tranquillo. La mia squadra assassina è già in posizione”

“La vittoria è vicina vero?”

“Molto, molto vicina” commentò il padrone, soddisfatto.

 

 

 

Angolo autrice:

Ciao belli :)). Sto cercando di recuperare, quindi ecco un altro capitolo. Vabbè, sto rompendo con la storia del leggete e commentate, quindi spero che questo capitolo non abbia fatto troppo schifo e... ciaoo :**

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Lost in a greenwood ***


Sette

 

Camminavano oramai da due giorni, e non si vedeva l' ombra della meta. “Ragazzi” iniziò a dire ad un certo punto Rita “ma per caso voi avete la minima idea di dove stiamo andando?”

“Ma certo ragazzina. A est” rispose convinto Kisame

“E quanto manca ancora?”

“Beh, dalla mappa che ci ha dato Pain... più o meno un altro tratto... il primo passaggio si trova qui in questa grotta” e così dicendo mostrò la mappa alla riccia, che commento con un :” Però, andiamo bene...”

“Non capisco di cosa ti lamenti” disse ad un tratto Itachi

“In che senso?” chiese Rita stupita dall'affermazione del moro

“Beh, stiamo facendo tutto questo per te ,o no? Dunque non lamentarti”

“Andiamo Itachi, è anche giusto che si chieda quanto ci vuole. Non è abituata come noi a questi viaggi” cercò di spiegare l' uomo-pesce

“ Puah, convinto tu....” e detto questo l'Uchiha chiuse la bocca e i tre tornarono a camminare in silenzio.

Rita ne approfittò per fare quello che la sua mamma definiva “scrivere mentalmente” :iniziò ad appuntarsi mentalmente pezzi di pensieri che la foresta le ispirava. Era un ottimo esercizio, soprattutto per mantenere costante l'ispirazione senza annoiarsi. Si guardò un attimo attorno: verde, tutto verde. Verde a terra, verde sugli alberi, verde sulle rocce. Azzurro, poco azzurro. Azzurro in cielo, azzurro Kisame, azzurro un fiume che scorreva in lontananza. Verde e Azzurro. Iniziò a pensarci come a delle persone. Immaginò il Verde come una versione moderna di Tarzan, con i capelli lunghi e lisci e un piffero attaccato alla cintura, seduto sotto un albero a comporre poesie. Poi fu la volta di Azzurro: una donna vestita con un abito lungo turchese, i capelli biondi con le punte scintillanti un po' grigiastre, come le increspature dell'acqua. Se la figurò, che si lisciava i capelli come un sirena, mentre cantava. A questo “gioco”un po' infantile le scappò un sorrisino, che soffocò immediatamente.

Improvvisamente, però, il compagno mutante (Nda: se ve lo state chiedendo si, adoro trovare nomignoli per prendere in giro Kisame xD) ruppe il silenzio: “ Bambocci, io mi annoio”

“E noi che ci dovremmo fare?” evidentemente oggi Itachi si era alzato col piede sbagliato.

“Beh, potreste aiutarmi a passare il tempo” rispose ovvio l' altro

“Ma certo! Come è possibile che non ci abbia pensato prima. Rita, per caso nel tuo zaino c'è un emporio di giocattoli? Il nostro amichetto qui si annoia!” fece con fare sarcastico l' Uchiha, e Rita rise: quel ragazzo era un incredibile mix di attenzione e nochalance, di acidità e di ironia come non se ne erano mai visti.

“E basta voi due!” si lamentò Kisame spazientito “ma guarda con quali tipi di bambocci mi tocca avere a che fare... che ne dite se facciamo il gioco della verità?”

“Va bene” rispose Itachi “verità: non voglio fare il gioco della verità; verità: vorrei camminare in santa pace; verità: sei il compagno più rompiscatole del mondo”

“Forse però potrebbe essere una buona idea” lo interruppe timidamente Rita. Il moro si girò verso di lei incuriosito : “Dici sul serio?”

“Si, in fondo non abbiamo niente di meglio da fare, e sono sicura che anche tu ti stai annoiando”. Il compagno rimase interdetto poi, con uno sbuffo, acconsentì :” Uff, e va bene...”

Kisame era soddisfattissimo, e si chiese quale magico potere di persuasione possedesse Rita per far acconsentire persino Itachi Uchiha. Non che non avesse notato che il ragazzo avesse un lieve debole per la riccia, ma non considerava la cosa così importante da determinare addirittura un cambiamento di umore. “Allora” inizò a dire “visto che in effetti non ci conosciamo molto bene, che ne dite di fare un gioco della verità sulla nostra vita? Inizio io: Rita, cosa fai nel tuo mondo?”

“Studio” rispose diretta la ragazza. Poi fu la volta di Itachi: “E cosa studi?”. La risposta arrivò diretta: “Letteratura”, poi la ragazza chiese a Kisame : “ Cosa ti piace fare nel tempo libero?”

“Adoro nuotare e dormire”

“Quel è il tuo piatto preferito?” gli chiese l' Uchiha

“I gamberetti con la maionese...sono il massimo!”poi aggiunse (sempre rivolto al compagno) “ e a te cosa piace fare nel tempo libero?”

“Dormire e leggere” rispose lui, e Rita :” E cosa ti piace leggere?” “Gialli e libri di storia”. Poi si ricominciò:

Kisame: “Rita, hai fratelli o sorelle?”

Rita:“Due sorelle gemelle più piccole e un fratello maggiore”

Itachi: “E i tuoi genitori che lavoro fanno?”

Rita:” Mia madre è insegnante di geometria, mentre mio padre lavora e vive Alà' estero”

Kisame: “Itachi, com'era tuo fratello da piccolo?”

Itachi:” Ehm... una grossa palla al piede abbraccia-tutti”

Rita: “Avevi una ragazza?”

Itachi: “Si, ma poi ho scoperto che faceva il doppio gioco con me e mio cugino, così l' abbiamo mollata entrambi”

Rita: “Kisame, tu avevi fratelli o sorelle?”

Kisame: “No, era un figlio unico grosso e viziato”

Itachi: “E a quanti anni hai lasciato la tua casa?”

Kisame: “Dovevo avere circa diciassette anni...”

Itachi: “Rita, visto che siamo in vena di domande sulla vita privata...quando hai dato in tuo primo bacio?”

Rita: “In realtà non l' ho ancora dato, a quando succederà, sarà il bacio più bello di tutti”

Kisame: “ Cosa ti terrorizza di più?”

Rita :” Ma figurati se lo vengo a dire a te!”

Itachi: “E tu da cosa sei terrorizzato, omaccione?”

Kisame :” Beh, ecco...dai ragni”

Rita: “Maddai! E...ti sei mai tinto i capelli?”

Kisame: “Si, a vent'anni decisi di tingermi di biondo... ero orribile ripensandoci!”

Rita: “E Itachi....attualmente ti piace qualcuno?”

Itachi: “Trovate molto divertente farvi i fatti miei, vero? Comunque di questo non parlo con nessuno”

Kisame.: “Ahahah, si in effetti è divertente, per cui...cosa pensi di Konan?”

ItachI: “Se un caso perso. Ad ogni modo, Konan è la ragazza di Pain, ma se proprio devo dare un parere...è una bella ragazza non 'è che dire... solo che è vecchia per me”

A quel punto Kisame e Rita esplosero: “Come sarebbe a dire “vecchia?!”

“Ha quasi trent'anni.. io ho superato da un anno i venti.. non fa per me”

“In effetti”comentò Rita, e per un attimo notò che il moro la stava osservando. Che lo stesse facendo per vedere la sua reazione? Ma che diavolo andava a pensare! Lei che piaceva ad Itachi Uchiha?Solo in un' altra vita (forse)!.

 

Camminarono ancora un po', poi si ritrovarono davanti ad una grotta grigia e buia.”Il passaggio dev'essere al centro di quella grotta” disse il moro

“Io lì non entro” asserì la riccia

“Fifona! Non ti preoccupare, non c'è nessuno...” la rassicurò l' uomo-pesce

“Bah, convinto tu...” e detto questo i tre entrarono.

Il pposto era tetro e sporco. C'era umidità ovunque, oltre che una grossa percentuale di insetti di tuti i tipi. Delle gocce d' acqua colavano dalla parte di sopra, e c' era un tanfo quasi insopportabile. Attraversarono la parte più esterna, per poi immergersi nel buio quasi totale del centro. D' un tratto si sentì il grido di un qualche animale non specificato: “Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!” urlò Rita e si aggrappò alla prima cosa che si sentì vicina

“Ahia, Rita! Era solo un pipistrello, ora basta stritolarmi il braccio!” era la voce di Itachi, che ringraziò il buio di quel luogo per aver mascherato il rossore che si sentiva sul viso.

“S-si... scusami” mormorò la ragazza imbarazzata.

“Ehi piccioncini! Credo che siamo arrivati” Kisame richiamò la loro attenzione, cercando di indicar loro un grosso masso al centro della grotta. I tre si avvicinarono, cercando di vedere meglio: Sul masso c' erano delle incisioni. Dicevano pressoché così:

 

                                                                  E se sarai sola, amore mio

                                                                        non aver paura

                                                                     anche dal mio mondo

                                                                    resterai il mio universo

                                                                         non dimenticarmi

                                                                                Aldo

 

“Aldo è un nome tipico del mio mondo” constatò Rita

“Certo che lo è!” una voce fece trasalire il gruppo: dal nulla apparve una donna anziana, vestita di un abito logoro color avorio, i capelli grigi raccolti in una crocchia, e una lanterna in mano.

“E voi chi siete?” chiese Itachi

“La donna dell'incisione” rispose lei secca

“Impossibile” disse Kisame “queste scritte risalgono a secoli fa! La donna dell'incisione è morta da tempo!”

“A meno che io non sia immortale”

“Lei è immortale?” chiese Rita

“Tu non sembri di qui. Vieni dal mondo di sopra?”

“Dal mondo di Aldo, si” rispose la ragazza

“ Ah, che bello. L' ho visitato sai? E' così diverso da qui”

“Si , lo sappiamo, Rita ce lo ha accennato” si vedeva che l' Uchiha non aveva voglia di perdersi in chiacchiere “ora risponda alla nostra domanda”

La donna allora divenne più seria, poi rispose :”Si, sono immortale. La mia tribù trovò il segreto dell' immortalità, e da allora quando arriviamo a cento anni non cresciamo più”

“Come hai conosciuto Aldo?” chiese ancora Rita

“Ah, ragazza benedetta... lui venne nel mio mondo per affari, perché un tempo il portale era sempre aperto, e io me ne innamorai. Dopo un po' scoprì che ero ricambiata. Ma le nostre famiglie non volevano, così decidemmo di fare di questa grotta il nostro luogo d'incontro. Purtroppo quei maledetti arrivarono anche qui dentro, e Aldo fu costretto a scappare e a chiudere il portale. Le sue ultime parole me le impresse nella pietra. Da allora non riuscì più a vivere, e decisi di venire a vivere qui e di sorvegliare il portale, nella speranza che Aldo tornasse. Ma ho aspettato invano.” gli occhi della povera vecchia erano spenti

“Perché le vostre famiglie non accettavano il vostro rapporto?” chiese allora Rita

“Io era una ninja e lui no, senza contare che lui era più grande di me di quasi dieci anni. Ci volevano proteggere, a modo loro”

“Ma chi erano quei maledetti?” Kisame voleva saperne di più

“La tribù ninja più crudele, satanica e avida di potere di tutte: i Pantheos.”

“I Pantheos?”

“Si. Sono esseri a prima vista bellissimi, con gli occhi chiari e la pelle nivea, ma si trasformano in esseri orribili, e sono continuamente alla ricerca di ricchezze e di sangue. Si, perché oltretutto...sono cannibali!”

“Giusto Cielo....e ora vogliono vendetta giusto?”

“Vendetta, sangue, potere.... tutto quello che possono rubarvi!”

A quel punto il gruppetto rabbrividì.

“Solo una cosa... questa ragazza è una delle tre luci vero?” anche l' ultracentenaria aveva le sue domande

“Penso proprio di esserlo...” rispose Rita terrorizzata

“Sapevo che eri buona...prendetevene cura mi raccomando! Il portale purtroppo è chiuso da secoli, quindi mi sa che avete fatto un viaggio a vuoto... a proposito, ma cosa cercate di preciso?”

“Le altre due luci” rispose decido Itachi

“Ah, beh mi dispiace che non le abbiate trovate. Purtroppo qui ci sono solo io.”

“Fa nulla, anzi grazie per averci raccontato la vostra storia” la ringraziò la riccia

“Figuratevi, ho solo questo da dare al mondo. Voi piuttosto, e spero di esservi d' aiuto anche con queste poche parole, se trovate qualcuno a cui tenete lottate! Anche se contro avete l' universo intero. Bisogna sempre lottare per chi si ama. Altrimenti si rischia di perderlo nel nulla per sempre”

I tre le sorrisero, la salutarono e se ne andarono.

Sulla via, Itachi ripensò alle parole della donna. Pensò a Sasuke, e per un attimo fu sicuro di aver fatto la cosa giusta quella notte. E forse un giorno l' avrebbe capito anche quella testa bacata a sedere di papera. Pensò ai suoi compagni dell'Alba, e gli venne voglia di ringraziarli uno per uno, per essere la sua famiglia. Poi pensò a Rita, e capì che voleva che quel viaggio non finisse mai.

 

 

Angolo Autrice:

Di nuovo ciao a tutti! Prima di tutto partiamo con gli avvisi: da questo capitolo in poi parlerò solo di Rita o di Carmela e Francesco. Mi sono resa conto, infatti, che se parole di entrambi i gruppi contemporaneamente non viene fuori nulla di buono, perché per fare tutto non faccio niente bene.

Seconda cosa: vi ringrazio perché continuate a leggere i capitoli e spero che recensiate.

Terza cosa: come al solito, spero di non aver fallito totalmente e.. ciao :**

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Francesco! ***


Otto

 

“Io l' avevo detto che questa era una pessima idea!” si lamentò Carmela

“Suvvia!Sempre meglio che stare a casa a far niente...” cercò di consolarla Francesco

“Guarda che stiamo facendo tutto questo per voi! Quindi non lamentarti e se proprio non ce la fai a tenere la bocca chiusa, comprati una scatola e ficcaci tutta la tua depressione dentro!” i nervi della povera Ino chiedevano pietà

“Ehi non parlarle così!” urlò Kiba

“Sempre a difenderla tu, vero?” replicò la bionda, mentre l'addestratore di cani non poté che farsi rosso come le ciocche della sua protetta.

“Che seccatura... e tutto per colpa tua, mia cara Haruno” Shikamaru cercava disperatamente un capro espiatorio

“Non mi sembra che tu abbia avuto qualche idea migliore, mio caro Nara” ribatté Sakura

“ Non eri costretto ad accettare, Shikamaru. Ma siccome lo hai fatto, adesso devi fidarti di Sakura...sono sicuro che sa ciò che fa!” Nauto non poteva evitare di difendere la sua amica.

Il motivo di tanti trambusti? Camminavano da quasi tre giorni e non avevano trovato traccia di Rita, né di un portale, e Carmela, scettica dall'inizio, non poteva evitare di far notare alla ragazza dagli occhi verdi l' assurdità della loro missione (se così volevano definirla), mentre tutti gli altri si schieravano a favore o no della lamentela.

 

Arrivò l' ora di pranzo, quindi si fermarono tutti in una radura a mangiare. Sedettero in cerchio, mentre il ninja medico distribuiva quel poco di ramen da asporto che si erano portati a presso. Naruto ci si fiondò sopra, e così anche la sua allieva. Ino la guardò un po' schifata il piatto mezzo freddo, per poi immergervi il cucchiaio riluttante, Francesco e Shikamaru, dopo essersi guardati rassegnati iniziarono a mangiare, Kiba e Akamaru, ovviamente condividevano anche il piatto,mentre Sakura mangiò, in mancanza di altro.

“Ragazzi” esordì Kiba “Carmela ha ragione: vaghiamo qua da non so quanto on abbiamo la minima idea di cosa fare, dove andare, o cosa cercare. Quindi?”

“Facciamo un patto” disse allora Sakura per concludere quella questione che iniziava ad irritarla più del dovuto “ camminiamo fino a domani sera. Se non troviamo niente che ci possa aiutare ce ne torniamo tutti a casa e tanti saluti. D' accordo?”

Ci fu un attimo di silenzio, poi Carmela rispose seccata : “D' accordo”, seguita da tutti gli altri.

Quindi cominciarono a radunare la roba per prepararsi. Tutti erano indaffarati a radunare in fretta le cose per potersi ripose ancora un po', ma Naruto no. Lui stava osservando Sakura. Da quando Sasuke era partito non aveva più avuto il suo vecchio sguardo allegro e spensierato. Si era trasformata, e ora il suo sguardo rivelava solo infelicità e abbandono. Era come se avesse perso un tesoro inestimabile. E questo non l' aveva mai capito. Non aveva mai capito perché considerasse Sasuke tanto importante, perché si ostinasse a voler bene, ad amare una persona che come minimo le dava dell'insopportabile. Non capiva, ma lo accettava, perché Sakura era tra le persone a cui teneva di più a mondo, e non l' avrebbe mai lasciata in balia di se stessa. Pensò per un attimo alle persone senza le quali non avrebbe potuto vivere: ovviamente lei, poi Kakashi, Teuchi, Hinata... Hinata? Che diavolo gli veniva in mente? Forse era meglio ritornare alla sua amica.

Nonostante il suo sguardo fosse diventato indecifrabile, Naruto aveva imparato a scorgere quel barlume di tristezza che si rifletteva nel suo verde smeraldo quando pensava al suo adorato Sasuke-kun. Odiava quello sguardo, così si fece avanti e le disse: “Sakura tutto bene?”

Lei parve risvegliarsi da una profonda tranche e, girandosi verso di lui rispose : “Si, perché me lo chiedi?”

“E' solo che sembri seccata...” mentiva. Sapeva che non era seccata ma triste, ma alle domande dirette lei non rispondeva mai.

“In effetti si” quella risposta lo colse di sorpresa.

“E perché?”

“Per quella sottospecie di alienetta tinta. Ma chi si crede di essere? Non solo perdiamo tempo per cercare la sua amica, che gli dei solo sanno come se la sopportano, lei e Francesco, ma oltretutto ci dobbiamo pure sentir dire che non sappiamo quello che facciamo! Questo non lo accetto. Se la missione fallisce e, sventuratamente, quella è ancora qui, io me ne vado al Villaggio della Sabbia. E' la mia ultima parola”

“Sakura-chan...” mormorò il biondo

“No Naruto, ho deciso. Anzi, sai cosa farò? Verrò in vacanza in uno dei paesini della zona, alla faccia sua!”

“Stai reagendo in modo esagerato, adesso”

“No, non esagero”

“Si, invece. E ora dimmi: si può sapere perché sei davvero qui? Non credo sia solo per spirito di solidarietà. Il ruolo della buona samaritana non ti si addice ”

“Uff. E va bene. Il fatto è che delle signore della zona mi dissero che questa era anche detta la foresta degli amanti, e che l' avrei capito da sola il perché di un nome così strano”

“Ora si che si ragiona!” la Volpe sembrava soddisfatta

“Resta il fatto che quella è un'ingrata” concluse la rosa, e così s' avviarono verso i loro amici.

 

Dopo circa due ore di pesante silenzio, Kiba s' avvicinò a Carmela: “Non prendertela con Sakura, in fondo cerca di aiutarti” le disse

“Guarda che di quella non m' importa nulla, è una stupida e basta. E' che odio perder tempo. Adesso avremmo potuto trovare un modo per tornare a casa, mentre siamo bloccati qui, in mezzo al bosco.” rispose lei seccata quanto la rosa

“Certo, la tua sarebbe una buona idea, se non fosse che hai un' amica da trovare” le fece notare l' Inuzuka

“Rita sa badare a se stessa, e scommetto che a quest'ora, se non è morta, è già tornata a casa.”

“O magari vi sta cercando. Sai, dovresti avere più fiducia nelle persone”Carmela credette di morire nello sguardo di quel ragazzo, ma cercò comunque di trovare la forza per rispondergli:

“Senti Kiba: io e Rita ci conosciamo oramai da anni: so per certo che non ci cercherà. Le importa solo di se stessa. Perché dovrei preoccuparmi per lei?”

“Hai ragione. Non ti conosco bene, e di Rita so solo il nome. Ma se la fantomatica leggenda di Tsunade è vera, vuol dire che voi tre dovreste essere uniti da un legame più profondo di quello che pensi. Rita ti starà cercando, ne sono sicuro”

“Se lo dici tu....” eh si, Carmela odiava essere contradetta.

 

“Ragazzi guardate!” esclamò improvvisamente Ino

“Cosa c'è, Pig?” chiese Sakura

“C'è una ragazza laggiù” s' affrettò a spiegarle l' amica “e sembra che...stia piangendo”

Il gruppo s' avvicinò allora alla giovane. Era molto bella, questo li colpì maggiormente: era alta, aveva lunghi capelli ricci e biondi, la pelle bianca come le nuvole, e due grandissimi occhi verde\grigiastro. “Ciao, come ti chiami?” le chiese dolcemente Naruto

“Chi? Io?” la ragazza sgranò gli occhi sorpresa, come se non si aspettasse che qualcuno la notasse “Mi chiamo Meredy”

“Ma che bel nome” si complimentò l' Uzumaki “e cosa ci fai qui tuta sola, Meredy?”

“A dire il vero mi sono persa” disse lei. Aveva una voce dolce e calda, misteriosa per certi versi.

“Come sei arrivata qui?” s'intromise Sakura

“Cercavo il portale”

“Portale?” il gruppo trasalì

“Si, quello delle tre luci. Sapete, ho sentito che sono tornate, e volevo visitare il mondo di sopra. Così ho pensato che, se avessi trovato il portale avrei potuto richiamare le luci....”

“Beh, oggi è il tuo giorno fortunato” disse allegro Francesco tirando a sé Carmela“ io e la mia amica qua presente siamo due delle tre luci e stiamo cercando la terza”.

“Davvero?” gli occhi della ragazza si illuminarono in modo inquietante, lo sguardo le divenne...beh, quasi famelico “E dov'è la terza?”

“A dire il vero la stiamo cercando” spiegò Ino

“E' stata rapita?”

“Non lo sappiamo” Kiba era inquieto. C'era qualcosa che non andava in quella creatura.

“Che gioia, due delle te luci! Posso abbracciarvi?” chiese poi Meredy ai due terrestri

“Certo!” accettò Francesco. Quella ragazza gli sembrava così triste che avrebbe fatto qualsiasi cosa per farla sorridere. Si abbracciarono tutti e tre, quando all'improvviso comparve sul terreno uno strano sigillo azzurrognolo, dal quale spuntarono delle lame che catturarono il ragazzo dal ciuffo biondo. Carmela fece giusto in tempo a scostarsi.

“Francesco!” urlò Ino

“Carmela tutto bene?” chiese Kiba tirandosi la ragazza

“S-si” balbettò lei, poi rivolgendosi alla ragazza urlò: “Ma cosa ti è preso, sei im-” ma non potè finire la frase che quella si stava trasformando: i suoi occhi da verdi divennero ocra, i capelli le si alzarono assumendo una tonalità grigiastra, la pelle si colorò di blu, il blu più scuro che tutti avessero mai visto e le spuntarono due enormi ali grigie come i capelli. Le unghie le divennero più lunghe e fece la sua comparsa anche una coda di serpente. La voce mutò totalmente, diventando ruvida e tagliente come un graffio su una lavagna: “Vi ho sorpresi eh?” disse con tono delirante ai limiti dell'impossibile “ebbene concludo la mia presentazione: Io non Meredy l' Infernale!”

“Ma cosa vuoi da noi!?” le gridò Sakura

“Cosa voglio? Le luci, mia cara sciocca, le luci!” rispose lei

“Ma cosa ti abbiamo fatto!?” chiese a sua volta Carmela impaurita

“Grazie a voi la gloriosa stirpe dei Pantheos risorgerà annientando tutti i ninja e conquistando tutti e due i mondi!”

“Non te lo permetteremo!” urlò Naruto prima di gettarsi verso di lei con un Rasengan

Il mostro lo schivò con nonchalance. “I vostri miseri trucchetti sono patetici. Provate a schivare questo invece: Hell Style!Tecnica dell'inferno!” e stava per colpirli con una palla di chakra nerissima, dalla quali uscivano grida di morti.

“Attenta!” urlò Sakura ad Ino, spostandola e facendole da scudo, venendo così colpita dal terribile attacco.

“Sakura!!!!!!!” urlarono tutti. La ragazza aveva il braccio mezzo squarciato, il sangue oramai nero, i lembi della pelle bruciati, gli occhi verde smeraldo puntati su quell'orribile ferita.

“Come hai osato!?” una voce proveniente dalla forestra interruppe la risata malvagia di quel domonio. Tutti si girarono verso il punto da dove proveniva quel suono: rimasero basiti quando videro Sasuke arrivare con un Chidori in corrispondenza del diaframma del nemico, che rimase fulminato all'istante.

“Non ringraziatemi” disse poi il ragazzo rivolto al gruppo di Konoha, poi girandosi verso Meredy” e tu sparisci”

“Ovvio che sparisco” disse lei “a lui viene con me” e, trascinandosi via Francesco, scomparì improvvisamente, davanti agli occhi allibiti dei presenti.

 

 

“Sakura... mi dispiace” mormorò Ino, cercando di curare la rosa

“Non importa...l' importante è che voi stiate tutti bene” sorrise. Sasuke la guardò da lontano e pensò che, dopotutto, certe cose non cambiano mai, come l'altruismo disarmante di quella ragazza.

“Prendi questo” le disse “è uno specialissimo miscuglio che mi ha dato Orochiamru. Ti servirà”

“Grazie...Sasuke-kun...” sussurrò lei, incapace di credere che l' amore della sua vita fosse lì e che l' avesse salvata.

“Chi non muore si rivede....” gli fece cenno Naruto

“Eh già, caro baka” rispose lui “A proposito: che ci fate qui?”

Allora gli fu raccontato tutto.

“Capisco” fece l' Uchiha alla fine “e sapete? Credo di aver incontrato già la vostra amica. Molto più a ovest”

“Davvero?” chiesero tutti in coro

“Si. La ritroverete presto, spero. Piuttosto, Testa Rosa, hai finito con l' unguento?”

“Ehm..si” la ferita dell'Haruno era scomparsa del tutto:quella cosa faceva miracoli!

“E tu che ci fai qui?” chiese Shikamaru

“Vacanze” rispose il moro “anche se non si direbbe”

“Ragazzi dobbiamo ritrovare Francesco” asserì Ino

“Certo...e Rita” aggiunse Naruto

“Sasuke vuoi dire qualcosa?” chiese Sakura timidamente. Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Sasuke sentì mancargli un battito. Dopo tutto quello che le aveva fatto si preoccupava ancora di quello che voleva. In una sua vita passata doveva essere stato un santo, questo era sicuro.”Si” rispose “vorrei...cioè vorrei sapere...se per caso...posso venire con voi, ecco”

Naruto sorrise. Anche quel baka, lo sopportava ancora. “Ma certo” gli rispose in un sorriso

“Cosa cosa?” Shikamaru era allibito

“Si, Shika. Verrà con noi. Francesco manca,e abbiamo bisogna d' aiuto”

Sasuke combatté contro l'istinto di piangere e di abbracciare i suoi vecchi compagni. Eh si, doveva essere stato proprio un santo.

“Ragazzi” urlò all'improvviso Kiba “Guardate questa pietra!”

 

 

Intanto....

“Bentornata Meredy. Spero sia andato tutto bene”

“Si, mio signore” Medery si esibì nel più bell'inchino che avesse mai fatto.

“Le hai catturate entrambe?” lui la squadrò dalla testa ai piedi

“Solo una. Il grano” e detto questo la ragazza gli mostrò u Francesco svenuto e stordito.

Lui scese dal trono, i suoi occhi azzurrissimi puntati in quel verde perlato di lei, che sicura gli mostrava la preda.

“Eh si, è proprio lui” constatò “portalo da Malachia, poi torna qui”

Meredy sorrise, poi scomparve nell'ala sinistra del palazzo.

Il principe Eizan sorrise, accomodandosi sul trono. Gli antichi avevano ragione. “Padre non preoccuparti” pensò “presto sarai fiero di me”.

 

 

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Salve a tutti e scusate il ritardo pazzesco.

Disgustoso?Orribile? Illegibile? Spero non sia così questo capitolo, perché mi piace tanto. Ecco che qualche pezzo del puzzle torna al suo posto, eh?

Non ho molto da dire, se non che ringrazio Andrea2002 e spero che recensiate. Da ora in avanti penso che la storia si farà un po più interessante. Penso sia tutto, grazie per le visite e ciao:**

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Ricominciare ***


Nove

 

 

Tutti si voltarono verso Kiba, che indicava il masso dove poc'anzi era seduta Meredy.

“Ora che me lo fai notare...in effetti ci sono delle parole scritte qui sopra!” esclamò Ino sorpresa

“E' un dialetto antico...” constatò Shikamaru “anche se ci fosse scritto qualcosa di importante non potremmo saperlo, perché non lo conosciamo”

“Secondo voi ha a che fare con la storie delle tre luci?” chiese Kiba

“Pff, secondo me è solo una trappola lasciataci da quel demone” osservò scettico Sasuke

“Fatemi vedere. Forse riesco a tradurre” s'intromise Sakura

“Guarda ,Haruno, che questo è un dialetto antico, non una delle tue lingue che usi nei viaggi!”

“Si Nara, lo so, e secondo te tanti nomi di malattie come me li ricordo? Studiando i dialetti e le lingue antichi!” rispose lei con tono ovvio

“Fermi tutti!Sakura è un ninja medico!?” Sasuke non credeva alle proprie orecchie

“Proprio così” confermò Naruto “sorpreso, eh?”

“Traduci, allora” Sasuke cercò di contenere le manifestazioni di stupore. Ma non poteva negarlo: i suoi compagni non erano più le due mezze cartucce di tre anni prima.

 

Dopo un po' la rosa, che aveva appuntato la traduzione su un pezzo di carta, lesse: “Buia, troppo buia è la notte, freddo, troppo freddo è l' inverno, se non hai nulla a cui tornare. Solo, troppo solo sono, se non ho qualcuno a cui pensare. Buio, freddo e solitudine. Solo questo, da quando non c'è più il portale.”

Tutti restarono basiti, in silenzio.

“E' un messaggio di morte” comunicò il ninja medico

“In che senso?” chiese Naruto

“La grafia è irregolare, e tende fortemente a scendere verso il basso. In alcuni punti è più leggera, in altri è più marcata. Solo un moribondo potrebbe scrivere così. Probabilmente avrebbe voluto scappare attraverso il portale, ma esso era già chiuso e non ha potuto fare altro che morire.” spiegò la ragazza

D'un tratto la pietra s'illuminò: iniziarono ad uscire da essa lampi di luce colorati e caldi, che fecero indietreggiare i nostri eroi. Poi i lampi si riunirono, fino a formare la sagoma di un giovane uomo.

I ragazzi strabuzzarono gli occhi.

“Aaaaaaaaaah! Un fantasma!” urlò Ino

“Ma che dici, scema!” la rimproverò la testa d' ananas (Nda: Shikamaru xD)

“Allora dimmelo tu , cos'è!” ribatté lei al limite di una crisi nervosa

“Calmatevi tutti,ora!” ordinò Kiba “Sakura, visto che tu hai decifrato il messaggio, dicci chi è questa....qualunque cosa sia”

“E-ecco... io....” la rosa non sapeva come spiegare che non aveva idea di cosa stesse succedendo

“Tutto bene?” all'improvviso l'oggetto non identificato parlò

“Tu parli?” chiese Sasuke sempre più convinto che avrebbe fatto meglio a godersi la sua vacanza

“Cero che parlo...perché i tuoi amici urlano?” disse quello

“Tsk, perché sono dei baka senza cervello...tranne Naruto...lui è un dobe rimbecillito mangia ramen senza possibilità di rinsavire neanche nelle prossime quattro vite future” spiegò l'Uchiha

“Ragazzi il coso parla!” constatò Ino che finalmente aveva finito di agitarsi come una gallina in calore

“E io no sono un dobe .....come hai detto tu, insomma!” protestò la Volpe

“Tu, piuttosto, si può sapere cosa sei?” l' addestratore di cani era curiosissimo

“Mi chiamo Flavio,e sono lo spirito guardiano di questo portale. La vostra amica ha tradotto il messaggio, e io sono comparso a voi.” spiegò

“Quindi...sei uno spirito” concluse Sakura

“Proprio così. Allora, perché mi avete chiamato?”

Allora Naruto si fece avanti e raccontò.

“Ecco” disse Flavio alla fine “allora la leggenda della maledizione è vera”

“Ora però vorremmo conoscere la tua di storia” gli disse Shikamaru “perché sei qui? Insomma..come sei finito a fare il guardiano del portale?”

“E' una storia molto lunga, ragazzi cari. Un tempo ero uno scrittore dell'altro mondo,ma da un po' mi mancava l' ispirazione. Così decisi di fare come tanti miei coetanei, e di attraversare il portale alla ricerca di nuove avventure per poterle raccontare una volta a casa.

Qui era tutto così diverso, e mi piacque talmente che decisi di stabilirmi qui, visitando di tanto in tanto i miei genitori sulla Terra, diciamo così. Ero l' ultimo di undici figli, e i miei morirono che ero abbastanza giovane. Non abbi così più motivo di tornare a casa, e vissi per qualche anno nel mondo ninja. Poi, in una notte di Febbraio, arrivarono loro, i Pantheos.

Non lo dimenticherò mai, dovessi stare qui altri cinque secoli. Avevo trentatré anni. Entrarono che erano cinque stranieri che chiedevano ospitalità. Noi tutti del villaggio li accogliemmo con altruismo e disponibilità, perchè non sembravano cattivi. Oh, ragazzi, quanto ci sbagliavamo!

Nella notte, quei demòni si trasformarono, diventando mostri dalle code di serpente, gli occhi spaventevoli, due ali orribili, ad alcuni spuntarono persino le corna. Entrarono nelle case, le saccheggiarono e uccisero i proprietari, bevendo prima il loro sangue e poi mangiandosi la pelle come se fosse una bistecca. Fu questa la fine che fecero mia moglie e mia figlia, Lavinia. Aveva solo tre mesi, e se la sono mangiata senza pietà per me e Naomi che li pregavamo di risparmiare almeno lei.” qui si fermò un attimo, il viso compunto e una striscia luminosa che gli segnava il viso, poi continuò:

“Mi avevano arpionato già per il collo, aspettavo solo la morte, quando la luce dorata dell'alba entrò dalla finestra: i mostri tornarono persone, e i ne approfittai per scappare. A mattinata inoltrata arrivai in questa foresta. Corsi con tutte le mie forze finché non arrivai qui,dove provai a passare dal' altra parte. Il portale però era chiuso, la ferita inflittami era troppo profonda, e gli attacchi erano ricominciati. Passai tre giorni e due notti in agonia, poi, durante la terza notte, decisi di incidere le mie ultime parole sulla pietra; non so come, ma sentivo che era giunta la mia ora. Ma non morii: veni risucchiato dal portale oramai chiuso, e da allora la mia unica speranza sono le tre luci”

Il racconto finì e il gruppetto rimase lì incantato. Quel viaggio stava diventando via via più interessante!

“Bene” disse poi Sakura “quindi secondo lei come dovremmo fare per trovare il nostro amico perduto e l' altra luce?”

“Beh, più avanti dovrebbe esserci un altro portale. Provate a cercare lì”

“Lo faremo” disse Naruto “ma dobbiamo partire subito... chi è con me?”

Tutti si unirono al biondo e, dopo aver salutato lo spirito guardiano, partirono.

 

 

Durante il tragitto, Sasuke fece notare a Naruto:” Ehi, dobe, ma perché la luce rossa non parla?” e indicò Carmela. In effetti dall'attacco di Meredy non aveva più spiccicato parola. “Beh, non lo so. Lei parla, ma da quando il suo amico se ne è andato non ha detto più nulla” ammise serio l' ex compagno di squadra. Decise così di parlare alla rossa.

“Ciao” esordì

Carmela si girò stupita “C-ciao” balbettò

“Tutto bene? Da quando Francesco...si, insomma... non hai parlato più!”

“Ecco, io...” e iniziò a piangere.

Tutti si fermarono. “Carmela che succede?” chiese Sakura preoccupata. La rabbia le era passata, e ora voleva dimostrarle che non ce l' aveva con lei, anzi,

“E'....è solo che....è tutta colpa mia!” riuscì a dire la ragazza tra i singhiozzi

“Ma come sarebbe a dire che è colpa tua?”anche Ino era preoccupata

“Se solo avessi avuto più fiducia in Sakura, in voi...se avessi avuto più coraggio per aiutare Francesco....sono una pessima amica, e una persona orribile!”

“Non è vero” disse la rosa abbracciandola “tu sei una persona meravigliosa, è solo che ti fidi poco, ma è una cosa comunissima. Non è stata colpa tua se Francesco è stato rapito, non deve proprio venirti in mente una cosa così. Adesso dobbiamo guardare avanti: ritroveremo entrambi i tuoi amici, poi sconfiggeremo i Pantheos e tornerete a casa. Te lo prometto. Vedrai, questa storia finirà prima che tu te ne renda conto”

“Come...come fai a dirlo? Non abbiamo idea di dove sia Rita, per non parlare di Francesco....oh, perché proprio a me!”

“Non abbatterti...un ninja non fa così! Andiamo! Ti sei trovata in una fogna a combattere contro un verme gigante e ora hai paura? Vedrai, Rita ti starà già cercando, e a Francesco non avranno torto un capello! Senza di voi non può interessare a quei mostri....”

Carmela sorrise. Sakura non le era mai parsa così coraggiosa. Facile essere forti con lo Sharingan o col Rasengan, ma il vero coraggio era proprio quello di chi, nonostante non possegga nessuna tecnica particolare (Nda: e nonostante non sia un semidio come qualcuno di nostra conoscenza ....NON LEGGETE QUESTO COMMENTO SE NON SEGUITE IL MANGA!), continua a resistere e ad andare avanti.

In quel momento decise che avrebbe ritrovato i suoi amici, a tutti i costi!

 

 

 

 

 

Intanto....

“Dove sono le altre luci? Dimmelo o ti squarto!” Meredy era al limite dell'esasperazione: stava torturando quel ragazzo da più di un'ora e mezza, ma niente!Non demordeva!

“Non lo so, ma se lo sapessi non te lo direi mai!” riuscì a gridare Francesco tra gli spasmi del dolore.

La prigione era un luogo freddo ed umido. Era formata da varie celle grandi più o meno quanto uno sgabuzzino. Lui era stato legato mani e piedi al muro, e ora se ne stava lì, appeso alla parete viscida con quella strega che lo frustava neanche fosse un condannato a morte.

“Vedo che con te non funziona neanche la tortura...beh,ride bene chi ride ultimo. Ragazzino!” e con questo se ne uscì dalla stanza con aria di superiorità.

 

Si diresse nella sala del trono. “Mio Signore” iniziò a dire.

Lui la fermò, facendole segno di raggiungerlo. Lei salì i gradini del piedistallo dove stava lui, occhi azzurri, quasi bianchi, seduto, tranquillo.

“Ebbene?” chiese prendendola per fianchi.

“Ecco...”iniziò lei a dire accarezzandogli le spalle “è cocciuto, non dice nulla....” ma fu bloccata da un suo dito sulle labbra.

“Va bene” concluse lui “riproveremo domani. Se non funzionerà, prenderemo provvedimenti. In fondo non è colpa tua”

A queste parole la bionda sorrise, e gli sedette in braccio.

Anche lui sorrise. Una pausa ogni tanto se la devono prendere tutti.

 

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Saaaaaaaaaalve a tutti! <3

Oggi ho cercato di farvi capire qualcosa del capitolo precedente....spero di esserci riuscita ^^'' *FINGERS CROSSED*... che dire... ringrazio Andrea2002 per il sostegno e tutti gli anonimi visitatori che hanno letto la storia... recensite però, eh xD.

Un kisso zuccheroso e...alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Architettura assassina ***


Dieci

 

 

Da dopo l' incontro con la donna nella grotta, nessuno dei tre aveva proferito parola, ognuno racchiuso nei suoi pensieri.

Kisame ponderava sul prossimo portale da raggiungere e su cosa mangiare per cena. Era un tipo semplice lui, e mettersi a riflettere troppo sulla propria vita lo avrebbe mandato solo in depressione. Almeno così credeva.

Itachi, invece, era tutto preso da quelle nuove sensazioni che nell'ultimo periodo gli attraversavano il corpo come una scossa elettrica: aveva appena ammesso a se stesso di essersi...affezionato (?) ad un' altra persona che non fosse suo fratello, e la cosa lo aveva destabilizzato. Aveva sempre avuto come obiettivo la protezione di suo fratello, ora è come se quella ragazzina gli avesse scombussolato tutte le sue priorità. Gli aveva fatto conoscere un modo diverso di pensare. Poi, ovviamente, c'erano sempre i soliti pensieri, i soliti fantasmi: perché proprio a lui? Il giorno prima la sua vita era perfetta, e il giorno dopo era una spia del governo e della famiglia. Il giorno prima aveva una casa a cui tornare ogni sera ed ora eccolo, un traditore per scelta. Era davvero così forte per poter vivere quella vita?

A Rita, invece, venivano in mente solo i suoi amici. E se non li avessero trovati? Restare lì era da escludere, anche perché, per quanto odiasse la sua quotidianità, non l' avrebbe mai scambiata con nessun'altra vita. Certo, la mattina alzarsi per andare a scuola era una noia, ma almeno si svegliava con la consapevolezza che avrebbe potuto sopravvivere almeno per la fine della settimana. E poi, inutile negarlo, Carmela e Francesco le mancavano troppo. Anche i loro cani le mancavano, e lei odiava i cani! Per un attimo mise in dubbio anche il fatto che la stessero cercando. In fondo, se non si erano ancora fatti vivi, un motivo c' era no? Questa era l' occasione di Carmela per vivere come aveva sempre voluto, non l' avrebbe certo sprecata per lei, tanto più che nell'ultimo periodo la sentiva più...distante. E Francesco...chissà... magari aveva seguito Carmela.

“Ti stanno cercando. Ne sono sicuro” le disse Itachi, come se le avesse letto nel pensiero. Lei sorrise. Itachi.... . Se prima di conoscerlo lo venerava come il miglior ninja che conoscesse,ora sentiva qualcosa di diverso. Qualcosa che non era ammirazione, né normale affetto, qualcosa che ogni volta che lui le parlava o la guardava solamente la colpiva come un fulmine a ciel sereno, per poi accoglierla come in una calda casa alla fine di una fredda giornata lavorativa. Era una bella e strana sensazione, che le faceva perdere un battito ogni volta e che la faceva arrossire sulle gote, come in quel momento.

Per non darlo a vedere, chiese a Kisame con la più straordinaria naturalezza: “Dove si trova il secondo portale?”. L'uomo-pesce prese la cartina di Pain e, indicando un punto su di essa disse col tono del papà che spiega le cose al figlioletto:” Ecco, proprio qui. Mi spiace, ragazzina, ma credo che ci arriveremo domani a mattinata inoltrata”

“Uffi” brontolò lei “ ma come fate a sopportare viaggi così lunghi? Fossi stata in voi avrei già alzato i tacchi!”

“Metti in conto che noi facciamo questa vita da quando eravamo bambini. Non ne conosciamo un' altra” spiegò l' Uchiha “e poi ti aiutiamo volentieri”

“Il bamboccio ha ragione! Ci hai fatto fare un figurone col Capo, il giorno dell'esame!” Kisame era d' accordo.

“A proposito” le disse il moro più a bassa voce “come va con....si, insomma hai capito”

La riccia scosse la testa “Ancora niente, ma certe volte gli occhi bruciano da morire...”

“Fammi vedere” e detto questo si avvicinò pericolosamente a lei, alzandole il viso prendendola per il mento: la terrestre credette di morire“E-ehi! A-aspetta che fai?!”

“Ti controllo gli occhi” le rispose lui con tono pacato gettando i suoi occhi onice nel castano chiaro di lei. Restarono così qualche secondo, come quella sera, mentre Itachi malediceva il suo clan , al quale era toccata proprio una tecnica oculare. “Non potevamo avere una tecnica normale, tipo il Chidori, o il Rasengan?” pensava mentre sentiva il suo povero cuore chiedere pietà

“Ehi, bambocci! Ma...ma che state facendo!? Non è né il momento, né il luogo!” urlò il loro amico squamoso

“Calmati calamaro fritto” ribatté il compagno di squadra riprendendosi ,impassibile come al solito“ha detto che le era entrata una ciglia nell'occhio, e gliel'ho tolta. Vedi troppi film americani: non la sto mica violentando!”

L' amico rimase di sasso, mentre Rita era arrivata al punto di ebollizione: come faceva quell'essere a mostrare sempre lo stesso atteggiamento indifferente? Forse era lei che si stava immaginando tutto. Si, era proprio così.

 

 

Quella sera si fermarono in un alberghetto situato in una radura. Fortunatamente non c'erano quasi ospiti, quindi riuscirono ad ottenere quella che la padrona, una donna sulla cinquantina molto affabile, alta e grossa, definì “la stanza più grande, comoda e pulita di tutta la struttura”. Rita evitò di soffermarsi su quel “pulita”, e seguì i suoi compagni a vedere questa meraviglia, che si rivelò davvero tale: era una stanza grandissima, in legno, con due letti singoli dalle lenzuola bianche e due grosse finestrone, separata da un'altra stanza, uguale solo con un letto anziché due, da una porta scorrevole. C'era solo un problema: il bagno, situato nella stanza con un solo letto, che era in comune. Ma a questo avrebbero pensato in seguito.

La cena era buonissima, e ognuno ordinò quello che più gli piaceva (per Kisame gamberetti fritti, per Itachi dango e per Rita del ramen).

“Come mai odi tanto il pesce?”chiese il blu alla ricci durante la cena

“Non lo odio, è solo che non lo preferisco” rispose lei

“Ma se lo eviti come la peste!”

“Vuoi vedere che adesso ti mangio?”

“In effetti on faresti una cattiva cosa”finì di commentare Itachi, concludendo la cena con una risata trattenuta a stento.

 

 

“Allora, chi va per primo?”chiese l' Uchiha una volta in camera, riferendosi al bagno.

“Io, ovvio” rispose Rita

“E si può sapere perché?”

“Perché se non l' hai notato sono l' unica ragazza del gruppo”

“Potrei andare io....” si offrì timidamente il proprietario della Samehada

“Non se ne parla! Riduci sempre il bagno ad uno schifo, e poi tocca a me ripulire! Andrai per ultimo, così ripulirai tu” il moro era irremovibile

“Allora è deciso: andrò prima io, poi tu e poi Kisame” concluse la riccia iniziando a dirigersi verso il bagno, lasciando i suoi due compagni come due allocchi senza possibilità di controbattere.

Fece una bella doccia calda, rilassandosi sotto l' acqua, poi indossò l' asciugamano: in quel momento la porta si spalancò: era Itachi, coperto solamente uno straccetto in vita. Era atletico, molto atletico, questo non si poteva negare. E visto così sembrava anche più alto. Bisognava ammetterlo: era bello da far paura!.

“Ehi, Rita, hai finito? Io e Kisame vorremo farei in fretta, che siamo stanchi...” ma appena girò lo sguardo trovandola in quello stato divenne rossissimo in viso e iniziò a balbettare, sotto lo sguardo terrorizzato della ragazza :” A-ah..scu-scusami!” e se ne uscì sbattendo la porta, lasciandola con una mummia nel bagno.

 

 

Il giorno dopo Kisame, come commento a quella faccenda, si fece una grossa e grassa risata.

“Ne hai ancora per molto?” chiese il suo compagno seccato

“Andiamo, bamboccio, non mi dire che non ti ha fatto piacere neanche un po!” lo canzonò lui sottovoce.

Solo a ripensare a quella scena, la faccia dell'Uchiha andò a fuoco. All'amico bastò questo per capire che forse aveva sottovalutato il debole che aveva per quella ragazzina. “Ti dico solo questo” gli disse infine “vedi di farti passare questa...qualunque cosa sia. Conosci il regolamento”

“Ma che ti salta in mente, idiota! Parli come se fossi un bambino...”

“No, ma sei un giovane uomo, e alla tua età questi...incidenti di percorso capitano”

“Tsk” fu il commento del compagno, e l' uomo-pesce pensò che avesse capito.

“Che diavolo mi prende?” si chiedeva invece il suddetto bamboccio “non è possibile che una semplice ragazzina mi faccia questo effetto. Sono un Uchiha, io. Non posso comportarmi come un mocciosetto alla sua prima cotta! Devo riprendere in mano la situazione. E' la testa quella che comanda, non un cuore che decide di non funzionare più. Morirò d'infarto pur di impedirlo”. E così fu.

Per tutta la mattinata il ragazzo si impegnò ad ignorare il più possibile Rita (non che la sua avversione per qualsivoglia tipo di sentimento gli permettesse di dire molto, comunque...); la ragazza, dal canto suo, fu felicissima di questo, poiché era ancora troppo imbarazzata dalla sera precedente per poter interagire con lui.

 

 

Dopo qualche ora, arrivarono davanti ad una pagoda a tre piani. “E' qui” annunciò lo squalo

La struttura era molto bella: il classico tempio shintoista giapponese, dalle mura color rosso sbiadito, tendente quasi al rosa, con i tetti di un marrone nerastro molto raffinato , con un arco rosso davanti all'ingresso.

I tre perlustrarono il contorno esterno, pieno di rampicanti e alte erbacce,che indicavano il totale stato di abbandono di quel luogo, alla ricerca di un masso come quello della scorsa volta, ma non ne trovarono. “Dev'essere dentro” propose Rita.

L'interno, se possibile, era ancor più bello dell'esterno: le pareti i muratura erano color avorio, il pavimento in legno di cipresso dava un' aria immacolata al complesso, qua e là erano appesi arazzi dai vistosi colori, come a voler narrare la storia della struttura, e tra un arazzo e l' altro vi era il busto di un qualche famoso filosofo, talmente bianco e pulito da accecare.

“A Sasori piacerebbe un sacco questo posto” si ritrovò a pensare l'uomo-pesce

“Mi chiedo come mai un posto abbandonato come questo possa essere così pulito da sembrare nuovo” commentò Itachi

“In effetti è strano”concordò l' amico “sarà qualche justu a mantenerlo così curato?”

“Ne dubito”

“Rita, tu cosa ne pensi?”

“Penso che dovremmo sbrigarci ad uscire” rispose la ragazza, anche se in stato di totale ammirazione per quel luogo.

Si avvicinò agli arazzi, ne toccò la superfici sulla quale spiccava la pittura, ne ricostruì i disegni con le dita, inspirò l' odore selvatico di quella stanza fuori dal tempo e dallo spazio, mentre i suoi occhi, affamati d'arte, cercavano di intrappolare tutto quell'essenziale splendore al loro interno. Rita non si era mai così sentita a casa sua come in quel momento. Le si spezzava il cuore solo a pensare che qualcuno potesse aver abbandonato quel posto, si chiedeva il perché di un gesto simile.

L'Uchiha, intanto, la studiava da lontano. Si aggirava per la stanza con una strana grazia, come se ballasse una danza sconosciuta al resto del mondo ,tutta sua. I capelli raccolti a lato della testa gli davano l' impressione di star osservando una principessa. Le mani sfioravano tutto molto delicatamente e superficialmente, come se temesse di distruggere l' armonia di quel luogo; gli occhi, spalancati, gli ricordarono quelli di suo fratello quando gli raccontava di qualche sua missione. Forse il mantello dell'Organizzazione stonava un po', ma anche quello indosso a lei le conferiva un'aria nobile. No, non sembrava affatto un'estranea, bensì la custode di quel luogo. Il cuore iniziò ad accelerare il battito, le mani gli diventarono inspiegabilmente calde, e il ragazzo ricordò di non dover perdere tempo in simili sciocchezze.

Incredibilmente perfette, ma comunque sciocchezze.

“Ehi, bambocci, io vado al piano di sopra!” li avvertì Kisame “venite con me?”

“Certo!” esclamò entusiasta la riccia

“Sbrighiamoci!” li esortò il moro

Il piano di sopra consisteva in una stanza dalle mura verde chiaro, con ghirigori giallastri. Il tatani era in legno di quercia, con un tavolino con i piedi di legno e la lastra di marmo grigio chiaro sopra, sul quale era posato un bonsai. Gli unici altri ornamenti erano due quadri che raffiguravano rispettivamente una siepe di rose e uno stagno, appesi alla parete sinistra, e uno specchio a figura intera situato sulla parete destra.

“Sembrerebbe una stanza per prendere il tè” constatò Itachi “ma che strano questo specchio... non ha senso tenerlo qui...”

Si avvicinarono tutti e tre all'oggetto.”C'è scritto qualcosa” notò Rita

“Cosa?” chiese Kisame

Lui solo può, tra mille creature, crescendo, mutar d'aspetto: quattro zampe ha venendo, con due va camminando, poi ne ha tre, ma se ne sta andando lesse la giovane

“Cosa sarebbe, un indovinello?” si domandava l'Uchiha

“Si, ma in questo caso cosa potrà voler dire?” sbottò il blu

“Ci sono!” disse improvvisamente la riccia “ questo indovinello parla dell'uomo: da piccolo, quando gattona, cammina a quattro zampe, poi cresce e cammina sui due piedi, ma quando invecchia non ce la fa e si deve appoggiare ad un bastone, reggendosi sui suoi piedi più un terzo, i bastone! La besti di cui parla è l'uomo!”

“In effetti il tuo ragionamento non fa una piega... ma perché incidere una frase del genere su uno specchio?” il moro era scettico

“Beh, perché l'unico essere in grado di specchiarsi è l'uomo! Un comune animale non capirebbe!”

D'un tratto lo specchio si illuminò, quasi fosse fatto d'acqua e dal suo interno uscirono frecce di luce argentata che agguantarono Rita per fianchi, minacciandola di risucchiarla “Ehi, ma che succede!?” urlò la ragazza

“RITA!” la chiamarono i due ninja

“Ragazzi, aiuto!” esclamò lei mentre veniva risucchiata, aggrappandosi al braccio di Itachi, che commentò con un “Attenta!”, che venne sentito a metà, poiché in un lampo i due furono risucchiati dallo specchio, scomparendo in un vortice di luce.

 

“Bambocci, state bene?” chiese Kisame ancora accecato da quella luce, ma non ottenendo risposa, si sforzò di aprire gli occhi, scoprendo di essere solo.

“Ragazzi?” mormorò guardandosi attorno “Ragazzi!”

 

 

 

 

 

Intanto...

Francesco non aveva alcuna intenzione di parlare. Sarebbe morto, ma non avrebbe aperto bocca.

Pensò a Rita: la sua amica più trasognata, più romantica da diabete, la più ragionevole e paziente. Non era una tipa coraggiosa, ma anche lei avrebbe fatto così, in quel momento. No, lei avrebbe fatto di meglio. Lei non avrebbe pianto per il male alla schiena, come stava facendo lui, silenziosamente. Si erano conosciuti il primo giorno delle superiori, anche se lui, a prima vista, l'aveva subito inquadrata come una secchiona antipatica. Quanto si era sbagliato!

Pensò a Carmela: la sua amica più folle, più allegra, la più divertente e festaiola da far schifo. In tutto quello schifo, lei avrebbe trovato il coraggio per farsi una risata, cosa che lui non riusciva a fare. A prima vista poteva sembrare un po' altezzosa, e forse lo era pure, ma conoscendola si sarebbe capito che non era proprio così. No, era solo diffidente ai limiti dell'impossibile!

Cosa stavano facendo prima di tutto quel trambusto: si lamentavano per i compiti? E cos'era un capitolo di storia da imparare a memoria in confronto a quello? Almeno quando sarebbe tornato a casa i compiti li avrebbe fatti più volentieri. Chissà, sarebbe diventato un secchione anche lui!

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Ciao lettori e benvenuti a questo orribile capitolo!

Eh si, nonostante mi sia impegnata con tutte le mie forze, credo proprio che non vi piacerà. Maledetto Itachi, questa volta mi ha creato più problemi del previsto!! >.<

Coraggioso il nostro Ciccio, eh? E dove saranno finiti quei due?

Non ve lo dico, mi dispiace!

Se dovete recensire, vi prego siate clementi, questa volta ho dato il peggio di me.

Buona lettura, in ogni caso :**

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Il terzo piano ***


 

Undici

 

Vuoto, solo vuoto. Le ricordava tanto la caduta per arrivare in quel mondo. E se fosse tornata a casa? Da una parte Rita ci sperava.

Aveva gli occhi chiusi. Non voleva urlare. Aveva freddo, ma sentiva Itachi vicino a lei. Se davvero stava tornando nel suo mondo, allora il moro sarebbe stato teletrasportato (o qualunque cosa stesse succedendo) con lei? La ragazza sghignazzò dentro di sé, pensando che sarebbe stato divertente. Forse anche Carmela e Francesco stavano tornando. Chissà che avrebbero detto vedendo davanti a loro niente di meno che Itachi Uchiha!

Ma no, loro avrebbero capito. Erano gli altri di cui si dovevano preoccupare. E poi dove l' avrebbero messo? Lui l' aveva ospitata nel suo mondo,l' aveva aiutata con la sua ricerca ed era finito in questa situazione a causa sua e lei avrebbe dovuto come minimo offrirgli vitto e alloggio e aiutarlo a tornare a casa. Più ci pensava più le sembrava assurdo.

Le venne in mente Alice, che mentre cadeva nella tana del Bianconiglio pensava di arrivare dall'altra parte del mondo. Forse stava sognando anche lei, e presto si sarebbe svegliata in camera sua, con le gemelle che la prendevano a cuscinate in faccia per farla alzare, Francesco già sotto casa col suo pesantissimo zaino che le intimava di muoversi perché Carmela aspettava che i due passassero da lei per andare a scuola assieme(in realtà erano sempre loro ad aspettare che la rossa si muovesse, ma oramai a questa frase si erano affezionati), il cane dei vicini che abbaiava, lo zaino mezzo pieno, quaderni ancora sulla scrivania e suo fratello che sorseggiava tranquillamente il suo caffè amarissimo, prima di mettersi a studiare per chissà quale esame alla facoltà di Medicina, commentando di tanto in tanto la scena delle sorelle che si preparavano con qualche frase del tipo : “ Più le guardo e più mi sento un inetto”, oppure “Se andasse via la corrente avreste abbastanza energia per illuminare tre continenti su cinque” o altre perle di saggezza simili, che a quell'ora, alle orecchie della riccia, suonavano più o meno come un : “Rita, sorella cara, sono stanco della mia vita, per favore uccidimi facendo bene attenzione che la mia sia una morte quanto più dolorosa possibile; e mi raccomando: ricordati della lunga e penosa agonia!”.

Ma, quando la ragazza si decise ad aprire gli occhi, non trovò niente che le ricordasse il suo felice e caotico mondo. Vide solo due laghi oscuri, che la fissavano preoccupati. Nessuna frase del fratello, solo la voce forte e dolce del suo compagno di disavventure che la chiamava come solo lui sapeva fare, arricciando la “r” neanche fosse uno dei suoi capelli, e ponendo il giusto accento su quella “i” che passava continuamente inosservata e biascicando dolcemente il resto. Nessuno riusciva a far suonare il suo nome, troppo breve perché qualcuno se ne potesse ricordare, in quel modo, dandogli un'importanza tutta sua. Eh si, ci voleva un Uchiha per farlo!

“Rita ,svegliati!” l' ultima chiamata suonò come una minaccia, facendola tornare alla realtà (si ,insomma...).

“Itachi!” la ragazza gli saltò al collo

“Ehi, ehi, che succede, sei caduta di testa?” rise lui

“No, è che siamo vivi!” rispose lei staccandosi un po' in imbarazzo

“Beh si, in effetti sembra un grande risultato ora come ora” ammise il moro

“Ma dove siamo?” la luce iniziò a guardarsi attorno: la stanza era scarsamente illuminata dal sole prossimo al tramonto, ma si riuscivano a scorgere ugualmente le pareti rosso carminio, il pavimento in un legno talmente rossiccio da sembrare mogano, un caminetto in pietra, due poltrone coperte da un lenzuolo bianco, e un tavolo scoperto pieno di polvere, che abbondava nella stanza.

In effetti quel posto era davvero malandato: pieno di ragnatele, sporco, lerciume. Tutto era addormentato dal tempo, dalla mancanza di cure, diretto al più totale disfacimento attraverso una lunga agonia.

“Dev'essere così un cuore spento” mormorò la ragazza

“Che intendi?” Itachi si girò a guardarla stupito

“Ma si, quando non ti importa più di niente e nessuno, non hai più obiettivi, non credi più in nulla...dev'essere così....”

“Forse hai ragione” perché quella ragazzina doveva essere sempre così maledettamente magnetica? Perché doveva avere sempre ragione su ogni cosa? E perché gli sembrava che riuscisse a capirlo?

“Guarda” gli disse poi

“Cosa c'è?”

“Sul tavolo, c'è qualcosa!”

Si avvicinarono molto cautamente, accostandosi ai lati della struttura, in pietra. “E' un carillon” asserì Rita in un sussurro “E' il più bello che abbia mai visto”

In effetti l'oggettino musicale era molto grazioso: era di forma cilindrica, intagliato alla base e in superficie con un motivo a fiori, dipinti di rosa e bianco e verde, le due parti erano collegate attraverso dei mini pilastri bianchi, anch'essi adornati di fiori, questa volta rossi. Al centro vi era un grande albero dorato, una quercia.

“La struttura di base non è dipinta, c'è inciso qualcosa, una dedica mi sa “Oh vita, così ti lascio. Un paio di fiori e una statuetta muta. Sii gentile:fa del mo ricordo una quercia immortale”; sembra legno di ebano, è molto scuro. I dettagli però sono curati fin nei particolari. Che strani fiori però, non li ho mai visti”

“Sono camelie” precisò la riccia “Le vidi per la prima volta quando andai in Francia da una mia zia”

“Sono belli”

“Si ,molto. I fiori sono una cosa straordinaria: sembrano sempre chissà che, invece sono così essenziali...”

Il moro convenne con un lieve cenno del capo. “Spesso, però, anche le persone sono così” il continuo della frase precedente attirò la sua attenzione. “In che senso?”

“Nel senso che anche le persone sono entità molto essenziali. Siamo noi a credere di essere complicati, quando la vera magia è nell'essenziale”

“Come fai a cacciare fuori sempre frasi così filosofiche?”

“In che senso? Mi guardo intorno e dico quello che penso, quello che apprendo. Non faccio niente di che”

“Eppure ho sempre la sensazione che tu abbia capito appieno il mondo” il ragazzo, involontariamente, le si avvicinò. Lei non fece nulla, né per allontanarsi, né per ostacolare la sua avanzata. “Questa è una tua opinione. Alcuni potrebbero dire, invece, che sbaglio. Ma sul mondo ognuno ha idee diverse”

“Anche sulle persone” aggiunse l'Uchiha. Cavoli! Non aveva mai parlato tanto in vita sua, ma quando trovava argomenti così intelligenti e stimolanti gli si scioglieva la lingua.

“Questo è ovvio. Io potrei pensare cose di una persona che qualcun altro potrebbe non condividere..è una cosa che va a carattere, credo. Non è logico”

“Vero...dì un po', cosa pensi dei tuoi amici, quelli che stai cercando?”

“Beh, Carmela e io ci conosciamo fin da piccole. E' rumorosa, irascibile e testarda, ma anche giocosa, comprensiva, dolce quando vuole e sempre allegra. Mi mette sempre di buon umore. Francesco invece è un festaiolo, un irresponsabile e gli piace fare il sapientone, ma sa anche essere serio, amichevole e gentile con chi gli va a genio. Ha sempre qualche idea bizzarra per la testa, ed è ossessionato dai suoi capelli!” la ragazza sorrise pensando ai suoi amici

“Ha un fratello e delle sorelle, hai detto.. cosa pensi di loro?”

“Giulio è un essere irritante, si crede chissà chi perché è tra i migliori all'università e mangia una continuazione, anche se non ingrassa di un chilo. Mi accompagna sempre dappertutto senza fare storie, mi sopporta a quasi tutte le ore del giorno, mi riprende quando deve e mi protegge. E lo apprezzo per questo. Tatiana e Lucia, pur essendo gemelle sono diversissime. Lucia è una monella irrefrenabile che mi fa girare la testa, Tatiana è pigra in tutti i sensi, vive per la musica. Sono il loro modello, o almeno così si dice... ma perché tutte queste domande?”

“Sto solo cercando di capirti... da come ne parli, il tuo è un mondo assordante e caotico, eppure tu hai questo carattere così...paziente, temperato, intelligente, ironico per certi versi.”

“Se sto in silenzio però c'è meno rumore”

“Preferirei sentir parlare te e non metà delle persone che conosco. Almeno tu dici cose che ne vanno la pena. Quasi sempre” e il suo sorriso era il più bello del mondo, mentre guardava quello che a differenza sua era un esserino indifeso.

“Ma io voglio sentir parlare te. Non dici mai più di dieci parole in fila. Parla tu, ora. Come ti trovi in squadra con Kisame?”

“Ehmm.. ecco.. non mi piace molto dire quello che penso...”

“Su” lo incitò lei “Voglio sapere qualcosa in più su di te...”

“Ecco...io gli voglio bene. E' un rompiscatole fino alla noia,è vero, ma il suo buon umore è contagioso, ha sempre un sorriso stampato in faccia, anche se è da ebete, cucina bene e non fa mai domande troppo indiscrete”

“Il tuo amico ideale, insomma” lo canzonò un po' la ragazza “ e di me cosa pensi?”

“Non te l' ho già detto?” Itachi ringraziava il buio per non aver fatto notare a Rita che stava avvampando. Aveva già parlato troppo ,per i suoi gusti.

“Ridimmelo. Mi ha fatto piacere quello che hai detto” la riccia fremeva

“B-beh... come ho d..detto.. sei paziente, intelligente ed ironica. Mi colpisci sempre con alcune tue frasi, impari in fretta e sai divertirti. Però ti lamenti troppo, ti vergogni per tutto e certe volte chiacchieri fino all'esaurimento” ovviamente non accennò minimamente al fatto che , nonostante tutto, lo attraeva con i suoi occhioni castani, il suo modo di fare fintamente disinvolto e la sua capacità di analizzare il mondo, seppur in modo un po' infantile. Distingueva tutte le sfumature che le si presentavano, fossero bianche , grigie o nere.

“Come adesso?” disse lei ridendo, ma un po' offesa

“Si... ma sopporterò ancora un po', per sapere cosa tu pensi di me”

“In fondo te lo devo... allora: sei la persona più silenziosa che conosca, hai un senso dell'humour particolarmente divertente, sei attento, rispettoso e paziente... ma non mi piacciono le persone troppo parche di parole, sembrano avide, e so che non lo sei. Tu sei buono”

“Come fai a dirlo?”

“Ti si legge in faccia”

“Sono un assassino”

“Se dovrò morire ricordami di chiamarti, allora”

“Nessuno mi ha mai detto una cosa così....”

“Così come?”

“Dolce”

“E' la verità. Almeno per me”

“Grazie”

“Non dirlo neanche”

La distanza tra i loro visi diminuiva sempre di più, finché non si trovarono fronte contro fronte, naso contro naso. “E ora, che hai intenzione di fare?” gli chiese Rita

Itachi rifletté , guardandola negli occhi. Cosa stava facendo? Lui era molto più grande di lei, oltretutto una delle regole basi dell'Alba era di non innamorarsi, per nessuna ragione. E poi lei veniva da un altro mondo, lo distraeva troppo dalla sua missione...però era anche così dannatamente attraente, gli piaceva più di quel che credesse. Era la ragazza più bella, intelligente e buona che avesse mai incontrato. Perché non approfittarne? La vita era una, ed era anche così sfuggente. “Tu parli troppo” le rispose infine e stava quasi per farlo, stava quasi per annullare del tutto la distanza tra loro, lì, in quel posto strano, senza preoccuparsi di tornare indietro o di dove fosse il loro compagno.......ma un rumore li fece separare subito, rossi come una rosa al sole. “Che succede!?” urlò lei impaurita, ancora tremante e delusa, così delusa per essere così...sfortunata. Ci erano davvero vicinissimi, perché quel rumore?

“S-scusate” mormorò una vocina “Continuate pure, vi prego”

“C-chi sei?” domandò l'Uchiha irritato, imbarazzato e deluso anche lui.

“Rispondi!” intimò Rita

“Si fece avanti una piccola lucetta bianca, che aveva le sembianze di una bambina, di poco meno di dieci anni.“Laila” rispose con un mezzo inchino.

“Che ci fai qui, Laila?” chiese più dolcemente la riccia, vedendo che si trattava di una bambina

“Io qui ci vivo”

“Qui? In questa orribile stanza?” il moro non riusciva a crederci

“Non parlare così della pagoda!” la piccola sembrò arrabbiarsi parecchio

“Pagoda!?” urlarono i due all'unisono

“Si, siete entrati anche voi due e quel coso blu poco fa... pensavo voleste uccidere gli Ornithox”

“Sei tu che ti occupi degli altri due piani? E cosa sarebbero gli Ornithox?” Rita era curiosa ed impaurita

“Gli Ornithox sono i loro mostri, quelli dei Pantheos... e si, mi occupavo io delle stanze, fino a qualche tempo fa...quando sono arrivati qui quegli orribili mostri... mi sono rifugiata quassù, perché stranamente il portale mi protegge”

“Il portale?” Itachi era confuso

“Si, il carillon”

“Noi non abbiamo visto nessun mostro” s'intromise Rita

“Forse dormivano... “

“Non ci sto capendo niente! Raccontacela bene, questa storia dei mostri, e spiegaci perché siamo qui, e dov'è Kisame”

“Bene. Io e la mia famiglia vivevamo qui, fino all'attacco dei Pantheos. Quel giorno ero andata a giocare nel bosco, e quando tornai, trovai i miei genitori e la mia sorellina al secondo piano,sgozzati e privi di vita... fu orribile, ricordo che piansi fino ad avere mal di pancia. Dormii in cucina, giù. Il giorno dopo, poi, sentì dei rumori provenire da sopra, e andai a vedere, perché lì c'erano ancora i miei familiari. Trovai un mostro orribile, nero, con le ali scarne dalle quali cadevano le piume nere e bruciate, che mangiava i loro corpi! Appena mi vide mi saltò addosso, bloccandomi contro lo specchio. Mio padre mi aveva insegnato un po' di magia occulta e la usai per creare un varco proprio nello specchio, sigillandolo con l'enigma che tu hai risolto. Il demone non capì, e fuggì via, alla luce del tramonto. Io , però, ero troppo debole, e morii poche ore dopo... non me ne andai però: venni risucchiata dal portale e diventai uno spirito. Da allora mi occupo della casa. Ma qualche mese fa sono ricomparse quelle creature, uccelli grigi dal becco verde e dagli occhi gialli, con lunghi artigli da cui gronda veleno. Qui c'è una libreria – e indicò il punto da quale era comparsa- e cercai informazioni su questi animali... sono molto pericolosi. Voi due siete finiti qui per puro caso. Non vi ho voluto disturbare perché eravate così carini,e poi volevo vedere com'è un vero bacio....mi dispiace per essere stata troppo invadente, mi sarei dovuta mostrare subito... il vostro amico, credo stia bene, sempre che non li abbia incontrati. Ma perchè siete qui, tutti e tre?”

I due, imbarazzati per la frase finale della bimba, si scusarono allora per la brusca accoglienza e le raccontarono tutto.

“Quindi voi mi potete aiutare?”

“Credo di si” rispose Rita “cosa dobbiamo fare?”

“Scacciare quei cosi”

“Itachi?”

“Sono un membro dell'Organizzazione Alba, nonché un ex Anbu, ninja di serie S ricercato in tutte e cinque le terre, oltre che un membro del clan Uchiha. Niente mi spaventa”

“Modesto il tuo amico, eh?”

E risero, poi Laila riaprì il passaggio e tornarono al secondo piano.

 

 

 

 

Kisame stava lottando contro gli Ornithox.

“Amico attento agli artigli!” gli urlò Itachi

“Bambocci! Siete tornati!” si girò lui visibilmente più allegro, mentre con la Samehada tramortiva quale uccello

“Non immaginerai quanto abbiamo da raccontarti” aggiunse Rita, mentre con il moro correva ad aiutarlo

“Ne riparliamo dopo, magari” concluse l'uomo-pesce “Accidenti a questi cosi!”

“Amaterasu!” Itachi ne bruciò alcuni, Rita li fece esplodere con delle carte-bomba ( con il commento del tonno blu “Deidara sarebbe fiero di te!”) e il terzo li finì di squartare con la sua fida spada.

“Laila scendi!” la chiamò poi la luce

“Sono andati via?” chiese la bimba-fantasma

“Morti stecchiti” affermò l' Uchiha

“Ah che bello! Vorrei tanto abbracciarvi, ma....”

“E lei chi è?” Kisame era sconcertato “non mi dite che...”

“Si, abbiamo trovato il portale.. ma niente” concluse alla svelta il compagno

“Dovete raccontarmi tutto!”

“Lo faremo, promesso, ma prima andiamo a mangiare, che ho fame! Cucina le tue schifezze, mangerò anche quelle!” commentò Rita felice.

 

 

E così, dopo aver salutato la loro piccola amica, se ne andarono. Appena fuori, però, arrivò l'ultimo di quei mostri in picchiata, che si dirigeva verso Itachi.

“Attento!” gli urlò Rita sotto lo sguardo sgomento dell' uomo- pesce, bloccato dal panico.

“Amaterasu!” urlò, e in un battibaleno il mostro si disciolse, bruciato, sotto lo sguardo incredulo del moro, che non aveva ancora realizzato appieno costa stava per accadere.

“Rita...tu....” ,mormorò estasiato guardandole il bellissimo Sharingan rosso sangue che le era comparso. Poco dopo, gli occhi tornarono alla normalità.

La giovane si toccò la guancia, sporca di sangue. “Io.....ce l' ho fatta!” esultò “Itachi, ho usato lo Sharinagan, ho usato l' Amaterasu! Ma come è possibile?”

“Beh, hai sigillato il mio occhio, hai tutte le abilità che ho io.... Rita sei fantastica!”

Si abbracciarono fortissimo, trascinando anche Kisame, che non aveva capito un'acca di quel che accadeva. Ma, come al solito, non fece domande. Era molto più semplice, così si fece trascinare dalla gioia dei due “bambocci”.

 

 

Quando si accamparono, prima di andare a dormire, Itachi chiese alla sua compagna: “Rita, come hai fatto?”

“Non lo so” fu la risposta “Ti ho visto in pericolo e....”

“Caspita... sei un prodigio, ragazza!”

“Modestamente”

“Dimmi una cosa: eri seria quando mi dicesti che non sembro un assassino, che sono buono?”

“Certo. Perché?”

“Non lo so, è stato piacevole sentirmelo dire”

Lei si avvicinò, poi gli sussurrò all'orecchio: “Ho detto solo la verità”.

Ma il ragazzo non poté replicare, perché un attimo dopo si stavano già baciando, sotto la luce della luna piena.

 

 

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Ammazza e che capitolo infinito, eh? XD

Oggi mi sentivo ispirata e in vena di romanticherie, così è uscito fuori questo obbrobrio ^^''.

So cosa starete pensando: “Ci mette quarant'anni per scrivere un capitolo e poi ci rifili questo schifo?” proprio così... scusatemi tanto.

C'erano talmente tanti nodi da sciogliere, e ho pensato di farlo adesso.

La mia mente malata non voleva spettare oltre, quindi spero di rifarmi col prossimo, sperando di non scrivere un'altra porcheria :(( .

Alla prossima, come sempre accetto recensioni, buone cattive e neutre. Un bacio, spero non abbiate vomitato troppo :**

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Storie di ieri per gli innamorati di oggi ***


Dodici

 

 

Il silenzio che si era impadronito del gruppetto venne interrotto da un lamento. Un lamento molto forte, proveniente dal luogo più impensabile di tutti. Lo stomaco di Sasuke, che all'udire quel suono iniziò a prendere colore.

“Fame, eh?” lo canzonò Naruto

“N-no...” cercò di controbattere

“Cavoli, Uchiha ha gli stesi bisogni di noi poveri comuni mortali” continuò Kiba

“Che seccatura! Ci mancava solo il bellimbusto affamato” si lamentò Shikamaru

“Potremmo sempre fermarci a mangiare, ma devi chiederlo per favore” rise Ino

“Non sarebbe meglio dargli qualcosa da mettere sotto i denti e basta? Non ha una faccia proprio amichevole” sussurrò Carmela a Sakura vedendo il moro che guardava in cagnesco i compagni

“Concordo” asserì Sakura, poi ad alta voce aggiunse “Ragazzi, dai, in fondo dovremmo mettere tutti qualcosa sotto i denti e poi questa radura sembra perfetta”

“In effetti anche io avrei un certo languorino” commentò Naruto per il sollievo della rosa e della rossa

“Va bene, va bene. Dobbiamo rimetterci in forze. Sediamoci” anche Ino aveva capito l' antifona e Sasuke cominciò visibilmente a rilassarsi.

La radura era di un verde brillante, con alti alberi dal tronco semi-bianco che si slanciavano verso il cielo, con varie ramificazioni. Per terra vi erano molti massi coperti di muschio, intono a quali so trovavano piccoli ciuffi colorati, segno di una qualche presenza floreale. Si, era proprio un ottimo posto per riposarsi.

Sedettero tutti in cerchio, poi Ino si accinse a prendere del cibo ad asporto comprato in una piccola locanda nella foresta il giorno prima.

“Ecco il rancio!” annunciò con allegria

“Finalmente!” sospirò Kiba seguito da un abbaio di Akamaru

Il “rancio” consisteva in un pentolone di ramen da asporto, una ciotola di palle di riso e un'insalata di pomodori, specialità della casa ordinata da Sasuke – e farcita da un “Ci farà spendere una fortuna, uffa!” di Shikamaru-.

Mentre tutti si rifocillavano, Carmela si girò verso Sasuke e lo chiamò timidamente: “Sa-Sasuke...”

Il ragazzo si girò verso di lei lentamente, con fare un po' minaccioso (la rossa pensò fosse perché l' aveva disturbato mentre mangiava i suoi sacrosanti pomodori).

“Ecco...” continuò lei “ Prima, cioè quando ti sei unito a noi, cioè l' altro giorno... insomma hai detto di aver incontrato Rita nel bosco. Dicevi sul serio?”

Lui la guardò sovrappensiero, poi disse: “Descrivimi la tua amica”

“Beh... non è molto alta, ha dei grandi occhi castani e i capelli nero corvino, ricci”

“Si, era lei” confermò l' Uchiha “ anche se non mi ha detto il suo nome”

“Come vi siete incontrati?”

“Era notte. Non riuscivo a prendere sonno, così mi sono messo a sedere in riva al fiume. Ho sentito un rumore e, girandomi, ho visto questa ragazza. Aveva dei capelli strani, tutti aggrovigliati e in disordine. Non mi sono piaciuti granché, ma effettivamente grazie a questo dettaglio mi è tornata in mente. Disse di avere sete”.

Carmela rise “Si, i capelli arruffati di Rita sono il suo tratto distintivo, anche se li odia. Che ti ha detto? Come stava?”

Lui, intuendo la preoccupazione della ragazza proseguì: “ Sembrava in forma. Non aveva ferite. Aveva uno strano mantello aggrovigliato in vita e un top, quindi ho potuto constatare l' assenza di lesioni, almeno evidenti. Non ci siamo detti molto. L'avevo spaventata, quindi mi sono scusato. Sapeva già il mio nome”

“Se è per questo sa i nomi di tutti i presenti, come me e Francesco, del resto”

“Si, Naruto e Sakura me lo hanno accennato. Non che mi importi molto.”

“Che ti ha detto?”

“Ti ho già risposto, mi pare. Odio ripetermi”

“Non l' hai fatto. Vorrei proprio sapere cosa ti ha chiesto. Sai, le stai abbastanza simpatico.”

“Ah si? Comunque niente di che. Mi ha chiesto il perché fossi lì e le ho detto dell'insonnia. Poco dopo se ne è andata”

“L'importante è che stia bene. Quanto tempo fa è successo?”

“Credo una settimana, più o meno. Spero se la sia cavata fino ad oggi”

“Lo spero anch'io. A volte sa essere abbastanza maldestra”

Qui Shikamaru s'intromise: “A meno che non abbia avuto a che fare con l' Organizzazione Alba, non credo che si sia fatta troppo male..Sasuke tu li conosci?”

Sasuke si rabbuiò, come a voler lottare contro un duro pensiero, poi mormorò seccato :”Si e spero non abbia fatto conoscenza con Itachi.”

“Tu credi che potrebbe attaccarla, nel caso si incontrassero?” chiese Carmela allarmata

“Chi può dirlo” asserì l'Uchiha in un sospiro

“Nessun idiota farebbe del male a qualcuno senza una valida ragione. A meno che non sia un sadico patentato.” le sussurrò l' addestratore di cani.

Carmela sapeva che Itachi era una brava persona, quindi alle parole del giovane si rilassò. “Grazie” mormorò.

Fortuna che c'era Kiba con lei.

 

 

 

Passarono le ore, delle ore alquanto silenziose.

Fu la Volpe a rompere il silenzio, con la voce più lamentosa che l'umanità abbia mai avuto il (dis)piacere di ascoltare : “Ragazzi mi sa che quell'impiastro di spiritello pazzo ci ha presi in giro!”

“Possibile che tu ti debba sempre lamentare?” lo rimproverò Sakura

“Il lupo perde il pelo ma non il vizio, a quanto pare” aggiunse Sasuke

“Non sai quanto è vero...” confermò Sakura col tono da mamma nervosa

“Vale anche per te, Testa Rosa”

“Come se tu facessi eccezione”lei rideva

“Ehi , cosa stai insinuando?”

“Che il lupo perde il pelo ma non il vizio” rispose tranquilla la rosa facendo l'occhiolino.

Il biondo scoppiò a ridere, seguito dagli altri.

“Bah!” sbuffò il moro. Lui era cambiato. Non era più un ragazzino. Il commento dell'ex compagno di squadra l' aveva offeso.

“Eddai Sasuke-kun,fattela ogni tanto una risata” lo riprese Sakura sottovoce “Naruto non diceva sul serio”

“Mh..” fu il suo unico commento, ma in cuori suo ringraziò la ragazza. Forse l'unica che dopotutto non era cambiata era proprio lei. E forse era meglio così.

 

 

Improvvisamente si sentì un qualcuno urlare :”Cos'è tutto questo baccano?!” da dietro gli alberi

Le risate s'interruppero all'istante e tutti si guardarono come dei ragazzini che hanno appena rotto la finestra del vicino col pallone.

“Non sento nessuno avvicinarsi” sussurrò Ino

“Secondo voi c'è una casa, qui?” pensò Carmela

“In mezzo alla boscaglia? Sarebbe difficile viverci” commentò Naruto

“Voi dite che dovremmo andare a chiedere scusa?” propose Sakura

“Ma sei impazzita, vuoi farci ammazzare?!” la rimproverò Shikamaru

“Io dico di andare...siamo tutti ninja, in fondo, cosa può farci un civile?” se ne uscì Kiba

“E chi ti ha detto che è un civile?” Sasuke su questo aveva i suoi dubbi “Solo una persona in grado di difendersi potrebbe vivere nella foresta”

“Io vado a vedere” asserì Carmela avviandosi

“No, aspetta! Non sai neanche contro chi stai andando!” il biondo tentò di dissuaderla, ma alla fine si trovarono tutti a seguire la luce.

 

 

Arrivarono davanti a quella che aveva tutta l' aria di essere una stele, in marmo bianco, circondata da papaveri.

“Che diavolo è questa?” si chiese Carmela trovandosela di fronte

“La stele più alta che io abbia mai visto” commentò Shikamaru

“Non che tu ne abbia mai vista una” lo prese in giro Ino

“Si da il caso che sono stato in posti pieni di queste cose, in vacanza da bambino”

“Bene, signor ArcheologoSoTuttoIo Nara, allora dicci cosa dobbiamo fare adesso”

“E io che ne so? E' stata Carmela a venire, io che c' entro?”

“Ho già il mal di testa e non è passata neanche una settimana con voi!” sospirò l'Uchiha

“Smettetela di litigare e guardate qui, piuttosto” li chiamò Sakura.

Tutti si avvicinarono. “C'è una scritta, qui!” constatò Naruto

“Come sul portale” aggiunse Kiba

“Proprio così” confermò Sakura “e questo potrebbe voler dire che...”

“Il portale! E' questo, l' abbiamo trovato!” Ino lanciò un gridolino di gioia, come un bambino che a Natale scarta un regalo. Shikamaru la guardò con condiscendenza. Quando avrebbe smesso di fare la bambina? Probabilmente mai.

“Cosa c'è scritto?” chiese Carmela impaziente di trovare i suoi amici

“E' ancora quello stramaledetto dialetto!” sbuffò la rosa

“Allora forza , traduci!” la incitò Sasuke, beccandosi un'occhiataccia da parte della ragazza.

 

Dopo un po', la giovane, tutta fiera di se stessa, lesse da alta voce : “ Che parola strana è “amore”.Se solo esistesse un modo per capirla fino in fondo, i fiumi sarebbero a corto di lacrime” .

 

“Sicura di aver tradotto bene?” chiese il moro

“Certo, per chi mi hai presa!?” Sakura era offesa. Si era impegnata molto a studiare quelle lingue antiche e non avrebbe permesso neanche a lui, al centro del suo universo, di dire che non sapeva come si traduceva.

“D'accordo, non scaldarti. Kami, certe volte sai essere proprio pesante!”

 

Poi il marmo si scurì e un fascio di luce grigiastra attraversò tutta la sua superficie. Toccando terra, l'erba iniziò a brillare, e iniziarono a fuoriuscire varie lucette bianche, che andarono a formare il profilo di un uomo anziano, arzillo e magrolino. A Carmela ricordò Giustino del programma “Leone, il cane fifone” e ridacchiò sotto i baffi.

“Che hai da ridere, piccoletta?” la sgridò quello con la stessa voce sentita un attimo prima “Sono già abbastanza incavolato perché avete osato disturbare il mio sonno con i vostri grugniti. Ora che volete!?”

Naruto si affrettò a spiegare : “ C-ci scusi signore, per averla disturbata. Noi non sapevamo neanche che qui ci fosse un portale, anche se lo stavamo cercando”

“Cercarmi?” ribatté il vecchio “E perché mai?”

E anche a lui venne raccontata tutta la storia.

 

“Bene bene” commentò alla fine “ e così tu che sei la luce rossa, mi stai dicendo che ti sei fatta perdere quella nera e che ,addirittura, hai fatto catturare dai Pantheos quella gialla. Ma quanto puoi essere rincretinita?!”

“Ehi, moderi i termini!” intervenì Kiba “Carmela ha fatto tutto il possibile e lei non è nella posizione di farci la predica, vista la sua condizione attuale!”

Questo sembrò calmare i bollenti spiriti... dello spirito.

“Quindi adesso cosa vorreste da me?”

“Sapere se ha visto passare di qui una ragazza con i capelli ricci e neri e gli occhi castani, la luce nera, appunto. O un Pantheos con la luce gialla. Qualsiasi cosa, insomma!” disse esasperata Carmela

“No, non ho visto nessuno”

“Bene , ragazzi. A questo punto andiamocene. Non ho voglia di perder tempo con questo fantasma così maleducato.” annunciò Ino

“Grazie mille, speriamo che nessuno la importuni più. Arrivederci” lo salutò Naruto e stavano per andarsene, quando quello li fermò: “Aspettate!”

Il gruppetto si girò di scatto. “Si?” chiesero all'unisono.

Lui parve vergognarsi un attimo, poi chiese a voce bassa : “Ecco.. perdonatemi per essere stato così scortese con voi. Il fatto è che nessuno viene mai a trovarmi e mi sento solo, Non è che mi fareste un po' compagnia? Oltretutto sta per scendere la notte e questo è un buon posto per dormire. Potrei raccontarvi la mia storia”

I ragazzi si guardarono tra loro, incapaci di dire o fare qualcosa, poi Sasuke prese parola e rispose :” Siamo tutti orecchi”.

Sedettero in cerchio attorno alla lastra e ascoltarono il vecchio che prendeva parola : “Beh, per cominciare mi presento: il mio nome è Shiki Takuma, ed ero un negoziante di stoffe in un villaggio poco lontano da qui. Come avrete capito, non sono un tipo molto allegro, e raramente mi affezionavo a qualcuno. Prima dei ventotto anni non fui mai capace di amare una donna. Le reputavo tutte uguali: superficiali, ruffiane e rompiscatole. Per mia sfortuna (o fortuna, vedete voi), ero un ragazzo molto bello, anche se non si direbbe, e avevo uno stuolo di ragazze impazzite (Nda: Shiki, forse volevi dire “arrapate”xD) al mio seguito. Alcune erano pure molto graziose, ma le detestavo tutte in egual misura. Finchè un giorno, tentando di liberarmene, ne scorsi una che mi guardava da lontano, nascosta, pensando che non la vedessi. Il suo nome era Rina Kaim. Venni folgorato: era la giovane più bella che avessi mai visto, con dei lunghi capelli arancioni e lisci e gli occhi azzurri. Ah...potrei stare fino a domani a parlarvi di lei, ma vi ho promesso di raccontarvi la mia storia e io sono un uomo di parola, quindi vado avanti. Non avevo mai visto una ragazza simile, ma in cuor mio pensavo che fosse come tutte le altre, per cui non le diedi mai troppa importanza. Passarono i mesi, e lei mi guardava sempre da lontano. Non si univa mai alle altre, e a volte capitava che se ne andasse subito.

Un giorno, non so come, mi stancai di vederla sempre così distante, e decisi di andarle a parlare. Quando mi vide salutarla, ve lo giuro ragazzi, si fece tutta rossa e trasalì, pensai le stesse venendo un infarto! Però riuscì a ricambiare il saluto, così la invitai a fare una passeggiata, con la scusa che mi serviva qualcuna con la quale allontanare le altre. Lei accettò. Fu una passeggiata silenziosa, nessuno dei due disse nulla, ma da allora quello divenne il nostro rituale e piano piano iniziammo a conoscerci. Lei s'interessava davvero a me, era piena di premure e mi ascoltava, a volte senza spiccicare la minima parola. Con lei potevo essere me stesso, parlare, ma anche stare in silenzio, se ne avevo voglia. Era adorabile, ma sto tergiversando. Insomma alla fine mi scoprì innamorato di lei, e una volta fatta pace con me stesso, aver capito la profondità dei miei sentimenti e tutto il resto (che ad oggi mi sembra inutile, tanto era facile amarla), le chiesi di diventare mia moglie. Lei era sbalordita, non ci credeva proprio, per alcuni giorni fu arrabbiata con me perché pensava che mi prendessi gioco di lei. Ma io riuscì a farle capire che era tutto vero e, prima del giorno del mio ventinovesimo compleanno, ci sposammo. Fu una moglie deliziosa, non ne avrei potuta scegliere una migliore. Avemmo tre figli, che però vollero andare a vivere sulla Terra, al di là del portale. Fui contento della cosa, a dire il vero, perché così ci regalarono una vecchiaia tranquilla e serena. Ricordo che ogni tanto venivano a trovarci con i figli, e li trovavo sempre bene. Amavo la mia famiglia e la mi vita e passai i primi anni della terza età felice della mia vita. Poi arrivarono loro, i Pantheos.

Era Febbraio. Lo ricordo bene, perché nevicò fortissimo. Io e Rina stavamo cenando, quando la finestra della cucina venne spalancata da una bestia azzurrognola, con enormi ali grigie e degli occhi rosati. Tentammo di scappare, ma fu tutto inutile. Mia moglie vene agguantata ad una caviglia e morsa all'altezza del diaframma, mentre io venni assalito alla giugulare. Non capivo più niente, se non che stava scendendo la notte. L'orologio batté le nove di sera e il mostro scappò come inseguito da chissà cosa. Io e Rina eravamo a terra, tremanti e moribondi. Lei mi chiamò e mi recitò le parole sulla lastra, poi baciandomi la mano, spirò. Piansi tutte le lacrime che avevo. Non sopportavo di vederla così, per cui presi il suo cadavere in braccio e decisi di uscire, con il collo squartato, e di andare lontano. Non capivo niente, seguivo i miei impulsi. Vedevo cadaveri ovunque, ovunque ragazzi. Arrivai qui, dopo poche ore passate a camminare. Mi reggevo sulle ginocchia e depositai il cadavere qui davanti. Non so con quale forza, bagnai le dita nel sangue e scrissi le sue ultime parole. Il tempo di mette il punto fermo alla fine della frase che morì. Il resto si sa, venni risucchiato e bla bla bla....vedo che siete assonnati, eh?”

“Beh” Sakura venne interrotta da un suo stesso sbadiglio

“Sakura ...si” intervenne Kiba

“Allora buon riposo, giovani” li salutò Shiki, e scomparve.

 

 

Poco dopo si addormentarono tutti.

Sasuke, rimasto molto colpito dalla storia del vecchio, s'addormentò. Sognò di essere disteso sotto un albero di ciliegio, con la testa sulle ginocchia di una giovane con la veste bianca e gli occhi verdi che gli baciava la fronte. Sognò di essere a casa.

 

 

 

L'angolo dell'autrice:

Dopo un' assenza supercalifragilisticaspiralidosa eccomi qui. Non credo di aver mai fatto più tardi. Perdonatemi ^^''

Spero, però, che questa volta il capitolo sia piaciuto.

Shiki: Beh, sicuramente non fa schifo come quello precedente

Io: Ehi tu, torna nel portale!

A questo punto vi saluto anch'io però, ringrazio chi segue la mia storia e tutti i lettori anonimi per il supporto. Come al solito, accetto recensioni di tutti i tipi :)).Un kisso zuccheroso :**

P.S. Il prossimo capitolo probabilmente sarà un po'...diverso ;))

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2640901