Danger Days: The True Lives Of The Fabulous Killjoys

di Julietds
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Back to life ***
Capitolo 2: *** Look alive, sunshine ***
Capitolo 3: *** Young and loaded ***
Capitolo 4: *** Famous Last Words ***
Capitolo 5: *** Revelations: Life as a symptom ***



Capitolo 1
*** Back to life ***





Il vento soffiava tra gli alberi secchi e contro il terreno, alzando un poco di polvere da quel suolo morto. Un rumore. Il ragazzo mise mano alla sua pistola. Scrutava l'orizzonte in cerca di un qualche segno… niente. Poco dopo si sentì una sgommata provenire dall'autostrada e fu quello il momento in cui finalmente si poté rilassare; sorrise guardando in direzione dell'unica forma di vita lì presente oltre a lui, tolse gli occhiali e si avvicinò.

– Novità?

– Ti davamo per morto, Party Poison.

–…probabilmente anche loro. – rispose il giovane puntando il dito verso le profondità del deserto.
Il biondo si passò una mano tra i capelli prima di mettersi a ridere; Fratello lo chiamò prima di abbracciarlo.
L'altro ricambiò e non appena si staccò dall'amico un braccio gli andò ad avvolgere le spalle.
– Gli altri saranno contenti di vederti – disse Mickey portandolo verso la macchina. Gerard la osservò un secondo, sfiorandola con le dita..era proprio come se la ricordava: bianca, sporca, con il simbolo dei Fabulous Killjoys dipinto sul cofano. Mickey guidò un paio di ore lungo l'autostrada deserta. Gerard se ne stava in silenzio e guardava il panorama che restava per sua sfortuna sempre identico: deserto, sabbia, arbusti e il sole alto in cielo.

Gerard si accigliò per un secondo.

– Come sta lui..? – il ragazzo inghiottì un fiotto di saliva subito dopo aver pronunciato l'ultima parola; non aveva il coraggio di chiamarlo con il suo nome di battesimo e sicuramente non lo avrebbe chiamato con il suo soprannome. Non era da lui, ma era una cosa che comunque facevano nella banda.

–..Fun Ghoul?

Frank. Il suo nome è Frank continuava a ripetersi tra sé e sé. Annuì in direzione dell'amico che si fece subito più teso ed irrigidì violentemente la mano che teneva sul volante. Subito dopo pensò però che ciò avrebbe solo fatto allarmare il loro leader e non era il caso. Si erano verificati già abbastanza eventi spiacevoli fino a quel momento e l'ultima cosa che voleva era che Gerard lo sbattesse nei sedili posteriori, prendesse il volante e invertisse la rotta per vendicare il suo amato, così allentò la presa.

– Bene, ma lo vedrai più tardi con i tuoi stessi occhi.

Non voleva mentirgli, Gerard lo capì ma si tranquillizzò, perlomeno per il momento. Non sapeva cosa fosse accaduto in sua assenza e sinceramente non se n'era neanche preoccupato troppo: i ragazzi erano in gamba e si sarebbero presi cura anche di lui. Infondo anche lui faceva parte di loro, anche lui combatteva la Better Living Industries, Gerard lo sapeva meglio di chiunque altro ma era spesso apprensivo per i sentimenti che nutriva verso di lui; spesso aveva cercato di convincerlo a restare a casa o alla base, per precauzione, ma il ragazzo si era sempre rifiutato e, infondo, sapeva che se non fosse stato così, lui non sarebbe stato il ragazzo che amava. Sì, Frank se la sarebbe cavata qualsiasi cosa sarebbe successa. Non erano certo lì a pettinare bambola, lo sapeva, ognuno di loro doveva dare il massimo per difendersi e fronteggiare continuamente i loro nemici. Se anche solo uno di loro avesse dato il minimo segno di cedimento sarebbero stati finiti. E Gerard era l'ultimo a volerlo, i Fabulous Killjoys e la causa per cui combattevano erano tutto per lui, erano le sue ragioni di vita. Korse non poteva vincere, il male non poteva vincere. Si leggeva nello sguardo freddo e perfettamente razionale di quel sadico che avrebbe portato la BLI al comando del mondo appena ne avesse avuto l'occasione, ma lui si era ripromesso che avrebbe fatto ogni cosa in suo potere per fermarlo. Anche se, evidentemente, quell' uomo sapeva bene quali fossero i tasti giusti da toccare per ottenere quello che voleva…

Gerard cadde in ginocchio di fronte al letto in cui era sdraiato Frank.
Teneva la chioma rossa bassa, gli occhi fissi alle travi di legno del pavimento, i pugni chiusi.
Mickey, che era ancora sulla porta, decise che era il momento di levarsi di mezzo, almeno per un po', così uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Gerard iniziò a piangere quando Frank aprì gli occhi e allungò una mano sul suo capo. Lentamente alzò la testa all'altro e notò che il suo volto era rigato da lacrime.
– Non piangere, ti si arrugginiranno le guance. E poi..i Killjoys non piangono, no?
Il ragazzo si fiondò tra le sue braccia e si sentì subito fragile.
– E dire che ero io a doverti proteggere.. guardami ora. Si direbbe che non posso proteggere nemmeno me stesso. – Si direbbe che non mi importi di me stesso, che mi stia logorando per la causa. E a quanto pare sto consumando anche te pensò silenziosamente osservando il suo amante disteso sul letto, coperto da ferite gravi lungo tutto il corpo.
Il moro gli carezzò i capelli dolcemente.

– L'indomani è secondario amore, l'indomani è secondario.

Detto questo lo prese tra le sue braccia e passarono la notte insieme, una notte che Gerard desiderò non finisse mai.





Che dire, è la mia prima fanfiction sui My Chemical Romance o meglio, sui Fabulous Killjoys, ma in questi giorni sono stata parecchio ispirata da qualche altra fiction, specialmente alcune di x__blackparade_foreverETF che vi consiglio calorosamente, specialmente se come me adorate anche gli Escape The Fate. Ma tornando a noi, ho scritto questo breve primo capitolo una sera ispirata dalle canzoni dell'ultimo cd e dai video e la storia inventata da Gerard. Spero possa uscire qualcosa di carino! E leggibile magari.

Vi devo chiedere un favore: fatemi sapere cosa ne pensate, recensite, recensite, recensite.

Purtroppo ultimamente sto scrivendo in fandom un po
' morti e quindi di conseguenza ricevendo poche recensioni. Fatemi sapere che ne pensate e se avete consigli!
Non conosco benissimo i caratteri dei diversi personaggi, Gerard Way specialmente ha per me ancora oggi un nonsochè di enigmatico, non riesco ad inquadrarlo alla perfezione, ma questa cosa mi intriga debbo dire. Indi per cui dovreste recensirmi!

Aspetto i vostri commenti prima di pubblicare il prossimo capitolo, a presto
Juliet.


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Capitolo 2
*** Look alive, sunshine ***


 “42 gradi nel cielo, ma i piedipiatti non vogliono cedere. Siete qui insieme a me: Dr. Death Defying. 
Io sarò il vostro chirurgo, il vostro supervisore, il vostro elicottero, pomperò forte i suoni squartatori per tenervi vivi.
Un fallimento del sistema per le masse, antimateria per il piano generale.
Più fragoroso del revolver di Dio e due volte più scintillante.
Questo è per tutti voi, rock’n’rollers. Tutti voi, temerari e fuggitivi su ruote.”


Gerard spense la radio di colpo.
– Qualcuno non è di buon umore stamattina – commentò Ray, seduto di fianco al guidatore, con un ghigno in volto.
– Sta zitto. – lo riprese Mikey. – Allora.. dopo quella roccia svolta a sinistra.
– Me lo ricordo ancora dove si trova la pompa di benzina – rispose Gerard acido.
Frank se ne stava seduto in silenzio nel posto dietro a Gerard; ogni tanto gli lanciava un'occhiata attraverso lo specchietto cercando di non farsi notare, ma Mikey lo teneva particolarmente sott'occhio quella mattina.
Con una sgommata l'auto arrivò finalmente alla loro base.
Il ragazzo dai capelli rossi era stanco, anche se si era svegliato da poche ore aveva dovuto aggiornarsi sui piani dei Killjoys, rimettersi in pari con il lavoro in casa, riferire a Mikey che aveva combinato in quelle settimane lontano da casa e non farsi notare ogni volta che cercava di controllare come stesse Frank; era stanco anche se era solo mattina, e ora anche parecchio scocciato: aveva veramente dovuto percorrere quei maledetti tredici kilometri da casa alla base solo per trovarsi davanti una ragazzina priva di importanza e a lui sconosciuta?

Mikey gli spiegò che era l'unica sopravvissuta di un accampamento di ribelli una volta stanziati a Destroya, ora distrutta dalla BLI. Quell'insulsa ragazzetta era stata soprannominata “Speranza nel futuro” perché era qualcosa tipo l'ultima speranza esistente di sconfiggere Korse e i suoi. E perché mai poi?
Nessuno si era degnato di aprir bocca a quel punto.
Gerard era furioso. Stanco, sporco e furioso. Le settimane che aveva passato solo con sé erano state le più serene degli ultimi dieci anni e già da parecchio tempo stava pensando di lasciare i Killjoys e correre da solo; lo avrebbe fatto se non fosse stato che per lui erano come fratelli… eccetto Mikey. Ma in effetti, lui era suo fratello di sangue.

Ray era un buon amico, sincero, che tentava sempre di tenere a bada suo fratello e farlo ragionare e un sacco di volte era stato un buon confidente. Mikey era un testardo, voleva comandare ma l'unica vera autorità che aveva era in assenza di Gerard; in fondo però, anche lui riconosceva suo fratello come il leader della banda, quello che aveva dato il via alla resistenza e aveva dato vita al fronte dei ribelli.
E poi c'era Frank. Beh, Frank era un suo amico… le cose con lui si erano complicate poco tempo prima che Gerard se ne andasse. Una volta era parte del popolo, di quelli che sottostavano al grigio regime della Better Living Industries ma quando un giorno, casualmente, sentì parlare di Gerard e i suoi rimase come scosso. Non riusciva più a dormire la notte. Che ci fosse veramente un'alternativa a quella vita insulsa?
I fratelli Way a quei tempi giravano per il paese cercando di non dare troppo nell'occhio ma allo stesso tempo di reclutare ribelli. Chi fosse stato veramente interessato, avrebbe saputo riconoscerli; e Frank lo fece. Peccato per lui che Gerard pensasse fosse troppo giovane e mingherlino per far parte dei Killjoys.
– Ma ho venticinque anni! – insistette il ragazzo.
– Appunto, solo venticinque. Devi averne minimo trenta. Torna quando ti sarai fatto le ossa e ne riparliamo… – disse Gerard prima di riprendere a discutere con altri paesani più vecchi ed evidentemente più interessanti.
– Trenta, uh? Ma se non ne hai nemmeno tu trenta. Dai, mettetemi alla prova – continuò Frank tirandolo per la giacca mentre Ray cercava di convincerlo a tornare a casa. “Fosse per me… ma è lui che prende le decisioni” ripeteva alzando le spalle.
Ad un certo punto il rosso fu così scocciato da quel ragazzo che non stava zitto un attimo e gli fondeva il cervello, che si girò verso di lui e esclamò seccamente: – Bene! Vediamo che sa fare Frank!

Due giorni dopo era parte integrante della banda. Gerard lo aveva sottoposto a chissà prova impossibile sperando così di scollarselo ma il ragazzo aveva finito per fargli una buona impressione. Inizialmente il ragazzino gli stava continuamente addosso e cercava di impressionarlo con prove di coraggio e sforzi pseudo inutili, ma con il tempo il più grande iniziò ad istruirlo sapendo di essere un modello per lui.
“Non è che ti stai affezionando, Gee?” gli chiedeva ogni giorno più spesso suo fratello. “Ma che dici, Mik! Ti ha proprio dato di volta il cervello” rispondeva sempre più saltuariamente lui, mentre si affezionava giorno dopo giorno sempre maggiormente al piccolo del gruppo.

Ultimamente avevano avuto a che fare molto spesso con i draculoidi sterminatori guidati da Korse, un nuovo capo ai piani bassi della BLI che pareva avesse avuto l'incarico di liberarsi dei Killjoys direttamente dai capi della società. In uno scontro a fuoco Frank era stato ferito alla gamba così Gerard era corso in suo soccorso..infrangendo la prima legge dei Killjoys: ognuno per sé, la causa per tutti. L'unico e principale loro scopo, la famosa causa per cui combattevano, era semplicemente sconfiggere la BLI e abolire il suo regime dittatoriale. Nessun sentimento doveva frapporsi tra loro e la causa in questo piano, inizialmente brillantemente progettato dalla loro guida, Dr. Death Defying, a cui poi aveva dato manforte lo spirito acceso di Gerard. Non che ci fosse qualcosa di male, ma se non fossero stati concentrati al massimo sull'obiettivo sarebbero stati facilmente ricattabili e i Killjoys non si sarebbero dovuti arrendere di fronte a nulla. In ogni caso Gerard salvò Frank rischiando la sua stessa vita e la cosa non piacque a Dr. Death Defying che passò il comando a suo fratello Mikey, incaricandolo di tenere d'occhio il rosso e chiedendo a Gerard di scegliere tra i suoi sentimenti e la causa.
Il ragazzo si arrovellò inutilmente per dodici giorni vagando nel deserto, nel quale era scappato per chiarirsi le idee; tornare indietro e fingere che il ragazzino gli fosse indifferente o arrendersi al male e ai suoi sentimenti? Dopo le prime due settimane iniziò ad abituarsi a quella vita spartana e si costruì un rifugio in cui abbandonò per un periodo la vita da fuorilegge. La Better Living Industries sapeva, ma lo lasciarono a condurre una vita tranquilla nel suo piccolo e fragile nascondiglio. Ogni tanto sentiva alla radio il richiamo del DJ a guida della banda e seguiva gli inseguimenti tra Korse e i suoi vecchi compagni, leggermente a malincuore, però non poteva fare a meno di pensare a quando stesse bene in quel posto, lontano dalle preoccupazioni e dall'inseguimento di un sogno – forse ormai anche irraggiungibile – che aveva seguito in gioventù. Potrei portare Frank qui con me, potremmo iniziare una nuova vita.. su questo fantasticava il ragazzo ogni giorno. Ma più i giorni e le settimane passavano, più Gerard, nonostante la sua abitazione fosse lontana dalla città, sentiva di avere il fetore di quella felicità controllata intorno a sé. Quella non era felicità, era sicurezza da morte certa, ma non era affatto felicità. E non resistette a lungo in quelle condizioni mentali. Inutile dire cosa scelse  alla fine.

Gerard si voltò. Frank gli sorrise.
– Dai vieni ragazzina, salta in macchina – la incoraggiò il ragazzo dai capelli rossi dandole una pacca sulla spalla; la bambina prese il suo stereo malconcio dal quale mai si separava e si sedette sul sedile posteriore.
So già che presto, molto presto, me ne pentirò.




Piccolo flashback per spiegare un pezzetto del passato della banda.
All'inizio volevo fosse un capitolo pieno di azione ma poi le parole sono uscite dalle mie dita una dopo l'altra come un fiume in piena e..ecco la storia recente o meno dei Killjoys.
Gerard che sceglie la causa..riuscirà a mantenere la sua promessa e mantenersi lontano da Frank? O tornerà nel deserto e si arrenderà definitivamente alla vita offerta dalla BLI?
Opp- okay, lo scoprirete presto, basta ipotesi. INSOMMA, NON SO NEMMENO IO DOVE VOGLIO ANDARE A PARARE
Cioè vagamente, diciamo che nella mia visione della storia ci sarà qualche stravolgimento tra qui e i compimenti dei piani dei povero Gerard.
Che finirà con i nervi a pezzi?
Gee: "Perchè, non lo sono già?"
Mik: "No, tu sei una babysitter, ricordatelo."
*un Frank ignaro di tutto si aggira nella mia testa insieme al povero Gerard*
Okay, la smetto con i miei deliri serali.
RECENSITE SE NO FACCIO MORIRE TUTTI I PERSONAGGI E LA FINIAMO QUA. E soprattutto aggiungete alle seguite se vi interessa sapere come finirà tra i due.

Gracias a todos quellis que leggerannos,
Juliet.



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Capitolo 3
*** Young and loaded ***


Corri Gerard, corri – urlava una voce familiare nella sua testa. Il ragazzo correva a perdifiato per quella distesa di sabbia, arbusti ed erbacce che gli sembrava infinita.
Le sue gambe ormai andavano da sole, gli occhi non volevano aprirsi e non sentiva più il vento sulla sua pelle; aprì gli occhi: era di fronte a un piccolo villaggio composto da casette primitive.
Si voltò: nessuno lo stava più inseguendo.
Lentamente si avvicinò al villaggio, posto qualche metro più in basso rispetto a dove si trovava lui; un centinaio di persone stavano trafficando lungo un mercato quando, alzando casualmente lo sguardo, uno dopo l'altro, si fermarono a guardarlo e si gettarono in ginocchio.
Gerard non sapeva cosa si aspettassero da lui, uno straniero. D'un tratto sentì una presenza di fianco a lui e si voltò: era la bambina.
Aveva un sorriso sereno in volto e alzava le braccia verso quelle persone.
Immediatamente però, il ragazzo si sentì debole, una fitta lancinante al collo gli fece appannare la vista pian piano.
Si voltò e vide Mikey steso per terra poco lontano da Ray, anche lui destinato alla stessa fine. Era ferito anche lui, al collo, probabilmente colpito da un proiettile; si avvicinò con le poche forze che gli erano rimaste ai suoi compagni, ma quanto più si avvicinava, tanto più la bambina di sollevava in aria sopra il villaggio. Gerard si accasciò a pochi passi dal corpo del fratello e l'ultima cosa che vide fu un proiettile volare fino a piantarsi nel mezzo della fronte della giovane.

Dall'altra parte del villaggio Frank impugnava una pistola.
 
 
***
 
Di colpo si svegliò, aveva il fiatone e sudava freddo.
– Gerard, Gerard! Stai bene? – chiese Frank preoccupato, afferrandolo per il colletto della camicia e scuotendolo più volte.
– Io… era solo un sogno.
– Sì, ho visto. Di nuovo.
Il ragazzo voleva scusarsi ma non sapeva come farlo; Frank era il suo compagno di stanza e da un anno ormai veniva svegliato ogni singola notte da Gerard che urlava nel sonno a volte il suo nome, a volte si trattava semplicemente di versi, altre volte ancora si buttava giù dalla brandina.
Mikey entrò improvvisamente spalancando la porta.

– Buongiorno fanciulle. Mi dispiace disturbarvi ma se non ve lo ricordaste oggi dobbiamo andare a Rock Mountain e il sole è già alto nel cielo.
– Sì, ora arriviamo – rispose Frank annuendo e prendendo in mano un paio di maschere; si infilò quella di gomma sul capo e porse all'amico quella di metallo. – Forza – lo spronò prima di uscire dalla stanza e accendersi una sigaretta.

L'altro allora si alzò, si infilò la giacca mentre Frank si mise una bandana sul volto e inforcò un paio di occhiali da sole. Gli altri stavano prendendo le armi e allacciandosi le scarpe.
In men che non si dica erano già al bar abbandonato vicino alla pompa di benzina, l'Home Style Cooking, –che di cucina casereccia aveva ben poco– a ingozzarsi di quell'orrido cibo senza sapore della BLI, come ogni mattina d'altronde. Non avevano scelta.
Gerard uscì dal bar insieme a Frank, si lanciarono uno sguardo che si fermò solo quando il rosso giunse davanti alla macchina; accarezzò il cofano con una mano e arrivò alla portiera inserendo le chiavi dalla parte del guidatore.
Ray, Mikey e Frank lo seguirono saltando in macchina seguiti dalla bambina che aveva chiesto a Mikey cinque minuti per spedire una lettera a sua madre. I ragazzi ne approfittarono per leggere qualche rivista scadente presa al distributore; i fratelli Way le gettarono via dopo aver sfogliato poche pagine: erano tutto sesso, corpi nudi, scoop. Quando la piccola tornò si prepararono a partire.
Il viaggio passò abbastanza velocemente, incontrarono solo qualche draculoide che fece fuori Frank dal retro dell'auto, facendo divertire anche la bambina. In meno di tre quarti d'ora erano già arrivati alle pendici delle Rock Mountain, dato che si erano fermati solo una volta lungo la strada per recuperare un paio di pistole ad un distributore.

Tutti scesero dalla macchina trafelati.

– Allora? – chiese il rosso impaziente.
Mikey indicò la montagna. – Lo sciamano ha detto che ci avrebbe chiarito le idee su di lei.
– E..il dottore? – chiese Frank leggermente preoccupato.
– Penso che avremmo dovuto dirglielo – si pronunciò Ray togliendosi il casco.
D'un tratto si sentirono degli spari in lontananza e una sgommata fece voltare tutti i Killjoys in una volta sola: Korse e i suoi scagnozzi stavano arrivando a tutta velocità sulla solita auto nera marchiata con il viso sorridente che contraddistingueva i prodotti della socità.
Mikey, Ray, Frank e la bambina saltarono in macchina mentre Gerard cercò di mirarli con la pistola.
– Dannazione, salta su Gerard! – gli urlò Ray esasperato.
Gerard si mise alla guida. Se volevano affrontarli dovevano farlo in un posto che conoscevano meglio, giusto per avere un minimo di vantaggio e soprattutto per non coinvolgere le poche altre persone che vivevano lungo le pendici della montagna. Si spararono per un po' rompendosi qualche finestrino a vicenda. Alla fine optarono per uno spiazzo polveroso poco lontano da lì, che trovarono lungo la strada deserta.
Scesero di corsa chiudendo la bambina in macchina e iniziarono a sparare all'impazzata contro i draculoidi, sparpagliandosi in quell'ambiente.
Frank prese il bazooka e ne abbatté un paio appostati dietro delle rocce lungo i versanti della montagna mentre Gerard per poco non si fece strangolare da Korse; Mikey fece parecchi buchi in testa ai loro avversari e Ray, preso alla sprovvista, si prese una bottiglia in testa.
– Tutto bene Ray? – lo soccorse Frank lasciando la sua postazione. Allo stesso modo Mikey si liberò e andò ad aiutare il fratello.

Ad un tratto, durante lo scontro, i ragazzi si ritrovarono esattamente di fronte a Korse e tre dei suoi leccapiedi. Se non altro erano rimasti in numero pari al loro.

La verità era che si erano fatti cogliere di sorpresa e adesso tutto sarebbe stato lasciato nelle mani della fortuna; gli otto uomini era immobili, come pietrificati. Sul viso di Korse apparse un ghigno mentre i Killjoys restavano seri e concentrati. Sembrava che nessuno, però, volesse sparare per primo. Si fissarono negli occhi per lui istanti; le pupille dilatate degli umanoidi facevano senso ma con il passare degli anni si erano abituati.
Un refolo di vento soffiò. Alzarono tutti un braccio teso a brandire una pistola puntata dritta sulla fronte dell'avversario di fronte e di colpo spararono, quasi all'unisono.
 
***

Quando Gerard riprese i sensi era sdraiato per terra, attorno a lui gli altri compagni e di fronte a sé Korse, armato, con di fianco un paio di draculoidi di cui uno stringeva la bambina tra le braccia.

– Continuate a correre – disse con un ghigno sul volto. Dopo pochi secondi il rosso perse nuovamente i sensi.

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Capitolo 4
*** Famous Last Words ***


Al suo risveglio Gerard non trovò nessun altro se non i suoi compagni di sempre, rimasti per fortuna indenni dallo scontro. Verso sera i Killjoys ripresero completamente conoscenza e accesero un falò lì vicino; erano avviliti per aver perso la battaglia e anche aver permesso a quei bastardi di rapire la bambina, ma l'avrebbero recuperata.
Gerard aprì lo zaino a passò a Frank una lattina di cibo della BLI. Faceva schifo come al solito. Mentre Ray e Mikey mangiavano dalle loro scatolette, Gerard si attivò per riparare la radio, ora tirata fuori dalla macchina che era parcheggiata lì vicino con i fanali accessi.

– Questo maledetto aggeggio non funziona – disse indicando un contatore dopo dieci minuti buoni. La passò a Frank che, disgustato, stava lanciando cibo per terra. Il ragazzo trafficò un po' mentre il rosso aprì una cartina. Mappa di Battery City e zone limitrofe, California, 2019. Cercò di capire dove fossero esattamente. Pochi minuti dopo si trovò però attaccato alla cornetta collegata alla radio: Frank non riusciva a riparare la radio ma loro avevano bisogno di un sostegno e indicazioni da parte della loro guida, il fantomatico DJ pirata; un rumore poco lontano però li allarmò.

– Lo avete sentito anche voi? – chiese Ray. Gerard gli fece un cenno di assenso.

Il ragazzo infiammò una luce di emergenza e infilò gli occhiali, Ray il casco, Frank la bandana e Mikey prese semplicemente un detector. Avvicinandosi i ragazzi videro nell'ombra della notte un draculoide sopravvissuto che collassò ai loro piedi pochi secondi dopo. Cosa poteva significare? Dovevano stare all'erta. Se anche Korse sicuramente non era più lì, qualcun altro nelle vicinanze era interessato alla stessa preda.
I Killjoys decisero di tornare indietro al falò, tutti tranne Gerard che volle restare lì di guardia e Frank che si offrì di coprirgli le spalle, mentre gli altri due si sarebbero riposati vicino alla macchina.

 
***
 
Era l'alba; Gerard era ancora sveglio e scrutava l'orizzonte.
Il profilo di quelle montagne gli sembrava così familiare… ora ricordava il perché. Era lo sfondo del solito sogno che lo svegliava di soprassalto nel cuore di ogni notte. Era sicuro che il villaggio che aveva sognato più volte si trovasse lì vicino ma non era sicuro di volerlo scoprire. Rimuginò per ore finché finalmente prese la sua decisione: la bambina era stata rapita, tanto valeva andare. Non sarebbe mai potuta finire come nel sogno.
Discusse con Frank facendogli promettere di non dire una parola di dove sarebbe andato agli altri.

– Sei sicuro Gee? Se non dovessi tornare, io…
– Tornerò, Frank. Prima che tu te ne accorga – gli rispose passandogli teneramente una mano sulla guancia.
– Le uniche due cose che mi devi promettere sono che non dirai nulla a Ray e a mio fratello e che per nessuna ragione cercherai di raggiungermi laggiù – disse indicando un punto nel vuoto.
– E se morissi? Se dovessi aver bisogno del mio aiuto? – Gerard volse gli occhi al cielo.
– Frank… sono Party Poison, ricordi? Quindici anni fa ti ho reclutato io. Ho passato settimane da solo nel deserto in una casa abbandonata nel mezzo del nulla con un solo colpo in canna e con draculoidi sempre alle calcagna. E sono ancora vivo. Quindi dannazione, se ti dico che non devi venire a salvarmi neanche se fossi in punto di morte, ascoltami.
– Ma allora sono tre.
– Tre..?
– Tre promesse. Non avevi accennato a morti prima.
Gerard gli scompigliò i capelli, quel ragazzo era senza speranza. Restarono per qualche minuto in silenzio, dopodiché il più grande si incamminò.
– Allora… ciao – disse Frank piano appena lo vide alzarsi e andare. Dopo qualche passo Gerard si voltò. Non sapeva se sarebbe mai tornato e soprattutto se lo avrebbe fatto da vivo, non sapeva se avrebbe più rivisto il suo viso, se sarebbe sopravvissuto, il suo Frank, se avrebbe mai potuto parlarci ancora.
– Ciao – disse deglutendo prima di incamminarsi verso le montagne.
 
Sono troppo giovane per morire, si ripeteva a denti stretti. Poi si rifiutò di continuare così..non sarebbe mai riuscito nel suo intento. Non era da lui. Non voleva morire come una femminuccia, magari anche per sbaglio. Voleva morire cambiando il mondo.
Tutti vogliono cambiare il mondo, ma nessuno vuole morire. Io voglio provarci si disse.




Eeee..quattro!
Scusate per il capitolo breve ma è una specie di "capitolo di passaggio", diciamo.
Lo strano sogno fatto Gerard e gli ultimi avvenimenti - e forse il troppo sole nel deserto - hanno dato alla testa al ragazzo?
No, ha tutto un senso. Ho deciso il finale e, se non cambio idea di nuovo, dal prossimo capitolo, con la partenza di Gerard le cose cambieranno radicalmente per i Killjoys, vi aspettano rivelazioni scoinvolgenti...
Ce la farà il nostro eroe a tornare vivo o la storia avrà un risvolto tragico? Lo scoprirete nel prossimo episodio!
Anche se ormai mi sono abituata ai lettori nell'ombra non smetterò di chiedervi di recensire!
Solo quattro parole scritte a caso, dieci secondi della vostra vita. Giusto per capire se sta piacendo - anche se dal numero di lettori che continuano a seguirla direi di sì, abbastanza perlomeno. Paio una ragazza da televendita della Eminflex ora.
In ogni caso grazie di continuare a seguirla!

P.s. sondaggio a caso.. qualcuna di voi ha per caso ascoltato le nuove canzoni di Gerard? So che non centra nulla, sono un'inopportuna!

Al prossimo capitolo Killjoys,
Juliet.



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Capitolo 5
*** Revelations: Life as a symptom ***


Erano ormai passate ore e Gerard stava ancora camminando nel deserto. Non si sentiva più le gambe. Stava per svenire lì, in mezzo a tutta quella sabbia. Cadde in ginocchio, con i palmi delle mani sfregiati poggiati a terra. Aveva sete, avrebbe ucciso per qualche goccia d'acqua ma sfortunatamente aveva già svuotato la sua borraccia e non c'era traccia di nessun punto di ristoro nelle vicinanze.
Il sole era alto nel cielo, probabilmente erano passate sei o sette ore da quando aveva lasciato Frank con una promessa e poche speranze di trovare quello che cercava.
Stava per abbandonarsi alla sua fine disperato quando, scrutando l'orizzonte, intravide qualcuno. Improvvisamente si alzò e prese a corre in quella direzione con gli occhi sgranati ed iniziò ad urlare.
– Hey tu! Heey! Fermati!
Inciampò in se stesso poche centinaia di metri dopo. La figura era ormai scomparsa dalla sua vista e Gerard iniziò a pensare di avere avuto un'allucinazione fino a quando non arrivò a quella che pensava essere una buca; fece qualche passo finché non arrivò sul bordo: in quella “buca” si ergeva un villaggio stracolmo di persone. Il ragazzo non ci pensò due volte e si calò giù per la parete rocciosa atterrando miracolosamente in piedi.
Gli abitanti del villaggio non ci fecero molto caso anche se alcuni lo guardavano un po' storto: Gerard era infatti vestito con tessuti di colori sgargianti mentre in quel luogo il colore più luminoso sembrava essere il grigio.

Si guardò intorno per un tempo che gli sembrò infinito. Chissà che starà facendo Frank. Era scioccato per aver trovato quel villaggio esattamente identico a com'era in sogno, stare impalato in mezzo alla strada non fu però un'idea geniale. Un'anziana signora gli diede una spalla passando.
– Sta' più attento, straniero! – disse con disprezzo; quando però gli occhi della donna incrociarono quelli sorpresi del ragazzo, ebbe quasi un mancamento. Lasciò cadere a terra il sacco che portava tra le braccia e spalancò la bocca. Ora il suo volto era privo di risentimento, sembrava solo stupita.
Si avvicinò a Gerard con cautela e posò una mano sulla sua guancia solo per verificare che non fosse un'allucinazione causata dalla calura e la vecchiaia.
– Mi dispiace signora – Gerard si chinò a raccogliere il sacco. – Lei ha un nonsoché di familiare… la conosco per caso..?
Gerard? – chiese la donna con un filo di voce. Gerard annuì anche se la donna stava parlando a se stessa. Lo circondò con un braccio e, guardandosi intorno, lo portò verso casa sua.

 
***
 

Il soffitto era basso, troppo basso. Le sedie erano strette e Gerard dovette fare una fatica immane a stare seduto su quello sgabellino di pietra cercando di non battere la testa contro il soffitto.
L'anziana signora tornò con una brocca d'acqua e del pane e non appena Gerard li vide si fiondò sul cibo come se non mangiasse da settimane; la vita nel deserto era molto dura così dopo qualche istante a masticare e strafogarsi, iniziò a chiedersi come mai quella signora fosse stata così gentile.
Smise di mangiare di colpo. – Sono avvelenati..? – forse voleva rapinarlo. Non tutte le vecchiette erano carine e gentili e quella pareva una di quelle furbe che volevano solo approfittarsi dello straniero di turno che si era perso.
– Sei cresciuto, Gerard. Dimmi, come sta Mikey?
Il ragazzo rimase di stucco. Quella donna conosceva suo fratello? Probabilmente era un villaggio di ribelli ma..come conosceva i veri nomi dei Killjoys?
Gerard non si fidava. Voleva capire prima chi fosse quella donna e come mai si comportasse come lo conoscesse da tutta una vita.
– Rilassati Gerard. Hai ancora fame? Dev'essere stato un lungo viaggio il tuo, nessuno straniero arriva mai fino a qui… – disse la donna poggiandogli una mano sul polso, ma lui si ritrasse.
– Chi è lei? Io non la conosco anche se lei pensa di conoscermi molto bene.
– Hai sempre avuto un temperamento focoso, l'hai ereditato da tuo padre. Invece Mikey era più simile a me.
A quelle parola Gerard guardò male la donna. Forse non aveva capito bene.
– Però devo ammettere che ti facevo più sveglio. Non ricordi nemmeno il volto di tua madre?

Stette in silenzio, non voleva crederci. Per qualche secondo meditò di andarsene, non riusciva nemmeno a guardarla in faccia. Era immobile, rigido e freddo come si fosse trasformato in pietra. Avrebbe voluto andarsene e di corsa anche, oppure alzarsi e fare una scenata a quella sconosciuta, nel dubbio restò a riflettere silenziosamente. Poi però alzò lo sguardo incrociando quello della donna e scoppiò in lacrime.

Mamma?

– Va tutto bene Gerard, va tutto bene – disse stringendolo fra le sue braccia fragili e minute.
Restò accoccolato addosso all'anziana per qualche istante, sfogando tutte le sue lacrime, parlandogli di Mikey, chiedendogli ogni minima curiosità che da bambino avrebbe voluto chiedere a sua madre.

– Ma se ci volevi così bene… perché ci hai abbandonati? – chiese, domandandosi poi se non fosse stato troppo ingenuo.
– Questa, Gerard, è una storia lunga. Tuo padre…
– ..c-chi è mio padre? – chiese prudente. Forse non avrebbe voluto sentire la risposta. Infondo la conosceva già.
– Tuo padre era il leader di quello che una volta era il gruppo di ribelli più conosciuto, più anticonformista e più sognatore di tutti i tempi.
I Killjoys pensò Gerard tra sé e sé.
– A quei tempi – riprese la donna – La città non era poi un posto così brutto dove vivere. Un uomo chiamato Korse e altri suoi seguaci però, volevano fare di Battery City un posto più controllato; al popolo andava bene, perché no? Ci sarebbero stati cibo, case e più sicurezza per tutti. Ma i Killjoys si misero contro a Korse. Ora vedi, la sicurezza non era una brutta cosa, ma quella che poi fu ribattezzata Better Living Industries era contro l'individualità e, beh, tuo padre era un bel tipetto, come ti ho già raccontato…
Korse gli diede la caccia ovunque, per tutto il deserto. Alla fine decise di limitare la BLI alla città, iniziando a bandire chiunque fosse contro la loro dittatura. Io e tuo padre ci trasferimmo qui, in pieno deserto, e con pochi altri ribelli iniziammo a costruire un accampamento. Erano dieci anni che tuo padre era parte dei Killjoys, quando improvvisamente decise che la sua vita di scorribande era finita. Io me lo sentivo già da un po', non si può mica andare avanti tutta la vita così… con due bambini nati da poco poi, ancora peggio.
Fatto sta che tuo padre se ne andò di punto in bianco e per lungo tempo nessuno lo vide più.
Poi, un giorno, il nostro villaggio fu attaccato da un esercito di draculoidi e fummo costretti a scappare; Korse però, riuscì nel suo intento ovvero recuperare te e Mikey. Voleva sbarazzarsi di voi quell'uomo. Quando vostro padre venne a saperlo andò tutte le furie. I suoi figli non andavano toccati. Ma secondo Korse avreste finito per annebbiargli la mente, deconcentrarlo o meglio, riportargli un po' di sale in zucca e Korse aveva paura. Lo aveva posto a capo della BLI apposta perché era stato a capo di un gruppo di ribelli.
Vostro padre accettò le sue direttive a patto che vi lasciasse andare, e così fece.
Io non vi rividi più. Fondai un nuovo accampamento e solo tempo dopo scoprì la verità. Venne tuo padre in persona, in incognito. Mi raccontò di come vi lasciò ad un ragazzo di un altro gruppo di ribelli – Ray pensò il ragazzo; – e di come immaginava il vostro futuro da Killjoys. Voi avreste fatto quello che aveva fatto al suo tempo il sangue del vostro sangue e lui vi avrebbe sguinzagliato dietro i draculoidi per tenervi occupati; vi avrebbe fatto seguire le direttive di un fantomatico Dj pirata e sarebbe stato accorto a non farvi mai scoprire che era tutto come lui iniziò a pensare che fosse la vita da Killjoy: una farsa.

Gerard tornò nel suo stato di pietrificazione, mentre ascoltava quella donna che diceva di essere sua madre, incredulo.
Suo padre era il capo della BLI.
E il leader dei vecchi Killjoys.
E da diciassette anni ormai, gli sguinzagliava dietro Korse e i suoi draculoidi per farlo correre.

– Pensò di portare avanti l'idea dei Killjoys. La vedeva più come una sorta di valvola di sfogo per chi non sarebbe mai riuscito a comprendere l'ideale di vita controllata della BLI. Tuo padre sapeva che la BLI era, di fatto, una realtà invincibile. Per questo abbandonò i Killjoys poco tempo dopo che ne prese coscienza. I sogni erano i suoi regali per te e Mikey, qualcosa in cui credere nelle notti troppo fredde in cui non avrebbe potuto abbracciarvi. Mi dispiace Gerard… – disse carezzandogli la spalla.

Gerard restò in silenzio per molto tempo. Le ore passarono e la donna fece in tempo ad andare a dormire e risvegliarsi per ben due volte che il ragazzo era ancora lì, pietrificato, immerso nel silenzio.
Erano passati due giorni e Gerard non ne voleva sapere di mangiare. Non che si rifiutasse, semplicemente non si esprimeva né si muoveva. Sembra che quasi non respirasse nemmeno. Dentro di sé qualcosa si era spezzato. Gerard non voleva ammetterlo, ma in realtà se lo sentiva. Per quello anche lui aveva abbandonato i Killjoys, una volta. Suo padre sicuramente sapeva tutto. L'aveva sicuramente fatto controllare a vista giorno e notte, felice che avesse trovato un passatempo più tranquillo. Doveva abbandonare nuovamente i Killjoys? No, non aveva senso. I Killjoys nemmeno esistevano, era tutta una farsa.
Un caos controllato.
Una ribellione artificiale.
Erano come bambini iperattivi sopportati da un genitore che li rinchiudeva sotto una campana di vetro.
E li guardava uccidersi con le loro mani mentre sorrideva.
Una lacrima gli scivolò lungo il volto, al che la donna lo abbracciò. Sul suo volto si dipinse la medesima espressione di tristezza.

– Mi dispiace Gerard. Forse i Killjoys erano una farsa, ma seguivano il medesimo ideale dei veri ribelli.

I-i veri ribelli? – Quelle fuorono le sue prime parole dopo giorni.

– Sì, Gerard, noi. Il popolo del deserto. Siamo numerosi, sparsi ovunque. Sulle montagne, in accampamenti. La speranza non è morta. La speranza non morirà mai.
Gerard si alzò con lo sguardo fisso all'orizzonte. – Dove vuoi andare Gerard? – chiese la donna apprensiva.

– Devo tornare da Mikey, mamma. Devo tornare dai Killjoys a raccontargli la cruda realtà, devono sapere.
Così dicendo uscì dalla casa in argilla di sua madre e si lasciò alle spalle il villaggio.

Il sole stava tramontando ma non gli importava, nulla gli sarebbe mai accaduto.
E per questo sarebbe stato suo dovere andare da suo padre: era l'unico che non avrebbe mai ucciso.
Dopotutto era suo figlio.





 
Et voilà, quarto capitolo!
Spero di non aver scritto troppo da schifo e che la storia non vi sembri troppo banale. Un pomeriggio mi sono chiesta: e se in realtà niente fosse come sembra
? Se Gerard fosse a un bivio nella sua vita?
Se le cose non fossero bianche o nere ma esistesse un grigio?
Ecco, forse vi ho distrutto tutte le vostre fantasie sui Killjoys che combattono contro il male ecc ma ho in mente un finale diverso dalla guerra senza fine dei Killjoys vs BLI.
Se vi è piaciuto il capitolo - e soprattutto se non vi è piaciuto! - fatemelo sapere lasciando una recensione. 
Per essere sempre aggiornati sui nuovi capitoli della storia (che non dovrebbero essere ancora molti) mettete tra le seguite e non ve ne pentirete.

Killjoys, make some noise!
Juliet.

 

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