Ovviamente... impossibile? di ellephedre (/viewuser.php?uid=53532)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Episodio 1 - Incontrarsi ***
Capitolo 2: *** Episodio 1 - Incontrarsi - Seconda parte ***
Capitolo 3: *** Episodio 2 - Conoscersi sulla neve ***
Capitolo 4: *** Episodio 3 - Se solo... ***
Capitolo 5: *** Episodio 4 - Dimenticare e ritrovarsi ***
Capitolo 6: *** Episodio 5 - Eterna melodia ***
Capitolo 7: *** Episodio 6 - Rivalutarsi ***
Capitolo 8: *** Agosto 1997 - Morta una seconda volta ***
Capitolo 1 *** Episodio 1 - Incontrarsi ***
Ovviamente ... impossibile?
Note: questo è ... un esperimento? :)
Andando avanti con l'altra mia fanfic (Verso l'alba) mi
rendevo conto
che avevo in mente tutta una serie di comportamenti o momenti che
potevano essere accaduti tra Rei e Yuichiro nei quattro anni precedenti
a quella fanfic. Così ho deciso di parlarne; mi è
venuto
l'impulso e non sono riuscita a fermarlo :)
Per ora c'è solo la prima parte del primo episodio
che ho in
mente, ovvero una mia
interpretazione di quanto successo nell'episodio 30 della prima serie,
quello in cui appunto arriva Yuichiro al tempio.
Dopo aver finito di parlare dell'incontro tra Rei e Yuichiro,
mi
piacerebbe per esempio raccontare l'episodio 98 (terza serie,
quella in cui Yuichiro credeva che Rei se la intendesse con Haruka e
perciò stava andando via dal tempio). Non escludo la
possibilità di fare espliciti riferimenti ad altri episodi
(o
interpretarli, come ho fatto con questo), però la mia
intenzione
è quella di creare nuovi momenti e raccontarli, specie in
riferimento ai due anni per cui c'è un vuoto nella saga di
Sailor Moon che sto
creando (ovvero, tra la fine di Sailor Stars e 'L'indole del fuoco').
In ogni caso, scriverò questa storia senza darmi
alcuna
scadenza,
quando avrò tempo e soprattutto ispirazione. Penso che
così verrà anche meglio; inoltre i singoli
capitoli (con l'esclusione di questo)
sarebbero episodi a se stanti, quindi dovrebbe funzionare :)
Il titolo fa riferimento a quello che credo sia sempre stato
il
pensiero di Rei con riferimento a Yuichiro ... per lei era ovviamente
impossibile che tra loro potesse esserci mai una relazione.
Cio ... non proprio, però... :D
Spero che la fanfiction vi piaccia. Ciao a tutti!
Ovviamente...
impossibile?
Autore: ellephedre
Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono.
Essi sono
esclusiva proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation
Co.
Ltd
Episodio
1 - INCONTRARSI - Prima parte
Meditare davanti al fuoco non stava portando ad alcun
risultato.
Eppure Rei non
poteva
fare a meno di continuare a rifletterci: i sette cristalli
dell'arcobaleno. Lei e le altre dovevano raccoglierli per
trovare
il cristallo
d'argento, secondo le informazioni di Luna.
Un videogiocatore incallito, un prete cristiano, uno studente
capace di
predire il futuro, una pittrice, la fidanzata di Motoki...
Apparentemente ,non c'era
nulla che accomunasse quelle persone, se non il fatto di custodire
dentro di sé un frammento del cristallo dell'arcobaleno.
Fino a quel momento lei e le ragazze ne avevano recuperato
solo
uno; altri tre erano in mano al nemico, mentre uno l'aveva Tuxedo
Kamen.
Lui era sempre accorso in loro aiuto, ma desiderava per
sé i cristalli
dell'arcobaleno e aveva chiarito ad Usagi che era disposto a
combattere
contro di loro pur di impadronirsene.
Purtroppo non c'era molto altro da fare se non aspettare
l'apparizione
dei soggetti coi frammenti mancanti, per quanto quel giorno Luna avesse
detto che, forse, presto sarebbe stata in
grado di elaborare un sistema per identificare quelle persone - un
metodo diverso
dal semplice segnale emesso dallo scettro lunare.
Rei alzò gli occhi al soffitto.
Aveva pensato di ricavare qualcosa dalla preghiera davanti al
sacro fuoco, ma i risultati erano stati risibili.
Era valsa comunque la pena di fare un tentativo: la ricerca
dei
frammenti era un obiettivo troppo importante per loro e-
In aria, fuori, si librò un urlo.
Quello era suo nonno!
Si precipitò fuori dalla stanza, nei corridoi.
Uscì di casa, correndo fino ad arrivare nel piazzale del
tempio: l'urlo era venuto da
lì.
Nel buio scorse una piccola figura incurvata su se
stessa.
Era il nonno!
In aria Phobos e Deimos gracchiavano impazzite, fendendo
l'aria.
Non c'era tempo per pensare a loro. «Nonno, stai
bene?!»
Gli
appoggiò le mani sulle spalle, sorreggendolo.
«Cosa ti
è
successo?»
Lui se ne stava rannicchiato e dolorante.
Perché si
stringeva il petto?
A poca distanza da loro, qualcuno sbadigliò.
Rei sollevò gli occhi e vide un
paio di braccia che si stiracchiavano sopra le scale che portavano
all'entrata del santuario.
«Ma chi disturba?» A parlare era stato un
uomo. «Quanto
rumore...»
Fantastico: un altro
senzatetto
che scambiava il loro tempio per il luogo del riposino serale.
Rei sospirò e gettò uno sguardo a suo
nonno:
lui
aveva
smesso di lamentarsi, forse stava meglio. Adesso lei mandava
via lo scocciatore e portava suo nonno dentro a
riposare. Affilò la voce e si risolve all'estraneo.
«Dovrei chiederti io chi
sei. Lì non si
può dormire.»
Il tizio si girò. Più che un uomo era un
ragazzo, ma non faceva differenza: senzatetto era e
senzatetto restava, e loro non erano un centro di assistenza.
«Mi
hai sentito?» gli ripeté.
Lui non parlava, era rimasto imbambolato a fissarla. Era
sordo?
Dalla bocca aperta gli uscì il suono di un
respiro
mozzato,
incomprensibile. Rei si ritrasse quando il tizio si gettò
davanti a loro in ginocchio.
«Io-... Io mi chiamo Yuichiro Kumada!» Il
ragazzo
fece
sprofondare la
testa fino al pavimento. «Per favore,
signore,
mi
prenda come apprendista!»
Che cosa?
Suo nonno balzò in avanti. «Ma
certo!»
CHE? «Nonno,
sei impazzito? Non lo conosciamo nemmeno!»
E da
dove aveva tirato fuori lui tutta quell'energia? Fino a poco prima
stava
male!
Il ragazzo saltò in piedi e questa volta
si
rivolse a
lei, la testa chinata. «Io-... io
posso
promettere che non sono un criminale, o... una cattiva
persona. Voglio dire... sì, voglio solo stare qui,
voglio fare l'apprendista!»
Suo nonno iniziò a saltellare in tondo.
«Sì
sì, ho già detto di sì! Non
c'è nessun
problema!»
«Nonno!» Lui era fuori di testa, da quando
canticchiava?
«Finiscila di muoverti e sta' fermo!» Lo
afferrò per le spalle. «Non possiamo prendere
un apprendista! Dovrebbe stare
in
casa con noi-»
Suo nonno fece scattare le braccia al cielo.
«Abbiamo un mucchio di stanze
libere!» Scoppiò
a ridere. «Non c'è
nessunissimo
problema!»
Il problema c'era eccome! Quell'estraneo avrebbe dormito sotto
lo
stesso
tetto in cui dormiva anche lei! «A me non sta bene per niente
invec- EHI!» Suo nonno era corso via!
Iniziò ad andargli dietro, ma si fermò
dopo un passo. «Senti, tu! Non
è
ancora stato deciso niente, resta fermo qui!»
Ma il ragazzo non la stava più guardando; aveva gli
occhi
fisso
oltre le sue
spalle. «Credo... che stia cercando di buttare giù
la
porta.»
Rei si voltò: il
nonno era
ammattito!
Si precipitò verso di lui. «Nonno! Che ti
è
preso?!» Cercò di
bloccarlo. «Calmati, finirai col farti
male!»
Lui continuava a dimenarsi. «È colpa di
questo
stupido
legno,
non mi fa entrare!» Si liberò dalla sua presa e si
scagliò
contro la porta, sbattendoci contro come un peso morto.
«Nonno! Ora basta!» Così si
fratturava
qualcosa!
«Lo tengo io.»
Il tipo di prima avvolse suo nonno tra le braccia,
bloccandolo.
Rei trattenne in gola un sospiro di sollievo. Almeno il tizio
si stava rendendo utile.
«Lasciami, lasciami!» Suo nonno
continuò
a dimenarsi
anche nella stretta del ragazzo, ma non riuscì
più
a fare altri danni.
Rei arrivò rapidamente a una
conclusione. «Per favore, aiutami a portarlo dentro.
Provo a
dargli qualcosa per calmarlo.»
Scostò la porta facendosi strada nell'ingresso, con
la testa
già dentro il cassetto delle medicine.
«Ehm...» Il ragazzo entrò
dietro di lei
e si
schiarì la gola. «Ti aspetto qui con
lui?»
La scocciava far entrare un estraneo in casa, ma in quel
momento non
aveva alternative. Lui comunque non sembrava un criminale.
«No, portalo in salotto. È da quella
parte.» Indicò la direzione col braccio alzato.
«Vado a
prendergli qualcosa.»
Non badò più a nessuno dei due e corse
verso la
stanza di
suo nonno. Recuperò in fretta un
sonnifero e tornò di corsa in salotto.
Il tizio se ne stava in piedi in un angolo, con suo nonno tra
le braccia
che
urlava assurdità.
«Mollami, mollami! Devo andare a
combattere la malvagità di questo mondo!»
Era completamente partito.
Lei corse in cucina a riempire d'acqua un bicchiere.
Tornò indietro il più velocemente possibile
«Nonno, prendi questa pillola con un po' di
acqua.»
«È un veleno, non la voglio!»
«Macché veleno, ti farà stare
meglio!
Devi mandarla
giù!» Cercò di avvicinargli la
pastiglia alla
bocca, ma lui la allontanò con una manata.
«Non la voglio, ho detto!»
Il ragazzo lo abbassò a terra, continuando a
tenerlo
fermo.
«Non è
un veleno, signore. La farà diventare
più forte.»
«Perché non me l'avete detto
subito?!»
Il volto rugoso di suo nonno si fece rosso d'ira. «Dammelo,
Rei!»
Lei sospirò, porgendogli la pastiglia. Suo nonno si
liberò
dalla presa dell'estraneo, le strappò il bicchiere d'acqua
di mano e ingoiò il sonnifero. Un secondo dopo
crollò a
terra.
«Nonno!» Corse a inginocchiarsi accanto a
lui.
«Mi senti, stai bene?!»
«Forse sta solo... dormendo?
Come no, si era addormentato un istante dopo aver preso il
sonnifero. «Fa'
silenzio, per
favore.»
Toccò la fronte madida di suo nonno. Lui
continuava a respirare e la sua temperatura corporea sembrava normale.
Anzi,
forse lui era persino un po' freddo. Come mai stava sudando, allora?
Gli era successo qualcosa, ma cosa?
Almeno adesso si era calmato. «... Lo metto
a
dormire.» Lo avrebbe controllato per diverse ore. Di uno
stato simile non si
fidava.
Il tizio tornò in piedi. «Certo. Io...
tolgo il
disturbo.»
Oh? Era proprio ciò che era stata sul punto di
suggerirgli.
«Sì. Grazie per il tuo aiuto.»
Lui annuì con aria mesta. Si diresse verso l'uscita.
Chissà se...?
«Aspetta.» In
fondo quel ragazzo era
stato gentile. «Per caso hai un posto dove dormire?»
«Ecco... no, oggi no. Ma posso trovarlo, non ti
devi
preoccupare.»
Mandarlo a dormire in strada dopo che lui l'aveva
aiutata
le
sembrava
meschino. Era
meschino. «Ascolta... Se per te va bene, posso aprirti una
stanza del tempio. Puoi dormire lì, se vuoi.»
Lui tentennò.
Cos'è, per caso pretendeva che gli offrisse una
delle stanze
della casa? Manco per sogno!
«Certo, io- grazie. Grazie per la tua
gentilezza.»
Hm. «Aspetta qui, devo
portare
mio nonno nella sua stanza.»
«Posso aiutarti io... Se vuoi.»
Be', già che c'era, poteva sfruttarlo: nonostante
la mole ridotta, suo nonno
pesava. «Va bene.»
Si scostò per fargli spazio. Lui si
avvicinò e
prese suo nonno in braccio.
Si alzò anche lei. «Da questa
parte.» Uscì sul
corridoio, diretta verso sinistra. A metà strada, le
tornò in mente che non sapeva nemmeno il nome della persona
che aveva fatto entrare in casa. «Com'è
che ti
chiami tu?»
«Yuichiro Kumada.»
Be', almeno nel pronunciare il suo nome lui non esitava; in
generale
non le
sembrava un ragazzo
molto sicuro di sé. D'altronde, se lo fosse stato,
difficilmente
sarebbe finito a dormire in giro per la città.
Bah,
la storia della sua vita non le interessava.
«Ecco.» Nella stanza di suo nonno,
indicò il futon steso a
terra. «Posalo qui, per favore.»
Lui fece come gli era stato detto e lei si abbassò
a
rimboccare
le coperte a suo nonno. Per essere sicura, gli posò di nuovo
un palmo sulla
fronte... Sì, sembrava ancora tutto a posto.
Sbuffando, si diresse ad un
cassetto e tirò fuori le chiavi
del
tempio. «Seguimi. Ti indico dove puoi dormire.»
«... va bene.»
Il tizio non disse altro nell'intero tragitto dalla casa al
santuario.
Era davvero uno strano ragazzo, pensò lei. Forse
avrebbe
dovuto essere più prudente in sua presenza, visto
che era un estraneo
saltato fuori dal
nulla, ma... no, non lo temeva minimamente. Il suo
istinto non la tradiva. Avevano avuto solo un altro apprendista uomo
in tutti quegli anni e a lei non era piaciuto sin dal primo momento che
lo aveva visto. Difatti si era trattato di uno dei nemici, Jadeite. Per
fortuna lui non aveva mai accennato all'idea di dormire nel loro tempio.
Infilò le chiavi nella serratura di una
delle stanze posteriori del tempio. Era completamente spoglia, per cui,
se si fosse sbagliata su quel ragazzo, non c'era
comunque niente in giro che lui potesse rubare.
Premette l'interruttore accanto alla
porta. L'unica luce della stanza si accese, diffondendo un debole
bagliore giallo.
«Ecco. Se ti va
bene, ho questo posto.»
«Certo.»
Lui entrò e appoggiò a terra una sacca
che aveva
conosciuto
giorni migliori. I suoi vestiti non erano niente di speciale, ma la
giacca e i pantaloni di jeans blu sembravano quasi
nuovi. Potevano essere tanto il dono di un
centro di assistenza quanto il frutto di qualche giorno di lavoro.
Certo che, se lui
aveva lavorato di recente, non aveva usato i soldi per andare a
tagliare i capelli: li aveva lunghi fino alle
spalle.
Il ragazzo le rivolse un mezzo
inchino. «Grazie.»
«Sì.» Ma era importante
chiarirgli una
cosa.
«Puoi stare qui fino a domattina. Come avrai capito, mio
nonno non era in sé quando oggi ha accettato la tua offerta.
Perciò non se ne farà niente.»
Lui chinò il capo, affranto. Accennò a
dire qualcosa, ma si zittì da solo.
Lei detestava le persone tanto deboli.
«Perché mai vuoi diventare un apprendista, poi?
È
un
mestiere
senza futuro. Anzi, non è nemmeno un mestiere!»
«A me... sembra una buona occupazione. Mi piace
l'idea di
poter stare in un posto come questo, a... pregare.»
Lei roteò gli occhi al cielo. «Alla tua
età faresti meglio a trovarti un lavoro serio.»
«... ho solo diciotto
anni.»
Diciotto? Gliene avrebbe dati almeno quattro o cinque di
più: la
massa di
capelli scuri e l'accenno di
barba non aiutavano. Bah. «Buon per te. Devo dirti lo stesso
che questa storia non approderà a niente. Anche se mio nonno
insistesse, io non
sono d'accordo.» Incrociò le
braccia. «Viviamo da
soli io e lui in casa e non ho intenzione di condividere uno spazio
tanto personale con altra gente.» Finì di dirlo e
deglutì.
Oh, maledizione! Non era
furbo far
sapere ad un estraneo che si viveva da soli in casa col
proprio
nonno! Specie mentre il nonno in questione era svenuto.
«Ecco...»
«Posso capirti» la interruppe lui.
«Penso sia normale non voler vivere con...
altre persone.» Accennò a sorridere.
«Forse
non avresti
dovuto dirmi che stanotte sarai sola in casa, ma io»
sbatté le mani davanti al petto,
«non sono un
criminale, davvero. Me ne starò qui buono per tutta la
notte. Se
ti
fa stare più tranquilla, chiudi pure a chiave tutto quanto.
Anzi,
dovresti farlo sempre.»
«... va bene.» Rei lo valutò,
perplessa.
«Allora... resta per il tempo che ti serve. Quando vuoi
andare
via,
lascia pure aperta questa porta.» Si voltò e fece
per
uscire. «Grazie per avermi aiutato con mio nonno.»
«Di
niente.»
Era la decima volta che quel ragazzo chinava la testa nel giro
di pochi minuti.
Come
aveva
fatto a convincersi che lui potesse farle del male? Quel tizio era
inoffensivo.
«Ti
auguro di dormire bene. E se non ci vediamo
più...» Alzò le spalle.
«Buona
fortuna per tutto.»
Lui si aprì in un sorriso enorme. «Grazie.»
Hm. Non solo era inoffensivo, forse era persino un
bravo
ragazzo.
«Ciao» lo salutò.
Chiuse la porta
dietro di
sé e tornò in casa.
«Reiii! Dove sono le mie uova?!»
Che mattinata infernale! «Eccotele!»
Buttò la ciotola
della colazione davanti a suo nonno. Senza degnarla di
uno sguardo, lui iniziò a
mangiare voracemente.
Rei si sedette. «Adesso devi spiegarmi
cosa ti
è successo ieri sera!»
«Ma di che parl-?» La parola
sparì tra i
denti che macinavano cibo. «Sto benf-issimo!»
L'appetito senza dubbio era tornato «Sentiamo, per
caso oggi
cercherai ancora
di distruggere la porta?»
«Quando mai ho fatto una cosa del
genere?»
«Ieri!»
«Hai fatto un brutto sogno, nipote.»
Certo, come no. «Vuoi dire che
non
ricordi
neanche il ragazzo che voleva fare l'apprendista qui da noi?»
«Quale ragazzo?»
Rei sbuffò, trattenendo il nervosismo.
«Guarda,
se ti senti bene, lascio perdere!»
«Sono in forma smagliante! Vado a fare una corsa
intorno al
santuario!»
Una corsa?
Suo nonno alzò un pugno in aria. «Le
corse fanno
bene alla salute!»
«Alla tua età non credo, e poi-»
«Ho appena sessant'anni! Non offendermi mai
più in
questo modo!»
Veramente gli anni erano sessantacinque. E da quando parlargli
della sua età equivaleva ad offenderlo?
Lui non le lasciò il tempo di rispondere.
«Ho
finito, vado a fare la mia corsa!»
«Aspetta! Dopo mangiato non-!»
Lui era già andato via.
Fumando di rabbia, a Rei non restò altro che
sparecchiare.
Un quarto d'ora dopo aveva indossato la tunica e l'hakama
tradizionali.
Si diresse al tempio.
Sarebbe toccato a suo nonno gestire i visitatori, ma quel
giorno lei si aspettava a stento di trovarlo ancora in forze dopo la
pazzia
che
gli era venuta in mente.
Come prima cosa, doveva andare a recuperarlo.
Il
bosco intorno
al santuario era grande, perciò, se davvero lui stava
correndo, ci
avrebbe messo un po' a individuarlo.
Preferì controllare qualcos'altro, prima.
Nella
stanza
posteriore del santuario trovò ciò che si era
aspettata: nessuno.
Già.
Buona fortuna,
allora.
Era il momento di cercare suo nonno.
Serrò con cura la porta dietro di sé e
si diresse
verso il piazzale.
Vagò con lo sguardo nei
dintorni, cercando una massa bianca e azzurra nella macchia della
vegetazione intorno al tempio. Se lo avesse individuato a vista, si
sarebbe risparmiata una
fatica che
si preannunciava immensa.
«Buongiorno.»
Si voltò di scatto verso le scale.
Ah. Il tizio era ancora lì. «Ciao. Come
mai sei
tornato?»
Con la luce del giorno il ragazzo sembrava più
giovane della sera prima, ma non per
questo
dall'apparenza meno disordinata.
Lui abbassò lo sguardo per un momento,
facendolo
passare
ripetutamente da lei al suolo. «Io... pensavo di propormi di
nuovo a tuo nonno, se oggi sta meglio.»
Fantastico, sbuffò lei.
«Perdonami se ti infastidisco.»
Il ragazzo si
massaggiò la nuca con una
mano. «Ma non ho cattive
intenzioni. Se tuo nonno mi accetta, starò tutto
il tempo
nel santuario, anche di notte. Non ti recherò alcun
disturbo.»
Tutto il tempo nel santuario? Almeno aveva spirito
di
abnegazione. «Se volevi incontrare mio nonno,
perché sei andato via?»
«Per questo.» Lui le mostrò un
sacchetto di carta. «Sono andato a prendermi qualcosa per
fare
colazione.»
«Fate laargoooo!»
Suo nonno passò
sparato
in mezzo
a loro, in piena corsa e col braccio alzato. Il sacchetto fermo a
mezz'aria
finì a terra.
Rei spalancò la bocca. «Nonno! Torna
immediatamente qui!»
«Manco per sogno!» Lui smise di
correre e
prese a saltellare in giro.
«... si comporta sempre così?»
Rei si voltò verso... Yuichiro, se ricordava bene.
«Per niente.»
Osservò il disastro a terra: sul lastricato si era
rovesciato un
mucchio di caffè. «Mi dispiace. Troverò
il modo di
rimediare. Devo solo-» Sbuffò
esasperata. «Devo
solo prendere quella minaccia ambulante e poi pulire qui! Prometto che
ti risarciremo.»
«Posso recuperarlo io, se vuoi.»
Oh. Era un'ottima soluzione. Almeno per quello, lei non
avrebbe mosso
un dito. «Se puoi farlo, ti ringrazio.»
Lui le mostrò un sorriso felice.
«Vado e torno!» Scappò via.
Cos'era tutto quell'entusiasmo? Forse quel ragazzo non aveva
il cervello più a posto di suo nonno in quel momento.
Si trattenne dallo scuotere la testa e si diresse verso lo
sgabuzzino dello scope.
Recuperò uno straccio bagnato. Odiava
sporcarsi
le
mani, specie con quel freddo, ma odiava ancora di più le
macchie
che poi non venivano più via.
«L'ho preso!»
Si voltò, incredula. Di
già?
«Mi ha preso!» Gioì suo nonno,
in
braccio a
Yuichiro. «Mi ricordo di lui, è
l'apprendista!»
«È quello che voleva diventare
apprendista,
sì.
Gli hai
rovesciato per terra la colazione!» E l'aveva fatto pure
apposta!
«E che problema c'è? Può fare
colazione
in casa, in fondo è il mio apprendista.»
Di nuovo con quella storia. «Tu adesso non sei in
grado di
decidere nulla, perciò ascolti me-»
Suo nonno balzò al suolo. «No, tu ascolti
me, Rei!
Questa è casa mia e comando io!»
«Sì, ma-»
«Abbiamo bisogno dell'aiuto di qualcuno! Io e te non
possiamo
fare tutto da soli!»
Sì, ogni tanto le risultava pesante passare i suoi
pomeriggi a badare al tempio, però-
«Guarda un po'!» sbraitò lui.
«A causa della
montagna di impegni, non posso nemmeno farmi una corsetta in santa
pace!»
Ecco, appunto. Suo nonno non era ancora sano di mente.
«Ora continuo a correre! Non fermatemi
più,
prrr!»
Una... linguaccia?
Lui corse via.
Rei arrossì. «Ecco,
non... Non fa così di solito, sul
serio.»
Guardò per terra, costernata. «Comunque adesso
pulisco qui e
poi ti
offro
qualcosa da mangiare.» A quel punto si sentiva in colpa per
averlo costretto ad avere a che fare con suo nonno in quello stato.
«Ah... grazie. Per la colazione. Ma-» Il
ragazzo
si
avvicinò
di un passo. «Se vuoi, posso pulire qui io. A me
basta solo un po' di latte in un bicchiere di
plastica.»
Tirò su il sacchetto mezzo distrutto, madido di
caffè.
«Qui si è salvato un dolce che avevo
comprato.»
Rei rilasciò un lungo sospiro.
«Se
puoi
pulire qui, ti ringrazio. Dopo però vieni dentro, ti offro
una
colazione come si deve. Vado a prepararla.» Iniziò
ad
andare.
«Ma se è un disturbo-»
Lei piantò i piedi a terra e si girò.
«Non lo
è, mi disturba solo tanta gentilezza da parte tua! Lascia
che
ricambi almeno in questo modo!»
«... va bene.»
Oh! Finalmente si era evitata ulteriori ringraziamenti.
Momentaneamente
soddisfatta, imboccò la strada di casa.
«Senti... Visto che mio nonno al momento non ha le
rotelle a
posto
e può darsi che continui con questa storia
dell'apprendistato
ancora a lungo, vorrei farti io qualche domanda.»
Il ragazzo annuì. Finì di masticare e
appoggiò le bacchette
sul tavolo. «Certo.»
Rei si accigliò. «Non è un
colloquio,
non è
necessaria tanta formalità. Continua pure a
mangiare.»
«Va bene.»
Quel tizio diceva sempre sì a tutto, era
senza
speranza.
«Allora... ti chiami Yuichiro Kumada e hai diciotto anni.
Hai...» Che cosa poteva chiedergli?... Ecco. «Hai
altre
esperienze lavorative?»
Lui annuì. Deglutì e poi
parlò.
«Ho lavorato in diversi posti. Ho scaricato la
merce al porto, ho fatto il cameriere, ho lavorato anche come
muratore.» Ridacchiò, finendo di elencare con le
dita. «Ma non ero molto bravo.»
Hm. «E perché non vuoi più
lavorare
come hai fatto fino ad ora?»
Lui iniziò ad osservarla, ma forse era
solo
una sua
impressione: i capelli gli coprivano la fronte e lei on
riusciva quasi a vedergli gli occhi.
Notando che lo guardava, Yuichiro
abbassò la
testa.
«Questo posto sembra molto pacifico e io... è
da un
po' che pensavo di tentare un mestiere nuovo. Mi piacerebbe aiutarvi
qui come posso, mentre cerco di capire se questa... è una
vita
che può essere adatta a me.»
Non era una motivazione malvagia. Comunque, doveva avvertirlo.
«Sai già, giusto, che qui
dovresti fare molto e ricevere poco? Forse mio nonno non
sarà nemmeno disposto a pagarti.»
«... per un po' di tempo non avrebbe
importanza.»
Non aveva importanza ricevere denaro? «Senti, forse
è una domanda personale, ma... Hai
pensato ad
un lavoro come questo per avere vitto e alloggio
gratis?»
Lui chiuse le bacchette dentro la bocca, smettendo di
mangiare.
Masticò quello che rimaneva e scosse la testa.
«No,
potrei trovare un'altra sistemazione. Né il vitto
né
l'alloggio sono un problema per me.»
Lei non ne era convinta. «Allora
perché
dormivi sulle scale del nostro tempio, ieri?»
«Si stava bene. Ho pensato di
schiacciare un
pisolino.» Gli uscì una risata sciocca.
Quel ragazzo non era molto sveglio.
La risata si fermò. «Ehm... cosa potrei
fare
oggi?»
Rei tornò a guardarlo, spostando gli occhi dal
muro.
«Non
lo so, di questo devi parlare col nonno. Ma se ti chiede cose troppo
strane, vieni da me prima.»
Lui annuì con decisione, riprendendo a mangiare.
Be', non aveva altro da domandargli; lo avrebbe volentieri
lasciato
mangiare
da solo se non fosse stato che lui era una specie di ospite in quel
momento.
Trattenne un sospirò: l'idea di averlo in giro per
casa non
l'attirava per niente. Avrebbe significato rinunciare
al
confort che si concedeva solo in assenza di estranei. Non era
affatto disordinata o meno educata quando stava da sola con suo nonno,
tuttavia... Uffa, un estraneo l'avrebbe scocciata e basta.
«Ah... Rei-san, giusto?»
Capì di non avergli trasmesso un'informazione
molto
importante.
«Sì. Mi chiamo Rei Hino.» E gradiva
molto che lui
avesse usato il san,
nonostante fosse più grande di lei.
Formalità e rispetto erano buone basi per interagire tra
loro.
«... è da molto che lavori come
miko?»
Fortuna che doveva lasciarla in pace. «Non lavoro
come
miko. Questo è semplicemente il tempio di mio nonno e io lo
aiuto.»
Lui si strinse nelle spalle.
Perfetto: doveva capire che le confidenze erano fuori luogo.
«... chiedevo solo per sapere se... potevi
descrivermi
meglio il lavoro del tempio...»
Oh. Magari era stata troppo acida. «Be'... abbiamo
un
recinto di
galline nel cortile di casa. Assieme a mio nonno do loro da mangiare
ogni mattina; dei corvi del santuario invece mi occupo da sola.
Principalmente... c'è molto da pulire. Inoltre, quando
possiamo,
accogliamo i visitatori e vendiamo talismani.» Hm... se ci
fosse
stato qualcuno di più presente al bancone del tempio, forse
il
loro santuario avrebbe ricevuto più visite.
Lui tenne gli occhi fermi sulla ciotola mezza
vuota.
«Grazie.»
Era ancora pentito per la domanda che le aveva fatto. Che
ragazzo poco deciso.
«Mio nonno ti comanderà come
più gli pare e piace se non tiri fuori un po' di
carattere.»
Lui sorrise a malapena e scrollò piano le spalle.
Incredibile.
«Dimostro
più tempra io che ho quattordici anni che tu in-
ehi!» Si sporse oltre il tavolo: quello si stava strozzando
col cibo!
Fece per colpirlo sulla schiena, ma non fu necessario: lui si
batté con forza il petto e tornò a respirare
normalmente.
«Q-quattordici?»
Eh? «C'è qualche problema con la mia
età?»
Lui aprì la bocca,
ma invece
di
dire qualcosa buttò in avanti la testa. «...
sembri
più... grande.»
«Davvero?» Quello sì che era un
complimento.
«Sì.» Lui la guardò
di
sottecchi. «Credevo avessi sedici anni...
almeno.»
Lei sorrise soddisfatta. «Già, non sono
molte
le ragazze che hanno la mia maturità.» Le bastava
pensare
ad una certa guerriera dalle lacrime facili.
«Ragazzo!»
L'urlo li fece sobbalzare entrambi.
Suo nonno apparve all'entrata del salotto, frenando una
scivolata.
«Ancora lì a poltrire?! Abbiamo un mucchio di cose
da
fare, datti una mossa!»
Rei scattò in piedi. «Nonno, che maniere
sono
queste?!»
«Quelle che si devono usare con un
apprendista!»
Lui indicò l'altra parte del tavolo col dito puntato.
«Se
non vieni con me adesso, puoi dire addio al posto!»
Yuichiro balzò in piedi, lasciando cadere le
bacchette sul
tavolo. Poi... rimase a fissare lei, mordendosi le labbra.
Be'?
«Scattare!» urlò suo nonno,
sparendo nel
corridoio.
Yuichiro si irrigidì di colpo.
«Arrivo!»
Fu lesto ad obbedire e gli corse dietro.
... ancora un po' e faceva il saluto con la mano,
come un
bravo
soldatino.
Rei osservò la ciotola e il bicchiere abbandonati
sul tavolo. Rassegnata, sparecchiò per la
seconda
volta quella mattina.
Quella sera bussò alla porta della stanza
sul retro
del santuario.
«Entra pure.»
Rei fece scorrere la porta di shoji.
«Ciao.»
Yuichiro si alzò e si profuse in un mezzo inchino.
«Rei-san.»
«E così, sei ancora qui.»
Lui si portò una mano dietro la testa.
«Ah... Ttuo
nonno ha
detto che potevo dormire dove volevo. Siccome questa stanza era ancora
aperta...»
«Non mi
riferivo a
quello.» Alzò gli occhi al cielo. «Mi
stupisco che tu sia ancora qui da noi. Mio nonno continua a
comportarsi in modo strano. Non deve averti affidato alcun compito
normale.»
«Ecco...» Lui esitò.
«Abbiamo estirpato le erbacce dal vostro
cortile. E in parte del bosco.»
Eh?! «A mani
nude?!»
Yuichiro annuì.
Ma che cosa aveva in testa il nonno? Per quel tipo di lavoro
di solito
chiamavano una ditta specializzata! «E ancora non ti sei
demoralizzato?»
«È come
avevo
pensato. Il vostro tempio è davvero un posto di
pace.»
Il complimenti la zittì. Molti
avrebbero
definito il loro santuario un posto noioso, senza riuscire a
comprenderne la vera qualità. «Grazie.»
«È la verità.»
Rei si sporse verso il corridoio, a
prendere
quello che si era portata dietro. Con un ultimo sforzo
posizionò
il
grosso involucro di plastica all'interno della stanza.
«Questo
è un futon di mio nonno. È pulito. Puoi usarlo
stanotte.»
Sorpreso, Yuichiro si avvicinò. «Grazie
mille,
ma-... No, posso
usare il sacco a pelo che ho qui. Il futon si sporcherebbe su questo
pavimento.»
«Non si sporcherà. Avevo pensato che
avresti dormito ancora qui stasera, perciò ho pulito questa
stanza.»
... e ora perché lui rimaneva a fissarla?
Non
era un atteggiamento molto
educato.
«Che c'è?!»
Lui sobbalzò. «Niente. Grazie
ancora.» Si
avvicinò fino a prenderle l'involucro di mano.
Rei annuì. «Se domani mio nonno ti
propone ancora
cose
folli come quella di oggi, vieni da me questa volta. Non ti chiederebbe
niente del genere in condizioni normali.» Anzi,
tutte
quelle stranezze cominciavano a preoccuparla. Erano iniziate
proprio il giorno prima, dopo che lo aveva sentito urlare.
Aveva
tentato di chiedere nuovamente a suo nonno cosa fosse accaduto, ma,
ancora una
volta, lui aveva sostenuto di non ricordare niente.
«... ci tieni molto.»
Sollevò gli occhi. «Come?»
«A tuo nonno.»
Certo. «Mi
ha cresciuta sin da quando ero
bambina. Ha sempre avuto una salute di ferro e finora... Finora
è
sempre stato bene.» Scrollò le spalle, cercando di
mostrare
sufficienza. «Me ne prenderò cura e
tornerà tutto a
posto.»
«Ne sono certo.»
Sentirlo dire a qualcun altro fu fonte di inaspettato
conforto.
«Bene.
Allora ti auguro la buonanotte.» Si allontanò
verso la
porta. «Visto che dormani sarai ancora qui...»
Sorrise. A pensarci bene, tanta tenacia era
quasi... tenera. «Be', oggi ti dico solo... a
domani.»
«A domani, Rei-san.» Lui
sollevò in aria
il futon, mostrandoglielo con un sorriso. «E
grazie!»
Lei finì di salutarlo con un cenno della mano,
quindi chiuse
la porta dietro di sé.
Persone come Yuichiro potevano essere poco sveglie e non molto
intelligenti, ma erano sempre felici, un po' come i bambini.
A suo modo, anche quella era una qualità
apprezzabile in un essere umano.
La mattina successiva si alzò verso le nove, come
ogni
domenica.
Doveva preparare la colazione per lei e suo nonno; per
fortuna, toccava
farlo a lei solo nei fine settimana. In fondo lei andava a scuola e suo
nonno
si svegliava abitualmente molto presto, perciò l'aveva
abituata a farle trovare sempre pronto qualcosa da mangiare. I weekend
erano l'eccezione alla regola.
Mentre si dirigeva in cucina, percepì un profumo
invitante provenire da quella direzione.
Quando entrò in salotto, vide Yuichiro seduto
attorno al tavolo basso. Lui
balzò in piedi, spegnendo la televisione.
«Buongiorno, Rei-san!»
Lei corrugò la fronte. «Tu cosa ci fai
qui?»
«Ecco... Tuo nonno è uscito per una
commissione. Mi ha
chiesto di badare alla colazione. Io e lui l'abbiamo già
fatta,
perciò mancavi solo tu. Vuoi che ti serva?»
Rimase interdetta. «Hai... preparato da
mangiare?»
Yuichiro annuì. «Non sono molto bravo, ho
preparato
qualcosa di
semplice. Oltre al riso c'è un po' di zuppa di miso, della
carne
e dei tramezzini.» Ridacchiò. «Non so se
mi sono
venuti bene, li ho riempiti con quello che ho trovato in
frigo.»
A pensare per lei fu il suo stomaco. «Oh...
Sì,
se è pronto, mi piacerebbe mangiare.»
«Perfetto!» Yuichiro si diresse in cucina.
Poco
dopo
tornò con un vassoio pieno e perfettamente ordinato. Lo
appoggiò sul tavolo. «Ecco a te. Allora vado a
pulire
il tempio, va bene?»
Ma perché le chiedeva il permesso per caricarsi di
altri
compiti? «Se non vuoi, non è necessario.»
Lui scrollò le spalle. «Se rimango qui ti
disturbo,
così invece faccio qualcosa di utile.»
Annuì.
«Vado. A dopo, Rei-san.»
«... a dopo.» Prima che avesse terminato
di dirlo,
lui era già sparito oltre l'angolo del corridoio.
Certo che come ragazzo era davvero... servizievole. Non
avrebbe
potuto
fare
nulla di meglio per lei: la colazione aveva un aspetto squisito e
sì, si sarebbe
sentita a disagio a mangiare con lui presente.
Anche se... forse no: Yuichiro sembrava cogliere rapidamente
quello che
la infastidiva.
Bah, meglio così.
Era le una e mezza passate del pomeriggio e di suo nonno non
si era
vista neanche
l'ombra.
Ma dove diavolo era finito?
Rei si diresse al tempio e, dopo una rapida controllata ai
dintorni,
incontrò
solo Yuichiro, che ramazzava con alacrità il piazzale.
«Mio nonno è tornato?»
Lui scosse la testa. «Non l'ho ancora
visto.»
Lei guardò l'entrata del tempio.
Muoversi per la città
nello stato di suo nonno poteva non essere prudente, ma non le rimaneva
altro da fare che attendere il suo ritorno. Sospirò.
«È già
pronto
da mangiare, lo stavo aspettando.» Si concentrò su
Yuichiro. «Tu non hai
fame?»
«Un po'» le sorrise lui. «Tra
poco vado a
prendermi qualcosa.»
In che senso? «Guarda che è pronto anche
per
te.»
«P-per me?»
Ora perché balbettava? «Sì,
per te.
Non mi costa
niente preparare una porzione in più. Fino a che stai qui,
visto il lavoro che fai, puoi mangiare con noi.»
«... grazie.»
Che motivo c'era di arrossire per un'offerta tanto
semplice?
«Io mangio adesso, altrimenti si raffredda. Vieni
pure, se vuoi.»
Lui lasciò cadere la scopa a terra.
«Certo!» La raccolse fulmineo. «Voglio
dire, metto a posto e vengo!» Corse via.
«... già.»
Cominciava
seriamente a
pensare che
Yuichiro fosse un po' stupido.
Lanciò una nuova occhiata alle scalinata che
portava al
tempio, trovandola vuota proprio come prima.
Si diresse all'altare delle invocazioni. Dopo aver suonato
la
campana, congiunse le mani.
Che stia bene e
che
torni a
casa sano e salvo.
Poi lei lo avrebbe sbarrato dentro una stanza, impedendogli di
fare
altre
sciocchezze.
Aprì gli occhi e, voltandosi, trovò
Yuichiro che la osservava, fermo a qualche metro di distanza.
Si accigliò. «Non ti hanno insegnato che
non
è educato fissare le persone?»
Lui si irrigidì.
«Mi
dispiace!
È solo che...» Abbassò lo sguardo.
«... Niente.»
Rei incrociò le braccia. «Solo che, cosa?
Concludi il discorso.»
«Sono tornato!» Fu un urlo dalle scale.
Le sparì un peso di dosso. «Nonno! Dove
sei stato?
Ero preoccupata!»
Suo nonno si avvicinò a loro di corsa, buttando
qualcosa
dritto
tra le braccia di Yuichiro. «Sono andato a prendere questo!
Ragazzo, ora sei un apprendista ufficiale!»
Eh?
Yuichiro stava tirando fuori da
una borsa
in
tela un lungo lembo di tessuto azzurro. Era... un hakama. E c'era
anche una tunica bianca.
«Dove hai preso quella roba?» Era
domenica; non
poteva esserci nessun negozio specializzato aperto. L'ultima divisa
maschile che avevano avuto nel tempio era stata fatta sparire proprio
da lei: l'aveva indossata Jadeite e lei non aveva avuto voglia di
conservare un indumento impregnato di tanta malvagità.
Il nonno poggiò le mani sui fianchi, fiero.
«Me la
sono fatta dare dal tempio del mio amico Yoichi.»
Per forza era stato via a lungo: quel posto si trovava
dall'altra parte
della città.
Tutta quella faccenda dell'apprendistato stava
andando troppo
oltre per i suoi gusti.
Yuichiro si inchinò a novanta gradi.
«Grazie mille
signo- maestro.»
Appunto.
Lei fece per esprimere il suo disappunto, ma Yuichiro si
affrettò a scuotere la testa. «Non ti preoccupare,
Rei-san! Continuerò a dormire nel tempio.»
Iniziò a sentirsi meschina. Tanta
gentilezza
metteva
in cattiva
luce qualunque sua rimostranza.
Sospirò e lanciò
un'occhiata a suo nonno. «Sembri più tranquillo,
sei
tornato in te?»
Lui la osservò con occhi innocenti e... normali.
«Cosa vuoi dire?»
Le cascarono le spalle. «Nulla. Andiamo a
mangiare.»
«Allora? Cosa ti ha fatto fare oggi?»
Rei si mise seduta sul pavimento della stanza del tempio,
Yuichiro davanti a lei nella stessa posizione.
Era scesa la sera ed era tempo di fargli un discorso.
«Oggi tuo nonno si è comportato
normalmente.
Dopo
che sei uscita, questo pomeriggio, lui mi ha fatto pulire i pavimenti
di
tutto il tempio. Abbiamo anche lucidato le scale in
pietra dell'ingresso al santuario.»
«Finora non avete pregato una sola volta,
suppongo.»
Yuichiro scrollò le spalle, come se la questione
fosse poco
importante. «Non è ancora arrivato il momento per
me
di passare a compiti più spirituali. Il maestro non mi
ritiene
ancora pronto.»
«Gli stai dando più credito di quanto non
ne
meriti. Mio nonno non ha mai avuto un vero apprendista.»
Yuichiro non commentò. Il suo sembrava per
metà assenso e per metà totale
indifferenza alla questione.
Rei ormai aveva capito che quello era il suo
modo di
fare: se c'era da
discutere, lui non lo faceva, al massimo ubbidiva.
Un atteggiamento simile in effetti ne faceva un
apprendista perfetto.
«Ascolta... Penso di potermi fidare di te. Non so
per quanto
tempo mio
nonno deciderà di farti rimanere qui, ma, se non vieni
dalle
parti della mia stanza, a me va bene che tu dorma in casa.»
Lui fu così sorpreso per alcuni secondi
non disse proprio nulla. Alla fine sorrise, in un
modo nuovo, quasi... condiscendente?
«Rei-san... Ti assicuro che
io sto bene anche qui. Non devi scomodarti per me.»
La stava trattando come se
fosse una...
ragazzina.
«Non mi scomodo per te! Se te l'ho proposto, è
perché mi va bene.» Si alzò in piedi,
seccata. «È un'offerta prendere o lasciare. O
vieni adesso
o,
per quel che mi riguarda, puoi startene qui anche per tutto
l'inverno!»
«Eh?»
Tanto lui aveva capito benissimo. E se non l'aveva capito,
allora
era
proprio uno stupid-
«Va bene.» Yuichiro scattò in
piedi.
«Scusami se ti ho fatta arrabbiare, non
volevo-»
«Sì, okay. Prendi le tue cose e
seguimi.» Tanto
lui aveva solo quella sacca sgualcita.
«Arrivo!»
Il tono di completa e totale ubbidienza la calmò.
Lui continuò a comportarsi così fino a
quando non si salutarono per la notte e questo la convinse di aver
preso la
decisione
giusta.
Sdraiato su un futon che conservava ancora un vago odore di
detergente,
Yuichiro Kumada fissò i quadrati di
luce fioca
che si stagliavano sul soffitto.
Lo avevano accolto in quella casa perché diventasse
un buon
apprendista, perciò doveva concentrarsi su quello e non su...
Sospirò.
... Non aveva mai visto una ragazza così
bella.
Rei-san non era solo bella, era anche gentile e buona. Gli
aveva
offerto un tetto sotto cui dormire, probabilmente credendolo un
vagabondo. Aveva pulito la stanza dove lui aveva dormito, si era
premurata di procurargli un futon pulito, lo aveva invitato alla sua
tavola, si era preoccupata di quello che suo nonno gli faceva fare...
Tutto questo nonostante lui non fosse che un estraneo per lei.
Si
era persino scomodata a dargli una stanza nella sua stessa casa,
nonostante avesse detestato l'idea appena un paio di giorni addietro.
Non le piaceva essere ringraziata per nessuna di queste
azioni, o
vederle riconosciute. Lei gli aveva mostrato tanto spesso
un'espressione di
rimprovero che lui
poteva dire di conoscerla a memoria, eppure... anche quando le
sopracciglia ad arco si univano sopra gli occhi viola, brillanti e
scuri, e le labbra si arricciavano fino a formare una piega
infastidita... anche in quei momenti, Rei-san era straordinariamente
bella.
Lui aveva cercato di tenere a mente che lei aveva solo
quattordici
anni, di
vedere quella giovane età da qualche parte, ma non
ci era
riuscito: lei sembrava talmente adulta e matura... Anzi, non lo
sembrava solamente, lo era. Aveva certamente più carattere
di
lui.
Sospirò di nuovo.
C'era una cosa su cui non si faceva illusioni: Rei-san non
pensava affatto a lui in quel
modo. Lo considerava inferiore a lei e aveva ragione. Lui
non era affatto suo
pari in quanto a intelligenza e sicurezza di sé.
Non che
contasse molto: non sperava di avere una storia con lei, voleva solo...
starle
accanto. Guardarla.
Non sapeva quanto sarebbe durata, ma per il
momento gli andava bene così.
... Quello era amore, vero?
Sì, forse era innamorato di lei.
Era proprio da lui interessarsi ad una persona che non aveva
la minima
intenzione di ricambiarlo.
Forse avrebbe dovuto farsela passare, pensare di meno a lei e
di
più al suo ruolo di apprendista in quel tempio.
Già.
Il giorno seguente doveva impegnarsi al massimo in qualunque
compito gli
avesse affidato il maestro.
Doveva ripagarlo per l'opportunità che gli aveva
offerto e
comportarsi da uomo, senza lamentarsi.
Si girò su un fianco.
Prima di dormire, provò a immaginare quali
sarebbero state le sue mansioni il mattino dopo.
Ci pensò per due soli secondi, poi si convinse che
non c'era
niente di male nel ricordare l'unico sorriso che Rei-san gli aveva
rivolto, mentre gli diceva...
'Be', oggi ti
dico
solo... a domani.'
A domani, la salutò lui.
Dormì.
INCONTRARSI
- Fine prima parte
Nella seconda parte terminerò di raccontare quanto
avvenne
nel resto dell'episodio trenta della prima serie.
Grazie per aver letto e se avete un pensiero su questo mio
scritto, mi
farebbe molto piacere sentirlo :)
|
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Capitolo 2 *** Episodio 1 - Incontrarsi - Seconda parte ***
Ovviamente ... impossibile?
"Ovviamente...
impossibile?"
Autore: ellephedre
Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. Essi sono
esclusiva proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation
Co.
Ltd
Episodio
1 - INCONTRARSI - Seconda parte
«Eh? Tuo nonno si comporta in modo
strano?»
Rei si ritrovò a evitare uno sbuffo gigante. Era proprio
tipico
di Usagi ripetere le cose più ovvie.
«Sì, l'ho appena detto. Fa così da un
paio di
giorni, non so cosa gli sia preso.»
Makoto spostò il piede da un peso all'altro, coprendo parte
del
sole con la coda alta. «Per 'strano' cosa intendi?»
A metà tra un primate in via di evoluzione e un ragazzino
che desiderava veder esaudito il più piccolo capriccio.
Aggrottò la fronte. «Se si
comporta così anche oggi, potrete
vederlo voi stesse.» Alzò di malavoglia lo sguardo
verso il
tempio. «Comunque non badategli troppo, è
meglio se
andiamo direttamente in camera mia.»
Le ragazze e Luna erano
venute da lei per discutere tutte insieme della situazione coi nemici e
non
potevano stare a perdere tempo dietro a suo nonno.
Si staccò dalla barra metallica su cui si era appoggiata,
lanciando un'ultima occhiata alla strada tranquilla dietro di lei.
«Su,
andiamo.»
Usagi fu la prima a mettere un piede sulla scalinata di pietra,
saltellando al
termine di una piroetta. Forse un giorno avrebbe smesso di muoversi
come una bambina delle
elementari, ma quel futuro pareva ancora lontano.
«Ci offrirai dei dolcetti come l'altra volta, vero,
Rei?»
Possibile che quella ragazza pensasse sempre e solo a mangiare?
«Non dovresti chiedere tu, devi aspettare che ti vengano
offerti.»
«E perché? Tanto alla fine me li darai lo stesso e
se chiedo io mi tolgo la curiosità.»
Ma chi le aveva insegnato l'educazione? Eppure sua
madre era sembrata una persona a
posto.
Bah, era evidente che c'erano
persone con la testa troppo dura per imparare le
più basilari regole del vivere sociale.
«E quello cos'era?»
Rei lanciò un'occhiata a Makoto. «Di che
parli?»
«Mi sembra di aver sentito un urlo provenire da
sopra.»
Co-? Il nonno!
Si precipitò su per le scale. Usagi, Makoto ed Ami le furono
subito dietro.
Sul piazzale non scorse alcun pericolo, ma qualcosa che era quasi
peggio:
Yuichiro era steso a terra, a faccia in giù; suo nonno gli
stava buttando addosso una secchiata d'acqua.
Rei corse loro incontro.
«Nonno! Che sta succedendo?»
«Nonnino!» La mano di Usagi balzò da
dietro di lei,
un dito puntato. «Quella mantelletta ti sta
benissimo!»
Ma che aveva fatto per meritarsi una piaga come lei? Suo nonno
però aveva davvero una ridicola mantelletta
verde
scuro annodata al collo: non aveva il coraggio di chiedergli a
cosa potesse servire.
Un'altra secchiata d'acqua si abbatté su Yuichiro.
«Nonno, ora smettila!» Aveva costretto anche
Yuichiro a
mettersi
un mantello come lui! Chissà a quale razza di assurdi
allenamenti lo aveva sottoposto. Possibile che quel ragazzo non sapesse
farsi
valere
neanche un po'?
Ancora a terra, lui cominciò ad emettere strani versi.
Suo nonno gli inveì contro. «Sei uno stupido, un
inetto! Una disgrazia per questo tempio!»
Sua nonno aveva avuto una ricaduta, ma quell'atteggiamento folle doveva
finire, non poteva continuare
così per semp-
«Chi è questo ragazzo?»
Non si stupì che le prime parole intelligenti fossero state
pronunciate proprio da Ami.
«Si chiama Yuichiro Kumada»
rispose lei.
«È diventato un
apprendista qui
al tempio.»
«Wow!»
Già, quello invece era un commento tipico di Usagi.
Yuichiro cominciò con fatica a sollevarsi da terra.
Gli
andò vicino, inginocchiandosi accanto a lui.
«Yuichiro,
stai bene?» Pareva che avesse preso una brutta botta.
Lui le rivolse uno sguardo sfocato e indebolito. «Oh,
Rei-san... stai bene anche in uniforme.»
Eh? «Mi sa
proprio che hai preso un colpo alla testa.»
Fulminò suo
nonno con lo sguardo. «Si può sapere
cosa gli hai fatto?»
«Silenzio!» sbraitò lui, sbattendo le
braccia in aria. «L'apprendistato per
diventare preti shintoisti è durissimo! Non
è
possibile andarci leggeri! L'allenamento è tutta una
questione
mentale!»
Era impazzito, era-... scoppiato
a piangere?!
Il nonno le si avventò contro, nascondendole il volto nel
petto.
«Povero me, che devo fareee? L'unica persona che
può
succedermi nel tempio sei tu, nipote! Sono così
solooooo!»
Non le restò altro che abbandonare la testa in avanti,
sospirando sconsolata. Lanciò un'occhiata depressa alle
ragazze. «Visto?
È
emotivamente instabile in questi giorni. È
impazzito.»
«No, non è pazzo!» Yuichiro
balzò
in piedi all'improvviso,
i pugni stretti in due morse
determinate. «Ha ragione invece, è
naturale che
l'allenamento sia faticoso!»
... dubitava che la pazzia di suo nonno fosse contagiosa, per cui
Yuichiro era ovviamente stupido di suo.
Lui corse verso l'altare, suonò la corda della
campana e
cominciò a pregare. «Ce la farò, ce la
farò,
reggerò ogni tipo di prova!»
Le palle gialle in cima alla corda si aprirono, rovesciandogli addosso
una nuova valanga d'acqua.
Ma che-?
Suo nonno si allontanò con uno scatto da lei.
«Hohohoho!» ridacchiò, ballando.
«Ci sei cascato!»
Cascato?!? «Nonno!» Era nera di rabbia! Ma che
figura le stava
facendo fare davanti alle sue amic-
Usagi scoppiò a ridere.
No, una così tonta non era amica sua!
«Usagi!» la rimproverò Ami.
«Vero che era
divertente?» incalzò suo
nonno, avvicinandosi ad Usagi per continuare quella follia.
«Sì, amo questo tipo di scherzi!»
«Tu sei l'unica che capisce il mio umorismo!»
Proruppero insieme in nuove risate, dando vita ad un quadretto ridicolo
che Rei non ci tenne affatto a veder continuare.
«Nonno!» Si frappose tra loro. «Quando
è troppo è troppo!»
Come se non l'avesse neanche sentita, lui continuò a
ridacchiare.
«Scusami...» mormorò Yuichiro, da
qualche metro di distanza. «Se sei preoccupata per
me...»
Ma lui che c'entrava? «Fa' silenzio.»
«È che-»
«Zitto, ho detto!»
Yuichiro divenne rigido come una tavola.
«Sì!»
Rei tornò a voltarsi. «Nonno!»
Lui guardava da un'altra parte, indispettito. Peccato, ora doveva
starla ad
ascoltare! «Se continui con questi atteggiamenti,
distruggerai la
buona reputazione del nostro tempio!»
«Oh, andiamo!» Usagi si sporse verso di lei,
muovendo una mano in aria con fare noncurante. «Non dovresti
essere così severa tutto il tempo! Devi avere un po' di
senso dell'umorismo.»
Ecco un'altra che non sapeva farsi i fatti suoi. Come se non bastasse,
aveva persino fatto ringalluzzire suo nonno.
Rei sbuffò e si portò a un passo da lei.
«Senti, questo è un problema del nostro tempio.
Per cui...» Le puntò un dito alla giugulare.
«Tieni il naso fuori dalle nostre faccende!» Spinse
in avanti.
Quella sciocca di Usagi cadde all'indietro come se le avesse dato
chissà che spinta. Vederla a terra non le
dispiacque per niente.
«Uahhh! Come sei cattiva Rei!»
E lei era una bambina piagnucolona indegna di essere una guerriera
Sailor!
Dietro di loro, Makoto scosse piano la testa. «Usagi, non mi
pare il caso di piangere per così poco.»
Perfetto, almeno non era l'unica con un po' di buon senso in quel
gruppo di guerriere.
Lo sguardo accusatore di Ami però non cadde su Usagi.
«Rei, anche tu! Non dovevi spingerla in quel modo.»
Eh, no! Praticamente Usagi era caduta da sola e stava
piangendo solo per tentare di racimolare pietà. Come faceva
Ami a
non
accorgersene e a darle tutta la colpa?
Adirata, Rei incrociò le braccia e alzò il mento
in
aria.
Lo sguardo di Ami si fece severo. «Rei! Se hai intenzione di
comportarti in questo modo
è
meglio che me ne vada a studiare alla scuola preparatoria.»
Non
le lasciò il tempo di replicare e corse via con Luna.
«A
dopo!»
Makoto scrollò le spalle. «E io penso che
andrò
all'allenamento di kung-fu.» Si dileguò anche lei.
«Ma che-? Non avete nemmeno cercato di discutere seriamente
del
problema!» E il problema era Usagi, una ragazzina
incapace di comandare se stessa, figurarsi il loro intero gruppo. Stava
ancora lì inginocchiata
a
terra, neanche le fosse capitata chissà quale tragedia. Bah,
se
le altre non volevano discuterne, era un problema loro.
«Facciano
come vogliono!»
Da dietro le spalle sentì Yuichiro bofonchiare,
«Rei-san...»
Ma insomma, era ancora lì? «Ti ho detto di fare
silenzio!»
Non poteva sopportare di stare assieme a lui e a quella sciocca di
Usagi per un secondo di
più!
Marciò spedita verso casa.
Povera Rei-san.
Aveva litigato con le sue amiche e in più sentiva di portare
sulle spalle non solo la responsabilità di suo
nonno, ma
persino di tutto quel tempio. Quattordici anni erano troppo pochi per
avere
preoccupazioni di quella portata.
Prima lui aveva cercato di darle un buon consiglio, ma era chiaro che
aveva
scelto il momento sbagliato per intervenire.
Forse si sarebbe beccato una seconda sgridata, ma ci teneva
veramente a parlarle un po' di suo nonno, per rassicurarla.
Era normale che gli anziani fossero un po' volubili: il loro corpo
invecchiava e tutte le loro sensazioni venivano ingigantite oltre il
normale.
Lui aveva perso un nonno - più precisamente il padre di suo
padre - quando aveva avuto solo cinque anni, tuttavia aveva ancora
altri
tre nonni, di cui due in età piuttosto avanzata,
perciò
aveva un'esperienza abbastanza ampia in materia. Nonno Kojiro, il padre
di sua madre, aveva ormai quasi ottant'anni e spesso si comportava in
maniera anomala: bastava un nulla per renderlo felice o incredibilmente
triste. Nonna Ichigo una volta gli aveva sussurrato che si trattava
solo del cambio di stagione: gli acciacchi del nonno si facevano
sentire parecchio con l'umidità autunnale e, appena stava un
po' meglio,
la
cosa lo rendeva oltremodo felice, senza che apparentemente vi fosse un
motivo. In
realtà, gli aveva detto sua nonna, era quella la spiegazione.
Lui voleva provare a parlarne a Rei-san, magari in termini un po'
più scientifici; forse, sarebbe riuscito a
tranquillizzarla.
... o forse lei non avrebbe dato tanto credito alla sua teoria; in
fondo, non doveva aver migliorato di molto la sua opinione su di lui
dopo l'episodio di quel primo pomeriggio.
Era una fortuna che non l'avesse visto saltare da un albero all'altro,
tra le mani una corda che aveva stretto come se fosse la sua stessa
vita.
Aveva
avuto una paura incredibile prima di balzare giù, ma il
maestro era rimbalzato da un albero all'altro con tanta
semplicità, pure con gambe e braccia
notevolmente più corte delle sue. Seguendo il suo esempio,
lui si era fatto coraggio e si
era
buttato; era caduto come aveva temuto, ma almeno non si era rotto
niente e la
sensazione di aver vinto la paura era stata magnifica.
I metodi del maestro erano senza dubbio strani, oltre che molto severi,
ma ormai lui era disposto a fare di tutto. Aveva deciso di impegnarsi,
perciò l'avrebbe fatto senza riserve.
Dondolò la testa da un lato all'altro e
stiracchiò i muscoli
indolenziti. Si appoggiò contro la trave che stava
esattamente davanti
alla porta della camera che gli avevano offerto per quei giorni.
... inutile perdere altro tempo, no?
Si era ripromesso di parlare a Rei-san quel pomeriggio,
perciò doveva farlo adesso.
Balzò in piedi e cominciò a fare il giro della
casa. Si
fermò davanti al salotto.
Giusto, lei gli aveva detto di non
disturbarla in camera sua.
Quindi come poteva fare? Poteva restare ad aspettarla
lì,
oppure semplicemente attendere l'ora di cena, però-
«Ehi, come mai qui?» Rei-san gli passò
davanti e si
infilò nell'ingresso. Alzò da lì la
voce.
«Il nonno oggi ti ha lasciato in pace?»
Lui la raggiunse con uno scatto. «Sìsì.
Ah, ecco... mi chiedevo se...» Ma perché le
frasi si
spezzavano quando parlava con lei? O quello o diceva idiozie,
perciò doveva fare attenzione e riflettere sulle proprie
parole.
«Se potevo parlarti di...»
Lei terminò di infilare le scarpe e si concentrò
su di lui, in attesa di sentirlo terminare.
Lentamente, la bocca gli si seccò. Rei-san indossava ancora
l'uniforme scolastica, ma doveva essersi messa un po' di trucco,
perché prima non aveva avuto le ciglia tanto lunghe e nere.
O le
labbra così luminose. E rosa. E invitan- No. Quattordici anni.
Inoltre, a qualunque età, Rei-san era fuori
dalla
sua
portata: le qualità che più ammirava in lei a lui
mancavano quasi del tutto.
Lei inarcò un sopracciglio annoiato.
«Io sto
uscendo a fare la spesa, se devi dirmi qualcosa fallo adesso o dovrai
aspettare che torni.»
La spesa! «Vengo con te.» Prima di poter sentire
una protesta, indossò i sandali. «Così
ti aiuto almeno a portare le borse, visto che sto mangiando da voi
gratis.»
Lei puntò gli occhi sul soffitto, quindi gli diede la
schiena e aprì la porta di casa. «Non
c'è nulla di gratis, stai lavorando.»
Uscì e lui le andò dietro.
Uffa. Aveva pensato di fare una camminata tranquilla, invece ora doveva
fare conversazione con Yuichiro.
Aveva avuto la tentazione di dirgli di rimanere a casa e non seguirla,
ma quando le ricapitava un'occasione del genere? Avrebbe potuto
comprare più roba del normale e far portare a lui la maggior
parte della spesa; forse non sarebbe neanche stata costretta a tornare
il fine settimana. Certo, sempre che riuscisse a calcolare per bene
esattamente quante cose comprare.
Di solito era molto brava e le provviste bastavano esattamente fino
a martedì o sabato, i giorni in cui andava a fare
visita al
supermercato locale; il compito se lo era affidato personalmente, le
piaceva sapere cosa ci sarebbe stato da mangiare e, occasionalmente,
anche comprarsi qualche snack o leccornia per lei sola. Suo nonno aveva
regolarmente dimenticato quella parte della spesa e dover uscire per
riparare a quelle mancanze l'aveva regolarmente scocciata: quando aveva
voglia di qualcosa di dolce o salato, le piaceva averlo subito a
portata di
mano.
Yuichiro sedeva alla loro tavola giusto da un paio di giorni, ma
le sue abitudini alimentari le erano già chiare: mangiava di
tutto,
ma, soprattutto, mangiava in abbondnza. Era appena lunedì
pomeriggio e non c'era già
più
niente con cui preparare una cena decente; nella cena che lui aveva
preparato la sera prima e nel pranzo di quel giorno era finito tutto.
Va
bene, pure lei aveva mangiato a sazietà, ma il fatto
restava:
era solo a causa di lui se c'era di nuovo da fare la spesa tanto
presto,
perciò era giusto che fosse Yuichiro a sopportare il peso
delle
provviste.
«La prossima volta potrei venire a fare la spesa da
solo.»
Rei terminò di attraversare la strada e voltò la
testa verso di lui.
«So che è a causa mia se devi farla già
adesso, ho
visto il frigo e la dispensa vuoti. Pensavo di chiedere a tuo nonno se
potevo comprare qualcosa più tardi; non sapevo che te ne
occupassi tu.»
Beh, almeno non poteva accusarlo di non essere previdente.
«Sì, la faccio da sola normalmente. Ti ringrazio,
ma
preferisco occuparmene di persona. Compro spesso cose di cui
potresti non ricordarti.»
Yuichiro parve confuso.
«Voglio dire che potrei anche farti una lista, ma su alcuni
prodotti cambio spesso idea.» Tornò a camminare,
entrando
nel parco per accorciare la strada.
«Ah! Ti riferisci alle caramelle.»
Per un attimo Rei si vergognò nel sapere che lui
aveva visto le
infantili caramelle gommose a forma di orsetto, ma quelle non erano
state che il peccato di una volta. «Sì, a cose
così.» Forse era meglio cambiare discorso.
«Da
quant'è che vivi da solo?»
Yuichiro sembrò momentaneamente interdetto. «Ah
... da sei mesi circa. Dal diploma.»
Si era diplomato? Aveva creduto che stesse lavorando da più
tempo, magari perché non aveva qualcuno a sostenerlo.
«E... hai una famiglia?»
«Sì.» Sul volto di lui si
formò
un sorriso
enorme. «Ci sono mio padre, mia madre e le mie due
sorelle,
Aiko e Meiko.» Scrollò le spalle. «Me ne
sono andato
di casa perché non avevamo idee... simili sul mio
futuro.»
Avrebbe voluto chiedergli qualcosa di più, ma si era
già
impicciata abbastanza. Rallentò il passo a
catturò tra le
dita una
foglia secca che le era volata accanto. «Prima
volevi dirmi
qualcosa. Di cosa si trattava?»
Lui si fermò ed annuì. «Volevo parlarti
del maestro.»
«Oh, per favore. Ti ho già detto che mio nonno non
è un 'maestro'.» Come faceva ancora a crederlo
dopo quello era stato costretto a fare?
Yuichiro piegò le labbra unite, ma non replicò.
«Il... il tempo cambia rapidamente in autunno.»
«Eh?»
«Il bioritmo della mente e del corpo tendono a venire
disturbati più facilmente...»
Bioritmo? Cosa c'entrava? «Cosa stai cercando di
dire?»
«Dico solo che una volta che il tempo si sarà
stabilizzato, anche il maestro potrebbe calmarsi.» Si
portò una mano dietro la testa, lisciandosi o
scompigliandosi i
capelli, non si capì. «Forse sarebbe meglio dargli
un po'
più di tempo e osservare come vanno le cose.»
... stava cercando di aiutarla.
Rei si ritrovò a sorridere. «Ti
ringrazio.»
«Eh?»
Su di lui aveva avuto alcuni pregiudizi, ma forse era meglio cominciare
a rivederli. «Pare che sarai più affidabile di
quel che
sembri.»
Yuichiro era entrato da appena qualche giorno nella loro vita, eppure
aveva già aiutato parecchio sia lei che suo nonno. Al
contrario c'erano persone - con cui si erano condivise battaglie e
segreti
importantissimi - che non si fidavano di lei e la criticavano alla
prima
difficoltà. «Sai, alcune ragazze non lo
sono affatto
invece.»
Si sedette su una panchina vicina e sollevò lo sguardo al
cielo. «Possono dirti che sono tue amiche, ma quando hai
davvero
bisogno di loro, sono così... distanti.»
Era corretto descrivere la situazione in quel modo? Ami non si era mai
arrabbiata con lei prima dell'altro giorno e, anche se Usagi era una
casinista di
prima categoria, lei non aveva avuto intenzione di farle del male.
Makoto la conosceva meno, ma le era sembrata una ragazza socievole e a
posto.
Comunque, non le era piaciuto per niente venire piantata in asso da
sola senza un minimo di discussione.
«Ah-ehm.»
Girò la testa e identificò la voce estranea.
Accanto a lei e Yuichiro era apparso un tipo assurdo vestito da
indovino, con un paio di baffetti posticci e occhiali dalle lenti
rotonde e scure.
«Rimanete seduti tranquilli ragazzi e lasciatemi fare il mio
lavoro.
Vi
predirò accuratamente il vostro futuro! Sono un indovino
errante
che parla d'amore.»
Ma che voce aveva quello? Sembrava una donna che tentava di parlare
come un uomo. Anzi, non una donna, ma una ragazz-
«Ora vi dirò tutto su ciò che vi
aspetta!» Il tipo buttò in aria un incredibile
numero di
bastoncini. Era biondo e basso e stava iniziando a venirle un certo
sospetto...
Lo vide gironzolare teatralmente su se stesso mentre ripigliava solo
due dei bastoncini che aveva lanciato, incrociandoli tra loro neanche
fossero armi. O scettri.
«Se voi due vi baciate adesso, il vostro amore eterno si
rivelerà!»
Ma che razza di- «È una cosa ridicola!
Andiamo!»
Balzò in piedi e spinse lontano Yuichiro, che era arrossito
come
un peperone.
Insomma! Ogni volta che si faceva una buona opinione su di lui
veniva puntualmente smentita: possibile che lui avesse davvero creduto
alle
scemenze di quella stupida?
Tornò indietro da sola, andandole incontro. «Si
può che sapere che stai cercando di fare, Usagi?»
«Oops. Te n'eri resa conto?»
Che aveva usato la penna lunare per quel penoso travestimento?
Sì. «Forse non ti ricordi che io sto
già con
Mamoru-san.» Aveva già trovato il ragazzo perfetto
per
lei, perché diavolo Usagi stava cercando di piazzarla con un
altro? «Sarà meglio che non tenti
più
stupidaggini del genere o non ti parlerò mai
più!»
«Ehhh?!? Ma-» Usagi si accasciò a terra
e
iniziò a piagnucolare.
Peggio per lei!
Le diede le spalle e tornò da Yuichiro, tirandolo per un
braccio e
portandolo
fuori dal parco. «Su, muoviamoci e prendiamo
un'altra
strada.»
Lui si lasciò trascinare senza opporre resistenza.
Rei gli
lanciò un'occhiata e lo trovò ancora con le
guance in
fiamme. Si fermò e incrociò le braccia.
«Come
fai a credere
alle idiozie di un indovino qualunque?» Poteva capire che
fosse
arrossito perché inesperto di faccende come quella, ma non
poteva essere tanto ingenuo da dare credito al primo estraneo che
passava.
«No, io...» Lui deglutì e scosse
rapidamente la
testa. «Non ci credo, mi ha solo colto di
sorpresa...» Aprì la bocca e la chiuse di colpo,
tornando
finalmente normale. «Prometto che non ci
penserò
più.» Scattò con un passo
all'indietro. «No, non voglio dire che non ci penso,
voglio
dire che non ci credo. Cioè, non è come sembra,
non
è che-» Abbandonò la testa in avanti.
Rei rilasciò uno sbuffo. «Sì, ho
capito.» Era stupido anche lui, ovvio e assodato.
«Andiamo a
fare
la spesa e basta.»
Rei-san lo credeva un'idiota.
E chi poteva darle torto? Si era comportato proprio come tale: solo un
bambino
dell'asilo arrossiva in quel modo quando qualcuno buttava lì
che
forse un bacetto alla ragazzina che gli piaceva ci poteva anche stare.
Se non avesse avuto le borse tra le mani, Yuichiro le avrebbe usate per
prendersi la testa e spaccarsela da qualche parte.
Era un vero disastro con le ragazze: le uniche due relazioni che aveva
al suo attivo non si potevano neanche definire tali. Per Asuka lui non
era
stato altro che un giocattolo da usare come strumento di
vendetta pubblica,
per Maemi invece aveva rappresentato poco più di un amico
con
cui divertirsi. Agli amici però le cose si dicevano chiare
in
faccia, non si lasciava loro credere che stesse nascendo qualcosa
quando invece non c'era proprio niente.
... era stato uno stupido ingenuo entrambe le volte.
Altri avrebbero potuto dire che aveva ricavato qualcosa da quelle
relazioni, ma c'erano
momenti in cui lui desiderava tornare indietro e poter essere
più
intelligente. Il lato fisico dell'amore, in assenza di amore, non era
che un vuoto ricordo, un atto che dava soddisfazione solo sul
momento. Averne esperienza poi non lo aiutava nemmeno ora: con la
mente era ancora ai livelli delle prime cotte, eppure, per quanto
involontariamente, non riusciva proprio a evitare di
volere più...
più.
Per fortuna, avrebbe potuto passare ore anche solo a ricordare il modo
in cui Rei-san gli aveva sorriso di nuovo nemmeno un'ora fa.
Alzò lo sguardo che aveva puntato sul marciapiede e lo
fissò su di lei, che gli camminava davanti.
Probabilmente Rei-san l'avrebbe trovato ridicolo, ma voleva
comunque
darle una cosa. «Scusami...»
Lei gli mostrò un'espressione
rassegnata. «Cosa c'è?»
Lui appoggiò i sacchetti sul marciapiede e
tirò fuori
dalla
tasca dell'hakama azzurro quello che aveva comprato di nascosto.
«Tieni, ho pensato di...» Farle una sorpresa?
Guardò lo snack che teneva in mano e la trovò
ridicola
persino lui. «È per te. Ho pensato che ti
sarebbe
piaciuto,
visto che le caramelle...» Allungò la mano,
cercando di
zittirsi.
Le sopracciglia alzate e poco convinte di lei lo
spinsero a continuare.
«È solo per ringraziarti di come mi hai accolto in
casa. Non
è niente rispetto a quello che tu hai fatto per me, infatti
poi
te ne prenderò altri-» Ma che stava dicendo?
«Ma non
per assillarti. È solo per ringraziarti, non per altro. Per
come mi
hai accolto in casa...» Era
meglio chiudere la bocca e basta. Le aveva preso quello snack per
l'unico motivo che Rei-san non avrebbe
mai voluto sentire: lei gli piaceva da morire, in un modo che gli stava
mandando in poltiglia il
cervello.
Rei-san si avvicinò di un passo e gli prese la barretta
di
cioccolato dalla mano. «Grazie.» Scrollò
le spalle e
sorrise un poco. «Non devi essere nervoso,
l'importante
è il pensiero.» Infilò il braccio nella
presa del sacchetto
leggero che portava, quindi aprì l'involucro dello
snack e gli diede un piccolo morso. Finì di masticare e
deglutì. «Non l'avevo
mai provato. È buono.» Sospirò a bocca
chiusa e
scosse
piano la testa. «Sai che sei strano?» Pur
continuando
a guardarlo, riprese a camminare. Addentò un altro pezzo
della
barretta.
Yuichiro sollevò di nuovo i sacchetti e le andò
dietro. «Lo so, mi dispiace.»
«Intendevo dire che a volte sembri quasi...»
rifletté sulle successive
parole, «più
sveglio.» Corrugò la
fronte. «Non sto
cercando di offenderti.»
«No, hai ragione.» Che altra impressione poteva
averle
dato, in fondo? Con lei si comportava quasi esclusivamente in quel modo.
«Ogni tanto sembra che tu sia troppo nervoso per parlare come
si
deve. Beh, non ce n'è motivo. E poi» mosse la
testa da
una
parte all'altra, in volto un'espressione tanto condiscendente quanto
divertita, «non dovresti fare gli esercizi che
ti consiglia mio
nonno. Se ti colpisci di nuovo la testa finirai davvero con lo
straparlare di nuovo come hai fatto oggi.»
Eh? «... Quando?»
Lei fece spallucce. «Quando ti eri appena ripreso dopo la
caduta.
Naturalmente
quello che hai detto era la pura verità»
toccò con
una mano la propria divisa, sorridendo in maniera sfacciatamente
ironica, «ma una prossima volta finirai col decantare persino
le
rughe
del nonno. E poi i bagni di acqua gelata in pieno autunno e all'aria
aperta non sono salutari.»
Stai bene anche in
uniforme.
E così Rei-san credeva che non fosse stato lucido quando
l'aveva detto.
La testa gli aveva fatto un po' male e forse era solo per quello che la
verità gli era uscita senza un solo pensiero.
Iniziarono a percorrere la scalinata che portava al tempio.
Forse lei non voleva sentirglielo dire, ma... lui aveva bisogno di
dirlo, di tirare fuori in un qualche modo quanto-
Deglutì.
«Era la pura verità.»
«Hm?» Rei-san si fermò sui propri passi
e
lo
guardò da un paio di gradini più in alto.
Lui si fece di nuovo coraggio. «È la pura
verità.»
Gli occhi di Rei-san non mostrarono alcuna reazione. Poi si
allargarono. E-
Lui arrossì e abbassò lo sguardo.
Corse su per le scale senza aspettarla.
L'acqua calda della vasca era favolosa, estremamente rilassante.
Rei finì di immergervisi e risistemò all'interno
della cuffia
rosa una ciocca di capelli che le era caduta sulle spalle nude.
Appoggiò la testa contro le piastrelle umide, chiudendo gli
occhi.
Certo che a credersi sveglia era brava, ma alla fine le sfuggivano le
cose più ovvie: Yuichiro si era preso una cotta per lei. Lui
aveva praticamente dovuto dirlo ad alta voce per farglielo capire.
Beh, per fortuna non si era fatto troppe speranze in merito,
perché non aveva la minima possibilità
con lei.
Qualcun'altra avrebbe potuto trovare persino adorabile il modo in cui
lui si mangiava le parole ogni volta che si trovava in sua presenza, ma
lei
lo trovava penoso. Beh, così era un po' acido. Lo trovava
ridicolo,
piuttosto. Da ragazzini, ecco.
Per quanto Yuichiro fosse più grande di lei, erano a due
livelli
di maturità differenti: lei era praticamente alla pari con
Mamoru Chiba e difatti stava uscendo con lui. Non che quella relazione
avesse ancora preso il largo, ma la strada era quella giusta: uscivano
insieme in fondo. Una volta alla settimana. Se chiamava lei.
Sospirò.
Se fosse andata in una normale scuola mista, forse ora sarebbe stata
maggiormente capace di decifrare i ragazzi. Non temeva affatto di non
riuscire a trovare un fidanzato in breve tempo, ora che finalmente
aveva iniziato ad interessarsi ai maschi, però non si era
accorta immediatamente della palese infatuazione di Yuichiro, come
avrebbe dovuto, e Mamoru Chiba si stava rivelando piuttosto
difficile da conquistare.
A causa della stupida fissazione di suo padre per l'eccellenza della
sua educazione, il primo ragazzo che avesse mai mostrato
interesse
per lei aveva finito con l'essere uno che aspirava a diventare
apprendista in un tempio.
... si stava dimostrando ingiusta nei confronti di Yuichiro,
lo sapeva. Però, se sentirgli dire che la trovava bella era
stato
sorprendente, capire di essere arrossita era stato irritante.
Non poteva seriamente prendere in considerazione uno come lui. Yuichiro
non
aveva praticamente personalità, se non quando...
È per te. Ho
pensato
che ti sarebbe piaciuto.
Una semplice barretta al cioccolato? Le era piaciuta veramente,
soprattutto perché lui le aveva regalato qualcosa anche se
non poteva permettersi granché.
Comunque non era abbastanza bello. E va bene, non era nemmeno
brutto. Il problema era che non si capiva
cosa
fosse: nascondeva persino gli occhi sotto una disordinatissima
frangia, perciò non doveva esserci molto da vedere.
E poi non era molto intelligente. A lei non bastava una
persona sveglia a sprazzi, voleva qualcuno con cui poter avere una
conversazione decente. Anzi, brillante.
Dalla finestra udì il gracchiare dei suoi amati corvi.
La aprì e tirò fuori la testa. Alzò
gli occhi,
scorgendo le piccole unghie sulla sporgenza del tetto. «Ehi,
come
mai siete agitate?»
Phobos e Deimos continuarono ad emettere versi infastiditi. Tendendo le
orecchie, Rei ne capì il motivo: fuori qualcuno stava
urlando.
Non erano urla di terrore, ma urla di... incitamento. Per se stesso.
... Yuichiro era uno scemo.
Suo nonno le aveva detto che quel pomeriggio si erano allenati a
saltare da un albero all'altro e se lui stava ancora facendo
Tarzan attaccato ad una corda, allora non era altro che un idiota.
Sollevò lo sguardo, concentrandosi sulla luna.
... quando era tornata a casa, suo nonno sembrava tornato di nuovo
normale. Anzi, forse era parso persino... preoccupato.
Appoggiò i gomiti sulla finestra. Non faceva così
freddo
fuori e i vapori del bagno le tenevano caldo.
«Che
ne dite, Phobos, Deimos? Lo strano comportamento del nonno è
dovuto solo al tempo?»
Sperò che fosse così. O che lui tornasse come
prima nel minor tempo possibile.
Tornò a chiudere la finestra e si reimmerse nella vasca,
cercando di rilassarsi come si era imposta di fare sin da principio.
Chiuse gli occhi e lasciò la mente vagare, libera e
leggera...
La casa tremò, come colpita da un flusso di... energia!
«È uno spirito maligno!»
Uscì dall'acqua e si asciugò con un paio di
rapide
passate, poi, con addosso solo lo yukata, corse in camera sua a
mettersi qualcosa.
«Allenamentooooooo!!»
Yuichiro saltò verso la corda,
stringendola con tutta la forza che aveva. Iniziò a volare
da un
ramo all'altro, con la stessa leggerezza del suo maestro.
Doveva temprarsi per lei! «Rei-san, farò del mio
meglio!»
Rei-san era arrossita, non le era dispiaciuto sapere del suo interesse
per
lei! E come uno stupido lui era corso via!
Era ancora indegno di lei, uno sciocco immaturo che doveva ancora
capire cos'era il coraggio!
Si riequilibrò sul ramo su cui era atterrato e si
voltò
senza attendere un solo secondo. Con la corda stretta nel pugno, si
lanciò in un nuovo volo.
Il sorriso di lei tornò a splendergli nella mente,
così
bello, così dolce... Rei-san era la ragazza perfetta, la
migliore
che potesse esistere e lui- Andò a sbattere contro il tronco
dell'albero con la faccia.
Scivolò a terra con la stessa forza di un uccello
tramortito.
«Ahii...» Si passò la mano sul naso,
ma il rivolo
di sangue che si era aspettato di sentire non si fece vivo.
Perfetto. Balzò in piedi.
«Allenamentooo!!» Non
poteva farsi vincere da ostacoli così ridicoli! Il suo
cammino
verso la maturazione doveva essere rapido, solo così avrebbe
potuto sperare in un futuro con Rei-san!
Si librò in aria un urlo, seguito da forti rumori.
Lui si irrigidì: quello era il maestro!
Scattò a correre. Forse il maestro si trovava nel tempio,
doveva fare il giro della casa!
Quando arrivò sul piazzale non vide quasi niente,
ma
presto la luce della luna illuminò una figura grossa e
ricurva; quella si voltò verso di lui e gli occhi gialli ed
enormi
saettarono nella penombra.
«Un... mostro!»
Scappò a gambe levate, immediatamente inseguito. Doveva
avvertire Rei-san, portarla via da lì!
La porta della sua stanza sbatté di lato.
«Rei-san, c'è un mostro nel tempio!»
Rei si coprì immediatamente con il tessuto sciolto della
tunica. «Yuichiro! Chiudi subito la
porta!» Era
praticamente nuda, perché diavolo era entrato nella sua
stanza-
Lui si era già girato. «Ah, l'ho vista.»
Che cosa?!?
Yuichiro tornò a voltarsi con uno scatto. «Non
c'è tempo per preoccuparsi di queste cose!»
Eh? «A me preoccupano invece!»
Lui fece un passo all'indietro, alzando un braccio in direzione del
corridoio. «Dobbiamo muoverci e scappare!» Si
girò
verso il corridoio e Rei sentì a sua volta lo strano rumore;
no,
il... verso.
Yuichiro sembrava terrorizzato e Rei si
allacciò
la tunica e l'hakama a tempo di record.
Gli andò vicino. «Si può sapere che-
Oh! Uno youma!»
Nel corridoio!
Il mostro pronunciò una parola incomprensibile, muovendo da
una
parte all'altra le minuscole pupille degli occhi sbilenchi.
Balzò verso di loro, ricurvo come una scimmia.
«Ahh!» Lei e Yuichiro corsero sparati nella
direzione
opposta.
«Si può sapere cosa ci fa uno youma
quiii?!?» Cosa poteva fare adesso, cosa, cosa, cosaaa!?
Il tempio!
«Seguimi!» urlò, uscendo di casa e
dirigendosi verso
il santuario. Non aveva la penna di trasformazione con sé in
quel momento e la sua unica possibilità era rappresentata
dal
sacro
fuoco. In pochi secondi si infilò nel corridoio del retro e
imboccò la porta giusta, curvando quasi per miracolo.
Il mostro continuava a stare dietro di loro e
lanciò un
potentissimo vento energetico che li sbatté entrambi contro
la
parete. Lei atterrò in ginocchio sul pavimento, ma Yuichiro
fu
colpito dal muro in pieno volto.
«Yuichiro!»
Si girò. Il mostro era a pochi passi da lei. Il sacro
fuoco gli stava dietro, perciò per raggiungerlo doveva
saltare di lato non appena quella bestia si
fosse avvicinata abbastanza.
Dal nulla, Yuichiro le si parò davanti. «Presto,
scappa!»
«Che dici?» Lui doveva togliersi di mezzo,
altrimenti-
Yuichiro non si lasciò spostare. «Se è
per salvare te, posso anche
morire.»
Per salvare me
può anche- Le guance le andarono in fiamme. Scema, come poteva
arrossire proprio ora?!
Il mostro sbraitò nuovamente e si lanciò contro
di loro.
«Eccomi!» Yuichiro lo caricò con
un balzo e andarono a sbattere spalla contro spalla. Il colpo lo
scaraventò contro la parete.
«Rei-san... scappa.» Lui svenne su quelle parole.
«Yuichiro!»
Si trattenne dal correre verso di lui: non poteva controllare ora se
gli era
successo
qualcosa, invece doveva- Si voltò e trovò libera
la
strada per il sacro fuoco. Con una corsa, vi si piazzò
dietro,
mettendo la pira tra lei e il mostro. «Ryn, Pyo, Tou, Sha,
Kai,
Jin, Retsu, Zai» associò alle parole
il movimento delle dita, «Zen!» Le fiamme
zampillarono
in avanti, accecando la bestia blu e rossa dalla strana criniera
bianca.
Rei ne vide la forma riprodotta nelle fiamme. Le linee sparirono,
per lasciare posto a-
"Reiiii!"
La voce di suo nonno si sprigionò dal fuoco in un urlo
disperato.
«Nonno?» Rei balzò in piedi.
«Quel
mostro è il nonno!» Cosa gli era successo?
«Nonno, cosa ti hanno fatto!?!»
«Jijiiii...» bofonchiò lui, come in
una cantilena.
Nonno... Suo
nonno
era uno dei sette malvagi. Zoisite doveva avergli rubato il
cristallo dell'arcobaleno e per questo lui ora era diventato quella...
cosa.
lui non cercò di attaccarla, rimanendo fermo a
mormorare quella strana parola.
Per liberarlo ci volevano Usagi e lo scettro lunare. Come poteva fare
ad avvertirla?
Suo nonno scattò in avanti.
«Aspetta!» Rei abbatté uno
dei
pannelli che
facevano da muro alla stanza, ringraziando per la prima volta il cielo
per quanto erano rovinati. «Nonno!»
urlò, scappando
di fuori. Lui le fu dietro, come una belva che inseguiva la sua preda.
Doveva correre da Usagi! pensò. Se non
riusciva a seminarlo fino a poterla chiamare per lei era finita.
Non sentì più i passi di corsa dietro le sue
spalle e,
prima che
si fosse girata, comprese il perché: il nonno le era balzato
davanti, tagliandole la strada.
Le si avventò contro, un braccio teso. La afferrò
per il collo e la sbatté contro una statua.
«Nonno...» La gola, non riusciva quasi a parlare!
«Svegliati... sono Rei, la tua nipotina.»
Lui la
chiamava sempre così. Era suo nonno, non poteva farle del
male.
«Jijii...» Lui non la lasciò andare, ma
si ritrasse.
«Nonno...» mormorò lei.
La zampa libera venne alzata verso l'alto. Gli artigli
raddoppiarono in lunghezza.
«Ahhhh!»
Rei scattò verso il basso proprio nel momento in cui lui la
lasciò andare. La zampata distrusse la pietra dura dietro la
sua schiena,
riducendola in decine di frammenti.
Il nonno abbassò lo sguardo e si preparò ad
attaccare una seconda volta.
Rei chiuse gli occhi.
«Fermo dove sei!»
Qualcosa aveva colpito il nonno! Rei aprì gli occhi e-...
Usagi!
«Non ti perdonerò per essere stato cattivo con la
mia
amica Rei!» Usagi abbassò il dito che aveva
puntato contro suo nonno solo
per
alzare in aria tutta la mano. «Moon Prism Power! Make
Up!»
Il nonno fu distratto dalle luci della trasformazione e Rei
riuscì a sgattaiolare via.
«Ioo sono Sailor Moon!» Usagi iniziò a
far
volteggiare le braccia nel suo solito numero. «E sono venuta
fin
qui per punirtiii... in nome della Luna!»
Rei le fu accanto. «Ti ringrazio, mi hai salvato.»
Se non fosse arrivata in tempo...
«Oh, figurati. Non devi ringraziarmi.» Usagi le
offrì un cestino. «A proposito, questi arancini di
riso
sono
ottimi! Provane uno, su!»
Ehhh?!? Ma era impazzita?
Da sotto di loro spuntò la voce di Luna. «Sei una
sciocca! Non è tempo di pensare a mangiare!»
«Oh, hai ragione!» Usagi
scoppiò a ridere. «Allora...» Si
portò le dita al diadema.
«Aspetta!» la fermò Rei.
«Quello è mio nonno!»
«Ehhh?!? Quello è il nonnino?!?»
Usagi rimase a fissarlo incredula.
«Ho capito!» Luna drizzò la coda.
«Era per questo che si comportava in modo strano!»
«Jijiii!» Il nonno balzò verso di loro.
«Ahhh!!!» Scapparono tutte via, Luna in groppa ad
Usagi.
«Reiii!» L'urlo di Usagi le avrebbe spaccato i
timpani se
non ci
fosse stato tanto fracasso. «Fa' qualcosa, non posso fare
del
male al nonnino!»
«Usa un talismano, Rei!» le ordinò Luna.
«Fermalo con quello!»
È vero! Ne sfoderò uno da dentro
l'hakama e
saltò in
aria. «Sparisci, spirito maligno!» Lo
attaccò alla
fronte di suo nonno, saltandogli sopra in avvitamento.
Atterrò. «Sailor
Moon, ora!»
Suo nonno si contorceva e il talismano fumava nel vano tentativo di
scacciare il male da dentro di lui.
«Ma certo!» Usagi brandì lo scettro
lunare.
Cominciò a disegnare un cerchio col braccio.
«Nonnino,
è ora per te di tornare ad essere un bravo
ragazzo!»
Ma da dove le tirava fuori quelle frasi?
«Moon Healing Escalation!»
Il potere della Luna si riversò su suo nonno, costringendolo
ad urlare di sofferenza.
Il malvagio lottò per rimanere in vita, ma alla fine fu
riportato dentro suo nonno, finalmente sopito.
Rei corse in mezzo al piazzale, attenuando la caduta del corpo inerme.
«Nonno...» Lo abbracciò. Lo aveva quasi
perso in tutti quei giorni e non si era accorta di niente.
«Sono felice.» Usagi le si fece vicina.
«Ora è salvo!»
Rei versò una lacrima. «Sì. Grazie per
essere
venuta.» Si asciugò quelle che erano diventate due
scie umide sulle guance. «Cosa...»
Deglutì, cercando di mangiarsi il groppo alla gola.
«Cosa ci facevi qui?»
«Oh, ero venuta a portarti questi arancini.» Usagi
si guardò intorno e scattò in
piedi. «Ahh! Saranno caduti!» Corse verso
l'ingresso del
tempio. «No, eccoli!»
Tornò da lei. «Sono intatti grazie a questo cesto
in vimini della mamma che
ha
retto benissimo!» Rise di nuovo, con una serenità
che a Rei sarebbe risultata impossibile da mostrare appena dopo una
battaglia.
«Ero venuta a portarteli per fare pace»
continuò Usagi. «Per
come si sono comportata oggi con te.» Unì le
sopracciglia
nell'espressione più dispiaciuta che le avesse mai visto in
volto. «Mi dispiace tanto. Perdonami.»
Oh, in quel momento l'avrebbe soltanto abbracciata.
«Perdonata.»
Usagi cominciò a saltellare. «Evviva!
Grazie!» Le
porse ancora una volta il cestino di cibo. «Su, prendine uno!
Li
ha fatti la mia mamma, sono deliziosi.»
«Ti ringrazio, ma ora devo pensare un attimo al
nonno.»
Usagi annuì con fare deciso. «Giusto giusto!
Quando
si
sarà ripreso potremo mangiarli assieme a lui, che ne dici?
Oh, magari
fa'
venire anche Yuichiro. Ah, oggi cercavo di combinare qualcosa tra te e
lui solo perché mi sembrava che steste bene
insieme-»
Yuichiro! Doveva andare a vedere come stava! «Usagi,
ascolta.
Porta mio nonno in casa, io vado a recuperare Yuichiro al tempio. Il
nonno lo ha attaccato e lui ha perso i sensi.»
«Ma certo, va' pure!» Usagi abbracciò
suo nonno e se lo caricò sulle spalle.
Rei corse dritta verso la stanza del sacro fuoco. Si fermò
solo
appoggiando le mani sugli stipiti della porta: Yuichiro era ancora
sdraiato a
terra, esattamente dove lei lo aveva lasciato. Gli andò
vicino e gli infilò una mano nei
capelli,
cercando possibili ferite. Quando non ne trovò nessuna, si
calmò.
Lo spostò in modo da avere la testa di lui contro la sua
spalla, quindi
cercò una soluzione: non poteva trascinarlo in giro come col
nonno, era troppo pesante. Doveva lasciarlo lì e prendere
un panno imbevuto d'acqua per tentare di farlo
riprendere. Yuichiro
se
la sarebbe
cavata con un bernoccolo qualunque, sembrava fatto di una pasta
durissima. In tutti i sensi.
Sorrise e non poté evitare di abbassare la testa verso la
sua, strofinando appena la guancia contro i suoi capelli.
Oh, aveva tentato di sacrificare la sua vita per lei. Anzi,
lo aveva
proprio
fatto; era
qualcosa di...
«Devi inventare una scusa.»
Sobbalzò, riconoscendo la voce di Luna. Si voltò
lentamente. «Come?»
Luna fece il giro, arrivandole davanti. «È stato
ferito da
tuo
nonno, vero? Non può sapere che c'è stato un
mostro in
casa vostra, potrebbero venirgli dei dubbi anche su di te. Digli che ha
sognato tutto.»
Sì, era la cosa giusta da fare. In più era certa
che uno
come
Yuichiro avrebbe creduto senza problemi a quella versione.
«Non
ti preoccupare, farò così. Non
scoprirà nulla. Ah... puoi portare un panno bagnato e
pulito? Glielo metto sulla fronte,
forse così si sveglia.»
«Ma certo.» Luna trotterellò fuori dalla
stanza.
Yuichiro emise un primo lamento. «Hmm...»
«Ehi.» Rei lo appoggiò contro la parete,
posandogli una mano su un braccio. «Tutto bene?»
Lui strinse gli occhi e li aprì solo dopo un paio di
secondi,
richiudendoli subito quando la luce del fuoco gli colpì le
pupille.
Lei gli si parò davanti. «Ti fa male da
qualche
parte?»
Yuichiro annuì piano. «... la testa.»
Aprì gli occhi. «Cos'è
successo?»
Beh... «Ti ho trovato svenuto. Qui. Sei stato
fortunato
perché stavo venendo da queste parti. Devi essere inciampato
per
sbaglio sulla base sporgente della pira.»
Lui guardò in quella direzione e rimase in silenzio, confuso
e pensieroso.
Lei cercò di distrarlo. «Ce la fai a metterti in
piedi? Credo
che tu abbia bisogno di riposare. Su, ti aiuto ad andare nella tua
stanza.»
«No, penso...» Yuichiro si massaggiò la
fronte.
«Penso di non stare tanto male.» Si sporse in
avanti e si
sedette sui talloni, guardandosi intorno con aria spaesata.
«Veramente mi hai trovato qui?»
«Sicuro.» Forse più tardi o domani
lui avrebbe
ricordato tutto, ma per allora sarebbe stato più propenso a
credere di essersi immaginato ogni cosa se lei avesse fornito una
spiegazione decente adesso. «Credo che mio nonno ti avesse
chiesto
di
pulire questa stanza. Guarda, è un po' sporca.»
Cavolo, forse non avrebbe dovuto farlo notare: sul pavimento in legno
c'erano segni
di fanchiglia e terra, le orme che aveva lasciato suo nonno. Ahh! Un
lato del muro era distrutto e se Yuichiro lo vedeva, addio versione
di copertura! «Su,
vieni.» Si
passò un braccio di lui sopra le spalle, iniziando a tirarsi
su.
«Ti aiuto a muoverti.»
«Ah...»
Eccolo lì che arrossiva di nuovo. Beh, se in quel
momento pensava a lei solamente e a nient'altro, non era che un bene.
Come lui stesso aveva detto, Yuichiro fu in grado di reggersi in piedi
da solo,
ma lei lo lasciò andare solo quando si trovarono nel
corridoio.
Dall'angolo che portava verso l'uscita spuntò Usagi, ormai
priva
di trasformazione. «Rei, sono venuta a portarti- Oh! Ma tu
stai
bene allora!» Ridacchiò, rivolta a Yuichiro.
«Ero
venuta a portare questo panno per tentare di risvegliarti.»
Lui annuì, assumendo nuovamente l'espressione di chi stava
riflettendo.
Rei anticipò le domande. «È
ancora un
po' confuso,
Usagi. Non ricorda di come entrambe lo abbiamo trovato steso nella
stanza del fuoco.» Alzò le sopracciglia,
indicandole di
ratificare quella versione.
«Già, già.» Usagi
sbatté una mano in
aria. «Non ti tormentare se non ricordi, l'importante
è
che sei in piedi e che non ti è successo nulla.»
Per fortuna Usagi aveva colto il suggerimento, almeno in
quell'occasione.
«Oh!» Usagi guardò lei. «Tuo
nonno chiede di te.»
Eh? «È già-» Si morse la
lingua. Sveglio?
Non poteva terminare la frase, sarebbe stato troppo sospetto per
Yuichiro sapere che anche suo nonno era improvvisamente svenuto.
Usagi annuì. «Vuole solo sapere a che ora
è pronta
la cena. Che ne dici, gli dico di venire qui a mangiare un po' degli
arancini che ho portato?» Allargò una mano verso
l'alto.
«Così guardiamo questa meravigliosa luna
piena!» Le
fece l'occhiolino.
Rei ridacchiò di gusto. «Va bene.»
Usagi saltellò via, non molto diversamente da come aveva
fatto Luna.
Rei si voltò verso Yuichiro. «Prendi anche tu
qualche arancino di Usagi. Intanto che preparo la cena.»
Lui mantenne l'espressione concentrata. «Oggi siamo andati a
fare la spesa, vero?»
Stava ancora cercando di ricordare.
«Sì.»
«E dopo mi sono allenato nel boschetto e sono andato a
sbattere
contro un albero. Ma se ero lì non potevo essere qui. E
poi-»
«E poi ti ho trovato nella stanza del fuoco. Non mi
credi?»
«Non è questo, però...»
Però doveva renderle le cose più facili, insomma!
Gli
prese una
mano. «Basta pensarci, vieni a mangiare o Usagi
finirà
tutto quanto lei da sola.»
Yuichiro si dipinse in faccia un sorriso ebete e non disse
più nulla.
Rei si infilò in bocca uno degli arancini. «Ma
è
squisito. La marmellata che c'è dentro lo rende molto
dolce.»
Usagi si sporse verso di lei. «Non è vero? Sono
proprio buoni. Per questo ho pensato di offrirteli!»
Rei annuì e diede un altro morso. Assieme a loro
mangiavano sia suo nonno che Yuichiro, seduto accanto a lei sugli
scalini davanti all'altare del tempio.
Finalmente lui aveva smesso di rimuginare su quello che poteva essere
accaduto poco fa. Se non aveva già ricordato
cos'era accaduto,
c'era
la possibilità che avesse dimenticato tutto quanto. Aveva
preso un
colpo in testa in fondo e - se erano fortunati - il ricordo del mostro
che li aveva inseguiti per casa gli era stato cancellato dalla memoria
per sempre.
Di sfuggita, lo osservò mentre abbassava l'arancino che
teneva tra le mani. «Ah... Ora
ricordo. Non c'era uno strano mostro? Voi avete visto dov'è
andato?»
Ahhh!
«Quale mostro?» indagò suo nonno.
Prima che lei potesse rispondergli, Usagi si stampò in
faccia
un'espressione incredula. «Non ci credo, nonnino. Non ricordi
niente?»
Santo cielo! Rei le tappò la bocca. Possibile che Usagi
facesse sempre
uscite del genere? Cercò di contenere il danno con una
risata. «Ma
quali mostri? Da quando esistono mostri, Usagi?»
Mollò la presa e si voltò di lato.
«Yuichiro, andiamo! Te l'ho detto che sei svenuto,
probabilmente hai
avuto un incubo.»
«Ma certo!» squillò
Usagi dietro di
lei. «Dev'essere così.»
Usagi stava cercando di riscattarsi e, se Yuichiro ci credeva, forse
lei
l'avrebbe perdonata di nuovo.
Lui alzò lo sguardo al cielo. «... non so. Non
sembrava un sogno.»
Ma perché non si rassegnava?!
Lui scoppiò all'improvviso a ridere. «Beh, non
importa. Stiamo tutti bene.»
... già, stavano tutti bene. Lui aveva rischiato la sua vita
pur di far stare bene lei. Era stato disposto a morire pur di salvarla.
«Yuichiro.»
«Che c'è?»
«Tu... sembri un po' stupido e lento a volte, ma in
realtà sei... gentile e... coraggioso.»
Se è per
salvare te, posso anche morire.
Lui la... amava. La amava tantissimo, la amava veramente.
La consapevolezza improvvisa, meravigliosa, la portò a
schioccargli un bacio sulla guancia.
«Ehhhhh?!?»
Le voci allibite la riportarono alla realtà.
Ma che aveva fatto?
Yuichiro scattò in piedi, acceso di rosso. «Io,
io... questa è la mia vita al suo
massimo!!»
Rei tenne gli occhi incollati al terreno cercando mentalmente di
sotterrarsi, ma le risatine e le gomitate di Usagi furono impossibili
da ignorare.
«Oh, Rei-chan, confessa! Ti sei innamorata di
Yuichiro!»
Eh, no! «Non essere ridicola, non c'entra niente!»
Cercò invano di smaltire il rossore alle guance.
«Il nonno
lo sgrida sempre, perciò ho solo pensato di dargli un
bacetto
per consolarlo!»
«Come no!»
«Ti sei fatta l'idea sbagliata!»
Prima che potesse dire altro, suo nonno apparve dal nulla in mezzo a
loro due.
«Rei! Non ti lascerò mai e poi mai sposare uno
come
Yuichiro!»
Ma come aveva fatto a saltare fino al-
«Matrimonio, matrimonio!» canticchiò
Usagi.
Adesso le torceva il collo. «Vuoi piantarla?!»
«M-matrimonio?» ripeté Yuichiro,
letteralmente partito.
Lei protestò in coro assieme al nonno. «Non
pensarci
neppure!!»
«Io invece dico di sì, hihihi!» Usagi
iniziò a saltellare in giro.
E va bene, se l'era cercata. «Perché non vieni qui
a
sentire cos'è vero invece?» Sfoderò in
aria un
pugno.
Usagi corse via ridendo. «Aiuto!»
Rei le fu subito dietro.
Suo nonno volò a prendere una scopa. «E tu non
pensare di
cavartela così!» Balzò su Yuichiro e
lui non
trovò altra soluzione che quella di correre dietro a lei che
correva dietro a Usagi.
Fecero il giro dell'intero piazzale, in tondo e in tondo e in- Davanti
alla scale, apparvero Ami e Makoto.
Rei tirò fuori la voce
più
imperiosa che le uscì. «Va bene,
bastaaa!»
Usagi, suo nonno e Yuichiro si bloccarono in aria.
Rei puntò un dito su Usagi. «Tu piantala di
straparlare! E voi
due» si rivolse a Yuichiro e a suo nonno. «Avete
frainteso
tutto. Non ci sarà nessun matrimonio e nessuna relazione!
Adesso
devo parlare con le mie amiche, tornate in casa!»
Suo nonno corrugò la fronte, profondamente indispettito.
«Cos'è successo lo deciderò
io!» Si
voltò e si dileguò nell'oscurità della
sera.
Yuichiro rimase immobile per un attimo, quindi annuì e si
ritirò anche lui.
Usagi si riprese dalla posizione paralizzata che aveva assunto. Si
profuse in un applauso. «Bravissima, Rei! Come comandi tu non
comanda nessuno!»
Non le restò che sospirare. Si voltò verso Ami e
Makoto. «Ciao ragazze, come mai qui?»
Ami si avvicinò con un sorriso timido. «Volevo
convincerti
a fare pace con Usagi e... volevo chiarire che non ce l'avevo con
te.»
Makoto annuì con fare convinto. «Sì,
siamo venute
ognuna per conto nostro. Abbiamo pensato entrambe che fosse importante
riparare i problemi prima che si facessero troppo importanti.»
Oh. Allora non l'avevano abbandonata. Erano venute tutte lì
per lei.
«Oh, siete delle grandi amiche!» Usagi le coinvolse
in un
abbraccio collettivo. Allargò una mano, rivolgendola a lei.
«Su, vieni anche tu, Rei. E facciamo pace per sempre, per non
litigare mai più!»
Usagi era una bambina. Adorabile e oltremodo sincera.
Rei andò loro incontro e si lasciò
abbracciare,
posando le mani sulle schiene di Usagi ed Ami, mentre Makoto trovava il
modo di stringerle tutte.
Forse avrebbero litigato di nuovo in futuro, ma... erano amiche.
Lo sarebbero state per sempre.
«Ascolta... »
Yuichiro drizzò le orecchie, focalizzando tutta l'attenzione
su di lei. Ormai era ora di andare a dormire e Rei-san lo aveva
chiamato fuori
dalla sua camera per parlargli.
Doveva aver scelto quel momento perché finalmente
suo
nonno era andato a letto e non era più lì a
controllare ogni loro movimento. Durante la cena
non li aveva persi di vista neanche per un istante.
«Voglio che sia chiaro che quello, quel... insomma, quello
che
è successo prima non...» Rei-san si interruppe
e
inspirò. «Non è quello che
sembra.»
Sì. Si era aspettato che lei gli dicesse qualcosa di simile.
Le
facilitò le cose. «Va bene. Volevi solo
consolarmi per la fatica che mi fa fare tuo nonno.»
Rei-san sgranò gli occhi. «Esatto. Proprio
così.»
«Ho capito.»
Lei parve ulteriormente interdetta, almeno fino a che non
annuì.
«Perfetto allora. Buonanotte.»
Yuichiro la salutò con un breve cenno della mano.
«Buonanotte.» Tornò nella sua stanza.
Come le aveva detto, lui aveva veramente capito: Rei-san forse provava
qualcosa nei suoi confronti, ma era ancora lontana dal ritenerlo degno
di lei. Giustamente. Lei non avrebbe mai potuto desiderare di
avere accanto un ragazzo senza carattere, senza
futuro, senza la giusta determinazione a riuscire nella vita. Rei-san
non avrebbe mai potuto innamorarsi di una persona del genere.
Certo, lui aveva un gran cuore e forse anche coraggio, ma aveva
parecchia strada da fare.
Andava bene così.
Si sarebbe dato da fare e nel frattempo lei sarebbe cresciuta.
Per loro due poteva esserci un futuro, c'era solo da pazientare. Nel
frattempo si sarebbe dato da fare per
diventare l'uomo che lei avrebbe potuto amare.
Chiuse gli occhi e si sdraiò sul futon.
Si addormentò col sorriso sulle labbra.
Rei si infilò sotto le coperte del proprio letto.
Quella sera aveva temporaneamente spento il cervello, ecco tutto.
Yuichiro era innamorato di lei, ma questo non significava che lei
dovesse ricambiarlo.
Lui non era adatto.
Il ragazzo giusto per lei non solo era molto più carino di
lui, ma era sempre
intelligente, non solo di tanto in tanto. Ed era maturo. E
più... qualcos'altro; la lista
era lunga.
Tra lei e Yuichiro non avrebbe mai funzionato, per essere felici non
bastava volersi bene.
Non che lei gli volesse bene, il punto era che... che non era adatto,
sì.
Si voltò su un fianco: domani le cose sarebbero tornate alla
piena normalità. Suo nonno era finalmente tornato in
sé, lei sarebbe andata a
scuola e nel pomeriggio avrebbe provato a chiamare Mamoru-san per
vedere se gli andava di uscire da qualche parte.
E Yuichiro... era solo Yuichiro. L'apprendista di suo nonno e...
Nient'altro.
INCONTRARSI
- Fine
Note: è finito questo primo episodio, non la raccolta :) La
lunghezza dei prossimi episodi sarà variabile. Alcuni
saranno molto più corti di questo.
Qui in un qualche modo Rei ha capito che Yuichiro è
innamorato di lei, tuttavia credo che un fatto del genere possa
ugualmente essere coerente con ciò che ho scritto in
"L'indole del fuoco" (lì lei era sorpresissima nel sentire
la dichiarazione vera e propria). È col passare del tempo e
degli anni
che Rei ha iniziato a ridimensionare i sentimenti che lui provava per
lei e, appunto, lui non le dirà mai chiaramente quello che
prova, almeno non fino a quel momento.
Come avrete potuto vedere, diversi pezzi di questa seconda parte sono
ripresi per filo e per segno dall'anime (i dialoghi sono quelli
originali però). Mi sembrava meglio parlare dell'intera
vicenda (per come la sapeva Rei), quindi anche del piccolo litigio con
le amiche e delle stramberie di Usagi :)
Mi sono presa qualche piccola licenza poetica con alcuni particolari,
ma niente di fondamentale. Ricordo ancora una volta che l'episodio di
cui parlo è il 30, della prima serie.
Risposte alle recensioni
amayuccia
- grazie dei complimenti, sono contenta che l'idea di riempire i buchi
ti sia piaciuta. L'ispirazione per questo secondo capitolo è
venuta prima dell'ispirazione per finire il capitolo 15 di Verso
l'alba, ma sarà pronto anche quello tra poco.
So che per via dei miei tempi biblici sei già guarita da
quando hai scritto le recensione, altrimenti ti avrei augurato buona
guarigione :)
Nicoranus83
- sì, Yuichiro e Rei come personaggi sono un piacere per
quanto riguarda i dialoghi, almeno per me :) Grazie per aver commentato.
maryusa
- grazie per aver apprezzato :) Ci sono un sacco di cose che mi
piacerebbe approfondire del rapporto tra Rei e Yu, vediamo se ci riesco
a dovere :) Grazie mille del commento.
NEPTUNE
87 - sono felice che i miei scritti ti piacciano, grazie
per farmelo sapere :) Le caratterizzazioni di questi due personaggi per
me sono sempre un piacere, li trovo entrambi molto interessanti. In
modo diverso poi sono tutti e due estremamente vivaci :)
chichilina
- se avessi ideato Sailor Moon ora sarei milionaria :D:D:D Invece
dobbiamo molto a Naoko Takeuchi; non dico tutto, perché
secondo me nell'anime c'erano un sacco di buone idee che hanno
arricchito l'opera. Se ci fosse stata una fusione migliore tra anime e
manga però sono convinta che sarebbe venuto fuori qualcosa
di ancora migliore. Come semplice fan, in un qualche modo, sto cercando
di farlo. Grazie del sempre presente apprezzamento :)
ggsi
- ciao! Per quanto riguarda Yuichiro, se non sbaglio le mie prime
sensazioni erano più analoghe a quelle di Rei ... 'e chi
è questo qui?' :D:D
Sì, il nonnino in quella puntata era esilarante. Ho cercato
di trasmettere parte della sua pazzia, ma è semplicemente da
vedere.
Come già ti dicevo via email, i nomi dei corvi sono stati
inventati dalla Takeuchi e nel manga quei corvi hanno un significato
più importante (specie nella quinta serie). Nell'anime li
hanno nominati non più di un paio di volte e poi se ne sono
dimenticati.
Già, Rei è dura fuori e tenera dentro. Con un po'
di divertito imbarazzo, devo dire che i suoi ragionamenti acidi e
antipatici mi vengono con una facilità disarmante; mi sono
resa conto che non sono poi così diversa da lei :D:D O forse
la sto adattando a me, chi lo sa (l'importante è rimanere IC
e tutto va bene :) )
Oh, sì, per Yuichiro si è trattato decisamente di
un colpo di fulmine a prima vista e in piena regola.
Povero ragazzo, qui l'ho reso fiducioso nel futuro. E verrà
ripagato, ma prima dovrà patire e pazientare parecchio.
Ho cercato di incastonare le scene che mi sono venute in mente con
quello che succedeva nell'anime, in modo da spiegare meglio il moto di
tenerezza che ha spinto Rei a baciare Yuichiro. Spero di esserci
riuscita :) Alla prossima!
Rox
- La lista della spesa?
Eccola qui: yogurt Muller e Yomo, rigorosamente alla fragola, fusilli e
penne rigate, latte parzialmente scremato, passata di pomodoro, pane
bianco, cibo per gatti Kitekat ... :D:D:D:D:D:D Ho appena violato ogni
regola di pubblicità occulta :D:D
Ma certo che Yuichiro era un po' stupidotto. Rei mica se n'è
resa conto, ma se lui fosse stato meno scemo all'inizio, mi sa che si
sarebbe arresa molto molto prima.
Come già ti dissi per via privata, Verso l'alba è
solo la prima delle due o tre grandi storie multicapitolo che ho in
mente per Sailor Moon (la seconda arriverebbe fino all'incoronazione,
la terza si svolgerebbe nel futuro mille anni in avanti). In mezzo a
queste storie ne metterei diverse altre, con protagonisti anche gli
altri personaggi che ho creato, ma in genere le vicende che meritano di
essere raccontate. Le Outers stanno bene, hanno un motivo per non
essere ancora tornate, non preoccuparti. Ne saprai di più
quanto prima :)
Alla prossima a tutti, grazie delle recensioni :)
ellephedre
|
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Capitolo 3 *** Episodio 2 - Conoscersi sulla neve ***
ovviamenteimpossibile3
Note:
- un grosso grazie a tutti coloro che hanno proposto le mie storie per
l'inserimento tra le scelte :)
- avevo già ritrovato il significato del nome di Yuichiro
per
un'altra mia fanfic. Gli ideogrammi del suo nome andrebbero ad indicare
le parole 'unico figlio maschio'. Ricordo anche che 'Usagi' significa
'coniglio' in giapponese.
"Ovviamente...
impossibile?"
Autore: ellephedre
Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. Essi sono
esclusiva proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation
Co.
Ltd
Episodio
2 - CONOSCERSI SULLA NEVE
Rei osservò distrattamente la nuvoletta di aria fredda che
le
era uscita dalla bocca. Continuò a camminare. In lontananza
si
poteva ammirare il maestoso paesaggio di montagne che si stagliavano
sul cielo, tanto bianche da essere sicuramente colme di piste da sci
pronte ad essere solcate.
Il titolo di Miss Principessa della Luna sarebbe stato suo, si
ripromise, e quel
viaggio sarebbe stato memorabile.
... beh, prima doveva capire se sarebbe riuscita a riposare su un letto
decente. Secondo Yuichiro non erano molto lontani dalla casa dei suoi
genitori,
ma le sembrava alquanto improbabile. Stavano percorrendo un largo viale
che ospitava solo lussuose villette a
due piani. Non era possibile che la famiglia di Yuichiro possedesse
un'abitazione del genere. Di sicuro c'era da camminare ancora un bel
po'.
Usagi arrivò accanto a lei e le parlò in un
orecchio. «Rei»
bisbigliò cospiratrice, «Yuichiro ti ha detto
com'è casa sua?»
«Non gliel'ho chiesto.» Non aveva avuto intenzione
di
rovinarsi in
partenza l'idea del viaggio.
«Come, non eri curiosa?»
Mai come la bambina che era lei. «Sì, Usagi»
sospirò. «Tra poco la vedremo.»
«Parlate di casa mia?» Yuichiro accelerò
il
passò
e apparve alla sua sinistra. «È in fondo a questo
viale.»
Ah sì?
Usagi inclinò la testa. «Sei sicuro?»
Fortuna che c'era lei a fare le domande ovvie che avrebbe voluto porre
in
prima persona.
«Ma certo!» Yuichiro sollevò il braccio
davanti a
sé. «Proprio lì, andando
dritti.»
Hm, forse quella vacanza non sarebbe stata poi così male.
«Io faccio una corsa.» Makoto scattò in
avanti.
«Vengo anche io!» Usagi le fu subito appresso.
Minako rimase indietro assieme a lei e a Yuichiro, a fissare Usagi e
Makoto come se non vedesse l'ora di imitarle.
Minako Aino era una strana ragazza. Rei non era ancora
riuscita a decifrare
esattamente
quale fosse il suo carattere. A volte pareva del tutto simile ad Usagi,
eppure c'erano state occasioni in cui le era sembrata la più
adulta tra
tutte
loro. Non era stato facile ammetterlo con se stessa. Forse,
rifletté, combattere da sola nei panni di Sailor V l'aveva
temprata.
Ad un isolato di distanza Usagi stava indicando davanti a
sé, il braccio che si muoveva convulsamente su e
giù. «Reiiiiiii!»
Ma perché doveva urlare così?
«Reiiiiii!»
Cos'è, si stava aspettava che le rispondesse?
«Reiiiiiiiiiiiiiii!»
«Insomma, sto arrivando!!»
«Ahi.» Minako si coprì le
orecchie
con le mani.
«Scusami, è stata colpa di Usagi.» Che
ancora
urlava.
Non le restò che voltarsi verso Yuichiro. «Per
favore, tienimi questa
che vado a
zittirla.» Una volta mollata la propria valigia tra le
mani di lui, scattò in avanti come la migliore delle
maratonete,
raggiungendo Usagi in pochi secondi.
«Si può sapere che ti-...»
Spalancò la
bocca. «No.» Doveva
esserci un errore. Si
girò
nella
speranza
di trovare alle proprie spalle una modesta casupola, ma non ebbe
fortuna. Dietro di lei continuava il
cancello
a muro che racchiudeva un vasto giardino interno. «Non
può
essere
questa
la casa, ce ne sarà un'altra qui dietro.» C'era un
viottolo
che
partiva da un angolo nascosto.
«No, non c'è.» Makoto uscì
proprio da
lì. «Ho
appena controllato, questa è l'ultima casa di questa via,
qui dietro c'è solo un'entrata di servizio. Non ci
credevo neanche io.»
Non le restò che rimanere ad ammirare. Si trovava
davanti
ad una spaziosa a villa a due piani, con balconata al piano superiore e
colonne varie a sostenere il tutto.
«Rei, Yuichiro vive davvero in questa casa?»
Ma Usagi ogni tanto lo usava il cervello? Non lo vedeva che era
sorpresa
quanto lei? Lasciò perdere. «Non me l'ha
detto.»
Le venne in
mente una possibile soluzione. «Magari... i suoi sono i
custodi.»
Certo, doveva essere così. Però Yuichiro le
aveva detto che
non erano in casa in quei giorni e come facevano due custodi a dare via
un'abitazione non loro?
«Wooow!» Minako era arrivata anche lei e aveva
spalancato
le braccia. «Yuichiro, questa è davvero casa
tua?»
Lui spuntò dietro di lei e sorrise fiero.
«Certo.
I miei
genitori in questo momento sono in Svizzera.»
In Svizzera?
«Ti piace Rei-san?» Lui la guardava speranzoso,
come se
si
aspettasse di
sentirla rispondere in una maniera diversa dall'unica possibile.
«Sì.»
Lui si stampò in faccia un sorriso enorme. «Allora
entriamo!»
L'interno della villa si rivelò opulento come l'esterno. Non
si
trattava di una ricchezza ostentata, ma ogni mobile, quadro e
suppellettile era di assoluta classe e non ci poteva essere alcuno
sbaglio sul fatto che quella casa appartenesse a persone con molti e
molti soldi. Il che faceva di Yuichiro un ragazzo con molti e
molti soldi.
... ridicolo.
«Ecco a voi il té.» Nel salotto in cui
si
trovavano
entrò
la signora di mezza età che avevano incontrato prima, quella
che
si era dichiarata la custode della villa. E che aveva chiamato
Yuichiro 'signore'.
Una roba fuori dal mondo!
Le tazze di té caldo furono appoggiate sul tavolo, in mezzo
ai due divani in cui si erano sistemate.
«Grazie mille, Mishida-san.» Yuichiro si profuse in
un inchino
accennato, allegro. «Non ti preoccupare, non ti disturberemo
tanto.»
«Oh, ma non è un problema, questa è
casa sua. I
suoi
genitori mi hanno pregato di ripeterle che può fermarsi qui
quanto vuole assieme ai suoi amici.» La donna
spostò su di
loro
uno sguardo benevolo. «Credo sarebbero contenti di sapere che
sono
tutte ragazze.»
Una mano aperta di lui si mosse nella sua direzione. «Sono
tutte
amiche di
Rei-san. Lavoro presso il loro tempio e lei e suo nonno mi
ospitano.»
Nel volto lievemente raggrinzito della signora le rughe si fecero
profonde e confuse. «Lavora presso un... tempio?»
«Sì.» Persistendo nel sorriso Yuichiro
non offrì
altra
spiegazione. Si limitò a far rimanere sulla signora uno
sguardo sereno.
Le sopracciglia della donna volarono in alto. «Oh! Vado
allora. Se
avete qualche preferenza per la cena, fatemi sapere.»
«Grazie ancora.» Yuichiro la salutò con
una mano e
tornò al caminetto in cui aveva cominciato ad alimentare il
fuoco.
Ma dai, pensò Rei. Yuichiro aveva appena trattato la signora
come se fosse una
domestica.
Pur senza spocchia e con garbo, l'aveva mandata via
come poteva fare solo una persona avvezza a quel tipo di situazione. Se
non fosse stata certa di essere sveglia, si sarebbe data un
pizzicotto.
Yuichiro, accovacciato accanto al caminetto, continuava a far crescere
le fiamme.
Fino a quel momento lei era rimasta in silenzio o quasi, ma era ora di
aprire bocca. Si guardò un'ultima volta intorno, facendosi
distrarre dalla lucentezza del lampadario in cristallo
appeso
al soffitto. «Senti, Yuichiro... san.»
Forse quell'aggiunta poteva risparmiarsela. «La togli a me
questa
curiosità? Come mai un riccastro come te-» Si
morse la
lingua. «Voglio dire, un ragazzo benestante,
ecco... come mai fai l'apprendista nel nostro tempio?»
Lui le rivolse uno sguardo sereno. «Per
accumulare
esperienza.»
Su come pulire i pavimenti? «... certo.»
«Psst, Rei.» Usagi si era accostata di nuovo
al suo orecchio. «Dicono
che la gente ricca sia stramba.»
A questo punto... «Può darsi.»
La conversazione non era sfuggita a Makoto. «Non ha
importanza.» Saltò
in piedi. «Andiamo, è ora di mettersi a
sciare!»
Rei si unì al coro di assenso.
Venti minuti dopo, osservò la propria figura in
tuta da sci
di
fronte ad uno specchio che le permetteva di vedersi da capo a piedi.
La tuta viola e bianca, regalo di suo padre, le stava ancora bene come
l'anno prima. La
forma dei pantaloni la slanciava parecchio e la giacca alta in vita
metteva in risalto la curva rientrante dei fianchi, esaltando le belle
proporzioni che possedeva con fierezza da un annetto circa.
«Stai veramente bene, Rei-san.»
Si voltò verso il corridoio di destra.
... beh, stava molto bene anche lui. Quella tuta verde e gialla
sembrava
costosa, ma ormai aveva smesso di stupirsi di cose come quella.
«Grazie.»
Tornò a guardarsi allo specchio. «Sulla pista da
sci
sono anche meglio.» Assolutamente.
«Hai esperienza?»
«Sì, scio da diversi anni.» E adesso che
ci
pensava... «Anche tu?»
Lui annui, tirando fuori da una tasca un paio di occhiali scuri. Se li
poggiò sulla testa. «È da due anni che
non vengo
qui, ma
prima sciavo ogni inverno. Me la cavo.»
Certo, non sfruttare una casa come quella, per di più in un
luogo tanto ben
posizionato, sarebbe stato un crimine. Si guardò un'altra
volta
intorno e decise di dare voce ad un dubbio che le era venuto.
«È da quando siamo arrivati qui che ci penso. La
tua
famiglia...
fa parte
di quei
Kumada, vero?» Quelli che avevano aziende che producevano
automobili e un mucchio di
altra roba di cui non lei aveva la minima idea. Sapeva solo che era
tanta.
Yuichiro assunse un'aria preoccupata e abbassò lo sguardo
sul pavimento.
«Non ti preoccupare.» Rei cercò di non
dare alla
cosa
più importanza di quanta non ne avesse. «Non ho
pensato che fossi il figlio del proprietario. Non devi spiegarmi di chi
sei cugino o nipote. Sono certa che dev'essere molto
complicato. La mia era solo una... curiosità.»
Lui rilasciò un sospiro pesante. «Non è
niente di
complicato. Purtroppo.» Ridacchiò all'improvviso,
nella
maniera sciocca a cui lei era perfettamente abituata. «C'era
mio nonno che era
figlio
unico ed è morto quando avevo cinque anni. Anche mio padre
è
figlio unico, però ha avuto me e le mie due sorelle
maggiori.»
Esitò. «È... tutto qui. Ci siamo solo
noi.»
Solo noi? Le
si svuotò la mente.
Yuichiro prese a sbattere le mani in aria.
«Questa è casa dei miei genitori,
è tutto
solo dei
miei genitori. Io... vivo per conto mio e coi miei mezzi. Non
è
cambiato niente, sono sempre l'apprendista del tempio che non sa fare
nulla.»
Ma che-? «Fammi capire bene. La famiglia Kumada non ha nessun
ramo,
è tutto di tuo padre e tu sei suo
figlio?» L'unico figlio maschio?!?
Yuichiro si fece imbarazzato e perplesso. «Beh
sì,
sono figlio di mio padre.»
Rei chiuse la bocca spalancata.
«Tu-tu...
tu sei pazzo!» Non urlò a squarciagola solo per
non far
accorrere le altre. «Sei ricco sfondato e lavori nel nostro tempio?»
Yuichiro si risentì. «No, i miei genitori sono
ricchi,
io... sono io. Valgo per me.» Sembrava deluso.
Le uscì un sospiro. «Non dico di no,
ma...» Cosa? «Come fai
a
vivere come se non avessi soldi quando... ne hai così
tanti?» Allargando
le braccia, indicò l'ambiente attorno a loro. Quella villa
doveva
essere solo un piccolissimo esempio di tutto quel che la sua famiglia
possedeva. «Ho
capito che i soldi non
sono tuoi, ma se non hai litigato con i tuoi genitori loro ti daranno
sicuramente qualcosa, no?»
«Si deve vivere con quello che si guadagna da
soli.»
Il tono da cane bastonato la fece sentire una persona
superficiale. «Se hai scelto così... Ti
ammiro.»
Era una
cosa
ammirare, in fondo. «Solo che non ti capisco.»
C'era un unico motivo per
cui lei non usufruiva appieno del denaro che possedeva suo padre: non
si vedevano quasi mai e a lui doveva ogni volta chiedere.
Dargli quel tipo di potere su di lei era un'idea che detestava.
«Avere tutto quanto mi toglieva ogni scopo. Rei-san,
sai anche tu che... non sono le cose materiali a rendere
felici.» Il
sorriso amaro si fece lentamente sereno. «Ci sono esperienze
che
il
denaro non può comprare. Sono le uniche che rendono davvero
completi.
Lavorare per tuo nonno per me significa fare questo.» Lui si
dipinse in faccia
la stessa espressione di quando si sedeva sul portico del
tempio,
verso il tramonto, dopo un'intera giornata di lavoro. Allora lei aveva
pensato che fosse proprio da anime semplici essere tanto felici per
così poco. Forse si era sbagliata.
«Ho capito.» Ora sì.
Usagi saltellò sul pianerottolo in mezzo alle scale.
«Sono
pronta! Andiamo a solcare le piste!»
Già, era ora di sciare.
Yuichiro respirò a pieni polmoni l'aria fredda e pulita
di montagna. La differenza con Tokyo era abissale.
Accanto a lui, a pochi metri di distanza, c'era Rei-san. Con
fare
esperto lei stava scivolando sulla neve, lungo la strada in salita che
stavano percorrendo a velocità moderata da circa mezz'ora.
Lui le aveva
detto che potevano trovare un pendio mediamente scosceso,
abbastanza corto ma ottimo per ricominciare a prendere confidenza con
discese meno semplici. Al termine della pista si trovava l'area
dedicata ai
principianti e lì avrebbero reincontrato le altre ragazze,
rimaste
indietro.
Quando si erano diretti al noleggio delle attrezzature, Rei-san aveva
immediatamente identificato
il modello di sci più adatto a lei. Alle sue amiche era
stata offerta un'ora di lezione
introduttiva: Ami Mizuno e Minako Aino non avevano mai indossato degli
sci in vita loro, mentre Makoto Kino aveva sciato un paio di volte
ormai molti anni prima, mentre Usagi-san... lei aveva detto che non
poteva essere così difficile sciare. Alla fine era rimasta
con le
altre ugualmente.
Per
la verità, per quanto nessuna delle ragazze lo sapesse,
quella non
era
una
lezione gratuita. Il gestore del negozio l'aveva proposta dopo avergli
chiesto una rapida e discreta conferma. Il costo sarebbe stato
addebitato
su un conto che la sua famiglia saldava ogni inverno. Non era raro che
invitassero ospiti durante le vacanze e usavano quel negozio per
rifornirli di
qualunque cosa potessero avere bisogno. A pagare ci
avrebbe pensato sua sorella Meiko; lei adorava quella loro casa e
sarebbe
venuta lì per festeggiare il Capodanno.
Lui avrebbe rifiutato quel
favore se al telefono sua madre non gli avesse preventivamente
accennato che poteva usufruire con tranquillità di
tutti i servizi che
desiderava e senza pensieri. I pensieri erano di natura economica e i
servizi includevano quasi tutto, partendo dal miglior
ristorante locale e proseguendo con negozi di abbigliamento.
Lui non aveva intenzione di approfittare oltre del favore. La lezione
serviva solo a impedire
che le amiche di Rei si facessero inavvertitamente male; non
era il caso di far rischiare loro qualcosa solamente per proteggere il
suo orgoglio.
«Vieni qui da molto?»
La domanda improvvisa gli strappò un sorriso.
«Sì, fin da
quando ero bambino. La casa era di mio nonno. I miei
genitori hanno portato qui me e le mie sorelle da... sempre.»
«Ti immaginavo figlio unico.»
Figlio unico lui? Magari, in certi momenti gli sarebbe
servito sentire di non avere tre madri.
«Per
via del nome?»
Rei-san annuì.
«Me l'hanno dato perché sono nato maschio.
Papà e
mamma temevano di avere una terza figlia all'inizio, ma ci hanno
provato ugualmente perché pensavano che le mie sorelle
avrebbero voluto occuparsi di cose diverse dall'impresa, da
grandi.»
Non
poté evitare un sorriso ironico. «Quando sono
nato io erano molto contenti e mi hanno dato un nome adeguato
all'evento.» Yuichiro: i singoli ideogrammi si leggevano come
'unico figlio maschio'.
Rei-san lo guardava da oltre le spalle, curiosa. «Quindi...
si erano
proprio sbagliati? Non hai intenzione di cambiare idea neanche in un
futuro lontano?»
Decisamente no. «Sto bene così. Le previsioni
dei miei
genitori erano sbagliate anche per le mie sorelle. Loro due
vivono per
l'impresa di famiglia, è tutto il loro mondo.»
Rei-san annuì. «E quanti anni hanno?»
Cinquanta in due. Era lo scherzo che aveva tirato fuori all'ultimo
compleanno di Aiko, facendola andare su tutte le furie. Sorrise.
«Aiko
ne ha ventisei, Meiko ventiquattro.»
«Sono grandi.»
Sì, e se n'erano approfittate parecchio negli anni. Si erano
anche prese cura di lui, ognuna a modo suo, ma, anche se le cose
fossero
state diverse, sarebbero sempre state le due sorelle di cui lui non
poteva immaginare di privarsi.
Rei-san non continuò la conversazione e, visto che avevano
parlato un po' di
lui, Yuichiro volle chiederle un po' della sua vita. Di lei sapeva solo
che sua
madre era morta e che suo padre era un uomo politico, informazioni
ricavate dal maestro.
Cercò di non porre la domanda in maniera diretta - Rei-san
era pur sempre una persona riservata. «Ehm.... chi ti ha
insegnato a sciare?»
«Un maestro di sci.»
... e lui che aveva pensato che sarebbe stato un modo per farla parlare
della sua famiglia.
Lei si fermò sui propri passi e si dipinse in volto un
sorriso
consapevole. «Scommetto che è stato tuo padre ad
insegnare a
te.»
O era riuscito a farsi leggere in faccia la risposta o ormai Rei-san lo
conosceva bene.
Lei tornò ad avanzare. «Io ho
imparato a sei
anni.»
Cadenzò
le parole mentre avanzava con larghe falcate.
«Mio
padre
si era ripromesso di insegnarmi personalmente solo perché
non ci vedevamo spesso,
ma poi è dovuto partire per una certa emergenza di
lavoro... non ricordo neanche quale fosse.»
Sentirla nominare suo padre lo intristì pur rallegrandolo
allo stesso tempo: Rei-san si stava aprendo con lui.
«Ricordo di essere rimasta sola con la tata per quattro
giorni, fino a che il nonno non è venuto a
riprendermi.»
Scrollò le spalle e avanzò più
lentamente. «Durante gli anni successivi mio padre ha cercato
di rifarsi. E' rimasto sempre con me, anche se attaccato al telefono
per
la
maggior parte del tempo. Da quattro anni a questa parte gli ho detto di
evitarsi il disturbo e di mandarmi da sola. Da allora sono andata a
Kokusai con il suo primo assistente ogni inverno.»
Con un assistente? Era strano che non si fosse trattato nemmeno di una
donna. «Non preferivi qualcun altro?»
«Non ci ho pensato. Un assistente è una scelta
insolita come
accompagnatore, ma mio
padre si fida di poche persone. Kaido-san non aveva figli suoi e mi
trattava come una sorella minore, perciò... mi stava
simpatico.» Le
comparve in volto un bagliore triste che si spense
rapidamente. «Si è sposato quest'anno.»
Dal nulla, sorrise. «L'ultima volta che l'ho sentito stava
per
licenziarsi. Quello di andare via era stato l'ultimo consiglio che gli
avevo dato,
perciò
sono contenta per lui. Fare politica non era la sua strada.»
... da quelle parole traspariva più affetto per l'assistente
che per il suo stesso padre. Povera Rei-san.
«Bene, pare che ci siamo.»
Lui alzò lo sguardo. Sì, erano arrivati.
Rei-san si mise di traverso. «Senti, hai detto che te la
cavi,
no?»
«Sì.»
«Te lo chiedevo perché da qui io avrei intenzione
di andare
veloce. Con la salita che abbiamo fatto, il riscaldamento è
stato
sufficiente.»
Era d'accordo con lei. «Certo.» Alzò il
braccio
e le
indicò la
curva che si intravedeva a sinistra, in lontananza.
«Lì ce
n'è una un po' stretta, sta' attenta.»
«Nessun problema. Andiamo.»
Rei aveva un dubbio. Per verificarlo, dopo una curva ostica,
frenò inaspettatamente.
Yuichiro la imitò con prontezza, fermandosi pochi metri dopo
di lei. «C'è qualche problema?»
«No.» Aveva solo cercato di capire fino a che punto
lui se la
cavasse
con gli sci. Ormai aveva dei buoni motivi per credere che Yuichiro
fosse persino
più bravo di lei. «Dopo
quello che ci abbiamo impiegato a salire, non
volevo esaurirmi tutta la
discesa in
pochi minuti» gli spiegò.
Non si stupiva che lui fosse stato modesto. Yuichiro lo era sempre e
nella stragrande maggioranza dei casi con ottime ragioni.
Sciare doveva essere l'eccezione che confermava la regola.
Lui sollevò un braccio e indicò un punto dietro
di lei. «Dopo usiamo lo skilift per andare in cima. Si tiene
lì il
concorso a cui vuoi partecipare.»
Rei si voltò a osservare l'altezza della vetta. Tra
sè, sorrise sarcasticamente.
«E Usagi si illude di avere qualche speranza di vincere.
Sarà
tanto
se riesce a non cadere.»
«Beh... forse sarebbe meglio farla
desistere.» Yuichiro sorrise e abbassò lo sguardo.
«Comunque sono certo
che
vincerai tu, Rei-san. Sei molto brava a sciare e sei anche...
beh...»
«Molto a posto, già.» Non
aveva
voglia di
ricevere altri complimenti da lui. Aveva già incoraggiato
fin troppo l'assurda infatuazione che nutriva nei suoi
confronti. Quella storia doveva finire.
Yuichiro scrollò le spalle. «Ti
accompagnerò fino
a lì e farò il tifo per te.»
... loro due da soli sullo skilift sia all'andata che al ritorno? No,
sapeva troppo di appuntamento romantico. «Non
credo che
Usagi rinuncerà a venire.» Se lo sarebbe
assicurato lei stessa in
un
modo o nell'altro. «Se ha difficoltà puoi sempre
accompagnarla
tu di sotto, no?»
Yuichiro rimase interdetto per qualche istante. «Certo. Ma ti
aspetteremo
ugualmente.»
Beh, quello andava bene. Tentò di passare ad un altro
argomento. «Inviterò anche le altre a venire
con
noi.» Ridacchiò. «Scommetto che
sceglieranno di
rimanere a
valle
per la paura.»
Anche Yuichiro trovò divertente lo scherzo. Gli occhiali da
neve scuri che gli coprivano gli occhi risaltavano più della
frangia
scarmigliata e conferivano al suo aspetto normalmente disordinato una
parvenza di... senso? Lui rimaneva trasandato, ma in quel
momento sembrava più una scelta di stile
che
una semplice mancanza di cura per il proprio aspetto. Comunque Yuichiro
era sempre il solito, indeciso e
arrendevole, e un paio di occhiali neri che gli davano un'aria
più interessante o che focalizzavano l'attenzione sul modo
in
cui lui rideva non cambiavano niente. Nella vita di tutti i giorni
lui rimaneva sempre uguale e...
Ma esattamente a chi stava facendo quel discorso?
... stupida. Raddrizzò gli sci, puntandoli verso la pista.
«Riprendo a scendere» Si lanciò in
avanti e così
fece.
Usagi-san era uno spasso, pensò Yuichiro.
Lui e Rei-san si erano divertiti a tormentarla sulla
difficoltà
del concorso che stava per iniziare di lì a qualche
secondo
e Usagi-san aveva prodotto ogni volta una serie di facce da morire
dalle
risate. Yuichiro non era scoppiato a ridere giusto perché
l'ammirava: nonostante la paura, Usagi-san non si era mai data per
vinta; aveva coraggio da vendere.
Per la gara lui aveva un piano: la pista
diventava problematica dopo circa un quarto di percorso.
Usagi-san aveva imparato a frenare, se n'era accertato,
perciò
lei poteva farsi tranquillamente quel primo pezzo di strada. Non gli
sembrava pericoloso, vista la
provata indistruttibilità di Usagi-san. Lei era
caduta molte volte all'inizio, eppure aveva dimostrato di non provare
il
minimo dolore da nessuna parte. Aveva sviluppato un modo di
sciare
tutto suo che stranamente riusciva a tenerla in piedi.
Lui avrebbe percorso la sua stessa pista ai margini e l'avrebbe
raggiunta prima che il percorso diventasse troppo difficoltoso per lei.
Sempre che non ci fosse qualcuno degli organizzatori in quel tratto...
Non l'aveva verificato, ma supponeva di sì.
Suonò il via.
Yuichiro osservò partire la prima fila, quella delle
sciatrici
più
esperte. Tutte le partecipanti avevano fatto una prova generale prima
della gara
e Rei-san si era posizionata tra le più brave del concorso.
Dopo
la fila di lei, partirono tutte le file successive. Nell'ultimo gruppo
c'era
Usagi-san; le altre partirono e lei rimase lì, a tremare di
paura sul traguardo.
Ridacchiando, lui le arrivò alle spalle.
«Usagi-san, non ti puoi permettere ritardi.
Coraggio, vai!»
Le diede la spinta decisiva e lei partì sparata, con la
stessa
incredibile tecnica che sfidava ogni legge di gravità.
Yuichiro la osservò allontanarsi, i codini biondi sollevati
in aria a
mo' di coniglio. Sorrise. «Ecco, niente è
impossibile se ci
provi.»
Accanto a lui partì una delle promotrici del concorso. Non
si tenne a lato della pista, seguì le concorrenti.
Lui si guardò intorno. Nessuno stava controllando.
Perché no? si disse.
Prese la strada di
tutte le altre.
Come DIAVOLO era potuta finire in quel modo!?
Rei si rialzò da terra, i capelli pieni di neve.
«Rei, stai bene?»
Ma che domande le faceva? «Ovviamente no, Usagi, non sto bene
affatto!»
Intrappolata da quasi venti minuti dentro un buco formato da lastroni
di ghiaccio che non si potevano scalare e con una montagna di
neve accanto a lei che non voleva saperne di aiutarla ad uscire. Con
che coraggio Usagi veniva a chiederle come stava?!
«Avanti!» Non si sarebbe arresa! «Vieni
qui anche tu,
dobbiamo uscire
da questo posto!» Saltò di nuovo in groppa al
cumulo di
neve adagiato contro la parete di ghiaccio
e riprese a scalarlo.
Uno... due... tre... quat- Schiena piegata e testa a terra, tra la
neve.
Arrrrgh!
«Rei, forse è meglio cercare un altro
modo per uscire.»
Lei scattò in piedi. «Cosa stai dicendo? Che razza
di donna
sei se ti arrendi così in fretta?!» Ohh,
perché ci perdeva pure tempo?! Dare aria alla bocca non
l'avrebbe certo fatta uscire di lì. Con tutta la neve che
era caduta prima forse il cumulo ora era
scalabile. Doveva fare un altro tentativo!
Si issò su con un salto e tornò a salire.
«Uffaa... a quest'ora avranno già scelto un'altra
Principessa della Luna!»
Pure le sue lamentele doveva sorbirsi. «Eh sì! E
per colpa
di qualcuno io ho perso la corona!» Erano finite
lì dentro solo per l'incompetenza di Usagi con gli sci.
«... mi dispiace» fu il mormorio triste di lei.
Rei emise un sospiro. Sopra di lei la neve era troppo ripida,
non ce l'avrebbe mai fatta.
Nell'aria cominciò ad aleggiare una melodia. Ma da dove-? Ah.
Con calma, cominciò a ridiscendere.
Usagi era rimasta ferma a terra, il ciondolo col carillon aperto tra le
mani.
Rei si sedette accanto a lei.
«Rei...»
«Quello è il carillon di Tuxedo Kamen,
vero?»
«Sì... quando mi sento sola o triste, ascoltarlo
mi fa
sentire meglio.»
Avrebbe fatto sentire meglio anche lei se la persona che amava
le
avesse regalato qualcosa di simile. Lei però non aveva
trovato quella persona. Nonostante avesse cercato di convincersi per
settimane del
contrario, Mamoru non si era rivelato il ragazzo giusto. Amava
un'altra. Amava Usagi.
... nemmeno Kaido-san era stato l'uomo per lei. Eppure, con cuore di
bambina, lei si era infatuata lo stesso di lui. Ricordava ancora quanto
aveva
pianto quando Kaido-san l'aveva informata del suo imminente matrimonio.
Aggrottò la fronte.
Non poteva essere destinata a una vita senza amore. Lei non voleva
una vita così, voleva che qualcuno la scegliesse, che le...
volesse bene.
Seduta, alzò lo sguardo verso il gelido cielo invernale.
"Cosa
farò
quando tu non ci sarai più?"
Lo aveva lei chiesto a suo nonno molti e molti anni
addietro, disperata all'idea
di perderlo come aveva perduto sua madre, all'idea di non avere nessuno
al mondo all'infuori di un padre che non sapeva nemmeno che lei
esisteva.
"Rei."
Il nonno le aveva accarezzato la fronte, rimboccandole le coperte. "Non preoccuparti di cose
come queste. Io me ne andrò solo tra moltissimo tempo. Tu
sarai
già grande e avrai una famiglia tua, degli amici. Ti
vorranno tutti bene, non sarai mai più sola."
Aveva trovato delle amiche. Magari erano strambe come Usagi, ma...
erano vere amiche, a cui voleva molto bene. Un giorno avrebbe
incontrato anche l'uomo adatto. Aveva tempo. Doveva solo avere un po'
di pazienza e molta fiducia.
Nel frattempo c'era un ragazzo che le voleva bene, no? Non era quello
giusto, ma Yuichiro provava un sentimento sincero per lei. E poi era un
bravo
ragazzo, sciocco certo, ma anche tanto dolce.
La musica si interruppe all'improvviso.
«Ah!» Usavi aveva chiuso il
carillon.
«Non stavo cercando di vantarmi!
Volevo solo... Scusami Rei, ho
ferito i tuoi sentimenti?»
«Ma no. Non mi importa più.»
«Che? Ma non...»
No e doveva chiarirlo. «Sarà onesta, per quanto
riguarda
Mamoru- Tuxedo Kamen, beh... mi sono rassegnata. Lui ha
cercato di proteggerti con la sua vita, non posso competere con una
cosa del genere.» Si voltò verso i grossi
occhi blu di Usagi, luccicanti di commozione. Che sciocchina.
«Ricordati, Usagi
Tsukino, che se non diventi felice con Mamoru ti punirò.»
Usò lo stesso tono della celebre frase d'ordinanza di lei,
limitandosi a non aggiungere 'in nome della Luna'.
Rallegrata, Usagi annuì.
«Perché siate felici dobbiamo impegnarci a
combattere i
nemici e a sconfiggere il Regno delle Tenebre, in modo da riportare la
pace in
tutto il mondo» le ricordò Rei.
«Hai proprio ragione... AH!»
Beh?
Usagi balzò in piedi. «Possiamo uscire da qui,
Rei! Basta
che ti trasformi in Sailor Mars e usi il tuo Fire Soul sulla neve,
no?»
Cavolo! Saltò dritta. «Hai ragione! Ma quanto sei
lenta, potevi dirlo prima!»
«EH? Potevi pensarci anche tu!»
Bah, non c'era tempo da perdere. «Dobbiamo
trasformarci!»
Aveva
nascosto la penna di trasformazione dentro la giacca. La
tirò fuori. «Mars Poweeer-»
«Rei-san!»
Eh? Si voltò a guardare il muro di neve davanti a lei.
Fece uno scatto all'indietro quando quello si ruppe all'improvviso,
formando un grosso buco. Saltò fuori... «Rei-san!
Per
fortuna stai bene!»
«Yuichiro?!» Ma da dove era arrivato?
«Questo è il miracolo dell'amore!»
sbraitò lui.
Cielo, riusciva a farla vergognare persino in quei momenti.
Lui le afferrò un braccio. «Andiamo! L'uscita
è da questa parte, muoviamoci!»
Le
indicò entusiasta il tunnel da cui era venuto.
«Non così in fretta!»
Rei fece scattare lo sguardo verso l'alto. Sulla cima di una delle
pareti di
ghiaccio stava... Ma non era una delle organizzatrici? Eppure emanava
un'aura maligna. «Ma chi-?»
La donna saltò giù, discendendo come se stesse...
volando?!
«Sono Blizzard!» Si trasformò in volo,
assumendo
sembianze maligne. «E devo
assassinare
Sailor Moon!»
Allora era come aveva immaginato all'inizio, c'entrava il nemico con
lo strano incidente
che le aveva fatte finire lì! Si
girò verso Usagi. «Devono essere stati i nemici
a-»
«Sì, l'avranno trasformata in un mostro!»
Esatto, si erano capite.
La creatura, col corpo per metà formato da facce di pupazzi
di neve, atterrò sul manto bianco. «Preparati a
morire,
Sailor Moon!»
La grossa mano violacea puntava... «Che? IO!?» Rei
spalancò gli occhi.
«Bella, atletica e aggraziata, devi essere per forza tu la
principessa
della Luna!»
Ma quanti complimenti! «Te ne sei accorta anche tu,
vero?» Si accarezzò la testa, mettendosi in posa.
Eh
sì, cosa ci poteva fare lei se aveva tutte quelle
qualità? «Sei proprio un mostriciattolo
onesto.»
«Ehhh? Rei-san, sei tu Sailor Moon?»
Cavolo, si era dimenticata di Yuichiro!
Usagi si frappose tra lei e il mostro, piagnucolando e indicandosi.
«Guarda che ti
sbagli, Sailor Moon non è lei!»
«Zitta!» Il mostro rilasciò un urlo.
«Io non mi
sbaglio mai!
E ora... BLIZZARD!»
Dalla bocca le uscì una ventata di ghiaccio e vento polare.
Prima che Rei fosse riuscita a proteggersi, Yuichiro
si era messo in mezzo. «Ti difendo io, Rei-san!»
Ahh, come l'altra volta! Adesso si faceva male sul serio, si- Le cadde
davanti un blocco di ghiaccio umano.
«Yuichiro!» urlò Usagi.
Non c'era tempo per spaventarsi, ora potevano finalmente combattere!
«È perfetto Usagi! Trasformiamoci!»
«Rei... sei più gelida di un blocco di
ghiaccio.»
Ma era forse il momento di accusarla di essere un'insensibile?!
«Sbrigati!» Dovevano combattere, era quello l'unico
modo
per
salvare
Yuichiro e la donna trasformata in mostro!
«Okay! Moon Prism Poweeeer...»
Era il suo turno! «Mars Poweeeer!»
«Make up!» gridarono insieme, lasciandosi invadere
dal loro
potere
Sailor.
A fine trasformazione il mostro arretrò di un passo,
sbalordito. «Ma allora siete entrambe guerriere
Sailor!»
Che genio!
Usagi alzò le braccia in aria. «Non ti
perdonerò
mai per averci intrappolato qui dentro! Una ragazza non deve congelarsi
in questo modo, non lo sai?»
A Rei cascarono le braccia: ma cosa gliene poteva importare a quel
mostro?
Gli puntò lei stessa un dito contro. «Non ti
perdonerò mai per aver congelato il mio Yuichiro, preparati
a pagare!»
La creatura alzò il mento, spavalda.
Pensava che stesse scherzando?
«Io ti puniròò... in nome della
Luna!» concluse Usagi.
Ecco! «E io ti castigherò in nome di
Marte!»
«Basta con queste chiacchiere impertinenti!» Al
mostro
spuntò in
mano una stalattite di ghiaccio. «Prendete!» La
lanciò
dritta verso di loro.
Rei la schivò prontamente. Corse ad unire
le dita. «Fiiiire...» Il fuoco si
concentrò sui suoi
indici. «SOUL!» Lanciò la fiamma.
La creatura la schivò con un rapidissimo salto laterale e
brandì una nuova stalattite.
Lei si preparò nuovamente ad evitarla, ma... Trattenne un
sussulto. «Tuxedo Kamen!»
Era arrivato! E aveva in mano la stalattite del mostro, le stava
difendendo di nuovo!
«Endymion!» protestò la creatura.
«Mi occupo io di loro, Blizzard. Ritirati.»
Oh, no.
Il mostro si dileguò, ma Tuxedo Kamen continuò a
rimanere davanti a loro, pronto a combatterle.
Prima che potesse accorgersene, una rosa nera si era
conficcata sulla
parete tra lei e Usagi.
«La prossima volta non vi mancherò.» Lui
ne
estrasse una
nuova.
No.
Usagi era sull'orlo delle lacrime. «Cosa facciamo?»
Le bruciavano dentro decine di proteste. Diede loro tutta la voce che
aveva. «Tuxedo Kamen! Non ricordi come hai combattuto assieme
a noi?!»
Possibile
che gli avessero davvero fatto dimenticare tutto? Persino-
«La
persona che ami di più è Sailor Moon! E' qui
davanti a te!»
Lui rimase del tutto immobile, ma ad un certo punto... Se l'era
immaginato o la rosa aveva perduto il colore nero? Doveva
insistere! «Ti prego Tuxedo Kamen, devi ricordarti tutto
quanto!»
Dal muro di ghiaccio sopra di loro si scatenò un assordante
fragore.
Rei alzò lo sguardo e osservò con orrore Blizzard
che
si buttava su di loro dal ghiacciaio spaccato, tra le mani una
stalattite che decretava la loro morte.
L'arma del mostro si spezzò in due per aria. Destabilizzata,
Blizzard precipitò malamente.
Ma che-? Rei si voltò e capì che era stato Mamoru
a
fermare il mostro, con una rosa... rossa!
«Endymion!» protestò Blizzard.
Non c'era tempo da perdere. «Sailor Moon, tocca a
te!»
«Sì!» Usagi cominciò a far
roteare in
aria lo
scettro lunare. «Moon Healing...»
Completò il
giro, creando
un cerchio di luce perfetto. «Escalation!»
La creatura si dissolse tra urla agghiaccianti e al suo posto
apparve... una donna normale, l'organizzatrice del concorso.
Rei la controllò solo per un momento, quindi corse a...
Mamoru era già salito sul muro di ghiaccio, col mantello al
vento. «Ha! Uccidervi ora non mi porterebbe alcuna
soddisfazione, siete
deboli. Arriverà presto il momento!» Lui si
voltò
e... sparì nella notte.
... come aveva immaginato. Mamoru si era liberato dell'influenza
negativa solo per un istante.
Volse gli occhi in direzione di Usagi. Lei guardava verso l'alto,
delusa e disperata.
Rei si rattristò. Purtroppo non poteva fare niente per lei.
Per quel giorno erano in salvo
sia dai mostri che da Tuxedo Kamen e... Sospirò e
abbassò lo sguardo a terra, verso Yuichiro, ancora svenuto.
Sorrise.
Era ora di pensare a chi avevano accanto. Si inginocchiò
vicino a lui e se lo appoggiò sulle ginocchia.
Lo controllò con una rapida occhiata: sì, era
solo svenuto. «Sei proprio uno scemo senza
speranza.» Sarebbe
potuta
andargli molto peggio, possibile che Yuichiro non pensasse mai prima di
agire?
"Ti difendo io, Rei-san!"
... era la seconda volta che rischiava la vita per lei. «Che
stupido.»
Stupido scemo innamorato di lei... Un bacetto se lo meritava.
Gli appoggiò le labbra sulla guancia e le tenne
lì per un paio di secondi.
Si staccò, mordicchiandosi la bocca. La prossima volta
doveva dirgli di
radersi la faccia.
... macché prossima volta!
«Che fai, Sailor Mars?»
Rei si raddrizzò con uno scatto. «Niente.
Controllavo solo se stava bene.»
«Ah-ha.» Usagi le lanciò un sorrisetto
furbo. «Si
fa coi
baci, ora?»
«Era solo sulla guancia!»
«Sì, ma è già il
secondo.»
Rei cercò di afferrarle una coda per zittirla ma Usagi si
tirò indietro nel momento giusto.
«Matrimonioooo!»
Aaaargh! Mollò Yuichiro a terra.
«Finiscila!» Fece
per
acchiapparla e chiuderle la bocca, ma in quel momento sentirono
entrambe una voce.
«Hmm... cosa...?» L'organizzatrice del concorso si
stava riprendendo. «Cosa ci faccio qui?»
Si calmarono tutte e due. Era ora di completare la missione.
Rei si diresse personalmente dalla donna. «Non si deve
preoccupare.» Le
appoggiò una mano sulla spalla. «È
tutto a posto,
adesso la
tiriamo fuori di qui.»
Il tunnel tramite cui Yuichiro si era fatto strada era ancora in piedi,
avrebbero usato quello.
«Ma io non ricordo nulla...» La donna si mise in
piedi,
tenendosi la
fronte.
«È tutto a posto, tuttissimo.»
Usagi saltellò
tra loro,
allegra
come se non avesse appena combattuto un mostro, come se non fosse stata
appena attaccata dal ragazzo che amava. Sapersi riprendere in quel modo
era una delle sue migliori qualità.
«Mi raccomando signora» la udì
bisbigliare,
cospiratrice. «Se qualcuno glielo chiede, ricordi di dire che
l'ha salvata Sailor
Moon.»
Eh no! «C'era anche Sailor Mars!»
Usagi tirò fuori la lingua, sbarazzina. «A te
interessava
solo salvare il tuo
Yuichiro. Credevi che non ti avessi sentita?»
Altro che Blizzard, adesso ci pensava lei ad assassinarla!
«Vieni
QUIIIIIIIII!»
«AIUTO!»
«Ehmm...»
Rei-san continuò ad avanzare con
noncuranza, voltandosi solo per
metà.
Stavano tornando a casa tutti insieme - comprese le amiche di lei -
dopo
lo strano incidente che avevano avuto prima.
Yuichiro si decise a chiedere. «Com'erano le guerriere
Sailor?» Era
stata Rei-san a
dirgli che a salvarli erano intervenute quelle misteriose combattenti.
Lei scrollò le spalle. «Non le ho notate
più
di tanto. Ad un certo punto sono svenuta anche io e poi mi hanno
svegliato loro. Non ho assistito alla battaglia.»
«Ah. Davvero non ti sei fatta male?»
«No. A me dispiace solo di non aver vinto il titolo di Miss
Principessa
della Luna.»
«Già. Lo meritavi.»
«... sì.» Rei-san tornò a non
guardarlo.
Le amiche di lei, Usagi-san compresa, camminavano davanti a loro, a
diversi metri di distanza.
Lui si sentiva bene, ma forse Rei-san era ancora un po' preoccupata e
per quello procedeva assieme a lui.
Sentirle dire che in fondo aveva apprezzato la sua volontà
di salvarla, per quanto alla fine non fosse servito a niente, lo aveva
riempito di gioia.
Forse... «Rei-san.»
«Sì?»
«Hmm... visto che le tue amiche non sanno sciare... domani
vuoi tornare
sulla stessa pista di oggi?» Si fece coraggio e fece
l'aggiunta
necessaria. «... io e te?»
Lei piantò i piedi sulla neve e si voltò di
scatto. «Adesso non prenderti troppe confidenze.»
Eh?
«Quella roba lì non significava niente.»
Come? «... che roba?»
Rei-san spalancò gli occhi. «Quella!»
Agitò una
mano in aria e sbuffò. «Sì, domani ci
andiamo. Ma insieme ad Usagi.» Si girò e
marciò
impettita verso le altre.
... beh. Era un progresso, no?
Yuichiro sorrise e raggiunse il gruppo davanti a lui.
Certo che lo era.
CONOSCERSI
SULLA NEVE - Fine
NdA: questo episodio si basa sulla puntata dell'anime numero 38, prima
serie. Ho ripreso molti dialoghi, specie nell'ultima parte.
Un po' di note per aiutarvi a distinguere ciò che ho
inventato io da ciò che ciò che invece no:
- i dialoghi li ho ripresi come al solito più che altro da
quelli originali (nel limite in cui ciò è
possibile facendo una traduzione dalla traduzione inglese), in pochi
casi facendo un lievissimo adattamento. Comunque, nella versione
originale giapponese Rei dice proprio 'Non ti perdonerò per
aver congelato il mio
Yuichiro' ('Watashi no Yuichiro' in giapponese significa quello, una
delle poche cose che capisco :) ). Devo dire che ha stupito anche me
questo particolare, ben diverso da 'il mio amico Yuri' della versione
italiana.
- tutta la storia della famiglia di Yuichiro me la sono inventata io di
sana pianta, a parte la questione della casa in Svizzera (particolare
dell'anime).
- la storia della famiglia di Rei pure, con una grossa eccezione:
Kaido-san. Di lui parlava la Takeuchi in una storia autoconclusiva
dedicata a Rei. La relazione tra Kaido-san e Rei veniva dipinta in
maniera un po' più romantica, benché lei avesse
tipo tredici/quattordici anni (ad un certo punto c'era pure un bacio
che sinceramente non ho capito se fosse un ricordo o un'allucinazione
provocata dal mostro che stava attaccando Rei in quel momento),
comunque Kaido-san era un assistente del padre di Rei che puntava ad
entrare in politica e che stava facendo un matrimonio di interesse con
la figlia di un altro politico. Era lui che in un paio di occasioni (o
almeno una) si era presentato al posto del padre di Rei alla cena di
compleanno che condividevano padre e figlia, l'unico momento dell'anno
in cui si ritrovavano. Rei aveva scoperto che i
regali da parte di suo padre in realtà li scegliava Kaido e
ne era rimasta delusa. Sempre Rei vedeva affinità tra lei e
quest'uomo e non avrebbe voluto vederlo diventare come suo padre, ecco
il perché del consiglio che le ho fatto dare in questa
storia (lasciare la politica). La cosa si ricollega bene alla
frustrazione del padre di Rei con l'incompetenza dei suoi assistenti in
'Verso l'alba'
(l'altra fanfic che sto facendo su Sailor Moon, una sorta di sequel
della quinta serie), perciò ho deciso di inserire anche
questo particolare. La storia della Takeuchi si concludeva con Rei che
si dichiarava soddisfatta della propria vita di guerriera e delle sue
amiche, facendo capire che per lei non era il momento di amare.
- Il Yuichiro dell'anime penso sia meno maturo di quello che ho
descritto io: lui buttava Usagi giù dalla montagna senza
pensieri :D Anche se dopo, è vero, seguiva sia lei che Rei.
Poco dopo si metteva in mezzo tra le ragazze e una valanga, una mossa
assurda
tipicamente anime che ho deciso di non riprendere qui (ma si
può tranquillamente ipotizzare che sia avvenuto).
Spero che l'episodio vi sia piaciuto :)
Il prossimo sarà più originale, mi
appoggerò solo in parte all'episodio 45 (la scena della
morte di Rei nella battaglia finale). Il mio scopo sarà
cercare di far capire
perché Rei regalasse quell'ultimo pensiero a Yuichiro,
parlando
con Usagi.
Risposte
alle recensioni
ggsi
- le tue risate sono più che altro merito dell'anime per la
seconda parte del primo episodio e non posso che concordare. Certe cose
erano davvero esilaranti.
Yuichiro si comporta da scemotto assai spesso e intorno a Rei raggiunge
picchi di idiozia assoluti. Nella mia visione gli sono passati col
tempo, qui sono ancora presenti :)
Rivedendo l'episodio 30, che avevo associato solo a Yuichiro, mi sono
resa conto che c'era un importante passo in avanti del rapporto tra le
ragazze, è bello anche per questo, sono d'accordo.
Anche a me Yuichiro era piaciuto subito, sono meno esigente di Rei :D
Come vedi Usagi qui riprende la sua battuta dal precedente episodio:
era una veggente quella ragazza :)
Con questa raccolta vorrei far capire esattamente perché
Yuichiro ha aspettato così tanto e perché Rei
pure. Dire 'non era il momento giusto' è semplice, vorrei
cercare di farlo percepire.
Haha, il riferimento a quanto ho fatto patire Rei in 'Verso l'alba'
è forte: non era esattamente la mia intenzione, mi sono resa
conto dopo che poteva essere una buona vendetta per il modo in cui lei
aveva trattato lui per tutti quattro anni precedenti :)
Grazie della bellissima recensione!
Nicoranus83
- beh, non devi necessariamente complimentarti :) Naturalmente mi fa
sempre molto piacere, ma basta che mi dici anche una sola cosa che ti
ha spinta a recensire e mi fai felice ugualmente :)
chichilina
- sono contenta che il precedente episodio ti sia piaciuto tanto. Come
dicevo le parti divertenti sono in gran parte merito della trama
originale, mi prendo la paternità solo di quelle un po'
più tenere :)
Ho letto questa tua recensione quando l'hai scritta, da allora ho
giocato un po' con l'idea di fare flashfic con episodi dedicati alla
coppia Mamoru-Usagi, ambientati all'interno delle cinque serie che
conosciamo. Mi è venuta l'ispirazione per un pezzo
particolare, se non mi metto in testa (come quasi sempre) di andare in
ordine cronologico magari questa raccolta un giorno salta fuori :)
Grazie del commento :)
sissy
- Ciao! Anche io ero piccola quando ho visto questo episodio, non mi
capacito di quanto tempo è passato. L'episodio che citi di
Rei che tra tutte è l'unica a rispettare la
volontà di Usagi, fidandosi di lei, credo sia il primo che
mi ha davvero convinto di quanto in realtà questa ragazza
fosse sensibile e affezionata ad Usagi.
Diciamo che in questa storia Rei è tontolona e testarda, ma
se Yuichiro fosse stato un pochetto più normale forse tutta
questa attesa non ci sarebbe stata. Lo scopo dei prossimi episodi di
questa raccolta sarà illustrare i dubbi che sono passati
nella testa di questi personaggi, nell'ottica che io ho di loro
ovviamente.
Grazie mille della recensione, sapere di aver riportato alla mente
tanti cari ricordi rischia di strappare le lacrime a me :)
amayuccia
- Ciao!
Visto che anche qui Rei fa l'antipatica? Diciamo che si censura un
attimino di più con Usagi (giusto un cinino).
I capelli di Yuichiro (e il loro volume) variavano a seconda del
character design, al pari di quelle ragazze (anche se di meno nel loro
caso).
Credo che nella scena che citi, Yuichiro e il nonnino arrossisero per
la vista che Usagi stava loro offrendo (tipico momento anime :D)
Per quanto riguarda il karate e il kung-fu di Makoto... il possibile
errore è in 'Verso l'alba', in questa storia mi sono
limitata a riprendere la disciplina che Makoto stessa menziona nel suo
dialogo. Possiamo immaginare che poi abbia preferito passare al karate
:)
Sei la seconda persona che mi dice che la storia fa venire fame, mi sto
convincendo di far passare anche questa mia sensazione nelle mie storie
:D
Hm, Mamoru aveva fatto un pensiero serio su Rei, ma non ai livelli di
coinvolgimento raggiunti da lei... diciamo che si stava lasciando
trasportare dalle acque, poi comunque ha avuto altro a cui pensare.
Ho scelto di dire che era lei a chiamarlo e non viceversa
perché in una scena dell'episodio 31 si vedeva lei che lo
chiamava alla segreteria telefonica per chiedergli di andare a visitare
una nuova pasticceria e mangiare qualcosa insieme. Dal tono sembrava
molto ansiosa e piena di aspettative :)
Ecco, ti ho accontentata, pensavo di far scoprire a Rei quanto era
ricco Yuichiro proprio in questo episodio :)
Sì, a volte Mamoru (ma non solo lui, anche le ragazze) non
sembravano molto preoccupate della distruzione che si lasciavano dietro.
La ripetizione della frase 'punitiva' da parte di Usagi ad ogni
episodio è decisamente un particolare 'anime', in una storia
dai toni come quelli che scrivo io avrebbe stonato :)
:D:D Gli arancini di riso che vagano in un'altra dimensione :D:D:D
Qui ho fatto in modo che i pensieri di Rei su Yuichiro facessero un
passo avanti, anche se, come si evince, non è ancora
disposta a considerare l'idea di lui e lei insieme (anzi, ci sono
momenti in cui se la nega tranquillamente e con decisione).
Qual è il cognome più importante tra quello di
Rei e Yuichiro? Se ci tenessero entrambi sarebbe una bella battaglia ma
forse per Rei il cognome di famiglia non è tanto importante
se non per il fatto che è suo. Vedrò.
Ma certo, tranquilla per il ritardo :) Grazie mille per la recensione :)
maryusa
- Ciao! Spero che la vita privata vada meglio :) Sono contenta che la
mia storia ti abbia distratto, hai ragione, le letture servono anche a
questo :)
Esatto, rivedendo quegli episodi dell'anime si percepiva tantissimo che
le protagoniste erano tutte molto più infantili di un paio
di anni dopo :)
Grazie mille per la recensione e un bacio a te!
Alla prossima a tutti
ellephedre
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Capitolo 4 *** Episodio 3 - Se solo... ***
Ovviamente... impossibile?
Note:
Questo episodio è ambientato prima e durante
l'episodio 45 della prima serie, quello dove muoiono tutte le guerriere
Sailor.
"Ovviamente...
impossibile?"
Autore: ellephedre
Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. Essi sono
esclusiva proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation
Co.
Ltd
Episodio
3 - SE SOLO...
Era vissuta sulla Luna.
Sapeva che era vero, ma aveva ricordi di quel luogo. Guardare la palla
bianca
che brillava in cielo non le trasmetteva alcun emozione particolare. La
Luna era bella, candida e romantica, ma non era... casa.
Accarezzò con la mano la colonna sottile, a base quadrata,
accanto a cui era seduta. Conosceva l'odore del legno vecchio e solido,
il profumo di erba del giardino su cui crescevano radi fiori e l'odore
muschiato della terra nascosta sotto il pavimento.
Quella era casa: il tempio dove viveva con suo nonno, la Terra dov'era
nata e cresciuta e in cui avrebbe vissuto fino al termine dei suoi
giorni.
... potevano non essere molti.
Piegò le gambe contro il corpo, abbracciandole, riparandosi
in quel modo dal freddo dell'aria e dell'anima.
Avrebbero sconfitto il Regno delle Tenebre. Su quello non nutriva
dubbi, per il semplice fatto che... Non poteva che finire
così. La Terra non sarebbe stata avvolta
dall'oscurità, loro non avrebbero permesso un futuro del
genere. Per quanto
fosse forte il nemico, sarebbero state lei e le altre a
sopraffarlo, a vincere.
Fino al giorno prima si era riempita solo di pensieri positivi. La
paura era nata solo durante quel primo pomeriggio. Aveva consultato il
sacro fuoco con lo scopo di conoscere meglio il nemico e, avvilita, non
aveva potuto fare altro che constatare l'enorme potenza dell'avversario
che si stavano apprestando a combattere.
I mostri che avevano battuto fino a quel momento, persino i
generali, sembravano agnellini in confronto alla forza negativa che
aveva sentito persino da tanto lontano.
Come gruppo, lei e le altre guerriere Sailor avrebbero vinto. Ma
singolarmente? Era un'incognita.
Aveva paura per se stessa, ma soprattutto per le sue amiche. Loro erano
in
pericolo proprio come lei. Se necessario si sarebbero tutte sacrificate
per
proteggere Usagi, la principessa, l'unica che poteva usare il cristallo
d'argento capace di fermare il male.
Rei non voleva vedere morire nessuno. Non Usagi, ma neppure Ami,
Makoto e Minako.
E non voleva morire lei stessa, ma lo avrebbe fatto se la situazione lo
avesse richiesto: era suo dovere, un compito che sentiva
intimo al proprio essere.
Aveva sogni e speranze per il futuro, tanti e tante: voleva innamorarsi
perdutamente, voleva diventare una donna di successo, conoscere il
mondo, crescere, essere viva.
Perdere tutto però, dentro di lei, era più un
piccolo rimpianto che un vero e proprio dolore. Forse non era
ancora abbastanza cresciuta da comprendere ciò a cui stava
quasi rinunciando. Forse era meglio così.
A fare male era un'altra cosa.
Suo nonno.
Il suo nonnino, che si era preso cura di lei fin da quando era stata
una bambina, sarebbe rimasto solo.
Lei era la sua unica famiglia, suo nonno non aveva nessun altro. Chi lo
avrebbe aiutato quando sarebbe stato male? Chi altro avrebbe accettato
di vivere lì con lui? Chi si sarebbe preoccupato
della sua salute e del suo benessere quando fosse diventato
più anziano?
Vedi? Devi vivere.
Giusto, doveva essere quello il suo motto, doveva tirarne fuori
qualcosa di positivo. Aveva qualcuno per cui tornare indietro e
preoccuparsi, doveva
combattere al massimo delle proprie forze e tornare. Tornare indietro,
tornare a casa.
E se anche fosse successo il peggio...
Nel petto sentì una morsa pulsante il cui peso le rese
difficile respirare.
Suo nonno se la sarebbe cavata. Avrebbe pianto moltissimo per lei,
sarebbe
stato triste, ma era tanto forte e anche da solo sarebbe-
«Rei-san?»
Prima di girarsi, Rei deglutì il groppo alla
gola. «... Ciao Yuichiro. Hai...» si
concentrò, «finito di pulire il tempio?»
Lui le rispose con un cenno della testa.
Si era fermato a qualche passo da lei e nella penombra del corridoio
Rei non riuscì a vederlo bene in volto. Il suo
silenzio le sembrò anomalo.
«Cosa c'è?»
«Hai...» Lui fece un passo in avanti, uno solo.
«Stai bene, Rei-san?»
Non proprio, ma non aveva intenzione di discuterne con lui.
«Certo. Tra poco torno in camera
mia.» Se fosse stata maggiormente vicino alla propria stanza,
lui
non l'avrebbe neanche vista. Avrebbe dovuto pensarci prima. Comunque
aveva voglia di starsene lì
ancora per un po'. In fondo era casa sua, poteva sistemarsi dove
voleva ed essere lasciata in pace.
Yuichiro non se n'era ancora andato. La sua immobilità
iniziò ad avere il sapore dell'intromissione.
Rei fu travolta da un moto di irritazione. «Sto bene, ho
detto. Puoi andare via?»
Lui sobbalzò.
«Sì.» Si allontanò
rapidamente.
Il tono da cane bastonato era veramente noioso: come poteva sentirsi
tanto ferito da semplici parole?
Attese di vederlo girare l'angolo e sparire nel corridoio adiacente, ma
lui smise di avanzare proprio lì. Si voltò di
nuovo verso di lei.
Rei tornò di proposito a guardare il giardino interno della
casa. Per far desistere Yuichiro bastava non dargli corda.
Il nuovo scricchiolare delle assi di legno lungo il corridoio le fece
trattenere un sospiro e alzare gli occhi al cielo. Contò i
tre secondi che ci vollero a Yuichiro per tornarle accanto -
un po'
più vicino di prima, in verità - e
scandì con chiarezza,
«Voglio stare da sola.»
Invece di risponderle, lui si accovacciò, le gambe
piegate in quella strana posizione che le ricordava una scimmia.
«Lo so...» Esitò, in volto
un'espressione dolorante. «Ma sono preoccupato per
te.»
Non aggiunse a voce una richiesta che lei udì ugualmente. Non
mandarmi via.
Cielo. Ci mancava solo la faccia alla Usagi, quella che la faceva
sentire in colpa a trattare male la gente.
Sospirò mentalmente. «Preoccupato per cosa? Non ho
niente.»
Yuichiro si lasciò cadere piano all'indietro, sedendosi.
Cominciò ad osservare il pavimento e... continuò
a osservare il pavimento.
Roteando gli occhi verso l'alto, lei si appoggiò contro la
colonna di legno. Emise uno sbuffo e... rimase sul posto anche lei.
A guardare fuori, Yuichiro doveva semplicemente lasciarlo perdere.
Finché stava zitto, magari non si sarebbe
nemmeno ricordata che lui era lì.
L'assenza di pensieri la costrinse a concentrarsi sul freddo dei
dintorni. Non correva un filo d'aria. Era inverno e pochi giorni
addietro aveva nevicato. Lei ne aveva approfittato per fare
un piccolo pupazzo di neve a cui aveva tentato di dare le proprie
fattezze da guerriera.
«Avevo paura di non valere niente.»
Più che il suono della voce di lui, la sorpresero le sue
parole.
«Sin da quando ero bambino. Io...»
Yuichiro sollevò lievemente lo sguardo, «ero
contento della mia vita, ma il futuro... mi spaventava.
Non valevo quanto mio padre o le mie sorelle e... pensavo di non valere
niente.» Facendo una pausa, strinse le labbra.
«Sapevo che mi volevano tutti bene, ma credevo
che oltre a questo ci fosse poco valore in me. Per me.»
Raddrizzò un poco la schiena. «Allora non era
così chiaro. Mi sentivo
continuamente... a disagio. Ogni tanto, anche arrabbiato.» La
fissò incerto,
fino a che non cominciò a sorridere piano. «Poi
è passata. Mi sono reso conto che valgo qualcosa comunque.
Non
molto, ma... sono io. E ci sto bene.»
Il discorso non sembrava richiedere una risposta, ma Rei si
ritrovò lo stesso ad annuire. Il cenno
sembrò regalare a Yuichiro un poco di
allegria, anche se non abbastanza da togliergli la preoccupazione dallo
sguardo.
Lei tornò a guardare fuori e scosse appena la testa.
«Pensieri così vengono a tutti.»
«Sì, sono cose... difficili da dire.»
Di sicuro. Tanto. «Vanno via, lo hai detto anche
tu.»
Lui non rispose. O meglio, sembrò non farlo, fino a che non
parlò di nuovo. «Io penso... che a dirli ad
alta voce, vadano via più in fretta.»
In fretta?
... forse la battaglia avrebbe dovuto combatterla già domani.
Forse aveva davvero poco tempo.
La sua non era una paura sciocca ma a non spiegarne le ragioni sarebbe
sembrata tale.
... a Yuichiro non sarebbe importato. Importava a lei? Cosa gliene
importava oramai delle apparenze, di fare una brutta figura?
«Se io non ci fossi più, cos'accadrebbe al
nonno?» Con l'ipotesi fuori da lei, si lasciò
riempire da un timido sollievo. Seguì un irretito
disagio. «E' una domanda stupida. Solo che... non ci avevo
mai
pensato.» Bugia, ci aveva già pensato in passato.
Aveva concluso il
pensiero con un ottimistico e allora veritiero 'Ma io ci
sarò sempre per lui'.
«Intendi... nel futuro?»
Yuichiro era proprio stupido, la stava persino prendendo sul serio.
Permettersi di essere sciocca come lui fu liberatorio.
«Sì.» Fece una pausa.
«Starebbe bene alla fine, questo è sicuro. Magari
tra dieci o vent'anni andrà in una di quelle case di riposo
e...» Immaginarlo in un posto come quello la
intristì, ma pensò
a lui e al suo carattere e riuscì a sorridere. «Si
troverà degli amici lì. Insidierà
tutte le
infermiere.» Gli occhi le caddero sulla forma a punta di uno
degli edifici del tempio. La sagoma scura si stagliava sul cielo blu
notte. «Gli dispiacerà molto lasciare
questo posto. Vive qui da quando aveva...» Ricordò
un vecchio racconto. «Vent'anni.»
Suo nonno aveva passato più di quarant'anni tra quelle mura.
Era certa che avrebbe scelto di riposare lì per sempre,
quando fosse venuto il suo momento.
Mancava una vita, ma lei forse non sarebbe più stata con
lui, per dargli l'ultimo saluto, per dirgli di riposare in pace.
«Se...»
Guardò Yuichiro con la coda dell'occhio.
«Se tu non ci fossi più, rimarrei io con
lui.»
... come?
«Il maestro non resterà mai da solo.
Rimarrò
io.»
... che proposito assurdo. Tenero proprio per questo. «Non
credo. Cambierai idea, farai la tua vita.»
«Vivrò qui.» Lui si guardò
brevemente intorno. «Mi piace stare in questo tempio,
non avrò bisogno d'altro. Anche se cambiassi idea,
non verrò meno alla mia promessa.»
Le uscì un sospiro pregno di sorpresa e compassione.
«Ma non è una promessa vera. E' una cosa che stai
dicendo per tranquillizzarmi.»
Yuichiro sembrò perplesso. «Non ha importanza.
L'ho promesso. Lo farò.»
Forse la cosa peggiore di quella speranza era che lui ne fosse tanto
convinto.
... no, la cosa peggiore era che lei volesse
crederci sul serio.
Piegandosi di lato, Yuichiro si inoltrò nel suo campo
visivo. «Se ti succedesse qualcosa io resterò qui.
Te lo
prometto adesso.»
Permettersi di credergli andava un po' oltre quello che si sentiva in
grado di reggere.
Lui alzò un braccio, indicando la direzione
del santuario. «L'altro giorno tuo nonno mi ha introdotto
alla meditazione. Non ne sono ancora capace, ma è una
pratica
che penso di riuscire ad imparare e... mi ha fatto sentire bene. La
vita del maestro mi piace, se rimango qui potrei succedergli. Tra tanti
anni, voglio dire. Prima avrò bisogno di un apprendistato
severo e difficile.»
Per un momento Rei non seppe cosa dire.
Fu per quello che parlò comunque. «Ci credi
veramente.»
Lui assentì col capo. «Sono uno di quelli che...
beh, sono felici un po' dappertutto.
Riesco a vedermi sereno qui. Per questo non mi pentirò mai
della
promessa che ti ho fatto oggi. La manterrei a ogni costo
perché
per te... sarebbe stato importante.»
Lei si sentì travolgere.
Yuichiro, chissà come e perché,
arrossì.
«Sarei più felice di restare qui
se ci fossi anche tu e... è quello che
accadrà.» Spalancò gli occhi.
«Ah, non che rimarrai qui per sempre anche tu, Rei-san, dico
solo che... non ti succederà niente.»
Il suo imbarazzo le fece tornare il sorriso.
«Allora lo stai facendo per me.» Si
bloccò lei stessa sul significato di quella frase. Si
affrettò a correggere. «Cioè, dici
queste cose per diventarmi più...» cosa?
«simpatico.» Simpatico?
Yuichiro abbassò gli occhi. «Per farti stare
meglio,
per... te, sì.» Si fermò e, quando
tornò a guardarla, per un attimo perse ogni traccia di
insicurezza. «Ho promesso per te.»
Fu come una piccola puntura dentro di lei, strana, profonda.
Lui era già tornato a guardarla di soppiatto, la testa
abbassata. «Il maestro non rimarrà da solo
perciò non... non essere più triste per
questo, Rei-san.»
Rei sentì il bisogno di guardare il pavimento. «Va
bene.»
Lui non disse più nulla e lei e gliene fu
estremamente grata: la punturina di prima era ancora lì che
si faceva sentire, da qualche parte nel petto, nascosta. Divenne sempre
più simile ad un ago che iniettava
qualcosa
dentro di lei quando si ricordò che doveva ringraziarlo per
la sua
promessa, qualunque fosse il motivo per cui gliel'aveva fatta. Le
altre volte che si era sentita in quel modo gli si era avvicinata e gli
aveva dato un bacio sulla guancia, ma adesso la sola
idea la faceva avvampare e poi lui avrebbe equivocato di nuovo, finendo
col pensare che-
Che sento quel che sento?
Non era una sensazione con un nome, ma Rei ebbe la forte impressione
che
non si sarebbe trattato di un vero equivoco.
... stava impazzendo, stava pensando a cose che non stavano in cielo
né in terra, proprio come la sua paura di morire. Credere di
non avere molto tempo le stava facendo immaginare momenti
romantici che non esistevano.
«Allora» Yuichiro si
alzò, «io vado.»
Rei scattò in piedi prima di pensare. «Io
ti...» Niente
baci sulla guancia. «Ringrazio.» Il
bisogno di un contatto la portò a prendergli una mano, ad
accarezzarla pianissimo.
Lui si riempì di una meraviglia totale, talmente gioiosa da
farle
credere che nessun altro al mondo avesse mai tenuto tanto a lei.
Il cuore iniziò a batterle talmente forte che ebbe voglia di
ricompensare Yuichiro in un modo che sarebbe stato irrealmente
e follemente romantico.
Ritrasse di scatto la mano. «Grazie.»
Inspirando forte, se ne tornò nella sua stanza.
Il giorno dopo, partì per il Polo Nord con le altre.
Le mancava il respiro, non riusciva a respirare!
Afferrò disperatamente le braccia che la stringevano attorno
al
collo, urlando senza voce, emettendo tutto il suo potere.
Il ghigno del mostro che la stava uccidendo non sparì e Rei
iniziò a percepire scariche lancinanti di energia lungo
tutto il corpo.
«Ahhh!» Gridò davvero, in preda ad
un'agonia dilaniante.
La potenza dei colpi della creatura aumentò e il mondo di
ghiaccio attorno a loro esplose.
Usagi, Usagi!
Il ghiaccio si chiuse attorno a lei e, bombardata di dolore, la sua
mente cominciò a spegnersi.
No, il nonno e-
Senza sapere come, riuscì a rimanere cosciente.
Attorno a lei, come se si trovasse all'interno di un tubo gelato, il
ghiaccio aveva
formato pareti circolari. Avvinghiati attorno al suo stomaco
strisciavano raccapriccianti tentacoli che le impedivano di cadere nel
baratro profondo.
Venne tirata su, piano, fino a che la debole luce del giorno
iniziò a riflettersi sempre più sulla distesa di
neve. Nel suo campo visivo entrò il corpo del
mostro,
gambe blu di donna che di umano non avevano nulla.
«E così, finalmente, manca solo la
principessa.»
... quella stava per uccidere Usagi.
«Rei-chan!»
Usagi.
Ogni energia era sparita dalle sue membra. Non aveva forze,
non sarebbe
riuscita a fare niente per lei.
Fu appoggiata sul ghiaccio. Il gelo contro la guancia le
bruciò la pelle.
Fuoco, fuoco... crealo...
Makoto, Ami, Minako... erano morte, morte!, ma non
poteva
essere stato un
sacrificio vano.
In aria l'urlo della creatura la raggelò dove non era
riuscito il ghiaccio.
«Preparati a morire!»
Fu così che Rei vide la propria mano sollevarsi e
afferrare la
fine di un tentacolo bluastro.
«Cosa?!»
Ce l'ho, ragazze,
è
qui.
Veloci come saette, le voci e i volti delle sue amiche le
attraversarono la mente: le parlarono di sogni che non si sarebbero mai
realizzati, di vite che erano finite, di una determinazione che aveva
resistito fino all'ultimo istante.
Non un sacrificio vano.
«... non ho ancora finito.» Dalla forza con cui
parlò arrivò anche l'energia per voltare la
testa di lato e guardare verso l'alto.
Ti ucciderò,
sia l'ultima cosa che faccio.
«Fiire...» Strinse il tentacolo con dita che non
sentì. Non fu più lei, fu
energia pura, fu fuoco. Uccidimi
tu, uccidi lei. «Souuuuuuuul!»
Le fiamme sgorgarono dalle sue mani svuotandola, crescendo in
potenza
senza che fosse più lei a richiamarle. Andarono oltre
ciò che era mai stata capace di fare, uccisero l'assassina
in una deflagrazione che le tappò le orecchie, spaccando il
ghiaccio sotto di lei.
Non ci fu tempo per formulare altro pensiero, fu sbattuta da una parte
all'altra, senza la possibilità di chiudere gli occhi.
Morta?
No.
Aveva punte di ghiaccio a sostenerla sulla schiena, acuminate a tal
punto che pareva quasi che la trafiggessero (l'avevano trafitta?) Il
mondo aveva smesso di
muoversi, era calmo.
Oh, come le altre.
Si trovava su una scultura di ghiaccio proprio come le sue amiche
quando
erano morte.
Usagi stava davanti a lei, dritta, incapace di piangere... illesa.
Ce l'ho fatta.
Ed era ancora viva, anche se ancora per poco. Pochissimo.
Avrebbe voluto scegliere il suo ultimo pensiero, ma fu lui a scegliere
lei.
'Io ti ringrazio'
gli aveva detto. E poi gli aveva sfiorato la bocca con la propria fino
a
farsi scoppiare il petto di felicità, in un
ricordo intriso di dolcezza che ebbe vita solo in un rimpianto.
Trovò di nuovo la voce. «Proprio come avevi
detto...»
Era una voce strana, una voce che se ne stava andando, come lei.
«Avrei dovuto dare un bacio a Yuichiro.»
Quanto avevi ragione
Usagi, sii forte.
Espirò in una nuvoletta d'aria invisibile.
«Se solo...»
Se solo...
Innumerevoli e indescrivibili esperienze dietro quelle due sole parole. Poteva
quasi sentirle, quasi viverle. Quasi.
«... lo avessi fatto.»
Sarebbe stato...
Sorrise e morì.
...così.
SE
SOLO... - Fine
NdA: Come al solito i dialoghi sono quelli della versione originale
giapponese, ripresi dalla traduzione in inglese.
Episodio molto triste (anche più corto rispetto ai
precedenti) e
non so nemmeno se riuscirò a riprendermi col prossimo :D
Credò che sarà dal punto di vista di Yuichiro in
quanto
devo far vedere esattamente come la prende lui quando Rei torna
indietro e non ricorda nulla di quello che è successo in
questo episodio e anche nei precedenti, visto che sono tutti ricordi
legati
alla sua attività di guerriera Sailor e quindi le sono stati
cancellati.
Quindi Rei ricorderà chi è Yuichiro, ma non
ricorderà
più
molte cose importanti, tutte quelle esperienze vissute assieme a lui
che, sommate tra loro, erano riuscite a regalarle il pensiero che aveva
avuto in punto di morte.
Vabbeh, riprendiamoci con le risposte :D
Risposte
alle recensioni
chichilina:
'Il mio Yuichiro'
aveva fatto crepare dalle risate anche me. Cioè,
più
esplicita di così Rei non poteva essere e mi ha stupito da
morire scoprire che era un dialogo della serie originale.
Cerco di ricollegare gli avvenimenti che ho visto (e che rivedo per
l'occasione) con la vicenda che ho in mente, sono contenta che sembri
tutto così legato all'anime che tutti abbiamo amato.
Il proposito di stampare la mia roba mi fa sempre fare
°///° :D
Grazie per aver commentato :)
sissy:
grazie per la correzione
degli errori (ti eri spiegata benissimo), sono spariti quasi subito
proprio grazie a note come le tue :) Penso di aver accentuato
abbastanza in questo capitolo che entrambi sono proprio tonti (se
Yuichiro fosse stato diverso il bacio se lo sarebbe beccato qui ;) ) e
credo mi piaccia trattarli proprio per questo loro aspetto. Li adoro
insieme :)
Grazie della recensione :)
ggsi: la tua
analisi sulle
dinamiche interne al gruppo delle guerriere Sailor è precisa
e
mi trova pienamente concorde. Rei aveva bisogno di qualcuno che la
contraddicesse un po', che non le permettesse di fare il bello e il
cattivo tempo (anche coi suoi capricci). Forse è per questo
che
poi ho fatto evolvere un po' Yuichiro nella maniera che ho appena detto
:D
Rei come personaggio mi era sembrata insolitamente fragile proprio
attorno a Yuichiro e Usagi, ragione per cui esplorare questa
sensibilità è una cosa che mi ha sempre attirato.
La
Takeuchi comunque forniva una spiegazione che cascava a puntino :)
(anche se non ricordo un rapporto particolare tra Usagi e Rei nel
manga; cioè, non mi sembrava fosse così speciale
come
nell'anime).
Coi prossimi episodi di questa fanfic vorrei far capire esattamente
come Yuichiro si insidia sempre più dentro il cuore di Rei,
in
un modo che lei continua a non essere pronta ad accettare o comunque
che trova vada bene così com'è. In pratica vorrei
far
sentire a voi lettori sempre meglio cosa provava Rei nel momento in cui
Yuichiro ha deciso di andare via ne 'L'indole del fuoco', costruire
questo percorso di sensazioni che spaziano nel tempo.
Sì, penso che Rei possa avere paura di amare e soffrire, di
dipendere dall'affetto altrui, ma non sono certa che alla fine
spiegherò tutto solo in questo modo. Finisco col delineare i
caratteri dei personaggi mentre scrivo ciò che pensano e
ciò che accade loro :)
Spero che ti sia piaciuta l'interpretazione dell'episodio 45 che ho
dato.
Grazie della recensione!
Nicoranus83:
:D La frase topica
di Rei (Il mio Yuichiro!) ha colpito un po' tutti, ma appunto non era
farina del mio sacco (il bello è proprio questo :D).
Grazie a te per la fedeltà con cui mi recensisci, sono
contenta di allietare la tua voglia di lettura :)
maryusa: non
dovevi scusarti
del ritardo, grazie piuttosto per aver recensito! La scenetta tra Rei e
Usagi mi è proprio venuta, i loro battibecchi infantili si
meritavano uno spazio nelle mie storie :)
Grazie per esserti ricordata di recensire :)
amayuccia:
la tua recensione è lunga quasi quanto il precedente
episodio :D (e la cosa mi piace :))
Per quanto riguarda Minako, mi aveva colpito una battuta di Usagi
nell'episodio 38 dell'anime. Le diceva 'Ma come Minako, proprio tu?'
quando Minako suggeriva di fregare Luna e Artemis dicendo che andavano
ad allenarsi in montagna invece che a divertirsi. Da questo dialogo ho
dedotto che Usagi non fosse ancora stata esposta al lato più
esuberante di Minako e che quindi lei lo tenesse un po' sotto
controllo. Magari perché sentiva di dover essere
più
guerriera con loro o magari perché non erano ancora entrate
in
confidenza. Potrebbe essere l'ultima, forse Minako ha iniziato ad
essere più aperta con gli altri (e quindi meno distante,
come
mostrato in una scena del primo film di SM) in seguito all'amicizia che
ha stretto con le altre guerriere Sailor.
Yuichiro mi ha sempre dato l'impressione di essere allegrone e un po'
pazzo, ma da alcuni dialoghi (forse complice anche la voce del
doppiatore italiano, che a dirla tutta a me piace molto :) ) ho dedotto
che nel profondo dovesse essere tutt'altro che infantile. D'altronde i
suoi momenti di serietà si alternavano a momenti di assoluta
follia, quindi, proprio come per Rei, per chiunque può
essere
difficile credere che lui sia normale :D
In puntate varie della serie di SM si deduceva che Rei poteva essere
abbastanza superficiale nelle cose... superficiali, appunto :D Tipo il
voler primeggiare sempre e comunque, o, come ricordo adesso, voler
possedere addirittura 4 copie diverse di un libro pur di potersene
vantare (una roba della quarta serie). E' comica anche per questo :)
La tua curiosità sulla sorella di Yuichiro fu soddisfatta
con
tipo due mesi e mezzo di ritardo, ma alla fine ci arrivai :D Non so se
farò apparire presto gli altri membri della famiglia, per
ora
penso di no. Anche se ormai ho 'La storia di lui e lei' per parlare
della famiglia di Yuichiro più estesamente.
Per quanto riguarda la morte della madre di Rei, credo fosse stata
attribuita alla salute 'cagionevole'. Non escludo di parlarne meglio
più in là.
Inserire Kaido nel precedente episodio mi è piaciuto molto:
secondo me il manga non era molto realistico nel momento in cui
ipotizzava una vera relazione tra i due (nel senso che potesse essere
interessato anche lui) però l'episodio si adattava molto
bene al
passato di Rei, quindi l'ho modificato un po'.
Non ti piaceva Yu in tuta verde? A me sì :D Però
in
effetti la tuta da ginnastica blu mostrava ben altro... cough, cough :D
In 'Verso l'alba' mi piacerebbe riprendere meglio il concetto
già accennato su come il mondo reale interagisca con le
faccende
sailormooniane (gli attacchi, i mostri, ecc...) Ho in mente cose varie
che potrebbero essere interessanti, vedremo :)
Yuichiro passetto per passetto stava andando un pochino avanti. Dopo
l'episodio 4 si sentirà tornare di dieci caselle indietro e
sarà uno dei motivi per cui non sarà mai
più
totalmente sicuro delle reazioni/sentimenti di Rei nei suoi confronti.
Oh, ma io stesso mica prestavo tanta attenzione alle mimiche facciali o
al sottointeso nei dialoghi: è solo adesso, quando riguardo
le
puntate mentre scrivo questi episodi, che mi vengono in mente cose che
non avevo mai notato prima. Unire i numeretti e creare una linea
zizagata, se non dritta, mi riempie di soddisfazione.
Il progetto su una raccolta di momenti Mamoru e Usagi ce l'ho ancora in
mente, devo aspettare di farmi venire l'ispirazione giusta su come
scriverne almeno uno :)
Grazie tantissime della recensione (e se stai leggendo, ti auguro anche
da qui di avere maggiori momenti di relax per te stessa in mezzo a
tutti i tuoi impegni).
Alla prossima a tutti
ellephedre
|
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Capitolo 5 *** Episodio 4 - Dimenticare e ritrovarsi ***
ovviamenteimpossibile4
Note:
Questo episodio parte dall'episodio 46 della prima serie (la fine,
mentre Usagi combatte contro Metallia) e si estende fino all'episodio
48 della seconda serie, quando, dopo un periodo di tempo che mi sembra
imprecisato, Rei riacquista la memoria di quello che è
accaduto
alla fine della precedente battaglia.
"Ovviamente...
impossibile?"
Autore: ellephedre
Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. Essi sono
esclusiva proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation
Co.
Ltd
Episodio
4 - DIMENTICARE E RITROVARSI
Yuichiro sollevò lo sguardo verso il
cielo oscurato da
nuvole
cariche di forza. Non poteva essere pioggia, l'acqua non era...
viola. Il colore delle nubi era portatore di violenza.
Cosa stava succedendo?
«Yuichiro.»
Sobbalzò.
Dietro di lui, il maestro guardava preoccupato verso l'alto.
«Hai visto
Rei stamattina?»
No. E si era pure alzato molto presto. Come non mai, era stato
in
piedi già alle sei. «Dev'essere andata a
scuola.» Non erano
neppure le sette e mezza, ma dove altro poteva essere andata Rei-san a
quell'ora?
Il maestro affondò le braccia
nelle maniche della tunica bianca, fino a massaggiarsi i gomiti.
Yuichiro sapeva che con quel semplice movimento non ci si poteva
proteggere dal freddo che si stava intensificando sempre di
più,
ma a preoccuparlo seriamente fu solo l'espressione sempre
più
accigliata del suo mentore. Se non era tranquillo...
Deglutì. «Lei non crede che sia andata a
scuola?»
Turbato, il suo maestro abbassò lo sguardo, rivelando rughe
che
sembravano nate da poco. «Penso che sarebbe già
tornata.» Scosse
piano
la testa, gli occhi sempre più scuri. «Sta
succedendo
qualcosa e
Rei vorrebbe essere qui a casa, al sicuro. Davanti al fuoco a scoprire
di cosa si tratta magari, ma non fuori, nemmeno per andare a
lezione.»
Rimuginò. «Starà già
tornando.»
Yuichiro osservò di nuovo il cielo: quello che gli faceva
più
paura era che non si sentiva nemmeno l'eco lontano di un lampo. Non
c'era
rumore, col passare del tempo sembrava quasi che l'aria si stesse
mangiando ogni suono. Inspirò. «Le vado
incontro.»
Ci fu silenzio. Per capire la reazione del suo maestro fu costretto ad
abbassare lo sguardo.
Trovò confusione. «Non sai che strada
percorre.»
Ma certo che sì. «Frequenta il liceo T, giusto? Fa
il cambio
con due linee di autobus, le conosco.»
Il maestro scosse la testa. «Finirai per
incrociarla.»
Non aveva importanza. «Lei rimanga qui.»
Il vecchio Hino s'incupì. «È mia
nipote, potrei
venire con
te se volessi.»
Sì, ma lo stupido era lui, non il maestro. «La
incrocierò, me lo
sento, però non riesco a stare con le mani in mano. Inoltre
se Rei
torna
prima di me vorrà vedere lei, maestro.» Non
avrebbe cercato
lui,
anche se forse le avrebbe fatto piacere vederlo.
Come quando gli aveva toccato la mano la sera di due giorni prima, con
un'espressione in bilico tra un sorriso incerto e... un qualcosa che
gli aveva fatto battere il cuore.
Non se l'era sognato - continuava a ripeterselo - solo che era
così bello che non riusciva quasi a crederci. Non ci credeva
del
tutto, non voleva permetterselo. Non ancora.
Anche se Rei-san non avesse dato il minimo cenno di ricambiarlo - ecco,
l'aveva detto, che assurdità! - lui sarebbe andato comunque
da
lei. Non gli piaceva quello che stava succedendo e non voleva pensarla
fuori, da sola. Non voleva pensare a Rei-san in pericolo. Aveva una
brutta sensazione
su lei e il pericolo.
Doveva essere a causa del discorso che gli aveva fatto Rei-san.
«Se non ci
fossi
più, cos'accadrebbe al nonno?»
Come poteva pensare di non esserci più? Forse aveva
paura di qualcosa? Forse aveva cercato di dirgli che temeva che le
sarebbe potuto accadere qualcosa di- Scosse la testa.
«Vado.»
Il suo maestro sbuffò. «Va be-»
Lo sentirono entrambi, fu come un boato sordo. I lampioni all'entrata
del tempio si spensero all'improvviso, proprio come tutta
l'illuminazione presente in città. L'orizzonte si era fatto
buio; nemmeno di notte era mai stato così, un tutt'uno col
cielo
diventato talmente nero che quasi non filtrava un solo raggio di luce.
Era un... incubo.
Corse via.
«Ragazzo, aspetta!»
Yuichiro si voltò solo davanti alle scale.
«Avrà
paura,
può farsi male!» Rei-san doveva essere
terrorizzata! «Io
starò
attento!»
Si voltò con uno scatto e prestò attenzione agli
scalini. Nel loro grigiore di pietra erano diventati quasi
indistinguibili l'uno dall'altro.
Una volta sul marciapiede, diede l'addio alla cautela e
pensò solo a correre.
A correre.
A correre.
Due angoli dopo, fu costretto a rallentare.
Aveva evitato per un soffio lo scontro con due persone, ma si faceva
sempre più buio. Riusciva a vedere sempre meno.
Sulle strade le macchine si erano fermate.
Non molto lontano, si udì un clacson. Sembrava una richiesta
d'aiuto.
Attorno a lui, le parole della gente iniziarono ad assomigliare ad un
unico lamento.
Cosa stava succedendo?
Rei-san, Rei!
Avanzò a tastoni contro il muro.
Quando i contorni della via iniziarono a diventare linee quasi
invisibili, guardò davanti a sé e
memorizzò
l'ultima immagine della strada. L'avrebbe attraversata, doveva andare
avanti.
Col cuore in gola, fece una corsa sopra il punto dove aveva visto per
l'ultima volta le strisce pedonali.
Con le bracce tese in avanti, toccò un palo e ci
sbatté addosso.
Vi si aggrappò, chiudendo e schiudendo le palpebre
ripetutamente, per accertarsi di avere davvero gli occhi aperti. Non si
vedeva
più niente! «Rei-san!!»
Accanto a lui, una voce estranea sussultò.
«Mamma?»
Yuichiro si voltò in quella direzione.
Nel buio brillò la luce verde-grigia di un minuscolo display.
«Un telefono!» gridò qualcun altro.
«Chiamate la polizia!»
«Non arriverrà nessuno!» rispose un
altro urlo. «Cosa sta
succedendooo?!?»
Il terrore nell'ultima voce minacciò di far soccombere di
paura
anche lui. Deglutì e gridò di nuovo.
«Rei-saaan!»
«Stia zitto!» singhiozzò una voce.
Iniziò un
pianto.
Tremando, Yuichiro si alzò in piedi. Doveva muoversi,
spostarsi. Serrò le palpebre solo per immaginarsi che
il
buio fosse dietro gli occhi chiusi e non nella realtà:
cercò di ricordare la forma della strada e, faticando a
lasciare
il palo, iniziò a muovere le gambe di lato, le braccia
allungate
nella stessa direzione.
«Il telefono non funziona!» gridò
disperata la prima voce
che aveva sentito.
Basta, basta! Sembrava
un incubo, un sogno orribile! Rei-san!
«Adesso torna la luce» disse una voce di uomo
anziano, alta e roca.
«Come lo sa?!»
«Deve tornare! L'elettricità dev'essere
salt-»
«È il cielo, quale elettricità!!
È il cielo,
cielo, cielo...» Divenne una nenìa.
Yuichiro ebbe la tentazione di coprirsi le orecchie, ma il cuore gli
martellava talmente tanto che aveva quasi più paura di udire
il suo
stesso terrore.
Il mondo era diventato un luogo di voci sparute che si trasmettevano
disperazione tra loro.
Rei-san doveva essere
annichilita.
No, lei era una ragazza coraggiosa! Sarebbe rimasta ferma dove si
trovava al momento del buio e avrebbe aspettato con pazienza.
Ma aspettato cosa?! Che cos'era quel buio, perché
tutto era
così scuro?!!
Nell'oscurità, brillò una luce. Non una vera
luce, ma una luminosità... strana, invisibile. Invisibile, ma lui
l'aveva vista.
«Sta tornando?» fu la speranza di una voce
femminile.
Non era stato il solo a vederla.
A vedere cosa? Sbatté le palpebre. Era come se avesse visto
con qualcosa di diverso dagli occhi.
Vide di nuovo.
No.
Era... sentire?
Era una forza invisibile, luminosa solo alla vista dell'anima.
Potentissima, lottava per prevalere. Sembrava l'essenza di-
Le ginocchia gli vennero meno. Si sedette a terra, fermandosi dal
cadere con una mano.
Una parte di lui aveva sentito e risposto ad un richiamo primigenio e
ora non poteva fare altro che guardare la... battaglia.
Si stava svolgendo, non vicino e non lontano, non adesso e non in
passato, non adesso né in futuro.
Quello che stava accadendo era oltre tutti loro.
«È... la fine del mondo?» fu l'ultimo
singhiozzo
che udì.
Era la lotta tra bene e male, tra inizio e fine.
Era la fine del mondo.
Strinse i pugni e iniziò a tremare, cercando di non
assistere, di pensare solo a-
Famiglia. Voleva tutta la sua famiglia lì con lui.
E Rei-san era sola.
Pianse.
Non importa se
è la fine, Rei-san. Rivide in un momento tutti
i sorrisi innocenti e felici di lei. Tu starai sempre con tuo nonno, nessuno ti porterà
via da chi vuoi bene.
Mentre lui... voleva la sua famiglia. E poterle prendere un'ultima
volta la mano.
La luce si diffuse in ogni dove.
Portò via le nuvole, rese tutto visibile, definito.
Trasparente. Accecante e immobile.
La luce entrò dentro di lui e tentò di portargli
via un pezzo di mente, di cuore.
No.
La luce non lo ascoltò, frugò nei suoi ricordi e
prese a dissezionarli, ricostruirli.
No!
La luce lo osservò.
Prese solo quel che le serviva e si allontanò.
E lui cadde.
In un buio che sarebbe stato...
Risveglio.
...
Si svegliò di soprassalto.
... aveva avuto un incubo?
Si massaggiò la testa, strizzando gli occhi davanti alla
luce del sole sulle coperte.
Era tardi!
Scattò a sedersi. Si era svegliato in ritardo, che ore
erano?!?
Buttò via la coperta del futon e afferrò la
sveglia.
Le otto!
Balzò in piedi.
Era ancora in prova, il maestro lo avrebbe giudicato un irresponsabile!
Si sfilò la felpa del pigiama e rabbrividì al
contatto
del petto nudo con l'aria gelida. Lasciò perdere e
saltellò in avanti, togliendo anche una gamba dei pantaloni.
Cadde in avanti contro l'armadio vuoto, fermandosi con le mani.
Lo aprì, trovando la tunica e l'hakama.
Doveva darsi una mossa!
Iniziò a vestirsi a tempo di record e, mentre piegava un
lembo della tunica dentro l'altro, sorrise.
La sera prima Rei-san gli aveva preso la mano!
Quella sarebbe stata una bellissima giornata, un bellissimo futuro!
Rei-san gli aveva preso la mano! Lo aveva ringraziato in quel modo, gli
aveva sorriso! No, non solo un sorriso, era stato meglio! In quel
momento
lei gli aveva...
Cercò di sussurrarlo almeno a se stesso, ma non ci
riuscì.
Scappò verso il bagno.
Si buttò dell'acqua sulla faccia e si guardò allo
specchio.
Lui era il solito idiota con una faccia resa disordinata dalla barba
che non riusciva mai a tagliare bene e dai troppi capelli sotto cui si
nascondeva, ma Rei-san aveva visto dentro di lui, lei gli...
... voleva bene.
Lei aveva visto oltre la sua imbranataggine, era riuscita a vedere che
anche se lui non sapeva fare niente di eccezionale, nel suo piccolo
lui...
era speciale. Un pochino, quel che credeva che sarebbe bastato solo a
lui, che solo lui avrebbe potuto apprezzare.
Si buttò altra acqua in faccia, mandandola
giù per la gola dal troppo ridere.
Attaccò la bocca al rubinetto e poi corse in bagno.
Trenta secondi dopo tornò indietro, si lavò le
mani e,
dopo essersi osservato per bene, prese altra acqua e se la
buttò
sui capelli, cercando di domarli perché non gli ricadessero
più sulla fronte e sugli occhi. Non voleva più
nascondere la faccia.
Si asciugò le mani sulla tunica.
Doveva darsi una calmata.
Ridacchiò come uno stupido.
Non doveva spaventare Rei-san col suo entusiasmo, avevano tempo.
Non doveva farle fretta.
Si mangiò le labbra fino a tentare di deformarle in una
linea dritta. Riuscì abbastanza.
Si diresse fuori dal bagno.
Estremamente scocciata, Rei finì di lavare le ciotole della
colazione.
Se quello pseudo-assistente di Yuichiro Kumada non sapeva svegliarsi
all'ora giusta di mattina, che almeno non promettesse di farlo!
Se una si abituava ad avere la colazione pronta tutti i giorni e
metteva la sveglia dieci minuti dopo solo per poi arrivare in cucina
con ancora tutto da preparare, allora la giornata non cominciava certo
bene.
Si asciugò le mani con un panno.
Che stress!
Aveva perso l'autobus delle otto e cinque!
Si voltò e le venne un colpo. «Kumada!»
Si portò
una mano al petto.
Lui sussultò, perdendosi in uno sguardo confuso da ebete.
Rei si sentì ribollire. «Cosa te ne stai
lì
impalato a fare?
Avrai almeno una buona scusa per esserti svegliato così
tardi!»
«Ah...» Lui si scostò dalla soglia, a
bocca aperta.
Rei lo sorpassò, scuotendo la testa e uscendo dalla cucina.
Quello era stupido. E che cos'era quel nuovo look? Se voleva farsi
vedere la faccia, che tagliasse quei capelli invece di buttarci sopra
dell'acqua.
Si diresse in corridoio e adocchiò la cartella che aveva
appoggiato lì. Saltò oltre il gradino
dell'ingresso e
iniziò a mettersi le scarpe.
«... Rei-san?»
E ora? Ah. «Mio nonno non si è ancora svegliato
per tua
fortuna. In questa casa dormono tutti tranne me.»
Anche se pure lei quella mattina si era svegliata in una maniera
assurda. Le sembrava di avere un buco in testa, aveva faticato persino
a ricordarsi cos'aveva fatto il giorno prima a scuola.
Bah.
Kumada se n'era rimasto fermo sull'angolo del corridoio.
Rei iniziò a mettersi la giacca. «Ti serve
qualcosa?»
Lui la guardò con occhi sgranati. Annuì piano.
«Per-Perché...» deglutì.
«Perché
mi
hai chiamato
Kumada?»
Come? «In che altro modo dovrei chiamarti? Ti chiami
così,
no?»
Il silenzio di lui parve mortificato.
Che diavolo gli prendeva?
«Yuichiro.»
Eh?
«Puoi... riprendere a chiamarmi così.»
Riprendere? «A me sembra che qui ci sia troppa
confidenza.»
Cioè lui se ne stava prendendo troppa ipotizzando che a lei
interessasse chiamarlo per nome.
Lo lasciò perdere. «Vado a scuola. Se il nonno non
si
sveglia
tra mezz'ora, controlla che non stia male. Se deve stare a letto,
occupati da solo del tempio. Dopo tutto questo tempo-» Tempo?
Da quanto lui lavorava lì? Faticando a ricordarlo, scosse la
testa.
«Dopo queste... settimane,
saprai
come fare, no?»
Lui fissò il muro. Annuì piano, come se ogni sua
parola gli avesse fatto male.
Cielo, non le era sembrato così delicato.
Aprì la porta dell'ingresso. «Fa' il tuo dovere,
io torno alla
solita ora.»
Uscì di casa.
Una volta fuori iniziò a correre, ma fu subito costretta a
rallentare e a massaggiarsi la testa.
Non le faceva male, ma sembrava quasi che si stesse... riaggiustando.
Le sembrava di non riuscire a ricordare le cose più stupide,
come ad esempio... ecco, come Kumada era arrivato al tempio.
Lo avevano- No, anzi, lo aveva trovato lei mentre dormiva sulle scale,
senza nessun 'noi'. Lui le era sembrato strano soprattutto per come
l'aveva guardata - un vagabondo maniaco, aveva pensato allora - e poi
lui si era ripresentato lì la mattina dopo e... il nonno lo
aveva assunto come apprendista.
Non riusciva nemmeno a ricordarsi il motivo.
Per il resto del tempo Kumada era stato... sciocco e gentile, no?
Sì, nient'affatto un pervertito, lo aveva giudicato male in
quella prima occasione - il buio e tutti quei capelli non
avevano aiutato.
Già, forse era stata troppo dura con lui, in fondo un
ritardo poteva capitare a tutti.
Maledizione, si era svegliata con un'umore da strega.
Sospirò.
In fondo Kumada viveva a casa loro. Se lei iniziava a chiamarlo
Yuichiro non ci sarebbe stato niente di male.
Anzi, sarebbe stato persino positivo, adesso che ci pensava. Lui la
chiamava per nome
nonostante il san,
perciò, se anche lei iniziava a usare il nome
proprio di lui,
avrebbero stabilito con ulteriore certezza che tra loro due quella
nella posizione di superiorità era lei.
Esatto, non aveva bisogno di usare il cognome per un semplice
apprendista.
Annuì e, con più calma, iniziò a
scendere le scale.
Non aveva rivolto la parola a Rei-san durante tutto il giorno dopo
quella
mattina, ma quel suo atteggiamento aveva un solo nome.
Codardia.
Forse lui era un po' codardo, ma non poteva vivere con tanta
insicurezza. Per cui si fece forza e bussò all'entrata
della stanza del
sacro fuoco.
«Avanti» gli concesse una voce cauta.
Lui fece scorrere la porta.
Salv-Buonas-Scusami per-
Deglutì. «Ciao.»
Rei-san inarcò un sopracciglio. «Buonasera.
C'è
qualche problema?»
Lui si tormentò piano il labbro inferiore.
«No.»
Sciogliendo le mani dalla posizione di preghiera, lei si
voltò per metà. «Hai qualcosa da
dirmi?»
Cos'è successo? «Volevo scusarmi per
il fastidio di oggi.» Idiota.
La confusione sul viso di Rei-san fu meno aggressiva di quella mattina.
«Va bene» rifletté lei brevemente,
gettando
un'occhiata
di
lato. «Scusami anche tu per il mio nervosismo...
Yuichiro.»
Era tornata a chiamarlo per nome.
Non riuscì a contenere il sospiro di sollievo nella
gola.
Sorrise. «Come mai stai pregando?»
Rei-san si rabbuiò. Unì le labbra, perplessa.
«Per
una cosa che ho in mente. Vorrei continuare, ti dispiace
uscire?»
Lui sentì l'aria nel petto farsi rigida. Si frenò
dal dire 'sì'.
... perché tanta freddezza? Perché all'improvviso
sembrava che le desse fastidio vederlo?
Certo, anche la sera prima lei era stata un po' scostante, ma- Ah,
ecco. Prese coraggio. «C'è qualcosa
che-» No.
«C'è
ancora
qualcosa che ti preoccupa?» Lo stava allontanando
perché
preferiva stare da sola quando si sentiva male, giusto?
Nella penombra illuminata dal fuoco, il viso di lei sembrò
indurirsi. «Yuichiro.»
«Sì?»
Rei-san si girò completamente su se stessa, drizzando la
schiena. «Io penso che tu stia
facendo un
lavoro... adeguato qui al tempio.» Inclinò il capo
di lato,
pensierosa. «Buono.»
... cosa c'entrava?
Rei-san si dipinse in volto un sorriso che pareva contenere un
cenno di... scherno? Lo eliminò e tornò quasi del
tutto seria. «Parlo con altre persone di come sto. Con chi
scelgo io. Vorrei che questo
fosse... chiaro.»
Lui colse il significato delle parole, ma per un
attimo rifiutò di farselo entrare nel cervello.
«In casa mia preferisco starmene per conto mio.»
Rei-san
aggrottò la fronte. «Erano questi gli accordi
iniziali, no?»
... sì.
Sì, lui non doveva disturbarla, lei doveva continuare la sua
vita di sempre.
Pensava che fossero diventati amici, ma doveva aver
superato dei limiti e ora lei li stava ridefinendo di nuovo.
Si era immaginato tutto quanto. Ci aveva costruito sopra troppe...
speranze.
Troppe speranze, come al solito.
Il suo petto si contrasse in un'unica massa. Stupido.
Strinse i pugni.
Stupido, cos'aveva creduto?
Abbassò lo sguardo. «Ho capito,
Rei-san.»
Deglutì
il
groppo alla gola, tentando disperatamente di mandare via il grosso
dell'umiliazione e
della tristezza. Era grande, era un uomo: doveva dimenticare tutto.
Subito.
«Ti lascio alla tua preghiera. Scusami il disturbo.»
Fece tre passi all'indietro e richiuse la porta.
Da fuori non guardò quella, ma i propri piedi.
Quando cercò l'aria, dovette prima espirarne una
quantità dolorosamente pesante, trattenuta tutta dentro di
lui.
Lo fece un'altra volta, guardando fuori.
Era abituato agli inverni gelidi delle montagne, ma... sentì
freddo. Il calore lo portava sempre dentro di sé, eppure lo
cercò senza trovarlo.
Si strinse nella tunica e cercò di riscaldarsi da solo, con
le mani.
Tornò a casa.
Erano passati due giorni da quella sera e Rei sentiva di aver detto
qualcosa di molto sbagliato.
... Yuichiro Kumada le era sembrato più allegro in
precedenza, se
ricordava bene (esattamente perché non ricordava bene?).
Comunque le era sembrato
sbagliato vederlo così... mogio. Triste.
La faceva sentire in colpa.
Gli aveva fatto solo un discorso di circostanza tra estranei, no? Era
lui che si era impicciato troppo. O forse era lei che era stata troppo
fredda.
Magari era per quello che non aveva veri amici: era sempre scostante e
chiusa, sapeva solo comandare la gente, mai averla accanto.
Una persona aveva cercato di essere gentile con lei e lei l'aveva
scacciata con freddo garbo, forse il torto peggiore che si potesse fare
ad una sincera cortesia e preoccupazione.
Sospirò e si diresse da lui, attraversando il piazzale del
tempio. Si fermò davanti alla bancarella aperta della stanza
dei
talismani. «Buongiorno.»
Nel vederla Yuichiro si ritrasse. «Buongiorno,
Rei-san.»
Accennò ad un saluto col capo.
Lei cercò un argomento di conversazione.
«È...
venuta molta
gente oggi?»
«Solo tre persone.» La bocca di lui si
piegò su un angolo poco
soddisfatto, fintamente allegro. «Ho fatto del mio meglio e
ho venduto
un talismano a ciascuna di loro.»
«Beh...» Scegliere la replica non fu semplice.
«Sei stato bravo. Io non
mi sforzo così. Se vogliono comprare bene, altrimenti non
faccio niente.»
Lui la guardò per qualche attimo, incerto.
«Grazie» le disse
infine. Quindi concentrò l'attenzione sotto il bancone.
Prese
in
mano la scatoletta di legno che conteneva i talismani della buona
salute. «Li pulisco un po', intanto che aspetto l'arrivo di
altra
gente.»
... le stava suggerendo di andare via?
Sembrava così.
Rei si morse la labbra. «Senti...»
Sollevò gli occhi al
cielo,
ma finì col guardare il sottotetto del tempio. «A
volte
sono
un po' antipatica. Scusami se ho detto qualcosa che ti ha offeso o che
ti ha fatto sentire a disagio. Mi dispiace.»
Lui le lanciò un'occhiata rapida, ma dopo un sospiro
sorrise nel medesimo modo di prima. «Non ti preoccupare,
Rei-san.»
Lei non si preoccupava, non era quello il punto. Era lui che le
stava dicendo che non aveva cambiato idea sul suo conto e che lei non
doveva darsi pena per riparare un rapporto che non poteva essere
ricucito.
Non essere in grado di andare d'accordo con una persona che viveva
nella sua stessa casa la fece sentire... impotente.
No, non poteva finire così.
Raddrizzò la schiena. «Questo pomeriggio non ho
niente da
fare, ti va di... giocare a shogi?»
«Cosa?»
Era sgomento.
Ma perché un invito amichevole - normale per altri - doveva
essere
tanto strano se lo proponeva lei? «Mi annoio. Vengo qui e
giochiamo a shogi.» Non era quello il modo di
chiedere. «Se ti va.»
Lui ci rifletté per un lungo attimo. «... va
bene.»
Lei impedì al sospiro di sollievo di levarsi troppo forte.
«Okay.» Sorrise. «Allora li porto qui,
così...
passiamo il
tempo, finché non arriva qualcuno.»
«Va bene» le ripeté lui, con
un'espressione di
felicità parecchio dubbiosa.
Rei si allontanò verso casa.
Sarebbe diventata amica di Yuichiro Kumada: era ora di smetterla di
fare l'antipatica e la superiore col mondo intero. Danneggiava solo se
stessa.
Una settimana dopo il giorno in cui si era accorto per l'ennesima volta
di essere un colossale stupido, Yuichiro capì che tutti
quanti
avevano
dei problemi.
Rei-san si sentiva sola.
Non aveva amiche, no? Strano,
pensò una parte di lui. Comunque, Rei-san aveva solo
quattordici anni; era normale che fosse un
po'... volubile.
Lui non avrebbe dovuto prenderla tanto sul serio. La colpa era stata
solo sua.
Lui e Rei-san sarebbero stati amichevoli conoscenti. Forse amici, un
giorno più lontano. Se lui fosse rimasto.
Le aveva promesso di rimanere per suo nonno, no? Lei però
sembrava non sentire più il bisogno di una simile
rassicurazione.
... alla fine, non si trattava di quello che voleva Rei-san.
Lui aveva preso un impegno col maestro e doveva onorarlo per un tempo
degno. Fino all'estate, almeno.
O forse anche per sempre, in fondo... Quel posto gli piaceva.
Ed era in grado di non innamorarsi di Rei-san.
Lei era sempre bellissima, ma non voleva qualcosa da lui.
E ora che lui lo sapeva con certezza, era in grado di comportarsi da
adulto e non passare il suo tempo a pensare a lei.
... no, non pensava più a lei.
La prima volta aveva fatto troppo male.
Era una guerriera Sailor.
Rei chiuse gli occhi, stringendo tra le mani la penna di
trasformazione,
all'improvviso cara e preziosa.
Si era dimenticata ogni cosa. Il cristallo d'argento era un oggetto che
possedeva una potenza infinita, ma... come aveva potuto farle
dimenticare tutto quanto? Come aveva fatto lei a permetterlo?
Alzò lo sguardo, inquadrando le scale che portavano al
santuario, a casa sua.
Si era dimenticata tutto ciò che aveva coinvolto le sue
amiche o i nemici,
persino quello che era avvenuto in quello stesso luogo che
vedeva
tutti i giorni.
Per lunghe settimane per lei suo nonno non era mai stato uno dei sette
malvagi, non era mai stato attaccato; non c'erano mai state le riunioni
con Luna, Ami, Usagi, Makoto e Minako in camera sua. Non aveva neanche
ricordato di essere stata Sailor Mars e non aveva conservato alcun
ricordo nemmeno dell'ultimo giorno, di quella sera in cui si era
teletrasportata al Polo Nord. Del momento in cui, appena prima di
partire, aveva lanciato uno sguardo pieno di affetto alla casa di tanti
anni, col pensiero del nonno che non voleva lasciare solo e di Yuichi-
Spalancò gli occhi. Li aprì ancora di
più, fino a che non abbassare le palpebre
cominciò a far male.
Era andata a combattere anche grazie alla sicurezza che le aveva
donato lui, certa che non avrebbe mai potuto dimenticare quello che
Yuichiro aveva fatto per lei.
Nascose il volto tra le mani.
Lui che arrivava, che l'aiutava col nonno impazzito, lui che accettava
di stare al tempio a dormire, che cercava di farla sentire meglio, lui
che rischiava la vita per lei (due volte!), lui che la invitava ad
uscire per poi ritrattare immediatamente, lui che si illuminava quando
la vedeva, lui che rideva sempre, lui che cercava in continuazione di
starle vicino senza essere troppo invadente, lui che si prodigava per
farla divertire e consolarla. Lui che combinava pasticci a destra e a
manca, che non
era abbastanza serio o abbastanza bello per farle pensare a una
relazione
tra loro.
Lui che le aveva regalato quella assurda, strana e bellissima puntura
al cuore quando, l'ultima sera, le aveva detto che non
avrebbe
mai abbandonato suo nonno, se lei non fosse tornata.
E lei non era tornata. La Rei di quelle esperienze se n'era rimasta al
Polo Nord, a morire
pensando...
Se solo.
Se solo lo avessi fatto,
se solo avessi avuto il
coraggio.
Si asciugò violentemente le due lacrime che le rigavano le
guance e corse su per le scale.
Individuò Yuichiro grazie ad un urlo.
Il cuore le balzò in gola e si precipitò ad
aiutarlo.
«Gallinaccia!»
Si fermò davanti al pollaio.
Yuichiro stava tentando di afferrare una gallina scappata fuori dal
recinto. Si immobilizzò non appena la vide.
«Rei-san!» Si
irrigidì come una tavola. «Sistemo subito, un
attimo!»
Scappò via, dietro alla gallina che si stava infilando nel
boschetto
con grandi e lunghi balzi.
Rei rimase ferma.
Rei-san! aveva
appena gridato lui, irrigidendosi al solo vederla.
Per Yuichiro lei era diventata quella che sapeva solo sgridarlo, che lo
trattava male dopo che lui l'aveva consolata, che... che non si
ricordava
nemmeno di averlo mai chiamato per nome. Che lo trattava con freddezza,
solo per concedergli la propria amicizia come se fosse un privilegio.
... e lui chi era?
Era il ragazzo che si ricordava di tutto quel loro passato o aveva
dimenticato tutto anche lui? No, forse si ricordava qualcosa, ma...
«L'ho presa!» Yuichiro spuntò trionfante
dal bosco.
Scuoté la gallina tra le mani. «Lei è
la
più
antipatica, ma ti prometto Rei-san che non succederà
più.
Starò attento a non farla uscire d'ora in poi.»
Persa, lei si guardò intorno, in cerca di un appiglio con la
realtà. «Hai lasciato il recinto
aperto.» Ma non erano
scappate
altre galline.
Yuichiro spalancò la bocca e si fiondò verso il
pollaio incustodito.
Rei abbassò lo sguardo.
Corse in casa.
... forse Rei-san aveva di nuovo qualcosa che non andava,
pensò Yuichiro. Durante la cena era stata molto silenziosa e
non aveva mangiato quasi
niente.
Purtroppo lui non poteva chiederle nulla. Lei poteva non gradire o,
più semplicemente, non volere il
suo aiuto. Forse, anche se era improbabile, sarebbe venuta lei a
domandare di
parlargli, se il suo problema era molto grave e se non era una cosa che
poteva confidare a suo nonno o a-...
Alle sue amiche.
Si grattò la testa. Ma certo, come aveva fatto a non pensare
alle amiche di lei? Le stavano vicino, si sarebbero preoccupate loro
dei problemi di Rei-san.
Giocò con quel pensiero, sentendo che qualche conto che
aveva
fatto in passato... non tornava. Perché?
Mah, forse perché non aveva visto le ragazze da un po'. Per
caso Rei-san aveva litigato con loro?
No, non gli... pareva. O forse, semplicemente, lui non ne aveva saputo
nulla.
Passò la scopa nell'ultimo angolo della stanza, fino a
raccogliere la polvere in unico mucchio consistente. Gli dava sempre
soddisfazione la prova materiale di tutta la sporcizia che riusciva
a eliminare.
Dietro di lui, si aprì la porta.
«Yuichiro?»
Hm? «Rei-san.» Si voltò.
Perché era venuta fino a lì?
Lei entrò lentamente. «Hai... finito?»
Lui afferrò il raccogliatore della polvere.
«Sì,
in
questo momento.» Si prodigò a non lasciare per
terra neanche
un
grammo di grigio mentre trasferiva il frutto del suo lavoro dentro il
raccoglitore in plastica. Riuscì egregiamente a non sporcare
nulla e si diresse
al
sacco nero della spazzatura, quello che aveva sistemato all'entrata
della porta.
Passò vicino a lei, che non era ancora uscita.
«C'è qualcosa che non va?» Se ne
pentì subito dopo averlo chiesto, ma
non troppo: in fondo, che male c'era a fare quella domanda? Era
venuta lei da lui e ancora non se n'era andata.
Rei-san si appoggiò contro la porta aperta.
«Ecco... volevo consigliare a delle compagne di scuola quel
luogo
in
cui siamo andati in inverno.»
In montagna? «Sarà completamente
prenotato oramai.
Non ci sono molti hotel da quelle parti.»
Lei sorrise, incerta. Imbarazzata.
«Sì,
ma a loro la... montagna piace in estate.»
Beh, era fresca. Lui preferiva il mare, ma i gusti erano gusti.
Rei-san si morse un labbro. «Come... come si
chiamava?»
Yuichiro aggrottò la fronte. «Non lo
ricordi?» Non era stata
proprio lei a
informarsi bene sul posto, prima del viaggio? Aveva creduto che lui la
volesse portare a stare in una qualche catapecchia, anche se non lo
aveva confessato ad alta voce.
«Voglio essere precisa, mi hanno chiesto la provincia, la
prefettura...»
Hm? «Era Takayama, nella provincia di Hida, prefettura di
Gifu. Da qui
ci si arriva col treno diretto che abbiamo preso con le altre
ragazze.»
Rei-san aprì lievemente la bocca, come se le fosse stata
svelata
una sorpresa. Gli
sorrise, in un modo che fu... strano. Lieve ma aperto. E molto,
troppo
dolce.
Yuichiro si sentì mancare un battito.
Lei si sporse repentinamente in avanti, ma all'ultimo momento
scostò le mani,
ritraendosi un attimo prima di... toccarlo?
Il sorriso di lei si allargò, si intensificò.
«Volevo
scusarmi per quanto sono stata fredda negli ultimi tempi. Io... mi
ricordo
ancora di quando mi hai promesso che avresti badato al nonno per sedare
la
mia sciocca paura e...» Inspirò. «Volevo
dirti che dopo ho avuto solo... timore
di averti fatto avvicinare troppo a me.»
... eh?
Lei non poteva venirgli adesso a dire che-
Afferrò il sacco della spazzatura, stringendolo nel
pugno. «Non
ti
preoccupare, è... normale.» No, non era normale
invece. Ma lei
era
solo una ragazzina e cambiava idea- Interruppe i pensieri.
«Grazie per
le scuse.» Le mostrò il sacco nero, sorridendo
come un
idiota. «Devo andare a buttarlo.»
Rei-san si spostò dall'entrata con più confusione
che imbarazzo. E forse era anche un po'... ferita?
Yuichiro si impose di lasciar perdere quell'idea - qualunque idea su
di lei - e uscì da lì.
Rei sbatté la porta della sua camera.
Aveva trovato il coraggio di andare a parlargli e lui era scappato?! Ma che
razza di uomo era?
Va bene,
lei lo aveva trattato male per diverso tempo e si era aspettata
confusione da parte sua, ma poi... Giocò coi lembi delle
maniche. Si era aspettata che lui capisse, semplice. E poi...
Incrociò
le braccia, appoggiandosi alla porta. Si sentì percorrere da
un piccolo
brivido e preferì avvicinarsi al letto. Si sedette.
Poi si era
aspettata un sorriso. E forse un abbraccio, ma non perché lo
avrebbe
iniziato o invitato lei. Si era aspettata di riceverlo e non era stata
certa di... volerlo.
Aveva pensato che sarebbe stato intenso, ma soprattutto strano.
Sì,
aveva desiderato un bacio. Leggero, romantico. Lo aveva voluto per ben
due volte, in quell'attimo in cui lui l'aveva consolata e nel momento
prima di morire.
Ma ora non voleva baci, volevo solo... vicinanza?
Voleva
essere certa di non aver perso una relazione speciale, ma non era
affatto sicura di voler anche solo pensare a una storia... d'amore.
La
spaventava. Non di una paura che la atterriva, solo di un sentimento
che
la portava a non vedersi coinvolta in cose più grandi di
lei. Non voleva farsi
bloccare da un legame con una persona che...
Yuichiro era sempre il solito stupido. Ingenuo,
tonto, confusionario. Poteva essere tenero e coraggioso, volerle un
bene dell'anima, ma erano qualità che la colpivano in
momenti di
pericolo, di tensione. Nella vita di tutti i giorni non riusciva a non
immaginare di trovarlo... idiota, di tanto in tanto.
Lei non voleva un ragazzo sciocco, doveva ammirare il suo futuro
fidanzato. Poteva voler bene a Yuichiro - no, voleva
bene a Yuichiro - ma esserne innamorata era diverso.
Non era innamorata di lui, altrimenti non avrebbe avuto alcun dubbio.
Nell'amore non c'erano dubbi, giusto?
Okay, le piaceva l'idea. Le piaceva l'idea di lui o
dell'amore?
Nessuno
le aveva mai voluto bene come Yuichiro. Ovviamente c'erano le sue
amiche, ma un ragazzo... mai. Un ragazzo che poi lei aveva trattato
spesso male, che aveva sgridato, che non aveva degnato di uno
sguardo... a Yuichiro non era importato, lei non aveva mai dovuto fare
niente per farsi voler bene da lui. Per ricevere quel sentimento che la
faceva sentire tanto bene non avrebbe mai dovuto fare niente, solo...
accettarlo.
Ma lei voleva essere in grado di amare a sua volta.
Esasperata, sbuffò.
Se
solo quell'idiota fosse stato meno stupido e tonto! Se fosse stato
più
intelligente, uno che non scappava con la coda tra le gambe, allora
lei... Affondò le unghie nel cuscino. Allora lei...
Non lo sapeva.
Forse era meglio così.
Non
voleva baci. Coi ragazzi le cose non restavano mai troppo innocenti -
quella era una fantasia femminile, non era stupida. Yuichiro poi viveva
nella
sua stessa casa e se iniziavano a baciarsi forse le sarebbe piaciuto
quello se non lui e allora...
Torturò il cuscino tra i pugni prima di sbatterlo a terra.
Idiota di un Yuichiro!
Lei voleva una vita tranquilla e semplice, finalmente calma, e lui
invece le metteva tutta quella confusione, ecco!
Bussarono piano alla porta, timidamente.
La sagoma oltre gli shoji, pur con le spalle incurvate, non
assomigliava per niente a quella di suo nonno.
Rei raddrizzò le spalle. «Cosa vuoi?»
La risposta si fece attendere un momento. «Parlarti... se non
ti disturbo.»
Il tono le fece capire che lui credeva ancora di parlare con la Rei che
non lo aveva riconosciuto.
No, non se lo meritava. «Puoi entrare, se vuoi.»
Anche se non aveva idea di cosa fosse venuto a dirle.
Lui fece scorrere delicatamente il pannello della porta e, per lunghi
attimi, restò fermo sulla soglia.
Rei
si spazientì, ma non ebbe il tempo di ordinargli di entrare.
Lui lo fece con passo cauto. Vi aggiunse un secondo
passo, piano. Non
chiuse la porta dietro di sé e rimase in piedi.
Più che guardare lei, prese a fissare le proprie ginocchia,
come
se stesse
cercando di distrarsi. «Forse non sarei dovuto
venire-»
«Oramai sei qui.» Ma quanto era indeciso? Ecco, ecco
perché non riusciva a piacerle veramente!
Yuichiro annuì. «Lo so, dico solo che... non
voglio
disturbarti, ma vorrei...» Si grattò la testa.
«Vorrei capire. Devo capire.»
... doveva capire lei?
Lui sospirò, raddrizzandosi un poco. «Non ti
do fastidio?»
«È la terza volta che lo
chiedi!» sbuffò esasperata.
Yuichiro sollevò le mani in aria. «No, non adesso.
In
generale, cioè, quando... quando vengo a parlarti.»
Il discorso era poco chiaro.
«Sto cercando di capire se... ti sono antipatico o
no. E
se la penserai su di me sempre nello stesso modo.»
Per caso voleva sapere se era una pazza nevrotica che non avrebbe
cambiato idea
o atteggiamento il giorno successivo? Si sarebbe offesa se non gli
avesse dato ampie motivazioni per nutrire quel timore.
Lui deglutì.
«Vorrei capire se...» Si morse le labbra e,
deglutendo di nuovo,
sembrò... arrossire? Sembrava anche mortificato, come se
stesse
combattendo con se stesso.
Su quel punto voleva mettere le cose chiaro
immediatamente. «No.»
«Cosa?»
«No,
io... ti trovo simpatico. Ti troverò sempre
simpatico.» Non avrebbe mai
cambiato idea se avesse mantenuto tutti i suoi ricordi, l'avrebbe
sempre pensata così. «Ma non sopporto chi si
comporta da indeciso, chi
commette errori sciocchi in continuazione e chi... chi è in
un certo
modo.» In un modo simile a quello di lui, però
stava sbagliando ad
esprimersi. Stava sbagliando tutto!
Si alzò in piedi. «Voglio che
siamo amici. Perché ti apprezzo.» Solo che non lo
apprezzava come possibile fidanzato - un fidanzato concreto,
diverso da quello che si
poteva desiderare con tutto il cuore in un momento di disperazione. Non
riusciva proprio a pensare a lui in quei termini. Tuttavia...
«Apprezzo anche l'aiuto che mi hai
dato, non lo
dimenticherò mai più. Ci tengo.» Ci
teneva molto, era proprio quella la fonte dei piccoli dubbi che non
riusciva ad eliminare, della ragione per cui
il suo discorso doveva essere sembrato contorto e un po' assurdo.
Yuichiro contemplò il muro e le sue parole, con calma.
«Va bene.»
... aveva capito veramente?
Lui
si portò una mano dietro la testa, sorridendo con una vena
di
malinconia che si fece passare in un secondo. «Saremo amici,
Rei-san.»
Amici.
Conosceva il tipo di dichiarazioni che faceva lui: ogni cosa che diceva
con calma era molto seria ed era da intendere... per sempre.
Amici per sempre.
Sorrise,
pervasa da un'ondata di serenità. Le piaceva l'idea di
Yuichiro e 'per
sempre' nella sua vita: in quella maniera andava benissimo.
Lui chiuse la bocca e distolse lo sguardo dalla sua faccia.
Iniziò ad agitarsi. «Allora vado. Buonanotte e
scusa per il
dist-»
Insomma! «Non mi hai disturbato!»
«Già. Buonanotte solamente.» Si diresse
fuori dall'uscio aperto e sparì nel corridoio senza chiudere.
Rei andò a serrare personalmente la porta e finì
col
ritrovarselo davanti mentre tornava indietro.
Yuichiro si fermò di colpo e, felice di non volersi
più
trattenere, lei gli sorrise di nuovo. «Buonanotte.»
Quel
giorno aveva ritrovato le sue amiche e anche lui. E lui era suo amico,
certo; non aveva mai avuto un amico maschio migliore di lui.
Yuichiro espirò piano. «Buonanotte» le
ripeté a bassa voce, voltandosi e andando per la sua strada.
Rei fece scorrere la porta fino a chiuderla.
Ma
certo, si disse, finalmente serena. Perché doveva rovinare
una cosa bella come l'amicizia
con lui con
pensieri sciocchi che tutt'al più erano frutto di una cotta
passeggera?
Si sedette sul letto, stiracchiandosi verso l'alto.
Diede
una risposta ovvia alla sua stessa domanda. Non era stata lei la prima
a pensare a... quello. Yuichiro lo aveva pensato, era stato lui ad
avere una cotta per lei e a farglielo capire.
... forse provava ancora la stessa cosa? Non in quei giorni, ma se lei
diventava troppo gentile con lui, allora forse...
Aggrottò la fronte: Yuichiro Kumada era grande. Lei gli
aveva detto che non voleva pensare a lui in quel modo - di tutte le
cose confuse che aveva dichiarato, quella era l'unica che doveva essere
stata
chiara - perciò Yuichiro avrebbe imparato a regolarsi. Non
era un
poppante. Se era tanto ingenuo da voler continuare a provare una
piccola cotta per lei solo perché ogni tanto si vedeva
lanciare qualche
sorriso allora... Beh, che facesse pure.
Se non si faceva insistente, a lei non dispiaceva.
Lui aveva detto 'amici' ed era certa che non sarebbe venuto meno a
quella parola.
Amici.
Intontito dal sonno, Yuichiro faticava a tenere gli occhi aperti. La
sua testa stava cercando di smettere di lavorare.
Non
aveva mai avuto un'amica così prepotente e dura da trattarlo
male
quando le pareva e capace allo stesso tempo di fargli dimenticare ogni
torto solo con un sorriso. I sorrisi di Rei-san, quelli veri, erano rari.
A lui li aveva concessi però; erano amici, il loro rapporto
era... speciale.
Era
giusto voler tenere la mano ad un'amica? Immaginare di avvicinarsi e
poterle sfiorare il viso, spostarle i capelli dietro l'orecchio?
Voleva vederla sorridere solo per lui e proprio per questo era un idiota colossale.
Non sarebbe mai successo, Rei-san era stata onesta e chiara.
Lui voleva esserle amico, ma non voleva essere innamorato di lei.
... forse, però, non si poteva decidere chi amare. Ma si
poteva scegliere di non soffrire, almeno quello sì...
no?
Un po' di sogni e fantasie irrealizzabili erano concessi a tutti,
finché li si separava bene dalla realtà.
Chiuse gli occhi.
Non
l'avrebbe cercata nei sogni, ma se lei fosse arrivata lo stesso...
forse lui le avrebbe preso la mano. E avrebbe sorriso appoggiandosi a
lei,
sentendo il profumo dei suoi capelli sotto il naso.
Nella realtà erano solo amici. Rei-san un giorno avrebbe
trovato il ragazzo che cercava e lui... anche lui avrebbe trovato
qualcuno, no?
Rei-san non era per lui. Non poteva essere per lui una ragazza che non
lo voleva.
Non avrebbe più sofferto per questo, anche se era un po'
immaturo. Solo ai bambini piacevano sogni che non sarebbero diventati
reali.
... beh, un giorno lui sarebbe diventato grande abbastanza.
Per ora... Sbadigliò e si lasciò cullare dalla
morbidezza del cuscino.
Permise alla felicità di sorridere assieme a lui e...
dormì.
DIMENTICARE
E RITROVARSI - Fine
NdA: Pensavo che venisse fuori una cosa più
corta :D Non mi smentisco mai.
A partire da questo episodio, la mia intenzione è quella di
descrivere come Yuichiro arriverà a capire che 'amici'
è
proprio un'illusione che non riuscirà a coltivare in merito
a
Rei. Probabilmente utilizzerò l'episodio 70 della seconda
serie
(quello in cui Koan/Kermesite va al tempio di Rei, combattendo contro
di lei e ferendo Yuichiro) per far comprendere meglio a Rei che quella
relazione che proprio non riusciva a prendere in considerazione forse
ci può stare.
Quello che mi aveva infatti colpito dell'episodio 99 della terza serie
(quello in cui Yuichiro cerca di andarsene dal tempio) era che Rei
sembrasse quasi sicura che Yuichiro avrebbe 'dovuto credere in lei'
(questa è più o meno la traduzione della versione
originale, resa in italiano addirittura con un 'non doveva credere che
potessi tradirlo') invece che immaginare che si fosse messa con Haruka,
quasi che tra loro due - almeno nella testa di lei - ci fosse una sorta
di accordo.
Siccome è complicato (ma Rei da quando è
semplice? :D:D),
vorrei cercare di far vedere il percorso nella testa di lei, la ragione
per cui in quell'episodio 99 lei era convinta che tra lei e Yuichiro
ci fosse qualcosa che doveva essere rispettato, non come se fossero
fidanzati, ma come se... potessero esserlo? Boh :D
Nella quarta serie non sembra già più
così (in
quell'unico episodio in cui appare Yuichiro, il 136) o lo sembra di
meno.
In una parola, vediamo se riesco a descrivere questi tira e molla
mentali prima di giungere alla quinta serie, quella in cui
farò
uccidere a Rei questa pseudo-cotta (come la definirebbe lei) che ha
nella sua testa, per arrivare ai due anni di serena amicizia che
intercorrono da lì fino a 'L'indole del fuoco'.
Fiuu, sarà un parto :D
Grazie per aver seguito il delirio mentale :)
Risposte
alle recensioni
chichilina:
guarda, io so
benissimo come va a finire la storia tra Rei e Yuichiro (sai a che red
moments si sono dati poi), ma per scrivere il rimpianto di Rei mi sono
talmente immedesimata che ho pianto lo stesso :D:D:D Sadicamente, sono
contenta di aver commosso anche te ;) Ciao e grazie della recensione!
pingui79:
ciao :) Grazie delle
bellissime parole ç_ç Come dicevo a chichilina,
ho
sofferto con Rei, credo che sia per questo che il suo dolore si sente
:D Comunque, questa storia sarà un crescendo... si
parlerà sempre meno di dolore e sempre più di
sentimenti
confusi e poi di momenti divertenti e, perché no, anche
della
volta in cui lei fece certi sogni inconfessabili che poi la portarono a
voler schiaffeggiare a morte il malcapitato e innocente Yuichiro :D
maryusa:
grazie dei
complimenti. Secondo quell'episodio di Sailor Moon è uno dei
più commoventi dell'intera serie; all'epoca mi colpii
così tanto che tornare a quei momenti è stato
quasi
facile. Per trasmettere le emozioni credo solo di non risparmiarmi,
anche se non mi credo 'imparata' ;) Grazie di ogni parola!
Nicoranus83:
l'ultima volta mi
avevi detto di avere un problema col computer e non so se leggerai
presto questo messaggio, ma... grazie. Per me è un piacere
condividere con voi quello che scrivo. La scrittura è una
passione con cui faccio continuare una passione di tutte noi (Sailor
Moon), anche solo in un modo semplice come quello di scrivere fanfic.
Spero di risentirti un giorno :)
ggsi: Ciao!
Hai ragione,
quell'episodio fu una strage incredibile, non riuscivo a crederci da
bambina. Eppure adesso vedo che a quel tempo Usagi era una tale
ragazzina che le serviva proprio uno choc del genere per combattere al
massimo delle sue forze. Altrimenti la Terra sarebbe stata perduta,
come ho cercato di descrivere nella prima parte di questo nuovo
episodio.
Nello scorso episodio ho pensato che per Rei, coi suoi quattordici
anni, sarebbe stato più reale la perdita di ciò
che
conosceva e amava (il nonno, la casa, le amiche) invece che un futuro
che per lei era ancora lontano. Se uno muore a quattordici anni, gli
adulti piangono per tutto quel che sarebbe potuto essere... il
quattordicenne rimpiange quel presente che gli sfugge.
... che brutti pensieri.
Torniamo a noi: 'arrivederci che sa di addio'. Sì, per Rei
il
discorso con Yuichiro ha avuto quel sapore. Non per lui,
perché
se avesse saputo, si sarebbe comportato come il Yuichiro di 'Verso
l'alba' adesso, sarebbe caduto in un'ansia tremenda.
Grazie a te di avermi trasmesso quel che ti ho fatto provare. Goditi le
vacanze, mi raccomando ;)
amayuccia: ciao! Spero che ti stia godendo le vacanze anche tu dopo
tutto il tempo passato dietro a quei progetti :) La tua recensione
è lunga quasi quanto metà dell'episodio scorso :D
Sai, proprio come te da bambina io sorridevo per le battute delle
ragazze durante la partenza, non coglieva quella vena di disperazione e
tristezza che poteva pervaderla. In un certo senso, penso che non la
cogliessero nemmeno loro: hanno scelto di concentrarsi su un certo
grado di spensieratezza, non erano in grado di sostenere tra loro,
insieme, la tristezza di quello che stavano abbandonando. Credo che
tutte però abbiano avuto un momento come quello di Rei.
Usagi ha cercato di superarlo cucinando il curry per la famiglia
(fortuna che non è morta, come ultimo regalo e ricordo
quella
cena mal riuscita non sarebbe stato il migliore :D)
Credo che ai tempi della prima serie ci fosse già molto
affetto
da parte di Rei per Usagi, ma soprattutto la consapevolezza che se
c'era da morire per Usagi, innanzitutto bisognava farlo. Le ragazze
erano abbastanza grandi da capire che non stavano giocando e che lo
scopo ultimo era salvare il mondo. Non avrebbe avuto senso combattere
se non fossero state disposte a tutto. Lo 'strumento' per salvare il
mondo era Usagi e quindi Usagi era da proteggere sopra ogni cosa.
Detto questo, io credo che Rei si sarebbe sacrificata comunque per lei,
anche solo per amicizia.
Già, Yuichiro non era un cagnolino neanche allora :) Rei era
talmente turbata che non l'avrebbe lasciata anche se lei lo avesse
odiato, sapeva che Rei aveva bisogno di un aiuto qualunque. Ha cercato
di darglielo.
Già, povero nonnino. Nel manga ha sopportato la morte della
figlia e si è preso cura della nipote. Una delle ragioni per
cui
ho deciso di farne il prozio è che all'inizio l'ho chiamato
'vecchio Hino' e, benché in Giappone i mariti possano
adottare
il cognome delle mogli, non mi sembrava proprio il caso del padre di
Rei, che era certamente importante paragonato alla famiglia della madre
di Rei. Perciò ho deciso di farne il prozio, anche se ho
pensato
anche che l'aspetto del nonnino non avesse molto a che fare con Rei :D
Mi riusciva difficile immaginarlo come il padre di sua madre, ecco.
In 'Ovviamente... impossibile?' ci saranno istanti in cui si
vedrà lo Yuichiro di 'Verso l'alba' e molti altri in cui si
vedrà quello dell'anime. Questo personaggio ha avuto un
percorso
che ha consolidato in quei due anni che non ho raccontato molto - e che
voglio raccontare, appunto.
Rei ha deciso di guarire la sua punturina quasi subito. È
stato un po'
colpa di Yuichiro :D Se lui fosse stato più deciso, nel
momento
in cui lei era andata a scusarsi per il suo comportamento, se avesse
cioè risposto a quel sorriso 'dolce', io credo che Rei non
si
sarebbe tirata indietro tanto in fretta. Lei è una ragazza
diffidente.
E a questo punto della storia ha solo quattordici anni, lei non voleva
una relazione 'seria'. Penso che, nonostante tutto, l'idea di un
fidanzato da amare veramente potesse spaventarla, ho cercato di
descrivere questa sensazione.
Ma, per quanto riguarda il rapporto tra lei e Yuichiro, la mia
impressione (quella che poi faccio dire a Rei in seguito) è
che
se lui si fosse dato una mossa lei avrebbe ceduto abbastanza
rapidamente. Questa ragazza è sempre stata bisognosa
d'affetto
:D Allo stesso modo rimango convinta che per loro aspettare sia stato
meglio (magari due anni invece di quattro anni, sigh :D): Rei doveva
crescere un po' e Yuichiro molto di più. Lo hanno fatto
separatamente, per ritrovarsi alla fine.
Oddei! Il doppiatore mancante un sostituto dell'anello mancante tra
uomo e quadrato :D:D:D:D Non l'ho mai visto, ma non voglio vederlo, poi
mi rovino la visione di Sailor Moon in italiano :D Non ho nemmeno mai
visto la faccia del doppiatore italiano di Yuichiro/Yuri, ma vale la
stessa cosa: preferisco immaginare quella voce attaccata al personaggio
che ho in mente, fine :D
Al punto in cui sono in 'Verso' l'alba' credo che arriverò a
toccare più argomenti 'realistici', cioè il
coinvolgimento del mondo reale con questa battaglia sovrannaturale
combattuta tra le nostre e Zenas. Diciamo che è come se
stessero
facendo i conti senza l'oste, almeno a guardare la visione di chi
governa realmente (anche se non sanno cosa li aspetta :D).
Non ti preoccupare per la storia di Shun e Minako: sto per fare un bel
passo in avanti; ho già iniziato a scrivere la one-shot su
Shun
e su quello che gli succederà negli anni tra 'Verso l'alba'
e il
sequel, quindi, finalmente, vedo la luce sul futuro :D:D:D
Ciao e spero di sentirti presto!
Alla prossima a tutti!
ellephedre
|
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Capitolo 6 *** Episodio 5 - Eterna melodia ***
ovviamenteimpossibile6
Note:
Questo episodio si svolge nella prima parte della seconda serie, pochi
giorni prima dell'episodio 54, quello in cui Rei canta al festival
scolastico.
Ecco la versione
originale della canzone (video su Youtube), che è
quella che tratto in questa storia.
Per tradurla ho usato i lyrics e la traduzione in inglese presenti a
questo link.
"Ovviamente...
impossibile?"
Autore: ellephedre
Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. Essi sono
esclusiva proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation
Co.
Ltd
Episodio
5 - Eterna melodia
Amore.
Rei strinse con forza la maniglia del frigorifero. Ma ci si doveva per
forza innamorare di uomini?!
A lei piacevano i ragazzi. Le piaceva la loro faccia quando erano molto
belli, le piaceva quando erano gentili e galanti perché la
facevano sentire ammirata e le piacevano perché... le
piacevano
e basta. Molto, dannazione a loro.
Da quando però aveva cominciato a convivere con un ragazzo -
non
per scelta sua! - stava iniziando a comprendere perché
l'universo femminile si lamentasse degli uomini.
Yuichiro Kumada era un ragazzo, viveva in casa sua e si stava rivelando
un danno.
Certo, cucinava, puliva, non le aveva mai fatto trovare la
tavoletta del water alzata - che schifo, aveva sentito da Usagi che
succedeva - e aiutava suo nonno al tempio, ma erano tutte cose che
avrebbe potuto fare anche una donna. Una moglie, ad esempio, se suo
nonno si fosse mai deciso a risposarsi. Invece lui aveva avuto la bella
idea di prendere Yuichiro come tuttofare e Yuichiro faceva anche quel
che non doveva. Ad esempio, far fuori il contenuto del frigo in due
giorni, manco fosse
una donna incinta.
'E' in fase di crescita!' le aveva detto con una risata suo nonno e Rei
aveva ridacchiato malvagiamente assieme a lui: di quel passo a Yuichiro
sarebbe cresciuta solo la pancia e a spese loro.
Era un danno, un danno! Non c'era quando serviva - adesso! Per urlargli
in faccia che le aveva tolto il cibo di bocca! - e c'era quando lei non
lo voleva intorno, come durante quel giorno, quando aveva dovuto
sbatterlo fuori di casa perché non stesse ad ascoltarla
mentre componeva.
Provò a riconcentrarsi.
Amore, doveva scrivere una canzone sull'amore. Allora, l'amore era
bello, romantico, rivoluzionario, divertente, appetitoso...
Fissare gli occhi sulla mensola superiore del frigo, vuota, le
causò un brontolio alla pancia.
«Yuichirooo!!!» Lo voleva lì adesso!
Doveva torcergli il collo e poi mandarlo a calci a comprare ogni tipo
di snack e dolcetto mai inventato!
«Yuichirooooooo!!!»
Il corridoio si riempì del rumore di una corsa.
«Che c'è, chi ci attacca?!» Sfondando la
soglia Yuichiro brandì una scopa rovesciata tra le mani. Con
una rapida occhiata ai tre metri per quattro della cucina
capì che c'era solo lei nella stanza.
«Rei-san?»
«Non ti avevo detto di sparire di casa?»
Lui nascose a stento una smorfia. «Sono appena rientrato.
Però... prima ero fuori che pulivo il
cortile, andava bene lo stesso?» Tentò di
sorriderle, ma ne venne fuori solo un'espressione arrendevole e
impaurita.
Rei si chiese per l'ennesima volta che cosa mai avesse visto in lui:
quale cortocircuito si era scatenato nel suo cervello per spingerla a
ritenerlo degno del benché minimo pensiero amoroso?
«Hai svuotato il frigo!» lo accusò. Il
giorno che si fosse trovata un fidanzato, lui non avrebbe mai dovuto
toccare il suo cibo!
«Eh?»
Lei puntò il frigorifero aperto con una mano tesa.
«Qui, qui! C'erano degli yogurt e quegli snack dolci al
cioccolato che mangio solo io! Il nonno non li tocca mai, è
solo da quando sei arrivato tu che manca tutto!»
Tirò fuori un cespo malridotto di lattuga. «Non
posso nemmeno prepararmi un'insalata!»
«Ma ho il rimedio!» dichiarò con un gran
sorriso lui. «Un attimo!» Sparì nel
corridoio e Rei fece appena in tempo ad affacciarsi fuori dalla cucina:
Yuichiro stava già tornando indietro con due grossi
sacchetti pieni.
«La spesa!» le offrì trionfante.
Rei sentì il suo stomaco che intonava un inno di gioia.
«Cos'hai comprato?» Cercò di guardare
dentro i sacchetti ma Yuichiro li prese entrambi, portandoli con
sé mentre la sorpassava in direzione del frigo.
«Ho preso tutto quello che ho mangiato io.»
Appoggiò le buste per terra, cominciando a svuotarle.
«Lo so che mangio tanto Rei-san, per questo non devi
più preoccuparti. D'ora in poi andrò sempre a
fare la spesa prima che le cose finiscano.»
Dalla busta tirò fuori una confezione di yogurt alla
fragola. «Per te ho preso questi, come quelli che ho visto
stamattina, ma...» Sembrò non voler continuare.
«Ma cosa?» Rei gli strappò la confezione
di mano e separò una vaschetta dalle altre. Andò
a prendere un cucchiaino.
«Non li ho mangiati io» lo sentì dire
mentre gli dava le spalle.
Si immobilizzò. Yuichiro stava
forse insinuando che li aveva finiti lei?
«Non li ho proprio mangiati, Rei-san. Forse eri
così concentrata nella musica che ti sei dimenticata
che-»
«Io mi ricordo sempre di quello che metto in
bocca.» A differenza di qualcun altro.
Lui sembrò trattenere un sospiro e sotto la frangia
abbassò gli occhi a terra. Nemmeno guardare in basso gli
riusciva facile quando il ciuffo più folto gli
cadeva davanti, fino a finire quasi sul naso. Lui cercò di
scostarlo e Rei scosse mentalmente la testa: Yuichiro era arrendevole
in molte cose, ma era ostinato nel mantenere la sua improbabile
pettinatura così com'era. Quando lei aveva ripetutamente
suggerito di tagliarla un po', almeno per permettergli di vedere
meglio, lui si era sempre rifiutato con un sorriso che non lasciava
spazio a insistenze. "No, i capelli mi piacciono così."
oppure "Mi trovo bene in
questo modo". Frasi tipiche, che l'avevano portata a dedurre che lui si
sentiva bene
nascondendosi, come se si vergognasse di farsi vedere con troppa
chiarezza.
Lei era stata persino tentata di dirgli che sotto tutti quei
capelli non era male, ma si era fermata in tempo:
solo il cielo sapeva le mille speranze che Yuichiro avrebbe costruito
su un'osservazione tanto semplice.
Vederlo trafficare con le dita sulla fronte con fastidio
crescente la
spinse a tornare sull'argomento. «Tagliali. Ci stavo pensando
anche adesso: cosa pensi di dover nascondere? La tua faccia?»
Lui appoggiò lentamente una confezione di carne dentro il
cassetto basso
del congelatore. Guardò pensieroso le uova
fresche tra le sue mani. «La tua musica era molto bella,
Rei-san. Perché pensavi di doverla nascondere?»
Lei si irrigidì. «Cosa c'entra la mia musica? Ti
avevo detto di non stare in casa ad ascoltare.»
Lui annuì. «Perché ti dà
fastidio. Mi dispiace. Per me è la stessa cosa... con la mia
faccia.» Si grattò la fronte. «Non
nascondo niente di importante sotto i capelli, è solo che...
non mi sento a mio agio. E'... una cosa lunga da spiegare.»
Una cosa personale, udì tra le righe Rei. Forse, si disse,
si era intromessa troppo.
Rilasciò uno sbuffo.
«Non ascoltare più la mia musica. Il nonno mi
rispetta e non l'ascolta.»
Yuichiro tornò a riempire il frigo di buona lena.
«Il maestro mi ha detto che stai scrivendo una canzone per il
festival scolastico della tua scuola. Non dovrai farla sentire a tanta
gente?»
Sì e non le importava di sembrare incoerente. «La
farò sentire a tutti quando sarà pronta. Adesso
è solamente una lagna priva di parole.»
I sacchetti della spesa si erano svuotati. Yuichiro chiuse il
frigorifero. «A me era piaciuta molto, anche quando ti
interrompevi. Non sminuirti, Rei-san. Pochi hanno il talento necessario
per comporre musica dal nulla.»
Rei si sentì suo malgrado lusingata. «Ho studiato
pianoforte alle elementari. La musica ti
sembrerà una lagna tra qualche ora se continui ad
ascoltarmi: dovrò suonarla e risuonarla per trovare le
parole da metterci.» Aveva creato un'introduzione e la base
di tutta la canzone, ritornello compreso, anche se quello poteva essere
modificato per adattarsi. Aveva una mezza idea del tono da dare alla
fine - un crescendo nato da un coro
e dalla voce della cantante - ma le parole! Le
maledette parole le
sfuggivano.
Amore, amore.
Corrugò la fronte.
«C'è qualcosa che non va?»
Lei aprì il vasetto di yogurt e infilò in bocca
una prima cucchiaiata. Fu divino sentire lo zucchero che rientrava nel
suo corpo e dentro il suo cervello. «No. Devo solo
concentrarmi per il testo. Chiamatemi quando sarà pronta la
cena.» Per allora poteva aver finito. Doveva aver finito,
erano giorni che passava il suo tempo dietro alla canzone e non ce la
faceva più: era in ritardo. Sarebbe stata in ritardissimo
con le prove se non si fosse data una mossa: aveva ancora tutti i
movimenti di scena da preparare, le luci, il costume...
«E' una canzone d'amore?»
Rei si voltò sulla soglia della cucina, il cucchiaino
stretto tra le labbra. Fu solo quello a impedirle una risposta
immediata.
Yuichiro sollevò in alto le mani, sempre tremendamente sulla
difensiva. Aveva forse paura che lo avrebbe picchiato? Esagerato, solo
per un paio di scope brandite in aria.
«A me sembra una melodia calma» le disse.
«Non credo che dovresti metterci un testo che parla di
tradimenti, di sofferenza o di...» Guardò la sua
espressione accigliata e si sgonfiò. «Certo, ci
avrai già pensato. Scusami, volevo provare ad
aiutarti.»
Rei sospirò. «Grazie per aver fatto la
spesa.»
Si diresse in camera sua.
Come cominciavano le grandi canzoni d'amore?
Con un paesaggio, fu l'illuminazione che la colpì
all'improvviso, mentre si scervellava nella sua stanza. Non seppe
decidersi tra tramonti, albe, grandi distese di prati, spiagge o mari,
perciò, per cercare di trovare maggiore ispirazione,
uscì in giardino.
Attraversò la staccionata bassa che divideva il cortile dal
bosco e, mentre si dirigeva in mezzo agli alberi, pensò di
aver trovato la risposta che cercava. Poteva parlare di un bosco!
Con la mano appoggiata su una corteccia ruvida capì che
l'idea era sciocca: che razza di scena poteva ambientare in un bosco?
Tanta gente nemmeno ci era mai stata in prima persona, se non per
qualche scarpinata faticosissima. L'amore era più grande,
più libero... Si lasciò scivolare sul terreno, la
schiena contro l'albero. Come il cielo, si disse, sollevando lo sguardo
verso l'azzurro che si perdeva tra le foglie, continuando eterno fino a
toccare il tetto del tempio e l'intera Tokyo.
Sospirò. Parlare del cielo era così banale.
Allungò le gambe in avanti, l'hakama rosso che si strusciava
sui radi fili d'erba. La calza bianca che le copriva il piede
uscì dall'ombra e finì sotto il sole.
Rei lasciò scivolare il taccuino e la matita sul grembo.
Caddero entrambi a terra quando piegò l'altro ginocchio, per
poterci mettere sopra il mento.
Il suo secondo sospiro di rassegnazione si mischiò al soffio
di un venticello senza stagioni, che sapeva d'inverno e di primavera
assieme.
La grande scrittrice di canzoni se ne stava sotto un albero, all'ombra,
cercando di farsi venire idee.
Avrebbe dovuto adottare un metodo
estremo e mettere su carta proprio quelle parole. O addirittura
già nella canzone. Tentò di intonare l'inizio
della frase senza successo: musicalità zero.
Tentò di cambiare l'ordine alla frase.
'Sotto un albero, all'ombra, stava...'
Le mancò il respiro.
'Ombreggiata sotto un albero...' No. Ombra, albero, sole. Ombra e sole
da soli, meglio.
'Ombreggiata daaal sole io'.
Aggiunse il pronome per istinto e saltò in piedi.
Sì, sì! Il primo verso!
E ora amore, amore, sentimenti d'amore.
Sentendosi pervasa dall'ispirazione balzò in piedi. C'era un
solo oggetto che la faceva pensare all'amore in una
maniera superba! Doveva violarne la sacralità ancora una
volta.
Si fiondò verso il tempio.
Pulire il cortile senza poter sentire la canzone di Rei-san in
sottofondo era quasi noioso.
Yuichiro cercò di radunare più sassolini
possibile sotto la scopa. I cortili non erano fatti per essere puliti -
erano fatti di terra - ma potevano essere ordinati. A lui non
dispiaceva guardare il cortile davanti alla sua stanza quando per tutta
l'area non c'erano che ciuffi d'erba e l'occasionale fiore. Era
rilassante.
Anche il maestro gli aveva fatto i complimenti per quella sua idea e
così, quel pomeriggio, lui si era deciso a mettere a posto
anche il cortile di fronte alla stanza di Rei-san.
Sospirò.
No, stava spazzando via sassi da lì solo per provare a
rivederla.
Lei non era in camera sua e lui voleva avere l'occasione per
dirle... che gli dispiaceva? Non era originale, ne era cosciente. A
Rei-san non diceva sin troppo
spesso 'Mi dispiace'? Come se non avesse altro da dirle.
Però era dispiaciuto per quel giorno, era la
verità. Per quanto fosse bella la canzone stava stressando
molto Rei-san e sapere che lui l'aveva ascoltata per tutto il tempo non
aveva migliorato l'umore di lei. Perché? si chiese mogio,
l'avrebbe migliorato per caso
ricevere delle scuse da lui?
Era senza speranza.
Smise di dare le spalle alla stanza di lei e colse con l'occhio un
particolare inquietante: una figura bassa e china, completamente
ricoperta di bianco, si era infilata dentro la stanza di Rei-san. La
porta terminò di chiudersi in maniera sibillina, furtiva.
Lui strinse il manico della scopa e salì sul ripiano
rialzato di legno già all'inizio del corridoio. Se avesse
tentato di scalarlo davanti alla stanza di Rei-san gli scricchiolii lo
avrebbero fatto scoprire immediatamente: in quel punto il legno era
troppo debole. Sfilò i geta dai piedi e avanzò
con cautela,
piano.
Una figura bianca. Un ladro? A quell'ora? Qualcuno che voleva fare del
male a Rei-san?
Accelerò il ritmo e si trovò davanti alla porta
scorrevole della camera di lei. La fece scivolare di lato, lentamente.
Sentì un urlo rapido e acuto; il cuore gli balzò
in gola. Sbatté la porta di lato.
«Rei-san!!»
«Che diavolo fai?!» Fu la voce di lei a
rimproverarlo, uscendo da una nuvola spessa di stoffa bianca. La faccia
di Rei-san era l'unica nota di colore tra gli strati di tessuto spesso
che andavano a formare un cappuccio sopra la testa di lei, una tunica
sul suo corpo e una specie di gobba sulla sua schiena.
Gli entrò nel cervello il nome e il significato dell'abito.
I suoi neuroni si sciolsero dal primo all'ultimo.
Le mani di lei uscirono da sotto le maniche troppo grandi e trovarono
il suo petto. Lo spinsero via. «Fuori!!!»
Yuichiro indietreggiò malamente. Andò a sbattere
contro un palo del corridoio. «Io...»
Lei gli aveva chiuso la porta in faccia. «Non è
quello che pensi!» gridò da dentro la stanza.
«Viene dal tempio, è il vestito che diamo in
affitto! Io... io lo stavo provando per vedere se era sporco! Il nonno
ha detto di mandarlo a lavare e allora... L'ho messo, capito?! Non ha
alcun significato!»
Lui non riuscì a darle ragione.
«Rei-san...»
«Va' via.»
Era una richiesta piena di vergogna. Un vestito come quello non poteva
farla sentire così, non quando...
Fece un passo verso la
porta. «Sei...» Il termine banalissimo, assoluto,
gli sgorgò dalla gola. «Bellissima. Lo
sei, Rei-san.» Era commosso. E stolto. Il giorno in cui Rei
Hino avrebbe indossato di
nuovo un abito come quello avrebbe sorriso fino ad illuminare una sala
intera. Allora, solo allora sarebbe stata più bella che mai.
Grande, felice, innamoraa.
Del giorno in cui aveva provato un abito bianco tradizionale, chiusa
dentro la sua stanza, forse non si sarebbe nemmeno ricordata. Di lui
neppure, quasi certo.
Meglio così, si disse Yuichiro. Se si fosse
ricordata magari
ci sarebbe stato anche lui al matrimonio. Come invitato.
Il peso delle sue ridicole illusioni presenti mandò
in avanti la sua testa. Giù, fino a fargli vedere solo il
pavimento. «Vado via...»
mormorò.
Non seppe dire se l'aveva detto abbastanza forte da farsi sentire, ma
dalla stanza non udì provenire suono, perciò se
ne andò.
Trascinò con sé la scopa giù per il
corridoio, fino a girare l'angolo.
Davanti allo specchio Rei accarezzò la stoffa bianca che le
incorniciava il viso.
Bellissima?
Lo avrebbe detto anche l'uomo che lei avrebbe amato? Sarebbe parsa
bella anche a lui, priva di difetti irritanti e degna di essere presa
tra le braccia, consolata, sopportata, amata?
Con le mani allargò i lembi candidi dell'abito. La
tunica ricadde delicata attorno alle sue gambe.
Un vestito non creava l'amore, ne era diventata consapevole
indossandolo. Lo aveva tenuto spesso tra le mani in passato,
accarezzando la morbidezza del tessuto e immaginando che fosse...
magico.
Quell'abito era stato coinvolto in due cerimonie. Alla prima lei aveva
assistito quando aveva otto anni; per la seconda ne aveva ormai
compiuti undici.
Si era trattato in entrambi i casi di coppie con pochi mezzi,
impossibilitate a comprare un vestito per la sposa. La scenografia del
matrimonio le era parsa misera, quasi desolante, ma i volti dei
presenti avevano fatto luce per conto proprio. La sposa e lo sposo,
composti e dignitosi, si erano scambiati le coppe della promessa e
avevano trattenuto risatine di gioia che si erano distese in miti
sorrisi man mano che suo nonno arrivava alla conclusione della
cerimonia che li avrebbe consacrati come marito e moglie.
Rei aveva invidiato tantissimo lei, la donna che un uomo aveva scelto
di amare per tutta la vita.
Guardandosi nello specchio della sua camera, vestita come una sposa, si
era sentita un inganno vivente. Aveva un brutto carattere, chi
l'avrebbe voluta?
Certo, sperava di innamorarsi come tutti - era certa che si sarebbe
innamorata, prima o poi. Sarebbe anche stata ricambiata, ne era sicura,
ma... il matrimonio? Era una promessa eterna di devozione.
Lei per prima non si sarebbe sentita di farla. Forse perché
non si era ancora innamorata?
L'amore avrebbe davvero potuto cambiarla, rendendola più
paziente, più pronta a pensare a qualcuno di diverso da se
stessa?
Con l'unico ragazzo che aveva mai frequentato - Mamoru Chiba - aveva
sbagliato tutto. Lui era stato il fidanzato che lei si era costruita
nella sua
testa. Lo aveva trascinato a vedere mostre di bambole, in pasticcerie
appena aperte, in giro per negozi. Non le era importanto di
condividere con lui alcun interesse, si era convinta sin da principio
che Mamoru dovesse essere interessato a quello che faceva piacere a
lei sola.
Non sapeva quali fossero di solito gli hobby di un ragazzo, ma se
doveva prendere ad esempio l'unico che conosceva bene....
beh, gli hobby di Yuichiro erano noiosi. Lui passava
il suo tempo a guardare il cielo, a correre, a volte a leggere. Non
guardava molto la televisione, gradiva solo i fumetti ridicoli e pareva
che si divertisse persino mentre faceva le pulizie del tempio e della
casa. Non ascoltava molta musica, non aveva un lettore minidisc.
Possedeva
una radio e ogni tanto dalla sua stanza lei sentiva provenire le voci
di
qualche programma radiofonico. Ma musica? Yuichiro ne ascoltava poca.
La tua musica era molto
bella, Rei-san.
Rei lasciò scendere il cappuccio dell'abito, scoprendo i
capelli.
Sei bellissima. Lo sei,
Rei-san.
I pensieri amorosi per lei nascevano da semplici complimenti sentiti.
Era molto ingenua e semplice, anche se nessuno - nessuno - doveva mai
venire a saperlo.
Desiderava affetto genuino, completo. Bramava di poterne offrire, ma
per quello aveva le
sue amiche. Usagi. Loro la amavano, ma lei...
Lei voleva qualcuno con cui non avrebbe avuto paura di potersi
abbandonare. Sorrise: un uomo che si comportasse con lei come suo
nonno, ma più giovane naturalmente, e a cui lei non volesse
bene tanto da temere disperatamente di perderlo. Voleva una persona che
non dovesse sostenere, perché se fosse stato così
non avrebbe potuto mostrarsi debole e stupida con lui e a volte... lo
era, come tutti.
Si sfilò lentamente l'abito.
Lei voleva un insieme di bisogni tutti suoi, se ne rendeva conto. Non
stava cercando una persona vera.
Sei bellissima, Rei-san.
Era davvero un crimine? Non poteva immaginare un amore così,
dove ci fosse una persona che pensava solo a renderla felice, senza che
gli importasse di nient'altro?
Non poteva sentirsi importante fino a quel punto, almeno nella sua
fantasia?
La vita vera, i suoi ostacoli e le sue delusioni, sarebbero venuti
col tempo, no? Lo dicevano un mucchio di adulti, da tutte le parti, in
mille libri, giornali, canzoni.
Per ora lei... Si chinò a terra e riprese in mano taccuino e
matita.
"Nel mio cuore, sei qui."
'Cuore' era banale, una parola abusata. Ma era solo una canzone, una
fantasia.
Non scrisse il verso successivo, lo intonò piano, le note
che cantavano nella sua testa.
"Anche senza dirmi che mi ami
Nel mio cuore, sei qui."
Lei non aveva bisogno della parola amore. Non voleva sentire 'ti amo';
voleva essere compresa quando era irritata e stretta forte quando non
voleva nessun abbraccio, fino a farsi calmare e cullare piano.
Voleva... voleva sapere che sarebbe stata amata sempre, comunque, anche
a
dispetto di se stessa. Era un amore impossibile. Per questa ragione
esisteva solo nel suo cuore.
E si sarebbe meritato un bel... Sorrise e riprese a scrivere.
"Sai, grazie per il tuo coraggio." Ce ne voleva per sopportarla. E se
qualcuno avesse avuto quel coraggio avrebbe potuto scoprire che lei...
Sotto sotto, molto in fondo, lei era una... gemma.
Si amò da sola nel dirselo. Sì, lei era gentile e
capace di amore indomito. Un piccolo fuoco,
come il suo potere di Marte, capace di splendere e dare luce invece che
prenderne solamente.
"Guarda questo mio nuovo potere."
La possibilità di emergere che l'amore le avrebbe dato.
Lasciò scorrere la matita sul foglio.
"Avvolge tutto, brilla splendente."
Per il ritornello non fu necessario pensare, seppe esattamente cosa
dire.
"Anche più del cielo immenso e del mare,
i miei sogni non hanno limiti
l'ho compreso ora; perché sono innamorata."
Picchiettò la carta con la matita grigia e ripeté
le parole nella sua testa, di nuovo e ancora una volta. Suonarono bene,
giuste.
Gli altri versi erano da sistemare un pochino, ma il ritornello era perfetto. Parole e
musica erano una cosa sola, la sua voce le rendeva tali.
C'era sentimento; era mancato quello prima, nei suoi tentativi di
scrivere d'amore.
Afferrò il lembo dell'abito. Doveva ringraziare il vestito.
E, ammise con se stessa, non solo.
"Sei bellissima. Lo sei, Rei-san."
Era un sussurro che le sembrava ancora di sentire dietro la porta,
sincero e dimentico di ciò che lei era veramente.
Antipatica, irritante, pronta ad accusarlo di tutti i suoi problemi.
Bellissima ugualmente, per lui.
Lasciò andare l'abito. Provò a farlo almeno, ma
non ci riuscì.
Per Yuichiro... lei avrebbe dovuto essere diversa. E per essere giusto
per
lei, lui avrebbe dovuto essere qualcun altro, cambiare in tantissime
cose. Smettere di essere se stesso, no?
Ma era questo il bello dell'amore, comprese. Poteva manifestarsi in
gocce,
tra persone destinate a vite diverse. Poteva essere un complimento che
faceva imbarazzare di felicità una ragazza, per sentimenti
strani e incomprensibili. Poteva essere un sorriso inatteso che non
doveva significare
nulla, se donato a un ragazzo infatuato.
Poteva essere... solo un bel sorriso. Di gratitudine e un
pochino anche d'amore.
Per un istante poteva amare chi l'aveva resa felice per un piccolo
momento. Per tanti piccoli momenti, ricordò. Importanti
nella sua vita, tutti quanti.
Per quegli attimi era stata e poteva essere Rei Hino, innamorata. Di...
Accarezzò la guancia sulla stoffa dell'abito.
L'amore era fatto di gocce.
Ma quella era una frase per un'altra canzone.
«Tieni» gli disse Rei-san due giorni dopo.
Quando Yuichiro abbassò lo sguardo sulla musicassetta che
lei teneva tra le dita, ebbe un'intuizione folle: quello era un nastro
di addio, una specie di lettera vocale in cui Rei-san e il maestro lo
ringraziavano per i suoi servigi presso il tempio e lo invitavano a
levare le tende.
Se ne sarebbe andato triste e solo con la sua sacca sulle spalle.
Rei-san rese gli occhi sottili come due fessure. «Mi sei
stato indirettamente d'aiuto. Il giorno in cui canterò la
canzone al festival scolastico tu dovrai rimanere qui a sorvegliare il
tempio visto che il nonno verrà a vedermi,
perciò... puoi sentire la canzone in anteprima. Una volta
sola.»
Eh?
La canzone?
... la canzone
di Rei-san?!
Lei allontanò la musicassetta prima che lui potesse
afferrarla tra le dita e stringerla come un preziosissimo tesoro.
«Non metterti in testa strane idee, non è una
dedica! L'ho scritta pensando a... al futuro. All'amore in generale,
sia chiaro.»
«Certo!» Lui era felice solo di poterla ascoltare!
E che lei gliela stesse facendo sentire per primo! Per primo!!!
Quando riuscì a prendere l'estremità sinistra
della cassetta offerta, Rei-san non mollò la presa sul lato
opposto. «Non è una dedica.»
«Sì.»
«Non metterti a cercare significati che non ci
sono.»
Ma certo, non era necessario ripeterlo. «La
ascolterò
come se fosse una canzone alla radio. Sarà bella come
quelle.»
Lei allentò la sua stretta. «Mi stai
sopravvalutando.»
«No, ho già sentito la base musicale. Si chiama
così? Mi è piaciuta molto.» In camera
aveva una musicassetta vuota; se Rei-san non avesse insistito per
rimanere ad ascoltare la sua canzone - ma non sembrava - lui
ne avrebbe approfittato per fare una copia già durante il
primo ascolto. L'avrebbe risentita a bassissimo volume quando lei non
era in casa, tutte le volte che avesse voluto.
Rei-san spinse la cassetta nelle sue mani. «Va
bene.» Non si fermò quando incontrò le
sue dita: mosse l'indice sul suo, quasi impercettibilmente, in un modo
che gli sembrò - forse, magari, veramente? - una... carezza?
Lui restò folgorato e lei ritrasse di fretta la mano.
«Restituiscimela quando hai finito.» Si
girò e se ne tornò nella sua stanza.
Rei scacciò il rossore con un lungo sbuffo.
Amore in gocce?
Si metteva da sola a credere alle sue stesse fandonie.
Bah.
Fine episodio 5
NdA: questo
forse, insieme al precedente, è uno dei capitoli
più originali di questa raccolta. L'ho legato all'episodio
54 della seconda serie, ma non racconto i missing moments di un
episodio, bensì proprio una serie di vicende accadute
precedentemente.
Per favore, sarei davvero curiosa di sapere cosa ne pensate.
Il mio scopo, con questo e il prossimo episodio che
scriverò, è quello di arrivare a far capire
perché Rei, nella seconda serie e in concomitanza con l'arc
delle Sorelle Persecutrici, sembra tornare a pensare a Yuichiro in una
maniera un pochino più sentimentale. Lo si capisce da
diverse piccole cose, come ad esempio nel discorso che nell'episodio 70
intercorre tra Rei, Usagi e Koan (Kermesite in Italia), quando
quest'ultima va a vendere i cosmetici alle ragazze.
Koan chiede a Usagi e Rei se hanno un ragazzo. Nella versione
originale, Rei dice: 'Non so se lo chiamerei un fidanzato,
ma...' Era la puntata in cui Rei si faceva accompagnare da Yuichiro a
fare compere (facendogli portare tutti i suoi acquisti) e lo sgridava
quando guardava troppo a lungo Koan che andava via.
Ecco, il mio scopo è lasciar comprendere cos'ha fatto cambiare piano
piano idea a Rei, partendo dal momento in cui, in uno degli episodi
precedenti della mia storia, si diceva sicura di non voler assolutamente portare la sua
relazione con Yuichiro in una certa direzione.
Con questa storia mi divertirò a livello psicologico, me lo
sento :D Rei è una trottola sentimentale coi suoi
ragionamenti, spero di averlo reso un po' anche qui, ma questo spetta a
voi dirlo.
Alla prossima!
ellephedre
|
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Capitolo 7 *** Episodio 6 - Rivalutarsi ***
rei hino
Episodio situato tra le puntate 54 e 63 della seconda serie.
Ovviamente...
impossibile?
Autore: ellephedre
Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono.
Essi sono
esclusiva proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation
Co.
Ltd
Episodio
6 - Rivalutarsi
Shopping.
Se aveva un pomeriggio libero, Rei vi si dedicava volentieri,
a volte
da sola. Le piaceva fare compere con le ragazze, ma quando
stavano tutte insieme finiva per concentrarsi su di loro piuttosto che
su se stessa. Ami ad esempio non faceva che dirigersi verso maglioncini
color pastello e gonnelline a pieghe; se aveva qualcosa diverso nel
guardaroba lo doveva a lei e a Minako, che a forza la
costringevano a provare capi più vivaci. Minako aveva
l'istinto di fare da stilista a tutte e per Rei evitare di essere un
suo obiettivo
era ogni volta una battaglia. La più tranquilla era Makoto,
che si provava solo poche cose che le stavano bene. La più
terribile naturalmente era Usagi, che quando vedeva qualcosa di carino
urlava per l'eccitazione, richiamando l'attenzione di tutto il negozio.
In sua assenza Rei si sentiva di poter entrare in
boutique
più raffinate e adulte - posti per cui la stessa Usagi
l'avrebbe presa in giro in malo modo.
'Non sono posti per una ragazzina come te!'
Rei sapeva di averle concesso troppa confidenza: la poppante
tra loro
due era solo una certa Tsukino. Per quanto la riguardava, a lei piaceva
provarsi capi da donna
grande, non per forza per comprarli. In camerino poteva guardarsi allo
specchio e valutare se davvero quella
gonnellina con spacco fosse eccessiva, o se quella camicetta con scollo
a triangolo la facesse
sembrare troppo audace.
Il problema di girare da sola per negozi?
Aveva solo le proprie mani e non anche quelle delle sue
amiche. Dopo un
po' di acquisti, oberata di sacchetti voluminosi, doveva fare lo slalom
tra gli scaffali dei negozi,
attenta a non far cadere niente nel suo cammino. Era scomodo e noioso.
Sospirò. Appoggiata contro un albero su un lato
della
strada, controllò
l'ora.
Erano solo le quattro, ma doveva rientrare a casa. Dopo la
svendita che
aveva incontrato nell'ultimo negozio si era riempita di roba.
«Rei-san.»
Riconobbe la voce e trattenne una smorfia.
Si voltò lentamente. «...
Yuichiro.»
A tre passi da lei lui era raggiante, sempre con la solita
massa di capelli in
testa.
«Ciao!»
Quel giorno lei sembrava più cespuglio del solito.
«Ciao.»
«Stai facendo compere?»
Non era evidente? «Sì. Ma sto per tornare
a
casa.» Si rese subito conto del proprio errore.
«Vuoi che ti accompagni?» le
offrì
lui.
«Posso camminare da sola.»
A Yuichiro entrò in testa il significato del
suo tono.
«Dicevo... per quelle buste. Posso portarle io per
te.»
L'ipotesi di averlo come facchino era allettante. Accettando
quel
favore tuttavia gli avrebbe fatto venire in testa strane idee.
«Non preoccuparti. Continua col tuo pomeriggio
libero.»
Lui spense l'entusiasmo. Mesto, annuì.
«Certo.» Fece un
passo di lato, come per andarsene, poi tornò a guardarla.
«Ehm... Stavi tornando a casa perché non hai
più
spazio per altri acquisti?»
L'annotazione la colpì, ma non glielo fece notare.
Lui tornò allegro. «Posso prendere io
quei
sacchetti! Non devo
accompagnarti. Prendo le buste, torno a casa e poi
continuo col mio giro.»
Incredibile, pensò lei. Yuichiro non si rendeva
conto che quello che diceva era
ridicolo?
«Mi farai da servizio di trasporto?»
Lui non colse l'ironia. «Per me non è un
problema. Mi piace camminare, non ho mai un posto preciso dove andare.
Io cammino e basta.»
Per l'esasperazione lei fu tentata di porgergli i
sacchetti e
andarsene, ma si trattenne.
«Non essere assurdo. Trova qualcosa da fare invece di
stenderti
come un tappeto ai miei piedi.»
Capì di aver esagerato quando lui fece una smorfia.
Invece di prendersela, Yuichiro chinò un poco la
testa,
senza smettere di guardarla negli occhi. «Era un'offerta
sincera, nelle
mie possibilità. Ma se ti ho disturbato, Rei-san, mi
dispiace.»
Yuichiro aveva sempre un modo tutto suo di farla sentire
meschina.
Sospirando, lei gli si mise davanti, bloccandogli la strada.
«Okay.
Scusa.»
Lui non disse niente.
Lei gli porse le buste. «Puoi prenderle se vuoi. Ma
mi fa
sentire in colpa farti tornare indietro.» Infatti non aveva
alcuna intenzione di sfruttarlo in quel modo. Non sapeva nemmeno lei
perché gli aveva dato i suoi acquisti, se non per il fatto
che
ora lui sembrava più sereno. Rassegnata,
sospirò di nuovo. «Facci
quello che vuoi.»
Yuichiro la osservò di sottecchi. Quando lui
fissava
gli occhi
in quel modo, era determinato a ottenere qualcosa.
«Perciò... posso seguirti?»
Ecco, ecco. Lo
sapevo. Si
impedì di rispondere con un rifiuto immediato.
«Non andrò in nessun posto che ti
piaccia.»
«Io cammino e basta, Rei-san.»
Yuichiro era come un masso che bloccava il corso di un
fiume. Si metteva dove non doveva stare, ma niente lo avrebbe smosso
dal suo posto. All'acqua - a lei - non restava che arrendersi e
capire come passargli intorno.
Ci voleva la giusta strategia per trattare con lui.
«Okay» decise. «Se vuoi, seguimi
pure.»
Si voltò sdegnata, non abbastanza in fretta
perché le sfuggisse il sorriso gigante di lui.
Non ti illudere.
In quei giorni, aveva
concluso, stava lasciando avvicinare troppo Yuichiro. Era un
atteggiamento insensato, confusionario anche per lui. Yuichiro
continuava a mantenere le distanze, ma se lei gli dava la cassetta
della sua canzone - da ascoltare in anteprima - e continuava a
sorridergli quando
lui le faceva una gentilezza, era ovvio che Yuichiro alimentasse
la
cotta che aveva per lei invece di spegnerla per sempre.
Era altrettanto ovvio che nella propria testa bacata lei
cominciasse a
fare
pensieri assurdi, come legare loro due al concetto di 'gocce
d'amore'.
Bah, bah, bah!
Non ci siamo!
Doveva scoraggiare Yuichiro una volta per tutte!
Ora lui la stava seguendo, ma se pensava che quello era un
appuntamento, si sbagliava di grosso. Lei avrebbe trasformato
quell'uscita in una
piccola tortura per lui. Lo
avrebbe ignorato, lo avrebbe usato come facchino e alla fine Yuichiro
avrebbe capito che lei era una snob senza cuore, irritante e noiosa per
lui.
Già risentita, scosse la testa.
Aveva deciso, niente ripensamenti!
Quel pomeriggio, pensò Yuichiro, stava diventando
il
migliore che avesse mai vissuto.
Rei-san gli aveva permesso di seguirla. Da quando si erano
incamminati,
lei non aveva più accennato a volerlo mandare via. Non gli
aveva
parlato, ma lui non se lo era aspettato. Gli piaceva
semplicemente
guardarla, in qualunque momento.
La rimirava mentre, assorta davanti a una vetrina,
lei decideva se entrare in un negozio. Mentre Rei-san toccava con mani
delicate
una maglia e accarezzava il tessuto, dispiegando il capo per
valutarne la forma.
Lei era educata e attenta al lavoro altrui:
rimetteva sempre a posto ciò che toccava, piegando i vestiti
esattamente nel modo in cui li aveva trovati.
Naturalmente lei lo stava ignorando apposta, ma non si rendeva
conto di che
regalo gli stava facendo.
Osservandola, come non aveva mai avuto occasione di fare tanto
a lungo,
lui stava imparando cose nuove sul volto di lei. Quando era concentrata
Rei-san arricciava un poco le labbra, sempre con grazia, come se in
testa
avesse mille pensieri profondi. Lei riservava a ogni acquisto una
lunghissima valutazione e, quando prendeva una decisione, i suoi occhi
cambiavano, curvandosi soddisfatti sulla linea inferiore.
Rei-san si dimenticava della sua presenza perché
lui glielo
rendeva facile. Non la
seguiva per gli stand dei negozi: si metteva in un angolo lontano e per
un po' si guardava intorno, finendo col tornare con gli occhi su di lei
solo quando
Rei-san si era ormai assicurata che lui si fosse sistemato a una certa
distanza, in modo da permetterle di girovagare in pace.
Era solo questo che Yuichiro voleva darle:
tranquillità,
quiete.
Se in ciò poteva aiutarla facendole da
portasacchetti umano,
non era un peso per lui.
Rei-san aveva appena finito di pagare un altro acquisto. Per
tacito
accordo, si limitò a guardarlo per indicargli che era il
momento
di andare. Lui si diresse verso l'uscita e la aspettò
lì,
ponendosi tra le porte scorrevoli per tenerle aperto il passaggio. Era
divertente avere quello pseudo ruolo da maggiordomo.
Rei-san uscì in strada e lui la seguì.
Lei si fermò un paio di metri dopo, sospirando.
«Ho voglia di mangiare qualcosa.»
Yuichiro si stupì nel sentirla rivolgersi a lui.
«Va bene.»
Rei-san gli indicò con la testa una caffetteria
sull'altro lato
della strada. «Puoi sederti al tavolo con me. Non
è
necessario che tu stia sulla porta.»
«Grazie.»
Lei emise un lungo sbuffo. «Sei senza
speranza.»
Scosse la testa e riprese a camminare.
Yuichiro si sentì abbastanza audace da chiedere,
«Perché?»
«Non so cosa ci hai trovato di divertente in queste
ore. E
sono
sicura che, se adesso non ti avessi avvisato, te ne saresti rimasto
fuori dal locale mentre io mangiavo all'interno.»
«No.»
Lei si voltò. Rivedere i suoi occhi che lo
guardavano, viola
e lucenti, gli fece saltare il cuore nel petto.
«No?»
Lui riuscì a scuotere la testa. «Mi sarei
sistemato coi
sacchetti in un altro tavolo. Lontano, per darti la tua
privacy.»
Il sarcasmo di lei non lo turbò. «Vedi?
È un atteggiamento senza senso!»
... l'aveva fatta arrabbiare.
Rei-san non gli diede il tempo di chiederle spiegazioni: si
diresse
verso il semaforo e cominciò ad attraversare la strada.
Seduta ad un tavolo, Rei chiuse il menù.
«Un
bicchiere d'acqua e una fetta di torta al cioccolato, per
favore.»
«Certo, signorina. E lei, signore?»
«Solo dell'acqua. Grazie mille.» Yuichiro
chinò la testa anche nel restituire il menù al
cameriere.
Era una persona troppo strana, pensò Rei. Lui
era letteralmente un ragazzo inconcepibile.
Lo fissò accigliata, senza preoccuparsi di
nascondere il suo
disappunto.
«... cosa c'è?»
bofonchiò lui.
Lei si rifiutò di spiegarglielo.
«Ho preso solo l'acqua perché non ho
fame.»
Non le importava nulla del suo ordine.
«Perché non
mi hai mollato un'ora fa?»
«Eh?»
«Non ti sei annoiato?»
«... no.»
Ecco cosa la scocciava di lui! Le sue risposte serafiche, che
avevano
il suono di parole che si spiegavano da sole senza in realtà
spiegare un bel nulla!
«Ti ho fatta arrabbiare?»
Rei tirò fuori tutta l'acidità che aveva
in
corpo. «Secondo te?»
Nemmeno quel tono servì a scalfirlo, ma in lui
avvenne un
minimo
cambiamento: Yuichiro rilassò le spalle e per un attimo
parve
quasi rassegnato. «A volte credo di infastidirti solo
esistendo,
Rei-san.»
Lei roteò gli occhi al cielo.
No: adesso si rifiutava di farsi intenerire. «Mi
dà fastidio il modo in cui ti poni.»
«... cioè?»
«Te l'ho detto prima!» Circa due ore
addietro, ma
ora
era arrabbiata e non aveva
intenzione di scaldarsi in pubblico: a ripetere delle
ovvietà avrebbe cominciato presto a lanciare fiamme.
Si dipinse in volto un sorriso. Il cameriere stava tornando da
loro con
le ordinazioni.
Un po' di dolce, pensò, le avrebbe fatto bene.
Yuichiro non aveva smesso di guardarla.
Appena
furono di nuovo da soli, lui parlò. «Pensi che mi
comporti come uno
zerbino?»
Ecco un'altra cosa che la infastidiva: se Yuichiro fosse
stato meramente stupido, se ne sarebbe fatta una ragione. Ma lui
era
percettivo e intelligente quando voleva, perciò il suo
atteggiamento generale sembrava quasi una presa in giro.
«Esatto.»
Lui prese in mano il proprio bicchiere. Non lo
portò alla
bocca,
lo accarezzò. «Oggi non mi sono annoiato, Rei-san.
Mentre
tu guardavi i vestiti, io pensavo a quello che volevo. Lo faccio
sempre.»
«Potevi farlo senza l'ingombro delle mie
buste.»
«Ma non pesavano. Non le sentivo.»
Ancora con quelle risposte criptiche. «Trovavi
interessante
guardare il vuoto?»
Lui impiegò un momento a capire a cosa si stava
riferendo.
Tutte le volte
che lei si era voltata a controllare se lui si
stufato di seguirla, lo aveva visto osservare per terra o per aria,
apparentemente nel nulla. Yuichiro si era a stento interessato agli
oggetti presenti nei negozi, come se non fossero nemmeno davanti ai
suoi occhi.
Lo vide sorridere.
«Riflettevo sull'aspetto dei
manichini. Le
facce buffe che
hanno, così imbronciati. Oppure guardavo i vestiti, e mi
chiedevo dove li avevano fatti. Come. Le vetrine... Oggi mi sono reso
conto che non mi ricordo più in che modo si produce il
vetro. E
pensavo
agli specchi, che sono di vetro ma per una qualche magia tecnica
riescono
a riflettere le immagini. Mi chiedevo se sono fatti di un vetro
speciale.»
Rei non trovò una sola parola con cui ribattere.
Lui guardò la propria acqua. «La prossima
volta
che vado in biblioteca cercherò queste
informazioni.»
«... Tu leggi?» Qualcosa che non fossero
fumetti?
Udì in ritardo il tono offensivo della propria
domanda, ma
Yuichiro non la prese male.
«Leggo tanti testi di... come si dice... di
spiegazioni.
Non-fiction.» Ridacchiò, fiero di aver trovato il
termine
giusto. «Ma a volte leggo anche storie. Mi piacciono i libri
di
avventura. Li leggo la sera, prima di addormentarmi.»
«E ascolti musica» si ricordò.
«Sì, uso questa.» Lui
tirò
fuori una
radiolina dalla tasca. Era microscopica. «Mi piacciono i
programmi in cui
i conduttori parlano o scherzano. Quando c'è di mezzo la
musica...» Sorrise. «Se la musica è
bella, mi fa dormire. Mi dimentico di spegnere la
radio e quando mi sveglio la pila si è completamente
esaurita.»
Rei stava scoprendo cose che non aveva mai immaginato su di
lui.
«Compra una radio che funziona a corrente, no?»
«Hai ragione. Me ne dimentico tutte le
volte.»
Perché lui non prestava mai attenzione alla propria
realtà. «Va bene riflettere sul mondo, ma ogni
tanto vivi nel presente.»
Yuichiro non rispose.
Lei sollevò la forchettina dal piatto, iniziando a
tagliare la
fetta di
torta.
«Siamo educati a fare tutto subito, di fretta, senza
pensare.»
Si fermò con un pezzo di dolce tra le labbra.
Yuichiro guardava la superficie del tavolo. «A volte
facciamo
talmente tante cose tutte insieme che sembra di dover vivere sempre nel
futuro in cui queste cose saranno fatte. Io preferisco
rallentare.» Lui sorrise tra sé. «Forse
vado
tanto lento che mi sono praticamente fermato, ma... sto bene
così. Ho la testa per aria, ma questo è il mio
ritmo.»
Immobile, Rei riprese a respirare. Addentò la torta.
Un attimo prima lo considerava stupido e quello dopo lui se ne
saltava
fuori con un discorso di stampo zen/new-age.
Lei voleva solo essere capace di inquadrarlo. Nel frattempo...
«Scusa.»
«Hm?» Lui tornò a guardarla.
«Non avevo capito che ti diverti veramente nel non
fare
nulla.» Si interruppe e scosse la testa. «Non sono
sarcastica.»
«Lo so.»
Cominciava a esserci troppa comprensione tra loro.
«Volevo
solo... mettere dei limiti. Tu li hai accettati.»
«Lo so, Rei-san.»
Adottò la tattica di lui e iniziò a
guardare di
fuori, per evitare i suoi occhi.
Iniziava a sentirsi a disagio.
Non le piaceva quando Yuichiro
si
metteva sullo stesso piano di lei. Cominciava a vederlo come qualcuno
di diverso da un apprendista con la testa sempre per aria, come se
quello fosse un ruolo che lui accentuava a beneficio suo.
Di certo Yuichiro era stupido a volte - nessuna recita in
ciò - ma quel ritmo di vita di cui lui parlava...
Rei amava agire. Spesso andava di fretta, ma quando consultava
il fuoco
sacro...
Sapeva di cosa parlava Yuichiro: a volte era necessario
sapersi fermare
e ascoltare le energie che si muovevano nella realtà. Non
aveva senso vivere se non si era in grado di percepire la naturale
complessità di un momento, di un istante, del futuro.
... erano cose di cui non riusciva a parlare con le ragazze.
Fino a
quel momento, l'aveva compresa solo suo nonno.
Si azzardò a tornare indietro con lo sguardo.
Yuichiro stava osservando il riflesso del sole che
attraversava il suo
bicchiere. Contemplava una cosa tanto semplice dedicandogli tutta la
sua
attenzione.
Lui aveva spostato i capelli dalla fronte per vedere
meglio.
Le sue sopracciglia erano folte, ma non frastagliate come
sembravano
sotto la frangia. Avevano una loro forma, un loro ordine. E - Rei si
sorprese - lui non aveva occhi marroni. Erano scuri, ma di un
colore indefinito e strano, con tracce sporche di... blu? O qualcosa
che alla luce si poteva definire verde petrolio. Ma c'era tanto nero,
per questo...
Si irrigidì quando si accorse che quelle pupille la
stavano fissando.
Meccanicamente, tornò a guardare la strada.
... ti stai
comportando
da idiota.
«Guardare la tua torta mi fa venire fame,
Rei-san.»
«Hm-hm.» Rei-san,
Rei-san, Rei-san. Col suffisso, già. Yuichiro
conosceva benissimo il proprio
posto. Perché lei ogni tanto dimenticava qual era?
«Vado a chiedere qualcos'altro al
cameriere.»
«Vai.» Aspettò che lui si fosse
alzato
per prendere una bella boccata d'aria.
Per questo non lo voleva intorno, si rpeté. Lui era
un ragazzo, non era
sgradevole e lei... Lei era stata mollata dall'unico uomo a cui si
fosse mai seriamente interessata - Mamoru Chiba. Avere qualcuno che le
dedicava
attenzione le faceva venire strane idee che non l'avrebbero portata da
nessuna parte. Si era mostrata antipatica durante quel
pomeriggio
perché
quella era la sua protezione, una barriera che doveva mettere
tra lei e Yuichiro.
«Ho preso un sandwich!»
Lui aveva assunto di nuovo un tono allegro e questo la
aiutò a guardarlo di nuovo. Lo preferiva quando non
teneva la voce bassa, quando non le parlava in modo serio.
A tradimento, lui cambiò atteggiamento in un
secondo.
«Non mi sono annoiato oggi con te, Rei-san. Posso seguirti
dove vuoi, sempre.»
Lei scattò in piedi, pronta alla fuga.
«Devo
andare alla toilette.»
Alla fine, risolse la cosa in modo semplice. Nel tragitto di
ritorno
verso casa tornò a mostrarsi scocciata, superiore, distratta
e Yuichiro tornò a chinare la testa, a bofonchiare e a non
dire più niente di intelligente.
Era un tacito accordo.
Andava benissimo a entrambi.
«Yuichiro!»
Erano passati due giorni.
«Yuichiro!!» gridò di nuovo.
Aveva fatto
il giro della casa e ora era costretta a muoversi verso il tempio per
trovarlo. Quello stupido aveva dimenticato che toccava a lui andare a
fare la spesa. Se non lo trovava subito avrebbe dovuto uscire lei al
suo posto,
perché le ragazze ormai stavano arrivando ed erano
affamate.
Portò le mani alla bocca.
«Yuichiro!»
Tu e il tuo
pensare come
una lumaca in vacanza! Per forza poi ti scordi di tutto!
Sul punto di gridare di nuovo, si bloccò.
Ecco dove si era nascosto quell'idiota!
«Yuichiro!» Camminò verso di
lui, che
stava passando la scopa per il corridoio del tempio.
Yuichiro continuò con le sue faccende, come se non
l'avesse sentita.
Rei vide le due cuffie che lui teneva alle orecchie.
Ha! Avrebbe potuto sgolarsi e quello stupido non l'avrebbe
nemmeno
notata.
«Hm-hmm-mh...Mh-hnm-hmm...»
Si fermò a due passi di distanza, roteando gli
occhi al
cielo.
Lui stava canticchiando!
Le dava le spalle e non si era accorto di lei. Quasi danzava,
tranquillo, mentre muoveva la paglia della scopa sul pavimento.
Lu smise di bofonchiare e accennò a ripetere alcune
parole
della canzone che aveva nelle orecchie.
«Con
te...»
Il cervello le entrò in cortocircuito. Il tono con
cui lui stava dicendo quelle
parole...
Sentì il bisogno fisico di toccarlo e di
strappargli
via quelle
cuffie. Lo fece. «Ehi!» urlò.
Yuichiro cascò a terra.
«Rei-san!»
Lei agitò i fili di plastica in aria.
«Sto
gridando da
mezz'ora! Devi andare a fare la spesa!»
Lui balzò in piedi, contrito. «Giusto,
giusto! Me
n'ero dimenticato! Scusaaa!»
Sì, così voleva vederlo lei: sciocco, ai
suoi comandi,
inferiore!
Yuichiro smise di correre a qualche metro di distanza.
«Ehm... Posso riavere le cuffie?»
«No!»
Lui scappò via.
Rei si disfece degli auricolari dieci minuti dopo,
appoggiandoli
sul tavolo
del salotto.
"Con te..."
Sospirò.
... Avere un ragazzo che cantava pensando a lei...
Guardò il soffitto. Rimuginò.
Ricordò.
Chiuse gli
occhi.
Si diede uno
schiaffo.
Ahia.
Se l'era meritato!
Stupidi pensieri, idiota di una ragazza.
Oh, idiota, idiota, idiota!
Episodio
6 - Rivalutarsi - FINE
Note dell'autore: be', dopo un mucchio di tempo riprendo
questo progetto. Avevo scritto, nelle note
iniziali di questa storia, che volevo far vedere che Rei aveva cambiato
più volte atteggiamento verso Yuichiro nei primi tempi. Dal
quasi innamoramento della fine della prima serie, al suo tornare
indietro e decidere che no, lui non andava per niente bene per lei. Ma
poi, nella seconda serie, parlando con Koan venditrice di cosmetici di
ragazzi, Rei diceva che forse lei ne aveva uno. Ed era chiaro che si
riferiva a Yuichiro, perché Usagi la apostrafava subito in
merito e Rei non negava, sviava il discorso.
Quindi io volevo sapere che cosa era cambiato nella testa di
questa ragazza per farle di nuovo considerare - anche solo alla lontana
- l'idea di loro due insieme.
Perciò ecco questo episodio :)
Gente che amate Rei e Yuichiro nelle mie storie, fatevi
sentire :)
ellephedre
|
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Capitolo 8 *** Agosto 1997 - Morta una seconda volta ***
Oltre le stelle, Rei e Yuichiro
Un bel salto temporale in avanti in questo capitolo. Non
significa che
abbia rinunciato a scrivere cosa accadde tra l'ultimo episodio e
questo, non preoccupatevi.
Ovviamente...
impossibile?
Autore: ellephedre
Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono.
Essi sono
esclusiva proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation
Co.
Ltd
Episodio
N - Morta una seconda volta
Se avesse potuto, Rei avrebbe rimirato Usagi stretta tra le
braccia
di Mamoru per l'eternità. L'amore si irradiava da Usagi come
un manto caldo,
che le avvolgeva tutte mentre restavano sospese in aria al termine
della battaglia. Non esisteva infelicità in quel
luogo. Non erano mai esistite perdita o tristezza.
Ma Usagi non era così forte da combattere la forza
di gravità per sempre; anche lei doveva riposare - e magari
stare da sola col
fidanzato che aveva appena ritrovato. Rei non osò
protestare,
ma per un attimo tese il braccio in avanti, riluttante a
separarsi da lei.
Venne mandata via comunque, lontano, a recuperare le forze e a
godersi il riposo dei vincitori.
Sbatté le palpebre sul soffitto buio della propria
stanza, adagiata sul materasso.
Era a casa.
Le energie la abbandonarono come se non le avesse mai avute,
ma la
sua mente correva.
Non voleva stare lì, ferma. Non voleva stare
da sola.
L'ultima cosa che ricordava era il momento in cui il suo corpo
era diventato trasparente, dissolvendosi in bolle di luce.
Aveva cercato di aggrapparsi alla testa di Usagi, che stava
accarezzando, ma non era servito a niente. Era scomparsa ugualmente,
senza poter fare nulla per aiutare nessuno.
Era la seconda volta che moriva.
Rotolò di fianco e ricadde malamente sul pavimento,
a
carponi. Manovrò ginocchia e mani abbastanza da trascinarsi
lungo il pavimento della stanza, verso la luce che proveniva
dall'esterno. Era il bagliore della Luna. Aveva bisogno di vederla per
quietarsi, per sentire che davvero era andato tutto a posto.
Scostò con grande fatica la porta scorrevole della
stanza e si ritrovò in corridoio. Sentendo la luce bianca
che le bagnava il viso, si
animò quel tanto che bastava a raggiungere l'apertura della
parete movente che dava sull'esterno. Arrivando, adagiò la
schiena contro una colonna di legno,
ansimando per lo sforzo. Il suo premio fu la vista della sfera
bianca che dal cielo illuminava il mondo.
Usagi le aveva salvate. Era finita.
Lei era morta solo per poche ore; non era successo niente di
grave.
Non aveva lasciato da solo suo nonno.
Non aveva detto addio a tutta la propria vita.
E non doveva preoccuparsi per quello stupido di Yuichiro, che
non
aveva visto al tempio quando era partita per combattere. Si era
immaginata che lui fosse in strada a fare chissà
cosa, attaccato da chissà quali mostri... Si era preoccupata
da
morire, ma andare a cercarlo non era stata un'opzione. Anche se
l'avesse riportato a casa sano e salvo, poteva succedere
qualcosa sia a lui che al nonno finché Galaxia non veniva
annientata.
E se a Yuichiro fosse già accaduto qualcosa di
irreperabile... ci avrebbe pensato Usagi. Rei aveva avuto fiducia in
questo.
Ora lui stava bene - per forza - così
come il nonno e lei stessa.
Bene come poteva stare, almeno, considerato che non si reggeva
in piedi e le palpebre le cadevano sugli occhi.
Vide un'ombra muoversi serenamente lungo il recinto della casa.
Yuichiro.
Lo avrebbe sgridato se fosse riuscita a racimolare abbastanza
aria in gola.
Notandola, lui si avvicinò.
«Rei?»
«Perché non stai mai in casa?»
Sicuramente per
poco non si era fatto ammazzare da qualche mostro. O era proprio morto
e non lo ricordava, perché Usagi aveva resuscitato anche lui.
Yuichiro adottò la sua solita espressione vacua,
quella che le faceva uscire dai gangheri persino quando era distrutta.
«Dove sei stato?» riuscì a
chiedergli, quasi ansimando per la fatica.
Lui inclinò la testa, notando le sue
diffcoltà nel
parlare. «Sono uscito a correre. Avevi bisogno di
me?»
«Da quando?» Lei non aveva bisogno di
nessuno, a eccezione delle sue amiche e di Usagi.
Non aveva bisogno neppure di lui, che aveva smesso di chiamare
'il
mio Yuichiro' persino nella sua testa, persino nei momenti in cui
cedeva di più ad un solitario bisogno di romanticismo. Lui
non
era più suo, non lo era mai stato. Da qualche mese Yuichiro
aveva
cambiato atteggiamento con le ragazze che passavano per il tempio: si
interessava di più a loro, ci parlava più a
lungo. Aveva
smesso di essere innamorato di lei.
Era un affronto che Rei non avrebbe mai dimenticato.
Lui non si era mosso da dove si trovava. Si guardava intorno
incuriosito, destabilizzato. «Non senti qualcosa di strano
stasera? È come se il mondo intero fosse più...
leggero.
Anche per via di questa fortissima Luna. È così
bella che
quasi mi fa dimenticare che questo pomeriggio...»
«Cosa?» lo incalzò Rei.
Lui arricciò le labbra. «Mi sentivo
confuso. Forse avevo anche paura, ma non so di cosa.»
Strascichi di ricordi. Sarebbero spariti entro il giorno dopo,
col favore del sonno.
«Ti senti anche tu così?»
Yuichiro tornò a guardarla.
Osservandolo meglio in viso, così vicino e
accogliente, Rei
si chiese se, forse, si fosse fatta beccare in pieno petto dalla
pallottola di energia di Galaxia per mera distrazione. Se non avesse
avuto scolpito in mente il
pericolo che lui correva - in un angolo della sua testa che aveva
creduto molto piccolo - magari sarebbe saltata una frazione di
secondo prima verso Usagi. Sarebbe riuscita a spostarla lontano invece
che fungerle da scudo umano.
Yuichiro si era piegato sulle ginocchia, le scarpe da corsa
premute
nel terreno del giardino secco della casa. La guardava dal basso verso
l'alto, pieno di premure.
«Stai bene? Ti porto un tè?»
«No.» Scuotere la testa per rafforzare il
concetto sarebbe stato troppo faticoso.
Annuendo, lui tornò in piedi e fece per andare via,
lasciandola finalmente sola coi propri pensieri.
Come sarebbe riuscita a dormire sentendosi così
inquieta? E
voleva dormire, non svenire - anche se presto non avrebbe avuto scelta.
Yuichiro tornò indietro, piazzandosi di fronte a
lei. «Mi piacerebbe davvero
tanto portarti una tazza di tè. O del latte caldo. Non
riuscirò a dormire se ti lascio qui così. Sei
bianca,
Rei.»
Il proprio nome sulle sue labbra le piacque, fu un conforto.
Sorrise internamente. «Non terrei giù niente
adesso.»
«Allora dell'acqua. Fa sempre bene.»
Lui era come un cucciolo desideroso di essere utile.
Solo per farlo andare via, lei annuì.
Rimasta senza compagnia, chiuse gli occhi, solo per darsi la
forza
di muovere una gamba e iniziare a tornare in camera. Persino l'atto di
ragionare fu sfiancante. Era appena riuscita a voltarsi dal lato
opposto del corridoio quando Yuichiro tornò indietro, con un
bicchiere d'acqua per lei.
«Ecco.»
Il bicchiere poteva anche esserci, ma lei non aveva le energie
per portarlo alla bocca.
I suoi occhi stremati si spalancarono quando Yuichiro si
chinò verso di lei e, con le mani, portò il
bicchiere
alle sue labbra. La aiutò a bere con molta calma, come se
fosse
un'inferma.
Questa non la dimenticherà mai, pensò
Rei. E lei odiava le manifestazioni di debolezza.
Finalmente lui capì che non le sarebbe
andato giù più di mezzo bicchiere. Lo
appoggiò sul
pavimento, lontano da loro.
«Posso toccarti la fronte?»
Oddio, adesso pensava che avesse la febbre. Evidentemente la
sua
espressione scocciata non bastò a fermarlo,
perché presto
il dorso della sua mano si era appoggiato sotto l'attaccatura dei suoi
capelli.
Il contatto con un altro essere umano fu più
salvifico di quello che aveva pensato.
«Non hai la febbre.»
«Sono solo... stanca.»
«Magari stai per ammalarti.»
Probabile che sarebbe finita così se non riusciva a
rimettersi a letto. Mi
arrendo, sverrò. Ma lo avrebbe fatto sul
materasso. «Torno in camera mia»
Raccogliendo l'ultima linfa vitale che le scorreva in corpo,
si accasciò in avanti, iniziando a strisciare.
«Rei...»
Lasciami stare.
Per non
farsi bloccare cercò di issarsi sulle ginocchia, senza
successo.
Con un altro paio di spinte avanzò come un verme, priva di
qualunque dignità.
Lui l'aveva seguita passo per passo. «Non
sgridarmi» dichiarò.
Eh?
Rei si ritrovò con le sue mani sotto il corpo, che
la sollevavano in un qualche modo dal pavimento.
Le sue guance racimolarono abbastanza sangue da
arrossire, perché nel tentativo di non toccarla troppo lui
se
l'era caricata addosso malissimo. Come un sacco di patate, la teneva
petto contro petto, stringendola per la vita dopo che, brevemente,
l'aveva sostenuta da sotto le natiche.
Il tutto durò mezzo secondo, il tempo di
depositarla sul letto - con incredibile cura.
Rei stava per perdonare conoscenza. «... sei
pazzo?»
Anche se in penombra non poteva vederlo in viso, sapeva che
lui era
più imbarazzato di lei. «Mi rimproveri
domani»
disse, a un metro dal suo viso, scostandosi piano. «Appena
starai
bene, okay?»
Rei stava già crollando quando sentì le
sue dita intorno al polso, che
cercavano il ritmo del suo battito.
Il contatto le fu di grande conforto.
Dormì.
Yuichiro allontanò la mano da Rei dopo pochi
secondi. La
pressione di lei era molto bassa, ma nel sonno il suo respiro sembrava
regolare e pacifico.
Magari bisognava controllarla più tardi. Nel giro
di un quarto d'ora?
Mi ucciderebbe se sapesse
che sono tornato in camera sua.
Lui voleva solo assicurarsi che lei stesse bene, non aveva
secondi fini. Posò gli occhi sul suo viso, iridescente alla
luce
lontana della Luna. Il suo manto di capelli
neri era sparso sul letto, sotto la schiena. Nel sonno era
così tranquilla, così indifesa...
Se lui fosse stato
scorretto, o meno innamorato, ne avrebbe approfittato per sfiorarla
sulla guancia. Solo una volta, per sentire se era davvero
morbida come immaginava.
Ma non ne aveva il diritto.
Non riesco comunque a
dimenticarti.
Nelle ultime settimane si era allontanato da lei. Anzi, si
erano allontanati entrambi. Rei si
era invaghita di un gruppo di idol che inseguiva dappertutto - cantanti
che dall'inizio dell'anno avevano cominciato a frequentare la scuola
delle altre ragazze.
Yuichiro si era rassegnato. Uno di quei tre prima o poi la
noterà e presto lei sarà fidanzata.
Le sue speranze con Rei si stavano riducendo a zero, per
quanto forse lui non ne avesse mai avuta mezza.
Indietreggiando, si sedette sul pavimento, per osservarla a
distanza senza imporsi.
Dovrei dirti quello che
provo, così capirei chiaramente quanto ti disgusta.
Poteva fare così. Ma poi sarebbe riuscito a
riprendersi?
Probabilmente no, per questo non ne aveva il coraggio.
Preferiva rimanere sospeso nel limbo, in quel periodo di
incertezza
in cui ogni tanto gli capitava la possibilità di starle
vicino.
Era un
sognatore che viveva di ilusioni, ma si sentiva in pace e felice
quando, rimirandola, respirava la sua stessa aria, esisteva nel suo
stesso spazio.
Gli bastava davvero poco.
Si alzò.
Stava facendo il guardone.
Se fossi
sveglia, mi avresti già sbattuto fuori.
Uscì dalla porta, raccogliendo il bicchiere rimasto
sul pavimento del corridoio. Si diresse in cucina.
Avrebbe fatto una doccia, poi sarebbe tornato indietro.
Accendendo discretamente la
lampada, avrebbe controllato se sulla pelle di Rei era tornato
un po' di
colore. Solo quello, era fondamentale per lui sapere che lei
stava bene.
Poi sarebbe andato in camera sua, a dormire. A sognare.
Nei miei sogni mi guardi
con occhi nuovi. Mi sorridi, mi ricambi.
Addirittura mi baci.
Per i fim che si faceva in testa si sarebbe meritato un
premio. Non contava che non si sarebbero mai avverati, lui
avrebbe vissuto quell'amore finché gli fosse stato concesso
- finché Rei non lo avesse notato, rifiutandolo, o non fosse
andata avanti con la propria vita.
Gli bastava così, da lei non voleva niente.
Realisticamente non poteva avere niente, perciò non
avrebbe chiesto. Giorno dopo giorno, avrebbe solo... offerto.
Quella notte, puntualmente, sognò.
Nel mondo onirico si adagiò sul letto accanto a
lei, senza timore delle conseguenze. La strinse da dietro, forte, per
sedare la solitudine che le aveva sentito emanare a ondate. Rei si
girò tra le sue braccia senza agitarsi, accogliendolo. Non
lo baciò neppure - non era quel tipo di sogno. Semplicemente
nascose il viso nell'incavo del suo collo, abbracciandolo di rimando in
cerca di un rifugio.
L'essenza più pura della felicità.
Episodio
N - Morta una seconda volta
NdA: la visione recente dell'ultimo episodio di Sailor Moon mi
ha scatenato l'immaginazione su cosa poteva essere successo agli altri
personaggi dopo a fine della battaglia. Su Usagi e Mamoru sapevate
già tutto, ma c'erano appunto anche Haruka e Michiru, che
erano già in una relazione e avevano compiuto un tradimento
enorme, recentissimo. Dopo aver scritto di loro nella raccolta 'In
Turbine' ho pensato anche a Rei, che penso si sarebbe sentita
particolarmente sola - e in un certo senso 'fallita' - nel tornare a
casa. Non aveva aiutato Usagi, l'aveva lasciata sola. Per di
più, non era nemmeno la prima volta che moriva.
Ne ho approfittato per descrivere lo stato della sua relazione
con Yuichiro in quel periodo.
Come al solito pensando a questi due - e soprattutto a lui -
mi commuovo un sacco e spero di aver donato una sensazione simile anche
a voi. Fatemi sapere!
Elle
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3
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