L'estate è una metafora della felicità.

di Yume_no_Namida
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #Correnti di ieri, correnti di domani. ***
Capitolo 2: *** #"L'uomo è una prosecuzione del bambino." ***
Capitolo 3: *** #Un libro non si giudica dai sospetti sulla copertina. ***
Capitolo 4: *** #Di come si sopravviva per merito delle angurie. ***
Capitolo 5: *** #Partire da un pugno di granelli. ***



Capitolo 1
*** #Correnti di ieri, correnti di domani. ***


Autore: Yume_no_Namida
Titolo: L’estate è una metafora della felicità.
Fandom: Le situazioni di lui e lei/Karekano
Personaggi e Pairing:
1) YukinoXArima, Yukino centric
2) YukinoXArima, Arima centric
3) Un po’ tutti, YukinoxArima (minuscoli accenni TsubakixTakefumi e TsubasaXKazuma)
4) Maho Izawa, Yukino Miyazawa - Maho centric
5) Hideaki Asaba, famiglia Arima-Miyazawa - Asaba centric
Genere: Sentimentale, Introspettivo, Slice of life. Comico nella terza storia e sottilmente fluff ovunque XD
Rating: Verde
Avvertimenti: Missing Moments, Raccolta
Introduzione: Momenti fuggevoli che tuttavia lasciano un segno indelebile: l’estate è una metafora della felicità - ma solo se la si trascorre in compagnia. Forse il fulcro di tutto è proprio la compagnia, però i mesi estivi la favoriscono per cui meglio non privarli della loro fetta di responsabilità.
Il passato si mescola al presente e apre la strada al futuro, Soichiro e Yukino lo sanno bene e i loro amici con loro.
Una rapida escursione tra paure che si rinnovano, sentimenti che le scacciano e attimi di pura spensieratezza, di delirio nonsense - per riportare la bilancia a un punto di equilibrio.
Un tentativo di restituire all’autrice del manga un pizzico della vasta gamma di emozioni regalatemi: a lei e a chiunque vorrà leggere.
Note dell’Autore: alla fine.

L'estate e i suoi attimi fugaci
Banner by Mokochan (ora A l y s), grazie <3





L’estate è una metafora della felicità.






Correnti di ieri, correnti di domani.




La sabbia è granulosa a contatto coi polpastrelli, fastidiosamente umidiccia al di sotto delle cosce.

Con le gambe distese in prossimità del bagnasciuga, Yukino solleva una mano a sorreggersi il cappello adornato da un sottile nastro azzurrino, gli occhi persi a scandagliare l’orizzonte.

“Sorella Yukinon, giochi insieme a noi?”
“No, no e poi no, Kano, devo studiare per gli esami di ammissione all’istituto Hokuei! Devo essere la migliore.”

Sorride bonariamente, a quel ricordo: quante estati si era persa così?
E poi il mare le faceva paura, ci si bagnava ma avvertiva sempre un vago sentore di inquietudine... dalle profondità si levavano bisbigli che faticava a interpretare.
Sei vuota.
Sono vuota?
“Arima, facciamo due tiri a palla?”
“Cooosa? Le mie adorate principesse preferiscono Arima al loro papà?”
“Spostati, papà, sei appiccicoso!”
“A-appiccisoso... Arimaaa, almeno tu!”
“Signor Miyazawa, io...”
“Soichiro, verresti a tenermi compagnia?”
Yukino volta appena la testa, inclinando il collo e inarcando le labbra, le mani di suo padre retrocedono con lentezza misurata dalle spalle del suo ragazzo.
“Certamente.”
Un impercettibile movimento di passi a sconvolgere le dune sabbiose, il piagnucolio di un adulto che risuona bambino e qualche sbuffo contrariato da parte delle sorelle. Arima giunge, le si accovaccia accanto, Yukino rivolge di nuovo la propria attenzione all’enorme distesa salata che le sta di fronte.
“Grazie”, un lieve rossore a tingergli le guance.
“Figurati” e nel pronunciarlo Yukino gli sfiora il dorso di una mano.
Arima è preda dell’imbarazzo, come ogni volta, ma in qualche modo recupera il coraggio e la fissa - lo sguardo ricolmo d’amore, l’espressione che effonde un senso di beatitudine... Yukino avverte l’istinto di stringere la presa.

Non sono vuota. Non lo sono mai stata.

E’ solo che nel mare bisogna individuare le correnti e che il mare si trova ovunque - siamo pur fatti per il settanta percento d’acqua.
Lei ci ha messo un po’ di più, ma alla fine le proprie correnti le ha individuate. E un nuovissimo getto d’aria calda è in procinto di entrare in circolo.
“Ehi, Soichiro” Yukino si accarezza il ventre, con le dita sporche di sabbia “una corrente in più o in meno pensi che faccia differenza? Nel mare, intendo.”
Lui la guarda appena stranito, Yukino è una ragazza davvero strana.
“Penso...” gli piace, gli piace da impazzire “di sì.”
“Anch’io” conviene lei, balzando in piedi e scrollandosi dei rimasugli di poltiglia bagnata di dosso.
“Oh” pupille ridenti che puntano dritte in quelle di lui “mi devi un gelato; per averti salvato dalla mia assurda famiglia. Un gelato enorme!”
Arima trasale e tuttavia acconsente, si incamminano fianco a fianco circonfusi di gioia, Yukino è sempre la stessa. E il regalo che sta per fargli, nonostante lui ne sia ancora all’oscuro, è molto più grande e più prezioso di un qualsiasi gelato acquistabile sulla faccia della terra.

Persino quando il mare sembra calmo
e immutato, lo attraversano
miliardi di correnti.










Prompt da rispettare: Guardare il mare seduti sulla sabbia.


Le situazioni (palesemente non ottimali) dell'autrice:
Approdo infine nel fandom di Karekano, dopo una vita che agognavo farlo, e il merito è tutto del contest a cui questa raccolta partecipa - il volere c'era, ma mancava l'occasione. Ringrazio la giudicia per l'opportunità! Io, indipendentemente da tutto, sono contenta.
Sono contenta perché Karekano è un'opera eccezionale, che ho sentito e tuttora sento profondamente, e ho il timore di averla sporcata ma non importa, nel caso me ne scuso, ciò che conta è che una piccola parte di quello che mi è stato dato sia stato restituito.
Eee... che dire? Queste sono 481 parole, missing moment dell'ultimo anno: Yukino sa di essere incinta ma non ne ha ancora fatto parola ad Arima, il quale rimane coinvolto in un'ipotetica giornata al mare della combriccola Miyazawa - povero lui X'D  Yukino riflette su ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà... il timore di essere vuota si trasforma in consapevolezza del proprio "pieno", fisico e spirituale. Spero gradiate!
Grazie a chiunque leggerà, seguirà, ricorderà, preferiterà (?), a chi solamente aprirà questa storia e deciderà di procedere oltre *inchino*
E' il mio primo sfigafandom, perciò non mi aspetto molto, eppure sono commossa: sono entrata anch'io nel circolo! <----- ha problemiiiii *ride, chissà perché, poverina*
Alla prossima, con una flash incentrata su Arima - il personaggio che mi fa tremare, a tratti lo percepisco talmente mio e personale che non so proprio da quale punto cominciare.
Di nuovo grazie!
Yume

P.S. Oh, AMO il padre di Yukino, se fosse un uomo in carne e ossa e non avesse una moglie lo sposerei io! *sclero* XD
P.P.S. Arima e Miyazawa ormai si chiamano per nome, i cognomi vengono utilizzati esclusivamente nel caso di punto di vista esterno (in riferimento a personaggi maschili), in qualche modo subordinato o maschile.

Edit del 23/08/2014, a risultati pubblicati: Obbrobrioso "Hei" modificato in "Ehi". Dobby sa come rimediare al disguido *inquietante sorriso da elfo masochista* Questa flash si è aggiudicata il Premio Spiaggia! **

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Capitolo 2
*** #"L'uomo è una prosecuzione del bambino." ***


“L’uomo è una prosecuzione del bambino.”




La notte terrorizza, irrigidisce le membra.
La notte forse fa sempre caldo dal momento che, se ci si sveglia nel cuore di essa, ci si sveglia tutti sudati.
Da qualche parte un bambino piange.
Dove sei?
Ma il bambino è troppo spaventato, prosegue coi suoi singhiozzi laceranti.
“Mamma, mamma!”
Dov’è la tua mamma?
Dal nulla si materializza una percossa, “Smettila!”, una serie di schiaffi in pieno viso, “Sei disgustoso!”. Il bambino respira a fatica, la voce deve essergli morta in gola; il pensiero, invece, quello non muore mai.
“Vorrei qualcuno che accetti il mio amore, desidero poter amare” preghiera interiore, proferita da un uomo e accompagnata da un’eco infantile, la straziante richiesta di ciò che è gratuito e che agli altri non costa nulla, nemmeno il fiato necessario a formulare la domanda: posso amare?
“Soichi”  un delicato bacio sulla fronte, nell’oscurità più totale, le palpebre che repentine scattano verso l’alto “tutto bene? Hai gli occhi inondati di pianto.”
Arima piange insieme al bambino che è stato, lo scricciolo tremante e malnutrito che di tanto in tanto torna a fargli visita. Il corpo di Yukino emana un tale tepore... adesso è illuminato, nella stanza.
“Ti amo, Soichiro” lei lo preme con più decisione contro di sé, canticchia una nenia rassicurante, gli circonvalla la schiena con le proprie braccia.
“Anch’io, Yukino” l’uomo abbozza un sorriso, con qualche residuo di lacrime giù per le guance, il bambino oltrepassa l’uscio di un appartamento che odora di prigione e corre all’aria aperta, tuttora malconcio ma senza più pianto. Afferra la manica del pigiama del suo doppio, almeno quattro volte più grande, a furia di stringere quasi la strappa... si immobilizzano entrambi davanti a una tata dai delicati capelli corti e castani, l’aspetto dolce, un vestito bianco a svolazzarle intorno alle gambe; ha le braccia protese.
“Hai visto, Soichiro? Possiamo amare.”
E il bambino scoppia a piangere, ma stavolta di felicità.








Prompt da rispettare: Bacio al buio/Desiderio esaudito.


Le situazioni dell'autrice:
Prima delle vibranti proteste alla "Di già? Ma guarda che non dovevi, non ti scomodare..." - la protesta è sottesa alla formula di cortesia XD -, chiarisco che ho pubblicato il secondo capitolo della raccolta in tempi tanto brevi perché il progetto è quello di terminarla poco prima del mese che spetta di diritto alla giudicia per la valutazione delle storie, aggiornando una volta alla settimana. Progetto che dovrebbe conciliarsi molto bene con i miei impegni di studio - "ahi, in versi, ahi!" *lacrima in maniera disperata*
Eee... mi rendo conto che la premessa non ha utilità, a parte il placare le mie paranoie, perciò passiamo alla storia: 315 parole, breve momento di vita coniugale ambientato in un'indefinita posteriorità rispetto alla conclusione delle superiori. Certe ferite lasciano delle cicatrici che talvolta riprendono a bruciare, per fortuna c'è chi ci soffia sopra... ringrazia Arima, ringrazio io. Come si può fare una cosa simile a un bambino?
Il solo pensiero mi annienta.
Il titolo è una citazione da Pennac, credo (non ricordo bene ma lo stile è il suo), ed è proprio perché ritengo che sia così: in ogni uomo è sempre presente il bambino e questa presenza non si può trascurare, non se si vuole correre incontro alla propria felicità.
Grazie di nuovo a tutti, di cuore.
Mata ne!

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Capitolo 3
*** #Un libro non si giudica dai sospetti sulla copertina. ***


Un libro non si giudica dai sospetti sulla copertina.




“Che noia” Tsubaki è appollaiata a testa in giù sul divano, i piedi fluttuanti nell’aria a toccarne appena lo schienale “è mezzanotte e nessuno ha sonno, che si fa?”
“Parla per te” la risposta di Aya ha una tonalità innaturale, quasi provenisse da una dimensione infestata di spettri “io ho una scadenza da rispettare e a momenti crollo, rischio l’esaurimento nervoso. E questi si lagnano che non hanno voglia di riposare...”
“Per me stai dicendo un mucchio di cretinate, molla quelle scartoffie e scartafasciati contro le lenzuola, se proprio ci tieni!”
“Sakura ha ragione” esordisce Takefumi a braccia conserte, senza nemmeno degnarsi di sollevare le palpebre.
“Scartafasciarsi non è un verbo, non è nemmeno un termine” replica Aya, con uno sbuffo a metà tra l’esausto e lo sdegnato “e comunque, Tonami, davvero inaspettato: la tua ragazza ha ragione. E’ perché avete stabilito che ha sempre ragione che le concedi di starsene in quella posizione?”
“Indossa dei pantaloncini” taglia corto Takefumi, l’argomento non gli piace ed è il motivo per cui le sue palpebre si mantengono serrate: Sakura sa essere davvero indecente, a volte.
“Tu che ne pensi, Maho?” riprende Tsubaki, con la noncuranza con cui si scaccia un insetto molesto.
“Penso che a casa di Shibahime si seguono le regole di Shibahime.”
“Sono d’accordo!” squittisce Rika, i pugni chiusi accostati al petto e in faccia la più implorante delle espressioni “Dovremmo prendere in considerazione il volere di Tsubasa.”
“Non siate assurde, Tsubasa è fuori!” urla Tsubaki, con nella voce un ché di esasperato “E’ andata a festeggiare insieme al suo tesoruccio Kazuma... bleah, che schifo. Non credo che torneranno tanto presto e non mi va di starmene qui con le mani in mano!”
“Forse stavolta” interviene Yukino, accovacciata sul tappeto accanto ai piedi di Maho “sarebbe il caso di ascoltarle.”
“Yukinon” trilla Tsubaki, all’improvviso in posizione eretta e con un indice minacciosamente puntato contro la fronte dell’amica “da te non me lo sarei mai aspettato! Il signor Shibahime ci concede la sua casa al mare, per soggiornarci dopo il concerto in trasferta degli Yin e Yang, e tu... preferisci recitare la parte dell’ospite perfetta, piuttosto che cogliere l’occasione? Indossare i panni smessi della ragazza modello?”
“Non attacca, Tsubaki” Yukino sbadiglia rumorosamente, il volto sfatto e due occhiaie che fanno impressione “sono a pezzi. Resto qui soltanto per Arima, voglio coccolarlo prima di andare a letto: mi è sembrato fiaccato oltre misura da questa gita fuori porta.”
“Tsk, romanticherie” esclama Tsubaki, esibendosi in una smorfia disgustata.
“Hu hu” il riso di Asaba ha un suono inquietante, lo circonfonde di un alone dolciastro e attira l’attenzione dell’intero gruppo.
“C-Che c’è, Asapin? Hai un’espressione da far spavento, è disgustosa.”
“Pensavo...” sussurra lui con fare cospiratorio, ignorando il malessere di cui il volto di Yukino dà nitida testimonianza “che Arima è appena andato di là a farsi un bagno, e di certo ne avrà per molto. Potremmo impiegare il tempo raccontandoci a turno aneddoti curiosi sulla sua vita, una sorta di ‘dietro le quinte’ improvvisato, senza videocamera.”
Ciascuno dei presenti ritiene che si tratti di un’idiozia, una folle idiozia elaborata dal re della fazione demente di Strambopoli! Sfortunatamente appartengono tutti a quella fazione, Rika e Maho escluse. Perciò, dopo aver messo a tacere le due pecore nere della situazione, la folla acclama il proprio degno sovrano: iniziano i giochi.




Quando Arima fuoriesce dal bagno, una serie di risate sguaiate e schiamazzi sinistri avanzano dalla sala adibita a soggiorno in sua direzione; c’era da aspettarselo, tenuta in debita considerazione la presenza di due personalità quali quelle di Hideaki e di Sakura. Tuttavia quel baccano da bolgia infernale non può essere causato da un numero di individui tanto esiguo... gli altri devono stare, in qualche modo, collaborando. Un interessantissimo argomento di conversazione deve averli coinvolti in toto.
Arima si accosta alla porta socchiusa con passo felpato, sta per scostarla e fare il suo ingresso nel marasma satanico quando una voce, che riconosce essere quella di Sakura, esclama: “Una volta, durante l’ora di pranzo, mi è sembrato che stesse sfogliando un testo dall’aspetto molto poco scolastico. Non appena mi ci sono avvicinata per chiedergli di unirsi a noi, l’ha messo via con una tale rapidità che ancora oggi mi viene il dubbio di essermelo sognato.”
Arima deglutisce impercettibilmente, ha come la percezione che non gli piacerà affatto dove quella discussione andrà a parare.
“Eppure quel libro c’era, l’ho visto! Vero, Aya?”
“Mh” Aya annuisce inchiodando le pupille al soffitto e premendosi una penna contro la guancia, pensierosa “è parso anche a me. Chissà di cosa si trattava, poi... persino Rika ha nutrito dei sospetti.”
“Beh” Rika si fissa con ostinazione le pantofole “Arima è sempre stato un tipo tranquillo, gentile e ammodo. Tuttavia... la velocità con cui il libro è stato inghiottito dalla sua cartella ha turbato anche me.”
Arima arrossisce fino all’estremità dei capelli.
Così l’interessantissimo argomento di conversazione è... lui? La fonte del buonumore generale è proprio lui?
“Incredibile” il rassicurante suono dell’affermazione di Yukino “state insinuando che avrebbe potuto trattarsi di roba sconcia? Eppure è così timido, quando per calmarlo gli appoggio il viso sul mio seno!”
R-roba sconcia?
Un giallo! Era un semplice giallo - la sua passione nascosta, la sola idea di parlarne e svelare l’arcano lo imbarazza a morte. E Yukino? Perché tira fuori certe storie in un momento come quello?
“Vero, vero” l’orrorifico tono mellifluo della voce di Hideaki “anche a me riesce difficile crederlo! E’ un ragazzo così puro... Miyazawa, sai cos’ha detto dopo il viaggio a Kyoto, in cui avete preso a chiamarvi per nome?”
No. Quello no.
“Oooh, com’ero felice, tanto felice! A tal punto felice che ho creduto il cuore mi stesse per esplo-”
“FINEDELLAFESTA” Arima irrompe come una furia all’interno della stanza, le gote in fiamme e la respirazione stentata “E’ venuto il momento di andare a dormire, decisamente” e nel pronunciarlo spintona Asaba, avendo premura che si faccia del male.
Nessuno oppone resistenza, dopotutto hanno ottenuto i loro attimi di svago e del resto Arima li mette troppo in soggezione perché si azzardino a fuoriuscire dai confini da lui tracciati in maniera arbitraria, rischiando di commettere qualche imprudenza che potrebbe costare cara - non osano nemmeno immaginare quanto.
Nessuno, meno una.
Yukino procede alle sue spalle, lungo il corridoio in penombra fino alle camere da letto, poi in un balzo gli è al fianco e lo afferra per il polso: “Soichiro?”
Una tremenda scossa attraversa il corpo di lui, costringendolo a voltarsi con la rigidità di un automa.
“Yu-Yukino...?”
“Dopo tutto quello che ti è toccato sentire su di te, ti faccio una confessione su di me: amo il fatto di renderti felice se ti chiamo Soichiro. E anche io mi sento felice, quando mi chiami Yukino. Spero di averti risollevato il morale.”
Il battito cardiaco di Arima è impazzito, le labbra gli si distendono in un sorriso involontario: in fin dei conti la trovata di Asaba non si è rivelata così male.
“Ah, Soichiro?”
“...?”
“Cosa c’era scritto nel libro di cui parlava Tsubaki?”

Dannato Hideaki.









Prompt da rispettare: Confessioni a mezzanotte.


Le situazioni dell'autrice: Sarò breve, la giornata non è propizia e la connessione neppure *sigh*
1173 parole, missing moment da collocare in un tempo a scelta, durante l'ultimo anno delle superiori. La casa di Shibahime è a disposizione ed è occupata da una masnada - o quasi - di imbecilli, come al solito a farne le spese è Arima. Per fortuna viene anche ricompensato... all'incirca XD
Viaggio a Kyoto nel cuore!
P.S. Quanto all'uso di nomi/cognomi, valgono le consuetudini esposte nel primo capitolo.

Edit del 23/08/2014, a risultati pubblicati: Ho modificato due "Tusbaki" al posto di "Tsubaki" segnalatimi dalla giudicia al cui pensiero ancora rido tenendomi la pancia X'D

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Capitolo 4
*** #Di come si sopravviva per merito delle angurie. ***


Di come si sopravviva per merito delle angurie.




“Cos’è quella?”
Una profonda costernazione deforma i tratti del volto di Maho - una mano sullo stipite della porta di casa, l’altra a ciondolare, inerte, lungo il fianco sinistro, quasi a riflettere l’incredulità vacillante del momento.
“Mh? E’ un’anguria. Non dirmi che non ne hai mai assaggiata una.”
Yukino è totalmente fuori luogo.
Certo che ne ha mangiate, Maho, di angurie, parecchie!
Ma non era questo ciò che intendeva quando, in cambio di alcune sedute informative  sulla facoltà di medicina e gli esami del primo anno, aveva chiesto qualcosa di rinfrescante, il necessario a sopravvivere all’asfissia dovuta all’afa e al desolante spettacolo del suo frigo guasto - da ormai una notte e un giorno.
“Posso entrare?”
Yukino la oltrepassa e fa il suo ingresso in corridoio, senza attendere una risposta; come se aver portato un’anguria sottobraccio per un’interminabile serie di chilometri fosse perfettamente normale.



“E’ caldissima, non è buona” l’affermazione fuoriesce dalla bocca di Maho come un sospiro rassegnato, la presa d’atto dello sconforto del presente “credevi davvero che si sarebbe mantenuta fresca per l’intero tragitto? Con trentasette gradi all’ombra?”
“Risparmiami” Yukino computa le lettere a fatica e nel contempo si spalma sul tavolo, i libri aperti sotto gli avambracci e l’abito incollato alla schiena “pensavo avessi un frigo.”
“Il frigo c’è, infatti” replica Maho, piccata, sforzandosi di mantenere la calma “però ti ho anche spiegato che non funziona. Perché avrei dovuto forzarti a fare da catering, altrimenti?”
“Come contraccambio per il favore che mi stai facendo?”
Maho porta tre dita a sostegno della fronte, colta da un’improvvisa stanchezza: “Guarda che l’approfittatrice sei sempre stata tu...”
“Uff, hai ragione, ma io mi sto sciogliendo!”
Yukino ha le labbra contratte in una smorfia sofferente, la collottola pregna di sudore e le cosce che cozzano nervosamente l’una contro l’altra, producendo un tonfo sordo e cadenzato... è buffa. Maho la osserva e la trova buffa, pur essendo diventata mamma non è cambiata: quel lato di lei così spensierato e spontaneo fino all’inverosimile - il lato che gliel’ha sempre fatta piacere oltre misura - si è mantenuto intatto.
“Ti va se usciamo a prendere un ghiacciolo?”
Yukino annuisce, allegra, e Maho non può impedirsi di rallegrarsi con lei.





“Quindi la piccola Sakura è rimasta a dormire vegliata dal suo papà?”
Sono entrambe sedute su un basso muretto a ridosso del fiume, le mani occupate da un ghiacciolo che si liquefa a velocità impressionante e gli sguardi pregni di serenità, della brezza carezzevole di un’ipotetica primavera.
“Mh” mugugna Yukino “ma non me la sento di lasciarli del tutto soli, porto con me un cellulare per ogni evenienza; Arima è un padre fantastico, però lei è così minuscola...”
A Maho sembra che l’amica si sia fatta d’un tratto più alta, più soffice, più donna, e si interroga per un istante su quando, di preciso, abbiano finito per maturare.
Abbiano? Da dove deriva il plurale?
E’ maturata, lei?
I piedi di Yukino dondolano nel vuoto in un atteggiamento non proprio adulto, eppure Maho si sente in soggezione.
“Sai, ti ammiro” soffia, radunando le truppe delle proprie energie per sconfiggere le debolezze nascenti “è trascorso pochissimo da quando hai avuto Sakura e tu ti sei già rimessa in forze, e hai cominciato a impegnarti per realizzare anche le tue aspirazioni professionali...”
“Su, Maho” Yukino inclina la nuca, in visibile imbarazzo “mi sto semplicemente portando avanti. Non mi sono ancora iscritta all’università, né ho provato i test, né altro; ci vorrà un po’, per quello.”
La pelle dell’amica emana tepore, una sorte di luce gialla e confortevole che Maho percepisce con chiarezza attraversarle l’epidermide, toccarla al centro del petto - oltre i fasci di muscoli, le vie circolatorie e il reticolo dei nervi, perfino al di là della barriera corazzata delle ossa. Se fosse un gatto è certa che avrebbe le vibrisse in tensione.
“Però” adesso una grossa macchia d’acqua al gusto di limone ha imbrattato il polso dell’una, la gonna dell’altra, ma nessuno ci bada “sono felice. Ho una famiglia stupenda, degli amici eccezionali... e i miei sogni lavorativi non hanno fretta. Anche perché ho la certezza che ti ritroverò sempre dall’altro lato della strada, pronta a tendermi una mano.”
La bocca di Yukino si spalanca e il bianco dei suoi denti sembra scintillare al sole.
Cos’è questa freschezza improvvisa?
“Tuttavia ammetto” il verde chiaro del vestito di lei provoca a Maho le allucinazioni, le proietta nel cervello l’immagine di un frutto tondo e lucido abbandonato accanto al lavello, sul ripiano della cucina “di essere parecchio impaziente di lavorare insieme.”
Non è il suo cervello, è che Yukino somiglia proprio a un’anguria.
“Idem” esala Maho, in una maniera appena udibile “torniamo a darci da fare, allora?”
Gli stecchi appiccicaticci dei ghiaccioli vengono cestinati, il muretto è abbandonato a se stesso e due ragazze camminano per la strada, l’una accanto all’altra - le seguono le loro ombre di donne, e un’insolita frescura tiepida che si trasmette tra le loro cuti, accantonando l’afa.
Sì, Yukino è come un’anguria: colorata, solida, difficile da scalfire.
E, nelle giornate più assolate, assicura la sopravvivenza.












Prompt da rispettare: Anguria/Ghiacciolo per due e il calore della pelle contro la sua.


Le situazioni dell'autrice: Dato che domani dovrò recarmi in un posto sperduto e dopodomani probabilmente non avrò voglia di stare al PC - motivazione più seria e valida sella prima, pare che idioteggi e invece sono convinta u.u -, eccomi a pubblicare!
841 parole, One shot perché esistono double e triple drabble ma non triple Flasfic, porcaccia la miseriaccia, e quindi sono dovuta sottostare alle crudeli norme burocratiche rassegnandomi e tenendo per me il mio dolore *adesso sì, sta idioteggiando*
Tornando alle questioni importanti: Maho, Yukino e il loro rapporto di amicizia.
L'ho sempre amato e sempre lo amerò, come il rapporto Arima/Asaba e quello abbastanza controverso Yukino/Asaba (... sì, lo ammetto, li shippo. Postulando un'assenza di Arima per una qualunque ragione random, shippo selvaggiamente Yukino e Asaba, e utilizzare il termine "shippare" - che come direbbe Aya non è un verbo - mi fa sentire ancor più mentecatta, ma è ciò che su questo sito un po' tutti/e allegramente siamo, alééé! *lancia coriandoli*).
Ri-ritornando a noi: subito dopo la nascita della piccola Sakura Yukino decide di anticipare il futuro percorso di studi, senza tuttavia essersi ancora iscritta all'università né averne l'intenzione in tempi brevi... ad aiutarla è Maho. Che la riscopre costante e realizza, con maggiore o minore coscienza, il senso del loro legame.
Dopo questa sorta di pallido trailer copincollato dal testo inviato alla giudicia (povera giudicia), mi dileguo, ringraziando nuovamente tutti *ennesimo inchino*
Alla prossima (e ultima)!

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Capitolo 5
*** #Partire da un pugno di granelli. ***


Partire da un pugno di granelli.




“Sakura, non allontanarti da papà e presta attenzione!” sdraiata su un asciugamano, poco distante dall’ombrellone, Miyazawa riserva uno sguardo apprensivo alla primogenita di appena tre anni che è intenta, in compagnia di Arima, a rifinire un castello di sabbia sulla battigia.
Il mare non è particolarmente agitato, quel giorno, ma Asaba sa che i marosi sono meschini, che un’onda alta e oltremodo bastarda può giungere dal nulla, spazzare via ogni cosa,  avviluppare la bambina nonostante l’invidiabile prontezza di riflessi del padre. Condivide le ansie di Miyazawa, ma non le esplicita: non spetta a lui farlo.
E poi lui è forse troppo apprensivo, peggio di una qualunque mamma, tanta è la paura che nutre nei confronti dei flutti imprevedibili... non accade che cullino e all’improvviso travolgano, senza avvisare?
Non vuole costruirsene, Asaba, di illusioni, di fragili castelli sabbiosi, ha bisogno di certezze; di pareti di mattoni e cemento, torrioni altissimi che consentono di scrutare lontano, fondamenta stabili. Quando è andato via di casa per i contrasti con il padre il suo primo, personalissimo maniero dorato in granuli sottili si è accartocciato su se stesso, in un’assenza di suono terrificante. Davanti agli occhi e dentro al corpo l’arida desolazione delle macerie.
Per ogni costruzione lungo le rive c’è un onda macroscopica pronta a fuoriuscire dagli argini - e nessuna bandiera rossa a segnalarlo.
Però.
Però a volte i castelli resistono. A volte i soffitti si crepano, gli appartamenti sul lato ovest vanno in malora, i pavimenti traballano, ma gli architetti intervengono e rimettono a posto, rafforzando l’edificio, sfidando il rischio del crollo.
Per un lungo periodo lo ha creduto, che Miyazawa e Arima sarebbero crollati, e che stavolta il silenzio sarebbe stato densissimo e soffocante, come si conviene alle opere architettoniche più imponenti: finiscono per seppellire con sé innumerevoli vittime, intrappolandole in un carcere di laterizi, distribuiscono palpebre arrossate e gonfie per il nuvolone di polvere e per i rimpianti.
Eppure eccoli lì, più felici che mai, sposati e con una figlia. Hanno insistito, si sono tesi le braccia a vicenda e ne è venuta fuori una splendida reggia, dall’ossatura ferrea e dalle mura confortevoli e tiepide.

“E io? Da dove posso partire, per costruire la mia casa?”

“Zio Asaba?”
Sakura lo scruta con due occhi insoliti per una bambina della sua età, profondi e intelligenti, neri come il bianco nel punto in cui si nasconde, un nero che è anche chiarore e ci affondi consenziente.
“Vieni a costruire il castello con noi?”
La sua manina grassoccia gli avvolge le dita, lo sprona a sollevarsi, lo trascina con sé.
“Ecco” la bambina gli porge un secchiello “inizia a riempirlo!”
Asaba ride di gusto, mentre capovolge il secchio ormai pieno e prende a tamburellarne la superficie, con l’intento di non lasciare residui, Sakura si lascia sfuggire un “Oooh” di meraviglia e Arima batte le mani, contagiato dall’entusiasmo della piccola. Miyazawa scosta appena gli occhiali da sole e i suoi lineamenti sono l’emblema della tenerezza.
“Hai visto, zio Asaba? E’ bellissimo!”
“Sì... lo è davvero.”
Yukino, Sakura e Soichiro.
Ha veramente bisogno di una nuova casa?

Tutto comincia sempre con un castello di sabbia.








Prompt da rispettare: Castello di sabbia



Le situazioni dell'autrice: 520 parole, nonostante l'eccedenza di venti la considero una flashfiction, inutile star lì ad arrovellarsi. Tre anni dopo la nascita di Sakura, Asaba riflette con serietà misurata su quanto non ha voluto indagare del proprio passato, su come l'imprevedibilità non sia solo in negativo. E capisce tante cose - bisogna partire dalla sabbia e dall'ignoto, dal rischio del crollo, ad esempio. Nessuno nasce fortezza rinforzata, né lo resta per tutta la vita, ma osare, aprire gli occhi... che bellissime sensazioni!
Ovviamente Sakura è ancora la piccola, innocente Sakura che non ha rivelato allo "zio" il suo amore (vorrei vedere, a tre anni!)... Asaba ancora non suda freddo al suo cospetto XD
Quindi si giunse alla fine della raccolta, nei tempi previsti.
Avrei voluto dire molto altro su molti altri personaggi, come papà Miyazawa, Reiji, Tsubasa, Kazuma, Tsubaki, Takefumi, la lista si protrae all'infinito! E ancora su Maho, Yukino, Asaba, Arima... ma lo spazio e il tempo sono quelli che sono. Mi propongo di ritornare a scriverci su in un futuro prossimo, questo è certo - ahivoi!
Un ultimo grazie, di cuore, alla giudicia e a chiunque abbia letto, a voi va la mia emozione (ohssignur, che diamine scrive XD)
Ci si legge presto, mi auguro, mata ne!
Yume.


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