L'estate è una metafora della felicità. di Yume_no_Namida (/viewuser.php?uid=118168)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #Correnti di ieri, correnti di domani. ***
Capitolo 2: *** #"L'uomo è una prosecuzione del bambino." ***
Capitolo 3: *** #Un libro non si giudica dai sospetti sulla copertina. ***
Capitolo 4: *** #Di come si sopravviva per merito delle angurie. ***
Capitolo 5: *** #Partire da un pugno di granelli. ***
Capitolo 1 *** #Correnti di ieri, correnti di domani. ***
Autore:
Yume_no_Namida
Titolo:
L’estate è una metafora della felicità.
Fandom: Le
situazioni di lui e lei/Karekano
Personaggi
e Pairing:
1) YukinoXArima,
Yukino centric
2) YukinoXArima, Arima
centric
3) Un po’
tutti, YukinoxArima (minuscoli accenni TsubakixTakefumi e
TsubasaXKazuma)
4) Maho Izawa, Yukino
Miyazawa - Maho centric
5) Hideaki Asaba,
famiglia Arima-Miyazawa - Asaba centric
Genere:
Sentimentale, Introspettivo, Slice of life. Comico nella terza storia e
sottilmente fluff ovunque XD
Rating: Verde
Avvertimenti:
Missing Moments, Raccolta
Introduzione:
Momenti fuggevoli che tuttavia lasciano un segno indelebile:
l’estate è una metafora della felicità
- ma solo se la si trascorre in compagnia. Forse il fulcro di tutto
è proprio la compagnia, però i mesi estivi la
favoriscono per cui meglio non privarli della loro fetta di
responsabilità.
Il passato si mescola
al presente e apre la strada al futuro, Soichiro e Yukino lo sanno bene
e i loro amici con loro.
Una rapida escursione
tra paure che si rinnovano, sentimenti che le scacciano e attimi di
pura spensieratezza, di delirio nonsense - per riportare la bilancia a
un punto di equilibrio.
Un tentativo di
restituire all’autrice del manga un pizzico della vasta gamma
di emozioni regalatemi: a lei e a chiunque vorrà leggere.
Note dell’Autore:
alla fine.
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(ora A l y s), grazie <3
L’estate
è una metafora della felicità.
Correnti di ieri, correnti di
domani.
La sabbia è granulosa a contatto coi polpastrelli,
fastidiosamente umidiccia al di sotto delle cosce.
Con le gambe distese
in prossimità del bagnasciuga, Yukino solleva una mano a
sorreggersi il cappello adornato da un sottile nastro azzurrino, gli
occhi persi a scandagliare l’orizzonte.
“Sorella
Yukinon, giochi insieme a noi?”
“No,
no e poi no, Kano, devo studiare per gli esami di ammissione
all’istituto Hokuei! Devo essere la migliore.”
Sorride bonariamente,
a quel ricordo: quante
estati si era persa così?
E poi il mare le
faceva paura, ci si bagnava ma avvertiva sempre un vago sentore di
inquietudine... dalle profondità si levavano bisbigli che
faticava a interpretare.
Sei
vuota.
Sono vuota?
“Arima,
facciamo due tiri a palla?”
“Cooosa? Le
mie adorate principesse preferiscono Arima al loro
papà?”
“Spostati,
papà, sei appiccicoso!”
“A-appiccisoso...
Arimaaa, almeno tu!”
“Signor
Miyazawa, io...”
“Soichiro,
verresti a tenermi compagnia?”
Yukino volta appena la
testa, inclinando il collo e inarcando le labbra, le mani di suo padre
retrocedono con lentezza misurata dalle spalle del suo ragazzo.
“Certamente.”
Un impercettibile
movimento di passi a sconvolgere le dune sabbiose, il piagnucolio di un
adulto che risuona bambino e qualche sbuffo contrariato da parte delle
sorelle. Arima giunge, le si accovaccia accanto, Yukino rivolge di
nuovo la propria attenzione all’enorme distesa salata che le
sta di fronte.
“Grazie”,
un lieve rossore a tingergli le guance.
“Figurati”
e nel pronunciarlo Yukino gli sfiora il dorso di una mano.
Arima è
preda dell’imbarazzo, come ogni volta, ma in qualche modo
recupera il coraggio e la fissa - lo sguardo ricolmo d’amore,
l’espressione che effonde un senso di beatitudine... Yukino
avverte l’istinto di stringere la presa.
Non
sono vuota. Non lo sono mai stata.
E’ solo che
nel mare bisogna individuare le correnti e che il mare si trova ovunque
- siamo pur fatti per il settanta percento d’acqua.
Lei ci ha messo un
po’ di più, ma alla fine le proprie correnti le ha
individuate. E un
nuovissimo getto d’aria calda è in procinto di
entrare in circolo.
“Ehi,
Soichiro” Yukino si accarezza il ventre, con le dita sporche
di sabbia “una corrente in più o in meno pensi che
faccia differenza? Nel mare, intendo.”
Lui la guarda appena
stranito, Yukino
è una ragazza davvero strana.
“Penso...”
gli piace, gli piace da impazzire “di
sì.”
“Anch’io”
conviene lei, balzando in piedi e scrollandosi dei rimasugli di
poltiglia bagnata di dosso.
“Oh”
pupille ridenti che puntano dritte in quelle di lui “mi devi
un gelato; per averti salvato dalla mia assurda famiglia. Un gelato
enorme!”
Arima trasale e
tuttavia acconsente, si incamminano fianco a fianco circonfusi di
gioia, Yukino è sempre la stessa. E il regalo che sta per
fargli, nonostante lui ne sia ancora all’oscuro, è
molto più grande e più prezioso di un qualsiasi
gelato acquistabile sulla faccia della terra.
Persino quando il mare sembra
calmo
e immutato, lo attraversano
miliardi di correnti.
Prompt da rispettare: Guardare il mare seduti sulla sabbia.
Le situazioni (palesemente non ottimali) dell'autrice:
Approdo infine nel fandom di Karekano, dopo una vita che agognavo
farlo, e il merito è tutto del contest a cui questa raccolta
partecipa - il volere c'era, ma mancava l'occasione. Ringrazio la
giudicia per l'opportunità! Io, indipendentemente da tutto,
sono contenta.
Sono contenta perché Karekano è un'opera
eccezionale, che ho sentito e tuttora sento profondamente, e ho il
timore di averla sporcata ma non importa, nel caso me ne scuso,
ciò che conta è che una piccola parte di quello
che mi è stato dato sia stato restituito.
Eee... che dire? Queste sono 481 parole, missing moment dell'ultimo
anno: Yukino sa di essere incinta ma non ne ha ancora fatto parola ad
Arima, il quale rimane coinvolto in un'ipotetica giornata al mare della
combriccola Miyazawa - povero lui X'D Yukino riflette su
ciò che è stato, ciò che è
e ciò che sarà... il timore di essere vuota si
trasforma in consapevolezza del proprio "pieno", fisico e spirituale.
Spero gradiate!
Grazie a chiunque leggerà, seguirà,
ricorderà, preferiterà (?), a chi solamente
aprirà questa storia e deciderà di procedere
oltre *inchino*
E' il mio primo sfigafandom, perciò non mi aspetto molto,
eppure sono commossa: sono entrata anch'io nel circolo! <-----
ha problemiiiii *ride, chissà perché, poverina*
Alla prossima, con una flash incentrata su Arima - il personaggio che
mi fa tremare, a tratti lo percepisco talmente mio e personale che
non so proprio da quale punto cominciare.
Di nuovo grazie!
Yume
P.S. Oh, AMO il padre di Yukino, se fosse un uomo in carne e ossa e non
avesse una moglie lo sposerei io! *sclero* XD
P.P.S. Arima e Miyazawa ormai si chiamano per nome, i cognomi vengono
utilizzati esclusivamente nel caso di punto di vista esterno (in
riferimento a personaggi maschili), in qualche modo subordinato o
maschile.
Edit del 23/08/2014, a risultati pubblicati: Obbrobrioso "Hei" modificato in "Ehi". Dobby sa come rimediare al disguido *inquietante sorriso da elfo masochista*
Questa flash si è aggiudicata il Premio Spiaggia! ** |
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Capitolo 2 *** #"L'uomo è una prosecuzione del bambino." ***
“L’uomo
è una prosecuzione del bambino.”
La notte terrorizza,
irrigidisce le membra.
La notte forse fa
sempre caldo dal momento che, se ci si sveglia nel cuore di essa, ci si
sveglia tutti sudati.
Da qualche parte un
bambino piange.
Dove
sei?
Ma il bambino
è troppo spaventato, prosegue coi suoi singhiozzi laceranti.
“Mamma,
mamma!”
Dov’è
la tua mamma?
Dal nulla si
materializza una percossa, “Smettila!”, una serie
di schiaffi in pieno viso, “Sei disgustoso!”. Il
bambino respira a fatica, la voce deve essergli morta in gola; il
pensiero, invece, quello non muore mai.
“Vorrei
qualcuno che accetti il mio amore, desidero poter amare”
preghiera interiore, proferita da un uomo e accompagnata da
un’eco infantile, la straziante richiesta di ciò
che è gratuito e che agli altri non costa nulla, nemmeno il
fiato necessario a formulare la domanda: posso amare?
“Soichi”
un delicato bacio sulla fronte, nell’oscurità
più totale, le palpebre che repentine scattano verso
l’alto “tutto bene? Hai gli occhi inondati di
pianto.”
Arima piange insieme
al bambino che è stato, lo scricciolo tremante e malnutrito
che di tanto in tanto torna a fargli visita. Il corpo di Yukino emana
un tale tepore...
adesso è illuminato, nella stanza.
“Ti amo,
Soichiro” lei lo preme con più decisione contro di
sé, canticchia una nenia rassicurante, gli circonvalla la
schiena con le proprie braccia.
“Anch’io,
Yukino” l’uomo abbozza un sorriso, con qualche
residuo di lacrime giù per le guance, il bambino oltrepassa
l’uscio di un appartamento che odora di prigione e corre
all’aria aperta, tuttora malconcio ma senza più
pianto. Afferra la manica del pigiama del suo doppio, almeno quattro
volte più grande, a furia di stringere quasi la strappa...
si immobilizzano entrambi davanti a una tata dai delicati capelli corti
e castani, l’aspetto dolce, un vestito bianco a svolazzarle
intorno alle gambe; ha le braccia protese.
“Hai visto,
Soichiro? Possiamo amare.”
E il bambino scoppia a
piangere, ma stavolta di felicità.
Prompt da rispettare: Bacio al buio/Desiderio esaudito.
Le situazioni dell'autrice: Prima delle vibranti proteste
alla "Di
già? Ma guarda che non dovevi, non ti scomodare..."
- la protesta è sottesa alla formula di cortesia XD
-, chiarisco che ho pubblicato il secondo capitolo della raccolta in
tempi tanto brevi perché il progetto è quello di
terminarla poco prima del mese che spetta di diritto alla giudicia per
la valutazione delle storie, aggiornando una volta alla settimana.
Progetto che dovrebbe conciliarsi molto bene con i miei impegni di
studio - "ahi, in versi,
ahi!" *lacrima in maniera disperata*
Eee... mi rendo conto che la premessa non ha utilità, a
parte il placare le mie paranoie, perciò passiamo alla
storia: 315 parole, breve momento di vita coniugale ambientato in
un'indefinita posteriorità rispetto alla conclusione delle
superiori. Certe ferite lasciano delle cicatrici che talvolta
riprendono a bruciare, per fortuna c'è chi ci soffia
sopra... ringrazia Arima, ringrazio io. Come si può fare una
cosa simile a un bambino?
Il solo pensiero mi annienta.
Il titolo è una citazione da Pennac, credo (non ricordo bene
ma lo stile è il suo), ed è
proprio perché ritengo che sia così: in ogni uomo
è sempre presente il bambino e questa presenza non si
può trascurare, non se si vuole correre incontro alla
propria felicità.
Grazie di nuovo a tutti, di cuore.
Mata ne! |
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Capitolo 3 *** #Un libro non si giudica dai sospetti sulla copertina. ***
Un libro non si giudica dai
sospetti sulla copertina.
“Che
noia” Tsubaki è appollaiata a testa in
giù sul divano, i piedi fluttuanti nell’aria a
toccarne appena lo schienale “è mezzanotte e
nessuno ha sonno, che si fa?”
“Parla per
te” la risposta di Aya ha una tonalità innaturale,
quasi provenisse da una dimensione infestata di spettri “io
ho una scadenza da rispettare e a momenti crollo, rischio
l’esaurimento nervoso. E questi si lagnano che non hanno
voglia di riposare...”
“Per me stai
dicendo un mucchio di cretinate, molla quelle scartoffie e
scartafasciati contro le lenzuola, se proprio ci tieni!”
“Sakura ha
ragione” esordisce Takefumi a braccia conserte, senza nemmeno
degnarsi di sollevare le palpebre.
“Scartafasciarsi
non è un verbo, non è nemmeno un
termine” replica Aya, con uno sbuffo a metà tra
l’esausto e lo sdegnato “e comunque, Tonami,
davvero inaspettato: la tua ragazza ha ragione.
E’ perché avete stabilito che ha sempre ragione
che le concedi di starsene in quella
posizione?”
“Indossa dei
pantaloncini” taglia corto Takefumi, l’argomento
non gli piace ed è il motivo per cui le sue palpebre si
mantengono serrate: Sakura
sa essere davvero indecente, a volte.
“Tu che ne
pensi, Maho?” riprende Tsubaki, con la noncuranza con cui si
scaccia un insetto molesto.
“Penso che a
casa di Shibahime si seguono le regole di Shibahime.”
“Sono
d’accordo!” squittisce Rika, i pugni chiusi
accostati al petto e in faccia la più implorante delle
espressioni “Dovremmo prendere in considerazione il volere di
Tsubasa.”
“Non siate
assurde, Tsubasa è fuori!” urla Tsubaki, con nella
voce un ché di esasperato “E’ andata a
festeggiare insieme al suo tesoruccio
Kazuma... bleah, che schifo. Non credo che torneranno
tanto presto e non mi va di starmene qui con le mani in mano!”
“Forse
stavolta” interviene Yukino, accovacciata sul tappeto accanto
ai piedi di Maho “sarebbe il caso di ascoltarle.”
“Yukinon”
trilla Tsubaki, all’improvviso in posizione eretta e con un
indice minacciosamente puntato contro la fronte dell’amica
“da te non me lo sarei mai aspettato! Il signor Shibahime ci
concede la sua casa al mare, per soggiornarci dopo il concerto in
trasferta degli Yin e Yang, e tu...
preferisci recitare la parte dell’ospite perfetta, piuttosto
che cogliere l’occasione? Indossare i panni smessi della
ragazza modello?”
“Non
attacca, Tsubaki” Yukino sbadiglia rumorosamente, il volto
sfatto e due occhiaie che fanno impressione “sono a pezzi.
Resto qui soltanto per Arima, voglio coccolarlo prima di andare a
letto: mi è sembrato fiaccato oltre misura da questa gita
fuori porta.”
“Tsk,
romanticherie” esclama Tsubaki, esibendosi in una smorfia
disgustata.
“Hu
hu” il riso di Asaba ha un suono inquietante, lo circonfonde
di un alone dolciastro e attira l’attenzione
dell’intero gruppo.
“C-Che
c’è, Asapin? Hai un’espressione da far
spavento, è disgustosa.”
“Pensavo...”
sussurra lui con fare cospiratorio, ignorando il malessere di cui il
volto di Yukino dà nitida testimonianza “che Arima
è appena andato di là a farsi un bagno, e di
certo ne avrà per molto. Potremmo impiegare il tempo
raccontandoci a turno aneddoti curiosi sulla sua vita, una sorta di
‘dietro le quinte’ improvvisato, senza
videocamera.”
Ciascuno dei presenti
ritiene che si tratti di un’idiozia, una folle idiozia
elaborata dal re della fazione demente di Strambopoli! Sfortunatamente
appartengono tutti a quella fazione, Rika e Maho escluse.
Perciò, dopo aver messo a tacere le due pecore nere della
situazione, la folla acclama il proprio degno sovrano: iniziano i giochi.
Quando Arima fuoriesce
dal bagno, una serie di risate sguaiate e schiamazzi sinistri avanzano
dalla sala adibita a soggiorno in sua direzione; c’era da
aspettarselo, tenuta in debita considerazione la presenza di due
personalità quali quelle di Hideaki e di Sakura. Tuttavia
quel baccano da bolgia infernale non può essere causato da
un numero di individui tanto esiguo... gli altri devono stare, in
qualche modo, collaborando. Un interessantissimo argomento di
conversazione deve averli coinvolti in toto.
Arima si accosta alla
porta socchiusa con passo felpato, sta per scostarla e fare il suo
ingresso nel marasma satanico quando una voce, che riconosce essere
quella di Sakura, esclama: “Una volta, durante
l’ora di pranzo, mi è sembrato che stesse
sfogliando un testo dall’aspetto molto poco scolastico. Non
appena mi ci sono avvicinata per chiedergli di unirsi a noi,
l’ha messo via con una tale rapidità che ancora
oggi mi viene il dubbio di essermelo sognato.”
Arima deglutisce
impercettibilmente, ha come la percezione che non gli
piacerà affatto dove quella discussione andrà a
parare.
“Eppure quel
libro c’era, l’ho visto! Vero, Aya?”
“Mh”
Aya annuisce inchiodando le pupille al soffitto e premendosi una penna
contro la guancia, pensierosa “è parso anche a me.
Chissà di cosa si trattava, poi... persino Rika ha nutrito
dei sospetti.”
“Beh”
Rika si fissa con ostinazione le pantofole “Arima
è sempre stato un tipo tranquillo, gentile e ammodo.
Tuttavia... la velocità con cui il libro è stato
inghiottito dalla sua cartella ha turbato anche me.”
Arima arrossisce fino
all’estremità dei capelli.
Così
l’interessantissimo argomento di conversazione
è... lui? La fonte del buonumore generale è proprio lui?
“Incredibile”
il rassicurante suono dell’affermazione di Yukino
“state insinuando che avrebbe potuto trattarsi di roba
sconcia? Eppure è così timido, quando per
calmarlo gli appoggio il viso sul mio seno!”
R-roba
sconcia?
Un giallo! Era un
semplice giallo - la sua passione nascosta, la sola idea di parlarne e
svelare l’arcano lo imbarazza a morte. E Yukino?
Perché tira fuori certe
storie in un momento come quello?
“Vero,
vero” l’orrorifico tono mellifluo della voce di
Hideaki “anche a me riesce difficile crederlo! E’
un ragazzo così puro... Miyazawa, sai cos’ha detto
dopo il viaggio a Kyoto, in cui avete preso a chiamarvi per
nome?”
No.
Quello no.
“Oooh,
com’ero felice, tanto felice! A tal punto felice che ho
creduto il cuore mi stesse per esplo-”
“FINEDELLAFESTA”
Arima irrompe come una furia all’interno della stanza, le
gote in fiamme e la respirazione stentata “E’
venuto il momento di andare a dormire, decisamente”
e nel pronunciarlo spintona Asaba, avendo premura che si faccia del
male.
Nessuno oppone
resistenza, dopotutto hanno ottenuto i loro attimi di svago e del resto
Arima li mette troppo in soggezione perché si azzardino a
fuoriuscire dai confini da lui tracciati in maniera arbitraria,
rischiando di commettere qualche imprudenza che potrebbe costare cara -
non osano nemmeno immaginare quanto.
Nessuno, meno una.
Yukino procede alle
sue spalle, lungo il corridoio in penombra fino alle camere da letto,
poi in un balzo gli è al fianco e lo afferra per il polso:
“Soichiro?”
Una tremenda scossa
attraversa il corpo di lui, costringendolo a voltarsi con la
rigidità di un automa.
“Yu-Yukino...?”
“Dopo tutto
quello che ti è toccato sentire su di te, ti faccio una
confessione su di me: amo il fatto di renderti felice se ti chiamo
Soichiro. E anche io mi sento felice, quando mi chiami Yukino. Spero di
averti risollevato il morale.”
Il battito cardiaco di
Arima è impazzito, le labbra gli si distendono in un sorriso
involontario: in fin dei conti la trovata di Asaba non si è
rivelata così male.
“Ah,
Soichiro?”
“...?”
“Cosa
c’era scritto nel libro di cui parlava Tsubaki?”
Dannato
Hideaki.
Prompt da rispettare: Confessioni a mezzanotte.
Le situazioni dell'autrice:
Sarò breve, la giornata non è
propizia e la connessione neppure *sigh*
1173 parole, missing moment da collocare in un tempo a scelta, durante
l'ultimo anno delle superiori. La casa di Shibahime è a
disposizione ed è occupata da una masnada - o quasi - di
imbecilli, come al solito a farne le spese è Arima. Per
fortuna viene anche ricompensato... all'incirca XD
Viaggio a Kyoto nel cuore!
P.S. Quanto all'uso di nomi/cognomi, valgono le consuetudini esposte nel primo capitolo.
Edit del 23/08/2014, a risultati pubblicati: Ho modificato due "Tusbaki" al posto di "Tsubaki" segnalatimi dalla giudicia al cui pensiero ancora rido tenendomi la pancia X'D |
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Capitolo 4 *** #Di come si sopravviva per merito delle angurie. ***
Di come si sopravviva per
merito delle angurie.
“Cos’è
quella?”
Una profonda
costernazione deforma i tratti del volto di Maho - una mano sullo
stipite della porta di casa, l’altra a ciondolare, inerte,
lungo il fianco sinistro, quasi a riflettere
l’incredulità vacillante del momento.
“Mh?
E’ un’anguria. Non dirmi che non ne hai mai
assaggiata una.”
Yukino
è totalmente fuori luogo.
Certo che ne ha
mangiate, Maho, di angurie, parecchie!
Ma non era questo
ciò che intendeva quando, in cambio di alcune sedute
informative sulla facoltà di medicina e gli esami
del primo anno, aveva chiesto qualcosa di rinfrescante, il necessario a
sopravvivere all’asfissia dovuta all’afa e al
desolante spettacolo del suo frigo guasto - da ormai una notte e un giorno.
“Posso
entrare?”
Yukino la oltrepassa e
fa il suo ingresso in corridoio, senza attendere una risposta; come se
aver portato un’anguria sottobraccio per
un’interminabile serie di chilometri fosse perfettamente
normale.
“E’
caldissima, non è buona” l’affermazione
fuoriesce dalla bocca di Maho come un sospiro rassegnato, la presa
d’atto dello sconforto del presente “credevi
davvero che si sarebbe mantenuta fresca per l’intero
tragitto? Con trentasette gradi all’ombra?”
“Risparmiami”
Yukino computa le lettere a fatica e nel contempo si spalma sul tavolo,
i libri aperti sotto gli avambracci e l’abito incollato alla
schiena “pensavo avessi un frigo.”
“Il frigo
c’è, infatti” replica Maho, piccata,
sforzandosi di mantenere la calma “però ti ho
anche spiegato che non funziona. Perché avrei dovuto
forzarti a fare da catering, altrimenti?”
“Come
contraccambio per il favore che mi stai facendo?”
Maho porta tre dita a
sostegno della fronte, colta da un’improvvisa stanchezza:
“Guarda che l’approfittatrice sei sempre stata
tu...”
“Uff, hai
ragione, ma io mi sto sciogliendo!”
Yukino ha le labbra
contratte in una smorfia sofferente, la collottola pregna di sudore e
le cosce che cozzano nervosamente l’una contro
l’altra, producendo un tonfo sordo e cadenzato...
è buffa. Maho la osserva e la trova buffa, pur essendo
diventata mamma non è cambiata: quel lato di lei
così spensierato e spontaneo fino all’inverosimile
- il lato che gliel’ha sempre fatta piacere oltre misura - si
è mantenuto intatto.
“Ti va se
usciamo a prendere un ghiacciolo?”
Yukino annuisce,
allegra, e Maho non può impedirsi di rallegrarsi con lei.
“Quindi la
piccola Sakura è rimasta a dormire vegliata dal suo
papà?”
Sono entrambe sedute
su un basso muretto a ridosso del fiume, le mani occupate da un
ghiacciolo che si liquefa a velocità impressionante e gli
sguardi pregni di serenità, della brezza carezzevole di
un’ipotetica primavera.
“Mh”
mugugna Yukino “ma non me la sento di lasciarli del tutto
soli, porto con me un cellulare per ogni evenienza; Arima è
un padre fantastico, però lei è così
minuscola...”
A Maho sembra che
l’amica si sia fatta d’un tratto più
alta, più soffice, più donna, e si
interroga per un istante su quando, di preciso, abbiano finito per
maturare.
Abbiano?
Da dove deriva il plurale?
E’
maturata, lei?
I piedi di Yukino
dondolano nel vuoto in un atteggiamento non proprio adulto, eppure Maho
si sente in soggezione.
“Sai, ti
ammiro” soffia, radunando le truppe delle proprie energie per
sconfiggere le debolezze nascenti “è trascorso
pochissimo da quando hai avuto Sakura e tu ti sei già
rimessa in forze, e hai cominciato a impegnarti per realizzare anche le
tue aspirazioni professionali...”
“Su,
Maho” Yukino inclina la nuca, in visibile imbarazzo
“mi sto semplicemente portando avanti. Non mi sono ancora
iscritta all’università, né ho provato
i test, né altro; ci vorrà un po’, per
quello.”
La pelle
dell’amica emana tepore, una sorte di luce gialla e
confortevole che Maho percepisce con chiarezza attraversarle
l’epidermide, toccarla al centro del petto - oltre i fasci di
muscoli, le vie circolatorie e il reticolo dei nervi, perfino al di
là della barriera corazzata delle ossa. Se fosse un gatto
è certa che avrebbe le vibrisse in tensione.
“Però”
adesso una grossa macchia d’acqua al gusto di limone ha
imbrattato il polso dell’una, la gonna dell’altra,
ma nessuno ci bada “sono felice. Ho una famiglia stupenda,
degli amici eccezionali... e i miei sogni lavorativi non hanno fretta.
Anche perché ho la certezza che ti ritroverò
sempre dall’altro lato della strada, pronta a tendermi una
mano.”
La bocca di Yukino si
spalanca e il bianco dei suoi denti sembra scintillare al sole.
Cos’è
questa freschezza improvvisa?
“Tuttavia
ammetto” il verde chiaro del vestito di lei provoca a Maho le
allucinazioni, le proietta nel cervello l’immagine di un
frutto tondo e lucido abbandonato accanto al lavello, sul ripiano della
cucina “di essere parecchio impaziente di lavorare
insieme.”
Non è il
suo cervello, è
che Yukino somiglia proprio a un’anguria.
“Idem”
esala Maho, in una maniera appena udibile “torniamo a darci
da fare, allora?”
Gli stecchi
appiccicaticci dei ghiaccioli vengono cestinati, il muretto
è abbandonato a se stesso e due ragazze camminano per la
strada, l’una accanto all’altra - le seguono le
loro ombre di donne, e un’insolita frescura tiepida che si
trasmette tra le loro cuti, accantonando l’afa.
Sì, Yukino
è come un’anguria: colorata, solida, difficile da
scalfire.
E, nelle giornate
più assolate, assicura la sopravvivenza.
Prompt da rispettare:
Anguria/Ghiacciolo per due e il calore della pelle contro la sua.
Le situazioni
dell'autrice: Dato che domani dovrò recarmi in
un posto sperduto e dopodomani probabilmente non avrò voglia
di stare al PC - motivazione più seria e valida sella prima,
pare che idioteggi e invece sono convinta u.u -, eccomi a
pubblicare!
841 parole, One shot perché esistono double e triple drabble
ma non triple Flasfic, porcaccia la miseriaccia, e quindi sono dovuta
sottostare alle crudeli norme burocratiche rassegnandomi e tenendo per
me il mio dolore *adesso sì, sta idioteggiando*
Tornando alle questioni importanti: Maho, Yukino e il loro rapporto di
amicizia.
L'ho sempre amato e sempre lo amerò, come il rapporto
Arima/Asaba e quello abbastanza controverso Yukino/Asaba (...
sì, lo ammetto, li shippo. Postulando un'assenza di Arima
per una qualunque ragione random, shippo selvaggiamente Yukino e Asaba,
e utilizzare il termine "shippare" - che come direbbe Aya non
è un verbo - mi fa sentire ancor più mentecatta,
ma è ciò che su questo sito un po' tutti/e
allegramente siamo, alééé! *lancia
coriandoli*).
Ri-ritornando a noi: subito dopo la nascita della piccola Sakura Yukino
decide di anticipare il futuro percorso di studi, senza tuttavia
essersi ancora iscritta all'università né averne
l'intenzione in tempi brevi... ad aiutarla è Maho. Che la
riscopre costante e realizza, con maggiore o minore coscienza, il senso
del loro legame.
Dopo questa sorta di pallido trailer copincollato dal testo inviato
alla giudicia (povera giudicia), mi dileguo, ringraziando nuovamente
tutti *ennesimo inchino*
Alla prossima (e ultima)!
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Capitolo 5 *** #Partire da un pugno di granelli. ***
Partire da un pugno di
granelli.
“Sakura, non
allontanarti da papà e presta attenzione!”
sdraiata su un asciugamano, poco distante dall’ombrellone,
Miyazawa riserva uno sguardo apprensivo alla primogenita di appena tre
anni che è intenta, in compagnia di Arima, a rifinire un
castello di sabbia sulla battigia.
Il mare non
è particolarmente agitato, quel giorno, ma Asaba sa che i
marosi sono meschini, che un’onda alta e oltremodo bastarda
può giungere dal nulla, spazzare via ogni cosa,
avviluppare la bambina nonostante l’invidiabile prontezza di
riflessi del padre. Condivide le ansie di Miyazawa, ma non le
esplicita: non spetta a lui farlo.
E poi lui è
forse troppo
apprensivo, peggio di una qualunque mamma, tanta è la paura
che nutre nei confronti dei flutti imprevedibili... non accade che cullino e
all’improvviso travolgano, senza avvisare?
Non vuole
costruirsene, Asaba, di illusioni, di fragili castelli sabbiosi, ha
bisogno di certezze; di pareti di mattoni e cemento, torrioni altissimi
che consentono di scrutare lontano, fondamenta stabili. Quando
è andato via di casa per i contrasti con il padre il suo
primo, personalissimo maniero dorato in granuli sottili si è
accartocciato su se stesso, in un’assenza di suono
terrificante. Davanti agli occhi e dentro al corpo l’arida
desolazione delle macerie.
Per ogni costruzione lungo le
rive c’è un onda macroscopica pronta a fuoriuscire
dagli argini - e nessuna bandiera rossa a segnalarlo.
Però.
Però a
volte i castelli resistono. A volte i soffitti si crepano, gli
appartamenti sul lato ovest vanno in malora, i pavimenti traballano, ma
gli architetti intervengono e rimettono a posto, rafforzando
l’edificio, sfidando il rischio del crollo.
Per un lungo periodo
lo ha creduto, che Miyazawa e Arima sarebbero crollati, e che stavolta
il silenzio sarebbe stato densissimo e soffocante, come si conviene
alle opere architettoniche più imponenti: finiscono per
seppellire con sé innumerevoli vittime, intrappolandole in
un carcere di laterizi, distribuiscono palpebre arrossate e gonfie per
il nuvolone di polvere e per i rimpianti.
Eppure eccoli
lì, più felici che mai, sposati e con una figlia.
Hanno insistito, si sono tesi le braccia a vicenda e ne è
venuta fuori una splendida reggia, dall’ossatura ferrea e
dalle mura confortevoli e tiepide.
“E
io? Da dove posso partire, per costruire la mia casa?”
“Zio
Asaba?”
Sakura lo scruta con
due occhi insoliti per una bambina della sua età, profondi e
intelligenti, neri come il bianco nel punto in cui si nasconde, un nero
che è anche chiarore e ci affondi consenziente.
“Vieni a
costruire il castello con noi?”
La sua manina
grassoccia gli avvolge le dita, lo sprona a sollevarsi, lo trascina con
sé.
“Ecco”
la bambina gli porge un secchiello “inizia a
riempirlo!”
Asaba ride di gusto,
mentre capovolge il secchio ormai pieno e prende a tamburellarne la
superficie, con l’intento di non lasciare residui, Sakura si
lascia sfuggire un “Oooh” di meraviglia e Arima
batte le mani, contagiato dall’entusiasmo della piccola.
Miyazawa scosta appena gli occhiali da sole e i suoi lineamenti sono
l’emblema della tenerezza.
“Hai visto,
zio Asaba? E’ bellissimo!”
“Sì...
lo è davvero.”
Yukino,
Sakura e Soichiro.
Ha veramente bisogno
di una nuova casa?
Tutto
comincia sempre con un castello di sabbia.
Prompt
da rispettare:
Castello di sabbia
Le situazioni
dell'autrice: 520 parole, nonostante l'eccedenza di venti
la considero una flashfiction, inutile star lì ad
arrovellarsi. Tre anni dopo la nascita di Sakura, Asaba riflette con
serietà misurata su quanto non ha voluto indagare del
proprio passato, su come l'imprevedibilità non sia solo in
negativo. E capisce tante cose - bisogna partire dalla sabbia e
dall'ignoto, dal rischio del crollo, ad esempio. Nessuno nasce fortezza
rinforzata, né lo resta per tutta la vita, ma osare, aprire
gli occhi... che bellissime sensazioni!
Ovviamente Sakura è ancora la piccola, innocente Sakura che
non ha rivelato allo "zio" il suo amore (vorrei vedere, a tre anni!)...
Asaba ancora non suda freddo al suo cospetto XD
Quindi si giunse alla fine della raccolta, nei tempi previsti.
Avrei voluto dire molto altro su molti altri personaggi, come
papà Miyazawa, Reiji, Tsubasa, Kazuma, Tsubaki, Takefumi, la
lista si protrae all'infinito! E ancora su Maho, Yukino, Asaba,
Arima... ma lo spazio e il tempo sono quelli che sono. Mi propongo di
ritornare a scriverci su in un futuro prossimo, questo è
certo - ahivoi!
Un ultimo grazie, di cuore, alla giudicia e a chiunque abbia letto, a
voi va la mia emozione (ohssignur, che diamine scrive XD)
Ci si legge presto, mi auguro, mata ne!
Yume.
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