Just Another Girl, or Maybe Not?

di Megan204
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Fears. ***
Capitolo 3: *** Feelings. ***
Capitolo 4: *** Truth ***
Capitolo 5: *** The same. ***
Capitolo 6: *** A Little Girl ***
Capitolo 7: *** News. ***
Capitolo 8: *** Goodbye ***
Capitolo 9: *** This is War ***
Capitolo 10: *** In spite of ***
Capitolo 11: *** Can I Begin Again? ***
Capitolo 12: *** Mother ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Titolo: Just Another Girl, or Maybe Not?
Rating: arancio
Personaggi principali: Tris, Quattro, Hayley.
Personaggi secondari: Eric, Zeke, Shauna, Lynn, Marlene, Uriah, Christina, Tori, Cara.
Pairing: Tris/Quattro; Zeke/Shauna; Lynn/Marlene/Uriah friendship; Marlene/Uriah; Eric/Hayley; Hayley/Tris friendship;
Nota dell'Autore: Prima storia nel fandom, dio che ansia. Non ho sfasciato nessuna coppia anche se sembrerebbe.
Storia quasi interamente narrata da Hayley, il nuovo personaggio. Alcuni personaggi, Eric principalmente, sono OOC. Per Eric utilizzo l'aspetto fisico del film, perché è più adatto ai fini della storia. Stessa cosa con Marlene (vedi attrice che la interpreta: Suki Waterhouse.)
Si parte da Divergent, per arrivare Ad Allegiant. L'ho scritta perché beh, Veronica mi ha traumatizzato troppo, vorrei evitare alcune morti.
Beh, buona lettura.



***


Non capisco perché sono seduta su un muretto umido e decisamente scomodo.
Potrei essere in giro per il Pozzo, potrei essere nel mio letto o sul tetto.
Invece sono accanto alla rete, in attesa degli iniziati.
Quei piccoli marmocchi che probabilmente in questo momento rimpiangono di averci scelto.
E poi sono qua in veste di babysitter. La babysitter di Quattro.
Ecco, Quattro mi sta fissando chiaramente alterato, il che non è una novità.
Sono seduta nell’ombra ma so che i suoi occhi sono puntati sui miei pantaloni neri strappati in vari punti, so benissimo che non approva, ma non mi importa.
La sua attenzione però, è catturata da una macchia grigia che cade nella rete.
Un’Abnegante è saltata per prima, questa sì che è una novità, in un certo senso.
Colgo l’espressione stupida di Lauren, quella ragazza rappresenta a pieno la mentalità Intrepida.
Quella che Quattro districa dalla rete è una ragazzina magra e bassa. I capelli sono biondi.
Quattro la guarda con occhi diversi.
Non come guarda Lauren o le altre ragazze Intrepide.
Non come guarda me.
Il mio sopracciglio slitta verso l’alto, hai capito il ragazzo.
«Prima a saltare:Tris! »
Tris. Tris. Chi diavolo è? Ha dei tratti familiari, ma da lontano e al buio mette male capirci qualcosa.
Osservo Quattro, e quando incontro i suoi occhi l’unica cosa che mi esce è un semplice ed ironico:
«Uhuh. »
I suoi occhi mi lanciano uno sguardo disperato, prima di tornare a concentrarsi sulla rete.
Un ghigno mi si forma sulle labbra, io e Quattro dobbiamo necessariamente parlare.

***


Da quando quell’idiota fa da babysitter ai trasfazione?
Li da anche consigli su come mangiare.
L’abbiamo definitivamente perso.
Mi appoggio alla sua spalla, facendogli gli occhi dolci
« E a me cosa consigli di mangiare? » chiedo in un sussurro, imitando la voce di una bambina piccola, attirando lo sguardo di Tris, che sembra tutt’altro che amichevole. Più che altro è uno sguardo deluso come se le interessasse Quattro.
È gelosa di me sul serio? Ah!
«Sta zitta, Ice. »Mi risponde Quattro con un’occhiataccia. Non mi chiamo realmente Ice ma, come Quattro, mi sono guadagnata il mio soprannome durante la preparazione. Ice come ghiaccio, perché sono stata l’unica donna a non avere crolli nervosi nella seconda fase e a non versare nemmeno una lacrima nei combattimenti. Mi sono classificata terza, dietro Quattro e…
Ecco appunto, parli del diavolo.
La mensa cade in un silenzio assordante nel momento in cui si apre la porta ed Eric entra.
Eric ha questo magnifico pregio di terrorizzare qualsiasi persona vivente, iniziati soprattutto. Terrorizza tutti, tranne me. Quando incrocio i suoi occhi grigi accenno un ghigno, mentre lui si dirige verso di noi, lasciandosi cadere su una sedia di fronte a Quattro, senza proferire parola.
Non riesco a contenermi e assumo un’espressione contrariata, quando finalmente si rivolge al babysitter patentato, informandolo del tentativo numero milleduecentoventidue di Max di assegnargli un lavoro.
«Dovrei parlarci io con Max, mi ascolterà sicuramente di più di voi due. »
Mi intrometto, con un tono di voce monocorde, tentando di imitare Mr Io-odio-tutti.
«Chissà come mai, davvero. » Risponde Eric acido, quel ragazzo è peggio dello yogurt scaduto a volte.
«Inspiegabile, vero? » Convengo, piegando leggermente la testa sotto lo sguardo stupito degli iniziati.
Appunto numero 1 per loro: non parlare ad Eric come sto facendo io, la morte è assicurata.
«Quasi nessuno in questa fazione resiste a quegli occhi verdi. Sono l’unico. » Eric mi risponde, con un tono canzonatorio e quasi dolce, molto diverso dal solito.
«Eric, sta zitto, è meglio. » Rispondo con un ghigno. Lui sa di cosa parlo, lo sa benissimo. Io e lui abbiamo un rapporto particolare.
Ma ha ragione, sembra che occhi verdi e capelli neri siano la combinazione perfetta per incantare tutti, anche il Capofazione.
Sia chiaro, non sono una barbie. Sono magra, ma ho vinto tutti i combattimenti tranne quello con Eric anche se non ho avuto la possibilità di farlo con Quattro. Sono brava a sparare, troppo brava secondo gli altri. Non ho il classico aspetto da Intrepida, ho solo tatuato un rampicante sulla caviglia destra e due piercing, ombelico e lingua. Forse è questo che mi rende diversa dalle altre.
Lascio Quattro in compagnia dei suoi trasfazione e vado nel tavolo in fondo alla sala, dove trovo Shauna e Zeke, intenti a discutere su qualcosa.
«Allora, i vostri fratelli sono ancora considerabili tali? » Chiedo lasciandomi cadere accanto a Shauna, sotto lo sguardo furbo di Zeke.
«Ovviamente, sia lui che Lynn che Mar hanno scelto gli Intrepidi. Dovrebbero spuntare a momenti, conoscendoli. » Risponde Zeke evidentemente soddisfatto.
«Avresti ucciso tuo fratello per così poco? » Chiedo contrariata.
«Ovvio, cosa pensi che lo lascerei vivere se non avesse scelto gli Intrepidi? » Risponde con un finto tono solenne, per poi scoppiare a ridere seguito da Shauna e me.
Mentre ridiamo un terremoto biondo si fionda accanto a me e capisco che Marlene è arrivata. Marlene, come gli altri due, gli ho conosciuti subito dopo l’ingresso negli Intrepidi, grazie a Shauna e Zeke. Lynn, Mar e Uriah sono amici sin da piccoli, nei loro modi strani ovviamente. Mi sono legata soprattutto a Marlene, perché è l’unica a non avere un fratello o una sorella.
Ha un muffin in mano e lo addenta in modo decisamente poco femminile, sotto lo sguardo scandalizzato degli altri, mentre io scoppio nuovamente a ridere.
«Che c’è? Ho fame io! » Risponde Mar alterata.
«Strano Mar, davvero insolito. Devo andare, ho da fare alcune cose prima di tornare in camera, ci vediamo domani. Buona fortuna iniziati! » esclamo con un occhiolino.
Esco dalla mensa e mi dirigo nella sala esercitazioni, quella coi bersagli, sedendomi su un bancone per rilassarmi. Lo faccio ogni sera, forse perché la vicinanza delle armi mi fa sentire sicura, cosa che poche volte sono stata in vita mia. Non sono un’Intrepida di nascita, anche io sono una trasfazione, ma tendo a dimenticarmelo spesso, esattamente come gli altri. Il ferro freddo della pistola mi fa sentire potente, è diverso dal freddo che sentivo da bambina sulla pelle.
Un brivido mi percorre la schiena al pensiero e chiudendo gli occhi riesco ancora a vedere quel profilo, evidenziato dalla mascella contratta e gli occhi iniettati d’odio.
Devo respirare.
Non mi sono lasciata nulla alle spalle, né una famiglia né un rimpianto. Niente di niente.
Sono andata avanti, da sola o quasi.
I miei occhi verdi si assottigliano a questo pensiero, perdendo leggermente la messa a fuoco.
Esattamente in quel momento Eric varca la soglia, non stupito di trovarmi qui.
«Hai smesso di fare il babysitter? Non capisco ancora come facciano ad affidarti gli iniziati, visto che la probabilità più alta corrisponde a buttarli tutti nello Strapiombo invece che condurli in camera.» chiedo increspando le labbra, allontanando quei pensieri orribili dalla mia mente e concentrandomi solo sul Capofazione.
«Sei sempre stata così odiosa? » Chiede, assottigliando gli occhi esattamente come me. Un pochino siamo simili.
«No, con te mi esce naturale, chissà perché.» Rispondo assumendo un’espressione innocente che non mi si addice molto.
Su me ed Eric avrei così tante cose da dire, ma non credo di averne la forza.
È complicato, perché beh, il nostro rapporto non ha un’etichetta precisa. Né amicizia, né qualcosa di più. È sempre stato così, fin dall’inizio. Dall’addestramento al suo diventare Capofazione ben poco è cambiato.
Siamo due Intrepidi, con i loro difetti. Non ci siamo parlati sinceramente quasi mai, tranne un’unica occasione che preferisco non ricordare. È stato più difficile di qualsiasi altra cosa fatta negli ultimi due anni in questo posto. Parlare sinceramente non riesce bene a nessuno dei due, ecco perché non siamo Candidi.
Scendo dal tavolo e silenziosamente mi dirigo verso la porta, non prima però di aver lasciato un bacio sulla guancia ad Eric.
Odia queste cose, quindi lo faccio apposta.
Oltretutto sono l’unica che può farlo senza il rischio di essere sbranata viva. O forse rischio anche io, ma mi piace.
Con un sorriso esco e mi dirigo verso la mia meta.
Adesso viene il bello.

***


Sono seduta a gambe incrociate sul letto, quando Quattro apre la porta del bagno e alza gli occhi al cielo, esasperato.
«Spiegami per quale motivo ti diverti ad infilarti in camera mia quando meno me lo aspetto. » Chiede, con finta voce alterata.
«Avevo bisogno di coccole. O le riservi solo alle trasfazione?» Rispondo con una vocina da bambina piccola, facendo la linguaccia.
«Spiegami cosa diavolo vuoi? » Non riesce ad arrabbiarsi con me, nemmeno se si sforza.
«Ti piace una ragazzina Abnegante, trasfazione e per di più gelosa di me. La conosci solo da un giorno, è normale? » Chiedo inarcando le sopracciglia.
«E quindi? » Mi chiede infilandosi una maglietta.
«Ti innamorerai Tobias. » Conosco lo sguardo che ha rivolto alla ragazzina, le interessa troppo, troppo per conoscerla da così poco. Tris ha una luce strana negli occhi, una luce che spesso ritrovo guardandomi allo specchio. Non la odio, devo solo comprendere meglio la situazione. È come se Quattro cercasse un qualcosa che lo lega alla sua vecchia fazione, anche se lo trovo improbabile.
Cosa vuole ancora avere in comune con gli Abneganti?
«Smettila, Hayley. » Risponde con un gesto eloquente del capo, per poi chiedermi:
«Qual è il problema? »
Prima di rispondere aspetto un attimo, fissandolo dritto in quegli occhi blu che tanto conosco. Ragiono attentamente sulla risposta da dare, anche se risulta quasi ovvia.
«Ho il diritto di sapere, sono sempre tua sorella no? » Rispondo con un ghigno.


Note autore: Okay, se siete arrivati fin qui siede decisamente coraggiosi. Secondo la mia mente malata, in questa versione storta di Divergent, Quattro ha una sorella. Una gemella per la precisione. Accetto critiche negative e positive perché sono molto insicura riguardo questa storia.
Speriamo bene, aspetto pareri.
Megan

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Capitolo 2
*** Fears. ***


Mia madre mi guarda con i suoi occhi scuri pieni d’orgoglio mentre mi pettina i capelli, per poi legarmeli esattamente come li porta lei. Mi piace assomigliarle in qualcosa.
Ecco, da grande vorrei essere esattamente come lei, una mamma perfetta per i suoi figli.
Tobias ci guarda seduto sul pavimento, con la testa appoggiata al braccio.
La mamma gli sorride dolcemente, continuando ad accarezzarmi i capelli e lasciandomi un bacio sulla guancia.
Allarga leggermente le braccia e Tobias si avvicina, guadagnandosi un sorriso e subito dopo un bacio della mamma.
Stiamo così alcuni secondi, quando un rumore proveniente dalla porta ci fa sobbalzare.
È tornato papà.
La mamma ci fa un cenno indicandoci il piano di sopra, così scendiamo dalle sue ginocchia e andiamo nelle nostre camere. In corridoio papà sembra nervoso e risponde al nostro saluto con un cenno infastidito della mano.
Guardo Tobias negli occhi, mentre lui mi afferra la mano trascinandomi su per le scale.
Mi lancia uno sguardo d’apprensione prima di lasciarmi nella mia stanza e andarsene nella sua.
Di sotto sento il tono dei miei genitori alzarsi parola dopo parola, sino a quando non sento i passi della mamma percorrere frettolosamente le scale, seguiti da passi più pesanti, quelli di papà.
Non appena la mamma raggiunge il pianerottolo, sento uno schiocco seguito da un gemito.
Il primo schiaffo andato a segno, come ogni volta.
E ce ne sarà un altro, e ancora un altro.
Come ogni volta.
La porta della camera dei miei si chiude, come a nascondere le deboli urla di mamma.
Ma come al solito, sento tutto, anche troppo.
Mi accoccolo in un angolo tappandomi le orecchie con le mani, passerà anche stavolta.
Sento la porta aprirsi e vedo mio fratello spuntare con sguardo preoccupato. Appena mi nota si precipita accanto a me e mi avvolge in un abbraccio, sussurrandomi che andrà tutto bene.
Continua ad accarezzarmi, fino a quando non sente un urlo più forte, accompagnato dai singhiozzi.
A quel punto scatta, dirigendosi verso la camera.
«No Tobias…» sussurro, ma non serve. Mi alzo e lo seguo, giusto in tempo per notarlo aggrappato alla gamba di papà, cercando di spostarlo.
Ma come può un bambino di cinque anni allontanare un uomo?
La luce negli occhi di papà cambia, staccandosi da mamma e afferrando Tobias per un braccio.
«No Marcus..» la mamma tenta di alzarsi dal letto, ma crolla, in preda ai dolori lancinanti allo stomaco, forse per i troppi pugni.
Raggiungo in tempo la camera di mio fratello, per vedere mio fratello rannicchiato e mio padre che si sfila la cintura, ripetendo la solita frase:
«È per il tuo bene Tobias. »
No, non può farlo.
Mi infilo tra di loro ad occhi chiusi e sento distintamente sul polso il caldo del cuoio provocato dal colpo e il freddo del metallo della fibbia.
L’ultima cosa che vedo, sono gli occhi di mio padre infuocati.
Poi il buio.
E poi, mi ritrovo a sedici anni, nella sala della Cerimonia della Scelta, accanto a mio padre e a mio fratello. Io e Tobias non parliamo, ma ci siamo promessi una cosa, al funerale della mamma: sempre insieme.
Resteremo negli Abneganti, cercando di dimenticarci Marcus e tutto il resto.
In preda al nervoso mi accarezzo il polso, dove c’è un piccolo segno rosso, derivato dall’altro ieri sera. Chiudo gli occhi e respiro profondamente.
Mamma, sarai fiera di noi.
L’elenco questa volta andrà al contrario, quando questa Candida finirà il suo odioso monologo.
Sento solo pochi nomi, perché non sono esattamente dell’umore adatto.
«Eaton Tobias. »
Mio fratello si dirige a testa alta verso le coppe.
Prende in mano il pugnale e guarda nostro padre.
E il suo sangue cade sui carboni.
La sala incomincia a girare vorticosamente.
Ha scelto gli Intrepidi.
Lancia uno sguardo di sfida a mio padre e poi mi guarda.
La sua espressione cambia.
È stupito.
Si è dimenticato di me.
Mi ha lasciata sola e sembra accorgersene solo ora.
Chiudo gli occhi e respiro profondamente.
«Eaton Hayley. »
Mi alzo e mi accorgo di tremare.
Mi dirigo verso le coppe e le osservo.
Impugno il pugnale e mi volto verso Tobias.
È terrorizzato, pensa di avermi perso.
Guardo Marcus e un ghigno mi sale alle labbra, mentre la lama entra in profondità.
E il mio sangue cade sui carboni, proprio come mio fratello. Sempre insieme no?


Mi sveglio di colpo.
L’ho sognato di nuovo, un’altra volta.
Scatto a sedere col respiro corto, passandomi una mano tra i capelli.
Sono sudata e confusa.
Ho bisogno di Tobias.
Mi alzo dal letto e con la maglietta che ho addosso esco dalla stanza. I piedi nudi contro il pavimento di roccia freddo non servono a calmarmi.
Non mi fermo nemmeno a controllare se c’è qualcuno, ho paura di cadere.
Dei rumori però mi costringono a interrompere il tragitto. Mi nascondo dietro l’angolo quando sento una risata disgustosa provenire da una porta.
«Quando ci rivediamo? » chiede una voce incredibilmente acuta appartenente sicuramente a quella categoria di Intrepide che odio.
«Non lo so, muoviti ora. »Una voce fredda, acida e tagliente.
Mi guardo intorno e capisco tutto.
Mi sporgo leggermente e ciò che vedo mi da la conferma che cercavo.
Una ragazza biondo platino si sta aggiustando la camicetta in corridoio, coi capelli scompigliati, guardando una porta da dove spunta Eric senza maglietta, appoggiato allo stipite.
Sento davvero di non potermi reggere in piedi, così mi lascio scivolare lungo la parete. Vedo le ginocchia tremare e cedere. Non è la prima volta che vedo Eric con Samantha e se soltanto fossi una ragazza normale sentirei qualcosa lacerarsi dentro e inizierei a piangere.
Ma io non sono una ragazza qualsiasi.
Sono ghiaccio e non piango mai, grazie a dio. È come se avessi un muro che impedisce alle lacrime di scendere, ne ho versate troppe da bambina.
Vedo Samantha accarezzare il petto di Eric e andarsene muovendo i fianchi.
Potrei sinceramente vomitare, non trovo un aggettivo simpatico per descriverla.
Non appena sento la serratura scattare, mi alzo lentamente e con tutta la forza che posso avere continuo verso la camera di Quattro.
Ho la chiave per entrare quindi apro delicatamente la porta e un debole fascio di luce illumina la stanza, svegliando Quattro.
Penso riconosca la mia figura stagliata contro luce perché dice:
«Ley, cosa c’è’?» Ha la classica voce da sonno impastata, così rispondo semplicemente:
«Il solito incubo.»
Lo vedo fare spazio nel letto, facendomi cenno di avvicinarmi. Mi scappa un sorriso quando ripenso a quante volte l’abbiamo fatto da piccoli.
Mi sdraio accanto a lui mentre mi copre col lenzuolo, lasciandomi un bacio tra i capelli, esattamente come la mamma.
«Questa è casa Hayley. Lui non c’è più. » sussurra.
Lo so, io sono un’Intrepida, mentre Marcus è soltanto un ricordo.
Ho perso mia madre.
Ma ho anche perso mio padre, molto tempo prima.

***


Siccome Max mi adora, cosa strana per un Intrepido, ho avuto il lusso di assistere a tutti gli addestramenti dei trasfazione.
E credo anche di aver fatto bene, ieri mio fratello ha dato il meglio di sé.
Prima ha spiegato come sparare e quando gli ho visti in azione il mio primo pensiero è stato: buona fortuna.
Molti sembra abbiano in mano un fiorellino, dannazione è una maledettissima pistola!
Peter, credo si chiami così, sembra averlo capito, d'altronde Quattro gliel'ha puntata in fronte. Devo proprio essere la sua babysitter.
Ho osservato Tris il più possibile e devo dire che mi ha piacevolmente sorpreso. Ci ha messo un po’ ad apprendere la tecnica, ma nei suoi occhi brillava una luce strana, come se provasse una sensazione di potenza. Quella ragazza mi sta decisamente simpatica. Mi assomiglia, anche se spero per lei non in tutto.
Nel pomeriggio Quattro ha spiegato come combattere.
E poi ha avuto la brillante idea.
Mentre passeggiava, si è fermato accanto a Tris, le ha detto qualcosa e poi le ha appoggiato una mano sul ventre.
In quel momento credo di non essermi ribaltata per miracolo. Ho spalancato gli occhi e ho tossito piuttosto rumorosamente.
Cosa diavolo stai facendo idiota?
Se ci fosse Eric… al solo pensiero rido.
E mi sono guadagnata un’occhiataccia da Quattro.
Ricambiata a pieno, prima di buttare gli occhi su Tris.
Era arrossita.
Ohoh.

Sta di fatto che oggi, ci sono i primi combattimenti.
Eric sembra un bambino al parco giochi, idiota.
Si diverte a vedere dei ragazzini che si fanno male?
Idiota, di nuovo.
Guardo la lavagna, Tris fortunatamente non combatterà.
Non so cosa aspettarmi da Quattro nel caso in cui la vedesse a terra.
Christina, l’altra trasfazione che mi sta simpatica, è contro un carro armato umano. Buona fortuna.
Quattro mi guarda scettico, per lui non dovrei stare qui.
Evito il suo sguardo, per concentrarmi sull’incontro.
I due ragazzi guardano Quattro, come ad aspettarsi la fine dell’incontro.
«Pensate che sia un passatempo? Volete fare una pausa per una pennichella? Combattete!» Tuona Eric. Vedo scintille nei suoi occhi, qua si mette male.
I ragazzi ribattono inutilmente e quando Quattro fa notare che possono arrendersi, Eric riprende parola.
«Secondo le vecchie regole. In base alle nuove, nessuno si arrende.»
Cosa?! Spalanco gli occhi e non riesco a concentrarmi sugli ultimi scambi di battute tra di loro.
Sta cambiando qualcosa.
I vertici, la società.
Ci vogliono addestrare come soldati spietati, non come uomini.
La mia mente incomincia a lavorare in modo frenetico, quando sento un rumore, che indica che un corpo è caduto.
Infatti il biondino è svenuto.
Eric, sei un idiota, non mi stancherò mai di pensarlo.
Quattro, con un cipiglio decisamente arrabbiato afferra il ragazzo per portarlo in infermeria. Mi lancia uno sguardo preoccupato.
Okay ho capito, devo fare la babysitter ad Eric, dato che è da folli lasciarlo solo in questi casi.
Mi alzo dal tavolo e mi guardo intorno, più vigile di prima.
Tris sembra pensarla come me, da come guarda la porta ed Eric.
Quando i nostri sguardi si incrociano sorrido leggermente e torno a concentrarmi sul Capofazione.
Osservo ogni sua espressione durante l’incontro e più sangue esce dalla faccia di Christina, più lui sembra felice.
Che schifo.
L’aria nel polmoni mi si ghiaccia quando sento le parole di Christina.
«Ferma, mi… mi arrendo. »
Vedo il cambio d’espressione di Eric e sono terrorizzata.
Sto per parlare quando Eric replica e ci conduce tutti fuori.
Ho ufficialmente paura per quella trasfazione.

Perché siamo al Pozzo?
Okay Hayley ragiona.
Ma Eric mi anticipa, come sempre.
La sta facendo salire sulla ringhiera.
Oh mio dio no.
Sto per parlare, ma sarebbe peggio.
Non posso mettermi contro Eric.
Non stavolta.
Come dannazione farà a restare appesa cinque minuti con l’acqua che probabilmente la investirà?
Mi piazzo vicino ad Eric a braccia incrociate, abbastanza vicina alla ringhiera da riuscire a intervenire.
Non lascerò morire una trasfazione per colpa del cervello bacato di quell’idiota.
La presa le scivola un paio di volte, ma è abbastanza forte da restare appesa.
Un ragazzo massiccio informa Eric che i cinque minuti sono terminati.
«Eric dannazione basta! » sbotto irritata.
«Bene, puoi tornare su, Christina.» Dice con tono monocorde e annoiato. Lo uccido con le mie mani.
Il ragazzo si avvicina alla ringhiera ma Eric tuona:
«No, deve farlo da sola.»
«Al diavolo Eric. » Ringhio con un sussurro prima di avvicinarmi alla ringhiera, afferrare la trasfazione per i polsi ed issarla oltre la balaustra.
Tris le si avvicina afferrandola per il fianco, impedendo che cada faccia a terra. È sporca di sangue e trema.
Mi volto verso Eric e lo fulmino con lo sguardo.
E sembra funzionare, dato che fa un passo indietro.
Mi volto a guardare Tris, che mi ringrazia silenziosamente.
Ricambio la sua occhiata, in modo piuttosto apprensivo.
Lascio Christina alle sue attenzioni e mi dirigo spedita verso il corridoio che ha imboccato Eric.

***


«Spiegami cosa dannazione volevi fare! Devi addestrarli a essere Intrepidi, non ucciderli! » sbotto non appena sono abbastanza vicina a lui.
Lui si volta lentamente, aspettando qualche secondo per rispondermi, come a misurare le parole.
«Un vero Intrepido non si arrende mai. » Il suo tono mi irrita più di qualsiasi altra cosa, né rabbia, né rimorso, nulla.
«Ah menomale che due anni fa non era così, sennò non ci saresti uscito vivo da quel maledetto cerchio! » Il suo sguardo si indurisce, si sta arrabbiando «E ricordati che io non sono la trasfazione a cui devi inculcare in testa quest’idea contorta. Sei tu che devi usare il cervello! Anzi la prossima volta, per fare contenti i capi sai cosa puoi fare? Appendili tutti e vedi se qualcuno torna su volando, che ne so magari è un Divergente!» Il mio fiume di parole si blocca di colpo. Io non dovrei sapere queste cose. Cerco di calmarmi e prendere coscienza di quello che devo dire.
Altro che ghiaccio, mi sento un vulcano in eruzione.
«E tu come lo sai? Che cerchiamo i Divergenti.» Chiede, stavolta nella sua voce riesco ad avvertire un pizzico di tensione.
«Lo sanno tutti. E buona parte degli Intrepidi pensa che siete degli idioti a sottomettervi a una donna squinternata come Jeanine. Ti preferivo quando eri un Erudito fragile, ma almeno eri intelligente.»
Ho passato il limite anche stavolta.
Con un movimento fulmineo Eric mi afferra il polso.
Come in un sogno la sua faccia diventa quella di Marcus e la sua mano una cintura di cuoio stretta intorno al polso.
Prima che possa riprendere il controllo la mia mano aperta raggiunge con uno schiocco la guancia di Eric.
L’unica cosa che riesco a dire prima di andarmene è un secco:
«Non mi toccare. »
Sento il gelo dentro, che mi avvolge come una coperta.
Questi sono i momenti in cui mi sento ghiaccio.
I momenti in cui mi sento indistruttibile.

***


Non so da quante ore sono seduta su questo maledetto cornicione, con le gambe che penzolano nel vuoto.
È buio ormai, quindi qualche ora.
L’altezza e l’aria fredda mi rilassano.
Quattro non è venuto a cercarmi, sa che sparisco sempre.
Appena questo pensiero prende forma sento dei passi dietro di me e Shauna si lascia cadere pesantemente al mio fianco, come se non fossimo su un tetto.
«È un caso che tu sia sparita da tre ore, che Eric abbia un minuscolo taglio sotto l’occhio dopo che siete rimasti soli e lui ha scambiato per un prosciutto una trasfazione appendendola? Senza contare il malumore cronico che si porta appresso da anni.» Chiede con tono divertito guardandomi di sottecchi.
«L’ho preso a schiaffi.» Rispondo secca, anche se il riassunto di Shauna ha quel qualcosa di comico, osservando il profilo articolato della città.
«Uhm, sei ancora intera vedo, Quattro non deve picchiarlo.» Shauna vede che non sorrido, così continua «Perché Ice? »
«Perché è un emerito idiota.» La mano scatta ad accarezzare il polso, dove mi ha afferrata, con un gesto automatico.
A Shauna non sfugge il mio gesto e sembra capire.
Lei sa cosa Marcus mi ha fatto. È quella figura che occuperebbe il posto di migliore amica, se fossimo sentimentaliste e Pacifiche.
Mi fido di lei, perché è una delle poche tra noi Intrepide che sa usare anche il cervello. Non mi vede come una fragile vittima ma come una che si è rialzata.
«A proposito di quello, sta per uscire un altro articolo, l’ho appena sgraffignato. La data fissata è tra qualche giorno, è incompleto. » Dice con tono abbastanza stanco, passandosi una mano sulla fronte.
«Parla di due trasfazione, i figli del braccio destro di Marcus, Andrew Prior. Il maschio è andato dagli Eruditi, lei è qua da noi. Accusano come al solito gli Abneganti di violenza e valori scadenti. »
Lei è qua da noi. La mia mente si focalizza su queste parole.
Tris.
Tris Prior.
Beatrice Prior.
La conosco perché sua mamma era amica della mia, anche se io e lei non abbiamo mai avuto contatti.
Me la ricordo al funerale, accanto a sua madre.
«Te la sei scelta bene Quattro, complimenti.» penso sarcastica.
«Non tutti gli Abneganti sono come Marcus, per fortuna. » Rispondo, meno gelida di prima.
Shauna vuole solo aiutarmi.
«Tu qua sei a casa lo sai? Non devi avere paura. Qua lui non tornerà. E nel caso raro lo facesse, sei la più brava a sparare dannazione! Userai una pistola. »Dice con un ghigno furbo, prima di scoppiare a ridere insieme.
Sono grata di avere una come Shauna accanto, continuerò a ripeterlo.
Non mi ha guardata come una bambina quando ho spiegato la mia scelta improvvisa.
Shauna non giudica così a caso.
E come lei, Zeke.
«C’è la torta, direi che hai un buon motivo per scendere.»
L’ennesima risata mi scoppia in gola, mentre salto sul tetto. Shauna mi avvolge un braccio intorno alle spalle e ridendo dice:
«E comunque io ho sempre sognato di schiaffeggiare Eric.»



Salve a quei pochi che ci sono!
Hayley non è stata così tranquilla in questo capitolo.
Ah nel caso non si fosse capito, pensa che Eric sia un idiota c:
A parte tutto, questo secondo capitolo mi lascia insoddisfatta.
Alla prossima, Megan.

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Capitolo 3
*** Feelings. ***


No, non credo di potercela fare.
Mi fa male la testa, sento le tempie in fiamme e sul punto di esplodere e secondo loro dovrei condividere l’ennesima giornata con Eric?
Anche solo respirare la sua stessa aria mi infastidisce, a dir la verità.
Potrei usarlo come bersaglio mentre lancio coltelli o sparo, l’unico problema sarebbe solo immobilizzarlo, ma per quello so di poter contare sull’aiuto di Quattro.
E di Shauna.
E di Zeke.
E di mezza fazione.
Ecco, per il bene di questa fazione devo alzarmi dal mio comodissimo letto e andare a proteggere quegli innocenti trasfazione tra cui la mia futura cognata, credo.
Insomma, ho nel sangue il dover far da babysitter a qualcuno.
E poi non sono una persona crudele, non lascerei mai degli innocenti sedicenni in compagnia di un pazzo psicopatico che, citando le parole di Shauna, li appende come prosciutti. Sì, devo decisamente alzarmi dal letto.
Con un gesto secco sposto le lenzuola e scendo dal letto, dirigendomi nel piccolo bagno adiacente alla camera.
L’immagine che vedo nello specchio mi fa pensare.
Non sono uguale alla mamma, ho le gambe molto più lunghe e più magre, infatti la maglietta pur essendo abbastanza lunga arriva malapena alle cosce.
La mamma la rivedo in Tobias, non certo in me.
In me non rivedo né lei né papà, come se fossi un’eccezione capitata per sbaglio nella famiglia Eaton.
Famiglia che non esiste più, mi correggo mentalmente alzando gli occhi al cielo.
Al diavolo, una bella doccia fredda mi servirà a tenere i nervi rilassati.
Appena esco, tempo di infilarmi i pantaloni sento bussare.
Chi diavolo può essere alle 7.20 del mattino?
Dimenticandomi completamente di non avere la maglietta vado ad aprire e mi ritrovo davanti Marlene, che alza un sopracciglio alla vista del mio fantastico abbigliamento.
«Complimenti, dovresti uscire così stamattina.» Esclama infilandosi in camera e lanciandosi a capofitto sul letto.
«Simpatica Mel, ma la domanda che mi sorge è cosa diavolo ci fai a quest’ora nella mia camera? » Chiedo infilandomi una maglietta a caso.
«Non lo so, volevo parlare per vedere come stavi. » Risponde con un’alzata di spalle.
«Non sono io quella che sta affrontando un’iniziazione mia cara, sono solo alle prese con il carattere odioso del nostro Capofazione e con Quattro che ha deciso di lasciare il cervello a casa. »
Vedo Marlene preoccupata, abbraccia il cuscino e gioca con gli angoli evitando accuratamente il contatto visivo.
Non appena solleva gli occhi e li incrocia coi miei le parole sembrano uscire da sole.
«Credo di essermi innamorata di Uriah.» sussurra in modo flebile, spalancando gli occhi per la confessione appena rilasciata.
«Cooooosa?! Dio Marl!» Mi fiondo sul letto accanto a lei abbracciandola, come se fosse diventata lei Capofazione.
Marl mi stringe sospirando e appoggiando la testa sulla spalla. So che c’è qualcosa che non va, lo capisco dal suo sguardo incerto e dal suo modo di parlare della cosa.
Distrattamente le faccio scorrere una mano sui capelli biondi.
Marlene è l’Intrepida più vivace dell’intera fazione ma chi la conosce sa anche che è molto insicura sotto alcuni aspetti.
«Qual è il problema Marlene?» Chiedo sciogliendomi dall’abbraccio.
«Sai, siamo sempre stati in tre, io, lui e Lynn e sento che questa cosa condizionerebbe inevitabilmente i rapporti tra noi. Sai benissimo com’è fatta Lynn. E io non voglio perderla per una cosa che non so nemmeno se ricambiata. In qualsiasi caso, che vada bene o no, qualcosa si romperà e non penso di volere questo. Abbiamo iniziato noi tre e finiremo noi tre.» Questa ragazza è più intelligente di quanto mi aspettassi, riesce a pensare col cervello e con il cuore.
Le accarezzo nuovamente i capelli prima di risponderle.
«Mar, qualsiasi sarà la tua scelta, loro ti saranno sempre accanto. Uriah probabilmente ricambierà perché beh, si sa che ha un rapporto diverso con te. E Lynn, beh Lynn magari ci metterà un po’ ma accetterà la cosa, coi suoi modi acidi, ma sarete sempre uniti, penso sia scritto nel vostro destino. Come hai detto tu, siete destinati ad andare avanti, insieme. Non preoccuparti e segui il cuore, scegli cosa ti renderà felice.» Problemi d’amore.
Credo di non averne mai avuti o forse ne ho troppi, non vedo la differenza purtroppo.
Marlene mi abbraccia nuovamente sussurrandomi:
«A volte credo davvero che tu sia mia sorella.»
E poi scoppia a ridere, seguita a ruota da me.
La mia piccola sorella adottiva, penso che la soprannominerò così, solo nella mia mente ovvio, ho una reputazione da difendere.
«Bene, ora andiamo a colazione, ci sono i muffin.» Dice con un ghigno.
Ovviamente, prima il cibo.

***


Entro nella sala inibita ai combattimenti poco prima che arrivino i trasfazione.
Quattro ed Eric sono già lì, ai lati opposti della stanza.
Il primo mi lancia un’occhiata e mi saluta con un cenno del capo.
Il secondo mi ignora, grazie a dio, anche se non posso fare a meno di notare il segno di cui parlava Shauna.
Potrei diventare la regina degli schiaffi, penso con un ghigno.
I miei pensieri vengono interrotti dai trasfazione che entrano terrorizzati, dati gli avvenimenti di ieri.
Molte facce hanno colori dal viola al blu al giallo.
Christina, che tuttavia sembra stare benone, mi lancia un’occhiata quasi di gratitudine.
L’avrei fatto con qualsiasi trasfazione, tranne Peter, che mi sta abbastanza antipatico.
Un Eric in miniatura, maledetto.
Ecco, appunto, meglio guardare i combattimenti.
Non appena punto gli occhi sulla lavagna e inizio a leggere la bocca mi si spalanca in una grossa "o".
È davvero così deficiente?
Tris contro Peter?
Lancio uno sguardo preoccupato a mio fratello, che sembra abbastanza torvo.
Altro che incontro tra Tris e Peter, oggi assisteremo all’incontro tra Quattro ed Eric, la seconda parte.
Due anni fa mio fratello ne è uscito vittorioso, magari anche oggi potrebbe prenderlo a pugni, sarei favorevole.
Guardo con astio il Capofazione, incrociando le braccia.
Il suo sguardo di superiorità che mi lancia mi fa imbestialire.
uattro non sprecare tempo, lo picchio io.
Passo tutto l’incontro tra carro armato in versione femminile ed Edward, obbiettivamente il più forte, a pensare a cosa fare
. Insomma, non so che reazione potrebbe avere Quattro se vede la sua amichetta piena di sangue.
Ho davvero così poca fiducia in lei?
Sì, Peter è il classico ragazzo che non si fa impietosire da nulla.
Tris sembra preoccupata quanto me.
Raggiunge l’arena con passo incerto.
Io esco dall’ombra e mi avvicino a Quattro, teso come una corda di violino.
«Tutto bene, Rigida?» Chiede Peter.
Loro e il loro maledetto vizio di chiamarci Rigidi!
È successo anche a me, due anni fa.
Poi ho preso a bastonate l’Erudito, che non era Eric purtroppo, che lo diceva e allora ha capito veramente cos’era rigido e cosa no.
Amar, il mio istruttore, mi aveva soltanto sgridato ma niente punizioni, ovviamente.
Eric dice qualcosa seccato, ma non lo ascolto per evitare di farmi del nervoso.
E il primo pugno va a segno.
Quattro accanto a me scatta, ma lo afferro per il braccio lanciandogli un’occhiataccia.
Ci manca solo questa, vogliamo dare un’altra arma a Eric? No grazie.
Intanto Tris cade a terra e non sembra riuscire a rialzarsi.
Dentro di me, a questo punto, spero non si faccia troppo male.
Sta per svenire, lo vedo dal suo sguardo vacuo.
E così Quattro decide di andarsene, maledetto!
Non può lasciarmi di nuovo da sola con Eric.
Non appena sento la porta chiudersi, con mia enorme sorpresa Eric urla:
«Basta così!»
Quasi non credo alle mie orecchie.
Forse ha capito che potrebbe guadagnarsi una nuova dose di schiaffi.
Mi avvicino a Tris incosciente, spingendo non molto delicatamente Peter da parte.
Christina, il biondino e il ragazzo che l’ha picchiato ieri sono raccolti intorno a lei.
«Lasciatemi passare.» Dichiaro in tono secco.
È conciata male ma si riprenderà, sicuramente.
Guardo per la prima volta Eric negli occhi per poi dirgli, avvicinandomi:
«La porto in infermeria, vedi di stare bravo da solo o giuro che ti faccio rapporto a Max.» Sbotto acida.
Eric non mi risponde, perché sa benissimo che lo riprenderei a schiaffi senza problemi davanti a loro.
E il suo povero orgoglio ne rimarrebbe ferito.
Portarsi a letto una che se la fa con mezza fazione non ti ferisce?
Scuoto la testa per scacciare questo pensiero assurdo.
Prendo Tris in braccio ed esco, esattamente come Quattro.
Sembra una bambina fragile, in queste condizioni.
Ma è determinata, testarda e so che ce la farà, deve farcela.
Le asciugo con la manica del sangue sul labbro e forse capisco perché Quattro ne è attratto.
Ha una bellezza particolare, non comune.
Noi Eaton ne sappiamo qualcosa di bellezze particolari vero?
Basta, devo smettere di pensare a questo.
La lascio in Infermeria alle cure di un’Intrepida abbastanza nervosa e vado a cercare Quattro.
Lo trovo a osservare lo strapiombo.
Ma lui non aveva paura delle altezze?
«Spiegami cosa ti passa per il cervello Quattro.» Chiedo appoggiandomi alla ringhiera, scacciando i ricordi di ieri. Le litigate con la mia coscienza riguardo Eric le rimando a dopo.
«Non mi andava di assistere.» Risponde secco. Come devo fare con lui?
«Sta bene, cioè relativamente. L’ho accompagnata in infermeria. Si riprenderà.»
«Grazie, Ice.»
«Cosa ti succede Quattro?» Il Pozzo è vuoto quindi potrebbe anche dirmi che è un Divergente e che sa volare che nessuno ci sentirebbe.
«Non lo so, però quella ragazza esercita uno strano potere su di me.»
Quattro odia parlare dei suoi sentimenti, infatti ha le sopracciglia aggrottate.
«Davvero? Non me ne ero accorta.» Rispondo con un tono sarcastico.
Mi ha preso per scema?
«Sai cosa Hayley, tu cerchi di risolvere o capire i problemi sentimentali di tutti, ma dovresti provare a fare i conti coi tuoi, potresti sorprenderti delle tue scoperte.» E lasciandomi un bacio sulla fronte mi lascia sola al Pozzo. Mi ha parlato con un tono quasi dolce, comprensivo.
Ma comunque questo cosa diavolo vuol dire?!
Deve parlare in codice? Non sono io quella che scappa.
Io non guardo in faccia i problemi.
Scuoto la testa come a scacciare questi pensieri.
Al diavolo, devo staccare la spina.
Non voglio sentire parlare di trasfazione, amore, Quattro ed Eric per almeno qualche ora.
Mi avvio verso la mia camera con l’intenzione di restarci per un bel po’.

***


Sono passati due giorni e non ho visto nessuno della fazione escludendo Zeke, che mi rifornisce di provviste.
Mi sono data malata, ma stasera farò lo sforzo di uscire e di infilarmi, di nascosto ovviamente, in camera di Quattro per farmi raccontare la serata.
Infatti stasera giocheranno a strappabandiera, voglio vedere se vince nuovamente Eric o se il mio adorato fratellino finalmente riesce a vincere. Uscire dalla mia camera mi fa sentire come un pesce appena uscito dall’acqua.
Arrivo in camera di Quattro e mi lancio sul letto senza tante cerimonie, anche se a momenti dovrebbe essere qui a momenti e mi farà sicuramente la solita ramanzina, che fratello amorevole.
Non so per quanti minuti fisso il soffitto ma non appena la porta si apre mi metto lentamente a sedere, osservando Tobias che non sembra fare molto caso a me, dato che è appoggiato alla porta con un sorriso idiota stampato in faccia.
«Non dirmi che è successo quello che penso io.» Esordisco, catturando finalmente la sua attenzione.
«Abbiamo vinto, sì.» E chi diavolo intendeva quello?
Okay, devo usare tutta la mia intelligenza per cavargli il motivo di quel sorrisetto odioso.
«Chi avevi in squadra?» Chiedo piegando la testa di lato, squadrandolo mentre si appoggia al mobile.
«Uriah, Marlene, Will, Christina, altri che non conosci e… Tris.» Ma chissà perché lo sospettavo, davvero inspiegabile questa scelta.
«Allora raccontami cos’è successo!» Sbotto stanca di quel sorrisetto e desiderosa di spiegazioni.
«Marlene ha tentato di ingraziarmi facendo gli occhi dolci per sapere dove avevamo nascosto noi la bandiera due anni fa, problema risolto da Uriah.» Alzo gli occhi al cielo e rido, hai capito quei due.
«Poi hanno tentato inutilmente di fare una strategia, mentre Tris si è diretta verso la ruota, senza dire nulla a nessuno. Così l’ho seguita. » Interrompe il racconto per sorridere di nuovo, ora lo soffoco con un cuscino.
«Mi sono arrampicato con lei su quella cosa diabolica.»
«Ma tu non avevi paura delle altezze?!» Chiedo interrompendolo nuovamente. No giusto da sapere se davanti ho mio fratello o un pazzo.
«Sì ma l’ho ignorata. Comunque, alla fine, mentre ci arrampicavamo e parlavamo di cose totalmente inutili e alla fine una folata di vento l’ha sbilanciata.. Le ho messo una mano sul fianco e un dito mi è finito accidentalmente sotto la sua maglietta, credo davvero di essermi dimenticato come diavolo si respira. Ha la pelle calda.»
Mi sta seriamente dicendo questo? Ha la pelle calda, che commento intelligente davvero.
«L’hai baciata sulla ruota?! Davvero romantico Quattro complimenti.» Dico sarcastica, beccandomi un’occhiataccia. Finalmente! Mi erano quasi quasi mancate.
«Non l’ho baciata, le ho solo salvato la vita perché stava per cadere e così con un lampo di genio, ho fatto ripartire la ruota.»
«Che ragazzo intelligente.» Convengo arricciando le labbra e beccandomi una cuscinata in piena faccia, che persona gentile.
«Quattro hai mai preso in considerazione il fatto che magari lei ricambi qualsiasi cosa ti stia frullando nel cervello?» Okay, tanto vale buttare questa pseudo bomba.
-«No, e non intendo farlo.» Conclude secco.
Testardo il ragazzo, poi si chiedono da chi ho preso, maledetto.
«Perché? Insomma, a me sembra evidente che prova qualcosa, insomma è gelosa di me! E non sarebbe mai salita da sola su una ruota con te, se non le interessassi un minimo!»
È davvero così testardo?
Mi farà impazzire.
«È gelosa di te perché magari non sa che sei mia sorella e mi stai attaccata facendo gli occhi dolci, Hayley. » Dice guardandomi come se fossi una bambina alle prese con i compiti per la prima volta.
«E cosa vuol dire? È gelosa comunque!» Marlene è più furba di Quattro, ora chiedo alla sua famiglia di adottarmi, non voglio un fratello del genere.
«Non ne ho voglia di parlarne ora.» Dice concludendo definitivamente il discorso.
Poi sono io quella che non affronta le cose.
Quei due si piacciono ma Quattro ha deciso che non prova nemmeno ad avvicinarsi.
Il lato da Abnegante che viene fuori.
Deve imparare a lasciarsi quella fazione alle spalle, come ho fatto io.
Io ho scelto gli Intrepidi per non stare sola, non lui.
Io sono andata contro il test attitudinale.
Io ho affrontato tutto come unica femmina trasfazione.
Io mi sono rotta un polso combattendo e ho vinto due incontri in quella condizione.
Io non avrò quattro paure, ma almeno non vado ogni sera a cercare di combattere quei mostri che mai ci lasceranno.
Io ho già ammesso i miei sentimenti a voce alta, anni fa.
Io non ho fatto come mia madre, non ho abbandonato nessuno.
Sono più forte di quanto credono, sono intelligente.
Ho scelto mio fratello, non la mia vita.
Solo che tende a dimenticarselo un po’ troppo spesso.
Mi alzo dal letto e senza una parola mi dirigo verso la porta, se vuole fare da solo, forse devo lasciarlo in pace.
«E comunque Marlene e Uriah hanno fatto amicizia con Tris, se ti interessa.- Dice mentre appoggio la mano sulla porta.
Sorrido tra me e me, almeno sa scegliersi gli amici.
Esco senza dire una parola, diretta di nuovo nella mia stanza.
Io potrò avere mille dubbi, mille difetti e altro, ma io ho un pregio che nessuno ha qua dentro.
Io non crollo.

****

L’aria di questa sala è leggera come un macigno.
Eric è più nervoso del solito perché ha perso per la prima volta, mi chiedo come faccia a essere più nervoso, ha raggiunto i massimi storici.
Quattro fissa i coltelli come fossero bambini a cui fare le coccole, ci manca solo che li accarezzi.
Mi avvicino a lui e cerco Eric con lo sguardo chiedendo:
«Posso tirarne un paio mentre aspetto?»
Fare domande è pericoloso, ma mi risponde sì con un rapido cenno della testa.
Afferro una manciata di coltelli e mi rivolgo verso i bersagli.
I coltelli non mi piacciono tanto come le pistole, ma me la cavo.
Senza pensare e concentrandomi solo sul centro del bersaglio lancio un coltello alla volta, uno di seguito all’altro, mandandoli a segno tutti e cinque.
Tutti nel centro.
Sì, direi che me la cavo.
Mi volto con un ghigno e fisso mio fratello, quando mi accorgo che sono arrivati i trasfazione che mi guardano con occhi spalancati.
Non hanno mai visto cosa so fare, pensavano seriamente fossi un’Intrepida idiota che sta lì a fissarli senza un perché? Con mia grande soddisfazione anche quel pallone gonfiato di Peter sembra sorpreso.
Mi avvio silenziosamente a togliere i coltelli piantati nel legno, per poi affidarli a Quattro e tornarmene nella mia postazione in un lato buio.
Mi diverto a lasciarli a bocca aperta, anche se sono facilmente impressionabili, con la pistola so fare di meglio.
Osservo Quattro che spiega come lanciare i coltelli e poi mi concentro sui trasfazione.
Tris sembra prendersi il suo tempo, mentre Peter la sbeffeggia. Sono troppo lontana per capire cosa dice, ma posso facilmente immaginare.
Se la cavano tutti bene, tranne Al, credo si chiami così.
Anzi, a dire la verità, lui è veramente messo male, non ce la farà a imparare in fretta.
Anzi dubito che ce la faccia ad imparare.
Ed Eric, ovviamente glielo fa notare, nei suoi modi nervosi.
Inizia una discussione tra i due, senza ascoltare so già chi la vincerà, Eric.
Mi avvicino, nel caso in cui le cose si mettano male.
«Be’, penso che dovresti andare a raccoglierlo. Vi ho detto di fermarvi?» Si rivolge prima ad Al e poi agli altri.
Il suo sguardo è carico d’odio, vuole uccidere anche lui adesso?
Mi tiro su le maniche e mi avvicino, legandomi i capelli. Devo essere pronta a tutto.
E Al si rifiuta, dicendo di aver paura di essere infilzato.
Mi volto di scatto verso Quattro, che mi guarda preoccupato.
Almeno si accorge ancora della pericolosità di Eric, grazie a dio.
Eric fa fermare tutti e fa piazzare Al davanti al bersaglio.
Questo è pazzo!
«Quattro aiutami.. O forse mi faccio aiutare dalla tua Ice?» Chiede spostando lo sguardo da lui a me in un modo.. spaventoso.
Sento la rabbia esplodere dentro di me.
Se fai tu da bersaglio lancio io i coltelli.
Quattro mi anticipa dicendo:
«Lei lasciala fuori, faccio io.» E con un gesto rapido afferra i coltelli.
Fulmino Eric con lo sguardo, dimenticandomi che non siamo solo noi tre.
Lui si volta verso Quattro e con finta voce melliflua dice, rivolgendosi ad Al:
«Rimarrai là, mentre lui lancia i coltelli finché non impari a non battere ciglio.»
Fantastico, davvero. Almeno mi fido della mira di Quattro.
Al trema vistosamente, dio siamo nella fazione dei coraggiosi, un po’ di contegno!
«Smettetela! Qualunque idiota può stare davanti a un bersaglio! Non dimostra niente, se non che state facendo i bulli con noi. Il che, se non ricordo male, è un comportamento da vigliacchi.»
Non fossi in presenza di altre persone mi metterei le mani in faccia.
Tris ci mancavi solo tu a complicare le cose!
Se prima era una brutta situazione, ora è orribile.
«Allora non dovresti avere problemi a prendere il suo posto.» Dice Eric ghignando.
Mi butto nel Pozzo, davvero.
Ottimo modo per conquistare una ragazza Quattro, geniale.
Come al solito stacco la spina e osservo solo Tris ignorando il resto.
Il primo coltello vola veloce come un lampo e si conficca accanto alla sua guancia, non troppo vicino.
Il secondo si pianta sopra la sua testa, molto più vicino.
Urla qualcosa a mio fratello in preda al nervoso.
Ha davvero la forza di litigare?!
La terza volta il coltello le si pianta accanto all’orecchio, ferendola.
Geniale davvero!
Eric dice qualcosa agli altri trasfazione e sussurra qualcosa a Tris.
Vedo Quattro irrigidirsi non appena lui le tocca le spalle.
Tranquillo Quattro non te la ruba di certo, spero.
Tutti si dirigono verso l’uscita e anche io.
Ho bisogno di parlare con Shauna.

***


«Cioè mi stai dicendo che Eric sta definitivamente impazzendo?! »Urla Shauna fissandomi, non appena termino il racconto.
Siamo nella sua stanza, stravaccate sul letto.
«Suppongo di sì, non lo riconosco più.» Dico semplicemente. «E inoltre c’è un altro piccolo problema.»
Tanto vale lanciare ora la notizia, Shauna capirà, forse.
«A Quattro piace Tris.»
Urla tra uno, due, tre.
«Cosa?!» Salta giù dal letto e mi fissa come se la stessi prendendo in giro.
Alzo le spalle, come a far capire che io non centro assolutamente nulla.
«Qua si mette male.» Conclude calmandosi.
«Ma dai? Lo so, Quattro non vuole farsi avanti ma è ricambiato, secondo me. Insomma mi guarda male!» Spero che almeno lei capisca.
Shauna scoppia a ridere, accasciandosi sul letto nuovamente.
Sì, ha capito.
Mi guarda un attimo per poi dirmi:
«Con Quattro ci inventiamo qualcosa. Ma il problema non è lui, sei tu. Tu ed Eric. Da quanto avete “discusso” è sempre più nervoso. Sei l’unica che può controllarlo, hai una strana influenza su di lui. E sappiamo entrambe perché.» Sospiro, ha ragione.
«Devo parlarci vero?»
«Adesso, oserei dire. È difficile, lo so, ma devi provarci. Anche tu sei stanca di discuterci, lo so.»
E ha ragione.
Con un cenno mi indica la porta.
Mi alzo dal letto e mi dirigo in corridoio, dopo averla ringraziata con uno sguardo.
Prendo un respiro profondo mentre cammino per il corridoio deserto, cercando di stare calma, sennò non risolvo assolutamente nulla.
Tentenno davanti alla porta, per poi bussare con un colpo secco.
Senza neanche chiedere chi diavolo io sia, Eric apre la porta, solo in pantaloni.
Ah, collaborativo il ragazzo.
«Dobbiamo parlare.» Esordisco guardandolo negli occhi. Con un cenno mi fa segno di entrare.
«Siediti dove vuoi.» Dice in un tono stranamente neutro.
Sul letto è fuori discussione, lì sopra ci fa cose strane con le altre e no, non voglio. Così mi siedo sopra una cassettiera, guadagnandomi uno sguardo sorpreso.
«Non devi essere così nervoso solo perché hai perso, lo sai? Non credo che tentare di uccidere i trasfazione sia il tuo lavoro. Ma sono anche sicura che non è l’unico motivo per cui sei nervoso. Sento di centrare qualcosa. È per quello schiaffo? Eric litighiamo ogni giorno, non può partirti il cervello per una litigata più pesante.» Forse sono stata troppo sincera, e pensare che il test aveva escluso i Candidi a prescindere.
Eric stringe gli occhi fissandomi alcuni secondi per poi rispondere:
«Preferivo quando non litigavamo. Quando tu eri una Rigida testarda e un po’ psicopatica. Sono due anni che non riusciamo ad avere una convivenza.»
«E sai benissimo perché, torna sempre tutto su quel discorso. Ma…»
Eric mi interrompe dicendo:
«Penso ancora le stesse cose di due anni fa, anche se faccio l’impossibile per negarlo. Forse qualcosa di più, ma il problema è sempre quello.»
La mia mascella è in caduta libera. Mi ha davvero appena detto questo?
Siamo finiti a toccare questo tasto rotto?
«Siamo noi che l’abbiamo reso un problema, perché non lo è, per nessuno, se non per me e te. Perché abbiamo due caratteri che non permettono di vedere la cosa come va vista.»
Mi sta venendo mal di testa, ero pronta a tutto, ma non a questo.
Mi sento una morsa allo stomaco che mi rende difficile respirare.
«E se non l’avessimo resa un problema come pensi sarebbe andata? Lo sai benissimo che è impossibile, per la mia posizione e per tutto il resto. Sono sempre convinto che è stato meglio così, anche se qualche volta vorrei provare.»
Le parole mi escono ancora prima di riflettere.
«È per questo che vai a letto con Samantha? Per soffocare questo o vedere se provi qualcosa di simile?»
Vedo la sua espressione stupita, come se io non dovessi saperlo.
Lo so da mesi, se non da un anno.
«Qualcosa del genere, ma non è niente di lontanamente simile. Io e te dobbiamo provare ad avere una convivenza civile, senza litigare ogni secondo. Per il bene di tutti, Hayley. Soprattutto per il tuo. Se mi hai come nemico non è un bene, per te.»
«E questo cosa diavolo vuol dire?» Poi capisco, tutto d’un colpo. «Eric cosa state facendo con gli Eruditi?»
La mia domanda lo fa irrigidire, ci ho visto giusto.
«Niente di cui devi preoccuparti, non più. Devo chiederti una cosa.»
No, non lo aiuterò né cercherò i Divergenti.
Con un rapido cenno annuisco.
«Cos’è cambiato per te, in questi due anni?»
Ma proprio adesso doveva scegliere di diventare curioso e sincero? Io volevo solo averci un discorso civile, non questo!
«Niente Eric, è tutto uguale. Forse anche peggio. E non capisco perché.» Sorride, non lo sa nemmeno lui il perché di tutto ciò.
Mi picchietto le dita sulle labbra fino a quando non mi viene un’idea.
«Posso fare una cosa?» Chiedo sollevando la testa e arricciando le labbra.
Il suo sguardo non mi sembra convinto ma annuisce.
Scendo dal mobile e mi avvicino.
E lo abbraccio.
Non so perché, l’ho fatto due anni fa l’ultima volta, voglio vedere cos’è cambiato.
Al contrario di quello che traspare, ha la pelle calda, come l’ultima volta.
Ha più muscoli e tatuaggi, ma non sento nulla di diverso.
Sembra sorpreso, lo sento trattenere un respiro, quando le sue braccia mi circondano delicatamente la vita.
Appoggio la fronte alla sua spalla e respiro profondamente.
Odio dirlo, ma io, qua e adesso, sto esattamente come non dovrei.
Sto bene.


Angolo autrice: Resuscitata dalle pulizie di primavera(?) eccomi qua!
È la cosa più lunga mai scritta, 4000 e oltre parole e in linea di massima mi soddisfa, soprattutto l'ultima parte.
Hayley è un po' nervosa, ma non si nota molto vero?!
Tra Eric e Hayley durerà poco, vi avviso, sapete già cosa combina il Capofazione, beh, non credo che la prenda bbene (vi aspettavate un bacio veeero? c:)
Il capitolo si chiama sentimenti perché beh, si parla di quello! Ho fatto una specie di calcolo, e solo per Divergent dovrei fare uscire all'incirca 11/12 capitoli.
Il prossimo si intitolerà Truth, quindi alcune verità verranno a galla (non tutte ovvio) e se sono brava, potrei anche dirvi il discorso di Eric e Hayley di cosa parla.
Grazie a chi recensisce e a chi legge in silenzio (vi regalo un biscotto se mi dite qualcosa, promesso!)
Megan

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Capitolo 4
*** Truth ***


Ultimo giorno di combattimenti, grazie a dio, sono stanca di vedere trasfazione fare a botte, di babysitterare Quattro ed Eric e di vedere la crudeltà di cui certi individui sono capaci.
Quel Peter farebbe davvero concorrenza al nostro Capofazione.
Domani inoltre c’è il Giorno delle Visite che tende a ricordarmi quando io odi la mia famiglia.
Quando apro la porta della palestra tutti i trasfazione sono già lì, osservando Quattro ed Eric.
Il Capofazione mi fissa mentre mi lego i capelli nascondendo un ghigno.
Solo perché abbiamo chiarito non vuol dire che devi fissarmi ogni momento, idiota.
Siamo una causa persa ormai, litigheremo entro domani, di nuovo.
Lancio la solita e ormai consueta occhiata alla lavagna.
Tris questa volta è contro Molly.
Combattono nello stesso modo, quindi ha qualche speranza.
Sta di fatto che stavolta io non bloccherò Quattro, se la veda lui con i suoi sentimenti e con tutto il resto.
L’incontro tra Al e Christina viene vinto dalla seconda, anche se secondo me Al sta fermamente perdendo di proposito, questo le costerà l’ingresso negli Intrepidi.
Eric non approva il suo comportamento, lo noto dal cipiglio che ha assunto sin da inizio incontro.
Al sarà un Escluso, quasi certamente.
L’incontro tra Peter e Edward mi entusiasma molto di più, dato che Peter ne esce bellamente sconfitto.
Edward sarà anche un trasfazione ma ha la preparazione di un interno, probabilmente si sarà allenato nella sua vecchia fazione nel combattimento corpo a corpo, so che i Candidi e gli Eruditi mettono a disposizione questi corsi, al contrario di Abneganti e Pacifici, per ovvi motivi.
Però, ce li vedo i Pacifici a fare combattimenti.
Tris sembra motivata da qualche motivo oscuro, sembra davvero voler vincere questa volta.
Studia attentamente i movimenti di Molly e probabilmente cerca un punto fragile, trovandolo nello stomaco della ragazza.
E poi, come un vulcano scoppia la sua furia, tanto che in quattro e quattr’otto la Candida è a terra coperta di sangue. Sono sconvolta ma soddisfatta dello scoppio d’ira di Tris, come se si fosse svegliata da un sonnellino.
Vedo Quattro afferrarle le braccia e allontanarla da Molly, che geme in preda al dolore.
Sento Quattro dire a Tris, cercando di calmarla:
«Penso che dovresti uscire, fatti un giro.»
Okay, devo prendere in mano la situazione, sento che è il momento giusto per fare questa cosa.
«Forza andiamo, ci facciamo un giro.» Dichiaro afferrandola per il polso, guardandola negli occhi.
Cosa c’è di meglio di una chiacchierata tra donne?
Sembra cedere e si lascia guidare in corridoio da me.
Mentre camminiamo mi sciolgo i capelli e incrocio le braccia al petto, osservando di sottecchi Tris che si massaggia le nocche.
«Ti ha fatto arrabbiare eh?» Chiedo rompendo il ghiaccio.
«E tu come lo sai?» Scatta nervosa, a dimostrazione che ho ragione.
Inarco un sopracciglio per il suo tono e rispondo senza infuriarmi troppo:
«Sai, di solito negli Abneganti non insegnano a infierire su una persona a terra, devi essere spinta da qualcosa, cioè la furia.» La mia semplicità e il mio usare Abnegante al posto di Rigida sembra sorprenderla, infatti si rilassa visibilmente.
Vedo le sue spalle iniziando ad abbassarsi ed alzarsi più lentamente e con movimenti più naturali.
«Beh, mi ha fatta infuriare sì.» Risponde risoluta.
«Allora hai fatto bene, in questo caso.» La osservo mentre si volta lentamente verso di me, come a studiarmi attentamente.
Poi tutt’un tratto sembra ricordarsi qualcosa che le fa abbassare la testa e mordersi il labbro.
Ah, Quattro.
Devo appendere i cartelli che io sono soltanto sua sorella?!
Dirglielo di punto in bianco non mi sembra la mossa più giusta da fare, quindi la lascerò ancora per un po’ con la sua convinzione, prima o poi capirà, spero.
«Se vuoi sopravvivere in questo posto, scegliti bene le amicizie.» È l’unica cosa che mi passa per la mente di dirle.
Stavolta mi guarda davvero stupita, come a chiedersi perché un’Intrepida le dia dei consigli.
Non sono così Intrepida come pensi, cara Tris.
Sembra pensare a lungo ad una risposta, come a soppesare le parole da dire.
«Da quando voi Intrepidi date importanza alle cose come il sangue o i sentimenti?» Risponde in modo stanco.
L’iniziazione è pesante sotto molti aspetti, soprattutto sotto quello psicologico, soprattutto nella seconda fase.
«Non sembra ma la si da importanza a tutte queste cose. È nella natura umana provare sentimenti, come lo è avere attitudine per un certo tipo di comportamento. Il trucco sta solo nel dosare i sentimenti, se provi 10 devi dimostrare 5. Qua funziona così. Se provi qualcosa, come mancanza dei tuoi genitori, quello è meglio non mostrarlo. Non è così difficile essere Intrepidi. Certo, non provare a essere il tipo d’Intrepido che posso essere io, non ti uscirebbe mai.» Concludo con un sorriso accennato.
Vedo i suoi occhi riempirsi di lacrime e ricacciarle indietro a velocità sorprendente.
«Ti mancano mai i tuoi genitori? Voglio dire, se sei una trasfazione.» Chiede, azzardando. Se ne accorge anche lei, perché sembra mettere qualche centimetro in più tra me e lei.
«Sono morti prima che avessero il tempo di mancarmi.» Rispondo secca, concludendo l’argomento.
Voglio avvicinarmi a lei, ma non toccando questo tasto.
Tuttavia lei sembra sentirsi finalmente a suo agio, per cui osa ancora e mi chiede:
«Ti chiami Ice vero? Ice come ghiaccio, perché?» Curiosa domanda, mi sorprende il suo capire le cose così velocemente.
«Perché durante l’iniziazione, non ho mai ceduto alle lacrime. Sono stata più forte del dolore fisico e del secondo modulo. Non è da tutti.» Rispondo tranquilla, chi se ne importa se gli dico questo?
Sta per pormi un’altra domanda, quando ci ritroviamo di nuovo di fronte alla porta della palestra.
«Sta all’occhio Tris, è meglio.» Le lancio questo avvertimento, prima di varcare la soglia.
Sono sicura che a qualcosa le servirà, anche se devo capire cosa.

***

Odio il Giorno delle Visite.
Lo odio perché molte famiglie non verranno nemmeno, è un metodo da sadici, solo per vedere soffrire questi trasfazione disgraziati che non sanno nemmeno perché sono qui.
Il Pozzo è troppo affollato per i miei gusti e siccome non ho una famiglia proprio numerosa e amorevole passerò la giornata con Quattro.
Proprio quello che ci vuole, lui è in piena crisi ormonale e devo cercare di non dirglielo apertamente.
Come ogni anno la mamma di Marlene mi ha invitato a stare con loro, perché pur essendo Intrepida mi vede anche lei come una figlia.
Quattro lo vede più per quello che è, un Intrepido senza tante paure, ma so che gli vuole bene comunque.
Sono seduta sulla ringhiera che da sullo strapiombo e come dice Quattro, sto flirtando con la morte.
Lui è accanto a me, coi gomiti appoggiati alla balaustra, che si guarda intorno, come se fosse la prima volta.
«Secondo te cosa combinano gli Eruditi?» Esordisce Quattro a voce bassa. Quindi, lui sa.
«Non lo so, sto cercando di capirlo. Centrano.. lo sai chi centra.» Guardandolo dubbiosa.
«Chiederlo ad Eric è un errore, Hayley. Ti farai male.» Perché sa sempre tutto?!
«Eric non mi farà mai male, è l’unica cosa di cui sono certa.» Ribatto fissandolo intensamente.
«Devo ancora capire cosa c’è tra di voi.» Chiede curioso.
Quando deve essere Abnegante non lo è mai. Che strano.
«E tra te e la trasfazione bionda?» Rispondo inarcando il sopracciglio.
La bocca di Quattro si apre in un ghigno.
«Ce li ho sotto controllo, gli Eruditi. Sta tranquilla.» Cambia discorso, oh no, non perderò questa ghiotta occasione.
Gli Eruditi sono intelligenti ma prevedibili, posso pensarci tra cinque minuti.
Sto per sparare l’ennesima battuta velenosa quando mi accorgo di una cosa.
«La tua trasfazione è dietro di noi.» Sussurro sottovoce.
Quattro si volta e con mia grande sorpresa la madre della ragazzina, si rivolge a mio fratello. Lui non sopporta gli Abneganti, io ho un tasso più alto riguardo a loro.
«Ciao, mi chiamo Natalie, sono la mamma di Beatrice.»
E si stringono la mano.
Stringo gli occhi, un’Abnegante che stringe la mano, ah okay.
I Pacifici faranno la guerra ora?
Mentre parlano io osservo la faccia di Tris, che è un misto di incredulità e stupore.
La capisco, la capisco a pieno.
«Non so perché, ma hai un aspetto familiare, Quattro.» Commenta Natalie.
Oh no. Vedo Quattro irrigidirsi, mentre io nascondo il volto tra i capelli.
Una come me negli Abneganti è come una torcia nel buio.
Le spalle di Quattro sono rigide, che gioco di parole idiota.
Perdo le ultime battute del discorso, quando vedo Quattro dirigersi verso la parte alta del Pozzo.
Salto giù dalla ringhiera e con una corsetta sono accanto a lui, appesa al suo braccio.
«Hai conosciuto la tua futura suocera, dovresti essere felice!» Tuono allegra.
«Ti butto nello strapiombo Ice, posso farlo sembrare un incidente.» Ribatte acido.
«Ti mancherei troppo, fratellino.» Sibilo con voce mielosa.
«Non ne sarei così certo, io non mi faccio ingraziare da questi occhi verdi.» Lui non si fa ingraziare.
Quanto vorrei che fosse l’unico.

***

Finalmente sto per diventare Intrepida, ho passato il test.
Otto paure, il doppio di quelle di Tobias ma comunque un buon risultato.
Sistemo le mie cose estraendole dal cassetto una ad una.
Tobias è in giro per la residenza e io sono sola.
Il silenzio accompagna le mie azioni fino a quando Eric entra nella camerata salutandomi con un cenno.
«Hayley, la ragazza che non pianse mai durante l’iniziazione. Coraggioso vero? Di solito una Rigida non è così forte.» Esordisce, in tono quasi gentile.
Punto gli occhi sul suo tatuaggio appena fatto sul braccio per rispondere, increspando le labbra in quello che dovrebbe essere un ghigno.
«L’ultima volta che qualcuno mi ha chiamata Rigida, se non erro, era il tuo amico Clark, che si ricorda bene la rigidità del bastone. Ora se non erro nuovamente, è un Escluso.»
«Touchè.» Risponde divertito.
Il silenzio si propaga per alcuni secondi nella camerata quando la voce di Eric fa di nuovo capolino nei miei pensieri.
«Mi piaci, sai.»
Mi volto lentamente, spalancando gli occhi.
«Come prego?»
«Sì, mi piaci. Sei una bella ragazza e sei forte, mi attrai. So che è strano, ma è vero.»
Sono sorpresa. Davvero posso piacere ad un Erudito, ex Erudito, mi correggo, come Eric?
Cioè stiamo parlando di Eric, una delle persone più crudeli che ci sono tra gli iniziati.
Lo stesso Eric che combattendo mi ha rotto un polso.
Lo stesso Eric che odia a morte mio fratello perché è più forte.
«Buono a sapersi, che ne so, magari potrei ricambiare.» Rispondo alzando le spalle.
Togli pure il potrei, ricambio quasi sicuramente.
Con un lampo la scena cambia, mi ritrovo qualche mese dopo davanti alla porta di Eric, con dei fogli in mano.
Busso e sento un avanti arrivare flebile da dietro la porta.
«Deve piacerti tanto la tua stanza, nuovo Capofazione.» Esordisco entrando nella camera.
«E a te deve piacerti molto il tuo nuovo soprannome, Ice.» Ribatte Eric ghignando.
Poso i fogli su una scrivania e indicandoli mi rivolgo di nuovo a lui.
«Da parte di Max, non so cosa siano. Comunque Ice sono mesi che lo sento, mi annoia già.»
«C’è qualcosa che non ti annoia? Insomma, fai colpo su tutta la fazione, anche Max dice che sei una ragazza intelligente e molto affascinante. Non sei una che si annoia. Insomma hai neanche 17 anni e fai già colpo così?» Chiede ironico, mentre alzo gli occhi al cielo.
«Beh, mi so fare apprezzare.» Rispondo enigmatica, sedendomi sulla scrivania, accavallando le gambe e dimenticandomi di avere un vestito striminzito addosso.
«Certo se vai in giro così scoperta è ovvio che fai colpo, gambe chilometriche, occhi verdi e capelli neri.»
«C’è altro oltre quello, Eric.» Rispondo stringendo gli occhi.
Vediamo se ha ancora il coraggio di dirmi qualcosa.
«Lo so che c’è altro. Dietro quella faccina angelica si nasconde una specie di macchina da guerra. Una donna, cresciuta troppo in fretta anche se non so perché, che mette in ginocchio qualsiasi persona. Una donna forte, che non si spezza mai. Una donna che a differenza mia, sa dare il giusto peso alle persone e al suo lato umano. Una donna che non so come, riesce davvero a fare di tutto, senza sembrare debole. Sei la donna di cui ormai sono convinto di essere innamorato per tutti i motivi che ho appena elencato. E so per certo che sei tanto forte da non scappare davanti a questa patetica scena sentimentale che sta avendo luogo ora, perché non sei meschina. E so per certo che sei stupita da quello che dico, ma per una volta sento di dover essere sincero.»
Il mio cervello è un attimo in stand-by.
Eric, il Capofazione, che dice di essere innamorato di me.
Parliamo dell’Eric che terrorizza tutti con uno sguardo.
Parliamo dell’Eric che non prova sentimenti per nessuno.
Eccetto che per te, dice una vocina odiosa nella mia testa.
«Hai bevuto Eric?» Chiedo aggrottando le sopracciglia, cercando qualche segno dell’alcool o di qualche botta in testa o di che so io.
Tutto ciò non può essere reale. No.
«No Hayley, sono completamente sano, dannazione!» Si lascia cadere seduto sul letto.
È serio.
Mi potrei sentire male. Mi sento una ragazzina alla prima cotta.
Aspetta, lo sono!
Eric sembra piuttosto sconvolto dalla sua confessione.
Okay, parliamo di sentimenti? Tanto vale sganciare la bomba.
«Eric, ascoltami. Non sono l’unica che, come dici te, è piena di pregi. Anche tu hai qualcosa di bello, forse tendi a nasconderlo ma sono comunque brava a capire le persone. Sei disposto a tutto pur di proteggere qualcosa a cui tieni, riesci a spiazzare le persone, perché credimi, mi hai spiazzata. Sei maledettamente crudele è vero, ma riesci anche a essere dolce, so quanto ti schifa questo aggettivo ma non ne trovo di migliori. Sai capire anche le persone e sei intelligente. Davvero non capisco perché mostri il vero te solo a poche persone, cioè solo a me. E neanche sempre. Dici di essere innamorato di me e intanto di notte studi come uccidere Quattro. Ed è il lato che mostri raramente che mi piace di te. Mi piace il tuo tenermi testa e il tuo non sottovalutarmi. Mi piace come mi fai sentire, come se dopo diciassette anni il mio corpo reagisse a stimoli diversi dal dolore. E non so come definire quello che sento per te, ma suppongo sia qualcosa di simile all’amore. Mi rifiuto di crederci ma è così.» Dico tutto d’un fiato.
Se mi fermo a pensare non andrei più avanti.
Tutt’un tratto trovo le mie ginocchia interessanti e il vestito troppo corto.
Sento i suoi occhi grigi addosso, infatti non appena sollevo lo sguardo, lui mi fissa con un sorriso tirato e quasi triste.
Mi alzo dalla scrivania per sistemarmi il vestito mentre lui si alza dal letto e si avvicina, appoggiandosi accanto a me alla scrivania.
«Lo sai che non avremmo mai un futuro vero? Per il mio ruolo di Capofazione, per tuo fratello, per tutta la situazione che abbiamo intorno.» Dice fissandomi.
«Lo so Eric, non ho mai preteso una storia d’amore stile Pacifici sai? Roselline e petali ovunque con sottofondo musicale. A dir la verità non ho mai preteso una storia. Non sono psicologicamente in grado di affrontarla e neanche tu. Lo sappiamo entrambi che siamo in un cerchio senza uscita. Va bene così. Siamo stati sinceri, potremmo anche simpatizzare per i Candidi ma questo non cambia le cose.» Rispondo stanca.
Queste discussioni mi stancano.
Viaggiare nei miei sentimenti mi stanca.
«Ti sta bene il vestito.» Commenta serio.
Ma che diavolo succede?!
«Perché cambi discorso? Grazie comunque.» Dico accigliata, mentre una specie di risata riempie la stanza.
«Perché vorrei provarci, ma non posso. E vorrei eliminare il desiderio di sentirti davvero vicina almeno una volta. Ma non riesco.»
Non appena termina la frase mi si para davanti, appoggiando i palmi accanto ai miei, sempre su questa fantastica ed inutile scrivania.
È come se fossi intrappolata nelle sue braccia. Che immagine schifosamente romantica e lontana dalla realtà.
Sposta la mano solo per toccarmi e mettermi dietro l’orecchio i capelli, sfiorandomi il collo, provocandomi una scarica di brividi.
Devo solo respirare.
Lo fisso negli occhi ed è la cosa più sbagliata che potessi fare.
Quei maledetti occhi grigi mi mandano in tilt il cervello.
Devo articolare una frase con un senso logico.
«Eric, senti…» Mi posa un dito sulle labbra zittendomi.
«Shh, ti prego, non rovinare il momento, solo una volta.»
Non capisco cosa diavolo voglia dire quel solo una volta.
La sua mano si sposta dalle mie labbra alla mia guancia e con un gesto rapido riduce la distanza, la poca distanza, che c’era tra noi.
Sento le sue labbra premere e farsi spazio sulle mie e non capisco se davvero sto sognando.
Ah, questo.
Mi sento in fiamme.
Ma delle fiamme che mi fanno stare benissimo, non come quelle provocate dal dolore che mi faceva provare Marcus.
Mi sento viva, come se bruciassi.
Come se il calore delle labbra di Eric si irradiasse per tutto il corpo, come una scarica elettrica.
Involontariamente sposto il braccio intorno al suo collo, sentendomi per la prima volta in vita mia una normale adolescente.
Si stacca aprendo gli occhi, rimanendo soltanto a pochi centimetri dal mio volto.
Al diavolo, devo prendere in mano la situazione.
Stavolta sono io a ridurre lo spazio tra di noi, senza dargli tempo di parlare, per catturarlo in un altro bacio.
Sembra renderlo più sicuro questo mio gesto, dato che il braccio libero mi afferra per la vita e mi incolla al suo corpo.
Sta mirando a farmi perdere il controllo? No perché ci sta riuscendo.
Mi ritrovo contro il muro, accanto alla porta, sovrastata dal suo corpo.
Sento come in lontananza lo scatto della chiave nella serratura, vedi che ho ragione, non è così stupido.
Sento dei brividi molto più forti quando le mani finiscono a sfiorarmi la spina dorsale, sopra il vestito.
Si stacca nuovamente sussurrando:
«Hayley se andiamo avanti non credo di riuscire a fermarmi.»
«E chi ha detto che dobbiamo fermarci?» Aspetta l’ho detto davvero?
Sì, beh, chi se ne importa, è questo che voglio, credo.
La scintilla che vedo nei suoi occhi mi fa automaticamente sorridere.
Sorriso spento dall’ennesimo bacio, più irruento, più violento.
E giusto per buttare benzina sul fuoco, afferro i bordi della maglia e gliela tolgo, appoggiandogli una mano sul cuore.
Batte più forte del mio, il che è impossibile.
Sorrido di nuovo, mentre lui abbassa la zip del vestito, mettendomi le mani sulla schiena, lasciando lentamente cadere a terra questo coso diabolico, effettivamente indefinibile come vestito, mentre tolgo le scarpe con un calcio.
E l’aria fredda contro la schiena e le gambe sembra ricordarmi che sono seminuda davanti ad Eric, lo stesso Eric che è un Capofazione.
Arrossisco leggermente, abbassando lo sguardo.
«Non dirmi che ti senti in imbarazzo. Guardati. Ti preferisco decisamente senza vestito.» Dice quasi ironico, ora riconosco il vero Eric.
«Sai com’è, forse solo Quattro mi ha vista in queste condizioni. » Ribatto acida, mordendomi un labbro.
«Altro motivo per odiarlo. » Risponde enigmatico.
Non ho tempo per replicare che mi prende in braccio portandomi sul letto. E davvero quello che voglio?
Sì, voglio questo.

Mi sveglio di soprassalto scattando a sedere.
Non questo sogno. Non di nuovo.
Voglio solo dimenticarmi quel giorno, è meglio.
Stringo le labbra, come nella speranza di sentirmi di nuovo viva come un anno e mezzo fa.
No, avevo promesso di soffocare le emozioni.
Tra voi non c’è più nulla Hayley, non c’è mai stato nulla.
Sento il cuore accelerare, come a respingere questo pensiero.
Il nostro problema è questo.
Tra di noi fisicamente non c’è nulla, ma psicologicamente c’è tutto.
Il trambusto che c’è fuori, passi affrettati, mi scollegano un attimo da questi pensieri sbagliati.
Guardo l’orologio sul comodino.
3.38.
Ottimo orario per farsi le scampagnate, davvero.
Mi alzo tremante dal letto e mi avvio verso la porta, pronta a saltare al collo di chiunque abbia solo pensato di poter usare questo corridoio come passeggiata.
Appena apro la porta la poca luce proveniente dai neon d’emergenza mi infastidisce, facendomi stringere gli occhi.
Non appena metto piede al di fuori della porta qualcuno mi piomba addosso come un bue impazzito.
Sto per dare sfoggio alla mia finezza quando riconosco due occhi grigi che mi guardano con disapprovazione.
«Bell’orario per una scampagnata notturna, davvero.» Esordisco scocciata incrociando le braccia.
«Bell’abbigliamento il tuo.» Ribatte squadrandomi.
Oddio.
Sono sempre con la mia tenuta adatta ad ogni situazione, cioè una maglietta che termina appena sotto i glutei.
Prima il sogno, ora questo.
Inarco il sopracciglio, assumendo la mia solita espressione contrariata.
«Cosa diavolo ci fai sveglio a quest’ora? Scuoi agnellini per ammazzare il tempo?» Chiedo sarcastica.
«In realtà dormivo, quando hanno accoltellato un trasfazione, così me ne devo occupare.»
Sento il sangue ghiacciarsi nelle vene.
Dimmi che non è chi penso io.
«Chi è?» Chiedo molto più seria e in apprensione.
«Edward, il primo classificato.» Ah, la classifica.
Tris per ora si dovrebbe essere salvata.
E non è stata accoltellata. Sospiro rumorosamente, guadagnandomi un occhiata inquisitoria.
«Chi è stato?» Chissà perché ma ho qualche idea mia.
«Non si sa, ma sospetto sia stato Peter. È molto competitivo quel ragazzo.» Commenta piatto.
«Mi ricorda qualcuno.» Rispondo secca. È nella mia indole essere così odiosa.
«Non avrei mai accoltellato nessuno.» Ribatte offeso.
Si, ho decisamente esagerato.
Lo vedo andare via, ma lo impedisco afferrandogli il polso.
«Dove vai?» Chiedo cercando di mascherare il mio gesto.
No, non devo rivolerlo accanto. Non posso.
«In infermeria dove vuoi che vada?» Risponde gelido.
Lo posso sciogliere quel ghiaccio, devo scioglierlo.
«Vengo con te.» Dichiaro con un tono che non ammette repliche.
Tuttavia mi punta l’indice sul petto, fermandomi.
«Mettiti un paio di pantaloni, vorrei che la fazione rimanesse all’oscuro delle tue bellissime gambe.» Dice con un ghigno.
Maledette lui e le sue allusioni.
Mi fiondo in camera, infilandomi dei pantaloncini credo da uomo, che coprono fino al ginocchio.
Afferro al volo una felpa nera e mi fiondo al suo fianco.
«Così va bene signore?» Lo provoco mentre camminiamo, facendomi una coda.
«Sì, vanno bene. Mi auguro che tu abbia lo stomaco forte.» Dice prima di aprire la porta dell’infermeria.
Avevo capito che l’avevano accoltellato, non che avesse una lama conficcata nell’occhio.
Il medico Intrepido dice soltanto di stare calmo e di sopportare, prima di tirare fuori la lama con un gesto secco, portandosi via buona parte dell’occhio.
Afferro il braccio di Eric, conficcandoci le unghie. Dio credo di star per vomitare.
L’urlo lanciato da Edward mi scuote le viscere.
Potrei vomitare sul serio.
«Se la caverà?» Chiede Eric in un tono tranquillo.
«Lo portiamo all’ospedale, perderà l’occhio e non potrà continuare l’iniziazione. È un Escluso ormai. Avrai conferma domani sul suo percorso medico.» Risponde professionalmente il medico.
Sento Eric muoversi al mio fianco, cercando di uscire.
Io però, non riesco a muovermi.
È a questo che siamo arrivati?
Siamo arrivati a questo livello di crudeltà anche solo negli iniziati?
Il sistema sta crollando.
E ci faremo tutti del male.
«Ice forza, andiamo. Ti accompagno in camera.» Sussurra Eric, in modo che solo io posso sentire.
Mi trascina come un peso morto sino alla mia stanza ed entra con me.
Mi lascio cadere sul letto, portandomi le ginocchia al petto.
«Cosa succede adesso Hayley?» Tuona furioso dopo qualche minuto di silenzio.
«Succede che stiamo perdendo il controllo di tutto. Iniziati sempre più crudeli. Un giorno noi saremo in mano a loro. Quando ci siamo arrivati noi qua non era così. Ti hanno addestrato con l’odio da usare come combustibile. E tu farai lo stesso con loro. Stai facendo lo stesso.» Rispondo, parlando come una macchinetta. Fredda e vuota, senza sentimenti.
Obbiettivo raggiunto.
«Tu non capisci tante cose Hayley.» Risponde fissandomi a lungo.
Quando sollevo gli occhi trovo la forza per parlare.
«Invece il mio problema è che capisco troppo, Eric. Se Jeanine te lo chiedesse uccideresti qualcuno per le sue idee. Uccideresti anche me.» E la triste realtà è questa.
È destinato a distruggermi, fisicamente e forse anche psicologicamente.
«Non ti ucciderei mai e lo sai.» Risponde alzandosi.
«Lo farai Eric, lo farai.» Commento sicura.
Quanto vorrei sbagliarmi.
Ma purtroppo, come sempre, ho ragione.
Non ribatte stavolta.
Cosa sai che io non so, Eric? Cosa sai che può farmi vivere o morire?
Si alza dalla sedia silenziosamente e si avvia alla porta, quando i sentimenti vincono la lotta.
«Resta, almeno stanotte.» Sussurro appena.
Lo vedo bloccarsi di colpo per poi voltarsi lentamente.
Sembra quasi stia sorridendo.
«Prima dici che ti voglio uccidere e ora questo?» Chiede inarcando il sopracciglio e tendendo la pelle intorno al piercing.
«Se devo morire voglio farlo essendo felice o qualcosa di simile.» Rispondo stanca.
Ho bisogno di sapere che quel calore che mi manca, non ho bisogno di cercarlo in sogno.
Sembro averlo convinto, perche si toglie la felpa e si lascia cadere sul letto.
Lo osservo e sorrido involontariamente.
Odio dirlo, ma solo lui mi rende così felice.
Mi tolgo la felpa e i pantaloncini, spegnendo la luce.
Mi sdraio accanto a lui, fissandolo negli occhi per quanto questo buio lo permetta.
«Dobbiamo mantenere la promessa fatta un anno e mezzo fa.» Mi ricorda a mezza voce.
«Non voglio saltarti addosso né baciarti, voglio solo saperti qui.» Rispondo ridendo.
Il suo braccio mi circonda la vita, avvicinandomi a lui.
Lo sento reprimere un brivido quando le mie gambe nude si avvicinano alle sue.
Appoggio la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi.
Domani mattina lui non sarà più qua, mi sveglierò da sola.
Ma è meglio così.
È un nostro segreto, così segreto che è inviolabile anche dalla luce del giorno.
Perché la verità è questa.
Io e lui, non possiamo avere futuro.

***


È mezzogiorno e non ho nuovamente intenzione di alzarmi dal letto.
Come previsto, Eric è sgusciato via all’alba.
Meglio così, svegliarsi insieme è troppo sentimentale per i miei gusti e anche per i suoi.
La porta si spalanca di colpo lasciando spazio alla figura di Zeke.
«Brutto idiota bussare?! Magari ero nuda o con qualche ragazzo.» Urlo incrociando le braccia.
«Se eri nuda, buon per me. E non potevi essere con altri perché beh, ami solo me quindi.» Risponde ridendo.
Non riesco a rimanere seria e scoppio a ridere, lanciandogli un cuscino.
«Cosa vuoi Zeke?» Chiedo più tranquilla.
«Zip Line.» Risponde lui con ghigno furbo.
Zip Line equivale a uscire, senza Quattro ed Eric, libertà, aria fresca.
«Approvato!» rispondo saltando giù dal letto e afferrando il braccio che Zeke mi porge.
Che uomo galante!
«C’è anche Shauna?» Chiedo osservando Zeke.
«Certo che c’è! Vi porto a tutte e due, non sono un uomo geniale?- Risponde sorridendo come un idiota.
«No Zeke, sei un idiota.» Ecco appunto.
Zeke fa una finta espressione offesa, che quasi mi fa pena.
Poi ci penso seriamente e concludo che no, Zeke non mi fa più pena.
«Portate Uriah e Lynn?» Rito di iniziazione stile intrepidi, i fratelli maggiori portano i più piccoli.
«Sì, Marl non è venuta perché la signorina nell’ultimo combattimento ha preso una storta e si è fatta male, anche se poi ha riempito di pugni l’iniziata.»
«La delicatezza di Marl.» Commento ironica.
Con Zeke raggiungiamo in un baleno il binario, saltando sul treno.
Ed ecco la sorpresa.
Uriah si è portato Tris, che in teoria non ha un fratello negli Intrepidi, ma nel caso sorgano problemi suppongo di dover intervenire.
La vedo bene, ma abbastanza sconvolta.
Ah, Edward.
Inarco le sopracciglia e saluto Shauna con un cenno.
La vedo gesticolare in qualcosa di simile a “è lei quella che interessa a tuo fratello”.
Fratello che, se fosse qua, sarei morta.
Rispondo sì con un cenno della testa mentre Shauna riprende a gesticolare. Quello che comprendo è qualcosa di simile a “Le dico che sei sua sorella e tasto il terreno”.
Shauna riesce a essere l’esempio di donna curiosa a pieno in questi casi.
Alzo le spalle, faccia lei a sto punto, così Quattro uccide lei.
Mi lascio cadere accanto a Zeke mentre Shauna inizia a conversare con Tris.
Da qua riesco a sentire la conversazione senza dare nell’occhio, cioè per quanto stare seduta a gambe penzolanti sulla porta aperta di un treno possa non dare nell’occhio.
«Lo so chi sei. Sei la Rigida. Quattro mi ha parlato di te.» Sento Shauna borbottare.
Sì, proprio Quattro le ha parlato di lei.
Mi chiamo Quattro da oggi, è deciso.
Sento Tris ribattere debolmente qualcosa, con la voce docile.
Shauna ha preso il primo tasto bollente.
«Conosci bene Quattro?» Interviene Tris più decisa. Finalmente si espone un po’, santa ragazza.
Immagino il ghigno di Shauna e improvvisamente mi ritrovo a sorridere anche io.
«Sì, abbiamo fatto l’iniziazione insieme e mi ha aiutato, siamo amici.» Risponde Shauna con tono furbo.
Sta preparando la bomba, ne sono certa.
«Chi altro vi addestra?» Chiede indifferente la mia Intrepida troppo furba.
«Eric e lei, almeno è sempre stata presente, con Quattro perlomeno.» Risponde Tris rimanendo vaga.
«Ah Ice. Sì è sempre con Quattro…» Dice Shauna con leggerezza. Cosa diavolo vuol dire che sono sempre con lui?! Ah già, sono la sua babysitter.
Dopo qualche secondo di silenzio la voce di Tris mi fa quasi ribaltare giù dal treno.
«Stanno insieme lei e Quattro?»
Oddio è veramente convinta di questo.
Avevo una minima speranza, ma nulla.
Mi schiafferei una mano in faccia se potessi.
Sento la risata leggera di Shauna e quella più bassa di Uriah, che evidentemente ascoltava il discorso.
«No, è soltanto sua sorella.» Risponde picchiettandosi le labbra, osservandola come se potesse leggerle dentro.
Buona fortuna Shauna.
Mi alzo in piedi e urlo:
«Si scende!»
Lancio uno sguardo a Tris, mentre si avvicina al portellone.
E vedo una scintilla che mi fa sorridere.
Non mi vede più come nemica.
Mi vede come alleata.

La libertà che mi da questo posto mi fa sentire una vera Intrepida.
L’aria fredda e il vuoto sotto i piedi.
L’adrenalina a mille e il sangue che scorre nelle vene come lava.
Shauna che sorride, facendomi l’occhiolino, lasciandosi cadere nel vuoto legata a quelle imbragature che possono tradirci.
Appoggio il mento sulla spalla di Zeke, lasciandomi scompigliare i capelli dal vento.
Quando tocca a Tris le lancio un sorriso sincero, perché se lo merita.
Se lo merita perché è un’Abnegante che ha preso coscienza delle sue scelte e non ci rimugina sopra.
Perché sta crescendo, così velocemente che la potrebbe spaventare.
Mentre Zeke la imbraga sussurro:
«Stringi bene, se si fa male Quattro ti uccide.» Diabolica fino in fondo.
Mi diverto.
«Cosa diavolo centra Quattro?» Chiede corrugando la fronte.
Io alzo le spalle e Zeke sembra capire.
Spalanca gli occhi e sta per urlare.
Con una mano gli tappo la bocca.
La verità dobbiamo dirla agli amici più cari no?



Angolo autrice: Eccoci qua! Scusate il ritardo, ma da ora come minimo pubblicherò un capitolo a settimana.
E verità su Eric e Hayley sia! Ammetto che è OOC Puro ma mi piacciono tanto. Hayley e Tris amiche vi riservano moolte sorprese.

Megan

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Capitolo 5
*** The same. ***


Buona seconda parte dell’iniziazione cari.
Io starò nella mia camera finché questa cosa non sarà finita e poi tornerò dal mio unico vero amore.
Le armi.
Decisamente una bellissima ed inutile vita.
Che sta per essere movimentata da quei tre terremoti viventi che stanno bussando ora.
Mi alzo dal letto lanciando le lenzuola di lato e spalanco la porta, tornando esattamente dov’ero prima.
«Bella vita, complimenti. Ricca di problemi e azione.» Commenta Uriah fissandomi esattamente come farebbe Zeke.
«Lei, non ha da affrontare un’iniziazione. Noi sì.» Ribatte acida Lynn, dannazione!
«Siete la reincarnazione dei vostri adorabili fratelli maggiori voi due?!» Sbotto appoggiandomi alla testiera del letto.
Tutti e due assumono un’espressione disgustata mentre Marlene scoppia a ridere.
«Questo è un affronto.» Commenta Uriah imbronciato.
«Ecco, a differenza di Zeke tu quando ti arrabbi sei adorabile.» Commento ironica, nessun Intrepido ama essere definito adorabile.
«Ice, rischi la pelle. Te lo dico da amica.» Dice Marlene in preda alle risate.
Scoppio a ridere seguendola a ruota, osservando le espressioni sconcertate degli altri due.
«Ecco, ora torna seria e ascoltaci. Dobbiamo parlare.» Lynn mi terrorizza, ho dei dubbi che sia una donna, a volte.
Cioè sempre.
«Dimmi Lynn.»
«Tu cosa sai riguardo Shauna e Zeke? Si frequentano? Stanno insieme? Si piacciono?» Quello di Lynn sembra un interrogatorio. E la sua occhiata inquisitoria aumenta solo questa sensazione orribile.
L’espressione di Marlene è quasi mielosa, quella di Uriah dubbiosa e quella di Lynn disgustata.
Cioè questi tre pensano che quei due hanno una storia?!
Non ci ho mai pensato manco io!
Spalanco gli occhi fissandoli tutti e tre.
Sono seri?
Non voglio crederci.
Zeke e Shauna?
«Nemmeno io ho avuto pensieri così contorti, comunque.» Rispondo facendo una smorfia.
«Quindi vuol dire che tu non sai nulla?» Chiede Uriah grattandosi la guancia, con aria sempre più dubbiosa.
«Voi invece volete dirmi che lo pensate sul serio?!» Tuono sempre più preoccupata.
È follia questa.
«E se no per quale maledetto motivo te l’avremmo chiesto?» Risponde acida Lynn.
«Non so, ad esempio vi siete bevuti il cervello?» Chiedo sempre più incredula.
«Non rispondere ad una domanda con una domanda! Siamo seri!» Esclama Uriah in preda all’esasperazione.
«No, non so nulla e non credo stiano insieme.» Dichiaro esausta.
Questi tre hanno bisogno di un bravo psicologo.
«Quindi secondo te è insolito che Travis ci abbia provato con Shauna davanti a Zeke e che il giorno dopo Travis fosse in infermeria con una costola rotta perché è stato preso a pugni in un corridoio buio?» Chiede Marlene assumendo un espressione che si assume quando qualcuno non capisce qualcosa di ovvio.
Guardo Marlene, Uriah e Lynn cercando una risposta intelligente.
Che non trovo.
«Da quando Zeke è così… violento? Insomma, Zeke è scherzoso, chiacchierone e tutto! Non farebbe mai nulla del genere. Magari Shauna ha un altro spasimante, tipo un Eric!»
Stavolta gli ho sconvolti io. Persino "quell'adorabile" faccino che ha Lynn risulta… adorabile.
«Okay qua stiamo rasentando la follia. Cambiamo discorso prima che vomiti.» Esclama Marl disgustata.
Menomale che non conosce il segreto.
Sarebbe ancora più disgustata, indubbiamente.
«Bene, cambiando discorso, dovrei ritenermi orgogliosa di avere i primi tre classificati nella mia camera?»
Sorrido, sinceramente. Sono molto fiera di questi tre scriccioli, che scriccioli non sono.
Mi imitano, scambiandosi un’occhiata divertita.
«Siamo bravissimi, poco da fare.» Commenta Uriah, gonfiando il petto e beccandosi un pugno nello stomaco da Lynn.
Forse ora capisco perché Marl non vuole alterare questo rapporto. È qualcosa di stranamente spontaneo e dettato non da obblighi della fazione, ma solo dalla scelta di questi tre, che sono sedici anni che si conoscono e frequentano.
Hanno un loro equilibrio e in questa fazione è difficile trovarlo, lo so bene. Guardo Marlene sdraiarsi sul letto in preda alle risate mentre quei due iniziano a picchiarsi.
Diventerà probabilmente la donna che sogna di essere, me lo auguro.
Glielo auguro.
Okay devo smettere di fare pensieri da mammina in preda all'esaurimento e dire qualcosa di sensato.
Fare la mammina.
«Okay continuerete a picchiarvi dopo, avete un secondo modulo da affrontare! Se volete potete tornare dopo, se avete bisogno di parlare o sfogarvi.» Dico seriamente preoccupata, so cosa vuol dire affrontare quella fase che di botto ti piazza davanti i tuoi terrori.
«Non andiamo mica in guerra, tranquilla Ice!»Tuona Marlene allegra. Penso sia peggio della guerra, quelle simulazioni.
Mi sforzo a sorridere mentre lasciano la stanza.
Prima di chiudere la porta urlo un ultimo consiglio:
«Ah, provocate il primo in classifica, è un idiota.»
Il ghigno che sale sulle labbra di Lynn e Uriah mi basta come risposta, vediamo come si sta ad avere paura di qualcuno.
Odio quel Peter, appena diventerà un Intrepido, se mai lo diventerà, penso che lo ucciderò per sbaglio.
Un ghigno diabolico mi si stampa in faccia e non mi abbandona sino a quando piano piano non scivolo nel sonno.


Appena apro gli occhi la prima cosa che noto è un uomo, seduto sulla sedia che gioca con non so cosa.
Scatto a sedere e sto per urlare quando mi accorgo che è solo quell’idiota di mio fratello.
«Quattro dannazione!» Urlo lasciandomi ricadere tra i cuscini.
«Buongiorno anche a te Hayley.» Risponde aggrottando la fronte. «Spiegami per quale motivo sei qua.»
«Per vedere per quale motivo mia sorella sta diventando parte integrante del suo letto quando non so, magari potrebbe aiutare me con gli iniziati e le simulazioni.» Risponde in quel tono ovvio ed estremamente odioso. «Per quest’anno basta iniziati, iniziazione e affini. Sono stanca. Ho bisogno di una pausa e siccome posso prendermela lo faccio.» Guardo Quattro, che mi lancia un’occhiata disperata.
«Come sono andate le simulazioni?» Chiedo cambiando discorso e chiudendo gli occhi per qualche secondo.
«Bene, anche troppo.»
E questo è un enorme problema al 90% dei casi.
Mi siedo dritta e chiedo:
«Migliori tempi e di chi?»
«Tre minuti Tris, cinque Uriah.» Risponde funesto.
Il mio programma riposo forzato è decisamente saltato.
Esco dal letto infilandomi una felpa e osservando Quattro.
«Non è detto che lo siano, insomma Uriah ha gli stessi tempi di Eric e sappiamo entrambi che Eric è tutto tranne che un Divergente.» Sibilo l’ultima parola a denti stretti.
Sempre questo è il problema.
«Ho capito ma Tris, insomma tre minuti non li ho fatti neanche io. E neanche tu, cara mia.» Esclama allargando le braccia.
Dio che persona negativa.
«Solo perché tu avevi quattro paure e io solo otto, non vuol dire che non esiste gente migliore di noi Quattro! Non puoi dire quello che dici, senza prove. Sarebbe solo allarmismo, che fa agitare e che fa fare cose senza senso. Quindi calma!»
Uriah un divergente.
No, non è possibile.
Uriah, amico di Shauna e di mezza fazione che odia i divergenti. Uriah, lo stesso Uriah che dovrebbe essere un normale Intrepido per il resto dei suoi giorni.
L’immagine di Amar, anzi del cadavere di Amar mi appare come un lampo.
Scuoto la testa per scacciare questo bellissimo ricordo, primo di una infinta serie.
No, né Uriah né Tris faranno questa fine, in caso fossero quel che Quattro dice che sono.
«Terra chiama Hayley. Credo di aver detto qualcosa di troppo a qualcuno.» Dice Quattro, distogliendomi dai miei pensieri.
«E vediamo, questo qualcuno è bionda e si chiama Tris. Cosa diavolo hai detto?» Sbotto inarcando il sopracciglio, come se non avessimo abbastanza problemi così.
«In breve? Di quanto gli Intrepidi facciano schifo adesso.» Risponde accennando un sorriso.
Alzo gli occhi al cielo, cercando una risposta abbastanza acida.
«Ah sai com’è non ti ho obbligato io a sceglierli.»
Risposta abbastanza acida direi, anche troppo.
«Senti Tobias, sono stanca. Davvero, è una cosa mentale. Scusa per il mio ennesimo appunto al fatto che io sono qua per colpa tua perché esattamente nel giorno peggiore hai scelto di dimenticarti di tua sorella, ma fa niente, acqua passata. Ora, appena avrai news certe su le simulazioni ti aiuterò, ma ora ho bisogno di fare due passi.» Finisco di infilarmi i pantaloni ed esco, lasciandomi Tobias alle spalle.
Tendo a ricordargli troppo spesso l’iniziazione.
E anche se fa il duro, con me non attacca. So che malgrado tutto si colpevolizza ancora.
Ma per mia e sua sfortuna non sono più la bambina che piangeva in camera mentre suo padre picchiava la madre e il fratello.
Sono cresciuta e credo di aver sopportato troppo per solo diciotto anni di vita, vorrei non viverne altri diciotto così.
«Party alcolico, sono sicura che è quello che ti serve.» Commenta una voce dietro di me.
Shauna.
«Non saprei.» Rispondo sorridendo.
«Quattro dice che hai bisogno di alcool, quindi se lo dice il fratellino protettivo, io gli credo. Andiamo, una sbronza ti farà bene. E non puoi replicare.» Shauna mi afferra il braccio e mi trascina verso il pozzo. Bene, devo seguire i consigli della mia migliore amica e del mio adorabile fratellino.
Sbronza sia.

***


Sono al Pozzo da credo un ora e sono alla seconda bottiglia di qualcosa di forte, schifosamente amaro e anche abbastanza utile.
Mi sento leggera come una piuma.
E sento anche un po’ di nausea.
E mal di testa.
Ma viva la sbornia a questo punto.
Anche Quattro è più rilassato, lo vedo mentre parla allegramente con Zeke, ubriaco anche lui, ovviamente.
«Okay, io brinderei alla nostra Ice che finalmente ha lasciato la sua camera per fare festa!» Tuona Zeke barcollando.
Il primo brindisi serio lo diciamo dopo esserci scolati l’anima, mi piace questa cosa.
Afferro la bottiglia tracannandone un abbondante sorso.
La gola brucia ma è una bella sensazione.
«Quattro, voci di corridoio dicono che ti interessi una trasfazione, brindiamo anche a quello?» Dice Zeke sollevando la bottiglia.
Il mio cervello annebbiato dice che sto per andare nei guai.
«Voci di corridoio eh?» Dichiara Quattro guardandomi storto.
Assumo un’espressione angelica, sbattendo le ciglia velocemente.
Shauna e Zeke scoppiano a ridere mentre Quattro dalla disperazione si attacca alla bottiglia.
«Su, vogliamo saperne qualcosa di più!» Esclama Shauna, tornando seria, per quanto lo si possa essere nelle nostre condizioni.
Almeno una volta l’anno, anche al mese, ci riuniamo tutti e quattro qui per berci l’impossibile e sentirci meno pesanti.
Lo facciamo da due anni ed è come la Zip Line, un rito sacro che non intendo abbandonare.
Quattro è maledettamente simpatico in queste condizioni, in più non fa il fratello protettivo e mi lascia tranquillamente fare cosa voglio.
Anche se domani mattina dovrò pagare il mio scotto con un fastidiosissimo mal di testa che mi sta già venendo ora.
«È lì dietro, se è questo che volete sapere.» Commento appoggiandomi alla ringhiera che da sullo strapiombo, cosa che sconsiglio a qualsiasi ubriaco.
Sento mio fratello ridere a questa mia constatazione.
Decisamente lo amo da ubriaco.
Vedo l’occhiata furba che le lancia Shauna e vedo la faccia perplessa di Tris, che probabilmente pensava che io e Quattro fossimo due persone estremamente rispettose delle regole e contro tutte le meraviglie che può offrire una sana sbronza.
Motivo numero trecento ventitré per cui adoro aver lasciato gli Abneganti, non erano proprio la mia fazione.
A dire il vero, citando le parole di Max, sarei stata sprecata.
Sempre secondo Max, sono troppo sfacciata e bella per essere una modesta Abnegante che si chiude la giacca fino al collo.
Okay, sarò ubriaca ma Quattro che si avvicina di spontanea iniziativa a Tris non me lo perderò per niente al mondo.
Finalmente il mio caro fratellino si da una mossa!
«Flirto con la morte. Bevo accanto allo strapiombo. Non è una grande idea, mi sa.» Sento dirgli ad una Tris abbastanza sorpresa, anche se suppongo non possa competere coi suoi amici che sono a dir poco sconvolti.
Anzi, aggiungerei una cosa al discorso di Quattro, flirto con la morte e provo a flirtare anche con te ma sono negato quindi scusa.
Perfetto.
«Ti chiederei di unirti a noi, ma non dovresti vedermi così». Dichiara Quattro pensieroso.
Sì dai ho proprio bisogno di una nuova compagna di bevute, così le racconto come quell’idiota di mio fratello ci stia non provando con lei.
Sarei onorata di introdurre la mia futura cognata, spero, nel mondo dell’alcool e della trasgressione ma non credo di poterlo fare fino a quando Quattro è il suo istruttore.
Sarebbe un po’ ambigua come cosa, ma mi offro volontaria per farlo più avanti.
Il Candido, Al, la afferra e se la carica in spalla mentre Quattro torna da noi.
Vedo Tris agitare la mano nella nostra direzione, ora le mando un bacio. Non fosse per la mia reputazione, sì, lo farei.
«Un brindisi a questo Quattro audace!» Esclamo alzando la bottiglia verso di loro, per poi bere, di nuovo.
Mi appoggio alla ringhiera, sedendomici sopra.
Mossa estremamente pericolosa.
Mi si avvicina Mike, un Intrepido un anno più grande di noi, che lavora con me al poligono.
«Tenti il suicidio, Ice?» Chiede guardandomi di sottecchi.
«Flirto con la morte.» Amo rubare le citazioni poetiche al mio fratellino preferito.
«Voglio ancora avere una collega che mi aiuta a pulire le armi.» Commenta sorridendo.
È biondo con gli occhi scuri, non so perché mi sento a disagio a parlarci. Insomma non ha i classici occhi azzurri che sembrano passarti attraverso.
«Ce l’avrai ancora, non preoccuparti.» Rispondo sorridendo a mia volta, io sono tranquilla.
Anzi, non sono mai stata più tranquilla.
Mike mi si avvicina, mi afferra per i fianchi e mi tira giù da questa cosa traballante.
E non capendo esattamente come mi ritrovo spiaccicata quasi contro di lui con il mio viso a troppa poca distanza.
Che brutta situazione.
«È stato un piacere aiutarti piccola Ice.» Dice prima di lasciarmi un bacio sulla guancia e allontanarsi.
E non appena il mio campo visivo è di nuovo libero, vedo Eric.
È a qualche metro da noi che parla con qualche Intrepido o meglio, parlava.
Adesso mi guarda con gli occhi stretti e un’espressione abbastanza… arrabbiata.
Mi mancava solo Eric.
Incrocio le braccia e lo guardo contrariata, lui può fare cosa vuole e io no?
Simpatico, davvero.
Distolgo lo sguardo e con un ultimo sorso finisco la seconda bottiglia.
Bene, penso sia ora che io vada a dormire.
Ho decisamente la nausea e decisamente mal di testa.
«Vi lascio al vostro alcool e alle vostre spiegazioni riguardo i problemi del mio amato fratello, ho bisogno di dormire, mi fa male la testa.» Dichiaro passandomi una mano sulla fronte.
«Non reggi mica l’alcool, sei una ragazza inutile! Va a dormire che è meglio.» Risponde Shauna con un sorriso un po’ storto.
Mi avvio verso la mia stanza quando il corridoio inizia a girare, cosa strana per un corridoio tutto sommato.
Mi appoggio alla roccia e chiudo gli occhi, devo solo arrivare alla mia camera.
In pratica faccio prima a scalare l’Hancock.
«Potevi usare il tuo amico per scopi utili e farti portare in camera.» Commenta una voce gelida.
Non ho bisogno di aprire gli occhi per capire chi diavolo è.
«Eric, non mi serve una balia, grazie.» Commento sarcastica, dato che la babysitter sono sempre io.
«Non ti reggi nemmeno in piedi, è stata utile la sbronza.» Continua imperterrito.
Apro gli occhi e la sua espressione sprezzante e divertita mi fa venire voglia di prenderlo a schiaffi, di nuovo.
«Utilissima.» Rispondo staccandomi dal muro e riprendendo a camminare.
Ovviamente, dopo tre passi inizia tutto a girare, di nuovo.
Sto per perdere l’equilibrio quando il braccio di Eric mi circonda la vita e mi sostiene.
«Ti accompagno io, o svieni qua in mezzo.» Sbotta alterato.
«Sai qual è il mio problema? Bevo per sentirmi più leggera. E la persona che mi accompagna in camera rappresenta la metà dei miei problemi.» Dico chiudendo di nuovo gli occhi.
Sento Eric sospirare rumorosamente, per poi rispondermi rassegnato:
«E speri che Mike te li risolva?»
Seriamente, è geloso?
Secondo me lui non è Eric.
Apro un occhio per osservare la persona che mi sta accanto, sì è proprio Eric.
Potrebbe quasi piacermi questa versione, ma con la mente annebbiata non ne ho idea.
«No, per quello esiste un Capofazione geloso.» Rispondo ghignando.
«Io non sono geloso, solo che frequenti gente di basso calibro, pensavo puntassi più in alto.» Dice acido, che antipatico.
Spalanca la porta della mia camera e mi ci fionda dentro, lasciando finalmente la presa sul mio fianco.
Mi lascio cadere sulla sedia osservandolo mentre magicamente si sdoppia.
Nemmeno nei miei peggiori incubi ci sono due Eric.
«Ti vedo doppio.» Commento appoggiando la testa sul palmo aperto della mano.
Vedo il Capofazione scuotere la testa alzando gli occhi al cielo.
Mi alzo in piedi troppo velocemente e sento un conato salirmi in gola.
Faccio appena in tempo a fiondarmi in bagno che faccio fuori anche l’anima.
Sento le mani di Eric afferrarmi i capelli e raccoglierseli in una mano.
«Sei disgustosa lo sai?» Dice divertito.
Beato lui che si diverte!
«Ti uccido.» Sono le uniche parole che riesco a spiccicare prima di alzarmi e buttarmi dell’acqua in faccia.
Sto malissimo.
Dovevo decisamente bere meno, appunto per la prossima volta, che non rispetterò.
«Forza se aspetto te, posso morirci.»
Eric mi afferra tipo sacco di farina e mi porta in camera, lasciandomi sul letto ovviamente in modo rude.
Ehi io sto male! Un po’ di delicatezza non farebbe male sai!
Non ho la forza di ribattere nulla se non un gemito quando il piede sbatte contro il bordo del letto.
In compenso mi rimbocca le coperte.
Secondo me soffre di una strana forma di bipolarismo perché non è umanamente possibile ciò.
Prima è acido, poi geloso, poi sarcastico, poi rude, poi delicato.
Tutto ciò mi è incomprensibile, forse perché sono in uno stato di dormiveglia.
Sento l’interruttore della luce scattare, mentre la stanza piomba nel buio.
Eric si avvicina al letto e mi lascia un bacio in fronte, sussurrando:
«Però ammetto che ubriaca sei più violenta, mi piaci decisamente in questa versione. Potremmo scuoiare agnellini insieme.»
Sorrido mentre chiude la porta, allora mi ascolta quando parlo!
E poi cado finalmente nel sonno, abbandonando problemi, nausea e mal di testa in un’altra dimensione.

***


Apro gli occhi che è pieno pomeriggio.
Ed è come se qualcuno mi stesse martellando una tempia.
Ecco cosa odio della sbornia.
Il post sbornia.
Mi trascino in bagno e mi lavo il viso nella speranza che possa servire a qualcosa.
Serve solo a svegliarmi e a farmi sentire ancora di più il male.
Dannazione.
Mi rinfilo sotto le coperte nella speranza che passi, quando Quattro spalanca la porta, come posseduto dal demonio.
«Ciao anche a te.» Dico annoiata, inclinando la testa sul cuscino.
«È una Divergente.» Commenta rapido e visibilmente teso.
Queste tre parole hanno così tanto impatto su di me che per un momento il mal di testa è un lontano ricordo.
Non è possibile.
Non anche Tris.
«Come lo sai?» Chiedo scattando a sedere.
Una fitta mi colpisce le tempie e tento di reprimerla stringendo gli occhi. «Mah non saprei, mentre stava annegando in una teca di vetro ha rotto il vetro!» Risponde in preda agli isterismi.
È davvero Divergente.
Esattamente come Tobias.
Esattamente come me.
Ricordo ancora il giorno del test, quando Tori mi aveva detto che ero risultata Abnegante ed Erudita, cosa comica ora come ora.
Ero intelligente, ma ero anche altruista.
Non sono sincera, sono una bugia vivente, oserei dire. Candidi era escluso a priori.
Pacifici anche, cioè si vede.
Intrepida lo sono diventata. Ho trasformato il mio essere Abnegante in Intrepida per necessità.
«Dannazione.» Dico alzandomi e iniziando a fare avanti e indietro.
«Hayley rischia di finire nello strapiombo, non riesce a gestirlo!» Sbotta disperato.
«Non ci finirà Tobias! La proteggeremo, tu le insegnerai a gestire le simulazioni e io diventerò sua amica, così starà tranquilla.» Commento sicura.
Ho sempre Eric, posso proteggerla anche da lui, e di conseguenza dagli Eruditi.
«No Hayley no!»
«Quattro calmati! È ora che io e te facciamo due chiacchiere tra fratelli, non lo facciamo dal funerale di mamma.»
Mi siedo di fronte a lui e gli racconto quasi tutto, saltando magari la parte più imbarazzante che comprende me e lui nudi, di come è il mio rapporto con Eric.
Glielo dico solo per fargli capire che ho influenza su quel ragazzo più degli Eruditi e se per caso venisse fuori la cosa, posso sempre aggiustarla, spero.
È l’ultima cosa a cui posso aggrapparmi.
«Mia sorella piace al Capofazione che mi odia, che odia i Divergenti e gli Abneganti. E odio dirlo ma mia sorella è tutti e due. Hayley sei un disastro.» Commenta più rilassato.
«Sta di fatto che possiamo ancora salvarla Quattro, guarda me e te! Sono due anni che siamo in questa fazione e nessuno sa o sospetta di noi! Possiamo farcela, sarei disposta ad accettare Tris nella congrega “Divergenti super fighi” solo se mi dici cosa diavolo provi per lei.» Dico incrociando le braccia, cercando di sdrammatizzare questa situazione orribile.
«Ti odio.» Ribatte sorridendo.
Dai che un po’ di bene me ne vuole.
«Allora me la fai una confidenza da fratello?» Chiedo sbattendo gli occhi in modo disgustoso.
«Odio quando fai così. Comunque, diciamo che mi piace. Cioè, siamo rimasti soli un paio di volte e ha un bel carattere. Ti somiglia sotto molti versi, è testarda ed indipendente quanto te. Non mi ricorda casa per quanto possa essere un’ex Abnegante, cioè credo di esserne innamorato. Ah non volevo dirlo a voce alta.» Si nasconde il volto nelle mani per poi scoppiare a ridere.
Mi avvicino a mio fratello, afferrandolo per le mani e abbracciandolo, come farebbero due fratelli.
Togliendo i nostri punzecchiamenti, non siamo così affettuosi.
Da quando abbiamo lasciato casa, siamo diventati più indipendenti. Ci siamo staccati troppo, io in più diventando Ice ho alzato un muro, che forse ho rotto solo oggi.
Quattro ricambia l’abbraccio un po’ impacciato, diventa Intrepido fino al midollo.
«Sono contenta per te, considerando che la biondina ricambia.» Commento increspando le labbra.
«Non posso dire lo stesso, sono shoccato, insomma tu ed Eric. Non voglio parlarne.» Risponde reprimendo un brivido.
Ah, che fratello amorevole.
Chissà perché tra me ed Eric non funzionerà mai, è un mistero.
«Vado a parlare con Tori, dobbiamo capirci qualcosa. A dopo Quattro.» Con un occhiolino esco dalla stanza diretta al Pozzo.
Così in un’ora ho avuto la confessione di Quattro, ho scoperto che la mia futura cognata ex Abnegante è una Divergente e ho raccontato a Tobias parte del mio rapporto con Eric, che ora impegnativa.
E per terminare in bellezza, chi vedo uscire dallo studio di Tori?
Tris.
La guardo sorridendo, ripensando alle parole di Quattro e dico:
«Tatuaggio?»
«Chiacchierata con Tori, direi.» Commenta nervosa, mordendosi un labbro.
«Se ti serve qualche informazione particolare, posso aiutarti anche io. Se hai bisogno o sono nella mia stanza o al poligono, chiedi a Quattro comunque.» Ghigno non appena la vedo avvampare al nome di mio fratello.
Io le ho lanciato un avvertimento, sta a lei accettarlo o no.
«Grazie.» Sussurra flebile.
«Ah, ho visto l’articolo, non prendertela troppo. È normale.» Dichiaro tranquilla.
«Mio padre non è Marcus Eaton.» Sbotta stringendo gli occhi.
Sento chiaramente dei brividi lungo la schiena, perché quel nome? Lei non sa chi siamo, non ancora.
Prendo un respiro profondo, cercando di calmarmi.
«Basta che lo sai tu, fregatene degli altri. Devo andare.» Dico velocemente, infilandomi nello studio di Tori.
Maledetto Marcus.
Vedo Bud fissarmi stranito, per poi dirmi:
«Non ci credo, lce che finalmente ha deciso di farsi un altro tatuaggio.»
«No Bud, sono sempre dell’idea che il mio rampicante sulla caviglia sia abbastanza, ma continua a sperare.» Dico sorridendo, sono una causa persa.
«Bud, smetti di sperare, è senza speranze.» Commenta la voce divertita di Tori.
Sorrido verso Tori per poi tornare a rivolgermi al tatuatore.
«Mi presti Tori per dieci minuti? Dobbiamo parlare di cose da donne.» Faccio un occhiolino per risultare più credibile mentre la risata di Bud riempie lo studio facendoci cenno di andare pure sul retro.
«Non sei per niente credibile lo sai?» Commenta Tori sedendosi su un divanetto sfondato.
«Non sono abbastanza gallina per le altre Intrepide? Sono felice. Dobbiamo parlare di una cosa seria.»
«Non avevo dubbi, dimmi.»
«l risultato del test di Tris, quello reale.» Dico sottovoce.
Tori alza un sopracciglio guardandomi stupita.
«Perché oggi la sua divergenza è l’unica cosa di cui parlo? È appena uscita.»
«Perché l’ha scoperto Quattro e vorremmo fare in modo che non lo scoprano altri.» Rispondo accondiscendente, stringendo leggermente gli occhi.
«Abnegante, Intrepida ed Erudita.» Dice Tori schioccando la lingua. Addirittura tre risultati?!
La sua Divergenza è forte, problema in più.
«Tre sono tanti.» Non riesco a nascondere il mio sgomento a Tori, che inclina la testa.
«Lo so, è un pericolo in più. Ho sentito che Eric e gli altri Capofazione cercano sempre più attivamente i Divergenti, insieme agli Eruditi. E la cosa mi preoccupa non poco.» Commenta Tori picchiettandosi il mento con le dita.
«La mente e il braccio, l’intelligenza e la forza. Combinazione adatta ad una guerra.»
«Ma non credo che vogliano una guerra! Contro chi poi?» Sbotta Tori indignata.
«Abneganti, non capisco bene perché, a dirla tutta. Ora come ora voglio solo provare a salvare la vita ad un’innocente sedicenne. Molto altruista o coraggioso da parte mia, sta a voi scegliere come vederla.» Rispondo ironica.
«Sai, tu pensi che io non mi ricordi bene di te. Eri un’Abnegante strana, con questi occhi era impossibile non notarti. Non tenevi la testa bassa e sorridevi disinvolta. Quando ti ho comunicato cos’eri non hai fatto una piega. Quel maledetto test potrà dire cosa devi essere, ma non cosa sei. E lo sai benissimo.» Dice Tori fissandomi intensamente.
Esatto, ero un’Abnegante con la madre morta, il padre che la picchiava e tanta voglia di chiudere con il passato.
Se basta questo a farmi essere Intrepida, beh, ottimo.
«Grazie Tori, ti lascio al tuo lavoro.» Con un rapido cenno della mano mi dileguo per il Pozzo, diretta al poligono.
Abneganti, Divergenti e Marcus sembrano essere la perfetta descrizione della mia giornata.
Il freddo del ferro dovrebbe rilassarmi, il potere dell’aggeggio che mi ritrovo in mano.
Scarico un intero caricatore contro il bersaglio, osservando il mio risultato.
Tutti centri perfetti, mi apprezzo da sola.
Sento un applauso provenire dal fondo della sala e mi volto di scatto.
«Complimenti Ice, sempre più sorpreso da te.» Esordisce Max con un sorriso.
Accanto a lui c’è Eric con un’espressione quasi soddisfatta. Quasi, ovviamente.
Pensava che dopo la sbornia avrei perso la mira?
«La fortuna di una non principiante.» Commento ridendo.
Max si avvicina, sedendosi sul bancone delle armi, mentre Eric rimane in piedi a squadrarmi come preoccupato.
Suppongo che si noti lo stress che ho in corpo, dato che o sto nel letto o mi accanisco contro un bersaglio.
Odio dirlo, ma mi conosce bene.
«Mi serve il tuo aiuto a convincere Quattro per un lavoro.» Commenta Max guardandosi intorno, mentre Eric assume una delle espressioni più disgustate del suo arsenale.
Mi sforzo di non scoppiare a ridere e faccio passare tutto per normale tosse.
«Max, non credo lo voglia. Poi sai quanto lui ed Eric vadano d’accordo, meglio tenerli divisi, fidati.» Rispondo facendo l’occhiolino, provocando la bassa risata del Capofazione.
«Hai ragione anche in quello. Hai trovato qualcuno? Insomma a diciotto anni io conoscevo già mia moglie.»
Okay questo è decisamente imbarazzante.
Nascondo l’ennesimo sorriso mentre Eric mi guarda come a sfidarmi.
Rimango sempre dell’idea che userò lui come bersaglio, prima o poi.
«No Max, sono troppo Intrepida per interessarmi all’amore.» Commento evidentemente sarcastica.
«Qualcosa te lo perdi, comunque se vuoi qualche consiglio, mi dispiace per te. Noi dobbiamo andare, ciao Ice.» Con un sorriso da parte di Max e un ghigno odioso da parte di Eric i due abbandonano la stanza.
Sono pronta a combattere una qualsiasi guerra?
Una guerra con il mio passato, coi miei ricordi, con i miei problemi, contro quella Hayley che ho nascosto nell'armadio?
Guardo il bersaglio, concentrandomi sui fori.
Sì, posso farlo.


Angolo autrice:
Eccoci qua! Stavo per pubblicare ieri, poi la badante dei vicini è rimasta bloccata in ascensore e avevo il palazzo invaso dai pompieri, così vagavo su e giù alla ricerca di chiavi per botole e bottigliette d’acqua, le due ore più divertenti.
Ho scritto questo capitolo guardandomi Divergent in inglese e Jay Courtney mi ha distratto abbastanza, non sarà l'Eric perfetto del libro ma mi piace tantissimo!
Questo capitolo... mmm che dire? Viva la sbronza! Stavo pensando di fare un paio di capitoli senza Eric ma ho cambiato idea, perché comunque mi dispiace togliervi il punzecchiamento giornaliero!
Il nostro Quattro si confessa!
I prossimi capitoli, dall’attacco in poi saranno un po’ più complessi, perché affronteranno il rapporto Hayley/Marcus e il semicrollo psicologico di lei, visto che qualcuno a caso, tipo Eric, combina un po’ di danni. Ovviamente non sarà solo quello, è comunque una diciottenne alle prese con quella che sembra una guerra. Ma anche Eric ci riserverà piaaacevoli sorprese.
Spoiler dal prossimo capitolo:
-Si delineerà un gruppo, che sarà utile soprattutto nella seconda parte, quella di Insurgent.
-Flashback sul funerale di Evelyn.
-Attacco a Tris e varie reazioni.
Se siete bravi, potrei riservarvi due sorprese, un capitolo in anticipo e qualche informazione su qualche possibile prestavolto.
Megan

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Capitolo 6
*** A Little Girl ***


Non sono mai stata ad un funerale e diciamo che il primo a cui assisto non vorrei fosse quello di mia madre.
È morta partorendo mio fratello o mia sorella.
Ha lasciato me e Tobias con Marcus.
Giochicchio con il bordo della camicia con le gambe a penzoloni sul divano, mentre Tobias fissa al di fuori della finestra, appoggiato sul davanzale.
Marcus è in cucina che firma alcuni documenti per poi procedere al funerale.
La mamma è davvero morta.
L’ennesima lacrima scappa dal mio controllo e mi ritrovo ad asciugarmi le guance, per l’ennesima volta in questi due interminabili giorni.
Sembra quasi che la pelle non faccia in tempo a tornare pallida che il contorno occhi diventa rosso, di nuovo.
Perché mamma?
Perché ci hai lasciati soli?
Ci ha abbandonato, abbiamo solo sei anni.
Non appena Marcus torna in salotto osserva me e Tobias per dire:
«Dobbiamo andare, c’è il funerale. Forza.» Davanti al suo amico consigliere ci afferra le mani, mostrandosi triste.
Ma lui non lo è.
Non ha versato un lacrima per sua moglie.
Non una lacrima in due giorni.
Ma quella era la moglie che picchiava, insieme ai figli.
Osservo la cintura marrone che indossa, che staglia così tanto sul grigio.
Chissà quella cintura quante volte si è macchiata del sangue di mamma.
Vorrei soltanto urlare.
Urlare quanto male faccia perdere una madre a neanche sei anni.
Urlare i motivi per cui non possono abbandonarci con Marcus.
Urlare cosa siamo costretti a sopportare e come il cuoio freddo diventi caldo sulla pelle.
La mamma almeno ce l’ha fatta a scappare da quest’inferno.
Vorrei lasciare la mano a Marcus ma non posso.
Dobbiamo salvare l’apparenza di famiglia in lutto e unita.
La chiesa di quartiere è esattamente come tutto il resto, spoglia e semplice.
Vedo tutte le famiglie Abneganti andare a fare le condoglianze a mio padre, che sembra davvero dispiaciuto.
Ma non lo è.
Tutte le donne tengono la testa bassa, in segno di rispetto, come saluto.
Tobias si guarda le scarpe, io osservo tutte quelle bambine, per mano alle loro mamme.
Quelle mamme che le cresceranno come loro, che le legheranno i capelli e abbottoneranno la camicia.
Io dovrò fare tutto da sola.
Io crescerò da sola e diventerò quel che voglio. Non ho nessuno che mi farà da modello.
«Come stai?» Chiede Tobias appoggiandomi una mano sulla spalla.
«Come una bambina alla quale è morta la mamma.» Commento fredda.
«Non chiuderti in te stessa Hayley, è anche mia mamma.» La voce dolce di Tobias arriva bassa.
Mi sto estraniando, come dice lui. Ho soltanto sei anni.
Sono troppo piccola per tutto questo.
Ma la tua giovane età non ha impedito la morte di tua madre.
Vorrei che fosse tutto solo uno stupido sogno.
Sospiro, guardando Tobias e afferrandogli la mano.
Ascoltiamo la cerimonia funebre, mano nella mano, sperando di trovare quella forza che manca.
È come se questa morte ci avesse aggiunto dieci anni di vita.
Sento una mano appoggiarsi sulla spalla e grazie ai brividi provocati da quel tocco, so che è di Marcus.
«Noi andiamo a cremare la mamma, forza vi porto a casa. Mi aspetterete lì.» La sua voce sembra quasi dolce, solo perché dietro di lui c’è un suo stretto collaboratore, Andrew Prior.
Poco dietro di lui c’è la moglie coi due figli, credo si chiamino Beatrice e Caleb, ma non ho la abitudine di frequentare altri bambini, soprattutto più piccoli. Non sono così socievole, anzi, io e Tobias siamo piuttosto taciturni.
Anche il tragitto verso casa è silenzioso, ma abbastanza tranquillo.
Quando la porta si chiude alle nostre spalle, vado a sedermi sul divano, dove mamma mi faceva i capelli.
«Hayley, so che è dura. Ora siamo io e te contro Marcus. La mamma non ci ha abbandonato, non l’avrebbe mai fatto. Non è stata una sua scelta. Però sono sicura che volesse che io e te restassimo uniti, vicini. Siamo le uniche persone su cui possiamo contare. E io non ti lascerò mai sola, capito? Marcus non ti farà del male, ti proteggerò io, la mamma sarebbe d’accordo. Cresceremo e ci lasceremo tutto alle spalle nel giro di qualche anno. Devi solo essere forte, per me, per te e per la mamma. Sei la donna di casa adesso. Fai in modo di essere come mamma, è quello l’esempio che dobbiamo seguire. »
Le lacrime riescono a superare la barriera, bagnandomi di nuovo le guance.
Sorrido stanca a Tobias, è così intelligente per la sua età.
«La mamma sarà fiera di noi sorellina, te lo prometto.»
E mi abbraccia.
Adesso è questo il mio posto sicuro, tra le braccia di mio fratello.



«Terra chiama Ice.» La voce di Shauna mi distoglie da questa specie di sogno ad occhi aperti.
«La mensa non è il posto per pensare a quanto sia bello il mondo.» Continua imperterrita, squadrandomi e inarcando un sopracciglio.
Scoppio a ridere addentando un pezzo di carne.
«Shauna, il mondo fa schifo, comunque.» Commento annoiata.
Se pensi al funerale di tua madre, soprattutto.
Non penso di averla resa orgogliosa di me, dopotutto.
Sono una macchina da guerra che con gli anni ha iniziato ad odiarla, insieme a Marcus. Non sono stata la figlia che lei voleva, né la figlia che dovevo essere.
Poco importa, ora sto decisamente bene.
So prendermi cura di me stessa, so difendermi e so proteggermi.
«Quanto positivismo, sei impressionante Ice.» Dice Zeke divertito. È appena arrivato e si lascia cadere a peso morto sulla panca, accanto a Shauna mentre Quattro si siede accanto a me.
«Grazie Zeke, essere positiva non è il mio talento principale.» Commento ironica.
Sento lo sguardo di Shauna perforarmi la fronte, infatti mi fissa intensamente, come a volermi entrare nel cervello.
Devo trovare un argomento che concentri l’attenzione non su di me.
«Ah, giusto. I vostri fratelli più Marlene sono convinti che voi stiate insieme. Mi hanno chiesto informazioni.» Dico con un ghigno diabolico.
Shauna, che stava bevendo, inizia a tossire.
L’ho fatta soffocare con l’acqua, geniale.
Zeke spalanca gli occhi, picchiando annoiato la mano sulla schiena di Shauna, che prova lentamente a riprendere a respirare.
Quattro, non fa una piega e continua a mangiare la torta.
Interessatissimo.
«Cosa?!» Tuona Shauna che a quanto pare ha ripreso a respirare.
«Sono venuti nella mia stanza a farmi l’interrogatorio, e Lynn è inquietante.» Continuo arricciando le labbra, ripensando allo sguardo della “sorellina” di Shauna.
«Sono solo fantasie.» Risponde Shauna trovando improvvisamente interessante la bistecca che ha nel piatto.
Zeke invece sembra trovare interessante i neon della sala mensa.
Tiro una gomitata a Quattro lanciandogli un’occhiata eloquente, se sa qualcosa e non me l’ha detto lo uccido, adesso.
Ricambia l’occhiata alzando le spalle e assumendo un’espressione “e io in tutto questo cosa diavolo centro?”.
Sì, va bene torna a mangiare.
«Sono solo fantasie?» Chiedo inarcando il sopracciglio, questi due non me la raccontano giusta.
«Certo.» Risponde vago Zeke, cercando di non toccare Shauna, cosa improbabile per due seduti su una panca molto piccola.
«Shauna Cooper.* Aspetta voi due…?» Chiedo indicandoli col dito e stringendo gli occhi cercando di assumere un’aria inquisitoria.
Shauna stringe le labbra assumendo un’aria innocente, come se fosse una cosa normale.
«E tu non me l’hai detto?!» Sbotto sorridendo.
Quattro mi guarda storto mentre Zeke assume un’espressione indignata e stupita.
«Non pensavo di essere obbligata!» Commenta alzando le spalle e guardandomi male.
«Certo che lo sei! Sei la mia migliore amica!»**
Zeke si gratta la testa cercando di estraniarsi mentre finalmente Quattro accenna un ghigno, mostrando di far parte della conversazione anche lui.
«Siete una bella coppia però» Dice indicandoli con la forchetta.
«Noi non siamo una coppia.» Dichiarano all’unisono.
Interessante, non è la prima volta che sento questa adorabile frase.
«E cosa siete? Amici con l’interesse dello stesso sport nel letto?» Chiedo ironica, vedendo arrossire Shauna.
Devo stare attenta a lei, potrebbe tranquillamente tirare fuori discorsi imbarazzanti.
«Ice.» Scandisce Zeke guardandomi male.
«Zeke! Insomma ho il diritto di sapere, devo preparare altro alcool in questo caso!» Sbotto con tono ovvio.
Se i miei migliori amici si mettono insieme lo voglio assolutamente sapere!
Merito di sapere queste cose per principio.
«Tu non bevi per un po’.» Commenta Quattro secco, beccandosi un’occhiataccia.
«Non è questo l’argomento principale! Insomma cosa c’è tra voi due?» Continuo sbattendo gli occhi, forse lo sguardo da bambina indifesa funziona.
«Niente.» Rispondono insieme con tono monocorde.
Incrocio le braccia al petto mettendo il broncio.
Vedo Quattro alzare gli occhi al cielo e guardarmi storto.
Sì, secondo lui dovrei farmi i fatti miei perché è così che si fa.
Ma siccome io non sono più un’Abnegante ho tutto il diritto del mondo di essere curiosa.
Mi alzo e afferro Shauna per un braccio trascinandomela dietro ed ignorando le sue deboli proteste.
Lo sa che al mio interrogatorio non può sfuggire.
Se mi impunto sono peggio di Lynn, Uriah e Marlene insieme.
Chiudo la porta della mensa con un calcio e mi appoggio alla parete di roccia, incrociando di nuovo le braccia.
«Dimmi tutto, ora.» Dichiaro con un tono di voce freddo, cercando di sembrare minacciosa.
«Mi fai paura.» Commenta Shauna piegando leggermente la testa.
Le lancio l’ennesima occhiataccia.
«Okay, okay. Non l’abbiamo fatto intenzionalmente. La sera della Cerimonia della Scelta ci siamo scolati una bottiglia io e lui ed anche se non eravamo così ubriachi è successo. Il mattino abbiamo semplicemente deciso di fare finta di niente. Poi però ha picchiato Travis, senza degnarmi di una spiegazione con un senso! E sono un po’ confusa.» Ammette grattandosi la fronte.
Ah, prima o poi i problemi d’amore toccano a tutti.
Zeke ha picchiato Travis, che ci ha provato con Shauna. Quei tre demoni ci hanno visto giusto.
«Non ha senso.» Ho detto così tante volte questa frase che ho perso il conto. Ma non ha senso comunque, Zeke non è violento.
E soprattutto Zeke non è interessato a Shauna, credo.
Penso di essermi persa il passaggio amicizia/qualcosa in più.
Ammesso che questo passaggio ci sia mai stato.
«Ne sono consapevole, grazie per l’aiuto.» Commenta ironica Shauna alzando gli occhi al cielo.
«A te interessa Zeke in quel modo?» Chiedo a bruciapelo.
Shauna arrossisce di botto. Che carini gli Intrepidi in questa versione, non sono proprio bravi coi sentimenti.
Parli tu, commenta la mia coscienza, fantastico.
«No…» Risponde poco convinta.
Inclino la testa spalancando gli occhi, così continua.
«Sì, cioè forse. Non lo so lo conosco da così tanti anni, non l’ho mai visto in quel modo, è come se fosse solo il mio migliore amico. Non lo so è strano!» Sbotta mettendosi le mani nei capelli.
Provo a trattenermi ma scoppio a ridere, beccandomi un pugno sulla spalla da Shauna, che fissandomi inizia a ridere anche lei.
Diciotto anni e sembriamo trentenni zitelle, le meraviglie di questa fazione e il non affrontare la realtà delle cose.
La porta della mensa si apre mentre continuiamo a ridere.
«Queste due non sono normali, ridere da sole in un corridoio vuoto.» Commenta Zeke rivolgendosi a Quattro, che alza le spalle in segno di resa.
Ci ha rinunciato anni fa con me.
«Ezekiel Pedrad, prova a dire ancora una volta che sono matta e ti uso come bersaglio.» Dichiaro appoggiandomi alla spalla di Zeke, con un sorrisetto degno di una serial killer.
«Mi spaventi.» Dice reprimendo un brivido.
«Basta minacce di morte, andiamo a farci due passi!» Tuona allegra la mia amica.
«Quattro sai la classifica?» Chiede come un lampo di genio Shauna.
Giusto, la classifica dell’andamento.
Che cosa inutile.
«Sì, degli interni tua sorella è prima, Uriah secondo e Marlene quarta, ma molto vicina al terzo, un idiota di prima classe. Dei trasfazione prima Tris, secondo quell’idiota di Peter.» Dice Quattro annoiato.
Uriah deve aver capito che o peggiora o lo scoprono.
Non che secondo sia male, però è meglio mantenere un basso profilo.
Cosa che purtroppo non posso dire di Tris, da una delle ultime a prima.
Speriamo non diano peso a questo.
«C’è sempre un idiota di troppo?» Chiede Zeke saltellando.
Quattro risponde con un ghigno, quando un rumore proviene dal poligono.
Tipo uno sparo.
«Chi diavolo spara a quest’ora?» Tuona Quattro guardandomi, d’altronde sono io responsabile di quel posticino.
«Che ne so io. Non ci dovrebbe essere nessuno, secondo le regole.» Rispondo inarcando un sopracciglio.
«Mi era sembrato di sentire dei rumori» Commenta Quattro ironico.
«E si scopre che è quell’idiota di mio fratello, non si può entrare qui fuori orario. Attento, o Quattro lo dirà a Eric, che come minimo ti fa lo scalpo.» Esclama Zeke ridendo.
L’alta considerazione che tutti hanno di Eric è impressionante.
Insieme ad Uriah ci sono ovviamente Lynn e Marlene e con mia grande sorpresa anche Tris.
Almeno sa scegliersi gli amici.
«Tu non lo diresti a Eric» Dice sicura Lynn, guardando di sottecchi Quattro.
Saremmo un bel gruppo però.
Io e Tris siamo abbastanza intelligenti per capire quando qualcosa non va, l’ho notato durante gli scatti d’ira di Eric durante l’addestramento.
D’altronde Erudita non è apparso su quel maledetto monitor ad entrambe per un caso.
Quattro e Uriah ci sanno fare col combattimento, sono i migliori in questa stanza.
Uriah deve ancora migliorare la tecnica, quindi mi aspetto molto da lui.
Lynn con il suo carattere spigoloso riesce a tenere tutti coi piedi per terra, senza staccarsi troppo dalla realtà. È questo suo essere scontrosa che impedisce a chi la circonda di sognare troppo.
Zeke, oltre ad essere abile con le armi, con la sua allegria riuscirebbe a far ridere anche in tempo di guerra, se mai ci sarà.
Marlene e Shauna ragionano anche coi sentimenti, che alla fine giocano una parte importante in tutto.
Combinati con Lynn e il suo caratteraccio trovano un equilibrio.
Sì, saremmo un gruppo perfetto.
Esco avvicinandomi a Lynn, circondandole le spalle con un braccio, sapendo quanto lei odi il sentimentalismo, in modo tutt’altro che femminile.
Tuttavia non mi scansa, mi lancia solo un’occhiataccia mentre Zeke e Uriah si punzecchiano, sai che novità, e Marlene divide il suo muffin con Shauna.
Voltandomi leggermente vedo Quattro che è rimasto indietro con Tris, che proprio in questo momento gli prende la mano.
Il primo pensiero che mi attraversa la mente è l’espressione imbarazzata e spensierata di Quattro, erano anni che non lo vedevo così rilassato e in pace con il mondo intorno a lui.
Tris sembra ancora più imbarazzata e dubbiosa del suo gesto, ma secondo me non ha sbagliato.
Quei due, tutto sommato, si completano.
Sono sicura che Tris può distruggere quella corazza che Quattro ha messo, già il fatto che gli parli dei problemi della fazione mi fa pensare positivo.
Quattro non lo farebbe con chiunque.
E in questa fazione, dalla cerchia del chiunque oltre lei posso escludere me e l’allegra banda con cui sto camminando.
Tris ci raggiunge correndo, prendendo il corridoio di destra insieme ai miei tre interni preferiti.
Io, Quattro, Zeke e Shauna ci dirigiamo a sinistra, salutandoci davanti alle porte delle nostre camere.
Quando rimaniamo solo io e Tobias, di fronte alla porta della mia stanza riesco soltanto a dirgli:
«Sono felice che finalmente ti stai aprendo, non sprecare quest’occasione.» Gli accarezzo una guancia, infilandomi in camera.
Ringrazio ogni giorno qualsiasi cosa ci sia lassù, da diciotto anni, per avermi dato la mia salvezza, mio fratello.

***

Alzarsi questa mattina è meno pesante del solito.
Non sento quel macigno premermi lo stomaco come ogni mattina da qualche giorno.
Mi sento bene, tranquilla.
Forse posso ritrovare il mio equilibrio, basta solo riabituarsi a questa vita circondata da ex Abneganti o Divergenti.
A questa vita che comunque andrà, non prevede me ed Eric insieme.
A questo pensiero non sento lo stomaco contrarsi, tuttavia sento solo invadermi il petto da qualcosa che sembra rassegnazione.
Forse, finalmente sto iniziando ad accettarlo.
Non ho bisogno di una storia d’amore per sentirmi una donna completa e realizzata.
Entro in mensa e stranamente sono arrivata prima di Quattro, prima volta nella storia.
Mi lascio cadere nel tavolo dove c’è Shauna, che mangia l’ennesimo muffin.
Non appena mi siedo Quattro fa il suo trionfante ingresso sedendosi accanto a me.
Il mattino non amiamo molto parlare, ci manca la caffeina in corpo.
Quattro inizia a imburrare un pezzo di pane, mentre io soffio sulla tazza del caffè, quando Tris entra in mensa.
Ringrazio il mio autocontrollo che impedisce di farmi cadere di mano la tazza.
Ieri non aveva così tanti lividi.
L’hanno pestata abbastanza bene, oserei dire, vedendo la sua difficoltà nei movimenti.
Lancio uno sguardo a Quattro, adesso chi lo ferma più.
Lui alza lo sguardo, rimanendo impassibile e continuando a imburrare il toast. E questo cosa diavolo vuol dire?
Dall’altra parte della mensa Uriah mi lancia un’occhiata interrogativa, anche lui ha visto la faccia di Tris.
Con un cenno della testa gliela indico e Uriah capisce al volo.
Si alza e si lascia cadere accanto a lei tempestandola di domande, a quanto vedo.
Tris lancia uno sguardo al tavolo di Peter, strano che lui centri qualcosa.
Potrei ucciderlo sul serio stavolta.
È soltanto una ragazzina dannazione!
Stavolta la tazza di caffè potrebbe cadermi sul serio.
Drew è appena entrato in mensa ed è conciato peggio di lei. So per certo che c’era anche lui con Peter a questo punto.
Ma dubito che Tris l’abbia ridotto così.
Piego la bocca in una smorfia osservando i lividi bluastri che gli decorano amorevolmente la faccia.
Ha un labbro decisamente distrutto.
Lancio un’occhiata involontaria a Quattro quando noto il suo ghigno alla vista di Drew.
Maledetto!
È stato lui, quei lividi solo lui ed Eric possono farli, se sono davvero arrabbiati.
Eric lo escluderei a priori quindi… ecco la soluzione.
Quattro.
«Tu mi devi delle spiegazioni.» Sibilo a denti stretti, bevendo un sorso di caffè, che stamattina ha un gusto molto più interessante.
«Dopo.- Dice secco, cercando di spegnere il sorriso.
Lancio un altro sguardo ad Uriah che ha negli occhi una luce strana, la chiamerei vendetta.
Peter e Drew, non credo avete vita facile.
Quattro, Uriah e me contro. Lo sconsiglierei a chiunque.
Nemmeno Eric può essere peggio.
«Seguimi.» Dice alzandosi e rivolgendosi poi ai trasfazione.
Abbandono il mio caffè, l’iniziazione è tornata interessante.
Uriah lancia uno sguardo preoccupato a Tris, anche se è rassicurato da Will.
Uscendo gli faccio un occhiolino, sorridendo.
Ci penso io, non preoccuparti.
Non Eric, non Zeke, non Quattro.
Uso Peter come bersaglio.

Ci arrampichiamo su per il Pozzo mentre Quattro stuzzica Drew, dandomi la conferma che a ridurlo così è stato lui.
Mi sorbisco per la seconda volta, forse terza, il discorso sui moduli e sulle paure.
«A me non sembra corretto. E se una persona ha solo sette paure e un’altra ne ha venti? Non è mica colpa sua.» Interviene Peter con aria ovvia.
Ora gli faccio saltare la testa.
Lui parla di correttezza?!
Quattro gli si avvicina sibilando qualcosa, che a distanza suona come una minaccia.
E dall’espressione soddisfatta di Will, Christina e Tris lo è.
Mio fratello finalmente congeda i trasfazione, rivolgendomi un’occhiata furba.
«Allora cos’è questa storia?» Esordisco mettendo le braccia sui fianchi, aggrottando le sopracciglia.
Quattro ghigna in modo impercettibile.
«Stavo tornando dal Centro di Controllo quando ho sentito delle urla, la volevano buttare nello strapiombo. Erano Peter, Drew e Al…»
«Aspetta Al il suo amico?!» Sbotto sconvolta.
Il secondo modulo da al cervello.
Decisamente, perché buttare la tua amica nello strapiombo non è la cosa più normale del mondo, anzi.
«Esatto, lui. L’avrebbero uccisa, penso. Mi è svenuta tra le braccia. Non stava ridotta così male, ma non mi sentivo di rimandarla nel dormitorio con quei tre pazzi. Così ha dormito in camera mia.» Conclude ovvio.
Ha dormito in camera sua.
Quattro si è svegliato.
Oh.
«Dormito?» Chiedo dubbiosa.
Non me la racconta giusta.
«Sì, Hayley. Lei sul letto, io sul pavimento. Fatti passare le fantasie.» Commenta quasi ironico.
Allora ha senso dell’umorismo!
«Hai ridotto male quel trasfazione.» Constato inclinando la testa.
«L’ho lasciato vivo, non è abbastanza?» Chiede stringendo gli occhi.
«Sembri Eric, dannazione.» Commento quasi schifata, facendo una smorfia.
Me ne basta uno di pazzo, assassino e folle.
Congedo Quattro con un cenno della mano, senza aspettare una risposta e infilandomi nei corridoi della residenza senza una metà precisa.
Poco lontano dal dormitorio dei trasfazione vedo Tris, insieme a Will e Christina, che la affiancano mentre cammina barcollando.
Mi avvicino sorridendo.
«Ehi voi. Tris, nuovo trucco?» Chiedo indicandole la faccia.
Christina si lascia scappare un sorriso mentre Tris alza gli occhi al cielo ghignando.
«Più o meno.» Commenta ironica, sopprimendo una smorfia di dolore.
«Possiamo parlare un attimo?» Dico osservando Will e Christina, che lanciano un’occhiata dubbiosa a Tris.
«Andate ragazzi, sono con lei non credo di morire o farmi attaccare di nuovo.» E con un cenno della testa li congeda, affiancandosi a me e iniziando lentamente a camminare, con una mano sul fianco.
«Quattro mi ha detto che ti hanno conciata per le feste.» Dichiaro rompendo questo silenzio abbastanza imbarazzante.
«Almeno sono viva.» Risponde abbassando lo sguardo.
«So che c’entra il tuo amico, quello per cui ti sei presa i coltelli. È questa parte dell’iniziazione che fa partire i cervelli. Non è normale ma nemmeno così strano.» Dico cercando di consolarla.
Essere traditi non è così bello, soprattutto da qualcuno che rappresenta una delle poche fonti d’amicizia che si ha in questa nuova casa.
Lei sorride impercettibilmente, ricacciando indietro le lacrime.
«Devo dirti una cosa. Magari sei la persona sbagliata ma sento di potermi fidare, più o meno.» Dichiara preoccupata.
«Dimmi.» Tutto sommato apprezzo che si fidi già di me, senza conoscermi così tanto.
«Ieri sera prima dell’aggressione, ho sentito Eric parlare con una donna, dei… Divergenti.» L’ultima parola è quasi sussurrata.
Certo che scegli l’argomento adatto di cui parlare con una sconosciuta. Una donna.
Jeanine.
Il nome sembra brillare a grandi lettere fluorescenti nella mia testa, come un neon appena messo.
In piena notte, qua nella nostra residenza.
Sono sempre più convinta che ci sia qualcosa di grave in ballo. Devo trovare un maledetto modo per far parlare Eric.
Eruditi e Intrepidi non saranno mai una bella combinazione.
Eric e Jeanine ancora meno.
Quella donna mi da il voltastomaco.
«Tutto bene?» Chiede Tris dubbiosa, guardandomi intensamente.
«Sì, ma ascolta. A questo ci devo pensare io. Tu, non dire nulla a Quattro e non uscire più da sola, per la tua sicurezza. Sta accanto a Christina e Will oppure ad Uriah, Marlene e Lynn. Le simulazioni, per quelle devi solo comportarti normalmente e cercare di salvarti la vita, anche se non è reale. Affronta la paura e non fare cose strane. Ora ti accompagno al dormitorio, ma stai attenta.» Dico secca.
Non deve occuparsi di nulla, né lei né Quattro.
Questa, è una questione tra me ed Eric, per ora.
Passo il breve tragitto in silenzio, riflettendo quali carte usare con il Capofazione. E non ne ho assolutamente idea.
Non posso permettere che finisca nel giro delle idee malsane di Jeanine, i Divergenti non sono così pericolosi.
Devo evitare quello che forse è già successo, cioè mettere le basi per una guerra bella e buona, al quale può stare sicuro, io non prenderò parte.
Almeno, la sua parte.
Prima di entrare nel dormitorio, Tris mi rivolge un’ultima domanda. «Qual è il vero nome tuo e di Quattro?»
Prima di rispondere rifletto attentamente. No, a questo non sono pronta.
«Il nostro vero nome non ha più significato, siamo entrambi due persone diverse. Abbiamo chiuso con i nostri nomi anni fa. E tu, sai ancora chi è Beatrice?»


*Cognome inventato, Veronica non dice nulla a riguardo.
**Scena ispirata alla centesima puntata (5x11) di The Vampire Diaries, quella tra Caroline, Bonnie e Jeremy, nel giardino di casa Salvatore.

Angolo autrice:
Il primo vero capitolo senza la presenza fisica di Eric! Tutto sommato non è male, ma vi rifarete nel prossimo capitolo, dove il Capofazione tornerà. Hayley, a questo punto, non sa nulla riguardo Evelyn. Stavo pensando, di dare finalmente un volto ad Hayley, Shauna e Zeke. Per quanto riguarda gli altri, sono abbastanza soddisfatta di quelli usati nel film, ma aspetterò Insurgent per il giudizio su Lynn ed Uriah. (Marlene la amo già ora, niente da fare.) Quindi che ne dite di una sorta di copertina, con tutti i nostri amici?

Spoiler prossimo capitolo.
-Scene Hayley/Eric.
-Bacio Tris e Quattro più scenario della paura.
-Morte Al.

Megan.

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Capitolo 7
*** News. ***


Sin da bambina ho amato ben poche cose, materiali soprattutto.
Ma l’abitudine che ho preso ed ho sempre amato rimane soltanto una.
Accoccolarmi con le gambe al petto su una sedia, con addosso una coperta.
Mi ha sempre fatto sentire protetta e come in una sorta di limbo tra la vita reale e quella che avrei voluto, un limbo dove nessuno ha accesso.
È uno dei pochi momenti in cui mi sento tranquilla, svuotata da mille orribili pensieri.
Ma di solito, la calma, è subito rimpiazzata da qualcos’altro di non così tanto piacevole.
Shauna spalanca la porta, senza bussare, ovviamente.
Ecco, la calma sconvolta.
Respira velocemente, come se avesse corso e ha uno sguardo strano, come preoccupato e stanco.
«Ice, è meglio che vieni. C’è un problema.» La voce è tesa e anche abbattuta.
Sento i brividi salirmi lungo la colonna vertebrale, irradiandosi per tutto il corpo.
Lancio la coperta sul letto e afferro una felpa, chiudendomi la porta alle spalle.
Shauna mi guida verso il Pozzo e sento il cuore aumentare i battiti ad ogni passo, quando c’entra il Pozzo non è mai niente di buono.
L’ultima volta ci hanno trovato il cadavere di Amar.
Penso direttamente al corpo di Quattro, di Tris o di Uriah.
Ma poi guardo Shauna e questo basta a farmi tirare un piccolo sospiro di sollievo.
Non sarebbe così rilassata, credo.
Tuttavia ho di nuovo un peso sullo stomaco, come se avessi inghiottito un macigno.
Il Pozzo brulica di gente ammassata accanto allo strapiombo, mentre degli uomini tirano su delle corde.
E so per certo cosa tirano su.
Sento afferrarmi un gomito e vedo accanto a me le figure di Marlene e Lynn.
Marlene mi guarda con gli occhi spalancati, stringendo la presa sulla felpa.
Quella che i due Intrepidi hanno pescato dalle acque è un’enorme massa scura, di un ragazzo.
Con la delicatezza che li contraddistingue tirano su il corpo, lasciandolo cadere sulla pietra fredda.
La testa rimbalza leggermente mostrando il volto di Al, con gli occhi spalancati. Le braccia hanno assunto una posizione innaturale, che risulterebbe sgraziata a qualsiasi sguardo.
Il vuoto rimbalza negli occhi vitrei del ragazzo.
Marlene al mio fianco si lascia sfuggire un gemito, nascondendo la testa dietro il mio braccio.
Lynn rimane impassibile mentre Shauna le si avvicina, appoggiandole una mano sulla spalla.
Entrambe reprimono un brivido, anche se Shauna assume un colorito quasi bianco.
La vista di un cadavere di un sedicenne non fa mai piacere a nessuno, nemmeno a chi è addestrato a diventare assassino.
Come a migliorarne la vista, gli Intrepidi girano la testa verso lo strapiombo, ma questo gesto non cancellerà la crudeltà della scena.
Qualcuno gli chiude gli occhi, cercando di rimuovere quell’orrore che aleggia nel Pozzo.
Sì è suicidato a sedici anni, aiutato dal senso di colpa per aver attaccato una sua amica e dalla paura di diventare Escluso, perché alla fine di questo si tratta, una guerra tra noi e la paura, che se non vinci porta anche a questo.
Sospiro, lanciando uno sguardo a Tris.
È impietrita, non piange neppure. È soltanto consapevole che Al non tornerà più, e si sentirà stupidamente in colpa.
Ma non è colpa sua. È colpa del cervello umano che funziona in modi troppo contorti, su questo perfino quell’Erudita di Jeanine concorda con me.
Christina le stringe convulsamente il braccio, con le lacrime che scorrono sulle guance.
Sento una mano appoggiarsi sulla spalla e vedo Quattro, seguito da Zeke ed Uriah.
Mio fratello mi lancia uno sguardo, prima di posarlo su Tris.
I mormorii sul perché e per come crescono sempre di più, ma non è importante. È morto in qualsiasi caso.
Shauna mi fa un cenno, indicando Marlene, che ora incomincia a essere davvero bianca, e Lynn, che è rimasta con lo sguardo fisso sul cadavere.
Prima vista di un morto.
È normale avere queste reazioni, non è mai così semplice come si pensa.
Non è così insignificante, non sembra un corpo che dorme.
Ha qualcosa di più sinistro, quel colorito bluastro e quella pesantezza che non caratterizza nessun essere umano.
Afferro Marlene per un braccio e sussurro:
«Forza andiamo via da qua.»
Noto che Shauna sta facendo la stessa cosa con Lynn, che stranamente non protesta, anzi sembra quasi stanca.
Ci infiliamo in un corridoio vuoto, lasciando finalmente le braccia delle due.
Vedo che soltanto Uriah ci ha seguito, Zeke e Quattro saranno rimasti al Pozzo per aiutare a spostare il corpo.
Marlene si lascia cadere contro il muro, appoggiando la testa sulle ginocchia. Lynn rimane in piedi, fissando la parete opposta.
«State bene?» Chiedo, forse un po’ stupidamente.
«Non lo conoscevo, e poco mi importava, ma non avevo mai visto un cadavere. Non pensavo fosse così…» Lynn cerca l’aggettivo adatto ma Marlene, con un filo di voce, la precede.
«Macabro.»
Uriah sembra quello meno impressionato, forse perché è un uomo e ha già visto morire un genitore.
Metto una mano sulla testa di Marlene, muovendola lentamente.
«È normale, è un cadavere. Non si è mai pronti a vederne uno. Né a sedici anni, né a trenta, né a quaranta.» Dico chiudendo gli occhi, perché è la semplice verità.
Lynn sembra essersi ripresa, per quanto la situazione lo permetta, ma Marlene continua a conservare il suo colorito biancastro e gli occhi spalancati.
«Forse è meglio che andiamo nella mia camera. Stasera ci sarà l’elogio e deve esserci buona parte della fazione.» Commento guardando uno alla volta tutti i presenti.
«Nel mio scenario della paura, ci sono i cadaveri. Cadaveri che mi cadono addosso, uno dopo l’altro. E non posso fare nulla se non morire soffocata dal loro peso.» Sussurra Marlene, con un filo di voce.
Ora capisco perché è così sconvolta, è una delle sue paure.
Mi chino in modo da trovarmi di fronte a lei, dicendole:
«Marlene, è normale stare così. Ecco perché ora tu, Lynn e Uriah venite con me, aspettate l’elogio in camera mia e cercate di dimenticarvi tutto questo. Ne vedrai di cadaveri nella tua vita, devi solo affrontare la paura, come dice Lauren durante le simulazioni. Forza Marl.» Dico sorridendole leggermente.
Lei ricambia debolmente il sorriso, alzandosi da terra e affiancandosi a Lynn.
«Andate voi, io vado a dire a mia madre cos’è successo, voleva saperlo. Ci vediamo all’elogio.» Commenta Uriah assumendo un’espressione dubbiosa e allontanandosi lungo il corridoio.
Shauna mi si affianca e ci dirigiamo verso la mia camera, in cerca di tranquillità, almeno per un po’.
Marlene e Lynn si siedono sul letto, io sulla sedia e Shauna sulla scrivania.
Nel giro di pochi minuti entrambe scivolano nel sonno, mentre io e Shauna ci guardiamo in silenzio.
«Penso che potessero aspettare ancora qualche anno prima di vedere un cadavere.» Dice Shauna a mezza voce, guardando Lynn sollevare e abbassare regolarmente il petto.
«È l’iniziazione più dura, questa. Porta a quei punti tante persone, l’ho notato in questi due anni. Sarebbe successo comunque, prima o poi. È un po’ una delle pecche della fazione.» Commento guardandola stanca.
Shauna sospira, scuotendo la testa.
Lei sa, che io ho ragione.
L’unica cosa che riempie le ore seguenti, è il silenzio.
Io e Shauna ci chiudiamo nei nostri pensieri, facendo passare le ore.
Secondo molti siamo sempre più vicini al limite.
Secondo me, questo limite, l’abbiamo superato.
Anche noi, siamo saltati giù nello strapiombo, senza però ancora toccare il fondo.


Svegliamo Lynn e Marlene giusto in tempo per dirigerci al Pozzo, dove ci aspettano Zeke e Quattro.
Uriah è accanto a Tris con una fiaschetta, probabilmente intento a non farsi scoprire da Zeke.
Bere alla memoria del morto, così dicono loro.
Bere per togliersi dalla memoria il morto, così dico io.
È un modo un po’ diverso di vedere le cose, anche se il mio è più umano e schietto.
Vedo Eric accanto alla ringhiera, quindi il discorso toccherà a lui.
La testa comincia a martellarmi, non è mai un buon segno.
Zeke mi porge una bottiglia piena di liquido ambrato,e ubriacarsi ai funerali, tipico.
Ma stavolta non dico di no e ne tracanno un abbondante sorso, sentendo bruciare tutte le viscere e sentendomi estraniata dal mondo per un attimo.
Porgo la bottiglia a Shauna alla mia destra, ma viene afferrata da Marlene che ne beve un sorso veloce.
«Dio che schifo, come fate a bere questa cosa?» Sussurra aggrottando la fronte.
«Non ci facciamo molto caso. E tu non puoi bere.» Rispondo, senza guardarla con troppa durezza.
Ha capito il meccanismo, bere per dimenticarsi qualcosa.
Shauna, dopo aver bevuto un sorso, passa la bottiglia a Lynn mimando con le labbra “solo un piccolo sorso”.
Lynn porta la bottiglia alle labbra con fare distratto, facendo come ha detto Shauna.
La bottiglia viene sequestrata da Quattro, appena arrivato, che la finisce.
«Non dovete far bere queste due e nemmeno tu dovresti.» Dichiara lanciandomi un’occhiataccia.
Forse dovrebbe evitarsi le prediche, almeno ora.
Non tutti abbiamo la sua sopportazione.
Eric sale sul podio di legno, annunciato da un suono metallico.
I mormorii si iniziano lentamente a placare, sino a svanire del tutto.
«Grazie, come sapete, siamo qui perché la scorsa notte Albert, un iniziato, si è gettato nello strapiombo. Non sappiamo perché e sarebbe facile piangere la sua perdita, stasera. Ma noi non abbiamo scelto una vita facile quando siamo diventati Intrepidi. E la verità è… La verità è che Albert ora sta esplorando un luogo ignoto, incerto. È saltato nell’acqua impetuosa per raggiungerlo. Chi tra noi è così coraggioso da avventurarsi in quella oscurità senza sapere che cosa nasconde? Albert non era ancora un membro effettivo, ma possiamo essere sicuri che sarebbe stato uno dei più coraggiosi!» Conclude tra le ovazioni generali.
Che diavolo di discorso è?
Non ha un briciolo di senso. Non ha un significato.
Alzando una bottiglia verso la folla Eric tuona:
«Noi lo celebriamo ora e lo ricorderemo sempre! Ad Albert il Coraggioso!»
Commette l’errore di guardarmi, perché ricambio quello sguardo con l’espressione più disgustata e carica d’odio che ho mai assunto nei confronti di nessuno, tantomeno lui.
«Shauna sta con loro, ho bisogno di farmi due passi.»
Mi allontano dal Pozzo, prima di impazzire definitivamente.
La testa pulsa sempre più forte e senza nemmeno pensare mi ritrovo nel poligono, dove cerco sempre la calma.
Ora sono le gambe a guidarmi, non più la testa.
Appoggio le mani sul bancone di metallo freddo respirando profondamente, quando sento la porta aprirsi.
Non voglio nemmeno controllare chi diavolo sia, sono troppo nervosa.
«Adesso scappi anche? Non ti fai mancare niente.» Commenta una voce fredda alle mie spalle.
Eric. Perché mi segue ovunque?!
Voglio stare sola, se me ne vado.
«Risparmia il fiato per i tuoi discorsi così illuminanti.» Sputo acida, voltandomi ed incrociando le braccia al petto.
«Sentiamo, qual è il problema?» Chiede stringendo gli occhi, come a sfidarmi.
«Qual è il problema? Seriamente? Un trasfazione si è suicidato, buttandosi nello strapiombo perché ha tentato di uccidere una sua amica perché le simulazioni gli hanno dato al cervello e tu lo chiami coraggio? Coraggio per me è un’altra cosa, come prendere una pistola e puntartela alla tempia minacciando di ucciderti se non mi dici la verità. Coraggio è affrontare le paure, non uccidersi per evitarle. Coraggio è difendere qualcuno, non tentare di ucciderlo. Sarai anche il Capofazione di questo maledetto posto ma non hai assolutamente idea, di cosa diavolo sia il vero coraggio!» Urlo, sfogando finalmente tutto quello che avevo dentro. Divento sempre più una bomba ad orologeria, pronta ad esplodere al primo tocco.
Se poi il tocco è il suo.
Eric mi guarda increspando le labbra, come ad analizzarmi.
«Hai bevuto?» Chiede con aria inquisitoria.
Seriamente?
«No sono sobria, è ancora peggio se ti dico questo da sana!» Dico incominciando a camminare in tondo.
«Hayley smettila di dare di matto e torna l’Intrepida che devi essere!» Sbotta alzando la voce.
«Non sono mai stata l’Intrepida che pensi tu! Non lo sono mai stata e mai lo sarò dannazione! Non accetto queste cose come tutti. Non lo accetterò mai, infilatelo in testa! Non saremo mai dallo stesso lato!» Urlo in preda al nervoso. Davvero non vuole capire? Ci sto provando ad essere chiara con lui, ma non capisce.
«La fazione sta cambiando, come la società ed è ora che lo accetti!» Continua, lanciandomi come saette con gli occhi.
«Non accetterò morti inutili o guerre per cose infondate. Ti svelo una cosa che forse non hai mai capito in diciotto anni della tua vita mezza da Erudito e mezza da Intrepido. I Divergenti non hanno niente di speciale, gli Abneganti non nascondono cibo né niente di simile. E ricordatelo, quando ti capiterà di ammazzarne qualcuno. Io non sarò lì a cercare di capire né di accettare, perché non lo farò mai. Ficcatelo in testa un volta per tutte! Io non sono come tutte le altre!» Ribatto uscendo dal poligono, sbattendo la porta, chiudendo dentro Eric e tutte le cose che mi ha detto.
Non ha ancora capito chi sono, dopo due anni.
Mi fiondo verso camera mia, percorrendo i corridoi mal illuminati.
Anche stavolta, niente lacrime.
Solo cocci rotti che col tempo si aggiusteranno, probabilmente nel giro di un paio d’ore.
Non piango da due anni e non intendo farlo per una delle mie solite stupide litigate con il Capofazione.
Ice sono, Ice resto.
Mi torturo i capelli fino a quando non sento una voce provenire da poco lontano. «Carino da parte tua farti vedere di nuovo.» Commenta Quattro, che si trova appoggiato al muro, con Tris.
Da soli.
«Scusa, stavo facendo la mia litigata giornaliera.» Dico infilando le mani nelle tasche e tirando la felpa verso il basso.
«Si vede, sembri indemoniata. E stavi litigando con…» Lo interrompo nel bel mezzo della frase, sbottando nuovamente.
«Sì con Eric perché è un idiota! Non può fare un discorso del genere per un suicida! Si è buttato in quello maledetto strapiombo perché aveva paura, era esausto dalle simulazioni e perché ha tentato di uccidere la sua amica, e che cavolo! Era un vigliacco, punto.» Solo a fine monologo mi accorgo che Tris mi fissa, con un sopracciglio alzato.
Quando Tobias la guarda, lei gli lancia uno sguardo come per dire “E io cosa avevo detto?”
«Scusa Tris, sono stata troppo diretta.» Dichiaro calmandomi.
Lei solleva le spalle, accennando un sorriso.
«Hai davvero il coraggio di litigare con Eric?» Chiede poi, dubbiosa.
«È un idiota e se non c’è qualcuno che glielo fa notare una volta a settimana potrebbe dimenticarselo.» Commento ironica, mentre Quattro alza gli occhi al cielo.
«Vi lascio alle vostre chiacchiere, vado nella mia camera a calmare i nervi. Penso sia utile. Ciao Tris, Quattro.» Con un cenno della mano mi dileguo, lasciando la coppietta nuovamente sola.
Un ghigno mi si forma sulle labbra a questo pensiero.
Almeno a Quattro va tutto bene.
Mi lascio cadere a peso morto sul letto, fissando il soffitto fino a perdere la messa a fuoco.
Mi sento di nuovo stanca, priva di vita.
Faccio appena in tempo a togliermi la felpa, prima di affondare la testa nel cuscino e addormentarmi lentamente.

***


La prima cosa che sento appena sveglia è una mano accarezzarmi i capelli.
È delicata e piccola nello stesso tempo.
Mi volto lentamente vedendo i capelli biondi di Marlene, che sorride appena.
«Buongiorno Ice, anzi buonasera. Sono qui con il cibo, cosa fondamentale.» Commenta ironica, ha ritrovato finalmente la sua allegria.
Mi tiro su a fatica, mi sento una vecchietta con gli acciacchi.
Nel vassoio appoggiato sul comodino c’è un hamburger, una bottiglia d’acqua e due muffin.
Strano che Marlene ha portato due muffin, inconcepibile.
«Il secondo è per me, non farti strane idee.» Dice notando il mio sguardo.
«Non ho intenzione di toccartelo.» Comunico alzando le mani in segno di resa.
«Hai di nuovo discusso con Eric? Me l’ha detto Quattro, quando ho chiesto dov’eri.» Chiede inclinando la testa e sedendosi sul letto.
«Io e lui discutiamo sempre, tutto nella norma.» Commento annoiata, se ci penso mi torna l’emicrania.
«Ovviamente.» Dice Marlene nuovamente ironica, sa che non è normale, ma non si fa troppe domande.
Mangio il mio hamburger in silenzio, mentre Marlene mi fissa di sottecchi, cercando di analizzarmi.
Afferro i due muffin, porgendogliene uno, che addenta senza tante cerimonie, facendomi scoppiare a ridere.
«Non ridere, ho ancora fame!» Sbotta in tono ovvio.
«Devo ancora capire come diavolo fai ad essere così magra. Mangi il doppio di me.» Dichiaro iniziando a mangiare il mio.
Marlene risponde con un’alzata di spalle, continuando a mangiare.
«Lo sai che non puoi fare di testa tua vero? So che Eric è un caso perso, ma tu non puoi scoppiare ogni volta.» Commenta Marlene mordicchiandosi un labbro, dopo aver finito il suo muffin.
«Sono stanca Marl, l’hai notato anche te come sta cambiando tutto? Fino a quando posso, voglio ribellarmi. Non lascerò Eric a ruota libera, ogni tanto sbattergli la realtà in faccia fa bene.» Rispondo tracannando un sorso d’acqua, appoggiandomi alla testiera del letto.
«Eric è un Capofazione, ed è pericoloso. Lo sai benissimo. Però con te sembra sempre troppo lucido e come dire… paziente. E ad Eric assegnerei tutti gli aggettivi ma non paziente.» Dichiara grattandosi la guancia, assumendo un espressione inquisitoria e dubbiosa nel frattempo.
«Eric trova in me chi gli tiene testa, in qualsiasi caso. Quattro non è di molte parole, sennò sarebbe lui l’avversario ideale. Ho conosciuto Eric quando era un Erudito, conosco tutte le sfaccettature del suo carattere e so gestirle tutte. Con me non fanno effetto gli sguardi di ghiaccio o i rimproveri, perché giochiamo ad armi pari.» Concludo inclinando la testa.
Marlene sembra gustarsi ogni singola parola, cercando di attribuirgli un significato concreto.
Forse un giorno saprà la verità, quando sarà l’ora e il momento giusto.
Ora preferisco tenerla all’oscuro, è molto più sicuro per lei.
«Va beh, io devo tornare al dormitorio o Uriah e Lynn mi faranno in terzo grado, chiedendo se sei viva e tutto. Domani ti voglio vedere in mensa a pranzo, sennò vengo con loro e vedi come ti stacchi dal letto.» Commenta incrociando le braccia e increspando le labbra.
«D’accordo mamma.» Rispondo sbattendo gli occhi.
Marlene scoppia a ridere, scuotendo la testa e chiudendosi la porta alle spalle.

Decido di uscire da questo letto, se non voglio prenderne la forma.
Afferro nuovamente la felpa, sicura sul dove andare.
Risalire il Pozzo a quest’ora non è spiacevole, anzi, non incontro nessuno tranne Shauna, che scoppia a ridere alla mia vista.
«Guarda chi c’è. Esci col buio come i pipistrelli?» Chiede ironica.
Che schifo, essere paragonata ad un pipistrello.
«Sì, almeno incrocio meno gente possibile. E poi mi fanno schifo i pipistrelli.» Dico arricciando il naso, non voglio pensarci.
«Dove vai?» Shauna mi fa come la radiografia, come per vedere se sono tutta intera.
«Sul tetto, a rilassarmi in un posto diverso dal letto. E tu invece?» Commento torturandomi i capelli, che hanno sempre più una forma indefinita.
«Vagherò un po’ e poi andrò a dormire. Lauren vuole farsi un giro per la residenza, come se non la conoscesse abbastanza.»
«Buona passeggiata romantica con Lauren allora, ti lascio andare.» Dico ridendo, beccandomi un pugno sulla spalla.
Faccio qualche metro correndo, come per scappare da Shauna, per poi ricominciare a camminare a passo lento, godendomi la salita al tetto.
Il cielo è stellato, senza nemmeno una nuvola.
C’è una brezza leggera, che infilandosi negli spiragli lasciati dalla felpa mi porta i brividi.
Stringo ancora di più l’indumento tra le dita, sedendomi a gambe penzolanti sul cornicione.
Guardo la città, che è sempre maledettamente uguale, come l’ultima volta.
Non c’è progresso, non c’è regresso. Non succede nulla, alle apparenze.
Ma poi basta spiare oltre quei vetri, oltre quelle enormi finestre per notare quanto la vita sia movimentata.
Basta affacciarsi sulle finestre degli Eruditi, immersi nei loro studi ed esperimenti, per capire quanto la città stia cambiando.
Se non mi conoscessi così bene penserei di essere ossessionata dai loro progetti, come a volerne fare parte.
Ma se sei ossessionata da una cosa, le possibilità sono poche: o la vuoi, o vuoi difenderti da essa.
E sì, suonerà strano, ma ho paura degli Eruditi, ho paura di quello che il loro cervello super sviluppato possa produrre.
Sento un rumore di passi dietro di me e prima di poter dire qualsiasi cosa, Eric si lascia cadere accanto a me.
«Sapevo che eri qui.» Esordisce guardando dritto davanti a sé.
Gli lancio un’occhiata scettica rispondendo:
«No, non lo sapevi, te lo ha detto Shauna, in qualche strano modo l’hai convinta.» Dico sicura.
Una specie di risata mi arriva nitida alle orecchie.
Allora sa anche ridere!
«Devo capire come fai a stare seduta qua sopra come se fossi su una poltrona.» Cambia argomento, furbo il ragazzo.
«Mi rilassa quando la gente mi fa incazzare.» Dichiaro secca, lanciandogli un’occhiata storta.
«Ah giusto, a proposito, hai calmato il demonio che c’è in te?» Stavolta sono io a scoppiare a ridere.
Io ho il demonio dentro di me, eh certo.
«Sai com’è, se non ti ricordo almeno una volta ogni tanto quanto ti odio ho paura che ti fai strane idee.» Dico arricciando le labbra, colpo basso.
Ecco odio Eric anche per questo, mi fa cambiare umore peggio di una donna lunatica.
«Non ci penserei mai, lo sai.» Risponde ironico, girandosi finalmente a guardarmi.
«Eric, ti prego, dimmi la verità. Cosa combini con gli Eruditi? Ho bisogno della verità, stavolta.» Lo guardo dritto negli occhi, sperando di vedere un segno di cedimento, io sto abbassando le armi.
Ma lui?
«Hayley, non posso. Non posso perché se lo sai, dai di matto. E se te lo dico e Max lo viene a sapere siamo fregati entrambi. Non ci sei dentro e non intendo tirartici io.» No, non ha abbassato le difese, non completamente.
«Sembra quasi che lo fai per proteggermi.» Mi scappa questo pensiero a voce alta, dannazione.
Mi becco un’occhiata disperata.
«È così strana come cosa?» Chiede aggrottando le sopracciglia.
Aspetta, me lo chiede davvero?
«No, insomma sei famoso per proteggere la gente, qua nella fazione.» Commento ironica, alzando gli occhi al cielo.
«Tu non sei la gente.»
L’ha detto davvero? Dio non di nuovo.
«Se tu non dici una cosa che mi lascia di stucco una volta all'anno non sei felice vero?» Chiedo stringendo gli occhi.
Risponde con un’alzata di spalle, tornando a guardare il profilo della città.
Cosa ti passa per la mente Eric, mentre guardi il quartiere degli Eruditi?
Vorrei poterti leggere la mente come un libro aperto, ma non riesco.
Sarei anche curiosissima di sapere come Shauna si è fatta convincere a dire dov’ero ma non credo di volerlo sapere, alla fine.
«Dai, facciamo qualcosa di diverso. L’abbiamo fatta una sola volta.» Il mio sopracciglio slitta verso l’alto, aiuto.
«Non quello, idiota. Combattiamo, qua, io e te e vediamo chi vince. Insomma hai l’occasione di picchiarmi. Così ti sfoghi e sei in pace con il mondo.» Conclude in tono prima duro poi ironico.
Ha degli sbalzi umorali pure lui, anche belli forti.
«Ci sto.» Dichiaro saltando sul tetto e togliendomi la felpa, rimanendo in canottiera.
Potrei congelare.
Eric non sembra sorpreso, insomma sa benissimo che non mi farei sfuggire un’occasione simile.
Si toglie la giacca di pelle, lanciandola sulla mia felpa e rimanendo a maniche corte, anche se a differenza mia, sembra sentirsi a suo agio.
Io ho freddo.
«Prego, possiamo iniziare. Cercherò di non spaccarti un polso, stavolta.» Commenta ironico.
«Troppo gentile da parte tua.» Rispondo piccata.
Scatto tentando di dargli un pugno nello stomaco, puntualmente parato.
Riesco a liberare la presa dal mio polso con un movimento fluido, tornando in posizione d’attacco.
«La bambina è diventata ancora più veloce complimenti.»
«La bambina non è più una bambina, Capofazione.»
Stavolta è lui ad attaccare, con un calcio, dimenticandosi che sono decisamente magra e che posso evitare tutto ciò con un rapido movimento.
Andiamo avanti non so quanti minuti scagliando colpi a vuoto, fino a quando il mio ennesimo tentativo di prenderlo a pugni è mandato di nuovo in frantumi.
Stavolta però mi afferra il polso e mi gira il braccio, costringendomi a voltarmi di schiena, mentre mi immobilizza l’altro braccio sull’addome, incrociandomeli.
Ho la schiena appoggiata contro il suo petto e lo sento respirare affannosamente.
Almeno fa fatica, positivo.
Sento il suo respiro sull’orecchio, veloce e affannato.
«Ho vinto, ma stavolta ti lascio andare senza buttarti per terra, continuiamo.» Sussurra spostando il respiro verso il collo.
Benvenuti alla festa dei brividi.
Mi lascia andare ghignando, rimettendosi in posizione.
E poi quel maledetto non mi da nemmeno tempo di pensare a come contrattaccare che con un calcio alle caviglie, anche alquanto doloroso, mi fa cadere a terra piombandomi sopra.
Okay, questa cosa comincia a non piacermi.
O a piacermi troppo.
Mi blocca le mani sopra la testa ghignando soddisfatto.
«Non per disturbare le tue manie di gloria, caro Eric, ma è equivoca la situazione.» Commento sorridendo.
Alzando gli occhi al cielo si alza, prendendomi una mano e tirandomi su con lui.
«Non sei male, anzi, sei migliorata. Ma non mi batterai mai.» Dichiara soddisfatto, ignorando bellamente il mio commento di prima.
«Ho altri modi per metterti K.O. solo non intendo usarli.» Concludo rimettendomi la felpa ed incrociando le braccia.
Eric scuote la testa disperato, afferrandomi la mano e trascinandomi alla porta, verso il Pozzo.
Mi sta tenendo per mano sul serio.
Che cosa schifosamente romantica.
Si infila in un corridoio buio, che sostanzialmente è una scorciatoia verso la mia camera.
Passiamo il tragitto in silenzio, fino alla mia porta.
«Ora che ti ho portato qua sono sicuro che non ti suiciderai per la tua sconfitta di oggi e posso andare tranquillo.»
Potrei picchiarlo a sorpresa.
«Troppo gentile.» Dico soltanto aprendo la porta.
Poco prima di richiuderla sento dirgli:
«Preferisco queste serate alle tue sfuriate, conservati per quelle magari.» E sparisce inghiottito dalla poca luce dei neon d’emergenza.
Potrei, sì potrei.
Ma comunque, preferirei la verità.
Una serata non cancellerà tutto.

***

Non so quante ore siano passate dal tetto, secondo l’orologio soltanto quattro dato che sono le due.
Ma alle due nessuno dovrebbe entrare in camera mia.
Vado a tentoni, cercando la luce della lampada da comodino.
La accendo e il debole getto illumina il volto di Quattro, seduto sulla sedia, che mi fissa dubbioso.
«Cosa. Diavolo. Stai. Facendo.» Scandisco con un occhio chiuso, non è normale a quest’ora.
«Vedo come sta mia sorella.» Risponde semplicemente, non muovendosi di un millimetro.
«Alle due del mattino vuoi fare morire tua sorella, è diverso.» Sputo acida, rotolandomi nelle lenzuola.
«Devo dirti una cosa.» Dice, finalmente cambiando espressione, diventando quasi preoccupato.
«Aspettare fino a domani mattina?» Biascico tornando a guardarlo.
Ho davvero troppo sonno.
«Sono due notizie, una buona e una cattiva.» Continua imperterrito, ignorandomi.
Con un verso di disapprovazione mi metto a sedere, intanto non lascerà perdere. Mi strofino gli occhi come una bambina piccola, facendo segno di continuare.
«Parto da quella brutta, cioè mentre stavo andando nel mio scenario della paura…»
«Ancora con quel maledetto scenario? Questo si chiama masochismo a casa mia, e considerando che siamo fratelli fatti i tuoi conti.» Sbotto interrompendolo, lui e le sue fisse malsane.
Una volta sono andata con lui.
Tutto bene, fino all’ultima paura.
C’era Marcus, con la sua solita cintura.
E dietro di lui che piangeva c’era una bambina in pigiama, con un orsacchiotto cucito a mano.
Quella bambina ero io.
Ero nelle paure di Quattro, ero in quelle quattro maledettissime paure.
Non perché ha paura di me, ma perché ha paura di Marcus, con me.
«Non importa. Cioè era tutto programmato. Ho incontrato Tris e l’ho portata nello scenario con me. Sa chi siamo. Ho voluto dirglielo.»
Sono le due e il mio cervello lavora a risparmio energetico, quindi ci metto qualche secondo prima di elaborare l’informazione.
È diventato totalmente pazzo.
Si è bevuto il cervello.
«Cosa?! Prima giochi a “Indovina il mistero di chi è e cosa prova Quattro” e poi la porti nel tuo scenario della paura, dove per altro c’è un pezzo della mia infanzia? Va beh, scelta tua.» Concludo sconfitta.
Che io sia Hayley, o Ice agli occhi di Tris, poco importa.
Che io sia la figlia di Marcus tantomeno.
Che Quattro abbia quattro paure e lei lo sappia non è assolutamente un mio problema.
«Bene, adesso dimmi la bella notizia.» Riprendo arricciando le labbra e stringendo gli occhi.
«L’ho baciata.»
Tre.
Due.
Uno.
L’ha baciata!
Si sono baciati!
Tutto d’un tratto mi sento incredibilmente sveglia.
«Cosa?! Oh mio dio. Quattro ti sei fatto furbo!» Esclamo felice, beccandomi un indumento appallottolato nella faccia.
Tuttavia Tobias non riesce a nascondere un sorrisetto sincero che gli colora il viso.
«Ti sei innamorato.» Dichiaro a mezza voce, inclinando la testa.
«Ma…»
«No Tobias, non era una domanda. Era un’affermazione. Siamo insieme da quando diciannove anni fa ci siamo per caso incontrati nella pancia di nostra madre, ti conosco. E quell’espressione che non ti ho mai visto la posso condurre solo ad una cosa. A lei.» Dico interrompendo quello che sarebbe stato un inutile monologo privo di senso.
«Okay mi arrendo, hai ragione.» Dichiara sconfitto, continuando a sorridere. «Basta ti lascio dormire, ciao Ley.» Conclude alzandosi e dirigendosi verso la porta.
«Tobias… sono fiera di te. Anche mamma lo sarebbe. Non per le quattro paure, ma perché alla fine, ascolti anche il cuore.» Dico prima che se ne vada. Per lui questo è importante, rendere fiero mamma.
E sono sicura che lei lo è.
Chiudo di nuovo gli occhi, pensando che forse, nonostante tutto, stiamo trovando il nostro equilibrio, in questa fazione che ormai per me sa di casa.
Questa è una nuova vita.


Angolo autrice:
Due domande a voi:
Com’è andato il rientro a scuola bella gente?!
E poi, nel prossimo capitolo, volete un certo bacio o ve lo conservo per dopo? *sfrega le mani come le mosche.*
Anche perché, mi dispiace dirlo, ma siamo alle loro ultime scene, quindi, volete tenervi per dopo la scena o non aspettate?
Ho pubblicato con un giorno di anticipo, perché in realtà il capitolo è pronto da una settimana ma non voglio viziarvi troppo (Crudeltà.)
Quindi, il venerdì è il giorno ufficiale dell’aggiornamento, poi vedo come gestirla. Un capitolo molto Hayric/Erley (?) centrico. (Scegliete voi il soprannome, carta bianca.)
Litigano, fanno pace. Almeno stavolta. Quattro e Tris sono ufficialmente una coppia, e la nostra Hayley sembra felice, nonostante qualcuno la svegli. Ho riguardato il tutto e per Divergent, alla fine usciranno all’incirca 10 capitoli, quindi ne mancano 3 alla fine.
Ma vi sto già preparando Insurgent, tranquilli.
Spoiler prossimi capitoli:
-Fuga di Tris.
-Difficoltà tra Tris e Tobias.
-Esame di Tris.
-“Addio” di Eric ad Hayley, anche se loro non sanno che è un addio (Shhh.)
Megan.

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Capitolo 8
*** Goodbye ***


Consiglio l’ascolto della canzone sotto citata, mentre leggete. Ci vediamo in fondo, se non mi odierete troppo.

We never mean for it to mean this much, hush hush now, i wanted to keep you forever next to me you know that i still do and all i wanted was to believe,
hush hush now.
So go on, live your life, so go on, say goodbye, so many questions but i don't ask why,so this time i won't even try
hush hush now.

Non volevamo che tutto questo significasse così tanto, Ora fai silenzio, Ho sempre voluto tenerti al mio fianco, E sai che lo voglio ancora, E tutto ciò che desideravo era crederci
Ora fai silenzio.
Allora volta pagina, vivi la tua vita, Volta pagina, dimmi addio, Ci sono così tante domande ma io non chiedo i perché, E questa volta nemmeno ci provo
Ora fai silenzio.

-Hush Hush, Avril Lavigne.


Quando la sveglia suona, sfoggio tutta la mia finezza.
Dopo l’amabile incursione di mio fratello, ho dormito poco e niente, fissando nell’oscurità il soffitto.
Mi trascino letteralmente sotto la doccia, aprendo il getto freddo.
O così, o niente.
Lascio scorrere l’acqua per almeno mezz’ora, il freddo è come se congelasse tutto quello che ho dentro, come una morsa che ti impedisce soltanto di ragionare, di pensare.
Mi rivesto in fretta, indossando le prime cose che mi capitano sotto mano, un paio di leggins neri e una canotta della stessa tonalità. Afferro la felpa, perché freddo okay ma con dei limiti, e mi dirigo in mensa.
Trovo seduti al solito tavolo Zeke e Shauna, immersi nei loro the e nei loro toast.
Mi siedo accanto a Shauna afferrando come prima cosa una tazza del caffè, sia benedetto.
Fino a quanto esiste il caffè, niente andrà troppo male.*
Shauna mi lancia un’occhiataccia.
«Spiegami, sei andata a scalare la recinzione stanotte? Hai una faccia.» Esordisce a voce bassa.
Ecco un altro suo pregio, non urla il mattino.
«No, fattelo spiegare da Quattro.» Dico indicando la porta con la testa.
Quattro si è tagliato nuovamente i capelli, cortissimi.
Noto che dall’altra parte della mensa Tris alza una mano in segno di saluto, che lui prontamente ignora sedendosi accanto a Zeke.
Sollevo un sopracciglio scettica, fissandolo mentre addenta un pezzo di torta.
«Perché tua sorella è così sconvolta? Ha detto di chiederlo a te.» Chiede Shauna appoggiando la testa sulla mano, grattandosi una tempia.
«L’ho svegliata io stanotte…» Risponde Quattro con un rapido ghigno che non credo di avergli mai visto di prima mattina.
Ah, è proprio innamorato.
«E perché?» Interviene Zeke assumendo un’espressione dubbiosa, menomale che non solo l’unica che nota questi cambiamenti in Quattro.
«Io lo so perché.» Dico diabolica, beccandomi un’occhiataccia da Tobias.
Siamo a quota due stamattina.
«E allora ditecelo!» Sbotta Zeke in tono ovvio.
Catturo lo sguardo di Shauna, per poi spostarlo su Tobias e poi su Tris, ghignando appena.
Shauna spalanca gli occhi, trattenendo credo un urlo.
«Cosa?!» Esclama con un tono di voce quasi normale, guardando Quattro con un sorrisetto.
«Perché voi due comunicate a gesti, mi sento escluso.» Borbotta Zeke assumendo un aria imbronciata.
Scoppio a ridere, appoggiandomi alla spalla di Shauna, che continua a sorridere.
Sembra si sia fidanzata lei.
Che poi, sono fidanzati?
Per me sì, per Shauna sì.
Quindi, sono fidanzati.
«Quattro ha baciato una trasfazione a caso.» Sussurro sporgendomi sul tavolo.
Tobias si schiafferebbe una mano in faccia mentre Zeke sorride a trentadue denti, dandogli una pacca sulle spalle non così delicata.
«Quattro ha fatto centro!» Tuona, beccandosi un pugno nel braccio.
«Non urlare idiota.» Commenta mio fratello, assumendo un’espressione disperata.
Vediamo come mi farà pagare questa.
«Ti sta guardando, e tu non l’hai ancora degnata di uno sguardo, Quattro sei un danno.» Dice Shauna inarcando la testa, studiando i due.
Quattro si volta, fissandola per solo un secondo.
L’espressione di Tris sembra parecchio delusa.
«Sai, penso che Shauna intendesse guardarla decentemente, non come hai fatto sicuramente tu.» Commento scettica.
Per il diciannovesimo compleanno gli regalerò un libro intitolato “Come conquistare una ragazza in modo decente.”, cosa molto Erudita ma anche molto utile per questo imbranato qua davanti.
Sappiamo tutti farci meglio di lui in questo tavolo.
E preferisco un libro alla mia terapia d’urto, non sono la persona propriamente consigliata, almeno che non vuoi uscirne traumatizzato.
«Oggi cosa fate con gli agnellini?» Chiede Zeke evidentemente ironico, perché piacciono a tutti gli agnellini in questa fazione?!
«Scenario della paura con Lauren.» Commenta brevemente Quattro, lanciandomi un’occhiata.
«Sì Quattro, vengo con te.» Concludo anticipandolo.
Ha bisogno dell’accompagnatrice, povero fratellino.
«Ecco, allora muoviti.» Quanto è antipatico.
Saluto Zeke e Shauna con un’espressione da cucciolo bastonato, facendoli sorridere e mi dirigo verso il corridoio davanti alla sala simulazioni.
«Non farti venire strane idee.» Sussurro a Quattro mentre gli iniziati si ammassano davanti a noi, conosco la sua sensibilità riguardo la trasfazione.
In risposta lui inizia a fissarsi i piedi, mentre Lauren spiega la solita manfrina su paure e simulazioni. La media è tra dieci e quindici.
Io e Quattro ne abbiamo dodici in due, quindi andiamo piuttosto bene, ma non troppo.
Effettivamente io per essere una Divergente ho qualche problemino con le paure, ma non con le simulazioni.
Tris continua a fissare Quattro, che non la considera.
Ora lo prendo a pugni io, garantito.
Lauren assegna le paure.
Ad Uriah tocca quella della claustrofobia, a Marlene paura di soffocare, cosa banale per lei dato che quando mangia non respira, a Lynn paura di morire per dissanguamento e a Tris di essere rapita da uomini senza volto.
Lancio un’occhiata a Marl, che la ricambia gonfiando le guance.
Ecco appunto, prenderla facile.
Osservo i tre, che affrontano le simulazioni in modo leggero, anche se davvero non capisco come faccia Lynn, non è così bello morire perché nel tuo corpo non ti è rimasta nemmeno una gocciolina di sangue e sei asciutto come la terra d’estate.
Tris entra, facendosi subito prendere dal panico.
Sul monitor posso vedere la paura di Lauren, e poi un’altra cosa.
L’aggressione di Tris allo strapiombo.
Sta alterando la simulazione.
Lancio un’occhiata allarmata a Quattro, che si precipita dentro.
Io esco, andando davanti al vetro, dove ci sono Marlene, Lynn ed Uriah.
Vedo Quattro afferrarla con violenza e urlarle qualcosa comprendente un Rigida.
Che odio, odio quella parola.
Tris cerca inutilmente di spiegarsi tra le lacrime, quando Quattro la interrompe di nuovo.
«Controllati! Sei patetica.» Urla sempre più duro.
Tris sembra esplodere.
Un lampo attraversa lo spazio tra lei e Quattro e solo dopo capisco che è la mano di Tris, che si è delicatamente posata sulla guancia del mio fratellino.
«Uhg.» Sussurro arricciando le labbra.
Però effettivamente se l’è meritato.
«Stai zitto.» Sbotta Tris, rivolgendosi a Quattro con un nuovo tatuaggio sulla guancia, uscendo a grandi passi dalla sala, lasciando tutti attoniti.
Prima sfida Eric coi coltelli, ora schiaffeggia Quattro.
Quale parte del non farsi notare non le è chiara?
Quattro mi lancia un’occhiata tra lo stupito e l’arrabbiato, mentre io sollevo le spalle.
«Secondo me si è arrabbiata.» Dice Marl mordicchiandosi le pellicine, con espressione divertita.
«Cosa te lo fa pensare Mar?» Chiede Lynn alzando gli occhi al cielo, esasperata.
«L’ha preso a schiaffi.» Conclude sicura la bionda, beccandosi un pugno nella spalla da Uriah.
«Suppongo che possiate andare, quindi aspettatemi un attimo che andiamo insieme a pranzo.» Intervengo tirando uno scappellotto ad Uriah, facendogli la linguaccia e dirigendomi verso Lauren.
«Devo fare rapporto?» Sento dirle a Quattro, che ha assunto un espressione abbastanza alterata.
«Lascia stare.» Dice secco.
Lauren sembra notarmi solo ora, squadrandomi intensamente.
«Una Rigida che tira uno schiaffo ad un istruttore! O ha fegato, o è un’idiota. Opto per la seconda dato che piangeva come una bambina.» Dichiara con un gesto della mano, come a scacciare una mosca.
«È una bambina Lauren. Ha sedici anni, schiaffarli in faccia una paura non è come giocare a carte. Ma forse tutti voi tendete a dimenticarvi lo scenario non appena passate la fase di iniziazione. E poi sai benissimo cosa succede a qualcuno che dice la parola Rigida davanti a me, se non sbaglio due anni fa, tu eri Intrepida già da due anni.» Sbotto acida, e che diamine, fanno i grandi con le paure degli altri.
Quattro mi lancia un’occhiataccia, la numero milletrecentoventitré della giornata, secondo lui devo stare zitta. Incrocio le braccia al petto, assumendo un’aria di sfida.
Lauren sembra comprendere, dato che si volta verso lo schermo con un sonoro sbuffo.
Esco a grandi passi dalla sala monitor quando qualcuno mi afferra il braccio, costringendomi a voltarmi.
«Cosa diavolo ti è saltato in mente?! Devi smetterla.» Sussurra Quattro inviperito.
«Mi è saltato in mente che non sono più Abnegante e dico cosa diavolo mi pare, quando mi pare. Devo smetterla di fare cosa? Di dire la verità? Ah certo, tu sei quello giusto. Tu sei quello che la sera prima bacia Tris e oggi la tratta così. È una sedicenne alle prese con dei mostri! Ne ha passate abbastanza, senza che tu le inveisci contro. Non siamo tutti te che per chissà quale mania affronti ogni notte le tue paure. Siamo diversi e non sei certo meglio di me. Perché preferisco mettermi contro il mondo, ma non far morire quello che penso. Ora mollami.» Replico acida, non ho mai parlato così a mio fratello.
Mi lascia andare come se si fosse scottato.
Dio, mi sembra Eric certe volte. All’apparenza bisogna essere perfetti e poi dentro abbiamo solo segreti.
Io non lo accetto, preferisco mostrarmi sia dentro, sia fuori.
Sono Intrepida, ma sono contro i loro pregiudizi e i loro metodi.
Sono Intrepida, ma voglio essere sempre sincera e schietta.
Sono Intrepida, ma odio sentire insultare gli Abneganti, perché volente o nolente sono stata una di loro per sedici anni.
Sono la sorella di Quattro, ma questo non vuol dire che devo accettare il fatto che lui si nasconda dietro la maschera dell’Intrepido perfetto.
È più forte di me, non ce la faccio a sopportare il tutto.
Sento una mano più piccola e delicata stringermi il gomito e vedo Marlene che mi squadra con gli occhi stretti in una linea sottile.
Sorrido debolmente per poi dire:
«Forza, andiamo a mangiare.» Uriah e Lynn mi guardano dubbiosi, mentre Marl ricambia il sorriso e si avvia col suo solito passo saltellante lungo il corridoio, guadagnandosi un cenno di diniego da Lynn e una alzata degli occhi al cielo da Uriah.
A mensa cerco con lo sguardo Shauna e Zeke, che sembrano essere stati inghiottiti dalla roccia, perché a quanto pare, non sono da nessuna parte. Faranno la dieta, evidentemente.
Dieta, parola sconosciuta per Marlene, che continua a masticare da più o meno un’oretta, divorandosi tutto sotto lo sguardo disperato di Lynn e quello divertito mio e di Uriah.
«Marl ma non è che mangi un po’ troppo?» Azzarda Uriah, aggrottando la fronte.
«Ma cosa dici! Mangio quanto serve per stare in forze.» Risponde spiccia la bionda, concentrandosi di nuovo sulla sua pietanza.
Guardo Uriah e scoppio a ridere alla sua espressione, che esprime smarrimento puro.
Marlene si scomoda di alzare lo sguardo dal piatto per poi alzare le spalle e tornare nuovamente a mangiare.

Dopo quattro Hamburger, un piatto di stufato, una fetta di torta e metà muffin, Marlene sembra piena.
Ci alziamo da tavola, iniziando a vagare per la residenza, magari alla ricerca di Tris, chissà dove diavolo è finita.
Alterniamo il passaggio dagli ampi corridoi affollati a quei corridoi secondari, più bui e silenziosi.
A un certo punto, in un corridoio vuoto sentiamo delle voci provenire a pochi metri davanti a noi, subito dopo un incrocio.
Riconosco all’istante le voci di Zeke e Shauna e faccio segno ai tre di fermarsi, sono curiosa di sentire cosa tramano questi due.
«Glielo dobbiamo dire… sennò ci uccidono.» Dice flebilmente Shauna, ridendo appena.
Cosa devono dire, a chi soprattutto?
«Shhh, a tempo debito, ci perdoneranno, anche se ad Hayley come cosa non piacerà. Lo sai come la pensa su questa cosa.» Risponde serio Zeke.
Hayley sono io, quindi centro io.
Cosa diavolo hanno combinato?
«Non possiamo nasconderglielo, lo sai come reagirebbe. Odia quando qualcuno non gli dice cosa succede, l’hai vista.» Commenta Shauna a voce un po’ più alta.
Dimmi che non centrano i Divergenti.
L’immagine di Shauna, Zeke ed Eric che tramano qualcosa mi si stampa vivida in mente.
No, non è possibile.
Shauna e Zeke odiano Eric.
Mi scervello rapidamente, cercando una spiegazione logica alla cosa.
Ma poi, tutt’un tratto, tutto si fa un po’ più chiaro.
Shauna si allunga verso Zeke, baciandolo leggermente.
Il moro, mentre lei si stacca, la afferra per la vita, riattaccandola a lui.
Ad ogni azione, corrisponde una reazione uguale e contraria.
Quando loro si ribaciano, in modo piuttosto… passionale, io spalanco gli occhi, Marlene si schiaffa una mano sulla bocca mentre Uriah e Lynn escono dal nostro nascondiglio dicendo contemporaneamente:
«O mio dio.»
Shauna e Zeke si staccano di botto, fissando sbigottiti i fratelli, con le guance rosse.
«Dimmi che mio fratello non sta baciando tua sorella.» Borbotta Uriah, dondolando sul posto.
«Dimmi che mia sorella non era spalmata contro il corpo di tuo fratello.» Continua Lynn con espressione un pochino schifata.
«Ditemi che i vostri fratelli non si stavano baciando realmente.» Aggiunge Marlene mordendosi un labbro. «E ditemi che i miei migliori amici non stanno insieme e soprattutto che non me l’hanno detto.» Concludo arricciando le labbra, di fronte alle espressioni parecchio a disagio dei due.
«Noi non stiamo insieme.» Commenta sicuro Zeke, ritrovando la voce.
Sto per replicare la cosa più acida che mi passa per la testa quando Marlene interviene al posto mio.
«No infatti si scambiavano solo la saliva, un po’ come donare il sangue. Loro si donano la saliva.»
Sembra essere convinta dell’intelligenza del suo discorso, mentre tutti noi ci fissiamo basiti.
E poi scoppiamo a ridere, perché effettivamente Marlene rende la cosa più comica.
La tensione venutasi a creare sembra alleggerirsi un po’, cosicché Shauna e Zeke si sciolgono, rilassando le spalle e abbandonandosi ad una leggera risata, quasi isterica.
Diciamo che speravano di non essere scoperti così, in un corridoio a sbaciucchiarsi allegramente, dai propri adorabili fratelli.
«Va beh, per farla breve siete carini insieme.» Aggiunge Marlene sollevando leggermente un angolo della bocca, fissandoli intensamente.
Uriah e Lynn sembrano valutare la situazione e le parole di Marlene, per poi il primo lasciarsi andare ad un sospiro che sta come un “fate come vi pare” e la seconda sibilare:
«Basta che non vi baciate davanti a me, mi da il voltastomaco.»
Shauna scuote leggermente la testa, sorridendo appena.
Poteva andarle decisamente peggio.
«Io però mi ritengo offesa dal fatto che tu, anzi che voi, non me l’abbiate detto.» Dichiaro incrociando le braccia al petto.
«Scusa Cupido, la prossima volta chiederemo la sua benedizione.» Risponde ironica la mora, sfoggiando un sorriso a trentadue denti.
Le lancio un’occhiata di ghiaccio, mentre mi viene in mente una cosa.
«Ah, Tris ha preso a schiaffi Quattro.» Dico fissandomi le unghie nere, giocando con le parti di smalto che si stanno togliendo.
«Cosa?!» Urlano in coro Zeke e Shauna, fissandomi sbigottiti.
«Quattro ha esagerato, ci ho discusso anch’io.» Dico con un’alzata di spalle, mentre Shauna assottiglia gli occhi.
Quando vogliono studiarmi fanno tutti così, dio che ansia.
«Tu e Quattro non discutete mai sul serio.» Aggiunge Zeke sicuro.
«A quanto pare hanno discusso per la prima volta, allora.» Risponde acida Lynn, che non comprendo se è acida perché lo è di natura o solo perché è Zeke, che è improvvisamente diventato il suo nemico numero 1.
Il moro solleva un sopracciglio, guardandomi dubbioso, senza però ricevere nessun chiarimento.
«Bene, oggi che si fa?» Chiede Shauna in un fiacco tentativo di smorzare la tensione che si viene a creare a causa di questi discorsi.
«Il gioco della bottiglia, ovvio.» Risponde sicuro Uriah, beccandosi uno scappellotto da Marlene e uno da Zeke, contemporaneamente.
«Io proporrei un tatuaggio!» Esclama Marlene, spalancando gli occhi scuri come a pregarci.
«Ci sto!» Urla Uriah, come un bambino al parco giochi.
Tutti gli altri annuiscono contenti, mentre io ci penso su.
Sono sempre stata molto ferma su questo punto, un tatuaggio ho, un tatuaggio mi tengo.
Ma ammetto che l’idea mi stuzzica, sarà per sfogare la rabbia o per una questione mentale, ma stavolta azzardo.
«Okay, ci sto. Ne faccio uno anche io.» Dichiaro ghignando e godendomi le loro espressioni stupite mentre ci dirigiamo verso lo studio di Tori e Bud.
«La nostra Ice si fa tatuare signori, la fine del mondo è vicina!» Commenta sarcastico Zeke, imitando una voce cavernosa e gutturale.
Lo inseguo per il corridoio, minacciando di picchiarlo.
E a quanto pare le minacce funzionano, dato che all’arrivo allo studio di Tori, Zeke è appoggiato alla porta con un gran fiatone.

Sono state le due ore più lunghe della mia vita, ma almeno sono state produttive e anche molto soddisfacenti.
Diciamo che ho un po’ azzardato, in quanto dal non volermi fare altri tatuaggi me ne sono fatta uno enorme. È sostanzialmente un tatuaggio molto semplice, Tori li chiama tatuaggi tribali, e parte poco sopra l’inguine, percorrendomi tutto il fianco sinistro e terminando sotto il seno. È un insieme di poche linee semplici, molto morbide che secondo me, tutto sommato, slanciano anche la figura.
Tori sembrava molto soddisfatta a fine giornata, per tutti e sei.
Shauna si è fatta disegnare la fiamma degli Intrepidi sulla caviglia, perché, come dice lei, fa Intrepidi.
Zeke ha fatto una cosa simile alla mia, riempiendosi però l’intero polpaccio, con ghirigori circocentrici.
Marlene ha optato per un semplice bracciale, tribale anch’esso, sulla caviglia.
Lynn si è tatuata le fauci spalancate di un leone sulla spalla, una cosa molto femminile insomma, femminile quanto lei.
Uriah infine si è fatto tatuare la parte interna del braccio, con disegni astratti.
Abbiamo occupato tutto lo studio, ma a fine giornata i due tatuatori erano molto contenti, considerando che abbiamo quasi ribaltato lo studio.
In questo momento sono tutti a cena, mentre io vago per la residenza senza una meta specifica, tastandomi l’enorme cerotto di cotone applicato sull’addome.
Mi arrampico sul per il Palazzo di Vetro, dove nessuno sicuramente mi troverà.
Ma evidentemente mi sbagliavo, infatti vedo Tobias infilarsi come una furia in una stanza, che in teoria dovrebbe essere vuota.
Curiosa sono curiosa, quindi tanto vale andare a vedere cosa diavolo fa, non credo sia un appuntamento romantico con Tris, non dopo stamattina.
Senza nemmeno bussare apro la porta, trovandomi davanti Tobias, impassibile come un muro, Tris con le lacrime agli occhi ed Eric, con l’espressione beh, da Eric.
Piego la testa di lato, studiando la situazione.
«Riunioncina intima?» Chiedo sarcastica, guardando principalmente il Capofazione.
«No, ma la trasfazione deve dirmi per quale motivo è andata dagli Eruditi quindi chiudi quella porta se vuoi entrare.» Ribatte acido, ma solo io posso capire che è finta acidità, non farebbe entrare nessuno.
A parte tutto, cara Tris, che diavolo ti passa per quella testolina?! Tra tutti i posti vai in quello dove vogliono ammazzarci, sei un genio, quasi quanto Quattro.
È proprio vero che, se esiste, dio li fa e poi li accoppia.
«Hai provato a fare cosa?» Chiede Eric, scuotendomi dai miei pensieri.
«A baciarmi. Io l’ho respinta e lei se ne è scappata via come una bambina di cinque anni. L’unica cosa di cui si può incolparla è la stupidità.» Borbotta Quattro annoiata.
E questa da dove viene fuori?!
Cerco di rimanere impassibile, oppure Eric si accorgerà che è una bugia di dimensioni mondiali.
Alzo solo un sopracciglio scettica, mentre Eric scoppia in una risata vuota e sotto molti aspetti inquietanti.
«Non è un po’ troppo vecchio per te, Tris?» Chiede con il solito ghigno strafottente, mentre io scuoto la testa impercettibilmente.
«Posso andare?» Ribatte lei debolmente, accarezzandosi frettolosamente una guancia.
Eric borbotta qualcosa a lei e a Quattro, qualcosa di antipatico, come al solito.
Tris esce e per la prima volta ci ritroviamo di nuovo da soli nella stessa stanza io, Quattro ed Eric, dopo quello che ho detto a mio fratello. Sento una fastidiosa sensazione alla bocca dello stomaco, come se una mano me la stringesse.
Lancio un’occhiata a Quattro facendogli segno di uscire, sistemerò al meglio la cosa.
Tobias silenziosamente esce, lasciandoci soli.
Sono la prima a prendere parola.
«Te l’ha riportata la tua cara Jeanine?» Non provo nemmeno ad assumere un tono d’accusa, sarebbe inutile ed uno spreco d’energia.
«No, un suo collaboratore.» Risponde acido, perché ovviamente solo lui ha il diritto di esserlo.
«Sai, potreste anche avere una relazione, se non foste di fazioni differenti.» Commento distrattamente, analizzando solo dopo le mie parole.
Eric non sembra offendersi, anzi, al contrario, assume un ghigno strafottente.
«Mi dispiace, non mi piacciono le bionde, dovresti saperlo.» Dice incrociando le braccia al petto.
Cerco di concentrarmi solo sui suoi tatuaggi per non rispondere in modi di cui potrei pentirmi.
Mi pianto le unghie nella pelle, dimenticandomi del tatuaggio e lasciandomi scappare un gemito di dolore.
«Tutto bene?» Chiede dubbioso, fissandomi con quegli occhi indagatori.
«Sì, mi sono fatta un nuovo tatuaggio e mi sono fatta male.» Commento aggrottando la fronte, cercando di spegnere il dolore.
«Un nuovo tatuaggio? Non me lo sarei aspettato da te. Posso vedere?» Domanda con un tono di voce quasi normale, né aggressivo né ironico.
Mi sollevo attentamente la canotta, attenta a non mostrare pezzi di pelle di troppo, staccando il cerotto.
Lo vedo inclinare il capo, studiando il disegno e iniziando a percorrerne il contorno con le dita.
Sento i brividi salirmi lungo la colonna vertebrale e non so se sono per il freddo o per le sue dita che vagano sul mio fianco.
Non appena stacca le dita, torno tranquillamente a respirare abbassandomi la maglietta.
«Diciamo che mi aspettavo di meglio da te, ghiacciolo.» Dice ghignando e giocando con il piercing.
«Non chiamarmi ghiacciolo. E poi a me va bene così. » Rispondo incrociando le braccia al petto, sfidandolo. Eric sembra soppesare la risposta, fissandomi.
«Sarà meglio che vada a letto, domani c’è l’esame finale.»
Sorrido leggermente, dirigendomi verso la porta.
«Allora buonanotte, Capofazione.» Dichiaro ghignando appena e chiudendomi la porta alle spalle.
Non abbiamo litigato, strano per un periodo come questo.
Ma forse devo accettare che qualcosa sta cambiando, mi devo adeguare.
Devo scendere a compromessi, in qualche modo.
Non mi ha mai fatto impazzire come cosa, ma c’è sempre una prima volta in tutto.
Apro la porta della camera, lasciandomi cullare dal buio lasciandomi cadere come un peso morto sul letto, cercando di oscurare le ultime settimane.
Piombo nel sonno in pochi minuti, estraniandomi finalmente da questo mondo, che sembra non appartenermi più.

***


Stamattina la mensa sembra decisamente più allegra, pullula di adulti che discutono sull’iniziazione e sulla classifica, ma io non me la sento di farlo, perché insomma, so come andrà.
Ed è già abbastanza stressante dover affrontare la giornata.
«Ice, stai bene? Hai delle occhiaie paurose.» Dice Shauna studiandomi il volto, in cerca di qualche malanno.
«Tranquilla Shauna, ho dormito poco per il mal di testa, stasera mi riposerò.» Rispondo con un sorriso tirato.
Sento la tensione nello stomaco, ho la sensazione che stia per succedere qualcosa, e non accenna ad abbandonarmi.
Max si posiziona al fondo della sala, accennando l’inizio del solito odioso monologo.
«Intrepidi, oggi aggiungeremo alla nostra residenza un’innovazione. Vi inietteranno un trasmettitore, in modo tale che se vi perdete o comunque rimanete feriti, possiamo sempre rintracciarvi. Disponetevi su tre file davanti a noi, state tranquilli, è normale amministrazione.» Conclude con il suo tono calmo.
Lancio un’occhiata stranita a Shauna, che alza le spalle rassegnata.
Mi metto in fila davanti a Max, fissando la testa dell’Intrepido di fronte a me, aspettando il mio turno.
Quando mi vede sembra pensare a qualcosa, per poi sorridere.
«Ice, tranquilla. Non sentirai nulla.» Continua ad avere quel sorriso falso, che ricambio appena.
Quando l’ago si infila nel collo sento solo un pizzicore e poi nulla.
Mi massaggio il collo, chiedendo infine a Max:
«Posso andare a vedere le simulazioni?»
Lui sorride, annuendo.
«Adesso arrivo anche io.»
Mi dirigo verso la sala simulazioni ancora più agitata, senza fare molto caso agli altri.
Quando arrivo, Marlene ha appena terminato il suo esame, in modo ottimo, direi, nonostante stia piangendo.
Eric le si avvicina, probabilmente congratulandosi con lei e toccandola, per farle la mia stessa iniezione.
Marlene scatta al tocco del Capofazione, per poi rilassarsi e lasciarsi pungere dall’ago.
Quando esce, mi fissa sorridendo appena. Ricambio il sorriso, avvicinandomi a lei, che mi abbraccia debolmente.
«Brava Marl.» Dico soltanto, le parole non servono.
Lei si passa la manica della felpa sulle guance, lasciandole solo arrossate e concentrandosi sulla simulazione di Lynn.
Sia Lynn, che Uriah se la cavano egregiamente, l’ho visto coi miei occhi e l’ho visto tramite quella specie di sorriso soddisfatto di Eric.
Degli altri trasfazione mi importa poco, ma seguo attentamente ogni mossa di Tris.
Sembra prendersi il suo tempo, fare finta di agire come si dovrebbe, o almeno, intendo questo dai suoi movimenti.
Sento dei sussurri da parte degli osservatori, seguiti a risate sommesse.
Che cavolo ci sarà di divertente?
Neanche tempo di pensare a quanto sia bello il mondo, che Tris ha già terminato.
Sento sussurrare “sette paure” da un Intrepido piuttosto anziano per i nostri standard.
Sette paure, alla faccia.
La signorina se la cava discretamente bene, direi.
Vedo Tobias che le si avvicina, meglio che me la filo e lascio la coppietta felice, giocare alla coppietta felice. Il banchetto sarà tra due ore, quindi potrei vagare due ore.
E alla fine, è quello che faccio.

Quando arrivo in mensa, trovo già Zeke con una bottiglia di liquore ambrato dentro, Shauna, Marlene, Uriah e Lynn, seduti allo stesso tavolo.
Mi infilo tra Shauna e Marlene, non dandoli tempo di farmi domande e rubando la bottiglia a Zeke, ingurgitandone un sorso.
«Che schifezza è?» Sbotto facendo una smorfia, i gusti osceni di Zeke.
«Una schifezza che mi piace e anche tanto.» Risponde risoluto, riprendendosi la bottiglia.
«Cosa farete dopo?» Chiede Shauna riferendosi ai tre iniziati, che sono ormai, ufficialmente Intrepidi.
«Io credo che andrò a lavorare agli armamenti come Ice, mi piace come cosa.» Risponde Uriah pensieroso.
«Io voglio addestrare gli iniziati e terrorizzarli a morte.» Esclama compiaciuta Lynn, con uno sguardo assatanato.
«Fai già paura, Lynn.» Sussurro debolmente, fissandola storto.
«Io penso che diventerò una tatuatrice, mi piace il lavoro che fa Tori.» Conclude Marlene, facendo una boccaccia a Zeke.
Vedo entrare Tris, seguita un minuto dopo da un Tobias con un sorriso a trentadue denti.
Gli effetti benefici di quella ragazza.
Si siede accanto a Zeke, che gli porge la bottiglia che rifiuta con un gesto secco.
Il rumore comincia a farsi più intenso e capisco che Eric sta salendo sul tavolo per i suoi adorati discorsi, dio che odio.
Pugni che si trasformano in urla e poi il silenzio, lasciando campo libero al Capofazione.
«Non siamo bravi a fare discorsi, qui. L’eloquenza la lasciamo agli Eruditi. Per cui sarò breve. Comincia un anno nuovo e abbiamo un nuovo gruppo di iniziati. E un gruppo leggermente più ristretto di nuovi membri. A loro facciamo le nostre congratulazioni. Noi crediamo nel coraggio. Crediamo nell’azione. Crediamo nel superamento delle paure e nella possibilità di espellere il male dal nostro mondo, così che il bene possa fiorire e prosperare. Se anche voi credete in queste cose, vi diamo il benvenuto. Domani, il primo atto da membri dei nostri primi dieci iniziati sarà di scegliersi la professione, nell’ordine in cui si saranno classificati La classifica – lo so che è questo che in realtà state aspettando tutti – è stata stilata sulla base della combinazione dei tre punteggi, relativi rispettivamente al modulo di addestramento al combattimento, al modulo delle simulazioni e all’esame finale, lo scenario della paura. La classifica apparirà sullo schermo alle mie spalle.»
Quante cazzate.
Partiamo dal fatto che Eric e gli Eruditi ormai sembrano essere amiconi. Le credenze, beh, lui non ci crede sicuramente. E tante altre cose inutili che sento ogni anno.
Quando il muro si illumina ed appare la classifica, come un lampo mi appare un’altra immagine.
Il siero arancione delle simulazioni del secondo modulo.
Il liquido arancione iniettatoci stamattina.
È un siero.
Uno stramaledettissimo siero di simulazione.
Ecco come vogliono farci combattere, così.
Mi accarezzo il collo, come a poter sentire il siero scorrermi nelle vene tentando di impossessarsi delle mie facoltà mentali.
Ma io sono Divergente.
Lancio uno sguardo terrorizzato a una Shauna raggiante per il risultato della sorella e degli altri due, tanto che Zeke ha tranquillamente una mano intorno alla sua vita.
Vedo Quattro avvicinarsi a Tris sorridendo.
Si dicono qualcosa e poi si scambiano un bacio, e che bacio.
L’espressione di Christina è disorientata, quella di Marlene, Lynn ed Uriah abbastanza sconvolta e quella mia, di Shauna e Zeke soddisfatta.
O almeno, fino a quando il panico non mi prende le viscere.
Combatteremo senza le nostre facoltà mentali.
Combatteranno, mi correggo.
Mi volto verso Shauna, dicendole:
«Shauna devo fare una cosa, ci vediamo…» La parola domani mi muore in gola, so che quel domani probabilmente non ci sarà.
E senza preavviso la abbraccio. La abbraccio perché se stanotte ci sarà questa maledetta guerra voglio essere sicura di poter dire addio.
Solo la parola addio mi fa sentire male. La stringo, senza riuscire a dire una parola. Shauna sembra sorpresa dal mio gesto, ma lo ricambia, senza capire.
Mi stacco da lei, abbracciando anche Zeke. Dio, suona come un vero addio.
Non voglio che muoiano, non per i piani di Jeanine.
Con Zeke l’abbraccio dura meno.
Mi avvicino ad Uriah, sorridendo appena.
«Congratulazioni, Intrepido.» La mia voce è innaturalmente bassa, mentre stringo timidamente Uriah, il piccolo Uriah che è Divergente.
Spero solo non lo scoprano.
Accarezzo una guancia a Lynn, lei odia gli abbracci, la conosco così bene.
E ora tocca a Marlene.
Marlene è la più difficile da salutare, definitivamente.
Marlene, la mia piccola Intrepida, così forte ma anche così debole.
La stringo forte quanto Shauna, è come fosse mia sorella, una parte di me.
L’ho adorata fin dall’inizio, perché aveva la capacità di capire tutto quanto e fare sentire a casa una persona.
«Sta attenta piccola, d’accordo?» Le sussurro nell’orecchio, accarezzandole i capelli.
Lei non se ne andrà stanotte, né lei né gli altri.
Hanno una vita davanti, e se tutto andrà come deve, arriveranno a dopodomani.
Io invece non sono sicura di poterci arrivare.
Sento la mia vita appesa ad un filo sottilissimo, che sta per essere tagliato.
«Ci vediamo dopo, vi voglio bene.» Dico, allontanandomi da loro.
Devo farcela, devo stare calma.
Mi avvicino a Tris di fretta, che ha la faccia terrorizzata.
Ha capito qualcosa.
«Tris, Tobias dov’è?» Chiedo quasi ai limiti dell’isterismo.
«Non lo so, lo sto cercando.» Riesce a dirmi, prima di essere inghiottita da una folla benaugurante, che si congratula per quel primo posto.
Mi dirigo al fondo della sala, dove c’è Eric che beve qualcosa di alcolico.
«Devi venire con me, ora.» Dichiaro gelida, in un sussurro.
Sembra essere stupido, ma si stacca dal drappello di Intrepidi, facendo cenno di seguirlo.
Mi conduce fuori dalla mensa, lungo i corridoi deserti.
Fa scattare la serratura dei suoi appartamenti e mi fa cenno di entrare.
Non appena chiude la porta esplodo.
«Cosa diavolo ci avete iniettato!?» Urlo, indicandomi il collo.
«Aspetta, ti hanno fatto l’iniezione?» Chiede spaesato, come se non dovessero farmela.
«Certo che me l’hanno fatta! L’ha fatta Max. Dimmi cosa diavolo ho che mi gira in corpo! La storia del trasmettitore non me la bevo!» Devo sfogare la rabbia e l’ansia che ho dentro, o rischio di esplodere e sarebbe peggio.
«Non è importante ora, Hayley, ascoltami bene. Quanto tutto questo finirà, perché finirà, devi farmi una promessa.» Mi afferra per le braccia, fissandomi negli occhi.
«E questo cosa diavolo significa?!» Sbotto irritata, ma anche sorpresa dal suo tono quasi neutro.

We never mean for it to mean this much, hush hush now.



«Significa che quando finirà, tu dovrai venirmi a cercare e dirmi che stai bene. Dio santo ti terrei attaccata a me, potessi.» Commenta esasperato, aumentando la presa sulle mie braccia.

I wanted to keep you forever next to me you know that i still do



«Eric per una volta vorrei crederti dannazione, ma non posso! Devi dirmi la verità! Ti prego.» Mi ammorbidisco, di fronte alla sua preoccupazione. Eric mi sta dimostrando qualcosa, ma non mi dimostra la verità.

And all i wanted was to believe, hush hush now.



«Hayley, promettimelo. Devi promettermelo. E promettimi anche che qualsiasi cosa succederà, tu andrai avanti e vivrai la tua vita, felice.» Ora siamo davvero al limite. Questo non è reale, mi sta dando conferme indirette.
Sarà un guerra.

So go on, live your life, so go on, say goodbye



«Ti prego Eric, sii sincero. Ti chiedo solo questo, davvero. Te lo sta chiedendo Hayley, non Ice.» Le afferro la maglietta, stringendola nel pugno.
Eric fa un cenno di dissenso con la testa, non può dirmelo.
Sta scegliendo, e a quanto pare ha scelto gli Eruditi, stavolta, ammesso che abbia mai scelto me.
Scuoto la testa, lasciandogli la maglietta e togliendomi le sue mani di dosso, mi danno solo i brividi.
Intanto so la risposta a tutte le mie domande, tranne a una.
Perché?
Perché questa guerra?
Perché gli aiuteremo, contro la nostra volontà?
Perché Eric ha piegato un’intera fazione?
Perché l’unica volta in vita sua in cui doveva scegliere me, ha scelto gli Eruditi?
Mi ha lasciata a loro come carne da macello, ma io non lo sono.
«Speravo che per una volta ascoltassi il tuo ipotetico cuore e scegliessi la scelta migliore per me, non per te. Evidentemente mi sbagliavo. Qualcosa è effettivamente cambiato da due anni fa.» Mi lascio scappare questo pensiero, a voce alta.
Vedo gli occhi di Eric indurirsi di colpo, facendolo tornare il vero Eric.
«No.»
E neanche il tempo di respirare, me lo ritrovo addosso.
Che mi sta baciando.
Di nuovo.
Sento la sua mano accarezzarmi il collo, dove mi è stata fatta l’iniezione.
E vorrei staccarmi, davvero.
Ma non posso, né voglio.
Perché dopo due anni, sono tornata veramente a casa.
Sento il calore irradiarsi per tutto il corpo, mi sento viva.
Anche il nodo allo stomaco si scioglie di colpo, lasciandomi libera di respirare, se solo volessi.
Ma non voglio, starei qua tutta la vita, piuttosto che respirare.
Gli conficco le unghie nella spalla, perché ho bisogno di un appiglio, come se le sue labbra sulle mie non fossero abbastanza.
E invece sono anche di più, sono tutto quello che ho cercato.
E ora più che mai, mi rendo conto di essere innamorata di questo idiota più di qualsiasi altra cosa al mondo, perché nonostante io non approvi nulla di quello che fa, nonostante odi il suo comportamento, io so che in lui qualcosa di buono c’è.
Sarò l’unica che lo vede, ma sono sicura che un diavolo non mi porterebbe mai in paradiso.
Il bacio diventa più violento, dato che mi incastra tra lui e il muro, stringendomi un fianco con la mano.
Di solito mi faccio mille domande sulle sue azioni, ma stavolta, non mi chiedo il perché.

So many questions but i don't ask why, so this time i won't even try
Hush hush now



Sono io a separarmi da lui, perché sono confusa.
Sono confusa perché dovrei odiarlo, mentre il realtà ci siamo baciati, e sono quasi felice.
La tensione torna a farsi sentire, l’ansia e il panico anche. Vorrei non fossimo Intrepidi, vorrei poterci stare insieme, vorrei poter proteggere le persone a cui voglio bene, ma purtroppo non posso fare assolutamente nulla.
Posso solo sperare che vada come deve andare, senza tanti problemi.
E sì, stermineranno i capi Abneganti, ma se muore mio padre posso solo essere felice.
Guardo Eric, un’ultima volta, prima di fiondarmi fuori senza una parola, scappando nella mia stanza.
Questo è stato il nostro addio, direi.
Perché dopo oggi, le nostre strade si dividono.
Avrei voluto di più, da questi diciotto anni, ma mi accontento.
Mi accoccolo al buio sulla sedia, aspettando il momento.
Vorrei piangere, ma non riesco. Ho il mio blocco.
Questo blocco, che blocca tutto quello che ho dentro, in un modo o nell’altro.


*Frase della Saga di Shadowhunter, se non ricordo male Città di Cenere.

Angolo autrice:
Mi odiate vero?
Io si, mi odio. Addio. Questi sono addii.
Ammetto, per la parte di Shauna e Marlene mi sono fatta scappare una lacrimuccia.
Eric e Hayley, si commentano da soli. Spero di aver reso come sta lei, la lotta interna che ha.
È stato un capitolo difficile da scrivere, sia per i contenuti, sia per il tempo, la scuola mi sta già distruggendo, ormai nel mio corpo siamo due, mal di testa ed io.
Beh, spero di non essermi fatta odiare troppo (Diiiifficilissimo.)
E sì, ho messo il bacio, perché era il loro addio, se lo meritavano.
Anche Shauna e Zeke, per alleggerire il capitolo.
Insurgent, o meglio, lo schema per Insurgent, è pronto!
Quindi, io conosco già il destino di Eric e Hayley. (*sfrega le mani come una mosca*)
Da dire su Insurgent: Hayley litigherà anche con gli alberi praticamente, inizierà un cambiamento in lei, che poi sfocerà in Allegiant. Legherà con Tris, scoprirà di Evelyn (Immaginatevi la sua felicità.)
Ecco, giusto.
Ho aggiunto una canzone, che secondo me si addice molto ai nostri due piccioncini.
Insurgent avrà molti capitoli con tema una canzone.
Megan

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Capitolo 9
*** This is War ***


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A warning to the people, The good and the evil, This is war.
To the soldier, the civilian, The martyr, the victim, This is war.
It's the moment of truth and the moment to lie, The moment to live and the moment to die
The moment to fight, the moment to fight.


Un avvertimento per le persone, per quelle buone e per quelle malvagie: Questa E' una Guerra.
Per il soldato, per il civile, per il "martire", per la vittima: Questa E' una Guerra.
E' il momento della Verità, il momento di mentire, il momento di vivere, il momento di morire,
il momento di combattere, il momento di combattere.



Non so quanto duri il buio, forse ore.
Rimango accovacciata sul letto, vestita, in attesa di quel segnale che probabilmente non tarderà ad arrivare.
Entro in una sorta di mondo tutto mio, perdendo la lucidità, o meglio, l’umanità.
Divento anche io una macchina, sotto però il mio completo controllo.
Non lascio la mia vita in mano a Jeanine, mi gestisco da sola.
Ecco cosa vuol dire essere Divergenti.
Voglio togliere di mezzo le emozioni, perché stanotte, tornerò a casa.
Torno dove sono cresciuta.
Torno da Marcus.
A questo pensiero mi massaggio distrattamente il polso, come ad aspettarmi il cuoio, che però stavolta non arriverà.
Torno da Marcus e lascio Eric.
Perché, nonostante tutto, non sono più disposta a giustificarlo, non voglio più cercare di dare un senso a questo.
Ho lasciato dietro un mostro per trovarmene davanti un altro, e la mia vita non voglio vada così, che duri un’ora o che duri ancora cinquant’anni.
Mi sono promessa di vivere, lasciando gli Abneganti, non di sopravvivere.
Voglio essere felice, voglio una persona che tenga a me accanto, voglio che mio fratello sia in pace, voglio che i miei amici siano al sicuro, ed è stupido pensarlo ora.
Perché fuori, ci sarà la guerra.
Questa è la guerra.
È fare mille progetti, che probabilmente non realizzeremo mai. È sperare, sperare di sopravvivere, sperare che le persone a te care si salvino. È andare incontro ad un’onda di sangue, che volente o no, ti travolgerà comunque.
E come ogni grande onda, lascerà dietro solo ferite e detriti, che solo il tempo che mai avremo a disposizione contribuirà a curare e pulire.
Un suono prima debole, poi sempre più forte mi separa dai miei pensieri.
Passi.
La simulazione è iniziata.
Mi alzo dal letto, prendendo un respiro profondo.
Calma Hayley.
Afferro la mia solita felpa, voglio avere qualcosa che sento veramente mio addosso.
Lego i capelli in una coda alta e lanciando un ultimo sguardo alla stanza.
Arrivederci, se mai ci rivedremo.
Mi riverso in corridoio, aggiungendomi alla fila di altri Intrepidi che camminano con lo sguardo vacuo e il passo lento e regolare, scandito come da un orologio interno.
I movimenti sono quasi innaturali e mi sforzo malapena di imitarli, che provino ad uccidermi.
So già cosa mi contraddistingue da questa massa di burattini nelle loro mani, gli occhi.
Sarò stanca, avrò le occhiaie peggiori che si possano desiderare, ma non ho perso quella luce, che mi fa combattere ancora.
Salverò chi devo salvare, ucciderò chi devo uccidere.
Non ho paura a diventare un’assassina, se necessario.
Sfiliamo davanti ad un Capofazione, che muove la testa da destra a sinistra, osservandoci uno ad uno.
Allora il bastardo è sveglio, voi non fate la simulazione, vero?
Non sembra accorgersi dello sguardo che gli riservo, lasciando proseguire regolarmente la fila.
Giungiamo in una sala, dove c’è un tavolino, con ammassate sopra cose nere.
Pistole.
Finalmente si inizia a ragionare.
Mi avvicino al tavolo, afferrando un’arma.
Il freddo del ferro viene a contatto con la pelle trasmettendomi la solita sicurezza.
Con questa sono potente.
Infilo il caricatore con un colpo secco, facendolo scattare, a differenza degli altri che sembrano usare un’innata delicatezza.
Prima ci infilano in una simulazione e poi ci fanno muovere come bamboline?
Patetici.
Jeanine allora non è così avanzata come pensavo.
Ci ha dato il potere, ma ci ha tolto la forza che ci contraddistingue, un po’ come togliere agli Eruditi la loro intelligenza.
Avrebbero solo i libri, nulla di più.
E ora noi siamo così, con una pistola in mano e nessun potere di controllo della forza.
Cerco con gli occhi Tobias, magari mi sarebbe utile.
Cerco anche Tris, perché sembra che dove c’è lei, trovo anche lui, ma niente.
Non vedo né una testa bionda, né i capelli corti di mio fratello.
Infilo la pistola nella fondina e seguo la massa, sperando che mi dicano dove andare.
Io non ho un maledetto trasmettitore che mi dice cosa fare, anche se ammetto sarebbe utile anticipare le loro mosse.
Camminiamo, risalendo il Pozzo per qualche centinaio di metri.
Dove diavolo è Eric? Così posso saltargli al collo e ucciderlo subito, voglio togliermi il pensiero.
Cerco di non far prendere il sopravvento alla rabbia conficcandomi le unghie nella coscia, sopra i pantaloni.
Ma come faccio?
Sto tornando dal padre che mi ha picchiato per sedici anni con la mia fazione, sottomessa agli Eruditi che sono aiutati dal ragazzo di cui dovrei essere innamorata che a sua volta cerca di trovare e uccidere quelli come me, i Divergenti.
In tutto ciò, mio fratello non so che fine abbia fatto insieme alla sua fidanzata e non c’è traccia dei miei amici, tra cui un Divergente che non sa di esserlo.
Che situazione fantastica.
Devo spegnere quest’odiosa parte di me, che tende a ragionare a macchinetta sui disastri che questa cosa potrebbe provocare, devo essere lucida, se voglio avere un maledetto futuro che non comprenda lo stare sotto tre metri di terra.
L’aria fredda della notte mi punge il viso e noto che siamo arrivati ai binari.
Almeno non ci fanno andare a piedi, devo ricordarmi di ringraziarli.
Seguo l’Intrepida davanti a me, che si accoda ad un altro gruppo in fila per salire.
Sono aiutati da soldati, sotto simulazione anche loro.
Vedo che intorno non ci sono Capi, così decido di dare un’occhiata in giro, muovendo leggermente la testa.
Ed ecco che due vagoni prima c’è Quattro che aiuta Tris a salire su questo maledettissimo aggeggio.
Io l’ho detto, dove c’è uno, c’è l’altro.
Afferro distrattamente la mano del soldato che aiuta ad issarmi e vedo una faccia conosciuta.
Lauren.
Non mi sta particolarmente simpatica, lo ammetto, ma vederla in questo stato mi fa pena.
Perché, riprendendo ad analizzare la situazione, lei cosa ha fatto di male?
È nata Intrepida, ha vissuto sedici anni nella fazione, preparandosi all’iniziazione, ha fatto cadere il suo sangue sui carboni ardenti ed è entrata ufficialmente nel sistema.
Sono quattro anni che lavora con gli iniziati e al centro di controllo, è piena di piercing, i suoi capelli sono strani, chiama gli Abneganti Rigidi, insomma l’Intrepida esemplare.
Eppure, tra qualche ora si risveglierà, scoprendo probabilmente di avere ucciso qualche persona, si sentirà in colpa e subito dopo arrabbiata, perché si sono appropriati del suo cervello.
Non potrà farci nulla e vivrà sempre col tarlo di essere stata sottomessa agli Eruditi ed aver ucciso qualcuno di innocente senza motivo.
Che gran bella vita si prospetta per tutta questa adorabile fazione.
Perché i Candidi saranno anche troppo sinceri, gli Abneganti troppo altruisti, i Pacifici troppo tranquilli e gli Eruditi troppo smaniosi di potere, ma noi siamo molto peggio.
Siamo quelli che sono pronti alla guerra, che distruggono qualsiasi cosa si trovino davanti.
Siamo la fazione fuori controllo, quella che basta un siero e tante promesse per piegarci.
Il treno frena, stridendo sulle rotaie nel silenzio della notte.
Scendo il più autonomamente possibile e mi guardo intorno.
Sono a casa.
Sento lo stomaco stringersi ancora di più in una morsa dolorosa.
Sono qua, di nuovo.
E devo assolutamente trovare mio fratello.
Scenderà prima o poi da questo maledettissimo treno?
E poi finalmente, lo vedo.
O meglio, vedo Tris e di rimando mio fratello.
Mi stacco lentamente dal cordone per raggiungere senza farmi notare Tobias, mentre il cuore inizia a martellarmi nel petto.
Ah, allora ci sei ancora.
Le strade sono dolorosamente familiari, la parola mamma sembra galleggiare nel vuoto.
Mi affianco a Tris borbottando a mezza voce:
-Non è il momento adatto per la passeggiatina romantica nel quartiere natale.-
Quattro non si degna nemmeno di darmi una risposta mentre Tris è tesa come una corda di violino.
La ferita è ancora aperta, ha lasciato questo luogo da troppo poco.
E le tue ferite Hayley, sono ancora aperte?
Avverto il lontananza degli scoppiettii, e so già a cosa corrispondono.
Spari.
Quattro cerca il mio sguardo, lanciandomi un avviso tra le righe, fare la brava.
Ma se Marcus, finirà per sbaglio sulla mia strada, morirà all’istante, al diavolo le simulazioni.
Quel proiettile brucerà come la cintura.
Vedo in lontananza Tori che fa inginocchiare un membro del consiglio, sparandogli a sangue freddo.
Tris sembra inciamparsi ma la afferro saldamente per il gomito, tenendola in piedi mentre gli occhi le si riempiono di lacrime.
Arriccio appena le labbra scavalcando il corpo inerme.
Se succede qualcosa a Marlene, Shauna o agli altri, non muoio soltanto per poter fare una strage.
Tris incomincia a tremare visibilmente, così le stringo appena una mano. Deve mostrare l’Intrepida che è in lei.
Vedo i vari Intrepidi sparpagliarsi per eseguire gli ordini.
Noi, non ricevendone, dovremmo adeguarci.
Punteremo verso casa di Marcus, obbiettivo sicuro.
Sto per voltarmi verso Quattro quando sento una voce gelida.
Eric.
Mi irrigidisco mentre infila un dito nella guancia di Tris, non degnandomi di uno sguardo.
Ha paura.
Spiega ad una ragazza accanto a lui come funziona la simulazione, idiota.
Io lo ammazzo qua, davanti a tutti.
Sono l’unica che si merita di farlo.
L’unica che può farlo.
Le sue attenzioni si spostano da Tris a Quattro, puntandogli la pistola alla tempia.
No, mio fratello no.
La mano si avvicina alla cintura, impugnando il calcio della pistola.
Ma Tris, anticipa i miei movimenti, puntando la pistola contro la fronte di Eric, che assume un’espressione smarrita.
«Togligli la pistola dalla testa» Dice Tris, scandendo duramente le parole.
Io sono come immobile, cercando di capire se agire o rimanere nell’ombra in caso di necessità.
«Tu non mi sparerai» Risponde Eric come un serpente.
Oh, lei no.
«
Ma io invece potrei.»  Esordisco estraendo la pistola e puntandogliela in faccia.
E lui sembra finalmente accorgersi di me, come se l’avessi schiaffeggiato.
Gli ho soltanto fatto capire che sono Divergente.
«
Tu sei l’ultima persona che può spararmi, Hayley.»  No, non mi indebolirà così.
«
E invece me lo merito. Non chiamarmi Hayley, non sei nessuno per farlo.»  Stringendo gli occhi, sento Tris sparare e colpire Eric al piede, facendolo accasciare gridando.
Punto il grilletto contro la sua amichetta, colpendola ad un ginocchio.
Mi ammiro da sola per la precisione.
Lancio un’ultima rapida occhiata ad Eric e mi metto a correre, lasciandomelo alle spalle.
Sento dei passi dietro di noi e due colpi secchi, che fanno centro.
Uno nella spalla di Tris, uno nel mio braccio.
Sento un dolore lancinante ed il calore del sangue iniziare a scorrere, maledetti.
Continuo a correre quando Tris si accascia a terra.
Mi accuccio accanto a lei tirandola su per un braccio, mentre lei rimane a peso morto urlando a me e Tobias di scappare, ma so che non la lasceremo qua.
Andremo incontro al destino che ci spetta.
Insieme.
In pochi secondi siamo circondati e mentre Tobias tira su Tris, io incrocio le braccia al petto sfidando con lo sguardo i soldati, soprattutto uno in particolare.
Eric, che zoppica. Bel lavoro Tris.
«Ribelli Divergenti. Gettate le armi.» Tuona in tono fermo.
«
Eric, vaffanculo.»  Rispondo acida.
Un soldato mi punta la pistola alla gola, ma Eric lo blocca con un eloquente gesto della mano.
«
La bambina è incazzata?»  Chiede con la voce melliflua
«
Sono stata una bambina ieri pomeriggio, ora sto facendo la donna. Dovresti imparare, idiota.»  Rispondo sorridendo.
Conosco ogni sua minima sfumatura, dal colore chiaro dei suoi occhi, al colore rosso che assume le poche volte che perde il controllo, al nero che indossa sempre al grigio dei suoi piercing. Conosco il lato cattivo ed il lato buono, perché so che c’è, questo maledettissimo lato.
Mi avvicino all’orecchio di Eric sussurrando appena:
«
Spera solo che Marlene e gli altri sopravvivano o giuro su dio che torno in vita solo per ammazzare te e la tua amichetta. E se sopravvivo e loro no, Quattro compreso, sei morto. Ti cercherò ovunque per farti saltare la testa a suon di spari. È una promessa Eric. Ti sto imitando, ho messo da parte il lato umano e sentimentale.» 
La faccia del Capofazione perde per un attimo quel cipiglio impassibile, lasciando spazio allo stupore.
Sono la macchina che volevate.
Eric fa cenno agli altri soldati che prendono Tris e Tobias, puntandoli la pistola tra le scapole.
«
A lei ci penso io, non siete in grado di gestirla. Vi scapperebbe sotto il naso.»  Tuona guardandoli con astio.
Fa male toccare i nervi scoperti, vero?
Cammino senza neanche ribellarmi alla sua presa ferrea sul braccio.
Entriamo in un edificio spoglio, dove c’è una donna bionda che parla al telefono.
Jeanine.
I suoi burattini ci etichettano come ribelli Divergenti, al diavolo.
«Da te me l’aspettavo. Tutti quei problemi con il tuo test attitudinale me l’avevano fatto sospettare fin dall’inizio. Ma tu…Tu, Tobias – o devo
chiamarti Quattro? – sei riuscito a ingannarmi. Soddisfacevi i requisiti in tutto: risultati del test, simulazioni durante l’iniziazione… tutto. Eppure eccoti qui. Forse potresti spiegarmi come mai?»
«
Sei tu il genio, perché non me lo dici tu?»  Ribatte Quattro incrociando le braccia al petto.
«La mia teoria è che in realtà tu sei un Abnegante. La tua Divergenza è molto debole.» Risponde sorridendo come una bambina. Odiosa.
«Le tue capacità deduttive sono sorprendenti. Considerami impressionato.» Risponde con tono monocorde mio fratello.
«
E poi ci sei tu, Hayley.» Si rivolge a me sorridendo, come se parlassimo da donna a donna.
«
Ice, grazie.»  Affermo contrariata.
«
Bene, tu Divergente. Non l’avrei mai detto. Un blocco di ghiaccio intrepida fino alla fine, capace di intrigare due Capifazione alquanto testardi. Pensavo fossi solo una bambina fragile, fortificatasi solo perché cresciuta senza madre. Tu sai spiegarmelo?»  Chiede sempre con quel tono divertito.
Se le strappo i capelli smetterà di ridere?
«
Ho mangiato un unicorno.»  Rispondo incrociando le braccia al petto, increspando le labbra
Jeanine è colpita dalla mia affermazione, ma non lo mostra molto.
La mezz’ora seguente è un susseguirsi di discorsi inutili e stupidi di Jeanine e risposte ironiche mie e di Quattro.
Sì, abbiamo lo stesso dna.
Tris è collassata una volta, facendomi ricordare che ho un proiettile conficcato nel braccio.
Il braccio di Tobias saldo intorno alla sua vita mi fa capire la sostanziale differenza tra me e loro.
Io combatto per me stessa, loro per l’altro.
Salverò anche loro, se lo meritano.
Jeanine tocca il tasto Marcus, facendo scaldare Tobias.
«Tu sarai il primo a essere testato, Tobias. Hayley sei troppo testarda, la tua volontà non si piegherà mai. Beatrice, invece…Tu sei troppo ferita per essermi utile, per cui alla fine di questo incontro procederemo alla tua esecuzione e a quella di Hayley.»
Esecuzione.
Mia e di Tris.
Quattro si irrigidisce. Adesso esplode.
Tobias afferra il viso di Tris baciandola in modo piuttosto violento, per poi scavalcare il tavolo e lanciarsi su Jeanine.
Non ho tempo per preoccuparmi di lui, devo reggere Tris in piedi. Mi avvicino di corsa a lei accarezzandole il viso imperlato di sudore freddo.
«
Forza Tris, forza…»  Sussurro appena.
Appena riapre gli occhi urla, vedendo i soldati saltare addosso a Tobias armati.
Devo stare con lei, lui vorrebbe questo.
Tuttavia questa convinzione scema quando lo vedo lasciarsi cadere a peso morto dopo l’iniezione fattagli da Jeanine.
Il siero.
Riapre gli occhi di colpo, alzandosi e guardandosi intorno confuso.
«
Tobias!»  Urla Tris al mio fianco, piangendo.
Ti prego, ribellati a quel maledetto siero.
Lui si volta correndo verso di noi e chiudendo le mani intorno al collo di Tris.
Gli afferro il polso stringendo con tutta la forza possibile, staccandolo a fatica da lei e lanciandolo addosso alle guardie.
Maledetta, mi ha portato via anche mio fratello.
Gli uomini di Jeanine conducono me e lei verso la stanza di B13, indicata da lei stessa.
Tris morde la mano all’Intrepido, che la colpisce, facendola svenire.
Mi accascio accanto a lei, spostandole i capelli.
«
Prova a toccare me e ti ammazzo a mani nude, coglione.»  Dichiaro fredda, incutendogli un po’ di timore.
Avere un maledetto soprannome in questo posto è sempre utile.
Nella stanza c’è una sedia ed una teca di vetro, collegata ad un tubo.
Ed all’improvviso tutto diventa un po’ più chiaro.
La paura di Tris, annegare in una teca.
Il mio odiar veder morire innocenti, la sedia.
Poi probabilmente mi spareranno, ma questa è solo la tortura iniziale.
Cerco di slegarmi dalle corde con cui, nel frattempo, mi ha bloccata alla sedia facendomi sanguinare soltanto i polsi.
Urlo, cercando di svegliar Tris, messa nell’angolo appoggiata alla parete.
«
Tris dannazione svegliati!»  Urlo sempre più forte.
Lei apre lentamente gli occhi, fissandomi e guardandosi intorno realizza tutto.
I minuti che si susseguono fatico a ricordarli tutti con precisione,dato un misto di paura e ansia, interrotte dall’ennesimo colpo di proiettile.
La porta è spalancata e la madre di Tris fissa la vasca con la pistola nella mano tremante.
Solleva Tris dall’ammasso di acqua e vetri, avvicinandosi a me, tagliando con un coltello la corda.
«
Grazie signora Prior.»  Bisbiglio rapida.
«
Chiamami Natalie. Sei Hayley, la figlia di Evelyn.»  Afferma Natalie scrutando i tratti del mio volto, come a cercare un barlume che indichi il fatto che Evelyn Eaton mi ha tenuta in grembo nove mesi.
«
Dobbiamo andare, forza Tris.»  La esorto, allungandole la mano mentre Natalie ci porge due armi cariche.
Natalie è una trasfazione, un’Abnegante non avrebbe mai fatto tutto ciò, compreso uccidere la quantità di guardie riversate a terra fuori dalla porta.
«
Mamma cosa vuol dire Divergente? E come lo sai?»  Chiede Tris.
«
Perché lo sono anche io, mi sono salvata grazie a tua nonna. Essere Divergente vuol dire che…» 
«Non puoi essere controllata. Da nessun ideale di nessuna fazione.»  Concludo stringendo gli occhi.
Tris mi lancia uno sguardo indagatore, so a cosa sta pensando.
Io sono il perfetto esempio di Divergente, fuori controllo.
«
Eccoli, stanno arrivando.- Sussurra Natalie distogliendo l’attenzione.
«
Ascoltatemi, raggiungete tuo padre e tuo fratello. Il vicolo sulla destra, poi giù nel seminterrato. Bussa due volte, poi tre, poi sei. Hayley, abbi cura di lei.» Riprende rivolgendosi prima a sua figlia e poi a me.
Abbi cura di lei.
Vuole sacrificarsi per sua figlia, per la bambina che ha messo al mondo, per probabilmente la sua ragione di vivere, che nonostante abbia scelto un’altra fazione resta la cosa più importante.
Non ho nemmeno tempo di ribattere che si butta in strada iniziando a sparare, lasciando spazio alla fuga mia e di Tris.
Mentre corro vedo la schiena di Natalie inarcarsi e macchiare il vestito di rosso.
Uno sparo l’ha centrata in pieno stomaco, probabilmente infierendole il colpo mortale.
Tris chiude istintivamente gli occhi e inizia ad urlare quando il corpo si accascia a terra.
Cade sulle ginocchia piangendo, lasciandosi andare, come attratta da quel sangue che tuttavia le scorre ancora nelle vene.
Mi accascio accanto a lei prendendole il viso tra le mani fredde, sentendo sul palmo le lacrime.
Quant’era che non sentivo questa sensazione sulla pelle.
«
Tris, devi essere coraggiosa.- Sussurro appena, perché so che Quattro farebbe così.
Sono diventata la madre ed il fidanzato di una ragazza che conosco appena.
E considerando che non ho avuto una madre e non ho mai giocato a fare la fidanzatina non so da dove iniziare.
Ma sembra funzionare dato che Tris, mossa da qualcosa di più profondo che una semplice mia frase, si alza e riprende a correre afferrandomi la mano.
Tre soldati Intrepidi ci inseguono, e io ne uccido due sparando…due colpi.
Osservando bene il rimasto Tris si pianta sul posto osservandolo.
Io lo conosco…. È Will, il ragazzo di Christina.
È un amico di Tris sotto simulazione.
Sto per fermarla quando lei chiude gli occhi e spara, centrandolo in testa.
Riprende poi a camminare alla cieca, per poi fermarsi in un portone, crollare in ginocchio, piangere e urlare.
Sotto certi aspetti la invidio, perché lei riesce a buttare fuori tutto, io no, creo un blocco.
Un blocco di cemento che dopo anni incomincia a pesare nel petto.
Mi accuccio accanto a lei, accarezzandole i capelli.
«
Tris, tuo padre è qua vicino, devi essere forte. Will e tua madre ti saranno sempre accanto. Dobbiamo salvare Tobias adesso. Non devi lasciarti andare adesso piccola, ce la dobbiamo fare anche per loro.»  Sussurro lentamente, stringendole la mano.
«
S..siamo arrivate.»  Sussurra in risposta lei, alzando gli occhi verso il portone.
Osservo la porta di ferro e mi guardo intorno, capendo che, effettivamente, siamo arrivate dove voleva Natalie.
Con uno sforzo enorme tiro su Tris con il braccio buono, trascinandola quasi di peso nel seminterrato.
Tris bussa alla porta il numero di volte indicato da sua madre, porta che si spalanca rivelando un ragazzo, vagamente simile alla bionda, ma vestito da Erudito. Storco il naso a questa visione ma poi comprendo che è il fratello di Tris.
Tris mi fa cenno di entrare nello scantinato mal illuminato, pieno di altre persone.
Alcuni tratti dei più anziani, mi sono familiari. Sono le facce che hanno colorato la mia infanzia e la prima parte dell’adolescenza.
Spero vivamente non mi riconoscano quando sento una voce che mi mette i brividi.
«
Hayley.»  Marcus spunta dall’ombra, lasciandomi pietrificata sul posto.
Lo vedo avvicinarsi a me con le braccia aperte, quasi a volermi abbracciare.
Senza pensare afferro la pistola e gliela punto in fronte, dimenticandomi di essere circondata da una buona fetta di Abneganti, che arretrano spaventati.
«
Stammi lontano Marcus. Non tutto quello che dicono gli Eruditi è falso. Non fare un altro passo o giuro che ascolto tutti i motivi che ho per ammazzarti.» Sussurro appena, in preda al nervoso.
Marcus mi guarda con quegli occhi carichi di odio, ma sa che ormai non sono più una stupida bambina a cui può fare cosa diamine vuole.
Sono una donna.
Sono un’Intrepida.
Sento la piccola mano di Tris afferrarmi il gomito, per abbassare lentamente l’arma.
«
Ice, fatti cucire la ferita da mio fratello. Sta tranquilla.» 
Dice ancora visibilmente scossa, perché lei aveva un rapporto coi genitori, io preferirei fosse morto.
Marcus non è più mio padre da così tanto tempo che ormai ci ho fatto l’abitudine.
Ora mi resta una sola cosa da fare.
Andare a salvare mio fratello.


Salve salve! Sono tornata dopo mesi di silenzio dove io e lo scrivere andavamo in due posizioni opposte. Parto con promettere che almeno ogni DUE settimane aggiornerò. Arrivando al capitolo, questo è molto di passaggio. 
La reazione di Hayley nei confronti di Marcus arriveranno nel prossimo capitolo che sarà il finale di Divergent! *festa messicana*
Hayley  ed Eric in versione nemici non ci piacciono vero?
Mi scuso per il mio ritardo e vi ringrazio per l'attesa.
Nel prossimo capitolo:
-Scena Tris, Marcus Hayley
-Scena Tobias Marcus Hayley (quanto mi piaaace)
-Hayley e le sue amabili riflessioni

Un bacio Megan

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Capitolo 10
*** In spite of ***


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Note Autrice: Come ho già detto  QUA c'è la mia paginetta, con SPOILER, MISSING MOMENTS, PRESTAVOLTO E NOTIZIE SUGLI AGGIORNAMENTI (che non guastano mai) (https://www.facebook.com/Megan204efp)
Se vi può interessare, ho anche la mia storiella su Hp, che vorrei condividere con voi nonostante il parto a cui assomiglia ( Sì, io e gli aggiornamenti ci odiamo.)

 
 

In spite of…
È troppo.
È tutto troppo.
L’unico pensiero che la mia mente riesce a formulare è questo.
In qualche ora ho detto addio ai miei migliori amici, ho avuto un pesante faccia a faccia con Eric, mi hanno rapito e sparato, ho perso mio fratello e ho rivisto mio padre dopo due anni.
Non potevo chiedere di peggio.
E ora mi ritrovo seduta contro il vagone del treno, in preda allo sconforto più totale.
Ho tra le mani la sua fidata pistola, così tanto stretta che le dita sembrano bianche.
Tris, suo padre e Caleb sono riuniti nella loro piccola teca familiare, mentre io mi sento gli occhi di mio padre addosso.
Sapeva che la stava guardando.
Lo sapeva.
Sento quello sguardo bruciare sulla pelle, esattamente come la cintura di qualche anno prima.
Non poteva piangere.
Lei era quella che non piangeva mai, lo era sempre stata e doveva continuare ad esserlo.
Nonostante Eric cercasse di ammazzarla, nonostante Tobias in mano agli eruditi, nonostante suo padre.
Lei doveva essere forte.
Chiudo gli occhi, respirando profondamente.
Come poteva sopportare tutto ciò?
Aveva soltanto diciotto anni.
Apro gli occhi, giusto per lanciare uno sguardo di fuoco a mio padre, con le ultime forze rimaste.
Lui doveva sapere che io non crollo.
Lascio tintinnare la pistola contro la parete di ferro del treno, ricordandogli che aveva la forza di ucciderlo in qualche secondo.
Era l’unica cosa di cui non sentiva la mancanza.
Mio padre era, è e sarebbe rimasto un mostro.
Tris si voltò, osservandola qualche secondo.
Forse le occhiaie profonde, su un viso pallido come era il suo in questo momento la rendevano quasi spaventosa, ma poco le importava.
Doveva salvare suo fratello dalle mani di quella stronza di Jeanine.
Non gli avrebbe lasciato anche lui.
Aveva già ceduto con Eric, ma con Quattro non avrebbe rinunciato così facilmente.
Poteva sembrare pazza, ma aveva sempre pensato che una parte di Eric salvabile, esistesse ancora.
Nonostante le avesse puntato una pistola contro e avesse ucciso mezza sua vecchia fazione.
Le scappò un sorrisetto ironico.
Era veramente uno stronzo.
Sentiva la rabbia ribollirle nelle vene, ma la ignorava.
Con Eric aveva sventolato bandiera bianca fin troppo in fretta, alzando le mani ad ogni singola difficoltà.
Se lui aveva scelto come vita di ammazzare i Divergenti, bene.
Lei non sarebbe rimasta al suo fianco né l’avrebbe difeso.
Lei era Divergente ed era fiera di esserlo, perché voleva dire essere indipendente.
Voleva dire non piegarsi al volere di un’unica fazione ma essere in grado di ragionare in diversi modi, tanto da salvarsi la pelle.
Essere divergente la rappresentava a pieno, perché lei era libera, non importavano i soprannomi che le affibbiavano o il lavoro che faceva.
Lei era sempre e comunque capace a scegliere.
« Ice, siamo quasi qua. » Sussurrò Tris, alzandosi.
Le rispondo con un cenno della testa, ringraziando mentalmente la fidanzata di mio fratello per non aver usato il mio vero nome.
Sono la prima a saltare, atterrando in piedi sul tetto, con la ormai classe da Intrepida.
Dietro di me  il padre di Tris arriva appena al cornicione, ma fortunatamente salta sul tetto, cadendo.
Le porgo la mano, ma il signor Prior tentenna qualche secondo, come a ricordare la psicopatica che sono stata in quello scantinato, per poi afferrarla con decisione e tirarsi su.
Tris e Caleb saltano senza problemi, ma Marcus fa giusto in tempo ad appendersi al cornicione, rimanendo aggrappato con tutte le sue forze.
Andrew Prior si precipita in suo aiuto, mentre resto lì, a fissare mio padre con un unico pensiero.
Cadi.
Sfortunatamente, i due maschi Prior lo tirano sul tetto, mentre sul mio volto spunta una smorfia di disapprovazione, che per un attimo vedo anche sul volto di Tris.
Entrambe abbiamo avuto la stessa speranza che cadesse, mettendo fine alla sua inutile vita.
Anche Tris ha visto cosa ci ha fatto.
«Ora  viene  la  parte  per  cui  vi  ho  chiesto  se  avevate paura  dell’altezza» Esordisce Tris, rivolgendosi ai tre uomini, indicando con la testa il bordo del tetto.
«Tranquilli, c’è una rete sul fondo, purtroppo.» Sibilo, all’indirizzo di Marcus, la cui espressione di indurisce di botto.
«Saltiamo prima io e Tris, ho capito.» Aggiungo, avvicinandomi al bordo e saltando giù con più naturalezza possibile.
L’impatto con la rete mi fa scivolare la pistola via dai pantaloni, ma la riafferro prontamente, non sia mai che quell’idiota di mio padre pensi che ho abbassato le difese.
Tris atterra con quasi naturalezza, mentre gli altri tre si lasciano scappare o un urlo o un gemito di dolore.
Il dolore di Marcus, penso con soddisfazione.
Io e Tris siamo in testa al gruppo, forse per il fatto che questa è ancora, in qualche modo, casa nostra.
«E così questa è la residenza degli Intrepidi» esclama mio padre, cercando inutilmente di smorzare la tensione.
«Sì. E allora?»
«Allora  non  avrei  mai  pensato  di  vederla. Non  c’è  bisogno che stai così sulla difensiva, Beatrice.» Ribatte tranquillo.
« Chissà mai perché è sulla difensiva. Forse ti conosce meglio di quanto tu creda. » Intervengo, acida.
Lui sa a cosa mi riferisco, lo sa benissimo, infatti tronca lì il discorso, guardandosi intorno.
Qua dentro non è più solo il capo fazione abnegante, ma anche il padre crudele che picchiava i figli.
Camminano spediti fino al pozzo, mentre nella mia testa c’è soltanto il pensiero di salvare Tobias.
Sono certa che è ancora vivo, è come uno strano legame che abbiamo tra gemelli.
Non so in che condizioni, ma è vivo.
A interrompere i miei pensieri è uno sparo.
Io e Tris spingiamo gli altri contro il muro e ci scambiamo uno sguardo d’intesa.
Facciamo un rapido cenno ai tre, muovendoci verso la fonte dello sparo, con enorme delicatezza, quasi come gatti.
La scena che mi ritrovo davanti è altamente surreale.
Quell’idiota di Peter, evidentemente non sotto simulazione, con l’espressione concentrata, impegnato a fare il cagnolino da guardia.
Tris, senza nemmeno pensare esce allo scoperto, puntandogli la pistola in faccia.
Alzo gli occhi al cielo, maledicendo l’impulsività di quella ragazzina ed esco allo scoperto, con l’arma puntata.
L’espressione sgomentata di Peter sarà il mio rallegrante per il resto della giornata.
Tris gli tira un calcio, disarmandolo.
Hai capito la ragazza.
Io mi limito ad osservarlo, con un’espressione imperturbabile.
«Come  mai  tu  sei  sveglio?»  Chiede invece Tris, studiandolo.
«I  capifazione…  hanno  valutato  le  mie  prestazioni  e mi hanno rimosso dalla simulazione» Risponde lui.
Come scusa?! Hanno valutato le sue prestazioni? Da quando pestare gente a caso è una prestazione?
«Perché hanno capito che hai tendenze omicide e non avresti  problemi  a  far  fuori  qualche  centinaio  di persone anche da conscio. Sì, non fa una piega.» Azzarda Tris, ghignando.
Esserino diabolico, mi stai sempre più simpatica.
«Io non ho… tendenze omicide!»
«No, figurati. In confronto io sono uno scoiattolo coccoloso. » Intervengo ironica, prendendo finalmente parole.
«Non ho mai conosciuto un Candido così bugiardo. Dove sono i computer che controllano la simulazione, Peter?» Chiede Tris arrivando finalmente al dunque.
«Tu non mi sparerai.» Dichiara lui soddisfatto.
« Lei no, ma io sì. Sono anche conosciuta come una psicopatica.» Rispondo tranquilla, sparandogli nel braccio e beandomi delle sue grida di dolore.
Finalmente posso sfogarmi.
Tris approva a pieno il mio gesto, perché la vedo sorridere, mentre intavola di nuovo una noiosissima discussione con il suo compagno trasfazione.
Quell’idiota vuole che ce lo portiamo appresso?!
Senza neanche darmi tempo di intervenire Tris acconsente, lanciandomi un’occhiata disperata.
Intanto lo ucciderò, prima o poi, quindi non c’è nessun problema, per quanto mi riguarda.
Sento i passi dei Prior e di Marcus alle nostre spalle, che si avvicinano esaminando il nostro “bottino di guerra”.
Bel bottino da schifo, penso arricciando le labbra nel vedere Andrew curare Peter.
«Era  proprio  necessario sparargli?» Interviene abbastanza scocciato l’uomo, lanciandoci uno sguardo di disapprovazione.
Assumo un’espressione scettica e indifferente, mordendomi la lingua per non rispondere in malo modo.
«A volte il dolore è necessario per un bene superiore» Interviene Marcus, lanciandomi uno sguardo furtivo.
«Abbi la decenza di stare zitto o giuro che ti sparo ad una tempia.» Sbotto, facendo sussultare Caleb ed Andrew, che è dall’inizio che temono una mia sfuriata con controfiocchi.
La mano di Tris si stringe intorno al mio polso con decisione, come per farmi ragionare.
Prima Tobias.
Mentre io sono impegnata a non fare a botte coi miei istinti omicida verso Marcus, Tris si è fatta dire da Peter dove andare, ossia al palazzo di vetro.
Tris mi osserva ed io annuisco.
Conosco quel posto abbastanza bene da sapere come muovermi.
«Ci sono uomini armati lassù…» Mormora Tris, mordendosi un labbro.
«Voi rimanete dietro di noi, ce ne occupiamo noi.» Dichiaro, impugnando nuovamente l’arma e facendola scattare con un rumore sordo.
«Sembri convinta di ciò che fai, come una vera intrepida.» Borbotta Marcus squadrandomi da capo a piedi.
«Lei è una vera intrepida.» Risponde Tris al mio posto, osservando con astio Marcus.
Almeno in questa corsa, aveva una nuova amica al suo fianco.
Senza pensare io e Tris spariamo contro le guardie, ringraziando mentalmente chiunque abbia progettato questo coso di aver fatto un pavimento a prova di proiettile.
Come al solito lei aveva centrato tutti gli obbiettivi, mentre Tris aveva la mano leggermente tremante.
Con mia grande sorpresa, un uomo ci lascia passare, lasciando via libera a loro e a quelle, momentanee, quattro palle al piede che ci ritroviamo dietro.
Mi chino rapidamente sui cadaveri, riconoscendo le guardie, e prendo tutte le armi a disposizione, lanciandogliene una al signor Prior e una a Caleb, che la afferra tentennando.
Sia io che Tris siamo pienamente consapevoli del fatto che salire lassù è una sfida contro la morte, ma io sono fiduciosa, ho ancora troppe cose da fare.
Salvare Quattro, riabbracciare Marlene, Uriah, Lynn, Shauna e Zeke, uccidere Eric una volta per tutte, vendicarsi di Marcus e tanto altro.
La sua lista di cose era troppo lunga per morire quella notte, decisamente troppo lunga.
Tris è riuscita a contrattare con suo padre e suo fratello, arrivando a lasciare Peter con Marcus e Caleb.
Al solo pensiero dell’iniziato con suo padre, rabbrividii.
Sarebbero andati sicuramente d’accordo, mostro con mostro.
Ci infiliamo a capofitto in ascensore, mentre osservo il signor Prior.
Ha appena perso la moglie ed e consapevole del fatto che stanotte rischia di perdere anche i figli e la sua stessa vita.
Forse quest’uomo non è tanto Abnegante come credevo, ma mostra una buona dose di coraggio e forza interiore.
Non appena le porte dell’ascensore si aprono, le guardie sotto simulazione vengono verso di noi, sparando a tutto spiano.
Rispondo al fuoco, vedendoli cadere uno a uno sotto i miei colpi.
Tris si accuccia nella cabina dell’ascensore, mentre suo padre avanza, sparando all’impazzata.
L’innaturale movimento della schiena dell’uomo mi fa subito capire cos’è successo.
L’hanno colpito.
Sento il fiato mozzarsi in gola, Tris sta perdendo anche suo padre, nello stesso giorno in cui ha perso sua madre.
Vedo Tris spalancare la bocca, ma non le esce nessun suono.
Non so come consolarla, non stavolta.
Non dopo che la morte della madre.
Non dopo la sparizione del fidanzato, nelle mani di chi ha commesso gli omicidi dei suoi genitori.
Mi sento impotente.
Ma, con mia grande sorpresa, Tris si alza da terra, facendomi cenno di proseguire.
Scavalco corpi e pozze di sangue, cercando di evitarle alla bell’e meglio.
Io e Tris ci ritroviamo davanti ad una singola porta, che dovrebbe dare sulla sala computer.
«Non so in che condizioni lo troveremo, Tris.» Mi lascio scappare, maledicendomi esattamente due secondi dopo.
«Dobbiamo trovarlo.» Ribatte Tris, trattenendo a stento le lacrime.
Conosco questa sensazione, mio fratello è l’ultima cosa che le resta.
Anche per me Tobias è l’ultima cosa che ho di veramente mio.
Mio fratello.
«Lo so, ma sta attenta.» La avverto, accennando al braccio sanguinante.
«Il braccio è l’ultimo dei miei problemi, ho bisogno che mi prometti una cosa, Hayley. Devo tirarlo io fuori da quella stanza, te entra con me ma coprimi soltanto. So che è tuo fratello, ma devo farlo.» Dichiara asciutta, guardandomi negli occhi.
«Io so usare quei computer, ma va bene.» Concludo, appoggiando la mano sulla maniglia.
Tanto vale una cosa indolore.
La abbasso di scatto, aprendo la porta.
Ci ritroviamo in una delle sale del centro di controllo, con una parete piena di schermi.
Da qua, come sospettavo, c’è il pieno controllo su ogni singola parte della città, anche le zone non di nostra competenza.
Faccio vagare rapidamente lo sguardo da uno schermo all’altro, come a cercare una minima traccia di persone che conosco.
Per vedere se ho ancora una speranza a cui aggrapparmi.
Non faccio in tempo a riconoscere nessuno che il mio sguardo incontra la nuca del soldato intrepido che controlla la simulazione.
Estraggo l’arma, puntandogliela esattamente nel centro della testa.
Saprei già dove andrebbe a conficcarsi il mio colpo.
Sono pronta a sparare quando vedo un tatuaggio sbucare dalla maglietta.
Tobias.
«Tobias.» Tris da voce ai miei pensieri, facendomi abbassare l’arma.
Capisco subito che c’è qualcosa di sbagliato, nel vedere i suoi movimenti misurati nel sentire la voce della sua fidanzata, che al momento dovrebbe essere morta.
Quando si volta aggrotta le sopracciglia, vizio che abbiamo entrambi, studiandoci qualche istante.
Nemmeno tempo di parlare che ci punta la pistola contro, ordinandoci di gettare le armi.
Chi sei tu? Che ne hai fatto di mio fratello?*
Mi mordo il labbro, perché la mia mente formula un sacco di pensieri, tranne quello di staccare le mani dall’arma.
«Tobias, sei in una simulazione.» Sento dire a Tris, ma sono consapevole che non servirà a nulla.
È in una simulazione.
L’unica opzione è spegnere la simulazione o combatterla.
Ma combattere nella simulazione di un altro non è facile.
«Gettate le armi o sparo!» Ripete convinto, così faccio un cenno a Tris, dobbiamo provarci disarmate.
Nel caso in cui la situazione peggiori, sarò in grado di riappropriarmene.
Appoggio lentamente la pistola, non staccando lo sguardo da Quattro.
Lui in questo momento è tutto, fuorché mio fratello.
Jeanine lo ha trasformato in un mostro.
Tris sta studiando qualcosa, riesco quasi a sentire le rotelline che girano nella sua testa.
Le lancio un’occhiata preoccupata, pregando che non faccia nulla di avventato.
Occhiata che lei, ovviamente, ignora.
Mi mordo un labbro, quasi facendolo sanguinare.
Devo arrivare a una soluzione che comprenda Quattro di nuovo in sé e Tris ancora viva.
Senza neanche darmi il tempo di afferarla, Tris si lancia sulla pistola, tentando disperatamente di riafferarla.
I due iniziano una colluttazione non proprio delicata e Tris non sembra averne la meglio, anzi.
La situazione sta sfuggendo di mano a tutti, quindi sono costretta ad intervenire, in barba alle richieste della biondina.
Mi avvicino all’ombra di quel che era mio fratello e mi impongo con le forze per staccarlo da lei, ma sono troppo debole.
Il mio corpo comincia a risentire dello stress, della rabbia, delle perdite di sangue e delle notti insonni.
Sono forte fino a quando è possibile, ma il mio corpo cede con molta facilità.
Come si dice in giro, a tenersi tutto dentro prima o poi si esplode.
E siccome la mia esplosione emotiva non è così semplice, a risentirne è il mio corpo.
Dopo qualche colpo Tobias mi spinge a forza contro il muro, facendomi prendere una testata e un colpo al braccio ferito, che riprende subito a sanguinare.
Ci mancava solo questa.
Con lo sguardo appannato, mi tampono con la mano la ferita, onde evitare di morire dissanguata definitivamente.
Riesco a malapena a vedere la sorte che sta toccando a Tris, sbatacchiata da una parte all’altra dalla furia omicida di mio fratello.
Riesco a malapena a sussurrare il nome della bionda, ma senza successo.
E poi Tris, compie un atto di coraggio.
La pistola che stava puntando contro Tobias, va a finire nelle mani di quest’ultimo, che la punta contro la ragazza, caricando l’arma.
No, non può finire così.
Non deve finire così.
Con tutta la fatica che richiede, mi alzo da terra aggrappandomi al muro.
Barcollo appena mentre la stanza inizia a girare vorticosamente.
Quattro sembra non fare attenzione a me, come ipnotizzato dal volto di Tris.
Non finirà così.
Afferro la pistola a terra e carico l’arma.
Se necessario, sparerò.
L’uomo che ho davanti non è Quattro, anzi.
Assomiglia a mio padre.
Reprimo un brivido al pensiero, puntando l’arma contro Tobias.
«Tobias, sono io.» Sento sussurrare da Tris in lacrime.
Ciò che accade dopo, è un miscuglio di immagini confuse.
La bionda abbraccia Quattro, che lascia cadere di botto l’arma, come se qualcuno avesse premuto un pulsante dentro quella zucca vuota di Quattro, come se si fosse appena svegliato da un incubo.
Bacia Tris in un modo che definirei…focoso.
Sospiro, appoggiandomi al muro e tamponandomi il braccio.
Ce l’abbiamo fatta.
Chiudo gli occhi per qualche secondo, mordendomi il labbro.
Devo restare sveglia.
Quattro sembra accorgersi solo ora della mia presenza, infatti urla:
«Hayley!» Mi corre incontro, scontrandoci in un abbraccio**.
Nonostante la debolezza riesco a circondargli il collo con le braccia, lamentandomi appena per il dolore.
Mi scosto, guardando oltre le sue spalle.
«Quattro dobbiamo staccare quella dannata cosa.» Sussurro appena, indicando lo schermo.
Tobias si volta confuso, ma non c’è tempo per le domande.
Tris urla, vedendo suo fratello sotto tiro di alcuni soldati.
Quattro inizia a smanettare con il computer, mentre io e la bionda fissiamo lo schermo, in attesa di un miracolo.
E come è iniziata, è finita.
I soldati gettano le armi di botto, cadendo in ginocchio.
Per la seconda volta nel giro di pochi minuti, tiro un sospiro di sollievo.
Stavolta non hai vinto, Eric.
Riesco ancora a pensare a lui, dopotutto.
Una strana sensazione, quasi come fosse soddisfazione, prende il largo in me, facendomi ghignare appena.
Non tutte le guerre sono fatte per essere vinte da una sola persona.
«Devo trovare l’hardisk, o ripartirà non appena qualcuno la tocca.» Impreca Tobias, osservando il computer.
«Sulla sinistra, Quattro.» Rispondo staccandomi dal muro.
Qualche mese prima Eric mi aveva mostrato dove tenevano gli hardisk delle simulazioni, chiamalo destino.
Con un cenno Quattro mi ringrazia, tirando fuori quel dischetto nero, che mi porge quasi tremando.
Infilo in tasca quel marchingegno diabolico con l’intenzione di bruciarlo il prima possibile.
Mio fratello si guarda intorno spaesato, per l’ennesima volta, come a voler capire chi aiutare.
Me o Tris.
«Pensa a lei, io ce la faccio.» Mento spudoratamente, ma Quattro lo ignora.
Mi sembra soltanto ieri, quando ho visto questa ragazzina abnegante saltare nella rete, mentre oggi ci siamo prese una pallottola in compagnia.
Barcollo leggermente, ho perso la mia camminata ferma e fluida, ma lo ignoro.
Esco da quella maledettissima saletta di simulazioni, per respirare l’aria del corridoio.
Sa di disinfettanti e sangue.
Sangue.
Chissà quanto sangue è stato versato.
Arrivati all’ascensore, noto il corpo ormai dissanguato e senza vita del padre di Tris.
E non sono l’unica a notarlo.
Infatti la ragazza si appoggia al muro e inizia a vomitare, mentre io mi premuro di tenerle i capelli con il braccio buono, in un gesto quasi materno.
Le ci vuole qualche secondo per rimettersi in sesto, ma non appena la luce del sole ci illumina il volto, Tris inizia una ricerca disperata di, presumo, suo fratello.
Lo individua poco lontano, abbracciandolo di slancio.
Quattro, ignaro di chi è con lui, si avvicina a passo spedito, per poi fermarsi, impietrito.
Sì, mi sono dimenticata di parlargli di Marcus.ò
Sì, dovevo dirglielo.
La scena che mi si para davanti però, mi fa gelare il sangue.
Marcus che abbraccia, con finto fare paterno, mio fratello.
D’istinto la mano scatta sul calcio della pistola, stringendolo.
Tris, per fortuna interviene in tempo, separandoli.
Perdo un pezzo di conversazione a causa di un forte giramento di testa.
«Non ti ho ancora sparato perché spetta a lui farlo. » Sibila Tris, all’indirizzo di Marcus.
«Esatto, inoltre io ho il grilletto facile, quindi stacci lontano.» Intervengo piccata, mentre Quattro mi spinge verso i binari.
Chiudo gli occhi, mentre aspetto un treno che mi porterà dove devo stare.
Lontana da Eric.
 
 
 
*Harry Potter e l’Ordine della Fenice, Film.
**Prendete esempio dall’abbraccio Delena della 5x12 (credo) (Per chi non lo sapesse, sto parlando di The Vampire Diaries.)

Note Autrice:
AAAAAAAAAAAAA ECCOMI QUAAA. No scusate il ritardo, sono inaffidabile e lo so.
Da oggi, aggiornamenti ogni due settimane IL VENERDI.
Intanto vi ringrazio per tutte le recensioni, a cui risponderò con calma.
Qua concludo Divergent, perchè finalmente ( e lo direte anche voi) parto con Insurgent.
Ormai tutti sapete che in Insurgent muore la metà degli amici della nostra Hayley, Eric compreso.
Ma qua sta la svolta, farò morire tutti?
Come capitolo è corto, sintetico e confusionario, ma è prorpio così che lo volevo, perchè Hayley, come vedete, è a terra.
Ringrazio chi recensisce (?) chi l'ha messa tra le ricordate, seguite e preferite.
Ci vediamo al prossimo giro.
Megan.

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Capitolo 11
*** Can I Begin Again? ***


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Come ho detto l'altra volta, qua c'è la mia paginetta, dove potete trovarmi sempre, o quasi. https://www.facebook.com/Megan204efp?ref=ts&fref=ts
Ci si vede in fondo.


Can I Begin Again?


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I need a wrecking ball
I want the sky to fall
God I feel so small tonight
I need a wrecking ball
I could crash and fall
could it break my walls
and make it right
can I begin again?
-Rachel Platten, Begin Again.

Ho sempre amato il vuoto, fin da bambina.
Il vuoto voleva dire silenzio, il vuoto voleva dire che Marcus era fuori casa, il vuoto voleva dire libertà.
Non ho mai davvero capito, cosa potevo trovare davvero in quel silenzio così opprimente, ma ora l’ho capito.
Nel vuoto trovo me stessa.
Ho sempre rimesso insieme i pezzi che Marcus strappava coi suoi schiaffi, sperando di avere abbastanza tempo per farli incollare tra loro, pronta ai prossimi colpi.
E anche stavolta, non è cambiato nulla.
Sono in una camera concessami dai Pacifici, a rigirarmi le lenzuola tra le dita dopo neanche due ore di sonno.
Faccio fatica a capacitarmi di tutto, come se il mio cervello rifiutasse ogni singola cosa.
Ho dovuto metabolizzare tutto in un giorno, dalla simulazione, al salutare i miei amici, al resto.
Soltanto pensare al suo nome mi fa venire la nausea.
Appoggio la testa al muro, prendendo un respiro profondo.
È strano dirlo, ma fa male.
Io, quella che sente sempre troppo poco le emozioni sento questo dolore bruciarmi sulla pelle, come sale sulle ferite fresche.
E come se non bastasse, condivido di nuovo la fazione con mio padre.
Dovevo decisamente sparargli al quartier generale degli Intrepidi, senza pensarci su più di tanto.
Parlando di pistole, infilo la mano sotto al cuscino, stringendo l’arma tra le mani.
Johanna, la capofazione, pretendeva di aver in consegna tutte le nostre armi, ma io non lascio la mia pistola.
Non ci metteranno tanto a capire dove siamo, d’altronde le fazioni sono rimaste essenzialmente due, e devo essere pronta, non disarmata come vogliono questi svitati.
La vita pacifica non fa assolutamente per me, vedere gente cantare e saltellare tutto il giorno altera ancora di più il mio sistema nervoso.
Sembrano usciti da un mondo perfetto, come se la guerra li scivolasse addosso senza nemmeno far rumore.
Ho il vago sospetto siano sotto effetto di qualche strana sostanza, perché è matematicamente impossibile essere così maledettamente rilassati e felici.
Sarò un po’ inquadrata, ma anche indossare i loro vestiti colorati mi infastidisce, per quanto questi possano starmi bene.
Sorrido leggermente, immaginandomi i suoi commenti velenosi nel vedermi in queste condizioni, anche se probabilmente sarebbero i miei stessi commenti a fregarmi.
Stufa, lancio le lenzuola di lato alzandomi dal letto e uscendo dalla camera, per infilarmi nel primo bagno che trovo.
È notte fonda, quindi dubito di incrociare qualcuno e me la prendo con molta calma.
Mi chiudo la porta alle spalle, tentando di darci un giro di chiave, cosa inutile in quanto la chiave non c’è.
Sbuffo, appoggiandomi al lavandino.
Per la prima volta, dopo aver lasciato la mia camera nella residenza Intrepida, mi vedo allo specchio.
Sono esattamente come sospettavo, stanca.
Gli occhi, stranamente più verdi, sono circondati da occhiaie ben marcate e da un rossore strano, mentre le guance sono bianche, lasciando in risalto gli occhi e le labbra.
Il mio fisico risente della situazione, soprattutto per il fatto che nell’ultima settimana ho dormito due ore a notte, arrivando a reggermi a malapena in piedi.
Con uno sguardo quasi disgustato, mi guardo la spalla.
Sono stata contraria a qualsiasi tipo di medicazione fatta da altri, quindi mi sono arrangiata.
Il risultato non è dei migliori, ma ho smesso di sanguinare e non sento il dolore, grazie ad un fantastico antidolorifico sgraffignato dall’infermeria di questo posto.
Cerco di lavarmi delicatamente il sangue secco intorno alla ferita, colorando il lavandino di rosso.
Non ho mai avuto grandi problemi con il sangue, ma adesso incomincia a nausearmi.
C’è stato troppo spargimento di sangue, per soltanto 24 ore.
Basta pensare, devo dormire.
Torno nella mia camera, sperando che il sonno prenda il sopravvento, ma anche stanotte non va così.


«Chi è?!» Rispondo brusca, sentendo bussare alla porta.
«Quattro.» Borbotta mio fratello aprendo e infilandosi in camera.
È sempre lo stesso, eccezion fatta per la maglietta rossa che indossa, non ha segni evidenti di ciò che è successo e sembra piuttosto tranquillo, in linea di massima.
«Prova a essere meno scorbutica, avrai vita più facile.» Commenta appoggiandosi al muro e incrociando le braccia.
Stringo gli occhi in una delle mie più cattive espressioni, ignorando bellamente le sue parole.
Al diavolo lui e i Pacifici.
«Conviene che ti cambi, tra poco i Pacifici sceglieranno la nostra sorte.» Riprende fissandomi.
«Che gioia essere in mano ad un branco di pazzi, non vedevo l’ora. Vado a farmi una doccia, poi arrivo.» Rispondo piccata, arricciando le labbra nella mia solita smorfia schifata.
Esco senza nemmeno curarmi di Quattro, per tornare nuovamente in quel cubicolo chiamato bagno.
Apro la porta con una manata secca, non curandomi di chi può esserci all’interno.
La prima cosa che noto è un cartello colorato, perché è tutto schifosamente colorato, che dice a grandi lettere ATTENZIONE! PER RISPARMIARE ACQUA LE DOCCE DURANO SOLO CINQUE MINUTI.
«Al diavolo voi e i vostri cinque minuti.» Ringhio a bassa voce.
«Mi mancava un po’ di sana acidità, grazie Hayley.» Commenta una voce proveniente dal fondo del bagno.
Sono così tanto allucinata che non ho nemmeno notato Tris, appena uscita dalla doccia.
Ghigno appena, guardandola.
«Divento pazza se sto più di una settimana in questo posto, io vi ho avvisato.» Aggiungo, togliendomi la maglietta.
«L’acqua è fredda, buona doccia.» Borbotta Tris, uscendo dal bagno.
Finalmente qualcosa che mi ricorda casa.
Sto ben più di cinque minuti, ma nessun pacifico è venuto a spararmi, quindi va tutto bene.
Apro la porta della camera, trovando sul letto dei vestiti piegati.
Mi avvicino, esaminandoli attentamente.
Sono seriamente vestiti.
I pantaloni in questo posto non vanno di moda?
Sbuffo, rigirandomi tra le mani questa tenda a forma di vestito, desiderando ardentemente un paio di pantaloni.
Li avranno finiti e ovviamente a me tocca il vestito, manco fossi una stupida bambola.
Il vestito è senza spalline e tocca il pavimento, esattamente come una tenda.
Sciolgo i capelli, lasciandoli ricadere sulle spalle, da sentirmi un po’ più coperta.
Vedo la mia felpa nera, abbandonata in un angolo del letto e la fisso qualche secondo: al diavolo gli abbinamenti.
La afferro e me la infilo, creando una combinazione abbastanza strana, ma non mi importa.
Questa felpa nera è una delle poche cose che ancora mi distingue dal resto.
Io sono un’Intrepida e lo rimarrò sempre, nonostante la mia fazione sia divisa e mi voglia uccidere, io sarò sempre una di loro.
Perché in questi anni se c’è una cosa che ho imparato è che non importa quante volte riinizi da zero, tu sarai sempre la bandiera del tuo passato.
Andrò avanti, come ho fatto quando ho lasciato gli Abneganti.
Sono arrivata negli Intrepidi non pretendendo di essere qualcun’altra, ho semplicemente messo da parte il passato, conservandone soltanto gli insegnamenti.
Ho ricominciato senza dimenticarmi di Marcus e di mia madre, ho ricominciato ricordandomi ogni giorno chi io fossi, da dove venissi e perché ero lì.
Non ho problemi a ricominciare di nuovo, perché non ho bisogno di una fazione.
Non ho bisogno di essere definita da un test o di appartenere a qualcosa. Ho una mia identità e una mia indipendenza, ho un carattere che permette di adattarsi a qualsiasi situazione, ho tanta forza d’animo, anche se al momento ho qualche dubbio.
Ho le carte in regola per ricominciare, anche senza Eric.
È la prima volta, da quando sono arrivata qua, che riesco a pensare al suo nome.
La nostra è sempre stata una questione di scelte, e come lui ha fatto la sua, io farò la mia.

Esco dalla camera, cercando mio fratello o Tris.
Non pensavo che Quattro potesse innamorarsi, e invece eccoci qua.
Ghigno appena, orgogliosa del mio fratellino; Tra i due sono sempre stata la meno problematica per quanto riguarda i sentimenti, ma il signorino mi sta battendo lentamente.
Quando si dice che l’allievo supera il maestro.
Neanche a farlo apposta, incrocio lui, Tris e Caleb in corridoio, mentre si dirigono dai Pacifici.
«Ci voleva una fuga per farti tagliare i capelli?» Esordisco, guardando la nuova capigliatura di Tris, che alza le spalle in segno di resa.
Vuole completare il suo cambiamento.
Vedo Quattro accanto a lei che studia il mio abbigliamento, per cui prima che possa dire qualcosa lo riprendo con tono duro:
«Azzardati a dire qualcosa e sei morto.»
Lui allarga le braccia in segno di resa, sapendo bene che mantengo le promesse.
«Gli Abneganti sanno che siete figli di Marcus?» Borbotta Caleb, rivolto a me e a Quattro.
Gli lancio un’occhiata di fuoco, mentre mio fratello risponde placidamente:
«Non che io sappia, e gradirei che non ne parlassi.»
La calma che contraddistingue mio fratello è impressionante, probabilmente mia madre ne ha data una doppia dose a lui, lasciando me a secco.
Non ce n’è bisogno. Chiunque abbia gli occhi può vederlo da solo. Quanti anni avete, comunque?»
«Diciotto.» Risponde annoiato mio fratello.
«E non pensi di essere troppo grande per stare con la mia sorellina?»
Tobias scoppia in una breve risata. «Lei non è la sorellina di nessuno.» 
«Dio, grazie per essermi evitata questi discorsi!» Esclamo alzando gli occhi al cielo.
«Anche perché sarebbero finiti a coltellate.» Borbotta Quattro, lanciandomi un’occhiataccia.
Sì, sarebbero finiti a coltellate.
La scena che mi si para davanti la definirei inquietante.
Un enorme ammasso di pacifici, seduti a terra, con gli occhi rivolti ad un enorme albero al centro della struttura, dove Johanna sta in piedi, in modo da far da portavoce per tutti.
Sembrano una di quelle sette tanto popolari migliaia anni  fa.
Mi mordo il labbro per non lasciarmi sfuggire uno dei miei soliti commenti aspri, per poi sedermi accanto a Quattro, che flirta con la sua fidanzata.
Dio, sono diabetici.
Pur essendo vestita quasi come loro, riesco a spiccare lo stesso.
Negli altri pacifici non riconosco il mio sguardo teso così come non ne trovo la fierezza negli Abneganti.
Siamo un mondo a parte.
«Oggi dobbiamo affrontare una questione urgente e cioè: in quanto persone che perseguono la pace, che comportamento adottiamo in questo frangente di guerra?» Inizia Johanna, zittendo con un gesto la sala. Apprezzo che si siano accorti che c’è una guerra, davvero.
I Pacifici iniziano a parlare a piccoli gruppetti, per poi fondersi l’uno con l’altro, fino a raggiungere un enorme gruppo, rappresentato da poche voci.
«Questi mi fanno paura.» Sussurro a mezza voce, mentre Tris ghigna appena.
La pensiamo allo stesso modo, non certo come Quattro che trova il tutto affascinante.
Sono pronta a sentire la sentenza di questi individui, e una piccola parte di me, la più inconsapevole, spera che ci rimandino a calci in città, dove posso cercare i miei amici e uccidere Eric.
Sembro leggermente bipolare, ma ucciderlo resta uno dei miei obbiettivi, nonostante i miei pensieri schifosamente mielati.
«Fin da quando abbiamo memoria, la nostra fazione ha sempre intessuto un legame molto stretto con gli Eruditi. Per sopravvivere abbiamo bisogno gli uni degli altri, e per questo abbiamo sempre collaborato. Ma anche i nostri rapporti con gli Abneganti sono sempre stati ottimi, e non pensiamo sia giusto ritirare la nostra mano amica dopo averla tesa così a lungo. Pensiamo che l’unico modo per preservare la nostra amicizia con entrambe le fazioni sia rimanere imparziali e non farci coinvolgere. La vostra presenza qui, per quanto benvenuta, complica le cose. Siamo giunti alla conclusione che apriremo il nostro quartier generale ai rifugiati di tutte le fazioni, ma a una serie di condizioni. Primo: nella residenza non sono ammesse armi di nessun genere. Secondo: se dovesse scoppiare un conflitto, fisico o verbale che sia, tutte le persone coinvolte saranno invitate ad andarsene. Terzo: di tale conflitto non si potrà discutere, neanche privatamente, all’interno di questa residenza. Quarto: chi si ferma qui deve contribuire al benessere della collettività con il proprio lavoro. Non appena possibile riferiremo tutto questo agli Eruditi, ai Candidi e agli Intrepidi.» Prende un respiro, puntando gli occhi sul piccolo gruppetto Intrepido. «Siete i benvenuti, ma potete restare se e solo se siete in grado di attenervi alle nostre regole» dice. «Questa è la nostra decisione.»
Il suo sguardo si sposta su di me.
Marcus l’ha avvisata.
La bomba pronta a esplodere sono sempre stata io.
Le rivolgo un ghigno, lasciandole comprendere che non diventerò Pacifica per loro, e non appena potrò me la filerò alla svelta.
E poi, non siamo bravi a evitare i conflitti.
Con un cenno della testa mi alzo, lasciandomi tutti alle spalle.
Non ho lasciato Jeanine decidere della mia vita, non lascerò certo che sia una Pacifica con una cicatrice in faccia a dirmi cosa devo fare.
Mi infilo in camera mia, sbattendomi la porta alle spalle e afferrando l’arma che ho nascosto in un cassetto.
Io non sarò mai una di loro.
Mi siedo sul letto, rigirandomi la pistola tra le mani.
Io sono più forte di tutti loro messi insieme e non mi schiacceranno così.
Sento bussare e senza neanche preoccuparmi dell’arma rispondo:
«Avanti.»
Tris entra in camera, fissandomi le mani.
«Quella non dovresti averla.» Mi fa notare in tono monocorde.
«E i Pacifici non sono nessuno per dirmi cosa devo fare.» Ribatto tranquilla, appoggiandomi al muro.
Vedo Tris leggermente più cupa del solito, per cui chiedo:
«Tutto bene?»
«Marcus sa più di quanto sappiamo noi. E non vuole dirlo nemmeno a Johanna.» Alla mia occhiata interrogativa riprende «Li ho seguiti nel frutteto.»
«Cosa si sono detti?» Chiedo ignorando bellamente il fatto che Tris abbia origliato una conversazione altrui, cosa che negli Abneganti non ricordo insegnino.
«Marcus sa qualcosa di più riguardo l’attacco. Intendo, sa il perché. Lui sa cos’ha spinto Jeanine ad agire e cosa ha spinto gli Intrepidi ad allearsi con lei.» Butta fuori tutto d’un fiato.
«Cioè?» La incito, scacciando ogni istinto di darle io quelle risposte.
«Gli Abneganti hanno un’informazione che vuole Jeanine e sono morti per proteggerli. Credo che i miei genitori siano morti per questo.»
«Cosa?» Esclamo, sorpresa per la prima volta.
Gli Abneganti con un segreto di tale importanza da scaturire una guerra.
Stringo gli occhi, cercando una spiegazione che evidentemente non c’è, o sfugge alla mia intelligenza.
«Ma Marcus non ne vuole più parlare con nessuno, nemmeno con Johanna che a loro detta è amica sua da anni. Tuo padre Hayley ha la chiave per capire cosa diavolo sta succedendo e non vuole darla a nessuno.» Conclude Tris, con le guance arrossate.
«Quello non è mio padre. E comunque sta tranquilla, troverò un modo per farlo parlare. A costo di ucciderlo e appenderlo a quel maledetto albero.» Ribatto fredda.
Anche questo, in qualche modo, è colpa di mio padre.
È riuscito a rovinarmi la vita per la seconda volta in diciotto anni.
Ma no, stavolta non gliela darò vinta.
«Sai, credo che gli Intrepidi siano stati soltanto stupidi a farsi abbindolare, non hanno loro tutte le colpe» So che lo sta dicendo per farmi sentire meglio, ma ha effetto contrario.
«Siamo oneste Tris, gli Intrepidi hanno fatto un massacro. Hanno messo sotto simulazione un’intera fazione per essere alla mercé di Jeanine, noi che eravamo una fazione fondata anche sull’indipendenza. Non serve a nulla giustificarli. Sono mostri.» Mi appoggio al muro, chiudendo gli occhi.
Dirlo a voce alta fa decisamente più male che pensarlo solamente.
Vedo Tris che cerca qualcosa di intelligente da dire, ma sembra non avere successo.
«Ed Eric?» Chiede semplicemente, studiando le mie reazioni.
Sul momento mi sento come congelata, nel sentire il suo nome sotto forma di suono e non di pensiero.
Ed è buffo sentirsi congelata per una che di soprannome fa Ice.
«Eric è un capofazione responsabile del massacro. Lo capisco sotto alcuni aspetti, ma non condivido. Insomma, è stato formato con l’idea che i divergenti sono brutti e cattivi, non lo colpevolizzo per questo. Ha seguito quello che gli hanno inculcato in testa fin da bambino. Ed è un ideale sbagliato, ma è pur sempre l’unico che ha, e io posso solo odiarlo per quello che ha fatto, come è giusto.» Concludo, riaprendo gli occhi.
«Sai Hayley, è divertente…tu dici che lo odi, ma il modo in cui parli di lui, è chiaro. Anche quando lo odi, tu lo ami ancora.*»
Resto bloccata, come se qualcuno mi stesse immobilizzando contro al muro.
È la prima volta che qualcuno mi dice che ne sono innamorata a voce alta.
Alzo lo sguardo, sorridendo appena.
«Si capiva sai? Eri l’unica in tutta la residenza che faceva quel che le pareva con lui, rimanendo viva.»
Ha ragione, ero l’unica.
«Lo sai vero che non mi farò problemi a piantargli un proiettile in mezzo al petto vero? Ha fatto troppo male a troppe persone, me inclusa. Gli sono stata accanto davvero nonostante tutto.» Dico guardandola decisa.
È la più pura verità.
Arriverà il momento in cui dovrò scendere a patti con me stessa e sono pronta.
«Sei disposta a fare una scelta così complicata?» Chiede, studiandomi.
«Siamo donne, le nostre non sono mai scelte facili.»** Ribatto rapida, studiando Tris lentamente.
Questa è la mia sorte, la accetto senza problemi, come sempre.
«Forza, andiamo da Quattro.» Riprendo cambiando discorso e rimettendo a posto la pistola, ben nascosta nel comò.
Tris sembra capire la mia voglia di fuggire dall’argomento, perché anche lei sta scappando da qualcosa.
Non ho voglia di fare domande, ma sta scappando da Will.
Non credo l’abbia detto a Quattro o mi avrebbe già ricoperto di domande, ma in fondo è una sua scelta, e come tale va rispettata.
Mi sono persa il passaggio in cui rispetto le scelte altrui, ma poco importa se sto bene così.
Davanti alla porta di Tobias io e Tris riusciamo chiaramente a distinguere due voci.
«No, non così» dice Tobias ridendo.
«Che cosa intendi con “non così”? Ti ho imitato alla perfezione.»
«Non è vero.»
«Be’, allora rifallo.»
La seconda voce sembra appartenere a Caleb, presentimento confermato quando apro la porta e noto mio fratello intento a lanciare coltelli contro un pezzo di formaggio.
Piego la testa di lato, confusa.
«Dimmi che è una specie di prodigio anche per gli Intrepidi. Oppure sei capace di farlo anche tu?» Chiede Caleb con tipica curiosità Erudita.
«Saprei anche fare di meglio, io.» Rispondo in tono annoiato, sedendomi accanto a Quattro.
Il ragazzo sembra deprimersi, mentre si infila in una conversazione strana con la sorella.
Sembriamo quasi delle persone normali, quattro fratelli chiusi in una camera a giocare con dei coltelli.
Infatti, quasi normali.
«Non vorrei interrompere, ma per quale oscuro motivo vi state accanendo su una forma di formaggio apparentemente innocente?» Chiedo stringendo le labbra in una smorfia perplessa.
«Caleb è passato per discutere di una cosa. E non so come, siamo arrivati al lancio dei coltelli.» Risponde Quattro tranquillo, lasciandomi sempre più dubbiosa.
«E a chi non sarebbe venuto in mente?» lo provoca Tris, dandomi man forte.
Ah, gli uomini.
Tris e mio fratello si fissano imbambolati per parecchi secondi, costringendomi a schiaffarmi in faccia le mani, che disperazione.
Caleb si schiarisce la voce, annunciando di dover andare in camera a leggere un libro sulle tecniche di agricoltura pacifiche…
Cosa?
Esistono libri a riguardo? 
Bene, ora ho capito a pieno perché sono diventata Intrepida e non Erudita.
Accorgendosi probabilmente del mio sguardo stralunato, non sono capace a nascondere i pensieri, dice:
«Scusate, probabilmente state pensando anche voi che sono pazzo.»
«Tu credi? Per me puoi andare avanti fino a domani, non ti sto ascoltando.» Rispondo docilmente, sbattendo le ciglia come un’idiota.
«Niente affatto» dice Tobias, prendendolo un po’ in giro. «Forse anche tu dovresti leggerlo, Tris. Secondo me potrebbe piacerti.»
Quattro si becca due occhiatacce in contemporanea, mentre Caleb finalmente lascia la stanza.
«Tris, tuo fratello è strano.» Esordisco non appena la porta si chiude.
Lei alza rassegnata le spalle, come a dire “io non posso farci assolutamente nulla”.
«Grazie mille! Ora mi farà una testa così con le tecniche di filtrazione dell’acqua. Anche se mi sa che è sempre meglio del vero argomento che vuole discutere con me.»
«Ah, sì? E cioè?» Inarca il sopracciglio. «Acquaponica?»
«Acqua-che?» Chiediamo insieme io e la bionda, perplesse.
«È uno dei sistemi di coltivazione che usano qui. Ti risparmio i dettagli.»
«Ecco, bravo. Di cosa voleva parlarti?»
«Di te… Mi ha fatto il discorsetto del fratello maggiore. “Non fare il cretino con mia sorella” e roba del genere.» Si alza. «E tu che cosa gli hai risposto?»
«Gli ho raccontato di come ci siamo messi insieme: è così che è saltato fuori il lancio dei coltelli. Poi gli ho assicurato che non sto facendo il cretino.»
«Ehi vi devo lasciare la camera?!» Riprendo finalmente parola, pronta ad alzarmi. «Anzi domanda retorica, me ne vado di mia spontanea volontà. Io e Tris siamo venute qua per informarti che Marcus è un grandissimo bastardo, anche se si sapeva già, ma di questo te ne parlerà lei. Vi lascio al vostro diabete, ci si vede domani.» Ed esco, ghignando alle loro espressioni sconvolte.
In camera mia ho soltanto un tarlo che mi perseguita da qualche minuto:
Quando arriverà il momento, sarò in grado di uccidere davvero Eric?




1.    Hayley Marshall a Rebekah Mikaelson, riguardo Klaus Mikaelson, The Originals 1x02
2.    Titanic, film di James Cameron, 1997

Salve a tutti!
Sono un po' in ritardo, lo so, chiedo venia, ma la scuola mi ha assorbito a pieno e quest'estate mi sono goduta il mare.
Arriviamo al capitolo, la nostra Hayley è un po'alterata.... Ma poco poco....
Rivedrà Eric, esattamente tra quattro capitoli, forse anche meno, e avrà tempo di caricarsi ben bene.
Non odia i Pacifici, solo non li sopporta!
Arrivando a noi, preferite accorpi due capitoli insieme così l'attesa si accorcia (?) o proseguo normale.
Al prossimo capitolo con..... Evelyn.
Non so quando aggiornerò perchè sto facendo mille cose insieme, ma spero al più presto.
Mi siete mancati un po' lo ammetto.
Megan

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Capitolo 12
*** Mother ***


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Come ho detto l'altra volta, qua c'è la mia paginetta, dove potete trovarmi sempre, o quasi. https://www.facebook.com/Megan204efp?ref=ts&fref=ts
Ci si vede in fondo.


Mother.

 
Tutte le figlie femmine diventano come la loro madre.
Questa è la tragedia delle donne.
Nessun maschio lo diventa:
 e questa è la tragedia degli uomini
-Oscar Wilde
 
Dalle altre femmine, uno può salvarsi,
può scoraggiare il loro amore;
ma dalla madre chi ti salva?
-Elsa Morante
 
Second chances they don't ever matter, people never change
Once a whore, you're nothing more, I'm sorry that'll never change
And about forgiveness, we're both supposed to have exchanged
I'm sorry honey, I passed out, now look this way
 
Well there's a million other girls who do it just like you
Looking as innocent as possible to get to who
They want and what they like, it's easy if you do it right
Well I refuse, I refuse, I refuse!
 
Le seconde possibilità non servono, le persone non cambiano mai
Una volta che sei una puttana non sei nient'altro, mi dispiace, non cambierà mai
E riguardo al perdono, siamo stati fatte entrambe per ricambiarcelo
Mi dispiace tesoro, ma ci sto passando sopra, ora guarda da questa parte
 
Bhe, ci sono un milione di altre ragazze che fanno proprio come te
Sembrando più innocenti possibile per ottenere chi vogliono
E ciò che vogliono, è facile se lo fai nel giusto modo
Bhe io mi rifiuto, mi rifiuto, mi rifiuto!
-Misery Business, Paramore.
 
 
 
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A me la vita da Pacifica fa schifo.
Non sono fatta per stare in mezzo agli alberi, decisamente no.
Sbuffo per la milionesima volta nel giro della mattinata, accarezzando distrattamente le piante della serra, come se potessero darmi una risposta sensata a tutto ciò.
Come sarebbe stata la mia vita se l’avessi spesa interamente in questa fazione?
Noiosa, risponde il mio subconscio, e non ha tutti i torti.
Ma in mezzo al buio c’è sempre la luce.
Infatti, lasciati sul bordo della vasca dove crescono le piante, ci sono un paio di coltelli, incustoditi.
Mi guardo intorno cercando di accertarmi che io sia realmente sola e siccome non credo che insegnino ai pacifici lo spionaggio, confermo la mia teoria.
Afferro i coltelli, accarezzandone la lama, constatando che siano realmente coltelli, posso aspettarmi di tutto da questi psicopatici.
Sono coltelli e anche taglienti.
Sono un’arma in più.
Senza neanche pensarci più di tanto li afferro tutti, nascondendoli sotto al vestito. In caso di necessità, ora sono ancora più preparata di prima, al diavolo i Pacifici.
Lo spirito dell’idiota si sta impossessando di me, non ero così acida, una volta, prima di conoscere lui.
Scuoto la testa disgustata, mentre guardo fuori e vedo una scena insolita, ossia i pacifici agitati, che corrono verso un luogo indefinito.
Luogo indefinito che sembra condurre a dove dormiamo noi vagabondi.
Dannazione.
Lascio la serra correndo e superando tutti i pacifici, arrivando di fronte alla camera di Tris in quattro e quattr’otto, con la scena che mi si para davanti che sfiora i limiti del surreale, ossia Tris che fa a botte con Peter.
Mi infilo nel cerchio, spintonando la gente e affiancando Tris, che urla all’indirizzo di mio fratello:
«Ha preso l’hard disk!»
Maledetto bastardo.
Io e Quattro ci avviciniamo in simultanea all’idiota di turno, ignorando bellamente i pacifici attorno noi, infilandogli le mani in tasca e prendendo l’hard disk, che Quattro passa rapidamente a me, che lo nascondo nel vestito, prima che lo vedano anche gli altri.
«Che cosa pensi di fare? Lasciami andare!» Sento urlare Tris, all’indirizzo del pacifico che la immobilizza.
Benvenuti alla sagra del delirio.
«Hai violato i termini del nostro accordo di pace» dice lui con gentilezza, in contrasto coi modi della bionda, ai limiti dell’isteria «Dobbiamo seguire il protocollo.»
«Vai» dice Tobias. «Hai bisogno di calmarti.» per poi farmi un cenno di seguirlo nel frutteto.
«Io non volevo dirlo, ma io te l’avevo detto, Quattro. Non possiamo stare qua, e lo sai.» Dico, non appena usciamo all’aria aperta, mentre Quattro alza gli occhi al cielo.
«Abbiamo alternative?» Borbotta, tentando di squadrarmi.
«A vagoni, Quattro, ma non te ne piacerebbe nemmeno mezza.» Concludo, iniziando a fissare il vuoto mentre lui si siede su un ramo, scrutando l’orizzonte.
Rimaniamo in silenzio, a fissare il nulla, per non so quanti minuti, quando un rumore attira l’attenzione di entrambi.
«Quattro!» urla qualcuno, che identifico come Tris. «Quattro! Dove sei?»
«Tris?» Risponde mio fratello, lanciandomi uno sguardo dubbioso e scendendo dall’albero.
Tris inizia a correre come una bambina piccola, inciampando sui suoi stessi passi, fortunatamente però mio fratello ha i riflessi pronti e la afferra per la vita.
Cosa diavolo sta succedendo?
Tris, probabilmente presa da uno slancio passionale, si lancia su Quattro, tentando di baciarlo mentre lui borbotta qualcosa che io non comprendo, perché è zittito dalle labbra della bionda.
Inarco un sopracciglio, non capendo esattamente cosa stia succedendo.
«Che bacio fiacco» si lamenta Tris, lasciandomi scappare un ghigno. «No, okay non proprio fiacco, però…» tenta di baciarlo nuovamente, ma Quattro la blocca, studiandola con l’aria corrucciata.
«Tris. Che cosa ti hanno fatto? Ti stai comportando come una squinternata.» Commenta mio fratello, afferrandole i polsi.
«Confermo.» Sussurro, sempre più dubbiosa.
Sembra quasi ubriaca, ma sono sicura che l’alcool non esista in questa struttura.
«Non è molto carino da parte vostra dirmi questo. Mi hanno messo di buon umore, tutto qui. E ora ho davvero voglia di baciare il mio fidanzato, se riuscisse semplicemente a rilassarsi…» Dice, come una bambina piccola che cerca la caramella.
Guardo Quattro, senza poter fare a meno di ridere.
Cosa diavolo ha preso questa ragazza?
«Non voglio baciarti. Voglio scoprire che cosa sta succedendo» Taglia corto Tobias, guardandomi male.
Nemmeno fosse colpa mia!
Tris mette il broncio, ricordandomi quasi la vera Tris, ma poi sorride come un’idiota.
«Ecco perché ti piaccio! Perché anche tu non sei molto affabile! Ora ha molto più senso.» Dichiara contenta.
Cosa diavolo dice questa ragazza?!
«Io non la seguo.» Commento all’indirizzo di Quattro, che sembra parecchio alterato.
«Vieni, andiamo da Johanna.» Risponde, facendoci cenno di seguirlo, ma Tris sembra non ascoltarlo perché riprende a parlare a vanvera.
«Anche tu mi piaci.» Dice adorante, dondolandosi sul posto.
«Ma che carini.» Commento, sorridendo.
Questa situazione ha un qualcosa di esilarante.
«Molto incoraggiante» risponde lui piatto. «Vieni, dai. Oh, Dio santo, ti porto io.» Impreca, prendendosi Tris in braccio.
La bionda sembra essere contenta perché gli stampa un bacio sulla guancia e inizia a prendere a calci l’aria, ridendo.
«Sai Hayley, hai gli occhi verdi.» Dice, fissandomi un secondo.
«Lo so Tris, sempre avuti.» Rispondo, lanciandole uno sguardo preoccupato.
Questa ragazza mi fa paura.
«Lo so, ma sono un verde bello, come le foglie degli alberi, ti piacciono gli alberi? Sono belli.» Esclama felice, riprendendo a scalciare.
«Okay, ora diventa preoccupante.» Concludo all’indirizzo di Quattro, che sbuffa sonoramente, per nulla divertito dalla situazione.
Arriviamo all’ufficio di Johanna, che troviamo seduta dietro una scrivania, e non appena nota la nostra presenza, rimane con la bocca semiaperta, evidentemente stupita, mentre una ciocca di capelli scuri le copre il lato sinistro della faccia.
«Non dovresti nascondere la cicatrice» le consiglia Tris, presa da un momento di gentilezza, e questa dovrebbe essere la stessa Tris di qualche ora fa? «Davvero, stai meglio senza i capelli sul viso.»
Tobias la mette a terra troppo bruscamente, facendole anche male, probabilmente. Tris, invece che gemere di dolore, inizia a ridere.
«Che cosa le avete fatto?» sbotta Tobias in tono sgarbato. «Che cosa le avete fatto, dannazione?»
«Sarei curiosa di saperlo anche io, effettivamente.» Commento, studiando Johanna.
Ripeto, non fosse Tris, sarebbe divertente.
Io…Devono avergliene dato troppo. È molto minuta, probabilmente non hanno tenuto conto del peso e dell’altezza.» Balbetta Johanna, in difficoltà
«Devono averle dato troppo di cosa?» Sbottiamo io e Quattro all’unisono, decisamente preoccupati
«Lo sai, hai proprio una bella voce Quattro.» Dice la bionda, palesemente felice.
«Tris, per favore, stai zitta.» Borbotto io, cercando di capire perché abbiano drogato la mia futura cognata.
«Il siero della pace» spiega Johanna. «In piccole dosi ha un’azione moderatamente calmante e migliora l’umore. L’unico effetto collaterale sono un po’ di vertigini. Lo somministriamo ai membri della nostra comunità che fanno fatica a mantenere un comportamento pacifico.»
«Non sono un idiota. Tutti i membri della vostra comunità fanno fatica a mantenere un comportamento pacifico, perché sono tutti esseri umani. Probabilmente lo mettete nell’acqua dell’acquedotto.» Borbotta Tobias, mentre io aggiungo «Ora capisco molte cose.»
Johanna non risponde per qualche secondo.
«Sai benissimo che non è così, o questa rissa non si sarebbe verificata. Ma qualunque cosa decidiamo di fare qui, la decidiamo insieme, come fazione. Se potessi dare il siero a tutti gli abitanti di questa città, lo farei. E se l’avessi fatto, voi non vi trovereste di certo in questa situazione.»
«Oh, sicuramente» ribatte lui. «Drogare l’intera popolazione è la soluzione migliore al nostro problema. Che piano grandioso!»
«Così da diventare tutti imbecilli? No grazie!» Sbotto seccata, e che diamine!
Non possono utilizzare queste cose sulle persone senza una minima logica!
«Fare i sarcastici è da maleducati, ragazzi. Ora, mi spiace che abbiano sbagliato e gliene abbiano somministrato troppo, davvero, ma Tris ha violato i termini del nostro accordo e temo che per questo motivo non potrete restare qui ancora a lungo. Questa rissa tra lei e il ragazzo, Peter, è una cosa che non possiamo ignorare.» Dice placida Johanna.
«Peter è un idiota, si merita tutte le botte di questo mondo!» Riprendo io, ancora più acida di prima.
«Non ti preoccupare» dice Tobias. «Abbiamo intenzione di andarcene non appena possibile.»
«Bene» esclama lei. «L’armonia tra i Pacifici e gli Intrepidi può esistere solo se manteniamo una certa distanza.»
«E questo spiega molte cose.» Dico io, incapace di trattenermi.
«Prego? Cosa stai insinuando?» Chiede Johanna quasi sfidandomi, che ci provi.
«Spiegami perché, sotto la pretesa della neutralità – come se una cosa del genere fosse possibile! – voi avete lasciato che gli Eruditi massacrassero gli Abneganti, perché questo è tutto fuorchè umano, a casa mia.» Spiego, con un tono fermo.
«I Pacifici non farebbero mai una cosa del genere» dice Tris, con voce molle. «È una cosa meschina.»
«Tris, sta zitta.» Ripeto monocorde, non si offenderà se la tratto male almeno per oggi.
«È per amore della pace che ne rimaniamo fuori…» comincia Johanna.
«Pace» sbotta  anche Tobias con disprezzo. «Sì, sono sicuro che regnerà una pace assoluta quando saremo tutti morti, o soggiogati con la minaccia del controllo della mente, o intrappolati in una simulazione infinita.»
Johanna contrae il viso in un espressione disgustata, forse perché la verità fa male, anche troppo.
«Non stava a me prendere la decisione» dice lentamente la capofazione, moderando le parole «Se fosse dipeso da me, forse in questo momento la nostra conversazione sarebbe diversa.»
«Stai dicendo che non sei d’accordo con loro?» Incalza Quattro.
«Sto dicendo che non è consono al mio ruolo dissentire pubblicamente su una decisione della mia fazione… ma potrei farlo nell’intimità del mio cuore.»
«Tris, mia sorella ed io ce ne andremo tra due giorni» dice Tobias. «Spero che la tua fazione non cambi idea sull’offrire asilo ai rifugiati nella vostra residenza.»
«Le nostre decisioni non vengono revocate facilmente. Che ne sarà di Peter?»
«Spero se lo mangi qualcuno.» Commento ironica.
 «Dovrete occuparvi di lui separatamente, perché non verrà con noi.» Conclude Quattro, lanciandomi un’occhiataccia.
«Quattro, Ice, se voi e i vostri amici volete restare… immuni dal nostro siero, forse dovreste evitare il pane.»
Tobias la ringrazia mentre lasciamo lo studio, con Tris al seguito che saltella un passo sì e uno no.
Svanisce cinque ore dopo, lo stato di insensata follia di Tris.
Io e Tobias l’abbiamo chiusa nella sua camera per il resto della giornata. Quando entriamo, la troviamo seduta sul letto, che fissa la parete.
«Grazie a Dio» esclama Quattro, appoggiando la fronte alla porta. «Stavo cominciando a pensare che non ti sarebbe mai passata e che avrei dovuto lasciarti qui a… adorare i fiori, o chissà cosa avresti voluto fare mentre avevi quella roba in corpo.»
«O a dire che mio fratello è suscettibile ma ha una bella voce…che scena raccapricciante.» Aggiungo ghignando appena.
«Io li ammazzo» afferma la bionda. «Li ammazzo.»
Scoppio a ridere, lasciando la coppietta felice alla loro discussione, desiderando ardentemente, per un solo istante, di poter adorare i fiori senza pensieri.
 
È sera inoltrata, quando sono in sala da pranzo con Tobias, mio malgrado Peter, Caleb e Susan, mentre Tris è dispersa per la residenza.
Non appena formulo questo pensiero, la vedo entrare nella sala correndo e con il fiatone, gli occhi sbarrati e l’aria preoccupata.
Tobias, preoccupato, le tocca la spalla.
«Eruditi» è tutto quello che esce dalla bocca di Tris, facendomi gelare sul posto.
«Stanno venendo qui?» chiede Quattro, al mio posto.
Mi sento quasi incapace di muovermi. Tris annuisce, respirando pesantemente
«Abbiamo il tempo di scappare?» Riprende, preoccupato.
«Perché dovremmo scappare?» domanda Susan. «I Pacifici hanno garantito diritto d’asilo ai rifugiati, in questa residenza. Non sono permessi scontri, qui.»
«Perché ci vogliono morti.» Dico, piatta.
È la realtà.
«Sarà un problema per i Pacifici far rispettare questa politica» interviene Marcus, rincarando la dose «Come fai a fermare un conflitto, se rimani neutrale?»
Susan annuisce, non completamente convinta e forse spaventata dalla mia onestà.
«Ma non possiamo andarcene» interviene Peter. «Non ne abbiamo il tempo. Ci vedranno.»
Finalmente anche Peter dice cose furbe, complimenti!
«Tris e Hayley hanno una pistola» dice Tobias. «Possiamo cercare di aprirci la strada combattendo.»
«Ho anche dei coltelli, in realtà.» Aggiungo, ghignando.
Mio territorio.
«Aspetta. Ho un’idea. Travestiamoci. Gli Eruditi non sanno per certo che siamo ancora qui, possiamo farci passare per Pacifici.» Dice Tris, palesemente spaventata dalle armi.
Sta rifiutando il contatto con la pistola, glielo leggo negli occhi.
«Chi di noi non è vestito da Pacifico vada ai dormitori, allora» ordina Marcus. «E scioglietevi i capelli. Cercate di imitare il loro comportamento.»
Anche mio padre che dice cose intelligenti, oggi mi stupisco troppo facilmente.
Mi alzo senza dire una parola, dirigendomi verso la mia stanza con un unico e semplice pensiero.
Spero solo ci sia anche lui, voglio la mia vendetta.
Mi fiondo in camera sbattendo la porta e facendo mente locale.
Mi tolgo la felpa, lanciandola sul letto, e sopra i leggins e la canotta nera mi infilo il vestito, abbassando soltanto le spalline nere.
Non voglio lasciare qui la felpa, quindi la lego in vita sotto il vestito, che fortunatamente è abbastanza largo da nasconderla.
Mi avvicino al cassetto dove ho lasciato la pistola e i coltelli presi oggi alle serre, infilandomi tutto nell’elastico sopra il seno di questo dannato coso, che forse a qualcosa inizia a servire.
Mi sciolgo rapidamente la coda e lancio un ultima occhiata alla camera che sono più che felice di lasciare.
Il corridoio è pieno di Pacifici, o finti tali, che saltellano verso il punto di ritrovo.
Io cammino, come al mio solito, a passo spedito e troppo concentrata sul da farsi una volta in mensa.
«Potresti almeno provare a confonderti.» Borbotta mio fratello, sbucato alle mie spalle.
Sembra quasi un Pacifico.
«Ricordati Quattro, che se io e te potessimo confonderci ci chiameremo ancora Hayley e Tobias.» Rispondo fredda, palesando la verità.
Lui è l’Intrepido con meno paure, io l’incubo di Eric nonché una delle più affascinanti della fazione, quindi non riusciremo mai a passare inosservati, e lo so già da subito.
Odio mentirmi.
Tuttavia provo a sciogliermi un po’, che eufemismo, sorridendo appena.
Mi siedo in un tavolo con soli Pacifici, sperando di risultare più trasparente, mentre studio gli Intrepidi.
Hanno un laccio azzurro che segnala il loro amore con gli Eruditi, che schifo.
Senza riuscire a trattenermi, faccio una smorfia disgustata che provo a nascondere nelle mani, sfregandomi il viso.
Vi ammazzerei dal primo all’ultimo.
Abbasso la testa, usando i capelli come protezione, mentre passano accanto al mio tavolo, onde evitare che mi riconoscano.
Lancio un’occhiata fugace a mio fratello, seduto con la sua solita postura fiera e i capelli troppo corti.
Sembrano essersene accorti anche gli Intrepidi venduti, in quanto si avvicinano a lui dicendo qualcosa che però, a questa distanza, non riesco a capire.
Lentamente porto la mano vicino al seno, dove tengo le armi, pronta a qualsiasi evenienza.
Calma Hayley, andrà tutto bene.
Ho soltanto il tempo di respirare quando vedo la mano del soldato avvicinarsi al colletto di mio fratello.
È il momento.
Con uno scatto fulmineo, mio fratello ribalta l’intrepido mentre io tiro fuori l’arma, puntandola contro il soldato dall’altra parte della sala, centrandolo in una spalla.
Sparare di nuovo è la sensazione più bella che potessi provare.
Lancio uno sguardo a Tris, bloccata ancora al suo posto.
«Tris dannazione!» Urlo frustata, sparando all’Intrepido più vicino a lei, centrandolo in pieno petto.
La bionda sembra sciogliersi dal suo torpore, soltanto per poco, mentre Quattro minaccia l’ultima Intrepida rimasta, insieme all’Erudita, di cui mi occupo io.
«Sta brava o giuro che quell’enorme cervello che dovresti ritrovarti fa boom.» Le sussurro appena, sentendola tremare sotto il mio tocco.
Le tasto le tasche, trovando un’arma di piccolo calibro.
«Cosa, speravi di uccidermi con questa e la tua pessima mira? Scusa, sarà per la prossima volta. Buonanotte.» Commento ironica, per poi tirarle un colpo con il calcio della pistola, facendola svenire.
Ho sempre odiato gli Eruditi.
«Muoviti Ice!» Tuona mio fratello, evidentemente disturbato dalla mia espressione fin troppo felice.
Il fatto è che mi sento viva, di nuovo.
Poter combattere è come benzina, e ho bisogno di questo.
Tornare ad essere Ice e non semplicemente Hayley mi ricorda ogni singolo giorno che io non sono solo lui e mai lo sarò.
Mi sono costruita la mia identità, il mio ruolo all’interno della fazione, così come il mio potere.
Poter tornare ad essere la vecchia me, è come crema sulle ferite di questo maledetto conflitto, che non so come andrà a finire.
«Usciamo da questo posto. Ah, grazie per l’ospitalità.» Dico passando accanto a Johanna, picchiettandole una spalla e ghignando appena.
Non vorrei essere antipatica, ma se lo merita a pieno, specialmente dopo il siero.
Sento mio fratello dare ordine di disperdersi nei campi, supportato da Marcus, che spero ci saluti definitivamente.
Io inizio a correre, accodandomi a Tris, suo fratello, Susan e Quattro.
Sento dei colpi di pistola e spero vivamente siano per mio padre, mentre siamo finalmente arrivati alla recinzione.
Ci infiliamo nel varco trovato da mio fratello, rientrando in città.
Dannazione, non pensavo che mi sarebbe piaciuto tornarci, un giorno.
Non presto attenzione alle conversazioni degli altri, gustandomi il momento.
Non sono un’assassina, neanche una pazza.
Sono soltanto una che ha voglia di rivalsa.
Dopotutto, me la merito, anzi, ce la meritiamo.
Susan, la ragazza Abnegante, crolla a terra, tra le lacrime.
Credo sia bello, poter piangere. È come se liberassi tutta la tensione, lasciando tutto andare.
Non piango da due anni, non ricordo nemmeno cosa si prova ad aver le guance bagnate dalle mie stesse lacrime e il respiro interrotto dai singhiozzi.
L’ho sperimentato da piccola, ma ora… Non so più cosa significa.
«Ti sei bloccata! Stavano per ammazzarti e tu sei rimasta a guardare, seduta! Credevo di poter contare sul fatto che fossi almeno in grado di badare a te stessa!» Sento urlare Quattro, all’indirizzo di Tris.
La sua finezza con il genere femminile mi sconvolge sempre di più.
«Ehi!» interviene Caleb. «Lasciala in pace, va bene?»
«La finite tutti quanti? Abbiamo già abbastanza esaurimenti in corso, a Tris penseremo più tardi. Nessuno si azzardi a replicare o vi uso come suola delle scarpe giuro.» Sbotto nervosa, strappandomi il vestito e mettendomi di nuovo la felpa, non è che il freddo lo sopporti così tanto.
Quattro lascia perdere per un attimo la sua ira, squadrandomi come se fossi una psicopatica, soltanto perché mi vesto a strati!
«Dobbiamo prendere un treno, andare a ripararci da qualche parte.» Dice Tobias, riflettendo a voce alta.
«Ma… adesso che hanno preso gli altri non ci cercheranno più.» Ribatte indeciso Caleb, come a pesare le parole.
«Siamo noi che vogliono. Gli Eruditi vogliono il loro piccolo traditore, Jeanine vuole la sua divergente e il suo ribelle e io beh… so per certo chi mi vuole morta.» Concludo, distogliendo lo sguardo.
No, non può volermi morta tanto quanto io voglio lui sotto tre metri di terra.
Prendo un respiro profondo, mentre lo sguardo indagatore di Quattro analizza ogni mio movimento.
«Forza, andiamo.» Riprendo spiccia, incamminandomi a grandi falcate.
Dopo aver camminato per quelle che sembrano ore, in lontananza il rumore di un treno riempie l’aria, facendoci sussultare.
«Saltate su, andremo in città.» Ordina Quattro, iniziando a correre.
Con facilità, nonostante la debolezza, riesco a salire sul treno, dove però, noto subito che qualcosa non va.
Afferro un coltello, mentre un sacco di occhi, nascosti nel buio, ci osservano in un modo non proprio amichevole.
Le sagome si confondono coi muri della carrozza, ma riesco chiaramente a distinguere la canna di una pistola puntata verso di noi.
Come si dice, le giornate peggiori non hanno mai fine? Ecco, questa è una di quelle.
«Non ho mai visto dei Pacifici armati, prima d’ora» osserva una ragazza, che deduco essere esclusa.
«Non sono Pacifici» dice il tizio con la pistola. «Sono Intrepidi.»
Io questa voce la conosco.
Come un lampo mi balena in testa l’immagine di un coltello ed un occhio, duo sicuramente non vincente.
«Edward.» Mi anticipa Tris, dando voce ai miei pensieri.
L’ultima volta che ho visto questo ragazzo aveva un coltello da burro piantato nel bulbo oculare, ed io ero sul punto di sentirmi male.
Sono andata soltanto quella sera in infermeria, conoscendo già il suo destino.
Tutto per colpa di Peter, dovrei farlo allo spiedo, insieme alla sua fotocopia più grande.
«Tris.» Risponde a mo’ di saluto lui.
«Chiunque voi siate dovete scendere da questo treno, se ci tenete alla vita.» Ordina la donna con il coltello.
«Odio quando la gente mi da ordini, tanto più quando si parla di Pacifici ed Esclusi.» Dichiaro, alzando un po’ di più il coltello che ho in mano.
Ho sicuramente più mira di lei.
 «Per favore. Abbiamo corso tanto… e gli altri sono morti. Non credo di poter continuare, io…» Prova a parlare Susan, riprendendo a piangere di nuovo.
«Gli Eruditi ci stanno cercando. Se scendiamo, ci troveranno facilmente. Per cui vi saremmo grati se ci lasciaste venire in città con voi.» Prova a mediare Caleb
«Sì?» Edward inclina la testa. «E voi che cosa avete mai fatto per noi?»
«Io ti ho aiutato quando non l’ha fatto nessun altro» esclama Tris, quasi indignata.
«Tu, forse, ma gli altri? Non mi pare proprio, lei era lì la sera in cui mi è stata data la sentenza di Escluso, era con il capofazione Eric.» Dice Edward indicandomi, provocandomi un brivido.
Mi ha accostata ad Eric, manco avessi deciso io che lui fosse Escluso!
Sto per ribattere quando fa cenno alla sua amichetta di prendermi, ma prima che possa fare qualsiasi mossa Tobias interviene:
«Siamo Tobias ed Hayley Eaton, non credo tu voglia veramente toccarla.» Borbotta a denti stretti.
Non capisco il senso del dire la nostra vera identità, ma evidentemente loro sì, perché abbassano simultaneamente le armi, studiandoci.
«Eaton? Ma davvero? Devo ammettere che non me l’aspettavo.» dice Edward, sorpreso, per poi riprendere parola.
«Bene, potete restare, ma una volta in città verrete con noi. Conosciamo qualcuno che vi sta cercando, fratelli Eaton.» Dice ghignando.
Che soprannome idiota è fratelli Eaton?
«Tu sai di chi sta parlando?» Chiedo fin troppo tranquillamente a mio fratello.
Lo vedo esitare e prendere un respiro profondo, come a infondersi un po’ di coraggio.
«Si Hayley, e un giorno dovrai perdonarmi per questo… e per tutto quello che verrai a sapere stasera.» Conclude passandosi una mano sugli occhi, stanco.
Lancio un’occhiata a Tris, che sembra spaesata quanto me.
Evidentemente dobbiamo sapere qualcosa.
Entrando in quella che posso definire la residenza degli Esclusi, resto sorpresa.
Dannazione, non pensavo fossero così organizzati nonostante tutto.
«Che sta succedendo? Perché vi siete riuniti in questo posto?» Chiede Tris, sorpresa tanto quanto me.
«Pensavi che fossero… fossimo tutti divisi… Be’, lo sono stati, per un po’. Erano troppo affamati per occuparsi di qualunque cosa che non fosse cercare cibo. Ma poi gli Abneganti hanno cominciato a distribuire alimenti, abiti, utensili, di tutto. E loro sono diventati più forti e si sono messi ad aspettare. Quando mi ci sono imbattuto, erano già così… e mi hanno accolto a braccia aperte.» Spiega Edward, addentrandoci nei corridoi bui di questa… residenza.
«Un attimo… hai detto che si sono messi ad aspettare?» dice Caleb. «Ad aspettare cosa, di preciso?»
«Che il mondo andasse in pezzi» risponde Edward. «E ora è successo.»
Alzo la testa, guardando Edward.
Il mondo è andato veramente a pezzi, se lo dice un’Escluso.
Continuo a guardarmi intorno, non capendo davvero dove tutto ciò andrà a parare, né tantomeno il motivo per cui io sono qua. Quattro deve dirmi qualcosa, ma non capisco cosa diavolo possa dirmi che abbia a che fare con gli Esclusi.
Studio l’ambiente, cercando un perché a tutto ciò, ma l’unica cosa che riesco a vedere sono le facce di  metà degli Esclusi che mi scrutano, quasi curiosi.
Qua c’è qualcosa che non va.
Ad interrompere i miei pensieri è una donna, che studia me e Quattro, e da quel poco che ho capito dice di chiamarsi Therese.
«Sì, siete voi.» Dichiara, studiandoci ancora.
Ora faccio una strage, giuro su cos’ho di più caro.
Edward fa cenno di seguirlo in una vecchia sala caldaie, ma mentre sto per entrare, Quattro mi lancia uno sguardo strano.
Uno sguardo quasi colpevole, uno sguardo di scuse, uno sguardo pentito.  Ora voglio vedere cosa c’è dietro questa maledetta porta.
Appena entro vedo una figura femminile di spalle, parzialmente oscurata dalla luce fioca proveniente dall’unica lampadina della stanza, ma non appena si volta mi si gela il sangue nelle vene e tutto inizia a girare, dandomi la possibilità di pensare una sola cosa.
Mamma.
Afferro fulminea la pistola, puntandola contro la donna in questione, come se l’arma mi desse la stabilità che sento venire a mancare.
Sto crollando.
«Hayley abbassa quella maledetta pistola!» Urla Tobias, inutilmente.
Continuo a tenere l’arma saldamente puntata contro la mora di fronte a me, che al contrario di mio fratello, non si muove di un millimetro.
«Voglio una maledettissima spiegazione. Perché questo non ha senso!» Urlo, ai limiti dell’isteria.
Io ho seppellito mia madre più di dieci anni fa.
Io ho pianto per la morte di mia madre.
Io ho preso tante botte da Marcus, dopo la morte di mia madre.
Mia madre è morta, non può stare in piedi di fronte a me, come se nulla fosse, respirando ogni singolo centimetro d’aria che offre questa stanza.
Mia madre non può studiarmi con la stessa espressione con il quale mi faceva la coda quando ero bambina.
Mia madre non può essere viva.
«Lo so che è incomprensibile, ma è lei, è Evelyn…» Risponde Quattro, cercando di misurare le parole.
«Io l’ho seppellita Quattro… Aspetta, tu lo sapevi che era viva, lo sapevi dannazione!» Ora capisco, capisco lo sguardo terrorizzato, lo sguardo preoccupato, l’importanza del nostro nome.
Mi ha tradito per la seconda volta.
Alzo gli occhi al cielo, sospirando rumorosamente.
«Hayley...» Si decide finalmente a parlare Evelyn, rivolgendosi a me per la prima volta dopo anni.
Ha sempre la stessa voce.
Mamma.
«Sta zitta Evelyn, tu sei morta. Vedi di restarlo.» Concludo, lasciando tempestivamente la stanza.
Ho bisogno d’aria o potrei piangere, e non è certo lei quella che si merita le mie lacrime.
Corro per la struttura, alla cieca, probabilmente salgo delle scale perché mi ritrovo all’aperto, verosimilmente su un tetto.
Respiro profondamente, cercando di calmarmi.
Lancio la pistola per terra e mi accuccio, prendendomi la testa tra le mani.
Perché sta tutto crollando? Perché ora?
Guardo la porta da cui sono appena passata, sperando inutilmente che qualcuno come Shauna, Marlene o addirittura Eric, si presenti per calmarmi e dirmi che va tutto bene.
Voglio andare dai miei amici.
Voglio tornare a casa.
Mi lascio cadere sul pavimento sporco, godendomi il freddo che rilascia.
Devo calmarmi, ma soprattutto devo ragionare, ma so già che non appena inizierò a formulare un pensiero decente, capirò che questi dodici anni della mia vita sono stati interamente sprecati, in tutto.
Se lei fosse stata ancora a casa, probabilmente Marcus non sarebbe stato così violento, probabilmente sarei ancora negli Abneganti, probabilmente sarei anche già sposata, a diciotto anni.
No, sono felice che le cose siano andate così, perché nonostante il mondo vada al contrario, non cambierei la mia vita nemmeno di un millimetro. Con mia madre non avrei conosciuto Shauna, né Marlene, né mio malgrado Eric.
Perdendo mia madre ho guadagnato qualcosa di forse migliore di lei, perché una donna che abbandona i propri figli è tutto, fuorchè la donna che io ho sempre identificato come mia madre.
Evelyn ci ha lasciati in balia di Marcus, salvando solo se stessa.
E ora io non salverò certo lei, per me morta era, morta resta.
 
Non so dopo quante ore lascio il tetto, sicuramente dopo parecchie, perché torno giù mentre gli Esclusi si preparano a mangiare, raccolti in torno a cose simili a focolai.
Mi stringo la felpa addosso, cercando il gruppo con cui sono arrivata qui, nonostante la voglia di vedere mio fratello sia pari a zero.
Li trovo poco lontano da dove si trova la stanza di Evelyn, intenti a mangiare, in compagnia di Edward e Therese. Per mia fortuna, Evelyn non c’è.
Quando mi nota, Quattro mi squadra attentamente, forse preoccupato dal mio aspetto, che non fa altro che peggiorare, giorno dopo giorno.
«Ice…» Inizia subito, ma stronco la conversazione sul nascere.
«Voglio andare a casa. Voglio andare dai nostri amici.» Dico soltanto, con voce stanca.
Tris mi sta studiando, come a cercare un segno della follia di qualche ora fa.
«Ma non…» Riprende Quattro, invano.
«Andrò da sola, non mi importa se ci sei o no. Voglio andare a casa, e al momento casa sono Shauna, Marlene, Zeke e gli altri. Voglio soltanto andare a casa.» Concludo, stringendomi ancora di più la felpa contro il petto.
Sembro una bambina indifesa.
«Domani andiamo a casa.» Dichiara Quattro.
Non cambierà nulla, mi ha tradita comunque.
 
La notte non è stata tranquilla, anzi, tutt’altro. Ho dormito sì e no due ore, ed ho anche sentito Evelyn tentare di convincere Quattro ad unirsi alla sua causa.
Inutile dire che hanno parlato anche di me, della mia reazione e del resto, ma la giustificazione di mio fratello non mi è assolutamente piaciuta, perché dire ad Evelyn che non l’ho accettata perché sto affrontando un periodo difficile non è assolutamente la realtà delle cose, ma non voglio litigare con mio fratello, non oggi, non di nuovo.
Lo ignorerò, è la scelta migliore.
Perché non lo perdonerò così facilmente, non per una cosa del genere.
Perché avrei capito tutto, tranne questo.
Se poi lui sceglierà Evelyn, sarà una sua scelta, non mia.
Ecco appunto, parli del diavolo.
Evelyn si sta avvicinando a me, so già con che intenzioni.
«Hayley, possiamo parlare?» Esordisce, molto tranquillamente.
«No Evelyn, ma ti dirò una cosa. Non mi importa sapere perché Tobias sapeva di tutto ciò, non mi importa sapere il perché, perché se davvero sai qualcosa di me sai anche cosa sono diventata. Non mi importa neanche di te, morta eri, morta resti. Ma sappi che in questo momento ti prometto una cosa, ossia che rimpiangerai quel che hai fatto. Ho visto i sogni di Tobias diventare realtà e nessuno di questi ti includeva. Ora tu guarda i miei sogni, diventare realtà, e nessuno di questi ti includerà* . Rassegnati, siamo andati avanti senza di te, e se Tobias sarà così stupido da caderci, beh, non contare su di me. Abbi una bella vita Evelyn, io torno dalla mia vera famiglia.» E me ne vado, lasciandomi Evelyn alle spalle, insieme al passato che ha fatto riemergere, aprendo ferite ormai cicatrizzate.
 
Ormai sono grande, non ho bisogno della mamma.
E quando vedo il portone della residenza dei Candidi, so che finalmente sono a casa.

 
*“I watched his wildest dreams come true, Not one of them involving you. Just watch my wildest dreams come true Not one of them involving…” Misery Business, Paramore, canzone del capitolo.
 
 
Salve a tutti!
Sono sparita, lo so, ma questa storia mi va e mi viene come poche, un po' c'è un po' no.
Capitolo difficile da scrivere, per Evelyn soprattutto, perchè volevo farla passare come una parentesi per Hayley, cosa che credo dopo mesi di essere riuscita a fare. Breve e concisa, ma questo era il messaggio.
Ho già scritto l'incontro con Eric, ed è veramente bello a parer mio.
Però prima, c'è l'incontro con Shauna e gli altri, quindi ancora un capitolo.
Non so quando aggiornerò, as always, perchè già che ho problemi a scrivere ho detto, perchè no, aiutiamo un bblog! Scrivo recensioni, ma sappiate che scrivere è sempre più difficile
Alla prossima, sperando sia presto.
Megan

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