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Raccolta
di
one shot ispirate alla Fan Fiction “30
Days”
«Caroline
sei pronta? Se non ti muovi non riusciamo ad andare al parco»
dissi a mia sorella entrando in camera sua.
Mia madre le stava allacciando le scarpine mentre lei mi guardava
entrare con
quegli occhi più azzurri del cielo e le guance rosse
«Mi fai i codini Claire?
Dopo possiamo andare» sorrisi e mi avvicinai alla mia
sorellina, presi la
spazzola posata sul comodino e cominciai a pettinarle i capelli biondi,
le feci
due codini alti per poi lasciarle un bacio sulla testa «Ecco
fatto, ora sei
bellissima, andiamo?» mi prese la mano, salutò mia
madre e insieme uscimmo di
casa.
La brezza estiva di Dover ci colpì subito facendo svolazzare
i miei capelli
mentre Caroline saltellava al mio fianco facendo dondolare i codini
biondi.
«Mi raccomando Caroline, io mi siedo su questa panchina, fai
la brava, non
parlare con gli sconosciuti e non fare la prepotente con gli altri
bambini ok?»
la piccola annuì lasciandomi un tenero bacio sulla guancia,
le sorrisi
sistemandole i codini e la lasciai andare a giocare con gli altri
bambini.
Tutte le panchine erano occupate da mamme che erano intente a parlare
tra di
loro di come i mariti fossero poco presenti a causa del lavoro o di
come i
figli le facessero stressare.
Mi sedetti così sull’unica panchina dove
c’era un ragazzo immerso nella lettura
di un libro enorme, doveva essere un libro universitario pensai. Lo
guardai per
qualche secondo, era strano vedere un tipo così al parco
dove c’erano i bambini
a giocare sugli scivoli e sulle altalene, era vestito totalmente di
nero e le
sue braccia erano ricoperte di tatuaggi, non riuscivo a vedergli la
faccia,
dato che era chinato a leggere, ma fisicamente non era per niente male.
Tirai fuori il mio fidato libro “I passi
dell’amore” di Nicholas Sparks e cominciai
a leggere, con la coda dell’occhio vidi il ragazzo accanto a
me girarsi per
osservarmi come avevo fatto io poco prima con lui, per poi tornare a
concentrarsi sul suo libro.
Non seppi quantificare il tempo passato quando Caroline corse da me con
i suoi
occhioni blu pieni di lacrime e un ginocchio completamente sbucciato
«Claire,
sono caduta » mi disse cercando di controllare i singhiozzi.
La guardai nel
panico, non perché non sapessi cosa fare, ma odiavo vedere
la mia sorellina con
una ferita «Siediti qui Caroline» la sollevai e la
feci sedere sulla panchina
esaminando il danno, sentirla singhiozzare e vedere il ginocchio
arrossato e
sbucciato stava per fare piangere anche me «Fa male Claire,
brucia»
singhiozzava Caroline strofinandosi gli occhi con le guance rosse e le
labbra
imbronciate, stavo andando nel panico.
«Ecco tesoro, vedrai che adesso passa» sentii una
voce roca vicino a me e vidi
il ragazzo che prima era seduto sulla panchina con un fazzoletto in
mano che
tamponava la ferita di Caroline. Era incredibile il contrasto tra i
suoi
vestiti e i suoi tatuaggi con la dolcezza con la quale stava curando il
ginocchio di mia sorella, mi fermai a guardarlo mentre sentivo i
singhiozzi
della bambina diminuire sempre di più.
Era il ragazzo più bello che avessi mai visto, gli occhi
erano così verdi da
fare invidia alle foglie degli alberi, aveva un piccolo sorriso sulle
labbra
che erano così rosee da sembrare dipinte,
l’accenno di due fossette sulle
guance e i capelli un po’ scompigliati dal vento.
Riportai la mia attenzione a Caroline che ora si strofinava gli occhi,
ma aveva
smesso di piangere «Ecco fatto, hai visto? Il tuo ginocchio
tornerà più bello
di prima» disse alzandosi e sorridendo mettendo in mostra una
fila di denti
perfetti.
«Caroline come si dice?» dissi a mia sorella, la
mia voce uscii poco più alta
di un sussurro a causa delle farfalle che avevo nello stomaco
«Grazie» si sentì
la voce di Caroline flebile e ancora tremante a causa dei singhiozzi.
«Mi permetti di offrire un gelato alla tua sorellina?
È un peccato vedere il
suo viso così triste» mi disse lo sconosciuto,
sapevo che era l’ultima cosa che
avrei dovuto fare, permettere ad un ragazzo sconosciuto di offrire un
gelato a
mia sorella, in un parco, dove apparentemente lui non aveva nessuno da
controllare, ma Caroline mi guardava con i suoi occhi da cucciolo che
ora erano
anche lucidi per via delle lacrime, mentre quel ragazzo mi guardava con
quegli
occhi magnetici che sembravano volessero entrarmi nell’anima,
annuii incapace
di far uscire qualsiasi suono dalla mia bocca.
Vidi lo sconosciuto prendere Caroline per mano e avviarsi verso il
banchetto
dei gelati, mi sedetti sulla panchina e osservai come quel ragazzo
vestito di
nero e con le braccia piene di tatuaggi, si stava prendendo cura della
mia
sorellina.
Tornarono qualche minuto dopo, Caroline aveva in mano un cono
più grande della
sua faccia, mentre lo sconosciuto le accarezzava delicatamente i
capelli,
sorrisi e allungai la mano per prendere quella di Caroline
«Grazie mille» dissi
al ragazzo che mi sorrise facendo sciogliere il mio cuore, possibile
che
potesse esistere un ragazzo così bello sulla faccia della
terra? «Figurati! –
si abbassò al livello di Caroline – Ci vediamo
presto piccolina» le lasciò un
bacio sulla fronte e si allontanò lasciandomi con la bocca
aperta e con lo
stomaco sottosopra, avrei almeno voluto sapere il suo nome, invece lo
guardai
allontanarsi incapace di dire qualcosa.
Mi sentii tirare dal basso «Claire, andiamo a casa? Non ho
più voglia di
giocare» annuii a mia sorella e insieme ci avviammo a casa.
Appena
aprii la porta di casa, vidi Caroline correre in cucina dai miei
genitori, la seguii lentamente e mi sedetti al bancone della cucina
«Mamma, mi
sono sbucciata un ginocchio, ma un ragazzo è stato
gentilissimo e mi ha curato,
poi mi ha anche offerto un gelato gigante» disse felice come
se fosse il suo
compleanno, mia madre mi guardò un po’ storta, ma
non disse niente, fu mio
padre a parlare per lei « Claire, hai permesso che uno
sconosciuto offrisse un
gelato a tua sorella?» sbuffai, perché Caroline
doveva sempre raccontare tutto
quello che le succedeva? Poi non le era successo niente,
perché prendersela
così tanto con me?
«Papà ero lì anche io, non ho lasciato
che si allontanasse, e poi era un
ragazzo che avrà avuto la mia età, non un vecchio
maniaco, sta’ tranquillo» mio
padre era eccessivamente protettivo nei confronti delle sue figlie,
come se non
sapessi badare a me stessa, avevo 19 anni, quasi 20, non ero una
bambina e
sapevo prendermi cura della mia sorellina «Sta’
più attenta la prossima volta»
disse tornando con l’attenzione sul giornale che aveva in
mano, alzai gli occhi
al cielo «Vado in camera mia, chiamatemi quando la cena
è pronta» mi alzai e
corsi al piano di sopra, chiusi la porta dietro di me e andai alla mia
scrivania.
Tirai fuori le mie matite e i miei fogli e cominciai a disegnare.
Non volevo assolutamente dimenticare il volto perfetto del ragazzo che
avevo
visto al parco, volevo disegnarlo ora che ce l’avevo in mente
fresco, avrei
voluto anche ricordarmi tutti i dettagli dei suoi tatuaggi, ma non ero
stata
abbastanza attenta.
Sperai di riuscire a disegnare alla perfezione tutti i dettagli che ero
riuscita a cogliere guardandolo per quei pochi minuti, certo nemmeno
Raffaello
avrebbe potuto raffigurare alla perfezione un ragazzo così
bello, ma avevo
bisogno di disegnarlo perché con ogni probabilità
non l’avrei mai più rivisto.
Finii il mio disegno quando ormai era notte fonda, interrompendomi solo
per
andare a mangiare, lo conservai nella mia cartelletta facendo
particolare
attenzione a non sgualcirlo, quel disegno era l’unico modo
che avevo per
guardarlo quando volevo.
Sarei tornata in quel parco, sarei tornata a cercarlo perché
sentivo che era un
ragazzo speciale.
Eccomi
tornata con la prima shot, come potevo non cominciare con il primo
incontro?
Le shot, con ogni probabilità, saranno tutte raccontate dal
punto di vista di
Claire.
Spero che non vi deludano e che vi piacciano tanto quanto vi
è piaciuta la
storia originale!
Molti di voi mi hanno scritto in chat privata o su Twitter e volevo
farvi
sapere che questa cosa mi riempie il cuore di gioia, siete
gentilissimi!!
Per ora ho scritto 6 shot, non so quante saranno e non so con quanta
frequenza
verranno pubblicate!
Intanto vi lascio i miei contatti
Facebook: SilEfp
Twitter: ImSil__
Ask: Rupert__
E faccio un po’ di pubblicità alla mia long“TheNeighbor” e ad una shot che ho postato
ieri Black
Keys Un bacio Sil
Cosa stai facendo? –H
Lessi il messaggio e un sorriso spontaneo si formò sul mio volto senza che
riuscissi a fermarlo. Trovavo veramente buffo il fatto che sentisse il bisogno
di firmarsi con quella stupida H in ogni messaggio, sapevo che era lui,
conoscevo il suo numero a memoria ormai
Ho appena finito di leggere un libro.
Digitai velocemente la risposta e
tornai con l’attenzione al libro che avevo appena finito; Virginia Woolf era
una delle mie scrittrici preferite
Che libro hai letto? –H
Il cellulare non ci
mise molto a vibrare, le risposte di Harry erano sempre veloci ad arrivare
“The lighthouse” di Virginia Woolf, mi piacerebbe
davvero visitare un faro.
Lasciai il telefono vicino a me e mi
sdraiai sul letto. Chiusi gli occhi cercando di rilassarmi, ma tutto quello che
riuscivo a vedere era il bellissimo volto di Harry e i suoi occhi che mi
perforavano l’anima.
Uscivamo da un paio di settimane e io ero completamente presa da lui, lo
sognavo la notte, lo disegnavo, lo associavo ad ogni protagonista maschile dei
libri che leggevo; era ovunque per me.
Non mi resi conto che il tempo era passato e la risposta di Harry non era
ancora arrivata, presi il cellulare preoccupata pronta a chiamarlo, ma subito
questo si illuminò
Scendi –H
Con il cuore in gola corsi giù dalle
scale, fortunatamente ero sola in casa e non mi sarei dovuta inventare nessuna
scusa per i miei.
«Ciao bellissima» mi disse appena lo raggiunsi in giardino «Harry, che ci fai
qui?» sorrise come solo lui sapeva fare, facendomi sciogliere il cuore e
facendo fare le capriole al mio stomaco.
«Ti porto al faro» alzò le spalle come se quello che aveva appena detto fosse
la cosa più normale del mondo «Al faro?» chiesi stupita. Annuì con gli occhi
luminosi e le fossette ben scavate sulle guance «Harry sta per piovere» guardai
il cielo dove le nuvole cariche di pioggia minacciavano di scoppiare da un
momento all’altro «Avanti, proviamoci, se inizierà a piovere ci bagneremo, chi
ha paura di un po’ d’acqua?» disse con naturalezza.
Come si poteva dire di no a quel ragazzo più bello del sole che mi guardava
come mi guardava Caroline quando voleva un cupcake
«Sei completamente pazzo» scossi la testa ridendo.
«Volevi vedere un faro no? Ti porterò ovunque vorrai andare» mi prese la mano,
i polmoni si bloccarono istantaneamente impedendomi di respirare, il suo tocco
aveva accelerato la circolazione del sangue che ora era affluito alle guance
«Forza, andiamo».
Camminavamo lungo il molo mano nella
mano, la sua risata riempiva il mio cuore di gioia e illuminava i suoi occhi.
Eravamo quasi arrivati quando le gocce di pioggia cominciarono a colpirci
sempre più velocemente costringendoci a correre per trovare un riparo.
La sua mano era ancora stretta nella mia mentre mi trascinava per la spiaggia e
per il molo. Sentivo le gambe stanche, ma in quel momento non mi importava
perché lui era lì con me e mi stringeva la mano come se avesse paura di
perdermi.
Ci fermammo sotto un balcone, al riparo dalle gocce prepotenti che non
cessavano di battere sull’asfalto.
Harry era davanti a me, i capelli appiccicati
al viso, le guance arrossate per lo sforzo e le labbra semichiuse mentre
cercava di riprendere fiato e mi guardava, mi guardava con quegli occhi
magnetici e trasparenti, mi guardava facendomi sentire nuda e indifesa, mi
guardava impedendomi di respirare regolarmente e impedendo al mio cuore di
tornare al suo battito ideale.
In un attimo, le sue mani furono sulle mie guance e le sue labbra sulle mie.
Tutto si fermò in quel momento, c’erano solo le sue labbra, delle quali sentivo
il sapore per la prima volta, e le sue mani che infiammavano le mie guance.
Non c’era niente, c’era solo Harry, con il suo tocco delicato e il suo bacio al
sapore di menta.
Interruppe il bacio facendomi sentire improvvisamente vuota, come se
all’improvviso mi mancasse un organo o un arto, ma appoggiò la fronte sulla mia
e i nostri occhi si fusero insieme creando un bellissimo miscuglio di azzurro e
verde.
Rimase a guardarmi come se avesse davanti l’oggetto più prezioso che avesse mai
visto.
Mi sorrise e chiuse gli occhi per qualche istante, mi prese la mano di nuovo
«Andiamo a casa» disse prima di ricominciare a correre sotto la pioggia.
Ecco la seconda shot, lo so che vi ho fatto aspettare un sacco! Ecco il
primo bacio di Harry e Claire, personalmente questa shot
non mi piace molto ma spero che a voi sia piaciuta!
Grazie per aver aggiunto la storia tra preferite/seguite/ricordate e grazie per
le recensioni!
Non so quando posterò la terza, ma cercherò di essere veloce ve lo prometto!
Vi lascio i miei contatti, scrivetemi per qualsiasi cosa! Facebook: SilEfp Twitter:ImSil__ Ask:Rupert__
Mi guardai allo specchio per l’ennesima volta, non riuscivo a trovare nulla
di adatto per quella serata.
Harry mi aveva invitato a questa festa a casa di un suo amico.
Non mi aveva ancora presentato nessuno dei suoi amici, diceva che la sua
compagnia non faceva per me, ma dopo che i miei avevano scoperto che uscivamo
insieme si era deciso a mostrarmi al mondo intero.
Mio padre non aveva preso per niente bene la notizia, avevo persino litigato
con Harry, pensavo che sarebbe finita. Papà aveva visto Harry aspettarmi in
giardino ed era scoppiato il putiferio, Harry aveva insultato mio padre e io
non sapevo più cosa fare, non sapevo da che parte stare.
Harry aveva offeso mio padre e non riuscivo ad accettarlo,gli avevo chiesto di
andarsene e mi ero chiusa in camera.
Sapevo che mi stava osservando perché avevo lasciato le tende aperte, piangevo
sul letto senza riuscire a fermarmi, il giorno dopo si presentò a casa con
delle orchidee e allora capii che non potevo lasciarlo andare.
Sbuffai trovando insulso anche quel vestito a fiori, volevo essere bella,
avrei conosciuto tutti gli amici di Harry, non potevo fargli fare brutta
figura. Tornai nell’armadio decisa a trovare qualcosa
di decente da mettere e, alla fine optai per un tubino rosa pallido che faceva
risaltare particolarmente i miei capelli rossi.
Avrei comunque sfigurato di fianco ad Harry. Uscivamo insieme da più di un
mese, ma ogni volta era come vederlo per la prima volta. Non ero ancora
riuscita ad abituarmi alla profondità dei suoi occhi, alle sue fossette, al suo
ridicolo modo di vestire, ma più di tutto alla sua voce roca e profonda in
grado di farmi andare in confusione anche solo con un sussurro.
Sentii il campanello suonare, mi precipitai giù dalle scale e aprii la porta in
un lampo. Il bello di aver detto ai miei genitori che uscivo con Harry era che
potevo non inventarmi più nessuna scusa «Ciao Harry» dissi con il fiatone,
avevo rischiato di rompermi una caviglia scendendo le scale così velocemente
con i tacchi, seppur non troppo alti.
«Ciao Claire» mi diede un bacio all’angolo della bocca facendo accelerare
ancora di più i battiti del mio cuore, mi sarebbe venuto un infarto un giorno
di questi «Prendo la borsa e andiamo».
Il viaggio in macchina non era stato particolarmente lungo, ma era stato
abbastanza imbarazzante a causa del silenzio.
Sapevo che Harry era turbato, aveva le sopracciglia aggrottate e si passava in
continuazione la mano fra i capelli, disordinandoli ancora di più.
Scendemmo dalla macchina dopo aver parcheggiato, gli presi la mano stringendola
appena per attirare la sua attenzione e i suoi occhi trasparenti si fermarono
su di me. «È tutto a posto?» chiesi sorridendogli,
lui annuii «Si, solo che è la prima volta che presento una ragazza al gruppo, o
meglio, è la prima volta che presento una ragazza come la mia ragazza al
gruppo».
Mi bloccai sul posto a quelle parole, la sua ragazza? È vero, uscivamo
da più di un mese, ci comportavamo come qualsiasi coppia normale, ma nessuno
aveva mai specificato che eravamo insieme e, nonostante lo desiderassi con
tutto il cuore, avevo paura di chiedere ad Harry cosa eravamo esattamente,
perché non sapevo se per lui era una cosa seria.
«C’è qualcosa che non va?» mi chiese preoccupato del mio improvviso cambio d’umore
«Hai detto che sono la tua ragazza».
Lo vidi aprire la bocca in un espressione stupita, boccheggiò per qualche
secondo cercando di trovare le parole giuste da dire, si grattò la nuca imbarazzato
e inizio a balbettare «Solo … solo se tu lo vuoi ecco, io non …non intendevo metterti in imbarazzo, è solo che ecco …»
scossi la testa e lo zittii con un bacio, le sue labbra erano leggermente
screpolate, ma avevano sempre lo stesso sapore di menta e facevano svolazzare
le farfalle nello stomaco.
«Mi piace sentirtelo dire» gli sorrisi accarezzando i ricci alla base del
collo, mi lasciò un tenero bacio sulla fronte e mi strinse a lui, come se
potessi svanire da un momento all’altro.
«Andiamo, ci stanno aspettando dentro» disse prima di darmi un altro bacio e prendendomi
di nuovo la mano.
La casa non era particolarmente affollata, mi aspettavo una festa in grande
stile, invece c’erano solo una decina di persone.
Il proprietario si chiamava Niall ed era un ragazzo
irlandese particolarmente socievole e rumoroso «Dove l’hai trovata Harry?
Sembra uscita da un cartone animato della Disney» disse girandomi intorno e
osservandomi con una birra in mano.
Ero leggermente a disagio, Harry lo guardava male mentre il biondo non faceva
altro che osservarmi come se fossi una bestia allo zoo.
«Niall, hai finito?» disse scocciato il mio ragazzo,
al solo pensiero di chiamarlo mio mi venne un brivido.
«Scusa amico, ma è davvero diversa da tutte le ragazze che ci hai portato, e
hai detto che è la tua ragazza? – si girò verso di me – ti ha per caso pagata?
Sai è da una vita che gli diciamo di trovarsi una brava ragazza e lui non fa
altro che presentarci delle sgualdrine» Harry mi prese la mano spazientito e mi
tirò verso di lui mettendomi poi un braccio intorno al fianco «Non ho pagato
nessuno Niall, ora chiudi quella bocciaccia per
favore» disse stringendomi ancora di più a sé.
Immaginavo che Harry avesse avuto parecchie ragazze, non mi stupiva, era
bellissimo e sicuramente sapeva farci con le donne, ma ero rimasta comunque un
po’ infastidita dal commento dell’irlandese. Quante ragazze aveva portato Harry
ai suoi amici?
«Niall mi hai chiamata sgualdrina per caso?» una
ragazza bionda si avvicinò e si sedette sul divano.
Era una bella ragazza, ma era eccessivamente volgare: indossava una camicetta
bianca, mezza trasparente e scollata rivelando un davanzale niente male, la
gonna corta metteva in evidenza le gambe magre, i capelli le ricadevano lunghi
sulle spalle e aveva degli enormi occhi castani.
«Tiffany, Niall non ha tutti i torti» disse Louis,
quello che Harry mi aveva presentato come suo coinquilino, sedendosi di fianco
a lei.
La ragazza alzò le spalle per niente infastidita dai commenti dei ragazzi
intorno a lei «Mi piace farmi guardare e farmi toccare, madre natura mi
ha dato un bel corpo, non voglio tenerlo tutto per me» rispose ammiccando ai
ragazzi presenti e soffermando poi il suo sguardo su di me «Vieni Christine …»
«Claire, si chiama Claire» la interruppe Harry «Giusto, Claire, vieni con me
andiamo a prendere da bere e lasciamo gli uomini alle loro chiacchiere» disse
alzandosi dal divano.
Sentii la presa di Harry farsi più insistente sul mio fianco «Ci sono Jess e Amy, perché non vai da loro Tiffany? Claire non
va da nessuna parte» la bionda sorrise, quel sorriso mi fece venire i brividi «Non
le farò nulla Harry, stai tranquillo, le farò conoscere le altre ragazze mentre
voi uomini potete parlare di calcio e tutto quello che volete».
Ci fu uno scambio di sguardi che non riuscii a capire prima che Harry mollasse
la presa su di me, mi diede un bacio sulla tempia «Sta’ attenta» sussurrò prima
che Tiffany mi prendesse la mano e mi trascinasse in cucina con lei.
«Come hai conosciuto Harry?» mi chiese dopo l’ennesimo sorso di vodka, io
avevo in mano una birra ancora completamente piena «Al parco, era lì a studiare
mentre io badavo alla mia sorellina» annuì e bevve un altro sorso dal suo
bicchiere.
Mi sembrava abbastanza innocua come ragazza, ma non riuscivo a togliermi dalla
testa gli sguardi che si era scambiata con Harry e, soprattutto, mi chiedevo se
quella era una delle ragazze che Harry aveva fatto conoscere al gruppo.
Quando Niall aveva dato della sgualdrina ad ogni
ragazza che Harry aveva portato, lei si era sentita chiamata in causa, perché?
Che rapporto c’era tra lei e Harry?
«Da quanto uscite insieme?» mi chiese risvegliandomi dai miei pensieri «Poco
più di un mese» risposi sorseggiando per la prima volta quella sera la birra
che avevo in mano, volevo zittire il mio cervello.
«Oh, siete già andati a letto insieme?» mi chiese con naturalezza come se mi
avesse chiesto la mia età «Scusa? » sgranai gli occhi stupita dall’invadenza
della domanda «Ti ho fatto una semplice domanda. Harry si stancherà di te
Christine»
« Mi chiamo Claire! » alzò gli occhi al cielo «Claire, si stancherà di te, e
sai chi ci sarà dopo? Ci sarò io, come sempre. Ci ha fatto conoscere tante
ragazze, se l’è portate a letto, beh non tutte, qualcuna l’ha mollata prima, e
poi veniva da me per soddisfare le sue voglie. Sei solo una delle tante» finì
di bere dal suo bicchiere e uscì dalla cucina lasciandomi da sola con il cuore
spezzato e gli occhi che pungevano.
Mi appoggiai al bancone sperando di non cadere, Harry non mi avrebbe mai fatto
una cosa del genere, Harry era quel ragazzo che aveva curato il ginocchio di
Caroline e le aveva comprato un gelato, non mi avrebbe usata solo per portarmi
a letto.
Decisi di andare in bagno a sciacquarmi la faccia per poi tornare da lui, non
avrei dovuto far entrare Tiffany nella mia testa.
Quando tornai in soggiorno per poco le gambe non cedettero, la vista cominciò
ad annebbiarsi e sentii un nodo alla gola che mi impediva di respirare: Tiffany
era in braccio ad Harry.
Velocemente raccattai le mie cose e scappai fuori, mio padre aveva ragione, non
avrei mai dovuto fidarmi di Harry.
Mi tolsi i tacchi per camminare più velocemente, ero lontana da casa ed era
tardi, ma non volevo rimanere in quella casa un minuto di più.
Quando entrambi i piedi furono liberi dalle scarpe ed io ero pronta a correre,
una mano mi bloccò. «Claire non andare» sentii la sua voce
più roca del solito, sussultai a sentirlo così vicino e mi girai, non tentai
nemmeno di trattenere le lacrime «Ha detto che torni sempre da lei Harry, che
dopo esserti portato a letto una ragazza torni sempre da lei, è la verità?» la
voce tremava, iniziavo ad avere freddo a causa dei piedi nudi sull’erba umida e
del vento; si passò la mano tra i capelli nervoso e abbassò lo sguardo, scossi
la testa «Se volevi solo portarmi a letto per poi tornare da quella sgualdrina
allora puoi anche lasciarmi, non cadrò nella tua rete Harry e di certo non c’è
bisogno che tu mi tradisca. Lei è più bella di me, lei verrebbe a letto con te
senza che tu glielo debba chiedere, io sono vergine e non ho tatuaggi, non bevo
vodka come se fosse acqua e non mi metto gonne corte e magliette scollate. Va’
da lei» dissi alzando la voce.
Alzò lo sguardo e mi inchiodò con i suoi occhi smeraldini, il suo petto si
alzava e si abbassava velocemente, aprì la bocca un paio di volte prima di
paralare.
«Lei non è niente, vuoi la verità Claire? La verità è che io ero questo –
indicò la casa dietro di lui – ero quello che andava a queste feste e portava
ragazze a caso per portarsele a letto, ero quello che se una ragazza non voleva
venire a letto con me finiva per andare da Tiffany. Ma poi ho conosciuto te
Claire e a me non importa se sei vergine e non hai tatuaggi, se non bevi vodka
come se fosse acqua e non metti gonne corte e magliette scollate. Voglio te che
sei la ragazza più bella che io abbia mai visto, che non ha bisogno di tutto
questo per attirare l’attenzione. Ti prego non andartene, dammi una
possibilità, lei non è niente e non sarà mai niente» disse esasperato.
Lo guardai con le lacrime ancora fresche sulle guance, i suoi occhi non si
staccavano dai miei. Mi guardava in attesa di una risposta, il cuore batteva
forte mentre il freddo cominciava ad essere sempre più insistente, si avvicinò
e mi prese una mano cominciando ad accarezzarmi il dorso «Per favore Claire,
credimi, si è buttata sulle mie ginocchia, ho cercato di levarmela di dosso. Se
avessi voluto solo il sesso da te non sarei tornato in quel parco a cercarti
per giorni, ti avrei già lasciata» sussurrò.
Abbassai lo sguardo incapace di sostenere il suo e mi avvicinai appoggiando la
testa sul suo petto e stringendolo a me, mi mise una mano alla base della
schiena mentre con l’altra mi accarezzava i capelli lasciandomi di tanto in tanto
qualche bacio sulla testa.
«Non voglio lasciarti andare Harry» dissi stringendolo ancora di più, chiusi
gli occhi mentre altre lacrime cominciavano a scorrere sulle mie guance,
possibile che mi fossi affezionata così tanto ad un ragazzo nel giro di un
mese?
«Allora non farlo, perché io non voglio andare via».
Finalmente ho aggiornato! Perdonate tutta l’attesa ma sono stata al mare e non
ho avuto sinceramente molta voglia di stare al computer!
La scorsa shot era brevissima, questa è molto più
lunga e spero che vi piaccia, sinceramente a me piace (mi sembra strano dirlo)
quindi davvero spero vivamente che piaccia anche a voi tanto quanto piace a me!
Cercherò sicuramente di postare più velocemente le altre, ve lo prometto.
Grazie mille per le recensioni e per aver aggiunto la storia alle
seguite/preferite/ricordate, siete gentilissimi!
Come al solito vi lascio i miei contatti: Facebook:SilEfp Twitter:ImSil__ Ask: Rupert__
«Vuoi seriamente andare a vedere “Una notte da leoni” al cinema?» mi chiese
Harry mentre sdraiato sul mio letto era intento a giocare lanciando in aria un
peluche «Perché no? È divertente e poi adoro Bradley Cooper» scoppiò a ridere e
si mise seduto.
«Mi hai trascinato a vedere “Crazy, stupid, love” la prima volta che siamo andati al cinema al
posto di “Parto col folle”, che poi sono stato costretto a vedere con Niall e Louis e ti assicuro che vedere un film del genere
in pubblico con quei due è davvero imbarazzante, e ora vuoi andare a vedere
quel film? Che ne hai fatto della mia ragazza» scoppiai a ridere e mi alzai
dalla sedia, mi sedetti sul letto di fianco a lui che mi guardava divertito.
«Usciamo insieme da solo due mesi Harry, ci sono tante cose che non sai di me.
Poi Bradley Cooper è un bel ragazzo, così come Ryan Gosling,
perché credi che ti trascini a vedere tutti questi film? Mi piacciono gli
attori» dissi facendogli la linguaccia per poi alzarmi, ma fui trascinata
indietro di nuovo «Mi hai fatto la linguaccia?» disse buttandomi sul materasso
e cominciando a farmi il solletico, cominciai a ridere
«Ti prego Harry basta» scosse la testa mentre sorrideva divertito «Chiedimi
scusa signorina e di’ che io sono molto meglio di Ryan Gosling»
disse continuando imperterrito «Va bene, va bene perdonami, sei molto meglio di
Ryan Gosling» riuscii a dire tra una risata e l’altra.
Si fermò ma rimase sopra di me a guardarmi divertito, gli occhi erano più
luminosi che mai e le fossette erano ben visibili sulle sue guance «Sei un
idiota» cercai di sembrare minacciosa ma la mia voce e il mio sorriso mi
tradirono «E tu sei assolutamente bellissima» sussurrò facendomi
improvvisamente mancare il respiro. Lo guardai incapace di parlare mentre le
sue mani tenevano fermi i miei polsi e i suoi occhi mi tenevano inchiodata al
letto. Si abbassò lasciandomi una scia di baci umidi sul collo che mi fecero
completamente perdere la ragione, mi morsi il labbro sperando di non far uscire
nessun rumore dalla mia bocca «Dobbiamo andare o perderemo il film» sussurrò al
mio orecchio prima di darmi un bacio sulla guancia.
Ero ancora scombussolata, in macchina Harry teneva una mano sul volante e
una sulla mia coscia, sfrecciavamo per le strade di Dover, guardavo fuori dal
finestrino, ma la mia mente era da tutt’altra parte.
Cosa diamine era appena successo in camera mia? Mi ero improvvisamente trovata
sotto Harry e quei baci, oh quei baci hanno rischiato di far uscire il cuore
dalla gabbia toracica, possibile che le sue labbra potessero farmi
quell’effetto?
«Tutto ok?» mi chiese portando per un secondo gli occhi su di me prima di
tornare a guardare la strada, annuii con un cenno della testa temendo che
parlando la mia voce mi avrebbe tradita.
Cosa provavo per Harry? Ne ero innamorata? Non ero mai stata innamorata prima
d’ora, avevo avuto una stupida cotta al liceo per Chris, ma poi uscire con lui
si era rivelato un disastro colossale; c’era qualche ragazzo in università che
mi aveva offerto un caffè o una cioccolata qualche volta, ma non ero mai stata
attratta da qualcuno così come ero attratta da Harry.
Harry mi aveva attirato dal primo momento in cui lo avevo visto seduto su
quella panchina, avevo litigato con mio padre per lui, avevo mentito ai miei
genitori, aspettavo con ansia le sue chiamate e i suoi messaggi, ogni volta che
lo vedevo il mio cuore batteva più forte di un tamburo, le mani mi sudavano e
le gambe cominciavano a diventare molli, ero innamorata di lui?
Arrivammo al cinema appena in tempo per prendere i popcorn e sederci ai nostri
posti.
Cercai di concentrarmi sul film, ma la sua mano creava disegni invisibili sulla
mia coscia lasciata scoperta dal vestito che avevo indossato.
Osservai come la sua mano grande e affusolata adornata con degli anelli
sembrava terribilmente scura in confronto alla mia gamba bianca come il latte.
Tutto tra me e Harry era un contrasto, la sua pelle abbronzata e coperta di
inchiostro e la mia candida e immacolata, i suoi occhi verdi come il prato e i
miei azzurri come l’oceano, i suoi capelli scuri e i miei rossi, il suo
linguaggio volgare e il mio misurato. Eravamo due pezzi di puzzle.
«Vuoi altri popcorn?» mi chiese appena si riaccesero le luci per i cinque minuti
di intervallo «Sì, grazie» sorrisi timidamente, mi lasciò un bacio sulla fronte
prima di alzarsi e andare a prendere altro cibo.
Tornò dopo pochi minuti con in mano un sacchetto enorme di popcorn che
cominciammo a mangiare insieme.
Sentivo i suoi occhi addosso e tornai a pensare a quello che era successo in
camera poco prima, cosa mi stava facendo quel ragazzo? Perché sentivo il
bisogno di buttare i popcorn a terra e attaccarmi alle sue labbra senza
staccarmi mai più?
Avevo lo sguardo basso per paura di incontrare il suo. Sapevo che stava
continuando ad osservarmi, sentivo la pelle bruciare sotto il suo sguardo
smeraldino, ero imbarazzata e lusingata allo stesso tempo, mi chiedevo come
fosse possibile che una creatura bella come Harry perdesse tempo con me.
Mi sistemai una ciocca di capelli dietro l’orecchio e gli sorrisi scontrando
per un momento gli occhi con i suoi.
«Ti amo» mi disse semplicemente, quasi inaudibile, quasi in un sussurro.
Mi disse quel “ti amo” come di solito mi diceva “sei bellissima” o
“buonanotte”, mi disse quel “ti amo” e qualcosa nel mio corpo smise di
funzionare per qualche secondo.
Lo amavo anche io, ora ne ero certa, ma la mia bocca sembrava non voler
emettere nessun suono e il mio cervello era annebbiato, non c’era niente dentro
se non le sue parole che rimbombavano ripetutamente nella mia testa.
Stetti in silenzio cominciando a torturarmi le mani e a guardare lo schermo, lo
vidi con la coda dell’occhio grattarsi la nuca per poi cominciare a mordersi il
labbro. Cercai di concentrarmi sul film invece di prendergli il viso tra le
mani e baciarlo per farlo smettere di torturare le sue labbra.
Il viaggio di ritorno fu silenzioso, mi sentivo una completa idiota.
Vedevo Harry chiaramente turbato, le sue mani adesso erano entrambe sul
volante, non mi aveva più sfiorata da quando mi aveva confessato il suo amore e
io l’avevo guardato come un pesce lesso senza proferire parola. Perché ero
stata zitta?
Arrivammo a casa mia in un baleno, mi accompagnò fino alla porta stando attento
a non toccarmi, come se improvvisamente fossi diventata tossica e nociva.
Mi sorrise imbarazzato e mi lasciò un bacio sulla guancia lasciandomi sperare
in qualcosa di più, si girò per andarsene ma la mia mano si mosse prima che
potessi pensare e lo bloccò.
Mi guardò stupito, allacciai le braccia al suo collo e mi avvicinai al suo
viso, lo baciai cercando di esprimergli con quel bacio quello che non ero
riuscita a esprimere a parole.
Lo baciai e quel bacio ebbe un sapore diverso rispetto agli altri, quel bacio
era un bacio di due innamorati che sapevano di amarsi a vicenda. Mi staccai
controvoglia passando la lingua sulle labbra.
«Ti amo anche io» sussurrai in modo che solo lui potesse sentirmi perché non mi
importava niente del resto, mi importava di lui, dei suoi occhi verdi, delle
sue labbra rosse che sembravano essere fatte apposta per le mie e delle sue
parole destinate solo a me.
Ecco finalmente la quarta shot,
dove Harry e Claire si dichiarano il loro amore! Fatemi sapere cosa ne pensate perché
credo che questa sia la shot più importante, dove
comunque ho cercato di esprimere al meglio i sentimenti, spero di esserci
riuscita!!
Grazie, come sempre, a chi ha speso un po’ di tempo per leggere e recensire e
grazie a chi ha inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate!
Ero talmente agitata che non riuscivo nemmeno a disegnare, era il ventesimo
disegno che buttavo nel cestino. Mi alzai dalla sedia e cominciai a fare avanti
e indietro per la stanza, erano le 6.30 e nel giro di un’ora Harry sarebbe
stato seduto al tavolo della sala da pranzo insieme ai miei genitori.
Dopo quattro lunghi mesi mio padre si era deciso ad invitare Harry a cena e io
non avevo la più pallida idea di come comportarmi.
Mio padre detestava Harry, l’aveva visto poche volte in quei mesi, ma non
poteva sopportarlo.
Sciolsi i capelli che tenevo legati in una crocchia disordinata per disegnare,
mi allisciai la maglietta più volte prima di aprire la porta e andare al piano
di sotto.
Mia madre era indaffarata ai fornelli mentre mio padre faceva zapping in TV,
Caroline era seduta sul tappeto a giocare con le sue bambole. Quando mi sentì
arrivare alzò i suoi occhi blu si di me «Claire, vieni a giocare con me?»
mi chiese con quei dannatissimi occhi da cucciolo a cui non sapevo dire
di no, forse giocare con la mia sorellina mi avrebbe aiutato a calmare i nervi.
Mi sedetti vicino a lei e presi una bambola cominciando ad accarezzarle i
capelli.
«Claire, a Harry piace l’arrosto vero?» mi chiese mia madre uscendo dalla
cucina, aveva le guance rosse a causa del calore dei fornelli e i capelli erano
raccolti in una coda disordinata, sorrisi.
«Certo mamma, non preoccuparti» risposi, sentii mio padre grugnire dal divano «E
chi se ne importa se gli piace o meno» borbottò cambiando ancora canale; perché
l’aveva invitato a cena se doveva comportarsi così? Amavo Harry, e se ne doveva
fare una santissima ragione.
Alle 7.30 in punto il campanello suonò, finii di apparecchiare in un batter
d’occhio e andai ad aprire la porta.
Un bellissimo Harry in camicia, giacca e jeans neri si presentò davanti a me, i
capelli tirati indietro dando spazio ai suoi splendidi occhi verdi e in mano
uno splendido mazzo di orchidee, dei cioccolatini, un peluche e un sacchetto
con dentro una bottiglia di vino, aveva delle mani eccessivamente grandi.
«Ciao piccola» disse dandomi un bacio sulle labbra.
«Ciao Harry, cosa diamine hai portato?» chiesi prendendo in mano i fiori
alleggerendogli il peso «Ho portato dei fiori per te, dei
cioccolatini per tua madre, una bottiglia di vino per tuo padre e un peluche
per Caroline» disse sorridendo e mettendo in mostra le sue adorabili fossette,
scossi la testa «Non dovevi» gli lasciai un bacio sulla guancia.
Non facemmo nemmeno in tempo a chiudere la porta che Caroline si era fiondata
all’ingresso «Ciao Harry!» i codini biondi dondolavano da una parte e
dall’altra mentre saltellava da un piedino all’altro.
«Ciao piccola, questo è per te» Caroline adorava Harry e Harry adorava Caroline,
era così dolce con lei. Lo obbligava spesso a giocare con lei e con le sue
bambole, lui si sedeva e, senza batter ciglio, cominciava a giocare
“all’ora del tè”.
La bimba prese il suo nuovo peluche e se lo rigirò tra le mani prima di correre
in sala da pranzo e farlo vedere ai miei genitori.
Ci avviammo anche noi in sala da pranzo dove mio padre era già seduto a tavola
« Ne ha già abbastanza di peluche, non c’era bisogno che gliene comprassi
un altro» disse scocciato senza nemmeno salutare, alzai gli occhi al cielo,
poteva almeno comportarsi meglio. «Mamma, hai un vaso per mettere questi
fiori?» chiesi ignorando completamente il commento di mio padre.
«Oh sono bellissimi Harry, le orchidee sono difficili da trovare!» mia madre mi
tolse i fiori di mano e li andò a posare in un vaso mettendolo poi al centro
del tavolo.
«Questi sono per lei, spero le piaccia il cioccolato – mia madre lo guardò con
gli occhi quasi lucidi, adorava il cioccolato e Harry lo sapeva perché
gliel’avevo detto io – e questo è per lei signor Marshall, Claire mi ha detto
che se ne intende di vino» poggiò la bottiglia di vino che aveva nel sacchetto
sul tavolo, per un momento gli occhi di mio padre si illuminarono.
Harry gli aveva portato uno Chardonnay, non particolarmente pregiato, ma il suo
vino preferito «Abbiamo già abbastanza vino in casa» bofonchiò senza dare
nessuna soddisfazione ad Harry.
Perché si comportava così? L’aveva invitato a cena per fare cosa? Per
umiliarlo? Allora avrebbe anche potuto evitare.
La cena procedeva tranquilla, più o meno, mio padre se ne stava zitto
mentre Caroline riempiva Harry di domande stupide e io e mia madre ci
divertivamo a sentirlo rispondere; la mia mano stringeva la sua sotto il tavolo
nel tentativo di calmare sia me che lui.
«Cosa fai nella vita Harry?» chiese a un certo punto mia madre interrompendo la
raffica di domande di Caroline che si erano spostate su “Qual è il tuo super
eroe preferito?”.
Harry si pulì la bocca e bevve un sorso d’acqua prima di rispondere «Studio
legge e lavoro in un negozio di musica, sto cercando di risparmiare per poter
comprare un appartamento tutto mio, senza dover dipendere dal mio coinquilino,
è stato molto gentile ad ospitarmi, ma vorrei andare a vivere da solo» rispose
sorridendo a mia madre che annuì compiaciuta, le erano sempre piaciute le
persone indipendenti, sentii mio padre borbottare qualcosa ma non riuscii a
distinguere le parole.
«Allora papà, cosa ne pensi del vino che ti ha portato Harry?» sapevo che lo
adorava, ne aveva già bevuti tre bicchieri, ma non avrebbe dato soddisfazione e
io mi sarei divertita a provocarlo perché mi ero davvero stufata del suo
comportamento immaturo «Oh, ce ne sono di migliori» rispose riprendendo a
mangiare l’arrosto che aveva nel piatto, vidi mia madre soffocare una risata
mentre Harry mi stringeva la mano sotto al tavolo intimandomi di smetterla. «Sei già al terzo bicchiere, vuol dire
che ti piace molto» continuai ignorando i tentativi del mio ragazzo di farmi
stare zitta «Beh, Claire, è un buon vino, ma ce ne sono di migliori» rispose
abbastanza spazientito «Non hai ancora ringraziato Harry».
Il tavolo era completamente silenzioso, nessuno parlava, io e mio padre ci
guardavamo, nessuno dei due aveva intenzione di abbassare lo sguardo «Grazie,
Harry» disse senza guardarlo, i suoi occhi rimanevano su di me «Di niente
signor Marshall».
«Oh, è incredibile! Ti invita a cena e poi si comporta così» dissi facendo
avanti e indietro, Harry era seduto sul mio letto e mi guardava divertito «Lascia
stare Claire, va bene» scossi la testa, non andava affatto bene, doveva capire
che ormai avevo vent’anni e non ero una bambina «Sei stato anche fin troppo
gentile ed educato Harry, non avresti dovuto portare tutte quelle cose, anzi
non avresti nemmeno dovuto accettare l’invito a cena» ero furiosa, Harry era
sempre così buono e gentile con me e anche con Caroline, mio padre non aveva
alcun motivo di detestarlo così.
Allungò il braccio guardandomi sorridente, sorrisi di rimando e afferrai la sua
mano che si strinse prontamente alla mia, mi sedetti in braccio a lui e mi
lasciai cullare.
«Va bene, sai perché? Perché tuo padre può dire quello che vuole, io ti amo e
prima o poi tuo padre se ne farà una ragione e se non sarà così non mi importa»
sussurrò facendomi rabbrividire, gli lasciai un bacio sul collo, vicino
all’orecchio «Ti amo, Harry» sussurrai a mia volta stringendomi a lui.
«Tua sorella è proprio una chiacchierona» disse poi scoppiando a ridere, risi
con lui guardando le nostre mani perfettamente intrecciate «Caroline ti adora –
iniziai a giocare con i suoi anelli – anche mia madre ti adora, credo che sia
questo il problema di mio padre, è geloso» mi baciò la fronte mentre io continuavo
a torturare le sue dita.
«Non voglio portarti via da lui» sorrisi «È quello che gli dico anche io, non
sei mica Ryan Gosling» dissi scoppiando a ridere
mentre lui cominciò a farmi il solletico.
Mi bloccò con la sua mano i polsi e mi tenne inchiodata al letto mentre con l’altra
continuava a torturarmi «Te la sei cercata tesoro mio» diceva mentre continuava
a farmi il solletico.
Si abbassò lasciandomi un bacio sul collo «Sei bellissima quando ridi – il
cuore perse un battito, la presa sui miei polsi allentò mentre lui rimaneva
sopra di me – sei così bella che potrei guardarti ridere per tutta la vita, con
quel naso arricciato e la lingua in mezzo ai denti» detto questo mi baciò, mi
baciò come non mi aveva mai baciato.
Mi stringeva delicatamente il volto con le mani mentre le nostre lingue
entravano in contatto facendo contorcere il mio stomaco.
Capii cosa voleva fare solo quando sentii una sua mano sotto la maglietta che
accarezzava delicatamente la mia pelle procurandomi degli improvvisi brividi di
piacere. «Voglio fare l’amore con te Claire,
voglio amarti davvero» mi sentii avvampare.
Presi ad accarezzargli la schiena tonica da sotto il la camicia «I miei sono al
piano di sotto, Caroline e nell’altra stanza e… » non
riuscii a continuare la frase dato che la sua bocca aveva cominciato ad
assalire il mio collo e le sue mani si facevano sempre più insistenti a
scoprire parti del mio corpo.
«Non ti obbligherò Claire, ma devi dirmi sinceramente che non è quello che
vuoi. Ti giuro che mi fermerò, ma solo se è quello che vuoi veramente» mi morsi
il labbro, era sopra di me, i capelli scompigliati, le guance arrossate e gli
occhi luminosi e pieni di lussuria, lo volevo, eccome se lo volevo. «Non fermarti, ti voglio» sorrise e riprese
a torturare il mio collo.
Gli sbottonai velocemente la camicia lasciandolo a petto nudo davanti a me, Dio
era bellissimo.
L’avevo già visto in costume, ma vederlo così, sopra di me, con i muscoli
leggermente in tensione, era una visione paradisiaca.
Mi ripromisi che avrei percorso i bordi dei suoi tatuaggi e li avrei imparati a
memoria, gli baciai il petto all’altezza del cuore prima di sfilargli completamente
la camicia di dosso.
Poco dopo anche la mia maglietta e il mio reggiseno avevano raggiunto la
camicia di Harry in un punto indefinito della stanza e ora la sua bocca era
intenta a baciare e mordere ogni centimetro di pelle che prima era coperta da
quei due indumenti.
«Sei così delicata – sussurrò – ti farò sentire bene, te lo prometto» le sue parole
mi accarezzavano delicatamente, il cuore batteva così forte che presto mi
sarebbe uscito dal petto. Faticavo a respirare mentre le mie mani tremanti
cercavano di slacciare i suoi pantaloni.
Non ero mai stata particolarmente audace, ma in quel momento volevo solo lui,
volevo sentirlo a contatto con il mio corpo, volevo dargli tutto ciò che
possedevo.
Ci liberammo in fretta degli ultimi indumenti rimasti, mi sfiorava con le sue
dita come se fossi un oggetto prezioso, un oggetto prezioso e fragile «Ne sei
sicura?» mi chiese premuroso, gli occhi erano pieni di preoccupazione.
Strinsi leggermente le braccia intorno ai suoi fianchi «Sono tua, mi fido di te»
chiuse gli
occhi lasciandomi un bacio sulla fronte «Se vuoi che mi fermi devi solo
chiedere ok? Se è troppo, se ti sto facendo male, fermami amore ok?» annuii mentre
le farfalle nello stomaco svolazzavano più che mai, non mi aveva mai chiamata
amore.
Sentii un leggero fastidio e poi un dolore non eccessivamente forte, ma
abbastanza da fare uscire delle lacrime involontarie dai miei occhi. Harry
baciò entrambi gli angoli dei miei occhi per asciugarle e continuò piano
sussurrandomi parole dolci all’orecchio facendo sciogliere il mio cuore.
È vero, faceva un male cane, ma il dolore non era niente in confronto alla
sensazione che stavo provando in quel momento. Ero di Harry ed Harry era
mio, inequivocabilmente, lo amavo come non avevo mai amato nessuno e ora ero completamente
diventata sua.
«Stai bene?» mi chiese mentre passava la mano tra
i miei capelli, gli baciai il petto.
«Mai stata meglio, te lo assicuro» sorrise, quelle dannate fossette dovevano renderle
illegali «Credo che rivedrò la mia affermazione di prima, sei bellissima quando
ridi, ma quando fai l’amore sei ancora più bella, amore mio» sentii ancora
una volta il cuore balzarmi nel petto.
«Non smettere di chiamarmi così per favore» mi strinse a lui lasciandomi un
casto bacio sulle labbra «Non smetterò mai, amore» ed era
perfetto, tutto quello era perfetto in quel momento, lui ed io nel mio letto
dopo aver fatto l’amore a stringerci ignorando tutto il resto.
Ecco finalmente la quinta shot,
so che non aggiorno da una vita ma, sinceramente, oltre al tempo che non ho
avuto, dato che ho ricominciato l’università e il lavoro, non ho avuto molta
voglia anche perché temo che queste shot non vi
piacciano molto!
Sono consapevole che forse non sono al livello di 30 Days,
ma spero che vi piacciano lo stesso, ho come la sensazione che non sia così!
Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo e chi ha inserito la storia tra
preferite/seguite/ricordate!
Ricordo che se mi volete contattare potete farlo qui Facebook: SilEfp Twitter: ImSil__ Ask: Rupert__
Ero seduta alla mia scrivania a completare un disegno quando all’improvviso
sentii dei rumori alla finestra, confusa andai a scostare le tende e vidi Harry
in cortile che mi sorrideva e mi salutava con la mano. Aprii la finestra con il
sorriso «Ciao amore» mi fece venire il batticuore con solo due semplici parole
«Ciao Harry, che ci fai qui?» chiesi divertita vedendolo con le guance
arrossate per il freddo e i capelli scompigliati dal vento. Era bellissimo e
ancora non mi capacitavo di come fosse possibile che esistesse una persona come
lui «Devi scendere, devo farti vedere una cosa» sembrava un bambino la notte di
Natale, sprizzava felicità e gioia da tutti i pori «Arrivo subito».
Quando arrivai in cortile, senza esitare, allacciai le braccia al suo collo
e incollai le labbra alle sue. Non ne avevo mai abbastanza, sarei rimasta a
baciare Harry per ore, forse anche per giorni, era tutto ciò di cui avevo
bisogno «Ciao amore» sussurrò quando ci staccammo, mi mise una ciocca di
capelli dietro l’orecchio e mi accarezzò la guancia con la mano ruvida a causa
del freddo invernale.
Stavamo insieme da circa sette mesi ormai ma la vicinanza di Harry mi impediva
ancora di respirare, vederlo era ogni volta come la prima e quando mi
sussurrava che mi amava o mi chiamava ‘amore’ sentivo le farfalle nello stomaco
e sentivo il cuore battere come un tamburo.
«Dove andiamo?» chiesi prendendogli la mano e lasciandogli un bacio sulla
fossetta sinistra ben pronunciata grazie al fantastico sorriso che illuminava
il suo viso «Questa è una sorpresa, ma dovrò bendarti».
Mi trascinò alla sua macchina, non appena mi sedetti sul sedile del passeggero
si tirò fuori dalla tasca una di quelle bandane che usava per tenersi indietro
i capelli «Odio doverti coprire gli occhi, ma non puoi vedere dove andiamo» mi
lasciò un bacio sul naso prima di legare delicatamente la bandana dietro la mia
testa. Il suo odore impresso in quel pezzo di stoffa invase subito le mie
narici e cominciò a girarmi la testa, era il profumo più buono che avessi mai
sentito, mi lasciò un altro bacio sulla guancia prima di chiudere la mia
portiera e salire dalla parte del guidatore.
Ero nervosa, i miei sensi erano tutti in allerta, era orribile non riuscire a
vedere nulla. La mano di Harry appoggiata alla mia gamba mi rendeva leggermente
più tranquilla. Lo sentii ridacchiare «Cosa c’è da ridere?» chiesi un po’
scocciata, odiavo non capire dove fossimo né dove stessimo andando. Cosa voleva
mostrarmi? «Quanto è frustrante non vedere?» mi chiese divertito scoppiando poi
in una fragorosa risata, sbuffai e incrociai le braccia al petto, si permetteva
anche di prendermi in giro «Abbastanza frustrante, manca molto?» la macchina si
fermò, Harry prese la mia mano e mi lasciò un bacio sul palmo «Siamo arrivati
piccola».
Aspettai che venisse ad aprirmi la portiera e mi aiutasse a scendere dalla
macchina, mi prese una mano e mi passò un braccio attorno al fianco per
aiutarmi a camminare senza cadere nei miei stessi piedi.
Sentii delle chiavi infilate in una toppa, dovevamo essere entrati in un
edificio. Salimmo delle scale e sentii altre chiavi «Harry dove siamo?» chiesi
quando mi fece avanzare e chiuse la porta alle nostre spalle.
Le sue dita cominciarono ad armeggiare con il nodo dietro alla mia testa,
quando finalmente fui libera di guardare sbattei le palpebre un paio di volte
per abituarmi all’improvvisa luce.
Mi guardai intorno, eravamo in un appartamento che io non avevo mai visto,
ordinato e ben arredato «Dove siamo?» chiesi ad un Harry visibilmente eccitato
con un sorriso che andava da un orecchio all’altro «Benvenuta nel mio nuovo
appartamento».
Ero a bocca aperta, non mi aveva detto di aver preso un appartamento per conto
suo. Mi prese le mani e mi trascinò per tutta la casa facendomi fare un piccolo
tour.
Non era eccessivamente grande, ma era accogliente e ordinato, soprattutto era
di Harry e c’era il suo tocco personale.
Prima viveva da Louis, ma si vedeva che quella casa non gli apparteneva, questa
invece era sua: i mobili; i cd sistemati ordinatamente nella libreria; le foto,
tra cui qualcuna che ritraeva me o noi due insieme; il pianoforte in un angolo
del salotto e la chitarra in camera sua.
Era perfetta «Quando l’hai arredata?» chiesi continuando a guardarmi intorno
incredula di come fosse possibile che avesse un appartamento tutto suo «Ho
pagato la caparra da prima ancora che stessimo insieme, piano piano ho comprato i mobili e ho sistemato tutto». Si tolse
il cappotto e aiutò me a togliere il mio, li mise a posto sull’appendiabiti e
mi trascinò sul divano facendomi sedere in braccio a lui «Dove hai trovato
tutti i soldi?» chiesi incredula, non era possibile che avesse fatto tutto da
solo «Beh, è da quando mi sono trasferito a Dover che raccolgo i soldi per comprarmi
una casa, ho comprato i mobili da solo e ho pagato la caparra, ma mia madre mi
aiuterà con il mutuo, non è una zona troppo costosa questa per fortuna e tra un
pochi anni questa casa sarà ufficialmente mia» mi spiegò. Annuii e mi appoggiai
al suo petto lasciandomi cullare e stringere dalle sue braccia possenti.
Forse quella era casa di Harry, ma Harry era casa mia e ogni volta che mi
stringeva mi sentivo bene e sentivo che tutto andava al posto giusto «È
fantastica» sussurrai lasciandogli un bacio sul collo «Ti piace?» mi chiese
tenendomi stretta al suo petto, come se potessi svanire da un momento
all’altro, come se potessi andare via, ma non sarei mai andata via da lui «Si,
la casa è bella, ma la cosa più bella è che hai finalmente trovato la tua indipendenza.
Se me l’avessi detto ti avrei aiutato almeno ad arredarla» scosse la testa e mi
diede un bacio sulla fronte «Volevo farlo da solo e poi non ti avrei mai
disturbata per aiutarmi. Sai, sei la prima a cui la mostro» sorrisi, gli presi
la mano e cominciai a giocare con i suoi anelli come facevo sempre. Ero stata
la prima a cui aveva pensato, la prima a cui aveva mostrato la casa che aveva
ottenuto con tanti sacrifici e che ora guardava con un bagliore di fierezza
negli occhi.
Vederlo così felice di aver raggiunto un obiettivo mi riempiva il cuore di
gioia, per qualche strano motivo era sempre insicuro di se stesso e delle sue
capacità, ma lui valeva molto più di quello che credeva e magari questo nuovo
appartamento avrebbe risollevato un po’ la sua autostima «Sono fiera di te»
dissi guardandolo negli occhi, e lo ero davvero, ero fiera che avesse lavorato
tanto per ottenere l’indipendenza da lui tanto agognata.
Mi guardò con i suoi occhi limpidi e trasparenti che con la luce bianca del
cielo plumbeo che penetrava dalle finestre sembravano più chiari del solito
«Questo è tutto ciò che avevo bisogno di sentire» mi baciò senza darmi il tempo
di rispondere, mi adagiò sul divano e si mise sopra di me.
Le sue mani cominciarono a vagare sotto il mio maglione pesante, erano calde
nonostante la temperatura fuori fosse quasi sotto lo zero, dei brividi
cominciarono a salire lungo la spina dorsale quando le sue labbra si posarono
delicatamente sul mio collo e mi lasciarono una scia di baci leggeri.
Sentivo il cuore scoppiare, era possibile amare così tanto una persona?
Desiderare un contatto così intimo con questa e condividerci tutto?
Mi sentivo sopraffatta da tutte quelle emozioni che provavo, ero spaventata
perché sapevo che se tutto questo fosse finito io ne sarei uscita distrutta, ma
Harry era la cosa migliore che mi fosse mai capitata e le sue mani che
toccavano parti del mio corpo che non erano mai state concesse a nessun altro
sembravano al posto giusto, stavano facendo quello che dovevano fare.
Ero nata per stare con lui, ero nata per sentire le sue parole dolci sussurrate
al mio orecchio e sì, più volte sono stata incerta sui suoi veri sentimenti, ma
non perché lui non mi avesse dimostrato quanto ci tenesse a me, piuttosto
perché era pressoché impossibile che un angelo come lui si fosse innamorato di
me.
«Avrei voluto inaugurare la casa con una cenetta romantica, ma preferisco
questo» mi sorrise sfilando poi definitivamente l’indumento che ricopriva la
parte superiore del mio corpo. Rabbrividii al contatto con la pelle fredda del
divano che si incollò subito alla mia schiena, ma sapevo che presto non avrei
più sentito freddo.
Il corpo di Harry troneggiava su di me, slacciai la sua felpa che subito si
tolse per lanciarla da qualche parte nel salotto e senza esitare si sfilò la
maglietta.
Avevo imparato ad amare ogni singolo tatuaggio che ricopriva la sua pelle,
guardai il petto tonico e gli addominali appena pronunciati e pensai che mi
sarei sempre sentita al sicuro vicino a lui.
«Ti amo» sussurrai accarezzando con la punta delle dita i contorni della
farfalla tatuata sull’addome, sentii i brividi sotto al mio indice e alzai lo
sguardo su di lui.
Mi guardava, anzi no, mi contemplava. Sembrava che stesse ammirando una statua
in un museo greco, ma quello sguardo di adorazione era riservato a me e non ad
una statua. Ero lusingata e imbarazzata, quelle iridi verdi e fredde erano
fisse su di me e mi facevano sentire scoperta, non dai vestiti, ma come se
avessero scavato la superficie e ora stessero studiando la mia anima «Ti
amo anche io Claire».
Mi baciò l’interno del polso, come faceva sempre dopo aver fatto l’amore
con me, e si adagiò sui cuscini del divano «Non c’era modo migliore di
cominciare la mia vita in questa casa» disse ridacchiando, risi anche io compiaciuta
di sentire un suono così bello uscire dalle sue labbra «Grazie per avermi
portata qui, per averla mostrata a me prima di mostrarla agli altri» mi baciò
tra i capelli «Sei l’unica con cui voglio condividere la mia vita, sei una
delle ragioni per la quale ho voluto fare in fretta e finire di sistemare
questa casa. Voglio che questo sia un rifugio sicuro per te, voglio che tu
venga qui e ti senta a casa tua perché questa non è casa mia se non ci sei tu»
sospirai sentendo improvvisamente un peso sul petto e un nodo alla gola, gli
baciai il petto all’altezza del cuore «Sei tu il mio rifugio sicuro Harry»
mormorai prima di chiudere gli occhi e lasciarmi cullare dalle sue carezze e
dal battito del suo cuore.
Allora, premetto che dall’inizio
di ottobre che non pubblico, ma ho una spiegazione per tutto ciò: avevo perso l’entusiasmo,
mi sembrava che la raccolta non fosse apprezzata e mi dicevo “Se non piace, perché
pubblicarla?” e la penso ancora così, davvero … Poi però ho pensato che avevo
due shot pronte e almeno quelle potevo pubblicarle,
così mi sono decisa. Pubblicherò le ultime due shot
scritte (cioè questa e un’altra) e poi non so cosa farò. Sono molto legata a
questi due personaggi e dopo aver scritto la shot per
Natale mi è tornata la voglia di scrivere di loro due.
Non so quando verrà pubblicata l’altra, nel frattempo ringrazio già chiunque
avrà avuto la voglia di leggere e lasciare una recensione per questa shot!
Vi lascio tutti i miei contatti :) Facebook: SilEfp Ask: Rupert__ Twitter: ImSil
Vi lascio anche il link di una shot che ho scritto
per Natale: “Merry
Christmas”
Un bacio e alla prossima Sil
Presi le
chiavi in borsa e le infilai nella toppa, aprii la porta ed entrai in casa
chiudendo piano la porta.
L’ambiente era silenzioso, fino a che non sentii tossire Harry dalla sua
stanza. Sorrisi, mi tolsi la giacca, che appoggiai sull’appendiabiti, e andai
nella sua camera da letto.
Era sdraiato, coperto completamente dal piumone con la camera quasi buia, mi
sedetti vicino a lui e gli scostai i capelli dalla fronte «Come stai, amore?»
gli chiesi toccandogli la fronte.
Mi sorrise e mi prese la mano, baciandomi il polso «Adesso sto molto meglio»
disse con voce nasale facendomi ridacchiare.
Mi alzai dal letto sotto il suo sguardo contrariato «Dove stai andando?» mi
chiese mettendosi seduto e tirando su con il naso «A prepararti un tè caldo»
risposi sorridendogli.
Incrociò le braccia al petto e fece il broncio «Ma io voglio che stai qui con
me, non voglio che mi prepari un tè» alzai gli occhi al cielo e mi avvicinai a
lui, lasciandogli un bacio sulla fronte «Torno subito».
Andai in cucina e cercai di essere il più veloce possibile, volevo passare con
Harry tutto il tempo che avevo a disposizione. Tornai in camera con una tazza
fumante, lui si sedette appoggiando la schiena alla testiera e prese il tè che
gli stavo porgendo.
«Che hai fatto oggi?» mi chiese guardandomi, gli occhi erano leggermente rossi
e lucidi a causa della febbre e non riuscii a trattenere un sorriso «Niente di
che, ho aiutato mamma con delle faccende e ho studiato» fece una strana smorfia
«Sicuramente più divertente di quello che ho fatto io» ridacchiai e gli lasciai
un bacio sulla fronte calda.
Eravamo sdraiati, lui con la testa sul mio seno ed io che gli accarezzavo
delicatamente i capelli. Potevo stare anche ore senza fare nulla di produttivo
con lui, ma comunque non mi sarei mai annoiata.
«Hey, ho un’idea!» disse all’improvviso spezzando il
silenzio «Sono tutta orecchi»
«Hai mai costruito una fortezza con cuscini e piumoni?» lo guardai confusa,
probabilmente la febbre lo faceva delirare «Scusa?» si alzò di scatto
mettendosi seduto «Ma si, da bambina! Non ci credo che non l’hai mai fatto».
Dopo dieci minuti avevamo costruito una casa fatta di piumoni e cuscini. Ce ne
stavamo seduti lì in mezzo a gambe incrociate e a guardarci negli occhi «Certo
che sei proprio un bambino» dissi accarezzandogli la guancia, il suo sorriso
andava da un orecchio all’altro «Siamo al riparo da tutto qui, lo facevo sempre
da piccolino, mi mettevo nella mia fortezza e lasciavo perdere tutto il resto»
«Beh, io di certo non sono al riparo dai tuoi germi» fece un finto broncio
incrociando le braccia al petto «Non è colpa mia! Se non vuoi stare con me puoi
andare» ridacchiai baciandogli il broncio che subito fu sostituito da un
bellissimo sorriso «Se mi ammalo, però, devi prenderti cura di me» annuì
contento «Mi prenderò sempre cura di te! Te lo prometto».
«Bene, ora che siamo qui sotto, cosa facciamo?» mi guardai intorno e mi chiesi
come era possibile che avessi assecondato Harry in questa stupidata, lui alzò
le spalle «Non lo so, mi basta che sei qui con me» sorrisi e gli strinsi la
mano.
Stare con Harry mi faceva sentire tremendamente bene, ero al mio posto, la
terra girava nella sua orbita e tutto era normale, quando mi chiesi di nuovo
cosa ci facessi sotto una casa costruita da coperte e cuscini mi risposi che
vedere Harry con quel sorriso era così bello che avrei persino preso il tè con
degli animaletti di peluche, se me lo avesse chiesto.
«Perché ti rifugiavi sotto il piumone, da bambino?» chiesi poi spinta dalla
curiosità, sapevo che Harry si apriva con difficoltà, mi aveva raccontato poche
cose della sua infanzia, ma ero così ansiosa di saperne di più. Volevo
conoscere tutto di Harry, dal dettaglio più grande a quello più piccolo, volevo
aiutarlo a superare tutti gli scheletri e tutte le delusioni che aveva subito
nel corso della sua vita.
Harry aveva questa facciata che lo proteggeva dagli agenti esterni, come se
dovesse in qualche modo fuggire dal resto del mondo, ma sapevo che con me
quella facciata si stava piano piano sgretolando. Non
avevo intenzione di forzare nulla, se non avesse voluto dirmi il motivo per il quale
si rifugiava sotto delle coperte allora non avrei insistito.
Mi stupii quando lo sentii prendere un respiro prima di parlare «Perché speravo
che prima o poi una fortezza fatta di cuscini e coperte mi avrebbe inghiottito,
speravo di poter rimanere lì per sempre. Mamma e papà non facevano altro che
litigare, Gemma si faceva i fatti suoi ed io ero da solo.
«Sai, Claire, avevo semplicemente bisogno di qualcuno che mi accarezzasse e mi
dicesse che andava tutto bene; ero solo un bambino e mia madre non lo capiva,
non capiva che io avevo bisogno del suo affetto. Poi mio padre se n’è andato e
tutto è peggiorato, quel rifugio era diventato la mia casa. Era doloroso
vedereche gli altri bambini erano
felici mentre io mi aggrappavo alla speranza che un giorno mio padre sarebbe
tornato e che mia madre mi avrebbe voluto bene come desideravo» mi si strinse
il cuore a sentire quelle parole. Harry era molto più ferito di quanto avessi
immaginato, ma io sarei sempre rimasta al suo fianco per ricucire e quelle
ferite che, forse, ora come ora erano ancora troppo profonde per essere
rimarginate.
«Mi dispiace, Harry. Sapevo che con i tuoi non avevi un gran rapporto, ma non
avrei mai immaginato tutto ciò» dissi sincera accarezzandogli una gamba. Lui
sorrise, un sorriso troppo lieve per far si che le fossette comparissero sulle
sue guance «Va tutto bene adesso, tu sei qui e sei con me sotto al mio rifugio.
Ce n’è voluto di tempo prima che ti trovassi, ma adesso sei con me».
Mi prese il volto fra le mani e mi baciò, un bacio che sapeva di amore e
gratitudine, anche se in realtà dovevo essere io grata ad Harry perché mi stava
aprendo il suo cuore, un cuore ferito.
«Adesso mi ammalerò, non ci sono più dubbi» dissi quando mi staccai da lui,
rise e mi baciò di nuovo «Beh, visto che ormai sei condannata, direi che posso
baciarti e fare l’amore con te, giusto?» disse riprendendo a baciarmi.
Si allungò sempre di più su di me fino a farmi finire con la schiena a terra
sul tappeto «Vuoi proprio che mi venga un bel febbrone non è vero?» ridacchiai sentendo
le mani calde di Harry solleticarmi la pancia «Mi prenderò cura di te, te l’ho
detto» prese a baciarmi il collo mentre le mani andavano ad insinuarsi sempre
più su sul mio corpo, fino ad arrivare al seno coperto dal reggiseno «Non credi
che la tua temperatura sia già abbastanza alta? Poi qui sotto fa caldo» si
fermò e mi guardò negliocchi «Cosa c’è,
non vuoi fare l’amore con me?» chiese con quegli occhi da cucciolo bastonato
che avrebbero fatto sciogliere anche il più temibile dei titani. Scossi la
testa e gli accarezzai i capelli «Ma che dici? Ho solo paura che tu possa
sentirti male» sorrise e mi lasciò un bacio sul naso «Sto benissimo, tranquilla».
Prese ad accarezzarmi di nuovo i fianchi mentre la sua bocca attaccava il mio
collo, sentii il suo cuore accelerato battere sotto la mia mano quando la
appoggiai al suo petto.
«Sei così bella» sussurrò al mio orecchio dopo avermi sfilato la maglietta.
Iniziò a lasciare una lunga scia di baci che partivano dalla mia mascella e
continuavano sul collo, sul seno, sulla pancia. «Dio Claire, ti prego non
lasciarmi mai» soffiò sulla mia pelle facendomi venire i brividi.
Strinsi un pugno sui suoi capelli quando con la bocca si avvicinò sempre di più
al punto più intimo del mio corpo e iniziava a slacciare i pantaloni «Ti
assicuro che non ho intenzione di farlo».
Presto la fortezza di piumoni e cuscini crollò a causa dei nostri movimenti
urgenti e repentini, ci trovammo sul tappeto della stanza nudi e coperti da
quell’ammasso di coperte che ci tenevano comunque al caldo e al riparo dal
resto del mondo, come se esistessimo solo noi e i nostri sospiri.
Ed in quel momento, così come ogni volta che stavo con Harry, per me era così;
c’eravamo solo noi e le nostre carezze, c’era Harry con i suoi occhi verdi e
lucidi che mi stringeva la mano e mi baciava ovunque la sua bocca riuscisse ad
arrivare.
C’era Harry con il suo corpo caldo e febbricitante che mi teneva sotto di lui e
mi faceva provare emozioni e sensazioni che mai avevo provato in vita mia, se
non con lui.
«Ti amo»
sussurrò lasciandomi un bacio sulla guancia, eravamo ancora sdraiati per terra.
Harry era bollente e probabilmente la febbre gli era salita di qualche grado,
ma era sempre bellissimo e non smetteva di sorridere un secondo «Ti amo anche
io, anche se tornerò a casa malata» scherzai spostandogli qualche riccio dalla
fronte.
Dopo qualche minuto decidemmo di alzarci e di rivestirci, Harry si rimise a
letto e mi pregò di rimanere ancora un po’, ma era già tardi e mio padre mi
avrebbe uccisa.
Quando tornai a casa, ovviamente, mi beccai una strigliata da mio padre il che
mi fece completamente passare l’appetito e andai direttamente a letto.
Mi svegliai il giorno dopo con un mal di testa atroce e la gola che faceva così
male che sembrava che mi avessero tagliato la testa. Maledissi la mia poca
forza di volontà per non aver resistito ai baci e alle carezze di Harry, sapevo
che mi sarei ammalata.
Presi il cellulare e gli mandai un messaggio
Grazie tante per avermi passato l’influenza,
come farò adesso? Tu sei a casa malato, chi si prenderà cura di me?
Tempo cinque minuti e il telefono vibrò
Sto bene, vengo a casa tua. Prepara
cuscini e piumone, amore.
Sorrisi e mi alzai dal letto per preparare tutto l’occorrente, forse non
era poi così male essere ammalati.
Ecco
l’altra shot che avevo scritto, che tra l’altro non
era ancora conclusa quindi l’ho conclusa adesso. Che dire, come al solito
questi due ci fanno vivere nel regno del fluff e probabilmente mi verrà il
diabete se continuo a scrivere di loro! Non ho ancora deciso cosa ne farò di
questa raccolta, se chiuderla qui o continuare, in ogni caso se continuerò vi
avviso già che gli aggiornamenti saranno sporadici dato che ora sono presissima
dalla sessione d’esami!
Spero che la shot vi sia piaciuta e, come sempre, vi
ricordo che una bella recensione è ben gradita!
Vi lascio tutti i miei contatti :) Facebook: SilEfp Ask: Rupert__ Twitter: ImSil
Non esitate a contattarmi per qualsiasi cosa!
Un bacio
Sil