Shingeki no Hogwarts

di Ellery
(/viewuser.php?uid=159522)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Sala Grande ***
Capitolo 2: *** Il Cappello Parlante ***
Capitolo 3: *** Il banchetto ***



Capitolo 1
*** La Sala Grande ***


Eren si guardò attorno, colpito e spaesato al tempo stesso. La Sala Grande era davvero enorme e mai se la sarebbe immaginata tanto ricca ed ordinata. Quattro lunghe tavolate la arredavano, accompagnate da panche in legno massiccio dove gli studenti degli anni superiori avevano già trovato posto ed ora fissavano i nuovi arrivi alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Dopo un lungo ed estenuante viaggio in treno - in cui Armin non aveva smesso un solo istante di parlare di piante acquatiche  e centauri - si sentiva affamato; sapeva, però, di dover superare la prova del Cappello Parlante, prima di potersi accomodare al proprio tavolo ed indugiare sul banchetto.
Scrollò le spalle, cercando di levarsi di dosso gli sguardi curiosi degli altri alunni, sforzandosi di mantenere un passo sicuro, mentre attraversava la navata centrale della Sala, che separava i Tavoli di Tassorosso e Corvonero. Conosceva la scuola piuttosto bene, ovviamente: nato da una famiglia di Mezzosangue, suo padre gli aveva raccontato praticamente tutto del castello, non appena ricevuta la lettera di ammissione. Il Dottor Jaeger, dopo tutto, era un famoso Medimago impegnato presso l'ospedale San Mungo, a Londra; ex-allievo della casata di Cosetta Corvonero, aveva quasi supplicato i figli di farsi smistare in Corvonero, se non altro per proseguire la lunga tradizione familiare. Malgrado le sue insistenze, però, Eren era deciso a non chiedere niente al Cappello Parlante, lasciandolo libero di decidere in autonomia. In fondo, era convinto che mai e poi mai sarebbe finito in quella casata: i valori che rappresentava erano troppo distanti dal suo modo pratico di vedere le cose.
Si sistemò il cravattino nero, aggiustando sommariamente il colletto della divisa, prima di scoccare una occhiata verso Mikasa: la sorella adottiva camminava qualche passo avanti a lui, ma non pareva affatto nervosa. Si muoveva tranquillamente, avvolta nella solita e calcolata flemma, come se tutto le fosse indifferente. Sotto sotto, Eren la invidiava: avrebbe dato qualunque cosa per sentirsi calmo e sicuro! Ora, invece, il cuore gli martellava nel petto ad ogni passo ed il respiro era quasi affannato.
"Non c'è motivo d'essere nervosi! Si tratta solo di un vecchio cappello ed un semplice rito di passaggio" si sussurrò, sollevando gli occhi al soffitto: tra le volte finemente lavorate, dei grossi nuvoloni grigi oscuravano il cielo stellato, minacciando una improvvisa pioggia.
-Il soffitto è incantato: sembra un cielo, ma è soltanto una magia- attaccò a dire Armin, notando il suo sguardo pensieroso -è nel libro "Storia di Hogwarts". Io l'ho letto!-
Eren trattenne uno sbuffare sonoro, limitandosi ad annuire e tornare a fissare davanti a sé: in fondo alla sala, perpendicolare alle quattro tavolate, era disposto un altro lungo bancone, coperto da una tovaglia color prpora. Al centro, seduto su uno scranno alto ed attentamente intarsiato, sedeva un uomo calvo, il cui viso scavato era abbellito da una coppia di vistosi baffi brizzolati. Avvolto nella sua tunica color carota, stava giusto terminando di chiacchierare con la vicina, prima di dedicare la propria attenzione ai nuovi giunti.
-Buonasera!- esclamò, ad un tratto, alzandosi ed allargando le braccia in un gesto teatrale -Oggi inizia un nuovo anno scolastico, qui la castello di Hogwarts! Permettetemi di dare il benvenuto a voi tutti...ed in particolar modo ai ragazzi del primo anno, che questa sera inizieranno la loro avventura in questa prestigiosa scuola.-
Eren annuì distrattamente a quel breve discorso introduttivo, tossicchiando discretamente per richiamare l'attenzione di Armin -Chi sarebbe quello?- sussurrò, ignorando l'occhiata sorpresa dell'altro.
-Lui, beh...è il preside Pixis. Pensavo lo sapessi-
-No, no...in casa tendiamo a parlare poco del mondo magico, ecco...credo per rispetto nei confronti di  mia madre- sussurrò Eren di rimando -Mia madre, beh....non ha poteri magici-
-Hai ragione; dimenticavo che è babbana- chiese Armin, all'improvviso, costringendo Eren ad un veloce cenno affermativo
-Sì! Ma non chiamarla così...Babbano è dispregiativo!-
-Mi dispiace, ecco...mi è scappato! beh...scusami...- il biondino tornò ad azzittirsi, fissando nuovamente il preside, che aveva riattaccato con il proprio discorso.
-Desidero innanzi tutto presentare due nuove professoresse, fresche di nomina. La signorina Hanji Zoe subentra alla cattedra di Cura delle Creature Magiche, mentre la signorina Petra Ral si occuperà dell'insegnamento di Erbologia. Entrambe rivestiranno il ruolo di Capocasata, rispettivamente di Corvonero e Tassorosso- Pixis si concesse un rapido sorso di vino elfico, prima di riprendere -Inoltre, il nostro custode - il signor Kenny- disse, indicando una figura in un angolo che, avvolta in abiti scuri, se ne stava intenta a cullare una fiaschetta di Whisky Incendiario -Desidera ricordare a tutti voi che è severamente vietato girare per i corridoi dopo lo scattare del coprifuoco. E, naturalmente, che la Foresta Proibita è...Proibita, appunto, a tutti coloro che non dispongono di regolare permesso firmato da un docente-
-Perchè se vi becco fuori dai dormitori...vi appendo per i pollici!- la voce gracchiante di Kenny arrivò ad interrompere il parlare del preside, che cercò di recuperare il prima possibile l'attenzione degli studenti.
-Sì, sì...grazie signor Kenny. Ora, se non ci sono domande...possiamo procedere con lo Smistamento!- concluse, mimando un leggero applauso -E se ci sono domande...tenetevele per dopo! Non so voi, ma io ho fame. Prima li smistiamo e prima mangiamo...- concluse, facendo per tornare a sprofondare sullo scranno.
Un giovane professore  si fece avanti, posizionando un vecchio sgabello davanti alle matricole.
-Quando chiamerò il vostro nome verrete avanti e vi siederete qui- attaccò, con voce calda e tranquilla -Vi metterò il cappello sopra la testa e sarete smistati nelle vostre case-
Eren studiò attentamente quella figura, intenta a svolgere una pergamena con la sua unica mano: la manica destra, infatti, penzolava inerte, mescolandosi al resto della stoffa. l'uomo, tuttavia, sembrava abituato a quelle difficoltà: il suo volto squadrato pareva concentrato e gli occhi chiari, contornati da vistose sopracciglia, rimanevano fissi sulla ruvida carta. Nel complesso, possedeva un aspetto ordinato: i capelli biondi erano pettinati con cura all'indietro, mentre la tunica larga, di un colore bordeaux, cadeva perfettamente a coprire la figura alta e slanciata.
-Chi è quello?- sussurrò Eren, chinandosi verso Armin
-Il professor Erwin Smith. Capocasata di Grifondoro; è molto in gamba, a quanto mi hanno detto...un ottimo insegnante. Peccato che insegni Storia della Magia! Molti lo avrebbero visto bene a Difesa contro le Arti Oscure, ma...pare che il suo "problema" gli abbia precluso la cattedra- susurrò il biondino, senza distogliere l'attenzione dal tavolo docenti -A quanto ne so, giocava a Quidditch, fino a poco tempo fa. Battitore nei Chudley Cannons-
-E perchè è senza....?-
-Senza un braccio? Uno sfortunato incidente, risalente a qualche mese fa. Pare si sia imbattuto in un Troll di montagna durante un'escursione domenicale e...non ne sia uscito esattamente tutto intero-
-Scusa, ma....dove sarebbe il Cappello Parlante, ora che ci penso? Non lo vedo lì- sussurrò Eren, infine, ma le sue parole vennero coperte dal brobottare del professor Smith.
-Dove è il Cappello Parlante?- chiese il docente, incurante delle centinaia di occhi che lo fissavano impazienti -Levi! Ti avevo detto di portare il Cappello!- sbottò, mentre da una porta laterale sbucava un secondo professore. La sua immagine minuta era avvolta da una tunica color blu notte, bordata di finiture argentate. I capelli neri contornavano un viso affilato e pallido, colorato soltanto dal grigio tenue degli occhi allungati. Le labbra sottili erano arricciate in una smorfia disgustata, mentre le mani affusolate, coperte da un doppio paio di guanti bianchi, reggevano un vecchio cappello di stoffa marrone, sgualcito e rattoppato in più punti.
-E quello chi sarebbe?- sussurrò Eren, mentre Armin si sforzava di celare uno sbuffo paziente
-Il professor Ackerman, di Pozioni e capocasata di Serpeverde. Non so molto su di lui, sembra un tipo abbastanza solitario...- le parole del ragazzino si spensero, non appena il docente di Storia della Magia si fece sentire.
-Si può sapere perchè ci hai messo tanto?- Erwin rimbeccò prontamente il collega, ma questi si limitò ad una scrollata di spalle.
-Mi fa schifo toccare questo coso, lo sai- fu la risposta asciutta, completata da un'occhiata irritata in direzione del prezioso copricapo -è stato in testa a centinaia e centinaia di ragazzini sudici. Perchè mai non possiamo dargli una lavata, una volta ogni tanto?-
-Perchè è un oggetto magico estremamente delicato, vecchio di centinaia di anni. Non puoi buttarlo in una vasca con acqua e sapone, ti pare?-
-Si, certo...e se trasmettesse i pidocchi? Non voglio essere responsabile di una epidemia di pidocchi a scuola!-
Erwin non riuscì a reprimere un sorriso sarcastico -Per tutti i folletti! è soltanto un vecchio cappello. E finiscila con questa cosa dei pidocchi! Ogni anno è sempre la stessa storia...quando sei stato smistato hai chiesto al Cappello se avesse i pidocchi, per caso?-
-Ovviamente!- Levi parve quasi indispettito da quell'ultima domanda -Ma...all'epoca rispose che lui non trasmetteva alcun tipo di parassita cutaneo. In realtà, credo sia soltanto un gran bugiardo- accostò la punta del naso alla stoffa bruna, arricciandola immediatamente -Puzza anche di muffa...dovremmo davvero dargli una ripulita!- commentò, mentre Erwin si limitava ad ignorarlo e concentrarsi sul primo nome.
-Mikasa Ackerman!- chiamò.
 
###

Angolino muffoso dell’autrice.
‘Sera! Dopo aver sopportato stoicamente (?) una maratona di Harry Potter a casa di amiche, ho deciso di scrivere questa ff, immaginandomi come potrebbe essere la vita dei personaggi di SNK presso la prestigiosa scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Per cominciare, perciò, ho deciso di buttarli immediatamente  in Sala Grande, tra le grinfie del Cappello Parlante e di alcuni professori un po’..particolari. Spero, naturalmente, che la ff vi piaccia: all’inizio era nata come one-shot, ma poi mi sono “presa bene” ed ho deciso (per ora) di continuarla ^^ Ne approfitto, però, per pubblicare almeno i primi due capitoli.Mi scuso in anticipo per eventuali errori nella pubblicazione, ma è la mia seconda e mezza ff, quindi non sono affatto pratica del mondo di efp. ^^
Api Frizzole a tutti!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il Cappello Parlante ***


- Mikasa Ackerman-
Eren gettò una occhiata emozionata alla sorella, picchiettandole una mano sulla schiena -Vai! Tocca già a te!- mormorò, osservandola orgoglioso. La ragazza gli rifilò un leggero sorriso distaccato, prima di dirigersi verso lo sgabello malmesso.
Mikasa non guardò in faccia nessuno: il suo sguardo era concentrato sul Cappello Parlante e si distrasse soltanto quando un ragazzo alto, dai capelli corti e di un colore biondo scuro, si chinò sul suo viso per sussurrarle -Ciao! Sei molto...mh...cari- mh...grazios....insomma, quello! Posso mandarti un gufo? Così ci sentiamo-
lei, ovviamente, non l'aveva degnato di risposta: chissà perchè quel ragazzo con la faccia da cavallo ci teneva tanto a scriverle...Non le interessava, ovviamente. Mikasa si accomodò sullo sgabello, afferrandone il bordo sotto le dita sottili. Rimase in silenzio, mentre nella sua testa andava rimbombando una squillante voce.
"Umh, una signorina davvero promettente. Mikasa ti chiami, giusto?" la ragazza sentì un leggero fastidio alle orecchie, mentre il Cappello proseguiva nella sua indagine "Promettente, molto promettente. Intelligente, leale e sicuramente affidabile. Un coraggio non indifferente, devo dire. Dove potrei collocarti, vediamo...." un altro ronzio arrivò ad interrompere per qualche attimo le parole del copricapo magico "Mh, molto difficile...tu hai richieste, mia cara? Hai preferenze sull'una o sull'altra casata? Perchè grazie alle tue doti ti adatteresti a tutte e quattro"
Mikasa finse di pensarci su per un istante, prima di replicare "Una richiesta, sì. Lo  vedi quel ragazzo lagglù? Quello coi capelli castani, vicino al caschetto biondo. Ecco, vorrei che lui fosse smistato nella mia stessa casata" sussurrò, interrotta solo dal leggero ridacchiare del Cappello
"Mia cara ragazza, non funziona così. Io sono deputato a smistarvi nelle quattro casate in base alle vostre caratteristiche; non posso certo accontentare ogni capriccio passeggero, nè scegliere in base alle amicizie! Ognuno di voi è diverso e verrà smistato nella casata che più riterrò opportuna" sussurrò, interrotto però dal ringhiare della ragazza.
Mikasa aveva assunto un'espressione severa e per nulla accondiscendente "Facciamo così...se non lo metti nella mia stessa casata...ti scucio! Ti strappo e ti riduco a brandelli e nessuna magia potrà mai rimetterti a posto, parola mia!" sussurrò, la voce talmente asciutta e decisa da non lasciar spazio a dubbi. Il Cappello si trovò improvvisamente spiazzato.
"Non puoi dire sul serio, ragazzina. Io sono..un Cappello magico vecchio di centinaia di anni! Un po' di rispetto, insomma!"
"sono serissima!" la giovane si concentrò sulla propria immaginazione, figurandosi il Cappello rotto in più punti, semidistrutto, calpestato e gettato in pozzanghera, sottoposto alle angherie del maltempo "Farai questa fine, promesso!"
Il Cappello parve rimuginarci su qualche attimo "E va bene, va bene! Basta, per favore! Sono d'animo sensibile e facilmente impressionabile, io...metterò il tuo amico nella stessa casata, contenta? ora smettila di mostrarmi questi orrori!" supplicò.
Mikasa annuì, soddisfatta, lasciando scemare quell'immagine che tanto aveva turbato il vecchio oggetto, riprendendo a dire "E vorrei anche un'altra cosa! Vedi quel ragazzo là, con la faccia da cavallo?" chiese, accennando al tizio che poco prima l'aveva fermata "Lui, invece...non lo voglio tra i piedi! Ricordatelo bene, eh..."
"Certo, certo..."assicurò il Cappello Parlante, prima di sentenziare -Grifondoro!-
Mikasa scese dallo sgabello, riprendendo a marciare serafica verso il tavolo della propria e nuova casata, da cui era partito un piccolo applauso di incoraggiamento. Le matricole si aprirono a ventaglio, per lasciarla passare...soltanto il ragazzo con la faccia da cavallo si fece avanti, tentando di bloccarle il passo
-Ah...io volevo dirti che...sei stata molto fortunata, Grifondoro è una bella casata e...ah, ecco...mi chiamo Jean e spero di essere con te, dopo...posso sedermi vicino a te?- balbettò, ricevendo in cambio soltanto una occhiata scocciata
-Levati dalle pluffe!- ringhiò Mikasa ricacciandolo indietro ed affrettandosi a prendere posto.
Davanti allo sgabello, il professor Smith sentenziò -Armin Arlert-

Armin sedette tremante, le mani allacciate in grembo in un gesto nervoso. Non aveva idea di dove sarebbe finito, ma sicuramente non gli sarebbe dispiaciuto essere assegnato a Grifondoro. Almeno avrebbe potuto contare su Mikasa come punto di riferimento. Non appena il professor Smith gli mise il cappello sulla testa, percepì un leggero ronzio
"Arlert eh? Ho conosciuto i tuoi genitori. due persone molto talentuose, davvero..." attaccò il Cappello, senza lasciar tempo all'altro di replicare "E tu sembri essere sulla loro stessa strada. Bene, molto intelligente, vedo...voglia di applicarsi e di apprendere"
Armin rimase in silenzio, trattenenedo il respiro, mentre l'oggetto proseguiva senza indugio "Credo di sapere benissimo dove collocarti!"
-Corvonero!- sentenziò, lasciando libero il ragazzino di scivolare giù dallo sgabello e correre verso il tavolo della sua nuova casata. Armin cercò di trattenere un moto deluso: non era riuscito a finire in Grifondoro, ma non tutto era perduto...forse il Cappello avrebbe smistato Eren nella sua stessa casata...almeno avrebbe avuto una persona amica accanto a cui prendere posto. Immerso in questi ragionamenti, si accorse a stento della professoressa di Cura delle Creature Magiche che, salita in piedi sul proprio scranno, stava sventolando le braccia verso il tavolo di Corvonero
-UHH, fantastico! Un nuovo Corvonero! Evviva...- l'entusiasmo della professoressa Hanji non fu soffocato nemmeno dalle occhiatacce degli altri docenti. Sembrava che l'opinione altrui non le interessasse minimamente, anzi! La sua concentrazione era tutta per il tavolo della propria casata -Avanti ragazzi! Una bella ola per il nuovo Corvonero! tutti su con le mani!- nessuno degli studenti  accolse quell'invito: qualcuno finse di dover leggere, qualcun altro si mise a fissare il soffitto. Solo un paio di persone sollevarono le braccia, come ad accontentare la capocasata.
Armin prese posto accanto ad una ragazza, paonazzo in volto. Era in Corvonero da meno di due minuti e già aveva rimediato una figuraccia colossale.
-è pazza quella! Non farci caso...è svitata!- sussurrò la sua vicina, senza nemmeno guardarlo in volto -Pare che sia una specie di maniaca delle Creature Magiche. Mia madre mi ha raccontato che lavorava come Magizoologa, prima...ha condotto un sacco di esperimenti sugli ippogrifi prima di venire qui, a Hogwarts!-
Armin tornò a fissare la professoressa, che qualcuno era riuscito a far sedere. Gli occhiali le davano un'aria distinta, da studiosa, ma il suo vero carattere era appena emerso. La vide giocare con una forchetta, intenta ad infilzare un tovagliolo piegato davanti a sè.
-Sì, non mi sembra molto a posto- mormorò il biondo, ma la compagna di classe non lo stava più calcolando. Sconsolato, tornò ad osservare lo smistamento, nell'esatto momento in cui Erwin Smith chiamava
-Sasha Braus-

Una ragazza dai capelli castani si avvicinò al cappello, sedendosi cautamente sullo sgabello. Non fece ovviamente caso al ronzio che le rimbombò in testa, intenta come era a sgranocchiare una cioccorana.
"Sasha Braus? Un cognome nuovo, devo dire...i tuoi genitori erano dei maghi?" chiese il Cappello, ottenendo in cambio uno scuotere del capo
"No, sono persone normali. Mio padre fa il pescivendolo e mia madre la casalinga" sussurrò la ragazza, tornando a mangiare il dolcetto "Per curiosità, quanto ci vuole per questo smistamento?"
"Il tempo necessario, mia cara...vediamo, vedo in te uno spirito libero, indipendente. Sei coraggiosa, sì...e altruista e..."
"è vero che ci sarà un banchetto alla fine dello Smistamento?"
"E...sì, infatti. C'è sempre un banchetto, all'inizio dell'anno. Perchè ti interessa tanto?"
"Perchè ho fame"
Il Cappello parve quasi indispettito "Ma...come?! Io sto cercando di assegnarti ad una casata e tu....pensi a mangiare? Lo sai che dalla mia scelta dipende il tuo futuro?"
La ragazza annuì tornando a mangiare il suo dolcetto "Si, ma non mi interessa...io voglio mangiare. Ci saranno i muffin? E i tortini di cioccolata calda...? Mia zia cucina dei pudding fantastici! Ho sentito dire, sul treno, che esistono delle caramelle con tutti i gusti del mondo! Io le voglio assaggiare tutte!" il Cappello sperò che terminasse quella lista assurda, ma la studentessa non parve disposta a fermarsi "E vorrei anche dell'arrosto con patate! Moltissime patate! Oh, ed i tramezzini che compro da Tesco, quelli sì che son buoni! Avete anche dei...." il Cappello decise di non lasciarle terminare la frase.
-Grifondoro!-

Come Sasha corse via, il professor Ackerman si fece avanti, sfoderando la bacchetta di mogano scuro. -Tergeo!- sentenziò, puntando l'arma contro lo sgabello, su cui la ragazzina aveva lasciato tracce di cioccolato molliccio e briciole di biscotto. Immediatamente, i residui di cibo iniziarono a dissolversi, sostituiti da scintillanti bolle di sapone.
-Non riesci proprio a trattenerti, eh?- sussurrò Erwin, in un moto divertito.
Levi gli scoccò un'occhiata scettica, dondolando leggermente il capo -No. Non hai visto quanto era sporca? Se c'è una che ha i pidocchi....è proprio quella lì. Per fortuna non è finita nella mia casata o avrei passato ogni ora libera a pulire la Sala Comune-
-Perchè? Non è quello che fai già di solito?- Erwin sogghignò, tornando a controllare i nomi sulla lista, prima di chiamare -Marco Bodt!-
Un ragazzo timido uscì dalle fila degli studenti, urtando inavvertitamente Jean e borbottando una rapida scusa, prima di sedersi sullo sgabello appena pulito. incrociò le mani in grembo, le nocche bianche per la tensione.
"Bodt, mh...ho già sentito questo nome. Non sarai mica il figlio di ...quel Bodt, vero?"
"Mio padre...ha frequentato Hogwarts, sì. è un Auror, signore...." biascicò il ragazzino, mentre il Cappello prendeva a frugargli nella testa.
"Sei molto talentuoso, anche tu. Vedo desiderio di apprendere e di crescere. Molto leale e conosci i tuoi limiti. Vediamo, dove potrei collocarti...."
"Papà vorrebbe vedermi a Tassorosso, signore. Lui era di quella casata...e anche mia madre..."
"Mh, Tassorosso ti starebbe indubbiamente bene, ma vedo un potenziale studioso in te....mi sembri un tipo a posto, quindi"
-Corvonero!-
Quell'affermazione, ovviamente, scatenò di nuovo la gioia della professoressa di Cura, che si mise a ballare sulla seggiola; rischiò di ribaltarsi e cadere addosso al custode, intervenuto per impedirle di finire dritta sul tavolo dei professori.
Marco scese dallo sgabello, rifiutandosi di vedere lo spettacolo entusiasta della docente ed accontentandosi di cogliere le urla del preside Pixis, che andava inveendo con un -Professoressa Zoe, le ordino di sedersi! Devo pietrificarla perchè lei mi ascolti?!-
Il ragazzo scivolò rapidamente verso il tavolo della propria casata, andando a prendere posto accanto ad Armin e rivolgendogli una occhiata perplessa.
-Ma...fa sempre così, quella?- chiese, indicandogli Hanji, ancora persa tra le proprie urla di giubilo.
-A quanto pare- fu la risposta del biondino, che chinò immediatamente il capo, fingendo di leggere un libro invisibile -Ignoriamola, è meglio...se siamo fortunati la interneranno al San Mungo entro un paio di giorni-
Nel mentre, un giovane massiccio e piuttosto alto si era fatto avanti, invitato dal professor Smith a prendere posto sotto al Cappello Parlante.

"Ah, ti chiami Reiner Braun. Interessante...sei imparentato con i Brown di Edimburgo?" chiocciò il copricapo, mentre reiner scuoteva la testa con tanta forza da rischiare di farlo volare via.
"Nossignore! I miei genitori sono  Babbani; non ho parenti nel mondo magico!"
"Strano, eppure avrei detto che somigliavi a Paul Brown, del quarto anno!"
Di nuovo, Reiner negò con un vistoso cenno del capo. IL cappello si sentì sballottolare a destra e a manca, tanta era la forza e la confinzione che il primino metteva in quel semplice gesto
"Basta, basta! Mi verrà il mal di mare, smettila!" supplicò l'oggetto, sbuffando dalla bocca di tela grezza "E poi non riesco a concentrarmi! Allora, dove vorresti finire?"
"Che ne so...non conosco praticamente niente di questa scuola. Fai te, ok?"
"Vediamo, potrei metterti in tassorosso....mi sembri un grande lavoratore, molto forte ed affidabile. Oppure...mh, vedo coraggio e disponibilità al sacrificio. Che ne dici di Grifondoro?"
"è indifferente, dico..." fu la replica del ragazzo, che prese nuovamente ad occhieggiare verso il gruppetto di primini ancora in attesa. Il suo sguardo incrociò quello di una alunna bionda, molto graziosa. "Ehi Cappello...sai mica dove finirà quella bella ragazza là?" chiese, con un cenno del capo. Il Cappello strinse le tesa attorno alle tempie, sforzandosi di non cadere.
"No, non l'ho ancora smistata! Come faccio a saperlo?"
"Non lo so, accidenti. Sei un cappello magico, no? fai qualcosa di...magico!"
"Eh? per chi mi hai preso? per una tazzina da the o una sfera di cristallo? Rivolgiti al docente di Divinazione per quello, io faccio solo il mio lavoro!" concluse il Cappello, sconsolato "Sei piuttosto sveglio e intelligente, ma se ti metto in Corvonero dovrò sorbirmi di nuovo le follie di quella tizia là che balla sui tavoli" aggiunse, riferendosi alla docente di Cura "per cui credo sia meglio...."
-Grifondoro!-

Il professor Smith spiegò meglio la pergamena, con un rapido movimento del polso, andando a leggere il nome successivo.
-Berthold Fubar- scandì, mentre un primino, massiccio quanto il precedente, prendeva posto sullo sgabello malmesso ed indossava il Cappello Parlante.
"Fubar, mh...da dove vieni?"
"Dal Galles. La mia famiglia è abbastanza numerosa; siamo Purosangue e...forse ha avuto il piacere di conoscere qualche mio cugino, che..."
"Sì, sì...quello che è!" tagliò corto il Cappello, prendendo a sondargli la mente. Berthold colse un leggero formicolio al capo, che si spense quasi subito, sostituito da un "No, no! Come posso fare il mio lavoro, se mi deconcentrate così?!"
Un fantasma schizzò davanti agli occhi di Berthold, lasciandolo stupefatto: aveva una forma quasi tondeggiante, del tutto inconsueta per un'anima; da quanto aveva letto sui libri, i fantasmi possendevano, grosso modo, sembianze umane. Assottigliò lo sguardo, sforzandosi di cogliere maggiori dettagli. In realtà, quello che sembrava una palla, non era altro che un capo umano: un volto allegro, contornato da capelli arruffati e legati sommariamente in due codini, stava galleggiando accanto ai due professori.
-Io...lo so chi sei! Sei Isabel Quasi-senza-corpo!- esclamò il primino, ottenendo un sorriso dalla testa galleggiante nel vuoto.
-Quasi-senza-corpo?- chiocciò il volto fluttuante, abbassando gli occhi per un attimo -In realtà, il corpo non ce l'ho proprio più...ma non mi trovi carina lo stesso?- chiese la fantasma, tornando a volteggiare nell'aria. Berthold non rispose, sforzandosi di ricercare le giuste parole: come si poteva definire "carina" una testa morta, completamente priva di tonco, braccia e gambe?
-Isabel... ci mancavi tu! Non puoi sparire un altro po'? Viene notte con 'sto Smistamento!- il professor Ackerman si fece avanti, agitando una mano per scacciare la fantasma; quest'ultima, tuttavia, non parve affatto cedere: prese a svolazzargli accanto, girandogli di continuo attorno alla faccia.
-UHH, Fratellone! è tantissimo che non ti vedo! Come sono andate le vacanze? Eh? Eh? EHHH?- squittì Isabel all'improvviso, continuando a fluttuargli attorno.
-Sono...andate, come sempre! Ora che lo sai, ti puoi levare cortesemente dai piedi, così finiam...- Levi fu costretto ad interrompersi, quando la professoressa di Cura - scavalcato il tavolo dei docenti - corse avanti per abbracciare la testa fantasma.
-Un fantasma..AAAAAAAAAAWWWW...- urlò teneramente, tendendo le braccia per poter stringere Isabel Quasi-senza-corpo tra le proprie dita -Fatti toccare! Sei così...trasparente!- gridò, piegando le dita per cercare di agguantare le gote paffute della fantasma. Le sue mani, però, non incontrarono affatto la consistenza incorporea del fantasma, ma quella carnosa del viso del docente di Pozioni.
-Vattene via o ti ammazzo- ringhiò Levi, al sentirsi tirare le guance da quella squinternata.
Hanji si limitò a sprimacciarlo ancora un poco, prima di liberarlo, con un cinguettio distratto -Ops! Dimenticavo che i fantasmi non si possono toccare!- rise, mentre Isabel tornava a guizzare davanti alla faccia del professor Ackerman.
-Oh, hai una ammiratrice!- canticchiò la fantasma -Ma sai che son quasi gelosa? Insomma! Lei è viva! Ed ha anche un corpo!- la voce stridula si spense, mentre un rumore di risucchio faceva da contorno a quella scenetta: Isabel finse di tirare su col naso -Eppure io ti amo, devi credermi. Sei tanto carino. Posso darti un bacino?- chiese, protendendo le labbra per fingere di soffiare un bacio verso il docente di Pozioni.
-Io non capisco se è seria o ti prende solo in giro- Erwin intervenne, ricavando soltanto un'occhiata scettica del collega.
-Nemmeno io- replicò Levi, indietreggiando rapidamente per togliersi dalla traiettoria dei bacini svolazzanti di Isabel -Non li voglio i tuoi baci. Adesso sparisci!-
Isabel montò un broncio irritato -Ah, è così? Allora...mi metterò a cantare!- ringhiò la fantasma, voltandosi verso la Sala Grande, dove gli studenti si stavano già turando le orecchie con le mani -Nel paiolo cuocerà una serpe acquatica scaglie e denti di dragoni mummie e fiato di streg...-
-Scurge!- Levi puntò la bacchetta verso la testa fluttuante, facendola scomparire con un sonoro *POP* -Oh, finalmente! Che due pluffe! Possiamo finire con 'sto ragazzino?!- aggiunse irritato, mentre il Cappello Parlante si affrettava a decretare.
-Berthold Fubar...direi...Tassorosso!-

Jean Kirstein prese posto sotto al Cappello Parlante, trattenendo l'impulso di calcarselo velocemente in testa.
-Ehi! Cappellooo!- urlò, ignorando i sogghigni che nascevano lungo tutta la Sala Grande
"Non c'è bisogno che gridi come un Troll in amore! Posso sentire i tuoi pensieri!"
Il giovane parve sorpreso "Oh, figo! Allora, ho una richiesta...so che cerchi di smistare la gente in base ai talenti personali, ma...vedi quella bella ragazza col caschetto nero? Quella seduta tra i grifondoro, con quella adorabile sciarpa rossa!"
Il Cappello incrociò lo sguardo di Mikasa: la ragazza si stava rigirando un coltello da carne tra le mani, sogghignando distrattamente; la scorse mimare uno strappo con le mani e poi uno suo diniego deciso. No, evidentemente non gradiva il ragazzo-cavallo nella sua casata.
"Si, ma vedi..." attaccò a dire il Cappello, sforzandosi di apparire convincente "grifondoro non è la casata adatta a te...tu sei molto, mh...mh..."
"Sono molto innamorato di lei! Ti prego...non puoi separarci! Il nostro amore deve ancora sbocciare, ma..."
"No, mi dispiace. Grifondoro non fa per te!" replicò il Cappello, continuando a controllare i gesti di minaccia che Mikasa gli stava lanciando "Vedo in te molta ambizione, sì. Bravura, abilità...vorresti diventare Ministro della Magia, da grande?"
jean annuì leggermente "Oh, si...ma vorrei anche sposarmi la ragazza con la sciarpa rossa! Sono sicuro che mi ama!"
"Beh, ma dovresti concentrarti su obiettivi possibili, per il tuo futuro! Ministro della Magia è ambizioso ma realizzabile...sposare la ragazza con la sciarpa rossa...direi di no!" il Cappello ignorò il piagnucolare sommesso di Jean, consapevole d'avergli dato un grande dolore..e felice, al contempo, d'aver salvato la propria stoffa dalle grinfie di Mikasa "In ogni caso, ho già preso la mia decisione..."
"Grifondoro, vero?" chiese Jean speranzoso, prima d'essere immediatamente smentito dal copricapo.
-Serpeverde!-
A quell'annuncio, il professor Ackerman si parò immediatamente davanti allo studente, puntando la bacchetta di mogano contro il suo petto -Aqua Eructo!- gridò, mentre un getto d'acqua compariva per inondare Jean, con tanta forza da mandarlo a gambe all'aria. Il ragazzino si ritrovò ad annaspare sul pavimento fradicio, aiutato a rialzarsi soltanto da Erwin, che rimbeccò prontamente.
-Ma sei impazzito? Lo vuoi affogare, per caso?-
Levi si ritrasse di qualche passo, sciogliendo l'incantesimo e gettando soltanto una veloce occhiata allo studente che, ancora scosso e barcollante, stava correndo verso il tavolo della propria casata -Aveva una macchia sulla camicia!- si giustificò velocemente, concedendosi una pausa ad effetto, prima di replicare -E comunque....non voglio che gli studenti della mia casata siano lerci!-
-Sì, ma non puoi nemmeno annaffiarli come fossero piante d'appartamento!- Erwin sbuffò, tornando a scorrere i nomi in elenco -Eren Jaeger!-

Eren lasciò il gruppetto delle matricole con riluttanza, avvicinandosi cautamente allo sgabello prima di accoccolarvisi sopra, stringendo nervosamente la stoffa nera della divisa. Sorrise al sentire il ronzio del Cappello nella propria mente, sollevato.
"Finalmente, presto sarò smistato anche io!" pensò, impaziente "Chissà quali profondi consigli mi elargirà il Cap.."
-Grifondoro!- esclamò il copricapo, strappandogli un sospiro sorpreso
"Come?! Gli altri sono stati seduti almeno dieci minuti! Anche io voglio parlare con te, Cappello!"
"Io, invece, non voglio parlare con te...sono stanco ed ho ancora un sacco di marmocchi da smistare...ora via, ciao!"
"Ma ...ma...sono anni che aspetto questo momento! Ok, forse anni no...ma mesi si! Non vuoi chiedermi dove voglio essere smistato, almeno?"
"No...non mi interessa, ho già deciso. E poi...vedi quella ragazza con la sciarpa rossa?" Il Cappello attese un cenno affermativo di Eren, prima di proseguire..."vedi come sta agitando il coltello da carne nella manina? Se non ti metto in Grifondoro mi scucirà e mi userà come straccio per i pavimenti. Quindi non questionare e rendimi la vita facile: Grifondoro"
Eren sbuffò, contrariato "Ma io voglio fare un vero smistamento! Ti prego...chiedimi in che casata vorrei finire!"
"E va bene...in che casata vorresti finire?"
"Mh, non lo so...sono indeciso, mi piacciono tutte. Tassorosso la vedo bene, sono un gran lavoratore. E sono anche intelligente, abbastanza da finire a Corvonero"
"No, credimi, non lo sei affatto. E di Serpeverde, che mi dici?"
"Beh, il capocasata mi sembra essere un po' fuori di testa" sussurrò il ragazzo, sporgendosi in avanti per gettare una occhiata al professore di Pozioni "Non voglio essere annaffiato anche io come il faccia-di-cavallo seduto laggiù!" concluse, tornando a sollevare lo sguardo sul cappello.
"Quindi pensi che Grifondoro ti andrebbe bene?"
"Sì, credo...insomma, sono coraggioso, leale e poi c'è Mikasa che mi terrebbe compagnia!"
"Tutta sta storia per niente! Te l'avevo detto che saresti finito in Grifondoro!" sbottò il Cappello, rifiutandosi di aprire bocca ulteriormente. Eren fu costretto a scivolare via dallo sgabello, sollevato ed amareggiato al tempo stesso.

-Ymir...mh...Ymir...non si legge il cognome!- sentenziò Erwin, mentre una ragazza alta e lentigginosa si avvicinava allo sgabello -Come mai non abbiamo il tuo cognome?-
-Perchè non ce l'ho- rispose lei, con noncuranza, attendendo che il copricapo le venisse calato in testa.
"Ciao Ymir!" esordì il Cappello, aspettando un saluto altrettanto cordiale che, però, non arrivò affatto "Come mai non hai un cognome? A me puoi dirlo..."
"Perchè sono orfana, ok? In che casata vuoi smistarmi?" la voce della ragazza era seccata, quasi graffiante. Il Cappello represse uno sbuffo deluso.
"Ah, d'accordo...allora, vedo che sei una persona ambiziosa, combattente ed attenta...ma anche piuttosto egoista. Tendi a pensare forse troppo a te stessa e..."
"Saresti egoista anche tu, se fossi cresciuto in un orfanotrofio!"
"Beh, mia cara...sono un Cappello, non puoi pretendere che tiri ad indovinare sul tuo passato. Prima di tutto, perchè non hai un cognome? Insomma, anche se orfana dovresti averlo" chiese il copricapo, ricevendo in cambio uno scrollare di spalle.
"Mio padre era un Babbano...ha lasciato mia madre non appena scoperto che era una strega. Non mi ha mai riconosciuta come sua figlia e mia madre è morta prima del previsto, così non ho acquisito nessun cognome. sono finita in orfanotrofio sino ad ora..."
Il Cappello parve pensieroso "Mh, interessante...però..io questa storia l'ho già sentita..continua cara, voglio sapere come va a finire"
Ymir alzò gli occhi al cielo, spazientita, riattaccando poi "Nessuna famiglia mi ha adottato, in tutti questi anni. Mi trovavano troppo bruttina, troppo scontrosa, troppo maleducata...eccetera. Gli altri bambini si divertivano a prendermi in giro, con scherzi stupidi. Ma io mi vendicavo...facevo accadere cose. Cose brutte a coloro che mi facevano del male. Poi il preside Pixis è venuto a portarmi la lettera d'ammissione a Hogwarts. è venuto di persona, per portarmi qui"
"Inquietante! Voglio dire...*coff, coff* interessante, davvero...noto delle orribili somiglianze con...ah, non importa! Vediamo...staresti benissimo in Serpeverde, ma ho come...paura ad assegnarti a quella casata. Forse potrei metterti in Tassorosso, ma di onestà non è che tu ne possieda molta. Difficile, davvero..in Corvonero?"
"Con la professoressa matta? No, grazie"
"In Grifondoro forse, ma non è una scelta che mi convinca molto..." il Cappello sospirò, senza trovare via d'uscita a quella imbarazzante situazione. Sentì la ragazza sbuffare sonorametne ed incrociare le braccia al petto in un gesto stizzito "Beh, ho deciso...so già che mi pentirò di questa scelta..."
-Serpeverde!-

Erwin osservò la ragazzina sgattaiolare via, verso il tavolo della casata verde-argento, prima di apostrofare il collega.
-Com'è che questa non la annaffi?- chiese, mentre Levi dondolava mestamente il capo.
-Perchè dovrei? è pulita..-
Il professore di Storia della Magia si strinse nelle spalle, rifiutandosi di indagare ulteriormente sulle stranezze dell'altro docente, affrettandosi a chiamare -Annie Leonhardt-
Una studentessa bionda si avvicinò allo sgabello, sedendosi con sfrontata eleganza. Accavallò le gambe, ostentando un'aria sicura, prima di sussurrare nella propria testa.
"Allora, Cappello?"
"Allora cosa? Non ho nemmeno cominciato a scandagliare i tuoi pregi e difetti! Datti una calmata!" esclamò il copricapo, sforzandosi di sondare il carattere imperturbabile della bionda "Dunque, vedo in te molta...." attaccò a dire, ma le sue parole vennero immediatamente coperte da uno strillare irritato.
-Levi! Proprio te stavo cercando!- un fantasma salì dal pavimento, piantandosi davanti ai docenti e fissando il più basso dei due. A differenza del precedente spettro, questo possedeva un corpo tutto intero: il volto grazioso era contornato da una massa disordinata di capelli corti, mentre gli abiti spiegazzati e macchiati sembravano essere l'unica testimonianza della fine turbolenta di quell'anima -Isabel si è chiusa di nuovo nel bagno delle ragazze! Sta piangendo come una fontana!-
-Farlan? Oh, per Merlino, non dirmi che sei qui per farmi la predica...- Levi gli gettò un'occhiata perplessa, come se non capisse affatto il nocciolo della questione -E comunque io cosa posso farci?-
Farlan allargò le braccia, in un gesto arrendevole -Non ne ho idea! Dice che è stata colpa tua, però...che l'hai scacciata un'altra volta con un dannatissimo Scurge! Non puoi provare ad essere più gentile con lei?-
-Io sono stato gentilissimo!- il professore di Pozioni ignorò il sarcastico colpo di tosse del vicino collega.
-Seh, come no... dovresti scusarti, sai? Non è educato tirare uno Scurge su un fantasma indifeso come Isabel!-  Farlan mimò un sospiro sconsolato, proseguendo poco dopo -Che avrà mai fatto per meritare una fine simile, poi?-
-Disturbava lo Smistamento- annunciò Levi, picchiettando la bacchetta sul palmo di una mano, nervosamente.
-E allora? Succede sempre, ogni anno...non occorre essere così severi-
-Mi lanciava degli orribili baci incorporei-
-Anche questa non è una novità. Niente di così terribile da meritare uno Scurge, comunque-
-Si è messa a cantare!-
Farlan sgranò gli occhi, incredulo, mentre una sua mano saliva ad arruffare ulteriormente i capelli scarmigliati -Oh, questo è grave.- commentò severo, guardando per un istante gli studenti -I timpani di questi giovanotti se la sono vista brutta davvero. Allora, beh...hai fatto bene, in realtà; ma ricorda di scusarti lo stesso! Non voglio sentirla piangere per i prossimi sei mesi- concluse, prima di fluttuare via, verso il soffitto.
Levi abbozzò un mezzo cenno affermativo -Sì, lo farò- promise, aggiungendo poi sottovoce -Più tardi...molto più tardi; allora, questo verdetto?- domandò, infine, rivolgendosi al Cappello Parlante.
-Oh, giusto...mh, la casata di Annie Leonhart sarà Serpeverde!-
-Anche lei? oh, beh...meglio- concluse il docente di Pozioni,avvicinandosi alla ragazza ancora seduta sullo sgabello -fammi vedere le mani- ordinò, mentre la bionda porgeva immediatamente i palmi -Oh, sono pulite! Bene, puoi andare...- concluse, tornando al fianco di Erwin -Chi abbiamo in lista, ora?-
-Connie Springer!-

Un ragazzino basso e dai capelli rasati corse verso lo sgabello, incespicando un paio di volte prima di capitombolare a terra.
-Oh, scusate...scusate tutti!- biascicò, mettendosi immediatamente a sedere ed abbandonandosi al piacevole ronzio del Cappello Parlante.
"Springer, eh... sei figlio degli Springer di Dublino?"
"No signor Berretto Parlante! Di quelli di Waterford! A Dublino ci sono i miei zii"
il copricapo parve risentirsi un istante "Non sono un berretto...sono un Cappello!''
''Sarà, ma a me pare che lei sia un berretto...posso chiamarla Berretto?''
"No, accidenti..sono un Cappello! E,...oh, lasciamo perdere! Dicevo...gli Spinger sono una famiglia purosangue, no?"
"Sì, quelli di Dublino...mia mamma ha sposato un Babbano però. Sapeva che mio padre gestisce una rosticceria in città? è una delle migliori, fa di quei polli allo spiedo eccezion..."
"Non per offenderti, ma...non mi interessa molto, al momento" il Cappello si limitò a sbuffare, proseguendo poi "Ma perchè tutti i pazzi capitano a me? Ah, non ci sono più gli Smistamenti di una volta!"
"Perchè, come erano gli smistamenti una volta?" Connie non riuscì a trattenere la curiosità: sollevò una mano, andando a pizzicare la tesa del copricapo.
"Una volta...ehi! AHI! ma cosa tocchi?!" esclamò il Cappello, montando un'espressione severa, a cui il ragazzino parve non badare affatto
"Volevo vedere di cosa era fatto"
"ma che idiozia...di tela, no?!"
"Magari era di ecopelle, che ne so..." si giustificò Connie, ascoltando ora il ronzio rimbombargli nella testa "Non ha mai pensato di abbellirsi in qualche modo? Tipo con delle nuove cuciture o delle belle toppe nuove! Qualche brillantino, magari! O dei rametti di cespuglio! Li trovo davvero trendy, i berretti con le foglie! Volevo addirittura comprarne uno, ma mia madre non me lo ha permesso...credo siano tendenza in tutto il mondo Babbano!"
"Senti, sto solo cercando di fare il mio lavoro! Non mi interessano consigli di moda!" il Cappello riprese a borbottare, incessante "veniamo alle tue caratteristiche, ora...sei leale, ottimo lavoratore, amichevole, stupid...volevo dire...stupendo! Molto paziente, affabile...e che altro..."
"Posso andare in Tassorosso?" chiese all'improvviso il ragazzino, lasciando l'antico copricapo di stucco.
"Beh, sì...accidenti, stavo pensando proprio a quella casata! Mi hai letto nel pensiero? O forse hai tirato ad indovinare...? No, non dirmelo...sei tanto maturo da conoscere al meglio i tuoi pregi ed i tuoi difetti, tanto da smistarti da solo!"
Connie scosse il capo, imbarcando un sorriso distratto sulle labbra sottili "Ma no, caro il mio Berretto! Soltanto, trovo che il giallo mi doni tantissimo"
"Ah, ecco...mi sembrava strano...e sia! " gracchiò il Cappello, annunciando a gran voce -Tassorosso!-

-Historia Reiss-
L'ultima ragazza, rimasta in piedi sola soletta, si avviò allo sgabello, stringendo timidamente le mani in grembo e tormentando un fazzolettino bianco e ricamato finemente.
"Buona sera. Sei l'ultima, finalmente!" sospirò il Cappello Parlante, in un tono totalmente arrendevole "Facciamola rapida...dove vorresti essere smistata?"
Historia ci pensò su qualche attimo, studiando la risposta giusta "Dove desidera lei, signor Cappello!"
quella replica, naturalmente, stupì il copricapo magico, lasciandolo a bocca aperta "Vuoi dire che non hai richieste particolari?"
"No signore"
"Nessuna minaccia più o meno velata?"
"Non mi permetterei mai!"
"Nessun capriccio infantile?"
"No davvero!"
"Vuoi andare anche tu ad ingozzarti al banchetto come quell'altra?"
"No!"
Il Cappello parve sollevato "Oh, Merlino! Ti ringrazio d'avermi finalmente mandato una ragazza assennata, aggraziata e gentile...dopo quella accozzaglia infinita di scimmioni pretenziosi e maleducati" si concesse una pausa, per studiare attentamente il carattere della studentessa "vediamo...sei una persona molto leale ed onesta, forse anche troppo. Altruista, senza dubbio...e generosa..e coraggiosa anche..So esattamente dove collocarti!"
-Tassorosso!- il verdetto del Cappello venne immediatamente coperto da un applauso delicato, nato spontaneamente dal tavolo dei professori. la docente di Erbologia si era alzata in piedi e batteva, ora, vigorosamente le mani.
-Brava! Oh, ci speravo proprio...una persona tanto carina nella mia casata, che bello!- chiocciò, incurante delle urla indignate di Connie che, dal tavolo, andava gridando
-QUINDI IO NON SAREI "CARINOO"??-
La professoressa lo ignorò, scavalcando prontamente le seggiole dei colleghi per andare a stringere la mano ad Historia -Benvenuta, mia cara...benvenuta. Sono certa che andremo molto d'accordo, noi due...-
-PERCHé A ME NON HA STRETTO LA MANO?!-
-...e con una studentessa diligente come te, sicuramente quest'anno vinceremo la coppa delle Case!-
-MA PERCHè NESSUNO MI CONSIDERA?!- Connie tornò a sprofondare sulla panca, nascondendo il viso sconfortato tra le mani, mentre Historia si affrettava a prendere posto al tavolo.
Pixis si alzò in piedi, mimando un cenno seccato in direzione di Petra -Professoressa si sieda, per cortesia! Il suo atteggiamento partigiano non mi sembra adeguato, in questo contesto- gracchiò, mentre la giovane donna scrollava incredula le spalle.
-Ma come?! Quella di Cura balla sui tavoli quasi...e io non posso nemmeno salutare i miei studenti?- Protestò la docente, tornando però ad accomodarsi accanto ai colleghi.

Erwin richiuse la pergamena, nascondendola tra le pieghe della tunica, lasciando al collega il compito di riacciuffare il Cappello Parlante e sgambettare verso una porta laterale, per a riporre il magico oggetto. Dalla Sala Grande si levò un boato, quando il preside annunciò l'inizio dello sfarzoso banchetto, ma il professor Ackerman  non ci fece caso, sgusciando via nei corridoi vicini.
-Anche per quest'anno è finita!- mormorò il Cappello, osservando le mura familiari di Hogwarts, tappezzate di dipinti animati ed antiche armature. A tratti, i singhiozzi di Isabel risuonavano per i camminamenti, ma la vecchio copricapo non potevano interessare. Agognava soltanto il proprio scaffale, nell'ufficio del direttore scolastico; sarebbe rimasto là, in una delicata vetrina, ad attendere l'inizio di un altro anno scolastico ed una nuova ondata di primini. Dopo tutto, il suo era un lavoro impegnativo, ma portava via solo qualche ora, concedendogli altri trecentosessantaquattro giorni di assoluto relax! Il Cappello socchiuse appena gli occhi, cercando di mettere a fuoco i dettagli: non ricordava d'essere mai passato per quel corridoio. I dipinti che scorgeva gli erano del tutto estranei -Credo tu abbia sbagliato strada...l'ufficio del Preside è al terzo piano- fece notare, ma Levi si limitò a rifilargli un sorriso soddisfatto ed un semplice -Lo so-
-E allora perchè stiamo andado da questa parte?- chiese il copricapo, senza nascondere la propria preoccupazione -Dove stiamo andando?-
Il professore non rispose, svoltando a destra e fermandosi davanti ad una porta socchiusa, che spalancò con una rapida gomitata. Lasciò al Cappello giusto il tempo di dare una occhiata alla stanza: numerose e minute figure, elfi domestici senza dubbio,  correvano qui e là con ceste di panni sporchi e mastelli stracolmi di acqua e sapone.
-Che significa?!- domandò allarmato il Cappello; Levi si limitò ad un sorriso trionfante, lanciandolo prontamente verso il più vicino catino da bucato.
-Benvenuto in lavanderia!-
 
###
 
Angolino muffoso dell’autrice (parte 2):
Non ho praticamente niente da aggiungere, rispetto all’Angolino Muffoso Uno, se non un piccolo appunto sui cognomi dei personaggi: ricordarli a memoria era decisamente troppo, per cui..mi sono affidata a Google ed ai vari siti wikipediosi per riuscire a ritrovarli..spero, almeno, siano esatti! Ringrazio chi mi ha segnalato la mancanza dei dialoghi (che non erano apparsi per un errore nell'editare la storia..): spero che ora si leggano, ma nel caso...fatemi sapere che li ri-sistemo da capo *_*
 
Ellery

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il banchetto ***


Non appena il Cappello Parlante lasciò la sala, i quattro tavoli delle casate si riempirono di pietanze, mentre un profumo avvolgente permeava l'atmosfera della Sala Grande. Il preside Pixis battè le mani un paio di volte, ma soltanto per augurare:
- Molto bene! Anche quest'anno lo smistamento è concluso e sarebbe sciocco indugiare ulteriormente davanti a questa gustosissima cena. Buon appetito, ragazzi!
Quella sorta si segnale fece sollevare un coro di approvazione dagli studenti che, non appena comparse le portate del banchetto, si gettarono a capofitto sul cibo. Vi erano alimenti di ogni genere: dalle patate arrosto (divenute immediatamente proprietà di Sasha), ai muffin al miele, crostatine canarine, torte di api frizzole e arrosti caramellati. Qualche caraffa di burrobirra fece la sua comparsa, accompagnata dall'immancabile succo di zucca e dai the caldi e vellutati, serviti in preziose tazze di porcellana bianca.


Eren allungò una mano per agguantare una manciata di Gelatine Tutti-i-gusti + 1, storcendo il naso al sentire un forte sapore di terriccio sulla punta della lingua - Ne ho presa una al sapore di compostaggio! - esclamò, disgustato, mentre Mikasa gli versava premurosamente un bicchiere di acqua fresca.
- Non dovresti mangiare quella roba - attaccò la ragazza, addentando cautamente un paio di Rospi alla Menta - Non sai cosa contengono... e sai che papà non ama quelle gelatine. Dice che sono fatte con la bava di Lumache Cornute. Non credo mangeresti mai una Lumaca Cornuta, quindi...perchè devi abbuffarti di gelatine? -
La domanda era retorica, ovviamente, ma Eren decise di regalare comunque una veloce risposta - Quanto sei noiosa! Papà non è qui a guardarci! E poi... sono buone! D'accordo, forse non sono buone, ma comunque è divertente. - concluse, acciuffando il vassoio delle patate arrosto per provare a servirsene qualcuna. Tuttavia, non fu abbastanza rapido: una ragazza, seduta qualche posto più in là, si alzò di scatto, balzando sul tavolo e scattando in una veloce corsa; con uno strappo, la primina grifondoro gli sfilò il vassoio di patate da sotto le dita.
- Ehi! Era mio quello! - protestò Eren, ma ormai era troppo tardi. La giovane stava ingurgitando patate a più non posso, senza nemmeno concedersi una pausa per respirare.
- Era di Eren, quello.... - Mikasa si fece avanti, tentando di sfilare il vassoio dalle mani della ragazza-patata, ma senza alcun successo: lo strattonò un paio di volte, ma il ringhio sommesso della compagna la indusse a mollare la presa - Era di Eren - ripeté, la voce carica di una sfumatura rabbiosa, di cui la ragazza-patata non parve accorgersi.
Eren scosse il capo, intimando alla sorellastra di lasciare perdere - C'è tanto di quel cibo qui...non ha senso intestardirsi per delle patate! - esclamò, punzecchiando una fetta di arrosto con i rebbi della forchetta dorata; Sasha, però, fu nuovamente più veloce: aggunatato il piatto della carne, si accovacciò sulla panca, fagocitando anche le tenere fette di manzo caramellato.
- Era di Eren anche quello! - Mikasa tese una mano, minacciosa, pretendendo la restituzione del vassoio, ma la primina si limitò ad ignorarla, continuando ad ingozzarsi di cibo - Se non mi restituisci quel piatto, io... -
- Mikasa, no! Non ha importanza - sussurrò Eren, tornando a piluccare Gelatine, come fossero l'unico cibo a lui permesso.
La sorellastra lo fissò seccata, qualche attimo, prima di scrollare le spalle - Come vuoi tu. SIcuro che non desideri la colpisca con...non so, una brocca di succo di zucca? - domandò, indicando la caraffa più vicina al loro posto.
- Suvvia, non c'è bisogno d'essere tanto scontrosi. La ragazza è solo affamata - una voce profonda li costrinse a voltare il capo verso destra, là dove era seduto un altro ragazzo. Il volto squadrato, contornato da corti capelli biondi, era bagnato da un sorriso compiaciuto, mentre lo sguardo sottile era rivolto verso i due grifondoro - Scusate se mi sono intromesso, ma... mi sembrava ridicolo litigare per del cibo. Ce n'è in abbondanza, qui! A proposito, io sono Reiner - il giovane tese una mano robusta, che Eren gli strinse senza indugio.
- Eren, molto piacere. Questa è mia sorella Mikasa...anche se non siamo proprio fratelli, ma quasi. E questa è...- disse, indicando ragazza-patata - mh...non mi ricordo come ti chiami.
Sasha alzò il capo dal vassoio dell'arrosto, bofonchiando un - Papha - a bocca piena.
- Papha! - ribatté Eren, con un sorriso soddisfatto, mentre Reiner si limitava a sghignazzare, divertito.
- No, credo si chiami Sasha...ma è troppo impegnata a mangiare, a quanto pare. Bah, comunque...da dove venite, ragazzi? Io sono di Nottingham. I miei genitori sono Babbani, però...quindi non so molto del mondo magico. Per esempio, potrei assaggiare una di quelle caramelle che stai mangiando, Eren? Ho sentito dire che hanno tutti i gusti del mondo! - Reiner allungò istintivamente una mano, cercando di acciuffare una delle Gelatine dal piatto di Eren, ma le sue dita vennero immediatamente colpite da una sonora manata. Confuso, sollevò lo sguardo su Mikasa.
- Sono di Eren - ripeté la ragazza, accomodando meglio la sciarpa rossa attorno al suo collo.
- Ho capito! Ma ne volevo solo assaggiare una! - il biondo sbuffò, con disappunto, tornando poi a scoccare una occhiata perplessa al compagno di casata - Ma dove lo hai scovato, questo mastino?
Eren si strinse nelle spalle - è figlia di amici di famiglia; i suoi genitori sono beh...deceduti in un tragico incidente. Così, l'abbiamo adottata noi. I nostri padri erano grandi amici, ecco...- addusse, a mo di giustifica, lanciando delle occhiate nervose a Mikasa. Sapeva che non amava parlare della sua precedente famiglia, per cui affrontava sempre quell'argomento in modo delicato ed estremamente spiccio. Con sua grande sorpresa, però, fu la ragazza a completare quel breve discorso introduttivo.
- I miei genitori sono morti a causa dell'esplosione di un calderone. Erano due pozionisti, da quanto so - Mikasa tornò a guardarsi attorno, nella più totale indifferenza, come se le domande di Reiner sulla sua precedente vita non la interessassero per niente.
- E non avevi parenti da cui stare? Non so...tipo zii o nonni...-
- Immagino di sì; non pretendo d'essere l'unica Ackerman in tutto il Regno Unito. Però, è andata così...sono molto felice di poter stare con Eren e la sua famiglia - concluse la giovane, il tono di voce talmente piatto ed atono da non sembrare nemmeno realistico.
Sasha, tuttavia, arrivò ad interrompere quella conversazione, sporgendosi verso il vassoio dei muffin - Uh, me lo passi quello?! - chiese, un sorriso distratto sulle labbra cosparse di briciole - Ah, hai detto di chiamarti Ackerman? Non sarai imparentata col professore di Pozioni, vero? - domandò, prima di affondare i denti in un biscotto allo zenzero.
Mikasa scosse il capo, con noncuranza - Non credo. Non lo so, ma se anche fosse, non sono affari tuoi. E non rubare il cibo ad Eren! -
Sasha la ignorò, servendosi prontamente un calice di Burrobirra, mentre Reiner tornava alla carica - E tu Sasha? Sei Babbana anche tu oppure...?
- Shono Bahnana! Mio padhre fa il peshivhendolo - biascicò la ragazza-patata, infilandosi una manciata di api frizzole in bocca - Eh ho un shacco di hohbby! Tipo...manhgiare. Io adhoro manghiare!
- Ah, si? Non lo avevamo capito! - ironizzò Eren, spostando poi lo sguardo sul tavolo dei Corvonero, alla ricerca di un caschetto biondo. Era quasi dispiaciuto che Armin non fosse lì con loro! Certo, Corvonero era sicuramente un'ottima casata, ma a quel tavolo mancava sicuramente una persona con un po' più di sale in zucca. "Chissà come se la starà cavando" si sussurrò, tornando ad ingurgitare gelatine


Armin aveva preso posto accanto a Marco, ma non aveva ancora toccato cibo. Malgrado l'abbondanza del banchetto, si sentiva lo stomaco chiuso o, forse, era troppo intento ad eviscerare i misteri di Hogwarts con il suo nuovo compagno di casata. Marco sembrava un tipo piuttosto sveglio ed il fatto che provenissero entrambi da famiglie Purosangue, naturalmente, alimentava la conversazione.
- Oh, no...mio padre è un Auror. Era di Tassorosso, però, come mia madre. Si sono sposati quasi subito, dopo il diploma. - stava dicendo il moro, piluccando delle cioccorane da una scatola di vetro - Ho sempre pensato che sarei finito in Tassorosso e invece... eccomi qui. E tu? Hai detto che ti chiami Armin, giusto?
Armin annuì velocemente, giocando con la punta di una forchetta - Esatto. Anche io discendo da una famiglia purosangue, ma entrambi i miei genitori erano di Corvonero. In effetti, saranno felici di sapere che sono finito lì anche io... i miei lavorano al Ministero, comunque. Ufficio per l'Uso improprio dei manufatti babbani - concluse, con una punta di orgoglio, mentre l'altro annuiva vistosamente.
- Oh, conosco quell'ufficio! Ci sono andato l'anno scorso, con mio zio. Aveva cercato di far cantare una Lava..lavaqualcosa, come si chiama?...mh, quell'oggetto babbano che pulisce i panni da solo.
-Oh, la Lavacicce! Non la trovi una cosa fantastica? Butti i vestiti sporchi nel cestello ed escono puliti. I babbani sono ingeniosi, non trovi? - Armin si servì finalmente un cucchiaio di cipolle croccanti, continuando a giochicchiarci come se niente fosse - A casa di Eren ho visto delle cose assurdissime, davvero! Lo conosco da parecchi anni, ormai...i suoi genitori sono amici di famiglia, quindi sono stato da lui parecchie volte. Sua mamma è babbana e suo papà...credo per rispetto verso la moglie, ricorre alla magia il meno possibile. Per cui, casa sua è piena di stranezze babbane! Sai che hanno una scatola contenente delle persone...? Persone pagate per stare dentro alla scatola! Ed hanno anche il Forno a Microsponde! è bellissimo..tu metti dentro il cibo, no? ..e questo gira e gira e si scalda girando.
MARCO montò un'espressione ammirata, mentre il suo sguardo si accendeva di un nuovo interesse - è fantastico! Sai, ti invidio tantissimo... io non ho amici Babbani. Non so cosa darei pre vedere questo Forno a Microsponde! Pensi che Eren potrebbe invitarci a casa sua, per le vacanze invernali? Sarei davvero curioso di visitare una casa babbana!
Armin annuì senza indugio - Sicuramente! I suoi sono sempre molto gentili e disponibili...ed a sua madre piace raccontare delle stranezze dei babbani. Le farebbe piacere, immagino, illustrarti tutti i macchinari babbani. Sai che hanno anche un affare che raccoglie la polvere da solo? Si chiama Mangiapolvere e risucchia tutto...briciole, capelli, peli...tutto! Una volta, Eren ha aspirato anche il pesce rosso, con quello...
- Perchè ha aspirato un pesce rosso?
- Non lo so, ma Eren fa cose strane, a volte...- Armin si cacciò una cipolla fritta in bocca, masticandola avidamente, prima di aggiungere nuovamente - Parlando di stranezze, che mi dici della Professoressa di Cura delle Creature Magiche?
- Non saprei... la conosco di fama, in realtà; mi aspettavo che fosse meno bizzarra, in effetti, ma sembra quasi pazza. Dopo tutto, è una Magizoologa affermata. Ha condotto un sacco di studi sulle creature ed ha pure scritto un libro - Marco si concesse una pausa, cercando di ricordare il titolo - Mi pare si chiami "Balla coi Mooncalf"; parla dei rituali di corteggiamento dei Mooncalf ed è davvero molto interessante. Se non lo hai già letto e ti interessano le creature, te lo consiglio vivamente.
Armin dondolò lentamente il capo. Non aveva mai sentito parlare di un libro simile, ma certo le pubblicazioni della professoressa Zoe non gli erano affatto sconosciute - No, ma ho letto delle ottime recensioni di altri suoi lavori... tipo "La donna che sussurrava ai Thestral" oppure "Ventimila leghe sotto il Lago Nero" - concluse, agganciando con la forchetta un'altra cipolla croccante.
- Li ho letti entrambi. Sono davvero spettacolari! Resoconti perfetti della vita sociale dei Thestral e della fauna del Lago Nero. Sapevi che gli Avvincini sono soliti riprodursi durante il periodo autunnale, così che i piccoli nascano esclusivamente in primavera, nelle migliori condizioni climatiche?
- Sono abbastanza ferrato sulle creature acquatiche, ma meno sui Thestral ed i Mooncalf, in effetti. In ogni caso, sarà illuminante avere la Zoe come insegnante di Cura! E per quanto riguarda la Ral, che mi dici? So che è un nuovo acquisto anche lei!
Marco volse uno sguardo al tavolo docenti, cercando insistentemente la figura di Petra - Beh, al momento ti dico che è sparita! A parte questo piccolo dettaglio, però, credo sia una persona a posto...ho sentito dire che ha lavorato a lungo per la rivista "Mandragore sorridenti", una delle migliori nel campo dell'erbologia. Oh, eccola...è al tavolo tassorosso! Dimmi, non la trovi...beh, carina? - sussurrò, infine, abbassando il capo frettolosamente per nascondere le guance arrossate.

Petra Ral, professoressa di Erbologia, prese posto al tavolo Tassorosso, accanto agli studenti appena smistati. Si servì un piatto di stufato, prima di volgere l'attenzione sui primini appena giunti - Allora, ragazzi... vi trovate bene qui a Hogwarts? - chiese, tanto per rompere il ghiaccio.
-NOn saprei...siamo appena arrivati - Connie fagocitò una fetta di torta di zucca, prima di rivolgere un sorriso alla docente, incurante delle briciole che gli inzaccheravano le labbra. La sua risposta, però, venne immediatamente coperta dall'educatissimo - Sì, signora - di Historia, intenta a ripulire educatamente le posate con il bordo del tovagliolo.
- Ah, che bello! Sono contenta che vi troviate bene, ragazzi.
- Ma professoressa, le ho detto che siamo appena arrivati.... - attaccò di nuovo Connie, ma Petra non gli rivolse nemmeno uno sguardo.
- Sono sicura che trascorreremo un piacevole anno scolastico, tutti insieme! - sussurrò la docente, addentando il proprio stufato, prima di ricominciare - Allora, prima di partire per questa nuova avventura, voglio dedicare qualche minuto ad una questione molto importante: come capocasata, vi avverto...non intendo assolutamente perdere la Coppa delle Case quest'anno! E c'è un solo modo per vincerla, ossia...impegnarsi e dare il meglio di noi! Sapete tutti cos'è la coppa delle Case, vero? O abbiamo qualche Babbano tra noi?
Connie alzò timidamente una mano - Io sono un Mezzosangue, professoressa....Mio padre è babbano, professoressa. Però so esattamente cos'è la coppa delle case!
- Perfetto, vedo che ho tutti Purosangue tra le nuove leve!
- Ma no, le ho appena detto che sono Mezzo...
- Per cui vincere la Coppa dovrebbe essere una passeggiata. Non fraintendetemi, non ho niente contro i Babbani, ma avere dei nuovi Purosangue costituisce un indiscusso vantaggio...
- MA IO SONO MEZZOSANGUE!
-...perchè non devo perdere tempo a spiegare le regole base del mondo magico e della scuola; immagino sappiate tutti perfettamente come funziona qui.
- IO NO!
- Allora, una cosa da tenere a mente è il gioco di squadra! Niente individualismi, niente eroismi strani o stupidate del genere...siamo una famiglia, noi Tassorosso, e dobbiamo aiutarci a vicenda! - Petra si concesse una pausa, squadrando attentamente le espressioni affascinate dei ragazzi - La parola d'ordine per l'accesso alla Sala Comunque, che ho ovviamente scelto appositamente, è... "gioco di squadra"! Ed è quello che voglio vedere nel corso dell'anno scolastico! - indicò prontamente Connie, seduto accanto a lei - Ad esempio, vi fidereste mai di uno così, normalmente? Io no!
- EHI!
- Ma dovrete farlo...dovrete superare il vostro naturale ribrezzo per costui e fidarvi del suo giudizio!
- NATURALE RIBREZZO?
- Perchè noi siamo una squadra ed insieme sconfiggeremo le altre casate e ci prenderemo la Coppa di fine anno! Uccideremo chiunque si metterà sul nostro cammino! Nessuna pietà per gli avversari! Più ne manderete in infermeria e più mi farete felice! Spezzategli le braccia e le gambe, se necessario, ma teneteli lontani dalla Coppa delle Case! QUella sarà nostra! - Petra si alzò in piedi, picchiando con veemenza un pugno sul tavolo, come a sottolineare il concludersi del proprio discorso. Qualche applauso sparuto si levò dalla tavolata, ma la maggior parte dei Tassorosso assisteva allibita a quella scena.
- NON LE SEMBRA DI ESAGERARE?
Historia, timidamente, alzò una mano - Mi perdoni, professoressa...ma non le sembra di esagerare? - domandò, in un pigolio sommesso.
- Oh? - Petra parve riscuotersi, tornando rapidamente ad accomodarsi al tavolo - Oh, hai ragione cara...mi sono fatta prendere un po' la mano. Amh...emh....allora, niente...fate del vostro meglio, ragazzi e buon anno scolastico! - stiracchiò le labbra in un muto sorriso, prima di rivolgersi a Connie - E tu! Non potevi dirmelo subito, che stavo esagerando?
- MA IO GLIEL'HO DETTO!
- Non bofonchiare, caro...non si capisce niente, se bofonchi! - la docente tornò ad abbandonare Connie, soltanto per concentrarsi sugli altri due nuovi acquisti. Rivolse loro un incoraggiante cenno del capo. - Allora, a chi piace Erbologia?
- A ME! - le parole di Connie caddero, ovviamente, nel vuoto.
- Io la trovo una materia terribilmente affascinante, professoressa. - Berthold, che se n'era stato zitto sino ad ora, prese velocemente la parola - Ho letto tutti i suoi articoli, di recente. Ho trovato affascinante quello sull'uso improprio del Tranello del Diavolo.
La docente parve compiaciuta - Stupendo! Ne sto giusto scrivendo un altro, sul Tranello. Se ti va, potresti darmi una mano. Ho giusto bisogno di racimolare qualche informazione in più sull'habitat naturale, ma credo che la biblioteca di Hogwarts sia abbastanza fornita, giusto?
- Io...io aiutarla? Oh, signora...sarebbe be-bellissimo! Un onore, un ve-vero onore...quando cominciamo? - Berthold non riuscì a trattenere un balbettare emozionato, mentre le sue mani stringevano con troppo vigore le posate, tanto da riuscire a piegarne il manico.
Petra sorrise, indulgente - Appena possibile. Ti farò avere il materiale. E tu, invece? Ti piace l'erbologia? - Lo sguardo ricadde su Connie che, preso alla sprovvista, si bloccò immediatamente.
- Parla con me?
- Sì, caro
- Sta davvero parlando con me?
- Naturalmente!
- PARLA DAVVERO CON ME??
- Ovvio! Allora, ti piace l'Erbologia?
Connie finse di pensarci, qualche attimo. In realtà, odiava l'Erbologia. La trovava assolutamente noiosa, come materia, ed inconcludente. Naturalmente, dopo Erbologia veniva Pozioni, poi Storia della Magia e Divinazione. In fondo, era convinto che gli potessero interessare davvero soltanto le lezioni di Volo. Ma ora che la professoressa lo stava interpellando, qual'era la risposta esatta? Doveva essere sincero e confessarle il proprio odio per le piante? Oppure fingersi un amante dell'erbologia e rischiare di dover passare i pomeriggi in biblioteca, immerso in pesanti ricerche sul Tranello del Diavolo?
Con una punta di imbarazzo, infine, disse: - No, professoressa. In realtà, non mi sento molto portato per la mater... - ma Petra non lo stava più ascoltando, rivolta come era ad una ragazzina bionda.
- Historia, giusto? A te piace Erbologia?-
-...RIA.. PROFESSORESSA, ma STAVA PARLANDO CON ME! - lo sbottare di Connie non sortì altro effetto che coprire in parte la successiva risposta di Historia.
- Sì, professoressa. La adoro! - la biondina si versò del succo di zucca, mentre Petra la incalzava ancora.
- SPlendido! E cosa ti piace, nello specifico?
- MA PROFESSORESSA, E IO?? PERCHè NON MI VUOLE ASCOLTARE!
- Io sono interessata soprattutto agli usi delle piante all'interno delle pozioni.
- IO ALMENO SONO STATO SINCERO! PREFERIVA LE DICESSI CHE AMO ERBOLOGIA?
- Ah, stupendo...sai, Historia..potremmo anche lavorare assieme, un domani. Sto approfondendo alcuni aspetti sulla Corteccia del Platano Picchiatore. Un lavoro duro e pericoloso, ma avrei piacere a mostrartelo.
- PERCHè NESSUNO MI ASCOLTA?! - Connie si arrese, alla fine. Se quelli non volevano ascoltarlo, peggio per loro: avrebbero rimpianto al più presto la sua spensierata compagnia. Sconsolato, si rintanò in fondo alla panca, cambiando radicalmente posto ed abbandonando il circolo degli amici dell'Erbologia. Rimase seduto tutta sera accanto a due posti vuoti, accontentandosi di ingozzarsi di muffin sino a scoppiare.


Jean appoggiò pigramente il capo sul palmo della mancina, accomodando il rispettivo gomito sul bordo del tavolo. Squadrò distrattamente le due ragazze, sedute di fronte: erano una più silenziosa dell'altra. La bionda, Annie Leonhardth, era intenta a sezionare una fetta di filetto, appoggiando il coltello con una precisione chirurgica, quasi maniacale. Con un colpo netto, poi, arrivava a recidere una piccola punta di carne, che veniva passata in un sugo al pomodoro, prima d'essere mangiata. "Inquietante" si disse Jean, prima di spiare la seconda compagna. Quest'ultima, se possibile, era quasi peggio della prima: Ymir sedeva composta al tavolo, le braccia appoggiate al bordo e le mani intente a giocare con un bicchiere scheggiato. Da quando si era seduta, non aveva proferito parola, se non per un perentorio - Passami il sale.
A conti fatti, non gli sembravano affatto socievoli e, dal canto proprio, non era nemmeno sicuro d'avere qualcosa da spartire con quelle due. Tuttavia, l'idea di dover rimanere in silenzio tutta sera, limitandosi a consumare cibo squisito in completa solitudine, lo atterriva. Così, semplicemente, decise di rompere il ghiaccio.
- Ti chiami Leonhardt, giusto? Come i Leonhardt di Londra?
La bionda distolse un istante lo sguardo freddo dalla carne, limitandosi ad annuire.
- Si
- So che Leonhardt sono una delle più celebri famiglie di Purosangue dell'Inghilterra. Deve essere un onore farne parte!
- Sì
- Insomma, non ti sei mai soffermata a pensare a quanto sia figo essere un Purosangue Inglese? Accidenti, vieni dalla capitale, da una famiglia famosa...deve essere una figata! Purosangue Inglese...ah ah...ci vai spesso all'ippodromo? - Jean non riuscì a trattenere una breve risata, a quella freddura, come se trovasse estremamente divertente il proprio sarcasmo. Si pentì, tuttavia, quasi subito d'essersi spinto troppo oltre, con quella battuta terrificante.
Annie lo fissò con aria truce, rigirandosi il coltello da carne tra le dita sottili - Detto da uno che ha un muso da cavallo, invece della faccia...suona quasi come un complimento - Tagliò corto, tornando ad affettare il proprio filetto.
Il ragazzo si strinse nelle spalle, come a scacciare una fastidiosa sensazione, abbandonando l'idea di fraternizzare con la bionda. Il suo sguardo, dunque, cadde inevitabilmente sulla compagna dai capelli scuri, disordinatamente legati in un codino appena abbozzato - Tu sei Ymir, invece...ho sentito il tuo nome, prima. Da dove vieni?
La giovane gli rivolse una occhiata scocciata - Dall'Orfanotrofio S. Mary di Londra.
- Oh, capisco...mi dispiace, forse sono stato indelicato. Non hai una famiglia?
- Ovviamente no, o non sarei finita in orfanotrofio.
- Già, mh...giusto...ma intendevo, non avevi dei genitori? - Jean corresse frettolosamente la domanda, ma non riuscì a sfuggire ad un secondo sguardo bieco.
- Ovviamente o non sarei mai nata.
- Riformulo la domanda...non hai mai conosciuto i tuoi genitori?
- Mio padre ci ha abbandonate e mia madre è morta poco dopo. Io sono cresciuta al S. Mary. Fine della mia storia.
Jean parve quasi sorpreso al sentire di nuovo quel tono scontroso. Per un istante, si chiese se non fosse saggio lasciar perdere e starsene a mangiare in silenzio. decise, comunque, per un ultimo e disperato tentativo, lanciandosi in un argomento decisamente più generico.
- Capisco...e mh...ti piace Hogwarts?
- No
- Hai una materia preferita?
- No
- Sai già cosa vorresti fare da grande?
- No
- Pensi che io sia un ragazzo carino?
- No
- Come stai?
- No
- Che ore sono?
- No
Jean si arrese, tornando a fissare il tavolo davanti a sé...il gelato che si era servito poco prima era, ormai, completamente sciolto. Posizionò un indice sopra la scodella, andando ad intingere più volte il polpastrello, prima di portarlo alle labbra. Perse qualche attimo, annusando con attenzione il gelato, prima di andare a leccarlo via dalle dita. Immediatamente, gli arrivò alla testa una sensazione di freddo pungente coperta, poco dopo, da un colpo secco alla nuca - AHIO! - sbottò il ragazzo, voltandosi di scatto, i pugni alzati in propria difesa. Abbassò immediatamente la guardia, tuttavia, quando scorse la figura minuta del professore di Pozioni che, alle sue spalle, sventolava un lembo di stoffa chiara.
- Esistono i tovaglioli! Impara ad usarli! - sbottò Levi, in un ringhio seccato - Ed esistono anche i cucchiaini! Non voglio più vederti mangiare gelato con le dita! - sbottò, bofonchiando a denti stretti - Che schifo...mi auguro si fosse almeno lavato le mani, prima di sedersi a tavola.


Levi si riaccomodò al tavolo dei docenti, lasciandosi cadere sulla propria seggiola. Quella serata si stava rivelando più stancante del previsto; non amava particolarmente la cerimonia di inizio anno: troppo caos, troppi marmocchietti urlandi e troppi colleghi entusiasti con cui dover condividere programmi e progetti scolastici. Ogni anno era sempre la stessa storia, lo stesso pesantissimo rituale. Annoiato, gettò una occhiata in direzione di Hanji, che sedeva giusto accanto a lui; senza dire nulla, agguantò una brocca di vino elfico e si affrettò a rabboccare il bicchiere della professoressa di Cura che gli rivolse una occhiata perplessa.
- Ancora? ma...ho già bevuto - gli disse, ma lui fece orecchie da mercante, continuando a versare.
- Non c'è due senza tre, professoressa. Poi il quarto vien da sé - mormorò, facendo attenzione a riempire il calice sin quasi all'orlo - Non faccia complimenti, suvvia. Si serva e si metta a proprio agio.
- Ma ho già bevuto, ti dico...- la donna sollevò le dita di una mano, contando con calma - tre, quattro...quattro bicchieri e mezzo!
Levi si limitò ad un sorriso stiracchiato, fingendo di non aver sentito - Non ha bevuto abbastanza, mi creda! Quando si riceve un incarico tanto importante, come una cattedra ad Hogwarts...il minimo che si possa fare è annaffiarlo con del buon vino.
- Mh, se lo dici tu... - la Zoe si scolò d'un fiato il bicchiere, pulendosi frettolosamente le labbra con il dorso della mancina. Il rossore diffuso sulle guance parve immediatamente accentuarsi, mentre una mano saliva a sventolare un tovagliolo accanto al volto - Per Merlino e Morgana,  che caldo! Non si possono aprire le finestre? Ah, se è buono questo vinello...mi fa venire in mente una sera, in Irlanda...l'estate scorsa. Ho conosciuto un affascinante Giornalista...uh era proprio bello...e sai cosa mi diceva? - Levi si scostò appena, raggiunto da una zaffata di alcool - Mi diceva che ero la sua piccola Puffola adorata...ma poi si è scoperto che era un truffatore; insomma, un giornalista che non era un giornalista...diceva di lavorare per la Gazzetta del Profeta, invece voleva solo rubarmi i galeoni! - si concesse una pausa, umettandosi le labbra, un'espressione pensierosa dipinta sul volto concentrato - Una mattina mi sono svegliata sposata ad una Mandragora. Era una mandragora orrenda!Ah...però l'amavo!
Levi tornò a riempirle il bicchiere, sghignazzando appena - Oh, che storia interessante. Continui, professoressa - la incalzò,  ma la bottiglia di vino elfico gli venne prontamente strappata di mano. Batté le palpebre, perplesso, prima di gettare uno sguardo alla propria destra. Erwin gli aveva sottratto il vino, spostandolo in un angolo del tavolo - Ehi! Quella era mia!
- Smettila di farla bere! Vuoi farla ubriacare? - Erwin spinse l'alcolico più in là, fuori dalla portata dei bambini.
- Elementare, Erwin. è quella l'idea, cosa credi? Che le offra da bere perchè mi sta simpatica? Mi sto annoiando a morte ed è solo...divertente vederla dar fuori di matto - Levi sogghignò, allungando la mancina per cercare di riprendere la bottiglia, ma senza successo - Eddai! Solo un altro goccino!
- No! è già abbastanza strana di suo, senza che tu la spinga a ballare sui tavoli.
Il docente di Pozioni incrociò le braccia, sbuffando malamente - Guastafeste - sbottò, tirando a sé un piatto di biscotti e sbocconcellandoli distrattamente, deciso a chiudersi in un ostinato silenzio sino alla fine del banchetto.

-----

Angolino muffoso dell'autrice

Ecco qui, dopo giorni finalmente sono riuscita ad aggiornare. Non è granché come capitolo, lo so :( però mi serviva come punto di congiunzione tra lo smistamento ed il reale inizio delle lezioni. Spero il prossimo vada meglio di questo...fatta questa piccola premessa, non vi so dire perchè Petra ce l'abbia tanto con Connie (personaggio che adoro, in effetti...)...non credo sia da Petra ignorare così un povero studente, ma nella ff sembra che ce l'abbia con lui per qualche astruso motivo...forse è soltanto Connie, però, che si presta a queste stramberie.
Nel mentre, approfitto del mio angolino per ringraziarvi della lettura e della pazienza, oltre che dei commenti passati (tutti davvero gentilissimi! Mi ha fatto molto piacere leggere i vostri pareri). Mi scuso in anticipo per la grammatica di questo capitolo che, probabilmente, fa un po' schifo... non ho giustificazioni, se non l'essere sveglia da un po' troppo. Anche qui, spero di poter migliorare nei prossimi capitoli e spero che l'editor non mi tagli i dialoghi, come nei capitoli scorsi XD. Nel mentre, lascio volentieri Sasha alle sue patate, Jean al gelato ed Hanji al vinello.
Cioccorane a tutti! ^^

- El -

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2773047