L'amore al tempo dell'odio

di Fiamma Erin Gaunt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap 1 ***
Capitolo 3: *** Cap 2 ***
Capitolo 4: *** Cap 3 ***
Capitolo 5: *** Cap 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il viaggio in treno durava da quasi venti minuti e lei, sdraiata sul divanetto dello scompartimento con la testa appoggiata in grembo a Regulus, non ne poteva già più.

- Mi annoio. –

- Sì, mi pare di avertelo già sentito dire. Tipo una volta, o magari un milione di volte. – ribattè Rabastan Lestrange, seduto scompostamente sul divanetto di fronte al suo.

Inarcò un sopracciglio scuro, perfettamente disegnato. – Ah, ma allora mi ascolti quando parlo. –

- Solo quando sono costretto a farlo. –

- Non iniziate a beccarvi, non lo sopporto. – intervenne Regulus, fulminando entrambi con un’occhiataccia.

Katherine alzò lo sguardo verso di lui, incrociando le iridi di quel portentoso grigio perla che sembrava essere prerogativa esclusiva dei Black.

- Trovami qualcosa da fare, Reg, e potrei decidere di smetterla di prendermela con mr muscolo. –

Il giovane rampollo aggrottò lievemente la fronte, spremendosi alla ricerca di qualcosa con cui tenere occupati i suoi due compagni di viaggio.

- Perché non leggi la Gazzetta del Quidditch? – propose, porgendole una copia della rivista che aveva acquistato poco prima di salire sul treno.

La ragazza si mise a sedere, sfogliandola con attenzione e soffermandosi su un articolo sul nuovo incantesimo frenante della Nimbus.

Alzò lo sguardo solo mezz’ora dopo, quando lo sportello dello scompartimento venne fatto scorrere e fecero il loro ingresso Evan Rosier e Barty Crouch.

Evan scivolò accanto a Rabastan, passandosi una mano tra i capelli color dell’oro zecchino e sbuffando. Sul petto scintillava la spilla da Caposcuola che gli era stata recapitata due settimane prima.

- Non ce la faccio più. – decretò.

- Ma se hai appena iniziato. –

L’erede dei Rosier agitò una mano con noncuranza. – Questo non c’entra nulla, ho appena iniziato e sono già esausto. Sarà un anno infernale. –

- L’altro Caposcuola chi è? – domandò Regulus, incuriosito.

Aveva sempre pensato che sarebbe stato uno dei Corvonero a rivendicare la posizione, ma non aveva visto nessuno del settimo anno con la spilla.

- Dorcas Meadowes. –

- A quanto pare Silente ha deciso che Serpeverde e Grifondoro debbano scannarsi su tutti i fronti. – borbottò Katherine, mettendo via la rivista.

- Immagino sia ancora convinto che una cooperazione pacifica tra le due case sia possibile. Stupido vecchio Babbanofilo benintenzionato. –

- Piuttosto, perché non eri in Carrozza insieme a tutti gli altri? Mi hai scaricato tutto il lavoro. – intervenne Barty, come se solo in quel momento si fosse ricordato il motivo per il quale ce l’aveva tanto con la ragazza.

- Crouch, è il tuo primo anno da Prefetto, è il caso che tu faccia esperienza. –

I tre ragazzi risero, mentre il biondo stringeva le labbra come se volesse impedire a una replica particolarmente acida di uscire.

- Esperienza in tutti i campi, direi. – aggiunse Rabastan, scrutando quel ragazzino simile a uno spaventapasseri dalla testa ai piedi.

Ancora non riusciva a capire perché Evan e Regulus l’avessero voluto includere nel gruppo.

Le risate invasero nuovamente lo scompartimento.

- A proposito, si può sapere dove si è cacciato tuo cugino? –

- Immagino sia anche lui a “fare esperienza” con qualche ragazza. – replicò, sorridendo malizioso, Evan.

Katherine scosse la testa, togliendosi una morbida onda corvina da davanti agli occhi nocciola. Rico Wilkes sarebbe rimasto sempre il solito: Quidditch, popolarità e ragazze … non contava nient’altro per lui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Rico si risistemò la camicia della divisa, lanciando un’occhiata allo specchio del bagno e rifacendo il nodo al cravattino verde argento.

La ragazza seduta sul bordo del lavandino scivolò giù, ricomponendosi velocemente e ravviandosi le onde corvine. Gli occhi di ghiaccio scintillavano al di sotto delle ciglia lunghe e scure. Sul collo alabastrino spiccava nitidamente il segno di un morso, che venne prontamente celato da un incantesimo camuffante.

- Mettiamo in chiaro una cosa, Wilkes: tu continui a non piacermi. – decretò.

- È strano, Greengrass, perché fino a pochi minuti fa sembrava che ti piacessi eccome. Però magari quei gemiti significavano qualcos’altro, non saprei. – replicò, sorridendo sfrontato.

Eris dovette ricorrere a tutta la sua forza di volontà per non stampare una cinquina su quel bel volto arrogante e cancellare quel sorrisetto tronfio e compiaciuto.

- Va a farti fottere, Wilkes. –

- Cos’è, una richiesta di bis? –

L’unica risposta che ricevette fu quella della porta del bagno degli uomini che veniva fatta sbattere con forza.

Rico sentì le labbra che si stiravano in un sorriso divertito, mettendo in mostra i denti perfettamente bianchi. Ah, Santo Salazar, vincere contro la Greengrass diventava sempre più appagante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Non ho mai avuto molta fortuna con le interattive su HP, ma magari questa volta le cose cambieranno. Accetto solo 3 persone per casa (tra il V e il VII anno) e al momento della prenotazione dovrete specificare il sesso, se desiderate che il vostro OC abbia una relazione con i personaggi canon che troverete qui sotto e per l’appunto la Casa (anche ruolo se ne desiderate uno in particolare).

Qui sotto trovate i personaggi canon single e lo schema da mandare via messaggio privato:

Rabastan; Regulus; Barty; Remus; Fabian; Gideon; Peter; Mary.

E i ruoli disponibili rimasti:

Serpeverde: Un posto libero come Portiere;

Corvonero: Due Prefetti liberi e tutti i ruoli (solo due posti come Cacciatore) tranne quello di Capitano;

Grifondoro: Due posti liberi come Cacciatore e uno come Portiere;

Tassorosso: Due Prefetti liberi e tutti i ruoli di Quidditch.

 

Tanto per farvi un’idea sui personaggi che compariranno:

Evan Rosier e Rico Wilkes sono al settimo anno e sono entrambi Cacciatori (Evan è Caposcuola e Rico Capitano);

Regulus e Barty sono al quinto anno e Barty è Prefetto e sono Cercatore e Battitore;

Rabastan e Katherine sono al sesto anno e sono Battitore e Cacciatrice;

Dorcas Meadowes è Caposcuola ed è al settimo anno;

Eris Greengrass è Corvonero, è al settimo anno, Cacciatrice e Capitano;

Lily, Mary, Remus, Peter, James e Sirius sono al sesto anno. Mary è Cacciatrice, James Capitano e Cercatore, Lily e Remus sono Prefetti.

Fabian e Gideon sono al settimo anno, Grifondoro, e sono Battitori.

 

Lo schema è questo (via messaggio privato):

 

Nome e Cognome:

Età:

Stato di sangue (Mezzosangue, Nato Babbano, Purosangue):

Casa:

Materie preferite e odiate:

Interesse amoroso e amicizie:

Descrizione fisica e caratteriale (con eventuale prestavolto):

Patronus:

Altro:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Baci baci,

                Fiamma Erin Gaunt, Eris Greengrass e Rhaenys Morgenstern.

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Capitolo 2
*** Cap 1 ***


Cap 1

 

 

 

 

 

 

 

Eris aprì la porta dello scompartimento e si lasciò cadere su uno dei divanetti, ignorando le occhiate perplesse di Thea e Nathan. Non era il tipo di ragazza capace di nascondere quando qualcosa la faceva arrabbiare e Wilkes era esattamente il tipo di insopportabile Serpeverde capace di farle saltare i nervi.

- Hai incontrato Rico? – tentò Thea, dando mostra una volta di più del suo intuito.

Annuì bruscamente, rigirandosi tra le dita un’onda corvina.

- Non capisco perché sprechi ancora tempo discutendo con quello. – borbottò Nathan, scuotendo la testa.

Lui e la cricca di Wilkes non erano mai andati d’accordo, né se per questo aiutava il fatto che il Corvonero fosse entrato di diritto come membro onorario dei Malandrini da quando James Potter aveva deciso che un giocatore di Quidditch così bravo doveva diventare suo amico.

- Bè, non è poi così male … il più delle volte è divertente. –

- Questo perché non hai visto come piangeva a dirotto Lindsay Lewis quando Wilkes ha definito la loro relazione come una “sveltina, tra l’altro piuttosto insoddisfacente, in un armadio delle scope”. –

- Lindsay è un’idiota, certe volte mi domando se il Cappello Parlante fosse ubriaco quando l’ha spedita a Corvonero. –

Nathan scrollò le spalle. – Resta il fatto che non mi piace. –

- Neanche a me. – confermò Eris, sforzandosi di cancellare un’immagine particolarmente vivida di lei che afferrava il Serpeverde per il cravattino e lo attirava a sé. Avrebbe dovuto strangolarlo invece di baciarlo.

- E cosa ha fatto questa volta per farti perdere le staffe? – chiese poi Thea, spostando una ciocca scalata color cioccolato da davanti agli occhi, di un azzurro che ricordava in modo incredibile il colore del cielo estivo.

- Il solito … esiste. –

Ridacchiarono, divertiti, finchè lo scompartimento non venne aperto e la chioma scompigliatissima di James Potter fece capolino.

- Ehy, Nate, sono passato per informarti che la tua Mary è nel nostro scompartimento. – disse, strizzandogli l’occhio con aria malandrina.

Le guance del ragazzo si colorirono di una lieve tonalità di rosa. – Non è la mia Mary. – protestò, trattenendosi dall’aggiungere “per ora”, tuttavia si alzò e si diresse verso l’uscita.

- Ci vediamo più tardi, ragazze. – salutò.

Rimaste sole, Thea puntò gli occhi azzurri in quelli dell’amica. – Allora, adesso vuoi dirmi davvero cosa è successo? –

- Non è successo niente, Thea, sul serio. –

La Serpeverde inarcò un sopracciglio, dubbiosa. – Ti aspetti che io ci creda? –

- Lo sai che tra me e Wilkes non potrebbe mai succedere nulla … almeno che un brutale omicidio non sia tra le opzioni contemplate. –

- O che vi saltiate addosso in senso più biblico – disse, mentre un sorriso malizioso le dipingeva le labbra, - perché puoi stare sicura che prima o poi succederà. Tutta tensione sessuale repressa. –

Era inutile, Thea Miller sembrava essere in grado di leggerle nel pensiero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Riconoscere lo scompartimento dei Malandrini era probabilmente la cosa più semplice sulla faccia della Terra. Il vociare si sentiva da metri e metri di distanza e quando Nathan entrò, scortato da James, scoprì all’istante quale fosse il problema.

Sirius aveva nascosto la cioccolata di Remus e, chi lo conosceva bene, sapeva che quella era l’unica cosa che il dolce e pacato Grifondoro non fosse disposto a tollerare.

- Ridammi la mia cioccolata, Sirius Alphard Black. –

- Trovatela da solo, lupastro. –

Zoey Martin, Grifondoro del sesto anno e fidanzata storica di Remus che condivideva la passione sfrenata per quel dolciume, gli diede man forte.

- Sirius, tira fuori il cioccolato o assaggerai la mia ira. – decretò, folgorandolo con la migliore delle sue occhiatacce.

Sarebbe stato anche un buon piano se non fosse che quegli occhioni ambrati, contornati da una chioma riccia, non la facessero sembrare più una bella bambola di porcellana che una vera e propria minaccia.

- Certo, Martin, ora che mi hai rivolto quello sguardo da cerbiatta sono più propenso a ridarvi il bottino. –

- Davvero? – domandò, dubbiosa.

- No! –

- Felpato, non fare l’egoista e dammene un pezzo. – intervenne James, placcando l’amico e frugando nelle sue tasche alla ricerca della barretta di cioccolato al latte.

- Piantala di palpeggiarmi, cervo dalle tendenze omosessuali, non sono minimamente attratto da te. –

- James non osare mangiare quella cioccolata! – esclamò Remus, buttandosi a sua volta nella mischia e venendo seguito a ruota da Zoey.

Nathan scosse la testa, incredulo, mentre Lily alzava gli occhi al cielo e Peter osservava gli amici indeciso sul prendere parte a quell’ammucchiata o meno. Tuttavia fu la risata cristallina di Mary a catturare la sua attenzione.

La Cacciatrice dei Grifondoro si gustava la scena, ridendo fin quasi alle lacrime e facendo il tifo per Sirius, suo migliore amico da sempre.

Era incredibile come quel viso da folletto, con i ricci castano ramati e gli occhi azzurri, fosse capace di incantarlo.

- Che c’è, ho qualcosa in faccia? – gli chiese d’un tratto, incrociando il suo sguardo.

- No, la tua faccia va benissimo … Cioè, è come sempre. –

- Sono contenta che la mia faccia vada bene, che vada sempre bene. – ripetè, ironica, in una palese presa in giro.

Mary faceva sempre così con tutti, ma non per cattiveria, era semplicemente fatta così.

- E la mia faccia com’è? – domandò poi, stuzzicandola.

Mary McDonald però aveva sempre la risposta pronta e non si lasciava cogliere impreparata. Tanti anni di amicizia con Sirius Black dovevano pur averle insegnato qualcosa in fondo, no?

- Una faccia da schiaffi, Switch. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

- Santo Godric, Hannover, ma tu non stai proprio mai zitta? – domandò Gideon, dopo che la Tassorosso ebbe continuato a parlare per quasi un’intera ora.

- Certo che no, fa parte del suo fascino. – replicò Fabian, facendoli ridere.

Maisie gli assestò un pugno amichevole su una spalla. – Smettila, buffone. –

Si punzecchiarono finchè Fabian non la trasse a sé, posandole un braccio sulle spalle, e la ragazza ammutolì per un istante. Fu un momento breve, ma Dorcas a cui nulla sfuggiva trovò conferma dei suoi sospetti.

Stava giusto per scoccarle una delle sue occhiate che lasciavano intendere quanto la sapesse lunga quando il lieve sferragliare dei freni del treno annunciò loro che erano arrivati a destinazione.

- Vado a cercare Eris, voglio parlare prima dell’inizio del banchetto. – annunciò la Caposcuola, uscendo a passi svelti e venendo accompagnata dall’ondeggiare della gonna a pieghe della divisa.

Maisie lanciò un’occhiata di sottecchi a Fabian, beccandolo mentre fissava la bionda con un’espressione strana. Una scintilla di gelosia avvampò dentro di lei, ma la scacciò con vigore. Dorcas era sua amica, e per giunta non nutriva il minimo interesse per Fabian, non aveva nulla da temere da lei.

- Ti sei incantato, buffone? – domandò, passandogli teatralmente una mano davanti agli occhi.

Fabian parve tornare in sé e  l’abbagliò con uno dei suoi soliti sorrisi perfetti. – Certo che no, scricciolo. –

Poi, prima che avesse anche solo il tempo di capire cosa stesse accadendo, si ritrovò sollevata e sistemata sulle spalle del ragazzo.

- Mettimi giù. – protestò, dimenandosi senza troppa convinzione.

- Assolutamente no, scricciolo. –

Venne trasportata fino alla carrozze in  quel modo bizzarro, sotto gli sguardi divertiti della maggior parte degli studenti.

- Belle mutande, Hannover, sono quelle di tua nonna? – le gridò dietro Rabastan Lestrange, facendo ridacchiare il gruppo di Serpeverde, mentre si scambiava un cinque con Wilkes.

Gli rivolse un’occhiataccia e avrebbe aggiunto anche qualcosa di sprezzante, se ne avesse avuto il tempo, ma Fabian si era allontanato in fretta e l’aveva caricata su una delle carrozze.

- Io lo ammazzo. – decretò, quando finalmente venne sciolta dalla presa dell’amico.

- Lo ammazzi? Dimmi, scricciolo, lo hai guardato bene? Lestrange pesa trenta chili più di te … trenta chili di muscoli. È più facile che sia lui a stritolarti che tu ad ammazzarlo. –

- Posso sempre ammazzarlo mentre dorme. – borbottò tra sé e sé, sotto lo sguardo divertito dei due gemelli, mentre la carrozza filava dritta verso il castello.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con l’aggiornamento, in cui abbiamo presentato tutti gli OC di coloro che hanno inviato le schede. Speriamo di essere riuscite a renderli bene e attendiamo il vostro responso (se avete qualche critica da fare ben venga, almeno sapremo cosa modificare per rendere al meglio i personaggi). Ricordiamo a chi lo desidera che ci sono ancora posti disponibili. Alla prossima.

Baci,

          Fiamma Erin Gaunt, Eris Greengrass e Rhaenys Morgenstern

 

 

 

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Capitolo 3
*** Cap 2 ***


Cap 2

 

 

 

 

 

 

- Ma quanti sono questi marmocchi? – borbottò Rabastan, mentre si facevano largo per entrare nella Sala Grande e puntavano in direzione del tavolo verde argento.

- Non più degli altri anni, anzi, forse anche qualcuno di meno. –

Evan aveva ragione. Con l’ascesa di Lord Voldemort la maggior parte dei genitori aveva deciso di tenere le famiglie unite e aveva assunto dei docenti privati per l’istruzione dei loro figli. Come se tutto quello fosse di qualche aiuto. L’unico posto in cui i marmocchi di quei genitori fin troppo apprensivi sarebbero stati al sicuro era Hogwarts, ma sembrava che la maggior parte del mondo magico si ostinasse a non capirlo.

- Bah, spero solo che si sbrighino. Ho una fame allucinante. –

- Tu hai sempre fame, Rab – rise Katherine, per poi fulminare con un’occhiataccia una ragazzina del secondo anno che le era finita addosso.

- Certo, altrimenti come li mantengo tutti questi muscoli? – replicò, flettendo i bicipiti e ammiccando leggermente. – Vuoi una dimostrazione? –

La ragazza lo spinse via ridendo e si diresse verso quello che negli ultimi anni era diventato il suo posto fisso.

Omi Ishido Blackthorne, uno dei ragazzi del suo anno, era già seduto accanto a lei e alzò lo sguardo verso di loro non appena li sentì arrivare. Gli occhi grigi luccicarono al di sotto delle ciocche corvine. Avrebbe potuto passare per uno dei Black se non fosse stata per la forma lievemente a mandorla dei suoi occhi che tradiva in minima parte l’origine asiatica.

- Ehy, Omi, si può sapere dove ti eri cacciato? –

- Ero nell’altro scompartimento con Edward – spiegò, indicando con un cenno del capo il ragazzo che gli sedeva davanti.

Edward Jonson, con i suoi capelli biondi perennemente scompigliati e gli occhi verdi, era un mistero per lei, ma riusciva a capire perché Omi ci andasse d’accordo. Erano entrambi riservati, chi non li conosceva bene poteva etichettarli come gelidi come cubetti di ghiaccio, ma dentro di loro avvampava un vero e proprio incendio. Due acque chete solo all’apparenza, insomma, che non si facevano problemi a scatenarsi quando dovevano far valere le loro ragioni o c’era qualcosa che non gli andava bene.

Regulus lanciò un’occhiata al braccio del diretto interessato, tra l’altro uno dei suoi migliori amici insieme a Barty. – È nuovo quello, non ce l’avevi quando sono passato a trovarti quest’estate – osservò, indicando il tatuaggio a forma di serpente.

Edward annuì, mostrandolo come se fosse la cosa più bella che avesse mai visto prima di allora. – Sì, l’ho fatto qualche giorno fa. –

Rico assottigliò lo sguardo, osservandolo con l’occhio esperto di chi di tatuaggi se ne intendeva. – L’hai fatto all’Evil, vero? –

Il ragazzo annuì.

- È forte, hanno fatto un bel lavoro, sembra un serpente vero – decretò infine il Capitano.

Vennero interrotti dall’invito di Silente a cominciare a mangiare e dalla comparsa delle pietanze nei giganteschi vassoi da porta al centro della tavolata.

- Hai risolto quel problema alla fine? – domandò Omi, sorseggiando un calice di succo di zucca.

Rabastan annuì. – C’è voluto un po’, ma ce l’ho fatta. –

- Che problema? –

- Niente di che – tagliò corto il più giovane dei Lestrange.

Se c’era qualcosa che Katherine non sopportava era sentirsi dire “niente di che” quando c’era ovviamente qualcosa di cui era all’oscuro.

Poggiò una mano sul braccio muscoloso del loro Portiere, sbattendo gli occhi da cerbiatta. – Tu mi dirai di cosa si tratta, vero Omi? –

- Omi … - cominciò Rabastan, come per avvisarlo.

- Non posso Kat, sul serio –

- Per favore, fallo per me – insistè, arricciando appena il labbro inferiore che era già naturalmente più pronunciato di quello superiore e le conferiva un broncio sexy.

Omi lanciò un’occhiata all’amico, come a dire che si arrendeva.

- Okay, te lo dico … Rabastan sta organizzando qualcosa per Halloween. Qualcosa che lascerà quelli là senza parole – concluse, guardando in direzione del tavolo dei Grifondoro, concentrandosi particolarmente sul gruppetto dei Malandrini.

- Spero che sia qualcosa che distrugga anche quel sudicio Traditore del suo sangue –

Omi sembrava contrariato. – Ancora fissata con Black? –

- Dovresti saperlo che fino a che non ottengo vendetta non demordo. –

- Sì, ma stiamo parlando di qualcosa che è accaduto anni fa, Katherine – provò a farla ragionare Edward.

La ragazza gli lanciò un’occhiataccia. – Non fare finta di niente, so bene che quello ti è simpatico –

Edward non provò neanche a negarlo. Era praticamente cresciuto con i fratelli Black e aveva iniziato Hogwarts lo stesso anno di Sirius; contrariamente al resto della sua Casa, e a Regulus, era riuscito a mantenere l’amicizia con il Grifondoro.

- Lasciatela fare. Kat sa quello che fa e sinceramente non vedo cosa ci sia di male in una sana vendetta – intervenne Rico, mentre Evan annuiva. Poi si voltò leggermente verso il tavolo dei Corvonero, seguendo lo sguardo di Regulus che fissava chissà chi con aria imbambolata. Non aveva neanche reagito al nome del fratello e quello lasciava intendere quanto fosse concentrato.

- Che c’è, Reg? – chiese Barty, notando a sua volta lo strano comportamento dell’amico.

- Nulla. –

- Questo tuo nulla ha per caso lisci capelli neri e occhi grigio azzurri? – domandò ironicamente Rico, sorridendo quando Serena Mattews intercettò il suo sguardo e lo fulminò con un’occhiata sprezzante. – Lasciatelo dire, Reg, puoi sicuramente trovartene una con un carattere migliore. –

- Magari ce l’ha con te perché ti sei fatto tre quarti di scuola e non sopporta i play boy. Ma la butto lì così, eh – ironizzò Omi.

- Ancora con questa storia? Non mi sono fatto tre quarti di scuola – protestò.

- No, se ne è fatto solo la metà – convenne Evan, con espressione fintamente seria, facendoli scoppiare a ridere.

Rico gli puntò un dito contro. – Questa me la paghi, cuginastro. –

- Se non ti sei fatto metà scuola, fammi il nome di dieci ragazze carine tra il sesto e il settimo anno che non ti sei fatto – lo sfidò Omi.

Persino Edward si avvicinò un po’ di più per assistere meglio alla scena.

- Tutto qui, Blackthorne? Certo che te ne posso dire dieci. –

- Allora fallo. –

- Katherine, Sandy, Thea, la Martin, la Montgomery, la Hannover, la Inglebee, la Mattews, la Evans e la Meadowes – decretò, sorridendo soddisfatto per essere riuscito a vincere la sfida.

- La Evans non vale, non sono neanche certo che sia a conoscenza dell’esistenza del sesso – intervenne Edward.

Il resto del gruppo si disse d’accordo.

- Allora la Selwyn. –

- Elinor te la sei fatta al quinto anno, è per questo che ora non ti parla più – gli ricordò Evan.

- Ah già, è vero. Dovevo essere proprio molto ubriaco per aver rimosso di esserci stato – considerò, osservando il profilo elegante della loro compagna di Casa con le morbide onde dorate e gli occhi ambrati.

- Allora … questa decima? – l’incalzò Katherine.

- Adesso ti ci metti anche tu, Kitty Kat? –

- Ovviamente – sorrise malandrina.

- La … uhm, d’accordo, mi arrendo. –

Risero nuovamente tutti mentre il Capitano si dipingeva sulle labbra un sorrisetto a metà tra il seccato e il divertito.

Un foglio di pergamena si materializzò d’un tratto davanti a Katherine. La ragazza lo spiegò e ne lesse il contenuto. Si alzò da tavola velocemente, sotto lo sguardo perplesso degli amici.

- Che succede, Kat? –

- Niente di che, tranquillo, devo solo fare una cosa. Ci vediamo poi in Sala Comune – disse, scoccandogli un lievissimo bacio a fior di labbra prima di procedere spedita verso l’uscita.

Omi sgranò gli occhi grigi, colto di sorpresa.

- Qualcuno di voi ha una minima idea del perché l’ha fatto? – domandò.

Rico scosse la testa, trattenendo a stento una risata.

- Che c’è? – domandò, piccato.

- Non so perché l’abbia fatto, ma la tua faccia è impagabile – decretò il ragazzo, rinunciando all’idea di rimanere serio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Lo sappiamo che questo capitolo è un po’ cortino e che abbiamo presentato solo due OC, ma abbiamo dovuto spezzarlo in due parti perché altrimenti sarebbe venuto troppo lungo. Non temete, nel prossimo presenteremo anche tutti gli altri. Ricordiamo infine che ci sono ancora due posti liberi (un Grifondoro e un Tassorosso) ma vi chiediamo di creare due ragazzi visto che al momento scarseggiano un po’. Alla prossima.

Baci baci,

               Fiamma, Eris e Rhaenys

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Capitolo 4
*** Cap 3 ***


Cap 3

 

 

 

 

 

 

 

Katherine percorse in fretta il tratto di strada che separava il castello dalla Foresta Proibita, guardandosi di tanto in tanto alle spalle per essere certa che nessuno la vedesse. Quando raggiunse il limitare della Foresta, una figura avvolta in uno spesso mantello da viaggio nero si fece strada tra i rami.

- Le sang avant le rest – recitò.

- Toute pour la famille – fu la replica.

L’individuo percorse i pochi metri che li separavano, permettendole di intravedere due iridi verdi come smeraldi che brillavano nell’oscurità.

- Sei sicura che nessuno ti abbia seguita? –

- Assolutamente. –

Il cappuccio venne fatto scivolare all’indietro, mostrando il volto di un ragazzo che non poteva avere che un paio d’anni più di lei. La loro somiglianza era impressionante al punto che, se non fosse stato per gli occhi, avrebbero potuto scambiarli per gemelli. Allargò le braccia, permettendole di correre da lui e stringendola a sé.

- Ne è passato di tempo, ma petite – mormorò, affondando il volto nelle onde corvine e aspirandone il profumo di cannella che per lui aveva un unico significato: casa.

- Mi sei mancato, Derek. –

- Lo sai che non posso farmi vedere spesso, ma questo non significa che non ti pensi ogni giorno. È un periodo difficile, sorellina, e Lui mi ha affidato una missione della massima importanza – replicò. Gli occhi smeraldini scintillarono, illuminati dall’orgoglio per l’alta considerazione che il suo Signore aveva nei suoi confronti, mentre l’ennesimo sorriso smagliante lampeggiava nell’oscurità mettendo in mostra i denti perfetti.

- Importante e pericolosa. –

Annuì. – Andrà tutto bene e quando l’avrò portata a termine tornerò a trovarti, lo giuro. –

Avrebbe voluto avere lo stesso irritante ottimismo di suo fratello maggiore, ma l’idea di saperlo lontano, chissà dove a fare chissà cosa, non le piaceva per niente. Era tutta la sua famiglia, l’unico che le fosse rimasto, e lei non poteva perderlo.

- Adesso devo andare; ci vediamo presto, non preoccuparti – disse, chinandosi a scoccarle un bacio sulla fronte e sparendo nuovamente nell’oscurità.

“Non preoccuparti”. Certo, lui la faceva facile.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Una mano comparve nel campo visivo di Sandy, oscurandole la visuale.

- Ehy, scricciolo, indovina chi sono? –

La ragazza riconobbe la sua voce all’istante. Conosceva alla perfezione quel tono lievemente roco così come il volto dai tratti definiti e la bellezza da angelo caduto del suo possessore. Era il suo migliore amico e se c’era chi trovava strano l’idea che una Tassorosso, per giunta Mezzosangue, fosse la confidente del cuore di un Serpeverde discendente da un’illustrissima famiglia Purosangue, loro non vi avevano mai dato alcun peso.

Decise di reggergli il gioco, fingendosi pensierosa.– Non saprei, dammi qualche indizio. –

- Eccellente giocatore di Quidditch, bello da star male, dal fascino rude, incredibilmente intelligente – elencò.

- E anche molto modesto … Uhm, forse sei William Davies che ha finalmente e inspiegabilmente deciso di farsi avanti e trascinarmi in un qualche corridoio buio e dichiararmi amore eterno? –

La mano scomparve da davanti agli occhiali che celavano un bel paio di occhioni verdi, contornati da una chioma biondo dorata che quella sera era stata acconciata in uno chignon sbarazzino, e Sandy si voltò lentamente, fingendosi sorpresa. – Ah, no, sei tu. –

Rico emise un verso disgustato. – William Davies che ti trascina in un corridoio buio? Seriamente, scricciolo, potresti fare di meglio. Oltretutto io non assomiglio per niente a quello stupido pallone gonfiato di un Corvonero – concluse.

Sandy rise, alzando gli occhi al cielo. – Ti saresti sentito più gratificato se ti avessi scambiato per Potter o magari Black? –

- Santo Salazar, tu sei proprio sicura di non aver battuto la testa da qualche parte o di non avere la febbre? Perché cominci a dire cose senza senso e un po’ mi spaventi. –

Ignorò il suo commento e gli rivolse uno sguardo penetrante. – Allora, cosa è successo? –

- Deve essere per forza successo qualcosa se passo un po’ di tempo con la mia migliore amica? –

- Sì, se questo tempo lo sottrai a quello che dedichi al portarti a letto qualcuna. –

Lei e Rico trovavano almeno un paio d’ore ogni giorno, a volte studiavano insieme o lei andava  a vedere gli allenamenti che il ragazzo conduceva in solitaria, ma la sera il Serpeverde tornava a essere il top del desiderio sessuale studentesco e passare un po’ di tempo a chiacchierare era una cosa rara.

- Non ne avevo voglia. Preferisco fare quattro chiacchiere con te. È una vita che non ci vediamo, Man. –

Era vero. Rico di solito non si faceva problemi a far saltare i nervi ai genitori e frequentare persone che non approvavano neanche lontanamente, ma aveva passato gli ultimi due mesi in Francia per il matrimonio di Bellatrix e Rodolphus e poi in Italia, Spagna e un po’ in Germania. Insomma, lui e il resto del gruppo non si erano fermati un momento, quindi era dal ritorno a King’s Cross che non avevano occasione di chiacchierare.

- Sei sicuro di non essere tu quello che si sente male? –

Un’idea le passò per la testa. Però no, non poteva essere, era troppo strano anche solo da pensare.

- Non è che c’è qualcuna? – chiese.

- C’è sempre qualcuna, Sandy, dovresti sapere che non mi piace stare a letto da solo – disse, ghignando malizioso.

- Non intendevo quello. Sei sicuro di non esserti preso una cotta per qualcuna? –

Se non avesse saputo che in diciassette anni di vita Rico Wilkes aveva sempre affermato senza possibilità d’errore di essere lui l’unico amore presente nella sua vita, avrebbe detto che era una cosa normale e non c’era proprio niente di cui meravigliarsi. Tuttavia stavano parlando di lui e Sandy lo conosceva fin troppo bene per non esserne sorpresa.

- Non correre troppo con la fantasia, scricciolo. –

C’era stato però qualcosa nel suo sguardo, una specie di guizzo, che all’osservazione attenta della Tassorosso non era sfuggito. Stava negando l’evidenza e lo sapeva benissimo.

- D’accordo, non c’è nessuna, quindi possiamo anche andare a farci una passeggiata. Non mi va di stare al chiuso – disse, lasciando cadere l’argomento e decidendo che avrebbe atteso che fosse lui ad ammetterlo e a confidarsi.

- Certo che possiamo – confermò, porgendole il braccio come un perfetto gentiluomo e scortandola verso l’uscita del castello.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Serena aveva appena lasciato Maisie in compagnia di Fabian e Gideon ed era diretta verso la torre di Corvonero quando aveva incontrato Violet. Era una ragazza della sua stessa Casa, al settimo anno, che passava un sacco di tempo in compagnia di Remus Lupin, suscitando spesso gli attacchi di gelosia della fidanzata dello studioso Malandrino, con cui di tanto in tanto aveva scambiato quattro chiacchiere.

Violet era una ragazza che le risultava difficile da inquadrare. Così fredda e talvolta disinteressata a tutto ciò che non la riguardava, non per niente si era meritata l’appellativo di “robot” da Sirius Black, era una personalità completamente agli antipodi rispetto alla sua solare e pronta al dialogo.

Avevano scambiato quattro chiacchiere lungo la strada che le portava alla loro Sala Comune ed erano quasi arrivate quando si trovarono davanti due Serpeverde del quinto anno.

La chioma corvina, di un tono più chiaro di quella del fratello maggiore, e gli occhi grigio perla non lasciavano spazio a dubbi: Regulus Black. Il suo compagno era Barty Crouch, il figlio del collega di sua madre che di tanto in tanto aveva avuto a casa per una delle tante noiosissime cene Purosangue che i suoi genitori organizzavano durante le vacanze. Si sforzò di rallentare i battiti del suo cuore impazzito quando i loro sguardi si incontrarono. Avrebbe dovuto esserci una legge che impediva agli insopportabili altezzosi di essere tanto belli.

- Mattews … Inglebee – salutò, pronunciando l’ultimo cognome come se fosse qualcosa di altamente disgustoso.

- Black, Crouch … che ci fanno due viscide serpi tanto lontano dai sotterranei? Credevo che i rettili amassero strisciare nell’ombra – ribattè.

Lei e Violet non erano propriamente amiche, certo, ma non sopportava proprio che venissero fatte delle discriminazioni solo in base alla famiglia in cui si era nati. La Inglebee era una ragazza in gamba, brillante e talentuosa, e poco importava che fosse nata in una famiglia di Babbani.  

Regulus parve preso in contropiede dalla risposta tagliente, ma si riprese in fretta.

- Hai la luna di traverso stasera, Mattews? –

- Solo quando ho a che fare con dei fanatici imbecilli. –

- Non ho detto niente di male. –

- Era sottinteso. –

- Sei paranoica. –

- E tu uno stronzo. –

Poi prese sottobraccio Violet e la trascinò via con sé, varcando l’ingresso della Sala Comune.

Barty rivolse un’occhiata divertita all’indirizzo dell’amico. – Bè, direi che è andata bene – commentò ironico.

- Sta zitto, Barthemius. –

Rimaste sole, Violet prese la parola.

- Non c’era bisogno che intervenissi. Non do retta a quello che dicono o pensano quegli idioti; per me non è un problema essere una Nata Babbana. –

Serena rimase interdetta. Riusciva a essere così calma e pacata malgrado le vessazioni e le battutine andassero avanti da anni; al suo posto probabilmente sarebbe scoppiata come un vulcano in eruzione e avrebbe Schiantato il primo idiota che si fosse messo a prenderla in giro. Aveva un carattere forte, Violet Inglebee, e doveva ammettere che le piaceva.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Louis era seduto davanti a uno dei tavolini della Sala Comune di Grifondoro insieme ad Alannis, la prima persona con cui aveva fatto conoscenza quando era salito sul treno in direzione di Hogwarts e quella che era presto diventata la sua migliore amica. Avevano molto in comune, a cominciare dal fatto che entrambi erano gli unici maghi in una famiglia di Babbani, ma era stato soprattutto l’amore per il volo e il Quidditch a legarli ancora di più.

Mentre osservava il piccolo campo da Quidditch portatile, con tanto di pedine a forma di giocatori, alla ricerca di una strategia vincente, gli occhi azzurri come il cielo si erano fatti seri e concentrati. Diede un colpo di bacchetta, osservando uno dei Cacciatori spingersi in avanti in un’incursione solitaria. Il tiro venne parato agevolmente dal Portiere di Alannis.

- Dovrai fare molto meglio di così se speri di battermi – commentò la ragazza, sorridendo soddisfatta.

Il Portiere era il suo ruolo naturale, così come il Cacciatore era quello di Louis, e si era sempre impegnata al massimo per eccellere. In tutta la scuola c’era soltanto una persona in grado di competere con lei in quel ruolo: Omi Ishido Blackthorne, Serpeverde del suo stesso anno che aveva dato numerosi grattacapi all’attacco della loro squadra.

- Stai di nuovo pensando a Blackthorne, vero? –

- Cosa mi ha tradito? –

- Non saprei, magari lo sguardo omicida che hai rivolto al mio Portiere – disse ridendo.

Louis la conosceva meglio di chiunque altro e sapeva bene che Alannis non sopportava l’idea di perdere né tantomeno che in circolazione ci fosse qualcuno in grado di rivaleggiare con lei. Lo scorso anno la Coppa era stata vinta nuovamente dai Serpeverde, come sempre negli ultimi tre anni cioè da quando Wilkes aveva assunto il ruolo di Capitano, e correva voce che i verde argento fossero determinati più che mai a confermare il loro primato.

- Dobbiamo trovare un modo per bloccare il loro attacco. Il tridente che hanno formato è pressoché inarrestabile, ma chiuderci solo in difesa non è un’opzione contemplabile – considerò la ragazza, assorta e completamente presa dall’immagine mentale della prima partita di campionato che come da tradizione avrebbe visto contrapporsi Serpeverde e Grifondoro.

- Al, posso chiederti un favore immenso? – domandò Louis, facendole inarcare un sopracciglio.

- Di che si tratta? –

- Niente tattiche almeno fino agli allenamenti di dopodomani. Pensi di potercela fare? –

La ragazza si mordicchiò il labbro inferiore, fingendosi pensierosa. – Uhm, sì, forse posso provarci. –

- Bene, quindi questo lo mettiamo da parte – decretò, spingendo via il modellino del campo e alzandosi in piedi.

- Cosa vuoi fare? –

- Ho una voglia pazzesca di andare a letto, tu non vieni? –

Si rese conto solo all’ultimo istante di come avrebbe potuto essere frainteso.

- Per le mutande di Merlino, non intendevo farti venire a letto con me … Cioè, volevo solo sapere se anche tu volevi andare a dormire – balbettò.

- Quindi non sono abbastanza bella per venire a letto con te? – domandò, ravviandosi una ciocca scura e mettendosi le mani sul fianco con aria di sfida.

Louis rimase senza parole, sgranando gli occhi chiari.

Alaniss scoppiò a ridere, mentre uno scintillio divertito le illuminava gli occhi cangianti che quella sera tendevano più al verde che all’azzurro o al grigio.

- Rilassati, stavo solo scherzando. Ci vediamo domani mattina, buonanotte – disse, scompigliandogli affettuosamente i corti capelli castani e puntando in direzione del dormitorio femminile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Sìììì, ce l’abbiamo fatta, abbiamo presentato tutti gli OC che ci sono stati inviati … olè! Chiediamo scusa per il momentaneo attacco di pazzia, ma dopo 2.100 parole e ben 8 pagine Word di capitolo siamo alquanto cotte stracotte. Stavamo inoltre pensando di mettere anche le foto dei prestavolto, magari un piccolo gruppo per volta così da non appesantire troppo il capitolo. Oggi cominciamo con i Serpeverde (perché visto che l’account su cui è pubblicata la storia è di Fiamma, e lei è un’orgogliosa figlia di Salazar, si è prepotentemente imposta u.u). Come sempre speriamo di essere riuscite a rendere bene i vostri OC e che il capitolo vi sia piaciuto. Ricordiamo, infine, che c’è ancora un posto libero per un ragazzo Tassorosso. Alla prossima.

Baci baci,

                  Fiamma, Eris e Rhaenys

 

 

 

 

 Rico Wilkes (Gaspard Ulliel)

 Evan Rosier (Alex Pettyfer)

  Thea Mary Miller (Kaya Scodelario)

Elinor Selwyn (Blake Lively)

Katherine Banks (Nina Dobrev)

Rabastan Lestrange (Jensen Ackles)

 Omi Ishido Blackthorne (Michael Trevino)

Edward Jonson (Jesse Mccartney)

Regulus Black (Logan Lerman)


Barty Crouch jr (Chris  Zylka)

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Capitolo 5
*** Cap 4 ***


Cap 4

 

 

 

 

 

 

- Chi ha preparato l’orario dovrebbe essere rinchiuso a vita ad Azkaban – gemette Maisie, osservando il foglietto delle lezioni che le era appena stato consegnato.

Sandy lo confrontò con il suo, emettendo un gemito solidale.

- Se non altro seguiamo quasi tutte le stesse materie … ma la doppia ora di Pozioni di prima mattina non si può proprio vedere – borbottò contrariata.

Tra Sandy e Maisie il calderone diventava un’arma impropria, capace di portare alla distruzione di massa e, nel caso peggiore, all’annientamento della razza magica. E no, non stavano esagerando, visto che sistematicamente finivano con il far saltare in aria qualsiasi pozione … sì, anche quelle che dovevano solo essere fatte bollire per studiarne gli effetti.

- Ripetimi un’altra volta perché abbiamo accettato di continuare questa tortura? –

- Perché per lavorare al San Mungo e per diventare Auror è una delle materie richieste ai M.A.G.O. –

Già, loro e le scelte lavorative complicate … una gran bella accoppiata.

- Bene, ho appena deciso che diventerò una lavavetri magica a Diagon Alley. Magari al Nottetempo serve qualcuno che pulisca i vetri – commentò Sandy, passandosi una mano tra le ciocche bionde che quel giorno aveva lasciato sciolte e non volevano proprio saperne di starsene buone e ferme.

Maisie rise, scuotendo la testa e lasciando che i capelli color cioccolato le ondeggiassero lungo la schiena. Venne distratta dall’ingresso di Fabian e Gideon, le chiome rosse e i familiari occhi azzurri che scintillavano costantemente con aria malandrina.

- Ah, l’amore. –

Sgranò gli occhi, verdi con screziature castane e gialle,  come se non avesse la minima idea di ciò che l’amica stesse dicendo.

- Non fare quell’espressione da cerbiatta confusa, sai benissimo a chi mi riferisco. Non hai ancora nessuna intenzione di dirglielo, vero? –

Maisie sentì le guance colorarsi di una leggera sfumatura di rosso. – Certo che no, non prima di essere sicura di non fare la figura dell’idiota totale. –

– Sai cosa ti direbbe Serena, no? – Inarcò un sopracciglio, accigliandosi come faceva spesso la loro amica quando c’era qualcosa che non le andava particolarmente a genio.

- Di piantarla di farmi mille complessi e andare lì a stampargli un bel bacio mozzafiato? – domandò ironica.

Sandy annuì.

- E io le risponderei che non lo farei neanche morta. –

- Anche questo è vero … però sul serio, Mai, devi trovare il coraggio di dirglielo prima che si trovi una ragazza. –

La ragazza la guardò scettica. – Da quando dispensi consigli d’amore neanche fossi una versione in miniatura di Cupido? –

- È un nuovo passatempo. Visto che Rico non vuole confidarsi, mi concentro su di te – replicò.

Lo sguardo di Maisie si fece subito più attento e condito da una lieve malizia. – Quindi è con la Serpe che hai passato la serata ieri? –

Annuì, senza apparentemente cogliere l’insinuazione dell’amica. Tra lei e Rico non ci sarebbe mai stato nulla, erano troppo diversi per poter stare insieme e poi sarebbe stato troppo strano.

- Non è che prima o poi ti vedrò a lanciarti sguardi languidi con il principe dei latin lover, vero? –

Serpe, principe dei latin lover, don giovanni del mondo magico, mr macho … Sandy cominciava seriamente a perdere il conto dei soprannomi che Maisie aveva affibbiato al suo migliore amico.

- Figurati … e comunque stavamo parlando di te e Fabian, non cambiare discorso. –

- Non c’è nulla da dire, sabbiolina, per il momento il discorso è chiuso. –

- Sì, per il momento – rimarcò la bionda, calcando volutamente sulle ultime tre parole.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Al tavolo dei Serpeverde regnava un’atmosfera decisamente più pacata e tranquilla rispetto a tutti gli altri. Difatti i verde argento, come tutte le mattine di ogni benedetto giorno della settimana scolastica, sembravano incapaci di intraprendere una conversazione logica e sensata se non dopo le dieci del mattino … dopo la pausa pranzo nei casi più disperati.

L’arrivo di William Davies, tuttavia, risvegliò almeno un po’ la natura serpentesca di alcuni di loro. Gli intrusi delle altre Case non erano i benvenuti, specialmente quando si trovavano in branco, e venivano trattati come veri e proprio stranieri in terra ostile. Poco importava che Davies fosse alto, bello, biondo e con gli occhi del turchese più straordinario che si fosse visto in giro per la scuola negli ultimi sei anni.

- Che c’è, Davies, ti sei perso? Il tuo tavolo è quello laggiù – esordì Rabastan, beffardo.

Il Corvonero lo degnò appena di un’occhiata, ostentando quel suo sguardo a metà tra l’altezzoso e l’incurante che lasciava intendere che non lo riteneva degno della minima considerazione. Inutile dire che Rabastan lo detestava con tutto il cuore, forse persino più di quanto il piccolo Crouch gli stesse sulle scatole … il che, per chi lo conosceva bene, equivaleva a un livello di odio e mal sopportazione che faceva sembrare Piton e Potter degli amici per la pelle.

- Katherine, posso parlarti un attimo? – domandò, sorridendo all’indirizzo della ragazza.

Inarcò un sopracciglio, ma abbandonò il piatto di uova strapazzate e bacon che aveva davanti e lo seguì nell’unico angolo della Sala Grande che poteva garantire loro un minimo di privacy.

Omi, seduto di fronte a Rabastan, aggrottò la fronte.

- Che avrà di così importante da dirle – borbottò, infilzando con più vigore di quanto fosse necessario un pezzetto di pancake.

- Conosci Davies, è la versione bionda di Rico … probabile che voglia portarsela a letto – replicò il ragazzo, incurante, mentre si versava l’ennesimo calice di succo di zucca.

- Tu dici? –

- Bè, Katherine è obbiettivamente sexy da matti, non sarebbe mica una cosa strana. Perché, a te che importa? – domandò, ghignando con l’aria di chi la sapeva lunga.

- Niente … è solo che è una nostra amica e Davies è un idiota totale – replicò, tornando ad attaccare il pancake.

Quando la ragazza tornò al tavolo, con un lieve sorriso compiaciuto stampato sulle labbra ben disegnate che quel giorno aveva colorato con il suo rossetto preferito, una tonalità particolarmente accesa di rosso fuoco che aveva una tenuta a lunga durata grazie a un incanto di semi permanenza con cui era stato realizzato, sentì gli occhi grigi di Omi su di lei.

- Allora, che voleva Davies? – domandò il ragazzo, con il tono più indifferente che riuscì a mettere insieme.

- Solo chiedermi se volevo fargli da dama alla festa che ha organizzato per questa sera … a proposito, anche voi siete invitati – aggiunse distrattamente.

- E tu che gli hai risposto? –

Bevve un lungo sorso di succo d’arancia, sorridendo con aria furba. – Che se non avessi trovato nulla di meglio da fare avrei anche potuto farci un salto, ma non garantivo nulla. –

Poi cambiò in fretta argomento, non prima però di aver notato come le spalle di Omi si fossero rilassate sentendo quelle parole. Lo aveva sempre trovato interessante, doveva ammetterlo, e con il passare del tempo aveva iniziato ad avvertire un maggior trasporto nei confronti del compagno di Casa, ma non era ancora sicura di cosa fosse esattamente quel sentimento … non le rimaneva che aspettare e stare a vedere come sarebbero evolute le cose.

- Sarà il caso di andare a lezione, mancano dieci minuti e dobbiamo arrivare ai sotterranei – decretò, alzandosi in piedi e rassettando la gonna della divisa con un paio di rapidi movimenti. Non era ingrassata di un chilo negli ultimi due anni e pertanto aveva evitato di rifarle da Madama McClan e si era limitata a continuare a indossare quelle comprate per l’inizio del quarto anno con il risultato che l’orlo le arrivava ormai a metà coscia, ovvero buoni cinque centimetri in meno rispetto a come la portavano la maggior parte delle altre ragazze. A lei però non importava. Aveva delle gambe belle e tornite quindi perché non  metterle un po’ più in mostra?

Prese sottobraccio Rabastan e Omi, uno per lato, e lasciò che i suoi amici la scortassero fuori dalla Sala e direttamente verso l’aula di Pozioni.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

La lezione era iniziata da dieci minuti quando il gruppo al completo dei Malandrini irruppe nell’aula di Pozioni. Remus aveva l’espressione paonazza di chi era stato sorpreso a fare qualcosa di incredibilmente inopportuno, James aveva i capelli se possibile ancora più scompigliati del solito e Sirius sorrideva con l’aria sicura e strafottente di chi sapeva bene che non avrebbe ricevuto alcuna punizione.

- Lieto che abbiate deciso di onorarci con la vostra presenza, signori – commentò Lumacorno, puntando gli occhietti acquosi su ognuno di loro, - Posso sapere quale fantasiosa scusa accamperete questa volta per giustificare il vostro ritardo? –

Sirius si passò una mano tra i capelli corvini, ammiccando con nonchalance. – Nessuna scusa, professore, è solo che non avevo sentito la sveglia. –

L’uomo sorrise al di sotto dei baffoni da tricheco.

- Diretto e impertinente, signor Black, sono sicuro di averle già detto che sarebbe stato un Serpeverde perfetto. –

- E io sono sicuro di averle già detto che la prendo come un’offesa, professore. –

Si sollevò un concerto di risatine divertite mentre i verde argento lo fulminavano con disprezzo.

- Come se avessimo mai potuto volere che un tale imbecille fosse uno di noi – commentò Katherine, a voce abbastanza alta perché tutti la sentissero alla perfezione.

- Come sempre la tua dolcezza mi lascia senza parole, Banks. Dimmi, sei assolutamente certa di non avere sangue di Banshee nelle vene? Perché questo spiegherebbe un sacco di cose. –

- Ben venga il sangue di Banshee se l’alternativa è avere un criceto in prognosi riservata al posto dei neuroni – ribattè a tono.

Tutti gli studenti del sesto anno a quel punto avevano completamente ignorato le istruzioni della pozione e si erano concentrati su quel battibecco.

- Evidentemente i criceti suscitano strane attrazioni nelle Banshee … a meno che non mi ricordi male – sogghignò sfrontato, avvertendo un pizzico di soddisfazione quando la ragazza avvampò per la rabbia. Sembrava sul punto di lanciargli contro chissà quale maledizione.

- Sei proprio un grandissimo figlio di … - cominciò, ma venne interrotta da un indignato Lumacorno.

- Signorina Banks, signor Black! Insomma, vi pare questo il modo di comportarvi a lezione? Prendete immediatamente posto e smettetela altrimenti vi metto in punizione per tutta la settimana. –

Sirius si lasciò scivolare accanto a James, lanciando un’ultima occhiata sfrontata in direzione della Serpeverde.

- Non puoi proprio fare a meno di stuzzicarla, eh Felpato? –

- Mi conosci, Ramoso, e poi è troppo divertente vederla arrabbiarsi. –

- Io invece penso che dovresti lasciarla in pace. Ha ragione quando dice che sei uno stronzo … me lo ricordo bene cosa le hai combinato – intervenne Lily, seduta nella fila davanti accanto a Mary.

- Non mi sembra che qualcuno ti abbia interpellato, Evans. –

- Lils ha ragione, Sirius – convenne James, sorridendo all’indirizzo della ragazza che alzò gli occhi al cielo.

- Per te sono Evans, Potter, cerca di ricordatelo. –

- Ma … ma Lilina, non puoi chiedere al tuo futuro marito di chiamarti per cognome, sarebbe troppo strano – replicò.

- Infatti non glielo chiederò, ma prima devo incontrarlo – ribattè, tornando a concentrarsi sulla lezione e non facendo minimamente caso all’espressione attonita del compagno di Casa.

- Ho capito bene, fratello? Lilina ha detto che vuole sposare qualcun altro? –

Sirius annuì, soffocando un attacco di risate. Lumacorno li stava guardando male e ci mancava solo che se la prendesse nuovamente con lui facendolo finire davvero in punizione.

Stava giusto provando a concentrarsi quando un foglietto di pergamena gli venne passato da Nathan, che sedeva dietro di lui insieme a William Davies.

Festa alle nove, Torre di Corvonero.

Non c’era scritto altro, ma quello era tutto ciò di cui i Malandrini avevano bisogno.

Picchiettò sulla spalla di Mary, passandole il messaggio. La ragazza lo lesse per poi voltarsi indietro e sorridere all’indirizzo di Nathan.

Alzò il pollice in segno di assenso e il Corvonero dovette trattenersi dall’esultare in modo evidente.

- Allora, ha funzionato no? – domandò William, sorridendo con l’aria di chi la sapeva lunga.

- Già, ti devo un favore, Will – confermò, mentre il biondo gli assestava una pacca amichevole sulla spalla.

- Figurati, mi piace dare feste e se è per una buona causa … bè, tanto meglio. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Rico tamburellava distrattamente con le dita sul tavolo, guardandosi intorno. Non erano molti gli studenti del settimo anno che avevano scelto di seguire Antiche Rune e per giunta Evan aveva scelto proprio quella mattina per fare la prima assenza dell’anno.

Certe volte si ritrovava a pensare che ucciderlo non sarebbe poi stata un’idea così cattiva … quanti anni potevano dare per un cuginicidio?

- Hai intenzione di andare avanti ancora per molto? Stai facendo tremare tutta la fila. –

Il tono piccato di Elinor Selwyn lo spinse a voltarsi verso di lei.

- Pensavo che non mi parlassi più – considerò.

- L’idea è più o meno quella, ma certe volte sei persino troppo insopportabile per poter essere ignorato. –

- Se avessi un Galeone per ogni volta in cui mi è stato detto. –

Poi si fece improvvisamente serio. – Senti, Elinor, mi dispiace di aver fatto lo stronzo con te. È solo che … -

- Che è una cosa che ti viene naturale – completò per lui.

Abbozzò un sorriso sghembo. – Okay, me la sono cercata. Magari posso farmi perdonare … stasera c’è una festa organizzata da Davies, ti va di venirci? –

Inarcò un sopracciglio biondo e perfettamente disegnato. – Mi stai chiedendo di uscire con te, Wilkes? –

- A meno che tu non abbia di meglio da fare, ovviamente. Mi comporterò da perfetto gentiluomo, lo giuro. –

Elinor era sinceramente tentata. Sembrava veramente deciso a farsi perdonare e non poteva negare che il vero motivo per cui non gli aveva rivolto la parola non era stata tanto la sofferenza che le aveva causato, ma il fatto che anche a distanza di due anni continuasse ad avere una gigantesca cotta per lui.

- D’accordo, Wilkes, ma sappi che non avrai un’altra occasione quindi vedi di giocartela bene – acconsentì.  

Eris, seduta nella fila accanto, non potè fare a meno di sentire il breve dialogo tra i due. Tipico di lui provarci con una ragazza carina, ma perché avvertiva una sensazione di fastidio incredibile, quasi le si stessero rivoltando le viscere al pensiero di loro due insieme? Lei e  Rico non si erano sopportati per anni, erano cane e gatto, e quella sul treno era stata solo una parentesi inopportuna che avrebbe fatto bene a dimenticare il prima possibile.

Quindi, in nome di Rowena, perché adesso le importava quello che faceva, o meglio chi si faceva?

Che andasse al diavolo lui e quella principessina viziata della Selwyn.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

C’era un motivo se quella mattina Evan aveva saltato la lezione di Antiche Rune. Un motivo che aveva un nome e un cognome: Dorcas Meadowes. Era passato davanti alla biblioteca prima di andare a lezione e l’aveva vista lì, seduta davanti a una pila gigantesca di volumi di Trasfigurazione avanzata e a un calamaio pieno d’inchiostro. Prendeva freneticamente appunti su un rotolo di pergamena e lui non aveva potuto fare a meno di incantarsi a guardarla.

Non ricordava di preciso quando aveva smesso di essere la ragazzina dall’attrattiva pari a un manico di scopa e si era trasformata in quella dea che era diventata la sua ossessione. Non che l’avesse mai ammesso con nessuno, anzi faticava persino ad ammetterlo con se stesso, ma la Meadowes gli piaceva.

- Hai finito di fissarmi, Rosier? –

Sussultò, colto sul fatto.

- Non essere paranoica, Meadowes, non ti sto mica fissando. –

- Ah, quindi stavi guardando la copia di “Incanti trasfigurativi avanzati”? – domandò ironica.

- Assolutamente sì, è una copia molto affascinante. Ha delle rilegature capaci di far perdere la testa a qualsiasi ragazzo – confermò, facendola scoppiare a ridere.

In nome di Salzar, era così bella quando rideva.

- È una scusa un po’ debole, Rosier, e poi tu non dovresti essere ad Antiche Rune? –

- Dovresti esserci anche tu – replicò per tutta risposta.

- Ho di meglio da fare. –

Anche lui aveva di meglio da fare, per esempio stare a guardarla. In nome di Merlino, da quando aveva cominciato a pensare in modo così sdolcinato e assolutamente disgustoso?

- Ci vieni alla festa di Davies? – le chiese di getto.

Dorcas sgranò gli occhi verdi, tremendamente simili a quelli di un gatto, presa in contropiede. – Penso di sì, perché? –

- Perché allora ci vediamo lì – replicò, allontanandosi a passi svelti prima di continuare a dire cose assurde e fare la figura del perfetto imbecille.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con l’aggiornamento. Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto e che vogliate farci sapere che ne pensate. Al momento andiamo un po’ di fretta quindi dobbiamo salutarvi molto velocemente.

Baci baci,

                   Fiamma, Eris e Rhaenys

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