This our life

di Restart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 30 - Finale ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Harry tolse la testa dal pensatoio e si massaggiò le palpebre stanche. Sua moglie Ginny lo stava fissando dalla poltrona verde smeraldo con una tazza di the bollente in mano. Gli chiese sorridendo se voleva del the e lui annuì. Doveva riposarsi. Aveva passato un pomeriggio intero a guardare nel passato e ora gli serviva un po' di relax. Si accomodò accanto a Ginny e si portò la tazza alla bocca, senza però bere un sorso. 
-Hai finito il pomeriggio di immersioni?- chiese sarcastica Ginevra. Il marito mosse la testa in segno di assenso. Da quando si erano sposati ogni tanto a Harry accadeva di chiudersi nel pensatoio a giornate. E questo accadeva ancora più frequentemente dopo la nascita dei bambini. A volte le sembrava che a Harry infastidissero le voci di James Sirius e di suo fratello Albus Severus. E peggio ancora forse i lunghi monologhi di Lily Luna. Ormai, però, quei tempi erano passati e i ragazzi frequentavano Hogwarts, e in casa regnava spesso il silenzio. Ma Harry si chiudeva sempre più in se stesso. I baci tra di loro erano sempre più scarsi e il sesso ancora di più.  E questo preoccupava Ginny. Aveva paura che Harry potesse cadere in depressione. 
-Con oggi ho terminato veramente tutto il ciclo- disse Harry, sorprendendo la moglie.
-Cosa?- chiese lei
-Cioè penso di aver finito i pensieri da analizzare e che ora tutto può diventare come prima- rispose lui semplicemente. Ginny, non poté fare a meno di avvicinarsi al marito e lasciargli un dolce bacio sulle labbra. Ora poteva veramente godersi il suo Harry. 
-Lily mi ha scritto stamattina. Ha detto che Scorpius le sta dedicando alcune attenzioni di troppo- Disse la donna con un sorriso malizioso stampato in viso. Harry si voltò di scatto a quelle parole. La sua bambina non poteva mettersi con un ragazzo. Né tantomeno con quel ragazzo. Non avrebbe sopportato un Malfoy in famiglia. Nonostante Scorpius fosse diverso dal padre e fosse anche amico di Albus, non poteva essere imparentato con un Malfoy
-Non è possibile!- disse lui
-Calmati Harry. È bene che tu metta da parte le rivalità e che tu rispetti tua figlia e che tu gli dia degli spazi. Prima o poi Lily dovrà comunque sposarsi- rispose tranquilla Ginny. A quelle parole, però Harry si irrigidì. Non permetterà che sua figlia si sposi. 
-Lily non si sposerà con nessuno- disse brusco, ma la moglie scoppiò a ridere. 
-Succederà. Anche io non voglio questo per James e Albus, ma so che prima o poi succederà. Ah per poco non dimenticavo. È arrivata una busta per te- così dicendo gli consegno la busta. Nel cartoncino, scritto con un'impeccabile calligrafia c'era
   Ai signori Harry e Ginevra Potter  siete invitati al matrimonio di Teddy Lupin e Victoire Weasley che si svolgerà il giorno 24 Dicembre nel giardino della Tana. È gradita la risposta a quest' indirizzo. 
Saluti,                            
 Victoire
PS ; sono invitati anche James Sirius, Albus Severus e Lily Luna Potter

Il sorriso che era apparso sul volto di Harry era un sorriso di amarezza, misto a tristezza. Ora il suo figlioccio si sposava. L'ha sempre considerato il quarto figlio e ora si sposava. Però sentiva anche una grande gioia dentro di sé. A Ginny le si spalancarono gli occhi a quelle parole. Una forte felicita la pervase. Non vedeva l'ora. Aveva sempre amato i matrimoni. E poi era una scusa perfetta per andare a comprare un vestito nuovo. Sia per lei che per Lily. 

A Hogwarts nel dormitorio del quinto anno di Grifondoro Lily stava sfogliando una rivista, a pancia in giu sul l'enorme letto. Quel pomeriggio aveva un'ora di buco tra le ore di Pozioni e Incantesimi. Non aveva voglia di andare fuori a spettegolare con le sue compagne. Il più delle volte parlavano  di quanto fossero belli lei e Scorpius insieme. Oggi non ce la faceva. Pochi istanti dopo arrivò il suo gufo, per consegnarle una lettera. L'invito al matrimonio di Teddy e Victoire. Me lo immaginavo. Pensò. Ormai erano quattro anni che stavano insieme. Era l'ora. Sono così dolci insieme. Pensò subito a sua madre e a quanto fosse elettrizzata all'idea. Anche lei lo era. Vestito nuovo, scarpe nuove. Anzi, damigella. Si, sicuramente sarebbe stata una damigella. Prese la borsa e si avviò verso l'aula di incantesimi. Era un'ora condivisa con Serpeverde. Mentre scendeva le scale andò incontro a un Scorpius appena tornato  dagli allenamenti di Quiddich. 
-Lily!-
-Hey! Senti devo scappare ma ti devo fare una domanda veloce. Verresti con me al matrimonio di mia cugina Victoire?-
-Certo. Quando e dove?-
-Il 24 dicembre alla Tana. Ora devo andare, ciao amore- e gli lasciò un veloce bacio sulle labbra. Quell'ora di incantesimi non fu tanto male.
~
 Albus era sempre l'ultimo ad uscire dall'aula di erbologia. Si fermava a discutere col professor Paciock. Quella mattina però si erano dilungati troppo ed entrambi arrivarono in ritardo al pranzo. Mentre si gustava il dessert il suo gufo gli consegnò l'invito al matrimonio di Teddy e Victoire. Albus sorrise. Teddy era il suo secondo fratello, ma a volte si sentiva imparentato di più con lui che con James. Ma un'ombra di tristezza invase il suo volto. Teddy sarebbe appartenuto a sua cugina. Che tra l'altro non gli stava neanche simpatica. Scorpius si sporse verso di lui per leggere. E poi si concentrò di nuovo sul suo budino al cioccolato. Severus inclinò la testa per vedere cosa stesse facendo Alice. Appena lei lo guardo gli sorrise e lui le fece segno di uscire, per parlare. Lei si alzò scusandosi alle amiche Grifondoro, tra cui Luna e insieme si diressero verso l'ingresso della scuola. 
-Ciao Albus- disse lei con voce melodiosa. 
-Alice. Ho una domanda importante da farti-
-Oh Al non sono ancora pronta per sposarmi- disse lei con sarcasmo. Entrambi risero. Poi Albus riprese la parola
-Vuoi venire il 24/12 alla Tana al matrimonio di mia cugina Victoire, con me?- chiese con voce leggermente supplichevole.
-Ma certo!- rispose lei. Albus ora poteva essere tranquillo.
~
James aveva (quasi) diciassette anni. E diciassette lividi, tra addome e braccia e gambe. Il Quiddich a volte era doloroso. Ma il Quiddich era la sua vita. Lui era il cercatore dei Grifondoro. Come suo nonno James e suo padre Harry. Suo padre. Lo ammirava così tanto, ma era difficile sostenere il peso di un padre che si chiama Harry Potter: il bambino sopravvissuto, il Salvatore del mondo magico, bla bla bla. Quando poi sei anche il figlio ribelle, che va bene solo nel Quiddich, ti senti ancora più distruttivo. Ebbene si. Lily, è la cocca di papà. Albus il genio, il Serpeverde. James il confusionario, lo strafottente. Suo padre gli diceva che rappresentava al meglio i suoi due nomi, che tra parentesi ha sempre amato. James Sirius. Suo nonno e il suo miglior amico, nonché padrino di suo padre. A quanto visto nel pensatoio di suo padre, lui assomiglia molto ad entrambi. Solo che poi suo nonno trovò la sua Lily, alla sua età. Lui sta ancora aspettando. Si rinfilò la camicia stropicciata e la cravatta rossa e oro e si diresse verso i sotterranei per la lezione di Pozioni. Poco prima di uscire la sua civetta, Edvige, planò sul suo letto. Aveva l'invito per il matrimonio di Victoire. Perfetto. Ora doveva trovare l'accompagnatrice. Sperava solo che Dominique fosse libera

--SPAZIO AUTRICE-- Ho amato la saga di Harry Potter per questo ho provato a scrivere questa FF. Scusatemi tanto per il nome della civetta di James, ma ho pensato che fosse un gesto di affetto e ammirazione di James verso il padre. Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate della storia. Vi prego recensite!--

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


James correva per le scale della scuola. Sarebbe arrivato in ritardo un'altra volta. Aveva perso tempo a contarsi quegli stupidi lividi. Per le mutande di Merlino! Pensò. Se arrivo di nuovo in ritardo il prof mi mette in punizione! Correva a perdifiato. Era accecato dalla furia. Non si accorse nemmeno di aver buttato a terra la sorella di Michael Davies... Anna, Annie, o come cavolo si chiamava. Sapeva solo che quella ragazzina aveva l'età di sua sorella. Arrivò nei sotterranei dove si svolgevano le lezioni di Pozioni con una manciata di secondi di anticipo rispetto al professore. Sospirò. Il suo posto in fondo all'aula accanto a Fred era stato occupato. Merda. L'unico posto libero era in prima fila. Accanto a Colei-Che-Non-Deve-Essere-Nominata. Gli ricordava così tanto Hermione, sua zia... Secchiona, capelli castani scuro, leggermente crespi. Pelle scura, occhi scuri. Figlia di un compagno di stanza di suo padre ai tempi della scuola, un certo Dean Thomas. Lei si chiamava Alexandra. Alexandra Thomas. La ragazzina più insipida dell'ultimo anno. In realtà James non aveva mai avuto a che fare con quella ragazza. La chiamavano "Colei-che-non-deve-essere-nominata" per un motivo a lui oscuro. Però gli piaceva. Alexandra aveva altro a cui pensare. Seguiva attentamente la lezione. Quest'anno c'erano i M.A.G.O. e lei doveva essere pronta. Nessuno sapeva cosa celava sotto la sua veste da secchiona. Nessuno doveva sapere del suo doloroso passato. Lei affogava il suo dolore nello studio, a volte forsennato. Nessuno doveva sapere della sua adorata madre morta quando lei aveva tredici anni. Nessuno doveva sapere di suo padre Dean, che affogava il dolore nell'alcool. Nessuno doveva sapere di quel bambino che era nato da uno stupro di un deficiente, verso di lei. Lei si mascherava in una ragazzina studiosa, forte. Quando in realtà era soltanto debole. Solo la preside McGranitt, sapeva la sua vera storia. E il motivo per cui ha studiato per tutto il sesto anno a casa. Gli altri credevano solo che si fosse assestata per un viaggio di lavoro del padre. Ma invece lei accudiva il padre ubriaco mentre si trovava in una spiacevole gravidanza. Solo quando Christian nacque il padre recuperò le forze e si risposò con una donna gentile, accomodante, solo il giorno del loro matrimonio, Lexie capì che ormai la sua condanna era terminata. La sua matrigna Catherine era ben disposta ad accudire Christian. E lei poteva essere tranquilla nel tempo di scuola. Poteva prendere il diploma, trovare un lavoro dignitoso e quindi comprarsi una casa sua. Per lei e il figlio. Ma in quel momento era soltanto una diciassettenne che prendeva appunti di Pozioni. Accanto a lei, la sua migliore amica Jennifer Baston la osservava. Nemmeno lei sapeva della sua storia. 
-Ehi, Thomas. Non è che dopo mi presteresti gli appunti?-  a parlare era stato James Sirius Potter. Il playboy della scuola. Il figlio del famigerato Harry Potter. Alexandra aveva ascoltato parecchie volte suo padre parlarle di Harry. Erano compagni di stanza a Hogwarts. Sebbene non si parlassero molto si potevano considerare amici. Erano tutti un gruppo. Suo padre, Potter, Finnigan, Weasley e Paciock. Tutti nello stesso dormitorio. E casualmente i figli di tutti loro si ritrovano a Hogwarts. Lei, Lexie; Rose e Hugo Weasley; James, Albus e Lily Potter; Alice Paciock Jr; Kyle Finnigan. Tutti più o meno della stessa età. E tra l'altro quasi tutti Grifondoro. Le uniche eccezioni erano Albus in Serpeverde e Rose Weasley in Corvonero.  
-Non lo so Potter. Perché non segui?- chiese lei.
-Odio Pozioni. La faccio solamente perché diventerò Auror come mio padre. O giocatore di Quiddich come mia madre. Non lo so ancora- rispose lui con un mezzo sorriso. È così diverso da Albus... Pensò lei. Al è gentile. Lui sfacciato. Prepotente, ma deciso, sicuramente deciso e sicuro di sé. Ma perché dargli contro?
-Ok Potter, ma che sia l'ultima volta- ribattè lei seria.
-Ok, grazie, Alexandra- rispose lui. E lei fece scivolare il suo blocco verso la sua sinistra, in modo che entrambi potessero vedere. 
-Potter! Thomas! Esigo silenzio nella mia classe! Meno dieci punti al Grifondoro!- sbraitò il professore. 
-Mi scusi professore. Non accadrà mai più - risposero all'unisono i ragazzi. Poi si voltarono lanciandosi degli sguardi complici.  Poi non si parlarono più. Alla fine della lezione James si diresse verso il dormitorio dei Corvonero per cercare sua cugina Dominique. Aveva disperatamente bisogno di una compagna per il matrimonio, tra venti giorni. Appena arrivò davanti al ritratto vide che Rose stava per entrare così la chiamò per attirare la sua attenzione. 
-Rose! Rose!- la ragazza si voltò.
-Cosa vuoi James?- chiese la ragazza seccata.
-Voglio chiedere una cosa a Dominique- rispose lui con tono di supplica. La cugina sbuffò una paio di volte, prima di entrare a cercare la loro cugina in parte Veela. Rose sapeva che cosa James volesse chiedere a Domi. Se andava con lui al matrimonio di Victoire. Sicuramente non aveva nemmeno lontanamente pensato che lei fosse libera. No, subito dalla bella di turno. È anche vero il fatto che Domi avesse quanto lui e lei quanto Al, ma questo non ci entrava nulla, no? E poi James aveva tante cugine a cui chiederlo. A parte lei e Domi, c'erano Grace e Charlotte. Quanto sono stupidi gli uomini! Pensò Rose. 
-Dominique!! Puoi venire un attimo?- sbraitò Rose.
-Si... Cosa vuoi Rose?- rispose leggermente seccata la ragazza
- C'è qualcuno che ti vuole parlare- le rispose la ragazza. Dominique allora si diresse a corsa verso l'entrata della Sala Comune. James la stava aspettando. 
-Cosa vuoi James?- chiese lei.
-Vuoi essere la mia accompagnatrice al matrimonio di tua sorella?- domandò lui speranzoso.
-No. Ho già un accompagnatore. Michael. Hai altro da chiedermi?- rispose lei acida.
-No. Ciao- rispose lui, leggermente afflitto.
-Ehi nel caso, James, io sono libera!- gli urlò Rose.
-Non importa, sul serio, Rose!- continuò lui svignandosela. Non per fraintendere, James voleva bene a Rose, ma era troppo noiosa. Certo poteva chiedere anche a Grace, ma era troppo piccola. Aveva nove anni. E Charlotte sarebbe andata bene se non fosse per il fatto che gli arrivasse alla spalla. Dominique sarebbe stata perfetta. Ma naturalmente lei doveva andare con quell'odioso di Davies. James non lo sopportava. Per oggi aveva finito le ore di lezione e poteva andare tranquillamente a assaporare il gelido vento che si abbatteva sulle mura del castello. E stare da solo. Si voleva stare da solo. Neanche con Fred. Non voleva studiare. Sapeva degli esami. Doveva avere degli ottimi voti per poter diventare Auror. Nell'anno aveva portato alle stelle i voti di Trasfigurazione, Difesa contro le Arti Oscure e di Incantesimi. È stato uno dei primi a evocare un Patronum. Un leone. Forte e Fiero. Come lui. E quando hanno iniziato le trasformazioni in Animagus è diventato un cane. Quando suo padre ha saputo di ciò si è commosso. Ha detto che il suo padrino, Sirius Black, da cui James Sirius prendeva il suo nome, quando faceva le trasformazioni in Animagus diventava un cane. E quella fu una delle poche volte in cui James si sentì veramente apprezzato da suo padre. Sennò quello che veniva apprezzato era Albus. "E" in tutte le materie. James sbuffò; i suoi unici pregi erano Incantesimi e giocare a Quiddich. Poi è sempre stato "quello che fa confusione", "il ribelle"  e l'appellativo che odiava di più: "è quello grande" cosa vorrebbe significare? Che doveva arrangiarsi da solo sempre e comunque? Lo odiava. Si odiava. Quando era più piccolo cercava di farsi ricordare come "James Sirius Potter" non come "il figlio maggiore del Grande Harry Potter". Agli altri che invidiavano la sua fama diceva sempre di farsi un giro. 
Il cortile era vuoto. Non c'era nessuno, solo neve e un vento fortissimo. A James non importava dei compiti. Voleva dedicarsi a sé stesso. Voleva stare da solo. Avrebbe pensato poi ai compiti. Chiuse gli occhi per assaporare ancora di più il vento gelido che si abbatteva sulle sue palpebre chiuse e i piccoli fiocchi che gli si appiccicavano sul volto. Poi non si sentì più solo. Letteralmente. Un sussurro proveniva da una colonna. Una voce femminile. James si alzò, curioso, e si avvicinò alla colonna. Poteva distiunguere più chiaramente la voce. Alexandra. 
"Hei ciao, papà! Come stai? Cathy? Christian? Ha detto la sua prima parola? Sono contenta che sia "Nonno Dean". Che mi racconti? Vai ancora agli incontri? Sono contenta che tu abbia fatto progressi! Io qui tutto bene... I M.A.G.O. si avvicinano e io sono quasi pronta. Si, lo so, ma non voglio regali. No papi! Va bene, fai come vuoi. Ci sentiamo presto! Saluta tutti!" e chiuse la telefonata. James uscì fuori dal suo nascondiglio e puntò i suoi occhi nocciola sorridenti, contro quelli scuri e spaventati di Alexandra. 
-Mi puoi dare delle spiegazioni?- chiese lui malizioso.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Lexie era sbalordita. E ora? James aveva scoperto il suo segreto. James Potter. Forse l'ultima persona a cui lo avrebbe voluto raccontare. Ora lui sarebbe andato a dire che Lexie Thomas aveva un padre ubriaco, una matrigna e perlopiù era ragazza madre
-James perché stavi origliando?- chiese lei tentando di essere più furiosa che mai. Ma non ce la faceva. Era terrorizzata dall'idea che Potter potesse andare a raccontare qualcosa a qualcuno, o peggio a tutti
-Scusa Alexandra. Ero qui, perché volevo stare da solo. Poi ti ho sentito dire quelle cose. Perciò voglio una spiegazione.- rispose lui con calma.
-Non ti devo dare nessuna spiegazione. Sono fatti privati. Tu non sapresti reggere. Andresti subito da Fred Weasley a raccontargli tutto.- continuò lei.
-Se mi darai delle spiegazioni, ti giuro solennemente che non dirò niente a nessuno.- disse lui. I suoi occhi nocciola risplendevano di sincerità. Lexie sapeva che poteva fidarsi.   
-Ok, ma non qui. E io non so altri posti dove potremmo andare.- cedette lei. James sorrise. 
-Io conosco un posto. Hai il cappotto dietro?- chiese lui.
-No, ho solo la sciarpa. Però aspetta; Accio cappotto rosso!- disse lei agitando la bacchetta. Quando furono ben coperti entrambi si incamminarono. Appena fuori da Hogwarts, James strinse dolcemente Lexie a sé e si smaterializzarono all'ingresso della Stamberga Strillante. Il suo posto preferito. Quando voleva stare solo veniva qui. Solo lui e i suoi fratelli conoscevano questo posto. Era il centro riunione de "I Malandrini", il gruppo di cui faceva parte suo nonno James e Sirius Black. E il padre di Teddy, Remus Lupin. A quanto pare, Lupin era un lupo mannaro.
-Che posto inquietante!- disse Lexie, leggermente disgustata dall'aspetto della catapecchia. 
-Beh, in effetti... Però questo posto per me è simbolico. E il posto dove vengo per stare da solo.- rispose James abbozzando un sorriso. Si sistemarono per terra e Lexie cominciò a parlare della sua storia. 
-Quando avevo tredici anni mia madre è stata colpita dall'anatema che uccide. E da lì dovevo stare attenta che mio padre non uscisse di casa. Avevo trovato un elfo domestico che gli faceva compagnia e che seguendo un mio preciso ordine gli impedisse di ubriacarsi. Ma lui riusciva sempre a stare male per via dell'alcool. Non so nemmeno quante volte è stato ricoverato al San Mungo. Solo la preside ne era a conoscenza della storia. Avevamo una di quelle "badanti" di cui il mondo babbano ne è pieno e la tenevamo con lui. Nell'ultimo periodo era migliorato tanto. Poi successe un altro disastro. Era la fine di agosto. Io passeggiavo per le strade di Londra alla ricerca di un posto fresco. Quando a un certo punto mi sedetti sul marciapiede per riposarmi, qualcuno mi prese e mi portò in un posto, non so dove e mi struprò. All'epoca non avevo neanche sedici anni. E ovviamente rimasi incinta. E sempre ovviamente mio padre ebbe la ricaduta. Decisi di tenere il bambino. I mesi della gravidanza furono orribili. Dovevo tenere i liquori solo sotto chiave e darglieli solo quando aveva delle forti crisi. La badante era fuggita, nel frattempo. L'anno più brutto della mia vita. Quando Christian, mio figlio, nacque, mio padre cambiò, quasi per magia. Frequentava una donna Catherine. Una donna veramente adorabile. Solo quando si sono sposati ho capito che potevo finire la scuola tranquilla. Cathy accudisce sia mio padre che Christian. Ora ti ho dato la spiegazione di ciò che hai sentito... Ma sicuramente tu non puoi capire. Tu hai sempre vissuto, e non sopravvissuto. Ovviamente il figlio di Harry Potter ha avuto un'esistenza meravigliosa.!- e concluse col sarcasmo il suo racconto.
James aveva ascoltato tutta la storia. Lexie era veramente sopravvissuta al peggio. E ora anche lui gli augurava una vita bellissima. Mentalmente.
-Non ho avuto una grande infanzia come credi te. Certo non deplorevole come la tua, ma non fantastica. Ho sempre vissuto nell'ombra di due genitori immensi. Ginny Weasley, grandissima giocatrice di Quiddich. Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto, il Salvatore del Mondo Magico. E poi ci si è messo anche Al. Albus Severus Potter. Anche solo il nome ne mostrava la forza. Albus Silente è stato uno dei più grandi maghi di tutti i tempi. Severus Piton è stato un uomo con enorme coraggio. Ha sempre cercato di proteggere mio padre, per amore di mia nonna, di cui papà ha gli occhi. Anche Al. Al ha gli occhi di nonna Lily. Uguali. Io ho gli occhi dei Weasley.  Io non sarò mai bello come Albus. Poi lui è Serpeverde. Astuto, intelligente, amico di Neville Paciock e ragazzo di Alice Paciock jr. E di Lily, che dire. È la bambina di papà. Bellissima, con i capelli di mamma e gli occhi di papà. Fidanzata con l'erede Malfoy. Tutti sanno il nome di Al o di Lily. Il mio no. Spesso mi chiamano "il figlio maggiore di Harry Potter" o peggio ancora "quello grande dei Potter" . Il mio secondo nome è il nome di Sirius Black. Un presunto criminale. E per molti ancora è un criminale. E il primo nome è quello di James Potter. Mio nonno. Un malandrino. Di nome e di fatto. Grandi uomini entrambi, ma non apprezzati da tutti. Io ho sempre cercato di farmi ricordare e visto che con le buone non ci sono riuscito, sto tentando con le cattive. Per questo la mia fama è da playboy.- concluse lui. 
Lexie era completamente assorbita dalla sua bellissima e calda voce. Non ci poteva credere che James soffrisse così tanto. Lei non ci aveva  pensato. Credeva che vivesse nella lussuria. Nello splendore. Non nell'ombra. 
-Scusa se ti ho attaccato. Non conoscevo bene la storia, scusami- disse lei realmente dispiaciuta. Poi successe una cosa che nessun ragazzo le aveva fatto prima. Lui l'abbracciò. Un abbraccio sincero. Pieno di affetto. Inizialmente sorpresa dal gesto, Lexie rimase immobile ma poi ricambiò l'abbraccio. 
-Quindi abbiamo un patto noi due?- chiese lui.
-Certo- rispose lei sorridente
-Amici?- domandò lui.
-Amici. Ma so che essere amica di Colei-che-non-può-essere-nominata è difficile per te, perciò questa amicizia sarà segreta. Ti va bene?- chiese lei, dolcemente.
-Ok. Ah, aspetta ti posso chiedere un favore?-
-Dimmi James- disse lei.
-La vigilia di Natale ci sarà il matrimonio di mia cugina. Verresti con me?- domandò lui
-Va bene. Ah ho sentito che tra poco è il tuo compleanno... Quando?-
-Il 17 dicembre. Il tuo?- continuò lui.
-Il 20. Sempre dicembre.- rispose lei con una risata. 
-Ah, te le sapevi che il 21 ci sarà l'ultima gita ad Hogsmade?- disse lui
-No, te come facevi a saperlo?- chiese lei.
-Ahhh i privilegi dei Caposcuola...- rispose James. 
-Ok Caposcuola... Sarà meglio tornare a scuola? La cena inizia tra venti minuti.-
-Certo Lexie- affermò lui. E si smaterializzarono ai cancelli di Hogwarts. La loro amicizia era veramente iniziata.
-Comunque, caro Potter, per me sei più bello di Albus- disse lei, quasi sussurrando, sperando che lui non avesse sentito. Però James aveva capito. E il sorriso che le fece era il più bello che avesse mai rivolto a qualcuno.
-Nota autrice-- oggi ne ho pubblicati due, perché erano strettamente collegati. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, quindi recensite, recensite in tanti!! Saluti e alla prossima!!--

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Lexie si sorprese a sorridere. James aveva capito, ovviamente. Ma mai nessuno le aveva rivolto un sorriso così bello e sincero. La sua non era una frase buttata là. James era veramente affascinante. Capelli scuri scompigliati sulla fronte. Profondi occhi nocciola. Mascella squadrata. E che dire del sorriso. Toglifiato. Lei in confronto si sentiva insulsa. Tutta scura. Una macchiolina nera nel gran de foglio che è il mondo. 
Corsero verso la Sala Grande dove si svolgeva la cena. Arrivarono di corsa e James prese posto accanto a suo cugino Fred, mentre Lexie si sedette vicino a Jennifer. 
-Hey, James, dove eri finito? Ti ricordi vero che domani ci sono le selezioni per il Quiddich e che tu sei capitano?- sbottò Fred.
-Oh, già, non mi ricordavo...- disse distratto James. Non aveva neanche voglia di pensare al Quiddich. Le uniche cose a cui pensava erano quelle che Lexie gli aveva detto poco prima. Non riusciva a credere quando quella ragazza avesse sofferto. Lui l'avrebbe aiutata. Avrebbe evitato che qualcuno le facesse del male. Poi un pensiero bloccò il flusso di tutti gli altri. Non si stava mica innamorando? Impossibile. Lui era James Sirius Potter.  Lui le ragazze se le teneva per una sera e basta. James Sirius non poteva innamorarsi.  
-James, ora mi dici seriamente a  cosa sta pensando. Non hai toccato cibo e è mezz'ora che fissi il vuoto. Cugino non ti ho mai visto in questo stato!- sbraitò Fred. Era vero. Quella sera c'era quello che preferiva e lui non aveva neanche guardato di sfuggita il suo piatto. 
-Scusa Fred, non mi sento bene. Vado a letto. Ci vediamo domani- e si alzò. Non aveva fame. Quando passò accanto a un Lexie divertita a parlare con Michael Davies di quello che sembrava lui, un moto di rabbia lo invase. Prese Jennifer Baston per un braccio e la baciò.  Un bacio pieno di rabbia. James si chiedeva la provenienza di tutta quella rabbia. Non aveva senso. Perché infastidiva che Lexie parlasse con Davies? Tra l'altro erano accanto. Quando si staccò da Baston ricevette un schiaffo dalla suddetta. Lexie aveva uno sguardo dispiaciuto. Perché James lo aveva fatto? Non sarà mica geloso? Si chiese Alexandra. James corse via con una mano sulla guancia calda e arrossata, sotto gli sguardi curiosi di tutti. Tutti sapevano che a James piacevano le ragazze, ma nessuno si sarebbe aspettato una reazione così. Fred era stupito. Suo cugino non era mai stato così strano. Lexie dopo un attimo di incertezza gli corse dietro. Non le importava degli sguardi sbalorditi di tutti. Colei-Che-Non-Deve-Essere-Nominata,  non poteva stare col più figo della scuola. Ma loro non stavano insieme. Un'amicizia speciale li legava indissolubilmente.  
-Cosa ti è passato per la mente James?- gli urlò lei non appena lo trovò. Camminava a passo veloce verso il bagno di Mirtilla Malcontenta.
-Cosa è passato per la mente a te Lexie! Perché mi hai seguito? Vuoi che qualcuno scopra tutto? Non volevi tenere tutto nascosto?- chiese lui rabbioso.
-Sai, io ero preoccupata James. Ero preoccupata per te. Poi non mi hai risposto. Perché hai baciato Jennifer?- domandò lei.
James si fermò un attimo. Già,  perché lo aveva fatto? Ora Lexie lo aveva raggiunto e lo stava fissando negli occhi. Ha proprio dei bellissimi occhi pensarono entrambi. 
-Ero geloso, Lexie. G-E-L-O-S-O. Si hai capito bene.  Eri troppo vicina a Michael. I-i-io,  non ho resistito.- ammise lui tenendo lo sguardo puntato per terra. Lexie non capiva più se stessa. Ci si poteva innamorare dopo un pomeriggio passato insieme? No, il loro era solo affetto. A lei scappò un mezzo sorriso. Nessuno era mai stato geloso di lei. Perlomeno non un ragazzo. James sgranò gli occhi per poi ripartire. Come aveva potuto sorridere in un momento come questo? 
-James, per favore fermati! Scusa! Io non volevo ridere! Nessuno è mai stato geloso di me. - gli urlò da dietro lei. 
-Non stavo flirtando con Michael. È un idiota. È un bene che stia con tua cugina. Lui mi aveva chiesto di uscire e si è avvicinato a me per baciarmi. E io stavo per respingerlo. Poi sei arrivato tu. E tutto è successo troppo velocemente. - disse lei, afflitta. A James ora era tutto più chiaro. Quando si voltò verso di lei, notò gli occhi arrossati e le lacrime rigavano il suo volto. Biascicò qualche scusa, prima che lui la potesse abbracciare. Si sentiva un idiota. Come poteva averlo fatto? Come poteva essere stato così stupido? James fece qualche passo verso di lei. Lexie alzò lo sguardo per capire cosa stesse succedendo. Poi seguendo il suo istinto irrefrenabile si tuffò nelle braccia di James. Lui la strinse forte a sé. Lei, che aveva la testa poggiata sul suo addome inspirò a lungo il suo profumo. James, poggiò il mento sulla sua testa. Lisciando i suoi capelli capì che sarebbe potuto rimanere così per un tempo infinito.
Fred Weasley jr aveva osservato tutta la scena da dietro un colonna. Suo cugino James Sirius, che stava con Colei-Che-Non-Deve-Essere-Nominata. Non poteva essere. Doveva uscire dal suo nascondiglio.  
-Così,  James non potevi parlare con me di Quiddich, ma puoi sbaciucchiare Colei-Che-Non-Deve-Essere-Nominata? Ma sei sempre tu?- chiese rabbioso Fred. 
-Cosa ci facevi lì Fred? E poi lei si chiama Alexandra. - rispose James in tono rabbioso, anche lui.
-Non hai risposto alla domanda.- continuò Fred. James si accigliò.
-Lei è una mia amica.- disse semplicemente il moro. 
-Ah, una tua amica? E da quando?- chiese sarcastico il rosso. -Eh, da quando sei amico dei secchioni James? Eh, da quando?- continuò. 
-E tu da quando sei così strafottente? E poi che te ne frega chi sono i miei amici?- domandò James
-Dal momento che io sono il tuo migliore amico, nonché tuo cugino! Tu no  puoi avere degli amici secchioni come lei. Tu sei James Sirius Potter amico!- sbraitò Fred. Lexie, che fino a quel momento era stata in silenzio, sentì il dovere di intervenire. 
-Ok ora basta. James, Fred ha ragione. Io sono un secchiona e tu sei un figo. Finiamola qui.- disse risoluta. 
-No. Mia zia Hermione era come te. Ma mio padre e mio zio non l'hanno abbandonata. Continuiamo come avevamo promesso.- le disse lui, facendole l'occhiolino. Avevano un patto.
-Ok, quindi sarete amici nell'ombra,. E noi alla luce, ok James?- chiese Fred.
Il cugino acconsentì. 
~●~●~●~
Due ore dopo Lexie era a pancia in su nel suo letto. Il sonno non arrivava. Erano successe così tante cose in una sola giornata...
Nel dormitorio maschile anche James era sveglio.  Uscì silenziosamente dalla sua stanza e si sedette su una poltrona davanti il fuoco. Dopo una manciata di minuti, anche Lexie scese e si accoccolò addosso a James. Nessuna parola, neanche una. Perché quell'abbraccio, l'unica cosa di cui avevano bisogno in quel momento, valeva più di mille parole. Lei si addormentò quasi subito. Lui le baciò la fronte prima di cadere anche lui in un profondo sonno.                                            {Nota autrice} Ecco il terzo capitolo! Ringrazio chi ha recensito, chi segue la storia e chi l'ha aggiunta tra le preferite. A chi sembra che la storia tra James e Lexie stia andando troppo velocemente vorrei dire solo una cosa: scusa! È che ho tante idee per la mente e non vorrei fare una storia di oltre 35 capitoli.. *si batte la mano sulla fronte* scusatemi sto anticipando troppe cose... Comunque  grazie mille ancora! Spero in tante visite e recensioni, perché non vorrei fermare questa storia... Vabbè alla prossima, un bacio, claudy 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Annuncio a tutti gli studenti del settimo anno: 
È stata votata una nuova gita a  Hogsmade. Motivo della scelta è l'imminente ballo d'inverno, dedicato solo agli studenti del settimo anno. Perciò è bene cogliere l'occasione e comprare un abito da cerimonia, non menzionato all'inizio dell'anno, insieme alla lista dei libri, perché è bene che i ragazzi siano maggiorenni di nome e di fatto.  
Il giorno è il 15 dicembre. 
Grazie per l'attenzione, 
La preside, la prof.ssa McGranitt.

La McGranitt ha sempre stile nel scrivere gli annunci. Pensò James. La data della gita era due giorni prima del suo compleanno. E cinque prima di quello di Lexie. Doveva cogliere l'occasione per farle un regalo... 
15 dicembre 
James girava per il negozio da ore. E trovare qualcosa a Lexie sembrava impossibile. James tirò fuori il cellulare e chiamò sua madre. Generalmente i telefoni non si potevano usare a Hogwarts, solo in casi di emergenza. Ma questa è un'emergenza, no? Pensò James. 
-James è successo qualcosa?- chiese preoccupata la madre.
-No, cioè sì. La ragazza che mi accompagnerà al matrimonio di Ted, una mia amica, mamma non fraintendere, compie gli anni il venti... Non è che ci penseresti te al regalo..? Qui a Hogsmade non c'è niente di carino...- disse lui
-Oh, il mio James, si è preso una cotta!- disse la madre. - Comunque si. Ci penso io. Ho già in mente qualcosa... Lo sai che taglia porta?- 
-Ovvio che non lo so mamma! Comunque è come Lily... Fai te, mi fido- disse James leggermente imbarazzato dalla situazione...
-Ok, un bacio... Te lo mando domani a colazione per gufo- e chiuse la chiamata. James tirò un sospiro di sollievo. Era fatta. Ora doveva pensare all'abito per se. Ne bastava uno sia per il ballo, sia per il matrimonio... Cinque minuti dopo era a bere una Burrobirra con Fred e Kyle. 
-Amico chi inviterai al ballo?- chiese Fred a suo cugino. -Io andrò con la Baston-
-Io con Annie Davies- disse Kyle.
-Uhm, non lo so. Chi è rimasta del settimo anno?- chiese James.
-Praticamente nessuna. Sono rimaste la Thomas e la McLaggen. No aspetta! Solo la Thomas... La McLaggen sta pomiciando con quello stupido di Davies. Se lo scopre Domi... E lei non lo deve sapere,vero?- domandò Fred malizioso.
-Quindi la Thomas? James mi dispiace- disse Kyle. - Come vorresti dirlo a Dominique?- 
-Vada per la Thomas... Tanto è solo per quella sera... Ci dovrò solamente fare un ballo... Sopravvivrò.- disse James. -Hei Fred, e se falsassimo la scrittura di Davies e inviassimo un messaggio a Domi dicendole cose dolci, con in fondo "per la mia amata Céline McLaggen"? Praticamente lui ha sbagliato amante! - continuò Potter con enfasi. A Fred brillarono gli occhi
-Che ideona cugino! Finalmente sei tornato in te! E quel Davies si beccherà pure uno schiaffo! Facciamo un brindisi a James Sirius Potter che ha fatto valere i nomi che porta. Caro James, tuo nonno e Sirius Black sarebbero fieri di te!- disse Fred imitando la voce di Harry Potter. E brindarono. E James capì che si sentiva veramente bene.
16 dicembre.
James aveva appena addentato il suo French toast che arrivò il pacco che sua madre le aveva promesso. C'era anche un piccolo bigliettino. Scritto da suo padre.
"Caro James,
A quanto pare hai trovato una ragazza! Bravo! Tua madre ieri sera non faceva altro che frignare, perché "il suo James" si era fidanzato. Sono orgoglioso di te James Sirius. Spero che tu ma le faccia conoscere al matrimonio. 
Tuo padre, Harry. 
PS saluta Al e Lily anche da parte di mamma.

James sgranò gli occhi. Ma che aveva capito sua mamma? Gli aveva pure detto che era solo un'amica. Poi prese il pacco e si diresse verso il dormitorio, dimenticandosi di avere fame. Quando arrivò, lo posò sul letto e lo scartò per constatare se sua mamma aveva fatto un buon lavoro. Quello che ne uscì era un abito lungo di chiffon blu, con lo scollo a cuore e un'unica spallina, completamente ricoperta da rose. Al centro di ogni rosa c'era un brillantino. Era semplicemente regale. James lo ripose nel pacchetto, che richiuse e decorò, con la magia, con un fiocco blu e un foglietto con scritto "Per Lexie da JS, Auguri!" poi prese una busta e si diresse alla Guferia. Doveva mandare una lettera a Ginny per ringraziarla, non prima di averle detto almeno trenta volte che quella che sarebbe venuta con lui era solo un'amica.
17 dicembre
James si svegliò di soprassalto, insieme alle risate di Kyle e Fred.
-Oddio cugino ti saresti dovuto vedere- disse Fred. Gli avevano gettato l'acqua fredda addosso. 
-Comunque, AUGURII POTTER!- urlarono all'unisono. James li guardò come se volesse ucciderli, poi si tolse la maglietta fradicia e la buttò in pieno viso a Fred. Iniziò così una guerra acquatica. Quando fu decretata una fine i ragazzi diedero a James i loro regali. E poi, a scanso di equivoci, si fecero una doccia bollente, prima della colazione. Mentre mangiava arrivò per gufo un piccolo pacchettino, con un biglietto in allegato. 
Caro James,
Auguri! Finalmente adesso sei maggiorenne, perciò io e i tuoi fratelli(con la scarsa collaborazione di tua madre, perché non voleva che ti facessi questo regalo) ti ho fatto questo regalo. Usalo con saggezza. 
PS anche se così non fosse posso sempre sequestrartela.
Tuo padre (e tua madre), Harry e Ginny .

Aprì il pacchetto, invaso da un'enorme curiosità. Dentro il pacchettino c'era una chiave. Un secondo fogliettino diceva:
Ahah, sicuramente non saprai cosa significhi questa chiave. È la chiave del tuo nuovo appartamento. Così ti toglierai finalmente da casa. 
Harry.

James sorrise; sulla targhetta della chiave c'era scritto l'indirizzo completo del suo appartamento. Vivrò da solo. Finalmente. Pensò. Fred e Kyle erano esplosi, complimentandosi. Erano sicuramente molto invidiosi. Corse subito verso il dormitorio, per scrivere una risposta, non prima di essersi visto la sfuriata di sua cugina Domi verso Michael Davies. Rise beffardo. Il loro piano aveva funzionato. 
Quando arrivò nel dormitorio trovò una busta sul letto. Si guardò attorno, per chiedersi come avesse fatto il gufo ad entrare visto che le finestre erano tutte chiuse. Alzò le spalle e la lesse.
Auguri James! Come ci si sente a essere maggiorenni? Oggi raggiungimi alla Stamberga Strillante. Ci vediamo lì alla fine della lezione di Incantesimi.
Lexie.

Un enorme sorriso si fece spazio sul viso del ragazzo, leggendo il nome di Alexandra alla fine del biglietto. Poi prese un foglio dal suo blocco e scrisse un enorme grazie e lo inviò. 
Quel pomeriggio dopo le lezioni, si smaterializzò nel suo posto preferito. Lexie le venne incontro abbracciandolo e porgendogli un pacchetto. Al suo interno c'era un bracciale di cuoio col suo nome scritto sopra. Ringraziò Lexie e poi si sedettero a parlare del più e del meno. 
-Il mio sogno è quello di diventare Auror come mio padre. Sarebbe un modo per mostrare al mondo di che pasta è fatto James Sirius Potter, voglio poter essere grande.- disse sognante James. Gli occhi gli brillavano. 
-Io voglio solo una vita fantastica per Christian. Voglio che viva la vita che io non ho mai vissuto. Voglio poter essere grande nella mia piccolezza- confessò malinconica Lexie. Una piccola lacrima solcò il suo viso giovane. Vuole essere una madre per Chris, quella madre che lei non ha mai avuto. Era cresciuta troppo velocemente. Non aveva vissuto appieno gli anni più belli della sua vita, dove gli unici pensieri dovevano essere i ragazzi, la scuola, le amiche. No. I suoi pensieri erano incentrati solo su Christian. Anche se suo padre la rassicurava sull'ottima gestione di Cathy, lei si preoccupava in continuazione.
-Ehi Lexie, tutto bene?- chiese James. Il suo tono non era arrogante, coma quando parlava a tutte le altre persone. No. A lei, solamente a lei, riservava un tono dolce e protettivo. Stavano esplorando questa nuova sensazione, mai provata prima. E loro erano sicuri che non fosse solo amicizia. Poteva essere l'amore così magico? Loro erano abituati a vivere continuamente in un mondo pullulante di magia, ma questa era diversa. Loro si sentivano diversi quando erano insieme. Lexie si sentiva meno timida e più sicura di sê. James invece si sentiva meno arrogante. Si sentiva protettivo nei confronti dell'amica. Trascorsero parecchi minuti, a fissarsi  negli occhi, senza dire una parola. Poi Lexie rispose.
-No, non ho niente James- disse con un sorriso falso. Si avvicinò a lui, non staccando il contatto visivo. Quando i loro nasi erano così vicini da toccarsi, Lexie si tuffò sulla spalla di James e pianse tutto il suo dolore, la sua rabbia scivolarono via come le sue lacrime. James gli accarezzava teneramente i capelli crespi, con una leggera impacciataggine. Lexie tirò su la testa e guardò a lungo quei meravigliosi occhi nocciola leggermente confusi  e capì tutto; per la prima volta in vita sua si era innamorata. Si era innamorata degli occhi nocciola. Amava quella mascella quadrata. Quel sorriso speciale, luminoso. E capì che James era la sua stella, il suo Angelo custode. 
James capì che aveva finalmente trovato la sua Lily. Sorrise alla ragazza. Poi prese una ciocca di capelli scuri e crespi e la portò dietro l'orecchio di Lexie. Sorrise un'altra volta. La sua mano scorreva dalla nuca, all'attaccatura del collo della ragazza. Poi portò il suo viso a sé, e le loro labbra coincisero perfettamente, come in un puzzle.
{Nota autrice} dedicato a tutti coloro che sono degli inguaribili romantici, come me. Dedicato a tutti coloro che si sono innamorati di Harry Potter. Dedicato a tutti coloro che seguono e si sono innamorati della mia storia. Dedicato a tutti coloro che si sono innamorati di James e Lexie... Dimentico sempre di fare le dediche nel primo capitolo, o nell'intestazione.  Comunque se vi è piaciuto, (anche se lo odiate) vi prego di commentare.. Aspetto tante visite e recensioni! Baci e alla prossima 
Claudia
ps:vorrei poter dare volto ai miei personaggi... Qualche idea? Ve ne sarei molto grata.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Fu bacio leggero e veloce. Non lasciò ferite. Lexie si staccò a James e si smaterializzò davanti al ragazzo. Lui non riusciva a capire cosa avesse provato la ragazza.
Nel frattempo nel dormitorio femminile Jennifer ammirava il suo vestito rosso fuoco, per il ballo. Non aveva la più pallida idea sul perché avesse accettato l'invito di Weasley. Ah, sì. Erano tutti occupati. Perfino Canon. La sua cotta dal secondo anno di scuola. Rimirò per l'ultima volta il suo abito. Un'esplosione di seta rossa, con strass sul corpetto aderente. Poi lo rinfilò nella busta. In quel momento udì un crac. Lexie si era appena materializzata sul proprio letto. Singhiozzava abbastanza rumorosamente. 
-Hei Lex, cosa ti è successo?- chiese Jennifer. L'amica si tirò su e rideva.
-Stai ridendo?- domandò sempre più confusa Jennifer.
-Non ti preoccupare Jen.  Mi è successa una cosa, a dir poco speciale- disse sorridente Lexie.
-Dimmi allora- fece Jennifer.
-James mi ha baciato- disse Lexie. Jennifer spalancò la bocca, cercando di parlare, ma le parole non le volevano uscire di bocca. 
-James, Potter? Quel James?- chiese alla fine Baston.
-Conosci altri James?- domandò sarcastica Lexie. Sapeva che Jennifer dopo quella sera odiava James. 
-Oh. Lex non credevo che tu fossi caduta così in basso... Come puoi? James è un puttaniere. Ti ferirà solamente. Non ti riconosco più. I-i-io non lo so. Fai come ti pare.- disse Jenny
-Oh, grazie mille. Sei una vera amica! Pensavo che tu mi chiedessi dettagli o cose del genere, invece tu no. Tu non sai nemmeno se stiamo insieme!-
-Ma vi siete baciati! Il tuo primo vero bacio!- sbraitò Jennifer interrompendo l'amica.
-Non mi interrompere quando parlo, Jennifer!- urlò ancora di più Lexie. 
Annie Davies e Céline McLaggen ascoltavano da dietro la porta. Come poteva Lexie Thomas aver brecciato il cuore del famoso e bellissimo James Potter?  
-Non ci posso credere! Potter? Ma come può essere successo? Lui la lascerà subito... È una totale idiota. E poi io sarò lì per lui.- disse orgogliosa Céline. Era innamorata di James dal quarto anno ed a parte una serata di pomiciata non hanno più fatto niente. Lei attendeva James, divertendosi, diceva sempre.
Nel frattempo Lexie e Jen erano riuscite in qualche modo indefinito a tacere. Ma non a "fare la pace". Lexie non poteva concepire il fatto che la sua migliore amica, non accettava il bacio tra lei e James. 
Uscì dal dormitorio infuriata, per dirigersi verso la Sala Grande per la cena. Ma una mano la strinse per il braccio.
-James cosa vuoi?- chiese acida
-Non sono James. Sono Céline. Non ti ricordi della tua compagna di stanza?- chiese sorridendo falsamente.
-Cosa vuoi strega?- fece Lexie. 
-Una sola cosa: non ti avvicinare più a James Sirius. Lui è mio.- disse la bionda.
-E perché dovrei?- chiese la scura.
-Io sono un'abile pozionista. Posso sempre somministrare qualcosa a Christian- disse Céline.
-Questo è un ricatto!- sbraitò Lexie. 
-Beh, effettivamente lo è, perciò accetti?-
-Come fai conoscere Christian?- domandò Lexie
-Oh, a volte dolcezza è meglio che tu nasconda le lettere di tuo padre. E poi cara so anche l'altro segreto. Quello che spiega il tuo soprannome. Io so perché sei Colei-che-non-deve-essere-nominata.- spiegò Céline con leggerezza. Lexie si sentì immediatamente sbiancare. Il suo più grande mistero. Come faceva quella vipera a conoscere tutti i suoi segreti?
-Non toccherò più James. È tuo- concese Lexie.
-Bene. Ma sappi che mio padre lavora in ministero e tu sei sempre sotto controllo. La tua mammina sta bene ad Azkaban. Ama la sua cella gelida. E sappi, un passo falso e andrai a farle compagnia- sorrise malefica e se ne andò. Alexandra rimase lì a guardarla andarsene, poi si sedette per terra con le spalle al muro. La giornata più bella della sua vita si era trasformata nella peggiore. La fame che pochi minuti prima la attanagliava, ora non si faceva sentire più. Il suo posto era stato preso da delle fitte di dolore acutissime. Conati di vomito la assalivano. Sua madre. Colei che aveva creduto morta era viva. Viveva ad Azkaban. Era stata imprigionata lì per delle false accuse. Le stesse per cui Lexie la credeva morta. Accuse infondate. 

20 dicembre

Jennifer si era alzata prima di tutte le altre. Oggi la sua migliore amica diventava maggiorenne. Nonostante la litigata di qualche giorno prima, ora il loro rapporto era migliorato. Erano ritornate quelle di prima.
-Hey, Lex! Oggi è il tuo compleanno! Oggi sono 17! Svegliati!!-
Lexie aprì gli occhi incrostati dal sonno e sorrise. Da oggi poteva controllare la sua vita. Abbracciò l'amica che le porse una scatolina. Al suo interno c'era una collana. Sul ciondolo sorgevano due iniziali:
"AJ" Lexie sorrise a mo' di ringraziamento. Quella "J" però, per lei aveva un doppio significato. La indossò subito. Appena fuori dal dormitorio ricevette altri regali, dai suoi amici che negli ultimi tempi erano aumentati. Poi volse lo sguardo alla sua sinistra e vide James. Il suo sguardo era cupo e la fissava, come se le volesse fare del male. Lexie gli si avvicinò.
-Auguri- bofonchiò lui.
-Grazie James. Mi puoi dire cosa c'è che non va?- chiese lei.
-Seriamente Lexie? L'altro giorno mi hai lasciato da solo nella Stamberga Strillante, dopo che ti ho baciato. Non mi hai detto neanche una parola- disse lui arrabbiato. 
-Scusa ero sconvolta. Era il mio primo bacio, James.- fece lei. Lui la fissò sconvolto. 
-Non lo sapevo. Credevo che non ti fosse piaciuto..- disse lui dispiaciuto -Comunque oggi alla fine delle lezioni ti voglio tu-sai-dove- le sussurrò nell'orecchio. Lei si guardò intorno, in modo che non ci fosse Céline in giro, si avvicinò all'orecchio di James e con un lieve sussurro gli disse "ok" per poi lasciargli un leggero bacio sul lobo. Sorrisero entrambi e si diressero a colazione. Quando furono usciti Céline entrò nella stanza sogghignando. "Bene, la piccola Lexie non ha rispettato i patti" 
Quando passò accanto a lei in Sala Grande le diede un calcio negli stinchi per farle capire che la guerra era appena iniziata. Lexie alzò in piedi e le urlò dietro:
-Ora basta, Céline! Non ne posso più dei tuoi scherzi e delle tue malefatte! Non capisco proprio il perché tu non sia finita in Serpeverde!- 
-Semplice, basta dire le tue preferenze al cappello. E non sono l'unica a saperlo. Harry Potter, il grande Harry Potter doveva essere spedito in Serpeverde. Ma lui ha convinto il cappello a mandarlo in Grifondoro.- disse sorridendo. -E poi cara Thomas ti consiglio di volare basso con me. Se non vuoi che qualcuno sappia qualcosa. Quindi allontanati da James. Questa volta è l'ultima che te lo dico- Lexie si guardava agitata intorno. Quando vide James arrivare a grandi falcate,  tirò un sospiro. Lui prese McLaggen per il braccio e la vece voltare verso di sé. 
-Céline ti consiglio di smettere-
-Io smetterò solo quando lei ti lascerà. E non le conviene continuare così, per l'immunità di Christian- disse l'ultima frase in un sussurro in modo che solo lui capisse. James sgranò gli occhi nocciola. Per la prima volta Lexie vide la paura nei suoi occhi. 
James non avrebbe permesso che qualcuno facesse del male a Christian.
La preside seguiva la scena con un Fred arrabbiato per quello che faceva quella stupida di McLaggen a James e a Alexandra. Nonostante non le stesse simpatica, doveva accettarla, essendo la cotta del suo migliore amico.  
-Signorina McLaggen, mi può spiegare che cosa sta facendo alla signorina Thomas e al signor Potter? È in vena di minacce? Tutti e tre nel mio studio, anche lei signor Weasley- disse con la risolutezza che era sempre stata presente nella sua vita. Seguirono tutti e tre la preside. James si avvicinò a Lexie, prendendole la mano. Lei sorrise timida. 
-Allora, signorina Thomas, cosa le è successo?- chiese la preside.
-Céline è innamorata da James da tempo e quando ha saputo che noi due abbiamo un legame speciale, si è ingelosita minacciandomi- fece Lexie
-Quali erano le minacce?- domandò la preside
-Ha detto "sono un'abile pozionista, posso sempre somministrare qualcosa a Christian" e poi "stai attenta. Sei sotto osservazione dal ministero per lo stesso fatto per cui la tua mamma è ad Azkaban"- disse la ragazza, prendendo fiato e continuò -Ora le voglio chiedere una cosa professoressa, lei sapeva che mia madre era ad Azkaban e non sottoterra?-
-Purtroppo sì. Anche se le accuse sono infondate. È lì ingiustamente. Come successe a Sirius Black. Fred fai entrare James- 
 Fred aprì la porta. James lanciò un'occhiata fugace a Lexie che nascose il viso per non fargli vedere per l'ennesima volta piangeva. 
-Signorina McLaggen conferma tutto quello che ha detto Alexandra? Se dovesse mentire, mi sentirei costretta ad usare il Veritaserum su tutti voi- 
-Si, preside, confermo. Mi dispiace.- confessò la ragazza.
-Bene. Lei è sospesa dalle lezioni per un tempo indefinito. Faccia pure i bagagli per casa. Ci dovrà stare per un bel po'. Voi due state attenti. Siete ammoniti- e li lasciò andare.
-Ce la siamo scampata bella. Alla Stamberga?- fece James
-D'accordo. A oggi- e gli lasciò un bacio sulla guancia.
~•~•~•~
James aspettava Lexie da venti minuti, ma sembravano ore. Proprio quando si stava dirigendo verso la porta udì un crac. Lexie si era appena materializzata dietro di lui. Le corse incontro e la baciò. Poi le porse il pacco. Quando Lexie tirò fuori quell'esplosione di tulle, gli occhi le si illuminarono. Non aveva mai visto niente di più bello. 
-Grazie, James. È il regalo più bello che abbia mai ricevuto- disse eccitata.
-Perché non te lo provi?- chiese lui. Lei se lo provò; l'abito le calzava a pennello.
-Sei meravigliosa- fece James. -Al matrimonio sarai la più bella di tutte- Lei lo guardò raggiante, poi unì le sue mani dietro la nuca di James e lo avvicinò a sé per lasciargli un bacio sulle labbra.
"Auguri, amore mio" sussurrò James.



{Nota autrice} Si aggiunge un po' di mistero alla storia... Che ne pensate del capitolo? E di Céline McLaggen? E del  finale? Fatemi saperee!!!
Ah, quasi dimenticavo... Ho deciso i volti per i miei protagonisti... Per James, l'attore britannico Douglas Booth e Tiana Benjamin per Lexie, che interpreta Angelina Johnson nei film di Harry Potter... Che ne pensate di questi volti?

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Fred e James si stavano rimirando allo specchio. Erano impeccabili per il Ballo d'Inverno. 
-Hey, amico, siamo mozzafiato... Eh?- chiese Fred.
-Ah, le nostre accompagnatrici sono molto fortunate...- disse James
-La mia è un'accompagnatrice. Lexie ormai è la tua ragazza... No? Cioè vi siete baciati due volte...- disse Fred
-Potrebbe... Non abbiamo avuto molto tempo per parlare...- fece James
-Ah, amico... Anche se è la tua ipotetica ragazza, a me non dice tanto bene quella Lexie... Non gli hanno dato il nome al femminile di Voldemort per caso, secondo me- fece serio Fred. James, per la prima volta rifletteva veramente su quel nomignolo.
-Secondo te, chi e quando glielo hanno dato?- chiese Potter.
-Sua madre era una babbana. E anche lei aveva quel nome. Me lo ha detto mio padre... Era una che frequentava spesso il suo negozio...- disse con poco interesse, sistemandosi il papillon. 
-Mah, strano. Comunque muoviamoci. Staranno aspettando. Meglio non farle aspettare le donne- poi diede una pacca sulla spalla di James e si diresse verso la Sala Grande. Il cugino rimase qualche secondo a fissarsi le scarpe, per poi seguire Fred. 
Lexie fissava Jennifer. I suoi capelli biondi erano stati arricciati in morbidi boccoli e i suoi occhi chiari risplendevano grazie al meraviglioso vestito smeraldo. Aveva deciso di non mettere quello rosso. Visto che Fred l'aveva invitata al matrimonio.
-Secondo me gli piaci- disse Lexie ritoccandosi il rossetto.
-Ma a chi? A Fred? Può essere...- disse Jennifer con noncuranza. -Comunque cara, tu farai svenire Potter! Sei meravigliosa!- 
-Ora non esageriamo- fece imbarazzata Lexie, mentre si lisciava l'abito azzurro come il cielo. 
-Beh, possiamo dire che stasera faremo razzie- disse Jen strizzando l'occhio all'amica. Lex sorrise. Jennifer è sempre stata molto esuberante e diretta. Il suo esatto contrario. Lei era molto timida e impacciata.  
Quando scesero la scalinata che portava alla Sala Grande, in molti rimasero a guardarle. Anzi a guardare lei. Ma lei aveva occhi solo per quel ragazzo sorridente in fondo alle scale. Il suo ragazzo. O almeno, lei pensava così. 
-Sei fantastica- le sussurrò nell'orecchio. Le sistemò lo strascico del vestito e si diressero verso la Sala Grande a braccetto. Tutti si voltarono a guardarli. Erano magnifici insieme. Ballarono quasi tutta la sera, abbracciati. Una delle serate più belle della mia vita pensò Lexie.

 
23 dicembre
 
Nell'ultimo scompartimento del treno era occupato dal Trio Grifondoro (si facevano chiamare così) e da tre ragazze.
-James ti devo parlare- disse Lexie. Uscirono e si trovarono un angolino, dove nessuno li potesse sentire.
-Dovrò portare anche Christian al matrimonio. Cathy ha detto che vorrebbe fare una vacanza sola con mio padre. Non gli posso dare contro. Un po' di tempo per loro giusto... Cioè posso?- chiese timida
-Ovvio Lexie! Che domande sono! Certo che puoi!- lei sorrise e gli posò le labbra sulle sue.
-I tuoi non si arrabbieranno mica? Cioè avere una ragazza che ha un figlio, non è proprio ben visto...- disse lei
-Lexie, non ti preoccupare. Non si faranno problemi!- la rassicurò lui.
-Ok, allora alla stazione dobbiamo andare a casa mia a prendere Chris.- lui annuì e ritornarono nel vagone. 
Si materializzarono a casa di Lexie nel pomeriggio. Cathy stava mettendo in macchina gli ultimi borsoni. 
-Lexie cara! Come stai? Christian in casa... Gli ho preparato una borsa con i vestiti dentro è sul letto... Uh e questo ragazzo chi è?- chiese curiosa
-Oh, ehm lui è James un mio amico.- disse Lexie imbarazzata.
-James Potter, signora, piacere- disse James porgendole la mano destra. Cathy era quasi impaurita dal cognome del ragazzo. 
-Piacere, Catherine Thomas. Tu sei il figlio di Harry Potter?- domandò la donna. Lexie a quelle parole alzò lo sguardo verso James. Nonostante stesse sorridendo gli occhi erano tristi.
-Ok, Cathy, prendiamo Chris e poi dobbiamo andare subito, i genitori di James ci aspettano- Lexie entrò in casa, e fece ciò che doveva fare mentre James guardava imbarazzato Catherine. Quando Lexie tornò entrambi tirarono un leggero sospiro di sollievo. Poi James spostò gli occhi sul bambino, che la ragazza teneva in braccio. Aveva la pelle scura, ma non come Lexie, più chiara, e gli occhi tendevano al verde scuro. James non aveva mai visto un bambino più bello. 
-Lo vuoi prendere in braccio?- gli chiese Lexie. 
-Oh non lo so... Cioè e se lo faccio cadere?- fece lui preoccupato.
-No, me lo sento... Non lo farai cadere, tieni- e gli porse il piccolo. Sebbene all'inizio entrambi non si sentissero a loro agio, poi piano piano fecero amicizia. Christian amava i capelli scompigliati di James. Gli rivolgeva degli smaglianti sorrisi con i suoi denti radi. Afferrava i capelli di James e li tirava. "Mama" biascicò, chiamando Lexie. 
-Ok James, prova superata. Ora andiamo- disse la ragazza.
-Hey, ma tua padre?- chiese lui.
-È a lavoro... Vabbè andiamo, però mi devi tenere questo- disse porgendogli il borsone con gli abiti di Christian.
Quando arrivarono a casa Potter, Ginny corse incontro al figlio, seguita dal marito.
-Oh, James! Quanto mi sei mancato! Hai visto l'appartamento? Se vuoi ci puoi andare con tuo padre dopo- fece la donna abbracciandolo fortemente. Il padre si limitò a un leggero abbraccio.
-James non ci presenti la tua accompagnatrice?- chiese Harry.
-Oh, giusto. Lei è Alexandra, detta Lexie, e lui è Christian- disse il ragazzo.
-Piacere Alexandra Thomas- fece la ragazza. Anche se per un attimo i due genitori si rabbuiarono a sentire quel cognome, porsero gentili la mano. Ginny aveva un sorriso leggermente tirato. 
-E lui è il tuo fratellino?- chiese Harry. A quella domanda i due ragazzi si guardarono negli occhi. Lampi di terrore, illuminavano gli occhi scuri di Lexie. Deglutì parecchio, prima di riuscire a parlare. 
-Oh, ehm, lui, ehm non è mio fratello. Lui è, ehm, mio figlio- disse guardandosi le scarpe. Ginny si portò la mano alla bocca. Harry rimase serio. Aveva seguito la storia dei Thomas fino a due anni fa. La madre della ragazza era ad Azkaban, per volere del Ministro della Magia. Harry si era opposto fermamente. Non era giusto mandare una babbana ad Azkaban, per delle ipotesi. Aveva ripreso a seguire la storia della donna, grazie alle proprie confessioni agli inizi di dicembre. Ma la donna era una babbana. E l'Occlumanzia, non funzionava su di loro. E estrarre i ricordi era praticamente impossibile. Ma lui non si voleva arrendere. Doveva trovare un sistema per scagionarla. Ora Dean, lavorava nell'Ufficio dei Misteri, insieme a Hermione, e non era più ubriaco fradicio come tempo fa. Si era risollevato. Forse gli aveva parlato del nipote. Ma lui sicuramente non se lo ricordava.
-Oh cara, è un bambino bellissimo. Posso prenderlo in braccio?- chiese Ginny. Lexie sollevò lo sguardo raggiante e annuì. Prova uno completata con successo. Pensò, porgendo il piccolo alla donna. Christian era una bambino che amava stare con le persone nuove. E i capelli rossi di Ginny lo attraevano. Come gli occhiali tondi di Harry. 
-Lexie dove pensi di farlo dormire il bambino?- chiese James.
-Uhm, se il letto è abbastanza grande può dormire con me.- disse lei.
-Oh che diamine! Abbiamo una culla di Al, in casa. È in buono stato visto che l'ha usata pochissimo. Sapevo che sarebbe tornata utile. Tanto l'appartamento è abbastanza grande per tutti e tre- disse Ginevra, mentre giocava col piccolo 
-Mamma hai detto l'appartamento? Cioè vuoi dire che lo inaugurerò stasera? Ma in casa vostra non c'è posto?- chiese James sbalordito, in senso positivo.
-No. Albus ha portato Alice e dormiranno in camera tua che ha il letto matrimoniale, mentre in camera di Al ci dormirà quel Malfoy- Harry pronunciò quel nome con leggero disprezzo - non voglio che stia troppo vicino a tua sorella Lily. Intanto venite in casa. Gli altri sono arrivati da un pezzo-
A James e Lexie toccò il compito più complicato. Quello di presentare a tutti Christian. Lily era la più contenta di tutti. E quella che piaceva di più al bambino. Poco dopo Harry chiamò James, in modo che lo seguisse.
-Da quanto conosci Lexie?- chiese Harry.
-Qualche settimana- rispose.
-Sai anche tutta la sua storia?-
-Mi ha detto di sua madre di suo padre e di Christian.-
-Quindi sai che la madre è ad Azkaban?-
-No. A me ha detto che è morta-
-Probabile che lei sappia l'altra storia. Ma il motivo è lo stesso. Perciò anche lei e il figlio sono sotto osservazione dal Ministero. Ho fatte molte ricerche per cercare di liberarli ma non c'è stato verso. Perciò ho bisogno del tuo aiuto. Cerca di stare ancora con Lexie, quando sarai diventato Auror- fece Harry. James spalancò gli occhi. 
-Vuol dire che c'è un posto libero?- chiese al padre.
-A luglio si libera un posto. Ma voglio voti alti, tutti "O" e se possibile anche qualche "E", intesi?- disse severo il padre. James annuì. Quando tornarono in salotto, era buio fuori, quindi James e Lexie decisero di andare a casa. Presero la Metropolvere e finirono in un appartamento. Era abbastanza grande per tutti. James ne era affascinato. Lexie chiamò James dalla cucina.
-Hey! Christian si è addormentato! Dove lo mettiamo?- sussurrò. James arrivò da lei e prese in braccio il piccolo. Christian, fece un verso di disapprovazione, ma poi si accoccolò sulle braccia di James. Il ragazzo si sedette sul divano ancora impacchettato e si mise a guardare il bambino, mentre Lexie preparava il letto. O almeno così avrebbe dovuto fare. Era rimasta in piedi, a fissare le due persone più importanti della sua vita. Le sue due rinascite. Le sue due salvezze. Prese il telefono e scattò una foto. L'avrebbe tenuta ad ogni costo. Quella era la foto più importante della sua vita. Ritornò in camera e con un semplice movimento di bacchetta sistemò il letto e la culla che Ginny aveva fatto arrivare. Si affacciò alla porta del soggiorno. James era ancora lì a rimirare Christian. Poi si avvicinò e prese il bambino e lo portò a letto. Poi ritornò da James. Aveva appena ordinato la cena. Lei avvicinò a lui. 
-Sei la mia ragazza vero?- le chiese. Lei annuì.
-Bene- disse lui baciandola con passione. Era l'unica cosa di cui aveva bisogno Lexie, in quel momento. Lei prese l'orlo della maglietta di James e la tirò su, togliendogliela. Lui fece lo stesso, poi rimasero entrambi in intimo. 
-Sei sicura di volerlo fare?- chiese premuroso il ragazzo.
-Ovvio James- lui sorrise e le slacciò il reggiseno. Poi la prese di peso e la poggiò sul divano. Lei gli tolse i boxer. Lui giocò con il fiocco sulle mutandine di Lexie per poi toglierle. Si scambiarono uno sguardo complice. Lo stesso che si rivolsero in aula di Pozioni, qualche settimana prima. James lasciò una scia di baci umidi sul corpo di Lexie, per finire sull'intimità della ragazza. Poi fece ciò che doveva fare. Lei soffocò un gemito di dolore, che le fece incurvare la schiena. Ma questo non era il dolore che provò mesi prima. No. Questo era piacere puro.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
{Nota autrice} ok, questa è la prima volta che scrivo scene del genere. Le scene "hot". Non so se va bene per il rating arancione, semmai ditemelo. Comunque ho trovato due nuovi volti. Per Jennifer, l'attrice Jennifer Lawrence. Per Alice Paciock jr l'attrice Camilla Luddington. Avete qualche idea per i personaggi maschili? Ah, vorrei ringraziare le persone che hanno messo la storia tra la deferite. Le persone che l'hanno messa tra le seguite e Steph3933 che recensisce ogni mio capitolo! Grazie, grazie, grazie. Restart

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Il rumore del campanello li risvegliò dal sogno. Il ragazzo delle consegne era arrivato. James si infilò in fretta e furia i pantaloni e prese qualche soldo babbano, per pagare. Quando tornò in camera aveva una scatola di pizza.
-Oh, cenetta romantica- disse sarcastica Lexie, mentre cercava di coprirsi col piumone. 
-Mi accontento facilmente... Lei principessa preferiva caviale e champagne?- fece James. Lexie rise. Il ragazzo si unì a lei. 
-Cavoli James, facciamo piano il bambino dorme!- disse Lexie mentre lui cercava di baciarla. Lei si alzò dal letto, tenendosi il lenzuolo avvolto attorno al corpo. Ma appena fece qualche passo rivelò la sua nudità. James sorrise beffardo e si accostò alle sue spalle. Quando iniziò a lasciarle una scia di baci che partivano dalla spalla e arrivavano all'attaccatura del collo, Lexie si morse il labbro inferiore per soffocare un gemito. "J-James, lo abbiamo appena fatto"
-E cosa ci vieta di rifarlo?- disse lui malizioso.
-Il fatto che il bambino stia piangendo! Cazzo James, ha fame!- sbraitò Lexie. Si staccò dal compagno e si avvicinò alla culla del piccolo. Lo prese in braccio mentre dava ordini a James, su come preparare un biberon. James impazzì nel giro di un minuto. Allora la ragazza gli porse Christian e preparò tutto lei. Allora mangiarono tutti insieme. "Come una famiglia" pensarono James e Lexie all'unisono. Sebbene a Lexie piacesse la cosa, James sgranò gli occhi. Nononono. Lui aveva diciassette anni. Lui era James Sirius Potter. Famiglia ce l'avrebbe avuta a quarant'anni, minimo. Se mai l'avrebbe avuta. Non ora. Però Lexie era speciale. Non era come le altre. Non era l'ennesima ragazza con cui aveva fatto sesso. No, di lei se ne sarebbe ricordato per sempre. Quando finirono di mangiare, si addormentarono tutti nello stesso letto. E Christian accoccolato addosso a James.
24 dicembre
-James, mi puoi chiudere la zip, per favore?- chiese Lexie. L'abito blu notte le calzava a pennello. James si infilò la giacca dello smoking. Poi la ragazza vestì il figlio. Quando furono pronti si materializzarono a casa Potter.
~
Harry e Ginny si erano appena svegliati. 
-Buongiorno tesoro- sussurrò Harry alla moglie.
-Buongiorno Harry- biascicò Ginny, ancora assonnata.
-Che te ne è parso di Alexandra?- domandò Harry.
-È una ragazza simpatica, assomiglia moltissimo a Hermione. E Christian è un bambino meraviglioso!- rispose lei aprendo per la prima volta gli occhi. Quando guardò gli occhi verdi del marito vide una stana ombra veleggiarvi sopra.
-Harry va tutto bene?- chiese. L'uomo guardò la moglie negli occhi, lo sguardo cupo e disperato.
-Quando ho preso il bambino in braccio ho sentito un leggerissimo prurito alla cicatrice. E la cicatrice mi non mi prudeva dal 1998. Ho paura che quella maledizione sia vera, quella per cui Lexie e Christian sono sotto osservazione.- fece lui preoccupato. Ginny spalancò la bocca. Sapeva di cosa parlasse il marito. Ne aveva sentito parlare moltissimo in giro. Ma credeva che fossero ancora fandonie. Avvicinò la fronte di Harry a sé e gli lasciò un leggero bacio sulla saetta. 
-Stai tranquillo. Non ti agitare. Non farti vedere teso, quando la ragazza o il bambino sono vicini a te. Povera bambina, ne ha sofferte già troppe. Ci manca quasi un suocero sospe- poi si bloccò. Non poteva averlo detto. Nononono. Non poteva averlo detto. 
-Ginny cosa hai detto?- chiese malizioso Harry. Lui al contrario della moglie, non vedeva l'ora che James si sposasse, per poter vedere che finalmente il figlio aveva messo la testa a posto. Ma fino a che non gli aveva presentato Lexie, credeva che si sarebbe sposato prima Albus.
-Ho detto suocero. Cavolo! Nononono. James no si può sposare. A parte non sono ancora sposati. Ma allora noi che siamo per Lexie? I genitori del suo ragazzo. E se James si sposasse? Io morirei. Il mio bambino, non si può sposare o convivere. E neanche Albus. Oddio Harry! Li hai visti gli occhi di James e Lexie ieri? Occhi da innamorati... Non avevo mai visto il mio bambino così- disse lei frettolosamente. Harry osservava la scena. Non aveva mai, ma proprio mai, sua moglie in confusione.
-Allora, punto 1: non c'è niente di male se James mettesse la testa a posto.
Punto 2: James ti sembra uno da matrimonio? Cioè io ci vedo di più Albus semmai- concluse saggiamente Harry. Ginny si calmò. Il marito aveva ragione.
-Già, Harry, hai ragione. Penso che la prima che si sposerà sarà Lily- disse alzandosi dal letto. Il sorriso di Harry gli si gelò sul viso. Ginny aveva dato via ad una guerra.
-Ok scommettiamo. Io penso che il primo sarà James.- disse Harry con aria di sfida.
-Io Lily- ribattè Ginny -Ora Salvatore del Mondo Magico, io vado giù a preparare la colazione. Vieni anche tu?- Harry annuì baciandola sulle labbra. Lily, Albus, Scorpius e Alice avevano già preparato colazione, quando James, Lexie e Christian si materializzarono lì. 
-Oh, buongiorno a tutti!- disse Harry entrando nella stanza.
-Avete fatto colazione?- domandò Lily dando un morso al suo toast. Nessuno annuì tranne quelli già posizionati alla tavola.
-Ok allora ci sono delle uova, Bacon e toast pronte... Se volete il the, beh arrangiatevi.- concluse Albus. Fecero colazione insieme. Tutti come una grande famiglia. Harry dalla sua postazione capotavola osservava tutti mangiare. Si soffermò un po' di più su Lexie, che allattava Christian, mentre parlava con Alice e Lily. Poi puntò lo sguardo, nuovamente, sulla sua colazione.
~•~•~
Sei ore dopo
Erano pronti a viaggiare verso la Tana. I minorenni andarono con la Metropolvere insieme a Ginny e gli altri usavano la materializzazione. Quando arrivarono alla Tana, tutta la famiglia Weasley al completo era presente. Lily corse incontro alle cugine sorridendo. L'unica che rimase in disparte, dietro la figura imponente di James fu Lexie. Era veramente pronta a far conoscere il suo dolce segreto a tutti. La prima che la notò fu Molly Weasley.
-Ciao cara, tu dovresti essere Alexandra? James mi ha parlato molto di te... E questo batuffolo chi è?- disse giocando con la manina paffuta di Christian. 
-È mio figlio- disse schietta. Molti si girarono a guardarla, sorpresi. Ma la signora Weasley non fece cerimonie, tese le mani, per poter prendere in braccio il bambino. James abbracciò le spalle della ragazza come per darle sostegno... Ma Lexie non ne aveva bisogno. Si sentiva forte comunque. Perché sapeva che quella famiglia era speciale. Loro non avevano pregiudizi. E lei si sentì ben accolta. Sorrise. 
La cerimonia, fu essenziale e molto dolce. James leggeva negli occhi di Ted e di Victoire profondo amore. Si voltò alla sua sinistra dove Lexie era impegnata a cullare Christian, mentre i suoi occhi color pece erano umidi. Lei guardò alla sua destra e si scontrò con gli occhi nocciola di James.
-Sono fantastici quei due- sussurrò lei. Mantenevano un forte legame visivo. I loro sguardi erano intrecciati dal filo dell'amore. Anche quelli degli sposi. E quando i festeggiati si baciarono, anche James e Lexie lo fecero. Ma mentre quello di Ted e Victoire era passionale, quello dei due ragazzi era più dolce, a fior di labbra. 
-Signorina Thomas, vuole concerdermi l'onore di un ballo?- domandò James. Alexandra sorrise, per via del tono di voce, particolare di James e acconsetì. Passò il bambino a Molly e poi prese la mano dell'amato. 
James la strinse dolcemente a sé e iniziarono a ballare il lento. Abbracciati. Come due rami di un albero. Niente e nessuno li avrebbe potuti sciogliere. Erano semplicemente perfetti.
Lei poggiò la testa sulla spalla del ragazzo e si fece cullare da lui. Quando si tirò su i loro nasi si sfiorarono. James si avvicinò con le sue labbra a quelle di Lexie e ce le poggiò sopra. Si sentì un applauso. Lexie si staccò, con le guance rosse come il fuoco. Credeva che li avessero visti baciarsi, invece gli applausi erano diretti al taglio della torta. James si staccò dalla ragazza e applause anche lui, contento. Anche Alexandra lo fece. 
Harry era intento a parlare fitto fitto con Ron, Hermione e Ginny
-Quindi vorresti dire che il bambino, un bambino di sette mesi, può riportare ad una guerra magica?- chiese sarcastica Hermione.
-Non ora, ovviamente. In un futuro non troppo lontano. James non sa niente. Però la profezia che dice Hermione?- chiese all'amica.
-Non posso prenderla. Non è proprio una profezia è più una maledizione. Quel bambino è stato maledetto quasi cento anni fa. E le soluzioni sono veramente pochissime. Nessuno può sentire cosa dice quella "profezia-maledizione" se non Lexie e Christian. Oppure Rosie Thomas. Ma lei è ad Azkaban. Perciò bisogna aspettare- disse Hermione.
-Mi sa, tesoro, che più aspettiamo e peggio è. Se Harry dice che la cicatrice fa prurito, sarà meglio prevenire che curare?- ribattè Ron.
-Per il momento fidiamoci delle voci, che penso siano vere. Poi attiriamo Lexie nell'ufficio dei misteri. Abbiamo bisogno di quella profezia, per salvare, per l'ennesima volta, il Mondo Magico- disse Ginny. Gli altri tre acconsentirono. Poi si dedicarono nuovamente alla favolosa festa...




||Nota autrice|| ok, questo capitolo è un pochino più corto del solito, perchè, l'ho scritto tutto oggi e anche abbastanza velocemente,  quindi perdonate gli eventuali orrori di ortografia.... Comunque, la storia si sta infittendo... Di cosa pensate parli la maledizione? Scrivetelo nelle recensioni! Cosa pensate del capitolo? Un bacio e a presto!... (spero) 
Restart♥♥

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Alexandra Cristina Thomas, respira. È andato tutto bene. Sei brava. 
Pensava così Lexie, mentre stava con gli occhi chiusi davanti ai risultati dei M.A.G.O. Dovevano essere tutte E.
-Paura Thomas?- chiese una voce gutturale alle sue spalle.
-Ti piacerebbe Weasley*- rispose rauca lei. Aprì gli occhi. Cercava avidamente il suo nome sull'elenco. 
Alexandra Cristina Thomas.
Erano tutte E. Lei sorrise e rivolse a Fred un sorriso soddisfatto. 
-Come è andata Weasley?- chiese. Fred aveva uno sguardo da funerale.
-Hey, Fred, tutto bene, amico?- Kyle e James erano alle sue spalle.
-T-t-tutte "A". Cazzo mia madre mi ucciderà- balbettò il rosso. 
-Pensavo ti avessero bocciato- disse Kyle sorridente e diede una pacca amichevole all'amico.
Gli occhi di Lexie e James si incontrarono.
-Come è andata?- chiese lui.
-Tutte "E". Tu?- domandò lei.
-Tutte "O" fatta eccezione per Difesa contro le Arti Oscure, Trasfigurazione, Incantesimi, li ho "E"- disse soddisfatto lui. Lexie sorrise e si avvicinò il ragazzo a sé per baciarlo. Dei fischi e degli urli si alzarono dalle bocche di Kyle, Fred e Jennifer che assistevano alla scena.
---------
-È contenta mia signora per il risultato degli esami?- chiese James accarezzando la schiena lasciata scoperta dall'abito porpora della ragazza.
-Ma certo. E lei?- disse Lexie.
-Sicuramente. Mia signora è pronta ad avere un compagno Auror?- chiese lui.
-Sicuramente... Ma non devi frequentare l'Accademia?- domandò Lexie.
-No, Lex. Mio padre mi ha fatto da insegnante durante la scorsa estate- fece lui orgoglioso.
-Oh, e poi dicevi che essere figlio di Harry Potter non era così bello- disse lei sarcastica, distaccandosi dal tocco di James. Lui corrugò la fronte, per l'incertezza, ma poi la sua abituale sicurezza e prepotenza presero il sopravvento, attirando di nuovo a sé la ragazza. Le tirò giù la zip dell'abito che cadde dolcemente a terra. Lei era in intimo e lui era ancora vestito. Allora lei si mise a lavoro. Tirò giù i pantaloni di James e gli sbottonò velocemente la camicia azzurra. Quando furono entrambi in intimo James prese Lexie di peso, poggiandola sul bancone sgombro della cucina. Alexandra rise.
-Lo vuoi fare in cucina James?- chiese lei ridendo ancora più fortemente.
-Se lo facciamo in camera rischiamo di svegliare Christian- disse lui strizzando l'occhio. Allora lei annuì e silenziosamente si tolse gli slip. James sorrise soddisfatto. Le slacciò il reggiseno. Dalla bocca di lei sgusciò fuori un leggero "mmm" sentendo l'eccitazione di lui pulsare sulla sua coscia. Così gli tolse i boxer. Sorrisero insieme. James fece ciò di cui avevano bisogno entrambi.
~•~
Harry correva per il Ministero a perdifiato. Nonono. La cicatrice quella mattina pizzicava ancora più del solito. Aveva solo tenuto Christian in braccio per addormentarlo, ma quando il bambino ha pianto la saetta ha pizzicato. 
Quando arrivò all'ufficio di Hermione Granger riprese fiato. Bussò un paio di volte e poi entrò.
La donna era seduta alla scrivania a compilare dei moduli, però non sembravano fogli lavorativi. Ma ospedalieri.
-Ciao Hermione. Cosa sono quelli?- chiese Harry. L'amica trasalì prima di nascondere i fogli.
-Harry, non ti hanno insegnato a bussare?- disse lei cercando di apparire furiosa.
-Ho bussato. E la porta era aperta. Se vuoi compilare dei moduli per una clinica privata babbana, chiudi perlomeno la porta. Ora, visto che non mi puoi nascondere niente, dimmi, cosa significano quei fogli- Hermione sospirò pesantemente. Guardò Harry di sottecchi e una lacrima scivolò sul volto.
-Sono incinta. E i fogli servono per l'aborto- sussurrò. Harry sgranò gli enormi occhi di Lily.
-Cosa? Cavolo Hermione, Ron ne sa qualcosa?- domandò lui tutto d'un fiato.
-No, e non ne deve sapere niente. Ho quarantadue anni, Harry. Sono troppo matura per un bambino. Potrei mettere a rischio la mia vita e quella del piccolo. E visto che per ora tu sei l'unico che lo sai sarai tu ad accompagnarmi.. Ok?- fece lei risoluta.
-Ok. Ti devo dire una cosa molto importante. La cicatrice non fa altro che pizzicare. Dobbiamo prender quella profezia, per riuscire a farla terminare. Prima che finisca in mani sbagliate- disse l'uomo. Hermione fissò per qualche secondo gli occhi del suo migliore amico, prima di prendere un fascicolo dalla scrivania. Lo aprì e immediatamente sul primo foglio apparivano due foto: una di Rosie e una di Christian.
-Harry questo è il rapporto del Ministero. Vogliono uccidere Rosie ad Azkaban. Lexie non è sotto osservazione, perché lei ha "il sangue puro". Cioè la maggior parte del suo sangue è dei Thomas. Rosie e Christian, sono Mezzosangue. Non potresti capirci niente. Io non uso mai questi vocaboli. E poi questa è una cosa molto antica. Quando viene creato un bambino, tu-sai-come, tra un mago e un babbano, il gene magico generalmente prevale. E il bambino è un Puro Sangue. Ma attento io parlo dei Mezzosangue, non i Nati Babbani come me. Se non succede il bambino ha il "sangue sporco" perciò è un semplice babbano. Però Christian, ha il sangue al 30% babbano. Questo non succede mai. Harry, secondo le voci che circolano (a cui io credo sempre di più visto che la cicatrice pizzica) quel bambino ha il sangue di Voldemort. Perciò il Ministero lo ucciderà non appena compirà cinque anni, cioè prima che inizi a dare i primi segni sinistri- concluse Hermione. Harry aveva tutte le certezze di cui aveva bisogno. 
-Ma perché tengono osservata anche Lexie?- domandò poi.
-Per sicurezza. Lexie nel suo sangue ha il 2% di quello di Voldemort. Mentre Christian il 70%. E poi è il primo maschio nella dinastia. È l'erede che Voldemort aspettava. Abbiamo un disperato bisogno della profezia- fece Hermione. Harry annuiva serio. Il silenzio della stanza fu rotto da un lieve e sospetto rumore. Harry aprì la porta e scontrò gli occhi verdi contro quelli scuri del figlio. James aveva un'espressione confusa, mista ad arrabbiata. E scappò. Si materializzò nel suo appartamento. Lexie stava cucinando.
-Hey, James, tesoro! Come mai così in anticipo?- chiese lei allegra, ma si glaciò quando vide che i meravigliosi occhi nocciola del fidanzato erano arrossati. 
-Tu, Lex, mi hai mentito, dimmi tutta la verità- disse James a denti stretti. Lei tolse la mano dalla spalla del ragazzo e la fece scivolare lungo il fianco.
-Strano tu non abbia sentito le voci che girano adesso. Comunque, Christian è l'erede di Voldemort. È una storia complessa, stai attento. Tom Riddle senior, ebbe un'altra figlia, da un'altra donna. La sorella di Voldemort in pratica. Quando la famiglia Riddle morì, Voldemort venne a sapere di questa sorella. Ma non riuscì a trovarla e indisse una maledizione contro di lei e la sua discendenza. Il primo erede maschio sarà il suo erede. Bene quella sorella è mia nonna. È nata nel 1945. È la madre di mia madre. E Christian è il primo nella dinastia. Per questo lo vogliono uccidere. Lui potrebbe essere il prossimo Signore Oscuro- Lexie teneva la testa bassa. 
-E cosa vorresti fare?- chiese James.
-Non lo so. James è di mio figlio che parliamo. Non posso vederlo ucciso. Ha poco più di un anno- disse lei con lo sguardo riluttante.
-Ma se non fai quello che ti dice il Ministero, potrebbe ucciderti lui. Lexie stai attenta alle tue mosse- disse lui prendendo una giacca.
-Hei dove vai? Non mangi?- chiese lei vedendolo uscire.
-Voglio stare solo- borbottò James.
---------
-Come? Hermione è incinta? Oh, ma è meraviglioso! Dici sul serio?- chiese allegra Ginny al marito.
-Veramente? Di tutta quella storia tu pensi solo al fatto che Hermione è incinta? Voldemort sta ritornando- disse Harry scandendo bene le ultime parole.
-Ok, e cosa vorresti fare?- disse la moglie ricompondendosi.
-Non lo so. Ma Lexie deve prendere quella profez- Harry fu fermato da una folata di vento. Sebbene fosse luglio, era piuttosto freschino. 
-James cosa ci fai qui?- domandò Albus, mentre stava ascoltando insieme a Lily e Alice la discussione dei genitori.
-PERCHÉ NON MI HAI MAI DETTO NIENTE? SOPRATTUTTO QUANDO VI HO DETTO DI LEXIE?- urlò James al padre. Harry aveva uno sguardo impassibile. Gli occhi di James erano infuocati.
-Era per il tuo bene. Speravamo di riuscire a risolvere tutto prima che tu sapessi tutto- disse Harry mantenendo il forte contatto visivo.
-E ora che vorresti fare papà?- chiese Albus.
-Bisogna prendere la profezia, ovvero, farla prendere a Lexie- disse Harry massaggiandosi le palpebra per poi continuare: -andiamo a prendere Lexie-
--------------
Delle figure incappucciate erano attorno ad un'altra figura. Quel luogo era vomitevole, l'odore delle fogne faceva pizzicare il naso e bruciare gli occhi. Ma quello era un posto sicuro. Nessun mago, nessun babbano si azzardava a entrare lì. La figura centrale si girava per contare quanti fossero. Due ciocche di capelli neri sbucavano dal cappuccio pesantemente celato sulla sua testa. Il silenzio tra di loro era estremamente preoccupante. Poi qualcuno decise di infrangere quel silenzio.
-Allora,vogliamo farlo stanotte?- chiese con una voce particolarmente acuta e fastidiosa. Una voce femminile. La figura nel mezzo rimase impassibile, a guardare nella direzione di colei che aveva parlato e fece un segno di assenso. Un attimo dopo in quel posto vomitevole c'era solo un topolino intento a divertirsi.
--------------
James saliva le pesanti scale che conducevano alla sua abitazione. Era stata una giornata fin troppo lunga. Il rumore metallico della chiave che girava nella serratura era l'unica cosa che rimbombava sulle scale. Un cloc segnò l'apertura della porta riverniciata in azzurro, su cui un numero dorato risplendeva.
James appena in casa alzò la testa, cercando Lexie. Un piatto coperto segnava la sua cena, ma di Lexie e di Christian nessuna traccia. I loro vestiti erano ancora intatti nel guardaroba. Solo una finestra rotta e una tenda svolazzante confermarono le paure di James.


|Nota autrice| ok, scusate il ritardo... Non trovavo ispirazione, perciò ho dovuto anticipare tutto di un capitolo... Comunque, che ne pensate del capitolo? E del segreto di Lexie? Spero in tante recensioni:):)
Restart♥
ps *citazione dal film Harry Potter e la Camera dei Segreti, ho solamente cambiato i nomi. Mentre nel film sono Potter e Malfoy, qui sono Weasley e Thomas.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Harry percorreva un corridoio stretto e lungo. Le pareti erano ricoperte da una vomitevole carta da parati, completamente ricoperta da muffa. Il corridoio che conduceva all'Ufficio dei Misteri, non era sei migliori. Sentiva il calore avvamparlo e alcune goccioline  di sudore scorrergli velocemente sulle tempie. La vena gli pulsava prorompendo dal collo rimasto esile.
La fine del corridoio sembrava assai remota, ma una porta scrostata segnava la fine del suo percorso. Aprì la scricchiolante porta ed entrò. Gli sembrava troppo facile. Normalmente la porta doveva essere controllata... Ma la risposta alla sua domanda arrivò prontamente. Phil, il sorvegliante, era stato schiantato.
Harry, proseguì, mentre sentiva il sudore freddo scorrergli lungo la schiena pallida.
-Ragazzina prendi la profezia- Harry sentì una voce untosa dire queste parole.
-Mai! Non lo farò mai per voi!- Lexie urlava con tutto il fiato che aveva nei polmoni. Harry sentì il pianto disperato di Christian che chiamava la madre. 
"CRUCIO" la figura incappucciata aveva puntato la bacchetta contro la ragazza.
-Ma sei idiota?- l'altra figura, quella che sembrava essere a capo dell'organizzazione, di voltò severa verso il compagno. Poi si rivolse nuovamente a Lexie.
"IMPERIO" Lexie gridava. Ma la maledizione era più forte di lei. Le sue mani stavano toccando il vetro liscio della sfera... Conteneva la profezia. Harry osservava la scena da dietro la porta... Non appena la ragazza consegnò la profezia alla figura incappucciata, Harry uscì fuori e puntò la bacchetta verso la persona misteriosa.
"Stupeficium" gridò. Ella cadde a terra e la profezia rotolò nella direzione di Lexie. La ragazza la raccolse e la lanciò a Harry. Era tutto vero. Christian era il nuovo Signore Oscuro. 
Una fitta alla cicatrice fece piegare in due l'uomo. Voldemort stava rinascendo. Quel bambino andava eliminato.
Gli incappucciati scomparirono portandosi Chris con loro, mentre Lexie era stesa per terra, ferita, e piangente. Harry, l'aiutò a tirarsi in piedi e a portarla a casa.
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"Il primo erede maschio della dinastia, sarà destinato a far risorgere il Signore Oscuro. Solo la morte prematura potrà fermarlo. E l'unione del sangue sporco della creatrice col sangue del Salvatore a ucciderlo"
James e Harry avevano ascoltato quelle parole una miriade di volte. E tutte le volte James non riusciva a capire... La morte prematura secondo il padre era prima dei cinque anni. Lexie era confortata da Ginny sulla poltrona di fronte al divano. La ragazza non riusciva a concepire il fatto che il suo adorato figlio dovesse morire, per forza. 
-Ma che vuol dire l'ultima parte?- chiese per l'ennesima volta James.
-Non lo so... Dobbiamo farla sentire a Hermione- disse Harry passandosi la mano sulle palpebre stanche.
---------
-Cosa significa, Hermione?- chiese Harry, mentre accompagnava la cognata alla clinica. La donna si era decisa ad abortire. 
-Harry, penso che Lexie debba rimanere nuovamente incinta... E il sangue del Salvatore è il tuo sangue, e quelli di James e Al. Quindi, dovrai diventare nonno!- disse Hermione sorridendo, un sorriso tirato, triste.
-No, non è possibile. James e Lexie non stanno più insieme. Lui non ha sopportato la bugia. Ha paura che lei lo tradisca... O cose simili- disse Harry. Da una parte sollevato, da una parte realmente dispiaciuto.
--------------
Aveva un lungo abito nero. Stretto sotto il seno esile. La sua figura era totalmente nascosta da quella veste. I capelli scuri erano raccolti in una treccia laterale. Una ciocca ribelle ciondolava sull'orecchio. Le labbra sottili erano tinte da un rosso mattone scuro e gli occhi erano pesantemente truccati con ombretto e mascara neri. Le sue mani sottili stringevano un bicchiere di Whisky Incendiario, appoggiato sulla mensola del camino. Il fuoco davanti a lei gli bruciava le gambe, ma era l'unico modo per riscaldarla. Sembrava che agosto appena terminato non facesse alcun effetto sulle pareti gelate della casa. Le unghie laccate ticchettavano sulla parete del camino. Il silenzio che dominava sulla stanza fu interrotto dai passi di un'altra persona. Un uomo sulla quarantina entrò nella stanza, tenendo un bambino in braccio.
-Si è appena addormentato- disse con voce profonda. L'espressione della donna si rilassò leggermente.
-Dammelo- disse porgendo le braccia verso il marito. 
-Cosa vorresti fare col bambino?- chiese lui.
-Lo accudirò come se fosse mio figlio. Deve sapere molto della magia oscura. Anche se mio padre non ne sarebbe felice- disse lei abbassando lo sguardo su Christian. Lei avrebbe fatto il genitore. Suo padre non lo era mai stato con lei. Suo padre la odiava. Credeva che quegli occhi troppo verdi gli facessero del male. Lui diceva che gli ricordavano la madre. E così lei era cresciuta in un orfanotrofio. Era andata ad Hogwarts. Aveva parlato con suo fratello. E ora si dedicava alla Magia Oscura. Forse per vendetta. Forse per orgoglio. Forse per colmare il suo vuoto d'affetto. Aveva sposato l'erede Lestrange per non apparire sfigurata davanti agli altri. E poi da ultima della fila era diventata il capo dell'organizzazione... Ma lei era sempre alla ricerca di se stessa. Johanna non si conosceva




(Nota autrice) ho scritto tutto molto velocemente, mentre tornavo dal cinema (a proposito avete visto "Colpa delle stelle? Io lo trovo meraviglioso), per aggiornare oggi... Scusate il ritardo e il fatto che il capitolo sia corto... Sorry! Ma non avevo né idee, né tempo... Che ne pensate del capitolo... E del nuovo personaggio? Ringrazio quella favolosa ragazza che si sforza a recensire ogni mio capitolo e chi ha aggiunto la storia tra le preferite/seguite... Un bacio e a presto:)
Restart:)
  

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


16 luglio
"Lexie ti ho usata... Volevo conoscere il tuo segreto. Ma non mi servi più" 
La voce di James bruciava le lacrime di Lexie.
"No James, non te ne andare! Io ti amo" 
Lexie piangeva implorando il suo amore. Ma lui non l'ascoltava. Era intento a baciare una ragazza dai capelli rossi. 
"James ti prego parlami" la voce di Lex si faceva sempre più flebile. Da un taglio all'altezza del cuore, il sangue colava caldo. Il cuore di Lexie apparteneva a James ormai. E lei non ci poteva fare niente. Ormai lei era morta senza James accanto.
Lexie si svegliò urlando dall'incubo. Il suo corpo ricoperto dai tagli. Seppur in un primo momento riconosceva la stanza poi realizzò. Era camera sua. Guardò nella culla di suo figlio ma il lettino era intatto. Quando l'immagine di suo figlio rapito le apparse in mente le lacrime scesero copiosamente sul suo volto. Era passato un anno. In questi mesi non era riuscita a concludere niente. James non le parlava più. E non aveva più sue notizie. Tutti le stavano alla larga. E ogni notte faceva gli stessi incubi, sperando che anche quello che stava vivendo lo era. Suo padre e Cathy erano partiti per l'ennesima vacanza. Non gli importava molto se lei soffriva e se il bambino mancava o era presente. Lexie era spesso da sola. 
Si riaccoccolò sotto le coperte  e strizzò gli occhi, cercando di far scomparire l'immagine di James dalla sua mente. Ma James non era nella sua mente, era nel suo cuore. E lei sapeva che non si sarebbe mai mosso di lì. Rimase in quella posizione per qualche ora, finché non decise di alzarsi. Andò nel bagno e si fissò allo specchio. Non era nelle condizioni migliori per un colloquio di lavoro. Si fece la doccia e indossò un classico tailleur pantalone. Quando fece per prendere la giacca sentì un tessuto leggero sotto le mani delicate. L'abito di James. Tirò fuori quel bellissimo ammasso di chiffon e dopo averlo osservato per qualche secondo lo gettò a terra. Odiava quell'abito.  
Apparteneva alla vecchia Lexie. La nuova Alexandra era una donna che non si fidava più di nessuno. E non si apriva. Prima  era una spugna che assorbiva ogni sciocchezza pur di trovare qualcuno che la proteggesse.
Il ticchettio del tacco di Lexie rimbombava nel negozio. Lei aveva scelto un lavoro babbano. Doveva allontanarsi il più possibile dal Mondo Magico. 
"Alexandra Thomas?" chiese una ragazza spuntando dal camerino
"Si sono io" disse Lexie.
"Venga con me" e la guidò dentro un ufficio. Una donna dai capelli grigi stava dietro a una scrivania in mogano, all'occhio costosissima.
-Buongiorno signorina Thomas- disse con voce rauca. 
-Buongiorno- rispose l'altra sistemandosi una ciocca di capelli scuri dietro l'orecchio. 
-Ho già esaminato il suo curriculum, e penso vada bene. Anche perché lei è l'unica candidata. Perciò le farò fare un periodo di prova. Un mese. Se tutto bene il posto sarà suo. Inizia lunedì- la donna sorrise gelida, quasi come se volesse invitare Lexie ad uscire. 
-Okay, a lunedì- fece Alexandra leggermente sconcertata dalla comunicazione. E se ne andò.
Camminava con gli occhi chiusi per la strada, per assaporare la sua nuova rinascita mischiata alla nebbia di Londra. E inevitabilmente andò a sbattere contro qualcuno.
-Oddio mi scusi!- gridò aprendo gli occhi. E quello che vide era la notte. Si perché gli occhi di quello sconosciuti erano neri come la notte. Le sopracciglia erano aggrottate. 
-Mi scusi tanto- ripeté Lexie con voce più flebile.
-Non è niente- disse lui con un gesto della mano. Lexie lo fissava. Sì perché quegli occhi erano un mare dove lei si era persa. 
-Le offro un caffè?- chiese lui con gentilezza leggermente tirata. Lei annuì. Si incamminarono verso il bar più vicino a loro. 
E da quel momento la vita di Alexandra cambiò radicalmente.

17 dicembre 

Zayn era diventato un punto di riferimento per Lexie. Era diventato il suo migliore amico. E tra l'altro era un babbano. Era la sua principale fonte di distrazione. Si divertiva con lui come con nessun altro. Era il motivo per cui non faceva più incubi e per cui si alzava la mattina, ma quel giorno proprio non ce la faceva. Non possono essere già passati due anni. James ora era quasi completamente uscito dalla sua mente, ma non dal cuore. Lo squillo del cellulare la svegliò definitivamente. "Zayn". 
-Oh, buongiorno migliore amica, sarà l'ora che si alzi dal letto e che venga a fare la promessa colazione al bar qui sotto?- disse Zayn con voce buffa. 
-Oddio, me ne ero dimenticata! Vengo subito!- fece frettolosa Lexie, chiudendo la chiamata. Fece una doccia veloce per poi vestirsi. Quel giorno  non lavorava. Quel giorno era il giorno da dedicare interamente a Zayn.
----------------------------
James si rigirava un anello tra le mani. Avrebbe chiesto di sposarlo a Emma. Erano due anni che non vedeva Lexie. Cercava di dimenticarla. Ma gli risultava impossibile. Emma uscì dal bagno con un asciugamano addosso e uno tra i capelli.
-Ehi, tesoro- disse posando le sue rosee labbra su quelle calde di James. Lui nascose l'anello e rispose al bacio. Quando si staccarono James prese la parola.
-Emma, ti devi dire una cosa importante: mi vuoi sposare?- gli occhi di entrambi brillarono.
-Oddio, James. Oggi è il tuo compleanno, non ti ho neanche dato il mio regalo! Comunque, SÌ!- disse eccitata. Lui le infilò dolcemente l'anello al dito della ragazza. 
-Okay, ora però ti do il mio regalo!- e prese un pacchetto dal cassetto del comodino. Lui lo aprì e c'era un bracciale in pelle. James ebbe un tuffo al cuore. Non è possibile: mi hanno fatto lo stesso regalo. Il regalo di Lexie di due anni prima era identico.
-Grazie amore mio- disse fingendo un sorriso. E si baciarono di nuovo. Sì. Lexie gli mancava. E avrebbe preferito lei al posto di Emma.
--------------------
-Mamma, ma io diventerò un mago bravo?- chiese Christian alla sua ipotetica madre. Aveva passato più tempo con lei che con Lexie. Di cui non si ricordava niente. Johanna sorrise al figlio adottato. Lo aveva sempre desiderato. E gli era sempre stato negato.
-Si, Christian. Diventerai uno dei più grandi. Perché tu hai il sangue di una grande stirpe di maghi- il bambino sorrise mostrando i pochi e piccoli dentini di latte. Johanna le avrebbe parlato delle sue origini, quando sarebbe stato più grande.







[[Nota autrice]] non so se questa volta è un po' più lungo. da qui in avanti aggiornerò una volta alla settimana, o il venerdì o il sabato (la scuola -.-'). Comunque che ve ne pare del capitolo? E di questi due nuovi personaggi? Ah, Zayn, potrebbe assomigliare a Zayn Malik... (il mio sogno, anche se gli ID non mi facciano diventare scema) Quindi devo chiedere un consiglio a voi... Questa FF diventerà crossover? Io non ci capisco più niente... Fatemi sapere:)
Grazie chi recensisce, aggiunge tra le preferite e le seguite la mia storia:) un bacio e alla prossima volta
Restart

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Lexie sorseggiava il cappuccino bollente. Lo amava. Amava il gusto amaro del caffè scorrergli giù per la gola. Andrò in Italia un giorno, solo per mangiare. Pensò sorridendo sotto i baffi. 
Zayn si era acceso una sigaretta, osservando le macchine che passavano nella strada. Aveva gli occhi oscuri assottigliati e le sopracciglia aggrottate. Quando dalle sue labbra rosee uscì la prima boccata di fumo, Lexie sospirò. Quello era il peggior difetto di Zayn. Il fumo. 
-Vuoi che la spenga?- chiese gentile lui. Lexie sbatté le ciglia lunghe come per risvegliarsi da un sonno. Avrebbe preferito che lui la spegnesse. Ma si sentiva egoista a dire di sì. Scosse la testa. Zayn sorrise e spense la sigaretta.
-Perché lo hai fatto?- chiese Lexie.
-Sapevo che lo volevi. So che tu mi odi quando fumo- e sorrise. Quel sorriso era troppo magico. Zayn allungò il braccio verso di lei, col pollice allungato. Quando le poggiò il dito sulle labbra di lei, Lexie chiuse gli occhi. 
-Avevi le labbra sporche- disse lui, tenendo il pollice appoggiato sull'angolo della bocca della ragazza. Tra di loro cadde un silenzio imbarazzato. Lui aveva ancora la mano sul viso di lei. E non voleva toglierla. E lei preferiva così. Poi all'improvviso Zayn tolse bruscamente la mano. E fissò il vuoto. Era già successa una cosa del genere. 
"Zayn!" Lexie correva più veloce che poteva. Le scarpe erano da buttare ormai. I jeans mezzi, uguale. Era un settembre particolarmente piovoso. Zayn le correva incontro, muovendosi meglio che poteva, visto che indossava il completo da lavoro. Aveva l'ombrello, lui. Quando si scontrarono lei lo abbracciò tremante. E lui ricambiò. Non gli importava della pioggia e che il vestito fradicio fosse costato un'enormità. Quell'abbraccio era senza prezzo.*
Sì. Zayn aveva capito in quel momento quanto Lexie fosse indispensabile nella sua vita. 
-Zayn andiamo a fare un giro?- chiese lei alzandosi e raccogliendo la borsa. Zayn annuì.
----------------------------
Jennifer accarezzò la stoffa pesante del suo abito bianco. Sì. Abito bianco. Da sposa. 
Non si sarebbe mai immaginata di sposarsi. Né tantomeno a venti anni. Né con Fred Weasley jr. Appoggiò la mano delicata sul ventre che iniziava ad essere sporgente. Non era prevista. Assolutamente una gravidanza non era prevista. Ma è successa. A venti anni. 
Non si sarebbe mai immaginata che un semplice invito al ballo sarebbe diventato vero amore. Sì perché si amavano. 
-Hei, tesoro, la vuoi una tazza di the?- Lexie si era affacciata alla porta della camera da letto di Jennifer. Fred stava con James, il suo testimone, fino al matrimonio. Mentre Jen con Lexie, Alice, Lily ma qualche volta Zayn andava a trovarle. Jennifer adorava Zayn. Era un ragazzo per bene, alla fine. Jennifer lo preferiva a James. Sì era un pochino più misterioso, ma era più tranquillo e meno sfacciato. Nei suoi sogni Jen sperava che un giorno lui e Lexie si sposassero. Con gli occhi sognanti si voltò verso l’amica.
-Sì, grazie. Ora vengo giù- rimise a posto l’abito e scese le scale con l’amica. Manca solo un giorno.
 
 
Johanna si stava asciugando la folta chioma riccioluta e scura. Forse era l’unica cosa che aveva preso dal padre. I capelli. Suo padre. Aveva sempre amato suo padre. O perlomeno fino a sedici anni quando le ha veramente voltato le spalle, per poi morire. Lo ha sempre ritenuto un debole. Non lo immaginava come un grande uomo, bensì come un traditore. Come la maggior parte delle persone del mondo magico. Per quanto riguarda sua madre, sarebbe quasi meglio non parlarne. L’ha abbandonata. Perché lei era la figlia illegittima. Quella che non sarebbe dovuta sopravvivere a lungo. Forse sua madre non era una grande persona come la immaginavano tutti. Delle piccole goccioline d’acqua le scesero sulla fronte chiara. Christian non si sarebbe sentito come si sentiva lei. Sì il piano di mio marito deve funzionare.
 
 
-LEXIE DOVE CAVOLO SEI?- Jennifer urlava da tutta la mattina. L’agitazione era salita alle stelle. Era il giorno del suo matrimonio. La damigella d’onore apparve facendo frusciare l’abito verde.
-Di cosa hai bisogno Jenny?- chiese frettoloso.
.- I fiori?! Dove cavolo sono i fiori?!-  Lexie rise di gusto.
- Jenny sono lì accanto a te. Hai chiesto se te li portavo due minuti fa- l’espressione tesa sul viso di Jennifer si rilassò.
 - Scusa, Lex. Sono agitata al massimo-
 
Due ore dopo
 
Lexie avanzava lungo la navata con un sorriso sulle labbra. Aveva incrociato gli occhi scuri di Zayn. Ora era tutto in discesa. Ma si sbagliava di grosso. Quando vide un paio di occhi nocciola ebbe un tuffo al cuore. James era lì. Ovvio, cretina, è il testimone. Anche lo sguardo di James era triste. Ma poi con grande forza d’animo lui rivolse lo sguardo alla fidanzata. Che, con grande dispiacere di Alexandra, aveva un diamante all’anulare sinistro. Lexie rivolse uno sguardo triste a Zayn che le rivolse il suo migliore sorriso. Si sentiva già molto meglio.
 
Il momento del ballo era il preferito di Lexie. Anche se lei se ne stava seduta in un angolo con un bicchiere di champagne in mano. E pensava. Pensava a Christian. Suo figlio. Un pensiero terribile si fece avanti nella sua mente. E se fosse morto? Delle lacrime si fecero posto sul suo viso scuro.
-Non dovresti piangere in un giorno come questo. Poi ti si rovinerebbe il trucco-. Lexie riconobbe immediatamente il proprietario di quella voce calda e confortante. Zayn. Lei rise.
-Vuoi concedermi questo ballo?- disse lui porgendole la mano ambrata. Lexie annuì.
Lui le cinse i fianchi con le sue splendide mani da pianista. Lei avvolse le sue braccia attorno al collo del ragazzo. Era un lento. Lexie amava quella canzone. Per un momento non pensò a niente, a parte Zayn.
James si teneva stretto la sua adorata Emma. Forse la stava stringendo troppo. Cosa ci faceva Lexie con quel ragazzo, babbano? La rabbia ribolliva dentro di lui. Ma anche dentro Lexie, che colta da una spinta quasi di vendetta baciò Zayn.
 
 
 
 
scusate il ritardo. Non ho avuto molto tempo per aggiornare per via del fatto che il mio telefono stia gradualmente morendo. Comunque… Che ne pensate del capitolo? E della nascente coppia? E di Jen e Fred? Io trovo siano carini insieme… l’ultimissima domanda, forse la più interessante: chi pensate che sia Johanna?
Grazie per chi gentilmente si metterà a  scrivere un paio di righe in quello spazio dedicato alle recensioni (non vi mangio se lo fate XD) e grazie a chi segue la storia aggiungendola tra le preferite/seguite…
Un bacio enorme e alla prossimaJ
 
Restart

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


 
-Che cosa stai facendo, Lexie? - James aveva raggiunto la ragazza, con gli occhi che gli bruciavano dalla rabbia e dalla delusione. Lei si staccò da Zayn lentamente, con le labbra ancora gonfie e gli occhi che le brillavano.
 -Cosa vuoi James? – gli occhi erano tornati scuri e sembravano sul punto di far uscire grosse e amare lacrime.
-Sarà meglio che si vada, no, Lexie? – era stato Zayn a parlare. Stringeva la vita della ragazza con fare possessivo. Lexie aveva a malapena sentito le parole di Zayn. Era troppo concentrata sugli occhi di James. Sono troppo belli . Lo sapeva fin troppo bene, perché lei si era innamorata di quegli occhi.
 
-Cosa ti importa di me James? M-m-mio figlio è scomparso. Tu mi hai lasciata come se fossi niente per te. Io sono rimasta veramente sola al mondo. Io non ho seriamente nessuno. Ho solo Jennifer e Zayn- prese un attimo di fiato per riprendersi dal pianto disperato:
 
-Zayn è la mia nuova svolta. Ho cercato di voltare pagina così tante volte… Ci ho provato anche con te, ma sei te che mi hai voltato le spalle. Ed ora ti stai per sposare. Ti sei seriamente dimenticato di me. Sei un ipocrita. Non mi rivolgere mai più la parola. Seriamente James, allontanati da me- così dicendo, tolse la mano di James che nel frattempo di era posata sulla sua spalla. Lexie si riavvicinò a Zayn. E se ne andarono. James rimase lì a fissarli, anzi a fissare il vuoto. L’aveva abbandonato. Ora era libero da tutti i vincoli e poteva sposare Emma senza pesi sulla coscienza.
 
-James, tesoro, è successo qualcosa?- la fidanzata si era avvicinata a lui. James si voltò verso di lei e le fece un dolce sorriso. Era una delle ragazze più belle del Mondo Magico. I suoi boccoli neri come la pece erano legati in una crocchia ordinata.
 
-No, godiamoci la festa- mentì spudoratamente. Quando credeva di essersi tolto un peso dal cuore, si era creato un vuoto dentro a sé. Lexie si era portata via un pezzo di lui.
 
-----------------
 
La macchina era estremamente silenziosa. Generalmente Zayn e Lexie parlavano di tutto. Ma Lexie non ce la faceva. Il suo vero amore si era affacciato di nuovo e le aveva fatto del male, di nuovo. Zayn era turbato da qualcosa di forse più grande; il figlio di Lexie. Lei non gli aveva mai parlato di una cosa così grande.
Ma sicuramente il pensiero che li turbava entrambi era quel bacio.
 
-Zayn, sono così dispiaciuta per quel bacio. Nnnon era previsto. Scusami tanto. Se non vorrai mai più parlarmi, lo capirò- furono le prime parole di Lexie, non appena scese di macchina. Zayn si fissava le scarpe da cerimonia.
 
-Se non lo facevi te, lo avrei fatto io. Lexie tu mi piaci. Sei indispensabile per me. E alzò quello sguardo oscuro. Lexie aprì la bocca sorpresa. Non si sarebbe mai immaginata una cosa simile. Si morse il labbro truccato. Ancorò il suo sguardo sperso a quello solido di Zayn. Rimasero a fissarsi per un tempo indefinito.
 
Poi Lexie non ci pensò più e corse da Zayn. Le loro labbra si incontrarono dolcemente e il bacio fu uno dei più belli del mondo. Zayn strinse Lexie a sé e la sollevò leggermente da terra. Una goccia cadde sulla schiena scoperta di Lexie e la fece rabbrividire. Poi le gocce aumentarono sempre di più. Si moltiplicarono a una velocità impressionante. Erano completamente mezzi. Ma non si azzardarono a entrare in casa. Rimasero in quella nuvola di amore che li avvolgeva.
 
-Rientriamo in casa?- chiese Lexie sorridendo. Tirò fuori le chiavi dalla pochette e aprì il portone pesante. Il suo appartamento non era come quello di James. Era molto, ma molto più piccolo. Ma in quel momento a loro non importava minimamente di come era l’appartamento. A loro importava solo il letto
 
-Buongiorno, dormigliona!- la voce di Zayn era calda e misteriosa. Lexie si stiracchiò leggermente scoprendosi e mostrando il seno scoperto. Il sesso con Zayn era di gran lunga migliore che di quello con James. Il ragazzo poggiò le sue labbra su quelle morbide di Lexie e in quel momento lei sentì il dovere di raccontare tutto al ragazzo.
 
-Zayn ti devo dire una cosa molto importante: sono un strega, e ho un figlio, come avrai già capito-
Zayn si irrigidì per un secondo.
 
-Lo sapevo già da tempo che eri un strega. Anche una mia cugina lo è. Di tuo figlio però raccontami di più- e sorrise, mostrano quel sorriso praticamente perfetto.
 
-Perché non mi hai detto niente? Comunque, si chiama Christian- anche lei sorrise.
 
-E’ proprio un bel nome- e appoggiò di nuovo le sue labbra su quelle della ragazza. Lexie si sentì sollevata: Zayn era la prima persona che non la guardava con pena, non appena diceva di aver avuto Chris a sedici anni.
Forse si stava innamorando di nuovo
 
 
Johanna percorreva le strade di Londra a passo svelto. I pantaloni erano il modo più pratico e comodo per passare inosservati. Il cappotto leggero le faceva venire ancora più freddo, visto che il vento gelido le attanagliava il corpo. Doveva assolutamente trovare la casa di suo padre. Quando la trovò, dovette aspettare qualche secondo per aprire il portone d’ingresso. Il corridoio era stretto e muffoso. L’umidità presente la faceva sciogliere. Con le sue dita ossute passò quadro per quadro, assaporando l’odore del legno tarlato.
Poi finalmente aggiunse la sua meta. La camera di suo padre.
Era immensa, il letto a baldacchino ancora perfettamente rifatto. Johanna aprì il cassetto del comodino con molta difficoltà. Era incrostato dal tempo e dalla solitudine. E poi eccola lì. La traditrice.
Due paia di occhi verdi si scontrarono.
------------------------------
 
-Signor Lestrange, abbiamo scoperto qualcosa che le potrebbe interessare. -
L’uomo alzò la testa dal pesante volume che stava leggendo. Era ancora un bell’uomo, anche se aveva sorpassato la quarantina. I capelli scuri tirati all’indietro e gli occhi verdi che ti tagliavano l’anima, se li fissavi per troppo tempo.
 
-Dimmi- disse muovendo la testa, stanco.
 
-Quelle ricerche che ci aveva chiesto di fare, poco tempo fa. Hanno trovato la ragazza. Era impossibile non riconoscerla. E’ identica a sua moglie- ed a quelle parole Edward si gelò.














||Nota autrice|| scusate per il ritardo, ma sono stata via per una settimana e quindi non ho potuto aggiornare...  Comunque, un nuovo personaggio Edward! Che ne pensate della rivelazione finale? E' la prima di una lunghissima serie (eheh) Chi pensate sia il padre di Johanna? Ah, qui sotto vi metto la lista (ancora temporanea) del cast:
°Tiana Benjamin- Lexie
°Douglas Booth- James
°Zayn Malik- Zayn
° Jennifer Lawrence- Jennifer
°Lily Collins- Emma
° Christian Bale- Edward 
°Oliver Phelps- Fred Weasley jr
...manca Johanna, per la quale non avevo la minima idea... Voi? 
Un bacio e alla prossima

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Anno 1979
 
-Signora è proprio sicura di non voler vedere la bambina? E’ sua figlia! -
 
-Le ho detto di no. Non me lo chieda un’altra volta- la ragazza aveva il mento che le tremava leggermente.
 
-Va bene. Posso contattare il padre? Della bambina, intendo. - l’infermiera aveva i suoi anni, anche se non era proprio decrepita, ma non riusciva a concepire come si potesse abbandonare la figlia appena nata. La ragazza spalancò i profondi occhi verdi.
 
-No. Lui non ne è a conoscenza. Non lo chiami. – si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e sospirò. Era successo solamente una volta. Possibile fosse nata una bambina?
 
-Questa è una figlia illegittima. Non la voglio conoscere. Basta. Ora se non le dispiace devo andare, addio-
L’infermiera la osservò allontanarsi. Un lungo sospiro uscì dalle sue labbra sottili. Quella ragazza non era la prima, né sarebbe stata l’ultima che si presentava lì, abbandonando il figlio. Rosemary, questo era il nome dell’infermiera, non sopportava quell’idea. Lei aveva perso suo figlio, Charles, e non era riuscita ad averne altri. Si alzò dalla sedia scricchiolante e si avviò verso la nursery. Quella bambina era una delle più belle del Mondo Magico. Un ciuffetto di capelli neri sovrastava sulla testolina delicata e quando riusciva ad aprire quegli occhietti deliziosi, mostrava due grandi occhi verdi, come la madre. Rose sorrise.
 
Anno 1990
 
Rose sentiva che il grande momento sarebbe arrivato da un momento all’altro. Si cullava avanti e indietro sulla sua sedia a dondolo sotto il pergolato. Johanna stava giocando dentro con la sua bambola nuova. Se lo era meritato. L’aria calda di agosto si faceva sentire violentemente. Rose aveva adottato quella deliziosa bambina. Sì. Deliziosa era proprio l’aggettivo giusto. Un leggero venticello rinfrescò l’aria.
Una civetta bianca planò sotto il porticato.
-Johanna! Vieni! E’ arrivata la tua lettera! – Sì. Johanna era stata ammessa. E non vedeva l’ora di cominciare.
 
Anno 1995
 
Novembre, 12
 
Caro diario,
Sono Johanna.
Mia madre ha sempre voluto che tenessi un “diario di bordo” per la scuola, ma io non ne ho mai avuto una grande voglia.
Non è che non ami scrivere, anzi, ma non sapevo mai di cosa scrivere, quando le mie giornate erano ricchissime.
Solo adesso che è venuta a mancare, capisco l’importanza di questo diario. Da qui in avanti scriverò ogni giorno e quando potrò andare a farle visita le leggerò delle mie avventure. Diario, tu non capisci minimamente il mio dolore. Eppure lei non era la mia vera madre. Per quella donna che mi ha abbandonato, non ho versato neanche una lacrima quando è morta.
 
Dicembre, 2
 
Oggi ho conosciuto un ragazzo. E’ carino, occhi verdi e capelli scuri, ma non so. E’ un Serpeverde. Penso che sia meglio stargli alla larga. Generalmente quelli di Serpeverde non sono dei grandi tipetti.
Però lui sembra più gentile. Mi erano caduti i libri in corridoio e lui me li ha raccolti. Poi mi ha fissato con quegli occhi verdissimi. Io ero imbambolata. Diio, quanto è bello! Si chiama Edward. Edward Lestrange.
I Lestrange, però sono Mangiamorte. Mamma me lo ha sempre detto di stare lontana dai Mangiamorte. Forse è meglio conoscerlo meglio prima di giudicarlo.

Dicembre, 9
 
Oggi ho conosciuto mio fratello. C’è poca somiglianza tra noi due. Peccato non mi stia tanto simpatico. E’ uno sbruffone. Ci avrò scambiato al massimo dieci parole, ma non mi ha dato una grande impressione.
Comunque, oggi è una giornata speciale, anche per un altro motivo. Io ed Edward ci siamo baciati. E’ stato magnifico. In mezzo alla neve… Mmmm…
 
Dicembre, 10
 
Oggi è un giorno terribile. Mio padre mi ha scritto. Non è possibile. Come ha fatto a sapere della mia esistenza? Ora vuole conoscermi. Cosa farò? Cosa gli dirò? Devo essere arrabbiata con lui? Anche se non sapeva niente? Poi mi dispiacerebbe… No, lo devo lasciare parlare. Oggi pomeriggio ci vediamo. Ho una grande paura. Vorrei che mia madre, Rosemary, fosse qui.
 
Dicembre, 10 (è il continuo di quello di prima)
 
Ho incontrato mio padre. E’ stato un po’ strano, perché io ho parlato poco o nulla. Ho lasciato parlare lui. Lui. Il mio idolo. O meglio, il mio ex-idolo. A quanto pare mi odia. Dice che a fargli paura sono i miei grandi occhi verdi. Io gli ho risposto che non c’è nulla di male nell’avere gli occhi verdi. Ma mi sono rinvenuta troppo tardi. Troppo tardi ho capito di che occhi parlava. Di quelli di mia madre. Di quella biologica. Io con aria di sfida gli ho detto “Sei sempre stato innamorato di lei, mascalzone?” e ho fatto un gesto con le sopracciglia che mi ha insegnato Edward e che mi piace da morire. Quello stronzo è rimasto bloccato. Gelato dalle mie parole. Sapeva che ho detto la verità, ma non lo voleva ammettere. Il suo mento ha iniziato a tremare e gli occhi si sono inumiditi. Ha biasciato un sì, prima di scomparire. Non so che cosa ho guadagnato oggi, ma non di sicuro la sua fedeltà e orgoglio. Sicuramente non mi sento una persona migliore nell’aver fatto ciò, ma mi sono tolta un peso dallo stomaco. E ho capito a chi somiglio. Sono uguale a lui, fisicamente parlando. Stessi capelli scuri, stessa bocca.
 
Anno 1996
 
Giugno
 
Mio padre è morto.
 
Luglio, 3
 
Oggi è il mio compleanno. Ho 17 anni. Sono maggiorenne. Mmmm. Non vedo l’ora che sia stasera, per poter festeggiare con Edward.
 
Anno 2004
 
Giugno, 15
 
Oggi mi sposo. Con Edward. Lui dice, che sposandolo potrei diventare un’altra persona. So a cosa allude. Non voglio diventare un Mangiamorte.
 
Anno 2005
 
Settembre, 2
 
Edward Lestrange

Jo ha partorito una bellissima bambina. Si chiama Emma. In questo momento la sto cullando in camera sua. Siamo felicissimi. La bambina è identica a Jo. Ha una risata simpatica e coinvolgente. Ho cambiato idea. Non voglio che la mia nuova famiglia sia come quella mia vecchia. Voglio essere una persona migliore.
 
Ottobre, 29
 
Hanno portato via la mia bambina. La bambina mia e di Jo. A mia moglie hanno cancellato la memoria dell’ultimo anno. Ora il fuoco che ribolliva dentro di me è aumentato. Devo ritrovarla.
 
Anno 2021
 
Giugno, 3
 
A Jo è venuta un’idea malsana. Si vuole prendere l’erede del Signore Oscuro. Ho provato a dissuaderla. Ma lei dice che vuole vendetta contro Dean, che secondo lei ha portato via la nostra bambina. Jo vuole far parte della nuova setta di Mangiamorte.
 
Anno 2023
 
Novembre, 14
 
Christian è proprio un bel bambino. Oggi mi ha chiamato per la prima volta. Mi fa sentire così orgoglioso. Però anche triste. Non voglio che muoia. Non voglio neanche che diventi il nuovo Signore Oscuro. Ma Jo è cocciuta. Vuole vendetta.
 
Dicembre, 5
 
Louis ha ritrovato Emma. Mia figlia sta per diventare una Potter
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
||Nota autrice|| ecco, nuovamente in ritardo. Scusatemi. 
Capitolo nuovo, per approfondire il personaggio di Johanna... Che ne pensate? Avete qualche idea per l'attore, cantante, che può interpretare Jo? 
Un bacio e alla prossima settimana
Restart

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


 
Zayn camminava silenzioso, il passo svelto, lo sguardo fisso su una realtà inesistente. La sigaretta stretta tra le due dita della mano destra si consumava velocemente, senza che lui se la infilasse in bocca. Non aveva voglia di fumare. Non aveva voglia di varcare la porta del suo albergo di lusso. In quel momento voleva stringere a sé quel corpo caldo e esile. Voleva solamente proteggerla dai mostri del suo Mondo. Zayn sapeva che quel James avrebbe fatto del male a Alexandra, ma Zayn sapeva anche che non la poteva proteggere da lui. E che Lexie si sarebbe gettata nelle braccia del mago. Come poteva fare, come poteva proteggerla, senza toglierle James? Non c’era modo. Assolutamente.
Posò l’ombrello all’entrata dell’albergo ed entrò. La sigaretta che pima stringeva con avidità era per terra, mentre si spegneva lentamente.
Si tolse il cappotto firmato e si diresse verso la reception.
-Sig. Malik c’è una signora che la sta aspettando nel suo ufficio- il portiere le sorrise cordialmente a mo’ di buongiorno. Zayn annuì e si avviò verso l’ufficio. Quando aprì la porta la vide.
-Buongiorno, Zayn- Johanna sorrise, un sorriso quasi malefico. I suoi occhi verdi brillavano.
-Cosa vuoi? – la voce del ragazzo era annoiata.
-Conoscere la tua ragazza, tutto qua – E sorrise. A Zayn, fin da bambino, spaventava il sorriso di Johanna.
-Perché? – la mascella del ragazzo era ben serrata e gli occhi erano pozze di inchiostro.
A quel punto Johanna, si sciolse. Tutta d’un fiato. Non sapeva nemmeno lei il perché. Non sapeva. Sapeva solo della sua bambina, Emma, che ormai era una donna.
-Zayn, hanno ritrovato Emma. Io ed Edward, vogliamo conoscerla. Io so che Lexie la conosce- il trucco pesante non aveva resistito, come la sua emotività.
-Per favore, Jo, siediti- Zayn allungò il braccio verso la sedia davanti alla sua scrivania. Johanna vi crollò. Le sue mani ossute tremavano, mentre stringevano i braccioli della seduta. Il profondo sguardo verde fissava il mogano della scrivania.
-Lexie la conosce. Sa anche che tu hai il suo bambino. Purtroppo Jo non so come aiutarti. Mi dispiace tanto, ma non trovo soluzione al problema – lo sguardo scuro e dispiaciuto di Zayn incontrò quello tremante e supplicante di Johanna. La donna provò ad alzarsi dalla sedia. Le mani cedettero al peso e ricrollò.
-Johanna vieni con me. Ti porto a casa. Oggi Lexie non lavora – le porse la mano e le sorrise.
-Grazie, sono in debito con te – e si fece aiutare ad alzarsi.
 
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Lexie aprì gli occhi impastati. Era la prima mattina dopo mesi che si svegliava un po’ più tardi. Scese dal letto morbido e caldo. Il pigiama, che si era comprata da sola, non era una di quelle cosine in pizzo che Zayn, gentilmente, le comprava. Dopo aver fatto la sua routine mattutina, si vestì e scese a prepararsi la colazione. Appena scese l’ultimo scalino, Zayn aprì la porta. Con lui c’era una donna. Lexie sobbalzò. Avrebbe riconosciuto quegli occhi ovunque.
-Perché hai portato quella donna qui, Zayn?- lo sguardo di Lexie si era indurito.
-Lexie, lei non è chi pensi che sia – Zayn si stava cautamente avvicinando a lei.
-Zayn lei ha portato via il mio bambino! Lei si è presa Christian!- Alexandra non si rese conto di strillare.
Johanna decise di intervenire.
-Lexie, conosci veramente tuo padre? E tua madre? – Lo sguardo della ragazza era sbalordito. Non sapeva di cosa stesse parlando.
-Tuo padre si è preso mia figlia, quando era nata da poco. So cosa si prova. Quel dolore. Tuo padre mi ha preso Emma solo per vendetta. Vendetta contro di me. Contro Edward. E tua madre sta scontando la pena al posto suo, oltre che per il fatto del sangue del Signore Oscuro. Lexie sono entrata a far parte della setta solo per avvicinarmi a Emma. E mi hanno imposto di prendere Christian. Da una parte ero contenta di farlo, ma poi mi sono impersonata in te. Ma ormai era troppo tardi. Dovevo farlo. Mi era stato imposto di salvaguardare Christian dalla morte prematura e quindi della scomparsa della sangue di Voldemort. Lexie Christian ha quasi tre anni. So che questo figlio potrà arrecarti un dolore enorme, ma devi evitare che risorga un nuovo Signore Oscuro. Devi evitare tutto ciò. E io ed Edward siamo disposti ad aiutarti, ma prima, facci almeno vedere Emma. Prima che si sposi con quel Potter – Lexie ascoltava. Le parole di Johanna non erano quelle del nemico, ma quelle di una madre. Sapeva consigliarle.
-Okay, ti porto da Emma. Ma tu devi farmi vedere Christian. E aiutami con questa guerra-
Johanna sorrise e annuì.
-Io e Edward faremo il possibile, ma sappi che l’unico che può aiutarti è uno, come dice la profezia, dal sangue puro –
-James, vorresti dire?- chiese lei tremante. Zayn, che fino a quel momento ascoltava alzò lo sguardo.
-Anche James. Ma anche Zayn può aiutarti. Anche lui è un mago- Quello fu il momento in cui la stanza si congelò.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
||Nota autrice|| sono pessima, lo so. Mi faccio schifo da sola. Sono in ritardo e il capitolo è brevissimo. E' che ora le cose con la scuola si stanno intensificando e il tempo si sta riducendo, visto che mi sono ricominciati gli allenamenti di tennis... Comunque, che ne pensate del capitolo? Immaginavate che Zayn fosse un mago?
un bacio e alla prossima
Restart
 
p.s. per le directioner (anche per le non-directioner): sulla mia pagina trovate una storia sugli ID scritta da me e da altre due mie amiche... Ci piacerebbe aumentare le visite... Grazie per l'attenzione:)

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


-James ti senti bene? – il ragazzo scosse la testa.
-Va’ via mamma. Voglio stare da solo. Domani mi sposo. E’ ovvio che non mi senta bene- Ginny si portò una ciocca fulva dietro l’orecchio. Sapeva di aver perso la scommessa con Harry. E sapeva di dover dire addio al suo figlio più amato. Si alzò dalla sedia e si avviò verso l’uscita, quando James la bloccò.
-No, scusa, non andare via. Ti prego. Ti devo chiedere una cosa importante- gli occhi del ragazzo erano diventati immediatamente scuri. Ginevra si sedette di fronte al figlio.
-Dimmi- disse con calma. Lo sguardo di James era piombato sul bicchiere cristallino che stringeva tra le mani fredde.
-Perché la madre di Lexie è ad Azkaban? – e per la prima volta fissò seriamente la madre. Sembrava quasi impossibile che due persone così diverse si somigliassero così tanto. La pacatezza di Ginevra di scontrava brutalmente sull’irrequietezza di James.
La bocca della madre era rimasta serrata, come se non volesse far uscire tutte le parole che aveva in mente. Troppe parole, troppe emozioni, poco tempo. 
Poi quando finalmente schiuse le labbra rosee, le parole le si bloccarono in gola. Il labbro inferiore tremava visibilmente. Chiuse e aprì gli occhi nocciola più volte.
James la fissava, lo sguardo vuoto, insensibile. Le sopracciglia leggermente corrucciate e quelle mani, grandi e calde che stringevano il bicchiere trasparente. Il liquido traballante era di un color ruggine.
Le nocche del ragazzo erano diventate bianche.
Ginny non resse più la pressione e si alzò dalla sedia.
-Non te ne andare e rispondi alla mia domanda- la voce di James era particolarmente dura e tagliente. Era ritornare a guardare il liquore.
-Non lo so, okay? Non so cosa sia successo! Non me lo chiedere più James! – La donna, forse, non si rendeva nemmeno conto di urlare. Fece per andarsene, ma il ragazzo le strinse il braccio in una forte stretta.
-Non te ne andare. E rispondi alla mia domanda- aveva pronunciando questo a denti stretti, quasi ringhiando.
Ginevra non l’aveva mai visto così. Non sapeva in cosa si fosse trasformato il figlio.
Ma sapeva cosa lo consumasse. Sapeva cosa stava rodendo dentro di lui. Quella rabbia, quegli occhi scuri. Li aveva già visti, troppe volte.
 
-Rose era una delle mie migliori amiche. Potrebbe esserlo tuttora se non fosse per quell’idiota che l’ha spinta in prigione. Rose proviene da una stirpe fin troppo famosa per la sua malvagità. Rose ha nel suo sangue babbano, sangue magico, di Voldemort, come ben saprai. Quando rimase incinta, girava una maledizione che riguardava la sua famiglia. La maledizione di Christian. Dean la spedì in prigione. –
-Ma Dean era suo marito! – esclamò James. Ginny annuì.
-Dean aveva paura. Quando nacque Alexandra la bambina fu portata al padre e la moglie stava per essere rilasciata, ma Dean accusò la moglie di un altro crimine. Aver rubato l’erede Lestrange.
Nessuno ha mai saputo chi fosse veramente l’autore del crimine, ma io sono sempre stata sicura sul fatto che fosse stato Dean. E’ una delle mie più grandi sicurezze –
Lo sguardo della donna non era fiero come sempre. Lo sguardo era uno sguardo perso.
-E questo è successo ovviamente prima del tradimento- disse James con un filo di voce.
-Di cosa stai parlando? Di quale diavolo di tradimento stai parlando? – chiese Ginny.
-Oh, ma per favore. Mamma, Al e Lily erano piccoli, ma io capivo. Era troppo strano che tu uscissi ogni mercoledì, con la stessa persona. Tutti i mercoledì ci lasciavi con Victorie, perché papà aveva da lavorare fino a tardi, per fare i corsi. Io per un po’ l’ho bevuta. Poi qualcosa ha iniziato a non tornarmi – Ginny piangeva, piangeva come non mai.
-James non capisci, era per lavoro…- il ragazzo non le fece finire la frase.
-Che lavoro? Mamma tu giocavi nel Quiddich! Gli allenamenti non li facevate mai alle nove la sera, fino a prima!- James urlava. Urlava così forte che Al si affacciò a controllare cosa stesse succedendo.
-Mamma, James, cosa succede? – domandò con voce impastata dal sonno.
James si voltò verso il fratello, con gli occhi iniettati di sangue.
-James, cosa ti succede? JAMES! – il fratello era uscito bruscamente di casa.
 
James percorreva una strada che sapeva a memoria, ormai.
Entrò in un pub, tirando un sospiro di sollievo, nel sentire che il suo naso congelato non era più tale.
Si tolse il cappotto, e si diresse al bancone.
-Tequila, per favore- disse al barista. Negli ultimi tempi aveva imparato a conoscere tutti i drink babbani e pensava che non fossero tanto male. Ma in assoluto preferiva la tequila e lo scotch.
Si scolò il contenuto del bicchiere e ne chiese un altro.
 
Nel frattempo Lexie era entrata nel suo pub di fiducia. Era stata una giornata fin troppo lunga. Zayn probabilmente era a casa, cercando di chiamarla. Si avvicinò al bancone e chiese uno scotch, il preferito di Zayn, pensò. Prese il bicchiere di cristallo e si voltò.
Non l’avesse mai fatto. James era accanto a lei, gli occhi iniettati di sangue, le labbra secche, il naso arrossato e leggere occhiaie. Lexie rimase pietrificata, finché anche lui si voltò e la vide.
-James – sussurrò lei, con un filo di voce. Lui ammiccò qualcosa con le sopracciglia, prima di baciarla.










||Spazio autrice|| scusate di nuovo ritardo... Mi dispiace, ma scrivere sta diventato sempre più difficoltoso, visto che ho poco tempo e tre storie da aggiornare... Comunque, che ne pensate? 
un bacio, 
Restart

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


-COSA DIAVOLO FAI? – Lexie si era staccata da lui ad una velocità impossibile. Gli tirò uno schiaffo in pieno viso e se ne andò. James la rincorse fuori, scordandosi del cappotto del drink da pagare.
-LEXIE! Aspettami, per favore! – le urlava a squarciagola, pregando fra sé che si voltasse, o perlomeno rallentasse il passo.
Lexie si voltò per guardarlo. Gli occhi chiuso e le labbra strette in una smorfia di fastidio.
-Cosa vuoi James? Che ti aspetti? No, non se ne parla. Ho aspettato per un anno, ora sono stanca –.
Lui si avvicinava cautamente come se avesse paura della reazione di lei.
-Scusami per tutto. Lex, io ti amo e penso che non dovremmo stare separati. Lex ti prego, ascoltami… - ma lei aveva già girato sui tacchi, continuando ad andare verso casa sua. Sentì a malapena quello che James le urlava:
-Lex! So tutta la storia di tua madre! Lex! E’ stato tuo padre! – a quelle parole lei si pietrificò. Si voltò di nuovo e con passo molto deciso si avvicinò prontamente a James.
-Stronzo! Non provare mai più a parlare dei miei genitori così! No tu non puoi giudicare l’uomo che mi ha cresciuta senza mai averlo visto! – e gli tirò un altro schiaffo.
James si portò la mano alla guancia cocente, chiudendo gli occhi.
-Non giudico io. Mia madre mi ha detto tutto. Lei mia ha detto che è stato lui a rubare l’erede Lestrange. Me è sicura – James riaprì gli occhi nocciola.
Lexie aveva una mano alla bocca e gli occhi spalancati. Le ginocchia le si piegarono e con un tonfo cadde a terra. James la prese subito da sotto le braccia per tirarla su ma lei si liberò dalla sua stretta.
-Lei come fa a saperle queste cose? - la voce le tremava, troppo, e le lacrime erano troppo prossime a sgorgare dagli occhi scuri.
-Non lo so – mentì lui. Si inginocchiò accanto a lei, circondandole le spalle curve.
-Scusami se ti ho sconvolto. Non era mia intenzione, seriamente, io… - lei non lo lasciò finire.
-Quando dici cose del genere è sempre tua intenzione, James. Per un motivo o l’altro tu dici queste cose. E tu l’hai detto per fermarmi. Per evitare che il divario tra di noi aumentasse. Ma hai messo un cerotto sull’emorragia. Prima o poi si staccherà e sarà peggio. James, manteniamo le distanze. Ci roviniamo a vicenda se stiamo vicini – si alzò, liberandosi finalmente dall’abbraccio di James.
-Tu preferisci quel babbano a me, vero? Che cosa ha di speciale quello? EH?! –
James non si rendeva conto di urlare. Finalmente poteva urlarle contro tutto. Ora poteva dirle tutto. Perfino che l’amava troppo da odiarla. Si forse era questo il vero motivo della sua rabbia, non Zayn. Ma d’altro canto lui aveva Emma.
Già. Emma. Dodici ore e sarebbe diventata sua moglie. E lui in quel preciso istante non sapeva dire con certezza se l’amava almeno un quarto di quanto amava la ragazza, no donna che aveva dinnanzi. Perché in quel periodo in cui erano stati separati era maturata, era cambiata, in meglio. Aveva capito che per vivere come voleva lei, bisognava sopravvivere alle disgrazie ed avere la forza di voltare pagina.
Alexandra lo aveva fatto. Nuovo lavoro, nuova vita, nuovo amore.
Ecco forse quel punto, l’amore, non era il punto fisso della sua vita. Certo, lei amava Zayn. Era sicura di amarlo. Lui era il suo migliore amico. Ma James. James non era mai passato dallo step “migliore amico”. Era andato diritto al punto “amore”.
E questo ha cambiato l’andamento delle cose. Perché James non la conosceva quanto la conosceva Zayn.
-Tu James non mi conosci. Tu non sai chi sono veramente – Lexie puntava il dito tremante verso il viso di James. Lui chiuse gli occhi. E inspirò.
-Conosco più cose di te che di…te – James fece qualche passo verso di lei. – Tu, Alexandra Cristina Thomas, mi ami molto di più di quello stupido babbano. Tu provi per me un amore autentico. Per lui è solo passione. Tu, odi mentire a te stessa ma lo stai facendo clamorosamente. Tu, che vorresti odiarmi, ma che provi solo amore. Tu che muori dentro per la scomparsa di tuo figlio, ma che fingi di non averne – quando finalmente aprì gli occhi era ad appena due centimetri di distanza da Lexie.
Lei poteva sentire il suo respiro caldo avvolgerle il collo. Le accarezzò la spalla, scendendo piano, piano. Lei cedette a quel tocco divino. Appoggiò la sua testa sulla spalla di James.
Rimasero così per un tempo che volevano che fosse interminabile, ma che doveva non esserlo.
-Lexie tu mi ami. Ti prego torna da me. Siamo sempre in tempo- le sussurrava ciò in un orecchio. Lei parve acconsentire, in un primo momento. Poi si ricordò di tutto. Johanna e Edward non aspettavano altro che vedere la loro figlia. Zayn la stava disperatamente aspettando nella loro casa a Notting Hill.
-No, James, è troppo tardi. Vai da Emma. Lei saprà amarti meglio di me – lo disse con la voce troppo tremante.
-Zayn e Emma ci stanno aspettando. Andrà tutto bene. –sorrise. Stranamente anche lui lo fece.
-Okay. Ma domani ti voglio vedere lì, al matrimonio – Lexie annuì.
-Oh, James, ti devo dire un’altra cosa importante. Emma. Io conosco i suoi genitori naturali. Sono Johanna e Edward Lestrange. Non ti far ingannare dal loro cognome. Devo presentargli Emma prima del matrimonio. Non le dire niente, va bene? – James annuì, silenzioso. Un secondo dopo non c’era più nessuno su quello scorcio di marciapiede.
 
 
Zayn reggeva con la mano sinistra la cornetta del telefono, ormai frantumata, da troppo tempo. Lexie era scomparsa da troppo tempo. Grandi lacrime scivolavano sul suo viso giovane. In quegli ultimi mesi aveva avuto una paura tremenda di perderla. E ora lei se ne era andata senza rivolgergli parola. Posò la cornetta a terra e si mise a sistemare il salotto.
Poi finalmente sentì quel piccolo rumore che aspettava da tanto tempo. Crac. Lexie era in piedi davanti a lui.
Le occhiaie sotto gli occhi scuri e il trucco colato. Ma sorrideva. Sorrideva alla vista del ragazzo che amava. Del suo migliore amico. Lui le andò incontro, ma lei lo fermò. Si avvicinò a Zayn a piccoli passi, assaporando il momento e pregustando il calore del ragazzo.
-Scusami per essere scomparsa. Avevo di tempo per capire una cosa così ovvia. Ora sono sicura di amarti tanto. Per questo te lo chiedo, Zayn vuoi sposarmi? Lo so, dovrebbe chiederlo un uomo alla don… - lui non le dette il tempo necessario per finire. La baciò con tanto amore, zittendola.
-Quindi è un sì? – chiese lei.
-Tu che ne pensi? – Zayn alzò scherzoso il sopracciglio, sorridendo. E lo fece anche lei.
Le loro labbra si unirono di nuovo.
 


||Spazio autrice|| sono veramente orribile. Sono passate due settimane, dallo scorso capitolo. E i problemi sono due: scuola e troppe altre storie da aggiornare. Pensavo di abbandonare anche la storia (era un momento di pazzia perchè è abbastanza seguita) perché nessuno recensiva. Però non lo farei mai... Comunque, che ve ne pare del capitolo?

un bacio, 

Restart

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***



James era ancora seduto sul bordo del suo letto, di quella stanza che gli sembrava così stretta, claustrofobica.
Le pareti completamente dipinte da vernice rossa e oro, i suoi colori, e tappezzata da sciarpe, poster, foto sue sorridenti. Gli sembravano così lontani nel tempo, sebbene fossero solamente di qualche anno prima. Passò la mano sulla cornice di molte più volte, ma categoricamente ne saltava una, in legno scuro, decorato, alla vista semplice e insignificante, ma così particolare e importante per James. 
Una ragazza dalla pelle scura, i capelli scuri, gli occhi scuri, aveva lo sguardo fisso al cielo. Delicati fiocchi di neve scendevano silenziosi in un turbine di tranquillità. La ragazza rimaneva impassibile, sebbene alcuni fiocchi le si appiccicassero sul viso, per poi sciogliersi a contatto con la sua pelle calda. Ogni tanto quella ragazza si voltava verso colui che faceva la foto e gli sorrideva.
Un sorriso così bianco, così pulito. Come la neve. La sciarpa, oro e rossa, era completamente bagnata, ma lei non ci faceva minimamente caso.
Poi si voltò ancora una volta e questa fu quella in cui non si limitò a sorridere, ma fece cenno al fotografo di avanzare verso di lei. E basta. Poi la foto ricominciava il suo ciclo, come da manuale, senza sapere se poi il fotografo fosse andato da lei.
 
“James, vieni qui.” Lexie lo chiamava da sotto quel turbinio impetuoso. James scosse la testa divertito e prese la macchina fotografica che gli avevano regalato i suoi zii. James sorrise, nonostante gli importasse poco di fare le foto. Ma questo era il momento ideale per iniziare a usarla. Scattò una foto a quella ragazza che adorava, amava, sopra ogni cosa. E lei era così bella sotto la neve. Come diceva “un piccolo punto nero” al centro di quel candore.  
 Rimise la cornice al suo posto nello stesso istante in cui sentì i passi dei suoi fratelli venire verso camera sua.
“James sei pronto?” Lily era cresciuta davanti ai suoi occhi. Ormai era una donna. I capelli che lui si ricordava lunghi e mossi, ormai erano corti, a maschiaccio, e lisci. Gli occhi da bambina, grandi e scuri erano  diventati seducenti occhi da donna. E Al era il più maturo, concreto. Lo sguardo fiero, gli occhi verdi di suo padre, gli occhi così simili a quelli di Lily, risplendevano sempre. E anche Alice, fidanzata storica di suo fratello era cambiata. James strinse nervoso il nodo della cravatta e annuì. Tutti e quattro scesero le scale della casa Potter. Lily e Alice si reggevano ai ragazzi, impossibilitate dal lungo strascico dell’abito da sposa.
Quando Ginny e Harry li videro entrare si illuminarono. Erano così orgogliosi, così tristi.
 
---
“Zayn mi puoi aiutare con la zip?” chiese Lexie reggendosi i capelli. Lui si avvicinò alla ragazza e fece come chiesto. Zap. Il rumore della cerniera che veniva su si era mescolato a quello di una materializzazione.
Johanna, Edward e Christian erano piombati nel salotto Malik.
“Buongiorno” disse Edward con voce profonda. Zayn annuì. Lexie no. Era troppo occupata a fissare quel bambino, che Johanna teneva per mano.
Christian ormai aveva quasi tre anni. La sua carnagione leggermente scura metteva in evidenzia gli occhi verdi. Il bambino sorrideva, fissando la casa colorata, con le pareti disegnate interamente da Zayn.
“Posso abbracciarlo?” chiese speranzosa Lexie. Johanna la fissò torva per qualche secondo, poi cedette annuendo.
Il ticchettio del tacco di Alexandra era l’unico rumore che si sentiva in quella casa. Si avvicinò a Christian e lo prese in braccio. Lo strinse forte a sé assaporando l’odore di suo figlio. Il bambino dal canto suo iniziò a chiamare Johanna.  Lexie lo fece scendere e lo rese alla donna.
“In questo periodo ho capito che lo dovresti tenere tu. Sai essere madre meglio di me. Io sono solamente una bambina. Vi prego, tenetelo voi.” I coniugi si limitarono ad annuire. Christian ritornò nelle braccia di Jo.
Zayn circondò le spalle della ragazza e le sorrise. E Lexie stranamente ricambiò. Poi si smaterializzarono dai Potter.
 
---
 
Harry sentì un crac nel momento in cui stavano tutti per uscire. Quattro persone, più un bambino erano nel suo soggiorno. Li riconobbe subito. E la cicatrice cominciò a bruciare. Anche James si accorse della loro presenza. E al contrario del padre sorride.
“Buongiorno signori Potter.” Fu Edward a rompere il ghiaccio. I componenti della famiglia che erano già usciti rientrarono.
“Papà i signori Lestrange sono i genitori naturali di Emma.” Esordì James.
Zayn poté captare la sorpresa, lo spavento sui volti dei proprietari di casa.
“Non vogliono farci niente. Vogliono solamente conoscere la loro figlia. Mamma ne è a conoscenza della storia.” Poi silenzio, nessuno si azzardava ad aprire bocca. E stranamente fu Harry a rompere il ghiaccio dopo parecchi minuti.
“Venite pure con noi” il suo tono di voce era rilassato, allegro.
---
“Emma sono Ginny, posso entrare?” chiese la donna.
“Oh, sì, ovvio.” La ragazza si passò un’ultima volta la mano sul vestito bianco.
“Ehm, Emma, ti devo presentare, uh, delle persone” Ginevra fece entrare i coniugi Lestrange nella stanza.
“Ehm, loro sono i tuoi genitori naturali” La ragazza si sedette.
“Come mai io non ne sapevo niente. Cioè sapevo, o meglio, me lo sentivo, di essere stata adottata, ma nessuno mi ha mai presentato loro” guardava per terra gli occhi sbarrati, le mani tremanti.
“E’ stata un’idea di Zayn e Lexie” sussurrò Johanna. “Beh, veramente siamo stai noi a contat…” non la lasciò finire. Emma si fiondò tra le sue braccia. E Johanna la strinse a sé.
 
---
 
“Come stai James? Sei agitato?” Lexie si era avvicinata al ragazzo. O meglio dire, uomo. Sì perché James in questo periodo era maturato.
“Sono molto agitato” biascicò lui torcendosi freneticamente le mani. Lexie le passò la mano sul braccio per calmarlo. Se in un primo momento James si era leggermente tranquillizzato, in un secondo l’agitazione, il nervosismo erano aumentati. All’anulare sinistro di Lexie qualcosa brillava.
“E’ nuovo l’anello?” chiese James freddo. Non si torceva più le mani. Non fissava nervoso le scarpe. Ora fissava davanti a sé, quel nulla, quell’ignoto che gli apparivano tanto familiari.
“Uh, beh, Zayn lo conservava da tanto tempo, aspettava il momento per darmelo. E poi dopo ieri sera, uh, dopo il nostro incontro, gli ho chiesto di sposarmi” Lex finì la frase sussurrando. Stava guardando il suo posto preferito, il labbro inferiore di James, quel posto le apparteneva, che tremava.
“Uh, congratulazioni” disse lui freddo.
Lexie si scostò da lui e andò da Zayn. Ormai il labbro inferiore di James non le apparteneva più.








Tadaaa dopo due settimane sono risorta XD. Lo so che non ci sarebbe niente da ridere, ma la storia è sempre la stessa. 
Ho un annuncio da fare. Renderò la storia più semplice possibile, perché ho saputo di non essere brava a spiegarmi e tendo a imbrogliarmiXD.
Comunque, che ve ne pare del capitolo? Recensite pleaseee.
un bacio, 
Restart

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***



La marcia nunziale troneggiava nell’atmosfera gelida di marzo. La cattedrale era imponente. Gli affreschi al suo interno splendevano sotto la fioca luce che passava finestre di vetro colorato. Emma scese dall’auto d’epoca, tremante. Il vestito era stato confezionato per una giornata molto più calda di quella che si prospettava. Johanna con un leggero movimento della sua bacchetta fece apparire un piccolo cappottino bianco, di pelliccia, addosso alla figlia. Edward si avvicinò alla ragazza, il gomito piegato, pronto ad accompagnarla. Emma sorrise, non poteva sperare di meglio il giorno del suo matrimonio. Non appena poggiò il piede sulla soglia del portone, sentì il tepore che veleggiava all’interno dell’edificio.
Un passo dopo l’altro, con calma. Ripeteva con insistenza a sé stessa. Un passo dopo l’altro, velocemente, arrivò accanto a James. Quel momento fu quello che Emma realmente aspettava. Si guardarono con gli occhi innamorati, quello sguardo che non puoi dedicare ad altri in quel momento. O almeno Emma non lo fece.
Lo sguardo del ragazzo, invece, guizzò per un nano secondo verso Lexie, che era intenta a bisbigliare qualcosa nell’orecchio di Jennifer. Zayn le teneva saldamente la mano sinistra, quella con l’anello. Lo sguardo di James, tornò alla sua futura moglie. Lei gli sorrideva felice.
“…tutti i giorni della tua vita?” Il celebrante aveva concluso la frase in attesa della risposta di James. Lui non si era nemmeno accorto di essere arrivato a questo punto. Era veramente pronto ad amare Emma, per sempre? Guardò Lexie, in un momento di panico. Lei gli sorrideva. 
“Certo”. Nella sua voce, Lexie poté riconoscere una punta di insicurezza. Si voltò verso Zayn che teneva gli occhi puntati verso l’altare. Jennifer aveva la testa poggiata sulla spalla di Fred, tenendo la mano sul pancione. Lexie tornò a guardare gli sposi che felici si scambiavano le due fedi dorate. E poi il bacio. In quel momento sentì la fitta allo stomaco che aspettava dall’inizio della cerimonia.
 
--
 
“Perché stai qui sola? Stanno ballando dentro, perché non vieni?” Zayn l’aveva raggiunta sull’altalena nel giardino del ristorante. Era lì da chissà quanto tempo. Un accenno di sbadiglio si fece largo sulla sua bocca. Il ragazzo si mise sull’altalena accanto, guardando il cielo stellato.
“Hai freddo Lex?” chiese, continuando a guardare le stelle.
“No”, rispose lei. Ma un tremolio la ingannò. Strizzò gli occhi, sperando che lui non l’avesse vista. 
“Andiamo a casa Lexie” la pregò Zayn, stringendola da dietro. Lei finalmente annuì. A piccoli passi, salutarono tutti e si avviarono all’auto. Lexie tremò ancora un paio di volte prima di entrarci.
Sospirò profondamente, quando fu nell’abitacolo della BMW di Zayn. Il tepore che vi abitava si sentiva molto bene. Però Lexie si strinse a sé ancora una volta, ma non per il freddo.
Solo pensare che James stesse ballando con Emma all’interno del tendone, le fece venire i brividi. Perché non si compiaceva della loro separazione. Lei aveva finalmente l’amore solido e forte che con James non avrebbe ricevuto.
“Siamo arrivati” bisbigliò Zayn. Era da parecchi minuti che fissava solo il parabrezza. Lexie si sporse verso di lui per abbracciarlo, ma lui si ritrasse.
“Perché?” chiese lei, vedendo la faccia del ragazzo tesa. Gli occhi erano lucidi, le labbra serrate.
“Perché non mi hai detto che andare al matrimonio di James sarebbe stato peggio che mai?” domandò lui fissandola.
“Perché credevo di poterlo sopportare. Credevo che vedendolo tra le braccia di Emma avrei finalmente capito che non mi apparteneva più. Zayn, è stato peggio per entrambi lo so. Ma mi ha anche fatto bene. Io non potrei amare lui per il resto della vita, perché lui non mi potrà mai dare l’amore solido che mi puoi dare tu. Zayn, io ti amo sopra ogni cosa” gli disse accarezzandogli il volto. Sebbene in un primo momento lui cedette, poi aprì veramente gli occhi.
“Ovvio che mi ami sopra ogni cosa, ma non sopra James. No, ovvio che no” e scese dall’auto, sbattendo rumorosamente lo sportello.
Aprì il portone di casa e lo lasciò socchiuso. Lexie rimase ancora qualche minuto nell’auto, fissando quel bellissimo anello che indossava. Le pietre brillavano sotto la luminosità della Luna. Alzò lo sguardo a fissarla. Così grande, luminosa, oscura. Come Zayn. Scese dell’auto e si diresse verso la casa. Quando arrivò davanti al portone si bloccò. Era colorato, azzurro per la precisione, decorato con piccole incisioni dorate. Proprio come quello di James. Passò l’indice sul numero 12 parecchie volte. Era lustro da ogni sporcizia, dopo la quindicesima volta. Alla fine si decise a spingere ed entrare in casa.
La colpì il profumo che vi regnava. Era il profumo di Zayn. Le parve strano, perché in così tanti mesi che vi viveva non era resa conto del buon profumo che il suo futuro marito portava. Passò la mano sul bancone in granito della cucina, prima di salire le scale.
Zayn era entrato sotto la doccia bollente. Era lì fermo, l’acqua che gli scrosciava addosso, ma lui immobile.
Lexie si stava togliendo il vestito, i sandali. Prese un batuffolo di cotone e si tolse il trucco. Si sciolse l’elaborata acconciatura. Si tolse il reggiseno e gli slip. Era finalmente nuda. Camminò fino alla doccia e l’aprì. Il ragazzo sollevò lo sguardo, sbalordito. Aveva immaginato che lei rimanesse in macchina, o peggio ancora, fosse andata a rovinare di James e Emma. Invece era lì davanti a lui, nuda, lo sguardo sorridente.
“Non essere sbalordito, era ovvio che scegliessi te. Ti amo troppo per lasciarti sprecare tutta l’acqua” risero all’unisono. Lexie entrò nella doccia di vapore e Zayn l’abbracciò subito.
“Facciamolo” disse convinta Lexie. Zayn sorrise e poco dopo era dentro di lei.

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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Lexie aspettava la pausa pranzo con più impazienza del solito. E non per arrivare in tempo al bar di fianco alla gioielleria, ma per ammirare le fedi. Doveva assolutamente sceglierne un paio per il suo matrimonio. Zayn l’aveva lasciata libera purché rispettasse anche il suo gusto elegante e raffinato.
Lexie non sapeva da che parte cominciare.
C’erano, soltanto per le classiche fedi oro, dieci tipi diversi. E sebbene lavorasse in una gioielleria da quasi tre anni, non riusciva a riconoscerne le differenze.
Passava lo sguardo curioso da una teca all’altra, ammirando più i diamanti che brillavano alla luce della sala che al metallo delle fedi.
Poi un paio attirò la sua attenzione: erano in oro bianco, bellissimo, con un piccolo diamante incastonato in esso. E’ bellissimo. Le si illuminarono gli occhi. Tirò fuori il cellulare e inviò un messaggio a Zayn.
Ho trovato le fedi
 

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“Jennifer, le ho trovate” disse trionfante al telefono.
“Brava!” rispose Jennifer con poco entusiasmo. Non è che non fosse poco entusiasmata dalla notizia dell’amica perché sarebbe dovuto significare che sarebbero andate cercare finalmente l’abito sia per la sposa che per le damigelle.
“Oggi andiamo a quella boutique che abbiamo visto l’altro giorno, per cercare il tuo vestito” annunciò Lexie, prima di terminare la telefonata, visto l’arrivo di un cliente.
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Maggio 2025
 
Christian si divertiva con i suoi giochi nuovi. I mattoncini colorati erano i suoi preferiti. Costruiva cose indefinite che lui amava chiamare “casine”. Johanna usualmente stava anche ore a fissarlo giocare, ma quella mattina doveva parlare con Zayn. Il quinto compleanno di Christian di avvicinava e il suo destino oscuro ormai era già segnato. Solo James e Zayn potevano fare in modo da attuire un po’ il colpo. A Christian doveva arrivare un fratellino.
Il cane di Edward si avvicinò al bambino, silenziosamente. Era un bel cane da caccia, nero, con due grandi occhi e un grande cuore. Era un giocherellone, innamorato di Christian. Ogni tanto si avvicinava al piccolo per farsi accarezzare o per giocare nel parco della manor. Ma quella mattina non si era avvicinato al bambino di sua spontanea volontà. Aveva come eseguito un ordine. Barcollava sulle zampe ossute, la testa piegata in avanti, gli occhi tristi di chi è assoggettato.
Nella stanza non c’era nessuno all’infuori del bambino e del cane. Edward era nel suo ufficio a controllare delle carte. Le domestiche stavano sistemando le camere con lo scrupoloso ordine che il signor Lestrange richiedeva.
Il cane si avvicinava al bambino, così come il gatto scuro, compagno di Johanna. Era come se quegli animali fossero attratti da qualcosa che aveva Christian.
Poi quasi impercettibilmente nei suoi occhi si fece spazio un leggero bagliore rosso per poi scomparire subito.
I suoi vestiti diventarono improvvisamente piccoli, le sue mani grandi, i suoi occhi verdi brillavano d’oscurità.
Il Signore Oscuro stava tornando, prima del previsto.
 
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Lexie dondolava Callie con le labbra serrate. Jennifer dormiva pesantemente nel lettino. Fred era andato a casa, visto che si era offerta lei di rimanere con Jennifer e i bambini. Due gemelli. Era così orgogliosa della sua migliore amica. Callie e Alex. La piccola ha molti capelli castani chiari, e gli occhi chiari, mentre il piccolo ha i capelli ramati, gli occhi tendente al verde. Alex è nella nursery insieme agli altri, mentre Callie è voluta rimanere con la madre. Lexie sorrise al pensiero della bambina che scalciava con i pugnetti stretti, perché voleva rimanere lì. Testarda come Jennifer.
Un pensiero si fece spazio nella mente di Lexie; suo figlio, dagli occhi verdi e la pelle scura, che gioca tra le sue braccia, non appena nato. E’ una fotografia che si porta dietro da quattro anni, una fotografia che non dimenticherà.
Si chiese cosa stesse facendo in quel momento a casa di Johanna. E poi si chiese tra quanto si sarebbe compiuta la profezia. Il solo pensare a suo figlio come l’erede di Voldemort le faceva accapponare la pelle. Non si sarebbe mai pensato una cosa simile. Ritornò a cullare Callie, con più energia di prima. In quel momento l’infermiera stronza, quella bassina con gli occhiali, aprì la porta per sapere se la bambina i era addormentata per portarla nella nursery. Alexandra rifletté un attimo prima di scuotere vigorosamente la testa. La bambina si sarebbe svegliata. L’infermiera se ne andò accigliata, lasciando il posto a delle persone. Era cominciato l’orario di visita, ma Jennifer dormiva ancora. Le scosse un po’ la spalla e lei si svegliò, quasi per magia. Salutò le persone che erano arrivate, tra cui Lexie riconobbe James. I capelli più corti di quanto ricordasse, lo sguardo che sembrava felice. Sotto il suo braccio, usato come un’ala protettrice, c’era Emma. Anche lei si era tagliata i capelli in modo drastico, un trucco leggero ed era incinta.
Alexandra chiuse gli occhi per non mostrare le lacrime che promettevano di scendere sul viso scuro e sperò che Zayn arrivasse.
“Come stai Lexie?” la voce profonda di James si accostò a lei.
“Bene” rispose gelida lei, gettandosi poi nelle braccia di Zayn appena arrivato. Lo strinse forte a sé, inspirando il suo profumo.
--
Christian camminava strusciando i piedi, silenzioso, per le strade trafficate di Londra. Si chiedeva di come facessero i babbani a portare delle cose così scomode.
Camminava da ore, in cerca di un mago che potesse portarlo al Ministero. Quando individualizzò Johanna tra la folla si fiondò da lei.
“Signora Lestrange” fece un piccolo inchino. Se in un primo momento fu spiazzata da questo arrivo, quando poi vide gli occhi verdi, così belli da non sembrare veri, riconobbe il bambino che doveva essere a casa a giocare con i suoi giocattoli.
“Christian” erano le uniche parole che riuscì a pronunciare.
“Esattamente. Johanna, mi potresti accompagnare al Ministero?” disse lui con voce tagliente. Le scosse la testa. Sapeva cosa voleva fare. Era l’anima di Voldemort a parlare e decidere per lui.
Christian non si fece pregare a prenderla per un braccio e trascinarla.
Camminavano veloci, scansando fastidiosamente le persone che gli andavano a sbattere addosso. Quando arrivarono all’ingresso del Ministero, trovarono Harry. Il ragazzo sorrise malefico, avvicinandosi a lui.
“Signor Potter, sono un suo grande ammiratore” disse quando gli fu vicino. Harry non alzò lo sguardo, ma semplicemente il sopracciglio.
“Harry Potter, guardami” disse con voce amara, tombale, che ti fa rivoltare le viscere. Harry lo fissò negli occhi, per poi piegarsi in due dal dolore che la cicatrice gli ha provocato.
“Christian?” chiese piegato a terra. Il ragazzo prese lui, trascinandolo in un angolo di strada in cui non passava nessuno. Estrasse la pistola che aveva preso dalla collezione di Edward e puntò al petto di Harry ancora piegato su sé stesso. Sparò, ma Harry rimase immune. Johanna aveva preso il colpo al posto suo. Il ragazzo sparì nel buio, deluso di sé stesso, ma promettendo un ritorno, con una bacchetta.
“Harry” Johanna lo chiamò dal cemento freddo. Lui si avvicinò a lei.
“Sono tua sorella” disse in un leggerissimo sospiro, chiudendo gli occhi.









||Tadaaaa dopo giorni di assenza (troppi) sono ritornata con un capitolo ricco di novità. Vi aspettavate che Johanna fosse la sorella di Harry? Di tutta quasta storia ve ne racconterò meglio nel prossimo capitolo... Comunque che ne pensate di questo?
ps, come è andato il Natale?
Un bacio e se non pubblico prima (difficile che succeda) vi auguro buon 2015
Restart||
 

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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20
Ginny lo vide di nuovo scomparire con la testa nel Pensatoio. Aveva paura di perderlo nuovamente.
Ma Harry aveva qualcosa di più importante a cui pensare.
 
Gennaio 1979, Londra.
La ragazza camminava con passo strascicato per le vie affollate di una città che le era sempre parsa caotica. Stranamente, il sole quel giorno brillava in cielo, riscaldando di poco l’aria gelida di gennaio. Era da poco iniziato l’anno nuovo e la gente si affrettava a sorridere a persone che odiavano, a scambiarsi dei volutamente frettolosi baci sulle guance e strette di mano. Solo per augurare un buon anno, ma per la ragazza non sarebbe stato tale.
Cercava di scansare veloce la gente che le piombava addosso, ma era tutto inutile.
Quando arrivò alla destinazione sospirò. Era un sospiro di sollievo, ma anche di sconforto. Era il momento di accettare la realtà, di affrontarla. Bussò alla porta con energia, ma nessuno rispose. Pigiò il campanello scassato, ma non funzionava. Sbuffò spazientita e si sedette sul primo scalino. Poi le lacrime si fecero presenti sul suo volto. I singhiozzi attirarono l’attenzione di alcuni passanti che però procedevano, fregandosene. Solo la cameriera del bar lì vicino si accostò alla ragazza in lacrime.
“Tutto okay?” chiese gentile. La ragazza la guardò sbalordita. Stava piangendo. Come poteva andare tutto okay?
“Secondo te?” rispose, meno garbata del solito. La cameriera si allontanò stizzita.
La ragazza si alzò e lasciò quel posto. Non ci sarebbe più tornata.
-
Harry tolse la testa dal Pensatoio. Si chiese come mai non si era preso la briga di analizzare quei pensieri.
“Tutto apposto?” domandò Ginny affacciandosi alla porta dello studio. Harry scosse la testa deluso. Si fece largo tra i vari oggetti presenti in quella stanza per poi fiondarsi sulla poltrona. Era estremamente stanco.
“Vuoi un po’ di the?” azzardò Ginevra.
“Si, portamene una tazza” acconsentì. “Ah ricordati prima il latte”. La moglie annuì ed uscì dalla stanza.
-
3 Luglio 1979
Degli striduli versetti provenivano dalla culla vicino al letto della ragazza. Quest’ultima si girò a dare un ultimo sguardo alla figlia. Aveva i capelli scuri e gli occhi verdi. Una perfetta mescolanza della due persone che si amavano. Si chiese come aveva fatto il suo fidanzato a non riconoscere l’incantesimo in cui viveva.
Ci aveva passato giorni interi a sperimentarlo, poi per sei mesi ci aveva vissuto. Aveva nascosto la pancia che cresceva sempre di più. Ed ogni mattina che lo faceva si chiedeva come avesse potuto essere tanto stupida ad averlo tenuto.
Ma ormai era successo. Si era dilaniata per dare alla luce un figlio che non avrebbero mai visto. Né lei, né il padre della piccola.
La ragazza scese dal letto e si vestì. Doveva sfuggire da quella situazione. L’ostetrica la dimise e non la vide più fino al luglio del 1980.
-
Harry beveva a piccoli sorsi il suo the caldo.
“Dovresti rilassarti un po’, sei molto stressato per questa cosa” gli sussurrò Ginny nell’orecchio.
“Ho scoperto di avere una sorella che neanche conoscevo, Ginevra. Mi pare abbastanza ovvio lo stress!” sbottò infuriato il marito. Ginny annuì silenziosa. Era meglio non andare oltre.
“Johanna è figlia di mia madre. Ma non riesco a capire chi fosse il padre” gli raccontò Harry, quando ebbe riacquistato un po’ di tranquillità.
“Hai qualche idea?” chiese lei. Harry scosse la testa pensieroso.
-
“Lily, è una storia vera?” il ragazzo dall’altro capo del telefono era in una sorta di nervosismo ansioso. Le mani erano sudaticce, i capelli lunghi raccolti in una crocchia sulla nuca. Si passava la mano libera ripetutamente sul viso.
“Sì” rispose semplicemente lei. Era sull’orlo del pianto.
“James ne sa qualcosa?” domandò il ragazzo.
“No” Lily si era portata una mano alla bocca, per evitare di far sentire i suoi singhiozzi al marito.
“Mi puoi dire il nome?” azzardò lui. Lily non rispose. Non sapeva il nome di sua figlia.
“Non lo so” il ragazzo le attaccò in faccia.
-
Harry era appena entrato al San Mungo. Si tolse la giacca leggera e l’abbandonò su una poltroncina all’ingresso dell’ospedale. Si diresse verso la stanza dove da due settimane era ricoverata Johanna. Bussò un paio di volte prima di entrare.
“Buongiorno” disse velocemente. “Johanna devi dirmi chi è tuo padre”.
“La mente arguta del Salvatore del Mondo Magico, non è riuscito ad arrivare ad una soluzione così ovvia?” chiese divertita lei, sollevando lo sguardo dal libro antico che stava studiando. Harry la guardò dispiaciuto.
“Sirius Black”
 

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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21

Anno 1978, Novembre

Lily sedeva con le gambe incrociate, la schiena dritta e lo sguardo sperduto oltre il vetro della finestra. Sorseggiò il the al limone che aveva ordinato nell’attesa. Un piccolo gemito di piacere le sfuggì dalla bocca. Il the era bollente, amaro, come piaceva a lei. Come Sirius. Lo pensò così, come se non fosse niente di che. Si stupì a scoprire che pensava a lui con una facilità impressionante. Lo aspettava da troppo tempo ormai. Ma lui non era in ritardo.
Si era appostato fuori dal locale, e la fissava insistente. Dalla tasca destra dei pantaloni tirò fuori un piccolo pacchetto di sigarette, ne prese una e se la portò alla bocca. Era quello di cui aveva bisogno. Fumava solo quando era sotto pressione, stressato. Si era vestito per bene, i capelli legati sulla nuca, la barba fatta. Eppure non riusciva ad entrare dentro da lei.
Lily si spostò i capelli che le cadevano sul viso, prese la borsa ed uscì spazientita dal ritardo.
“Lily…” sussurrò lui, impercettibilmente. Ma lei lo sentì.
“Sei in ritardo, non ti sei presentato. Scusa Sirius, ma non puoi fare più niente” lo guardava dura, lo sguardo fisso su quello del ragazzo. Sirius si morse il labbro insistente, ferendoselo. Guardava la strada, dove sfrecciavano luminose sulla strada luccicante. Si passò la mano sulla testa e sospirò frustato.
“Addio” disse lei, facendo per andarsene, ma lui le strinse il braccio. Lily chiuse gli occhi e lo ringraziò mentalmente per averlo fatto. La stretta del ragazzo divenne ancora più forte, tanto che le unghie gli si conficcavano del braccio morbido di Lily. Lei si morse il labbro e si voltò a guardarlo veramente, per la prima volta.
“Non te ne andare un’altra volta, per favore” la supplicò lui. Lily strinse le labbra; una parte di sé le diceva di scappare e andare da James. Ma quell’atra le diceva di rimanere lì, di stare con colui che amava veramente. Sirius si avvicinò a lei, accarezzandole i fianchi, dolcemente, come era sua abitudine. La mano destra si sciolse dalla presa del braccio di lei, per concentrarsi meglio sul collo. La mano calda del ragazzo passava su e giù dal collo di lei, che reprimeva a fatica un piccolo gemito. Chiuse gli occhi verdi, ritornando a torturarsi il labbro inferiore. La mano sinistra di Sirius si era insinuata sotto il suo cappotto e aveva trovato un striscia di pelle libera tra il bordo del maglione e quello della gonna, ed ora la toccava con l’indice.
Lily gettò la testa sulla clavicola scoperta di Sirius, baciandola. Lui prese il mento della ragazza tra l’indice e il pollice, sollevandolo. Rimasero qualche secondo a fissarsi, il verde brillante, luminoso di Lily, contro l’oscurità dell’erede Black. Lo spazio tra loro si era ridotto a un centimetro, così lui non esitò ad appoggiare le sue labbra carnose contro quelle fini della ragazza. Lily portò la mano dietro la nuca di Sirius, avvinandolo ancora di più a lei, rendendo il bacio più appassionato.
Entrambe le mani di Sirius erano sotto il maglione della ragazza, stringendole i fianchi magri.
“Ti amo” bisbigliarono entrambi tra un bacio e l’altro, quando si fermavano a prendere fiato.
Poi Lily poggiò la sua mano delicata sul petto di Sirius e l’allontanò. Lui rimase sorpreso dal gesto, ma poi capì. Dall’altro lato della strada sorgeva un piccolo hotel.
“Là ci sono delle camere” disse Lily maliziosa, inclinando la testa. Gli angoli della bocca di Sirius si sollevarono, rendendolo ancora più bello.
“Ed allora, cosa stiamo aspettando?”
---
 
2025

“Qualche settimana, o forse qualche mese fa, non ricordo, sono entrata in casa di mio padre. Erano mesi che progettavo di farlo, ma non ci ero mai riuscita. Poi quando finalmente ce l’ho fatta, mi sono messa a cercare qualche indizio. Ho passato un pomeriggio intero a cercare qualcosa che rimandasse a nostra madre e alla sua storia con lui. E alla fine ho trovato questo” disse accennando al quaderno che era poggiato sul comodino bianco pallido. Era un bel quaderno, in pelle, con rifiniture in oro e rosso. Le pagine al suo interno, completamente ricoperte dalla calligrafia veloce di Sirius, erano ruvide e chiare un tempo, ma erano diventate giallognole, e l’inchiostro nero le stava macchiando. Harry ci passò la mano sopra come per assaporarne la ruvidità, l’eleganza che si addiceva completamente al suo padrino.
“Posso prenderlo per qualche giorno?” Johanna annuì stancamente. Harry la salutò con un cenno di capo e una stretta di mano, lasciando il posto ad Edward, che era appena arrivato.
Una volta a casa si fiondò nel suo studio e chiuse la porta. In quel momento aveva bisogno solo del pensatoio e del quaderno.

Novembre 1978

La serata più bella della mia vita. Non credevo che quello che era successo qualche mese fa si ripetesse.

Gennaio 1979.

Ho visto Lily fuori dalla mia porta. Stava piangendo. Ha suonato, imprecato contro di me, ma non avuto il coraggio di vederla, parlarle. Ma in parte è colpa sua.

Luglio 1980.

Oggi è nato Harry, il mio futuro figlioccio. E’ identico a James che lo stringe felice, mentre lo culla.
Oggi mentre stavo per entrare nella camera per congratularmi –l’unico momento in cui James non era dentro- ho sentito Lily parlare col bambino;
“Sento che tua sorella è uguale, amore io. Avrà i capelli di suo padre” e continuava a cullarlo. Poi sono entrato io.

Aprile 1995.

Ho scoperto di avere una figlia. Johanna.

Dicembre 1995.

Johanna è molto simile ad Harry. Con quei capelli neri, gli occhi verdi, che entrambi hanno preso dalla madre.
E’ proprio una bella ragazza. E’ intelligente, furba, sicura di se. Ha gli occhi di sua madre, anche le labbra e il naso, ma per il resto è mia figlia. Ma lei mi odia.
 
 
 





||Dopo mesi e mesi, I'm back! No seriamente, non so nemmeno quanto tempo sia passato, ma immagino almeno un mese. Mi scuso umilmente, ma non riesco a trovare molta ispirazione. Poi l'altro giorno ho scritto un capitolo per ogni storia che avevo. Così oggi ho pubblicato un capitolo interamente dedicato alla coppia Sirius/Lily, che mi piace tanto, ma in particolare al mio personaggio preferito, Sirius.
Ringrazio le due fantastiche ragazze che hanno recensito i miei capitoli, e spero che questo possa non deludere le loro aspettative. 
Ringrazio tutte le persone che hanno aggiunto la mia storia tra le preferite/seguite/ricordate.
Spero di riuscire ad aggiornare presto, ma non vi prometto niente. 
Ah, quasi dimenticavo, vorrei un piccolo aiuto nella ricerca della celebrity che possa rappresentare Johanna. Ve ne sarei davvero grata.
Un bacio e alla prossima
Restart 

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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***



Lexie si fissò allo specchio. Le sue mani scendevano lungo la linea del suo corpo. Le sue dita sfiorarono quella parte dove una volta c’erano delle cicatrici. Le cicatrici che segnavano il suo passato in una maniera inconfondibile. Ma ormai si era lasciata tutto alle spalle.
Il vestito bianco risaltava in una maniera spettacolare sulla sua pelle scura. Era un abito lungo fino ai piedi, morbido, leggero, che frusciava quando lei camminava. Un filo di perle e cristalli le delineava il seno.
“E’ perfetto” Jennifer sussurrò alle sue spalle. Teneva Callie in braccio, mentre Alex dormiva. Erano in quella boutique da ore. E poi quando stavano per rinunciare, Lexie aveva trovato l’abito che stava indossando. Le stava dannatamente bene, ma soprattutto le piaceva. Jennifer lo poteva vedere nei suoi occhi, che brillavano come gemme.
“E’ perfetto” ripeté Lexie. Jennifer sorrise, in parte contenta, in parte sollevata.
-
“Glielo devi dire” Johanna lo fissava con i suoi lucenti occhi verdi. Zayn scosse la testa.
“Non ti volterà le spalle se glielo dirai, ne sono certa” Johanna lo fissava serio come faceva quando aveva otto anni.
“Mi ha chiesto molte volte della mia “origine”, ma ho sempre preferito non parlarne. L’unico bel ricordo della mia infanzia è quando mi avete accolto tu ed Edward” gli occhi del ragazzo iniziarono a coprirsi da un velo di lacrime.
“Diglielo, è meglio, Zayn. Nascondendogli la realtà non migliorerai le cose. Sicuramente le peggiorerai. Vai, muoviti” gli dette una pacca affettuosa sulla spalla che lui ricambiò con un piccolo bacio sulla guancia, come faceva da bambino. Appena fu fuori dall’edificio si smaterializzò a casa.
-
Lexie e Zayn si smaterializzarono in quella casa quasi in contemporanea.
“Ho trovato l’abito” gridò lei, saltandogli addosso. Zayn riuscì a malapena a sorridergli, ma la strinse comunque tra le sue braccia. Inspirò profondamente un paio di volte e poi si face serio.
“Ti devo dire una cosa importante” anche il sorriso di Lexie si spense e il suo sguardo diventò scuro. Annuì come per dare la parola al fidanzato.
“Io sono un Nato Babbano. Dall’età di due anni ho vissuto sulla strada, sul marciapiede, a fare l’elemosina per mangiare le briciole degli altri. Ho vissuto n questa condizione per tre anni circa. Eravamo io e mia sorella più grande di cinque anni. Lei era una babbana. Un giorno lei fu investita da un’auto. Morì tra le mie braccia, tra le mie piccole e magra braccia. Era stata la mia maggiore fonte di sostentamento in quegli anni. Vissi di niente per una settimana, fino a che una coppia di maghi mi prese con loro. Erano belli, potenti e ricchi, ma lo sono tutt’ora, e avevano quella bellissima bambina dalla pelle chiara e dagli occhi verdi. Io a cinque anni pesavo quasi quanto lei che ne aveva uno, o poco più. Mi accolsero come un figlio a casa loro. Mi insegnarono a leggere e a scrivere, mi prepararono al meglio per vivere nel Mondo Magico, senza pregiudizi. Io ero in casa la sera che ci fu il rapimento della bimba. Avevo sentito dei rumori, ma credetti che fossero solamente i domestici che iniziavano a preparare la colazione. Da quel giorno in poi la madre divenne sempre più riservata, non passava tempo con me, usciva la sera a mezzanotte e tornava la mattina alle quattro esausta. Una volta la sentii discutere col marito che era in disaccordo con le per le decisioni che aveva preso. A undici anni fui mandato a Hogwarts, Corvonero, e di lì scoprii la vera origine della mia “famiglia adottiva”. I Lestrange erano Mangiamorte. E le uscite che Johanna faceva la sera era per partecipare alle riunione della nuova setta di Mangiamorte, capitanati da una coppia, marito e moglie, lei Nata Babbana e lui Puro Sangue. La moglie dopo poco tempo sparì e il marito è tutt’ora a capo della setta. Quando uscii da Hogwarts mi discostai dal Mondo Magico, così pieno di problemi, diventando il protetto di un famoso albergatore londinese. Quando lui morì, io divenni il proprietario di metà delle sue attività, insieme alla figlia, Julie, che è stata la mia ragazza per un periodo, ma questo non c’entra niente. Feci pace con Johanna quando Emma e James Potter soggiornarono in un mio hotel. La riconobbi subito, stessi capelli neri, stessi occhi brillanti, era identica a Johanna. E poi ho conosciuto te” Lexie lo guardava seria attenta.
“Ma manca la mia storia legata strettamente alla tua. Poco tempo dopo aver incontrato Emma, venni a conoscenza di una profezia strettamente legata alla tua. Questa, che molto probabilmente conosci, prevede la morte. La morte mia e di James, per mano del Signore Oscuro, per far modo che tuo figlio, ma anche mio o di James, possa riportare la pace nel Mondo Magico” gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime.
“Morirà il padre di mio figlio?” chiese tremante.
“La mia vita e quella di James sono nelle mani di Christian” Lexie baciò Zayn stringendolo a sé come se dovesse scomparire.
“Ti amo” sussurrò tra i baci.
“Anche io. E se dovessi morire, ricordati che io ti ho amato sopra ogni cosa, sopra tutte le altre. Tu sei la mia migliore amica” Lexie lo abbracciò. La verità, il loro destino le era stata buttata in viso, le era stata rovesciata addosso come una secchiata d’acqua gelata. Ora doveva scegliere tra gli amori della sua vita.
“Tu non morirai, amore mio” e per un momento fu sicura che lui non sarebbe morto.
-
Christian entrò a piccoli passi nel grande castello scuro. Il sole illuminava a malapena le stanze fredde e disabitate. L’umidità pesava sulle sue spalle di diciassettenne e lo faceva tremare. Si strinse ancora di più nel suo mantello verde scuro che aveva preso in prestito dal padre. “Padre” cioè Edward. Sapeva che lui non era il suo vero padre e Johanna non era la sua vera madre. Ma l’avevano cresciuto tenendolo al sicuro, per quel poco tempo in cui è stato con loro. Salì le pesanti scale che conducevano alla sala principale. Al suo ingresso i bisbigli cessarono e tutti si voltarono a guardarlo.
“Salve Principe” un voce gutturale, meccanica arrivò dal fondo del salone. Una voce artefatta, confusa, come se il proprietario volesse confondere la persona con cui parlava. L’uomo aveva un pesante mantello scuro, col cappuccio celato sul viso. Christian inclinò la testa in segno di saluto.
“Salve” balbettò. La sua sicurezza, la sua tenacia, la sua forza si erano improvvisamente liquefatti. L’uomo fece un gesto con le mani e tutti si misero a sedere.
“Lo sa, vero, Mio Signore, perché è qui?” Christian annuì lentamente.
“Abbiamo aspettato per oltre vent’anni un giusto erede per Voldemort e tu ragazzo mio, hai tutte le qualità necessarie. Il sangue di Voldemort di scorre vivo nelle vene” un piccolo bagliore di intravide sotto il cappuccio. L’uomo stava sorridendo.
“Ha qualche richiesta milord?” L’uomo si era messo alle sue spalle.
“Voglio vedere il suo vero volto”
“Certamente, ma prima voglio che sappia una cosa; non appena saprò chi sono, sappia che uscirà di qui con un compito ben preciso. Dovrà uccidere due donne” Christian non aveva paura di uccidere.
“Va bene, ma voglio una bacchetta” L’uomo si tolse il cappuccio, pur rimanendo alle spalle del ragazzo.
“Va bene, provvederemo. Le donne che dovrà uccidere sono Johanna Lestrange e Alexandra Thomas” Christian si raggelò. Non aveva è paura di uccidere, ma le altre persone. Ora doveva mettere fine alla vita delle donne più importanti della sua vita.
L’uomo di mise davanti ai suoi occhi e lui ebbe un fremito. Dean Thomas gli stava sorridendo.














|Dopo settimane passate a fissare il foglio bianco, finalmente ieri mi viene l'ispirazione e scrivo tutto di getto. 
Allora vi lascio la lista completa e ufficiale del "cast" (come potete vedere ho trovato la mia Johanna e cambiato Lexie)
Douglas Booth as James Sirius Potter
Zoe Kravitz as Alexandra (Lexie) Thomas
Jennifer Lawrence as Jennifer Baston
Camilla Luddington as Alice Paciock jr
Luke Benward as Kyle Finnigan
Oliver Phelps as Fred Weasley jr
Bella Thorne as Lily Luna Potter
Lily Collins as Emma
Christian Bale as Edward
Zayn Malik as Zayn Malik
Logan Lerman as Albus Severus Potter
Jesse Williams as Christian
Jennifer Connelly as Johanna Lestrange
 Ringrazio chi segue con passione la mia storia, spero che possiate perdonarmi i ritardi immensi.
 Vi lascio anche un piccolo spolier dal prossimo capitolo:)
Alla prossima!
Restart

 

"James aiutami sono tutta bagnata!" Emma scosse il marito dormiente.

"Cosa?" domandò lui con la voce impastata dal sonno.

"James, la bambina sta nascendo!"

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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


C’erano due figure scure che si abbracciavano. Si stringevano forte. E poi si baciavano.
Per la prima volta.
Come James e Lexie nella Stamberga Strillante, quando per la prima volta lui l’aveva baciata.
Aveva capito di amarla, il loro era l’amore più veritiero e sincero del mondo. Ma poi si staccavano, prendevano due strade completamente differenti e parallele. Non si guardavano negli occhi.
Ma poi arrivò la morte in entrambe le vite e le loro strade non furono più parallele. Era diventata un’unica strada che percorsero insieme.
“James!” Emma scosse il marito che dormiva, sognava le due figure nere. E sorrideva con gli occhi chiusi pensando che quella fosse la realtà, che lui e Lexie si amassero veramente, che sarebbero stai insieme per l’eternità.
“Sì, Lex?” non appena si accorse di averlo detto, si corresse, sperando che Emma non avesse sentito niente.
“James mi si sono rotte le acque” il terrore nel viso della ragazza splendeva, si vedeva a distanza di mille miglia. James si tirò in piedi di scatto e di mise le prime cose che gli capitarono in mano. Prese la borsa che Ginny gli aveva preparato in fondo al letto nel caso in cui dovesse andare in ospedale in piena notte. Come successe quel giorno.
Il giorno prima del matrimonio di Lexie e Zayn.
-
Caroline.
La bella bambina che James sta cullando con le lacrime agli occhi si chiama Caroline.
Sua figlia.
Sua figlia.
Si chiedeva come fosse possibile una cosa del genere. Solo tre anni prima era un ragazzo ribelle che non aveva storie più lunghe di una notte e che non aveva abbastanza cuore per innamorarsi di qualcuno.
E invece in quel momento era sposato e stava abbracciando una bambina che amava anche se lei non gli aveva detto niente, che non aveva fatto niente, ma che aveva fatto breccia nel suo cuore. Era pazzamente innamorato di quella bambina. Avrebbe sacrificato di tutto per potersi dedicare a lei.
Emma dormiva esausta. Non era stato un parto facile per lei.
Johanna, Edward, Ginny e Harry erano appena andati. Albus, Lily e i rispettivi compagni stavano arrivando.
Lily e Alice piangevano mentre Albus cullava la piccina. Scorpius se ne stava in disparte con un mazzo di fiori, il palloncino rosa e un piccolo pacchetto. Osservava la sua Lily abbracciare la piccola bambina e in quel momento desiderò anche lui un figlio, più di qualunque altra cosa al mondo. James si appoggiò al muro accanto a lui.
“Congratulazioni, Potter è davvero una bella bimba. Questi sono da parte mia e della mia famiglia” alzò l’angolo destro della bocca e in quel momento sembrò che Draco fosse lì accanto a lui.
“Grazie Malfoy, te ne sono grato. Ringrazia anche i tuoi genitori da parte di entrambi” anche James accennò a un sorriso.
“Se tre anni fa mi avessi detto che saremmo stati gentili l’un l’altro, che saremmo stati nella stessa stanza senza rischiare di ucciderci, mi sarei fatta la più bella risata della mia vita”
“Già. Hai ragione Scorpius. Hai proprio ragione” e continuarono a fissare la bambina.
-
A Londra non si vede quasi mai il sole. Ma quando viene fuori, è pronto a far rinascere tutto.
Lo sapeva Johanna che dalla sua stanza d’ospedale, mentre stava preparando il borsone per tornarsene a casa, guardava fuori dalla finestra con occhi incantati.
Quel sole le ricordava la sua infanzia, passata nelle campagne scozzesi, paese d’origine della madre adottiva.
Le sue estati erano all’insegna delle passeggiate tra l’erba alta e delle dormite sotto l’ombra degli alberi. Era bello, soprattutto quando dovette andare a Hogwarts, allora quelle estati erano ancora più belle. Gli amici, la madre ed Edward.
Perse la sua verginità proprio nell’estate tra il suo sesto e settimo anno a Hogwarts. Erano in un campo come quello che spesso si sognava la notte, tra le mura umide del castello del marito.
Proprio in quel momento Edward bussò alla porta e lei lo baciò come se non lo vedesse dall’estate ‘95.
Lo sapevano Albus e Alice che proprio quel giorno decisero di farsi una promessa per la vita sulla panchina, la loro panchina di Hyde Park. Sotto una quercia, solamente loro due, un foglietto di carta e una penna. Avevano deciso di amarsi fino alla morte, che solo quella li avrebbe separati. Si baciarono proprio quando una folata di vento staccò dagli alberi lì intorno alcuni fiorellini rosa e bianchi, che andarono a colpirli.
Due fiorellini si posarono sul grembo di Alice e i due iniziarono a ridere felici.
Lo sapeva Harry che andava a lavoro come tutti i giorni dell’anno insieme a Ron e Hermione, facendo le solite battute squallide, alle quali però entrambi ridevano di gusto, come se non ci fosse un’imminente guerra magica da bloccare.
Lo sapeva anche Ginny che scriveva un articolo dopo l’altro sulla partita di Quiddich della sera precedente. E sorrideva.
Lo sapeva Lily che si spogliava piano piano davanti a Scorpius; avevano deciso di fare l’amore per essere riusciti a passare in modo eccellente i M.A.G.O.
Scorpius Malfoy sorrideva, passandosi le mani tra i capelli. Poi quando lei fu completamente nuda, gli si avvicinò, togliendoli la camicia di seta, scaraventandola a terra e gli tolse i jeans firmati, buttandoli chissà dove. Si sorridevano, mentre Scorpius era sopra di lei.
Lo sapeva Christian che sorridente guardava l’estate fuoriuscire da ogni angolo del giardino immenso. Sfiorò un fiore che al suo tocco si richiuse in se stesso, come una chiocciola. Christian con uno scatto si strinse la mano con ribrezzo verso se stesso.
Lo sapevano Lexie che dopo aver infilato la fede al marito, lo baciò, cercando di non pensare al test di gravidanza, risultato positivo, che aveva fatto quella mattina. Un’altra gravidanza la impauriva a morte.
Ma in quel momento pensava solamente a lei e Zayn. Fino alla morte.
Lo sapeva Jennifer che si faceva stringere dal marito Fred mentre guardava che finalmente la sua migliore amica aveva trovato qualcuno da amare.
Lo sapeva James mentre cullava sua figlia Caroline appena nata
Ma nessuno sapeva che un sole estivo come quello, pochi di loro l’avrebbero rivisto.


 




E' un capitolo crudele, assolutamente. 
Non so come mi sia venuta fuori questa schifezza. Penso sia uno dei più brutti che abbia scritto. 
Mi dileguo,
p.s. BUONA PASQUA!
Restart

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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


Emma quella mattina si svegliò strana, Uno strano giramento di testa, ma non ci fece caso. Appena toccò con i piedi a terra, sentì lo stomaco chiudersi. Si affacciò al lettino della bambina e sorrise quando la vide ancora lì a dormire tranquilla.
James era andato a lavoro. Era a casa da sola con la piccola.
Si vestì silenziosa, come tutti i giorni, come se nulla fosse.
Come ogni giorno, come se nulla fosse.
Come ogni giorno, come se nulla fosse.
Emma era a terra.
I suoi occhi erano spenti.
La sua bambina piangeva.
Una mano ruvida passò sul suo viso di porcellana.
Un sorriso aspro si formò sul volto dell’aggressore.
Un attimo dopo Emma era di nuovo sola con la bambina.
-
Lexie passò il dito sul suo ventre scuro.
Sette mesi.
Doveva aspettare ancora sette mesi, ma sarebbe potuto essere troppo tardi.
Sette mesi.
Un’enormità.
Zayn ancora non sapeva niente. Lo vedeva girottolare per la camera alla ricerca di una cravatta che si accostasse al suo umore, mentre canticchiava un motivetto a labbra strette.
E per una frazione di secondo Lexie si illuse che quella vita sarebbe stata la sua, la loro. Una vita normale, dove non c’era bisogno di salvare il mondo dalla magia. Ne aveva abbastanza della magia e del loro Mondo.
Zayn la baciò prima di uscire.
Sì Lexie, nata Alexandra, voleva una vita normale.
-
James faceva lunghi passi sul marciapiede. Le scarpe ticchettavano in modo singolare. Guardava davanti a sé sorridendo, mentre pensava alla sua bambina. Si passò una mano tra i capelli scompigliandoli, proprio come faceva Caroline.
Si infilò le mani in tasca e aprì la porta.
Uno
Due
Tre
Quattro
Cinque.
Bum.
-
Lexie si portò la tazza di the alla bocca e ne bevve un sorso. Lanciò un’occhiata alla rivista aperta sul tavolo, quando squillò il telefono.
“Lexie ho bisogno di te” finita la chiamata. La voce di James dall’altra parte del telefono appariva ovattata, polverosa.
Lexie uscì lasciando la tazza di the sul davanzale della finestra e la rivista aperta sul tavolo.
-
Bussò un paio di volte prima che un James evidentemente scandalizzato le venne ad aprire.
Aprì la bocca tentando di dire qualcosa, ma uscì il vuoto.
Ecco come di sentiva lui in quell’istante.
Vuoto.
“Cosa è successo James?” Lexie gli accarezzò il viso con la sua mano delicata.
“Emma” riuscì solamente a sussurrare quel nome, troppo vicino alla moglie. Lexie si incamminò per i corridoi dell’appartamento che conosceva.
E la vide a terra. Senza vita in corpo, negli occhi. I capelli corvini erano un’aura intorno al suo viso angelico.
James si inginocchiò le la strinse a sé. Calde lacrime scendevano dal suo volto, giovane, ma improvvisamente invecchiato. Lexie prese in braccio la bambina e iniziò a cullarla nel modo in cui cullava Christian.
“La bambina ha fame” sussurrò lei. James parve per qualche attimi, risvegliarsi da un incubo e diede le istruzioni a Lexie per preparare il latte alla bambina.
“Andiamo a casa mia, James. Sta arrivando l’ambulanza. Non c’è più niente da fare” Alexandra stava dietro di lui, con in braccio Caroline che dormiva. James prese il corpo senza vita della moglie e lo posò sul letto. Un attimo dopo la casa era ambientata dal silenzio e dalla polvere che sussegue ogni morte.
-
“Sono incinta, James” lo disse con voce roca, graffiata dai singhiozzi che la scuotevano. Aveva di cambiare discorso. James parve illuminarsi per qualche secondo per poi ritornare al buio e ai pianti interrotti in cui si era nascosto in quelle ore. Erano seduti sul divano spazioso del salotto di Lexie. Zayn era impegnato ad occuparsi della piccola.
“Sono contento per te” rispose lui con voce piatta, come se avesse soffocato ogni sentimento che lo legasse al fatto di essere un umano.
“Devo dirlo a Zayn. Ma non so come farlo” Lexie si passò sul viso stanco.
“Emma me lo disse mentre facevamo sesso. Schietta, diretta. Io le sorrisi. Lei sorrise e mi baciò. Lo presi quasi come scherzo. La mattina dopo andai al Ministero con uno strano magone, che si avvicinava alla felicità ma non lo era. Era ansia, paura. Avevo paura ad avere un figlio, figuriamoci adesso che lo devo crescere da solo”
“Non sarai solo. Ci sarò io, ci sarà tua madre, Alice, Lily, Jennifer. Siamo tutte pronte ad aiutarti”
“Grazie” accennò un sorriso e ritornò a fissare il vuoto.
Lexie lo baciò delicatamente sulla guancia e andò dal marito.
Il magone che sentiva in quel momento, superava la felicità.
Amore.
 
 
 
 
|Note autrice| mi scuso umilmente per il ritardo.
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento.
Un bacio e buon 1° maggio,
Restart

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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


Capitolo 25
James si fa stringere il nodo della cravatta dalla sorella. Lo specchio davanti a lui è incrinato, come lui. Lily gli sistema la giacca scura.
“Mantieni la calma, James” provò a sussurrargli, con poca convinzione. James ammiccò ad un sorriso spento.
“Ci proverò” le concesse un sorriso falso, uno di quelli che si fanno ai condannati a morte. Ma in quel momento era James il condannato a morte. Lily annuì appena prima di scendere le scale.
James si sistemava la cravatta.
Lexie faceva calare la veletta sui suoi occhi.
Zayn si infilava la giacca nera.
Edward abbottonava il mantello nero di Johanna.
Ginny passò la mano sul completo di Harry per toglierci dell’ipotetica polvere.                                  
Scorpius entrò in quella casa con Draco e Astoria al seguito.
Draco e Harry che si stringono la mano. Ma poi si stringono in un abbraccio. Ginny se ne accorge solamente dopo, più tardi, ma non ci fa quasi caso.
Alice si stringe a Albus.
Neville e Hannah stanno in un angolo a osservare la scena sentendosi appena fuori luogo.
James scende le scale con passo pesante. Tiene Caroline dormiente, in braccio. Muove appena le braccia per non svegliarla. Ha lo sguardo fisso sul pavimento, non lo vuole alzare. Lexie gli va incontro e porge le mani come per accogliere la bambina. Lui gliela porge senza la minima esitazione. Era diventata un peso troppo grande. Era come portare Emma tra le sue braccia. Una persona così fragile, ma dal carattere così forte.
Fred e Jennifer li raggiungono dopo, appena in tempo. Alex in braccio alla madre e Callie al padre. Sono stranamente silenziosi.
James si stringe a Fred.
E poi iniziano ad arrivare tutti i parenti. Ted e Victoire arrivano per ultimi. Ted stringe James, come è giusto che faccia un fratello maggiore.
-
C’è un silenzio polveroso nell’aria. Sembra che tutto si fermi mentre la bara in legno viene mostrata.
Tutto è ovattato. I granelli di polline che erano abituati a volteggiare ora si sono quasi congelati. Nessuno respira, non c’è nessun battito di ciglia. Le bocche tremano, gli occhi si sciolgono in lacrime di malinconia.
Lexie si avvicina ancora di più a James e lui le mette il braccio intorno alla vita. Lei s’irrigidisce appena, ma poi si rilassa al suo tocco caldo e familiare. 
Era quello di cui James aveva bisogno, Lexie.
Era quello di cui Lexie aveva bisogno, James.
-
C’era una figura oscura lontano da quel corposo gruppo di persone. Due felini occhi verdi brillavano nell’oscurità. Quando tutti se ne andarono e solo James e Lexie rimasero davanti alla tomba di Emma, la figura si avvicinò a loro.
“Stanno arrivando. Sono in tanti” disse alle loro spalle. Lexie si girò all’udire di quella voce familiare.
“Christian” il suo era quasi un rantolo.
“Sst. Non ti far sentire. Nessuno deve capire che sono qui. La morte di Emma è stata solamente la prima. Non sarà l’unica” lo dice sottovoce.
“E tu come fai a saperlo?” il tono di voce di Lexie era incredibilmente materno.
“Perché io sono destinato a compierle. Mamma, sono destinato a farlo. Purtroppo non dipende da me, né da te, né da tuo padre. Io sono destinato a morire per mano del figlio che porti in grembo. Ho visto nel futuro. E sebbene io lo amerò con tutto me stesso, lui mi ucciderà. Mamma guardati le spalle” Christian si volatizzò e come era arrivato se ne andò.
Lexie si voltò a guardare James e con un forte dolore al petto sputò tutto quello che si teneva dentro.
“Sono una macchina che riproduce assassini. Io sono quella che dovrei morire. Non Christian. Hai sentito? Mi ha chiamato “mamma”. Mi ha chiamato mamma” lo ripetè parecchie volte, assottigliando di volta in volta la voce. Lexie era finita in uno di quegli universi paralleli di cui parlava Ted. Il ragazzo le cinse le spalle con il suo grande braccio, stringendola a sé. Ai loro piedi si notava un pezzo di carta scritto a mano, con una calligrafia che lasciava desiderare. James lo raccolse con movimenti prudenti.
Era la ricetta di una pozione, che sembrava alquanto complicata.
“Portiamola da mia zia, lei la conoscerà sicuramente” un secondo dopo in quel camposanto non c’era più anima viva.
 
“E’ una formula molto antica, ma per vostra fortuna ne ho già preparata una, quindi so come agire” Hermione posò il foglietto sulla elegante scrivania che le aveva regalato Ron qualche anno prima.
“Ci vorranno tre settimane per prepararla, e ha uno scopo che ti dovrebbe tornare molto utile, mia cara. Credo che Christian non l’abbia perso per sbadataggine” stuzzicò l’interesse di Lexie che si era seduta in un angolo del grande ufficio.
“A cosa dovrebbe servire?” chiede meccanicamente.
“E’ una pozione che aiuta le cellule a crescere velocemente. Viene preparata con un fiore particolare, che sicuramente Neville riuscirà a procurarmi. In questo modo tuo figlio crescerà rapidamente, come ha fatto Christian” Lexie ebbe un piccolo fremito e poi si bloccò.
“Cara è una tua scelta” Hermione la guarda comprensiva, o forse no, forse la sua è solo pena.
“Non sembra solamente mia” Lexie ribatte acida, quasi rabbiosa, sprigionando una rabbia che nemmeno lei sapeva di nascondere sotto la maschera di brava ragazza.
“Ho due figli ed entrambi sono diventati dominio pubblico. Se fosse veramente stata una mia scelta lo sarebbe stata fin dall’inizio” il suo si è trasformato in un ringhio, a scopo di mostrare la sua parte cattiva.
“Lexie, mia zia non ti ha detto niente di male” James prova a svegliarla dal brutto sogno che stava vivendo.
“Vaffanculo, James” sbatté la porta e corse via. Non aveva voglia di usare la sua bacchetta. Aveva solo voglia di correre, d sentire bruciare i polmoni.
“Lexie” la voce di James rimbombava nella sua testa. Un litania insopportabile.
“Basta, basta, basta!” stinse le dita sulle tempie, come se in qualche modo potesse far cessare quelle voci. Era inginocchiata a terra, in mezzo ad un marciapiede, i passanti la fissavano estranei. Piangeva e si divincolava furiosamente, mentre le sue mani delicate erano strette sopra le orecchie.
“Lexie, calmati, ehi, bellissima, calmati” James era nuovamente accanto a lei. Si era inginocchiato davanti a lei e le cingeva le spalle. Lexie si divincolava da quella stretta all’apparenza opprimente, ma le piaceva. Non voleva farlo vedere, ma le piaceva stare nelle bracci di James.
“James, James, cosa ho fatto di male?” teneva la testa sulla sua spalla, una spalla grande e forte. Strinse il suo braccio, per paura che lui le sfuggisse.
“Non lo so, Lex, non lo so” teneva il mento appoggiato sulla sua testa. Adorava il suo odore. Era così familiare, così vicino a lui. Lexie scostò la testa da quella posizione scomoda e si pulì le lacrime che bagnavano il suo viso. Lexie lo guardò negli occhi e non vide più il marito disperato per la morte della moglie. No. Avevano di nuovo entrambi diciassette anni, nessun problema, pieni di sogni da realizzare, in particolare quello di una vita insieme. Lexie posò una mano sul viso di James. Lo avvicinò a sé e lo baciò.










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*si prepara al lancio dei pomodori* tutto questo non era previsto. Come l'enorme "pausa", ma si sa, maggio è il mese più intenso per chi va a scuola... Quindi spero possiate perdonarmi.
Un bacio grande,
Restart

 

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Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


Lexie si scostò appena da James. Lui la guardò perplesso per una manciata di secondi, ma poi lasciò stare e la baciò di nuovo. Lexie rispose velocemente e con passione, quasi fame di averlo vicino. Si alzarono in piedi, desiderando di averlo fatto nella vita. Ormai non c’era più nessuno intorno a loro. Stranamente le strade di Londra erano sgombre. Solo una figura appariva. Era avvolta in una coltre all’apparenza pesante. Era piccola e quasi scompariva, inesistente.
“Ma cosa…?” Lexie si guardò attorno perplessa. Un attimo dopo, le persone avevano cominciato di nuovo a camminare per i marciapiedi consumati e quei due abbracciati a terra erano scomparsi.
I due ragazzi erano a casa di James.
Era vuota, un bozzolo senza vita al suo interno. La sua larva era scivolata lentamente fuori da quel guscio e ora stava entrandoci nuovamente rientrando, strisciando con la testa bassa.
O forse no.
Le mani di James modellavano il corpo spigoloso che conosceva già. Ma gli sembrava di no. Ormai non aveva più quegli spigoli incrinati dal dolore, no, erano diventate delle forme burrose e calde che lui adorava. Quel figlio che nasceva dentro di lei, la stava cambiando a suo piacimento.
E dopotutto a James piaceva così.
Lexie gli sbottonò la camicia candida e gliela tolse con un gesto fluente e rapido. Lui le tirò giù la zip con ferocia e quasi le strappò l’abito nell’atto di toglierlo. Ormai i loro occhi erano acciecati dal desiderio. Non si ricordavano di essere sposati, o vedovi, nel caso di James, si scordarono che la cerimonia funebre di Emma era stata quel giorno. No, erano solamente due ragazzini di 17 anni ai quali importava solo fare sesso in quel preciso momento. Lexie slegò la cintura di James velocemente. E inevitabilmente il suo pantaloni scuri caddero con un fruscio. Risero insieme, come due bambini.
Erano, finalmente, entrambi nudi.
Stesi sul letto, Lexie sotto e James sopra. Si guardavano negli occhi, sorridevano.
James entrò in lei con movimenti fluidi. Lei strinse il lenzuolo leggero e gemette.
-
“Non succederà mai più” lo disse con poca convinzione, mentre le baciava la fronte, poi la punta del naso ed infine la bocca.
“Non succederà mai più” ripetè lei, appoggiando la sua fronte scura a quella chiara di James.
“Non succederà mai più” si lasciarono con una promessa falsa e il sapore dell’altro ancora fresco sulle labbra.
-
Christian si chiuse la porta alle spalle. Rimase in quella posizione per qualche secondo, contemplando le persone in quella stanza.
“Ti stavamo aspettando, Christian” Dean posò il sigaro consumato. Qualcuno stava alle sue spalle.
“Chi è?” il tono spezzante del ragazzo era voluto.
“Oh è una vecchia amica” il sorriso dell’uomo brillava in un modo che Christian non riusciva a capire. Dean fece segno con la mano e la donna si fece più vicina, i movimenti, i lineamenti apparivano sempre più conosciuti.
“Ciao piccolo Christian” Catherine mosse appena la mano, un cenno di saluto distaccato.
“Hai messo di mezzo anche lei?” urlò verso l’uomo. Lui non rispose. Fissava un punto fisso della stanza, come se fosse morto. Christian si avvicinò per guardare meglio negli occhi di Dean.
“Lui non ti può rispondere. O meglio, non come vorrebbe lui. Non starò qui a spiegarti come e cosa succede nella mente di tuo nonno, ti dico solamente che ero brava ad Incantesimi” alzò il labbro in modo grave.
“Perciò se non vorrai finire nella sua stessa condizione, ovvero quella di morto che cammina, ti conviene darmi ascolto” si voltò verso il ragazzo che fissava incerto la punta delle sue scarpe. Si passava la mano sulla testa e teneva il contatto con il pavimento. Aveva paura che qualcuno potesse far del male a Lexie e Johanna. Annuì.
“Sapevo che l’avresti fatto. Molto bene. Che il Regno oscuro abbia inizio” il corpo di Dean si accasciò senza vita a terra.
“Ormai non mi serviva più” bevve un sorso del liquore che brillava nel bicchiere davanti a lei e sparì.
Christian rimase per un secondo a guardare il corpo dell’uomo a terra e scomparì anche lui.
Aveva qualcosa di più importante a cui pensare.
-
Zayn era seduto su una di quelle sedie scomode che erano n quella camera. Teneva suo figlio in braccio e lo guardava con ammirazione.
“Ciao, ero qui per mio fratello” Christian era sulla porta della camera, con un mazzo di fiori in mano e il mantello ben fissato sulle spalle.
“Lexie sta dormendo. Anche Ryan si è appena addormentato” Zayn si alzò in piedi e gli porse il fagotto. Christian lo prese in braccio dopo un attimo di esitazione.
Nel momento stesso in cui lo prese in braccio riuscì a vedere quello che sarebbe accaduto. Rese il bambino a Zayn e scappò, lasciando i fiori a terra.
-
“Tesoro sei pronta? E’ stata eseguita poche volte fino ad adesso, è normale che tu sia un po’ preoccupata” Neville inarcò il sopracciglio. Lexie annuì decisa. Allora Hermione versò il liquido nel biberon del bambino e glielo fece bere.
“E’ una formula antica e abbastanza sconosciuta. Il fiore è stato scoperto da un monaco tedesco circa duecento anni fa. Era un mago, ovviamente. E subito venne a conoscenza dei suoi benefici. Ma i suoi appunti vennero bruciati e per questo quasi nessuno è a conoscenza di questo. A parte me, ovviamente” Neville fece una risata nervosa.
“Quanto tempo serve?” domandò James, che era appoggiato alla colonna in cemento.
“Circa una notte” rispose Hermione, occupata nel dare la pozione al piccolo.
“E per il discorso della sapienza? Come potrà conoscere tanti incantesimi in così poco tempo?” chiese Alice dal fondo della stanza.
“Questo è un discorso un po’ complicato. E’ più difficile a dirsi che a farsi” concluse Harry secco. Lo guardarono tutti un po’ sconcertati per il suo tono.
-
“Hai paura Lex?” James le si era accostato mentre gli altri erano occupati a discutere. Era ormai l’alba e tutti aspettavano la grande uscita di Ryan. Lexie stava davanti alla porta della camera che un tempo era appartenuta proprio a James.
“Sono solo un po’ agitata. E frustata. Ho avuto due figli e con nessuno dei due sono riuscita a stabilire un vero rapporto durante l’infanzia” rispose lei continuando a fissare il pavimento. James le passò un braccio intorno alle spalle ricurve.
“Andrà tutto bene. Tutto finirà abbastanza presto, non ti preoccupare” quando concluse la frase, la porta alle loro spalle si aprì.
Il ragazzo che ne uscì era alto, forte e bello.
“Buongiorno Ryan” lo salutò con un sorriso Harry.
“Buongiorno a tutti” sorrise lui.
 

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Capitolo 28
*** Capitolo 27 ***


“Christian” disse lui con voce roca. Era completamente ricoperto da un mantello pesante. Non voleva farsi riconoscere. Non poteva.
“Ryan” il ragazzo non si voltò neppure. Bastava solo sentire la sua presenza. Ryan si tolse il cappuccio con un gesto lento. I riccioli castani si liberarono in tutte le direzioni.
“Perché sei venuto qui? Tua, nostra madre, non ha paura che io possa ucciderti?” chiese lui in tono sprezzante. Ryan scosse la testa sorridente.
“Christian, lei si fida di te. Lei sa che non faresti mai del male. Pensa che ci sia qualcuno dietro di te a manovrarti” aveva fatto qualche passo in avanti. Ora poteva vedere la schiena ricurva del fratello.
“Buon per lei. E per te che sia vero. Ma sul fatto che ci sia qualcuno a manovrarmi si sbaglia. E’ una stupida nel pensarlo” Christian andò davanti alla finestra ad osservare il prato verde che si estendeva intorno alla casa. Non sapeva dove si trovasse, non conosceva quella casa, anzi, villa. Era stato portato lì da Catherine. Era la sua prigione, non aveva via d’uscita. Non poteva scappare e non sapeva come fare. Piano piano che i giorni passavano, Christian impazziva sempre di più dentro quelle mura gelide. Voleva uscire, tagliare tutti i fili che lo legavano alla sua storia, e alla donna che lo comandava.
“Vattene” pronunciò ad un tratto. Continuava a guardare fuori ed evitava di incontrare lo sguardo di Ryan. Non voleva che il fratello s’immischiasse in affari così loschi. Almeno non in quel momento. Ryan rimase alle sue spalle, non muovendosi di un centimetro.
“Lo so cosa devi fare, lo capisco. Harry Potter è talmente finito e a corto di idee, che non c’è nemmeno il bisogno di essere telepatico, per capire il suo piano. Un intruso, un estraneo, che entra a far parte dei Mangiamorte, sotto raccomandazione del Principe. Per questo sei qui, vero?” Christian si voltò per guardarlo per la prima volta. Ryan permaneva lì, con le gambe incrociate, la ano che stringeva lo schienale di una poltrona. Mantenevano un contatto visivo di fuoco, bruciandosi dentro.
“Che bello, sei molto perspicace. Ebbene hai indovinato il piano. Quindi me ne vado. Alla battaglia, fratello” disse sarcastico Ryan, non muovendosi di un centimetro.
“Sto cercando di proteggerti” disse a denti stretti il maggiore. Il minore rise sonoramente passandosi la mano tra i capelli crespi. Christian rimase appena interdetto alla reazione del fratello, ma poi anche lui iniziò a ridere. Senza senso, senza voglia, ma solamente per riempire il vuoto. Forse quello era l’ultimo riso che avrebbero fatto insieme, o forse il primo di una grande serie.
Ryan dette una pacca sulla spalla larga di Christian e a quel gesto le risa cessarono. I due si guardarono negli occhi, superando la distanza ancora considerevole che c’era tra i due. Il maggiore l’accorciò stringendo il suo petto a quello del fratello. Era finalmente la persona più vicina alla sua famiglia ad aver abbracciato. Rimasero parecchio tempo in quella posizione, l’uno stretto all’altro, due corpi bisognosi di amore e affetto. Ryan affondò la testa nella spalla di Christian, inspirando il buon odore. L’altro teneva le mani strette sulla nuca del fratello, affondando le dita nei capelli crespi. Qualche riccio gli grattava la fronte scura, ma non gli importava. Quando si staccarono, sentirono un pezzo d’anima lacerarsi per la perdita. A Ryan mancava Christian, a Christian mancava Ryan.  Erano a un metro di distanza l’uno dall’altro, ma sembravano chilometri. Troppo spazio, una distanza insuperabile. Forse.
E non era nemmeno passato un minuto che i due corpi erano di nuovo vicino, alla ricerca inutile di quel pezzo di anima che avevano perso nell’abbraccio precedente. Ma ormai quel piccolo pezzo era custodito nel cuore dell’altro.
Le loro labbra si toccarono, prima timidamente, poi con più passione. Un bacio è sempre un bacio, anche tra due fratelli. Le dita di Christian strinsero alcuni riccioli ribelli, come se potesse andarsene. L’altra mano era dedita a salire e scendere per la schiena, per poi avvicinarla a sé. Ryan, dal canto suo, era dedito ad abbracciare il corpo muscoloso e già formato del fratello. Si staccavano solo per prendere fiato, una, due, tre, boccate d’aria.
Poi con un chiocco si separarono. Gli occhi di Ryan indugiavano sul viso e sugli occhi acquamarina del fratello. Cercavano un suo sguardo, ma l’altro pensava ad altro. La legge, i geni, la famiglia. La stirpe, i giudizi, il regno, la battaglia. Tutte idee raccolte nella sua mente che non avevano un filo logico tra loro, o forse sì, ma lui non aveva voglia di pensarci. Poteva ancora sentire il sapore di mente sulle sue labbra screpolate. Un sapore che lui odiava, ma che in quel momento si era trasformato in qualcosa di magnifico.
“E’ meglio che tu te ne vada, Ryan” disse volgendogli le spalle. Tornò a fissare il prato, che però aveva acquistato una colorazione più accesa. O almeno così pareva a lui.
“Mandami via” un tono di sfida; tutto ciò che Christian si aspettava. Sogghignò appena, sapendo di non avere via di fuga.
“Vattene” ripeté, con durezza.
“Vado” non si mosse di un centimetro.
“Vai” occhi socchiusi, labbra sollevate in un sorriso
“Vado” si girò per guardarlo. Era ancora nella posizione in cui l’aveva lasciato.
“Vai” era a pochi centimetri da lui, di nuovo.
“Vado” ormai i loro respiri erano diventati ansimanti.
“Vai” Christian mise una mano sotto il suo orecchio, sulla nuca. Lo avvicinò a sé;
“Vado” e poi non dissero più altro.
-
Aprì appena gli occhi. Una luce forte, picchiava contro il suo volto.
Richiuse gli occhi con uno scatto.
Alzò il busto tenendosi sui gomiti.
Riaprì gli occhi e questa volta la luce gli parve meno accecante.
Passò una mano sul volto, stropicciandoselo un po’.
Si mise a sedere sul bordo del letto candido, i gomiti pigiati sulle ginocchia e il mento appoggiato sulle mani. Non aveva intenzione di girarsi e guardarlo. Sapeva che gli avrebbe arrecato troppa paura, disgusto. In realtà non voleva girarsi per terrore che i suoi timori venissero accertati.
Il terrore che l’avesse abbandonato.
La metà vuota di un letto, equivaleva alla metà vuota della sua anima.
Sbuffò dolcemente e si mise in piedi.
Sapeva sarebbe stato un azzardo, un disguido, un errore.
Ma quello che non avrebbe mai saputo e come questo gli fosse piaciuto. Gli piaceva suo fratello.
Amava suo fratello.
S’infilò una maglietta che era stata gettata sulla sedia e affacciandosi alla finestra, notò con orrore che una figura sotto un mantello verde scuro s’allontanava.
Per la prima volta si girò a fissare la metà vuota della sua anima.
Lenzuola piegate, cuscino a terra e una pergamena sul comodino. Esitò appena prima di allungarsi per prenderla.
La calligrafia lasciava desiderare e c’erano alcune macchie di inchiostro.
Ma non gliene importava.
Mi dispiace se me ne sono dovuto andare.
Mi- nostra madre, mi aspettava. Spero che tu non ne sia dispiaciuto.
Tornerò domani sera, stesso posto, stessa ora.
-R.
Sorrise, perché sapeva che non sarebbe stato per sempre un’anima dimezzata.
Sorrise, perché sapeva che l’avrebbe rivisto.









||Nota autrice|| 
sinceramente non sono molto sicura di questo capitolo. L'idea, pazza, a mio parere, di fare nascere una storia slash tra due fratelli, è partita da una mia pazza amica. E così ho scritto questo capitolo...
Spero che a voi sia piaciuto,
un abbraccio,
Restart 

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Capitolo 29
*** Capitolo 28 ***


“Abbiamo un nuovo membro!” annunciò orgoglioso Christian. Dette una pacca amichevole al fratello e lo spinse in avanti. Ryan abbozzò un piccolo sorriso imbarazzato, e si fece avanti. Quella massa di Mangiamorte che lo acclamavano gli facevano rivoltare lo stomaco.
L’unica che non applaudiva come un ebete era Catherine. Il viso pestato in un cipiglio erano a perfetto contrasto con la sua bellezza eterea. Gli occhi tendenzialmente chiari si erano oscurati e le labbra rosee si erano arricciate in una smorfia ricca di disgusto. Christian ne prese atto e si avvicinò a lei, quasi strisciando.
“E’ bravo, intelligenza superiore alla media, è portato per preparare Pozioni e poi è entrato in possesso di questo” si soffermò per prelevare il libriccino malmesso da una tasca interna della giacca gessata. “E’ stato semplice convincerlo a prenderlo dagli scaffali di Harry Potter” la donna annuì con particolare lentezza.
“Hai scoperto qualcosa in più?” chiese mentre si rigirava il libretto tra le dita lunghe e sottili. Christian scosse la testa desolato.
“Ha una mente impenetrabile. Non so come mai, ma non riesco a ricevere nemmeno il minimo pensiero. Sicuramente ci s’è messo di mezzo quello stupido di suo padre” ringhiò a denti stretti. Si rizzò sulla schiena e osservò per qualche secondo tutte quelle persone stomachevoli abbracciare Ryan. Gli fece una grande tenerezza. E per un attimo gli occhi tenebrosi del minore di scontrarono con i suoi. Una scintilla di desiderio. Christian chiuse le palpebre lentamente e lui capì.
“Perché Zayn?” domandò Catherine che era dedita a sfogliare le pagine consunte del diario.
“E’ un telepate. Penso che nessuno in quella famiglia lo sappia, tranne Edward, visto che lo è pure lui. Quindi per genetica, Ryan ha ereditato questo dal padre, insieme all’intelligenza acuta e un carattere dolce e gentile dalla madre” la donna sospirò. Aveva sempre odiato quella ragazza. Una bambinetta scialba e irresponsabile, che si era fatta mettere incinta a quindici anni. Ma era lei a mandare avanti tutta la baracca. E Catherine non aveva scelta. Doveva colpirla e per farlo, doveva toccare il tasto dolente, ovvero, James.
Scomparì con un fruscìo, portando con sé il diario.
                                                                                     *
Edward camminava nervosamente fuori dalla sua camera da letto. Le scarpe di cuoio italiano ticchettavano furiosamente sulla moquette verde smeraldo. Il suo volto teso faceva trasudare una forte preoccupazione. Le mani forti e grandi scivolavano spesso tra i capelli tirati elegantemente indietro. Le labbra, già sottili, erano stirate in una linea irregolare che tendeva a scomparire.
La serratura cigolò, la maniglia si abbassò ed il guaritore sgusciò fuori.
“Quello che pensavo” pigolò tristemente. Edward sbarrò gli occhi, e se qualcuno se ne fosse accorto, avrebbe potuto vedere il loro reale colore, ossia un verde brillante, lucente, ma che lui adorava nascondere sotto la riga delle ciglia scure e spesse.
“Vaiolo di Drago?” chiese tremolante. Il Guaritore annuì, togliendosi la mascherina.
“La porteremo al San Mungo, in quarantena. Faremo tutto quello che possiamo, ma anche con le tecnologia più avanzate, non si può fermare questa forma che ha colpito sua moglie. Le resta poco tempo da vivere” annunciò fissando il motivo elegante intarsiato nel legno pregiato della porta. Ad Edward non rimase che arrendersi ai fatti.
Prima sua figlia, poi sua moglie.          
“E sappiamo il motivo del contagio?” chiese ingenuamente. Il Guaritore alzò l’angolo destro della bocca in una smorfia d’indecisione.
“Presumo, ma è solamente una mia supposizione, che l’abbia contratto quando ebbe, ehm, quell’incidente” concluse alzando un sopracciglio. Edward annuì con una lentezza infinita.
“Posso venire con voi? Vorrei parlare con il Guaritore che l’ha tenuta in quel periodo” sputò schietto, forse troppo. Ma ormai la sua parte tranquilla e pacata si era messa da parte lasciando spazio a quella infuriata. Si sentiva una vittima, come se le pene dei suoi genitori le dovesse scontare lui.
“Vedremo” si congedò dal Serpeverde con un gesto nervoso. Edward rimase a fissare la porta, bella elegante, costosa. E una piccola lacrima scese dai suoi occhi verdi. I suoi soldi non avrebbero potuto pagare per la vita di Johanna e per quella di Emma.
                                                                                          *
“Avevi detto che non sarebbe più successo” constatò James, dritto sulla schiena, un sorriso tirato sul viso abbronzato. Lexie era in piedi davanti a lui, sulla soglia dell’uscio azzurro, i capelli mossi raccolti in modo disordinato e un sorriso imbarazzato stampato sul volto. A quelle parole sentì le sue gote andare in fiamme e, distogliendo lo sguardo, sviò discorso:
“Sono una persona debole, James, capiscimi” le sopracciglia castane del ragazzo formarono un indignato cipiglio.
“E’ una scusa stupida e non valida. Ma entra comunque” acconsentì sgarbato. Lexie entrò a testa bassa, con il passo svelto e risoluto. James sbuffò pesantemente mentre richiudeva la porta. Non ebbe neanche il tempo di richiudere che lei si era già fiondata sulle sue labbra. Lui la lasciò fare per qualche attimo, ma poi tenendola per le spalle la scostò da sé.
“E’ iniziata una guerra Lexie. E questa volta non sono tanto sicuro che se ne possa uscire illesi. Hanno attaccato anche Jo. Ha contratto il Vaiolo di Drago, gli resta una settimana scarsa” prese fiato, cercando una tregua dal pianto incontrollato. “Mio padre dice che al Ministero si siano messi tutti alla ricerca di questa nuova setta, ma questa volta si sono organizzati molto meglio. E Ryan, non è servito a un cazzo” ringhiò infuriato. Alexandra era distante da lui. Lo osservava contorcersi in un pianto incontrollato e furioso. Il suoi occhi scuri erano spenti, le labbra strette.
“Cosa ha fatto che non andava, mio figlio?” chiese gelidamente. James ridacchiò.
“Si è alleato a loro, lo hanno stregato, non lo so, fatto sta che hanno rubato il diario del Principe Mezzosangue. Lì c’era la cura per il Vaiolo di Drago. Ma è scomparso” si teneva la testa tra le mani e le dita tiravano alcune ciocche castane. Lex si sedette accanto a lui sbuffando.
“Non ne usciremo vivi” sospirò tristemente. Si era arresa ai fatti, ma James non voleva farlo. James voleva almeno combattere.
“Non morirò finché non saranno tutti i morti” disse a denti stretti. L’anima Grifondoro di James brillava come non mai, in quel momento.
“Tu sei pazzo” lo schernì Lexie. Lui sorrise.
“Lo so” un mezzo sorrisetto, quello che faceva sempre impazzire la ragazza.
Un bacio umido, dettato dalla necessità avere l'altro vicino.
Il sesso, per sentirlo parte di sé.

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Capitolo 30
*** Capitolo 29 ***


James entrò in quella stanza con passo lento. Sentiva le assi di legno poste a mo’ di pavimento scricchiolare tristemente ad ogni suo passo. Il fetore che aleggiava non era affatto indifferente. E poi lo scorse. Il quadernino sconcio era aperto su una sorta di altare. La cura per il vaiolo era lì davanti ai suoi occhi. Ma qualcosa lo fermò. Sentì la porta cigolare e poi chiudersi con un colpo secco. C’era qualcuno dietro di lui. Si guardò attorno, cercando una scappatoia, ma quella cella non aveva finestre. L’unica fonte d’illuminazione era una fiammella flebile di una candela ridotta a cera gocciolante. Sentì dei sospiri lenti e caldi da sopra le spalle che gli facevano accapponare la pelle.
“Sei arrivato a destinazione piccolo Potter. Ma come sempre la conclusione è sbagliata” la voce era secca e gracchiante.
“La conclusione non è affatto sbagliata” ringhiò lui improvvisamente. Strinse ancor di più i pugni, ficcandosi le unghie corte nei palmi morbidi delle sue mani.
“Hai lasciato la ragazza da sola per venire a prendere una cosa totalmente, futile, come te, come lei e come tutta quella gentaglia di cui vi siete circondati” stava girando attorno alla stanza, cercando di catturare uno sguardo da parte di James, ma lui si rifiutava di muovere un solo muscolo.
“Lei non è sola. Lei non ha bisogno di me. Lei ha tutto quello che vuole” si morse rapidamente il labbro per non far trasparire il tremolio della voce.
“Non credo. Lei non ha mai vissuto l’adolescenza. Lei ha praticamente perso due figli e l’amore della sua vita, ovvero te, brutto imbecille e adesso anche un padre. L’unica cosa bella che le possa succedere è morire. Ma non temere, non le faremo mancare niente” anche se non la poteva vedere, James intuì che stesse sorridendo.
“Cosa è successo a Dean?” domandò lui.
“Uhm, è andato a vivere in un posto migliore di questo. Adesso sta sicuramente meglio” James si lasciò sfuggire un piccolo gemito. Lexie ancora non lo sapeva.
“Prendi pure il diario. Vattene. Non farti più vedere” sbottò ad un certo punto l’ombra alle spalle del ragazzo. Lui esitò un momento per poi lanciarsi lui diario aperto e scappare via. Si fermò solo per prendere fiato. Era arrivato in una stanza completamente spoglia da ogni cosa, tutte le pareti ricoperte da uno spesso strato di quella che sembrava cera. Era solo lui, lui e il diario. Si guardò attorno cercando una via di fuga che non c’era. Si stropicciò gli occhi furioso, ma quando riaprì le palpebre al posto della cera candida c’erano macchie scure che sembravano incrostate. Sangue. Sentì pizzicare il naso per il fetore che piano piano si faceva strada attraverso le pareti. La testa iniziò a girargli e le gambe si fecero pesanti. S’inginocchiò davanti a un angolo e grattando con le unghie cercava di aprirsi un varco, ma la cera ricresceva piano piano così come le macchie di sangue. Ormai anche le sue mani erano ricoperte da rivoli di quel liquido rosso, dolciastro. Se le portò al volto capendo di non poter più uscire di lì.
“Questa è la tua prigione James. Te la sei costruito da solo, non puoi uscirne” la voce di prima era riapparsa alle sue spalle. Non si voltò a guardare il viso al quale quel suono gracchiante e fastidioso apparteneva.
“Fammi uscire! Voglio uscire di qui! Voglio andare da Lexie e da mia figlia. Lasciami andare” l’urlo furioso si trasformò lentamente in un pianto supplichevole.
“E’ la tua prigione, la tua mente. Tu non puoi uscirne e non vuoi” rispose con calma la voce.
“Certo che voglio uscire! Voglio mia figlia, voglio mia moglie!” era la prima volta che lo ammetteva. Rivoleva indietro Emma. Rivoleva indietro il suo piccolo raggio di sole. Lexie era improvvisamente passata in secondo piano. Lei aveva suo marito, non aveva bisogno di James. Ma lui non aveva più una moglie e aveva bisogno di Alexandra.
“Voglio Lexie” piagnucolò lievemente.
“Nessuno ti riporterà indietro tua moglie e nemmeno Lexie. Le hai messe in pericolo per via del tuo stupido egoismo. Se la vita ti sorriderà anche solo un minuto dovrai accontentarti di Caroline” James aggrottò le sopracciglia confuso.
“Cosa significa?” chiese.
“Lo capirai” rispose la voce e lui capì che la sagoma se ne era andata, portando con sé il diario. L’unica compagnia che gli era rimasta erano le sue lacrime. Si rannicchiò in un angolo, tirando a sé le gambe lunghe e toniche, aspettando qualcosa che non sarebbe mai arrivato
Si ricordò di quello che le aveva detto quella mattina Lexie con le lacrime agli occhi.
Johanna è morta
E lui era scappato. Aveva corso finché non sentiva i polmoni andare a fuoco e le gambe tremare. Ed era finito in quel posto scabroso. Era entrato velocemente, facendo scricchiolare le assi di legno marce. C’era puzza di escrementi, di malinconia, di morte.
E in quel momento, quella stanza spoglia, desiderava esser tornato indietro, da Lexie, da Caroline. Provò a piangere, ma era rimasto senza lacrime. Si sentiva la gola secca e lo stomaco chiuso dalla fame. Strinse gli occhi cercando di pensare al primo sorriso di sua figlia, ma i morsi lo costringevano a sognare altro. Piano piano cadde in un sonno tormentato. 
Vide Johanna che lo accarezzava da bambino, con i capelli corvini raccolti in una treccia e gli occhi che splendevano. Poi suo padre l’abbracciava, l’abbracciava e la baciava sulle guance morbide. Vedeva lontano Ginny parlare dolcemente con Edward, guardarlo in un modo in cui non aveva nemmeno mai guardato suo padre. Lui era diventato trasparente. Nessuno faceva più caso a lui, che di soppiatto osservava la madre uscire di casa la notte fonda, per raggiungere il castello dell’amante. Poi sentì il pianto di una bambina, dai capelli rossi e dagli occhi verdi. Non gli occhi di Harry, gli occhi di Edward.
Si svegliò gocciolante di sudore. La camicia che indossava era fradicia e tremava lievemente. Per un attimo si chiese dove fosse, ma quado vide le pareti immacolate, capì immediatamente.
Il sogno.
Il sogno che aveva fatto era la spiegazione di una parte della sua storia. Della storia della sua famiglia. Lily non era figlia di Harry. E probabilmente nemmeno Albus.
Aveva bisogno di risposte, aveva bisogno di parlare con sua madre.
Ma lui era lì, non sapeva come uscire.
“Fatemi uscire, per favore!” cercò un urlo che non riuscì a trovare. La voce era bassa, tremante, debole.
“Fatemi uscire” un lieve sussurro, prima di ricadere nel sonno.
C’era Lexie questa volta, protagonista dei suoi sogni. Aveva il vestito di chiffon blu che gli aveva regalato per il compleanno ed era bellissima.
“James, hai tu la chiave per uscire” non diceva altro. Gli occhi erano vacui, fissava solamente un punto dietro di lui.
“Non ho la chiave”
“James, hai tu la chiave per uscire” e poi svanì. Si era svegliato di nuovo.
Aveva freddo, fame, sete, ma non aveva nulla. “Hai tu la chiave per uscire” si tastò le tasche dei jeans, ma erano vuote. Dette un pugno rabbioso alla parete di fianco a sé e questa si sgretolò.
Era libero.
Corse a perdifiato verso quella porticina lontana. Quando l’aprì poté sentire l’aria fresca.
No, non sentì niente. Solo il fetore della morte.
Era in un castello e una battaglia aveva preso inizio.












||Penultimo capitolo (sigh) della storia. Non ci posso credere che sia quasi finita dopo un anno. Capitolo che si incentra su James (che me piace tanto) e su un viaggio al'interno della sua psiche (spero di aver reso abbastanza l'idea). 
Vorrei ringraziare tutte le persone che seguono questa storia. Grazie tante! 
Un bacio e al prossimo capitolo 
Restart

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Capitolo 31
*** Capitolo 30 - Finale ***


James non sapeva più cosa fare. Sentiva con tutte le cellule del suo corpo, che se avesse fatto una mossa avrebbe sbagliato. Tutto.

Eppure non resistette. Le sue gambe corsero adrenaliniche verso i suoi amici, i suoi compagni, la sua famiglia. Erano pochi, in confronto agli altri, ma sapevano difendersi. I suoi coetanei erano ancora giovani per destreggiarsi facilmente tra gli incantesimi come suo padre e i suoi zii.

Nonostante tutto combattevano. Lo facevano per proteggere un mondo che non sarebbe mai stato al sicuro. La loro non era una vera e propria cura. Non potevano curare tutte le ferite inflitte da menti malate, ma ci provavano. I suoi occhi saltarono tutte le teste che gli si pararono davanti, cercando di intravedere almeno i capelli neri di Lexie. Aveva bisogno di vederla almeno per un'ultima volta. Sapeva che non ne sarebbe uscito vivo da quel castello. Lo sapeva fin dall'inizio. Dal momento che aveva incrociato i suoi occhi nell'aula di Pozioni, quando le aveva chiesto gli appunti. Lei sapeva e lui sapeva.

Sapevano che la loro storia sarebbe stata memorabile.

Chiuse un attimo gli occhi sperando di ricordarsi i suoi lineamenti delicati e fragili, come lei. Ma l'immagine più bella era come sommersa da una miriade di ricordi offuscati e scuri del periodo più brutto della sua vita.

Quando li riaprì era a terra.

L'avevano colpito. Lui non aveva sentito niente, niente che si potesse paragonare al dolore che provava a non ritrovare una bella immagine di Lexie. Albus gli porse una mano come per aiutarlo ad alzarsi, ma appena l'afferrò sentì solo il calore freddo della morte. Gli occhi verdi di Al erano ancora aperti, così come le labbra che avevano ancora l'arricciatura di un sorriso. Con un tonfo ovattato cadde a terra e tutto quello che James sentì dopo era il suo urlo soffocato.

Avevano ucciso suo fratello.

Il suo piccolo fratello.

Il fragile corpo di Albus era disteso vicino al suo, e cercando di allungare la mano per sentire ancora i capelli neri sui suoi palmi. Gli chiuse, con gesto melodrammatico, le palpebre. Non rendeva conto che stava ancora urlando. Urlava per paura, per il dolore che lo spezzava.

Due piccole mani lo strinsero, costringendolo ad alzarsi.

"James, ormai è andato, non puoi più fare niente per lui, ma puoi farlo per tutto il mondo magico. Devi saperti rialzare" gli occhi di Lexie lo guardavano dolcemente. Lei era accanto a lui e gli sorrideva.

"Tu sei qui" fu l'unica cosa che riuscì a dire. Lei era vicino a lui e tutto aveva un sapore diverso.

"Io sono qui con te" gli lasciò la mano che lui stringeva con tanta forza e si allontanò sorridendogli.

Era a dieci passi da lui. Lontana, vicina, non lo sapeva. La vedeva lì, sorridente, e capì che quella era la fotografia di lei che cercava. Chiuse gli occhi per farla sua per sempre, e quando li riaprì lei non c'era più. Era stata strappata dalle braccia della vita, affidandola a quelle meschine della morte.

Giaceva a terra, a dieci passi da lui come prima, con gli occhi scuri e sorridenti come prima, con le guance morbide e scure che si gonfiavano gli zigomi marcati. Il suo corpo senza vita rischiava di essere calpestato incurantemente dai combattenti. Si gettò su di lei, a mo' di scudo, appoggiando il suo viso su quello della ragazza, facendo in modo che le sue lacrime calde riscaldassero appena il viso gelido.

Non poteva più fare niente per lei. Lei era scivolata via da lui e non c'era modo facile e comodo di raggiungerla.

Le lacrime bagnavano entrambi i visi, e lui non poteva sentire il dolore che sentiva dentro e fuori. Le era stata strappata via, per l'ultima volta. Con una mano chiuse le palpebre e questa volta con più difficoltà che per Al, chiuse le sue palpebre, lasciando ai ricordi dolorosi, l'immagine del suo viso.

Trascinò il corpo in un angolo del largo salone e lo lasciò lì, cercando di dimenticare il suo più grande amore.

-

In quel mare di morte e scheletri di civiltà erano rimaste poche anime che cercavano si restare a galla. Gli occhi bruni di Ryan colsero lo sguardo ferito di Christian. Le sue iridi verdi erano spezzate da crepe di sangue. Entrambi rivolsero gli occhi a quei due uomini racchiusi in se stessi, che non si guardavano negli occhi se non con odio. Uno aveva una gamba ferita mentre l'altro non mostrava nessun segno di ferite gravi. Ma entrambi sanguinavano dall'interno. Uno teneva tra le sue mani un cadavere. I capelli bruni della donna scivolavano appiccicosi e insanguinati attraverso le fessure delle dita dell'uomo. James piangeva amaramente. Lexie le era stata tolta con un gesto fluido e lui aveva osservato impotente. Aveva visto il suo magro corpo abbandonarsi a terra mentre gli rivolgeva il suo ultimo sorriso, un'immagine che non avrebbe mai cancellato. Si ricordava do esserle corso incontro quando ormai non poteva fare più niente.

Zayn osservava il corpo della moglie abbandonato tra le braccia della persona che odiava più di se stesso.

Contro ogni previsione, il Signore Oscuro era sempre vivo, ma era una piccola screziatura nell'anima di Christian. La battaglia era stata feroce, ed aveva raccolto tanti corpi che si erano raccolti in un angolo. Harry Potter era scivolato dalle braccia della morte per un soffio. L'ultimo che le labbra sottili di Albus esalarono. Si era sacrificato per il padre, lasciando i suoi figli senza uno. Alice non piangeva nemmeno più. Era distesa sul corpo del compagno -marito-, una mano sul volto del ragazzo tentando di baciargli le labbra gelide e una sul ventre che iniziava ad essere vistoso. Lily stava seduta accanto a lei, piangendo in silenzio. Harry stava in piedi, guardando i volti amici e nemici che non presentavano più espressione. Una fitta al cuore lo attraversò quando vide a terra i corpi di Draco e Astoria, che avevano combattuto al suo fianco. Un ragazzino esile era in messo a loro, sfiorando delicatamente i loro volti immobili. Lily lo guardò per un momento lungo quanto un minuto e decise proprio lì, in quell'immenso salone, in quell'istante, che la sua appartenenza ai Potter finita. Sarebbe diventata una Malfoy, prima o poi. Abbracciò le spalle magre di Scorpius e lo aiutò ad alzarsi. Scomparirono subito dopo senza saluti né addii.

Ginny stava vicino ad Edward. Si baciarono lievemente sulle labbra, prima di tornare a concentrarsi sui visi delle vittime. Harry vide tutto e capì di aver perso, oltre ad un figlio, sua moglie, in un modo forse peggiore della morte.

"Ryan andiamocene, non apparteniamo più a questo posto. Loro vorranno ucciderci" Christian era arrivato dietro di lui, con un leggero fruscio. Lo guardava supplichevole, innamorato, malinconico.

Sapeva con certezza che Ryan non l'avrebbe mai seguito. Infatti il fratello minore scosse la testa tristemente.

"Loro sono la mia famiglia. Non posso abbandonarli" gli occhi diventarono lucidi per le lacrime. Christian lo osservò un secondo e poi, accorciando le distanze, baciò Ryan in modo appassionato, cosciente che quello sarebbe stato l'ultimo.

"Ti amo Chris, ti amerò per sempre" una nota di tristezza calcava il suo tono.

"Ti amo anche io Ryan, non smetterò mai. Addio Ryan" e lo strinse in un abbraccio fraterno. Scomparve poco dopo, non prima però di aver rivolto un saluto solenne a tutti i presenti che lo guardavano stupiti. Ryan rimase fermo dov'era, lo sguardo imbarazzato, fisso a terra.

"Lo so che è illegale, ma tanto non lo rivedrò mai più, giusto?" concluse frettoloso.

Si avvicinò a James a grandi falcate. Quando vide il volto della madre spento, non riuscì a trattenere tutta la sua rabbia. "Mi dispiace, mamma. Ti ho tradito nei peggiore dei modi. Ma io lo amo seriamente e non potevo negargli –e negarmi- la felicità" posò le sue labbra sulla fronte gelida della madre, sempre sotto lo sguardo curioso e di approvazione di James.

"Grazie per averla sempre amata" disse, allontanandosi prima che l'uomo potesse rispondere. Andò dal padre, il suo vero idolo, e dopo averlo aiutato ad alzarsi, se ne andarono in silenzio, sapendo che nessuno avrebbe mai sentito la loro mancanza.

Epilogo

17 anni dopo

Un ragazzo dalla pelle ambrata e gli occhi neri stava baciando una ragazza dai capelli corvini e gli occhi verdi, sotto il Platano Picchiatore. Erano entrambi al loro settimo anno ad Hogwarts.

"Ehm, Caroline, ho parlato con mio padre oggi. Andiamo a trovare James, vieni anche tu?" lo sguardo della ragazza si oscurò improvvisamente.

"Dobbiamo dirglielo. Anche se potrebbe ucciderci" balbettò.

"Non mi importa. Morirei sapendo che mi ami" le accarezzò il mento con due dita.

"Anche tu mi ami Ryan, vero?" lui annuì e lei lo baciò delicatamente.

"Ma prima o poi dovrai spiegarmi come hai fatto a trovare l'antidoto per quella cosa che ti avevano dato da piccolo" scherzò. Lui guardo un attimo i suoi occhi scuri e lucenti prima di rispondere.

"E' stato mio padre a trovarlo. Disse che non sarebbe stato giusto per me non aver vissuto l'infanzia" sorride lievemente, baciandola di nuovo.

"E' stato un bene"

"Non ti avrei conosciuta"

"No, infatti. Ti saresti perso tutto questo spettacolo" risero insieme. Ma Ryan tacque poco dopo.

"Mi ha scritto Christian ieri" il volto della ragazza si rabbuiò appena. La storia tra Ryan e il fratello non le era – giustamente – mai andata giù. Ma non lo vedeva da diciassette anni.

"Ritorna a Londra per qualche giorno. Vuole incontrare mio padre, il tuo, andare da nostra madre e da Edward. Per questo oggi andiamo da James"

"Non sono ancora pronta a vedere papà. Né tantomeno il tuo amante" confessò seccamente. Non vedeva suo padre da due anni. Ovvero dal momento che si era trasferita da Ryan. Suo padre era impazzito per il suo amore impossibile per Alexandra. Zayn l'aveva accolta come una figlia e James per fortuna non aveva protestato. Sapeva che era in buone mani.

Dopo la battaglia era cambiato tutto.

Harry e Ginny avevano divorziato e lei aveva sposato Edward, avendo una figlia, Johanna, nata quindici anni prima. Harry si era dedicato alla compagnia di Hermione e Ron.

Lily si era sposata con l'erede di Malfoy e avevano avuto tre figli, Albus, Draco e Astoria.

Alice aveva partorito i due gemelli di Al e aveva trovato un supporto in Louis Weasley.

Dominique era diventata una modella e girava il mondo alla ricerca di un uomo che l'amasse, con tutti i suoi difetti e capricci.

Ted e Victoire non avevano avuto la possibilità di avere figli propri, ma ne avevano adottati due e vivevano insieme a James per aiutarlo.

Zayn si era occupato quasi interamente di Ryan. Finché non aveva conosciuto Rose Weasley in una fredda sera di dicembre, quando erano entrambi sbronzi. Da quel momento avevano iniziato la loro convivenza.

Ryan si era innamorato di Caroline sul binario 9 ¾ il primo settembre del suo primo anno ad Hogwarts.

Caroline si era innamorata di Ryan sul binario 9 ¾ il primo settembre del suo primo anno ad Hogwarts.

Uno sguardo, un sorriso, erano destinati.

-

Due occhi acquamarina lo individuarono subito.

"Ryan!" lo chiamò.

"Chris!" gli andò incontro, abbracciandolo.

"Mi sei mancato" lo strinse ancora più forte.

"Anche tu"

-

"La piccola Potter?" chiese Chris al fratello. Ryan lo osservò un secondo, cercando di ricordare il volto dell'altro senza rughe e segni del tempo.

"Sì, e pensiamo sia anche incinta" era la prima volta che lo confidava a qualcuno.

"Bravo fratellino" gli diede una pacca sulla spalla e il minore sorrise.

"Grazie Signore Oscuro, la vuoi conoscere?"

"Certamente" sorrise felice. E in quel momento ebbe la conferma che Ryan non era mai stato suo.

-

"Papà'" la voce di Caroline rimbombò in tutta la casa.

"Piccola mia" James apparve dalla porta della cucina. Sembrava molto più giovane dall'ultima volta che l'aveva visto. I capelli iniziavano ad essere striati, ma il viso era più pulito e più colorito di prima. Caroline gli corse incontro, aggrappandosi al suo collo. Gli era mancato il padre che non pensava solo ed esclusivamente a Lexie, come quello che aveva lasciato in quella sorta di manicomio due anni prima.

"Oggi sarebbe stato il compleanno di mamma" sussurrò nel suo orecchio la ragazza, facendo in modo che rimanesse solo tra loro due.

"Christian?" il suo tono di voce era incredulo. L'aveva visto da sopra la spalla di Caroline era bastato uno sguardo per far riaccendere i ricordi.

"Ciao James" lo salutò gelido. Una figura minuta apparve dalle spalle di Christian. Una donna magrolina, con i capelli castani lunghi fino al mento con due grandi occhi azzurri.

"Buongiorno signor Potter" disse con voce melliflua, ma leggermente meccanica, colpa la provenienza straniera.

"Ciao, tu saresti?" chiese James impacciato.

"E' mia moglie" Christian la strinse a sé. E come da copione da dietro le gambe dei coniugi fecero la loro apparizione una ragazza appena maggiorenne con quattro bambini.

"Loro sono miei figli e stiamo aspettando il quinto" annunciò lui solenne, guardandoli con grande orgoglio scintillargli negli occhi acquamarina.

"Dove sei stato in questi diciassette anni, Christian?" chiese secco James, non lasciando spazio alle chiacchiere.

"In Portogallo. Lì la magia non è forte e comune come qui e mi sono potuto dedicare a lavori babbani. Grazie all'eredità di Catherine sono riuscito ad ottenere tanto. Ho conosciuto mia moglie poco dopo. Holly è inglese, ma nata e cresciuta a Lisbona. Ed ho detto tutto. Il Ministero ha archiviato il mio caso e non sono più ricercato dalle autorità magiche" concluse con un piccolo sorriso quasi malinconico.

"Bene" disse seccamente James, ritornando in cucina. Caroline lo seguì a ruota, così come Holly, mentre la tata era nel giardino con i bambini e Victoire. Si sarebbero sistemati tutti sotto il gazebo non appena Ted sarebbe ritornato con Sean e Yvonne, i suoi figli.

Nel salotto erano rimasti sono Christian e Ryan . Si fissarono a lungo. Nessuno dei due credeva di avere nuovamente davanti l'altro.

"Sarei voluto rimanere qui, con te. Costruire una famiglia con te Ryan. Mi sei mancato da morire, ma sai che se fossi rimasto ci avrebbero ucciso" ruppe il silenzio il maggiore. Da diciassette anni sentiva il bisogno di dirlo.

"Sarei morto per rimanere con te. Tu sei scappato da tutto, da me. Io volevo rimanere con te"

"Non hai impiegato molto a sostituirmi" lo attaccò duro.

"Nemmeno tu, a quanto vedo" una scintilla passò negli occhi chiari di Christian. Aveva ragione.

"Mi dispiace Ryan, ma è meglio così. Non infrangiamo nessuna legge in questo modo" gli ricordò saggiamente. Dire la verità gli faceva più male del previsto.

"Tranne quella che dettava il nostro cuore" la mano di Ryan era su quella dell'altro e l'accarezzava dolcemente.

"E'... E' sbagliato Ryan. Il nostro è amore fraterno e non possiamo. Io non ti amo più di quello" mentì, ma a fin di bene. La mano di Ryan scivolò via da quella dell'altro, allontanandosi.

Ted entrò in casa e con lui una grande ondata di allegria. Salutò gravemente Christian e poi tutti gli altri, soprattutto James. Si toccarono con le guance, sfiorandosi le labbra.

Caroline si avvicinò al fidanzato, e dopo avergli posato la mano sulla spalla gli chiese:
"Hai visto cosa hanno fatto Ted e mio padre?"

"Sì, ma non è niente, è stato sicuramente un errore" sintetizzò lui, accarezzandole il viso di porcellana.

"Sarà" lasciò stare lei, strofinando il suo naso sul collo del ragazzo.

"Se è una femmina la possiamo chiamare Lexie?" chiese lui, improvvisamente serio.

"Emma Alexandra; non sarebbe meraviglioso?" 
"Certamente" le lasciò un minuscolo bacio sulla punta delle labbra e l'abbracciò. Caroline sapeva che per lui sarebbe stato uno sforzo immane rimanere con lei, sapendo che Christian era ancora vivo Li aveva sentiti parlare poco prima e, sebbene non approvasse minimamente, capiva. Capiva tutte le ragioni. Non avrebbe potuto cancellare l'amore di Ryan per l'altro, ma poteva pur sempre guarire le ferite. E questo era quello che poteva definirsi amore per lei. Lo stesso amore che aveva provato suo padre per la madre di Ryan.

Infinito

La storia di Harry Potter non arriverà mai ad una conclusione. Ogni generazione avrà il suo Signore Oscuro da reprimere e, sicuramente, il prezzo della vittoria sarà ogni volta sempre maggiore.

-

Non ho parole. Sono mesi che rimando, ma alla fine ho dovuto pubblicare l'ultimo capitolo.

Vorrei solamente ringraziare tutte le persone che hanno seguito/commentato/messo tra i preferiti o tra i seguiti questa storia, senza di voi non ce l'avrei fatta.

Un bacione grande grande 

Restart

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