L'Osservatrice - An Irish Dream

di Tama_Max_Niels_Loki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


An bhreathnadóir - An aisling na hÉireann
Prologo


                                               
La nebbia ammantava la scogliera con la sua umida coltre, come di consueto, però si manteneva bassa, sulla spiaggia, quindi dalla parte alta della rupe si poteva godere della stupenda visione delle rocce grigie coperte di verde che si ergevano su un mare di nuvole bianche.
L'umidità si mescolava ad un leggero vento frizzantino, ma la ragazza, stretta nel suo mantello di lana verde scuro, non percepiva il freddo, anzi adorava il pizzicore della brezza sulle guance.

Sospirò davanti all'immensità della natura, elogio alla bellezza della sua terra natia.
L'isola di Eire era una terra magica, ricca di leggende e misteri, e lei voleva conoscerli tutti, viaggiando e imparando.
Fortuna voleva che il suo clan si dedicasse con passione al culto della natura, e che quindi approvasse queste ricerche, a differenza di altri popoli in altri regni.

Abbassò lo sguardo sulla mano che teneva il medaglione tra le dita, appoggiandolo al cuore.
Vi era raffigurato un serpente d'argento, che come in ogni nodo celtico si intrecciava a sé stesso e al cerchio che lo conteneva.
Era simbolo di saggezza e percezione, e le ricordava sua nonna.
Levò gli occhi al cielo sentendo le prime gocce di pioggia della giornata bagnarle la fronte e gli occhi.
Come spesso accadeva, stava piovendo col sole, e di lì a poco sarebbe apparso un arcobaleno a dimostrare la pace di quel luogo. Conscia di non poter restare a lungo sotto la pioggia, perché probabilmente a breve si sarebbe trasformata in temporale, si alzò e salì in groppa al suo cavallo, che brucava l'erba tenera lì vicino, e con un colpo deciso lo spronò a galoppare sulla strada che portava a casa.




Ehilà mondo!
Sono Max (ma ho anche un'altra decina di soprannomi), e questa è la prima storia originale che scrivo, mi è venuta l'ispirazione mentre ero in viaggio in Irlanda, e sono rimasta affascinata da quella terra magica e dalla sua storia...
Quindi, hope you enjoy it!
P.S.: la frase a inizio pagina è la traduzione gaelica del titolo ^^

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Comincio questo capitolo con una piccola citazione data da una mia amica ^^
Filosofeggia, scrivi, esprimi la tua arte dandole sfogo e sfarzo.


 

Forse a voi sembrerà strano, eppure è così. Non ho mai desiderato diventare un capo, ma è quello che diventerò quando dovrò succedere a mio padre assieme a mio fratello, perché così funziona nel mio clan: per fare in modo che le decisioni vengano prese nel modo più equo possibile devono essere due fratelli a guidare il nostro popolo, e come figlia del re presente investirò questo incarico nel modo più adeguato, o almeno spero.
Mi chiamo Eileen, che in celtico significa "raggio di sole". La storia del mio nome è divertente, come mi raccontava mia nonna il giorno della mia nascita era terribilmente tempestoso, con tuoni, lampi e grandine, ma poi un raggio luminosissimo squarciò le nuvole come una spada e in breve tempo la tempesta si dissolse. Era da molto che una tempesta non passava così velocemente.
Mio fratello invece si chiama Regan, "discendente del re". Sono stati meno fantasiosi con lui, diciamocelo. Però quando nacque tutti capirono subito che aveva un'innata attitudine al comando: era sempre il bambino che in modo tranquillo faceva riappacificare i peggiori litiganti, ascoltava tutti e aveva un consiglio buono per ogni situazione. Non ci assomigliamo molto nel carattere, ma nell'aspetto fisico sì: abbiamo entrambi morbidi capelli color mogano e la pelle chiara, siamo alti, caratterisca della famiglia di nostro padre, e slanciati come cervi.
L'unica differenza tra di noi sta negli occhi: i miei sono verde chiaro, i suoi di un verde scuro che a volte sembra castano.


 

Ripenso al nostro rapporto mentre sono distesa a letto ad ascoltare la pioggia. Sono arrivata a casa da tempo, e ho ancora qualche minuto prima della cena. Fino ad ora ho sentito le urla dei nostri servitori che richiamavano gli animali nelle stalle e nelle aie perché si riparassero dalla pioggia e i sospiri dei lavoratori che ricominciavano con sollievo a svolgere lavori meno pesanti come tessere o riordinare armi e attrezzi.
Avrei avuto anche io qualcosa da fare, quasi sicuramente, ad esempio qualche orlo da ricucire, vista la mia adorabile tendenza a impigliarmi in ogni pianta possibile e immaginabile, ma in questo momento non riuscivo a fare altro che percepire ogni piccola cosa che mi circondava. È un esercizio che adoro fare per rilassarmi. Chiusi gli occhi abbandonando la testa sul cuscino e inspirando a fondo.
Sentii il profumo del cuoio dei miei stivali e del mio parabraccio appoggiati poco distante, il fruscio del lembo di lana del mio mantello sollevato da un refolo d'aria entrato dalla finestra, e il picchiettare sempre presente della pioggia contro il muro esterno del castello.
In questo stato di concentrazione profondo udii dei passi avvicinarsi alla mia stanza, e dalla cadenza riconobbi l'andatura di mio fratello che si avvicinava con la sua solita calma. Entrò facendo ruotare silenziosamente la porta sui cardini, e un'attimo dopo percepii un soffio sul viso. Non so perché, ma si divertiva a svegliarmi così, forse perché la mia espressione di reazione era divertente da vedere. Probabilmente somigliava a uno sguardo omicida lanciato a occhi chiusi. Aprii un occhio per farlo contento.
<< Cosa c'è? >>
<<È pronta la cena, stasera abbiamo zuppa di funghi e cervo, e so che è una delle poche cose che ti fa alzare dal letto.>> mi rispose sorridendomi.
Aveva proprio un bel sorriso, bianco, con un'adorabile fossetta sulla guancia sinistra. Era strano che non avesse ancora trovato una moglie... Avendo diciannove anni ormai doveva iniziare a guardarsi intorno... Uscì dalla mia stanza e io mi alzai dal letto, rimettendo un paio di ciocche al loro posto nella treccia mentre passavo davanti allo specchio, e calzando gli stivali seguii mio fratello alla nostra sala comune.



Salve mondo!
Lo so, è da un secolo circa che non aggiorno la storia, se così si può definire, ma purtroppo la stanchezza è onnipresente ^^''
Spero che questo piccolo capitolo introduttivo vi sia piaciuto, io mi sono divertita a scriverlo perchè è stato interessante :)
Qualcuno conosce metodi per obbligarsi a pubblicare più spesso?? Se sì, fatemeli sapere ;)
Tama

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2


Scesi le scale con calma, passando la mano sulle pietre fredde che tanto amavo. Adoravo il castello della nostra famiglia, i suoi corridoi e i mille angoli nascosti, i portici e le arcate. Nel tragitto che mi portava alla sala comune feci una piccola deviazione all'armeria, trovandola però già deserta. Speravo di incontrare il mio amico Finnick prima di cenare... Pazienza, lo avrei visto domani.
Intanto il temporale continuava, e un brivido di freddo mi spronò a rifugiarmi nel calore della gente riunita a cena. Come promesso da Regan stavano servendo in tavola zuppa di funghi e cervo, e mi accomodai di fianco a lui stendendo le pieghe del vestito.
Ancora immersa nella mia concentrazione profonda non mi curai della conversazione che avveniva intorno a me, finché non sentii mia madre richiamarmi.
-Eileen, tesoro, forse dovresti ascoltare tuo padre mentre parla, le cene sono i momenti migliori per discutere di come mandare avanti un regno.- mi sorrise dolcemente per farmi cenno del fatto che aveva perdonato la mia distrazione, e sulla sua guancia apparve la stessa fossetta di Regan -So che a volte la politica è noiosa, ma penso che ci siano belle nuove stasera.- bisbigliò con fare complice.
Ci mancava solo che mi facesse l'occhiolino, ma non lo faceva mai, a differenza di mio padre. Cosa poteva esserci di nuovo? Cercai un po' nei ricordi degli ultimi avvenimenti politici ma trovai solo il vuoto. Ehm... Forse dovevo veramente prestare più attenzione...
Mi volsi in direzione di mio padre per ascoltarlo meglio -Dunque, stamani i miei messaggeri mi hanno portato ottime notizie da Falcarragh: hanno accettato gli scambi commerciali che abbiamo proposto e mio fratello Johan è partito a mezzogiorno per andare a concludere gli accordi. Nel giro di qualche giorno chiuderà le trattative e tornerà con i primi carichi di merci. Voglio che entrambi siate presenti al momento dell'arrivo per imparare un po' di sana diplomazia, dovete cominciare a prendere confidenza con il sistema di gestione del regno.-
-Sì, padre. E parlo anche a nome di Eileen che ha la bocca troppo piena per rispondere al momento.-
-Ehi! Non è colpa mia se siamo a cena!- protestai scherzosamente dandogli un gomitata amichevole, ma abbastanza forte per fargli rovesciare il cucchiaio, fortunatamente nel piatto. Mi fulminò con lo sguardo che preannunciava oscuri presagi per la mia persona, sogghignando.
Dopo cena sarei dovuta scappare per evitare che mi prendesse e iniziasse a farmi il solletico fino allo sfinimento. -Regan, non pensare neanche di poter tormentare tua sorella stasera. Piuttosto andate alla biblioteca a studiare, si avvicina la festa del dio Cernunnos e voglio che conosciate perfettamente i rituali e le leggende.- oh, studiare la nostra religione era una delle cose che preferivo fare, leggere di eroi e druidi immersi nello spirito della natura era una fonte inesauribile di ricordi di quando la nonna me li raccontava, di me che mi addormentavo in braccio e lei mentre narrava a me, mamma e Regan.
Sospirando finii la cena, per poi congedarmi e andare in biblioteca. Lungo il cammino accarezzavo la piuma che portavo nel laccio che chiudeva la treccia, morbida e bianca, a chiazze marroncine e grigie. Era una piuma di gufo reale che avevo trovato un paio di settimane fa, ma non ero riuscita a scovarne il nido.
Arrivata alla porta d'entrata della biblioteca la trovai un po' socchiusa e riuscii a infilarmi per la fenditura senza fare rumore. Accesi le torce appese alle pareti e presi qualche candela da uno scaffale portandole al mio tavolo da lettura, poi andai alla ricerca dei tomi che parlavano degli dei. Ne trovai subito uno, il mio preferito, e iniziai a leggere.
"Cernunnos è il Dio degli animali, della natura selvaggia, della fertilità e della caccia. Viene raffigurato con una borsa piena di soldi, collari e bracciali che conferiscono saggezza e maestosità e un palco di corna da cervo maschio adulto. Il suo animale è un serpente con corna d'ariete."

Un soffio d'aria mi spostò il ciuffo. Mi girai verso la finestra della biblioteca, appena in tempo per vedere Finnick scivolarvi dentro con agilità...


Ehm... Dai, un capitolo ogni due mesi circa! Non male ^^''
Apparte questo, questa storia è un po' particolare, ogni tanto mi viene in mente l'idea per continuarla, ma l'ispirazione si
divide tra altre due storie quindi... Quindi niente, spero vi sia piaciuta! ^^ :D
Tama

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Quella notte era nuvolosa, ma dagli stralci di cielo che si intravedevano attraverso le nuvole brillavano le stelle.
Seduta sul tetto della biblioteca diedi un'occhiata a Finnick, disteso con un ginocchio piegato e le braccia sotto alla testa, che fischiettava a occhi chiusi. Alzai gli occhi al cielo nell'udire il motivetto che stava intonando.
Era una canzone che cantavo da piccola, che speravo un giorno avrebbe potuto incantare l'uomo della mia vita... Crescendo Finnick aveva iniziato a prendermi in giro per questa fantasia e avevo pian piano smesso di cantarla, solo che ogni volta che lui mi raggiungeva si fingeva il mio futuro sposo e la fischiettava come accompagnamento del suo arrivo.
Per dimenticare il fastidio che mi dava ripensai a mezz'ora prima...

-Sempre qui a studiare?- vidi Finnick entrare dalla finestra per sfilarmi il libro dal leggio, intonando il motivetto sottovoce.
-A differenza tua, che sai solo la differenza tra pietre e metalli e tanto ti basta per sopravvivere, io devo imparare come guidare un popolo. Ora ridammi il libro, voglio finire il capitolo prima di andare a dormire.- cercai di riprendermi il volume ma il fatto che fosse dieci centimetri più alto di me non mi aiutava, poi lavorando alla fornace tutto il giorno e armeggiando con spade e mazze non è che fosse magro, anzi era ben piazzato.
-Certo, come no. Sai tutta la biblioteca a memoria o quasi, facciamo qualcosa, visto che ha smesso di piovere.- detto questo rimise il libro sul leggio e mi trascinò alla finestra, dove mi fece salire afferrandomi i fianchi e spingendomi verso la parte alta del cornicione.
Mi fidavo ciecamente di lui e avevo fatto quel percorso centinaia di volte, quindi mi issai con sicurezza sul tetto che pendeva dolcemente di quella parte del castello.
Guardai verso l'alto per un istante, reggendomi agli appigli che le tegole mi offrivano, vista la scivolosità del tetto, poi salii e mi sedetti.
Poco dopo Finnick si distese al mio fianco, per nulla preoccupato dall'umidità che si attaccava ai vestiti. La tempesta ci aveva concesso una breve pausa, ma sarebbe ricominciata di lì a poco.
-Stavo pensando...- iniziai una frase tanto per fare conversazione -Tu pensi sempre troppo.-
-E tu invece non stai mai zitto. Pensavo che, visto l'arrivo della delegazione da Falcarragh, oltre ai soliti preparativi potremmo organizzare qualcosa di nuovo... Che ne dici? Non saprei cosa però... Un duello non è il massimo come simbolo di diplomazia...-
-Un banchetto va sempre bene a tutti sai?-
-Ovvio, ma volevo evitare una cosa così prevedibile, che staranno già organizzando di sicuro. Forse... Un giro nei frutteti sulla costa! Così potrebbero vedere come spendono i loro soldi in prodotti di qualità!- mi voltai verso Finnick, che però era ancora ad occhi chiusi per dimostrare il suo massimo disinteresse.
Non che non fosse maturo, ma se non si trattava di un argomento che riguardava la sua sfera di competenze era raro che ne fosse entusiasmato... Davanti alla fornace però era tutto diverso, era un'altra persona.
-Domani mattina finite le tue lezioni passa a trovarmi, voglio mostrarti la mia nuova e geniale creazione.- apri gli occhi mentre si girava a sorridermi, poi una goccia d'acqua gli cadde sul sopracciglio sinistro.
Levò gli occhi al cielo bisbigliando -Meglio se rientriamo, ricomincia a piovere...- non me lo feci ripetere e scivolai giù dalle tegole, girandomi mentre entravo dalla finestra e atterravo sul pavimento. Anni di pratica mi avevano aiutato a perfezionare il movimento.
Salutai Finnick per poi fare il giro della biblioteca per spegnere le candele, ma mentre passavo accanto alla finestra che si affacciava sul giardino posto dietro al castello vidi con la coda dell'occhio una lieve luce bianca per una frazione di secondo... Nel tempo che impiegai per voltarmi era già sparita.
"Sarà stato uno scherzo della vista, colpa della stanchezza..." ma mi pareva quantomeno strano che qualcuno girasse in  giardino a quest'ora con la pioggia. Sbadigliai dopo aver spento l'ultima candela, e decisi di essermi sbagliata nel vedere la breve luce.
Pensando alle calde coperte che mi aspettavano uscii dalla biblioteca, richiudendomi la porta alle spalle.


Ave popolo!
Sì insomma, non dovrei neanche farmi vedere visto il tempo passato dall'ultimo capitolo, ma ho sempre detto che questa storia viene costruita un pensiero alla volta... E i pensieri, si sa, sono estremamente sfuggenti. Spero vi sia piaciuto, fatemi sapere!
Tama

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Sola, mentre ritornava alla sua stanza, la ragazza fu vittima di un ricordo orribile. O meglio, di frammenti di ricordi. Flash di quando la sua adorata nonna era morta. Delle sue mani fredde, appoggiate alla pancia, e del viso coperto da un velo finissimo mentre il suo corpo prendeva il largo sul mare piatto, liscio come il velo stesso. Lei, che sgomenta stringeva la mano del fratello, serbando per sé le ultime parole della nonna.
Parole oscure, che riguardavano una profezia o qualcosa di simile, e di cui ancora ora non comprendeva il significato. Ma, guardando la nave funebre che si allontanava, il medaglione della nonna stretto al cuore, capì che non le avrebbe potute dimenticare.
Strinse il medaglione ancora una volta mentre camminava. Aveva accettato la perdita della nonna in modo sereno ormai, ma sentiva che c'era ancora qualcosa di irrisolto che vagheggiava nell'aria.
Con la coda dell'occhio vide di nuovo il bagliore bianco fuori dalla finestra, stavolta ne era certa. Si avvicinò titubante, non capendo cosa fosse, ma quello si spostò lentamente girando dietro all'angolo alla sua destra...

Corsi lungo le vetrate alla mia sinistra per inseguire il bagliore.
Era quello che mi aveva fatto pensare a mia nonna, spaventandomi, e ora che lo avevo rivisto la sensazione negativa era scomparsa. Volevo raggiungerlo per capire cosa fosse, quindi accelerai per superare la torre dietro a cui lo avevo visto nascondersi. Quando finalmente superai il muro della torre lo rividi dall'alto che galleggiava nell'aria del giardino interno.
Mi bloccai avvicinandomi alla finestra, un piccolo alone bianco che la appannava per la mia vicinanza e il calore del mio respiro che vi si posava contro. Vidi la luce girarsi un po', come se fosse in cerca di qualcosa, poi mutare forma... Diventando simile a un cervo, che correndo saltò oltre la siepe scura, svanendo dopo aver passato il muro.
Un lieve calore, seguito dal rilassamento dei muscoli, mi fece rilasciare la tensione. Scossi la testa, cercando di capire come mai mi sentissi così estatica in seguito alla visione, come se fossi stata nel piacevole sogno di qualcuno che dormiva profondamente, riposando dopo una giornata piena di soddisfazioni.
Ora più che mai volevo aquietare la mente dormendo, quindi mi ritrassi dalla vetrata fredda, strofinando i palmi l'uno contro l'altro perché si scaldassero mentre mi affrettavo a tornare alla mia stanza. Forse Finnick aveva ragione, studiavo troppo e ora la mia mente mi mandava segnali bizzarri per dirmi di rilassarmi e riposare.
Arrivata alla porta la spinsi piano per non far rumore, e una volta entrata mi sedetti sul letto affondando le mani sulle coperte. Respirai a fondo, poi sciolsi la treccia con le mani tremanti e tirai via il medaglione posandolo sul comodino. Mi alzai per levare stivali e vestito, e rabbrividendo per il leggero freddo mi affrettai ad infilare la camicia da notte che avevo lasciato a scaldare davanti al piccolo camino, le cui braci erano ormai spente.
Mi raggomitolai sotto le morbide lenzuola, scivolando in un sonno senza sogni.
Ne avevo già fatti abbastanza ad occhi aperti per oggi...

Il mattino si presentò con il cielo limpido e azzuro tipico di una tempesta appena passata. L'aria era frizzante, e solo qualche soffice nuvola era rimasta ad adornare il sole come un filo di sciarpa. Mi svegliai fresca e riposata, i cattivi pensieri della sera precedente rimossi. Ora potevo iniziare ad organizzare la visita per gli emittenti di Falcarragh.
A colazione ne parlai con mia madre, che si mostrò molto d'accordo con me, ma non ebbi occasione di chiedere il parere a mio padre o mio fratello perché erano ancora a dormire. Mi ero svegliata stranamente presto... Lasciai ordine al secondo di mio padre di informare lui e Regan della mia proposta, poi scesi alle scuderie per sellare la mia cavalla e andare alla spiaggia. Non avevo tenuto conto di Finnick però...
-Non ci credo, lo stai facendo veramente! Stai uscendo dal castello! Se non fosse che sto portando una cesta piena di sassi e ci tengo ai piedi l'avrei già mollata a terra, giuro.-
-Se la cesta pesa così tanto forse ti converrebbe andare a metterla giù, sei comunque pagato per farlo.- risposi un po' seccata, non era vero che stavo sempre nel castello.
-So che stai pensando che non stai sempre chiusa nel castello, ma vari testimoni possono affermare il contrario, fidati.-
-Se possiedi conoscenze così altolocate e attente perché sei un fabbro?-
-Perché sono il migliore nel mio mestiere e se la politica fosse un attrezzo non mi ci pulirei neanche le scarpe.- mi sorrise ampiamente, certo di aver vinto il battibecco -Divertiti alle spiagge, se ritorni senza perderti in qualche arcobaleno portami della frutta.-
-Te la tiro addosso la frutta se non te ne vai!-
-E sprecare così del cibo? Non si fa! Bambina cattiva!- ora mi ero stufata, con un balzo saltai in sella e spronai la cavalla(nome) facendole sbattere il fianco contro la cesta che reggeva Finnick, che per il colpo e la sorpresa la mollò, facendo finire vari sassi sui suoi piedi. Galoppai via ridendo mentre lo sentivo imprecare, il suono della mia risata che si perdeva nel vento.

Ormai neanche più lo dico che la storia viene pubblicata 'a caso', chi mi segue lo sa e vedrà queste piccole gocce cadere dalla stalattite ogni tanto... E' tardi quindi, sarò breve, hope you like it e se vi piace sarei felicissima di saperlo ^^
Tama

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

C'era un bel sole, quel giorno, il tempo perfetto per una visita ai frutteti. I coltivatori stavano iniziando a raccogliere le primizie tra i lievi stralci di vapore che  salivano dall'erba ancora umida.
Continuai a restare in sella per percorrere tutti i frutteti nella loro lunghezza, avvicinandomi via via al mare. In lontananza potevo scorgere la scogliera, alta più di cinquanta metri, che proteggeva un bosco che si affacciava sul mare. Era uno dei luoghi in cui preferivo stare... In qualsiasi occasione.
Decisi che avremmo potuto dare una festa di benvenuto nel frutteto, e che a fine di essa ci saremmo spostati nel castello. Gli alberi in riva al mare davano uno spettacolo idilliaco. Al tramonto, per l'arrivo degli emissari, sarebbe stato perfetto.

La mia idea fu ben accolta da tutta la mia famiglia, che si adoperò per organizzare i preparativi per il ricevimento. Dopo la visita degli emissari sarebbe stato il nostro turno di andare a Falcarragh, dove speravo che Regan potesse conoscere qualche ragazza... Doveva iniziare a pensare un po' per sé stesso.
E il mio animo crudele aveva intenzione di fargli avere più possibilità che mai. Mi avrebbe odiato per questo, ma pazienza.

E venne il giorno.
Iniziò (stranamente) con la pioggia, motivo per cui mentre controllavo i preparativi fui costretta a ripararmi nel bosco della scogliera. Mentre aspettavo che diminuisse, le gocce ticchettavano sulle foglie, suonando come piccole scarpe che battevano un pavimento di cotto danzando.
Immersa nella foresta ricordai quella sera in cui vidi il cervo saltare nel giardino del castello. Non avevo più avuto sogni o visioni particolari. Era veramente solo la stanchezza? O c'era di più? Un simbolo per qualcosa? Strinsi il medaglione. Pregai che mi desse saggezza, ma per quella volta non mi servì, perché un rumore aveva appena rotto il silenzio del bosco.
Un'ombra si muoveva piano nel fogliame, come se non volesse spaventarmi... Due corna si facevano strada tra i cespugli, senza impigliarsi tra i rametti, e mano a mano che si avvicinavano potevo vedere il maestoso cervo a cui appartenevano.
Grande, selvaggio, mansueto.
Questi erano gli aggettivi che mi passavano per la mente mentre lo osservavo. Non mi muovevo perché non volevo scappasse, ma quando si fermò davanti a me l'istinto di allungare la mano per toccarlo fu grande.
Fece due passi indietro, mentre mi fissava, e involontariamente da seduta mi misi in ginocchio, come se fossi pronta per rincorrelo. Girò le orecchie a sentire il fruscio dei miei vestiti sull'erba, ma nient'altro. D'un tratto iniziò a mutare, e in un battito di ciglia davanti a me c'era un'uomo vestito di pelli, con al collo una collana raffigurante un serpente e le corna del cervo che era prima.
Il dio Cernunnos.
Rimasi senza fiato, restando inginocchiata a terra in segno di rispetto, cercando di controllare il battito affannato del mio cuore, ma con poco successo. Quanto avvertii che le mani non tremavano più le staccai dal medaglione per allargarle e inchinarmi al cospetto del dio, che mi osservava in silenzio. Quando rialzai il viso lo vidi sorridere benevolo, come se non si aspettasse il mio sgomento. I suoi capelli erano lunghi fino alla fine del collo, neri e ondulati, gli occhi color nocciola e verde, il corpo muscoloso ma agile e dinoccolato.
-Perché non ti alzi, fanciulla? Se sai chi sono, e suppongo che tu lo sappia, sai che non mi devi temere.- sorrise ancora, invitandomi ad alzarmi. Spostai il mantello sulle spalle, mentre lentamente mi alzavo.
-So chi siete, nelle leggende si parla moltissimo di voi. È un privilegio incontrarvi. Ma perché io?-
-Lo vedi, quel simbolo che porti al collo? È il mio. Questo significa che tra di noi c'è un legame. Per ora non ti dirò qual'è, ma ci incontreremo in futuro, e saprai cosa questo significa. Arrivederci, fanciulla.- detto questo svanì come una fronda che mossa dal vento si nasconde dietro a un'altra.
Crollai a terra, lo shock mi aveva fatto cedere le gambe. Nel silenzio assoluto non sentii più la pioggia, il che voleva dire che potevo tornare al castello. Potevo dire quello che avevo visto a qualcuno? A Regan, magari? Forse più avanti...
Non è da tutti vedere un dio. Ma sapere che quella era solo la prima volta... Beh, forse qualcosa di strano lo avevo davvero.



Piccolissima inserzione, spero vi piaccia ecc., vado a scrivere il sesto capitolo, baci. ^^
Tama

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Ritornai camminando lentamente al castello. Nonostante il freddo e i vestiti fradici non volevo tornare. L'apparizione del dio mi aveva turbato tanto quanto le visioni, di più anzi, ma non mi aveva spaventata. Mi spaventava il fatto di non sapere cosa significava e quali sarebbero state le conseguenze. In vista del castello mi fermai per rassettare un attimo il vestito, ma senza speranza, visto che era infangato fino alle ginocchia e sgualcito sui bordi. Sospirando ripresi il cammino. Ancora qualche ora e gli emissari sarebbero arrivati, quindi mi conveniva muovermi per evitare lavate di capo da tutti e tre i membri della famiglia.

Una volta nella mia stanza trovai la mia servitrice che preparava il vestito per la sera. La sentivo borbottare fin da fuori la porta per i fili tirati e rotti. Sorridendo entrai salutandola, poi sfilai il vestito e andai al catino per togliermi il fango dalle braccia e dalle gambe.
-Sai vero che stasera ci sarà anche il figlio del re di Falcarragh, vero? E tu avevi intenzione di presentarti con il vestito rovinato e ricoperta di fango ed erba? Sei una principessa, te lo ricordi, vero? Perché a me non pare proprio.
-Sì, Luine, me lo ricordo, ma purtroppo non ho ancora il potere assoluto sulle nubi e ad esse non importa molto che io abbia sangue reale o meno. Sapevo del principe ma non mi aspetto nulla, è solo una visita commerciale, e no, non ho organizzato il banchetto per ingraziarmelo, ma per aiutare mio padre. E poi al tempo neanche sapevo chi fossero gli emissari prescelti!-
-Non insinuavo nulla di tutto ciò.-
-Sì invece, lo sappiamo bene entrambe. Come procede col vestito?-
-Non so come, ma sono riuscita a ripararlo, anche se la tua maestria nel rovinare i ricami è davvero degna di nota. Dovresti dare lezioni, le sarte come me verrebbero pagate molto di più.-
E dopo mi chiedevo da chi avevo imparato ad avere la risposta pronta... Ma lei restava tuttora imbattuta.
Andai alla cassettiera per prendere della biancheria pulita, mentre mi vestivo trattenevo il fiato stringendo il corsetto. Poi iniziai a raccogliere i capelli, lavorandoli per ottenere un'elaborata treccia a cui intrecciai fili dorati. Nel frattempo Luine aveva finito il rammendo e mi stava porgendo il vestito, rosso come il tramonto, con delle sfumature oro e viola che decoravano le ampie maniche, il busto e l'orlo. Lo indossai con attenzione, non volevo rovinare ancora quel capolavoro. In realtà non ero stata io a rovinarlo la prima volta, ma un uomo del villaggio che era inciampato sullo strascico mentre cercava di afferrare il figlio piccolo che gli stava sfuggendo ridendo, ma per evitargli guai mi ero addossata la colpa...
-Ringrazia questa vecchie mani! Fanno ancora miracoli!-
-Vecchie?! Hai trentadue anni!-
-Sono saggia come una matrona però.- e detto questo uscì dalla stanza.-Come no...-
sbuffai al vuoto, visto che si era dileguata. Voltandomi verso la finestra vidi che il sole si stava abbassando a sfiorare le colline. Se fossi salita sulla torre di guardia probabilmente avrei visto gli emissari arrivare. Corsi fuori dalla stanza e raggiunsi la torre in breve tempo.

Il tramonto aveva i colori del mio vestito, con nubi nere all'orizzonte, ma sarebbe passata ancora qualche ora prima della pioggia. Da lontano vedevo le carrozze arrivare, macchie blu nei sentieri fangosi che serpeggiavano tra il verde. Contai dodici convogli, quindi una quarantina di uomini circa, servitori compresi. Sarebbero arrivati in una decina di minuti, quindi mi incamminai per andare a riceverli al portone d'ingresso. Passai sotto l'arco ogivale ammirando la luce che entrava dalle finestre poste affianco alla convergenza dei pilastri, in alto, il cui accesso era acconsentito alla guardie da intricate scalinate. Appena fuori dal limite del castello mio padre e mia madre aspettavano i convogli. Strano che mio fratello non fosse ancora arrivato. Mi accostai a loro salutandoli.
-Regan dov'è? Mi pare strano che non sia ancora qui...-
-Era sulla torre di guardia poco fa, cara.-
-Padre, devo dissentire... Io ero sulla torre di guardia poco fa e apparte un paio di soldati non c'era nessuno.-
-Di cosa vi preoccupate? Sarà qui a breve- disse mia madre voltandosi verso il cortile interno - anzi, sta arrivando, vedete?-
In effetti stavo correndo verso di noi con le guance arrossate... Strano. Lo avevo visto correre per due o tre miglia senza mostrare il minimo segno di sforzo e ora per un paio di scale arrivava tutto trafelato e arrossato? Non mi convinceva molto...
-Dov'eri, ragazzo?-
-Ti avevo detto che andavo alla torre prima, padre.-
"L'hai detto, ma non ci sei mai arrivato..." perché avevo una mente così scettica?! Fortuna volle che la delegazione fosse arrivata e le domande rimandate in seguito, in particolare per Regan, che appariva ancora più rosso di prima.


Triste da pensare, ma questo è il penultimo capitolo... Ne scriverò un'altro per arrivare a sette, ma non ho più la motivazione che mi spinge per andare avanti, nonostante abbia già tutta la storia in mente... Mi dispiace e ringrazio coloro che sono stati così gentili da supportarmi. Buona serata.
Tama

 

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Capitolo 8
*** AVVISO ***


AVVISO!
Non so chi ci sia ancora che guardi questa storia o preghi affinchè posti un nuovo capitolo (scusatemi!) ma per chi è interessato sto continuando la storia su Wattpad!
Questo è il mio nome account: Lackofsun.

Grazie a chi mi seguirà anche lì! Perdonate il tempo passato ma finalmente l'Osservatrice torna!

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