I custodi

di JioCullen98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La fine....forse ***
Capitolo 2: *** Cap 2 ***
Capitolo 3: *** Cap 3 ***
Capitolo 4: *** Cap 4 ***
Capitolo 5: *** Cap 5 ***
Capitolo 6: *** Cap 6 ***
Capitolo 7: *** Cap 7 ***
Capitolo 8: *** Cap 8 ***
Capitolo 9: *** Cap 9 ***
Capitolo 10: *** Cap 10 ***
Capitolo 11: *** Cap 11 ***
Capitolo 12: *** Cap 12 ***
Capitolo 13: *** Cap 13 ***
Capitolo 14: *** Cap 14 ***
Capitolo 15: *** Cap 15 ***
Capitolo 16: *** Cap 16 ***
Capitolo 17: *** Cap 17 ***
Capitolo 18: *** Cap 18 ***
Capitolo 19: *** Cap 19 ***
Capitolo 20: *** Cap 20 ***
Capitolo 21: *** Cap 21 ***
Capitolo 22: *** Cap 22 ***
Capitolo 23: *** Cap 23 ***
Capitolo 24: *** Cap 24 ***
Capitolo 25: *** Cap. 25 ***
Capitolo 26: *** Cap 26 ***
Capitolo 27: *** Cap 27 ***
Capitolo 28: *** Cap 28 ***
Capitolo 29: *** Cap 29 ***
Capitolo 30: *** Cap 30 ***
Capitolo 31: *** Cap 31 ***



Capitolo 1
*** La fine....forse ***


~~I custodii
Li dove finisce il mondo.
Li dove regna il silenzio.
Li dove giacciono le anime stanche.
Li affronteremo il nostro ultimo nemico.
La morte.

Come al solito la nostra Bellina è depressa per l'abbandono del suo Edward e cerca di liberarsi di quel dolore che la sta affliggendo. Decide così di gettarsi dalla scogliera, riuscirà nel suo intento oppure forze di cui anche lei ignora l'esistenza interverranno per salvarle la vita?


Pov. Bella

Perché? Edward perché? Perché mi avevi lasciato da sola?
Dicevi di amarmi. Che ero tutto per te, che ero tutto il tuo mondo e poi mi hai lasciato.
Mi hai abbandonato. Mi avete abbandonato tutti. Vi consideravo la mia famiglia.
Carlisle e Esme i miei genitori, Alice,Emmet, Japer e Rosalie i miei fratelli. E tu il centro del mio mondo. Ma tu te ne eri andato ed io ero rimasta sola. E tutti quelli intorno a me soffrivano con me.
Ma è per il mio adorato papà che mi dispiaceva di più. Lui non meritava di soffrire cosi per me anzi meritava di essere felice. Perciò avevo pensato di prendere in considerazione l'idea di andare a vivere con mia madre. Lontano da qui. Lontano da te. Ma anche solo il pensiero di abbandonare Forks e tutti i ricordi che ho qui (ricordi di te, di noi) mi fece soffrire ancora di più. Allo stesso tempo però non potevo più rimanere a Forks. In mezzo al compatimento e alla pietà di tutti quelli che mi circondavano e che mi rivolgevano sguardi impietositi non appena mi fissavano. In mezzo alle male lingue. No, non potevo più farlo. Dovevo mettere la parola fine a tutto quel dolore.
Perciò fu cosi che una mattina mi svegliai di buona lena anche se era domenica.
Scesi di sotto e preparai la colazione per me e mio padre. Una volta pronta la servii in tavola conscia che lui si sarebbe svegliato a breve. Infatti pochi secondi dopo lo sentii alzarsi e scendere di sotto. Si fermo sulla soglia della porta, era scioccato. Ma potevo capirlo erano settimane ormai che mi aggiravo come un fantasma e che appena potevo mi chiudevo in camera mia soffrendo in silenzio e dando sfogo al mio dolore.
-Buon giorno papà.- cerco di riprendersi dallo stupore e si avvicino
-Buon giorno tesoro. Come mai sveglia a quest'ora di domenica?-
-Niente, è che oggi volevo risistemare un po' la casa cosi ho pensato di alzarmi prima. Tutto qui. Tu stavi uscendo?- sembrava un po' imbarazzato, forse non voleva lasciarmi da sola
-Dovrei andare a pesca con Billy. Ti dispiace?-
-No, certo che non mi dispiace anzi divertiti.- mi apparve più sollevato dopo questa mia affermazione
-Bene allora io vado.- si alzò dalla sedia dopo aver finito il suo caffè e si avviò alla porta
-Certo ciao papà.-
Appena fu uscito anche io mi alzai lavai tutto e cominciai a pulire in giro. Se non l'avessi saputo non avrei detto che quella era casa mia perché anche se negli ultimi tempi non ero stata particolarmente attenta evidentemente Charlie era stato più attento nell'ultimo periodo meglio cosi.
Alla fine terminai verso l'ora di pranzo ma non avevo molta fame. Cosi andai a fare una doccia e mi cambiai. Quando scesi al piano di sotto e mi guardai intorno notai un blocco degli appunti sul tavolo della cucina. Mi avvicinai molto lentamente e ne strappai uno. Presi una penna e scrissi le uniche parole che mi vennero in mente in quel momento: “Perdonatemi vi prego. E sappiate che vi voglio bene. A tutti voi.” mi avvicinai al frigorifero e con una calamita ve lo applicai.
Poi mi diressi verso l'uscita, presi una giacca e uscii.
Salii sulla mia auto e mi diressi senza fretta verso il bosco. Andavo piano, molto piano.
Ma ad un certo punto arrivai comunque a destinazione. Non mi ero neanche accorta che avesse cominciato a piovere. Perciò fuori dall'abitacolo era buoi pesto. Normale amministrazione per Forcks. Scesi dall'auto e mi diressi verso la scogliera. Mi avvicinai lentamente e guardai di sotto.
Li dove le onde si infrangevano sugli scogli. Guardai il cielo e le nuvole da cui intanto la pioggia cadeva e si abbatteva su di me.
Ero li,in cima al mondo, e aspettavo di essere accolta nell'abbraccio dell'oceano. Ma prima volevo godere ancora un po' di quella bella sensazione.
Solo che ad un certo punto sentii uno strano rumore dal bosco dietro di me. Mi voltai ma persi l'equilibrio e caddi. Solo che non urlai. Infondo era quello che volevo. La morte era ciò che desideravo. Anche se fu piuttosto strano. Non sentii nulla tranne che il rumore dell'acqua che si infrangeva sugli scogli per l'ultima volta.


Ecco qui la revisione del primo capitolo. Ora lavorerò su gli altri.
Sperò che vi piaccia. Fatemi sapere che ne pensate. Alla prossima.

 

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Capitolo 2
*** Cap 2 ***


~~Ecco la revisione del secondo capitolo.
Buona lettura.

Pov. Sconosciuto

Erano anni che non vedevo la mia adorata nipotina. Esattamente diciassette lunghi anni. Fato volle che quando aveva pochi mesi venimmo tutti a conoscenza dei suoi straordinari poteri. Poteri incredibili, troppo sorprendenti per essere posseduti da una semplice bambina. Tutti ne fummo davvero stupiti. Era chiaro a tutti che presto sarebbe diventata molto potente.
Credevamo che fosse una benedizione, un dono. Ancora non avevamo compreso che era una maledizione.
Presto ci giunsero da ogni dove notizie di creature di ogni genere che cercavano la nostra bambina. Non potevamo permettere che si impossessassero di lei cosi una notte i suoi genitori la portarono via. Sparirono per molti mesi, accolti da amici e parenti, finché mio fratello non decise che le acque si erano abbastanza calmate da permettere che tornassero e che si rifugiassero nella sua dimora.
Sfortunatamente mio fratello non poteva immaginare che tra i suoi uomini più fidati si nascondesse un traditore. I nostri nemici furono infatti informati che quella notte loro sarebbero tornati.
Fu cosi che gli tesero un agguato e fu proprio in quell'occasione che i genitori della bambina scomparvero nel nulla. Ci precipitammo subito sul luogo della battaglia (la casa dove avevano abitato quando ancora la bambina non era nata) ma li trovammo solamente i corpi, ormai privi di vita, di alcuni dei nostri amici che avrebbero dovuto accoglierli e portarli da mio fratello.
La bambina, invece, era li protetta da una potente barriera magica, certamente opera di sua madre,dalla quale la liberammo subito. Ringraziando il cielo era illesa, ma cosa sarebbe potuto accadere?
Fu in quel momento che concordammo tutti insieme di affidarla alle cure di persone fidate in grado di proteggerla almeno fino a che non fosse stata abbastanza grande per comprendere la gravita della situazione. Dovevamo mandarla però in un posto lontano dal nostro mondo e soprattutto bloccarle i poteri. Cosi mio fratello, da sempre considerato uno dei maghi più potenti del nostro tempo, applicò un sigillo alla bambina in modo che potesse vivere una parvenza di vita normale.
Il processo fu lungo, perché la bambina era molto potente e quindi mio fratello ne risultò spossato,però funzionò. La bambina fu cosi affidata alle cure di due persone fidate, due magono che avevano deciso di sposarsi e vivere in pace tra i babbani se pur continuando a mantenere un ottimo rapporto con i maghi. Non avendo figli decisero di accettare e la presero con loro. Ora però, è il momento per lei di tornare tra i maghi per prendere il ruolo che gli spetta. La bambina ancora non lo sa ma grande è il destino che l'aspetta.
Una leggenda molto, ma molto antica recita che:
Secoli e secoli fa ,quando tra gli uomini cominciarono a divagare i mali del mondo, quattro giovani appartenenti a quattro categorie di creature diverse si unirono per riportare la pace su questo mondo. La strega Diana e Alia la licantropa, sorelle gemelle. Nate dall'unione di una delle più potenti streghe e di un capo tribù licantropo. Unite da un profondo legame di sangue, dotate di poteri eccezionali. Alexander il vampiro, unico vampiro al mondo nato dall'unione di due vampiri, dotato di tutti i poteri dei suoi simili, l'unico vampiro conosciuto a suo tempo per la sua dieta comprendente solo sangue animale. E poi c'era Enrich, poco si sa di questo ragazzo. I suoi poteri sono sconosciuti cosi come le sue origini.
I quattro, in una complessa cerimonia, unirono il loro sangue e fecero comuni le loro conoscenze e i loro poteri per fronteggiare i nemici. Divennero cosi le creature più temute e rispettate di tutto il mondo conosciuto. Ma anche le più odiate.
Fu cosi che le persone a loro care vennero prese di mira dai nemici.
La madre di Enrich fu uccisa e lui mori nel tentativo di vendicarla. Alexander perse la sua adoratissima sorellina, stuprata e uccisa dai nemici. Alia, si lasciò morire dopo la perdita del suo amato. E quando anche Diana, la più potente di tutte le streghe, perse il suo grande amore per la disperazione decise di lanciare uno degli incantesimi più potenti al mondo. Il più potente e il più terribile. E per questo proibito.
Con questo incantesimo riportò in vita i suoi cari ma al contempo lanciò su di loro e su se stessa una violenta maledizione. Li condannò tutti a morire di nuovo e a tornare a vivere di nuovo. E di nuovo. E di nuovo. E ancora di nuovo. Patendo terribili sofferenze. Perdendosi di nuovo e morendo di nuovo. Fino a che la guerra non sarà finita. Perché cosi è stato voluto da coloro che sono più in alto di noi.
I custodi, cosi sono conosciuti, ancora oggi si reincarnano in nuovi corpi per continuare la loro opera. Grazie alle conoscenze acquisite nel corso dei secoli e perdurate nelle loro menti grazie a i poteri di Diana sono stati in grado di compiere grandi azioni. Ma arriverà un giorno in cui la guerra finirà e loro diverranno finalmente immortali.
Cosi è voluto. Cosi sarà.


Questo capitolo mi piace molto di più del vecchio. Ho anche dato una sistemata alla profezia e ho anche spiegato ciò che è successo alla nascita di Bella. Cose che forse non risultavano abbastanza chiare in precedenza e anche un po' confuse. Grazie dell'attenzione e non mancate di farmi pervenire le vostre opinioni. Ciao e alla prossima.

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Capitolo 3
*** Cap 3 ***


~~Ecco il nuovo capitolo.
Buona lettura. Spero che vi piaccia.

Pov. Sconosciuto

Spero che ora che conoscete la profezia le cose vi siano più chiare.
Tornando a noi. Era stato deciso che io sarei andato a riprenderla per riportarla nel suo mondo e far si che venisse preparata e soprattutto per aiutarla a ritrovare i suoi compagni.
Cosi mi recai a Forcks. Arrivai nella casa in cui anni prima avevamo lasciato la bambina. Ma c'era qualcosa di strano. C'era molta gente. Dei ragazzi dalla pelle scura si voltarono verso di me fissandomi con ostilità.
Che razza di maleducati! I giovani d'oggi non hanno un minimo d'educazione! Tutta colpa dei genitori!
Senza degnarli di uno sguardo mi diressi all'entrata e varcai la soglia.
In salotto c'erano diversi uomini tutti dalla carnagione scura eccetto uno. Charlie.
-Charlie. È molto che non ci vediamo.- A quelle parole tutti si voltarono verso di me.
-Tu. Cosa fai qui?- Sembrava scioccato. E anche preoccupato ma non per me. C'era qualcos'altro che bolliva in pentola. Qualcosa di grosso.
-Sono venuto a prendere la ragazza. Dov'è Isabella?- Gli uomini attorno a noi ci guardavano confusi. Ma a me non importava di loro la mia unica preoccupazione era Isabella.
Charlie sembrava affranto. -Non lo so. È sparita da ore. Ha solo lasciato un biglietto, era incollato al frigorifero.- Cosi mi porse un bigliettino sul quale, con una chiara calligrafia, stava scritto: “Perdonatemi vi prego. E sappiate che vi voglio bene. A tutti voi.”
-Ha deciso di morire.- Riuscii a dire solo questo.
-Si. Negli ultimi tempi ne ha passate molte. E non credo che sia ancora riuscita a superarle.-
La mia bambina non può mettere fine alla sua vita. Non può. Ho giurato sulla memoria di sua madre che l'avrei protetta da tutto e da tutti.
-Il suo ragazzo l'ha lasciata. Lei non l'ha mai accettato. Gli era molto affezionata. A lui e alla sua famiglia.-
E cosi Isabella si era innamorata di un giovane. Chi sa  forse si trattava proprio di......
No non c'era tempo. Dovevamo trovarla non pensare ai bei tempi andati.
-Dove può essere?- Charlie mi guardò in faccia e notando la mia decisione cominciò a parlare.
-L'abbiamo cercata ovunque. Ma non l'abbiamo ancora trovata.-
Accidenti. Bisognava trovarla prima che facesse qualche sciocchezza.
-Bene da qui me ne occupo io.- Charlie parve sollevato dalla notizia. Evidentemente sapeva che io non mi sarei messo esclusivamente ad urlare il suo nome ai quattro venti. Ma proprio mentre stavo per scendere i gradini del portico una voce mi costrinse a voltarmi.
-Noi veniamo con lei.- Era stato un ragazzo a parlare. Capelli neri a spazzola, occhi neri e carnagione scura. Questi tratti mi sarebbero dovuti essere subito famigliari.
Stavo per rispondere ma Charlie mi precedette. - Non ce ne è bisogno Jacob. Lui sa cavarsela benissimo da solo. Credimi.-
Li salutai con un cenno del capo e mi incamminai verso il bosco il mio istinto mi diceva di andare da quella parte. Sotto la pioggia e attraverso la nebbia arrivai ad un dirupo. Un immensa scogliera affacciata sul mare. Stavo per tornare indietro quando da lontano scorsi un figura che piano piano si stava avvicinando al limite del dirupo. A causa dell'acqua e della nebbia non ci vedevo bene ma da lontano mi pareva una ragazza. E in quel momento pensai: E se fosse lei?
Mi avvicinai lentamente, ma misi male un piede e feci rumore. Lei si volto ma perse l'equilibrio e cadde. Cominciai cosi a correre verso il margine del dirupo. Mi affacciai disotto e per un attimo la guardai bene. Era bellissima con lunghi capelli color cioccolato. La pelle candida come la neve. Aveva gli occhi chiusi perciò non ne vidi subito il colore.
In quel momento mi risvegliai da quella specie di trance. Sfoderai la bacchetta e lanciai l'incantesimo.
-Arresto momentum!-

 


Il capitolo è un po' corto ma spero che vi sia piaciuto lo stesso.
Tra poco dovrei riuscire a postare il nuovo.
Per favore recensite. Grazie.

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Capitolo 4
*** Cap 4 ***


~~Ecco il nuovo capitolo.
Spero che vi piaccia.


Pov. Charlie

Il suo arrivo significava solo una cosa: la mia adorata bambina doveva andarsene. Era giunto il momento per lei di andare via e tornare nel suo mondo.
Mentre lui si diresse a cercarla io decisi di preparare la sua roba. Ma prima dovevo congedare gli altri.
-Ragazzi grazie dell'aiuto. Ma ora potete andare.- Mi fissarono allibiti. -Charlie ma scherzi. E Bella?- Già li capivo per loro era inconcepibile che quell'uomo riuscisse a trovarla a trovarla da solo. -Non preoccupatevi. Ci penserà lui. Sa cavarsela molto bene.- Sembravano ancora più scioccati. -Charlie noi non possiamo lasciare che cerchi Bella da solo. Non la troverà mai.- Accidenti non potevo raccontare loro tutta la verità. L'avevo giurato. -E va bene sentite se volete potete rimanere qui ad aspettare, ma io ho delle cose da fare. Ok?- Era evidente che erano sorpresi ma io non potevo farci niente. -Ok. Rimarremo qui.- Fantastico. -Grazie Billy.-
Tornai dentro e salii al piano di sopra. Entrai in camera di Bella e cominciai a radunare le sue cose.
Sapevo che non c'era tempo così decisi di occuparmene io. Presi un vecchio baule (uno di quelli senza fondo, l'ultimo oggetto magico rimastomi) e ci misi dentro tutti i suoi vestiti e non con poco imbarazzo la sua biancheria. Sarò anche suo padre, ma sono sempre un uomo! Andai in bagno e presi il resto delle sue cose per metterle in valigia. I libri, il computer, le foto., lo zaino. Avevo preparato tutto. Guardai l'orologio: ci avevo messo si e no un'ora e mezza. Presi tutto e lo portai giù. Mi affacciasi fuori. Loro erano ancora li. Si girarono tutti a guardare il baule ma non chiesero niente. Poi mi sedetti anche io li e aspettai, finché non sentii un rumore. Un telefono. Quello di Billy. -Pronto? Si. Da Charlie. È cosi urgente? Bene arriviamo subito.- Riattaccò e poi guardò i ragazzi. -Dobbiamo andare. C'è stato un attacco da parte di un orso. Ci sono dei feriti. Andiamo.-
I ragazzi si guardarono in faccia e poi fu Jacob a parlare. - Io rimango qui. Finché Bella non torna.-
Ma Billy non era dello stesso parere. -No tu hai dei doveri verso la tribù. Devi venire con noi.- Giusto. -Va con tuo padre, se succede qualcosa ti chiamo io.- Mi guardò poco convinto e poi annuì. -Va bene.- Cosi se ne andarono e io fui più tranquillo.
Poi dalla foresta apparve una figura. Era lui. Gli corsi subito in contro e notai che portava Bella tra le braccia. -Sta bene?- Sembrava molto stanco. -Si sta bene è solo svenuta. Ma ha bisogno di molto riposo.- La portammo dentro e la posammo sul divano, poi la coprii con una coperta. Non mi stupii affatto che nessuno dei due fosse bagnato. -Allora cosa è successo? Perché ci hai messo tanto?- Prima di rispondere si lasciò cadere su una poltrona che scricchiolò. -Ero nella foresta quando ad un certo punto mi sono avvicinato ad un precipizio. È stato li che l'ho trovata.- Non poteva essere. -No, la mia bambina non farebbe mai una cosa del genere.-  Non mi guardò in faccia quando mi rispose. -Sai che il dolore ci spinge a fare qualsiasi cosa.- Già eccome se lo sapevo. -Comunque senza volerlo ho fatto rumore e lei voltandosi ha perso l'equilibrio. Sono riuscito a fermarla in tempo. Però dopo averla ripresa ho sentito anche io un rumore. Dei vampiri ci stavano osservando. Alcuni di loro sono riusciti a scappare gli altri si sono fatti un bel bagno. Beh, almeno quello che è rimasto di loro.-
Accidenti. -Beh meglio loro che voi.- Annui ma si vedeva che non era convinto. -Comunque non possiamo rimanere qui ancora per molto. Temo che presto arriveranno altri vampiri e cercheranno di rapirla dobbiamo andarcene. Appena si sveglierà ce ne andremo.- Guardai la mia bambina e poi parlai. -Aspetta qui.- Andai al piano di sopra, entrai in camera mia e aprii il cassetto del comodino. Dentro c'era una lettera, l'avevo scritta tempo fa se non avessi avuto il tempo di dire a Isabella tutta la verità. Perciò era il momento di dargliela. Lei doveva andare ora, prima che arrivassero altri vampiri, non potevamo rischiare ancora. Non c'era tempo. Scesi le scale di fratta e trascinai il baule in salotto. Lui alzò la testa e mi guardò. -Tieni.- Gli porsi la lettera e lui la prese. -Dagliela. Dille che è da parte mia. Prendi il baule con le sue cose e portala via. Non voglio che le succeda nulla di male. Ora andate.- Lui mi guardò quasi a volersi accertare della mia decisione. Poi sospirò, mise la lettera nella tasca e prese Isabella tra le braccia mentre si avvicinava al baule. Mi avvicinai anche io e le posai un bacio sulla fronte. -Non temere la rivedrai presto.- Poi sparirono lasciandosi dietro solo una fine nebbia bianca.
Io mi lasciai cadere sul divano e gettai la testa all'indietro. Restai li per un po', non so nemmeno io quanto. Poi mi alzai presi il telefono e composi il numero. Sentivo squillare e non sapevo se dovevo sperare che rispondesse o meno. -Pronto Bella?- E ora? -No non sono Bella. Sono Charlie.-
Silenzio. -Cosa è successo?- Ancora silenzio. -Sono venuti a prendere Bella.- Avrei voluto sentire di nuovo silenzio ma sentii solo il pianto di una madre disperata.

 

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.
Fatevi sentire. Ciao e grazie.
Alla prossima.

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Capitolo 5
*** Cap 5 ***


~~Ecco il nuovo capitolo. Anche se poi tanto nuovo non è.
Ho solo corretto la vecchia versione. Spero che sia di vostro gradimento.

Pov. Alice
Ormai erano mesi che avevamo lasciato Bella perché quell'idiota di Edward si era intestardito su cosa fosse meglio per lei. Giuro che quando si comporta cosi mi viene da pensare a come sarebbe la nostra vita se lui sparisse “improvvisamente”!
Ma poi chi glielo avrebbe spiegato ad Esme che il suo figlio prediletto era defunto? Sarebbe stato un vero e proprio suicidio in piena regola. In più il signorino si era anche intestardito sul fatto che io non avrei dovuto intromettermi nella vita di Bella e che non avrei dovuto cercare di avere visioni su di lei, la fa facile lui.
In effetti, però, erano mesi che non ne avevo e cominciavo a preoccuparmi. Un pomeriggio poi, visto che Emmett e Jasper erano riusciti a portarlo a caccia, decisi di approfittarne.
Ero in camera mia che cercavo di concentrarmi ma era come se qualcosa mi impedisse di, come dire, sintonizzarmi sul canale giusto. Si direi che è l'espressione migliore in questo caso.
Ad un tratto un rumore dal piano di sotto mi fece trasalire.
Edward era tornato. Ed era molto, molto, ma molto arrabbiato.
Tre, due, uno e...... Sbam
Addio pota. Avrei dovuto farla sostituire. Tipico che ti aspetti da una famiglia di vampiri.
-Alice, che cosa stavi facendo?-  E ha pure la faccia tosta di arrabbiarsi!
-Oh come se non lo sapessi.- Ok, posso accettare che piombi in camera mia sfondando la porta, ma che si metta a ringhiare contro di me, la sua piccola, dolce e adorata sorellina no!
-Alice ne abbiamo già parlato devi smetterla di cercare di vedere il suo futuro.-
-Ma è proprio quello il punto io non la vedo e sono molto preoccupata.- Adesso si che avevo la sua totale attenzione. Avessi saputo che ci voleva cosi poco ci avrei pensato un po' prima.
-Cosa e perché non me lo hai detto subito?-
-Hai una bella faccia tosta Ed, lei ci ha provato a dirtelo ma tu ogni volta che senti il nome di Bella ti incazzi e ci ringhi contro.- Oh Jasper mio eroe!
-Questo non è vero.- A lavare la testa all'asino si perde tempo e sapone. Chi lo ha detto doveva avere un fratello come il mio.
-Si che è vero e tu lo sai!- Ecco Emmett. Vai fratellone!
-Hanno ragione Edward devi smetterla.- Vai papà!
-Si caro, devi smetterla di comportarti in questo modo. Hai deciso per tutti ed ora è normale che i tuoi fratelli vogliano sapere qualcosa di Bella, non ci hai permesso neanche di salutarla. Ora la nostra piccola Bella ci odierà a morte.- Grande mamma!
Forse potevo riprendere in considerazione l'idea di farlo sparire. Forse era meglio cambiare argomento prima che dal ringhiare Ed mi saltasse direttamente addosso per tranciarmi di netto la testa.
-Mamma, papà, anche voi no!-
-Ed lo sai che hanno ragione e poi anche se mi costa dirlo mi ci ero affezionata anche io alla piccola umana.- Ok, perfino io sono scioccata adesso!
-Rose, perfino tu? Non ci credo.- Beh benvenuto nel club fratello.
-Edward so che avrei dovuto dirtelo ma temevo la tua ira.-
-E va bene, però ora che pretendi di fare. Tornare a Forks? - Già che cosa pretendevo di fare.
-Non so Ed. Ma io sono molto in pena per Bella.-
-Ok allora. Torniamo a Forks?-  Silenzio assoluto. Cosa dovevamo fare? Mica potevamo presentarci li come se niente fosse, bussare alla porta e dire: ciao Charlie c'è Bella? Sai Alice è una veggente, beh una vampira veggente, e siccome non aveva più visioni su Bella siamo venuti a controllare. Ma non preoccuparti non vi morderemo. Con tutta probabilità se non ci avesse sparato ci sarebbe rimasto secco. Poco ma sicuro.
-Torniamo a Forks ma non diamo nell'occhio. Non facciamoci notare. Torniamo a casa e poi cercheremo di capi....-  Ma proprio mentre stava per concludere la frase un rumore ci interruppe. Era il vecchio telefono di Carlisle. Quello di cui Bella aveva il numero e di cui avrebbe dovuto disfarsi. Infondo Bella aveva provato a chiamarci ma noi ci eravamo disfatti dei nostri telefoni. Ma non tutti. Carlisle non aveva ancora salvato i numeri nel suo nuovo telefono e cosi non si era disfatto del vecchio.
-Chi può essere? Caro non hai dato il nostro nuovo numero a tutti i nostri amici?-  Già era proprio cosi.
Carlisle prese il telefono e rispose.
-Carlisle Cullen. Con chi ho il piacere di parlare?- Tendemmo tutti l'orecchio.
-Dottor Cullen, sono Billy Black della riserva di La Push. Qui sta succedendo qualcosa di strano. Qualcosa che riguarda Bella.-

Spero che vi sia piaciuto. Anche questo è solo stato modificato e non riscritto.
Spero che abbiate gradito. Fatemi sapere ne sarei molto felice. Grazie.

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Capitolo 6
*** Cap 6 ***


~~Ecco il nuovo capitolo. Sarà un Pov. Bella. Il capitolo del suo risveglio. Non ci troviamo più nel mondo dei Babbani ma in quello dei maghi. Come reagirà Isabella quando scoprirà la verità ?
Leggete e saprete.


Pov. Bella

Ma cosa stava succedendo? Nemmeno da morti si può stare in pace? Che cos'erano quei rumori e poi accidenti la mia testa mi faceva un male tremendo.
-Cosa....succede?- Accidenti in quel momento non so cosa avrei dato per un po' d'acqua.
-La nostra ospite si è svegliata.- Che voce dolce. Come quella di una mamma. Come quella di.... No non dovevo pensare a loro.
Lentamente aprii gli occhi e mi trovai davanti una donna molto sorridente. Indossava un'uniforme da infermiera ma era molto strane. Non ne avevo mai vista una cosi.
-Salve cara.- Dopo avermi salutato si voltò verso un carrello sul  quale erano disposte numerose boccette e bottiglie. Tutte etichettate con nomi strani che ora nemmeno ricordo.
-Salve, ma dove mi trovo?- Invece di rispondermi lei mi porse un bicchiere con un liquido colorato.
Dovette notare la mia indecisione perché subito aggiunse: -Tranquilla è solo succo di zucca.-
Mai sentito. Comunque presi il bicchiere che mi porse e bevvi tutto in un sorso.
-Ora va meglio vero?- Effettivamente la gola non bruciava più. -Si grazie.-
-Io sono Madama Chips. Sono l'infermiera della scuola e mi sono presa cura di te mentre eri svenuta. Ma ora a quanto vedo stai bene.- Ma di cosa stava parlando?
-Scuola ma quale scuola scusi? Non siamo a Forks?- Appena pronunciai quelle parole si fermò come se si fosse resa conto di aver commesso un errore.
-Beh ne discuteremo dopo ora devi riposare. Vado ad avvertire che ti sei svegliata.-
Chi doveva avvertire? Comunque ne approfittai per guardarmi intorno. C'erano altri letti oltre il mio posti su due file, una di fronte all'altra, lungo i muri. Tra un letto e l'altro c'erano dei separé verdi come le lenzuola. E dietro ogni letto c'era una grande finestra da cui entrava molta luce. Beh non ero più a Forks poco ma sicuro.
Scesi dal letto e guardai meglio, li dentro con me non c'era nessun altro. Ma c'era una stufa accesa cosi mi avvicinai per scaldarmi. La stanza era molto fredda.
Ad un certo punto la porta si aprì e delle persone entrarono. C'era Madama Chips e poi c'erano altri uomini. C'era un vecchio con una lunga barba che portava incastrata nella cintura della veste color menta lunga fino ai piedi. Poi c'erano due uomini molto alti e grossi, con lunghi capelli e lunghe barbe ma non cosi lunghe come quella del primo. Dovevano essere più giovani del primo perché al contrario di lui non avevano i capelli e la barba bianchi. C'erano anche un uomo dai capelli castano chiaro e dallo sguardo curioso accompagnato da una donna col volto a forma di cuore con gli occhi scuri e scintillanti e i capelli corti di un'intensa sfumatura di viola. La donna teneva un braccio intorno alla vita dell'uomo e mi guardava con altrettanta curiosità.
-Cara- cominciò Madama Chips -queste persone vogliono parlare con te. Lascia che io faccia le presentazioni: questo- e indicò l'uomo dalla lunga barba bianca – è Albus Silente il preside di questa scuola, loro invece- ed indicò i due “giganti” sono Abelfort Silente, l'uomo che ti ha portato qui nonché il fratello del preside e Agrid, il nostro guardia caccia.- Poi si rivolse con lo sguardo a quella che ritenni essere una giovane coppia -Loro sono il professor Lupin e sua moglie.- Il professor Lupin rivolse un sorriso a Madama Chips e poi a me.
-Isabella è un piacere conoscerti.- Mi sentii in dovere di rispondere. -Anche per me è un piacere. Ma esattamente dov'è che mi trovo?- Madama Chips stava per parlare ma il preside la fermò. -Non parliamone qui. Andiamo nel mio ufficio. Li potremo discutere meglio.- Si forse l'infermeria non era il luogo più adatto per fare salotto. Cosi ci dirigemmo fuori dall'infermeria, ma senza Madama Chips perché doveva rimanere di guardia in caso qualcuno si fosse ferito.
Attraversammo numerosi corridoi e rampe di scale per poi arrivare  davanti ad un mascherone di pietra.  Il preside pronunciò la frase -Sorbetto al limone.- e quello balzò di lato facendo si che la parete si aprisse. Dietro c'era una scala a chiocciola che saliva dolcemente verso l'alto.
Piano piano tutti salirono e poi la moglie del professor Lupin ed io rimanemmo sole. -Chiamami pure Thonks.- Mi voltai verso di lei stupita mentre lei mi sorrideva. -Avanti ora andiamo.-
Guardai la scala e poi guardai lei. -Veramente io non so se...- Lei allora cambiò espressione e mi guardò con sguardo di chi la sa più lunga di quello che dice. -Ma come non vuoi sapere cosa sta succedendo? Oppure sei troppo codarda per salire?- Non attese che io rispondessi sali la scala e poi sparì. Infine rimasta sola non ebbi altra scelta che salire anche io. La salita non durò molto e arrivata in cima mi ritrovai davanti un portone. Davanti al quale tutti mi aspettavano. Sembravano soddisfatti di vedermi li con loro. Poi la porta si aprì ed entrammo in una stanza dalla forma circolare, con molti quadri alle pareti che parevano muoversi, no anzi che si muovevano davvero. C'erano poi svariati tavoli sui quali erano posati strani strumenti d'argento.
-Ma dove mi avete portata?- dissi dopo essermi guardata intorno – In un mondo di infinite meraviglie, mia cara.- Mi rispose il preside.

 


Spero che vi sia piaciuto. A me piace molto, soprattutto la frase finale. Le descrizioni sono J.K.Rowling, ma questo è ovvio. Spero che abbiate gradito. Fatemi sapere che ne pensate. Ne sarei felice. Grazie.

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Capitolo 7
*** Cap 7 ***


~~
Ecco il nuovo capitolo.
Buona lettura.

Pov. Bella

-Un mondo di infinite meraviglie?- Che voleva dire il professor Silente? Forse ero morta o stavo sognando.  -Si cara. Ora lascia che ti racconti una storia. Una storia molto, molto antica. Ti va di ascoltarla?- Beh oramai cosa potevo dire? Eravamo in gioco quindi tanto valeva giocare. Annui e lui mi invito ad accomodarmi ad una delle poltrone davanti la scrivania. -Questa storia-cominciò il preside- inizia secoli e secoli fa ,quando tra gli uomini cominciarono a divagare i mali del mondo, quattro giovani appartenenti a quattro categorie di creature diverse si unirono per riportare la pace su questo mondo. La strega Diana e Alia la licantropa, sorelle gemelle. Nate dall'unione di una delle più potenti streghe e di un capo tribù licantropo. Unite da un profondo legame di sangue, dotate di poteri eccezionali. Alexander il vampiro, unico vampiro al mondo nato dall'unione di due vampiri, dotato di tutti i poteri dei suoi simili, l'unico vampiro conosciuto a suo tempo per la sua dieta comprendente solo sangue animale. E poi c'era Enrich, poco si sa di questo ragazzo. I suoi poteri sono sconosciuti cosi come le sue origini.
I quattro, in una complessa cerimonia, unirono il loro sangue e fecero comuni le loro conoscenze e i loro poteri per fronteggiare i nemici. Divennero cosi le creature più temute e rispettate di tutto il mondo conosciuto. Ma anche le più odiate.
Fu cosi che le persone a loro care vennero prese di mira dai nemici.
La madre di Enrich fu uccisa e lui mori nel tentativo di vendicarla. Alexander perse la sua adoratissima sorellina, stuprata e uccisa dai nemici. Alia, si lasciò morire dopo la perdita del suo amato. E quando anche Diana, la più potente di tutte le streghe, perse il suo grande amore per la disperazione decise di lanciare uno degli incantesimi più potenti al mondo. Il più potente e il più terribile. E per questo proibito.
Con questo incantesimo riportò in vita i suoi cari ma al contempo lanciò su di loro e su se stessa una violenta maledizione. Li condannò tutti a morire di nuovo e a tornare a vivere di nuovo.
E di nuovo. E di nuovo. E ancora di nuovo. Patendo terribili sofferenze. Perdendosi di nuovo e morendo di nuovo. Fino a che la guerra non sarà finita. Perché cosi è stato voluto da coloro che sono più in alto di noi.
I custodi, cosi sono conosciuti, ancora oggi si reincarnano in nuovi corpi per continuare la loro opera. Grazie alle conoscenze acquisite nel corso dei secoli e perdurate nelle loro menti grazie a i poteri di Diana sono stati in grado di compiere grandi azioni. Ma arriverà un giorno in cui la guerra finirà e loro diverranno finalmente immortali.
Cosi è voluto. Cosi sarà.-
Rimasi in silenzio durante tutta la narrazione e anche quando il professore terminò non dissi nulla. Ma cominciai a sentire qualcosa alla testa. Come un dolore ma lieve. Poi parlai. -Io cosa centrerei con tutto questo?- Si guardarono tutti in faccia poi il professor Silente mi rispose. - C'è un modo in cui tu possa sapere tutto quello che è necessario, ma devi fidarti completamente di noi.- Fantastico! Dovevo fidarmi di un branco di sconosciuti che mi avevano portato chi sa dove. Tanto valeva rintracciare Victoria e farmi prosciugare. -Ho altra scelta?- Fu il professor Lupin a rispondermi. -No. Non ne hai.- Fantastico. - Cosa dovrei fare all'ora?-  Fu sempre lui a continuare. -Puoi pensarci se vuoi, non devi rispondere subito.- Sua moglie lo guardo storto. -Remus lo sai che non possiamo attendere. Non dopo quello che è successo quando Abelfoth è andato a prenderla. Lo sai che se cercassero di prenderla di nuovo è bene che lei sia pronta e capace di difendersi. Pensa a cosa sarebbe successo se lui non fosse andato a prenderla. Sarebbe potuta morire.- Tutti annuirono e poi il prof. Silente riprese. -Tua moglie ha perfettamente ragione. Per lei potrebbe essere rischioso essere impreparata. Però c'è una cosa che non mi spiego.- E guardò me. -Non mi pari molto sorpresa da tutto questo.- E ciò mi valse uno sguardo incuriosito da parte di tutti.
-Il mio ex e la sua famiglia erano vampiri e vicino casa ci sono un mucchio di licantropi. Nulla di che.-
Erano scioccati. Ma per me era tutto normale. Ormai ci avevo fatto l'abitudine. Al punto che con tutta probabilità sarei riuscita a capire se chi mi trovavo davanti non era un umano come me. A proposito quel Lupin non me la raccontava giusta........
-Quindi hai già conosciuto dei vampiri e dei licantropi. Straordinario.- Già, perché lui non conosceva i retroscena. -Vedi cara, venticinque anni fa due giovani maghi si incontrarono in questa scuola e si innamorarono. Cassandra Silente- e qui si fermò un attimo -e Lucas Cooper. Poi si sposarono ed ebbero una figlia. La bambina da subito dimostrò grandi doti magiche e tutti pensarono fosse un dono. Ma presto molte creature cominciarono a darle la caccia e loro dovettero sparire assieme alla bambina.  Fu cosi che se ne andarono ma presto le acque si calmarono e io insistetti per farli tornare cosi che si potessero nascondere tra queste mura. Ma quella stessa notte quando giunsero qui delle spie informarono i nostri nemici e loro li attaccarono. Ci precipitammo li appena lo sapemmo ma era troppo tardi. Le persone che dovevano accoglierli erano morte, loro erano spariti e l'unica rimasta era la bambina. Circondata da una barriera protettiva. La liberammo e la portammo qui dove decidemmo che per il bene di tutti lei doveva sparire. Ma prima grazie ad un processo lungo e faticoso riuscii a bloccarle i poteri per permetterle di vivere tranquillamente nel mondo degli umani.- Ancora non riuscivo a capire.
-Quella bambina eri tu Isabella.-
Quella fu l'ultima cosa che sentii......poi svenni.


Spero che abbiate gradito. Fatemi sapere che cosa ne pensate. Grazie.

 

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Capitolo 8
*** Cap 8 ***


~~Ecco il nuovo capitolo. Spero che vi piaccia. Sarà un Pov. Carlisle. Qui vedremo i Cullen tornare a Forks per parlare con Billy Black. Cosa vorrà da loro il padre di Jacob?


Pov. Carlisle

Dopo aver ricevuto la chiamata di Black facemmo le valigie e partimmo.
Cosa stava succedendo e cosa centrava Bella in tutto questo? Quella benedetta ragazza sempre a cacciarsi nei guai. Quel pensiero mi fece sorridere. In macchina accanto a me Esme si volto nella mia direzione. -Cosa c'è?- E cosi le spiegai. -Pensavo a Isabella. Al fatto che si caccia continuamente nei guai. Non trovi anche tu che sia cosi?-  E scoppiammo a ridere entrambi. Ma poi Esme si rattristò e se non avessi saputo che i vampiri non potevano piangere avrei detto che lei stesse per farlo. -Amore mio non essere triste. Vedrai che Bella starà bene.- Ma questo non bastò a farla stare meglio. -E se non ci volesse più nella sua vita? Se non volesse più vederci?- E cominciò a singhiozzare. -Oh...L..la..m..m..mia bambina. Non posso immaginare di non vederla più, di non poterla più abbracciare Carlisle. Non posso.- Accidenti. -Oh amore mio. Non fare cosi ti prego. Fai stare male anche me.- Accostai la macchina sul ciglio della strada. Ci stavamo dirigendo all'aeroporto per tornare a Forks. Il mio telefono squillò. Edward. -Carlisle, è tutto a posto?- Era molto preoccupato. -Si non temere. Ci vediamo li voi andate. Tua madre ha bisogno di cinque minuti. Andate.- Edward riattaccò senza dire una parola. -Esme tesoro cerca di calmarti adeeso. Sono certo che Bella ci perdonerà. Infondo basterà spiegarle che l'abbiamo fatto per il suo bene.-
Esme si calmò un po' e riprese a parlare. -Si ma cosa le avrà detto Edward per farle credere che non l'amasse più? Sai che sa essere un ottimo bugiardo quando vuole.- Già chi sa cosa aveva detto a Isabella? -Lo ha fatto per il suo bene. O almeno è quello che ci ha detto.- In effetti nemmeno io ero tanto sicuro di ciò che Edward aveva fatto. -Ora ascoltami. Prima dobbiamo accertarci che lei stia bene e poi risolveremo questa questione è chiaro?- Lei mi guardò e capii di averla convinta. La abbracciai forte e rimanemmo li per non so quanto tempo poi notai l'orologio. Le diedi un bacio sui capelli e le parlai. -Dobbiamo andare ora, oppure faremo tardi. Ok?- Ci rimettemmo seduti e poi lei mi rispose. -Si andiamo.- Cosi ci rimettemmo in viaggio per raggiungere i ragazzi all'aeroporto.
Non ci volle molto e appena arrivai facemmo il cek-in.  Il viaggio durò qualche ora durante la quale nessuno di noi parlò. Eravamo tutti troppo presi a pensare a cosa fosse potuto accadere di tanto grave da spingere Billy Black, capo tribù licantropo a contattare dei vampiri. Poi quando atterrammo a Seattle salimmo su un piccolo aereo per raggiungere Port Angeles.
Da li ci sarebbe voluta un ora per arrivare a Forks.
Una volta arrivati noleggiammo alcune auto per raggiungere Forks, non ci volle molto e una volta giunti li ci dirigemmo subito a La Push. Non incontrammo ostacoli lungo il tragitto. Forse perché il consiglio della tribù aveva avvertito che stavamo arrivando.
Ero stato molte volte nella riserva. Per curare i feriti, per ripristinare il patto e anche per far fronte negli anni a diversi nemici che nuocevano a entrambe le nostre fazioni. Quindi conoscevo il luogo. Ma ora era tutto diverso: nell'aria regnava un silenzio di tomba, non si vedeva nessuno e sarebbe stato tutto buio se non fosse stato per delle fiaccole posate qua e là.
Ci orientammo con il rumore dei cuori che battevano e arrivammo al centro del villaggio. Li i membri del consiglio erano riuniti in cerchio attorno ad un fuoco. Billy Black ci rivolse uno sguardo e poi ci invitò ad avvicinarci. I giovani membri del branco erano seduti a capo chino attorno al cerchio e non lo alzarono neanche quando noi arrivammo.
Fui l'unico ad avvicinarmi e a parlare. -Perché i membri del consiglio ci hanno convocati?- Parlai con voce decisa, ma sempre con una nota di rispetto. Erano licantropi, ma ero sempre davanti al consiglio degli anziani. Non potevo trattarli con sgarbo, anche perché erano stati loro a chiamarci li.
-I membri del consiglio vi hanno convocato perché sanno quanto voi siate stati legati a Isabella Swan e perciò chiede il vostro aiuto nel cercarla.- Il nostro aiuto per cercare Bella? La cosa si faceva piuttosto interessante. -E come mai chiedete proprio il nostro aiuto? Ce ne siamo andati e non abbiamo avuto più contatti con la ragazza e voi dovreste saperlo. In più non comprendo perché chiediate proprio l'aiuto di un gruppo di vampiri.- Silenzio. Ci volle un po' perché Black mi rispondesse. -Quello che stiamo per affrontare è troppo pericoloso perché riusciamo a cavarcela da soli.- Troppo pericoloso. Mio Dio in cosa si era cacciata quella benedetta ragazza? -Due giorni fa Isabella ha lasciato un messaggio a Charlie da cui si capiva chiaramente che aveva intenzione di uccidersi.- Cosa?! Non poteva essere. Notai con la coda dell'occhio Esme e i ragazzi irrigidirsi.
-Quella stessa sera Charlie chiamò noi per farsi aiutare a cercarla, ma proprio quando stavamo per perdere le speranze arrivò un uomo. Nessuno di noi lo aveva mai visto, ma Charlie lo conosceva e anche bene si direbbe.  Ci disse di andare via che quell'uomo avrebbe potuto cavarsela benissimo da solo, ma noi decidemmo di rimanere per aspettare. Mentre noi aspettavamo Charlie preparò un enorme baule, presumibilmente con le cose di Bella dentro e lo portò giù. Noi naturalmente eravamo sorpresi ma non dicemmo nulla. Poi ricevetti una chiamata che mi informava di un attacco al villaggio. Cosi lasciammo Charlie e i ragazzi corsero sul luogo dell'incidente. Ciò che videro fu l'amico di Charlie che combatteva contro creature dall'aspetto molto strano.- Cosa......
-Strano?- Ripetei più a me stesso che ad altri. -Non umano.-

 


Cosa intendeva dire Billy Black con non umano'
Certamente non un vampiro o un licantropo.
Leggete il prossimpo capitolo per scoprirlo.
Alla prossima e non mancate di farmi sapere.
Grazie.

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Capitolo 9
*** Cap 9 ***


~~Ecco il nuovo capitolo.
Buona lettura.

Pov. Bella

Silenzio. Tutto intorno a me. Era strano. Non capivo moto  ma ricordavo di aver fatto uno strano sogno. Ricordavo una maledizione, delle persone sconosciute e una verità, una terribile verità.
-Accidenti che male alla testa!- Sentii un fruscio accanto a me e aprii gli occhi ero di nuovo nell'infermeria della scuola. Accanto a me c'era il fratello del professor Silente. E ovunque erano accese delle fiaccole. Ok, allora non era stato un sogno. Tipico. Mai una volta che me ne vada bene una. -Signor Silente.- Dissi con voce flebile. Temevo che se avessi sentito un rumore più forte del ronzio di una mosca la mia testa sarebbe esplosa. -Buongiorno bambina. Come stai?- Era preoccupato per me. -Sto bene grazie. Ma cosa è successo?-
Lo vidi agitarsi sulla sedia. Era a disagio. -Ricordi cosa è successo prima del tuo svenimento?-
Cosa era successo? Ah, si! -Prima del mio svenimento stavamo parlando nell'ufficio del professor Silente.- Annui. E poi riprese a parlare. -Senti Isabella...- No. -Bella.- Si interruppe.-Come?- Gli spiegai. -Bella. Non Isabella. Per favore.- Annui ancora e continuò. -Bella devi capire che tutto ciò che ti abbiamo raccontato è vero.- Oh. -Capisco. Quindi i miei genitori.....- Non rispose alla mia domanda ma era chiaro ciò che volesse dire. -Sono morti.- Alzò la testa di scatto. -No loro non sono morti. In realtà nessuna sa cosa gli sia accaduto. Nessuno sa cosa gli sia successo. Sono spariti e basta.- Già, un modo carino per dire che erano morti. Poi cominciò a rovistare nelle sue tasche e ne tirò fuori una busta tutta stropicciata. -A proposito di genitori.- Disse porgendomi la busta. Tuo padre...cioè Charlie mi ha lasciato questa per te.- La busta era tutta stropicciata. Era semplice, bianca e portava scritto sulla superficie: Per Isabella.
-Ti lascio sola.- Non risposi neanche. Ero troppo presa a contemplare la lettera. Ma poi.....
-Aspetti!- Alle mie grida si fermò. -Il professor Silente ha detto che mia madre aveva il vostro stesso cognome. Cosa significa?- Era abbastanza chiaro ma io ero troppo confusa per arrivarci. -Cassandra era sua figlia.-  Poi se ne andò lasciandomi da sola con i miei pensieri.
Aprii la busta e riconobbi subito la calligrafia di mio padre.
Cara Bella,
scusami tanto se non ti ho detto subito la verità, ma il fatto è che mi avevano fatto promettere di non dirti nulla. In realtà lo fecero promettere a me e tua madre. Vedi tesoro, io e tua madre siamo nati in famiglie di maghi ma senza poteri. Cosi decidemmo di offrire i nostri servigi ai maghi nel mondo degli umani. Tu ne sei un esempio. Io e tua madre ci innamorammo e ci sposammo. Poi ci venne offerta la possibilità di crescerti e noi che tanto avevamo sognato di avere un figlio ti prendemmo subito con noi. Però io e tua madre entrammo presto in crisi per la tua educazione ed i nostri litigi ci portarono inesorabilmente al divorzio.
Anche se ci siamo divisi però una cosa ha continuato a unirci: il timore per il giorno in cui tu saresti stata portata via.
Non sei mia figlia questo è vero, però ti ho sempre voluto bene come se lo fossi. Forse ho faticato un po a dimostrartelo e mi dispiace immensamente. Tu sei la mia bambina e lo sarai per sempre. Anche se il sangue che ti scorre nelle vene non è il mio.
Ti voglio bene, Charlie.

Nella busta c'era anche qualcos'altro. Una foto. Un giovane Charlie che in divisa teneva in braccio una bambina. Ero io quando ero piccola. Girai la foto. Dietro c'era una scritta. La prima foto di Isabella Marie Swan.
Non potei trattenermi e scoppiai a piangere.
-Insomma che cos'è tutto questo fracasso? Non mi pare che sia morto qualcuno.-
Sussultai. Chi era stato a parlare? Scesi dal letto e mi guardai attorno ma non c'era nessuno.
-Chi è stato a parlare? Chi c'è?- Nessuna risposta. Poi....
-Girati cara. Sono proprio dietro di te.- Mi voltai verso la direzione della voce e notai una cosa che prima non avevo notato. Ai due lati della porta c'erano due quadri e in uno di essi era raffigurata una giovane e bellissima donna. -Chi è lei?- La donna mi sorrise. -Io sono Ariana Silente. La sorella si Albus e Abelfort. Tu sei Isabella, vero? Sei la figlia di Cassandra?- E cosi avevo una zia. Intrappolata in un quadro. Grande. -Ma perché sei intrappolata in un quadro?- Lei rise. -Beh vedi, sono morta molto tempo fa. Ma non sono intrappolata. Posso uscire da quadro. Sono uno dei pochi fantasmi a poter entrare e uscire dai quadri. In questa scuola è una cosa piuttosto normale.- Certo se lo dice lei.  -Ok ma c'è una cosa che non riesco a capire. E non centra con la tua …..situazione fisica. Se il professor Silente è mio nonno, allora chi è mia nonna?- Li Ariana ricominciò a ridere. -Vedi cara, Albus non si è mai sposato. La verità è che trentasei anni fa mio fratello ricevette la notizia di una giovane coppia di maghi uccisi da dei vampiri. La notizia si  propagò in fretta nel nostro mondo e scoprimmo anche che avevano una figlia di pochi giorni, salva per miracolo. Albus se ne innamorò da subito e decise di prenderla con se. La chiamò Cassandra. Si cara,- aggiunse poi guardandomi- lei era la tua mamma. Ed era bellissima.-

 

Spero che vi sia piaciuto come è piaciuto a me.
Fatemi sapere che cosa ne pensate. Vi ringrazio.

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Capitolo 10
*** Cap 10 ***


~~Ecco il nuovo capitolo.
Spero che vi piaccia.


Pov. Edward

Dopo aver parlato con il consiglio della tribù tornammo a casa. Li le ragazze cominciarono a togliere i teli dai mobili e dopo averli piegati ci riunimmo tutti nella sala da pranzo per parlare. Nessuno di noi lo fece però. Stavamo tutti pensando a ciò che ci aveva detto Billy. Le creature che i giovani licantropi avevano visto assomigliavano ai Troll della letteratura. Alti e brutti. Pieni di vesciche e nei carnosi. Dalla carnagione verdastra e con denti sporgenti. A ripensarci erano molto peggio di quelli della letteratura.
Carlisle era quello che pensava di più. C'era qualcosa che mi stava nascondendo. Lui era una delle poche persone a riuscire a ingannare la mia lettura della mente.
-Papà che cosa mi nascondi?- Quando gli parlai fu come se si svegliasse da una sorta di trance.
-Vedi Edward il fatto è che il ritorno di queste creature mi fa tornare in mente un fatto accaduto molto tempo fa.- Carlisle si fermò e abbasso il capo. Rimase in silenzio per un po'. Poi lo spronai a continuare e lui riprese. -Circa trentasei anni fa dei vampiri sfuggiti al controllo dei Volturi decisero di sterminare gli ultimi discendenti mortali del clan di Volterra. Questi erano dei famosi maghi. Aro gli era molto affezionato e quando seppe della loro morte diede la caccia ai loro assassini senza mai fermarsi. In più chiese a tutti i vampiri e ai maghi di cercare sua nipote. L'ultima discendente mortale dei Volturi. La bambina venne trovata anni dopo. Era stata affidata alle cure di un mago molto famoso. Aro decise che per la sua sicurezza per lei sarebbe stato meglio crescere all'oscuro di tutto. Tra i suoi simili. Almeno fino alla sua maggiore eta. Non disse questo a nessuno. Nemmeno ai maghi che la presero con se. Era un segreto ben custodito. Grazie al fatto che Aro aveva parlato della bambina solo a persone fidate.- Si ma questo come ci aiutava? Carlisle dovette capire la mia indecisione perché ricominciò a parlare. -Non so come fare a contattare una strega.- Oh, no. -Non starai suggerendo di chiedere aiuto ad Aro, vero?- Non era affatto una buona idea. -Ho detto di non sapere come fare a rintracciare una strega non di non sapere come fare a trovare quel mago.- Aggiunse lui offeso. -Si ma tutto questo come ci aiuterà?- Carlisle si alzò dalla sua sedia e cominciò a camminare avanti e indietro.
-Il fatto è che con la descrizione fattami dai ragazzi potrei provare a trovare l'uomo in questione.-
Cosa?! Stava scherzando? -Come credi di riuscire a trovare un uomo cosi in fretta? A Londra poi.-
Carlisle non sembrava affatto abbattuto dalla mia affermazione come se avesse già pensato a tutto.
-L'uomo da cui andremo ha molte risorse e molti conoscenti. Non gli ci vorrà molto.-
Beh se Carlisle si fidava di lui chi ero io per contraddirlo.
-Quindi dobbiamo ripartire?- Disse Emmet -Si e anche al più presto. Non abbiamo molto tempo.-
Puntualizzo nostro padre. -Bene caro allora io e te faremo i biglietti. Anche se non credo che troveremo voli disponibili prima di domani mattina.- Già era vero. Quindi..... -Io ho una cosa molto importante da fare.- Mi precipitai fuori e cominciai a correre verso Forks.  Diedi poca importanza ai pensieri degli altri che si stavano giustamente chiedendo cosa mi fosse preso. Poi arrivai in città e mi diressi verso la casa dello sceriffo. L'auto di pattuglia non c'era. Però la macchina di Bella, se macchina si può definire quel catorcio, era ancora parcheggiata la fuori.
Ad un certo punto mi voltai. Accidenti ero cosi concentrato a raggiungere la mia meta che non mi ero accorto che i miei fratelli mi avevano seguito.
-Ciao fratellino. Andavi da qualche parte?- Accidenti a Emmet e le sue battute. -Cosa ci fate qui?-
Come al solito fu Alice a rispondermi. -Ed volevo solo assicurarmi che tu non facessi sciocchezze.-
Oh, Alice! Sempre preoccupata per me. -Sorellina non devi preoccuparti per me.- Lei si strinse forte a me. -Si invece perché è anche colpa mia. Io avrei dovuto vedere quello che è accaduto alla festa. Avrei dovuto. È stata anche colpa mia.- Cosa?! No! -No dire sciocchezze è colpa mia. Io avrei dovuto sapere che per lei era pericoloso. Non avrei dovuto permetterle di avvicinarsi a me. Forse sarei dovuto rimanere in Alaska con il clan Denali.-
Alice si stacco da me e mi guardò in faccia. -Ascoltami bene Edward Anthony Masen Cullen non devi nemmeno provare a dire una cosa del genere. Perché se tu fossi rimasto li io come sorella mi sarei trovata Tania e non Bella. Lei è fantastica e soprattutto è perfetta per te. E poi è l'unica che non mi dice no quando andiamo a fare shopping. Insomma, il suo stile non è il massimo, ma è ancora recuperabile. Tania invece.....- Non servì che continuasse la frase, avevo già capito.
Mi voltai verso la casa e decisi di entrare. Salire sull'albero e entrare dalla finestra non fu difficile.
Gli altri mi seguirono. -Bella si è portata via tutto. Come se non dovesse tornare.- Emmet aveva ragione. -È stato Charlie a preparare le sue valigie. Evidentemente lui pensava che non sarebbe tornata..- Però forse Charlie non aveva visto...... -Ed che stai facendo?- Mi chiese Rosalie. -Devo prendere una cosa importante.- Spostai l'asse e trovai ciò che cercavo. Il cd, le foto, i biglietti. Tutto ciò che avevo nascosto quando l'avevo lasciata. Erano ancora li. -Cos'è quella roba?- Emmet e la sua curiosità. Non mi degnai di rispondere. Presi tutto e lo misi nelle tasche. -Andiamo. Non abbiamo altro da fare qui.- Riuscimmo dalla finestra e tornammo a casa. In quel momento giurai a me stesso che avrei trovato Bella qualsiasi cosa sarebbe accaduta.

 


Spero che vi sia piaciuto.  A me tanto. E poi ora Ed ha ritrovato le cose che aveva nascosto. In più i Cullen sanno cosa fare. Fatemi sapere che ne pensate. Grazie.

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Capitolo 11
*** Cap 11 ***


~~Ecco il nuovo capitolo.
Buona lettura.

Pov. Bella

Dopo aver parlato con zia Ariana decisi che sarebbe stato inutile provare a dormire perciò pensai di fare un giretto per il castello. -Cara sei sicura di sentirti abbastanza bene per alzarti?- Era molto preoccupata per me. Ma io stavo molto meglio. -Sta tranquilla zia io sto bene. Vieni con me?-
Le sorrisi e lei alzò gli occhi al cielo. -Come tua madre. Anche lei faceva sempre di testa sua.-
Risi a quella battuta e uscii dalla stanza. Fu a quel punto che mi chiesi come avrebbe fatto a seguirmi ma proprio quando stavo per voltarmi notai che si era spostata in un altro quadro.
-Come hai fatto?-  Era davvero forte. -È un trucco carino vero? Ci sono quadri ovunque  per permettere ai personaggi di muoversi per il castello.- Forte. -Allora dove vuoi andare?- Non avevo una meta precisa, volevo solo camminare per un po'.  Mi strinsi nelle spalle e presi a camminare per il corridoi. Arrivai cosi difronte a degli immensi ingranaggi. Ai due lati c'erano delle scale che mi apprestai a seguire. Stavo per scenderle quando con la coda dell'occhio notai zia Ariana uscire dal dipinto. Non feci commenti. Scesi disotto e mi trovai davanti ad un grosso pendolo. Poi uscii fuori e mi trovai davanti un grande giardino di pietra. Era notte e si vedevano le stelle. -Cosa vuoi fare cara? Ti va di continuare il giro?- Sembrava impaziente di continuare il giro. Ma...... -In realtà vorrei rimanere un po' da sola. Ti dispiace?- Lei mi sorrise. -Non preoccuparti tesoro. Io vado a fare un giro. Magari incontro qualche amico con cui chiacchierare. Buona serata.- E cosi si allontanò.
Mi sedetti sugli scalini e guardai il cielo. Chi sa come stavano Charlie e Renè? E i miei veri genitori dove si trovavano? Erano morti? Oppure i nemici li avevano rapiti? E poi perché prendere loro e non me? Che senso avrebbe avuto? -Accidenti che mal di testa! Mai una volta che non mi cacci nei guai. È proprio da me cacciarmi in una situazione simile.-
A quel punto mi alzai per tornare in infermeria. Non sapevo se c'era una camera per me e neppure dove fossero le mie cose perciò mi sembrava la cosa più sensata da fare.
Mi voltai verso il grande pendolo e mi incantai ad osservarlo mentre andava da destra a sinistra segnando i secondi. Poi però non so perché cominciai a camminare verso di lui. Non sapevo ciò che facevo, era come se qualcun altro mi dicesse cosa fare e io non potessi oppormi. Superai il tragitto seguito dal pendolo e raggiunsi la parete opposta.
Appesi alla parete c'erano tre candelabri: due ai lati e uno al centro. Erano vecchi candelabri a tre braccia. Afferrai il candelabro al centro e lo voltai verso destra. La parete si aprì lasciandomi davanti un immenso corridoio di pietra di cui non riuscivo a scorgere più di un metro.
Corsi verso destra e presi l'altro candelabro, poi ritornai verso l'apertura nel muro.
Un po' insicura mi inoltrai per il corridoio Poca importanza diedi alla porta che si richiudeva, ma di sicuro ne diedi molta a ragni, lucertole e topi. Schifo!!
Continuai a camminare a lungo finché non giunsi davanti ad una porta di legno massiccio.
Afferrai la maniglia e poi aprii la porta.
Ciò che mi trovai davanti fu incredibile: davanti a me si apriva un salone immenso a tre navate.
Due, quelle ai lati, erano composte da scaffalature piene di ogni sorta di libro. Su tali scaffalature era stato creato un soppalco con la stessa suddivisione degli spazzi. Nella navata centrale c'erano tavoli e sedie. Busti di quelli che dovevano essere stati personaggi illustri per il mondo dei maghi, quadri con altri personaggi. Stavano tutti russando!
Ormai non avrei dovuto più stupirmi di nulla.
La sala era decorata con stendardi colorati raffiguranti: un grifone, un tasso, un corvo e un serpente.
Era stupenda.
Continuai a camminare fino alla parete opposta. Due rampe di scale permettevano di salire al piano i sopra. Fantastico.
-Chi sa se qualcuno conosce questo posto?- Sussurrai tra me e me.
Poi tra le due scalinate notai qualcosa c'erano delle porte. Provai ad aprirle tutte ma erano chiuse a chiave quindi decisi di lasciar perdere, almeno per il momento. Diedi un altro sguardo tutto intorno e notai il soffitto a volta e le finestre tra una libreria e l'altra, in entrambi i piani. Non c'erano altre decorazioni. Ma andava bene cosi. Non sembrava ci fosse bisogno di altro. Era una sala stupenda. Ma non potei non continuare a chiedermi cosa ci fosse dietro quelle porte.
Stavo per riprovare ad aprirle quando sbadigliai e capii che non avrei retto ancora molto.
Cosi anche se con rammarico tornai indietro chiusi la porta e alla fine arrivai dove c'era l'apertura nel muro. Notai un altro candelabro. Scontato! Ripetei la stessa operazione di prima e uscii.
Rimisi al suo posto il candelabro e tornai nel mio letto nell'infermeria.
Sognai molte cose tra cui me, in quella stanza, con un piede di porco.

 

 


Spero che vi sia piaciuto. Fatemi sapere. Sarebbe fantastico. Grazie.

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Capitolo 12
*** Cap 12 ***


~~Ecco il nuovo capitolo.
Buona lettura.

Pov. Bella

Mi svegliai il giorno dopo. La luce irrompeva forte nella stanza.
Era mattina ed era molto presto. Mi alzai e mi guardai intorno. Nella notte era arrivato qualcuno. Una ragazza dai capelli corti e rossicci stava sdraiata su uno dei letti con una smorfia dipinta sul volto anche se stava dormendo. Non c'era nessun altro.
Poi sentii una voce. -Buon giorno cara.- Era zia Ariana. -Buon giorno zia.- Lei mi sorrise e si avvicinò. -Cara ieri sera sono tornata e stavi già dormendo perciò non ho potuto avvertirti. Ho una bella notizia da darti.- Di cosa poteva trattarsi? -Ieri Albus ha fatto preparare la tua stanza. Quindi puoi andare a prepararti.- Fantastico! Ero un po' stufa di dormire in infermeria.
-Avanti se ti sbrighi riesci a prepararti in tempo.- In tempo? -Per cosa?- Lei alzò gli occhi al cielo.
-Ma per la colazione con tutti gli altri studenti. È chiaro. Sono due giorni che non mangi.-
Già erano due giorni che non mangiavo e soprattutto che indossavo gli stessi vestiti.. Non ci avevo proprio fatto caso. Lo stress gioca brutti scherzi. -Ok, allora andiamo.- Uscimmo dall'infermeria e girammo a sinistra. Percorremmo un lungo corridoio e poi sbucammo in luogo incredibile. Le scale si muovevano da sole e le pareti erano piene di ritratti. -Accidenti zia è fantastico.- Lei annui. -Già questa scuola è magnifica. Ma ora andiamo. Non voglio che qualcuno ti veda conciata cosi.- Conciata in quale modo? Ero vestita in modo abbastanza normale. Ma forse non per una strega.
-A proposito oggi andrai con Agrid giù in paese.- Cosa? -E perché?- Si voltò verso di me ed alzò di nuovo gli occhi al cielo. -Ma per comprare tutto ciò che ti serve no? Non hai nulla di ciò che ti serve per vivere qui. Quindi andrai giù in paese. Ti ho fatto una lista. È in camera tua sulla scrivania.- Evitai di soffermarmi su come un fantasma potesse scrivere.
Intanto eravamo arrivati davanti ad un dipinto di una dama del 1800. Era molto bella con quel vestito blu. In quel momento stava dormendo, allora la zia la svegliò. -Agata ti prego svegliati.-
La dama si svegliò borbottando, ma si fermò quando notò che a disturbarla era stata Ariana. -Salve Ariana. Posso fare qualcosa per te?-  Zia Ariana allora le spiegò. -Lei è Isabella. Occuperà la tua stanza.- Lei allora si voltò verso di me. -Salve cara io sono Lady Agata. È un piacere.- Mi sentii in dovere di rispondere. -Anche per me.-  Lei allora sorrise, poi sentii uno scatto e il suo dipinto si sposto come una porta che si apriva.
-Devi sapere che questi erano gli appartamenti privati di tua madre. Ho dovuto riarredarli, certo. Naturalmente non posso fare magie, ma diciamo che siccome gli studenti dovevano esercitarsi ne ho approfittato un po'.-
Ridemmo entrambe a quella battuta. Ero sicura che gli avesse sfruttati più di un po'.
-La mamma non dormiva con i suoi compagni?- Da quel che sapevo nei collegi funzionava cosi. -No cara. Tua madre ha sempre vissuto qui, fin da bambina. Perciò ha sempre avuto delle stanze per se. Anche quando è cresciuta tuo nonno ha continuato ad insistere perché avesse una stanza tutta sua.- Ah, ecco!
Scavalcai un piccolo gradino e attraversai un corto corridoio con due candelabri ai lati per poi sbucare in un fantastico salotto.
Era una piccola stanza arredata con parquet scuro sul pavimento e i muri invece erano color verde felce
-Siamo nella torre cara.- Disse zia Ariana. Ma io stavo ancora contemplando la stanza.
Davanti a noi, ma sulla destra, c'erano un grande tappeto con strane forme geometriche con un divano e due poltrone marroni voltati verso di noi.  Mi avvicinai al tavolino che stava nel mezzo e notai che davanti c'era un bel camino acceso. La stanza era molto calda. Fantastico. C'erano svariati candelabri nella stanza. Niente elettricità. Che bello!
C'erano quadri di dame alle pareti. Simpatiche donne che giocavano a carte, leggevano, scrivevano, spettegolavano o bevevano. Beh almeno lo avrebbero fatto appena sveglie. Avrei avuto qualcuno con cui parlare.
Mi affacciai alla finestra e notai il magnifico panorama. La fitta foresta pullulante di vita che per quanto potevo vedere circondava buona parte della scuola. Mi voltai ancora verso la stanza e notai che tra un quadro e l'altro c'era una libreria. Mi avvicinai e ne tirai fuori uno. La signora delle camelie.
-Tua madre adorava i libri dei babbani.- Mi voltai verso zia Ariana. -Andava al Paiolo magico e da li si dirigeva nelle biblioteche di Londra. Questi sono tutti i suoi libri.-
Tra una biblioteca e l'altra però c'era una scala. Cosi mi avvicinai e salii le scale (decorate sempre con parquet e tintura verde felce).  Quella cromia continuava fino al piano di sopra dove c'era uno studio completamente composto da librerie. Con una scrivania e una sedia al centro dello stesso legno delle librerie della stessa cromia del parche. I libri erano davvero tantissimi.
Scesi dalle scale che continuavano a correre sulla parete per arrivare al piano di sopra e mi avvicinai alla scrivania. Sopra la scrivania erano posati in ordine un'agenda, un calamaio e una piuma che fungeva da penna. Accidenti.
-Noi non abbiamo preso tutte le abitudini dei babbani. Qui niente elettricità, niente telefono, computer e televisione. Però c'è una nota positiva.- mi voltai verso zia Ariana con le sopracciglia aggrottate e lei continuò. -Abbiamo l'acqua corrente.- Beh almeno quella.
Tornai alle scale e continuai la mia esplorazione.  Le scale terminavano con una porta di legno.
Aprii la maniglia e mi trovai davanti una stanza da letto molto carina.
La moquette verde era stesa a terra e su di essa posavano un letto, due comodini e un comò in legno scuro come il parquet di prima. L'armadio era a muro. I miei effetti personali erano stati ordinati. C'era una porta che probabilmente conduceva in bagno.
-Ora ti lascio prepararti ci vediamo giù per la colazione.- Giù dove? -Come faccio ad arrivare?-
Lei allora si fermò. -Scendi tutte le rampe di scale e appena ti trovi davanti una statua vai a destra apri la porta e troverai i ragazzi. Loro saranno li tra un'ora e mezza i professori una mezzora prima. Ci vediamo giù.- Detto questo sparì.

Spero che vi sia piaciuto. È stato più che altro un capitolo intermedio, non molto importante ma non saprei...... Comunque fatemi conoscere il vostro parere. Grazie.

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Capitolo 13
*** Cap 13 ***


~~

Ecco il nuovo capitolo. Spero che piaccia a tutti.
Qui Bella verrà presentata agli studenti? Come reagiranno?
Tanto per chiarire: la battaglia contro Voldemort c'è già stata, ma Silente, Lupin e sua moglie, Fred, Malocchio, Dobby e Sirius sono ancora vivi. Silente ha fatto solo finta di morire ingannando anche Piton che così non è morto per il Voto infrangibile fatto da Bellatrix.  Fred e George hanno riaperto Tiri Vispi Weasley. In più anche Harry e Ron come Hermione sono tornati a Hogwarts dove Lupin ha ripreso la sua carica di insegnante di arti oscure. In questa storia stanno terminando il loro ultimo anno. Dobby lavora nel castello. Thonks vive a Hogwarts con suo marito e suo figlio svolgendo insieme a Sirius incarichi importanti per Hogwarts, di cui però nessuno sa niente.
Malocchio si è ritirato, anche se è ancora un punto di riferimento per i membri dell'ordine.
Billy e Charlie Weasley sono tornati alle loro vite cosi come tutti gli altri. Dopo la ricostruzione della scuola fatta da tutti gli studenti e i professori gli studenti sono tornati tutti per terminare i loro studi.

Pov. Bella

Dopo che zia Ariana se ne andò io mi feci un bel bagno. Poi aprii l'armadio: i miei vestiti erano tutti sistemati in ordine da una parte, dall'altra c'erano dei vestiti tutti grigi. Erano tutti uguali quindi ne tirai fuori uno a caso. Era una divisa composta da una gonna, una camicia bianca,un paio di calze e un pullover grigio. Sul pullover c'erano inoltre delle decorazioni colorate rosse e gialle presenti anche sulla cravatta. C'era anche uno stemma di un grifone rampante simile a quello presente in biblioteca. Decisi che appena avessi avuto un po' di tempo ci sarei riandata. Magari con qualcosa di utile per aprire la porta.  Comunque indossai tutto. Poi trovai un paio di ballerine e le infilai. Presi anche una sciarpa. Guardai l'orologio e noti che era arrivata l'ora per i professori di scendere cosi decisi di farlo anche io, sarebbe stato meno imbarazzante che entrare con tutti gli studenti li.
Scesi le scale e andai verso il dipinto. Non sapevo come fare ad uscire ma quello si aprii da solo di colpo. -Buon giorno cara.- Salutai anche io Lady Agata. -Buon giorno anche a voi.- Lei sorrise e poi io me ne andai. Scesi tute le scale poi sulla destra trovai una statua e scesi quella rampa di scale arrivando ad una sorta di ingresso. Sempre sulla destra c'era una porta cosi la varcai. Nella sala preparata per la colazione non c'era nessuno. -Isabella. Buon giorno.- mi voltai verso quella voce e mi trovai davanti il professor Silente, cioè mio nonno, che stava entrando. -Buon giorno.-
Lui venne verso di me, ma poi si fermò. Rimase allungo in silenzio finché non disse qualcosa che mi sconvolse molto. -Somigli molto a tua madre.- Io non sapevo cosa dire. Poi lui continuò. -Beh, allora che ne pensi della scuola?- Cercai di rispondere a quella domanda. -Beh non ho visto molto a parte l'infermeria.- Lui sorrise. -Allora oggi ti presenterò ai nostri studenti. Tu non dovrai fare assolutamente nulla. Oggi ti siederai con gli studenti della casa di Godric Grifondoro.-
Chi? -Cos'è una casa? E chi è Godric Grifondoro?- Lui rispose subito alle mie domande. -Gli studenti della nostra scuola hanno delle specifiche qualità e caratteristiche che gli distinguono l'uno dall'altro e perciò vengono divisi in case. Ce ne sono quattro, perché quattro erano i fondatori di questa scuola. Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso, Cosetta Corvonero e Salasar Serpeverde. Tu, come tua madre, appartieni alla casa di Godric Grifondor.- Accidenti.
-E come lo sai?- Lui mi rispose in modo un po' criptico. -Perché è sempre stato cosi.-
Strano. -Ora siediti a questo tavolo.- E mi indicò un tavolo. -Non dire nulla. Quando saranno tutti seduti io farò ciò che devo.- Poi fece per andare via, ma si fermò. Ma fui io a parlare per prima.
-Mi piacerebbe molto passare un po' di tempo con te nonno? Ti andrebbe?-  Sembrò rilassarsi a quell'affermazione. -C'è una cosa che vorrei chiederti però.- Li si irrigidì di nuovo. -Cosa?-
Tentennai un po', poi parlai. -Come dovrei fare per sboccare i miei poteri?- Si rilassò di nuovo.
-Risolveremo questa faccenda dopo la colazione. Sono dell'idea che a stomaco pieno si ragioni meglio.- Ero perfettamente d'accordo. Lui andò verso la tavolata posta perpendicolarmente a quelle per gli studenti proprio mentre loro entravano. Erano un po' perplessi. Nessuno di loro mi aveva mai visto, perciò era normale. Cominciarono a sedersi e presto tutti si chiesero chi diamine fosse quella ragazza sconosciuta. I ragazzi al mio tavolo erano scioccati per non parlare degli altri.
Io mi voltai verso la tavolata e a quel punto il nonno si alzò. A quel punto tutta la sala tacque.
Lui si avvicinò ad un leggio e cominciò a parlare. -Ragazzi vi do il buongiorno. E sopratutto vi prego di tacere mentre vi fornisco gli aggiornamenti delle ultime ore. Mia nipote Isabella, la figlia di Cassandra la mia compianta e amata figlia, è tornata a casa e resterà con noi per un po'. Prego tutti voi di aiutarla ad ambientarsi soprattutto prego gli studenti della casa di Godric Grifondoro di aiutarla, anche se so che non ce ne è bisogno.- Molti si voltarono verso di me, ma io tenni sempre lo sguardo basso per tutto il tempo. -E ora fate buona colazione, le lezioni vi aspettano.-
Cercai di mantenere uno sguardo basso, ma poi qualcuno mi chiamò.
-Isabella?- Era una ragazza della mia eta con lunghi capelli ricci e rossi. -Io sono Hermione Granger, è un piacere conoscerti.- E mi porse la sua mano. Sembrava gentile. Io normalmente non lo avrei mai fatto, ma in quel momento qualcosa mi spinse a stringere la sua mano. Fu il suo sguardo credo. -Bella, per gli amici solo Bella.-

 

Spero che vi sia piaciuto. Ho anche chiarito un po' di cose all'inizio.
Fatemi sapere cosa ne pensate. Ne sarei felice.
Grazie e alla prossima.

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Capitolo 14
*** Cap 14 ***


~~Ecc il nuovo capitolo. Spero che la storia vi stia piacendo. Io ci spero almeno.
Comunque ringrazio tutti coloro che trovano il tempo di leggere le mie pagine.

Pov. Carlisle

Era arrivato il tempo di partire. Eravamo tutti pronti alla partenza e naturalmente eravamo tutti nervosi. Il povero Jasper non ce la faceva più, stava assorbendo tutte le nostre emozioni e aggiungendo il fatto che si sarebbe trovato presto in mezzo ad una folla di umani la cosa non mi piaceva affatto. Edward si volto verso di me. Neanche lui era molto tranquillo.
-Forse dovreste andare senza di me. Non me la sento.- Alice si strinse a Jasper. -Non dire cosi. Tu devi esserci. Andiamo a riprendere un membro della nostra famiglia e devi esserci anche tu.-
Non sembrava che Alice stesse avendo molto successo. -Lei mi odierà. Infondo è solo colpa mia se Edward è stato costretto a lasciarla.- Edward non mi sembrava molto d'accordo. -Lo sai che non è cosi. Io non l'ho lasciata per quell'incidente, ma perché quella sera ho capito quanto con noi fosse sempre in pericolo. Prima o poi sarebbe finita molto peggio. Pensate se i Volturi ne fossero venuti a conoscenza. Sarebbe stata la fine per lei e anche per tutti noi.- Nessuno di noi parlò dopo quell'affermazione consapevoli di quanto fosse vero ciò che Edward aveva detto.
-Ciò non toglie che io l'ho quasi uccisa. Ho quasi ucciso mia sorella e non potrò mai perdonarmelo.-
Era incredibile quanto perfino Jasper si fosse affezionato a Isabella. Quella ragazza aveva compiuto un vero e proprio miracolo con tutti noi. Prima del suo arrivo la nostra vita era diventata monotona, ma poi quando Edward l'aveva portata qui tutti noi avevamo trovato in lei qualcosa che ci mancava. Una figlia da accudire, una sorella da proteggere, un amica con cui divertirsi e soprattutto una donna da amare. Edward era rinato con lei accanto. Era tornato a suonare, a sorridere, a vivere.
Eravamo tutti felici per lui, ma quando aveva dovuto lasciarla nessuno di noi si era opposto più di tanto. Forse perché sapevamo tutti che quel bel periodo di felicità non sarebbe durato molto. Lei era un'umana e presto sarebbe morta. Edward non l'avrebbe mai trasformata. Purtroppo.
-Jasper, Alice e Edward hanno ragione. Devi venire anche tu con noi.- Sembro convincersi a quel punto cosi ci avviammo verso le auto. Caricammo le valigie e partimmo verso l'aeroporto.
Prendemmo l'aereo che da Port Angeles ci avrebbe riportati a Seattle. Da li avremmo preso un aereo per Londra.  Una volta arrivati li avrei dovuto rintracciare i miei vecchi amici. Speravo che non ci sarebbe voluto molto. Arrivati a Seattle salimmo sull'aereo per Londra.
Era quasi ora di pranzo, con tutta fortuna saremmo arrivati prima di mezzanotte.
Avevamo prenotato in prima classe e con noi non c'era nessun altro. Meglio cosi nessuno ci avrebbe disturbati. Dopo il decollo e aver slacciato le cinture ci mettemmo ad elaborare un piano.
-Ora ascoltatemi bene. Una volta arrivati a Londra raggiungeremo in macchina un pub chiamato “Il paiolo magico”.- Fu Esme a parlare per prima. -Dove esattamente? E perché?- Cosi cominciai a spiegare. -Il pub in questione si trova su  Charing Cross Road. Non sarà difficile arrivarci. E ci andiamo perché da li c'è un facile accesso al mondo dei maghi.- I ragazzi sembravano stupiti. -Ma com'è possibile che gli umani non se ne rendano minimamente con?-  Beh la domando di Emmet mi sembrava sensata. -Il pub è protetto da un incantesimo che fa in modo che gli umani non lo notino.- Altro che stupiti ora erano scioccati.-
Non sembravano molto convinti. -Comunque io ancora non vedo nulla.- Accidenti, senza le visioni di Alice eravamo decisamente in svantaggio. Dovevamo sbrigarci. -Non preoccuparti.- Era Jasper ora a consolare Alice. Quei due erano incredibili.
-E da li cosa faremo?- Mi voltai verso Edward, ma lui non mi guardava. Fissava il vuoto fuori dal finestrino. -Da li raggiungemmo un amico. Lui è il preside di una scuola di magia. Io non lo vedo da molti anni, ma sono sicuro che chiedendo a lui sarà facile rintracciare l'uomo a cui Charlie ha affidata Bella. Il fatto è che l'unico modo di raggiungerlo è un portale speciale che si trova nel pub.-
Edward non era molto convinto, ma era del tutto normale. Anche io probabilmente mi sarei comportato nello stesso modo se al posto di Bella ci fosse stata Esme. Potevamo solo sperare che Bella avrebbe voluto chiarire.
Però avremmo dovuto attendere per saperlo perché il viaggio era appena cominciato.


Spero che vi sia piaciuto. È un po' più piccolo degli altri ma spero che vi sia piaciuto lo stesso.
Grazie e mi raccomando lasciate una recensione.

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Capitolo 15
*** Cap 15 ***


~~Ecco il nuovo capitolo.
Spero che vi piaccia.

Pov. Bella

La colazione era stata davvero strana. Tutti non facevano che fissarmi e farmi domande.
Io mi trattenevo sempre sul vago, non mi andava di sbilanciarmi troppo. L'unica con cui mi sembrava di poter parlare liberamente era Hermione. Era molto simpatica, passammo tutto il tempo a parlare. Lei mi raccontò che era cresciuta insieme ai semplici umani poi aveva scoperto di essere una strega e aveva cominciato a frequentare la scuola di magia. Mi presentò anche alcuni suoi amici: Ginny Weasley, una ragazza molto dolce e simpatica e suo fratello Ron Weasley, ragazzo imbranato ma simpatico che a quanto pare era il ragazzo di Hermione, e poi Harry Potter, anche lui sembrava simpatico e a quanto pare era il ragazzo di Ginny. Seppure però la colazione fosse un momento rilassato era come se tutti fossero....come dire....allerta. Come se si aspettassero che qualcuno potesse entrare e attaccarli da un momento all'altro. Stano.
-Allora Bella cosa farai qui?- Mi voltai verso Ron e ci pensai bene. -Devo risolvere alcune faccende con mio nonno e poi andrò a fare spese in paese. Mi servono alcune cose o almeno è quello che dice zia Ariana.- Ron si voltò di scatto verso di me. -Vuoi dire che lei ti ha parlato? Pensavo che lei non parlasse. Insomma quella sembra tutta........AAAA.- Ron non terminò la frase perché cominciò ad urlare per i dolore. -Ma che ti prende?- Lui non mi rispose subito poi però si volto verso Hermione e rispose. -Non chiederlo a me ma a lei! Sei impazzita?- Hermione restituì a Ron lo sguardo arrabbiato, ma al contrario di lei che aveva continuato a guardarlo fisso negli occhi Ron abbassò subito lo sguardo. -Lo sai che non sta bene parlare male dei morti, soprattutto quando c'è un suo parente a tavola.- Ron rialzò lo sguardo e si voltò verso di me. -Mi dispiace molto non volevo.-
Accidenti Hermione si che sapeva farsi rispettare! -Non preoccuparti Ron anche io credo che non abbia tutte le rotelle a posto.- La tensione si allentò subito e continuammo a parlare. I ragazzi mi parlarono dei migliori negozi del paese poi però dovettero lasciarmi per andare a lezione.
-Bella noi dobbiamo andare a lezione. Ci vediamo dopo.- Salutai tutti e poi assistetti allo svuotarsi della sala. -Bella.- Una voce mi stava chiamando. Mi pareva famigliare. -Ciao Agrid! Come stai?-
Lui sembrava felice di vedermi. -Beh io sto bene. E tu?- Era bello parlare con Agrid. Era una persona davvero piacevole. -Sto bene. Questo posto è davvero fantastico. Ho conosciuto diversi ragazzi.- I suoi occhi si illuminarono. Era felice per me, incredibile mi conosceva da poco e si preoccupava già per me. -E chi sono i tuoi nuovi amici?-  Cosi gli raccontai dei ragazzi che avevo conosciuto e lui mi aveva assicurato che erano anche suoi amici ed erano bravi ragazzi. -Comunque tua zia mi ha pregato di portarti a fare spese, ma tuo nonno mi ha detto che sarebbe meglio andarci domani pomeriggio. Non ti dispiace vero?- Ma si perché no. -Non preoccuparti per me. Mi farò un giretto per la scuola mentre tutti saranno a lezione.- Sorrise e mi lasciò sola. Io mi avvicinai al tavolo dei professori e andai incontro al nonno. Era strano chiamarlo cosi.
-Isabella.- Mi chiamò lui. -Lascia che ti presenti la professoressa McGranitt.- E indicò una donna dall'aspetto piuttosto severo, che portava un paio di occhiali squadrati di forma identica ai segni che il gatto aveva intorno agli occhi. I capelli neri erano raccolti in una chignon. Indossava una lunga veste color smeraldo. -Lei è la direttrice della casa Grifondoro. Sarà il tuo punto di riferimento. Chiedi a lei qualsiasi cosa ti serva.- La professoressa mi tese la mano. -È un piacere conoscerti cara.- Risposi al suo saluto. -Anche per me.- Poi la professoressa si congedò, doveva andare a lezione. Alla fine nella stanza rimanemmo solo io e il nonno. -Allora cara, ti andrebbe di fare una passeggiata? Cosi intanto potremmo parlare di quella faccenda.- Io annuii e lo seguii fuori dalla sala da pranzo ritrovandomi davanti una porta e alla mia sinistra c'erano le stesse scale di prima. Dovevo ancora abituarmi al fatto che si muovessero da sole!
Uscimmo nel cortile e cominciammo a camminare.. il cortile di pietra era completamente circondato da un portico di pietra. Arrivati sotto il portico girammo a destra cominciammo a scendere una lunga scalinata. Rimanemmo in silenzio all'ungo poi lui incominciò a parlare.
-Allora, come ti ho già raccontato fui io a bloccare i tuoi poteri. Perciò devo essere io a sbloccarli, ma la cosa richiederà un po' di tempo sarà abbastanza complicata.- Complicata?! -In che senso?- Intanto continuavamo a scendere. Le scale sembravano non finire mai. -L'incantesimo con cui bloccai i tuoi poteri era molto potente e complesso. Per avere maggiore possibilità di riuscita decisi di farlo in una notte di luna piena. Perciò serve un'altra luna piena per sbloccarli. E la luna piena ci sarà proprio questa sera.- Fantastico! -E cosa dovrei fare?- Lui si fermò di colpo e con un'espressione tra il serio e il grave disse: -Tu non dovrai fare niente. Non preoccuparti ci penserò io.- Poi riprese a camminare.
Cominciavo a credere che sarebbe stata una cosa molto più che complicata.

 


Spero che vi sia piaciuto. Lasciate una recensione. Ne sarei molto felice.
Vi ringrazio. Ciao e alla prossima.

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Capitolo 16
*** Cap 16 ***


~~
Ecco il nuovo capitolo.
Buona lettura.
Pov. Bella

Mi aveva lasciata li. Lui stava continuando a percorrere le scale. Chi sa come sarebbe andata a finire questa storia? Ad un tratto si fermò e si voltò verso di me. -Allora, non vieni?- Mi riscossi subito e lo raggiunsi. -Stavo solo pensando.- Lui si rifece serio. -Ti ho detto che non devi preoccuparti di nulla. Non ce ne è affatto bisogno.- La faceva facile lui. Anche troppo. -Si ma se qualcosa dovesse andare storto?- Anche lui doveva temere la stessa cosa. Lo capii da quello che disse. -È per questo infatti che con noi ci saranno anche i professor Lupin e la professoressa McGranitt.- Quello mi rassicurò molto. -Incominceremo non appena il sole sarà calato. Cosi a mezzanotte, quando la luna sarà alta nel cielo, noi saremo pronti.- Poi si voltò verso di me.
-Ora devo andare. Tu avevi in mente di fare qualcosa?- Cosa avrei potuto fare? -Farò un giro qui intorno. Non preoccuparti.- Mi fissò per qualche secondo poi fece per andarsene, ma quando credevo che se ne sarebbe andato definitivamente via lasciandomi da sola si voltò di nuovo verso di me. Infilò una mano nella manica della veste e ne tirò fuori un vecchio foglio di pergamena ripiegato. Poi me lo porse. Era una mappa vecchia e logora. C'erano un sacco di scritte.
-Questa è una mappa della scuola. Cosi sarò sicuro che non ti perderai.- Poi mi salutò dandomi appuntamento per il pranzo. -A mezzogiorno in punto nella sala grande sarà servito il pranzo. Non tardare o morirai di fame. I tuoi compagni non si preoccuperanno di lasciarti qualcosa.- Mi fece l'occhiolino poi lo guardai continuare a scendere le scale e allontanarsi. Cosa potevo fare? Tirai fuori la mappa e le diedi un'occhiata. Se avessi terminato di scendere le scale avrei trovato la rimessa delle barche che dava sul Lago Nero. Decisi di avvicinarmi al lago, cosi continuai a scendere. Pensavo di raggiungere il nonno per le scale, ma non lo trovai. Era sparito nel nulla. Ero scioccata, ma non me ne preoccupai. L'istinto mi diceva che in un luogo del genere avrei dovuto temere molto altro. Arrivata alla rimessa mi sedetti con le gambe oltre il bordo e osservai l'acqua. Quanto mi sarebbe piaciuto fare un bel bagno, ma faceva troppo freddo. Poi mi venne in mente che siccome avevo tempo e in giro non c'era nessuno sarei potuta tornare in quella biblioteca segreta.
Mi ero appena alzata quando notai un'increspatura nell'acqua. Mi affacciai di nuovo e osservai meglio. Qualcosa si muoveva sotto la superficie dell'acqua. Ma cosa poteva mai essere?  Cercai di capire meglio, ma mi era quasi impossibile. Non volevo sporgermi troppo oppure sarei caduta. E non sarebbe stato moto piacevole. Poi all'improvviso la figura sparì.
Forse nel lago c'erano dei pesci. Pesci grandi. Molto, molto grandi. O forse, con molta più probabilità, stavo diventando pazza. Probabile. Decisi di andarmene. Dovevo andare via prima della fine della prima ora cosi da raggiungere la porta segreta senza che nessuno mi vedesse. Mi voltai ma a quel punto qualcosa sbuco fuori dall'acqua fece un salto e si immerse di nuovo. -Ma cosa?- Mi voltai di nuovo ma non c'era nulla. Poi dal nulla apparve una donna. Era bellissima. Aveva lunghi capelli rossi che scomparivano oltre il pelo dell'acqua e i suoi occhi, quegli occhi di un verde cosi intenso che parevano scrutarti l'anima. Si stava avvicinando.
Il suo sguardo era strano. Era lo sguardo di chi sa troppo e non fa nulla per nasconderlo. Continuò ad avanzare per un po'. Credevo che se ne sarebbe andata invece cominciò a cantare.
La sua voce, la sua voce era bellissima. E il suo canto, le sue parole...........

Se giù nel Lago Nero scenderai,
ciò che da molti è agognato troverai.
Ma bada che un tributo lasciar dovrai,
oppure un prezzo ancor più alto pagherai.

Se nei nostri abissi ti inoltrerai,
ciò che ti spetta allora riotterrai.
Giù nel lago a un castello arriverai,
e li ciò che cerchi troverai.
Da sola li tu giungerai,
perché la prova solo tu affrontar potrai.
La regina li ti aspetterà,
e lei con il suo canto ti saprà guidar.
Cerca sempre le sirene di seguir,
cosi non dovrai temer di perir.

La creatura smise di cantare e continuò a fissarmi per qualche secondo, poi fece un salto all'indietro e scomparve di nuovo sotto il pelo dell'acqua. Quella piccola acrobazia mi permise di vedere la sua coda.
Era una sirena. Ma cosa avrà voluto dire con quella canzone. Osservai la superficie cristallina ancora per qualche secondo. Poi mi ripresi. Accidenti era tardi non avevo più tempo, ci avrei pensato dopo. In quel momento dovevo raggiungere la torre dell'orologio se volevo tornare in biblioteca prima di pranzo.

 

Spero che vi sia piaciuto. Che ne pensate della canzone delle sirene? Vi piace?
Spero vivamente di si. Fatemi sapere. Ciao e alla prossima.

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Capitolo 17
*** Cap 17 ***


~~Ecco il nuovo capitolo.
Buona lettura.

Pov. Bella

Non ci misi molto tempo a tornare alla torre dell'orologio, ma non prestai molto tempo a ciò che mi circondava. Ero troppo distratta a pensare a ciò che la sirena mi aveva detto.
Nel fondo del Lago Nero c'era ciò che stavo cercando, qualcosa che mi apparteneva. Qualsiasi cosa fosse era in un castello, e per prenderla avrei dovuto lasciare un tributo e affrontare una prova. La regina delle sirene mi avrebbe aiutata. La questione si faceva via via più interessante, ma cerchiamo di ragionare: io non avevo nessuna speranza di farcela da sola e comunque senza poteri cosa avrei voluto fare? Forse nella biblioteca segreta c'era qualcosa che mi sarebbe stato utile. Dovevo controllare. Magari ci avrei capito qualcosa.
Senza rendermene conto ero arrivata davanti al pendolo dell'orologio. Mi guardai intorno come se da un memento all'altro dovesse arrivare qualcuno, ma non arrivò nessuno. Cosi mi avvicinai al candelabro sul lato desto lo presi e andai verso quello centrale. Aprii il passaggio segreto e aiutandomi con il candelabro mi feci luce fino alla porta della biblioteca.
La aprii e mi diressi verso la prima scaffalatura, posando però prima il candelabro su uno dei tavoli nella navata centrale. Cominciai a cercare tra i vari volumi quello giusto, ma nulla.
-Accidenti se vado avanti cosi non ce la farò mai. Ci deve essere un volume che parli delle sirene e del Lago Nero.- Continuai a cercare a lungo poi una voce mi chiamò facendomi spaventare. -Cosi stai cercando qualcosa sulle sirene del Lago nero, è?-  La voce proveniva da uno dei busti. -Salve signorina.- Mi avvicinai al busto un po' paurosa. -Non si preoccupi non le farò del male. Io sono il professor Everard. Sono stato uno dei presidi di Hogwarts.- Rimasi li impalata per un po', poi mi ripresi e salutai. -È un piacere conoscerla. Io sono Isabella.- Lui mi guardò dall'alto in basso facendomi arrossire. -Solo Isabella?- Mi chiese. -Isabella Cooper.- Dagli altri busti e dai quadri giunsero dei borbottii. -La figlia di Cassandra e Lucas Cooper. Conoscevo bene i tuoi genitori, Cassandra passava molto tempo qui e tuo padre quando la conobbe ne divenne subito molto geloso e così protettivo che la seguiva ovunque andasse, soprattutto quando rimase incinta di te. Erano  molto carini insieme.- Molti annuirono e sorrisero a quella affermazione. Evidentemente i miei genitori erano molto benvoluti. Avrei tanto voluto conoscerli.
-Scusa mia cara non volevo intristirti. È solo che noi conoscevamo tutti molto bene i tuoi genitori e ci mancano molto. Ma naturalmente non come a te.- Mi sorrise e poi continuò. -Sai tu assomigli molto a tua madre. Ma ora parliamo di cose meno angoscianti. Ho sentito che stai cercando delle informazioni sulle sirene del Lago Nero. Posso aiutarti io.- Fantastico! -La ringrazio, ma prima potrebbe spiegarmi che posto è questo.- Lui si fece subito serio. -Confido che ti abbiano raccontato la storia dei Custodi. E naturalmente anche la tua.- Annuii. -Bene. Devi sapere che quando la scuola venne fondata, più di mille anni fa, i quattro fondatori ossia Godric Grifondoro, Tosca Tassorosso, Cosetta Corvoneo e Salasar Serpeverde a seguito dell'incontro con i custodi decisero di creare un punto di appoggio per loro nella scuola. Perciò crearono questa enorme biblioteca. Mentre quelle.....-e si voltò verso le porte chiuse -....sono le stanze dei custodi.- Interessante. -Ma come si aprono?- Lui ci pensò un po' prima di rispondermi. -Ogni porta si apre in modo differente dall'altra.
Ogni porta ha una chiave. Ma non ho la più pallida idea di dove siano.- Rimasi un po' delusa, anche se forse avrei dovuto aspettarmi che non sarebbe stato cosi facile. -Comunque tornando a noi ti parlerò volentieri delle sirene. Ma credo che sarebbe meglio farlo più tardi. È quasi ora di pranzo. Ci vediamo più tardi.- Ero un po' riluttante ad andare e lui dovette notarli. -Non preoccuparti noi non ci muoviamo da qui.- Gli sorrisi, ripresi il candelabro e mi diressi verso l'uscita.

 


Ormai lontana, Bella non poté notare la strana creatura che coperta da un enorme mantello si faceva avanti. -E cosi la figlia di Cassandra e di Lucas è tornata a casa. Molto bene. La profezia comincia a prendere atto. Se tutto va come previsto la guerra si risolverà preso.- I busti e i quadri non dissero nulla, neanche una parola. Ma Everard non riusci a trattenersi. -Tu sei certo che sia lei la nuova custode?- La creatura non rispose subito. -Si. Ma comunque lo scopriremo questa notte. E poi io non mi sbaglio mai, dovresti saperlo.-

 

 

 

Spero che vi sia piaciuto. Chi sarà il personaggio misterioso?
Lo scoprirete solo leggendo. Alla prossima e non dimenticante di recensire.
Grazie.

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Capitolo 18
*** Cap 18 ***


~~Ecco il nuovo capitolo.
Buona lettura.

Pov. Bella

Il pranzo quel giorno era stato piacevole ma mi era parso comunque durare un'eternità, tanta era la voglia di tornare nella biblioteca segreta.. Mi ero seduta come quella mattina al tavolo dei grifondoro e accanto a me c'erano di nuovo gli stessi ragazzi. Hermione mi aveva chiesto come avessi passato la mattinata e io mi ero inventata un giro per i corridoi della scuola.
-Bene, allora la scuola ti piace?-  Per ciò che avevo visto. -Si, mi piace molto.- Hermione sembrava entusiasta, ma Ron non tanto. Forse sperava che nessuno lo sentisse perché, e lo fece molto piano, disse: -Come si può amare un posto come questo? Un po' di tempo qui e imparerà ad amare Azkaban.- Ma comunque Hermione dovette sentirlo perché gli rivolse uno sguardo truce.
Avrei voluto chiedere cosa fosse Azkabam, ma preferii non rischiare. Avrei chiesto al professor Everard più tardi. -Comunque noi finiamo alle quattro, ti va se ci vediamo per fare qualcosa insieme? Magari ti facciamo vedere le aule mentre non c'è nessuno. Ti andrebbe?- Avrei voluto dire di si, ma avevo da fare. -Mi piacerebbe molto, ma purtroppo ho un impegno.- Sembrava che ci fossero rimasti male quindi cercai di rimediare. -Domani però Agrid dovrebbe accompagnarmi in paese a fare compere, mi farebbe piacere se veniste con me.- Tutti furono entusiasti di quella proposta. Il giorno dopo era domenica quindi non avevano lezioni cosi ci demmo appuntamento davanti la torre dell'orologio per il pomeriggio successivo, alle tre in punto. Poi loro si alzarono per tornare alle lezioni e presto la sala grande si svuotò. Ero rimasta solo io. Bevvi un ultima sorsata d'acqua dal mio bicchiere e mi alzai, ma proprio mentre mi stavo voltando qualcosa si mosse ai margini del mio campo visivo. Sul tavolo c'era una civetta con una lettera in mano, la posò sul tavolo e poi se ne andò spiccando il volo. Sulla lettera,in bella grafia, c'era scritto : Per Isabella Cooper. Che cosa cavolo stava succedendo?! Aprii la busta e lessi ciò che c'era scritto:
Cara Isabella sarei molto felice di parlare con te.
Ti pregherei di recarti subito nella biblioteca segreta da te scoperta cosi da poterci incontrare.
Abbiamo molte cose di cui discutere.
Ti prego quindi di raggiungermi non appena leggerai questa righe.
Cordiali saluti Andrius.


Come era possibile? Qualcuno aveva scoperto che sapevo della biblioteca segreta. E poi perché Everard non mi aveva detto che li c'era qualcun altro? Forse avrei dovuto chiedergli di darmi qualche spiegazione in più. Questa faccenda si faceva più complicata ogni minuto che passava. Dovevo andare in biblioteca. E dovevo andarci subito.
Uscii dalla sala grande e mi diressi verso la torre dell'orologio. Ero arrivata davanti al pendolo della torre dell'orologio senza incontrare nessuno. Evidentemente erano andati tutti in classe.
Stavo già esultando per quanto fosse stato facile quando sentii delle risate. Mi affacciai oltre il muro di pietra e notai dei ragazzi della casa di serpeverde che confabulavano. -Accidenti e ora come faccio ad aprire il passaggio segreto?- Visto che comunque non potevo rimanere li per tutto il tempo decisi di provare a passare davanti l'apertura che dava sul cortile per raggiungere la porta dall'altra parte. Se mi avessero vista sarei salita per le scale tornando nella struttura principale per raggiungere la mia stanza se invece non mi avessero vista avrei provato ad entrare nella biblioteca.
Con tutta calma cominciai a camminare per raggiungere la parete opposta. Ero quasi arrivata e speravo che non mi notassero. Sapevo che la mia era un'idea stupida, ma speravo che funzionasse lo stesso. -Hey tu!- Accidenti! M voltai vero la voce. Era stato un ragazzo abbastanza alto a parlare. Capelli biondi, occhi di ghiaccio e una faccia da schiaffi. Mi ricordava stranamente qualcuno.
-Tu non sei la nipote del preside?- Speravo vivamente che mi lasciassero andare presto.
-Cosa ci fai qui tutta da sola?- Dovevo andarmene e subito. -Facevo un giro e se ora voleste scusarmi devo proprio andare.- Girai i tacchi mi diressi verso le scale, poi però uno di quei ragazzi mi afferrò per il braccio. -Ferma li. Di un po' dove te ne stavi andando di bello?- Accidenti a me perché non me ne ero andata via subito. -Lasciatemi andare via.- Lui fece un segno di diniego col capo. -No non se ne parla. Allora dicci un po'....- Non riuscì a terminare la frase perché qualcuno lo interruppe.
-Lascia andare la ragazza!- Era Thonks. Che fortuna sfacciata. -Andatevene subito.- E loro lo fecero in pochi secondi, seppur di malavoglia. -Non dovresti andare in giro da sola o ti caccerai nei guai.-
Io annuii, in realtà non le prestavo molta attenzione ero più concentrata sul trovare una scusa per mandarla via, ma non fu necessario. -Io ora devo andare ci vediamo questa sera. Non cacciarti in altri guai.- E cosi se ne andò anche lei. Mi diressi al passaggio segreto prima che arrivasse qualcun altro. Arrivai alla porta della biblioteca e l'aprii. Non c'era nessuno.
-Sei in ritardo.- sobbalzai a quelle parole e mi voltai. Dietro di me stava una figura col cappuccio.
-Tu sei Andrius?- Annui e s tolse il cappuccio. Davanti a me stava un bell'uomo: alto, con capelli neri e neri, gli occhi rossi e la pelle diafana. Bel..... Aspetta un attimo!
Occhi rossi. Pelle diafana. -Oh no! Un altro vampiro no!-

 

Spero che vi sia piaciuto. Non dimenticatevi di recensire.
Grazie e alla prossima.

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Capitolo 19
*** Cap 19 ***


~~Ecco il nuovo capitolo.
Buona lettura.
Pov. Bella

Incredibile, io scappo da Forks per non dover più aver a che fare con i succhiasangue e poi me ne ritrovo uno anche qui. L'uom....no cioè, il vampiro stava davanti a me e mi fissava con quello sguardo calcolatore proprio della sua specie. -Si, io sono Andrius e come ho già detto tu sei in ritardo Isabella.-  Abbassai il capo imbarazzata. -Mi dispiace, ma fuori c'erano delle persone e io non volevo che qualcuno mi vedesse entrare.- Mormorate le mie scuse rialzai il capo e lo fissai. Lui sospirò. -Capisco. Ora andiamo. Vieni.- Mi fece strada fino alle scale per salire sul soppalco e cosi siccome ne avevo la possibilità gli posi qualche domanda. -Come mai lei è qui?- Lui non si voltò per rispondermi. -Molto tempo fa, quando fui creato, il mio signore mi mise a guardia di questo posto dicendomi che sarebbe stato un mio dovere accogliere e aiutare i custodi ogni volta che sarebbe stato necessario. Da quel momento in poi sono rimasto qui. Questa biblioteca è divenuta la mia casa.- Accidenti, ma la biblioteca fu creata più di mille anni fa! Chi sa da quanto  tempo lui stava li?
-Da quanto tempo sei qui?- Chiesi senza pensarci due volte. Lui sembrò rifletterci un attimo. -Sono nato nell'anno 1000. Il mio signore mi trasformò nell'anno 1020 e qualche anno dopo, quando imparai a controllarmi mi mise qui a guardia di questo luogo.- Accidenti! -Chi è il tuo signore?- Non sembrava che volesse rispondermi, ma lo fece ugualmente. -Il custode dei vampiri. Io stavo per morire in battaglia e lui mi ha salvato. Da quel momento io sono rimasto a fare la guardia a questo posto. Ogni custode ha una persona affidata che si occupa dei suoi affari. Persone scelte appositamente dai custodi, con grandi abilità e specifiche caratteristiche incomparabili.- Chi sa chi era la persona che si occupava dei miei affari? Forse lo avrei scoperto quella notte stessa. -Comunque, ti ho chiamato qui per parlare con te. Allora, so da fonti certe che questa notte i tuoi poteri verranno sbloccati.- Annuii. Chi sa chi glielo aveva detto. Mentre parlavamo ci eravamo fermati nel piccolo corridoio che collegava le due rampe di scale. -Perché ci fermiamo qui?- Lui non rispose, fece un gesto con la mano e apparve un'altra porta. Mi fece cenno di aprire la porta e mi trovai davanti uno spettacolo fantastico. Se credevo che la biblioteca fosse bella quello che mi trovai davanti era fantastico. Davanti a me si apriva un giardino immenso. Circondato da aiuole di ogni genere di fiori con al centro un grande salice con fiori viola. -Questa è una porta speciale ti porta in qualsiasi luogo tu voglia andare. In realtà non ti porta veramente in quel luogo, ne crea solo una illusione.- Bellissimo.-Perché siamo qui?- Lui si voltò e mi sorrise. -Per parlare. Vieni sediamoci.- Non avevo notato che sotto il salice c'erano un tavolo e delle sedie bianche in ferro battuto. Ci accomodammo all'ombra del salice. -Questa notte non appena i tuoi poteri saranno bloccati anche la tua memoria sarà sbloccata.- Capito. -Ma cosa dovrò fare una volta che questo sarà fatto?- Lui parve un po' incerto. -Vedi è proprio quello il punto. Tecnicamente tu sei un caso eccezionale. A te vennero bloccati i poteri, ma agli altri no. Ne sono certo. Ciononostante non sappiamo nulla degli altri custodi. Ho provato a cercarli, ma non li ho mai trovati. Ho chiesto ai nostri alleati di aiutarmi, ma nulla. Alla fine mi sono dovuto arrendere. Tu sei la prima che fa ritorno, gli altri non so dove siano e questo mi preoccupa. Tutti loro sanno che devono venire qui raggiunta la maggiore eta. Ciononostante non ho più loro notizie.- Cosa?! Come sarebbe a dire?! -Come è possibile? Insomma da quando non hai loro notizie?- Chiesi in preda al terrore. -Dalla loro ultima morte. Diciotto anni ormai.- E se per caso..... -Qualcuno ha cercato di rapirmi quando zio Abelforth è venuto a prendermi. Magari centrano con la sparizione degli altri custodi.- La mia non era una domanda, ma piuttosto un'affermazione. Ero certa che fosse colpa loro. L'unica domanda da porsi arrivati a quel punto era: Quei  loro chi erano?
-Potrebbe trattarsi delle streghe. Ma non escluderei che ci fosse anche lo zampino dei licantropi.-
Hey, aspetta un secondo.... -E dei vampiri no?- Lui rise a quell'affermazione. -No, probabilmente no e non lo dico solo perché sono un vampiro. Vedi i vampiri trarrebbero più benefici da una pace. Potrebbero dividere i territori e farla finita con le guerre tra clan. In più non dovrebbero più preoccuparsi di farsi scoprire dagli umani.- Già questo era vero. -Per quanto riguarda le streghe e i licantropi. Beh, come dire, loro hanno patti di fratellanza che si perdono nella notte dei tempi. Non è raro trovare streghe e licantropi che vivono nella stessa comunità. In più la maggior parte di loro odia a morte i vampiri. Per questo da molti secoli stringono patti per riuscire a distruggerli. Altre streghe hanno invece stretto legami con i vampiri. Per proteggere le loro famiglie. La maggior parte delle famiglie di streghe e maghi ha però preso un'altra strada a mio avviso da considerare la migliore.- Quindi ci sarebbe un'altra strada? -E quale sarebbe?- Lui mi guardò negli occhi. -Non unirsi a nessuna delle due fazioni. Nessuna delle due ha più ragione dell'altra. E le streghe che si schierano commettono un grave errore. Perché vanno contro i custodi e la loro legge. Sfortunatamente non tutti sono dello stesso avviso anche se posso affermare con certezza che nei secoli sono diminuiti coloro che odiano i custodi e cosi anche le streghe che li aiutano. Comunque una volta che i tuoi poteri saranno sbloccati procederemo a cercare i tuoi compagni.- Annuii in accordo con lui. -Ci sarò anche io questa notte. Sarò nell'ombra a vegliare su di te.-
Non so perché, ma la cosa mi fece stare molto meglio. Lo conoscevo da poche ore, ma sentivo che bastavano. Mi chiesi se in passato fossimo stati amici. Non seppi rispondermi, comunque lo saremmo diventati presto. Però prima..... -Dimmi Andryus....- e lui si voltò verso di me -tu ti nutri di sangue umano?- Lui mi guardò come se mi fosse cresciuto un corno in mezzo alla fronte. Beh non è colpa mia. Dovevo accertarmi che non ci fosse un altro vampiro interessato a mangiarmi non appena mi voltassi. -Tranquilla io mi nutro solo di sangue animale.- Bene, ora si che potevo sperare di diventare sua amic!.

 

 

Spero che vi sia piaciuto.
Recensite presto mi raccomando.
Grazie e alla prossima.

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Capitolo 20
*** Cap 20 ***


~~Ecco il nuovo capitolo.
Buona lettura.
Pov. Bella

Avevo passato l'intero pomeriggio a parlare con Andrius, ma non di cose  “magiche”. Mi aveva fatto molte domande sulla mia vita tra i babbani ed io avevo risposto molto volentieri. Era stato piacevole parlare con lui, così piacevole che non mi ero accorta di che ore fossero. Ormai era quasi ora di cena e io non me ne ero minimamente accorta. Mi congedai da Adrius con una certa fretta e mi precipitai fuori. Per poco non sentii Andrius che mi urlava dietro di non preoccuparmi ricordandomi, come avesse voluto rassicurarmi, che lui ci sarebbe stato quella notte durante l'incantesimo.
Presi il candelabro e corsi a perdifiato per il corridoio, mi precipitai fuori dal passaggio e corsi verso le scale. Per poco il pendolo non mi prese in pieno. Mi fermai a prendere fiato e poi continuai per la mia strada. Arrivata alla sala grande notai che erano ancora in pochi e a testa bassa per non guardare nessuno negli occhi mi diressi al mio posto. I ragazzi non erano ancora arrivati e nessuno stava ancora mangiando. Poi il resto della scolaresca arrivò e il nonno diede inizio al banchetto facendo apparire magnifici e appetitosi piatti su tutte le tavolate.
-Allora Bella com'è andato il pomeriggio?- Hermione sembrava molto interessata. Non avrei voluto mentirle, ma non potevo neanche dirle la verità. Alla fine optai per una via di mezzo. -Mi sono divertita molto. Non mi ero neanche accorta che si fosse fatta ora di cena.- Sembrava soddisfatta della mia risposta. -Ti va di venire nella sala comune di Grifondoro questa sera? Potremmo insegnarti qualche gioco. Ti va?- Accidenti! Non potevo dirgli quello che dovevo fare. -Ecco io......- Stavo per finire la frase, ma gli altri alzarono lo sguardo puntandolo alle mie spalle. Incuriosita mi voltai anche io a guardare. Dietro di me c'era Thonks. -Scusate se vi interrompo ragazzi, ma dovrei dare una cosa ad Isabella.- Tirò fuori una lettera e me la consegnò. Poi salutò e ritornò al tavolo con gli insegnanti. Aprii la lettera. In una grafia chiara e semplice era scritto:
Questa sera alle nove e mezza nella biblioteca che so hai scoperto.
So anche che hai parlato Andrius, ma ne riparleremo.
A questa sera, Albus Silente

Mi voltai verso il nonno e lo fissai insistentemente finché lui , sentendosi osservato,non si voltò verso di me. Mi sorrise, annui e poi tornò a mangiare. I ragazzi sembravano interessati, ma non fecero domande. Meglio cosi. Solo Hermione parlò qualche secondo dopo. -Immagino che i programmi per stasera vadano annullati.- Io annuii. -Possiamo fare domani sera, dopo essere tornati dal villaggio.- Furono tutti felici di sentirmelo dire. Ero felice anche io. Non volevo che pensassero che non mi andava di passare del tempo con loro.
Continuammo a mangiare e quando la cena fu terminata erano le otto e mezza. Avevo un'ora per prepararmi.
Mi diressi in camera mia seguendo gli altri che probabilmente si chiedevano dove stessi andando.
Molte teste mi seguirono mentre raggiungevo la mia stanza. Mi voltai anche io verso di loro e notai che c'erano anche quei ragazzi che Thonks aveva mandato via. Mi voltai verso la porta continuando a sentirmi osservata.
-Vedo che hai fatto colpo, mia cara?- Disse Lady Agata spostando lo sguardo da me agli studenti. Io sentii le mie guance arrossire prima di risponderle. -Sciocchezze.- Dissi. -Ora potrei entrare per favore?- Lei annuì. Entrai nella mia stanza dopo aver salutato Lady Agata. A quel punto mi diressi nella mia camera da letto e feci un bel bagno. Poi presi dall'armadio i miei soliti abiti invece di un'altra divisa: un paio di jeans sbiaditi sul azzurro e una t-shirt blu con un paio di converse anch'esse blu. Mi sentivo molto meglio vestita cosi. Uscii dalla mia stanza e percorsi le scale fino alla porta, poi qualcuno mi chiamò. -Isabella. Fermati un attimo.- Era zia Ariana. -Cosa c'è zia ?- Il suo fantasma mi venne incontro e mi parlò. -Tesoro, sai già cosa devi fare?- Annuii. -Si ho ricevuto una lettera dal nonno. Tu verrai con me?-
Speravo che dicesse di si, ma..... -No tesoro. Ho delle cose da fare, ma mi troverai qui al tuo ritorno. Ci vediamo dopo, ok?- Annuii e poi uscii dalla camera attraverso il passaggio nel quadro.
Salutai di nuovo Lady Agata e mi diressi alla torre dell'orologio.
Sapevo di avere ancora una ventina di minuti perciò me la presi con calma. Nei corridoi incontrai fantasmi che mi salutavano, personaggi assai buffi raffigurati nei quadri appesi alle pareti e busti di illustri personaggi che mi fissavano con cipiglio incuriosito. osservavo tutto con molto interesse. Era fantastico, non avevo mai visto nulla del genere. Era tutto meraviglioso, strano, ma meraviglioso.
Arrivata alla torre dell'orologio diedi luogo al solito rituale ed entrai nel tunnel segreto raggiungendo in fretta la porta della biblioteca.
Forse se non fossi stata cosi occupata a pensare a cosa mi aspettava mi sarei accorta prima delle presenze dietro di me. Comunque lo avrei scoperto più tardi.
Entrai nella biblioteca e mi trovai davanti ad uno spettacolo diverso da quello precedente.
La biblioteca era buia, o almeno lo sarebbe stata se dei camini, che prima non c'erano, ai due lati della porta d'ingresso non fossero stati accesi. Essi, per quanto fosse possibile, illuminavano delle figure incappucciate che si trovavano nella navata centrale, proprio dove prima c'era uno dei tavoli.
Erano tutte li, doveva trattarsi del nonno, del professor Lupin e di sua moglie e probabilmente anche di Andrius, ma non riconobbi le altre. Una delle figure si fece avanti togliendosi il cappuccio e mentre camminava tutt'intorno si accesero numerose candele, era il nonno.
Le altre figure mi si strinsero attorno formando un cerchio.
Allargarono le braccia e le tesero ai loro lati come se volessero prendersele a vicenda, ma non lo fecero. L'ansia cominciò a prendere possesso della mia mente e del mio corpo. Cominciai a tremare.
Fu in quel momento che cominciai a notare uno strano odore. Era dolce e rilassante, come se qualcuno volesse impedirmi di ribellarmi a tutto ciò. Le palpebre cominciarono a farsi pesanti, ma io non volevo dormire volevo vedere. Cominciai ad oppormi. Cercai di pensare lucidamente, ma era dura. Molto dura, perché avevo sempre più sonno. La mia mente diceva che dovevo resistere, il mio corpo mi diceva di cedere e il mio istinto..... beh, il mio istinto non mi ha mai fatto finire in situazioni piacevoli quindi meglio sorvolare.
Piano piano cominciarono a parlare. Dicevano parole che per me erano senza senso.
Da bassi mormorii, le voci, divennero sempre più alte cosi da essere udibili.
Continuarono però ad essere senza senso, non riuscivo a capire nulla di ciò che dicevano.
Continuarono cosi per diversi minuto, poi cominciò ad accadere qualcosa. Sul pavimento di pietra cominciarono ad apparire simboli strani e particolari. La mia vista cominciava ad appannarsi a causa delle lacrime date dallo sforzo che stavo facendo per resistere, ma comunque i simboli erano molto simili a : un libro da cui proveniva un'intensa luce rossa, un lupo da cui proveniva una luce gialla, pipistrello da cui arrivava una luce blu e un paletto circondato da una mano da cui arrivava una luce verde molto intensa.
Le voci divennero ancora più forti, sempre più forti e sempre più veloci.
Le parole cominciarono ad avere un senso, parlavano di luoghi bellissimi, di persone buone e cattive, di tesori e pericoli, di amori e tradimenti, mi chiamavano, mi reclamavano. Mi pregavano di fare qualcosa, di intervenire in qualcosa. Una guerra, si una guerra. Una guerra che durava da millenni e che nessuno era riuscito e fermare. Le voci continuarono parlando di avventure, di morti e di nascite, di fughe e ritorni.
Immagini, tante immagini che vorticavano davanti a me. Tante immagini che io conoscevo. Si, perché quella ragazza ero io. Quella ragazza che combatteva, che non si arrendeva, che non mollava mai e aiutava chiunque ne avesse bisogno ero proprio io. Forte, imperturbabile, incredibilmente brava a combattere e nell'uso dei suoi poteri.
Vidi i miei compagni e ricordai, ricordai tutto. Ricordai quel giorno.
Ricordai come quello fosse sembrato a tutti un giorno come un altro.
Mia madre, la regina delle streghe, era da sempre stata una grandissima donna. Amata e benvoluta dal popolo, la regina Sofia, trattava tutti con ugual rispetto e amava tutti incondizionatamente. Per lei una nascita nel suo regno era una gioia e ogni morte tra i suoi sudditi come un lutto per la sua casata.
C'era solo una cosa che mia madre amava di più del suo popolo: me e i miei fratelli.
Mia madre era una strega molto potente e un giorno in una delle sue passeggiate nella foresta per cercare ingredienti incontro un branco di licantropi. La loro preda, un vampiro, cerco di coglierla di sorpresa, ma un licantropo si getto su mia madre facendogli da scudo mentre gli altri uccisero il vampiro. Mia madre e quel licantropo ebbero l'imprinting e da quel momento non si lasciarono mai più. Qualche anno dopo il matrimonio mia madre diede alla luce tre figli. Tre gemelli.
Io ,Diana, che ero una strega molto potente, mia sorella Alia uno degli ultimi lupi bianchi della storia (i lupi bianchi sono molto rari, ormai in via d'estinzione, essendo il colore bianco simbolo del fatto che i propri genitori sono un lupo e una strega cosa che non succede quasi mai ora).
E poi c'era nostro fratello. Lui non aveva grandi doti magiche, ma nostra madre lo amava ugualmente. Sfortunatamente non ho mai saputo dove fosse. Dimetri è scomparso quando avevamo circa venti anni. Il mio amato fratello.......
Comunque il castello era un luogo magnifico in cui crescere, pieno di meraviglie.
All'età di diciannove anni mia madre decise di farmi entrare a tutti gli effetti nella vita di corte per far si che potessi prepararmi a diventare regina.
Negli anni molti vennero a portare omaggio alla nostra famiglia, ma due famiglie in particolare mi colpirono. Due vampiri un giorno si recarono al castello, un uomo e la sua compagna. Portavano in mano un fagotto. Era un bambino. -Questo bambino è molto speciale, mia regina- disse l'uomo -Io e la mia amata compagna siamo riusciti a procreare.- La corte rimase scioccata da quelle affermazioni.
Mia madre non sapeva cosa dire e nemmeno io e mio padre. Cosi mi alzai dal trono e mi avvicinai ai tre. Né mio padre né mia madre provarono a fermarmi. Presi in mano il fagotto e parlai. -Come si chiama?- La donna accarezzo il bambino e mi rispose. -Il suo nome è Alexander, mia principessa.-
Alexander. Mi voltai verso mia madre e con voce calma e decisa parlai. -Deve rimanere qui madre.- Lei si fece pensierosa. Lo sguardo degli astanti passava da me a lei. Ero l'erede al trono, nessuno osava mettersi contro la prediletta della regina. Io non avevo potere in simili decisioni, ma era risaputo che mia madre tenesse in considerazione le mie decisioni. Forse più di quanto non facesse con i suoi consiglieri. -Oppure? Cosa hai visto figlia mia?- Mia madre faceva molto affidamento sui miei poteri divinatori. Guardai di nuovo il bambino. -La morte.- Il silenzio regnò sovrano allungo nella sala delle udienze. Gli sguardi dei cortigiani variarono allungo da me a mia madre che continuavamo a fissarci. Non era uno sguardo di sfida, ma di consapevolezza. Se quel bambino non avesse ricevuto protezione sarebbe morto o peggio.... Alla fine la regina diede il suo consenso.
Il bambino crebbe in fretta e in pochi anni la sua crescita si fermò.
Mia madre pretese che si nutrisse solo di sangue animale e che imparasse a controllarsi per non uccidere nessun abitante della corte. In poco tempo imparò molti trucchi e ad usare tutti i suoi poteri. I suoi genitori non rimasero con noi. Il re dei vampiri li riconvoco presto alla sua corte.
Aveva saputo anche lui del bambino e non gli era andata a genio l'idea che loro l'avessero portato dalle streghe. Un bambino cosi sarebbe stato utile ai suoi scopi. Tempo dopo scoprimmo che gli aveva fatti uccidere.
In quel breve periodo in cui furono a corte, però, un altro giovane si uni a noi. Il suo nome era Endrich ed era un famoso cacciatore, nato a seguito di uno stupro da parte di un vampiro ad una giovane donna. Nato con doti eccezionali aveva deciso di metterle al servizio del bene.
Quando il male cominciò a dominare il mondo noi decidemmo di unire i nostri poteri.
Unimmo il nostro sangue e i nostri poteri e per un po' tutto fu in pace, ma poi i nostri nemici tornarono e si vendicarono sulle persone a noi care.
La madre di Enrich fu uccisa e lui mori nel tentativo di vendicarla. Alexander perse la sua adoratissima sorellina, una bambina che aveva preso sotto la sua ala protettrice dopo la morte dei genitori a causa di un gruppo di vampiri, stuprata e uccisa dai nemici. Alia, si lasciò morire dopo la perdita del suo amato. E quando anche io, la più potente di tutte le streghe, persi il mio grande amore per la disperazione decisi di lanciare uno degli incantesimi più potenti al mondo. Il più potente e il più terribile. E per questo proibito.
Con questo incantesimo riportai in vita i miei cari ma al contempo lanciai su di loro e su me stessa una violenta maledizione. Li condannai tutti a morire di nuovo e a tornare a vivere di nuovo.
E di nuovo. E di nuovo. E ancora di nuovo. Patendo terribili sofferenze. Perdendosi di nuovo e morendo di nuovo. Fino a che la guerra non sarà finita. Perché cosi è stato voluto da coloro che sono più in alto di noi.
I miei ricordi si fermarono cosi come le voci attorno a me. I fuochi e le candele erano spenti e dalle finestre irrompevano le prime luci dell'alba.
Non dissi nulla, mi accasciai a terra inerme lasciando che mi prendessero di peso e mi portassero nella mia stanza.

 


Questo capitolo è molto lungo spero che vi sia piaciuto fatemi sapere.
Recensite presto. Grazie comunque e alla prossima.
Ciao.

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Capitolo 21
*** Cap 21 ***


~~Ecco il nuovo capitolo. Finalmente i Cullen sono giunti in Inghilterra.
Buona lettura.

Pov. Edward

Finalmente dopo un'intera giornata di viaggio eravamo giunti a Londra.
C'era voluto un po', ma alla fine eravamo arrivati nella proprietà che utilizzavamo quando ci trasferivamo lì. La vecchia casa che Carlisle era riuscito a ricomprare dopo due secoli dalla sua partenza da Londra. La casa era era in ottime condizioni visto che Esme si era impegnata molto per rimetterla in sesto. Carlisle ne era stato cosi felice, quel luogo significava molto per lui.
Entrammo nel grande ingresso e lasciammo li le valigie. -Bene- Cominciò a dire Alice -sistemiamo le nostre cose e poi andiamo a cercare Bella- Tutti annuimmo, tutti tranne Carlisle. -Non ora.- Ci voltammo tutti verso di lui. -Non andremo a cercarla ora. Non è saggio per dei vampiri muoversi di notte a Londra. Ho sentito che nell'ultimo anno alcuni vampiri si sono schierati dalla parte sbagliata e adesso ogni vampiro che entra in città difficilmente ne esce.- Accidenti! Non poteva dircelo prima!? Certo la cosa non ci avrebbe fermati, ma almeno ci saremmo preparati. -E quindi?- Chiesi io con impazienza. -Insomma papà non vorrai che rimaniamo qui tutta la notte?- Emmet aveva ragione, non potevamo rimanere li tutta la notte. -Caro cosa facciamo?- Carlisle era combattuto, voleva andare anche lui a cercare Bella, ma non voleva farci correre rischi. Ci guardò uno per uno prima di parlare. -E va bene, ma Jasper, Esme e Rosalie rimarranno qui. Se non torniamo prima dell'alba veniteci a cercare. Va bene?- Tutti annuimmo e poi io uscii mentre Carlisle, Alice e Emmet salutavano i loro compagni. Mi raggiunsero all'entrata, proprio davanti al portone e insieme ci incamminammo nelle strade buie di Londra.


Intanto a Hogwarts.
Pov. Ron

Come ogni anno la professoressa McGranit e il professor Silente ci avevano raccomandato di non cacciarci nei guai, ma io a quanto pare ero l'unico tra noi tre a cercare di seguire questo consiglio.
Quella sera Hermione aveva trovato strano che Thonks avesse consegnato un messaggio a Isabella e che poi a noi nessuno avesse detto nulla. Fu cosi che mentre gli altri tornavano nella sala comune noi ci appostammo fuori in modo da poter controllare la porta di Isabella. Dopo un'ora finalmente lei uscii dalla sua stanza e noi la seguimmo.
Si diresse alla torre dell'orologio dove aprì un passaggio segreto. Appena lei l'ebbe attraversato ci precipitammo dentro anche noi prima che si chiudesse. Seguimmo Isabella nel corridoio attenti a non farci sentire poi quando lei varcò una porta noi sbirciammo nella piccola apertura rimasta.
La stanza nella quale Bella era entrata, notai grazie alle fioche luci all'interno, era immensa e piena di libri. L'habitat ideale per Hermione. In più alle nostre narici arrivava un odore strano, dolce e rilassante.
Quella notte assistemmo a qualcosa di incredibile: della figure incappucciate la accerchiarono e cominciarono a pronunciare parole strane, senza senso, che da basse diventarono sempre più strane.Ed una di loro era il preside in persona!
La cosa si faceva sempre più strana. Luci accecanti cominciarono ad apparire nella stanza.
Bella aveva gli occhi vacui come quando la professoressa Cooman aveva le visioni. Lugubre.
Quella che sembrava in tutto e per tutto una cerimonia rituale finì presto e una delle figure incappucciate si avvicinò a Bella. La prese in braccio e si avvicinò alla porta. Noi ci riscuotemmo in fretta e ci dirigemmo all'entrata. Hermione senza pensarci due volte prese il candelabro e lo voltò riaprendo il passaggio segreto. E senza fiatare tornammo nella nostra stanza.
Non sapevamo a cosa avevamo assistito, ma eravamo tutti e tre sicuri che nessuno di noi ne avrebbe parlato per molto tempo.

Pov. Carlisle

Emmet aveva ragione, non potevamo aspettare l'alba. Dovevamo andare subito a cercare Bella e se c'era una persona che poteva aiutarsi quella era Albus Silente, preside della scuola di magia a stregoneria da Hogwarts. Lui era l'unico che poteva aiutarci, perché se qualcosa di strano stava accadendo nel mondo magico lui doveva saperlo per forza. Cosi ci eravamo divisi e mentre Edward, Alice, Emmet ed io andavamo fuori gli altri sarebbero rimasti a casa ad aspettarci. Non era saggio per dei vampiri aggirarsi per Londra, soprattutto perché nell'ultimo periodo stavano succedendo cose molto strane, quindi era meglio tenere gli occhi aperti.
Speravo solo che Albus sapesse dirci qualcosa di più. Se quei mostri erano venuti a cercare Bella allora lui doveva sapere qualcosa per forza.
Ormai erano anni che non lo vedevo. Lo incontrai diversi anni fa, una trentina, mi ero recato a Londra per un congresso e avevo deciso di fare un giro per la città. Fu cosi che quella notte incontrai una giovane donna. Una strega. Stava per essere attaccata da un vampiro proprio davanti a me e per quanto fossi a conoscenza del fatto che nessuno dotato di buon seno si metterebbe tra un vampiro e la sua preda io lo feci.
Afferrai il vampiro da dietro, lui non mi aveva nemmeno sentito arrivare per quanto fosse concentrato, e lo gettai contro l'edifico vicino. Era un neonato, non provò nemmeno a combattere.
La strega, da prima stupita, mi ringrazio e mi invito a fare un giro. La strada era deserta. Arrivammo ad un pub, ma non entrammo. Lei si voltò verso il muro e premette alcuni mattoni. Io rimasi senza fiato e lei lo notò. -Non eri mai stato qui?- Io scossi la testa in segno di diniego. Ci mettemmo a parlare un po' e lei rimase stupita da quello che le raccontai su di me. Lei invece mi disse di chiamarsi Minerva e di essere una strega. Lavorava come insegnante nella scuola di magia che si trovava li a Londra. Fu grazie a lei che incontrai Albus Silente. Un uomo incredibile, strano e interessante. La scuola di Hogwarts, cosi mi avevano detto si chiamava, era incredibile e straordinaria. Minerva scrisse di me al preside che acconsentì ad incontrarmi. Cosi Minerva mi porto ad Hogwarts. Parlammo molto durante la mia permanenza nella scuola e anche lui rimase molto stupito da quello che gli raccontai su di me e la mia famiglia. Gli dissi molte cose, della mia vita da umano ,dei Volturi, di mia moglie e dei miei figli. E soprattutto di Edward. Delle mie preoccupazioni per lui che vedevo e ho sempre visto come il mio figlio prediletto e anche il più solo e lui mi disse di non preoccuparmi perché tutti prima o poi trovavamo la persona adatta a noi.
Lui mi parlò di se, dei suoi studi e della sua famiglia, dei suoi genitori e dei suoi fratelli.
Di come fosse diventato professore e successivamente preside della scuola. Mi parlò anche di alcuni dei suoi alunni, alcuni dei migliori per cui lui nutriva molta simpatia.
Mentre mi lasciavo andare a questi ricordi arrivammo in prossimità del pub che avevo visto anche la prima volta con Minerva. Era passato molto tempo, ma ancora ricordavo bene come riuscire a far muovere il muro. Da quella parte la via dei negozi era certamente vuota e buia.

L'unico modo che avevamo per arrivare alla scuola era un vecchio portale. Lo stesso dal quale io ero passato la prima volta per arrivare a Hogwarts.


Buon ferragosto a tutti, anche se un po' in ritardo. Questo è il mio regalo per voi.
Spero che abbiate passato una buona giornata.
Ho deciso di cancellare tutti i capitoli inutili cosi saprete sempre quando avrò aggiornato.
Comunque oggi è un giorno speciale, oggi è ufficialmente un anno che sono ufficialmente inscritta a questo sito e voglio ringraziare tutte le persone che hanno letto, recensito e inserito tra le ricordate/ preferite/ seguite.
Grazie a tutti.
Recensite e fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie e alla prossima.

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Capitolo 22
*** Cap 22 ***


Ecco il nuovo capitolo. Buona lettura.
Pov. Silente

L'incantesimo era stato sciolto con successo, Isabella aveva ricordato tutto. D'ora inanzi sarebbe stata in grado di difendersi da sola. Almeno non ci saremmo dovuti preoccuparci ogni secondo quando la perdevamo di vista.
Dopo che fu portata in camera sua io e gli altri ci ritirammo nel mio ufficio per parlare. Dovevamo decidere cosa fare, ora che Bella conosceva la verità sarebbe stato saggio farle seguire le lezioni a scuola, cosi da non attirare attenzioni sgradite.
Almeno per il momento era meglio non far sapere a nessuno cosa avevamo intenzione di fare.
La nostra riunione non durò molto, più che altro discutemmo di cosa fare non appena Bella si fosse alzata. Agrid avrebbe dovuto portarla a Diagon Halley a fare spese, in ogni caso non appena la situazione si fosse stabilizzata avevamo deciso di andare a cercare anche gli altri.
In realtà tutto dipendeva dai ricordi di Bella, se lei avesse saputo qualcosa di importante magari avremmo potuto riuscire a trovare gli altri più in fretta.
Non appena il mio ufficio si fu svuotato mia sorella entrò.  -Ariana, cara sorella, come sta Bella?-
Lei mi studiò per qualche secondo prima di rispondere. - Sta bene, Albus. Però avrà bisogno di riposare per un po'.- Si avvicinò alla finestra e guardò fuori, poi mi parlò con voce cupa. -Fonti certe mi riferiscono che alcune persone sono state viste ai cancelli della scuola. Sarebbe meglio mandare qualcuno a controllare, non credi?- Era molto strano. Chi poteva essersi avvicinato ai cancelli? Forse qualche babbano? Si forse era meglio mandare qualcuno a controllare. Ci avrei mandato Remus, almeno al contrario di Agrid non avrebbe spaventato nessuno e poi lui aveva da fare. Ma c'era qualcos'altro. Qualcosa che non c'entrava affatto con i nostri ospiti inattesi. -Sei arrabbiata con me Ariana?- Lei si voltò verso di me. -Non sono arrabbiata, solo vorrei sapere quali sono le tue intenzioni.- Mi stupii di quell'affermazione. Capitava raramente che Ariana si intromettesse in queste faccende. -Quali intenzioni?- Dissi mentre mi dirigevo verso di lei. -Lo sai.- Mi disse dura. Sapevo a cosa si stava riferendo, ma non volevo che si intromettesse in queste faccende. Anche se potevo capire che fosse preoccupata per Isabella non volevo che il suo buon cuore le impedisse di vedere le cose chiaramente. Isabella era una guerriera, una donna forte, una combattente. E poi aveva riacquistato tutti i suoi ricordi e le sue capacita, non c'era nulla da temere.
-Non temere. So sempre quello che faccio.- Lei mi guardò dritto negli occhi. Sapevo a cosa stava pensando. A quell'unica volta in cui avevo sbagliato e lei aveva pagato per me. Non me lo aveva mai rinfacciato, ma so che in fondo provava rancore per me. Sospirai e tornai alla mia scrivania. Fanny fece una specie di sbuffo dalla sua postazione, anche lei avvertiva la tensione tra me e Ariana.
-Sarebbe meglio se tu andassi a dormire fratello.- Detto questo se ne andò lasciandomi solo.
Le diedi ascolto e mi incamminai verso le mie stanze, ma decisi di passare prima da Isabella. Arrivai davanti la sua porta e la socchiusi. Doveva essere a letto. Mi guardai un po' attorno e ricordai quando li ci viveva sua madre, quanto mi manca la mia bambina, la mia adorata bambina.
Scacciai dalla testa quei brutti ricordi e mi diressi al piano superiore. Socchiusi la porta della camera da letto e la osservai. Aveva ritirato le coperte fin sopra la testa e si era messa in posizione fetale. Si vedeva solo la cima della testa. Chiusi la porta e me ne andai, ma prima sarei passato da Remus a dirgli di andare a controllare che non ci fosse nessuno intorno alla scuola.


Pov. Alice

Eravamo finalmente arrivati a destinazione e dopo esserci sistemati nella nuova casa discutemmo sul da farsi. Carlisle decise di dividerci in due gruppi cosi se lui, Ed, Emmet e io non fossimo tornati gli altri sarebbero venuti a cercarci. Senza dire una parola Carlisle ci condusse in un vicolo, proprio difronte al pub di cui ci aveva parlato. Nessuno di noi parlò. Carlisle sembrava perso in qualche lontano ricordo. Guardai mio fratello e lui mi fece un segno di diniego con la testa. Probabilmente sapeva a cosa stava pensando Carlisle, ma voleva lasciargli un po' di privasi. Chi sa cosa stava ricordando. Finalmente sembrò svegliarsi dal suo viaggio nella memoria e si voltò verso il pub. Proprio mentre stava per aprire la porta si fermò. C'era qualcosa di strano. Qualcosa nell'aria era cambiato, era diventata tutta un tratto opprimente, soffocante. Anche se non avevamo bisogno di respirare era difficile per noi rimanere li perché il nostro istinto ci diceva che per noi era meglio scappare.
Carlisle si voltò verso Ed che però gli fece un segno negativo. Probabilmente gli aveva chiesto se sentisse qualcuno intorno a noi, ma lui non doveva aver sentito nessuno. Strano. Ed si voltò verso di me e con la testa mi indicò un vicolo buio. Ci accucciammo li per non essere visti sfruttando la nostra vista, e quello che vedemmo ci scioccò.
Davanti a noi passarono delle figure oscure avvolte in neri mantelli.
Notai Carlisle irrigidirsi e una di quelle figure voltarsi verso di noi.
-Dobbiamo andarcene.- Noi non ci muovemmo. -Subito.- sibilò. Nessuno di noi riusciva a capire. Mi voltai verso le figure, mi sentivo strana come....non saprei dirlo. Vidi qualcosa di strano nelle figure, dai loro mantelli usciva qualcosa. Una mano putrefatta come quella di un cadavere. Mi sentii prendere in braccio da Edward e il vento in faccia. Era come se non avessi possesso del mio corpo, non riuscivo a muovermi. Ero cosciente, ma era come se fossi svenuta.
Sentii un dolce liquido entrarmi in bocca e scendere giù in gola. Quando ripresi pienamente conoscenza di me ero sdraiata su un divano nella vecchia casa di Carlisle. Jasper mi teneva con la testa sulle sue gambe e mi osservava con un una smorfia di dolore in viso. Aveva un bottiglia in mano. Sangue.
-Cosa mi è successo?- Sentii la mia voce uscire roca a causa dell'accaduto. Jasper mi baciò la guancia e mi aiutò a finire il contenuto della bottiglia. Poi gli chiesi di mettermi seduta. Io guardai gli altri e poi Carlisle. E lo esortai a parlare. -Le creature che abbiamo incontrato erano dissennatori. Creature orribili i dissennatori, si nutrono dei ricordi felici delle persone.-  Carlisle scosse la testa. -Alice ha bisogno di riposo. All'alba ci recheremo a caccia.- Senza aspettare oltre Jasper mi prese in braccio e mi portò in camera nostra. Era una bella stanza calda e accogliente. Con un letto a baldacchino in ferro battuto, le cui morbide coperte di un giallo oro molto caldo, simile al colore delle tende, toccavano il pavimento in parche di legno scuro. I comodini e il comò erano della stessa tonalità del parche. Jasper mi portò fino al letto e mi fece sedere sul bordo. Mi tolse le scarpe una ad una e cosi potei constatare la morbidezza del tappeto di pelo posto sotto il letto. Mi lasciai cadere all'indietro e atterrai su una marea di cuscini colorati.
Lui si stese accanto a me, si stese su un lato e prese ad accarezzarmi i capelli.
-Non sai che paura che ho avuto quando Edward ti ha portato qui in braccio. Ero cosi in pena per te. Ed cercava di entrare nella tua testa, ma Carlisle glielo ha impedito. Temeva sarebbe successo anche a lui, ma io non potevo impedirmi di sentire il tuo dolore, la tua paura.- Mi strinse a se e mi rintanai nel suo abbraccio. Quel caldo rifugio che amavo più di ogni altra cosa al mondo.
Mi baciò tra i capelli e mi sorrise. -Ti amo tantissimo.- Avrei pianto se avessi potuto. -Ti amo anche io.- Passammo così la notte, abbracciati in quel grande letto. Abbracciati, semplicemente abbracciati. Godendo l'uno della presenza dell'altro.

Grazie per aver avuto tempo di leggere il capitolo. Spero che vi sia piaciuto.
Comunque fatevi sentire, io spero di riuscire ad aggiornare presto.
Grazie e alla prossima.

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Capitolo 23
*** Cap 23 ***


~~Ecco il nuovo capitolo.
Buona lettura.

Pov. Bella

Stavo ancora sognando. Sognavo giardini in fiore, grandi balli, stanze sontuose. Sognavo un uomo, ma non riuscivo a vedere il suo volto. Lui si avvicinava a me, mi prendeva per mano e mi portava in giardino. Camminavamo lungo un sentiero e entravamo in un labirinto. Correvamo lungo il sentiero senza esitazioni e ridevamo, ridevamo felici. Arrivavamo al centro del labirinto e lì io guardavo il cielo. Era pieno di stelle, meraviglioso. Mi voltai verso di lui e gli sorrisi, ma lui era serio. Troppo serio. Mi preoccupai, cosa stava succedendo? Parlava, lui parlava, ma io non riuscivo a sentirlo.
Si avvicinò a me e mi diede un bacio, uno di quei baci che Edward non mi aveva mai dato e che non mi avrebbe mai dato. No, basta! Si allontanò da me e corse via. Io urlavo, gli urlavo qualcosa, forse di stare attento o forse di tornare da me, davvero non saprei dirlo perché proprio in quel momento mi svegliai. Sbuffai, certo che avevo un tempismo incredibile. Mi dovevo svegliare proprio sul più bello? Tipico, solo a me poteva capitare. Mi alzai lentamente dal letto molto lentamente, ero tutta dolorante. Mi affacciai alla finestra, gli studenti erano già svegli perciò doveva essere tardi. Mi chiesi come mai zia Ariana non fosse venuta a svegliarmi, ma probabilmente aveva preferito lasciarmi dormire dopo ieri sera. Andai in bagno e mi concessi un lungo e caldo bagno rigenerante. Riempii la vasca con dei profumatissimi sali alla lavanda e mi immersi nell'acqua bollente. Solo cosi potevo sperare di cancellare la stanchezza dal mio corpo e di dimenticare per qualche minuto i pensieri che mi turbinavano nella mente. Almeno per un po' avrei avuto una parvenza di pace. Finito il bagno mi avvolsi in un asciugamano e tornai in camera. Presi dei vestiti dall'armadio. Una delle divise della scuola. Mi vestii in fretta e poi mi guardai allo specchio.
I capelli erano bagnati cosi usai la magia per asciugarli. Comodo riavere i propri poteri.
Misi le converse nere e uscii dalla mia stanza. Appena scesa al piano di sotto il camino si accese e le tende si aprirono. Forte.
Presi una giacca e uscii, ma non mancai certo di salutare Lady Agata che si premuro di informarsi sulla mia salute. Poverina, doveva essersi preoccupata molto quando mi aveva visto rientrare in quelle condizioni pietose. La ringraziai e la lasciai. Quella sarebbe stata una giornata pesante e non c'era tempo da perdere. Percorsi la strada fino all'ufficio del nonno e utilizzando la parola d'ordine sboccai il passaggi segreto. Lui era li seduto dietro alla sua scrivania circondato da carte. Era molto concentrato, un po' mi dispiaceva disturbarlo. -Ciao nonno.- Lui alzò la testa e mi sorrise. Si alzò dalla sedia e mi venne in contro. -Buon giorno tesoro.- E mi abbracciò. -Come ti senti oggi?- Gli sorrisi. -Molto meglio grazie.-  Si staccò da me e tornò alla scrivania. -Scusa se non ti presto molta attenzione, ma ho molte cose da fare.- Lo seguii fino alla scrivania. -Senti  volevo chiederti se era possibile arrivare al villaggio oggi pomeriggio con alcuni ragazzi della casa grifondoro, piuttosto che solo con Agrid.- Lui mi riservò uno sguardo indagatorio dal retro delle sue lenti. -Certo, Agrid vi accompagnerà.-   Annui. -Bene. Ora scusami ma devo propri andare. Ho delle cose molto importanti da fare.-  Lui inclino la testa di lato e mi osservò. -E cos'è che devi fare esattamente?-  Ecco e adesso? Vai Bella sfodera le tue armi segrete. Menti....o almeno provaci. -Devo sistemare alcune faccende. Non preoccuparti per me. So cavarmela benissimo da sola.- Uscii dal suo uffici sentendomi ancora il suo sguardo addosso. Mi diressi verso il lago attenta a non essere seguita. Forse sarebbe stato meglio aspettare la sera, ma ero cosi impaziente di sapere la verità. Ora che avevo di nuovo tutti i miei poteri non avrei corso alcun rischio. Mi avvicinai al bordo del lago e lo osservai come se dalla superficie dell'acqua fossero potute uscire tutte le risposte ai miei problemi.
Sospirai. -Che idiozia!- Dissi rivolta a me stessa. Poi mi sedetti li, in riva al lago, aspettando neanche io saprei dire che cosa. In quel momento mi tornò in mente la canzone della sirena.

Se giù nel Lago scenderai,
ciò che da molti è agognato troverai.
Ma bada che un tributo lasciar dovrai,
oppure un prezzo ancor più alto pagherai.
Se nei nostri abissi ti inoltrerai,
ciò che ti spetta allora riotterrai.
Giù nel Lago a un castello arriverai,
e li ciò che cerchi troverai.
Da sola tu li giungerai,
perché la prova solo tu affrontar potrai.
La regina li ti aspetterà,
e lei con il suo canto ti saprà guidar.
Cerca sempre le sirene di seguir,
cosi non dovrai temer di perir.


La filastrocca era abbastanza chiara: dovevo scendere giù negli abissi del lago per recuperare qualcosa , ma cosa? Forse avrei dovuto chiedere aiuto al nonno, ma qualcosa mi diceva che lui avrebbe insistito nel dire che era solo una sciocchezza e che avrei dovuto ignorarla. Ma non potevo.
La sirena diceva inoltre che avrei dovuto pagare un tributo altrimenti avrei pagato un prezzo più alto, beh qui non c'è molto da capire.
La filastrocca diceva che avrei riavuto qualcosa che mi spettava, forse un tesoro di famiglia? Probabile.
Per quanto riguarda il castello negli abissi...chi sa com'era? E la regina come sarebbe stata?
C'era un unico modo per scoprirlo ed era immergersi, ma......proprio quando ero decisa a tuffarmi una voce mi fermo.
-Isabella.- Mi voltai, Andrius era davanti a me e mi osservava attentamente.

 

Spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto.
Alla prossima.

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Capitolo 24
*** Cap 24 ***


~~Ecco il nuovo capitolo.
Spero vivamente che vi piaccia.

Pov. Bella

Andrius era davanti a me e mi osservava attento.
-Non farlo bambina.- Come? -Non fare che cosa?- Lo fissai. -Non dare retta alle sirene. Sono creature ingannevoli e crudeli. Non fidarti di loro Isabella.- Si rivolse a guardare il lago e ancora con lo sguardo perso mi parlò -Ti aspetto questa sera dopo cena. Vorrei mostrarti qualcosa.-
Accidenti. -Mi dispiace ma questa sera proprio non posso.- Lui mi fissò. -Ho promesso ai miei amici che sarei stata con loro questa sera dopo essere tornati dal villaggio.- Mi fissò ancora. -Si credo che uscire ti farà bene.- E a quel punto se ne andò.
Forse aveva ragione, magari le sirene non erano proprio delle creature raccomandabili, ma io dovevo sapere cosa ci fosse in quel lago.
Mi alzai, ci avrei pensato dopo ora dovevo tornare in camera.
Salutata Lady Agata entrai in camera mia e raggiunsi lo studio. Mi sedetti alla scrivania e presi carta e calamo. Scissi una lista di tutto ciò che mi serviva. Primo tra tutti del denaro, ma il mio non era nella banca dei maghi era in un altro posto accidenti.
Era il momento di riprendere il controllo della mia vita.
Presi della carta da lettere e scrissi velocemente poche righe.

Carissimo Atticus,
spero che questa lettera ti trovi bene.
Ti scrivo per avvertirti che sono tornata e che ho di nuovo bisogno dei tuoi servigi.
Sono ad Hogwarts in questo momento, ma conto di raggiungere al più presto il mio rifugio sicuro.
Se dovessi ricevere questa lettera ti prego di raggiungermi presto dove tu sai in caso tu fossi impossibilitato nel partire ti pregherei di mandarmi Lucius. Devo sistemare alcune faccende e solo uno di voi due può aiutarmi.

I miei più cordiali saluti
Diana, ultima discendente della stirpe reale delle streghe.

Chiusi la lettera e la spedii, loro erano gli unici a potermi aiutare. Il punto adesso era partire. Dovevo convincere il nonno a lasciarmi andare. Sarebbe stato difficile, ma ci sarei riuscita. Dovevo riuscirci.
Presi la lettera e la imbustai. Poi uscii di nuovo dalla mia stanza dirigendomi alla torre dei gufi. Spedii subito la mia lettera con uno dei gufi della scuola. Rimasi li ancora un po' a guardare l'esterno. Sembrava tutto cosi calmo, ma in cuor mio sapevo che presto sarebbe accaduto qualcosa.
Tornai al castello e mi diressi ancora nella mia stanza quando...
-Hey Bella!- Hermione era appena uscita dalla sala grande e mi chiamava.
-Hey Hermione, che c'è?- Lei mi sorrise in modo strano. -Volevo solo dirti che noi usciamo da qui verso le quattro, ti aspettiamo alla torre dell'orologio, ok?- Annuii e raggiunsi la mia stanza. Guardai l'orologio, erano le due. Avevo saltato il pranzo. Peccato, ma avrei mangiato più tardi. Tornai fare la mia lista e quando fu completa erano ormai le tre e un quarto.
Raggiunsi l'ufficio del nonno. -Nonno?- Lo chiamai. -Bella, di nuovo qui?- Mi voltai verso di lui e gli sorrisi, era intento a leggere. -Senti nonnino avevo dimenticato di chiedertelo, ma mi servirebbero un po' di soldi finché non recupero i miei.- Lui annui e si alzò. Raggiunse la sua scrivania e mi consegnò un sacchetto.
-Questo l'ho fatto prendere dalla tua cassetta di sicurezza. Quella che tua madre e tuo padre crearono per te.-
Presi il sacchetto dalle sue mani e mentalmente ringraziai quei genitori amorevoli che non avevo avuto la fortuna di conoscere.
Ringraziai anche il nonno e me ne andai.
Erano le tre e mezza cominciai a dirigermi verso la torre dell'orologio.


Spero che vi sia piaciuto.
Grazie per averlo letto e alla prossima.

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Capitolo 25
*** Cap. 25 ***


Ecco il nuovo capitolo. Sono a casa malata quindi ne approfitto per scrivere qualcosa.

Almeno mi distraggo un po'.

Comunque spero tanto che vi piaccia,

 

 

Pov. Bella

 

Era bello passare un pomeriggio diverso dagli altri. Mi divertii un sacco quel giorno e mi distrassi almeno un po' dai dubbi che mi stavano affliggendo.

Atticus avrebbe ricevuto la mia lettera?

Il nonno mi avrebbe lasciato andare?

Probabilmente no, ma ci avrei pensato dopo. Ora, giustamente voi vi starete chiedendo: chi è questo Atticus? Ebbene mentre ripensavo a dove avevo nascosto tutti i miei beni e documenti, avevo ricordato a chi avevo affidato la cura dei miei affari. Atticus era un ghoul a cui avevo affidato la cura dei miei affari. Non lo vedevo da molto e l'unica possibilità che avevo di rintracciarlo era contattarlo nella mia vecchia magione e sperare che lui fosse ancora li. Ero cosi persa nei miei pensieri che non mi ero accorta che eravamo arrivati al villaggio. -Bella. Hey Bella ci sei?- Hermione mi stava chiamando. -Si scusa è che stavo pensando a tutto quello che devo comprare.-

Lei mi sorrise e continuò. -Allora seguirai le lezioni con noi?- Tutti si voltarono verso di me. In effetti ero li già da qualche giorno, ma io e il nonno non avevamo parlato di ciò che avrei dovuto fare. Anche se più che seguire le lezioni io avrei potuto darle. Risi all'idea e tutti si accigliarono. Arrossii. -Scusate è che pensavo che più che seguirle le lezioni potrei entrare nel corpo insegnante. Io pratico la magia da molto più tempo di voi.- Ron mi guardò. Credevo fossi cresciuta con i babbani.- Mi irrigidii ed Hermione tirò una gomitata a Ron. -È una questione complicata, molto complicata.- Nessuno mi fece più domande sull'argomento. -Allora – continuò Ginny -cosa devi comprare?- Feci due rapidi conti. -Vediamo, della carta da lettere e una piuma prendi appunti ed altra roba.- Harry annuì. -Bene allora prima andiamo da Mondomago.-

Cosi arrivammo davanti un negozietto molto vecchio, quasi abbandonato. La nostra entrata fu segnalata dal cigolio della porta e dallo scricchiolio delle assi del pavimento. Dietro il bancone c'era un vecchio uomo basso e molto magro. Aveva addosso una veste color verde e sopra un camicione color lavanda. Aveva i capelli bianchi ordinatamente pettinati in una treccia e aveva una barba che non arrivava a toccare il petto. Gli occhietti grigi ci fissarono attenti. -Cosa posso fare per voi cari ragazzi?- Era molto cordiale. -Buon pomeriggio. - Mi feci avanti. -Avrei bisogno di alcune cose. Per cominciare mi servirebbero dei guanti di pelle di dragho.- L'uomo si mosse da dietro il bancone e raggiunse uno scaffale vicino l'ingresso. Prese una scatola e tornò al bancone posandovela sopra. La aprì e ne tirò fuori un paio di guanti. -Sei fortunata ragazza questo era l'ultimo paio. Poi cosa ti serve?- Allora... -Vediamo, mi servirebbe un set di provette di cristallo o vetro, una bilancia d'ottone, un telescopio e un calderone.- Il vecchietto continuò a muoversi mentre io parlavo prendendo tutto ciò che gli avevo chiesto e mettendolo sul bancone. -È tutto mia cara?- Però, altroché se era veloce! Altro che vecchietto! -Si la ringrazio.- tirai fuori il sacchetto di monete e pagai il conto.

Uscii da Mondomago molto soddisfatta. Poi passammo in un altro negozio, una sorta di cartoleria per maghi: Scrivenshaft. Lì comprai una bellissima piuma rossa con delle striature nere, una piuma prendi appunti dello stesso colore ma con delle striature dorate e della carta da lettere con buste.

Una volta usciti dal negozio i ragazzi proposero di andare a bere una burrobirra calda. Accidenti erano anni che non ne bevevo una. Ricordai il suo gusto dolce sul palato e tutte le volte che l'avevo bevuta insieme ai miei amici e alla mia adorata sorella. Ci accomodammo ad un tavolo del pub, "I tre manici di scopa", più in ombra rispetto ad altri e posai a terra il calderone con dentro tutte le mie compere.

Una donna venne da noi per prendere le nostre ordinazioni. Tutti prendemmo della burrobirra, ma Hermione ci volle dello zenzero mentre io della verbena.

-Verbena nella burrobirra?- Mi chiese Harry. -Beh a me piace.- Dissi stringendomi nelle spalle.

Hermione mi guardò come se sapesse che c'era qualcosa di più ed in effetti c'era. Ero nata in un periodo in cui il terrore dei vampiri ci spingeva a tutto. Io e gli altri custodi avevamo sangue di lupo e veleno di vampiro nelle vene e cosi per non essere avvelenati con della verbena o dello strozzalupo decidemmo di cominciare ad ingerirne piccole quantità poco per volta. Fu cosi che sviluppammo una sorta di immunità ad entrambe. Certo però questo non potevo raccontarlo senza dire tutto il resto ed anche se ero certa di potermi fidare di loro non riuscivo a parlarne e poi quel luogo non mi sembrava il posto migliore.

Bevemmo le nostre burrobirre continuando a parlare del più e del meno. Erano le sei quando decidemmo di tornare indietro, ma io non avevo ancora voglia di ritornare. Sarei voluta rimanere ancora, ma era impossibile. Decisi che sarei uscita l'indomani mattina molto presto, cosi nessuno mi avrebbe visto.

Alle sei e mezzo eravamo al castello.

-Noi andiamo nelle nostre stanze.- Annuii verso Ginny. -Ok allora ci vediamo a cena. Vado a sistemare i miei acquisti.- Ci salutammo e mentre loro entravano nella sala comune di Grifondoro io andai in camera mia per sistemare tutti i miei acquisti.

Alle sette e mezza scesi per la cena e poi andai nella sala comune con i ragazzi, mi divertii un mondo quella sera con loro.

 

 

 

 

Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere che cosa ne pensate. Per favore!!!!

Spero che anche gli ultimi due capitoli vi siano piaciuti.

Comunque volevo anticiparvi che a breve ci sarà questo benedetto incontro con i Cullen.

Comunque grazie e alla prossima.

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Capitolo 26
*** Cap 26 ***


Ecco il nuovo capitolo.

Buona lettura.

 

Pov. Bella

 

La mattina dopo mi svegliai di buon ora. Feci un bel bagno e mi vestii. Indossai una divisa con una delle divise della scuola. Presi lo zaino e ci misi dentro il mio denaro della carta e delle piume. Afferrai uno dei mantelli appesi all'appendiabiti vicino alla porta.

Uscii dalla mia stanza facendo attenzione a non svegliare Lady Agata e poi mi diressi all'entra. Sarei voluta andare subito al villaggio, ma prima volevo godermi un po' la pace della scuola mentre tutti ancora dormivano. Attenta che nessuno mi vedesse mi diressi in biblioteca. Azionai il meccanismo segreto ed entrai. Non sarei voluta andare in biblioteca perché Andrius non voleva che interagissi con le sirene. Ma con chi credeva di avere a che fare!? Io ero Diana la più potente delle streghe. Niente a questo mondo poteva farmi paura. Soprattutto un branco di pesciolini.

Entri in biblioteca, stavano ancora tutti dormendo. Mi avvicinai alle scale, la sezione Animali fantastici era al piano di sopra, e fu in quel momento che notai una pergamena che pendeva dal candelabro che stava tra le due porte. Srotolai la pergamena e lessi il messaggio. Era di Andrius.

 

 

Carissima Isabella,

questioni urgenti, da sbrigare in nome del mio signore, hanno richiesto la mia presenza a Londra.

Perdonami se non ti ho avvertito prima, ma subito dopo il nostro incontro ho ricevuto un messaggio piuttosto urgente. Non mi dilungherò troppo, ne riparleremo al mio ritorno. Fino a quel momento ti pregherei di tenerti fuori dai guai.

A presto, Andrius.

 

Riavvolsi la pergamena e tirai un sospiro di sollievo. Non avrei avuto problemi.

Raggiunsi la sezione giusta e cominciai a cercare un libro sulle sirene. In realtà sapevo tutto sull'argomento, ma credevo che magari leggere quel benedetto libro avrebbe aiutato.

Presi ciò che cercavo e me ne andai prima che gli alti si svegliassero.

Dopo essere uscita dalla biblioteca mi diressi verso i cancelli e uscii. Il mantello mi avvolgeva perfettamente ed il cappuccio mi proteggeva il volto dalle leggere raffiche di vento che andavano ormai scemando.

La scuola stava per svegliarsi ed io ormai ero prossima al villaggio. Arrivata li mi diressi al pub in cui ero stata con i ragazzi e ordinai la mia bevanda preferita con una fetta di torta. Ringraziai la cameriera e cominciai a consumare la mia ordinazione mentre leggevo il libro.

Finii di mangiare e pagai. Poi mi diressi fuori, non volevo stare seduta. Avevo bisogno di camminare e farlo mi aiutava a pensare. Pensai a come trovare ciò che c'era nel lago. L'unico modo era lanciare su me stessa un incantesimo per respirare sott'acqua e scendere nelle profondità del lago nero. Però avrei anche potuto usare dell'alga branchia. L'unico luogo dove avrei potuto trovarne era il castello, ma poi qualcuno lo avrebbe trovato sospetto. Optai per l'incantesimo.

L'incantesimo Testabolla, faceva al caso mio. Decisa a portare a termine la mia missione tornai verso il castello. Mentre percorrevo la strada del ritorno sentii il rintocco dell'orologio. Era ormai ora di pranzo. Sarebbero stati tutti preoccupati per la mia assenza.

Mi diressi verso la rimessa delle barche e come la prima volta mi sedetti sul muretto con le gambe penzoloni sull'acqua.

Lanciai l'incantesimo Testabolla su me stessa, non avevo mai avuto bisogno di una bacchetta, poi tolsi le scarpe, il mantello, la giacca e la cravatta. Rimasi a guardare la superficie del lago ancora per qualche minuto poi mi buttai.

Lasciai che l'acqua mi avvolgesse poi cominciai a riprendere il controllo del mio corpo.

Cominciai a nuotare verso il fondo del lago e dopo quelle che mi parvero ore intravidi delle costruzioni. Sul fondo del lago c'era un castello. Un immenso e bellissimo castello.

Fuori dalla costruzione stavano delle guardie, dei tritoni armati di lancia che appena mi videro le incrociarono per bloccarmi l'accesso al portone centrale. Non dovetti pensare all'ungo per riportare alla mente la lingua delle sirene. La mia voce era ferma e decisa quando parlai.

-Io so Diana, custode delle streghe. Sono qui per parlare con la vostra regina. Portatemi da lei.-

Le guardie si guardarono e poi annuirono verso di me. Le porte si spalancarono e davanti a me si presentò un mare di marmo verde. L'atrio era pieno di colonne che continuavano per un lungo corridoio. Entri nel castello e una delle guardie mi porse la mano perché io potessi prenderla per essere più veloce. Accettai l'invito e mi lasciai portare dai tritoni fino ad arrivare davanti ad un portone di legno massiccio. Mi dissero di aspettare poi entrarono. Dopo qualche minuto le guardie uscirono dal portone e mi diedero il permesso di entrare.

All'interno della sala, un tripudio di stucchi d'oro e armo verde, i cortigiani mi osservavano incuriositi. Io non degnai nessuno di loro di uno sguardo. Puntai lo sguardo verso il centro della sala

proprio sulla regina. Se ne stava sdraiata su un triclino circondata e venerata da tutto e tutti.

Quando entrai lei si alzò, con molta calma e l'eleganza degna di una regina. Le sirene non godevano di grande fama presso le streghe, ciononostante lei era le regina delle sirene ed io,per quanto fossi superiore, come sua ospite le dovevo il massimo rispetto. Mi avvicinai alla regina e ci inchinammo l'una verso l'altra. Poi lei cominciò a parlare, ma in verità lei non parlava. La sua voce era qualcosa di magnifico, qualcosa di magico che però nascondeva qualcosa di orribile. La voce delle sirene era fatta per attirare gli uomini, ma sulle donne non funzionava. -Dalla tua presenza qui, Diana, deduco che la mia fidata Ithia ti abbia riferito il messaggio.- Io annuii. -Si e ti ringrazio per averla mandata da me. Se non lo avessi fatto probabilmente non avrei mai saputo ciò che il lago nascondeva.- Lei annuì pensosa. -Probabilmente.- Disse, poi si voltò verso Ithia e le fece un cenno. Lei si alzò dal pavimento di marmo e cominciò a cantare quella dolce melodia.

 

Se giù nel Lago scenderai,

ciò che da molti è agognato troverai.

Ma bada che un tributo lasciar dovrai,

oppure un prezzo ancor più alto pagherai.

Se nei nostri abissi ti inoltrerai,

ciò che ti spetta allora riotterrai.

Giù nel Lago a un castello arriverai,

e li ciò che cerchi troverai.

Da sola tu li giungerai,

perché la prova solo tu affrontar potrai.

La regina li ti aspetterà,

e lei con il suo canto ti saprà guidar.

Cerca sempre le sirene di seguir,

cosi non dovrai temer di perir.

 

-Ora- disse la regina – per trovare ciò che cerchi devi inoltrarti negli abissi più profondi del Lago Nero. Li troverai una caverna al cui interno c'è qualcosa che ti appartiene. Qualcosa che è rimasto nascosto nell'attesa che tu tornassi a prenderlo. È stata la tua ultima madre a nasconderla.- Mi irrigidii. -Cassandra, credo si chiamasse. È corretto?- Io annuii e lei, non aspettandosi commenti continuò a parlare. -Poco dopo la tua nascita capirono subito che tu eri la nuova reincarnazione della regina Diana. Tua madre, allora, gettò nel lago qualcosa che voleva nessuno trovasse. Voleva che fosse al sicuro fino a che tu non avessi compiuto diciotto anni.- Disse. -Ora, per arrivare al tuo obbiettivo sarò io stessa a guidarti.-

 

 

Questo era il nuovo capitolo. Chiedo scusa a tutti quanti per non aver dato notizie per tanto tempo.

Ci sentiamo presto.

Ora commentate e fatemi sapere cosa pesate di questo nuovo capitolo.

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Capitolo 27
*** Cap 27 ***


Ecco il nuovo capitolo.

Buona lettura a tutti voi e grazie per il tempo che dedicate a me e al mio lavoro.

 

Pov. Bella

Dopo aver parlato con la regina la seguii fuori dal castello. Credevo che la sua corte ci avrebbe seguiti, ma quando mi voltai verso il castello non vidi nessuno. Il lago era abitato da una miriade di pesci che si scansavano timorosi al nostro passaggio. La regina nuotava sicura davanti a me facendomi strada mentre accanto a lei dei pesci luminescenti le illuminavano il cammino. Non è che mi avesse dette dove stavamo andando. Aveva semplicemente detto -Seguimi.- ed io molto semplicemente mi ero limitata a farlo.

Osservai il fondale marino attorno a me: piante fosforescenti e dotate di vita propria ricoprivano l'intero fondale insieme a pietre, conchiglie e quelli che sembravano coralli anche se strani.

Sapevo molto bene quali creature abitassero nel lago. Oltre i pesci e le sirene molte altre creature abitavano quelle acque, ma fino a che fossi rimasta con la regina nessuna di loro mi avrebbe attaccata. Comunque se avessero provato ad attaccarmi sarebbero finiti molto male.

Non si voltò mai a controllare se la stessi seguendo, semplicemente diede per scontato che lo stessi facendo. Infondo era una una cosa normale. Chi non avrebbe voluto arrivare infondo a quella storia?

Non mi accorsi neppure che eravamo arrivate ad un altro castello, per quanto ero persa nei miei pensieri. Questa nuova costruzione era posizionata ancora più in basso del primo. E al contrario di quest'ultimo era disabitato. Quelle che un tempo erano le torri erano quasi del tutto crollate, intere pareti risultavano distrutte e molte creature marine ne avevano fatto la loro casa.

La regina si fermò qualche metro prima dei cancelli. -Quello che vedi è il vecchio palazzo delle sirene. È stato allungo la nostra casa, ma sfortunatamente è andato distrutto dopo una recente battaglia. È impossibile riuscire a ripararlo, perciò stiamo lasciando che sprofondi per poi ricoprirlo di nuovo. Nessuno di noi ha il coraggio di distruggerlo. I nostri fratelli e le nostre sorelle sono ancora li.- A quel punto capii. Evidentemente durante la battaglia il castello era rimasto distrutto e chi non era riuscito a scappare era ancora li. Guardai, attenta che non mi vedesse, il volto della regina per cercare dolore o turbamento, ma vi trovai solo rassegnazione.

Prima che potessi chiedere cosa dovessimo fare li, lei riprese a parlare.

-Dopo che tua madre mi disse cosa fare io pensai allungo a come procedere perché solo tu potessi prendere possesso del tesoro. Sei venuta fin qui e hai raggiunto il castello.- Annuii. -Io però non posso andare oltre. Devi andare da sola.- Credevo che avrebbe detto qualcos'altro, ma invece si voltò per andarsene. -Aspetti, maestà!- Lei si fermò e si voltò verso di me. -Cosa devo fare ora?- Le chiesi incredula del fatto che volesse lasciarmi li da sola. -Non preoccuparti. Li dentro c'è qualcuno che può aiutarti.- Mi guardò per un ultimo istante poi si volse verso le rovine. In quel momento credetti che avesse visto qualcosa dietro di me, dato il suo sguardo, ma quando mi voltai anche io non vidi nulla. Tornai a guardare la regina, ma se ne era già andata. Rimasi li per qualche istante a fissare il punto dove era stata fino a qualche momento prima poi mi riscossi.

Mi voltai verso il palazzo in rovina e aprii il cancello. Mi diressi verso il portone del palazzo. Era caduto a terra. Ci passai sopra e mi incamminai per i corridoi del palazzo. Non sapevo cosa fare. Non sapevo dove andare. Non sembrava esserci nessuno nel palazzo, nessuno oltre i pesci.

Ormai ero completamente al buio, neanche la luce dei coralli riusciva a penetrare il buio nel quale oramai mi trovavo. Ci vedevo abbastanza bene al buio. Evidentemente il mio sangue di vampiro si stava facendo di nuovo sentire. Meglio cosi.

Continuai a camminare per quelle che mi parvero ore, poi lo sentii.

Era un canto dolce e soave, ma non era come il canto della cortigiana della regina. Questa era una melodia più soave, era fatta per prenderti. Era stata creata per attirarti sul fondo dell'oceano e non lasciarti più andare. Certo su di me il canto delle sirene non aveva alcun effetto, ma sapevo che quel canto era per me quindi.......

Seguii il canto della sirena fino a quella che sembrava un'immensa sala da ballo o che almeno una volta doveva esserlo stata. Il soffitto una volta era composto da un'immensa cupola di vetro dalla quale si poteva osservare lo svolgersi della vita in fondo al mare. Praticamente un gigantesco acquario con dentro un altro acquario. Bizzarro è bizzarro.

Al centro della sala da ballo vi era un trono di legno intagliato dipinto d'oro. Sulla seduta stava una sirena. Era praticamente la versione invecchiata della regina delle sirene. Era bella, ma di una bellezza diversa. Una bellezza matura, ma stanca. Aveva un bel volto senza rughe, ma la sua espressione seria e la sua postura rigida e composta la facevano apparire più vecchia di quanto non fosse.

Mi fissava da quando ero entrata nella sala, studiandomi attentamente come io facevo con lei.

Parlando si alzò dal trono. -Benvenuta mia cara. Io sono Milla. Forse ti starai chiedendo chi sono, ebbene io sono la madre della regina delle sirene. Vedi dopo la grande battaglia fui incolpata della morte di molti componenti della mia corte. A quel punto non mi rimase altro da fare se non abdicare in favore della mia unica figlia e lasciare definitivamente il mio popolo ormai trasferitosi nella nuova reggia.- Io ero scioccata da tutte quelle informazioni. -Incontrai tua madre molti anni fa e lei mi diede una cosa per te.- Si voltò e mi fece senno di seguirla. Ci addentrammo per altri corridoi fino a che non arrivammo ad una porta. Poi ci fermammo. -Ho pensato allungo a come metterti alla prova per accertarmi che tu fossi veramente Diana. Poi mi è venuto in mente che un modo c'era, ossia sfruttare ciò che a noi sirene riesce meglio: il canto.- Detto ciò rimase qualche minuto a guardare l'espressione sul mio volto che doveva essere un misto di trepidazione e confusione. Poi guardò la porta ed io con lei. Quando mi voltai di nuovo la regina era sparita e proprio quando stavo per chiamarla un dolce canto riempì tutto il palazzo.

 

Hai dato prova di coraggio a venir si,

ma non creder che sia finita qui

La regina or tu seguirai

e con il suo aiuto non fallirai

Ora tu la porta aprirai

e negli abissi più profondi ti inoltrerai

Ad una grotta arriverai

e li ciò che tu cerchi troverai

Ma un tributo tu devi lasciar

se dal Lago Nero vuoi tornar.

 

Non era stato come il canto precedente. Questa volta era stato più inquietante. Non tanto per le parole, ma per il tono della voce della regina. Era lugubre, spaventosa. Aveva perso ogni traccia della dolcezza mostratami in precedenza. Cominciavo a pensare di non dovermi preoccupare de qualcosa all'interno della grotta, ma proprio della regina.

Dopo che il canto fu finito ,comunque, mi volsi verso la porta e la aprii.

Mi ritrovai in un luogo buio. Io ci vedevo bene al buio certo, ma preferii creare delle bolle di luce questa volta. Ero nelle profondità del lago, ancora di più rispetto a prima.

Cominciai a nuotare cercando la famigerata grotta e finalmente dopo molto tempo riuscii a trovarla.

La grotta era circondata da coralli luminescenti di ogni colore. I pesci però si comportavano in modo strano: stavano bene attenti a non avvicinarsi troppo all'imboccatura della grotta. Qualsiasi cosa ci fosse li dentro ne avevano molta paura. La cosa si faceva preoccupare.

Cominciai a dirigermi verso l'entrata della grotta e senza esitazione vi entrai.

Le pareti della grotta erano ricoperte di coralli che illuminavano con una luce soffusa ma abbastanza potente l'intero ambiente. Spensi le bolle di luce facendole scomparire con un gesto della mano.

Il corridoio che mi accingevo a percorrere sembrava molto lungo, ma non avevo molta scelta.

Non incontrai bivi davanti a me e ne fui felice visto che non avrei saputo da che parte andare.

Continuai a nuotare per non so quanto tempo fino a che non sentii un rumore strano. Era a metà tra un ringhio e il rumore delle fusa di un gatto. Lo sentii di nuovo, questa volta il suono era più allungato. Ascoltandolo meglio mi resi conto che non era solo un suono, ma era una voce. Qualcuno stava parlando, ma non riuscivo a capire che lingua fosse. Quando vivi tanto a lungo da imparare tutte le lingue e tutti i dialetti del mondo capita.

Chiunque fosse continuava a parlare mentre io cercavo di capire che accento fosse. Mentre mi avvicinavo la voce si faceva mano a mano sempre più chiara e le parole dal suono sconosciuto cominciavano a diventare più chiare alle mie orecchie. La lingua sconosciuta era in realtà la lingua delle sirene. Alla corte la regina e poi sua madre mi avevano fatto l'onore di parlare la mia lingua, ma questa volta la creatura in questione usava una lingua più antica. Una lingua che le sirene custodivano gelosamente e che concedevano di apprenderle solo ai cavalieri delle sirene.

Un ordine di persone, abitanti della terraferma, che si occupavano delle faccende delle sirene quando loro non potevano farlo. In cambio le sirene gli concedevano di apprendere tutti i loro segreti. L'ordine delle sirene fu sterminato molti secoli fa perché i maghi sostenevano avessero troppo potere. Quindi li eliminarono tutti e si impossessarono degli scritti donatigli dalle sirene per apprenderne i segreti. Durante la mia lunga vita avevo avuto l'onore di conoscere molti membri dell'ordine che si erano uniti a me. Mi occupai personalmente di salvarli durante le grandi rivolte e dopo la loro morte presi sotto la mia ala le loro famiglie.

Riscossami dai miei pensieri mi accinsi ad andare avanti. Svoltato un angolo mi trovai davanti una scena incredibile. Davanti a me ra una creatura strana: aveva il corpo di un uomo, ma dalla sfumatura verdastra. Braccia e gambe erano ricoperte da una serie di tatuaggi sul blu. Riconobbi alcuni di quei simboli, si trattava di antiche rune per accelerare la guarigione o per parlare e capire tutte le lingue del mondo. Sulla schiena aveva dei tentacoli blu, come quelli di un polpo e sulla gola aveva le branchie. Non riuscivo a vedere con chi stesse parlando perché mi dava le spalle, ma dovette sentirsi osservato visto che si voltò verso di me.

Non disse nulla mi sorrise e basta. In quel momento potei notare con chi stava parlando.

Un piccolo vortice posava su una roccia e da li spuntava un volto a me purtroppo noto.

-Ciao Isabella.- Sospirai. -Ciao nonno.-

 

 

 

 

Questo è il nuovo capitolo. Spero tanto che vi sia piaciuto.

Fatemi sapere cosa ne avete pensato.

Grazie a tutti e arrivederci a presto.

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Capitolo 28
*** Cap 28 ***


Ecco il nuovo capitolo.

Buona lettura.

 

 

Pov. Silente

 

Quella mattina non vidi Isabella a colazione, ma pensai che forse era molto stanca visto che la sera precedente aveva fatto tardi con i suoi nuovi amici. Non la vidi neanche a pranzo e allora cominciai a preoccuparmi. Preoccupato mi recai verso le sue stanze, quelle che un tempo erano state della mia compianta e amata figlia. Lady Agata ed io ci scambiammo un saluto e poi lei mi lasciò passare. Il salotto era vuoto perciò pensai che magari Isabella fosse in camera sua. Che stesse ancora dormendo a quell'ora cosi tarda? Salii le scale e mi voltai verso la scrivania dello studio, ma non era neanche li. Arrivato in cima bussai alla porta della sua stanza, ma quando non ricevetti alcuna risposta mi permisi di aprire. Il letto era sfatto, il pigiama buttato a terra, l'armadio era aperto e una delle divise era mancante, come lo zaino.

Doveva essere uscita molto presto, ma per andare dove?

Uscii in fretta dalle stanze di Isabella. Lady Agata non mi aveva detto nulla quindi lei non poteva saperlo. Andrius non c'era e mi aveva detto che l'avrebbe avvertita. Dove poteva essere?

Andai comunque in biblioteca per essere sicuro e feci recapitare un messaggio nella sala comune di Grifondoro per chiedere se qualcuno l'avesse vista. Superato il passaggio segreto arrivai presto nella biblioteca. La chiamai, ma non era li. -Non è qui Albus.- Mi voltai verso Everard. -Allora lei dov'è?- Lui mi sorrise. -È venuta qui questa mattina presto. Credeva che tutti dormissimo, ma io ero già sveglio. Ha letto il messaggio di Andrius, ha preso dei libri e se ne è andata. Non so altro.- Io annuii e pensieroso mi diressi verso la porta. Proprio mentre stavo per andarmene Everard mi richiamò. -Albus.- Mi voltai. -Non so quanto possa esserti d'aiuto, ma Andrius mi ha detto che era stata avvicinata da delle sirene. Pensavo dovessi saperlo.- Le sirene, ma certo! Avrei dovuto pensarci prima. Era sicuramente andata nel Lago Nero a recuperare ciò che sua madre aveva nascosto.

Poco dopo la nascita di Bella avevamo ricevuto un vecchio baule con all'interno oggetti appartenenti alla custode delle streghe. Cassandra non mi disse mai cosa trovò all'interno di quel baule, non volle dirmelo. Dopo la sua scomparsa pensai che l'avrei trovato in casa sua, ma non era li. Nella lettera che mi aveva lasciato nel caso qualcosa fosse accaduto diceva che se ne era sbarazzata per evitare che qualcuno se ne impossessasse. Sosteneva di averlo affidato a qualcuno di cui si fidava e ricordandomi del fatto che era cresciuta qui andai subito dalle sirene.

Loro confermarono la mia teoria, ma mi impedirono di prendere il baule. Dissero che se avessi voluto avrei potuto tentare, ma me lo sconsigliarono. Cercai di affrontare la prova dinanzi a cui mi misero e fallii. In quell'occasione conobbi Onir. Una creatura per metà uomo e metà polpo. Disse che lui era stato messo messo a guardia del baule di Diana dalle sirene.

Provai più volte ad affrontare la prova, ma fallii sempre.

Onir mi disse di lasciar perdere perché solo Diana poteva superare la prova senza avere ripercussioni cosi alla fine decisi di rinunciare. Io ed Onir rimanemmo in contatto e forse proprio lui poteva aiutarmi in quel momento. Se Isabella era stata contattata dalle sirene forse si trovava da loro. Provai a mettermi in contatto prima con la corte delle sirene certo che sarebbe stato li che Bella si sarebbe diretta. Quando finalmente riuscii a mettermi in contatto con la corte mi venne riferito che la regina si era assentata perché aveva accompagnato la custode delle streghe al vecchio palazzo. Effettivamente la madre di Bella aveva affidato il baule alla regina madre non alla neo regina. Successivamente provai a contattare la regina made, ma neanche lei mi rispose e allora prima che fosse troppo tardi mi misi in contatto con Onir. Mi disse che Isabella non era ancora arrivata. Io lo scongiurai di rimandarla indietro non appena fosse giunta alla grotta, ma lui si rifiutò dicendo che se avesse voluto affrontare la prova non avrebbe potuto impedirglielo. Proprio mentre stavo per chiederglielo per l'ennesima volta Isabella fece il suo ingresso nella grotta.

-Ciao Isabella.- Lei sospirò. Era evidente che non voleva che io sapessi fosse andata dalle sirene.

Voleva cavarsela da sola, ma non avrei permesso che le accadesse qualcosa. Non avevo potuto salvare sua madre, ma nulla mi avrebbe impedito di salvare lei.

-Ciao nonno.- La guardai. Quanto somigliava a sua madre. -Torna al castello Bella.- Lei inarcò un sopracciglio. -Tu non puoi darmi ordini. Hai la minima idea di chi sono io? Io sono Diana, io sono la custode delle streghe, la loro degna sovrana. Sono la strega più potente che sia mai esistita. Tu non puoi dirmi cosa devo fare.- Era evidente che cercava di trattenersi. Lo si vedeva dal suo sguardo che si era poco a poco fatto crudele e spaventoso. L'acqua intorno a lei aveva cominciato ad agitarsi quindi cercai di calmarla. -Bella ascolta la prova che dovrai affrontare è troppo pericolosa. Io stesso ho dovuto rinunciare. Non fare sciocchezze e torna al castello.- Lei si voltò furiosa. A quel punto intervenne Onir. -Sta tranquillo Albus. Ci penso io.- Io annuii. Mi voltai lanciando un ultimo sguardo a mia nipote e poi li lasciai soli. Speravo solo che Onir riuscisse a farle capire che era più saggio tornare a casa.

 

 

 

Grazie per aver letto il nuovo capitolo.

Ci sentiamo presto.

 

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Capitolo 29
*** Cap 29 ***


E rieccomi qui con il nuovo capitolo.

Non odiatemi per aggiornare cosi di rado, vi prego!

Comunque vi lascio alla lettura.

 

 

Pov. Bella

 

Nonno Albus se ne era andato da qualche minuto durante il quale io ed Onir eravamo rimasti totalmente in silenzio. Come si permetteva di dirmi cosa dovevo o non dovevo fare?!

Io dovevo sapere cosa mia madre mi aveva lasciato e non mi sarei fermata per nulla al mondo.

Mi voltai verso Onir e cominciai a parlare.

-Allora in cosa consiste la prova?- Lui mi fisso allungo per poi distogliere lo sguardo.

Mi fece cenno di seguirlo e cominciammo a percorrere un altro tunnel che scendeva ancora più in profondità. Ad un tratto arrivammo dinanzi ad una porta sulla quale era inciso un potente incantesimo che ne impediva l'apertura. -Solo io posso aprire questa porta. Per ragioni di sicurezza.-

disse spostando lo sguardo da me alla porta, poi riprese a parlare con tono serio -Oltre questa porta c'è ciò la cosa alla quale in questo momento tu aneli di più, ma devo avvisarti. Oltre questa porta c'è anche pericolo e paura. Per superare la prova dovrai affrontare tutto questo. Se ce la farai allora potrò darti ciò che desideri. Una volta superata la porta io la sigillerò. Non posso aiutarti a superare la prova, ma se tu volessi arrenderti allora interverrò e ti porterò fuori da li.- Io annuii e mi voltai verso la porta. Prima che l'aprisse però gli posi una domanda. -Le sirene mi avevano detto che avrei dovuto pagare un tributo.- Lui non si voltò neanche mentre mi rispondeva. -Tutto a tempo debito.- Disse, poi afferrò la maniglia della porta. A quel punto le scritte sulla porta si illuminarono e ne scaturì una luce verdeacqua accecante. Dovetti chiudere gli occhi e quando li riaprii non ero più sulla soglia della porta. Ero in una stanza non troppo buia dove non c'era acqua. La porta dietro di me era chiusa.

La stanza non aveva torce o lampade, ma era illuminata grazie a delle aperture nelle pareti dalle quali era possibile osservare il fondale marino pieno di coralli iridescenti e multicolori.

Esplorai attentamente la stanza silenziosa e non trovai nulla. Mi persi a fissare la porta, poi un fruscio mi fece voltare. Sulla parete opposta vi era un'altra porta che ero sicura non ci fosse prima.

Mi avvicinai guardinga e afferrai la maniglia. Cautamente aprii la porta e mi ritrovai in un lungo corridoio. Cominciai a percorrerlo mentre richiamavo a me il potere del fuoco e facevo apparire delle sfere infuocate pronte ad attaccare. Un fruscio alla mia destra mi mise in allerta e a quel punto feci un salto all'indietro che mi spinse contro la parete del corridoio, ma nulla si palesò davanti a me. Continuai a camminare nella direzione da qui il rumore aveva avuto origine. Ero pronta ad attaccare qualsiasi cosa sarebbe saltata fuori.

I rumori si facevano mano a mano sempre più forti fino a che non fui in grado di distinguerli.

Qualcuno stava parlando. Ridendo. Brindando. Qualcuno aveva organizzato una festa in quell'intricata e fitta rete di corridoi.

Dopo aver camminato neanche io so per quanto tempo mi ritrovai dinanzi ad una porta. Una porta di legno intagliata dipinta di bianco con maniglie a forma di pipistrello. Con cautela aprii la porta e mi ritrovai in una sala da ballo. Centinaia e centinai da vampiri, streghe e altre creature stavano festeggiando tutte insieme. Al centro della sala si apriva uno spazio sul quale, con grazia ed eleganza tipiche della loro specie, danzavano a ritmo del valzer suonato da un quartetto d'archi alcune coppie di vampiri tra i quali riconobbi alcuni Volturi.

Osservai bene gli invitati attendendo di riconoscere un volto amico o quantomeno conosciuto, Volturi esclusi si intenda! Fui certa di aver visto alcuni membri del branco di La Push e anche degli studenti di Hogwarts insieme a degli insegnanti. In realtà sembrava che la maggior parte degli invitati mi fossero famigliari.

-Bella.- Quella voce. Mi voltai alla mia destra. Una donna somigliante a me in modo straordinario mi stava venendo in contro. Mamma. Diceva una voce nella mia testa. -Tesoro dove ti eri cacciata? Ti abbiamo cercata ovunque. Eravamo tutti molto preoccupati. Qualcuno più degli altri.- Disse l'ultima frase con un sorriso malizioso. Mi persi ad osservarla. Era cosi somigliante a me. Con quel sorriso e quegli occhi. Quel vestito di pizzo blu le donava incredibilmente bene insieme alla giacca di pizzo con maniche a trequarti, la pochett nera con decorazioni dorate ed icapelli neri sciolti sulle spalle.

-Avanti vieni.- Mi fece strada tra gli invitati. -Bella.- No, non poteva essere..... Mi voltai nella direzione di quella voce e lo trovai li ad osservarmi. Edward, il mio amato Edward. Cosi bello nel suo smoking e con quel sorriso che tanto amavo sulle labbra.

-Amore.- Mi chiamò avvicinandosi a me e prendendomi le mani. -Cosa c'è ti sei incantata?- Mi riscossi. -No, certo che no.- Lui continuò a sorridermi. -Allora che ne dici di ballare con me amore mio?- Un colpo di tosse alle mie spalle mi fece voltare. Un uomo giovane e muscoloso era davanti a noi. Nel suo volto circondato da riccioli rossi in cui stavano incastonati degli occhi ambrati riconoscevo alcuni dei miei tratti. Papà. Mi suggeriva la stessa vocina di prima. -Potrei ballare con mia figlia?- E porse la mano perché io potessi prenderla. Edward mi guardò, baciò la mia mano e la posò su quella di mio padre.

Io e mio padre raggiungemmo il centro della pista da ballo mentre il quartetto d'archi suonava un altro valzer. Una volta in posizione però ricordai che io non sapevo ballare.

Ma no sciocchina che dici! Tu sai ballare benissimo ricordi, balli da secoli. E ora stai ballando con tuo padre, il tuo adorato padre che è tanto felice di aver potuto accompagnare la sua unica figlia all'altare. Altare! Si altare. Questa mattina sei diventata ufficialmente la signora Cullen.

Ma no, Edward se ne è andato! Non posso essermi sposata con lui! Si invece. Lui non se ne è mai andato! Ma lui non mi avrebbe comunque mai trasformata. E perché mai avrebbe dovuto? Nelle tue vene scorre il sangue di u vampiro. Tu sei già immortale. Lui lo ha sempre saputo. Ti conosce da tantissimo tempo e ora sarete insieme per sempre finalmente. Finalmente. Questo era tutto ciò che riuscivo a pensare. Ora niente avrebbe potuto separarci, ma non potevo non pensare al tesoro e alla prova. Non pensa alla prova. Pensa alla tua vita. Alla tua famiglia. Al tuo Edward.

Posai la testa sulla spalla di mio padre e mi godetti il calore del suo corpo. Il mio papà. Guardai gli invitati da sopra alla sua spalla e vidi mia madre che parlava con Esme. La cara Esme, che indossava un vestito beige con corpetto in pizzo e maniche a trequarti e gonna in taffettà. L'abito aveva un fiocco in vita. Aveva i capelli raccolti in uno chignon, portava degli orecchini pendenti di diamanti con bracciale e anello coordinati. Una piccola pochett completava il tutto. Alice e Rosalie non erano da meno.

La prima indossava un abito di seta rosa con corpetto intrecciato. Al collo portava una lunga collana di perle avvolta per due volte cosi da sembrare che ne portasse due di cui una più lunga dell'altra. Aveva anche degli orecchini coordinati. I suoi capelli sbarazzini erano stati domati e in mano portava un pochett molto simile a quella della madre. Di quelle adatte a contenere solo telefono, rossetto e specchietto.

Rosalie al suo fianco indossava un modello corto viola in seta decorato con una spilla sul fianco. Indossava dei semplici sandali neri, una pochett blu ornata di ghirigori dorati e una collana con un ciondolo a forma di cuore. I suoi magnifici capelli biondi erano sciolti e ricadevano magnificamente sopra le spalle arrivando un po' più su della vita e lanciando magnifici riflessi anche grazie all'illuminazione della stanza.

Erano tutte raggianti e felici insieme ai loro mariti. Avrei dovuto esserlo anche io giusto? Quello era il mio grande giorno. Il giorno delle mie nozze con Edward. Però c'era qualcosa che non andava. Qualcosa che non mi quadrava. Ero felice di essermi sposata, ma non ricordavo nulla. Non ricordavo la proposta, la festa di fidanzamento, i preparativi e neanche la cerimonia.

Cosa ti importa se non ricordi nulla! Sei sposata con il tuo grande amore! E guarda con chi sta parlando ora. Mi voltai nella direzione di Edward e lo osservai parlare con Jacob.

Si Jacob! Il tuo migliore amico, nonché amico di tuo marito e tuo testimone.

No, basta! Tutto questo era troppo. Mi staccai con violenza da mio padre. Tutti smisero di parlare e la musica si fermò. Mi guardavano tutti scioccati dal mio comportamento. Io invece guardavano il pavimento. Quel lucido marmo bianco che rifletteva la mia immagine: un abito con corpetto in pizzo e maniche a trequarti e gonna in tulle molto ampia. Indossavo una collana di diamanti e degli orecchini coordinati. Avevo i capelli intrecciati dietro la testa anche se non riuscivo a vederli ero sicura fossero bellissimi, ma ero anche sicura che tutto quello non fosse reale.

-No. Questo non è reale.- Mi voltai verso Edward. -Amore.- Mi disse. -Certo che è reale. Tutto questo è reale. Non ricordi. Sono anni che aspettiamo questo giorno.- Si stava avvicinando, ma io mi allontanai da lui facendo un passo indietro. -No. Io non posso. Non posso cedere adesso, non ora che sono cosi vicina all'obbiettivo. Non posso rinunciare. Ne va della vita di molte persone e di quelle dei miei genitori. Questa non è la realtà.- A quel punto tutto cominciò a dissolversi fino a che non mi ritrovai in un'altra sala .

Mi guardai, ora non indossavo più il mio abito da sposa.

-Davvero straordinario.- Sobbalzai e mi voltai nella direzione della voce. Non avevo avvertito la presenza di nessuno.

Onir mi osservava attento. -Hai superato la prova.- Allora era quella la prova? -Credevo avrei dovuto sconfiggere qualche nemico o la mia più terribile paura.- Dissi facendolo sorridere. -Ognuno di noi ha una prova diversa da affrontare.- A me sembrava alquanto strano. -Ma il tributo?- Scosse la testa. -Nessun tributo. Le sirene ti hanno mentito per scoraggiarti. Avanti prendi il baule.- Mi avvicinai cautamente al baule, ma il mio istinto mi diceva di non farlo. Onir mi guardava attendendo che io lo aprissi. Era in trepidazione, ma.....

-No.- Dissi decisa. La sua espressione cambiò immediatamente. -Sciocca ragazzina fa quello che ti dico e prendi quel baule.- Io scossi la testa. -Non. Non voglio farlo. Quello non è il baule di mia madre e tu non sei Onir. Vuoi solo ingannarmi e fare in modo che io fallisca la prova.- Ghignò. -Piccola Bella io non voglio ingannarti. Voglio solo offrirti qualcosa di più a ciò che potrebbe darti il vero Onir. Io voglio darti una possibilità. Hai visto la scena di prima? La tua famiglia riunita, i tuoi amici ed il tuo grande amore. Non è quello che vuoi? Io posso offrirtelo se rinunci al baule di tua madre e apri il mio.- Esitai. Edward era quello che avevo sempre desiderato. Una vita eterna con lui e la nostra famiglia. -Senza più guerre. Senza più doversi nascondere. Solo voi e la vostra famiglia.- Lo guardai attentamente. Poi parlai con voce decisa, o almeno la più decisa che mi uscì in quel momento.

-No. Non posso. Io ho dei doveri. Doveri che non posso evitare. Io devo assolutamente avere quel baule. Ne va della vita di tutte le creature di questo mondo. Non posso cedere a questo egoistico desiderio.- Guardai il baule. -Io sono migliore di cosi.- Lui sospirò. -Bene allora facciamo un patto. Io ti concederò di prendere il baule se tu farai una cosa per me.- Riportai lo sguardo su di lui. -Che cosa?- Sapeva di avere la mia totale attenzione e ne era felice. -Voglio che tu mi dia un ricordo. Uno dei più....- Non lo lasciai terminare. Lo incenerii e basta.

Per favore! Credeva davvero che avrei accettato. Demoni. Inutili parassiti. Avevo affrontato centinaia di demoni nella mia lunga vita molto più potenti e che mi avevano offerto e chiesto molto di più. Non avevo ceduto in quei casi e non avrei ceduto con una nullità come lui.

Ad un tratto la porta si aprì e il vero Onir fece la sua comparsa. -Immagino che tu abbia superato la prova.- Sorrisi dandogli le spalle. -Si può dire cosi.- Dissi voltandomi verso di lui che alla mia battuta inarcò un sopracciglio. -Il demone ha preso un tuo ricordo?- Mi chiese. -No solo una lunga serie di ustioni e un viaggio di ritorno per l'Inferno.- Dissi allegra. -Allora dov'è il mio baule?-

Chiesi mentre lui mi fissava sbalordito.

 

 

 

Questo era il nuovo capitolo.

Ho preso spunto dalla serie Shadowhunter per scriverlo visto che la sto leggendo proprio in questi giorni e mi era piaciuta l'idea della Clare. Alla fine però non volevo scrivere di Bella costretta a cedere al ricatto del demone quindi....l'ho fatto semplicemente fuori. La verità è che forse se non avessi letto i libri della Clare questo capitolo ci avrebbe messo molto di più per essere scritto. Ma forse era cosi che doveva andare no?

Spero che vi sia piaciuto. Lo spero proprio.

Buona notte e alla prossima..

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Capitolo 30
*** Cap 30 ***


Ecco il nuovo capitolo.

Buona lettura. Spero davvero che la storia vi sta piacendo.

 

Pov. Bella

 

Dopo aver preso il baule da Onir tornai al castello. Era pomeriggio inoltrato, quasi ora di cena.

Credevo che sarei tornata molto più tardi, ma invece non era stato cosi.

Il baule galleggiava dietro di me mentre camminavo verso la torre dell'orologio.

Andrius non doveva essere ancora tornato e la mia lettera sarebbe dovuta arrivare la notte prima e speravo che Lucius o meglio ancora Atticus venissero da me. Avevo bisogno di raggiungere il mio palazzo. Da li avrei potuto far partire le ricerche degli altri custodi.

Ogni custode aveva i propri nascondigli segreti di cui solo i loro più fedeli amici conoscevano l'esatta ubicazione Queste erano sparse in tutto il mondo e andavano da cottage nelle campagne inglesi a ville multimilionarie a LA.

Che c'è? Avevamo avuto molto tempo per mettere da parte un bel malloppo, va bene?!

Il fatto è però che ognuno di noi aveva una proprietà preferita. Io, per esempio, possedevo un palazzo nella campagna inglese al quale ero particolarmente affezionata. Ed era quello il mio luogo sicuro. Grazie ad un incantesimo nessuno faceva caso a quell'immensa proprietà.

Stare li era bello. In quel luogo potevo essere me stessa. Potevo usare i miei poteri e stare con quella che oramai era la mia famiglia. Anche se tutti dovevamo fare i conti con la solitudine che ci portavamo dentro. Maledetti in eterno a non trovare mai la persona che ci era più cara su questa terra. La persona che aveva fermato il nostro cuore prima ancora che la nostra anima lasciasse il nostro corpo. Gli avevamo cercati, ma di loro mai nessuna traccia. Avevamo sperato che fossero tornati a casa, ma non erano neanche li. Alla fine dopo più di mille anni di ricerche perdemmo ogni speranza. Avevamo rinunciato non perché non tenevamo più a loro, ma perché eravamo stanchi di correre dietro i fantasmi del nostro passato senza giungere mai a nulla. Senza mai trovarli veramente. Avevamo preferito concentrarci sulla nostra missione, ossia portare la pace nel mondo magico. Una missione che richiedeva tutto il nostro impegno e tutta la nostra concentrazione.

Ora però ero sola. Mia sorella era sparita e con lei gli altri. Nessuno aveva avuto loro notizie. Nessuno aveva idea di dove fossero.

Arrivai nella mia stanza persa nei miei pensieri. Non mi accorsi neppure di Lady Agata che mi chiedeva la parola d'ordine ne tanto meno mi accorsi di aver risposto meccanicamente.

Ero molto concentrata sul mio piano. Dovevo assolutamente andare. Altrimenti non sarei mai riuscita a portare a termine la mia missione.

Portai il baule davanti al caminetto e mi sedetti sul divano. Il fuoco del camino appena acceso grazie ad un mio ordine andò a aumentare la fioca luce creata dalle torce alle pareti.

Aprii il baule e cominciai a controllare cosa vi fosse al suo interno. Sorrisi quando ricordai. Alia aveva preparato quel baule e qualcuno doveva averlo mandato a mia madre quando si sparse la notizia della mia rinascita. Al suo interno c'erano alcuni degli oggetti ai quali ero più affezionata.

Li posata su un fagotto di stoffa, lucida come non mi era mai sembrata stava la mia spada. La spada delle mille lune, quella che un tempo era stata di mio padre. Una spada forgiata dai folletti secoli e secoli fa. Accarezzai la spada quasi con un timore reverenziale e poi delicatamente come se avessi paura di romperla la posai sul divano accanto a me. Sotto di lei stavano i miei abiti da cerimonia: quello nero per la caccia, quello rosso per partecipare alle sedute del gran consiglio. L'ultimo non lo usavo da moltissimo tempo, ma era rimasto perfettamente intatto grazie a l'incantesimo di protezione sul baule. C'erano anche degli stivali ed un mantello. L'avevo acquistata il secolo scorso e l'avevo usata per pochissimo tempo.

Sotto gli abiti c'erano una serie di documenti. Documenti di proprietà, più che altro.

Cerano anche la mia scacchiera magica e una scatola con il vecchio stemma di famiglia (un lupo nero nell'atto di ululare alla luna rossa come il sangue) contenente alcuni gioielli molto preziosi.

Una collana in particolare attirò la mia attenzione. Una collana con un rubino gigantesco come pendente di cui mia sorella aveva la gemella. La presi e la indossai subito. Toccai il rubino al mio collo e sospirai. -Dove sei?- Chiesi a voce alta. Scossi la testa e continua a controllare nel vecchio baule. C'era un'altra scatolina. Sapevo già cosa c'era al suo interno senza aver bisogno di aprirla.

La posai accanto a me sul divano.

E poi sul fondo del baule trovai tutti i miei libri. Quelli che avevo scritto nel corso dei secoli e che raccoglievano tutte le informazioni raccolte. Andavano da libri di erbologia a libri di incantesimi, ma c'erano anche libri di storia( quella vera che in pochi hanno l'onore di conoscere) del nostro mondo e libri di alchimia.

Rimisi tutto a posto, tranne la scatolina lasciata sul divano, e poi mi alzai. L'ora di cena era passata da un pezzo ed il mio stomaco cominciava a risentire del digiuno prolungato. Mi diressi al piano di sopra dove feci un bel bagno e dopo aver indossato dei semplici vestiti asciugai i capelli uscii dopo aver preso la scatolina. Ci misi quasi un'ora e quando uscii dalla mia stanza mancava poco alle dieci. Mi diressi verso le cucine facendo attenzione mentre distrattamente mi rigiravo la scatoletta tra le mani.

Gli elfi domestici stavano finendo di riordinare le cucine. Sobbalzarono quando entrai nelle cucine.

-Padrona cosa possiamo fare per lei?- Sorrisi a quelle creaturine. -Per favore potreste prepararmi qualcosa da mangiare?- Loro subito scattarono. -Cosa preferisce padrona?- Mi voltai verso la vocetta che aveva parlato. -Qualsiasi cosa andrà bene, basta che sia calda.- In poco tempo mi servirono una bella scodella di zuppa e della carne. Avevo cosi tanta fame che feci anche il bis. Ringraziai gli elfi e poi uscii dalle cucine. Non volevo ancora tornare nelle mie stanze cosi mi diressi verso la torre dell'orologio. Stetti li in cortile per un po' a guardare il lago nero finché qualcosa non si mosse al margine destro del mio campo visivo.

Un gufo piccolo e dal piumaggio candido come la neve stava posato sulla panca di pietra proprio accanto a me. Avvicinai il braccio e lui vi si arrampicò sopra. Alla zampetta destra aveva attaccata una lettera e ciò che vi lessi mi diede nuova speranza.

 

 

 

Spero che vi sia piaciuto.

Pubblicherò subito il secondo. Non dimenticate di commentare.

 

 

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Capitolo 31
*** Cap 31 ***


Ecco il nuovo capitolo.

Buona lettura.

 

Pov. Bella

 

Mia amatissima regina sono felice di sentire che siete tornata, io e Lucius attendiamo con ansia il momento in cui ci rincontreremo. Al momento Lucius è assente dal nostro rifugio, ma mi sono già messo in viaggio alla volta del vostro palazzo. Farò in modo che tutto sia pronto per il vostro ritorno.

 

 

Il mio cuore batteva all'impazzata. Atticus e Lucius stavano bene e ne ero molto felice.

Ora dovevo mettermi in viaggio verso il mio palazzo. No c'era tempo da perdere. Dovevo avvertire il nonno, preparare i bagagli e poi recarmi a Diagon Alley per compare tutto ciò che mi serviva.

 

Devo però chiedervi di fare attenzione. Ho saputo che qualcuno ha sparso la notizia del vostro ritorno e potrebbero cercare di attaccarvi. Fate molta attenzione.

Vi mando inoltre una sacchetta di denaro perché immagino vogliate fermarvi a Diagon Alley prima di partire

Il vostro fedele servitore, Atticus.

 

Non lo avevo notato, ma la civetta non era ancora andata via. Guardai meglio e notai che all'altra zampa aveva portava una sacchetta azzurra. Appena la presi cosi come era arrivata la civetta se ne andò.

 

Mentre continuavo ad osservare la lettera sentii la presenza di qualcuno alle mie spalle.

-Ciao Andrius.- Dissi. -Ciao Isabella.- Non mi voltai verso di lui aspettai semplicemente che si sedesse accanto a me. -Come è andato il tuo viaggio?- Si voltò verso di me. -Non cercare di distrarmi. Tu non mi hai ascoltato. Ti avevo detto che poteva essere pericoloso.- Scossi la testa. -Non lo è stato.- Questa volta scosse lui la testa. -Poteva esserlo. Ognuno di noi avrebbe affrontato una prova diversa. Non ti chiederò cosa hai visto, comunque.- Porto lo sguardo di fronte a se e prese a guardare anche lui il lago che a quell'ora rifletteva perfettamente la luce della luna. Le sirene, poi, e le altre creature del lago giocavano nel lago creando increspature sulla sua superficie.

-Immagino che la civetta ti abbia portato notizie dai tuoi servitori. È cosi?- Annuii. -Quindi partirai presto?- Annuii di nuovo. -Il tempo di organizzare il tutto e partirò. Vorrei chiederti di partire con me, ma credo che dovrai rimanere a fare la guardia alla biblioteca del castello. È giusto?-

Sorrise tristemente. -Immagino che ubbidire agli ordini del mio signore sia importante, ma non posso lasciarvi partire da sola mia regina.- Mi alzai. -Allora ci vediamo domani nella biblioteca. Organizzeremo tutto e poi partiremo alla volta del mio palazzo. In più dovrò avvertire mio nonno delle nostre intenzioni altrimenti potrebbe dare di matto.- Sorrise. -Allora credo che dovresti andare a riposare.- Non ancora, pensai. -No. Prima c'è una cosa che devo fare.- Mi alzai e mi diressi in biblioteca. Trassi dalla mia tasca la scatolina e la aprii. Al suo interno stava una chiave.

Mi avvicinai alla porta decorata con del vetro colorato sul quale era disegnato un libro. I colori variavano dal rosso al bianco. La chiave entrava perfettamente nella toppa.

La stanza era esattamente come me la ricordavo. Si trattava di un vecchio ufficio decorato con i colori di Godric Grifondoro. Lui stesso me lo aveva donato. Quelle camere erano in realtà dei portali tra le nostre dimore e il castello, ma non funzionavano se noi non rinnovavamo l'incantesimo.

Una volta che fossi tornata nel mio palazzo sarebbe andato tutto bene. Avrei potuto viaggiare tra Hogwarts ed il mio palazzo. Cosi il nonno sarebbe stato molto più tranquillo.

Si sarebbe andato tutto bene, pensai mentre richiudevo la porta del mio ufficio e ritornavo nella mia stanza. Ci credevo. Dovevo crederci. Perché se non lo avessi fatto io chi lo avrebbe fatto?

Mi addormentai vestita quella notte. E la mattina dopo mi sarei svegliata ricordando stracci di sogni su cavalieri intrepidi, guerre orribili, nemici oscuri ed un grande amore.



Grazie per aver letto il capitolo.
Alla prossima.

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