Vanilla (SOSPESA)

di Lukerry
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Back to home ***
Capitolo 2: *** Video Shop ***
Capitolo 3: *** Maths ***
Capitolo 4: *** Dazzling Polar Star ***
Capitolo 5: *** Test ***



Capitolo 1
*** Back to home ***


13 gennaio 2011

L’aria calda proveniente da fuori il mio finestrino era al dir poco pesante, come sempre qui a Sydney. Non riuscivi mai a sentire un filo di vento, niente di niente. Sempre e sola aria calda, che ti faceva venire la nausea se non c’eri abituata.
Io odiavo l’estate. E purtroppo ero capitata in una nazione, dove il clima era sempre temperato, dove potevi girare con la maglia a maniche corte 365 giorni l’anno. Io invece amavo l’inverno, amavo girare con i maglioni, le felpe e le sciarpe, amavo raggomitolarmi nelle calde coperte o nel piumone durante l’inverno, soprattutto se era nel periodo natalizio, mentre in Australia si moriva di caldo in quel periodo.
Dopo due settimane di vacanza in Alaska eravamo in viaggio verso Sydney. Io non volevo tornare a casa. Non volevo tornare a Sydney sapendo che lei non ci sarà ad accogliermi, la mia migliore amica, la mia mamma. Non riuscirò mai a capire il motivo per cui mi ha salvato, non riuscirò mai a ringraziarla per quello che ha fatto.
Quando accadde l’incidente, non riuscivo a capacitarmene della sua assenza. Era come se stessi vivendo un sogno, ero convinta che sarebbe tornata a casa, mi avrebbe abbracciato e sussurrato:  “sto bene piccola, non avrei mai avuto intenzione di abbandonarti”.
E invece non è mai più venuta. Sono passati sei mesi, ed io non ancora riesco a metabolizzare la sua assenza. Mio padre per le vacanze di Natale mi ha costretto ad andare con lui in Alaska dai parenti di mamma, giusto per distrarmi un po’. Ma non hanno idea di come sono stata in questi sei mesi.
Mi manca da morire.

All’improvviso sentii Edwin sdraiarsi completamente su di me e William. I miei due fratelli maggiori, se non fosse per loro io non ce l’avrei mai fatta a superare tutto questo.
Ed e Will sono i classici australiani dagli occhi azzurri.
Ed ha i capelli castani, ed è un fratello super protettivo e geloso di me. Io e lui eravamo davvero legati alla mamma, entrambi siamo rimasti quelli più sconvolti dalla sua improvvisa scomparsa. Invece Will è il bello della famiglia Minster. Ha i capelli neri ed è uno di quei ragazzi che sa di essere figo e si pavoneggia sapendo che ogni ragazza gli cadrà ai suoi piedi. A differenza di me e mio fratello Ed, è l’unico che portava guai a casa mia, soprattutto quando mia madre lo beccava in stanza con qualche ragazzina nel fare cose sconce.
Ecco perché a scuola tutte vogliono essere mie amiche, perché sono la sorella di William Antony Minster, il più figo della Norwest Christian College.
Per fortuna quest’anno ha finito il liceo, mentre per me sarà ancora dura, dovrò affrontare tutto questo per altri tre anni.
Dopo un paio d’ore di viaggio finalmente arrivammo a casa di zia Karen, la sorella di mamma. Meno male che c’era lei, l’unica donna di casa Clifford.
In casa eravamo completamente circondati da maschi: zio Daryl, papà, Ed, Will e mio cugino Michael. è un anno più grande di me ed è sempre stato dolce e disponibile nei miei confronti, soprattutto dopo l’incidente.

“Siamo arrivati” ci avvisò mio padre spaventandomi.
“ehi Ed..” accarezzai i suoi capelli biondo scuro “so che sono un buon cuscino, ma siamo arrivati, e mi hai fatto addormentare le gambe”.
Ed si girò dall’altro lato facendo finta di non sentire e continuando a dormire. Adoravo accarezzare i suoi capelli, erano un vero e proprio antistress per me. Cercai di toglierli i Ray-Ban nella speranza che si svegliasse, ma niente da fare.
“Will aiutami ti prego..” supplicai
“solo in questi casi hai bisogno del mio aiuto, non è vero?” rispose acidamente.
Io e Will non siamo mai andati d’accordo. Litigavamo quasi sempre, fino a quando una volta esagerò così tanto che non li rivolsi la parola per mesi, e da quel litigio non fa altro che trattarmi male. Prima di risponderlo male, Ed si alzò di scatto e rivolse uno sguardo rude a Will.
“attento a come parli ragazzino. Non ti ha chiesto mica di presentarle un tuo amico pervertito”  disse con tono rude anche lui.
Will ci guardò male e senza rispondere entrò dentro casa di zia Karen. Quando uscimmo dalla macchina io e Ed, notammo che papà era già dentro e aveva portato tutte le valige. Da quanto mamma non c’è più, non ci fa fare niente ne a me e ne ai miei fratelli, fa sempre tutto lui, e la cosa non è bella. Ci siamo sempre divisi i nostri compiti, ma da quanto è morta la mamma ed io e Will abbiamo litigato le cose sono cambiate un bel po’.

All’entrata di casa Clifford c’era zia Karen con un grembiule addosso pronta ad accogliermi a braccia aperte.
Mi avvicinai a lei e la strinsi forte
“bentornata principessa” mi sussurrò all’orecchio.
Non ho mai amato questi nomignoli da bambine di 6 anni, ma a lei glielo facevo dire tranquillamente. Ci teneva davvero tanto alla mia famiglia. Tanto da accoglierci nella sua casa quando le difficoltà erano entrate nella nostra di casa.
Durante il viaggio in aereo, papà parlava con Ed di un possibile trasferimento. Non ha mai amato stare sotto il peso di qualcuno, soprattutto se quel qualcuno è legato alla mamma. Quando ci eravamo trasferiti, era sempre di pessimo umore, poi man mano l’ha cambiato vedendo me e i miei fratelli felici a casa di zia Karen. Io però non volevo trasferirmi, avevo bisogno di un supporto femminile, anche se non sarebbe mai arrivata a sostituire la mia mamma. Non ho mai avuto migliori amiche, non mi sono mai fidata di nessuno.
Ho avuto solo lei, e me l’hanno portata via ingiustamente, e non perdonerò mai chi è stato a farle questo.
Non ho mai saputo chi è stato, o meglio, non mi hanno mai detto chi è stato, ed io non ancora capisco il perché..

Salii le scale e andai verso la mia stanza, quando un suono proveniente dalla camera di Mikey mi distrasse. Presa dalla curiosità, andai verso la sua camera e aprii la porta, trovando un biondo seduto sul letto preso dalla sua nuova chitarra acustica che io e Ed li abbiamo regalato a Natale.
“allora ti è piaciuta?” dissi svegliandolo dal suo mondo.
“Raph oddio… si aiuto… cioè io…”
Accennai un sorriso vedendolo sforzarsi nel trovare le parole giuste per ringraziarmi, ma questo bastò per capire che ancora una volta lo avevo accontentato. Di solito sono abituata ad accontentare tutti, ma mai me stessa.
Mi avvicinai a lui e lo abbracciai. Lui senza esitare mi strinse forte a se.
“grazie Raph, tu si che mi capisci” disse stringendomi.
“voglio solo che coltivi i tuoi sogni” dissi allontanandomi da lui per guardarlo negli occhi.
“arriverà anche il momento che tu realizzerai i tuoi di sogni, non è vero Raph?”
“si Mikey…” mentii “molto presto”
che bugiarda che sono…
“oh a proposito” disse Michael prendendo un pacco da sotto il letto “questo è per te Raph, buon natale in ritardo” disse agitando le mani e sorridendo come un ebete.
Lo guardai sorpreso “non dovevi Mikey, non ce n’era bisogno…”
“oh andiamo Raph, era il minimo che potessi fare”.
Accennai un sorriso e scartai il regalo. Era una scatola con un profumo e un bagnoschiuma dentro.
“Michael se volevi dirmi di andare a farmi una doccia, perché dopo 6 ore di volo so che puzzo di sudore, non c’era bisogno di regalarmi questo”
scoppiò a ridere “sempre la solita Raph. Dai le sorprese non sono ancora finite. Apri e vedi di che cosa sa”
Lo guardai confuso chiedendomi perché doveva essere una sorpresa la fragranza del profumo. Aprii la scatola e presi la boccetta di profumo togliendo il tappino e spruzzando un po’ di profumo sul polso. Mi avvicinai alla mano e quando sentii quell’odore mi venne la nausea.
Vaniglia.
Io odio la vaniglia. Un tempo era il mio profumo preferito, ma non più ormai, non dopo tutto quello che è successo per colpa di quel profumo..
Stavo pensando a cosa inventarmi per ringraziare Michael per quell’orribile regalo quando una voce femminile urlò proveniente dal piano di sotto.
“ragazzi scendete un secondo”

“dai scendiamo, c’è un’altra sorpresa per te” disse Michael mentre lasciammo la sua stanza.
Scesi velocemente insieme a Michael per scoprire di cosa si trattava. Sono sempre stata una tipa molto curiosa.
“L'uomo ha un'insaziabile curiosità di conoscere ogni cosa, eccetto quelle che meritano di essere conosciute.”
Ho sempre amato questa frase di Oscar Wilde, ed in un certo senso mi ha sempre rappresentato. Per tutti i miei errori commessi questa frase mi rispecchia tantissimo, e direi anche troppo.
 Giù in cucina trovai tutti seduti e indaffarati tranne zia Karen, che appoggiò una torta sopra al tavolo.
“Cosa festeggiamo?” dissi guardando tutti.
“zia Karen ha trovato qualcosa che può davvero renderti felice” disse Edwin “è riuscita a farti assumere come commessa nel negozio di cd che hai sempre amato fin da bambina”.

Improvvisamente non vidi e sentii più nulla. Odiavo quando facevano delle cose per me solo per accontentarmi, non avevo bisogno di essere felice in questo momento.
La felicità faceva parte di me, ma era svanita insieme a lei, e non saprò mai se un giorno riuscirò mai a trovarla. Nessuno era mai riuscito a rendermi felice dopo la sua assenza, neanche Ed. Non riuscirò mai a trovare una persona come lei, non riuscirò mai ad abbandonare il nero che si era impossessato di me da molto tempo, e niente e nessuno riuscirà a distrarmi o a portarmi in superfice, o a farmi ritornare come una volta.
Una volta all’asilo ci fecero giocare ad un gioco, dovevamo abbinare un colore ad ogni bambino secondo il suo carattere, e da allora, ho l’abitudine di associare gli stati d’animo e le persone ai colori, ed in questo momento tutti erano bianchi, e io ero grigia, a metà dal nero e il bianco.
Grigia perché sono diventata impassibile a tutto, però sono davvero stupita che qualcuno si è sforzato così tanto da cercare di rendermi davvero felice, perché io amavo quel negozio, e lo amavo fino a sei mesi fa, e da quel giorno in poi quel posto è diventato nero, come tutto ciò riesco a vedere intorno a me da allora…

 

Mar's corner
finalmente ce l'ho fatta. Questa è una delle mie fan fiction che pubblico dopo tanto tempo, avevo promesso di pubblicarla ed eccola qui.
Quindi, eccomi qua con "Vanilla". Il nome può sembrare abbastanza banale, ma ha un preciso significato.
non so se il capitolo è uscito molto corto o molto lungo, ma è necessario questo capitolo per l'inizio vero è proprio. Questa è solo un'anteprima, la storia vera e propria inizierà dal prossimo capitolo.
Se vi va, lasciate una recensione (:
A presto (:

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Capitolo 2
*** Video Shop ***


3 febbraio 2011

Erano passati già una ventina di giorni da quando avevo iniziato a lavorare da “Video Shop”, il mio ex negozio preferito di musica. Il lavoro che svolgevo in quel negozio era tutto sommato carino, in fin dei conti guadagnavo qualcosa non facendo quasi niente. I clienti che venivano mi chiedevano sempre consigli su che tipo di cd regalare al proprio ragazzo/a o per i propri figli, oppure qualche film horror da vedere insieme agli amici. Mi mancano quei momenti, quando ci riunivamo insieme a tutti gli amici di mio fratello Will a vedere film horror e a mangiare pop corn in quantità industriale. Dovevo godermi in pieno quei momenti, fin quando ero in tempo…

Il negozio era davvero enorme, ed era diviso in due piani. Il primo piano, dove si vendevano cd, dvd, giochi, lettori musicali ed altri oggetti tecnologici, nel piano di sotto invece si trovano gli strumenti musicali. Avrei tanto voluto lavorare al piano di sotto, sono sempre stata brava a scegliere e a trovare ottimi strumenti musicali, soprattutto la chitarra e il pianoforte, ma purtroppo quel piano era stato già occupato da un altro ragazzo che sarebbe dovuto venire a lavorare qui insieme a me, o così ricordavo da quello che mi aveva detto Dylan, il proprietario del negozio.

Erano quasi le cinque del pomeriggio, è stranamente, c’era già gente in negozio. Il pomeriggio presto, quando non c’era nessuno, andavo in giro per il negozio ad aggiustare i cd musicali che i ragazzini si divertivano a toglierli e a mischiarli con altri cd. Io li odiavo quando facevano queste cose, non mi potevano mettere I Nirvana accanto al cd di Justin Bieber, senza offesa per Bieber, ma i Nirvana sono i Nirvana.

“Ma guarda un po’ chi c’è qui.. Raphael Jane Minster” disse una voce alle mie spalle.
Sobbalzai di scatto e mi voltai per vedere chi era quel deficiente che, oltre a conoscermi, mi aveva fatto perdere 10 anni di vita. Lo guardai e vidi un ragazzo un po’ più alto di me, con i capelli biondi un po’ arruffati dietro e un ciuffo piastrato avanti. Sorrise quando si accorse che lo stavo scrutando. E lì lo riconobbi subito.
“Ma guarda un po’ chi poteva essere quel deficiente da farmi perdere 10 anni di vita, Ashton Fletcher Irwin…” dissi scandendo i suoi tre nomi.
“Scusa se ti farò morire 10 anni prima, cara ex ragazza”
Lo guardai male quando pronunciò le ultime parole “Dio Irwin, è da quasi un anno che ci siamo lasciati”
“E allora? Sempre la mia ex ragazza sei. Sei sempre attiva come un tempo?” disse quasi urlando.
“Irwin” gridai mettendo le mani sulla sua bocca “Sei per caso impazzito?” dissi guardandolo male
“Che c’è..” tolse le mie mani “Non vuoi far sapere a tutti quanto eri brava a scopar…” non li feci finire la frase in tempo che coprii di nuovo la sua bocca.
“Irwin ti giuro che ti uccido se continui a fare il cretino”
“Ma è la verità” tolse di nuovo le mani dalla mia bocca “Dovresti vantarti sai. Nessuna ragazza è stata brava mai con me in quelle cose.” Si avvicino a me “E profumi pure di vaniglia come un tempo.”
Stavo per tapparli di nuovo la bocca quando fermò in tempo le mie mani.
“Eh va bene, la smetto.”
Mi girai verso i cd e tornai a ordinarli di nuovo sperando che Ashton fosse andato via.
“Allora Mins, che ci fai qui?”
“Uno: non chiamarmi con quel terribile nomignolo, due: dovrei essere io a chiederti cosa ci fai qui” dissi girandomi e mettendomi le mani sui fianchi.
“E come devo chiamarti? Ti chiamo Raphael e mi urli quasi contro, ti chiamo Minster e mi guardi male, ti chiamo Mins e quasi mi uccidi, devo chiamarti <>?”
“Non sei per niente divertente Irwin, e puoi semplicemente chiamarmi Raph, come tutti gli esseri viventi che mi conoscono che vogliono chiamarmi” dissi sbuffando e incrociando le mani.
“Va bene, Raph” disse pronunciando le ultime due sillabe più forti. “io comunque sto cercando Dylan, il proprietario del negozio. Oggi è il mio primo giorno di lavoro qui. Tu invece?”
Misi una mano sulla fronte e abbassai la testa. Non riuscii a sentire bene la domanda finale che già incominciavo a pensare come avrei passato questi altri mesi di lavoro insieme ad Ashton. Sarebbe stato un incubo, sicuramente uno degli incubi peggiori.
“Oh dio santo, stai dicendo sul serio? Non è che mi stai prendendo in giro?”
“Ehi Ash, finalmente sei arrivato” disse una voce proveniente dall’ingresso, era Dylan finalmente.
Entrambi si abbracciarono. Dovevano conoscersi da un bel po’ di tempo. Dylan non era un tipo che abbracciava gente al primo incontro, e se lo facevi tu di tua spontanea volontà, potevi prendere le tue cose e uscire dal suo negozio scappando.
“Ehi Dylan, da quanto tempo, come stai?” disse Ashton staccandosi dall’abbraccio di Dylan.
“Non c’è male, come al solito ho un mucchio di cose da fare e vedere tra i fornitori e gli altri vari negozi che ho sparsi per Sydney. Tu invece? Come stanno i tuoi?”
“I miei sono separati da un bel po’ Dylan, però mamma ha un compagno già da tempo” era un po’ imbarazzato, a quanto ricordo i suoi erano già separati quando io e Ash stavamo insieme, aveva anche due fratellastri se non ricordo male…
“Ohw wow si vede che non ci sentiamo da tantissimo tempo allora. Bene visto che a quanto pare già vi conoscete, e che il piano di sotto è in manutenzione, rimani qui con Raph ad aiutarla con i clienti. Se poi dai fastidio a Raph ti mando di sotto a pulire.”
“Purtroppo si, lo conosco” dissi guardando Ashton ridere alla mia battuta
“Eravamo fidanzati un tempo, e anche abbastanza attivi.” disse mettendomi il braccio sopra le mie spalle.
Tolsi immediatamente il suo braccio e lo guardai male mentre lui e Dylan scoppiarono a ridere.
“Dylan ti prego lo puoi portare di sotto?”
“Forse è meglio di si” Disse sorridendomi “Andiamo Ash, ti aspettano le pulizie” disse prendendo il braccio di Ashton trascinandolo verso il piano di sotto.
“Questa me la paghi Mins” urlò Ashton “ci vediamo dopo”.

Feci un sospiro di sollievo e tornai dietro al bancone a controllare il computer. Quando Dylan tornerà sopra lo ringrazierò a vita. Non aveva proprio idea di cosa significava sopportare un Ashton Irwin che ti ricordava in pubblico i momenti intimi che passavi con lui. A volte era davvero imbarazzante. Un anno fa non era così, era più… riservato.
“ehm… scusami.. ehm.. ho bisogno di.. di qualcuno che mi aiuti…”
Alzai la testa e vedi un ragazzo biondo scuro con tutti i capelli piastrati ma in modo disordinato e un ciuffo lungo davanti. Aveva un viso familiare, l’avevo visto già da qualche parte. Aveva due occhi blu spettacolari. Non erano quell’azzurro comune in tutti gli australiani, erano più intensi, più belli...
“ehm..”
In quel momento mi accorsi della figura di merda che avevo appena fatto. Stavo fissando uno sconosciuto. Cosa cazzo mi passa per il cervello? Dio perché tutte le cose peggiori a me oggi?
“Oddio scusami… ehm.. cosa ti serve?” dissi imbarazzata.
“Oh no tranquilla, ehm.. lavori qui?” disse guardandomi stranito.
“Ehm si.. perché me lo chiedi?” lo guardai confusa.
“Oddio no.. okay scusa.. mi sono espesso male” fece un respiro “Puoi aiutarmi tu, cioè posso chiedere a te o c’è qualcun altro che posso chiedere?” disse imbarazzato. Mi faceva tenerezza guardarlo mentre cercava di esprimersi, ma allo stesso tempo ero imbarazzata a fissarlo. Aveva un viso così dolce che… oddio cosa diamine sto pensando?
“Tranquillo puoi chiedere a me, io lavoro qui” dissi rassicurandolo.
“Ohw okay, cioè non sembrava all’inizio… scusami oddio..” si mise le mani nei capelli aggiustandoseli nervosamente.
“Ehi tranquillo, non è successo niente” quanto potevano essere carini i ragazzi che si imbarazzavano nel parlare con una ragazza? E quanto potevo essere deficiente io nel continuare a fissarlo quasi da rifare un’altra figura di merda? “Allora cosa ti serve?” dissi spostando il computer.
“Allora.. mi servirebbe una videocamera.. cioè una webcam. Mi servirebbe una webcam”
“Quanto hai intenzione di spendere?” dissi sapendo che quella più scarsa costava sui 30 dollari, e non so se aveva abbastanza soldi da permettersi una di ottima qualità.
“Ho una trentina di dollari.. penso che basti per una piccola webcam. Dovrei anche vedere una chitarra se si può” disse fissandomi di nuovo. Doveva smetterla, doveva smetterla seriamente. Io non ce l’avrei fatta a fissarlo di nuovo senza fare figure di merda.
“Con trenta dollari puoi prenderti una webcam che ha gli stessi megapixel di una fotocamera interna per il cellulare” dissi prendendo la webcam che poteva comprare “eccola qui, questa ha 2 megapixel. Per le chitarre il piano di sotto è ancora in manutenzione, e il ragazzo che sta giù è anche un po’ andato, quindi non ti conviene andare”
“Ohw okay” sorrise alla mie parole “Penso che questa vada benissimo.” Disse prendendo il portafogli pronto per pagare.
“Sei sicuro?” lo guardai stranito.
“Si certo, l’importante e che con la luce si vede bene” disse mettendo i soldi sul balcone.
“Emh.. penso di si… non saprei.. magari provala e poi fammi sapere” dissi subito senza pensarci, rendendomi subito conto dopo di quante cazzate stavo dicendo.
“Ehm.. okay certo” disse sorridendomi imbarazzato. Ho già detto che mi sta facendo venire il diabete il suo essere tenero? “Ah, mi servirebbero anche due plettri .”
“Si certo.. ehm che colore li vuoi?” chiesi prendendo una scatola con milioni di plettri colorati. “uno blu e l’altro… non saprei… ehm… qual è il tuo colore preferito?”
“il mio colore preferito?” dissi guardandolo confusa. Che cosa se ne faceva di un plettro con il mio colore preferito? “Si ehm.. il mio è il blu, il tuo?”
Di solito per conoscere una ragazza li chiedivi il nome, se ti interessava il cognome, l’età, dove viveva, quanti anni aveva, ma la domanda <> era forse una delle domande più stupide che un ragazzo mi poteva chiedere.
“Era anche il mio..” dissi abbassando la testa.
“Era?” mi guardo confusa “Hai cambiato colore preferito?” disse incuriosito.
“Più o meno…” dissi mentendo “comunque, se proprio ti interessa, è il grigio” dissi scattando.
“Grigio? Ehm okay non è un colore che piace a tutti, sei una ragazza alternativa” disse sorridendomi “Prendo anche un plettro grigio.”
“Ehm okay” cercai tra tutti quei plettri un colore che praticamente odiavo con tutta me stessa, non sapendo ancora perché avevo detto che era il grigio il mio colore preferito, e perché voleva un plettro con il colore che odiavo di più al mondo. Finalmente glielo trovai, era forse praticamente l’unico plettro grigio che c’era e misi tutto in una busta, insieme alla webcam. Poggiai la busta davanti a lui e presi i suoi soldi sul bancone mettendoli in cassa.
“Posso chiederti un’altra cosa?” disse mentre stavo facendo lo scontrino.
“Certo, dimmi tutto.” Dissi consegnando il pezzettino di carta.
“Ehm.. secondo te.. se per caso ti venisse in mente di ehm.. fare una cover di una canzone, che cover faresti?”
Rimasi sorpresa dalla sua domanda. Questa era una domanda che nessuno mi aveva mai chiesto in vita mia, ma che avrei risposto senza pensarci su. Mi chiedevo come mai volesse saperlo..
“Ehm penso… Please don’t go di Mike Posner, adoro quella canzone.” Dissi soddisfatta della mia risposta. “L’adoro anche io” disse prendendo la busta e dirigendosi verso l’uscita “Grazie Raph” disse mentre uscì dal negozio.



Il resto della giornata andò abbastanza bene, non ho più visto Ashton dopo che Dylan l’aveva portato di sotto, Dylan ha espresso a pieno i miei desideri, non ce l’avrei mai fatta a tenerlo in giro.
Ero in metropolitana pronta per andare a casa a riposarmi, e per mia fortuna la metropolitana era a due passi da casa di zia Karen. Zia era convinta che ogni volta che tornavo a casa mi mettevo subito a fare i compiti, ma lei non era a conoscenza del mio angelo custode di nome Michael Clifford che era sempre pronto ad aiutarmi a copiarli.

Il tragitto fu abbastanza veloce, e la metropolitana era abbastanza affollato, ma la mia mente era concentrata a tutt’altra cosa. Non riuscivo ancora a spiegarmi come quel ragazzo conoscesse il mio nome. In realtà nella mia scuola conoscono il mio nome fin troppe persone, quindi quasi sicuramente veniva alla mia scuola. Aveva un viso familiare, ma non ricordo ancora dove l’avevo visto. E’ assurdo, perché mi importava tanto di quel ragazzo? Perché mi importava sapere il motivo per cui mi aveva chiesto il mio colore preferito e una cover che avrei potuto fare? Pensandoci bene, aveva un senso la sua domanda. Ecco perché aveva comprato una webcam, aveva intenzione di fare delle cover e mi ha chiesto la canzone perché non sapeva che cover fare. Dovevo subito controllare su youtube se l’aveva già pubblicata.

Non ci misi molto per arrivare a casa, e quando entrai trovai tutte le luci del salotto accese. Senza pensarci andai a spegnerle e salii le scale per andare in camera mia.
“Chi è salito di sopra? Ho appena lavato le scale” urlò mia zia di sotto.
“Scusa zia, urlai. Sono stata io.”
“Ehi Raph, vai a cambiarti e subito a fare i compiti” urlò di nuovo.
“Certo” gridai anche io entrando in camera mia.
Appoggiai la mia borsa e accesi lo schermo del mio computer. Per fortuna era già accesso. Aprii safari e scrissi subito nelle ricerche youtube, quando qualcuno bussò alla porta.
“Raph sono Mikey” disse da dietro la porta.
“Entra” dissi scrivendo tra le ricerche di youtube Please dont go - Mike Posner cover.
“Devi darmi il quaderno di geometria” dissi continuando a cercare tra i video appena pubblicati.
“Si ma Raph c’è u problema, io non so f..”
“Michael ora non posso, tu dammi il quaderno e poi vedo io, adesso sono proprio occupata”
“Okay torno più tardi” disse uscendo dalla mia camera.

Cercandolo tra i video, finalmente lo trovai, aveva la stessa canotta blu e gli stessi capelli di questa mattina. Sorrisi e aprii quel video. Non so quante volte avrò visto quel video, ma so che amavo alla follia la sua voce, e so di essere stata la prima a mettere mi piace alla sua prima cover consigliata da me.


Mar’s Corner
Scusate per il ritardo, dovevo pubblicarla ieri ma non ho fatto intempo
Questo, come vi avevo promesso, è il vero inizio della storia.
Insieme a me sta collaborando pure una mia amica, che mi da molte idee per questa storia
Forse è uscito un po’ lunghetto, però a me piace così, adoro questo capitolo
Mi farebbe molto piacere un vostro commento, solo per sapere se vi piace oppure no

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Capitolo 3
*** Maths ***


“Vi rendete conto? Una E in geometria e matematica! Quando pensavate di dirmelo voi due?”
Era da un’ora che si lamentava della mia prima E in geometria che avevo preso ieri per colpa di Mike, perché il cretino non era riuscito ad avvisarmi in tempo che non aveva fatto un cazzo ieri sera, ma la mia vendetta però era stata già compiuta, perché l’aveva avuta anche lui la E. Le urla di mia zia continuavano ad echeggiare nel salotto, ma io e Michael eravamo tutt’altro che attenti ai suoi rimproveri.
“Mi avete sentito?” urlò di nuovo.
“Ti stai lamentando per niente, zia. E’ successo, okay? A te non è mai capitato di andare male a una materia che odi?” dissi scattando.
“Modera i toni con me signorina, e poi no. In questa casa nessuno è mai andato male in qualche materia, neanche i tuoi fratelli andavano male”
“Persino Will riusciva a prendere una C a geometria” s’intromise Ed.
“Ti prego Ed, non ti ci mettere anche tu” ridacchiò quando finii la frase.
“Comunque” continuò mia zia “Se non mi avete sentito prima, ve lo ripeto per l’ultima volta. Tu e Michael andrete a ripetizione di geometria e matematica”
“che cosa?” urlammo insieme io e Michel
“non ci penso neanche” urlò Michael.
“zia non puoi farmi questo, io lavoro” dissi esasperata. Avrei preferito passare il resto della mia vita a lavorare con la compagnia di Irwin che fare geometria e matematica.
“oh andiamo, so che lo fai solo per farmi contenta e che lo fai a forza. Lavorerai solo il venerdì e il sabato, gli altri giorni andrete a ripetizione. Siete gli unici della classe che andate male in geometria”
“anche Calum va male, ha preso una E come noi” scattai
“In realtà Calum ha preso una C, sta andando anche lui a ripetizioni” ammise Michael
Lo guardai male, perché cazzo non si sta zitto una buona volta?
“Vorrà dire che chiamerò la mamma di Calum e mi farò dare il numero della sua insegnante di ripetizioni”
“Assolutamente no” scattò Michael alzandosi “io non vado a ripetizioni da quella”
“da quella?” lo guardai confuso “perché conosci chi da ripetizioni a Calum”
“Purtroppo si..”
“E chi è?” chiesi curiosa?
Non feci in tempo a sentire la risposta di Mike che suonarono alla porta. Arrivò subito dopo in salotto Calum con dei libri in mano, che tempismo perfetto.
“Calum, ciao tesoro” si avvicino mia zia salutandolo “ho bisogno del tuo aiuto”
“Calum ti prego no” urlò mio cugino “non farlo”
“ehm… non so se posso esserle di aiuto” disse imbarazzato Calum
“Raph porta Michael di sopra, vi raggiunge dopo Calum”
Neanche finì la frase che Michael sbuffando andò dritto di sopra senza il mio aiuto. Io non capivo ancora il motivo per cui non vuole andare a ripetizioni dall’insegnante di Calum, e volevo assolutamente scoprirlo. Andai velocemente di sopra e bussai la porta della sua camera.
“Non voglio nessuno” urlò lui
Fregandomene della sua frase, entrai e mi stesi accanto a lui sul letto, impegnato con la sua nuova chitarra acustica.

Era passata un quarto d’ora e Calum non era ancora salito, e la stanza era troppo silenziosa. Si sentiva solo Michael che suonava qualche nota con la sua chitarra acustica.
“Sai..” dissi rompendo il silenzio “Ed voleva comprartela arancione, ma a me faceva cagare”
Non rispose. Mi girai e lo guardai attentamente. I capelli biondo scuro piastrati avanti erano un po’ ridicoli per la sua età, però a lui piacevano così, anche se sapevo che avrebbe voluto tanto tingerseli, ma zia Karen non voleva.
“come conosci l’insegnante di ripetizione di Calum?”
“lei è… è la mamma di…”
“ragazzi” aprì all’improvviso la porta mia madre “cominciate già da oggi ripetizione, ho chiamato l’insegnante ed è stata così gentile da accogliervi oggi stesso”
Sgranai gli occhi. Michael guardò così male sua madre che l’avrebbe davvero uccisa con lo sguardo. Sbuffò e si appoggiò a pancia in giù sul letto con la testa che affondava nel cuscino.
“io tra poco devo andare a lavorare zia, non posso assentarmi”
“ho chiamato io Dylan poco fa, e tranquilla, mi ha detto ‘sempre prima la scuola e poi lo svago’ e che lavorerai da lui giovedì pomeriggio e tutta la giornata il venerdì e il sabato”
“Zia ti prego, oggi proprio non..”
“Preparatevi su, vi accompagna Calum perché deve andare pure lui. Ah, mi raccomando, siate carini.”
Uscì dalla porta ed entrò Calum subito dopo.
“Mike scusami, mi ha davvero costretto, io non volevo. Lo sai che io…”
“hai già fatto abbastanza Calum, lascia stare.” Si alzò e uscì andando verso il bagno.
Calum seguì con lo sguardo Michael poi si voltò verso di me. Aveva una faccia sconvolta.
“Ciao Raph” mi salutò timidamente Cal
“Ciao Calum” accennai un sorriso “sai per caso perché ha reagito così male?”
“beh vedi…” inizio Calum sedendosi accanto a me “la mia insegnante di ripetizioni è la mamma del mio migliore amico e…”
“Aspetta, aspetta, aspetta. Quanti migliori amici hai?” lo guardai male
“ehm… due, perché?” mi guardo confuso.
“cioè vuoi dirmi che Michael non è il tuo unico migliore amico?”
“ehm no.. ne ho due, lui e..”
“io sono pronto” entro Michael “di che stavate parlando?” s’intromise tra noi
“Niente” dissi insieme a Calum. Almeno lui mi capiva in questi casi.
 
Da quello che ci aveva detto Calum, la sua insegnante di ripetizioni si trovava a pochi isolati da casa di zia Karen. Da quanto ce ne eravamo andati, eravamo tutti e tre per i fatti nostri. Io avevo gli auricolari e ascoltavo la cover di Please don’t go di hemmo1996. Chissà se un giorno sarebbe tornato al negozio, magari proprio oggi che io non c’ero. Amavo la voce di quel ragazzo, e avrei tanto voluto rivederlo, anche se non gli avrei mai detto che ero una sua grande fan e che ero stata la prima a mettere mi piace alla sua cover. La sua voce era un vero e proprio calmante per me, sarebbe stato il mio piccolo segreto, nessuno avrebbe dovuto scoprirlo.
Ci avvicinammo al cancello di una villetta ed entrammo arrivando vicino alla porta d’ingresso. Michael ed io stavamo giù mentre Calum era salito a bussare la porta. Aprì la porta un ragazzo biondo, alto e muscoloso, con un viso abbastanza famigliare, perché di questi periodi tutti mi sono familiari?
“Ehi Jack, c’è tua mamma per le ripetizioni?”
“Ehi Cal, si è dentro con mio fratello, entrate”
Ci avvicinammo anch’io e Michael ed entrammo insieme a Calum
“Comunque io sono Jack piacere” disse il ragazzo allungando la mano verso di me.
“Raph piacere, lui e Michael” dissi notando il menefreghismo di mio cugino nei confronti di Jack.
“sembra… arrabbiato?” mi disse guardandolo girovagare per il salotto.
“lo è eccome” dissi.
Aveva un viso troppo familiare, o questo ragazzo lo conosco davvero, o sto impazzendo. D’un tratto sentii qualcuno aprire una porta scorrevole, e mi girai di scatto. Non potevo credere ai miei occhi. Il ragazzo delle cover era lì proprio davanti a me. Mi guardo e sorrise, e subito ricambiai anch’io. Si aggiusto qualcosa nel collo prima che me ne accorsi, e quando finì notai che aveva al collo il plettro grigio che li avevo venduto ieri.
“ragazzi entrate” disse una voce dentro quella sala
Io, Calum e Michael entrammo dentro e notai lo sguardo di Michael abbassarsi quando vide il ragazzo delle cover. Lo conosceva anche lui? Sapeva anche lui che faceva cover su youtube? La signora era seduta al centro tavola, mentre il ragazzo biondo era accanto a lei verso sinistra.
“prego sedetevi” disse la signora. Era una donna molto carina con dei lunghi capelli biondi, si vedeva che era australiana.
Calum andò a sedersi accanto alla signora alla sua destra e accanto a lui Michael, io invece andai a sedermi accanto al ragazzo dagli occhi blu oceano.
“ehi” disse il ragazzo sorridendo timidamente appena appoggiai il libro di matematica sul tavolo.
“ehi” risposi imbarazzata. Perché mi faceva sempre questo effetto guardarlo?
“vi conoscete già?” chiese la signora verso il ragazzo.
“si mamma, vengono tutti e tre nella mia stessa classe di geometria”
Rimasi quasi sconvolta da quelle parole, dall’inizio fino alla fine. Non solo avevo scoperto che era sua madre questa signora, ma avevo scoperto solo ora che andavo in classe di geometria con il ragazzo delle cover. Ecco perché, quando lo vidi in negozio, aveva un viso familiare.
“Ohw mi fa piacere che andate tutti e quattro insieme” disse sorridendo “io sono Liz, insegno matematica e geometria alla Richmond High e do’ lezioni private per gli studenti con carenze in queste due materie. Voi siete?”
“Io sono Raph” risposi subito “E lui è Michael, mio cugino”
Mi girai verso il ragazzo biondo e notai la faccia sconvolta, che avevo detto di così sconvolgente? Anche la mamma se ne accorse.
“e’ successo qualcosa Luke?”
Luke. Finalmente il ragazzo delle cover aveva un nome, ed anche un bellissimo nome. Ho sempre amato il nome Luke, è molto affascinante, è sta molto bene a lui. Conoscendo il suo nome ora ricordai. Era Luke Robert Hemmings, il ragazzo dalle A fisse in matematica. Era davvero un genio in quella materia, però non sapevo come faceva a capire tutte quelle merdate che alla fine non serviranno a nulla nel mio futuro.
“Niente mamma” disse abbassando lo sguardo.
“Okay allora, iniziamo dalle cose basilari, ovviamente abbiamo poco tempo a disposizione per essere al passo con il programma, per gli esercizi per casa vi aiuterà Luke in questo periodo di ripetizioni, poi inizierete a farli da soli man mano che recupereremo le mancanze”
 

Stare due ore a fare a rifare milioni e milioni di esercizi di matematica non fu per niente salutare per la mia mente. Ero davvero esausta di quelle merdate. Avevo proprio bisogno di una pausa. Liz capì subito che io e Mike non ce la facevamo più, così ci diede la possibilità di andare a casa prima oggi. Ha ammirato molto il nostro sforzo, e come premio ci aveva dato una fetta di torta al cioccolato e cocco.
“Buonissima” dissi finendo di mangiarla.
“grazie mille Raph” disse sorridendomi “posso chiederti una cosa?”
“certo, mi dica” risposi cordialmente
“ti prego, dammi del tu, non farmi sembrare una donna troppo grande” sorrise, e io ricambiai annuendo “comunque volevo sapere se per caso hai un fratello grande.”
“si, ne ho due, Edwin e William”
“Allora è tuo fratello Ed. Mi manca quel ragazzo. E’ stato uno dei miei più brillanti studenti della Richmond High”
“davvero?” risposi esterrefatta.
“si si” sorrise “come mai ti sei iscritta alla Norwest Christian College?”
“mia madre e mia zia hanno voluto che Michael ed io andassimo a scuola insieme, siamo della stessa età, abbiamo solo una settimana di differenza”
“wow” sorrise “da quanto tempo che non vedo i tuoi, come sta la mamma?”
A quelle parole, a Michael andò di traverso un pezzo di torta. Come faceva a non saperlo? Sia alla Norwest che alla Richmond sapevano tutti che mia madre non c’era più. Calum aiutò Michael dandogli un bicchiere d’acqua e mi guardo sconvolto. Anche Liz mi guardò sconvolta.
“beh ecco… ” iniziai
“mamma, puoi venire un secondo con me?” disse Luke prendendola per un braccio e trascinandola fuori la cucina.
Mentre Luke stava fuori con sua mamma, io guardai Michael. Era arrabbiatissimo, e volevo assolutamente sapere il perché. Anche io ero arrabbiata, ma ero sorpresa. Capita spesso che le persone non sappiano di mia madre, e ricordarla si mi fa stare male, ma non ci credevo che non sapesse niente di quello che era successo. Certo, conoscendo benissimo mio fratello, avrebbe dovuto saperlo. Presi le mie cose ed uscì dalla stanza con Calum e Michael, che da quanto siamo entrati a casa di Luke non ha rivolto nemmeno una parola ne con me e ne con Calum. Si comportava in modo strano. Michael si diresse velocemente verso la porta di casa e raggiunse l’uscita del cancello, seguito da Calum che cercava di fermarlo.
Stavo per uscire, avevo davvero bisogno di uscire da quella casa, quando sentii un rumore di passi provenire dietro di me.
“Raph oddio scusami, sono mortificata” disse la mamma di Luke abbracciandomi. La sentii piangere sulle mie spalle. E li capì che era davvero sincera “giuro, non sapevo nulla. Nessuno mi ha detto nulla. Sono così mortificata non esserci stata accanto alla tua famiglia e accanto a Ed” si asciugò le lacrime.
“Tranquilla Liz” dissi abbracciandola di nuovo “è tutto ok, mi dispiace che non l’hai saputo” dissi staccandomi da lei “pensavo che Luke te l’avesse detto. Nella mia scuola hanno fatto una specie di commemorazione, era la rappresentate d’istituto in quel periodo” dissi freddamente.
Subito dopo scese anche Luke, e lo guardai male. Perché non aveva detto niente a sua madre? Si vedeva tantissimo che ci teneva esserci, e lui ha impedito tutto ciò. Il nero che c’era in me stava ritornando, di nuovo.
“sinceramente non lo so” disse “può essere che me l’ha detto e io l’ho dimenticato, ti giuro che sono completamente mortificata e..”
“Liz non devi scusarti, non c’entri niente tu” dissi guardando male di nuovo Luke che abbassò la testa “adesso devo proprio andare” dissi uscendo dalla porta.
“potresti darmi il tuo numero? Così ti avviso se non faccio lezioni” disse lei prendendo il cellulare. Le diedi il mio numero e me ne andai da quella casa. Non avrei mai più rivisto quella casa, ne Liz, ma soprattutto lui.
 

Era mezzanotte passata e io non riuscivo a dormire. Da masochista che ero, andai a controllare su youtube se Luke aveva pubblicato cover, ma nulla. Ero davvero arrabbiata con lui, e non avevo più intenzione di vederlo. Ma avevo un fottuto bisogno di sentire la sua voce. Stavo per diventare pazza, o meglio già lo ero, ma sto dando di matto, e se continuavo così, era la fine per me. D’un tratto la stanza buia s’illuminò e vidi il telefono lampeggiare sopra il comodino. Lo presi e vidi un nuovo messaggio da un numero sconosciuto.
 
Da: +2 0061 934023
Ehi Raph, sono Luke (:
Scusami se mi sono permesso di prendere il tuo numero dal telefono di mia madre, ma avevo bisogno di spiegarti il motivo per cui non avevo detto niente a mia madre di quello che è successo alla tua. Mia madre sta diventando troppo paranoica nei miei confronti, e vuole sapere tutto di tutti della mia scuola, vuole che mi faccia degli amici, anche se sa che mi odiano tutti in quella scuola, e non so nemmeno io il perché. Ma quel giorno non andai nemmeno a scuola. Finsi di stare male perché non ce la facevo a venire in classe e vedere tutti tristi per te, soprattutto vedere te distrutta. Non ho trovato giusto condividere questo con te, io che non conoscevo per niente tua madre, insieme con tutti quelli della scuola. Perché, a mio parere, doveva essere una cosa intima, noi non c’entravamo niente, e quello che hanno fatto a scuola è stato solo una cosa stupida, e sono convinto che lo pensi anche tu. Mi dispiace per tutto Raph, sperò che tu comprenda.
Per qualsiasi cosa io sono qui (:
Ps. Se mi perdoni, vorrei che mi consigliassi un’altra canzone bella da ascoltare. Luke x
 
Ero così stupita da quel messaggio, che tutto l’odio che provavo verso di lui svanì. Perché, anche se non ci conoscevamo per niente, quel giorno aveva capito tutto. Aveva capito che io non volevo condividere tutta quella merda con quelle merde di ragazzi e professori della Norwest, avrei voluto una cosa intima, ma mio padre non ha voluto. Ed io, in quel momento, avevo proprio bisogno di Luke. Peccato che ancora non lo conoscessi, o meglio, non lo calcolavo.
Sorrisi alla frase finale. Ormai era così raro che sorridevo, che solo ora me ne resi conto che ultimamente riusciva a farmi sorridere solo lui.
Aveva bisogno di qualcuno anche lui, come me. Anche se io non ero la persona giusta per lui, perché so come sarebbe andata a finire. L’avrei portato giù con me, nell’oscurità.
Però di tutto questo di una cosa ero felice, mi aveva chiesto di nuovo un consiglio per una sua nuova cover, ed io non potevo essere altro che onorata di aiutarlo.
 
 
Mar’s corner
Ennesimo ritardo (:
finalmente ce l’ho fatta, ed è uscito anche questo lungo.
Il prossimo capitolo lo continuo se ricevo almeno tre recensioni, ho tante visualizzazioni ma poche recensioni, non ci vuole davvero nulla a scrivere un vostro parere (:
Voglio anche farvi capire chi è la protagonista, visto che non viene descritta fino ad ora…
Ladies and gentleman… ecco la protagonista

Ho scelto questa Vanessa per un determinato motivo, sia perché qui che era più piccola di età, e poi scoprirete anche il perché... Molto probabilmente metterò questa ff anche su wattpad così potete seguirla anche li (:
see you soon
Mar x

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Capitolo 4
*** Dazzling Polar Star ***


Una sagoma conosciuta in mezzo a centinaia di persone.
Camminava tranquilla, a passo lento.
Con le mani nelle tasche, e tanta spensieratezza.
Un sussulto.
Potrei riconoscerlo tra miliardi di altri individui.
Abbassai lo sguardo, il mio battito cardiaco accelerava.
Mi vide.
Un lieve sorriso gli increspò le labbra.,
Sorrise.
Il cuore mi si allargò di colpo.
Senza accorgermene mi ritrovai di fronte a lui, occhi negli occhi, mani nelle mani.
Un brivido mi salì lungo la schiena.
“Mi sei mancata.”
“Anche tu.”
Si avvicinò lentamente e..
“Raph Svegliati, è tardi, il lavoro ti aspetta!”
Aprii gli occhi, era solo un fottutissimo sogno.
“Arrivo zia”

Mossi le coperte per liberarmene, controvoglia, facendole scivolare sul pavimento. Si liberò in quel momento quel tipico aroma che ognuno sente solo e solamente sotto le proprie coperte; quell'odore di casa, di sicurezza, di calore.
Mi alzai e decisi di dare una rapida occhiata alla finestra, come prima cosa; spostai le tendine azzurre con un filo di speranza nello sguardo, ancora offuscato dal sonno: nulla, solo e soltanto il sole.
Mi mancava il tempo dell’Alaska, mi mancava davvero tutto di quel posto: il freddo, i paesaggi, la gente.. Mi ero promessa un giorno di ritornarci, perché era un posto in cui davvero valeva la pena vivere, e poi, per quello che avevo sempre sognato di fare, quel posto era proprio adatto a me. Il problema che non riuscirò mai a fare quello che io vorrei fare.
mi vestii molto semplice, una canotta e un paio di pantaloncini a vita alta e scesi al piano di sotto per fare colazione.
 
"Buongiorno" esortarono in coro i miei zii e mio padre vedendomi scendere le scale.
 Ricambiai il saluto con un gesto distratto della mano, poi mi dedicai alla mia zuppa di biscotti. Troppo stanca e pigra per scegliermi un posto a tavola mi adagiai all'unica frazione libera alle spalle di zia Karen, intenta a cucinare qualsiasi sorta di intruglio per la cena di stasera. Dovevano venire degli amici dei miei zii a mangiare a casa, e noi quattro, praticamente io, Ed, Will e Mike, dovevamo stare alla larga da casa fino alle undici di questa sera. Ed e Will avevano già trovato con chi stare, Mike andava a casa di Calum a giocare a fifa, ed io sicuramente sarei rimasta in camera mia senza che nessuno se ne accorgesse.
Ancora immersa nei miei pensieri, abbandonai il bicchiere vuoto dentro il lavandino e mi diressi nella mia camera, facendo attenzione a non cadere sulle scale di legno troppo scivolose. Scansai i due-tre jeans che avevo cambiato e lasciato sul pavimento per arrivare al cellulare poggiato sulla scrivania. Trovai un messaggio non letto.
 - Passo a prenderti a casa tua per le 10. Preparati, e non fare ritardo come sempre. Ash!:) -
 Lessi tutto d'un fiato e poggiai le dita sulla tastiera per rispondere, ma sentii in quel momento il richiamo di mia zia dal piano di sotto
“Raph, muoviti, sono le 10 passate”
Sospirai e scesi le scale. Presi la mia borsa e mi avviai verso la porta, lanciando un'ultima occhiata alla frase sullo schermo. Ash aveva scritto casa mia, la casa che abbiamo lasciato 6 mesi fa. Ash non sapeva che mi ero trasferita. Ed io non potevo tornare li, non potevo rivivere quell’inferno che ho vissuto 6 mesi fa. Scrissi velocemente un messaggio ad Ashton, doveva raggiungermi direttamente a lavoro, che forse era meglio, e uscii di casa dirigendomi verso la metropolitana.

Avevo davvero bisogno di stare un po’ da sola, e di pensare al perché fra tutte le persone che conosco avevo sognato proprio lui. Lui in questi giorni era stato così dolce, così riservato e troppo, troppo timido. Dopo quello che era successo con sua mamma a stento riuscivamo a parlarci. Mi aveva offerto di rimanere con lui una volta in camera sua un giorno che ero da sola a casa sua, ma avevo rifiutato. Lo conosco da due settimane appena, e l’idea di rimanere una sera da sola con lui, magari a guardare un film, o anche le stelle e a fumare una sigaretta.. mi piaceva, ma allo stesso tempo mi spaventava. Penso sia il giusto mix tra una cosa dolce e una cosa semplice, tutto perfetto insomma. Avevo dentro di me una sensazione strana quando ero con cui. Forse perché quando ero con lui, dimenticavo di essere un disastro.
Ma avevo comunque paura, avevo paura che potesse trovare una persona migliore di me. Perché diciamocelo, io non ero chissà che cosa. Avevo sempre qualcosa da ridire, non ridevo mai, mi annoiavo con molta facilità e tanti altri mille difetti che evito di elencare. Avevo paura di affezionarmi così tanto a lui, che un giorno o l’altro si sarebbe stancato di me e se ne sarebbe andato senza dirmi nulla, lasciandomi un vuoto dentro che non poteva essere ricompensato con niente.
Perché sapevo di non essere quel tipo di persona che potrebbe piacere a qualcuno.


Entrando nel negozio trovai Ashton seduto sul bancone cercando qualcosa dentro una scatola di cartone.
“Eccomi” dissi appoggiando la mia borsa sul bancone, cercando di spaventare Ashton, ma non ci riuscì
“Mi spieghi perché mi eviti?” disse alzando lo sguardo verso di me
“Scusami Ash” dissi accendendo il computer “volevo avvisarti l’altro giorno che non abito più in quell’indirizzo da più di sei mesi”
“Potevi rispondermi almeno ad un messaggio su facebook però” cercò di fare un tono serio per rendere questa frase un rimprovero, ma fallì miseramente.
“Se mia zia non mi avesse tolto il computer, ti avrei intasato la chat”
“Si, con i tuoi: cosa diavolo vuoi Irwin? Non rompermi le palle. Vaffanculo brutto stronzo” rise continuando a cercare nella scatola
“Sono così prevedibile?” lo guadai seria, cercando di non ridere
“Abbastanza Mins” sorrise guardandomi
“smettila di chiamarmi Mins” lo ammonii
“smettila di chiamarmi Mins” ripeté Ashton mimando in modo orrendo la mia voce.
“Non ho una voce da oca” dissi dando un piccolo schiaffo sul suo braccio.
“Oddio mi ha aggredito” urlò “sto per morire, arrestatela, è un oca assassina”
“Irwin” urlai cercando di fermarlo, ma lui scansò le mie mani scendendo dal bancone prima che potessi fare qualcosa contro di lui.
“vorresti violentarmi Mins? Dì la verità, sono così bello che..”
“Così bello che pensi cose stupide come chi ha un cervello di un’oca” dissi cercando di deriderlo.
“Vorrei ricordarti che sei tu l’oca, mica io”
Evitai di rispondergli prendendo il portatile. Lo appoggiai sul bancone e aprii subito safari. Avevo un disperato bisogno di sapere se avesse pubblicato cover dopo quello che era successo. Non gli avevo ancora risposto al messaggio, e lui non me l’aveva richiesto di persona. Forse avevo capito perché non riusciva a parlare con me, perché pensava che lo stessi evitando. In realtà ero solo indecisa su che canzone fargli fare una cover. Avevo una lista lunghissima, neanche lui riuscirà a decidere.
Entrai su youtube e cercai il suo canale, e trovai due nuovi video aggiunti di recente.
Erano Jersey dei Mayday Parade e Just the way you are di Bruno Mars.
Ero già pronta a premere play quando mi resi subito conto della presenza di Ashton qui insieme a me. Ma perché proprio oggi dovevano fare le pulizie al piano di sotto? Andai a prendere le mie cuffie in borsa e le attaccai al computer premendo play.
“che stai facendo?” sentii la voce di Ashton sotto la cover.
“Sto leggendo” mentii. Sapevo che ad Ashton non gli piaceva leggere, non avrebbe curiosato più di tanto.
“E da quanto uno legge con le cuffie nelle orecchie?” disse di nuovo interrompendo la mia concentrazione.
“Mi da fastidio la musica di sottofondo” dissi riprendendo da capo la canzone.
“Mhh okay” si arrese, finalmente.
“E cosa leggi?” riprese dopo soli 5 secondi di pace.
“Dio Irwin” dissi esasperata “sei una palla, sul serio trovati un hobby”
“ce l’ho già” disse porgendomi un fogliettino. Abbassai lo schermo e lessi il volantino.

<>

“Sul serio non hai iniziato il college perché cerchi di entrare in una band?” lo guardai sconvolta.
“Ho sempre sognato di suonare in una rock band famosissima e di girare il mondo in tour, di divertirmi come un matto con i miei amici di band e di scopare più ragazze possibili in tutto il mondo”
“Continua a sognare Irwin” dissi appoggiando il fogliettino sul bancone e alzando lo schermo.
“se trovi qualche band in cerca di batterista mi avviserai, vero?” chiese quasi supplicandomi.
“è più facile che entri in un college senza studiare che io trova una band in cerca di batterista, Irwin” dissi sarcastica.
“Ma quanto siamo diventati spiritosi” alzò gli occhi al cielo “E comunque, che cosa stai leggendo?”
“da quanto ti interessi di quello che faccio?” dissi guardandolo male.
“Mhh… da oggi” sorrise. Quanto vorrei prenderlo a sberle quel suo faccino quando si comporta così.
“tanto non lo conosci” dissi esasperata.
“tu dimmi il titolo, e poi vediamo..” disse continuando a cercare nella scatola.
Merda. Che dovevo dirgli? Guardai lo schermo del computer e notai l’illuminazione troppo alta, così’ l’abbassai, era troppo abbagliante e si vedeva tutto. Pensai un titolo plausibile, qualcosa di plausibile, qualcosa con abbagliante, visto che stavo per essere scoperta per colpa di quel fottuto schermo. Cosa può starci con abbagliante? Guardai la maglia di Ashton, era bianca con il simbolo della All Star. Ma certo, le stelle sono abbaglianti, soprattutto la stella polare, che è la stella che si vede di più.
“Un abbagliante stella polare” dissi sicura.
“Però.. ce ne hai messo di tempo per ricordartelo” disse alzando lo sguardo su di me per poi ritornare sulla scatola.
“si l’ho appena iniziato e..”
“di che cosa parla?” mi interruppe di nuovo.
“Se l’ho appena iniziato? Non lo so ancora Irwin. Scusa ma cosa stai cercando la dentro?”
“Non sono fatti tuoi, cerca la trama su internet e dimmi di che cosa parla”
“Perché diavolo lo vuoi sapere?” scoppiai. Tra poco l’avrei picchiato se non la smetteva di impicciarsi nelle mie cose, quando io non potevo sapere le sue.
“perché chissà, forse un giorno lo leggerò”
“tu leggere? Se tu inizi a leggere, io divento miss universo”
“vedi che io ho sempre letto libri, miss universo” cercò di deridermi, ma fallì.
“Si certo, lo sappiamo tutti che ti sei diplomato per un pelo”
“sei in vena di sfottermi Mins?” alzò lo sguardo verso di me
“e tu sei in vena di farti i cazzi miei?” Dissi alzando la voce.
“volevo solo sapere di che cosa parla quel libro, rilassati. Prenditi una camomilla dio santo”.
“Sei un’idiota Irwin” dissi prendendo il computer e andando verso l’uscita “Ah, visto che ci tieni tanto..” dissi voltandomi “parla di un ragazzo che pubblica cover cercando di diventare famoso e conosce una ragazza su youtube che l’aiuta in questa impresa” e uscì fuori sbattendo la porta.


Era quasi la terza volta che ascoltavo quelle due cover. La prima era abbastanza carina, non conoscevo quella canzone, era prima volta che la sentivo. E la seconda. Dio, la seconda. Ero sicurissima che grazie a quella canzone sarebbe diventato famoso, aveva un vero e proprio talento quel ragazzo. Improvvisamente una vibrazione mi svegliò dal mio stato di pace. Trovai un messaggio, e sorrisi vedendo il suo nome.

-Non ce la faccio più Raph, ho bisogno di chiarire con te.
Mi dispiace per tutto, ma non ce la faccio proprio a stare così. Ti prego perdonami, ho davvero bisogno del tuo aiuto. So che può sembrarti stupido, ma mi manca parlare con te (anche se l’abbiamo fatto una volta).
Ah, giusto per ricordartelo, ancora ti sei dimenticata, ho sempre bisogno del tuo aiuto sulla canzone
Luke. X(:
-

Sorrisi, e subito mi venne in mente l’attesissima canzone che tanto cercavo di consigliargli.
Scrissi il messaggio e glielo inviai:

- Forget you di Cee Lo Green, scusami se ti ho fatto aspettare, ma ho una lista lunghissima e non sapevo quale scegliere
Raph (:
-

 

Mar's Corner

Scusate il ritardo (di nuovo) per quelli che seguivano la mia storia
ho notato che l'ultimo capitolo ha avuto meno visualizzazioni ma più commenti
mi fa piacere, ma allo stesso tempo vorrei un commento anche da altre persone
più ne siete, meglio è, così aggiorno spesso.
Ho iniziato anche a pubblicare su wattpad
se volete seguirmi sono coldpluke, e li c'è la storia
see you soon (:
Mar

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Capitolo 5
*** Test ***


Oggi era la tipica giornata in cui mi piacerebbe ritrovarmi dall’altra parte del mondo. Mi odiavo, mi odiavo dal momento in cui aprivo gli occhi al mattino, mi odiavo costantemente. Mi odiavo perché ero un continuo disastro. Avete presente quando, la sera, dopo non aver aperto un libro, cominciavi a preoccuparti del compito di matematica del giorno dopo? ecco, era un pensiero così fastidioso da non farmi dormire la notte. Perché nonostante tutte le ripetizioni che ho fatto, io non ho capito assolutamente niente. Perché al posto di studiare matematica, ero impegnata a fare altro. Maledetto Hemmings.
La matematica non mi è mai piaciuta. Sono sempre stata molto più brava in letteratura. Le parole ti assalgono, ti permettono di esprimerti. Con i numeri, invece, che ci faccio? Ah, sì, conto tutte le volte che l’ho sognato, tutte le volte che ho visto le sue cover su youtube, tutte le volte che lo fissavo mentre era così concentrato a fare i compiti di matematica, tutte le volte che ho desiderato solo una cosa: guardarlo senza mai stancarmi.
Era diverso. Sentivo che era diverso. Non era come tutti gli altri. Mi aveva stregata. Sì ecco, forse stregata era il termine giusto. Sembravo una ragazzina alle prese con la sua prima cotta. Non mi era mai accaduta una cosa del genere, nemmeno con Ashton e i miei altri 2 ex. Solo a vederlo ero al settimo cielo, no ma che dico, io con il suo sorriso arrivavo al decimo cielo.  
 
In sostanza, grazie a lui, non sapevo fare nulla al compito di matematica. Tutte quelle ripetizioni che ho fatto, le ho spese a vuoto. Arrivai a scuola con qualche minuto di anticipo, dovevo assolutamente occupare i posti dietro per me e Michael, avevo un urgente bisogno di prendere almeno una C a quel compito, altrimenti sarei finita a ripetere l’anno per colpa di quella fottuta materia. La classe pian piano si sta riempiendo, e Michael non è ancora arrivato. Ieri ha dormito a casa di Calum, quindi sicuramente sarebbe venuto con lui a scuola. Finalmente arrivarono qualche minuto prima del suono della campana in classe. Mentre spostai le mie cose per far sedere Michael, notai che si era seduto in terza fila accanto a Calum.

“Michael, che diavolo fai?” quasi urlai. Non poteva abbandonarmi proprio ora, anche se forse lui era messo peggio di me.
“Scusa Raph, ma Calum mi ha chiesto di sedermi affianco a lui” si giustificò
“fanculo Michael” sbottai
“Cosa sono queste parole nella mia classe?” entrò quella troia maledetta con quei fottuti fogli in mano per il compito. Dio perché non avevi ascoltato le mie preghiere e non la facevi cadere per le scale?
Ero in preda ad una crisi di pianto e di nervosismo. Avevo un enorme bisogno di una mazza da baseball e una grande, infinita, enorme, lunghissima vetrina con all’interno mille piccoli oggetti fatti di cristallo tutti da scassare con forza. Mi ci vorrebbe volentieri in questo istante. Incrocia le braccia sul banco e abbassai la testa cercando di nascondermi e di calmarmi.
“Ehi vaniglia”
Sobbalzai all’improvviso quando sentii quella voce, la sua voce.
“Vaniglia?” lo guardai stranito. Si sedette accanto a me e cominciò a prendere un foglio bianco, e altro occorrente che serviva per il compito di matematica. Guardai più avanti verso Calum e Michael, e notai lo sguardo assassino di Michael verso di Luke. Le vendette arrivano proprio quando ne hai un disperato bisogno.
“Quando sono entrato in classe, ho sentito un forte odore di vaniglia, così ho seguito la scia e sono arrivata da te” sorrise mentre aggiustò le cose sul banco per poi voltarsi verso di me. “io adoro la vaniglia”
“Io la odio” dissi cercando di non guardarlo “perché sei accanto a me?”
“perché so che hai disperato bisogno di un aiuto in matematica, ti osservo di nascosto a casa mia,  sai?”
arrossì alle sue parole. Merda, merda, merda. Ora, invece, avevo bisogno di una pala per scavarmi una fossa enorme e sotterrarmi per la mia ennesima figura di merda.
“Minster, che ci fai accanto a Hemmings?” disse rimproverandomi Miss Keater, sapevo che mi avrebbe spostato subito. Luke era il suo alunno preferito, di certo io ero solo una distrazione per -il genio della matematica- come lo chiamava lei..
“ehm…” iniziai cercando di inventarmi qualcosa “ho litigato con Michael”
Spostai lo sguardo verso Michael, e contemporaneamente mi seguì anche Miss Keater. Michael mi guardò peggio di prima, e poi distolse lo sguardo tornando subito al suo compito.
“Cerchi di risolvere subito i disguidi con suo cugino, Minster. Non mi piace che cambiate posto proprio il giorno che dovete fare il compito” disse lasciando due fogli per me e Luke andandosene.
“se l’ha bevuta davvero?” mi guardò sconvolto Luke
“a quanto pare si” dissi sorpresa “ed ora aiutami ti prego”
“ti aiuto solo se mi perdoni” disse guardandomi dritto negli occhi.
I suoi occhi. I suoi fottuti occhi blu. E’ proprio vero, erano tali e quali al mare, che se voleva ti prendeva per i piedi e ti trascinava a fondo, e non ti lasciava via di scampo.
Erano così bello da rubarti il respiro, da lasciarti incantata come non mai, da farti credere che una cosa così meravigliosa non potrebbe mai avere lati negativi, che non potrebbe mai far del male a nessuno, e invece poteva devastarti in un istante.
 “Luke io…” iniziai
“Silenzio ragazzi. Da adesso avete un’ora e mezza per svolgere il compito. Quando scade il tempo non voglio sapere scuse” m’interruppe quella racchia.

--

“Luke” sussurrai agitata il suo nome toccando il suo braccio con la matita.
Erano passate tre quarti d’ora e dell’aiuto di Luke manco l’ombra ho visto. Sapevo che sarebbe finita così. Sapevo che mi avrebbe solo preso in giro.
“Luke cazzo ho davvero bis..” dissi quando prese il mio foglio e lo scambiò con il suo cercando di non farsi vedere.
“fai finta di scrivere, io cerco di fare il possibile, faccio anche qualche errore, non voglio che qualcun altro prenda una A come me” disse sorridendomi
Gli diedi uno schiaffo sul braccio e lui rise. Credo di non aver mai sentito un suono più bello della sua risata.
Mi rilassai sulla sedia e scrutai il compito di matematica di Luke, aveva una calligrafia fantastica, era molto preciso e ordinato, a differenza della mia, che era davvero confusionale.
“Luke” mi riavvicinai a lui cercando di non farmi vedere “scrivi disordinato, fai delle cancellature”
“okay vaniglia” sorrise continuando il suo lavoro.
Mi morsi il labbro cercando di non sorridere a quel nomignolo orrendo, ma mi piaceva detto da lui. Stava davvero facendo tutto il compito di matematica al posto mio? Non mi sarei mai aspettata che avrebbe fatto una cosa del genere. Che poi, faceva tutto questo per il mio perdono, perché ci tiene così tanto a me anche se ci conoscevamo da poco?
No, lui non si doveva avvicinare a me, non doveva farlo.
Le persone in questa scuola non fanno altro che dire che ero quella strana e stronza.
Dovevo essere sincera? Mi era sempre piaciuto essere quella strana; non sopporterei essere vista come il resto del mondo, perché io quello che sta là fuori lo odio da morire. Io ero davvero strana, ci voleva tempo sia per conoscermi che per capirmi, e solitamente le persone non avevano tempo. Talmente strana che non mi capiva nessuno, intendo che a nessuno importava capirmi, o almeno non più. Se c’era qualcuno a cui importava si è stancato di capirmi, e ha smesso. O ci ho litigato. O non mi era vicino. O non c’era più. Non sapevo realmente su cosa avevo di sbagliato. La mia vita era un continuo “sbagliare”. Forse sono sbagliata io, ma io sono così. Potevo cambiare umore in un secondo, potevo lunatica e aggressiva, a volte. Non amavo chi m’imponeva condizioni, chi cercava di comandarmi. Detestavo chi voleva cambiarmi. Non era facile aver voglia di ascoltarmi: ero paranoica e anche noiosa.
Alla fine sapevo che la mia era solo una corazza. Era una maschera che indossavo per difendermi. Ero solo stanca di soffrire e di piangere. Così, giocavo a fare la stronza.
Era la cosa che mi riusciva meglio. Giocavo a fare la dura. Fingevo di avere un cuore freddo come il marmo.
Chi si avvicinerebbe a una persona del genere?
 
Mi voltai verso di lui e lo guardai di nuovo. Scriveva con serena facilità, senza mai fermarsi e con una lentezza che nulla avrebbe potuto turbarlo. Mi sarebbe piaciuto accarezzargli quei capelli biondo scuro sempre arruffati in avanti nello stesso modo in cui scriveva.
Ero solita pensare di essere davvero la persona più strana del mondo. Ma poi ho pensato, ci sono così tante persone nel mondo, ci deve essere qualcuno proprio come me, che si sente bizzarro e difettoso nello stesso modo in cui mi sento io… Vorrei immaginare che fosse lui, anche se forse anche lui si sente così, e immaginarlo che mentre finiva il mio compito, pensava me. Beh, speravo che, se lui avesse avuto il potere di entrare nella mia mente e di riuscire a leggerla in quel momento avrebbe potuto scoprire che sì, era vero, ero davvero strana, ma lui era sempre lì nella mia mente.
Il suo sguardo mi colse alla sprovvista. Mi ha beccato, di nuovo. Cercai disperatamente di distogliere il mio sguardo dal suo, ma non ci riuscì, i suoi occhi era come una calamita.
Io non lo sapevo che quegli occhi m’avrebbero attirato così tanto e m’avrebbero cambiata.
“Tempo scaduto” disse Miss Keater alzandosi, consegnatemi il foglio. “Luke per cortesia, raccogli tutti i compiti.”
Luke si alzò, e come primo foglio prese il suo dal mio banco, che lo mise sotto al mio sorridendomi, e io lo ricambiai subito. Ho come la sensazione che il suo sorriso per me stava diventando una droga, e io ne ero già dipendente.

--

La mensa della scuola era già affollatissima, la gente correva su e giù per i corridoi per arrivare a prendere per primi i posti migliori. Non c’era molto da scegliere, visto che i posti te li sceglievano i vip della scuola. Io non ho mai avuto problemi di posti alla mensa, perché li conoscevo tutte quelle persone purtroppo, ma conoscerli a volte portava dei vantaggi, come in questo caso.
Ero in cerca di Luke, non ho avuto modo di ringraziarlo prima. Dopo che ha raccolto i compiti, è uscito ad aiutare Miss Keater a fare non so che cosa. Ho provato a seguirlo, ma poi l’ho perso di vista. Speravo davvero di trovarlo qui in mensa. Mi avvicinai alle postazioni dei vip per cercare mio cugino. Tutte quelle persone reputavano mio cugino uno sfigato, ma alla fine li ho quasi minacciati per far stare con me anche lui, quindi hanno accettato solo lui. Non so come reagiranno se mi porto pure Luke, o magari pure Calum dalle mie parti. Sapevo che Luke era uno di quei ragazzi senza autostima. Sapevo che aveva avuto dei momenti difficili. Credeva di essere uno sfigato e di non piacere a nessuno , però non sapeva che una ragazza sarebbe disposta a dargli l’anima per vederlo sorridere e farlo stare bene con se stesso. Perché il suo sorriso potrebbe essere davvero scelto come l’ottava meraviglia del mondo. Avrei voluto dirgli che stava diventando il primo pensiero la mattina, che quando uscivo da casa sua dopo le ripetizioni, mi mancava da morire, che era bellissimo con i capelli tutti arruffati in avanti. Avrei voluto dirgli che era meraviglioso quando si passava le mani nei capelli così morbidi e lisci quando era imbarazzato, e poi lui è uno di quelli che si trovava mille difetti in se stesso , ma io non ne vedo nemmeno uno. E ero anche sicura che se le ragazze fossero a conoscenza del tuo talento, lo conoscessero e vedessero quando è dolce e com’è gentile cambierebbero opinione subito, e poi io sarei diventata fottutamente gelosa e paranoica nei suoi confronti. Non sai quanto vorrei dirgli che anche se non ci vedevamo da qualche minuto, mi mancava e che io a lui ci tenevo tantissimo e sarei disposta a tutto pur di vederlo sorridere perché quel sorriso per me è tutto.

“Ehi Mins” mi chiamò qualcuno dietro di me, che purtroppo riconobbi subito dopo.
“Cosa diavolo vuoi Waco?” dissi cercando di trovare Luke tra tutte quelle persone. “E non chiamarmi Mins”.
“E da tanto che non ti siedi con noi, mi manchi un casino” disse cingendomi i fianchi quelle luride mani.
“Levami le mani di dosso deficiente” dissi spostandolo via da me.
“Calmati Mins” disse massaggiandosi la mano destra “Che hai il ciclo?”
“Se non la smetti di rompermi le palle, te lo faccio venire io il ciclo” dissi cercando di levarmelo dalle scatole. Tra le tante sagome, vidi Calum avvicinarsi verso di me. Corsi verso di lui, e mentre lo raggiungevo, sentii in lontananza un “sei una stronza acida Mins” da parte di quel deficiente del migliore amico di mio fratello William.
“Ehi Calum” dissi fermandomi di fronte a lui “Hai visto Luke per caso?”
“Ehi Raph, ehm no, non so dove sia. So che Michael se ne andato a casa invece..”
“Michael cosa?” cercai di non urlare.
“Sì, era davvero arrabbiato quando mi ha detto che se ne andava, quindi non l’ho fermato. Tuo cugino quando è incazzato è peggio di una ragazza con il ciclo” disse ridendo
“Penso invece che nessuno mi superi” dissi prendendo il telefono per chiamare quell’altro deficiente, oggi si erano davvero messi tutti d’accordo contro di me.
“Io vado Raph, ci vediamo in giro” disse Calum andandosene.
“Ciao Cal” dissi digitando il numero di Michael e avvicinai il telefono all’orecchio.
“Pronto?”
“Dove cazzo sei finito Michael? Sei per caso impazzito? Perché sei sparito così”
“Punto uno: non sono pazzo, punto due: io faccio quello che voglio, senza dare conto a nessuno, e poi tu eri così impegnata con quel coglione. So anche che avevate programmato tutto. Che bella cugina che sei, organizzi i piani per prendere buoni voti ai compiti di matematica con l’aiuto di quello lì e a me non pensi proprio, ma che brava”
“io non organizzato proprio un cazzo” scoppiai urlando “è stato un caso, tu ti sei seduto accanto a Calum, e lui si è seduto accanto a me perché stavo da sola e il suo posto era occupato da te.”
“Tu non sai che è stato lui a dire a Calum che io dovevo sedermi accanto a lui, non io”
“E allora? Ha voluto aiutarmi, sai come sono messa male Michael”
“Si ma non posso farmi comandare da quel coglione”
“Si può sapere che cazzo hai contro di lui?” dissi urlando di nuovo
“Non sono cazzi tuoi” urlò anche lui è chiuse la chiamata in faccia.
Fantastico. Sperai che almeno il compito che mi aveva fatto Luke fosse andato bene, perché la giornata stava diventando proprio una merda. Mentre misi il telefono in tasca, sentii una vibrazione provenire dalla tasca, segno che era arrivato un messaggio. Lo presi di nuovo e lo sbloccai, aprendo il messaggio:

Da: Hemmo1996
Hey Raph, scusami se sono sparito, ma quella racchia aveva bisogno del mio aiuto. Purtroppo sono dovuto uscire prima perché ho dei servizi urgenti da fare, ti va se ci vediamo domani pomeriggio? Così festeggiamo anche il tuo voto in matematica grazie al mio aiuto :D
Luke X(:
 
-Certo Luke, tranquillo. Non vedo l’ora :D- risposi
Era strano, non vedevo davvero l’ora di rivederlo. Mi mancavano già i suoi occhi e i suoi sorrisi.  
Non dovevo far altro che trascorrere questa giornata di merda sopravvivendo nell’attesa di rivederlo.
 
 

Mar's Corner
Salve Gente
Scusate per il ritardo, ma ora che inizia la scuola sarà un po' difficile per me riuscire ad aggiornare ogni 3/4 giorni.
Quindi cerco di scrivere capitoli lunghi e di non lasciarvi molto con il fiato sospeso
che brava che sono :D
Tra poco scriverò anche un pov su Luke, che sarà molto interessante
già abbiamo la nostra Raph che è così incasinata che non sa manco lei cosa prova
poveretta, vi prego recensite la storia se vi piace
ah per favore, passate qui e leggete questa fanfiction su glee, è di una mia amica ----> I don't mind
un saluto a tutte quelle che hanno aggiunto nei preferiti la mia storia e me 
Mar X(:

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