Apocalypsed Love

di Mary_la scrivistorie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scambierei la vita per questo attimo. ***
Capitolo 2: *** Disperazione. ***
Capitolo 3: *** La fine, il principio. ***
Capitolo 4: *** Lei. ***
Capitolo 5: *** Lui. ***



Capitolo 1
*** Scambierei la vita per questo attimo. ***


Apocalypsed Love
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Autore (forum e EFP): MaryScrivistorie {forum}, Mary_la scrivistorie {EFP};
Traccia scelta: The judgement day;
Titolo: Apocalypsed Love;
Fandom: Fallen;
Coppia: Cam/Gabbe;
Rating: Arancione;
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico;
Avvertimenti: Raccolta, Missing Moments, What if?;
NdA (facoltativo)
Benvenuti, miei cari fanciulli! Si sa, ormai l'estate è quasi al termine e l'ispirazione per nuove fanfiction è tutta in questi momenti. Ho deciso di scegliere un fandom che amo, ma sul quale non ho mai scritto: Fallen.
Qua non troverete né Luce/Daniel fluffose né AU, quindi per i fan di questa ship con cui io vado d'accordo a
momenti niente da fare, niente! 

La coppia da me scelta è la Cam/Gabbe *_* Sì, miei dèi, lo so! Ho detto proprio i nomi Cam e Gabbe finalmente uniti da quella barra! 
Ero indecisa se scrivere sulla Arriane/Roland, ma pazienza, aspetteranno è_é
La storia potrebbe piacervi se:
~ Non amate solo le storie rose e fiori, ma ossessionate e tormentate;
~ Amate l'introspezione dei personaggi (già, l'esamino mentale che per me è toujours obbligatorio);
~ Desiderate piangere e volete emozioni forti;
~ Amate gli amori che superano qualsiasi barriera e si fortificano;
~ Volete Originality e cose diverse;
La storia potrebbe non piacervi se:
~ Volete gioia, ridere, HAPPY HENDINGS. Non sono portata per il versante comico (eccetto per il sarcasmo e l'ironia), e i finali più belli non sempre sono felici. E non vi dico se questo lo sarà o meno;
~ Volete avventura OPPURE lussuria OPPURE horror: Per questa storia ho abolito l'avventura, perché cinque capitoli sono decisamente pochi per sfornare una degna storia di coraggio. Le storie erotiche - o con sfumature erotiche, che si buttano sul Lime! - non sono affatto il mio genere, al pari degli horror. So descrivere amori e
violenze, ma senza eccessi. Diciamo che opto per l'Angst forever! 
~ La vostra ship preferita del fandom è la Luce/Daniel: Come ho già detto, sì, sono davvero perfetti per stare
insieme eccetera. Tuttavia, la zia Kate ci ha davvero lasciato in astinenza di shippers da troppe ship, e il mio dovere di fanfictioner è quello di esaltarle e soddisfare il pubblico e, egoisticamente, me stessa.
Titolo - Non ha un significato preciso, deriva dai termini Apocalypse (Apocalisse) e Love (Amore). Volevo dare
l'idea di un amore 'apocalissato' (Apocalypsed, appunto), di un amore da Apocalisse, da fine del mondo.
Spiegazione e antefatti - Non sono brava in questo genere di cose, il mio primo istinto sarebbe quello di lasciarvi in balia delle mie parole, senza alcuna 'prefazione'. Tuttavia, lo devo alla giudiciA, che non conosce bene il fandom e mi ha permesso ugualmente di utilizzare quella traccia fantastica per i miei Gabrielle e Cameron! 
Lei: angelo caduto, fazione del Paradiso, femmina, capelli biondi, bellissima e forte, accento strascicato del sud.
Lui: angelo caduto, fazione dell'Inferno, maschio, capelli neri e occhi verdi, affascinante e provocatorio, musicista.
Capitolo 1: I due sono sul ring per 'allenarsi', e...ops! Vedrete cosa succederà!
Capitolo 2: Qua metto in atto il mio What if?. La guerra che abbiamo creduto scatenata per via di Luce e Daniel è in
realtà la lotta tra angeli e demoni dovuta al grande amore tra Cam e Gabbe. Un episodio toccante.
Capitolo 3: Gabbe torna indietro per riportare la pace, ma succede un imprevisto che le cambierà l'esistenza. Piangete pure lacrime di sangue.
Capitolo 4: Lei. Gabrielle Givens secondo lui.
Capitolo 5: Lui. Cameron Briel secondo lei.
*Lilith è la donna amata da Cameron, la sua anima gemella, che però hanno finito per odiarsi.
**Nel gruppo di Cam e Gabbe:
-Gli angeli sono: Arriane, Daniel e Annabelle;
-I demoni sono: Molly, Roland;
Ispirazione musicale - La musica, il mio amore da Apocalisse *_* 
Capitolo 1: Lost in Paradise, Evanescence.
Capitolo 2: Dream On, Aerosmith.
Capitolo 3: My Immortal, Evanescence.
Capitolo 4: Wish You Were Here, Pink Floyd.
Capitolo 5: The Scientist, Coldplay.
Mi sembra di aver detto tutto, in bocca al lupo a me per il contest! XD
Sì, so che è orribile, ma gradirei se lasciaste una riga o due sulla storia, giusto per farmi capire che vi siete fermati apposta per leggerla, aw.




Scambierei la vita per quest'attimo.

Strusciai ai piedi della sua figura, indebolita. Percepivo il sangue colarmi dalle labbra e dai graffi nella fronte. Boccheggiai, sfinita. 
"Gabrielle, forse dovremmo fermarci.", sussurrò Cam, algido e impenetrabile. Così sempre e tremendamente affascinante.
"Gabbe.", lo corressi a denti stretti. Sapeva perfettamente quanto odiassi il mio nome. Mi alzai di scatto e gli mollai un colpo sul naso.
Lui ridacchiò, come se avesse previsto quella mossa, e il che, probabilmente, era davvero accaduto. 
Mi immobilizzò e mi ritrovai contro il suo petto, stretta in una morsa letale. Mi aveva proprio incastrato. 
Gli allenamenti tra me e Cam non funzionavano: eravamo troppo conquistati dal nostro conflitto interiore per considerarlo un aiuto reciproco.
"Ti ho imprigionato.", mormorò contro i miei capelli biondi incrostati di sangue e con parole dolci e melliflue. 
"Eccome.", ridacchiai, liberandomi con un colpo ben assestato alle sue costole. 
"Non male.", sorrise, sostenendosi in piedi nonostante il dolore. 
I suoi occhi erano di un verde diverso dal solito, sembravano elettrici e sprizzanti di vitalità. 
Non lo avevo mai visto così, da quando aveva perso ogni sua Lilith*. 
Lo aiutai a reggersi e ci fissammo. I miei occhi azzurri ruotavano sui suoi, di quel verde così orribilmente ammaliante. 
In un attimo, mi afferrò le braccia e mi strinse a sé. Per un minuto, credetti che mi avesse abbracciato: le sue mani erano premute sui miei fianchi e con le ali bronzee mi avvolgeva, come per creare uno scudo. 
Poi realizzai che stava utilizzando una tattica di soffocamento. Sempre più piccola in mezzo a quel groviglio di piume e vestiti, sfoderai le mie ali e lo costrinsi ad arretrare. Quando cadde, gli fui sopra, con il mio coltello a un centimetro dalla sua gola perfetta e invitante.
Lui rise, un suono così melodioso e magnetico che non potei fare a meno di fissare il suo sorriso, allibita: "Te la cavi bene, Givens."
"Già, e tu, Briel, dovresti velocizzare la tua apertura alare.", mormorai, a testa alta. Avevo vinto io, menomale.
Mi alzai e lo osservai, impettita. 
Lui mi raggiunse con un balzo e sussurrò: "Peccato che quando saremo in battaglia, ti farò fuori."
Come se non ci avessi mai pensato. Come se l'idea di uccidere Roland, o Molly, o lui, non mi terrorizzasse. A patto che avessi abbastanza forza. 
"Ma ciò che mi chiedo io: sarai davvero in grado di farlo? Uccideresti me, Daniel, Arriane?", chiesi, inarcando le sopracciglia. 
Cameron era spietato e apatico, ma non era crudele. Teneva a Daniel, teneva ad Arriane. 
E probabilmente non detestava me. Ma non era ancora abbastanza chiaro.
"No. Non sarei capace di assassinare qualcuno di voi, purtroppo. Sono un debole.", notò, con un lampo di rabbia improvvisa nello sguardo.
Pensai che stesse per picchiarmi o farmi male, ma non fece nulla di tutto ciò. Lo vidi realmente per ciò che era: un uomo frustrato, stanco della vita, stanco di decisioni pusillanimi e obbligate. 
Replicai: "E invece è proprio questa la tua forza."
Lui si avvicinò al mio orecchio e bisbigliò: "Ricordi quella volta in Canada?"
Certo che lo ricordavo. Era una memoria limpida, indimenticabile. Avevamo realizzato il legame che ci univa, quanto fossimo simili a una famiglia. 
Molly mi aveva preso la mano. **
Daniel mi aveva baciato la guancia.
Arriane mi aveva abbracciato.
Roland mi aveva sorriso.
E Cam? Lui mi aveva guardato
La prima occhiata importante della mia vita, quella in cui non erano presenti né ammirazione né paura, ma piuttosto la comprensione. Cameron, destinato ad interpretare il ruolo del mio nemico mortale, era l'unico che mi aveva capito. 
Sfiorai con la mano il mio inseparabile medaglione, che conteneva una nostra foto collettiva, e mi si seccò la gola.
La guerra era vicina. E alcuni di noi sarebbero morti, inevitabilmente. 
Cameron mi lanciò un'occhiata torva: "Non è una forza, è una debolezza, Givens."
Scattai su, furiosa. "E invece è una qualità di pochi! Essere in grado di amare, di provare affetto! E smetti di chiamarmi Givens!", strillai, isterica.
Avevo perso il controllo di me stessa. La stanza tremò, come scossa da un terremoto. 
Oh mio Dio, cosa stavo facendo? Cercai di espirare e di liberarmi di quell'ira immotivata, ma mi sfuggì soltanto un brontolio roco. Cam mi afferrò per la vita da dietro e tentai di concentrarmi sulle sue mani lungo le curve dei fianchi. 
Era un piacere inconsueto, come se il suo tocco mi appartenesse di diritto, come se lui fosse mio e io fossi sua.
Mi fu naturale voltarmi e baciarlo, gustando le sue labbra come per appropriarmene. Eravamo una cosa sola, e tutto ciò mi estasiava. 
In un attimo, fummo in aria, librandoci sbattendo le ali all'unisono e ascoltando i nostri cuori, che correvano nel nostro petto per sfiorarsi.
Cam mi era così familiare...ma non nel modo di Daniel, che per me era un fratello. Cam sembrava più l'amore della mia vita, colui a cui sarei appartenuta per l'eternità.
Appartenere. Noi ci appartenevamo. Era ovvio.
Quando, a malincuore, si staccò da me, inchiodò i suoi incredibili occhi smeraldei sul mio viso e sussurrò: "Scambierei la vita, tutto ciò che è vissuto, per quest'attimo con te."
Non potei frenare quello stupido sorrisino che era balenato sulle mie labbra. E io seppi, lo seppi benissimo, che eravamo fregati. Ci eravamo caduti in pieno.

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Capitolo 2
*** Disperazione. ***


Disperazione


La fissai osservare la neve come se fosse un candido avversario, come se anch'essa, come tutto ciò che ci circondava, avesse il potere di mutilare il nostro amore. 
Ormai i nostri sentimenti sembravano tenui, sbiaditi. L'angoscia s'era brutalmente insinuata tra di noi, lacerandoci lentamente.
"Gabbe.", mormorai, prendendole una ciocca ondulata di capelli biondi in mano.
Lei sospirò. Sembrava davvero un angelo, bellissima, sia fisicamente che emotivamente. "Cam."
Mi avvicinai e la baciai. Non m'importava di nient'altro, né che la grotta avesse iniziato a tremare né che là fuori centomila schiere stessero scatenando l'Apocalisse. 
"Cam...", mi staccò da sé, evidentemente disperata, "Non capisci? Non possiamo. Abbiamo compiuto le nostre scelte, abbiamo sbagliato, ma adesso abbiamo il potere di sistemare tutto. Di impedire che il mondo finisca. Andiamo là e proclamiamo una rottura. È l'unico modo.".
La fissai, frustrato. I miei occhi bruciavano e solleticavano in maniera assurda, come se volessero sciogliersi in lacrime. No. Era giunto il momento che temevo, che lei scegliesse il mondo.
Ma certo, lei era l'angelo. La bontà, l'altruismo, la lealtà. 
Io ero il demone. Ed ero estremamente egoista. 
Francesca e Steven c'erano riusciti. Perché noi no? 
Gabbe mi accarezzò lo zigomo e lo baciò, poi annunciò: "Io vado a uccidere la guerra."
"No, Gabrielle, tu non sai cosa ti accadrà."
Io lo sapevo. Gabbe sarebbe stata uccisa, fatta a pezzi, dalle schiere dell'Inferno. E le schiere del Paradiso non
dovevano essere più compassionevoli. 
"Lo posso ipotizzare. Ma ci proverò.", sussurrò, guardandomi negli occhi.
Odiavo che lei considerasse noi un errore.
Odiavo che lei avesse ragione.
Odiavo che quello fosse probabilmente un addio.
"Ti amo, angelo.", mormorai, baciandole la fronte. 
"Ti amo, demone.", replicò, allontanandosi e senza degnarmi di un altro sguardo.
Una parte di me desiderava seguirla e proteggerla, custodirla gelosamente come si è soliti fare con i gioielli. 
Ma la mia parte demoniaca era troppo sovrastante. Ero egoista, ripeto. Spezzato tra istinti umani, ma pur sempre un demone.
Mi accovacciai e dormii, cercando di pensare a cose belle, ma le cose belle non facevano parte della mia vita. 

~*~

Parole. Sogni. Cameron Briel. Il mio nome.
Sogno una bambina bionda che gioca sotto un tramonto. Sembra che sia felice, che aspetti quel momento da una vita. 
Ride. Piange, e mi fissa, in preda alle lacrime.
E comprendo. L'hanno strattonata via da quel tramonto, dal suo gioco. 
E inizio a piangere anch'io. Vedo la sua sofferenza, posso osservare il suo cuore, ed è una tortura.
Perché è lo specchio del mio.


~*~

Una voce femminile e trepidante sussurrò: "Si è chiuso come fai tu ogni volta dopo aver perso Luce?". 
Il maschio rispose: "No, lui è sveglio, percepisce tutto, anche noi."
Daniel e Arriane. Il Paradiso aveva vinto? Dovevano ammazzarmi? 
Aprii gli occhi e li fissai. Lui era impeccabile, come al solito, e impassibile. Lei, invece, aveva gli occhi gonfi di pianto e i riccioli scarmigliati. 
"Cos'è successo?", chiesi ansioso. Dov'era Gabbe?
Sperai di ricevere un niente placido come risposta. E non lo ebbi.
Daniel distolse lo sguardo e non mi rispose. Per la prima volta, intravidi una ruga di dolore sulla sua fronte spaziosa. 
Arriane mi buttò le braccia al collo. Era una sensazione strana. Avevo abbracciato tante ragazze, ma in quell'anno solo Gabrielle. Abbracciare Arriane mi sembrava una sorta di tradimento, e mi sentivo a disagio.
"Dov'è Gabbe?", le domandai. 
Lei si strofinò gli occhi, asciugandosi le lacrime, e mormorò, scuotendo la testa: "Mi dispiace tanto, Cam. Non ce l'ha fatta."
Una fitta al cuore. Ma che dico? Il cuore non c'era più. Era andato, insieme a lei, che era la sua custode.
"Come è successo?", chiesi, con voce rotta dall'angoscia. Di vera angoscia
Daniel mi fissò: "Gabbe ha interrotto la battaglia. Ha fatto il suo discorso, dichiarando che l'amore poteva essere la soluzione. E un demone, un tuo fratello, beh, l'ha pugnalata."
Cenere. Tutto, in me, era incenerito, polverizzato. Di me non rimaneva altro che brandelli insensati, ricordi frantumati e speranze invisibili. 
Mi avventai su Daniel e lo picchiai. Arriane si fece sfuggire un singulto di sorpresa, spostandosi meccanicamente.
Fui troppo rapido per entrambi. Lo arpionai al muro e gli mollai calci e cazzotti.
Alla fine, rantolai: "Era tuo dovere proteggerla, Grigori!", strillai, istericamente. 
Ero totalmente fuori controlli.
Percepii le mani di Arriane afferrarmi per le spalle e tirarmi indietro, ma ero troppo forte. Non mi spostai di un centimetro.
Daniel rise, e intravidi, con orrore, il suoi denti insanguinati: "No, fratello. Il mio dovere rimane Lucinda, sempre. L'unico che aveva il dovere di proteggere la tua cara Gabbe eri tu, Briel. Solo che sei un vigliacco, un codardo. E credo che sia stato anche l'ultimo pensiero di lei."
La furia s'impadronì di me e lo accoltellai. 
Dovevo zittirlo, non potevo accettare il fatto che potesse avere ragione.
Arriane singhiozzò e andò da Daniel, preoccupatissima. Mi chiesi se era successo lo stesso con Gabbe. 
La ferita di Daniel era grave, avrebbe di sicuro ucciso un mortale. Non mi sentii in colpa. Sentivo di essermi liberato, non avevo bisogno né di scuse né di giustificazioni. Ero un demone e come tale mi comportavo. 
Arriane bisbigliò: "Guarirai, si è già rimarginata un po'. Non morirai, capito?". 
Intanto mi squadrava con terrore. In quello sguardo osservai il mio riflesso. Ero un assassino, avevo tradito un fratello. 
Corsi. Perdendo la cognizione del tempo e dello spazio. Ricordo che a un certo punto, sotto le nuvole temporalesche di quel giorno, aprii le ali e mi librai in cielo. 


The Writer's Corner:
Francesca e Steven: rispettivamente angelo e demone, una coppia.
La bambina al tramonto: identificazione di Cam, il tramonto è Gabrielle, il suo più grande amore.
Episodio riguardante la guerra tra angeli e demoni, la cui proverbiale ultima goccia è stata la scoperta di coppie angelo/demoniache. Tutto secondo la mia immaginazione, certo, fa parte del mio bellissimo What if?. 
Spero che questo capitolo sia piaciuto e vi abbia fatto piangere. Grazie non solo a chi leggerà, ma anche a chi lascerà una recensione.
Un bacio e a presto,
Mary.

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Capitolo 3
*** La fine, il principio. ***


La fine, il principio.

Era tutto orribile. I coltelli, le frecce, il sangue. Avevo assistito a tante - troppe - battaglie, ma questa le superava di gran lunga.
Sebbene non conoscessi la maggior parte di quei visi, di quelle anime, percepivo chiaramente la differenza. Quando un angelo moriva, avevo un tuffo al cuore e soffrivo, tanto intensamente che non riuscivo neanche a credere che non lo conoscessi. Quando era un demone a soccombere, mi dominava un vergognoso senso di trionfo, che disgustavo con tutta me stessa.
Io amavo un demone.
Non era ammissibile che potessi odiare la sua razza. O sì?
All'improvviso, una mano si strinse sulla mia spalla. Mi voltai, serrando la mascella e pronta al combattimento.
Pelle diafana, capelli scarmigliati e piercing. Mary Margaret. Molly.
Per un attimo, temetti che mi stesse per uccidere. Molly era un demone a tutti gli effetti: non si sarebbe posta scrupoli a uccidere un amico.
La osservai con circospezione.
Il suo sguardo sembrava duro, implacabile. "Merda, Gabbe, cosa cazzo ci fai qui? Ho promesso a Cam..."
Cam. Cam. Lui aveva stretto una promessa con lei. Non riuscii a scacciare la gelosia che in quell'attimo mi ardeva
nelle vene.
"Cosa gli hai promesso?", chiesi, cercando di controllare la voce.
Mi fissò con un'aria diversa, preoccupata. "Che sareste stati al sicuro. Adesso dov'è?"
Avrei dovuto fidarmi? Oh, andiamo, era Molly. Teneva a Cam, erano amici sin dalla Caduta. 
"In una grotta, ma non importa adesso. Dov'è Lucifero?", chiesi, lasciando che il mio sguardo vagasse in quel campo di battaglia.
Io sapevo, lo sapevo benissimo, che non avrei dimenticato facilmente quella visione. Probabilmente, se fossi sopravvissuta, il senso di colpa mi avrebbe dilaniato, con frasi del tipo "Vedi? Per colpa tua. Tutto per colpa tua.". E
mi sarei sforzata di ignorare quella crudele - ma sincera - voce. 
Molly mi scrutò e non rispose. Fu allora che compresi. Lei voleva che noi vincessimo, ma per aiutarci non poteva tradire la sua fazione. Semplicemente, non poteva. 
Seguii il mio istinto e mi voltai verso destra.
Lei mi afferrò per un braccio e ordinò: "Non lo fare, Gabrielle. Metterai Cam in pericolo."
Esitai. Come osava preoccuparsi per Cam? Cos'era per lei? Replicai, gelida: "L'unica che ha mai messo in pericolo Cam sei tu, Mary Margaret. Tu l'hai condizionato. Tu gli hai ordinato di scegliere l'Inferno. Tu sei la causa di questa guerra."
Sussultò quando sentì il suo nome, ma non replicò. Mi mollò, tremando. Aveva i brividi ed era livida in volto. 
Avrei voluto rimangiarmi quelle parole, ma non lo feci. Mi morsi il labbro inferiore, lanciandole un'ultima occhiata, e m'incamminai.
E, all'improvviso, mi ritrovai al centro di tutto.
Lucifero, riconoscibile per via del viso grondante di sangue e dal corpo mostruoso, abbozzò una smorfia che doveva essere un sorrisetto: "Che bellissimo angelo. Davvero un peccato, uno spreco di bellezza e armonia."
Un brivido s'insinuò sul mio collo. Deglutii e parlai: "Ascoltate! Voi siete stati chiamati qua, oggi, a combattere. Paradiso o Inferno. Ma questa battaglia non doveva scoppiare. A quanto pare la scintilla sono stati dei sentimenti, degli amori..."
"Diciamo degli orrori.", commentò beffardo un demone.
Una fitta al cuore. Non avrei mai convinto le schiere. Era una battaglia persa in partenza.
Cam, perdonami.
Tuttavia, sospirai: "Questa guerra non ha alcun senso. Io sono innamorata perdutamente di un demone. Io lo amo. Cameron Bri..."
"No!", strillò Molly, frapponendosi tra me e Lucifero e tappandomi la bocca.
Lucifero mi guardò e, con traboccante ironia, annunciò: "Comtinua, ragazza. Quale dei miei demoni ha osato avvicinarsi a un angelo?"
Molly strillò: "Nessuno, mio signore."
La guardai in tralice e la scostai violentemente, continuando: "Cameron Bri..."
Una fitta in un punto basso della schiena. Un pizzico. E subito dopo, dolore. Troppo dolore. Troppo. Caddi a terra, in agonia. 
Un urlo squarciò l'aria, e, sebbene volessi gridare e liberarmi da quel dolore acuto e bruciante, non era mio.
Arriane. Stava urlando, un misto di lacrime e orrore. Fissava angosciata le mie ali.
Le mie ali bellissime, angeliche, decantate da mille poeti, che baciate dal sole rilucevano e sembravano emanare candore e purezza.
Le mie ali splendide, l'unica mia vera gloria - oltre Cam - in una vita di sconfitte e dolore.
Le mie ali erano ridotte a un cumulo nero di cenere, un'ombra, un riflesso. E polvere argentea che brillava sull'erba umida di rugiada. La cenere è ciò che resta di un'esplosione.
Ero...morta? E c'era così tanto dolore? Guardai le sagome accovacciate accanto a me, cercando l'assassino, quello che aveva ucciso me e le mie ali. 
Arriane mi toccava la ferita, totalmente disperata. Daniel mi squadrava mesto. Roland aveva un'espressione preoccupata.
E, be', Molly brandiva una stellasaetta (*) insanguinata. Anche le sue mani grondavano di sangue. E non del suo.
Una folata di vento scompigliò i miei capelli e cambiò l'aria, portandomi a percepire l'odore del sangue.
Sentii le mie nocche diventare bianche quando percepii il suo sapore anche sulle labbra.
"Arriane.", sussurrai, con una certa urgenza. Senza un motivo: dovevo sapere che lei c'era, che era viva. Sarebbe bastato.
"Gabbe, guarirai, non temere...Il Trono...", snocciolò, ma le sue parole si troncarono e deglutì, con un minuscolo singhiozzo.
"Arriane.", sospirai, sollevata, "Cam. È nella Grotta. Tu-sai-quale."
Lei neanche mi badò. Capii che non le fregava un bel niente di Cam, al momento. Non se io stavo morendo.
Per un istante infinito, le fui grata. Arriane. Che amica fedele e stupida...
Poi il dolore ritornò a bruciarmi e pensai che fosse davvero l'ora di andarmene. 
Non ebbi il flashback della mia vita. Nessun ricordo.
Al massimo solo un viso, e un nome. Cameron Briel. 
"Che si può fare?", chiese a Daniel, afferrandogli il braccio.
"Nulla, Arriane. Ormai è tutto finito.", le bisbigliò. Sapeva che avevo sentito. Mi accarezzò la guancia e mormorò, con voce spezzata: "Gabbe, vola via. Adesso sei libera."
Fissai Molly. Era tremante, seduta in angolo con un'espressione sbigottita e angosciata. "Gabrielle, io..."
"Non è colpa tua, Molly. Non devi dispiacerti. Hai protetto Cam, per quanto possibile. Non posso credere di essere stata così stupida. Non importa. Proteggi Cam. Prometti.", mormorai, stupita dalle mie stesse parole. Santo cielo, non ero una martire, non volevo morire. Come potevo perdonare la mia assassina, colei che mi aveva bruscamente strappato dal mondo e da Cam?
"Prometti.", farfugliai, indebolita.
Sentivo che stavo volando via davvero. Nessun'ala avrebbe retto il confronto con quella corrente inesorabile.
"Lo prometto.", dichiarò, autorevole in volto.
Sarebbe bastato. Cercai di sorriderle, ma probabilmente mi riuscì soltanto una smorfia insanguinata di dolore.
Lei sfoderò un sorrisetto in cui riuscivo a leggere tormento e senso di colpa. Per la prima volta, invidiai Mary Margaret Zane. 
Riusciva ancora a sorridere, io no. Nessun morto sorrideva.
Trasalii a quella parola, o forse era soltanto il dolore che si era intensificato all'altezza del cuore.
"Addio, ragazzi. Arriane, tu e Roland baciatevi, subito. Daniel, buona fortuna con Luce. Molly, rammenta la tua promessa.", riuscii a bisbigliare. 
E, finalmente, sorrisi. Perché, dopo millenni di fuga e di ossessioni, riuscivo a vedere la speranza. Almeno il merito di questo.
Il mio saluto mi sembrò ridicolo: come un momento melodrammatico dei film. Invece sapevamo tutti che fosse inevitabile e, con mia sorpresa, l'avevo accettato.
L'oscurità si appropriò dei miei occhi e mi trascinò nell'abisso da cui non sarei più riemersa. L'inizio del buio. 

The Writer's Corner:
Scusate, ragazzi, ho ritardato molto nel pubblicare questo capitolo!  Mi dispiace tantissimo! 
Spero di essere riuscita a compensare della mia assenza.
Di sicuro non vi sareste aspettati l'intervento di Molly, eh? Invece io, dopo aver ascoltato una canzone fantastica sui tradimenti - che per ora non cito, è un segreto -, ci ho subito riflettuto e ho furiosamente riscritto il capitolo, che era già per metà pronto. 
Che ho da dire riguardo questo capitolo? Spiega tutto da solo. Ho da dire che questa storia m'ispira un seguito, che infatti ci sarà, una raccolta di cinque Drabble, narrate rispettivamente da Daniel, Arriane, Roland, Molly e Cam. 
Inoltre, sorpresa, per un nuovo contest sugli OC descriverò un nuovo personaggio particolarmente legato a Gabbe. Vedrete, a breve. 
Comunque sia, una (*)stellasaetta è una freccia capace di uccidere gli angeli.
Spero che il capitolo sia stato apprezzato, grazie mille a chi lascerà una recensione - sono sempre gradite.
Un saluto dalla vostra pazzoide Mary <3

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Capitolo 4
*** Lei. ***


Lei.

L'alba illuminò il suo volto e riuscii a vederla con chiarezza. 
I lunghi capelli biondi, le labbra carnose e socchiuse come un timido bocciolo di rosa, la carnagione candida eccetto per e rose infiammate delle guance.
Trattenni il fiato. Anche a tredici anni dalla sua nascita, era bellissima, tanto simile a Lei. Troppo simile a Lei.
La osservai correre e arrivare al castello, dove l'aspettava la sua famiglia. 
Non era mia, non lo era affatto. Lo sarebbe stata se, dopo la morte di Gabrielle, non avessi deciso di lasciarla.
Ma, nonostante tutto, nonostante provassi il forte impeto di proteggerla e difenderla da tutto, non potevo correre da lei. 
Non potevo rovinarle così l'infanzia.
L'avrei lasciata vivere, senza di me. 
Mi sembrava crudele: sua madre non aveva scelto di lasciarla, io invece avevo delle opportunità e le stavo distruggendo tutte.
"Cosa ci fai qua, Cameron?", chiese una voce severa alle mie spalle.
Poppy. Non riuscii a scattare in volo via, perché lei affondò le unghie nella mia gola.
Una fitta lacerante al collo. Percepii un fiotto di sangue colare e attraversarmi il petto.
"Ti ho detto di stare lontano. Per me, per la bambina. Per Gabrielle.", ringhiò la donna con violenza.
E allora ne ebbi l'assoluta certezza. La mia piccola sarebbe stata al sicuro, sempre, accudita da Poppy e da suo padre adottivo.
Tuttavia, questo non mi rassicurò. Anzi, desiderai più ardentemente prendere mia figlia e fuggire.
Poppy mi guardava. I suoi occhi erano di una strana sfumatura color ambra, sebbene avesse un aspetto giovanile i suoi capelli, raccolti in un'elegante treccia, erano del bianco più candido, come la neve appena caduta.
"Capito?", sibilò, sputando la parola come se fosse veleno.
Il suo sguardo brillava di furia incalcolabile. Cercai di immaginarmela bambina, amica di Gabbe, una sorella.
Capii che lei soffriva esattamente quanto me.
Capii che anche per lei tutte le lacrime umanamente disponibili non sarebbero bastate.
Capii che non avrei potuto farci niente, mai.
"Come si chiama?", chiesi, infatuato dell'immagine meravigliosa della mia mente. Quella bellissima bambina. La mia bellissima bambina.
"Amanda. Nessun Amy. Nessun Anda. A-m-a-n-d-a.", scandì, con un affetto così travolgente da contagiarmi senza scampo.
Ormai amavo mia figlia. Amavo quel perfetto frutto mio e di Gabrielle. E quest'amore, lo sapevo di già, mi avrebbe portato a spiarla continuamente.
Solo per realizzare che non fosse una mera allucinazione.
"Mi piace. È un nome raffinato e delicato, come un germoglio di primavera.", commentai, nell'euforia più totale.
Poco importava che probabilmente Poppy mi avrebbe ammazzato.
Poco importava che io e lei saremmo sempre stati separati.
Poco importava quanto lei fosse umana, e che un giorno sarebbe morta.
"Non ti ho chiesto un parere, demone. Non sei nulla per lei. L'hai abbandonata, come hai fatto già in precedenza con Gabrielle, giusto?"
Strinsi la mano a pugno. Avrei voluto picchiarla, lacerarla, sgretolarla: ma dopo chi si sarebbe occupato di Amanda?
Io ero tanto, troppo codardo ed egoista. Ma non ero sadico: non le avrei mai fatto questo torto. Non le avrei mai sottratto la gioia. Non ero Gabrielle.
Scorgendo mia figlia, vidi i suoi occhi aprirsi. Non c'era possibilità di sbagliarsi. L'avevo riconosciuta come mia. 
Quegli occhi color verde brillante, elettrico, ne erano l'inconfutabile prova.
Identici a come quando era una neonata.
Identici ai miei.
Poppy si accorse del mio turbamento e sussurrò: "Sì, ha i tuoi occhi. È una tortura incontrarli ogni giorno: avrei una folle mania di ucciderla. Ma ha un carattere più angelico che demoniaco: gentile, premuroso, armonioso. È Lei in miniatura."
Esitai e riflettei. Compresi il messaggio. Se non fosse di Gabrielle, l'avrei ammazzata.
Deglutii, disgustato. Sapevo che Poppy non si sarebbe mai posta scrupoli ad uccidere un bambino: l'aveva già fatto. 
Ma non è un demone come te. 
Già. Anch'io avevo la mia buona dose di colpe. Prima fra tutte: Gabbe.
Poppy mormorò: "Addio."
Chiusi gli occhi e percepii un fruscio. E una fragranza di fresie e rosmarino. 
Non avrei più rivisto Poppy, ma allora non lo potevo sapere.

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Capitolo 5
*** Lui. ***


Lui.

Mia figlia stava con le gambe a penzoloni sopra lo scoglio e, con un sorriso compiaciuto a fior di labbra, scrutava l'oceano.
Aveva diciannove anni, sei mesi e quattro giorni. Ed era la cosa più bella che un tramonto avesse potuto contemplare.
Capelli biondi e lunghi, che come onde le accarezzavano la schiena. Occhi di quel verde brillante e passionale che m'aveva già sedotto e sottomesso. Occhi incredibili. Occhi demoniaci.
Da un anno, Amanda aveva perso Poppy. Quando era arrivata qua, l'avevo ringraziata con gratitudine, ma avevo l'impressione che non fosse stato abbastanza. Dopotutto, aveva cresciuto mia figlia e aveva evitato a Cameron parecchi guai, anche se lui ne era inconsapevole.
In fondo, gli aveva voluto bene, come ne aveva voluto a me. 
E lui non l'aveva mai saputo.
Scrollai il pensiero e la mia attenzione fu catturata da altre due presenze, oltre quella di Amanda.
Una apparteneva a un ragazzo magnifico e terribilmente familiare, all'incirca coetaneo di mia figlia, accovacciato dietro un cespuglio. Una spia. Cam.
Mi concessi qualche secondo per ammirare le fattezze scolpite del suo viso, i suoi tratti splendidi e gloriosi. Il mio Cam.
Osservava nostra figlia come io stavo osservando lui. Aveva in volto la mia stessa espressione meravigliata e ipnotizzata. Conquistata.
Non rimpiangevo la scelta che mi era costata la vita. E Dio era stato clemente con me. Di solito gli angeli non hanno
diritto al Paradiso dopo la morte, ma io avevo avuto quel beneficio. Come Francesca e Steven, morti durante lo scontro. Come Arriane e Roland, uccisi in quei diciassette anni. 
E anche Cameron poteva seguirmi. E avremmo potuto stare di nuovo insieme. Come prima, scacciai il pensiero.
L'altro ragazzo era indubbiamente mozzafiato, per essere un mortale. Aveva le ciocche castane tagliate corte, gli occhi color cannella caldi e intensi, e un fisico muscoloso e scolpito, a mo' di statua.
"Sono di disturbo, Amanda?", disse, con esitazione. Indeciso.
Sogghignai quando notai Cameron scrutarlo da testa a piedi con un'espressione sconcertata e paternamente gelosa. 
Lei sussultò e lo fissò. Si vedeva persino dal cielo quanto tutto fosse cambiato dai tre secondi precedenti. Il tramonto
stava terminando, la brezza stava per essere sostituita da un vento presente e freddo.
"No, fa' pure, Ethan.", sussurrò lei, senza ombra di un sorriso. 
Amanda non era come le altre ragazze: era armoniosa e aggraziata, ma non sembrava conoscere la propria bellezza.
"Non hai sposato Jules. Non hai sposato Dwight. Amy, devi dirmi cosa stai pensando. Diventerai zitella, alla fine.", mormorò lui.
Solo Cam sembrava stupito dalla familiarità del suo tono. 
Lei si scostò un'onda bionda dal volto perfetto. "Sto pensando a Poppy. E alla sua repulsione verso il sesso maschile."
Ethan annuì, come se fosse soltanto una conferma alle proprie supposizioni. "Provi la stessa cosa?"
Amanda affondò violentemente i denti nel suo labbro inferiore, sconcertata. "Diamine, no. Io amo qualcuno. E voglio solo lui."
Lui sembrò aver ricevuto una sberla in faccia, ma non si arrese neanche un po'. "È del paese?", chiese, allarmato. 
"Sei tu, cretino.", sussurrò lei guardandolo a metà tra il divertito e il torvo.
L'altro sfoderò un sorrisetto sghembo che, lo sapevo perfettamente, non piaceva per niente a Cameron. Sorrisi al pensiero.
Il mio Cam. Il mio demone.
Probabilmente, se Ethan avesse ferito Amanda, lui l'avrebbe polverizzato. 
Ma finché lei avesse gradito la sua compagnia, lui sarebbe morto piuttosto che torcergli un capello (*). Anche se ciò lo avrebbe irritato in modo intollerabile.
"Ti amo, Amanda.", mormorò il giovane, con una dolcezza tale da provocare la pelle d'oca.
Lei non rifletté. Scattò in avanti e lo baciò. Lo baciò con trasporto, perché ricambiava l'amore che lui le aveva dichiarato. Lo baciò con passione e forza, perché era un po' più di umana. Lo baciò in modo indimenticabile, perché quel ricordo affiorasse come un presente appena vissuto.
Guardai la mia anima gemella. Osservava il loro bacio come se fosse un sacrilegio, ma nel suo sguardo c'era molto altro.
Rancore. Dolore. Nostalgia. Rabbia.
Ognuna era per me una fitta al cuore, e le meritavo tutte. 
Anche se per una causa più grande, avevo scelto di lasciarlo. Avevo anteposto il mondo a lui. Dovevo forse rammaricarmi per quella scelta? No, avevo agito nel giusto.
Nel modo in cui ero cresciuta, fra angeli e il Trono che, alla fine, mi aveva premiato.
Eppure, avevo perso lui. Mi piazzai proprio sopra di lui, accovacciata tra le nuvole e ciò di cui era composto il Paradiso. I sogni.
Sarei potuta rimanere a fissarlo per sempre, senza mai stancarmi. 
La guerra ci aveva divisi irrimediabilmente. Avevo pagato la fede nel nostro amore con la vita. Ma lui non sembrava capirlo.
Avevo sempre scelto lui.
Forse non l'avevo dimostrato a dovere, affrontando piuttosto che nascondendo, ma io avevo creduto.
In lui, più che altro.
Notai che Amanda si era staccata da Ethan e lo guardava come si è soliti fare con un qualcosa di eccezionale, imperdibile.
Come il proprio libro preferito, quando si è in procinto di leggerlo nuovamente. Una storia da riscoprire sempre più a fondo, captandone nuovi dettagli. Una storia infinita.
Ne trovai qualcosa che somigliava al legame tra me e Cam, almeno un po'. 
E il mio demone, come d'incanto, alzò gli occhi verso il cielo. Verso il punto in cui mi trovavo io.
La gioia si appropriò di me e sorrisi. Finalmente riuscivo a sorridere davvero
I suoi occhi scrutavano il cielo con un lampo di nostalgia e divertimento negli occhi. Probabilmente stava pensando al nostro primo bacio.
Lessi le parole sulle sue labbra: "Gabbe, ti amo."
Volevo rispondergli. Urlargli quanto fosse bella Amanda, quanto ricambiassi il sentimento, quanto lo attendessi - anche se doveva morire.
Lo aspettavo, con pazienza e tranquillità. Oh, se lo aspettavo!
Sfoderò le ali bronzee e potei ammirarle, affascinata come sempre. 
All'improvviso, la sua visuale fu strappata dai miei occhi. Cosa? No!
E compresi.
Cam stava osservando Amanda.
E lei stava osservando lui, sopra la spalla di Ethan, che l'aveva abbracciata.
Sapevo perfettamente cosa vedeva. Occhi verdi e luminosi, più dell'edera. I suoi occhi.


Note e ringraziamenti:
Eccoci qua, alla fine di una raccolta che non è durata molto, anzi, quasi un niente. Neanche ho pregustato la soddisfazione di lasciarvi morire dall'impazienza, per quanto sia possibile leggendo una storia così orribile. XD
Ringrazio in maniera speciale la metodica Melissa, appassionata come me di Fallen e conquistata dalla Cam/Gabbe, che non ha il talento della penna ma quello del carboncino e della macchina fotografica, perché ha realizzato il banner che trovate all'inizio della storia. Mi ha sostenuto durante la stesura di questa raccolta, un'amica da copione. Ti voglio così bene da scrivere <3
Ringrazio anche l'amore, che mi ha contagiato propri prima di buttare giù quest'orrore: spero di averlo reso in maniera abbastanza accettabile. 
Diamine, solo Afrodite può trasmettere l'amore. Io ci ho, quantomeno, tentato.
Ringrazio tutti i lettori, in particolare LucindaBells e Shadowhunterlover, che hanno recensito la maggior parte dei capitoli. 
Grazie anche agli altri recensori: Chloe R Pendragon - che mi ha definito un genio hihihihihi -, bradlifer - cioè Virginia -, e OharaNakamura - cioè Nacchan. 
Grazie anche a te, oh lettore/lettrice, se leggerai e ti fermerai un attimo per recensire questa storia, aw. 
Grazie all'animo di chi legge per il gusto di leggere e di assorbire nuove emozioni.
E, infine, grazie alla giudiciA, hiromi_chan, che ha indetto questo contest meraviglioso che mi ha permesso di scrivere, per la prima volta, sul fandom di Fallen.
Vi saluto con gli asterischi e le note, ma prima una notizia: presto conoscerete Amanda da molto più vicino. Oh, sì. Uno zoom molto zoom.
E scriverò anche quella raccolta di Drabble che ho promesso. E forse qualche altra Cam/Gabbe, oh, yeah.
Un bacione,
Mary. 

(*) - Frase adattata da Cime Tempestose. M'ispirava un sacco, e Heathcliff è uno dei miei peggiori tormenti d'animo *_*
Sì, pure Arriane e Roland sono morti. Sono rimasta a bocca aperta quando ho riletto - non ho mai creduto di possedere questa buona dose di sadismo. Ma dopotutto è la vita. Si vive, si muore, e si ama ancora. 
Jules e Dwight, menzionati dal mio Ethanino, sono nientemeno che due pusillanime ex-pretendenti - e quasi mariti - di Amanda. Ma lei è fuggita. Sì, nello stile di Se scappi ti sposo.
Au revoir, fils et filles! 

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