Quando la luna è solare

di Tsuki 96
(/viewuser.php?uid=55840)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 0 ***
Capitolo 2: *** Chapter 1 ***
Capitolo 3: *** Chapter 2 ***
Capitolo 4: *** Chapter 3 ***
Capitolo 5: *** Chapter 4 ***
Capitolo 6: *** Chapter 5 ***
Capitolo 7: *** Chapter 6 ***
Capitolo 8: *** Chapter 7 ***
Capitolo 9: *** Chapter 8 ***
Capitolo 10: *** Chapter 9 ***
Capitolo 11: *** Chapter 10 ***
Capitolo 12: *** Chapter 11 ***
Capitolo 13: *** Chapter 12 ***
Capitolo 14: *** Chapter 13 ***
Capitolo 15: *** Chapter 14 ***
Capitolo 16: *** Chapter 15 ***
Capitolo 17: *** Chapter 16 ***
Capitolo 18: *** Chapter 17 ***
Capitolo 19: *** Chapter 18 ***
Capitolo 20: *** Chapter 19 ***
Capitolo 21: *** Chapter 20 ***
Capitolo 22: *** Chapter 21 ***
Capitolo 23: *** Chapter 22 ***
Capitolo 24: *** Chapter 23 ***
Capitolo 25: *** Chapter 24 ***
Capitolo 26: *** Chapter 25 ***
Capitolo 27: *** Chapter 26 ***
Capitolo 28: *** Chapter 27 ***
Capitolo 29: *** Chapter 28 ***
Capitolo 30: *** Chapter 29 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 32: *** Chapter 31 ***
Capitolo 33: *** Chapter 32 ***
Capitolo 34: *** Chapter 33 ***
Capitolo 35: *** Chapter ∞ ***



Capitolo 1
*** Chapter 0 ***


Chapter 0

 

Mary osservava le goccioline scivolare lungo la superficie vitrea del suo bicchiere di tè freddo, soffermandosi sui riflessi della luce. Attorno a lei, i clienti della locanda si intrattenevano in discorsi differenti; lei non ascoltava, come loro ignoravano la sua natura estranea. Era talmente immersa nei suoi pensieri, per lo più tristi e negativi, che solo qualcosa di particolare avrebbe dovuto accadere per ridestarla. E arrivo di lì a poco.

Erano infatti passati solo dieci minuti da quando le avevano portato la bevanda, che percepì nell’atmosfera qualcosa di non umano, come lei, ma anche diverso da lei. Alzò gli occhi verso la persona che si era fermata davanti al tavolino, comparendo dal nulla; e nessuno sembrò farci caso.

- È permesso? – chiese l’uomo dai capelli estremamente chiari e lunghi, facendo riferimento alla sedia vuota di fronte a lei. Aveva una voce cristallina e allo stesso tempo subdola, gli occhi di un colore che la fanciulla non riusciva a identificare a causa del riflesso delle luci.

La fanciulla lo fissò intensamente dopo aver annuito con un lieve cenno del capo, mentre egli prendeva posto sorridendole con gentilezza.

- Cosa ci fa una giovane ragazza come te, tra membri di una razza diversa? – domandò, andando dritto al punto.

Mary abbassò il viso sul bicchiere, accarezzando il bordo con gesti molto aggraziati delle dita, al fine di nascondere o placare il suo lieve nervosismo.

- Potrei porle la stessa domanda, signor…?

- Sakamaki. Ma sono conosciuto meglio, tra i miei fratelli, come Karlheinz. Vedo che siete molto diretta con le vostre parole, Mary Flyer.

- Suppongo sia lei il vampiro di cui parlava mio padre alcuni anni fa. Non ha proprio una bella fama, dalle mie parti – Karl sorrise sardonico e stava per commentare quando Mary continuò – ma essendo solo voci di corridoio, non ci faccio caso. Io giudico in base ai miei sensi e alle mie osservazioni. Comunque, penso che lei sia qui per propormi qualcosa. Erro?

Karlheinz sorrise di nuovo, mieloso.

- Esattamente, Mary Flyer. Suo padre ha mai accennato ai miei figli, tra i vari insulti attribuitimi?

 

Due sere dopo Mary era di fronte all’enorme cancello di una villa abbastanza ampia, di stampo gotico ed evidentemente aristocratico. E percepiva la presenza di sei vampiri all’interno.

Nella sua testa, si chiedeva se la sua scelta non fosse stata troppo azzardata; ma alla fine si trattava pur sempre di lei: Mary Flyer improvvisava la maggior parte delle volte, o così pareva a primo impatto con la sua persona. Infatti, solo dopo si potevano scorgere i nessi tra le sue azioni.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chapter 1 ***


Chapter 1

 

Se c’era una cosa che odiava profondamente Mary, era avere delle persone dietro le spalle. Lo trovava insopportabile e aveva sempre l’impressione che qualcuno potesse accoltellarla alla schiena da un momento all’altro.

Sensazione non così irrazionale se si teneva conto della situazione in cui si trovava: appena fu di fronte al portone di legno antico della villa, non le fu difficile percepire la presenza di tre individui alle sue spalle e, per Dio, certamente non potevano essere i servitori. Emanavano le stesse vibrazioni di quel vampiro, Karl Heinz.

Indubbiamente si trattavano di tre dei suoi sei figli.

- Non per fare la guastafeste, ma avrei gradito una normale “accoglienza”… di fronte a me – parlò pacatamente, mantenendo lo sguardo fisso sul campanello che aveva avuto intenzione di suonare, e abbassò le mani sulla mantellina nera che indossa, lisciandone le pieghe; probabilmente si trattava di un gesto anti-stress.

Udì una risata cristallina e maliziosa, ma pur sempre cento volte più gradevole di quella di Karl Heinz, un fruscio di stoffe e uno schiocco della lingua seguito da uno sbuffo divertito. Uno di loro si avvicinò, collocandosi al suo lato destro e chinando la testa verso il viso di lei: con la coda dell’occhio vide altri due occhi verdi osservarla maliziosi, come era malizioso il sorrisetto che sfoggiava sul volto. Aspirò profondamente il suo odore; Mary si chiese perché diamine dovesse farlo così vicino da farla rabbrividire.

- Mh… - fece il giovane, chiudendo gli occhi e concentrandosi – emani un buon profumo, molto singolare… Bitch-chan~.

Bitchche?, pensò l’interessata, ricambiando il suo sguardo con un sopracciglio inarcato, sgranando gli occhi quando rifletté su quanto la sua espressione sembrasse… per-pervertita?

Improvvisamente sentì qualcosa di umido scivolarle sulla guancia sinistra e si voltò verso un ragazzo che stringeva a sé un orsetto di peluche e la fissava con occhi malinconici, leccandosi le labbra.

- Hm, concordo. Ha un buon sapore… neh, Teddy?

Mary si chiese, ancora, perché tutti i vampiri incontrati finora avessero in testa esclusivamente il sangue di buona qualità e il piacere (molto ambiguo, secondo lei) di nutrirsene.

Infine il terzo vampiro fece scorrere un braccio sul suo fianco e prese con l’altra mano il suo mento, girandolo prepotentemente verso di lui.

- Accoglienza? E come vuoi che si accolga del cibo, huh? – esclamò, con un ghigno e uno sguardo cattivo concentrato sul viso della fanciulla. Mary trattenne un sospiro annoiato, scrutando gli occhi verdi di quel narcisista – ormai li aveva etichettati, il pervertito, quello psicopatico e il megalomane -, domandandosi di nuovo perché avesse accettato la proposta del loro padre. Piuttosto, loro sapevano che lei non era umana?

- Bitch-chan~ non è educato ignorare le persone – le cinguettò nell’orecchio il primo che si era avvicinato: dai capelli castano-rossicci e il cappello che indossava, dedusse essere Laito.

- Chiedo scusa, Laito-kun, ero sovrappensiero… ma non è tanto meno educato chiamare una sconosciuta in quel modo, sai? – proferì tranquillamente Mary, volgendo i suoi occhi color ebano verso il viso di lui, lievemente sorpreso dalla sua calma.

- Non è educato non presentarsi, altrettanto – ribatté l’altro di fianco, puntando le sue iridi viola in tinta con i capelli su di lei, quasi a volerla trafiggere con mille aghi.

- Mary Flyer; piacere, Kanato-kun – disse immediatamente lei, impassibile. Sia lui che l’altro, probabilmente Ayato, sbuffarono. L’ultimo le si rivolse di nuovo, stringendole una spalla e ruotandola di mezzo angolo giro.

- Non che c’importi molto, Chichina…

Le osservò attentamente il profilo, soffermandosi sul busto. Sotto la frangia di capelli, dello stesso colore di Laito, i suoi occhi sbavarono indecentemente al posto della bocca.

- Non così tanto Chichinashi, però – considerò, sorridendole maliziosamente.

Doveva essere maniaco anche lui, perfetto, commentò nella sua testa Mary, trattenendosi dall’arrossire indignata, prima di rispondere alla sua sconcia provocazione.

- Non osare; mordo anch’io se necessario – disse, mantenendosi il più possibile indifferente. Kanato e Ayato si scambiarono uno sguardo, prima di scoppiare a ridere.

Laito invece ammutoliva, pensieroso.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Chapter 2 ***


Chapter 2

 

- Oya, non pensavo che saresti arrivata così presto, Mary-san – una voce li distrasse e li fece voltare verso il portone d’ingresso: lì stava un ragazzo con i capelli neri e gli occhiali a incorniciargli gli occhi magenta, osservanti la nuova arrivata con minuziosa attenzione, come se fosse stato un campione di sostanze chimiche da analizzare (il che non era così improbabile).

- Mary Flyer – si presentò lei, chinando il capo in segno di saluto – mi scuso per l’anticipo, ho calcolato male i tempi… Reiji-san?

- Vedo che sai già i nostri nomi… sono il secondogenito e loro sono i trigemini. Chiedo scusa se ti hanno arrecato fastidio – disse.

Non è molto convinto delle sue parole… un po’ orgoglioso, forse, ma almeno educato, pensò Mary, mentre veniva invitata ad entrare.

- I tuoi bagagli sono già stati portati nella tua stanza, di sopra…

Reiji ammutolì qualche secondo, prima di girarsi verso di lei e esaminandola ancora una volta, gesto che la rese nervosa.

- Il tuo aspetto è molto umano; se non fosse che sono già stato avvisato, non avrei mai pensato che fossi una strega. Almeno questo spiega il tuo odore indubbiamente diverso.

I tre gemelli spalancarono gli occhi per la rivelazione, trovando una spiegazione a quel sangue mai sentito prima d’allora. Laito chinò il cappello sugli occhi, sorridendo eccitato in vista del suo futuro pasto, Ayato si massaggiò il mento fantasticando sullo stesso momento e Kanato non sembrò reagire così interessato come i fratelli, limitandosi a stringere il peluche e a rivolgergli uno sguardo affezionato.

- Non che voi vampiri sia così facile riconoscervi… - mormorò Mary guardandosi intorno e scorgendo una chioma bianca davanti a delle scale: era Subaru, l’ultimo figlio, e la scrutava torvo, i pugni serrati e le sopracciglia aggrottate aggressivamente sugli occhi rossi. Intimorita lievemente, Mary spostò subito lo sguardo per dirigerlo verso la figura distesa lungo un divanetto che si trovava, così a caso, nelle vicinanze. Shuu, il primogenito, sembrava dormire ignaro di tutto, una mano dietro i capelli biondi, auricolari nelle orecchie e l’altro braccio disteso sul ventre. Mary pensò che probabilmente sarebbe stato quello più normale. Più o meno.

- Condizioni.

- C-Come prego? – balbettò Reiji, colto alla sprovvista. Raito divenne di nuovo pensieroso, Kanato sgranò gli occhi e Ayato, inarcando le sopracciglia, poggiava le mani sui fianchi, perplesso; Subaru aveva incrociato le braccia, curioso, mentre Shuu sembrava essersi mosso impercettibilmente e aveva socchiuso un occhio, quello non visibile dalla posizione di Mary. Questa schiarì la voce e si spiegò meglio.

- Vorrei stabilire delle condizioni; mi sono già messa d’accordo con vostro padre, quando mi ha proposto di farvi da riserva di sangue. Tre giorni ciascuno per volta; decidete voi l’ordine, non che m’importi. E possibilmente non cimentatevi in comportamenti che potrei ritenere troppo molesti o rischiosi per la mia persona…

Ayato la interruppe ringhiando, fiancheggiato da Kanato.

- Oy! Chi ti credi di essere?! Per noi sei solo cibo, non hai il diritto di fissare delle rego-

Il lampadario di cristallo cadde improvvisamente a terra, frantumandosi in mille pezzi che si sparsero ovunque meno che nelle direzioni dei vampiri e della ragazza, che nel frattempo aveva incrociato le braccia al petto e si era girata lentamente verso di lui.

- Vorrei ricordati che sono una strega… se mi sento minacciata, posso arrivare anche ad uccidere – gli sibilò freddamente, gli occhi diventati argentati con le pupille bianche dilatate; la pelle pareva essere diventata più chiara, tendente a un bianco luminescente.

Sprofondarono nel silenzio, spezzato dai movimenti di Shuu nel mettersi in posizione seduta; la ragazza si voltò verso di lui, incontrando due occhi blu annoiati. Prima che si stabilisse un solido contatto visivo, Mary scostò lo sguardo e si ricompose rapidamente, emettendo un forte sospiro di esasperazione, quasi non avesse mai voluto arrivare a quel punto e si riavviò i lunghi capelli color mogano, raccolti in una curiosa acconciatura dietro la nuca, tramite due lunghe treccine che partivano dal lato sinistro della fronte, su cui ricaddero alcune ciocche. Parve riflettere intensamente, prima di rivolgersi di nuovo a Reiji, gli occhi ritornati color ebano e l’espressione indecifrabile.

- Reiji-san, usate la cucina per voi?

Il giovane con gli occhiali la fissò confuso, assottigliando gli occhi e pensando anche a quel che sarebbe costato il lampadario rotto. Dopotutto era lui l’unica persona responsabile a dirigere tutte le faccende e le spese domestiche!

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Chapter 3 ***


Chapter 3

 

Mary si guardò allo specchio della propria camera, dalle pareti dipinte di blu con motivi floreali bianchi; aver dormito ventiquattro ore di seguito l’aveva aiutata a riassumere un colorito più roseo: non era stato così semplice il suo viaggio per arrivare alla villa dei fratelli Sakamaki, nonostante ci avesse impiegato poco tempo.

Si domandò come mai nessuno l’avesse assalita nel sonno, quasi stupendosene, mentre si toglieva il pigiama nero costituito da un paio di pantaloncini e una camicetta con i bordi merlettati. Indossò velocemente i suoi collant neri coprenti e i pantaloncini di jeans; stava per abbottonarsi la camicia azzurra senza maniche, fermandosi nell’udire un fischiettio provenire dal balcone della sua stanza. Si voltò a scatti, lanciando un’occhiata di disapprovazione a Laito, che alla sua smorfia scoppiò a ridere, appoggiandosi contro le tende violette che coprivano le porte vetrate. Dov’era finito quel vampiro diventato improvvisamente silenzioso di due sere prima?

- Laito-kun, buonasera. Spero che tu sia comparso solo ora – proferì con calma, accelerando nel finire di chiudere l’indumento; era arrivata all’altezza dello sterno, la canottiera ancora in vista che le copriva ciò che voleva nascondere, quando il vampiro si trovò d’un tratto alle sue spalle, poggiandovi le mani con, ehm, troppa disinvoltura.

- Bitch-chan~ mi sei mancata così tanto ieri che sono venuto a farti visita… - e qui le soffiò nell’orecchio, procurandole un brivido – dopotutto sarò io il primo ad assaggiarti – miagolò, toccandole il collo con il mento mentre le stringeva la vita con le braccia, la coda dell’occhio che a tratti si spostava più in giù rispetto al suo viso… tranquillo, seppur avesse le labbra strette tra loro come se stesse pensando profondamente. Laito non manifestò apertamente la sua perplessità a quell’inaspettata reazione: la strega gli trasmetteva una strana sensazione.

- Laito-kun, per favore lasciami, non sono abituata a queste confiden… tu ieri cosa? – chiese tutto d’un fiato, questa volta con una faccia confusa, esprimendo finalmente qualcosa di più interessante a Laito, che osservò curioso le sue labbra arricciarsi. Carina~, pensò sogghignando.

- Come stavo dicendo, mi sei mancata così tanto che sono venuto a farti visita. Volevo anche azzannarti – la voce si fece più roca, suscitando in lei un senso di disagio – ma eri così sfiancata che ho deciso di rimandare, fufu~.

Mary inarcò un sopracciglio, ponderando bene le parole con cui rispondergli. Parole che non trovò.

- Oh~? Che c’è, Bitch-chan~, il gatto ti ha morso la lingua? Dai, su~ adoro il modo in cui parli – le soffiò sulla pelle, aspettando. Ricevette solo un’occhiata impassibile dalla diretta interessata e a quel punto si allontanò bruscamente da lei, nascondendo il volto sorridente con la visiera del cappello. Quando lo tirò su, il suo ghigno malizioso era sparito, sostituito da una smorfia fredda e cupa.

- Non mi sto divertendo – disse, la voce tagliente come una lama di ghiaccio – non ribellarti, altrimenti ti farai molto male… - sibilò, afferrandole i polsi con aggressività e trascinandola contro il muro. Mary, non aspettandosi che la forza fisica di un vampiro fosse così intensa, gemette dal dolore: non era stato molto delicato e la schiena era anche uno dei suoi punti più deboli.

Laito la fissò gelido negli occhi, prima di avventarsi sul suo collo… ma si fermò, colto di sorpresa da un continuo rumore di vetri rotti. Si voltò lentamente verso il balcone: i vetri delle porte giacevano a terra in mille, minuscoli pezzi. Ritornò sul viso di Mary, calmo. Eppure percepiva sotto il suo tatto le braccia di lei tremanti.

- Laito-kun, per favore. Ti chiedo solo un po’ di moderazione, niente di più. Puoi farlo, ne sono sicura… - mormorò con un filo di voce: i suoi occhi sembravano scavargli in fondo all’anima.

Rimase perplesso per qualche secondo, prima di scoppiare in una risata sempre più vigorosa; poggiò la fronte su una spalla di lei.

- Cosa ne sai, tu… - bisbigliò, per poi alzare di scatto il volto, guardandola di nuovo con il suo sorrisetto caratteristico.

- Fufu~ Bitch-chan, sai fare i macaron?

Mary aggrottò le sopracciglia, meravigliata. Chi si aspettava una domanda del genere, così semplice, così innocente, dopo la scena che si era verificata?

- Eh?... S-Sì… Agh, Laito-kun! – esclamò, mentre il vampiro le stringeva una mano e la trascinava seco verso la porta per uscire dalla stanza, ridendo allegramente.

L’istinto gli diceva che, presto, qualcosa li avrebbe cambiati, sconvolgendo le loro solite, noiose vicende quotidiane.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Chapter 4 ***


Chapter 4

 

Mary si affacciò alla cucina, assistendo a una scena abbastanza bizzarra. Reiji e Laito stavano discutendo vivacemente, il primo irritato e il secondo con l’aria da innocente.

- Laito, NO. Non userai questa cucina. L’ultima volta che tu e gli altri due avete tentato di cucinare è successo un disastro… e indovina chi ha dovuto provvedere alle riparazioni e ai relativi costi!?

Mary si avvicinò molto lentamente, mentre Laito, sbuffando su quanto l’altro fosse noioso, giocava la sua carta vincente.

- E se ci pensasse Mic~chan? – esclamò gioioso, spostandosi dietro di lei e spingendola in avanti come ad incoraggiare una bambina timida.

Micchan?, pensò la ragazza in questione, mentre il vampiro si sistemava gli occhiali lungo il dorso del naso e la osservava attentamente, pensieroso.

- … Va bene, dopotutto una delle condizioni era poter usare la cucina… Ricordati, però, di pulire e mettere a posto quando avrai terminato – raccomandò freddamente, uscendo e lasciando i due soli.

Dov’è finito il suo tono gentile e disponibile di ieri? Non era sicuramente caloroso, però…, pensò ancora Mary, lievemente confusa dal suo atteggiamento; si sentì poi essere tirata per il polso e venir stretta in un abbraccio. Laito si era adagiato affettuoso contro la sua schiena (si domandò se non fosse una messa in scena questo suo lato “fluffoso”), supplicandola di preparargli i macaron. La strega sospirò:

- Subito, Laito-kun, appena mi lasci andare – il vampiro si staccò immediatamente e la orientò nella stanza, indicandole dove fossero i vari ingredienti e gli strumenti per cucinare.

Mary si dedicò alla preparazione dell’impasto con concentrazione e solerzia, osservata a bocca aperta dal giovane che aveva occhi solo per la sua figura, dai capelli che spostava dietro l’orecchio mentre montava gli albumi, alle dita che picchiettavano il tavolo in attesa che i dolci cuocessero, all’occhio attento alla quantità di farcitura da distribuire; dopo due orette gli venne servito davanti un piatto di coloratissimi macaron.

Con gli occhi luminosi e la bocca ancora aperta in una smorfia di contemplazione, sollevò controluce uno di quei vivaci dolci, esaminandolo con entusiasmo. Chiuse gli occhi, lo assaggiò e gemette di felicità, gustandosi il sapore zuccheroso che gli invadeva la bocca; ne mangiò un’altra decina in questo modo, facendo incurvare le labbra alla ragazza, divertita. Si fermò, riaprì gli occhi (aveva appena perso l’occasione di vederla sorridente per la prima volta!) e fissò Mary con un sorriso a trentadue denti, prima di fiondarsi su di lei, travolgendola, e atterrarono entrambi a terra. Alzò il viso per ringraziarla e proporle finalmente qualcosa di sconcio, ma nel vederla rossa come un papavero si limitò a ridacchiare e a sussurrarle nell’orecchio con voce mielosa.

- Micchan~, arigatou… ma sai, dopo così tanti dolci, viene sete.

La fissò negli occhi intensamente; Mary deglutì silenziosamente, ricambiando con lo sguardo più indifferente possibile. Laito percepì il suo sforzo e con un ghigno quasi intenerito avvicinò le labbra al suo orecchio, facendole venire i brividi al suo mormorio:

- Non preoccuparti, il dolore diventerà presto piacevole grazie al mio amore, fufu~

E si avventò sul collo di lei, trafiggendone la pelle con i canini.

Mary sentì gli occhi lacrimare, ma li rimproverò duramente; doveva essere forte. Con tutto quello che aveva passato, questo era niente in confronto. Per distrarsi rifletté sulle ultime parole di Laito.

Amore? Come? Non lo conosci neanche, in verità, Laito-kun, pensò tristemente, mentre sobbalzava e chiudeva un occhio nel ricevere un secondo morso su un altro punto del collo, dopo un rapido bacio sul mento.

Davvero, volevo piangere.

Ma non poteva permetterselo.

Dieci minuti dopo era svenuta, tra lo stare sdraiata sul pavimento gelido e il venir privata di un po’ di sangue tramite diversi morsi sparsi sulla pelle. Laito si sollevò soddisfatto, pulendo con la mano il rivolo di sangue che scendeva dalle sue labbra sogghignanti, Le accarezzò il viso, prima di prenderla tra le braccia e, ignorando i commenti di Ayato e Kanato che nel frattempo li avevano raggiunti in cucina, la portò nella sua camera. Ricordò, durante il percorso, il suo sangue: fluido, caldo, dolce e aromatico; un’aroma mai gustato prima, prezioso e accattivante.

Dopo averla distesa sul suo letto, le baciò la fronte.

- Sogni d’oro, Mic-chan~…

E si trattenne dall’azzannarla in altre parti del corpo.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Chapter 5 ***


Chapter 5

 

Ebbe un déjà vu, la sera seguente, nell’affacciarsi allo specchio; esaminò le numerose cicatrici sul collo, costatando che avrebbero potuto scambiarla per un pezzo di domino. Si grattò la nuca e sospirò: almeno non ci avrebbero messo troppo a sparire. Pensierosa si toccò il mento, arrossendo corrucciata al ricordo di quel che era successo. Si sedette sulla sedia con i braccioli ricoperti da una ruvida stoffa cremisi, aprendo il quaderno dove annotava le sue osservazioni, i suoi pensieri, i suoi sogni. Cercò la penna stilografica nello scrittoio di legno antico, finemente decorato con intagli color argento, prima di chiudere di scatto il quaderno e infilarlo in un cassetto che chiuse a chiave.

Batté le palpebre, accarezzandosi la fronte, e sospirò una seconda volta.

- Laito-kun, almeno siediti sul divanetto, invece di sdraiarti sul letto - esclamò, massaggiandosi il dorso del naso. Lo sentì ridacchiare e balzare sul pavimento, s’avvicinò alla scrivania e vi si appoggiò contro il bordo, accanto a Mary. Le tirò su una mano, portandola vicino al viso e accarezzandola. La ragazza scostò immediatamente la mano, imbarazzata, suscitando una risata ilare da parte del vampiro che poi assunse un’espressione confusa, gli occhi rivolti sul suo collo.

- Micchan, ti si sono già cicatrizzati i miei morsi? – chiese, incredulo.

- Beh, s-sì. Anche il sangue si è riformato – aggiunse, facendo sgranare gli occhi a Laito che scattò in avanti verso di lei, strattonandole i polsi e avvicinando i loro volti: i nasi si sfioravano.

- Eeeeeh?? Nande, nande? Com’è possibile? Il sangue ci impiega dei giorni a ristabilirsi… OH! – alzò la voce d’un tratto, battendo un pugno sulla mano aperta come se avesse svelato il mistero dietro a questa faccenda, sorprendendo Mary che sobbalzò per il suo gesto improvviso.

- Ma certo! I tuoi poteri da strega! – esclamò Laito, soddisfatto, e la fissò in cerca di conferma con il suo sorrisetto tipico.

Non esattamente, pensò lei frustata, ciononostante annuì con un po’ di esitazione, cercando di mascherarla con la timidezza. Non le andava di spiegargli tutto; Laito batteva le mani entusiasta dalla scoperta e curioso di sapere altro.

- Laito-kun… dov’è la stanza da bagno? Ho bisogno di una doccia, sai, è un po’ di giorni… - mormorò seccata, tagliando corto. Sentiva la mancanza dell’acqua sulla pelle; l’ultima volta che ne aveva goduto il tocco fresco e confortante era stata qualche ora prima di arrivare alla villa dei Sakamaki, in un hotel dove aveva dormito e pranzato con i soldi guadagnati con lavori part-time nei fast-food o in alcune librerie.

Laito ammutolì un secondo, prima di sorridere maliziosamente e appoggiare le braccia sulle sue spalle, imitando le fusa dei gatti.

- Vuoi compagnia, fufu~?

Mary lo fissò inespressiva, gli occhi assottigliati, e alzò le mani lentamente, dirigendole verso le guance del vampiro, curioso: le pizzicò, tirandole leggermente.

- No.

- Eeeh~ oh, ita ita!

 

Dopo decine di minuti a tirare guance e a ricevere morsi dispettosi sul collo (non tanto dispettosi visto che un po’ di sangue l’avevo bevuto volentieri), Mary finalmente chiuse dietro di sé la porta del bagno, appoggiandosi con la schiena e tirando un sospiro di sollievo. Si accarezzò il collo, avviandosi verso lo specchio sopra il lavandino e dando, per l’ennesima volta in quei giorni, un’occhiata alla pelle: il sangue si era già coagulato e a breve avrebbe ceduto il posto a delle macchie chiare e poi alla nuova pelle. Poggiò, intanto, i vestiti e la biancheria pulita (non è che Laito avrebbe provato a rubarne qualche capo, vero?) su una stretta cassettiera di legno di mogano.

- Che stress… - mormorò, abbozzando un sorriso amaro al proprio riflesso. Udì un tonfo nell’acqua della vasca da bagno di marmo color pesca, che ricordava di NON aver ancora sfiorato. Si avvicinò interrogativa e, a occhi spalancati, lasciò che la mascella cadesse alla vista di Shuu, comodamente immerso, vestito, e con gli auricolari alle orecchie, occhi chiusi e in stato palesemente comatoso.

- Ehm, Shuu-san? – fece la ragazza, inarcando un sopracciglio. Arricciò le labbra al silenzio che seguì chiamandolo di nuovo mentre chinava il capo verso di lui. Continuò a pronunciare il suo nome fino a diventare una macchinetta irritante, tanto che il vampiro si mosse leggermente. Finalmente, con voce seccata e impastata dal sonno, mugugnò:

- Sta zitta

Mary sentì il nervo pulsare sulla fronte.

In una frazione di secondo, la vasca si ribaltò, inondando il pavimento ricoperto da piastrelle color ocra e rovesciandoci il corpo del ragazzo: imprecò svogliatamente e sollevò con una lentezza snervante la vasca, massaggiandosi nel frattempo il collo con la mano libera e bofonchiando lamenti.

Quando alzò lo sguardo annoiato verso Mary, lei aveva le braccia incrociate e lo osservava tranquilla, le labbra appena curvate in un impercettibile sorriso canzonatore.

Sbuffò, alzandosi in piedi, e s’incamminò in direzione della porta; inaspettatamente, le si fermò accanto, abbassò il capo all’altezza della sua testa e l’annusò con la punta del naso che le sfiorava il lobo dell’orecchio, facendola arrossire violentemente e irrigidire come un pezzo di ghiaccio.

Sogghignò.

- Ci vediamo tra due settimane.

Uscì; e Mary aveva il cuore impazzito.

 

E al ritorno in camera, si disse che forse era meglio evitare bagni caldi dopo essere stata azzannata da un vampiro.





Tsuki 96's corner:
Ehilà! Spero tanto che stia piacendo questa fiction... Più che altro, chiedo scusa se ci sono così poche descrizioni come temevo e come qualcuno mi ha fatto notare, cercherò ci compensare man mano... Interpretiamolo come il progressivo abituarsi all'ambiente nuovo da parte della protagonista! All'inizio si trova in una villa aristocratica, caratteristica che nella sua vita non si è mai presentata (scoprirete in seguito perché), circondata da vampiri (i primi con cui deve interagire), e ancora reduce di un lungo viaggio di un anno dopo che un brutto evento l'ha segnata profondamente: è spaesata! Non riesce a distinguere ancora bene bene ciò che la circonda, ma il suo lato osservatore permane con l'analisi degli individui che la circondano: infatti all'inizio ho dato più spazio alla caratterizzazione fisica e, pian piano, psicologica dei personaggi che Mary comincia a conoscere. Con questo capitolo, comincia ad abituarsi all'ambiente in cui deve vivere e nota i mobili, i colori, lo spazio.

Dai, ci può stare ;) Un po' per pigrizia, un po' perché questa idea appena esposta, secondo me, è geniale, non modificherò i precedenti capitoli. Allungherò man mano i prossimi. Promesso. Perché alla fine, le persone si conoscono pian piano ;) Non posso dirvi tutto della mia protagonista in pochi capitoli. Pian piano svelerò la sua vita, la sua persona... e mi concentrerò anche su ciò che la circonda nella vicenda narrata.
A presto e spero che stiate gradendo questa fiction!
Bye!
 La mia protagonista è questa, Mary Flyer! :) (disegnata da me, quindi ho il copyright U.U non so se riuscirete a visualizzarla correttamente, perciò vi consiglio di cliccare sopra l'icona che eventualmente apparirà con il tasto destro del mouse e scegliere l'opzione "Aprì immagine in un'altra finestra/scheda")

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Chapter 6 ***


Chapter 6

 

- Liceo serale?

Ma a che pro?, si chiese stranita, mentre appoggiava la schiena contro l’armadio di legno d’acero (quante selve aveva disboscato per costruire i mobili di quella villa?).

Reiji annuì, mentre le porgeva la divisa; Mary si chiese se per caso Laito non le avesse preso le misure durante il sonno, di giorno, e fissò gli indumenti con evidente ripudio, al che il vampiro dai capelli neri sospirò.

- Anche a noi non è mai piaciuta l’idea, ma nostro padre preferirebbe che non restassi sola in casa.

- ... Gonna.

- Come, prego? – Reiji assottigliò gli occhi, inarcando un sopracciglio.

- L’ultima volta che ho indossato una gonna avevo quattro anni…

Il silenzio li travolse. Reiji pose la divisa sulle lenzuola color melanzana del letto e se ne andò, con un sorriso beffardo.

- Mi dispiace.

Grazie, imbecille, pensò Mary e si avvicinò al letto, continuando a fissare quella gonna tanto rigettata e pensando a una soluzione.

Laito improvvisamente comparve alle sue spalle, soffiandole sul collo, senza come al solito coglierla di sorpresa. Notò la presenza della divisa ed emozionato la esortò a provarla. Davanti a lui; le stava già sollevando i lembi del golfino color avorio di cotone…

- Piuttosto mordimi, Laito-kun – sospirò esasperata; essendo l’ultimo giorno, il vampiro non se lo fece ripetere due volte e rapidamente scattò sul retro del collo, ficcandovi i canini con foga. Mary dovette stringere i denti e sorreggersi con una mano contro il divanetto che si trovava davanti al letto. Presto non ne ebbe più bisogno, in quanto il vampiro la teneva stretta a sé con le braccia attorcigliate intorno alla sua vita.

Purtroppo questo non permetteva al dolore, sempre più bruciante, di svanire: e la ragazza chiudeva gli occhi per costringersi a non piangere.

Sussultò nel sentire sulla pelle tocchi più affettuosi da parte di Laito e cercò di liberarsi dalla sua morsa, invano, perché il vampiro cadde sopra di lei sul morbido materasso, cominciando a svestirla. Mary si voltò, il viso color peperone, per intimargli d fermarsi; invece si coprì la bocca con le mani, nel vederlo apprestarsi a poggiarvi le proprie labbra. La guardò corrucciato, piegando le sopracciglia con finta tristezza.

- Micchan~ È solo un bacetto~!

- Non posso, voglio restare fedele ai miei principi…

Laito non rispose; Mary aveva spostato gli occhi altrove, imbarazzata

- Infantile. Come se l’amore fosse fatto di principi – borbottò lui, sentendosi improvvisamente di cattivo umore. Non di meno Mary si alterò, nell’udire le sue parole, e non reagì positivamente: si alzò di scatto afferrando con le mani il colletto della sua camicia, fissandolo con uno sguardo deciso e severo.

- Non so cosa sia successo o chi ti abbia inculcato in testa la definizione di amore, ma so per certo che ti sbagli! – Laito la guardò a bocca aperta, prima di scoppiare in una fragorosa risata e distendersi su di lei, le braccia dietro la sua schiena e il capo sulla sua spalla. Sorpresa dalla sua reazione, Mary perse l’equilibrio ed entrambi affondarono tra le coperte. Il vampiro, i cui capelli facevano a pugni con il colore del tessuto sotto di loro, ridacchiava flebilmente.

- Ahahahah, tu… comepff, ahahaha

Mary ammutolì, pensando che forse le parole di suo padre avessero un fondo di verità, riguardo la famiglia Sakamaki; e voleva saperne di più.

 

Dopo due ore Reiji bussò alla porta della stanza dove era ospitata la strega, notando con ribrezzo che i mobili del corridoio non erano ancora stati puliti, a giudicare dai due evidenti centimetri di polvere che li ricoprivano; mentre entrava, si appuntò nella testa quel dettaglio, prima di rimanere di stucco nel vedere Laito e Mary per terra, sul tappeto persiano blu notte di fronte al balcone, schiena contro schiena, concentrati piacevolmente su delle riviste di enigmistica.

- Cosa…?

- Oh, Reiji~ vuoi unirti a noi? – domandò allegro il fratello minore, sventolando la pagina dei cruciverba.

Il vampiro si sistemò gli occhiali perplesso, e rifiutò la risposta, dichiarando che fosse venuto per chiedere (ordinare?) alla strega di aiutarlo in cucina per la cena. Mary alzò gli occhi dai suoi sudoku e annuì, assicurando che si sarebbe presentata tra cinque minuti, prima di ritornare su quelle griglie di numeri.

Reiji li fissò ancora per qualche secondo, stranito e seccato, per poi voltarsi e svanire dal nulla.

La fanciulla mormorò:

- Laito-kun, a scuola sono tanto rigidi con il regolamento sull’abbigliamento?

- No, non tanto, perché? – chiese il vampiro curioso.

- Perché non voglio indossare quella gonna.

- Eh, che trasgressiva~ Fufu, dai, sono sicuro che staresti d’incanto! E poi comincio a stancarmi del tuo collo, mi piacerebbe assaggiare anche le tue co- ITTE itte~!

Ridacchiò, mentre la ragazza gli pizzicava le guance con un sorriso poco convinto, ricordandogli che il suo turno fosse terminato.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Chapter 7 ***


Chapter 7

 

- Esattamente cinque minuti – esclamò Reiji, riponendo l’orologio nella tasca del suo gilet nero e lanciando uno sguardo di approvazione a Mary che gli si avvicinò tranquilla.

- Mi ha detto Laito dei tuoi “fantasticimacaron, quindi gradirei che ci mettessi lo stesso impegno ora, va bene? – sembrò più comandare che raccomandare. Lei annuì silenziosa e seguì le sue istruzioni mentre preparavano della crema Vichyssoise, dell’anatra all’arancia e dei biscotti per Kanato; Reiji confessò digrignando i denti che il fratello non fosse di buon umore e dei dolci avrebbero potuto scongiurare i suoi pianti isterici.

Il vampiro decise di affidare interamente la preparazione e la cottura dei biscotti a Mary, supponendo che probabilmente i dolci fossero il suo forte.  In caso contrario, almeno avrebbe potuto far ricadere la colpa su di lei ed evitare le sfuriate psicopatiche di Kanato. A tal pensiero ghignò malevolo; tramite le vibrazioni negative che emanava, la strega percepì la sue vere intenzioni, senza che la cosa le importasse più di tanto.

Reiji si meravigliò con piacere dell’incarico che la ragazza svolgeva quietamente e con diligenza, rendendo rilassante l’atmosfera in cucina. Peccato che poi avrebbe dovuto condividere i risultati del loro lavoro con quelle pesti dei suoi fratelli, per non dire animali

 

Scaltro, il secondogenito si era collocato a capotavola per non avere problemi, lasciando a Mary il (dis)piacere di ritrovarsi accanto i fratelli, mentre lisciava alcune pieghe della tovaglia e controllava che le posate fossero messe nella giusta collocazione intorno ai piatti. Laito prese subito posto alla sua destra, invitando Mary a occupare la sedia accanto a lui. La ragazza accettò volentieri, godendosi per poco la morbida sensazione della schiena contro l’imbottitura rossa dello schienale, lievemente timorosa: era la prima volta dopo il suo arrivo che incontrava tutti i fratelli insieme e finora aveva conosciuto meglio solo Laito e Reiji, appena appena anche Shuu. Pensare a quest’ultimo le fece venire il batticuore, tuttavia decise di non farci caso e preferì piuttosto osservare dove si sarebbero disposti gli altri fratelli. Doveva prepararsi psicologicamente…

Entrarono Kanato e Ayato, che si sistemarono di fronte rispettivamente al loro gemello e a lei; il secondo le rivolse un feroce ghigno divertito e la fanciulla si ricordò che il giorno dopo sarebbe stato il suo turno: rabbrividì. Entrò Subaru, con le mani in tasca, rifilandole un’occhiataccia, e malvolentieri spostò la sedia accanto ad Ayato per accomodarsi. Reiji sospirò, rassegnato ai suoi modi bruschi e poco consoni all’etichetta.

Mary era arrossita leggermente: vicino a lei ci sarebbe stato…

Un tonfo alla sua destra confermò i suoi pensieri e con la coda dell’occhio intravide la capigliatura bionda di Shuu, chino sul piatto.

Il pranzo sembrò durare un’eternità: nessuno parlava; Kanato infilzava con la forchetta i biscotti come se fossero persone da torturare, Subaru consumava il pasto con occhi irritati, Shuu avrebbe potuto addormentarsi (stava già dormendo?...) da un momento all’altro senza mangiare nulla, Laito le dava qualche gomitata vivace (guadagnando entrambi gli occhi inceneritori di Subaru), Ayato ingoiava il cibo rumorosamente e… si sarebbero potuti sentire i nervi di Reiji spezzarsi a chilometri di distanza.

Mary masticava un boccone di carne lentamente, cercando di incontrare solo gli occhi di Laito o di focalizzarsi sulla carta da pareti verde e i loro minuziosi arabeschi d’oro che le decoravano. Sudava freddo; sobbalzò quando Subaru sbatté le mani sul tavolo, ringhiando aggressivamente e facendo traballare i calici di vetro e prontamente la strega impedì al proprio di cadere. L’albino le lanciò sprezzante uno sguardo torvo, per poi allontanarsi, uscendo dalla sala da pranzo.

- Non ti turbare, succede spesso - le sussurrò nell’orecchio Laito, ridacchiando; aveva colto la sua lieve agitazione e Mary si rilassò seppur ancora amareggiata.

S’immobilizzò alle parole di Kanato, interrompendo di nuovo il suo già mesto pranzo.

- Reiji. Questi non sono i tuoi biscotti – asserì; l’interessato aveva la risposta pronta e si stava pregustando le conseguenze.

- Infatti li ha sfornati la nuova preparata.

Stronzo, pensò Mary; non avrebbe mai pensato che il suo atteggiamento gli avrebbe dato così tanto fastidio. Forse doveva ancora esercitarsi un po’ di più a controllare le sue emozioni…

Il giovane puntò i suoi occhi viola sulla ragazza, impassibile e rigida come una statua se non fosse stato per le gambe che tremavano sotto il tavolo, e sicuramente non aveva freddo visto che indossava dei jeans di cotone pesante. La fissò per due buoni minuti, imitato da Ayato che continuava a ingurgitare carne, inclusa quella rimasta nel piatto di Subaru. Le sue occhiaie gli conferivano un aspetto tetro, nonostante non mostrasse alcuna emozione; poi si voltò verso Reiji con un ghigno di scherno.

- Così ti fai superare dal nostro cibo in fatto di cucina? Ehehe…

Il vampiro con gli occhiali sentì un nervo premere sulla fronte, sconvolto dalla piega non prevista che la situazione aveva preso. Mary strinse le labbra per non ridere.

- Tu non ti esaltare – le sibilò dopo Kanato, e lei soffocò all’istante uno sbuffo divertito.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Chapter 8 ***


Chapter 8

 

La sera dopo Reiji voleva strapparsi i capelli di fronte a quello che Mary aveva fatto alla divisa. Aveva strappato la gonna, cucendola in modo che sembrasse un allungamento della giacca (Reiji stesso ammise che fosse pur elegante). La ragazza lo guardò torva, giustificandosi che secondo lei la gonna non era adatta all’ambiente scolastico. Ignorarono il commento in merito alle squisite scene sulle scale di Laito, tranquillamente steso a pancia in giù sul letto con le gambe dondolanti; anch’egli aveva apprezzato il lavoro della fanciulla, sebbene fosse rimasto un po’ deluso al primo impatto.

Reiji si arrese, massaggiandosi nervosamente le tempie:

- Ah, va bene! Ma non ne risponderò io nel caso dovessero lamentarsi! Vi aspetto alla limousine.

- Mia responsabilità, Reiji-san – affermò tranquillamente lei. Il vampiro scomparve; dopo una lunga occhiata da parte di lei, finalmente anche Laito sparì con un sorriso malizioso in volto.

Mary sospirò sollevata e velocemente si cambiò: sotto la camicia e la giacca indossò un leggero dolcevita grigia, dato che faceva ancora un po’ freschino nonostante fosse il mese di aprile; ignorò i fiocchi, passando piuttosto a infilarsi un paio di collant neri e trovò dei pantaloncini in tinta con il colore della divisa (un blu scuro tendente al nero). Si allacciò gli stivali ai piedi e afferrò la borsa blu per scuola, dopo aver controllato di avere i capelli a posto e gli occhi del colore giusto (Non si sa mai che durante la notte abbia usato i miei poteri per difendermi da Laito, grazie al mio “senso di ragno”, si disse un po’ esasperata).

Giù, davanti alla limousine, ebbe la forte tentazione di chiedere se avessero per caso una bicicletta: piuttosto che stare, di nuovo, tutti insieme in uno spazio ristretto… Avrebbe persino preferito buttarsi nell’acqua gelida della grande fontana che era il centro della villa Sakamaki, costituita al settanta per cento di aiuole, alberi, cespugli, altre piccole fontane e mattonelle da giardino. Ah, il gusto aristocratico…

Purtroppo pensò che nessuna delle due fosse una buona idea e vi rinunciò amaramente; ignorando Subaru e Kanato che stavano per entrare, venne trascinata per il polso all’interno del veicolo da Laito e si sedettero vicini. Ayato li scrutò contrariato, prendendo posto accanto a lei: era il suo turno e non gli andava a genio che il gemello continuasse a starle appiccicato. Da quando si affezionava così tanto a qualcuno, anzi, a del cibo (dettagli, se quella ragazza era una strega)? Pensando agli adorati macaron del fratello pervertito, constatò che non fosse poi così strano.

Il viaggio fu soffocante e Mary non vedeva l’ora di uscire all’aria aperta, anche perché già di suo soffriva un po’ di claustrofobia.

 

- Sarai nella mia stessa classe; sai, non pensavo avessi la mia età… c’è qualche problema? – le chiese Reiji, mentre si stavano avviando verso la loro aula. La fanciulla aveva uno sguardo dubbioso.

- Shuu-san non è un anno più grande di noi? E allora perché...

- Quell’indolente ha dovuto ripetere l’anno per la sua scarsa partecipazione e il poco zelo… neanche Laito è arrivato a quel punto… Comunque, preferirei che non parlassi di quello scansafatiche. Mi fa ribrezzo.

Mary l’adocchiò e forzò un lieve sorrisetto, chiedendosi perché tirare in mezzo il (non tanto) povero vampiro con l’inseparabile cappello.

- Tra di voi non scorre buon sangue… seppur sia lo stesso.

- Non ricordamelo; mi viene l’orticaria solo a pensarci – ghignò nervosamente il vampiro, prima di tendere un braccio e invitarla ad entrare nella loro classe.

Al liceo serale non perdevano tempo con le presentazioni e questo fu considerato un bene dalla strega, che voleva evitare il più possibile gli sguardi altrui sulla propria figura.

Le lezioni erano normali, gli studenti abbastanza diligenti, salvo il solito gruppetto che a sua volta non disturbava più di tanto: essendo sera, quasi tutti erano troppo stanchi per fare altro se non seguire la lezione o sognare ad occhi aperti. La ragazza osservò Reiji, attento e concentrato sui suoi appunti che aggiornava puntualmente. Nel frattempo, lui si chiedeva se Mary si stesse comportando a dovere e non osava girarsi per controllarla, con il rischio di essere richiamato dall’insegnante. Avrebbe comunque avuto modo di rimproverarla più tardi, a causa di quel che successe di lì a poco.

Il professore girava tra i banchi con il libro in mano, spiegando i passi filosofici citati sulla carta, e quando ritornò alla cattedra urtò accidentalmente un vaso di fiori che cadde verso il pavimento. Reiji fu uno dei primi ad accorgersene, come notò ad occhi sgranati il fluttuare dell’oggetto, dei fiori e dell’acqua per tre secondi, prima di rotolare a terra e versare il liquido.

L’insegnante non se ne accorse; alcuni studenti bisbigliarono confusi; Reiji strinse i pugni e con la coda dell’occhio fulminò Mary, che sudava freddo con gli occhi puntati sulla penna  e un sorrisetto nervoso, fingendosi innocente, ignara che fuori dalla porta due famelici occhi verdi la stessero aspettando impazientemente.

Ma non c’è un giorno in cui possa stare tranquilla e non fare idiozie...?






Tsuki 96's corner:
Ho deciso di cambiare le dimensioni perché erano troppo piccole. Pensavo che avrebbero potuto andare bene, ma dopo otto/nove capitoletti mi sono detta che è meglio non renvervi miopi, a forza di appiccicare gli occhi allo schermo per riuscire a leggere. Cambio subito anche per gli altri...
Bye, e grazie per le recensioni! Spero di non deludervi con i prossimi capitoli ^_^

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Chapter 9 ***


Chapter 9

 

All’ora dell’intervallo, Mary fuggì rapidamente dalla classe, dirigendosi verso il bagno delle ragazze: sia per evitare di conoscere nuovi compagni, e aveva le sue buone ragioni, sia per non incontrare la frusta di Reiji di cui Laito tanto gli aveva parlato.

Il bagno era deserto se non per una porta chiusa, probabilmente occupata, e, grazia per i suoi sensi, pulito e fresco (durante il viaggio intrapreso nell’ultimo anno ne aveva visti di orrendi e nauseabondi). Appena entrò, però, percepì la presenza di due persone e una di queste NON era umana. Sentì improvvisamente ridacchiare: impallidì, riconoscendo la voce di Laito.

- Ma ma~ Laito-kun! Smettila, ahaha, qualcuno potrebbe venire in bagno da un momento all’altro! – una voce femminile cinguettò molto, ehm, emozionata e per nulla preoccupata di quello che aveva appena supposto.

- Risa-chan, sei tu che mi provochi, fufu~ E poi… hai detto venire, eh~? – ribatté Laito, alquanto allegro, euforico.

Mary scappò immediatamente appena cominciò ad udire dei rumori molto imbarazzanti e nella corsa si nascose tra le mani le orecchie rosse dalla vergogna.

Laito-kun no baka!, strillò nella sua testa e uscì in cortile, avviandosi nel retro della scuola e accasciandosi contro una parete. Ansimò, cercando di riprendere fiato; recuperò con fatica e si rammentò solo in quel momento di quel problema che aveva ai polmoni… e la sua mente si immerse in pensieri bui che non voleva più riaffrontare. Non si rese conto che intanto era stata raggiunta da Ayato fin quando egli non si chinò davanti a lei e le afferrò il mento tra le dita, arrogantemente.

- Ah, Ayato-kun – esclamò Mary, impassibile. Il vampiro la guardò di traverso.

- Che facce fai? Il grande me si presenta qui all’improvviso e tu nemmeno ti mostri un minimo sorpresa? Va be’, niente d’importante. Piuttosto, facciamo dei takoyaki, ho una fame…

Gola, vorrai dire, pensò Mary, guardandolo questa volta lei di traverso. I vampiri non aveva bisogno del cibo “umano” quanto ne avevano del sangue!

 

Ayato mangiò con gusto i suoi amatissimi takoyaki, mentre si dondolava sulla sedia. Sembrava piuttosto assorto, perso tra i suoi pensieri e a Mary non sfuggì un’ombra malinconica sul suo volto, dopo averlo adocchiato dal lavandino dove stava lavando gli utensili da cucina utilizzati.

Si voltò per chiudere l’acqua e riporre le ultime stoviglie, prima di apprestarsi a pulire il tavolo su cui avevano lavorato; proposito a cui disse addio mentalmente nel sentirsi stringere i fianchi e tirare dalla parte opposta, ritrovandosi faccia a faccia con lo sguardo malizioso e famelico del vampiro. Deglutì e non fece in tempo a chiedere un secondo di preparazione psicologica che Ayato le aveva addentato l’incavo tra collo e spalla, strappandole il dolcevita. Se non fossero stati così dolorosi quei canini che le avevano lacerato la carne, Mary si sarebbe vendicata dell’offesa al suo indumento con uno sforzo da niente. Invece il bruciore era talmente intenso che riusciva a malapena a reggersi in piedi.

Ayato si staccò un secondo per meravigliarsi di quanto fosse singolare il suo sangue e proseguì il pasto fiondandosi violentemente sulla sua spalla dopo averla scoperta, succhiando con voracità il nettare scarlatto. Mary gemette, stringendo con le mani la camicia di lui: i morsi sembrarono diventare sempre più insoffribili scendendo dal collo in giù, lungo il suo corpo; se l’avesse morsa alle cosce, come avrebbe voluto tanto fare Laito (e mai glielo avrebbe permesso), probabilmente l’avrebbe stesa in un colpo. Una lacrima di dolore le scese traditrice lungo la guancia e sentì le forze abbandonarla.

Il vampiro fu pronto a rafforzare la presa sulla sua vita, sorreggendola mentre il suo capo cadeva all’indietro. Le osservò con un ghigno il décolleté ormai nudo e, un braccio a tenerla per la schiena, avvicinò pericolosamente la mano libera verso la zona che tanto gli interessava; la sua pelle sembrava così soffice, come un pezzo di pan di Spagna: gli faceva gola.

Due voci lo bloccarono in tempo (e fu fortunato, a sua insaputa; altrimenti, una volta risvegliatasi, Mary se ne sarebbe accorta e gliel’avrebbe fatta pagare mooolto cara…).

- Shinjirarenaiper grazia, non ci redo che stai facendo una cosa del genere, qui a scuola. Non sei nemmeno Laito.

- Fufu~ Grazie, Reiji, lo prenderò come un complimento… ma ma, Ayato-kun~ è ora di andare! Rendimi Micchan – dal tono giocoso passò a uno freddo quando si accostò al fratello e prese in braccio la strega. Sorrise affettuosamente nel rivolgerle lo sguardo e le poggiò la testa contro la sua spalla, andandosene poi canticchiando.

Ayato e Reiji, dopo averlo osservato a occhi spalancati, si scambiarono uno sguardo perplesso.

- Che gli è preso? – chiese il vampiro con gli occhiali, sistemandoli – Assomiglia quasi a te quando si trattava di lei

L’altro lo interruppe scoccandogli un’occhiata di fuoco e scrollò le spalle, irritato: dalle parole di Reiji, dalla fanciulla, da Laito, da tutto.

 

E questo era solo il primo giorno con lui, pensò sospirando Mary, quando si risvegliò nel suo letto. Chissà come sarebbe stato con gli altri…

Strisciò sul materasso, notando di aver indosso il pigiama e insultò mentalmente la spudoratezza di Laito (era stato sicuramente lui: riconobbe la sua cravatta abbandonata in un angolo del letto), augurandosi che non si fosse messo a fissarla per ore. Aprì il cassetto del comodino grigio che si trovava accanto e frugò alla ricerca di un piccolo album tascabile. Trovato, lo aprì e lo sfogliò, fermandosi a una foto che la ritraeva più giovane insieme a due ragazzi, uno molto simile a lei e l’altro con la faccia da ebete.

Sorrise nostalgica e ripose l’album nel cassetto, prima di ritornare a dormire.

 

- Oyasumi, aneki.

Un giovane dai capelli rosa baciò la fotografia dov’era ritratto insieme a una fanciulla molto simile a lui e a un coetaneo con la faccia da ebete (o abete, sua preferenza), prima di affondare la testa nel cuscino, sotto cui nascose quel prezioso ricordo.

 





Avviso: mi sono dimenticata di dirvi che sarò via per due giorni >.< Mi dispiace, ma dovrete aspettare mercoledì per i soliti due capitoli :D Cercherò di ricompensare con dei disegni... A presto :D <3

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Chapter 10 ***


Chapter 10

 

Mary leggeva tranquillamente un libro, seduta su un divanetto verde acqua nella sala da biliardo dove stavano giocando Ayato e Laito. Di volta in volta si accarezzava due fori scarlatti evidenti sulla pelle chiara della spalla, risultato del secondo giorno del vampiro che si stava vantando con il fratello maggiore in merito a una sua prossima, certa vittoria. Indossava una camicetta rossa senza manica; sopra avrebbe dovuto avere un golfino nero, che però era stato stracciato dal predatore durante il suo pranzo. E Mary aveva giurato a se stessa che prima o poi avrebbe pagato per aver rovinato i suoi indumenti.

Sospirò leggermente amareggiata e proseguì con la lettura; Laito le aveva proposto calorosamente di unirsi a loro, ma dopo il morso di Ayato, che le lanciava ogni tanto degli sguardi sogghignanti, aveva quasi perso persino la voglia di stare seduta. E inoltre non era un’appassionata di quel genere di passatempi; piuttosto avrebbe preferito uscire in giardino a caccia di grilli...

Ignorò gli occhi di Kanato fissati insistentemente sulla sua figura, seduto in disparte su un comodino presso la porta della stanza, lì dove non arrivava la lampadina che illuminava il tavolo da biliardo e i dintorni; percepire la sua presenza inquietante le arricciava l’estremità delle sopracciglia, perciò si concentrò sulle parole del racconto di fronte. Cominciò a rilassarsi completamente, trasportata dall’emozionante atmosfera di quella vicenda sulla sopravvivenza di un pilota nel deserto dopo un incidente aereo, finché non udì un tonfo accanto a lei e sentì all’improvviso qualcosa sfiorarle la coscia sinistra: con la coda dell’occhio vide Shuu. Occupava con tutto il corpo il resto del divano, il cui colore era in tinta con la sua camicia, e aveva un ginocchio alzato e le braccia una abbandonata sul ventre e l’altra penzolante.

Arrossì, lei.

- S-Shuu-san?

- Zitta.

- … non mi ci vuole molto per ribaltare anche il divano.

Shuu aprì un occhio, scrutandola annoiato; fortunatamente il viso di lei era ritornato a un colorito meno sospetto, altrimenti Dio sa cosa le avrebbe detto a proposito.

- Tch… seccatura – mugugnò, la ragazza sbuffò divertita e ritornò serena sul suo libro. Il vampiro non richiuse subito l’occhio se non dopo averla osservata curiosamente per qualche minuto.

- Bach.

La fanciulla sussultò e si voltò verso di lui nuovamente, con un’espressione interrogativa.

- Bach… accompagna bene le letture…

- O-Oh. Dici…? – fece l’altra, poco convinta, e si accarezzò il retro del collo, spostando alcune ciocche di capelli più corti; il biondo notò qualche centimetro appena sotto il lobo dell’orecchio tre grossi nei talmente vicini rassomigliare un trifoglio – Sinceramente preferisco il silenzio…

- Tch… sempre meglio di altri generi pseudo-musicali… - borbottò lentamente Shuu, per poi serrare le palpebre e ammutolire; Mary arricciò le labbra e scrollò le spalle, lievemente delusa, e ritornò sul suo libro.

Nel frattempo, Laito li stava studiando attentamente, con un sorrisetto malizioso sulle labbra e ricordò altri momenti in cui la strega e il primogenito erano stati vicini: non gli erano sfuggite le gote color fragola di lei (quanto avrebbe voluto divorarle) e, sebbene ne fosse un po’ geloso, la cosa lo eccitava e non vedeva l’ora di assistere agli sviluppi futuri che ci sarebbero stati con il turno di Shuu.

 

 

Ayato si rialzò dolorante dal pavimento, scostandosi di dosso l’armadio che l’aveva travolto. Mary, che giaceva seduta sul pavimento grigio distante due metri da lui, non aveva particolarmente apprezzato l’atteggiamento nei suoi confronti mentre le succhiava il sangue per la terza ed ultima volta del suo turno: aveva spostato i canini sulla pelle in corrispondenza dello sterno e aveva osato palparle il petto. Avrebbe dovuto meritarsi anche decine e decine di schiaffi in piena faccia, tuttavia la strega sapeva bene che gli avrebbero fatto solo il solletico; perciò si era affidata ai suoi poteri, dimenticando completamente il dolore allucinante che le invadeva il torace. Non che fosse già messo meglio di suo; i suoi polmoni…

Scosse la testa, scacciando i ricordi che stavano per riaffiorare crudelmente, e ritornò a scambiare occhiate fulminanti con Ayato; odiava il suo carattere: era arrogante, pretenzioso e la trattava al pari di un oggetto con cui unicamente soddisfare la sete di sangue. Fosse stato un poco più delicato, magari come Laito (a rifletterci anche no), forse lo avrebbe tollerato, ma per lei era troppo.

- Tu, stronza… - la insultò lui.

- Sono comunque una creatura come te, ho diritto a un minimo di rispetto – ribatté Mary, freddamente. Gli occhi lucidi tradivano però la sua determinazione e Ayato, accorgendosene, rise malignamente.

Le fece l’occhiolino, le rivolse un’ultima occhiata aggressiva e beffarda allo stesso tempo, e finalmente uscì dall’infermeria), il tutto dandosi arie di superiorità.

“Ore-sama” un corno, pensò, riaggiustandosi la camicia stropicciata e chiudendo alcuni bottoni; latrò nell’accorgersi che anche la sua canottiera pervinca fosse strappata e il senso di vendetta salì di parecchi livelli, manco fosse stata in un videogame. Probabilmente sarebbe rientrata in classe un po’ tardi, con grande gioia del suo amico Reiji-san, dato che cominciò a mettere a posto il soqquadro che aveva causato per difendere la sua dignità. Sebbene l’avesse già schiaffeggiata abbastanza nell’accettare la proposta di Karl Heinz, constatò amaramente, tirando un lungo sospiro.

Forse avrebbe fatto meglio ad ascoltare le parole del suo Sensei… “Cho-hime, dipende tutto da te: fossi nei tuoi panni, non mi rovinerei così tanto la vita per quel che hai fatto. Hai fatto ciò che pensavi fosse meglio per tutti. Non devi avere rimorsi; lo so che è difficile, io stesso ho fatto delle scelte rinunciando a cose importati. Ma arrivare fino a questo punto…!”; quel giorno, un anno prima, aveva ignorato il resto del suo discorso, allontanandosi dalla città dove abitava. Il rimpianto è una brutta bestia, pensò.

Non credeva che non sarebbe uscita dalla stanza affatto: dal letto nascosto dalle tende, sentì una voce familiare brontolare nella lingua degli assonnati, mentre effettivamente produceva troppo rumore nel sistemare l’armadio con cui si era liberata dalla morsa di Ayato.

- Silenzio…

Shuu.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Chapter 11 ***


Chapter 11

 

- Non riesco a dormire, fai silenzio…

Mary scostò le tende con cautela: Shuu giaceva comodamente disteso sulle coperte stropicciate, i mossi capelli biondi sparsi sul cuscino. La sua figura in quel momento trasmetteva un’inusuale sensazione di morbida armonia; che purtroppo Mary non percepì appieno perché dovette fare i conti con il cuore che batteva all’impazzata. Ah, il suo maledettissimo debole per i giovani con gli occhi azzurri… e il blu delle iridi di quel vampiro erano ancora più ammalianti, le ricordavano sia il cielo, sia il mare.

Ricordò la precedente, prima ed unica infatuazione: il suo cuore era stato catturato quasi letteralmente da un giovane della zona dove abitava inizialmente, nonché suo senpai. Era alto, non troppo robusto; aveva lunghi capelli sbarazzini tendenti a un nero prugna, di cui alcune ciocche erano state tinte di diverse sfumature di viola, dietro suggerimento della stessa Mary; vestiva in modo elegante seppur appariscente, soprattutto con quella sciarpa di piume color pervinca che le solleticava il naso quando i pomeriggi tornavano da scuola a braccetto, circondati dalla neve e dai loro sguardi, calorosi di lui e pudici di lei. Infine, aveva degli occhi di ghiaccio, affascinanti. Peccato che fosse abituato a flirtare con tante ragazze e lo avesse fatto anche durante le due settimane in cui era stato il suo ragazzo (e, inoltre, era stato lui stesso a proporre a Mary di uscire insieme). Lei lo aveva lasciato il giorno del suo sedicesimo compleanno, mentre lui ne compiva diciotto ventiquattro ore dopo; era andata a casa del ragazzo con una torta sfornata dalla fanciulla, per festeggiare insieme entrambe le loro feste: lo aveva colto in flagrante mentre scambiava effusioni con una ragazza più grande di loro.

Aveva nevicato anche quel giorno… e il bianco le era sembrato così vicino, così caldo, così confortante

A quel spiacevole ricordo, assunse un’espressione risentita; si lasciò cadere sulla sedia lì vicino, poggiando i gomiti sulle ginocchia e nascondendo il viso tra le mani.

Sospirò rumorosamente, catturando l’attenzione di Shuu che come al solito aprì un occhio per esaminare i dintorni (aprirne due richiedeva troppa fatica): fissò la ragazza e si perse a sua volta nei pensieri del suo passato. Grugnì, cogliendo di sorpresa la fanciulla, e si girò dall’altra parte, voltandole le spalle. Il gesto parve abbastanza maleducato agli occhi di Mary che ebbero un tic.

Dopo due secondi era in piedi ad osservare impassibile e a braccia incrociate un vampiro stretto in un involucro di lenzuola impossibile da disfare; il biondo seccato le mugugnava di liberarlo, sostenendo che fosse troppo scomodo per assopirsi. Altrimenti avrebbe continuato a sonnecchiare tranquillamente anche mummificato.

La ragazza inarcò un sopracciglio e sbuffò, girandosi per uscire: si sentì d’un tratto afferrare la gamba e cadde a terra, posizione prona e braccia distese davanti a sé. Meno male che aveva un po’ di ciccia ad attutire l’impatto contro il pavimento.

- Non sei l’unica ad irritarsi, tu… - sogghignò Shuu, che aveva strappato la stoffa che gli impediva di muoversi.

La strega sudò freddo, pentendosi delle sue azioni troppo azzardate. Percepì il vampiro alzarsi… e poi cadere volontariamente su di lei, come un sacco di patate. La schiena per l’impatto e il torace per la pressione sussultarono.

- Ora pensaci tu a riportarmi in qualche posto dove possa dormire senza scocciature come te – le bisbigliò nell’orecchio, con un sorrisetto di scherno sulle labbra, mentre affondava il naso tra i suoi capelli inspirando profondamente e poggiava le braccia a lato dei suoi fianchi; Mary, oltre all’imbarazzo e al cuore di nuovo su di giri, poté giurare di aver captato una certa nota seducente nella sua profonda voce.

Pensandoci: era solo una sua impressione, o loro due stavano come… giocando a riprendersi a vicenda?

 

 

- Sei comoda, per dormirci sopra – commentò Shuu, ritornando alla villa a bordo della limousine. Mary era seduta tra lui e Laito, il quale si voltò a guardarla curioso e chiedendo spiegazioni: doveva essersi perso qualcosa di intrigante, dannazione!

Kanato li ignorava, più intento a comunicare a bassa voce con il suo Teddy, e Ayato ascoltava vagamente interessato; pareva ancora assorto in altri pensieri. Subaru non fece caso al loro scambio di battute, attirato piuttosto dall’acconciatura particolare della fanciulla, chiedendosi incredulo come caspita potesse raccogliere tutti quei capelli con due sole lunghe treccine (e non vedeva forcine o altri accessori per capelli!); così aveva origliato la sera prima, passando accanto al bagno delle ragazze, quando una delle compagne di classe di Mary le aveva chiesto curiosa in che modo legasse i capelli.

- Di che parla, Micchan?

- Lasciamo perdere – mormorò lei imbarazzata, incrociando le braccia e arricciando le labbra imbronciate. Shuu ostentò un lieve sorriso ironico e le diede una gomitata al fianco. In verità glielo sfiorò, trattandosi di lui non aveva molta voglia di impiegare troppa energia…

Reiji non apprezzava il rapporto che si stava creando tra loro e li fissava contrariato. Il giorno seguente sarebbe stato il suo turno… Ghignò, sistemandosi gli occhiali: ci sarebbe stato da divertirsi, con la nuova arrivata.

 

 

Ho un brutto presentimento.

Mary fissò il soffitto della sua camera con occhi sospettosi, prima di scrollare le spalle e ignorare il suo sesto senso, concentrandosi in ben altri pensieri.

Quella era stata la settima sera e stava dormendo durante il settimo giorno; una settimana era già passata… così in fretta… Era già passato un anno da quella brutta vicenda nella sua città, che aveva dovuto affrontare con una scelta difficile; come al solito aveva agito istintivamente, e il cuore ancora ne soffriva il rimorso.

Si girò dall’altra parte, incontrando gli occhi eccitati di Laito, luminescenti nel buio della stanza, grazie alle tende che ben coprivano le vetrate. Un nervo le pulsò sulla fronte.

- Ne, Micchan~, non mi hai ancora raccontato cosa è successo tra te e Shuu, fufu!

- Laito-kun

La porta della camera si aprì di scatto e il vampiro atterrò sul didietro, spanciandosi dalle risate mente la porta si richiudeva e udiva le imprecazioni della sua streghetta, ormai rossa in volto e probabilmente a rigirarsi nervosamente tra le coperte.

Quanta era stata forte la tentazione di azzannarle di nuovo il collo e sentire il suo aromatico sangue scendergli giù per la gola, mentre era distesa con il viso pensieroso.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Chapter 12 ***


Chapter 12

 

Reiji era turbato. Molto turbato. E sicuramente il motivo non risiedeva nel pessimo voto che aveva preso in un test di educazione fisica a scuola quel giorno.

Era la prima sera del suo turno e per inaugurare la riuscita dei suoi malefici piani aveva invitato nel proprio studio la ragazza, offrendole del tè nelle sue preziosissime stoviglie. Non aveva però previsto che Laito si unisse a loro, auto-invitandosi al piccolo Tea Party; quell’animale indecente di suo fratello doveva aver intuito le sue intenzioni: usare Mary come cavia per verificare gli effetti dei suoi veleni.

Non sapeva se glielo avrebbe impedito oppure avrebbe assistito serenamente alle convulsioni della povera fanciulla, aggregando la sua voce al coro di risate malvage che avrebbe fatto fa sottofondo musicale all’eventuale tragedia. Si aspettava che si realizzasse la prima possibilità, considerando l’attaccamento quasi morboso ostentato nei giorni precedenti.

Invece si sbagliò, con sua grande sorpresa: quando i sue si accomodarono lei sulla poltrona e lui su una sedia presenti nella stanza, in attesa di essere serviti da Reiji, Laito gli aveva fatto l’occhiolino; il vampiro con gli occhiali girò loro le spalle, pregustandosi le conseguenze con un sorriso sadico stampato sul volto e versò il veleno in fase di sperimentazione nella tazza destinata a Mary, che nel frattempo stava esaminando la sua stanza, soffermandosi sui libri aperti e sui suoi strumenti di studio, e allo stesso tempo chiacchierando a proposito delle lezioni spesso marinate da Laito.

- Micchan, dovresti anche tu unirti a me, ogni tanto sai~ - esclamò con voce provocante; lei si ricordò di quella volta che l’aveva sentito nel bagno delle ragazze e proferì un deciso e istantaneo “No”, cercando di non arrossire per l’imbarazzo.

- Prego – Reiji porse la tazza x sul tavolino davanti alla fanciulla che l’afferrò con un flebile ringraziamento; il vampiro osservò la sua postura e il suo modo di tenere la tazzina: sospirò spazientito.

- Dovrò insegnarti qualche regola di galateo, non sei abbastanza elegante nei gesti e nel modo di porti. Almeno sei educata quanto è necessario, al contrario dei miei fratelli – la rimproverò – Inizia con il raddrizzare la schiena, santo cielo!, non stare così storta!

Mary ubbidì spontaneamente; questa lato del suo coetaneo le ricordava molto la madre: anche lei dava molta importanza a tale genere di norme. Rammentare la figura materna, ovvero quella donna dai lunghi boccoli candidi, i gentili occhi acquamarina, l’ombrello da sole di pizzo rosato, gli abiti lunghi blu e il mantello viola, il viso sempre sorridente, la fece rabbrividire e si concentrò sulla sua bevanda.

Guardò Laito che sorseggiava tranquillamente dalla sua tazza e lo imitò, senza darsi troppi problemi.

Reiji bevve la propria porzione osservandola: quando arrivò all’ultima goccia senza manifestare malessere o agitazione psicomotoria, si chiese se per caso non avesse dato la tazza sbagliata; guardando Laito che continuava a essere… Laito (magari avesse potuto cambiare qualcosa!), scartò l’ipotesi e percepì il suo orgoglio friggere d’irritazione: che avesse sbagliato lui qualcosa?!

- Mh… Micchan? Se qualcuno volesse avvelenarti e non avessi altra scelta, cosa faresti?

Anche Laito era giunto alla conclusione che qualcosa fosse sfuggito a Reiji, ma con la sua domanda era stato troppo diretto; infatti il fratello lo incenerì con lo sguardo e stava per dirgliene di santa ragione, quando le parole di Mary spiazzarono entrambi:

- Oh, non avrei problemi: sono immune a qualsiasi tipo di veleno…

Tranne…, pensò, sfiorando con le dita il torace e piegando amareggiata le sopracciglia; scosse poi la testa per impedire a pensieri superficiali di invaderle la mente.

Reiji si massaggiò nervosamente le tempie, voltandosi e camminando avanti e indietro per la stanza, mentre Laito si spanciava dalle risate; la strega li fissò interrogativa con la bocca socchiusa e gli occhi straniti, incapace di formulare domande di chiarimento sui loro improvvisi cambiamenti d’umore.

 

- Sono davvero molto belle questa tazze… Porcellana, vero? – chiese la strega, ammirando una deliziosa tazzina con i bordi ondulati e le decorazioni floreali, che le piacevano particolarmente trattandosi di fiori blu e viola.

- Per l’esattezza, porcellana inglese dell’Ottocento – specificò Reiji con una punta di fierezza nella voce, mentre asciugava le stoviglie che gli passava man mano la ragazza dopo averle lavate; si trovavano in cucina, dopo che lei si era offerta di aiutarlo.

- E sono ancora intatte? Ne hai una cura davvero invidiabile… - commentò tranquillamente Mary, nascondendo un sorriso divertito dalla passione del vampiro per quei servizi da tè.

Sentì il piattino che aveva in mano fare un rumore sinistro; un secondo dopo lei stava sudando freddo, guardando il piattino frantumato e le dita ferite superficialmente, con alle spalle un Reiji di cui sentiva benissimo i nervi spezzarsi.

Il vampiro poggiò le mani sui polsi della ragazza, da dietro, e glieli strinse, ehm, amorevolmente; sul viso era dipinto un ghigno sadico.

- Punizione – disse con voce esaltata, mentre la girava lentamente verso di lui.

Reiji affondò i denti nella morbida mano della strega, dopo aver assaggiato qualche goccia del suo sangue leccandolo dalle ferite procuratasi con i cocci del piattino. Al contrario di Ayato, a Mary il morso del giovane non parve troppo doloroso e anzi trapelava una certa eleganza.

Pur sempre Reiji è, pensò con un sorriso nervoso, imbarazzata dal modo aggraziato con cui il vampiro le teneva il polso. Stretta che andava intensificandosi, e Mary capì che era meglio ritirare tutto quello che aveva considerato: se i denti non le avevano fatto troppo male nel forare la tenera carne, la forza con cui la bocca del vampiro prelevava il liquido scarlatto cominciava a darle molto fastidio; un certo malessere prese possesso del suo corpo, come se fosse stata febbricitante o avesse sbattuto la testa contro uno spigolo (e conosceva bene questa sensazione, dato che da piccola aveva il vizio di scontrarsi contro qualsiasi cosa).

Era certa che prima o poi sarebbe svenuta, per l’ennesima volta; il sangue privato così lentamente non permetteva al suo organismo di percepire la gravità del danno, per cui restaurava il liquido con altrettanta lentezza, rendendola debole fisicamente. Bofonchiò alcune parole al vampiro per avvisarlo, ma dalla sua bocca uscì solo un filo di voce incomprensibile, non appena incontrò i suoi occhi magenta osservarla estasiati mentre spostava i canini lungo l’avambraccio, nel punto dove era meno sottile.

A quanto pareva al ragazzo piaceva tanto la carne…

Dopo dieci minuti si accasciò contro il petto di Reiji, che la sorresse senza difficoltà fissando una mano sulla sua schiena e con l’altra tirando il suo braccio sulla propria spalla. Avrebbero potuto sembrare una deliziosa coppia di giovani che danzavano, se non fosse stato per il ghigno sporco di sangue sul volto di Reiji e la pallida fanciulla svenuta contro il suo torace.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Chapter 13 ***


Chapter 13
 

 

Tornata da scuola, Mary si tuffò nel letto senza cambiarsi; le lezioni di matematica erano per lei superflue, conoscendo già gli argomenti, e riascoltare non aveva fatto altro che sfiancarla dalla noia. Ricordò il suo migliore amico, faccia da ebete, chiederle ripetizioni… sorrise nostalgica all’immagine di quel ragazzo qualche centimetro più alto di lei che le correva incontro, la scuoteva per le spalle e la implorava con le lacrime agli occhi di aiutarlo, sostenendo che si trattasse di una questione di vita o di morte; ridacchiò leggermente, chiedendosi come si facesse a mantenere quel sorriso tanto ebete seppur piangendo. Dopotutto si trattava di lui: un ragazzo solare, simpatico e… molto, molto tonto.

Prima che Reiji le venisse incontro per il suo secondo pasto, velocemente si alzò, prese dei vestiti puliti, il suo asciugamano azzurro e sfrecciò in direzione del bagno. Quando vi bussò senza ricevere risposta, percepì una sgradevole sensazione alle spalle e rabbrividì. Si girò di scatto, incontrando due occhi viola che la incatenarono con la schiena alla porta e Kanato le sorrise malinconico, stringendo al petto il suo orsetto di peluche.

- Mary-san, finalmente ci parliamo.

La strega deglutì. Da quando era arrivata in quella villa, ci aveva scambiato qualche parola solo la prima sera; in seguito lo aveva incontrato durante i pasti e un paio di volte nei corridoi tra villa e scuola, senza mai rivolgergli la parola e anzi ignorando, quella volta nella sala da biliardo, le sue insistenti occhiate.

L’aveva etichettato come uno psicopatico (e ci teneva alla propria di salute mentale!), perciò era abbastanza timorosa di quello che avrebbe potuto succedere.

- Dopodomani sarà il mio turno… volevo chiederti se non ti dispiacerebbe sfornarmi una torta da mangiare insieme per celebrare il momento.

Reiji lo aveva ispirato? Mary non disse ad alta voce il suo pensiero e continuò ad ascoltarlo.

- I tuoi biscotti erano molto buoni, Mary-san… mi piacerebbe che cucinassi dolci più spesso… Neh, dimmi, sai fare anche le torte?

Era una sua impressione o Kanato si stava avvicinando sempre di più al suo viso senza muovere le gambe, osservandola intensamente da… qualche centimetro sotto i suoi occhi? Solo in quel momento entrambi si accorsero dell’effettiva differenza di altezza tra loro, a vantaggio di lei, circa quattro centimetri più alta. La cosa non gli piacque molto, e si allontanò assottigliando gli occhi, irritato. Mary rispose immediatamente alla sua precedente domanda, al fine di distrarlo da quella osservazione sgradita.

- Sì, sì… so fare anche le torte… hai qualche preferenza, Kanato-kun? – chiese, nervosa. Voleva che se ne andasse al più presto, aveva un gran bisogno dell’azione rilassante dell’acqua calda. Kanato rifletté e poi le si avvicinò all’orecchio con un sorriso inquietante.

- Che dici di farcirne una con il tuo sangue? Non mi dispiacerebbero anche dei pezzettini della tua carne… pff… aha… ahahahahahahaha!

La sua risata echeggiò a lungo nel corridoio, anche dopo aver abbandonato Mary contro la porta del bagno. Era pallida come un cadavere ed entrò velocemente, respirando lentamente per placare un principio di attacco di panico.

Si raccomandò di stare calma e, eventualmente in futuro, di non adirarsi.

Se avesse perduto la calma, non avrebbe potuto usare i suoi poteri correttamente e quindi sarebbe stata dura tener testa ai fratelli Sakamaki. Se si fosse infuriata… li avrebbe potuti uccidere. E lei odiava arrivare a quel punto, facendosi sopraffare dalla rabbia che già giaceva rinchiusa scrupolosamente in un bauletto nei meandri della sua anima.

Inoltre, voleva conoscerli meglio, quei fratelli…

 

 

La sala dove si trovavano era molto ampia e deserta, salvo i tre sofà antichi foderati di una stoffa blu puntellata di bianco, situati di fronte a delle finestre. I vetri erano una composizione di tasselli variopinti a mo’ di mosaico, tale da creare con la luce del mattino un gioco di colori all’interno dell’ampia stanza. In quel momento la pelle di Mary era blu e arancio; e lei era in piedi, dritta e…

- Mattaku… Rigida! Smettila di tremare, e NON piegare la schiena, santo cielo! – Mary chiese mentalmente scusa alla madre per averla paragonata a Reiji: il vampiro era di gran lunga peggiore, maniaco della disciplina e dell’etichetta, e non esitava un solo secondo a criticare e correggere i suoi numerosi errori, mentre lei tentava di camminare composta con tre libri sulla testa. Era impossibile: appena alzava il piede per avanzare di un passo, i volumi perdevano equilibrio; era già tanto che riuscisse a stare ferma senza farli cadere, seppur tremasse per lo sforzo.

La voce di Reiji, che continuò a rimproverarla, dopo un po’ le fu intollerabile e pensò (male) di vendicarsi. Addio ai buoni propositi di cambiare carattere e moderarsi…

Non l’avesse mai fatto: appena inclinò di scatto la testa e vide i libri scivolare in faccia al vampiro, facendogli perdere gli occhiali, percepì l’atmosfera raggelarsi e lui irrigidirsi e ridurre gli occhi a due fessure, rivolgendole un’occhiata di fuoco, prima di digrignare i denti in un ghigno beffardo.

Oh oh, sudò freddo la strega.

-E così lo hai fatto apposta, eh… pensavi che non me ne sarei accorto? – proferì con tono divertito, avanzando di un passo; Mary retrocesse di due.

- Sai, prima di te avevamo delle spose sacrificali… e tutte reagivano similmente: chi si è suicidata, chi piangeva disperatamente, chi è morta dissanguata, chi si è ribellata o è fuggita scioccamente, chi ha resistito di più ma è deceduta nel processo di risvegliarsi come vampira. Trannelei

Il silenzio seguì e Mary strinse gli occhi, fissandolo intensamente. Aveva abbassato il capo, improvvisamente cupo e sembrava rimuginasse su qualche vicenda passata. Curiosa e intuitiva com’era, avrebbe voluto chiedergli di approfondire l’argomento, ma venne preceduta dalla ripresa del suo discorso.

- Ma con te, una strega, la cosa si fa più interessante… per non parlare del fatto che tu sei qui di tua spontanea volontà. Devi essere alquanto masochista per aver accettato di diventare la nostra riserva di sangue. Almeno che non ci sia un altro motivo dietro, sbaglio?

Mary era diventata una statua: inespressiva, fredda e silenziosa. No, pensò Reiji: reputò il suo volto più indecifrabile che impassibile. Probabilmente, nonostante non fosse il suo obiettivo, aveva toccato un tasto dolente. La ragazza continuò a non rispondergli e a non reagire in alcun modo e ciò lo alterò fortemente, perdendo la pazienza.

- RISPONDI! – gridò, prendendo in mano il suo frustino.

Mary se ne accorse in tempo prima che lui si avventasse contro di lei. Un divanetto si spostò tra loro due, fermando Reiji. Il vampiro rilasciò uno sbuffo sardonico e ripose l’oggetto in tasca, per poi rivolgere alla fanciulla uno sguardo ironico: un secondo dopo si era teletrasportato di fronte a lei, vicinissimo... e d’un tratto divenne serissima.

- Oya? Che magnifico sguardo. Non l’ho mai scorto sul tuo volto! Di solito sei sempre così tranquilla, posata… al massimo ti agiti leggermente, diventi acida o fredda, ma non ti ho mai visto sorridere, arrabbiare o piangere. Che c’è? Le streghe non provano sentimenti? Chissà cosa provavano nel Medioevo, quando venivano condannate al rogo… secondo te rimanevano indifferenti alla loro carne che bruciava? – diceva, mentre lei rimaneva fissa al suo posto anche quando il vampiro le fu a un soffio dal volto, il respiro che le pizzicava la fronte. Lo fissò dal basso, decisa, con le sopracciglia aggrottate e una luce ostile negli occhi argentati. Reiji rise di gusto a quello sguardo e le prese il mento tra le dita, alzandole il viso per accostarlo maggiormente al suo. Mary non fece una piega nemmeno a quel gesto.

- Mi esalti – bisbigliò con un ghigno sadico sulle labbra; infine, le morsicò il collo.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Chapter 14 ***


Chapter 14

 

 

- Micchan, fufu~, ti consiglierei di metterti dei tappi di cera… Kanato-kun sa essere molto rumoroso…

Mary mugugnò distrattamente, intenta a ricoprire lentamente con la sacca da pasticcere la torta che aveva preparato per il vampiro dagli occhi viola. Sul piano da cucina, insieme al dolce, c’era un cestino di fragole apparentemente mature e pulite. Laito, appoggiato contro il bordo alla sua destra, sorrideva come al solito.

- Comunque, sai Micchan, Ayato-kun di solito è molto più geloso del “suo” cibo.

- Ahem, diciamo riserva di sangue? – Non sono commestibile per il resto, bello mio, pensò allo stesso tempo Mary, scoccandogli un’occhiata dubbiosa.

- Fufu, come vuoi~ vuoi sapere il perché?

- Ho come l’impressione che tu voglia farmelo sapere a prescindere, Laito-kun – affermò la strega, voltandosi di nuovo verso di lui con sguardo indagatore, prima di ritornare alla torta, studiando una possibile disposizione artistica delle fragole mentre finiva di ricoprirla con la crema.

- Fufu, perspicace~ Ne ne, sai che Ayato-kun ha in testa una sola persona? – si avvicinò al suo orecchio e bisbigliò con tono segreto – Ci ha proibito di tirare fuori questo argomento, quindi bada di mantenere per te questa confidenza: prima di te avevamo una sposa sacrificale molto particolare, per essere umana… e, fufu~, Ayato-kun ne era gelosissimo e lo è tuttora! Tu diresti che è innamorato, so~da~yo~ne!?

Eccitato, ridacchiò al pensiero di suo fratello e la ragazza di cui stava parlando; Mary, dopo essersi massaggiata l’orecchio per placare il brivido provocato dalla voce vicinissima di Laito, aggrottò le sopracciglia, ricordando la precedente conversazione sostenuta con Reiji a proposito delle spose sacrificali.

- E ora dov’è? – chiese; con la coda dell’occhio vide Laito incupirsi per un attimo, prima di riprendere il suo sorrisetto malizioso e dichiarare con tono questa volta teatrale:

- Non si sa, è scomparsa dal nulla, “puff”! Avresti dovuto vedere la faccia di Ayato-kun quando non l’ha più trovata nel suo letto~ - ridacchiò, girandosi nella direzione opposta a Mary, in modo da non farsi vedere in volto; la fanciulla si rese conto che non era la sua solita risata cristallina e prima che potesse dar sfogo alla propria curiosità, la sacca con dentro la panna scoppiò, avendola stretta troppo. Fissò la crema sulla sua felpa verde pino con occhi seccati e la percepiva scivolare pure lungo le guance.

Prima che potesse esalare un sospiro annoiato, una sensazione umida le toccò la guancia destra: Laito le aveva appena leccato via la crema. L’aveva veramente fatto e stava sogghignando di fronte alle gote fumanti della fanciulla oltremodo imbarazzata.

Come se la cosa fosse finita lì.

Sentì due dita afferrarle il mento e voltarla dall’altra parte: Kanato ripeté lo stesso gesto del fratello con la guancia sinistra, prima di scoccargli un’occhiataccia per intimargli di andarsene. In meno di un secondo, Mary sapeva di essere sola in cucina con l’appena arrivato e insultò mentalmente l’altro che l’aveva abbandonata: Laito-kun, questo qui è capace di amputarmi una mano a morsi. E me la mastica volentieri.

- Mary-san… la crema è un po’ strana… è dolce, ma sento un altro sapore… - mormorò pacatamente il giovane, toccandosi le labbra con le dita.

- A-Ah… ho messo qualche goccia di acqua di fiori d’arancio – spiegò, molto a disagio. Sebbene fosse leggermente più basso di lei, era giunta a conclusione che Reiji e Ayato fossero degli angeli a suo confronto; o per lo meno non erano troppo (?) pazzi.

- Mh, sodesuka? Oishii desu – disse, impassibile, osservando la torta mentre appoggiava il suo peluche sul ripiano della cucina. Indicò le fragole, chiedendole se avesse intenzione di metterle; Mary annuì, avvicinando una mano al contenitore, preceduta da quella del vampiro che ne raccolse una per assaggiarla. Il suo viso assunse una smorfia disgustata e la strega intuì che stava arrivando un uragano e indietreggiò impercettibilmente, un sorrisetto nervoso sulle labbra e gocce di sudore sulla fronte.

- Sono AMARE! – sbottò, e con un gesto fulmineo del braccio lanciò la torta che si sfracellò tragicamente sul pavimento, sotto gli occhi lacrimanti di pietà della fanciulla.

Farewell, my sweet friend… Oh, Reiji sarà molto contento, pensò, deglutendo in vista del problema che stava per affrontare: Kanato avanzò verso di lei stringendo i pugni aggressivamente.

- E TU AVEVI INTENZIONE DI FARMI MANGIARE QUESTE FRAGOLE?! HA?! – la fanciulla capì perché Laito le avesse consigliato calorosamente i tappi di cera e si massaggiò il retro delle orecchie. Con calma ribatté che le avrebbe assaggiate per verificare prima se fosse il caso di metterle sulla torta; Kanato scosse la testa, continuando ad urlare.

- MENTI! AVEVI INTENZIONE DI PORTARMI LA TORTA CON QUELLE FRAGOLE PER FARMI UN DISPETTO! NE, NANDE? Perché mi faresti… sob… una cosa… sob… del genere…? – cominciò poi a singhiozzare; Mary ebbe un tic all’occhio, chiedendosi seriamente che problema avesse quel benedetto vampiro. Nella sua mente comparve l’immagine di una sua amica che l’accusava di averle fatto lo sgambetto apposta, quando invece stava semplicemente distendendo le gambe per sgranchirle; aveva avuto dieci anni, l’altra nove ed era già allora irritante.

Sospirò, avvicinandosi alla torta ormai da buttare e si chinò a raccoglierne i pezzi.

- Non farei mai una cosa simile, Kanato-kun, non vedo perché dovrei.

- Eh. Sodesuka? – chiese lui, ritornato impassibile; lo sentì accostarsi, mentre lei annuiva per confermare le sue parole.

S’irrigidì quando il ragazzo si accovacciò vicinissimo a lei, spalla contro spalla, e sgranò gli occhi nel vederlo prenderle la mano e avvicinarla al volto; una parte della torta che stava raccogliendo scivolò di nuovo a terra e sulla pelle rimase un po’ di crema. Il vampiro fissò inespressivo la mano di Mary, prima di aprire la bocca e azzannarla con uno scatto felino. La strega sobbalzò e cadde all’indietro, fissando esterrefatta il giovane che nel brusco movimento si era spostato con lei, continuando a succhiarle il sangue insieme alla panna. Si staccò, le rivolse uno sguardo folle e le  sorrise inquietantemente.

- Va benissimo il tuo sangue al posto delle fragole, sai? – sussurrò con voce sadica, muovendosi a cavalcioni su di lei; la crema sulla sua mano, prima color avorio, in quel momento aveva delle striscioline rosa e rosse.

La cosa non mi piace per niente, pensò Mary, rabbrividendo di ribrezzo.

- Teddy… - mormorò.

- Eh? – s’interruppe lui, guardandola glaciale.

- Spero che Teddy non soffra di vertigini – disse freddamente lei. Kanato girò il capo verso l’alto, spalancando gli occhi: il suo peluche stava fluttuando nell’aria, vicinissimo al soffitto. Rivolse un’occhiata furibonda alla strega, afferrandola per il colletto della felpa.

- Tu… STREGA! RIDAMMI SUBITO IL MIO TEDDY!

- Certamente, ma solo dopo che sarò uscita da qui e mi avrai promesso di nutrirti… più normalmente – sbottò lei, riducendo gli occhi a due fessure. Tremante di rabbia, Kanato digrignò i denti e, dopo aver spostato ripetutamente gli occhi tra lei e il suo orsacchiotto, la lasciò andare, ringhiando.

Mary scappò immediatamente, con il cuore in gola; gli occhi argento ritornarono scuri dopo essersi allontanata un bel po’ e si appoggiò contro la porta che, se non ricordava male, introduceva alla biblioteca. Ansimò, consolandosi di aver scampato un momento molto imbarazzante. Persino Laito avrebbe potuto fare una cosa simile, a ben pensarci…

La porta si aprì improvvisamente e sentì per un momento il vuoto contro la mano: cadde addosso a qualcuno, finendo entrambi distesi a terra. Arrossì violentemente quando odorò il profumo di pulito del suo maglione e udì una voce familiare mugugnare, mentre sentiva un braccio stringerle la vita.

- Ho detto che tu sei comoda per dormirci sopra, non io – bofonchiò sogghignando Shuu, il fiato sulle guance in fiamme di lei, che si sedette subito accanto a lui, rendendosi conto di avergli sporcato l’indumento con la panna rimastale sulla felpa.

- Oddio, scusa, non volevo sporcarti la maglia… - balbettò lei, agitatissima, chinandosi verso di lui.

- Spogliami, allora – mormorò lui, alzando lentamente il busto e appoggiandosi contro lo scaffale presso la porta. Il volto di Mary divenne ancor più scarlatto degli occhi di Subaru.

- E-Eh?! – sperò di aver capito male; il biondo ripeté le sue parole e, rivolgendole un ghigno tra il provocante e il beffardo, aggiunse:

- Non volevi fare questo, birichina?

Mary lo fissò immobile con occhi sbarrati, rossissima; infine svenne e cadde di lato sul pavimento rivestito di legno, facendolo scricchiolare.

- Tch, che seccatura – borbottò sbadigliando Shuu, prima di imitarla e abbandonare la testa sul fianco di lei, con gli occhi puntati verso il suo viso; lo fissò qualche secondo, pensieroso, per poi addormentarsi beatamente.

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Chapter 15 ***


Chapter 15

 

Era sprofondata nel buio. Solo le sue orecchie parevano sentire: le grida angoscianti della sua migliore amica, le voci che la maledicevano mentre venivano dilaniate in mille pezzi dalla bambina ch’era stata, quella calda presenza con cui condivideva molto, e infine le menzogne che avevano infranto la sua anima in tanti cocci sofferenti.

Un sensazione di calore le avvolgeva il ventre, mentre la schiena era infreddolita, come se fosse stata distesa lungo un pavimento; si accorse che stava riprendendo conoscenza e l’udito cominciò a distinguere una chiara voce maschile che la stava chiamando insistentemente. Finché non venne svegliata a tutti gli effetti da delle forti mani che la scossero bruscamente per le spalle.

- Oy, okiro! – aprì gli occhi, specchiandoli nelle iridi cremisi di Subaru, accigliato.

- Che diamine… - bofonchiò Mary, ancora stordita. Il vampiro sbuffò seccato e le lasciò le spalle; era a cavalcioni sulle sue gambe e la fissava con le sopracciglia aggrottate, l’espressione corrucciata. La ragazza batté più volte le palpebre, tentando di ricordare chi fosse lei, chi fosse l’albino di fronte, dove fosse, perché fosse in quel luogo e quanti anni avesse (e con questa domanda se la sua sanità mentale fosse ancora apposto). Dopo tre secondi di orientamento sgranò gli occhi e li abbassò: sulle sue cosce era appoggiata la testa di Shuu, in coma profonda; arrossì come un papavero e un tic al suo occhio scuro fece sbuffare di nuovo l’altro vampiro, attirando su di lui l’attenzione.

- Non ho idea e non voglio sapere cosa stesse facendo voi due qua dentro, ma di una cosa sono certo: ho di fronte un’idiota.

Un altro tic, questa volta alle labbra, la colse; allo stesso tempo si accorse che la parte precedente a quell’affermazione fosse abbastanza ambigua e imbarazzante.

- O-ho, ti riferisci alla figura che ho riflessa negli occhi, nevvero, Subaru-kun?

Subaru schioccò la lingua, irritato, e agitò la mano chiusa per accompagnare le sue parole.

- No, mi riferivo a te, stregaccia. Devi essere proprio un’idiota per aver accettato di diventare una riserva di sangue per sei vampiri… oppure sei una grande masochista – ipotizzò, avvicinando il viso minaccioso. Prima di ribattere, Mary ebbe l’impressione di aver già sentito qualcosa di simile.

- Non mi giudicare! Ho i miei motivi…

- Ma chi vuoi prendere per il culo? A meno che tu non voglia diventare una vampira, non riesco proprio a capire cosa possa spingerti a tanto! Non mi interessa se sei una stregaccia e sai tenere la testa alta, è una pazzia! - sbraitò, sferrando un pugno contro la parete intorno alla porta, distruggendone lo stipite e facendo crollare gran parte del muro.

Pazzia? No… questa è Spartaaa!, pensò la strega, scacciando subito quel commento esilarante dalla testa. Assottigliò gli occhi e accostò anch’ella il volto, sfiorandogli il naso con il proprio.

- E a te che importa, scusa? – sibilò; quell’atteggiamento era troppo violento e volgare.

- Il solo vederti qui mi fa incazzare – ribatté lui, ringhiando contro il suo viso. Si fissarono in cagnesco negli occhi, non rendendosi conto che se Laito fosse causalmente passato dalla biblioteca e avesse spinto uno di loro (lo avrebbe fatto, eccome se lo avrebbe fatto), le loro labbra si sarebbero incontrate.

- Oy. State zitti, sto dormendo… - mugugnò Shuu sotto di loro, spostando la testa di lato e affondandola nel morbido addome della ragazza. I due abbassarono il capo, toccandosi reciprocamente le fronti, e guardarono intensamente il biondo con occhi nervosi.

Un secondo dopo l’albino lo aveva strattonato e lanciato qualche metro più distante da loro e Mary aveva fatto precipitare un intero scaffale di libri sul suo corpo; furono ignorati bellamente i lamenti provenienti dalla biblioteca, dalla quale si allontanarono sfregandosi le mani; si lanciarono un’occhiata d’intesa, fermandosi in mezzo al corridoio.

- Però in un certo senso potremmo andare d’accordo – ammise il vampiro, spostando lo sguardo; Mary abbozzò un piccolo sorriso e lo salutò, avviandosi verso la propria camera. Subaru arricciò le labbra, per poi mettersi in cammino per i fatti suoi, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni. Un vaso gli arrivò dritto in faccia non appena si voltò.

- Questo è per la stregaccia, Subarucchi! – sentì urlare da lontano. Grugnì e, assestando un potente calcio di stizza, buttò giù un altro muro.

E Reiji sarebbe stato tanto, tanto contento…

 

 

Mary chiuse la porta dietro di sé, dopo aver buttato fuori Laito per l’ennesima volta, rifiutando il suo invito a dormire insieme; già una volta l’aveva sorpreso avvinghiato a lei, con la faccia comodamente e soprattutto spudoratamente appoggiata contro il suo petto.

Kanato passò accanto alla sua porta chiusa, fermandosi a fissarla freddamente e, prima di proseguire, rivolse un affettuoso sguardo a Teddy, stringendolo a sé.

- Neh, Teddy?, fra qualche ora andiamo a svegliarla e ce la mangiamo, neh?

Un sorriso inquietante di spinse sulle sue labbra.

 

 

Mary sentì improvvisamente la pelle d’oca, mentre stava per indossare la camicetta blu del pigiama. Si guardò intorno, circospetta, coprendosi il torace nudo.

- Laito… kun?

Silenzio. Fece spallucce, dicendosi che probabilmente fosse solo stanca.

Prima di coricarsi, fece un piccolo esame di coscienza: mentalmente chiese scusa a Laito di averlo accusato ingiustamente (o quasi) di essersi di nuovo intrufolato nella stanza; sogghignò pensando a Subaru, e lo considerò un ragazzo burbero, ma che sotto sotto fosse di buon cuore e anche timido; arrossì violentemente al ricordo di Shuu, rivoltandosi tra le coperte imbarazzata e nervosa per quel che avrebbe potuto succedere quando sarebbe giunto il turno del bel biondo. Si rimproverò in parte, sostenendo tra sé e sé che si stesse comportando come una sciocca ragazzina di tredici anni; e lei ne aveva diciotto! Però era così bello e rincuorante essere innocenti e fanciulleschi

Represse l’immagine delle proprie mani sporche di sangue e affondò il viso nel cuscino, forzandosi di pensare agli occhi color oceano del vampiro di cui era, per il momento, infatuata.

… Stava dimenticando qualcosa di cui preoccuparsi enormemente.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Chapter 16 ***


Chapter 16

 

Si trovava in una stanza, immersa di nuovo nell’oscurità; le sembrava di esserci già stata, per quanto si sforzasse di ricordare in che occasione.

Improvvisamente un chiarore cominciò a illuminare flebilmente i dintorni e lei si guardò intorno: delle tende color porpora coprivano tutte le pareti, il soffitto era talmente alto che non si poteva vederne la fine e in ogni angolo c’era un tavolino a tre piedi in legno e su ciascuna base poggiava un vaso riccamente decorato.

Uno era di vetro colorato, a motivi geometrici; un altro era in ceramica dipinta con una fantasia di fiori di specie diverse, bianchi, blu e viola; un terzo era d’argilla cotta, policromatica; l’ultimo era d’argento con dettagli in rilievo raffiguranti delle selve.

Quello in vetro era crepato e rilasciava un liquido rosso che gocciolava ininterrottamente  a terra, bagnando le piastrelle color avorio; qualcosa le disse che non doveva dirigersi lì, ma non sapeva spiegarsi il motivo: forse perché da quella zona provenivano inquietanti pianti di due neonati, eppure così familiari.

L’istinto la portò invece dal vaso in argilla e infilò una mano all’interno, nonostante una parte di sé le intimasse di non farlo, ansiosa. Toccò qualcosa di umido, freddo, viscido e morbido e strinse le mani attorno. Quando lo tirò fuori, sussultò indietro strillando sconvolta, e lo fece cadere.

Era un pezzo di cuore.

 

 

Mary aprì gli occhi di scatto, sudata e ansimante. Era la seconda volta che faceva un sogno simile e cominciava a pensare che c’entrasse la sua natura e il suo passato. La prima volta era stata due mesi fa: infilando la mano nel vaso di vetro, questo si era improvvisamente incrinato e il sangue aveva cominciato a fuoriuscire insieme a quei gemiti di infanti; sapeva bene a chi appartenessero: a lei e a lui.

Fece un respiro profondo, calmandosi lentamente, e dopo aver visto l’ora sull’orologio da parete si girò sul lato sinistro; poteva dormire ancora una mezz’oretta e qualche minuto in più di sonno non le faceva male. Tuttavia, appena si fu voltata, incontrò due iridi viola fissarla in parte al letto, presumibilmente seduto per terra, con la testa appoggiata sulle braccia, a loro volta incrociate sulle lenzuola.

- Incubi? – domandò, la voce delicata e spettrale.

- HIK! – squittì dallo spavento la strega, spostandosi rapidamente indietro e cadendo già dal letto, le gambe appoggiate ancora sul materasso dal ginocchio in giù. La sua testa fece un sonoro tok contro il pavimento e mugugnò dolorante, mentre rialzava il busto facendo leva sui gomiti. Notò che nel frattempo Kanato era salito sul letto, strisciando a gattoni verso di lei e la fissava da sopra. Posò Teddy accanto alla gamba sinistra di lei, per poi toccarla: il freddo della sua mano la fece rabbrividire, e imbarazzata ringraziò Dio di indossare dei pantaloncini da pigiama e non una semplice camicia da notte.

- Kanato-kun, cosa stai…

- Mary-san, il tuo viso terrorizzato è deliziosamente avvenente – mormorò il vampiro, facendo scorrere i polpastrelli sulla pelle lungo il polpaccio, facendola irrigidire – che pelle liscia e soffice… questa è una voglia? – indicò una grossa macchia a forma di fiore a metà gamba, molto evidente, color mirtillo.

Mary impallidì.

- Non osare…!

Troppo tardi: Kanato l’aveva leccata per poi mordere la carne sulla quale era impressa. Mary soffocò un gemito più di stizza che di dolore e guardò con occhi furibondi il giovane: quella voglia era una preziosa memoria! Dimenò la gamba invano: la forza esercitata dalla presa del vampiro era impossibile da contrastare, soprattutto in quella scomoda posizione; provò a calciarlo con quella libera, ma Kanato la precedette stringendole la caviglia.

La strega strinse i pugni, cercando una qualsiasi soluzione, e udì dalle labbra di lui una risatina soffocata mentre continuava a berle il sangue. Ed era una sua impressione o stava scavando troppo con i canini…? Avrebbe potuto strapparle da un momento all’altro quel lembo di pelle.

Non ti arrabbiare, non ti arrabbiare, non ti arrab…

Gli occhi argento lampeggiarono e il vampiro venne sbalzato contro la parete alle sue spalle. Ripresosi velocemente, la guardò con odio, urlandole contro; Mary, alzatasi, non lo ascoltò e afferrò tra le mani il suo peluche, giocherellando inespressiva con le sue zampe. Kanato comparve davanti a lei, afferrandola per le spalle e strattonandola con violenza.

- RIDAMMELO, STREGA! RIDAMMELO! – strillò, tremante di istinto omicida.

Mary alzò un braccio, lanciando dietro di sé l’orsacchiotto, prontamente recuperato dal proprietario con un rapido spostamento; mormorò parole senza senso, abbracciandolo con foga al petto, ansioso. Si girò verso di lei, minacciosamente, e incontrò i suoi occhi ancora argentati, con degli sprazzi arancioni per la luce del tramonto che filtrava da alcune fessure tra le tende che coprivano la vista dal balcone; la porta della camera si spalancò d’un tratto e il silenzio di Mary e il suo sguardo fermo su di lui furono un chiaro invito a uscire.

Kanato ammutolì, nascondendo la bocca dietro la testa del suo Teddy; si voltò, e prima di sparire, sibilò:

- Me la pagherai.

Mary sospirò sollevata e richiuse la porta; i suoi occhi ritornarono alla loro normale tonalità color ebano.

Ho resistito.

Zoppicò, rendendosi conto di aver ragione: più i morsi si allontanavano dal collo lungo il resto del corpo, più il dolore diventava insoffribile; sicuramente quella notte avrebbe fatto fatica a camminare in giro per la scuola e gli sarebbe venuto un insopportabile crampo alla gamba, anche con la ferita presto rimarginata.

Si sedette sul bordo del letto e con occhi nostalgici accarezzò la voglia sul polpaccio squarciato, già in fase avanzata di guarigione, trattenendo le lacrime di esasperazione.

… Aniki.

 

 

- Aneki? – mormorò un ragazzo molto simile a lei, seduto su un stretto e alto muro che dava sul mare. Porto una mano sulle cuffie che indossava alle orecchie, sotto il berretto che gli copriva i capelli tinti di rosa lunghi fino alla base del collo. Premette il pulsante per fermare la musica e tese bene le orecchie per ascoltare.

- Mark? – sentì una voce e dei passi avvicinarsi a lui. Accanto gli si sedette un altro ragazzo, dai neri capelli corti se non per un ciuffo che gli cadeva a lato del viso, sulla destra; da dietro le lenti degli occhiali, due occhi di smeraldo lo guardarono gentilmente.

- Theo – mormorò l’altro, tenendo il viso puntato verso l’oceano – Mi è sembrato di sentire la voce di Aneki. Mi manca tanto.

- Ahaha, è normale – esclamò sorridendo con una faccia da ebete l’amico – Dopotutto siete gemelli e il vostro rapporto è molto, molto particolare – aggiunse, alzando lo sguardo per godersi il cielo che cominciava a brillare di stelle.

- Il cielo… è bello? – chiese Mark, lo sguardo spento dalla nascita.

- Bellissimo; potessi vederlo… - disse l’altro, nascondendo una piega amara nella voce.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Chapter 17 ***


Chapter 17

 

- I miei complimenti per i tuoi risultati a dir poco eccellenti. Ed è solo il tuo settimo giorno di scuola – disse Reiji, sinceramente meravigliato più che per cortesia, mentre scendevano le scale verso l’uscita della scuola. Mary annuì con un cenno del capo e mormorò un ringraziamento, raccomandandosi di segnare sul calendario quel grande evento: Reiji che faceva i complimenti; se l’avesse saputo Laito… Sventolò davanti al proprio viso i tre test svolti due giorni prima, tutti valutati con cento; annoiata spiegò al vampiro che conosceva già quegli argomenti, perciò era di per sé avvantaggiata.

Appena furono all’esterno, i fogli le furono sfilati di mano e sentì alle spalle un verso disgustato:

- HA?! Cento, cento… CENTO! Ti diverti così tanto a studiare?! – esclamò perplesso Ayato, palesemente nauseato al solo pensiero di passare ore e ore su libri. Certamente, preferirebbe stare in cucina a preparare takoyaki per l’eternità, pensò lei, mentre percepiva Kanato e Laito raggiungerli, il secondo facendole un fischio di apprezzamento.

- Come ho già detto… - cominciò la strega, per essere poi interrotta.

- Secchionazza.

I presenti si voltarono verso Subaru, che li stava scrutando appoggiato contro la limousine, dalla cui portiera aperta s’intravedeva un Shuu sdraiato comodamente sui sedili, certamente addormentato. Con grande gioia del fratello con gli occhiali, i cui nervi cominciarono a pulsare violentemente sulle tempie.

- Subarucchi! Meglio del tre che hai preso nel test di matematica, no? Almeno non dovrò frequentare lezioni di recupero – fu la frecciatina da parte della strega, impassibile, e l’albino sussultò, balbettando rosso in viso (non si sa se per imbarazzo o irritazione) come facesse a saperlo. La fanciulla fece spallucce e dichiarò che i suoi compagni di classe fossero piuttosto pettegoli e rumorosi.

- Li ho sentiti persino io… in aula musica… che seccatura… - udirono Shuu borbottare, tra sbadigli e sghignazzi soffocati. Subaru tremò di rabbia e si avvicinò irritato a Mary, afferrandola per il colletto della camicia, prima di guardarla interrogativo.

- Su-Subarucchi?

Silenzio. I trigemini scoppiarono a ridere, ilari, e il vampiro dai capelli candidi avvampò, fulminando la strega che cercò di guardare qualsiasi cosa che non fossero i suoi occhi cremisi lampeggianti di stizza. Allo schiocco del frustino di Reiji, i gemelli zittirono immediatamente e la coppietta, si distanziò; dopo averli fissati di sbieco, il secondogenito si schiarì la voce, attirando la loro attenzione.

- Non facciamo scenate di fronte alla scuola, santo cielo… comunque, ho una comunicazione urgente da riferirvi; salite, vi spiegherò dentro.

Era serio e il suo sguardo grave fece intendere a Mary che si stessero avvicinando dei guai; e il suo sesto senso diceva che in qualche modo coinvolgevano anche lei.

- Ieri è tornato quell’uomo – cominciò il vampiro, una volta all’interno del veicolo, sistemandosi gli occhiali con un gesto meno raffinato del solito, quasi in preda a un tic nervoso; Laito bisbigliò a Mary che stesse parlando dello zio paterno e mentre lo ascoltava, stranamente lontano dal suo orecchio,  non le sfuggì il volto freddo di Ayato e i suoi pugni tremanti di collera.

- Non ha ben specificato il motivo, ha solo ordinato di non disturbarlo e di non curiosare nel caso dovessimo incontrarlo… e ci ha avvisato di non provocare un suo ospite, un cacciatore notturno – Reiji notò il sussulto da parte di Mary, nonostante il suo volto imperturbabile – penso che la cosa ti riguardi maggiormente, ho sentito quella persona dire che caccia soprattutto demoni ma ultimamente anche streghe.

Sapessi…!, Mary forzò un sorrisetto, prima di perdersi nei suoi pensieri.

- Se non dobbiamo ficcare il naso nei suoi affari, vorrà pur dire che c’entriamo, fufu~ - suppose Laito; Reiji scosse la testa.

- Abbiamo già qualcuno di testardo, Laito – ammiccò ad Ayato che ricambiò con un’occhiata feroce – Però…

I fratelli lo squadrarono sorpresi: Reiji non era il tipo da interessarsi agli affari altrui, in particolare se si trattava dello zio, di cui nessuno di loro voleva sapere qualcosa.

- Richter ha “preso in prestito” una delle sostanze che non ho ancora avuto modo di sperimentare. Mi turba il fatto che la sua funzione fosse quella di resuscitare i morti - confessò, massaggiandosi il mento mentre rifletteva, cupo in volto. Gli altri cinque vampiri assunsero delle espressioni irrequiete; nel frattempo la fanciulla, ignorando la sua curiosità in merito al perché possedesse quella sostanza, gli chiese:

- Reiji-san, non starai parlando della radice in polvere di Miriandola Bluetta, vero? – Laito sobbalzò, udendo un’incrinatura nella sua voce e rivolse gli occhi sulla sua figura: era impallidita notevolmente, quasi come un cadavere. Il fratello con gli occhiali sgranò gli occhi a quella domanda, stupefatto che conoscesse quella pianta e ci avesse azzeccato.

- Oh diamine – deglutì lei, deducendo dalla sua reazione che lei avesse colto in pieno, e deglutì, prima di mordersi un dito – Sta usando quel metodo…

I presenti ammutolirono, fissandola interrogativi; Ayato e i suoi due fratelli sembrarono al contrario capire e Laito lentamente le chiese di cosa stesse parlando, chinando il viso e sperando che la risposta non fosse quella che immaginava. La strega gli lanciò un’occhiata preoccupata.

- Credo che vostro zio stia veramente cercando di riportare in vita qualcuno, come ha detto Reiji-san. Ma… chi?

Un silenzio di tomba piombò all’interno della limousine e fu Kanato a risponderle, con sua lieve sorpresa.

- Nostra madre.

- Quella befana… - ringhiò Ayato, palesemente disturbato dall’idea; il loro gemello poggiò la testa sulla spalla della ragazza, nascondendosi dietro il capello e lasciando scoperto un suo sorriso indecifrabile. Shuu, Subaru e Reiji ammutolirono, anche loro vistosamente infastiditi dall’argomento.

- Micchan~ Lo sai?... L’abbiamo uccisa noi tre.

Le palpebre di Mary si contrassero in un tic: nella sua testa comparvero le immagini di una coppia cruentemente assassinata e di una ragazza che le sorrideva, traditrice. Non fece alcuna piega, come se quella scoperta non l’avesse sconvolta più di tanto; Laito le ridacchiò sulla guancia, chiedendole se non fosse scandalizzata. Subaru la osservava attentamente, curioso, Shuu la fissava con un occhio semiaperto e Reiji aveva assottigliato lo sguardo.

- Avrete avuto le vostre ragioni, pur essendo vostra madre – sospirò, mesta, e infine mormorò, cupa – E poi io stessa non ho il diritto di commentare…

Parve perdersi in ricordi spiacevoli, a giudicare dalla piega amara che assunsero le sue labbra, ma allo stesso tempo sembrava incollerita, con quelle sopracciglia aggrottate. Ritornata impassibile, si rivolse nuovamente a Reiji:

- Reiji-san, potremmo fermarci in un certo posto? Questa storia non mi piace, e lo dico sia per me che per voi.

 

- Stretto – borbottò seccato Subaru, mentre scivolavano in uno spazio angustissimo, le pareti che aderivano alle loro spalle. Mary, capofila, ribatté acidamente:

- Vi avevo detto di rimanere dentro… e poi sei tu che hai detto “Non ti azzardare ad andare da sola”! – sbottò improvvisamente irritata – Cosa sei, mia madre?! – aggiunse, fermandosi e voltandosi verso di lui. L’albino si bloccò a un soffio dal suo naso, arrossendo per l’improvvisa vicinanza, e dovette premere le mani contro i muri per non venir travolto dagli altri fratelli che aveva frenato troppo bruscamente il loro avanzare: dietro di lui Reiji commentò sprezzante; Shuu si accasciò contro quest’ultimo, facendolo reagire ancora più disgustato; Kanato fu schiacciato tra il primogenito e Ayato, e tese le braccia in alto per salvare l’orsacchiotto; infine Ayato imprecò con astio nei confronti di Laito, che esercitò volontariamente più pressione per infastidire i fratelli, fingendo innocentemente di essere inciampato.

- OY! Non spinget-

Smack. Mary spalancò gli occhi e il suo viso divenne color papavero, facendo un tutt’uno con quello di Subaru, anch’egli ad occhi sgranati. Un silenzio di tomba cadde per l’ennesima volta sui fratelli che li fissarono sconcertati, tranne Shuu che stava ronfando alla grande sulla spalla di un Reiji prossimo a una crisi nevrotica. Laito urlò dal fondo, saltellando sul posto.

- Are are~, volevo io il primo bacio di Micchan~! – dichiarò scontento, mettendo un dito sulle labbra corrucciate, borbottando capricciosamente la sua delusione.

Subaru si staccò improvvisamente, fissando negli occhi la strega; entrambi erano ancora rossi e confusi.

- Wa-Warui - balbettò scusandosi il vampiro; Mary scosse la testa, stordita e imbarazzata, mormorando che non fosse nulla; intanto, Reiji cercava di resistere alla tentazione di linciare Shuu che proseguiva la sua dormita come se niente fosse, Ayato litigava con Laito intimandogli di stare zitto. Kanato taceva immobile, ancora con Teddy tra le braccia alzate; finché improvvisamente non se lo sentì sfilare dalla presa.

- Teddy? – sussurrò, guardandosi le mani vuote – Ted… dy… TEDDY! – gridò, facendo voltare verso di lui i gemelli che brontolarono che mancava solo questa, mentre lui cominciava a strillare: Shuu si tappò le orecchie seccato; Reiji si massaggiò le tempie spazientito; Subaru digrignò i denti irritato, senza dimenticare l’incidente avuto con la strega: quelle labbra le erano sembrate così tenere…

Mary sembrò capire cosa fosse successo e procedette in avanti rapidamente, seguita a ruota dai vampiri; uscirono finalmente in un cortiletto più ampio, illuminato fiocamente da una luce azzurra e in un angolo intravidero il peluche sequestrato: Kanato balzò in avanti, dirigendosi verso il prezioso oggetto, anormalmente innalzato da terra.

- TEDDY! – urlò sollevato, tendendo le braccia verso il pupazzo; si sentì però tirare indietro per un braccio e cadde con il sedere per terra, vedendo la strega spostarsi come un felino davanti a lui.

- Kuso! – imprecò lei, sollevando il braccio sinistro come a difendersi da qualcosa, mentre con l’altro afferrava il peluche strappandolo dalle grinfie di…

Cos’era, esattamente? Due pupille rosse dilatate la osservarono ferocemente, mentre la creatura a cui appartenevano azzannava l’arto alzato della fanciulla e le avvolgeva la vita con una zampa dalla strana consistenza fluida.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Chapter 18 ***


Chapter 18

 

La città dove abitava Mary prevedeva che gli studenti, a gruppi di tre, venissero educati da uno stesso insegnante nella gestione dei propri poteri; queste particolari lezione duravano dai sette fino ai quindici anni, ovvero dal secondo anno di scuola primaria fino all’ultimo di scuola media.

I compagni di squadra della fanciulla furono il gemello Mark e il loro migliore amico Theo, meglio conosciuto come faccia da ebete; il loro insegnante fu un giovane di appena ventiquattro anni che gestiva un negozio di manufatti antichi, libri voluminosi e interessanti sostanze da analizzare e sperimentare: non si avrebbe potuto chiedere di meglio.

Duranti quegli anni, nonostante fosse abbastanza scorbutico di carattere, quell’uomo con pazienza lì istruì e li incoraggiò a controllare al meglio le proprie abilità, seguendoli con premura e fornendo consigli per aver piena padronanza di se stessi, in modo tale che i loro sentimenti non scatenassero conseguenze catastrofiche; ebbe quindi anche un ruolo affettivo importante, in quanto li accompagnava nelle loro vicissitudini quotidiane anche fuori dalla sfera didattica.

Più passavano gli anni, più si affezionava a loro: assestava schiaffi sulla nuca di Theo quand’egli cadeva nelle sue solite scenate da tonto patentato, rimproverava Mark quando si distraeva  ad ascoltare o la sua musica o il minimo rumore nel raggio di chilometri, cercava disperatamente Mary quando questa scompariva Dio sapeva dove, a soddisfare la sua sete di sapere. Avrebbero dovuto, secondo lui, modificare il rpoverbio: la curiosità uccide la strega, non il gatto.

E spesso lei ci era andata vicino, alla morte

 

 

Mary strinse i denti e soffocò i suoi gemiti di dolore, mentre il sangue gocciolava copiosamente dal suo braccio sbranato; per quanto il suo odore potesse mandar su di giri i vampiri, in verità non fu uno dei loro primi pensieri: piuttosto, cos’era quella creatura che si mimetizzava contro i mattoni delle pareti?

La strega cominciò a biascicare qualche parola incomprensibile, per poi voltarsi verso Kanato che sgranò gli occhi: sorrideva, lei, con le sopracciglia piegate dalla sofferenza fisica euna goccia di sudore che le scivolava lungo il lato destro del viso.

- Kanato-kun! – gridò, lanciandogli il peluche che fu afferrato prontamente dal vampiro, che lo strinse a sé; qualcosa dentro di lui parve cambiare, ma non si sapeva spiegare bene cosa fosse. Certamente c’entrava il generoso gesto della fanciulla che gli aveva restituito sano e salvo l’orsacchiotto, sebbene lo avesse usato come ricatto per allontanarlo da lei; senza effettivamente mai scalfirlo, a ben pensarci…

- Buono, buono – ripeté più volte la ragazza, digrignando, stringendosi di più all’ignoto essere e accarezzando con la mano libera quello che doveva essere il suo dorso. La creatura sembrò placarsi e dopo trenta secondo aveva appoggiata il muso sulla sua spalla destra, rilasciando dalle fauci il braccio che cadde privo di vita sul fianco. Fece le fusa e Mary abbozzò un lieve sorriso intenerito; Laito la guardò tra il confuso e il preoccupato, mentre gli altri vampiri erano leggermente disorientanti dalla scena.

- OY! Daijoubu ka… Oh.

Un uomo era accorso, spuntando fuori da un’apertura nel muro, invisibile grazie a un effetto ottico. Indossava dei semplici pantaloni e una camicia neri, e i mossi capelli corvini erano raccolti in una bassa, corta coda. Sembrava avere una trentina d’anni e una leggera peluria gli copriva quelle poche rughette attorno alla bocca, nascondendole e perciò conferendogli un aspetto più giovane.

- Ma-Mary? – proferì con un filo di voce, scrutandola incredulo con i suoi profondi occhi verdi. La ragazza sollevò la mano sana e l’agitò in segno di saluto, abbozzando un sorriso nervoso e sopportando il male che la impregnava.

- Yo, Ari—sensei.

L’uomo tirò un forte sospiro e portò una mano sul retro del collo, massaggiandolo con fare indeciso: non si aspettava di certo una visita dalla sua studentessa, dopo non aver più avuto sue notizie per un anno.

- Pensavo fossi morta – disse all’improvviso, gli occhi totalmente convinti di quanto aveva appena dichiarato.

- Ti piacerebbe – ribatté lei acidamente, cogliendo la nota ironica nella voce dell’insegnante, mentre un nervo le pulsava vistosamente sulla tempia.

- Ah, loro… - esclamò poi serio, notando la presenza dei sei fratelli; li esaminò rapidamente uno a uno e, quando Reiji fu in procinto di presentarsi, chinò lievemente il capo in cenno di saluto.

- Non pensavo che avrei visto qui i figli di Karl Heinz. Be’, sempre meglio che vedere lui – borbottò, con una smorfia sprezzante al solo pensiero di aver nei paraggi quel vampiro portatore di guai che addossava senza pietà agli altri.

- Cho-hime, non ti fa male il braccio? – disse poi, inespressivo, indicando con l’indice l’arto martoriato. La strega lo fulminò con i suoi occhi argentati, inarcando seccatamente un sopracciglio – Ok ok… Minocchi, lasciala.

 

 

- Io lo ricordavo piccolo come un gatto, Minocchi – disse dubbiosa la strega mentre faceva scorrere l’acqua del rubinetto sul braccio ferito. Reiji curvò un sopracciglio, chiedendosi se improvvisamente non si fosse instupidita: a cosa le sarebbe servito lavare quel braccio smembrato? Si potevano scorgere i nervi rotti e le ossa… Laito, al contrario, arricciò le labbra imbronciato al pensiero di quel preziosissimo sangue che stava andando sprecato.

Entrambi erano seduti con gli altri su delle poltrone, invitati dall’uomo all’interno di un’ampia stanza dalle pareti nere e gli intagli in oro; due soppalchi stavano ai lati opposti e lo spazio era per la maggior parte occupato da scaffali di libri voluminosi e impolverati, da vetrine contenenti bottiglie di varie dimensioni e diversi colori, comodini con vasi e recipienti di strani intrugli, oggetti sparsi non ben identificati e contenitori in vetro contenenti, presumibilmente, organi animali e piante immerse in un liquido lattiginoso. Appoggiate contro le pareti brillavano spade con lame di differente fattura, dalle impugnature riccamente decorate e altri scaffali riportavano scatole e ciotole di erbe, sassi, liquidi e polveri sconosciuti, sebbene Reiji sembrasse distinguere qualcosa, mentre esaminava interessato il luogo.

- Questo è quello che succede quando dai da mangiare a un draghetto cipolle tutti i giorni per due anni di fila… Cho-hime, sbaglio o il tuo potere rigenerante sta rallentando i tempi? – chiese lui, mentre versava del tè rosso nelle tazzine, per poi afferrare il vassoio che le sorreggeva e distribuirle ai vampiri. Laito pensò emozionato che per la prima volta nella sua vita aveva visto un drago; Kanato strinse Teddy, orripilato all’idea che sarebbe potuto diventare il pasto di quella creatura insieme al suo orsacchiotto.

Mary chiuse il rubinetto del lavandino sotto il soppalco più vicino e, avvolgendo il braccio in un ampio asciugamano che le era stato procurato, si unì a loro, lasciandosi cadere sulla poltrona rimasta vuota; alla sua destra, e a seguire in cerchio, sedevano Laito, Ayato, Kanato, Shuu, Subaru e Reiji. Dopo averli adocchiati rapidamente, scosse la testa, voltando lo sguardo verso l’insegnante.

- Se le ferite rimangono a contatto con il corpo che le ha provocate, il mio organismo non riesce a generare nuove cellule e a espellere quelle morte… è come se non recepisse il danno. Quindi ci impiega un po’ di tempo… - mormorò, sfilando l’asciugamano; i vampiri sgranarono gli occhi, Reiji ovviamente affascinato, nel vedere ogni parte, pelle, carne, muscoli, nervi, aumentare di volume e ritornare al proprio posto: si stava ricostruendo. Laito, strinse conficcò le unghie nel palmo della mano per impedirsi di saltarle addosso: essendo quello più vicino riusciva a intravedere quel dolce liquido scarlatto che ricominciava a scorrerle nelle vene; anche Subaru, seppur più lontano, dovette volgere la testa nella direzione opposta per non soccombere alla voglia di assaggiarla, e arrossì violentemente quando gli ritornarono in mente quelle labbra.

L’uomo posò il vassoio su un ripiano deserto e si accostò a lei, poggiando le mani sullo schienale e, dopo aver dato una rapida occhiata a ciascuno, domandò:

- Se sei venuta da me dev’essere una cosa urgente, immagino. A cosa posso esservi utile?

I fratelli fissarono la strega, aspettando che fosse lei a rispondere: dopotutto sua era stata l’idea di venire in quell’edificio sotterraneo. Dopo un respiro profondo chiuse gli occhi, muovendo il braccio per riabituare i muscoli alle contrazioni.

- Si ricorda della Miriandola Bluetta, vero? – a questa domanda l’uomo parve irrigidirsi e chinò il capo verso di lei, incenerendola con gli occhi.

- Quella pianta parassita che ti sei messa ad analizzare da sola e che ti ha divorato un polmone, Cho-hime? Certo che ricordo, sono stato io a dovertela prelevare dal corpo – disse, con voce aspra, e spostò la mano sulla spalla di lei; Mary aggrottò le sopracciglia imbronciata e poggiò una mano sulla parte destra del torace, come se sentisse dolore.

- Eh?! Micchan, hai solo un polmone? – chiese Laito, sinceramente sbigottito come gli altri cinque fratelli: Subaru aveva corrugato la fronte, chiedendosi cosa avesse potuto divorarle un polmone; Reiji rifletté che fino a quel momento aveva posseduto qualcosa di altamente pericoloso; Kanato ammutolì, interessato a sentire altri dettagli per suo diletto; Ayato inarcò un sopracciglio, pensieroso; Shuu ascoltava muto e inespressivo, tenendo gli occhi puntati sulla figura della strega. Il biondo ricordò, durante il loro incontro in infermeria, il respiro affannato della fanciulla mentre si trovava sotto di lui; in quel momento capì l’origine dei suoi problemi e posò una mano sulla parte inferiore del viso, quasi stesse pensando, sarcasticamente: Ops, che incosciente.

Mary aprì gli occhi, spostandoli su Laito, e spiegò che le era stato prelevato prima che quel parassita potesse consumarla interamente, sostituito in seguito da un polmone artificiale; il suo insegnante commentò borbottando che fosse più adibito alla funzione di colmare il vuoto nella gabbia toracica piuttosto che alla respirazione. Ricordò che da quella vicenda in poi la strega aveva sempre avuto problemi, come per esempio dopo aver corso lunghe distanze o troppo rapidamente, oppure quando nuotava, o veniva abbracciata affettuosamente dalla sua migliore amica.

- Se vuoi possiamo cercare di ripulire il tuo vecchio polmone – disse a un certo punto. Mary sbarrò gli occhi e balzò in piedi di scatto, girandosi verso di lui.

- Ha ancora quel polmone?! Le avevo detto di bruciarlo! – sbottò sconcertata, stringendo i pugni; i suoi occhi erano diventati di nuovo d’argento. L’uomo si riavviò i capelli, con un’espressione per niente risentita e anzi quasi ironica, e brontolò che avesse preferito tenerlo per studiare meglio quella pianta. Poi, scrutandola, aggiunse che avrebbe potuto servirle per il loro caso. La strega ammutolì, riflettendo, e sbatté una mano contro la fronte, sconsolata, ammettendo che avesse ragione; si riaccomodò sulla poltrona.

- Comunque, viene utilizzata insieme all’Essenza Demoniaca, giusto? Per resuscitare qualcuno… - sussurrò, a disagio. Quel viso sconfortato suscitava in Laito l’immensa voglia di azzannarla seduta stante, ma represse quel desiderio dietro il suo solito sorrisetto. Nel frattempo l’uomo si fece scuro in volto, l’espressione rimproverante.

- Posso sapere, ragazzi, perché mi state tirando fuori questa tecnica proibita?

Reiji, impaziente di inserirsi in quella conversazione che stava attraendo come una calamita il suo interesse, rispose:

- Avevo un campione in polvere della radice di quella pianta, ancora da studiare…

L’altro lo interruppe, irritando il vampiro che si schiarì la voce nervosamente.

- Puoi chiedere a Mary, dopo quello che ha fatto. Arriva al dunque, per favore.

- Ora è nelle mani di nostro zio e sospettiamo che voglia riportare in vita la madre dei trigemini qui presenti – sintetizzò il secondogenito, indicando con gli occhi i fratelli citati, per poi porre un’altra domanda – Cos’è l’Essenza Demoniaca?

Ari lo guardò sorpreso e si voltò verso la ex-studentessa.

- Non sanno che sei… - s’interruppe, scorgendo i lampi negli occhi di lei – Oh. Va bene...

Prese un profondo respiro e s’accinse a spiegare.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Chapter 19 ***


Chapter 19

 

- Aneki… non mi sembra molto saggio andare a cercare la Miriandola Bluetta da sola – le aveva detto il fratello, sei anni prima, quando avevano dodici anni, mentre lei si preparava nella loro camera da letto per la sua escursione nel bosco.

- Aniki, tranquillo!  Ho dietro dei quanti spessissimi e sono vestita da capo a piedi! – aveva ribattuto la sorella, scompigliandogli i corti capelli scuri e mossi. Il fratello, lo sguardo spento puntato altrove, aveva corrucciato le labbra, brontolando che rimaneva sempre dell’idea che non dovesse avventurarsi da sola in quella ricerca inutile.

- Inutile! – aveva sussultato Mary, inorridita – Perché inutile? Conoscere è utilissimo! E io voglio sapere, tutto quello che mi è possibile… - aveva mormorato sognante mentre raccoglieva dei fogli da terra e li infilava in un cassetto della sua scrivania; erano tutte pagine dedicate alle sue analisi e ai suoi studi, dagli animali alle piante, dai comportamenti delle persone che la circondavano ai disegni della sua fantasia curati nel minimo dettaglio. Aveva sentito Mark sdraiarsi lungo il letto, imbronciato. Era andata a scoccargli un bacio sulla guancia, prima di uscire, ridacchiando.

- Su con il morale, Aniki! Tornerò presto.

E invece si era fatto così tardi che Mark aveva ben pensato di avvisare Ari-sensei.

 

 

L’uomo girò intorno a loro, provocando una crisi di nervi ad Ayato, Reiji e Subaru mentre spiegava, cominciando a introdurre informazioni più generali in merito al metodo che il loro zio voleva adoperare per resuscitare la madre dei trigemini.

- Quest’antica tecnica proibita che riporta in vita i morti, di qualsiasi razza siano tra demoni, vampiri, stregoni e umani, richiede delle condizioni e degli ingredienti specifici per essere eseguita. Si deve innanzitutto avere il corpo vivo di una persona qualsiasi e immergerlo in acqua fredda, dopo averci versato la polvere estratta dalle radici di Miriandola Bluetta. Con l’acqua questa polvere va incontro a una reazione chimica, diventando un veleno… “vivo”. Un parassita, che comincia a contaminare lentamente il corpo. Nel frattempo si prepara l’Essenza Demoniaca: è una… chiamiamola materia, una materia molto particolare che si estrae dal cadavere di un demone entro ventiquattro ore dalla sua morte. Alcuni hanno ipotizzato che si tratti della loro linfa vitale, che permette al loro corpo di funzionare. Questa Essenza, nel momento in cui la povera vittima è completamente infettata, viene riversata nell’acqua con qualcosa che era appartenuto all’individuo defunto che si vuole resuscitare. Una veste impregnata del suo sangue, un suo cuore conservato…

A quelle parole i trigemini impallidirono e Ayato strinse i pugni, digrignò i denti e tremò di odio profondo nei confronti dello zio.

- L’Essenza uccide nel frattempo il parassita e prende possesso del corpo ormai privo di vita, dandogli l’aspetto del defunto interessato e ristabilendo la sua anima e la sua mente. E questo è tutto. Aggiungo che la pianta di Miriandola Bluetta è fatale – guardò Mary – se qualcuno la tocca, lo punge e inietta il suo veleno.

La strega strinse le labbra, sbiancandole e puntò gli occhi su Laito, per distrarsi dai suoi spiacevoli ricordi.

- Laito-kun… pensi che il corpo che vostro zio sta usando… sia quello della precedente sposa sacrificale? – domandò. Il vampiro, con un sorriso indecifrabile, annuì, spostando lo sguardo sul fratello gemello più piccolo, talmente cupo in volto che avrebbe potuto oscurare l’intera stanza. Kanato sembrava pure incredibilmente a disagio, ma era più per l’idea che la madre ritornasse in vita; Subaru aveva un tic alla mano, che continuava a stringere e ad aprire nervosamente; Reiji si rimproverò di avere tenuto una polvere del genere così rischiosa da impiegare, anche se non gli sarebbe dispiaciuto usare il corpo del fratello maggiore per realizzare i suoi obiettivi; Shuu, dal canto suo, non reagiva in modo particolare, ma dalle sopracciglia corrugate si poteva dedurre che anche a lui, come al resto dei fratelli, non andasse a genio l’idea di riavere tra loro la madre dei trigemini.

Mary tirò un lungo sospiro; cosa era successo in casa Sakamaki da quando erano nati? Perché aveva l’impressione che avessero dei rapporti molto difficili e complessi con i propri genitori? Sapeva, dalle dicerie e dalle parole di suo padre, che solo la madre di Subaru, Christa, fosse ancora viva, mentre le altre due erano morte: una per mano dei trigemini, come le avevano confessato, ed era Cordelia; l’altra era Beatrix, e non ne conosceva la causa del decesso. Un’altra cosa di cui era certa, era che tra i fratelli stessi non scorresse buon sangue; ma era sicura che tutti fossero d’accordo nell’aborrire il loro stesso padre, Karl Heinz, e il fratello di questo, Richter.

Ipotizzò che la precedente sposa sacrificale dovesse stare a cuore a tutti, non solo ad Ayato, e lo desumeva da come avevano tutti aggrottato la fronte quando Ari-sensei aveva citato il “corpo vivo” necessario per riportare in vita Cordelia.

- Non lo permetterò.

I fratelli sobbalzarono alle improvvise e inaspettate parole di Mary, dopo il silenzio che aveva dominato la stanza: si voltarono a guardarla stupefatti, rimanendo ancora più sbalorditi.

I capelli della ragazza dagli occhi argentati erano diventati di un bianco luminescente; ma la cosa più singolare era che stava sorridendo radiosamente, come a volerli rassicurare. Qualcosa inoltre, suscitava nelle loro menti l’immagine di milioni di farfalle dai colori tenui e splendenti.

Si rivolse ad Ayato in particolar modo, guardandolo negli occhi.

- Salveremo quella ragazza. Fidatevi di me… eviteremo che quella donna torni in vita – disse serenamente, l’ultima frase più indirizzata ai trigemini. Gli occhi spalancati di Laito riflettevano il candore dei capelli della strega e sentì qualcosa stringerli il cuore, come quando Yui Komori, quella ragazza che era rimasta più impressa nella loro mente di quanto avrebbero potuto immaginare, gli aveva detto che era perché l’essere umano debole ne aveva bisogno che avrebbe continuato a credere in Dio. Capì che forse si trattava qualcosa di cui era privo; forse… la fede, la speranza?...

Ayato si alzò in piedi e si diresse rapidamente davanti alla fanciulla, porgendole la mano.

- Sei una guastafeste – cominciò seccato, per poi sogghignare arrogantemente – ma in questo momento mi stai simpatica! Ti do il permesso di stringere la mano a Ore-sama: affare fatto!

Mary annuì con un cenno del capo e gli strinse la mano; il vampiro percepì una piacevole sensazione di conforto e forza invadergli il corpo, sentendosi improvvisamente rinvigorito.

Subaru sbuffò, sorridendo impercettibilmente; Reiji mostrò il suo consenso sistemandosi gli occhiali con un gesto raffinato e rilassato; Kanato accennò un sorriso malinconico, stringendosi a Teddy; Shuu chiuse gli occhi, tranquillo.

L’uomo osservò la scena silenziosamente, curvando in seguito le labbra in una smorfia sollevata: tipico della sua ex-allieva Mary, agire istintivamente in base ai propri principi.

- Ari-sensei, mi farebbe due favori? – gli chiese a un certo punto la fanciulla ed egli si girò a guardarla: gli occhi e i capelli erano ritornati normali. Annuì, aprendo bene le orecchie alle richieste che stava per raccomandargli.

- Contatti Theo e gli chieda se ha notizie relative a recenti demoni scomparsi e soprattutto a cacciatori in circolazione, qui nelle vicinanze ovviamente… - ammutolì, facendosi improvvisamente preoccupata. Ari-sensei la scrutò, comprensivo e capendo al volo che cosa la turbasse.

- Non preoccuparti; l’Essenza Demoniaca dev’essere pura, quindi prelevata solo da demoni – Mary respirò sollevata e continuò.

- Infine… argh… non ci sono altri modi per fermare l’azione del parassita, nel caso dovesse essere un po’ tardi, che io non sappia?

L’uomo la fissò con aria grave, prima di avviarsi verso un armadio in mogano chiuso da un pesante lucchetto; ne tirò fuori la chiave dalla tasca dei pantaloni e aprì la serratura e poi l’anta, rovistando l’interno con gli occhi.

- O la si brucia, ma si rischia di uccidere la vittima, se non l’ha già fatto il parassita; o si rischia con l’Essenza Demoniaca di trasferire l’anima del defunto… - estrasse un recipiente sigillato da molti strati di cellophane – o si dà al parassita un pasto già contaminato – concluse, tendendo l’oggetto a Mary.

La strega deglutì e lo afferrò tremante; le urla di agonia le affollarono la mente.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Chapter 20 ***


Chapter 20

 

Mary chiuse a chiave l’armadietto dove aveva riposto quel recipiente; le mani continuavano a tremarle e il volto era ancora piuttosto pallido e sudato. Reiji la osservò attentamente, sistemandosi gli occhiali, prima di chiederle se fosse così terrificante la Miriandola Bluetta. La strega non aveva mai manifestato, in casa loro, così tanta paura; persino con lui, Reiji, non aveva dato segni di cedimento e gli aveva coraggiosamente tenuto testa! E la freddezza con cui aveva reagito contro i morsi e le urla di Kanato? Gli era così strano vederla in quello stato…

- L’ha scoperta e coltivata una strega secoli fa; la usò per riportare in vita il marito che era morto da poco. Il colmo è che si è fatta infettare lei dal parassita e, cosa ancora più esilarante, non è riuscita a resuscitare il suo compagno, dato che non sapeva nulla dell’Essenza Demoniaca – ridacchiò la fanciulla, nervosamente, poggiando la fronte contro il mobile che si era gentilmente fatta prestare dal vampiro – Il parassita ricavato dalla polvere ti contamina, prende diciamo controllo del tuo corpo uccidendoti e lo rende solo un ammasso di carne vivente senza anima. Il parassita iniettato dalla pianta… quello ti rosicchia lentamente; è una sensazione orribile. Lo senti divorarti come se stesse masticando dei cracker e il dolore è talmente intenso da indurti alle convulsioni. E quando ti tocca i nervi… impazzisci.

Reiji sgranò gli occhi: nello sguardo di Mary aveva scorto per una frazione di secondo una luce folle; sicuramente non aveva passato una bella esperienza e provò un po’ di pena, in quanto non avrebbe mai voluto affrontare una condizione simile. No, decisamente: lui preferiva vedere gli altri soffrire.

La ragazza sospirò e assunse un’espressione dubbiosa, rivolgendogli un paio di occhi straniti; gli chiese dove avesse trovato quella polvere e seppe che la stanza di Karl Heinz, che periodicamente veniva pulita dai sei fratelli con loro grandissima gioia, conteneva cose molto interessanti; non sentì il vampiro aggiungere con un mormorio terrorizzato che  in quella stanza ci fossero anche esseri infernali.

- Reiji-san, hai detto che dovevi ancora testare la Miriandola Bluetta… chi volevi resuscitare? – chiese ancora, evitando di domandare chi volesse usare come vittima da dare in pasto al parassita, dato che immaginava già la risposta. Il vampiro si schiarì la gola, scrutandola torvo con un tic nervoso all’occhio e si diresse verso il tavolo dove stava conducendo altri esperimenti.

- Non è in tuo interesse saperlo.

- E invece sono curiosa.

- La curiosità uccide il gatto.

- Uccide la strega, meglio. Reiji-san? Chi volevi resuscitare?

- Ti ripeto che non è in tuo interesse saperlo.

- E invece sono curiosa.

- La curiosità uccide la stre… - il vampiro s’interruppe, sentendo un nervo pulsare violentemente sulla fronte e lentamente si girò verso la ragazza che gli stava alla spalle, gli occhi curiosi fissi su di lui. Le rivolse un’occhiata velenosa.

- Potresti. Cortesemente. Uscire. Da. Qui – scandì con voce prossima a un attacco isterico. Mary corrucciò le labbra, delusa ed imbronciata, e si allontanò verso la porta dello studio.

Quando sparì all’esterno, Reiji si riavviò i capelli sospirando di sollievo e, tolti gli occhiali, si massaggio il dorso nasale, stupendosi di non aver ancora tentato di massacrare anche lei. Fissò tra i suoi libri e le sue provette un cartoncino con su scritto l’indirizzo e il numero di telefono del signor Ari; il suo negozio aveva davvero catturato la sua attenzione. Sobbalzò quando udì la voce della strega chiamarlo di nuovo, comparsa nel frattempo accanto allo stipite della porta.

- Reiji-san, mi raccomando: che Ayato-kun e Laito-kun non mettano le mani su quel contenitore! – esclamò, sparendo subito alla sua vista prima di venire stesa al suolo dalla sedia che il vampiro aveva avuto intenzione di lanciarle addosso. Fece dei respiri profondi per placare la sua irritazione, per poi sbuffare divertito: ormai quella ragazza li conosceva meglio di quanto immaginasse.

Sembrava quasi essere diventata… parte della famiglia? A questo pensiero scosse la testa, tirando un sospiro seccato, e scartò quell’assurda supposizione: la loro non era mai stava una vera famiglia fin dall’inizio.

 

 

Mary scrisse velocemente alcune note importanti sul suo diario, ogni tanto facendo una pausa di riflessione e soffermandosi sui ricordi, permettendo loro di riaffiorare per una volta nella sua testa.

Ricordò il suo senpai (non quello che era stato il suo ragazzo per due settimane), quando era stata ricoverata all’ospedale dopo quella brutta esperienza, e i suoi incoraggiamenti avanzati con molta difficoltà. Per un certo verso, le ricordava Ayato, un po’ troppo orgoglioso nel manifestare sentimenti più profondi, e ridacchiò. Un’altra persona che le venne in mente avere in comune l’arroganza con il vampiro in questione fu la sua kouhai: l’aveva conosciuta casualmente, scoprendo che fosse una compagna di classe della sua migliore amica. Da quella volta in poi si erano spesso scontrate, la kouhai perché trovava la sua curiosità irritante, lei… no, lei la ignorava e basta, facendola innervosire ancora di più.

Soffocò una risata: quella ragazzina era stata ricoverata nella sua stessa stanza all’ospedale e in seguito erano inspiegabilmente diventate molto amiche; si era sentita un po’ triste quando l’avevano dimessa prima di lei, in quanto aveva ricevuto meno danni.

Dopotutto Mary era stata salvata dalla sua kouhai dalla Miriandola Bluetta…

 

 

- Eeet-ciù!

Una ragazza piuttosto bassa di statura sussultò, afferrando con le mani le due codine nelle quali erano raccolti i capelli castani lunghi fino alle spalle, e si girò verso la senpai, molto più alta di lei e con una lunga treccia bionda alta sul capo.

- Anna-senpai, hai preso un raffreddore? – chiese, la voce cristallina, fissandola con i suoi occhi ambrati da sotto la frangetta. La senpai la fulminò con il suo sguardo color pietra e assunse un’espressione seccata, arricciando le labbra.

- No, Isa, non ho preso un raffreddore… io starnutisco solo per una ragione: qualcuno mi sta pensando! E so di chi si tratta – borbottò, dando un’occhiata ai compiti che la sua kouhai stava svolgendo sotto la sua guida.

- Parli di Mary-senpai? – chiese la piccola, sudando freddo all’ennesima occhiataccia da parte dell’amica.

- Sì, parlo di quella lìArgh, che ricordi… - disse, irritata, per poi abbozzare un lieve sorriso mesto: dopotutto le aveva salvato la vita, la senpai…

- ISA. Rifai immediatamente questo problema, prima che ti scanni viva.

- Ok… – bisbigliò scoraggiata l’altra.

 

 

Immersa nei suoi pensieri, improvvisamente si sentì raggelare.

- Kanato… kun? – lo chiamò, girandosi a guardarlo: era dietro di lei, il peluche sempre stretto al petto e gli occhi indecifrabili sul volto pallido come un cadavere; le occhiaie, però, le sembrarono leggermente più sottili del solito.

- Mary-san, ieri sera hai salvato Teddy – proferì finalmente, accennando uno stanco sorriso. La ragazza lo fissò leggermente sorpresa, prima di abbozzare un lieve sorriso di rimando.

- So che ci tieni, quindi… - mormorò, poggiando le mani sul bordo dello schienale e nascondendovi parte del volto, sentendosi d’un tratto imbarazzata. Kanato inclinò la testa osservandola intensamente e si chinò verso il suo orecchio, sussurrando e provocandole dei brividi.

- Ne, come ricompensa, non ti dispiacerà il mio perdono, vero? Prometto anche di nutrirmi “normalmente”, come dici tu.

Beato orgoglio dei Sakamaki, pensò Mary inarcando un sopracciglio e annuì: era già abbastanza non averlo più contro, tenendo conto del suo brutto carattere…  Si voltò verso il suo diario, chiedendogli se avesse ancora bisogno di qualcosa, quando percepì il suo collo venir addentato. Gemette di dolore.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Chapter 21 ***


Chapter 21

 

- Ho detto “normalmente”, non “delicatamente”… che idiota

Borbottava la strega, il collo ancora dolorante: la sera precedente Kanato l’aveva morsa così tante volte da lasciare numerosi fori del diametro di un centimetro, nascosti dalla sciarpa viola che indossava sopra la camicia della divisa. Si stava incamminando in un giretto lungo un corridoio, per sgranchirsi le gambe durante l’intervallo, e uscì nel cortile della scuola, aspirando quanto più poteva l’ultima fresca brezza di inizio maggio, prima che lasciasse il posto al caldo.

Il profumo dei fiori non ancora chiusi che ostentavano la loro bellezza nelle aiuole la risanarono dallo stress accumulato negli ultimi giorni, senza però eliminarlo del tutto, e passeggiò tranquillamente, osservando il cielo rischiarato dal tramonto. Era talmente rilassata che non udì certe voci farsi sempre più intense man mano che si avvicinava al retro della scuola. Appena girò l’angolo, s’irrigidì e sbarrò gli occhi.

Sdraiato contro il muro, per terra, era seduto Laito, impegnato a mangiarsi reciprocamente la faccia con una studentessa dai boccoli biondi che, accorgendosi della presenza della strega, si alzò di scatto imbarazzata e scappò via strillando le sue scuse; dalla bocca di Mary, però, non uscirono parole imbarazzate di rimprovero o fredde frecciatine. Rimase lì in piedi, immobile, con lo sguardo fisso sul vampiro, il quale brontolò capricciosamente per l’interruzione e le tese poi un braccio con un sorrisetto e gli occhi lampeggianti di malizia.

- Fufu~ vuoi continuare tu al suo posto, Micchan~? Non mi dispiacerebbe affatto, è un po’ di tempo che bramo la tua pelle… - confessò con tono teatrale e un accento suadente nella voce, prima di ammutolire perplesso. La ragazza non si era ancora mossa, immersa completamente in pensieri… spiacevoli, a giudicare dalla sua faccia sconvolta. Balzò in piedi e si avvicinò a lei, posando una mano sulla sua spalla e l’altra sulla sua guancia.

- Micchan? – la chiamò, scrutandola interrogativo con le labbra corrucciate. Non gli piaceva quando non reagiva, voleva divertirsi, lui!

Mary, nel frattempo, stava effettivamente ricordando qualcosa di spiacevole che pensava di aver digerito…

 

 

Mary veva quindici anni, sedici da compiere il tre febbraio, ed era il suo ultimo anno di scuola media. Tra i suoi coetanei era conosciuta come la ragazza che curiosava ovunque, rischiando spesso la vita. I ragazzi, in particolare, l’avevano invece resa famosa come la fanciulla che friendzonava tutti: in quindici anni di vita non si era mai innamorata; non che avesse mai avuto tempo di conoscere qualche giovane e infatuarsene, dato che le uniche compagnie maschili erano il suo gemello, quasi sempre mano nella mano con lei, il loro migliore amico, faccia da ebete (e questo era troppo tonto per attirare la sua attenzione più in là dell’amicizia), e il loro suscettibile senpai, più basso e… troppo suscettibile.

Correva tuttavia voce che avesse un debole per gli occhi chiari, soprattutto quelli azzurri. E azzurri come il ghiaccio erano le iridi di Ryan Plum, un ragazzo del secondo anno di liceo che era noto come il giovane più vantato dalla popolazione femminile under 18 della città. Era bello, alto, di costituzione fisica normale, aveva capelli lunghi e sbarazzini color nero prugna, al collo indossava sempre la sua sciarpa di piume pervinca, si vestiva elegantemente. Era uno studente diligente, un buon amico sempre allegro e disponibile, un po’ impacciato con i bambini; era in grado di nascondersi tra le ombre, grazie al suo potere di manipolarle.

Peccato che flirtasse troppo con le giovani donzelle, spesso fidanzandosi al massimo per due giorni con qualcuna. Tanti lo aveva rimproverato e spesso lui, sincero, aveva promesso che sarebbe cambiato prima o poi. E sembrava avercela fatta, se non fosse stato per uno stupido errore.

Essendo all’ultimo anno, Mary spesso visitava il liceo per chiacchierare un po’ con i senpai e informarsi sul futuro che l’attendeva; un giorno di questi stava conversando con alcune ragazze in attesa di Ryan per uscire con lui al karaoke e quando era arrivato non aveva potuto fare a meno di addossare gli occhi sulla sua kouhai: i capelli raccolti in una coda chiusae disordinate ciocche ai lati del viso, i vispi occhi scuri come quelli di un furetto, le labbra arricciate dalla curiosità e quelle gote per la timidezza rosse come fragole… Era abbastanza alta e il corpo era proporzionato, con un po’ più di carne che non gli dispiaceva per niente. Era carina, morbida, sembrava un tenero pupazzo da coccolare.

Inutile dire che l’avesse saluta, si fosse presentato e avesse cercato di conoscerla meglio. I giorni seguenti, senza pur smettere di frequentare altre amiche, la raggiungeva sempre dopo scuola e ci scambiava qualche parola, facendo amicizia con lei ed successivamente con il fratello, l’amico ebete e le amiche più giovani con cui talvolta passeggiava insieme. Ma Mary non sembrava accorgersi di nulla o non dava segni di cedimento, quasi sempre inespressiva salvo i suoi lievi sorrisi e la sua agitazione in certi altri casi.

Era il ventun dicembre e nevicava quando Ryan aveva deglutito e si era dichiarato, chiedendole di uscire insieme. Per la prima volta aveva visto il viso di lei arrossire violentemente d’imbarazzo, dopo essersi irrigidita per tre nuovi minuti, ma era stata anche la prima volta in cui una ragazza lo aveva rifiutato senza pensarci due volte.

- Sc-Scusami… - aveva balbettato lei, timorosa – ma non sono molto confidente che tu possa sostenere una seria relazione con me – a fatica aveva confessato i suoi pensieri, non volendolo ferire – sei sempre a flirtare con altre senpai…

Ryan era rimasto immobile a fissarla. Mary temeva di averlo offeso tremendamente, ma prima che potesse scusarsi umilmente di nuovo, il ragazzo si era accostato a lei prendendola per le spalle e fissandola dritto negli occhi.

- Se per un mese dovessi rinunciare alla loro compagnia, rivaluteresti la mia dichiarazione? – aveva domandato, determinato come non mai. La fanciulla si era persa nell’azzurro affascinante del suo sguardo e aveva deglutito, incerta.

- Possiamo provarci…

Ed si era avverato. Insegnanti, compagni, amici, studenti di altre classi e le stesse fan si erano stupiti del radicale cambiamento: fino al ventun gennaio, Ryan aveva interagito il minimo indispensabile con le ragazze con cui aveva dovuto aver a che fare per scuola o simili, dedicando invece più attenzioni a Mary, imbarazzata ogni giorno di più, la quale aveva cominciato a infatuarsene, passando sempre più tempo insieme.

La gioia del senpai era stata immensa quando il fatidico giorno si era dichiarato nuovamente, speranzoso, e lei timidamente gli aveva teso la mano, prima di percorrere insieme la strada del ritorno da scuola, nascondendo la timidezza nella sciarpa. Nevicava anche quel giorno e Ryan l’aveva abbracciata, baciandola sui capelli.

Nevicava anche il giorno in cui commise quell’errore…

 

 

Mary, stordita dal ricordo provocato dalla scena di prima, aveva gli occhi lucidi e Laito un’espressione persa: da quando la sua Micchan piangeva? Certamente quel viso triste era davvero carino e lo eccitava enormemente, ma la cosa era pur sempre strana… Fece spallucce e la strinse a sé, approfittando del momento per consolarla.

- Micchan~, fufu, come sei carina con questa faccia – le scoccò un bacio sulla guancia, ridacchiando – Vuoi essere confortata da Laito-kun, fufu~?

La strega scosse la testa, cercando di calmarsi, e gli chiese freneticamente scusa, che non era sua intenzione fare quella scenata di fronte a lui. Laito sorrise ancora divertito, ma mentre la pregava di continuare a piangere, perché lo emozionava così tanto da desiderare ardentemente di azzannarla, venne interrotto da una voce irritata e sprezzante.

- Sloggia, hentai, è il mio turno.

Subarucchi, pensò Mary, sorpresa, prima di venir colta da un tic all’occhio: il vampiro appiccicato a lei aveva abbassato un po’ troppo le mani lungo la sua schiena. In men di un secondo lo aveva scaraventato in un cespuglio e aveva superato a rapidi passi l’albino che, dopo aver scoccato un’occhiataccia al fratello pervertito, la seguì. Laito li guardò allontanarsi con un’espressione maliziosa e impaziente sul viso, gli occhi scaltri.

- Fufu~ è ora di divertirsi~…

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Chapter 22 ***


Chapter 22

 

Subaru continuava a fissare i capelli di Mary, davanti a sé, mentre la seguiva tra i corridoi della scuola. Sembrava essersi dimenticata che avesse ancora lezione, ma soprattutto pareva essersi scordata di lui. La cosa lo seccava, ma perse la pazienza quando la strega, pensierosa, si sedette su una panchina del cortile fiancheggiante il prato, ignorandolo involontariamente nonostante fosse a un passo di distanza.

- OY! – le urlò in faccia, sbattendo le mani contro il bordo dello schienale, ai lati della sua testa che quindi era bloccata in mezzo ad esse. Mary finalmente ritornò alla realtà sussultando per l’improvviso gesto del vampiro e osservò la sua espressione imbronciata.

No, decisamente arrabbiata, si corresse, abbozzando un sorrisetto nervoso.

- Subaruc-

- Chiamami ancora in quel modo e ti strappo la testa a morsi – le latrò sulle labbra, glaciale, accostatosi pericolosamente.

- Sssubarukun – mormorò con un filò di voce, sudando freddo; l’albino restò in quella posizione a lungo, fissandole la bocca senza cambiare espressione, e Mary si sentiva sempre più imbarazzata per quell’esagerata vicinanza e il tempo che passava senza che nulla di nuovo accadesse.

- O~tto~ - sentirono alle spalle di Subaru; entrambi sgranarono gli occhi e il vampiro non fece in tempo a girarsi e scoccare un’occhiataccia a Laito che questo lo aveva già spinto con un colpo di fianco, il suo viso emozionato e dispettoso. L’albino si ritrovò addosso a Mary, le gambe piegate contro le sue, le labbra tra loro combacianti: percepì di nuovo quella morbidezza che tanto lo aveva fatto sbavare indecentemente mentre cercava di addormentarsi nella sua bara, e sentì un calore ambiguo nel basso ventre. Stordito, avrebbe approfondito, se Mary non fosse svenuta con grande sorpresa da parte di entrambi i fratelli.

- Ma che cazzo…?!

- Pfff, ahahahahahaha! Oddio, non ci posso credere AHAHAHAHAHAHAHAHA! Micchan, kawaii~ - scoppiò a ridere Laito, piegandosi in due, senza così poter godere della vista della sua streghetta priva di sensi, talmente rossa che la si avrebbe potuta scambiare per un peperone con i capelli lunghi. Subaru camminò avanti e indietro con stizza, scompigliandosi i capelli, e imprecò volgarmente contro l’altro intimandogli di smetterla.

- Silenzio.

E così infatti fu: i due vampiri ammutolirono e spalancarono gli occhi, prima di appoggiarsi accanto a Mary (il maggiore a destra e il minore a sinistra) e guardare dietro la panchina.

- Shuu…? – lo chiamò stranito Laito.

- Ma sei come il prezzemolo! – sbraitò invece Subaru, chiedendosi esattamente da quanto fosse lì.

- Oh quanto chiasso… - brontolò il biondo, disteso a terra sull’erba con la testa appoggiata sulla sua giacca arrotolata – perché non siete in classe, l’intervallo è già finito – mugugnò, la voce impastata dal sonno e le sopracciglia aggrottate in una smorfia infastidita.

- Senti da che pulpito!

- Subaru-kun stava flirtando con Micchan, fufu~…

- HA?! Con questa stregaccia? Sul mio cadavere!

- Fufu~ eppure ti stavi godendo quel bacio~…

- URUSE, HENTAI!

- Aaah, mendokusai…

- No davvero, siete troppo rumorosi - fu il commento di Mary, ripresasi. Si era chinata con la schiena in avanti, appoggiando il gomito sulla coscia e massaggiandosi gli occhi; i vampiri ai suoi lati sobbalzarono, domandandole quando mai si fosse risvegliata, mentre sentivano Shuu sghignazzare da sotto.

- Laito-kun, perché diamine hai spinto Subaruc…

- Ti stacco la testa.

- Subaru-kun – si corresse, ignorando un brivido freddo percorrerle disperatamente la schiena – Allora?

- Micchan! Sei arrabbiata?!

Il silenzio calò di nuovo, dopo che Shuu si fu alzato con il busto, appoggiandosi con le braccia al bordo dello schienale della panchina. I tre vampiri fissarono intensamente la strega, aspettando la sua risposta con impazienza, estasiati: non l’avevano ancora vista in balia dell’ira.

Mary si rimise composta, gli occhi argentati in preda a un tic nervoso, le labbra arricciate e le sopracciglia piegate in un’espressione accigliata e cupa.

- No – bugia, e i fratelli lo sapevano bene.

- Che ti cruccia, fufu~? – chiese Laito; si sentiva più curioso del solito, forse era l’effetto precoce della luna piena che si sarebbe manifestata a giorni?

- Con quel tuo gesto avventato mi hai fatto venire in mente un deficiente – sibilò lei, cercando in tutti i modi di scacciare la figura di Ryan dalla sua mente; risentimento era il sentimento che la stava tormentando.

- Eh, so~? – cinguettò Laito, circondandole con il braccio le spalle – Che sia forse… un amante?! – chiese malizioso, non aspettandosi che ci fosse andato molto vicino. Subaru aveva incrociato le braccia al petto e sembrava disinteressato, quando invece stava ascoltando la conversazione un po’ troppo curiosamente da parte sua; Shuu… era crollato di nuovo a terra, apparentemente in coma, a giudicare dal suo russare.

- Non esattamente, però siamo stai insieme per due settimane…

Laito spalancò gli occhi esterrefatto: la sua Micchan aveva avuto un ragazzo ed era ancora così pura?!

Subaru si sentì improvvisamente irritato, molto irritato: quella stregaccia aveva avuto un ragazzo?!

Shuu… ronfò, beatamente immerso nel mondo del dolce far nulla.

 

 

- Mary-chan, oggi sei davvero splendida! – l’aveva complimentata il suo senpai, riferendosi ai capelli che per un giorno aveva lasciato sciolti. Stavano camminando da scuola, mano nella mano, i piedi che affondavano nella neve che non arrestava la sua discesa dal cielo lattiginoso.

Mary era arrossita e aveva spostato lo sguardo altrove, imbarazzata, ringraziando flebilmente; Ryan aveva sorriso, osservandola intenerito.

Erano passati dodici giorni e ancora ne era innamorato, non si stancava di tenerle gli occhi addosso; solo, sentiva di voler qualche manifestazione di affetto più profonda dei baci sulle guance e sulla fronte. L’aveva chiamata per farla voltare verso di lui e aveva tentato di sorprenderla con un bacio a fior di labbra, ma la strega era sobbalzata, cadendo all’indietro prima che potesse realizzare il suo obiettivo.

- Mary-chan?! Daijoubu? – aveva chiesto, tendendole la mano un po’ confuso dal suo comportamento. Era davvero così timida, così pudica? Non che gli dispiacesse, però…

- Gomen – l’aveva sentita singhiozzare e aveva sussultato, preoccupato: si era accovacciato accanto a lei, chiedendole se si fosse fatta male.

- Gomennasai… so che lo fai perché mi vuoi bene, ma non me la sento ancora di venir baciata… - lo aveva guardato pentita lei, i lacrimoni agli occhi e le gote arrossate.

Non devo saltarle addosso, per quanto sia fatalmente pucciosa, aveva pensato Ryan con un tic elettrizzato al naso; le aveva sorriso radiosamente.

- Non ti voglio bene… Ti amo! Ti aspetterò, non preoccuparti – l’aveva rincuorata; i suoi occhi scuri si erano illuminati e aveva annuito con un cenno del capo prima di abbracciarlo affettuosamente.

Il tredicesimo giorno aveva voluto andare con lei in biblioteca, a parlare dei libri che le piacevano tanto. Con sua grande sorpresa la ragazza era impegnata con delle faccende a casa; Ryan era ritornato al suo appartamento, imbronciato, ma essendo la prima volta che succedeva una cosa del genere non ci aveva fatto caso più di tanto e piuttosto aveva programmato qualcosa da fare il giorno seguente, avendo scuola; ed era il sedicesimo compleanno della sua giovane fidanzata.

Tuttavia, quando la mattina dopo l’aveva chiamata al cellulare, non aveva ricevuto risposta; lei rispondeva sempre e quasi subito. Lo stava evitando?

Cupo in volto aveva chiamato una sua amica e l’aveva invitata a casa sua, nonostante la coscienza gli avesse urlato ripetutamente che si stava comportando immaturamente; l’aveva ignorata, mentre scambiava paroline dolci con la ragazza che era arrivata quasi subito.

Si era sentito quasi più libero, più rilassato e soddisfatto, quando due ore dopo aveva udito il campanello suonare. Con abbracciata a lui la donzella che scherzava, era andato ad aprire la porta e s’era irrigidito sul posto.

Mary lo aveva fissato ad occhi spalancati, mentre era ancora appiccicato all’altra; indossava il suo cappotto blu oltremare e la sciarpa color avorio le nascondeva metà del volto. I capelli erano sciolti, con un fermaglio elegante a forma di rosa a tenere le ciocche ribelli lontane dagli occhi, che erano per la prima volta piacevolmente truccati con un tocco di ombretto grigio. In mano aveva una scatola bianca, come quelle da pasticceria.

Ryan si era sentito stringere il cuore nel vedere i suoi vispi occhi scuri spegnersi. Aveva indietreggiato di un passo lei, prima di camminare a spasso spedito verso le scale che l’avrebbero condotta fuori dal condominio. Ryan non percepiva più nulla e vedeva solo il bianco perlato del cielo che continuava a far cadere le sue bianche piume sulla terra.

 

 

Mary sospirò di nuovo, dopo aver sintetizzato quella storia togliendo i dettagli superflui o sdolcinati a Laito, che si dondolava pensiero sulla panchina.

- Hee, hidoi… - commentò, per poi ridacchiare e abbracciarla – E ora che pensi di Ryan-kun?

- Vorrei strappargli i capelli uno a uno con la pinzetta e farlo a pezzettini – latrò cupamente lei, ricevendo uno sghignazzo di apprezzamento da parte di Subaru che si era immaginato la scena cruenta.

- Fufu~ io ti avrei accolta a braccia aperte e ti avrei portata con me a-

- Meno male che non ha mangiato quella torta, sarebbe morto avvelenato da te, stregaccia – disse con un acido sorriso di scherno l’albino, dopo aver schiaffeggiato l’altro vampiro prima che concludesse la frase con qualcosa di sconcio.

Mary lo guardò di sbieco.

- Spero di avvelenarti in qualche modo quando ti nutrirai del mio sangue.

I due vampiri la fissarono inespressivi, prima di scambiarsi un’occhiata d’intesa; Subaru le rivolse un’espressione beffarda, sorridendo ilare.

- Haa, quindi vuoi essere morsa, eh? Ti accontento subito – bisbigliò con voce roca, chinandosi verso di lei e leccandole la guancia. Mary sbiancò, non tanto perché stesse per essere azzannata (dopotutto era il suo “dovere”), ma piuttosto per lo sguardo malizioso che Laito sembrava aver prestato al fratello minore, mentre la teneva per le spalle da dietro, entusiasta di assistere al pasto dell’albino.

Subaru si fiondò sul suo collo con voracità; le prime stelle della sera non furono le uniche ad essere ammirate da Mary, con tutto il dolore che le procurarono i canini un po’ troppo affettuosi del predatore. Che, tra parentesi…

Laito si accorse dell’improvviso rossore della fanciulla e soffocò una risata incredula: la sua Micchan si era accorta solo in quel momento di essere stata baciata già due volte dall’albino, alla faccia dei principi con cui aveva rifiutato i suoi, di bacetti!

Fufu~.

E Shuu continuava a dormire bellamente; Subaru si maledisse di aver dato inizio al suo turno in presenza dei suoi disgustosi fratelli, dato che non avrebbe potuto andare più in là di quel semplice morso al collo…

Dopo dieci minuti, percepirono inorriditi dei passi intensificarsi nella loro direzione, probabilmente uno studente o, peggio, un insegnante: Subaru prese in braccio la strega, volatilizzandosi all’istante, imitato da Laito dopo aver dato una rapida occhiata dietro la panchina, dove non trovò Shuu.

 

 

Ryan si era mosso di scatto, inseguendo la sua fidanzata e ignorando i richiami della sua amica.

- Mary-chan! Posso spiegare! – aveva gridato, a due metri da lei; la strega si era fermata accanto a un bidone della spazzatura e sul coperchio aveva appoggiato quella scatola bianca. Gli dava le spalle, ma dal suo sussultare e dalla voce incrinata come un cristallo aveva capito che stesse singhiozzando.

- È inutile…. C-che… un giorno mi dici ti… ti… ti… a-am… a-am… o… - stava avendo problemi con la respirazione; Ryan si era avvicinato, sinceramente preoccupato.

- Mary-chan, calmati, i tuoi polmoni…

- NON OSARE PREOCCUPARTI! – aveva strillato, tossendo poi violentemente. Ryan ammutolì, sconvolto: Mary non aveva mai alzato la voce in quel modo, con nessuno. L’aveva sentita respirare profondamente, a fatica.

- Te lo avevo detto. Te lo avevo detto che non ero fiduciosa… invece mi sono fidata di te!... Sono così… così frustata…

Ryan aveva abbassato il capo, amareggiato.

- Ti vorrei trucidare. Ma non posso. Ti voglio troppo bene ancora – si era voltatta verso di lui, le lacrime che le sporcavano le guance di trucco, un sorriso forzato sulle labbra – Grazie… lo stesso…

Si era girata, colta da uno spasimo.

- È, già, finita – aveva detto, cercando invano di essere fredda e non sembrare insicura.

Corse via. Ryan barcollò fino al bidone e aprì la scatola bianca: all’interno c’era una grande torta, ricoperta di crema al cioccolato, con sopra la scritta “3/4 febbraio: Mary+Ryan, buon compleanno!♥”. Si era sentito improvvisamente privo di forze e si era accasciato a terra, coprendo gli occhi con una mano e cominciando a piangere silenziosamente: Mary non lo stava evitando, si era solo impegnata a preparare una torta per entrambi, per fargli una sorpresa.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Chapter 23 ***


Chapter 23

 

Mary entrò nell’aula musica dopo aver verificato che non ci fosse nessuno, e si accomodò su uno dei banchi, dondolando le gambe penzoloni. Era piuttosto giù di morale, per vari motivi: la faccenda di Richter certamente le aveva sconvolto la vita a cui si stava abituando, già di per sé bizzarra tra pervertiti, psicopatici, arroganti e sonnambuli; inoltre, aveva permesso ai ricordi di schiacciarla con il loro peso da tre tonnellate (“Marmellata di strega, 500 yen a barattolooo…”). Se rammentare l’incidente al polmone l’aveva terrorizzata e la sua delusione d’amore con Ryan l’aveva messa di cattivo umore, a darle il colpo di grazia mancavano solo i rimorsi e le fasi depressive di quegli episodi in cui si era sporcata le mani di sangue altrui.

Scosse la testa, mugugnando esasperata: i propositi di non lasciarsi sopraffare dal passato sbriciolarono in cenere, dopo un anno di faticosa esistenza. E i sogni non l’aiutavano: quella notte aveva di nuovo sognato la stanza con i vasi, infilando la mano nel recipiente di ceramica decorato con i fiori blu, viola e bianchi. Aveva tirato fuori il polmone contaminato dalla Miriandola Bluetta e si era risvegliata da quell’incubo nel momento in cui il parassita aveva deciso di continuare il suo pasto interrotto anni prima.

Nuova vita? Pff, come se fosse stato possibile.

Balzò in piedi, aggirandosi per la stanza e sfiorò con le dita i violini appesi alle pareti, per poi sedersi al pianoforte: suo fratello Mark, nonostante la cecità, era un genio nell’ambito musicale, e non solo grazie al suo potere che coinvolgeva tutto ciò riguardante il suono; era un ottimo compositore grazie alla sua stessa creatività. La strega sospirò, leggermente triste e ridacchiò: al contrario, lei era stonatissima e non era per niente portata per la musica, sapeva solo ascoltarla e fantasticarci.

Un po’ risentiva di questo dono non condiviso con il gemello, come questo risentiva allo stesso modo della sua incapacità nel campo artistico: infatti, la sorella aveva talento per il disegno. Reciprocamente s’erano aiutati: lei gli aveva insegnato pazientemente (era comunque cieco!) a disegnare gatti e personaggi in stile “chibi”, lui le aveva fatto imparare a menadito una semplice melodia al pianoforte, che volle riprodurre in quel momento.

Posò le dita sui bianchi tasti e si concentrò sulla sua memoria; in breve tempo cominciò a suonare, prima più lentamente, poi con maggiore scioltezza: sorrise placidamente e chiuse gli occhi, fidandosi della sua memoria fotografica, e si rilassò grazie a quel brano che era solo suo e di suo fratello: talvolta la madre si aggregava cantando con la sua voce fatata, accarezzando i loro capelli da dietro con quella gioia materna che li aveva cresciuti amorevolmente. Ma che non tutte le madri erano capaci di manifestare ai propri figli…

- Non pensavo che suonassi – udì improvvisamente, la voce proveniente dal lato opposto dell’aula rispetto alla sua posizione. Era molto familiare, tuttavia non era impastata dal sonno come al solito, segno che probabilmente era sveglio da più tempo.

- Shu-Sh-SHUU-SAN?! – strillò la strega, interrompendosi e arrossendo; considerò quella reazione troppo da ragazzine infatuate e si insultò mentalmente per apparire sempre così immatura di fronte quel bel vampiro dagli occhi oceano. Shuu brontolò, dicendo che la sua voce avrebbe potuto infrangere i vetri e che stonava in tutti i sensi con la melodia che aveva appena suonato. Mary arrossì ancora di più, questa volta di stizza, nonostante il biondo non avesse torto; ammutolì e lo ignorò, riprendendo il componimento.

- Monotono – si lamentò ancora il giovane con voce lontana, ancora deciso a non farsi vedere; lei ribatté prontamente:

- Non sei costretto ad ascoltare; e non mi intendo di musica, di questo brano so solo a memoria quali tasti devo premere.

Shuu finalmente si alzò lentamente dal pavimento dove si era sdraiato, dietro i bianchi, e si appoggiò a una sedia sbadigliando; con passo pacato e intorpidito si avvicinò a lei.

Ma non inciampa mai a girare ad occhi chiusi?, si chiese la fanciulla; abbozzò un lieve ghigno e le sue iridi diventarono d’argento.

Il vampiro inciampò in un violino, cadendo rovinosamente a terra; mugugnò qualcosa, alzando pigramente il busto e guardando lo strumento che era sicuro non fosse lì in mezzo fino a qualche secondo prima; si rimise in piedi, osservando attentamente la ragazza che continuava a suonare innocentemente, gli occhi scuri.

Sentendo lo sguardo su di sé, Mary si voltò verso di lui e gli sorrise candida; il biondo inarcò un sopracciglio, prima di scoccare un’occhiata disapprovante e critica nei confronti delle sue mani.

- Rigida, troppo rigida… incapace… - borbottò, sedendosi accanto a lei, spalla contro spalla; la fanciulla si sentì avvampare e sussultò non appena le afferrò le mani tra le sue. Il profumo di pulito proveniente dai suoi vestiti non migliorava la sua condizione, la inebriavano troppo.

- Per prima cosa rilassa le mani – disse il biondo, massaggiandole, per poi correggersi – Anzi, rilassati. Sei troppo tesa. Eserciti troppa pressione sui tasti; i suoni risulteranno troppo duri. Fai affidamento sui polpastrelli – le consigliò, scandendo bene le parole. Certamente ci metteva molto tempo a pronunciare una sola frase di poche parole, ma almeno nessuno avrebbe potuto accusarlo di non essere incomprensibile.

Sogghignò nel vedere le sue orecchie scarlatte d’imbarazzo e avvicinò le labbra, sfiorandone una.

- Riprova – disse, allontanandosi e chiudendo gli occhi.

Mary resistette alla tentazione di svenire e ricominciò a suonare, seguendo le sue indicazioni come meglio poteva; sebbene le note fossero più delicate, Shuu notò i movimenti non essere ancora abbastanza fluidi e assottigliò gli occhi severamente sulla strega: il viso non era più imbarazzato, ma frustato. Che cosa stava pensando?

- Oy, ti ho detto di rilassarti, donna.

- Mi chiamo Mary, bradipo.

Shuu inarcò di nuovo un sopracciglio e chiese bofonchiando da dove fosse spuntato quell’improvviso nomignolo; ad un certo punto, irritato, le scostò le mani bruscamente ed suonò lui al suo posto, intimando di guardarlo attentamente.

Mary puntò volentieri gli occhi sulla sua figura e per un periodo che sembrò un’eternità si perse nella sua melodia, ammaliata dal suo viso sereno; doveva proprio amare tantissimo la musica. Strinse i pugni: avrebbe potuto esercitarsi quanto poteva, ma non sarebbe mai riuscita a raggiungere quel livello; non amava abbastanza la musica quanto amava il disegno, in cui di fatti invece eccelleva.

Ognuno ha la sua passione per cui vivere, dopotutto, pensò, chiudendo gli occhi e sorridendo dolcemente; dondolò lievemente la testa secondo il piacevole ritmo di quel brano, ben presto interrotto dal rumore della campanella: sbarrò gli occhi, sobbalzando.

- Le lezioni!

- Zitta.

- Come zitta?! Anche tu dovresti ritornare in classe, Shuu-san – ribatté la strega, alzandosi in piedi con sguardo insistente. Il biondo la squadrò un secondo per poi ignorarla bellamente; Mary gli pungolò una spalla con un dito, ripetendo l’azione più volte, finché i suoi occhi d’argento non lampeggiarono sul viso inespressivo.

Shuu gemette più di sorpresa che di dolore, quando sulle dita gli cadde il coperchio della tastiera; voltò gli occhi sulla ragazza, fissandola seccato, e sbuffò annoiato, per poi sghignazzare.

- Ti ho già detto che non sei l’unica ad irritarsi – disse; Mary perse qualche battito e deglutì, prima di ritrovarsi lui addosso, per terra, dopo aver sentito qualcosa farle perdere l’equilibrio. Udì Shuu respirare profondamente, segno che si era di nuovo assopito; sbatté una mano contro la fronte, felice per lo meno che non l’avesse ancora morsa o “punitasadicamente. A fatica scivolò lontano da lui, il quale fortunatamente le era caduto addosso in corrispondenza del fianco.

Uscì in fratte dall’aula musica, ignara che una coppia di occhi cremisi avessero assistito alla scena dall’inizio alla fine, e si diresse verso la sua classe; ringraziò Dio che non fosse il turno di Reiji, ma sperò comunque di non dover affrontare un rimprovero troppo tendente alla tortura. Conoscendolo…

Girò a un bivio e sbatté il naso contro il torso di una persona, probabilmente un maschio dal profumo che emanava; dolorante, fece per chiedere scusa, ma una sensazione elettrica la bloccò per un attimo. Fissò il ragazzo davanti, circa una ventina di centimetri più alto di lei, il quale la scrutava torvo con i suoi occhi marroni e un’espressione a dir poco contrariata. In sua compagnia altri tre giovani gravarono lo sguardo su di lei, uno sorridendo furbescamente, il secondo curiosamente e l’altro con un viso indecifrabile, forse divertito.

- Oy, baka onna1!, guarda dove metti i piedi – ringhiò quello con cui si era scontrata, inclinando la testa e facendo ondeggiare i suoi capelli castani, raccolti in una piccola coda alta. Uno dei tre compari, avente i capelli biondi e una ciocca che copriva l’occhio destro, gli diede una pacca sulla spalla, sorridendo allegramente.

- Insomma, Yuuma-kun, non si parla così con una deliziosa donzella! – lo rimproverò scherzosamente e rivolse un’occhiata di zucchero alla ragazza con la sua iride azzurra.

- Penso che… la stiamo spaventando? – mormorò flebilmente quello con una vistosa cicatrice orizzontale sul naso, i capelli corvini lunghi fin sotto le orecchie, i timidi occhi color lavanda puntati su di lei: se c’era qualcuno a cui doveva affezionarsi a prima vista, sarebbe stato lui, ne era sicura.

- O forse si è resa conto di cosa siamo – sorrise l’ultimo con aria misteriosa; aveva capelli neri sbarazzini con le punte bianche, e anche lui la fissava con i suoi occhi grigio-blu.

Emanavano delle vibrazioni simili a quelle dei fratelli Sakamaki.

Mary li esaminò silenziosamente uno per volta, impassibile, per poi indirizzare gli occhi in quelli castani del giovane di fronte; chinò il capo in un lieve cenno.

- Scusa per esserti venuta addosso – si spostò di lato e li superò – buona serata.

Finché non sparì in un altro corridoio, i quattro giovani continuarono a fissarla, dei sorrisi ambigui e non compromettenti sul loro volto.

- Mh, Neko-chan2 è stata un po’ fredda secondo me! – borbottò imbronciato quello biondo.

- Siamo alti uguali… - considerò con un filo di voce quello con la cicatrice, contento.

- Aveva un buon profumo – sghignazzò il più alto dei quattro.

- Sarà interessante conoscerla… ma dovremo aspettare ancora un po’ – asserì infine con un sorriso indecifrabile quello dagli occhi grigio-blu, ravviandosi i capelli.





Note sui termini giapponesi (su ragionevole richiesta della cara Ale_LoveBS che saluto :D):

1Baka onna: stupida donna 
2Neko-chan: mh, "gattina"? ... Perché il termine in giapponese rende di più?! XD

P.S. A proposito, per forza di cose (ovvero scienze da studiare per colpa dell'insegnante, scuola in arrivo, ultimi al giorni di vacanza all'estero, etc), i capitoli questa settimana verranno pubblicati con la frequenza di uno al giorno, salvo imprevisti. Avviso, com mio dispiacere, che potrei rallentare la velocità di aggiornamento dall'inizio della scuola in poi; capitemi, sono in quinta liceo, avrò gli esami di Stato! T^T
Premetto che sto facendo un disegno con i personaggi di Diabolik Lover con la mia OC Mary, ma sarà lunga finirlo, spero almeno in corrispondenza degli ultimi capitoli per concludere questa serie.
A presto e un caloroso abbraccio a tutte quelle che recensiscono, commentano e semplicemente leggono! <3


... Ops, ho detto serie. Ihihihi. :P

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Chapter 24 ***


Chapter 24

 

Reiji era certamente il peggior compagno di classe che si potesse avere, soprattutto se si viveva sotto lo stesso tetto.

Una volta ritornati alla villa, le fece tre ore di rimproveri, ripetendo che fossero una disgrazia i dieci minuti di ritardo con cui si era presentata in classe, e richiamò più volte Laito, che soffocava delle risate mentre faceva compagnia a Mary, entrambi seduti sul divanetto del soggiorno. Il vampiro si sistemò gli occhiali dopo aver concluso il discorso con un sospiro esasperato e la minacciò che al suo prossimo turno non sarebbe stato così misericordioso, sfoderando un sadico ghigno sul volto.

Mary rabbrividì, mantenendosi inespressiva, e sbuffò sollevata quando se ne fu andato, poggiando la testa sulla spalla di Laito che finalmente aveva potuto scoppiare a ridere, esclamando quanto fosse esilarante il fratello: aveva camminato avanti e indietro freneticamente, stringendo in mano l’inseparabile frustino, con quel grosso nervo pulsante sulla tempia destra e i denti stretti per l’irritazione.

Si calmò dopo qualche minuto, asciugandosi una lacrima, e batté le palpebre alla domanda che a un tratto gli porse la sua streghetta.

- Laito-kun, ci sono altri vampiti qui, oltre a voi?

- Hm… non credo, perché me lo chiedi? Non è che mi stai tradendo, vero, fufu~? Micchan birichina~ - le soffiò sui capelli e fece le fusa abbracciato a lei; Mary scacciò il ricordo dell’ex e quello della volta in biblioteca con Shuu, mentre con una mano allontanava la faccia troppo vicina del vampiro ridente.

- No, Laito-kun… ho chiesto solo per curiosità – il che era vero. Il ragazzo sorrise poco convinto, ma decise di non insistere e continuò piuttosto a scherzare con lei, approfittando del fatto che Subaru non si trovasse nei paraggi. Dopo venti minuti tra coccole e guance tirate, Mary lo buttò per terra nel momento in cui percepì delle dita fredde come ghiaccioli percorrerle la schiena sotto la stoffa della camicia, e si allontanò, dirigendosi in cucina a preparare il pasto di fine nottata (?).

Inizialmente Reiji le rivolse un’occhiata risentita, ma in seguito l’atmosfera parve farsi più tranquilla; le chiese, mentre lui assaggiava il brodo e lei pelava carote e patate, se avesse avuto più notizie da parte del signor Ari e lei scosse la testa, negativa, aggiungendo di non preoccuparsi.

- Io, preoccuparmi? – negò lui con ghigno ironico – Non farti strane idea, per cortesia.

Sì sì, certo, pensò Mary trattenendo uno sbuffo beffardo, mentre finivano di cucinare; una volta pronte, portarono le pietanze in sala da pranzo, e chiamarono gli altri.

Mary notò che l’umore dei fratelli fosse decisamente migliorato rispetto ai primi giorni che avevano passato insieme: certamente Shuu ancora dormiva davanti al suo piatto, sebbene lei avesse giurato di averlo visto prendere qualche boccone; Ayato mangiava rumorosamente, probabilmente tranquillizzato dal fatto che Richter non se la sarebbe cavata dovendo vedersela con il magnifico Ore-sama qual era lui; Kanato ogni tanto sfogava la sua follia, alternandola a qualche sguardo rilassato rivolto alla strega, in quanto era lei a cucinargli i dolci di cui si abbuffava; Laito ogni tanto le sussurrava parole sconce, beccandosi una gomitata nel fianco e ridacchiando; Reiji tratteneva il suo istinto omicida, limitandosi a richiamarli per le loro pessime maniere;Subaru…

Subarucchi?, come sempre, l’albino era silenzioso e le sopracciglia erano aggrottate in un’espressione accigliata, ma aveva qualcosa di strano: sembrava più cupo del solito, emetteva vibrazioni molto negative. Il vampiro, sentendosi osservato, alzò gli occhi dal suo cibo e incontrò i suoi; ringhiò dalla rabbia, quasi fosse stato scottato apposta, e infranse immediatamente quel contatto visivo.

EEEH?!, Mary sbarrò gli occhi, Cosa ho fatto adesso?!, sbottò offesa nella sua mente, assottigliando gli occhi nella sua direzione con una smorfia indignata.

Terminato il pasto, ciascuno si diresse verso la propria stanza per coricarsi, tranne Shuu e Mary: il primo si era adagiato lungo il tavolo, continuando a ronfare rumorosamente, la seconda si era fermata a guardarlo con un sopracciglio inarcato, prima di sogghignare diabolicamente e assumere le tipiche iridi argentate; successivamente si avviò in direzione della camera da letto di Subaru, abbandonando nella stanza il vampiro con i capelli biondi legati in numerose codine disordinate.

Oh, quante belle cose l’avrebbero attesa quando sarebbe giunto il suo turno

Voleva capire cosa turbasse l’albino, uno di quei pochi a cui si era sinceramente affezionata, nonostante la maggior parte del tempo avesse un gran voglia di prenderlo a sberle per il suo modo di fare antipatico e asociale; essendo due anni più piccolo di lei, sapeva che probabilmente era in un’età abbastanza difficile, in cui si cominciavano a vedere le cose in modo sempre più… particolare: non le sarebbe dispiaciuto aiutarlo, anche se difficilmente gliel’avrebbe permesso, considerando il suo carattere scontroso e solitario (sapeva benissimo che fosse per celare la sua timidezza, ehehe, dopotutto aveva passato anche lei quella fase).

Giunta a destinazione, dopo aver salito alcune scale e svoltato in diversi corridoi, rabbrividendo per il freddo ghiacciante che c’era in quella zona della villa, bussò tre volte alla sua porta: silenzio.

Bussò di nuovo: silenzio.

Ancora: silenzio.

Mary incrociò le braccia e respirò profondamente per placare una crisi di nervi; massaggiandosi il dorso nasale con una smorfia stressata, rifletté: magari non era neanche rientrato? Ostinata com’era, riprovò a chiamarlo.

- Subaru-kun? Sei in camera? - di nuovo silenzio; sospirò e ritentò un’ultima volta prima di rinunciarci, fare dietrofront e raggiugere la propria camera da letto, .

- Subarucc…

Una mano sbatté improvvisamente sulla porta, crepandone il legno, dopo essere sfrecciata quasi sfiorandole la guancia, e la fece sussultare; percepì di avere la pelle d’oca, il cuore a mille, mentre una bocca le sibilava freddamente all’orecchio:

- Ti strappo la testa se osi ancora chiamarmi in quel modo. Non voglio più ripetermi.

La strega annuì, sorridendo nervosamente, e provò a voltare la testa verso di lui; tuttavia venne strattonata per la camicia e un secondo dopo era stata spinta dentro la stanza, dopo aver sentito la porta aprirsi. Mary frenò in tempo una rovinosa caduta sul pavimento e si girò indignata per lamentarsi con l’albino del brusco trattamento, ma le parole le morirono in gola quando le mani di lui la spinsero di nuovo e il suo corpo colpì la bara che si trovava per terra.

Una bara? Seriously?, commentò tra sé e sé, stranita, mugugnando per la botta alla schiena, e s’irrigidì nel fare leva sui gomiti nel tentativo di alzare faticosamente il busto: Subaru la stava fissando in modo alquanto tetro e si avvicinava a passi così lenti che la ragazza a un certo punto si sentì profondamente a disagio.

- Subaru-kun? – lo chiamò con un fil di voce, mentre il vampiro si posizionava a cavalcioni su di lei, facendo scricchiolare la bara sotto il loro peso, e accostava il viso al suo; una mano premuta sulla spalla di lei la distese di nuovo giù, con prepotenza.

- Subaru-kun, romperemo la tua barAH! – gridò non appena l’albino lacerò la carne del suo collo con i denti, senza lasciarle il tempo di realizzare che quello che aveva appena detto potesse risultare molto ambiguo. Se la sera prima aveva visto le stelle, allora in quel momento stava godendo della magnifica vista dell’universo: il dolore era talmente intenso che non riuscì a trattenere le lacrime e a stringere i denti per soffocare i gemiti di dolore che si fecero sempre più flebili, sostituiti presto dai singhiozzi.

Il vampiro continuava a succhiare avidamente dallo stesso punto (almeno il corpo, riconoscendo la gravità del danno, stava già provvedendo a rimpiazzare il sangue perso), mentre le stringeva possessivamente la vita tra le forti braccia, tenendole la schiena leggermente incurvata.

- … mi stai facendo troppo male… – protestò la fanciulla quando lo sentì interrompersi brevemente; l’albino la morse sulla spalla, ignorandola, e continuò la sua attività con la stessa voracità, intrappolandola tra le sue membra insistenti e sempre più pressanti.

Mary digrignò i denti e spalancò i suoi occhi argentati, riflettendo che non sarebbe stato saggio toglierselo di torno, in quanto altrimenti sarebbe stata trascinata insieme a lui a causa di quella stretta, perciò optò per un tentativo di distrazione: l’oggetto che scorse per primo colpì in testa il ragazzo, muovendola sì e no di un centimetro, e cadde rimbalzando sul pavimento; Subaru si fermò, staccò e alzò il capo di poco, in modo che lei non potesse intravedere il suo viso. Un silenzio inquietante venne seguito dalla risatina roca che risuonò nell’orecchio della strega.

Oh oh, non promette bene, pensò a buon ragione Mary, impallidendo, mentre lui spostava il suo volto sghignazzante e maligno sopra il suo sbigottito, posando le mani ai suoi lati e drizzando i gomiti su cui si appoggiò per mantenersi in equilibrio.

- E tu pensi di potermi fermare con una sciocchezza del genere? Ha, non fa nemmeno male! – le soffiò sul viso, per poi penetrare intensamente le sue iridi scure con le proprie scarlatte – Non ti fai problemi a stare con quel prezzemolo quando è il mio turno, quindi perché ti ribelli tanto? – le chiese con voce strozzata, vivamente infastidito.

- Geloso…? – ribatté senza pensarci lei, mordendosi le labbra e maledicendosi maggiormente quando lo sguardo di lui la raggelò, essendosi fatto preoccupante.

Il vampiro si fiondò sulla sua bocca, mordendole il labbro inferiore a sangue e succhiandone il caldo liquido scarlatto, grazie al quale poteva percepire tutta l’agitazione della fanciulla che lo eccitava enormemente; Mary non reagì subito, ma ripresasi dalla shock si accorse di essere stata lasciata dalla sua presa e procedette a scaraventarlo lontano nel momento in cui lui le abbandonò il labbro per morderle l’orecchio.

Scappò senza perdere tempo, sfondò la porta con i suoi poteri e corse all’impazzata verso la propria camera da letto, rischiando di creare seri problemi ai suoi polmoni.

 

 

- Kuso1! – imprecò Subaru, sferrando un pugno contro il muro cui era appoggiato di schiena, e la parete crollò in parte alle sue gambe distese lungo il pavimento; sbuffando, piegò un ginocchio per appoggiarvi il braccio e sopra l’arto posò la testa, improvvisamente pesante e accaldata, mentre con l’altra mano si accarezzava le labbra, pensieroso.




Note sui termini giapponesi:

1Kuso: Ehm... sarebbe la nostra espressione "Merda!"? °v°

 P.S.: Scusate se ieri vi siete messe a sbattere la testa contro il computer non vedendo il nuovo capitolo, ma internet mi ha dato problemi -_- (ma almeno avete un'idea minima di quel che potrebbe accadere dopo avrò inziato la scuola... T^T) Enjoy!

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Chapter 25 ***


Chapter 25

 

Quando Subaru comparve nella camera da letto di Mary, brontolando che facesse troppo caldo per essere le prime sere di maggio, sgranò gli occhi alla vista di un cadavere sul letto, in posizione prona, e abbandonò il lembo della maglietta che finora aveva scosso per farsi aria. Si avvicinò esitante, chiedendosi se non l’avesse uccisa con tutto il sangue che le aveva prelevato la sera prima, e le pungolò la schiena con l’indice, chiamandola.

Non rispose.

- O-Oy, stregaccia, non avevi un potere rigenerante?! – sbraitò, scuotendola per le spalle.

Non si mosse.

Subaru aveva un tic all’occhio, gli tremavano le mani e avvertiva la forte tentazione di strapparsi i capelli uno a uno dall’agitazione.

Se l’ho uccisa quel bastardo mi scanna vivo!, pensò riferendosi al padre, come se fosse venuto per questo proposito a verificare la sua salute e non perché spinto dai sensi di colpa (ovviamente avrebbe negato di essere stato motivato dai rimorsi). Provò a chiamarla di nuovo; tirò un sospiro di sollievo nell’udirla mugugnare qualcosa d’incomprensibile e si sedette sul bordo del letto, sbottando con le gote lievemente rosate:

- N-Non che fossi preoccupato, eh!

- Vai al diavolo – fu la risposta soffocata nelle coperte; il vampiro ammutolì, prima di sobbalzare stupefatto: non aveva mai udito parole simili provenire dalla bocca della strega; se l’avesse detto a Reiji o a Laito, questi gli avrebbero certamente riso in faccia dopo averlo fissato in silenzio per mezz’ora.

La ragazza spostò le mani ai lati delle spalle e si sollevò su di esse, alzando un poco il busto; si voltò lentamente verso di lui, apparentemente spossata. Subaru spalancò gli occhi, deglutì quasi strozzandosi con la saliva e si sentì improvvisamente più accaldato.

Mary era sudata, alcune ciocche appiccicate sul volto arrossato dal caldo, le labbra semiaperte in una smorfia imbronciata e gli occhi lucidi per l’effetto che quel clima aveva su di lei; la camicia si era sbottonata durante la siesta e…

Subaru spostò immediatamente gli occhi sulla porta, cercando di farsela apparire più interessante, la pelle diventata scarlatta come i suoi occhi; la strega era ancora piuttosto stordita per rendersi conto della situazione, perciò non ci fece caso più di tanto. Massaggiandosi un occhio si mise seduta e con voce assonata gli chiese:

- Subaru-kun? Tutto bene?

L’albino scrollò le spalle: era la domanda che lui doveva porre a lei; si era dimenticata forse di come l’aveva tratta, la sera precedente? Strinse i pugni, tremando di stizza, e ringhiò che non ci fosse alcun problema. La fanciulla inclinò la testa, scrutandolo perplessa e arricciò le labbra; nel frattempo si stava riprendendo e si rese conto di avere il torace un po’ scoperto e rapidamente si abbottonò la camicia, sentendosi imporporare le gote per l’imbarazzo e sperando che il vampiro non avesse visto nulla (illusa!).

- Fa troppo caldo qui da voi – bofonchiò, tirando fuori un fazzoletto dalla tasca dei jeans e asciugandosi il sudore sulla fronte. Il vampiro, che le dava ancora le spalle, le chiese come fosse il clima della zona dove abitava prima, aggiungendo che in verità avesse chiesto così a caso e non perché gli importasse veramente qualcosa. Mary ignorò le ultime parole e rispose con un sorriso nostalgico che dalle sue parti nevicasse per quattro o cinque mesi di fila, alternandosi a brevi giornate di sole o pioggia, mentre il resto dell’anno si equilibrava tra settimane di tempo sereno o acqua, sempre accompagnate da una piacevole fresca brezza.

Subaru mormorò che non gli sembrava malaccio come tempo, intanto che piegava la testa all’indietro, osservando il soffitto: notò che c’erano un disegno mai visto prima e spostò lo sguardo sulla ragazza che intanto si era alzata ed era andata a sedersi allo scrittoio, prendendo in mano carta e matita.

- Concordo, per me quel clima è perfetto. Odio il caldo, non riesco a concentrarmi e mi rende esausta – borbottò, cominciando a scarabocchiare qualcosa sul foglio.

- Etto1… hai fatto tu… i disegni qui sopra? – le chiese, curioso, appoggiando le mani dietro di sé e divaricando le gambe. Mary annuì, spiegando che avesse dovuto sostenere una conversazione di due ore con Reiji per ottenere il suo sacrosanto consenso.

Subaru aggrottò le sopracciglia, perplesso.

- Infatti mi sembra strano che abbia accettato.

- Gli ho fatto vedere dei disegni e dopo averci riflettuto intensamente mi ha concesso il suo permesso.

- A buon ragione - sussurrò l’albino senza farsi sentire: una parte del soffitto riportava un magnifico ed armonioso intreccio di fiori, in tinta con i colori della stanza; in mezzo stavano le figure di un cigno nero e di uno bianco, entrambi con un farfalla verde posata in mezzo ai loro becchi che si toccavano teneramente.

Una farfalla?, commentò tra sé e sé, ricordando poi come l’avesse chiamata più volte il signor Ari quando erano stati nel suo negozio.

- Oy… perché “Cho-hime”? – aspettò la risposta mentre continuava a soffermarsi sui minuziosi dettagli di quel dipinto; sentì un nervo pulsare sulla fronte dopo cinque minuti di attesa e irritato abbassò il capo verso la strega, sbottando.

- Oy, rispondi! – notò che la ragazza era immobile con la mano alzata e la matita tra le dita; improvvisamente si girò nella sua direzione, ma senza guardarlo: sembrava persa in altri pensieri e teneva le labbra strette tra di loro. Finalmente puntò gli occhi nei suoi e abbozzò un sorriso; si alzò e si avvicinò a lui.

- Eh? EH?! Cosa stai…! – cominciò a sbraitare l’albino, arrossendo al tocco delle dita di lei sulla fronte, ma s’interruppe quando Mary gli posò l’indice dell’altra mano sulle labbra (provocandogli un fremito d’emozione lungo la colonna vertebrale), chiedendogli gentilmente di stare tranquillo e di non parlare; sorrideva, tra il nervoso e il sereno, se era possibile manifestare queste opposte sensazioni contemporaneamente.

- Shh, Subaru-kun… chiudi gli occhi, per piacere – gli bisbigliò, chinando la testa e facendo incontrare l’argento delle sue iridi con il rubino di quelle del vampiro; il ragazzo vide i suoi capelli diventare candidi e luminosi, prima di serrare le palpebre, sentendosi improvvisamente più leggero e rilassato. Provò una strana emozione: gli sembrava di essere in un posto tranquillo, silenzioso, fresco, e percepiva sulla pelle delle lievi carezze. Quando le dita della strega lo abbandonarono, aprì gli occhi, restando a bocca aperta.

Sui suoi capelli, sulle vesti, sulle sue braccia, sulle sue mani, sul letto, sul pavimento, sulle pareti, sui mobili della stanza e intorno a Mary, tutto era illuminato da decine, centinaia, forse migliaia di minuscole farfalle dai chiari toni, in prevalenza bianco e un verde molto delicato, tendente al verde-acqua.

- Cosa… - mormorò; la meraviglia era talmente intensa che gli aveva scacciato le parole di bocca e la luce gli illuminava gli occhi, quasi commossi da quell’immagine; Mary gli sorrideva radiosamente, mentre sollevava le braccia su cui erano posati quei piccoli affezionati insetti, che le adornavano anche i capelli.

- “Cho-hime”: Principessa Farfalla – disse semplicemente; l’albino deglutì: non era a conoscenza di parole che potessero rendere giustizia alla scena a cui stava personalmente assistendo e la bellezza candida della strega era così pura che solo un leggero rosa di fece spazio sulle sue gote.

Afferrò un braccio della strega, tirandolo delicatamente a sé, e la fissò intensamente negli occhi, quasi a chiederle il permesso. Mary inarcò ironicamente un sopracciglio, prima di arrossire quando Subaru le baciò come un cavaliere la mano, per poi affondare i canini a metà avambraccio; un trattamento completamento diverso da quello ricevuto la sera precedente. Sorrise dolcemente: sapeva che in fondo quel ragazzo avesse buon cuore.

Le farfalle, come se fossero state gelose, spinsero via il viso del vampiro dall’arto della strega e lui rimase piuttosto stupito e confuso da quel loro gesto, in particolare dalla loro forza anormale (come se fossero state normali di loro): qualcosa gli balenò in mente e guardò nuovamente la fanciulla.

- Queste farfalle… non è telecinesi, sono loro le responsabili! – esclamò; Mary annuì con un cenno del capo e Subaru rimase silenzioso, continuando a fissarla sbalordito; infine le chiese:

- Cosa sei tu, veramente?

Mary sorrise; triste.

- Io… - tacque; il vampiro non insistette e ritornò a dedicare le sue attenzioni su quelle piccole creature che pian piano lo stavano inserendo tra le proprie grazie, baciandogli il viso con le proprie ali.

Non dovrei esistere.

 

 

Subaru, dopo che le farfalle divennero di nuovo invisibili e impalpabili, sussultò dall’imbarazzo quando la strega gli si sedette accanto, e aggrottò le sopracciglia quando gli chiese se avesse voglia di parlarle della loro famiglia, per chiarirle le idee. Mary spiegò che non se la sentiva di domandarlo ai trigemini, considerando quanto astio provassero nei confronti della madre; Reiji non avrebbe apprezzato la sua curiosità e Shuu…

Certamente non avrebbe confessato all’albino della sua paura di svenire in presenza del bel vampiro dai capelli biondi e gli occhi color oceano…

Dopo qualche secondo di indugio, borbottò che Reiji era geloso di Shuu perché, quand’erano piccoli, sembrava che la madre Beatrix avesse occhi solo per il maggiore e fosse negligente invece nei confronti del secondogenito, che per questo motivo era cresciuto geloso del fratello e aveva fatto uccidere la madre da un cacciatore di vampiri (Mary sgranò gli occhi, facendo un collegamento tra la Miriandola Bluetta e il vampiro con gli occhiali); non volle parlare molto di Cordelia, disse solo che era la prima moglie del padre e, volendo a tutti i costi le sue attenzioni, pressava in continuazione le altre due mogli e costringeva Ayato a studiare per essere migliore dei figli di Beatrix, di cui era invidiosa; per quanto riguarda la propria madre…

- Se non te la senti non sei costretto a raccontarmi – gli disse seria Mary, notando la sua espressione frustata; Subaru scosse la testa.

- Mia madre è rinchiusa in una torre e soffre d’instabilità mentale… diciamo pure che quello stronzo l’ha sposata senza il suo consenso.

- Ehm… quello non si chiama matrimonio, sarebbe…

L’albino le scoccò un’occhiataccia e lei si zittì, rabbrividendo; lui sospirò e il silenzio fu dominante per una decina di minuti.

Subaru borbottò:

- Tu? Sappiamo nulla o poco di te…

Mary ammutolì, pensierosa.

- Ho un gemello cieco, una madre fissata con le buone maniere, ma non al livello di Reiji, e un padre sempre imbronciato.

- Un gemello? Anche lui si rigenera? – la ragazza annuì; l’albino, accorgendosi che fosse un po’ a disagio, le chiese se avesse mai affrontato momenti traumatici a causa della famiglia (tanto per passare a temi più felici, complimenti genio…); lei gli lanciò un’occhiata triste.

- Se intendi dire problemi come quelli che hai vissuto, no. O almeno non a causa della mia famiglia… - fece una pausa – forse più per colpa mia, in realtà. Ho agito per difendere delle persone a me care, ma i rimorsi sono sorti comunque.

Il vampiro la fissava un po’ confuso, un po’ comprensivo.

- Cos’hai combinato, stregaccia? – chiese, usando un tono sarcastico per cercare di risollevare l’atmosfera che si era fatta troppo deprimente per i suoi gusti.

- Ho ucciso i genitori della mia migliore amica.

E…

Subaru tacque, spalancando gli occhi; prima che potesse domandare qualsiasi altra cosa o muoversi, Mary aggiunse:

- Dovevo farlo, altrimenti loro avrebbero ammazzato la mia amica Claire – sembrava lo stesso dicendo più rivolta a se stessa; i suoi occhi erano immersi nel ricordo di quella vicenda, e l’albino pensava che per lo meno la sua non fosse l’unica famiglia complicata.

Leggermente stressato dalla piega che aveva preso quella conversazione, si alzò, mormorando un saluto, e si diresse verso la porta per uscire (materializzarsi, no eh, già che ci sei?). Si fermò e cambiò idea: fece dietrofront e si chinò ad afferrare i polsi della strega che lo guardò perplessa, tirandola su davanti a sé, e li strinse; sghignazzò malizioso, mentre Mary impallidiva e deglutiva, sorridendo nervosamente.

- Non illuderti che abbia finito… non ti lascerò andare a dormire in pace – le sussurrò con voce roca e provocante nell’orecchio, per poi morderlo.




Note sui termini giapponesi:

1Etto: tipica espressione giapponese, penso per attirare l'attenzione di qualcuno o per indicare una pausa di riflessione/indugio (perdonatemi, ma è difficile spiegare cose che capisco solo nella mia testa con le immagini di manga/anime e drama >.<), che significa tipo "Ehm", "Vediamo..", "Ascolta", "Mh...", e chi più ne ha, più ne metta! >.< Scusate, ma con queste espressioni sono una frana a spiegare! T-T

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Chapter 26 ***


Chapter 26

 

Subaru la morse all’orecchio, sulla spalla, su entrambe le braccia e sulla pancia, dopo averla fatta risedere sul bordo del letto ed essersi appoggiato con le ginocchia per terra, sconvolgendola. Sconcerto presto sostituito dall’indignazione quando il vampiro le chiese, leccandosi le labbra, quanto pesasse per avere un ventre così morbido.

Fu scaraventato fuori dalla camera con una rossa macchia a forma di mano stampata in faccia, dopo esser stato guardato cupamente dalla strega con un nervo che le pulsava vistosamente sulla fronte.

Finalmente Mary poté coricarsi a letto, vestendosi con un pigiama molto fine e leggero, e avvolgendosi nel lenzuolo color turchese si augurò sogni decenti, niente incubi sul suo passato, clima più fresco e, invano, risvegli più tranquilli.

Invano, molto invano.

 

 

Reiji stava versando il suo preziosissimo tè in una delle sue preziosissime tazzine di preziosissima porcellana, per inaugurare la serata iniziata perfettamente: si era destato dal sonno di buon umore, insolitamente, e si sentiva più tranquillo del dovuto.

Eh, si fa presto a dire, ingenuo vampiro.

Non appena posò il bordo della tazzina sulle labbra rilassate, un urlo lo fece sobbalzare (in verità tutta la villa Sakamaki traballò violentemente) e vide l’amato oggetto cadere dalle sue dita e infrangersi tragicamente sul pavimento del suo studio, sotto il suo volto devastato come quello del soggetto de L’Urlo di Munch.

Strinse i pugni, respirò profondamente e ridusse gli occhi a due fessure minacciose, puntandole verso il soffitto, in direzione della stanza da cui quella voce vagamente femminile era provenuta. Fece presto a materializzarsi nel luogo interessato e fu pronto, frustino in mano, a rimproverare la strega, quando la scena che gli si presentò di fronte lo fece rimanere a bocca aperta, senza parole, con occhi spalancati in preda a un tic.

Laito era davanti alla porta della camera da letto, con un dito appoggiato sulle labbra imbronciate, come un bambino capriccioso il cui gioco era stato preso da un altro coetaneo; Mary era per terra a due metri da lui, ginocchia alzate e mani poggiate sul pavimento dietro il bacino: fissava scioccata il letto, con una smorfia incredula e imbarazzata. Era successo che, risvegliandosi, aveva percepito una presenza accanto a lei sdraiata sul materasso: aveva ovviamente pensato a Laito e si era seduta per rimproverarlo; invece il suo viso, nello scorgere l’intruso, era diventato prima bianco, poi blu, e infine rosso.

E nel letto si trovava il Vampiro Addormentato nel Bosco Shuu che ronfava beatamente ignaro di tutto; la vista del fratello, causa di tutto quel clamore, non piacque ai nervi di Reiji, che si spezzarono come pezzi di legno: lo schiocco inquietante del suo frustino fece deglutire Laito che rapidamente prese in braccio la sua streghetta ancora confusa e si teletrasportò altrove, abbandonando il biondo al suo tristo (e cruento) destino.

- Reiji, Shuu~ Divertitevi!

Comparve all’interno della sua camera e adagiò la ragazza stordita sul letto, sedendosi accanto a lei e giocherellando con le ciocche che le erano sfuggite dalla treccia in cui aveva raccolto quei lunghi capelli d’ebano.

- Ma poi perché. Con tutti i dispetti che gli ho fatto… - mormorò Mary, appoggiando un dito sul mento e riflettendo intensamente; il vampiro ridacchiò, strofinando la guancia contro la sua nuca.

- Eeeh, Micchan~ non pensavo fossi il tipo da punzecchiare quello da cui sei attratta~! – disse, circondandola con le braccia; la fanciulla scivolò via dalla stretta, arrossendo lievemente e, arricciando le labbra, brontolò:

- Non è che sono attratta… cioè, ha degli occhi blu meravigliosi, però è troppo pigro per me.

- Micchan! – esclamò con aria contrariata il giovane – Abbiamo Subaru come Tsundere, non metterci anche tu! Mi piaci coraggiosa e diretta, fufu~ - dichiarò, accarezzandole il mento con le dita e rivolgendole un’occhiata sensuale. Mary, che nel frattempo aveva inarcato un sopracciglio annoiato, era sicura di aver sentito una ben nota voce maschile urlargli di andare a quel paese, ma probabilmente fu tutto frutto della sua immaginazione; non credeva che l’albino potesse avere un udito così fine da sentirli fin dalla sua stanza, dalla parte opposta della dimora rispetto a loro.

- A proposito, questa camicetta è da urlo – sghignazzò Laito con le guance rosate dall’emozione, poggiando un polpastrello sulla clavicola della ragazza e osservandole il pigiama; la strega si rese conto di non essersi ancora cambiata e gli afferrò il polso per allontanarlo da sé, intimandogli con uno sguardo sinistro di smettere di fissarla. Laito sorrise furbescamente e le balzò addosso con movimento felino.

 

 

- Oy, Laito, sei la seconda persona che vedo con una sberla ancora impressa in faccia - sogghignò Ayato e Kanato annuì d'accordo, entrambi con un ghigno sardonico rivolto al gemello maggiore. Questo ridacchiò, spiegando che alcune streghe fossero piuttosto manesche anche al solo far loro il solletico (la diretta interessata soffocò una risata, ricordando le sue dita che le pizzicavano scherzosamente i fianchi); poi, perplesso, chiese chi fosse il primo che avevano visto con una manata rossa sulla guancia.

Il fratello minore stava per rispondere quando improvvisamente Subaru gli grugnì che di essere quel giorno in pessima forma; di nuovo Mary soffocò uno sbuffo a quella evidente reazione escogitata per evitare di venir smascherato.

- Vai all’inferno, Subaru! Che c’è, ti vergogni ad ammettere che una donna ti abbia messo le mani addosso?! – ribatté con sorriso provocante “l’Ore-sama dei miei stivali”, come lo definiva l’albino; quest’ultimo sbottò aggressivamente:

- HA?! Se vuoi morire dillo senza tanti giri di parole, ti ammazzo volentieri.

- Come se ne fossi capace, gaki1!

- Ga-gaki?! BASTARDO!

- SILENZIO! – tuonò la voce di Reiji all’interno della limousine che li stava portando a scuola; si sistemò gli occhiali mentre tentava di sopprimere un attacco di nervi, e li fulminò con gli occhi.

- Le vostre zuffe rimandatele a un altro momento e in un altro luogo, per cortesia! – asserì severamente, prima di tirare un sospiro esasperato; si rivolse a Mary tendendole due buste di carta.

- Non ho avuto il tempo di consegnarti queste lettere stamattina, a causa di quell’imprevisto – sottolineò scoccando un’occhiata di fuoco a Shuu che dormiva con un’espressione seccata in volto –  Quella nera è del signor Ari, che ha scritto anche a me.

La strega le afferrò sotto gli occhi curiosi degli altri fratelli, mentre Laito si sporgeva dalla sua spalla per spiarne il contenuto; scartò quella dell’ex-insegnante, contenente un pezzo rettangolare di carta con su scritta una sequenza di numeri e lettere che solo lei poteva decifrare. Schioccò la lingua, annoiata, e accartocciò il foglietto nella mano, prima di passare all’altra busta, verde e con una faccina sorridente sul retro: riconobbe subito chi fosse il mittente e sorrise ironica.

- Theo… - mormorò malinconicamente, aprendola.

 

 

CHO-HIMEEEEE!!! XD Che bello sapere che sei ancora viva! >ω<

Dove sei stata?! Ti rendi conto che la nostra vita senza di te è uno scempio? D: Insomma, nessuno, a parte Anna-chan, sa tenere testa a Morten-senpai! Sapessi poi quanto il suo umore è degenerato, spesso sfoga la sua irritazione su di me! ÇoÇ E la tua moto sente tanto la tua mancanza, sigh :°c. Non parliamo di Claire che è un tormento… non le ho detto nulla di te, altrimenti sarebbe già lì a spupazzarti.

Solo io e Markucchi sappiamo di te e del problema che hai lì con i vampiri (fooorte, vampiri :D Sai che abbia una famiglia di vampiri da qualche mese??? Ho conosciuta la figlia, Martha, è davvero carina e simpatica, anche se è spaventosa quando ride nel vedere film horror… ÒvO?). Ti farò sapere notizie ogni tre giorni, quindi preparati ad accogliere il mio piccione in camera… preparati indosso un’armatura, sai che ha l’abitudine di planare con il becco pericolosamente proteso in avanti.

Per ora, in quella zona, non ci sono state notifiche di demoni scomparsi e, anzi, non hanno subìto attacchi recentemente. Per quanto riguarda i cacciatori in circolazione… ce ne sono nei dintorni, ma non sono stati avvistati nella vostra città; ti chiedo lo stesso di fare attenzione, dato che…

 

 

Mary sbatté una mano contro gli occhi di Laito in tempo per impedirgli di andare avanti con la lettura e proseguì mentre lui mugugnava capricciosamente. Appallottolò anche quella lettera e la infilò in tasca, voltandosi verso Reiji che la fissava in attesa di aggiornamenti e Mary espose tutto quello che le era stato scritto in merito.

- Probabilmente sta avendo difficoltà a catturare qualche demone – constatò il ragazzo, riferendosi al cacciatore assunto dallo zio – Immagino siano molto forti? – chiese, interessato all’argomento, mentre Ayato esclamava che sicuramente migliori di lui non erano.

La madre dei trigemini era figlia di un demone e di una vampira, ma aveva ereditato dalla parte materna la razza, perciò non aveva mai realmente potuto osservare da vicino come fossero dei demoni, se non rifacendosi a quello che riportavano i libri; e per fortuna, figurarsi cosa avrebbe potuto fare se Cordelia fosse nata come demone…

La strega ammutolì pensierosa per poi annuire, spiegando che possedevano diverse abilità, in particolare legate alla manipolazione del proprio corpo; Subaru batté le palpebre e la scrutò intensamente, riflettendo su quanto aveva detto, tuttavia non ebbe il tempo di manifestare i propri dubbi in quanto era appena giunti ai cancelli del liceo.

 

 

Mentre Mary seguiva Reiji verso la loro classe, percepì una presenza familiare dietro di sé e s’irrigidì, sudando freddo; una mano si posò sulla sua spalla, l’altra le toccò un fianco e due labbra le sfiorarono l’orecchio, aperte in un ghigno. Il profumo di pulito le intorpidì piacevolmente le narici, mentre una voce pacata, profonda e ironica le bisbigliava:

- Ti aspetto in aula musica all’intervallo.

Mary si voltò di scatto, sfiorandosi il collo dove era sicura che qualcosa di umido le avesse toccato la pelle, facendola arrossire dall’imbarazzo; il vampiro era già sparito e lei pensò solamente: Sono spacciata, sigh.

 

 

 

 

 

 

 Note sui termini giapponesi:

1Gaki: le traduzioni inglese usano "brat", quindi "moccioso", "marmocchio" :>

 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Chapter 27 ***


Chapter 27

 

Mary bussò alla porta dell’aula di musica, tesa come quando a quindici anni aveva per la prima volta provato a guidare quella fantastica moto costruita da Theo; la differenza era che quella era stata una tensione euforica, questa angosciante. Non udì alcun minimo movimento o mormorio e, ricordando di chi si trattava, sbatté una mano contro la fronte: certo che Shuu non le avrebbe risposto, pigro com’era! Era già tanto che l’avesse avvisata di incontrarlo…

Alcuni studenti si fermarono ad avvisarla che probabilmente la stanza era occupata dal suo asociale proprietario, Shuu Sakamaki, e le consigliarono di rinunciare ad entrarci; la strega inarcò un sopracciglio, chiedendosi da quando i vampiri possedevano illegalmente le stanze di un edificio scolastico, e con gran sorpresa di quei liceali che l’avevano avvertita aprì la porta, sparendo all’interno.

Si guardò intorno, arricciando le labbra, e cercò una chioma bionda che non trovò alla prima occhiata; camminò in mezzo ai banchi e si alzò sulla punta dei piedi per verificare se si trovasse dietro alcuni di essi; le parve di scorgere un corpo disteso lungo una delle panche, con la testa appoggiata sopra le braccia, i cui gomiti sporgevano nel vuoto. Si avviò in quella direzione e si sedette sul banco davanti, sporgendosi con il busto: Shuu stava dormendo, in apparenza, con uno spartito abbandonato sul petto e gli auricolari attaccati con la super colla alle orecchie; stava ascoltando una melodia familiare, forse una delle Stagioni di Vivaldi?

Osservò il viso del giovane, mentre le gote assumevano una lieve sfumatura rosata nel prendere nota che avesse dei lineamenti molto morbidi e fini, perfetti da ritrarre. Ah no, sebbene avesse buon occhio, fantasia e talento, i ritratti delle persone non le riuscivano affatto; corrucciò le labbra, incupendosi: le sarebbe piaciuto provare a disegnarlo, ma probabilmente ne sarebbe risultata un’esilarante caricatura che, se vista dal diretto interessato, le sarebbe costata la morte di certo.

Un rumore secco la distrasse dai quei pensieri, facendola voltare dalla parte opposta, e la ragazza si rese conto che la cassa del pianoforte fosse chiusa.

Ma non era su il coperchio?, pensò, inclinando la testa curiosa; improvvisamente si sentì tirare per i polsi e venne strattonata all’indietro. Un braccio la posizionò in linea con la panca e Mary arrossì violentemente: era in braccio a Shuu, con il bacino tra le cosce di lui divaricate, la mano destra che le stringeva il braccio destro, mentre spostava pigramente l’altra dalle ginocchia di lei al collo di lui, massaggiandolo con un sospiro seccato. Si scompigliò i capelli che gli ricadevano sulla fronte e dopo aver sbadigliato aprì gli occhi, puntandoli su di lei, annoiato.

Sei tu che mi hai invitato, protestò mentalmente la strega a quell’espressione.

- A te piace infastidire la gente, eh? – le chiese, soffiandole sulla guancia; sghignazzò e lei perse due battiti – Ora tocca me…

Mary avrebbe potuto giurare che quella voce roca le avesse perforato la colonna vertebrale con un brivido di paura mista ad emozione, se non avesse dato più retta alla coscienza che le urlava: RUN, RUN FOR YOUR LIFE! QUESTO TI DIVORA VIVA, ALTRO CHE KANATO!

Shuu avvicinò le labbra al suo collo, sfiorando la porzione subito sotto il lobo dell’orecchio e morse con foga; Mary sbarrò gli occhi e divenne un pezzo di ghiaccio, con un’espressione sconcertata in volto.

E il premio Oscar Miglior Canini Di Sempre va a Shuu Sakamaki! (Applausi)

Appuntiti (che se li facesse affilare da un arrotino?) e affamati di carne, i denti del vampiro affondarono nella pelle come il Titanic nell’oceano; la ragazza si aggrappò con la mano sinistra alla sua camicia, dimenando un po’ il braccio dalla presa ferrea del ragazzo, e digrignò i denti, soffocando i gemiti di dolore e uno di sorpresa quando percepì l’arto sinistro di lui attorcigliarsi intorno alla sua vita, aumentando la stretta.

Lo udì chiaramente emettere versi di apprezzamento e voracità, mentre la posizionava in modo da ritrovarsi petto contro petto e mettersi più comodo per spostare le zanne sulla sua clavicola; i morsi in prossimità delle ossa erano un’esperienza insoffribile e Mary si appoggiò su di lui istintivamente, stringendogli un lembo del cardigan beige.

Lo sentì sogghignare sulla sua pelle:

- He!, vuoi più attenzioni, eh birichina? Laito sta avendo una brutta influenza su di te…

- È-È solo un riflesso, bradipo – ribatté lei, trattenendosi dal mollargli una capocciata in testa, indignata dalle sue parole; sussultò nel sentire la sua mano sfilarle lentamente la giacca; si fermò seccato.

- Toglila tu, non ho voglia... e smettila di chiamarmi in quel modo, donna, sei irritante – le mormorò con voce fredda, alzando gli occhi verso il suo viso, rosso per l’imbarazzo. La ragazza lo guardò torva e rifiutò; Shuu aggrottò le sopracciglia e intensificò la presa, facendole un po’ male.

- Non era una domanda, era un ordine. E non giocare i tuoi soliti scherzi… non miglioreresti la situazione… - mormorò sul suo mento, passandoci la lingua e ritornando a succhiarle con avidità l’agognato liquido scarlatto dal collo; Mary inclinò la testa all’indietro, osservando il soffitto e perdendosi nel suo candore per distrarsi: era uno di quei momenti in cui si chiedeva perché mai avesse accettato di diventare una riserva di sangue per nutrire i fratelli Sakamaki.

Ehi, quelle macchi di muff-, interruppe il pensiero nel momento in cui s’irrigidì, e non perché Shuu, dopo averle lentamente sfilato la giacca dell’uniforme, stava traslocando i canini un po’ troppo più in basso del necessario: le aveva palpato il fondoschiena. Le sue guance diventarono di lava e l’ennesimo tic nervoso s’impossessò dei suoi occhi, accentuandosi quando il vampiro ridacchiò, con voce suadente e beffarda:

- Che noiosa, ahahaha… reagisci un po’ di più… dilettami – abbassò la voce di un’ottava all’ultima parola, facendole fumare le orecchie dalla vergogna e torturandole il povero cuoricino.

Mary si allontanò di scatto, senza far caso al lembo di pelle che inevitabilmente si lacerò essendovi ancora infissi i canini di Shuu; il vampiro, sorpreso dal gesto, osservò quella brutta ferita da cui colava quel sangue aromatico che gli dava alla testa e che cominciava nel frattempo a rimarginarsi rapidamente: nonostante non fosse qualcosa che lo appassionasse, rimase affascinato da quel potere rigenerante così efficace, così preciso nel ricostruire il tessuto leso.

Si fece pensieroso, ignorando la strega che balbettava di non toccarla al di là dei limiti concessi, provando talmente imbarazzo nel formulare una frase simile da non riuscire a parlare; dopo qualche decina di secondi Shuu, che fissava la cute ormai cicatrizzata, le pose una domanda, interrompendola.

- Non senti dolore?

Mary aprì la bocca, per poi richiuderla subito; aggrottò le sopracciglia in un’espressione cupa e borbottò:

- Certo che fa male! Il dolore sparisce solo dopo che il danno è stato completamente riparato.

- Ti rigenereresti… se dovessi ritrovarti tra le fiamme? – fu la successiva domanda da parte del vampiro, che alzò poi lo sguardo verso di lei nel non udire alcuna risposta: lo stava fissando con occhi tristi e scoraggiati.

- Il fuoco mi ucciderebbe, se non fuggissi in tempo. Sono una strega, dimentichi? – confessò amaramente. Shuu spalancò brevemente gli occhi, prima di ritornare impassibile e affondare il volto nel suo petto, facendola arrossire di nuovo.

- Sh-Shuu-san…

Il vampiro si era addormentato; Mary lo guardò intensamente, rammentando quell’ombra terrorizzata e mesta che aveva scorto nell’oceano dei suoi occhi nel pronunciare la parola “fiamme”. Abbracciò il giovane, chiudendo gli occhi.

Shuu-san, che ti è successo?

Il biondo non rifiutò quel gesto, ma nel profondo si ammonì che non doveva assolutamente avere più a che fare con quella ragazza se non per nutrirsene; non doveva affezionarsi: anche lei avrebbe potuto scomparire da un momento all’altro…

 

 

Mary si osservò il petto allo specchio del bagno, senza parole e indignata: quel bradipo pervertito bastardo le aveva lasciato segni rossastri ovunque, tra le cicatrici bianche dei suoi canini. Quel che poi la irritava maggiormente, era stato il suo atteggiamento una volta usciti dall’aula musica: come se nulla fosse successo, l’aveva ignorata e trattata freddamente, senza neppure ricambiarle il saluto!

Ci sono già Subarucchi e Kanato ad avere gli sbalzi d’umore, non metterci anche tu!, pensò, sbottonandosi la camicia in fretta e furia e cominciando a svestirsi degli altri indumenti per rilassarsi sotto una bella doccia calda.

Sentì bussare alla porta; non appena sentì la voce di Laito, la strega si riallacciò rapidamente i jeans e afferrò la camicetta per coprirsi il torace.

- Micchan~ Posso unirmi a-

- NO! – fu la chiara, secca risposta. Stranamente non udì più nulla provenire dall’esterno, quindi scrollò le spalle e finì di spogliarsi tranquillamente.

Lasciò che l’acqua la sciacquasse da capo a piedi dopo aver fatto lo shampoo ed essersi insaponata per bene e restò per diversi minuti sotto il getto per scacciare allo stesso modo tutti i pensieri negativi che prepotenti cercavano di conquistare la sua mente.

Improvvisamente un rumore la fece sobbalzare e si girò lentamente: Laito stava giocherellando gaiamente con la sua spazzola da capelli; sgranò gli occhi di nuovo in preda ad un tic e il suo viso conobbe tutte le sfumature dei colori esistenti al mondo, mentre il vampiro voltava lo sguardo nella sua direzione (ringraziò Dio che la porta della doccia facesse vedere l’esterno ma non l’interno) con un sorriso malizioso e… consapevole che lei lo avesse colto in flagrante?!

- Micchan~ Non aver paura – le sussurrò nell’orecchio con voce suadente e profonda, comparendo inaspettatamente dietro di lei e abbracciandola, dopo averla coperta con la propria camicia (Laito galante? No, pervertito e basta…).

Svengo, pensò Mary più rossa di una fragola cotta dal sole, Anzi no, lo picchio, altrimenti addio innocenza fanciullina.

E fu così che Laito la aspettò gongolando e accarezzandosi l’ennesima guancia schiaffeggiata, seduto a gambe incrociante con il naso attaccato alla porta e quindi lontano da Mary, che si stava vestendo irritata. La strega si chiese se il suo amico non stesse sviluppando tendenze masochiste e nel frattempo lo avvisò di aver finito e procedette a pettinarsi i capelli, osservata dagli occhi curiosi di lui.

- Micchan, non ti danno fastidio così lunghi? – nonostante si trattasse di Mary, in verità Laito aveva in mente un’altra persona con i capelli molto più lunghi… e viola…

Mary diede un’occhiata alla propria chioma, che le copriva in lungo tutta la schiena, e scosse la testa, negando; ammutolì, pensierosa, mentre un ricordo piacevole ma malinconico si faceva strada nella sua testa

 

 

Era stato il quinto giorno da quando Mary aveva accettato di diventare la sua ragazza; avevano deciso di girare per i negozi della città, fermandosi davanti alla bottega della parrucchiera e osservando alcune foto esposte delle acconciature e delle tinte più in voga di allora.

- Mh, mia madre, nella sua ultima lettera, mi ha scritto che quando torna per la sua visita mensile vuole trovarmi con i capelli tagliati più corti – aveva brontolato Ryan, affondando il naso nella sciarpa, imbronciato.

- Staresti bene con alcune ciocche di diverse sfumature di viola – aveva suggerito al contrario lei, così, senza che nemmeno una delle foto esposte potesse ispirarla: i colori che andavano di moda erano solo il verde, il rosso e il biondo canarino.

Ryan aveva sgranato gli occhi e si era voltato verso di lei, fissandola intensamente fino a farla arrossire e guardare altrove. Aveva riso di gusto, circondandole le spalle con un braccio e baciandole affettuosamente i capelli.

- Entriamo?

Dentro, Mary si era seduta vicino a lui, osservandolo mentre un addetto gli faceva lo shampoo e cominciava a raccogliere alcune ciocche qua e là; un collega le si era avvicinato, chiedendole se potesse fare qualcosa anche per lei.

La strega era rimasta senza parole, pensierosa, sotto gli occhi curiosi del suo ragazzo: per tanti anni aveva spesso tagliato i capelli ogni qual volta le superavano le spalle; in quel momento raggiungevano le ascelle e, presasi una ciocca in mano, la stava osservando indecisa.

- Io li lascerei crescere, Mary-chan – le aveva consigliato con dolcezza Ryan, guardandola teneramente. La fanciulla aveva battuto le palpebre sorpresa, per poi arrossire timidamente e con voce flebile informare il lavoratore che non le servisse nulla.

Ryan, per tutta la durata del trattamento, aveva scambiato sguardi d’intesa con Mary, sorridendo.

 

 

Dopo esserseli fatti asciugare dal vampiro stesso che si era offerto (per approfittare di accarezzarle dispettosamente il collo e la schiena), Mary raccolse i capelli in quella complicata acconciatura sotto gli occhi confusi e increduli di Laito, il quale si chiese se non fossero sottoposti alle leggi di gravità.

Uscirono, chiacchierando di scuola e Reiji che ultimamente la rimproverava dei ritardi, e il ragazzo ridacchiò, riferendosi all’odore intensissimo di Shuu che le era rimasto addosso sebbene si fosse lavata e avesse cambiato i vestiti; le domandò se per caso non si fosse divertita con il fratello maggiore. Mary arrossì, balbettando di non dire stupidaggini.

- Eeeh, non sei attratta da lui, fufu~?

- Attratta dal bradipo? – mormorò lei, assumendo un’espressione di ribrezzo; lui le rivolse uno sguardo insistente e poco convinto – Ok, ha degli occhi ammalianti… - le diede delle gomitate sul fianco, sorridendo come un ebete – Argh, sì, lo ammetto, sono infatuata di Shuu-san!

Sbottò infine, imbarazzata; per poi spalancare gli occhi e irrigidirsi.

Il vampiro in questione, tra tutti i luoghi di quella immensa villa, aveva deciso di passare a un metro da loro proprio in quel momento e si fermò a fissarla inespressivo. Laito spostò ripetutamente lo sguardo dall’uno all’altra, pietrificata, mentre il tempo passava silenziosamente.

E Shuu si allontanò senza dire nulla, chiudendo gli occhi e ignorandoli.

- Oh, Micchan, fufu~ Mi disp… Mi-Micchan?

Mary si era accasciata al suolo, svenuta.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Chapter 28 ***


Chapter 28

 

Laito non sapeva più che pesci pigliare; Reiji si sarebbe fatto vivo da un momento all’altro e lui era ancora lì, nel tentativo di tirare su il morale alla sua Micchan! Non avrebbe mai creduto che una piccola delusione sentimentale potesse deprimerla così tanto da rifiutarsi di abbandonare le rincuoranti lenzuola, nella quale era immersa insieme a un mare di fazzoletti pieni di lacrime.

La strega inoltre, a un certo punto, aveva ricordato di aver vissuto un momento simile: ma certo!, a causa di Ryan; e “Boom!”, ciò non aveva fatto altro che peggiorare il suo umore, sotterrandolo chilometri e chilometri sotto il suolo.

Il vampiro era sdraiato accanto a lei nel letto, pancia in giù, con i gomiti affondati nel materasso e il viso imbronciato appoggiato sulle mani aperte; osservava quell’involucro irriconoscibile dalla sera prima e due leggere macchie scure gli avevano contornato gli occhi: se all’inizio era stato divertente assistere ai singulti depressi della fanciulla, dopo circa dodici ore aveva cambiato idea.

- Micchan, vieni fuori… - mugugnò annoiato.

Aveva provato di tutto: dalle sue tecniche di seduzione a racconti esilaranti che riguardavano i suoi fratelli; le aveva proposto copie e copie di settimanali d’enigmistica, confessato che urlasse come una ragazzina quando gli veniva solleticata la pianta dei piedi; le aveva scongiurato di preparargli dei macaron; si era sdraiato sopra di lei attendendo lamentele e schiaffi e raccontandole episodi sconci della sua vita nei minimi dettagli; le aveva infine rivelato che Ayato fosse terrorizzato dalle coccinelle e che Subaru avesse a sua insaputa un fan club di ragazzine che gli sbavano dietro.

Niente di tutto questo aveva funzionato.

Sospirò esasperato, mettendosi seduto a gambe incrociate e la pungolò con il dito, biascicando il suo nomignolo più volte; che cosa avrebbe detto a Reiji, nel momento in cui fosse arrivato per ammonirli di scendere immediatamente alla limousine?

- Oy, stregaccia, hentai1! – esclamò Subaru, comparendo improvvisamente – Reiji vi sta aspettando e sapete bene com’è irritata… nte… - inclinò la testa osservando basito la massa informe sul letto che doveva essere la ragazza, e spostò lo sguardo sul fratello, indicandola con un dito e assumendo un’espressione stranita; Laito scrollò le spalle e spiegò cosa fosse successo la sera precedente, ridacchiando che la sua streghetta stesse soffrendo di traumi affettivi.

L’albino mugugnò di aver inteso, imbronciato inspiegabilmente, e si sedette sul bordo del letto; esaminò bene quella materia a più strati non identificabile con sguardo torvo, chiedendosi cosa trovasse di speciale in quel prezzemolo: tra la sua innata pigrizia e il modo in cui l’aveva ignorata non sapeva nemmeno dire quale fosse peggio.

Se fosse stato lui l’oggetto di quella dichiarazione, avrebbe…

Chotto matte2. Che cazzo vado a pensare, Subaru si sentì profondamente imbarazzato e allo stesso tempo sconvolto alla sola idea che si stesse immaginando come possibile interessa amoroso della stregaccia. Che fosse…?

NO! Non può essere!, si mise le mani nei capelli, chinando il busto verso il basso, No no no! Devo restare calmo e tamarro, calmo e tamary… Oh cazzo!

E mentre la consapevolezza finalmente si lanciava come una balena sul corpo dell’albino in avanzato stato di shock, Laito lo fissava con un sopracciglio inarcato e una smorfia che diceva “Seriously? Te ne sei accorto solo ora, dopo averla già baciata due volte?”, per poi ridacchiare diabolicamente, riflettendo che il divertimento sarebbe stato assicurato.

Improvvisamente si ricordò della curiosa reazione che la ragazza aveva avuto nel leggere quella lettera inviatale dal signor Ari, la sera prima mentre si avviavano verso il liceo: le era sembrata piuttosto seccata, quasi stizzita. Provò a tirar fuori questo argomento, sicuramente non avrebbe potuto nuocere più di tanto.

- Neh, Micchan~  Cosa ti ha scritto il signor Ari?

Laito non avrebbe mai potuto azzeccarci meglio: dopo qualche minuto, finalmente la strega alzò il busto, mettendosi seduta sulle ginocchia, e lasciò scivolare le lenzuola; ritornò di nuovo sdraiata sul materasso bofonchiando lamenti, dopo essere stata abbracciata di slancio da un euforico vampiro, sotto gli occhi scocciati dell’altro.

 

 

Cho-hime, ricordati che l’amarezza e il rimorso non ti porteranno da nessuna parte, se continuerai ad ascoltare solo loro e non anche il resto del tuo cuore, che altrimenti si sbriciolerà dal dolore.

Tu sei una creatura speciale, non un fenomeno da baraccone.

Distingui bene queste due figure e avrai pace.

Dipende tutto da te.

 

 

 

 

Ari-sensei, dopo quel brutto episodio di circa un anno prima, era stata la persona più vicina a lei tra familiari, amici e conoscenti; il gemello era un caso a parte e segreto era quello che si erano detti quando si confidavano tra loro con i soli sguardi d’intesa.

L’insegnante le aveva più volte parlato, durante quei tre giorni che si era concessa per prepararsi ad abbandonare la città; l’aveva avvisata che continuare a rimuginare sul passato l’avrebbe demoralizzata troppo; le aveva raccomandato di non pensare a tutte le cose negative, dalle più leggere alle più drammatiche, altrimenti l’avrebbero distrutta; l’aveva incoraggiata a continuare sulla propria strada.

Tuttavia, l’ultimo suggerimento non era in gran parte saggio, e se n’era accorto tardi: fin da quando aveva cominciato a curiosare ovunque, Mary aveva notato che intorno a lei le cose fossero un po’ diverse rispetto agli altri, si era resa conto di veder in modo differente ciò che la circondava. Qualcosa le aveva fatto capire che forse non avrebbe dovuto esistere; o meglio, che avrebbe dovuto in futuro cercare un posto cui sentire di appartenere, dove poter vivere con il gemello senza percepire il proprio e l’altrui disagio.

Mary rifletteva intensamente, in silenzio, seduta tra Laito che appoggiava allegro la testa sulla sua spalla e Subaru che osservava l’esterno dalla piccola fessura lasciata dal finestrino abbassato. Ayato stava litigando con Kanato, quest’ultimo irritato perché il fratello gli aveva confiscato l’orsacchiotto; Reiji leggeva un libro, talvolta scoccando delle occhiatacce ai due chiassosi gemelli o uno sguardo interrogativo rivolto alla strega, ignara di lui e anche di Shuu che la fissava segretamente a occhi appena socchiusi.

Il biondo non le aveva staccato gli occhi di dosso dal momento in cui era entrata nel veicolo: gli occhi di lei erano rossi, gonfi e contornati da delle borse di stanchezza; le labbra erano pallide, come se le avesse strette per ore per soffocare dei singhiozzi, e i capelli intorno al viso non erano perfettamente pettinati, come l’acconciatura dietro pareva più disfatta del solito. L’unica cosa che rischiava di farlo sghignazzare davanti a tutti senza una valida ragione era il naso della fanciulla: rosso e lucido come lo si poteva avere solo d’inverno per il gelo. Constatare quanto l’avesse sconvolta con il suo freddo atteggiamento non lo fece sentire in colpa, anzi: lo eccitò; soppresse la tentazione di rivolgerle un ghigno soddisfatto e chiuse gli occhi per non pensarci più.

Al diavolo i suoi propositi di allontanarla: lo allettava troppo, quella strega… e in fondo aveva ancora due giorni, non avrebbero potuto nuocere, no? Erano solo due!

Povero illuso.

 

 

Ritornati da scuola, con Subaru che rincorreva ovunque Laito per avergli fotocopiato l’ennesima pessima estemporanea svolta e averla distribuita in tutto il liceo (e che ora era diventato il nuovo oggetto di venerazione da parte delle sue fan), i sei fratelli si resero conto che qualcosa in villa non quadrava; pure Mary aveva percepito una vibrazione negativa provenire da una presenza estranea che si stava aggirando in compagnia di un altro individuo, che riconobbe essere un vampiro, probabilmente Richter.

Quelle vibrazioni le sembravano molto familiari

- Micchan~ Ti conviene nasconderti in camera e restarci per un po’ – le mormorò Laito, celando il suo umore che andava degradandosi con il passare dei secondi e interrompendole i pensieri; Mary annuì, le sopracciglia aggrottate cupamente e si diresse verso la propria stanza dando un’occhiata a ciascuno di loro: la imitarono, ritirandosi nelle proprie camere, per niente desiderosi di imbattersi nello zio e il suo nuovo amico.

Una volta rinchiusasi nella propria stanza da letto, sospirò, e decise di dedicarsi tranquillamente a disegnare qualcosa o addirittura a rifinire il dipinto sul soffitto; si cambiò, indossando una camicetta a maniche corte rossa e un paio di jeans leggeri bianchi; si accostò poi allo scrittoio, cercando in una scatola le boccettine d’inchiostro colorato. Improvvisamente si raddrizzò e si voltò a scatti verso il suo letto: sdraiatoci comodamente con le mani dietro la testa, c’era Shuu.

Come si sarebbe comportata dopo tutto quello che era successo? Mary rammentò la sua dichiarazione, arrossendo violentemente, e lo sentì sghignazzare: la stava osservando con un occhio aperto, canzonatorio.

Fai beffe di me, bradipo pervertito bastardo?, pensò la strega seccata, con un nervo che le pulsava sulla fronte, mentre incrociava le braccia e riacquisiva per poco il suo aspetto imperturbabile.

- Lo so che stai pensando di unirti a me, birichina – disse Shuu, sogghignando con scherno e picchiettando con la mano le lenzuola; la fanciulla si sedette alla scrivania e sbatté la testa contro la superficie lignea, profondamente imbarazzata, guadagnandosi un’occhiata ironica e una risatina sommessa dall’altro.

Si mise a scarabocchiare, ignorandolo, fissata intensamente dal vampiro che annoiato, dopo diversi minuti, le ordinò:

- Oy, onna3, avvicinati… non sei qui per fornirci del tuo sangue, dopotutto?

Mary sospirò e si alzò malvolentieri, dirigendosi verso il letto e sedendosi sul bordo con il viso immusonito rivolto a lui; sperò vivamente che non avesse la pretesa di morderla facendola sdraiare accanto a sé sul materasso: il suo povero cuore non avrebbe retto.

Il vampiro la osservò inespressivo, spostatosi su un fianco, e si avvicinò al suo bacino sotto gli occhi cauti di lei, confusi quando le sollevò un lembo della camicetta: s’irrigidì quando il biondo affondò i denti nella tenera carne del suo fianco.

- Sh-Sh-Sh-Sh… - balbettò.

- Zitta – mugugnò lui, succhiando famelico il sangue; Mary spostò lo sguardo altrove, crucciata, incrociando le braccia per evitare di sfiorargli quei capelli di miele che le solleticavano la coscia; rabbrividì quando lo sentì abbracciarle la vita.

Di scatto il giovane le afferrò il braccio sinistro e con un rapido movimento la strattonò contro il suo petto, dopo essersi posizionato seduto sul materasso; Mary si ritrovò di nuovo tra le sue gambe, e spostò le proprie mani sui polsi di lui, il quale aveva attorcigliato le membra intorno a lei, intrappolandola nella sua presa. Le annusò i capelli inspirando profondamente, facendole perdere un bel po’ di battiti, e si fiondò sul retro del suo collo, azzannandolo con veemenza.

- He, non pensavo che ti saresti messa a piangere tutta la giornata per meti faccio questo effetto, donna? – le sussurrò nell’orecchio interrompendosi brevemente, con voce bassa e ironica. Mary batté le palpebre, imbarazzata e colta da un brivido lungo la schiena, e puntò gli occhi ovunque che non fossero quelle pigre gambe distese sul materasso o quelle forti braccia sul suo ventre… dove stava scendendo quella mano?

- Shuu-san! – lo richiamò ad alta voce, stringendo quella mano che le aveva sfiorato la coscia.

- Agh… Urusai4 Sei una seccatura, donna. Tch, non capisco come quel ragazzo ti abbia sopportato per due settimane… - borbottò per poi sghignazzare.

- Quale raga… - stava ribattendo lei, prima di registrare il resto della frase e rivolgerli un’occhiata sconcertata – Eri sveglio?!

Il vampiro le mugugnò di abbassare il volume della voce prima di confermare la sua domanda, mentre spostava le braccia intorno alle sue spalle e affondava il capo nell’incavo tra il collo e la spalla destra, strofinando la guancia contro quella pelle morbida; la strega si accigliò, per poi arrossire e infine diventare blu nel rendersi conto della frecciatina che le aveva appena lanciato crudelmente.

Shuu sogghignò e la morse, emettendo versi di voracità e ansimando; spostò un arto sul ventre di lei, stringendola ancora di più a sé; nel frattempo Mary, imbarazzata dalle reazioni del ragazzo, si chiese di quali seri problemi soffrisse per avere quegli sbalzi d’umore. Ah già; Subarucchi le aveva raccontato della sua infanzia...

Dopo qualche minuto il giovane staccò e il suo corpo si accasciò su di lei come un peso morto, il petto contro la sua schiena e la testa abbandonata sulla sua spalla destra.

- Zzz…

- Eh…? - la strega lo osservò con un tic all’occhio destro e, appurando che si fosse veramente addormentato in una simile situazione, gli rivolse un’occhiata contrariata e un nervo pulsò dolorosamente sulla tempia.

- ARGH!

Mary gli aveva rifilato una capocciata in testa.

- Oy! Che cosa…? – bofonchiò Shuu massaggiandosi la nuca e lanciandole uno sguardo gelido e dolorante.

Che cosa hai in testa? Sei di piombo?, pensò, considerando quanto fosse stata dolorosa quella botta persino per lui, un vampiro!

- All’asilo mi chiamavano Testa di Coccio – rispose Mary, a gambe e braccia incrociate, espressione impassibile con un luccichio di fierezza negli occhi.

Testa di…?

- Pffft… ahahaha – cominciò a sghignazzare il biondo, abbassando il capo e poggiando una mano sulla fronte, per continuare a ridere non troppo rumorosamente. La strega inclinò la testa di lato, fissandolo perplessa, e arrossì a quella risata limpida: che aveva detto di così divertente?

Il giovane smise di ridere e respirò profondamente, prima di lasciarsi cadere indietro sul materasso, riassopendosi.

Quello è il mio letto, stronzetto… Toh, ho fatto la rima, pensò distrattamente la ragazza, sospirando esasperata e in procinto di ritornare a disegnare: prima che potesse solo rialzarsi e mettersi in piedi, venne di nuovo tirata per un braccio e si ritrovò distesa vicino a Shuu, abbracciato a lei come se fosse stata un cuscino, e sentì sui capelli il suo respiro regolare e umido.

Altra giornata insonne in arrivo, se va in coma…

Mary sospirò ancora una volta esasperata e con un mano diede qualche pacca gentile (?) quella di lui che era appoggiata sul suo addome (era una sua impressione o stava tutti “privilegiando” il suo ventre morbido?); Shuu aprì gli occhi per poi richiuderli subito e la strinse ancora di più, facendola sussultare con un lieve squittio.

 

 

 Note sui termini giapponesi:

 


1Hentai: pervertito; letteralmente mi sembra che significhi "diverso" o "anormale", qualcosa di simile, ma potrei sbagliarmi
2Chotto matte: "aspetta un attimo"; letterlamente, "matte" dovrebbe essere "aspetta", "chotto" un po', ma idem come sopra
3Onna: donna!
4Urusai: fai silenzio

 

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Chapter 29 ***


Chapter 29

 

Mary aveva finito in sole due settimane quella scorta di libri che aveva comprato per non rinunciare al piacere della lettura; la cosa le era dispiaciuta così tanto che non aveva esitato a chiedere a Reiji che tipo di libri avessero nella biblioteca della villa, rinunciando però a schiaffeggiargli la faccia quando egli le aveva risposto:

- Dacci un’occhiata, no? – sembrava di pessimo umore e non era da biasimare: il suo accidentale incontro con lo zio avvenuto dopo scuola e l’odore rivoltante del fratello emanato dalla strega certamente non gli andavano a genio.

Suscettibile, commentò acidamente nella sua testa la fanciulla, mentre si dirigeva a passo veloce verso la stanza interessata; appena vi entrò il dolce profumo della carta le accarezzò le narici e i suoi occhi brillarono come tante stelle in un due sfere di cristallo, abbracciando  tutti quei volumi esposti sugli scaffali. Il sereno sorriso che si era dipinto sulle sue labbra scomparve nel giro di pochi secondi, sostituito da una smorfia annoiata: la fragranza di abiti puliti le pizzicò il naso e senza ombra di dubbio dedusse che Shuu fosse presente; forse Subarucchi non aveva tutti i torti a definirlo come il prezzemolo…

Con cautela s’infilò tra i mobili, cercando di ignorare l'eventuale avvistamento di una chioma bionda; indietreggiò di un passo per alzare lo sguardo e focalizzare meglio i libri posti nei punti più alti, attraenti con la loro apparenza antica e polverosa (i film insegnano che sono quelli che ti cacciano nei guai ti portano delle avventure), poi d'un tratto s’immobilizzò: una fastidiosa sensazione le pervase la schiena e sentì un petto premervi contro, mentre un braccio si sollevava accanto alla sua testa per riporre un libro in uno spazio vuoto. Invece di riferirgli che aveva sviluppato un senso di fastidio nei confronti delle persone dietro di sé, Mary aguzzò la vista sul titolo di quel volume.

- Silvae Carmina? “Canti del bosco”? – disse, confusa; Shuu le scoccò un’occhiata curiosa, chinando la testa in modo da allineare gli sguardi.

- Sai il latino? – chiese, trattenendo uno sbadiglio.

- Ho voluto studiarlo, sì… Pensavo ti interessasse solo la musica classica, Shuu-san?

- Hm – mugugnò lui, allontanandosi e afferrando un libro da uno scaffale – Sono canti che venivano accompagnati dalla musica di satiri e ninfe... Quel libro – finalmente sbadigliò, sedendosi a un tavolo nelle vicinanze, raggiunto dalla ragazza – è stato scritto da una donna, includendo gli spartiti musicali che fanno da sfondo a quelle liriche. Si tratta di un libro unico nel suo genere…

- Infatti è stato scritto da una strega. La maggior parte di questo tipo di libri viene o custodito gelosamente dai loro autori e dalle rispettive famiglie per generazioni, oppure donato a persone di fiducia.

- He, se vuoi pesare a quell’uomo come a una persona di fiducia – sogghignò ironico, riferendosi al padre; batté le palpebre e alzò gli occhi sul volto di lei, seduta davanti con un libro dalla copertina logora e illeggibile.

- È stato scritto da una strega? – ripeté interrogativo, alquanto stupito; l’altra annuì con un cenno del capo, facendo scorrere lo sguardo sull’indice e sfogliando le pagine ingiallite frettolosamente per trovare quella che l'attirava. Gli parve di scorgere alcuni disegni grotteschi e delle note scritte a mano, sbiadite con il tempo, ma non ci badò molto e ritornò sul suo volume.

Lessero in silenzio, senza recarsi fastidio l’un l’altra; ciò nonostante, lei cercava di tenere a bada il rossore che voleva invaderle traditore le gote e lui si tratteneva dal saltarle addosso, eccitato dall’odore del suo sangue misto al profumo della carta. Shuu osservava i suoi occhi, color cioccolata fondente e immersi nella lettura, e i suoi capelli, color ebano e raccolti nel modo più bizzarro che avesse mai visto; le fissò il petto alzarsi e abbassarsi in base al suo respiro e le dita giocherellare con alcune ciocche di capelli più corti, talvolta sfiorandosi il collo quando aggrottava le sopracciglia, probabilmente nel leggere qualcosa che la rendeva perplessa. E quando il suo sguardo si soffermò sulle labbra rosee, non poté fare a meno di sghignazzare al ricordo dei baci di lei ricevuti involontariamente ma ben goduti da Subaru.

Eppure qualcosa nel profondo gli pungeva l’anima, gliela corrodeva insopportabilmente…

La strega lo scrutò inarcando un sopracciglio, resasi conto dei suoi occhi puntati su di lei, e scrollò le spalle.

Udirono la porta aprirsi e dei passi avvicinarsi a loro; Shuu sembrò assumere un’espressione seccata e alzò il volume del suo lettore musicale, facendo trapelare una lieve musica dagli auricolari. Da sopra uno scaffale spuntò la chioma corvina del fratello, il quale accostatosi al tavolo scoccò un’occhiata di disprezzo nei confronti del biondo, per poi rivolgersi alla strega che lo esaminava attentamente: le pareva più cupo di prima.

- Mary-san – doveva trattarsi di una questione molto importante per chiamarla con il suo nome… - Nostro zio avrebbe piacere a conoscerti di persona; lo troverai nel soggiorno più vicino alla cucina, per cortesia non farlo aspett-

- Dì a quell’uomo che la ragazza è impegnata con me – lo interruppe improvvisamente Shuu, atono, sfogliando il libro davanti a sé svogliatamente; Reiji assottigliò  gli occhi ostili e fece per aprir bocca, la richiuse e tirò un sospiro seccato, schiarendosi la voce.

- Molto bene – digrignò i denti e si apprestò ad uscire dalla biblioteca, nervoso, abbandonando l’altro vampiro con la strega, la quale era rimasta alzata ad occhi sbarrati e mani appoggiate sul tavolo da quando l’aveva informata di quella sgradevole richiesta, pronta a prendere una qualsiasi scusa per evitare l’incontro con Richter.

Spostò gli occhi sul giovane di fronte, sorpresa dalle sue parole.

- Grazie… - mormorò e lui sbuffò, ignorandola; Mary incurvò un angolo della bocca in un sorrisetto divertito e allo stesso tempo, e si allontanò per riporre il libro da dove l’aveva sfilato: improvvisamente si era sentita in vena di leggere qualcosa di diverso.

Fece scorrere le dita sui titoli, finché non urtò la testa contro il torace di Shuu, su cui alzò lo sguardo confusa: il vampiro la fissò impassibile per qualche secondo e infine sogghignò, mentre un luccichio nelle sue iridi raggelava sul posto la fanciulla.

- Ho detto che sei impegnata con me – quella voce penetrante e suadente le perforò i timpani e rabbrividì, prima di essere premuta contro gli scaffali, lasciandosi scappare un sussulto di sorpresa; il vampiro passò famelico le proprie labbra lungo il suo collo, per poi morderla sul davanti, stringendo con le mani quei morbidi fianchi femminei.

La strega, con il capo rivolto verso il soffitto, chiuse gli occhi accecata dalla luce della lampadina, arrossendo e irrigidendosi a quel tocco così… passionale?

Shuu si spostò sul suo orecchio, bisbigliandole con un sorriso beffardo:

- Forse avresti preferito incontrare Richter? Eh? Rispondi – abbassò la voce di un ottava, sghignazzando e sfiorandole il lobo con la punta del naso; le guance scarlatte della fanciulla si accentuarono ancora di più, e scostò gli occhi altrove, profondamente imbarazzata da quella domanda-trabocchetto: non aveva torto, preferiva davvero esser lì con lui piuttosto che con lo zio dei fratelli Sakamaki!  Il vampiro la esortò ancora una volta a parlare, soffiandole sul viso e accarezzandole la schiena dove aveva fatto scivolare la mano destra.

- Vostro zio non promette bene… - disse finalmente Mary, gli occhi rivolti a terra, la voce flebile e tremante di vergogna, ma sincera; la risata breve e roca di Shuu si manifestò dopo tre secondi, in quanto il biondo non si aspettava di certo un pregiudizio così severo e azzeccato nei confronti di Richter.

- Pffft… non mi stancherei mai di te… - sussurrò, prima di abbracciarle la vita e azzannarle la spalla, scoperta dalla manica della camicia lievemente sbottonata in un momento precedente; bevve avidamente, come se avesse avuto al gola secca per giorni.

La strega appoggiò la fronte sulla spalla di lui e sospirò, parecchio stanca: riteneva il biondo esserne la causa, in quanto stava mettendo a dura prova la resistenza del suo povero cuoricino palpitante di emozione e timidezza; il vampiro, come se le avesse letto nel pensiero, le mordicchiò il lobo dell’orecchio, ridacchiando alla sua reazione indignata ed evitando per un pelo un’altra capocciata, e la osservò intensamente, esaltato da quel viso imbarazzato e da quelle labbra tremanti.

 

 

Mary sbuffò scocciata, ancora fremente per l’intenso trattamento che Shuu le aveva riservato; era sempre più delicato di quello brusco di Subaru quando si era arrabbiato inspiegabilmente (o così credeva lei, ingenua), ma sensuale quanto quello di Laito.

Diede un mestolata in testa ad Ayato che continuava a ordinarle di preparargli dei takoyaki (si sarebbe anche arrangiato se non fosse stato per il divieto di Reiji di usare la cucina), ribattendo che doveva preparare la cena; il vampiro stava per sbottare che avrebbe appunto potuto cucinare il suo piatto preferito per tutti (pur di mangiarli li avrebbe anche condivisi?!), ma la strega gli sventolò sotto il naso il menù raccomandato dal secondogenito, con tanto di minaccia se il tutto non fosse stato eseguito adeguatamente in sua assenza, impegnato con lo zio e l'amico di questo, con sua immensa gioia.

Ayato imprecò contro quell'occhialuto del fratello e finalmente lasciò imbronciato la cucina, infilando le mani in tasca; la strega sollevò gli occhi al cielo sollevata e si accinse a pelare le verdure e a tagliare la carne per lo spezzatino. Riempì poi una pentola d'acqua da far bollire, per cuocere il riso, e ritornò alle carote, lavandole scrupolosamente e dando un'occhiata al fuoco: non l'aveva acceso.

Fece una smorfia seccata e si diede dell'idiota, finendo di sciacquare le ultime carote e asciugandosi la mani; prima che potesse muoversi di un solo passo in direzione dei fornelli, il suo naso percepì di nuovo quel profumo di pulito che la inebriava ogni volta. Arrossì, dando un'occhiata all'entrata della cucina, dove stava barcollando un vampiro sbadigliante e fresco di doccia appena fatta, con i capelli di miele ancora un po' umidi. Si scompigliò la chioma mentre s'avvicinava a lei, con uno sguardo stanco e l'aria di uno che stava facendo troppa fatica a camminare un percorso di neanche cinque metri.

Mary inarcò un sopracciglio.

- Shuu-san? Hai bisogno di qualcosa?

- Quel grembiule è molto invitante - sghignazzò lui, ammiccando all'indumento merlettato che gli arrivò in faccia in meno di un secondo, impedendogli di vedere il volto irritato e il nervo pulsante sulla tempia della ragazza. Ella si diresse ai fornelli, seguita nel frattempo dal giovane, il quale borbottava che alcune volte non fosse per niente carina per essere una femmina.

- Non sei costretto a stare in mia compagnia, se ti dispiace così tanto - tagliò corto lei, acida, accendendo la fiamma. Una mano scostò subito la sua spegnendo il fuoco.

- Che cosa... Shuu-san?! - lo richiamò, voltandosi a guardarlo sia confusa che contrariata, per poi sgranare gli occhi di sorpresa: il giovane era impallidito notevolmente e sembrava molto a disagio; riconobbe in quei occhi blu l'ombra di terrore già scorta due giorni prima, nell'aula musica.

- Shuu-san, hai forse paura... - cominciò a domandare con voce lieve; il vampiro sobbalzò, la guardò sconcertato e prima che potesse finire di pronunciare la parola "fuoco" le afferrò  il viso tra le mani, tirandolo verso il proprio e chiudendole la bocca con le labbra.

Sussultando, Mary spalancò ancor di più gli occhi e si aggrappò alle sue braccia, dimenandosi dalla sua presa senza successo; serrò le palpebre e arrossì violentemente nel percepire i mugugni di piacere da parte di Shuu che continuò a strofinare le labbra contro le sue per ben venti secondi; si staccò a un centimetro di distanza e aprì gli occhi, fissandola intensamente. Sogghignò.

- Il cibo degli umani è spesso disgustoso... ma la tua bocca è deliziosa... non ne avrei mai abbastanza... - le sussurrò con tono provocante; la baciò una, due, tre e più volte ancora, circondandole la vita con le braccia.

É solo per distrarla, si disse, mentre si allontanava di poco e osservava quel viso imbarazzato e agitato supplicarlo di smetterla; probabilmente il cuoricino della strega stava facendo le valigie per fuggire al più presto e abbandonarla nelle grinfie del ragazzo. La baciò una settima volta, dopo averle accarezzato il labbro inferiore con il pollice.

Solo per distrarla..., ripeté nella sua testa prima di spingerla contro il bordo del piano da cucina, appoggiandovi le mani per non lasciarsela sfuggire.

Per distrarla..., pensò ancora, approfondendo l'undicesimo bacio e sentendosi alquanto stordito, come febbricitante, mentre accarezzava la schiena alla fanciulla e udiva i suoi timidi gemiti contro la bocca.

 

 

- Micchan~ Perché non sei venuta a mangiare con nooo...ooi? Uh? Cos'è quella macchia intorno alla bocca? Ti sei scottata...?

- Taci.

- Eeeh~ Perché sei così rossa? Uhm... AH! Ho capito! Irritazione da troppi baci, fufu~, Shuu si è dato da fare, neh~...

- AAAAAH, TACI!

- Pffft, ahahahaha, Micchan~, sei così rossa ahahahaHA! NO, no, Micchan, metti giù l'armadio, mettil-... AH! MICCHAN!

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Capitolo 30 ***


Chapter 30

 

- … E quindi, fufu~, Ayato-kun e io eravamo soliti acchiappare dei pipistrelli per Kanato-kun quando li lasciava scappare, ma quelli erano altri tempi, sai, fufu~, eravamo piccoli…

- Laito-kun, spostati subito.

Il vampiro non ebbe il tempo di scoccare un’occhiata interrogativa alla sua streghetta che questa, seduta davanti allo scrittoio, lo aveva velocemente strattonato, facendolo finire in braccio a lei; e grazie ad ella egli evitò una cruenta e assurda fine.

Un corpo ignoto irruppe nella stanza, spaccando i vetri della porta vetrata della balconata, e sfrecciò diretto contro il muro, dove si fissò traballando violentemente come una freccetta; effettivamente ci assomigliava molto… certamente, era un piccione…!

- Etto… Micchan, sore wa… nani1? – chiese Laito, a dir poco confuso, indicando con il dito quel volatile che dimenandosi si lanciò a terra per poi svolazzare verso di loro; se non fosse stato per Mary, probabilmente il giovane si sarebbe ritrovato con parti del corpo nascoste dolorosamente perforate.

- È il piccione del mio amico Theo – rispose lei con un tono tra il sarcastico e l’annoiato - Non avevi letto una parte della sua lettera? – sospirò, massaggiandosi il collo punteggiato dai suoi morsi; l’altro inclinò la testa, mormorando che pensava fosse una battuta sarcastica. Mary inarcò un sopracciglio:

- Nah, ogni cosa che dice Theo è vera o si avvererà. Ha già predetto che il mondo finirà immerso in un mare di gelatina alla frutta… - commentò ironica, sebbene Laito non avrebbe mai saputo dire se fosse stata seria o meno in quel momento; entrambi si guardarono negli occhi, rendendosi conto di essere ancora lui sulle cosce di lei, prima di venir buttato per terra con un’occhiata indispettita.

Il piccione saltellò sulla scrivania attirando le loro attenzioni: era spelacchiato, con un grosso gozzo in corrispondenza della gola e aveva due grandi occhi cerchiati di giallo e verde, tra quell’ammasso informe e malaticcio di piume grigie. Il becco sembrava fosse stato affilato da un macellaio per mietere vittime in planata e oscillava il collo come se fosse in preda a un grave e perenne tic.

La strega finalmente sfilò dal collarino che il volatile indossava un pezzo di carta arrotolato e piegato, aprendolo:

- “Ti verrò a trovare a scuola”…? – lessero i due, appena Laito si fu rialzato e si fu sporto da dietro la schiena della ragazza; si scambiarono uno sguardo e reciprocamente puntarono gli occhi sulle divise: ah già, la scuola; se n’erano dimenticati, essendosi alzati presto e avendo chiacchierato per tutto il tempo…

- Laito, Mary-san! ESIGO che vi diate una mossa! – udirono Reiji tuonare dall’altra parte della porta della camera, bussandovi istericamente. I due balzarono in piedi e corsero fuori dalla stanza, mettendosi d’accordo mentre viaggiavano nella limousine di incontrarsi in cortile durante l’intervallo.

Il vampiro era emozionato e impaziente all’idea di conoscere quel famoso amico di nome Theo: avrebbe forse potuto scoprire cose interessanti riguardo il passato di lei (e non sarebbe successo); nel frattempo lasciava trascorrere le ore gironzolando nei corridoi e nei bagni femminili, svolgendo le sue normali attività nonostante gli aspri divieti di Reiji e le smorfie contrariate e imbronciate della sua Micchan, le quali lo facevano sempre urlare estasiato come una fangirl (fanboy?).

La strega seguì le lezioni come una brava e diligente studentessa modello, prendendo appunti e distraendosi solo quando voleva dare un’occhiata al cielo limpido, riflettendo se nel giro di un anno il suo amico fosse cambiato o se fosse rimasto lo stesso; al suono della campanella d’intervallo, Mary scappò rapidamente dalla classe per non incappare nelle occhiate furiose di Reiji.

A passo veloce si avviò verso l’esterno, mentre ricordava l’incontro che aveva avuto giorni prima; si domandò se per caso li avrebbe incontrati ancora, quei quattro giovani che presumeva essere vampiri…

Effettivamente andò a sbattere contro qualcuno, ma non era uno di quei quattro ragazzi, a giudicare dal profumo di pulito che le pervase le narici: Shuu, stufo dell’aula di musica dove era entrata una noiosa classe a far lezione mentre lui poltriva, si stava aggirando alla ricerca di un posto più tranquillo proprio in quel momento, esattamente in quel luogo tra tutte le zone esistenti nell'edificio scolastico.

Entrambi si scambiarono un’occhiata stordita, l’uno riprendendo l’auricolare scivolato dall’orecchio, l’altra arrossendo nel rammentare l’irritazione da troppi baci che era guarita nel corso della notte, ma di cui sentiva ancora un lieve prurito quando aveva a che fare con il bel biondo.

- Ah!... Sh-Shuu-san, sono di fr-fret-

Il vampiro si chinò a zittirla con un bacio, dopo aver grugnito un lamento annoiato dal chiasso che la ragazza stava causando per l’imbarazzo e il nervosismo, e si allontanò rapidamente, abbandonandola con un’espressione frastornata sul viso scarlatto, nel bel mezzo del corridoio.

Ella scosse la testa per ridestarsi dallo shock, strofinando indignata le labbra contro la manica della camicia, e ritornò sui propri passi, trovando Laito che l’attendeva sdraiato su una panchina, con la testa appoggiata sulle braccia incrociate e il cappello abbassato sul volto.

- Micchan, fufu~ è da ieri che hai il corpo impregnato dell’odore di Shuu… - ridacchiò, sorridendo malizioso mentre alzava la visiera con un dito per guardala con occhi divertiti.

- Taci, per piacere – bofonchiò cupamente lei, con tanto di facepalm; il ragazzo assunse un’espressione improvvisamente immusonita, sedendosi con i gomiti appoggiati sulle cosce e il capo chinato verso il basso.

- Però non è giusto che io non abbia avuto un bacio – brontolò capricciosamente, arricciando le labbra; Mary si abbassò sulle ginocchia davanti a lui in modo da poterlo scrutare torvamente negli occhi.

- Sei stato tu a spingermi addosso a Subaru-kun.

- Però non hai scuse per Shuu – ribatté lui, immusonito; un nervo pulsò irritantemente sulla fronte di lei, seccata, e mugugnò qualcosa arrossendo dall’imbarazzo; ovviamente, soprattutto davanti a Laito, non avrebbe mai ammesso che, nonostante avesse cercato di respingerlo, era giustificata perché infatuata del biondo.

Ho appena friendzonato qualcuno… mah, nulla d’importante, pensò improvvisamente, colta da un brivido di inspiegabile dispiacere, mentre dalla parte opposta della scuola un albino sudava nervosamente, sopraffatto dal bruttissimo presentimento di essere stato rifiutato senza aver avuto nemmeno il tempo di dichiararsi.

Portò due dita sulle labbra, baciandole, per poi poggiarle sulla bocca del vampiro che trasalì e sgranò gli occhi, stupito da quel gesto.

- Questo ti basta? – chiese lei, speranzosa di non aver fatto qualche idiozia e allo stesso tempo di aver risolto il problema; conoscendo i componenti di quella famiglia e i traumi che aveva vissuto, poteva aspettarsi di tutto tra sbalzi d’umore e imprevedibili istinti omicidi, pure nei casi più banali come quello che stava affrontando in quel momento.

- Micchan… - mormorò Laito, percependo di nuovo quella strana sensazione di essere privo di qualcosa, forse non solo una, di parecchio importante per la sua vita.

- CHOOO-HIMEEEEE!!!

L’urlo che chiamò la strega si udì nel raggio di due chilometri, provocando tremori alle pareti e rischiando di crepare i vetri del liceo; i capelli di Mary si erano fatti ispidi e alcune ciocche si erano raddrizzate in testa, mentre il cappello del vampiro era sobbalzato cadendo a terra; entrambi si voltarono in direzione della voce che proveniva  da dietro la staccionata della scuola, dopo essersi scambiati un’occhiata stranita: un ragazzo dimenava il braccio con euforia, correndo verso il cancello e aggrappandosi infine alle sbarre, sorridendo come un… ebete.

- Theo – sbuffò Mary con una smorfia indecifrabile, forse nostalgica e divertita; s’alzò e s’avvicinò, seguita da Laito che spostava lo sguardo curioso da lei allo sconosciuto.

Il giovane aveva un ciuffo di capelli neri lunghi fin sotto l’orecchio, spostati sulla destra a lato del viso in modo da non coprire i due smeraldi che si trovavano dietro le lenti di un paio di occhiali dalla montatura blu e sottile; presumibilmente il resto dei capelli erano molto corti, difficile da costatare in quanto indossava un basco color grigio piombo, in tinta con i pantaloni e i bottoni della giacca verde scuro che sembravano insieme una sorta di uniforme da soldato; alle mani portava dei guanti neri, in contrasto con il bianco del suo sorriso da… ebete.

- Cho-hime! – esclamò, pronunciando con tanto affetto e contentezza il soprannome che lui stesso per primo aveva dato alla cara amica. Mary si fermò a mezzo metro di distanza, incrociando le braccia e sorridendogli tra il severo e l’intenerito; inarcò un sopracciglio, rimproverandolo:

- Theo! Te l’ho detto centinaia di volte di non gridare, causerai un’esplosione prima o poi!

- Esagerata, non sono mica Markucchi, ehehe – ribatté l’altro continuando a sorridere, grattandosi con un dito la tempia – Sono troppo felice di rivederti!

- E io sono piuttosto scocciato di averti di nuovo in mezzo alle balle!

- Ari-sensei! – disse la ragazza, con tono disapprovante e un accento di sorpresa, mentre l’uomo si aggregava alla compagnia, sempre vestito di nero e con un’espressione imbronciata in volto.

Laito era dietro di lei, quasi abbracciato alla sua schiena, e poggiava le mani una sulle braccia e l’altra sul fianco di lei; osservava il trio, pensieroso, annusando i loro odori, e nella sua mente si faceva strada uno strano e confusionario dubbio: se anche i due maschi erano stregoni, perché allora la sua Micchan emanava un profumo diverso…?

- Meno male che non si è portato dietro tuo fratello o quella peste di Claire – brontolò l’insegnante – uno si sarebbe messo a parlare con te telepaticamente e, apriti cielo!, chi vi tira più fuori! L’altra avrebbe sequestrato te e anche il tuo amico vampiro per provarci con lui - concluse, rivolgendo un'occhiata all'interessato che spalancò brevemente gli occhi, per poi ridacchiare maliziosamente.

- Fufu~ davvero? Di solito sono io a prendere le iniziative... neh, Micchan~, me la farai conoscere, vero~? - le chiese con voce supplicante; Mary alzò gli occhi al cielo, come se si fosse aspettata una simile richiesta, come infatti confermò successivamente, aggiungendo con un sorriso di scherno che lui e la sua migliore amica avrebbero potuto andare molto d'accordo.

- Bando alle ciance: Theo, dille le ultime novità. Ricordati che mi hai promesso di aggiustarmi il furgoncino...

- Yes sir! - esclamò il ragazzo con una mano sulla fronte, imitando il saluto militare; si rivolse con un sorriso meno allegro e più posato all'amica - Ascolta: tre giorni fa è stato avvistato un cacciatore di demoni e streghe avventurarsi nelle vicinanze; di particolare ha una cicatrice vistosissima che gli percorre il corpo, davanti e dietro, dal collo al fianco...

Mi sembra familiare questa cosa... boh, non importa, pensò Mary facendo spallucce.

- ... Inoltre pare che abbia attaccato diversi demoni, così a caso, al fine di poterne catturare uno qualsiasi; infatti, una giovane demone è scomparsa dal nulla ieri mattina e, coincidenza, anche quel cacciatore non è stato più individuato.

Mary aggrottò le sopracciglia: questo significava che presto avrebbero dovuto fare i conti con Richter, forse quella notte stessa; Theo batté le mani, informandola che sarebbe stato lì in città per essere eventualmente pronto a dare una mano in caso di necessità.

- Sai come chiamarmi - le fece l'occhiolino, prima di sorridere di nuovo come un ebete e agitare una mano in segno di saluto, mentre si voltava e... inciampava nel vuoto.

- Stavo aspettando proprio questo momento - commentò Mary, fissandolo inespressiva; Ari annuì, soffocando una sadica risata, e nel frattempo il ragazzo si rialzò di scatto con le lacrime agli occhi, ma sempre con il suo sorrisone che prima o poi gli avrebbe distrutto la mascella a forza di ostentarlo.

- Cho-hime, hidoiii2 - si lagnò ridendo imbarazzato; rivolse un ultimo cenno di saluto affettuoso e si congedò con l'insegnante, il quale semplicemente fece un cenno del capo. Mary li fissò allontanarsi, percependo la stretta di Laito intorno alla propria vita e il viso di lui affondare nei suoi capelli.

- Micchan~ il grande evento è vicino, fufu~ - ridacchiò apparentemente esaltato, distraendola dai pensieri nostalgici nei quali si stava immergendo; eppure era sicura che di aver scorto una certa freddezza e malinconica negli occhi del vampiro, sotto l'ombra cupa della visiera del suo cappello.

 

 

Camminò verso il vaso d'argento, tuffandovi all'interno la mano: quando la estrasse, stringeva tra le mani pezzi di carne insanguinati e dei capelli biondo cenere si erano incastratati intorno alle sue dita; improvvisamente si sentì infilzare il torace, lì dove un polmone artificiale era la memoria di una brutta esperienza, in prossimità del cuore consumato dalle lacrime e dall'amarezza dei tristi episodi del passato.

Una voce femminile, squillante, sogghignò dietro di lei e cantò inquietante:

- Maaa.Ry.Chaaan~ Non pensavo tenessi ancora così tanto a Ryan-senpai, nehe~?

Urlò, ma solo le risate della giovane risuonarono nel sonno.

 

 

Mary si svegliò improvvisamente, sudata e ansimante, imprecando contro le lacrime che le sfuggirono prepotenti dagli occhi; respirò profondamente, placando l'agitazione e fissò amaramente il soffitto, ancora sdraiata sul letto; Rose, quello era il nome della senpai che era stata una volta una sua cara amica... e che lei stessa aveva fatto a pezzi... dopo che Rose-senpai aveva... Quella traditrice... li aveva venduti al nemico... imperdonabile... e aveva... aveva... assassinato...

- Micchan.

Laitò la chiamò dal lato del letto; nella penombra, sembrava inquieto, come lo erano i gemelli che comparvero di lì a poco dietro di lui, fissando intensamente la strega. Prima che ella potesse domandare di cosa avessero bisogno, dopo aver abbandonato lo stato di tormentoso trance, delle vibrazioni negative la fecero corrugare la fronte, grave.

- Oy, strega! Hai promesso: ci aiuterai! - esclamò con un ghigno determinato Ayato, gli occhi luccicanti di istinto omicida, impaziente di vedere il sangue dello zio colare copiosamente.

Il momento tanto atteso e sgradito era giunto; si alzò dal letto, invitando i trigemini ad aspettarla nel soggiorno da dove percepiva quelle cattive sensazioni provenire. Si cambiò, indossando velocemente stivali, jeans e un dolcevita; prima di uscire dalla camera, si osservò amaramente le mani: si sarebbero probabilmente imbrattate di sangue, di nuovo.

... Al diavolo i rimpianti; doveva agire.

 

 

1Sore wa nani? = Non so se l'ho scritto correttamente, ma sarebbe "quello cos'è?".
2Hidoi = l'ho già scritto, ma in caso di dimenticanza: "crudele", ma è più efficace l'espressione inglese "mean" (l'aggettivo, ovviamente)

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Chapter 31 ***


Chapter 31

 

La prima volta che Mary vide Yui Komori, pensò che il suo aspetto le ricordasse molto la sua dolce kohai Isa; quando però avvicinandosi al centro della stanza percepì delle vibrazioni negative ed esaminò i suoi occhi verdi fissare lei e i fratelli Sakamaki con arroganza e malignità, ritirò tutto. Piuttosto si chiese come fosse possibile che quella vampira, Cordelia, potesse avere il pieno controllo del corpo della povera ragazza e soprattutto intese l'inferno nel quale aveva cresciuto i propri figli.

Un misto di disgusto, astio e disagio crebbe nel suo cuore e osservò i volti perturbati dei vampiri presenti davanti al soppalco, da dove li stavano scrutando Cordelia e Richter, che se la strega non avesse saputo non avrebbe mai creduto essere il fratello di Karl Heinz.

Shuu si era seduto impassibile su una poltrona, con le sopraciglia aggrottate, un gomito poggiato su un bracciolo e la mano chiusa a pugno a sorreggere la guancia; Reiji era in piedi accanto a una colonna e fissava con sguardo grave e contrariato i due individui indesiderati; Kanato se ne stava in disparte, stringendo l'orsacchiotto e nascondendovi il viso, e lanciava delle fugaci occhiate infelici alla "madre"; Ayato la fulminava con odio e immenso fastidio, seppur nei suoi occhi si potesse scorgere un'ombra di ansia per la ragazza posseduta; Subaru digrignava i denti, irritato dal ghigno beffardo che gli stava rivolgendo lo zio, mentre stringeva i pugni pronto a sfogare la sua ira; Laito stava dietro la strega, celando il viso sotto la visiera del cappello tenuta tra le dita della mano, lasciando visibile solo un sorriso indecifrabile.

- Mio piccolo usignolo! - esclamò la donna, tendendo una mano in direzione di Kanato, con un zuccheroso quanto falso sorriso sulle labbra - Ayato, Laito... che piacere rivedervi! - disse, con voce altrettanto falsa, rivolgendo poi uno sguardo di scherno agli altri figliastri - Reiji, hai gli stessi occhi di Karl... affascinante - considerò sognante, ignorando il commento ironico e sprezzante dell'interessato - E tu? - osservò Mary da capo a piedi, altezzosa - Certamente sei bella, cara. Ti piacerebbe farmi da dama da compagnia? - rise.

Ok, questa qui è definitivamente nella mia lista nera al primo posto, pensò la strega, assottigliando gli occhi con aria di sfida; sentì il peso delle mani di Laito sulle spalle e il suo avvicinarsi all'orecchio.

- Micchan~, ti presento Cordelia, nostra madre... nel corpo della nostra cara amica Bitch-chan! - ridacchiò senza allegria, mentre sentivano da dietro il ringhio di Ayato.

La donna si rivolse al proprio figlio maggiore:

- Laito. Immaginavo che avresti messo gli occhi su altre ragazze, anche dopo quello che è successo - disse misteriosamente, con un'espressione sul volto che sembrava ammiccare a un segreto molto...

Mary sgranò gli occhi, udendo improvvisamente più nulla, per poi puntarli sul viso del vampiro: le sue guance erano rosate, gli occhi lampeggianti di una luce ambigua che lei seppe interpretare con grande sconcerto, prima di vederla sparire sotto un'ombra risentita.

- Pensavo ti avrei rivisto all'Inferno, fufu~ - ribatté con tono velato, facendo scendere le mani sui gomiti della fanciulla e stringendoli, quasi in modo protettivo - e non fraintendere: questa ragazza merita meglio della squallida relazione che mi hai riservato - aggiunse freddamente, abbassando il timbro della voce.

- La vostra presenza è sgradita - latrò Subaru, intromettendosi prima che Cordelia potesse rispondere inviperita al figlio, incenerendola con lo sguardo; Richter prontamente contrattaccò con una smorfia sardonica:

- Parla il foglio di colei la cui presenza è praticamente assente e irrilevante.

In meno di una frazione di secondo, Subaru era saltato sull'inferriata del soppalco, indirizzando un pugno verso lo zio che gli torse il braccio dopo avergli afferrato la mano; l'albino tentò di sferrare un calcio, parato da una presa che non apparteneva al parente.

Ritornò a terra, ritiratosi, indietreggiando accanto alla strega, e alzò lo sguardo verso l'uomo che era appena entrato in scena, imitato allo stesso tempo dai fratelli.

- Sloggia, zanzara - gli disse, rivolgendogli un ghigno e un'alzata di sopracciglio ironici; indossava pantaloni e scarponi marroni, una maglia aderente nera, aperta sul petto dov'era visibile una profonda cicatrice bianca, e portava sulle spalle uno strano aggeggio ripiegato su se stesso, forse un particolare tipo di arma. Alla cintura aveva due rivoltelle e una scatola trasparente di proiettili d'argento; sembrava avere una trentina d'anni, aveva la pelle olivastra e gli occhi castani e i capelli ramati erano ravviati all'indietro.

Mary impallidì e sudò freddo quando i loro occhi si incontrarono e si spalancarono all'unisono, scatenando reazioni confuse nei vampiri; il cacciatore contrasse le palpebre a due fessure strette e accanite.

- Tu...

Mary avanzò di qualche passo, collocandosi esattamente in mezzo a quel piacevole scambio di convenevoli, sotto gli sguardi confusi dei fratelli Sakamaki, quello interrogativo di Richter e quello curioso di Cordelia.

- Chi non muore si rivede - mormorò, ricambiando nervosa l'occhiata furibonda dell'uomo; Laito e i fratelli avrebbero potuto giurare di aver sentito la voce della fanciulla abbassarsi di un'ottava, farsi come più... inquietante.

-Hai già avuto a che fare con questa strega? - gli chiese Richter; l'altro annuì sprezzante, per poi rivolgergli uno sguardo perplesso.

- Strega? - ripeté, inarcando un sopracciglio; il vampiro assunse un'espressione alquanto perplessa, soprattutto quando il cacciatore scoppiò a ridere malignamente.

- Solo?! Quella donna non è solo una strega - disse, disgustato, e indicò la ragazza in questione - è uno schifosissimo ibrido!

Gli occhi argentati di Mary brillarono sul suo volto cupo, occultando una piega amara della bocca.

 

 

Aveva corso il più velocemente possibile, finché non si era ricordata del problema che aveva ai polmoni; aveva decelerato, rifugiandosi in un vicolo cieco per calmarsi, restaurare le energie e prepararsi ad affrontare quel cacciatore che l'aveva scoperta mentre prendeva un cappuccino alla caffetteria dove lavorava come cameriera per guadagnarsi qualche spicciolo. E quell'uomo l'aveva riconosciuta come ibrido, mezza strega e mezza demone! Nonostante la giovane età, doveva aver imparato fin da bambino a fiutare streghe, demoni e a distinguere gli ibridi.

- Certo che farsi servire da uno schifoso ibrido è proprio il colmo! - aveva sentito parlare dietro di lei, dopo qualche minuto; non si era voltata, aveva ben aperto le orecchie e osservava attentamente i dintorni: muri, spazzatura, animali irrequieti e ancora spazzatura.

- Fate ridere, voi cacciatori... ci disprezzate così tanto da possedere voi stessi dei poteri per eliminarci - aveva ribattuto, acida; l'uomo aveva schioccato la lingua, palesemente irritato e lei aveva percepito il rumore metallico di una piccola arma da fuoco. In pochissimo tempo si era voltata e aveva parato con lo sguardo tutti i proiettili che anche se le avessero perforato la carne, presto l'organismo si sarebbe comunque rigenerato.

Tra insulti e continui attacchi del cacciatore e frecciatine e abili riflessi della preda, entrambi erano degni di lode: il primo per la sua ferrea fedeltà al proprio dovere, la seconda per la sua immensa volontà di sopravvivere.

L'uomo aveva cominciato a usufruire appieno dei poteri che gli erano stati concessi: la sua velocità, forza e resistenza erano incrementate; tuttavia il vero problema era stata la sua capacità nel manipolare una massa fluida ma compatta, in grado di intrappolare nelle sue braccia gelatinose la fanciulla che disperatamente la evitava, allontanandosi con una serie di complessi movimenti.

Gli era sembrata esitante, come se non stesse disponendo di tutte le proprie forze; finché non era stata catturata nella morsa viscida di quella sostanza, compresso il corpo al punto da essere quasi privata del respiro. Il cacciatore si era avvicinato, con un sorriso trionfante e puntando la rivoltella verso la sua testa:

- Sayonara, schifoso ibrido. Ammetto che è stato emozionante il nostro incontro - aveva detto, con uno sguardo malato di ribrezzo e superficialità.

D'un tratto, prima di poter solo premere il grilletto, un profondo taglio dalla spalla al fianco opposto gli aveva squarciato il torace, inondando di sangue il suo corpo e dintorni; il suo viso scioccato e boccheggiante si era soffermato sugli occhi argentati tristi ma severi della strega, l'ultima cosa che aveva visto prima del buio, nel quale era caduto stramazzando a terra con una profonda ferita a lacerargli il busto, quasi amputato.

- La prossima volta, non perderti in chiacchiere inutili - aveva mormorato lei, osservando quel corpo con occhi vitrei.

 

 

I due si fissarono intensamente, uno non vedente l'ora di sterminarla, l'altra pentita di non averlo fatto a pezzi per assicurarsi di non ricontrarlo mai più; e, date le circostanze, probabilmente avrebbe avuto anche meno rogne in quella situazione...

- Se volete scannarvi a vicenda, sarebbe gentile da parte vostra farlo al di fuori di queste mura, possibilmente.

Mary era talmente presa dal contatto visivo con quell'uomo che in un secondo momento si sarebbe chiesta se fosse stato Reiji o Richter a formulare una simile richiesta; certamente fu la voce allettata e maliziosa di Cordelia a distrarli:

- Oh, ma che dici! Non sarebbe più intrigante se ci intrattenessero in uno scontro così singolare!? - disse, battendo una volta le mani, euforica. Il cacciatore la adocchiò, elettrizzato dalla sua proposta.

- Sono d'accor-

Le inferriate del soppalco si deformarono, e le sbarre metalliche si spezzarono, rivolgendo la parte contundente verso l'uomo che balzò rapidamente all'indietro, schivandole.

- Ci vediamo in giardino - intimò Mary con la voce di nuovo lugubre, voltandogli le spalle e dirigendosi verso l'uscita del soggiorno; Laito le augurò buona fortuna ridacchiando, Ayato le raccomandò di far presto a spaccargli il didietro (detto con parole più leggere), Kanato le chiese di portargli un souvenir, Subaru la fissò mal nascondendo la sua preoccupazione, Shuu la scrutò inespressivo.

- Reiji-san, il vaso - sussurrò al vampiro interessato quando gli passò di fianco, e quest'ultimo annuì con un impercettibile cenno del capo.

Mentre percorreva il corridoio verso la più vicina porta conducente al giardino, si slegò i capelli tirando semplicemente l'estremità di una delle due treccine che le contornavano sempre il lato destro del viso, e morbide ciocche di capelli ricaddero lungo la schiena, danzando man mano che procedeva.

Cominciarono a schiarirsi e ad assumere una lieve luminescenza, come luminose erano le sue iride argentate che osservarono quell'uomo una volta che gli fu di fronte; si scambiarono delle occhiate ostili e un attimo dopo era scattato l'uno verso l'altra.

 

 

Cordelia sbarrò gli occhi e si girò confusa verso Richter, mentre questo osservava disinteressatamente il pugnale di Subaru.

- Questo era già una delle condizioni del patto di quando ti salvai la vita. Mi giurasti che se ti avessi salvato, mi avresti reso il trono... - asserì; la donna gli circondò un braccio, assicurandolo con voce suadente che avrebbe esaudito qualsiasi sua richiesta.

- Quindi, sbrigati, e sbarazzati dei questi ragazzi... Fallo per me - aggiunse, prima di irrigidirsi e allontanarsi quando il vampiro le diede della sciocca.

- Sei inutile per me, nel tuo stato non ancora ripristinato... Mi basterebbe il tuo cuore e aspettare il risveglio della ragazza e farla mia, per diventare il prossimo capo-famiglia... non ho bisogno di te - disse, freddamente, rivelando così alla donna ciò che aveva pianificato fino a quel momento. Ella strinse i pugni, digrignando i denti, e sogghignò:

- E dunque, Richter, perché mai ti saresti procurato la Miriandola Bluetta e l'Essenza Demoniaca, se non ti servo? - domandò, sicura di aver toccato un  punto a suo favore. Richter invece sbuffò divertito e con la coda dell'occhio la squadrò freddamente.

- Se utilizzate in una procedura differente, possono eliminarti dalla faccia della terra. Dopotutto il tuo cuore serviva solo per agevolare il risveglio della ragazza senza che rimanesse uccisa. Versate insieme nell'acqua fredda con il corpo del sacrificio, il parassita reagisce con l'Essenza Demoniaca invece che con l'acqua, e distrugge tutto ciò che ha a che fare con i demoni... E, nonostante tu sia nata vampira, il sangue demoniaco di tuo padre è pur presente nel tuo cuore. Non sarai d'intralcio ai miei scopi...

Cordelia non poteva credere alle proprie orecchie: la scoperta di essere stata lei usata e non di aver usato lui era come una pugnalata a tradimento nella schiena; in meno di un secondo si era ritrovata tra le braccia di Richter.

Prima che i suoi denti potessero affondare nella morbida carne del collo, Ayato era intervenuto tempestivamente, minacciando lo zio di lasciare il corpo di Yui, che apparteneva a lui soltanto; Richter afferrò una spada che si trovava sul soppalco più per esposizione che per combattere e la tese verso il nipote, intimandogli di non impicciarsi, e strinse a sé la ragazza posseduta; il giovane vampiro si procurò un'altra spada grazie a Laito, il quale gliel'aveva lanciata prontamente.

Lo scontro ebbe inizio: i fendenti di Richter erano decisamente più forti, parati con qualche piccola difficoltà da parte dell'altro che indietreggiava man mano che l'avversario avanzava; ritrovatosi contro il muro, Ayato non riuscì a schivare l'ennesimo attacco e uno spruzzo scarlatto macchiò le sue vesti in corrispondenza della spalla sinistra, gocciolando sulla moquette del pavimento.

Ringhiò ostile al ghigno soddisfatto dello zio, e si accasciò a terra guardandolo mentre alzava il braccio per dargli il colpo di grazia; una voce lieve e intimorita lo chiamò d'un tratto, bloccando la scena come in una sequenza di un film.

- Ayato-kun!...

Il ragazzo sbarrò gli occhi e li puntò sulle iridi di quarzo rosato della sua Yui... sì, la sua Yui.

Richter emise un verso gutturale di stizza e le diede un colpo in testa prima che la fanciulla potesse divincolarsi dalla sua presa, e gli cadde priva di sensi tra le braccia; rivolse un sorriso freddo e maligno al nipote, prima di smaterializzarsi.

Ayato imprecò, sferrando un pugno contro il muro, e rapidamente si alzò per scendere le scale del soppalco e raggiungere i fratelli, tamponando con la mano la ferita sulla spalla.

- Sarà alla piscina, se ha bisogno di acqua fredda - disse Reiji immediatamente, sistemandosi gli occhiali con aria pensierosa; Laito annuì, ridacchiando che fosse meglio velocizzare i tempi prima che qualcosa potesse andare storto e avere una Yui contaminata; tenne per sé il ricordo sgradevole, ma ambiguo, della madre.

- Vi raggiungerò subito - dichiarò Reiji, scomparendo; i fratelli lo imitarono, verso la piscina sotterranea, al contrario del giovane che apparve nel suo studio, di fronte all'armadietto dove Mary aveva riposto quel vaso.

Inserì la chiave nella serratura e la girò, improvvisamente sobbalzando quando un forte rumore e uno strano terremoto lo colsero di sorpresa.

Cosa stava succedendo in giardino, esattamente?

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Chapter 32 ***


Chapter 32

 

Mary aveva evitato per un pelo l'attacco del cacciatore, spostandosi rapidamente di lato e muovendo una colonna del giardino davanti a sé per parare i successivi fendenti.

Rispetto all'ultimo scontro dalla quale era uscita vittoriosa (e con cinque giorni di ricovero nel reparto di pneumologia), quell'uomo sembrava esseri rafforzato fisicamente e aver acquisito nuove abilità: se la scorsa volta aveva manipolato una massa informe di materia, in quel momento stava tentando di infilzarle la carne con un oggetto malleabile munito di punte grossolane ma aguzze; si trattava dello strano aggeggio che portava sulle spalle, ripiegabile e impugnabile in diversi modi.

Digrignò i denti, maledicendo la sua esitazione e finalmente agì nel momento in cui il nemico parve spossato dai costanti sforzi: si allontanò all'indietro con uno scatto felino e alzò le mani, aprendo le braccia come ad abbracciare più aria possibile: il cacciatore sgranò gli occhi nel percepire l'atmosfera appesantirsi e riconobbe il gesto, perciò indietreggiò rapidamente, mentre all'improvviso il terreno tremava per poi frantumarsi in massi di terra, come espulsi da una violenta eruzione.

L'uomo si gettò al suolo rotolando per evitare appena in tempo una delle tante colonne che ornavano i sentieri lastricati dell'immenso giardino e scattò in avanti verso la strega, la quale nel frattempo fece librare intorno a sé delle lastre di ferro prese in prestito da delle inferriate che aveva scorto cingere il balcone di una delle stanze della villa.

Con un gesto della mano le spedì come frecce verso l'uomo e ringhiò nel vederlo schivare con perfezione i suoi dardi, procedendo poi ad attaccarla con la sua arma; utilizzò quel poco di forza che possedeva dalla parte demoniaca per fare un salto piuttosto alto e atterrare su un arco che introduceva a una parte del giardino, quella con i cespugli di rose non ancora in fiore. Strinse le labbra per soffocare un gemito di dolore: non era il suo forte l'utilizzo delle sue abilità demoniache, la indebolivano molto facilmente... essendo anche mezza strega, aveva pure dei limiti e degli effetti collaterali...

Dei filamenti intrecciati color porpora le contornarono gli occhi graziosamente e la fanciulla tese le mani verso il suolo, alzandole come scottata: con un clamore simile al boato di un'esplosione, altri frammenti argillosi si levarono e furono diretti contro l'avversario che balzò su di essi facendosi strada verso la ragazza; grugnì il suo disprezzo, mentre sferrava un'altro colpo.

Mary assottigliò gli occhi e i suoi capelli si gonfiarono: il cacciatore urlò di sorpresa e sofferenza quando cadde a terra, gravemente ferito da dei tagli distribuiti ovunque sul corpo, e si contorse sporcando di sangue il terreno, una volta che vi fu caduto rovinosamente; la strega sospirò esasperata, ma deglutì un secondo dopo quando percepì una presenza dietro le spalle.

Un momento dopo ancora era stata scaraventata lontano, sbattendo violentemente la testa contro il bordo di una fontana e la sua vista si offuscò; udì delle risate di malvagità e strinse i pugni, trattenendo le lacrime di frustrazione; si rialzò, guardando con odio l'uomo che aveva di fronte e che batteva le mani estasiato dal suo piccolo successo.

- Questa volta non esiterò a farti a pezzi - sibilò, con quella sua inusuale voce fredda e bassa, tenebrosa, e aprì le palme delle mani davanti a sé, le dita ricoprendosi di altri arabeschi color porpora: un silenzio innaturale zittì tutto, provocando sudori freddi all'avversario che osservò cauto la situazione, e l'anormale quiete venne interrotta dal tremore della terra e dal fremito delle chiome degli alberi e dei cespugli; il cielo, tinto di una rosa-violetto delle prime luci dell'aurora si fece nuvoloso e tutto venne progressivamente inciso da solchi più o meno profondi, partendo dalla posizione della strega in direzione dell'uomo, tra foglie triturate e sassi spaccati in più schegge.

L'uomo velocemente preparò la sua arma, la quale si estese come un grande mantello nero ad avvolgerlo.

La strega non batté ciglio dinnanzi alla difesa che non venne scalfita dai suoi poteri: sapeva che non erano invincibili, quindi piuttosto che stupirsi e interrogarsi inutilmente pensò a un nuovo piano; richiamare il chaos non sarebbe stata una brillante idea, avrebbe rischiato di ammazzare i fratelli Sakamaki, dato che non si trovava in un'area abbastanza ampia.

Doveva passare a quello...

 

 

Ayato si era tuffato e aveva nuotato verso il fondo della piscina, recuperando tra le proprie braccia il corpo quasi più freddo dell'acqua della sua Yui, e posò le labbra sulle sue, tentando di farla respirare e riprendere coscienza. La ragazza aprì faticosamente gli occhi, rivolgendo ancora stordita uno sguardo al vampiro, per poi sorridergli debolmente di sollievo, quasi dicendogli che lo stava aspettando. Ayato piegò amaramente le sopracciglia e la baciò nostalgico prima di morderle il collo: il sangue le scivolò dolce nella sua gola, e riconobbe quel nuovo e strano sapore segno che presto sarebbe stata una vampira a tutti gli effetti.

Udirono improvvisamente un tonfo nell'acqua e alzarono gli occhi verso ciò che era stato buttato, qualcosa che stava radicalmente mutando sembianze in una specie di groviglio di alghe... che stridevano?

Ayato si chiese se fosse quello il parassita; se era possibile in acqua, stava sudando freddo mentre fissava nervosamente quella massa informe avvicinarsi pericolosamente a loro, emettendo acuti versi di fame che infastidivano dolorosamente i timpani.

Yui si strinse al giovane che a sua volta l'accolse nella sua stretta protettiva, risalendo prudentemente verso la superficie con l'occhio inchiodato su quella creatura.

 

 

Reiji strinse i denti irritato nel momento in cui lo zio versò la polvere di Miriandola Bluetta nell'acqua, accorrendo rapidamente intanto che Subaru impediva al disprezzato parente di gettare l'Essenza demoniaca, simile a una sfera di fumo violetto, la quale fu prontamente confiscata da Kanato, curioso di osservarla nelle sue mani dopo che si fu smaterializzato più distante.

L'albino si concentrò su Richter e fiancheggiato da Laito cercarono di tenerlo occupato il più a lungo possibile, attaccandolo anche per una loro personale soddisfazione, dato tutto l'astio nutrito nei suoi confronti.

Dei rumori graffianti provennero improvvisamente dalle acque della piscina e Shuu spalancò gli occhi, aumentando il volume della musica nei suoi auricolari: erano suoni simili a quelli prodotti da delle punte mosse sul vetro; nel frattempo dalla distesa fluida riemersero Yui ed Ayato, quest'ultimo latrando indispettito alla creatura che galleggiò verso di loro una volta riaffiorata anch'essa.

Reiji si appoggiò con un ginocchio sul bordo della piscina e strappò la pellicola che sigillava il vaso, il quale tremò violentemente nella sue mani: per la sorpresa, il vampiro mollò la presa e il contenitore cadde nell'acqua, aprendosi e riversando ciò che custodiva.

Improvvisamente tutti i presenti si piegarono quasi in due, scossi dall'acutissimo strillo che parve provenire da quell'oggetto: una macchia rosata si estese in superficie e il parassita fermò la sua avanzata per indietreggiare, procedendo con più foga. Un corpo nero e marciò galleggiò sul pelo dell'acqua: la sua forma, seppur corrosa, ricordava ancora quella del polmone che era stato; l'essere si fiondò su di esso e un ultimo verso, meno stridente, si dissipò presto nell'aria, segnando la sua fine.

Il silenzio non ebbe tempo di impossessarsi della scena che il grugnito di Richter riecheggiò nella grande stanza sotterranea e il vampiro scomparve, dopo essere stato pugnalato al cuore da Subaru, il quale aveva approfittato tempestivamente della sua distrazione.

Laito si smaterializzò subito dopo, ridacchiando che toccava a lui concludere il resto; l'albino si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo e si sedette a terra, sorreggendosi con le mani al pavimento.

Reiji, in piedi, chinò il busto e tese la mano a Yui, aiutata da Ayato mentre nuotavano verso il bordo della piscina, e l'accompagnò nel fuoriuscire; Shuu emise un verso annoiato e barcollò in giro, scoccando un'occhiata perplessa al fratellino che stava bisbigliando a Teddy qualcosa in merito all'Essenza demoniaca che aveva ancora in mano, osservandola affascinato.

- Oy, Chichinashi! - la chiamò cupamente Ayato, le sopracciglia aggrottate seriamente e grondante acqua come la ragazza che sobbalzò, portandosi le mani al petto, con un'espressione tra la timorosa e la confusa.

Ayato distese le labbra in un ghigno di scherno e una luce affettuosa lampeggiò nascosta nei suoi occhi; posò le mani sul retro del collo di Yui, e avvicinò i loro visi:

- Hisashiburi - disse, aggiungendo con voce appena udibile dalla fanciulla - Yui.

 

 

Richter grugnì, mentre le fiamme lo circondavano in quella stanza segreta dove conservava ancora l'abito di Cordelia; Laito sbuffò beffardo, cupo in volto, e gli voltò le spalle dopo aver gettato la lanterna di cui aveva usufruito.

- Ci vediamo all'Inferno - sogghignò uscendo; lo zio distese le labbra in un sorriso indecifrabile, mentre il fuoco lo divorava senza pietà.

 

 

- O-oy...

- Hm? C'è qualche problema, Subaru? - gli chiese Reiji, sistemandosi gli occhiali con un gesto calmo e rilassato; se i suoi nervi avevano finalmente trovato la pace, presto avrebbero dovuto pulsare dolorosamente.

Prima che l'albino potesse rispondere, Laito si aggrappò a lui da dietro, esclamando:

- Micchan! Dobbiamo andare a recuperarla, fufu~ - ridacchiò allegramente, con Subaru che gli sbraitava di allontanarsi con la minaccia di scaraventarlo nella piscina.

- "Micchan"? - mormorò interrogativa Yui, lanciando un'occhiata ad Ayato che non ne voleva sapere di mollare la presa dalla sua vita; il vampiro annuì, spiegando che durante la sua assenza fosse venuta una strega a far loro da riserva di sangue.

- Mezza strega... - una voce bassa e strascicata lo interruppe; il vampiro si voltò un po' stizzito verso Shuu, pensieroso e con gli auricolari che pendevano insolitamente dalle sue mani.

- Cosa?

- Mezza strega e mezza demo...

Le parole del fratello furono a loro volta troncate da un altro tremore seguito a un impatto clamoroso proveniente dall'esterno; i fratelli si scambiarono un'occhiata d'intesa e si teletrasportarono, Ayato portandosi dietro la ragazza, Reiji placando una precoce crisi isterica per i danni a cui avrebbe dovuto personalmente rimediare.

 

 

Gli occhi di Mary erano puntati sul cielo grigio, cercando uno sprazzo di azzurro per consolarsi, mentre ansimava per la stanchezza e il polmoni esauriti, distesa per terra; sentì dei passi avvicinarsi e nel suo campo visivo entrò la testa del cacciatore che la scrutò dall'alto, con la fronte corrugata.

- Perché? Perché non sfrutti tutti i tuoi poteri? Sono certo che avresti potuto uccidermi fin dall'inizio - chiese confuso; sapeva che se non fosse stata spossata dallo scontro che avevano fino a quel momento sostenuto, avrebbe potuto facilmente porre fine alla sua vita con poche semplici mosse, grazie a quell'abilità che aveva sfruttato per ultima, sebbene non fosse probabilmente l'ultima posseduta. Ma allora perché esitava a giocare le sue carte più forti, se le assicuravano la vittoria a tavolino?

- Sarebbe... sleale...

- Eh? - l'uomo assottigliò gli occhi, ancor più perplesso; la fanciulla spostò le sue iridi scure dall'uomo al cielo sopra di lui, debole e con il respiro fischiante.

- Sarei troppo avvantaggiata... sarebbe troppo comodo... non è nei miei principi... affrontare degli avversari in questo modo... ci vuole impegno...

Il cacciatore si sorprese a quelle parole e dopo qualche secondo di stupore scoppiò a ridere di gusto.

- Ahahahaha! Per essere uno schifoso ibrido non sei male! Sei degna di rispetto, in confronto ad altri ibridi che ho incontrato - asserì, sorridendo freddamente - purtroppo, questo è il mio lavoro - aggiunse, puntando la rivoltella verso la fronte della fanciulla, dopo averci inserito un proiettile che lei ben conosceva - Addio, ibrido... Al rogo.

La giovane non chiuse gli occhi. Voleva guardarlo in faccia, da quell'istante fino a quello in cui non avrebbe potuto più vederlo perché consumata dalle fiamme; cosa che non sarebbe successa, perché prima che egli potesse premere il grilletto, improvvisamente una figura era apparsa accanto a lui e gli aveva agguantato l'arma, lanciandola lontana da loro; il cacciatore afferrò quella mano che era intervenuta e la girò, le ossa scricchiolando in modo preoccupante, e sferrò una gomitata nello stomaco del vampiro biondo che la schivò senza problemi.

Subaru ringhiò ferocemente dietro di lui, e tentò di attaccarlo assestandogli un calcio sul fianco, ma l'uomo si allontanò rapidamente, puntando l'altra rivoltella verso di loro; e quella pistola aveva sicuramente delle pallottole d'argento.

I due fratelli s'immobilizzarono, scoccandogli delle occhiate ostili; il cacciatore li osservò, notando con la coda dell'occhio gli altri fratelli e la ragazza-sacrificio poco più distanti, l'ultima con uno sguardo più umano e impaurito se paragonato a quello di quando l'aveva vista per la prima volta: dedusse che fossero riusciti a sabotare i piani di Richter. Aveva nel frattempo abbassato la rivoltella, valutando che non fosse (ancora) il caso di usarla.

- Agh - si lagnò, grattandosi la testa- Beh, vostro zio...?

- Morto - rispose Laito, alzando la visiera del cappello con la mano, sorridendo beffardo mentre compariva chinato sul corpo della sua amica e le accarezzava la fronte, spostando gli occhi sulle brutte ferite dell'addome, della spalla e degli arti; Mary chiuse gli occhi, emettendo un lievissimo sospiro di sollievo.

- Mh...  beh, la mia ricompensa mi sarà data dai miei superiori... scarseggiano di cacciatori di vampiri, effettivamente - bofonchiò e una smorfia crudele si fece spazio sul suo volto; i Sakamaki erano pronti a difendersi ed eventualmente sbarazzarsi di quell'individuo indesiderato.

- OOOOOY SIGNORI SAKAMAKIIIII!!!

Un urlo come piombato direttamente dal cielo accompagnò un terremoto e i presenti sobbalzarono, Yui finendo in braccio ad Ayato che si guardò intorno perplesso; a Shuu caddero gli auricolari che aveva rinfilato nelle orecchio; le lenti degli occhiali di Reiji si creparono; Teddy sembrò muoversi impaurito tra le braccia di un frastornato Kanato; Subaru impallidì diventando un tutt'uno con i capelli; al cacciatore sfuggì la rivoltella di mano; Laito, dopo che gli fu saltato in testa il cappello, s'incamminò con le mani in tasca verso la provenienza della voce familiare.

- Oooh, Theo-kun! - esclamò, sorpreso, per poi ridacchiare nel vedere quel ragazzo raggiungerli di corsa - Cosa ci fai q...

Theo si fermò di scatto, alzando le mani, sfoderando il suo sorriso da ebete all'uomo che aveva puntato la canna della pistola nella sua direzione.

 

 

Mary aprì gli occhi di scatto.

 

 

- Un altro stregone - borbottò sprezzante il cacciatore; il ragazzo sudò freddo: non si era riscaldato abbastanza per reagire a quell'imprevisto...

Ma il grilletto non fu premuto, di nuovo.

L'uomo percepì dietro di sé la presenza di quell'ibrido femmina e girò il volto, incontrando i suoi occhi argentati... screziati di rosso?

- Come...? - stava per esclamare, esterrefatto, mentre sentiva una strana pressione intorno al collo.

- Smamma - fu l'ultima parola cupa che udì, tagliente come la sensazione sul collo che lo uccise sul colpo; il corpo cadde disteso in posizione prona sul suolo, fissato gelidamente dalla fanciulla, la cui vista si annebbiò e le forze la abbandonarono.

Laito apparve dietro di lei appena in tempo per impedirle di accasciarsi a terra e le abbracciò la vita per sorreggerla; Subaru, alla sua sinistra, digrignò i denti infastidito, stringendo in un pugno la mano che aveva teso per cercare di sostenerla; Shuu, alla destra del fratello che ridacchiò soddisfatto della sua prontezza, schioccò la lingua, voltandosi dall'altra parte, anche lui avendo fallito nel salvataggio.

- Cho-hime! - la chiamò Theo, avvicinandosi a lei e poggiando una mano sulla sua fronte - Oh, perfetto, niente febbre, sarà solo paralisi di qualche ora...

Fece un cenno del capo ai tre vampiri e poi agli altri; si chinò successivamente sul cacciatore defunto, tirando fuori dalla sua borsa a tracolla un involucro nero che disfò rapidamente, ricavandone una lunga sacca con la cerniera.

- Mi occupo io di lui, non crucciatevi - disse allegramente, stendendo la sacca sul terreno accanto al cadavere, aprendola ed eseguendo sul corpo esamine una manovra di prono-supinazione.

- Raccatta cadaveri...? - borbottò l'albino, disgustato; il ragazzo annuì, alzandosi e tirandosi sulle spalle la sacca dopo averla richiusa, e si voltò verso di loro:

- Se avete bisogno, chiamatemi pure! Adios!!!

Salutò, scappando velocemente verso il cancello d'ingresso della villa, dove avrebbe dovuto trovare un modo per scavalcarlo con quel corpo di ottanta chili sulle spalle, senza ammazzarsi.

Il silenzio regnò sovrano per qualche secondo, prima di essere interrotto dai passi dei presenti che rientrarono in casa. Laito adagiò il corpo della fanciulla priva di sensi tra le braccia ed esclamò:

- Micchan, fufu~, hai dato il massimo, eh? - ridacchiò, adocchiando il giardino a soqquadro e ignorando la figura sola e tetra di Reiji che stava mentalmente contando i costi di riparazione.

Mary ovviamente non lo stava ascoltando, sopraffatta dalla stanchezza; Subaru gli brontolò scocciato di smetterla di annusarle i capelli; Shuu scrutò il collo della giovane, incuriosito da quei tre nei che aveva intravisto giorni prima: erano diventati color papavero e si stavano pian piano scurendo.






Ehilà! Chiedo perdono: in questi giorni ho avuto verifiche e interrogazioni da suicidio @.@
"Hisashiburi" in inglese viene tradotto "Long time no see", quindi in italiano sarebbe "Da quanto tempo!" "É un po' che non ci vediamo"; ovviamente il giapponese e l'inglese rendono sempre meglio dell'italiano xD.
A presto!

P.S. Mancano pochi capitoli alla fine di questa serie, penso! :P

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Chapter 33 ***


Chapter 33

 

Stava sognando montagne di panna montata e laghi di cioccolata calda, con isolotti di meringhe; una fontana di caramello spruzzava limonata fresca e le nuvole di zucchero filato rosa emanavano un'invitante profumo di fragole.

Mary sgranò gli occhi, squadrando con un tic all'occhio gli uccellini di cialda cinguettare felici mentre gatti di gelatina poltrivano all'ombra degli alberi con le chiome di miliardi di confetti colorati.

- Ok, sto sognando - borbottò aggrottando la fronte, e si diede un forte schiaffo in faccia per sfuggire a quel paesaggio assurdo seppur molto suggestivo.

 

 

Si alzò di scatto nel letto, sbattendo ripetutamente le palpebre, tutta intorpidita e stordita; respirò profondamente e si ributtò all'indietro sul materasso, contorcendosi su se stessa, colta da fortissimi crampi ai muscoli. Soffocò dei gemiti di dolore e strinse le coperte tra le sue dita, notando con gli occhi socchiusi il candore dei suoi capelli sparsi sul lenzuolo e il verde delle iridi di...

- La... Laito... kun... - balbettò la fanciulla, percependo un leggero rilassamento da parte del corpo; il vampiro inclinò la testa, arricciando le labbra preoccupato.

- Micchan~! Daijoubu1? - chiese, sedendosi sul bordo e accarezzandole un lato del viso, dopo aver spostato alcune ciocche dietro l'orecchio; lei mosse lievemente il capo, bofonchiando che il dolore fosse solo passeggero, e il vampiro sorrise sollevato, per poi assumere un'espressione interrogativa.

- Come mai i tuoi capelli sono ancora bianchi? É già passata una settimana e mezza...

Nell'udire quanti giorni fosse stata incosciente, per poco a Mary non venne l'orticaria e pensò di aver compreso il senso di quel bizzarro sogno: il suo stomaco rivendicava cibo e cibo e cibo...

Alzò il busto a fatica, appoggiandosi con la schiena contro la testa del letto e si massaggiò la fronte, borbottando la risposta alla domanda che le era stata posta.

- Usare troppo i miei poteri comporta degli effetti collaterali... nel peggiore dei casi mi capita anche di avere la febbre per un paio di settimane... Altrimenti rimango solo incosciente, senza possibilità di usufruire dei miei poteri e paralizzata per circa una settimana, il tempo necessario per guarire eventuali ferite e recuperare le energie... i capelli ritornano al colore originale per ultimi, dato che richiedono pochissima energia...

Ma è poi il loro colore originale...?, si chiese la ragazza perplessa, mentre scrutava torva una ciocca della sua chioma; sentì la mano dell'amico sulla spalla e il suo avvicinarsi.

- Paralizzata? Senza poteri? - ripeté con un viso indecifrabile e l'altra annuì, inarcando un sopracciglio, stranita da quell'inusuale espressione; Laito distese le labbra in un sorrisetto scaltro e malizioso.

- Eeeh~ l'avessi saputo prima ti avrei assaltata senza farmi troppi problemi... - ridacchiò, avvolgendola in un suo abbraccio e sfiorandole la punta del naso con il proprio; Mary alzò gli occhi al cielo e soffocò uno sbuffo divertito, alzando le mani per pizzicargli le guance.

- Ti avrei menato per bene al mio risveglio, Laito-kun - sorrise, radiosa; il vampiro ammutolì e sgranògli occhi, fissando quel viso gioioso e sereno, incorniciato dai capelli candidi e luminescenti.

Quel bianco così splendente... dove l'aveva già visto?

Entrambi udirono qualcuno bussare alla porta della stanza da letto e Mary diede il consenso di entrare, ben immaginando chi fosse.

- Oya, Laito. Sei già qui? - disse Reiji, mentre si avvicinava sorreggendo tra le mani un vassoio d'argento: un tè fumante e dal profumo aromatico e un croissant alla crema di nocciola provocarono alla giovane un senso di dipendenza dal cibo.

- Solitamente non apprezzerei che si mangiasse in camera, ma per questa volta chiuderò un occhio, date le circostante - dichiarò molto garbatamente e con tono rilassato, appoggiando il vassoio sul comodino accanto al letto; la fanciulla spostò gli occhi dal vassoio al vampiro che si sistemò gli occhiali sul naso con un gesto raffinato.

- Grazie di cuore, Reiji-san - mormorò, chinando il capo; l'altro rispose con un cenno della testa, tranquillo, e si avvicinò a lei per afferrarle la mano destra.

- Il signor Ari mi ha contattato quasi subito dopo quel giorno, fornendomi il denaro necessario per rimediare ai danni che ha subito la villa... perciò - spiegò, eseguendo un baciamano degno di un vero gentiluomo - vorrei rivolgerti personalmente la mia più sincera gratitudine, visto che sei stata tu a raccomandargli questo favore.

Aaah, ecco perché è così di buon umore..., pensò Mary, indecisa se trattenere il più possibile le risate oppure la smorfia sprezzante di quel gesto un po' ipocrita che le aveva fatto accapponare la pelle della schiena e sudare freddo; il giovane si schiarì la voce e prima di congedarsi la informò che Ayato e Yui la stessero aspettando nel soggiorno più vicino alla cucina. Scomparve.

Laito qualche minuto dopo ridacchiò, esclamando che fosse troppo strano vedere il fratello maggiore così placido; le lanciò una dolce e affettuosa occhiata, scoccandole un bacio sul naso, e le scompigliò infine i capelli, raccomandandole di non forzarsi troppo una volta che avrebbe terminato di rifocillarsi.

Mary lo osservò molto attentamente, tanto che il vampiro sorrise malizioso, chiedendole se preferisse una piacevole ed emozionante compagnia invece di lasciarla sola: la ragazza lo fulminò con gli occhi e, abbassando gli occhi sulla calda bevanda, sussurrò:

- Sembri diverso... - poi, alzando lo sguardo, aggiunse, con un caloroso sorriso - Hai gli occhi più luminosi.

 

 

Quando finalmente riuscì ad uscire dalla stanza, dopo venti tentativi di camminare senza barcolli o schiantarsi a terra, lentamente la giovane avanzò lungo i corridoi e con cautela scese le scale, diretta verso il soggiorno prossimo alla cucina, da dove provenivano dei profumi deliziosi.

Si guardava intorno e prestava attenzione all'atmosfera: leggera, impalpabile, respirabile, fresca.

Abbozzò un lieve sorriso, rasserenata da quelle sensazioni positive che circolavano nell'aria, come se tutti si fossero espiati delle proprie colpe e finalmente si fossero lasciati dietro le sofferenze che avevano loro impedito di dedicarsi a una vita più felice e pacifica.

Tuttavia, non ebbe la possibilità di riflettere che fossero in verità tutti ancora un po' lontani da un obiettivo simile; forse perché troppo stanca, forse perché i suoi pensieri andarono nell'oblio quando la voce di Kanato la distrasse dai suoi pensieri.

- Mary-san - la chiamò, comparendo accanto a lei, con Teddy sempre stretto al petto; le occhiaie sembravano meno marcate del solito, probabilmente perché il suo sguardo aveva perso un po' della solita malinconia, sostituita da una, seppur inquietante, gaiezza; non prometteva tanto bene, parlando chiaramente.

- Kanato-kun - lo salutò calma la fanciulla, inclinando la testa; il suo naso annusò il piacevole odore che emanavano i vestiti del vampiro - Bignè con la crema pasticcera aromatizzata... ai fiori d'arancio? - si fece interrogativa: da quel che ricordava, quella fragranza floreale così dolce si era diffusa solo quella volta in cui aveva preparato la torta per il vampiro dagli occhi viola, il quale annuì.

- Mh, esatto. Ho chiesto personalmente a Reiji di usare quell'aroma... è davvero squisito - spiegò, sorridendo appena; la fissò intensamente negli occhi e all'improvviso le tese di fronte l'orsacchiotto.

- L'Essenza demoniaca ora è qua dentro. Dici che riuscirò a far muovere Teddy? É un po' stufo di essere sempre così immobile...

Per carità divina, speriamo di no!, disse tra sé e sé la fanciulla, rispondendo di dubitare che l'Essenza potesse operare a quel fine; ovviamente ponderò bene le parole, scegliendo quelle più adatte al contesto, conscia che un termine sbagliato e sgradito avrebbe potuto costarle una terrificante conseguenza da patire.

- Ah, davvero? - bisbigliò deluso lui, aggrottando le sopracciglia; Mary temette il peggio, ma quasi tirò un sospirò di sollievo quando lo vide rilassarsi e muoversi per andarsene. D'un tratto si ritrovò di nuovo il muso di Teddy sulle proprie labbra.

- Teddy vuole ringraziarti ancora una volta per avergli salvato la vita, e anche per aver evitato sgradevoli cambiamenti in questa casa...

E sparì; la ragazza si toccò le labbra, inarcando un sopracciglio: non sapeva se ridere di tenerezza o rimuginare per la perplessità.

 

 

In soggiorno, ebbe finalmente modo di conoscere Yui; con grande fatica: se avesse condotto una spedizione al Polo Nord, avrebbe avuto sicuramente più agevolazioni.

Ayato, difatti, era sembrato piuttosto ostile al momento in cui si erano strette la mano, la più giovane timidamente e l'altra calorosamente, iniziando pian piano a conversare sempre più animatamente e divenendo in pochi minuti amiche; seccato, sbuffò quando mezz'ora dopo le due ragazze stavano ancora continuando a chiacchierare piacevolmente, sedute su un divano da dove le aveva fissate scrupolosamente.

Si alzò, avvicinandosi e sbattendo le mani sul tavolino, chinandosi con il volto corrucciato dalla gelosia verso di loro che erano sobbalzate:

- Oy, Chichinashi! Andiamocene!

- Ayato-kun, ma... - disse flebilmente lei, portandosi le mani al petto e fissandolo timorosa; Mary le tese un braccio davanti per interromperla e seria si rivolse al vampiro:

- Ayato-kun, non essere così egoista, per favore.

- Ha?! Questa donna è mia, decido io cosa può fare o meno! E in questo momento voglio che venga via con me...

La ragazza si spostò improvvisamente verso un comodino dove era posato un candelabro in ceramica, impreziosito da motivi in argento e borchie d'oro di forma sferica, seguita dai loro occhi interrogativi; lo spinse e l'oggetto si frantumò in mille pezzi sul pavimento.

- Cosa... - stava per dire Ayato, perplesso, mentre lei tornava ad accomodarsi sul divano e sbiancò quando ella gridò:

- Reiiiji-saan, Ayato-kun ha rotto quel candelabro! - era venuta a sapere infatti che fosse uno dei tanti souvenir che il padre dei fratelli Sakamaki aveva seminato per la casa e che aveva raccomandato severamente di non danneggiare, considerato il loro cospicuo valore.

Mary prese per mano la giovinetta dai capelli biondi e fuggì con lei prima che Ayato potesse rendersi conto dell'imbroglio, ancora stordito da quanto accaduto, ma ben presto sentirono dietro di loro tanti insulti poi sovrastati dalla voce di Reiji che lo richiamava con un tono che lasciava intendere un lungo, feroce rimprovero.

 

 

- Ahahaha... aha... - appoggiata a un piccolo scaffale, Yui premette le mani sulla pancia, cercando di smettere di ridere; alla prima occasione, a stenti, si rivolse alla salvatrice che sogghignava al pensiero di quello che stava passando il vampiro.

- Mary-san, sei davvero forte, proprio come ha detto Laito-kun...! - soffocò di nuovo un'altra risata, ricomponendosi - Dico davvero: sei una persona forte d'animo... da quando mi sono risvegliata, ho percepito l'atmosfera in questa casa essere cambiata, seppur poco, in meglio, rispetto a prima... e sono sicura che questo sia tutto grazie a te!

Mary ammutolì, sorpresa da quelle parole così belle e piene di gratitudine e dalla sincerità di quella giovinetta, la quale continuò, spostando lo sguardo sereno su un vaso di rose bianche, raccolte da Subaru segretamente la mattina presto, e le accarezzò con delicatezza.

- Sei una persona speciale... fedele ai tuoi principi, fiduciosa nelle capacità altrui, e soprattutto empatica; mi sembra che tu abbia compreso meglio di me la personalità e il passato di ciascuno di questi ragazzi... e hai avuto più determinazione e cura nel riportarli sulla strada giusta... invece io...

Yui chinò il viso verso il basso, amareggiata. Per quanto fosse anche lei molto legata ai proprio valori, si era sentita spesso impotente e debole, capace solo di assistere e subire.

Mary continuava a fissarla in silenzio, senza parole, e sentiva gli occhi inumidirsi a causa di quelle parole che tanto l'avevano improvvisamente sollevata dai sensi di colpa che si portava dietro come una palla di piombo in tasca; l'altra si voltò nuovamente verso di lei e sorrise:

- Ora è meglio che vada a fermare quei due... anche se alla fine sarò io quella che ne uscirà male... - s'incupì mestamente e ritornò indietro come se si stesse incamminando al martirio, con un andamento barcollante e nolente; la fanciulla dai capelli bianchi provò immensa pietà, per poi scrollare le spalle e guardarsi intorno.

Aveva visto i trigemini, Reiji e aveva conosciuto la dolce Yui; si chiese dove potessero essere Subaru e Shuu e si avviò in direzione della camera del primo.

Giunta a destinazione, bussò alla porta della stanza da letto: silenzio. Ciò aveva un qualcosa di vagamente familiare; ripeté il gesto nuovamente e ancora alcun suono giunse alle sue orecchie se non il rimbombo dei colpi sul legno. Il senso di déjà vu s'intensificò e ritentò ancora una volta, chiamando il vampiro.

- Subaruc...

Due mani atterrarono violentemente sulla porta, sfiorandole i lati della testa bloccata tra quelle forti braccia, non troppo robuste; una bocca si avvicinò al suo orecchio, solleticandolo con le labbra e provocandole un brivido di panico.

- Ti stacco la testa, se osi chiamarmi in quel modo; mi sembra di averti detto più volte che non voglio ripetertelo - aggiunse, irritato, e dopo qualche secondo di silenzio fece scivolare le braccia attorno alla vita della fanciulla, baciandole i capelli e appoggiando poi la testa nell'incavo tra il collo e la spalla destra di lei, che si girò un poco per adocchiarlo, confusa.

- Subaru-kun? - percepì la stretta rafforzarsi e il vampiro chiuse gli occhi, respirando profondamente.

- Be-bentornata... - borbottò, voltandosi dall'altra parte per nascondere il lieve rossore sulle guance; Mary batté le palpebre per poi sorridere dolcemente, dando delle leggere pacche con la mano su quelle di lui, fissate sul suo addome.

Non passò molto tempo che le sue gote si tinsero improvvisamente di color cremisi, e i capelli si rizzarono sul capo nel sentire qualcosa di umido scivolare lungo il collo; sobbalzò e si allontanò freneticamente da lui

- Subaru-kun!? - esclamò incredula, con un pizzico di indignazione nella voce, mentre strofinava le dita contro la pelle dove era rimasta una scia imbarazzante.

- Tch - schioccò la lingua l'albino, irritato, e appoggiò le mani sui fianchi - Cosa c'è ora?! Sei qui come riserva di sangue, per-

- Riserva di sangue! - lo interrupe - Appunto! Tu mi sta-sta-sta-sta-sta-sta-v-v-v-v-vi-vi...

Il fumo le fischiò dalle orecchie come in una locomotiva a vapore e si coprì il viso con le mani, chiedendosi come avesse fatto a resistere fino a quel momento; ah, giusto: non era stata reduce di un sfiancante combattimento all'ultimo sangue (molto appropriato...) contro un cacciatore, quando era arrivata in quella villa.

Sussultò nell'essere presa per la vita con forza e afferrò i polsi di lui cercando di allontanarlo da é; l'altro, ancor più frustato, la spinse contro il muro, sorreggendola con le proprie braccia e fissandola intensamente negli occhi.

- Lasciami fare- intimò lui, soffiandole a pochi centimetri di distanza dal volto.

- Lasciami stare - ribatté lei, scoccandogli uno sguardo di rimprovero e disapprovazione.

Subaru grugnì e si fiondò sulle sue labbra, cogliendola di sorpresa e premendola con il corpo contro la fredda parete, e approfondì con foga quel bacio; la ragazza non reagì subito, protestando soffocata dalla passione di Subaru, per quanto potesse essere molto caldo e affezionato quel sentimento di lui nei suoi confronti; decise di sollevare rapidamente il ginocchio in mezzo alle sue gambe. Gli avrebbe chiesto scusa un'altra volta, ma era strettamente necessario levarselo di dosso, nonostante gli volesse un gran bene.

Il vampiro si staccò e indietreggiò dolorante, premendosi le mani sulla delicata zona colpita, accompagnando la sua reazione con dei pietosi gemiti di sofferenza (giù il capello, uomini, e abbiate compassione, donzelle...).

- SUBARU-KUN NO BAKA2! - gridò Mary avvampando, tremante di vergogna, e gli rese uno schiaffo sulla guancia per poi scappare; si fermò tuttavia dopo un paio di metri, per girarsi e urlare ancora:

- E pensare che ero venuta a trovarti di buon cuore! - e finalmente si dileguò; Subaru mugugnò esasperato, ancora rosso per l'emozione, accasciandosi a terra in posizione supina e sfiorandosi le labbra quasi come per conservare quella piacevole sensazione che aveva provato a contatto con la ragazza.

- Kuso3... perché va sempre a finire così... ah...

 

 

Mary era appoggiata al davanzale della finestra che dalla biblioteca dava ai giardini della villa; aveva cercato un titolo interessante tra quei miliardi di libri, ma nessuno era stato capace di distrarla dall'imbarazzo suscitato da quel vivace incontro con Subaru, a cui continuava chiedere mentalmente perdono per non ricambiare il suo affetto nello stesso modo in cui lui lo manifestava a lei.

Nel frattempo, da innocente ragazza infatuata, sperava con tutta se stessa che Shuu arrivasse lì da un momento all'altro o che, più probabile, lo incontrasse in giro per la casa mentre sonnecchiava beatamente su un divano (oppure per terra, perché no, le era già successo, o immerso con tutti i vestiti nella vasca da bagno; quel pelandrone!).

Sospirò e decise di recarsi in cucina, dove avrebbe potuto preparare e consumare un pasto più sostanzioso per placare la sua fame ancora persistente; si voltò dunque per raggiungere la porta, ma si bloccò in tempo non appena il suo sguardo inquadrò un collo ben familiare, soprattutto a causa di quel girocollo con il piccolo lettore MP3.

Alzò la testa lentamente, gioiosa e sollevata, e incontrò quel blu oceano che tanto la ammaliava; le narici odorarono quel profumo di pulito che tanto la inebriava e le labbra rivolsero un tenero sorriso a Shuu, che la osservava con la sua espressione indifferente.

Il vampiro si chinò su di lei e le sfiorò la bocca con le dita, incupendosi e bofonchiando che il fratellino gli avesse guastato quella fonte di morbidezza di cui non avrebbe mai potuto averne abbastanza, e si protese a gustarla; le dita di lei si posarono però a loro volta sulle labbra di lui, impedendolo e il giovane corrugò la fronte, contrariato.

- Shuu-san - sussurrò Mary, esitante, l'espressione che si era fatta incerta e timorosa; respirò profondamente e, con le gote rosate, gli rivolse un sorriso più singolare, speciale - Daisuki4.

Il biondo spalancò brevemente gli occhi, prima di assottigliarli e avvolgere delicatamente nelle sue mani il volto della fanciulla, timida, e l'avvicinò a sé.

- Sei solo cibo, noiosa... - sussurrò; chiusero entrambi gli occhi.

 

 

E le stelle illuminavano il cielo limpido di quella notte.




1daijoubu? = stai bene?
2 (no) baka = idiota
3kuso = ehm, meLMa :P
4daisuki = mh, ti voglio tanto bene. Nella lingua giapponese ci sono tre termini, che io conosca, con cui esprimere il proprio affetto (che sia la persona amata, un familiare, un amico...) e sono i seguenti, da quello meno "potente" a quello più intenso: suki, daisuki, aishiteru (Mary l'ha detto, è cotta; anche se... ehe... :P)

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Chapter ∞ ***


Chapter ∞

 

- Ruki-kuuun, quand'è che andiamooo?! - si lagnò il biondo arricciando le labbra, dondolandosi sulla sedia imbronciato come un bambino capriccioso. Il fratello gli lanciò un'occhiata contrariata, mentre chiudeva il libro che stava leggendo e lo posava sul tavolo a cui erano entrambi seduti.

- Kou, smettila di dondolarti sulla sedia - gli intimò, guardandolo torvo; poi distese le labbra in un sorriso enigmatico - Ci sarà da spettare ancora un po'; appena si sarà conclusa la pausa estiva entreremo in azione... He, non pensavo che la scuola ti piacesse così tanto.

Kou inarcò un sopracciglio, infastidito da quella velata ironia, e si alzò dirigendosi in cucina per sgranocchiare qualcosa; non avrebbe mai voluto polemizzare contro di lui, nossignore!, sarebbe stata la firma a una condanna estremamente dolorosa.

- Vongole in bianco, vongole in bianco... - mormorò sognante, cercando quel piatto tanto adorato che aveva tenuto come scorta due sere precedenti: non lo trovò e l'ira lo assalì facendolo avvampare e tremare d'immensa rabbia.

Il fratellino entrò nella cucina mentre cincischiava con delle bende sul braccio e si fermò a guardarlo interrogativo con quei occhi color lavanda persi in chissà quale mondo incantato (non per forza in senso positivo...).

- Ah... Kou... cos'è successo?.... Sei arrabbiato?... Ah, allora puoi picchiarmi...! Se vuoi sfogarti...

- NO, Azusa, non ti picchierò... - il biondo si massaggiò la fronte in presa a una crisi isterica, cambiando all'istante espressione in una più amichevole - Azusa-kun! Insomma, smettila con questa storia! - lo ammonì scherzosamente, mettendo le mani sui fianchi.

- Ah... peccato... - mormorò l'altro, chinando il capo profondamente deluso.

Percepirono la presenza dell'altro fratello coetaneo, probabilmente giunto a casa in quel momento e Kou arrossì di nuovo d'irritazione; digrignò i denti pronunciando il suo nome e s'avviò verso il soggiorno dove aveva lasciato Ruki, che nel frattempo stava parlando con il ragazzo in questione, chiedendogli se avesse scoperto nulla di nuovo relativamente al quotidiano giro di perlustrazione, compito che era stato affidato al gigante.

Per essere più chiari, gli aveva assegnato l'incarico di supervisionare la villa dei fratelli Sakamaki, quei sei tonti, superficiali e ritardati fratelli.

- Quella donna si è finalmente svegliata - bofonchiò il giovane, sedendosi leggermente scomposto su una sedia e Ruki piegò la testa in un cenno soddisfatto.

- Bene; ora dobbiamo solo assicurarci che tutto proceda come programmato... Nel caso tu dovessi, o dovessimo, scorgere delle anomalie, allora dovremo agire prima del previsto... Non vorremo rovinare i suoi piani, no? - disse, fissandolo con occhi taglienti e con quel sorriso indecifrabile sempre stampato sul volto. L'altro annuì con uno sbuffo, borbottando che quell'uomo avesse idee troppo complesse.

- Yuuma - entrò Kou, fulminandolo con lo sguardo - Hai mangiato tu le mie vongole in bianco, vero?!

- Haa?! - esclamò il fratello, ringhiando - No che non le ho mangiate io, quelle tue stupide vongole in bianco!

- Bugiardo! Volevi vendicarti delle zollette di zucchero che ti ho fregato qualche giorno fa!

- Ma non dire caz... COSA?! HAI RUBATO LA MIA SUGAR-CHAN??? TU, BRUTTO FIGLIO DI...

- Basta.

La voce fredda e autoritaria di Ruki ebbe l'effetto desiderato: i due giovani ammutolirono, pur continuando a guardarsi in cagnesco. Azusa pacifico li osservava silenziosamente, appoggiato all'anta della porta del soggiorno, in attesa di un eventuale rissa in cui avesse potuto infilarsi per procurarsi dolore.

- Kou, lo puoi constatare da solo che non sta mentendo, anzi, te lo assicuro: le ho buttate io le tue vongole in bianco, erano andate a male - spiegò il fratello maggiore, alzandosi e avvicinandosi ai due; il biondo corrucciò le labbra immusonito, passando una mano tra i capelli, e il castano scrollò le spalle risentito, spostando lo sguardo da un'altra parte.

Ruki tirò un sospiro di sollievo e si ravviò la chioma corvina; Azusa si avvicinò a Yuuma.

- Neh, Yuuma... C'era anche Eve con Izanami?

L'interpellato ricambiò il suo sguardo quieto e annuì, rivolgendo poi un'occhiata al moro.

Ruki passò gli occhi da uno all'altro fratello e ancora una volta il suo sorriso sibillino di dipinse sulle sue labbra. Kou ridacchiò, portandosi le braccia dietro la testa; Yuuma sogghignò, scrocchiandosi le nocche delle mani; Azusa si morse un dito, affondandovi i denti e una goccia di sangue scivolò e cadde sul pavimento.

- La profezia di Adamo ed Eve e quella di Izanagi e Izanami si avvereranno molto presto... - disse Ruki, incrociando le braccia; il suo pensiero indugiò sulla figura della giovane umana e su quella della fanciulla dai capelli e gli occhi scuri; mai avrebbe immaginato che in quel momento tutti e quattro i fratelli si fossero soffermati in particolar modo su quest'ultima.

Yui Komori e Mary Flyer... preparatevi.

 

 

Laito gironzolava per le stanze più remote e meno visitate della villa, imbronciato.

Non riusciva davvero a capire cosa avesse voluto dire la sua amichetta con quelle parole; "occhi più luminosi": cosa significava?

Si avventurò all'esterno, appoggiandosi contro l'inferriata ricoperta d'edera del balcone, e alzò lo sguardo al cielo, osservando quei miliardi di fiori che rischiaravano la notte, creando giochi di luce ed ombra con le chiome degli alberi in giardino e l'edificio intricato quale era la dimora della famiglia Sakamaki.

- Mh... Non capisco. No, non capisco - mormorò, arricciando le labbra e appoggiando la testa sulle braccia, dopo essersi chinato con la schiena; i suoi smeraldi riflessero il candore di quel satellite a forma di falce e come colto da un improvviso tuono sobbalzò, spalancando gli occhi.

- Oooh, ma certo~! - esclamò, euforico, ridacchiando - Fufu~ Ecco dove ho già visto quel bianco così splendente!

Il vampiro poggiò una mano sulla guancia, contemplando la luna.

- Micchan~ sei una luna! Sorridente, radiosa... Ah! Ecco, ecco: una luna solare! - soddisfatto batté un pugno sulla mano, sorridendo del suo efficace paragone.

- Resto io... Micchan~, la prossima volta sii meno enigmatica, furbacchiona - commentò tra sé e sé, rientrando e fischiettando mentre si avvicinava a uno specchio.

Si esaminò attentamente: si tolse il capello, appoggiandolo su un comodino e si lisciò gli abiti, si ravviò i capelli; avvicinò il volto alla superficie riflettente, toccandola con le dita di pari freddezza.

- Mh... occhi luminosi... Mah... - sussurrò, fissando intensamente le sue stesse iridi.

Laito, Laito; non avresti dovuto farlo.

Improvvisamente vide nei suoi occhi tutto il suo passato e scattò all'indietro, squadrando irrequieto la propria immagine; si palpò il viso, il corpo, i capelli, soffermando poi sulle guance e di nuovo la sua attenzione si posò sui suoi occhi.

La sua espressione si fece sempre più turbata, finché non cominciò a balbettare frasi senza senso,a scuotere la testa in preda a una crisi di panico, colto da un'improvvisa, dolorosa e intensa angoscia.

Si accasciò con le ginocchia a terra e urlò; impazzì.









Ok... non fucilatemi!
Lo so, lo so: vi lascerò sulle spine... e purtroppo penso che inzierò a pubblicare il seguito tra un bel po' di settimane... sia per scuola, sia perché ho bisogno di stendere la brutta di un bel po' di capitoli... non mi piace non avere una base concreta da svillupare! :( Quindi purtroppo dovrete pazientare un po' prima di leggere il seguito e trovare le risposte agli interrogativi che ho sparso... E, a proposito: vorrei tanto che mi scriveste nelle recensioni i punti meno chiari della storia, le vostre domande, ciò che ho lasciato avvolto nel mistero, così che io possa man mano inserire chiarimenti nella seconda serie. Mi fareste un grosso favore; dopotutto essendo io l'ideatrice, non mi rendo conto di quante cose sono rimaste poco chiare, perché potrei averle scritte in modo chiaro per me, ma non per voi lettrici! :D
Ringrazio tantissimo quelle che hanno messo la storia...


... nelle preferite! 
1 - Ale_LoveBS
2 - Alison Cole 
3 - boo_dog 
4 - cristie13 
5 - IoAmoLaMusica_00_ 
6 - Koishan Sakura
7 - LadyEloredane
8 - Little Nightingale
9 - My Melody 
10 - psichepazza 
11 - ramona02 
12 - vampyria 

... nelle seguite! 
1 - Ale_LoveBS
2 - Alison Cole 
3 - Ayako Yume 
4 - Justine_Law 
5 - Little Nightingale 
6 - Perla_Bartolini
7 - Sufycchi
8 - S_J_V_M_M_A 
9 - _piccolascrittrice_ 

... nelle da ricordare! 
1 - Alison Cole 

E ringrazio tantissimo le ragazze che mi hanno regalato 100 recensioni fantastiche, meravigliose!
Sono davvero commossa... Mai avrei immaginato che la storia sarebbe piaicuta così tanto. Sono contentissima; grazie, grazie di cuore! :D
Spero di non deludervi con la seconda serie...

A presto, carissime.
E, a proposito; se avete oltre ai punti da chiarire anche delle curiosità qualsiasi, chiedetemi pure! :D Sarò ben felici di informarvi!

A PRESTO! ♥

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2779242