Trattieni il respiro

di Iuccy_97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nella stanza ***
Capitolo 2: *** Sorpresa! ***
Capitolo 3: *** La lampada e il poliziotto ***
Capitolo 4: *** Interrogatori ***
Capitolo 5: *** Sospetti ***
Capitolo 6: *** Einstein ***
Capitolo 7: *** Scoperta scientifica ***
Capitolo 8: *** Spiegazioni ***
Capitolo 9: *** Vecchie e illustri conoscenze ***
Capitolo 10: *** Tradimenti ***
Capitolo 11: *** Attese e imprevisti ***
Capitolo 12: *** Segnali mancanti ***
Capitolo 13: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Nella stanza ***


La ragazza si fermò, uscendo dalla camera 214 e tirò fuori dalla tasca del grembiule il suo iPod. Apprezzava molto Adele, ma non era dell'umore giusto per sentire qualcosa di strappalacrime come “Someone like you”. Anzi, era entusiasta ed eccitata per la serata che le si prospettava davanti.
Lui sarebbe venuta a prenderla alle 8:00, finito il turno in albergo, poi dopo una cena e una passeggiata romantica sarebbero andati a casa sua (di lui) per una sorpresa. Non aveva voluto rivelarle niente, così aveva immaginato per tutto il turno di lavoro  cosa le avesse preparato.
Fece scorrere la lista dei brani preferiti e scelse “Hold the line” dei Toto.
Si riteneva una ragazza normalissima, anche se le sue amiche dicevano avesse degli strani gusti musicali.
In effetti era difficile spiegare le proprie preferenze. Ascoltava ogni tipo di musica, quello che le piaceva, indifferentemente da autore o epoca, lo metteva sull'iPod. Punto.
Si riteneva una persona piacevolmente complicata. E lui sorrideva, ogni volta che glielo ripeteva.
Battendo il tempo col dito sul carrello si incamminò verso la camera successiva
-It's not in the way that you hold me, it's not in the way you say you care-*1 canticchiò.
Lasciò scivolare il passpartout nella serratura della camera successiva e afferrò lo staccio e il detersivo dal carrello. Aveva solo più due camere da pulire poi, finalmente, poteva uscire. Peccato che le fossero rimaste le suite con tre stanze. Ci avrebbe messo più tempo del previsto.
Sbuffando entrò nel salottino e posò tutto su un tavolo. Aprì le finestre per far circolare l'aria e pensò di fare lo stesso con  la camera da letto e il bagno.
-Hold the line, love isn't always on time-*2
Entrò convinta nella seconda stanza e si spaventò.
 
L'uomo che le dava le spalle si spaventò ancora di più e fece un salto.
Quando si accorse della cameriera sospirò:-Mi scusi, l'ho fatta spaventare...-
-No, mi scusi lei, non pensavo di trovare nessuno, non c'era il cartello appeso alla maniglia e...-
-Ma non è colpa sua, sono tornato adesso in camera per prendere alcuni documenti... stavo già scendendo...- l'uomo sorrise.
Lei fece una smorfia e si spostò per lasciar passare il signore che, presa una valigetta, uscì.
-Buona sera signorina-
-Buona serata anche a lei-
Si rimise le cuffiette e, indifferente, riattaccò la musica.
-It's not in the words that you told me, girl, it's not in the way you say you're mine...-*3
 
-Uffa!! Non ne posso più!- sbottò Ben, seduto sul sedile del passeggero della macchina di Semir.
Allungò la mano sui sedili posteriori e, a tentoni cercò qualche traccia di cibo.
-Non ci sono nemmeno più le patatine!!- esclamò, deluso, voltandosi di scatto a guardare dietro, sferrando una gomitata al collega.
-Ehi, calma, non è la fine del mondo! E poi fai attenzione, a momenti andavo nell'altra corsia!-
-Non è la fine del mondo? Del tuo mondo! Ma del mio sì! Non vedi come sono già deperito?!?-
L'altro sorrise ma non commentò, lasciando insoddisfatto l'amico.
-Dov'è la prossima area di servizio? Dobbiamo assolutamente fermarci e fare provviste!-
-Mi spiace, ma ne abbiamo superato uno solo due minuti fa. Il prossimo è fra mezz'oretta. Se resisti e le forze non ti vengono meno, potresti implorarmi di fermarci là...- un sorriso si dipinse sul volto del giovane -ma non credo sarà molto facile riuscirci- questa volta toccò a lui sorridere.
L'altro sprofondò nel sedile e mise il broncio.
Semir gli tirò una gomitata:-Dai, troviamo qualcosa per ingannare il tempo. Di cosa vuoi parlare?-
-Di sicuro non parlo con uno come te- borbottò l'altro, tirando fuori il cellulare -che mi illude e poi mi prende in giro. Preferisco chiunque altro sulla faccia della terra-
-Eddai, scherzavo... che fai adesso? A chi telefoni?-
Ben non rispose, stava scorrendo la rubrica.
Scelse un numero e chiamò. Appoggiando il telefono all'orecchio sorrise ironico e fece la linguaccia al collega.
-Pronto?-
-Ehi stella, come stai?-
-Smettila di chiamarmi così!-
-E come dovrei chiamarti? Sei tu che...-
-...mi illumini la mia vita. Ben, basta con queste frasi di circostanza. Non è il caso che tu me le ripeta sempre! Mi sento una bambina viziata e tu il paparino che la chiama sempre coi nomignoli! Amoruccio, fragolina, tesorino... ma ti sembro il tipo? Io sono...-
-...piacevolmente complicata. Sì, lo so. Basta con queste frasi di circostanza!- lui sorrise, divertito.
-Mmh...- borbottò, ma anche lei sorrideva.
-Sei ancora in hotel?-
-Sì, penso di metterci qualche minuto di più oggi. Sto facendo gli extra e ho lasciato il lavoro pesante per ultimo...devo ancora pulire delle suite-
-Beh, guarda il lato positivo, se non facessi  gli extra non ci saremmo mai conosciuti!
-Anche questo è vero...-
Ben ripensò alla cena che aveva mangiato nel ristorante dell'albergo dove lei lavorava. Era quella volta per festeggiare la sua ripresa dal coma. E lei li aveva serviti, anche se non era il suo lavoro. Stava solo sostituendo un suo collega ammalato. Un colpo di fortuna.
-Non importa, piuttosto passo più tardi. Facciamo che mi telefoni quando hai quasi finito?-
-No, no, tu vieni comunque per le 8:00, tanto lo so che arrivi in ritardo.. almeno 'sta volta sarai puntuale!- lei ripensò alla canzone che stava ascoltando: «l'amore non è sempre puntuale» diceva, e aveva ragione.
-Io sono sempre puntualissimo! Ehi, che stai facendo?- l'ultima parte era riferita al collega, ma la ragazza all'altro capo del telefono non lo capì.
-Mi sembra una domanda un po' stupida. Cosa credi stia facendo? Sto lavando i pavimenti...-
-No, scusa, non parlavo con te, ma con Semir. Che stai facendo collega?-
Infatti quest'ultimo si era fermato in una piazzola ed era sceso dalla macchina.
-Potremmo fare un po' di appostamenti, che ne dici socio?-
-Uao, che idea meravigliosa!- esclamò ironico.
-Allora ti lascio lavorare... un bacio-
-Un bacio anche a te... ci vediamo sta sera per la sorpresa...-
Ben staccò e uscì dalla macchina, appoggiandosi alla portiera ancora aperta.
-Fai di tutto per non farti sporcare la macchina eh? Anche appostarti e annoiarti a morte?-
Semir sorrise:-Si chiama spirito di autoconservazione...-
Il giovane gli fece il verso, ma l'altro non sentì, perchè stava iniziando un'altra discussione:-Chi vuoi fermare?-
Ben osservò l'autostrada poi, dopo un momento di indecisione, alzò la paletta e fece rallentare un furgoncino.
Sorrise:-I furgoncini riservano sempre delle sorprese... ci abbiamo trovato di tutto dentro, un giorno o l'altro ci sarà anche la lampada di Aladino e desidererò che i poliziotti dell'LKA spariscano!-
Scoppiarono entrambi a ridere, mentre l'automezzo blu accostava.
 
 
Traduzione delle frasi della canzone “Hold the line”
*1 Non è per il modo in cui mi stringi, non è per il modo in cui dici di tenere a me
*2 Attendi in linea, l'amore non è sempre puntuale
*3 Non è per le parole che mi hai detto amore, non è per il modo in cui dici di essere mia
 
 
Angolo autrice
Sono tornata!!!!!! *osserva con sguardo folle il popolo di EFP, terrorizzato, dato che pensava di essersene liberato dopo la sua ultima storia*
E invece no, sono ancora qui, con una nuova, nuovissima, storia.
Avrei dovuto pubblicare mesi fa in realtà, e chiedo umilmente perdono a questo fandom.
Qui, sulla pubblica piazza del fandom di cobra 11, chiedo venia per tutte le promesse che non ho mantenuto. Avrei dovuto continuare a seguire molte storie e principalmente queste scuse vanno a Maty e a Sophie. Sono un caso disperato, ma non ho proprio più avuto tempo, e qui tutte le fanfiction sono long piuttosto impegnative, nei buchi non mi sono nemmeno incominciata a leggere.
Comunque, se avete finito di leggere il primo capitolo e non avete ancora affilato la lama della ghigliottina… Passiamo alla storia.
Questo capitolo sembra assolutamente inutile, anche io rileggendolo mi sono chiesta se inserirlo o no, ma serve per presentare un personaggio fondamentale. Questa “lei”, piacevolmente complicata, che lavora in un albergo come lava-pavimenti, ma che fa gli extra per arrotondare a fine mese, è niente popò di meno che la cameriera dell'ultimo capitolo di “Insoliti ricatti” (per chi non se lo ricordasse, già lì Ben le faceva la corte).
Nel prossimo capitolo scoprirete anche il nome di questa ragazza che, in fondo in fondo, è un po' una me stessa. Ovvero, il suo personaggio l'ho creato su quello che gli altri dicono di me.
Questo è per spiegare come, nel futuro, questo personaggio potrà diventare una chiromante (ciao Maty!) schizofrenica.
Ehm, penso di aver detto tutto, se non troppo.
Saluti e al prossimo capitolo!!:)

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Capitolo 2
*** Sorpresa! ***


-E adesso che facciamo?- chiese ansioso il primo uomo, che guidava.
-Rallenta, rallenta, magari controllano solo la patente e ci lasciano andare...- rispose il secondo
-Se no?- mormorò il terzo, seduto vicino al finestrino.
-Se no... la regola delle tre S-
L'autista sollevò un sopracciglio e chiese:-Cosa?-
-Scappa, spara, salvati- esclamò, caricando la mitraglietta che era nascosta sotto il suo sedile.
 
Il furgoncino si fermò e qualcuno all'interno abbassò il finestrino. Semir si appoggiò alla portiera e salutò cordialmente.
-Buonasera signori. Patente e libretto se vuole farmi la gentilezza-
Ben si affacciò e rivolto all'uomo che guidava chiese:-Potrebbe aprire le porte dietro? Vorrei dare un'occhiata-
L'uomo in mezzo s'irrigidì e disse:-Le sembriamo persone poco raccomandabili? Non abbiamo tempo, stiamo lavorando-
Ben rispose a tono:-Ah sì? E per chi? Non vedo insegne sul vostro veicolo...mi potrebbe mostrare una bolla o un autorizzazione a trasportare qualsiasi cosa stiate trasportando?-
-Certo, subito-
 
Karl, alla guida, vide Mike, piegarsi per aprire lo scomparto in cui tenevano la mitraglietta. Capì e si preparò a mettere in moto.
 
Ben si era voltato a guardare la strada e Semir si ritrovò, alzando lo sguardo, la canna dell'arma puntata sul naso.
-Spostatevi!-
L'ispettore non se lo fece ripetere due volte e si tolse dalla portiera, giusto un attimo prima che il furgone partisse a tutto gas.
 
-Cobra 11 a comando, stiamo inseguendo un furgone blu sulla A2, targato TK527FJ. Chiediamo rinforzi- disse Ben alla radio mentre Semir guidava a folle velocità facendo gimcana tra le altre auto.
-L'avevo detto io che i furgoncini riservano sempre delle sorprese!- rise Ben tenendosi al cruscotto.
-Sì, ma io preferirei un altro tipo di sorprese- esclamò il collega schivando una famigliare a cui passò vicino di alcuni centimetri.
-Adesso li vedo!- urlò Ben, con la testa fuori dal finestrino e il vento tra i capelli.
Caricò la pistola e cercò di colpire le ruote, senza successo.
Anche gli uomini sul furgone fecero altrettanto. Per qualche miracolo Semir evitò tutti i colpi con un abile manovra che lo portò su un'altra corsia. Ora, tra loro e il furgone c'era un TIR che impediva di vedersi a vicenda.
-Accelera, accelera- disse il giovane, sporgendosi nuovamente fuori dal finestrino -provo a vederli nello spazio tra il rimorchio e la motrice!-
Semir spinse il pedale al massimo, sorridendo all'immagine che Ben stava creando: sembrava uno di quei cagnolini a pelo lungo che, con la lingua di fuori, si rinfrescano allungandosi fuori dal finestrino.
Lanciò un'occhiata allo specchietto retrovisore e trasalì.
 
-Aspetta, aspetta, rallenta- ordinò Mike, e Philip eseguì.
-Cerca di spostarti sulla corsia più a sinistra, così li becchiamo alle spalle e ce ne liberiamo una volta per tutte!-
E così fece. Riuscirono a passare dietro al TIR e, quando davanti a loro comparve la BMW di Semir, quello in mezzo esclamò:-Karl, togliti di lì, fammi stare vicino al finestrino!-
I due si scambiarono di posto e Mike sporse la mitraglietta oltre il vetro abbassato. Mirò alla testa di Ben che però, in quel momento si era spostato.
 
Dopo aver visto il furgone dietro di loro, Semir aveva afferrato la maglietta di Ben e l'aveva tirato di nuovo nell'auto.
-Attento, sono dietro di noi!- gridò.
Ben, rientrando, vide una scarica di proiettili passare dove appena un secondo prima c'era il suo orecchio.
-Fiu! Grazie socio!-
Grazie al cielo videro entrare in autostrada, dietro di loro due auto della polizia.
Fu allora che il furgone cambiò nuovamente corsia. Semir lo vide superare il TIR sulla destra e recuperare terreno. Accelerò ancora, ma non riuscì a raggiungerlo: davanti a loro sfilava un gruppo di almeno cinquanta auto d'epoca. Tutte avevano, appeso alla fiancata un orribile volantino, su cui una macchinina blu, dotata di occhi e bocca, indicava con una ruota la scritta “26° raduno regionale auto d'epoca”.
Semir imprecò, non potendo fare a meno che rallentare di fronte a quelle lattine montate su ruote, con una velocità costante di 60 km/h.
Vide il furgoncino allontanarsi ed imboccare la prima uscita.
 
-Quindi l'avete perso?- chiese la Kruger entrando nell'ufficio alle spalle dei due ispettori.
-Beh, sì... si ricordi di proporre una legge contro le sfilate in autostrada!-
-Non è colpa mia ispettore Gerkan! Siete riusciti almeno a capire perché sono scappati?-
-Probabilmente avevano qualcosa da nascondere, non hanno lasciato che guardassi nel retro- intervenne Ben.
-Intanto abbiamo la targa... cosa possiamo sapere su di loro?-
-Susanne non ha trovato nulla che sia utile. E' stato denunciato il furto del furgone circa due settimane fa. Il proprietario è un anziano signore che abita in mezzo alla campagna-
-Insospettabile...- sorrise Semir.
-Già. Troppo insospettabile. Lo usava per portare al mercato il ricavato del suo orto, ma l'età lo ha tradito, è diventato cieco e da qualche mese ormai fatica a camminare per casa. Non è possibile che c'entri qualcosa con questa storia- la Kruger scosse la testa.
-Dobbiamo trovarlo velocemente, non possiamo sapere cosa trasportava... speriamo che con l'identikit ci siano dei risultati...-
Ben lanciò un'occhiata all'orologio.
-Opporca!!-
-Che hai?- gli chiese il collega.
-Sono già le 8:15!! Sono in ritardo!- esclamò il giovane, alzandosi.
-Devo assolutamente andare, il mio turno è finito. Ti lascio il piacere del rapporto caro socio...buona serata!-
-Buona serata anche a lei Jager- rispose la Kruger, osservando la faccia affranta di Semir.
 
Ben saltò nella macchina che aveva preso in prestito da sua sorella e partì a tutto gas. Marina aveva ragione. Non sarebbe stata una sorpresa il suo ritardo.
Ma quella volta si sarebbe fatto perdonare.
Entrò nel parcheggio riservato al personale dell'albergo e parcheggiò in derapata. Aprì il baule e tirò fuori la chitarra. Ecco perché aveva bisogno dell'auto. Era troppo delicata per poterla portare in moto.
Sorprendentemente era ancora in orario.
Chiuse la macchina e andò a sedersi sugli scalini dell'uscita posteriore.
Sfiorò le corde e ne accordò una.
Chiuse gli occhi e quando sentì una perfetta armonia partì col primo accordo
-I could stay awake just to hear your breathing, watch you smile wile you are sleeping-*1 cantò.
La porta alle sue spalle si aprì e lui fu investito dalla luce.
Un ombra si avvicinava e venne distorta dagli scalini su cui cadeva.
-I coluld stay lost in this moment forever...every moment I spent with you is a moment I treasure-*2
Le scarpe col tacco della ragazza scesero fino allo scalino su cui era seduto Ben.
Lui la sentì sedersi sul gradino superiore al suo e iniziare a cantare.
-Don't wanna close my eyes, don't wanna fall asleep 'cause I miss you baby and I don't wanna miss a thing-*3 intonarono insieme.
Dopo il ritornello lui smise di suonare e la baciò.
-I don't wanna miss a kiss-*4 citò Ben dedicandole uno dei suoi meravigliosi sorrisi.
-I don't wanna miss one smile-*5 gli rispose lei.
Entrambi scoppiarono a ridere e lui annegò nei suoi occhi azzurri. Pensò che il suo nome fosse dedicato proprio a quello. Quell'azzurro l'aveva visto solo una volta, ed era in Sardegna in vacanza. Era il colore del mare.
-Oggi abbiamo anche l'accompagnamento musicale?-
-Certo, sarò il tuo jukebox!- esclamò lui convinto.
Lei rise.
-Andiamo-
Ben si mise tracolla la chitarra e la prese per mano.
Uscirono a piedi dal parcheggio. Aveva intenzione di portarla in un ristorante  un po' lontano ma di cui conosceva il proprietario, e per questo si diressero verso la parte opposta del centro di Colonia.
Dopo due isolati svoltarono in un vicolo e Ben vide qualcosa che attirò la sua attenzione. La terza sorpresa di una giornata che era diventata un po' troppo sorprendente.
Abbandonato in un angolo, c'era il corpo di un uomo.
 
 
Traduzione delle frasi della canzone
*1 Potrei restare sveglio solo per sentire il tuo respiro, guardarti sorridere mentre dormi
*2 Potrei restare perso in questo momento per sempre...ogni momento che passo con te lo custodisco come un tesoro
*3 Non voglio chiudere gli occhi, non voglio addormentarmi, perché mi manchi baby e non voglio perdermi nulla di te
*4 Non voglio perdermi nemmeno un bacio
*5 Non voglio perdermi nemmeno un sorriso
 
Angolo autrice
Buongiorno!!!! Mi è piaciuto inserire alcune parole di una canzone nel capitolo precedente...quindi l'ho fatto anche qui.:) Questa volta la canzone era “I don't wanna miss a thing” degli Aerosmith.
Se vi piacciono questi intermezzi musicali fatemelo sapere perché ho molte idee per i prossimi capitoli... se vi fa schifo ditelo ed eviterò diversi mal di pancia.
Ma qua siamo nel fandom Squadra Speciale Cobra 11, non nella sezione romantico, e infatti abbiamo già un morto e un inseguimento.
Devo dirlo, le auto d'epoca mi potrebbero anche piacere, ferme, ad una fiera...ma in autostrada a farti fare una coda di due ore, NO! Così mi è venuta in mente la cosa del raduno...:)
Beh, al prossimo capitolo...
Saluti!!:)
 
Nota per la traduzione del testo della canzone:
Come per questa, quella dello scorso capitolo e per le prossime che seguiranno (se seguiranno...) non ho fatto una traduzione letterale ma, basandomi su di essa, ho interpretato il messaggio che la canzone completa vuole trasmettere, ma un semplice verso non può contenere. Questo significa che non saranno traduzioni perfette, ma mi impegno ad avvicinarle il più possibile a quello che musica, parole e voce del cantante vogliono trasmettere, al contrario di molti siti che presentano traduzioni fredde e, a volte, incomprensibili proprio perché troppo letterali.
Se qualcuno che conosce meglio di me l'inglese volesse aiutarmi a migliorare, ben venga!

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Capitolo 3
*** La lampada e il poliziotto ***


Le sirene spiegate della polizia illuminavano le strade di una Colonia notturna, mentre Ben e Marina venivano fatti allontanare.
Lui la fece sedere su una panchina e la coprì con la sua giacca, anche se lei non tremava per il freddo, ma per lo shock.
-Ha fatto bene a chiamarci subito Jager- disse una voce alle sue spalle.
Ben si voltò e vide avvicinarsi la Kruger, che proseguì:-Però il caso è di competenza dell'LKA e noi non dovremmo essere qui. Siamo intervenuti, ma tra poco dovremo andarcene...-
Lui sbuffò:-Se fossimo riusciti a prendere quel furgone sta mattina a quest'ora avrei la lampada e non ci sarebbero più problemi...-
La Kruger non capì, ma in quel momento arrivò Semir.
-Ehi socio, che hai combinato?-
-No, sta volta non è colpa mia...- disse appoggiando le mani sulle spalle della ragazza.
Sentì che singhiozzava e si inginocchiò vicino a lei.
-Ehi, Marina...- le passò una mano tra i capelli e afferrò la chitarra che aveva abbandonato lì vicino.
-Ti avevo promesso l'accompagnamento musicale sta sera?-
Si accucciò a terra e strinse il plettro tra le dita. Pizzicò  la quinta corda con l'indice, la terza e la quarta con anulare e medio.
-Talk me softly, there's something in your eyes don't hang your head in sorrow and please don't cry-*1
Semir si accorse di essere davanti ad un momento di grande dolcezza. Forse era per quello che Ben faceva colpo con le donne. Doveva farsi insegnare a suonare la chitarra.
-Don't you cry tonight I still love you baby-*2
Magari ad Andrea avrebbe fatto piacere. Sorrise e si voltò, sorprendendo la Kruger con la faccia intenerita. Bastava una canzone per scioglierla un po'? Tutte le sgridate post-distruzione-auto-di-servizio potevano essere evitate con un paio di note? Magari era la soluzione... potevano provare...
-But you'll be alright now sugar, you'll feel better tomorrow, come the morning light now baby-*3
Tutto i presenti dell'autostradale li avevano circondati. Quando la canzone finì si guardarono tutti quanti e la Kruger sembrò uscire da un sogno.
-Cosa fate tutti fermi?-
-Veramente è arrivata l'LKA e ci ha mandati via...- spiegò Otto.
-Capisco. Cosa abbiamo?- chiese il commissario, cercando di ricomporsi.
-Per il momento nulla, dato che il commissario Bower non mi lascia lavorare- disse Hartmut, inserendosi nella conversazione.
-E tu cosa c'entri, lei è della scientifica mica...-
-Non me ne parli! Il commissario preferisce che le analisi le faccia Oscar, uno che è appena arrivato... A detta mia è un completo incapace! Ma è di sicuro un raccomandato...-esclamò alterato il rosso.
-D'accordo, d'accordo, adesso si calmi!- sbottò la Kruger.
Ben si alzò in piedi e prese la parola:-Tra poco verranno a cercarci, ma non voglio che la interroghino mentre è in questo stato. La riporto a casa e torno qui, ok?-
-Vada Jager, tanto penso che non resteremo qui ancora per molto... il commissario Bower non attende altro che allontanarci...- sospirò il capo.
 
-Và a dormire ora, domani quando ti svegli mi chiami ok?-
Marina, sulla porta del suo appartamento annuì, esausta.
-Dai, non è successo niente- sussurrò abbracciandola, mentre lei scoppiava, finalmente, in lacrime.
Restarono così sul pianerottolo, finché il sonno e la stanchezza non ebbero la meglio sulla ragazza e Ben la portò nel letto.
Le rimboccò le coperte e, silenziosamente uscì dalla casa, per guidare fino al luogo del delitto.
Lì però non venne fatto avvicinare e scoprì che tutta la squadra se n'era già andata.
Decise allora che un bel sonno se lo meritava anche lui.
 
Il mattino dopo, quando si svegliò, Ben controllò subito il cellulare, ma Marina non l'aveva chiamato.
Si fece una doccia veloce e andò in ufficio, dove non si sorprese di trovare una convocazione per poterlo interrogare.
Non la lesse nemmeno, ma aspettò, per la prima e probabilmente ultima volta nella sua carriera, il collega. Era infatti arrivato, incredibilmente, in anticipo.
Quando Semir entrò nell'ufficio quasi si spaventò.
-Tu? Qui? A quest'ora?- l'ispettore aveva posto le tre domande posando la giacca e sedendosi alla scrivania.
-Beh, non ho dormito molto ‘sta notte... A proposito, ieri sera, dopo che me ne sono andato, avete scoperto qualcosa?-
Semir scosse il capo:-L'uomo aveva con sé solo una carta d'identità falsa, si faceva chiamare Patrick Howers, ma nient'altro...ah, a proposito, ti vogliono alla centrale dell'LKA alle 10:00... ti devono interrogare-
Ben sbuffò e sventolò la busta:-Cosa credono di ottenere? Abbiamo già detto tutto ieri sera... noi abbiamo solo trovato il cadavere, a cosa possiamo servire?-
Il turco alzò le spalle:-Sai come sono quelli dell'LKA. Fiscali. Verbali di qua, denunce di là. Ogni interrogatorio deve essere messo per scritto eccetera eccetera... -
-Tutte cose che noi evitiamo come la peste...vero socio?- sorrise il giovane.
-Ah, a proposito di verbali!- disse Semir, aprendo il cassetto della scrivania -Qui c'è il rapporto di ieri, quello del furgone-
-E allora?-
-E allora, io ho un appuntamento urgentissimo...li fai tu vero socio?- disse, alzandosi alla velocità della luce e fiondandosi fuori dalla porta, lasciando il collega ancora a bocca aperta.
-Dove diavolo è la lampada? Oltre all'LKA vorrei far sparire qualche altro poliziotto...-borbottò, aprendo il fascicolo.
 
 
 
Traduzione del testo della canzone
*1 Parlami dolcemente, c'è qualcosa di diverso nei tuoi occhi, non affondare la tua mente nel dolore e, per favore, non piangere
*2 Non piangere stanotte, io ti amo ancora baby
*3 Ma adesso andrà tutto a posto amore, domani ti sentirai meglio, sta arrivando la luce del mattino baby
 
Angolo autrice
Okk, era un capitolo di passaggio per eccellenza, ma dovevo assolutamente dividerlo dal prossimo, che si concentrerà sugli interrogatori...
Quindi, dovrete aspettare per sapere in che guai sta per ficcarsi Ben ;p
A proposito di Ben, avete visto che è arrivato in orario, anzi, in anticipo?? Cosa non può fare l’amore…:p
Ringrazio per le recensioni Sophie, Maty, 144kagome e Alfietta! Un bacio a tutte quante! :*
Saluti!!:)

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Capitolo 4
*** Interrogatori ***


 
Ben uscì dal commissariato e salì sulla macchina di sua sorella. Doveva restituirgliela quella mattina, ma con i fatti delle ultime ore non era ancora riuscito a passare a casa sua.
Telefonò a Marina, che intanto si era svegliata e decise di andare a prenderla.
Quando arrivò davanti a casa sua la vide attenderlo sugli scalini, pallida e con gli occhi segnati da profonde occhiaie.
La fece accomodare sul sedile del passeggero e ripartì.
-Come va?-
-Mah... come dovrebbe andare?-
-Non lo so, ieri sera eri parecchio sconvolta... hai mangiato qualcosa?-
Lei scosse il capo.
-Allora ti prendo qualcosa io...-
Passò dal bar dove andava tutte le mattine con Semir e prese due brioche. La costrinse a mangiare la sua.
Intanto, la radio sbraitava una canzone che lei non conosceva.
-You're faking a smile with the coffee to go, you tell me your life's been way off line, you're falling to pieces everytime *1-
-Vedrai che con lo stomaco pieno starai meglio. Tutto è più bello se non hai fame!- esclamò, cercando di convincerla.
-Allora è per questo che sei sempre così allegro...mangi sempre!-
Lui sorrise:-Potrebbe essere la spiegazione...-
-Sometimes the system goes on the blink , and the whole thing turns out wrong, you might not make it back and you know, that you could be well oh that strong, and I'm not wrong *2-
-Non hai paura?-
-No, so come funziona, e noi non abbiamo fatto niente di male, stai tranquilla...-
-Io invece ho uno strano presentimento...-
-Cause you had a bad day, you're taking one down *3-
 
Arrivati al commissariato dell'anticrimine, Ben parcheggiò nei posti riservati alla polizia ed entrò a passo sicuro negli uffici.
Entrarono in una specie di corridoio con due panche ai lati, entrambe piene di gente in attesa. Il caldo era soffocante e l'unico rinfresco era il ventaglio di una vecchia signora seduta alla loro destra.
Il giovane aprì la porta e fece segno a Marina di entrare per prima.
Ma lei impallidì e sussurrò:-Non ci credo...-
-Che è successo?- esclamò preoccupato Ben.
-Loro, loro sono tutti miei colleghi-
 
Si sedettero sull'angolo di una panchina, dove un'amica di Marina aveva fatto loro spazio. Si chiamava Michelle.
-Come mai anche tu qua?-
-A quanto pare il morto era nel vicolo vicino alle cucine. Hanno chiamato tutti noi del turno del pomeriggio, domani tocca a quelli della notte. Sono un po' preoccupata... chi potrebbe essere stato? Ci pensi? Abbiamo lavorato per degli anni insieme ad un assassino!-
-Non è detto, magari è stato ucciso da qualcuno che poi lo ha abbandonato lì... E poi mi fido dei miei colleghi...almeno quasi tutti...- entrambe lanciarono un occhiata al cuoco che era seduto davanti a loro, famoso sul luogo di lavoro per i suoi modi un po' maneschi. Sorrisero.
-Chi c'è dentro adesso?- chiese Ben, immischiandosi nella conversazione.
-Il signor Rechert, il receptionist- rispose prontamente Michelle.
Il poliziotto annuì. Sarebbe stato un buon punto di partenza.
Dopo pochi minuti l'uomo uscì. Era di alto e spigoloso, con il mento e la faccia allungata, gli occhi vispi e attenti.
Si appoggiò al muro vicino a Ben, con la faccia sconvolta.
-Vuole sedersi signore? La vedo in difficoltà- esclamò il giovane, cedendogli il posto.
-Grazie ragazzo, grazie- annaspò, tirando fuori dal taschino un fazzoletto col quale iniziò a sventagliarsi ed ad asciugarsi il sudore.
Ben si accucciò vicino a lui:-Cosa le hanno chiesto?-
-Mi hanno mostrato la foto di un uomo...io ho detto che era Patrick Howers, un nostro cliente...-
-Come? Era cliente del vostro albergo?-
-Beh, sì...-
-Si ricorda mica quando è arrivato? Oppure come ha prenotato?-
-Ma, veramente non saprei di preciso il giorno giusto... ma perché mi fa tutte queste domande? Chi è lei?-
-Nessuno, una specie di Miss Marple al maschile che si diverte a risolvere misteri non di sua competenza...-sorrise.
-Allora se lo mette su questo piano...- il receptionist doveva pensare di trovarsi davanti ad uno un po' pazzo, perché fece un sorrisino bizzarro -Ha prenotato per telefono una suite, ed è arrivato circa due giorni fa, un pomeriggio. Il che è strano, perché in genere i turisti arrivano la mattina prima di pranzo...-
-Secondo lei non era un turista?-
-No, penso viaggiasse per affari. Sempre elegante, con la sua valigetta di pelle...-
-Valigetta di pelle?!?-
Questa volta a parlare era stata Marina.
-Sì, perché?, che centra?- chiese teso il signor Rechert.
Lei abbassò lo sguardo:-Niente, niente, stavo solo pensando...-
-Beh, ora io dovrei proprio andare...-borbottò andandosene l'uomo, preoccupato per le strane reazioni dei giovani.
 
Quando l'uomo fu uscito, Ben si risedette vicino alla ragazza.
-Che è successo? Cos'hai contro le valigette di pelle?-
Lei scosse il capo.
-Niente, mi è passato un pensiero per la testa...Miss Marple? Ma come ti è venuto in mente?-
-Beh? Perché no? In fondo questo caso non è di mia competenza...-
-Ispettore Jager!- gridò una voce.
Lui alzò lo sguardo, trovandosi davanti il commissario Bower.
-Che cosa ci fa lei qui? Come dobbiamo dirvelo a voi dell'autostradale? Siete sempre dappertutto! Questo caso non è di vostra competenza! Quindi fuori di qui altri..-
-Ehm, commissario...- mormorò un poliziotto vicino a lui.
-Che vuoi?!?-
-In realtà l'ispettore deve essere interrogato, è stato lui a chiamare la polizia e trovare il corpo, commissario-
Bower diventò paonazzo per la rabbia e la vergogna. Ricominciò a sbraitare:-Allora interrogatelo immediatamente, così lo togliete dalla mia vista!-
E, voltandosi, se ne andò.
 
Il ragazzo venne introdotto nella stanza degli interrogatori.
Un poliziotto entrò alle sue spalle.
-Ben Jager, dell'autostradale... come mai è finito in questa storia?-
-Mah, ho denunciato io il ritrovamento…se non diamo noi poliziotti il buon esempio, perché dovrebbero farlo gli altri?-
-Non le conviene fare il furbo Jager...-
-Sì, sì, lo so come funziona...a proposito, mi tolga una curiosità, chi c'è dietro allo specchio? Il commissario Bower? E poi, la telecamera alle sue spalle, potreste nasconderla un po' meglio... l'ho subito vista...- Ben scosse la testa per accompagnare la critica.
Il poliziotto stava cercando di contenere la rabbia.
-Signor Jager, le spiacerebbe tornare all'interrogatorio?-
-Certo, certo, continuiamo pure- esclamò a quel punto il giovane, colto dall’entusiasmo travolgente derivato dalla polemica verso l’LKA
 
-Bene signorina Mardlen, lei lavora come cameriera all'hotel Wenteraf giusto?-
Lei annuì convinta.
-Bene, sappiamo che lei puliva la stanza del signor Howers il giorno in cui è stato trovato ucciso. E lei era anche presente al suo ritrovamento. Una circostanza davvero particolare non le pare?-
-Non mi starà accusando...-
-No, signorina, qui si fanno solo ipotesi per il momento. Ma non trova alquanto particolare che il ritrovamento lo faccia la cameriera?-
-Beh, ma...io non c'entro niente!-
-Si tranquillizzi signorina. Ora andiamo avanti con l'interrogatorio. Ha mai visto il signor Howers?-
-So già che me ne pentirò, ma sì, l'ho visto ieri pomeriggio verso le sei. Era nella sua camera, ma è subito uscito-
-Alle sei? E come fa ad esserne sicura?-
-Perché poco dopo ho ricevuto una chiamata dal mio fidanzato. Se vuole vedere il registro delle chiamate...- la ragazza estrasse il cellulare della borsa.
Il poliziotto lo esaminò e glielo restituì.
-Sa di essere anche l'ultima persona ad aver visto vivo il signor Howers?-
Lei si morse il labbro inferiore. Aveva avuto un cattivo presentimento, ed ecco qua che diventava realtà.
 
L'interrogatorio si concluse senza nessuna scoperta. Il suo resoconto era uguale a quello che avevano fatto il giorno prima e così li lasciarono dopo pochi minuti.
Anche se Marina venne guardata molto male.
Dopo circa mezz’oretta, i due erano seduti al tavolino di una tavola calda che discutevano sui fatti della mattina.
-Certo che è proprio strano il tipo della reception...sembrava avesse paura di me!-
-Già, spero che tu non gli abbia detto che stiamo insieme oppure da domani non mi rivolgerà più la parola!-
Ben alzò le spalle:-E poi, quando ti ha sentita parlare della valigetta... Chissà cosa gli è preso...- sorrise, ma poi tornò serio.
-A proposito della valigetta, che ti è successo sta mattina?-
-No, niente di importante...-
-Ma dai, per Miss Marple non ci devono essere segreti...-
-Oh, ma come sei noioso quando fai così! Ieri sera, quando sono passata nella camera di questo Howers per pulirla, lui era lì, con una valigetta di pelle in mano e sembrava molto spaventato. Ecco, adesso lo sai-
-Ah...l'hai detto alla polizia?-
Lei annuì:-Mi hanno pure controllato il cellulare! Perché appena ho finito la sua stanza un qualche poliziotto annoiato mi ha chiamato... Hanno iniziato a parlare di ora del delitto, l'ultima ad averlo visto... secondo me mi sospettano...-
-Ma va’! Una cameriera uccide qualcuno che non ha mai visto prima? Non hai nemmeno un movente! E poi era una persona così comune, magari nascondeva qualcosa. Un commerciante tedesco, altezza media, biondo...quanti ce ne sono così?-
-Castano-
-Come?- chiese Ben, distratto nelle sue congetture.
Lei bevve un sorso di birra:-Il signor Howers era castano scuro- puntualizzò.
-No, ho visto io stesso le foto sulla carta d'identità falsa. Magari ti ricordi il vicolo, ma era buio, probabilmente non avrai visto bene...-
-No Ben, ti giuro, il tipo che era l'altro giorno nella stanza aveva i capelli scuri...-
Un momento di silenzio, in cui si guardarono a bocca aperta.
Poi lui chiese:-Marina, l'uomo della stanza, com'era di statura?-
Lei ci pensò un attimo:-Poco più alto di me- mormorò.
Il ragazzo in un attimo fu in piedi e, prendendola delicatamente per mano, fece alzare anche lei. Confrontò le loro altezze e si morse il labbro.
Si sedette nuovamente, poi, alzando lo sguardo sospirò:-Howers era alto 167 centimetri. Appena alla mia spalla. Se quello che hai visto tu era più alto di te significa che mi arriverebbe quasi alla fronte. Siamo di fronte ad un misterioso caso di omonimi-
Lei restò a bocca aperta, fissandolo.
 
 
 
*1 Fingi di sorridere prendendo il caffè, mi dici che la tua vita è un po’ rovinata, che stai lentamente cadendo a pezzi
*2 A volte il meccanismo si inceppa, ti sembra che tutto sia sbagliato, che non potrà mai tornare indietro, ma, lo sai, puoi stare meglio, molto meglio, io lo so
*3 Perché hai avuto una brutta giornata, semplicemente un giorno “no”
 
Angolo autrice:
Et voilà!! Quarto capitolo!! :D
Spero che vi sia piaciuto e che, soprattutto, vi abbia incuriosito.
Chiedo scusa a Maty e Sophie, ma non ha tempo nemmeno per grattarmi le orecchie, soprattutto da quando ho scoperto chi i compiti delle vacanze comprendevano quattro temi (non due come pensavo) e dieci disegni. Qualcuno mi salvi. Prima o poi leggerò anche storie altrui.
Ora, due domande: vi da fastidio il pezzo musicale? Nella prima parte non c’era l’indagine e, in un certo senso, poteva anche andare. Ma adesso vi disturba?
Due, che non centra nulla con la storia, qualcuno mi spiega bene cos’è un lettore beta?
Grazie mille a tutti e a chi recensisce.
Spero di sentirvi presto!
Saluti!!:)

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Capitolo 5
*** Sospetti ***


-Susanne!- urlò Ben entrando nel commissariato.
-Cosa c'è?- esclamò lei preoccupata.
-Abbiamo bisogno di fare un identikit. Ho il sospetto che la storia di ieri non sia così semplice come credono quelli dell'LKA-
Lei annuì e fece sedere Marina davanti al computer, pronta per descrivere l'uomo che aveva visto il giorno prima.
 
Nel suo ufficio, Ben raccontava la storia al collega.
-C'è qualcosa che non torna. Sappiamo a che ora è morto questo Howers?-
-Caro collega, pensi che me ne sia stato con le mani in mano mentre eri via?-
Semir afferrò un foglietto stropicciato che aveva in tasca.
-Ho pensato di fare una visita ad Hartmut, naturalmente subito dopo che Oscar, l’altro tecnico, ha finito il turno. L’ho fatto sfogare un po’, ma alla fine si è rivelato utile farsi urlare addosso per un quarto d’ora-
Indicò il pezzetto di carta su cui la scrittura disordinata di Hartmut riempiva tutto lo spazio disponibile.
-Se sapevo portavo un quaderno, mi ha riempito di informazioni scientifiche e numeri, ma la maggior parte non mi interessano. Questo però…-
Sporse al collega il foglio.
-E’ stato ucciso verso le sei di pomeriggio, un colpo di pistola dritto al cuore. Ma, cosa più importante, nel vicolo. Probabilmente conosceva l’assassino oppure questo lo ha minacciato e costretto a seguirlo lì. Sono stati lì qualche minuto, secondo le analisi dei resti sulle scarpe. Il tempo per scambiarsi qualcosa… Come le chiavi della camera-
Ben meditò qualche istante.
-Secondo te cosa poteva volere? Perché ucciderlo solo per entrare nella sua camera? Poteva rubare le chiavi alla reception, o entrare col pass dei camerieri!-
-Non lo so, Ben, non lo so. Speriamo che l’identikit ci dica qualcosa-
 
 
Marina aveva appena finito l'identikit che Otto gli si era avvicinato alle spalle.
-Ehm, Marina, mi spiace, ma ho l'obbligo di arrestarti. Sei l'unica sospettata per l'assassinio di Patrick Howers-
-Cosa? Ma io non ho fatto niente! Non l'ho ucciso io!-
Il poliziotto era però irremovibile.
-Otto, non puoi farmi questo!- mormorò con occhi imploranti la ragazza.
-Mi spiace, ma sono costretto. Devo scortarti fino al commissariato dell'LKA- le disse facendola alzare.
Lei si divincolò e cercò di sfuggirgli, attirando su di sé l'attenzione di tutto il commissariato.
Le urla della ragazza fecero uscire dall'ufficio Semir e Ben. Quest'ultimo intervenne subito, dividendo la fidanzata e il poliziotto.
-Ma che fai?- gridò in faccia al collega, visibilmente alterato.
-Jager, venga nel mio ufficio, le spiegherò tutto- intervenne la Kruger, lanciando uno sguardo ad Otto, che continuò il suo compito.
Marina venne portata via sotto lo sguardo impotente dell'ispettore che, lentamente e di malavoglia seguì il capo.
 
-E' arrivato pochi minuti fa un fax col mandato di arresto di Marina...non potevamo ignorarlo- spiegò la Kruger.
-Ma non capisce, l'uomo che lei ha visto non era Howers! C'è stato un errore!-
-In che senso?-
-L'uomo nella stanza era alto e castano, assolutamente un'altra persona rispetto a quello che è stato trovato!-
-Jager, sa benissimo che questo è irrilevante. I capelli si possono benissimo tingere ed è molto difficile ricordarsi bene l'altezza di una persona-
-Ma...-
-So che questo caso la coinvolge anche emotivamente, ma non...-
In quel momento entrò Semir, senza bussare.
-Ben, non ci crederai mai! Vieni a vedere-
L'altro uscì subito, seguito delle lamentele del commissario.
L'ispettore lo portò fino al computer di Susanne, e gli mostrò l'identikit fatto dalla fidanzata.
-Non ti ricorda qualcuno?-
L'altro lo osservò meglio, poi esclamò:-Non ci credo...ma come è possibile?-
Susanne aprì un altra finestra sullo schermo e l'affiancò a quello già presente, l'identikit che avevano fatto il giorno precedente i due colleghi, riguardo all'autista del furgone.
-Sono la stessa persona...-mormorò Ben, incredulo.
-Già. Ma cosa aveva a che fare questo Howers con il suo sosia e il furgone?-
-E' quello che dovrete scoprire signori- intervenne la Kruger, che li aveva seguiti e aveva osservato la scena -ora, dato che è ricomparso questo furgone, il caso è nuovamente di nostra competenza-
I due soci sorrisero e si batterono il cinque.
-Da dove vogliamo iniziare?- chiese Ben, tirandosi dietro la porta dell’ufficio.
-Beh, io direi dal nostro insospettabile vecchietto, no?- rispose Semir, prendendo dalla scrivania le chiavi dalla sua BMW.
 
La casa del signore Fürze era non era solo fuori città come aveva detto il commissario. Era molto fuori città. I due soci ci misero quasi un'ora per raggiungerla, attraversando campi aridi.
-Il capo aveva ragione, il vecchio non ce la fa proprio più... guarda come ha abbandonato il lavoro...- mormorò Ben, guardando fuori dal finestrino.
-Non me ne intendo di agricoltura... e non sapevo che tu avessi il pollice verde- esclamò il compagno, svoltando nello spazioso cortile.
Un cane iniziò ad abbaiare e corse incontro al giovane ispettore che era sceso dall'auto.
-Ehi, ciao bello- esclamò lui, cercando di accarezzarlo. Ma l'animale non era dello stesso parere e gli ringhiò contro, mettendosi in posizione di attacco.
Ben si alzò di scatto, mentre qualcuno chiamò:-Adolf! Smettila!-
-Adolf? Che razza di nome è? Per un cane poi...- borbottò Semir, ignorando l'uomo che era apparso sulla soglia della fattoria.
-Brutta bestia, vieni qua! E anche tu Karl, vieni pure! Chi hai portato con te?-
-Ehm, penso ci sia un errore, io sono l'ispettore Jager e lui è il mio collega Gerkan, della polizia autostradale-
-Polizia eh? Via, andate via brutti bastardi! Che altro volete da me?- disse il vecchio  con la sua bocca sdentata, gesticolando rabbiosamente.
-Signore vorremmo solo parlarle, il suo furgone...- tentò Ben.
-Ecco, di nuovo col furgone... ma in che mondo siamo finiti?-
-Di nuovo col furgone?- mormorò Semir, lanciando un'occhiata al collega. L'altro alzò le spalle e continuò ad avvicinarsi alla porta.
-Signore, vogliamo solo farle delle domande, mi creda, e se lei non ci aiuta dovremo scortarla in commissariato- aveva pronunciato le ultime parole ad appena un metro dal vecchio, che probabilmente si sentì minacciato.
-E va bene, ma avete solo qualche minuto, poi devo andare a lavorare- mugugnò, voltandosi verso l'interno della casa.
 
-Credo che veda solo la forma delle cose, guarda come si muove- sussurrò Semir nell'orecchio del collega, mentre il signor Fürze li guidava nella sua casa tastando i mobili e le pareti attorno a lui.
-Come ha detto ispettore?- abbaiò il diretto interessato.
-Ehm, niente, pensavo ad alta voce...- disse, cercando una scusa, l'uomo.
“Cieco ma non sordo” pensò, sprofondando sul vecchio e molle divano del soggiorno.
-Che volete sapere?- borbottò brusco, l'anziano.
-Prima di tutto perché “di nuovo col furgone”? Il suo furgone è stato rubato, dovrebbe essere felice della nostra visita, magari glielo stiamo riportando...-
-Ah, non mi fido più di voi. Dopo che mi avete preso la patente...-
“Chissà perché” pensò Ben alzando gli occhi al cielo “sei cieco come una talpa”.
-A me la patente serviva! Ora come faccio a muovermi da qui? Meno male che c'è Karl, lui sì che è un bravo ragazzo... se mi succedesse qualcosa? Se dovesi andare in ospedale? Non ho più il furgone, non ho più la patente, chissà che fine faccio...-
-Aspetti, aspetti. Chi è Karl? Suo figlio?-
-Mio figlio? Non ho figli io. Karl sì che è un bravo ragazzo. Da quando ho questo piccolo problema alla vista mi ha sempre aiutato col lavoro nei campi. E' lui che tiene l'orto qui dietro- indicò la finestra alle sue spalle -non è bellissimo?-
-Vedo... meraviglioso- borbottò ironicamente Ben, ammirando il terreno mal coltivato simile ai campi circostanti.
-Ha un suo indirizzo o numero di telefono?- chiese Semir.
-No, non ne ho bisogno. Viene qua da me tutti i giorni alla stessa ora, più o meno adesso...-
-E come mai non è ancora arrivato?-
-Non chiedetelo a me! Penso sia malato, già ieri non è venuto...-
I due soci si lanciarono un occhiata d'intesa.
-Grazie di tutto signor Fürze, arrivederci- disse Ben alzandosi e stringendogli la mano.
 
-Quindi, cosa abbiamo scoperto? Un nonno cieco che denuncia un furto di un furgone- disse Semir, guardando la strada.
-E... un aiutante che va nei campi...dai Semir, non fare così, abbiamo qualcosa in mano! Pensa: questo famoso Karl non va a lavorare da ieri, giorno dell'incidente e dell'assassinio-
-E quindi? Cosa ne abbiamo? Se non te ne sei accorto, quel vecchio è cieco e non può fare un identikit!-
Ben digrignò i denti, trattenendo il respirò.
“Calmati. Trattieni il respiro, conta fino a dieci e mantieni la calma” si disse.
Non voleva farsi prendere dalle emozioni che stavano ribollendo nel suo stomaco, sapeva cosa sarebbe successo se avesse permesso loro di sopraffarlo. Avrebbe iniziato ad agire d'impulso, per questo si era armato di quel falso sorriso che gli decorava la faccia da ormai tre ore. Peccato che Semir non lo aiutasse molto a trattenersi. Se solo il suo socio fosse stato più ottimista...
-Fürze non è uno sprovveduto, quando siamo arrivati mi ha scambiato per questo famoso Karl-
-Ma cos'ha oggi il tuo cervello? Quell'uomo riconosce appena le figure!-
Ben digrignò i denti:-Sì, ma io e l'uomo del furgone, quello che s'è spacciato per Howers, siamo alti uguali!-
Semir sbuffò:-Okay Ben, ma non farti illusioni-
La BMW svoltò nel parcheggio del commissariato.
 
-Semir! Ben! Venite qui!- chiamò Susanne appena i due entrarono in ufficio.
-Che cosa c'è?- disse il più giovane andandole incontro e appoggiandosi allo schienale della sua sedia.
-Ho guardato le registrazioni delle telecamere di sicurezza dell'albergo. Il furgone blu si è allontanato alle 17:56 diretto verso est-
-E da lì ha preso l'autostrada, dove l'abbiamo trovato noi- completò Semir.
-Già, ma prima di partire è salito quest'uomo- la donna indicò una figura sullo schermo.
-Ed ha la valigetta!- esclamò Ben.
-La valigetta? Cosa centra adesso una valigetta?- chiese Semir.
Il collega gli riferì tutto ciò che gli aveva detto Marina.
-Ecco cosa nascondevano! E perché lo ha ucciso! Probabilmente ci sarà qualcosa di importante. Ma cosa?-
Il telefono squillò e Suzanne rispose con l'auricolare.
-Va bene. Grazie mille per la collaborazione- disse.
-Era la scientifica. Il furgone è stato trovato, Hartmut lo sta esaminando-
Semir esclamò:-Meno male che c'è Einstein!- e uscì di corsa.
Ben, dietro di lui, sorrise veramente per la prima volta della giornata.
 
 
 
 
 
Angolo autrice
Ciao a tutti!!!
Mi pento e mi dolgo dei miei peccati e di non aver aggiornato… tutte scuse che ripeto dal primo capitolo, lo so… u.u
Spero che mi perdonerete, e che vi siate gustati questo capitolo (sempre se vi ricordate il quarto…), ora inizia l’indagine vera e propria.
Ringrazio chi legge e recensisce e chi lo sta facendo per questo capitolo!:D
Saluti!! :)

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Capitolo 6
*** Einstein ***


-Hartmut! Hartmut! Hartmut?- gridò Semir entrando negli uffici della scientifica.
-Dove sei Einstein?- chiese Ben, cercando il tecnico.
-E' nel garage- mormorò una voce alle loro spalle.
Si voltarono e videro un giovane piccolo e con lo sguardo disperato. Aveva addosso un camice da laboratorio macchiato di rosso ovunque.
-Sei, sei un po' sporco di...sangue?- gli fece notare Ben.
L'altro lo guardò come se l'avesse appena minacciato di morte.
-Eh? Oh, sì...- sussurrò come se se ne fosse appena accorto -sto, sto facendo un test... non è sangue...-
Semir alzò un sopracciglio, preoccupato per lo stato di salute psicologica dell'uomo. Se era Oscar era un caso ancora peggiore di quanto si sarebbe aspettato!
I due ringraziarono e si incamminarono giù dalle scale.
-Ah, se lo trovate... ditegli, ditegli che avrei bisogno di un piccolo aiutino...-
 
-Ah, eccovi, siete arrivati. Ce ne avete messo di tempo! Ho sentito arrivare la vostra macchina mezz'ora fa!- disse Hartmut quando vide arrivare i due colleghi.
-Beh, allora dovresti insegnare a parlare a quel tipo al piano di sopra- borbottò Ben, infastidito da un altro contrattempo.
-Cosa ci dici Einstein?-
-Sul cruscotto ci sono moltissime impronte digitali. Quello che resta da scoprire è di chi sono. Non c'è nessuna corrispondenza nel database-
-Alcune sono sicuramente di Fürze- disse Ben.
-E qualcuna di questo misterioso Karl- aggiunse Semir.
-Ma non è tutto- disse il tecnico, spostandosi verso il computer -nel retro del furgone ho trovato una dose massiccia di fertilizzante, del miglior tipo-
-Questo non ci aiuta, sarà sicuramente vecchio. Dal modo in cui quel Karl teneva il giardino...-
-Su questo ti sbagli Semir!- esclamò Hartmut, muovendo freneticamente le dita sulla tastiera.
-L'ho esaminato e dalla consistenza e dalle dosi di agenti che contiene, è stato prodotto di recente-
-Quando di preciso?- chiese Ben.
-Al massimo un mese fa- dichiarò il tecnico.
-Un mese...- pensò ad alta voce il turco -un mese fa Karl lavorava già per Fürze!-
-Ma quei campi erano completamente abbandonati!- esclamò Ben.
I due soci si guardarono negli occhi.
-Lo sapevo che il vecchio nascondeva qualcosa- mormorò il più giovane -Hartmut, meno male che esisti!-
 
Dopo dieci minuti erano tutti in macchina: Hartmut dietro, Semir sul sedile del passeggero e Ben che guidava a velocità folle.
-Ben, se continui a questa velocità dovrò farti una multa! Come mai vai così veloce? Guarda che i campi mica corrono!-disse il collega, reggendosi al cruscotto. Sembrava che il suo socio lo facesse apposta a centrare tutte le buche della strada di campagna, tanto che sedersi sul sedile significava tentare il suicidio per il suo povero fondo schiena.
Hartmut, dietro era in una posizione di dubbia comodità, ma aveva finito le lamentele da almeno un quarto d'ora.
Un bene per le orecchie di Ben, che ne aveva tutt'altro che bisogno per calmarsi.
Ogni tanto infatti la rabbia tornava a galla improvvisamente. Non sapeva dire il perché, ma aveva sentito l'impulso di scaricarla e la cosa più adatta gli era sembrata l'acceleratore.
-Quanto manca?-mugolò il tecnico, cercando l'equilibrio.
-Dieci minuti massimo- ringhiò in risposta il giovane.
-Ben, rallenta, c'è una macchina che ci viene incontro. Vuoi fare un frontale?- ironizzò Semir.
-Mmh...- rispose il collega, allentando la pressione sul pedale destro.
Si spostò leggermente sul lato mentre un auto faceva altrettanto.
La stretta stradina permise il passaggio di entrambi i veicoli in contemporanea, ma li costrinse a rallentare. In quella frazione di tempo in cui i due mezzi furono affiancati, Semir riconobbe il conducente.
-E' quello del furgone! Ben fai inversione!!- gridò.
Il giovane fece una derapata e in un attimo cambiò senso di marcia, inseguendo l'altra macchina.
-Susanne, sai trovare il proprietario di un auto targata GH648SD? Veloce!-
-Certo, mi metto subito al lavoro. Che cosa avete trovato?-
-Un'auto che vaga in una stradina molto fuori zona, con un autista dalla faccia un po' conosciuta non è una cosa sospettosa?- grugnì Ben, il cui umore stava avendo nuovamente una forte ricaduta.
Semir sorvolò sulle parole dell'amico e spiegò la situazione alla collega.
Mentre attendeva la risposta, disse:-Ben, non puoi continuare così! Devi tranquillizzarti! Prendi una bella boccata d'aria e trattieni il fiato per dieci secondi, eh? Ci diamo una calmata e cerchiamo di ricordare la buona educazione... ok?-
Si sentì uno sparo.
-Adesso dovrei ricordare la buona educazione?- esclamò, tirando fuori la pistola e abbassando il finestrino.
Semir sbuffò e fece altrettanto.





Angolo Autrice
Ciao a tutti! :) Ben ritrovati i vecchi compagni e piacere per i neofiti del fandom. Sono tornata dopo tanto, tantissimo tempo ma purtroppo non so quando resterò. Sono per me gli ultimi mesi di liceo prima della maturità e solo adesso (dopo aver finito tutte le simulazioni) ho avuto tempo per tornare finalmente qui. Ho deciso che finirò di aggiornare la storia, perché mi dispiace non concluderla, sperando di poter tornare con nuove idee quest'estate a esame finito. Se pubblicherò ancora saranno storie già complete, non aspetterò la canonica settimana per aggiornare, perché, come avete visto, non posso assicurare di farcela. Perciò, di seguito tutti i capitoli, per concludere questa fic, che letta a due anni di distanza mi sembra immatura e un po' ridicola. Ciononostante vi auguro buona lettura e spero che vi piaccia. 
Vi saluto col mio buon, vecchio e caro modo...
Saluti!!:)

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Capitolo 7
*** Scoperta scientifica ***


-Mi ricordi come siamo finiti in questa situazione?- ringhiò Semir esausto.
-Non è colpa mia se la tua auto non è... adatta- sbottò Ben sforzandosi di spostare la macchina del collega dalla buca fangosa in cui si era bloccata.
-Non sarebbe meglio chiamare un carro attrezzi?- mormorò Hartmut che, in disparte, osservava i due amici tentare nell'impresa.
Semir scosse la testa:-E' una strada troppo stretta e rischia di bloccarsi anche lui-
-Ah, dannazione!- gridò il più giovane battendo un pugno sul cofano.
Mancava solo più quella. Erano le sei dei pomeriggio, entro poco si sarebbe fatto buio e loro erano sperduti in una strada di campagna con l'auto bloccata. Che cos'altro poteva andare storto?
E lui doveva essere pure educato?
 
-Ben, sai che non ti fa bene sopprimere la rabbia in questo modo?- disse Hartmut, che aveva recuperato la sua posizione sul sedile posteriore.
Dopo aver inseguito l'altra macchina per alcuni chilometri, questa aveva svoltato in una strada se possibile ancora più stretta, dove infine la BMW di Semir si era bloccata. E questo non aveva fatto altro che aumentare l'irritazione del giovane ispettore, proporzionalmente alla curiosità del tecnico.
-Hartmut, non è il momento- tagliò corto Semir, che aveva finalmente ripreso il volante della sua malconcia automobile.
-Guarda che io ho studiato un po' di psicologia, so bene che può avere effetti... ma dove vai? Colonia è dall'altra parte!-esclamò il rosso quando l'ispettore svoltò a destra.
-Lo so, lo so. Ma siamo venuti fin qui per dare di nuovo un'occhiata alla fattoria e non ho intenzione di tornarmene a casa a mani vuote- lanciò uno sguardo al collega, che però restava immobile e in silenzio, osservando la strada.
-Fermati qui!- esclamò ad un certo punto.
-Perché?-
-Perché se andiamo nel cortile il cane inizierà ad abbaiare e avviserà il padrone. Qui siamo abbastanza lontani per poter lavorare tranquillamente-
 
Dopo cinque minuti erano immersi nei campi fino alla vita.
-Ehm, mi trovo d'accordo con te Ben, queste coltivazioni non sono... come dire... fiorenti e curate- borbottò il tecnico.
-Qua, c'è un sentiero- indicò Semir, che camminava in cima al gruppo.
Si accucciò a terra e osservò le nitide impronte nel fango.
-Qualcuno è passato di recente. E di sicuro non è il nonno-
Seguirono la stretta stradina, e man mano che camminavano, un odore si insinuava nelle loro narici.
-Che cos'è questa puzza?- chiese il turco.
-Fertilizzante! Quello che ho trovato nel furgone!- esclamò Hartmut, incominciando a correre.
-Ecco! Questo spiega tutto!!-
-Cosa? Cos'hai trovato?- intervenne Ben, uscendo dal suo ostinato silenzio.
-Cannabis ruderalis!- esclamò il tecnico come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
-Cannabis? Ma dai! Non è fatta così! E'... è... hai presente il disegno che hanno sul cappellino i ragazzini che vanno in giro a fare i fighetti...-
Mimò la camminata molleggiata, strappando un sorriso all'amico.
-Semir, hai studiato chimica botanica per cinque anni?-
-No- ammise, smettendo di darsi arie.
-Nemmeno io, ma su queste cose non contraddirmi- esclamò il tecnico alzandosi e incamminandosi verso la macchina.
I due colleghi restarono a guardarsi a bocca aperta. Ben diede una pacca sulla schiena all'amico e, alzano le spalle e sorridendo, disse:-Ha ragione- e anche lui tornò indietro.
 
-Ci sono tre tipi di piante di cannabis, quella che abbiamo visto stasera è la meno pregiata, ma adatta ai climi freddi. Semir, avevi ragione, non assomiglia ai normali disegni, quella è alta fino a cinque metri, ma cresce nei paesi caldi. Questa è meno potente ma ciò non significa che non sia pericolosa. Con i nuovi laboratori si creano degli incroci ancora peggiori...-
I due ispettori erano seduti sugli sgabelli del laboratorio e ascoltavano Hartmut  con lo stesso interesse di due alunni per la lezione di matematica.
-Einstein, taglia corto, in pratica cosa potrebbero farsene di questa piantina?- chiese Ben.
-Beh, solo della piantina nulla, hanno bisogno di un laboratorio e altri tipi di cannabis per poter combinare qualcosa... nessun tossico comprerebbe mai quella... cosa allo stato puro. Non è... fine-
-Fine?-
-Non è lavorata, non dà la botta. Per fartelo capire, se provassero a spacciare quel tipo di erba è come se provassero a venderti pane e marmellata senza marmellata.
E' meno “gustosa”-
-Okey... dopo quest'esempio mi hai chiarito le idee...- borbottò ironico Semir.
Il telefono di Ben squillò.
-Susanne? Dimmi tutto-
-Ho trovato il proprietario della macchina: Philip Wlanar, ha precedenti come spaccio e piccoli furti-
-Grazie Susanne, sei un angelo-
-Va bene, comunque qui in commissariato c'è la moglie del misterioso Howers, ha riconosciuto il cadavere...volete interrogarla?-
-Sì, arriviamo subito- disse, alzandosi.
 
-E' lui- ammise Semir osservando le ricerche di Susanne. L'uomo era quello avevano inseguito in campagna e che gli aveva sparato in autostrada.
-Gerkan!- chiamò la Kruger.
-La signora Estern è nel mio ufficio, la va ad interrogare sì o no?-
-Eh? Sì, arrivo subito... ma perchè devo sempre fare tutto io?- sbuffò guardando l'ora: erano le 21:20. Aveva fatto molto male a mandare Ben a prendere la cena: nella migliore delle ipotesi non avrebbe resistito con del cibo in macchina e al suo arrivo sarebbero sparite tutte e due le porzioni.
Sospirò e spinse la porta dell'ufficio.
 
-Ha un idea sul motivo per cui suo marito possa essere stato ucciso?-
La donna, in lacrime, scosse la testa.
-Perchè era in albergo quella sera?-
-Noi siamo di Amburgo, lui lavorava per un azienda di trasporti... era normale per lui viaggiare per trattare con i clienti...-
La porta si aprì e dallo spiraglio sbucò la testa di Ben.
-Semir, puoi venire un momento?-
L'altro annui e si rivolse alla donna:-Mi scusi solo un attimo-
-Che cosa c'è?-
-Ad Amburgo c'è un grande giro di droga. Lì arriva via mare e forse il signor Estern ha sfruttato il suo lavoro per trasportare il materiale che gli serviva. Hai presente quello che ha detto Hartmut? La roba che abbiamo trovato oggi nel campo non serve a niente da sola. Ma se mischiata a un altro tipo di erba proveniente magari dal Marocco, sì che sarebbe pericolosa-
-Devo buttarmi direttamente nell'argomento?-
Ben scosse le spalle:-Fa’ come ti pare. A proposito, la tua cena è invitante...datti una mossa!-
-Guai a te se quando torno vedo anche un solo morso al mio panino!-
-Mi sa che non c'è nemmeno più, il panino...-
Semir fece una smorfia e rientrò nell'ufficio, scusandosi con la signora per l'interruzione.

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Capitolo 8
*** Spiegazioni ***


 
-Suo marito ha mai avuto a che fare con della droga?-
La signora impallidì:-Non so proprio cosa possa centrare questa domanda!- esclamò.
-Signora, suo marito è immischiato in un caso di spaccio, qualunque cosa potrebbe esserci utile per trovare il suo assassino-
Lei deglutì:-Un po' di tempo fa aprendo la sua valigetta ho trovato un pacchetto con delle foglie-
Nell'altra stanza, di fronte allo schermo, Ben trasalì. Di nuovo la valigetta. Probabilmente era lì che trasportava la roba.
-Ho riconosciuto subito l'odore...e alla sera gli ho chiesto. Mi ha detto che lo faceva perché era stressato e io ho lasciato passare. Gli ho fatto promettere di smettere e quando mi capitava di essere sola in casa a volte facevo piccoli controlli ma non trovavo nulla. Così mi sono convinta che avesse smesso...- la donna scoppiò in lacrime.
 
-Può andare signora, ma resti disponibile- disse la Kruger, accompagnandola all'uscita. Fatto ciò andò nell'ufficio di Ben e Semir, che erano al telefono con Hartmut.
-Dai genietto, lo so che riesci ad entrare nel laboratorio e trovare i risultati dell'autopsia...fallo per i tuoi cari amici-
-Ci sto provando da mezz'ora Ben, ma c'è Bower e se quello mi vede in giro mi fa licenziare!-
-Quel dannatissimo commissario! Se lo prendo io....-
-Ehi Ben, calmo! Hartmut, non riesci a entrare da un altro computer?-
-No, aspetta, stanno uscendo... sto entrando ora-
-E bravo Einstein! Lo sapevo che ce la facevi!-
-Sì, sì va bene! Cosa volete sapere di preciso?-
-Ha assunto droga prima di morire?-
-Che domanda stupida, secondo te dopo che è morto?-
Semir fece il verso al partner.
-No, almeno non entro sei mesi-
-La moglie allora aveva ragione... non ha più combinato niente-
-Sempre se si sia mai drogato! Il fatto che avesse trovato della droga nella sua valigetta, non significa che la usasse. Poteva semplicemente spacciarla-
-Sì, sì, prego! Non c'è il caso che mi ringraziate ragazzi! Veramente, è stata una sciocchezzuola, roba da niente...-
-Dobbiamo assolutamente trovare questo Karl!- esclamò Ben chiudendo il cellulare.
-Sì, ma domani mattina. Io sono stanco, ho fame e ho già ottanta chiamate di mia moglie che mi starà pensando morto-
-Sì, sto pensando anch'io che non mi dispiacerebbe dormire nel mio letto sta notte... buona notte socio!-
-Buona notte Ben!-
 
-Polizia autostradale, devo vedere Marina Mardlen- Ben esibì il tesserino all'ingresso della prigione.
La guardia sbuffò. Quelli dell'autostradale. Credono di essere i migliori. E arrivano a chiederti di entrare in carcere senza troppi complimenti.
-Sa vero che l'orario di visite è dalle 10:30 alle 16:00?-
-Sì, ma devo interrogarla-
L'uomo scosse il capo.
-La signorina Mardlen è indagata dall'anticrimine, non dall'autostradale, per quanto ne so-
Ben chiuse gli occhi e sospirò. Calma.
-Le assicuro che la signorina ne ha combinate di tutti i colori ed è nei pasticci anche con noi-
-Che grande esponente del gentil sesso! Chi potrebbe mai voler bene ad una criminale incallita come quella? Venga nell'ufficio, le do il pass-
-Già- mormorò Ben -chi potrebbe non amarla?-
 
-Ben! Sei tu! Oh, grazie al cielo, pensavo fosse ancora l'avvocato!- esclamò Marina quando il ragazzo entrò nella saletta dei colloqui.
-Sì, sono io. Come stai?-
Lei scosse le spalle:-Come si potrebbe stare in prigione. Mi annoio a morte e la biblioteca ha tutti libri orrendi. E sono qua da appena un giorno!-
Lui sorrise:-Stai tranquilla, non rimarrai qui per molto. Ma ho bisogno di sapere una cosa: hai detto che Howers, quando sei entrata nella sua camera stava frugando dentro un mobile. Ho bisogno di sapere quale e cosa ha lasciato dentro-
Lei prese il foglio che lui le porgeva e si mise a scrivere ciò che si ricordava.
-Grazie- le disse quando ebbe finito
Si abbracciarono mentre lui le mormorava in un orecchio.
-Remember me by this*1-
Lei lo guardò negli occhi senza capire.
-She put her hand in my pocket*2- sussurrò Ben mettendole qualcosa nella tasca dei jeans.
-I got a keepsake and a kiss*3- disse lei quando capì a che canzone si stesse riferendo lui.
Dopo un bacio appassionato, lui uscì, con il ritmo ancora in testa.
Salendo sulla macchina cantò:-In the roar of the dust and diesel*4-
 
Dopo che lui fu uscito, Marina continuò ad osservare la porta.
I stood and whatched her walk away*5
Sospirò e tirò fuori dalla tasca il piccolo oggetto che Ben le aveva lasciato. Il suo plettro.
La musica serve perché a volte rispecchia perfettamente le nostre vite, e lei lo aveva appena visto.
 
Ben entrò in commissariato sventolando il foglio che aveva scritto la fidanzata.
Spalancò la porta dell'ufficio, ma Semir non era dove si aspettava di trovarlo. La scrivania era vuota. Lanciò un'occhiata all'orologio: le otto meno un quarto.
“Tutto nella norma” pensò “a parte me”. Si sedette alla scrivania e iniziò a ragionare.
Karl aveva bisogno di un laboratorio. Sicuramente nella zona di Colonia. E anche di un chimico, se non lo era lui stesso. Improvvisamente ebbe l'illuminazione. Se voleva catturare uno scienziato... doveva pensare come uno scienziato. Si alzò dalla sedia e uscì dal commissariato.
Nel parcheggio trovò il collega che stava scendendo dall'auto.
-Resta pure seduto, si riparte immediatamente!- gli disse.
-Ma... cosa...?-
-Vai, vai, parti, ti spiego andando-
 


Traduzione canzone
*1 Ricordami con questo
*2 Mise la sua mano nella mia tasca
*3 Ho avuto un oggetto come ricordo e un bacio
*4 Nel ruggito della polvere e dei motori diesel
*5 Sono rimasto in piedi a guardarla mentre se ne andava

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Capitolo 9
*** Vecchie e illustri conoscenze ***


-Ok, adesso inizio davvero a preoccuparmi. Prima di tutto, come mai ultimamente sei sempre in anticipo?-
-Sono andato in carcere a trovare Marina. Ieri alla fine non sono riuscito a passare da lei-
-Oh... facciamo i romantici... ma alla fine avete già deciso come lo chiamerete? Perché se sarà un maschietto voglio che si chiami Semir come lo zio...- l'ispettore rise.
-Cosa?- chiese Ben, senza capire.
-Ah, no, sei fuori strada amico- sbottò, lanciandogli un occhiata torva -Marina ed io siamo solo fidanzati e se proprio insisti, non abbiamo manco parlato di matrimonio, figuriamoci di un figlio! Comunque non sono andato da lei solo per quello. Ha detto che Karl è uscito dalla camera in tutta fretta, potrebbe essersi dimenticato qualcosa e potrebbe fare al caso nostro. Inoltre ho anche un'idea, ma bisognerebbe chiedere ad Hartmut...-
 
-E mio padre potrebbe restare molto deluso se non trovasse più la sua amata agenda- stava mormorando Ben al bancone della reception dell'albergo. Dall'altra parte una donna non sapeva come comportarsi. Il figlio del famosissimo imprenditore Jager le si presentava davanti dicendo di voler vedere la camera in cui suo padre era stato qualche settimana prima. Che cosa poteva dire? Se avesse negato avrebbe rischiato di perdere uno dei suoi migliori clienti.
-Il problema signori, è che non posso abbandonare la reception e neanche darle le chiavi. A momenti arriverà un cliente per quella stessa camera!-
-Oh, ma è una cosa di pochi secondi. Conosco mio padre e so dove l'ha lasciata. Anzi, guardi, le lascio le chiavi. Se mi presta un attimo il pass, salgo nella camera, prendo l'agenda e me ne vado. E' che avrei una certa urgenza... resto a Colonia solo per poche ore...- il ragazzo fece gli occhi da cucciolo.
A quel punto la donna si sciolse:-D'accordo, ma solo perché è lei signor Jager! Però faccia presto!- esclamò passandogli la tessera.
Ben sfoderò il suo miglior sorriso:-Grazie mille signorina. Peccato che non ce ne siano tante gentili e comprensive come lei-
E si allontanò seguito dal collega.
 
Nell'ascensore, Semir gli tirò una manica:-Mi spieghi come hai fatto?-
Il più giovane rise:-Sta mattina ho telefonato prenotando la stanza. Mi è semplicemente bastato dire che il mio illustre e famoso papino ha dimenticato qualcosa in quella camera e la signorina è caduta ai miei piedi. E' stato facile-
L'uomo alzò gli occhi al cielo.
Arrivati al secondo piano, Ben cercò la porta targata 215.
Fece strisciare il pass nella serratura ed entrò.
Nella stanza c'erano ancora alcune cosa della scientifica, ma nessuno di loro.
-Stanno andando via... probabilmente non hanno trovato nulla- disse Semir.
Il tedesco infilò i guanti e aprì la cassettiera. Poi estrasse dalla tasca la lista che Marina aveva scritto e la passò al collega.
-Leggine un punto per volta e io controllo che ci sia tutto-
Dopo aver elencato una serie quasi infinita di oggetti e soprammobili comuni ad ogni stanza, si passò finalmente ai beni personali di Howers.
-Niente. O è riuscito a portarsi via tutto, oppure è già passata l'anticrimine-
-Non lo so Ben, ma è meglio se andiamo. Siamo già qui da almeno cinque minuti e la ragazza s'insospettirà-
L'altro gli diede ragione e tornarono nell'atrio.
Ben lasciò alla reception il pass e un sorriso , sventolando una piccola agendina che aveva tirato fuori dalla tasca. Uscendo, chiese al collega se poteva telefonare per disdire la prenotazione della camera.
 
-In albergo non abbiamo trovato niente, ma forse andrà meglio da Hartmut- disse Ben allacciandosi la cintura.
Semir, al volante chiese spiegazioni.
-Se Karl vuole tentare quel mix che ci ha spiegato l'altra volta il genietto, avrà bisogno di un laboratorio e, ancora prima, di un chimico o qualcosa del genere. Non penso che riescano a farlo in qualche luogo pubblico, devono avere un posto in cui lavorare senza essere interrotti o minacciati-
-E cosa centra Hartmut?-
Ben estrasse dalla tasca una chiavetta USB.
-Ho caricato qua sopra gli identikit dei nostri tre inseguitori... spero che ne conosca almeno uno, magari lui e Hartmut si sono conosciuti in qualche circolo per secchioni o altro...-
Ma il collega sembrava non ascoltarlo, anzi, contava qualcosa sulle dita.
-Che fai? Sto facendo un discorso serio!-
-E mi spiace perderlo, perchè è uno dei pochi che fai, ma stavo cercando di calcolare quanto siano grandi le tue tasche: oggi hai già tirato fuori di tutto!-
Ben lo guardò senza capire.
-Pensaci: prima la lista, poi l'agenda, adesso la chiavetta... sembri quasi una persona organizzata!-
-Semir? Hai cinque minuti? Mi devi fare un favore- chiese tornando di colpo serio.
Il turco smise di ridere:-Sì, che c'è?-
-Vai fino a quel paese?-
 
-No, mi dispiace ragazzi, ma qui non c'è più niente di appartenente al signor Estren, l'LKA ha raccolto tutto ieri sera sul tardi. Adesso è nei loro depositi- spiegò Hartmut quando i due gli chiesero del contenuto della cassettiera.
-Allora dimmi se riconosci uno di questi- disse Ben infilando la chiavetta nel computer e aprendo gli identikit.
Li fece scorrere tutti e tre sullo schermo e il tecnico lo fermò all'ultima immagine.
-Qui! Questo lo conosco!-
-Sì? Veramente?- esclamò entusiasta il giovane.
-E' Mike Tennase, il famosissimo chimico! E' stato un pioniere della biochimica con le nuove tecnologie di sperimentazione fornite dall'analisi del carbonio...-
-Fermo, non ci interessa tutto questo- lo interruppe Semir -Dove possiamo trovarlo? Ha un laboratorio privato?-
-Questo non lo so, ma non ci metto niente a scoprirlo- borbottò mettendosi a pigiare velocemente le lettere sulla tastiera.
 
-Barken strasse 15!- esclamò Hartmut dopo aver concluso le sue accurate ricerche.
Ben si appoggiò allo schienale della sua sedia, guardando lo schermo.
-Abita da solo e penso che in quel mega appartamento ci stia più che un semplice laboratorio...-
-Andiamo a controllare socio!- esclamò Semir giocherellando con le chiavi della macchina.
 
I due ispettori arrivarono sul luogo e suonarono il campanello. Ma, come si aspettavano, nessuno rispose.
Ben iniziò a guardarsi intorno e, trovato un luogo che secondo il suo parere sembrava più adatto e comodo, provò a scavalcare.
Ma nell'aria si sentì uno sparo e il ragazzo si buttò a terra, nascosto dal muretto a chi stava nella casa.
-Non siamo soli!- esclamò al collega, che caricò l'arma.
Nascosto dietro al pilastro del cancello, Semir provava ad individuare da dove fossero attaccati. Ma ogni volta che si sporgeva anche solo di poco, un proiettile era pronto ad accoglierlo.
-Semir, hai voglia di fare l'eroe ancora quattro volte?- chiese Ben ancora a terra-Ho contato i colpi, siamo a undici. Se ha un caricatore da quindici abbiamo una speranza di poterci avvicinare tra poco-
Il turco alzò gli occhi al cielo. Ma perché le idee del suo collega erano sempre così pazze, pericolose, creative, ma anche intelligenti?
Sospirò e fece com'era stato chiesto.
Prima di fare l'ultima finta, Ben gli disse:-Lascia fare a me ora, dovrà cambiare obbiettivo, e tu avrai tempo di capire se il caricatore è finito o meno-
Semir annuì. Il collega con un salto si alzò e un altro colpo partì dalla canna della pistola.
-Ora o mai più!-
Il più giovane scavalcò. E, come si aspettava, nessun colpo partì.
Arrivato vicino alla casa, cercò riparo sotto i balconi, raggiunto poco dopo dal collega.

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Capitolo 10
*** Tradimenti ***


-Prima che voi iniziate l'interrogatorio, mi piacerebbe sapere chi è quell'uomo- disse la Kruger, fermando i due colleghi.
-Oh, ma certo, si chiama Philip Danvern, trentotto anni, corrisponde perfettamente ad uno degli identikit di Ben e Semir- intervenne Susanne.
-Quindi, avete intenzione di farlo parlare?-
-Abbiamo un nome per ogni persona: Karl, Mike Tennase e questo Philip, siamo a buon punto no? Prima o poi si arrenderà...- rispose Semir, prima di entrare, seguito dall'amico, nella stanza degli interrogatori.
 
-Sappiamo che sei stato tu, con i tuoi amici, perché non ci aiuti? Se collabori la tua pena si ridurrà notevolmente- incoraggiò Semir.
-Ve lo dico per la quarantesima volta, io non ne so niente!- esclamò l'uomo dai capelli rossicci, comodamente seduto sulla sedia, in un atteggiamento provocatorio.
-Ah, sì? E dimmi, chi ci avrebbe sparato addosso?- sibilò allora il turco, sporgendosi verso l'altro.
-Non io, è così difficile capirlo? Da quando in qua si mettono in galera gli innocenti?-
A quel punto Ben, che era sempre stato in silenzio dietro a Semir, scattò. La rabbia era di nuovo cresciuta e non aveva voglia di stare lì per delle ore ad ascoltare quell'uomo che mentiva spudoratamente.
Senza tanti complimenti lo afferrò per il colletto e lo fece alzare dalla sedia.
-Te lo dico io chi è innocente. E' innocente quella ragazza che è in carcere per colpa tua e di quegli altri due bastardi. Per colpa dell'incompetenza dell'LKA, perchè ha avuto la sfortuna di incontrare il tuo amico Karl-
L'uomo sbiancò:-Ma cosa dici? Che hai con quella ragazza? E poi ha avuto quello che si meritava. Non doveva andare in giro a raccontare di aver visto Karl nell'albergo e ancor meno denunciare la morte di Howers. Ha avuto quello che si meritava-
-Ben, basta così- intervenne Semir appoggiando una mano sulla spalla del collega.
L'altro si rese conto di ciò che stava facendo e mollò la presa, poi uscì a passo di carica dalla stanza.
Il turco si ritrovò faccia a faccia con Philip.
-Ti consiglio di parlare, oppure non te la farà passare liscia. Adesso ha dovuto trattenersi- gli sussurrò, prima di riprendere l'interrogatorio.
 
-Allora, com'è andata?- mormorò Ben, affondato nella poltrona, quando il collega rientrò nell'ufficio che condividevano. Era evidentemente giù di corda
-Mah... adesso lasciamolo un attimo a ragionare. Che ne dici di fare un salto da Hartmut? Io penso che abbia finito di esaminare il laboratorio...-
Ma il ragazzo non rispondeva.
-Ben? Su col morale! Guarda, ti lascio qui le chiavi della macchina, guidi tu?-
L'altro si lasciò sfuggire un piccolo sorriso dalle labbra e si alzò.
Quando uscì dalla stanza prima di lui, Semir pensò che non l'aveva mai visto così lunatico come in quei due giorni.
 
-Ho esaminato l'intero appartamento e guardate qua- disse il tecnico indicando un tavolo alla sua destra.
Ben e Semir si avvicinarono, ma non rimasero colpiti.
-Ehm... Hartmut, qui non c'è niente...-
-Cosa?- chiese il rosso staccando gli occhi dal microscopio -Ah, aspettate-
Si alzò dallo sgabello e si diresse verso i due compagni.
-Questa è roba mia- disse indicando una serie di strumenti da laboratorio -quella invece era nell'alloggio di Mike Tennase.
Il secondo mucchio era molto più consistente del primo e conteneva una serie di alambicchi, beker, termometri e altri oggetti di cui i due ispettori non riuscivano nemmeno a pronunciare il nome.
-Un laboratorio completo e ben cinque chili di droga pronta-
-Che finirà poi tutta per le strade- mormorò Semir scuotendo la testa.
-E, Ben, avevi parlato di una valigetta se non mi sbaglio...- disse il tecnico infilando i guanti e facendo segno di seguirlo.
Aprì un armadio e tirò fuori un pacchetto che conteneva la tanto agognata valigetta.
Il viso di Ben si illuminò.
-Lo sapevo!- esclamò -Cosa c'è dentro?-
-Aspettavo voi per scoprirlo- disse Hartmut posandola sulla scrivania ed aprendola.
Scartò una serie di bolle di consegna e fatture, ma all'interno restava solo più un libro, un piccolo portapenne ed un block notes. Un altro buco nell'acqua.
Semir stava per parlare, quando il telefono di Ben squillò.
-Pronto?-
-Ben?- mugolò la sorella dall'altra parte.
-Julia? Che è successo?-
-Ispettore Jager, a quanto pare l'Audi non è sua, ma della sua cara sorellina...-
-Chi è lei? Con chi sto parlando?-
L'uomo dall'altro rise:-Lei mi conosce semplicemente come Mike, e questo mi sta bene. Domani, nel parchetto di Laner strasse. Lei porta la droga, noi sua sorella. Che ne dice? Ci sta?-
Ben alzò lo sguardo verso il collega e Hartmut. Deglutì.
-Le lascio tempo per decidere, ispettore. Se domani alle due non ci sarà, non ci sarà più nemmeno sua sorella. Ha capito?-
-Sì- mormorò Ben mentre la telefonata veniva staccata.
-Chi era socio?- chiese Semir distrattamente, mentre cercava un possibile doppiofondo nella valigetta.
Il ragazzo dovette sedersi su uno degli sgabelli.
-Ieri ho restituito l'auto a mia sorella- sussurrò -probabilmente hanno pensato che fosse mia e l'hanno rapita-
Il turco restò a bocca aperta.
-Co-come è possibile?- disse, mentre il cellulare nella sua tasca vibrava.
-Ispettore, Danvern ha deciso di parlare!- disse la Kruger dall'altro capo.
-Arriviamo subito!- esclamò Semir, lieto di avere una nuova traccia.
 
-Era ormai la quinta volta che facevamo in quel modo. Quell'Howers sembrava affidabile-
-Da quanto tempo svendete quella roba?- chiese Semir, seduto sul tavolo con le braccia incrociate.
Philip sorrise:-Circa due anni. Mike ha avuto una gran trovata. Abbiamo fatto soldi a palate per un po'... poi c'è stato un momento di crisi. Anche il mercato della droga ha i suoi alti e bassi, sa ispettore? Abbiamo avuto una forte concorrenza. Il mercato si è ampliato con un nuovo tipo di marijuana e dovevamo trovare qualcosa anche noi. Abbiamo ingaggiato Howers solo qualche mese fa... il nuovo tipo che Mike ha creato è molto più potente. E sono molti di più gli sciocchi che cadono nella trappola-
-Dove possiamo trovare Mike e Karl?-
-Berlin strasse 158, quarto piano-
-E' stato un piacere parlare con te- sorrise Semir, uscendo dalla stanzetta.
 
-Non pensate nemmeno di andarci da soli!- esclamò la Kruger, piazzandosi in mezzo al corridoio e impedendo ai due di uscire dal commissariato. Dopo aver parlato con Ben riguardo alla telefonata che aveva ricevuto poco prima, cercava di evitare un probabile disastro. Il più giovane era arrabbiato nero e di conseguenza incontrollato e irragionevole. L'altro pronto a dargli ragione pur di farlo sorridere. Tutto ciò aumentava solamente la percentuale di probabilità di trovarsi fuori uso un'altra auto di servizio.
-Commissario, dovremmo andare! Dobbiamo intervenire immediatamente, domani sarà troppo tardi!-
-No, manderò Otto e Dieter a tenere sott'occhio la casa, voi venite con me fino al commissariato dell'LKA-
-Perché?- chiese Ben, spazientito.
-Perché un operazione congiunta tra noi mi risparmierà infinite contrattazioni burocratiche e vi darà man forte. Forza, salite in macchina!-
I due colleghi si lanciarono un occhiata e fecero come era stato loro ordinato.
 
Il commissario Bower, seduto alla scrivania con le mani appoggiate sulla ciccia in eccesso della pancia, ascoltava il riassunto della Kruger, facendo passare lo sguardo sui tre di fronte a lui: lei, composta e seria, l'uomo leggermente annoiato e il ragazzo che sembrava friggere nell'attesa.
-Quindi lei mi sta dicendo che dovrei mettere in gioco i miei uomini per questa complicata e impossibile storia che mi ha appena raccontato?-
Lei annuì:-Sì. Deve fidarsi commissario. Potrebbe essere l'ultima possibilità che abbiamo di prenderli-
L'uomo sbuffò:-E va bene, darò ordine per una pattuglia-
-Sì!- gridò Ben saltando sulla sedia -Vedrà, dopo questo non avrà più dubbi sull'innocenza di Marina!-
Bower lo squadrò:-A proposito della signorina Mardlen, mi ha fatto venire in mente che lei è immischiato emotivamente in questo caso. Una sorella e una fidanzata sono anche troppo. Non le permetterò di essere presente-
Il ragazzo smise di saltellare e si fermò con la bocca spalancata:-Come? No, io voglio essere presente, non può togliermi questa...-
-Ormai è deciso Jager. Ora, siete pregati di uscire mentre organizzo la cosa-
-Ma...!- protestò ancora Ben, prima che il collega lo spingesse fuori a forza.
 
-Non può lasciarmi qua! Non glielo permetterò!- esclamò il giovane ispettore tirando un calco ad una sedia della saletta d'attesa.
-Ben, Ben ascoltami!- gridò Semir prendendolo per le spalle ed impedendogli di fare altri danni.
-Lo so che vorresti venire anche tu, ma saprai anche meglio di me che questo caso ti ha coinvolto già abbastanza-
Il più giovane non poté fare a meno di abbassare lo sguardo, di fronte alla ragione dalla parte del collega.
-Ben, ti fidi di me?-
-Sì, lo sai benissimo-
-Allora saprai che mi comporterò esattamente come faresti tu. Farò qualsiasi cosa per riportarti Julia sana e salva-
Ben annuì.
-Grazie Semir-
-Non c'è di che collega. Intanto vai ad aspettare Marina fuori dal carcere, che ne dici?-
L'altro annuì, con un sorrisetto furbo sul volto.

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Capitolo 11
*** Attese e imprevisti ***


-'giorno- salutò Ben, avvicinandosi alla scrivania.
-Lei è...?-
-Ben Jager, sono qui per accompagnare via la signorina Mardlen-
-Ah, il famoso Romeo... Non penso che qualcuno qua dentro abbia mai ricevuto così tante visite in così poco tempo- il poliziotto gli sorrise.
-Ehm... già...?- il ragazzo lo guardò imbarazzato.
Doveva sbrigarsi, le pattuglie sarebbero partite nel giro di qualche minuto e lui era ancora lì a firmare documenti.
-Aspetti ancora qualche secondo. Vado a fotocopiare questi. Ha la carta d'identità?-
Ben sbuffò, tirando fuori il portafoglio.
 
-Dieter, sono Semir. Sto arrivando con una pattuglia dell'LKA. Faremo irruzione in quella casa, arriviamo tra cinque minuti. Tutto bene lì?-
-Sì, tutto tranquillo. Voi piuttosto? Scoperto qualcos'altro?-
-No, a parte che forse lì dentro si trova Julia, la sorella di Ben-
-Come? E come a fatto a finirci?-
-Ti spiegherò tutto più tardi. Mi raccomando, avvisami per qualunque movimento-
-Va bene Semir. Faremo attenzione- esclamò il poliziotto riattaccando.
-Ehi Otto, che cosa c'è in quel panino?-
L'altro interruppe il suo terzo pranzo per osservarlo bene.
-Salame, burro...-
 
Semir guidava a folle velocità nel pomeriggio di Colonia.
La macchina di servizio nuova fiammante che Bower gli aveva dato minacciava di graffiarsi ad ogni sobbalzo e sterzata.
Sul sedile del passeggero, il giovane Jason Klapper, impallidiva ad ogni curva e frenata. Il partner gli era stato affibbiato da Bower. “Non è mai un bene lavorare da soli, Gerkan. Le affido questo  brillante giovanotto come partner per questa missione” erano state la sue parole per convincerlo a portarsi dietro quello che era poco più che un ragazzino, assolutamente inutile a detta del turco.
Non che fosse rompiscatole o maleducato, anzi. Era cordiale e rispettoso, ma un po' imbranato. Nel momento in cui avevano superato i settanta kilometri all'ora era sbiancato improvvisamente, facendo presupporre all'ispettore che non si fosse mai lanciato in un inseguimento.
Poco ma sicuro, Ben era mille volte meglio.
-Hai caricato la pistola?- chiese, premuroso come solo un padre può essere.
-Ehm, sì- disse, seguendo il consiglio.
-Bene, perché ora ci gettiamo nella mischia- esclamò, prima di affrontare l'ultima curva che lo portò direttamente in Berlin strasse.
 
Karl era seduto affianco alla finestra, quando sentì il suono delle sirene.
Fece un salto, terrorizzato dalla possibilità di essere stati scoperti.
Drizzò le orecchie, ma ne sentì solo una.
Sospirò di sollievo. Probabilmente un'ambulanza.
Riprese in mano il libro che stava leggendo, cercando di rilassarsi. Non sarebbe potuto succedere niente.
Eppure qualcosa lo faceva restare concentrato sui rumori provenienti dalla strada.
Altre sirene. Questa volta, tante.
Si alzò in piedi e spostò le tende. Erano arrivati.
-Dannazione- mormorò -Mike! Ci hanno trovati!-
Corse nell'altra stanza, dove il compagno stava lavorando al computer.
-Cosa?!- esclamò, alzandosi in piedi facendo cadere la sedia.
-Sono sotto, in strada. Che facciamo?-
Il chimico pensò velocemente.
-Vai a prendere la macchina, tra poco ti raggiungo con la ragazza- ordinò, lanciandogli le chiavi.
 
In strada, Semir era uscito dalla macchina, spegnendo le sirene. Ma dove era il resto della pattuglia? Possibile che non capissero che in gioco c'era una vita?
Vide le cinque auto svoltare l'angolo a tutta velocità, e parcheggiare tutt'intorno alla villetta.
-Semir! Siete arrivati! Nessuno si è mosso, è una via tranquillissima- riferì Otto, uscendo dalla civetta e camminando incontro al collega.
-Bene, quando quelli là finiranno di organizzarsi inizieremo. Ma perché ci mettono così tanto??-
Il poliziotto scosse le spalle.
-Chi c'è in macchina?- chiese incuriosito.
-Un simpatico giovincello a cui auguro di lavorare in un tranquillo ufficio...-
L'altro alzò un sopracciglio, mentre gli altri li raggiungevano.
-Alla buon ora!- sbottò Semir al commissario Bower, col megafono in mano.
-Polizia! Uscite con le mani in alto!-
 
-Polizia! Uscite con le mani in alto!-
“Si, certo...” pensò Mike aprendo la porta della cantina.
-Chi sei? Fammi uscire!! Adesso!- gridò Julia, in preda ad una crisi di nervi.
-Basta chiedere. Adesso ce ne andiamo- le disse, afferrandola rozzamente per la corda che le stringeva i polsi.
Ma invece di uscire dalla porta, si avvicinò al muro dal lato opposto.
-Che stai facendo?- chiese, preoccupatissima.
-Stai zitta!- le ordinò, aprendo una botola nel pavimento.
Lei rimase a bocca aperta. Era rimasta per chissà quanto tempo vicino alla sua possibilità di fuga e non l'aveva vista a causa del buio in cui era immersa.
 
-La casa è totalmente circondata- gracchiò la radio -non hanno vie di fuga-
-Bene Adam, tenetevi pronti ad entrare- rispose Bower, rimettendo a posto il microfono.
-E' pronto Gerkan?-
Il turco annuì, stringendo la pistola fino a farsi diventare bianche le nocche.
-Andiamo allora- mormorò il corpulento commissario, voltandosi a chiamare i suoi uomini-
 
Mike fece scendere la ragazza lungo una serie di scalini per poi risalire e sbucare in una cantina perfettamente identica.
Julia capì immediatamente. Le villette a schiera erano collegate! E se fuori c'era la polizia non l'avrebbero trovata!
Dalla cantina passarono in un garage, in cui li aspettava una macchina col motore acceso.
 
-Ben!- esclamò la ragazza appena lo vide.
-Marina!-
Si abbracciarono.
Lei fece un enorme sorriso, mentre il ragazzo le toglieva dalle mani la borsa con i suoi effetti personali che la prigione le aveva ritirato.
-Dammi, falla portare da me-
-Grazie... allora, cosa avete scoperto?- chiese con un sorriso, ancora ignara di tutto.
-Beh... abbiamo avuto un... colpo di fortuna?- mormorò Ben, improvvisamente cupo.
Lei lo guardò storto:- Che c'è? Non sei felice che io sia fuori? Il caso è risolto...no?-
-Sì, sono felicissimo che tu non centri niente ma...-
Le spiegò controvoglia la storia della macchina e di sua sorella.
Intanto erano saliti sulla moto e Marina, mentre si allacciava il casco, lo fissava sbalordita.
-Oh no. Mi dispiace... è tutta colpa mia... io, io non sai quanto mi senta in colpa...-
Lui scosse le spalle, accendendo -Non è colpa tua, adesso ti riporto a casa e vado a dare una mano a Se…-
Frenò di colpo. Una macchina, sfrecciando a tutta velocità gli aveva tagliato la strada.
E non una macchina qualsiasi.
 
Semir aveva lo sguardo fisso sulla villetta, quando qualcosa attirò la sua attenzione.
Una macchina nera era uscita da un garage poco distante.
C'era qualcosa che gli sfuggiva... che cosa gli ricordava?
Il finestrino sul tetto si aprì, mostrando la figura di Mike e Julia.
-Se ci seguite... lei è morta-

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Capitolo 12
*** Segnali mancanti ***


L'auto si allontanò, lasciando a Semir il ricordo che stava cercando. La macchina che avevano incrociato nei campi, quella che li aveva fatti finire fuori strada.
-Dannazione!- gridò, agitando le braccia come se davanti a lui ci fosse qualcuno da picchiare.
-Che facciamo ora?- chiese Bower, che probabilmente non aveva ancora capito la situazione.
-Li dobbiamo seguire- esclamò Semir, dirigendosi verso la macchina, convinto che fosse la sua cara e anonima BMW.
Ma la scritta verde della polizia lo fermò. Aveva la macchina in riparazione! Si sarebbero subito accorti di essere seguiti.
-Mapporca...-
 
-Marina, mi dispiace, ma devi scendere-
-Cosa?-
-Marina, per favore, scendi! Quella macchina e quegli uomini sono quelli che cerchiamo!-
-Allora accelera, che ce li stiamo perdendo!- esclamò, cercando di farsi sentire tra i due caschi -Hanno svoltato laggiù-
Ben seguì le istruzioni controvoglia.
-Marina, per favore. Alla prima piazza ti faccio scendere. Prendi un bus e torni a casa, okay?-
-No, perderesti solo tempo. E se su quella macchina ci fosse tua sorella?-
Il ragazzo s'irrigidì. Non aveva pensato a quella possibilità. Pensava di sparare sulle gomme senza troppi complimenti. Ma se fosse successo qualcosa a Julia?
 
-Polizia, la sua auto è sequestrata- disse Semir, spalancando la portiera della prima macchina che si era fermata all'incrocio.
-Ma cosa...?- esclamò il signore che venne fatto scendere senza troppi complimenti.
L'ispettore partì nello stridio degli pneumatici sull'asfalto, seguito da un insulto dell'ignaro autista.
-Susanne, chiama tutte le unità, è in fuga una macchina nera targata SA536FR, segnalatemi se la vedono, ma non devono inseguirla, ripeto, non devono inseguirla, c'è un ostaggio a bordo- gridò nel cellulare il turco.
La segretaria obbedì prontamente, inoltrando il messaggio alle pattuglie di tutta Colonia.
-Semir, hai bisogno di altro?- chiese premurosa quando ebbe finito.
-Sì, augurami buona fortuna. Devo trovare una macchina in una città-
-Buona fortuna Semir-
-Grazie- mormorò l'uomo prima di staccare la chiamata.
Sbuffò. Mancava solo più quella. Se fosse successo qualcos’altro, Ben sarebbe impazzito. Fece per spegnere la radio che gracchiava, ma all’ultimo momento si fermò.
-I stopped an old man along the way, trying to fing some long forgotten words or ancient melodies. He turn to me as if to say “Hurry boy she’s waiting there for you” *1-
Semir deglutì. Anche lui aveva cercato così tanto una soluzione teorica al suo problema, ma alla fine i suoi piani erano spariti e ciò che gli restava era solo passare all’azione istintiva, sbrigarsi e trovare Julia. Questa volta doveva dare ragione a Ben, che lo pressava perché facesse qualcosa subito. Lui era il suo vecchio.
-I know that I must do what's right, as sure as Kilimanjaro rises like Olympus above the Serangetti. I seek to cure what's deep inside, frightened of this thing that I've become *2-
Ecco, adesso era convinto. Doveva fidarsi di Ben. Perché lo sapeva. Lo aveva capito dal suo sguardo negli uffici dell’LKA, dai suoi modi troppo arrendevoli, che lo avrebbe visto presto.  Ma ora doveva trovare Julia, anche se aveva paura che ciò portasse a cose molto peggiori della sua sparizione.
-There's nothing that a hundred men or more could ever do *3-
E se ce la potevano fare cento uomini… anche lui e Ben potevano riuscirci.
-Gerkan, alcuni testimoni lo hanno visto svoltare in Richter strasse- borbottò Bower telefonando all'ispettore, che vagava per le vie di Colonia da almeno cinque minuti.
Semir dovette ammettere che questa volta erano più che solo loro due… se anche Bower partecipava positivamente.

Il turco ringraziò l'insolito traffico pomeridiano che rallentava la fuga di Mike e allungò il collo verso la via suggerita dal collega, a due isolati di distanza. Niente, la macchina nera non si faceva vedere.
Spostò lo sguardo verso il semaforo che bloccava la fila di auto e seguì mentalmente il conto alla rovescia dei numeri rossi.
Ancora sessantadue secondi. Si appoggiò allo schienale e lanciò un'occhiata allo specchietto retrovisore. In quel momento vide passare la moto di Ben, con Marina seduta dietro. Almeno lei era uscita.
L'ispettore aggrottò le sopracciglia. Dove stavano andando? Entrambi abitavano dalla parte opposta...
Un idea gli balenò nella mente. Guardò il semaforo: cinquantuno secondi.
Spalancò la portiera e scese nel traffico, tra il rumore dei clacson e la puzza dello smog. Si mise a correre verso l'incrocio che li teneva fermi. Ben avrebbe avuto bisogno di aiuto.
 
La moto sfrecciò davanti alla macchina nera, ferma al semaforo. Ben svoltò a sinistra, sperando che Mike e Karl facessero altrettanto. Aveva gestito il traffico lì solo qualche giorno prima come punizione da parte della Kruger.
Dei lavori in corso impedivano il passaggio di macchine troppo grosse, ma la cosa non era adeguatamente segnalata. Quando gli automobilisti se ne accorgevano dovevano fare manovra e tornare indietro.
Lui li avrebbe colpiti proprio in quel momento.
Il ragazzo frenò e saltò giù dalla moto, seguito dalla fidanzata.
-Marina, nasconditi dietro quell'angolo, adesso!-
Lei obbedì spaventata.
In quel momento l'auto nera svoltò nella via e Ben si lasciò sfuggire un sorriso. Erano caduti perfettamente nella trappola.
 
Karl osservò con occhio critico i lavori nel mezzo della carreggiata opposta. Forse riusciva a passare...
Rallentò, provando, ma non ci riuscì. Imprecò, voltandosi per fare manovra, quando, in veloce sequenza sentì prima il rumore di un vetro che va in frantumi, poi un dolore lancinante ad una spalla.
-Karl!- gridò Mike, quando vide il compagno ferito abbandonarsi contorto dal dolore sul volante.
Julia scoppiò in lacrime, divincolandosi dalla presa dell'uomo, che, alzando la testa, vide Ben, ancora in posizione di tiro.
Allora spintonò la ragazza ed uscì dall'auto, la pistola puntata alla sua tempia.
-Ben...- mormorò lei, la vista offuscata dalle lacrime e dai capelli che le cadevano scomposti sul volto.
-Lasciala stare- grugnì il poliziotto, lo sguardo conficcato negli occhi del chimico.
-I patti erano chiari, domani e con la droga. A quanto pare nessuno dei due requisiti minimi è stato rispettato... perché dovrei farlo io?-
Ben strinse i denti, mantenendo sempre la stessa posizione.
-Mike, ho detto di lasciarla andare, lei non centra niente- mormorò tentando un passo.
-Tsk, tsk, io non mi muoverei, fossi in lei- disse, scuotendo il capo.
-Mike, ascolta...-
Uno sparo squarciò l'aria.
 
Il corpo si accasciò a terra, sotto lo sguardo stravolto di Ben.
Il ragazzo corse verso la sorella, preoccupatissimo.
-Julia! Julia!- gridò.
Si raggomitolò accanto al suo corpo, afferrandole il volto tra le mani e facendola voltare verso di lui.
-Stai bene? Julia-
Lei, gli occhi sbarrati, annuì, per poi rivolgere lo sguardo nella direzione opposta.
Il corpo di Mike era a terra, e lasciava vedere l’uomo che aveva sparato.
-Se... Semir- mormorò semplicemente, prima di svenire tra le braccia del fratello.
 
*1 Ho fermato un anziano lungo la strada, sperando di trovare alcune parole o melodie dimenticate da tempo. Lui si è voltato verso di me come per dire "Muoviti ragazzo, lei ti sta aspettando laggiù"
*2 So che quello che sto facendo è giusto, così come il Kilimangiaro si eleva come l’Olimpo sul Serangetti. Cerco di guarire ciò che ho dentro, nonostante il terrore di cosa è capitato
*3 Non c’è nulla che cento uomini o più non possano fare.

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Capitolo 13
*** Epilogo ***


-Grazie Semir- mormorò Ben abbracciando il collega con un solo braccio, mentre con l’altro sorreggeva la sorella.
L'ispettore non rispose subito, affondando la testa nell'incavo della spalla dell'altro.
-Ti avevo promesso di fare tutto il possibile per trovare Julia, ed è esattamente ciò che ho fatto. Mi chiedo solo come tu abbia fatto a bloccarli qui-
-Le punizioni della Kruger sono sempre istruttive...- sorrise il più giovane.
Poi allungò un braccio verso Marina, che li stava raggiungendo, mentre si toglieva il casco che aveva ancora addosso.
La ragazza sorrise abbracciando Julia, che era scoppiata in lacrime.
Semir appoggiò le mani sulle spalle di entrambe e Ben completò l’opera stringendo tutti tra le sue braccia.
-Abbracciò di gruppo!- esclamò entusiasta e sollevato.
 
Fu così che Bower li trovò, uniti e felici vicino alla macchina dai vetri distrutti.
-Commovente… che sta succedendo qui?-
Semir si voltò, odiandolo più del solito.
-Niente, commissario- sospirò –Abbiamo semplicemente salvato la vita ad una ragazza e messo K.O. i suoi due rapitori, il tutto senza distruggere nessuna auto di servizio… niente di che non trova?-
-No, nulla fuori dall’ordinario Gerkan- s’intromise la Kruger –eccezione fatta per la macchina. I miei complimenti-
Sorrise ai due ispettori:-No, seriamente, ottimo lavoro! Ma penso sarebbe meglio chiamare un ambulanza per sua sorella, Jeger, e rimuovere il corpo di Tenasse dalla strada…-
-Se posso essere d’aiuto…- mormorò un uomo che si era avvicinato.
-Se la signorina vuole entrare un attimo, sono il padrone del ristorante sull’angolo, potrei offrirle un po’ d’acqua, da sedersi-
Julia sorrise:-Grazie signore, ma mi sento meglio. Però accetto volentieri il bicchiere d’acqua-
I due ispettori e Marina la accompagnarono all’interno, mentre la Kruger si avvicinava a Bower.
-Penso che lei mi debba un caffè, commissario-
L’alto la guardò storto.
-Aveva scommesso che non avrebbero cavato un ragno da un buco? Ebbene, ha perso…- sorrise.
-E va bene… questa gliela do vinta…- borbottò e le lanciò un euro nella mano. Poi si voltò per dare ordini ai suoi sottoposti e nascondere la vergogna nel colletto della giacca.
 
-Non ti presterò mai più la macchina, Ben!- esclamò Julia entrando nel locale, mentre Semir le teneva aperta la porta.
-Grazie- disse diretta all’uomo –E sta volta parlo sul serio!- esclamò di nuovo al fratello.
-Va bene, va bene… fa come vuoi…-
Il proprietario li raggiunse correndo goffamente, con un bicchiere pieno fino all’orlo tra le mani.
-Grazie… oh! E quello?- gli chiese, indicando il pianoforte nell’angolo.
-Ogni domenica c’è il sottofondo musicale… se vuole provarlo…-
A passi traballanti la ragazza raggiunse il mezza coda e tirò su il coperchio.
-Bellissimo- sussurrò.
Si sedette sullo sgabello e appoggiò le lunghe dita sui tasti.
-Sleep don’t visit, so I choke on sun and the days blur into one and the backs of my eyes hum with things I’ve never done*1-
Ben sorrise:-Suona il pianoforte da quando era piccola. E’ per questo che ho iniziato a suonare anche io… perché ero geloso che lei sapesse fare qualcosa e io no-
Marina annuì.
-Was never much but we made the most, welcome home*2-
-Adesso vedo che siete fratelli… non vivreste senza musica, vero?-
-Verissimo, socio… e poi, abbiamo iniziato con la musica, finiamo anche, no?-
-Giustissimo- disse Marina, abbracciando il giovane.
-Heal the scars from off my back I don’t need them anymore. You can throw them out or keep them in your mason jars… I’ve come home*3-
 
 
 

 
 
 
Traduzione canzone “Welcome home”  Radical Face
*1 Il sonno non arriva, quindi resto qui a riempirmi di sole i giorni diventano uno solo e i miei occhi canticchiano cose che non ho mai fatto.
*2 Non è stato abbastanza, ma abbiamo fatto quello che potevamo, bentornata a casa
*3 Guarisci le cicatrici sulla mia schiena, non ne ho più bisogno. Puoi buttarle via o tenerle da parte in un vasetto, ma io sto tornando a casa.




Angolo Autrice
Ecco qua, la storia è finita. Lo ammetto, il seguito ci sarebbe, ma è ancora incompiuto, nonostante l'abbia iniziato ormai sei mesi fa. Percioò manterrò fede alla mia promessa, e lo pubblicherò solo quando sarà finito, il che potrebbe voler dire mai. 
Attualmente il grosso delle mie energie creative è risucchiato da un romanzo fantasy che sto scrivendo, e le fanfic che stavo scrivendo sono state in gran parte abbandonate. Spero di rivedervi presto su questo o altri fandom. Buona lettura e buone storie, amici lettori e scrittori.
Saluti!!:)
 

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